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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 336 di giovedì 7 maggio 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Maria e Pastorino sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,25.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (A.C. 2447-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2447-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.056 Ciaburro.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2447-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Passiamo all'emendamento 1.058 Ciaburro.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.058 Ciaburro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ) ( Dai banchi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: “Chiudi!”).

Ci sono colleghi che stanno entrando adesso in tribuna, quindi io aspetto per dare la possibilità a tutti di votare.

Chiedo ai colleghi in tribuna di Fratelli d'Italia se sono riusciti a votare. Sì. Colleghi della Lega in tribuna? D'accordo. Altri che non riescono a votare?

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.059 Ciaburro, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.54 Garavaglia, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

A fianco della collega Di Giorgi vedo un voto, ma non vedo nessuno. Colleghi, per cortesia. Mandiamo il segretario di Presidenza a verificare, grazie ((Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Colleghi...

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, solo per capire l'ordine dei lavori. Io ho tentato vanamente di spiegare che c'era un clamoroso “pianista” dai banchi del PD. Ho tentato di venire ad avvisare, non si poteva avvisare; alzavo la mano, non andava bene; supero la corda e i commessi mi dicono di no. Io vorrei sperare che non ci sia nessun Regolamento in ordine al poter conferire con lei, al superare o non superare il barrage, che venga prima del fatto che in quest'Aula ci sono i voti fantasma, perché quello che abbiamo visto è al di là del “pianista” da parte degli uomini del PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Credo che, vedendo l'arrivo di De Maria, la situazione sia risolta.

GIUDITTA PINI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Presidente, solo per chiarire: il collega De Maria si era assentato un attimo e credo che proprio al presidente Delmastro, forse per un eccesso di zelo, è successa la stessa identica cosa, tant'è vero che la sua collega teneva premuto il suo posto per tenere … il voto (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi, credo che la situazione si sia risolta, il collega De Maria è arrivato in Aula, quindi direi che abbiamo risolto.

ANDREA DE MARIA (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Io non sono arrivato in Aula, avevo la pallina come si faceva la scorsa legislatura…

PRESIDENTE. D'accordo, collega, grazie.

Passiamo all'emendamento 2.80 Lollobrigida.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Delmastro, non le do la parola sullo stesso argomento.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Per fatto personale.

PRESIDENTE. Collega, per fatto personale a fine seduta.

Passiamo all'emendamento 2.80 Lollobrigida.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Foti, su che cosa?

TOMMASO FOTI (FDI). Sull'emendamento 2.80, Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto, prima però, devo chiedere al collega Lollobrigida se viene accettata la riformulazione. Viene accettata la riformulazione? Non viene accettata la riformulazione: d'accordo. Collega Foti, Prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Sono le 10,40, quindi penso che dovremmo riuscire ad intenderci tutti ormai. Signora Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, il collega Foti sta intervenendo, è possibile? Prego, collega.

TOMMASO FOTI (FDI). Il gruppo di Fratelli d'Italia non può accettare, in questo momento, la riformulazione all'emendamento Lollobrigida per come è stato qui rappresentato. Vi è un problema di fondo che penso non sfugga a quest'Aula, cioè la centralità del Parlamento nel momento della crisi. Sotto questo profilo vogliamo essere chiari: noi riteniamo che il Parlamento debba continuare a svolgere pienamente tutte le sue funzioni di dibattito politico e la funzione legislativa, che non può essere ulteriormente espropriata. Non siamo messi qui nella vigna a far da pali: abbiamo dei compiti da svolgere. Proprio per questo discorso, signora Presidente, noi non possiamo non rilevare come, in questi lunghi mesi, si sono succeduti parecchi provvedimenti - decreti-legge a raffica - che già nella loro promulgazione si portano dietro alcune delle caratteristiche del decreto-legge come misura eccezionale. Il decreto-legge è indubbiamente una fonte primaria del diritto, ha una forza di legge acclarata; deve essere adottato secondo l'articolo 77, comma secondo, della Costituzione, purché vi siano i casi straordinari di necessità e urgenza; deve essere comunicato alla Camera il giorno stesso in cui viene presentato. Ebbene, tutti i decreti-legge che abbiamo esaminato hanno avuto, soprattutto quelli più importanti, questa ombra del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che, nei fatti ha assunto una funzione molto diversa dalla natura di atto amministrativo che gli è assegnato dalla storia, dalla legge, dal diritto.

Ecco allora, questa commistione tra decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - un atto che non ha forza di legge, essendo una fonte secondaria del diritto - è stata soprattutto clamorosamente evidente nel momento in cui vi è stata, nei provvedimenti assunti, una contrazione dei diritti fondamentali della persona. Ora, io qui voglio ricordare a me stesso che la contrazione di questi diritti soggiace al vincolo della riserva di legge assoluta, che è legata ad un parametro di proporzionalità nella sua triplice eccezione: dell'adeguatezza, della misura della necessarietà. Insomma, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non può diventare uno strumento attraverso il quale si espropria il Parlamento delle sue funzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E aggiungo, signora Presidente, che è tanto vero questo, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la sua natura non ha neanche un passaggio parlamentare: in buona sostanza, il Presidente del Consiglio risponde a se stesso e solo a se stesso, ma non al Parlamento, di quanto egli emani; è indubbiamente una forma di un atto amministrativo che non può essere estesa oltre.

Allora, vede, la riformulazione che è stata qui presentata non può neanche prescindere da alcune valutazioni di merito. Io ho letto gli emendamenti anche dell'onorevole Ciccanti ed altri, nei quali si tentava di assimilare il procedimento per l'esame del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri a quello che era il decreto legislativo, pur avendo i due istituti funzione diversa. Allora, molto chiaramente, la prima parte della riformulazione di questo emendamento ci trova consenzienti, perché il Parlamento viene informato e il Parlamento può esprimere indirizzi al Governo, prima di adottare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. La seconda parte, invece, introduce un'eccezione,…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). Concludo. L'eccezione è quella dell'urgenza che “bypassa” il Parlamento e comunica l'esito e la natura del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in una fase successiva, che si può protrarre persino di quindici giorni rispetto a un provvedimento che ha una durata massima di trenta giorni. Per queste ragioni noi chiediamo che venga soppresso il secondo periodo della riformulazione, o che comunque si stabilisca un termine massimo di tre giorni entro i quali comunque il Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). …venga in quest'Aula, che non è né sorda né grigia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento, dell'emendamento 2.80 Lollobrigida, che reca un testo quasi identico ad un nostro successivo emendamento, anche quello riformulato nella medesima maniera. E dico subito, signor Presidente, che anche noi non accettiamo la riformulazione proposta dal Governo; però valutiamo che sia un fatto positivo che persino il relatore, il Governo abbiano avvertito la necessità di intervenire su questa materia, cioè sull'uso dei DPCM, anzi sull'abuso dei DPCM da parte del Presidente del consiglio: evidentemente anche il Governo e il relatore e la maggioranza convengono sul fatto che questo abuso debba essere in qualche modo limitato, reintrodotto in una cornice costituzionalmente sostenibile.

Anche perché, signora Presidente della Camera, nel nostro ordinamento il Presidente del Consiglio riceve la fiducia dal Parlamento. Gli elettori italiani, due anni fa, quando si votò, non sapevano nemmeno chi fosse Giuseppe Conte: Giuseppe Conte ha ricevuto la fiducia da questo Parlamento; e allora forse avrebbe dovuto avvertire il pudore, prima di comprimere la libertà degli italiani con un atto monocratico e amministrativo, di passare dal Parlamento e di chiedere al Parlamento quale fosse l'avviso di quelli che gli avevano dato la fiducia, in nome e per conto degli italiani. Non lo ha fatto.

Allora, noi voteremo a favore di questo emendamento, chiederemo che si ponga in votazione il nostro successivo emendamento, rifiutiamo la riformulazione del relatore a questi emendamenti, perché riteniamo che il Governo, e soprattutto il Presidente del Consiglio, non abbiano titolo a concedere la libertà agli italiani. Io vi concedo, io vi consento: ma quando mai? Ma quando mai (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ecco, questo è il nostro modo di dire al Presidente Conte e al Governo che il Parlamento, almeno per quello che ci riguarda, non gli concede questa libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente, ribadendo che l'uso dei DPCM per normare e andare a volte a costringere, a ledere diritti costituzionali ci pare assolutamente improprio ed illegittimo, avevamo però tentato quantomeno con il nostro emendamento di rimediare a questo tipo di situazione; e avevamo ulteriormente preso in considerazione la riformulazione che, come è stato detto dal collega Foti, nella seconda parte, però, ci pare assolutamente inaccettabile. Per lo meno il termine rispetto al quale il Governo avrebbe dovuto illustrare doveva essere un termine cogente, indicato nel massimo di tre giorni. E allora, però in questo caso io direi…

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). …che il relatore ed il Governo dovrebbero riservarsi, e chiediamo in modo ufficiale l'accantonamento dell'emendamento, per consentire una maggiore valutazione, dovrebbero riservarsi di prendere in considerazione che quantomeno il termine sia assolutamente più breve ed abbia quindi un senso, perché i 15 giorni in effetti, in realtà, questo senso lo tolgono completamente.

PRESIDENTE. Relatrice, sulla richiesta dell'accantonamento? Non è d'accordo, sta bene.

A questo punto chiedo chi vuole intervenire a favore dell'accantonamento. Deputato Pagano, prego, Alessandro Pagano. No. Nessuno chiede di intervenire a favore dell'accantonamento.

Chi vuole intervenire contro l'accantonamento? Deputato Ceccanti. Prego.

STEFANO CECCANTI (PD). Il problema è questo. L'emendamento 2.80 ha una logica diversa da tutti gli altri emendamenti, perché gli altri sono mossi dall'idea di parlamentarizzare i DPCM, che restano dei DPCM, degli atti del Governo, a cui il Parlamento dà dei pareri; ma c'è una distinzione di ruoli: il Parlamento conta, coi propri pareri, di persuadere il Governo. Se noi introduciamo un parere vincolante non è più una parlamentarizzazione dei DPCM, è un cambiamento di natura: i DPCM diventano DPCMEDP, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e del Parlamento. Discutiamo di tutte le parlamentarizzazioni, ma questa non è una parlamentarizzazione: è un cambiamento di natura. Quindi non c'entra col resto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Prisco ha chiesto di intervenire a favore dell'accantonamento. Prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Il tema, mi pare anche dall'intervento del collega Ceccanti, sia in qualche modo stato colto, e l'intervento che ha fatto il collega Foti esattamente va in questa direzione, e proprio per questa ragione insistiamo per l'accantonamento, perché dice: “ragioniamo sulla formula migliore, ma ci siamo intesi sul contenuto”. Non è pensabile che un signore si alza su e decide, con un atto amministrativo, la conculcazione delle libertà costituzionali, questo è il tema. Poi, che sia più corto, che sia più lungo, che sia un passaggio parlamentare preventivo o immediato successivo, che consenta a chi è il titolare della rappresentanza della sovranità popolare, cioè il Parlamento, di potersi esprimere, controllare, verificare e indirizzare il Governo verso la decisione migliore con atti che possono anche in breve termine poi essere ricompresi all'interno di un decreto legislativo, laddove sconfinassero sulla limitazione delle libertà personali.

Credo che l'intervento, molto sensato, che ha fatto il collega Foti abbia aperto una sponda alla maggioranza per ragionare nell'interesse degli italiani, non dello scontro di chi deve avere ragione a tutti i costi, con i numeri, rispetto alle giuste ragioni rappresentate sia nell'emendamento sia dall'apertura che è stata fatta dai colleghi Foti e Zucconi. Quind, insistiamo per l'accantonamento e per la disponibilità a riscriverlo, cogliendo un po' lo spirito che ha correttamente bene spiegato l'onorevole Foti di quello che è il senso, sul quale mi pare che anche gli interventi che sono seguiti hanno sostanzialmente concordato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.80 Lollobrigida.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 55 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, noi siamo molto perplessi su questa norma e anche sulla proposta di riformulazione che è stata succintamente anche richiamata dall'onorevole Ceccanti quando diceva: “su per giù, siamo d'accordo”. Ora, non lo so con chi è che siete d'accordo. Certamente la Lega su questo argomento è trasecolata; non potevamo che essere contrari in linea di principio, ma adesso a maggior ragione, dopo questo mini confronto in Aula, ovviamente ci sentiamo di ribadire ancora con forza che questa è una norma totalitaria. Ricordo a tutti - non c'è bisogno di ripeterlo fra di noi, siamo abituati a calcare queste Aule e soprattutto abbiamo un minimo di competenze su questo argomento - che il DPCM ha natura amministrativa e soprattutto - questo è il dato importante - nel momento stesso in cui non viene utilizzata la formula del decreto-legge si evita la firma del Presidente della Repubblica.

Allora, non è soltanto il Parlamento che viene meno nella sua centralità, che è già un fatto di per sé assolutamente grave, perché è ovvio che il dibattito parlamentare, la possibilità di fare opposizione, la possibilità di portare nelle piazze e nelle tribune quello che qui testé viene discusso è già di suo un elemento di una gravità assoluta, ma il fatto stesso che anche il Presidente della Repubblica venga bypassato nella sua funzione nobile, notarile, è ovvio che questo produce in tutti noi degli elementi di grande turbamento, perché è chiaro che su questo binomio su cui si è fondato questo stile del Presidente del Consiglio si sta scontrando, in questo momento, una vera e propria querelle, che non è soltanto politica, ma che è anche umana, anche sociale.

Questo Presidente del Consiglio, che, giorno dopo giorno, ribadisce, a livello personale, quelle che sono le scelte, che, invece, sono di un intero Paese. E per un certo periodo, per un certo momento, ci ha fatto anche piacere - lo ammettiamo con onestà intellettuale - anche la posizione del Partito Democratico che, in maniera molto chiara, chiedeva la condivisione del Parlamento. C'è stato anche un dibattito in merito, sono stati anche fatti dei ragionamenti che, da un certo punto di vista, ci hanno anche positivamente sorpreso. Il fatto che adesso, invece, tutto questo venga contrabbandato, venga ceduto con una concessione informativa di dubbio valore, senza nessun voto del Parlamento, personalmente (ma anche penso a nome di tutti, chi ha onestà intellettuale non può che condividere questo ragionamento) non può che turbare. E penso che questo sia l'elemento su cui oggi dobbiamo riflettere, e anche tanto. Mi auguro vi sia un dibattito da parte di tutti, che non può restare vincolato a un ragionamento di meri numeri, su cui poi qualcuno si adagia in maniera più o meno passiva; non è tollerabile, non è, penso, corretto e giusto. Mi fanno piacere le posizioni che sono state espresse di dissenso e ce le auguriamo ancora più forti.

Ove non sia possibile per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure adottate: onorevole Ceccanti, ieri, soltanto ieri, non 100 giorni fa o nella scorsa legislatura, lei ha detto di non esagerare, perché poi, alla fine, questo non era il Parlamento albanese, non era la dittatura di Enver Hoxha. Ma guardi che, a distanza di ventiquattr'ore, qui ripetiamo di nuovo lo stesso refrain, siamo in presenza esattamente dello stesso modello culturale e politico. Voi utilizzate il sistema di Enver Hoxha. Allora ritengo che queste cose vadano assolutamente condannate, mi auguro in un rigurgito di dignità da parte di tutti, perché queste norme non possono passare. Ritengo sia corretto e giusto evidenziarlo e lasciare non soltanto alla valutazione politica, ma anche alla coscienza personale questo tipo di ragionamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, giusto per far rilevare a quest'Assemblea che il senso dell'emendamento proposto era completamente diverso e lì dove si introduce il tema dell'urgenza, perché dice: “ove ciò non sia possibile per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferisce alle Camere”, sostanzialmente si vuole utilizzare una misura per introdurre il concetto che l'urgenza possa essere utilizzata anche con un atto amministrativo, cioè con un DPCM, che è esattamente stravolgere il senso di quello che noi invece avevamo chiesto, che era assolutamente opposto. E allora, Presidente, noi siamo già depauperati della nostra funzione attraverso degli atti amministrativi; noi vorremmo che si tornasse, invece, alle regole e che si tornasse alla normalità dell'attività del Parlamento, e che, soprattutto in un momento come questo, non si possa trasformare un DPCM in una valenza differente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Apprendo con stupore che Enver Hoxha, invece che a partito unico, governava con i DPCM. Questo finora non lo sapevo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Intervengo volentieri su questo emendamento e mi fa piacere che i proponenti non abbiano accettato la riformulazione, semplicemente perché credo che questo sia un momento importante di dibattito nel Parlamento che debba rispondere ad alcune domande, e mi auguro che nelle prossime settimane lo faremo, che abbiamo affrontato e vissuto in questi giorni. La prima: è evidente che stiamo affrontando una situazione legislativa nel massimo della confusione. Abbiamo un decreto-legge, quello che stiamo convertendo, che accorpa e che recupera diversi decreti del Presidente del Consiglio. Il massimo della confusione è evidente a tutti, il Presidente del Consiglio ha già dato efficacia a quei provvedimenti; addirittura li ha comunicati ai cittadini.

Secondo elemento, e qui Ceccanti può capire, da fine costituzionalista, qual è la questione che viene posta: il tutto, l'ordinanza del 31 gennaio di quest'anno, ha base su un'ordinanza della Protezione civile, che è quella del gennaio del 2018. Può un'ordinanza della Protezione civile limitare le libertà costituzionali? E, di conseguenza, le libertà costituzionali possono e debbono essere limitate solo in base all'urgenza o hanno bisogno di un atto legislativo? Quello che sta accadendo è una confusione assoluta, se il Parlamento non interviene, tra il potere legislativo e il potere esecutivo.

La nostra è una Costituzione che basa tutto sul potere legislativo; lo Statuto Albertino, precedente, invece, basava tutto sul potere esecutivo: dal sovrano discendevano i poteri e il Parlamento ratificava quello che il sovrano o il presidente delegato dal sovrano definiva. Sono questioni irrilevanti quelle che stiamo affrontando oppure no? E come è pensabile, in una riformulazione che ha uno scopo intelligente - è un problema che maggioranza e opposizione si stanno ponendo, lo vedremo la prossima settimana -, accettare una formulazione che dica: “il Presidente del Consiglio tiene conto”? Sembra che sia un'implorazione, quella che stiamo facendo, ma il Presidente del Consiglio non tiene conto di quello che il Parlamento fa, il Presidente del Consiglio ottempera alle leggi che il Parlamento fa oppure propone delle leggi al Parlamento attraverso le due formule, il disegno di legge e il decreto-legge, che il Parlamento converte o approva.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Quindi, la fonte di quello di cui stiamo discutendo non è questione formale, che può risolversi con un emendamento di mediazione; è una questione sostanziale, che già - e concludo - ha creato una confusione assoluta, per riparare, per mettere una pezza, nel decreto-legge che stiamo convertendo, ma che non può assolutamente proseguire.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Questa è la ragione per cui mi fa piacere che non siano state accettate le riformulazioni e credo sia necessario un pronunciamento unanime del Parlamento che ribadisca che il potere legislativo è sopra il potere esecutivo.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Il Presidente del Consiglio non dispone, non impone, non…

PRESIDENTE. Grazie collega.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Il Presidente del Consiglio applica le leggi che il Parlamento fa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, la premessa è che noi, con questo emendamento, già stiamo cercando di dimostrare ben più di un'ampia collaborazione, perché che si prosegua mediante dei DPCM a disciplinare e a incidere su un rango di diritti che sono tutelati in Costituzione è roba non da poco. Ma la riformulazione è evidentemente un ossimoro, perché, se il decreto-legge viene emesso sui presupposti di necessità e urgenza, voi dite che, laddove sussistano ragioni d'urgenza, non è dovuta la comunicazione preventiva alle Camere. Ma scusate, il decreto-legge è già emesso su presupposti di necessità e urgenza, quindi necessariamente ci saranno sempre dei presupposti d'urgenza che giustifichino la mancata relazione alle Camere. Quindi, voi con questa riformulazione, volete rendere un'eccezione la regola in maniera surrettizia, è il motivo per cui non la possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, io credo che dobbiamo ringraziare ed apprezzare il lavoro che è stato fatto dai colleghi nel Comitato dei nove - peraltro, forse sarebbe utile, nell'economia dei lavori, leggerla questa riformulazione, perché è nota forse solo ai diretti interessati, magari la relatrice poi la può leggere -, però dobbiamo anche dire delle cose chiare: qui c'è una contraddizione in termini che non sfuggirà al collega Ceccanti. Cioè, la stessa parlamentarizzazione di un DPCM è di per sé una contraddizione in termini, in qualche modo. Io ho il timore che, nel tentativo nobile e condiviso di restituire una qualche centralità al Parlamento, si finisca per certificarne l'ininfluenza. Mi spiego rapidamente: per quanto riguarda la procedura che nella riformulazione si propone, si tratta di una formulazione che è presa dalla procedura della legge n. 234 del 2012, ossia quella che prevede le comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista delle riunioni del Consiglio europeo. Ora, la situazione è diversissima: in quel caso, ABBIAMO IL Governo che, prima di andare in un consesso internazionale a trattare su un tavolo, riceve in qualche modo delle indicazioni e un mandato dal Parlamento e, peraltro, in quella legge, si dice che il Governo assicura di seguire l'indirizzo che gli viene dato dall'Aula; qui, mutuata quella procedura in una situazione completamente diversa, noi abbiamo una comunicazione, che è di tutta evidenza facoltativa, e che, evidentemente poi, essendo facoltativa, non è neanche vincolante per i motivi che, giustamente, sono stati ricordati dallo stesso collega Ceccanti.

Cioè, noi abbiamo un'indicazione dal Parlamento che, non solo non è vincolante, ma che, come hanno ricordato altri, è implorante. Quindi noi, con il buon obiettivo di ridare centralità al Parlamento, stiamo facendo un passo ulteriore nello squalificarlo e nel dire che il Parlamento implora il Presidente di venire qui a dare un'informazione se lo vorrà e poi, se vorrà, potrà anche seguire le indicazioni che gli vengono. Questa soluzione - e apprezzo il tentativo che è stato fatto - non è all'altezza della situazione che noi stiamo vivendo. Anche dal dibattito di ieri sull'articolo 19, sulla libertà di culto, si è compreso qual è il problema che abbiamo davanti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Concludo, Presidente, mi consenta un minuto. Contemperare l'operatività, l'immediatezza degli interventi del Governo, ma dall'altra prevenire e contenere la tentazione, alla quale si è già ceduto nel Governo, di dire ai cittadini cosa possono e non possono fare, e non come; con chi possono o non possono farlo, e non come. Il come si stabilisce con dei decreti ministeriali, non con dei DPCM.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, i nostri costituenti si interrogarono se era necessario introdurre una norma come quella richiamata nella riformulazione da parte del Governo e si dissero che non doveva essere introdotta, perché a presidio dei diritti esiste la Repubblica parlamentare, che è un principio supremo della nostra Costituzione, che, signori, non può essere invocata soltanto quando volete comporre delle maggioranze di indubbio rispecchio rispetto alla volontà popolare, ma deve essere invece richiamata in momenti come questi, dove le libertà fondamentali sono assolutamente compresse. Quindi è assolutamente assurdo che il Governo intervenga con una riformulazione in cui ci richiama l'urgenza: l'urgenza è già insita all'interno del provvedimento di decreto e non c'è bisogno di investire ulteriormente un atto amministrativo per trasformare il Presidente del Consiglio, ancor di più, in un burocrate come quello che già si sta dimostrando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Presidente, senza voler entrare nello specifico, nel merito di quello che propone questo emendamento, ma solo per riportare necessariamente la discussione su un binario di verità e di realtà, perché qui ho sentito evocare, nell'ordine: Statuto Albertino, monarchia, dittature di vario genere, però…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Collega Sportiello e collega Penna…Collega Sportiello, deve indossare la mascherina. Collega Penna, deve indossare correttamente la mascherina. Prego, collega.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Solo per riportare questa discussione necessariamente su un binario di realismo e di verità, perché è stato evocato, nell'ordine, lo Statuto Albertino, la monarchia, dittature più o meno di vario genere, ma forse qui ci stiamo dimenticando tutti che fuori ci sono ancora trecento morti al giorno, che tutti indossiamo le mascherine e che non è che il Presidente Conte si è alzato una mattina e ha deciso di fare i DPCM così, perché gli piaceva farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma perché è stato autorizzato da questo Parlamento, anche con il voto favorevole di chi oggi lamenta una contrazione indebita dei diritti costituzionali. Allora, è chiaro che siamo in una situazione totalmente emergenziale e che il Parlamento rimane centrale, perché il solo fatto che noi oggi qui stiamo discutendo su come eventualmente limitare l'azione del Governo dimostra che noi siamo sempre ancora al centro di tutto e noi decidiamo tutto. Del resto, legittimamente in maniera sovrana ci esprimeremo alla fine di questa discussione con un voto e decideremo eventualmente se è il tempo di fare altre scelte, ma intanto non si parli, non si dica che in questo Paese c'è un rischio di una deriva autoritaria, perché veramente si soffia in questo momento su un fuoco di tensioni sociali e questa cosa non fa bene a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti della deputata Bartolozzi).

PRESIDENTE. Collega Bartolozzi!

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Allora, siamo responsabili, facciamo la nostra dialettica politica e incontriamoci, confrontiamoci, anche scontriamoci nel merito degli argomenti, ma non soffriamo su un fuoco pericoloso, perché tutti dobbiamo essere responsabili; è un momento difficile e il Paese ne esce solo se tutti facciamo il nostro ruolo in maniera responsabile e seria, senza lasciarci sempre andare a facile propaganda che fa solo male al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Sentire da un esponente del MoVimento 5 Stelle che non c'è deriva autoritaria è veramente sconvolgente: c'è la deriva autoritaria, perché con i DPCM il Premier Conte ha scavalcato non solo il Consiglio dei ministri ma il Presidente Mattarella! Allora, chiederci di parlamentalizzare la procedura del DPCM è un affronto per quest'istituzione, che viene ancora una volta esautorata dei propri poteri, quindi stia attento - Presidente, per il suo tramite -, collega. Noi non facciamo propaganda. Se c'è urgenza, lo strumento c'è nel sistema delle fonti e la Presidente Marta Cartabia lo ha delineato, cioè usare la decretazione di urgenza, punto, non l'abuso dei DPCM, collega (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. In realtà, non vi sarebbe necessità di perimetrare e parlamentarizzare l'utilizzo dei DPCM se ne fosse stato fatto un uso normale, cioè quello previsto dalla legge e non un abuso, come è successo in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Infatti il tema vero è che noi abbiamo accettato la prima parte della riformulazione che prevede l'illustrazione alle Camere degli indirizzi dei DPCM, mentre contestiamo la seconda parte, cioè il fatto che discrezionalmente - ancora discrezionalmente - il Presidente del Consiglio può decidere se vi è l'urgenza di non passare per il parere preventivo delle Camere. Questo che cosa significa? Che si trasforma di fatto il DPCM in quello che è il decreto-legge, ma il decreto-legge ha un limite che è dato dall'emanazione del Presidente della Repubblica, che garantisce - quello sì - il rispetto della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): di là diventa un altro arbitrario, un atto amministrativo che assume di fatto funzioni di legge in modo arbitrario. Questo è il tema, quindi o lo vogliamo vedere, tornando a dare il giusto valore alle cose e agli atti, oppure facciamo finta di andare avanti come propone qualche collega…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE PRISCO (FDI). …ma di fatto ci prendiamo solamente in giro. È questa semplicemente la ragione per cui Fratelli d'Italia non ha accettato il secondo comma di quella riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Invito i colleghi Gubitosa, Brunetta e Baldelli a indossare correttamente la mascherina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Sono esterrefatto dal dibattito: c'è stato addirittura rinfacciato il senso di responsabilità che noi abbiamo avuto nelle settimane scorse. Deve essere chiara una cosa: noi abbiamo avuto senso di responsabilità, ma non abbiamo consegnato le nostre libertà e i nostri diritti nelle mani del Presidente Conte! Questo non l'abbiamo mai fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, chiamatelo come volete, per me un Paese nel quale viene impedito a dei liberi cittadini di manifestare in piazza io lo chiamo fascismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, di fronte al fascismo, noi saremo la nuova Resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier-Commenti- Dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si scandisce: Libertà! Libertà!)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Rixi. Ne ha facoltà. Colleghi…

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, mi rivolgo a lei per riportare la discussione in una condizione di normalità perché, come vede, viene negata l'evidenza da parte della maggioranza; evidenza che ha ammesso nella sua relazione anche il Premier Conte, che era fortemente imbarazzato quando è venuto in Aula per l'utilizzo dei DPCM, soprattutto per il fatto che i DPCM sono stati utilizzati più volte e spesso scritti neanche in maniera opportuna, in modo da creare un'incertezza di diritto in questo Paese.

Oggi le famiglie non sanno se, quando si muovono in macchina o si muovono sul territorio nazionale, rispettano o non rispettano la legge. Abbiamo creato…

PRESIDENTE. Concluda.

EDOARDO RIXI (LEGA). … un sistema di polizia sul territorio nazionale non per andare a tenere in carcere i boss mafiosi che…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EDOARDO RIXI (LEGA). …. escono dalle carceri, ma per tenere in casa bambini e famiglie e non dite…

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

EDOARDO RIXI (LEGA). … protezioni di carattere sanitario.

Allora, Presidente, vorrei chiedere alla maggioranza di accettare di riportare il dibattito sui decreti in questo Parlamento, come prevede la Costituzione, e al MoVimento 5 Stelle che si è lamentato in passato…

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

EDOARDO RIXI (LEGA). …manifestando sui decreti che venivano fatti di non accettare, di abdicare a un ruolo di…

PRESIDENTE. Collega, non la voglio interrompere ma deve concludere.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, io sto concludendo, però lei tenga anche presente che quest'Aula rappresenta il Paese in cui il Presidente Conte… (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Collega, lei ha una tempistica ed è mio dovere ricordare la tempistica: è già andato fuori tempo massimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Per suo tramite, vorrei rispondere al collega del MoVimento 5 Stelle se ciò che ha detto lo pensava realmente o se trattasi di iperbole della serie un Presidente del Consiglio che chiede alle banche un atto d'amore: perché sentire da un grillino l'invito a non fare propaganda è qualcosa di allucinante. Sempre per suo tramite, Presidente, vorrei dire al MoVimento 5 Stelle, ma al Governo tutto che non è la Lega che soffia sul fuoco, perché, se vedo le agenzie, sento che la ricetta per il mio Sud, per il mio meridione, da parte del PD, di Italia Viva, di LeU e del MoVimento 5 Stelle, è regolarizzare 600 mila immigrati, siete voi che soffiate sul fuoco, non siamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo è un Governo che abbandona le partite IVA…

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSANO SASSO (LEGA). …che abbandona i commercianti, che abbandona i precari della scuola ma vuole 600 mila immigrati clandestini regolari! Vergogna! Dovete vergognarvi, non siamo noi a soffiare sul fuoco!

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

ROSSANO SASSO (LEGA). ….più responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Lollobrigida. Ne ha facoltà. Colleghi….

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Quando hanno finito di gracchiare…

PRESIDENTE. Collega, prego ha la parola.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente, ho presentato questo emendamento come Fratelli d'Italia, ma credevo fosse estremamente condivisibile il fatto che il Parlamento volesse dare indicazioni rendendosi conto che i processi che erano in essere creavano dei problemi. Ora noi abbiamo una situazione nella quale, per esempio - lo dico in cinquanta secondi che sono quelli a me concessi in questo intervento - da una parte il Presidente del Consiglio può andare a Genova, fare una manifestazione importante come quella per il ponte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) senza rispettare le distanze che lui ha stabilito, con un assembramento, senza una multa. Dopodiché, vediamo il 25 aprile, una festa importante, altrettanti assembramenti in cui non si rispettano le distanze senza una multa e ieri vediamo i ristoratori in piazza che manifestano civilmente, mantenendo le distanze (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) tenendo le mascherine, multati. Questa nazione è una nazione che sta impazzendo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …come gruppo di Fratelli d'Italia motivandolo abbiamo chiesto a questo Parlamento di potersi concentrare sulle regole comuni, quelle che hanno tenuto in piedi e insieme questa nazione senza divaricarsi almeno su questo. Credevamo fosse un'ovvietà, ma sembra che ci sia una resistenza da chi pensa che la democrazia si possa stravolgere…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …come ha fatto nella composizione di un Governo che in questa nazione è innaturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Ma, fuor di propaganda davvero, vogliamo capire che il punto della centralità del Parlamento non può essere considerato con leggerezza? Perché in passato tante volte delle decisioni prese sull'onda del “fate presto” si sono rivelate disastrose. Non possiamo immaginare così a cuor leggero di esautorare il Parlamento in questa maniera pensando che non sia un precedente che poi potrebbe essere proseguito e continuato. Non è questa singola emergenza, è l'inizio di uno scivolo che sappiamo benissimo dove porta, è l'inizio di uno scivolo che porta sempre lì, alla dittatura, all'uomo forte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Adesso, può avere la faccia patetica di Conte, ma in futuro potrebbe avere delle facce molto più feroci…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Per cui, teniamo presente che questo Parlamento dobbiamo, in modo trasversale, tenercelo caro e, quindi, non andiamo sulla base dell'emergenza, della velocità, a prendere delle decisioni di cui poi ci pentiremo per sempre. È importante, perché la democrazia è una e ci sono stati tanti morti per mantenerla e per averla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Con questi DPCM voi abbattete tutta la vostra furia liberticida contro il Paese, contro i commercianti che manifestano, contro tutte le partite IVA che state distruggendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ma, contro questa volontà di voler rubare la libertà a tutti i nostri connazionali, noi faremo la nuova Resistenza per difendere questa libertà, perché è sacrosanta ed è tutelata dalla Costituzione che ci hanno lasciato i nostri nonni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Basini. Ne ha facoltà.

Colleghi… colleghi…

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, voglio solo ricordare a me stesso e a tutti noi che in uno Stato democratico e di diritto esiste una gerarchia di potere delle leggi. Viene prima la Costituzione, poi i trattati internazionali, poi le leggi ordinarie e, infine, i regolamenti attuativi; non si è mai visto, a mia memoria, che possa invertirsi fino a questo punto questa gerarchia di potere delle leggi, a sospendere diritti costituzionali attraverso dei decreti amministrativi. Il Presidente del Consiglio Conte, in quest'Aula, ha detto testualmente: abbiamo adoperato per fronteggiare l'emergenza un criterio del tutto nuovo…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Conte, anzi, professor Conte, non è vero che siano degli strumenti del tutto nuovi, sono del tutto nuovi da quando esiste la democrazia, altrimenti è stato il modo naturale di procedere di tutti i poteri assoluti e di tutte le tirannie.

PRESIDENTE. Grazie… deve concludere.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Io credo che sia una riflessione che dobbiamo fare tutti, anche nella maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Io, qui, in mano, ho l'autodichiarazione con la quale sono sceso qui a Roma. Terrò questo documento con me per tutta la vita per farlo poi vedere ai miei figli e ai miei nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché se questo documento aveva una validità il 10 di marzo, il 20 di marzo, oggi, imporre questo pezzo di carta a tutta Italia è una privazione della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Il collega Iezzi vi ha definito fascisti e io concordo perfettamente con quanto detto dal collega Iezzi. Questo pezzo di carta ha una validità, avrebbe una validità se questa fosse la Repubblica Popolare Cinese, ma questa è l'Italia, non è la Repubblica Popolare Cinese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) dalla quale voi prendete ordini diretti! Siete schiavi di Pechino, servi di Pechino!

