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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 322 di mercoledì 1° aprile 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 30 marzo 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, il Ministro per gli Affari europei, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte a facilitare l'erogazione del credito a famiglie e imprese, in considerazione delle recenti indicazioni della Banca centrale europea - n. 3-01404)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Barelli ed altri n. 3-01404 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Barelli se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie, signor Presidente, la illustro. Signor Ministro, in questo momento di grave difficoltà è fondamentale che il sistema bancario italiano sia alla base della ripresa, pronto ad offrire a famiglie e imprese la più ampia disponibilità e capacità di erogare finanziamenti. Solo le banche possono offrire liquidità, erogare prestiti e sostenere il pagamento della Cassa integrazione, ma il Governo deve mettere le banche nelle condizioni di operare.

La Banca centrale europea ha dato recentemente anche al nostro Paese l'opportunità di sostenere i nostri istituti bancari, alleggerendoli dai rigidi principi contabili, favorendo in tal modo la loro capacità di prestare denaro. Il Governo deve intervenire immediatamente, signor Ministro, e disporre strumenti idonei di contro garanzia dello Stato a favore dell'attività insostituibile delle banche italiane. Sostenere il sistema bancario significa dare maggiore possibilità alle famiglie e alle imprese di accedere al credito e far ripartire la circolazione della liquidità.

Signor Ministro, le chiedo in quali tempi e con quali misure intende intervenire il Governo per sostenere l'accesso al credito. Forza Italia, nell'incontro a Palazzo Chigi di oggi, così come il Presidente Berlusconi, ha chiesto al Presidente Conte di predisporre immediatamente un decreto per rafforzare il sistema bancario. Il Governo provveda subito e il pieno sostegno di Forza Italia non mancherà.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Barelli. Il Governo è al lavoro per rafforzare ulteriormente le misure già prese a sostegno della liquidità per le imprese e le famiglie. Come anche oggi abbiamo avuto modo di dire, nel confronto con i leader dell'opposizione e con le forze di maggioranza, intendiamo presentare quanto prima una misura volta a rafforzare ulteriormente il sistema delle garanzie dello Stato ai prestiti alle imprese, per rafforzare ulteriormente le misure già prese e arrivare complessivamente a interventi analoghi, se non superiori, a quelli presi da altri Paesi europei.

Nel testo scritto dell'interrogazione lei ha avuto anche modo di parlare (adesso non ha ripreso questo passaggio) della questione dei principi contabili IFRS 9 e dell'esigenza, quindi, di sospenderli o renderli flessibili. Volevo sottolineare che le autorità europee sono intervenute per chiarire i margini di flessibilità e l'esigenza di usarli pienamente in questa fase. In base, quindi, a queste indicazioni, i criteri contabili di cui all'IFRS 9 possono essere applicati con un grado di flessibilità tale per cui le moratorie pubbliche e private derivanti dall'emergenza COVID-19 non impongano di concludere automaticamente che si sia verificato un innalzamento significativo del rischio di credito, che occorre tener presente la natura eccezionale e incerta delle presenti circostanze tra le informazioni ragionevoli e fondate su cui si basano le valutazioni IFRS 9, in particolare al fine di distinguere correttamente i crediti su cui l'attuale emergenza può incidere significativamente nel lungo periodo. In tal senso, secondo la BCE, maggior peso dovrebbe essere dato all'outlook stabile e di lungo periodo in base alle passate esperienze, ai fini dell'identificazione del criterio “expected credit losses”, fattori di mitigazione, quali l'esistenza di garanzie anche pubbliche dovrebbero essere considerate - e noi appunto le abbiamo concesse e ne concederemo ancora maggiori - e le autorità competenti sono tenute a considerare le presenti circostanze nell'autorizzazione all'applicazione di disposizioni transitorie sull'IFRS 9, ai fini della regolamentazione bancaria, in particolare della CRA. Ci sono altri elementi ulteriori che, quindi, vanno esattamente nella direzione, indicata dai proponenti della interrogazione, di avere una massima flessibilizzazione per evitare alcun impatto prociclico dei criteri contabili IFRS 9 nella presente situazione.

PRESIDENTE. Il deputato Barelli ha facoltà di replicare.

PAOLO BARELLI (FI). Signor Ministro, io devo dirle che sono completamente insoddisfatto della sua risposta. Non metto in dubbio, ovviamente, la sua onestà intellettuale e la sua competenza in materia comunitaria, ovviamente, per il suo recente passato. Sono insoddisfatto perché, ad oggi, ad oltre un mese dalla crisi, non è stato erogato nemmeno un euro. Se attendiamo che la burocrazia, a cui anche lei ha fatto riferimento, risolva il problema che riguarda la capacità delle banche di sostenere lo Stato, sostenere il Governo, sostenere le famiglie e sostenere le imprese in questo momento drammatico, ecco, se aspettiamo tutto questo, io credo che il nostro Paese arriverà veramente a una crisi indifferibile. Abbiamo sostenuto in questi giorni come sia indispensabile che sia proprio attraverso il sistema bancario la possibilità di erogare alle famiglie quei mille euro al mese, che, sicuramente, nel mese di aprile e di maggio serviranno anche solo per poter comprare il mangiare.

Io credo che la responsabilità del Governo è forte. L'opposizione, in particolare Forza Italia, si è resa disponibile a collaborare responsabilmente con il Governo. Non sono qui in gioco interessi di parte, interessi dei partiti, ma qui sono in gioco gli interessi dell'intero Paese.

Sosteniamo - e concludo, signor Ministro e signor Presidente - che è fondamentale far sì che il sistema bancario possa veramente sostenere la ripresa, che possano erogare da ieri, non da domani, quei finanziamenti necessari per poter affrontare questa crisi. Se questo avverrà, noi saremo dalla parte del Governo e lo sosterremo in qualunque momento; ma se questo non avverrà con immediatezza, la responsabilità di una crisi devastante la dovrà prendere completamente e solamente il Governo (Applausi).

(Iniziative in ambito europeo volte al sostegno del sistema economico e bancario in relazione all'emergenza COVID-19, con particolare riferimento al ruolo della Banca centrale europea- n. 3-01405)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Fassina e Fornaro n. 3-01405 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. La guerra al Coronavirus e alle sue conseguenze economiche e sociali ha una portata enorme come mai nella storia dei tempi di pace. Le condizioni di finanza pubblica di tanti Paesi europei, in particolare il rapporto debito-PIL, come le condizioni bancarie, in particolare di quelle banche, tedesche e francesi, che hanno una concentrazione di derivati e di asset di livello 2 e 3, sono particolarmente in sofferenza.

La Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti, date le esigue risorse a disposizione, possono svolgere un ruolo complementare e sostanzialmente marginale, data la portata dei problemi. Il meccanismo europeo di stabilità è contraddittorio con lo shock esterno e simmetrico dentro al quale siamo, e, a prescindere dalla qualità e dall'intensità delle condizioni, implica un impegno a un programma di aggiustamento macroeconomico e strutturale.

Allora chiedo al Ministro se, date tali condizioni, l'unica strada da percorrere, archiviando il tentativo sul MES e lasciando stare l'impervio percorso per gli eurobond, non sia quella di concentrare tutto il capitale politico del Governo e degli altri otto Governi, che hanno scritto il 25 marzo scorso la lettera al Presidente del Consiglio europeo, sulla BCE affinché faccia il prestatore di ultima istanza, come tutte le banche centrali del mondo stanno facendo, a partire dalla Fed, dalla Bank of England, dalla Bank of Japan.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Vorrei rassicurare l'onorevole Fassina; la Banca centrale europea, come è noto, ha varato un programma straordinario di 750 miliardi di acquisto di titoli che porta i titoli già deliberati per quest'anno alla cifra record di 1.100 miliardi. Nella decisione dello stesso 24 marzo si è stabilito che questi acquisti riguarderanno per la prima volta anche strumenti a brevissimo termine, cioè oltre 70 giorni, che è un'innovazione molto importante per rafforzare l'azione di stabilizzazione lungo tutto l'arco della curva; nell'articolo 4 della stessa decisione, la BCE ha deciso che il vincolo precedentemente autoimposto di non andare oltre il 33 per cento dell'ammontare in circolazione di ogni titolo o dello stock del debito pubblico disponibile di ogni Paese non sarà più un ostacolo alla propria azione di politica monetaria nell'ambito del programma PEPP; terzo, al Comitato esecutivo è stato delegato il potere di applicare la massima flessibilità nella ripartizione degli acquisti nel tempo tra classi di attività e tra giurisdizioni; infine, il Comitato direttivo si è dichiarato pronto ad aggiustare, aumentare la composizione e prolungare la durata e la dimensione di questo programma per quanto necessario e per tutto il tempo richiesto dall'esigenza di evitare ogni frammentazione dei mercati dell'area euro e assicurare il pieno funzionamento dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria. Quindi, come si può vedere, la BCE sta svolgendo in modo adeguato il proprio ruolo e, grazie alla sua azione, l'Italia non è sola in questa crisi e il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni, ha espresso il proprio unanime, pieno supporto per l'azione risoluta svolta dalla BCE per assicurare condizioni di finanziamento favorevoli in tutti i Paesi dell'area dell'euro.

Vorrei, però, dire che l'ambizione del Governo italiano va oltre quella degli onorevoli Fassina e Fornaro; noi riteniamo, infatti, che come avviene ad esempio negli Stati Uniti, a fianco dell'azione della Banca centrale sia necessario anche un considerevole stimolo di bilancio comune e per questo nella lettera congiunta con altri Capi di Stato e di Governo abbiamo chiesto di attivare subito tutti gli strumenti comuni di bilancio per sostenere gli sforzi degli Stati membri ed assicurare solidarietà finanziaria e uno strumento comune di debito, emesso a livello europeo, per raccogliere risorse sui mercati alle stesse condizioni e sostenere tutti i Paesi europei nella loro azione di contrasto al Coronavirus e alle sue conseguenze economiche.

Peraltro, vorrei anche salutare con favore, come un primo passo in questa direzione, anche la proposta odierna della Commissione europea di emettere titoli comuni, volti a sostenere i sussidi di disoccupazione dei diversi Stati membri; un'innovazione che l'Italia ha sostenuto da tempo. Il Governo italiano è al lavoro su una proposta concreta di emissione comune di titoli ed è impegnato affinché l'Eurogruppo assolva appieno al mandato affidatogli dal Consiglio europeo di presentare un ventaglio di proposte che siano adeguate alla natura inedita dello shock causato dal Coronavirus e che includano anche, appunto, una proposta come quella a cui stiamo lavorando.

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Ministro. Con grande franchezza, mi sentirò rassicurato quando non leggerò più negli ordini del giorno dell'Eurogruppo o del Consiglio europeo il tentativo di utilizzare il MES, perché credo che, nonostante l'intervento della Banca centrale, questo tentativo sia ancora in corso, almeno dalle informazioni che possiamo leggere e certamente non è stato inserito da qualcuno di noi, ma è stato ed è parte di un negoziato.

Per quanto riguarda la Banca centrale europea abbiamo tutti apprezzato l'intervento deciso il 18 marzo scorso, dopo un precedente non particolarmente positivo e non mi riferisco soltanto alla conferenza stampa della Presidente Lagarde, dopodiché faccio notare che il nostro spread è ancora intorno ai 200 punti base e dato l'andamento della nostra economia non credo che sia un livello che possa essere particolarmente rassicurante.

Per quanto riguarda lo strumento comune di debito, come lei sa meglio di me, per attivarlo è necessario il versamento di capitali da parte degli Stati nazionali, se si vuole percorrere una strada diversa dal Meccanismo europeo di stabilità. Quindi, nessuna obiezione, è un'ambizione importante, temo che l'ambizione, però, faccia fatica a conciliarsi con i tempi di una crisi che è profonda e che, purtroppo, non finirà contestualmente alla fine dell'emergenza sanitaria.

Quindi, invito davvero, con un grande spirito costruttivo e con totale solidarietà all'impegno del Governo in queste settimane così difficili, a percorrere con tutta la determinazione possibile la via della BCE, affinché faccia credibilmente il prestatore di ultima istanza e si impegni alla sterilizzazione dei titoli di Stato acquistati dalle banche centrali nazionali durante la fase del quantitative easing, perché il rapporto fra debito e PIL tra qualche mese sarà davvero complicato da gestire (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza volte alla revisione della convenzione recentemente sottoscritta da Abi e parti sociali in materia di anticipazione dei trattamenti di integrazione salariale ordinaria e in deroga, anche mediante la connessa assunzione da parte dello Stato della garanzia delle anticipazioni e dei costi dei relativi conti correnti - n. 3-01406)

PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01406 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente; buongiorno, signor Ministro, premetto che siamo lieti, come Lega, che il Governo abbia accolto la proposta della Lega e dell'ottimo Claudio Durigon di fare l'anticipo bancario della cassa integrazione, altrimenti, i lavoratori avrebbero dovuto aspettare tre o quattro mesi, quindi, questo, è un bene; però, nella convenzione ci sono delle cose che non funzionano, almeno quattro punti; glieli sintetizzo: primo, la necessità di apertura di un conto corrente dedicato, con i relativi costi a carico dei lavoratori e, quindi, anche con il rischio di assembramento che, di questi tempi, non è il massimo; secondo punto, l'esito incerto, perché per mancanza di risorse le banche possono interrompere l'apertura di questi conti correnti; terzo punto, la garanzia del prestito è a carico del lavoratore con i propri emolumenti, quindi, sostanzialmente il Governo non ci mette un euro; ultimo punto, testualmente nella convenzione c'è scritto questo: la discrezionalità da parte delle banche che possono procedere all'apertura di credito previa istruttoria del merito creditizio, che potrebbe vanificare quindi l'effetto della misura. Chiediamo, quindi, se il Governo intenda correggere questi punti della convenzione per fare un buon lavoro fino in fondo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Onorevole Garavaglia, in merito a quanto da lei appena detto, vorrei sottolineare che stiamo parlando naturalmente di un atto tra soggetti privati, sottoscritto su impulso del Governo che, meritoriamente, è volto a mettere a disposizione dei lavoratori uno strumento in grado di rendere per loro più sostenibile il periodo necessario ad arrivare all'effettiva erogazione della cassa integrazione da parte dell'INPS.

Più nel dettaglio della procedura e delle condizioni, non è richiesta l'apertura di appositi o di nuovi conti correnti né occorre lo spostamento fisico dei lavoratori in questa fase di emergenza. Chiunque abbia già un conto corrente con una delle moltissime banche che aderiscono all'iniziativa potrà continuare a utilizzare il suo conto e a rapportarsi con la propria banca attraverso comunicazioni a distanza. La convenzione, inoltre, afferma espressamente che non vi sono costi né per il singolo lavoratore che ne beneficia né per le banche che vi aderiranno. L'operazione nel suo complesso si presenta senza rischi, avendo garantito il Governo che le risorse sono e saranno sufficienti rispetto ai fabbisogni che le aziende rappresenteranno.

Si sta valutando, inoltre, la possibilità di individuare idonee forme di garanzia in favore delle imprese, nell'ipotesi in cui queste ultime intendano anticipare il trattamento di integrazione salariale ai lavoratori e si trovino nel contempo a dover fronteggiare situazioni di scarsa liquidità. In ogni caso, il Governo monitorerà l'effettivo utilizzo di questo strumento e il suo concreto funzionamento in risposta alle necessità dei lavoratori, garantendo, altresì, che le strutture tecniche facciano tutti gli sforzi necessari per gestire, con le modalità più rapide e semplificate, l'iter di concessione della cassa integrazione richiesta con causale “COVID-19” in modo tale che i tempi di attesa siano ridotti al minimo.

PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di replicare.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente, e grazie Ministro dei chiarimenti. Non siamo soddisfatti, ma vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, quindi prendiamo atto della volontà del Governo di monitorare la situazione ed, evidentemente, di correggere delle cose che in quella convenzione ancora non sono chiare, e di andare nella direzione che tutti ci auspichiamo. Non abbiamo bisogno in questo momento di incertezze, oggi il Paese ha bisogno di risposte certe, concrete e semplici. Già oggi assistiamo al caos totale dell'INPS per la questione della distribuzione dei 600 euro ai lavoratori autonomi, ci auguriamo che anche qui ci si metta una mano sul cuore e si trovi una soluzione per far funzionare bene le cose. Il Paese ha bisogno di misure serie, semplici e concrete. Approfittiamo per fare tre piccoli suggerimenti, caro signor Ministro. Il primo, come veniva detto prima dall'onorevole Fassina: è il momento di fare una gran bella emissione di debito pubblico, 100 miliardi di emissioni di debito pubblico, e ci mancherebbe che, sia gli italiani che la BCE, non lo sottoscrivano tutto. È il momento, adesso, dopo è tardi, nel mentre tutti gli altri Paesi lo stanno facendo, come la Cina, con 141 miliardi di dollari. Secondo punto: un prestito ponte per le aziende, il 10 per cento del fatturato dell'anno scorso, a tasso zero, garantito dallo Stato. Questo darebbe a loro fiato, liquidità, e non interrompe il sistema dei pagamenti, che altrimenti va in tilt. Ultimo punto molto semplice: in legge di bilancio avete ritardato i rimborsi fiscali; ecco, oggi serve un'altra cosa molto semplice, che lo Stato faccia lo Stato, che paghi tutto subito, tutto maledettamente subito ai cittadini e alle aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a garantire la liquidità delle imprese, con particolare riferimento all'ipotesi di prestiti garantiti dallo Stato - n. 3-01407)

PRESIDENTE. Il deputato Ungaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fregolent ed altri n. 3-01407 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, onorevole Ministro, colleghi, il nostro Paese sta attraversando una crisi gravissima, sanitaria ed economica. Il nostro Paese sta anche già ricevendo atti di solidarietà concreta dall'Unione europea: il Consiglio ha sospeso il Patto di stabilità, la BCE ha lanciato un programma senza precedenti di acquisto del debito pubblico dei Paesi membri sul mercato. Le stime del nostro PIL sono devastanti: una recessione del 6 per cento, se non addirittura del 10 o 15 per cento, a seconda di quanto durerà la crisi. È vitale immettere immediatamente liquidità per tutti gli agenti economici: imprese, lavoratori, autonomi, partite IVA, giovani precari. Come ci ricorda Mario Draghi, noi dobbiamo assolutamente non soltanto dare un reddito a chi ha perso il lavoro, ma evitare che la gente perda il lavoro. Molti Governi, come la Svizzera, hanno permesso alle loro banche di erogare prestiti solidali speciali pari al 20 per cento del fatturato 2019 completamente garantito dallo Stato, a tasso zero, ripagabili in 100 rate a partire dal gennaio 2022. Le chiedo, Ministro, se questa non sia un'ipotesi giusta, una misura giusta anche per il nostro Paese, il Paese più colpito dalla crisi del Coronavirus, per tutelare lavoratori, imprese e permettere alle aziende di riaprire il prima possibile, sempre rispettando le precauzioni di sicurezza sanitaria.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, onorevole Ungaro, com'è noto, già con il decreto di marzo sono state messe in campo misure che interessano un volume complessivo di prestiti con garanzia dello Stato per circa 350 miliardi, per supportare lavoratori autonomi, ditte individuali, piccole e medie imprese. A tal fine, è stata disposta la moratoria straordinaria dei finanziamenti, che interessa un importo complessivo di 220 miliardi. Sono state incrementate le risorse del Fondo centrale di garanzia, e ne sono state ampliate le modalità operative e le dimensioni delle garanzie, concedibili fino al 90 per cento dell'importo garantito. Con questo intervento il fondo PMI è in grado di smobilizzare finanziamenti garantiti dallo Stato per oltre 100 miliardi. Si è incentivata anche la cessione di crediti deteriorati per liberare ulteriore capacità di prestito delle banche attraverso la conversione delle attività fiscali differite in crediti d'imposta per imprese finanziarie e industriali. Inoltre, CdP ha avuto ulteriori risorse per rafforzare la propria azione di sostegno alle imprese. È stato anche potenziato il Fondo Gasparrini, per permettere ai titolari di un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa, in temporanea difficoltà, di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate fino a 18 mesi. Abbiamo istituito una task force per monitorare attentamente l'implementazione di queste misure e di intervenire nei casi di rallentamenti e impedimenti burocratici. Inoltre, come ho già avuto modo di dire, stiamo ultimando il lavoro per rafforzare queste misure con un'ulteriore misura per quanto riguarda le imprese, che, come anticipato anche in un comma del decreto di marzo, ci consentirà di erogare garanzie ulteriori per complessivi 200 miliardi in modalità analoghe a quanto fatto dagli altri Stati europei che sono intervenuti dopo l'emanazione del nuovo Temporary Framework, che ha modificato le norme precedenti sugli aiuti di Stato - il nostro decreto era stato fatto prima di questa modifica -, che quindi determinerà degli spazi ulteriori che noi utilizzeremo appieno, come hanno fatto appunto gli altri Paesi europei, secondo modalità analoghe, come lei anche ha indicato, per consentire il rilascio di garanzie fino al 90 per cento per importi di finanziamento, anche molto significativi, a tutte le imprese italiane. Siamo quindi pienamente al lavoro per assicurare complessivamente un intervento a sostegno della liquidità che ci attendiamo libererà risorse al servizio dell'economia reale per ben oltre 500 miliardi.

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessandro ha facoltà di replicare.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Ministro, per aver ricostruito puntualmente le azioni del Governo messe in campo fino ad adesso, ricostruzione conclusa con il suo riassunto indicando le risorse pari a 500 miliardi. Noi però insistiamo sulla proposta: le garanzie e le risorse messe a disposizione, anche dentro il lavoro che dovrà fare il tavolo della task force - noi insistiamo, alla sua attenzione, all'attenzione del Governo -, affinché si immagini una funzione ponte a favore delle imprese, delle piccole e medie imprese e dei titolari di partita IVA, che consenta loro in modo immediato, facile, diretto, attraverso il sistema bancario garantito dallo Stato, di ricevere la necessaria liquidità. Ciò perché non è vero che tutto è fermo, non è vero che tutti i pagamenti sono fermi: ci sono degli oneri, ci sono degli oneri contrattuali, e anche le imprese che oggi lavorano, per esempio le imprese terziste, hanno difficoltà ad approvvigionare i propri fornitori principali. Dunque noi dobbiamo rivolgere una straordinaria attenzione, finalizzando le risorse che lei ha citato e aggiungendo quelle ulteriori possibili, verso un sistema ponte che consenta alle imprese, attraverso il sistema bancario, di avere l'anticipazione reale. Noi abbiamo indicato una percentuale che ci sembra anche dentro una cornice di operazioni bancabili, il 20 per cento rispetto al fatturato dell'anno precedente, ma che possono essere ulteriormente aumentate per fare in modo che con certezza le imprese possano fare fronte alle diverse necessità che hanno ancora oggi. Fino a quando le utenze non sono sospese, le utenze devono essere pagate; fino a quando non si accede al Fondo Gasparrini, i mutui e i finanziamenti devono essere onorati, per questo noi crediamo che fare fronte attraverso la funzione ponte del prestito bancario consenta alle imprese veramente di non cedere. Del resto, chi governa ha una grande responsabilità, che è quella di stabilire la catena delle priorità. Per quanto ci riguarda, la priorità delle priorità oggi è garantire la liquidità al sistema economico, soprattutto delle piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Misure volte al benessere psicofisico dei bambini in relazione alla quarantena legata all'emergenza COVID-19 - n. 3-01408)

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01408 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Gentile Ministro, la precisazione fatta ieri dal Viminale per cui i bambini, così come gli adulti, possono passeggiare nei pressi della loro abitazione accompagnati da un adulto è stato un segnale concreto e doveroso di attenzione nei confronti dei più piccoli dei nostri cittadini, e anche una risposta all'appello che era salito da più parti del Paese. Ora sono qui a chiederle se è il caso di, e se state pensando a ulteriori provvedimenti per il sostegno del benessere psicofisico dei bambini, anche con un'attenzione particolare a quelle famiglie che vivono in una condizione di disagio e per le quali interventi di sostegno economico non sono sufficienti, perché sono necessarie per loro misure di assistenza sociale.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, signor Presidente. Ho piena consapevolezza di come le misure adottate per il contenimento del virus COVID-19 siano state, e saranno, fondamentali per tutelare la salute di tutta la collettività, ma anche come le stesse abbiano inevitabilmente comportato grandi sacrifici anche per i bambini e i giovani. Vanno considerati i rischi connessi a tali misure con particolare attenzione ai minori e alle loro famiglie, in particolare di quelle che vivono in condizioni di maggiore fragilità, pensando a mettere in campo politiche e azioni per prevenirli. Per questo ho voluto convocare per il giorno 8 aprile prossimo l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, istituendo al suo interno uno specifico gruppo di lavoro con il compito di valutare l'impatto dell'emergenza che stiamo vivendo e le conseguenti misure necessarie al sostegno del benessere materiale ed emotivo dei bambini e dei ragazzi.

A seguito dell'emergenza epidemica il Dipartimento per le politiche della famiglia ha rafforzato il monitoraggio sul numero 114 per la tutela dei minori in difficoltà. Abbiamo introdotto, inoltre, sul sito del Dipartimento spazi per l'informazione sul COVID-19 dedicati ai bambini e alle loro famiglie. A causa del prolungarsi delle necessarie misure di contenimento e di gestione dell'emergenza epidemiologica ho, tuttavia, ritenuto necessario porre il tema di come tutelare integralmente il benessere psicofisico dei bambini e dei ragazzi. Nella giornata di ieri ho quindi inviato, insieme con la sottosegretaria alla Salute con delega alla medicina per l'infanzia e l'adolescenza, Sandra Zampa, e con il presidente della Società italiana di pediatria, il professor Alberto Villani, una nota al Ministro della Salute per chiedere di valutare l'opportunità e le modalità di consentire a tutti i soggetti in età evolutiva di poter riprendere, gradualmente e in maniera regolamentata, a svolgere attività motorie e ludiche all'aria aperta, con modalità che garantiscano prioritariamente la tutela della loro salute e di quella della collettività, evitando, quindi, ogni rischio di contagio. La richiesta è attualmente all'attenzione del comitato tecnico-scientifico dell'unità di crisi del Dipartimento della protezione civile.

Sempre nella giornata di ieri il Ministero dell'Interno ha emanato, come è stato ricordato, una circolare con cui è stato chiarito che è da intendersi consentito ad un solo genitore camminare con i propri figli minori, in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all'aperto, purché in prossimità della propria abitazione; restando confermato che gli spostamenti restano soggetti ai divieti generali, e quindi consentiti solo nelle ipotesi già previste dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.

Assicuro, quindi, il mio impegno e quello del Governo per individuare le migliori soluzioni per tutelare la salute dei bambini e degli adolescenti nella sua integralità, anche nell'ambito delle necessarie misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19.

PRESIDENTE. La deputata Rossini ha facoltà di replicare.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Ministra, accolgo con gioia la convocazione dell'Osservatorio. È molto importante il lavoro di coordinamento con tutti i soggetti, anche sui territori. A questo proposito, visto che lei è la portavoce delle politiche a sostegno delle famiglie e a tutela dei minori, desidero portarle un'esigenza che mi è giunta molto forte da parte di tutti i soggetti che gestiscono gli interventi socio-assistenziali domiciliari, ovvero tutti gli interventi in atto, ma sospesi durante questa emergenza. La richiesta è quella di ricevere al più presto chiare indicazioni procedurali sull'applicazione dell'articolo 48 del decreto-legge “cura Italia”, al fine anche di utilizzare i fondi che sono già stati stanziati, ma che, per la mancanza di indicazioni chiare rivolte agli amministratori locali e ai soggetti coinvolti, non possono essere utilizzati. Quindi, le chiedo se può essere appunto portavoce di questa richiesta: si tratterebbe di una circolare dove fornire un'interpretazione autentica di questo articolo direttamente alle amministrazioni locali.

(Posizione del Governo in relazione alle recenti misure in ambito economico adottate dalle istituzioni europee e iniziative a livello europeo a sostegno della ripresa economica - n. 3-01409)

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01409 (Vedi l'allegato A).

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. La pandemia da Coronavirus pone l'Italia e l'Europa di fronte a una sfida senza precedenti. Nonostante qualche dichiarazione sbagliata, finora le istituzioni europee hanno adottato misure inedite importanti, che vanno nella giusta direzione, quali, ad esempio, l'acquisto straordinario di titoli da parte della BCE e la sospensione del Patto di stabilità. Se delle azioni positive sono state messe in campo lo dobbiamo soprattutto all'impegno di un Governo autorevole, che a Bruxelles ha fatto sentire la propria voce, con le armi della diplomazia e non con quelle della propaganda. Ciò nonostante, quanto realizzato ad oggi in Europa non basta per aiutare adeguatamente né l'Italia né altri Stati ad affrontare l'emergenza sanitaria e a rispondere ai drammatici bisogni, anche primari, di famiglie, lavoratori e aziende in difficoltà. È necessario prevedere allora ulteriori strumenti e armi non convenzionali per sconfiggere questo nemico invisibile e vincere la battaglia futura, ancor più difficile, della ricostruzione economico-sociale delle nostre comunità. Per questo chiediamo a lei, signor Ministro, quale sia la posizione del Governo sulle iniziative adottate e su quelle ancora da intraprendere in Europa.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, ha facoltà di rispondere.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli perché mi danno la possibilità di rendere conto al Parlamento dei lavori del Consiglio europeo e delle istituzioni nelle ultime settimane, tutto a garanzia di una corretta informazione.

Oltre al contrasto immediato dell'emergenza sanitaria, di cui il Ministro Speranza ha riferito in Parlamento, il 10 marzo scorso i Capi di Stato e di Governo dell'Unione hanno dato mandato di intervenire rapidamente. Da quel momento, a partire dal 13 marzo, si sono succedute numerose misure e iniziative; provo a ricapitolare le principali.

La Commissione ha adottato una comunicazione, il 13 marzo, con la quale viene, tra le altre cose, istituita l'iniziativa di investimento in risposta al Coronavirus, un fondo pari a 37 miliardi di euro di fondi europei. Il ricorso sarà reso ancora più flessibile, come annunciato oggi dalla Commissione, eliminando, tra l'altro, la quota di cofinanziamento nazionale.

La Commissione ha deciso l'attivazione del Fondo europeo di solidarietà, riallocato 1 miliardo come garanzia del Fondo europeo di investimenti e ha dettato una seconda comunicazione il 19 marzo sugli aiuti di Stato per la compensazione del danno, elevando il limite de minimis a 800 mila euro, e ha adottato un quadro temporaneo che consente di intervenire a garanzia della liquidità delle imprese. Ha proposto all'Ecofin, che ha approvato il 23 marzo, la general escape clause, che sospende il percorso di aggiustamento di bilancio derogando dalle regole del Patto di stabilità e crescita. La Commissione ha sospeso i termini delle procedure di infrazione fino al 15 giugno del 2020. Dal canto suo, la BCE ha avviato il programma PEPP il 18 marzo, un programma di acquisto straordinario di titoli per un ammontare che arriva fino a 1.100 miliardi, con modalità nuove, eliminando anche i titoli di acquisto per ogni Paese emettendo. E, infine, la BEI ha adottato a inizio marzo diverse misure di intervento per alleviare la crisi di liquidità per più di 120 miliardi, e successivamente anche un piano per attivare fino a più di 40 miliardi di finanziamento destinati alle piccole e medie imprese.

Siamo chiari: dinanzi alla scelta della deroga al Patto di stabilità e alle misure della BCE dobbiamo esprimere un giudizio favorevole, ma sappiamo allo stesso tempo, come dice il Commissario Gentiloni, che serve un recovery plan, un piano di rinascita europeo capace di ricostruire il tessuto socio-economico. E proprio in questo senso nel Consiglio del 26 marzo il nostro Presidente del Consiglio Conte ha chiesto uno strumento condiviso a livello europeo per garantire un finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia. Il Consiglio europeo del 26 ha dato mandato all'Eurogruppo di lavorare su possibili proposte, ulteriori proposte di politica fiscale comune.

Gli strumenti, caro onorevole, ci sono e sono realizzabili; ne elenco alcuni, brevemente. Una garanzia comune per uno strumento di finanziamento emesso dalle istituzioni dell'UE, Corona bond o recovery bond, che consentano di reperire le risorse necessarie ad obiettivi comuni per i ventisette.

