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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 321 di martedì 31 marzo 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 marzo 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Businarolo, Cancelleri, Colucci, Luigi Di Maio, Gebhard, Giorgis, Guerini, Lupi, Rosato, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Rubando pochissimo tempo, Presidente, solo per commentare che all'interno dell'Unione europea un Paese membro dell'Unione europea, l'Ungheria, ha appena attivato una legislazione d'emergenza che sottrae al Parlamento il suo ruolo istituzionale, consegnando al Governo pieni poteri. Penso che questo, all'interno della legislazione dell'Unione europea, sia un fatto grave e che non si debba tacere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, semplicemente per associarmi alle preoccupazioni e alle necessità di un pronto intervento del Governo italiano rispetto alle vicende che ha poc'anzi ha ricordato il collega Fiano riguardo la situazione ungherese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, come gruppo di Italia Viva ci associamo a quanto esternato, e chiediamo inoltre se non ci sia una palese violazione dei valori su cui si fonda l'Unione europea, tali da invocare l'applicazione dell'articolo 7 del Trattato europeo, che appunto chiede la sospensione dell'Ungheria come Paese membro dell'Unione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, intanto sottolineo che ovviamente non fa parte dell'ordine dei lavori, ma, visto che si è aperta questa discussione, ricordiamo - evidentemente il collega Fiano e gli altri colleghi che sono intervenuti non lo hanno ricordato - che questi poteri sono stati conferiti dal Parlamento ungherese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); ed è ben più grave: avremmo voluto sentire i colleghi alzarsi indignati e scagliarsi contro quello che sta succedendo riguardo al MES, ai danni dell'Italia e degli altri Paesi che stanno in una grave crisi per via del virus e dell'emergenza COVID-19, ma evidentemente hanno solo occhi quando gli interessa e quando l'ideologia li alimenta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Discussione del disegno di legge: S. 1698 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (Approvato dal Senato) (A.C. 2423).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2423: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2423)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della VI Commissione, onorevole Trano.

RAFFAELE TRANO, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che la Commissione finanze presenta oggi all'Assemblea nasce dall'esigenza di introdurre misure volte a ridurre la tassazione sul lavoro. Come è noto a tutti, si tratta di un intervento normativo adottato dal Governo poco prima dell'esplodere dell'epidemia da COVID-19. Quando il provvedimento, dopo la sua approvazione in prima lettura da parte del Senato, è stato trasmesso alla Camera, il nostro Paese si trovava già in una situazione di gravissima emergenza. La Commissione finanze ha quindi convenuto, all'unanimità, circa la necessità di accelerare al massimo l'esame del provvedimento in sede referente. A tal fine, abbiamo rinunciato allo svolgimento di audizioni, preso atto dei contenuti di quelle svoltesi presso il Senato, ed i gruppi hanno rinunciato alla presentazione di emendamenti. Anche l'Assemblea si appresta ad una rapida discussione, nella consapevolezza della delicatezza del momento. Ciò non di meno, il provvedimento in discussione riveste una notevole importanza: la misure previste intendono infatti ridurre il peso del fisco sul lavoro dipendente, restituendo potere d'acquisto ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, così rilanciando i consumi di individui e famiglie, il cui potere d'acquisto si è sensibilmente ridotto negli ultimi anni. Si tratta di un primo passo importante verso un sistema fiscale più equo, più trasparente, maggiormente orientato alla crescita, cui dovrà seguire una riforma organica del sistema di imposizione diretta, come peraltro annunciato nel testo stesso del provvedimento.

Entrando più nel dettaglio delle misure previste, l'intervento si articola in un trattamento integrativo del reddito e in una detrazione dell'imposta lorda, entrambi in favore dei percettori di redditi di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati. In estrema sintesi, l'articolo 1 dispone che, nelle more di una revisione degli strumenti di sostegno al reddito, qualora l'imposta lorda sia di importo superiore a quello della detrazione per redditi di lavoro dipendente, è riconosciuta al contribuente una somma a titolo di trattamento integrativo. Il trattamento integrativo spettante viene determinato in funzione dei giorni di lavoro con riferimento alle prestazioni rese dal secondo semestre dell'anno 2020. Il successivo articolo 2 istituisce una detrazione dell'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche spettante ai titolari dei medesimi redditi, da considerare ai fini del citato trattamento integrativo. L'importo della detrazione è pari a 600 euro in corrispondenza di un reddito complessivo di 28 mila euro, e decresce linearmente, fino ad azzerarsi, al raggiungimento di un livello di reddito pari a 40 mila euro. La detrazione ha carattere temporaneo, in quanto si applica limitatamente alle prestazioni rese nel semestre che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2020, in vista di una revisione strutturale del sistema delle detrazioni volta, secondo quanto indicato dal Governo nella relazione illustrativa, a stabilizzare la misura.

L'articolo 3 abroga, a decorrere dal 1° luglio 2020, il cosiddetto “bonus 80 euro”. In sostanza, per i lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8.174 euro e 28 mila euro, il bonus è riconosciuto direttamente in busta paga per un importo pari a 100 euro al mese, mentre per i redditi superiori, fino a 40 mila euro, è riconosciuta una nuova detrazione fiscale. La platea dei beneficiari, tra lavoratori dipendenti, privati e pubblici, aumenta così di 4,3 milioni, passando da 11,7 milioni che percepiscono il bonus 80 euro, a 16 milioni.

Si dispone infine l'istituzione di un nuovo fondo per esigenze indifferibili connesse ad interventi non aventi effetti sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione, con una dotazione di 589 milioni di euro per l'anno 2020. Il fondo, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, potrà essere utilizzato con successivi provvedimenti normativi per interventi che non determinano effetti sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.

Voglio ribadire, in conclusione, come quello in esame sia un provvedimento di notevole rilievo, che spero potrà incidere positivamente sull'economia e sulle finanze del nostro Paese. Ridurre il cuneo fiscale, ovvero la tassazione sul lavoro, significa diminuire il peso delle imposte che concretamente pesano sulla vita quotidiana dei cittadini e generare maggiore liquidità, innescando - e questo è l'auspicio - un circolo virtuoso che possa generare benessere anche per le generazioni più giovani.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prima di cominciare, data la grave epidemia che incombe nel nostro Paese, nel mondo intero, mi permetta un secondo di ringraziare tutti i nostri medici, infermieri e volontari che sono in prima linea contro il Coronavirus, e di abbracciare con il pensiero tutti i nostri concittadini che soffrono, a casa o in ospedale, i loro familiari e i familiari dei tanti che ci hanno lasciato. È fondamentale che i lavori di questa Camera continuino, perché la democrazia parlamentare non può andare in quarantena, soprattutto in tempo di crisi. Non è un inutile passatempo di cui dispensarsi, come alcuni governanti di certi Paesi vorrebbero farci credere, come nel caso dell'Ungheria di Orbán, per la quale veramente dovrebbe essere applicato l'articolo 7 del Trattato dell'Unione europea ed essere sospesa dall'Unione. Il Parlamento incarna la sovranità popolare, e questa è la fonte di legittimità di qualsiasi azione di Governo.

Oggi siamo qui per discutere il decreto-legge per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente, il cosiddetto cuneo fiscale. Il decreto parte dal cosiddetto “bonus 80 euro”, che il Governo Renzi introdusse nel 2014, e lo amplia per portarlo all'equivalente di 100 euro mensili come trattamento integrativo per i redditi da lavoro dipendente o assimilati fino a 28 mila euro, e introduce una detrazione IRPEF di un ammontare pari, che progressivamente si riduce tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito.

Dopo le iniziative del Governo Prodi nel 2007 e del Governo Renzi nel 2014, si attua, per la terza volta negli ultimi vent'anni, una riduzione del costo del lavoro nel nostro Paese.

Questa è una misura giusta: nel nostro Paese il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo del lavoro per le imprese e la busta paga che riceve il lavoratore, è molto elevato. Se un lavoratore in Italia riceve in busta paga 1.000 euro, l'impresa ne sborsa 1.900. È il terzo cuneo fiscale più alto dell'Unione europea: il 48 per cento del reddito contro una media europea del 36 per cento. È un costo del lavoro talmente alto che disincentiva nuove assunzioni per le imprese e limita il potere d'acquisto dei lavoratori: con imposte e contributi così elevati si ostacola la partecipazione al mercato del lavoro. Ridurre il cuneo fiscale è quindi la misura giusta per rilanciare i consumi, deboli nel nostro Paese già da prima della crisi, rilanciare l'occupazione e rendere meno appetibile il lavoro nero, il lavoro senza tutele. Abbassare le tasse sul lavoro per sostenere l'occupazione e il potere d'acquisto e, quindi, la crescita, sono una priorità per Italia Viva: una priorità dimostrata nei fatti. Mentre tanti dicono di voler tagliare le tasse sul lavoro, negli ultimi decenni solo i Governi riformisti hanno effettivamente ridotto il cuneo fiscale a beneficio sia delle imprese sia dei lavoratori. Come dicevo poc'anzi, l'ultima riduzione del costo del lavoro risale al 2014 con la misura di 80 euro: oltre 10 miliardi a sostegno dei salari dei lavoratori con un reddito fino a 26.000 euro. Fu una misura allora molto criticata ma che oggi non solo viene confermata ma viene ampliata; è una misura che ha avuto un significativo impatto macroeconomico soprattutto in termini di consumi delle famiglie a basso reddito, come ha certificato uno studio della Banca d'Italia. Si è anche agito sul lato delle imprese attuando la deducibilità dell'imponibile IRAP sul costo del lavoro dei dipendenti a contratto indeterminato per oltre 6 miliardi di euro, liberando spazio nei bilanci delle imprese per ulteriori assunzioni.

Nessuno dei Governi della Lega, invece, ha mai intrapreso una seria iniziativa per ridurre il cuneo fiscale e abbassare le tasse sul lavoro. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, nessun Governo della Lega è mai stato capace di ridurre la pressione fiscale. Nemmeno dopo gli infausti quattordici mesi di Salvini al Governo la pressione fiscale è tornata a salire dopo anni di progressiva discesa.

Presidente, il cuneo fiscale è composto da due componenti principali: i contributi previdenziali e le imposte sul reddito. Sul primo è difficile agire senza intaccare le pensioni: legittimi diritti acquisiti di chi ha lavorato prima di noi, soprattutto in un generoso sistema pensionistico a ripartizione come il nostro. Dopotutto siamo i figli di Enea e di Anchise: non lasciamo nessuno indietro, specie se si tratta dei nostri genitori e dei nostri nonni. Le direttive del Governo di queste settimane vanno nella stessa direzione di tutelare i più vulnerabili, mentre nel mondo ci sono governanti che predicano l'immunità di gregge o chiedono ai loro cittadini di prepararsi alla perdita dei loro cari. Si può invece agire sulle imposte sul reddito ma, in un Paese indebitato come il nostro, si richiede una forza di Governo responsabile e riformista che sappia creare crescita e razionalizzare la spesa pubblica, che sappia gestire il peso di Anchise e pensare al futuro di Ascanio. È una missione impossibile per i movimenti populisti che cercano un rapido consenso elettorale attuando politiche insostenibili nel tempo, come nel caso della cosiddetta quota 100: una forma di prepensionamento che spende in tre anni oltre 20 miliardi di euro a beneficio di 150 mila, magari 200 mila persone, a scapito di tutti gli altri, un vero spreco di risorse preziose che oggi ci avrebbero fatto molto comodo per la crisi per attuare politiche anticicliche. È una colpa molto grave soprattutto verso le generazioni future perché, con quota 100, il peso di Anchise rischia di diventare insostenibile aumentando quella che è già un'altissima spesa pensionistica: 15,5 punti di PIL, la più alta d'Europa. Ma ai giovani ci penseremo noi di Italia Viva e di questa maggioranza: per noi la giustizia intergenerazionale rimane un valore fondamentale. Per tutte queste ragioni, Presidente, la riduzione del cuneo fiscale è una politica giusta ma credo, data l'imminente recessione che sta per abbattersi sul nostro Paese, che sia lecito domandarsi, che sia lecito chiedersi se questo sia il momento giusto e se questi 3 miliardi siano investiti oggi nel modo migliore. Intendo usare quindi la discussione generale per interpellare gli alleati di coalizione sull'opportunità della misura in questo momento. Il provvedimento, a partire dal 1° luglio, porterà nelle tasche dei lavoratori dipendenti italiani 20 euro in più al mese: non è assolutamente una cifra irrisoria e, ripeto, va nella giusta direzione ma, come dicevo lo scorso novembre proprio in quest'Aula su questo tema, è meglio non correre il rischio di generare effetti poco tangibili agli occhi del singolo cittadino. Dobbiamo invece creare i presupposti per venirgli incontro con la giusta massa critica. Oggi, alla luce della crisi del Coronavirus, ritengo sia importante riprendere questo monito. Dobbiamo investire strategicamente le poche risorse di cui disponiamo: per tutelare la nostra economia e proteggere i lavoratori dobbiamo difendere la nostra base imponibile per evitare una riduzione permanente della nostra capacità produttiva, esattamente come ci invita a fare Mario Draghi.

Dobbiamo garantire che i lavoratori ricevano stipendi anche se in quarantena o in confino; dobbiamo garantire che le imprese abbiano liquidità sufficiente per pagare i lavoratori e i fornitori, con particolare attenzione alle piccole e giovani imprese; dobbiamo garantire che le famiglie possano posticipare le spese o avere i mezzi per farvi fronte. Se prima della crisi avevamo suggerito come Italia Viva di aspettare per organizzare un taglio del cuneo fiscale più consistente di come stiamo procedendo a fare, oggi diventa lecito pensare che forse tali risorse potrebbero essere più utili su altri fronti, per altre categorie più esposte. Penso, per esempio, a come tutelare meglio i lavoratori autonomi, le partite IVA, i professionisti iscritti a casse di previdenza private, tutti i lavoratori che stanno andando incontro a una riduzione immediata e drastica dei loro redditi da lavoro, se lo hanno ancora. In confronto i lavoratori dipendenti sono una categoria molto più protetta: i dipendenti pubblici non rischiano di perdere il proprio impiego per la crisi del Coronavirus, mentre molti lavoratori nel settore privato potranno contare sulla cassa integrazione. In questa fase dobbiamo aiutare prima chi ha più bisogno.

Inoltre nell'articolo 2 del decreto-legge, l'articolo relativo alla detrazione valida nel 2020, si rimanda a una revisione strutturale delle detrazioni fiscali. Mi chiedo sinceramente se il Governo troverà il tempo di farla nei prossimi mesi quando dovrà gestire questa emergenza. Se così non fosse, la detrazione non avrà un seguito, diventerà una misura una tantum cessando a dicembre 2020. Le misure di questo decreto scattano il 1° luglio: invito quindi le forze di coalizione e il Governo a riflettere tenendosi aperta la possibilità nei prossimi mesi di tornare sui propri passi e riallocare le risorse di questo decreto su altri fronti. Contro l'enorme cuneo fiscale del nostro Paese 3 miliardi sembrano pochi ma potrebbero diventare molto preziosi per contrastare la sete di liquidità delle categorie di lavoratori e aziende più esposti alla crisi creata dal Coronavirus. Potremmo far scattare la riduzione del cuneo fiscale da gennaio 2021 e investire questi 3 miliardi per l'emergenza, magari, come dicevo poc'anzi, per i lavoratori autonomi per i quali non si è ancora fatto abbastanza negli ultimi provvedimenti. È un invito alla riflessione rivolto alle forze di Governo e al Governo: il nostro voto favorevole al provvedimento non è assolutamente in discussione. Come Italia Viva voteremo sempre a favore di provvedimenti che mirano a ridurre le tasse, rilanciare la crescita e sostenere l'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, oggi siamo in quest'Aula semideserta per discutere in fretta e furia il provvedimento del cuneo fiscale. Il provvedimento che fino a qualche mese fa, seppur limitato nella sua platea di beneficiari e irrilevante sotto l'aspetto monetario, poteva rappresentare un debole aiuto a fine mese ma purtroppo, con l'avvento della pandemia da Coronavirus e il conseguente disagio economico nazionale in cui il nostro Paese e le famiglie italiane imperversano, rappresenta il nulla più totale. Non c'è da sottolineare la sua inutilità e soprattutto la sua non urgenza ma il Parlamento, da quando si è insediato il Conte-bis, le poche volte che si è riunito lo ha fatto solo per provvedimenti che non vanno in soccorso del Paese e il decreto in esame ne è l'ennesima dimostrazione. Secondo le linee guida redatte dal Governo, il provvedimento avrebbe dovuto diminuire il costo del lavoro in modo da incentivare l'occupazione oltre che diminuire la tassazione per i lavoratori e far sì che ci fosse un aumento di risorse da spendere o da reinvestire. Ma purtroppo tutto questo si è ridotto ad un semplice slogan da utilizzare per propaganda.

Ma facciamo un focus per capire com'è la situazione. In Italia il cuneo fiscale è ancora molto alto e, infatti, secondo i dati pubblicati dall'OCSE siamo posizionati terzi. Si stima che ogni singolo lavoratore senza figli ha un cuneo del 47 per cento che è suddiviso tra le imposte a carico del lavoratore e quelle a carico del datore di lavoro, che sono pari a circa il 27 per cento: mi sembra un po' troppo. Ma questo è quanto riguarda i lavoratori dipendenti, perché la sorpresa più amara è che di questa fantomatica riduzione non potranno beneficiare i pensionati, che sono costretti a vivere con pensioni minime da 400 euro e, permettetemi ancora, vi ringraziano per il lauto aumento di 3 euro (ovviamente è una battuta ironica), e soprattutto il vasto mondo dei lavoratori autonomi, delle vostre tanto odiate partite IVA che rappresentano la fetta più importante dell'intero tessuto economico del Paese.

Ma su questo punto è giusto soffermarci un momento per ricordarvi che, grazie alla Lega e grazie alla tenacia di Matteo Salvini, abbiamo introdotto la flat tax che ha permesso l'apertura di mezzo milione di nuove partite IVA in più, creando occupazione, con un incremento del più 6,4 per cento rispetto all'anno prima, grazie al regime forfettario del 15 per cento; ma era solo un primo step; avremmo allargato la platea dei beneficiari, tutti avrebbero pagato il giusto e le famiglie italiane avrebbero messo da parte qualche soldino da reinvestire e questo significa fare economia. E, invece, no, con il Conte-bis - lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - non avete neanche provato a difendere la riforma che avevate votato solamente otto mesi prima, avete ceduto ai diktat del PD, che vede i lavoratori autonomi come degli evasori, vergognatevi!

Mi avvio alla conclusione, Presidente, lanciando degli spunti di riflessione al Governo e a quest'Aula; la nostra nazione sta attraversando un momento terribile, l'incubo della pandemia, il crescere dei contagi da COVID-19 e le immagini delle decine di feretri portati via dall'Esercito rimarranno nelle nostre menti per sempre. Il Parlamento ha la funzione di portare la voce del popolo nei palazzi dove si disegna il futuro del Paese ed è ora che vi diate una svegliata; le famiglie hanno bisogno di aiuti per garantire un pasto caldo ai propri figli, le imprese italiane hanno bisogno di un'iniezione di liquidità fresca e immediata, e non tra due mesi, gli artigiani vanno sostenuti per far sì che una volta, quando tutto questo sarà finito, possano ritornare ad alzare la serranda delle loro attività e, soprattutto, vogliamo e pretendiamo investimenti seri sulla sanità.

Chiudo, Presidente. Quello di cui ha bisogno, oggi, l'Italia è di far sì che, accanto a tutti questi morti per COVID-19, non si aggiungano altri morti per via della disperazione economica, e non saranno di certo questi 40 euro al mese in più ad evitare questo scenario. Riflettete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Migliorino. Ne ha facoltà.

LUCA MIGLIORINO (M5S). Grazie, Presidente. Come gli altri colleghi, oggi, vista la situazione di emergenza, vorrei anch'io ringraziare tutti gli operatori socio-sanitari, gli infermieri e i medici che sono in prima linea. Quest'oggi un grande ringraziamento, però, lo faccio anche ai servizi sociali, agli assistenti sociali che, con l'anticipo dei 4,3 miliardi di euro e con la gestione dei buoni alimentari, dovranno svolgere un lavoro impegnatissimo; oggi, gli assistenti sociali rappresentano lo Stato e, quindi gli dico: grazie!.

Per quanto riguarda il DL del cuneo fiscale, il decreto-legge, vorrei accennare a qualche fatto storico e della competitività. Come sappiamo, nel nostro Paese, il fisco rappresenta un problema per molte categorie e sotto molteplici punti di vista; in particolare, negli ultimi anni è stata molto dibattuta l'incidenza che il fisco ha avuto sul costo del lavoro, un elemento negativo che incide tanto sulla competitività quanto alle imprese e sugli stipendi dei lavoratori. Nella speciale classifica sul peso del cuneo fiscale tra tutti i Paesi dell'OCSE l'Italia si classifica al terzo posto; è una classifica che, effettivamente, non dice tutto, ma certamente non è invidiabile. In Italia, quando il lavoratore apre la busta paga vede sempre una buona differenza, troppa differenza, tra il lordo e il netto e, tuttavia, stipendi bassi non fanno seguito nemmeno a vantaggi per le nostre imprese, per le quali il costo del lavoro ha un'incidenza sostanziale sulla competitività delle stesse.

In un mondo sempre più globalizzato, dobbiamo dunque interrogarci su come aiutare il nostro sistema produttivo e restare comunque competitivi. Ciò non significa inserirci nella perenne corsa al ribasso che, negli anni, ha spinto molte imprese a delocalizzare la produzione in Paesi dove il costo del lavoro è molto più basso del nostro, anche se, in verità, col “decreto dignità” abbiamo messo un bel po' di paletti per poterlo fare. Tuttavia, lo Stato deve fare la sua parte nel favorire, e non ostacolare, la competitività del nostro sistema. Sappiamo che l'intervento sul cuneo fiscale in favore dei lavoratori non è di sicuro definitivo e risolutivo, ma, comunque, è un grande e importante passo che va in quel percorso che porta ad avere un sistema economico migliore, perché avere più possibilità di acquisto va a vantaggio anche di altre categorie che possono sentirsi svantaggiate nei confronti dei lavoratori dipendenti, e, quindi, mi riferisco agli autonomi, alle partite IVA, a quelli che, comunque, investono e credono nella propria capacità per fare azienda. Perché avere più soldini da spendere, più liquidità da spendere porta proprio i lavoratori a dare più soldi a queste aziende, ai commercianti, ai liberi professionisti, magari a pagare dei servizi. Quindi, tutto quello che noi vediamo è un percorso, è un qualcosa che porta più liquidità, più prodotto interno lordo, più scambio di beni.

Parlo di alcune cifre: stiamo stanziando 3 miliardi per il 2020 che diventano 5 miliardi nel 2021 in un fondo ad hoc dedicato alla riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti. Una misura vastissima, che va a coinvolgere una platea, come abbiamo detto, di circa 16 milioni di lavoratori. Certo, noi non facciamo le divisioni molto semplici, tipo 400 diviso 60; per 11,7 milioni di lavoratori, già percettori del bonus di 80 euro, è prevista un'ulteriore estensione di 20 euro, quindi, noi non parliamo solo di venti euro in più, ma parliamo che per 4,3 milioni di lavoratori porteremo a circa 100 euro in più al mese i soldini nella busta paga. Coloro che ci stanno ascoltando sanno che per loro è molto importante avere questi soldi in più al mese, perché, oggi, lo stiamo vedendo in questa crisi, in questa situazione di emergenza, molte famiglie, se avessero avuto comunque più soldini, magari anche da parte, magari li avrebbero reinvestiti, magari li avrebbero fatti girare, quindi, avrebbero combattuto, anche in una situazione di emergenza come quella che si sta verificando adesso. Siamo, quindi, davanti a un sostegno esplicito per la classe media che andrà di certo ampliato il prima possibile per sostenere anche i cosiddetti incapienti e gli stessi pensionati.

Vado a concludere. Diciamo che questo è soltanto un primo passo per una riforma complessiva, che noi ci aspettiamo; una riforma fiscale è una delle priorità assolute per risollevare il Paese, lo era prima dell'emergenza sanitaria ed economica, giustamente, in corso, e tra poco lo sarà ancora di più.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Non è in Aula, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

È iscritta a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie, signora Presidente. Oggi, siamo chiamati a percorrere l'ultimo miglio per convertire in legge il decreto-legge n. 3 del 2020, in materia di riduzione della tassazione sul lavoro dipendente o, come più correntemente si dice, di “taglio del cuneo fiscale”. Accogliendo la raccomandazione del Consiglio d'Europa, che lo scorso luglio ci invitava a ad alleggerire l'onere fiscale sul lavoro, così come anche le sollecitazioni dell'OCSE, e avendolo fra l'altro assunto quale impegno prioritario del programma di Governo Conte formatosi alla fine dell'estate, inserito nella nota di aggiornamento al DEF e, infine, previsto a livello di dotazione finanziaria nella legge di bilancio 2020, realizziamo oggi una condizione, quella di aumentare il netto in busta paga per 16 milioni di lavoratori, che, oltre a rispondere a una legittima istanza di equità fiscale e restituire potere d'acquisto ai lavoratori, rappresenta un tassello fondamentale, il primo, nel percorso di riduzione dell'eccessivo carico fiscale che depotenzia e ingessa i fattori produttivi, fra i quali il lavoro è quello più importante. Lo facciamo in un contesto nazionale profondamente cambiato e traumaticamente sottosopra rispetto all'Italia di appena un mese fa, in un Paese impaurito, messo sotto scacco da una crisi sanitaria, una pandemia che mai avremmo creduto di vivere; lo facciamo in un momento in cui milioni di lavoratori e di imprese sperimentano, per la prima volta in maniera così diffusa, sebbene per forza maggiore, formule di svolgimento della prestazione lavorativa differenti da quella tradizionale, da remoto, come si dice, lontano dalla sede aziendale. Un periodo, un momento, in cui lo Stato mette in campo interventi di welfare e sostegno al reddito con un approccio universalistico, senza distinzione di tipologia lavorativa o di azienda, come mai era successo prima, con uno sforzo, anche in termini economici, che non ha precedenti. Ricordiamolo, oltre 3 milioni di lavoratori dipendenti e 5 milioni e mezzo di commercianti, partite IVA, artigiani, professionisti e precari saranno supportati dallo Stato in questo momento di grande difficoltà; lo facciamo in attesa che l'Europa, l'Europa dei popoli, in cui noi abbiamo sempre creduto e vogliamo continuare a credere, smetta di balbettare, come incomprensibilmente sta facendo, e colga questa occasione di forte bisogno condiviso per svolgere la funzione che dà senso alla sua resistenza quale realtà politica, oltre che entità geografica e storica.

Lo facciamo in punta di piedi, con il timore di distogliere l'attenzione dall'unico pensiero che in questo tempo sospeso accompagna le nostre giornate, cioè quello di salvarci dall'aggressione di un nemico invisibile che può colpire chiunque e in qualsiasi momento.

E allora, con l'intento di dare un contributo a questa importante discussione - anche se svolta in maniera straordinaria, senza il passaggio in Commissione, - partirei dal fatto che, fra quei 16 milioni di lavoratori, che dal 1° luglio 2020 saranno destinatari di un incremento di retribuzione grazie al provvedimento che siamo in procinto di approvare, ci sono un numero rilevante di lavoratrici e lavoratori che in questi giorni di restrizioni, di chiusura di molte aziende e di interdizione di tutti i luoghi della nostra socialità, ci garantiscono la salute, la sicurezza, gli alimenti e i beni di prima necessità, i trasporti, l'informazione. Penso agli infermieri, agli operatori sanitari, alle commesse, agli insegnanti, ai lavoratori del trasporto pubblico locale, ai servitori dello Stato, carabinieri, poliziotti, polizia municipale, militari che garantiscono la sicurezza; agli operatori dell'informazione, che ci tengono aggiornati facendoci sentire in questi giorni vicini ai luoghi, ai territori italiani che più di altri stanno pagando un prezzo altissimo in questa crisi.

Certo, non è tutto ciò che serve quello che approviamo oggi, sia che guardiamo al funzionamento strutturale del mercato del lavoro, all'attuale livello delle retribuzioni, alla disparità che a parità di mansioni ancora sussistono fra donne e uomini, alla dignità e alla sicurezza del lavoro, alla precarietà ancora forte, sia che ci atteniamo al contingente che stiamo vivendo in questi in questi giorni; ma è un primo passo fondamentale. E concordo con la scelta operata dal Governo, in sintonia con le associazioni sindacali, di partire, nel tagliare il cuneo fiscale, dalla componente relativa agli oneri fiscali a carico dei lavoratori. Ricordo al riguardo che, a fronte di un cuneo fiscale in Italia del 47,9 per cento, il peso sopportato da un lavoratore medio, che è quello single e senza figli, ammonta a circa la metà del valore complessivo del cuneo stesso: praticamente su una busta paga, su un netto in busta di circa 21.500 euro, abbiamo un costo complessivo di 41.200 euro, di cui 19.713 sono di cuneo fiscale, ripartiti in maniera quasi equa fra i costi a carico del lavoratore, fra tassazione personale, quindi Irpef e contributi previdenziali, e contributi previdenziali a carico dell'azienda. Quindi, questo numero, ecco, questo rapporto fra il netto in busta del lavoratore e il cuneo fiscale, e quindi il costo di imposta e contribuzioni previdenziali per lavoratore e datore di lavoro, ci segnalano quanto sia urgente adottare questo provvedimento.

La scelta di partire dall'alleggerire gli oneri fiscali a carico dei lavoratori dipendenti parte da alcune considerazioni secondo me assolutamente giuste. L'ammontare Irpef - questa è la prima considerazione -, che poi rappresenta la voce più consistente delle nostre entrate tributarie, è sostenuto per oltre l'85 per cento del gettito dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. C'è una questione di equità fiscale da raggiungere; e anche in considerazione, anzi, soprattutto in considerazione della progressività del nostro sistema fiscale - progressività, ricordiamolo, stabilita in Costituzione -, esiste e deve esistere, e con questo provvedimento cerchiamo di fare un passo ulteriore per raggiungere tale obiettivo, un rapporto diretto fra l'imposizione e il reddito individuale del contribuente. Per fare questo è necessario alleggerire la pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Le due misure previste dal provvedimento che oggi noi andremo a convertire, quindi da un lato il trattamento integrativo e dall'altro la detrazione dall'imposta lorda, rispondono a questo obiettivo, ricomprendendo fra l'altro i redditi compresi, quella fascia di reddito compresa fra 8.174 euro e 40 mila euro, di fatto andando ad ampliare la platea di coloro che ricevevano il bonus degli 80 euro da 11,7 milioni a ben 16 milioni di lavoratori. È aperta una discussione circa la possibilità di considerare un ulteriore ampliamento della platea fino ad arrivare alla soglia di 55 mila euro per la detrazione di imposta.

Stiamo innanzi a un cantiere aperto: si lavorerà a rendere strutturale la detrazione, così come è stato detto nei giorni scorsi, nel percorso di rivisitazione del nostro sistema fiscale, con particolare attenzione alle imposte sui redditi personali, e l'ulteriore step sarebbe bene fosse proprio l'ampliamento della platea per raggiungere i 55 mila euro.

La progressività di cui dicevo richiama anche un altro principio, che è quello della redistribuzione e quindi della giustizia sociale. Nel ripensare il sistema tributario è vero che bisogna definire strumenti e percorsi affinché siano maggiori l'efficacia, la certezza e la trasparenza del sistema nella sua funzione più importante, che è quella di recuperare le risorse necessarie allo Stato per l'esercizio delle funzioni che gli sono proprie. Ma il sistema tributario deve anche e soprattutto, proprio in attuazione di quella progressività di cui dicevo, assolvere anche a un ruolo di redistribuzione della ricchezza, in modo tale da contribuire a una maggiore giustizia sociale. Assume questo significato il trattamento integrativo che i lavoratori dipendenti con redditi da 8.174 euro a 28 mila si troveranno in busta paga a partire dal prossimo 1° luglio.

Altra considerazione, con le due misure di cui al decreto-legge si aumenta il potere d'acquisto dei lavoratori. Negli ultimi sette anni, quindi dal 2010 al 2017, come rileva un recente rapporto della Fondazione Di Vittorio della CGIL, gli stipendi degli italiani hanno registrato una perdita di potere d'acquisto pari a oltre 1000 euro, circa il 3,5 per cento, determinata da una riduzione delle retribuzioni medie. Nello stesso intervallo di tempo, in Germania e in Francia le retribuzioni lorde sono invece aumentate. Le cause di questo fenomeno sono da ricercare nel diverso impatto della crisi, nelle distorsioni del nostro mercato del lavoro, nelle dinamiche delle politiche salariali, nella formazione del capitale umano, che nel nostro sistema ha presentato e presenta diversi punti deboli. Ci sarebbe da parlare per ore di questi temi, ma non è questa la sede. C'è da dire però che una delle leve da azionare per cambiare questo fatto, che è appunto la perdita di potere d'acquisto delle retribuzioni, è proprio una riforma fiscale che le irrobustisca, esattamente come iniziamo a fare a partire dal prossimo 1° luglio.

Ultima considerazione. La scelta di agire sulla componente reddituale dei lavoratori dipendenti, quale primo tassello di intervento sul cuneo fiscale, non cancella né tantomeno ridimensiona la necessità di agire sulla riduzione del cuneo fiscale, del costo del lavoro, di quello che è l'altro fattore produttivo per eccellenza, cioè l'organizzazione e quindi le imprese. Una leva, questa, fondamentale per la crescita economica e la competitività del sistema Paese, una leva fondamentale per incentivare l'occupazione, perché lo sappiamo bene tutti che sono le imprese a creare il lavoro. Per incentivare occupazione, e aggiungo occupazione di qualità, aggiungo occupazione femminile, su cui vorrei fare un piccolo approfondimento. Ricordo, infatti, al riguardo, anche se immagino che tutti abbiamo ben chiaro questo dato, che nel nostro Paese il livello di occupazione femminile è pari al 52,5 per cento: siamo praticamente il penultimo Paese dell'Unione europea, appena sopra la Grecia. Questo è un dato che ci deve fare riflettere. Per questo serve creare le condizioni, abbattendo il costo del lavoro per le imprese e favorendo anche le assunzioni e l'occupabilità di qualità, considerato che le donne presentano, come dicono e raccontano tutti gli istituti di studio e statistici, competenze, esperienze e valori che nel mercato del lavoro possono valere e trasformarsi in maggiore produttività e in esperienze lavorative di qualità.

E, a proposito di opportunità da cogliere nei momenti di grandi stravolgimenti come quello che stiamo vivendo, segnalo, partendo dall'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità, che lo conferma, che le donne si ammalano di meno anche in questo nuovo contesto di pandemia del Coronavirus (gli uomini sono maggiormente contagiati rispetto alle donne); e ciò, riprendendo Ilaria Capua, che ci invita a cogliere quanto ci consegna la scienza a proposito della forza delle donne, individuandole come semafori rossi per ri-iniziare, per far ripartire il Paese. Ecco, aggiungerei a questa citazione che le donne potrebbero essere, anche nella costruzione di un nuovo mercato del lavoro, in particolare in questa fase di ripartenza, semafori verdi per la ripartenza, così come è sempre successo nei momenti storici di grandi stravolgimenti, dalla Rivoluzione francese, alla Grande Guerra, al periodo della Resistenza.

E allora, per tutti questi motivi, la discussione che stiamo facendo oggi, e poi il voto finale che seguirà, diventano non solo la ovvia e doverosa conclusione di un iter legislativo che vede al lavoro la Camera dei deputati, ma simbolicamente rappresenta il segnale che, a maggior ragione vista questa emergenza, noi siamo e dobbiamo essere in campo per cambiare il Paese, attraverso una rinnovata valorizzazione di quei tratti distintivi che caratterizzano la nostra democrazia, su cui è nata la nostra Repubblica. Il lavoro prima di tutto, in tutte le sue accezioni e forme, quale unico strumento di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretaria, oggi più di ogni altro giorno di questa legislatura sento la responsabilità ed il dovere di prendere la parola in quest'Aula, non per segnare, una volta di più, la già profonda trincea che divide maggioranza e opposizione, e nemmeno per commentare i rilievi critici, che pure esistono, al provvedimento che oggi discutiamo. Sento la responsabilità, come ciascuno di noi, di far parte della classe dirigente di un Paese che si trova ad affrontare senza dubbio l'ora più buia della Repubblica. Tutti noi conosciamo la dimensione tragica dei numeri dei decessi che ogni giorno vengono drammaticamente resi pubblici dalle autorità e tutti noi siamo consapevoli dell'enorme sacrificio che decine di migliaia di medici, infermieri, volontari della Protezione civile e Forze dell'ordine stanno compiendo ogni giorno per evitare conseguenze ancora più gravi di quelle che abbiamo già subite.

A loro, che rendono orgogliosa questa nazione, vanno i nostri pensieri. E un pensiero forte credo sia giusto farlo a quelle famiglie che stanno davvero soffrendo per i propri cari, quelle famiglie che stanno soffrendo perché qualche caro magari è andato avanti. Ma accanto all'emergenza sanitaria, tuttavia, quello che l'epidemia da Coronavirus ha reso ormai ineludibile è l'ugualmente tragica e prioritaria emergenza economica. I fatti di Palermo, il paventato assalto ai supermercati ne sono solamente una parte, perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, di fronte all'urlo di chi paventa assalti ai supermercati c'è la dignità e l'urlo silenzioso di chi ha chiuso le serrande dei negozi, ha messo il lucchetto al portone del capannone ed oggi vive l'angoscia che consegue a tutto ciò. Rate di mutui che corrono o si accumulano, azzeramento degli ordini, leasing di macchinari, finanziamenti, contributi e la responsabilità che consegue al fatto di dare lavoro a padri e madri di famiglia.

Milioni di italiani, imprenditori, professionisti e partite IVA che oggi non vedono una seria prospettiva di uscire da quella che in pochi giorni è diventata la più grave crisi economica che questo Paese si sia trovato ad affrontare negli ultimi decenni. È per questo che oggi, voglio ribadirlo, non commenterò il provvedimento in discussione, sebbene ci si trovi di fronte all'ennesimo esperimento di un'altra misura di integrazione salariale piuttosto che a un provvedimento inserito in un più complessivo disegno di politica fiscale, monetaria, volto a far ripartire la produttività di questo Paese. Niente visione, che purtroppo è mancata a questo Governo come al precedente, ma l'ennesimo provvedimento volto a tamponare una situazione che questa crisi ha tuttavia ineluttabilmente aggravato, smascherandola.

Noi non possiamo più ignorare che una parte del Paese, quella più produttiva, è stata negli ultimi anni ignorata, se non penalizzata, dagli ultimi Governi succedutisi. Oggi, alla luce di uno shock simmetrico di questa portata, è necessario davvero cambiare rotta e farlo responsabilmente insieme. I numeri sono impietosi, la situazione in impresa è drammatica: ve lo dico venendo da un territorio abituato ad essere positivo, ad investire, a lavorare, ad affrontare le difficoltà, versando un litro di sudore in più piuttosto che gridando la resa, ma migliaia di imprese rischiano di non vedere la fine di aprile. La tanto paventata crisi di liquidità che tutti stanno cercando di scongiurare è già arrivata, con la stessa rapidità con la quale si diffonde il contagio virale. Le misure adottate dal Governo con gli ultimi provvedimenti sono certamente necessarie, ma insufficienti, come del resto gli stessi sforzi del Ministro dell'Economia e del Premier, a caccia di risorse in Europa, testimoniano.

Anche per questo serve che un primo vero segnale lo dia questo Parlamento per sostenere, non il Governo, ma l'Italia, in un passaggio delicatissimo e fondamentale come quello sulla richiesta di nuove ed aggiuntive risorse per le imprese del nostro Paese. Il sostegno al progetto di introdurre nuovi strumenti monetari come gli eurobond, proposta che fu di Forza Italia con il Ministro Tremonti, deve vedere allora il sostegno di tutti noi, chiaro e manifesto, affinché anche i Paesi più riluttanti, come Germania e Olanda, comprendano che il nostro Paese non indietreggia di un millimetro quando si tratta di difendere le proprie famiglie e le proprie imprese. Imprese le cui spoglie forse qualcuno immagina di razziare ad epidemia finita; basta, purtroppo, dare un'occhiata alle quotazioni delle principali aziende italiane per capire che oggi anche le realtà che immaginavamo non scambiabili lo sono divenute ad un tratto.

Abbiamo allora, come opposizione, il dovere della coesione e dell'unità per impedire che questo Paese subisca, oltre alle conseguenze devastanti dell'epidemia, anche quelle irreparabili al proprio sistema produttivo. Il secondo segnale lo deve tuttavia dare il Governo, assumendosi - lo dico qui, dopo avere professato una necessaria unità - la responsabilità di iniettare nel sistema economico di questo Paese la liquidità; ma liquidità che sia sufficiente e necessaria per impedire il collasso delle nostre imprese e della nostra economia.

Lo ha chiesto pochi giorni fa anche a gran voce il nostro Presidente Berlusconi e lo chiedono migliaia e migliaia di imprese di fronte alle somme che molti altri Paesi europei, e non, stanno stanziando, non più per investire, ma intervenire velocemente e massicciamente. Cassa depositi e prestiti deve, oggi più che mai, utilizzare tutto il peso di cui dispone per offrire immediate garanzie bancarie affinché gli istituti di credito diano liquidità necessaria, perché mai come oggi serve. Sono centinaia le segnalazioni di aziende che non vedono ancora questi effetti e va incrementato, allora, il peso di questo intervento, magari - credo che questa possa essere davvero un'idea importante - utilizzando quell'immenso patrimonio immobiliare pubblico valutato oltre 400 miliardi di euro, per garantire iniezioni di liquidità di cui il Paese ha urgente necessità. Credo davvero che questo sarebbe importante, mai come ora ne abbiamo tutti bisogno. Il taglio del cuneo fiscale oggi in discussione è solo una goccia nel mare di liquidità che serve oggi a questo Paese, perché davvero ha bisogno di molto, molto di più.

Voglio esortare quest'assise, Presidente, ad essere all'altezza del compito cui è chiamata. Il Presidente Draghi, pochi giorni fa, ci ha indicato la via: siamo purtroppo in guerra e senza vedere il nemico. Questo Parlamento e il Governo hanno il dovere di assumersi la responsabilità di comportarsi di conseguenza, perché davvero questo Paese mai come ora ne ha davvero tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. È un po' difficile intervenire oggi su questo provvedimento che, secondo noi, tra l'altro doveva essere anche ritirato, perché è un po' anacronistico davanti ai tragici fatti che accomunano un po' tutto il Paese. Oltre 11 mila persone decedute, decine di migliaia di persone contagiate, gente giustamente disperata, preoccupata, angosciata. Solamente nella nostra città - io sono parlamentare veneto, di Verona - abbiamo oltre 2 mila contagiati, con 129 decessi. Quindi, a loro va tutta la nostra vicinanza e la nostra preghiera. Io voglio ringraziare il nostro presidente, il governatore Luca Zaia, con tutta la sua squadra di assessori, l'assessore Lanzarin alla sanità, Bottacin alla protezione civile, e tutta quella squadra immensa, fantastica e formidabile di medici, paramedici, volontari, sacerdoti e suore che stanno lottando contro questa bestia di virus che da un mese e qualche giorno ha cambiato completamente la nostra vita. Sono quelli che lavorano negli ospedali, quelli che lavorano e combattono nelle case di riposo, che si stanno confermando, purtroppo, dei nuovi grandissimi e gravissimi focolai.

Ebbene, commentando questo decreto-legge ha un nome importante, signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, perché l'abbassamento del cuneo fiscale è un po' una storia che si ripete da sempre. Le nostre aziende non riescono a essere competitive sui mercati nazionali e internazionali proprio perché hanno una tassazione sul lavoro assolutamente immensa, altissima, sproporzionata e chiaramente squilibrata nei confronti dei competitor delle altre aziende internazionali e per questo motivo noi siamo poco efficaci anche all'estero. I nostri lavoratori si vedono tagliare gran parte del proprio stipendio proprio per questo cuneo fiscale, che chiaramente va oltre, come tassazione, il 50 per cento quanto si paga. E, allora, io non l'avrei chiamata riduzione del cuneo fiscale, perché non c'entra proprio nulla. Ricorda un po' e si ripete un po' la mancetta o la marchetta del 2014 con il Governo Renzi, che aveva dato questi 80 euro. Da 80 euro li abbiamo portati - li avete portati - a 100 euro. Sì, è vero, avete un po' anche allargato la categoria di persone, di dipendenti che chiaramente beneficeranno di questo contributo, di questa mancetta, però non c'è niente di strutturale. E, allora, la nostra critica è proprio questa, perché se riduzione del cuneo fiscale deve essere, allora diciamo le cose come stanno: noi ci aspettavamo e i professionisti italiani si aspettavano tutti - anche il nostro presidente Trano, che è un bravo professionista e potrebbe dirlo anche lui - un abbassamento della percentuale INPS, la percentuale INPS a carico delle aziende e a carico dei lavoratori, della percentuale IRPEF a carico dei lavoratori, della percentuale IRAP a carico delle aziende. Questo è il cuneo fiscale che noi pensavamo, speravamo e contavamo che fosse abbattuto e ridotto - magari ridotto in via un po' così continuata negli anni - e però un primo passo significativo poteva essere questo. Invece, niente di tutto questo: solamente - ripeto - una mancetta di 20 euro per quelli che gli 80 euro già li beccano e 100 euro per una strettissima altra quantità di personale dipendente. Meglio di niente, questo è chiaro: meglio di niente! Per questo motivo la Lega non è contraria ma si astiene. Però, non è - ribadisco - quella riforma strutturale che tutti si aspettavano.

Cosa dire anche? Cosa dire? Bisogna dire anche che non ci sono i soldi perché l'Europa non ci dà la possibilità di indebitarci. Beh, io direi che in questo caso: chi se ne frega dell'Europa, quell'Europa che con la crisi del 2008 - la ricordiamo bene: quella gravissima crisi industriale e mondiale del 2008 - non ha certo aiutato l'Italia. È quell'Europa che con la crisi dell'immigrazione ha costretto l'Italia alle barricate e solamente grazie allo sforzo di Matteo Salvini abbiamo cercato di condividere e di ridurre i danni, altrimenti veramente l'Italia sarebbe diventata il campo profughi dell'Europa.

L'Europa ci ha girato le spalle. È quell'Europa che oggi, in questa situazione sanitaria gravissima che ha causato anche una situazione economica gravissima, ci sta girando le spalle. Ci sta offrendo il MES, ci sta offrendo praticamente una corda con la quale noi potremo solamente impiccarci, ma noi non lo vogliamo. Noi questo non lo vogliamo e non sarà sicuramente così.

Signor Presidente, io devo parlare di un aneddoto, perché quando si parla di cuneo fiscale a me viene in mente un paesino della provincia di Verona, Bussolengo. Bussolengo è un comune nella cintura veronese di circa 15 mila abitanti. Vent'anni fa circa, Bussolengo era il comprensorio della lavorazione delle scarpe. Ebbene, c'erano migliaia e migliaia di lavoratori che lavoravano in centinaia di aziende medie e piccole e via via, grazie al cuneo fiscale, a questa percentuale che grava sul mondo del lavoro, tutte le aziende hanno delocalizzato all'estero, i lavoratori sono stati a casa e, tra l'altro, vi devo anche dire che oltre a essere impiegati migliaia di lavoratori a Bussolengo ogni famiglia aveva la macchina da cucire in casa e si prendeva qualcosa per integrare il proprio reddito. Ebbene, il mio sogno sarebbe che tutte queste aziende che sono scappate all'estero e tutti questi dipendenti, famiglie che sono rimaste nella povertà perché disoccupate, tornassero a lavorare grazie al prossimo Governo. Io spero che ci sia veramente un Governo della Lega che abbassi il cuneo fiscale, in modo che gli imprenditori tornino a casa nostra e i lavoratori continuino a lavorare a casa nostra perché è una cosa indegna vedere imprenditori che per non fallire delocalizzano all'estero. Ci sono famiglie di dipendenti che rimangono a casa nella completa disperazione e noi stiamo qui a guardare e pensiamo - e oggi votiamo - che questo decreto nulla abbia a che vedere - ribadisco - con la riduzione del cuneo fiscale.

Chiudo dicendo che è una grande marchetta, è una grande mancetta, e la Lega non ci sta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, innanzitutto fatemi esprimere a nome di Fratelli d'Italia la soddisfazione per la ripresa in pieno dei lavori parlamentari, delle discussioni generali dei provvedimenti come abbiamo richiesto, per testimoniare la nostra vicinanza e il nostro dovere rispetto a tutte le categorie, medici, infermieri, forze dell'ordine, autisti, cassieri ai supermercati, che quotidianamente affrontano la trincea del virus ognuno secondo il proprio dovere sociale. A loro va sicuramente la solidarietà del Parlamento e di tutte le forze politiche e spetta anche a noi fare il nostro dovere.

Fatta questa doverosa premessa, non resta che ricordare che a parole sono tutti a favore della diminuzione della pressione fiscale ma questa resta a livelli demoniaci. Nel secondo semestre dello scorso anno, colleghi, l'Istat ha certificato un peso del fisco del 40 per cento. Per il ceto produttivo tagliare il cuneo fiscale, ovvero pagare meno il lavoro, è la madre di tutte le battaglie sulla politica economica. Il datore di lavoro risparmia e investe, il lavoratore ha una busta paga più sostanziosa e magari alla fine ripartono anche i consumi. Ma, colleghi, questo che votiamo oggi non è un vero cuneo fiscale; è solo l'idea del cuneo fiscale, ma mancano i soldi e Fratelli d'Italia aveva proposto, anche in sede di legge di bilancio con Giorgia Meloni, di spostare il reddito di cittadinanza e non, collega Ungaro, la legge sulle pensioni, non annullare la legge sulle pensioni, “quota 100”, ma spostare e annullare il reddito di cittadinanza, che pesa per 7 miliardi, a favore del taglio del cuneo fiscale. Allora, quello sarebbe stato un vero cuneo fiscale.

Del resto, i dati elaborati da Confindustria, “Itinerari”, mostrano che per ogni 100 euro che finiscono netti in tasca al lavoratore il costo di quel reddito è pari a 207, più del doppio. Infatti, 61 euro sono contributi a carico del datore di lavoro, 14 a carico del lavoratore, 32 sono imposte sul reddito.

La media dell'euroarea è 160 ogni 100 euro netti. Considerando anche il TFR e i contributi INAIL, i soli due Paesi europei che riescono a superare il totale netto sono il Belgio e l'Italia; la Germania viene dopo, e gli altri a seguire.

Lo dicono anche gli analisti economici più accreditati: l'abbattimento del cuneo fiscale è una priorità, visto che in Italia è intorno al 48 per cento, rispetto ad una media europea del 42 per cento. Il provvedimento voleva liberare alcune parti delle forze economiche, in particolare le fasce medio-alte, con una mancia - di questo si tratta -, come Renzi e i suoi 80 euro. Però, ora il quadro è cambiato, colleghi; il problema è limitare l'impatto negativo delle misure di contenimento del COVID-19: l'Italia perderà, come abbiamo sentito, l'11 per cento del PIL quest'anno, quindi va prima arginata la crisi sociale. Le misure anti-povertà del Governo sono assolutamente carenti e intempestive, e di incisività molto limitata. Come detto da Giorgia Meloni, le famiglie che hanno perso la propria fonte di reddito non possono aspettare i tempi della burocrazia statale per ricevere un aiuto; bisogna dare subito mille euro, con un semplice click, a chiunque ne faccia richiesta direttamente alla propria banca. Si stabilisce, in modo semplice, chi ne ha diritto come sostegno, chi come prestito, chi non ne ha diritto, ma le verifiche si fanno dopo, finita l'emergenza. Mille euro a chi dichiara di averne bisogno, subito, senza i legacci della burocrazia.

Vedete, il “DL cuneo” presenta sicuramente grandi criticità, questo modello di cuneo fiscale. L'Ufficio parlamentare di bilancio - quindi non Fratelli d'Italia - ha detto, nel corso di un'audizione, che “il decreto” - citiamo letteralmente – “accentua la disparità fra soggetti con fonti di reddito e con caratteristiche familiari diverse, e inasprisce l'irregolarità delle aliquote marginali” - l'Ufficio del bilancio, non Fratelli d'Italia -, per questo la sua parte strutturale - sempre virgolettato – “rende ancora più complessa una riforma organica e strutturale dell'IRPEF”. E ancora: “emergono anche questioni sul piano dell'equità, visto il diverso trattamento fiscale sia tra nuclei con un diverso numero di percettori sia tra soggetti con redditi di fonte diversa. In particolare, il meccanismo proposto dal decreto amplia ulteriormente il vantaggio fiscale a beneficio dei nuclei bi-reddito, già strutturalmente favoriti da un sistema fiscale su base individuale come l'IRPEF”. Chiuse le virgolette. C'è quindi qualcosa che non va, colleghi della maggioranza: avete fatto un provvedimento che ha il nome e il titolo del cuneo fiscale, ma che va a introdurre elementi di iniquità sociale, ulteriormente aggravati dalla situazione di crisi. Il decreto si riferisce ai lavoratori dipendenti aventi un sostituto d'imposta, ossia un datore di lavoro che trattiene per conto dello Stato l'aliquota fiscale sulle retribuzioni e poi le versa alle finanze; esistono però altri lavoratori, colleghi, sempre dipendenti, iscritti regolarmente all'INPS, i cui datori di lavoro non sono sostituti d'imposta, quindi non possono né trattenere né rimborsare l'agevolazione fiscale prevista dal decreto. Si tratta di badanti, collaboratori familiari, baby sitter, assistenti sanitari, i cui datori di lavoro sono dei privati, come sappiamo, i quali hanno l'obbligo di iscriverli all'INPS e versare i relativi contributi. L'obbligo fiscale è totalmente a carico formale ed effettivo, quindi, di quei lavoratori, i quali dovranno fare la denuncia annuale delle loro retribuzioni ai fini IRPEF e versare, essi stessi, l'imposta corrispondente. L'obbligo per quei datori di lavoro privati non è stato stabilito, sia per evitare ad essi adempimenti burocratici cui non sono capaci o predisposti sia perché quel tipo di lavoratori può svolgere la sua attività nella stessa giornata o settimana presso diversi datori di lavoro. Si tratta di circa 870 mila persone, secondo i dati risultanti all'INPS, tra lavoratori di quel genere registrati regolarmente. Si tratta di lavori composti al 90 per cento da donne, molte straniere; circa 140 mila sono le badanti conviventi che assistono anziani o persone sole e non autosufficienti, e quindi sono un ammortizzatore sociale. Risultano poi esclusi dal “decreto cuneo”, colleghi, le persone che hanno una partita IVA con unico committente, fattispecie prevista dalla legge, a determinate condizioni, come il limite di reddito annuo percepito. Poiché questo tipo di partita IVA maschera quasi sempre un lavoro dipendente, tant'è che vengono definite le false partite IVA, sarebbe opportuno estendere anche ad essi l'agevolazione fiscale dei 100 euro, intervenendo sulle loro dichiarazioni periodiche con versamento dell'IVA mediante un'apposita detrazione. Si tratta, anche qui, di circa 300 mila persone, prendendo il dato minimo prudenziale a suo tempo valutato dall'Istituto formazione lavoro.

Colleghi, siamo tutti consapevoli che vinta la sfida e la guerra al Coronavirus dovremo trovare velocemente - ma non lo state facendo - una strada per sterilizzare il grave contagio sul versante economico ed evitare la distruzione del tessuto sociale. Come in tutte le grandi crisi storiche, anche dalle conseguenze di questa c'è la tentazione di uscire abbracciando una visione pauperistica, ma l'uscita dalla crisi non può avvenire aumentando il numero di chi percepisce il reddito di cittadinanza o di emergenza, ma rilanciando il lavoro, estendendo piuttosto il perimetro dell'abbattimento del cuneo fiscale e realizzando un vero cuneo fiscale da almeno 13 miliardi. Sarebbe, infine, necessario un intervento complessivo che non si limiti a ridurre il costo del lavoro, ma implichi una spesa più mirata a migliorare i servizi per i lavoratori e le imprese, che aiuti ad aumentare fondamentalmente la produttività italiana.

Vedete, colleghi, per noi, per Fratelli d'Italia, legislatori e decisori pubblici, vale la regola di Nassim Taleb: non chiedere mai a nessuno la sua opinione, la sua previsione o il suo consiglio, chiedi solo quali titoli ha o non ha nel suo portafoglio. Un approccio che rima con quanto suggerito dallo psicologo Gigerenzer: non chiedere mai al dottore che cosa devi fare tu, ma cosa farebbe lui nella tua stessa situazione.

Colleghi, concludo con un appello, un appello forte e sincero: vedete, questo “decreto cuneo” interviene in un momento e in uno scenario completamente diverso da quello che andavamo a prefigurarci, è ora di fermare i tempi della burocrazia e di metterci, in maniera unanime, pur nella diversità delle proprie composizioni parlamentari, al servizio del nostro popolo, che chiede in via urgente un sostegno, un reddito urgente per mangiare, perché ha i negozi chiusi, perché non può andare a lavorare, perché l'Italia è ferma, lo sappiamo tutti. Ma non possiamo aspettare i tempi delle dirette Facebook o delle conferenze stampa ufficiali, è arrivato il momento di lavorare in maniera straordinaria per dare una risposta e un sostegno e solidarizzare con il nostro popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ci troviamo a discutere questo provvedimento in un'Italia che è avvolta da un clima di dolore, e, come ha già detto il mio collega, il gruppo di Fratelli d'Italia è ben contento di tornare a lavorare in Parlamento, crediamo che questo sia il segnale più importante da dare alla nostra nazione, in questo momento di difficoltà. Eppure, ci troviamo oggi a discutere un provvedimento che indubbiamente era stato scritto e pensato prima dell'emergenza del Coronavirus, che però già all'epoca mostrava dei segnali – che, secondo noi, oggi sono ancora più forti - di impossibilità di risolvere e di dare risposta a quelle che sono le necessità della nostra nazione, soprattutto in questo momento. Vedete, l'incedere dirompente della crisi economica c'era già prima del Coronavirus, ed era questo il motivo per il quale Fratelli d'Italia, noi, attraverso le nostre proposte, abbiamo cercato di dare una nuova idea, e lo abbiamo fatto anche presentando emendamenti e discutendo nelle Commissioni relative questo provvedimento. All'epoca siamo stati inascoltati, speriamo di poterlo essere in questa fase, perché questo provvedimento non prende in considerazione quelli che secondo noi sono gli aspetti più importanti della fiscalità e delle riforme che dovrebbero interessare questa nazione, a partire dalla flat tax e a finire alla platea alla quale si rivolge.

Non possiamo, infatti, dimenticare che questo provvedimento è un provvedimento rivolto innanzitutto soltanto ai lavoratori dipendenti, assolutamente meritori, ma tiene fuori una platea assolutamente numerosissima di lavoratori italiani, e parliamo dei commercianti, dei professionisti, degli autonomi.

Per non citare poi il fatto che, in una situazione di gravità come quella che stiamo attraversando in questo momento, il provvedimento in esame di fatto interessa 16 milioni di lavoratori con una forbice di taglio che va dai 16 euro ai 100 euro al mese. Secondo noi, questo è un modo per cercare di accontentare qualcuno e di fatto però poi scontentare tutti. Più volte, nel corso del confronto intorno al provvedimento in esame, abbiamo fatto valere una serie di criticità che purtroppo però sono rimaste inascoltate. Rimane, come ho detto, assolutamente irrisolto il problema degli incapienti, che sono circa 3,7 milioni, che non potranno usufruire di bonus e detrazioni avendo redditi inferiori agli 8.174 euro l'anno e rimangono esclusi anche dal bonus degli 80 euro. Quindi ovviamente ciò ci fa capire, ci fa percepire come anche in questo caso e anche in questo provvedimento il Governo abbia mancato di una visione d'insieme che potesse raggruppare le categorie dei lavoratori e dare ad ognuno un beneficio reale.

Il secondo aspetto critico del provvedimento, a nostro avviso, riguarda il fatto che tale beneficio non considera, ad esempio, il reddito familiare e, quindi, penalizza le famiglie monoreddito in confronto ai nuclei nei quali invece lavorano entrambi i componenti. Ovviamente non sfuggirà che tale aspetto è una nota particolarmente importante del provvedimento proprio perché non tutte le famiglie italiane hanno un doppio reddito al quale fare riferimento. Ovviamente è un quadro assolutamente sintetico e veloce delle norme e della fiscalità che verrà introdotta con il provvedimento, rimarcando l'assurdità che oggi ci troviamo a discutere di esso quando probabilmente avremmo invece dovuto discutere prima delle emergenze che in questo momento attanagliano la nostra nazione. Probabilmente sarebbe stato meglio sospendere la discussione di provvedimento per portare in Aula emergenze maggiori, ma questa, ovviamente, è una mia considerazione personale. Dicevo che in tale quadro sintetico e veloce che indica il fatto che le buone intenzioni evidentemente non bastano, credo che, anche in questa lettura, si dovrebbe dare la possibilità di adeguare il provvedimento ai tempi che stiamo vivendo. Il fatto che il quadro sociale sia precipitosamente mutato non ci esime dal guardare tutto in prospettiva. Dobbiamo allora pensare con urgenza ad una profonda riforma fiscale nel momento immediatamente successivo all'adozione delle misure di emergenza che garantiscano liquidità alle imprese e sussistenza di base alle famiglie. Se il sistema viene attraversato da uno shock, allora quel sistema va inevitabilmente cambiato ed è per questo motivo che il provvedimento di cui discutiamo non soddisfa evidentemente le aspettative di Fratelli d'Italia. Ci auguriamo che da questo momento di crisi si possa arrivare a discutere e a dibattere in quest'Aula in maniera molto più seria e molto più approfondita dei provvedimenti che riguardano la nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2423)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e presidente della Commissione Finanze rinunzia alla replica. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, sottosegretario Guerra. Prego.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Solo alcune osservazioni. È vero che questa misura è nata in un momento diverso da quello attuale, però vorrei ricordare che è una norma di legge ormai attiva, essendo un decreto-legge che semplicemente ha dato attuazione a una norma che risale al dicembre dello scorso anno, cioè alla legge di bilancio e, quindi, è un dovere portare a termine l'impegno che in quel momento è stato preso. Ma devo anche dire che, come altri provvedimenti di cui alla legge di bilancio, anche questo si è rivelato un provvedimento lungimirante. Vorrei ricordare che il Governo, supportato dalla maggioranza parlamentare, in quella legge di bilancio ha ampliato il finanziamento alla sanità in maniera considerevole sia in parte corrente sia in conto capitale e ha ampliato le possibilità assunzionali in questo settore. Ciò si è rivelato un fattore molto favorevole, per quanto ovviamente abbiamo visto insufficiente, nell'iniziare a fronteggiare il terribile problema dell'epidemia che stiamo combattendo. Anche il provvedimento in esame è utile da questo punto di vista perché attraverso esso si garantirà, al momento della ripartenza, un sostegno al consumo di classi di reddito basse e medie.

Il decreto-legge conserva in pieno la sua attualità in quanto, come è stato sempre dichiarato, è un primo passo in una direzione di revisione del sistema fiscale che attualmente è fortemente sperequato; è un passo incompleto e andrà inserito in una riforma fiscale complessiva che il Governo ovviamente si propone di riprendere appena passato il periodo così duro che stiamo considerando e ha una funzione di riequilibrio in quanto vorrei ricordare che i redditi da lavoro dipendente insieme ai redditi da pensione sono quelli che costituiscono la base imponibile dell'Irpef, quindi dell'unica imposta progressiva del nostro ordinamento, per l'80 per cento. Si tratta quindi della necessità di agire per riequilibrare tale onere fiscale. Ripeto: è semplicemente un primo passo in questa direzione.

Vorrei anche sottolineare un altro aspetto: non trova fondamento la retorica nei confronti di un Governo e di una maggioranza che abbia attenzione esclusivamente al lavoro dipendente e che abbia una qualche contrarietà ideologica o non so di quale altro tipo nei confronti dei lavoratori autonomi. Vorrei ricordare, al contrario, proprio con riferimento ai provvedimenti presi che sono un primo passo e che il Governo stesso giudica ancora insufficienti per contrastare gli effetti sociali ed economici, oltre a quelli sanitari, del Coronavirus, il fatto che per la prima volta - ripeto: per la prima volta - questo Governo si è posto il problema di estendere strumenti del tipo ammortizzatori sociali al di là della platea del reddito da lavoro dipendente comunque declinato, quindi compreso anche il lavoro dipendente assimilato e quindi anche per le imprese e anche le imprese con un numero di lavoratori inferiore a 5 che, come è noto, non hanno ammortizzatori di tipo ordinario, ma per la prima volta, dicevo, il Governo si è occupato di fornire una forma di ammortizzatore sociale - per ora nella forma del contributo di 600 euro - a tutti i lavoratori autonomi e, seppure con qualche precisazione, ai liberi professionisti. I lavoratori autonomi per la prima volta - sottolineo: per la prima volta - per un intervento di questo Governo possono accedere al Fondo Gasparrini, quindi alla sospensione dei mutui relativi all'acquisto della prima casa. Il Fondo Gasparrini era sino ad ora riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti in difficoltà; ora è stato esteso sia per i lavoratori dipendenti sia a tutti i lavoratori autonomi che versino in una situazione di difficoltà per pagare il mutuo prima casa secondo regole che sono definite dal decreto. I lavoratori autonomi, tutti i lavoratori autonomi e non solo i liberi professionisti, possono poi accedere a tutte le misure a sostegno della liquidità che il Governo ha messo in campo sia per le imprese sia per i lavoratori autonomi. Quindi la favola di un Governo ostile al lavoro autonomo non trova fondamento. Dopodiché ripeto il Governo sta lavorando a proporre un nuovo intervento, il cosiddetto “decreto aprile”, che ovviamente amplierà i sostegni, anche in relazione all'evoluzione che l'epidemia sta avendo e alla necessità di mantenere per ulteriori periodi la chiusura totale o parziale delle attività economiche, e quindi sicuramente ci sarà bisogno di interventi di ulteriore sostegno per le famiglie, per le attività economiche e imprese e lavoratori autonomi. Ma non c'è nessuna prova, anzi ci sono prove contrarie che ho rapidamente portato, che vi sia una preclusione o una scarsa attenzione rispetto a quel tipo di lavoro che costituisce ovviamente una ossatura fondamentale per la nostra attività economica.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Guerra.

In morte dell'onorevole Lorenzo Acquarone.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e la rappresentante del Governo). Cari colleghi, come sapete, lo scorso 24 marzo è scomparso Lorenzo Acquarone, senatore nella X e XI legislatura, deputato nella XII, XIII e XIV legislatura. Vicepresidente della Camera dei deputati dal 1994 al 2001, professore universitario e avvocato, tra i massimi esperti italiani di diritto amministrativo, Acquarone si distinse da parlamentare e, in particolare, nella veste di Vicepresidente della Camera, per la competenza, l'equilibrio e la capacità di sostenere con garbo le proprie posizioni politiche, rispettando sempre quelle più lontane dalla sua. Lo ricordiamo come un convinto e coerente difensore delle prerogative del Parlamento e della dialettica democratica dentro e fuori da quest'Aula.

Il Presidente della Camera ha già fatto pervenire ai familiari i sentimenti della vicinanza e del cordoglio della Camera dei deputati. Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Si riprende la discussione (ore 11,20).

PRESIDENTE. Ritorniamo al provvedimento all'ordine del giorno.

Il Comitato per la legislazione ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento, direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2423)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che, come comunicato nella giornata di ieri, durante tale fase potranno essere presenti in Aula anche i deputati che risultano firmatari di ordini del giorno, i quali, tuttavia, non potranno svolgere interventi per dichiarazione di voto, non essendo previste votazioni sugli ordini del giorno.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 9/2423/10 Di Muro, in materia di rateizzazione dei pagamenti delle imposte dei lavoratori frontalieri; ordine del giorno n. 9/2423/12 Martinciglio, relativo alla sospensione del giudizio previdenziale nelle more della definizione del procedimento tributario; ordine del giorno n. 9/2423/13 Cancelleri, concernente l'introduzione di una detrazione fiscale a favore dei contribuenti che non abbiano aderito a condoni fiscali; ordine del giorno n. 9/2423/14 Grippa, in cui si prevede un incremento del tetto massimo di ore annue di lavoro straordinario; ordine del giorno n. 9/2423/18 Frate, relativo all'immissione in ruolo degli idonei al concorso di vice ispettore di polizia.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere. Prego, sottosegretaria.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento al primo ordine del giorno, n. 9/2423/1 Rizzetto e Silvestroni, il parere è favorevole con richiesta di modificazioni, in particolare, se viene accettata la soppressione dei paragrafi 2, 3 e 4 delle premesse, in quanto contengono valutazioni sul decreto che, dal punto di vista del Governo, sono inaccettabili, mentre è favorevole il parere sul dispositivo.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/2423/2 Mollicone, il parere è contrario e colgo l'occasione per sottolineare, mi scuso di non averlo fatto durante la replica, che è contrario semplicemente perché non è vero che colf, badanti e baby sitter non abbiano diritto, prima, al bonus di 80 euro e, ora, al trattamento integrativo; sono assolutamente ricomprese nella platea dei beneficiari, semplicemente lo acquisiscono con la presentazione del 730 e non ad opera del sostituto d'imposta, che non hanno.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/2423/3 Lucaselli, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2423/4 Bucalo, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2423/5 Ciaburro, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2423/6 Frassinetti, il parere è favorevole.

Sugli ordini del giorno nn. 9/2423/7 Caretta e 9/2423/8 Prisco, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2423/9 Iòvino… Iovino, il parere è favorevole. Iovino, mi scuso per l'accento…

L'ordine del giorno n. 9/2423/10 Di Muro è inammissibile.

Sull'ordine del giorno n. 9/2423/11 Marino il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/2423/15 Lovecchio è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/2423/16 Amitrano ha parere favorevole, con modificazioni; la modificazione riguarda la prima parte dell'impegno che verrebbe sostituito, solo per motivi di comprensione, non di sostanza, con questo: “a valutare l'opportunità di rendere strutturale, nel primo provvedimento utile e nel rispetto del vincolo di finanza pubblica, nell'ambito di una complessiva revisione del sistema delle detrazioni, la misura di cui all'articolo 2 (…)” eccetera eccetera. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/2423/17 Lapia, è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Si è così concluso l'esame degli ordini del giorno.

Poiché è stato convenuto che le dichiarazioni di voto finale abbiano inizio alle ore 13,30, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà a tale ora.

La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 13,30.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 13,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, le deputate De Micheli e Grande sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2423)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signora Presidente. Oggi noi andiamo ad approvare in via definitiva un provvedimento già licenziato dal Senato che riguarda il cuneo fiscale per il lavoro dipendente, il taglio. Certamente un obiettivo condivisibile ma, come diceva qualcuno stamattina, parziale, soprattutto per quanto riguarda le risorse. Io ci aggiungerei anche il fatto che presto questo provvedimento rischierà di essere antico, nel senso che il cambiamento che ci troviamo ad affrontare creerà dinamiche completamente diverse e quadranti diversi sia nelle relazioni del lavoro che in quant'altro, per cui, certo, va bene oggi, ma sicuramente qualcosa dovrà accadere già fin d'ora, fin dalle prossime settimane.

Quando parliamo di lavoro io credo che abbiamo il dovere di parlare soprattutto del dopo. È del dopo che a me interessa oggi ragionare, fare qualche considerazione e qualche proposta e quando parliamo del dopo la parola d'ordine è ripartire e quando diciamo ripartire io immagino che ai nastri di partenza quando ripartiremo, il più presto possibile, ci saranno più imprese e più famiglie possibili, perché non so se ci saremo tutti o ci saranno tutti ai nastri di partenza.

Stamattina il collega Baratto, che spesso interviene con conoscenza di causa del problema delle piccole e medie imprese, significava le difficoltà che ci troviamo ad affrontare, che si trovano ad affrontare le piccole imprese: le spese rimangono inalterate, le tasse sono solo rinviate e non solo, come qualcuno cerca di far apparire, eluse, le entrate sono pari a zero, i dipendenti in cassa integrazione e i tuoi clienti magari si rivolgono altrove perché trovano il tuo prodotto da qualche altra parte. Questo sistema delle piccole e medie imprese sta entrando in crisi, e non solo. Io credo che dobbiamo dare una speranza fin d'ora e quando sento parlare di ripartire io credo che sia il caso di prendere in considerazione con meno banalizzazione questo tema. Ripartire non nelle scuole, su questo sono anch'io d'accordo che non si debba riaprire anche se mi permetto - l'ho già fatto pervenire a qualcuno - di fare la proposta relativa a come nel Friuli nel 1976 abbiamo affrontato gli esami di maturità. In Friuli avevamo gli esami di maturità. All'indomani del terremoto del 1976 si fece una legge, in quest'Aula, in cui si decise di fare gli esami di maturità solo per via orale, in maniera da consentire agli studenti di non stare per lo scritto in aula per più di 4-5 ore. Si facevano gli esami su due materie, una proposta dalla commissione e una proposta dal ragazzo, dal maturando, e si andava via veloci.

Detto questo che non c'entrava con l'ordine del giorno, però sulla produzione io credo che bisogna per forza ripartire avendo un approccio differenziato. Ci sono delle situazioni che possono partire da subito; io penso, ad esempio, al fatto che in alcune aziende e in alcune fabbriche potremmo mettere l'Esercito a controllare che le regole vengano mantenute in quelle aziende che magari hanno una produttività verso l'estero che dev'essere confermata. Penso a una ripresa graduale e penso anche a togliere alcune sciocchezze che sono contenute in alcuni provvedimenti che abbiamo fatto. Ad esempio, chi è stato a comprare il giornale in edicola domenica non ha potuto comprare nient'altro che il giornale. Non si potevano prendere le caramelle per i tuoi figli, se hai voglia di portarle, o per i tuoi nipoti nel mio caso, non potevi prendere le sigarette, non potevi prendere altre cose. Io credo che dobbiamo dare uno step e cominciare a ripartire.

Chiudo, Presidente, facendo un esempio di cosa accadde nel 1976 dopo il terremoto del Friuli-Venezia Giulia. Mio padre mi diceva che nel 1976 c'era lo stesso atteggiamento della gente che avevamo vissuto immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale: una grande euforia, un grande dinamismo, una voglia di fare, un atteggiamento positivo verso il futuro. Ma per fare questo ci servono due condizioni: un sistema amico che ti lascia lavorare, meno burocrazia, una libertà di poter intraprendere e fare delle cose che magari in altre situazioni non si potevano fare. Io, quando penso al futuro all'indomani del Coronavirus, penso a questo. Penso anche a cambiare regole fondamentali del nostro modo di lavorare e penso, soprattutto, a cambiare una burocrazia che sta diventando sempre più un problema. Se non ora quando? Ecco, credo che questo slogan mai sia così opportuno come in questo caso. Diamoci da fare per mettere mano a una burocrazia che rischia di fermare il sistema produttivo che oggi, più che mai, ha bisogno di ripartire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signora Presidente. In effetti, questa è una discussione complicata perché io dico sempre - ma lo diciamo tutti - che non avrei mai pensato, nella vita, di trovarci in questa situazione, questa è la realtà. Quindi, io giudico sempre come negativi interventi in questa fase, maldestri, finalizzati ad attribuire responsabilità che oggettivamente sono figlie di un percorso che tutti quanti abbiamo imparato a conoscere, a partire dalle nostre abitudini quotidiane, a partire dalle abitudini dei nostri cari, di tutto quello che ci circonda. Per cui, io credo che comunque questa discussione, che abbiamo anticipato nel tempo, sia una discussione che andava fatta e su questo provvedimento plaudo il Governo perché l'ha portato avanti fino in fondo nonostante, appunto, le condizioni dell'Aula e i nostri lavori. Il Parlamento effettivamente lavora, siamo qui, lo fa come lo può fare, ma lo sta facendo.

Si è detto - l'hanno detto tutti - che questo è un primo passo, io credo di sì. È la legge di bilancio che prevede, appunto, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze questo Fondo chiamato “Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti” con questa dotazione che, come sappiamo, è pari a 3 miliardi di euro per il 2020 e a 5 miliardi di euro annui a decorrere dal 2021. Negli ultimi anni diverse varianti: in primis, la globalizzazione e la crisi economico-finanziaria che ci ha investiti hanno contribuito a determinare, come si diceva stamattina in discussione, profonde trasformazioni, favorendo processi che hanno aumentato la concorrenza tra i lavoratori a più basso salario e contribuito all'aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito, a sfavore dei ceti medio-bassi. Proprio per questo, questo decreto-legge, che prevede un taglio sotto forma di bonus o di detrazione del cuneo fiscale per redditi fino a 40 mila euro, risulta essere fondamentale e vitale per i redditi medio-bassi, costituendo un importante sostegno alla domanda.

È chiaro, come diceva la sottosegretaria Cecilia Guerra, che ringrazio anche per l'intervento che ha fatto questa mattina, che questo è un primo passo nella direzione di trovare un riequilibrio nella fiscalità generale. Quindi, questo provvedimento mira ad assicurare appunto ai cittadini un sistema maggiormente equo, con la riduzione del carico fiscale dei lavoratori dipendenti e a dare ossigeno alle famiglie. Quindi, questo provvedimento restituisce centralità e dignità al lavoro.

Poi, c'è anche la storia di quest'Aula, perché non bisogna dimenticarla. La riduzione del carico fiscale sul lavoro figura tra le prime raccomandazioni specifiche avanzate dal Consiglio dell'Unione europea nei confronti dell'Italia, il 9 luglio scorso e il Governo, rispondendo a queste osservazioni, citava l'obiettivo di riduzione del cuneo fiscale tra le linee programmatiche in materia di tassazione e di agevolazioni fiscali esposte nella nota di aggiornamento del DEF del 2019.

Poi c'è stata, il 25 ottobre 2019, una mozione di maggioranza - tutta la maggioranza - che impegnava il Governo ad assumere ogni iniziativa utile a diminuire in generale la pressione fiscale e, in particolare, quella sul lavoro, al fine di promuovere l'aumento dei salari netti, stanziando le risorse necessarie ad avviare un percorso strutturale di riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori già nel disegno di legge di bilancio per il 2020 e adottando le apposite iniziative normative attuative, favorendone per quanto di competenza un sollecito iter parlamentare, affinché il conseguente beneficio economico potesse venire corrisposto ai lavoratori interessati nel più breve tempo possibile, rilanciando così i consumi e la domanda interna. Questo l'oggetto del provvedimento che, a distanza di pochi mesi dopo, il Governo ha posto, ha inserito all'interno della legge di bilancio. Quindi, le misure previste dagli articoli 1 e 2 del decreto hanno proprio la finalità di restituire potere di acquisto alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, in modo da rilanciare i consumi di individui e famiglie, che da molti anni hanno visto salari stagnanti. E' chiaro che poi l'obiettivo di traguardare una riforma fiscale rimane, rimane per tutte le cose che ci siamo detti in questi anni, rimane anche per i 109 miliardi di evasione fiscale, che non è che sono spariti con il Coronavirus, ci sono e quindi l'esigenza di riequilibrio, l'esigenza appunto di una riforma del fisco permane, ma non per questo il provvedimento in esame, come qualcuno ha detto in Aula, andava accantonato: occorre mantenerlo e oggi lo stiamo approvando, per quello che ci siamo detti e per la bontà del provvedimento stesso. E' chiaro, in un contesto così complicato, caratterizzato da questo dramma che stiamo vivendo tutti occorre - e il Governo lo sta facendo - affiancare questo provvedimento che c'è e che vale 3 miliardi adesso, dal primo di luglio, a tanti provvedimenti che dovranno per forza essere messi in campo e il sottosegretario stamattina li ha citati e in contemporanea proprio stamattina la Ministra Catalfo, tra le altre cose, ha parlato di altre misure che il Governo prenderà, che dovrà prendere e intraprendere già nel prossimo decreto di aprile, che tutti aspettiamo e quindi ha parlato per esempio di cassa integrazione in deroga anche per lavoratori con un giorno di anzianità, ha parlato di rafforzamento del reddito di cittadinanza, ha parlato di reddito di emergenza per famiglie in difficoltà sulla scia dei 400 milioni dati ai sindaci, ha parlato di ampliamento ai lavoratori autonomi, perché in effetti nell'ultimo decreto e nell'iniziativa fino ad oggi del Governo il primo passo forte è stato fatto anche nella direzione dei lavoratori autonomi, che è una novità, diciamo, per tanti aspetti, come è stato detto stamattina, negli ultimi anni e quindi la Ministra Catalfo stamattina ha preannunciato che questo bonus di 600 euro potrà venire ampliato e derogato anche nei mesi di aprile e di maggio. E' chiaro che tutte queste sono misure che rincorrono la situazione che non abbiamo ancora imparato a conoscere, soprattutto in termini di orizzonte temporale e speriamo che sia breve, ma il Governo c'è e noi siamo tutti chiamati a fare uno sforzo collettivo, come forze politiche, affinché si possano individuare insieme gli strumenti più utili per far ripartire l'economia, senza dimenticare nessuno, perché è chiaro che un provvedimento come quello di marzo, da 25 miliardi, che è una legge di stabilità e sono tanti, insomma, ha messo una toppa e quello di aprile dovrà essere quello che darà risposte più ampie, però su questo dobbiamo lavorare tutti, con la consapevolezza che non è una cosa semplice e che bisogna comunque traguardare obiettivi di rilancio per tutti e questo è anche un primo passo, quindi, che sottolinea un'inversione di tendenza, anche questa riduzione del cuneo fiscale. Il sistema attuale, infatti, sta presentando il suo conto; come anticipato questo provvedimento precede, vorrà precedere la riforma organica, che ci auguriamo voglia dare progressività alla pressione fiscale. D'altronde non è un'idea di parte quella per cui tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva: il sistema tributario è informato a criteri di progressività ed è questo che i nostri padri costituenti hanno voluto scrivere appunto nella Costituzione. Quindi la riduzione del cuneo così come prevista è un atto dovuto e necessario di giustizia ed equità, che avrà comunque un importante e certo impatto da luglio sul sistema economico italiano e sui cittadini e le famiglie, perché comunque ci sarà una platea molto più ampia che avrà 100 euro in più al mese da spendere in consumi, questa è una cosa certa, che partirà da luglio, così come gli sgravi fiscali andranno fino a redditi fino a 40.000 euro, come sappiamo.

Quindi, io credo che il Governo abbia fatto bene a procedere alla conversione di questo decreto. Credo anche che si debba lavorare come dicevo tutti insieme, affinché insieme al Governo si dividano le soluzioni che tutti auspichiamo - destra, sinistra, centro, bianchi, rossi e verdi - a favore della piccola impresa, a favore della media impresa, a favore del lavoro in generale, a favore di tutti e questo è l'obiettivo che secondo me detto in modo diverso con sfumature politiche diverse abbiamo nella testa tutti. Occorre farlo con lucidità, fino alla soglia del dolore, come dico sempre, e nella consapevolezza appunto, come dicevo, di vivere un momento che nessuno di noi avrebbe mai immaginato lontanamente di poter vivere.

Ieri qualcuno ha parlato - e c'è stato un dibattito - di una nuova Costituente repubblicana per il post virus, l'abbiamo letto sui giornali di stamattina. Ecco io, ribadendo quello che ho detto poco fa, mi concentrerei piuttosto su una costituente di proposte economiche di primavera, a cui tutte le forze politiche dovranno essere chiamate a partecipare con spirito di servizio, per far ripartire l'Italia. Questo è l'obiettivo non solo mio, ma del gruppo che rappresento e mi auguro che sia l'obiettivo di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie Presidente. Signori del Governo e onorevoli colleghi, oggi chiudiamo, per questo momento almeno, un lungo dibattito interno alla maggioranza, ma interno a tutta l'Aula, che ha avuto inizio con l'approvazione dell'iter della legge di bilancio: il dibattito su come utilizzare le risorse per abbassare le tasse, potenziare la domanda, abbattere un fattore che appesantisce le imprese e la loro competitività: il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente, dibattito che venne già affrontato con ancora maggiore incisività nella scorsa legislatura. Non credo ci siano mai state forze politiche contrarie a questa misura, che non riconoscessero la necessità di abbassare il cuneo fiscale, lo ha testimoniato anche la discussione di stamattina del resto. Anche quando lo fece nella scorsa legislatura il Governo Renzi, in fondo in fondo, sappiamo bene che tutti condividevano che dare 80 euro ai lavoratori, abbassando nella sostanza il cuneo fiscale, al di là dei tecnicismi di bilancio, sarebbe stata un'operazione sacrosanta, che col tempo avrebbe anche avuto ricadute sulla domanda e quindi sulla crescita, come poi è stato effettivamente certificato dai dati ufficiali. Lo sapevamo tutti allora, anche chi usava l'espressione “mancia elettorale” e quindi continuiamo a saperlo oggi. Ridurre le tasse sul lavoro è un obiettivo condiviso. Si tratta ora di capire, qui, quali siano le modalità più appropriate e drammaticamente, in questo caso, i tempi giusti. Anche oggi nessuno pensa, avendo ascoltato il dibattito in discussione generale, che sia sbagliato abbassare la pressione fiscale e che al contrario il cuneo fiscale vada elevato, nessuno lo pensa. Anche oggi tutte le forze politiche riconoscono che vi sia un problema che il provvedimento affronta: sebbene non abbia la forza d'urto dello stesso provvedimento nella scorsa legislatura del Governo riformista che lo animò, ne amplia le dimensioni e la platea, tutti riconoscono la positività di questo aspetto. Come il dibattito ha dimostrato, il tema oggi diviene inevitabilmente quello delle priorità. Non voglio certo parlare delle priorità di cui abbiamo già discusso in passato, ovvero se sia più opportuno in questa fase abbassare ulteriormente il cuneo fiscale o destinare le stesse risorse per evitare nuove tasse, è un dibattito che abbiamo già fatto e su cui abbiamo trovato delle intese, rispetto alle quali abbiamo già ribadito nella lettura al Senato il nostro voto favorevole, come Italia Viva. Oggi in fondo ci troviamo, come spesso ci succede, vista la declinazione degli ultimi decenni del bicameralismo perfetto, a svolgere un ruolo di notai rispetto a quanto i nostri colleghi del Senato hanno sancito, un ruolo che talvolta le istituzioni possono e debbono ricoprire. Tuttavia, nonostante questa premessa porti a concludere il nostro voto favorevole, che a scanso di equivoci anticipo subito, non possiamo ignorare, di fronte a un provvedimento di questa taglia e natura, come dal voto del Senato ad oggi qualche cosa di non piccolo sia cambiato: è cambiato il mondo. Sbaglieremmo se, proprio in ragione di ciò, decidessimo di archiviare velocemente e sottotraccia, senza menzione, questo voto: il nostro ruolo passerebbe dall'essere un ruolo notarile a un ruolo surreale, anche perché le ragioni che allora ci fecero discutere vivacemente si ritrovano oggi, esattamente ribadite e con un senso di urgenza decisamente più acuto e grave.

È ancora una priorità? La misura e la tempistica sono giustificate? Come si inseriscono nella politica complessiva del Governo in tema di diminuzione delle tasse, della disponibilità del reddito, nonché della copertura fiscale del welfare? Le stesse domande che motivarono il nostro dibattito di pochi mesi fa oggi ci incalzano con risvolti concreti molto più evidenti, lasciando nell'animo di ognuno - diciamocelo - qualche dubbio ulteriore. Nel contempo, vogliamo dirlo forte, non è tempo di dubbi, ma di azioni forti e decise. Il dubbio potremmo porcelo qualora fossimo oggi nelle condizioni di poterci confrontare con un quadro economico chiaro, una stima dei danni di questa tremenda, terribile situazione in cui ci troviamo, o sostanzialmente la chiusura del nostro sistema produttivo e della sua capacità di produrre beni e servizi per i cittadini, reddito per i lavoratori, nonché sostenere la spesa pubblica attraverso la tassazione. Se fossimo in questa situazione, ascolteremmo allora con altro spirito quello che presto dobbiamo ricercare tutti insieme, le domande nuove che si insinuano nel nostro dibattito e che sono molto semplici e forse disarmanti: quanti dei lavoratori per cui abbiamo immaginato questa importante misura che oggi confermiamo a partire da luglio, quanti di loro a luglio avranno ancora il lavoro e dunque avranno il beneficio in busta paga? Quanti saranno ancora in cassa integrazione o addirittura saranno usciti dalla protezione degli ammortizzatori sociali? Queste sono domande che attraversano tutti noi, e sono certo che attraversano il Governo, eppure non è il momento del dubbio. Quanti italiani produttori di reddito a luglio si troveranno ad avere non tanto il problema della tassazione ma quello di non poterlo più produrre? Oppure potremmo e forse dovremmo utilizzare subito gli stessi soldi per mettere i luoghi di lavoro, che questi lavoratori a luglio vogliamo che frequentino, in condizioni di accogliere tutti, di tenere aperti i battenti, di non soccombere, o addirittura cogliere questa pausa forzata per rinnovarsi. E se fossimo più ottimisti, come vogliamo essere, immaginando che questi lavoratori il 1° luglio si presenteranno tutti a timbrare il cartellino, potremmo forse oggi porci il dubbio che qualche loro collega - sì, io li chiamo colleghi, i lavoratori autonomi, le partite IVA - il 1° luglio potrebbe avere problemi più grandi che non quello del cuneo fiscale? Sono ipotesi non così remote oggi, sono domande che sicuramente attraversano il volto di tutti noi, di tutti voi, colleghi. Ma come dicevo poc'anzi, se è lecito e doveroso farsi attraversare da un dubbio, un dubbio molto più grave di quello che già ponemmo a suo tempo, oggi non vi possiamo indugiare. In questi tempi, in cui gli eventi travolgono ogni nostra previsione e sembrano annichilire la volontà di molti ma non di tutti di governare gli eventi, in questi tempi così bui, manca la luce, manca l'ossigeno, manca il terreno, perché un dubbio possa essere coltivato e accolto nella temperie culturale umana e politica che sia in grado di trasformarlo in una scelta immediata e audace come quella che ci vorrebbe qualora affrontassimo il dubbio.

E la Camera, tristemente, in questa situazione desolante di oggi, a metà tra la chiusura per malattia e la tenace voglia di riprendere, che tutti noi qui vogliamo testimoniare oggi, questo spazio oggi non ce l'ha e non l'ha saputo ottenere. Il tempo dei dubbi è terminato questa mattina con la discussione generale, la replica che abbiamo ascoltato del Governo: abbiamo verificato tutti insieme che manca lo spazio per risolvere diversamente questi dubbi oggi qui alla Camera. Silenzi, beninteso, compresi e comprensibili, data la situazione così incerta per le nostre forze di maggioranza e non solo. In questi casi, la responsabilità richiede una cosa sola: agire conoscendo la giustezza almeno della direzione. È una responsabilità che ci prendiamo coscienti di essere giunti ad un punto in cui le parole non alimenterebbero altro che l'incertezza. La pressione produrrebbe lo strappo, il rinvio causerebbe confusione. Ci attendono tempi e decisioni ferme e coraggiose, mentre altri affrontano il rischio in prima linea per poterli curare, altri a cui va sempre il nostro ringraziamento e il nostro pensiero (i medici, gli infermieri), mentre lavoratori escono di casa ogni giorno per garantire che chi rimane in casa possa mangiare, che le restrizioni della libertà possano servire a scongiurare ancora effetti più gravi dell'epidemia, mentre teniamo l'Italia sospesa, in attesa che il bollettino delle 18 la rilasci in un respiro di sollievo. Mentre tutto questo accade, non potremo noi, riaperti a flusso alternato, agonizzare in un dibattito che, a colpo d'occhio, possiamo vedere, non saprebbe trovare altri sbocchi. Dobbiamo procedere dritti e decisi, e conservare questa giornata come prezioso monito per il futuro. È questa consapevolezza che ci fa superare i tanti, enormi dubbi, procedere con fermezza dritti verso l'obiettivo che ho accennato, e che ci porta da una parte a ricordare la gravità delle decisioni e la necessità di procedere con risolutezza. Per tutte queste ragioni, signori colleghi, signori del Governo, annunciamo il voto favorevole di Italia Viva al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, risulta di tutta evidenza la nostra frustrazione oggi a discutere di questo provvedimento, un provvedimento che già allora giudicammo largamente inadeguato e che oggi ci appare perlomeno intempestivo. Avremmo oggi voluto discutere di ben altri provvedimenti. Tutti i giorni leggiamo e ascoltiamo sui mass media le notizie di nazioni che mettono all'attenzione dei loro organi assembleari, dei loro cittadini, provvedimenti chiamati addirittura bazooka, con centinaia di miliardi di dollari nel caso degli Stati Uniti o di euro nel caso di altre nazioni europee, per cercare appunto di tutelare un sistema produttivo che noi vorremmo fosse tutelato anche nella nostra Italia. Un sistema produttivo che è quello di un'economia reale, di un'economia tangibile, di un sistema manifatturiero, di un sistema di tecnologia, di un sistema che appunto crea le basi affinché una nazione solida possa presentarsi in un contesto europeo con un atteggiamento diverso da quello che abbiamo avuto noi. Noi non dobbiamo essere proni ad aspettare che qualcuno, magari dal suo paradiso fiscale fatto di papaveri di un'economia assolutamente inconsistente, fatta di sistemi fiscali privilegiati per imprese, magari anche italiane, ci spieghi che non possiamo utilizzare i soldi che vogliamo e che possiamo utilizzare perché fanno debito, perché non rispettano parametri studiati da funzionari e burocrati che forse non hanno la conoscenza e forse anche la coscienza di cosa vuol dire appunto essere nella nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo dico perché ci dobbiamo oggi confrontare, invece, con un provvedimento che è veramente poco impattante; lo era, ripeto, quando incominciammo la discussione, lo è, ancora più privo di significato, oggi. Ci dobbiamo confrontare con desolanti esternazioni svolte da pulpiti social del Presidente del Consiglio, che ogni sera ci manda un profluvio di decreti vespertini che sinceramente dipingono la plastica rappresentazione di una inconsistenza di un Governo che in questi mesi ha dimostrato di non avere il polso di questo Paese, e oggi lo dimostra più che mai. Non è che - mi spiace contraddire alcuni amici che sono intervenuti prima - con qualche mancetta, già sperimentata inutilmente in precedenti provvedimenti anche di precedenti Governi, non è con pseudo-anticipi di stanziamenti - già previsti, peraltro - verso i comuni, che mettono peraltro ancora più in difficoltà i sindaci della nostra Italia - che si stanno impegnando sul territorio quotidianamente e ai quali noi rivolgiamo un grazie e un applauso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché sono la vera sentinella delle istituzioni nel territorio in questo momento -, non è magari con esternazioni sempre di autorevoli Ministri o di autorevoli - tra molte virgolette - leader di partiti di maggioranza relativa sui social, che sono volti soltanto a distogliere l'attenzione dei cittadini dall'inconsistenza di queste proposte, non è che, insomma, con tutto questo potete portare in salvo una nazione, una nazione che ancora una volta si dimostra più matura di chi la governa.

Gli italiani hanno risposto con serietà, lo stanno facendo nella quarantena che ci siamo autoimposti e che stiamo rispettando con dignità e con attenzione; lo hanno dimostrato coloro che da operatori sanitari, da operatori dell'igiene urbana, da operatori della grande distribuzione, stanno svolgendo il loro lavoro a rischio anche della loro stessa salute proprio per evitare ulteriori disagi agli altri cittadini. Quindi, non è con tutto questo che noi riusciamo a dare una svolta in questo momento drammatico al nostro Paese. In tutto questo, soltanto l'idea, il principio forse del provvedimento rischia di essere l'unica cosa da salvare ovvero la differenza tra il costo di un lavoratore e quanto il lavoratore percepisce in busta paga è veramente l'unica cosa che noi chiediamo venga ridotta. Questa riduzione deve essere soltanto l'unico elemento che rimanga agli atti di questa discussione. Lo dico anche perché non sfuggirà a nessuno che la riduzione del cuneo fiscale è un architrave del programma di Fratelli d'Italia, ma direi del centrodestra più in generale, sin dall'inizio della sua costituzione e preannuncio che noi probabilmente, anzi sicuramente, con grandissimo senso di responsabilità, ci asterremo su questo provvedimento proprio per salvare questo principio, ovvero che il lavoro deve costare meno all'imprenditore e deve rendere di più al lavoratore. Quindi, diciamo che per questo motivo ci asterremo, ma non ci asterremo dallo svolgere il ruolo che gli italiani ci hanno dato, oggi più che mai. Il ruolo è ovviamente quello di rappresentare una nazione che affonda le sue radici, come dicevo prima, in una storia, in una civiltà millenaria e unica; una storia che appunto dipinge una nazione che non vuole giocare un ruolo di parente povero nel contesto europeo e mondiale; una nazione che vuole essere un esempio ancora di avanguardia, di una diversa concezione economica, sociale, direi anche politica. Cerchiamo, quindi, tutti quanti insieme di esserne all'altezza e cerchiamo, cercate soprattutto voi che, per ora, governate e avete l'onore di governare questo Paese di esserne veramente all'altezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, esponenti del Governo, la Camera dei deputati si trova a votare questo provvedimento nel pieno di un'emergenza sanitaria senza precedenti nell'epoca repubblicana. Il nostro primo pensiero va alle vittime e alle loro famiglie. In queste settimane si è spesso richiamato il lavoro degli operatori sanitari, ma anche quello dei commessi dei supermercati e delle farmacie, l'impegno delle Forze armate, di polizia e della Protezione civile, il lavoro dei tecnici e degli operai delle aziende strategiche e di quelle della filiera agroalimentare, il contributo degli operatori dell'informazione, dei trasporti, della logistica e, più in generale, di tutte le attività di pubblica utilità: lavoratrici e lavoratori italiani che mandano avanti il Paese in questa difficile emergenza, lavoratrici e lavoratori che sono una parte di quell'ampio popolo del lavoro italiano al quale questo provvedimento restituisce una quota del potere di acquisto perduto negli anni delle crisi bancarie e finanziarie. Si dà, infatti, con questo decreto, corso operativo alla decisione, già assunta nella legge di bilancio, di ridurre il carico fiscale sul lavoro, ad intero vantaggio dei lavoratori. Il decreto-legge in esame introduce misure volte a diminuire la tassazione sul lavoro come indicato nel programma di Governo. Con questo primo provvedimento, che precede una riforma più organica del fisco, che rimane necessaria, si traccia la direzione di marcia più equa e più giusta. In totale, per la riduzione del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, il Parlamento ha stanziato 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi dal 2021. Non bastano? Serve di più? Se è questo l'orientamento del dibattito parlamentare come emerso anche oggi in tanti autorevoli interventi, non sarà certo il Partito Democratico a non essere disponibile, anzi già dalla prossima legge di bilancio ci dichiariamo d'accordo ad aumentare le risorse per ridurre il costo del lavoro per imprese e lavoratori.

Entrando più nel dettaglio del provvedimento, l'intervento si articola in un trattamento integrativo del reddito e in una detrazione dell'imposta lorda, entrambi a favore dei percettori dei redditi da lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati. Per i lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8.174 euro e 28 mila euro il bonus sarà riconosciuto direttamente in busta paga, per un importo pari a 100 euro, e lasciatemi dire che chi pensa che 100 euro al mese siano una mancia evidentemente non vive la condizione gran parte lavoratori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mentre per i redditi superiori a 28 mila euro e fino a 40 mila sarà, invece, riconosciuta una nuova detrazione fiscale. La platea dei beneficiari, tra lavoratori dipendenti privati e pubblici, aumenta così di 4,3 milioni di persone, passando dagli attuali 11,7 milioni di percettori del bonus di 80 euro introdotto nella scorsa legislatura a 16 milioni di lavoratrici e lavoratori, del settore pubblico e privato. Noi riteniamo che se c'è qualcosa di cui ci dobbiamo liberare in quest'Aula è proprio quella gabbia ideologica della contrapposizione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo che tanto ha pesato in questi anni. Ci dobbiamo liberare della subalternità al racconto della inevitabile divisione del mondo del lavoro, delle divisioni tra le generazioni, della divisione tra vecchi e nuovi lavori, il racconto che il prezzo da pagare alla nostra competitività come Paese fosse di rassegnarsi all'impoverimento del ceto medio e allo scivolamento verso la povertà di ampie fasce di lavoratori. Non è così, lo si vede anche in questo drammatico frangente: la nostra forza è la qualità e la dedizione del lavoro italiano, anche grazie alla capacità del Paese di essere unito nei momenti di difficoltà.

Da più parti ci si è domandato in questi giorni, anche nel nostro partito, se non fosse necessario rinviare l'entrata in vigore del provvedimento in esame. Non lo abbiamo fatto perché aumentare il netto in busta paga a 16 milioni di lavoratrici e lavoratori dal prossimo mese di luglio non è solo una scelta di equità sociale, ma anche una precisa scelta di politica economica. Mentre stanziamo risorse ingenti, 25 miliardi già autorizzati da questo Parlamento ed altrettanti, e forse più a breve, autorizzati per fronteggiare l'emergenza, non dobbiamo perdere di vista l'orizzonte a medio termine del sostegno alla futura ripresa economica. In Italia bisogna far crescere il potere di acquisto e la propensione alla spesa di ampie fasce di popolazione, per sostenere i consumi interni, da troppo tempo fermi. Era vero prima ed è ancor più vero oggi quando, superata l'emergenza, si dovrà rilanciare l'economia reale del Paese dando fiducia e ottimismo alle famiglie e alle imprese.

Per questo insieme di ragioni, Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico annuncio il nostro voto favorevole al decreto che disciplina le modalità di riduzione del cuneo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati ad esprimere il voto sulla conversione in legge del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, che reca misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente. Non posso però rinunciare, in premessa alla mia dichiarazione di voto, a trasferire a quest'Aula il sentimento di profondo disagio, di imbarazzo che provo nel commentare un disegno nato e sviluppatosi in un contesto che, alla luce dell'immane tragedia che il nostro Paese sta vivendo, è talmente mutato da rendere obbligatoria a tutti noi una riflessione. Mi domando: ha ancora senso, oggi, nella certezza di dover affrontare, da subito e con risorse adeguate, una situazione di straordinaria emergenza? Mi domando se ha ancora senso discutere di cuneo fiscale nei tempi e nelle dimensioni che sono proposte in questo disegno di legge.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 14,10)

PAOLO ZANGRILLO (FI). È evidente infatti che il giudizio che ciascuno di noi darà su questo provvedimento non può non tener conto oggi più che mai di una valutazione di adeguatezza delle misure proposte rispetto alla drammatica realtà che stiamo vivendo.

Ciò premesso, quello del costo del lavoro, ovvero dell'insieme delle tasse e dei contributi che gravano sulle buste paga dei lavoratori, è un problema di lungo periodo che affligge e intralcia, ormai da molto tempo, lo sviluppo economico del nostro Paese. Sul fronte del cuneo fiscale, infatti, i numeri che descrivono la nostra situazione, che descrivono la situazione italiana, sono numeri gravi, sono numeri imbarazzanti. Oggi, un imprenditore che voglia riconoscere uno stipendio di mille euro netti nella busta paga del suo lavoratore ne deve mettere quasi duemila. La differenza corrisponde, appunto, alla somma delle imposte e alla somma dei contributi previdenziali che gravano sul dipendente e sul datore di lavoro. Ora, volendo vedere che cosa succede intorno a noi, che cosa succede dalle altre parti, l'Italia, tra i Paesi OCSE, è al terzo posto in termini di peso del cuneo fiscale, dopo il Belgio e dopo la Germania; abbiamo ben 12 punti percentuali in più rispetto alla media OCSE che è del 36 per cento.

Ora, da questi semplici e pochi dati emerge in maniera palese che uno dei mali profondi dell'Italia è un sistema fiscale iniquo, un sistema fiscale che, ormai, è diffusamente percepito come predatorio, capace di deprimere e di offendere anche i più generosi slanci imprenditoriali, un sistema fiscale che mortifica, che penalizza il potere d'acquisto di cittadini e famiglie, costringendoli a versare nelle casse dello Stato la parte prevalente dei propri proventi di lavoro.

Vede, Presidente, l'effetto sinistro, l'effetto paradossale di questa realtà è quello di uno Stato che non è più al servizio dei suoi cittadini, ma sono questi ultimi a soccorrere le istituzioni. È proprio per questa ragione che il mio gruppo parlamentare, nella fase di discussione della manovra di bilancio 2020, ha fortemente insistito, purtroppo invano, sulla necessità di un intervento massivo, non inferiore ai 10 miliardi di euro, come prima significativa riduzione dello spread tra quanto il datore di lavoro deve pagare al singolo dipendente e quanto quest'ultimo, poi, alla fine, si ritrova in busta paga. In una condizione di crescita economica stagnante, con delle punte di disoccupazione giovanile che, lo voglio ricordare, nel Sud del nostro Paese superano anche il 50 per cento, questo per noi era un primo punto, era un primo passo ineludibile. Ho detto: “era”, e non l'ho fatto a caso, perché, da quando questo decreto è stato varato, effettivamente, è come se fosse passata un'era geologica. L'emergenza prodotta da COVID-19, non solo ha profondamente cambiato le nostre vite, ma ci impone una rapida riflessione sullo scenario economico di prospettiva. E, allora, dobbiamo avere il coraggio di affermare che il decreto in esame e con esso anche la sua eventuale efficacia del dettato, sono ormai superati dagli eventi. Siamo passati da una situazione in cui le previsioni di crescita assegnavano comunque un qualche decimale per il 2020 al nostro Paese - uno 0,2 o uno 0,3, - allo scenario attuale che, nell'ipotesi meno nefasta, paventa per l'anno in corso un calo del PIL intorno al 6 per cento. Siamo passati da una condizione in cui il tasso di occupazione descriveva quantomeno una situazione di stabilità allo scenario attuale, nel quale il rischio di chiusura, il reale rischio di chiusura di molte piccole e medie imprese potrebbe produrre effetti devastanti in termini di perdita di posti di lavoro. Guardate, abbiamo parlato in questi giorni con gli operatori del turismo, ecco, in quel settore, chi gestisce il turismo prevede una discesa di almeno un terzo degli occupati.

Siamo dunque passati da uno scenario inteso a perseguire un progetto di rilancio della crescita economica del nostro Paese a quello attuale, che è uno scenario che, possiamo dire, ha come obiettivo quello della ricostruzione, quindi uno scenario tipico dei periodi post-bellici. Abbiamo, perciò, il dovere e la responsabilità di prendere atto di questa enorme discontinuità e dobbiamo riconoscere con onestà che le misure di integrazione salariale, attraverso un parziale taglio del costo del lavoro, così come la detrazione fiscale che è prevista nel decreto in votazione, assumono oggi un carattere di estrema marginalità.

In condizioni normali, il mio gruppo parlamentare avrebbe riconosciuto che la strada intrapresa è quella giusta, l'aggressione al cuneo fiscale è sicuramente la strada da perseguire. In condizioni normali avremmo rimarcato con vigore l'imbarazzante insufficienza delle risorse stanziate: tre miliardi di euro per il 2020, 5 miliardi di euro per il 2021, somme del tutto inadeguate a garantire un risultato apprezzabile. In condizioni normali avremmo contestato la confusione che emerge da questo provvedimento che, tra l'altro, lo voglio ricordare, è un provvedimento di carattere provvisorio che mischia uno stentato intervento di natura fiscale - la dotazione di 600 euro che cala al crescere del reddito - con l'intervento di riduzione del costo del lavoro; infine, in condizioni normali, avremmo rilevato che questo provvedimento, questo decreto, è stato scritto all'insegna delle amnesie, perché trascura completamente il lavoro autonomo, trascura milioni di partite IVA di cui non si fa cenno, ma anche le famiglie: anche delle famiglie il legislatore si è dimenticato, privilegiando i nuclei familiari composti da due lavoratori rispetto alle famiglie monoreddito con prole.

Ecco, vedete, questi sono tutti rilievi che in linea di principio rimangono validi, ma le circostanze, oggi, ci suggeriscono che non abbia più senso sollevarli. Noi siamo e rimaniamo convinti che la leva fiscale rappresenti uno strumento irrinunciabile, soprattutto in una fase complicata, dove è a rischio, dobbiamo dircelo, la tenuta economica del Paese. Ecco, è uno strumento irrinunciabile per dare sollievo alle famiglie, per restituire fiducia a una classe imprenditoriale che rischia di perdere, nel breve momento, il frutto di impegni e sacrifici consumati negli anni, ma è evidente che non bastano degli interventi tampone di breve respiro, occorre ripensare completamente la struttura del nostro sistema fiscale, rendendolo equo e riconoscibile ai nostri cittadini. Vedete, la via giudiziaria, con l'inasprimento del carcere agli evasori, lo voglio ripetere, lo voglio ribadire, è una scorciatoia senza uscita; la battaglia all'evasione fiscale è, sì, una battaglia sacrosanta, ma presuppone la percezione da parte dei contribuenti di un fisco giusto, di un fisco capace di garantire un equilibrio riconoscibile tra il prelievo e i servizi sociali garantiti.

Dunque, in coerenza con questa impostazione e consapevoli che la gravità della situazione impone a tutti noi, oggi, un profondo atto di responsabilità, Forza Italia non ha intenzione di opporsi alla conversione del presente decreto e, pertanto, annuncio il voto di astensione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Alberto Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, siamo qui, in questa Camera, a rappresentare gli italiani, a rappresentarli e a portare le loro istanze e i loro bisogni, ma siamo qui anche a ringraziare chi è in prima linea. Oggi, ci siamo fermati, a mezzogiorno, per un minuto, per ringraziare tutti quelli che sono in prima linea, medici, infermieri, operatori sanitari, volontari della Croce Rossa, della Protezione civile, forze dell'ordine, ma anche persone che stanno rischiando per noi, per permetterci di continuare a vivere, una vita completamente cambiata, parlo delle cassiere dei supermercati, parlo dei magazzinieri, gente che, magari, neanche conosciamo, dei dipendenti delle Poste, dei farmacisti, di quelle attività che hanno voluto chiudere anche prima dei decreti del Governo, per non far del male o mettere a rischio i propri dipendenti o i propri clienti, dei tanti commercianti, degli artigiani. Ecco, a loro, va oggi il nostro ringraziamento.

Ma noi siamo qui anche per ricordare i nostri morti, le persone che ci hanno lasciato con tutto il loro patrimonio immenso di ricordi, le persone che in questo momento nemmeno entrano nelle statistiche dei morti, le persone nelle case di riposo. Tantissime persone stanno morendo, quasi nell'indifferenza, nelle case di riposo. Persone che sono morte per il virus, ma anche persone che sono morte di burocrazia, perché a tutt'oggi abbiamo persone in prima linea che non hanno mascherine, non hanno camici, non hanno i saturimetri, non hanno i termometri, non hanno i misuratori di pressione; medici di famiglia che devono fare le diagnosi al telefono, senza strumenti. Noi siamo qui anche per loro, perché si può morire di un virus, e questa è una grande angoscia di tutti, ma non si può morire di una burocrazia che da decenni tutti noi critichiamo, ma non riusciamo a risolvere. Si muore di virus, si muore di burocrazia e si può morire perché anche nella gestione sanitaria l'Europa è stata totalmente assente. Mascherine bloccate alle dogane e il sentimento europeo inesistente. Quindi si muore di virus, si muore di burocrazia e si muore di Europa, assente dal punto di vista sanitario e assente dal punto di vista economico.

Noi abbiamo un enorme problema che è quello della liquidità, di cui pochi parlano. Attenzione, che dopo le morti per il virus, che purtroppo ancora ascoltiamo alle 18, le morti per burocrazia, per Europa, non ci siano le morti economiche. Oggi è il 31 marzo: è una data importante, è una data in cui scadono miliardi di euro di ricevute bancarie. Da una piccola palla di neve può scaturire una valanga. Attenzione a sottovalutare la crisi di liquidità che si può generare nel momento in cui cominciano a respingere le ricevute bancarie. La gente non riesce a fatturare e non può anticipare le fatture: questo ha a che fare con la vita vera, con la vita di tutti i giorni di imprese, piccole e medie imprese, artigiani, commercianti e professionisti. Nel decreto-legge di marzo non c'è traccia di un intervento sulla liquidità, che dev'essere assolutamente immediato, perché questo è anche il tempo in cui bisogna tirar fuori il coraggio. Cuore e coraggio, sia dal punto di vista sanitario, e lo tirano fuori giornalmente gli operatori, a rischio della loro vita e lasciandoci la loro vita, ma anche la politica deve tirar fuori il coraggio, e lo deve tirar fuori aiutando il sistema economico che, forse non è chiaro, ma io che vengo da zone economicamente molto sviluppate, è a pezzi. E se non ci rendiamo conto di questa situazione, affronteremo - con i 25 miliardi, di cui al decreto-legge di marzo - con un'aspirina, un'enorme malattia.

In questo momento tutta la situazione del turismo è completamente azzerata. Bisogna allora sospendere le scadenze, bisogna non solo sospendere mutui e finanziamenti, ma dire alle banche di erogare senza problemi e senza guardare il merito di credito. Bisogna aiutare le famiglie a pagare l'affitto, i bollettini, quindi energia elettrica, acqua, impedire che stacchino le luci: questo bisogna fare. Ma non tra due mesi, tra tre mesi: ora! Oggi scadono le ricevute bancarie, il 30 aprile la seconda tranche, e stiamo parlando di miliardi. Allora, quando sarà finita la crisi sanitaria, quando, speriamo, saremo usciti da questo incubo che rende ammorbante il silenzio delle nostre città, che è rotto solo dalle sirene delle ambulanze; ebbene, quando sarà finito questo periodo terribile, attenzione, il mondo sarà di molto cambiato. E anche la politica dovrà cambiare: dovrà essere più vicina ai cittadini e non chiusa nei palazzi. Attenzione, in questo decreto-legge del cuneo fiscale, bisognava destinare i 3 miliardi di euro che decorreranno solo dal 1° luglio a quella gente in prima linea: ai medici, agli infermieri, a tutti quelli che in questo momento sono a casa ma vanno a fare il volontariato. E se avessimo chiesto al Paese, se aveste chiesto alla gente, la gente avrebbe detto: date i 3 miliardi di euro a loro. Noi voteremo astenendoci, col cuore in grande difficoltà; però qui attenzione a sottovalutare la questione economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Anna Francesca Ruggiero. Ne ha facoltà.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è un ulteriore passo avanti per la riduzione della pressione fiscale nel nostro Paese. In ogni misura che come forza politica abbiamo portato avanti da quando siamo entrati in queste istituzioni, uno è sempre stato l'obiettivo: fare qualcosa a favore dei cittadini e per i cittadini, e il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori rientra in questo programma.

Ancora oggi purtroppo in troppi considerano lo Stato come un'autorità prevaricatrice, che toglie anziché dare, che taglia anziché finanziare, che razionalizza anziché migliorare; e ne stiamo sperimentando le conseguenze anche in questa drammatica fase storica: oggi come non mai proviamo sulla nostra pelle cosa hanno significato i tagli alla sanità, la privazione di risorse e il taglio sempre più costante di posti letto. Dal “decreto-legge dignità” passando per il reddito di cittadinanza, a “quota 100” e tante altre misure, abbiamo voluto sostenere una nuova idea di Stato: uno Stato che porge la mano ai cittadini, che va loro incontro e, nei limiti delle proprie possibilità, li aiuta con ogni mezzo. A questa concezione di Stato si è ispirato anche il provvedimento sul taglio del cuneo fiscale. Siamo consapevoli del fatto che questo decreto-legge, che oggi siamo chiamati a convertire in legge, sia nato in un contesto completamente differente da quello che invece stiamo vivendo oggi; ma siamo altrettanto consapevoli che con questo provvedimento riconosciamo ai contribuenti interessati, attraverso l'alleggerimento della pressione fiscale, il valore del loro lavoro. Con questa misura mettiamo più soldi nelle tasche dei lavoratori e diminuiamo la pressione fiscale sul lavoro; e proprio le tasse costituiscono un altro capitolo difficile del travagliato rapporto fra Stato e cittadini. Forse in nessun ambito come in quello fiscale lo Stato è visto come un nemico: lo dimostrano ad esempio i numeri dell'evasione fiscale, che sono un vero e proprio cancro, che succhia risorse indispensabili per i cittadini stessi.

E anche in ambito di tassazione sul lavoro, i dati relativi al cuneo fiscale non aiutano: con il 47,9 per cento per un lavoratore medio senza figli, nel 2018 l'Italia si era collocata al terzo posto dopo Belgio e Germania, nella classifica dei Paesi OCSE con il cuneo fiscale più elevato. Con il taglio del cuneo fiscale, secondo alcune proiezioni, l'Italia scenderebbe di due posizioni nella classifica dei Paesi europei con il cuneo fiscale più elevato. Secondo una simulazione OCSE, l'Italia passerebbe nel 2020 dal 47,9 al 46,6 per cento, dietro Francia e Austria, inchiodate al 47,6. Ovviamente, le cifre della simulazione OCSE per il 2020 sono state calcolate quando non era ancora scoppiata questa pandemia globale, che apre ovviamente degli scenari imprevedibili, ma di una cosa rimarrà traccia con il provvedimento che approveremo oggi: la ferma volontà dello Stato di non mettere in difficoltà i cittadini, ma di aiutarli per affrontare al meglio le necessità quotidiane. È nota in Italia la diffusa insofferenza di molti cittadini nei confronti del sistema fiscale, quando affermano che lavorano solo per pagare le tasse. Ebbene, noi vogliamo rovesciare questo rapporto così negativo fra Stato e cittadini, preferendo che lo Stato dia e non tolga.

Abbiamo già dimostrato con il reddito di cittadinanza che una versione modificata alle esigenze dell'attuale emergenza potrebbe costituire un fondamentale supporto per milioni di persone; lo continuiamo a dimostrare con il taglio del cuneo fiscale. Con questa misura mettiamo più soldi nelle tasche degli italiani; parliamo di una platea di più di 16 milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati che dal primo luglio di quest'anno avranno una busta paga più pesante. Nel dettaglio, i lavoratori che hanno redditi fra gli 8 mila e fino ai 28 mila euro percepiranno 100 euro in più al mese; coloro che, invece, hanno redditi compresi tra 28 mila fino a 40 mila euro avranno diritto ad una nuova detrazione fiscale. Per i redditi da lavoro dipendente e alcuni assimilati fino a 28 mila euro si parla, nello specifico, di un trattamento integrativo pari a 600 euro per il 2020 e di 1.200 euro dal 2021 in poi rapportato al numero dei giorni di lavoro spettante alle prestazioni rese dal primo luglio in poi. Si avrà diritto al beneficio in presenza di tassazioni per cui l'imposta lorda risulti di importo superiore a quello della detrazione spettante. Per la stessa tipologia di redditi tra 28 mila e 40 mila euro si dispone, invece, un diverso sistema di riduzione del cuneo fiscale. Parliamo di una detrazione temporanea pari a 600 euro per i 28 mila euro e che decresce linearmente fino ad azzerarsi quando il reddito è pari a 40 mila euro. La norma seziona la detrazione in due fasce al confine di 35 mila euro, con un calcolo che è inversamente proporzionale all'aumentare del reddito, in ottemperanza al principio costituzionale della progressività stabilito dall'articolo 53 della Costituzione.

Questo intervento, secondo i dati attuali, coprirà una platea di 16 milioni di persone, con un incremento di 4,3 milioni di beneficiari rispetto agli 11,7 milioni del cosiddetto bonus degli 80 euro. Allo stesso modo, siamo consapevoli che il provvedimento in questione è solo il primo passo per aprire la tanto auspicata stagione dell'annosa riforma dell'IRPEF. Tale è infatti anche il tenore della norma, che nei primi due articoli, peraltro senza avere l'obbligo giuridico, antepone la provvisorietà e la parziale disciplina di modifica al calcolo dell'imposta. L'obiettivo di una riforma fiscale è infatti quello di bilanciare tutte le sperequazioni distributive che la nostra Costituzione ci chiama ad annullare. Quello della riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente rientra fra gli obiettivi di programma del Governo e in più soddisfa le linee programmatiche contenute nella nota di aggiornamento al DEF 2019.

Con questa misura compiamo un ulteriore passo avanti verso la concezione di uno Stato dal volto umano; questo è uno degli obiettivi principali a cui tendono tutti i provvedimenti che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sostenuto, sosteniamo e sosterremo. In generale, il taglio del cuneo fiscale rientra pienamente nel programma di riduzione della pressione fiscale, a cui ha contribuito anche il disinnesco delle clausole di salvaguardia legate all'aumento dell'IVA. Immaginate che cosa sarebbe successo in una conclamata emergenza come questa se anche i prezzi di prima necessità fossero aumentati per via dell'IVA: di certo ci saremmo trovati a fronteggiare una situazione ancora più complicata di quanto già non lo sia, con un aumento generalizzato dei prezzi che avrebbe messo in difficoltà molti italiani. Il taglio del cuneo fiscale, assieme agli altri provvedimenti contenuti nella legge di bilancio, è l'ennesima prova di come questo Governo non abbia aumentato le tasse, ma le abbia ridotte; di come le opposizioni abbiano semplicemente agitato lo spettro della manovra delle tasse a colpi di fake news per un semplice tornaconto elettorale, senza misurarsi con la realtà dei fatti. Certo, tutto ciò è ancora insufficiente e c'è ancora molto da fare, soprattutto alla luce dell'emergenza che stiamo vivendo. Sappiamo benissimo che con il taglio del cuneo fiscale si allarga la forchetta fra la tassazione sul lavoro autonomo e quella sul lavoro dipendente.

Per le partite IVA fino a 65 mila euro di fatturato abbiamo inserito il regime sostitutivo al 15 per cento, ma molto è ancora il lavoro da fare sulla riduzione della tassazione sul lavoro autonomo. Tale esigenza risulta ancora più impellente in giorni come questi, quando moltissime attività sono ferme e la gente è disperata.

E allora, così come abbiamo agito sul fronte della tassazione del lavoro dipendente, è il momento di studiare soluzioni anche per il mondo del lavoro autonomo, che subisce ancora una pressione fiscale troppo elevata, perché per noi del MoVimento 5 Stelle non esistono cittadini di serie A e di serie B, non esistono categorie sociali predilette per cui fare le leggi, ignorando le altre, non esistono persone che meritano di essere ascoltate più di altre. Noi vogliamo una società più equa e giusta per tutti, senza distinzioni di sorta. Perché questo possa avvenire è necessario un intervento dello Stato che deve eliminare le condizioni di sofferenza, modificare le leggi ingiuste e tendere la mano a tutti i cittadini, uno Stato che sia dalla parte dei cittadini. Uno Stato dalla parte dei cittadini è lo Stato che taglia le tasse per 16 milioni di lavoratori; uno Stato dalla parte dei cittadini è lo Stato che aiuta i poveri con il reddito di cittadinanza; uno Stato dalla parte dei cittadini è uno Stato che investe in scuola, sanità e trasporti.

Tutti i provvedimenti del MoVimento 5 stelle che sono stati sostenuti da quando è entrato nelle istituzioni hanno sempre avuto come stella polare questa concezione di Stato. Il suo ruolo riveste un'importanza ancora più significativa nella particolare epoca storica che stiamo vivendo; e non parlo solamente dell'emergenza Coronavirus, ma anche del mondo globalizzato prima che si paralizzasse in questo momento eccezionale. Uno dei mali più grandi della nostra contemporaneità, uno dei problemi da sempre irrisolti del capitalismo è proprio l'aumento delle diseguaglianze: i poveri sempre più poveri, i ricchi sono sempre più ricchi. La ricchezza si concentra nelle mani di pochi, mentre alla stragrande maggioranza delle persone vengono lasciate briciole.

Un sistema del genere non può funzionare ed è destinato a rompersi. In questo discorso solo un reddito di sostegno dato da parte dello Stato può essere un valido aiuto per tutti, e lo comprendiamo in un momento di grande difficoltà come quello che stiamo affrontando, dove può essere messo a rischio l'assetto del mondo come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. In questa cornice le diseguaglianze si accentuano e possono accrescere le sofferenze di chi già era in difficoltà. Come MoVimento 5 Stelle ci siamo sempre battuti per contrastare le differenze economico-sociali, e il ruolo dello Stato è decisivo: può allargare le diseguaglianze fra i cittadini con un regime fiscale iniquo oppure può in parte risolvere delle sperequazioni economiche inaccettabili attraverso un regime fiscale giusto ed equilibrato. Lo Stato deve metterci del suo per ricomporre un quadro di uguaglianza sociale. Il taglio del cuneo fiscale procede proprio in questa direzione; il nostro auspicio è che sia l'anticamera per una riforma più equa del fisco e della tassazione. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Chiedo scusa, c'è stato un equivoco, avevo capito il deputato Fiano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, questo scambio di persona mi lusinga, ma non credo che dirò le stesse cose che avrebbe detto l'amico Fiano. Leggo “misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente”, e mi pare, quindi, cosa lodevole. Sarebbe lodevole se vivessimo sulla luna o in un mondo diverso da quella che è la realtà effettuale. Esiste una ragion di Stato e lo Stato esiste perché abbia ragione. In un caso come questo, l'attuale decreto appare ridicolo, risibile, perché i 35 mila euro, i 40 mila euro che si annunciano come le quote su cui porre delle riduzioni sono assolutamente impossibili, vista la situazione reale. Occorrerebbe ben di più eliminare la tassazione e ben di più promuovere per dare a quelli che non hanno. Per cui mi pare che c'è un prima e c'è un dopo, e noi stiamo galleggiando in un limbo come se fingessimo che non ci sia quella che dichiariamo in ogni intervento essere la situazione drammatica in cui vive non la salute soltanto dei cittadini, ma la vita, l'economia, il lavoro. Dove non c'è lavoro non si può immaginare di porre né tasse né ridurre tasse; ridurre rispetto al reddito che non c'è è semplicemente ridicolo.

PRESIDENTE. Poiché è stato convenuto che la votazione finale per appello nominale abbia inizio alle ore 14,45, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,45.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2423)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Ricordo che la votazione finale avrà luogo per appello nominale e che la chiama avrà luogo per ordine alfabetico a partire dalla lettera “A”.

Avverto in proposito che, come comunicato nella giornata di ieri, eventuali richieste di anticipazione del voto non saranno accolte, ad eccezione dei componenti della Giunta per il Regolamento, che è convocata per le ore 15, e che non saranno effettuati i reinserimenti nell'elenco dei nominativi dei deputati che non abbiano risposto alla chiama, i quali potranno comunque esprimere il proprio voto in una seconda chiama.

Avverto, inoltre, che sono state stabilite e comunicate nella giornata di ieri apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali - in base alla lettera iniziale del rispettivo cognome e all'ordine della chiama - dovranno disporsi in una o più file poste in corrispondenza dell'ingresso posto sul lato sinistro rispetto alla Presidenza. Una volta chiamato, ciascun deputato potrà accedere all'Aula e - recatosi al centro dell'emiciclo - esprimere il proprio voto, per poi uscire dall'ingresso posto sul lato destro rispetto alla Presidenza.

Indìco, a questo punto, la votazione finale sul disegno di legge, già approvato dal Senato n. 2423: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama )

PRESIDENTE. Chiedo scusa, faccio una breve interruzione. Chiedo scusa alla deputata segretaria. Invito tutti i deputati che abbiano già espresso il loro voto a lasciare libero il Transatlantico, al fine di facilitare l'accesso di coloro che devono ancora procedere al voto e assicurare le condizioni di sicurezza. Prego, riprenda.

(segue la chiama)

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata segretaria. La interrompo nuovamente per invitare tutti i deputati, che abbiano già espresso il loro voto, a lasciare libero il Transatlantico, al fine di facilitare l'accesso di coloro che devono ancora procedere al voto e assicurare, come ci siamo detti, condizioni di sicurezza. Queste modalità di votazione sono ispirate esattamente a questi criteri. Oltretutto, dobbiamo dare il buon esempio, perché ci sono delle regole che chiediamo ai cittadini di rispettare e le dobbiamo rispettare anche noi. Quindi, il secondo messaggio, indirizzato ai colleghi che stanno in Transatlantico e che stanno sostando, è che devono lasciare liberi gli accessi e consentire il rispetto delle distanze di sicurezza.

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione:

Presenti…………..385

Votanti…………. .254

Astenuti …………131

Maggioranza …….128

Hanno votato sì …254

La Camera approva.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Benamati Gianluca

Benedetti Silvia

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Bossio Vincenza

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Cappellani Santi

Carelli Emilio

Carnevali Elena

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castelli Laura

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Cillis Luciano

Ciprini Tiziana

Colaninno Matteo

Colletti Andrea

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Cunial Sara

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Lorenzis Diego

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Re Emanuela Claudia

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Maio Marco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferraresi Vittorio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giarrizzo Andrea

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Liuzzi Mirella

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Manzo Teresa

Marattin Luigi

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Masi Angela

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Mor Mattia

Morani Alessia

Morgoni Mario

Mura Romina

Muroni Rossella

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Plangger Albrecht

Portas Giacomo

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Ricciardi Riccardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rostan Michela

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schullian Manfred

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Soverini Serse

Spadoni Maria Edera

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Topo Raffaele

Torto Daniela

Trano Raffaele

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Volpi Leda

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zolezzi Alberto

Si sono astenuti:

Andreuzza Giorgia

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bellachioma Giuseppe Ercole

Bellucci Maria Teresa

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Bucalo Carmela

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Calabria Annagrazia

Caparvi Virginio

Casciello Luigi

Castiello Giuseppina

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Coin Dimitri

Colla Jari

Comaroli Silvana Andreina

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

De Angelis Sara

De Carlo Luca

Deidda Salvatore

D'Eramo Luigi

Di Muro Flavio

Donina Giuseppe Cesare

Durigon Claudio

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Furgiuele Domenico

Gagliardi Manuela

Galantino Davide

Garavaglia Massimo

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Golinelli Guglielmo

Gusmeroli Alberto Luigi

Iezzi Igor Giancarlo

Latini Giorgia

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lorenzoni Eva

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Manzato Franco

Marchetti Riccardo Augusto

Marrocco Patrizia

Maschio Ciro

Maturi Filippo

Meloni Giorgia

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Murelli Elena

Novelli Roberto

Occhiuto Roberto

Orsini Andrea

Osnato Marco

Pagano Alessandro

Palmieri Antonio

Paolini Luca Rodolfo

Paternoster Paolo

Pella Roberto

Pentangelo Antonio

Picchi Guglielmo

Pittalis Pietro

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Rizzetto Walter

Rossello Cristina

Rotondi Gianfranco

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sasso Rossano

Savino Sandra

Scoma Francesco

Sgarbi Vittorio

Silli Giorgio

Siracusano Matilde

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tartaglione Annaelsa

Tateo Anna Rita

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Tonelli Gianni

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valentini Valentino

Viviani Lorenzo

Zanella Federica

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Sono in missione:

Amitrano Alessandro

Ascani Anna

Azzolina Lucia

Bonafede Alfonso

Borghi Claudio

Businarolo Francesca

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Carfagna Maria Rosaria

Cirielli Edmondo

Colucci Alessandro

De Micheli Paola

Delmastro Delle Vedove Andrea

Fraccaro Riccardo

Gelmini Mariastella

Giorgis Andrea

Grimoldi Paolo

Gualtieri Roberto

L'Abbate Giuseppe

Liuni Marzio

Lollobrigida Francesco

Mammì Stefania

Mauri Matteo

Molinari Riccardo

Morassut Roberto

Orrico Anna Laura

Scalfarotto Ivan

Spadafora Vincenzo

Speranza Roberto

Traversi Roberto

Volpi Raffaele

Cessazione dal mandato parlamentare di una deputata.

PRESIDENTE. Comunico che in data 30 marzo 2020 è pervenuta alla Presidenza la lettera con la quale la deputata Jole Santelli ha rassegnato le proprie dimissioni da deputata, manifestando la volontà di optare per la carica di Presidente della Giunta regionale della Calabria, incompatibile con il mandato parlamentare.

Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Jole Santelli dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni della deputata Jole Santelli, comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha accertato che il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo della lista n. 6 - Forza Italia nella XXIII Circoscrizione Calabria, nell'ambito del collegio plurinominale 02, risulta essere Domenico Giannetta.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXIII Circoscrizione Calabria, nell'ambito del collegio plurinominale 02, Domenico Giannetta.

Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 1 aprile 2020 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 17)

2. Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero della Salute per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

La seduta termina alle 17,10.