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Questo pezzo di carta andrebbe bene a Wuhan, non a Torino, a Milano o a Bari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

Colleghi, riusciamo ad abbassare il tono della voce, per cortesia?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Io non parlerei di fascismo, perché nel fascismo i pareri venivano dati dal Parlamento, però, lasciamo stare, è storia del diritto, è un'altra questione. Qui il tema è che ci dicono: l'emergenza crea diritto - ho sentito i 5 Stelle -, di fatto, abbiamo i decreti-legge che danno copertura con clausole in bianco a tutti i provvedimenti che fa il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma, probabilmente, il Presidente del Consiglio, per la sua formazione, ha una deriva privatistica; non è un contratto quadro un decreto-legge in cui si dice: tu fai quel che ti pare, poi, dopo, il dettaglio lo fa chi attua il provvedimento. È una concezione folle e vedo che è entrata nel Parlamento. Non è possibile pensare che la riserva di legge sia vinta con una clausola di copertura in un decreto-legge di carattere generale e in bianco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma voi siete completamente fuori di testa! E vi siete convinti di questo, perché credete che l'emergenza crei diritto. E chi lo crea il diritto?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Chi lo crea il diritto? Un Governo morto? Perché è un Governo morto e come fa a creare il diritto un Governo morto? Lo fa il Presidente del Consiglio, il quale decide lui quali sono le nostre libertà costituzionali, di volta in volta, perché in un decreto-legge c'è un richiamo che gli dice: fai quel che ti pare…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Voi non sapete quello che dite!

PRESIDENTE. Collega D'Ettore, le chiedo di indossare correttamente la mascherina

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Non sapete quello che dite e sostenete tesi che non sono solo insostenibili, altro che fascismo, voi siete peggio di questo!

PRESIDENTE. Collega D'Ettore… collega D'Ettore (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… le chiedo di indossare correttamente la mascherina. Gli stavo chiedendo questo, colleghi. Dobbiamo indossare tutti bene la mascherina, ma è così difficile da capire (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Colleghi è per la sicurezza di tutti, è per la sicurezza di tutti! Chiedo a tutti di indossare correttamente la mascherina su naso e bocca (Proteste del deputato Iezzi)

Collega Iezzi, la richiamo all'ordine; collega Iezzi, la richiamo all'ordine… Collega Iezzi… Collega Iezzi.

Collega Cantalamessa prego. Collega Ferro, non si possono fare le fotografie… Colleghi…

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, la invito a usare correttamente la mascherina, proprio in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Vede, Presidente, chi presiede quest'Aula deve applicare il Regolamento, le regole, ma anche il buonsenso. Io le dimostro che parlando semplicemente questa mascherina scende, lei lo vede? Lo vede o non lo vede? Io non l'ho toccata; la rimetto a posto, ma mentre un collega sta intervenendo se lei continua a interromperlo, probabilmente quello pensa di aver finito il tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); lei innervosisce l'Assemblea, non sta facendo rispettare un presidio sanitario, sta mettendo in difficoltà un collega che parla e sta facendo arrabbiare i colleghi intorno.

Allora, Presidente, io capisco la sua esigenza di far rispettare a tutti la regola, tutti si impegneranno a tenere la mascherina il più correttamente possibile, ma è di assoluta evidenza che un collega, quando parla, muovendo la bocca, probabilmente può accadere che si trovi la mascherina tirata giù. È inutile che si richiamino i colleghi mentre parlano a questo genere di questioni.

Per concludere, io, Presidente, credo che questo dibattito stia prendendo una piega di confronto e di scontro politico. Ci sta, Presidente, in questo momento. È inutile, mentre c'è un confronto politico sul merito di questioni che sono legate alla democrazia, mettersi a fare questioni di metodo. Mi auguro che si stia al merito della questione e che si riesca a procedere con i nostri lavori, Presidente, magari anche evitando votazioni di dieci minuti ed evitando che nella prima votazione della giornata - visto che questa mattina la seduta era alle 10 -, alle 10,35 o alle 10,40, si aspetti ancora che ci siano colleghi che prendano posto in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega, questa mattina ci sono stati dei colleghi dalle tribune che non riuscivano inizialmente a votare, io credo che sia il caso di permettere a tutti i colleghi di poter votare, di qualsiasi gruppo politico, ed è quello che ho deciso di fare questa mattina. Si sa che il primo voto è sempre un po' più lungo rispetto ai voti successivi, però mi sembra il minimo che tutti i colleghi abbiano la possibilità di poter votare, così come anche di poter intervenire.

Ha chiesto di parlare il collega Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. Questo Governo e questa maggioranza hanno un concetto di libertà strano, perché, mentre costringono 60 milioni di italiani perbene a stare a casa, ieri, ancora ieri, è uscito il carceriere del piccolo Di Matteo ed è il trecentosettantottesimo mafioso che è uscito con il placet di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per il tramite di una nota del DAP.

Voglio testimoniare che ancora ieri in Commissione antimafia avevamo chiesto dei dati completi dal DAP e non sono arrivati. Aspettavamo il Ministro in Commissione antimafia, che ancora non è arrivato, ed è allucinante, è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli uomini che si sono schierati dalla parte dello Stato, che dal braccio destro di Provenzano a Zagaria, dai boss della ‘ndrangheta che sono liberi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Allora, liberiamo 400 mafiosi e non si fa niente.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Mandiamo a casa 5 mila detenuti, 600 mila clandestini vengono regolarizzati e 60 milioni di italiani sono alla fame tutti i giorni. Vergogna!

PRESIDENTE. Grazie collega, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Con molta calma e con molta attenzione agli argomenti che i colleghi dell'opposizione hanno qui posto, evito battutine perché, per lo meno per quello che riguarda quelli della mia famiglia, posso parlare. I partigiani della mia famiglia si rivoltano nella tomba (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali – Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) a sentire certe battute sui difensori della Resistenza da chi non ha usato una parola contro Orbán quando ha preso tutti i poteri nel suo Paese, vostri amici, da quelli che si riunivano di notte all'Hotel Metropol, da quelli che hanno detto che il 25 aprile non si deve festeggiare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vergognatevi!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

EMANUELE FIANO (PD). Alzatevi in piedi quando parlate della Resistenza (Commenti)!

PRESIDENTE. Collega!

EMANUELE FIANO (PD). Detto questo che mi tenevo nel cuore, io credo alla buona fede del collega Iezzi, sono sicuro che lui sia dalla parte - lo dico onestamente - di coloro che difendono la libertà. Bisognerebbe difenderla tutti i 365 giorni dell'anno (Commenti), ma detto che io condivido…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

EMANUELE FIANO (PD). Ho cinque minuti. Perché devo concludere? Io ho cinque minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Lei ha chiesto di intervenire sull'emendamento ed è a titolo personale. È intervenuto il collega Ceccanti, quindi lei ha un minuto.

EMANUELE FIANO (PD). Il collega Ceccanti è intervenuto prima sul blocco dell'emendamento.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

EMANUELE FIANO (PD). Comunque ho finito, Presidente.

PRESIDENTE. La invito a concludere, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Per i rischi che voi paventate io voglio ricordare - perché il dibattito si sposta su altri argomenti - che il decreto n. 19 pone dei limiti alle materie che discutiamo e che la riformulazione che noi accettiamo - e non voi - dice: “Il Presidente del Consiglio o il Ministro da lui delegato illustra preventivamente alle Camere…

PRESIDENTE. Collega Fiano…

EMANUELE FIANO (PD). Chiudo…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

EMANUELE FIANO (PD). …il contenuto dei provvedimenti, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati”. Noi lo riportiamo in Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali – Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie collega, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Al di là dei toni che stiamo raggiungendo in questo dibattito, io francamente sono stupito e offeso di come il centrosinistra e il MoVimento 5 Stelle scherniscano tutto il centrodestra quando si parla di deriva autoritaria. Guardate che per essere antifascisti non c'è bisogno di avere la tessera dell'ANPI. L'antifascismo è un sentimento dentro ognuno di noi e se all'interno di questo (Commenti)…e se all'interno di questo Parlamento c'è una riflessione comune che ci domanda a tutti quanti se vi sia deriva autoritaria, credo sia preciso dovere di questo Parlamento affrontare il problema e richiamare il potere esecutivo. Sennò, cosa ci stiamo a fare?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). …il Presidente Conte, non possono che nascere i colleghi che sentiamo, che si alzano, avendo la saccenza di insegnarci come dobbiamo intervenire. Il collega Fiano, che, mentre parlano i nostri, fa così col braccio, vada a Milano a fare così domani mattina ai commercianti.

Sì, vai a Milano a fare così ai commercianti! Lo dica al collega che sono stati multati solamente perché hanno avuto il coraggio di scendere in piazza a distanza. E, poi, ci dite che non c'è il pericolo per la democrazia? Tramite lei dico al collega Forciniti che, chiaramente, se i colleghi del 5 Stelle passano la settimana in Parlamento e gli altri giorni negli appartamenti di Roma, probabilmente il loro mondo fuori s'è fermato a marzo 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): è cambiato il mondo nel nostro Paese e voi non vi rendete conto che la gente è “incazzata”! Uscite dalle vostre stanze e andatevene in piazza per vedere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). I DPCM voi li volete fare durare fino al 2023, ma saranno i cittadini che ve lo impediranno, non la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Saranno i cittadini che interverranno! Non siamo noi che soffiamo sul fuoco…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). …siete voi che continuate a buttare benzina ogni volta che aprite bocca, compreso il collega Forciniti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). L'inciso è che anch'io derivo da una famiglia partigiana ma non disturbo i miei morti oggi perché non credo che vadano tirati in ballo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In secondo luogo, il collega Forciniti parla di responsabilità, di collaborare ed è quello che abbiamo cercato di fare, ma è responsabilità, signor Presidente, nominare il compagno di banco in una partecipata dello Stato? È responsabilità esautorare gli head hunters per la scelta dei componenti delle partecipate dello Stato? Con questo interrogativo vi lascio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Io non posso che aderire a tutte le osservazioni dei miei colleghi del gruppo della Lega, a quelle dell'onorevole Giglio Vigna e dell'onorevole Cantalamessa. Avete elevato 500 mila - mezzo milione! - sanzioni amministrative ai nostri concittadini. Io come membro della Commissione giustizia voglio sapere quanti provvedimenti ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario sulla sorveglianza particolare avete elevato a tutti i rivoltosi che hanno messo a soqquadro le carceri italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), organizzati, organizzati dall'esterno dalle associazioni criminali, da quelle associazioni che ora vedono liberati al proprio domicilio i criminali che hanno messo a soqquadro la vita democratica di questo Paese! Questo schifo deve finire!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Ora basta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Mi sembra una discussione abbastanza surreale, soprattutto rispetto a quello che sento da parte della maggioranza: è surreale quello che dite voi. Ci avete chiesto collaborazione, è stata richiesta dal Presidente della Repubblica collaborazione in questo triste momento: a cosa abbiamo assistito? Di fatto, a una virata autoritaristica da parte del Presidente del Consiglio con questi DPCM che hanno scavalcato la democrazia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Voi che inneggiate alla democrazia di questo Paese con i DPCM è stata scavalcata; DPCM, che abbiamo visto pubblicizzati tramite Facebook, Presidente: ma che vergogna per un Paese! E mi venite a parlare di Orbán?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Orbán è stato eletto, Conte no!

E poi, onorevole Fiano, a me interessa il fatto che la democrazia sta venendo a mancare in questo Paese e questo noi non lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Zicchieri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ZICCHIERI (LEGA). Grazie, Presidente. Intanto io, per suo tramite, provo profonda vergogna verso questo Governo e il Presidente Conte, che da mesi non fa altro che fare DPCM e autocertificazioni per tenere in casa quegli italiani perbene, che lottano, che non decidono di morire, che hanno, in anni e anni, prodotto PIL per questo Paese, economia, lavori, occupazione. E, invece, ancora ieri, tramite questo Governo e questo Ministro Bonafede che dovrebbe dimettersi e provare vergogna, abbiamo tolto la libertà e la democrazia agli italiani e abbiamo dato libertà, ancora ieri, a due noti esponenti del clan Casalesi, messi dentro dal precedente Governo, dal Ministro Salvini e liberati da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ecco, io rispetto a questo grido profondamente “Vergogna!” verso quegli uomini e quelle donne, figli d'Italia, che in questi giorni stanno protestando e - oltre al danno la beffa - li multate! Anche a loro va il mio “Grazie” e il mio sostegno, e non certo a questo Governo. Purtroppo qualche collega vi ha onorato del titolo di “fascisti”; io vi do il giusto titolo: comunisti! Comunisti! Comunisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie Presidente, io intervengo con la serenità di chi, come il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, la fiducia a Conte non l'ha mai data e vorrei riportare il dibattito sul tema che stiamo trattando, perché non vorrei che sfuggisse la ragione per cui noi siamo costretti a rifiutare la riformulazione, soprattutto per quel secondo comma che, di fatto, vanifica quanto scritto nel primo. Vede, l'urgenza sembra essere diventata un concetto molto elastico, che si può tirare a seconda delle convenienze, quindi i 7 giorni diventano 15, i 3 giorni diventano 15. Tuttavia, Presidente, l'urgenza è un qualcosa di molto rigido, è qualcosa che stanno vivendo sulla loro pelle gli imprenditori che chiedono liquidità, i lavoratori che aspettano la cassa integrazione: quella è l'urgenza, l'urgenza sulla scorta della quale questo Governo dovrebbe agire, mentre ancora continuiamo a sentire parole, sofismi, massimi sistemi sulla pelle degli italiani. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)..

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il collega Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Fratelli d'Italia sta vanamente cercando di raccontarvi che non si può autoritariamente incidere sulle libertà, anche a rilevanza costituzionale degli italiani, con dei provvedimenti amministrativi assolutamente discrezionali. Proprio voi che avete utilizzato lo strumento di un provvedimento legislativo per scarcerare i mafiosi, ritenete che per incarcerare e recludere senza pena agli italiani sia più che sufficiente il provvedimento amministrativo. Allora mi rivolgo proprio a lei Presidente: è così difficile da capire, per parafrasarla, è così difficile da capire che se noi facciamo una discussione sulle libertà costituzionali degli italiani, lei personalmente insolentisce quest'Aula quando riesce solo a vedere una mascherina che cade (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché qui il problema è che crollano i diritti costituzionali, non le mascherine! E' così difficile da capire che quando il collega D'Ettore le indica la luna, lei non deve guardare il dito? Che lei dovrebbe difendere la centralità di questo Parlamento, la sovranità della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il collega Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente questo è un momento importante, in cui si parla di deriva, deriva democratica. L'unica deriva che vediamo noi è la deriva di questa Italia, perché non è governata, è la deriva che soffrono i tanti artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori che non si sentono assolutamente assistiti da questo Governo, che risolve il problema dell'economia con i debiti: andatevi a indebitare in banca, così almeno ci pagate le tasse. Questo è un sistema sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questa deriva deve essere denunciata oggi e sempre, ed è quello che stiamo facendo. E attenzione, perché se la deriva di questo cattivo timoniere è portarci verso il porto cinese, noi restiamo in Italia, ora e sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la collega Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie Presidente, io non starò qui a ricordare gli spot elettorali e soprattutto le televendite del Presidente Conte, ma vorrei riportare l'accento su un tema a noi molto caro della Lega: la sicurezza, perché vedete, dopo le innumerevoli autocertificazioni fatte dal Ministro Lamorgese, io chiedo a lei, Presidente, e tramite lei, ai colleghi del PD, quale autocertificazione aveva il signor Albino Ruberti, Capo di Gabinetto del Presidente Nicola Zingaretti, che il 1° maggio è stato multato, insieme ad Andrea Pacella, consigliere politico del Ministro delle Infrastrutture, De Micheli, che si accingevano a consumare un pasto su una terrazza con musica e un pranzo di pesce, quando tutti gli italiani sono in casa ormai da due mesi e si vedono costretti, ancora una volta, a non riaprire le proprie attività. Loro a fare i festini sui terrazzi, insieme, con la musica e gli italiani in casa: vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il collega Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, prima il collega Zicchieri, riferendosi a un intervento dei colleghi del Partito Democratico, ha detto: “ I colleghi ci hanno onorato del termine fascisti”. Allora ragazzi, qui possiamo pensarla tutti in maniera diversa, ma un valore vi chiedo, un valore, quello della memoria, quello che dovrebbe imporre a tutti voi di pensare che in questo momento e in questi mesi 200 mila contagiati per il Coronavirus, 30 mila morti, la memoria che anche dovrebbe imporvi di ricordarvi che avete votato anche voi, in Senato, il 23 febbraio 2020, il decreto-legge n. 6, che all'articolo 2 dice che ci sono ulteriori misure di emergenza, tali per cui le autorità competenti possono adottare ulteriori provvedimenti per contenere l'emergenza. Quindi, dov'è la vostra memoria, quando anche voi avete dato il potere al Governo di adottare provvedimenti per limitare l'emergenza e limitare ulteriori morti e contagiati? Ricordatevelo, onorando la memoria e proseguiamo i lavori per portare a casa provvedimenti utili, nell'interesse dei cittadini, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Permettere la conversione in legge del primo decreto Covid-19 era voluta da quelle richieste fatte dal Presidente Mattarella, ma c'è stato un abuso, un abuso degli strumenti giuridici, che noi non volevamo, e anche in violazione della Costituzione: questo non lo dico io, lo dice la Presidente della Corte costituzionale, lo dicono fior fior di costituzionalisti. Ecco, io invito per suo tramite, Presidente, la maggioranza parlamentare a rileggere la Costituzione, a capire che cosa significa democrazia, democrazia parlamentare, a capire che la democrazia non significa cantare “Bella ciao”, come già intonavano prima in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non conoscete la Costituzione. E questa “annuncite” di questo Governo - penso al Presidente Conte e alle sue conferenze del sabato sera - è stata copiata giusto ieri dal Ministro Guardasigilli, il quale ha annunciato - ed è una cosa gravissima - un decreto-legge per rimettere in carcere i mafiosi scarcerati. Ma cosa ha fatto? Un avvertimento a queste persone: scappate, perché poi tornate in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il collega Toccalini. Ne ha facoltà.

LUCA TOCCALINI (LEGA). Io trovo abbastanza vergognoso che in questo Paese, con tutte queste limitazioni, queste limitazioni valgano solo per chi la pensa in un certo modo, perché ricordiamolo anche a quest'Aula: il 29 aprile, quattro ragazzi stavano andando a portare una corona per ricordare Sergio Ramelli e sono stati multati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mentre nel frattempo, il 25 aprile e il 1° maggio, abbiamo assistito a cortei delle zecche rosse, che sono rimasti impuniti, perché in questo caso non abbiamo visto una multa, è questa la cosa vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Per suo tramite, collega Forciniti, che in questo Paese, se sei di sinistra e se sei comunista, a questo punto per te non esistono le leggi e sei libero di non rispettarle. Se osi pensarla in un modo normale, con del buon senso, invece devi essere punito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come è purtroppo successo ieri, con gli imprenditori: a Milano, signor Presidente; stavano portando delle sedie in uno spazio più aperto possibile, come quello dell'Arco della Pace e sono stati multati uno per uno. Questo, collega Fiano, è vergognoso, questo è vergognoso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Vergogna! Vergogna!”)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, due aspetti: solamente quando il Presidente Conte è venuto qui in Aula a dirci che il Parlamento poteva controllare il Governo tramite gli atti ispettivi, quando i Ministri e i sottosegretari non rispondono mai alle interrogazioni dell'opposizione, ma anche della maggioranza, e stiamo mesi aspettando un loro segno e una loro risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e questa è una mancanza di rispetto di questo Governo verso i cittadini, che aspettano da noi risposte. Anche sul Coronavirus non rispondono mai. Cosa stanno facendo i consulenti, i sottosegretari? Rispondessero alle interrogazioni dei parlamentari, invece di scrivere su Facebook, fare i video. Il sottosegretario Di Stefano vada all'estero a recuperare gli italiani che sono bloccati, invece di rompere le scatole nei social network. Rispondete alle interrogazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E una cosa, Ministro Boccia: la smetta di minacciare la Sardegna e le regioni a statuto speciale, di interventi. Quello statuto a noi ci tutela.

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Le nostre ordinanze sono valide! E smettetela di tornare nell'isola, poi, a rivendicare autonomia, quando voi la state vanificando e state minando la nostra autonomia di sardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, invito ovviamente tutti i colleghi a mantenere un tono moderato anche nel linguaggio, per cortesia (Commenti). Colleghi… colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Tiramani. Ne ha facoltà.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Presidente, io penso di portare, a nome mio e di tutti i sindaci d'Italia, l'umiliazione che abbiamo subìto dal Presidente del Consiglio Conte, che andava in televisione ad annunciare DPCM senza ancora aver pubblicato un decreto, con i cittadini che andavano in panico, che erano smarriti, che chiamavano noi amministratori locali per avere informazioni; informazioni che non potevamo dare e che tutt'oggi non possiamo dare, perché tante norme previste in quel DPCM, oltre ad essere chiaramente incostituzionali, non hanno ancora oggi una risposta. Tante risposte, questo Governo, non riesce a darle ai cittadini comuni, sugli spostamenti, sui diritti. Quando parlate di deriva, quando ci attaccate, iniziate a farvi voi un esame di autocoscienza, voi che avete tramutato questo Parlamento in un posto di degrado…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). …dove non c'è più dialogo, dove decidete in un salottino, magari quello de Il Grande Fratello, poi venite qui ad annunciare un DPCM e farlo assorbire a tutti gli italiani. Così, per noi, le cose non vanno. Vogliamo stare qui, giorni e giorni, a discutere ogni singolo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Io devo dire che faccio fatica quasi a trovare le parole, perché ho sentito delle affermazioni da parte dei colleghi della maggioranza che sono qualche cosa di surreale, di grottesco. Loro hanno parlato rivolgendosi a noi, accusandoci di senso di irresponsabilità e di non avere collaborato, oltre a paventare veramente sempre quelle che sono delle fantasie, che tendono quasi a descriverci come persone autoritarie o persone che, comunque, non hanno cuore il sentimento democratico; voi che avete nel vostro DNA, che avete nel vostro essere, proprio qualcosa di congenito contro quelle che sono le regole democratiche, perché la vostra superbia vi porta sempre a pensare che la vostra idea sia l'idea e che i vostri obiettivi siano possibili e debbano essere comunque sottordinati ad ogni evenienza.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANNI TONELLI (LEGA). Quello che è successo a Milano ieri dimostra chiaramente che oggi gli italiani, gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, hanno bisogno di un'attività di tutoraggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Grazie…

GIANNI TONELLI (LEGA). Mi lasci finire, Presidente…

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Non è mio carattere e non sarebbe mia volontà quella di abbassare i toni e provare a riportare al contenuto, però credo che sia necessario.

La riformulazione della relatrice va bene per i tre quarti. Il problema sono le ultime tre righe, quando aggiunge “ove ciò non sia possibile per ragioni di urgenza, connesse alla natura delle misure da adottare, riferisce alle Camere ai sensi del comma 5”, cioè 15 giorni dopo. Guardate, se c'è la buona fede, perché non togliete queste ultime tre righe? Perché il problema è solo lì.

Con la scusa dell'urgenza abbiamo visto conferenze stampa a mezzanotte per decreti firmati quattro giorni dopo. Con la scusa dell'urgenza, non vorremmo che vorreste far saltare questa volontà della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siccome il Governo è qui presente, chiedo banalmente al Governo di dire una parola…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Concludo. Volete fare la “furbatina” di aggiungere tre righe per fare quello che vi pare o volete andare incontro alla volontà dell'Aula e, quindi, stabilire se quando c'è un DPCM…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI DONZELLI (FDI).…si esprime l'Aula prima che il DPCM sia definitivo? Il Governo si esprima e dica una parola. Non lasci la relatrice in silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ciro Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Credo che il tema dell'abuso dello strumento dei DPCM sia noto e condiviso da tutti, perfino dalla Presidenza della Repubblica. Quindi, non capire che questo emendamento vuole porre un correttivo all'abuso dello strumento dei DPCM per riportare il percorso legislativo nell'alveo del rispetto dei principi costituzionali è assolutamente inspiegabile.

Allora, io capisco che i 5 Stelle invochino la Repubblica parlamentare solo per legittimare un Presidente del Consiglio, che, altrimenti, gli italiani non avrebbero mai voluto, salvo dimenticarsene subito dopo in quanto si sono formati al principio della democrazia delle piattaforme poco trasparenti di Rousseau; ma mi stupisco che la sinistra, il PD, LeU, che si appellano sempre alla Costituzione, se ne dimenticano completamente in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Apportiamo un correttivo all'abuso dei DPCM…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CIRO MASCHIO (FDI). L'urgenza si fa coi decreti-legge, è semplicissimo. È inspiegabile come possiate negare l'applicazione di un principio costituzionale così elementare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Dibattito, direi, alquanto estemporaneo: fascisti, antifascisti. Credo che la situazione sia veramente surreale rispetto a quello che c'è fuori. Fuori da quest'Aula accadono delle cose, accade che monta la tensione sociale, accade che i commercianti, gli artigiani, le piccole e le grandi partite IVA si stanno organizzando e manifestano; accade che, in uno dei capoluoghi più importanti del Sud, per storia e per tradizione, come Crotone, queste persone si riuniscono per restituire le chiavi delle loro attività al comune (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché sono esasperati da una maggioranza, che, a colpi di DPCM, propone, proclama, porta dei buoni propositi, che poi non trovano mai concretezza. E allora si ritorni nell'alveo del rispetto di questa Camera, che deve potersi determinare per poter prendersi le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Presidente, io vorrei che il Presidente del Consiglio e il Governo riflettessero sulle urgenze concrete di questo Paese. Tutti noi non possiamo dimenticare il Presidente del Consiglio, che, in una nota trasmissione televisiva, il 27 gennaio, diceva: “noi siamo assolutamente pronti” e poi non avevamo mascherine e saturimetri. Abbiamo mandato medici e infermieri come degli eroi a una guerra senza armi.

Ora, io vorrei che si riflettesse veramente sulle urgenze di questo Paese, sulle vere difficoltà di questo Paese, sulla vita vera. Ricordiamoci l'imprenditore che si è suicidato a Napoli: e per lui, anche per lui, dobbiamo fare in fretta e questo Parlamento deve poter lavorare in fretta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Però, il Governo non si deve dimenticare di lui e di quelli che stanno in questo momento in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, ricordo che, alle ore 12, è prevista l'informativa urgente del Ministro Franceschini, con diretta televisiva richiesta da un gruppo di opposizione.

Come sapete, la prassi consolidata è nel senso di considerare la fase delle dichiarazioni di voto e quella del voto come unitaria, pertanto, in questa fase, in assenza di un voto dell'Assemblea, non posso interrompere appunto questa fase dei lavori e occorrerà procrastinare l'informativa del Ministro Franceschini, con il conseguente rischio di perdere la diretta TV.

Invito, pertanto, tutti i gruppi a valutare il da farsi alla luce di questi elementi.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sull'ordine dei lavori, signor Presidente, anche dopo aver conferito con lei, vorrei tornare ad invitare Governo e relatrice, soprattutto, a prendere una iniziativa sull'accantonare e riguardare questa cosa, di suo impulso. L'abbiamo proposto quasi un'ora fa, credevamo di operare anche nell'interesse dei lavori della Camera, perché sapevamo già bene che vi sarebbe stato il problema dell'informativa del Ministro. Quindi, ci rivolgiamo un'altra volta alla relatrice e al Governo, nell'interesse dei lavori dell'Aula e nel senso di responsabilità, per interrompere e accantonare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, sull'ordine dei lavori in merito a quanto diceva adesso il collega Zucconi del gruppo di Fratelli d'Italia. Visto l'accavallarsi degli impegni di calendario e, giustamente, per corrispondere alla richiesta di informativa del Ministro Franceschini, noi pensiamo che sia giusto, a questo punto, accogliere la richiesta di sospendere e di accantonare (Applausi).

PRESIDENTE. Relatrice?

DAVIDE CRIPPA (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, nel merito di questa richiesta da parte del collega Fiano, rispetto ad un tema che, comunque, l'Aula ha già affrontato pochi minuti fa, noi siamo propensi ad accettare, anche in questo caso, l'accantonamento adesso, non per una questione di merito, ma per una questione di opportunità, per i gruppi di minoranza, di mantenere le loro richieste rispetto all'informativa del Ministro Franceschini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la relatrice. Prego.

MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Accantoniamo.

PRESIDENTE. D'accordo. Il seguito del provvedimento è rinviato alla prossima seduta.

Sospendiamo brevemente la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per fronteggiare l'emergenza da COVID-19, che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi, in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno.

Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidente, so che c'è stato un certo dibattito; essendo da solo nei banchi del Governo, posso togliermi la mascherina o devo tenerla? Posso toglierla?

PRESIDENTE. Sì.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Mi fa molto piacere l'occasione di questa informativa perché consente, come è avvenuto ieri al Senato, soprattutto di ascoltare le proposte, le osservazioni del Parlamento, dei gruppi parlamentari, in previsione del provvedimento - del “decreto 55 miliardi” - che approveremo in tempi molto brevi e, quindi, riferire le cose che sono state fatte, alcune linee strategiche e, soprattutto, ascoltare, anche perché credo che sia questa la funzione più importante di un'informativa; non prevedendo la replica, come sapete, per il nostro Regolamento, mi permetterò di anticipare la risposta ad alcune osservazioni che i gruppi parlamentari, omogenei, mi hanno fatto ieri al Senato.

Parto dal turismo. Fino all'esplosione dell'emergenza COVID, il tema, paradossalmente, nel nostro Paese, su cui abbiamo costruito il Piano strategico 2017-2022, nel settore del turismo, era governare la crescita, anzi, governare una crescita impetuosa, perché la crescita costante, con milioni di turisti nuovi ogni mese che entravano nel mercato del turismo globale e con l'Italia come principale meta desiderata di viaggio da parte di tutti i Paesi del mondo ci ha spinto a fare un piano strategico finalizzato a governare questa crescita: il problema del sovraffollamento di alcuni luoghi nelle città turistiche, la distribuzione dei flussi turistici in Italia; era questo il tema.

Da questa situazione di grande crescita, di investimenti e di fiducia nel futuro, il turismo è il settore che più è stato colpito dalla crisi e, oggi, è davvero in ginocchio. Sono tanti i settori che sono stati colpiti dalla crisi ma, come io ho cercato di dire ai tavoli di Governo, le diverse volte che sono stato audito in Parlamento, il settore del turismo viene colpito più di altri, e se è immaginabile che il ritorno graduale alla normalità sia, per alcuni settori dell'economia, più veloce, è facile immaginare che il turismo, in particolare per l'assenza, per un tempo che speriamo sia il più breve possibile ma non sappiamo quanto sarà lungo, del turismo internazionale comporterà una crisi strutturale che va governata con misure straordinarie.

Anche per questo, siccome alcuni gruppi anche qui in un question time mi hanno chiesto perché non ho chiesto la dichiarazione di stato di crisi del settore turismo, ho così risposto; poi la polemica politica ci può sempre essere - ci sta, figuriamoci un po', ne ho fatta tanta anch'io -, però lo stato di crisi di un settore è uno strumento che si utilizza per avere alcuni vantaggi, soprattutto rispetto alle regole europee, quando tutto il resto dell'economia è in una situazione ordinaria (c'è un settore in crisi, dichiaro lo stato di crisi di quel settore). Questa volta la dichiarazione dello stato di emergenza del Paese in gennaio su tutti i settori è stata emanata e tutti gli strumenti che stiamo adottando sono strumenti che sono ben oltre quelli concessi dalla dichiarazione di stato di crisi: è uno stato di “stracrisi” per tutti i settori, quindi quell'atto avrebbe avuto soltanto un significato simbolico, mentre quello che ci chiedono le imprese, quello che ci chiedono i cittadini, quello che ci chiedono tutti gli operatori del turismo è la concretezza di interventi e non gesti che hanno esclusivamente un effetto simbolico e nessun impatto concreto.

Con riferimento agli strumenti che abbiamo cominciato a mettere nei primi provvedimenti - vado in fretta perché li conoscete, perché sono stati decreti-legge già convertiti e discussi in Parlamento -, per la prima volta sono stati estesi al settore del turismo una serie di ammortizzatori sociali che il settore non ha mai avuto: la cassa integrazione, lo strumento dei 600 euro, che è stato allargato anche agli stagionali, e stiamo lavorando perché nel prossimo decreto anche quella platea di stagionali che ancora non li ha avuti possa averli, ma non è semplice l'identificazione. Infatti, un conto è identificare uno stagionale del turismo che ha lavorato l'anno scorso, un'altra cosa è identificare - è più difficile - uno stagionale che avrebbe lavorato quest'anno se non fosse esplosa la crisi, ma che non ha un pregresso lavorativo; è difficile ma, insomma, stiamo ragionando per arrivare il più possibile a tutti.

Poi ci sono gli strumenti che valgono per tutte le imprese - la liquidità, le dilazioni di pagamento -, che saranno ulteriormente dilazionati, e i voucher che abbiamo introdotto nei precedenti decreti-legge, che hanno consentito, in particolare alle agenzie di viaggio e ai tour operator e agli alberghi, di non restare schiacciati tra i clienti che chiedevano la restituzione di una prenotazione o la disdetta per cause di forza maggiore, ed invece i fornitori di servizi che non concedevano questa possibilità agli alberghi. Quindi, il voucher sta funzionando, vale 12 mesi e proponiamo nel prossimo decreto-legge di passare a 18 mesi.

Poi, ci sono queste misure nuove su cui stiamo lavorando. Consentitemi, per un rispetto nei confronti del Parlamento e perché in generale non mi piace annunciare delle misure che sono ancora in preparazione come già ottenute - perché sono ottenute quando diventano norme, prima sono proposte o ipotesi di lavoro, anche se sono molto elaborate e arriveranno entro qualche giorno a diventare norma nell'approvazione del decreto-legge “55 miliardi” - di illustrarvi le linee, ma non vi dico le misure, anche perché molti di voi hanno avuto esperienza di Governo e sanno che siamo ancora nella fase in cui i singoli Ministeri trattano con il Ministero dell'economia e delle finanze, trattano tra di loro, e poi si conclude il lavoro nel Consiglio dei ministri. L'estensione degli stagionali l'ho detta. Stiamo, poi, costruendo un intervento sull'affitto che valga per tutte le imprese, quindi in particolare per le imprese del turismo e non soltanto quelle che sono state chiuse con ordinanza; per esempio, gli alberghi non hanno avuto il credito d'imposta sugli affitti perché erano rimasti aperti, ma hanno reso un servizio e sono rimasti aperti per fornire un servizio e non certo per ospitare i turisti.

Vi è un intervento per le imprese, commisurato al calo di fatturato, che sarà diverso a seconda del fatturato dell'azienda - avete letto queste notizie ,- ma siccome uno dei limiti su cui si ragiona è i 5 milioni sotto i quali l'intervento dovrebbe - fatemi usare il condizionale - essere a fondo perduto, riguarderà la grande prevalenza, la quasi totalità delle imprese turistiche, delle piccole e medie imprese turistiche.

A questi interventi si aggiungono due misure, una piccola ma molto importante riguarda i ristoranti, che sono non soltanto nel settore turismo. I ristoranti e i bar, che dovranno riaprire con il distanziamento, non hanno condizioni di redditività, perché se tu avevi una sala con 20 tavoli e le misure di distanziamento - vedremo poi quali saranno - ti fanno passare da 20 tavoli a 4 tavoli, questi esercizi devono avere la possibilità di mettere tavoli all'esterno senza le normali procedure burocratiche. Stiamo quindi ragionando su una norma che non faccia pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico per sei mesi, ristorando la somma ai comuni, e che eviti il nullaosta della sovrintendenza dato che è una misura reversibile e straordinaria per sei mesi, per accelerare e dare la possibilità di recuperare fuori gli spazi che non si possono avere all'interno dei locali.