Un intervento in base all'articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell'Unione come, ad esempio, lo “Sure” annunciato oggi dalla Commissione che è un fondo europeo di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione che dovrebbe essere finanziato con l'emissione di titoli di debito da parte della Commissione fino a 100 miliardi; ulteriori interventi della BEI per mobilitare risorse a favore della liquidità delle imprese, soprattutto le piccole e medie, e la riattivazione del negoziato sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 che dovrà essere orientato al rilancio socio-economico, come ho avuto modo di sottolineare nel colloquio che ho avuto con il commissario Hahn lunedì scorso. Insomma alcune grandi e positive modifiche sono state fatte e anche sostenute dal Governo ma sappiamo che una crisi globale di questa intensità può essere solo risolta attraverso strumenti comuni ed europei. Dopo le scelte positive fin qui attuate è necessario che l'Unione compia ulteriori passi a qualunque costo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di replicare.

PIERO DE LUCA (PD). La ringrazio, signor Ministro, per i chiarimenti e le rassicurazioni. Il Partito Democratico ritiene che si debba lavorare in Europa per individuare, come lei ricordava, strumenti nuovi di politica fiscale comune in grado di assicurare agli Stati risorse necessarie a gestire l'emergenza sanitaria e ad affrontare le conseguenze di una crisi che si preannuncia drammatica. Lo diciamo chiaramente anche ai nostri amici europei: l'obiettivo dell'Italia non è mutualizzare il proprio debito passato ma condividere le responsabilità future di interventi e progetti in campo economico, sociale e sanitario necessari ad aiutare da oggi tutti i nostri cittadini. Non ci appassionano sul punto le formule, i nomi o le etichette: il PD, come il Governo, è interessato al contenuto reale degli strumenti che l'Europa riuscirà a prevedere e ci rimettiamo al vostro lavoro negoziale per definire se questo impegno si tradurrà, come apprendiamo in queste ore, in un fondo comune contro la disoccupazione e a difesa del lavoro, misura già di per sé rivoluzionaria che rivendichiamo e sosteniamo con orgoglio perché è stata sostenuta dal Partito Democratico sin dalla precedente legislatura e dal Ministro Pier Carlo Padoan da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) o si tradurrà nell'acquisto di ulteriori titoli da parte della BCE, in un sostegno economico senza condizionalità o, come sosteniamo anche qui da tempo, in eurobond, cioè titoli comuni europei emessi dal MES, dalla BEI o da qualunque altra istituzione competente. Ciò che conta è attivare da subito meccanismi europei straordinari. Del resto nessun Paese dell'Unione è in grado di superare questa crisi da solo o può avere interesse a ripartire dalle macerie dopo l'emergenza. Il progetto europeo nasce, come lei ricordava ed è giusto ribadirlo, per ricucire le ferite di una grande guerra; nasce da scelte politiche ed economiche lungimiranti e generose fatte per aiutare popoli e Stati a ripartire dopo un conflitto drammatico. Oggi l'Unione deve proteggere quegli stessi popoli e Stati aiutandoli ad affrontare una guerra di cui nessuno è responsabile. Le comunità delle origini nascono per migliorare le condizioni di vita dei nostri cittadini, non per approfittare di difficoltà o per voltarsi dall'altra parte quando uno Stato chiede aiuto. Chi pensa e fa questo tradisce il sogno e il progetto dei padri fondatori dell'Europa unita. Signor Ministro, per questa ragione invitiamo lei e il Governo a proseguire lungo la strada tracciata nell'interesse delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese. Siamo certi che l'Italia saprà convincere i nostri partner e l'intera Europa ad adottare misure all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte senza timore ma con coraggio, unità e vero spirito di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in ordine alle iniziative intraprese dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per supportare la Protezione civile e il commissario straordinario all'emergenza COVID-19 nel reperimento del materiale medico sanitario sul mercato internazionale- n. 3-01410)

PRESIDENTE. Il deputato Cabras ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01410 (Vedi l'allegato A).

PINO CABRAS (M5S). Grazie Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, la grande ondata epidemica del 2020 colpisce tutto il mondo provocando risposte difficili e inedite delle amministrazioni pubbliche. Da un giorno all'altro si ha bisogno di beni oggi scarsi: pensiamo alle mascherine e ai dispositivi medicali più complessi che improvvisamente diventano vitali per milioni di cittadini. Un'esplosione della domanda interna di kit sanitari che il mercato nazionale non era in grado di sorreggere e, poiché la sfida industriale interna ha tempi di cambiamento e riconversione rapidi ma non istantanei, è diventato necessario reperire nell'immediato i dispositivi sul mercato internazionale improvvisamente sotto pressione. Nelle ultime settimane sono arrivati aiuti da varie parti del mondo mettendo in moto una macchina internazionale di solidarietà ma, essendo questa una crisi sanitaria globale, le mascherine e gli altri materiali a noi necessari sono diventati adesso merce rara e preziosa persino sui mercati internazionali.

Molti Paesi dicevano sacre le regole della libera circolazione delle merci; oggi dicono sacro violarle per tenersi per sé il materiale medico-sanitario. La sfida pandemica è diventata una sfida logistica estrema per il Ministero degli Esteri. Per questo, Ministro, le chiediamo, di fronte a questi blocchi internazionali, quali iniziative ha in mente la Farnesina per sostenere la Protezione civile nel reperimento di nuovo materiale medico-sanitario.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Grazie deputate e deputati, la Farnesina ha assicurato il massimo sostegno alla Protezione civile e al commissario Arcuri per reperire materiale medico-sanitario all'estero e facilitarne l'arrivo. Dall'inizio della crisi abbiamo lavorato tramite la rete diplomatico-consolare per individuare sui mercati internazionali possibili fornitori del materiale richiesto dalla Protezione civile dando priorità a dispositivi di protezione personale come le mascherine, ventilatori ad alta intensità per la respirazione assistita e più recentemente bombole di ossigeno. L'Italia ha anche attivato i meccanismi di assistenza in ambito NATO e Unione europea. Faccio solo presente che dall'estero ad oggi sono arrivate circa 30 milioni di mascherine, di cui 22 milioni dalla Cina e in questo lasciatemi ringraziare pubblicamente il Ministero della Difesa e lo Stato Maggiore per lo straordinario lavoro di trasporto e coordinamento. Abbiamo finora raccolto oltre 600 segnalazioni di potenziali fornitori da più di 60 Paesi e organizzazioni internazionali. Buona parte di questi hanno negoziato con la Protezione civile e, dopo la nomina del dottor Arcuri, con la struttura del commissario straordinario per concludere contratti di fornitura. È un risultato reso possibile dall'eccezionale impegno di ambasciate, consolati e uffici ICE che stanno operando ogni giorno per assicurare all'Italia beni divenuti sempre più preziosi sul mercato internazionale. È un'azione di squadra che conferma l'utilità di avere attribuito alla Farnesina le competenze in materia di commercio internazionale. Abbiamo così potuto acquisire mascherine, respiratori e altro materiale da Brasile, Cina, Egitto, Filippine, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Sudafrica solo per citare alcuni dei principali Paesi di origine delle forniture. Per dare un'ulteriore cifra solo ieri, tra Malpensa e Roma, sono atterrati diversi aerei di aiuti per un totale di oltre 7 milioni di mascherine la cui distribuzione sul territorio nazionale, ricordo, non è competenza del Ministero degli Affari esteri, mentre oggi arriveranno ulteriori aiuti dalla Turchia a Pratica di Mare che personalmente andrò ad accogliere. Non solo: già nei primi giorni del lockdown diverse mie interlocuzioni con i miei omologhi e in particolare con il Ministro degli esteri cinese hanno prodotto alcuni risultati come, ad esempio, la stipula di un contratto per l'acquisto di 180 milioni di mascherine, suddivise in mascherine chirurgiche FFP2 e FFP3, da parte di un'azienda privata cinese a prezzi di mercato e di cui la prima tranche di circa 7 milioni, come ho detto, è arrivata proprio ieri. Tale contratto ci permetterà, con consegne regolari settimanali, di coprire il fabbisogno nazionale mensile di circa 90 milioni di mascherine che ha comunicato di recente lo stesso Commissario Arcuri.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Concludo, Presidente. A tal proposito, colleghi, proprio in relazione ad alcuni dibattiti sorti circa la provenienza degli aiuti, mi permetto di evidenziare che, in una situazione di emergenza di questa portata, l'obiettivo del Governo è stato di agire in tempi rapidi ed in modo concreto. La vita dei nostri medici, dei nostri infermieri, dei nostri operatori socio-sanitari ma anche dei nostri poliziotti, dei nostri militari, di tutte le forze dell'ordine e dunque di ogni singolo italiano va tutelata. Tutto ciò che sarà necessario fare per proteggere la loro vita sarà fatto.

Per dare l'idea di quanto sia stato ampio lo spettro della solidarietà internazionale, gli aiuti finora garantiti sono arrivati da Albania, Cuba, Francia, Germania, Giappone, India, Polonia, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Stati Uniti, Turchia, Ucraina e Vietnam. L'Italia non è sola in queste emergenze e l'ho più volte sottolineato nel ringraziare i tanti partner internazionali che ci hanno dimostrato concretamente vicinanza.

PRESIDENTE. La deputata Di Stasio ha facoltà di replicare.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, il doloroso momento che stiamo affrontando ci porta a rafforzare alcune considerazioni da lei fatte e a richiedere che le misure predisposte siano seguite da controlli serrati per tamponare una tragedia che ad oggi purtroppo non sembra ancora aver fine. È ormai più che evidente che, in piena emergenza Coronavirus, l'Europa si trovi a corto di dispositivi medici indispensabili per le terapie come le mascherine, le tute per gli operatori sanitari e i ventilatori polmonari senza la possibilità di produrli internamente in quantità sufficienti.

Le principali aziende produttive sono multinazionali con sedi e produzioni in Paesi diversi, spesso molto lontani dall'Europa. È qui il nocciolo del problema: per giungere in Italia queste apparecchiature sono costrette a fare giri molto lunghi, durante i quali può succedere che si perdano o, peggio, siano requisite o bloccate alla dogana. Riteniamo sia inammissibile il sequestro illegale di mascherine e per questo chiediamo che vengano denunciati, in tutte le sedi internazionali competenti, i Paesi che si macchieranno della pratica ignobile di requisire materiali sanitari. Chiediamo, inoltre, di continuare a lavorare negli appositi contesti internazionali per velocizzare lo sdoganamento delle merci e per rendere il più possibile rapido l'arrivo del materiale presso le strutture sanitarie.

Occorre potenziare, pertanto, l'ordinanza del commissario straordinario che chiede alle dogane di segnalare i dispositivi che arrivano dall'estero per il mercato privato. Sono misure essenziali; lo dobbiamo a tutti coloro che ogni giorno sono in prima linea in questa difficile battaglia, e solo con un coordinato lavoro di squadra possiamo vincere.

Concludo, Ministro, ringraziandola per la sua risposta e per il suo lavoro. Noi, come MoVimento 5 Stelle, saremo al suo fianco in questa emergenza, dalla quale, siamo certi, sapremo rialzarci, perché l'Italia è un Paese forte e non si arrende mai. Un giorno, speriamo il prima possibile, non potremo che essere orgogliosi del coraggio e della determinazione con cui abbiamo affrontato questa emergenza.

(Chiarimenti in ordine a rilevanti aiuti economici erogati a Paesi esteri nel contesto dell'emergenza COVID-19 – n. 3-01411)

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01411 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. In data 25 marzo, alle 11,26, l'ambasciata italiana a Tunisi comunicava sulla pagina ufficiale Facebook e tramite le agenzie di stampa il versamento da parte di Cassa depositi e prestiti di 50 milioni di euro alla Tunisia per l'emergenza COVID, per sostenere le imprese tunisine. Dopo l'interrogazione del collega Delmastro e l'indignazione del popolo italiano, la Farnesina replicava confermando, di fatto, l'invio di denaro, ma fornendo un'altra versione. Ma nelle stesse ore sui media boliviani si festeggiava l'arrivo di 21,5 milioni di euro da parte dell'Italia per l'emergenza Coronavirus. Come se non bastasse, l'ambasciata italiana in Somalia, il 23 di marzo, annunciava su Twitter 200 mila euro per l'emergenza sanitaria COVID in Somalia. Siamo andati a vedere: oggi in Somalia c'è un ricoverato e il 23 di marzo c'era un solo contagiato. Duecentomila euro in Somalia per un malato, in Italia 105.792 contagiati, 600 euro per le aziende. Un'elemosina, per cui le nostre aziende devono pure scontrarsi con un sito INPS che oggi non funziona.

Perché, anche quando il popolo italiano è davanti alla più drammatica emergenza dal dopoguerra a oggi, preferite aiutare gli altri invece del vostro popolo(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Quello che il deputato interrogante vorrebbe raffigurare come una decisione estemporanea e paradossale è, in realtà, un processo avviato tre anni fa. Si tratta dell'erogazione di un credito, dunque né di un regalo né di un dono, come qualcuno ha cercato di far credere ai cittadini, alla Tunisia. Faccio presente che le erogazioni in questione fanno riferimento ad un memorandum di intesa bilaterale siglato nel 2017, la delibera del comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo risale al 2018. Il programma è diretto soprattutto alle piccole e medie imprese, le stesse che intrattengono - vorrei ricordarlo - legami intensi con le aziende italiane.

In Tunisia ne abbiamo ottocento di aziende italiane, molto delle quali sono italo-tunisine, e quindi gioveranno di questo programma. Il 18 marzo 2019 sono stati firmati sia l'Accordo intergovernativo che il contratto di finanziamento su risorse del Fondo rotativo della cooperazione, di cui Cassa depositi e prestiti è ente gestore. Con l'entrata in vigore dell'Accordo il versamento del prestito è divenuto un obbligo internazionale. Anche nel caso della Bolivia si tratta non di un dono, ma di un credito. L'iniziativa di un programma volto al miglioramento del sistema sanitario boliviano fu deliberata – questa iniziativa – il 25 luglio 2012, otto anni fa, quando del COVID non si sapeva ancora nulla. L'Accordo intergovernativo è del 15 maggio 20 15 ed è entrato in vigore il 14 maggio 2018, questi sono i fatti.

Vorrei però aggiungere due commenti di ordine generale, Presidente. Il primo: ho citato le date per evidenziare che i programmi menzionati in questa e in altre simili interrogazioni non sono stati varati in piena tempesta COVID, ma vengono da lontano e non hanno alcuna connessione con le emergenze in corso.

Il secondo e ultimo commento: ho citato le date per dimostrare la pretestuosità di certe polemiche. Tanto più che proprio sul credito alla Tunisia e sulla sua genesi nel corso degli anni era già stata fatta immediata chiarezza con una nota sul sito della Farnesina lo scorso 27 marzo. Accetto e mi confronto con le critiche, ci mancherebbe, sono il sale della democrazia. Accetto meno, però, il tentativo di dipingere i fatti diversi da quello che sono, per diffondere la falsa idea che il Governo stia decidendo ora di destinare risorse ad altri Paesi in un gioco a somma zero che sacrificherebbe gli interessi dei nostri concittadini. Non mi sembra in questo momento un atteggiamento costruttivo, non mi sembra ciò di cui abbiamo bisogno nel bel mezzo di un'emergenza nazionale. Non è patriottico gettare nel caos il proprio popolo con informazioni false e già rettificate (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Siamo all'anno zero, ci troviamo ad affrontare una delle peggiori crisi della nostra storia. La nostra nazione oggi ha bisogno di unità e, da parte di chi ricopre cariche politiche e istituzionali, di profondo senso di responsabilità.

