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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 316 di giovedì 5 marzo 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Cancelleri, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Iovino, Liuni, Lorefice, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Roberto Gualtieri, proclamato il 4 marzo 2020, ha dichiarato, con lettera pervenuta in pari data, di aderire al gruppo Partito Democratico.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare diagnosi e cure precoci per le persone affette da patologie reumatologiche - n. 2-00658)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Elvira Savino ed altri n. 2-00658 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Savino se intenda illustrare la sua interpellanza. No, quindi si riserva di intervenire in sede di replica.

La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Onorevole Savino, l'interpellanza che lei sottopone al nostro esame affronta un tema molto importante per la vita e lo stato di salute di molte persone. Le malattie reumatiche, come lei giustamente ricorda, hanno un forte impatto sociale, proprio per l'elevata incidenza, per i costi rilevanti e per la riduzione della qualità della vita dei pazienti, perché sono caratterizzate da una condizione di disabilità e da una evoluzione invalidante.

La loro frequenza, inoltre, è destinata a crescere nei prossimi decenni, in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione, il che, ovviamente, se da un lato è una buona notizia, dall'altro è tutt'altro che una buona notizia.

La diagnosi precoce, unitamente ad una appropriata scelta terapeutica e ad una rigorosa valutazione delle risposte alle terapie sono di primaria importanza nel ritardare il decorso della patologia, contribuiscono a migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti, spesso compromessa da una diagnosi tardiva. Si ritengono necessari adeguati interventi ai fini della riorganizzazione strutturale, dell'integrazione dei servizi specialistici e del loro inserimento in una rete assistenziale uniformemente distribuita nel territorio, ed indispensabile per formulare una diagnosi, che deve essere precoce, e per attuare trattamenti appropriati e tempestivi, in modo da evitare la compromissione della capacità lavorativa e di favorire il pronto recupero dei lavoratori colpiti da queste patologie. In tale ottica, il documento concernente il “Piano nazionale della cronicità” (PNC), che è stato approvato nell'accordo della Conferenza Stato-regioni il 15 settembre 2015, risponde all'esigenza di sistematizzare a livello nazionale tutte le attività necessarie ed individua un disegno strategico comune, inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio centrato sulla persona ed orientato ad una migliore organizzazione dei servizi e delle azioni di tutti gli operatori coinvolti nell'assistenza sanitaria.

Relativamente alle malattie reumatiche (in particolare l'artrite reumatoide e le artriti croniche in età evolutiva) il Piano nazionale della cronicità prevede specifiche proposte operative. Tra queste, voglio ricordare: la diffusione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali, i cosiddetti PDTA, per favorire la standardizzazione dell'offerta di salute, ridurre le differenze territoriali e consentire la diagnosi entro sei mesi dalla comparsa dei primi sintomi; un migliore collegamento tra ospedale e territorio (che è anche necessario ed è previsto); la costituzione di reti assistenziali integrate, che favoriscano un approccio personalizzato e, ovviamente, interdisciplinare. Voglio rammentare, inoltre, che la Commissione nazionale permanente per l'aggiornamento dei LEA e l'appropriatezza del Servizio sanitario nazionale ha tra i suoi compiti anche quello di acquisire e valutare le proposte di inserimento di nuovi servizi, attività e prestazioni.

Proprio al fine di strutturare il percorso metodologico con cui la Commissione formula la proposta di aggiornamento prevista dalla citata normativa, è stato approntato il sistema presente nel portale del Ministero, con il quale tutti i potenziali proponenti possono inoltrare le richieste attraverso la compilazione di moduli, disponibili online dallo scorso mese di giugno.

È in corso la procedura di rinnovo dei membri della stessa Commissione, che nella sua attuale composizione ha cessato il mandato alla fine dell'anno 2019. Alla ripresa dei lavori, la Commissione rinnovata provvederà alla valutazione delle istanze, sulla base dell'istruttoria effettuata da questo Ministero.

Segnalo, inoltre, che con l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni del 21 febbraio 2019, è stato adottato il Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) per il triennio 2019-2021. Il Piano prevede che, entro sessanta giorni, le regioni e le province autonome recepiscano l'intesa e adottino un proprio Piano regionale di governo delle liste di attesa.

Ad oggi, l'intesa è stata recepita da tutte le regioni e dalle province autonome e il Piano regionale è stato adottato da venti regioni e province autonome.

È previsto che le iniziative dei Piani nazionali di governo siano ricomprese all'interno dei programmi attuativi aziendali, da adottarsi entro sessanta giorni dal Piano regionale di governo delle liste di attesa, in coerenza con quanto definito in ambito regionale e nazionale, fermo restando l'onere del monitoraggio sulle iniziative e sugli interventi attuati da parte della regione.

Per la piena attuazione del Piano di governo è stato istituito, con decreto ministeriale 20 giugno 2019, presso il Ministero della Salute, l'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa, composto da rappresentanti del Ministero della Salute, di Agenas, di tutte le regioni e province autonome, dell'Istituto superiore di sanità e delle organizzazioni civiche di tutela del diritto alla salute.

L'Osservatorio ha, tra le sue funzioni, quelle di: affiancare le regioni e le province autonome nell'applicazione dei contenuti del Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-2021 e fornire indicazioni tese ad omogeneizzare i comportamenti; programmare interventi tesi a superare eventuali disuguaglianze nell'erogazione delle prestazioni, garantendo l'uniformità dei LEA; revisionare le prestazioni di specialistica ambulatoriale riportate al paragrafo 3.1 del Piano nazionale 2019-2021, corredate dai rispettivi codici.

Riguardo all'ultimo quesito formulato nell'interpellanza in esame, voglio segnalare che negli ultimi anni accademici il numero di contratti di formazione medico-specialistica, finanziati con risorse statali e assegnati alle scuole di specializzazione in reumatologia, è costantemente e progressivamente cresciuto, a conferma dell'attenzione e della consapevolezza della gravità di questo problema.

Il numero dei posti disponibili per l'accesso al primo anno di corso della formazione post-laurea in reumatologia, è passato da 43 unità dell'anno accademico 2014-2015, a 63 unità per l'anno accademico 2018-2019 attualmente in corso, quindi con un incremento in termini percentuali pari al 46,5 per cento.

In particolare, la variazione maggiormente significativa si è registrata nell'ultimo anno accademico, quando il numero di contratti statali destinati alle scuole di specializzazione in reumatologia è passato da 47 a 63 unità, ossia un incremento percentuale in un anno del 34 per cento.

Tenuto conto che per il suddetto anno accademico il fabbisogno, rappresentato dalle regioni, di medici specialisti in reumatologia da formare è stato determinato in 75 unità, in termini percentuali, il fabbisogno è stato soddisfatto nella misura dell'84 per cento.

Tale ultimo incremento è anche superiore all'aumento espresso, sempre in termini percentuali, del numero complessivo dei contratti di formazione medico-specialistica finanziati con risorse statali per l'anno accademico 2018-2019, passati da 6.200 a 8 mila unità, che è stato pari a più 29 per cento. In sintesi, negli ultimi anni il numero di contratti di formazione - ovviamente per la scuola di specializzazione in reumatologia - è cresciuto in misura più che proporzionale rispetto al numero di contratti statali disponibili per l'accesso al primo anno di corso di tutte le scuole di formazione medico-specialistica. I dati appena illustrati attestano dunque che la questione delineata nell'interpellanza è da tempo all'attenzione di questo Ministero, e che sono state intraprese iniziative finalizzate ad aumentare il numero di posti nelle scuole di specializzazione. Pertanto, desidero assicurarle e altri firmatari di questa interpellanza che per il prossimo anno accademico il Ministero della Salute terrà nella considerazione debita le istanze che sono state rappresentate in ordine al numero dei contratti di formazione specialistica in reumatologia.

PRESIDENTE. L'onorevole Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELVIRA SAVINO (FI). Presidente, mi ritengo sostanzialmente soddisfatta della risposta alla mia interpellanza, però prima di affrontare il tema di questi pazienti affetti da malattie reumatologiche invalidanti vorrei appunto premettere che appare in questo momento di tutta evidenza - lei è qui in rappresentanza del Governo – che, sebbene il nostro lavoro vada avanti - questa interpellanza era stata presentata in precedenza e calendarizzata -, l'emergenza vera sanitaria in questo momento per il Paese è rappresentata da un altro fenomeno, che è quello, come tutti sappiamo, della diffusione dell'infezione da Coronavirus, ne siamo tutti consapevoli. Questa appare in assoluto la priorità da affrontare in questo momento. Ovviamente questa priorità deve coinvolgere il Governo e tutta la classe politica in generale, e i cittadini stessi, nell'offrire il massimo impegno nel contenere il diffondersi di questa epidemia, che, vorrei ricordarlo, perché forse adesso non appare, riguarda sì l'Italia, ma non riguarda soltanto l'Italia, riguarda l'intero continente, in un certo senso riguarda l'intero pianeta. Richiede il massimo impegno da parte del Governo in primo luogo, che lo deve affrontare possibilmente tentando anche di non distruggere il nostro futuro. Io sono qui e rappresento l'opposizione, e ieri il Ministro degli Esteri, Di Maio, ha rivolto un appello alle opposizioni invitando a restare uniti e a remare tutti nella stessa direzione. Ecco, per suo tramite, vorrei ricordare sommessamente al Ministro Di Maio che la settimana scorsa questo Parlamento ha licenziato il primo decreto relativo al Coronavirus con un voto unanime di tutta l'Aula, per cui è evidente che da parte delle opposizioni, da parte nostra in particolare, sicuramente c'è la massima disponibilità a impegnarsi in questo senso, però è evidente che per remare tutti nella stessa direzione c'è bisogno di un timoniere, che ci sia piena consapevolezza della rotta, della direzione nella quale si sta andando, e, mi lasci dire, il Governo in questa fase non è parso così lucido nell'assumere le decisioni. Forse era un po' impegnato nel promuovere fasi 1 e fasi 2, però non è stato sicuramente all'altezza della situazione, e le decisioni prese sono apparse sicuramente confuse, poco coordinate, le liti con le regioni non hanno sicuramente aiutato. Le misure adottate - non si capisce se poi del tutto efficaci - hanno sicuramente avuto l'effetto di gettare l'Italia nel panico, di diffondere un clima di terrore, di danneggiare probabilmente irrimediabilmente la nostra immagine nel mondo e di procurare un danno enorme alla nostra economia, probabilmente incalcolabile, ma speriamo recuperabile, dal punto di vista del turismo, del made in Italy addirittura, perché adesso i nostri prodotti vengono boicottati. Abbiamo visto quel video che ci ha riservato la Francia, quasi ridicolizzati e messi al bando, quasi boicottati.