E poi c'è lo strumento più forte, uno dei più forti dell'intera manovra: un tax credit vacanze o bonus vacanze, come è stato chiamato, ma è un tax credit. Questo è previsto per le famiglie con un riferimento ai redditi in base all'ISEE; si prende la composizione del nucleo familiare e quindi è diverso a secondo se hai figli o se sei da solo, o se sei una coppia.

Questo tax credit potrà essere utilizzato presso strutture ricettive, turistico-ricettive, e il credito d'imposta potrà essere ceduto all'80 per cento al titolare dell'albergo, della struttura ricettiva, che potrà utilizzarlo in credito d'imposta immediatamente il mese successivo. Quindi, immissione di liquidità importante nel settore degli alberghi, e aiuto alle famiglie a reddito medio-basso ad andare in vacanza già quest'anno. Questa misura è una misura… Non ho detto le cifre né del bonus né dell'intera somma perché stiamo discutendo, ma, insomma, vorremmo che arrivasse a diversi milioni di famiglie, e quindi andare ad incentivare.

Perché solo a strutture turistico-ricettive, anticipo un po' le domande, e non anche ad altre strutture? Perché quando vai in una struttura ricettiva, paghi la tassa di soggiorno, vieni identificato, entro 24 ore i tuoi dati vanno comunicati in questura; e quindi non esiste la possibilità di qualsiasi tipo di aggiramento o di truffa nella norma, perché c'è un facile riscontro dei dati. E se fosse invece anche ad altro tipo di struttura, oltre che si allargherebbe la platea e si diminuirebbe il vantaggio per il settore più colpito, cioè quello degli alberghi e delle strutture ricettive, non ci sarebbe questa possibilità di controllo e si presterebbe, come è già avvenuto in altri casi, ad una serie di aggiramenti e di truffe che è bene siano inesistenti. E, del resto, se vai in un albergo poi porti ricchezza, perché poi vai al ristorante, vai nello stabilimento balneare, vai nel bar, fai shopping; e quindi è un aiuto complessivo al mondo del turismo particolarmente importante, e non a caso è stato sollecitato da diverse forze politiche.

Quando, mi viene chiesto in molte occasioni, quando sarà possibile ripartire, e come. Io ho inviato da diversi giorni al comitato tecnico-scientifico, che mi ha garantito darà una risposta entro questa settimana, a tutte le richieste di prescrizione, mandando al comitato tecnico-scientifico le proposte delle diverse categorie, le proposte che hanno organizzato rispetto alle loro attività e le proposte che avanzano rispetto al distanziamento, alle misure di precauzione, alla sanificazione. Arriveranno presto, e io l'ho chiesto per i balneari, per gli stabilimenti balneari, le famose distanze che devono esserci nelle spiagge organizzate o nelle spiagge libere, per le terme, per gli alberghi, per i rifugi, per tutte le attività del turismo. Le prescrizioni mi arriveranno molto presto, come ho detto. Non diranno la data: la data in cui sarà possibile andare concretamente, superare quel limite che oggi c'è nel passaggio da una regione all'altra, nel trasferimento da una regione all'altra. Io spero che sia il prima possibile: lo diranno anche in questo caso gli andamenti dell'epidemia e ce lo diranno gli esperti. Voglio che sia il prima possibile. L'ho detto ieri al Senato, lo ripeto oggi: quando mi viene chiesto “si faranno le vacanze?” rispondo “sì, si faranno le vacanze”. Saranno vacanze diverse, dovremo rispettare il distanziamento, le misure di sicurezza, ma è importante che si possano fare le vacanze e si faranno, rispettando le prescrizioni.

Anche per questo ci stiamo impegnando a livello europeo, e io oggi pomeriggio ho incontrato diversi Ministri, ho partecipato a riunioni di Ministri del turismo, oggi pomeriggio avrò un colloquio col Commissario Breton della Commissione europea che si occupa di turismo, per chiedere delle regole europee di sicurezza che consentano che un cittadino europeo si possa spostare da un Paese all'altro senza rischiare lui e far rischiare le persone del luogo in cui va, perché le regole di sicurezza comuni a livello europeo consentano la riapertura del turismo intraeuropeo. Sarà un po' diverso il turismo internazionale, ma i flussi che arrivano nel nostro Paese da molti Paesi europei sono enormi, sono la gran parte del turismo straniero che arriva nel nostro Paese. È importante che ci siano regole europee, non accordi bilaterali, che invece sono la tentazione, in questo momento: costruire dei corridoi bilaterali tra i singoli Paesi. Servono regole europee, in modo che se un turista va a Lignano Sabbiadoro, non importa se arriva da Monaco di Baviera o da Milano, ha osservato le stesse prescrizioni e le stesse regole in sicurezza per lui e per i luoghi in cui va. Su questo ci sono delle risposte positive, abbiamo firmato una lettera, con molti colleghi europei, alla Commissione europea: pare che stiamo arrivando a questo obiettivo.

Saranno vacanze italiane, perché se è facile immaginare che il turismo internazionale quest'anno non ci sia o cali drasticamente, è anche, a rovescio, facile immaginare che saranno pochi gli italiani che andranno in giro per il mondo: resteranno in Italia. Per questo stiamo lavorando su un progetto vacanze italiane, che può essere anche una grande occasione per valorizzare quello che avevamo già immaginato nel Piano strategico del turismo per altre ragioni: lì si trattava di decongestionare i luoghi troppo carichi di turismo e valorizzare il resto dell'Italia; quella bellissima definizione che è stata utilizzata, dell'Italia come museo diffuso: l'Italia è un museo diffuso, la bellezza è dappertutto, è nei borghi, è nelle bellezze naturali, è nelle città d'arte, nel patrimonio archeologico, naturalistico, nel mare. La bellezza è nelle località minori, è distribuita dappertutto; l'eccellenza che l'italiano va a cercare nel mondo c'è anche nel nostro Paese, anzi, molto spesso a un livello ancora più alto. E, quindi, la valorizzazione dell'Italia museo diffuso sarà un'occasione anche per distribuire il turismo quest'anno, farla conoscere con un piano di promozione per cui ho chiesto risorse nel prossimo decreto, che valorizzi tutto questo straordinario patrimonio cosiddetto minore, ma che in realtà minore non è.

Questa cosa proprio dimostra il legame tra cultura e turismo. Rivendico - so che non c'è condivisione su questo - il fatto di avere rimesso insieme cultura e turismo, perché è veramente difficile distinguere, perché la forza del nostro patrimonio culturale non è soltanto una condizione, fantastica, di attrattività del turismo internazionale, ma è anche un elemento che dà forza e competitività a tutti gli altri tipi di turismo, perché il turismo balneare, per prenderne uno dove siamo fortissimi, ha una concorrenza enorme nel mondo, che sarà sempre più forte, ma nessuno potrà offrire a pochi metri di distanza o a pochi chilometri di distanza dalle spiagge e dal mare la straordinaria forza del nostro patrimonio culturale, così pure il turismo legato al wellness, allo sport. L'integrazione è una forza fondamentale, che si vede soprattutto in questo modo, e mi fa piacere che nella risoluzione, che sottoscriverei completamente, che è stata votata in modo larghissimo, non so se unanime, ma larghissimo sicuramente, dalla Commissione cultura, esattamente dà molte indicazioni in questo tempo ed è un punto di riferimento e di lavoro per l'Aula, ma anche per il Governo, che sarà tenuto presente.

Misure per le imprese: alcune sono quelle già adottate, ho detto che le stesse misure per le imprese le abbiamo estese già nei primi decreti anche a quelle istituzioni della cultura che non sono imprese commerciali, ammortizzatori sociali, 600 euro, le dilazioni di liquidità. Sui 600 euro è stato sollevato un problema, che, pur avendolo già esteso ai lavoratori che non hanno mai avuto ammortizzatori sociali, dello spettacolo, che hanno una tipologia di lavori variegata, temporanei, intermittenti, finalmente hanno questi 600 euro, ma non sono arrivati a tutti, perché abbiamo messo il limite di trenta giornate lavorative, perché volevamo che aiutasse chi lo fa professionalmente, non chi suona o si esibisce per hobby e ha un altro lavoro. Abbiamo capito che quel limite è troppo alto, stiamo lavorando in questo decreto per abbassarlo a quindici o a sette giornate lavorative, in modo da coprire quasi tutta la platea dei lavoratori intermittenti. E, se non bastasse, useremo le risorse che abbiamo in quel capitolo di emergenza che è stato votato, 130 milioni per cinema e spettacolo dal vivo, per arrivare anche a quelli a cui non arrivano le misure universali che stiamo approvando in questi provvedimenti legislativi. Vogliamo davvero che nessun lavoratore dello spettacolo, del cinema e della cultura, anche il meno conosciuto, perché non ci sono solo le star, il meno protetto, il più indifeso, venga aiutato da strumenti di sostegno fino a che non sarà possibile ricominciare a lavorare. Anche per questo abbiamo deciso che gli strumenti ordinari per il mondo della cultura, il FUS per lo spettacolo dal vivo, il tax credit cinema, che, sommati ai 130 milioni già approvati per l'emergenza, raggiungono la somma di circa un miliardo, quindi una somma molto importante, che normalmente vengono erogati soltanto a quelli che rispettano dei criteri, un certo numero di serate, un certo numero di spettacoli, un certo numero di parametri, quest'anno - e in questo senso ci sarà una norma nel decreto, 55 miliardi - vorrei che fosse erogato indipendentemente dal rispetto di quei requisiti, nella stessa cifra dell'anno scorso, in modo da garantire a tutto il mondo dello spettacolo e del cinema di avere le risorse dell'anno scorso, anche se non si può fare, per oggettive ragioni, il numero di spettacoli o di serate, o altro, richiesti come requisiti.

Quindi un polmone d'ossigeno molto grande, d'aiuto, che è veramente importante per il mondo dello spettacolo. A questo si aggiunge che i 130 milioni straordinari abbiamo già cominciato a utilizzarli per quelli che sono esclusi da questa conferma del FUS e del tax credit cinema. Abbiamo firmato già un primo decreto di 20 milioni che vanno a tutti, compagnie di spettacolo, danza, teatro, che non accedono alle risorse del FUS, quindi i più piccoli, quelli più territoriali, quelli che non hanno accesso al FUS. Abbiamo firmato un decreto di 13 milioni di euro, sono risorse queste, invece, che vengono dalla copia privata, dalla SIAE, per tutti quegli artisti, autori, musicisti, eccetera, sotto i 20 mila euro di reddito complessivo, che non lavorano più e che avranno un contributo diretto, che rinnoveremo se ci sarà bisogno di rinnovare perché i luoghi dove lavorano non riapriranno.

E ho firmato alcuni giorni fa un decreto di 5 milioni per lo spettacolo viaggiante, i luna park, le giostre, che non accedono al FUS se non per l'acquisto di strutture, ma adesso non è il momento di fare investimenti, sono circa 5 mila le aziende di questo settore, e quindi avranno un aiuto diretto, e andremo avanti in questo modo, identificando, in accordo con le categorie, man mano i settori che hanno esigenza di sostegno, fino a che non sarà possibile riaprire. Nessuno verrà dimenticato. E nel decreto stiamo chiedendo misure nuove, che spero ci saranno, sono convinto che ci saranno, per i settori che non sono stati coperti dalle risorse di emergenza dei primi decreti. Penso alla filiera del libro, alla filiera dei grandi eventi musicali, concerti, le mostre, i musei privati, i festival; un fondo che consenta di intervenire, dando sostegno almeno fino a quando non potranno ripartire, quando potranno ripartire. Ho detto prima, l'ho chiesto per il turismo, l'ho chiesto anche per la cultura, le regole per tutti, sapendo che, nel settore della cultura, c'è una distinzione. Un conto sono i luoghi come un museo: non a caso stiamo lavorando perché riaprano, possano riaprire quelli che sono in grado di rispettare le prescrizioni dal 18 maggio, mostre e musei. È un discorso più semplice, perché, quando tu hai regolato gli accessi, hai regolato le file, hai regolato le misure di distanziamento, l'obbligo di mascherina, vedremo cosa ci dirà il comitato, è più facile; è diverso nel mondo della cultura affrontare il tema più complicato dei luoghi affollati, dove necessariamente ci sono tante persone che stanno insieme, all'aperto o al chiuso.

Stiamo chiedendo, anche in questo caso ci arriveranno, ho detto, in termini brevi, le prescrizioni, che saranno quasi sicuramente distinte tra eventi all'aperto ed eventi al chiuso, che sono due situazioni diverse, e l'estate avrà molti eventi all'aperto, che vorremmo anzi incentivare, sapendo però, perché dobbiamo essere chiari, che, in alcuni casi, il problema è in platea, cioè quanta distanza devi avere, quante misure di sicurezza devi avere; in alcuni casi, il problema è anche sul palco, perché non lo è nel cinema, ma, in alcuni casi, è anche sul palco, perché è difficile immaginare un coro con la mascherina o una rappresentazione teatrale con il necessario contatto tra gli attori o un'orchestra che suona, rispettando le distanze di sicurezza, però, guardate, c'è una grande creatività e, del resto, la creatività è una parte delle attività culturali, per cui molti teatri stanno studiando le misure e le condizioni per rispettare.

Quindi, anche in questo caso, devo dire: riapriranno musei, cinema e teatri, probabilmente in date diverse tra di loro, a seconda delle condizioni, ma, oltre ai musei, riapriranno anche cinema e teatri, anche perché - non dobbiamo dimenticarcelo, ma è una cosa di cui questo Parlamento deve essere orgoglioso - nella scorsa legislatura abbiamo dichiarato i musei e i luoghi della cultura servizi pubblici essenziali. Siamo l'unico Paese al mondo che ha avuto la forza e il coraggio di dire, perché è l'Italia, che un museo è come una scuola o un ospedale. E allora, se sono servizi pubblici essenziali per la vita delle persone, non a caso ci siamo impegnati anche per riaprire prima le librerie, se è così, bisogna che riaprano, nelle condizioni di sicurezza massima, ma dobbiamo andare il più possibile, prudentemente, ma in fretta, verso quella direzione.

Ci chiedono tutti certezze e, quindi, vorrei anche che chi non riaprirà subito, soprattutto nel settore delle imprese del turismo, per esempio gli stabilimenti balneari, abbia già ora, in fretta, le misure e le prescrizioni che dovrà rispettare quando sarà possibile riaprire. La cultura e il turismo del resto sono la nostra forza, insieme fanno qualcosa tipo il 20 per cento del PIL e vanno sostenute e vanno aiutate le imprese in questo settore. Ricordo sempre che il giorno del primo giuramento da ministro mi hanno chiesto: “come si sente chiamato in questo ruolo?”, sapendo i giornalisti che avevo fatto altre cose nella mia vita parlamentare e politica. Ho risposto istintivamente: mi sento chiamato a guidare il ministero economico più importante del Paese. La penso ancora così: il turismo fa il 13 per cento del PIL, con la cultura, con le integrazioni, con l'indotto, è una cosa che arriva attorno al 20 per cento del PIL, una forza enorme. Non a caso stiamo lavorando anche qui per due norme, con la Cassa depositi e prestiti, che prevedano due fondi strategici, uno per la cultura e uno per il turismo, partendo da risorse pubbliche, ma per coinvolgere risorse private, che consentano di intervenire anche a difesa delle nostre aziende. Infatti, per esempio, uno dei rischi è che gli alberghi in grande difficoltà, i grandi alberghi, ma che torneranno ad essere produttivi appena sarà superata la crisi, vengano comprati, in modo trasparente o non trasparente, magari da non italiani, e quindi c'è bisogno di difendere questo comparto.

È un terreno - e qui concludo, Presidente, mi scuso se sono stato lungo - davvero questo che credo possa unire. Ci sono tanti terreni che aprono dei dibattiti nella maggioranza e aprono uno scontro fisiologico tra maggioranza e opposizione, è normale che sia così, però credo, è capitato anche qui, perché molti provvedimenti che sono stati relativi alla cultura e al turismo sono stati votati con una maggioranza trasversale o addirittura all'unanimità.

Mi piacerebbe non che scompaia la dialettica, il dibattito, la critica, ci mancherebbe, ma che, su questo settore, avessimo tutti la consapevolezza che è di tutti. Non conta chi c'è al Governo al momento, è di tutti. E abbiamo delle potenzialità enormi, perché l'Italia nel mondo è questo: è arte, storia, cultura e bellezza. Ed è quello che rende forte il nostro Paese anche nel resto, perché un'industria manifatturiera, uno che vende nel mondo un prodotto manifatturiero ha il vantaggio di avere alle spalle l'Italia, secoli di bellezza, di sapere, di conoscenza. Il made in Italy è il terzo marchio per utilizzo e per conoscenza nel mondo, quindi è una forza su cui vorremmo davvero ci unissimo, anche perché, in questo settore, abbiamo visto in questi giorni una creatività straordinaria: abbiamo visto con quanta generosità e capacità si è mosso il mondo della cultura, a cominciare da quella drammatica giornata dell'8 marzo, in cui avevamo capito dove eravamo finiti ma le persone continuavano ad affollare le strade, i ragazzi ad affollare i pub, e io mi sono rivolto personalmente a tutti i testimoni del mondo della cultura e nel giro di qualche ora - vi ricordate quella campagna hashtag #iorestoacasa, che poi è diventata un hashtag utilizzato per tutta l'emergenza - c'è stata un'esplosione di solidarietà e personalità del mondo della cultura, che hanno milioni di follower sui social, in poche ore, hanno fatto capire a milioni di persone, in particolare ai ragazzi, quanto era importante stare a casa. Poi abbiamo visto la creatività, i concerti da casa, i concerti sui tetti dei condomini, la grande capacità di utilizzare la rete come strumento di diffusione di musica, di cultura, di arte, di teatro, che continuerà, anche per questo stiamo lavorando su questa idea di una - mi scoccia usare un nome commerciale in quest'Aula, ma per capirci - Netflix della cultura italiana che consenta di offrire online ciò che magari per qualche mese non si può offrire direttamente dentro le sale, a pagamento. Insomma, abbiamo davvero un lavoro enorme da fare. Io credo - e concludo - che abbiamo davanti una fase di ricostruzione, in cui dobbiamo tutti imparare molto dalla lezione che ci dà la storia: l'Italia, dopo la seconda guerra mondiale - è stato ricordato molte volte questo paragone, ma credo che sia molto fondato -, ha dimostrato una capacità straordinaria nella prima ricostruzione del Paese: eravamo poveri, distrutti da una guerra, lo stesso patrimonio culturale devastato, eppure ci fu una capacità straordinaria del Paese di ricostruirci e diventare in poco tempo la quinta potenza industriale del mondo. E non è che non c'erano gli scontri politici allora, c'era il mondo diviso in blocchi, c'erano le grandi ideologie, c'era una durezza dello scontro politico che era molto più forte di quella di oggi, però i nostri genitori o i nostri nonni sapevano che c'era qualcosa che univa, che poteva andare oltre e più forte della divisione dello scontro politico che quotidianamente avevano fra di loro. Ecco, io vorrei che imparassimo da quello. Vorrei che, in qualche modo, come le nostre madri e come i nostri padri della prima ricostruzione, anche noi fossimo uniti, operosi e solidali nella seconda ricostruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA (M5S). Presidente, signor Ministro, parto proprio da quello che stava dicendo poco fa, ossia dalla risoluzione che è stata approvata qualche giorno fa in Commissione - credo all'unanimità, come lei diceva -, che credo sia stato un segnale importante di unità di intenti da parte di tutte le forze politiche, perché, quando parliamo di cultura, parliamo ovviamente di un patrimonio straordinario ma anche, come lei giustamente ha detto, di un settore economico e sociale importante. L'industria culturale e creativa - molte stime lo ricordano spesso - ha un fatturato di circa 100 miliardi, 260 miliardi se consideriamo tutto l'indotto, un milione e mezzo di lavoratori, quindi parliamo di un asset strategico importantissimo per il nostro Paese. Cosa serve adesso per affrontare questa situazione emergenziale? Servono visione, organizzazione, e non da ultimo servono risorse, molte risorse, anche aggiuntive, per far fronte a un'emergenza senza precedenti. Ieri lei ha parlato di un miliardo per la cultura, anche oggi l'ha ribadito, bene: in parte sono risorse aggiuntive, perché i 130 milioni del “decreto Cura Italia” sono risorse nuove che si aggiungono a quanto già stanziato, ma in parte sono risorse già stanziate in bilancio, cioè i fondi FUS. Probabilmente servirà uno sforzo ulteriore per aggiungere ulteriori risorse e affrontare soprattutto la “fase 2” e le fasi successive che attendono un settore fortemente in crisi.

Ulteriori risorse probabilmente potrebbero venire - un emendamento che non è stato possibile votare al “Cura Italia” a causa dell'ostruzionismo delle opposizioni lo prevedeva - da risorse sbloccate dalla liquidazione del vecchio IMAIE, una procedura che è andata avanti grazie anche al mio intervento e che dovrebbe liberare, se dovesse essere approvato questo provvedimento - ci auguriamo che questo venga inserito nel prossimo decreto -, dai 50 agli 80 milioni di euro per un settore anche questo a sostegno degli artisti, degli interpreti e degli esecutori. Nel “Cura Italia” ci sono stati i primi provvedimenti importanti per i lavoratori, anche per i lavoratori intermittenti, soprattutto quelli più fragili e più deboli. Dobbiamo continuare a supportare tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del settore rimasti senza reddito, nessuno escluso, e ci attendiamo provvedimenti importanti appunto nel prossimo decreto. Dobbiamo affrontare al meglio la riorganizzazione logistica degli spazi e del lavoro; dobbiamo investire per innovare contenuti e contenitori; dobbiamo innestare queste scelte in una visione che tenga conto di tutti i punti di vista e di tutti gli attori in campo. Come dicevo, il “Cura Italia”, che abbiamo appena convertito in legge, ha già dato alcuni importanti segnali, come il sostegno al reddito, ma serve più coraggio. Anche il Fondo emergenza cultura, così come è oggi, non può che essere un primo segnale: va incrementato ed esteso ai settori finora esclusi, come l'editoria. A questo settore va dedicata più attenzione, Ministro: va bene riaprire le librerie, ma bisogna fare in modo che trovino in tempi accettabili un loro equilibrio anche dal punto di vista finanziario, perché riaprire in questa fase può essere controproducente e può essere un danno irreparabile. Vanno messe a disposizione nuove risorse e vanno costruite insieme agli operatori del settore soluzioni nuove, in questo come in altri ambiti, come ad esempio la musica. Altro tema centrale è lo spettacolo dal vivo: dobbiamo riportarlo il prima possibile nelle nostre città e nei nostri territori, in condizioni nuove e sicure - certo -, ma bisogna lavorarci in tempi brevi e con la massima attenzione. Non possiamo pensare di risolvere tutto con quello che lei anche oggi ha definito Netflix della cultura. Io credo che questa sia un'espressione un po' infelice perché una piattaforma on line può e deve aver senso per valorizzare i contenuti che, anche nella fase di chiusura totale, nascono per il digitale; nuove forme di espressione che indubbiamente vanno incentivate e sostenute, ma lo spettacolo dal vivo - e lei lo sa benissimo - è una cosa ben diversa dall'home cinema e dalla fruizione televisiva. Oltretutto, già RAI Cultura, già la RAI, spesso mette on line e trasmette in TV queste opere, quindi già abbiamo questo servizio, ma non può essere solo questo la cultura digitale: non è solamente cultura trasmessa sul digitale. Non facciamo l'errore di concentrare risorse ed energie su soluzioni che non possono valere per tutte e per tutti. Anche in questo caso, la disponibilità immediata di fondi è decisiva; bisogna subito destinare finanziamenti al mondo dello spettacolo dal vivo, anche in deroga e in anticipo rispetto ai criteri del FUS, e lei lo ha annunciato adesso: bene. Le aperture in sicurezza da una parte, dunque, e una giusta dose di attenzione al digitale, dalla sperimentazione - è una cosa importante che è stata inserita anche nella risoluzione -, alla libera fruizione dell'immenso patrimonio di immagini legate ai nostri beni e attività culturali, con l'obiettivo di rendere il nostro patrimonio più aperto e il più accessibile possibile. Dovremmo anche riprendere - il Parlamento farà la sua parte - la riforma del diritto d'autore, una necessità molto sentita perché il nostro Paese ha bisogno di dare spazio a idee ed energie nuove, rompendo i residui vincoli monopolistici che bloccano il mercato. Mi permetta di ricordarle, però, che i segnali provenienti dal Ministero nelle scorse settimane in merito alla copia privata non vanno in questa direzione e dovremmo intervenire il prima possibile per fare in modo che i soldi degli artisti arrivino a loro e non vengano risucchiati da un sistema di gestione insensato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Servono idee nuove, nuove alleanze tra mondi che finora non hanno comunicato abbastanza tra loro. Un esempio è quello che si può fare connettendo maggiormente le scuole e le istituzioni culturali del territorio: musei e biblioteche, teatri, spazi culturali. Il distanziamento fisico impone di ripensare le modalità della didattica in presenza e tanti luoghi di fruizione culturale e turistica possono, e devono essere sempre luoghi della didattica e di preziose esperienze per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, per i nostri studenti. Può essere un'occasione importante, questa, anche in vista della ripresa delle attività didattiche in autunno, a settembre.

Ci avviciniamo alle Giornate del FAI, un'occasione per riscoprire i luoghi di cui è disseminato il nostro bel Paese, ma anche per riflettere su una diversa impostazione delle politiche per il nostro patrimonio culturale e anche per il turismo: non solo grandi attrattori e grandi eventi - e questo giustamente lei l'ha ribadito -, ma riscopriamo la bellezza diffusa, le tipicità, il patrimonio inestimabile di siti turistici e archeologici, il nostro paesaggio rurale, le nostre aree interne, i piccoli borghi e i piccoli musei. È importante il sostegno che siamo riusciti a offrire in questa fase anche ai lavoratori del turismo, sia a tempo determinato che indeterminato, anche se i meccanismi farraginosi e il doppio passaggio regioni-Stato hanno tempi di attesa che vanno abbreviati. Si sta lavorando anche a misure importanti come il prolungamento della cassa integrazione e la proroga delle scadenze di adempimenti fiscali e contributivi, ma servono tante altre risposte. Apprezziamo che anche per il settore turistico lei non si sia prestato ad annunci roboanti ma ora servono risposte immediate e, d'altro lato, dobbiamo costruire le risposte insieme con tutti gli operatori. Dunque, va avviata una discussione aperta e trasparente, senza annunci ma fatta di impegni concreti e lei ne ha annunciati molti proprio oggi per il prossimo decreto di maggio.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA VACCA (M5S). Mi avvio a conclusione. Dobbiamo sicuramente incentivare il turismo interno, come lei ha detto - bene, ciò -, tutte le misure a sostegno delle tante categorie che sono anche quelle più piccole, non solo quelle più grandi, i circuiti più grandi (benissimo anche questo). Terminata la fase di emergenza e avviata la ripartenza ci sarà poi da riflettere sulla formazione degli operatori e sulla riqualificazione delle strutture; altro tema centrale per il futuro. Questo vale tanto per il turismo quanto per il comparto della cultura, settori che, peraltro, dovremmo mettere sempre più in connessione per proporre esperienze nuove in uno scenario nuovo. Il MoVimento 5 Stelle è pronto ad affrontare questa sfida e a mettere in campo le proprie idee ed energie perché l'Italia - lo ha ricordato anche lei - non potrà che ripartire dal suo straordinario patrimonio artistico, paesaggistico, culturale e creativo. Dunque, buon lavoro a lei, Ministro, e buon lavoro a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente e buongiorno, signor Ministro. Siamo di fronte ad una situazione devastante per il sistema turistico e culturale del Paese: da due mesi tutto si è completamente fermato. Noi abbiamo capito subito che per il turismo sarebbe stato il danno maggiore, come abbiamo subito capito che sarebbe stato un settore per cui avrebbe avuto più tempo, avrebbe bisogno (Commenti)…Già la vediamo poco, se quando viene non ci ascolta, mi scusi…(Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Stavo dicendo, signor Ministro, che sapevamo già che questo settore sarebbe stato il più colpito e quello che aveva bisogno di più tempo. Lo stesso ENIT ci sta certificando in questi giorni che ci vorranno circa tre anni per riuscire a recuperare e questi numeri fanno veramente paura. Se pensiamo proprio che il turismo era l'unico settore a livello mondiale ad avere una tendenza in crescita in una congiuntura che era sicuramente di recessione o comunque di stagnazione mondiale. Ma questo lockdown di due mesi, che è stato sicuramente importante per la salute dei cittadini, ha creato davvero un danno importante per il settore: turismo e cultura sono messi in ginocchio. Lo ha detto lei prima: 20 per cento di PIL, di cui il 13 per cento il turismo; si parla di 250 miliardi, il 15 per cento dell'occupazione, il 3 virgola per 100 milioni di addetti (direi quasi 7 se teniamo conto di tutto l'indotto, che è grandissimo). Non sono due settori piccoli, sono due settori che occupano veramente migliaia e migliaia di imprenditori e di famiglie, che con le loro attività ricadono e confluiscono nell'alimentare e nell'industria del turismo. Vede, si calcolano 120 miliardi di riduzione dei consumi ed è prevista una perdita di ricavi dell'80 per cento: ci rendiamo conto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ottanta per cento! È stato cancellato tutto: il turismo scolastico, le vacanze, azzerate tutte le prenotazioni, azzerati tutti gli eventi, i congressi, i grandi eventi culturali, il turismo termale, che era già in sofferenza e la ristorazione; tutto fermo. Se parliamo del turismo straniero, le stime erano di 200 milioni di turisti e oggi si può auspicare di arrivare al 20 per cento, con una perdita di 20 miliardi. Vede, Ministro, anche su questo: parliamo di turisti stranieri ma non l'abbiamo sentita dire nulla, in base alle notizie di questi giorni, sul fatto che ci sono degli accordi proprio per dei corridoi turistici creati tra la Germania, l'Austria e la Croazia. Questo è importante per noi - io le parlo da veneta - perché la maggior parte dei nostri turisti provengono proprio dalle regioni mitteleuropee. Per cui lei doveva battere i pugni su questo, doveva assolutamente far sentire la sua voce.

E se parliamo del turismo domestico, perché sicuramente gli italiani sognano la vacanza, però sappiamo bene che ci sono due problemi fortissimi: uno è la percezione della sicurezza che dobbiamo dare ai cittadini perché possano andare in sicurezza in vacanza e poi vi è il fattore economico, perché molti cittadini non avranno i soldi per permettersi una vacanza e anche in questo caso avremo un calo di 46 miliardi.

Vede, Ministro, lei ha l'occasione in questo momento per far vedere se veramente il turismo e la cultura sono strategici per il Paese ma l'impressione che abbiamo noi è che, se per la cultura ha fatto poco, ma la appassiona, per il turismo veramente non ha fatto niente, ma non ha neanche passione quando parla di turismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nessuno ha ricevuto risposte; le hanno scritto i sindaci, le regioni, gli imprenditori, le abbiamo chiesto di venire in audizione sul “decreto Liquidità” e lei si è rifiutato: un decreto importantissimo sul quale sono venute tutte le categorie e hanno detto che non vogliono fare prestiti, vogliono liquidità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché hanno bisogno di lavorare, hanno bisogno di mettersi in piedi assolutamente. Vede, è una filiera che parte dall'edilizia, dall'artigianato, dall'agroalimentare, tutto il made in Italy, la cultura, lo sport, i professionisti, il piccolo artigiano, l'elettricista: sono tantissime le professioni che lavorano e vivono legate al turismo, e dobbiamo assolutamente fare qualcosa, non si può rimanere fermi e in silenzio come ha fatto lei, che oggi viene qui a farci un'informativa nella quale non sta dicendo nulla e assolutamente ci sono ritardi che porteranno il turismo alla morte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Gli imprenditori sono pronti, hanno voglia di partire, hanno già idee e hanno portato delle proposte: lei continua a dirci che sta ragionando, ma ragionando su cosa? Gli imprenditori non hanno bisogno di ragionare: sanno cosa possono fare, hanno fretta e sono capaci di mettersi in piedi. Se lei ascoltasse loro, anziché probabilmente rivolgersi a una task force di tanti cervelloni, che non mi risulta abbia imprenditori specializzati e sono superpagati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), forse le soluzioni le avremmo già trovate. Vede, i nostri imprenditori hanno continuamente costi fissi, anche tenendo ferme le loro aziende turistiche; gli stagionali stanno telefonando, continuano a telefonare o comunque aspettano la telefonata per poter lavorare e questi imprenditori ce lo dicono: non arrivano gli ammortizzatori sociali, le casse integrazioni sono in ritardo, alcuni imprenditori aiutano i loro collaboratori perché non si parla solo di muri e di strutture, si parla di persone, si parla di collaboratori che hanno costruito il turismo insieme agli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): questo è il nostro sistema, per questo si chiama sistema turismo.

Vede, siamo in una situazione davvero di agonia totale. Noi abbiamo presentato molti emendamenti, ci siamo posti verso di lei anche con spirito collaborativo portando un piano strategico del turismo ma anche qui, dopo averlo portato, non ci risulta che abbiamo avuto risposte. Abbiamo 7.500 chilometri delle nostre spiagge. Io provengo dalla costa veneziana, la costa che ha più turisti di tutta Italia. Vede, anche lì stanno aspettando: hanno bisogno di sapere quando, come partire e anche di essere assolutamente aiutati perché, se si aspetta troppo, non ce la faranno a rimettersi in piedi. Vede, signor Ministro, noi abbiamo chiesto lo stato di crisi ed è stato assolutamente rifiutato ma il problema è stata proprio la sua assenza: lei è stato completamente assente.