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di replicare.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Sono clamorosamente insoddisfatto della risposta che ha voluto fornire il Ministro Di Maio. Oggi abbiamo avuto la contezza, finalmente, che non è una fake news che sono stati dati improvvidamente, sciaguratamente, inopportunamente 50 milioni di euro alla Tunisia. Il Ministro Di Maio ha confermato, in quest'Aula, gravissimamente che, ai sensi di un memorandum d'intesa di otto anni fa, si è affrettato, correndo come un pazzo, avendo per la prima volta furia nella sua vita, ad erogare 21 milioni di euro alla Bolivia in questi giorni. E, allora, il Ministro sa, o dovrebbe sapere, e temo che solo dovrebbe sapere, che il memorandum non è per nulla vincolante. Il Ministro sa, o dovrebbe sapere, e temo che dovrebbe solo sapere, che non vi era alcuna scadenza. Il Ministro dovrebbe sapere che oggi stiamo vivendo una tempesta, un flagello che si chiama Coronavirus, che integra la causa della forza maggiore, peraltro scritta nei memorandum sottoscritti, quale causa per recedere da ogni memorandum di intesa. Eh, sì, recedere, Ministro, perché noi riteniamo che quei 70 milioni dovevano rimanere in patria a difendere quei medici che voi chiamate angeli, ma che ogni giorno stendono le mascherine nelle corsie perché non hanno le mascherine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E le dirò di più, Ministro: noi siamo preoccupati perché dalla sua risposta intendiamo che proseguirà stolidamente e cocciutamente in questa iniziativa, continuando a erogare denaro con i fondi della cooperazione. Nei prossimi giorni il comitato congiunto, lei sa, o dovrebbe sapere, e inizio a temere che lei solo dovrebbe sapere, erogherà 500 milioni di euro per i fondi della cooperazione internazionale, 500 milioni sottratti alla Patria. Avete erogato 400 milioni alle famiglie indigenti, ne potevate erogare 900 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Erogate miserrimi 600 euro alle partiture IVA, facendoli passare sotto le forche caudine di un clic day INPS infame; ne potevate erogare molti di più. Agli angeli, cioè ai medici, per il potenziamento sanitario avete messo 250 milioni di euro, ne potevate mettere 750 milioni di euro!

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi faccia terminare, dico solo questo. Sa perché potevate e non potete? Perché il nemico è invisibile, ma la trincea dove si combatte è visibilissima a noi, e si chiama Italia. Voi la state disertando, perché sollevate ogni vessillo nazionale, tranne quello tricolore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Boschi, Buffagni, Castelli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Franceschini, Frusone, Grande, Guerini, Liuzzi, Parolo, Rizzo, Tofalo e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 17 con l'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero della Salute per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17.

Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero della Salute per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero della Salute per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Roberto Speranza. Prego ministro.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie. Presidente e onorevoli colleghi, voglio innanzitutto ringraziare i gruppi parlamentari che, con la loro richiesta di audizione, mi danno l'opportunità di relazionare alle Camere sull'emergenza in corso.

Focalizzerò questa mia informativa prevalentemente su alcuni punti di maggiore rilevanza sanitaria, considerandola un aggiornamento rispetto a quanto già affermato dal Presidente del Consiglio, che è stato qui in Aula nella passata settimana ed alle mie precedenti informative. Come ho già detto in altre occasioni, non considero la discussione parlamentare un appuntamento rituale, una formalità da adempiere per dovere di ufficio: sono qui non solo per informare il Parlamento e, per il vostro tramite, l'intero Paese, ma anche per ascoltare osservazioni e proposte di tutte le forze politiche; è il Parlamento, in Aula e nelle competenti Commissioni, il luogo in cui, in una limpida dialettica istituzionale, dobbiamo ricercare e trovare le ragioni di un'azione comune: un clima politico positivo ed unitario è la precondizione essenziale per tenere unito il Paese in un passaggio difficilissimo della storia nazionale.

Tutti, io credo, dobbiamo avvertire l'assillo della massima responsabilità per affrontare e superare le sfide che sono dinanzi a noi. Dal dopoguerra, mai come in queste ore non è il tempo delle divisioni. Come ha ricordato ancora una volta nei giorni scorsi il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, unità e coesione sociale sono indispensabili in queste condizioni: Grazie Presidente per le sue parole, che rappresentano uno stimolo costante a fare sempre di più e sempre meglio (Applausi).

In Europa e nel mondo è in corso una terribile tempesta. Il numero dei contagiati da questo virus corre velocemente verso il milione di casi. L'economia frena, mentre le nostre città sono quasi ferme. Sembrava impossibile, eppure, in poche settimane, sono radicalmente cambiate le nostre abitudini, consolidati stili di vita. Credo che ciascuno di noi non dimenticherà mai più queste giornate. Siamo in una crisi globale, che colpisce duramente non solo le nazioni più deboli, ma anche le superpotenze: dopo la Cina, la grande America, giorno dopo giorno, è in difficoltà crescenti. Nel Central Park di New York, un luogo simbolo, si sta allestendo un grande ospedale da campo. Mosca è in isolamento totale. Tutta l'Europa è duramente colpita. La vicina Spagna, nel giro di poche settimane, ha superato il nostro numero di contagi in rapporto alla popolazione. Di fronte a questa realtà, appaiono terribilmente datate vecchie dispute geopolitiche: è l'ora della cooperazione internazionale, della solidarietà. Nessuno si salva da solo, perché viviamo in un mondo interdipendente e perché, come ormai è chiaro, il virus non conosce confini né nazionali né regionali. Come ha ricordato Papa Francesco, pregando da solo in una piazza San Pietro deserta, ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Sì, insieme, per questo abbiamo bisogno che l'Europa cambi rapidamente le sue politiche datate e superate: è adesso che l'Europa deve dimostrare di essere una reale opportunità, una grande forza che favorisce gli investimenti, il lavoro, la crescita economica, la mitigazione delle diseguaglianze sociali. No, non possiamo consentire che ad una grave crisi sanitaria si sommi un'insostenibile e devastante crisi sociale.

In questa realtà, avverto forte la responsabilità, da Ministro della Salute, di continuare a dire con chiarezza e nettezza la verità al Paese sull'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, con chiarezza e nettezza perché non è il momento delle mezze parole. A tal fine voglio innanzitutto ribadire un concetto più volte espresso in queste ore dalla nostra comunità scientifica: attenzione a non commettere errori adesso, attenzione ai facili ottimismi, che possono vanificare gli sforzi ed i grandi sacrifici a cui la stragrande maggioranza degli italiani sta tenendo fede. Attenzione, non dobbiamo confondere i primi segnali positivi che registriamo in queste ore con un segnale di cessato allarme: i numeri, le proiezioni statistiche fatte dagli esperti ci indicano che siamo sulla strada giusta e che le decisioni drastiche che abbiamo adottato iniziano a dare i primissimi risultati. La nostra cura, che oramai viene adottata e seguita in tutto il mondo, sta rallentando la velocità e l'estensione del contagio. Sarebbe però un errore imperdonabile scambiare questo importante primo risultato per una sconfitta definitiva del COVID-19: la battaglia è ancora lunga, molto lunga e non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia. Il nostro primo obiettivo deve essere quello di riportare stabilmente e nettamente sotto il valore di uno l'erre con zero (R0), l'indice di trasmissione del contagio. E' un obiettivo da conseguire per non moltiplicare ulteriormente il numero dei pazienti positivi, per diminuire il numero quotidiano dei decessi, per evitare che il nostro Sistema sanitario nazionale venga colpito da un'ulteriore tsunami. La strada da percorrere è ancora lunga, perché, senza il vaccino, non sconfiggeremo definitivamente il COVID-19. Non solo non dobbiamo abbassare la guardia, ma tutti dobbiamo essere consapevoli che, per un periodo non breve, dovremo saper gestire una fase di transizione. Sarà indispensabile graduare la riduzione delle attuali limitazioni, adottando adeguate e proporzionali misure di prevenzione, per evitare che riesplodano nuovi gravi focolai di infezione. La fase di convivenza con il virus andrà gestita, d'intesa con il Comitato tecnico scientifico, con grande prudenza, continuando a monitorare molto seriamente il fenomeno e conservando tutte quelle buone pratiche individuali che abbiamo imparato a rispettare in queste settimane con i nostri comportamenti responsabili. Certo, dobbiamo programmare il domani, lo stiamo già facendo, ma senza smettere mai, neanche per un solo istante, di essere consapevoli di cosa sia questa fase e di dove siamo esattamente oggi. Sbagliare i tempi o anticipare alcune mosse finirebbe per vanificare il lavoro fatto in queste difficilissime settimane. Ho letto, nelle ultime ore, come la comunità di Hong Kong, dopo aver riaperto dopo pochi giorni, è stata costretta nuovamente a misure di chiusura: è questa, quella dell'attenzione e della prudenza, l'unica strada realistica e praticabile per riaccendere tutti i motori della nostra economia, recuperare pienamente la dimensione sociale ed affettiva della nostra vita, riconquistare le nostre irrinunciabili libertà.

È da queste valutazioni, figlie delle indicazioni del nostro Comitato tecnico scientifico, che scaturisce la decisione del Governo di confermare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione delle attività economiche e sociali e degli spostamenti individuali precedentemente adottati.

Prima di soffermarmi sugli impegni futuri, voglio brevemente svolgere alcune considerazioni preliminari sul lavoro che abbiamo fatto sino ad oggi. Lo dico con grande sincerità: io credo che dovremmo tutti quanti essere più consapevoli e finanche orgogliosi del lavoro che insieme stiamo facendo in una situazione senza precedenti e della reazione degli italiani per fronteggiare difficoltà del tutto inedite, mai viste prima. Parlo dell'Italia, non di una parte: parlo di tutti i livelli istituzionali, dal Governo, alle regioni, ai nostri sindaci; parlo dei nostri medici, infermieri, professionisti sanitari, tecnici, farmacisti, che non ringrazieremo mai a sufficienza; parlo dei nostri lavoratori, che in condizioni spesso molto difficili stanno mantenendo acceso il motore del nostro Paese; parlo delle forze di polizia, parlo delle tante forze del volontariato, parlo di tutti gli italiani che stanno dando una grandissima prova di maturità e di collaborazione, parlo della solidarietà della nostra gente. Voglio ringraziare - permettetemi di farlo - ed abbracciare virtualmente le migliaia di medici ed infermieri che, rispondendo al bando della Protezione civile, si sono offerti come volontari per andare a lavorare nelle zone maggiormente colpite (Applausi). Penso, ancora, alle tantissime associazioni che assistono, in condizioni ancora più difficili, anziani, disabili, malati. Questa è la nostra Italia, della quale dobbiamo essere fieri. Siamo un grande Paese, che ha svolto un lavoro serio, che ci viene costantemente riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità, con cui c'è una relazione continua e proficua.

Sarebbe troppo lungo, oggi, fare tutto l'elenco dei provvedimenti che abbiamo preso in questi mesi; mi limito a ricordare, solo in un istante, che le nostre prime decisioni sono state adottate il 22 gennaio, ben prima che il 30 gennaio l'OMS dichiarasse il Coronavirus emergenza di sanità pubblica. Il 31 gennaio, il giorno dopo la dichiarazione dell'OMS, il Consiglio dei ministri ha proclamato lo stato di emergenza ed ha affidato al capo della Protezione civile il coordinamento degli interventi. Siamo stati tra i primi a richiedere politiche di prevenzione comune a livello internazionale e a denunciare il pericolo di un'estensione ed esplosione del contagio.

La prima riunione europea dei Ministri della salute sul Coronavirus si è tenuta su richiesta formale dell'Italia, inviata già a fine gennaio. Se il 29 febbraio e poi il 1° marzo, a pochi giorni dallo scoppio del focolaio di Codogno, abbiamo dato chiare indicazioni alle regioni e agli ospedali, a partire dal raddoppio dei posti letto di malattie infettive e pneumologia, e dall'aumento del 50 per cento delle terapie intensive, è perché avevamo studiato e lavorato con la task force nelle settimane precedenti. Sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, abbiamo progressivamente e tempestivamente adottato misure proporzionali all'evoluzione del contagio, le prime delle quali a firma congiunta mia e dei governatori delle regioni; poi, con lo strumento successivo dei DPCM, abbiamo adottato ulteriori severissime misure con l'esplosione di nuovi focolai, che oggi vengono replicate in molti Paesi del mondo.

Fare queste affermazioni non significa sottacere le difficoltà che abbiamo incontrato nella gestione dell'emergenza, bisogna dirlo con chiarezza, è stata ed è ancora durissima. Dentro una tempesta senza precedenti, contro un nemico non solo invisibile, ma anche molto forte e sconosciuto, stiamo affrontando sfide inedite e difficilissime.

Il nostro Servizio sanitario nazionale è stato messo, nelle ultime settimane, a durissima prova. Pur nelle differenze quantitative del fenomeno che si sono riscontrate nei diversi territori, dappertutto, in ogni regione del nostro Paese, ci si è trovati di fronte ad un'onda anomala di difficilissima gestione. Eppure la risposta c'è stata, nella difficoltà assoluta di una situazione al di fuori di ogni ordinarietà, ma la risposta c'è stata ed è ancora in corso.

Nel campo degli approvvigionamenti, i nostri uomini hanno combattuto una battaglia difficilissima con un mercato già saturo da fine 2019. Se a queste difficoltà sommiamo il combinato disposto delle misure protezionistiche adottate da più nazioni e la mancanza di una produzione industriale italiana, è facile comprendere le ragioni della complessità della situazione.

Per gestire questa fase, è essenziale che tutti sostengano il difficilissimo lavoro che stanno svolgendo Angelo Borrelli con la Protezione civile e il commissario straordinario all'emergenza, Domenico Arcuri. A entrambi va chiaramente il mio pieno ringraziamento. Si tratta di due uomini esperti, che stanno progressivamente superando le difficoltà iniziali.

Per quel che riguarda i dispositivi di protezione, il commissario Arcuri ha annunciato che sono stati conclusi importanti contratti di fornitura - circa 300 milioni di mascherine - con la Cina ed altri Paesi del mondo, anche grazie al lavoro del Ministro degli Esteri. Queste forniture ci consentono di proteggere prima di tutto il personale sanitario: è questa la nostra fondamentale priorità. È per questa stessa ragione che va monitorato costantemente lo stato di salute del nostro personale sanitario, anche attraverso un uso intelligente e appropriato dei tamponi. È partita una produzione italiana di mascherine, che ci consentirà finalmente di avere una filiera industriale nazionale, che si pone l'obiettivo di garantire forniture che rendano l'Italia autosufficiente. È cambiata negli ultimi giorni la modalità di distribuzione del materiale, che, oggi, per le tratte a lunga percorrenza, viene effettuata con mezzi veloci della Difesa, e per questo ringrazio il Ministero della difesa per il prezioso lavoro che sta svolgendo. È attivo sul sito della Protezione civile un portale con tutte le informazioni online sulla distribuzione di questo materiale.

I dati, però, permettetemi di dirlo, che testimoniano con maggiore chiarezza la capacità di reazione del nostro Servizio sanitario nazionale, sono quelli che riguardano i posti letto necessari ad affrontare il Coronavirus: ad oggi, i posti letto in terapia intensiva risultano essere 9.081, con un incremento in meno di un mese di circa il 75 per cento rispetto alla dotazione pre-COVID, che abbiamo realizzato in anni di acquisti e successive implementazioni e che era di 5.395 posti letto prima dell'inizio della crisi. Ancora, sono stati triplicati i posti letto necessari a gestire l'emergenza COVID e, soprattutto, i posti letto di malattie infettive e pneumologia erano, prima della crisi, 6.525; oggi sono 26.424: si tratta del più 405 per cento.

Anche sul piano del personale sanitario, le regioni hanno ampiamente utilizzato tutte le norme prontamente approvate dal Governo per favorire nuove assunzioni, superando i tetti ordinari: ad oggi, risultano già firmati circa 12 mila nuovi contratti relativi al personale sanitario e numerose ulteriori procedure sono ancora in corso.

Dal punto di vista più propriamente sanitario, è indispensabile armonizzare ancora, con più forza, la gestione dei pazienti colpiti dal virus, facendo tesoro dell'esperienza fatta in queste settimane. Nei giorni scorsi, dopo un proficuo confronto con le regioni, abbiamo aggiornato le linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19, sottolineando in particolare alcune questioni fondamentali: aumentare le strutture dedicate esclusivamente al COVID, i cosiddetti ospedali COVID; tenere percorsi e gestioni rigidamente separati, laddove non sia possibile individuare strutture esclusivamente dedicate al COVID; riprogrammare, sulla base delle necessità, le strutture ospedaliere non utilizzate nella rete COVID, né in quella emergenziale non COVID; individuare tutte le possibili strutture ospedaliere pubbliche e private, dotate di reparti o aree con impianto di erogazione di ossigeno, aria compressa e vuoto o implementabili in tal senso; rafforzare il 112 e il 118, liberandoli dalle chiamate esclusivamente informative; prevedere in tutti i pronto soccorso specifici percorsi di pre-triage, tesi ad individuare tempestivamente i pazienti sospetti al COVID-19; definire accordi con enti ed associazioni di volontariato per un maggiore apporto del numero dei mezzi deputati all'emergenza.