Poi, visto che lei rappresenta il Ministero della Salute, dal punto di vista sanitario almeno le azioni iniziali non sono apparse del tutto lungimiranti, perché l'idea di bloccare i voli diretti da e per la Cina e magari non occuparsi dei voli in transito e dei voli con scalo non è stata proprio un'idea geniale nel contenere la diffusione del virus, così come questa estrema sensibilità, quest'estrema attenzione nel non urtare la sensibilità dei nostri amici cinesi, che sicuramente non mangiano i topi vivi, però magari essiccano e mangiano pipistrelli, che sono i vettori del virus. Noi abbiamo avuto tutta questa cura nel non metterli in quarantena e adesso paradossalmente loro mettono in quarantena noi. Paradossalmente siamo diventati noi gli untori, veniamo messi in quarantena dalla Cina: abbiate il buongusto di ammettere che comunque questo è abbastanza paradossale. Quello che voglio dire è che noi non ci rassegniamo all'idea di un'Italia messa in quarantena dal mondo. Chiediamo adesso da parte del Governo il massimo impegno, la massima chiarezza, il massimo coraggio, serietà, non più decisioni ondivaghe, come anche quella di chiudere le scuole di ieri, oggetto dell'ennesimo teatrino incomprensibile e poco sensato, che ha gettato come al solito nel panico le famiglie. È una decisione che ricadrà direttamente sulle famiglie, quindi chiediamo da voi il massimo impegno per sostenerle, per sostenere le madri lavoratrici con azioni concrete sullo smart working, sui permessi retribuiti. Non è più tempo di incertezze, bisogna sollecitare fortemente un'azione da parte dell'Europa, chiederle di aprire le maglie della flessibilità, perché i 3 miliardi previsti nel prossimo decreto probabilmente rappresenteranno un pannicello caldo e non saranno sufficienti. IMU, TASI, tasse e mutui nelle zone rosse non vanno sospesi, vanno cancellati, perché è evidente che il rinvio non può rappresentare un aiuto. Chiediamo veramente un impegno serio per sostenere il tessuto produttivo di questo Paese, che rischia il collasso, perché questa può rappresentare veramente una strage, ma più che dal punto di vista sanitario, dal punto di vista sociale ed economico. Ciò premesso - e mi rendo conto che il Governo sarà impegnato in questa priorità -, è chiaro che ci sono altri cittadini che richiedono anche il nostro impegno e la nostra attenzione, in particolare - e vengo all'interpellanza - questi 5 milioni di persone, che sono tantissimi, il 10 per cento della popolazione, affette da queste patologie così invalidanti. Settecentomila, in particolare, sono quelle che richiedono veramente cure costanti, perché hanno patologie croniche, severe e infiammatorie, per cui fanno fatica anche ad alzarsi dal letto, ad allacciarsi le scarpe, a tenere in braccio ai loro figli, quindi si comprende quanto si abbassi il livello della qualità della vita. Altri 700 mila sono invece i caregiver, per cui si arriva a un esercito di più di un milione di persone che affronta quotidianamente le difficoltà legate a questa patologia. Io la invito a leggere i contenuti del secondo rapporto “Vivere con una malattia reumatica”, che è stata presentato il 18 ottobre 2019, cioè nella Giornata mondiale delle malattie reumatiche, in un convegno al Senato, da APMARR, l'associazione che riunisce i pazienti affetti da queste patologie, perché in questo rapporto si capisce perché bisogna conoscere le vere esigenze dei malati, per quanto lei sia stata assolutamente esaustiva e chiara e auspico che le indicazioni che lei ha dato e le azioni che ha indicato saranno messe in campo e si realizzino al più presto. Conoscere le dinamiche e le problematiche dei pazienti è il modo migliore per aiutarli. Quindi, sostanzialmente, quello che chiediamo, come lei ha detto, è l'apertura di nuovi centri per la diagnosi e la cura, garantendo anche una rete territoriale domiciliare, che sarebbe opportuna.

Poi, nello specifico, a proposito delle potenziali iniziative, delle azioni che si possono mettere in campo, lei può farsi portavoce per il Governo di questi 5 milioni. Io faccio miei i suggerimenti che provengono da APMARR, per indicare appunto una serie di azioni concrete che possono essere messe in campo, e che illustro, che vanno sicuramente dalla necessità di valorizzare l'importanza di questa malattia affinché gli sia data pari dignità rispetto alle altre, per accelerare i tempi dell'attuazione del piano nazionale delle cronicità come lei ha detto e interagire con le regioni affinché lo facciano proprio. Creare anche percorsi diagnostici e terapeutici territoriali che siano adottati dalle regioni stesse; dare un percorso alla terapia facilitato, nel senso che è evidente che il medico reumatologo deve poter agire secondo scienza e coscienza e l'individuazione della terapia e della scelta prescrittiva non deve essere suggerita o indotta soltanto dalla necessità, che è poi sempre presente, purtroppo, del contenimento dei costi, ma legata alle reali esigenze cliniche del paziente; rivedere i prontuari per l'acquisizione dei farmaci, e questo anche va fatto in collaborazione con le regioni; inserire nelle commissioni che valutano l'invalidità anche un medico specialista reumatologo, che può dare il suo contributo di sensibilità nell'indicare le specificità richieste da questa malattia sul fronte dei LEA, lei lo ha detto, è stata molto chiara; quindi, auspichiamo che si vada in questa direzione, su questo sono soddisfatta. Esiste un piano per le liste d'attesa che va sostanzialmente attuato.

Rispetto alle scuole di specializzazione è stata molto chiara e la ringrazio. E poi, qualora fosse necessario, siccome c'è una carenza di questi medici, spesso sono difficili da individuare sul territorio, completare le piante organiche ove ce ne sia bisogno.

Ecco, con queste azioni e con quelle che lei ha indicato con chiarezza, a mio avviso, si riuscirà a dare sostegno ai pazienti affetti da questa malattia invalidante e sicuramente si potrà cercare di restituire loro una vita più dignitosa, di vivere con più serenità rispetto a questa malattia, che è quello che sicuramente il Governo e tutti noi abbiamo il dovere di garantire.

(Iniziative di competenza volte a potenziare i controlli sanitari negli scali aeroportuali italiani, in relazione all'emergenza da Covid-19, con particolare riferimento ai controlli sui passeggeri anche nella fase antecedente i controlli di sicurezza all'imbarco - n. 2-00664)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zoffili ed altri n. 2-00664 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Zoffili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente. Questa interpellanza urgente riguarda la sicurezza sanitaria negli aeroporti in relazione al Coronavirus. Nell'interpellanza le premesse partono da alcune riflessioni sul passato della gestione di questa emergenza; non sono polemiche, sono delle riflessioni, e questo intervento, questo documento che portiamo nell'Aula di questo Parlamento vuole essere un contributo concreto e di buon senso, Presidente, per fronteggiare e cercare di risolvere questo momento emergenziale.

Vado a illustrare e a leggere l'interpellanza: i sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della Salute, il Ministro dell'Interno e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti per sapere, premesso che, successivamente alle notizie del diffondersi del contagio del Coronavirus nella zona di Wuhan lo scorso 31 gennaio, con ordinanza del Ministro della Salute è stata disposta come prima misura per prevenire il contagio del virus COVID-19 in territorio italiano la sospensione del traffico aereo con la Repubblica popolare cinese.

Fino al blocco, come previsto dal Regolamento sanitario internazionale, presso gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa è stato predisposto un monitoraggio attivo da parte del personale preposto di tutti i passeggeri a bordo dei voli diretti da Cina e Hong Kong.

Sempre secondo quanto riportato dal sito web del Ministero della Salute, tale monitoraggio ha previsto la raccolta delle informazioni rilevanti dei passeggeri e dell'equipaggio, al fine di garantire la tracciabilità sul territorio nazionale nelle due settimane successive all'arrivo, la misurazione della temperatura corporea con termometri infrarossi direttamente sull'aeromobile e la distribuzione delle raccomandazioni e consigli comportamentali.

Tuttavia, contestualmente a tale misura, non è stato previsto dall'attuale Governo alcun controllo per i passeggeri transitati da scali secondari o da altre infrastrutture, e a tale riguardo, in particolare relativamente al trasporto aereo, non è stato predisposto alcun opportuno controllo sanitario all'interno delle aerostazioni e, altresì, non è stata presa in considerazione dal Governo la temporanea sospensione dell'accordo di Schengen per un maggiore accertamento sanitario anche dei confini terrestri.

Difatti, secondo quanto dichiarato al quotidiano Il Sole 24 Ore dal professor Walter Ricciardi, che è ordinario di igiene all'Università Cattolica di Milano e membro del consiglio esecutivo dell'OMS, nonché ex presidente dell'Istituto superiore di sanità, il blocco dei voli dalla Cina è stata una scelta “inutile e non basata su evidenze scientifiche” e dunque più opportuno sarebbe stato, per il professore, “controllare l'elenco dei passeggeri e isolarli se vengono da Paesi sospetti”, a partire da quelli che sono arrivati dalla Cina.

Dunque, per quanto sopra, confermato anche dall'improvviso diffondersi del virus in Italia, la decisione del blocco dei voli da e per la Cina e le conseguenti misure evidentemente non si sono rilevate sufficienti e comunque idonee a tutela della salute dei cittadini, poiché non hanno consentito di controllare anche chi è arrivato con i voli di scalo da zone interessate dall'infezione e anche attraverso altri mezzi, attraverso altre infrastrutture, attraverso i confini terrestri.

Ha suscitato grande scalpore - citiamo in questa interpellanza - la notizia, supportata da un video girato il 23 febbraio scorso all'aeroporto di Bari, dove nessun controllo è stato effettuato ai passeggeri in arrivo, invece, con voli nazionali. Ho letto proprio in queste ore il Nuovo Quotidiano di Taranto del 3 marzo e proprio l'apertura del pezzo recita che si cercano i 32 passeggeri del volo Milano-Brindisi, volo del 24 febbraio scorso, dove un passeggero era affetto da Coronavirus, e poi in Puglia ci sono stati dei casi accertati, e quanto è successo è oggetto anche di interventi di atti parlamentari proprio di un nostro collega, in particolare pugliese, l'onorevole Sasso.

Quanto sopra conferma quanto già affermato dall'Ufficio di sanità marittima e di frontiera, ossia che le linee guida attualmente prevedono per tutti gli aeroporti italiani dei controlli solo per chi proviene da scali internazionali e dall'aeroporto di Roma, con l'esclusione degli altri aeroporti nazionali.

Pertanto, valutate oggi le gravissime conseguenze di carattere sanitario ed economico - sottolineo anche economico - per il nostro Paese che ha avuto il diffondersi del COVID-19 e al fine di contenere tali disastrosi effetti, si dovrebbe considerare l'adozione di ulteriori misure volte a consentire e prevedere controlli di carattere sanitario prima dell'arrivo a destinazione, ossia nella fase dell'imbarco, al fine di evitare il contatto di soggetti affetti da COVID-19 con gli altri passeggeri sul medesimo volo, con i membri dell'equipaggio, con altre persone nell'area degli arrivi o nelle aree comuni all'interno degli aeroporti.

Inoltre, occorre garantire condizioni di maggior sicurezza non solo ai passeggeri provenienti da altri Stati, ma anche a quelli che viaggiano su voli nazionali, ai lavoratori che a qualsiasi titolo sono chiamati quotidianamente ad operare all'interno dei nostri aeroporti, e dunque, di conseguenza, a tutta la cittadinanza.

Se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intendano, nell'ambito delle proprie competenze, porre in essere immediatamente tutte le iniziative necessarie affinché, in aggiunta alle procedure sanitarie già attivate su disposizione del Ministero della Salute per l'emergenza del COVID-19, gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera - Servizi assistenza sanitaria personale navigante siano tenuti a effettuare negli scali aeroportuali italiani i più adeguati controlli sanitari sui passeggeri anche nella fase antecedente i controlli di sicurezza all'imbarco e se - la domanda - il Governo non intenda dare tempestiva attuazione all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/2402-A/72 proprio su questo tema, che è stato accolto dal Governo in fase di conversione in legge del decreto sull'emergenza, il quale, prendendo atto che il virus è presente ormai in diverse regioni italiane, impegna a rinforzare il sistema dei controlli aeroportuali, includendo non soltanto i voli internazionali, bensì anche quelli nazionali.

Dicevo in apertura che ci sono delle premesse e c'è una domanda, una richiesta di impegno a questo Governo - Presidente, guardo anche il sottosegretario alla salute che siede ai banchi del Governo - che è elementare e semplice.

Presidente, io mi rivolgo a lei: siamo all'interno di Montecitorio, all'ingresso sono state date delle nuove disposizioni dai Questori rispetto alla rilevazione della temperatura corporea. La temperatura viene rilevata a noi parlamentari, ma anche ai funzionari che accedono a questi palazzi in ingresso; sarebbe curioso il rilevamento della temperatura in uscita. Quello che chiediamo in modo veramente semplice in questo atto parlamentare è che, negli aeroporti italiani, la temperatura possa essere rilevata non solo all'arrivo del passeggero a destinazione, ma anche all'area degli imbarchi, alle partenze. Io, più tardi, prenderò un volo per Milano-Linate o Milano-Malpensa, non ho ancora prenotato, e, all'arrivo all'aeroporto di Fiumicino, prima di prendere il volo, non mi verrà rilevata la temperatura, signor sottosegretario, mi rivolgo per tramite del Presidente. Quindi, io potrò accedere all'area dell'aeroporto di Fiumicino, entrare anche nei negozi, rimanere in attesa al gate, in attesa di essere imbarcato, imbarcarmi sull'aeromobile, scendere dall'aereo e questo controllo sanitario, in relazione all'emergenza COVID, mi verrà effettuato al mio arrivo al nastro bagagli di Milano-Linate o Malpensa. Chiediamo veramente in modo costruttivo, signor sottosegretario, questo per cercare di garantire una maggiore sicurezza a tutti i passeggeri e a chi frequenta, anche per lavoro, gli aeroporti, ma anche gli aeromobili.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Onorevole Zoffili, grazie della dichiarazione con la quale lei ha introdotto l'illustrazione della sua interpellanza. Come può immaginare, è un tema di enorme importanza e sul quale il Governo e questo Parlamento anche stanno ponendo il massimo dell'impegno possibile.

Prima di entrare nel merito della questione che lei pone, ritengo opportuno ricordare che il Governo ha affrontato l'emergenza Coronavirus muovendosi su un doppio livello di azione: massimo livello di prevenzione per la circolazione di persone all'interno dell'area Schengen, provvedimenti, via via più incisivi, per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, con particolare riferimento agli arrivi diretti dalle aree in cui il virus si è diffuso e, segnatamente, dalla Cina. L'azione del nostro Governo è ispirata, ed è stata ispirata sempre, al principio di massima precauzione. Vanno letti in questa chiave anche i provvedimenti che sono stati adottati per aeroporti e per porti, ancora prima del 31 gennaio 2020, che, in ogni caso, costituiscono solo una parte di un sistema di sorveglianza più ampio, che include anche numerose e rinnovate misure sull'intero territorio nazionale. Sono state pianificate e implementate accurate misure di controllo come: la misurazione della temperatura corporea in tutti gli aeroporti italiani; l'identificazione e l'isolamento dei malati, le procedure per il rintraccio e la quarantena dei contatti stretti che, unitamente a un efficiente sistema di sorveglianza epidemiologico e microbiologico, possano garantire il rapido contenimento di eventuali casi.

Dopo la fase iniziale nella quale sono state fornite tempestivamente agli Uffici di sanità marittima e aerea di frontiera le prime informazioni e indicazioni che pervenivano dall'Organizzazione mondiale della sanità, richiamando l'attenzione degli operatori a possibili casi di sindromi respiratorie in passeggeri provenienti dalla Cina, con il definirsi di un quadro epidemiologico più chiaro, sono state adottate le seguenti misure.

Il 22 gennaio 2020, il Ministero della salute ha adottato la circolare n. 1997 “Polmonite da nuovo Coronavirus - 2019 nCoV - in Cina” che, tra le varie misure, prevede l'adozione di una procedura, gestita appunto dagli uffici di sanità marittima e aerea di frontiera competenti, per verificare l'eventuale presenza a bordo degli aeromobili provenienti dalla città di Wuhan di casi sospetti sintomatici di Coronavirus e il loro immediato trasferimento nei reparti specializzati nel trattamento delle malattie infettive.

Il 24 gennaio 2020, è stata adottata la circolare del Ministero della Salute “Indicazioni operative per il monitoraggio dello stato di salute dei passeggeri su voli con provenienza Cina”, che ha disposto il monitoraggio dello stato di salute dei passeggeri in arrivo dalla Cina, mediante la compilazione della “passenger locator card” bilingue, distribuita preventivamente, a tutti i passeggeri e membri dell'equipaggio, prima dell'atterraggio. I medici degli uffici di sanità marittima e aerea di frontiera sono stati incaricati di acquisire la “dichiarazione generale dell'aeromobile” con la relativa “parte sanitaria” direttamente dal comandante dell'aereo.

Il 25 gennaio 2020, con una ordinanza del Ministro della Salute recante “Misure profilattiche contro il nuovo Coronavirus”, sono state rafforzate le misure sanitarie di prevenzione e controllo per i passeggeri sbarcanti in Italia e provenienti con voli da Paesi comprendenti aree in cui si è verificata una trasmissione autoctona sostenuta del nuovo Coronavirus 2019, anche ricorrendo all'assunzione, in deroga alle vigenti disposizioni, di personale sanitario da adibire ai controlli sanitari attivati dai competenti uffici del Ministero sopracitati.

Il 30 gennaio 2020, l'ordinanza del Ministro della Salute “Misure profilattiche contro il nuovo Coronavirus”, al fine di garantire un adeguato livello di protezione sanitaria, ha interdetto il traffico aereo dalla Cina, quale paese a trasmissione autoctona sostenuta del nuovo Coronavirus, ciò in considerazione del fatto che a quella data erano previsti circa 60 voli settimanali diretti dalla Cina (35 su Fiumicino e 25 su Malpensa).

Questa misura è stata adottata tempestivamente a seguito della dichiarazione da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità di emergenza sanitaria di interesse internazionale, quale misura proporzionata al nuovo livello di allerta riconosciuto dalla stessa Organizzazione.

Va a questo punto segnalato che, nonostante l'Italia sia stato l'unico Paese ad adottare tale misura, con ordinanza del Ministro, misure di analogo effetto negli altri Paesi sono state adottate dalle compagnie di bandiera che, a differenza di quella italiana, avevano voli diretti con la Cina.

Per quanto riguarda i passeggeri in arrivo dalle aree a rischio attraverso scali secondari, la rete del traffico aereo mette a loro disposizione un'ampia possibilità di triangolazioni, ma, nel contempo, non consente - nonostante l'impegno anche delle forze di polizia - di risalire agli stessi passeggeri in arrivo. È di tutta evidenza che neanche la temporanea sospensione degli accordi di Schengen avrebbe potuto risolvere completamente tale difficoltà.

Per fronteggiare le predette difficoltà, il 4 febbraio 2020, a seguito dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della protezione civile, recante “Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”, negli aeroporti interessati dal traffico internazionale è stata assicurata attività di sorveglianza sanitaria per tutti i passeggeri in arrivo nel nostro Paese, con il monitoraggio della temperatura, anche grazie alla possibilità di impiegare ulteriori risorse messe a disposizione dal sistema nazionale di Protezione civile. Per motivi meramente tecnici, connessi esclusivamente alla difficoltà di separare tutti i flussi dei passeggeri in arrivo, i controlli vengono effettuati anche sui voli in arrivo negli altri aeroporti nazionali in arrivo da Fiumicino.

Il 21 febbraio 2020 con l'ordinanza n. 637 della Presidenza del Consiglio dei ministri- Dipartimento della protezione civile, titolata: “Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”, è stato incrementato il personale medico sanitario operante presso le strutture aeroportuali. Voglio comunicare inoltre e informare che, nel caso in cui sia presente un caso sospetto di nuovo Coronavirus (in base a sintomi clinici e a informazioni epidemiologiche), a bordo di un volo di qualsiasi provenienza, viene immediatamente adottata una procedura di emergenza che prevede il trasferimento del paziente in isolamento presso una struttura ospedaliera designata e l'immediata tracciatura dei contatti stretti. Negli aeroporti è presente materiale informativo per viaggiatori internazionali in italiano, inglese e cinese e sono stati installati dispositivi per l'erogazione di soluzioni idroalcoliche igienizzanti in linea con l'impegno di quanto indicato nell'atto ispettivo.

Inoltre, nel rispetto delle disposizioni vigenti, chiunque abbia fatto ingresso in Italia dopo avere soggiornato in zone a rischio epidemiologico come identificate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è tenuto a comunicare questa circostanza al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale oppure al pediatra di libera scelta, ai fini delle misure di sorveglianza.

In questo momento non vengono eseguiti controlli sanitari sui voli nazionali in quanto i residenti delle zone a più alta diffusione del virus, come noto, sono già da giorni sottoposti a una misura di stretta quarantena, che ne impedisce di fatto gli spostamenti.

Per quanto riguarda i cittadini delle altre aree del Paese le condizioni epidemiologiche sono sotto continuo monitoraggio e al momento non hanno richiesto dunque l'adozione dei suddetti controlli. Tuttavia, il Ministero della Salute, che segue l'evoluzione del quadro epidemiologico sulla base delle informazioni raccolte dall'Istituto superiore di sanità, avvalendosi del Comitato tecnico-scientifico, che, come noto, è stato istituito presso la Protezione civile e del quale fa parte anche il professor Ricciardi, che è stato citato nell'interpellanza, si riserva di prevedere ulteriori adeguate misure di controllo. Voglio ricordare che, proprio nella tarda serata di ieri, è stato adottato un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che aggiunge ulteriori misure fortemente restrittive sempre sulla base delle indicazioni e dello stato di allerta in tutto il territorio. Va anche detto che, nel recente incontro con il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità, è stato espresso apprezzamento e piena condivisione in ordine alle misure che l'Italia sta mettendo in campo in questa delicatissima materia.

Per quanto riguarda l'episodio relativo all'aeroporto di Bari-Palese, la prefettura-ufficio territoriale del Governo di Bari ha segnalato che l'attività dei sanitari risulta in linea con le direttive ministeriali che ad oggi prevedono il controllo di screening termico solo sui passeggeri provenienti da voli internazionali (Schengen ed extra Schengen) nonché in transito dall'aeroporto di Roma Fiumicino.

Sempre mediante la nota della prefettura si è appreso che il 26 febbraio 2020 una delegazione composta da consiglieri del comune di Bari si è recata presso lo scalo aereoportuale di Bari allo scopo di verificare l'effettivo rispetto delle direttive dei provvedimenti emanati. In tale occasione la delegazione ha incontrato il direttore generale degli Aeroporti di Puglia, che ha sottolineato la costante osservanza dei protocolli adottati per l'espletamento delle attività di controllo e ha segnalato l'intensificazione dei lavaggi e delle procedure di sanificazione dei servizi igienici presenti nello scalo aereo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zoffili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Dicevo anche in apertura dell'esposizione dell'interpellanza che non è il momento della polemica anche dai banchi dell'opposizione ma è il momento, anche da parlamentare di minoranza, di opposizione, di offrire un contributo utile a chi sta gestendo direttamente sul fronte governativo la situazione emergenziale, cercando di portare anche le istanze che arrivano dai territori di provenienza. È un momento, signor Presidente, anche assolutamente delicato per la Lombardia: sto leggendo le dichiarazioni dell'assessore alla Sanità Gallera con le quali, da una parte, si sta facendo una valutazione sullo stop della zona rossa nel lodigiano, leggo dalle agenzie di stampa, e, dall'altra, l'Istituto superiore di sanità chiede una valutazione sull'istituzione di una zona rossa nella Bergamasca e la regione si sta interfacciando con il Governo. Da una parte, leggo che la regione Lombardia denuncia la necessità di 500 medici in più e 1.000 infermieri che verranno assunti con chiamata diretta e si sta chiedendo un'accelerazione per quanto riguarda il conferimento delle lauree ovvero di dare la possibilità a chi studia infermieristica di poter sostenere l'esame il prima possibile.

Non sono comunque molto soddisfatto perché, al netto di tutte le premesse che ho fatto nell'interpellanza, la mia domanda, il mio contributo che voglio dare è veramente chiaro e semplice. L'ho spiegato, sottosegretario. Oltre a quello che è stato il contributo che ha redatto e che ha letto in quest'Aula e che è stato preparato anche con i suoi colleghi e con i funzionari, credo che due parole rispetto a questa semplice richiesta avrebbe potuto sicuramente farle. Le ho spiegato con le parole più semplici che io, che sono un potenziale affetto da COVID-19, tra poche ore, mi recherò all'aeroporto di Fiumicino e non verrò sottoposto ad alcun tipo di controllo e potrò girare tranquillamente e liberamente per l'aeroporto, arrivare al gate, prendere il volo e arrivare alla destinazione dove lì, sì, mi verrà effettuato un controllo con i termometri e termoscanner per rilevare la mia temperatura. Ma per tutto quell'arco di tempo, dall'arrivo in aeroporto all'imbarco e per la durata del volo, non mi verrà effettuato alcun controllo sanitario. Ci sembra una misura di assoluto buonsenso che può aiutarci anche a difendere l'immagine del nostro Paese, guardando anche gli aspetti economici: stiamo soffrendo a causa di questa emergenza. Le nostre aziende, penso ai nostri albergatori, le nostre industrie stanno soffrendo molto ma penso anche alle mamme e papà che devono stare a casa con i propri figli, che non possono andare a scuola. La suddetta misura potrebbe portare non dico al cento per cento il livello di controllo sanitario. A mio avviso, in questo momento, abbiamo un livello di controllo sanitario negli aeroporti - guardo solo quello in questo momento - che è al 50 per cento: disponendo i controlli sanitari anche nella fase dell'imbarco, innalziamo il livello di sicurezza sanitaria presso le aereostazioni e sugli aeromobili per tutti i passeggeri. Di fronte al mondo anche questa azione può contribuire a dare un'immagine migliore, di maggiore sicurezza e magari potrebbe anche invogliare di più le persone a visitare il nostro Paese, perché ci sono state delle restrizioni anche discutibili da parte di alcuni Stati rispetto al nostro Paese.

Quindi io, a costo di essere ripetitivo, lascio veramente questo contributo: istituiamo negli aeroporti anche i controlli sanitari agli imbarchi. Sottosegretario, io poi magari la fermerò anche a margine perché insisterò su questa cosa: è un'azione di buonsenso, concreta e che può fare solo del bene per i nostri passeggeri, per i lavoratori e per tutte le persone che frequentano gli aeroporti, e di riflesso per contrastare la diffusione di questo pericoloso e fastidioso virus che ha colpito, ahimè, purtroppo anche il nostro Paese. Le auguro attraverso il Presidente Carfagna, a lei e a tutto il Governo, un buon lavoro per fronteggiare questa emergenza.

(Iniziative di competenza volte a evitare la liquidazione della società Air Italy, tutelando i livelli occupazionali e i passeggeri in possesso di un regolare titolo di viaggio - n. 2-00639)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Deidda ed altri n. 2-00639 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Deidda ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sottosegretario, questa interpellanza viene dopo due settimane dalla manifestazione dei dipendenti di Air Italy a Roma, quando voi avete tenuto un vertice con i presidenti delle regioni interessate, la Lombardia e la Sardegna, in cui avete annunciato tutta una serie di provvedimenti che intendete prendere appunto per la vicenda Air Italy. Questa interpellanza mi permette di fare un passo indietro, per raccontare meglio tutta questa vicenda. Chi afferma che questa è stata una crisi improvvisa dimostra di non aver seguito fino in fondo quello che è accaduto, perché da quando Meridiana è entrata in crisi ed è entrata la compagnia qatariota, qualcosa non è risultato comunque andare nel verso giusto. Mi ricordo, c'era il Ministro Delrio, c'era il sottosegretario Bellanova che oggi è Ministro, che annunciavano trionfanti “finalmente una compagine forte”, tanto da far annunciare ai dirigenti di Air Italy che sarebbero diventati il secondo vettore italiano, e anzi puntavano a diventare il primo. “Un grande polo a Malpensa” annunciavano, con la smobilitazione in quella che era la base di Meridiana a Olbia.

Pian piano qualcosa non tornava, tant'è che i sindacati lanciavano l'allarme e come Fratelli d'Italia noi nel 2018 avevamo presentato un'interrogazione, un question time in Commissione (non c'era lei, ovviamente), nella quale denunciavamo che a Olbia si stava smobilitando; e in una compagnia che stava diventando, o voleva diventare il primo vettore, evidentemente qualcosa non tornava se smobilitava un polo manutenzione in Costa Smeralda, dove Meridiana aveva base e traeva i maggiori profitti. Qualcosa quindi non andava, e soprattutto Malpensa non risultava andare verso le rotte più lucrose e quelle dove si guadagnava di più. Una scelta su tutte: si apre una rotta a lungo raggio verso l'India e gli aerei erano vuoti, almeno a quanto ci risulta e a quanto hanno denunciato i sindacati. Una serie di scelte aziendali che hanno suscitato più di un dubbio. Perché poi, affittare aerei dalla compagnia qatariota a prezzi più alti; Air Italy ha un contratto con il Ministero della difesa per trasportare i nostri soldati e questi venivano affidati a una compagnia bulgara: si è trattato di un mancato controllo da parte di chi doveva controllare, perché, insomma, non si possono affidare dei contratti statali o di continuità, soprattutto quando c'è una dirigenza che non se ne occupa, e soprattutto dimostra che fanno di tutto per non produrre profitto, e questo i lavoratori l'hanno sempre denunciato.

Nella legge di stabilità del 2018 noi presentiamo un ordine del giorno, approvato dal Governo, dove affermiamo che è in corso, unitamente alla crisi di Alitalia, il problema di Air Italy, e c'è bisogno di un tavolo nazionale sui vettori aerei. Perché purtroppo, se si analizza quello che è accaduto all'Alitalia con i famosi soci arabi che l'hanno spolpata e poi abbandonata, lo stesso sta accadendo oggi con Air Italy: non ci lasciano debiti, però hanno distrutto tutta una struttura aziendale che è durata trent'anni. Poi possiamo parlare delle regole europee che non prevedono (ipocrisia) l'aumento di soci extra-europei dal 49 al 51 per cento; però noi dobbiamo convocare questo tavolo per vedere le regole, perché noi da qui a qualche mese avremo questa crisi di Air Italy. Ieri i lavoratori hanno ricevuto l'avviso di licenziamento, 1.435 lavoratori.

Anche Alitalia sta subendo con questo maledetto virus una crisi, gli aerei viaggiano vuoti, e purtroppo tra qualche mese dovremo affrontare questo destino; l'Italia si ritrova ad avere in difficoltà due compagnie, quelle che erano le due compagnie di bandiera o quelle classificate come italiane, riconosciute come italiane, che servivano a collegare l'Italia alla Sardegna, a tutte le altre regioni italiane e anche a lungo raggio; e in questo momento soprattutto in cui le altre compagnie stanno tagliando i voli purtroppo per questo virus e non ci collegano più con il resto del mondo, e Ryanair sta scappando dalla Sardegna e da altre regioni, abbiamo bisogno di questo tavolo e di costruire il futuro delle nostre compagnie aeree.

Su questo non vogliamo fare polemica, però chiediamo da una parte, appunto, quello che state portando avanti col decreto-legge di assistenza al reddito, dall'altra chiediamo questo tavolo nazionale per rivedere le regole. Noi però per una volta dovremmo dire con coraggio che le compagnie straniere che vengono in Italia, illudono, spolpano le nostre società e poi se ne vanno, devono pagare il dazio, perché non si possono permettere di venire in Italia a spadroneggiare e a fare promesse che poi non mantengono mai.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, in relazione ai quesiti posti dagli onorevoli interpellanti, riprendo quanto già rappresentato recentemente in quest'Aula dal Ministro De Micheli, fornendo gli ulteriori aggiornamenti della situazione. Siamo al lavoro per affrontare la crisi della società Air Italy e le serie conseguenze per i lavoratori e l'utenza. Com'è noto, non appena è stata appresa la notizia della messa in liquidazione volontaria della società da parte dell'assemblea degli azionisti di Air Italy, sono stati convocati presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti i liquidatori e l'ENAC per fare il punto della situazione. Nel corso dell'incontro è stata ribadita la necessità di verificare la possibilità di individuare delle soluzioni alternative alla liquidazione in bonis, che possano adeguatamente assicurare la massima tutela per i lavoratori e la continuità dei voli. Inoltre, sono stati attivati contatti diretti con le autorità qatariote per verificare la disponibilità di mantenere gli investimenti in Air Italy. Lo scorso 19 febbraio il Ministro De Micheli ha incontrato l'ambasciatore in Italia del Qatar, che ha ribadito il carattere strategico dei rapporti fra i due Paesi e manifestato la disponibilità ad individuare ogni possibile soluzione condivisa.

In data 20 febbraio si è tenuto presso il Ministero un incontro con le organizzazioni sindacali, al quale hanno partecipato anche il Ministero dello Sviluppo economico e le regioni Sardegna e Lombardia, durante il quale è stato delineato un percorso di possibili interventi a tutela dei lavoratori, dei passeggeri e di un nuovo asset aziendale. Al contempo è stata prevista l'istituzione di un tavolo permanente presso il MIT con i rappresentanti delle istituzioni interessate e delle organizzazioni sindacali, per l'individuazione di nuove strategie di carattere generale nel settore aeroportuale. Nell'ambito di tale tavolo, ormai avviato, un focus specifico viene dedicato ad affrontare le crisi in ambito nazionale dei vettori, con un monitoraggio costante delle situazioni occupazionali del personale interessato.

Con particolare riguardo alla problematica del personale, gli uffici del Ministero, in collaborazione con gli altri Dicasteri competenti, Mise, MEF e Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, stanno procedendo all'individuazione di misure di sostegno del reddito, mediante l'utilizzazione delle procedure di cui all'articolo 44 del cosiddetto decreto-legge Genova e gli ulteriori ammortizzatori a carico del Fondo di solidarietà del trasporto aereo. Al contempo, sta proseguendo il dialogo col liquidatore, per individuare soluzioni che possano salvaguardare gli attuali livelli occupazionali.

Quanto agli aspetti inerenti alla continuità territoriale della Sardegna, il Governo è impegnato, congiuntamente agli uffici della Rappresentanza permanente d'Italia a Bruxelles e alla regione Sardegna, nella definizione del nuovo regime onerato.

Al riguardo, nel corso dei recenti incontri a Bruxelles fra le strutture della Commissione, il governatore della regione Sardegna e la Rappresentanza permanente d'Italia, la Commissione ha chiesto alla regione, ai fini dell'adozione del nuovo regime, di procedere all'affidamento di uno studio trasportistico ad un advisor indipendente, che metta in evidenza le esigenze peculiari della continuità territoriale aerea sarda. Nel frattempo, proseguono le azioni per attivare tutte le misure idonee a garantire la continuità dei servizi. A tal fine, nei giorni scorsi il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha firmato il decreto che consente alla regione Sardegna di prorogare i servizi sulle rotte Alghero - Roma Fiumicino, Alghero - Milano Linate, Cagliari - Roma Fiumicino, Cagliari - Milano Linate e di attivare sulle rotte Olbia - Roma Fiumicino e Olbia - Milano Linate le procedure di emergenza per l'affidamento a un nuovo vettore. Al contempo, la regione Sardegna ha avviato le iniziative di competenza perché il nuovo modello di oneri possa essere operativo già a decorrere dalla prossima stagione aeronautica winter 2020, ossia dal prossimo ottobre, e nelle more si è attivata per assicurare il diritto alla mobilità dei cittadini e la connettività dell'isola con gli scali di primaria importanza nazionale anche dopo il 16 aprile 2020.

PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Sottosegretario, purtroppo non sono soddisfatto ma non perché rinnego il suo impegno ma perché avete ereditato dal primo Governo sicuramente un menefreghismo verso questa vicenda e poi, però, risulta che il vostro Ministero, il Ministero dello Sviluppo economico, ha ricevuto già a gennaio una comunicazione dei sindacati che denunciavano questa situazione economica. La crisi è venuta dopo 20-30 giorni e questo documento l'ha mostrato Sky TG24 due settimane fa e, purtroppo, il Qatar ha smentito quanto detto dall'ambasciatore, perché addirittura si è ripreso i tre aerei che affittava alla società Air Italy. Cioè, entrambe le compagini hanno dichiarato che ormai l'esperienza è finita, non è più conveniente e, purtroppo, non c'è un futuro in questo. Ma, poi, come si possono fidare i dipendenti di Air Italy di quel Qatar che ha scelto la dirigenza dell'attuale compagnia e che ha fatto scelte completamente sbagliate? Va bene la difficoltà del mercato, che vediamo tutti con Alitalia, con Air Italy e con tutto il settore, però veramente bisogna analizzare perché noi abbiamo permesso - ripeto - a una compagnia italiana di portare i nostri soldati con aerei bulgari in Iraq e in altre nazioni. Cioè, è un contratto di 10 milioni e più. Quindi, quello che vi chiediamo in questo momento in primo luogo è veramente questo tavolo per ridiscutere insieme ad Alitalia del futuro dei vettori aerei in Italia e, soprattutto, noi dobbiamo cominciare a chiedere al Qatar il perché di determinate scelte e perché ha affittato a tre volte il prezzo di mercato alcuni aerei, perché, se una compagnia prende fondi pubblici deve rispondere anche di quello che fa o almeno li deve restituire. Ma, soprattutto, per i dipendenti va benissimo l'assistenza al reddito e quello che state facendo sicuramente per garantire loro di non cadere nel vuoto, perché oltretutto la stranezza su questi lavoratori è che c'è gente che lavora lì da trent'anni e non può avere un paracadute in questo senso, però la fierezza di questi lavoratori è che loro chiedono di continuare a fare quello che hanno fatto da trent'anni. Vogliono volare, hanno imparato tutte le lingue possibili ma, soprattutto, dicono: “Ma come è possibile che la Costa Smeralda, che dovrebbe vivere di turismo, ha un aeroporto come quello di Olbia, che ha i conti in attivo, vede franare tutto quello che è stato costruito in questi anni?”. Allora, ripeto: capisco che è un momento difficile in generale per l'Italia e che Alitalia sta avendo una crisi o ci sarà una crisi forse anche peggiore, però dobbiamo sforzarci di riscrivere quelle regole in Italia (forse dobbiamo proteggere le nostre compagnie rispetto ad altre compagnie europee o extraeuropee) e dobbiamo imparare dall'esperienza che chi viene qui non viene per fare il benefattore o per portarci chissà quale ricchezza ma viene a guadagnare e poi ci lascia i cocci e i lavoratori ne subiscono e ricordare che la presenza del Qatar in Air Italy è nata quasi come un favore legato al Mater Olbia e ad altri investimenti in Costa Smeralda. Quindi, bisogna accendere un faro su quella vicenda ma, soprattutto, ricordo che l'Italia non si può privare dei vettori aerei. Noi non possiamo essere in mano a compagnie tedesche, francesi, irlandesi e quello che sia, perché noi abbiamo già vissuto quello che vuol dire non avere collegamenti aerei, perché i triestini vogliono venire in Sardegna e i sardi vogliono andare in Friuli-Venezia Giulia e non c'è collegamento. L'Europa ci impone di andare a Milano o a Torino ma sono costi molto aggiuntivi, si sono riempiti gli aerei, non si trova lo spazio e non è neanche giusto che qualcuno ci dica come noi dobbiamo avere i nostri servizi essenziali, perché per noi avere l'aereo è un servizio essenziale. Chi è in terra di confine sa benissimo che è un servizio essenziale avere l'aereo. Infatti, né il treno né la macchina possono supplire a questo servizio.

Quindi, io mi affido a lei, perché la conosco anche prima dell'esperienza da sottosegretario e so che non va a vendere fumo in giro (insomma, ha la mia stima). Dedicatevi a questi due tavoli e soprattutto a un tavolo dove unite i destini di Air Italy e di Alitalia per costruire un futuro per i vettori aerei italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in merito alla posizione che il Governo intende assumere in sede europea a fronte dell'avvio della procedura di infrazione relativa alla tassazione dei porti e iniziative per una rinnovata strategia volta a rilanciare la competitività del sistema portuale italiano - n. 2-00660)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pettarin ed altri n. 2-00660 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Pettarin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Buongiorno, buongiorno ai colleghi e buongiorno al sottosegretario. In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo in questi giorni, in queste ore e in questi minuti, un tema di questo tipo, che è molto tecnico, molto economico, può forse sembrare inopportuno che venga portato all'attenzione del Governo, ma noi dobbiamo pensare anche al futuro, anzi dobbiamo pensare soprattutto al futuro e, quindi, tematiche economiche come quella che adesso mi permetterò di illustrare credo siano una delle chiavi per poter permettere a tutti quanti noi di guardare con coraggio a ciò che accadrà spero domani e sicuramente in un domani successivo, perché chiaramente noi proseguiremo. Noi siamo italiani, siamo abituati a combattere, non ci ritiriamo mai dalle sfide, vogliamo continuare a lavorare e lo vogliamo fare in ogni senso.

Sottosegretario, lei conosce il tema. Con la pubblicazione della lettera nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea in data 10 gennaio 2020, la Commissione europea ha fatto partire un'ulteriore infrazione comunitaria (ormai ne stiamo collezionando parecchie). Questa solleva il tema della tassazione dei porti in Italia e, in particolare, della natura giuridica, rispetto a questa vicenda, delle autorità di sistema portuale, evidenziando che, a parere della Commissione europea, le ASP, le autorità di sistema portuale, sono soggetti di natura privatistica e, come tali, devono avere l'applicazione di tutti i regimi fiscali previsti per i privati, in maniera particolare l'IVA (lo sto riassumendo). In questo quadro, invita il nostro Paese a fornire le proprie osservazioni entro trenta giorni e questo punto, la pubblicazione, fa entrare in una fase decisiva una controversia che è iniziata già da tempo (inizia già nel 2017). La Commissione - l'ho già detto - ritiene non compatibile con la normativa comunitaria ciò che il fisco italiano applica o, meglio, non applica alle ASP. L'Unione europea è da tempo che, sbagliando completamente impostazione, ci chiede, come Italia, di adeguarci agli altri Stati membri anche in tema di riscossione dell'imposta sull'IVA e dell'imposta sulle società, l'IRES, anche a carico delle 15 autorità di sistema. Da noi le autorità di sistema portuale sono enti pubblici e non c'è dubbio. Non sono nemmeno enti pubblici economici. Quindi, sono quel qualche cosa di più lontano che la nostra scienza giuridica e fiscale ha al momento potuto individuare rispetto all'attività privata, soprattutto per ciò che questi soggetti gestiscono. In maniera particolare, la Commissaria europea per la concorrenza evidenzia che ciò che noi non applichiamo come sistema fiscale distorcerebbe la concorrenza e produrrebbe indebiti vantaggi alle autorità di sistema portuale e ciò inciderebbe sugli scambi intra-UE e costituirebbe un'evidente infrazione ai principi del libero mercato.

Ma le autorità di sistema portuale nel nostro sistema non fanno attività di impresa: concedono concessioni ai privati, controllano che i privati le utilizzino in una maniera coerente, verificano l'utilizzo, appunto, coerente e naturalmente incassano i diritti di concessione, cioè svolgono, senza nessun tipo di dubbio, un servizio strettissimamente pubblico, non solamente pubblico, ma di interesse pubblico, finalizzato al miglior utilizzo e alla migliore capacità di organizzazione che i sistemi portuali - non per nulla abbiamo cambiato il loro nome da poco tempo: autorità di sistema portuale - debbono portare avanti nell'interesse del nostro Paese.

La Commissione, nel suo comportamento e nella sua rilevazione di infrazione, non ha considerato rilevante nulla di ciò che noi, come sistema, abbiamo evidenziato, non semplicemente come indicazioni, come quelle che ho dato, ma anche come pronunce di carattere giurisprudenziale; abbiamo portato tantissimi precedenti, pareri della Corte dei conti, evidenziazione di carattere strutturale, situazioni in cui si è andati a rilevare, dal punto di vista giuridico, quale fosse l'analisi che portava a confermare che nel nostro sistema le ASP non sono soggetti da sottoporre al sistema di tassazione proprio dei soggetti privati.

È evidente che, se noi applicassimo questo tipo di regime fiscale, metteremmo ulteriormente in difficoltà il nostro sistema e la preoccupazione che questa infrazione causa è, per esempio, sottolineata e segnalata da tutto ciò che ci è stato detto dai protagonisti dei cluster marittimi, a partire da Assoporti, per arrivare alla sezione sindacale di riferimento, ad ANCI, ad Angopi, ad Assiterminal, al quadro complessivo di coloro che vivono nel nostro sistema delle esigenze portuali.

Sottosegretario, noi siamo un Paese importante per i porti: sì. Da sempre diciamo che siamo la portaerei nel Mediterraneo e che siamo la piattaforma logistica nel Mediterraneo di tutta quanta l'Europa: sì. Abbiamo dei porti importanti? Sì. Ne abbiamo alcuni più importanti di altri? Sì. Quali? Genova e Trieste. Perché c'è questo interesse, che è rinnovato? Che cosa sta succedendo? Stiamo facendo ombra ai porti del nord Europa, a partire da Amburgo? Stiamo in qualche maniera toccando interessi che prima non toccavamo? Si stanno verificando situazioni che mettono in pericolo equilibri diversi dai nostri, che sembravano intangibili? La risposta è sì. Ed è evidente che, dietro tutto quanto questo, c'è qualche cosa.

Più vicino alla mia realtà territoriale e, di conseguenza, con la mia capacità di poter avere maggiori dettagli, le porto l'esempio di Trieste. Il porto di Trieste è il porto più importante del Mediterraneo per traffico di petroli, lo è da decine d'anni, perché è il terminal di un oleodotto importantissimo, che ci porta i petroli e che ci dà modo di rifornire, grazie a questo tipo di elemento, tutta quanta l'Europa. Il porto di Trieste lavora qualcosa come 43 milioni di tonnellate di oli combustibili all'anno. Ma il porto di Trieste è anche caratterizzato dall'avere una posizione geografica particolarmente importante, è il porto con i fondali naturali più elevati del Mediterraneo, è quello in cui non vi sono difficoltà legate all'insabbiamento e alla necessità di dragaggi per poter far attraccare anche navi particolarmente importanti sotto ogni punto di vista, anche i super mega trasporti di container, che in questo momento sono quelli che la fanno da padrone rispetto a questo tipo di quadro.

E quindi? E quindi c'è un tema, perché, se noi dovessimo andare ad aderire a quelle che sono le posizioni che l'autorità comunitaria comporta, riconosceremmo che le ASP sono attività di impresa. Ma se sono attività di impresa, le ASP non potrebbero essere soggette ad aiuti pubblici, perché sarebbero tutti aiuti di Stato, quindi noi non potremmo più dare neanche un centesimo alle nostre ASP per poter fare in maniera che venga perseguito l'interesse pubblico di rendere coerenti, organizzati ed efficienti i nostri porti.

E c'è qualcheduno che ha interesse a che questo accada? Certo che sì: tutta la portualità del nord Europa. Faccio un unico riferimento, Amburgo: tutti sappiamo cosa è Amburgo, tutti sappiamo quanto all'interno del territorio europeo ci sia Amburgo, ma forse non tutti quanti valutano che il collegamento fluviale ha alcune problematiche; e le problematiche che negli ultimi anni si sono sviluppate è che la siccità, anche in quei Paesi, ha avuto grossa importanza e che la diminuzione della portata fluviale nel periodo estivo ha impedito alle chiatte di trasporto di poter viaggiare ai livelli precedenti, con i carichi precedenti, e che di conseguenza patiscono gravissimamente questa situazione e la concorrenza di porti come quello di Trieste e di Genova è diventata pericolosa.

A fronte di questa situazione, le Commissioni - lei lo sa - VI e IX, alcuni giorni fa, il 26 febbraio, hanno approvato una risoluzione condivisa da tutti i gruppi parlamentari proprio per evidenziare questo tema gravissimo, gravissimo in prospettiva, importantissimo.

Le faccio un esempio: se, per ipotesi, un soggetto di un player globale molto importante, come - solo per ipotesi - la Cina, magari con un proprio soggetto che si chiama CCCC e che dal punto di vista internazionale è un soggetto di diritto privato internazionale, viene a contrattare con un soggetto nazionale, può utilizzare dei fondi pubblici dello Stato cinese, che utilizza attraverso la propria vestizione da privato, per poter contrattare, acquisire terreni, acquisire concessioni nel nostro sistema, e coloro che dovrebbero essere in grado di controllare questi elementi, cioè le ASP, noi rischiamo di trasformarle in soggetti che non possono avere aiuti di Stato e, di conseguenza, le mettiamo in condizione di non nuocere?

Credo che non vogliamo fare nulla per poter essere coerenti con questo gioco e vogliamo assolutamente impedire qualunque tipo di possibilità. È per questo che mi permetto di interrogarla e interrogare, attraverso lei, il Governo e i ministri competenti su ciò che si intende fare: se il Parlamento abbia il diritto o meno - e io ne sono convinto - di essere informato in dettaglio su ciò che il Governo vuole sostenere di fronte alla Commissione europea, anche con la brutalità di alcuni degli elementi che io le ho portato, non semplicemente soffermandosi alle procedure, che sono essenziali ma che sono sempre procedurali, perché è il merito che è necessario che venga evidenziato in questo quadro; e, in questo contesto, se non riteniate di definire, in ragione dell'interesse complessivo della portualità italiana, una strategia nuova, che tenga conto dei mutamenti geografici, geopolitici, economici e sociali, che sia atta effettivamente a favorire la competitività del nostro sistema nell'ambito delle rotte commerciali, sia del Mediterraneo che a livello globale.

Un'ultimissima cosa, sottosegretario. Chi si occupa di questi temi lo sa, io lo rendo noto a tutti: ma perché a Trieste, molti, molti anni fa, si sono inventati il canale di Suez? Perché un signore che si chiamava barone Revoltella, da Trieste, progettò il canale di Suez? Perché a Trieste venne allocato, da parte di quella che all'epoca era la potenza marittima più importante del mondo, il Regno Unito, il primo Ammiragliato extraterritoriale in Europa? Perché? Perché è evidente che porti come quello di Trieste e quello di Genova sono determinanti e non solamente per l'Italia, ma per il sistema europeo, e quindi devono essere difesi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente e grazie anche al collega, è sempre il momento di parlare di queste cose, stia tranquillo, quindi le vengo a leggere quanto predisposto.

Come è noto, nel 2013 la Commissione europea ha avviato un'inchiesta generale nei confronti di tutti gli Stati membri per acquisire informazioni sul funzionamento dei porti e sui regimi fiscali ad essi applicati nei diversi contesti nazionali e, successivamente, ha concentrato la propria attenzione sugli Stati che hanno riferito di applicare esenzioni fiscali ai soggetti gestori dei porti, fra cui l'Italia.

Per alcuni di questi Stati - l'Olanda, il Belgio e la Francia - la Commissione ha già adottato decisioni negative. Le associazioni di categoria hanno proposto ricorso innanzi al Tribunale dell'Unione europea, che si è però pronunciato sfavorevolmente al riguardo.

Il 30 aprile 2018 la Commissione ha avviato nei confronti dell'Italia la procedura di cooperazione, di cui all'articolo 21 del Regolamento europeo n. 2015/1589, sostenendo che l'esenzione delle Autorità di sistema portuali italiane (AdSP) dall'imposta sul reddito delle società (IRES) costituisce un aiuto di Stato incompatibile.

La Commissione ritiene che le Autorità italiane, ancorché rivestano natura giuridica di enti pubblici non economici, siano qualificabili, ai sensi del diritto europeo, “imprese” che esercitano attività economica, in particolare per quanto riguarda il rilascio di concessioni e autorizzazioni agli operatori privati per lo sfruttamento commerciale dell'infrastruttura portuale; sicché, l'esenzione dall'imposta sul reddito delle società costituirebbe un aiuto al funzionamento a favore dell'autorità ed incompatibile con l'ordinamento europeo.

Durante le interlocuzioni svolte fra i servizi della Commissione e le Autorità italiane, il MIT ha sempre sostenuto che l'Autorità esercita unicamente funzioni di regolazione e controllo delle attività svolte dalle imprese private presenti nei porti, non potendo, in base alla normativa nazionale, esercitare la gestione delle operazioni portuali e ogni altra attività strettamente connessa.

La Commissione ha ribadito che la natura pubblica delle autorità non è di per sé sufficiente ad escludere l'esercizio delle attività d'impresa secondo l'eccezione della Corte di giustizia.

Infatti la messa a disposizione di aree del demanio pubblico dietro pagamento di un canone per lo sfruttamento economico da parte di terzi è un'attività di natura economica che potrebbe essere svolta da altri soggetti privati. Il 9 gennaio 2019, la Commissione ha chiesto all'Italia di adottare le opportune misure di modifica legislativa, rappresentando, in mancanza, l'avviso di apposita procedura di indagine formale. In risposta alla richiesta, le autorità italiane hanno espresso la volontà di proseguire l'interlocuzione, al fine di giungere a una posizione condivisa, alla luce delle peculiarità del sistema italiano. Il 15 novembre 2019 la Commissione ha avviato l'indagine formale nei confronti dell'Italia. A difesa della posizione nazionale è stata inviata una memoria alla Commissione per il tramite della Rappresentanza permanente, con la quale è stata ribadita la legittimità del regime IRES applicato ai canoni concessori riscossi dalle autorità, in conformità alla logica pubblicistica che presiede, nell'ordinamento nazionale, la gestione del demanio portuale e in ragione delle sostanziali differenze fra le fattispecie giuridiche della locazione e quella della concessione. È stato, quindi, illustrato l'inquadramento giuridico dell'autorità nell'ordinamento italiano, specificando che i molteplici compiti ad essa attribuiti possano essere ricondotti alle attività di regolazione, controllo e amministrazione proprie degli organismi di diritto pubblico. Infatti, in base alla normativa vigente, le autorità non possono svolgere e non svolgono, contrariamente a quanto affermato dalla Commissione europea, né operazioni portuali, né servizi portuali, attività che costituiscono il core business portuale, e sulle quali le autorità mantengono, come detto, solo funzioni di indirizzo, programmazione e controllo. In questo quadro, le autorità assicurano, nell'esclusivo interesse pubblico, l'accesso non discriminatorio al mercato dei servizi portuali da parte di una pluralità di imprese tra loro in regime di libera concorrenza, e la trasparenza e imparzialità di amministrazione dei beni demaniali dello Stato. Infatti, l'attività di rilascio delle concessioni delle aree demaniali portuali viene curata dagli enti portuali senza fini di lucro, e l'assegnazione dei beni demaniali avviene in favore di un concessionario, selezionato con procedure trasparenti e non discriminatorie, non privilegiando il soggetto che presenta prospettive di redditività più alte, bensì individuando quello più idoneo a massimizzare l'utilità e la valorizzazione delle aree portuali, realizzando così l'interesse pubblico che l'autorità deve salvaguardare in ossequio ai propri compiti istituzionali.

Sulla base dei principi del sistema tributario italiano, l'univoca riconduzione delle autorità nella categoria degli enti pubblici non economici comporta necessariamente la loro esenzione dall'imposta sulle società, la cosiddetta IRES. A livello procedurale, la prossima scadenza è fissata per il 12 marzo, termine assegnato dalla Commissione ai terzi interessati per far pervenire eventuali commenti alle osservazioni inviate dall'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Pettarin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, sottosegretario. La mia risposta sarà non univoca: sono in parte soddisfatto ed in parte non soddisfatto. Sono soddisfattissimo di quella che è la testimonianza che lei mi ha appena dato, del fatto che vi sia grandissima attenzione sul punto, del fatto che vi sia attenzione tecnica, che vi sia applicazione delle competenze che siamo in grado di sviluppare, che di fronte al procedimento contenzioso si stia lavorando per mettere in evidenza tutti i punti, e i punti più importanti sono quelli che caratterizzano - ed è probabilmente uno degli elementi - una storia giuridica diversa nel nostro sistema rispetto alla maggior parte dei sistemi comunitari. La nostra elaborazione dottrinale ha portato a una definizione di quello che è il sistema pubblicistico più dettagliato, più raffinato rispetto a molte altre tradizioni giuridiche, laddove la natura in sé, la mancanza sempre e comunque del fine di lucro, l'esigenza di operare per l'interesse pubblico nel contesto complessivo, di operare per bandi, nel fare indicazioni di punteggi nei bandi non legati solo e semplicemente alla capacità economica in termini di ritorno economico, ma in termini di affidabilità, sono gli elementi determinanti per dimostrare a chiunque, anche a chi forse non vuol sentire, che siamo nella ragione, che le nostre autorità di sistema portuale non possono, in nessunissima parte, essere, nemmeno per isbaglio, iscritte a un contesto più o meno largo di attività di carattere privatistico.

Sono insoddisfatto per il fatto - mi scusi il gioco di parole - che di questo si parla pochissimo. La nostra opinione pubblica non è informata di questo. Questi sono temi estremamente tecnici, di cui parlano i tecnici, ma non sono solo elementi tecnici, perché comportano essere gravemente capaci di porre delle ipoteche importanti su quello che è il futuro del nostro sistema, il futuro del nostro sistema produttivo, il futuro della nostra gente, il futuro del nostro Paese. Sono ancora più insoddisfatto degli atteggiamenti dell'Unione europea. Oggettivamente, il fatto che noi si sia un Paese collezionista di procedure di infrazione, che sia il rappresentare di un atteggiamento che nel tempo abbiamo avuto, in cui abbiamo considerato sempre poco importante partecipare alla fase ascendente e che quando ci siamo trovati a essere protagonisti della fase discendente siamo stati massacrati dal fatto che non si potevano più modificare, nemmeno ragionevolmente, delle situazioni, fa parte della nostra storia, ma oggettivamente, in questo quadro, questo tema non si pone. Quindi, anche l'esigenza di evidenziare che è ora di farla finita: gli italiani non sono solamente i più furbi, non sono coloro che cercano di operare in maniera di frodare la normativa comunitaria e per questo le autorità comunitarie ci puniscono in ogni caso, perché gli italiani sono capaci di utilizzare il diritto per quello che è: diritto, equità, giustizia, coerenza, applicazione di carattere teleologico e di carattere economico-teleologico. E quindi, la sottolineatura che vi sia un'esigenza importantissima di rendere note queste situazioni io mi permetto ulteriormente di farla.

Detto questo, naturalmente si rimane tutti quanti noi, tecnici sul punto, non tecnici, a totale disposizione di qualsiasi tipo di attività e di iniziativa finalizzata a questo elemento, perché anche ricordando quelli che sono i canoni fondamentali del diritto comunitario, in modo particolare il principio di sussidiarietà, non si può dimenticare che questa infrazione fa strame anche di questi principi, andando ad applicare apoditticamente delle petizioni di principio che non sono coerenti, ma soprattutto non sono corrispondenti alla realtà.

Quindi, rinnovo il mio essere soddisfatto per quanto riguarda l'impegno che il Governo sta mettendo e il mio essere insoddisfatto per il quadro generale, sul quale chiedo un ulteriore impegno del Governo.

(Iniziative di competenza, in raccordo con le regioni, a tutela del personale e dell'attività dell'associazione «La Nostra Famiglia», dedita alla cura e alla riabilitazione di persone con disabilità o in condizioni di grave disagio sociale - n. 2-00642)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fragomeli ed altri n. 2-00642 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Fragomeli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente, la illustro. Grazie, sottosegretario. Un tema complicato, quello della disabilità, un tema che sappiamo essere di forte competenza regionale, per il quale il Ministero ha chiaramente la possibilità di raccordarsi, di dare delle indicazioni, degli indirizzi. Però, parto da questo presupposto: noi, in legge di bilancio, quest'anno abbiamo aumentato i fondi per la sanità pubblica, e comunque i fondi alle regioni, proprio nel merito e nella prospettiva che anche si potessero rivedere e aggiornare gli stipendi dei lavoratori del comparto della sanità privata. La Lombardia, sappiamo tutti, è una regione dove la sanità privata è forte, presente, vive di accreditamenti pubblici, quindi ha un grande ruolo; quello che però è accaduto a “La Nostra Famiglia”, che, torno a dire, è una realtà importante - stiamo parlando di 2.500 lavoratori, presenti in sei regioni italiane, fortemente radicata -, non può essere ascrivibile solo a una questione normativa.

Vengo al dunque della questione: dei lavoratori che per tredici anni, per lunghi tredici anni, non hanno mai avuto un aggiornamento contrattuale; queste persone, quindi, prendono uno stipendio che è fermo al 2007; si occupano di disabilità, sono medici, sono personale non medico, sono logopedisti, sono infermieri, sono figure fondamentali come educatori; c'è di tutto, c'è tutto il mondo socio-assistenziale e sanitario in quella realtà. Ebbene, queste persone, per tredici anni, non hanno ricevuto nessun aumento contrattuale. Quest'anno doveva avvenire quell'aumento contrattuale, e la risposta della proprietà è stata: noi vi cambiamo il contratto, cioè passiamo da un contratto sanitario a un contratto socio-assistenziale delle residenze sanitarie. “La Nostra Famiglia” non è una residenza sanitaria, primo perché è un istituto che ha presente anche un istituto di ricerca, e quindi ci sono anche dei ricercatori, che non possono essere ascrivibili nei profili chiaramente di socio-assistenziali, ed è un luogo dove la disabilità viene affrontata a 360 gradi, perché c'è la cura, c'è l'accompagnamento, ma c'è anche lo studio.

Ci sono progetti in itinere sulla lotta all'autismo che sono di eccellenza. La Lombardia spesso si fregia di questo grande merito - io dico merito - di avere una sanità di eccellenza, di avere grandi progetti di eccellenza. L'eccellenza non si può fare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, non si può pensare che una struttura così faccia economia sullo stipendio dei lavoratori. Allora, non vorrei che oltre al danno ci fosse la beffa, e quindi armonizzare un contratto in un contratto inferiore con stipendi più bassi dopo che per tredici anni non c'è stato mai un aggiornamento. Quindi noi adeguiamo uno stipendio a 13 anni fa al ribasso. È qualcosa che cozza fortemente con la storia de La Nostra Famiglia. La Nostra Famiglia, in un territorio non solo lombardo, dove di quei 2.600 sono quasi oltre mille i lavoratori, ha avuto sempre una grande caratteristica: non solo il nome La Nostra Famiglia dava l'idea che era un insieme di operatori, di utenti, di dirigenti, di sistema sociale; c'è tutto ne La Nostra Famiglia. Il grande ruolo che ha avuto La Nostra Famiglia, oltre a quello della cura, è di dare una speranza in più alle famiglie fragili che hanno presenti all'interno della loro famiglia un disabile, è quello che non ci si ferma mai presso La Nostra Famiglia: la ricerca è continua. Una disabilità che dieci anni fa, quindici anni fa, era affrontata in un certo modo, oggi è fatta in modo molto più evoluto. È stato il primo ente di ricerca che ha avuto il riconoscimento dello Stato, il primo in assoluto per i pazienti in età evolutiva. Quindi, il lavoro che è stato fatto è fondamentale, e questo lo si è fatto anche grazie agli operatori, a chi quel sorriso non lo ha mai fatto mancare tutti i giorni. Il grado di soddisfazione dell'utenza rispetto agli operatori di questo centro è elevatissimo, ma, ancor più, non solo questo. Essi hanno cambiato la prospettiva e quella che una volta si diceva la percezione sociale dell'istituto nell'ambiente esterno. Per noi tutti, per coloro che vivono in Brianza, che vivono in Lombardia, La Nostra Famiglia è più di un centro di cura e di assistenza. È qualcosa che non si ferma mai, come dicevo prima, qualcosa che evolve; è qualcosa che dà una speranza alle famiglie, che devono innanzitutto accettare la disabilità e poi capire che dalla disabilità si cresce, si migliora e si sviluppa quell'autonomia che negli anni è doverosa, perché la si investe in ricerca, perché la disabilità è qualcosa che non si può fermare ma si deve contrastare nel senso buono del termine, per rendere sempre più autonomi i ragazzi e le ragazze che vivono la disabilità, sia essa grave o meno grave.

Quindi, oggi, vedere sul piatto questo discorso di una riduzione degli stipendi e un'armonizzazione datata 13 anni fa male a tutti; ma non fa male solo agli operatori, fa male al sistema lombardo, che si fregia, appunto, di questa eccellenza, e a tariffari delle prestazioni che sono fermi a otto anni fa; cioè, noi, in Lombardia, nella famosa e importante sanità lombarda, abbiamo delle prestazioni che sono pagate ancora con tariffe di più di otto anni fa. Allora, è venuto il momento che il Ministero, in una situazione difficile come questa, dove riconosciamo che il raccordo tra le regioni è fondamentale in tema sanitario e in tema di diritti anche alla disabilità, dica la sua, e dica che non è corretto che una regione tenga fermi questi tariffari e renda quindi più difficile fare bilanci, ma che, allo stesso tempo, faccia capire a questa Associazione che gestisce La Nostra Famiglia che non è più il tempo di fare questo, perché la qualità di quel servizio che erogano quotidianamente non è solo basato sulle strutture, non è solo basato sui grandi investimenti e sulla grande progettualità che - bisogna dargliene atto - hanno svolto in questi anni, ma anche su quei tanti operatori che non hanno mai fatto mancare il loro sorriso e hanno aumentato lo sviluppo e il miglioramento dell'autonomia dei ragazzi e delle ragazze disabili.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Passo a illustrare l'atto concernente il contratto dipendenti non sanitari dell'Associazione La Nostra Famiglia. Preliminarmente è opportuno evidenziare che nel nostro ordinamento giuridico, a causa della mancata attuazione dell'articolo 39 della Costituzione, la giurisprudenza è pervenuta all'affermazione del principio volontaristico, in base al quale il datore di lavoro è obbligato esclusivamente all'applicazione del contratto collettivo stipulato dall'organizzazione datoriale alla quale sia affiliato. Nel caso in cui il datore di lavoro non sia iscritto a un'associazione sindacale può comunque decidere di applicare un determinato CCNL, aderendovi esplicitamente oppure implicitamente, attraverso l'applicazione costante, in linea di fatto, delle relative clausole negoziali. Anche in tali ipotesi si è pervenuti a ritenere che il datore di lavoro sia obbligato a continuare ad osservare detto contratto.

In ogni caso, resta fermo il principio per cui il datore di lavoro è sempre tenuto a garantire ai propri dipendenti una retribuzione sufficiente e proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto, secondo quanto disposto dall'articolo 36 della Costituzione. La giurisprudenza interpreta questo precetto costituzionale nel senso che la retribuzione considerata costituzionalmente adeguata, proporzionata e sufficiente è quella stabilita nei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative della categoria economica di appartenenza del datore di lavoro. Ciò premesso, con specifico riferimento a quanto evidenziato dall'onorevole interpellante in ordine all'operato dell'Associazione La Nostra Famiglia, che avrebbe deciso di applicare a tutto il personale non medico dei propri centri di cura e riabilitazione un diverso contratto collettivo rispetto a quello precedentemente applicato, mi preme innanzitutto sottolineare che sotto il profilo della correttezza nei rapporti negoziali si rileva l'anomalia della condotta dell'Associazione, che, in base a quanto riportato nell'interpellanza, avrebbe interrotto le trattative sindacali per il rinnovo del contratto, ormai in fase avanzata, decidendo unilateralmente di applicare un diverso CCNL, con conseguenti ricadute anche sul CCNL ARIS per la riabilitazione.

Dalla ricostruzione dei fatti fornita dall'interpellante sembra palesarsi una possibile violazione dei principi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione, sanciti dall'articolo 36 della Costituzione, e una non corretta applicazione dei contratti ed accordi collettivi di lavoro che, una volta accertata, comporterebbe per il datore di lavoro, quindi, in questo caso, per l'Associazione, la perdita dei benefici normativi e contributivi. Ugualmente sanzionabili appaiono le omissioni contributive che discendono dall'applicazione di un contratto collettivo che non ha i caratteri della maggiore rappresentatività comparativa di settore. Nel concludere, sottolineando la rilevanza della questione segnalata e auspicando che l'Associazione possa tornare indietro sui suoi passi, posso sin d'ora assicurare che il Ministero che rappresento manterrà l'attenzione alta, anche interessando direttamente l'Ispettorato nazionale del lavoro sulla questione, affinché siano garantiti i diritti e le condizioni spettanti ai lavoratori. Naturalmente, ho letto per il collega.

PRESIDENTE. L'onorevole Fragomeli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, sottosegretario, sono soddisfatto della risposta. Seppure in termini tecnici, lei oggi ha sancito qualcosa di importante a nome del Governo italiano: ha detto, in parole chiare, che ci deve essere una proporzionalità, nel rispetto della nostra Carta costituzionale, nell'erogazione dello stipendio, ma, ancor più, che non si può scappare nelle maglie normative e sfuggire dal principio che deve garantire i lavoratori e le lavoratrici italiane. Quindi, da questo punto di vista, sono soddisfatto e penso che il fatto che il Ministero abbia già dichiarato la disponibilità ad attivare l'Ispettorato - perché questa procedura oggi è sospesa ma sappiamo essere sospesa temporaneamente, quindi non dà nessuna garanzia ai lavoratori e agli operatori di questa azienda - per me è una garanzia e continuerò chiaramente a sollecitarlo, convinto che però oggi si scriva una pagina importante.

La disabilità non può essere l'ultima, con i lavoratori della disabilità che percepiscono meno di 1.300 euro al mese in media, dove ci sono molti lavoratori part- time che percepiscono la metà dello stipendio: si prende uno stipendio che è più basso di quello del reddito di cittadinanza per i lavoratori part-time, per persone che si occupano di disabilità, quindi, il fatto che ci sia un faro, un'attenzione del Ministero per me è importante. Confido che questo faro porti la proprietà a cambiare, a tornare indietro, e qualsiasi cambio, modifica o integrazione del contratto avvenga comunque dopo avere dato il diritto a 13 anni di mancati aumenti salariali, perché questa è la cosa più grave: pensare di cambiare e di scappare dalle responsabilità contrattuali senza avere neanche aggiornato lo stipendio ad oggi. Questa è la cosa più grave che si è paventata in queste settimane. Quindi, la ringrazio e continuerò a sollecitare, ma confido molto che da questa risposta ci sia una presa d'atto importante e forte da parte del Ministero.

(Iniziative volte a prevedere, nell'ambito dell'ordinanza ministeriale n. 90 del 2020, la terza sessione dell'esame di Stato di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo, oltre al ripristino della sessione del febbraio del 2020 - n. 2-00665)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Emanuela Rossini e Schullian n. 2-00665 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Rossini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie Presidente, grazie sottosegretario. L'urgenza di questa mia interpellanza si è creata il 10 febbraio scorso con l'ordinanza ministeriale n. 90, quando sono state istituite le date delle sessioni degli esami di Stato di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo.

Sono state istituite le prime due sessioni per il 2020 e, inspiegabilmente, non anche la terza sessione, che era pure prevista dal “decreto Fedeli” 2018. Questo crea un certo problema, che illustrerò, però quello che voglio dire è che già il “decreto Fedeli” era intervenuto con delle modifiche per sopperire ad una situazione nel nostro Paese che richiede una riforma, in quanto, a differenza di altri Paesi d'Europa, come la Germania, la Francia e la Spagna, dove il conseguimento della laurea in medicina è di per sé abilitante alla professione medica, nel nostro Paese sono, invece, necessari lo svolgimento di un tirocinio post laurea di tre mesi, il superamento di un esame di abilitazione scritto, le cui domande sono state finora attinte da un database noto. Con il “decreto Fedeli”, appunto, erano state fatte delle modifiche, intanto, per sopperire in vista di una riforma che porti, anche in Italia, una laurea abilitante. Quali sono queste modifiche? Innanzitutto, era intervenuto per stabilire che i tre mesi di tirocinio debbano essere svolti non a fine corso, bensì tra il quinto e il sesto anno di studio. Poi, all'articolo 4, comma 6, il decreto ha aumentato le sessioni per l'esame di Stato, portandole da due a tre, con una ratio logica, perché, se non c'è, ad ogni sessione di laurea, una volta terminati i tirocini, anche una sessione di esame di Stato abilitante, è chiaro che si perde il beneficio d'aver anticipato i tirocini, perché si intrappolano questi laureati dentro un limbo in cui non possono fare nulla fintanto che arriva un esame di Stato. Pertanto, la ratio era proprio quella di collegare, ad ognuna delle tre sessioni di laurea, tre sessioni di esame di Stato.

Sempre il “decreto Fedeli” aveva introdotto una novità che aveva generato numerose polemiche tra gli studenti, che riguardava la modalità d'esame - cito testualmente - che risultava molto più impegnativa - quella prevista dal “decreto Fedeli” -, in quanto non prevedeva più un esame basato su quiz attinti da un database noto, ma sul modello del progress test. Ora, la necessità di organizzare al meglio il contenuto della nuova modalità d'esame aveva condotto il Governo precedente, nel “decreto Calabria”, a far slittare i termini di avvio di questa modalità d'esame alla sessione del mese di luglio 2021 e non farla avviare nel mese di luglio 2020.

Ora succede che, con l'ordinanza ministeriale n. 90, rimane assente e vacante la sessione dell'esame di Stato, lasciando, quindi, orfana della propria sessione d'esame la sessione d'esame di laurea di luglio. Cosa succede? La conseguenza è che, come dicevo prima, annulla il beneficio di avere anticipato in molte università il tirocinio, con un impegno da parte degli studenti, ma anche di tutte le strutture, sia sanitarie, che dell'università. Senza una sessione autunnale dell'esame di Stato, chi si laureerà a luglio 2020 dovrà attendere fino alla primavera 2021 per abilitarsi, rimanendo in questo limbo in cui i laureati non potranno svolgere alcuna attività, né i tirocini abilitanti, perché li hanno già svolti, né un'attività lavorativa, nemmeno in modalità volontaria, perché non sono ancora medici, né potranno partecipare ai bandi per le specializzazioni e a corsi di medicina generale perché non abilitati. Come dicevo, si crea un secondo imbuto formativo di cui il nostro sistema non ha bisogno, anche alla luce della situazione del Sistema sanitario attuale che, con la diffusione del Coronavirus, sta mostrando quanta carenza di medici abbiamo ed ha la necessità di immettere nel nostro sistema subito i neolaureati e i giovani medici che si stanno laureando. Per dare una fotografia della situazione riporto che, nella sola università di Verona, saranno tra i 90 e i 100 i neolaureati bloccati, che si laureano a luglio e che dovranno attendere fino a marzo del 2021. Ricordo lo scenario europeo e, quindi, credo che sarebbe importante iniziare a mettere mano ad una riforma nel nostro Paese, perché altrove la laurea abilitante è già una realtà consolidata ed è anche per questo che i nostri giovani, spesso, vanno all'estero anche a laurearsi. Inoltre, i dati che fotografano una carenza di medici specialistici e di medicina generale sono denunciati da anni dai sindacati di categoria. In questa situazione, proprio in queste settimane, il Governo è intervenuto anche su questo piano per andare incontro alla situazione di emergenza, prendendo due decisioni. La prima è quella che è stato predisposto, con il decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo anche a personale medico e a personale infermieristico collocato in quiescenza, con durata non superiore ai sei mesi e, comunque, entro il termine dello stato di emergenza. Questo ci dice quanto la carenza dei medici è un'urgenza nel Paese. Inoltre, il Governo, per andare incontro alle richieste dei laureati in medicina che avrebbero saltato la sessione di abilitazione prevista per il 24 febbraio, poi annullata per l'emergenza da Coronavirus, ha annunciato il ripristino di questa sessione a breve. Da qui questa mia interpellanza e la domanda che voglio fare al Governo: se non ritenga di dover integrare l'ordinanza ministeriale n. 90 con l'inserimento, insieme alla sessione saltata del febbraio scorso, anche della terza sessione di esame finora inspiegabilmente mancante, come era previsto dal decreto ministeriale del 9 maggio 2018, n. 58, per permettere ai laureati della terza sessione di laurea 2020 di concludere il proprio percorso di abilitazione entro l'anno e consentire, quindi, l'immissione di giovani laureati nel nostro sistema di cure, in special modo nel sistema territoriale che, in queste settimane, è fortemente messo alla prova.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Ringrazio l'onorevole interpellante poiché, con il suo quesito, consente al Governo di fare chiarezza su un importante tema - specialmente in questa fase delicata per il nostro Paese e per il Sistema sanitario nazionale - quale quello degli esami di abilitazione alla professione medica, nonché di chiarire le tempistiche di recupero della relativa sessione di febbraio 2020.

Desidero innanzitutto comunicare in questa sede che il Ministro dell'Università e della ricerca, con il decreto ministeriale n. 163 del 4 marzo, appena pubblicato sul sito istituzionale del Ministero, ha fissato per il 7 aprile la nuova data in cui si terrà la seconda sessione per l'anno 2019, rinviata, come è noto, a causa dell'emergenza sanitaria e in ottemperanza alle disposizioni precauzionali introdotte con il decreto-legge n. 6 del 2020.

Per quanto riguarda il quesito concernente la terza sessione dell'accennato esame, si rappresenta che, come è correttamente riportato nell'odierna interpellanza, il decreto ministeriale n. 58 del 2018, con l'articolo 4, comma 6, ha aumentato le sessioni per l'esame di Stato, portandole da due a tre, da svolgersi nei mesi di marzo, luglio e novembre, in modo tale da garantire che ad ogni sessione di laurea corrisponda una sessione d'esame. Tuttavia, l'entrata in vigore delle novità introdotte dal citato regolamento è stata prorogata con il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, a decorrere dalla sessione del mese di luglio 2021. Pertanto, nell'ordinanza n. 90 del 10 febbraio 2020, emanata ancora con le modalità del decreto ministeriale n. 445 del 2001, è stato possibile fissare le sole due sessioni di esame per l'anno 2020, che si svolgeranno il 16 luglio 2020 e il 25 febbraio 2021.

Soltanto con la prossima ordinanza, da emanarsi nei primi mesi del 2021, secondo le norme di legge richiamate, sarà invece possibile fissare le sessioni di luglio 2021 e novembre 2021, come previsto dal decreto ministeriale n. 58. Ciò nonostante, nella consapevolezza che per i laureati della sessione di luglio 2020, potrebbe verificarsi il problema di dover attendere alcuni mesi per poter concludere il percorso di abilitazione, come paventato dall'onorevole interrogante, ed essendo ben presente la necessità di dover consentire quanto prima l'immissione di giovani laureati nel sistema sanitario, il Ministro dell'Università e della ricerca si sta già adoperando e si farà parte attiva per poter individuare le modalità più opportune affinché alla sessione di luglio 2020 possa partecipare il massimo numero di studenti con particolare riferimento a quelli che avranno conseguito la laurea in tempo utile nella medesima sessione di luglio.

PRESIDENTE. L'onorevole Rossini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Sì, accolgo la buona notizia che è stata fissata la data del 7 aprile e ringrazio il Ministro di adoperarsi affinché i laureandi alla sessione di laurea di luglio, tutti i laureandi di quella sessione, possano partecipare ad una sessione d'esame abilitante, impedendo così una cosa che veramente rimane inspiegabile cioè di tenere fermi per otto mesi giovani laureati che non possono né lavorare né iscriversi alle specializzazioni. Pertanto, rinnovo l'appello di vedere e di comunicare anche a questo gruppo di laureati che mi hanno contattato e con cui sono in collegamento per rassicurare sulla possibilità di non veder frenato il loro percorso. Quindi, seguiremo la cosa e ringrazio il Ministro per questo rassicurante impegno di intervenire.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo convocata per le ore 13,15 per la comunicazione dei relativi esiti e la lettura dell'ordine del giorno della prossima seduta.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 14.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Comunico che la Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze): S. 1698 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente” (2423) – Parere delle Commissioni I, V, X e XI.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata convenuta la seguente rimodulazione del calendario dei lavori per il mese di marzo che prevede esclusivamente l'esame di atti indifferibili e urgenti.

Mercoledì 11 marzo (ore 11,30)

Esame della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-bis, n. 1) (per la cui approvazione è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti la Camera)

Mercoledì 11 marzo (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 18 marzo (ore 9)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2117 (Approvato dal Senato), delle proposte di legge nn. 909, 1067, 1226 e abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (ove non trasferito in sede legislativa)

Mercoledì 18 marzo (ore 11)

Votazione per l'elezione di due componenti il Garante per la protezione dei dati personali e di due componenti l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2117 (Approvato dal Senato), delle proposte di legge nn. 909, 1067, 1226 e abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (ove non trasferito in sede legislativa)

Mercoledì 18 marzo (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 18 marzo (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2117 (Approvato dal Senato), delle proposte di legge nn. 909, 1067, 1226 e abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (ove non trasferito in sede legislativa)

Mercoledì 25 marzo (ore 9,30)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e del 27 marzo

Mercoledì 25 marzo (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 25 marzo (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 26 marzo)

Esame del disegno di legge n. 2423 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, recante misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (Approvato dal Senato – scadenza: 5 aprile 2020)

L'esame del disegno di legge S. 1746 - Conversione in legge del decreto legge 2 marzo 2020, n. 9, recante misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 1° maggio 2020) avrà luogo nel corso del mese di aprile.

È stato altresì convenuto che i lavori delle Commissioni e degli altri organi parlamentari dovranno essere dedicati esclusivamente all'esame degli atti indifferibili e urgenti.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 e per l'esame dei disegni di legge nn. 2117, 1067, 1226 e abb. sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ho deciso di intervenire perché voglio portare fiato e voce ai cittadini del Lodigiano raccontandovi una delle storie degli abitanti di Codogno.

Questa storia parla del Coronavirus e delle distanze. Le brave persone esistono e vivono sia dentro che fuori, anche di molto, la zona rossa.

Se qualcosa di buono sta facendo questo virus è di tirare fuori davvero l'essenza delle persone, nel bene e nel male.

Da ieri mio padre è in ospedale. Dopo giorni di febbre alta e tosse e chiamate ripetute a tutti i numeri possibili e disponibili. Ha la polmonite. Il tampone fatto darà esito tra stasera e domani.

Una mia paziente che soffre di attacchi di panico seri ed episodi di ansia importanti, che la costringono a casa, ieri è uscita solo per cercarmi le mascherine idonee. Non potevo crederci, ma quando ho letto i suoi messaggi ho trovato una donna risoluta e ferma. Un grande successo per lei, una vittoria sulla paura che ha molto da insegnarci.

Oggi un mio amico di Nizza ha risolto in tre minuti il problema che mi bloccava il telefono, da casa sua. E le urla di gioia di sua moglie e suo figlio sono arrivate a casa mia come aria fresca.

Sempre oggi, un mio amico di Piacenza mi ha scritto che andrà da mio padre in ospedale a portargli libri e dolcetti, le sue due passioni, perché si senta meno solo in questi lunghi giorni che lo attendono. Non lo faranno passare ma consegnerà tutto a qualcuno.

Un'altra amica di Piacenza oggi ha scritto un articolo raccontando come sto usando la mia pagina Facebook in questi giorni.

Non possiamo abbracciarci. Non possiamo stringerci la mano. Non possiamo baciarci. Ma vinceremo noi.

Non siamo mai stati così vicini e uniti come ora: “#Coronavirus #Codogno #Distanze”. Grazie.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 11 marzo 2020 - Ore 11,30:

1. Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243. (Doc. LVII-bis, n. 1)

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 14,10.