Le parlo adesso e voglio dire due parole su Venezia che è la città del mio territorio, Venezia che è simbolo, simbolo d'Italia, Venezia. Venezia è stata messa in ginocchio: dopo l'acqua alta stanno ancora aspettando i 150 milioni di euro. Sbloccateli, fate rivivere Venezia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che si era già tirata su da sola, ma ora c'è bisogno di esserle più vicino. Noi presenteremo nuovi emendamenti al “Liquidità”; presenteremo anche un fondo straordinario a fondo perduto che sia di almeno un miliardo e mezzo per il turismo. Votate la nostra proposta: non rinviate ogni volta al decreto successivo; ma che razza di soluzioni sono queste? Ogni volta si rinvia al decreto successivo. Stiamo parlando adesso del decreto ex aprile, che è quello di maggio. Noi le proposte le abbiamo fatte, per cui, vi prego, metteteci almeno il coraggio di votare a favore. Un'altra cosa…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). …riguarda una cosa importante: tutto questo ritardo sta portando la malavita, Ministro, a voler mettere le mani a quelle che sono le nostre strutture (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si stanno già muovendo e lo dico proprio del territorio di Venezia e delle situazioni che ci sono. Per cui fate attenzione, perché questo ritardo vi darà la responsabilità di quanto succede. Guardi, le do un consiglio signor Ministro: ascolti davvero di più gli imprenditori, perché loro sono veloci, non hanno tempo da perdere, il tempo è già scaduto. Forse anche lei dovrebbe pensare un po' meno a quella che è la scalata di partito, ma assolutamente pensare al popolo e ai problemi degli imprenditori del turismo. Siamo stanchi, siamo stanchi di sentir parlare di potenza di fuoco, bazooka, libri dei sogni o i racconti che lei ci sta facendo. Servono fatti, e subito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Gelmini. Prego.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente; signor Ministro, questa informativa cade nel mezzo della settimana della ripartenza, una ripartenza che, grazie al Governo, rischia di essere una falsa ripartenza; una settimana che ha messo in evidenza le due facce della medaglia; da un lato, gli italiani, molto spesso bistrattati dal Premier Conte, trattati come scolaretti, che hanno invece dimostrato grande senso civico, rispetto delle regole e tanta, tanta pazienza; dall'altro lato, il Governo, con i suoi clamorosi errori, a partire dal caos normativo, quell'enciclopedia di decreti, DPCM, ordinanze, per non parlare della lotteria delle autocertificazioni che hanno ammorbato gli italiani e continuano a rendere la vita difficile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, poi, le task force, lo diceva la collega, 450 esperti, magari era meglio metterci un imprenditore, un artigiano e un commerciante che sanno come si gestisce un'azienda e come la si riapre. Per non parlare di quella selva dei codici ATECO, un errore grossolano, bastava indicare un protocollo di sicurezza e chiedere agli italiani, le assicuro che l'avrebbero fatto, di rispettare quel protocollo; invece, vi siete avventurati nei codici ATECO, dividendo ancora di più gli imprenditori tra figli e figliastri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per non parlare dell'esautoramento, lo abbiamo detto questa mattina, del Parlamento. Tanti, troppi, errori e così sono trascorsi cento giorni, da quel 31 di gennaio, in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza. Cento giorni in cui voi non avete trovato il tempo, non solo di parlare di turismo e di cultura, ma di avanzare delle proposte specifiche per questo settore. Non lo avete fatto, e questo è un qualcosa che noi non riusciamo a comprendere. Lei, Ministro, ha rivendicato, nel suo intervento, la serietà; ha detto che non avrebbe fatto l'errore dei suoi colleghi, quello di parlare al futuro. Però, le ricordo che in questo intervento lei ha usato più il futuro del passato, cioè ha continuato, anche lei, a dire: valuteremo, proporremo, presenteremo… ma l'Italia non ha più tempo, l'Italia non è più nelle condizioni di aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Anche perché il turismo, lo ha ricordato ancora una volta lei, nel suo intervento, non solo rappresenta il 13 per cento del PIL, 350 mila aziende, 2 milioni di addetti, ma è anche un pezzo del nostro essere. Il turismo è la cultura, è il patrimonio, è l'enogastronomia, è l'arte, è la musica; tutto questo serve per rinascere, per rigenerare questo Paese.

E allora, noi non comprendiamo, perché lei si ostini a dire che non ha senso dichiarare lo stato di crisi. Insomma, è chiaro che tutti i settori sono in difficoltà, ma non ci vuole un genio per capire che il settore del turismo è quello più in crisi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), è quello più in difficoltà, è quello che avrà il fermo più lungo e delle prospettive di rinascita a lungo, lunghissimo termine. E allora, vede, Forza Italia, ma tutto il centrodestra, ha votato lo scostamento per ben due volte, i voti di Forza Italia sono stati dirimenti per raggiungere la maggioranza assoluta e mettere sul piatto, prima, 25 e, poi, 55 miliardi di euro, e da subito noi abbiamo chiesto che almeno 2 miliardi e mezzo servissero per un fondo emergenziale per il turismo.

Non ci avete ascoltato, non avete voluto introdurre questo fondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Poi, l'errore più grave l'avete commesso sulla liquidità; la liquidità per le imprese è come l'ossigeno per tutti noi; senza liquidità le imprese falliscono, chiudono e, vedete, vi siete accontentati di titolare un decreto il “decreto Liquidità”, ma lo volete capire che quel decreto è totalmente illiquido (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Si discute se forse la SACE è riuscita a garantire uno/tre prestiti, fossero anche tre, è la prova del fallimento di quel decreto.

Ma noi, qui, non vogliamo fare propaganda, non ci interessano solo le responsabilità. Noi vi diciamo che, ancorché in ritardo, siete, siamo in condizioni di modificarlo quel decreto. Noi saremo in Commissione la prossima settimana, nelle Commissioni finanze e attività produttive per proporre due cose: la prima, una manleva per le banche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), le banche devono dare i prestiti e non devono rischiare di essere coinvolte in procedure fallimentari, perché altrimenti a pagare non saranno le banche, saranno gli imprenditori che quei prestiti non li otterranno. E a fronte di questa manleva, servono tempi certi e azzeramento della burocrazia; solo così si dà la liquidità. Poi, c'è un altro punto di cui davvero noi non ci capacitiamo, che non comprendiamo: ma come avete potuto pensare di posticipare le scadenze fiscali a giugno? Ma giugno è nel pieno dell'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Come potete pensare che un imprenditore che non ha fatturato per marzo, aprile e maggio, a giugno possa pagare le bollette, perché non le avete sospese, gli affitti, perché non avete ancora trovato una soluzione, magari i mutui, i leasing e pure le scadenze fiscali e magari fare la dichiarazione dei redditi? Ma in quale film? Noi abbiamo detto da subito che le scadenze fiscali andavano rinviate al 30 di novembre, perché al 30 di novembre, forse, l'Italia sarà rinata, comunque si sarà rimessa in cammino, ma non certamente a giugno. E, poi, vi stupite che a Milano, a Padova, a Firenze e in Puglia, artigiani, commercianti e albergatori abbassino la saracinesca in segno di malcontento, in segno di disperazione. E voi riuscite pure a multarli quegli imprenditori, anziché dargli una mano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma volete la rivolta sociale o volete un aiuto da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Noi questo aiuto ve lo offriamo anche oggi, perché non siamo un'opposizione irresponsabile; noi vogliamo, non aiutare il Governo, ma aiutare il Paese, ma voi ce lo dovete consentire, dovete consentire a questo Parlamento di rivedere dei provvedimenti profondamente sbagliati. E, poi, dovete dare delle risposte. Ma quando arriveranno i soldi per gli affitti, quando darete risorse a fondo perduto, quando, con questo benedetto Comitato scientifico, riuscirete a fare uno straccio di protocollo di sicurezza, perché almeno gli albergatori sappiano come aprire i loro alberghi, come aprire i ristoranti? In cento giorni, non avete fatto l'unica cosa che dovevate fare: un protocollo di sicurezza chiaro, semplice, a cui tutti gli imprenditori si possano e si debbano uniformare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Concluda.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Poi, veniamo alla situazione dei balneari. Ebbene, qui siamo veramente alla tragicommedia, perché non si capisce se questi poveri balneari stiano giocando una partita di Tetris oppure se, dovendosi confrontare con il distanziamento sociale, alla fine potranno aprire le spiagge, sì o no. Siamo a maggio, non stiamo parlando dell'estate del 2033, stiamo parlando di quello che deve succedere a giugno, luglio o agosto e voi le risposte non le avete ancora date. Fa niente se poi voi potete chiamare un decreto di aprile il “decreto di giugno” e, alla fine, questo decreto arriverà, arriverà più in là, a maggio, forse a giugno, vedremo, con comodo. Nel frattempo le aziende falliscono e, magari, gli alberghi vengono svenduti a qualche potenza straniera o a qualche fondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è quello che sta succedendo e non è solo una questione di risorse, è una questione che o si cambia metodo o si cambia mentalità e anche questo Parlamento deve avere il coraggio di legiferare in modo diverso, di azzerare la burocrazia, di fare un nuovo patto fiscale fra lo Stato e il cittadino. Le dico un'ultima cosa, Ministro: non azzardatevi a mandare attraverso l'Agenzia delle entrate quelle 8 milioni di cartelle esattoriali agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non azzardatevi a fare questo errore, se non volete che questo Paese vada in rivolta. Noi vogliamo lavorare per costruire e non per distruggere…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIASTELLA GELMINI (FI). …ma questi errori - e concludo, Presidente - non sono ammissibili. E, quindi, noi concludiamo con quattro domande molto semplici: vogliamo sapere, primo, quante risorse a fondo perduto, Ministro; vogliamo sapere la questione degli affitti quando viene risolta; vogliamo capire agli stagionali cosa succede, come viene risolto quel problema; e, poi, lei ha parlato delle vacanze degli italiani, e noi sono due mesi che diciamo di incentivi per andare in vacanza e se oggi ci siete arrivati ben venga. Forza Italia farà fino in fondo il suo dovere…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIASTELLA GELMINI (FI). …perché non vogliamo lasciare soli questi imprenditori, però adesso tocca a voi cominciare a fare il vostro dovere perché gli albergatori, il mondo del turismo e anche il mondo della cultura non devono fallire per colpa vostra e non devono morire né di Coronavirus né di fame. Avanti, Ministro, di lavoro da fare ne ha veramente ancora tanto, forse troppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha affrontato i temi della crisi del turismo e della cultura nel nostro Paese in successione, com'era giusto facesse, dando indicazioni preziose e proposte concrete a due mondi che le aspettano con ansia per aiutare davvero il nostro Paese. Io vorrei affrontarli insieme, perché insieme abbiamo vissuto negli anni trascorsi l'investimento fatto sulla crescita e sullo sviluppo di questi due mondi. Abbiamo lavorato per vedere i piccoli borghi diventare il fulcro di rinnovati investimenti sui territori, le città mobilitarsi per guadagnare il ruolo di capitale della cultura del nostro Paese, i grandi musei provvedere al sostegno di quelli più piccoli, le nostre coste e i nostri paesaggi esaltati dal mix di bellezze naturali e di cultura. Abbiamo, insomma, sostenuto e creduto in un'Italia più viva e più ricca grazie alle caratteristiche di museo diffuso che le sono proprie. Per questo il COVID-19 e il lockdown, che dall'inizio di marzo 2020 hanno bloccato il Paese, hanno all'improvviso messo davanti ai nostri occhi la fragilità di un mondo fatto di un intreccio virtuoso fra cultura e turismo. Oggi il nostro sistema culturale e il nostro turismo affrontano una gravissima crisi che ne mette in forse la sopravvivenza, costringendoci a prendere atto che questo sistema, con questa concatenazione così originale di vitalità, unicità e ricchezza culturale, rischia di non reggere più. Parliamo di moltissimi lavoratori coinvolti, difficili da quantizzare, che hanno perso o perderanno il loro lavoro, di altri che l'hanno visto ridursi e che non sanno se, come e quando potranno recuperarlo. Sono spesso lavoratori autonomi, in una percentuale che rappresenta quasi il doppio rispetto a quella rilevata negli altri settori del mercato del lavoro, meno stabile, più fragile e più esposta al rischio di precarietà. Parliamo di mondi, infatti, di filiere di operatori con caratteristiche, forme giuridiche e strutture organizzative molto diverse fra di loro. Si sono bloccati musei noti in tutto il mondo e piccoli musei importanti per il territorio che rappresentano. Si sono chiusi teatri, cinema, biblioteche, si è bloccata la filiera del mondo musicale, si sono vuotati città e paesaggi che sono unici al mondo. Parliamo oggi di un intervento che noi dobbiamo fare, Ministro, per fronteggiare l'emergenza, per sostenere i più deboli, per impedire che il sistema tracolli. Dunque, occorre modificare i requisiti previsti dal FUS, dare fiducia, garantire aiuti a fondo perduto, investire su operatori, artisti e maestranze, aiutare, però, anche le strutture, gli alberghi, gli agriturismi, i rifugi, gli stabilimenti balneari.

Tutti i settori sono accomunati da una fortissima crisi di liquidità a cui si è fatto fronte con provvedimenti straordinari che noi le riconosciamo, dall'indennità per i lavoratori del turismo e della cultura alle tutele, agli ammortizzatori sociali e al sostegno alle imprese della cultura, dello spettacolo e del turismo.

Ma nel corso di questi anni, Ministro, abbiamo sperimentato strumenti che hanno già dato buona prova di sé: l'art-bonus, il bonus cultura, il 5 per mille da erogare subito, la legge per la promozione della lettura da rifinanziare, il sistema museale, asse portante dell'attrattiva turistica del Paese. Sono tutti strumenti che possiamo implementare e che ci consentiranno di modulare gli interventi di fronte a un'emergenza che va valutata di momento in momento. Manchiamo ancora di dati certi sulla durata e sull'impatto di questa emergenza sanitaria, soprattutto in vista di una riapertura da programmare con processi accelerati, perché frequentare i luoghi della cultura e del turismo e fruirne in maniera tradizionale impongono tempi lunghi per la loro riapertura ma occorre prepararsi a riprendere le attività interrotte dall'emergenza della pandemia utilizzando quanto ci sta accadendo per ripensare il sistema culturale e quello turistico nel loro complesso.

È un impegno chiaro a tutti noi. Non a caso lei ha ricordato prima che otto risoluzioni, proposte da altrettanti gruppi politici, hanno alimentato un ricco dibattito su questi temi in questi giorni nella VII Commissione della Camera, per arrivare, poi, a un'unica risoluzione, approvata da tutte le forze politiche presenti in Commissione, con l'intento specifico di offrire indicazioni al Governo. Alcuni punti fermi ci sembrano ormai acclarati: il ruolo del MiBACT resta centrale, anche a fronte delle evidenti difficoltà degli enti locali, oggi in affanno, a occuparsi del proprio patrimonio culturale e turistico. La crisi che stiamo vivendo può essere l'occasione per modificare la nostra idea di fruizione culturale e di valorizzazione del turismo. La rivoluzione digitale che sta accompagnando l'emergenza sanitaria ha modificato il nostro mondo. Non si tornerà indietro davvero da questo punto di vista e occorrerà ripensare in modo virtuoso a modelli più flessibili, costruendo nuove alleanze fra cultura e rivoluzione digitale, fra turismo e piattaforme. Nuovi mestieri si propongono e sarebbe insensato non considerarli.

La Commissione europea sta negoziando con gli Stati membri i nuovi accordi di partenariato per il periodo 2021-2027. Gli obiettivi principali prevedono progetti che favoriscano il turismo di prossimità, propongano portali per la fruizione di contenuti digitali per accedere a collezioni e a materiali già digitalizzati. Abbiamo bisogno di queste risorse. L'impalcatura comunitaria può essere usata per sviluppare politiche a livello locale e nazionale, soprattutto per definire regole comuni all'interno dell'Unione europea, di cui lei, Ministro, ha parlato, che garantiscano prescrizioni di sicurezza sanitaria comune e consentano il libero spostamento tra Paesi europei, condizione essenziale perché il nostro territorio, sia pur lentamente, si possa riprendere.

Lei è intervenuto puntualmente, Ministro, su molti, quasi tutti, i temi che avrei voluto proporle e che ci sono stati consegnati dai mondi del turismo e della cultura. Non ho il tempo per farlo e quindi, Ministro, le ricordo solo che, a nostro avviso, occorre ripensare secondo nuove prospettive la realtà a cui siamo abituati, utilizzare strumenti già collaudati ma pensare anche a strumenti nuovi, a quei fondi per la cultura e per il turismo, di cui lei ha fatto cenno, che mettano insieme risorse pubbliche e risorse private, consentendo investimenti a lungo termine, garantendo liquidità immediata e trasformandoli in un investimento legato al nostro patrimonio e alla sua valorizzazione.

Concludo, Ministro, sottolineando a nome del Partito Democratico la coerenza dei provvedimenti adottati fino ad ora, riaffermando l'importanza di proseguire in questa direzione per tutelare turismo e cultura nel nostro Paese. Per questo, Ministro, le garantiamo il nostro sostegno e il nostro appoggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Allora, Ministro, noi oggi riusciamo ad averla qui in Aula, su richiesta di Fratelli d'Italia, perché era ora che si arrivasse a parlare di un argomento così importante come quello che lei ha declinato ad inizio di seduta. Devo dire che abbiamo davanti un Ministero per i beni culturali e turismo che dà, anche nel suo intervento, una rappresentazione plastica del suo diverso impegno anche nei due settori. Lei è stato in Commissione VII e ringrazio i colleghi Mollicone e Frassinetti per quello che riguarda Fratelli d'Italia, ma la Commissione tutta, che è riuscita a darle delle indicazioni su un tema e anche a portarla oggi a declinare alcuni interventi puntuali che in quei settori è riuscito a portare a casa. In Commissione X non l'hanno vista, il mondo del turismo non l'ha incontrata, per quello che riguarda gli interventi e i provvedimenti puntuali sul mondo del turismo noi non ne abbiamo ascoltati. Abbiamo ascoltato delle previsioni, abbiamo ascoltato degli auspici che lei fa, ma lo fa il 7 maggio, lo fa dopo cento giorni che questa nazione ha, con decreto che anche lei ha votato, decretato un'emergenza sanitaria che faceva presagire, sul turismo, un'emergenza che sarebbe arrivata. Bene, Ministro, lei avrebbe potuto essere all'altezza della sua fama, perché lei è un punto di riferimento per il Partito Democratico, lo hanno dimostrato in tante occasioni i colleghi, riconoscendoglielo, è un punto di riferimento all'interno del Governo, dove è il capo delegazione, è stato il crocevia addirittura, in questi giorni importanti di crisi, delle nomine e delle lunghe trattative tra voi e il MoVimento 5 Stelle e Renzi, per chi doveva avere le poltrone delle varie partecipate dello Stato. Lei però, Ministro, non è stato il punto di riferimento degli albergatori, dei gestori di campeggio, dei ristoratori, degli operatori del trasporto pubblico e privato sul turismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei non è stato, Ministro, in un Governo che spesso accusa le regioni di non saper fare il loro mestiere, nemmeno il punto di riferimento delle regioni italiane. Noi, lo ricordo, Fratelli d'Italia, forse quasi da solo ormai in quest'Aula, ha sostenuto e fuori da quest'Aula ha rivendicato l'impegno a chiedere un Ministero del turismo, un Ministero che si dedichi a questo, perché questa delega viene sballottata da un Ministero all'altro e nessuno si impegna ad affrontare le tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E non glielo dico io: oggi le regioni italiane le scrivono (e la leggo, per non sbagliare): “Dobbiamo prendere atto che mancano fino ad ora anche le risposte più semplici, sia di carattere tecnico, per esempio in relazione ai protocolli di sicurezza, sia relative ai rischi per le imprese verso i propri collaboratori e verso i propri ospiti. In questo quadro, la volontà comune è di trovare soluzioni quanto più uniformi, evitando di correre il rischio di un'eccessiva differenza territoriale, che sarebbe inevitabile in presenza di ulteriori ritardi da parte del Governo”. Bene, questo lo scrive la Conferenza delle regioni, lei ha ricevuto questa lettera ed è un auspicio che le regioni fanno e io ringrazio gli assessori regionali di tutti i colori, perché si sono assunte delle responsabilità, hanno tentato di colmare queste mancanze di linee guida, che dal Governo non sono arrivate, in un settore che è strategico; è un settore che copre il 13 per cento del PIL, lei lo ha sottolineato, equivale a un milione, forse due, forse addirittura tre milioni di persone che lavorano o vivono di questo e ha anche sottolineato un'altra cosa, Ministro, non lo ha fatto con sufficienza: questa gente ha lavorato senza chiedere niente allo Stato, ha solo dato, ha pagato le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche in momenti di crisi e di emergenza di questa nazione è stata l'ossatura, la spina dorsale che ha permesso di garantire l'occupazione, che ha permesso di garantire il funzionamento del nostro apparato, anche in quei momenti. Quella gente oggi chiede di essere ripagata, perché non sono chiusi per loro volontà, sono chiusi perché gliel'abbiamo chiesto noi, glielo ha chiesto questo Stato e vanno ricompensati con interventi puntuali, con interventi determinati. Prima lei ricordava i balneari: i balneari, cosa avrebbe potuto fare per loro? Dare delle direttive e dei protocolli, ma dare, ieri, perché la stagione, negli altri anni, era già iniziata in gran parte d'Italia e non sono arrivati, non c'è una riga su questo. Le regioni sono andate random, abbiamo dovuto spingere per permettere almeno di far tornare gli imprenditori balneari a ristrutturare le loro aziende, perché non andassero in rovina. Ebbene, questo è mancato. Ma poteva fare un'altra cosa, poteva andare in Europa, dove c'è l'Europa dei sogni, che lei ogni tanto partecipa a descrivere, per dire basta con la Bolkestein; diamo e liberiamo gli imprenditori italiani da quest'incubo, diamogli le garanzie perché possano investire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), approfittiamo anche di questo momento per rivedere, in Europa, questioni che ci danneggiano, perché lei l'ha detto: è dovuto correre in Europa perché intanto la Germania, l'Austria, magari con la Slovenia, preparano un isolamento dell'Italia. L'hanno già fatto, perché la Slovenia ha messo per prima, per prima, quando ci davano degli untori solo a noi e nascondevano i cadaveri nelle altre nazioni, ha messo i blocchi per chiudere le strade di accesso all'Italia e di fuga. Quelle nazioni lì sono un problema e dimostrano che questa Europa è un'Europa che descrivete falsamente come solidale nei nostri confronti, ma che quando può ci colpisce.

Oggi gli operatori del turismo volevano, chiedevano, di sapere da lei se quelle frasi che abbiamo letto sulle sedie di quei ristoratori, con i quali lei forse oggi avrebbe potuto solidarizzare, quelli che sono stati multati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché scrivevano nei loro cartelli: “Se noi riapriamo in queste condizioni, falliamo”; diteci quali sono le prospettive che abbiamo davanti, diteci dei fantasoldi. I 400 miliardi che avete promesso sono fantasoldi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): gli imprenditori in banca ci sono andati a chiedere e non glieli hanno dati, caro Ministro Franceschini, lei che è di gran lunga una delle persone più esperte in questo Parlamento. A saper bene leggere, i 2.500 emendamenti al decreto “Imprese e liquidità” vedono dai banchi della maggioranza un migliaio di emendamenti che dicono che ci sono cose sbagliate e da correggere in quel decreto, e forse gli altri 1.500 dell'opposizione serviranno a migliorare un decreto che impedisce di agire. Allora, noi chiediamo delle misure precise puntuali. Abbiamo audito gli operatori del turismo - tutti -, abbiamo sentito le loro proposte; lo faccia anche lei, in maniera un po' più puntuale, per sapere per esempio che non si può immaginare di andare a mettere le mani in tasca agli albergatori in questo momento. La tassa di soggiorno dei primi tre mesi, lasciategliela in tasca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e poi depenalizzatela, perché Ministro, succederà che qualcuno che non ha i soldi per pagare - e non le faccio esempio per buongusto - finirà in galera per questa normativa che esiste e che condanna i nostri cittadini.

Seicento euro agli imprenditori del turismo non bastano nemmeno per la fine della filiera, per sopravvivere, nemmeno per pagare la bolletta dei primi dieci giorni di crisi. Il turismo è stato il primo a fermarsi - lo ha detto -, ha frenato, ha visto chiudere i voli dall'Est, dalla Cina e poi si è bloccato completamente; non si sa quando riaprirà. Ancora, noi non garantiamo liquidità, garantiamo burocrazia: quello che siete stati in grado di fare non è stato dare soldi e tagliare la burocrazia, è stato lasciare la burocrazia e non far vedere un euro a nessuno! Cerchiamo, Ministro Franceschini, di essere concreti. Oggi lei qui ci ha detto delle cose, perché ha grandi capacità dialettiche, come è tipico di quegli uomini che lei ha ricordato, che hanno lunga esperienza e io credo anche che lei abbia un senso delle istituzioni in grado di discernere i contenuti dalle enunciazioni. Lei dice: “L'opposizione fa polemica”. Noi non facciamo polemica, abbiamo offerto il nostro contributo. Le abbiamo per esempio detto, Ministro, a lei e al suo Governo, che magari era utile incentivare i nostri imprenditori dicendogli come sostenerli in questo momento, rischiando, non solo dandogli la prospettiva di sostenibilità, magari la cassa integrazione. Oggi bisogna far riaprire e per far riaprire bisogna premiare chi ci mette coraggio, chi ha la possibilità di farlo anche grazie al fondo perduto e al sostegno delle imprese. E' questo quello che è mancato nel suo intervento: sono mancate le regole, che chiedono le persone che hanno sempre lavorato, che hanno sempre vissuto del loro, che vogliono continuare a lavorare e a vivere del loro, che non hanno bisogno dell'assistenzialismo. Certo, in questo momento hanno bisogno di quel sostegno che noi crediamo si siano guadagnati negli anni e che, a nostro avviso, da questo Governo in questa fase non è arrivato. Fratelli d'Italia, anche in questo momento, è a disposizione per dare sostegno, per confrontarci. Oggi siamo riusciti a portarla qui: la invitiamo ad aprire un tavolo serio di confronto che le permetterà, la prossima volta, di venire in Aula a raccontare qualche risultato che possa essere ascritto al suo lavoro.

Le ricordiamo, Ministro, anche sulla vicenda delle aperture, che il turismo non è una bottega: il giorno che riapriremo, non avremo la possibilità di vedere le persone ritornare nel sistema turistico ad incentivare e a portare risorse, perché ci vorranno anni. Lo ricordava il presidente di Federalberghi, Bocca: il 40 per cento il primo anno di recuperi, il 70 il secondo, il terzo anno il cento per cento. Ci vuole programmazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ci voleva la capacità di affrontare - e chiudo Presidente - nella fase zero, quella che voi conoscevate, quando Conte comprava le mascherine a Palazzo Chigi, quando conosceva il rischio che avremmo avuto potenzialmente davanti: lì bisognava programmare. Oggi bisognava dare risposte e poi ricominciare a pensare al futuro: ci troviamo ancora all'anno zero, il turismo si trova all'anno zero. Dobbiamo a chi opera in questo settore strategico qualcosa di più. Ministro, noi siamo stati particolarmente delusi di questo aspetto della gestione del suo Ministero. Io le chiedo e faccio un appello: riflettete sulla possibilità di fare bella figura in un settore che curate e lasciate il turismo a qualcun altro, che probabilmente avrà modo di affrontarne le problematiche e magari risolverne qualcuna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente e grazie, signor Ministro. Grazie per l'intervento molto puntuale, molto serio. Il mio ringraziamento non suoni formale, né frutto di un rapporto di amicizia personale o di una passata comunanza politica che ci ha visto uniti. Il ringraziamento nasce dalla consapevolezza che, negli anni in cui lei è stato Ministro, in questo Paese si sono messi in campo gli interventi più significativi - tutti insieme, in un unico momento, in un unico periodo storico - per la cultura, e gliene diamo atto oggi in Parlamento.

Oggi, Ministro, fa parte di un Governo che si trova ad affrontare quella che è la crisi, per il mondo della cultura e del turismo, più grande per il nostro Paese dal dopoguerra. Con il Coronavirus, un vero e proprio tsunami si è scatenato contro il settore del turismo e della cultura; lo ha ricordato anche lei, Ministro. Oggi il settore del turismo è in ginocchio, gli alberghi, i ristoranti, certo, ma anche gli agriturismi e i campeggi all'aperto.

Io mi auguro che il Governo possa intervenire su questo per correggere una svista che c'è stata nell'individuare le attività consentite. Sono in difficoltà sicuramente il settore termale, come quello del trasporto, legato alle gite, le guide turistiche, come l'intrattenimento notturno, il settore delle crociere. Io credo che sia stato importante il segnale, l'indicazione, che ha dato lei, Ministro, circa la riapertura degli stabilimenti balneari. Cerchiamo di dare indicazioni chiare il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e cerchiamo di risolvere, Ministro - sono sicura che lo farà -, anche l'annosa questione delle concessioni balneari. Lo ha ricordato lei, Ministro: ad essere chiuso, in questo momento, ad essere in ginocchio, è il 13 per cento del PIL del nostro Paese; un settore vitale, fondamentale, per l'economia dell'Italia. Ben vengano le misure che ha annunciato, le condividiamo, dal bonus per le famiglie, alle agevolazioni fiscali, a un piano strategico. Per noi di Italia Viva questo è un primo tempo; probabilmente saranno necessari altri interventi per il settore del turismo, ma sono prime misure fondamentali. Noi di Italia Viva saremo sempre a sostegno degli operatori e delle operatrici del turismo, perché senza il turismo semplicemente l'Italia non è più viva.

E allora, Ministro, nella seconda parte del mio intervento, nei pochi minuti che mi restano, vorrei dedicare qualche riflessione più in generale al settore della cultura e dello spettacolo, perché anch'essi sono stati toccati drammaticamente dall'emergenza Coronavirus, dalle conseguenze di questa emergenza. Sono chiusi teatri, cinema, mostre, musei, non si possono svolgere concerti; il settore in generale dell'arte, della musica, è in difficoltà; sono bloccate le produzioni cinematografiche, come quelle delle fiction televisive.

Io, vede, Ministro, ho alcuni amici, amici cari, persone che lavorano nel mondo dello spettacolo, nel mondo della cultura; li sento spesso in questi giorni - credo come lei - e sono disperati, disperati davvero, perché non sanno come fare a rialzare il sipario, a non licenziare le persone che lavorano per loro. Per loro un sipario calato è un pezzo di vita amputato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva): un sipario calato è una ghigliottina sui loro progetti futuri.

Allora, hanno bisogno di noi, del sostegno dello Stato e ne hanno bisogno non solo perché il mondo della cultura e dello spettacolo è un settore comunque importante della nostra economia - produce ricchezza, garantisce posti di lavoro e merita rispetto per il valore economico che rappresenta - ma anche perché il valore della cultura va oltre quello che si può determinare in punti di PIL; sappiamo che è un valore che riguarda quello che noi siamo come essenza di uomini e di donne. La cultura definisce l'identità di un popolo: è qualcosa che va oltre il valore economico. Lo sappiamo bene e ce ne accorgiamo bene oggi più di prima, oggi che ci sono delle regole per cui i teatri sono chiusi, i cinema sono chiusi e ci perdiamo la bellezza di un'opera d'arte; la ricchezza che può dare ascoltare un brano musicale, andare all'opera, la bellezza di quello che si può scorgere in una rappresentazione teatrale. Lo sappiamo oggi che seguiamo delle regole che ci obbligano a uscire con la mascherina, giustamente, a rispettare le distanze di sicurezza, quella che viene chiamata la distanza sociale. Ecco, purtroppo c'è una distanza ancora più ampia, che ci fa ancora più male, che è la distanza delle anime, che sta proprio nel non poter più frequentare i luoghi della cultura.

Allora, c'è una distanza, che è quella dei nostri cuori, delle nostre passioni, che rende tutti noi più poveri, più soli, più fragili, ci fa sognare di meno. E come diceva Capote, drammaturgo, scrittore statunitense che amo molto, “un uomo che non sogna è un uomo che accumula dentro di sé riserve di veleno” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ecco, noi siamo in questa condizione, in questo scenario, ed è qui che si inseriscono le misure che ha annunciato, che condividiamo. Probabilmente non basteranno, serviranno altri interventi, ma sono una prima risposta molto importante per chi lavora nel mondo dello spettacolo e della cultura, perché diciamo loro che sono lavoratori, a cui riconosciamo una professionalità al pari degli altri. Non è un diversivo fare cultura e fare spettacolo, non è un settore per radical chic o per addetti ai lavori, ci sono delle professionalità da tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E lo faremo e continueremo a farlo, come Italia Viva.

Vede, Ministro, io credo che siano ancora oggi attuali delle parole, molto belle, che pronunciò Victor Hugo in quello che forse è il più bel discorso che si sia mai avuto in un Parlamento, il Parlamento francese, nel 1848, quando disse: “si potrebbe dire: un artista, un poeta, uno scrittore celebre lavora tutta la vita, lavora senza pensare ad arricchirsi, muore e lascia al suo Paese molta gloria, con la sola condizione di dare alla sua vedova e ai suoi bambini un po' di pane. Il Paese conserva la gloria e rifiuta il pane.” Victor Hugo era molto polemico perché vi era, lei lo sa bene, una situazione di tagli alla cultura. Oggi non siamo in quella situazione, ma forse è una condizione ancora peggiore perché oggi rischiamo di perdere la nostra cittadinanza, perché non c'è cittadinanza senza cultura; e rischiamo un pericolo più grande, come disse anche allora Victor Hugo, più grande ancora della miseria, che è quello dell'ignoranza.

E allora, noi abbiamo imparato tante cose dall'emergenza del Coronavirus: che i vaccini servono, che la scienza è determinante, che un abbraccio è importante, che la distanza ci fa male; ma io spero che abbiamo imparato anche qualcosa in più: che senza cultura e senza turismo, l'Italia semplicemente non è più l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ecco perché noi dobbiamo stare accanto agli operatori del turismo, della cultura, dello spettacolo, chiedere loro di resistere, di restare in piedi, perché noi non vogliamo semplicemente salvaguardare dei posti di lavoro, vogliamo salvaguardare la vocazione profonda del nostro Paese. L'Italia è stata, e deve continuare ad essere, portatrice sana di bellezza, perché la bellezza e la cultura sono l'unico vaccino contro l'ignoranza, la paura, la superstizione.

E, allora, noi di Italia Viva, Ministro, saremo al suo fianco e saremo al fianco di tutti coloro che combattono per difendere questa bellezza, per tutti coloro che combattono perché l'Italia continui ad essere l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà, prego.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per questa informativa. Ci ha detto oggi molte cose che considero importanti rispetto alle misure che il Governo sta mettendo in campo per reagire a un'emergenza, che, come lei stesso ha ricordato e come tutti e tutte sappiamo, colpisce in modo particolarmente drammatico i settori di cui lei si occupa e su cui oggi ha relazionato al Parlamento. Il turismo, innanzitutto, non solo per la dimensione che riveste nel nostro prodotto interno lordo, nell'economia del Paese, ma per le sue caratteristiche specifiche e così esposte all'aggressione del virus. A proposito, vorrei ricordare a tutti noi – perché, a volte, la nostra discussione mi appare un po' paradossale - che le conseguenze così drammatiche oggi misuriamo sui settori di cui stiamo discutendo, sul turismo, come sulla cultura, non sono il frutto o la conseguenza di uno Stato cattivo, che con il lockdown ha colpito volontariamente settori così vitali e così decisivi per il nostro Paese; sono purtroppo la conseguenza di un virus, questo sì molto cattivo, che ha colpito tutti e tutte noi, il nostro Paese e il mondo intero, e col quale occorre, ancora oggi, fare i conti con grande attenzione e grande prudenza. Vorrei che ce lo ricordassimo anche per sfuggire a quella strana tentazione che fa di noi, tutti e tutte, i portatori di interessi particolari, badate, interessi particolari che di per sé sono tutti decisamente importanti, ma che, se non inseriti dentro la costruzione di uno sguardo capace di guardare a questa situazione in modo complesso e organico, rischiano di produrre l'aumento di una tensione incapace, però, di dare soluzioni e risposte efficaci di fronte ai problemi che abbiamo.