Inoltre, riorganizzare la rete territoriale per la presa in carico dei pazienti COVID, attivare nelle residenze sanitarie assistite una stretta sorveglianza e uno stretto monitoraggio, nonché il rafforzamento dei setting assistenziali. Nella fase che arriverà, quella della graduale uscita dalla chiusura totale a cui già oggi i nostri scienziati stanno lavorando, dovremo valorizzare tutto quanto abbiamo imparato sul campo, penso all'importanza della medicina del territorio, come chiave per affrontare l'emergenza, penso alla necessità di promuovere soluzioni tecnologiche innovative per il contact tracing e per la teleassistenza per pazienti domestici, sia per patologie legate al COVID, sia per le altre patologie anche di carattere cronico; penso, ancora, alla necessità di massimizzare e velocizzare le capacità diagnostiche dei test presenti sul mercato, da quelli classici che consentono l'identificazione di RNA virale a quelli sierologici che possono fornire utili informazioni circa il cosiddetto tasso di sieroconversione, cioè della percentuale di soggetti che hanno incontrato il virus e rispetto ad esso hanno prodotto una risposta anticorpale. La definizione del tasso di sieroconversione potrà essere utile per le implicazioni future in termini di politiche di graduale e prudente allentamento delle misure di restringimento sociale, eventualmente considerabili.

Nella nostra battaglia per sconfiggere questo virus sarà poi decisiva e determinante la ricerca scientifica, decisiva per individuare farmaci efficaci nella cura del COVID e per determinare lo sviluppo di un vaccino finalmente adeguato. Sarà il vaccino, come ho già detto, l'arma che ci permetterà di sconfiggere definitivamente il COVID e in questa partita mondiale l'Italia c'è, c'è con tutta la nostra comunità scientifica, in un rapporto di piena e convinta collaborazione con le aziende farmaceutiche, lo stiamo già facendo d'intesa con l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, con grandissima determinazione. L'Aifa si è organizzata per far fronte efficacemente all'emergenza sanitaria che stiamo vivendo; si è attivata tempestivamente su quattro livelli diversi. Il primo è la promozione degli studi clinici; è stato semplificato il percorso autorizzativo degli studi clinici sperimentali, osservazionali e dei programmi per uso compassionevole. Le nuove disposizioni prevedono che la commissione tecnico-scientifica di Aifa, riunita in seduta permanente, approvi tutti i protocolli di studio che saranno poi valutati da un unico comitato etico a livello nazionale presso l'Istituto Lazzaro Spallanzani. Queste misure straordinarie hanno l'obiettivo di garantire il rapido avvio degli studi per individuare rapidamente possibili opzioni terapeutiche efficaci. La valutazione centralizzata e coordinata garantisce qualità scientifica e maggiore rappresentatività, utili per fornire risposte valide per tutti i pazienti e per l'intero Servizio sanitario nazionale.

Il secondo è l'uso off-label dei farmaci; a seguito del parere favorevole della commissione tecnico-scientifica di Aifa è stata adottata la lista di farmaci che possono essere utilizzati al di fuori delle indicazioni terapeutiche a carico del Servizio sanitario nazionale per il trattamento dell'infezione SARS-COV-2.

Il terzo è il contrasto alle carenze di medicinali; per far fronte all'aumento della domanda di alcune categorie di farmaci, l'Aifa ha previsto di centralizzare le segnalazioni di potenziali carenze e di rafforzare i programmi di importazione; gli interventi specifici messi in atto sono il rilascio di autorizzazioni per l'importazione e l'attivazione di un tavolo di confronto permanente con Farmindustria e Assogenerici.

Il quarto, ma non meno importante, è relativo alle informazioni sui farmaci che devono essere basate sempre sulle migliori evidenze scientifiche disponibili. L'assenza di trattamenti consolidati e la velocità delle nuove conoscenze sull'epidemia da Coronavirus ha reso necessario rafforzare il ruolo di Aifa nell'informazione sui farmaci dedicata agli operatori e ai cittadini. Il portale di Aifa è stato dotato di una sezione “Emergenza COVID-19”, al cui interno si ha accesso a tutte le attività che l'Agenzia conduce sul tema. Questioni così delicate vanno affrontate avendo piena fiducia nei nostri scienziati e rispettando rigorosamente l'autonomia del loro lavoro e delle istituzioni scientifiche preposte alla valutazione e alla certificazione delle terapie e dei farmaci. Con la stessa nettezza, voglio dire che avremo il massimo di vigilanza per evitare qualsiasi forma di speculazione ai danni degli ammalati e faremo ogni sforzo per dare una corretta informazione ai cittadini e per contrastare informazioni prive di evidenza scientifica e pericolose cure fai da te.

In conclusione, il nostro pensiero e la nostra azione devono andare contestualmente anche a tutti gli altri ammalati. Siamo stati costretti, in queste settimane, a concentrare larghissima parte delle nostre risorse umane e strumentali nella lotta contro il Coronavirus e sarà così, purtroppo, ancora per tempo, dentro l'emergenza in cui siamo. I malati cronici, però, gli oncologici, quelli di ogni altra patologia o penso, ad esempio, alle malattie rare, meritano sempre la massima attenzione e dovremo su di loro costruire specifiche politiche per la fase che arriverà.

Anche da questa drammatica emergenza appare chiarissimo quanto sia fondamentale tornare a sviluppare, in parallelo con gli ospedali, la rete dei servizi territoriali, tutti i servizi di prevenzione e una rinnovata integrazione tra le politiche sanitarie e quelle sociali. Dobbiamo uscire da questa crisi più forti di come ci siamo entrati. Siamo nel pieno di un'esperienza durissima, drammatica, che segnerà sicuramente il nostro Paese e, direi, il mondo intero, un'esperienza collettiva, ma anche la somma di una moltitudine enorme di esperienze individuali, ciascuna indelebile, che segnerà ognuno di noi. Avremo tempo e modo di valutare ogni atto e ogni conseguenza. Una cosa, però, credo che sia chiara a tutti: il Servizio sanitario universale, costruito nel nostro Paese dopo l'approvazione della legge n. 833 del 1978, ispirato ai principi indelebili dell'articolo 32 della nostra Costituzione, è il patrimonio più prezioso che possa esserci. Su di esso dobbiamo investire con tutta la forza che abbiamo, è la cosa che conta di più. Il modo vero per onorare chi ha perso la vita e per ringraziare chi sta in trincea nei nostri presidi sanitari è proprio questo: assumere, come principale tema della ripartenza nazionale, l'investimento strategico sulla salute. Sono convinto che tutto il Parlamento senza distinzioni saprà essere all'altezza di questa sfida (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Gilda Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. C'era il mondo diviso in due blocchi contrapposti e quel mondo dopo la caduta del muro di Berlino; c'era il mondo che conoscevamo prima dell'11 settembre 2001 e quello che abbiamo conosciuto dal giorno successivo; c'era il mondo a cui eravamo abituati fino a qualche settimana fa e ci sarà quello che vedremo dopo il Coronavirus. Nel mondo di ieri, per molti, la macchina pubblica era un carrozzone da tagliare, nel mondo di ieri, per molti, ha avuto senso, dai primi anni Duemila, tagliare di ben 37 miliardi le risorse al Servizio sanitario nazionale e in quel mondo qualcuno pensava che dare ancora più potere in materia sanitaria alle regioni fosse la strada da seguire. In quel mondo l'Italia era un esempio di inefficienza; poi, è arrivata la storia e, come ha ben detto il Presidente Conte qualche giorno fa, la storia arriva senza avvisare e il mondo di ieri ha lasciato spazio al mondo di oggi.

Nel mondo di oggi, quella macchina pubblica, etichettata troppo spesso come “carrozzone”, è diventata lo Stato, quel tanto vituperato Stato che ha saputo rispondere, grazie al Servizio sanitario nazionale, in maniera veloce, eroicamente, a questo dramma. E la risposta dello Stato è stata rapida, ce l'ha ricordato lei prima Ministro: le terapie intensive in pochissimo tempo sono state incrementate del 75 per cento e i posti letto in pneumologia e malattie infettive - leggo - sono passati dal 6.525 a 26.424.

Nel mondo di oggi capiamo che quei tagli spacciati come risparmi alla sanità pubblica li stiamo ripagando con interessi carissimi. Contro quei tagli il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto a tutti i livelli istituzionali e, arrivato al Governo, ha cambiato rotta (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le risorse destinate alla sanità pubblica - questo lo dobbiamo capire - non sono una mera spesa, le risorse destinate alla sanità pubblica sono risorse investite nella salute, nella tutela di un diritto fondamentale e nel benessere di una comunità, un benessere che oggi scopriamo essere anche economico. Nel mondo di oggi vediamo anche quanto il Servizio sanitario nazionale disgregato in sistemi regionali determina frammentazione, difficoltà di gestione; vediamo quanto lo Stato centrale sia importante, quanto il coordinamento sia fondamentale, e quanto sia fondamentale che chi ha bisogno di aiuto possa riceverlo da chi può darlo. Nel mondo di oggi, l'Organizzazione mondiale della sanità ha parlato dell'Italia - cito testualmente - definendola tra i Paesi occidentali la più fornita e la più attenta, lo ha fatto il 27 gennaio. Poi il 17 marzo, sempre l'Organizzazione mondiale della sanità ha detto che quello che stiamo imparando dall'Italia sarà d'esempio per il mondo e per il resto d'Europa, e lo dice complimentandosi con il Governo e con lei, Ministro, perché abbiamo fatto qualcosa che non era scontato e, in maniera trasparente, abbiamo condiviso le procedure e le metodologie di contenimento, che sono elementi fondamentali per la comunità scientifica. Nel mondo di oggi siamo costretti giustamente a vivere nelle nostre case, però ci sono persone per cui vivere a casa è molto più difficile di altre. Penso alle persone con disabilità intellettive, penso ai bambini con disturbi dello spettro autistico, penso in generale ai più fragili e alle persone che si prendono cura di loro. Per loro restare per molto tempo, anche in virtù del prolungamento, tra le quattro mura domestiche diventa veramente difficile, la sofferenza si aggiunge a una sofferenza che già esisteva. Quindi, un appello che le facciamo, Ministro, è quello di creare il più velocemente possibile un protocollo unico in tutto il Paese, sia per la gestione clinica che per la raccolta epidemiologica, perché anche in questo caso le regioni stanno dando risposte diverse (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e noi abbiamo il dovere di prenderci cura di queste persone, anche e soprattutto in questo momento emergenziale. Quando un mondo si sta dissolvendo dobbiamo subito pensare al mondo che vogliamo costruire, e lo dobbiamo fare superando le vecchie credenze del mondo che si sta dissolvendo, quelle che si sono tristemente scontrate con la storia. Lo dobbiamo fare partendo dal Servizio sanitario nazionale, perché oggi capiamo più che mai a quanto possiamo rinunciare pur di non perdere l'unica cosa a cui non possiamo rinunciare, che è la nostra salute. Dobbiamo farlo, partendo da un principio fondamentale, che l'unica sanità che può garantire il diritto alla salute per tutti è la sanità pubblica. Dobbiamo andare verso un modello sanitario non più esclusivamente ospedalecentrico, ma un modello sanitario in cui subordinare l'ospedalizzazione al potenziamento della medicina territoriale. Dobbiamo andare verso un modello sanitario che dovrà tener conto che ci sono regioni, come la mia, che da anni, se non da decenni, vivono in sistemi commissariali, e che, già in situazioni di normalità, vivono una situazione di grave sofferenza. Un modello di sanità che non può avere come unico paradigma quello aziendale, ma che deve mettere al centro il benessere della persona e del personale sanitario. Infine, proprio il personale sanitario. Oggi celebriamo medici e infermieri, e aggiungo operatori socio-sanitari, tecnici, addetti alle pulizie, come soldati al fronte e forse davvero quelle immagini dei volti massacrati dopo turni infiniti resteranno scolpiti nella nostra memoria come volti dei ragazzi che hanno combattuto la battaglia sul Piave o come quelli dei volti dei partigiani della Resistenza (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma questa non è una guerra, questa…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi, facciamo concludere.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Questa non è una guerra, e non è neanche il salotto di una trasmissione televisiva, per cui esigerei un po' più di rispetto per il momento che stiamo affrontando (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Vada avanti, concluda.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Questa è una pandemia, non è una guerra e il personale sanitario, che fino a qualche settimana fa lavorava quotidianamente con abnegazione, con passione, è stato travolto da una situazione inimmaginabile per tutti. Lo ha fatto, andando oltre il proprio lavoro, ha fatto molto di più. Il personale sanitario è andato oltre il dolore, oltre la sofferenza, oltre l'ordinaria assistenza, ha cercato di dare assistenza psicologica e affettiva, per quanto possibile in quelle condizioni, a pazienti che sono isolati da tutto il mondo, da tutto, da tutti, anche dal conforto dei propri cari. Di questo siamo ben coscienti, così come siamo coscienti di quanto sin da subito lei, Ministro, e tutto il Governo, abbiate lavorato incessantemente per dare risposte e far fronte a questa emergenza. Stiamo potenziando il Servizio sanitario nazionale in maniera straordinaria…

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Concludo, Presidente. Ma se vogliamo costruire il mondo di domani dobbiamo imparare dagli errori del passato e fare in modo che questo potenziamento non si fermi all'emergenza ma diventi un potenziamento strutturale. Il mondo di ieri sta tramontando in maniera drammatica, il nostro compito adesso è costruire quello che verrà. Dobbiamo farlo, però, ricordandoci tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente, buongiorno signor Ministro e agli altri membri del Governo, onorevoli colleghi. Cercherò di essere calma davanti alle ultime parole che ho sentito dalla collega, non è facile, perché, se in quest'Aula ancora non abbiamo capito che ci sono state regioni che hanno avuto problemi diversi rispetto ad altre regioni, ed è per quello che gli interventi servono mirati, specifici, e diretti ad ognuno dei bisogni delle nostre regioni, siamo veramente indietro su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e credo che non potremmo capire neanche quello che sta succedendo sui nostri territori, il grido d'aiuto dei nostri territori. Mi permetto di leggerne uno, di un medico: vi aggiorno dalla Val Seriana (mi scrive giovedì), i contagi aumentano, le famiglie sono tutte in casa e si stanno tutti infettando tra loro; ci sono paesi con quasi tutti gli esponenti dei gruppi familiari febbricitanti; non si fanno, se non per rari casi, visite domiciliari; RSA in ginocchio, personale ammalato, decessi vicino al 30 per cento dei degenti, nessuna luce per ora in fondo al tunnel. Purtroppo, questo sta succedendo in alcune zone della Lombardia e magari non sta succedendo in tutta la Lombardia; si cerca di dare risposte mirate a questi territori, e la stessa cosa io mi auguro che il Governo continui a farla o la faccia, inizi a farla rispetto a tutte le altre regioni, dove magari si può intervenire anche un po' prima, con magari qualche linea di prevenzione. Ho ascoltato attentamente la sua relazione, signor Ministro - mi rivolgo anche al Presidente e agli altri membri del Governo -, perché è stata dettagliata, mancava però questa parte pratica, la parte diretta, dove l'organizzazione e la distribuzione dei posti letto, che sono stati aumentati, è stata comunque a carico delle nostre regioni, dove non si può curare se non arrivano i presidi di autoprotezione, quindi siamo ancora fermi a questo. Mi fa piacere che si siano sbloccati degli accordi, ma devono arrivare sui territori, così come devono arrivare gli infermieri, così come devono arrivare i medici.

Ma io vi assicuro che, nei nostri territori, medici, infermieri, i comuni, i sindaci, gli enti, le associazioni operano quasi un po' in autogestione, abbandonati a loro stessi.

Il grande peso e la responsabilità che hanno le regioni è di organizzare tutto questo sistema, ma da sole magari a volte non ce la fanno, perché aspettare l'arrivo dei presidi da distribuire a tutto il sistema sanitario non è facile: ogni giorno d'attesa significa che chi lavora, se non è protetto, può produrre altri contagi.

