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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 319 di mercoledì 25 marzo 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 18 marzo 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolina, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, D'Incà, Dadone, Di Stefano, Ferraresi, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, L'Abbate, Liuzzi, Mauri, Molinari, Morassut, Orrico, Rizzo, Ruocco, Speranza, Tofalo, Traversi e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente trentasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 18 marzo 2020, il presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle ha comunicato l'espulsione del deputato Raffaele Trano, ai sensi dell'articolo 21 dello statuto del gruppo. Pertanto, a decorrere dalla medesima data, il deputato Raffaele Trano cessa di far parte del gruppo MoVimento 5 Stelle.

Il predetto deputato si intende conseguentemente iscritto al gruppo Misto.

In morte dell'onorevole Carlo Casini.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Carlo Casini, già membro della Camera dei deputati dall'VIII all'XI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome di tutta l'Assemblea.

In morte dell'onorevole Nino Alberto Arbasino.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Nino Alberto Arbasino, già membro della Camera dei deputati nella IX legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra dell'Istruzione, la Ministra per la Pubblica amministrazione e il Ministro della Giustizia.

Ricordo che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, per l'odierna seduta a ciascun gruppo parlamentare è stata consentita la presentazione di due interrogazioni.

Invito agli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi in merito al numero effettivo delle persone decedute per COVID-19 nella regione Lombardia, in particolare a Bergamo e provincia, e iniziative volte ad equiparare le residenze per anziani e per persone con disabilità alle strutture del Servizio sanitario nazionale in termini di sicurezza e prevenzione - n. 3-01376)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Invernizzi ed altri n. 3-01376 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Belotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario, per un minuto.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Signor Ministro, io e il collega Invernizzi abbiamo lasciato Bergamo, il fronte di Bergamo, per un giorno, per venire qui a portare la voce di una terra duramente provata. Non sappiamo più dove portare i morti, ma non sappiamo più neanche dove mettere i malati.

Siamo qui a chiedere chiarezza e soluzioni; chiarezza per i morti, perché il dato ufficiale, ieri, era di 1.267 deceduti dalla fine di febbraio, ma in Bergamasca i numeri sono ben diversi, parliamo di 90, 100 morti al giorno, e vi è un dato analogo anche nel resto d'Italia. In poche settimane, Bergamo sta perdendo i suoi nonni e così anche Brescia, Cremona, Lodi, Milano, Lecco e tante altre città d'Italia.

Ma dobbiamo pensare anche a chi ci sta mettendo anima e cuore per salvare gli altri. Ministro, le case di riposo della nostra provincia hanno avuto gli ospiti dimezzati; il virus è entrato nelle residenze per anziani e si è portato via centinaia di nonni e genitori e, nonostante le RSA siano il fronte più esposto, il personale che vi lavora, gli eroici operatori sanitari, sono allo stremo e senza protezioni. Lo stesso vale per i centri disabili. Queste strutture, per quanto riguarda la prevenzione, vanno quindi equiparate a quelle del Sistema sanitario nazionale.

Prima di tornarcene a Bergamo, ci permetta solo di ringraziare di cuore chi non si ferma mai, perché i bergamaschi non sono abituati a restare con le mani in mano. In questo momento, centinaia di volontari, alpini, idraulici, elettricisti, imbianchini, i ragazzi della Curva Nord dell'Atalanta, stanno allestendo un ospedale da campo nella Fiera di Bergamo; aziende, associazioni e semplici cittadini stanno donando milioni di euro agli ospedali bergamaschi; la Protezione civile dei comuni non si ferma un attimo; i sindaci e i consiglieri sono tutti in prima fila. Grazie di cuore, grazie davvero a tutti, perché noi non ci fermeremo mai (Applausi).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo sulla base degli elementi forniti dal dipartimento della Protezione civile e dal Ministero della Salute. Con riferimento al numero reale delle persone decedute dopo aver contratto il COVID-19 nella regione Lombardia e, in particolare, a Bergamo e provincia, faccio presente che dal punto di vista epidemiologico il numero dei deceduti della regione Lombardia è pari a 4.178, al 24 marzo 2020, come risulta anche dai dati giornalmente pubblicati.

Segnalo che la stragrande maggioranza dei deceduti ha patologie pregresse; il dato reale delle persone decedute “per” COVID-19 e non “con” COVID-19 potrà essere rilevato solo ex post, tramite un'attenta analisi delle cartelle cliniche di ciascun soggetto. Per questo motivo è stato creato un gruppo di lavoro dedicato allo studio delle cause di morte dei pazienti deceduti che risultavano positivi all'infezione da SARS-COV-2. L'analisi si basa sui dati contenuti nelle cartelle cliniche e nelle schede di morte ISTAT recanti le cause di decesso di questi pazienti.

Al momento, i dati pubblicati sul sito dell'Istituto superiore di sanità rilevano che, sul campione al 20 marzo e con riferimento ai dati complessivi in Italia, l'età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-19 è pari a 78,5 anni e che l'età mediana dei pazienti deceduti positivi a COVID-19 è più alta di oltre 15 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l'infezione. L'età mediana dei pazienti deceduti è 80 anni, dei pazienti con infezione è 63 anni. Inoltre, lo studio, condotto su 481 deceduti sui 3.200, il 15 per cento del campione complessivo, rileva che il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2,7 e che, complessivamente, 6 pazienti, cioè l'1,2 per cento del campione, presentavano zero patologie, 113, cioè il 23,5 per cento, presentavano una patologia, 128 presentavano2 patologie, il 26,6 per cento, e 234, quindi il 48,6 per cento, presentavano 3 o più patologie.

Con riferimento all'auspicio di voler equiparare le strutture residenziali per anziani e per persone con disabilità alle strutture del Servizio sanitario nazionale in termini di sicurezza e prevenzione, dotando il personale ivi operante dei necessari dispositivi di protezione individuale, ricordo che l'articolo 5, comma 5, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, prevede che i dispositivi di protezione individuale siano forniti in via prioritaria ai medici e agli operatori sanitari e socio sanitari, senza distinzione di sorta in relazione alla tipologia di struttura, di cura o residenziale, presso la quale operino.

Pertanto, gli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie in servizio presso le menzionate strutture residenziali beneficiano di un livello di protezione, in termini di sicurezza sul lavoro, in tutto equiparato alle strutture del Servizio sanitario nazionale.

Al contempo, si rassicurano gli onorevoli interroganti che il dipartimento della Protezione civile e, più di recente, il commissario straordinario Arcuri hanno già assunto le iniziative necessarie per incrementare i volumi di acquisto, velocizzare e centralizzare i procedimenti di approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale, assumendo, al contempo, iniziative di riconversione di realtà produttive, al fine di potenziare la produzione nazionale di tali dispositivi.

PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di replicare.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro; io non so se ci sarà tempo e modo di discutere anche dei numeri e di vedere effettivamente, nel prosieguo di questa drammatica crisi, che cosa è avvenuto a Bergamo e perché, come ricordava prima il collega Belotti, la Bergamasca stia perdendo un'intera generazione, non di vecchi, come si sente, ma un'intera generazione di nonni, un'intera generazione di padri e di madri che in alcuni casi muoiono a casa, non vengono ricoverati e a cui non viene fatto il tampone.

Però io le dico che stamattina, venendo giù in macchina, prima ancora di uscire dalla Lombardia, ho incontrato sulla strada tre carri funebri e quattro ambulanze. Non mi è mai capitato, mai, non è mai capitato, in vita mia, di incontrare così tanti carri funebri e ambulanze prima ancora di uscire dalla Lombardia.

Io dico che, oggi, a Bergamo c'è silenzio, ce n'è tanto, tanto silenzio, un silenzio plumbeo, un silenzio carico di dolore, un silenzio carico di dignità, il silenzio delle famiglie che soffrono, perché non possono nemmeno dare l'estremo saluto ai propri cari.

Oggi ricordo l'immagine che tutti noi, penso anche voi, abbiamo in mente, quella dei camion militari che si allontanano dalla provincia per portare i nostri defunti ad essere cremati in altre. Oggi sono rientrate in provincia le prime spoglie cremate dei nostri cari. I numeri sono importanti; dietro i numeri ci sono le storie; dietro i numeri c'è una provincia, ripeto, dignitosa, una provincia che non urla, una provincia che non strepita, una provincia che ha bisogno di risposte e penso che sia stato importante oggi con la ripresa ufficiale dei lavori ricordare in Aula, signor Presidente, anche con queste poche parole sicuramente non degne, i sacrifici che la provincie di Bergamo, di Brescia, di Cremona e della Lombardia stanno facendo in termini di dolore, in termini di abnegazione, in termini di sacrificio.

Concludo e chiedo scusa se magari mi sono dilungato, ricordando che oggi, su 600 medici di famiglia, 144 a Bergamo sono malati. Non abbiamo statistiche su quanti anestesisti, su quanti infermieri, su quanti operatori sanitari sono malati. Ma mi rivolgo a loro veramente di cuore da parte di coloro che hanno perso i loro cari, sapendo che un ultimo sguardo benevolo di questi operatori comunque c'è stato e che in alcuni casi, come nel caso dell'Ospedale di Treviglio, si sono fatti istruire dalla Curia su come dare l'estrema unzione. Grazie di cuore per quello che avete fatto: oggi piangiamo ci sarà tempo e modo - lo garantiamo ai cari, ai nostri defunti - ci sarà tempo e modo di chiarire cosa è successo. Oggi Bergamo sta piangendo (Applausi).

(Iniziative per far fronte alla richiesta di dispositivi di protezione individuale in relazione all'emergenza COVID-19, garantendo una direzione centralizzata ed efficiente del processo di approvvigionamento e distribuzione sul territorio nazionale - n. 3-01377)

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-01377 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Il primo morto di COVID-19 è a Wuhan l'11 gennaio. La prima persona italiana è stata infettata a Codogno il 21 febbraio. Nonostante questi termini, oggi c'è ancora confusione in merito alle mascherine e alla diffusione delle mascherine in Italia. Il capo della Protezione civile Borrelli individua in 90 milioni di pezzi mensili il fabbisogno di mascherine per il nostro Paese. Eppure le regioni e i comuni continuano a sollecitare l'arrivo delle mascherine perché ne sono privi. Negli ospedali i medici e gli infermieri, nelle RSA i volontari operano senza mascherine. Oggi piangiamo il ventinovesimo medico deceduto da quando è iniziato il Coronavirus. Noi siamo sicuri che ci sarà il tempo per capire e valutare cosa è successo nella cabina di regia, ma oggi il Paese chiede risposte concrete. Quindi come Italia Viva chiediamo al Governo di capire la situazione delle mascherine, la sua diffusione e, soprattutto, come mai molte aziende italiane hanno dato la disponibilità di produrre le mascherine eppure, nonostante il decreto Cura Italia, valutano delle difficoltà burocratiche nella produzione delle stesse.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della Protezione civile. Come è noto la produzione di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi medicali è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto si riscontra una maggiore difficoltà nel loro reperimento. La diffusione dell'epidemia a livello globale ha comportato peraltro una lievitazione dei prezzi che ormai sono fuori controllo con una distorsione del mercato che non consente più di avere prezzi medi di riferimento. A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori. Ciò nonostante alla data odierna il Dipartimento della Protezione civile ha sottoscritto oltre 60 contratti con ditte operanti nella produzione e distribuzione dei presidi medici necessari al contenimento dell'epidemia da Coronavirus. Con tali atti sono stati fino ad oggi stipulati contratti di acquisto per dispositivi di protezione individuale e dispositivi medici per un importo complessivo di 490 milioni di euro, nell'ambito del quale sono comprese 344.870.895 mascherine facciali di vario tipo e 2.560 ventilatori polmonari. In proposito faccio presente che ad oggi sono stati ricevute e distribuite alle regioni 25.205.000 mascherine chirurgiche FFP2 e FFP3. Inoltre sono in corso di acquisizione altri dispositivi di protezione individuale e medici, a seguito di procedure bandite da Consip SpA, per un importo complessivo di euro 317.613.142,58 euro nell'ambito delle procedure di gara avviate. Consip ha già posto in essere ordini a fornitori che sono in corso di esecuzione per un importo pari ad euro 202.821.084 euro. In queste procedure è prevista altresì l'acquisizione di 2.249 ventilatori polmonari.

PRESIDENTE. Il deputato Giachetti ha facoltà di replicare.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. La ringrazio, Ministro. Le sue parole, ahimè, non diradano molto la confusione e, come detto, sappiamo da febbraio qual è la situazione e quali sono le esigenze. Sono passati quasi due mesi; siamo passati (anche per questo c'è la confusione) dalle dichiarazioni in cui sentivamo dire che le mascherine non servono ad adesso, quando sembra che siano vitali. Inoltre ci sono delle domande in questa confusione che rimangono inevase. Lei ha parlato di 300 milioni di mascherine: sarebbe interessante sapere a chi sono state date queste mascherine, perché ci sono molte regioni come la Campania che oggi lancia un appello disperato al Presidente del Consiglio perché dice che non ha ricevuto assolutamente nulla. E quali sono i centri di acquisto, signor Ministro? Il Commissario Arcuri, che ovviamente non è responsabile ed è solo da dieci giorni che ha preso questo incarico, quando la cosa va avanti da due mesi, dice che nei giorni scorsi ne sono arrivate 5 milioni: sono poche e a chi sono state date questi 5 milioni di mascherine? Qual è la quantificazione reale delle esigenze mensili? Il commissario Borrelli ha parlato nei giorni scorsi di 50 milioni; il commissario Arcuri ieri ha parlato di 90 milioni. È una differenza non da poco: è il doppio. Ma questa dotazione soprattutto a chi serve? Al personale sanitario? Alle forze dell'ordine? All'esercito? Alle RSA degli anziani e dei disabili? Al volontariato? E poi a tutti i lavoratori a cui abbiamo chiesto di continuare con i servizi essenziali? Ma se servono a tutti e adesso si dice che servono anche ai cittadini, 90 milioni può essere l'esigenza reale per il nostro Paese al mese? Sono tutte domande alle quali ovviamente occorre dare una risposta. Si è parlato della produzione nostrana che, si è detto, servirà per produrre 50 milioni di mascherine al mese ma, se ne servono 90 milioni al mese, da dove arrivano ogni mese gli altri 40 milioni di mascherine? Insomma, signor Ministro, ora va posto ovviamente rimedio ma, superata l'emergenza, qualche responsabilità sul mancato coordinamento e sull'assenza di una cabina di regia dovrà pure emergere.

(Iniziative volte a programmare i voli di rientro dei connazionali bloccati all'estero a causa delle misure emergenziali connesse all'epidemia da COVID-19 - n. 3-01378)

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01378 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, resta ancora senza risposta l'appello di tanti concittadini che sono rimasti all'estero ancor prima dell'adozione delle misure più restrittive del contenimento per la diffusione del COVID-19 e sono nell'impossibilità di rientrare. I nostri connazionali vivono oggettive e crescenti difficoltà dal punto di vista logistico, finanziario, sanitario stando in maniera così prolungata all'estero. Nel quadro emergenziale che stiamo vivendo gli operatori nel settore dei viaggi non possono reperire servizi nel libero mercato, per cui l'unico modo per i nostri concittadini è l'intervento dello Stato.

Pertanto, con la nostra interrogazione chiediamo se e come siano stati programmati voli di rientro dei connazionali che si trovano in maniera forzosa all'estero.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo all'interrogazione anche sulla base degli elementi forniti dalla Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna, anche sulla base di quanto comunicato dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Il Governo sta gestendo una crisi senza precedenti. Ci troviamo dinanzi a un'emergenza storica. Stiamo lavorando per garantire il rientro in Italia, presto e in sicurezza, di tutti i connazionali all'estero che ne fanno richiesta. Dal 10 marzo, data in cui è stato effettuato il primo trasporto da Malta a Pozzallo, al 23 marzo scorso sono rientrati in Italia, tramite mezzi aerei e altri mezzi di trasporto, circa 30 mila connazionali che si trovavano temporaneamente all'estero. Nel periodo compreso tra il 24 marzo e il prossimo 5 aprile, anche grazie al supporto e alla disponibilità degli operatori economici privati, si stima il rientro in Italia di un numero di connazionali compreso tra i 45 mila e i 50 mila, prevalentemente tramite vettori aerei e in misura minore mediante pullman. La stima del numero dei connazionali che potrebbero effettivamente rientrare in Italia ovviamente è suscettibile di variazioni alla luce della differente natura e del progressivo inasprimento dei provvedimenti adottati dalle autorità dei Paesi di provenienza al fine di contenere la diffusione del COVID-19.

Da ultimo, segnalo che il 17 marzo scorso la Ministra delle Infrastrutture, di concerto con il Ministro della Salute, ha adottato un decreto che contiene specifiche misure di contenimento del virus ed indirizzato a coloro i quali varcano i confini nazionali. In particolare, tutte le persone fisiche che entrano nel territorio italiano tramite trasporto aereo, ferroviario, marittimo e stradale, anche se asintomatiche, devono comunicare il proprio ingresso al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per il territorio locale, per essere sottoposti alla sorveglianza sanitaria e all'isolamento fiduciario per un periodo di 14 giorni successivi all'ingresso. In caso d'insorgenza di sintomi da COVID-19 vi è l'obbligo di segnalare tale situazione con tempestività all'autorità sanitaria tramite i numeri telefonici dedicati. Specifiche deroghe sono previste per coloro che transitano o sostano in Italia per comprovate esigenze lavorative e che sono, comunque, obbligati a uscire dal Paese entro 72 ore dall'ingresso, salva motivata proroga per specifiche esigenze, di ulteriori 48 ore. Tali persone sono comunque tenute a compilare un'apposita autocertificazione, per i lavoratori transfrontalieri, per il personale sanitario in ingresso in Italia per lo svolgimento di qualifiche sanitarie ivi comprese quelle previste dall'articolo 13 del decreto-legge n. 18 del 2020, per il personale viaggiante appartenente a imprese con sede legale in Italia.

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, signor Ministro. Apprendiamo con favore la volontà del Governo di intervenire per il rimpatrio dei nostri connazionali all'estero. Tuttavia, voglio augurarmi che le sue parole e, più in generale, le parole dell'Esecutivo negli ultimi giorni non rimangano delle semplici dichiarazioni di intenti. Gli italiani, mai come in questo momento, hanno bisogno che alle parole seguano i fatti, ed esiste un solo modo per superare le difficoltà connesse a questa interruzione nei collegamenti con l'estero, e questo modo si chiama agire, agire immediatamente, impiegare tutti i mezzi che lo Stato ha, spronando anche la nostra compagnia di bandiera a fare tutto il possibile per ricondurre a casa i nostri concittadini.

Questo è il momento dell'unità nazionale. Gli italiani stanno dando in questi giorni - questi giorni drammatici - un grande esempio: stanno dimostrando rispetto per le istituzioni, stanno dimostrando senso del dovere e rispetto per le decisioni dell'autorità, responsabilità verso il prossimo, forza d'animo nel cercare di superare l'emergenza, un'emergenza senza precedenti. E pensando alle tante vittime e ai loro familiari e tornando al concetto della necessità di agire, voglio ringraziare chi, in questo momento, lo sta già facendo, svolgendo il suo lavoro, mettendo a rischio se stesso per salvare gli altri. Grazie ai nostri medici e a tutti gli operatori del Sistema sanitario nazionale, grazie alla nostra Protezione civile, grazie al nostro Esercito e alle Forze dell'ordine. Grazie anche a tutti gli operatori del mondo produttivo, del commercio e del terziario che continuano a lavorare per garantirci i servizi essenziali. Penso ai farmacisti, ai commercianti, agli autotrasportatori, ai benzinai, alle cassiere nei supermercati e a tutti gli operatori che sono chiamati a lavorare per tenere aperte le attività chiamate a rimanere operative affinché lo Stato possa continuare a stare in piedi. Grazie a loro, grazie al loro contributo l'Italia non si ferma e si prepara a ripartire. Aiutiamoli.

(Chiarimenti in ordine alla non immediata predisposizione di un piano per affrontare l'epidemia da COVID-19 in relazione alla dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020, nonché in ordine alla spedizione nel successivo mese di febbraio, pur in presenza della predetta dichiarazione, di un cospicuo carico di materiale sanitario alla Cina - n. 3-01379)

PRESIDENTE. La deputa Maria Teresa Baldini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01379 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Presidente, il 31 gennaio il Governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per Coronavirus. Il 14 febbraio il Governo ha inviato 16 tonnellate di presidi per protezione - tipo guanti, mascherine e termometri - in Cina. Si può condividere l'aiuto altruistico di aver aiutato una nazione in difficoltà - per me è un atto meritorio - ma per quali motivi il Governo non si è attivato subito per reperire e per garantire presidi tipo mascherine, guanti, CPAP, ventilatori in una situazione così difficile? C'è stata una mancanza di consapevolezza oppure non si è data importanza a questi presidi? Oppure un'incapacità, un'impossibilità nel recuperare proprio gli stessi? Pensare di far lavorare tante persone, come sanitari, medici, infermieri e Forze dell'ordine, senza questi presidi fondamentali, che sono fondamentali per il contenimento di questo virus, credo che sia una cosa veramente inaccettabile. Ma penso anche ai comuni cittadini che per reperire delle mascherine si trovano a doverle pagare a prezzi inaccettabili o addirittura a non trovarle.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Salute, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Nell'ambito delle iniziative di solidarietà alla popolazione cinese promosse dalla comunità internazionale a seguito del diffondersi dell'epidemia da COVID-19, a fine gennaio 2020 le autorità cinesi hanno presentato alle autorità italiane una richiesta di dispositivi di protezione. Il 6 febbraio 2020 la Commissione europea ha attivato il meccanismo unionale di protezione civile. Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto al meccanismo europeo di protezione civile organizzando un volo umanitario per la Cina per il trasporto di dispositivi medico-sanitari, raccolti per la maggior parte dalla comunità cinese in Italia, e materiali donati dalla cooperazione italiana. Il volo umanitario è atterrato il 16 febbraio all'aeroporto internazionale di Pechino. La donazione è stata presa in carico dalla Croce Rossa cinese per l'impiego ai fini del contenimento dell'epidemia, contribuendo così a mettere sotto controllo il primo focolaio planetario. Il sentimento di solidarietà che l'Italia ha mostrato nei confronti della Cina nel momento di massimo bisogno è stato, come è noto, di recente ricambiato allorché il COVID-19 ha iniziato a diffondersi nel nostro Paese. La Cina ha, infatti, effettuato ingenti donazioni di presidi di protezione personale ed ha inviato un'équipe di medici, infermieri ed esperti in Italia per supportare le aree maggiormente colpite e bisognose di assistenza. La Cina è anche uno degli Stati che non ha inteso bloccare le esportazioni verso il nostro Paese, rendendo possibili approvvigionamenti strategici per l'Italia nel momento di massimo impegno nel fronteggiare l'emergenza.

Lo spirito di solidarietà con cui il nostro Paese ha sempre mostrato vicinanza alle popolazioni colpite da calamità è riconosciuto in tutto il mondo e anche in questi giorni riceviamo attestati di conferma dai numerosi Paesi che si stanno adoperando con analogo spirito, inviando squadre di operatori sanitari, strutture logistiche di supporto e dispositivi medici. Penso ai medici cubani e russi, all'ospedale da campo di Cremona, donato da una ONLUS statunitense, e al supporto logistico fornito in questi giorni dalla Germania. L'Italia non è sola, ma è circondata da quella solidarietà e dall'amicizia che per prima ha inteso assicurare con generosità ai Paesi messi a dura prova dall'epidemia.

Da ultimo, quanto ai dispositivi di protezione individuale e ai dispositivi medicali, come è noto la produzione dei medesimi è dislocata prevalentemente al di fuori del territorio nazionale e la diffusione dell'epidemia e il blocco delle esportazioni disposto da numerosi Paesi hanno reso ancora più complesso l'approvvigionamento. Tuttavia, il Dipartimento della protezione civile e più di recente il commissario straordinario nominato per il contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 hanno immediatamente assunto le iniziative necessarie per incrementare i volumi di acquisto, velocizzare e centralizzare i procedimenti di approvvigionamento dei dispositivi di ventilazione e, in generale, dei dispositivi di protezione individuale, successivamente distribuiti in sede locale sulla base delle esigenze rappresentate dai territori, assumendo, nel contempo, iniziative di riconversione di realtà produttive al fine di potenziare la produzione nazionale di dispositivi di protezione individuale e di ventilatori.

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di replicare.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Non sono soddisfatto perché non si è risposto alla domanda; non si è risposto alla domanda che chiedeva banalmente perché prima di aiutare le altre nazioni non avete messo in sicurezza l'Italia, perché questa era la domanda. Noi anche con questa risposta di oggi siamo qui nuovamente a dirvi che siamo pronti a darvi una mano, la mano ve la vogliamo dare qui in Parlamento, è evidente che da soli non ce la state facendo; è evidente perché, se il 31 gennaio avete decretato lo stato di emergenza e poi avete, dopo aver decretato voi lo stato emergenza, messo sugli aerei il materiale sanitario che serviva all'Italia per aiutare gli altri, è evidente che avete bisogno di una mano.

E noi ve la vogliamo dare non per simpatia, non per stima nei confronti vostri che siete al Governo, ma per amore verso gli italiani. C'è bisogno che tutti insieme, qui, in quest'Aula, in Parlamento, si lavori, perché voi che avete fatto in quelle settimane, dopo avere decretato lo stato d'emergenza? Sì, avete fatto gli aperitivi, avete invitato ad abbracciare i cinesi, avete dato del razzista, del populista e del fascista a chiunque faceva proposte di buonsenso. Ricordo che erano razzisti i governatori del Nord che chiudevano le scuole; addirittura, abbiamo visto dare del fascio-leghista al virologo Burioni, abbiamo visto dare dei razzisti a tutti quelli che chiedevano la quarantena a chi arrivava dalla Cina.

E nel frattempo? Nel frattempo si inviava il materiale sanitario che serviva all'Italia in Cina, e oggi diciamo “lo facciamo perché siamo solidali”. Non è questione di solidarietà o di essere solidali: è questione di buon senso, di governare, amando il proprio popolo. Allora, noi siamo qui ancora una volta oggi per dirvi che, se volete, noi siamo pronti a darvi una mano nel rispetto dei ruoli, voi siete maggioranza e noi opposizione, ma c'è bisogno che questa emergenza si affronti tutti insieme. Voi da soli non siete capaci, lo avete dimostrato anche inviando il materiale che serviva all'Italia all'estero quando l'Italia doveva affrontare l'emergenza che voi stessi sapevate e avevate decretato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a strutturare e agevolare l'utilizzo della didattica a distanza – n. 3-01380)

PRESIDENTE. Il deputato Tuzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casa ed altri n. 3-01380 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MANUEL TUZI (M5S). Presidente, Ministra, colleghe e colleghi, come sappiamo l'emergenza del Coronavirus ci ha costretto a sospendere la didattica per proteggere i nostri studenti e la comunità scolastica tutta dal contagio. Il mondo della scuola si è trovato costretto in pochissimo tempo a puntare tutto sulla didattica a distanza. I nostri docenti, anche in istituti o in territori dove questo non era mai avvenuto, stanno portando avanti il programma scolastico, usando tutti i canali disponibili per tenersi in contatto e in relazione con i loro alunni. Le famiglie, dal canto loro, stanno facendo salti mortali per sostenere i figli in questa attività. La comunità educante del Paese sembra essersi ritrovata in questo momento di grave difficoltà; d'altra parte, l'impegno a garantire il diritto costituzionale all'istruzione è stato massimo da parte dell'Esecutivo.

Il decreto “Cura Italia” prevede lo stanziamento di 85 milioni di euro proprio per supportare questo sforzo collettivo, anche nella consapevolezza che ci sono aree del Paese dove condizioni economiche difficili o un oggettivo divario digitale rischiano di escludere studenti e famiglie da questo importante momento di relazione educativa basato in questa fase sulla disponibilità di un computer o di una connessione a Internet. Conosciamo la sua sensibilità e la sua attenzione sul tema, Ministra Azzolina. Per questo le chiediamo quali sono le misure che il suo dicastero sta adottando o adotterà per strutturare e agevolare l'uso della didattica a distanza ovunque, anche in quei contesti oggettivamente più difficili.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Tuzi, il suo quesito mi offre l'occasione di ribadire anche in questa sede la mia gratitudine verso tutte le comunità scolastiche e di riaffermare il concetto che la scuola non si ferma. Ringrazio tutto il personale scolastico, i dirigenti scolastici, i direttori dei servizi generali e amministrativi, il personale ATA e in particolare gli insegnanti, ma anche gli uffici scolastici regionali e gli ambiti territoriali per l'impegno dimostrato in queste settimane.

Ringrazio altresì le famiglie che stanno fornendo un grandissimo contributo al sistema scolastico. In questi giorni la scuola sta dando prova di responsabilità, assicurando la continuità della didattica attraverso i mezzi digitali a disposizione. Alcune istituzioni scolastiche avevano già sperimentato la didattica a distanza e per questo non sono in particolare difficoltà; altre, invece, si trovano ancora agli inizi, per cui è necessario sostenerle. Il Ministero da subito si è posto al fianco di tutti: è stata realizzata in poco tempo, grazie alla task force creata dall'amministrazione, un'apposita area sul sito Internet del Ministero all'interno della quale sono resi disponibili per le scuole gratuitamente piattaforme telematiche certificate, contenuti didattici digitali e specifici strumenti di assistenza, proprio per facilitare l'attivazione della didattica a distanza.

Con la nota del 17 marzo scorso sono state condivise con tutte le istituzioni scolastiche le principali indicazioni operative. Il Governo, inoltre, ha stanziato risorse a sostegno della didattica a distanza. Ben 85 milioni di euro sono stati destinati dall'articolo 120 del decreto-legge n. 18 alle istituzioni scolastiche per l'immediata disponibilità di piattaforme, connettività e strumenti digitali utili all'apprendimento a distanza o per potenziare quelli già in dotazione. Queste risorse servono soprattutto a fornire agli studenti meno abbienti i dispositivi digitali individuali per l'utilizzo delle piattaforme e per la connessione al web e altra parte dello stanziamento è destinata alla formazione del personale scolastico proprio sulle specifiche metodologie e tecniche correlate alla didattica a distanza. Concludo sottolineando come oggi la didattica, anche nella modalità a distanza imposta dall'epidemia, non è solo lo strumento che permette al percorso di apprendimento degli studenti di non interrompersi, ma è anche il modo per portare la voce rassicurante di un insegnante a ragazze e ragazzi che si trovano in un momento di disorientamento, che hanno particolare bisogno di sostegno e normalità.

In questi giorni difficili dare continuità alla didattica mantiene viva la funzione della scuola quale comunità e contrasta l'isolamento e la demotivazione, dando continuità al diritto all'istruzione protetto dalla nostra Carta costituzionale. Sono convinta che sapremo trasformare questo momento drammatico in un'opportunità per rendere il nostro sistema di istruzione migliore.

PRESIDENTE. Il deputato Valente ha facoltà di replicare.

SIMONE VALENTE (M5S). Grazie, Presidente, ministri. Ministra Azzolina, la ringrazio per avere elencato tutte le misure messe in campo dal Governo per continuare a far andare avanti il sistema scolastico, per continuare a preservare il diritto all'istruzione che anche lei ha citato, perché questo è il messaggio principale che, in questo momento di grande difficoltà, di emergenza sanitaria, bisogna dare. La scuola non si ferma e questo grazie alle istituzioni, ma grazie, soprattutto, anche a tutto il personale scolastico, e qui mi accodo a tutti i ringraziamenti, e grazie alle famiglie, ovviamente, che, in questo momento di difficoltà, continuano a dare supporto ai nostri studenti. Certo, il processo di adeguamento non è omogeneo, ci sono alcune differenze, ma per questo sono convinto che il suo lavoro e il nostro lavoro debba essere quello di continuare a dare un sostegno e, soprattutto, monitorare la situazione in tutto il territorio nazionale.

Aggiungo che questa esperienza, che il sistema scolastico sta vivendo, deve essere un'esperienza da portarsi dietro e spero e mi auguro che possa essere utile a tutto il Paese, perché il divario digitale, che in alcuni casi abbiamo sotto gli occhi, deve essere sempre di più eliminato e le infrastrutture e la connessione devono essere degli aspetti fondamentali di sviluppo del nostro Paese, perché, se parliamo di divario digitale, spesso questo può essere divario sociale e divario educativo, e penso che il nostro Paese non se lo possa permettere. Per questo il mio auspicio è che la sua linea e la sua guida continui, perché il Paese ha bisogno, soprattutto in questo momento, di un grande sostegno.

(Iniziative volte a garantire agli studenti parità di accesso alla didattica a distanza, anche attraverso la formazione informatica del corpo docente – n. 3-01381)

PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fornaro ed altri n. 3-01381 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Ministra Azzolina, grazie di essere qui con noi. La scuola si sta rivelando ancora una volta in un frangente così drammatico una delle comunità cruciali per la nostra società, sta garantendo la coesione sociale.

La scuola sta entrando nelle case, nelle famiglie italiane come elemento prezioso e imprescindibile di fiducia, di relazione, di motivazione, andando ben oltre la propria missione formativa; eppure, proprio in questi giorni, stiamo registrando quanto ritardo ci sia sul fronte della didattica a distanza, non certo per una responsabilità di quest'ultimo Governo, ma insomma, storicamente, nel nostro Paese il cosiddetto digital divide lo stiamo registrando sulle opportunità che vengono fornite ai nostri figli; e abbiamo anche un riscontro rispetto al fatto che gli insegnanti, pur così generosamente a servizio della comunità, non risultano ancora adeguatamente attrezzati e formati sul piano delle nuove tecnologie e dell'informatizzazione. Lei lo ha detto, ci sono 70 milioni di euro, di quegli 85 che sono stati messi da subito a disposizione delle scuole, per acquistare dispositivi digitali da mettere a disposizione in comodato d'uso per gli studenti privi di mezzi; però, io le chiedo quali siano le modalità concrete di attuazione delle misure già previste e quali iniziative si intendano ancora assumere per garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti parità di accesso alla didattica a distanza, al fine, Ministra, anche di non incentivare, di fatto, una delle piaghe del nostro sistema, che è quella dell'abbandono scolastico, accentuando così la differenziazione sociale nelle possibilità di accesso all'istruzione; anche lavorando, Ministra, sulla formazione informatica del corpo docente, così generosamente a servizio di tutti noi.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Muroni, il momento di emergenza che il Paese sta vivendo evidenzia un utilizzo differente delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nella didattica da parte delle istituzioni scolastiche. A fronte di scuole meno attrezzate nell'uso delle tecnologie, altre realtà si sono rivelate più pronte e hanno saputo attingere a competenze più ampie e solide; tale situazione, che si mostra a macchia di leopardo, è strettamente connessa al fenomeno più esteso del digital divide, che lei ha ricordato, e impone di impegnarci ancor più fortemente per il suo superamento, nella convinzione che la nostra scuola saprà trasformare questo momento drammatico in un'opportunità di miglioramento. Per questa ragione, come ho già avuto occasione di chiarire, abbiamo subito dispiegato ogni misura per rispondere alle esigenze che stanno emergendo: dal sostegno agli istituti scolastici per attivare innovative, quanto indispensabili, metodologie didattiche, all'accesso alla didattica a distanza per gli studenti meno abbienti e con disabilità, in nome del diritto all'istruzione garantito dall'articolo 34 della nostra Costituzione. Non per nulla ho insistito affinché nel decreto-legge n. 18 del 2020 si reperissero risorse - pari, come detto, a 85 milioni di euro - per consentire alle istituzioni scolastiche che ne fossero prive di dotarsi immediatamente di piattaforme di strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza e per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali e connessione alla rete, al fine di garantire la parità di accesso alla didattica a distanza, salvaguardando così il diritto allo studio di tutti.

Firmerò a breve, una volta terminati tutti i passaggi previsti dalle disposizioni normative e contrattuali vigenti, il decreto di riparto delle risorse a favore delle istituzioni scolastiche, improntato a criteri equi: il numero degli studenti, il dato sulla condizione socio-economica delle famiglie cui appartengono; non ho voluto una ripartizione delle risorse a pioggia, ma che tenga conto della concreta condizione degli studenti, per supportare, nei termini dell'eguaglianza sostanziale, quelli che ne hanno più bisogno. È stato disposto anche un incremento di 2 milioni di euro del cosiddetto Fondo per le emergenze del Piano Scuola Digitale.

In merito, poi, alla formazione dei docenti, voglio rimarcare il lavoro importante che stanno facendo nelle scuole circa 8.200 animatori digitali, unitamente ai circa 24 mila docenti dei team per l'innovazione presenti in ciascun istituto, nonché l'impegno dei 120 docenti delle équipe formative territoriali e delle reti di scuole dei future labs che stanno utilizzando tutte le risorse disponibili per promuovere webinar e seminari on line per lo sviluppo delle competenze digitali dei docenti. Nei giorni scorsi è stato, altresì, erogato un contributo di mille euro a ciascuna istituzione scolastica, per un totale di 8,2 milioni di euro, che potranno essere spesi per l'anno 2020 anche per il potenziamento dell'apprendimento a distanza.

Posso rassicurarla che stiamo approntando tutte le misure necessarie affinché nessuno resti indietro.

PRESIDENTE. La deputata Rossella Muroni ha facoltà di replicare.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Ministra. Io la prego di continuare con questo monitoraggio, attento e puntuale, sulle situazioni così diverse che si registrano nel nostro Paese, ma anche all'interno delle città: un conto è andare in una scuola di una periferia romana e un conto in un liceo del centro, ed è proprio questo tipo di diversità che noi non possiamo e non vogliamo consentire sul fronte del diritto allo studio. Mai come adesso, io credo, sarebbe importante ricordare quell'aggettivo che è stato spesso dimenticato: il Ministero della Pubblica istruzione; anche quando abbiamo recentemente ricostituito il Ministero dell'Istruzione noi, come gruppo Liberi e Uguali, abbiamo rimarcato quanto sarebbe importante ricordare proprio quella funzione a servizio della comunità tutta. Ciò anche perché, come dicevo, il nostro Paese conosce un fenomeno, quello dell'abbandono scolastico, davvero drammatico: nel 2018, l'Italia si colloca al terzo posto nell'area dell'euro per abbandono scolastico tra i 18 e i 24 anni, siamo al 14,5 per cento, con una media dell'Unione europea all'11 per cento. Sono le regioni del Sud a registrare i livelli più elevati: Sardegna, Sicilia, Calabria; è facilmente riscontrabile che questa mappa dell'abbandono scolastico si sovrapponga anche a una mappa del digital divide e, quindi, di un accesso non agevole a Internet e alle nuove tecnologie.

Ecco, io mi unisco ai suoi ringraziamenti alle maestre, ai maestri, alle professoresse, ai professori che stanno tenendo insieme le comunità scolastiche, superando i limiti tecnologici e spesso i propri limiti conoscitivi, con grande generosità, motivando le studentesse e gli studenti, intere famiglie a stare in casa senza perdere, però, il diritto allo studio; è a questi lavoratori e lavoratrici che dobbiamo una risposta concreta, e ai nostri ragazzi, perché è vero che la scuola non si può fermare; noi abbiamo bisogno di giovani generazioni che ci aiutino, anche nel futuro, a recuperare quanto stiamo perdendo in questi giorni, e per fare questo noi abbiamo bisogno di formarli e di dare loro, appunto, il diritto allo studio.

(Elementi in ordine al monitoraggio del funzionamento della didattica a distanza sul territorio nazionale e misure a sostegno di associazioni che collaborano con le scuole ai fini di un'offerta educativa complementare - n. 3-01382)

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01382 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. La prolungata chiusura delle scuole in tutto il Paese sta chiaramente facendo emergere, inevitabilmente, i limiti e le contraddizioni di un sistema scolastico che non era attrezzato a sufficienza per assicurare una didattica a distanza di qualità; sta funzionando ovviamente con impatti e risultati molto diversificati; si fa di necessità virtù probabilmente, in questo momento, non solo per il digital divide, ma anche per la diversa esperienza e familiarità dei docenti e per il diverso grado di penetrazione della cultura digitale nelle famiglie italiane.

Un aspetto puntuale, Ministra – altri colleghi ne hanno toccati altri – sulla didattica a distanza riguarda le associazioni e le altre realtà che collaborano con le scuole, generando un'offerta educativa complementare, con iniziative e progetti che in questo momento sono sospesi o inattivi e con un danno che ovviamente si ripercuote sia su chi promuove il lavoro in queste associazioni e realtà sia per le studentesse e gli studenti che beneficiano dei progetti.

E, quindi, volevo chiederle quali strumenti sta usando per monitorare il diverso funzionamento della didattica a distanza, per raccogliere i dati per capire, per intervenire adesso, ma successivamente anche quando tutta l'emergenza sarà finita, e per sostenere queste associazioni e le altre realtà normalmente impegnate con le scuole, affinché il loro contributo non venga meno in questa fase delicatissima, in cui serve scongiurare che si sviluppino nuove disuguaglianze, segregazione e involuzione del sistema scolastico.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Azzolina ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Fusacchia, la ringrazio per il suo quesito, perché mi dà modo di anticipare, almeno in parte, quanto emerso finora dal monitoraggio del Ministero sull'attivazione di modalità didattiche a distanza da parte delle istituzioni scolastiche. Posso riferirle che il 93 per cento delle scuole ha compilato un questionario, articolato in 21 domande. Dal rilevamento effettuato emergono dati significativi: le istituzioni scolastiche che hanno attivato sistemi di didattica a distanza sono riuscite a coinvolgere circa il 94 per cento degli studenti, utilizzando molteplici strumenti e l'89 per cento delle scuole ha predisposto specifici materiali per gli alunni con disabilità. I dati del monitoraggio confermano, quindi, una grande solidarietà nella comunità scolastica, testimoniata dal 41 per cento delle istituzioni interpellate che hanno attivato forme di collaborazione.

Per questo motivo siamo intervenuti fin dal primo momento e continueremo a farlo mettendo a disposizione piattaforme, risorse per i device e la formazione dei docenti, organizzando webinar e promuovendo iniziative di gemellaggio, attivando forme di supporto psicologico per i ragazzi. Quest'indagine sulla didattica a distanza, indirizzata a tutte le scuole d'Italia, ci ha permesso di osservare costantemente l'attivazione e l'andamento dei nuovi percorsi didattici e di raccogliere tutte le richieste fornendo così risposte puntuali e concrete a quelle scuole che hanno manifestato la necessità di ricevere un supporto. Sono preziose, come da lei auspicato, anche le collaborazioni con i mezzi di comunicazione che si sono resi disponibili. La RAI, grazie ad un'apposita carta di intenti, che abbiamo sottoscritto proprio ieri, consoliderà un programma di interventi che coinvolge canali specializzati per poter potenziare con speciali approfondimenti e vere e proprie lezioni gli spazi dedicati alla scuola. Posso ulteriormente rassicurarla che le associazioni e le altre realtà normalmente impegnate in attività dedicate al mondo della scuola stanno continuando a collaborare su specifici progetti che, compatibilmente ai vincoli indotti dall'emergenza, non si sono arrestati trovando invece nuove forme di realizzazione. Concludo informandola inoltre che il Ministero dell'Istruzione ha attivato immediatamente un'interlocuzione con i servizi della Commissione europea con l'obiettivo di definire le modalità e le condizioni per erogare a distanza anche le iniziative aggiuntive, parte dell'ampliamento dell'offerta formativa, a valere sui fondi del PON, per la scuola 2014-2020, assicurando in specie la rimborsabilità delle spese sostenute da parte della Commissione. D'intesa con la Commissione europea sono state previste specifiche modalità di attestazione delle presenze che permettono di superare il rilevamento della partecipazione attraverso l'apposizione fisica della propria firma.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Fusacchia, prego.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie Presidente, apprezzo lo sforzo signora Ministro e, mi verrebbe da dire, che solo i tempi diranno se possiamo dirci soddisfatti. C'è una cosa però che voglio aggiungere a lei e a tutti i colleghi, continuo a sentire ripetere che il Parlamento non è chiuso, peccato che sono un po' troppi giorni che lo sento ripetere solo sui social, sui giornali, sulle agenzie di stampa, e ci abbiamo messo un bel po' di giorni per tornare qui dentro e lo abbiamo dovuto fare in una maniera anche contingentata, dicendo che gli altri colleghi ovviamente possono seguire, ma io sono un parlamentare della Repubblica, noi siamo parlamentari della Repubblica non seguiamo, noi proponiamo, discutiamo, dibattiamo, raccogliamo istanze le portiamo qui dentro, ne discutiamo. Voglio dire però, perché non so quando riprenderò la parola in quest'Aula, che ci sia un dovere da parte di chi presiede l'Aula e da parte di chi presiede ciascuno dei gruppi di assicurare che questa nostra prerogativa costituzionale possa essere svolta pienamente fino in fondo. Lo dico a tutti perché altrimenti lo svilimento non è di una persona o di un collega, lo svilimento è di tutta la funzione che rappresentiamo. Concludo, Presidente, Ministro, per dire che nel momento veramente più difficile della storia repubblicana, noi non possiamo permetterci un Parlamento a scartamento ridotto, abbiamo bisogno di una democrazia aumentata, abbiamo bisogno di un Parlamento agile come stiamo chiedendo di fare al Paese. Io sono convinto che siamo capaci di cambiare qualche regola di funzionamento interno, di adottare qualche protocollo informatico sicuro, e dobbiamo lavorare anche, e soprattutto, da remoto: la tecnologia c'è, e possiamo essere molto di più di quello che rischiamo di diventare in questa fase, cioè dei semplici astanti, perché siamo nel luogo in cui, in un momento come questo, un Paese intero deve poter decidere che direzione prendere.

(Strumenti volti a garantire agli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali per la didattica a distanza - n. 3-01383)

PRESIDENTE. La deputata Prestipino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Piccoli Nardelli ed altri n. 3-01383 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie Presidente, Ministro, è dal 5 marzo che le attività didattiche sono sospese e ancora oggi non sapremo quando i nostri ragazzi torneranno a scuola. Tutti gli insegnanti a cui voglio far sentire da docente, a nome del gruppo del Partito Democratico, tutta la nostra vicinanza sono chiamati a una prova straordinaria, che è quella della didattica a distanza: videolezioni, videointerrogazioni, con i nostri ragazzi ingabbiati nelle loro camerette invece che vicini, vicini, sui banchi di scuola. Tuttavia, le lezioni ad oggi non risultano ugualmente avviate e più penalizzati sembrerebbero essere gli studenti della scuola primaria, la cui didattica è affidata solo al registro elettronico ed inoltre sarebbero 46 mila le richieste di tablet da assegnare alle famiglie meno abbienti.

Oggi più che mai è fondamentale Ministro assicurare a tutti, proprio tutti, il processo di apprendimento perché la didattica a distanza oggi è l'unico filo rosso acceso tra i docenti e i ragazzi e, come diceva don Milani, la povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo, ma sul grado di cultura e sulla funzione sociale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,55)

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Chiediamo, quindi, a lei Ministro, quali misure urgenti intenda avviare per garantire in tempi rapidi agli studenti meno abbienti la fruizione dei tablet e assicurare così a tutti l'apprendimento a distanza come tutela del diritto all'istruzione come garantito dalla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie Presidente, onorevole come ho già avuto modo di chiarire, la scuola ha risposto alla grave emergenza epidemiologica che il nostro Paese sta attraversando dimostrando senso di responsabilità, di appartenenza e di disponibilità, ma soprattutto capacità di riorganizzarsi a fronte di una situazione complessa e imprevedibile. Per questo non posso che ribadire anche in questa sede, anche a rischio di ripetermi, il mio ringraziamento a tutte le comunità scolastiche.

Nell'arco di pochi giorni si sono resi necessari provvedimenti che hanno richiesto ai dirigenti scolastici l'attivazione delle modalità di didattica a distanza per tutta la durata della sospensione delle attività nelle scuole; difatti, come più volte ribadito e da lei ricordato, la didattica a distanza quale interazione tra docenti e studenti diventa nel corso di questa emergenza momento connettivo che conserva e fortifica la trama dei rapporti e consente inoltre di condividere la sfida nuova e difficile che la scuola ha di fronte. Nello stesso tempo, è anche indispensabile fare in modo che ogni studente sia coinvolto in attività significative ed utili sotto il profilo dell'apprendimento. Per questo sono state fornite indicazioni operative, per le attività didattiche a distanza, a tutte le istituzioni scolastiche con opportuni approfondimenti sulla loro progettazione, sulla valutazione, sulla necessità di non interrompere il processo di inclusione degli alunni con disabilità, sulla particolare attenzione da dedicare agli alunni con disturbi specifici di apprendimento e con bisogni educativi speciali non certificati. Per riuscirci si è cercato di venire incontro alle esigenze delle istituzioni scolastiche meno dotate tecnologicamente, mettendo loro a disposizione un'apposita area sul sito Internet del Ministero. Con il rischio ancora una volta di ripetermi ma, per dovere di risposta, ribadisco che il Governo ha stanziato adeguate risorse nel decreto-legge n. 18 affinché le scuole possano tempestivamente provvedere al potenziamento delle piattaforme e degli strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza e a mettere a disposizione degli studenti meno abbienti in comodato d'uso dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme stesse. Le scuole con tali risorse potranno inoltre fornire agli studenti, ove necessario, la connettività alla rete, formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza e assumere assistenti tecnici informatici che, nelle istituzioni scolastiche del primo ciclo, favoriscano l'uso della strumentazione informatica. È mia intenzione continuare a profondere ogni energia per accogliere le richieste che vengono dalle famiglie e per rispondere alle piccole e grandi esigenze rappresentate dai nostri istituti scolastici.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Flavia Piccoli Nardelli, prego onorevole.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie Presidente, Ministro la ringrazio per la sua risposta. Come lei ha visto molti dei gruppi presenti in questo Parlamento hanno insistito su questo tema, ma hanno insistito perché, io credo, siamo convinti tutti che quando la situazione di emergenza che il nostro Paese vive sarà finalmente superata anche la didattica tradizionale, Ministro non sarà più la stessa. L'accelerazione che l'epidemia del Coronavirus ha prodotto su un tema come quello della didattica digitale è gigantesca; un processo iniziato vent'anni fa, portato avanti lentamente con investimenti anche significativi sulle infrastrutture, ma con pochi risultati sul tema della formazione dei docenti, oggi ci vede tutti proiettati in una gara contro il tempo per attrezzarci, per imparare, per fare formazione. Abbiamo pochi punti fermi a cui appellarci; uno voglio ricordarlo, è l'intervento sulla scuola digitale massiccio che è stato parte rilevante della legge n. 107, la cosiddetta “buona scuola” perché è da quello che oggi noi abbiamo potuto ripartire. Voglio ricordare anche il ruolo centrale svolto nel passato e svolto oggi dall'INVALSI che diventa un punto di riferimento per le scuole, per quelle scuole che debbono iniziare un percorso che non avevano ancora mai intrapreso.

È un processo che forza il cambiamento, impegna l'intera comunità educante, l'abbiamo detto, che si è messa in gioco, con disponibilità e con coraggio, misurandosi con sfide nuove e complesse. Certo, Ministro, non si improvvisa, i primi risultati ci dicono che il 93 per cento degli alunni è stato raggiunto da una qualche forma di attività da remoto, ma questa formazione di comunicazione è la più varia, da quelle di eccellenza a quelle ridotte semplicemente a registro dei voti.

Ora, Ministro, noi abbiamo paura che la formazione a distanza, che consideriamo fondamentale e che cambierà il nostro Paese, diventi un elemento di divario ancora più forte di quanto non sia stata la scuola in precedenza. Quindi, per questo, le chiediamo, Ministro, di seguire con particolare attenzione questo processo; è un processo che va accompagnato e seguito momento per momento.

(Iniziative volte a prevedere, in relazione al monitoraggio sulle scuole non abilitate alla didattica a distanza, misure compensative a favore degli studenti, con particolare riferimento alle situazioni di disabilità e al previsto svolgimento degli esami di Stato - n. 3-01384)

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Casciello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01384 (Vedi l'allegato A).

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, nonostante le misure contenute nel cosiddetto decreto “Cura Italia”, in questo momento drammatico del Paese, che prevedono il potenziamento della didattica a distanza, anche attraverso l'implementazione di piattaforme e strumenti digitali, nonostante le rassicurazioni della Ministra Azzolina - a cui chiediamo, in particolare, cosa si intenda fare sulla validità dell'anno scolastico - e l'impegno dei docenti, che tra l'altro stanno facendo di tutto e di più e a loro va non solo tutta la nostra solidarietà, ma il nostro ringraziamento e la nostra vicinanza, così come al personale ATA, così come ai dirigenti scolastici sui quali ricade la grande responsabilità delle scelte del coordinamento in questi giorni, rimane, però, l'impossibilità per molte scuole di poter attivare e garantire le lezioni a distanza per assenza di banda ultra larga.

La veloce risposta delle istituzioni scolastiche, infatti, si scontra con l'insufficienza delle infrastrutture. I dati sulla diffusione della banda larga nel Paese, sulla base del piano strategico per la diffusione della banda larga approvato nel marzo del 2015, ci dicono che siamo ancora molto indietro…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUIGI CASCIELLO (FI). Mi avvio a concludere; infine, nelle more delle urgenti iniziative, chiediamo di capire che cosa accadrà per gli esami di Stato, cosa accadrà per gli studenti delle scuole superiori e non solo, che sono disabili…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Casciello.

La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Casciello, condivido con lei che, una volta terminata l'emergenza, andrà fatta una riflessione su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nella scuola, come in altri ambiti, rispetto ai processi di digitalizzazione del Paese. In questo momento critico, invece, dobbiamo andare avanti nell'impegno di non lasciare soli i nostri ragazzi, soprattutto i più fragili.

Posso assicurarle che la sospensione delle attività didattiche nelle scuole non ha interrotto il processo di inclusione degli studenti, anche con disabilità; difatti, le istituzioni scolastiche statali, nel dotarsi o potenziare le piattaforme e gli strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza, grazie alle nuove risorse assegnate, tengono conto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità.

Con la nota del 17 marzo scorso, il Ministero dell'Istruzione, nel fornire a tutte le istituzioni scolastiche indicazioni operative per le attività didattiche a distanza, ha richiamato a una maggiore attenzione proprio nei confronti di ciascun alunno con disabilità, per assicurare pari opportunità di accesso alla didattica a distanza. Secondo queste indicazioni, l'insegnante di sostegno è tenuto a mantenere l'interazione con l'alunno, tra l'alunno e gli altri docenti curriculari e con i genitori, predisponendo il materiale personalizzato da far fruire con modalità specifiche di didattica a distanza. Non viene meno anche il monitoraggio della realizzazione del piano educativo personalizzato.

Nella progettazione e realizzazione delle attività a distanza, particolare attenzione è dedicata alla presenza degli studenti con disturbi specifici di apprendimento e con bisogni educativi speciali, non certificati, e ai rispettivi piani didattici personalizzati. Inoltre, la sezione web del Ministero dell'Istruzione dedicata alla didattica a distanza si è arricchita di un canale tematico per l'inclusione via web, uno strumento pensato per affiancare e supportare il lavoro dei dirigenti scolastici, del personale e degli insegnanti nei percorsi a distanza proprio per gli alunni con disabilità.

Concludo, rispondendo alla sua sollecitazione con un breve cenno all'esame di Stato.

Ho chiesto agli uffici del Ministero di predisporre più piani di azione in base ai diversi scenari possibili legati alla data di riapertura delle scuole che, lo ribadisco, si avrà quando il quadro epidemiologico lo consentirà, garantendo, quindi, la massima sicurezza a tutti gli studenti. I docenti, gli studenti e le loro famiglie, ai quali forniremo il massimo supporto, saranno messi nelle condizioni migliori per svolgere un esame serio e riceveranno tutte le informazioni in merito alle modalità che saranno adottate, non appena avremo un quadro anche temporale più definito.

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Casciello ha facoltà di replicare.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Le confesso - grazie, Ministra, chiaramente sono personalmente soddisfatto - che sono anche preoccupato, perché, dopo aver ascoltato anche i colleghi, mi permetto di dire, l'amico Daniele Belotti e il collega Invernizzi, mi viene da pensare che il primum vivere coinvolge l'animo, il cuore e l'azione di ogni padre di famiglia in questo Paese e, quindi, è indispensabile mettere in condizioni chi è già più indietro, lei è meridionale come me e sa che esistono due scuole in questo Paese, perché esistono due elementi strutturali diversi, molti ragazzi da noi sono costretti a fare i rabdomanti per intercettare Internet, non è così semplice. Ho ascoltato anche i miei colleghi, prima, particolarmente soddisfatti di come sta procedendo l'insegnamento a distanza; non le leggo, anche per motivi di privacy, i messaggi che mi arrivano dagli studenti, dai docenti che mi girano i messaggi degli stessi studenti impossibilitati a realizzare veramente l'insegnamento a distanza. Quindi, la mia preoccupazione è anche dal punto di vista proprio normativo, perché bisogna capire adesso, a proposito della valutazione a distanza, ritenendo che la valutazione a distanza non esiste dal punto di vista normativo, quali scelte si intenderanno fare in questa prospettiva. Ancora, per quanto riguarda l'obbligo di firma sul registro elettronico, alcuni sostengono che non sia legittimo, ancor meno che legale, perché l'attività didattica è sospesa.

Insomma, c'è un po' di confusione, ma io non sono qui per far polemica, sono qui per lanciare un grido d'aiuto, un grido d'aiuto per i ragazzi che stanno indietro, perché sono nati così, perché sono disabili e hanno difficoltà reali, per i BES; allora, c'è tutto un mondo, c'è tutta un'Italia che è indietro; oggi, mentre parlavo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUIGI CASCIELLO (FI). Concludo, Presidente. Leggevo l'ultima lettera inviata al Ministro dal presidente della regione Campania sul dramma e sulla preoccupazione che quanto è avvenuto al Nord stia per consumarsi anche al Sud. Quindi, pensate che nelle case sia più importante sopravvivere, trovare il modo per sopravvivere o comprare un computer in più per i propri figli o vedere come continuare a fare l'insegnamento a distanza? A questo deve pensarci il Governo.

(Iniziative volte a garantire alle famiglie l'esenzione dal pagamento delle rette scolastiche nonché chiarimenti in ordine alla conclusione dell'anno scolastico - n. 3-01385)

PRESIDENTE. La deputata Wanda Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01385 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente; signor Ministro, illustro lo spirito dell'interrogazione che, come sempre, apporta quel contributo che Fratelli d'Italia sta cercando di portare dentro e fuori da quest'Aula, in un momento di grave emergenza sanitaria, in uno spirito collaborativo, in uno spirito costruttivo, ma soprattutto nell'interesse delle famiglie italiane, che, non solo vivono la grande paura per un'epidemia e, quindi, per il rischio sanitario, ma sono anche costrette ad affrontare le tante emergenze di una crisi economica senza precedenti, a causa ovviamente del blocco e della limitazione delle attività produttive.

A questo proposito, evidenziamo come l'ulteriore proroga delle chiusure delle scuole pubbliche e private, assolutamente giustificata dalla necessità di impedire un'ulteriore diffusione del virus, rappresenti un grande sacrificio per le famiglie che sono costrette a caricarsi sulle loro spalle il peso delle rette scolastiche anche se, ovviamente, vedono scuole non aperte. Come già ha spiegato ampiamente la presidente Meloni, non possono essere i genitori a pagare un prezzo così alto dell'interruzione forzata per quanto riguarda le prestazioni educative.

Quindi, chiediamo al Governo cosa intenda fare rispetto a un segnale chiaro alle famiglie, sospendendo il pagamento delle rette e, ovviamente, sopportando il carico delle spese comunque sostenute dalle scuole. Chiediamo, inoltre, di fornire notizie certe rispetto alla conclusione delle scuole, rispetto al termine del 2 aprile o se si andrà oltre questa data; siamo certi che la chiarezza da parte del Governo potrà aiutare in questo momento di grande difficoltà.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Ferro, è utile ricordare che il sistema nazionale di istruzione e formazione comprende sia le scuole statali che le scuole paritarie e queste ultime sono a gestione pubblica o privata. La frequenza delle istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado e delle scuole paritarie dell'infanzia a gestione pubblica è gratuita. Pertanto, è a carico delle famiglie e degli studenti che frequentano queste scuole la sola retta per la fruizione del servizio mensa utilizzata prevalentemente dai bambini delle sezioni a tempo normale della scuola dell'infanzia e dagli alunni delle classi a tempo pieno della scuola primaria. Tali rette vengono versate in forma diretta o indiretta all'ente locale quale soggetto titolare della gestione del servizio di refezione scolastica che nel periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza non è evidentemente erogato.

Nel caso in cui l'onorevole Ferro si riferisca al contributo volontario versato delle famiglie degli alunni delle scuole statali, nella quota deliberata dal consiglio d'istituto nell'istituzione scolastica, i relativi fondi potranno essere utilizzati nei modi previsti dalla specifica delibera degli organi collegiali al momento della ripresa delle attività didattiche in presenza e opportunamente rendicontati.

In merito invece alle scuole primarie e secondarie di primo grado e di secondo grado a gestione privata, occorre ricordare che la frequenza delle stesse è subordinata al pagamento di una retta a carico delle famiglie. A tale riguardo occorre rilevare che, a normativa vigente, non rientra nelle competenze del Ministero dell'Istruzione consentire l'esenzione dal pagamento di tali rette, la cui entità, come è noto, è determinata dalla singola istituzione scolastica. Anche la frequenza dei servizi educativi, sia pubblici che privati, per bambini dalla nascita sino ai 3 anni di età è soggetta al pagamento di una retta da parte delle famiglie. In merito l'Associazione nazionale comuni italiani, l'ANCI, ha comunicato che la quasi totalità dei comuni di fatto ha già sospeso le rette per tutti i servizi educativi, anche quelli relativi al servizio di trasporto e mensa e in taluni casi è stato disposto il recupero a favore delle famiglie delle rette versate in anticipo.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di replicare.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Purtroppo, Ministra Azzolina, dobbiamo esprimere la nostra insoddisfazione rispetto alla sua risposta. La scuola vuole risposte certe e ricordiamo che quanto da lei detto non collima con una situazione di evidente emergenza nazionale. Ma ci sono altri aspetti che ci interessano: i precari storici per garantire la continuità, mentre lei fa la circolare per la mobilità per il prossimo anno che sinceramente non ha molto senso. C'è un'emergenza per il lavoro dei docenti, dei dirigenti e degli ATA. Vede, Ministro, i docenti e le famiglie spesso non hanno pc e connessioni adatti alla didattica a distanza; le famiglie hanno problemi economici e per questo va garantita l'esenzione dalle rette per le scuole di qualsiasi ordine e grado a prescindere dalle norme vigenti, come lei ha ricordato, e va fatto ora. La denuncia di Giorgia Meloni a tal riguardo è stata chiara: le famiglie non possono pagare rette scolastiche di scuole che sono chiuse e che dovranno essere garantite quindi dallo Stato. Fratelli d'Italia è in prima linea per l'interesse nazionale e siamo pronti a fare la nostra parte in emergenza dando risposte alle categorie come la scuola, la cultura e l'editoria: tutte filiere che sono ferme e in crisi. Per la scuola però è necessaria la riapertura delle graduatorie dei precari, l'esenzione dalle rette scolastiche, come abbiamo detto; maggiori incentivi per la digitalizzazione, come tutte le forze politiche hanno richiesto; la certezza dei tempi degli esami della maturità e il loro eventuale svolgimento on-line; lo sviluppo di programmi didattici dei palinsesti Rai che affronteremo anche in Commissione Cultura. Solo grazie a questo - citando Dante che oggi celebriamo con il Dantedì - potremo tutti insieme tornare a uscire da casa e a rivedere le stelle.

(Elementi in merito alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa in forma agile presso la pubblica amministrazione, nonché in ordine ai primi esiti delle relative attività di monitoraggio - n. 3-01386)

PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01386 (Vedi l'allegato A).

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Ci sono delle categorie di lavoratori che in questo momento non possono abbandonare la propria sede di lavoro e stanno continuando a svolgere la propria prestazione mettendo a repentaglio la propria vita per salvare altre vite oppure per erogare servizi essenziali per la sopravvivenza di tutti noi. Ma ci sono altre categorie di lavoratori, come quelli che operano nella pubblica amministrazione, per le quali lo smart working o il lavoro agile è diventato uno strumento chiave per il contenimento della diffusione del virus e, infatti, grazie al ricorso al lavoro agile, possono continuare a svolgere la propria prestazione in totale sicurezza per se stessi e per i propri uffici.

Questo è stato possibile grazie ad una norma che ha convertito da sperimentale in ordinario il regime di svolgimento delle prestazioni lavorative così come previsto dal decreto-legge n. 9 del 2020. Quindi sono a chiedere alla Ministra in che misura e con quali modalità la pubblica amministrazione si sta adeguando a tale mutato contesto normativo anche all'esito del monitoraggio che il suo Ministero è chiamato a fare ai sensi della direttiva n. 3 del 2017 del Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, lo smart working è diventato effettivamente uno strumento chiave per permettere l'erogazione del servizio pubblico in queste settimane di emergenza. Sono consapevole che l'incremento esponenziale delle modalità di lavoro agile comporti necessariamente delle modernizzazioni da parte della pubblica amministrazione e una digitalizzazione della propria attività. Ecco perché, accanto alla norma che citava prima l'onorevole Baldino, che ha definito il superamento della fase sperimentale del lavoro agile e ne ha stabilito invece l'utilizzo come modalità ordinaria, in queste settimane, abbiamo affiancato una norma che permette all'amministrazione di acquisire tramite Consip forniture di personal computer portatili per un incremento di valore sino al 50 per cento di quello inizialmente stabilito dalle convenzioni. A fianco di questo, abbiamo dato la possibilità di utilizzare dispositivi personali. Nel successivo decreto, con una norma che semplifica notevolmente le procedure, abbiamo consentito alle pubbliche amministrazioni anche l'acquisto di connessione e di servizi informatici principalmente basati sul sistema cloud. Al contempo abbiamo inserito una disposizione per gli operatori delle telecomunicazioni in modo che siano capaci di garantire il potenziamento e la qualità dei servizi soprattutto per sostenere il picco di traffico.

È chiaro che l'attuale emergenza ci pone di fronte alla necessità di questa trasformazione forzata e molto rapida ma penso seriamente che essa rappresenti un tassello strategico importante per la rivoluzione culturale dell'organizzazione del lavoro delle pubbliche amministrazioni. È un cambiamento che i dirigenti pubblici non devono assolutamente ostacolare ma devono anzi promuovere e realizzare. Tutto questo a fianco della formazione dei dirigenti e del personale che in queste settimane abbiamo assistito con dei webinar ma che, nel corso dei mesi, già abbiamo stabilito di sostenere eliminando per esempio in manovra il tetto di formazione al personale oppure spingendo molto la piattaforma gratuita di funzione pubblica sulle competenze digitali e nei nuovi bandi tipo proprio per i concorsi pubblici inseriremo livelli di competenze digitali che siano commisurati al reclutamento e al ruolo che andrà a ricoprire il dipendente.

Per rispondere poi nello specifico alla domanda sui dati, devo dire che è emersa una fortissima capacità di reazione da parte delle pubbliche amministrazioni che sono riuscite a continuare a garantire i servizi. Dalle prime percentuali che abbiamo, l'indicazione per le PPAA centrali si attesta intorno all'83 per cento di smart working; per fare alcuni esempi, INPS 85 per cento; INAIL 70 per cento ma il dato è in costante crescita. E i dati delle amministrazioni territoriali, che si stanno aggiornando giorno per giorno con un monitoraggio capillare, dimostrano anche qui che c'è stata un'immediata capacità di reazione. Oggi sono arrivati i primi dati regionali: cito il Piemonte al 68 per cento; l'Emilia Romagna all'80 e al 96 per cento il Lazio. Devo ringraziare tutte le regioni per la grande capacità di reazione ma in particolare, devo dirlo, va un plauso proprio al Veneto e alla Lombardia e il mio ringraziamento perché, essendo in prima fila in questa emergenza, sono riusciti con grande prontezza ad attivare il lavoro agile.

PRESIDENTE. Il deputato Niccolò Invidia ha facoltà di replicare.

NICCOLO' INVIDIA (M5S). Grazie, Presidente. Condivido con lei, Ministra, la visione di una pubblica amministrazione leggera che lavora attraverso lo smart working. Il decreto-legge n. 9 del 2020 recante le prime misure urgenti di contrasto al COVID-19 è sicuramente un punto di svolta nel progresso verso la diffusione di nuove forme di lavoro anche nella pubblica amministrazione e ha reso totale quello che fino a ieri era sperimentale ed eccezionale. Siamo intanto soddisfatti della sua attenzione al tema e dei dati sul monitoraggio: l'83 per cento dei dipendenti delle amministrazioni centrali in lavoro agile è una sorprendente percentuale che pone ottime basi per la PA del futuro. È importante anche l'aumento degli investimenti in infrastrutture digitali passate dal 39 per cento al 50 per cento circa in meno di due anni. Occorrerà proteggere questi primi risultati e assicurarci che non si ripercorrano all'indietro i passi fatti una volta finita la crisi. Infatti questo enorme sforzo ha comunque delle difficoltà in primis per i comuni italiani.

In futuro il lavoro passerà, quindi, dal costruire un raccordo e il proseguire questo raccordo con Consip, dal fornire consulenti digital agli uffici pubblici e, soprattutto, nell'assicurare il monitoraggio dell'implementazione non solo con il Dipartimento della funzione pubblica ma anche con dei protocolli d'intesa con la Corte dei conti, come è già stato fatto con successo in altri comparti della pubblica amministrazione. I prossimi decreti, tra l'altro, offriranno delle ottime occasioni per proseguire in questo obiettivo di razionalizzazione della pubblica amministrazione attraverso il digitale.

Certamente non può esistere smart working senza semplificazione, senza una vera condivisione dei dati pubblici e interoperabili e senza un cloud. Siamo tradizionalmente uno Stato kafkiano, va riconosciuto, e per questo la sfida di una pubblica amministrazione leggera, per i dipendenti prima ancora che per gli utenti, è cruciale. È necessario, quindi, proseguire con il buon lavoro di sinergia che viene fatto con il Dipartimento per la trasformazione digitale, con la Ministra per l'Innovazione, con la Ministra del lavoro e con la Corte dei conti per garantire una messa a terra rapida e sistematica in tutti gli uffici dello smart working e dell'accesso ai dati. E, gentile Ministra, continuiamo a essere disponibili, come Parlamento, per questo grande sforzo collettivo.

(Iniziative di competenza volte al controllo del rispetto dei protocolli e all'adozione del telelavoro da parte delle società a cui sono affidati i servizi di call center da parte delle pubbliche amministrazioni e dei concessionari di pubblici servizi - n. 3-01387)

PRESIDENTE. Il deputato Erasmo Palazzotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fornaro ed altri n. 3-01387 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, in molti in questi giorni abbiamo chiamato un call center per ricevere assistenza o informazioni. Dietro a ognuna di quelle chiamate però - è bene ricordarlo - c'è una lavoratrice o un lavoratore che mette a rischio la propria vita e quella dei propri cari senza alcun motivo specifico. Le aziende che erogano servizi di call center infatti risultano tra quelle che possono continuare a svolgere le proprie attività sul luogo di lavoro. Una scelta, a nostro avviso, del tutto priva di senso se consideriamo che, a differenza di altre imprese, possono facilmente adeguare i loro sistemi allo smart working, permettendo ai loro dipendenti di lavorare in tutta sicurezza da casa. Noi pensiamo che questa scelta vada rivista e che bisogna imporre alle aziende di call center - anche se alcune lo hanno già fatto - di lavorare con lo smart working e le chiediamo quali iniziative lei intenda assumere affinché almeno le pubbliche amministrazioni vigilino sul rispetto dei protocolli di sicurezza e sull'adozione del teleworking da parte delle società a cui sono affidati i servizi di call center anche di concessionari di servizi pubblici.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, preliminarmente evidenzio che i call center ai quali l'interrogante fa riferimento non appartengono alla pubblica amministrazione, anche se di essi si avvale per svolgere dei servizi importanti, e sono, quindi, da ritenersi estranei al perimetro pubblico che delimita la mia diretta competenza. Tuttavia il quadro normativo che si è andato delineando nelle scorse settimane ha indicato anche per le categorie alle quali i titolari di aziende di call center appartengono delle puntuali prescrizioni che sono tese a garantire la tutela della salute dei propri lavoratori. Non mi sfugge certo l'importanza e il ruolo strategico che il servizio garantisce e che questi lavori garantiscono, in particolare con queste contingenze. Infatti, il contatto da remoto molto spesso resta l'unico contatto che l'utente ha con la pubblica amministrazione. Non sarei, però, onesta se affermassi, in questo momento, che la pubblica amministrazione è in grado oggi di verificare che queste aziende siano in grado di operare sul settore attuando tutte le misure di tutela previste.

Tuttavia è mio intento, anche d'intesa col Ministro del lavoro, di assumere ogni iniziativa utile al fine di verificare il rispetto delle misure di protezione individuale di ciascun datore di lavoro che sono volte proprio a garantire la sicurezza dei dipendenti. Su questo specifico argomento evidenzio che in questi giorni il Dipartimento della Protezione civile ha iniziato anche la distribuzione dei dispositivi di sicurezza di protezione individuale. È chiaro che si tratta di un primo passo ma che sicuramente non sarà l'ultimo. Anche in questo settore dev'essere incentivato e potenziato il lavoro agile anche perché, come ricordava l'onorevole Palazzotto, il lavoro effettivamente si presta molto più facilmente a essere adattato al lavoro agile rispetto ad altre mansioni.

Ho già avviato per le pubbliche amministrazioni una campagna di monitoraggio sull'effettiva realizzazione del lavoro agile ed è mio intendimento estendere questo tipo di rilievo anche alle società partecipate e a controllo pubblico nonché alla concessionarie di servizi pubblici. Assumo, quindi, l'impegno di riferire in Aula i risultati di questa attività, trascorso chiaramente un congruo periodo di tempo, anche in considerazione del fatto che lo smart working, che è questo tipo di misura di lavoro, dovrà entrare a far parte del nostro quotidiano.

PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di replicare.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). La ringrazio, signora Ministra, per l'onestà intellettuale e anche per l'impegno che qui si è assunta. Vede, il virus oggi fa emergere le contraddizioni anche del nostro modello di produzione. Le aziende, molte aziende, non vogliono oggi lo smart working perché dovrebbero rinunciare in parte a un controllo ossessivo sui tempi di lavoro che nelle aziende di call center viene messo in atto e che è incompatibile con i protocolli di sicurezza e in parte perché dovrebbero adeguare i propri software e questo avrebbe un costo. Se le aziende che erogano servizi di call center però rinunciassero a una piccola parte dei propri profitti, profitti che continuano a fare anche in questo momento mentre altre aziende hanno chiuso i battenti per garantire oggi la sicurezza dei lavoratori, non mi sembrerebbe proprio una tragedia se consideriamo, appunto, che loro possono continuare oggi a lavorare in teleworking.

In nessun momento io penso che il profitto possa venire prima della vita delle persone e non lo può essere sicuramente in questo momento, perché dalla sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie dipende la sicurezza di tutti noi. Quindi, io mi auguro che nelle prossime ore, oltre al suo impegno, ci sia una revisione nella decisione del Governo e che si facciano rientrare i call center tra le attività che non vengono considerate essenziali da svolgere sul luogo di lavoro e che si possono svolgere solo ed esclusivamente con teleworking per garantire la sicurezza di tutti.

(Chiarimenti in merito al numero dei detenuti che potranno usufruire della detenzione domiciliare in virtù delle disposizioni previste per il contenimento dell'emergenza COVID-19, nonché in ordine al numero dei cosiddetti braccialetti elettronici a disposizione dell'amministrazione penitenziaria - n. 3-01388)

PRESIDENTE. Il deputato Jacopo Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01388 (Vedi l'allegato A).

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, 27 istituti penitenziari in tutt'Italia messi a ferro e fuoco dai disordini negli scorsi 7, 8 e 9 marzo, con 6 mila detenuti coinvolti, oltre 35 milioni di euro di danni stimati, oltre 60 agenti della polizia penitenziaria feriti, circa 72 evasi e, grazie al lavoro delle forze dell'ordine, ridotti a soli tre, di cui ancora un omicida, e 13 detenuti morti per overdose. Questo è lo scenario di guerra che ha coinvolto le carceri italiane in un momento di grave emergenza per il Paese e il dato non è casuale, Ministro. È un braccio di ferro con lo Stato che ha risposto con la resa, con un Governo dove il Ministro della Giustizia ha risposto con l'articolo 123 del decreto-legge n. 18, cosiddetto “cura Italia”, varato lo scorso 17 marzo, ovvero una sorta di svuota carceri mascherato che consente a spacciatori, rapinatori, ladri e truffatori il beneficio della detenzione domiciliare.

Di qui il question time in oggetto, per chiederle quanti e quali detenuti possono ottenere il beneficio della detenzione domiciliare, se siano già disponibili i braccialetti elettronici e con quali costi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. L'articolo 123 del decreto-legge n. 18 del 2020 si inserisce in un quadro molto ampio di interventi, su cui mi concentrerò nelle altre odierne risposte, che hanno l'obiettivo di tutelare dall'emergenza Coronavirus coloro che lavorano e vivono dentro le carceri. In un momento come quello che sta vivendo il nostro Paese è particolarmente importante fornire ai cittadini informazioni corrette. Per questo dobbiamo ricordare che la norma approvata da questo Governo riprende, snellendolo per un periodo limitato, un meccanismo introdotto in Italia dalla legge n. 199 del 2010, una legge votata dall'allora Lega Nord e dall'allora Popolo delle Libertà, con cui si dava e si dà tutt'oggi al detenuto la possibilità di passare dal carcere alla detenzione domiciliare se deve scontare una pena residua di dodici mesi, successivamente aumentati con altra legge a diciotto. È una procedura, quella prevista dalla legge del 2010, su cui bisognava intervenire viste le risorse limitate e l'emergenza sanitaria in corso.

Sia chiaro: io ho assoluto rispetto delle posizioni anche molto critiche dell'opposizione. Mi limito a constatare, però, che siamo di fronte a due leggi che condividono la medesima logica di fondo. Dunque, devo dedurre che, secondo gli interroganti, nel 2010 senza alcuna emergenza sanitaria andava bene; oggi, che la Lega è all'opposizione, non va più bene e sarebbe addirittura, sempre secondo quanto espongono gli interroganti, un indulto mascherato.

Aggiungo che la legge n. 199 del 2010 e successive modifiche, che per comodità chiameremo legge PdL-Lega Nord, ha permesso nei primi tre anni a circa 9 mila detenuti in carcere di passare alla detenzione domiciliare. Il numero degli effettivi destinatari della nuova legge, invece, tra i 6 mila detenuti circa non condannati per reati cosiddetti ostativi e con pena residua fino a diciotto mesi, oggi già tutti potenzialmente destinatari della precedente n. legge 199 del 2010, dipenderà da diversi requisiti e variabili, come, per esempio, il domicilio idoneo, che dovranno essere accertati dalla magistratura in virtù di un procedimento certamente più semplice. A sette giorni dall'entrata in vigore del decreto, fornire qualsiasi altra previsione numerica futura, addirittura divisa per reati, al Parlamento italiano sarebbe certamente scorretto.

Possiamo soltanto dire che, ad oggi, circa cinquanta detenuti risulta abbiano beneficiato della misura di cui all'articolo 123. Ricordo che, a differenza della legge PdL-Lega Nord, adesso è previsto l'uso del braccialetto elettronico per coloro che devono scontare una pena superiore ai sei mesi, sono esclusi i condannati per corruzione, maltrattamenti in famiglia o stalking, così come vengono esclusi esplicitamente tutti i detenuti che abbiano subìto nell'ultimo anno sanzioni disciplinari per comportamenti gravi o che abbiano partecipato alle rivolte degli inizi di marzo. Dunque, non c'è alcun premio per i rivoltosi ed è grave soltanto pensarlo. Infine, dalle interlocuzioni - ho concluso, Presidente - con il Ministero dell'Interno, emerge fino al 15 maggio l'effettiva disponibilità di 2.600 braccialetti elettronici da installare in via progressiva settimanalmente che non hanno costi ulteriori, in quanto compresi nel contratto triennale siglato nel 2018, per un valore complessivo di 23 milioni di euro.

Prima dell'approvazione del decreto ho voluto informare personalmente le opposizioni. Auspico sinceramente che, in questo momento di grande difficoltà, possiamo abbandonare le polemiche e, nel rispetto delle relative posizioni, concentrarci su uno sforzo comune.

PRESIDENTE. Il deputato Jacopo Morrone ha facoltà di replicare. Prego, onorevole.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, signor Ministro. Non c'è bisogno di dirle che la sua risposta non solo è insoddisfacente, ma addirittura offende l'intelligenza degli italiani, signor Ministro. È evidente a tutti che queste rivolte hanno avuto una regia e uno scopo ben preciso, e che l'obiettivo prefissato è stato raggiunto grazie alla miopia del Governo Conte e alla sua chiusura nei confronti delle nostre proposte.

Non posso essere d'accordo con un Governo che consentirà a migliaia di detenuti di ottenere una premialità a cui non avrebbero avuto diritto, ma di cui potranno godere, mentre lo stesso Governo mette in reclusione e commina sanzioni durissime a persone perbene. Non posso essere d'accordo con un provvedimento “svuota carceri” di cui potranno usufruire detenuti che non hanno seguito il percorso riabilitativo, che presentano segnali di possibile pericolo di fuga o, addirittura, di reiterazione del reato, Ministro. Non posso essere d'accordo con questa beffa per gli italiani onesti e per il lavoro, durissimo, delle Forze dell'ordine e della Polizia penitenziaria, che vedranno vanificati i loro sforzi di tutela della sicurezza e di obbedienza alle leggi dello Stato.

Non posso essere d'accordo con un Governo che libera detenuti che non ne avrebbero diritto, aumentando, di fatto, i pregiudicati per le strade, con grave pregiudizio della sicurezza collettiva. Non posso essere d'accordo con un Governo che nega mascherine, guanti e strumenti di difesa come il taser agli agenti della Polizia penitenziaria, mentre investe copiose risorse in braccialetti elettronici per consentire a detenuti che non ne hanno diritto di usufruire dei domiciliari. Non posso essere d'accordo con un Governo che consente una libertà incondizionata a migliaia di detenuti e non muove un dito per le migliaia di magistrati onorari che, per il blocco dell'attività giudiziaria, a fine mese non vedranno uno stipendio. Non posso essere d'accordo con un Governo - e chiudo, Presidente - che sta mettendo in gioco l'autorevolezza, la fermezza e la credibilità dello Stato e delle istituzioni, per seguire la strada di chi vuole la libertà incondizionata per migliaia di detenuti, per interesse personale o in chiave ideologica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Elementi in merito alla platea di detenuti beneficiari delle recenti misure volte a limitare il sovraffollamento carcerario in ragione dell'emergenza COVID-19 e iniziative volte a temperare gli effetti del blocco dei colloqui visivi – n. 3-01389)

PRESIDENTE. Il deputato Bazoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01389 (Vedi l'allegato A).

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nei giorni scorsi i detenuti dei penitenziari di Brescia, ma mi risulta anche in altri penitenziari, hanno fatto una raccolta fondi da destinare all'emergenza Coronavirus; questo a testimonianza del fatto che dentro le carceri c'è una grande attenzione a quello che succede fuori. Ma oggi c'è anche una grande preoccupazione, che sappiamo accomuna i detenuti, la Polizia penitenziaria, il personale amministrativo e dirigenziale che lavora dentro le carceri. E la grande preoccupazione dipende dal fatto che noi sappiamo che le carceri sono luoghi inidonei a garantire di per sé la sicurezza rispetto ai rischi di epidemia da Coronavirus perché sono luoghi chiusi, nei quali la distanza sociale non può essere garantita. Quindi, c'è questa grande preoccupazione, che è del tutto legittima. Noi sappiamo che nel decreto “Cura Italia” sono state introdotte delle misure che dovrebbero servire in qualche modo a togliere pressione al sistema carcerario, per scongiurare i rischi di epidemia, che sarebbero catastrofici, all'interno dei penitenziari.

Ci interessa capire, signor Ministro, quali sono gli effetti di queste misure e come si intendono attuare in modo che producano effetti immediati, perché ora e adesso c'è bisogno che producano effetti per evitare quei rischi di cui dicevo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Nel quadro degli interventi per far fronte all'emergenza Coronavirus, la peculiarità degli istituti penitenziari impone alcune misure specifiche. Per tale ragione e con questa consapevolezza, già dal 22 febbraio 2020 il Ministero si è attivato per salvaguardare la salute di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere, costituendo anche un'unità di crisi per il monitoraggio dell'andamento del fenomeno e per l'adozione tempestiva delle conseguenti iniziative. Il 25 febbraio si divulgava la circolare del Ministero della Salute e venivano attivate misure volte alla creazione di spazi di isolamento per i casi sospetti, nonché all'installazione di tende pre-triage per gli ingressi dei nuovi detenuti. A oggi, sono 145 le tensostrutture installate all'ingresso dei penitenziari e altre strutture hanno comunque allestito una zona filtro.

L'opera preventiva continuava serrata, con la circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 26 febbraio e le note del 5, 13 e 21 marzo, a cui si rinvia. È in corso di verifica l'utilizzabilità, tra l'altro urgente, di padiglioni a cui si è lavorato in questi anni. Per dare un quadro completo, bisogna sottolineare che si registra nelle prime tre settimane di marzo una riduzione della popolazione detenuta in carcere, passata da 61.235 ai 58.592 effettivi nelle camere di detenzione, prevalentemente in virtù delle leggi vigenti prima del decreto-legge n. 18 del 2020, attribuendo a quest'ultimo un'incidenza stimata di circa 200 detenuti, tra articolo 123 e articolo 124. Chiaramente si tratta di dati che necessitano di un tempo di maggiore verifica e valutazione, all'esito delle quali sarà possibile e doveroso valutare l'impatto. Come ho già detto nella precedente risposta, a cui rinvio anche per il dato dei cosiddetti braccialetti elettronici, non è possibile accertare adesso quanti detenuti passeranno effettivamente alla detenzione domiciliare, mentre posso dire che, oltre ai 50 detenuti passati, dall'entrata in vigore del decreto, alla detenzione domiciliare, 150 detenuti sono stati interessati dalla concessione di licenze in virtù dell'articolo 124 del decreto-legge n. 18 del 2020. Si tratta di detenuti già ammessi al regime di semilibertà che durante il giorno si trovavano già fuori dalle carceri e non vi rientrano più la notte, evitando così il rischio di portare eventualmente il virus all'interno dell'istituto penitenziario. Il Governo, nelle ultime settimane, ha stabilito diverse restrizioni per tutti i cittadini. Nell'ambito penitenziario, stiamo facendo il possibile per attenuare l'impatto di quelle restrizioni sul rapporto tra i detenuti e i loro cari, implementando, per esempio, modalità di attuazione di colloquio a distanza. È stata effettuata, anche in sinergia con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, tra l'altro in costante contatto con la task force istituita al Ministero, un'attenta opera di informazione alla popolazione detenuta sull'importanza e sulle finalità dei provvedimenti adottati dal Governo. Sono stati già acquisiti - ho concluso, Presidente - dall'amministrazione penitenziaria e da quella della giustizia minorile, a seguito di donazioni, 1.600 telefoni cellulari e altri 1.600 sono in via di acquisizione. Inoltre, abbiamo previsto e stiamo implementando la possibilità di effettuare video colloqui senza alcuna spesa per tutti i detenuti, l'incremento della corrispondenza telefonica che sarà effettuata gratuitamente, l'utilizzo senza costi del servizio di lavanderia, la possibilità di ricevere vaglia postali on line, l'aumento dei limiti di spesa per ciascun detenuto.

PRESIDENTE. Il deputato Verini ha facoltà di replicare. Prego, onorevole Verini.

WALTER VERINI (PD). Sì, grazie, Presidente. Grazie, Ministro, ma bisogna accelerare, fare presto. Nelle carceri ci sono quasi 10 mila detenuti in più della capienza, una bomba sanitaria. Non si tratta soltanto di rispettare la civiltà e la Costituzione, che impongono pene certe, ma umane, tese a non far delinquere più chi ha pagato il suo debito e torna nella società.

E diciamo grazie al Presidente Mattarella per le parole dette, in questo senso, proprio l'altro ieri. Sono in gioco la salute e la vita di chi sta in carcere e di chi lavora in carcere, come le migliaia di agenti di polizia penitenziaria, a cui va il nostro ringraziamento. Si brucino le tappe allora, Ministro, per avere i braccialetti, ma si faccia in modo, anche in sede di conversione del decreto, che gli autori di gravi reati rimangano in carcere, ma quelli con buona condotta, a cui mancano pochi mesi o che già escono per lavorare fuori dai penitenziari, rimangano comunque ai domiciliari; ci saranno più spazi per gestire l'isolamento sanitario, meno tensione, meno rischi di rivolta come quelle già drammaticamente avvenute.

Infine, diciamo basta a chi vuole spaventare la gente sparlando a proposito di “svuota carceri” e delinquenti per le strade: non è così, e avanti, avanti, dopo la necessaria sospensione dei colloqui, con più telefonate, più collegamenti Skype per i detenuti con le loro famiglie; meno tensione significa più sicurezza.

Da ultimo, Ministro, noi non chiediamo, in questo momento, tanto le dimissioni di qualcuno; ora è il tempo di lavorare, accelerare, non di fare polemiche; ma, intanto, le consigliamo, ci permettiamo: rafforzi il vertice del DAP, ce n'è bisogno e magari si cominci col ricoprire prima possibile quel ruolo di vicedirettore che manca da tempo.

(Iniziative volte alla tutela della salute all'interno delle carceri nell'ambito dell'emergenza COVID-19, a favore del personale della polizia penitenziaria e dei detenuti - n. 3-01390)

PRESIDENTE. La deputata Lucia Annibali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-01390 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria. Prego, collega Annibali.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Ministro, la possibilità che un istituto penitenziario diventi un focolaio è un rischio estremamente concreto, che il Paese non si può permettere. L'impressione, non solo nostra, è che una situazione così delicata non sia stata gestita in modo adeguato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Per questo, come Italia Viva, torniamo a chiedere le dimissioni del capo del DAP. Vi sono operatori che vivono una situazione di forte ansia, dovuta alla mancanza di dispositivi di protezione individuale, permangono difficoltà nell'uso della piattaforma Skype, che oggi sostituisce i colloqui diretti tra detenuti e familiari. L'Unione delle Camere penali la interroga da giorni, senza ricevere risposta. E, allora, di fronte a tutto ciò, non è un caso che dalla Polizia penitenziaria ai medici che operano nelle carceri, agli operatori del diritto, all'ANM, oggi CSM, tutti ritengono inadeguati i provvedimenti da lei assunti. Le chiediamo, signor Ministro, scelte chiare e lungimiranti per la tutela dei detenuti e degli agenti della Polizia penitenziaria e del personale tutto che opera nelle carceri.

PRESIDENTE. Il Ministro Alfonso Bonafede ha facoltà di rispondere. Prego, signor Ministro.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Nel rispondere all'interrogazione in oggetto ovviamente richiamo il contenuto delle precedenti risposte. Ci tengo a fare alcune specificazioni in merito ad alcune critiche sollevate dagli interroganti, facendo una premessa per me fondamentale: è per me un immenso onore poter ringraziare, ancora una volta, la Polizia penitenziaria, per il lavoro che tutti i giorni porta avanti nell'ombra; donne e uomini che amano il nostro Paese e lo servono in condizioni difficilissime; e permettetemi, altresì, di ringraziare tutti i provveditori, direttori, educatori e operatori che ogni giorno sono in prima linea in un mondo difficile come quello penitenziario.

Per quanto concerne i presidi di protezione forniti al personale, ci tengo a riferire che, nella iniziale esiguità delle scorte per affrontare l'emergenza sanitaria a livello nazionale, il Ministero, tramite l'amministrazione penitenziaria, si è sin da subito attivato al fine di dotare tutti gli operatori penitenziari, in primis coloro che espletano servizio all'interno delle sezioni detentive, delle mascherine e dei guanti. Alla data del 19 marzo, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha consegnato ai provveditorati regionali quasi 200 mila mascherine - per l'esattezza, 199.127 -, nonché circa 770 mila guanti di gomma monouso. Lunedì scorso sono state richieste al comitato operativo del Dipartimento della protezione civile altre 150 mila mascherine di tipo chirurgico, da distribuire agli istituti penitenziari e, inoltre, il Dipartimento sta già impiegando il massimo sforzo al fine di agevolare la produzione delle mascherine negli stessi istituti previdenziali grazie al lavoro dei detenuti. Allo stato attuale, la capacità produttiva si attesta intorno alle 8 mila mascherine chirurgiche al giorno che, dopo le necessarie validazioni, potranno rappresentare un evidente incremento della dotazione.

Ribadisco adesso che si registra, nelle prime tre settimane di marzo, una riduzione della popolazione detenuta in carcere, passata dai 61.235 ai 58.592 effettivi nelle camere detentive. Quando si interviene in una materia così delicata è importante monitorare attentamente l'effetto delle misure adottate, per valutarne il relativo impatto. Inoltre, è stato disposto che vengano eseguite nei confronti dei ristretti in carcere tutte le misure di carattere sanitario relative ai casi di contagio o di sospetto contagio; in tali casi, i detenuti vengono immediatamente visitati e isolati, secondo le disposizioni dei sanitari, in apposite stanze di pernottamento individuate dalle direzioni o trasferiti in strutture sanitarie. Alla data di oggi, risultano contagiati, su tutto il territorio nazionale, quindici detenuti.

Quanto alla circolare del 13 marzo 2020 a cui facevano riferimento gli interroganti, ad oggi superata da quella del 20 marzo, essa implementava semplicemente quanto disposto dal decreto-legge n. 14 del 2020; in ogni caso, ribadisco, è tuttora superata.

PRESIDENTE. Il deputato Gennaro Migliore ha facoltà di replicare. Prego, onorevole Migliore.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente, grazie signor Ministro. Vorrei, con grande chiarezza, esporre quella che è la nostra preoccupazione, anche perché le vorrei chiedere cosa è cambiato, in realtà, dall'ultima volta che è venuto in Parlamento. Purtroppo, non molto, e anche le sue ultime dichiarazioni lo confermano. In realtà, quello che cresce è un tema di grande vicinanza, che è stata assolutamente mancante, da parte dell'amministrazione penitenziaria, nei confronti di chi è in prima linea: lo denunciano coloro i quali non hanno visto una presenza effettiva, reale di coloro i quali avrebbero dovuto detenere la catena di comando; ed è per questo motivo che abbiamo chiesto, tra le altre cose, la rimozione del capo del DAP, anche perché sono state molte le circolari che sono prima partite e poi sono state ritirate. Lei ne ha citata un'altra, io cito quella che riferisce, per esempio, della chiusura degli spacci e che ha dato adito ad una protesta molto forte della Polizia penitenziaria e di tutto il personale.

Lo chiedo senza polemica, ma con grande forza: bisogna affrontare il tema del sovraffollamento, le stesse sue dichiarazioni fanno riferimento ad una situazione che potrebbe coinvolgere duecento persone, a fronte di un sovraffollamento di 10 mila; questa cosa non è accettabile, e per evitare che diventino un lazzaretto, noi dobbiamo avere la capacità di ascoltare, a partire dal Presidente Mattarella, tutte le voci che si sono levate, critiche, in questo momento; penso, per esempio, al CSM; penso ai radicali di Rita Bernardini; al garante dei detenuti; a tutti gli avvocati penalisti. In questo momento, bisogna fare tre cose: in primo luogo, dotare le persone di dispositivi di protezione individuale, quelli che lavorano, tutti, sempre e inequivocabilmente; in secondo luogo, fare un vero provvedimento che alleggerisca il carcere in questo momento, con l'utilizzo degli strumenti in questo momento già presenti; in terzo luogo, la rimozione del capo del DAP, per dare una linea di comando adeguata alla crisi che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Misure volte a decongestionare le carceri e ad assicurare una direzione efficace del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 3-01391)

PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Silli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01391 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna. Prego, onorevole Silli.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Sì, grazie, Presidente. È stato sotto gli occhi di tutti quello che è avvenuto nei due-tre giorni di grandi rivolte all'interno delle carceri, all'interno anche del carcere della mia città, Prato, per non parlare di sommosse vere e proprie, che hanno visto dei morti o addirittura delle evasioni, tanto che molti cittadini si sono domandati: ma come, nel terzo millennio, in un Paese occidentale, membro del G7, ancora evade qualcuno dal carcere?

Quindi, i problemi sul tavolo sono molteplici; non per ultimo, ovviamente, il problema di cui abbiamo parlato fino ad oggi, cioè le infezioni, il COVID. È indubbio che la situazione delle nostre carceri veramente è comparabile a un Paese del terzo mondo, sia per i detenuti, ma anche e soprattutto per la Polizia penitenziaria. È per questo, signor Ministro, che la interroghiamo riguardo a tutto ciò che concerne la congestione delle carceri, ma soprattutto a quello che concerne una guida affidabile al Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie Presidente, anche in questo caso la risposta alle domande rivolte dagli interroganti è in larga parte sovrapponibile a quanto già riferito in data odierna. Non c'è dubbio che lo sforzo dell'Amministrazione è teso a garantire la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari tenendo conto del numero delle persone che lavorano e vivono all'interno della struttura e degli spazi esistenti. Come ho già detto il Ministero si è mosso per cercare, nei limiti del possibile, e, tra l'altro, nel quadro di una disastrosa situazione sedimentatasi per decenni per provvedere a un regime di isolamento sanitario nel caso di necessità. Rinvio a quanto già riferito in ordine agli articoli 123 e 124 del decreto-legge n. 18 del 2020 e alla necessità di monitorare l'impatto delle norme per fare le conseguenti valutazioni. Ribadisco, inoltre, che l'attività dell'amministrazione penitenziaria si è mossa nel senso di garantire con tutte le difficoltà oggettive di questo momento un livello di prevenzione e di conseguente protezione della salute di coloro che lavorano e vivono all'interno degli istituti penitenziari. Quanto ai detenuti è importante ricordare che non si tratta soltanto di un'attenzione rivolta alle loro condizioni fisiche ma anche alla qualità della detenzione soprattutto in questo momento sotto il profilo anche del rapporto con i loro cari. Come ho già detto in un quadro legislativo di emergenza che pone eccezionali limiti alla possibilità di spostamento dei cittadini sono in fase di attuazione tutta una serie di provvedimenti finalizzati a compensare l'impossibilità di poter incontrare i loro familiari.

In ordine alle gravi rivolte a cui fanno cenno gli interroganti, comunico che ieri sera è stata depositata, così come precedentemente garantito, al Parlamento una relazione di aggiornamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che tutti i parlamentari potranno analizzare. È importante sottolineare, come ho già fatto, che la stragrande maggioranza dei detenuti non ha partecipato alle rivolte, così come è giusto rilevare che sono numerosi i gesti di solidarietà della popolazione detenuta in carcere nei confronti non solo della Polizia penitenziaria, dei direttori, degli operatori e degli educatori penitenziari ma anche di tutti i cittadini. Per quanto concerne l'emergenza Coronavirus allo stato attuale ribadisco che risultano 15 contagiati. In generale, su una materia delicata come quella penitenziaria ribadisco la mia apertura ad un confronto reale e concreto con le opposizioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Vittorio Sgarbi. Prego.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Ministro, onorevoli colleghi, il dilemma di questi giorni è fra due concetti fondamentali che riguardano la vita dei cittadini: la libertà e la salute. Abbiamo accettato di comprimere la prima; quando si parla di questo Parlamento chiuso nella sostanza si parla anche di questo e, ammesso che sia cosa giusta, dobbiamo dire che questo vale per tutti i cittadini, compresi i detenuti i quali hanno diritti basilari tra i quali quello alla salute. Chiedo, quindi, come oltre al rischio della libertà per gli innocenti possano stare in carcere i detenuti con custodia cautelare prima del primo grado e, quindi, come non sia necessario restituire loro con la libertà il diritto alla salute. Chiedo anche come possa vivere serenamente queste giornate il Ministro Bonafede che, con il principio della obbligatorietà dell'azione penale, è in piena flagranza di reato rispetto al decreto del Consiglio dei ministri che il suo comportamento intende superare. Leggo quello che dice e impone il DPCM: sono sospese manifestazioni, eventi, spettacoli, ivi inclusi cinematografici, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano l'affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza - un metro interpersonale - di almeno un metro. Quindi, com'è possibile che lei possa garantire un metro in carcere in cui sono in tre, in quattro o in cinque, lei in questo momento è pieno nella responsabilità morale e giuridica, lei è indagato! Un giudice che abbia correttezza deve indagarla perché lei è untore rispetto al rischio di morte che corrono quei cittadini!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo, quindi, la diretta televisiva.

Sull'ordine de lavori (ore 16,55).

PRESIDENTE. Il deputato Barelli ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, prego.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie signor Presidente, io voglio invitarla ad approfondire un tema che credo stia a cuore a tutti i colleghi, a tutti i deputati, e cioè la possibilità di poter accedere ai lavori della Camera, che peraltro auspichiamo possano svolgersi in maniera necessaria alla situazione, che, quindi, possa essere garantito il corretto svolgimento dei lavori. Mi riferisco evidentemente a due aspetti: quello sanitario e quello organizzativo.

Ho saputo che nella Conferenza dei capigruppo di ieri è stato detto, è stato dichiarato che l'agenzia presso la Camera è a disposizione per trovare eventuali strutture alberghiere – ovviamente, non mi riferisco ai colleghi che come me sono residenti nel Lazio - e che gli aspetti logistici possono essere risolti in questo modo. Sollevo sommessamente perplessità in quanto le strutture alberghiere sono notoriamente quasi tutte chiuse e, comunque, non garantiscono servizi adeguati come quello della ristorazione. Credo che dal punto di vista organizzativo la Camera e, quindi, la Presidenza si deve fare carico di questo aspetto, di questo problema affinché non ci possano essere strumentalizzazioni esterne da parte di coloro i quali dicono che i parlamentari stanno a casa a “grattarci la panza” (scusatemi il termine alla romana), e non è assolutamente vero in quanto tutti quanti sono desiderosi, in sicurezza, di poter frequentare la Camera.

C'è poi un problema di carattere sanitario e normativo; ovviamente, tutto questo va svolto in totale sicurezza, pertanto la Presidenza può, con le autorità competenti, valutare quali sono i metodi e i modi più accessibili affinché possa essere tutelata l'incolumità dei cittadini parlamentari che desiderano essere presenti ai lavori del Parlamento. Poi c'è un aspetto di carattere normativo. Ci sono delle ordinanze a livello regionale che si sommano alle disposizioni del Governo e che prevedono per il ritorno alle proprie abitazioni in parecchie regioni, ma anche per la frequentazione nell'ambito del territorio della regione Lazio, aspetti relativi al rispetto della quarantena. Tutto questo è un tema, anche dal punto di vista normativo, che i parlamentari, primi ad essere rispettosi delle norme e delle ordinanze devono tener conto, e pertanto, anche da questo punto di vista, credo che la Presidenza della Camera debba farsi carico di analizzare questo aspetto e dare delle direttive in maniera specifica agli organi competenti. Tali perplessità o tali indicazioni possono essere indirizzate alla Presidenza del Consiglio per poi, magari, scendere a livello di ordinanze regionali. Tutto questo Presidente proprio per dar modo ai colleghi che sono fuori della regione Lazio di poter accedere con semplicità e nella tutela della propria salute ai lavori della del Parlamento.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole, come lei stesso ha ricordato, il tema è stato affrontato anche ieri in sede di Conferenza dei capigruppo anche con la presenza dei Questori. Sull'aspetto logistico lo ha citato anche lei, è chiaro che siamo di fronte a una serie di disagi che riguardano tutti gli italiani e, quindi, non possono non riguardare anche noi, riguardano anche tutti gli italiani che comunque si devono muovere fuori dalle loro città per motivi di lavoro e subiscono anche loro questi disagi e credo che all'interno di questi disagi ci saranno anche quelli dei colleghi parlamentari. Sull'aspetto sanitario penso che le misure che sono state adottate sono quelle che maggiormente possono tutelare tutti i colleghi e tenere in garanzia i nostri lavori, così come stiamo svolgendo anche oggi. Per ultimo lei ha citato un tema che riguarda gli aspetti più normativi che competono e hanno la delicatezza di riguardare i rapporti tra Governo e Parlamento e i limiti che possono essere imposti ai parlamentari; è chiaro che ci sono dei limiti di carattere sanitario che tutti noi rispettiamo a prescindere, poi ci sono dei doveri di funzionamento che riguardano questa istituzione e in questo il Ministro D'Incà ieri ha preso l'impegno di valutare, anche insieme alla Ministra Lamorgese, tutte le modalità per consentire non con facilità perché per facilità non ci sarà per nessuno ma per consentire a tutti di poter accedere ai lavori parlamentari con le modalità che la Conferenza dei capigruppo ha concordato.

Sono certo che da questa emergenza, perché di emergenza si tratta, come ha ricordato bene il Presidente Fico, aprendo i lavori della Conferenza dei capigruppo ieri, ne usciremo comunque con le modalità atte per poter consentire che questo Parlamento funzioni al meglio.

Onorevole Sgarbi, lei aveva concordato con il Presidente Fico, se non sbaglio, di fare una commemorazione …

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Sì, l'avevo concordato. Vorrei indicare, tra i disagi, oltre al fatto che i cittadini non hanno la possibilità di fare i funerali ai loro congiunti scomparsi, come sia la prima volta che nella Camera non si commemorano deputati, colleghi, di grande importanza come Carlo Casini e Alberto Arbasino. Credo di poterlo fare, non so se nell'ora che ci separa da qui all'incontro con il Presidente del Consiglio più tardi, ma mi pare necessario, avendo diritto di parola, perché non sia sospesa la Camera, che si onorino almeno i morti, i grandi morti della cultura, della politica e dell'arte italiana.

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, proprio per l'importanza delle persone da lei citate e considerando che la Presidenza ha fatto l'annuncio dei decessi proprio in apertura - lo ha fatto il Presidente Fico - io credo che sia giusto considerare un momento in cui queste figure possano essere ricordate con lo spazio, il tempo e le modalità che l'Aula riterrà più adeguate. La ringrazio.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, sempre sull'ordine dei lavori?

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Sì, sullo stesso tema affrontato da un collega in precedenza, ma anche dal collega Fusacchia durante lo svolgimento del question time. Il dibattito sullo svolgimento dei lavori di questa Camera e del Senato della Repubblica fuori da queste Aule sta continuando ormai da settimane. Io vorrei davvero, sommessamente, con il massimo rispetto che ho per questa istituzione, sollevare la questione all'interno di questa Camera. La crisi che sta vivendo il nostro Paese è delicatissima: parte da una crisi sanitaria, ora si sta riversando verso una crisi economico-finanziaria e non vorrei che si trasformasse, davvero, anche in una crisi democratica. Secondo me, bisogna prestare la massima attenzione a questo aspetto.

Io ritengo che si debba davvero convocare la Giunta per il Regolamento; credo che quella sia la sede opportuna per affrontare questo argomento, magari convocando un tavolo tecnico, consultandosi con dei tecnici, ascoltando dei costituzionalisti, rispetto alla possibilità di procedere con dei lavori, anche in videoconferenza e anche con un voto a distanza, che diano la possibilità a tutti di poter partecipare ai lavori parlamentari, perché è fondamentale, secondo me, che non si privi nessuno della possibilità di partecipare ai lavori parlamentari, di potersi esprimere e di garantire i diritti costituzionali di ogni parlamentare. Quindi, quello che chiedo è che sia convocata la Giunta per il Regolamento e che si faccia un approfondimento su questo argomento.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Brescia. Volevo solo dirle che la Giunta per il Regolamento è già stata convocata dal Presidente Fico, sta lavorando in tal senso e le modalità con cui questi lavori si svolgono garantiscono naturalmente la piena efficacia dei lavori di questo Parlamento, piena efficacia garantita dal consenso generale che tutti i gruppi hanno fin qui dato. Io penso che l'emergenza che riguarda il Paese continuerà a garantire che questo rapporto tra maggioranza e opposizione garantisca appunto il funzionamento dell'Aula. Comunque, riporterò anche le sue parole al Presidente Fico.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sempre sull'ordine dei lavori, immagino.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Sì, Presidente volevo anch'io chiederle di…

PRESIDENTE. Cambi microfono, onorevole Fusacchia. Uno qualsiasi, ce ne sono parecchi liberi, direi…

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, volevo chiedere la cortesia di riportare un messaggio, a integrazione di quello che ha appena detto il collega Brescia, al Presidente Fico e alla capigruppo, relativo al fatto che, capisco perfettamente la complessità, ovviamente, di cambiare le regole di funzionamento di un'istituzione complessa come la nostra, ma è ugualmente complessa la situazione in cui ci troviamo.

Credo che richieda una risposta che può essere anche modulata in una maniera articolata ma che permetta, ad esempio, di fare quello che informalmente alcuni colleghi stanno già facendo e cioè di capire come gestire le questioni più procedurali, inerenti alle modalità di votazione, che richiedono una presenza fisica, ma occorre non far passare per un secondo di più il messaggio, che sta comunque passando - poi noi qui ci possiamo raccontare quello che vogliamo - là fuori, ovvero che c'è un Parlamento che sta lavorando in maniera molto ridotta.

Presidente, il punto è molto semplice: la risposta che possiamo dare come istituzione, se l'unica maniera per lavorare è la presenza fisica, per quanto, poi, ci distanziamo, ci riduciamo, facciamo un contingentamento, sarà di occuparci inevitabilmente, come spazio fisico e come tempo di lavoro, del minimo che serve per poter gestire una situazione complessa. E c'è tutta un'istituzione che sta lavorando per capire come fare questa cosa. Nulla impedisce alle Commissioni parlamentari di trovarsi on-line, ognuno da casa, e di discutere e di dibattere di quello che sta succedendo nel Paese, di confrontarsi su quali sono i provvedimenti prioritari da adottare, su che cosa si pensi dei provvedimenti che sta adottando il Governo.

Presidente, quando io partecipo ai lavori della Commissione VII, da due anni a questa parte, non c'è nessun bottone che devo pigiare; mi vedo con i colleghi, quando il Presidente ci chiede se dobbiamo chiedere la parola alziamo la mano, non capisco perché questa cosa non si possa fare da dietro uno schermo, soprattutto se, alla fine di quel momento, non c'è nessuna votazione. Io capisco che la votazione sia un problema importante, ma portiamoci avanti col lavoro. E queste discussioni le possiamo registrare e mettere on-line e il Paese può vedere quello che realmente stiamo facendo, lavorando 18 ore al giorno, in questo momento.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Onorevole Fusacchia, rispondo anche a lei che questo Parlamento sta lavorando, naturalmente; molto dipende dall'agenda che si mette ed è chiaro che l'agenda è condizionata da quello che sta accadendo. Oggi alle 18 sarà qui in Aula il Presidente Conte, domani mattina sarà al Senato, già questa settimana - proseguirà nella prossima - è cominciato il lavoro di conversione sui decreti-legge. È nostro dovere, dovere di queste istituzioni, far sì che questa conversione veda, anche con le modalità che lei suggeriva, la partecipazione di tutti i colleghi. Sono convinto che la collaborazione che si è instaurata tra tutti i gruppi consentirà questi risultati.

Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative assunte dal Governo per fronteggiare l'emergenza derivante dal diffondersi dell'epidemia da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative assunte dal Governo per fronteggiare l'emergenza derivante dal diffondersi dell'epidemia da COVID-19 che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, la diffusione dell'epidemia da Coronavirus ha innescato in Italia e in Europa una crisi senza precedenti che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima. La necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull'intero sistema produttivo che coinvolge imprese, famiglie e lavoratori. Sono giorni terribili per la comunità nazionale. Ogni giorno siamo costretti a registrare nuovi decessi. È un dolore per la nostra comunità che perde i più fragili, i vulnerabili; è un dolore che si rinnova costantemente. Non avremmo mai pensato in questo nostro Paese, di questi tempi, di guardare immagini in cui sfilano file di autocarri dell'esercito cariche di bare dei nostri concittadini. Ai loro familiari va il mio, ma immagino il nostro, partecipe pensiero, la nostra commossa vicinanza (Applausi).

Permettetemi di rivolgere da quest'Aula anche un sentito ringraziamento agli sforzi straordinari - sottolineo straordinari - di tanti medici, infermieri e di tutti coloro che in questi giorni difficili rischiano la vita per salvare quella degli altri. Nei giorni scorsi mi ha scritto Michela, un'infermiera che lavora al reparto COVID dell'ospedale di Senigallia, una lettera pubblica, molti di voi l'avranno letta. Mi ha scritto questa lunga lettera alla quale, in questi giorni di frenetici impegni, non sono ancora riuscito a rispondere. Con grande dignità mi ha chiesto che gli sforzi e i rischi che si stanno assumendo lei con le colleghe e con i colleghi in questi giorni non siano dimenticati quando l'emergenza sarà finita. Ecco, Michela - lo dico a nome del Governo, ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento potranno ritrovarsi in questo impegno - noi non ci dimenticheremo di voi, di queste giornate così rischiose e così stressanti (Applausi).

Stiamo combattendo un nemico invisibile, insidioso, che entra nelle nostre case, divide le nostre famiglie; ci ha imposto di ridefinire persino le relazioni interpersonali; ci fa sospettare di mani amiche; alla fine, ci ha condotto ad una limitazione significativa degli spostamenti pur di contenere il contagio e di mitigare il rischio di una diffusione incontrollata. Questa emergenza è così coinvolgente che arriva a sfidare il nostro Paese in tutte le sue componenti, in tutti i suoi gangli vitali; è una sfida ad un tempo sanitaria, economica, sociale; ci coinvolge tutti, nessuno escluso.

È un'emergenza che riguarda il settore pubblico, ma riguarda anche il settore privato; coinvolge i rappresentanti delle istituzioni, ma anche i semplici cittadini. Il Governo - e chi vi parla in particolare - è pienamente consapevole che dalle sue scelte, da ogni decisione assunta discendono conseguenze oggi più che mai di immane portata per la vita, la vita fisica innanzitutto, dei singoli cittadini, scelte che condizioneranno anche il futuro della nostra comunità. Siamo all'altezza del compito che il destino ci ha riservato? La storia domani ci giudicherà. Verrà il tempo dei bilanci, delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Tutti avranno la possibilità di sindacare frigido pacatoque animo il lavoro svolto e trarne le conseguenze. D'altra parte in questi giorni molti hanno riletto ed evocato anche pubblicamente le pagine sulla peste scritte da Manzoni ne I promessi sposi: proprio in quest'opera viene ricordato un antico proverbio, ancora oggi fortemente in auge, per cui del senno del poi son piene le fosse. Ci sarà un tempo per tutto, ma oggi è il tempo dell'azione, il tempo della responsabilità dalla quale nessuno può fuggire. La responsabilità massima compete al Governo: senz'altro, ne siamo consapevoli ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni nella sede dove operate voi, rappresentanti del popolo. Ma la responsabilità - non mi stanco di dirlo - è di tutti i cittadini, anche di voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza siamo chiamati a conformare tutte le nostre azioni verso il bene comune al quale siamo chiamati a contribuire attraverso il rispetto delle regole - di quelle prescrizioni che abbiamo indicate - con pazienza, fiducia e responsabilità. Il Governo ha agito con la massima determinazione e con assoluta speditezza approntando, ben prima di qualunque altro Paese, le misure di massima precauzione a partire dal 22 gennaio. Ben prima che il 30 gennaio l'Organizzazione Mondiale della Sanità decretasse e dichiarasse il Coronavirus emergenza internazionale di salute pubblica, abbiamo adottato vari provvedimenti cautelativi tra i quali ne ricordo alcuni: la costituzione di una task force presso il Ministero della Salute avvenuta il 22 gennaio; un'ordinanza del Ministro della Salute sulle misure profilattiche, il 25 gennaio; il divieto di atterraggio - siamo al 27 gennaio - dei voli provenienti dalla Cina negli aeroporti nazionali che ha prodotto un brusco calo del flusso di passeggeri direttamente provenienti dai focolai epidemici più intensi. Il 31 gennaio, all'indomani del primo episodio verificatosi a Roma, abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale per la durata cautelativa di sei mesi, affidando alla Protezione civile il compito di coordinare le attività di sostegno alle regioni per fronteggiare l'emergenza. Ricordo che l'organizzazione della sanità è di completa competenza delle regioni, mentre allo Stato spetta dettare i principi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Il Governo ha dunque anticipato la reazione ponendo in essere tutte le azioni di sua competenza necessarie e utili a presidiare i beni primari della vita e della salute dei cittadini. Il significativo tasso di contagio attribuito al COVID-19 con la previsione di una diffusione incontrollata del virus ha posto subito all'attenzione delle autorità sanitarie la realistica possibilità di un sovraccarico del sistema sanitario rispetto alla necessità di erogare cure che, con particolare riferimento alla popolazione più debole e più anziana, richiedono, come ormai è noto, interventi di terapia intensiva e subintensiva con un tasso di ospedalizzazione difficilmente sostenibile dall'intero Sistema sanitario nazionale. La limitazione del contagio è stata quindi da subito la scelta necessaria a consentire al sistema di adeguarsi con un piano emergenziale specifico.

In questa prospettiva i primi interventi di impatto e contenimento hanno avuto l'obiettivo di isolare i casi positivi, tracciare i contatti stretti e individuare i cosiddetti focolai.

Ricordo che il primo caso di paziente italiano positivo al virus è stato scoperto a Codogno il 21 febbraio. Nella medesima giornata i contagiati sono esplosi poco dopo a quindici persone. Pressoché contemporaneamente un altro focolaio è stato scoperto a Vo' Euganeo. Io sono stato raggiunto da queste notizie mentre ero a Bruxelles per una riunione fiume del Consiglio europeo. Appena rientrato a Roma, la sera del 21 febbraio mi sono subito precipitato in Protezione civile per avere un puntuale aggiornamento. Il giorno dopo, il 22 febbraio, ho convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri presso la Protezione civile, nel corso della quale con tutti i Ministri abbiamo adottato il decreto-legge n. 6 che ha disposto misure immediate di contenimento del contagio, definendo, al contempo, un percorso normativo per noi del tutto nuovo affidato allo strumento del DPCM, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con il compito, appunto, di definire via via le misure ritenute più idonee a fronteggiare l'emergenza. Con il decreto del Presidente del Consiglio del 23 febbraio, quindi immediato, sono state isolate le prime due cosiddette zone rosse, laddove avevamo rinvenuto i focolai, riguardanti i dieci comuni del Lodigiano e il comune di Vo' Euganeo. Con DPCM del 25 febbraio, qualche giorno dopo, preso atto dell'evolversi della situazione epidemiologica e dell'incremento dei casi anche sul territorio nazionale, si è intervenuti in tutti i comuni delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte sullo svolgimento delle manifestazioni sportive, sull'organizzazione delle attività scolastiche e della formazione superiore, sulla disciplina di misure di prevenzione sanitaria presso gli istituti penitenziari, sulla regolazione delle modalità di accesso agli esami di guida, sull'organizzazione delle attività culturali e turistiche. Una volta verificato che la circolazione del virus superava ambiti geografici facilmente chiaramente isolabili, la misura di contenimento geografico ha perso rilievo, le misure di contenimento geografico hanno perso rilievo, mentre hanno assunto ancora più rilevanza quelle di distanziamento sociale, via via incrementate con i provvedimenti che si sono succeduti dapprima nelle regioni interessate o contemporaneamente alle regioni interessate su tutto il territorio nazionale.

La scelta degli interventi effettuati - vorrei ricordare - si è sempre basata su accurate valutazioni del comitato tecnico-scientifico e ha mirato a contemperare l'esigenza di incidere in maniera bilanciata tra benefici e sacrifici imposti alla vita dei cittadini. Abbiamo sperimentato, primi in Europa, un percorso normativo volto a contemperare, da una parte l'esigenza per noi prioritaria di tutelare in massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall'altra, la necessità di assicurare adeguati presidi democratici. Per la prima volta - e parlo dalla fine del Secondo conflitto mondiale - siamo stati costretti a limitare alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, in particolare la libertà di circolazione e soggiorno, la libertà di riunione nelle sue varie forme, la libertà finanche di coltivare pratiche religiose. I principi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione ma contestualmente anche dell'adeguatezza e della proporzionalità dell'intervento rispetto all'obiettivo perseguito. E' questa la ragione della gradualità delle misure adottate che sono diventate restrittive via via che la diffusività e la gravità dell'epidemia si sono manifestate con maggiore severità, sempre sulla base delle indicazioni provenienti dal comitato tecnico-scientifico.

Poiché il nostro ordinamento - e lo vorrei sottolineare - non conosce, a differenza di altri ordinamenti giuridici, un'esplicita disciplina per lo stato di emergenza, abbiamo dovuto costruire, basandoci pur sempre sulla legislazione vigente, un metodo di azione e di intervento che mai è stato sperimentato prima.

Abbiamo ritenuto necessario ricorrere allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dopo aver posto il suo fondamento giuridico nell'iniziale decreto-legge, il n. 6 che ho già menzionato. Abbiamo ravvisato nel DPCM lo strumento giuridico più idoneo, innanzitutto perché agile, flessibile e in grado di adattarsi alla rapida e spesso imprevedibile evoluzione del contagio e alle sue conseguenze; in secondo luogo, perché abbiamo inteso garantire in questo modo, per questa via, la più uniforme applicazione delle misure. Ogni decreto del Presidente del Consiglio è sempre stato adottato con il coinvolgimento di tutti i Ministri che hanno anche potuto apportare - ciascuno per le rispettive competenze - le diverse sensibilità politiche. Abbiamo inoltre assicurato, peraltro come espressamente previsto dall'articolo 3, primo comma, del “decreto-legge madre”, il decreto-legge n. 6, il massimo coinvolgimento delle regioni, sia singolarmente sia attraverso la Conferenza Stato-regioni. Addirittura, per le misure che incidevano sulla libertà d'impresa, sull'iniziativa economica e sui diritti dei lavoratori abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere le parti sociali, sindacati e associazioni di categoria.

Alla fine del mese di febbraio, il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver acquisito dall'Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati, analizzava l'iter epidemiologico del COVID-19, il suo trend di diffusione e, dopo l'adozione delle prime forme di contenimento differenziate per zona, forniva ulteriori indicazioni. Il dato rappresentava una situazione di lieve flessione nell'incremento dei casi collocati nelle cosiddette zone rosse a cui corrispondeva contemporaneamente un aumento dell'incidenza in altre aree con conseguente allarme per le strutture sanitarie la cui organizzazione territoriale cominciava ad andare in sofferenza in ragione dell'impatto significativo del ricorso alle terapie intensive e subintensive. In tale contesto, con il diffondersi del virus e nel tentativo di arginare il contagio esponenziale, si moltiplicavano gli interventi emergenziali adottati tanto dai presidenti delle regioni quanto dai sindaci dei singoli comuni.

I successivi DPCM ci hanno consentito di graduare le misure, sovente specificamente circoscritte sul piano territoriale, in modo da renderle proporzionate e adeguate, sempre sulla base delle raccomandazioni del comitato tecnico scientifico, rispetto all'obiettivo del contenimento del contagio e della mitigazione del rischio epidemiologico. In particolare, con il DPCM dell'11 marzo abbiamo disposto la sospensione delle attività commerciali al dettaglio, quelle ritenute non essenziali, e abbiamo anche previsto la sospensione delle attività commerciali al dettaglio, ad eccezione della vendita di generi alimentari di prima necessità, dei servizi di ristorazione e dei servizi alla persona. Ricordo anche un passaggio particolarmente significativo che rivendico come un segnale da parte del Governo di massima attenzione al mondo del lavoro: la firma, avvenuta il 14 marzo dopo dodici ore di intenso lavoro e confronto con i sindacati e le associazioni datoriali, di un protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto al virus nei luoghi di lavoro, nel presupposto che la prosecuzione dell'attività lavorativa possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione.

Infine, siamo all'ultimo DPCM del 22 marzo con cui sono state ulteriormente integrate le misure di contenimento del contagio, prevedendo, tra l'altro, il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o di spostarsi con mezzi pubblici o privati di trasporto da un comune all'altro, salvo che per comprovate esigenze lavorative di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute, e anche la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità nonché servizi pubblici essenziali.

Quest'ultima misura in particolare, adottata all'esito di un confronto con le associazioni di categoria e i sindacati, si è rivelata - è storia e anche cronaca che è stata riportata sui giornali - di complessa elaborazione, dal momento che la selezione, come potete immaginare, delle filiere essenziali, in ragione della forte integrazione e interconnessione tra le produzioni, è risultata davvero molto elaborata e delicata. Nell'evidenziare che tutte le misure adottate, sulle quali ho riferito in modo quanto più possibile sintetico, si giustificano, come riconosciuto anche da giuristi intervenuti nel dibattito pubblico, per la straordinarietà e l'eccezionalità dell'evento, suscettibile di porre in grave e immediato pericolo la salute dei cittadini, sono consapevole della necessità di un doveroso coinvolgimento del Parlamento, che esprime al massimo grado la democraticità del nostro ordinamento.

Per tale ragione, con il decreto-legge adottato ieri dal Consiglio dei ministri, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, oltre ad aver trasferito in fonte di rango primario, tipizzandole, le misure di contenimento da adottare per contrastare i rischi derivanti dalla diffusione del virus, abbiamo anche introdotto una più puntuale procedimentalizzazione nell'adozione dei DPCM, prevedendo, tra l'altro, l'immediata trasmissione dei provvedimenti emanati ai Presidenti delle Camere, oltre all'obbligo del Presidente o di un ministro da lui delegato di riferire ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate. Oltre alle misure contenitive volte ad evitare la diffusione del contagio, il Governo si è subito attivato per sostenere il sistema sanitario, in sofferenza a seguito dell'incremento esponenziale del numero dei ricoverati.

Con il Ministro Speranza, con il capo della Protezione civile Borrelli, con il commissario Arcuri, che abbiamo nel frattempo nominato, e con tutti i ministri - ne cito solo alcuni per consuetudine di videoconferenze quotidiane, ma sono consapevole che sto facendo torto ai ministri non menzionati: menziono il Ministro Boccia, il Ministro Di Maio, il Ministro Guerini - abbiamo tutti insieme e stiamo lavorando incessantemente per superare queste difficoltà. L'evoluzione dell'epidemia ha indotto il Governo a individuare ulteriori specifiche misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale con riguardo alle risorse umane, strumentali e alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie tramite il decreto-legge n. 14 del 2020. Fra le norme proposte dal decreto ricordo le misure straordinarie per l'assunzione degli specializzandi in medicina, per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario su tutto il territorio nazionale, nonché l'assunzione a tempo determinato del personale delle professioni sanitarie, dei medici e degli specializzandi, nonché l'aumento del monte ore della specialistica ambulatoriale convenzionata interna.

È stato avviato, in parallelo, l'acquisto di strumentazione specialistica, consistente soprattutto in macchine e altri dispositivi per la ventilazione invasiva e non invasiva, e l'acquisizione di personale sanitario aggiuntivo da utilizzare nelle aree più interessate, mentre nel resto del Paese proseguono attività di preparazione per riuscire, da una parte, a rallentare l'onda del contagio e ridurre i suoi picchi, al fine di assorbire l'impatto dei servizi sanitari, e, dall'altra parte, per gestire i casi in modo efficace in strutture consone e adeguate. Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi medicali desidero sottolineare che la produzione è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale; pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una notevole difficoltà nel loro reperimento. È un'emergenza mondiale, quindi il mercato in questo momento è saturo.

La diffusione dell'epidemia a livello globale ha comportato, infatti, anche una lievitazione dei prezzi e anche distorsioni del mercato; a ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori e di transito. Inoltre, a dispetto di ogni normale procedura, si è dovuta riscontrare la criticità legata alla necessità di dover pagare in anticipo la merce, anche a fronte del grande rischio di doversi avvalere di intermediari poco trasparenti e, come è capitato di intercettare, propensi anche a truffe internazionali.

Le terapie intensive in Italia, per effetto di questo sforzo continuo e incessante, sono passate in pochi giorni da 5.343 a 8.370, con un incremento del 63,8 per cento, mentre i posti letto in pneumologia e malattie infettive sono passati da 6.525 a 26.169, oltre quattro volte di più. Cinquantanove pazienti in terapia intensiva sono stati trasferiti dalla Lombardia in altre regioni italiane: lo abbiamo fatto potenziando un sistema già esistente, un protocollo interregionale già esistente a livello di Protezione civile, si chiama CROSS. Lo abbiamo reso vincolante e quindi obbligatorio anche per quanto riguarda le risposte delle altre regioni. Abbiamo riconvertito 78 ospedali in COVID-hospital. Con una procedura di selezione delle 8 mila domande pervenute - avevamo lanciato una call per 300 nuovi medici: pensate, 8 mila domande in 72 ore - saranno inviati nei prossimi giorni - ma mi risulta che nel momento in cui vi parlo già un primo gruppo sono arrivati a destinazione - nuovi medici negli ospedali in difficoltà.

Contestualmente, con una nuova ordinanza, nelle prossime ore trasferiremo su base volontaria 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati COVID-19. Sono convinto che anche in questo caso l'Italia saprà rispondere con un numero, un moltiplicatore incredibile dei 500 che chiediamo. Questi nuovi medici e infermieri potranno offrire il loro contributo nelle aree più colpite, con particolare riguardo ai comuni di Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza, ma ci sono tanti altri, come pure all'ospedale da campo dell'Associazione nazionale alpini che a breve sarà operativo a Bergamo. Il Governo è pienamente consapevole che la pandemia del COVID-19 non pone soltanto una complessa sfida sul piano sanitario, ma richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali, ma anche europee e internazionali.

Per questa ragione, sin da quando è emerso il primo focolaio di Coronavirus il Governo ha adottato provvedimenti economici volti a tutelare i lavoratori e le imprese coinvolte nell'emergenza. Con il decreto-legge n. 6 del 2020 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della protezione civile. A questo provvedimento poi è seguito il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 24 febbraio che ha disposto la sospensione dei versamenti e adempimenti tributari o anche del versamento delle ritenute d'acconto a carico dei residenti delle prime due aree interessate dallo sviluppo di un focolaio. Poi c'è stato il decreto-legge n. 9 del 2020 con cui il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate dall'epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione e salute volte a sostenere il tessuto socioeconomico del Paese. La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socioeconomiche derivanti dal COVID-19 ha determinato l'esigenza di un piano di emergenza economica ben più incisivo e complessivo.

Per questa ragione il Governo ha presentato, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, al Parlamento, qui al Parlamento, una relazione con richiesta di essere autorizzato allo scostamento temporaneo del saldo strutturale di bilancio e dell'obiettivo programmatico di medio termine che era stato in precedenza stabilito. Questa relazione, preceduta da una relazione ovviamente alla Commissione europea, è stata elaborata al fine di reperire risorse per un pacchetto di misure di sostegno dell'economia. La relazione integrativa ha portato il complessivo incremento degli stanziamenti richiesti a 25 miliardi per il 2020 in termini di saldo netto da finanziare, ovvero un incremento di 20 miliardi, è cosa nota, dell'indebitamento netto programmato per il 2020. La Commissione europea ha confermato con lettera che le misure pubbliche adottate una tantum in relazione all'emergenza epidemiologica sono da considerarsi escluse dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione rispetto alle regole di bilancio vigenti. Ovviamente, successivamente è stata anche dichiarata la sospensione del Patto di stabilità e crescita.

In forza di questo maggior ricorso all'indebitamento, il Governo ha emanato il decreto-legge n. 18 del 2020 e abbiamo, con quel decreto, individuato quattro ambiti di intervento per un'azione urgente di sostegno all'economia: potenziamento del sistema sanitario, protezione del lavoro e dei redditi, sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie, sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali. Per potenziare le risorse a disposizione del nostro sistema sanitario abbiamo stanziato nuove risorse per 3,2 miliardi; queste risorse le stiamo utilizzando per gli interventi di reclutamento e di gestione del personale medico-sanitario. Inoltre, il decreto dispone lo stanziamento di risorse per gli straordinari del personale sanitario, che viene incrementato di 250 milioni di euro per il 2020, l'incremento di 320 unità del personale medico-infermieristico militare, nonché la possibilità per l'INAIL di assumere a tempo determinato 200 medici specialistici e 100 infermieri. Per far fronte, poi, alle esigenze di sorveglianza epidemiologica viene aumentato anche lo stanziamento a favore dell'Istituto superiore di sanità.

Il decreto poi stanzia anche 11 miliardi di euro in favore degli ammortizzatori sociali, della preservazione dei posti di lavoro e di misure specifiche per determinate categorie di lavoratori. La cassa integrazione guadagni in deroga viene estesa dal decreto all'intero territorio nazionale per i dipendenti di tutti i settori produttivi, per una durata massima di nove settimane. Abbiamo prestato anche una prima attenzione alle categorie dei lavoratori autonomi e atipici. Il decreto è intervenuto anche in materia di licenziamenti, prevedendone la sospensione. Misure specifiche sono rivolte anche a categorie particolari di lavoratori che svolgono attività essenziali e non sono coperti dalla sospensione delle attività.

I contraccolpi economici dell'emergenza sanitaria naturalmente riguardano da vicino il mondo delle imprese, è imperativo perciò garantire il massimo grado possibile di liquidità alle imprese, e il Governo ha già predisposto delle prime – prime – misure significative che permettono di attivare complessivamente 350 miliardi di euro di finanziamento a beneficio del mondo produttivo; queste misure si articolano in quattro direzioni principali: innanzitutto, abbiamo disposto una moratoria sui prestiti fino al 30 settembre 2020 a beneficio di tutto il sistema delle piccole e medie imprese; abbiamo poi potenziato con 1,5 miliardi di euro il Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, affinché possa intervenire in maniera più capillare ed erogare garanzie per oltre 100 miliardi complessivi. In favore dei lavoratori autonomi che abbiano subìto una perdita di oltre un terzo del loro fatturato medio viene esteso l'accesso al cosiddetto Fondo Gasparrini, che per dodici mesi garantisce la sospensione delle rate e il pagamento da parte dello Stato di una parte degli interessi sui mutui per l'acquisto della prima casa. A favore delle aziende di maggiori dimensioni abbiamo previsto una garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa depositi e prestiti, un'esposizione diretta alle medie e grandi imprese colpite dall'emergenza. Sono previste anche forme di incentivo alle imprese bancarie industriali, finalizzati alla cessione di crediti incagliati o deteriorati, attraverso la conversione delle loro attività fiscali in crediti d'imposta. Il decreto dedica un capitolo importante alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, estendendo la portata degli interventi disposti dai provvedimenti precedenti.

Al fine di sostenere il sistema Paese in questa delicata fase, abbiamo poi costituito un fondo per l'internazionalizzazione del sistema economico e il sostegno delle esportazioni italiane. Infine, per supportare il lavoro nell'ambito dell'emergenza, il decreto dispone misure per la funzionalità delle Forze di polizia, delle Forze armate, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

Non da ultimo, abbiamo previsto alcuni interventi in favore del sistema scolastico e universitario, un capitale prezioso su cui dobbiamo investire con ancora maggiore convinzione, in nome del futuro del Paese, aiutandolo soprattutto a superare questa fase di contenimento dell'epidemia.

L'impegno del Governo nel sostegno all'economia italiana naturalmente trova nel “decreto Italia” soltanto un primo passo di carattere emergenziale. Ci rendiamo conto che l'intervento sin qui effettuato, che pure è stato significativo, assolutamente non trascurabile, sia sul fronte della liquidità, della protezione sociale, del sostegno al reddito per le imprese, le famiglie e i lavoratori, in particolare autonomi, non è sufficiente; è per questo che stiamo, in queste ore, lavorando per incrementare il sostegno alla liquidità di cui il Paese ha tanto bisogno. Al credito che già dicevo, come l'ho già detto, l'ho ricordato prima, porta a mobilitare attualmente, con il decreto già adottato “Cura Italia”, circa 350 miliardi di euro, con il nuovo intervento normativo che è in corso di elaborazione confidiamo di pervenire a uno strumento complessivo altrettanto significativo rispetto a quanto sin qui operato. Non sono in condizione, in questo momento, di dare delle cifre esatte, ma sicuramente sarà, ripeto, uno strumento complessivo altrettanto significativo, e interverremo anche con stanziamenti aggiuntivi di non minore importo – di non minore importo, anche qui consentitemi ovviamente di poter continuare a lavorare con tutti i Ministri per definire bene le misure e l'esatto impatto economico – rispetto ai 25 miliardi già stanziati con il primo decreto.

Per questa ragione quindi, il Governo sta assolutamente valutando tutte le iniziative per assicurare alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori la liquidità necessaria per affrontare e superare questo momento di grande ristrettezza. Peraltro, con i prossimi interventi – attenzione, e non lo dobbiamo affatto trascurare, dobbiamo già lavorare oggi per premurarci per quello che è il rilancio di domani – dobbiamo anche lavorare per semplificare il nostro sistema, la nostra pubblica amministrazione, la nostra burocrazia, per dare impulso agli investimenti pubblici e privati una volta che il Paese potrà uscire dall'emergenza e potrà riprendere a correre. Sarà cruciale quindi, da questo punto di vista, superare le rigidità strutturali che hanno impedito sin qui di dispiegare tutto il potenziale di crescita dell'Italia, ad esempio nel settore dell'edilizia e delle opere pubbliche. È fondamentale garantire, e già in questa fase – in questa fase –, che il sistema Paese sia sempre più preparato a sostenere situazioni di emergenza, qualunque ne sia la causa scatenante. Considerate che il nostro sistema sanitario nazionale e il sistema della ricerca in campo scientifico, clinico, farmacologico sono due risorse di valore inestimabile, che dobbiamo rafforzare, che dobbiamo proteggere. Allo stesso tempo, dobbiamo salvaguardare la capacità finanziaria dei nostri enti locali, a partire dai comuni, che sono il volto dello Stato più prossimo ai cittadini, affinché possano erogare servizi pubblici di qualità e assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti.

Queste settimane di lotta contro la diffusione del Coronavirus ci hanno mostrato l'importanza anche di preservare alcune filiere produttive di cruciale importanza per la salute e la sicurezza nazionali come, ad esempio, quelle legate ai ventilatori sanitari, ai dispositivi di protezione individuale. Un primo passo importante nella direzione della ricostituzione di filiere nazionali è stato compiuto con i nuovi incentivi previsti dal decreto “Cura Italia” per la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale; al momento, sono disponibili 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare o riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici, tute di sicurezza; si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate – e devo dirlo e sottolinearlo – in meno di 48 ore dalla Commissione europea, dopo l'immediata notifica della misura in sede comunitaria da parte del Ministero dello Sviluppo economico.

L'emergenza ci mostra anche l'importanza di tutelare le nostre industrie di interesse strategico, alla luce di un'ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, ma anche informatici e geopolitici; non possiamo trascurare nulla, e i più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo. Saremo in grado di lavorare in questa direzione a partire dal prossimo provvedimento normativo che stiamo predisponendo per aprile.

Per il rilancio economico dell'Italia poi restano di assoluta centralità gli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale, l'impulso sempre maggiore alla trasformazione digitale del Paese. L'esperienza delle ultime tre settimane ci ha dimostrato che è necessaria e possibile una vera e propria trasformazione in chiave digitale della scuola, dell'università e del lavoro: ne dobbiamo approfittare, dobbiamo cercare di volgere in opportunità questa prova durissima che il Paese sta attraversando.

Dobbiamo concentrare tutte le migliori energie del Paese e le risorse disponibili sul potenziamento della connettività, della formazione digitale, dell'innovazione tecnologica, assicurando a tutti i cittadini la parità di accesso agli strumenti informatici. Per attuare efficacemente queste priorità di intervento, in un quadro progettuale di medio e lungo periodo, il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato e quanto più favorevole possibile agli investimenti, di risorse pubbliche significative ma voi sapete che, in parte, per buona parte, sono già stanziate, per continuare a sostenere l'economia nella fase di uscita e di ripresa ovviamente del ciclo economico più produttivo. È cruciale in tal senso la decisione, anche in questa prospettiva, della Banca Centrale Europea dello scorso 18 marzo che ha portato, come sapete, a 750 miliardi l'entità complessiva del programma di acquisto di titoli volto a contrastare i rischi economici della pandemia del Coronavirus, includendo anche la possibilità di rivisitare gli attuali limiti autoimposti ove fosse necessario. La recessione che investirà con ogni probabilità l'intero continente europeo assume i caratteri di uno shock esterno e simmetrico; la risposta della politica monetaria, della politica di bilancio dell'Eurozona perciò non deve essere messa a repentaglio da un rischio di frammentazione dei mercati finanziari, soprattutto nell'ambito dei titoli del debito pubblico. Parimenti è di assoluta importanza la proposta della Commissione europea volta ad attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e di crescita. Una volta approvata dal Consiglio questa deliberazione consentirà agli Stati membri, quindi anche all'Italia, di discostarsi ulteriormente dagli obblighi di bilancio che si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo. Tale clausola sarà essenziale per poter procedere con ulteriori stanziamenti di risorse, quelli che ho già in parte anticipato, che si renderanno necessarie a partire dalla definizione del nuovo prossimo provvedimento di sostegno economico. Tuttavia, l'impatto finanziario e socio-economico della pandemia sarà tale da richiedere alla governance economica dell'Eurozona un salto di qualità che sia all'altezza della sfida che stiamo attraversando, che non sta attraversando solo l'Italia, che sta attraversando l'Europa intera. La nostra unione monetaria potrà uscire vincitrice dalla lotta contro il Coronavirus soltanto se le sue istituzioni saranno rafforzate nel segno della solidarietà e dell'unità. In queste settimane di emergenza, prima in Italia e poi nel resto dell'Unione europea, ho promosso con forza nei confronti delle istituzioni europee e degli altri Stati membri, in un'azione coordinata con gli altri Ministri di Governo, con gli altri leader, una risposta europea immediata all'altezza della posta in gioco, di ordine sia sanitario, sia economico ma anche sociale. Ad un'emergenza straordinaria è indispensabile rispondere - questo è il segnale forte che ho trasmesso - con misure e azioni straordinarie, rassicurando i cittadini europei e anche i mercati finanziari che l'Europa unita intende fare, inizia a fare tutto ciò che è necessario. Risposte anche corrette, risposte anche unitarie ma tardive saranno del tutto inutili. I bilanci dei Paesi membri dovranno continuare a mobilitare quindi risorse pubbliche nel corso del 2020 e soltanto un'azione politica di sinergia potrà permettere all'Eurozona di tornare su un sentiero di crescita sostenuta.

È quindi convinzione del Governo che nessuno ad oggi, nessuno degli strumenti tradizionalmente disponibili, che sono stati evidentemente progettati durante precedenti episodi di crisi, crisi che però avevano un'altra natura, ecco nessuno di questi strumenti possa costituire un veicolo idoneo ad attuare quella coraggiosa risposta economica alla pandemia di cui tutti i cittadini avvertono la necessità. Per questa ragione l'Italia sta lavorando e continuerà a lavorare alla creazione di strumenti di debito comuni dell'Eurozona che possano finanziare gli sforzi messi in campo dai Governi e costruire un'adeguata linea di difesa.

Ho sostenuto con convinzione la necessità di risposte tempestive ed efficaci in ambito europeo e in questo spirito ho portato avanti nelle ultime ore un'iniziativa che è stata condivisa presto, subito, devo dire la risposta è stata immediata, dai Capi di Stato e di Governo di altri otto Stati membri dell'Unione: Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna. L'obiettivo di questa lettera, che stamane abbiamo recapitato al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è quello di ribadire che l'epidemia causata dal Coronavirus sta realizzando, sta provocando uno shock senza precedenti, uno tsunami che può essere affrontato esclusivamente facendo ricorso a misure straordinarie, a misure eccezionali. Queste misure devono prioritariamente essere dirette a contenere al massimo la diffusione del virus, a rafforzare i sistemi sanitari dei singoli Stati europei. Nessun Paese, men che meno l'Italia che è in prima linea, può accettare, nel momento in cui sta facendo uno sforzo poderoso, sacrifici enormi per contrastare il contagio, la diffusione del virus, che altri Paesi non raccolgano questa soglia di attenzione massima, di precauzione massima. Immaginate a quale iattura potremmo rimanere esposti in caso di un contagio di ritorno ove la soglia di altri Paesi, nella linea di reazione sul piano sanitario, non fosse rigorosa e adeguata.

Quindi, queste devono essere le misure che adotteremo in grado di salvaguardare la produzione, la distribuzione di beni e servizi vitali all'interno dell'Unione europea e devono essere in grado di contrastare efficacemente, nel breve ma anche nel lungo periodo, gli effetti negativi di questa crisi sull'economia del nostro continente. Come dimostrano le citate misure e azioni europee finora adottate, è indispensabile che venga ascoltato dall'Europa l'appello, questa azione coordinata per il contenimento del contagio. Senza una sincronizzazione, un'estensione e un coordinamento effettivi queste misure non costituiranno un argine efficace. Questo, quindi, vale, e questa linea noi la porteremo a livello di G7, c'è stata già a livello di G7 una videoconferenza, ma anche a livello di G20. Quindi, lavoreremo per ottenere una risposta chiara, solida, vigorosa, efficace, coordinata e tempestiva dall'Europa, ma continueremo, nel nostro ordinamento interno, ad operare con la massima determinazione, con il massimo coraggio e con la massima fiducia che, restando uniti, ne usciremo presto. Grazie (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha facoltà di parlare il deputato Davide Crippa, prego.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie Presidente, vorrei iniziare questo mio intervento ringraziando ancora una volta tutti i medici, gli infermieri, i volontari della Protezione Civile e della Croce Rossa, le Forze dell'ordine e i militari impegnati nell'attuale crisi sanitaria, veri eroi che ogni giorno sono impegnati e sacrificano la loro sicurezza per risolvere questa questione, a loro aggiungo anche trasportatori e lavoratori dei comparti essenziali. Vogliamo ringraziare in questa sede, Presidente, quella larghissima fetta del popolo italiano che ha saputo recepire le indicazioni dei DPCM e rimanere in casa, rispettando quelle che sono state le richieste di un Governo per la sicurezza della propria incolumità. Restare a casa, ricordiamo ancora una volta, è un bene per tutti.

Vorrei, inoltre, approfittare dell'occasione per ringraziare ancora, a nome del Movimento 5 Stelle, l'intero Governo per aver gestito una crisi e per gestire ancora adesso una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi, che ha costretto, anche con tempistiche assolutamente assurde per l'entità degli importi in ballo, 25 miliardi, a dover lavorare ad un testo in dieci giorni. Facciamo il paragone con quello che accadeva con la stabilità: sei mesi, per riuscire ad approntare le stesse misure. Ancora un grazie, perché veramente ci vuole un impegno e una dedizione estrema, in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È un'emergenza che sta vedendo, ad esempio, un difficile approvvigionamento di materiali sanitari, come diceva lei poc'anzi; su questo ringrazierei il Ministro degli Esteri per l'intermediazione che ha permesso di arrivare a Brasile, Stati Uniti, Russia e Cina, per approntare quelli che sono dispositivi di protezione individuale, mascherine, tute, guanti. Però, ahimè, bisogna - giustamente lei lo ha sottolineato - ribadire ancora una volta che il nostro Paese non aveva quei settori produttivi, in alcuni contesti. Sugli apparecchi respiratori avevamo delle eccellenze di produzione, da, ovviamente, potenziare e allargare. Allora, qui, mi spingo a una considerazione: da questa emergenza bisogna imparare, credo, a sottolineare quali siano le problematiche; una delle più grandi è che non possiamo permetterci di affidare a terzi i dispositivi di protezione individuali e, oggi, le apparecchiature sanitarie, perché evidentemente un Paese deve saper approntare questi dispositivi e saperli produrre per il proprio fabbisogno interno, laddove ci sia almeno una quota produttiva.

Quindi, chiedo con forza di poter ragionare in termini di attivazione del golden power su quelle che sono le aziende, oggi, strategiche che già in Italia producono apparecchiature sanitarie e approntare e migliorare, cercando di riportare all'interno dei nostri confini queste aziende che, ad oggi, non producevano più i nostri dispositivi di protezione individuale.

Aggiungerei, inoltre, che credo sia auspicabile, da parte del Governo, ma anche delle autorità di controllo del mercato, che si faccia assoluta chiarezza sugli sciacalli delle mascherine, perché non è ipotizzabile, oggi, che chi ha vissuto e vive quotidianamente il rischio, e anche la paura, non possa accedere a un dispositivo di protezione individuale che, oggi, viene venduto a prezzi di 1.500 volte superiori rispetto a quelli che costava una volta. È evidente che, anche qui, ci vuole un'attenzione, una risposta delle istituzioni netta e chiara anche su questo punto, lo dobbiamo a tutti i cittadini italiani e, in primis, a quegli operatori sanitari che con dedizione sono quotidianamente impegnati, con la scarsezza, come ha detto anche lei, in termini di approvvigionamento, di questi materiali. Oggi, stanno arrivando, anche grazie alle misure che il Governo ha messo in campo per garantire la produzione, anche italiana, e la ripresa della produzione di questi dispositivi.

Io le chiedo, però, a nome di tutto il gruppo, che si faccia veramente un'analisi ulteriore rispetto alle misure messe in campo per gli operatori sanitari. Noi chiediamo con forza che per gli operatori sanitari vengano estesi i tamponi di controllo, perché è evidente che queste persone stanno mettendo a rischio la propria incolumità, ma, soprattutto, questo lo dico con consapevolezza diretta, per molte di queste persone la più grande preoccupazione è quella di tornare nei propri nidi familiari e di essere loro stessi il veicolo del contagio. Facciamolo per la loro sicurezza e per migliorare il loro sistema di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

Siamo convinti che alcune di queste necessità debbano trovare, però, risposte anche all'interno di queste Aule e, pertanto, auspichiamo che la seconda lettura sia effettiva all'interno del provvedimento e che, quando ci sarà questo nuovo decreto, ci sia la possibilità di portare quelle che sono le voci dei territori e degli interessi che oggi contraddistinguono la necessità di dare delle risposte al sistema Paese. Lo avevamo già detto durante lo scorso intervento, quando abbiamo fatto la richiesta di sforamento dei 25 miliardi di deficit, qui, servono misure straordinarie, misure mai varate fino adesso e che, una volta, l'Europa vedeva come una chimera, cioè, soprattutto, servono azioni completamente distruttive rispetto a quello che è il mantenimento di alcuni principi saldi; mi spiego meglio: servono aiuti di Stato per le imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Fino all'altro ieri non si poteva nemmeno parlarne, qui è evidente che oggi le nostre imprese hanno bisogno di aiuti di Stato per ripartire.

Sul fronte energia serve una svolta, anche in questo senso, e qui le misure, ad oggi, devono ancora essere messe in campo e, quindi, ben venga il prossimo decreto, oppure, se riusciamo, anche in fase emendativa.

Siamo davanti alla prossima revisione del secondo trimestre, poi, abbiamo il terzo trimestre e il quarto trimestre, le bollette di luce e gas possono e devono avere delle risposte immediate per quei settori produttivi, serve una liquidità complessivamente magari anche importante, di 3 miliardi, ma serve per abbassare gli oneri generali di sistema. Perché dico questo? Perché, oggi, le imprese avranno un calo soprattutto dei consumi e l'incidenza degli oneri generali di sistema sarà estremamente elevata, perché non c'è consumo e, quindi, l'incidenza di quelli nelle bollette avrà un peso ancora più rilevante. È qui che dobbiamo intervenire e garantire che da qui a dicembre ci sia una riduzione progressiva degli oneri, una riduzione sempre di più, con quella che auspichiamo sia una ripresa nel quarto trimestre dell'anno.

Per quanto attiene, Presidente, ai liberi professionisti che si avvalgono di casse di previdenza privata, lei lo ha già detto, e anche ad alcuni autonomi, servono delle risposte ulteriori a quelle che sono già state messe in campo; serve che le casse di previdenza si attivino in maniera più diretta e con più mutualità, perché, evidentemente, oggi, immaginare che soltanto poche di queste casse abbiano attivato dei percorsi di sostegno dei propri iscritti rappresenta una problematica; da un lato, il Governo deve avere un percorso di maggiore flessibilità e percorsi semplificati per la gestione finanziaria di queste casse, per far fronte a questi interventi diretti.

Allora, arriviamo anche a un altro importante meccanismo; lei ha parlato giustamente della sospensione dei mutui e io le parlo anche della necessità che si faccia fronte agli affitti, perché evidentemente c'è un tema legato agli affitti diretti; le persone che avevano contratto un mutuo, oggi, magari, hanno una risposta, ma le persone che pagano l'affitto e che magari non potevano contrarre un mutuo, oggi, quella risposta tendenzialmente non ce l'hanno ancora, speriamo di potergliela dare nei prossimi interventi.

Occorre evitare che un cittadino in difficoltà finanziaria a causa del virus - molte iniziative di recupero crediti sono sospese, io vorrei che comunque si mettessero in atto delle misure di salvaguardia anche future - non abbia più la facoltà e la possibilità di ripagare anche le rate oggi sospese e, conseguentemente, diventare lui stesso un problema per il sistema creditizio e soprattutto diventare, oggi, oggetto di protesto.

Presidente, quella che oggi stiamo vivendo non è una guerra che ci vede l'uno contro l'altro, ma se il nostro continente non reagisce, permettendo ai Paesi più colpiti di rialzarsi, l'eredità sociale ed economica che ci lascerà il COVID sarà devastante per tutta l'Europa. Come ha detto lei, servono misure nuove, straordinarie; non c'è una via di mezzo, ma un bivio: o l'Europa finalmente realizza quelli che erano i principi fondatori o rischia di sgretolarsi definitivamente. Considerando i futuri provvedimenti che ci attendono, evidentemente, nuove risorse finanziarie dovranno essere messe in campo con meccanismi chiari e non cappi al collo. Noi siamo convinti che una strada possa esserci, ma questa strada non può essere il MES, perché implicherebbe una condizionalità e renderebbe i nostri BTP ristrutturabili. In questa fase, quindi, va rigettato fortemente il MES e va invece rafforzata l'azione della BCE tramite un'iniziativa di quantitative easing senza limiti. Accanto a questo intervento illimitato di politica monetaria, dobbiamo attivare misure fiscali espansive europee che non facciano differenze tra Paesi e siano veramente solidali. È pertanto indispensabile un intervento coordinato delle Casse depositi dei Paesi interessati con il supporto della Banca europea degli investimenti per acquistare obbligazioni pubbliche e private, senta mettere pressione sui singoli Stati e sul loro debito. Questa è la proposta del MoVimento 5 Stelle.

Il tempo che stiamo vivendo, Presidente, ci impone una riflessione sulle nostre priorità come cittadini e come rappresentanti del nostro Paese; abbiamo bisogno di fare scelte, oggi, forti ed eco-resilienti; in nome del futuro, dobbiamo avere il coraggio di fare queste scelte di cambiamento.

Infine, Presidente, vorrei concludere con l'appello di Franco Arminio della Casa della Paesologia: il 29 marzo alle ore 12 stacchiamo gli smartphone, il PC, le consolle, i portatili e le TV per cinque minuti in tutte le case, per cinque minuti; sono cinque minuti di silenzio, un silenzio importante, che ognuno potrà usare come vuole, religioso o meno, per ricordare tutti coloro che ci hanno lasciato e che vista l'emergenza non hanno neppure potuto salutare i propri cari e la propria comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Mi scuso magari un po' per l'emozione, ma inizio con il ringraziare chi di voi nelle settimane scorse - lei, Presidente, per esempio, lo ha fatto più volte - mi ha chiamato per sapere come andava o mi ha scritto per capire come andava. È ovvio ed evidente che ho saputo anche scindere chi lo ha fatto per legame umano e chi invece lo ha fatto nella umana paura e nell'umano timore che io avessi potuto contagiarlo, pur non essendo contagiato io. Noi siamo stati i primi della “zona rossa” e credo che chi non vive quell'esperienza non si renda conto di quanto sta capitando, non si può rendere assolutamente conto di quello che sta capitando. Qualcuno l'ha definita una guerra: è una guerra contro un virus, non è una guerra come quella di una volta, perché i nostri nonni ci hanno raccontato che in guerra c'era la carestia, oggi la carestia non c'è. Ma è sicuramente una strage, è una strage vera e propria.

Noi siamo una comunità che non dispone di un comitato scientifico o di matematici analisti che ci consentono di fare i conti con le tabelle e di guardare quanto procede il virus o quanto si possa essere fermato, ma un modo lo abbiamo trovato, perché noi un modo lo troviamo sempre: contiamo le sirene delle ambulanze, tutti i giorni, e con le sirene delle ambulanze capiamo se il virus si è fermato, se continua, se aumenta o se si è stabilizzato. È l'unico rumore che le nostre comunità sentono alla sera, da venti giorni a questa parte. Siamo stati i primi della “zona rossa”: però glielo dico, Presidente, siamo stati i primi ad essere abbandonati. Noi abbiamo fatto, lei ha fatto una comunicazione un giorno dichiarando la “zona rossa”, con un decreto che sarebbe arrivato nelle ore seguenti. Noi, la nostra comunità, siamo stati trenta ore in balia per capire quali fossero le restrizioni a cui andavamo incontro e quale fosse il sostegno a cui andavamo incontro. Abbiamo aspettato tanto tempo e poi abbiamo dovuto interpretare il provvedimento e poi avere l'interpretazione autentica dell'interpretazione. Credevamo fosse l'inizio, invece è stata una prassi che va avanti ancora adesso.

Ci siamo aiutati l'uno con l'altro. La regione Lombardia si è occupata di tutta la gestione dell'emergenza sanitaria: continua a farlo in maniera straordinaria e con un fortissimo impegno da parte di tutti gli operatori. Noi ci siamo dati una mano uno con l'altro, organizzandoci; non abbiamo mai visto nessuno del comitato operativo nazionale sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mai nessuno. Noi abbiamo fatto da soli, con un principio di comunità solidaristica che sottolineo perché lo ripeterò anche alla fine del mio intervento. Ringrazio i sindaci che 24 ore su 24 non hanno mai mollato le loro comunità, hanno sempre risposto a tutti i loro cittadini, hanno fatto di tutto per dare una risposta e per dare concretezza a ciò di cui avevano bisogno i loro cittadini. Sindaci di tutti gli schieramenti politici: noi ci siamo tolti le maglie politiche, le abbiamo tolte, ci siamo dati una mano uno con l'altro, senza gerarchie istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le hanno scritto, Presidente, le hanno scritto per ben due volte facendole proposte chiare e proposte precise: non hanno mai ricevuto risposta. Ed è la mancanza di ascolto dei territori il problema più grosso che si riscontra nei provvedimenti che lei ha preso in queste ultime settimane. Il nostro modello poteva essere un modello replicato immediatamente in altre zone: penso alla Val Seriana, penso a Piacenza e penso ad altri territori che vivono una situazione molto, molto, molto problematica e molto grave.

La parte del decreto “Cura Italia” che riguarda la sanità è sicuramente una parte utile ma non capiamo per quale motivo è arrivata quindici giorni dopo il primo caso di Coronavirus in Italia, il primo caso certificato, Presidente, non il primo caso di Coronavirus in Italia. Noi abbiamo ricevuto dopo tredici giorni il supporto, se non sbaglio, di venti medici dell'Esercito e di quattordici infermieri dell'Esercito che ringrazio, oltre al supporto delle forze dell'ordine che hanno bloccato i varchi della “zona rossa”. Lo hanno fatto con grande umanità: voglio dirlo e voglio ringraziarli, credo a nome anche di tutta la nostra comunità (Applausi). Manca ancora oggi l'approvvigionamento sanitario, Presidente. I medici, alcuni li abbiamo persi, fanno il loro servizio con una grande missione, ma senza approvvigionamento sanitario. Ci siamo trovati in una situazione nella quale i decreti annunciati poi sono rimasti attesi per ore e ore, a volte per giorni e, quando sono usciti, con la solita vittoria della burocrazia, anche in questa fase emergenziale, abbiamo dovuto interpretarli e poi reinterpretarli in maniera autentica: segno della distanza che c'è stata tra quel palazzo, il palazzo del Governo, e il nostro territorio. Sono arrivati tre modelli di autocertificazione per responsabilizzare i cittadini, Presidente: almeno questo potevate evitarlo. Avete dato responsabilità ai singoli territori lasciandoli sostanzialmente in autogestione, ma ancor di più avete dato responsabilità ai singoli cittadini. Avete creato, in quelle ore di comunicazioni e arrivo dei provvedimenti, panico e confusione nei singoli cittadini che da noi in quei quindici giorni da soli hanno reagito con grande responsabilità e grande sacrificio, sacrificio che non gli è stato compensato, nonostante le richieste che avevamo fatto. Qualcuno ha detto sulla stampa locale che io ho attaccato il Governo: non lo faccio, Presidente, mi creda. Io però devo difendere il mio territorio: lo devo difendere quando lei tenta, in maniera strumentalmente comunicativa, di focalizzare il problema globale solo ed esclusivamente all'ospedale di Codogno, un piccolo centro del Lodigiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo devo fare quando – e uso tutta l'educazione del caso - il Ministro Boccia fa quello che ha fatto in una conferenza stampa con le mascherine impossibili da usare arrivate alla regione Lombardia; lo devo fare anche quando il Ministro Provenzano, come oggi, Presidente, dice che dobbiamo tutelare i lavoratori in nero e noi abbiamo artigiani e commercianti e alcuni di questi probabilmente non riusciranno più ad più ad aprire perché è un mese che sono chiusi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I cittadini, Presidente, glielo dico io, hanno già pagato le bollette, hanno già pagato le rate dei mutui. Il Fondo Gasparrini, per come è regolamentato, e il Fondo di garanzia incentivato, per come è regolamentato, non possono funzionare. Non lo chieda a me, Presidente, lo chieda alle imprese, le daranno la stessa identica risposta. Avete ragione, quello che è stato fatto non è sufficiente: non è sufficiente nelle risorse, non è sufficiente negli strumenti, anche perché gli strumenti non funzionano. Chiediamo risposte. Noi diamo la disponibilità di collaborare e l'abbiamo data, ma vogliamo anche risposte. L'”anno bianco” fiscale possiamo farlo o non possiamo farlo? Le imposte vengono cancellate alcune, sì o no? Gli scaglioni vengono rivisti sì o no? La flat tax si fa? Il MES verrà utilizzato sì o no, Presidente? Io non l'ho sentita oggi appellarsi alla collaborazione dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non si può solo chiedere di non fare polemiche. Infine - e ho finito - mi appello a voi, parlo con voi colleghi deputati tramite lei, Presidente: noi abbiamo vissuto una grande crisi economica nel 2009, nel 2010, l'abbiamo conosciuta tutti.

Quella crisi ha fatto morti e suicidi, non possiamo dimenticarlo. Da lì noi siamo usciti adeguandoci a ciò che altri hanno scelto per loro (non per noi, per loro!). Noi, se vogliamo ridare centralità al Parlamento, non stiamo qui solo ed esclusivamente ad ascoltare l'informativa del Presidente del Consiglio, ma per dare centralità al Parlamento noi dobbiamo utilizzare un pochino di quel coraggio e di quella missione che tutti gli operatori sanitari stanno utilizzando in questi giorni. Spetta a noi la responsabilità di decidere del futuro, non spetta a qualcun altro e non possiamo delegare qualcun altro. Questo è il nostro compito, è il nostro diritto ma è anche un nostro dovere farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Finisco perché nella discussione rispetto alla centralità del Parlamento ci possa essere anche una grande discussione rispetto al futuro di questo Paese. Noi siamo un Paese strano fatto, però, di tantissime comunità differenti tra di loro, comunità solidali tra di loro e al loro interno, comunità che hanno un'autonomia economica, culturale e anche identitaria. O noi torniamo a valorizzare queste comunità, torniamo a investire sul territorio, torniamo a fare la differenza, torniamo a chiedere ai nostri imprenditori che sono andati all'estero di tornare a investire in questo Paese e su questo Paese con tutte le agevolazioni del caso e, allora, noi nel piccolo riusciremo a fare la grande differenza, riusciremo a tornare grandi nel piccolo; ma noi non possiamo essere soggetti per il profitto di pochi a un'omologazione mondiale, a una globalizzazione di mercato e a una deregolamentazione della finanza che addirittura specula sulle materie prime. Questa è una delle tante riflessioni che dovremo fare tutti insieme. Facciamola tutti insieme, perché la responsabilità è nostra e nessuno può scegliere se non noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente, in altre occasioni, in molte occasioni nei mesi passati, le è capitato di ascoltare da questa parte dell'emiciclo, dai banchi dell'opposizione, interventi di forte opposizione e contrapposizione a lei e al Governo. Oggi per quello che ci riguarda, per quello che riguarda Forza Italia - e io mi onoro di rappresentarla in questo intervento -, non sarà così. Ci sarà poi il tempo di fare la contabilità degli errori, che pure, secondo noi, il Governo ha compiuto, dei difetti di comunicazione forse improntati a un approccio troppo autocelebrativo, della difficoltà di rendere chiari i provvedimenti che il Governo di volta in volta assumeva. Ci sarà il tempo per fare la contabilità di questi errori ma oggi, dinanzi a centinaia di morti che ogni giorno registriamo, dinanzi agli italiani che vivono nelle loro case l'apprensione per il futuro mentre il nostro Paese combatte questa guerra che investe tutto il mondo ma che aggredisce in modo più violento il nostro Paese, noi le offriamo, anche se lei non l'ha chiesta, anche se non ha avuto l'umiltà di chiederla, la disponibilità di Forza Italia non nell'interesse del Governo ma nell'interesse del Paese e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché quando c'è una guerra e il Paese è impegnato in una guerra noi con orgoglio ci sentiamo italiani prima che esponenti di una parte della politica italiana. E, allora, noi collaboreremo con chi ci offrirà la possibilità di votare provvedimenti che vadano nella direzione di affrontare l'emergenza sanitaria nel Paese e di contrastare gli effetti sulla salute e sulla vita degli italiani.

Lo faremo, ma pretendiamo che il Governo ci ascolti e abbia rispetto delle nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che sono quelle che l'onorevole Tajani, insieme agli altri leader del centrodestra, le ha consegnato qualche giorno fa a Palazzo Chigi, sono quelle che ha prodotto il gruppo parlamentare di Forza Italia con l'onorevole Gelmini mettendosi all'ascolto delle categorie del mondo della produzione e del lavoro. Dunque, pretendiamo che queste proposte siano ascoltate dal Governo. Non sorrida, onorevole Di Maio, non c'è nulla da sorridere oggi in quest'Aula mentre parliamo di queste cose!

Allora, noi pretendiamo che lei ascolti le proposte dell'opposizione, quelle che riguardano la necessità di fronteggiare l'emergenza sanitaria. Abbiamo chiesto, come altri, che il Governo faccia di più per dotare quanti stanno in prima linea, i medici e gli infermieri nei nostri presidi sanitari e nelle case di riposo, degli strumenti di protezione personale necessari. Un Paese che è in guerra non manda i suoi soldati in prima linea senza presìdi di protezione. Approfitto dell'occasione per rivolgere un affettuoso saluto a tutti i medici, a tutti gli operatori sanitari, a tutti gli operatori di pubblica sicurezza che per lavorare e offrire servizi essenziali agli italiani si sono ammalati in questi giorni. Lo faccio ricordandone uno che rappresenta, insieme a loro, la parte migliore e più generosa del nostro Paese. È una persona che è tornata in Italia perché chiamata dal proprio Paese e dalla propria regione e si è ammalata di Coronavirus e ora lo sta combattendo in ospedale: Guido Bertolaso (Applausi). A lui facciamo un affettuoso augurio di pronta guarigione.

Abbiamo chiesto più impegno anche per i respiratori e i ventilatori, perché - lei lo sa - ci sono tanti presidenti di regione che si sono attrezzati per aumentare i posti di terapia intensiva e chiedono, però, di avere i respiratori necessari per attrezzare questi posti letto eppure non li hanno perché il Governo ancora non è stato nella condizione di renderli disponibili. Abbiamo chiesto anche di aumentare gli sforzi del Governo per stimolare la ricerca nazionale e internazionale perché lo sappiamo: non c'è ancora un vaccino, non ci sono farmaci miracolosi, ma noi vorremmo che il Governo stimolasse ogni ricerca perché è meglio bruciare qualche euro in una sperimentazione probabilmente inutile che fare una sperimentazione in meno di un farmaco che potrebbe essere utile. Così pure sui tamponi: è possibile che non si faccia nulla ancora per trovare dei meccanismi di diagnosi che siano più veloci e che consentano di isolare subito i positivi?

Ecco, abbiamo chiesto queste cose, così come abbiamo chiesto anche più attenzione al Sud del Paese. È vero: c'è una parte del Paese, il Nord, che ha tutta la nostra solidarietà perché vive una condizione di grandissima difficoltà e ce l'ha descritta benissimo l'onorevole Guidesi. È una parte che ha un sistema sanitario mediamente più efficiente delle altre regioni, eppure quel sistema sanitario sta collassando.

Poi, c'è un'altra parte del Paese, il Sud, che ha un sistema sanitario che è al collasso già in tempi ordinari; figuratevi, quindi, quello che succederà fra qualche settimana. Eppure questa parte del Paese, Presidente Conte, che andava protetta perché non aveva focolai di contagio locali, è una parte del Paese dove i contagi si potevano circoscrivere - fortunatamente erano pochi - ma non è stata protetta dal Governo nelle settimane passate e anzi, a causa di una comunicazione sciagurata che ha anticipato alla stampa, alla televisione e persino su Facebook provvedimenti che poi sono andati in vigore dopo due giorni, il Governo per due volte reiteratamente ha determinato un esodo di cittadini del Nord verso i cittadini del Sud senza mettere i presidenti di quelle regioni nelle condizioni di identificare questi cittadini, perché quei presidenti non hanno forze di polizia, non possono fermare quanti vanno in Calabria, in Campania e in Sicilia, identificarli e fare una banca dati per circoscrivere poi eventualmente i contagi. Il Governo, attraverso una comunicazione sciagurata, si è reso forse, come dire, responsabile dei contagi che ci saranno nelle prossime settimane. Ascolti di più i presidenti di regione, tutti i presidenti di regione ma soprattutto quelli che vivono condizioni di maggiore difficoltà e ascolti anche noi dell'opposizione. Abbia l'umiltà di farlo.

Noi abbiamo dichiarato la disponibilità a far parte anche di una cabina di regia comune che potrebbe essere formata dai leader di partito, dai capigruppo, dai tecnici dei vari partiti per fare provvedimenti che necessitano prima, per pensarli prima di fare i decreti e non per correggere i decreti dopo.

Abbiamo chiesto una cabina di regia che sarebbe bello poi potesse portare provvedimenti in Aula con la relazione sia di un relatore di maggioranza che di opposizione, per rendere plasticamente evidente la disponibilità del Parlamento di lavorare insieme, non nell'interesse del Governo, perché noi siamo orgogliosi di stare all'opposizione e vogliamo stare all'opposizione, ma nell'interesse del Paese e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ecco, signor Presidente, noi vorremmo partecipare alla stesura dei prossimi provvedimenti. Per quanto riguarda, per esempio, le misure economiche siamo assolutamente insoddisfatti, come insoddisfatta è la maggior parte degli italiani: 600 euro per i lavoratori autonomi e per le partite IVA, meno del reddito di cittadinanza, è ridicolo, è ridicolo che si possono affrontare i problemi in questo modo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,30)

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Noi chiediamo un risarcimento ben più consistente per chi ha dovuto abbassare la saracinesca perché lo Stato, giustamente, gli ha chiesto di abbassare la saracinesca; così come chiediamo che si sostituisca a questi commercianti, a questi operatori economici, lo Stato nel pagamento dei fitti, perché è lo Stato che ha detto loro, giustamente, di chiudere. Allora, lo Stato si sostituisca nel pagamento dei fitti. Chiediamo una moratoria anche sulle bollette, sulle utenze ENEL, gas, luce, e chiediamo il blocco delle tasse e di tutti i pagamenti verso la pubblica amministrazione, non per un mese, due, fino a quando ci sarà la crisi, e per tutti. Chiediamo anche, viceversa, che lo Stato paghi i suoi debiti alle imprese. Ora, guardate, si potrebbe fare, perché ora non abbiamo più i vincoli del Patto di stabilità, è vero. Allora, se noi riuscissimo a mettere nel sistema economico 60 miliardi di pagamenti derivanti dai debiti dello Stato alle imprese, faremmo una straordinaria iniezione di liquidità. I 25 miliardi che avete pensato sono pochi: noi lo dicevamo anche prima quando, per la verità, volevate impiegarne soltanto tre e mezzo di miliardi. Come dice il professore Brunetta, come ha detto ieri a Gualtieri, occorre almeno un altro sforamento, un altro scostamento di bilancio di almeno altri 50 miliardi, per dare la possibilità di ristorare tutte le aziende, le partite IVA che hanno subito e che stanno subendo dei danni economici in questo periodo. Ora possiamo farlo perché, grazie a Dio, la BCE, dopo gli errori delle ultime settimane, ha deciso di investire sull'acquisto dei titoli di Stato, e quindi ora possiamo farlo anche tenendo lo spread più basso.

Quindi i 25 miliardi di prima, altri 50 miliardi e poi altri 25 miliardi per una gigantesca iniezione di liquidità nel sistema economico. Ha ragione il presidente di Confindustria: siamo in guerra e allora le imprese abbiano la possibilità di accedere ai prestiti di guerra, abbiano dei prestiti da restituire allo Stato in trent'anni con la garanzia dello Stato, perché altrimenti muore l'Italia. Ecco, Presidente, concludo: noi siamo disponibili a collaborare, non con il Governo, ma nell'interesse del Paese, con chiunque abbia a cuore l'interesse del Paese. Dimostri il Governo di essere all'altezza di un grande Paese, perché l'Italia è un grande Paese e alla fine vincerà anche questa guerra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, grazie, grazie della sua relazione di oggi, grazie del lavoro prezioso che avete svolto in queste settimane, in questi mesi per affrontare un fenomeno, una crisi che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Prima di tutto anche il gruppo dei Democratici esprime profondo cordoglio per le persone decedute ed è vicino a tutti i familiari. Questa maledetta pandemia ci porta via i nostri anziani, i nostri papà, i nostri nonni; molti non li hanno nemmeno potuti accompagnare. È stato dolore nel dolore, è stata tragedia nella tragedia. E a queste famiglie, che con compostezza hanno sopportato una situazione così penosa, va tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto, a loro va davvero il nostro applauso, perché abbiamo bisogno di dire a loro che gli siamo vicini e riconoscenti (Applausi).

Auguriamo la guarigione a quanti hanno contratto il contagio, in particolar modo ai ricoverati, a quelli che sono in terapia intensiva, li aspettiamo a casa presto, e infinita gratitudine a quanti si stanno prodigando ormai da settimane per alleviare le sofferenze degli ammalati, i medici che hanno pagato con la vita, in alcuni casi, il loro senso del dovere, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari, i tantissimi della Protezione civile, di questo straordinario mondo della Protezione civile, diffuso in tutti i comuni, in tutte le province, le Forze dell'ordine, i militari, che davvero, come ha ricordato Guidesi, hanno svolto con grande attenzione e delicatezza il loro compito, e tutti quelli che con la loro azione quotidiana… i lavoratori e le lavoratrici. Oggi è stato raggiunto un accordo che salutiamo con grande piacere, di cui vi ringraziamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), un accordo con i sindacati, con i lavoratori e le lavoratrici che stanno garantendo i nostri beni essenziali, la nostra vita quotidiana, e il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie, il pericolo in cui mettono le loro famiglie, anche loro.

È un'altra cosa di cui non possiamo e non vogliamo omettere di dire grazie, davvero. Siamo in una difficoltà che nessuno di noi poteva immaginare alcune settimane fa, siamo in un'altra vita, in un altro mondo, e credo che questo, anche per gli amici dell'opposizione, debba diventare un elemento da tenere presente. È una sfida senza precedenti quella a cui siamo di fronte, e chiediamo, quindi, un senso di unità nazionale, di responsabilità senza precedenti, non per confonderci, non perché ognuno nasconda le sue idee, ma perché ognuno dia il suo contributo, esattamente come queste persone che ho citato, che stanno dando il loro contributo a fare in modo che questa comunità rimanga una comunità e non si disgreghi. E davvero grazie a tutti i presidenti di regione, di tutti i colori, a tutti i sindaci, i nostri sindaci. La mia regione è molto colpita, è al limite anch'essa, ma qui voglio ringraziare per tutti, per tutti i presidenti di regione, il presidente Fontana, e voglio ringraziare per tutti i sindaci il sindaco Gori, perché la Lombardia e Bergamo stanno sopportando, nella difficilissima prova che molti di noi stanno sopportando, una prova ancora più importante.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 19,35)

GRAZIANO DELRIO (PD). E voglio ricordare qui Don Fausto Resmini, il prete degli ultimi di Bergamo, amatissimo dalla sua città (Applausi), che è il segno di una comunità che in tutte le sue componenti, il Terzo settore, il volontariato, le famiglie, i lavoratori, i sacerdoti, si spende per resistere. Abbiamo bisogno di resistere, hanno bisogno di resistere i nostri concittadini. Con i loro comportamenti vinceremo questa battaglia, ne siamo sicuri; con la responsabilità di tutti vinceremo questa battaglia. Questo è il nostro momento più difficile dalla Seconda guerra mondiale ed è importante che, appunto perché siamo in questa grandissima difficoltà, ci sia davvero il contributo di tutti. Abbiamo bisogno di tutte le intelligenze migliori del Paese, di tutte le energie migliori del Paese, e lo dico qui, faccio un appello perché il Governo apra. Abbiamo apprezzato nel decreto di ieri il fatto che lei abbia sentito il bisogno di scrivere insieme al Governo una pagina di attenzione all'interlocuzione con il Parlamento, ma faccio un appello qui perché il Governo apra tavoli costanti, permanenti, sugli argomenti che sono gli argomenti principali che dovremo affrontare nelle prossime ore, che hanno citato i miei colleghi: l'argomento del sostegno alle famiglie e alle imprese, il sostegno al reddito.

Avremo una crisi senza precedenti, probabilmente a due cifre di recessione. Avremo il problema degli investimenti, di come promuovere gli investimenti; non solo quelli pubblici, che sono il 10 per cento degli investimenti totali di un Paese, ma anche quelli privati. Il Ministro Patuanelli ha ricordato il tema dell'ecobonus, per esempio, al 100 per cento. Abbiamo bisogno di mettere in campo azioni strutturali che rendano più solido il Paese di fronte alla crisi, e per questo chiedo al Governo che apra tavoli con l'opposizione, con la maggioranza e l'opposizione insieme, insieme, uniti nella responsabilità; ripeto, non confusi, ma uniti nella responsabilità, signor Presidente. E noi abbiamo riscoperto in queste ore, ed è da lì che vorrei che ripartissimo, il valore del capitale umano, il valore delle persone, il valore dei beni comuni. Nei momenti di crisi bisogna proteggere e provvedere, e può proteggere e provvedere solo lo Stato, la scuola pubblica, la sanità pubblica; certo, con la collaborazione dei privati, ma è lì che si misura il senso e la presenza dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi dobbiamo ricominciare a investire sui beni comuni: la scuola pubblica, la sanità pubblica, l'ordine pubblico e, prima di tutto, investendo nel capitale umano, nelle università, negli ospedali, nel personale medico, negli insegnanti. Abbiamo bisogno di reinvestire, ripartire da lì; loro sono stati la faglia di resistenza in questi momenti e da lì dobbiamo ripartire, per potenziare e per ricominciare a proteggere e a provvedere ai nostri cittadini in questo momento così senza precedenti, appunto, in un momento così difficile. Allora, io credo che il Governo debba avere una stella polare, mi permetta, Presidente, in questo momento; cioè si deve fare tutto quello che è necessario, niente di meno; questo deve essere chiarissimo in Europa: noi non possiamo permetterci, e la ringrazio perché lei lo ha ricordato ai suoi colleghi in questi momenti, noi non possiamo permetterci di dimenticare nessuno, famiglie, imprese, lavoratori e anche un'attenzione particolare in questo momento va a coloro che in questa crisi sono i più vulnerabili, i nostri anziani, le persone più povere, le persone senza reddito; queste persone in questa crisi stanno soffrendo due volte, di nuovo, la fatica della vita quotidiana.

Allora, dobbiamo fare tutto quello che è necessario, l'Europa ha cominciato e io vorrei dire ai colleghi: riflettiamo serenamente sul fatto che l'Europa ha una sola istituzione vera e solida, che è la BCE e la BCE è stata presente; costruiamo altre istituzioni europee che possano essere presenti; costruiamo, lei lo ha detto, con impegno, gli eurobond, costruiamo l'unione bancaria costruiamo l'assegno europeo per la disoccupazione, costruiamo grandi pilastri di welfare europeo, perché queste grandi crisi si affrontano solo in un ambito e con una solidarietà europea, perché le grandi pandemie non conoscono i confini, le grandi crisi finanziarie non conoscono i confini. Abbiamo bisogno, cioè, di riscoprirci per quello che siamo, sempre più dipendenti; questa crisi ci ha fatto capire quanto bisogno abbiamo gli uni degli altri, quanto la nostra salute dipende dai comportamenti degli altri, quanto il nostro benessere, la nostra felicità dipende dalla presenza degli altri. Allora, sbaglieremmo se uscissimo da questa crisi più chiusi, più rancorosi; dobbiamo, invece, aprirci alla solidarietà, alla cooperazione. E quanto male ci ha fatto la mancanza di solidarietà nelle prime settimane, sugli approvvigionamenti, quando Stati tenevano per sé i dispositivi, invece che darli? Se l'Unione Europea avesse avuto una task force sua, avesse prodotto per conto suo e per il continente europeo, avremmo potuto fronteggiare le crisi con tempistiche diverse e con un'efficacia straordinariamente superiore. Abbiamo bisogno di più Europa; se l'Europa non sarà più forte in questo momento, signor Presidente, se non ci saranno gli eurobond, se non ci sarà l'attenzione vera a usare tutto quanto è necessario, se non ci sarà un rafforzamento dell'unione bancaria, una vigilanza contro la finanza che uccide il lavoro…

Abbiamo sospeso per alcuni giorni le vendite allo scoperto e siamo stati tutti meglio, nelle borse; finalmente riscoprire una finanza che aiuta la ripresa economica, e non che specula e scommette sul fallimento degli Stati e delle imprese. Questo è quello su cui chiediamo un impegno dell'Europa, chiediamo che l'Italia sia protagonista in questo momento.

Siamo immersi, ognuno di noi, noi in particolare che siamo al Nord certamente, ma ognuno di noi è immerso in questa grande notte di cui non vediamo la fine. La Sacra Scrittura dice: quanto resta della notte? E lei oggi non ha potuto dirlo, non era suo compito, ed è stato saggio a non dirlo. Per potere affrontare una luce nuova, una nuova alba abbiamo bisogno di continuare a resistere, a resistere insieme, di farlo insieme ai nostri cittadini, facendo capire loro che esiste una buona politica, che sa essere loro vicino nei momenti più difficili. Sono sicuro che grazie al vostro lavoro, di cui ancora una volta ringrazio lei e tutti i membri del Governo, grazie al lavoro del Parlamento – perché noi usciremo da questa crisi solo se le istituzioni saranno più forti, altrimenti ci rimpiomberemo presto –, grazie all'aiuto del Parlamento riusciremo davvero a dare nuova speranza, nuova gioia ai nostri amati cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Siamo contenti di questa occasione di confronto parlamentare con il Governo, l'abbiamo caldeggiata; lo abbiamo fatto dall'inizio; caldeggiamo, se posso permettermi, anche qualcosa di più: non semplici comunicazioni al Parlamento; la comunicazione, in questa fase, è l'unica cosa che non è mancata, il Governo ha comunicato anche cose che non aveva ancora scritto; il punto non è la comunicazione; il punto è collaborare, sul serio. Per questo, dall'inizio, abbiamo insistito nel ritenere che il Parlamento potesse e dovesse fare di più, anche se qualche collega si è per questo risentito. Continueremo a farlo perché se è vero che siamo in guerra, ebbene noi non vogliamo disertare; noi vogliamo stare sul campo di battaglia, vogliamo stare in prima fila, noi vogliamo combattere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); noi vogliamo essere all'altezza di quelle migliaia di italiani che oggi combattono in trincea, che oggi combattono in prima fila; vogliamo essere all'altezza dei medici, vogliamo essere all'altezza delle Forze armate, vogliamo essere all'altezza delle forze dell'ordine, vogliamo essere all'altezza di quelli che una divisa non la portano e stanno comunque combattendo in trincea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dagli operai delle fabbriche rimaste aperte fino ai dipendenti dei supermercati e dei negozi che sono aperti. Noi vogliamo essere all'altezza di quella gente, quelle persone hanno il diritto di vedere la porta di questo palazzo aperta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per questo abbiamo posto il problema, per loro e per quelli che, invece, dalla politica aspettano delle risposte, perché per tante persone che stanno in trincea a lavorare ci sono migliaia di persone, invece, costrette dentro casa che non sanno se avranno, alla fine, del mese i soldi per poter mantenere i loro figli, gente che non sa quale sarà il suo futuro; e su tutto - lo hanno ricordato i colleghi - i contagiati, le vittime, le loro famiglie che non hanno neanche potuto tenere la mano di qualcuno che amavano mentre se ne andava, che non possono seppellirli, che non possono accendere una candela, che non possono pregare, che non possono piangere. Ecco, noi abbiamo il dovere di fare la nostra parte, per tutta questa Italia che sta con noi soffrendo; e dall'inizio, per questo, l'unica scelta possibile, per Fratelli d'Italia, poteva essere collaborare in tutti i modi possibili, dare una mano in tutti i modi possibili, dall'inizio. Lo abbiamo fatto; abbiamo recentemente chiesto una cabina di regia parlamentare, un luogo nel quale quotidianamente si possa lavorare insieme, al di là delle comunicazioni, ringraziamo per le comunicazioni, ma qualcosa di più.

Presidente Conte, penso che a guardarsi indietro non si possa dire che le nostre proposte, fin qui, sono state pretestuose, che non erano fondate, che non sono state serie, che non abbiamo provato a fare la nostra parte, e forse col senno di poi un giorno ci interrogheremo anche sulla possibilità che alcune non siano state prese in considerazione perché le facevamo noi, ma col senno di poi, dall'inizio abbiamo detto solo cose sensate: noi chiedevamo di fermare, di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina, quando altri ci dicevano, per questo, che eravamo razzisti e invitavano gli italiani ad andare abbracciare un cinese; abbiamo parlato di lockdown, cioè di chiudere tutto quello che si poteva chiudere già settimane fa e, alla fine, mi pare che ci si sia avvicinati decisamente parecchio; abbiamo cominciato a parlare di potenziamento del nostro Sistema sanitario nazionale quando il Governo italiano, ben due settimane dopo aver decretato lo stato d'emergenza sanitario, mandava in Cina 18 tonnellate di strumenti sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi già parlavamo di come reclutare i medici. Abbiamo parlato di risorse necessarie non per 3 miliardi e mezzo, ma per 30 miliardi quando il Governo parlava di 3 miliardi e mezzo, 7 miliardi e mezzo; abbiamo parlato, lo sentivo dal collega Delrio, addirittura di vietare le vendite allo scoperto in Borsa cinque giorni prima che fosse decisa quella manovra, e magari qualche decina di miliardi di euro prima che fosse deciso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non è il Governo – certo che non è il Governo - sto dicendo che abbiamo tentato dappertutto di fare delle proposte sensate. In alcuni casi abbiamo anche mosso le nostre critiche, perché l'opposizione ha delle volte anche quella responsabilità lì: dire le cose quando non vanno bene. Io penso che, ad esempio, una certa comunicazione del Governo, una certa, diciamo bulimia comunicativa del Governo, non abbia in alcuni momenti aiutato. Penso che i decreti prima si scrivano e poi si comunichino, perché se tu comunichi un decreto che non hai ancora finito di scrivere e non hai le risposte da dare ai cittadini, questo genera ancora più ansia, ancora più confusione, ancora più difficoltà a rispettare regole che ai cittadini chiediamo di rispettare. Dobbiamo metterli nella condizione di farlo. Anche quando abbiamo avuto dei profili critici abbiamo cercato di fare la nostra parte, ed è quello che faremo anche nei prossimi giorni, nelle prossime ore; è quello che abbiamo fatto sul decreto “Cura Italia”, lo faremo, sperando che si possa diciamo così prendere in considerazione qualcuna delle proposte che abbiamo da fare, per il bene della nostra nazione. Io non ho il tempo qui per entrare nel merito dei singoli provvedimenti, delle singole cose che sono necessarie.

Sul tema del decreto “Cura Italia” voglio dire due cose: una questione di comunicazione e una questione di visione. La questione di comunicazione è: voi lo avete chiamato “decreto Cura Italia” per una questione, diciamo così, di propaganda o perché in effetti siete convinti che l'Italia si curi con queste misure? Io spero sinceramente la prima, cioè spero e prego che siamo tutti consapevoli del fatto che con 25 miliardi e la cassa integrazione l'Italia non la curi, gli stai mettendo un cerotto ma non la curi. Prego che siamo tutti d'accordo sul fatto che per curare l'Italia serviranno molti altri miliardi e molte altre misure e forse anche un'altra mentalità di quella che, forse, necessariamente c'era nel decreto “Cura Italia”. Dico ciò perché noi rischiamo la desertificazione del nostro sistema produttivo nazionale; questo è evidente, lo sappiamo tutti. Oggi, con la condizione che c'è in Italia di tassazione, di burocrazia, di giustizia, già ieri un imprenditore che teneva aperto era oggettivamente un atto d'amore adesso diventa un gesto eroico, a tratti diciamo suicida. Noi abbiamo un disperato bisogno di dare oggi il messaggio diametralmente opposto a quello che lo Stato ha dato in passato. Il messaggio è: resisti, tieni aperto, non chiudere, non mollare, farò tutto quello che devo fare per starti a fianco. E questo vuol dire libertà, libertà dai vincoli, dalla burocrazia, dalle tasse, dall'Agenzia delle entrate, da tutto lo Stato guardone e vessatore che ti ha massacrato in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Libertà vuol dire dare un segnale anche, per esempio, sul tema cassa integrazione. Il decreto “Cura Italia” prevede cassa integrazione per tutti; bene, lo abbiamo proposto anche noi, è giusto, però io credo che debba prevedere anche un premio per chi non ce la mette la gente in cassa integrazione perché se l'unica possibilità è mettere la gente in cassa integrazione allora il decreto lo dobbiamo chiamare “arrenditi Italia” e invece noi dobbiamo fare in modo che la gente non si arrenda, immaginare strumenti per aiutare chi non si arrende. Queste sono le proposte che abbiamo fatto finora e sono quelle sulle quali speriamo di poter collaborare. Gli ultimi due minuti di questo intervento li devo dedicare all'Europa, Presidente, anche per quello che ho sentito dire prima di me. Vedete, io penso che sia sotto gli occhi di tutti, proprio in questa emergenza, la crisi dell'Unione europea; credo che le grandi crisi, ci piaccia o no, tirino fuori la reale natura delle persone e delle cose e oggi anche i più incalliti ed euroinomani si accorgono del fatto che qualcosa oggettivamente non ha funzionato. Credo che oggi l'Europa decida se vuole esistere oppure no e credo che l'inizio non sia stato confortante. Se noi ci guardiamo un pochino indietro vediamo un'Europa nella quale c'è un contagio che riguarda tutte le nazioni ma che altre nazioni nascondono, però all'Italia viene chiesta la certificazione “virus free” dei propri prodotti agroalimentari; quello che abbiamo visto in passato è una Germania che quando il contagio era soprattutto in Italia impediva l'esportazione di respiratori anche verso i Paesi membri; quello che noi abbiamo visto era una Banca centrale europea alla quale abbiamo chiesto aiuto contro la speculazione e che per tutta risposta, per bocca della sua Presidente, ha fatto una gaffuccia che ci è costata 17 punti sulla Borsa in poche ore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è quello che abbiamo visto! Abbiamo visto che quando il contagio era in Italia l'Unione europea spendeva 200 milioni per tutta l'emergenza Coronavirus compresa la ricerca e quando il contagio è arrivato in Francia e Germania allora si è cominciata a muovere l'artiglieria pesante. Abbiamo visto che mentre l'Italia combatteva da sola il Coronavirus all'Eurogruppo si metteva all'ordine del giorno la riforma del MES che prevede che chi dovesse accedere al Fondo salva-Stati può essere costretto a ristrutturare il suo debito, e quando abbiamo chiesto l'aiuto del MES, perché il Governo è andato e ha chiesto l'attivazione del MES senza condizionalità, notizia di oggi, poi il Presidente magari ci smentirà se non è vero, la Germania ci ha risposto: vi attaccate. Questo ci hanno risposto: l'attivazione del MES senza condizionalità non la prendiamo in considerazione perché, signori, mi dispiace, ma qualcuno in Europa pensa che il Coronavirus possa essere anche un'occasione per indebolire qualche altro Stato membro, magari per fare un po' di acquisizioni di aziende strategiche, di asset strategici a basso costo, magari per imporre manovre lacrime e sangue. Allora diciamoci la verità e concludo, Presidente Fico, l'Europa che abbiamo sognato non esiste, oggi non esiste, non c'è l'Europa della civiltà, l'Europa della solidarietà, l'Europa che è una madre di tutti noi, quello che abbiamo visto è un'Europa degli egoismi, è l'Europa dell'interesse di alcuni a scapito dei diritti dei molti, è l'Europa che aspetta il terremoto in casa nostra per andare a rovistare nelle nostre macerie e fregarsi l'argenteria. Questo abbiamo visto in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E lo dico non perché mi serve un nemico, lo dico perché noi dobbiamo essere consapevoli che quando sarà finito tutto questo ci sarà da ricostruirla un'Europa diversa, non è più Europa, è un'altra Europa, ma prima di ricostruire l'Europa chiaramente dovremo dedicare tutte le nostre energie, la nostra forza, il nostro orgoglio e il nostro genio per ricostruire questa grande nazione che è l'Italia e Fratelli d'Italia c'è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Prego.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Onorevoli colleghi, oggi è impossibile prendere la parola in quest'Aula senza ricordare le 7.503 vittime del Coronavirus che piangiamo tutti. Non possiamo citarle tutte, ma vogliamo ricordarle tutte e stringerci intorno alle loro famiglie. Sappiamo che il Coronavirus è un male vigliacco, subdolo, arriva all'improvviso e all'improvviso ti porta via e non ti dà la possibilità di salutare i tuoi cari. Tutti noi siamo rimasti colpiti dalle immagini dei convogli militari che uscivano da Bergamo con i feretri dei nostri cari, i nostri cari, sì, perché tutti noi li abbiamo sentiti parte della nostra famiglia e sappiamo che Bergamo piange i suoi morti come Lodi, Cremona, Brescia, come tante comunità del nostro Paese, e le piange senza far rumore, in silenzio perché in alcuni comuni anche le campane hanno smesso di suonare a morto: i funerali non si possono più tenere. Allora io credo che oltre alla nostra vicinanza a quelle comunità, che stanno reagendo con grande forza, con grande determinazione, con dignità, con compostezza, dobbiamo anche assicurare fin da adesso che avranno la possibilità di vedere accertate le responsabilità, non oggi ma ci sarà un tempo in cui dovremo anche verificare perché magari nella provincia di Bergamo non è stata istituita la zona rossa in tempo utile per evitare l'espandersi del contagio. Credo che ci sarà un giorno in cui, forse, anche questo Parlamento, magari con una Commissione d'inchiesta dovrà verificare che cosa è accaduto ai tempi del Coronavirus nei giorni che stiamo vivendo, ma oggi dobbiamo pensare soprattutto a chi ancora è malato, a chi ancora sta combattendo la sua battaglia nei nostri ospedali. Ciascuno di noi va col pensiero a una persona cara, ad un amico che in questo momento sta male e l'unico pensiero che un po' ci tranquillizza e che è in buone mani, quelle dei nostri medici, quelle dei nostri infermieri, quelle di un sistema sanitario che oggi in tanti nel mondo ci invidiano perché non fa distinzioni di censo, di provenienza, ed è merito anche dell'allora Ministra Tina Anselmi, di cui oggi ricordiamo la data di nascita, se abbiamo questo sistema sanitario. Però dobbiamo dirci che non basta ringraziare, lo facciamo tutti, lo abbiamo fatto tutti sentitamente e sinceramente, i nostri medici, infermieri, ricercatori farmacisti, oggi Presidente dobbiamo anche chiedere scusa, io non so di chi sia la responsabilità, non sta a me dirlo, se ci sono stati dei ritardi, se ancora oggi si fa fatica magari a garantire a tutti i presidi per la sicurezza personale per lavorare in condizioni di tranquillità: le mascherine, i guanti Ci sarà un tempo in cui saranno verificate le responsabilità, oggi però dobbiamo chiedere scusa, se lavorano in quelle condizioni.

E forse dobbiamo anche chiedere scusa se oggi, il 25 marzo, per la prima volta, autorevoli esponenti del Comitato tecnico-scientifico riconoscono che anche ai medici e agli infermieri dobbiamo fare le verifiche, i tamponi, per vedere se stanno bene. Per questo non basta ringraziare i medici, ma dobbiamo cercare di stare loro vicini con atti concreti; e noi, come gruppo di Italia Viva, proponiamo una cosa molto piccola: di equiparare i medici e gli infermieri che purtroppo ci hanno lasciato, che non torneranno alle loro case, che muoiono per il Coronavirus in questi giorni, in tutto, alle vittime del dovere, perché stanno morendo per garantire a noi la salute, per mantenere fede al loro giuramento di difesa della vita, ed è giusto che ci sia questo piccolo riconoscimento, che non cambierà la vita alle loro famiglie, ma che è segno che il nostro Stato non li dimentica, non dimentica quello che hanno fatto per noi, al pari degli uomini e delle donne che muoiono in divisa nell'adempimento del dovere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Oggi, Presidente, dobbiamo dare risposte ai milioni di italiani che, in modo molto serio e molto responsabile, stanno rispettando le regole, sono nelle loro case, magari ci stanno guardando o ascoltando in questo momento. Hanno bisogno di risposte concrete, perché non sanno quando i figli torneranno a scuola, se la fabbrica in cui lavorano riaprirà e lo dobbiamo fare noi, Presidente, perché non ci giudicherà la storia, secondo me, tra un anno o dieci anni, ci giudicano già loro e ci giudicheranno i nostri amici, i nostri parenti, già stasera, quando torneremo a casa, perché hanno bisogno di risposte concrete.

Io lo so, Presidente, che abbiamo di fronte una sfida che è inedita, che è incredibile, purtroppo, e capisco umanamente anche la complessità, la fatica che affronta lei, tutto il Governo, e anche il senso di responsabilità, però, questa responsabilità, Presidente, pesa meno se è condivisa, perché un uomo solo non funziona mai e non basta mai, tanto meno adesso. E noi ci siamo, ci siamo per fare la nostra parte, perché sosteniamo il Governo e io credo, lo abbiamo sentito, che ci siano anche le opposizioni, che sono all'opposizione del Governo, ma stanno dalla parte degli italiani sicuramente. Io credo che dobbiamo lavorare insieme, collaborare, che non vuol dire ubbidire, vuol dire poter portare delle proposte, delle idee, anche fare delle critiche, che devono essere accettate per provare a fare meglio, insieme. Degli errori ci sono stati, cerchiamo di evitare di ripeterli. Io non credo che aiuti il moltiplicarsi continuo di provvedimenti del Governo, delle regioni, dei comuni, che spesso sono contraddittori tra di loro; io non so se la riforma costituzionale avrebbe risolto del tutto questo problema, ma è andata come è andata; oggi, cerchiamo di collaborare con i tanti sindaci, con i presidenti di regione, di qualunque colore politico, che stanno facendo il proprio lavoro e anche a loro chiediamo lo sforzo di togliersi, tutti, la maglia del partito e, a tutti, di indossare la maglia dell'Italia che è quella con cui giochiamo tutti, oggi, in questo momento, per i nostri concittadini.

E abbiamo bisogno, anche, di una comunicazione più chiara, Presidente; che il Governo ci comunichi, quando ha deciso, quello che vuole fare in modo univoco e che lo faccia, magari, nelle sedi opportune. Io lo dico sinceramente, meglio una volta in più in Parlamento che una diretta su Facebook o con altri canali, perché si moltiplica la confusione per i cittadini che ci chiamano costantemente, i sindaci, i piccoli imprenditori, per sapere come si interpretano le norme, cosa possono fare, cosa devono fare, per esempio, quando sono contagiati e non possono essere ricoverati in ospedale o hanno in casa una persona contagiata da accudire. Abbiamo bisogno di risposte chiare e per questo, come Italia Viva, abbiamo chiesto che la Commissione affari sociali sia permanentemente convocata, perché ci sia questo scambio di informazioni tra Parlamento e Governo, a favore dei cittadini.

Oggi, noi abbiamo un compito importante, tutti noi, quello di immaginare il futuro; noi non sappiamo quando finirà l'emergenza sanitaria, ci auguriamo che sia il primo possibile, ma non sappiamo quando sarà, sappiamo però che finirà e dobbiamo essere preparati per quel giorno ad avere delle risposte in grado di affrontare la crisi economica; sicuramente, occorrono delle risposte a livello europeo e lo dico oggi che ricorre l'anniversario della firma dei Trattati, proprio a Roma, che hanno istituito la Comunità economica europea; abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa, anche oggi; certo, un'Europa solidale, non quella che blocca le mascherine ai confini di Visegrad. Però, oggi, senza l'Europa, saremmo più in difficoltà; da soli non saremmo in grado di affrontare questa crisi. Abbiamo bisogno di più Europa, abbiamo bisogno però anche che il nostro Paese dia delle risposte, a cominciare dal grande piano “Italia Shock” per sbloccare le opere pubbliche ferme, per cercare di riaprire i cantieri quando sarà possibile farlo, perché è l'unico modo per evitare il tracollo economico del nostro Paese. E abbiamo bisogno, da subito, di alleggerire le regole per i sindaci, perché possano non solo sanificare le nostre strade, ma anche rimetterle a posto.

Abbiamo bisogno di alleggerire il peso della burocrazia se vogliamo ripartire davvero, e noi, Presidente, siamo a fianco del Governo, sicuramente siamo d'accordo col Governo nel dire che nessuno deve rimanere senza lavoro. Benissimo la cassa integrazione, sono state stanziate risorse importanti nel decreto-legge che stiamo discutendo, bene che quelle risorse arrivino il prima possibile, in modo semplice, magari con le stesse regole in tutta Italia, però non possiamo dimenticarci che dire che nessuno resta senza lavoro, significa che non ci sono lavoratori “di serie A” e lavoratori “di serie B”, esistono i dipendenti, ma esistono anche i lavoratori autonomi da tutelare e sappiamo, l'ha detto anche lei, Presidente, che questo primo provvedimento non è sufficiente per dare risposta alle tante partite IVA del nostro Paese e glielo dico da avvocato che ha la fortuna di poter sedere in quest'Aula e di poter rappresentare anche tanti che sono fuori, lo dico a un collega, noi sappiamo benissimo quanti professionisti sono in difficoltà, non solo avvocati, chiaramente: dentisti, ingegneri, geometri, perché gli uffici sono chiusi, gli studi sono chiusi, i tribunali sono chiusi, ma a fine mese l'affitto va pagato, i dipendenti vanno pagati. In questi anni non abbiamo accumulato ricchezza per vivere di rendita, spesso abbiamo accumulato mutui da restituire, prestiti da restituire e, allora, prima che sia troppo tardi, pensiamo alle tante partite IVA, a tanti lavoratori autonomi che oggi sono in difficoltà, dagli ambulanti dei mercati rionali agli imprenditori agricoli; possiamo fare di più e meglio, insieme.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Concludo, Presidente, ricordando che oggi tante persone vivono anche in condizioni di fragilità e di solitudine nelle proprie case, soprattutto gli anziani, con la paura di fronte a loro e l'impossibilità di utilizzare i social network perché non è il loro mondo. Allora, pensiamo a un numero verde nazionale che possa essere anche un supporto psicologico, un sostegno per le tante persone che oggi si sentono sole e spaventate nelle proprie case, sostenendo il Terzo settore, il volontariato, che sta facendo sforzi straordinari, sacrifici straordinari, per garantire comunque i servizi anche in questo momento.

Io sono convinta che il nostro Paese ce la farà, lo ha sempre dimostrato nella propria storia, è sempre stato capace di rialzarsi in qualunque momento e sono d'accordo con la poetessa quando dice che: “Noi non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura”. Io sono convinta che gli italiani siano all'altezza del loro compito, siano in grado di rialzarsi e di ripartire, spetta a noi, tutti, che siamo in quest'Aula essere all'altezza degli italiani che rappresentiamo. Questo è il nostro compito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Presidente del Consiglio, lo hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto, ma credo che mai come in questo momento sia necessario ripetere, ripetere un grazie dal più profondo del cuore a tutti gli operatori, i medici, gli infermieri, gli OSS, i volontari, la Protezione civile, i militari, le Forze dell'ordine, i vigili urbani che sono impegnati in prima linea, ma, a volte, lasciatemi ricordare anche quelli che spesso dimentichiamo e sono quelli che fanno i lavori più umili, le pulizie, perché senza ambienti puliti non si può evidentemente operare in sicurezza.

Vorrei anche unirmi al cordoglio, profondo, e alla vicinanza con le famiglie degli scomparsi e credo che la notizia di oggi che i vescovi italiani, il 27 di marzo, venerdì, andranno soli, nel cimitero della loro sede della diocesi, per pregare per i morti che sono stati lasciati isolati da ogni conforto, parli più di tante parole del dramma che quelle famiglie hanno vissuto e di quel dramma che hanno vissuto quelli che oggi non ci sono più. Però, lasciatemi anche ringraziare i cittadini e le cittadine italiane, perché al netto di una piccolissima, esigua minoranza, stanno dimostrando uno straordinario senso civico, nonostante attraverso i social, in maniera quasi scientifica e quotidiana, attraverso bufale e strani video, si cerchi di inquinare, si cerchi di determinare un clima di inciviltà, in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

E lo dico nella sede del Parlamento: stiamo attenti, perché alcuni video sottilmente hanno contenuti che possono determinare tentativi di sovversione dell'ordine costituito. Vede, Presidente del Consiglio, noi siamo dalla vostra parte, dalla parte dei Ministri più impegnati in prima fila e credo che oggi si debba dire che noi condividiamo le scelte di fondo al netto degli errori che ci sono stati, perché si è tutti operato, primi voi, in un territorio assolutamente inesplorato ed è l'approvazione di una linea che ha visto sostanzialmente come guida il principio di limitare, mitigare e attuare un criterio di massima precauzione. Vorrei che qualcuno dicesse qui se questa è stata una linea sbagliata. Possiamo discutere sui tempi, sulle modalità ma alla fine non si poteva fare altro che limitare, cercare di mitigare gli effetti sul Servizio sanitario nazionale e adottare un principio di massima precauzione. Dopodiché è vero che ci sarà tempo per verificare perché, se noi analizziamo con serenità al di là dei colori politici che è l'ultima cosa che mi interessa in questo momento, ci sono differenze profonde da regione a regione negli indicatori e ciò vorrà dire qualcosa e credo che debba servirci anche per il futuro. Inoltre è chiaro ed evidente che il Paese era impreparato: è mancata e manca ancora fino in fondo una cultura dell'emergenza sanitaria che non avevamo mai vissuto; mentre viceversa oggi noi abbiamo per esempio una cultura della Protezione civile per gli eventi meteorologici avversi perché abbiamo imparato tutti ognuno per la sua parte sopra la propria pelle come si fa cultura e come cresce a tutti i livelli quella cultura. È chiaro quindi che c'è un tema di tutela della salute. Si può e si deve fare di più: attuare probabilmente anche una serie di correttivi perché ritengo che rilanciare e rafforzare, accanto allo sforzo sugli ospedali, anche la medicina territoriale e controllare meglio i focolai che in realtà risiedono fondamentalmente spesso nelle famiglie ritengo che sia un elemento che può aiutare a ridurre gli effetti disastrosi del Coronavirus. Lei ha detto che il “decreto Cura Italia” è un primo passo, ne prendiamo atto e crediamo che ciò sia giusto nei confronti del Parlamento e ci aspettiamo che ci sia quindi la possibilità anche di poter apportare nel passaggio parlamentare alcuni miglioramenti e attendiamo il decreto, di aprile di cui lei stesso ha parlato, sapendo benissimo che tra il 1° e il 30 aprile non ci sono trenta giorni ma in questa fase c'è un mondo di differenza e quindi prima arriva questo secondo decreto e meglio è. Da questo punto di vista vorrei anche sul tema delle imprese sfatare alcuni miti negativi: nessuno ha in odio le imprese, però deve essere chiaro che all'interno della stessa Costituzione c'è la salvaguardia e il rispetto della libertà di impresa ma viene prima per noi il principio di tutela della salute ed è questa la ragione per la quale noi abbiamo appreso ed esprimiamo apprezzamento per l'accordo che oggi è stato trovato insieme alle organizzazioni sindacali per definire meglio le imprese essenziali perché si può lavorare, si deve lavorare, perché ci sono servizi essenziali che servono alla comunità ma chi in questo momento lo fa deve essere messo in condizione di farlo in assoluta sicurezza e soprattutto le attività che non sono essenziali devono essere chiuse nell'interesse di tutti. Allo stesso modo, con la stessa forza, noi crediamo che sia necessario in questa fase difficile non lasciare indietro nessuno siano essi lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato, precari, stagionali, lavoratori autonomi. Credo che da questo punto di vista tutto il mondo del lavoro deve essere per quanto possibile messo in sicurezza con uno sforzo assolutamente straordinario.

E da questo punto di vista non possiamo non guardare, conoscendo le difficoltà, conoscendo i conti nostri, a cosa sta capitando in Europa. Su questo noi vorremmo dirle con chiarezza che noi diamo pieno sostegno all'iniziativa del Governo italiano in queste ore ai tavoli europei affinché si possano trovare soluzioni di sostegno solidaristico agli sforzi degli Stati nazionali per contrastare gli effetti economici prodotti dal Coronavirus. Gli interventi di sostegno soggetti a condizioni, come quello prospettato dalla lettera di Centeno al Consiglio UE non più tardi di oggi, invece, in uno scenario di emergenza totale come quello che stiamo vivendo, crediamo siano inaccettabili e dimostrano come in molti Stati europei, in troppi Stati europei, guarda caso molti dei quali retti da Governi chiaramente improntati a una difesa dell'interesse nazionale in chiave sovranista, non c'è comprensione del rischio che stiamo vivendo e soprattutto non c'è comprensione del rischio che, seguendo queste logiche egoistiche, l'Europa sia destinata ad implodere con scenari devastanti per la tenuta della coesione sociale dell'intero vecchio continente. Abbiamo salutato con favore una svolta di alcuni giorni fa nelle politiche europee: bene i 750 miliardi messi sul tavolo dalla BCE; bene il superamento del Patto di Stabilità ma non basta. L'Europa è a un bivio: si sta insieme, si fa unità europea proprio perché nei momenti di difficoltà tu devi sentire chi è vicino a te non come un nemico o un avversario ma una persona che insieme ti aiuta ad uscire. Infatti il rischio di ritorno alle piccole patrie, ai cavalli di Frisia ai confini è molto più vicino di quello che noi oggi stiamo pensando. Io credo che il tempo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO FORNARO (LEU). Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Il tempo alla fine sarà galantuomo e, quindi, gli italiani vedranno chi in queste settimane difficili e complesse, al di là del giudizio della storia, si è impegnato per cercare di portare il Paese fuori da questi terre inesplorate, ha cercato di portarlo fuori al meglio possibile e chi invece, anche in questa emergenza, ha continuato una campagna elettorale permanente che francamente ogni giorno che passa stride con l'umore e con la necessità di dare certezze alla nostra gente. Guardate noi possiamo, anzi dobbiamo farcela ma possiamo uscire dalla crisi e da questo terreno inesplorato soltanto se lo faremo insieme, tutti insieme con un'unità politica nel rispetto delle diverse posizioni, con una responsabilità istituzionale che veda Stato e regioni non in una posizione di conflittualità ma uniti insieme per dare risposte, evitando polemiche, evitando quella sorta di più uno che ingenera a sua volta insicurezza. C'è un'unica osservazione - me lo consentirà - con la lealtà che credo le abbiamo sempre dimostrato, signor Presidente del Consiglio: è l'invito a noi stessi ma che ci permettiamo di rivolgere a lei di mai dimenticare che la comunicazione, assolutamente importante sempre e a maggior ragione in momenti di crisi, è e deve rimanere però un mezzo e non può mai diventare un fine. Ne possiamo uscire - lo dicevo prima - dobbiamo farcela tutti insieme perché solo insieme possiamo vincere questa battaglia e alla fine uscire ancor più forti con spirito di solidarietà e forse con una diversa visione del mondo e della natura che ci sta intorno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, mi permetta prima una battuta proprio perché questo è il Parlamento. Il collega Fornaro, secondo me, ha fatto un errore a mettere - lo stanno facendo forse anche alcuni sindacati - in contrapposizione proprio in questo momento drammatico la difesa della tutela della salute e la difesa del lavoro.

Come stiamo vedendo, si muore drammaticamente di Coronavirus ma dobbiamo sempre ricordarci che si può morire di fame, si può morire di povertà e il lavoro lo danno le imprese. Quindi: non fare mai questa contrapposizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) proprio perché senza alcuno spirito polemico stiamo lavorando insieme.

Signor Presidente del Consiglio, io sono molto contento di vederla qui, in Parlamento, nel luogo della democrazia, delle istituzioni dove ci si confronta, ci si corregge e ci si critica, anche. Lo abbiamo chiesto con forza, noi come opposizioni, che il Parlamento dimostrasse proprio in questo momento la sua funzione. È nelle emergenze che si vede ciò che è essenziale e mai come in questo momento noi sappiamo che la democrazia e le istituzioni sono essenziali. Sa perché? Per una semplice cosa: qui è il luogo dove si portano - e lo abbiamo ascoltato anche oggi - la voce, le esigenze e le domande della nostra gente, dei nostri imprenditori e delle nostre famiglie, e per lavorare insieme, per collaborare insieme anche nella distinzione dei ruoli, Governo, maggioranza e opposizione, c'è bisogno innanzitutto di ascoltare questa voce.

E, allora, la prima testimonianza viene drammaticamente - lo dico con dolore - da un'agenzia delle 17,17: la trentunesima vittima tra i nostri medici, la dottoressa Vincenza Amato della provincia di Bergamo. Contemporaneamente, sempre da questo mondo, c'è un dato incredibile - e ce lo siamo detti anche l'altra sera - che è la generosità: 8 mila medici hanno risposto all'appello del Governo. Vogliono entrare nella task force volontari per combattere questa guerra. Ma contemporaneamente tutti noi abbiamo ricevuto - l'hanno detto anche gli altri colleghi - messaggi e grida di disperazione da parte dei medici che ci dicono: “Dateci mascherine, strumenti di protezione adeguati, fateci il tampone”. Non è accettabile - e non è una critica: è la coscienza di quello che stiamo vivendo - che dopo 32 giorni non abbiano ancora questi strumenti. La responsabilità è di tutti, ma questo non è accettabile. Mettiamoli in condizioni di poter dare il loro contributo senza condannarli a un contagio certo.

La seconda testimonianza viene da un piccolo imprenditore della nostra terra, della Brianza. Fa più di due milioni di fatturato e ci dice: “Caro Maurizio, è un momentaccio. Non ci sono lamentele, è un fatto grave e imprevedibile. Vediamo che ci sono programmi di aiuto. La mia azienda sta soffrendo economicamente, però un futuro di lavoro c'è. Oggi con la famiglia abbiamo messo insieme tutti i mobili che avevamo e li abbiamo spediti in America. Ora, però, occorre denaro per reggere. Noi siamo solo capaci di lavorare e anche bene, tu lo sai. Non ci destreggiamo nella burocrazia. Aiutateci a capire come fare per ottenere queste risorse non per aiutarci ma per permetterci di continuare a sopravvivere”. Ecco, la questione è quando noi diciamo che il “decreto cura Italia” (il nome è stato un po' infelice) è una strada giusta ma non è adeguato è proprio per questo: non è adeguato vuol dire che non sono sufficienti le risorse che si sono messe in essere e non è sufficiente la platea che abbiamo coinvolto. Non abbiamo avuto la capacità di dare risposta effettivamente ai soggetti che ne avevano bisogno, cioè piccole e medie imprese, imprenditori e professionisti. Quindi, dobbiamo andare in questa direzione.

Infine, mi piacerebbe in questi ultimi secondi ringraziare le scuole. Ci sarebbe anche un'altra bellissima lettera ricevuta da una mamma che ringrazia i loro insegnanti per il lavoro che stanno facendo di scuola on-line. Ecco, noi dobbiamo ricordare che l'educazione, l'istruzione e la cultura sono gli strumenti con cui ognuno di noi può combattere questa emergenza e dobbiamo farlo. Un grazie - e vedo qui anche il Ministro dell'Interno - agli italiani che stanno rispettando le restrizioni che gli abbiamo dato. Il 96 per cento degli italiani rispetta le restrizioni. Tutti gli italiani le stanno rispettando. Stiamo chiedendo limiti alla loro libertà, gli stiamo chiedendo sacrifici…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …magari vivendo - e concludo - in 60-70 metri quadri.

Un grazie alla generosità dei nostri concittadini e fra tutti - e concludo - permettetemi di ringraziare un particolare cittadino italiano, un sacerdote di 72 anni, don Giuseppe Berardelli, della provincia di Bergamo. Si è ammalato e i suoi parrocchiani gli hanno regalato un respiratore. Lui l'ha rifiutato e ha detto: “Datelo a un giovane che ne ha bisogno”. È morto per questo sacrificio (Applausi). Ecco, questa è l'Italia, e concludo e la ringrazio anche della cortesia, signor Presidente. L'Italia è fatta di gente così.

Pensiamo a loro, pensiamo a loro, pensate a loro quando facciamo e fate i vostri decreti, quando entriamo pesantemente nella limitazione delle loro libertà e sappiamo - e veramente concludo - che dovremmo restituire più libertà, meno burocrazia, più società, più impresa, più Stato efficiente, più benessere e lo dovremmo fare insieme. Ecco, ci voleva qui in questo Parlamento, signor Presidente, l'appello a lavorare insieme e non solo in un talk show o in una diretta su Facebook.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Questo è il lavoro che dobbiamo fare insieme, collaborando, criticando e costruendo. Questa è la nostra disponibilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E).  Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, onorevoli colleghi, esattamente un mese fa, quando il Governo ha riferito l'ultima volta in quest'Aula sull'emergenza sanitaria, si dibatteva, tra l'altro, dell'utilità o meno delle mascherine. I giornali e i quotidiani titolavano: “Riapriamo Milano” e il Ministro della Salute, come tutti noi, era seduto a pochi centimetri dai colleghi. Sembra un secolo fa ed era, in realtà, trascorso già un mese dalla dichiarazione dello stato di emergenza, come lei ha ricordato questa sera. Ci sono state da parte di tutti incertezze e contraddizioni in parte comprensibili e in parte meno. Non ci interessano le polemiche sterili e ci sarà, magari con tempi più adeguati, l'occasione di discutere e di avanzare proposte in occasione dell'esame dei provvedimenti del Governo. Oggi noi chiediamo, innanzitutto al Presidente Fico e a lei, che il Parlamento sia coinvolto costantemente e puntualmente su tutti gli atti che saranno presi di qui in avanti e poniamo due questioni all'attenzione sua e del Paese. In queste ore circa 300 scienziati e ricercatori italiani hanno rivolto al Governo un appello per un piano nazionale anti-contagio che metta in rete e sappia utilizzare le migliori risorse e competenze disponibili per garantire test periodici alle categorie più esposte, isolando e anticipando così il virus. Solo così il sacrificio di vite umane, quello degli operatori sanitari in prima linea, quello di 60 milioni di italiani chiusi in casa, sarà servito a diluire l'impatto sul sistema sanitario e a consentire al Paese di avere una strategia di uscita dall'emergenza. Cosa si aspetta? Questo approccio, anziché la rincorsa a provvedimenti sempre più genericamente repressivi, è, a nostro avviso, quello giusto.

Il sovranismo è egoismo. Non ci si può lamentare dell'egoismo degli altri Paesi e fare i sovranisti e, permettetemi colleghi, il sovranismo sanitario nazionale o regionale è forse la forma più patetica e più oscena dell'inadeguatezza del chiudersi nella sovranità nazionale o regionale di fronte ai grandi rischi del nostro tempo. Non serve – consentitemi, Presidente del Consiglio e Ministri - non serve alimentare la fascinazione verso la supposta generosità di regimi totalitari o autoritari come in queste ore da qualche parte sta avvenendo. Serve una maggiore integrazione europea fiscale, economica e politica effettiva. Serve un'Europa federale. Ora o mai più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2020.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo che ha avuto luogo nella giornata di ieri e delle ulteriori interlocuzioni con i presidenti dei Gruppi parlamentari che sono intercorse in data odierna, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il periodo 31 marzo - 30 aprile, nel quale, oltre all'esame di progetti di legge indifferibili e urgenti, è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata ed interpellanze urgenti, ai fini del mantenimento di una costante interlocuzione della Camera dei deputati con il Governo sull'emergenza COVID-19, da perseguire anche attraverso lo svolgimento di informative urgenti del Governo:

Martedì 31 marzo

(ore 10 e pomeridiana, con inizio delle dichiarazioni di voto finale alle ore 13.30 e votazione finale per appello nominale a partire dalle ore 14.45)

Esame del disegno di legge n. 2423 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (approvato dal Senato – scadenza: 5 aprile 2020)

Mercoledì 1° aprile

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 2 aprile

(ore 14)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Mercoledì 8 aprile

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 9 aprile

(ore 14)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Mercoledì 15 aprile

(ore 10)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2434 - Conversione in legge del decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025, nonché in materia di divieto di pubblicizzazione parassitaria (da inviare al Senato – scadenza: 12 maggio 2020)

Mercoledì 15 aprile

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 15 aprile

(ore 16, con eventuale prosecuzione nella giornata di giovedì 16)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2434 - Conversione in legge del decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, recante disposizioni urgenti per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025, nonché in materia di divieto di pubblicizzazione parassitaria (da inviare al Senato – scadenza: 12 maggio 2020)

Giovedì 16 aprile

(ore 14)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Settimana da lunedì 20 a venerdì 24 aprile

Sarà esaminato - secondo modalità da stabilire - il disegno di legge S. 1766 - Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (ove trasmesso dal Senato – da approvare entro il 30 aprile 2020)

Mercoledì 22 aprile

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 23 aprile

(ore 14)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Settimana da lunedì 27 a giovedì 30 aprile

Sarà esaminato - secondo modalità da stabilire - il decreto-legge sulle ulteriori misure di contenimento del COVID 19 (in corso di presentazione - da inviare al Senato)

Mercoledì 29 aprile

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 30 aprile

(ore 14)

Svolgimento di interpellanze urgenti

L'attività delle Commissioni e degli altri organi parlamentari sarà dedicata all'esame degli atti indifferibili e urgenti. In particolare, l'esame dei progetti di legge riguarderà gli argomenti iscritti nel calendario dei lavori dell'Assemblea o quelli eventualmente assegnati in sede legislativa. Ai fini del mantenimento di una costante interlocuzione con il Governo sull'emergenza COVID-19, presso le Commissioni potranno avere luogo audizioni dei Ministri di settore in relazione alle diverse tematiche connesse all'emergenza stessa.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al decreto-legge n. 3 del 2020 sulla riduzione del cuneo fiscale è fissato a lunedì 30 marzo, alle ore 14.

Il termine per la presentazione delle interrogazioni a risposta immediata resta fermo alle ore 12 del martedì.

Nel periodo 31 marzo – 30 aprile, il termine per la presentazione delle interpellanze urgenti è anticipato alle ore 14 del martedì.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). In risposta alla necessità etica di ricordare Alberto Arbasino e l'onorevole Carlo Casini, devo comunicarle io che, nel frattempo, è morto un altro deputato, che fu Vicepresidente, l'onorevole Acquarone. Lasceremo le loro morti nel silenzio o è previsto che possiamo ricordare la loro militanza come politici?

PRESIDENTE. Prego, prego.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Di Acquarone ricorderò il grande equilibrio e la misura, ma è persona che non ha avuto rapporti con me, forse qualcuno dei parlamentari di più anziano servizio lo ha conosciuto. Per quello che mi riguarda, invece, ho conosciuto bene e ho avuto una stretta amicizia con Alberto Arbasino e un rapporto di confidenza politica con Carlo Casini. Voglio ricordare soprattutto ai deputati dei Cinque Stelle che Carlo Casini è stato il più sensibile a un tema che oggi è molto caldo per tutti, che è il tema della vita, fino al rischio di apparire nel suo cattolicesimo perfino fanatico; ma, contemporaneamente, è stato il relatore per la legge che ha abolito l'immunità parlamentare. Voglio ricordare che l'immunità parlamentare non c'è più, nonostante che voci diverse legate all'area politica che ho ricordato la evochino. Esiste l'insindacabilità attraverso una serie di emendamenti all'articolo 68 che erano stati discussi in quest'Aula con molta determinazione ed essendo io sul fronte opposto, insieme a soltanto altri quattro deputati, per abolire completamente l'immunità. Fui l'unico a volerla conservare, così come indicava il gruppo dei costituenti, ma Carlo Casini è stato in buona fede, in convinta intenzione, il titolare, il relatore della norma che ha ridotto quella immunità a insindacabilità. Per il resto è stato un uomo buono, un cattolico integrale e non integralista, un uomo capace di credere a valori molto intensi; ed io l'ho avuto vicino nell'ultima occasione pubblica sua che è stata la questione che ha investito la giovane Eluana, quando una parte di laici, e io sono naturalmente laico, ha ritenuto di ritenere la posizione del padre corretta. Io, invece, credo che, per chi crede in Dio, un miracolo può accadere sempre, nonostante che le chiese siano chiuse e sia chiusa anche Lourdes, ma per chi crede nella scienza, e la scienza non deve essere vista come separata da Dio anche per chi crede, aspettare poteva consentire di trovare una soluzione anche a quella malattia.

Questo posso dire del rapporto che ho avuto con Carlo Casini e della sua integrità. Per quello che riguarda, invece, Alberto Arbasino, è semplicemente stato uno dei più grandi scrittori italiani.

Insieme a Leonardo Sciascia è stato parlamentare, come è stato parlamentare nel Parlamento europeo Moravia, e quindi è un segnale importante di uomini di cultura che hanno ritenuto che politica e cultura non debbano essere separati. Trovo abbastanza inquietante chi per disprezzo del Parlamento mi chiama “professore” e non “onorevole”, come se fosse un'offesa. Ritengo che quelli che hanno accettato di stare nel Parlamento, venendo dalla letteratura, dalla cultura, dalla scienza, e in particolare ho ricordato i nomi, ma si può aggiungere ad essi Natalia Ginzburg, Gina Lagorio e altri che furono nostri colleghi, ma Arbasino è stato un testimone del suo tempo, magari scettico rispetto alla possibilità che il Parlamento può dare a uno scrittore, ma è importante che una parte della sua vita l'abbia svolta in quest'Aula. Quindi, il mio pensiero a lui per i suoi Fratelli d'Italia, il suo libro più importante si chiama Fratelli d'Italia, senza un rapporto stretto con l'attuale partito, lui era un repubblicano legato al Ministro Visentini, e insieme a lui, tra le persone più lucide, vorrei ricordare Leonardo Sciascia, i due intellettuali di più aperte vedute che siano stati in questo Parlamento. Onore ad Alberto Arbasino, grande scrittore lombardo (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 31 marzo 2020 - Ore 10:

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1698 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (Approvato dal Senato). (C. 2423)

Relatore: TRANO.

La seduta termina alle 20,35.