È del tutto evidente che occorrono norme chiare e che tutti e tutte abbiamo bisogno, il prima possibile e nel modo più chiaro possibile, di avere indicazioni che consentano a noi di sapere come comportarci, di sapere come si svilupperà la nostra vita nei mesi che abbiamo di fronte, che consentano a chi opera in questi settori di poter programmare la ripartenza e la riapertura nel modo più efficace. Tuttavia io credo che, dentro questa condizione, dunque con la prudenza necessaria, le misure che sul terreno emergenziale sono state messe in campo siano misure importanti, per dimensione e anche per il modo con cui sono state articolate, anche dentro una comprensibile evoluzione che si misura con la capacità di misurare le iniziative rispetto alla loro efficacia o alla loro inefficacia. Considero, per esempio, signor Ministro, molto positiva la scelta che oggi ha qui annunciato, di ridurre il numero di giornate lavorative necessarie nel mondo della cultura e del lavoro artistico per ricevere quel sostegno necessario a chi oggi ha visto evaporare, da un giorno all'altro, il suo reddito. La considero una scelta giusta perché lei sa bene che in quel mondo, spesso e volentieri, la possibilità di misurare un numero di giornate così alto, come quello definito precedentemente, le trenta giornate, è assai difficile e sa bene che, dietro a una giornata di lavoro in quel mondo, spesso, ci sono giornate e giornate di lavoro che sono più difficili da calcolare, che sfuggono agli elementi di verifica e che, dunque, rischiano di escludere dall'accesso a quegli strumenti necessari di sostegno al reddito dentro l'emergenza un numero assai grande di persone. E tuttavia, signor Ministro credo che, anche su questo fronte, dovremmo avere la forza di provare ad utilizzare questo momento così drammatico ed eccezionale non soltanto per rispondere, qui ed ora, alle urgenze che l'emergenza pone di fronte a noi e pone, innanzitutto, di fronte a quelle persone, a quegli uomini e a quelle donne, a quelle lavoratrici e a quei lavoratori, che sono particolarmente colpiti da quello che sta accadendo, ma credo che dovremmo utilizzare questa occasione per pensare e mettere in campo elementi di riforma, di riforma complessiva, di prospettiva rispetto a mondi che, anche ieri, vivevano una condizione di grande fragilità, lo ha ricordato l'onorevole Nardelli prima di me. Questa vicenda mette in evidenza la fragilità di un mondo, di un sistema che per noi è così importante, è così importante per questo Paese e che, tuttavia, ha bisogno di interventi che guardino alla prospettiva, non soltanto all'immediato. Penso, per esempio, alla necessità, anche nel nostro Paese, come avviene in altri Paesi europei, di uno statuto del lavoro artistico, del lavoro culturale. Nel nostro Paese sono tantissime le professioni che non riusciamo ad inquadrare, di cui non riusciamo ad avere un quadro preciso e che avrebbero bisogno non soltanto, invece, di norme chiare in grado di definire i confini di quel mondo e di quell'ambito, ma che avrebbero bisogno anche di interventi, per esempio, sul terreno del reddito, del sostegno al reddito, che intervenissero su una dimensione che in quel caso produce, a cose normali, una grande fragilità, come quella dell'intermittenza, misure che consentano un sostegno al reddito di intermittenza per i lavori del mondo dello spettacolo, dell'arte e della cultura.

Dobbiamo mettere grande attenzione, per esempio, signor Ministro, su tutta quell'area, che è molto grande - e lei lo sa benissimo - e che è al di fuori dei circuiti che oggi sono raggiunti dagli strumenti di sostegno e di finanziamento istituzionali, come il FUS, che pure rappresentano una percentuale molto alta di lavoratori e di lavoratrici, di imprese culturali, di imprese creative, cioè di quel tessuto che fa della cultura in Italia, come lei ha giustamente ricordato, una parte decisiva della nostra prospettiva economica e anche un'enorme area di lavoro, spesso, precario, sottopagato, spesso costretto perfino ad operare in condizione di non regolarità contrattuale, sì, anche “a nero”, perché quella è l'unica condizione che spesso permette a lavoratori e lavoratrici di tirare avanti dal punto di vista reddituale e salariale.

E poi, ancora, per chiudere: signor Ministro, io credo che su questo terreno sia necessario mettere in campo - ed è quello che le chiedo - un grande sforzo di partecipazione. Lei ha ricordato la grande solidarietà che si è sviluppata dopo che lei ha chiesto alle grandi personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, di mettersi a disposizione perché al Paese arrivasse forte e chiaro, e subito, un messaggio utile a costruire un elemento di consapevolezza collettiva. Ed è del tutto evidente che con le grandi personalità dell'arte e della cultura ci sia una relazione più semplice e più immediata, ma c'è, appunto, un mondo largo con il quale occorre costruire un percorso di partecipazione, anche per ridefinire al più presto, anche in forma innovativa, meccanismi che consentano la riapertura di quelle filiere che, certamente, pongono maggiori criticità dal punto di vista del controllo sanitario, del cosiddetto distanziamento fisico, ma che non possono immaginare di non riaprire mai o di essere trasferite dentro a una dimensione che è incompatibile con la natura stessa delle cose che fanno. Su tutte queste questioni, lei avrà il nostro sostegno, ma anche un'iniziativa che provi a spingere più in avanti il lavoro che, comunque, positivamente si sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevoli colleghi, onorevole Ministro, ho sentito entusiasmo, buona volontà, passione, quella che le avevo rimproverato affettuosamente di non aver mostrato in queste settimane nell'incontro in Commissione cultura. Lo slancio che lei ha dato, e anche alcune legittime critiche, sulla operatività ha trovato il consenso di quest'Aula, fino alle parole di rappresentazione dei valori nazionali e dei valori di identità dell'onorevole Boschi, in cui l'avvenenza e la nobile retorica hanno indotto una condivisione spontanea, ma, molto spesso, la retorica prevale sulla verità. Nel divertimento della nostra adolescenza, ricorderete che nei Paesi dell'Est, dove le libertà elementari erano impedite, le ragazze erano più colte, a scuola si leggeva di più. Ora, il Coronavirus è una dittatura e, in realtà, la cultura non è stata affatto punita, perché non c'è condizione migliore per la lettura della chiusura e la lettura, dentro di noi, è un coro e un teatro; quindi, sono stati momenti di grande meditazione e anche di grande felicità, tanto che potremmo dire che è inutile invocare, come fa l'amico Franceschini, le vacanze. Le vacanze le abbiamo fatte: occorre lavorare, non fare vacanze, abbiamo fatto fin troppe vacanze; il 1° maggio è stato il giorno della contraddizione, il giorno del riposo per il lavoro, che diventa un altro giorno noiosamente di lavoro mancato. Ora, nella cultura questo è tanto più evidente perché il Governo ha fatto un errore grave, un errore sanitario e un errore politico: non andava in alcun modo interdetta, nella logica di qualunque organizzazione sanitaria o di grandi medici, come Garattini, l'aria aperta. L'aria aperta vuol dire teatri, anfiteatri, siti archeologici: chiuderli è stato idiota, come chiudere le spiagge. Ora, per il turismo è chiaro che riaprire le spiagge, oggi, è il minimo che si può fare, perché è vero, vacanze o non vacanze, luglio e agosto saranno giorni meravigliosi per la morte, la festa della morte del virus, ma occorre che le spiagge siano pronte, occorre che quei luoghi di turismo ludico siano tali da consentire di arrivare. Chiudere alle passeggiate è stato stigmatizzato da nove magistrati; impedire di stare sulla spiaggia e punire con persone che ti bloccavano e multavano è stato grottesco. Teatri e anfiteatri devono aprire subito e occorre un protocollo, come quello che oggi la dottoressa Bagnoli lamenta, dirigendo il nostro Museo di Ferrara, per il 18 maggio. Dici 18 maggio, ma poi occorrerà capire come, e occorre dirlo subito perché il 18 maggio altrimenti è un'illusione, e aver tenuti chiusi i musei è una contraddizione grottesca con quello che lei ha dichiarato il 5 novembre 2015. Lei ha detto che in Italia i musei, i luoghi di cultura, le biblioteche e gli archivi diventino servizi pubblici essenziali, e quindi addirittura che si applichino i livelli delle prestazioni essenziali è davvero una grande conquista; conquista perduta subito, perché se sono servizi essenziali, dovevano essere aperti i musei esattamente come i supermercati. Non capisco perché la contiguità fisica per andare a comprare qualunque bene materiale non dev'essere la medesima; anzi, con i musei semivuoti, i piccoli musei in cui non entra nessuno, con alti soffitti, opere distanti, dovevano sempre essere aperti! Non aver avuto le code, invece che ai supermercati, ai musei, vuol dire negare quei valori evocati dalla onorevole Boschi, e cioè che noi siamo quel cibo, è un cibo della nostra anima; lo diceva Machiavelli, lo diceva Petrarca: è più importante ancora del mangiare e del bere.

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Lo abbiamo negato: lei lo ha confermato e l'abbiamo negato.

Ora, io le chiedo di occuparsi rapidamente dei protocolli: non dica “stiamo lavorando, stiamo provando, stiamo ragionando”. Non si può neanche chiedere alle banche un atto d'amore: cose grottesche! Usate atti pratici: dite cosa occorre fare e dite la verità. Non c'è alcun rischio ad entrare in un museo, non c'è alcun rischio a camminare sulla spiaggia, non c'è alcun rischio a stare all'aperto! L'aperto dev'essere la nostra nuova terra di conquista: se non si dice questo i protocolli saranno finzioni, menzogne, e la cultura una aspirazione mancata ma dichiarata, come lei ha fatto e come facciamo in questo Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), grazie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, Ministro, tra i lavoratori che non si sono mai fermati durante questa emergenza ci sono stati gli artisti e moltissimi operatori nel settore. Lo ha ricordato anche lei, quanti importanti doni sono stati fatti alle comunità: nuove canzoni, testi, reading, spettacoli on line; gli artisti hanno aperto le loro case e le hanno trasformate in studi di produzione, gallerie che hanno aperto corsi. Allora, questo cosa ci dice? Che in questo ambito tra le due fasi di lavoro, quella dell'offerta e della fruizione, la seconda è solo il punto finale, quella che fa incontrare la cultura col turismo, gli artisti col pubblico; però, un'offerta culturale di qualità e competitiva in un mercato oggi molto complesso, se alle spalle c'è un processo di produzione forte.

Allora, cos'è che possiamo fare noi? Possiamo mettere al centro un nuovo paradigma nei finanziamenti: dichiariamo l'anno 2020 l'anno della produzione. Anche perché, come abbiamo detto, come ha detto lei chiaramente, la fruizione culturale è inficiata dalla situazione. Per 6-7 mesi non avremo concerti; ma per tirare su il palcoscenico, un giorno, quel sipario, dietro il sipario devono aver lavorato. Questi 6-7 mesi servano, con tutti i fondi che noi istituiamo, a commissionare lavori, a sostenere la produzione, ma anche tutti quegli aspetti: il settore ha bisogno di trovare nuove modalità, anche per essere competitivo.

Dico anche, proponiamolo a livello europeo, che il 2020 sia l'anno della produzione, così che partano subito quei bandi perché tutto il settore lavori. È un lavoro a tavolino, è un lavoro di prove, di formazione e di creazione di nuovi contenuti per un'offerta, che dev'essere forte, che innalzerà il nostro settore già dal 2021: perché quanto alla fruizione purtroppo, è inutile che sviluppiamo tutte le nostre energie per portare on line, in altre modalità un'offerta che vede al centro la socialità col proprio pubblico.

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Sosteniamo, quindi, fortemente questa prima fase, offrendo riconoscimento e ringraziamento agli artisti che stanno continuando a creare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (MISTO-PP-AP). Presidente, ringrazio il Ministro per la relazione. Mi vorrei concentrare sul fattore più importante in questo momento, che è considerare il turismo come industria turistica. Parliamo del 5 per cento del PIL, con i settori collegati circa il 13 per cento, più di 180 mila posti di lavoro a rischio nell'ultima indagine demoscopica, 40 mila imprese a rischio default. Un grido d'allarme che arriva dal settore, dalle associazioni di categoria, da tutto il mondo anche degli imprenditori. Bisogna fare presto, secondo noi con tre strumenti, tre pilastri importanti.

Meno tasse, inteso come non la sospensione delle tasse, perché c'è il rischio di andare poi successivamente con le aperture a tassare le perdite, ma un taglio delle tasse per l'anno fiscale 2020. Poi c'è il problema della burocrazia: tantissime piccole attività sono colpite dalla burocrazia, chiediamo una sorta di provvedimento a “scartoffie zero”. E l'ultimo, un'attenzione forte al Sud, al Mezzogiorno: non solo la promozione delle grandi città, ma dei piccoli borghi, delle aree interne. Faccio l'esempio anche dell'Abruzzo, delle aree terremotate. È fondamentale un'azione concreta e fattibile soprattutto per quei territori che faranno più fatica a riprendere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, signor Ministro, conosco e apprezzo il lavoro che sta facendo per i mondi della cultura. Ne abbiamo bisogno adesso, perché è importante che ci diciamo e ci ridiciamo che la cultura non ci servirà dopo, quando avremo finito di occuparci delle cose importanti, di ben altro, che la cultura non è un bene di lusso che ci concederemo più avanti: la cultura ci serve non quando avremo riaperto, ci serve per riaprire. Questo vuol dire, Ministro, che mai come in questo momento storico c'è bisogno, oltre alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio, di occuparci della produzione di nuova cultura e del rilancio dei consumi culturali.

Su questo voglio spendere una parola sul digitale. Il digitale ha fatto ingresso in maniera massiccia nella vita degli italiani in queste settimane. Sosteniamo chi ne sta facendo uno strumento per mantenere in questo momento la fruizione culturale, e lavoriamo da adesso per facilitare l'integrazione fra online e offline, per far sì che aiuti una nuova epoca di cultura aumentata, scongiurando il rischio del rigetto culturale che molti potrebbero avere. Nei giorni scorsi abbiamo adottato all'unanimità in Commissione cultura una risoluzione: mi aspetto che il Governo la faccia proprio in tutta la sua interezza e la rilanci in maniera anche più ambiziosa.

Voglio concludere, Presidente, citando due punti di questa risoluzione; ma non sono due impegni specifici: sono due punti che danno il senso più generale di quello che abbiamo approvato in Commissione. Il primo: non scordare nessuno indietro, ce lo stiamo ripetendo; questo vuol dire nessuna persona, e quindi tutti i lavoratori e le lavoratrici che non vengono catturati dalle reti classiche di protezione o dalle categorie tipiche, perché è pieno di lavoratori e di lavoratrici intermittenti, autonomi, che si occupano e che vivono di diritto d'ingegno. Su questo serve velocità e probabilmente, Ministro, glielo dico in quanto membro del Governo e non solo per la parte di cui stiamo discutendo oggi, c'è bisogno di un reddito di emergenza, come ha proposto il Forum Disuguaglianze e diversità e l'ASviS.

E poi non lasciare nessuno indietro: non solo le persone, neppure i luoghi. Perché ovviamente ci sono i teatri che tutti identifichiamo, ma il Paese è pieno di spazi culturali ibridi che stanno svolgendo e hanno svolto una funzione centrale, è pieno di festival; ci sono le città d'arte, ma ci sono tanti piccoli borghi che possono diventare un'occasione da questo punto di vista.

E concludo, Presidente e Ministro, con un punto, che è un po' sempre il senso di quella risoluzione che abbiamo adottato, e altri colleghi ne hanno parlato, che è “riaprire”. Io l'ho ascoltata e ho apprezzato la sua apertura sulla riapertura. Non possiamo pensare di congelare la cultura per mesi, però dobbiamo anche concentrarci non solo sul che cosa, dobbiamo concentrarci sul come, dobbiamo cambiare il modo di ragionare. E io le faccio una proposta, Ministro, faccia una cosa senza precedenti nella storia del Paese: una task force di artisti. Perché i giuristi basteranno a malapena per fare i DPCM per la fase di emergenza; bastano i giuristi per uscire dalla crisi, mi auguro, ma non basteranno per superarla, la crisi: per superarla serve ridisegnare il Paese. Facciamo entrare gli artisti, mettiamoli al lavoro; e se non vuole fare la sua task force, cosa che capirei, chieda almeno al Presidente Conte di nominare subito delle artiste in quella di Colao. Perché dobbiamo mettere gli artisti a ridisegnare non solo il mondo della cultura, ma ogni forma di nuova convivenza che abbiamo così bisogno di sperimentare, non solo a causa del Coronavirus (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Franceschini, ho ascoltato con grande attenzione la sua relazione ed anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, quindi praticamente tutto è stato detto. Attendo di poter leggere il cosiddetto “decreto 55 miliardi” con tutte le iniziative previste per l'ambito turistico, culturale, artistico, religioso. Un settore che, com'è stato ricordato, rappresenta una voce economica importante per il nostro Paese. Quindi, approfittando di questo spazio concesso, vorrei evidenziare una problematica un po' diversa che rilevo sul mio territorio, che è a forte vocazione turistica. Io vengo dalla zona dauno-garganica, quindi nord della Puglia, ma è una problematica riconducibile a un po' a tutto il Paese: riguarda il canone di utilizzo di spazi demaniali per la propria attività. Ora, la domanda che gli imprenditori pongono alle istituzioni è molto semplice: perché devo pagare un canone di concessione di spazio pubblico se non ne usufruisco, in quanto obbligato a tenere chiuso la mia attività, e quindi, di conseguenza, non produco neanche rifiuti?

Quindi riguarda i canoni COSAP o la tassa TOSAP, a seconda del comune o altri enti pubblici, e della TARI per quanto riguarda la parte variabile di questa tassa. Quindi, conseguentemente, si interpellano, spesso in maniera strumentale, principalmente i sindaci affinché questi costi vengano eliminati, senza considerare una cosa importante: che sono pochissimi i comuni che possono farlo autonomamente in quanto hanno una situazione di bilancio più solida, più florida. La maggior parte dei comuni, invece, avrebbe bisogno di un aiuto da parte dello Stato per venire incontro a queste esigenze legittime di questi operatori, naturalmente imprenditori, ed intervenire senza causare danni al proprio ente, che è già in sofferenza o, addirittura, in condizioni di pre-dissesto o dissesto. Quindi, Ministro Franceschini, offro questa riflessione per considerare…

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …tale possibilità - e concludo, Presidente - a queste partite IVA, considerando che la maggior parte lavorano in luoghi di interesse turistico, ma, come ho detto prima, in generale questo intervento può tutelare anche l'esigenza di chi ha la propria attività in zone non propriamente di attrattiva turistica. Pochi secondi, Presidente Fico, per esprimere il mio apprezzamento al suo sostegno alla questione degli operatori balneari, che sviluppano un turismo costiero che, come è noto, va in circa 8 mila chilometri di costa. La ringrazio e le auguro buon lavoro.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Brescia, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grande, Liuni, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Scoma e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative a sostegno della filiera del libro - n. 2-00766)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Aprea ed altri n. 2-00766 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Casciello se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, chiaramente affrontiamo questo argomento della chiusura delle librerie e dell'emergenza determinata dai provvedimenti per limitare e fronteggiare la pandemia del COVID-19.

La chiusura delle librerie, della presenza fisica, ha significato un ulteriore colpo inferto ad un settore già duramente provato dalla profonda crisi legata ai cambiamenti nella struttura distributiva, e le perdite per le librerie dovute all'emergenza COVID-19 sono state quantificate in un calo di fatturato atteso di circa 47 milioni di euro solo per quest'anno, con minori guadagni per investimenti e mantenimento di strutture pari a circa 16 milioni e mezzo. L'Associazione italiana librai indica una perdita di 25 milioni di euro solo per il mese di marzo 2020, mentre l'Associazione italiana editori segnala che la vendita dei libri rispetto allo stesso periodo del 2019 è già calata del 75 per cento. Sul settore peserà fortemente il blocco di tutte quelle attività che avrebbero avuto ricadute di natura economica, quali fiere, festival, incontri con gli autori, attività di promozione nelle scuole e così via, la cui ripresa appare lontana nel tempo per il mantenimento di misure di distanziamento sociale.

La chiusura delle librerie ha privato gli editori del canale principale di vendita, spingendoli a rivedere pesantemente i piani editoriali per il 2020, riducendo del 31 per cento le novità in uscita, il che significa la pubblicazione di oltre 20 mila titoli in meno, con una stima di una perdita di 49 milioni di copie stampate e di 2.500 titoli tradotti in meno, con conseguenze inimmaginabili in termini occupazionali lungo tutta la filiera, dalla carta alla distribuzione, senza dimenticare il venir meno di redditi per autori e traduttori.

Naturalmente, la difficoltà del settore è stata aggravata anche dall'inevitabile ricorso alle vendite online da parte dei cittadini in questo momento di chiusura delle librerie stesse. L'apertura anticipata delle librerie decisa dal Governo rispetto ad altre attività produttive ha voluto rispondere sicuramente a una domanda di cultura quale bisogno fondamentale nella vita dei cittadini, ma in sé non può essere interpretata come un sostegno e un aiuto al settore a confrontarsi con le difficoltà delle perdite economiche derivanti dalla sospensione dell'attività.

Peraltro in molte regioni tale apertura è stata procrastinata rispetto alle indicazioni del Governo e molti operatori hanno preferito non riavviare le attività, dovendo tener conto delle molteplici misure di distanziamento e di contingentamento degli ingressi, snaturando così anche la loro naturale funzione di luogo di socializzazione, di confronto e riflessione.

Sulle librerie, così come sulle attività culturali in genere, la crisi dispiegherà i propri nefasti effetti ancora per lungo tempo, proprio perché non si sa quando e come si potrà riprendere per il distanziamento sociale.

Non ci si può permettere un Paese senza librerie, editori e senza tutti gli altri operatori della filiera del libro, così come non ci si può permettere la chiusura di teatri, sale cinematografiche e sale concerti. Sono necessari interventi concreti a sostegno del settore librario, ma, affinché tali azioni abbiano un significato concreto e proiettato nel futuro, è necessario prevedere anche interventi di promozione alla lettura, perché anche la legge approvata da poco sull'incentivazione alla lettura, nonostante noi avessimo dato un contributo fondamentale per la sua stesura completa, riteniamo che non corrisponda ancora alle reali esigenze del settore.

Tutto il settore culturale avrà bisogno, quindi, di interventi portati avanti sul duplice piano del sostegno economico e dell'educazione alla fruizione del prodotto culturale. Di qui le nostre sollecitazioni al Governo affinché ci sia l'istituzione di un fondo dedicato alla filiera editoriale libraria con congrua dotazione; prevedere un potenziamento del tax credit per le librerie; prevedere un credito di imposta per le famiglie per l'acquisto di libri, non soltanto scolastici, soprattutto per i figli minori, così da formare giovani lettori che diventeranno lettori adulti; a organizzare quindi - si chiede al Governo - campagne di promozione della lettura, soprattutto nei territori in cui è meno diffusa, e ci riferiamo al Mezzogiorno, coinvolgendo le librerie; a potenziare la rete bibliotecaria, sia scolastica che degli enti territoriali; infine a promuovere, quale servizio pubblico, nelle sedi di competenza, un canale RAI dedicato all'editoria.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha facoltà di rispondere.

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidentessa - ci tengo a sottolinearlo -, mi riferisco all'interpellanza in oggetto, a firma dell'onorevole Aprea unitamente ad altri onorevoli colleghi del medesimo gruppo, con la quale si chiede che il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo prenda iniziative urgenti e straordinarie in un settore culturale come quello dell'editoria libraria, particolarmente penalizzato, come è stato appunto appena ricordato.

In proposito rammento anzitutto che, come veniva ricordato, solo di recente è stata approvata la legge 13 febbraio 2020, n. 15, recante disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura, che ha preso origine da iniziative parlamentari condivise e sostenute dal Governo. La nuova legge muove proprio dalla considerazione della lettura quale mezzo per lo sviluppo della conoscenza, la diffusione della cultura, la promozione di progresso civile, sociale ed economico della nazione, la formazione e il benessere dei cittadini.

Quanto alle misure dirette a mitigare gli effetti prodotti anche nel settore dall'emergenza sanitaria, posso confermare che nel prossimo decreto-legge, al fine di sostenere le librerie e l'editoria, sarà prevista l'istituzione di un apposito fondo con una dotazione congrua. Con decreto dello stesso Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo saranno poi stabilite le modalità di ripartizione e assegnazione delle risorse agli operatori del settore, tenendo conto dell'impatto economico negativo conseguente all'adozione delle misure di contenimento del COVID-19.

Tra le forme di sostegno economico-finanziario ricordo il tax credit librerie, introdotto dalla legge di bilancio per il 2018, che riconosce un credito d'imposta per gli esercenti di attività commerciali che operano nel settore della vendita al dettaglio di libri. Con la citata legge 13 febbraio 2020, n. 15, è stato inoltre previsto un incremento dell'autorizzazione di spesa di 3.250.000 euro annui a decorrere dall'anno 2020.

Sul tax credit, quindi, è già stato disposto da quest'anno un aumento significativo della dotazione, che arriva così a una quota che supera gli 8 milioni di euro, ossia più del doppio rispetto a soli due anni fa, cioè il 2018, quando è entrata in vigore tale misura.

Un ulteriore aumento di budget per il credito fiscale alle librerie potrebbe essere considerato nell'ambito delle complessive disponibilità finanziarie in occasione dei prossimi interventi a sostegno dell'economia.

In merito al credito di imposta per le famiglie e al sostegno della domanda privata, l'articolo 6 della citata legge sul libro - sempre la n. 15 del 2020 - istituisce una carta della cultura, utilizzabile per l'acquisto di libri d'importo nominale di 100 euro a favore di nuclei familiari economicamente svantaggiati. La dotazione di questo Fondo è di un milione di euro a decorrere dall'anno 2020.

Quanto alle campagne di promozione della lettura, l'articolo 2 della legge n. 15 del 2020 è dedicato al piano nazionale d'azione per la promozione della lettura, adottato dal Ministro per i Beni e le attività culturali e il turismo di concerto con il Ministro dell'Istruzione. Le campagne promozionali della lettura sono finanziate principalmente dal Fondo per la promozione del libro e della lettura, con dotazione annua pari a 4 milioni di euro, a decorrere dal 2018, di cui un milione per le biblioteche scolastiche, gestito dal Centro per il libro e per la lettura. Con tali risorse il Centro per il libro si occupa di dare attuazione ad una politica organica di promozione della lettura, finanziando in modo adeguato le sue attività strutturali e innovative, di fornire concreto sostegno e riconoscimento ad associazioni culturali, soggetti no profit, biblioteche e amministrazioni comunali, poli di biblioteche scolastiche, biblioteche specializzate, nonché di realizzare altre iniziative, quali ad esempio il Maggio dei libri, campagna nazionale nata nel 2011 che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto.

In questo momento estremamente critico per tutta la filiera editoriale, il “Maggio dei libri” ha inteso contribuire a dare visibilità alle librerie e alle case editrici. Lo ha fatto con la nuova rubrica #inLibreria, avviata sui canali social con l'inizio ufficiale del “Maggio dei libri” lo scorso 23 aprile. In merito al potenziamento della rete bibliotecaria, sia scolastica che degli enti territoriali, soprattutto comunali, si segnala che, in attuazione dell'articolo 22 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, la direzione generale biblioteche e diritto d'autore bandisce annualmente, a partire dal 2018, una procedura selettiva rivolta esclusivamente alle biblioteche scolastiche e ai sistemi bibliotecari territoriali per il finanziamento di progetti riguardanti la promozione della lettura, la tutela e la valorizzazione del patrimonio librario, nonché l'incremento dell'efficienza dei sistemi bibliotecari. Il fondo a disposizione è di un milione di euro per ogni anno. Anche per l'anno in corso, la competente direzione generale, ritenendo necessario garantire il corretto e regolare svolgimento dell'attività amministrativa, ha azionato puntualmente il procedimento di assegnazione delle risorse del fondo in questione, tenendo conto tuttavia della sospensione dei termini procedimentali, dettata dalla normativa per fronteggiare l'emergenza epidemiologica ancora in corso. Nel 2018 sono state finanziate 187 biblioteche scolastiche e 76 sistemi bibliotecari territoriali; nel 2019 sono state finanziate 206 biblioteche scolastiche e 100 sistemi bibliotecari. In entrambi gli anni i finanziamenti sono stati erogati fino a concorrenza del milione di euro a disposizione. Quanto alla promozione di un canale RAI dedicato alla cultura, va osservato che eventuali previsioni relative agli obblighi derivanti dal contratto nazionale di servizio tra il Ministero dello Sviluppo economico e la RAI potranno essere considerati in occasione del rinnovo della scadenza di quello in atto. Infine, ricordo che alcune misure di sostegno agli operatori economici danneggiati dagli effetti dell'emergenza sanitaria, come ad esempio la sospensione dei versamenti tributari e contributivi e gli ammortizzatori sociali, anche di carattere eccezionale per i lavoratori, si applicano anche alla filiera del libro, mentre sono allo studio per il prossimo decreto ulteriori interventi che potranno interessare, tra gli altri, lo stesso settore. Da ultimo segnalo che l'attenzione del Governo verso la promozione della lettura e il sostegno della filiera editoriale è stata testimoniata dal fatto che, come è noto, le librerie sono state tra i primi esercizi per i quali è stata consentita l'apertura, come veniva ricordato.

PRESIDENTE. L'onorevole Casciello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUIGI CASCIELLO (FI). Signora Presidente, sottosegretario, è inutile dire che la delusione è grande, e quindi la non soddisfazione per la risposta avuta, per diversi motivi. Quando abbiamo presentato quest'interpellanza e poi siamo venuti a conoscenza del calendario dei lavori della Camera abbiamo pensato che l'interpellanza venisse addirittura superata - l'abbiamo addirittura sperato - dall'informativa del Ministro Franceschini oggi, visto che quanto riferito invece nell'audizione in VII Commissione dal Ministro Franceschini nelle scorse settimane era stato tutto demandato all'uso del tempo futuro. Purtroppo è accaduto così anche oggi: tutte cose che probabilmente si faranno, si verificheranno, ma che non hanno ancora alcuna certezza e alcuna prospettiva immediata. Quest'emergenza del COVID-19, sottosegretario, o è un'occasione per rilanciare un grande progetto culturale per il Paese o alla fine sarà solamente una tragedia. La cultura - a me piace ricordare Giovanni Testori - è una forma di ogni ora e di ogni giorno, ed è proprio per questo che deve essere il presupposto per la ripartenza in un momento talmente drammatico. Lei ha citato - anch'io prima - la riapertura anticipata delle librerie rispetto alle altre attività commerciali, ma davvero pensate che, in un momento come questo, la priorità delle famiglie sia stata quella di andare a comprare un libro in più? Purtroppo, non è stato così.

Per carità, la speranza dei librai, soprattutto dei piccoli librai, che spesso sono l'unico avamposto culturale in molte aree del Paese, è sicuramente legata alla legge sull'incentivazione alla lettura, anche se, come ricordavo un'altra volta, il verbo “leggere” - direbbe Pennac - non sopporta l'imperativo: è difficile dire “devi leggere”. Ecco perché è indispensabile una formazione su questo. Ecco perché il milione di euro, che - è il vero motivo per il quale, a parte la scontistica abbastanza bizzarra - ci indusse a non dare il voto favorevole, nonostante avessimo partecipato alla stesura della legge sulla lettura, e quindi ad astenerci qui alla Camera. Proprio per questo, come dicevo, è indispensabile individuare fondi, che io dico sostanziali, non sostanziosi, perché sono sostanziali per lo sviluppo della cultura nel Paese. Sono provvedimenti che oggi, purtroppo, dobbiamo rimarcare e rilanciare, perché l'intervento del Ministro Franceschini è stato assolutamente deludente nelle aspettative.

Cosa fare? Innanzitutto bisogna fare qualcosa, non da subito, ma da ieri: finanziamenti a fondo perduto per le librerie. Basta chiedere che venga calcolata la perdita dei quattro mesi, almeno individuare l'utile e intervenire con un fondo perduto, almeno sull'utile. Infatti, i librai - che sono la categoria che più di altre o come altre di quella tipologia, ha chiesto, spera e ha sperato di poter far ricorso al credito dei 25 mila euro - si sono sentiti rispondere che non è vero che non c'è istruttoria e, tra le altre cose, per quelli bravi, che hanno pensato (e non solo i librai devo dire) di presentare la certificazione fiscale della dichiarazione IVA, invece dell'Unico, visto che, magari, per avere i 25 mila euro, bisogna aver realizzato un fatturato di 100 mila euro…Allora, se, nel 2019, non è stato realizzato il fatturato di 100 mila euro, almeno portano la dichiarazione IVA, perché nel vecchio Unico non c'era il fatturato dei 100 mila euro. Le banche che non hanno avuto alcuna malleva, quindi, per non rischiare provvedimenti penali - sia i dirigenti che i funzionari che devono riconoscere il diritto al credito - preferiscono non accettare la dichiarazione IVA. Allora, se nella documentazione richiesta si richiede una documentazione fiscale, ditemi voi la ricevuta della dichiarazione IVA che cos'è se non una documentazione fiscale.

Quindi, da questo punto di vista, è indispensabile individuare una facilitazione di accesso al credito immediatamente, perché ciò che è stato pensato e predisposto è assolutamente insufficiente per tutte le categorie, ma ancor di più per i librai e per la tipologia dei librai. Perché poi parliamo di famiglie: le piccole librerie sono quasi tutte a gestione familiare. Intervenire a favore dei librai significa intervenire a favore delle famiglie italiane. E intervenire a favore delle famiglie italiane significa anche immaginare la proroga per la sospensione di quanto dovuto in termini tributari, perché immaginare che nel mese di giugno si possa pagare quanto previsto dall'erario è una roba fuori del mondo. A giugno, se anche si dovesse accedere ad una forma di credito, vorrebbe dire che i soldi, che riesce a ricevere dalle banche, gli serviranno per pagare le tasse. Una partita di giro all'interno dello Stato, che è il sistema bancario, che sinceramente non fa bene a nessuna categoria commerciale, ma ancor di più ai piccoli librai, che, tra l'altro, svolgono un ruolo di funzioni di promozione culturale nel Paese, molto più di quanto questo Governo possa immaginare. Perché, se lei, sottosegretario, mi ricorda - e spero non abbia potuto fare diversamente dalle notizie avute dagli uffici - che l'intervento a favore delle famiglie per l'incentivazione della lettura resta il milione di euro, per 100 euro a famiglia per le famiglie meno abbienti, lei capirà che sicuramente non è un criterio di incentivazione. Quindi, 1 milione di euro non può servire praticamente a nulla.

La verità è che, fino ad ora, per quello che è stato fatto, è stato fatto poco, è stato fatto male ed è stato fatto con tempi infiniti. La cosa più grave - e colgo l'occasione per manifestare una forte delusione, è che la situazione è talmente drammatica, nelle aree maggiormente colpite, ma anche nel mio Mezzogiorno, e ancora di più per la crisi economica e per i provvedimenti adottati di chiusura, che la gente, i cittadini non fanno più differenza tra maggioranza e opposizione, hanno un giudizio di insofferenza verso la politica.

Voi siete responsabili di questo e io sono personalmente stanco di questa comune associazione, perché noi, più che proporre inascoltati, più che sollecitare inascoltati, non possiamo fare. Questa è una corresponsabilità, dalla quale sinceramente bisogna prendere le distanze, perché la storia dei librai è la storia di tutti i piccoli commercianti italiani in questo momento.

Come diceva Abramo Lincoln, potete ingannare tutti per un po' di tempo, qualcuno per sempre, ma non tutti per sempre. È quello che sta accadendo in questo Paese. Non facciamo, non fate, in modo di trasformare una tragedia, qual è quella della pandemia, perché non è una guerra, la pandemia è altra cosa. È cambiata la vita, perché - basta vedere come siamo combinati a lavorare qui - non potremo tornare a vivere per chissà quanto tempo come prima. Poiché non è possibile farlo soprattutto per alcune attività, come quelle di cui abbiamo parlato oggi, cioè le librerie, che sono un luogo della cultura, dove il rapporto è fondamentale, capirete che gli interventi, che avete per il momento rilanciati nel futuro, sono assolutamente insufficienti.

(Elementi e iniziative di competenza in relazione alla diffusione del contagio da COVID-19 nella regione Piemonte, con particolare riferimento alla situazione delle residenze sanitarie assistenziali - n. 2-00750)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gribaudo ed altri n. 2-00750 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Gribaudo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Saluto e ringrazio la sottosegretaria Zampa, per essere qui in Parlamento a dare delle risposte alle nostre preoccupazioni, che riguardano la regione Piemonte, i suoi anziani e le strutture ospedaliere.

Un aspetto terribile di questa pandemia, che fin da subito ha riempito i giornali e i social network, è stato quello della solitudine, che ha costretto tutti noi e soprattutto i nostri anziani, le persone a cui vogliamo bene, i nostri cari, che eravamo abituati ad accudire o visitare almeno qualche volta alla settimana, genitori e nonni che ci hanno dato la vita. Migliaia di italiani sono stati costretti a saperli scomparsi tramite una telefonata, a non poter dare loro l'ultimo saluto guardandoli negli occhi, distanziati da un isolamento, tanto necessario quanto sofferto.

Anche per questo, l'aspetto che emerge, come sempre più grave nella gestione di questa emergenza, è quello delle RSA, delle case di riposo e delle strutture semiresidenziali. Sappiamo bene che, già prima del COVID-19, si trattava di un settore in cui la privatizzazione galoppante era divenuta una corsa all'abbassamento dei costi, che in pratica significava forte carico di lavoro del personale ed in particolare - lo voglio sottolineare - degli OSS e delle OSS e anche, ovviamente, dei responsabili delle strutture, senza veri strumenti a disposizione.

Sono fatti che leggiamo in questi giorni nelle note delle procure e dei Carabinieri NAS, che indagano sulle migliaia di strutture, sparse per l'Italia, 700 solo in Piemonte. Durante l'emergenza questo sistema, con tutte le precedenti criticità, si è trovato in prima linea nell'affrontare il Coronavirus e l'azione della sanità regionale spesso è stata contraria al buon senso e manchevole di ogni precauzione. Questo, purtroppo, è il caso del Piemonte.

I dati rilasciati ieri dalla Protezione civile ci dicono che la regione Piemonte conta 165 nuovi casi ieri, per un totale di 27.939 malati e 3.247 morti. La curva dei contagi, che per la maggior parte delle regioni ha iniziato a scendere settimane fa, in Piemonte si muove ancora incerta e costringe il presidente Cirio a dichiarare che, forse, il 4 maggio, come data di riapertura per la nostra regione, è stata troppo presto. Verrebbe da dire: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma, purtroppo, il male e il dolore delle perdite sono diffusi in tutta la nostra regione.

Per settimane siamo stati costretti ad ascoltare un assessore alla sanità, Luigi Icardi, che ripeteva pedissequamente di seguire le indicazioni dell'Istituto superiore di sanità, per giustificare l'enorme ritardo nell'effettuare i tamponi e le mancanze di dispositivi individuali. Quando è diventato chiaro che la sanità regionale era fuori controllo, ha addirittura parlato di “sfortuna” nella dinamica dei contagi, coprendosi di ridicolo e offendendo tutti coloro che da settimane aspettavano chiusi in casa, con i sintomi del COVID-19, che qualcuno andasse a fare loro un tampone. La situazione era tanto grave, da costringere i medici di base, l'8 aprile, a dichiarare che il numero reale di casi poteva essere stimato in sette volte i dati ufficiali; mentre l'Ordine dei medici e degli odontoiatri stilava un lungo elenco di mancanze da parte della regione. Ne cito solo alcune: l'esecuzione di pochi tamponi, l'attribuzione di morti per COVID solo ai morti in ospedale; la mancanza di dispositivi, come noto DPI, ai medici del territorio e ai medici ospedalieri; le gravi mancanze del sistema di igiene pubblica che ha impedito ogni tracciamento; la mancanza di tamponi agli operatori sanitari; per non parlare delle mail disperse e, infine, la mancanza di una strategia preventiva ed operativa di valutazione delle situazioni più critiche nelle case di riposo. Mentre le procure di tutto il Piemonte indagano sulle case di riposo e i magistrati di Vercelli ipotizzano i reati di omicidio colposo e procurata epidemia, l'emergenza in regione sembra un campo di battaglia, invece, di nomine e ruoli. Il capo dell'unità di crisi, Mario Raviolo, è saltato il 17 marzo con il richiamo dalla pensione di Vincenzo Coccolo, già consulente della Protezione civile. Poi ad aprile il presidente Cirio, non sapendo più come affrontare i contagi fuori controllo, ha nominato una task force che in pratica significa il commissariamento dell'assessore Icardi. Nonostante la gestione disastrosa, l'assessore in questi giorni continua a rilasciare dichiarazioni assurde sulle riaperture e a bollare come stupidaggini le affermazioni dei professori. Sì, perché mentre infuria ancora l'emergenza, la giunta Cirio invece inizia già a parlare, purtroppo, di poltrone, della Lega che chiede nuovi posti e di equilibri nella maggioranza di centrodestra. Tutto questo possiamo dirlo è deprimente - vorrei dire vergognoso ma è deprimente - mentre ogni giorno in Piemonte si muore ancora per le disattenzioni e l'incompetenza colpevole della “fase 1”.

Ormai le responsabilità sono evidenti e lo sono con particolare riferimento alle RSA che sono state fra i peggiori focolai nella nostra regione. Citando il professor Faggiano, su La Stampa del 27 aprile, il 44 per cento dei malati è riconducibile alle RSA. Dentro alle case di riposo quasi il 90 per cento dei pazienti è contagiato: si parla di 4.000 persone positive. La più colpita è la provincia di Alessandria: nella RSA di Murisengo sono morte dieci persone in undici giorni; nelle RSA di Novara dieci; 4.900 persone in tutta la provincia sono ancora in quarantena e in attesa di tampone e, nonostante questa gravissima situazione, nei laboratori piemontesi scarseggia ancora il reagente per i tamponi e non si è riusciti a garantire una fornitura regolare. A metà marzo è stata bandita una gara da 119 milioni di euro per una fornitura di 2 milioni e mezzo di mascherine e nessuno le ha viste; a Pasqua Cirio annunciava mascherine gratuite per tutti, ma al momento sembrano disperse o quasi. E non parlo del ritardo nella gestione della cassa integrazione in deroga che è un tema non certamente di questa interpellanza, ma la situazione economica di migliaia di lavoratori piemontesi è gravissima: non ultima la situazione del personale delle RSA che si è sentito completamente abbandonato a se stesso, dagli operatori sottopagati ai dirigenti ai quali veniva chiesto in malo modo di ospitare pazienti COVID nonostante la presenza di altri anziani in condizioni precarie. Nel frattempo un ospedale completamente nuovo come quello di Verduno vedeva la presenza di pochi pazienti quasi guariti; i presidi territoriali venivano smantellati per far posto a reparti COVID; i positivi venivano lasciati a casa a prendere la tachipirina e a misurare l'ossigenazione del sangue augurandosi di non vederla scendere. Anche per queste scelte poco chiare la domanda che tutti ci facciamo e in qualche modo le rivolgiamo, sottosegretaria, è se quello che sta accadendo e che è accaduto in Piemonte poteva essere prevenuto. Il PD piemontese ha chiesto fin da inizio marzo al presidente Cirio di svolgere i tamponi sugli anziani ospiti delle residenze e sul personale in servizio per isolare i positivi e non rischiare l'estensione del contagio soprattutto fra le persone più fragili. Le disposizioni della regione sono arrivati in grave ritardo; sono mancati e mancano ancora i controlli sulla tutela della salute del personale sanitario e degli OSS; continuano ad arrivarmi segnalazioni di personale all'interno delle case di riposo che non viene dotato di guanti e mascherine indispensabili sia per la salute di questi lavoratori sia per limitare il contagio degli ospiti. Cosa è successo ai nostri cari in queste strutture? Perché i luoghi più fragili sono stati usati come trincee nell'arginare il virus anziché essere isolati e messi al sicuro? Per questi motivi, sottosegretaria, le chiediamo oggi quale sia il numero di contagiati e di decessi da COVID-19 tra gli ospiti e il personale delle strutture delle RSA della regione Piemonte; qual è il giudizio del Ministero sulla gestione delle RSA durante la pandemia e se si ritengano adeguate le misure adottate dalla regione per la limitazione del contagio e, infine, cosa sta facendo o cosa potrebbe fare lo Stato per intervenire direttamente nella fornitura dei dispositivi di sicurezza al personale sanitario del Piemonte.

Mentre i problemi denunciati dall'ordine dei medici sono ancora presenti e non risolti, la Lega e il presidente Cirio discutono di equilibri politici, le task force litigano con l'assessore alla sanità e non è dato sapere chi si sta assumendo le responsabilità delle scelte nella nostra regione. Il personale regionale continua a vivere nella paura, nell'ansia, nell'incertezza a causa di una mancanza di leadership e di un Governo regionale che continua a non dare indirizzi chiari e a navigare a vista. Se è vero che il contagio non è finito e che nei prossimi mesi e anni dovremmo essere pronti a nuovi lockdown, oggi abbiamo bisogno di risposte perché ciò che è accaduto in Piemonte possa non ripetersi mai più. Il dolore dei cittadini del Piemonte esige queste risposte. Grazie per quanto ci potrà dire, per quello che avete fatto e per quello che potremo fare insieme.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. La ringrazio molto, signora Presidente, ringrazio molto le interpellanti, l'onorevole Gribaudo e gli altri firmatari di questa interpellanza su un tema così sensibile e urgente qual è quello delle RSA. Nell'ambito delle strategie di prevenzione e di controllo dell'epidemia da virus SARS-CoV-2 è emersa immediatamente la necessità di prestare massima attenzione nei confronti della popolazione anziana. Fin dall'adozione del DPCM del 1° marzo 2020 anche per la regione Piemonte è stata prescritta la rigorosa limitazione all'accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali quale fondamentale misura di prevenzione del contagio. Le persone anziane rappresentano, infatti, la popolazione fragile per eccellenza: una popolazione che va protetta con le più idonee cautele, anche e soprattutto nel corso dell'epidemia di COVID-19. Si è constatato, infatti, che la maggior parte dei casi si manifesta in persone anziane. Circa il 60 per cento dei malati, infatti, ha un'età superiore ai sessant'anni. Inoltre, l'infezione colpisce più gravemente gli anziani con pregresse patologie cardiovascolari, respiratorie croniche e di diabete e in questo caso, tra l'altro, la mortalità aumenta con l'aumentare dell'età.

Tenuto conto di tali dati di contesto, sono state successivamente avviate le iniziative che sintetizzo. Per proteggere la popolazione anziana l'Istituto superiore di sanità ha predisposto il documento intitolato “Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in strutture residenziali socio-sanitarie”. Si tratta di un rapporto, il Rapporto COVID-19 n. 4/2020 dell'Istituto superiore di sanità. Questo documento è stato trasmesso alle regioni e alle province autonome con una circolare, la n. 13468 del 18 aprile 2020 a firma congiunta dei direttori generali della prevenzione e della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Le indicazioni del documento vertono principalmente sugli ambiti di prevenzione e preparazione delle strutture alla gestione di eventuali casi sospetti, probabili o confermati di COVID-19. Le misure generali prevedono un rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e di controllo delle infezioni correlate all'assistenza, inclusa una adeguata formazione degli operatori. In particolare il rafforzamento deve prevedere un'accorta preparazione della struttura proprio per prevenire l'ingresso di casi COVID-19 e per gestire eventuali casi sospetti, probabili o confermati che si dovessero verificare tra i residenti. Si ribadisce, inoltre, la necessità di un'adeguata sorveglianza attiva tra i residenti e gli operatori per l'identificazione precoce di casi. Si prevede che le strutture debbano essere in grado di effettuare un isolamento temporaneo dei casi sospetti e, in caso di impossibilità di un'efficace isolamento per la gestione clinica del caso confermato, di provvedere al trasferimento in ambiente ospedaliero o in altra struttura adeguata all'ulteriore valutazione clinica e alle cure necessarie, come, ad esempio, in una struttura dedicata ai pazienti COVID-19.

Già nella circolare del Ministero della Salute, la circolare n. 10736 del 29 marzo 2020, che è titolata: “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-CoV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie” - si tratta, anche in questo caso, di indicazioni elaborate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità Prevenzione e controllo delle infezioni - si esplicitava che, allo scopo di perseguire l'obiettivo volto alla massima tutela possibile del personale, fosse necessario dotarlo, in base alle evidenze scientifiche, di dispositivi di protezione individuale di livello adeguato al rischio professionale cui fosse esposto, considerato il contesto di elevata intensità assistenziale e di prolungata esposizione allo stesso rischio. Inoltre, il documento evidenziava che i dispositivi di protezione individuale dovessero essere considerati come una misura efficace per la protezione dell'operatore sanitario solo se inseriti all'interno di un più ampio insieme di interventi, che comprendesse controlli amministrativi e procedurali, ambientali, organizzativi e tecnici nel contesto assistenziale sanitario.

Contestualmente, l'Istituto superiore di sanità ha avviato iniziative volte a monitorare le attività svolte nelle strutture RSA e a fornire raccomandazioni per azioni di formazione e di prevenzione, finalizzate al controllo dell'infezione da SARS-CoV-2, come la predisposizione e la diffusione di materiale comunicativo, la formazione a distanza per gli operatori di RSA e la survey nazionale sul contagio COVID-19.

Nella regione Piemonte sono state contattate 608 RSA, di cui 135 - pari al 22,2 per cento - hanno risposto alla survey (con data 15 aprile). In queste strutture sono riportati come deceduti, dal 1° febbraio al 15 aprile, 684 residenti, di cui 18 COVID-19 positivi, 154 con sintomi compatibili con COVID-19. Si precisa che l'analisi delle informazioni del personale sanitario non era oggetto dell'indagine.

Inoltre, sempre con riferimento alle RSA, il Ministero della Salute, conformandosi alle indicazioni contenute nelle raccomandazioni dell'OMS del 21 marzo ultimo scorso, con la circolare del 25 marzo 2020, recante l'aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali, nell'ambito delle strategie di prevenzione, assistenza e controllo del contagio, ha segnalato che l'emergenza connessa agli ospiti/pazienti ivi ricoverati, rende necessario attivare una stretta sorveglianza e un rigoroso monitoraggio nonché il rafforzamento dei setting assistenziali. Sono state altresì fornite specifiche indicazioni, a tutela degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, proprio in quanto considerati la popolazione più fragile e più esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all'infezione.

Richiamata l'esperienza delle regioni precocemente colpite dalla pandemia, si è ritenuto necessario segnalare la necessità di individuare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale.

Inoltre, è stata ribadita nuovamente l'importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale ivi operante, segnalando la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso i meccanismi di reclutamento straordinario, già attivato, peraltro, per le strutture di ricovero ospedaliero, nonché la possibilità di ricorrere a personale già impiegato nei servizi semiresidenziali e domiciliari. È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell'infezione a carico degli operatori sanitari e socio-sanitari e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizia e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire un'eventuale infezione da SARS-COV-2

In linea con quanto finora rappresentato, il recente DPCM 26 aprile 2020 conferma, all'articolo 1, comma 1, lettera x), che l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, oppure hospice, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non autosufficienti, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione.

Sul versante dell'effettuazione dei test, la circolare n. 11715 del 3 aprile 2020, titolata “Pandemia di COVID-19 - aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità”, ha raccomandato che l'esecuzione dei test venga assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una definizione operata dalle aziende sanitarie, quali datori di lavoro. Inoltre, tra gli operatori esposti a maggior rischio a cui effettuare il test per tutelare loro stessi e per ridurre il rischio di trasmissione nosocomiale sono stati individuati anche quelli delle RSA e delle altre strutture residenziali per anziani, sebbene asintomatici.

La regione Piemonte ha rappresentato che, ad oggi, i test virologici sono elaborati da 22 laboratori attrezzati. Come dato recente ed esemplificativo, il giorno 23 aprile sono stati processati 7.330 tamponi. In ordine ai dispositivi di protezione individuale, pur avendo proceduto ad effettuare acquisti tramite la Protezione civile, la centrale acquisti e le singole aziende sanitarie sono riuscite a rifornire i medici di medicina generale e le RSA in sofferenza, solo quando si sono realizzate le condizioni di piena disponibilità. La regione ha, inoltre, evidenziato di avere costituito una specifica unità di crisi, all'interno della quale opera un'area funzionale di coordinamento delle RSA che fornisce costante supporto alle strutture, effettuando il monitoraggio settimanale delle oltre 700 strutture socio assistenziali per anziani presenti nella regione, il cui esito è inviato alle commissioni di vigilanza delle ASL per l'analisi delle eventuali criticità.

Dall'inizio dell'epidemia, l'unità di crisi ha distribuito oltre 220 mila mascherine alle RSA e 97.250 alle residenze e strutture socio assistenziali. Inoltre, sono state adottate misure per garantire il sostegno di personale assistenziale e infermieristico. Sono stati intensificati i tamponi: al 20 aprile risulta compiuto un controllo con tampone su oltre 20 mila persone, tra ospiti e operatori delle RSA, per un totale di quasi 400 strutture.

Sul versante delle ispezioni, a livello nazionale, i Nuclei antisofisticazione e sanità (NAS) stanno effettuando un'attenta e mirata azione di vigilanza presso le strutture ricettive sanitarie e socioassistenziali destinate a ospitare persone anziane e con disabilità. A partire da febbraio, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza e del susseguirsi delle varie misure di contenimento, i NAS hanno operato 601 accessi presso le strutture ricettive, individuandone 104 non conformi alla normativa, pari al 17 per cento del totale, deferendo all'autorità giudiziaria 61 persone e sanzionandone ulteriori 157. Sono state rilevate specifiche violazioni attinenti il rispetto della normativa di sicurezza sui luoghi di lavoro, sia per la mancanza di dispositivi di protezione individuale sia per la formazione del personale, non adeguatamente informato su come garantire la propria incolumità e, di conseguenza, quella degli ospiti. A causa delle gravi carenze strutturali e organizzative sono stati eseguiti provvedimenti di sospensione e di chiusura nei confronti di 15 attività ricettive, giudicate incompatibili con la permanenza degli ospiti alloggiati, determinando il trasferimento degli stessi in altri centri nel rispetto delle procedure nazionali e regionali previste per la prevenzione di possibili contagi.

Infine, il Ministro della Salute ha attivato l'unità di crisi, istituita con decreto del Ministro 27 marzo 2015, come modificato con il decreto ministeriale 7 agosto 2019, che ha dato mandato alla task force, costituita in seno alla stessa unità di crisi, di procedere a effettuare verifiche ispettive presso le RSA di diverse regioni. Allo stato attuale, tali verifiche sono già state espletate in Lombardia, Calabria e Sicilia in riferimento a situazioni di contagio e/o di decesso verificatesi in alcune strutture sociosanitarie.

È preciso intendimento proseguire a effettuare ulteriori attività di verifica presso tale tipologia di strutture assistenziali territoriali, comprese quelle presenti sul territorio della regione Piemonte, e ciò al fine di fare luce su eventuali criticità organizzative e strutturali di sicurezza che abbiano potuto rappresentare fattori che hanno concorso al diffondersi del contagio tra i degenti e tra questi e gli operatori sanitari e di verificare, nel contempo, se le misure adottate da parte delle regioni in materia di RSA siano state e siano aderenti a quanto dettato dalle predette circolari emanate dal Ministero della Salute.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonomo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA BONOMO (PD). Grazie Presidente e grazie sottosegretaria Zampa. Siamo soddisfatti della sua risposta, così come siamo soddisfatti della gestione nazionale di questa emergenza sanitaria senza precedenti.

Sappiamo che, a livello nazionale, sono più di 200 mila i positivi e più di 29 mila le persone che sono decedute a causa del Coronavirus. Siamo vicini prima di tutto alle famiglie delle persone che sono decedute, alle famiglie dei malati che ancora stanno combattendo, così come siamo vicini, come Partito Democratico, a tutti i sanitari che, da inizio epidemia, hanno instancabilmente lavorato per cercare di contrastare questa epidemia e ci hanno aiutato nel contrasto dell'epidemia.

Comprendiamo tutta la complessità nel prendere le decisioni, anche a causa delle scarse conoscenze scientifiche sulle reazioni di questo virus, e il comitato scientifico e l'unità di crisi nazionale hanno lavorato in maniera efficace, coordinandosi con il Ministero della Salute e con il Ministero per gli Affari regionali per dare risposte e indicazioni celeri, così come anche lei ci ha detto in questa precisa risposta che ci ha dato oggi.

Sappiamo che a livello nazionale si è lavorato, prima di tutto, per moltiplicare le terapie intensive e si è fatto anche questo lavoro in coordinamento con le regioni: dalle 5.324 iniziali alle 8.490 attuali, quindi un aumento del 64 per cento. Inoltre, si è lavorato per liberalizzare la produzione delle mascherine, così come oggi si è lavorato per avere un prezzo calmierato e si lavorerà ancora per cercare di togliere l'IVA, perché è un bene necessario, come abbiamo detto un dispositivo essenziale di protezione oramai non solo per i sanitari ma anche per tutti i cittadini.

Si è lavorato anche per rafforzare - e indicare questo rafforzamento alle regioni - i servizi territoriali delle AUSL a partire da un decreto, appunto, dell'8 marzo. Sappiamo, però, che la competenza in materia sanitaria è prettamente regionale e si è lavorato, però, di concerto, come abbiamo detto prima e come ha detto anche lei, dando indicazioni chiare che le regioni, però, dovevano attuare. Ecco, mentre il Governo è stato sempre celere, collaboratore e leale, non possiamo dire, però, la stessa cosa della regione Piemonte, anzi l'assessore Icardi, già il 19 marzo, incominciava la sua contestuale e giornaliera azione di scaricabarile. Il 19 marzo, in un'intervista a la Repubblica, diceva che avrebbe denunciato alla magistratura il fatto che si aspettavano in Piemonte 5 mila respiratori e da Roma ne arrivavano 200. Ecco, come ho detto prima, erano 5.324 i posti in terapia intensiva in tutta Italia e ci si chiede come poteva essere il Piemonte ad averne 5 mila. Quindi, o è incompetenza oppure malafede (non lo so, rispondetemi voi).

Ecco, l'operato regionale si può sicuramente riassumere con tre parole: lentezza, confusione e una malattia molto forte, quella sì, quella della “annuncite”. La necessità primaria, come sappiamo, era quella di avere grandi quantitativi di dispositivi. L'abbiamo detto in tutti i modi, abbiamo lavorato a livello nazionale e doveva lavorare anche la regione per procurarsene. Peccato che gli acquisti sono stati fatti tramite la società di acquisto regionale solo il 18 marzo, il 18 marzo, vi ripeto, con grandissima lentezza, mentre negli ospedali, ma non solo negli ospedali e anche nelle RSA (oggi parliamo di questo), mancava ogni tipo di dispositivo di protezione individuale: negli ospedali mancavano i copri calzari, mancavano i camici impermeabili e c'era il capo dell'unità di crisi regionale che andava bardato come se fossimo in una guerra nucleare in giro per il Piemonte.

Ecco, sappiamo che la necessità primaria era fare i tamponi e lo si è detto prima. L'Istituto superiore di sanità ci ha detto che bisognava farli ai sintomatici. Perfetto! “Sintomatici” vuol dire chi ha febbre, mal di gola, tosse, mancanza di gusto e olfatto, diarrea. Ebbene, in Piemonte si faceva solo a chi aveva gravi crisi respiratorie. Ma dico di più: lo si faceva a chi aveva gravi crisi respiratorie e aveva la fortuna di arrivare in tempo in ospedale, perché sennò a casa i tamponi non venivano fatti. Ma perché non si facevano i tamponi? Prima di tutto perché non si volevano fare, non li si voleva fare e vi dico anche il perché. Infatti, basta vedere un comunicato dell'unità di crisi del 20 marzo dal quale si evinceva che per loro i sintomatici erano coloro che necessitavano di ricovero, quindi quello che si diceva prima, cioè coloro che avevano gravi crisi respiratorie. Peccato che invece Icardi andava dicendo ovunque che lui aveva seguito le linee dell'Istituto superiore della sanità. No, non le ha seguite, lo sbandierava. Peccato che però, dico io, se non hanno avuto il coraggio di fare di testa loro almeno potevano copiare dai primi della classe, non dico l'Emilia, perché l'Emilia è governata comunque dal centrosinistra, ma dico almeno il Veneto, visto che sicuramente potevano prendere anche ispirazione da loro.

Ma vi dico perché i tamponi, in realtà, non si facevano e non si facevano in gran numero. Questo perché, al 10 marzo, la regione aveva analizzato 693 tamponi e l'11 marzo 57. Ebbene, i laboratori fin da inizio epidemia erano 19 (adesso, in realtà, risultano essere 22, così come dichiarato da voi, perché hanno fatto, diciamo, una convenzione anche con alcuni privati, ma i pubblici continuavano ad essere 19 fin dall'inizio). Peccato che però fossero solo due quelli che erano completamente attrezzati per poter svolgere questo tipo di analisi e, quindi, avevano tamponi, reagenti ed i macchinari giusti che necessitavano per questo tipo di analisi. Tutti i laboratori, però, avevano scritto alla regione per cercare celermente di attrezzarsi. Peccato che le risposte siano arrivate con lentezza e, quindi, certamente è vero che il 23 aprile, come hanno dichiarato a voi, hanno eseguito 7.330 tamponi, però vi dico che, in realtà, hanno fatto giusto quei 7.333 quel giorno, perché, il giorno successivo, già ne hanno fatti 5.807 per poi arrivare, il 3 maggio, a processarne 3.729, mentre, in tutte le altre regioni, si processavano con costanza un certo numero di tamponi. Vi faccio anche in questo caso, ovviamente, l'esempio di regioni governate dal centrodestra, per non fare ovviamente riferimenti al centrosinistra: sono 7.000 quelli che vengono fatti al giorno in Lombardia e 6.500 quelli del Veneto in maniera costante, non in maniera altalenante, come vengono fatti in regione Piemonte. E tutto questo perché avviene? Perché, oltre ad aver attrezzato appunto, come ho detto, i laboratori con lentezza, non c'è neanche disponibilità di reagenti. Sappiamo che c'è la difficoltà che vengono prodotti negli Stati Uniti; adesso hanno detto che hanno fatto un accordo con l'Università di Torino e l'Università di Novara, peccato che - questa malattia dell'“annuncite” - l'hanno annunciato, ma non sappiamo ancora, ad oggi, se questa cosa sia veramente operativa. Quindi, questo per dirvi e arrivando appunto al tema cruciale di oggi, che è il tema delle RSA, del ritardo col quale anche la regione Piemonte si è fatto carico di una situazione così complessa e così importante com'era quella delle RSA, dei più anziani, delle persone che lì ci lavoravano, nonostante le richieste di aiuto avvenute anche lì da parte dei consiglieri di opposizione, ma anche da parte di sindacati, da parte dei direttori delle RSA, da parte dei sindaci, che chiedevano disperatamente alla regione di fare i tamponi, perché, già a metà marzo, comunque si erano registrate delle morti sospette da COVID-19. Eppure, i tamponi sono stati fatti solo ad aprile e in più vi dico che l'assessore, quando gli si è fatto presente che dovevano farsi carico anche della situazione delle RSA, dichiarava che si trattava di strutture private, con un proprio direttore sanitario e addirittura le mail, veramente shock, i testi che erano indirizzati alle ASL e al responsabile scientifico dell'Unità di Crisi, dicevano: “Non siamo riusciti a gestire 1.000 quarantene, non oso pensare cosa succederebbe, prendendo la diretta gestione di 40.000 tra ospiti delle strutture socioassistenziali e operatori delle RSA”. Ecco, io vorrei far presente qui, in quest'Aula: il Governo sa e ha tutta la sensibilità e l'ha dimostrato con la risposta che ha dato e con le risposte che ha dato fino a oggi, ma si tratta di 40.000 persone, si tratta di 40.000 famiglie, si trattava di persone deboli ed è vero che vi sono strutture che sono di competenza dei comuni, però peccato che i tamponi erano competenza del SISP ed erano quindi competenza delle ASL. Quindi, questo per dire che c'è stata una gestione fallimentare della “fase 1”, che è evidente ed è fuori controllo; c'è, ad oggi, ancora perplessità nonché una gestione completamente confusionaria della “fase 2” e lo si vede dalle interviste di Icardi di questi giorni, dove, invece di fare tesoro degli errori compiuti nella “fase 1” e fare altresì tesoro delle indicazioni espresse dal nuovo responsabile della task force Fazio e il virologo Vineis, dice che sono sciocchezze, quelle che loro stanno dicendo. Quindi, siamo qui a chiedervi, per queste ragioni, di inviare degli ispettori ministeriali a livello piemontese, perché siamo molto preoccupati per la situazione attuale delle nostre RSA dove, come vi ho detto, in ritardo sono stati fatti i tamponi e in ritardo sono state date le indicazioni su come curare i malati. Quindi, chiediamo di mandare degli ispettori, perché, altrimenti, la regione Piemonte non potrà uscire da questa fase, non potrà entrare nella “fase 2”, ma avrà veramente dei problemi di gestione di questa epidemia, grazie.

(Misure a sostegno dell'export, con particolare riferimento alle clausole tariffarie e alla promozione delle esportazioni dei prodotti italiani - n. 2-00769)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Stasio ed altri n. 2-00769 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Di Stasio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie Presidente, gentile sottosegretario e colleghi, l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha prodotto pesantissimi effetti sul tessuto socio-economico, tanto da generare una crisi non solo sanitaria, ma anche economica, con gravi ripercussioni sulle esportazioni italiane. Il settore più colpito risulta essere l'export agroalimentare: secondo concordanti stime, nel 2020 le esportazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy potrebbe subire perdite per 4 miliardi di euro. Profonde preoccupazioni sono state espresse da Coldiretti, la quale, in un comunicato diramato nelle scorse settimane, ha segnalato che, da quando è iniziata l'emergenza Coronavirus, il fatturato delle aziende del settore è crollato del 40 per cento.

Anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha manifestato le sue preoccupazioni in ordine alle previsioni della World Trade Organization sull'andamento del commercio estero mondiale. Come conseguenza della pandemia, quest'anno gli scambi internazionali potrebbero soffrire di un taglio compreso tra il 13 e il 32 per cento rispetto al 2019. Le stime della Commissione europea, infine, non sono affatto incoraggianti: secondo quanto riportato, le esportazioni europee di vini, ad esempio, potrebbero far registrare un calo del 14 per cento. All'emergenza economica scatenata dalla pandemia si sommano poi le pesanti ripercussioni causate dall'avvio della Brexit, dall'embargo in Russia e dai dazi statunitensi ed è proprio su quest'ultimo aspetto che vorrei richiamare oggi l'attenzione del Governo. Gli Stati Uniti d'America sono il terzo mercato di sbocco in assoluto dei prodotti agroalimentari italiani, con oltre 4,6 miliardi di euro di esportazioni. Lo scorso autunno, l'Amministrazione Trump ha varato un provvedimento per mezzo del quale sono stati imposti dazi pari al 25 per cento sui generi alimentari provenienti dall'Europa. Tra i prodotti made in Italy più colpiti vi sono innanzitutto quelli lattiero-caseari di eccellenza, come il parmigiano reggiano e a seguire gli agrumi, il prosciutto e i salumi. La decisione è stata sostenuta o meglio autorizzata dall'Organizzazione mondiale del commercio come una giusta compensazione per gli aiuti, ritenuti illegali, concessi dall'Unione europea alla società aerospaziale Airbus nello sviluppo e nel lancio di alcuni suoi modelli. Per l'Italia, oltre al danno anche la beffa: l'Italia infatti non è parte del consorzio Airbus, mentre è uno dei maggiori esportatori europei verso gli Stati Uniti. Inoltre, il provvedimento che impone i suddetti oneri doganali non è soggetto a limiti temporali e le contromisure statunitensi potranno restare in vigore ed essere modificate unilateralmente, fino a quando non si raggiungerà un accordo sui sussidi con l'Europa. Secondo il Trade Act, la principale legge federale americana che regola il commercio, l'ufficio del rappresentante speciale al commercio può, dopo i primi 120 giorni e successivamente ogni 180 giorni, avvalersi della cosiddetta “clausola del carosello”, ossia modificare il paniere di prodotti e la percentuale dei dazi. A febbraio, gli Stati Uniti si sono immediatamente avvalsi di tale clausola, decidendo di aumentare dal 10 per cento al 15 per cento i dazi sugli aerei importati dall'Unione europea. Oggi sembra che l'Amministrazione statunitense, dopo averlo più volte ripetuto nei mesi scorsi, abbia in programma la revisione delle tariffe doganali attualmente in vigore, con un ulteriore aggravio sui prodotti agroalimentari in arrivo dall'Italia. Si prospettano gravi ripercussioni sull'economia europea, in ordine alle quali da tempo la stessa Unione si sta preparando, con tutta una serie di contro-dazi da applicare all'import degli USA, scatenando una vera e propria guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa. In questa fase, già estremamente drammatica dal punto di vista sanitario ed economico, ritengo dovrebbe essere assolutamente evitato l'inasprimento di questo infruttuoso contenzioso commerciale. Nonostante gli opportuni e indispensabili interventi di tipo economico-finanziario che il Governo sta predisponendo, soprattutto a sostegno del mondo imprenditoriale, credo che sia necessaria una riflessione sul tema delle barriere tariffarie e sulle misure di incentivo e promozione alle esportazioni. Per tale ragione, sono qui a chiederle con quali modalità e con quali strumenti il Governo intenda salvaguardare l'economia e l'export italiano, in particolare con riguardo alle clausole tariffarie nei confronti delle aziende italiane e quali siano le strategie previste per stimolare la crescita della bilancia commerciale nazionale, per la promozione delle esportazioni dei prodotti italiani e l'incentivazione ai loro consumi, grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Ricardo Antonio Merlo, ha facoltà di rispondere.

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente, il Governo, in particolare il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è pienamente consapevole della rilevanza dell'export per l'economia italiana: le esportazioni rappresentano - è bene ricordarlo - un terzo del nostro PIL. Per questo è importante proseguire in maniera ancora più incisiva nell'azione di promozione e tutela del made in Italy all'estero. Sin dalle prime fasi dell'emergenza epidemiologica, la Farnesina ha dedicato un sempre maggiore impegno a questa azione, con l'obiettivo di mitigare l'impatto dell'emergenza sul tessuto produttivo italiano e accelerare il cammino del Paese verso la piena ripresa economica e sociale. Con il prezioso coinvolgimento dell'Agenzia ICE, intendiamo in primo luogo puntare su un rafforzamento della presenza dei nostri prodotti nelle catene della grande distribuzione organizzata, al fine di creare delle vetrine del made in Italy pienamente inserite nei canali commerciali dei Paesi prioritari. Stanno prendendo avvio, in queste settimane, una serie di campagne con i grandi operatori internazionali per incrementare la presenza delle produzioni italiane di qualità.

Inoltre, dato l'impatto che l'attuale situazione sanitaria comunque avrà sui mercati fisici, ci proponiamo di dare un robusto impulso alla visibilità dei prodotti italiani anche sulle piattaforme virtuali, attraverso veri e propri showroom digitali.

In Cina saranno attuati a breve gli accordi con Tencent, per promuovere fino a 300 aziende tramite l'applicazione di messaggistica WeChat sul nuovo “Pavilion Italia”, e con JinDong, per accompagnare fino a 200 aziende sul portale on line JD.com. Queste iniziative si aggiungono ai progetti già in corso di realizzazione sia con il gruppo Suning, grazie ai quali 150 aziende proporranno i loro prodotti nei nuovi supermercati e nella nuova piattaforma online, sia con i supermercati online di Alibaba, aiutando fino a 40 aziende ad entrare nel mercato asiatico.

In Europa prosegue il progetto Amazon per le vetrine made in Italy in Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e presto entrerà in vigore il terzo accordo con Ocado (principale piattaforma inglese di vendita per l'agroalimentare). Abbiamo, inoltre, avviato delle trattative con ulteriori grandi attori del mercato digitale, come Wildberries in Russia. Queste iniziative potranno contare su uno stanziamento pubblico totale pari a 20 milioni di euro.

A ciò si aggiunge una più massiccia offerta di finanza agevolata per l'export, testimoniata dalle risorse aggiuntive - 400 milioni di euro - con cui è stato di recente rifinanziato il Fondo 394 gestito da SIMEST. Il decreto-legge “Cura Italia”, recentemente convertito dal Parlamento, ha introdotto un'ulteriore e inedita componente a fondo perduto, che rende ancora più appetibili per le PMI tutte le misure di internazionalizzazione contemplate dalla legge n. 394 del 1981.

Grazie a tali interventi, sarà ancora più facile garantire alle nostre aziende importanti attività, quali la partecipazione a fiere internazionali, l'apertura di showroom all'estero, l'inserimento dei propri prodotti su piattaforme digitali o l'immissione all'interno dell'impresa di figure come i “Temporary export manager”.

Inoltre, il Governo ha recentemente ampliato i meccanismi di sostegno all'internazionalizzazione del sistema produttivo. Il decreto “Liquidità”, attualmente all'esame di questa Camera per la conversione, ha previsto due misure importanti: 1) la concessione di garanzie SACE, entro l'importo massimo di 200 miliardi di euro, per finanziamenti per l'internazionalizzazione; 2) l'introduzione di un nuovo sistema di co-assicurazione per i rischi definiti non di mercato, con impegni assunti al 90 per cento dello Stato e al 10 per cento da SACE, al fine di potenziare ulteriormente il sostegno pubblico all'esportazione delle imprese.

Il decreto “Cura Italia” ha istituito un nuovo “Fondo per la promozione integrata”, che si avvarrà di una dotazione iniziale di 150 milioni di euro e contribuirà al finanziamento di un'articolata gamma di interventi promozionali a favore dell'export delle nostre aziende.

Una cospicua parte di tali risorse sarà destinata alla realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione a sostegno delle esportazioni italiane nei settori più colpiti dall'emergenza COVID-19. Attraverso la campagna, che stiamo lanciando insieme all'Agenzia ICE, intendiamo realizzare un'azione comunicativa di nation branding ad ampio raggio, in cui il messaggio consueto - basato sui valori, la qualità e l'eccellenza dell'offerta nazionale - verrà ampliato in chiave di sicurezza, controllo e garanzia delle filiere produttive italiane con l'obiettivo di mantenere e possibilmente incrementare quote di mercato e fiducia dei consumatori esteri.

Il nuovo Fondo contribuirà anche a rafforzare le iniziative di promozione integrata del sistema Paese, affidate alla rete diplomatico-consolare, agli istituti di cultura e agli uffici ICE all'estero. Oltre ai settori più conosciuti del made in Italy, come il design e l'agroalimentare, verranno organizzate iniziative in ambiti meno noti della nostra della nostra proiezione esterna, come lo spazio, l'innovazione e l'hi-tech.

Tengo anche a sottolineare l'approccio aperto e inclusivo tenuto dal Governo nei confronti del mondo produttivo. Proprio nel nelle scorse settimane, su iniziativa del Ministro Di Maio, il sottosegretario Di Stefano ha presieduto dodici tavoli settoriali virtuali, di ascolto delle associazioni di categoria per recepire le istanze del settore privato e le loro esigenze di rilancio delle esportazioni. A questi tavoli si sono aggiunte videoconferenze con professionisti dell'e-commerce e dell'innovazione digitale, con l'obiettivo di calibrare al meglio l'azione di sostegno all'export e rendere la spesa dei fondi stanziati dal Governo la più incisiva possibile.

Al contempo, vogliamo continuare a garantire un contesto di commercio leale ed in condizioni di reciprocità. Per questo il Governo è impegnato nella promozione di iniziative mirate a contrastare misure restrittive, di natura tariffaria e non tariffaria, sia in ambito UE sia a livello plurilaterale, come il G20, e multilaterale, come l'Organizzazione mondiale del commercio. A titolo di esempio, ricordo che lo scorso 30 marzo, in occasione della riunione straordinaria del G20 sul rapporto tra COVID-19 e commercio, il Ministro Di Maio ha avanzato la proposta di una moratoria sulle tariffe commerciali e le restrizioni che ostacolano la libera circolazione degli scambi, per tutto il periodo dell'emergenza della pandemia, proprio al fine di sostenere la ripresa economica. Nello stesso senso va anche il pieno sostegno italiano alla recente azione della Commissione UE volta ad esentare dal dazio i beni necessari per combattere il COVID-19.

Infine, quanto a misure restrittive di natura non tariffaria, un esempio è offerto dalla tempestiva azione svolta dalla Farnesina, per il tramite della nostra ambasciata a Doha, che ha portato all'annullamento della disposizione che richiedeva una certificazione COVID-free per l'esportazione in quel Paese di prodotti agroalimentari, una misura che avrebbe provocato disagi e danni alle nostre aziende del settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stasio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente e grazie sottosegretario per la risposta. Riconosco che il Ministero che lei oggi è qui chiamato a rappresentare sta portando avanti un lavoro notevole, al fine di mitigare le conseguenze di un'emergenza sanitaria ed economica devastante e senza precedenti, che sta penetrando ogni strato del nostro tessuto produttivo.

Il coinvolgimento dell'Agenzia ICE, gli incentivi all'internazionalizzazione dei prodotti italiani, anche attraverso il ricorso a piattaforme virtuali, e la massiccia offerta di finanza agevolata per l'export, testimoniata dalle risorse aggiuntive - come lei, poco prima, ricordava - di 400 milioni di euro, con cui è stato recentemente rifinanziato il Fondo ex lege n. 394 del 1981, gestito da SIMEST, rappresentano una prima risposta alla crisi che ha colpito le nostre imprese.

Vorrei, poi, ricordare che, grazie all'imponente gioco di squadra che ha coinvolto l'ambasciata d'Italia a Washington e le associazioni imprenditoriali, il Governo è riuscito a tutelare l'Italia e le imprese del made in Italy che operano nella filiera agroalimentare e che rappresentano pilastri portanti del nostro export, già duramente messo alla prova dall'attuale emergenza epidemiologica.

I negoziati che sono stati egregiamente portati avanti hanno convinto la Casa Bianca, l'Ufficio del rappresentante speciale al commercio, il Dipartimento del commercio, il Dipartimento di Stato e il Congresso a non inasprire ulteriormente gli oneri doganali, che ormai da mesi gravano sui generi alimentari, e non solo, provenienti dal nostro Paese. A febbraio gli Stati Uniti hanno, infatti, deciso di non aumentare i dazi oltre il 25 per cento, già imposto sui nostri prodotti, innalzandoli soltanto sui velivoli Airbus importati dall'Europa a partire dal 18 marzo. L'azione diplomatica del Governo - a cui non si può non riconoscere il merito - ha permesso al nostro Paese di uscire indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi, e ha scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili. Tuttavia, alla luce delle motivazioni che andrò ad illustrare, ritengo che non sia consentito di abbassare la guardia, specie nell'attuale momento storico che stiamo affrontando, dove la congiuntura fatale tra crisi sanitaria e crisi economica sta impattando in modo devastante sul nostro sistema imprenditoriale.

Come prima ricordavamo, il provvedimento che impone gli oneri doganali alle nostre merci non è soggetto a limiti temporali e le contromisure statunitensi possono restare in vigore ed essere modificate unilateralmente fino a quando non si appianeranno in via definitiva le divergenze con l'Unione europea in materia di sussidi. Questo ci conduce a due riflessioni obbligatorie: la prima verte sulla considerazione che l'Italia si è salvata questa volta, ma non è detto che ci riesca in futuro. Secondo il Trade Act, la principale legge federale americana che regola il commercio, l'Ufficio del Rappresentante speciale per il commercio può ciclicamente avvalersi della cosiddetta clausola del carosello, che, come prima spiegavamo, consente di modificare il paniere dei prodotti e la percentuale dei dazi. Si tratta di una clausola piuttosto ostica, perché non ci consente di sapere quali prodotti saranno gravati da dazi e in quale misura, posto che l'organo preposto a tale decisione sceglie discrezionalmente i prodotti da aggiungere alla lista o da inserire in sostituzione di altri, nonché la percentuale stessa dei dazi, i quali, stando alle recenti dichiarazioni del Presidente Trump, potrebbero schizzare addirittura al 100 per cento.

La seconda riflessione verte, invece, proprio sulla guerra commerciale Stati Uniti-Europa. Sia l'Europa che gli Stati Uniti sono stati giudicati colpevoli dal sistema di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione mondiale del commercio per aver continuato a fornire sussidi legali ai produttori di aeromobili. Infatti se, da un lato, gli Stati Uniti hanno ricevuto l'autorizzazione a gravare di oneri economici le importazioni europee a causa di finanziamenti incompatibili accordati dall'Unione al consorzio Airbus, dall'altro lato, la stessa Organizzazione mondiale del commercio ha concesso all'Europa il diritto di imporre contromisure contro gli Stati Uniti per l'omologa vicenda di aiuti illeciti all'industria aeronautica Boeing. Un elenco preliminare di prodotti statunitensi da prendere in considerazione per le contromisure è stato già stilato e pubblicato lo scorso aprile.

A questo punto, non possiamo non rilevare come l'imposizione reciproca di sanzioni comporterebbe solo danni alle imprese e ai cittadini su entrambe le sponde dell'Atlantico e danneggerebbe ancor più il commercio globale, in un momento storico così sensibile, quale si presenta quello attuale. A tal proposito, mi sembra doveroso raccogliere i timori dei nostri imprenditori: per fare un esempio, le cantine cuneesi trovano oltre il confine il miglior mercato, esportando il 75 per cento delle bottiglie prodotte e quasi la metà del 75 per cento prevede come destinazione gli Stati Uniti d'America, che apprezzano particolarmente i vini delle nostre colline. Se in futuro si verificasse il deprecabile aumento dei dazi sui nostri prodotti, è facile immaginare l'enorme pregiudizio economico che le nostre aziende andrebbero incolpevolmente a patire, e i nostri imprenditori non possono pagare il prezzo di una guerra commerciale scatenata da indebiti finanziamenti all'industria aeronautica.

Per questo penso che il Governo abbia ottenuto, grazie ad un'imponente e celere impegno diplomatico, un successo per la difesa del nostro made in Italy, intraprendendo passi molto importanti nella giusta direzione, ma ritengo che sia assolutamente fondamentale che il Governo italiano pretenda anche un impegno forte e concreto da parte di Bruxelles. La Commissione europea deve fornire in tempi rapidi una risposta adeguata e lavorare ad una soluzione equa ed equilibrata per i rispettivi partner commerciali, al fine di scongiurare una lunga e logorante guerra di dazi, che non avrebbe né vinti né vincitori, ma solo vittime di un diabolico meccanismo di ritorsioni finanziarie. In un momento in cui gli Stati sono profondamente impegnati nella battaglia contro l'emergenza economica-sanitaria, che sta provocando danni immensi ai mercati internazionali, non si possono alimentare altre guerre finanziarie che pregiudicherebbero in modo insanabile l'economia globale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 17,50)

IOLANDA DI STASIO (M5S). Attraverso la via della diplomazia si deve giungere ad una trattativa che salvi almeno la parte essenziale del multilateralismo e delle libertà commerciali che, nel tempo, hanno permesso uno sviluppo senza precedenti dell'economia mondiale.

Ritengo che sia altresì fondamentale intensificare la nostra relazione con gli Stati Uniti d'America, ai quali siamo uniti da un legame storico, politico e culturale e ricordare loro che l'Italia è sempre stata un partner fedele alle scelte americane.

Per concludere, ritengo sia necessario investire su efficaci campagne di informazione e in tutti i mercati dove esportiamo, Stati Uniti inclusi, dobbiamo imparare a raccontare bene i nostri prodotti, a farli riconoscere non solo attraverso i loro nomi, ma anche attraverso i luoghi di provenienza e il contesto culturale di origine. Sarebbe auspicabile implementare un sistema di blockchain pubblica, avvalendosi delle moderne tecnologie per la valutazione della qualità dei prodotti e per mettere in evidenza il vero valore dei prodotti alimentari autentici, genuini e di tradizione millenaria. Intanto, ringrazio il sottosegretario per averci illustrato i risultati finora ottenuti e, soprattutto, per aver illustrato quanto ancora sia lunga la strada da intraprendere.

(Chiarimenti in merito alla realizzazione del primo lotto della strada statale n. 2 «Cassia», nel territorio della provincia di Siena - n. 2-00770)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cenni ed altri n. 2-00770 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Cenni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. La “Cassia” è un'arteria molto rilevante per il nostro Paese e, soprattutto, lo è per una serie di aree interne di alcune regioni, a partire dalla Toscana e dal Lazio, che sono le principali regioni interessate.

Gli interventi di ammodernamento hanno conosciuto in questi anni vicende molto, molto complesse. Potremmo partire dalla storia di questa strada intorno agli anni Settanta, in poi, anni che portarono gli enti locali, poi, nel 1986, a un ridimensionamento dei progetti pensati di ampliamento, dividendo gli interventi di ammodernamento in alcuni lotti.

Negli anni, le vicissitudini, come dicevo, sono state consistenti, hanno visto passaggi di competenza, da ANAS, poi gli enti locali e, poi, nuovamente ANAS, attraversando anche la necessità di risoluzione del contratto con ditte appaltatrici per difformità nell'esecuzione dei lavori.

Oggi, noi riteniamo che sia arrivato il momento di riportare chiarezza rispetto a scadenze e risorse in modo assolutamente chiaro. Parto, soprattutto, dalla priorità che gli enti locali hanno determinato, riconosciuto, valutato negli ultimi anni e, cioè, la realizzazione del primo lotto di questa strada.

Il primo lotto della strada statale “Cassia” va da Siena (dal viadotto di Monsindoli sulla strada statale n. 223 di Paganico) allo svincolo di Monteroni d'Arbia. Si tratta, come dicevo, di un'infrastruttura assai significativa per la viabilità e per la sicurezza stradale di vari territori della Toscana del sud e delle regioni limitrofe.

Questa nuova strada eviterebbe il transito all'interno di alcuni centri abitati e creerebbe un collegamento diretto, a quattro corsie, fra l'attuale “Cassia” e la E78 Grosseto-Fano (arteria, come sappiamo, di valenza europea in via di completamento, denominata comunemente “Due Mari”).

Il nuovo tracciato della strada statale n. 2 “Cassia” è stato approvato da ANAS addirittura nel 1989. Nonostante la necessità presente anche allora di realizzare un tracciato maggiormente adeguato al volume e anche alla tipologia di traffico esistente, ad oggi, questo tratto non è stato ancora terminato. Di quel progetto è stato, infatti, realizzato soltanto il secondo lotto. Stiamo parlando di poco più di 3 chilometri compresi fra gli svincoli di Monteroni d'Arbia nord e di Monteroni d'Arbia sud.

Durante l'esecuzione delle opere, la provincia di Siena, che ha avuto successivamente in gestione la strada, su mandato della regione Toscana, ha dovuto risolvere, infatti, il contratto con la ditta appaltatrice, perché, nel corso dei lavori, erano emersi consistenti e, purtroppo, anche ripetute e gravi difformità esecutive, tali da compromettere la buona riuscita del risultato. Ad oggi, si rende pertanto necessario completare i lavori, che risultano parzialmente eseguiti in alcuni tratti in terreni che, comunque, sono già stati espropriati.

L'intervento, il cui costo è stimato in circa 100 milioni di euro, è compreso nell'allegato 1.1 dell'aggiornamento del contratto di programma ANAS-Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti 2016-2020 e, precisamente, nell'elenco degli interventi per i quali vengono finalizzate prioritariamente le risorse destinate ad attività di progettazione per investimenti da inserire nei successivi aggiornamenti contrattuali.

Nell'ambito del Fondo investimenti, stanziato dall'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, per questo intervento, sono previsti finanziamenti per 90 milioni di euro. Il Fondo dovrà, comunque, essere ripartito con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, sulla base di programmi settoriali presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato per le materie di competenza.

Mi risulta che siano attualmente in corso le attività propedeutiche all'avvio della progettazione definitiva del lotto in questione, a cui dovrebbe seguire lo sviluppo del progetto esecutivo per l'appalto dell'opera.

Pertanto, sono a chiedere al Governo, intanto, quando verrà emanato il decreto citato necessario in premessa e, quindi, relativo all'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, che stanzia le risorse relative alla realizzazione del primo lotto della statale n. 2 “Cassia”; poi, se queste risorse saranno comunque sufficienti a completare l'opera; e, infine, quale sarà la tempistica prevista per la realizzazione del lotto in questione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, in premessa ricordo che il tratto stradale in argomento presenta uno sviluppo complessivo di 7,6 chilometri e collega la E78 Siena-Grosseto, in corrispondenza del viadotto Monsindoli, con lo svincolo di Monteroni d'Arbia Nord in corrispondenza dell'inizio del secondo lotto della ex strada statale n. 2 “Cassia”, lotto già realizzato e in esercizio.

Com'è noto, durante l'esecuzione dei lavori del primo lotto la provincia di Siena è stata costretta a risolvere il contratto con la ditta appaltatrice, che si era resa responsabile di consistenti, ripetute e gravi difformità esecutive, compromettendo così la corretta realizzazione dell'opera. Pertanto, oggi risultano parzialmente eseguite alcune opere d'arte, e per il completamento dei lavori i terreni sono stati già espropriati. Si procederà quindi alla rielaborazione del progetto definitivo di completamento, con il necessario adeguamento normativo per gli aspetti stradali, idraulici, ambientali, paesaggistici, da presentare poi agli enti competenti per l'acquisizione dei nuovi pareri.

Quanto alla ripartizione del fondo di cui all'articolo 1, comma 14, della legge di bilancio 2020, com'è evidenziato dagli onorevoli interpellanti, il comma 24 del medesimo articolo prevede l'adozione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri di uno o più decreti su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, di concerto con i ministri interessati, sulla base di programmi settoriali presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato tra le materie di competenza.

Pur non essendo le risorse di cui alla citata legge di bilancio finalizzate ope legis al finanziamento dell'intervento in parola, gli uffici del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti hanno già predisposto, per quanto di competenza, la documentazione necessaria per poter assegnare allo stesso la somma di 90 milioni di euro, che si andrebbe ad aggiungere agli importi autorizzati per lo sviluppo della progettazione.

Com'è ricordato dagli interpellanti, l'intervento è infatti ricompreso nella sezione A1.1 dell'aggiornamento 2018-2019 del contratto di programma 2016-2020 MIT-ANAS, il cui iter approvativo è in corso di perfezionamento.

Infine, circa la determinazione dei tempi di esecuzione dell'opera, così come i costi della stessa, sarà possibile dare indicazioni certe una volta ultimata la progettazione definitiva.

PRESIDENTE. La deputata Susanna Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, sottosegretario, la ringrazio per la risposta. Voglio ricavare dalla sua risposta alcune buone notizie, che sono certa saranno utili al territorio. E, quindi, la prima buona notizia è che le risorse saranno destinate a questa arteria, a questa strada, ma che sarà necessario ancora un lavoro di affinamento e di modifica dei progetti necessari.

Ovviamente, io mi auguro che questi siano tempi non biblici, in modo da poter dare qualche certezza in più al territorio: perché vorrei ricordare che noi stiamo parlando di una strada che, come lei ha ricordato, ha avuto una storia molto complessa, e che nel suo tratto Sud, quello che dalla provincia di Siena va verso il Lazio, ha visto criticità molto pesanti anche recenti, con il crollo di una parte della strada, con una serie di punti che necessitano di interventi di manutenzione, e quindi della realizzazione di un piano di manutenzione.

Ecco, io mi auguro che possa esserci presto anche l'occasione di un confronto diretto fra il sistema delle autonomie territoriali e il Ministero, per poter definire meglio i tempi, perché ovviamente a questo punto diventa fondamentale capire entro quali tempi si potranno iniziare eventuali lavori, e quindi procedere alla realizzazione di questo snodo, che resta fermo sinceramente da troppo tempo.

(Elementi e iniziative in merito a eventuali correlazioni tra inquinamento ambientale e diffusione di epidemie virali, in particolare in relazione all'emergenza da COVID-19 - n. 2-00771)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zolezzi ed altri n. 2-00771 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Troiano se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Presidente, sottosegretario, colleghi, nel mese di marzo 2020 la Società italiana di medicina ambientale (SIMA) ha pubblicato un position paper relativo ad uno studio dove veniva ipotizzata una correlazione fra il superamento dei limiti di particolato (PM10) e l'emergere di casi di Coronavirus. In data 8 aprile 2020 è stato reso pubblico uno studio condotto dall'università di Harvard, nel quale figura anche la statistica italiana Francesca Dominici, dove veniva documentato un incremento del 15 per cento di mortalità da COVID-19 negli USA per ogni punto di PM2,5 in più.

Il 24 aprile 2020 la SIMA ha reso pubblico uno studio che mostra la presenza di geni del nuovo Coronavirus nel particolato presente nella zona industriale di Bergamo, dimostrando come lo stesso particolato risulti essere un ottimo trasportatore per il virus. Si apprende da fonti di stampa che oltre 20 bambini della provincia di Bergamo sono risultati positivi alla sindrome di Kawasaki: tale sindrome è correlata, secondo lo studio condotto nel 2017 dal dottor Yorifuji e pubblicato sul Journal of pediatry, al particolato atmosferico.

Secondo il dottor Fabrizio Bianchi, membro della Rete italiana ambiente e salute (RIAS), “i disegni di studio epidemiologici da adottare sono molteplici, ma tutti devono tener conto però di un elemento essenziale nel ragionamento epidemiologico: identificare insieme ai determinanti anche i principali confondenti della relazione in esame, al fine di rimuoverli in sede di disegno e/o analisi. Serviranno studi con approccio geo-statistico per analizzare la variabilità spaziale dell'inquinamento atmosferico e quella dell'epidemia da COVID-19 (positivi, ospedalizzati, decessi). Grazie a record-linkage tra gli archivi disponibili si potranno effettuare studi analitici, quali: caso-controllo nella popolazione, caso-controllo sugli ospedalizzati per COVID-19, coorte dei casi positivi per mettere in relazione l'esposizione a inquinamento atmosferico con la prognosi e la mortalità”.

In data 27 aprile 2020 è stato pubblicato su Nature lo studio condotto dal dottor Liu, dal quale emerge che il possibile contagio da COVID-19 possa avvenire anche attraverso la cosiddetta quarta via, ovvero l'aereosol di microgoccioline, elemento che supporta il possibile trasporto e contagiosità del nuovo Coronavirus adeso al particolato.

Con l'interpellanza n. 2-00670 dell'11 marzo 2020, sulla base di una letteratura scientifica consolidata sul ruolo del particolato atmosferico nel ridurre le difese immunitarie da virus (con l'aggravante delle diossine emesse dagli inceneritori che riducono i linfociti T CD8), nell'aumentare l'infiammazione polmonare e l'interleuchina 6, che aumenta anche in corso di infezione da nuovo Coronavirus, con una verosimile amplificazione nell'aumentare statisticamente le polmoniti, è stato chiesto fra l'altro ai Ministri nuovamente interrogati quali studi siano stati eseguiti o siano previsti per comprendere le cause dell'incremento della mortalità per polmonite in Italia, in particolare da legionella, e quali esiti abbiano eventualmente portato; se i Ministri intendano promuovere ulteriori studi su un possibile ruolo ambientale nella genesi e nell'aggravamento delle polmoniti in generale, e in relazione al nuovo Coronavirus. Se i Ministri interpellati intendano promuovere studi adeguati al fine di verificare le eventuali correlazioni fra pressioni ambientali e la presenza del nuovo Coronavirus, garantendo contestualmente la pubblicazione dei dati epidemiologici, sanitari e ambientali. Se alla luce di quanto esposto i Ministri interpellati intendano adottare misure ancora più stringenti, volte a ridurre la presenza del particolato atmosferico nelle aree nazionali interessate da procedure di infrazione per la qualità dell'aria, sia a scopo precauzionale, sia per attenuare la gravità di eventuali future ondate epidemiche.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e a tutela del territorio e del mare , Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, grazie all'onorevole Troiano e all'onorevole Zolezzi firmatari di questa interrogazione, che ci dà l'opportunità di tentare di fare un po' ordine su un tema, che effettivamente è materia di discussione e di dibattito nella comunità scientifica, e molto sensibile per l'opinione pubblica, per le relazioni possibili, accertate o accertabili, tra i fenomeni dell'inquinamento, i composti, il particolato, il biossido di azoto e questa emergenza. L'interpellanza sostanzialmente si concentra su due aspetti: il primo riguarda la domanda di quali elementi di analisi e di interpretazione scientifica il Governo abbia messo in campo, in atto, in particolare il Ministero dell'Ambiente e il Ministero della Salute, per accertare le relazioni di causa effetto soprattutto, mi pare di capire, tra l'inquinamento e la diffusione pandemica, e in seconda misura quali misure di contrasto, anche in relazione al collegamento, ma non solo, tra questi due fattori, inquinamento e pandemia, in particolare per il PM10, il particolato nelle sue varie varianti, possibilità, e il biossido di azoto, il Governo intenda mettere in campo, anche in relazione al fatto che c'è una procedura di infrazione che precede addirittura la situazione dell'emergenza.

Ora, per quanto riguarda il primo aspetto, l'Istituto superiore di sanità ci comunica quanto segue (leggo perché, ovviamente, è importante dare un'attinenza scientifica alle comunicazioni e alle informazioni che sono richieste): l'improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19, con il suo drammatico impatto sanitario, sociale ed economico, ha innescato globalmente una fervida attività di ricerca nel settore della prevenzione, sviluppo di vaccini e nel campo terapeutico. Si stanno inoltre moltiplicando gli sforzi per comprendere meglio il processo di trasmissione virale - e gli studi che voi avete citato sono parte di questo dibattito importante -, i meccanismi biologici sottesi alla patogenesi degli effetti osservati, come pure i possibili fattori sociali ed ambientali che possono contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all'infezione da virus SARS-CoV-2. La possibile interazione tra inquinamento da PM e COVID-19 è suggerita dal fatto che l'inquinamento atmosferico aumenta in particolare il rischio di patologie respiratorie e infezioni acute delle basse vie respiratorie particolarmente in soggetti vulnerabili quali gli anziani e i soggetti con co-morbidità, condizioni che caratterizzano anche l'epidemia di COVID-19. La principale ragione alla base di questa ipotesi - continua l'ISS - è che l'incremento dei livelli di PM possa rendere il sistema respiratorio più suscettibile all'infezione e alle complicanze delle malattie da Coronavirus.

L'elevato livello di attenzione su questi temi nella comunità scientifica internazionale ha stimolato la realizzazione di molteplici studi, che mostrano risultati potenzialmente rilevanti, sebbene per lo più non ancora tutti pubblicati. I contributi sull'argomento pubblicati in questo periodo in Italia sono stati oggetto di approfondimento da parte della comunità scientifica. Qui l'ISS porta un elenco e un indice di vari studi che per brevità non leggerò, ma che ritroverete nel testo scritto, che sarà pubblicato, della mia risposta.

Il punto importante di questa comunicazione di ISS però è questo: in merito alla possibilità di un'associazione diretta della diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2 e le aree ad elevato inquinamento atmosferico del nostro Paese, gli approfondimenti prodotti riconoscono la necessità di porre una certa cautela, trattandosi di un'infezione virale sottoposta a meccanismi di trasmissione diversi da quelli generalmente studiati nel settore dell'inquinamento atmosferico indoor e outdoor.

Inoltre, si rileva la necessità di approfondire con idonei studi epidemiologici e ambientali questa associazione, evidenziando tutte le possibili variabili che possono giocare un ruolo, anche come confondenti, suggerendo spurie associazioni causa-effetto. In particolare, dovranno essere approfondite le potenziali relazioni tra la fragilità di alcuni gruppi di popolazione e gli esiti alla malattia COVID-19, così come si sono manifestate nel nostro Paese. Appare dunque necessario pianificare e realizzare studi caratterizzati da adeguati disegni e protocolli di indagine, e corredati da modelli di analisi che consentano di comprendere il ruolo giocato dalle molteplici variabili coinvolte nel fenomeno.

Occorre intraprendere processi progettuali che definiscano obiettivi e metodologie di indagine condivise per realizzare indagini a carattere nazionale e possibili approfondimenti su scala regionale condotti con metodologia comune, evitando la dispersione di risorse in progetti multipli, con frammentazione di studi caratterizzati da disegno e procedure eterogenei e che producano risultati non confrontabili. In conseguenza di quanto sopra espresso, l'Istituto superiore di sanità sta avviando due iniziative progettuali.

Ora, queste iniziative progettuali, che mi appresto a descrivere rapidamente, per rispondere alla prima parte della vostra interpellanza sull'analisi del fenomeno da parte dei Ministeri competenti, sono conseguenza, come sapete, di un protocollo d'intesa tra ISS, ISPRA e sistema nazionale di protezione ambientale, che ha prodotto queste due azioni che adesso vado a descrivere.

La prima riguarda uno studio epidemiologico nazionale, che è in corso, promosso da ISS e ISPRA-SNPA, per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell'epidemia. Lo studio si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS e del sistema di monitoraggio della qualità dell'aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA. Il progetto si avvarrà anche della collaborazione scientifica della Rete italiana ambiente e salute, anche per garantire un raccordo con strutture regionali sanitarie ed ambientali, quindi uno studio epidemiologico su scala nazionale, articolato per varianti regionali, con il contributo delle varie realtà ARPA regionali. La seconda iniziativa, e questa è forse più interessante, non dal punto di vista del merito, ma più complessa, riguarda il cosiddetto progetto Pulvirus, che è promosso, insieme a ISS e ISPRA, anche dall'ENEA, per valutare le dinamiche dell'inquinamento a livello regionale e, soprattutto, le conseguenze relative alla fase di lockdown, cioè per valutare come questa fase di lockdown può in chiaroscuro avere influito positivamente o meno sulla riduzione dell'emergenza, e quindi capire da questa lettura la connessione di causa-effetto dei due fenomeni e come queste possano avere avuto un impatto sui livelli dell'inquinamento.

Questo progetto, il progetto Pulvirus, che è in corso di redazione, quindi ci auguriamo che questi risultati possano essere resi pubblici rapidamente, mette insieme la collaborazione di questi tre enti e soprattutto si avvale anche dei contributi scientifici e di lettura che possono venire attraverso la tecnologia spaziale nell'ambito del programma Space Economy Mirror Copernicus. Sapete che, attraverso la lettura satellitare, con il giusto processamento, noi possiamo giungere ad un'analisi più di dettaglio dei fenomeni dell'inquinamento e anche, per esempio, di prevenzione delle situazioni di dissesto idrogeologico, alluvioni, frane, eccetera, e noi ci stiamo, come Ministero, incamminando in particolare su questa strada e spero che ne potremo discutere nel prossimo decreto economico. Rappresenterebbe un'infrastruttura tecnologica molto importante per la prevenzione di questi fenomeni. In particolare, per quanto riguarda la tecnologia satellitare, il programma all'interno del coordinamento interministeriale sull'azione spaziale e di processamento dei dati satellitari riguarda il servizio S2, cioè il servizio qualità dell'aria, che comprende per l'appunto i servizi per la mappatura e la previsione della dispersione di sostanze inquinanti, polveri, ceneri e altri materiali attribuibili ad eventi naturali o antropici. Quindi il programma Pulvirus, per leggere la fase di lockdown in relazione all'inquinamento e all'evoluzione del COVID, si basa su questi presupposti scientifici e tecnologici e ha cinque obiettivi. Il primo obiettivo è l'analisi degli effetti delle misure di distanziamento fisico durante il periodo della pandemia da COVID-19, cosa dicono le stazioni di monitoraggio italiane. Qui c'è un gruppo di lavoro specifico che sta lavorando su questo, dei tre enti più il gruppo del programma S2 all'interno del comitato interministeriale sul monitoraggio satellitare. Il secondo obiettivo è la valutazione sull'intero territorio nazionale della riduzione delle emissioni e concentrazioni di inquinamenti atmosferici per effetto dell'introduzione di misure per contrastare la diffusione del COVID-19, con assimilazione dei dati e assemblamento di modelli.

Il terzo obiettivo, quindi il terzo gruppo di studio, riguarda una campagna di caratterizzazione della composizione chimica del particolato, perché qui, quando si parla di particolato - credo che l'onorevole Zolezzi lo possa insegnare a me -, si parla di tante varianti, di tante diverse forme di composto, che a loro volta producono diverse forme di veicolazione di eventuali elementi virali. Il quarto obiettivo è la valutazione dell'impatto a larga scala della riduzione delle emissioni sulla composizione atmosferica e sulle concentrazioni ambientali di gas serra, e l'ultimo gruppo è le raccomandazioni per il trattamento di campioni di particolato e valutazioni preliminari allo sviluppo di un modello predittivo e di allerta precoce conseguente alla presenza di tracce di COVID-19 sul particolato atmosferico.

Quindi questa prima parte noi la stiamo organizzando così, con questi due studi che sono in corso, per avere alla fine di questa campagna di lettura una possibilità scientifica più accertata, al di là dei numerosi studi pur pubblicati, sul rapporto causa-effetto o no dell'inquinamento sulla diffusione del virus, e anche se le misure di lockdown che sono state approntate hanno avuto un effetto di freno, fino a che punto e in quali situazioni.

Sul secondo punto, cioè cosa stiamo facendo operativamente in questa fase, in cui la lettura tende verso una certa condizione ma non è definita in maniera precisa, nella mia seconda esposizione, che rapidamente concluderò, c'è la brevissima narrazione del lavoro che i Ministeri hanno fatto già da diversi anni e che stiamo facendo che riguarda non soltanto ovviamente il rapporto inquinamento-COVID ma il tema di abbattimento delle emissioni in rapporto anche alle procedure d'infrazione alle quali siamo sottoposti, che comunque sono e sarebbero state un problema anche in assenza dell'emergenza. Il Ministero dell'Ambiente ha da tempo avviato un percorso di supporto alle regioni, come soggetti competenti in materia di qualità dell'aria, per l'individuazione di misure e di interventi di risanamento della qualità dell'aria da attuare in maniera coordinata. Nell'ambito di questo percorso di supporto, dapprima nel 2013 e poi nel 2017 (quindi parliamo già da diversi anni) con le regioni del bacino padano, che forse è la zona di maggiore sofferenza (tutte le pianure, tutte le zone pianeggianti in Italia, cioè quelle massimamente dense di attività produttive e agricole sono sottoposte a pressione sulle matrici ambientali e sull'atmosfera da inquinamento da particolato, che avviene sia dall'industria che dall'agricoltura, e le coste) e, successivamente, a partire dal 2018 sino ad oggi, anche con le regioni Lazio, Umbria e Toscana, sono stati sottoscritti distinti accordi di programma volti a realizzare interventi sui settori maggiormente responsabili delle emissioni inquinanti. Analoghi accordi, l'uno per la regione Sicilia e l'altro per la regione Campania, sono attualmente in corso di perfezionamento. Nell'ottica del rafforzamento di un'azione coordinata e congiunta a tutela della qualità dell'aria, si segnala quanto disposto dall'articolo 30, comma 14-ter, del decreto-legge 30 aprile 2019, che stanzia apposite risorse per l'attuazione di interventi di miglioramento della qualità dell'aria nelle regioni del bacino padano. A ciò si aggiunga anche il Protocollo “Aria Pulita”, sottoscritto il 4 giugno del 2019, nell'ambito dell'evento Clean Air Dialogue svoltosi a Torino, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri ed i Ministeri dell'Ambiente, dell'Economia e delle finanze, dello Sviluppo economico, dei Trasporti, dell'Agricoltura e della Salute, che prevede l'adozione di una serie di misure per il miglioramento della qualità dell'aria su alcuni ambiti di intervento relativamente ai settori maggiormente responsabili delle emissioni in atmosfera. Poi, in una fase più recente, noi abbiamo approvato il “decreto Clima”, che poi è diventato legge con conversione a dicembre. In quel provvedimento, in linea con i primi indirizzi del cosiddetto Green New Deal, vengono trattati per la prima volta in modo congiunto e integrato i temi della qualità dell'aria e del cambiamento climatico. Il Ministero sta lavorando all'elaborazione del “Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria”, che è un programma previsto da tempo e che stiamo ultimando in questi mesi, al fine di individuare le misure di competenza nazionale da porre in essere volte ad assicurare la corretta e piena attuazione della normativa in materia di contrasto al cambiamento climatico e della direttiva n. 2008/50/CE, e identificare le risorse economiche disponibili a legislazione vigente per ciascuna misura con la relativa tempistica attuativa. Sempre nel “decreto Clima”, ricorderete poi le misure finanziarie di incentivazione per la transizione al trasporto pubblico, per la rottamazione dei veicoli a trazione con combustibili fossili e per il passaggio all'elettrico, sia per le autovetture che per le biciclette che per altri vettori. Nelle prossime settimane si discuterà di altri provvedimenti, sui quali posso dare qualche informazione anticipatoria. C'è una proposta che dovrebbe trovare collocazione nel DL di semplificazioni normative che è volta ad introdurre una delega, sulla base di una serie di criteri orientati alla realizzazione delle azioni contenute nel Piano d'azione per il miglioramento della qualità dell'aria, previsto per il Protocollo d'intesa del 4 giugno 2019. Tale opera di riforma legislativa, riferita a più settori tra loro eterogenei e soggetti a competenze di diverse amministrazioni, dovrà rispondere a criteri di coesione e coerenze interne, al fine di assicurare, secondo la ratio del Protocollo, che le azioni operative si sviluppino in modo coordinato con interventi paralleli e sinergici in tutti i settori.

Sapete anche, perché ne è stata data forse anche anticipazione pubblica, che nel prossimo provvedimento sulle semplificazioni sono poi previste due misure, una di semplificazione normativa per l'introduzione delle centraline elettriche nelle stazioni di distribuzione dei carburanti, che oggi incontra diverse difficoltà amministrative e burocratiche, e anche la costituzione di una specifica commissione di autorizzazioni ambientali, diciamo una commissione VIA ad hoc, per tutte quelle proposte di interventi e di realizzazione di impianti di produzione di energie rinnovabili, dal fotovoltaico al solare e quant'altro, che possano dare un'accelerazione per ampliare lo spazio delle rinnovabili all'interno del profilo energetico nazionale.

L'ultima cosa che voglio segnalare riguarda lo studio che ISPRA ha fornito proprio in questi giorni, il 21 aprile, nell'ambito del programma annuale dell'Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2020 - ogni anno noi dobbiamo aggiornare attraverso ISPRA l'inventario delle emissioni -, e dalla lettura di questo rapporto, che peraltro è facilmente recuperabile sul web, si possono trarre delle informazioni e delle chiavi di lettura molto importanti, che ci dicono sostanzialmente che nei vari settori industriali, del trasporto, dell'agricoltura, noi abbiamo avuto in questi ultimi trent'anni un abbattimento delle emissioni, un calo delle emissioni, un calo che non è ancora sufficiente per arrivare agli obiettivi della neutralità climatica del 2050 o del 55 per cento nel 2030. Questo calo si registra a partire grosso modo dal 2007, con una curva ascendente fino al 2007 e poi progressivamente discendente, ma il saldo tra l'inizio della curva, dal 1990 ad oggi, è però ancora elevato, cioè, dal 1990, anche se a metà percorso c'è stato un calo, noi registriamo, per esempio nel campo dei trasporti urbani, una crescita del 3 per cento delle emissioni - così come lo registriamo nel campo dell'agricoltura - che negli ultimi tempi è però calata, grazie al fatto, per esempio, che c'è stato un calo delle attività di pascolo o delle attività di allevamento in molti settori, in molti distretti regionali.

Quindi, per concludere, credo che noi siamo incamminati in una direzione, e con molte iniziative che vanno messe a regime, a sistema, con discussioni che il Parlamento dovrà portare avanti, verso una politica di abbattimento delle emissioni, che ci possa, accelerandole, intanto far uscire dalla situazione di infrazione che attualmente penalizza il nostro Paese, ma anche, qualora gli studi a cui ho fatto riferimento precedentemente ci confermassero uno stretto rapporto tra inquinamento, diffusione di sostanze inquinanti e situazioni di emergenza per la pandemia, di avere già in corsa degli strumenti di contrasto e di mitigazione che darebbero maggiore tranquillità alle nostre comunità.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Zolezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno per la risposta.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Presidente, ringrazio molto il sottosegretario e plaudiamo alle varie iniziative comunicate, a partire dallo studio epidemiologico di ISPRA, Istituto Superiore di Sanità e della Rete Italiana Ambiente e Salute. Plaudiamo al progetto “Pulvirus”, per approfondire appunto il legame fra inquinamento e diffusione del nuovo Coronavirus, capire anche cosa ha portato la misura di lockdown sull'inquinamento. Devo dire che inizialmente, nei primi mesi, dai primi studi comunicati, anche se è vero che sono molti studi ancora in preprint, io avevo percepito un atteggiamento un pochino negazionista. Auspico che questi studi siano però aperti in qualche modo alla comunità scientifica, in particolare ai ricercatori e alle università che hanno già approfondito e pubblicato su questo argomento, proprio per la complessità e la multidisciplinarietà degli argomenti, che sono però anche decisamente strategici. Gli studi sono già stati citati, la Società italiana di medicina ambientale prima ha definito questo rapporto statistico fra superamenti del particolato e diffusione dei casi di Coronavirus, e poi addirittura ha anche trovato i geni del Coronavirus nel particolato della città di Bergamo. Una docente italiana, che però lavora alla prestigiosa università di Harvard ha trovato anche l'aumento del 15 per cento di mortalità da Coronavirus, per ogni punto di PM2.5 in più. Questi comunque sono studi che devono portare a una riduzione più veloce e più stringente delle emissioni, sia per le varie patologie già note correlate all'inquinamento, che anche per prevenire nuove ondate e nuove epidemie da Coronavirus. Leggevo lo studio cinese di Yao, che addirittura è riuscito anche a fare uno studio statistico sul famoso indice di contagio, l'indice R0, trovando una correlazione tra l'R0 e le emissioni di ossido di azoto in undici città cinesi. Questo, secondo me, è uno studio ulteriormente importante, perché non vede solamente in generale i casi, ma vede proprio questa possibilità che il virus si diffonda. L'OMS ha iniziato a fare affermazioni piuttosto impegnative. Maria Neira, direttrice del Dipartimento salute pubblica, ha affermato che, se si è esposti all'inquinamento atmosferico, aumentano le possibilità di avere quadri più gravi di nuovo Coronavirus. Lo stesso OMS sta suggerendo di tenersi pronti, soprattutto nelle aree maggiormente inquinate, ad affrontare un tasso di gravità e mortalità da Coronavirus più elevato.

È stato già citato quello che si sta osservando in provincia di Bergamo, ma anche nel Regno Unito, in Francia e anche nel mondo anglosassone, sui casi di sindrome di Kawasaki nei minori. A Bergamo l'incidenza è stata 30 volte superiore, rispetto al passato, secondo Lucio Verdoni, reumatologo dell'Ospedale “Papa Giovanni XXIII”. Molti studi correlano anche questa sindrome agli inquinanti atmosferici. Per ora manca una correlazione chiara col nuovo Coronavirus, però sicuramente si capisce che l'inquinamento fa male e questa sindrome multifattoriale va studiata, per cercare, appunto, di ridurre almeno uno dei fattori evitabili, che è proprio l'inquinamento, perché parliamo comunque di una sindrome in alcuni casi molto importante. Andrà probabilmente studiato il profilo anticorpale di questi bimbi, di questi soggetti, così come le varie lesioni cutanee. So che il Parlamento si occuperà di studiare il pernioma sulla cute delle persone, per capire se è correlato alle infezioni. Quindi, non solo in generale i casi, ma anche casi di patologie infantili.

Bene anche per le iniziative per limitare il particolato e l'inquinamento, comunicate dal sottosegretario. Ogni settore deve fare la sua parte per limitare l'inquinamento. La Lombardia è arrivata, a un certo punto, ad avere il 10 per cento dei decessi mondiali da Coronavirus, con una media annua di PM2.5 oltre a 27. Ricordo che 20 è il limite suggerito dalla Commissione europea. A Codogno, dove esplose l'epidemia, per due mesi il PM10 è stato superiore a 68. Mi risulta - però non ho controllato proprio tutte le centraline europee - il record europeo di PM10. È chiaro che questo è un dato statistico e non si può fare una correlazione, però sicuramente dà l'idea che bisogna approfondire questo eventuale legame. Cremona ha avuto 62 di PM10 e le valli di Bergamo, Milano e Mantova 58. Bergamo città 52.

Vorrei ricordare, però, per esempio quello che è successo a Roma. Roma si è trovata, all'inizio della giunta Raggi, con 17 di PM2.5 annuo medio, quindi sotto al limite di 20 della Commissione, ed è riuscita a ridurlo ancora a 13. Ricorda che l'OMS dice che in realtà bisognerebbe arrivare a 10, però quasi nessuna grande città ci arriva. A Roma le misure di limitazione del diesel sono state fondamentali, come certificato dal rapporto ARPA Lazio qualità dell'aria 2009-2017. Molte persone sono state salvate da varie malattie respiratorie e cardiovascolari, e probabilmente anche dal Coronavirus, grazie a questo tipo di politica. Ricordo che nel Lazio la mortalità da Coronavirus, su circa 9 mila casi, è stata del 5 per cento. Nella mia provincia di residenza a Mantova, la mortalità in alcuni comuni è stata del 25 per cento.

In questi giorni si è parlato molto sui media di Mantova per alcune terapie. Ma voglio ricordare, per primo, che la Lombardia in generale ha subito attacchi politici, dal 95 in poi. La sanità pubblica ha ridotti i fondi, giù l'assistenza nelle RSA e una riforma regionale che ha trasformato i medici di famiglia in gestori e nessuna richiesta di aggiornamento del piano pandemico, da parte dell'“epidemiurgo” Gallera, che nonostante l'epidemia di polmonite - mille ricoveri nel settembre 2018 -, non lo ha aggiornato.

La legionella era stata trovata nel fiume Chiese e nelle falde acquifere. C'è stata una riduzione dell'organico dei medici nei reparti (30-40 per cento), compreso il reparto, da cui sono in aspettativa, che è la pneumologia di Mantova, dove, nonostante l'emergenza, si è trovata la forza e l'energia per iniziare una sperimentazione con il plasma convalescente, di cui si attendono gli esiti. Anche in quell'ospedale, in alcuni reparti, non sono stati presenti sempre i dispositivi di protezione; è stato necessario mettersi anche i sacchi della spazzatura, per visitare i pazienti e visitare. Per cui non c'è stato solo inquinamento ambientale, ma anche sanitario, in Lombardia. Si è verificato un vero e proprio genocidio del popolo lombardo, siamo a quasi 15 mila vittime.

A Mantova, in realtà, la pandemia ha colpito un pochino meno che in altre parti della regione. È stato calcolato 122 per cento di mortalità aggiuntiva, tra il 20 febbraio e il 31 marzo 2020. A Bergamo più 568 per cento; a Cremona 392 per cento in più.

A Mantova cosa è successo? Tra l'altro, è successo che una rete dei cittadini non ha fatto partire l'inceneritore della Pro-Gest; sono stati bloccati nuovi allevamenti intensivi a Schivenoglia, vari impianti a biogas. Questa è politica.

Poi ci sono anche abitudini personali, di cui bisogna parlare, gli allevamenti intensivi, la carne. C'è un'iniziativa per fare diventare venti e non più venti i chili di carne mangiati all'anno a persona. Ricordo la frase “mille e non più mille”, per ricordarci che non si scherza con il futuro della nostra specie. Venti e non più venti chili di carne annua, invece che ottanta attuali. In Italia, praticamente, un adulto mangia se stesso ogni anno, in altri Paesi è ancora peggio. L'alimentazione è importante nei primi mille giorni di vita, quando si generano le cellule adipose, e in gravidanza, quindi i primi due anni di vita.

Abbiamo approvato una mozione sull'alimentazione anche qui in Aula, il 13 novembre 2019 su questo. La carne in questa fase può essere evitata, sentito il proprio pediatra. Il 19 per cento del particolato risulta emesso dall'agro-zootecnia in Emilia Romagna e a Mantova. Oltre 200 milioni di maiali sono stati uccisi dalla peste suina africana e questo è stato un ulteriore stimolo a cibarsi di animali selvatici nei wet market. C'è, quindi, una doppia correlazione possibile, tra l'eccessivo consumo di carne con la pandemia, il particolato e anche questa macellazione di animali a contatto con i pipistrelli.

In Lombardia abbiamo 31 milioni di polli. Nello studio di Sedlmaier e altri, pubblicato su “Veterinary microbiology”, nel 2009, si sono utilizzate le feci di pollo in polvere, per trasportare il virus nelle vie aeree. Così forse ci sono anche particolati più pericolosi di altri e bisogna pensarci bene a riprendere fiere zootecniche, vedi quello che è successo con Nembro, Brescia e Montichiari. Bisogna agire sulla sterilizzazione dei rifiuti sanitari, senza bruciarli direttamente, dire “stop” ai gessi di defecazione, alla trasformazione dei fanghi, alle emissioni civili. Bene quello che è stato annunciato anche dal Governo sull'ecobonus al 110 per cento per l'efficientamento energetico. Sarebbe utile accelerare sui raddoppi ferroviari, invece che sul TAV tra Brescia e Padova.

Per cui ci sono frasi importanti. Io spero che, oltre ai dati grezzi dello studio Pulvirus e degli altri studi epidemiologici, verranno pubblicati i dati epidemiologici di questa emergenza. La legge n. 29 del 2019 sul referto epidemiologico va ancora attuata. La polmonite è salita del 195 per cento dal 2008 al 2017 come mortalità. Ci vogliono dati sui casi e sui ricoveri in terapia intensiva e sui decessi per nuovo Coronavirus, pubblicati con un dettaglio comunale, per consentire ai ricercatori gli studi. In Cina sono stati pubblicati studi sulla prima SARS, con dati sul passaggio del virus di casa in casa, trasportato dalle correnti d'aria. Aspettiamo tutti questi dati che sono importanti, per trovare queste correlazioni e per avere un futuro.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zolezzi.

Signor sottosegretario, se può fornire quei dati - a cui ha fatto riferimento nella sua risposta - direttamente all'interessato, le siamo grati.

(Chiarimenti in ordine a decisioni ostative al rinvio dello svolgimento del procedimento elettorale per il rinnovo degli organi della Fondazione Enasarco - n. 2-00773)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Squeri e Gelmini n. 2-00773 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Squeri se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Il deputato Squeri è pronto per la sua illustrazione, bene, quindi, se vuole, può procedere.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente, buonasera, sottosegretario. L'interpellanza è riferita al caso Enasarco, un ente previdenziale. Ci sono 300 mila iscritti quasi e un patrimonio mobiliare e immobiliare di 7 miliardi. Il 13 gennaio il CDA indice le elezioni da svolgersi in aprile, tra il 17 e il 30 aprile.

Ahimè, succede quello che succede, arriva lo tsunami COVID-19 per cui il 31 gennaio c'è lo stato di emergenza dichiarato dal Governo, lo stato d'emergenza nazionale, il 23 di febbraio ci sono otto ordinanze, c'è il DPCM che crea la “zona rossa” per cui addirittura diversi comuni vengono chiusi con impossibilità di movimento, di uscire da quella zona, il 4 marzo altre restrizioni a livello nazionale, per cui, di fronte a questa situazione, posso dire “responsabilmente”, il CdA si riunisce telematicamente e stabilisce che è impossibile poter portare avanti le elezioni e dunque le proroga a fine emergenza.

Da quel momento si apre un'improvvida querelle con i ministeri vigilanti, il Ministero del Lavoro e il Ministero dell'Economia e delle finanze, che contestano questa delibera del CdA, dicendo che no, non ci sono motivi per impedire che le elezioni si svolgano tranquillamente. Intervengono le realtà rappresentative di questo importante mondo produttivo, Confcommercio, Confindustria, CNA, Confcooperative, la Federazione nazionale degli agenti di commercio, nonché i sindacati, la CGIL, la CISL, la UIL e l'UGL, si fanno portavoce della condivisione di quello che è un atteggiamento responsabile del consiglio d'amministrazione e scrivono al Governo dicendo: condividete questa responsabile decisione rispetto a quello che è successo, rispetto alle restrizioni, rispetto all'impedimento generale di poter svolgere le elezioni, che avevano un impedimento al di là della minima durata della campagna elettorale prevista da statuto di 60 giorni, ancorché, insieme al Ministero, si fosse deliberato che la campagna elettorale dovesse durare 95 giorni; ma da statuto la campagna elettorale doveva durare minimo 60 giorni, per poter informare in maniera compiuta questa grande base elettorale di quasi 300 mila associati, anche, poi, rispetto alle esigenze operative. Perché, sì, è vero che si può mandare il QR Code, quello che consente, poi, di entrare nell'urna digitale e, dunque, votare telematicamente, purtroppo, però, ci sono decine e decine di migliaia di associati, se non sbaglio quasi 100 mila, insomma 75 mila o giù di lì, che non hanno la PEC, un indirizzo PEC, per cui sarebbe stato necessario mandare le raccomandate in una situazione in cui per le raccomandate non c'è certezza di riscossione, perché sappiamo che in questa fase c'è questa necessità.

Di fronte a tutto questo, cosa succede? Che responsabilmente, altrettanto responsabilmente, come ha fatto il consiglio di amministrazione di Enasarco, il Governo risponde in maniera chiara, precisa; infatti, nel cosiddetto “decreto Liquidità” dell'8 aprile c'è l'articolo 33, comma 1, che recita che, per gli enti e gli organismi pubblici con base associativa - per cui Enasarco - che per il rinnovo dei propri organi adottano procedure elettorali, viene prevista la possibilità di sospendere le predette procedure, anche laddove già in essere - sembra quasi fatto per l'Enasarco, mi faccia dire, sottosegretario -, prorogando gli attuali organi fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica. Il CdA si riunisce, forte, mi lasci dire, di questo decreto-legge, di una legge, e ribadisce con una delibera formale il fatto che le elezioni non possano svolgersi correttamente, per cui riconferma il fatto che si potranno riprendere le procedure elettorali quando sarà finita l'emergenza epidemiologica.

A questo punto, in un mondo fatemi dire “normale” la vicenda sarebbe chiusa e, invece, no, perché ancora i capi di gabinetto, prima del Ministero… lì è un po' strano, perché c'è il Ministero dell'Economia e delle finanze che fa riferimento a un'informazione del Ministero del Lavoro - secondo me le informazioni che hanno portato il Ministero dell'Economia e delle finanze a confermare il parere di illegittimità della proroga delle elezioni -, comunque, questo il 24 aprile, il 30 aprile il capo di gabinetto del Ministero del Lavoro ribadisce l'illegittimità di prorogare e, addirittura, si stabilisce che le elezioni vadano fatte dal 23 maggio al 3 giugno, se no, poi, ci saranno le conseguenze necessarie. Poi, se dovessimo entrare nel merito, ci sarebbe anche da discutere anche di questo.

Per cui, concludo questa mia esposizione, sottosegretario, chiedendole se, rispetto all'espressione di questi fatti, non ritenga illegittima l'azione amministrativa dei capi di gabinetto del Ministero del Lavoro e del Ministero dell'Economia e delle finanze, rispetto a una legge che è chiara, chiarissima, non lascia adito a interpretazioni. E le chiedo se questa condotta non sia altrettanto lesiva dell'autonomia dichiarata delle realtà previdenziali, delle Casse previdenziali e arrivo a dire se tale condotta non sia lesiva addirittura del principio di poter svolgere l'esercizio di voto nella maniera più corretta e, dunque, nella maniera più compiuta possibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Grazie, Presidente. Buonasera, onorevole Squeri; con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo in ordine alla legittimità della delibera con la quale la Fondazione ENASARCO ha deciso il differimento dello svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell'assemblea dei delegati ed evidenziano presunte anomalie nell'attività di vigilanza ministeriale, tali da ledere l'autonomia dell'ente.

Preliminarmente, faccio presente che la vicenda trae origine dalla delibera del consiglio di amministrazione n. 74 del 26 giugno 2019, con la quale sono state indette le elezioni della Fondazione Enasarco, da tenersi nelle date dal 17 al 30 aprile 2020 e che in data 13 gennaio 2020, nel rispetto dell'articolo 17 del regolamento elettorale, la commissione elettorale ha disposto che la campagna elettorale si sarebbe svolta dal 13 gennaio al 16 aprile 2020, per un periodo totale di 95 giorni.

Successivamente, il consiglio di amministrazione della Fondazione ENASARCO ha adottato, a maggioranza, la delibera n. 24 del 26 marzo 2020, con la quale l'organo di amministrazione - paventando presunte conseguenze negative sulla durata minima della campagna elettorale a causa delle restrizioni connesse all'emergenza sanitaria da COVID-19 e adducendo l'impossibilità di assicurare l'elettorato attivo tramite l'invio per raccomandata postale agli interessati del QR Code necessario per l'esercizio del diritto di voto - ha deciso il differimento dello svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell'assemblea dei delegati. Nella delibera viene stabilito, pertanto, che l'indicazione del nuovo periodo di svolgimento delle elezioni sia rinviato alla cessazione dell'emergenza sanitaria in atto, quindi, ad una data incerta, e che gli organi in carica sarebbero scaduti nel momento in cui fossero stati ricostituiti, a seguito delle elezioni, i corrispondenti nuovi organi. La delibera è stata inviata alle amministrazioni vigilanti, ai fini della sua approvazione, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, che disciplina la vigilanza del Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, sugli enti privati di previdenza obbligatoria. Il Ministero che rappresento, dopo aver compiuto un'attenta disamina, ha formulato, ai sensi del medesimo articolo 3, motivati rilievi, ritenendo che quanto statuito dalla citata delibera fosse in difetto di presupposti e non conforme alle norme statutarie e regolamentari. Non si è ravvisata né alcuna legittimazione né alcuna valida motivazione per il rinvio delle elezioni, già indette con delibera del 25 giugno 2019, atteso che il comma 6 dell'articolo 13 dello statuto ENASARCO prevede che il diritto di voto è esercitato in modo telematico e che la relativa procedura elettorale, da tempo avviata, risultava già preordinata in tal senso. Tali motivazioni sono state comunicate alla fondazione ENASARCO dal Ministero del Lavoro che, in qualità di amministrazione vigilante, con nota del 1° aprile 2020, ha invitato gli amministratori a ripristinare la legittimità dell'operato dell'ente. Con successiva nota, il presidente di ENASARCO, nel riscontrare la predetta ministeriale, ha ancora confidato nella positiva valutazione dei Ministeri vigilanti sulle decisioni che il consiglio di amministrazione aveva adottato con la delibera n. 24/2020. Successivamente, il consiglio di amministrazione della fondazione, nonostante le indicazioni ministeriali, con ulteriori delibere, ha ribadito la piena legittimità dei contenuti della delibera n. 24 del 26 marzo 2020, confermando il differimento dello svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell'assemblea dei delegati e prevedendo, sulla base dell'articolo 33, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, “che” - cito – “la procedura di rinnovo elettorale dell'assemblea dei delegati della fondazione è sospesa, con contestuale proroga degli organi in carica fino alla ricostituzione dei corrispondenti nuovi organi” e che “il nuovo periodo di svolgimento di tali elezioni sarà fissato dal consiglio di amministrazione entro dieci giorni dalla cessazione dello stato di emergenza sanitaria derivante dalla diffusione dell'epidemia COVID-19”. Ha deliberato, infine, di dare mandato al presidente della fondazione di trasmettere la delibera ai Ministeri vigilanti “per quanto di loro eventuale competenza”. Al riguardo, devo ricordare che il decreto legislativo n. 519 del 1994 attribuisce al Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, amministrazione, quest'ultima, competente in particolare per gli aspetti contabili e di bilancio, la vigilanza sugli enti privati di previdenza obbligatoria costituiti sotto forma di associazioni o fondazioni di diritto privato. Si tratta di una funzione di alta vigilanza delle autorità statali sugli enti strumentali costituiti per consentire allo Stato di assolvere alla tutela previdenziale di cui all'articolo 38, primo comma, della Costituzione.

Pertanto, il Ministero che rappresento, unitamente al covigilante Ministero dell'Economia, ha il dovere di vigilare sulle attività degli enti privati di previdenza obbligatoria e che, nonostante il periodo di emergenza epidemiologica in atto, resta valido il sistema prefigurato dal decreto legislativo n. 509 del 1994, in quanto la decretazione d'urgenza nulla ha innovato rispetto al paradigma della vigilanza, che non è stata espressamente derogata da alcuna disposizione primaria sopravvenuta.

Quindi, i Ministeri, nella convinzione che l'attività di vigilanza come esercitata non configuri alcuna condotta lesiva e contraria all'autonomia delle casse previdenziali riconosciuta dal decreto legislativo n. 509 del 1994 e che la stessa non è lesiva delle norme statutarie e regolamentari della fondazione ENASARCO, ma è esercizio necessario a tutela delle garanzie costituzionali e dei diritti degli iscritti, hanno invitato, dopo ulteriori, puntuali e approfondite istruttorie, ENASARCO ad adottare, con l'urgenza dovuta, ogni utile iniziativa necessaria a superare l'attuale stasi imposta alla procedura elettorale in corso e, conseguentemente, a svolgere le elezioni nel periodo dal 20 maggio al 3 giugno 2020. Ciò è stato realizzato anche nell'ottica e in conformità di quanto disposto dall'articolo 73 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che legittima l'impiego degli strumenti digitali per lo svolgimento delle attività connesse ad adempimenti di organi collegiali così come è avvenuto, senza ritardo, in altri enti.

Pertanto, si ribadisce che alcuna condotta lesiva è stata posta in essere dai Ministeri vigilanti ma solo esercizio legittimo di attribuzioni normativamente imposte per il corretto dispiegarsi dell'attività degli enti previdenziali di previdenza obbligatoria a tutela degli iscritti, come peraltro sollecitato anche da una parte dei medesimi organi assembleari.

Concludo rassicurando che la questione è all'attenzione del Ministero che rappresento, che continuerà a monitorare gli sviluppi della vicenda.

PRESIDENTE. Il deputato Luca Squeri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno per la risposta alla sua interpellanza.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente, e grazie, sottosegretario, delle precisazioni. Ovviamente, mi ritengo assolutamente insoddisfatto della risposta. Io ho già avuto modo di dirlo al Ministro quando è venuto in audizione presso la X Commissione sul “decreto Liquidità” che, appunto, vede l'articolo in questione, l'articolo 33, comma 1, e gli dicevo che, ahimè, negli ultimi tempi e negli ultimi anni la politica è molto debole e, quando la politica è molto debole, ecco che si lascia il vuoto che poi viene riempito, diciamo, nei momenti decisionali dagli uffici, dai cosiddetti “uffici”, e devo dire che, sottosegretario, sentirla leggere la documentazione, che nulla cambia rispetto alle affermazioni lette, appunto, nelle lettere dei capi di gabinetto, non mi fa che trovare conferma a questo triste pensiero.

Lei fondamentalmente - lei e i capi di gabinetto - ha sollevato fondamentalmente 2 o 3 motivazioni: la prima è che non ci sono motivazioni. Ma, santo cielo, si blocca il Paese e anche nella sua risposta viene citato solamente perché c'è questo decreto n. 33, articolo 1 (già questo semplice fatto). Lo statuto Enasarco stabilisce che la campagna elettorale va fatta per almeno 60 giorni, per cui è un elemento strutturale degli obblighi che il CdA deve rispettare. Da quando indice le elezioni, il 13 gennaio, a quando scatta l'emergenza nazionale in tutta Italia sono passati 18 giorni. Vogliamo andare oltre? Andiamo al primo DPCM relativo alle zone rosse, per cui divieto di movimento. Sono tanti comuni e lì ci sarà stata una rappresentanza che indubbiamente avrebbe comunque inficiato la possibilità, appunto, di porre in essere la campagna elettorale, e sono passati 41 giorni.

Vogliamo arrivare al blocco nazionale? Al DPCM del 4 marzo? Stiamo parlando, appunto, del 4 marzo e dal 13 gennaio siamo a 51 giorni. Come si fa a dire che non ci sono motivazioni? Basta usare una calcolatrice e calcolare dal 13 gennaio a quando c'è oggettivamente la campagna elettorale, che non è che si fa solamente tramite computer perché ci sono le sedi di rappresentanza, ci sono le riunioni, ci sono le assemblee, tutte cose impossibili da fare nei 60 giorni obbligatori per statuto, e dite che mancano le motivazioni.

Per non parlare, poi, dell'altro aspetto oggettivo, che ho già citato nella mia premessa, rispetto al fatto di assicurarsi che tutti gli elettori potessero avere lo strumento necessario, cioè il code, il QR code che dà la possibilità poi di accesso all'urna digitale. Si parla di 75 mila iscritti a cui far arrivare raccomandate senza la possibilità di avere la certezza che il diretto interessato poi l'avesse ricevuta. Non sono motivazioni oggettive queste. Io ritengo che siano solamente questi elementi che possano dire che l'atteggiamento che abbiamo visto è contrario alla logica e al buon senso.

Vogliamo entrare, poi, nei tecnicismi? Qui si parla del fatto che, anche in stato di emergenza, il compito di vigilanza, di covigilanza del Ministero del Lavoro e del Ministero dell'Economia e delle finanze, non viene meno. Ma certo, ci mancherebbe altro! Ancorché ci sia una legge che esplicita quello che è stato fatto dal CdA facciamo finta che non ci sia questa legge, facciamo finta che non ci sia. La legge da lei citata, dove appunto si istituisce, dove si desumono i compiti della vigilanza, cita questo: “Il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale, d'intesa con i Ministeri di cui al comma 1, può formulare motivati rilievi su” - ascolti bene sottosegretario - “bilanci preventivi e i conti consuntivi, le note di variazione al bilancio di previsione, i criteri di individuazione e di ripartizione del rischio nella scelta degli investimenti, le delibere contenenti criteri direttivi generali. Nel formulare tali rilievi, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, d'intesa con i Ministeri, rinvia gli atti al nuovo esame da parte degli organi di amministrazione”. Mi faccia dire che qui i Ministeri hanno esorbitato le loro funzioni, perché, in quello che leggo, non leggo che addirittura i Ministeri possono arrivare a intimare di svolgere elezioni entro quel periodo. So che un'altra tesi che viene riportata è quella della prorogatio, per cui, in un momento come questo, l'istituto della prorogatio renderebbe poi diciamo vincolata l'azione dell'Enasarco, perché potrebbe svolgere solamente ordinaria amministrazione; siamo in un momento emergenziale, per cui altro che ordinaria amministrazione. Sì, ma qui non si parla di prorogatio, si parla di proroga, non è la stessa cosa. Vede, anche qui alla Camera c'è l'istituto della prorogatio, che è quella per cui la Camera rimane in essere fino alle nuove elezioni, scaduto il termine, e può svolgere ordinaria amministrazione; ma c'è anche l'istituto della proroga, che in stato di guerra fa sì che la Camera deliberi di prorogare la durata della validità della rappresentanza, dove tutti i poteri rimangono assolutamente in essere. E, nello specifico, già il decreto parla di proroga; la proroga è un istituto civilistico degli organismi privati e l'Enasarco, pur svolgendo diciamo un'attività di interesse pubblico, comunque rimane un ente privato; dunque la proroga, nel diritto civile, si applica in modo tale che l'effetto di perdita di poteri avviene quando c'è la ricostituzione dell'organismo successivo, per cui, in questo caso, non vi sarebbe alcuna limitazione a far sì che l'azione del Cda possa essere conforme al momento e alle necessità che il momento appunto chiama a svolgere. Guardi, sottosegretario, vedendo - mi lasci usare il termine - l'accanimento su questo tema, e vi sono motivi che non sono oggetto adesso del nostro confronto evidentemente, perché, altrimenti, questo accanimento sarebbe illogico, io mi aspetto sa che cosa? Che i funzionari, gli uffici arrivino a condizionare il Governo e addirittura a cambiare il decreto, che adesso è decreto, è in conversione di legge; vengo adesso dalla Commissione, dove appunto si è cominciato l'iter di approfondimento degli emendamenti, con la possibilità del Governo di presentare gli emendamenti anche all'ultimo secondo. Io mi aspetto che quell'articolo 33, comma 1, venga cambiato, per far sì che le lettere ricevute rientrino in conformità alla legge, perché adesso non lo sono.

E però concludo dicendo che io ho fatto studi giuridici, non sono un avvocato, però, insomma, pur nella complessità di certi argomenti, quando sono evidenti li capisco pure io, io sono convinto che anche senza questa legge l'azione del Cda di Enasarco è stata un'azione responsabile e avrà ragione, laddove ci saranno gli interventi conseguenti dei Ministeri vigilanti, perché non è possibile. Tutto è possibile: non rispettare la legge, cambiarla perché si possa si possa dire di non essere fuorilegge, ma non è possibile andare contro il buon senso e l'evidenza delle cose. Non svolgere le elezioni in questo momento è dettato dall'evidenza delle cose e dal buon senso, grazie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Domenico Giannetta.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna è pervenuta alla Presidenza la lettera con la quale il deputato Domenico Giannetta ha rassegnato le proprie dimissioni da deputato, manifestando la volontà di optare per la carica di consigliere regionale della Calabria, incompatibile con il mandato parlamentare.

Trattandosi di un caso di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Domenico Giannetta dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Domenico Giannetta, comunico che la Giunta delle elezioni, in data odierna, ha proceduto all'accertamento del subentrante.

Constatato, infatti, che nell'ambito del collegio plurinominale 02, all'interno della XXIII circoscrizione Calabria, la lista n. 6 - Forza Italia non presenta candidati disponibili, e che occorre pertanto procedere ai sensi dell'articolo 84, comma 2, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, la Giunta delle elezioni ha accertato - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei Deputati - che nell'ambito del collegio plurinominale 01, all'interno della XXIII circoscrizione Calabria, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo alla lista n. 6 - Forza Italia risulta essere Sergio Torromino.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXIII circoscrizione Calabria, nell'ambito del collegio plurinominale 01, Sergio Torromino.

Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 11 maggio 2020 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 1-00346 concernente iniziative volte al superamento delle limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite e delle criticità normative emerse in relazione alla gestione dell'emergenza da COVID-19 .

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 867 - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (Approvato dal Senato). (C. 2117-A)

e delle abbinate proposte di legge: NOVELLI ed altri; ROSTAN ed altri; MINARDO; PIASTRA ed altri; BRUNO BOSSIO; CARNEVALI ed altri; BELLUCCI ed altri; LACARRA ed altri; PAOLO RUSSO ed altri.

(C. 704-909-1042-1067-1070-1226-1246-1590-2004)

Relatori: BORDO MICHELE, per la II Commissione; IANARO, per la XII Commissione.

3. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

S. 1140 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Mozambico, fatto a Maputo l'11 luglio 2007 (Approvato dal Senato). (C. 2229)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

Ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare, fatto a Bruxelles il 18 dicembre 2013. (C. 1677)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Australia, fatto a Canberra il 22 maggio 2017. (C. 1676-A)

Relatore: OLGIATI.

La seduta termina alle 19,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata Ciaburro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2747-A - art. agg. 1.058 398 397 1 199 397 0 60 Appr.
2 Nominale art. agg. 1.059 398 394 4 198 171 223 60 Resp.
3 Nominale em. 2.54 409 406 3 204 179 227 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.