Ma per andare oltre, io le chiedo, visto che è disponibile il signor Ministro al confronto, ad ascoltare le proposte, di porre una particolare attenzione ai temi delle RSA e di tutte quelle strutture che ospitano in modo residenziale persone con disabilità, fragilità varie. Non si può passare questo tema con una frase, una riga e poi parlare d'altro: bisogna occuparsene. Non si può sentire solo il dossier in televisione o vedere l'articolo del giornale quando si parla di comunità, di strutture residenziali per anziani dove non c'è più il personale: il personale non c'è o sta a casa ammalato perché si è infettato; e qualche collega lo sa bene in quale situazione stiamo ora vivendo, non solo in Lombardia, ma ho sentito in Puglia, ho sentito in Calabria, ho sentito in Sicilia, ho sentito qui alle porte di Roma. Purtroppo ci sono strutture residenziali con 30-40 morti: ce ne dobbiamo occupare; non si può più pensare che i presidi di protezione vadano dati solo al personale sanitario, che pur opera in condizioni difficili, ma noi dobbiamo occuparci di tutti i nostri cittadini. Stiamo parlando di fasce deboli, dei nostri anziani, e non è possibile trattare questo argomento solo con una frase: se c'è lo Stato, che si occupi anche di questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Come Lega abbiamo poi presentato diversi emendamenti. Stiamo parlando anche del personale sanitario, e tramite il Presidente mi rivolgo anche a chi ha parlato prima di me: va bene, ci sono tante persone che sono al fronte. Sono stati chiamati eroi, li ringraziamo ogni giorno e quotidianamente; ma lo sapete che parlando direttamente con queste persone vorrebbero anche essere stabilizzate, vorrebbero contratti fissi, vorrebbero essere gratificate con un incentivo economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Io mi auguro che questo venga fatto anche dal Governo, per ringraziarli: non solo con gli spot pubblicitari, non solo dicendo che sono degli eroi, ma praticamente. Questo ci serve: la pratica!

Noi sui territori, con i nostri sindaci, con le regioni, siamo abituati ad agire. Quindi va bene tutto, ma fino adesso l'organizzazione è stata quella dietro ad un tavolo; non è stata tanto lungimirante all'inizio, forse un po' la macchina è partita. Io sono d'accordo che per il futuro guardiamo nella stessa direzione: niente più tagli alla sanità, pensiamo anche a non aprire troppo in fretta in questo momento ancora delicato i limiti che ci siamo posti, perché potrebbe essere drammatico e pericoloso. Quindi seguo e comprendo benissimo questa linea. Però poi facciamo delle cose pratiche per sostenere veramente i sindaci, i medici, il personale sanitario e le nostre regioni: che sono preziose, che stanno lavorando e sudando ogni giorno, realizzando cose impensate in alcune di queste, mi auguro che siano di spunto per altre; anche se nel Governo siede ancora qualcuno che non si è reso conto dell'importanza e della forza di tutte le regioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fontana. Ne ha facoltà.

GREGORIO FONTANA (FI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, Ministro Speranza, il nostro primo pensiero, ascoltando le sue parole, va ai veri eroi di queste giornate drammatiche: i medici, gli infermieri, il personale sanitario, gli operatori dei mezzi di soccorso, donne e uomini che ogni giorno mettono a rischio la loro salute e la loro vita per salvare quella di tutti noi. A loro vorrei rendere omaggio per la quotidiana prova di professionalità e di spirito di sacrificio. Le testimonianze emozionanti e dolorose che vengono da tanti ospedali italiani sono l'emblema del dramma che il nostro Paese sta vivendo, ma anche della grandezza del nostro popolo, del generoso sacrificio di molti italiani.

Ho parlato del personale sanitario, ma non possiamo dimenticare tutti gli altri dai quali dipende la possibilità di andare avanti nell'emergenza: penso alle Forze dell'ordine, alla Protezione civile, alle Forze armate; penso ai lavori che non si possono fermare, a chi opera nelle farmacie, nei supermercati, nei trasporti, in tutte le attività che comportano un contatto con il pubblico e che quindi oggi sono diventate un atto di coraggio (Applausi).

Signor Ministro, l'Italia è un grande Paese e nell'emergenza lo sta dimostrando. Lo dimostrano gli italiani, che nella grande maggioranza accettano un regime di sacrifici difficile da tollerare, ma necessario per rallentare e, speriamo, interrompere la spirale del contagio. Sacrifici che per molti non sono soltanto disagio o la noia di non poter lasciare le loro case: significano aziende che rischiano di chiudere, posti di lavoro in pericolo, attività completamente bloccate dalle quali dipende la vita di molte famiglie.

Proprio per rispetto nei confronti degli italiani, le istituzioni devono dimostrarsi unite, la classe dirigente del Paese deve essere all'altezza della situazione: per questo il Presidente Berlusconi ha offerto la collaborazione di Forza Italia come opposizione responsabile, per questo abbiamo evitato ed evitiamo ogni polemica, anche se non possiamo chiudere gli occhi sugli errori che ci sono stati e continuano a esserci. Non possiamo permetterci di dare ad un Paese disorientato, stremato, spaventato indicazioni confuse e contraddittorie. La circolare della sua collega Ministra dell'interno è un errore, che non ci possiamo permettere. Il Governo, le regioni, gli organi di informazione chiedono da settimane ai cittadini di non uscire di casa, e ora si rischia di fare confusione. Non possiamo dare alle persone il messaggio di poter allentare i freni, che il peggio è passato: il rischio è pagare un prezzo molto caro in termini di nuovi malati, nuove vittime, di un blocco ancora più lungo di ogni attività produttiva.

Lei, signor Ministro, ha difeso e anzi rivendicato l'opera del Governo dall'inizio di questa emergenza: lo comprendiamo, è suo dovere farlo, ma la realtà non è così positiva. Vi sono state delle sottovalutazioni, reticenze nell'accogliere il grido d'allarme delle regioni del Nord, lentezza nell'assumere provvedimenti che, se adottati prima, sarebbero stati più efficaci. Tutte queste sono vicende che un giorno andranno esaminate e discusse, anche e soprattutto per non sbagliare ancora in futuro; ma non è oggi quel momento. Del resto, Ministro Speranza, dobbiamo darle atto di un suo personale atteggiamento di sobrietà e di disponibilità che abbiamo apprezzato.

Forza Italia però oggi si aspetta non solo da lei, ma dall'intero Governo che la disponibilità non sia soltanto formale, che l'ascolto non sia un atto di cortesia. Come ha detto il Presidente Berlusconi, ci aspettiamo di lavorare insieme sia sugli aspetti sanitari che su quelli economici, come necessario in una guerra per vincere insieme un nemico insidioso che sta mettendo in pericolo il nostro futuro. Noi crediamo che il Governo possa e debba fare di più: chiediamo per esempio di approfondire rapidamente tutti i metodi possibili per diagnosi veloci ed efficaci, coinvolgendo se sarà necessario anche i laboratori privati. L'isolamento sociale dei soggetti portatori di contagio è molto difficile, quando neppure a medici e infermieri vengono fatti i tamponi. Chiediamo di rendere obbligatorie le mascherine in tutti i luoghi aperti al pubblico, dalle metropolitane ai supermercati, di rendere naturalmente disponibile gratis un numero adeguato di questi dispositivi. Chiediamo ancora di tutelare il personale sanitario dallo sciacallaggio vergognoso di alcuni legali senza scrupoli, deplorati anche dallo stesso ordine, che si fanno pubblicità e cercano clienti fra le famiglie delle vittime proponendo cause di risarcimento contro i medici che stanno lottando per salvare vite umane. Oggi i nostri medici meritano la stessa tutela di cui godono ed è prevista per i magistrati.

Signor Ministro, chi le parla in quest'Aula ha il privilegio di rappresentare un territorio, la provincia di Bergamo, che è quello colpito in maniera più drammatica. L'immagine simbolo di questa tragedia, quella fila di autocarri dell'Esercito che portano via le salme delle vittime, è l'immagine delle strade della mia città. I nomi di Alzano, Nembro, Albino, dei comuni della Val Seriana sono diventati tristemente famosi in tutta Italia come epicentro di questa tragedia; non c'è famiglia nella mia terra che non sia stata toccata dal lutto e dal dolore. Secondo una stima de L'Eco di Bergamo le vittime vere della nostra provincia sarebbero il doppio del numero, già drammatico, annunciato ufficialmente: sto parlando di 4.500 persone in una sola provincia.

Però, signor Ministro, da Bergamo vengono anche segnali di riscossa: il nuovo ospedale da campo realizzato dagli alpini e dai tanti volontari bergamaschi, in tempi ancora più rapidi di quelli cinesi, è la dimostrazione di quanto la nostra gente sa fare soprattutto nell'emergenza. Questo popolo di Bergamo, di Brescia, della Lombardia, dell'Italia merita un grande futuro e a nome loro, signor Ministro, le dico: lavoriamo insieme, mettendo da parte i giochi della politica ma facciamo presto, facciamolo con serietà, con coerenza. Ogni giorno che passa, ogni annuncio ritardato o contraddetto sono vite umane che se ne vanno, sono posti di lavoro che si perdono, è la luce della ripartenza che si allontana. Noi ci siamo, Forza Italia c'è e ci aspettiamo che chi ha la responsabilità di guidare gli italiani sia all'altezza del nostro grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, grazie Ministro Speranza per la sua relazione, per la sua sobrietà, per il suo impegno. Conosciamo bene che cosa rappresenta per lei e per tutto il Governo il peso enorme della responsabilità senza precedenti a cui siete stati chiamati e siamo chiamati. Abbiamo fatto scelte durissime per questo Paese e per i suoi cittadini: decisioni che sono mutate nel tempo guidate dal mondo scientifico, che hanno imposto misure sempre più restrittive all'avanzare del virus che si trasmetteva con tutta la sua potenza virale. Avete scelto di condividerle con tutta la rappresentanza politica, istituzionale, imprenditoriale, sindacale; avete operato perché non ci fosse un conflitto tra salute e lavoro: ve ne siamo grati. Dobbiamo iniziare ora, senza alcun cedimento verso l'uscita dall'epidemia, ad immaginare e mettere in campo, come già stiamo facendo, le azioni necessarie per la ricostruzione sociale ed economica del Paese. La missione per tutte le nazioni - a noi è toccato per primi in Europa - era e rimane di sconfiggere l'epidemia e per questa ragione non possiamo permetterci nessun arretramento verso i comportamenti individuali che abbiamo fortemente rispettato, per consolidare quel barlume di speranza e di miglioramento cui stiamo assistendo. Abbiamo il dovere di continuare a dimostrare che lo Stato c'è, a dimostrare che, nel rispetto della Carta costituzionale e delle conseguenti materie concorrenti, in primis la sanità ma anche tutta la parte socio-sanitaria e socioassistenziale, tutti stanno collaborando con ogni mezzo, risorsa, professionalità, strumenti per salvare vite umane e per garantire cure ed assistenza a tutti perché, nelle sue debolezze, questo è un grande Paese nel quale in meno di un mese, come ci ha detto, sono stati realizzati il 75 per cento dei posti di terapia intensiva, abbiamo triplicato i posti COVID e, come bene ricordava il Ministro, in alcune specialità siamo stati capaci di incrementarli del 400 per cento. Questo bene inestimabile garantisce le cure gratuite senza distinzione alcuna di censo, di età, di provenienza. Ringrazio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che con il suo discorso alla nazione, con il suo discorso di oggi, ha penetrato le coscienze di ognuno e richiamato le ragioni di unità in questo passaggio arduo, a tratti spietato per le perdite di vite umane, che vanno ben oltre i dati come i sindaci della mia provincia di Bergamo hanno potuto certificare. Stiamo parlando di oltre 4.500 vittime. Abbiamo affidato i nostri cari alla cura e alla professionalità del personale ospedaliero territoriale, degli amministratori, dei tecnici, dalla prima all'ultima fila insieme ai volontari, al terzo settore, alle ONG, alle forze dell'ordine, nazionali e locali, e alla filiera dei beni essenziali, ai farmacisti, che hanno lavorato in questa emergenza sanitaria per garantire e sostenere i più fragili e assicurare al meglio le cure per tutti.

Loro hanno sostenuto per noi i nostri cari nell'ultimo respiro; loro ci hanno permesso di salutarli… (Applausi) a distanza e di rincuorarli; loro con i segni della fatica e delle impronte sul viso hanno messo per noi tutto il carico di umanità e di fratellanza. A loro dobbiamo riconoscere di più, Ministro, il lavoro straordinario che dobbiamo continuare a sostenere perché la resilienza di questi mesi lascerà segni che sono incancellabili. Loro hanno fatto in modo che il Sistema sanitario nazionale reggesse per noi l'urto di questo tsunami. In questa pandemia globale l'Italia è stata, nostro malgrado, anche un esempio di come reagire al contagio. Un pensiero permettetemelo va a tutti i sindaci, a tutti gli amministratori: le nostre città, i nostri paesi sono mutati, trasfigurati nei giorni in cui stare a fianco alle comunità provate, sconfortate ed avvilite è stata davvero, ed è un'impresa eroica quotidiana. Nei territori marchiati dal dolore, a cui va tutto il nostro cordoglio, di Bergamo, Lodi, Brescia, Cremona, Piacenza e in tante altre parti del Paese, segnate indelebilmente e marchiate a pelle nell'anima, in poche settimane se ne sono andati i pilastri che hanno sostenuto il nostro tessuto sociale, culturale e politico insieme a tanti familiari, ai numerosi anziani nelle case di riposo falcidiati dall'epidemia. Spero davvero che ai territori più colpiti del Paese vengano riconosciuti tutti gli sforzi che sono stati messi in campo. Come ho rappresentato e come ci ricordava prima il collega Fontana, noi non dimenticheremo mai l'immagine del convoglio delle Forze armate. Da questa prova tragica, inedita e a tratti spietata desideriamo solo che si possa vedere la luce in fondo al tunnel. In queste province nella mia terra bergamasca si cura, si soffre ma si reagisce e si resiste. In tempi che sono analoghi ai tempi cinesi abbiamo allestito 200 posti per la convalescenza, un ospedale da campo grazie alle disponibilità dell'ANA, degli artigiani, dei volontari: ci lavoreranno i medici, gli infermieri che, con altissimo senso civico e responsabilità, hanno risposto al bando della Protezione civile, che ringrazio. Ringrazio anche il Ministro Boccia per la sua vicinanza, tutti i Ministri e i sottosegretari che sono stati vicino a noi; medici e infermieri che sono arrivati da altre nazioni per questa solidarietà grazie all'impegno dei Ministeri e delle ambasciate, perché l'Italia è anche questo. Sin dall'inizio dell'epidemia abbiamo messo in campo quasi oltre 3 miliardi di euro tra le risorse per la Protezione civile e quelle che abbiamo dato al Fondo sanitario. Abbiamo messo in campo tutti gli strumenti possibili di semplificazione per assumere ogni profilo sanitario e socio-sanitario che serve per questa emergenza. Ci sono voluti anni e molti Governi per iniziare ad invertire il depauperamento del capitale umano: l'abbiamo iniziato noi e qui deve essere solo l'inizio di un cambiamento radicale. Di fronte a questa calamità epidemica, a tutti i livelli istituzionali abbiamo cercato di fare il meglio per reperire forniture e strumenti di protezione individuale, innanzitutto per tutti gli operatori sanitari, senza però dimenticarci anche degli altri operatori, nonché le attrezzature indispensabili per la sopravvivenza dei pazienti come i tamponi o l'ossigeno che, dopo i farmaci, sono la più grande terapia utilizzata nei pazienti COVID. È stata ed è una lotta dura in un mercato feroce dettato soprattutto dalla concorrenza e dal protezionismo. Non abbiamo risparmiato neanche un centesimo, neanche un euro. Non è quindi una questione di soldi, che ci sono: abbiamo fatto contratti per oltre mezzo miliardo di euro ma molto dobbiamo ancora fare sulla possibilità di acquisto, che, peraltro, anche alle regioni non è mai stata inibita. Semplifichiamo al meglio le modalità per sostenere le imprese italiane che celermente si sono convertite per garantirci maggiore autonomia dal mercato estero e offrire al personale strumenti realmente protettivi. Ringrazio il commissario Borrelli e il commissario Arcuri per lo sforzo operato per fornire le regioni, a cui spetta poi il compito di ridistribuirli sui loro territori. Diciamolo con franchezza ai cittadini: le difficoltà incontrate sia dallo Stato sia dalle regioni dipendono anche da un altro fattore. Per decenni abbiamo smontato alcuni settori produttivi; abbiamo anche ragionato per gare al massimo ribasso. Quindi, la dialettica tra la politica e alcuni presidenti di regione forse lascia il tempo che trova per molti cittadini. Contrapponiamo, invece, disponibilità e trasparenza rispetto alle spese e al materiale fornito. Che senso a delegittimare costantemente l'azione dello Stato in un momento in cui le persone vedono messe in discussione le loro certezze e si misurano con la fragilità dell'esistenza umana?

Ma siete così certi che porti ad una buona resa politica? E chiudo con alcune considerazioni che reputo per me importanti: basta con il rapporto conflittuale con la scienza, basta mettere in discussione il valore della prevenzione, dove spendiamo ancora oggi il 5 per cento, basta con le terapie antiscientifiche sui vaccini, perché il vaccino è l'unica vera, lo abbiamo detto, cura e prevenzione contro l'epidemia. Basta con i pregiudizi nei confronti della necessità di investire in ricerca, in farmaceutica e nelle filiere fondamentali della salute. Recuperiamo il valore della medicina di territorio, e non è lesa maestà avere segnalato che ci sono delle fragilità sui territori. Recuperiamo la separatezza tra la rete ospedaliera e quella socio-sanitaria assistenziale. E infine, e non da ultimo, in questa dolorosa esperienza, se vogliamo insegnare qualche cosa a noi stessi, innanzitutto dobbiamo riuscire a fare in modo di applicare i piani di emergenza epidemica, dobbiamo fare in modo che la tracciabilità di questa storia epidemica riesca ad essere un patrimonio comune.

A chi fare i tamponi, come e perché deve diventare un comportamento uniforme, così come le indagini anticorpali. Lo dobbiamo agli 8.500 sanitari che si sono ammalati, alle vittime sul lavoro, a quando potremo iniziare ad ammorbidire le cure per il contenimento sanitario. Sono certa, Ministra, che, con il suo aiuto, con quello del Comitato tecnico-scientifico, che non è mai venuto meno, riusciremo a porre fine alla babele a cui stiamo assistendo. Questa tragedia della storia deve chiamare in particolare i capi degli Stati d'Europa ad un'unità compiuta. Che il messaggio di oggi del Presidente della Repubblica arriva e giunga anche nelle terre europee (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, Ministro Speranza, ministri, sottosegretari, colleghi deputati, si dice niente polemiche, non ora, certo. Lo dobbiamo agli oltre 10 mila morti lasciati sul campo, ai medici, agli infermieri, al personale sanitario, a tutti coloro i quali sono in prima linea, giorno e notte, dalla fine di gennaio per strappare centimetri di terreno all'avanzata del mostro, al COVID-19. A loro va la nostra illimitata riconoscenza, sentimento che però deve sopravvivere a questa carneficina e illuminare negli anni a seguire la nostra strada; lo dobbiamo a coloro che sono intubati in una terapia intensiva o stanno soffocando dentro un'ampolla carica d'ossigeno, affetti dalla polmonite bilaterale interstiziale scaturita dal Coronavirus, e ai loro familiari, che non possono assisterli, accarezzarli, abbracciarli, talvolta neppure dare l'ultimo saluto. Non sbagliare i tempi: il monito che lei, Ministro, ha utilizzato è condivisibile, ma vale sia per non accelerare imprudentemente il ritorno alla normalità sia per non riprendere la vita normale come se niente fosse, a crisi superata.

Se la globalizzazione deve per forza essere il nostro destino, non si può pensare che uomini e merci possano infrangere ogni barriera e la stessa cosa non possano fare i virus e batteri, che notoriamente penetrano con più facilità le frontiere. È vero o no che, in giro per il mondo, circolano un milione e 600 mila virus sconosciuti? È vero o no che la globalizzazione non ha annullato abitudini ambientali, culturali, alimentari, igieniche dei propri popoli, e questo può rappresentare per tutti un elemento di insicurezza micidiale? È vero o no che il trasferimento di tali virus dall'animale all'uomo avviene con sempre maggiore frequenza? Sono domande retoriche, la cui risposta è nota: è vero. E allora occorre ripensare il modello di sviluppo occidentale, di cui comunque siamo parte integrante, per mettere al centro la vita, la salute, la solidarietà verso i più fragili, che qualcuno vorrebbe gettare dalla rupe, come facevano gli antichi spartani.

Questo liberismo senza regole, che sfrutta bambini, donne, ambiente, lavoratori, dissidenti politici, interi continenti ricchi come l'Africa, per servire una ristrettissima cerchia di potenti, ci indigna.

L'11 marzo del 2019 l'Organizzazione mondiale della sanità avvisava gli Stati nazionali, distratti, che si sarebbe verificato di lì a poco - parliamo di un anno fa - un nuovo tipo di influenza, che non aveva mai attaccato l'uomo prima - cito tra virgolette -, che avrebbe causato malattie mortali e si sarebbe diffusa ovunque, una minaccia bestiale per il mondo. Silenzio assordante da parte dei Governi degli Stati nazionali. Allora, cominciamo a dire che occorre rivoluzionare i codici di approccio con le infezioni, rafforzare la medicina di genere, quasi scomparsa dai nostri orizzonti, titolata a essere regina della prevenzione e capace, dal punto di vista epidemiologico, di circoscrivere anticipatamente eventuali focolai, per disinnescarli prima che divengano epidemie. Significa essere meno ottimisti di quanto non siamo stati quando con leggerezza abbiamo cantato vittoria nei confronti di alcune patologie, fino a smantellare i reparti di malattie infettive, che andrebbero almeno ripristinati.

Significa riformare e potenziare la medicina del territorio, curare i pazienti a casa, evitare che si rechino negli ospedali quando non ce n'è bisogno, perché lì il contagio viaggia a una velocità supersonica e stargli dietro è impossibile. Significa dotare medici, infermieri, operatori socio-sanitari, farmacisti e forze dell'ordine di dispositivi di protezione individuale, perché si tratta delle persone maggiormente esposte, che vanno difese con orgoglio, come si fa con i soldati in trincea. Significa moltiplicare i test per un milione di volte, in modo da mettere in quarantena gli asintomatici di ogni virus pericoloso ed evitare di bloccare un'intera nazione, fermando sia i positivi che i negativi, che invece potrebbero continuare la loro vita normalmente, ed evitare che l'economia vada in ginocchio. Significa liberarsi dai pregiudizi ideologici ed essere pragmatici. Basta idiozie sui nazionalismi, lo dica al Presidente Conte, vista la sua ultima battuta, perché l'egoismo della Germania, dell'Austria e dell'Olanda è una forma di ipernazionalismo, mentre i vituperati, tra virgolette, nazionalismi chiedono che prenda forma l'Europa delle nazioni e dei popoli, della civiltà e della solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che non perda tempo a farsi i conti quando milioni di persone rischiano di morire.

Se l'Unione europea deve prendere lezioni dalla piccola e generosa Albania, tanto vale tornare al mercato unico europeo; non c'è bisogno di cedere la sovranità dei popoli a un organismo che in guerra scappa. Significa prevedere e conseguentemente programmare. Ricorda, Ministro, quando le chiedevamo di requisire mascherine e dispositivi di protezione, di acquistare ventilatori polmonari prima che fosse troppo tardi e sparissero dal mercato, di chiedere all'Europa di stralciare le spese di contrasto del Coronavirus dal Patto di stabilità, di moltiplicare le terapie intensive prima che fosse troppo tardi? Raccomandazione raccolte, sì, ma tardivamente, purtroppo. Smontare la sanità pubblica per i tagli indotti dall'Unione europea e dalla conseguente necessità di revisione della spesa è stato un errore che non dobbiamo più commettere. Un conto è razionalizzare, altro è impedire ai medici di fare il proprio lavoro, magari costringendoli a essere contabili di un reparto, i pizzicagnoli della chirurgia, invece che dedicarsi unicamente ai pazienti, ad aggiornare il loro bagaglio di conoscenze scientifiche, come vogliono e devono fare. Ma anche ripristinare la verità è un obbligo, lo dobbiamo all'Italia e alle nostre coscienze: i tentennamenti, gli scivoloni, i decreti non dettagliati, gli annunci e le smentite continue non aiutano. Le dichiarazioni rassicuranti del Premier ai primi di febbraio - tutto sotto controllo, diceva, la possibilità di un'epidemia in Italia è prossima allo zero, diceva, tutto tra virgolette - sono state un errore. Gli show della sinistra sull'accoglienza senza se e senza ma, che accusava di razzismo e fascioleghismo i malcapitati virologi, colpevoli di dire la verità, sono stati un errore. I selfie provocatori con gli amici cinesi, l'aperitivo ai Navigli del presidente e leader del Partito Democratico sono stati un errore.

La proposta di Giorgia Meloni di controllare e mettere in quarantena i viaggiatori provenienti dalla Cina fu criminalizzata: è stato un errore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è il caso che, mentre noi collaboriamo, voi ammettiate i vostri sbagli? Non per riverenza, ma per rassicurare gli italiani, per non commetterli di nuovo, visto che sono sempre gli stessi. E non ci sembra questo il momento di esibirsi in scontri deplorevoli tra Stato e regioni, le regioni sono un valore aggiunto, se uno Stato forte e autorevole sa fare la sua parte. Organizzare i servizi sanitari sul territorio sulla base di indicazioni che vengano dal Servizio sanitario nazionale è necessario e persino insufficiente, di fronte a una pandemia. Facile: basta polemiche che spaventano i cittadini. Il Governo ha il dovere - e concludo - di spezzare le gambe alla burocrazia, saltare tutti i passaggi intermedi e sostenere direttamente le famiglie e le imprese, mettendo letteralmente in tasca a chi ha bisogno le risorse per vivere o per mantenere aperta un'azienda, un'altra proposta di Fratelli d'Italia e di Giorgia Meloni. Se vi muoverete in queste direzioni, potete contare ancora una volta sul nostro sostegno: saremo non dalla vostra parte, ma dalla parte dell'Italia, usque ad finem (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Sì grazie Presidente. Ministro, noi abbiamo sempre apprezzato il suo stile sobrio e rigoroso e confermiamo il giudizio anche in quest'ultima puntuale informativa e sappiamo altresì che la sua opinione di queste informative non è un'opinione di un fatto rituale. Il Parlamento ha il dovere di dibattere, di discutere e di contribuire, fin dove potrà, a dare anche indicazioni su una fase così drammatica e così difficile nel nostro Paese. Mi viene una metafora che è molto sintonizzata all'attualità: noi qui dentro abbiamo bisogno, sostanzialmente, di un termometro, un termometro capace di misurare come si alza il livello di angoscia nel nostro Paese e dare a questa situazione drammatica, ripeto, possibilità anche di azione e di iniziative che siano efficaci, che siano utili e che siano rassicuranti per la nostra comunità nazionale e lo faccio con molta sicurezza, perché facciamo parte di una parte del Parlamento e di un gruppo parlamentare che, in queste settimane, si è sempre schierato totalmente e profondamente, sin dall'inizio, su una azione di contenimento alto, quando il dibattito devo dire non era così preciso, non era così deciso in tutte le articolazioni delle forze politiche, siamo stati fra quelli che per lungo tempo e anche nelle prime fasi della vicenda e dell'emergenza, abbiamo detto al Governo che serviva più Europa in economia, ma serviva più Europa anche in sanità nel nostro Paese. Il Ministro sa bene che alcuni organismi e alcuni centri operativi dell'Europa che si occupano di sanità sono luoghi statistici, sono luoghi di approfondimento e di studio. La svolta epidemiologica, lo ripeto ancora una volta, che stanno vivendo il nostro continente e il nostro pianeta, pretende che quegli organismi si rafforzino, che diventino anche più incisivi nell'azione che possono fare in Europa e anche nei singoli Stati. Siamo stati fra quelli che hanno detto sin dall'inizio che le coperture vaccinali erano una cosa molto importante. Guardate, oggi siamo tutti qui a citare epidemiologi, virologi, medici e gli stessi che noi citiamo ci dicono che se noi praticassimo costantemente una copertura vaccinale, anche la rilevazione e il monitoraggio di un virus nuovo come quello che il COVID-19 sta rappresentando in questo momento, probabilmente sarebbe anche più facile in termini di ricognizione e anche di ricostruzione dei dati. Siamo fra quelli che hanno detto fin dall'inizio: sicuramente più scienza.

Ci sono due piccole lezioni che io vorrei riferirvi, che questa storia ci porta innanzi e che io spero dopo l'emergenza continueremo a discutere con la stessa forza e con la stessa anche determinazione, come stiamo facendo in questi giorni; la prima lezione è quella sul Sistema sanitario. Il Ministro dice che bisognerebbe continuare a investire, ma fare una clamorosa smentita di quello che è stato impostato e che non è stato realizzato in un Paese lungo, con differenze clamorose anche nelle regioni del nord (la reazione del Veneto è molto diversa da quella della Lombardia, colleghi), perché ci sono delle cose sulle quali noi dobbiamo essere d'accordo anche dopo: più prevenzione, più territorio - questa storia del territorio è una cosa molto importante e molte delle questioni dell'emergenza che riguardano le terapie intensive riguardano queste terapie intensive, perché il territorio è stato un po' desertificato e non è stato possibile allertarlo in maniera considerevole come si potrebbe - più investimenti in ricerca e innovazione. La seconda piccola lezione, che io considero anche piccola, ma la considero molto grande: noi abbiamo due asset importanti nel nostro Paese, un Sistema sanitario pubblico e una Protezione civile che è nata sostanzialmente sulla scorta di grandi emergenze. Il terremoto del 1980 in Irpinia e in Lucania è stato uno dei momenti che ha scatenato un dibattito pubblico, che ha costruito poi questa grande Protezione civile. Abbiamo notato che questi due asset hanno interagito nell'emergenza con qualche difficoltà. Le pandemie, nonostante le serie storiche, saranno probabilmente molto più ravvicinate nel corso dei prossimi anni; bisogna rafforzare questo modello di interazione tra Protezione civile e anche Sistema sanitario e non fare soltanto piani pandemici, come mero adempimento di regolamenti sanitari internazionali, che sono in qualche modo oggi evidentemente desueti e sostanzialmente non utili per l'emergenza che stiamo vivendo.

Io vorrei concludere esprimendo un ultimo pensiero: abbraccio anche io, commosso, molti li abbiamo conosciuti anche di persona, operatori sanitari, Forze dell'ordine, volontari, amministratori che stanno su una frontiera molto complicata. Si dice che è una guerra. Io credo che questo linguaggio è molto sbagliato, ma sicuramente in questa guerra, collega, c'è una legge marziale sottostante che noi dobbiamo sconfiggere e dobbiamo superare e dobbiamo combattere: la legge marziale delle false notizie, la legge marziale dello sciacallaggio, la legge marziale del pregiudizio. Lo sciacallaggio sugli operatori sanitari che stiamo vedendo in queste ore e in questi giorni sul fronte legale: noi, se non siamo automi, vorrei dire - anche sul pregiudizio, che è una delle leggi marziali quando c'è un'emergenza - se non siamo degli automi, colleghi, arrivando qui anche nelle difficoltà dei trasporti e delle relazioni, credo che abbiamo potuto notare che insieme all'ansia di un parente anziano, di una mamma, di un nonno e insieme agli occhi sbigottiti di un ragazzo che conosce una parola antica, medievale per molti aspetti, la quarantena, che noi dobbiamo saper far capire ai nostri ragazzi, io ho visto - perciò c'è un dibattito molte volte convulso - contrapporre fame con la con la salute, ho visto baristi disperati, artigiani falliti, imprenditori senza mercato, agricoltori sul lastrico. Il nostro sguardo abbiamo il dovere, in questo Parlamento, di farlo interagire anche con questi. E detto a noi, che bisogna fare azioni basandosi sulla scienza, è un'ovvietà, è una cosa scontata, l'abbiamo difesa, la scienza, quando la scienza non la difendeva quasi nessuno e c'erano ascientifici e terrapiattisti che hanno condizionato il dibattito nel nostro Paese. E' vero o non è vero? Oggi siamo tutti quanti seguaci di questo o di quel virologo, di questo o di quello scienziato. Non è una guerra, colleghi, io vorrei invitarvi ad utilizzare anche un altro linguaggio, che è quello del Papa, che è quello del Presidente anche della repubblica e vorrei riferirvi anche una frase bellissima che mi ha comunicato una persona molto semplice, una persona che sta in un punto geografico e storico di questo Paese, che è il Mezzogiorno, che non ha diciamo mai avuto ribalte: la metafora bellica - mi ha scritto - è sbagliata, perché non c'è un nemico che sta oltre una linea o oltre una trincea, il nemico è comune e gli altri, tutti quanti noi siamo alleati e noi dobbiamo fare forza a tutto quello che c'è nella grande capacità di reazione del nostro Paese. E vorrei dirlo con tutta la forza e con tutta la determinazione: siamo un grande Paese e ce la faremo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, colleghe e colleghi, troppi morti. Ci uniamo al cordoglio per i troppi morti di queste lunghe giornate e non ci stancheremo mai, mai abbastanza di ringraziare il mondo della sanità, tutto, il mondo del volontariato, delle Forze dell'ordine, tutte le donne e gli uomini che, nella filiera delle gestioni delle nostre comunità, delle lavoratrici, dei lavoratori, della nettezza urbana, delle pulizie degli ospedali, i lavoratori della filiera agroalimentare e dei servizi di necessità, fino a quelli dei negozi aperti, stanno consentendo, con forza, al nostro Paese di andare avanti.

Ringrazio lei, Ministro, per l'impegno e, come tutti le hanno riconosciuto, la sobrietà che sta mettendo in questa triste emergenza, e ringrazio tutto il Governo per gli sforzi che sta facendo, non solo sul piano sanitario. E la ringrazio anche, Ministro, per essere lei il Ministro di questo Governo - e non di altri Governi – che, per la prima volta, ha rotto l'incantesimo e ha aumentato i fondi per la sanità. È la prima volta dopo tanti anni, grazie! Lo dico a nome, credo, del popolo italiano, perché, da quello che è stato il primo atto di questo Governo, credo che ci sia l'inizio di un modello che dovremo guardare dopo anni, anni di tagli verso la sanità. E grazie anche per questa sua puntuale comunicazione e per il rispetto che ha e che ha avuto per il Parlamento e che ha manifestato oggi per essere qui e per le cose che ci ha detto.

Quella che stiamo vivendo è un'emergenza sanitaria, è una tragedia, e sarà anche una emergenza economica e sociale. La prima non era prevedibile. Abbiamo letto, abbiamo sentito di alcuni che avevano fatto delle previsioni, ma non era nelle previsioni di nessuno che accadesse nei primi mesi di questo triste anno. E la stiamo combattendo e io mi auguro che - così come in tanti abbiamo detto - la vinceremo.

La seconda, quella ipotetica della crisi economica e sociale, sarà in corso, e si sta combattendo un vero braccio di ferro in queste ore. Faccio mie le sue parole, Ministro: “L'Europa deve dimostrare di essere un'opportunità, deve cambiare le sue politiche datate, favorire il lavoro, la crescita economica, mitigare le diseguaglianze sociali. Dopo una crisi sanitaria così, non può esserci una crisi sociale”, le sottoscrivo tutte. E credo che l'atto di oggi, dell'Europa, di dare 100 miliardi per la cassa integrazione siano il primo segnale; ne servono altri, serve cambiare passo, serve un'altra Europa per un nuovo mondo.

Care colleghe, cari colleghi, possiamo dire tutti con onestà intellettuale che non eravamo preparati a quanto è accaduto, nessuno lo era, tantomeno quelli – e, quando avremo più tempo, basterà cercare in rete per trovarli – che a secondi alterni - dico a secondi perché alcuni politici hanno il tweet più veloce del West - hanno dichiarato: aprire tutto, chiudere tutto, riaprire, richiudere. Possiamo fermarci? C'è tempo per tutto, tranne che per dare facili e veloci risposte. Ora non si può disperdere il lavoro fatto da tutti, soprattutto dai cittadini, che ringrazio per l'osservanza delle limitazioni imposte; non tutti hanno villa con piscina al chiuso, c'è chi vive in pochi metri e soffre a stare a casa, eppure è giusto restarci in questi giorni, è sacrosanto restarci. Ma bisogna programmare e progettare come e cosa fare per ripartire. Quando tutto sarà superato, saremo in un altro mondo, dovremo ragionare su quale modello per il dopo 2020, quale modello economico sulle funzioni nazionali di interesse pubblico di alcuni elementi strategici. Diciamolo: non avevamo i dispositivi di protezione individuale perché non li producevamo più, li producevano dove costavano di meno - possiamo dirla questa cosa o dobbiamo negarla? - e il mercato è stato scelto così, ha vinto questa logica in questi anni, e noi dobbiamo ribaltarla, perché altrimenti continueremo a fare gli stessi errori. Allora, io mi domando: cosa dovevamo requisire, se non ce l'avevamo in casa, perché avevamo deciso di non produrle più, perché costavano di meno in Cina, piuttosto che in Bulgaria? Possiamo iniziare a dire che il valore del Servizio sanitario nazionale universale è un patrimonio inestimabile? E forse varrà per il dopo, e ne discuteremo - e mi assumo la responsabilità personale di quello che sto dicendo, naturalmente - che ventuno gestioni diverse della sanità non sono una ricchezza, non sono state una ricchezza in questi giorni, e non è detto che lo siano in futuro?

Non sono un fan della conferenza stampa delle 18. Ho preferito nei primi giorni ascoltare il canto allegro di tanti cittadini dalle finestre, mi piaceva di più, si sente di meno, tutti ascoltano invece i numeri; ma, al tempo stesso, io credo che il rincorrersi di conferenze stampa, dove ognuno propugna un proprio modello, non abbia aiutato e non sia stato un esempio per dare una risposta univoca. Nei momenti difficili occorre che ci sia una voce sola, un'unica grande gestione. E, allora, io credo che sia ora il momento di decidere le cose per ora e per il dopo. Ci ha detto, Ministro, di restare in casa fino a metà aprile: giusto. Per ora almeno fino a metà aprile, così ci ha detto, quando ci aggiungerà dell'altro ripeterò: giusto. Posso chiederle che sull'uso e le modalità di utilizzo dei tamponi ci sia una modalità, e non ventuno modalità, in Italia? Credo che sia doveroso. Ci ha detto che si sta progettando la ripartenza; bene, il Governo, quando sarà il momento, ci dia le indicazioni chiare, nei tempi giusti.

Infine, se posso lanciare un grido d'allarme, così come è stato lanciato da altri, verso quelle fasce più deboli, gli anziani, che in queste ore stanno soffrendo più di tutti. Molte residenze per anziani curano amorevolmente gli ospiti, e di questo io li ringrazio veramente. Vengo da un piccolo comune dove sono tante le residenze per anziani e so con quanto affetto ci si muove in queste case di cura. Ma dove è arrivato il COVID-19 è una strage.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA STUMPO (LEU). …sto finendo, Presidente. Serve umanità: da Nord a Sud, si sente questo lamento. Ho ricevuto da un sindaco in provincia di Catanzaro un grido di aiuto perché quarantasei anziani positivi al COVID sono isolati da più giorni in attesa, mi auguro, di essere trasferiti i luoghi più adeguati. Mentre ero qui ho ricevuto un SMS, mi dicono che stanno cercando di trasferirli, si stanno organizzando le autoambulanze per portarli nel più grande ospedale della Calabria non utilizzato per il COVID e che io mi auguro possa essere utilizzato. Ecco, se si può dire ancora una cosa, questo non può più accadere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente; buonasera, signori Ministri; mi rivolgo al Ministro Speranza perché, se ben si ricorda, Ministro, la primissima interrogazione sul Coronavirus la depositai io, il 18 di gennaio, proprio a causa della comunità cinese più numerosa d'Italia, semplicemente non perché fossero cinesi, ma perché l'andirivieni con la madrepatria, ovviamente, dava dei grattacapi, dava delle perplessità su eventuali contagi e, quindi, nascita di focolai; così non è stato, fortunatamente queste zone sono rimaste le meno colpite, però, io ricordo perfettamente, Ministro, che per le settimane a venire io fui schernito - schernito è dir poco - dai partiti contrapposti al mio. Si tese a minimizzare maledettamente, le persone un pochino più bellicose addirittura mi additarono, ci additarono come razzisti, come fascisti, perché chiedere la quarantena per poche decine di persone, due mesi e mezzo fa, era - come dire - considerata una sorta di affronto. Ad ogni modo, non è il momento della polemica. La volontà da parte nostra di collaborare con il Governo è enorme, lo abbiamo dimostrato questa mattina seduti al tavolo con il Presidente Conte e per questo ringrazio il Ministro D'Incà che ha voluto estendere l'invito anche a noi.

Signor Ministro, sembra quasi, faccio i dovuti scongiuri, lo ripeto, faccio i dovuti scongiuri, che la curva si stia appiattendo e che il nostro Sistema sanitario e il nostro Paese abbiano reagito nel modo giusto e che ci si avvii, speriamo tutti quanti, a una decrescita delle infezioni e ancor di più delle morti. Non ci dimentichiamo, però, signor Ministro, che una volta finita questa emergenza sanitaria - la salute e la vita sono il bene più prezioso - inizierà veramente un'altra emergenza, forse una apocalisse di tipo economico, che rischia di sfociare in un problema di tipo sociale e, alla fine, di ordine pubblico, perché se veramente noi non riusciamo a tornare alla normalità in tempi brevi è indubbio che la disoccupazione aumenterà e non potremo vivere per sempre di prebende e di aiuti di Stato.

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). È per questo che io raccomando al Governo, ancora una volta, di iniziare fin da adesso a pensare a quello che succederà dopo, dando un orizzonte temporale e, signor Presidente, mi prendo gli ultimi dieci secondi per una raccomandazione che credo farà piacere al Ministro Speranza: noi viviamo in un Paese in cui è diventato quasi lo sport nazionale, attraverso avvocati spregiudicati, fare causa a quei medici accusati di avere sbagliato qualcosa, come se un medico lavorasse in malafede; un medico è un medico e io chiedo - lo abbiamo trascritto, insieme alla nostra componente, in un emendamento - che questo periodo di emergenza Coronavirus venga considerato come un periodo particolare e tranne che per casi accertati, dolosi, per tutti gli altri casi non si possano perseguire, accusare o trascinare in giudizio tutti quegli eroi che hanno fatto nottate intere, lavorando 24 ore al giorno e sette giorni su sette per salvare il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, lei prima diceva: noi dovremo, finita l'emergenza, valorizzare ciò che abbiamo imparato. Quello che stiamo imparando è che il Servizio sanitario consiste nei propri medici e professionisti sanitari. Non c'è servizio territoriale, non c'è ricerca, non c'è cura senza di loro, pertanto, l'unico modo che abbiamo per ringraziarli del lavoro straordinario che stanno facendo è di investire nelle risorse umane del nostro Servizio sanitario. Noi abbiamo un'occasione unica, in questo momento, con la deroga al Patto di stabilità, abbiamo un investimento possibile per mettere a regime il nostro Sistema sanitario sui bisogni del Paese. E lei sa, Ministro, quanto sarà drammatica fra pochi anni la situazione, perché entro il 2025 andranno in pensione 52 mila medici nel pubblico e 50 mila infermieri. Pertanto, abbiamo di fronte scelte irrinunciabili.

Segnalo brevemente tre priorità, a cui, veramente, chiedo di dare attenzione: la prima è quella di assumere con contratti a tempo indeterminato tutti quei contratti temporanei previsti dal “decreto sanità”; si crei, poi, una corsia preferenziale ai cosiddetti camici grigi, laureati under 35 che non hanno potuto fare la specializzazione, ma che oggi sono medici esperti, con cinque o sei anni di esperienza; terza priorità, aumentiamo le borse di specializzazione, Ministro. Nel decreto che arriverà sono previste duemila borse, ma noi lo sappiamo, la maggior parte sono quelle che abbiamo perso per un meccanismo che dobbiamo cambiare; noi non possiamo ingannare i nostri laureati abilitati che le stanno aspettando; aumentiamole e approfittiamo della coscienza che ha ora il nostro Paese di quanto sia importante il Servizio sanitario, di quanto servano le tasse e del perché le dobbiamo pagare: per rendere sostenibile il Servizio sanitario. Facciamo un'operazione antievasione, facciamo in modo che, oggi, con la sensibilità di grandi lobby, imprese, grandi marchi che ci stanno aiutando, si inizi un dialogo nuovo col Paese, per sostenere, in futuro, il Servizio sanitario; però, iniziamo ora a fare quelle scelte indifferibili, ne abbiamo la responsabilità, Ministro, oggi, noi in Parlamento, perché, lo ripeto, abbiamo condizioni economiche che non torneranno più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, esprimo apprezzamento per la sua azione improntata a prudenza e sobrietà. Finalmente, c'è la conferma che la durezza dei sacrifici imposti agli italiani comincia a dare qualche risultato tra quelli attesi e sperati ma ora bisogna evitare ricadute che potrebbero essere micidiali. È giusta la conferma fino al 13 aprile delle misure di contenimento adottate dal Governo, con la precisazione che potrebbe non bastare. Dobbiamo riconoscere che ci siamo trovati tutti impreparati di fronte a un evento di questa portata. Nessuno può dire di aver previsto alcunché e, poi, nel concreto, il “chiudiamo tutto” è stato preceduto da giudizi piuttosto superficiali sul fatto che si trattasse di una semplice influenza, e da qui il “riapriamo tutto”.

Nel mondo, chi ha pensato a scorciatoie facili ha dovuto o dovrà ricredersi. Il nostro Servizio sanitario, costruito sull'autonomia regionale, è stato messo a durissima prova, specie nelle regioni dove veniva considerato più robusto e sperimentato. Collega Locatelli, ci sarà tempo per fare un esame approfondito sulla sanità lombarda, almeno degli ultimi 25 anni, e si vedrà come non tutto sia esente da critiche pertinenti e non pretestuose; per ora, preferisco richiamare, come l'Ecclesiaste ci ammonisce, che c'è un tempo per tacere e uno per parlare.

Questa tragica esperienza ci porterà a riconsiderare come recuperare lo spirito e la lettera di un Servizio sanitario nazionale che non può essere spezzettato, se è vero, come è vero, che il virus mette in crisi finanche i confini nazionali. Occorre recuperare appieno la medicina del territorio e integrarla efficacemente con le strutture ospedaliere e quelle sociali dedicate alla popolazione anziana, un dato ormai permanente della nostra composizione demografica. Da ultimo, dopo la follia delirante dei no-vax, sospinti dalla incultura della rete fai da te, dobbiamo ricostruire un rapporto strategico con la comunità scientifica; siamo costretti disperatamente a sperare che questa comunità scientifica regali all'umanità intera un vaccino efficace.

In conclusione, è doveroso rivolgere un ringraziamento sentito agli operatori della sanità e un pensiero commosso a coloro che hanno perso la vita in questa drammatica vicenda (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, il primo doveroso passaggio del mio intervento è il sincero ringraziamento e un fondamentale riconoscimento del lavoro e dell'abnegazione degli operatori sanitari. Essi stanno affrontando un nemico subdolo e pericoloso con armi inadeguate: mancano i dispositivi di protezione. Stamattina, nell'informarmi della situazione di alcuni pazienti nell'ospedale di Manfredonia, che è la mia città di provenienza, un operatore mi ha confessato candidamente di stare al lavoro senza adeguata protezione. E poi mancano i tamponi, senza il cui esame rischiamo di mandare in giro gente che non è effettivamente guarita, che è inconsapevole del proprio reale stato di salute. Insomma, mancano strutture sanitarie, e tutto ciò è frutto ormai chiaro di una politica che in passato ha fatto dei tagli, che ha considerato i contributi alla sanità come una spesa, alle volte addirittura fastidiosa, invece di un investimento sulla salute. Che dire poi delle postazioni del 118 che operano in carenza di personale, equipaggiato male, ed in eterna presa in giro lavorativa? Se in questi anni si fosse investito in strutture senza i vergognosi depotenziamenti effettuati - e io ne ho contezza sul mio territorio -, se si fosse incentivata la ricerca e incoraggiata la produzione di materiali sanitari, saremmo giunti probabilmente ad affrontare questa drammatica emergenza in condizioni diverse da quelle affannose in cui ci troviamo adesso. Di questo, è onesto riconoscerglielo, signor Ministro, lei non ha responsabilità, perché, pronti… via, nel suo mandato è capitata questa tragedia, che sta affrontando, devo dire, con grande impegno. All'indomani della risoluzione di questa emergenza bisognerà pensare ad una revisione delle politiche sanitarie degli ultimi dieci anni, a una revisione del Titolo V in tema di ripartizione di competenze sanitarie tra Stato e regione, alla correzione anche del rapporto fra il mercato e l'interesse pubblico, al momento fortemente sbilanciato a favore del primo. Concludo dicendo che, in tale processo di revisione, la memoria storica ci farà comprendere il perché di questo presente, e, se sapremo trarne insegnamento, probabilmente eviteremo errori in futuro.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 2 aprile 2020 - Ore 14 :

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .