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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 307 di mercoledì 19 febbraio 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 8,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bazzaro, Centemero, Ehm, Grimoldi, Invidia, Migliore, Tateo, Vianello e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 febbraio 2020, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Davide Crippa, ha reso noto che l'assemblea del medesimo gruppo ha eletto vicepresidente il deputato Bernardo Marino, in sostituzione del deputato Adriano Varrica.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica (A.C. 2325-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2325-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

Avverto che è in distribuzione un errata corrige predisposto in quanto, per un mero errore tipografico, lo stampato dell'Atto Camera 2325-A/R, nel testo a fronte, non riporta una modificazione correttamente riportata nell'allegato al disegno di legge, contenente le modificazioni al decreto-legge. Pertanto, a pagina 127, seconda colonna, alla diciassettesima riga, le parole: «e) identica.» devono intendersi sostituite dalla seguente: «soppressa»; conseguentemente, nella prima colonna, dalla quinta alla ventitreesima riga, la corrispondente lettera e) del comma 3 dell'articolo 12 del decreto-legge deve intendersi stampata in neretto.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 2325-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, il voto di fiducia al Governo stavolta va espresso anche accompagnandolo con la sollecitazione che si apra un percorso più lineare, meno sincopato e politicamente più comprensibile all'opinione pubblica del nostro Paese, che sta manifestando un crescente sconcerto. Non credo che le scorribande parlamentari abbiano mai portato fortuna politica a chi le pratica sulla base di un esasperato tatticismo, ma tant'è.

Nel merito, questo decreto-legge lascia preoccupati sulla qualità del nostro percorso legislativo. Approvato dal Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”, che in realtà si è dimostrata senza intese, è apparso purtroppo come un ulteriore provvedimento omnibus, che, oltre alle tante scadenze rinviate, che in passato giustamente richiamavano un passaggio burocratico senza una particolare passione politica, ha introdotto un pacchetto di misure, anche innovative, piuttosto rilevanti, ma così disparate da apparire dispersive, senza una visione d'insieme. Spesso si tratta di misure che non avevano trovato spazio nella manovra di bilancio, ma questa, secondo me, più che una giustificazione diventa una aggravante. Il decreto “Milleproroghe” non può diventare la partita di ritorno della legge di bilancio, dove chi gioca in casa gioca da solo. Ovviamente il Senato lo dovrà votare con la fiducia senza toccare nulla, come ha fatto la Camera con il bilancio, ma questo non può essere il nuovo equilibrio istituzionale. Il risultato è quello di una legislazione sempre più precaria, che sancisce la perdita di prestigio del Parlamento; e di questo parlamentari consapevoli - ma il dubbio sulla consapevolezza c'è tutto - non possono che essere molto preoccupati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. La componente MAIE del gruppo Misto voterà la fiducia richiesta poiché pensiamo che questo Esecutivo abbia margini di miglioramento, abbia spazi operativi non ancora espressi e che, superato il decreto “Milleproroghe”, divenuto una sorta di legge di bilancio-bis, la manovra governativa e la marcia governativa possa diventare più spedita. Certo, la questione di fiducia è passata da un momento legislativo straordinario a prassi consueta nelle dinamiche tra Consiglio dei ministri e Camere parlamentari, ma è una prassi bipartisan, adottata da chiunque vada a governare. È un bene questo per la democrazia parlamentare? No, non lo è, non lo è oggi come non lo era nella scorsa legislatura e nell'altra ancora. Una riflessione profonda, sincera e auspicabile andrebbe effettuata e dovrebbe essere impegno di tutti perseguire questo intento, ma fino a quel momento che facciamo, non andiamo avanti? Si affrontano le questioni sulla base delle proprie valutazioni e delle proprie aspettative, che in questo caso sono quelle che ho indicato in apertura di questo intervento, perciò ribadisco: il MAIE concederà la fiducia richiesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, i deputati della Südtiroler Volkspartei delle minoranze linguistiche esprimeranno un voto favorevole sulla questione di fiducia e lo fanno in coerenza col voto finale favorevole sul provvedimento.

Il nostro voto è in primis motivato da una valutazione di merito su alcuni punti del decreto, che abbiamo posto e ritenuto fondamentali per il nostro territorio. Con il decreto è stato accolto un nostro emendamento che ha di nuovo esentato le province autonome di Trento e di Bolzano - le quali, come sapete, provvedono al servizio sanitario senza alcun onere a carico dello Stato - dall'applicazione dei nuovi tetti di spesa per il personale sanitario. È stata così ripristinata la situazione ante legge di bilancio, evitando in tal modo condizioni che avrebbero aperto un contenzioso davanti alla Corte costituzionale.

Inoltre, possiamo valutare in maniera positiva il differimento al 1° settembre 2022 del termine di entrata in vigore per la prova Invalsi, dovuta alla particolare situazione delle scuole in lingua tedesca e ladina, ai sensi dell'articolo 19 del nostro Statuto speciale. Il rinvio dell'obbligo dà alla provincia autonoma di Bolzano il tempo necessario di preparazione e di elaborazione delle proprie rilevazioni. Sono quindi state comprese le esigenze di politica reale e autonomistica del nostro territorio, e per questi motivi ribadisco il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro D'Incà, la nostra componente non voterà la fiducia sul decreto legge cosiddetto “Milleproroghe”.

A prescindere dal contenuto del provvedimento, che reca norme disomogenee e ingarbugliate, se non addirittura pasticciate, la valutazione politica sull'operato del Governo è per noi molto negativa. Non si intravede una politica di sviluppo che possa consentire una crescita socio-economica del Paese. Purtroppo, i dati del PIL e della produzione industriale certificano questo triste quadro. Stiamo assistendo ad un sostanziale immobilismo, che determina un preoccupante stallo politico da parte del Governo.

La preoccupazione delle forze politiche di maggioranza ci pare sia solo quella di ricercare il consenso elettorale con “provvedimenti annuncio”, ma per nulla efficaci. Ad esempio, il Piano per il Sud è un elenco di priorità senza concretezza. Il reddito di cittadinanza non ha dato risultati annunciati, né da un punto di vista della riduzione della povertà, ma neanche in termini di aumento di consumo, e pare, visti anche gli ultimi dati elettorali alle elezioni regionali, che non dia neanche un ritorno elettorale al MoVimento 5 Stelle. Si sospende la prescrizione, ma non si riforma la giustizia, rendendola efficiente e competitiva rispetto ad altri Paesi. Quindi, temi come le infrastrutture, la semplificazione, la scuola e l'università, Industria 4.0, che molto ha dato al mondo delle imprese nel nostro Paese, la ricerca e sviluppo, la formazione, iniziative per diminuire il debito pubblico, misure per il rilancio dei consumi, il tema della sostenibilità, iniziative per diminuire le tasse a imprese e contribuenti, sono totalmente assenti dall'agenda di Governo, e se non vengono affrontate sarà difficile immaginare una crescita nel nostro Paese almeno al pari di quanto crescono altri Paesi europei.Siamo quindi, come dicevamo, di fronte a un immobilismo del Governo, e ogni giorno si paventa una crisi di Governo.

Abbiamo bisogno di stabilità politica e di credibilità soprattutto all'estero, non possiamo proseguire con le tecniche del rinvio: non si decide nulla o, se si decide, si decide male, come nel caso del decreto “Milleproroghe”. Non si può governare un Paese senza progettualità e visione.

Concludendo, Presidente, votiamo contro la questione di fiducia, perché non riteniamo che il Governo sia capace di realizzare una politica di crescita e di sviluppo, ma solo di galleggiare. Il Paese non ha bisogno di litigi, ma di programmare ed attivare politiche che possano realmente farlo crescere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. In premessa, credo che sia non formale un riconoscimento del lavoro svolto dalla Commissione, da tutti i commissari, e riconoscere anche all'opposizione un comportamento responsabile di fronte a un procedimento assai complesso e difficile che va sotto il nome gergale di “Milleproroghe”, ma in realtà, sfogliando, e avendo la pazienza di sfogliare il testo, contiene una molteplicità di interventi, tanto da farlo somigliare più a una legge di bilancio in sedicesimo che non a un semplice elenco di differimento di termini. Dicevo del riconoscimento al ruolo dell'opposizione, ma credo anche, per una volta - tra virgolette - anche un ringraziamento a quella capacità di ascolto del Governo: c'è stato in Commissione un dialogo - come dovrebbe esserci sempre - tra opposizione, gruppi di maggioranza e Governo. E poi, infine, ultimo ma non ultimo, un ringraziamento ai relatori, per la pazienza con cui hanno cercato di ascoltare le ragioni dei commissari e ricercare e trovare le mediazioni necessarie.

Credo che però questo richiami, signor Presidente, una riflessione più generale, intanto, in qualche modo, sul ruolo e la funzione proprio del “Milleproroghe”, che diciamo, negli anni, si è andato a modificare, finendo per essere una cosa diversa da quella che è stata; e l'altra riflessione è come noi inseriamo il “Milleproroghe” all'interno della legislazione di programmazione. Ne abbiamo discusso ieri, in alcuni interventi sull'ordine dei lavori: il problema non è - lo dico ai colleghi dell'opposizione, che giustamente, nel loro ruolo, hanno sollevato la questione - la posizione e la richiesta del voto di fiducia, questo sta nella natura stessa del “Milleproroghe”, che è talmente parcellizzato che necessariamente vede in Commissione lo svolgersi del dibattito, della discussione, il problema è che questo viene a valle di due leggi di bilancio, con due maggioranze differenti, che hanno avuto i problemi di iter che tutti noi conosciamo e su cui, per brevità, non ritorno. Mi chiedo quindi se non fermarsi un attimo a riflettere, intanto per capire se continuare nella direzione, purtroppo, di tornare indietro su una legge di bilancio che assomiglia alle leggi finanziarie, che in nessun modo ha recepito lo spirito della norma che, invece, dava alla legge di bilancio una funzione molto più programmatoria; e se continuiamo ad interpretare la legge di bilancio come l'abbiamo interpretata negli ultimi due anni, al di là della volontà, io credo anche dell'impegno che il Governo deve assumersi a che l'iter sia completo e consenta la lettura ad entrambe le Camere, se non arrivare a dire che il “Milleproroghe” entri dentro la legge di bilancio, essendo uno strumento assolutamente collegato, di linee e di indirizzi, perché altrimenti rischia di essere una sorta di esame di riparazione, e gli esami di riparazione, sappiamo tutti, sono più affannosi, bisogna fare molta più fatica.

È una riflessione che mi permetto di fare in Aula in un'ora mattutina, che credo consenta anche a mente fresca di provare a capire come usciamo da questa logica, che è una logica che, alla fine, vede faticare noi stessi a leggere questo strumento, figuriamoci chi sta fuori di qui.

C'è un altro tema - lo ha richiamato il collega Tabacci -, io credo che sia giusto affrontarlo in questa sede, in una sede pubblica, perché il voto di fiducia al Governo, il senso di questo voto, della differenziazione che c'è in questo ramo del Parlamento tra voto di fiducia e voto di merito, è ovviamente lo stato di salute, o che comunque esprime la situazione in maniera trasparente del Governo, che richiama, a mio modo di vedere, una questione più generale, che è come si sta dentro una coalizione, come si cerca, diciamo in una logica che non vede nessuno dei contraenti il patto di Governo avere la maggioranza assoluta, una sintesi, come si fa sintesi. Questo, secondo me, è il punto che ci vede in queste settimane - lo dico con assoluta serenità - sofferenti. L'immagine che stiamo trasmettendo all'esterno è un'immagine di litigiosità. E, da questo punto di vista, segue un'altra esperienza di Governo, quella della prima parte di questa legislatura, allo stesso modo caratterizzata dallo stesso livello di litigiosità, quasi come - lo dico con amarezza - l'immagine e la comunicazione, quello che si rende all'esterno, finisca sempre e comunque per prevalere nel merito delle discussioni, del confronto, che può essere anche aspro, ma che deve stare, a nostro giudizio, all'interno di un perimetro che è innanzitutto quello di lealtà di coalizione e di rispetto delle posizioni degli altri.

Quindi, è ovvio che si è arrivati alla composizione di questo Governo partendo da posizioni molto differenti, in campagna elettorale prima e nelle valutazioni che sono seguite al primo Governo Conte, però credo che intanto dobbiamo rivendicare in questa sede - deve essere fatto - il primato della politica, il primato del merito delle questioni, e non della semplice comunicazione, in questo rutilante susseguirsi di proclami, di ultimatum sempre portati al massimo. È un volume talmente alto che finisce non per essere un rumore di fondo, ma per diventare cacofonico, non si capisce più - anche per tornare all'oggetto della nostra discussione - quello che c'è di buono qui dentro, le risposte a una serie di questioni che, su molti temi, su molte materie, in questo strumento ci sono. Mi sarebbe piaciuto su questo discutere di più, da questo punto di vista, come abbiamo fatto su alcuni temi, come il tema che è entrato un po' maldestramente - sarebbe stato detto una volta da una maestra “fuori tema” -, cioè quello della prescrizione, ma devo dire, c'è stato un dibattito e un confronto in Commissione assolutamente utile. Così come un'altra questione, quella delle concessioni e dell'inserimento di alcune norme che meglio definiscono le questioni relative all'eventuale revoca. Voglio dire con questo, rivendicando anche un ruolo al nostro gruppo, il più piccolo della maggioranza insieme ai colleghi delle autonomie, del ruolo, che è stato costruttivo e che continuiamo a rivendicare, di provare a trovare, ad aiutare, a fare sintesi, e per tutti il lavoro paziente fatto dal collega Federico Conte sulla prescrizione, il cosiddetto lodo Conte-bis, che noi crediamo sia la dimostrazione plastica di come si debba stare, al di là del merito e delle opinioni che si possono avere differenti, dentro una coalizione: ascoltando, ricercando punti di contatto.

Avviandomi alla conclusione voglio dire con chiarezza però, in questa sede, che per noi, come ha scritto la collega Madia ieri, il “Milleproroghe” chiude una fase, chiudiamo la prima fase del Governo che abbiamo varato in quell'agosto dello scorso anno, così complicato e complesso. In che modo chiude una fase? Si sapeva che noi avevamo di fronte un passaggio molto difficile, era quello della legge di bilancio, e siccome questa è, in qualche modo, la prosecuzione in altre forme della legge di bilancio, questa è una fase che si chiude. Dobbiamo aprire una nuova fase.

È stato giusto avviare l'iniziativa, che hanno preso il Presidente del Consiglio e il Governo, di tavoli programmatici perché dobbiamo avere la capacità, la forza di avviare una nuova fase di iniziativa del Governo. Guardate, non è che ce lo si chiede solo perché gli elementi di litigiosità sono stati quelli ricordati: ce lo impongono i dati dell'economia, ce lo impongono i dati meteorologici, che vedono questo come l'inverno più caldo da decine e decine di anni. Quindi noi crediamo che l'iniziativa del Governo debba mettere al primo posto il lavoro e le questioni dell'ambiente, prima di tutto. Ho provato a fare questi ragionamenti che, ovviamente, stanno dentro questo provvedimento, ma soprattutto stanno nell'idea che questa maggioranza e che questo Governo devono e possono avere la possibilità di andare avanti, ma lo possono fare se escono da una logica tutta interna e provano a dare risposte concrete alle questioni quotidiane dei cittadini, acquisendo e quindi anche rafforzando un ruolo e una funzione della politica che provano a risolvere le questioni e non soltanto ad usare lo strumento delle comunicazioni. Per queste motivazioni, il gruppo delle deputate e dei deputati di Liberi e Uguali voterà a favore della fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, gentili rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, l'esame del provvedimento “proroga termini” non ha mai suscitato così tanto interesse e attenzione come questa volta; non lo fa normalmente un provvedimento che, per sua stessa definizione, serve a posticipare l'entrata in vigore di un provvedimento di legge, venendo a minare in un certo senso la certezza del diritto. L'Italia, forse, da questo punto di vista, è un Paese unico, in quanto, di solito, quando si fa una legge questa dovrebbe entrare in vigore in tempi certi, mentre noi, più o meno ogni anno, posticipiamo l'entrata in vigore di alcuni provvedimenti. Questo è dovuto alla complessità del nostro sistema amministrativo; spesso, infatti, le amministrazioni, soprattutto quelle piccole, non riescono ad affrontare il cumulo di provvedimenti che, invece, gli arrivano dallo Stato centrale. Questo meriterebbe un approfondimento serio, visto che fra pochi giorni si terrà un referendum costituzionale su quel Titolo V che nella passata legislatura abbiamo cercato di modificare. La nostra macchina amministrativa è troppo complessa e ci saranno sempre provvedimenti di “proroga termini” per venire incontro alle amministrazioni che non ce la fanno. Oppure, talvolta, il legislatore risulta improvvido o eccessivamente ottimista sull'entrata in vigore di un determinato provvedimento o, ancora, semplicemente, questo lede dei diritti acquisiti, cosa che è difficile da spiegare all'esterno. Per questo il “Milleproroghe”, come volgarmente viene chiamato il provvedimento, si fa a fine anno o agli inizi, per dare la possibilità a tutti i soggetti di cui sopra di avere un po' più di tempo per prepararsi all'esecuzione di un disegno di legge. È per questo che di solito viene votato con un voto di fiducia. Ieri ho sentito i colleghi delle opposizioni lamentarsi per la fiducia sul “proroga termini”, ma, di solito, è avvenuto sempre così e tutte le maggioranze lo hanno fatto. Non c'è una maggioranza che non abbia fatto un provvedimento del genere: è stato così quando governava il centrodestra, quando governava il centrosinistra, quando ha governato il Governo gialloverde, perché poi, alla fine, le richieste che vengono dai territori oppure da soggetti interessati fanno sì che un provvedimento del genere si faccia sempre. Quasi sempre si dice: è l'ultima volta, si farà qualcosa di meglio in futuro; sembra un po' come l'ultima sigaretta nell'opera La coscienza di Zeno, che non è mai l'ultima. Alla fine, il provvedimento di proroga termini quasi sempre viene accusato di aver favorito determinati soggetti economici piuttosto che altri o di aver fatto favori. In realtà, non è così; in realtà si cerca, con rispetto e con ascolto, di evitare di danneggiare determinate categorie o di aiutare categorie più disagiate a trovare delle soluzioni, ovvero, come dicevo, i comuni piccoli e grandi a mettere in attuazione le leggi dello Stato centrale. Quest'anno il provvedimento aveva anche come ulteriore carico emotivo quello di cercare di dare alla Camera la possibilità - lo ricordava il collega Fornaro - di discutere quella legge di bilancio che a noi non è stata data la possibilità di fare; effettivamente, questo “Milleproroghe”, quest'anno, è veramente più eterogeneo e sembra veramente, in sedicesimi, una piccola legge di bilancio.

Quest'anno, la discussione, come alcuni hanno ricordato, è stata vivacizzata, per usare un termine a noi caro, tanto che non si è mai parlato così tanto sui giornali di un provvedimento del genere. Però, lo dico al collega Fornaro che lo ha ricordato, Italia Viva non l'ha fatto per finire sui giornali, perché noi sui giornali ci possiamo finire in mille e cinquecento modi diversi; lo abbiamo fatto convinti che se c'è un diritto da difendere e se c'è una questione da porre, lo si debba fare in Commissione e in Parlamento perché, giustamente, si è una coalizione, giustamente bisogna andare avanti con questo Governo, ma a volte ci è sembrato di essere nella Settimana Enigmistica a “Trova l'intruso” più che essere una coalizione. In tal senso, visto che noi non ci sentiamo intrusi ma ci sentiamo parte attiva di una coalizione, abbiamo voluto dare il nostro contributo, che magari il collega Fornaro non ritiene essere un contributo di merito, ma un contributo altro; invece noi riteniamo che sia stato un contributo di merito. Ringrazio, quindi, i miei colleghi che hanno seguito, in Commissione e non solo, il provvedimento, mettendo la loro faccia, la loro passione, le loro competenze, partendo dalla presidente Boschi, a Luigi Marattin, a Marco Di Maio, a Lello Catiello, a Lucia Annibali, a Cosimo Ferri, a Gennaro Migliore e ad altri ancora che, in queste tre settimane, hanno garantito la presenza di Italia Viva in Commissione e che hanno esaminato il “Milleproroghe” cercando di risolvere determinati temi. Sicuramente avremmo voluto che alcune priorità fossero messe in cantiere e risolte definitivamente; così, ad esempio, sul terremoto, dove ci aspettavamo di più, ma non perché lo volessimo noi solamente di Italia Viva ma perché il Governo nel decreto “sisma” aveva assicurato che tutto quello che non sarebbe stato presente in quel provvedimento sarebbe poi entrato nella legge di bilancio e nel “Milleproroghe”, soprattutto per quanto riguarda il personale dei comuni delle zone terremotate. Così non è avvenuto e noi, infatti, abbiamo ritirato gli emendamenti, perché il Governo ci ha garantito che ci sarà un ulteriore luogo in cui questo tema verrà risolto definitivamente; così, facendo parte di una coalizione e credendo al nostro Governo, abbiamo ritirato gli emendamenti sapendo che gli amministratori locali che abbiamo ricevuto in queste settimane hanno chiesto e richiederanno nuovamente una soluzione per quanto riguarda il cratere del terremoto dell'Italia centrale.

Abbiamo ottenuto, invece, altri risultati positivi. Siamo felici, ad esempio, che grazie all'emendamento del collega Marco Di Maio, sia stato portato il termine al 31 dicembre 2020 per maturare i requisiti necessari per la stabilizzazione nella pubblica amministrazione. Grazie a questa norma, i precari di tutte le pubbliche amministrazioni avranno tempo fino a dicembre 2020 per maturare i tre anni di servizio, anche non continuativi negli ultimi otto anni, che gli permetteranno di accedere all'assunzione a tempo indeterminato. C'è un intervento importante per la stabilizzazione dei precari ANPAL, con un nostro emendamento che stanzia 3 milioni in due anni, per dare stabilità e continuità a uno strumento fondamentale come l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Sempre grazie a un nostro emendamento vi è l'assunzione di mille persone nel comparto giustizia. Insomma, entrando nel merito, abbiamo ottenuto dei risultati importanti; ad esempio, per i piccoli comuni era stato stabilito tra il 1° gennaio e la fine di febbraio il periodo richiesto per accedere ai fondi a sostegno del piccolo commercio; ovviamente i piccoli comuni non riescono a essere così attivi perché non hanno quelle strutture amministrative che gli consentono di svolgere tutte le pratiche burocratiche e abbiamo ottenuto che potessero accedere ai fondi con un po' più di tempo. Questo significa entrare nel merito e migliorare la vita dei cittadini.

In questo modo, noi pensiamo che si debba fare politica, non ne conosciamo altri di modi e non verremmo mai meno alla nostra passione che ci porta a essere, in primo luogo, una comunità di persone, di uomini e di donne che hanno in comune quello di voler migliorare il proprio Paese ovviamente insieme ad altri e penso anche che quello che noi abbiamo dimostrato è che, grazie alla determinazione delle idee, si può ottenere molto, anche se spesso magari non nella vita politica che tu frequenti, realizzi. Mi è capitato nei giorni scorsi in un convegno dove persone, che so per sicuro aver votato “no” il 4 dicembre 2016, a quattro anni di distanza si rendevano conto di aver sbagliato e chiedevano una semplificazione della macchina burocratica. Ecco a volte il tempo è galantuomo e non sempre si ottiene tutto immediatamente e penso che la politica non sia una gara di cento metri, ma una lunga maratona dove spesso le proprie idee vengono realizzate magari da persone che arriveranno dopo di noi ma che, se si fa con onestà intellettuale, nessuno potrà mai dire che l'hai fatto per un articolo di giornale. Per questo noi convintamente voteremo la fiducia al provvedimento, sapendo che nel nostro animo abbiamo fatto tutto perché la coalizione di cui facciamo parte ne esca migliorata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento in esame denominato storicamente “Milleproroghe” credo che da quest'anno si possa chiamare “568 proroghe” perché tante sono le poltrone dei parlamentari di maggioranza che hanno tentato l'ennesimo accordo pasticciato per tenere insieme una maggioranza che non ha…

PRESIDENTE. C'è un rumore al microfono di sottofondo. Prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, poi magari provo a recuperare il tempo. Dicevo che il provvedimento in esame da “Milleproroghe” sarà denominato “568 proroghe” perché tante sono le poltrone dei parlamentari di maggioranza che tentano di salvare e allungare l'agonia del Governo con questo ulteriore provvedimento. Una maggioranza che ormai è tenuta insieme solitamente e prioritariamente dalla necessità di rimanere al potere, sapendo che il voto popolare la spazzerebbe via. D'accordo su niente - lo abbiamo visto sui temi della prescrizione, lo abbiamo visto sulle concessioni, lo abbiamo visto, lo ha ricordato anche la collega di Italia Viva nel suo intervento, sulle questioni del terremoto sulle quali poi tornerò con maggiore attenzione - se non su un obiettivo imprescindibile, ossia conservare la propria poltrona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Restare al Governo senza visione e senza prospettiva non porta bene, ma rischia di mandare allo schianto un progetto politico. Me lo permetteranno i colleghi, ma se va allo schianto il progetto politico dei partiti che compongono la maggioranza, poco male. Peggio se va allo schianto l'Italia a cui dobbiamo guardare con attenzione e a cui il senso di responsabilità anche di chi compone la maggioranza e il Governo dovrebbe ispirarsi. Fratelli d'Italia e l'opposizione, il centrodestra in genere, in questo provvedimento poiché vi erano le aspettative di categorie, di corpi sociali, di piccole imprese, dei comuni ha cercato di avere un atteggiamento costruttivo, facendo proposte e non facendo mai ostruzionismo e, credo, possa esserci riconosciuto. Ma questo, che doveva essere un decreto finalizzato a prorogare alcuni provvedimenti, è diventato di fatto un provvedimento omnibus con tanto di correttivo alla legge di bilancio, nel quale c'è sostanzialmente di tutto. Abbiamo anche scoperto che vi erano risorse aggiuntive, da confermare il correttivo alla legge alla legge di bilancio, dove sostanzialmente è stato ricompreso di tutto, la qualunque, e poi ci siamo accorti, alla fine del provvedimento, che mancavano i soldi per qualcosa di serio, le popolazioni terremotate. Bella figura, complimenti! Veramente si sono date risorse a qualunque istanza particolare proveniente dai vari parlamentari e poi ci siamo accorti che non eravamo in grado di prorogare la “busta pesante” alle popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sommessamente ricordo che soltanto nel comune di Norcia e in altri comuni anche più dei due terzi dei cittadini sono ancora fuori di casa. Lo Stato, da un lato, dice loro: non sono stato in grado dopo quasi tre anni e mezzo di darti una risposta e di riportarti alla normalità, ma intanto ti chiedo indietro le risorse, pagami le tasse, cittadino, perché me ne frego se nel frattempo non ti abbiamo ricostruito casa, se non sono ripartite le imprese, se non sono ripartite le opere pubbliche. E se Italia Viva si accontenta della promessa dell'ennesimo rinvio dei provvedimenti necessari al “decreto sisma” che dovevano essere ricompresi in quello successivo e lo saranno in quello successivo ancora, mi permetteranno i colleghi di dire loro di stare sereni. Sicuramente arriverà l'ennesimo “decreto sisma” ma resteranno i problemi e purtroppo saranno ancora i cittadini a doverli pagare.

Sugli enti locali si sono fatti, anche grazie a Fratelli d'Italia, alcuni interventi importanti. Il Parlamento si era espresso all'unanimità sulla questione del funzionamento degli enti locali, in particolar modo sulla questione dei segretari comunali, alla quale si è arrivati con un provvedimento ulteriormente pasticciato che sta scatenando anche in questi giorni la rivolta dei sindaci, in particolare dei piccoli comuni.

Inoltre, ci sono le tante questioni nei confronti del mondo delle imprese, nei confronti dell'organizzazione dello Stato che non ci permettono di dare la fiducia, che il Governo non può avere perché continua ad avere un atteggiamento ostile nei confronti dell'impresa: fa tutto quello che può per danneggiare la piccola e media impresa e tutto quello che non può facilitarla in termini di tassazione e di burocrazia. Per non parlare di ciò che continua nel frattempo a verificarsi in termini di immigrazione. Si prospetta il “tana libera tutti” con provvedimenti all'orizzonte che gridano vendetta e che sono contrari alla sensibilità e all'istanza di tutto il popolo italiano. Credo che, e non la faccio ulteriormente lunga, non sia scandaloso chiedere la fiducia su un provvedimento come questo. Credo che sia scandaloso che siate voi a chiedere la fiducia del Parlamento perché non avete più la fiducia degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Credo che l'Italia meriti di tornare al voto e di avere un Governo capace di far pensare l'Italia in grande e non a sbarcare un altro mese per restare attaccati alle poltrone del Parlamento, che è l'unico obiettivo che tiene insieme la maggioranza. Per queste ragioni e per le ragioni di merito che prima ho ricordato non avrete, come non avete mai avuto, la fiducia di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Presidente, onorevoli colleghi, il Partito Democratico esprime la fiducia sul provvedimento che, come è stato già ricordato da quasi tutti gli interventi che mi hanno preceduto, è diventato, per così dire, parte del meccanismo parlamentare italiano, non a caso si chiama “Milleproroghe”, e che cerca di risolvere una serie di questioni amministrative e burocratiche che l'amministrazione dello Stato e non solo dello Stato si porta dietro. Detto questo, non posso che far mie le riflessioni del collega Fornaro in merito alla necessità di rivedere con calma le procedure della messa in campo, dell'analisi del bilancio dello Stato, dalla NADEF alla legge stessa di bilancio, per poi arrivare al “Milleproroghe”. È un dibattito che in un'altra sede potremmo fare in modo più compiuto per dare un maggior ordine anche all'attività del Parlamento su uno degli atti più importanti che abbiamo, cioè la legge del bilancio dello Stato.

Ma sarebbe un po' diciamo ipocrita, essendo noi in un voto di fiducia e quindi esprimendo qui la fiducia al Governo, far finta di non vedere quello che sta accadendo intorno a noi. Quindi, forse un invito ad una riflessione più ampia: alziamo un po' la testa rispetto alle dispute a volte incomprensibili per chi è qui, immaginiamoci per chi è fuori, in merito alle singole norme, e vediamo invece quello che sta accadendo intorno a noi. Perché quello che sta accadendo, cioè fattori esogeni alla politica interna e alla politica economica interna italiana che incidono e incideranno fortemente sul nostro prodotto interno lordo, sono in realtà i fattori che dovrebbero, tutti quanti, farci prestare grandissima attenzione e capire meglio come andare avanti, con uno sguardo alto verso il futuro, dando anche le risposte necessarie alla nostra popolazione rispetto ad una serie di crisi che noi abbiamo alle nostre porte.

La prima è quella che ci ha interessato tutti dal punto di vista sanitario in questo periodo, che è il Coronavirus. Stiamo vedendo già oggi gli effetti mondiali sull'economia di quello che è un virus che ha colpito in particolare una delle più grandi potenze emergenti, quella cinese, che oggi impatta nel sistema mondiale per circa il 17 per cento del PIL; alla scorsa epidemia cinese, cioè la SARS, quasi vent'anni fa, incideva per il 4 per cento. Il riverbero di questa crisi sanitaria è nelle borse di tutto il mondo, ma è nell'economia reale: abbiamo visto i dati del Giappone di qualche giorno fa, con una contrazione del prodotto interno giapponese che non ha precedenti, la più grave negli ultimi anni, a cui si aggiunge una crisi dei consumi dovuta, badate bene, alla decisione di aumentare l'IVA nel mese di ottobre. Questi due fattori, e cioè un fattore di decisione di politica interna, l'aumento dell'IVA a ottobre, unito al fattore del blocco produttivo legato al mercato, e quindi al Coronavirus, ha portato una contrazione di questo trimestre dell'economia giapponese gigantesca, non prevedibile.

E sono i fattori esogeni quelli che ormai stanno influenzando l'andamento delle economie del globo, tra cui quella europea e quella italiana. Non a caso, le ragioni fortissime che ci hanno portato a questo Governo nel mese di settembre sono tutte lì, sono ancora tutte lì, e anche con nuove sfide. Sono lì, ed erano quella di rispondere con i fatti, con misure anticicliche rispetto alla crisi dei dazi americani sull'economia europea, che hanno inciso sui fattori dell'export italiano: ricordiamoci che il nostro sistema produttivo per più del 70 per cento è legato alle esportazioni. La questione enorme che avevamo in tutto il mese di agosto, di settembre e di ottobre, e che ci siamo portati avanti in questa legge di bilancio: ricordiamoci, presa in corsa – presa in corsa – rispetto al Governo precedente, e questo “Milleproroghe” è giustamente il corollario finale alla gestione di una criticità che il Governo ha dovuto affrontare, e cioè quella di sterilizzare 23 miliardi di IVA che avrebbero portato 583 euro in più a famiglia e una crisi dei consumi, come ci dimostra - e dovremmo stare molto attenti a quello che è accaduto in Giappone - l'esperienza giapponese, quindi cercare di analizzarla. Una crisi dei consumi di cui ora non stiamo parlando, perché l'abbiamo affrontata.

Accanto a questo, abbiamo cominciato a mettere in campo una serie di misure non facili, complesse per affrontare sempre un fattore esogeno, e cioè la crisi dell'export. Abbiamo riacquistato centralità nel sistema internazionale, che non avevamo più: perché dobbiamo ricordarcelo, questa centralità l'avevamo completamente persa, e la credibilità e l'affidabilità dell'Italia sui mercati è data dai 130 punti di spread di oggi; questo a testimonianza che le fibrillazioni sui giornali poi hanno poco effetto, quello che conta sono i fatti. Io non sono una tifosa dello spread in negativo: sto semplicemente dicendo che questo libera miliardi di risorse, in un contesto così complesso come quello che stiamo affrontando adesso, e che probabilmente dovremo affrontare nei prossimi mesi, perché ancora non sappiamo quanto durerà la crisi cinese e quale sarà l'effetto sul mercato italiano: abbiamo degli scenari molto negativi. A me non piace essere disfattista, voglio guardare con ottimismo al futuro; ma si può guardare con ottimismo al futuro quando si costruisce in modo solido il presente. E il presente si costruisce con un ragionamento chiaro con gli italiani, non fatto di slogan, ma fatto di un atteggiamento di responsabilità, in base alle cose che noi dobbiamo e possiamo fare adesso, non a quelle che ci piacerebbe fare. E questa è la ragione di questa alleanza: una ragione fatta da personalità e da forze anche con culture diverse, in alcuni ambiti distinte, e questo essere distinti non è necessariamente un male; ma lo sforzo della responsabilità del Governo, uno sforzo - scusatemi - che il Partito Democratico sta affrontando in modo secondo me esemplare, facendosi carico anche di responsabilità non proprie, è quello di trovare una sintesi. Cioè, la ricerca della sintesi è la natura stessa della politica democratica: e cioè, trovare la soluzione migliore ai problemi che abbiamo di fronte. Questo è secondo me poi un richiamo al modo con il quale dobbiamo affrontare le sfide che abbiamo di fronte.

In questo “Milleproroghe” non abbiamo risolto tutti i problemi sul campo, non era quello il veicolo; non lo potevamo neanche fare: sappiamo la difficoltà che abbiamo avuto per avere l'ammissibilità di alcuni emendamenti, che non potevamo avere se non c'era l'adesione di tutta la compagine parlamentare, maggioranza e opposizione. Abbiamo risolto alcune questioni, che però sono di fondo: abbiamo stabilizzato e garantito la stabilizzazione per migliaia di precari; abbiamo continuato un investimento in ricerca e innovazione, che sono degli aspetti su cui noi dobbiamo puntare per mantenere competitivo il nostro Paese; abbiamo lavorato cercando di recuperare alcune emergenze nel sistema sanitario, passando dall'assunzione dei nuovi medici al tema delle specializzazioni, fino a un grandissimo piano, cioè a portare avanti l'eradicazione dell'epatite C, che è uno dei grandi obiettivi di salute del Governo italiano. Di questo e di quelli precedenti, perché si lavora anche in continuità rispetto alle grandi questioni che deve affrontare questo Paese.

Così come, sempre in questo “Milleproroghe”, siamo riusciti finalmente a dare una risposta alle periferie, in particolare a quella della capitale, liberando risorse che erano incagliate per quanto riguarda il recupero dei piani di zona. Dico alcuni aspetti che mi vengono in mente, ma ce ne sono moltissimi, essendo questo un provvedimento molto, molto ampio.

Ma ritorniamo, invece, all'obiettivo. È quello di un'agenda di Governo, che sappia tenere nei prossimi mesi alti gli obiettivi che dobbiamo raggiungere: creare nuovo lavoro, e quindi abbassare ancora le tasse sul lavoro, per affrontare in modo anticiclico crisi che non sono prodotte nel nostro Paese, ma vengono da fuori; affrontare i temi delle diseguaglianze, dalla salute alla previdenza; occuparci del tema dell'educazione, e quindi della capacità di affrontarli con le nuove popolazioni; e non per ultimo, perché è sempre importante e lo abbiamo già inserito nella legge di bilancio, affrontare il grande tema della famiglia e della natalità in questo Paese, che sono questioni che riguardano il futuro delle prossime generazioni.

Sono queste le ragioni per cui il Partito Democratico dà la fiducia a questo provvedimento, con il quale intende continuare a lavorare in modo costruttivo ai problemi reali del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente, la votazione sulla questione di fiducia è sostanzialmente la richiesta che il Governo fa al Parlamento, per dimostrare, il Governo, che c'è una maggioranza in Parlamento che lo sostiene, per dimostrarlo al Parlamento e al Paese. Ma oggi il Governo chiede la questione di fiducia mentre sui giornali leggiamo dichiarazioni di Renzi contro Conte, di Conte contro Renzi, del Presidente del Consiglio e di un socio fondatore di questo Governo che di fatto dichiarano già la crisi del Governo; e voi siete qui a chiedere al Parlamento di votare la fiducia al vostro Governo. Peraltro, la fiducia su un provvedimento, il “Milleproroghe”, che è l'emblema delle vostre divisioni, delle vostre contraddizioni, della vostra incapacità di trovare sintesi e soluzioni condivise per i problemi del Paese.

Ponete la fiducia su un provvedimento che doveva servire a sciogliere i nodi principali che hanno impegnato la discussione all'interno del Governo e della maggioranza nelle ultime settimane, quello sulla giustizia e sulla prescrizione, per esempio, o quello sulle concessioni autostradali. E invece questi temi, discussi per settimane mentre la Commissione esaminava il “Milleproroghe”, discussi fuori dal Parlamento, non hanno trovato spazio, soluzione nel testo di questo provvedimento sul quale ponete la fiducia. È un provvedimento che contiene centinaia di articoli, eppure non contiene l'articolo, quello sulla prescrizione, sul quale avete per settimane parlato, dicendo che avreste trovato la soluzione nel “Milleproroghe” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Proprio sul dibattito sulla prescrizione e sulla durata dei processi avete dimostrato in modo ancora più evidente le vostre contraddizioni. Da un lato c'è il MoVimento 5 Stelle, che difende ideologicamente la sua bandiera giustizialista. E certo, perché considera il processo una festa, e quindi, siccome è una festa, più dura e meglio è; anche il processo per tutta la vita, perché è una festa, perché è bellissimo per il MoVimento 5 Stelle. È quel MoVimento 5 Stelle che sulla prescrizione, sostanzialmente, ha messo tutti d'accordo: tutta la comunità giuridica è contro la riforma della prescrizione di Bonafede. Questa volta questo tema è diventato più diffuso nell'opinione pubblica perché ha trovato, oltre a noi, oltre a quelli di Forza Italia, che sempre hanno fatto del garantismo e della necessità di assicurare processi che abbiano una ragionevole durata una propria bandiera, fra quelli che avversavano la riforma della prescrizione anche gli avvocati. Guardate, siete stati bravissimi, voi del MoVimento 5 Stelle, a mettervi contro tutti gli avvocati d'Italia, tranne, evidentemente, il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché avete dimostrato, siccome considerate chi è imputato, anzi, persino chi è indagato, colpevole a prescindere, colpevole per statuto, al di là del processo, di considerare gli avvocati difensori, che, per ciò che la Costituzione dispone, difendono l'imputato, quasi come dei complici dell'imputato, e quindi di quello che per voi è colpevole, quindi come se fossero colpevoli a loro volta. Noi rifiutiamo questo modo di intendere la giustizia, è inaccettabile in uno Stato di diritto; è inaccettabile che principi costituzionali come la ragionevole durata dei processi oppure come la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva vengano considerati carta straccia, annullando secoli di progresso nella civiltà giuridica. La prescrizione per noi è il rimedio ad un problema, non il problema; il problema è la durata abnorme dei processi, il cattivo funzionamento della giustizia. La prescrizione è un istituto che rimedia ai ritardi insopportabili della giustizia. Noi vogliamo che i processi si celebrino, che arrivino tutti a conclusione, ma in un tempo ragionevole, proprio come dice la Costituzione; ma, per farlo, bisogna intervenire sul potenziamento degli organici, sul potenziamento della possibilità di patteggiare per diminuire i carichi nei tribunali, sul limite alle indagini preliminari, perché la maggior parte dei processi - lo dimostrano le statistiche - si prescrivono durante la fase delle indagini preliminari, e lì l'avvocato difensore non tocca palla, lì la durata delle indagini dipende soltanto dal giudice inquirente. Noi vogliamo che questa cosa sia limitata, perché troppo spesso si fanno delle proroghe su proroghe, e, quando le proroghe non si possono fare più, magari si aprono altri fascicoli per reati connessi, per eludere il limite alla durata delle indagini preliminari. Non ci stupisce, però, che il MoVimento 5 Stelle agiti questa bandiera come una bandiera in qualche modo costitutiva anche del patto di Governo, il MoVimento 5 Stelle è sempre stato un movimento giustizialista. Da un lato, dicevo, ci sono loro, e dall'altro c'è Renzi, che qualche anno fa, quando era Presidente del Consiglio, era meno garantista, meno attento, meno sensibile alla prescrizione di quanto non lo sia oggi. Oggi, forse perché ha sperimentato sulla sua pelle quante cicatrici possano determinarsi attraverso la giustizia, si riscopre più garantista, si riscopre più attento alla prescrizione. E quindi da una parte il MoVimento 5 Stelle e dall'altra Italia Viva. E in mezzo chi c'è? In mezzo c'è il PD, che, dovendo scegliere da che parte stare, se con i giustizialisti o con i garantisti, intanto sceglie di stare seduto sulle poltrone del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); e, siccome è più semplice tentare di sostituire i pochi parlamentari di Italia Viva che quelli del MoVimento Cinque Stelle, cede ai Cinque Stelle, in una deriva giustizialista senza precedenti. Ma voi della sinistra dovreste essere quelli della promozione dei diritti sociali e civili. Non vi è rimasto nulla di quella sinistra, state facendo indietreggiare il Paese, per quanto attiene proprio ai diritti civili e alla libertà delle persone, ai livelli peggiori dei regimi comunisti. Quindi non cercate sostituti dei parlamentari di Italia Viva tra i banchi di Forza Italia: noi non abbiamo nulla da condividere né con voi né con il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Anche sul tema delle concessioni autostradali avete dimostrato approssimazione e divisioni. Il “Milleproroghe” doveva servire, secondo quello che dicevate, a risolvere anche questo tema, e invece non ci siete riusciti, perché la norma sulle concessioni contenuta in questo decreto aggiungerà confusione a confusione e provocherà un danno a migliaia di lavoratori e a centinaia di aziende italiane impegnate a lavorare sulla nostra rete autostradale. Determinerà un danno all'erario del Paese, perché, evidentemente, ci saranno probabilmente delle penali da pagare all'Unione, per effetto delle denunce dell'Unione europea, e alla reputazione del nostro Paese tra gli investitori internazionali. Si deve pretendere da chi gestisce un bene pubblico come le autostrade che lo faccia con diligenza, con responsabilità; nel caso di specie, che si occupi della manutenzione e se ne occupi davvero. Si deve punire la negligenza, se l'autorità giudiziaria dimostra che negligenza c'è stata. Si possono anche revocare le concessioni, ma nei limiti dei contratti che lo Stato ha stipulato, perché, se uno Stato deroga alla propria firma, ai contratti che firma, ai propri impegni, allora annulla la propria credibilità internazionale. Come potete al tempo stesso lamentare che ci sono pochi investimenti esteri, che sono pochi quelli che vengono a investire nel Paese, e poi cambiare le regole durante la partita, cambiare le regole per legge dopo avere firmato dei contratti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Guardate che la certezza del diritto - lo diceva bene il collega Zanettin nella discussione sulle linee generali - non è solo certezza della pena. Noi siamo per la certezza della pena, ma noi vorremmo, oltre che la certezza della pena, la certezza del diritto, che ha anche un valore economico, perché nessuno investe in un Paese che non garantisce che le norme, una volta fissate, rimangano stabili nel tempo.

Noi non vi daremo la nostra fiducia, voteremo “no” ad un Governo che non ha la fiducia degli italiani e che su questo provvedimento ha dimostrato soltanto divisioni al suo interno. Dovevate utilizzare il “Milleproroghe” per risolvere i due problemi, per esempio, che ho citato, ma vi siete soltanto divisi; e siete divisi su tutto, perché siete divisi anche su altre questioni. Siete divisi su quota 100, perché Italia Viva vorrebbe superarla immediatamente, mentre il PD vorrebbe farlo gradualmente e il MoVimento 5 Stelle vorrebbe mantenerla. Siete divisi sul reddito di cittadinanza, perché Italia Viva vorrebbe cancellarlo, il PD modificarlo e i Cinque Stelle mantenerlo. Siete divisi sulle nomine, sullo “Sbloccacantieri”, persino sull'obbligo scolastico. Siete divisi su tutto, litigate su tutto, ma siete disposti a tutto pur di rimanere al Governo. Abbiate il coraggio, allora, di presentarvi in Parlamento e di dire la verità al Parlamento e al Paese, di dire che siete in crisi, come fate scrivere sui giornali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), come dichiarate nelle vostre dichiarazioni pubbliche, che non siete più in grado di stare al Governo insieme. Non cercate, come fate oggi, fiducie finte, perché noi fiducie finte non ve ne daremo. Noi non voteremo la fiducia perché non avete la fiducia degli italiani e, soprattutto, perché non la meritate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo qui oggi alla fine di un percorso, un percorso travagliato, a votare la fiducia su un provvedimento che più che chiamarsi “Milleproroghe” ormai dovremmo rinominarlo come “mille pause”, perché sono queste le mille pause che abbiamo dovuto sostenere e affrontare noi delle opposizioni all'interno dei lavori parlamentari e delle due Commissioni referenti, la I e la V. Ebbene, abbiamo dovuto attendere, perché? Perché è una maggioranza che non trova accordo su nulla, una maggioranza che ha chiesto pause, che ha chiesto interruzioni continue per risolvere i problemi della maggioranza e tutte le questioni che non erano risolte all'interno del Governo e della maggioranza.

Questo perché il paradosso è che le opposizioni sono state soggiogate dall'ostruzionismo della maggioranza e qui ci troviamo veramente di fronte a una situazione assurda, assurda perché vorrei ricordare, onorevoli colleghi, che di questo stiamo parlando: l'ostruzionismo che le opposizioni hanno subito in modo composto, in modo ordinato e, comunque, rispettoso, nonostante una situazione paradossalmente imbarazzante. Maggioranza e Governo, infatti, hanno portato litigi continui su temi che erano politicamente sensibili come, ad esempio, la prescrizione e le concessioni autostradali, arrivando quasi ad andar sotto come maggioranza nella votazione dell'emendamento di Italia Viva sulla prescrizione. Insomma, quando c'era da decidere il Governo o si è spaccato oppure ha deciso di non decidere nell'attesa della divina provvidenza - perché pare sia quest'ultima speranza quella che rimane all'Esecutivo, cioè la divina provvidenza - che qualcun altro risolva i problemi che voi stessi avete creato, ad esempio, nella legge di bilancio e che comunque contribuite quotidianamente, attraverso gli atti legislativi che andate a votare, a creare. Questi sono i problemi dai quali pare che questo Governo non riesca proprio a uscirne.

E cosa fate, nel frattempo, all'interno di questo provvedimento? Decidete di distribuire in ordine sparso i 15 milioni del Fondo per le esigenze indifferibili. Anche qui, per fare qualche esempio, un'accademia italiana, tra le molte presenti nel nostro Paese, si è dovuta accontentare di 200 mila euro per poi sorridere nel 2021, perché avete inserito che potrà ricevere altri 500 mila euro a regime, per non parlare, poi, dei conventi e dei Lincei tra le esigenze indifferibili da sostenere. Porto, ad esempio, il contributo di 200 mila euro per il 2020 riconosciuto a un famoso complesso conventuale italiano per il completamento delle opere di manutenzione straordinaria e di adeguamento impiantistico.

Vedete, non potevano poi mancare i bonus da 200 mila euro per specifiche accademie e scuole e non potevano mancare i 5 milioni annui, a decorrere dal 2020, in favore di una APSP, un'azienda pubblica per i servizi alla persona di Firenze. Certo, perché solo questa azienda pubblica aveva diritto a ricevere un contributo da parte dello Stato, perché le altre non hanno alcun diritto. È questo il tema! Ma stiamo scherzando? Voi dite che non si possono chiamare con il loro nome. No, perché come dobbiamo chiamarli? Benefici per pochi ma non per tutti? Oppure bisogna chiamarli, invece, “marchette”? No, scusate, “marchette” no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Sono misure micro-settoriali, perché così è più elegante, perché così suona meglio alle orecchie dei cittadini, ma sempre di discriminazione stiamo parlando. Voi, che di discriminazione non volete sentir parlare, siete i primi a metterla in atto all'interno di questo provvedimento. Ve ne rendete conto? Perché è di questo che stiamo parlando. Ebbene, allora parliamo degli interventi micro-settoriali che discriminano tra le accademie e le scuole d'Italia e che creano una malsana concorrenza, anziché stimolare una corretta e sana competitività. Interventi micro-settoriali ma non solo perché, vedete, ci troviamo a un punto in cui siete costretti a tamponare delle emergenze. Tuttavia, si è persa una grande occasione all'interno di questo provvedimento, perché all'interno di questo provvedimento potevate intervenire con interventi strutturali per iniettare fiducia nel nostro Paese in un momento molto delicato come questo. L'ho sentito anche prima da altri colleghi: c'è una crisi preannunciata, preannunciata dai dati dell'ultimo trimestre dell'anno 2019, e, oltre a questa crisi, è iniziata pure una seconda crisi agli inizi del 2020 che è stata dettata dall'arrivo del Coronavirus, di cui, purtroppo, le ricadute economiche si stanno già facendo sentire. Arriveranno i dati del primo trimestre 2020 e sicuramente saranno peggiori di quanto previsto ma, anziché anticipare un disastro preannunciato, cosa fate voi del Governo? Rimanete fermi e immobili, con la mera speranza che la provvidenza pensi al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ebbene, in quest'Aula colleghi, vedete, il popolo ci ha votato e noi abbiamo la responsabilità, il dovere e soprattutto il coraggio di fare delle scelte coraggiose e di agire soprattutto in momenti come questi in cui siamo tutti chiamati ad assumerci le nostre responsabilità. Vorrei ricordare che l'UPB, l'Ufficio parlamentare di bilancio, fornisce un quadro generale di rallentamento dell'economia, un rallentamento per la crisi - e, quindi, questo Governo contribuisce a ridurre se non ad azzerare - grazie alle tasse sulla plastica e sullo zucchero, quelle che avete inserito voi nella vostra legge di bilancio, quelle su cui oggi vi accontentate di dire: “Ma no, apriremo dei tavoli, ci saranno dei confronti”. Peccato che però le avete inserite all'interno della legge di bilancio. Insomma, siamo diventati il fanalino di coda dell'Europa e in più bisogna prepararsi alle ricadute economiche del Coronavirus che potrebbero costringerci a trovare - si parla - per il momento soli - e dico “soli” per modo di dire - due o tre miliardi aggiuntivi, ma la cifra potrebbe anche salire.

Questo è il tema sul quale oggi la maggioranza decide di non decidere. Ma ad aprile, quando ci sarà da presentare il DEF, si dovranno trovare i 20 miliardi per il 2021, solo per non far aumentare l'IVA e le accise, e in più serviranno ulteriori miliardi per far fronte alla mancata crescita. Abbiamo oltre 160 tavoli di crisi aperti allo Sviluppo economico, oltre 200 mila lavoratori interessati di cui circa 60 mila a rischio di perdita del posto di lavoro, una ventina di aree di crisi industriali complesse che coinvolgono oltre 70 mila lavoratori, 23 gruppi industriali in amministrazione straordinaria. Insomma, il 2020 si è aperto con l'ennesima emergenza degli ammortizzatori, tant'è che il Governo ha finanziato in deroga lo strumento con oltre 140 milioni di euro all'interno di questo “Milleproroghe”. Ma quando si vuole prendere in mano seriamente questo Paese, onorevoli colleghi? Vedete, la maggioranza ha prorogato di altri sei mesi il blocco delle attività di ricerca degli idrocarburi con le immediate ripercussioni che si sono riscontrate e che sono arrivate subito, perché a breve ci sarà un vertice su questo tema a Ravenna per una crisi che conta 3 mila occupati. È il Governo dell'agonia, è il Governo delle crisi, delle crisi economiche, delle crisi identitarie, delle crisi dei partiti di maggioranza e, soprattutto, nei partiti di maggioranza. Un'agonia che però ammazza le nostre aziende e i nostri centri di ricerca, che rischiano di vedersi svuotati per competenze e tecnologie. I migliori distretti delle nostre eccellenze, che sono riconosciuti come tali a livello mondiale, soffriranno le conseguenze di queste non scelte. Il Governo cavalca la demagogia green senza avere soluzioni e proposte attuative e concrete sul tema della salvaguardia ambientale e per la transizione energetica del Paese, lasciando così il nostro futuro ad approvvigionamenti esteri con maggiori costi, con maggiore perdita di occupazione e, soprattutto, senza reali benefici per l'ambiente. Il Governo prende tempo perché non sa come affrontare i problemi del Paese ma la Lega, attraverso i suoi emendamenti che sono stati votati e approvati, propone un approccio pragmatico alle tematiche ambientali come, ad esempio, l'emendamento che mette dei fondi importanti a favore di tutte le regioni che rientrano nel bacino padano quale area geografica che presenta rilevanti profili di criticità e complessità per il miglioramento della qualità dell'aria. Si parla, nel dettaglio, di un milione di euro annui per il triennio che va dal 2020 al 2022 per diventare poi 40 milioni di euro annui a decorrere dal 2023 al 2024 per tutti quegli interventi rivolti al miglioramento della qualità dell'aria. Vedete, colleghi, questi sono interventi pragmatici. Si parla, invece, nel vostro caso di cosa? Di una proroga di sei mesi per il blocco dell'attività di ricerca degli idrocarburi. Ma vi rendete conto che all'interno dell'ambito degli idrocarburi vengono realizzati 1,5 miliardi di euro di fatturato all'anno? Questo rinvio rischia di essere letale non solo perché rischiamo di non avere più un settore come quello dell'oil & gas made in Italy a cui rivolgerci, ma perché dovremmo approvvigionarci all'estero? Soprattutto, vi perdete una considerazione molto importante, cioè che non è perché non lo facciamo noi non lo farà nessun altro perché si legge anche oggi sulle pagine dei quotidiani che stiamo regalando il metano ai nostri vicini di casa, cioè l'Albania e la Grecia, e voi siete responsabili di questo, siete responsabili di queste scelleratezze. E, invece, cosa si dovrebbe fare? Tutti capiscono che per accompagnare una riconversione energetica del nostro Paese bisogna necessariamente passare attraverso il metano perché per coprire il periodo di transizione energetica che porterà il Paese ad alimentarsi da fonti rinnovabili sarà necessario questo passaggio, ma quando lo capirete sarà forse troppo tardi. Ebbene, vedete, proprio per la mancanza di lungimiranza, proprio per la mancanza di coraggio nell'affrontare le tematiche importanti per il nostro Paese, insomma noi ci troviamo qui oggi a vedere tolti all'interno di questo provvedimento delle misure molto utili che erano state inserite dal Governo gialloverde, il primo Governo Conte. Abbiamo visto come gli effetti positivi del regime dei minimi, della flat tax, dell'inizio di flat tax, siano sotto gli occhi di tutti.

I dati del 2019 ci dicono che c'è stato un boom delle aperture delle partite IVA che hanno aderito a questo regime, e voi cosa decidete di fare? Decidete di togliere un provvedimento utile, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti e, soprattutto, i cui benefici sono innegabili, perché sono certificati da dati a consuntivo che dicono questo. E voi cosa fate, invece, all'interno di questo provvedimento? Nulla. Decidete di non decidere, decidete di non programmare uno sviluppo infrastrutturale nel nostro Paese, decidete che, forse, è arrivato il momento di prendersi una pausa, forse è arrivato il momento di lasciare ad altri questa responsabilità o, forse, è arrivato il momento di sperare che qualcun altro risolva i problemi che voi stessi avete creato.

Presidente, mi porto, quindi, a conclusione della mia dichiarazione di voto. È per tutti questi motivi, che il gruppo Lega ha deciso di votare contro la fiducia di questo Governo su un provvedimento su cui poteva veramente esserci l'occasione per dare una svolta ad un futuro incerto per questo nostro Paese, ma voi, purtroppo, ve la siete lasciata perdere. Quindi, per questo motivo, il gruppo Lega voterà contro la fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo chiamati qui, nuovamente, a discutere e ad approvare il famigerato “decreto Milleproroghe”. È un provvedimento abnorme, che ha richiesto una mole di lavoro abnorme in Commissione, quindi io, innanzitutto, sento di ringraziare tutti i colleghi che hanno partecipato e che hanno contribuito. Non ho nessun problema ad ammettere che è uno strumento normativo che non mi piace, che dobbiamo lavorare per eliminarlo in futuro; dobbiamo avere un futuro in cui i “Milleproroghe” non esistano più. Oggi però, purtroppo, a causa di tutte le emergenze che si presentano ancora in questo Paese, questo strumento, questo provvedimento e la posizione della questione di fiducia su questo provvedimento sono stati, ahinoi, necessari. Quindi, mi dispiace dirlo, ma la verità è che oggi chi non vota questa fiducia, chi vota contro questo provvedimento, conoscendone il contenuto e conoscendone le ragioni sottese, non mostra responsabilità e non certo nei nostri confronti, ma nei confronti del Paese.

Ricordare tutte le misure contenute nel provvedimento è impossibile, perché sono talmente tante che mi limito a ricordarne solo alcune. Ci sono norme che riguardano la stabilizzazione di migliaia di lavoratori precari della pubblica amministrazione, di ogni comparto, dal comparto sicurezza al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dal comparto giustizia alle istituzioni consolari, fino all'ANPAL, e così via. Ci sono norme a tutela delle nostre imprese del made in Italy che hanno bisogno di supporto oggi più che mai, perché sappiamo bene che la situazione economica mondiale è drammatica, si è anche manifestato quel “cigno nero”, come lo definiscono gli economisti, che chiaramente determinerà un aggravamento della congiuntura nei prossimi mesi. Quindi, ripeto, è fondamentale supportare le nostre imprese, come è fondamentale supportare i lavoratori che, in diversi comparti, si sono ritrovati senza lavoro: penso all'ex Ilva, penso a Mercatone Uno, penso ai call center, che avevano bisogno del nostro supporto, anche qui, perché si ritrovavano sostanzialmente privi dei mezzi di sussistenza.

Penso a tutte le norme che riguardano il terremoto, e non mi riferisco solo al terremoto più recente, del 2016, mi riferisco anche al terremoto dell'Emilia del 2012, al terremoto de l'Aquila del 2009, al terremoto del Molise del 2002, addirittura mi riferisco al terremoto della Sicilia orientale del 1990, perché, evidentemente, c'erano dei cittadini che, da trent'anni, aspettavano che lo Stato si ricordasse di loro.

Penso a tante altre norme che riguardano la ricerca. Abbiamo finanziato la ricerca scientifica in importanti settori, anche medici: istituti come il Bambino Gesù, la Fondazione Santa Lucia, l'Istituto Spallanzani, il Fondo per l'oncologia pediatrica, sono solo alcune delle misure contenute. Questo senza dimenticare neanche la battaglia di civiltà nei confronti degli animali che vengono utilizzati nella sperimentazione scientifica.

Ci sono molte norme che riguardano il comparto cultura, il comparto turismo, la mobilità, la mobilità sostenibile, l'edilizia pubblica che, per fortuna, ha avuto un picco storico che dobbiamo continuare a sostenere. Ci sono norme che riguardano il comparto scuola, con incrementi del personale docente, soprattutto dove vi sono classi numerose, che vedono la presenza di studenti disabili.

Ci sono importanti norme che riguardano l'ambiente, è chiaro, perché l'ambiente rimarrà sempre una nostra priorità. Chi non si è accorto che siamo in ritardo di vent'anni rispetto alla transizione energetica verso le sostenibili, le energie rinnovabili per abbandonare finalmente il fossile? Io, francamente, davvero non so in quale mondo viva.

Ci sono importanti norme che riguardano i comuni, i piccoli comuni che ci hanno chiesto aiuto in ogni modo, a cui abbiamo dovuto dare risposte. Ci sono norme che riguardano i comuni in pre-dissesto, perché c'erano dei cittadini che rischiavano di pagare le scellerate amministrazioni che avevano portato i comuni al dissesto finanziario. Ci sono norme che riguardano dei comuni che hanno sicuramente una storia a sé stante: immagino Napoli, ma, soprattutto, mi riferisco a Roma. Lo ricordava, proprio ieri, Virginia, che c'era addirittura un articolo di stampa del 1955 che definiva Roma una “capitale corrotta di una nazione infetta”, pensate un po' voi. Poi, nel 2014, si è scoperchiato il vaso di Pandora - non vedo la collega Meloni, ovviamente, però immagino che se lo ricorderà - e viene fuori quella organizzazione che legava “colletti bianchi” a criminali comuni, come il l'ex terrorista nero Carminati. Un'organizzazione mafiosa no, ma, comunque, criminale, che ricattava lo Stato, perché una città con quel debito pubblico era una città in macerie. La criminalità diceva: “se ci sono le macerie, voi avete bisogno di noi”. Noi abbiamo voluto liberare le istituzioni da questo ricatto e abbiamo iniziato a ricostruire con le nostre forze da quelle macerie. È chiaro che è difficile, è chiaro che ci vuole tempo, è chiaro che non abbiamo risolto in poco tempo tutti i problemi che si erano accumulati in trent'anni in questo Paese, però continuiamo ad impegnarci, a lavorare instancabilmente, nell'esclusivo interesse dei cittadini, a testa alta, perché noi possiamo presentarci a testa alta di fronte ai cittadini.

Concludo, Presidente, arrivando alla questione di Autostrade, il nodo veramente forse cruciale di questo provvedimento. Sappiamo tutti che, dal crollo del ponte Morandi, si sono perse 43 vite, 43 famiglie devono ottenere giustizia e speriamo che la procedura giudiziaria in corso non venga falcidiata dalla prescrizione, perché, come ben sapete, la nostra riforma della prescrizione è successiva ai fatti dell'agosto del 2018. Noi, con questo provvedimento, predisponiamo ulteriori misure, ulteriori stanziamenti in favore di Genova per fronteggiare l'emergenza seguita al crollo del ponte, ma, soprattutto e, finalmente, affrontiamo il nodo cruciale delle concessioni autostradali. Cosa facciamo in sostanza? Agiamo su tre punti: innanzitutto, non verranno più aumentati i pedaggi in mancanza di nuovi piani economici-finanziari da parte dei concessionari; in secondo luogo, prevediamo che, laddove vi sia una revoca anticipata, una decadenza o una risoluzione, comunque, del contratto con il concessionario, debba subentrare lo Stato, perché lo Stato deve tornare a fare lo Stato e lo Stato deve riprendere, in questo caso, il controllo della rete stradale e autostradale; in terzo luogo - lasciatemelo dire, siamo veramente orgogliosi di questo -, siamo riusciti a togliere quegli indennizzi, assurdi, vergognosi, che erano previsti a carico dello Stato in caso di revoca anticipata. Una nuova situazione in cui lo Stato era sotto ricatto: noi abbiamo liberato lo Stato dal ricatto. Ripeto, non abbiamo risolto tutti i problemi del Paese, problemi accumulatisi in trent'anni, però, certamente, abbiamo tutta la volontà di continuare a lavorare nell'esclusivo interesse dei cittadini, abbiamo tutta la volontà di far rinascere questo Paese, di - ripeto - mostrarci a testa alta di fronte ai cittadini, con quell'umiltà e quel rispetto nei loro confronti che ci ha sempre contraddistinto, perché, alla fine, penso che ognuno, ad un certo punto, si debba prendere le proprie responsabilità, anche di fronte alla storia. Noi possiamo farlo, penso che nessuno su questo ci possa smentire e, per questo, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 10,10, sospendo la seduta fino a tale ora. Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Guerini.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Michela Rostan, già iscritta al gruppo parlamentare Liberi e Uguali, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia Viva. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,10.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2325-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato, dal quale comincerà la chiama.

La chiama avrà inizio dal deputato Guerini.

Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti: ……………..537

Votanti: ……………..536

Astenuti: ………………1

Maggioranza: ……….269

Hanno risposto : …….315

Hanno risposto no: ……221

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascani Anna

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Battelli Sergio

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boccia Francesco

Bologna Fabiola

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Businarolo Francesca

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Campana Micaela

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Ceccanti Stefano

Cecconi Andrea

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Colaninno Matteo

Cominardi Claudio

Conte Federico

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Crippa Davide

Critelli Francesco

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Ambrosio Giuseppe

D'Arrando Celeste

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Sesto Margherita

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Marco

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Frate Flora

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giarrizzo Andrea

Giordano Conny

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Ianaro Angela

Incerti Antonella

Iorio Marianna

Iovino Luigi

La Marca Francesca

Lacarra Marco

Lapia Mara

Lattanzio Paolo

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Liuzzi Mirella

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Masi Angela

Mauri Matteo

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mura Romina

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nitti Michele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Padoan Pietro Carlo

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pollastrini Barbara

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Ricciardi Riccardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Romano Paolo Nicolò

Rosato Ettore

Rospi Gianluca

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schirò Angela

Schullian Manfred

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Soverini Serse

Spadoni Maria Edera

Speranza Roberto

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Topo Raffaele

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Vizzini Gloria

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Andreuzza Giorgia

Aprea Valentina

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benedetti Silvia

Benigni Stefano

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Deborah

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brunetta Renato

Bubisutti Aurelia

Bucalo Carmela

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Caretta Maria Cristina

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Coin Dimitri

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Costa Enrico

Covolo Silvia

Cunial Sara

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Angelis Sara

De Carlo Luca

De Martini Guido

Deidda Salvatore

Della Frera Guido

Delmastro Delle Vedove Andrea

D'Ettore Felice Maurizio

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Donina Giuseppe Cesare

Donzelli Giovanni

Durigon Claudio

Fantuz Marica

Fasano Vincenzo

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Fontana Lorenzo

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Furgiuele Domenico

Gagliardi Manuela

Galantino Davide

Galli Dario

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Germanà Antonino

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giannone Veronica

Giglio Vigna Alessandro

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Labriola Vincenza

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Liuni Marzio

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Manzato Franco

Marchetti Riccardo Augusto

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martino Antonio

Maturi Filippo

Mazzetti Erica

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nevi Raffaele

Novelli Roberto

Occhiuto Roberto

Osnato Marco

Pagano Alessandro

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Pittalis Pietro

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Racchella Germano

Raffaelli Elena

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Rosso Roberto

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Ruffino Daniela

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sangregorio Eugenio

Sarro Carlo

Savino Elvira

Savino Sandra

Scoma Francesco

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Tonelli Gianni

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valbusa Vania

Valentini Valentino

Vallotto Sergio

Varchi Maria Carolina

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Vinci Gianluca

Vito Elio

Viviani Lorenzo

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Sgarbi Vittorio

Sono in missione:

Bazzaro Alex

Bianchi Matteo Luigi

Bonafede Alfonso

Castelli Laura

Centemero Giulio

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Dadone Fabiana

Del Re Emanuela Claudia

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Ehm Yana Chiara

Ferraresi Vittorio

Formentini Paolo

Fraccaro Riccardo

Frusone Luca

Garavaglia Massimo

Gelmini Mariastella

Giorgis Andrea

Grimoldi Paolo

Invidia Niccolò

L'Abbate Giuseppe

Lotti Luca

Marattin Luigi

Molinari Riccardo

Morassut Roberto

Orsini Andrea

Rampelli Fabio

Sisto Francesco Paolo

Spadafora Vincenzo

Tateo Anna Rita

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Volpi Raffaele

Zolezzi Alberto

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2325-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno Martinciglio n. 9/2325-AR/52 è stato ritirato dalla presentatrice.

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, che riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente o che comunque trattano materie estranee rispetto ai contenuti del provvedimento in esame: Nardi n. 9/2325-AR/1; Casciello n. 9/2325-AR/2; Caiata n. 9/2325-AR/14; Deidda n. 9/2325-AR/18; Lollobrigida n. 9/2325-AR/27; Rotelli n. 9/2325-AR/36; Maurizio Cattoi n. 9/2325-AR/45; Lattanzio n. 9/2325-AR/58; Spessotto n. 9/2325-AR/69; Manzo n. 9/2325-AR/70; Sut n. 9/2325-AR/71; D'Orso n. 9/2325-AR/76; Sportiello n. 9/2325-AR/80; Provenza n. 9/2325-AR/86; Andrea Romano n. 9/2325-AR/98; Bruno Bossio n. 9/2325-AR/100; Barelli n. 9/2325-AR/106; Aprea n. 9/2325-AR/119; Gadda n. 9/2325-AR/143; Noja n. 9/2325-AR/149; Comaroli n. 9/2325-AR/170.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori o sul Regolamento, il deputato Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. In realtà, sono entrambe le cose. Valuterà lei, poi, quale delle due prevale sull'altra. In ogni caso, è un intervento che fa appello al suo buonsenso e al suo equilibrio, Presidente Fico.

Come lei sa, Presidente, l'articolo 88 del nostro Regolamento, al primo comma, recita: “Nel corso della discussione degli articoli ciascun deputato può presentare non più di un ordine del giorno recante istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame (…)”: nel corso della discussione degli articoli, non prima, Presidente.

Dico questo perché, normalmente, specie nell'esame dei decreti-legge, e si verifica spesso, anche quando il MoVimento 5 Stelle è al Governo e viene posta la fiducia su un decreto, accade che il Presidente, immediatamente dopo la posizione della questione di fiducia, convochi una Conferenza dei presidenti di gruppo per stabilire l'iter del provvedimento e il seguito dell'esame, a fronte della presunzione che questa fiducia possa essere approvata. Perché nel caso contrario, chiaramente, si aprirebbe una crisi di Governo, sarebbe rigettato probabilmente il provvedimento, nel caso del decreto nella sua interezza; ma in quella sede il Presidente della Camera comunica ai gruppi - e non è nuova anche la circostanza, anzi, era abbastanza consolidata nelle legislature passate - che, di fronte alla comunicazione del Presidente dell'orario del termine per la presentazione degli ordini del giorno da parte dei singoli deputati, in particolare i gruppi di opposizione chiedessero che questo termine fosse magari aggiornato e posticipato di un'ora o due per permettere agli uffici dei vari gruppi di poter lavorare meglio per la presentazione dei vari ordini del giorno o per controllare che non si sovrappongano, magari, ordini del giorno identici da parte di deputati dello stesso gruppo.

Ad ogni buon conto, Presidente, noi, invece, in questo caso, abbiamo assistito ad una procedura piuttosto anomala per un decreto-legge: vale a dire che, nella giornata di venerdì, la Presidenza ha comunicato che il termine per gli ordini del giorno sarebbe stato il pomeriggio di lunedì.

Ora, questo avveniva prima che il testo fosse giunto all'attenzione dei gruppi parlamentari, perché il testo uscito dalla Commissione è stato di fatto inviato nella serata di venerdì; avveniva prima dello svolgimento della discussione generale, non soltanto prima della fiducia, ma prima addirittura del rinvio in Commissione; così come prima del rinvio in Commissione, mi si fa notare, sono arrivate le comunicazioni da parte della Commissione dei tempi dei subemendamenti: prima del rinvio in Commissione!

Allora, Presidente, ci sono delle anomalie, io gliele faccio notare, perché Presidente? Perché lei ha dimostrato spesso, Presidente Fico, un equilibrio nella tutela delle prerogative dell'opposizione.

Ora, passi per questa circostanza - io, come dire, credo che bisognerebbe fare una riflessione sul nostro modo di lavorare in genere - ma credo che per il futuro faremmo bene, la Presidenza farebbe bene ad attenersi alla lettera del Regolamento.

Ora, Presidente, lei ha due strade: la prima è quella di rispondermi che ci sono dei precedenti, che probabilmente non riguardano decreti-legge, ma magari riguardano la legge di bilancio, vado a memoria per quello che ricordo io; e un conto è una legge di bilancio alla fine dell'anno che arriva per un passaggio dove viene messa solo la fiducia perché magari sta mezz'ora in Commissione: tutto questo fa schifo, non va bene, ma non si può citare un precedente del genere per giustificare un nuovo precedente del genere su un decreto. Quindi, Presidente, lei mi può rispondere burocraticamente che c'è qualche precedente, oppure può saggiamente, con equilibrio, prendere atto che c'è questa rimostranza da parte di un gruppo di opposizione e cercare di evitare che per il futuro su questi provvedimenti si proceda alla stessa maniera.

Io le faccio un esempio banale, ma che dà la cifra. Io avevo un emendamento, Presidente, che fino all'ultimo è rimasto fermo in Commissione e, a un certo punto, non si è neanche capito che fine abbia fatto, perché nella confusione con cui la Commissione ha lavorato - e non è certo colpa né dei presidenti di Commissione, né dei funzionari, ma chi ha le proprie responsabilità, come dire, se le prenda, e non è certo colpa della Presidenza della Camera - questo emendamento è rimasto fuori. Io fino all'ultimo non ho saputo e non sapevo se si sarebbe potuto recuperare quell'emendamento nel corso del rinvio in Commissione, oppure no.

Per fortuna, cautelativamente, i miei uffici mi avevano fatto firmare un ordine del giorno su questo tema e io oggi ho questo ordine del giorno, su 90 mila case inagibili, una proroga per eccellenza, che è rimasto fuori dal “Milleproroghe”; ma io fino all'ultimo non sapevo se questo emendamento potesse o meno rientrare nel testo. Sulla base di cosa avrei dovuto presentare un ordine del giorno preventivo? Avremmo dovuto riaprire i termini degli ordini del giorno.

Allora, proprio per non trovarci in questa situazione, Presidente, il mio consiglio, per il rispetto che si deve a tutti i deputati (visto che l'ordine del giorno è un atto individuale), ma in particolare ai gruppi di opposizione: evitiamo, la prego, per il futuro, di confermare questo brutto precedente, perché si fa tanto facilmente, non è mai stato oggetto di questioni in capigruppo, che il Presidente comunica qual è il termine per gli ordini del giorno, i gruppi ne presentano quanti credono - non c'è neanche stata un'eccessiva quantità di ordini del giorno, ammesso che si possa parlare di eccessi nell'esercizio dei diritti dei parlamentari - quindi io credo che, attenendoci ai precedenti, Presidente, non si sbaglia quasi mai, ma i precedenti più frequenti, non i precedenti più singolari, meno frequenti e quelli che violano di fatto le prerogative dell'opposizione e costringono l'opposizione a lavorare con tempi più stretti, senza poter scegliere quale strategia, quale tattica di Aula poter mettere in campo.

Credo che sia un nostro diritto e su questo lei, Presidente, siccome in passato ha mostrato sensibilità, mi auguro che sappia farlo anche in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io volevo portare l'attenzione dell'Aula sullo stesso punto che ha appena espresso il collega, onorevole Baldelli, perché, vede, si tratta di un rilievo che era stato fatto già lunedì, quando ci trovavamo qua in Aula e quando, ancora prima che chiudessimo il voto procedurale per il ritorno in Commissione, era giunto il messaggio che si aprivano i termini degli emendamenti e dei subemendamenti relativamente alla parte che veniva riaperta per poter apportare le modifiche richieste dal MEF e dalla Ragioneria generale dello Stato.

Effettivamente, la mancanza della riapertura dei termini per la presentazione degli ordini del giorno era parsa come un'anomalia anche a noi deputati del gruppo Lega, che avevamo prontamente chiesto e informato il Presidente che presiedeva i lavori d'Aula lunedì, informandolo del fatto che anche noi rilevavamo un errore procedurale, perché comunque se si riaprivano i termini per la presentazione degli emendamenti e subemendamenti di un testo che ritornava in Commissione, allo stesso tempo ritenevamo doveroso riaprire contemporaneamente i termini di presentazione per gli ordini del giorno.

Perché vede, Presidente, se noi ritorniamo in Commissione a modificare alcune parti del testo base, ci si deve dare l'opportunità di riprendere i vecchi ordini del giorno e di aggiornarli a seguito delle modifiche che poi erano state apportate all'interno della fase dei lavori di Commissione, che era stata riaperta.

Quindi, mi unisco alla richiesta dell'onorevole, collega Baldelli, per chiedere gentilmente una verifica, in modo tale che non si ripetano più degli errori formali, perché ritengo che fare una critica, soprattutto relativamente al metodo e al rispetto dei Regolamenti, sia doveroso, soprattutto per il rispetto delle prerogative di tutti i parlamentari e di tutte le forze politiche che qui sono riunite in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, io intervengo sul provvedimento e sull'inammissibilità di alcuni ordini del giorno, ma mi collego anche all'articolo 134 del Regolamento - è una questione che ho già posto - perché viene dichiarato inammissibile il mio ordine del giorno, anche se l'ho cambiato rispetto all'emendamento fatto in Commissione.

Però, le pongo una domanda: se ogni volta in quest'Aula viene messa la fiducia e ci sono anche delle dichiarate inammissibilità sul provvedimento, quando questo provvedimento contiene di tutto, è un provvedimento che ha norme su tutto, perché vengono dichiarati inammissibili alcuni ordini del giorno, per esempio questo sul porto canale di Cagliari, quando ci sono provvedimenti su tutto?

Io mi chiedo anche (e ho scritto anche a lei): se il Governo si trincera dietro le fiducie, se si trincera dietro gli ordini del giorno che vengono dichiarati inammissibili (anche a volte tramite la Presidenza), se non risponde mai alle interrogazioni scritte, orali o in Commissione - anzi in Commissione risponde solo alle interrogazioni della maggioranza -, mi dice un parlamentare quando può discutere alcuni argomenti e quando può avere il parere del Governo, se sono inammissibili, non c'è risposta, se ogni volta ogni provvedimento è blindato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Le faccio questa domanda e mi chiedo perché alcuni emendamenti sono inammissibili, quando questo provvedimento contiene cento norme e cento argomenti diversi, quando semplicemente basterebbe dire “lo approvo”, “non lo approvo”: pace e amen (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, deputato Baldelli, su questa questione risponderò in due modi, pur comprendendo le ragioni del suo intervento. Leggerò in questo momento uno speech, poi risponderò anche su altre questioni.

La fissazione del termine per la presentazione degli ordini del giorno, nel caso in cui il Governo ponga la questione di fiducia, ovvero, come già accaduto in passato, nel caso in cui sia noto che l'Esecutivo intenda avvalersi di tale prerogativa, è compito della Presidenza. Anche nel caso in cui ciò avvenga in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si tratta di una mera comunicazione resa ai capigruppo, diversamente rispetto a quanto avviene in relazione all'articolazione dei lavori, che è oggetto di discussione in tale sede.

La Presidenza, come già fatto in precedenti e analoghe occasioni, ha ritenuto di fissare un termine alle ore 15 della giornata di lunedì scorso, 17 febbraio, essendo il seguito del provvedimento previsto già a partire dalle ore 13 della medesima giornata. Tale termine è stato poi posticipato di un'ora. Di tale decisione è stata data, con congruo anticipo, comunicazione per le vie brevi a tutti i gruppi (con e-mail e telefonate da parte degli uffici) nella giornata di mercoledì 12 febbraio. Il termine è stato altresì comunicato dalla Presidenza in Assemblea nella seduta di venerdì 14 febbraio e indicato espressamente nella nota sui lavori dell'Assemblea della settimana successiva che gli Uffici inviano a tutti i gruppi.

Prendo atto, quindi, delle sue osservazioni, ma ritengo, anche alla luce dei precedenti che le ho citato delle modalità dei tempi in cui è stata comunicata, che la decisione della Presidenza sia stata corretta e rispettosa della prerogativa di tutti i deputati.

Detto questo, proprio perché sempre - e lo abbiamo visto in questi due anni - io sono particolarmente sensibile ad allargare anche i tempi, in ogni situazione, per dare massima possibilità di lavoro a tutti i deputati, se mi fosse arrivata - ma non c'è stata - una richiesta da un gruppo, da un deputato, di poter allargare i tempi della presentazione degli ordini del giorno e differirla di un'ora, due ore, tre ore, io l'avrei fatto tranquillamente. Ma nessun deputato, nessun gruppo parlamentare mi hanno chiesto di posticipare di un'ora o di due ore il termine per la presentazione degli ordini del giorno, altrimenti l'avrei fatto.

Per quanto riguarda l'intervento del deputato Deidda, è chiaro che ci sono degli ordini del giorno, così come degli emendamenti, che sono magari estranei per materia e non hanno nessun gancio per essere magari valutati ammissibili. Questo è il caso dell'ordine del giorno che già era stato ritenuto inammissibile come emendamento, e anche se per gli ordini del giorno vi è una maglia più larga, in questo caso comunque siamo dovuti rimanere sull'estraneità per materia, perché era assolutamente estraneo anche rispetto all'emendamento che era stato dichiarato inammissibile.

Ha chiesto di parlare la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Presidente, una piccola osservazione, perché lei dice che sono stati posticipati i termini di un'ora, però le vorrei ricordare che lunedì 17 la Commissione bilancio, riunita con la I Commissione, Affari costituzionali, ha terminato i lavori in Commissione la sera, quindi il testo “R” è arrivato la sera a disposizione dei deputati, quindi non è vero il fatto che i deputati avessero avuto il tempo per poter fare eventualmente delle modifiche nei loro ordini del giorno, perché non era possibile, perché fintanto che i lavori delle Commissioni riunite non si ultimano, il testo comunque è aperto a possibili modifiche. Pertanto, l'affermazione che ha fatto lei, Presidente, non è del tutto corretta, perché i lavori della Commissione sono terminati lunedì sera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, se i lavori delle Commissioni terminano lunedì sera, mi spiega come noi potevamo avere il tempo di presentare degli ordini del giorno sulla parte emendata e aperta, nel momento che siamo tornati nelle Commissioni riunite per apportare le modifiche richieste dalla Ragioneria e dal MEF?

Questo è quello che contestiamo, perché in realtà il posticipo di un'ora non serviva a nulla, perché i lavori della Commissione sono terminati lunedì sera. Questo stiamo cercando di farle capire e questo chiediamo per la prossima volta, anche perché ci sono dei presidenti di Commissione che dovrebbero comunicare a lei il fatto che si sia ancora in fase di discussione e di lavoro; quindi, fin tanto che la Commissione non conclude i lavori - quindi lunedì sera - non era possibile pensare di anticipare la conclusione della presentazione degli ordini del giorno alle 16 del pomeriggio del lunedì, se la Commissione ha terminato i lavori il lunedì sera. Questo noi diciamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Però, su questo punto, a parte ciò che ho già detto e già ho letto, se non mi è arrivata da nessun deputato e nessun gruppo la volontà di posticipare di qualche ora, ma anche di una giornata, il termine per la presentazione degli ordini del giorno, penso che si stia procedendo correttamente, anche rispetto ai precedenti alla Camera. Detto questo, capisco ciò che dice.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e sull'ammissibilità degli ordini del giorno. Le porto un caso, velocissimo, proprio di merito sull'ordine del giorno n. 9/2325-AR/2, anche a mia firma, sulla radiofonia e l'affitto delle frequenze. Le segnalo, Presidente, che non è estraneo per materia, perché nel “Milleproroghe”, all'articolo 12, si tratta della radio digitale, quindi anche di frequenze. Quindi non capisco l'estraneità e contesto, come il collega Deidda, il fatto che sia un'estraneità forse dovuta alla fretta. Chiedo che venga riesaminato, perché si parla di frequenze radiofoniche, si parla di termini e di uniformità con la legislazione europea: non si capisce, in un provvedimento che si chiama “Milleproroghe” e che ha appunto un articolo dedicato a questo, come si faccia a sollevare l'estraneità. Mi permetta, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io non ho particolari obiezioni sullo speech che lei ha letto, se non in relazione al concetto di analogia, perché lo speech è ovviamente corretto (non a caso abbiamo funzionari di eccelsa qualità); non ho dubbi neanche sul fatto che se qualcuno le avesse sollevato l'obiezione, singolo deputato o rappresentate di gruppi, nei giorni precedenti, lei avrebbe potuto differire questo termine; però, Presidente, non le sollevo l'obiezione per ciò che è stato fatto, le sollevo l'obiezione per il futuro, nel senso che l'intervento della collega della Lega testimonia plasticamente come questa cosa rischi, anziché diventare un meccanismo per facilitare i nostri lavori, di complicarli, o di creare frizioni inutili tra i gruppi e il Governo o magari polemiche con la Presidenza.

Per cui, Presidente, premesso il fatto che lei nello speech ha fatto una ricostruzione giusta, premesso che probabilmente lei avrebbe anche concesso una deroga a questo termine, la cosa che le chiedo, per il futuro, è di non ripetere questo precedente, perché io non mi voglio dover alzare per chiederle una proroga - qui parliamo di “Milleproroghe” - per arrivare a mille e una proroga chiedendo anche la proroga del termine agli ordini del giorno. Facciamo come abbiamo sempre fatto: già abbiamo tanti guai, Presidente. Io oggi potrei mettermi a protestare dicendo che vorrei che il Presidente della Camera si lamentasse quando un provvedimento arriva con 43 articoli e raggiunge il doppio degli articoli quando esce dalla Commissione, lavorando malissimo, con un provvedimento che arriverà in ritardo al Senato, che il Senato potrà soltanto “sciropparsi” con la fiducia, ma non mi metto a fare questo genere di polemiche, Presidente, perché in questo caso io voglio sollevare soltanto questa obiezione, su questo modo, perché anche la forma è sostanza.

Mi auguro che per il futuro si continui a fare come abbiamo sempre fatto, dando a lei, Presidente, la possibilità di fare la comunicazione sugli ordini del giorno e ai rappresentanti dei gruppi, che sono intorno a lei, eventualmente la possibilità di chiedere direttamente a lei, nel caso, di differirla, perché se noi lasciamo la dialettica anche tra Presidente e gruppi alle telefonate degli uffici o alle comunicazioni tra i nostri uffici legislativi e gli uffici dell' Assemblea, Presidente, le dinamiche prendono un'altra piega.

Per cui, l'appello che le faccio è per il futuro, prendendo atto che questa volta non è stata felice questa soluzione, perché, anziché diventare una soluzione, credo si sia trasformata più in un problema.

PRESIDENTE. Il deputato Mulè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/113.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, illustro un ordine del giorno che si occupa di lavoro, si occupa di quel principio scolpito nell'articolo 1 della nostra Costituzione, perché interviene su famiglie e su lavoratori che, a causa di un mancato intervento in questo decreto, poi vedremo perché, perdono quotidianamente il posto di lavoro e, quindi, finiscono in uno stato di miseria e di rassegnazione.

La nostra Costituzione all'articolo 4 dice che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ebbene, con questo decreto non solo non si promuove il lavoro, ma lo si umilia. Questo ordine del giorno riguarda i frontalieri, i lavoratori che, soprattutto, in Francia con l'Italia, in Svizzera con l'Italia, a San Marino con l'Italia, svolgono un'attività, e che sia un'attività da parte dello Stato che ha deciso (il Governo) di voltargli le spalle ce lo testimonia una lettera inviata dall'ambasciatore del Principato di Monaco due giorni fa, nel quale sostiene che la legislazione italiana proibisce ad una persona di nazionalità italiana o residente in Italia di condurre un veicolo immatricolato all'estero. Molto concretamente - cito sempre l'ambasciatore - le imprese monegasche che dispongono di veicoli commerciali non possono più, come facevano prima, affidarli nell'ambito della loro attività professionale ai loro impiegati residenti in Italia, poiché essi non possono condurre il veicolo nel loro Paese. Si tratta della situazione che coinvolge l'Italia, il Principato di Monaco, la Francia, San Marino e la Svizzera. Sono persone coinvolte - dice l'ambasciatore - in perfetta buona fede e contribuiscono all'attività economica del Principato di Monaco. Ebbene, dice sempre l'ambasciatore che queste persone sono poste in una condizione sfavorevole per l'ottenimento del mantenimento di un impiego nel Principato.

Insomma, colleghi, queste persone vengano licenziate e vengono licenziate quotidianamente; ve l'avevamo detto con l'emendamento 13.48 che, ahimè, i colleghi della maggioranza, non solo non hanno visto, ma hanno avuto vergognosamente il coraggio di dichiarare che non esisteva, che sanava temporaneamente questa situazione; è stato bocciato e dichiarato dalla relatrice con parere contrario. Io vi dico soltanto che questo ordine del giorno non risolve il problema, perché, ahimè, il problema poteva essere risolto e doveva essere affidato a un successivo intervento, ma dico soltanto che stamattina ho ricevuto l'ultimo messaggio da parte di un lavoratore, il messaggio recita: “Sono triste e amareggiato, a fine mese mi lasceranno a casa”. Un altro, due giorni fa, ha scritto: “Sono destinato a perdere il mio lavoro, non ho il coraggio di guardare in faccia i miei figli”. Quando scrivete e sostenete baggianate - l'emendamento era il 13.48 che sanava la situazione dei frontalieri, gli avete voltato le spalle, avete dichiarato il parere contrario -, ogni giorno, cittadini italiani perdono il posto di lavoro a causa vostra. Che si sappia e che lo sappia tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Gusmeroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/175. Si intende che vi abbia rinunciato. La deputata Cavandoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/169.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Presidente, il mio ordine del giorno riguarda la normativa dell'articolo 4 del decreto “fiscale”. Solo la settimana scorsa, l'ISTAT ha sancito il crollo della produzione industriale in Italia, fissandolo a meno 1,9 per cento. L'articolo 4, comma 1, del decreto “fiscale”, convertito con modifiche, prevede una serie di formalità che non sono solo burocratiche, ma sono assolutamente gravose nei confronti delle imprese.

Sono formalità da adottare, perché il committente di queste ditte appaltatrici possa pagare e versare il corrispettivo. La norma che tanto grava sulle imprese per gli appalti superiori ai 200 mila euro prevede che queste siano obbligate a trasmettere entro cinque giorni dalla scadenza le deleghe di pagamento, l'elenco nominativo di tutti i lavoratori impiegati in quel cantiere, con il dettaglio delle ore, l'ammontare delle ore di retribuzione pagate al lavoratore in generale e il dettaglio delle ritenute fiscali per quel lavoratore e, anche, di quelle che ha svolto all'interno di quel determinato appalto. Si tratta di un caos dal punto di vista burocratico che grava solamente sull'impresa appaltatrice e subappaltatrice che ha portato gravi problematiche. Ci sono anche dubbi per il rispetto della normativa sulla privacy.

Questo ha portato le principali associazioni delle attività, di Confindustria, ABI, ANCE, Rete Imprese Italia, a scrivere una lettera al Ministro Gualtieri, Ministro Gualtieri attualmente candidato deputato proprio per un posto qui alla Camera dei deputati, chiedendo una proroga, chiedendo una modifica normativa, ma quello che io ho chiesto nel mio ordine del giorno è che si intervenga con una normativa per prorogare di almeno un anno l'applicazione di questi obblighi burocratici che, come ho detto, sono sanzionati con la sanzione civilistica di evitare che ci sia il pagamento da parte del committente e, quindi, vorremmo che fosse prorogata per permettere la creazione di un sistema di comunicazione automatico e che ci sia una digitalizzazione perché sono tutte notizie, sono tutti eventi che sono ben noti all'Agenzia delle entrate. Se si potesse provvedere quindi a unificare gli F24, a creare questo sistema di comunicazione automatica e digitalizzata, sicuramente si alleggerirebbero le incombenze a carico delle imprese; si faciliterebbe anche il lavoro degli uffici periferici dell'Agenzia delle entrate e, forse, si eviterebbe di trattare le imprese come dei presunti evasori, perché questo è il senso di questa normativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Ianaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/82.

ANGELA IANARO (M5S). Presidente, con il mio ordine del giorno vorrei porre all'attenzione di quest'Aula, di tutti i colleghi e del Governo la necessità di porre fine a un calvario che i ricercatori italiani vivono dal 2014, quando, con il decreto legislativo n. 26 del 2014, si è recepita in maniera difforme e più restrittiva per i soli ricercatori italiani la normativa europea, direttiva 2010/63/UE, sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, discriminando di fatto i soli ricercatori italiani che vedono lesi i loro diritti rispetto a tutti gli altri colleghi europei.

A sostegno della validità del mio ordine del giorno vi è la constatazione della procedura di infrazione che la Commissione europea ha avviato già dal 2014 con un Pilot e che, ora, è ferma al secondo step, quello del parere motivato, atto propedeutico, in caso di inerzia dello Stato membro, al ricorso per inadempimento avverso l'Italia, dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

Colleghi, in questi giorni di grande preoccupazione per l'epidemia del Coronavirus, siamo stati tutti orgogliosi della bravura delle nostre ricercatrici dello Spallanzani che, benché sottopagate e precarie, hanno dimostrato che i ricercatori italiani sono bravissimi e, forse, per questo fanno paura ai colleghi europei nonostante tutto e tutti, perché fare ricerca in Italia è oggi diventata praticamente una missione, perché chi fa ricerca in Italia si sente un missionario, chi spende la sua vita per la ricerca del bene supremo, ovvero la salute, per salvare vite umane, è un missionario. Succede anche a me, quando cerco di convincere i miei bravissimi studenti a non andar via dall'Italia, sottraendo per sempre un patrimonio inestimabile di cultura e di sapere.

Da oggi, colleghi, non voglio più ascoltare politici che vanno in tv a parlare di cittadini di serie A e di serie B, di difesa delle eccellenze italiane, perché, di fatto, non adeguando la normativa italiana a quella europea, noi creammo ricercatori di serie A - ricercatori tedeschi, spagnoli, francesi - e ricercatori di serie B, cioè i ricercatori italiani. Basta proroghe inutili: risolviamo una volta per sempre il problema prima che sia troppo tardi, prima che non si possa più parlare di rientro dei cervelli perché i cervelli saranno andati via tutti e per sempre.

PRESIDENTE. Il deputato Novelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/110.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno in esame tratta un argomento che in questo momento e in questo periodo dell'anno è molto dibattuto. È l'argomento delle foibe che è stato uno dei drammi del cosiddetto secolo breve e che è stato tenuto colpevolmente nascosto per oltre sessant'anni. Molti di noi sanno che la prima ondata di violenza esplose dopo la firma dell'armistizio del 1943 e, con il crollo del regime, i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono nella prima fase circa un migliaio di persone, molte di queste innocenti. Queste furono le prime vittime di una lunga scia di sangue. Dopo il crollo del Terzo Reich, le cose peggiorarono ulteriormente e gli uomini di Tito, del IX Corpus, dell'OZNA, anche con la complicità di partigiani italiani che facevano riferimento al IX Corpus, iniziarono un'azione criminale che per troppi anni, lo ripeto, è stata tenuta nascosta. La rabbia degli uomini di Tito si scatenò contro persone inermi in una sagra degli orrori, dove i partigiani di Tito, tra il maggio e il giugno 1945, uccisero migliaia e migliaia di persone legandole - anche persone innocenti, dobbiamo dirlo con forza - con un filo di ferro ai polsi: le legavano incolonnate e poi, sparando alle prime, facevano cadere decine di persone dentro le foibe facendole morire in mezzo ai cadaveri con atroci sofferenze.

Ora, signor Presidente, Governo, è evidente che qui noi non vogliamo giustificare in nessun modo ciò che fu il fascismo e il nazismo, ma vogliamo tornare a dire con forza che una verità storica, quella delle foibe, sottaciuta, nascosta, a volte svillaneggiata, deve avere un suo riconoscimento, e questo riconoscimento passa attraverso qualcosa che in questo momento noi possiamo fare. Alcune case editrici si sono caratterizzate per la pubblicazione di libri di stampo riduzionista, giustificazionista e anche negazionista, propagando le loro tesi anche in convegni pubblici talvolta ospitati in sedi istituzionali. Quindi, con l'ordine del giorno, ricordando anche che dal 2004 la Repubblica italiana riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, noi chiediamo che il Governo si adoperi affinché sia revocata ogni forma di finanziamento pubblico concesso a case editrici ed associazioni che, anche in contrasto con il contenuto delle norme istitutive del Giorno del ricordo, negano o minimizzano il dramma delle foibe (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto l'Istituto tecnico di agraria “Bentegodi” di Buttapietra (Verona) (Applausi). Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/117.

SIMONE BALDELLI (FI). Circa 90 mila abitazioni del centro Italia, dichiarate inagibili, dal 1° gennaio saranno calcolate ai fini dell'ISEE dei loro proprietari; ce ne saranno alcuni che perderanno agevolazioni fiscali, reddito di cittadinanza e tante altre cose. Ho sollevato questo tema, questo problema, in Aula prima della fine dell'anno, cioè prima che si verificasse; l'ho sollevato in Aula lo stesso giorno in cui il Governo ha varato il “Milleproroghe”, affinché il Governo potesse inserirlo all'interno del “Milleproroghe”, ma non c'è stato verso di farci ascoltare. Ho provato a presentare la soluzione a questo problema come emendamento alle Commissioni riunite in sede referente sul decreto Milleproroghe - che oggi facciamo finta di esaminare ma su cui in realtà è stata appena posta e approvata la questione di fiducia - e non è stata data una risposta; anzi, è finito nel dimenticatoio perché, pur essendo stato accantonato ed essendoci stata in teoria la volontà del Governo di risolvere il problema e una propensione favorevole dei relatori, non è mai arrivata dal Ministero dell'economia e delle finanze una riformulazione per il mio emendamento, che tra l'altro coincideva con altri due emendamenti sollevati dai colleghi del MoVimento 5 Stelle e dal Partito Democratico. Resta l'ordine del giorno: ci si fa poco più del brodo con l'ordine del giorno, come l'onorevole Ministro D'Incà sa bene. Mi auguro che, al di là dell'ordine del giorno, su cui spero vogliano aggiungere le firme i colleghi della Lega, di Fratelli d'Italia ma anche i colleghi di maggioranza e per il quale in ogni caso chiederò la votazione, mi auguro che il problema possa essere risolto al più presto, perché trovo singolare anche la questione della copertura di questa posta. Ricordo, come sa bene il Presidente Fico, che i 100 milioni di euro di risparmi della Camera sono stati destinati proprio alla copertura delle esigenze delle popolazioni colpite dal terremoto. Se proprio non sapete dove trovarli, prendeteli da quelli i soldi per evitare che si compia questo pasticcio. In ogni caso, come dire, più di questo un deputato della Repubblica, in particolare di opposizione, non credo che possa fare. Non ci costringete a fare cose più eclatanti perché il rispetto di queste persone, il rispetto di chi ha avuto la casa terremotata, ha la casa inagibile e si trova nella condizione surreale di doverci perfino perdere delle agevolazioni fiscali, trovo che sia intollerabile.

PRESIDENTE. Avverto che a seguito di un approfondimento, la Presidenza ritiene di ammettere gli ordini del giorno n. 9/2325-AR/100 Bruno Bossio in materia di trasporto pubblico locale e n. 9/2325-AR/170 Comaroli in materia di distretti del cibo, poiché in Commissione alcune proposte emendative su tali materie sono state dichiarate ammissibili, mentre altre (rispettivamente 33.08 Bruno Bossio e 41.032 Cenni) risultano inammissibili.

Il deputato Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Per illustrare l'ordine del giorno 9/2325-AR/31 da me presentato sul teatro nazionale, sull'urgenza e l'emergenza di sostenere il teatro nazionale. Tutto parte, però, dalla battaglia per il Teatro Eliseo che abbiamo fatto in Commissione e per il teatro nazionale tutto. Grazie a Fratelli d'Italia è stata introdotta l'osservazione nel parere sul “Milleproroghe” a favore dello spostamento di un maggiore finanziamento nel FUS per tutti i teatri nazionali e TRIC, compreso l'Eliseo ma anche gli altri tredici (questo per scantonare alcune polemiche anche strumentali di altre associazioni di categoria che incontrerò con piacere e a cui però qui chiedo magari di difendere tutti i teatri).

In particolare, riguardo al mancato aumento di fondi, ricordo che il finanziamento in Italia è lo 0,2 per cento del PIL per il teatro italiano, mentre in Francia è l'1 per cento del PIL, quindi l'Italia non sostiene il teatro italiano in maniera adeguata. Quindi, da parte di Fratelli d'Italia alziamo la bandiera della difesa del nostro teatro; siamo la patria delle arti e il teatro è arte tra le arti. Come esempio di questa battaglia abbiamo alzato e continuiamo ad alzare la battaglia del Teatro Eliseo, il cui salvataggio rischia di essere urgente. Con l'ordine del giorno chiediamo l'apertura di un tavolo di crisi; siamo stati i primi a farlo e ringraziamo il Viceministro Misiani per aver condiviso questa richiesta. Sappiamo che al MiBACT è stato iniziato questo percorso ma è un percorso iniziato in sordina, in maniera atecnica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,30)

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Noi chiediamo con questo ordine del giorno, che siano il Ministro stesso e i suoi uffici a gestire questo tavolo, perché è un tavolo urgente per tutto il teatro italiano, per spostare i soldi delle voci di bilancio a favore del teatro italiano, anche dei piccoli e medi teatri; e però riconosciamo e crediamo che sia urgente adesso difendere e scongiurare la chiusura del Teatro Eliseo.

Il Teatro Eliseo fa parte della storia italiana. Ieri Lavia sul palco dell'Eliseo ha ricordato un aneddoto: quando Edoardo De Filippo recitava sotto le bombe a Roma e continuava lo spettacolo nonostante questo. Di Vittorio ha fondato la CGIL. Grandi attori, Gassman, Totò e tutti i grandi attori ne hanno calcato le scene. Oggi il Teatro Eliseo è aperto grazie a un'impresa privata, che viene sottofinanziata rispetto a tutti gli altri teatri di interesse nazionale; quindi è privato ma di interesse pubblico.

Ebbene, io credo sia arrivato il momento per la politica a livello ministeriale di dare un segnale di riscatto e di speranza per il teatro italiano, e parlo di tutti i teatri; e quindi il tavolo di crisi dovrà occuparsi di tutti i teatri, ma a cominciare dall'Eliseo, perché è l'Eliseo che sta bruciando in senso metaforico, è l'Eliseo che rischia la chiusura, e subito dopo di lui altri importanti teatri che non sto qui a citare per non creare loro danno di immagine con la stagione in corso. Ma ce ne sono tanti (mi hanno contattato in privato) che stanno per dichiarare fallimento, dovuto a un sottofinanziamento e a un disinteresse. Questi teatri, dovete sapere, fanno tutto pieno, quindi non è un problema di meritocrazia: producono con eccellenza, riempiono le platee tutte le sere, ma nonostante questo la biglietteria, come sa chiunque si occupi di teatro, incide per una minima parte nella gestione dei costi fissi di un teatro, e lo Stato italiano ha per questo l'obbligo di intervenire.

Concludo questo mio intervento perché in questi giorni di battaglia serrata a difesa dei teatri italiani e dell'Eliseo, mi è caduto l'occhio su un monologo molto importante del teatro italiano e mondiale: il monologo di Shylock, di Shakespeare. Ebbene, parafrasando questo monologo, penso si adatti bene al teatro italiano: “Egli m'ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m'ha impedito di continuare la mia attività. Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni. Ha intralciato le mie produzioni, ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici. E tutto questo per quale ragione? Perché sono il Teatro Eliseo. E dunque non è forse carne e sangue l'Eliseo? Non ha artisti, ballerini, attori, attrici, lavoratori con le proprie passioni? Non dovrebbe essere sostenuto anch'esso dagli stessi fondi di tutti i grandi teatri nazionali, l'Eliseo? Non è soggetto alle stesse leggi? Non produce spettacoli di eccellenza? Se non stanzierete fondi non morirà forse l'Eliseo? Certo che finirà; e con lui chiuderanno altri teatri, e poi altri ancora, e scenderà un assoluto silenzio sul teatro italiano” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/111.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Presidente, con questo ordine del giorno chiedo al Governo di fare certezza sulla data delle elezioni dei Comites nel mondo. I Comites sono una specie di consiglio comunale tra gli italiani all'estero: sono fondamentali per la rappresentanza dei connazionali all'estero, con un ruolo di raccordo con il consolato, e promuovono i diritti, la vita sociale e la vita culturale della comunità italiana del posto. Con il “Milleproroghe” sono state rinviate le elezioni dei Comites di un anno, indicando però un arco temporale che va dal 15 aprile al 31 dicembre 2021, mentre la scadenza naturale sarebbe stata quella del 17 aprile 2020.

Credo non sia giusto rinviare le elezioni; ma se così proprio bisogna fare, anche perché non avete stanziato i fondi nella legge di bilancio, allora almeno si indichi una data precisa in maniera che ci si possa organizzare e non diventi un rinvio implicito di un altro anno, e poi di un altro anno, e poi di un altro anno, come la scorsa volta che, alla fine, le elezioni sono state rinviate più volte, fino ad arrivare a 10 anni di rinvii.

Chiedo solo di dare una data certissima per queste elezioni. Immaginate di dire ai cittadini di un comune in Italia che sono rinviate le elezioni, ma la data sarà individuata in uno spazio temporale di otto mesi: non ci siamo proprio. Quindi, per questo chiedo più precisione e anche più rispetto per gli italiani all'estero, indicando la data del 17 aprile 2021 per le prossime elezioni dei Comites, e accogliendo quindi questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il deputato Jacopo Morrone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/167.

JACOPO MORRONE (LEGA). Presidente, il mio ordine del giorno vuole impegnare il Governo attuale contro l'applicazione della politica dei tagli sulla sicurezza: in particolare, si fa riferimento alla legge cosiddetta Madia del 7 agosto 2015, n. 124, che ha previsto il taglio di ben 45 mila uomini delle forze dell'ordine. Ciò costringeva ad un collasso operativo, quindi programmava la chiusura, solo di Polizia di Stato, di oltre 260 presidi di sicurezza sul territorio. Questo fu scongiurato nello scorso Governo grazie al Ministro Salvini con lo stanziamento di oltre 3 miliardi di euro, voluto dal primo Governo Conte, grazie cui avemmo l'assunzione straordinaria di oltre 8 mila nuovi membri delle forze dell'ordine, fra forze di Polizia e Vigili del fuoco.

La cosiddetta legge Madia è arrivata ora alla sua fase attuativa, e sta disponendo la chiusura di diversi distaccamenti di Polizia stradale. Solo in Emilia Romagna si parla di ben tre presidi: Casalecchio di Reno, Lugo di Romagna e Rocca San Casciano. Io chiedo con l'ordine del giorno di impegnare il Governo a prorogare l'azione definitiva di quel piano di razionalizzazione operato dalla cosiddetta legge Madia, al fine così di scongiurare la chiusura dei distaccamenti di Polizia stradale di Casalecchio di Reno, Lugo e Rocca San Casciano; e per questo sarò anche sabato prossimo alle 10,30 a fianco a quel comitato civico spontaneo a cui appartengono tutte le forze politiche, che si batte contro la chiusura della Polizia stradale e i tagli alla sicurezza.

PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Capitanio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/160.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 154 cerca in qualche modo di rimediare alle poco incisive azioni che questo Governo ha messo in campo a sostegno dell'editoria e del giornalismo in generale, in un momento drammatico in cui, a fronte dell'aumento dei lettori online, spesso veicolati dal trascurato fenomeno della pirateria digitale, si registra una costante diminuzione delle vendite dei giornali cartacei, una crescente precarizzazione dei giornalisti, chiusura delle edicole, perdita di posti di lavoro all'interno dell'editoria e della tipografia.

Con questo provvedimento prevediamo la possibilità di prorogare per 12 mesi, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020, la cassa integrazione salariale riconosciuta ai giornalisti delle agenzia di stampa a diffusione nazionale, già destinatari del medesimo trattamento al 31 dicembre 2019, e l'autorizzazione alla Presidenza del Consiglio a prorogare fino al 31 dicembre 2020 la durata dei contratti per l'acquisto di servizi giornalistici e informativi stipulati con le agenzie di stampa.

Bisogna ricordare che, in base all'articolo 25-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015, la disciplina dei trattamenti straordinari di integrazione salariale richiesti dal 1° gennaio 2018 per i giornalisti professionisti, i pubblicisti, i praticanti dipendenti da imprese editrici e stampatrici di giornali quotidiani, di periodici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale è rivista, contemplando ipotesi speciali rispetto alla disciplina generica in materia, applicabili a prescindere dal numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, ovvero, nel dettaglio, la possibilità di riconoscimento del trattamento anche per i casi di cessazione di attività aziendale o di un ramo di azienda anche in costanza di fallimento, e la durata del trattamento per i casi di crisi aziendale è fissata in 24 mesi anziché i 12 previsti dalla normativa generale.

Lo stesso articolo 25-bis stabilisce, però, al comma 4, che il trattamento di cassa integrazione straordinaria non possa superare la durata massima complessiva di 24 mesi, anche continuativi, in un quinquennio mobile, e che, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 69, la disposizione si applica ai trattamenti di integrazione salariale richiesti dal 1° gennaio 2018.

In precedenza non vi erano vincoli temporali per il settore editoriale, e ora, decorsi 24 mesi dal 2018, quindi da quest'anno, l'insorgenza di elevati esuberi di personale in mancanza di ammortizzatori sociali si tradurrà nella perdita di centinaia di posti di lavoro.

Questo ordine del giorno chiede, quindi, al Governo di provvedere con un successivo provvedimento, dal momento che nella fase di discussione e in Commissione non sono stati accolti i nostri analoghi emendamenti, al posticipo al 1° gennaio 2020 del vincolo temporale di ventiquattro mesi di durata del trattamento di integrazione salariale straordinaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/156.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Questo mio ordine del giorno tratta della vicenda del centro di neurogenetica di Lamezia Terme, diretto dalla dottoressa Bruni, che tanto sta facendo parlare di sé anche in ambito nazionale ed internazionale; denota la superficialità e ancora una volta l'incongruenza e l'incapacità amministrativa e politica verso una struttura fondamentale per la ricerca, soprattutto nel Meridione d'Italia.

È una situazione che sicuramente richiederebbe per questo Esecutivo un intervento urgente, un intervento concreto, ove possibile anche capace di rimuovere i responsabili di quello che reputo un vero e proprio sfacelo, una vera e propria indecenza.

Ciclicamente questa struttura è costretta a richiedere sostegno perché, evidentemente, chi dovrebbe vigilare affinché tutto vada bene, affinché la struttura prosegua nel suo cammino di eccellenza e continui in questa azione meritoria di tutela e di salvaguardia dei malati di Alzheimer e di tante altre malattie, la tratta con superficialità.

Ma adesso basta: un centro di ricerca all'avanguardia sul fronte dell'assistenza a migliaia di malati di Alzheimer e di tantissime altre malattie penosissime non può essere trattato così, non può essere schiacciato dalle pastoie amministrative e burocratiche; non può essere neanche schiacciato dai tentennamenti di un commissario ad acta che è stato nominato da questo Governo, da cui mi aspettavo di più e da cui sicuramente i calabresi dovevano avere di più.

Sabato il Ministro Speranza, che ringrazio per il suo intervento tempestivo - se non altro si è distinto per questo da chi lo ha preceduto - ha annunciato soluzioni precise all'annoso problema, però tutti i dubbi, i tanti dubbi, rimangono sul terreno. Difatti, anche la dottoressa Bruni ha invitato alla prudenza, e noi siamo prudenti, ma, essendo molto rappresentativi del territorio, siamo anche tanto vigili. Allora, aspettiamo di leggere cosa c'è scritto nel decreto che dovrebbe scongiurare la chiusura di questo centro di eccellenza.

Certamente, se questo dovesse significare accorpare la struttura ad altra azienda sanitaria, allora non ci siamo, perché negli ultimi vent'anni il centro neurologico di Lamezia Terme ha dimostrato di saper raggiungere obiettivi concreti, obiettivi storici, di caratura anche internazionale, proprio perché la dottoressa Bruni, con la sua équipe, che ringrazio dai banchi di questo Parlamento per l'azione quasi disinteressata che è costretta a portare avanti senza risorse, ha sempre raggiunto ottimi obiettivi proprio perché ha goduto di piena autonomia. Accorpare questa struttura vorrebbe dire svilirla, vorrebbe dire depauperare il territorio della città di Lamezia Terme, dell'hinterland di Lamezia Terme, che conta oltre 150 mila utenti.

E allora con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo, vogliamo segnalare al Ministro Speranza che questo centro di eccellenza, questo centro neurologico nel cuore della Calabria non ha bisogno di tutori, non ha bisogno di padroni, ma ha bisogno soltanto di risorse utili affinché possa continuare nella sua marcia meritoria nella ricerca e nell'assistenza dei malati di Alzheimer (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/7.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, l'ordine del giorno n. 9/2325-AR/7 affronta un tema importante, tra l'altro nella situazione economica attuale, lo ricordo a tutti, forse ce lo siamo dimenticati: oltre 150 crisi aziendali, un Paese che non riparte, le previsioni, purtroppo, che riguardano il futuro economico di questo Paese che rischia nel 2020, anche per cause esterne, di portare alla recessione l'Italia. Una crescita ormai all'ultimo posto in Europa, in questo caso in buona compagnia insieme alla Germania.

L'articolo 35 spunta nel decreto “Milleproroghe” proprio per rispondere ad una questione fondamentale che riguarda la gestione delle infrastrutture del nostro Paese, e in particolare quella delle concessioni autostradali, il rapporto pubblico-privato, la certezza dei patti che si sottoscrivono tra i privati e lo Stato; è una questione che si trascina drammaticamente dal giorno del dramma del ponte Morandi, in cui il Governo precedente, ma l'attuale Governo, non riesce a districarsi per un'unica ragione: mettere davanti all'azione e all'operato del Governo l'ideologia, il pregiudizio ideologico.

Si tratta, ovviamente, della revoca delle concessioni ad ASPI e si tratta di discussioni in cui il non prendere decisioni provoca molti più danni che prenderle.

È evidente a tutti che, se ci sono delle responsabilità, queste devono essere verificate, ma chi sbaglia deve pagare e oggi il codice dei contratti pubblici già regolamenta la revoca delle concessioni. Il codice dei contratti pubblici è un codice a cui fanno riferimento tutti, all'interno e all'esterno, per guardare la certezza del contesto in cui muoversi, in cui l'operatore privato possa muoversi, in cui gli investitori possano muoversi, in cui i soggetti pubblici possano muoversi. Penso agli enti locali.

L'articolo 35 con una deroga rimette in discussione questo codice e, per rispondere, per proteggere, per farsi un paracadute al pregiudizio ideologico per cui i privati sono il male assoluto, meglio la gestione del pubblico, all'incapacità di decidere rispetto ad una questione che ormai si trascina da oltre un anno e mezzo.

Il ponte Morandi, grazie a Dio, anche per il bene operato del commissario, il sindaco di Genova Bucci, avete visto che per una volta in Italia si sta ricostruendo, anche se lo sta pagando lo Stato e non lo paga il concessionario, proprio per la inadeguata gestione fatta dal Governo riguardo a questa questione.

Bene, c'è questa questione, ma c'è un tema a cui noi dobbiamo guardare: fare l'articolo 35 semplicemente per darsi un paracadute a fronte di un'azione del pubblico che non va bene, non funziona, perché se c'è una regola questa va rispettata, le regole ci sono e sono chiare.

E, allora, è evidente che, se non si rispettano le regole, il concessionario autostradale, in questo caso ASPI, ha un punto di riferimento, che è rivalersi dalle regole, e quindi ci sarebbe una penale enorme da pagare laddove la responsabilità non fosse accertata e ci sarebbe un percorso da seguire, che è quello che in tutte le nazioni civili, in tutto l'Occidente, si segue.

L'ordine del giorno che cosa dice? Attenzione, la soluzione non è quella di pensare che si dà tutto nella gestione provvisoria, prima di un appalto o di una nuova gara pubblica, ad ANAS. Non mi sembra che ANAS stia dimostrando in questo anno e mezzo prova di efficienza, non mi sembra che ANAS nel pubblico abbia gestito senza responsabilità realizzazioni di ponti o viadotti che non abbiano poi creato lo stesso dramma che è accaduto a Genova, basta guardare la Sicilia.

Il debito contratto da ASPI - e vado verso la conclusione -, il debito pubblico andato a prendere sul mercato da parte di ASPI e da parte di Atlantia in quale mercato sono andati a prenderlo? Quali risparmiatori hanno coinvolto? Quindicimila risparmiatori privati hanno investito, hanno sottoscritto la richiesta di prestito fatto da Atlantia e da ASPI per quanto riguarda gli investimenti da fare; 15 miliardi sono gli investimenti in gioco sul tema delle infrastrutture.

Bene, la revoca di tutto questo - inopinata - porterebbe i 15 mila risparmiatori, che si sono fidati delle regole di questo Stato, a perdere i loro investimenti. È esattamente come quelli che si sono fidati delle banche, su cui lo Stato è intervenuto, giustamente, per tutelarli. Non si farebbero gli investimenti, non si darebbe più una certezza complessiva di riferimento agli investimenti privati in Italia di cui tanto abbiamo bisogno.

L'ordine del giorno - e concludo Presidente - chiede di riesaminare l'intero dossier sull'intero sistema concessorio nazionale e di fare una cosa che normalmente si fa, cioè misurare quali potrebbero essere le ricadute…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …a scala nazionale e internazionale relative alle partecipazioni di capitali privati in attività finanziarie promosse dallo Stato e ad analizzare quali possano essere, in termini di sicurezza della rete, i danni generati dalla temporanea assenza di un soggetto interlocutore responsabile della gestione.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Luigi Gusmeroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/175.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, onorevole Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, io credo che il Governo e il Parlamento, in un Paese che è tra i più burocratici al mondo e che ha il sistema fiscale più complicato al mondo, abbia il dovere di non complicare ulteriormente la vita agli italiani e abbia il dovere di tutelare il sistema produttivo delle imprese, degli artigiani e dei commercianti, permettendogli di lavorare e di non dedicarsi ad adempimenti fiscali, contabili e burocratici. Ebbene, quando avete presentato l'articolo 4 del collegato fiscale nel novembre 2019, chiunque avesse esperienza di vita vera, di contabilità e fosse minimamente dotato di buonsenso vedeva che l'articolo 4, che prevedeva sostanzialmente il pagamento delle ritenute dei dipendenti delle imprese di pulizie dei condomini a carico degli amministratori di condominio, e quindi con un incremento di spesa per tutti gli inquilini e i proprietari dei condomini d'Italia, si è chiesto: “Ma vi siete fatti prendere dal furore della complicazione?”.

Fortunatamente, durante l'iter in Commissione finanze del collegato fiscale avete ascoltato la Lega, che a più riprese vi ha detto che l'articolo 4 sugli appalti e i subappalti è un articolo cervellotico e inapplicabile, che non solo complica la vita a milioni di italiani e di imprese ma non raggiunge nemmeno lo scopo che vi eravate prefissi, cioè di recuperare l'evasione fiscale. Perché? Perché l'evasione fiscale si recupera riducendo le imposte e semplificando il sistema: esattamente l'opposto dell'articolo 4.

Allora, noi abbiamo presentato un ordine del giorno che in una situazione cervellotica cerca di mettere ordine. Abbiamo prima ottenuto che i condomini non fossero soggetti a questa norma e adesso chiediamo che questa norma venga completamente rivista. Io ho qui con me Il Sole 24 Ore del 13 febbraio, che parla di imprese obbligate a una nuova contabilità per ogni commessa. Allora, io chiedo: visto che l'Italia è uno dei primi Paesi al mondo in base a una statistica della Banca mondiale in quanto a burocrazia e a complicazioni, era il caso di obbligare a una nuova contabilità milioni di imprese? Non solo: quando un Paese per applicare un articolo del collegato fiscale, un articolo di legge, necessita di 35 pagine di circolare dell'agenzia delle entrate, i parlamentari, i tecnici e il Governo si devono chiedere: “Ma stiamo dalla parte del cittadino o stiamo dalla parte dell'ufficio complicazioni affari semplici?”. Allora, questo ordine del giorno cosa dice? Dice sostanzialmente di non andare a dividere l'F24 in mille rivoli in base ai diversi tipi di commessa; facciamo consegnare solamente il modello di pagamento “uno” dalla ditta appaltatrice alla ditta committente. Viceversa, quello che sta accadendo adesso è che si stanno bloccando gli appalti in un Paese che ha bisogno di crescita, un Paese che ha bisogno di incrementare il prodotto interno lordo e che è il fanalino di coda nell'Europa proprio per crescita, quindi vi assumete un'enorme responsabilità.

Io, peraltro, ho parlato con tutti i tecnici dei diversi schieramenti, dai 5 Stelle a LEU e oggi al PD, e tutti dicono: “Sì, con 35 pagine di circolare è pacifico che bisogna intervenire” su una legge peraltro approvata neanche due mesi fa. Allora, cominciamo ad approvare l'ordine del giorno della Lega, cominciamo a variare, cominciamo a stare dalla parte del cittadino e non della burocrazia, che è già impossibile in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno n. 9/2325-AR/87 Troiano è stato ritirato dalla presentatrice.

La deputata Maria Teresa Bellucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/10.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Viceministro Misiani (grazie che si è voltato), la prego veramente di destinare un po' d'attenzione a questo ordine del giorno, un emendamento che avevamo già proposto e che riguarda le centinaia di organizzazioni del terzo settore, quindi del mondo del volontariato, della promozione sociale, dell'impresa sociale e di tutti coloro i quali si occupano dei più fragili; quindi di anziani, di minori abbandonati, di coloro che nei momenti in cui la nostra Italia trema per il terremoto non esitano a infilare i propri scarponi e la propria divisa e a soccorrere le popolazioni in difficoltà.

Questo ordine del giorno, Viceministro, si occupa di quel codice del terzo settore che è stato varato nel 2017 e che sta vivendo tante difficoltà nella sua attuazione e tanti ritardi. Purtroppo, però, in questo è stata immaginata un'ultima scadenza, a giugno 2020, per quanto riguarda gli adeguamenti degli statuti, che certamente non potrà essere rispettata e questo, Viceministro, a causa di un Governo che sta avendo difficoltà proprio a emanare quei decreti attuativi e quelle regole del registro unico del terzo settore regionale che diventano indispensabili per adeguare gli statuti in modo giusto. Allora, noi stiamo rischiando di compromettere l'equilibrio di queste organizzazioni, ma anche dei 5 milioni dei volontari e anche del milione di operatori, che tutti i giorni danno risposte a 30 milioni di italiani rispetto ai loro bisogni sociali e sanitari.

Ebbene, in un'Italia che sta arrivando a record di denatalità, in un'Italia che ha una problematica notevole rispetto alla produzione industriale e, anche qui, sta raggiungendo il record del minimo ribasso, in un'Italia che è fanalino di coda in moltissime graduatorie, il terzo settore, sommessamente e silenziosamente, invece, è in crescita e attraverso quella magia che è data dal cuore e dal volontariato riesce a reggere il sociale della nostra Italia, cin tutti i bisogni sociali della nostra Italia. Allora, dobbiamo essere molto attenti quando proponiamo dei provvedimenti e delle scadenze e quando proponiamo delle scadenze che non possono essere rispettate perché le istituzioni stesse fanno sì che non possano essere rispettate.

Allora, io vi chiedo veramente di prestare attenzione, perché non è un ordine del giorno che richiede uno stanziamento economico, non richiede dei fondi, non richiede di trovare delle economie. Per questo gli enti del terzo settore riescono già a fare il meglio massimizzando la qualità dei loro servizi, ma vi chiedo almeno di poter prevedere quella proroga che è necessaria.

Non più quindi il termine di giugno 2020 per adeguare gli statuti, ma il termine di dicembre 2020 per adeguare gli statuti, perché voi stessi, come Governo, rendete impossibile adeguare quegli Statuti e allora delle due l'una: o prorogate oppure sarete colpevoli di mettere in ginocchio quelle organizzazioni, perché adeguare gli statuti significa andare da un notaio, significa pagare quell'adeguamento, significa trovare delle economie per adempiere ad un aspetto organizzativo che è assurdo e inevitabilmente distrarre quelle economie da servizi che potrebbero essere destinati ai bimbi in difficoltà, alle mamme che sono in difficoltà, alle donne violentate, agli anziani, ai disabili, a quelle zone terremotate che ricevono risposte di assistenza proprio attraverso il terzo settore. E allora veramente sarebbe davvero grave che voi, dopo aver non accolto il nostro emendamento, anche non accoglieste il nostro ordine del giorno, quindi vi chiedo di poterci riflettere e di poter dare quindi una risposta a quei 30 milioni di italiani che le risposte le ricevono dal mondo del volontariato, della promozione sociale e dell'impresa sociale, quindi fatevi un esame di coscienza e dateci una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2325-AR/20.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno Fratelli d'Italia ancora una volta tenta, solitariamente ma orgogliosamente, in quest'Aula, di stare al fianco delle nostre comunità di italiani che hanno avuto la disavventura di perdere tutto in Libia, di perdere tutto in Venezuela, perché all'interno del provvedimento in esame, improvvidamente, infaustamente, questo Governo ha deciso di abrogare il contributo per gli indennizzi per i cittadini italiani, gli enti italiani e le società italiane spogliate di ogni avere, di ogni credito, defraudate dei loro diritti e interessi legittimi dal criminale comunista Maduro. Avevamo previsto, nella legge di bilancio del 2018, un milione di euro di indennizzi per il 2018, 5 milioni di euro di indennizzi per il 2019, 10 milioni di indennizzi per il 2020, lo Stato sarebbe subentrato nella posizione creditoria dei cittadini italiani e delle società italiane e avrebbe poi riscosso i crediti nei confronti del criminale Maduro. Improvvidamente ed infaustamente avete deciso, invece, seguendo con coerenza la vostra logica, che è “ultimi gli italiani”, di togliere, abrogare la possibilità dell'indennizzo nei confronti degli italiani. Ma ancor più vergognose sono le motivazioni: Fratelli d'Italia vuole denunciare in quest'Aula le motivazioni, perché vedete, se è ignobile che nessuno pensi alla nostra comunità di italiani defraudati di tutto dal comunista Maduro, è vergognosa la motivazione che avete messo in campo. La leggo testualmente, perché non mi crederei da solo se non la leggessi testualmente: il motivo per cui abbiamo abrogato gli indennizzi è che la disposizione non ha trovato finora attuazione per via dell'obiettiva difficoltà di perimetrare correttamente il campo di applicazione oggettivo e soggettivo, dell'eccessiva complessità delle procedure, da disciplinare con regolamento ancora emanato. Tradotto per quegli italiani che ci volessero ascoltare: il Governo ha previsto delle procedure farraginose, una burocrazia terrificante per far subentrare gli italiani che hanno avuto la disavventura di perdere tutto in Venezuela nella procedura d'indennizzo, il Governo non è ancora riuscito a emanare il regolamento, giacché il Governo è clamorosamente inadempiente; com'è che risolviamo il problema? Interveniamo chirurgicamente? Facciamo un regolamento? Lo facciamo senza eccessiva burocrazia? No, il costo della burocrazia del Governo giallorosso, il costo delle incapacità del Governo giallorosso di mettere in campo il provvedimento chi lo pagherà? La comunità degli italiani che in Venezuela sono stati defraudati di tutto.

Ora, l'occasione, lo strumento, la scusa con la quale questo Governo abroga l'indennizzo a favore degli italiani è talmente ridicola, è talmente vergognosa, che noi di Fratelli d'Italia magari pensiamo male, ma magari ci azzecchiamo anche, quando iniziamo a pensare che non possiamo fare questo sgarbo internazionale al comunista Maduro, dittatore venezuelano che sta ancora al potere perché l'Italia, unica fra le nazioni dell'Europa, ancora riconosce il sanguinario dittatore comunista. Ora, che per partite di collocazione internazionale questo Governo si permetta di defraudare per la seconda volta gli italiani dei loro diritti, è un fatto che noi riteniamo inaccettabile e per questo vi invitiamo, nel motto “prima gli italiani” - sì, proprio quello che Gino Strada ritiene essere il motto della nazista Giorgia Meloni e di cui siamo orgogliosi: “prima gli italiani”! - a ricordarvi che una comunità italiana in Venezuela aspetta ancora l'indennizzo; non continuate a collocare ultimi gli italiani sulla scena internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Alessio Butti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2325-AR/13.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia in questo ordine del giorno parla di SPID, che è un acronimo che sta a significare Sistema pubblico di identità digitale; è di fatto, Viceministro Misiani, la materia sulla quale la Ministra per l'innovazione tecnologica, qualche settimana fa, ha rimediato una figuraccia meschina parlando di password e di username di Stato anziché di SPID e quindi manifestando anche una sorta di non conoscenza della materia. Ebbene, lo SPID oggi è distribuito in Italia da 9 operatori: 7 operatori sono privati e 2 operatori sono pubblici, tra questi vi è anche Poste, che come sappiamo è partecipata al 64 per cento dal MEF e da Cassa depositi e prestiti. Ebbene, lo SPID - oggi è il 19 di febbraio - tra poco meno di un mese compie 4 anni, è il suo compleanno: iniziò la sua attività nel 2016 e ad oggi sono state erogate solo 5 milioni e 700.000 identità digitali, con una spesa di 30 milioni di euro su 60 milioni di cittadini, quindi mi viene da dire che siamo - anzi, siete - un po' indietro e questo accade perché pochi conoscono lo SPID. C'è un fatto che io racconto spesso e non è purtroppo una barzelletta: ero nell'ufficio principale, l'ufficio postale della mia città, che è un capoluogo di provincia, ero in coda per accedere ad un servizio e con me c'era un signore distinto; non appena appropinquatosi allo sportello, ha chiesto di poter avere lo “SPAID”, cioè non lo SPID, lo “SPAID”. Ora, io capisco che il Ministro Di Maio abbia fatto scuola parlando di “vairus”, però insomma, evocare la figura - lei sorride purtroppo, però è così - evocare la figura addirittura di un supereroe chiedendo lo “SPAID” allo sportello della posta elettronica è veramente una cosa incredibile. Ma sa perché è incredibile? Perché nessuno fa comunicazione e se nessuno fa informazione, nessuno sa esattamente che cosa sia lo SPID e soprattutto quali potrebbero essere i benefici per tutti i cittadini e per il loro rapporto con la digitalizzazione di questo sistema. E allora Fratelli d'Italia ritiene che sia indispensabile innanzitutto accelerare il passaggio dei dati dai privati, che ho poco fa citato, al pubblico e di farlo rapidamente, entro il 2020. Bisogna farlo con molta cura, con molta attenzione, con molta parsimonia, perché quelli sono i dati dei cittadini italiani, quindi stiamo parlando di privacy. Occorre chiudere evidentemente le convenzioni in essere con questi soggetti, con questi operatori: alcune scadono nel 2021, altre nel 2022, altre nel 2023, se è il caso sarà anche necessario remunerare evidentemente quello che gli operatori andranno a perdere, però noi riteniamo che l'operatore pubblico di identità digitale debba essere assolutamente un obiettivo. Lo volete assegnare al Ministro dell'interno? Lo volete assegnare alla Presidenza del Consiglio? Noi riteniamo che sia meglio ad esempio farlo alla Presidenza del Consiglio, perché lei sa, Viceministro Misiani, che alla Presidenza del Consiglio sono stati assunti eserciti di informatici, di grandi esperti per quanto riguarda il software e l'hardware, che però non conoscono nulla della pubblica amministrazione italiana, che noi sappiamo essere burocratica, complessa, lenta, in una sola parola, “italiana”.

E allora, quando noi mettiamo degli ottimi informatici ad occuparsi di pubblica amministrazione, ovviamente il sistema frana e noi non riusciamo a digitalizzare la pubblica amministrazione italiana. E sappiamo anche - questa è una proposta di Fratelli d'Italia - che SPID e CIE, cioè carta d'identità elettronica, debbano andare di pari passo, magari sfruttando anche la presenza capillare - mi avvio alla conclusione - di Poste sul territorio, perché ci sono dei comuni, come, ad esempio, il comune di Roma, che ci impiegano mesi per consegnare la carta di identità elettronica. E questi dati - e concludo davvero, Presidente, la ringrazio per la pazienza - devono essere custoditi in cloud che rispondano a quei criteri che già esistono, a quei profili che già esistono, dei cosiddetti Poli strategici nazionali. A tal proposito, presenteremo anche in Commissione una risoluzione, perché il tema della digitalizzazione del Paese va affrontato, e speriamo che il parere, il vostro parere su questo ordine del giorno sia favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Pietro Pittalis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/105.

PIETRO PITTALIS (FI). Grazie, Presidente. Io penso che non sfugga a nessuno la gravissima crisi, direi drammatica crisi, che sta attraversando la regione Sardegna sul fronte dei trasporti. È di qualche giorno fa la notizia della richiesta di messa in liquidazione della compagnia aerea Air Italy che ha rappresentato, nel mosaico dei trasporti sardi, un tassello molto importante, anche perché si trattava di un vettore operante in regime di continuità territoriale. Rappresenta davvero un segnale negativo per i 1.450 lavoratori dipendenti della Air Italy, distribuiti tra Olbia e Malpensa, che si sono visti recapitare le lettere di licenziamento. Una vertenza, signor sottosegretario, che mi auguro non venga confinata come vertenza regionale, ma come una vertenza che deve assumere, innanzitutto, il carattere nazionale, con l'attenzione che ad essa deve essere prestata.

Ma c'è una criticità a breve: nel mese di luglio del 2020, andrà a scadenza anche la convenzione per la continuità territoriale marittima. Su questo aspetto, segnalo e spero che lei possa, a nome del Governo, smentire le mie previsioni circa un'assenza da parte dello Stato sui problemi della nostra isola. Vede, il diritto alla mobilità non è una regalia dello Stato italiano: è un diritto che è scritto nella Costituzione, è un diritto a cui noi sardi non vogliamo, in nessun caso, rinunciare. E allora, perché la mobilità delle persone, così come quella delle merci, possa essere garantita, noi chiediamo al Governo nazionale che ascolti almeno le richieste del presidente della regione sarda, dell'onorevole Solinas (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che vi sta giustamente incalzando su un tema e vi pone il problema, e ve lo poniamo anche noi in Parlamento, perché alle isole della Spagna, alle isole del Portogallo, alla stessa Corsica, che dista pochi chilometri dalla Sardegna, è consentito un regime che fa sì che gli abitanti di quelle isole possano spostarsi e possano avere, anche da parte dello Stato, le risorse necessarie per riequilibrare gli scompensi, e alla Sardegna e mi pare, anche in parte, per la stessa Sicilia, tutto questo non è possibile. C'è troppa disattenzione e distrazione del nostro Governo nazionale, che deve sedersi a Bruxelles con i rappresentanti politici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e del deputato Deidda). Evitate di mandare i funzionari, evitate che la questione possa essere portata solo sulla base di astratti numeri: c'è un problema serio che noi, con questo ordine del giorno, vogliamo rappresentarvi. Vede, signor sottosegretario, noi sardi siamo un popolo fiero di abitare la Sardegna, siamo fieri di essere isolani, ma non consentiamo a nessuno di far sì che i sardi siano isolati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/29.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Non parlerò di Sardegna - come il collega Pittalis, rivendico l'orgoglio nostro di essere isolani e di essere sardi -, parlerò di un tema abbastanza scottante, della legge n. 244 del 2012, che sta strozzando le nostre Forze armate. Abbiamo presentato un emendamento nel “Milleproroghe” per chiedere il rinvio degli obiettivi di questa legge, che prevede la riduzione del 30 per cento del nostro contingente nel 2024. E questo, purtroppo, fa in modo che tanti ragazzi che vogliono diventare i militari, dopo la ferma breve, vengano scartati non per ragioni di merito, ma semplicemente perché non possono essere stabilizzati, in quanto gli obiettivi da raggiungere non stanno permettendo un ringiovanimento, né un allargamento secondo i bisogni.

Si sono detti tutti favorevoli a questa revisione della legge n. 244 del 2012, dal Ministro Guerini nelle sue dichiarazioni, ai colleghi anche della maggioranza, dei 5 Stelle, che avevano presentato un ordine del giorno simile. Devo dire, è avvenuta una bocciatura che non comprendo, perché, se ci sono tutte le forze politiche che sono favorevoli, se tutte le Forze armate hanno chiesto un intervento alla politica perché non riescono più a gestire un invecchiamento degli organici, un'assenza dovuta all'età, a volte per la legge n. 104 del 1992, a volte per gli infortuni, di tutti gli organici, allora perché non approvare, nel “Milleproroghe”, questo emendamento o gli emendamenti proposti dalle varie forze politiche?

Abbiamo presentato tempo fa, in Commissione, una proposta di legge per rinviare di dieci anni questo obiettivo, nelle more di una riforma delle Forze armate che deve prevedere una riforma di quello che è il reclutamento, perché, purtroppo, dovete sapere che non è possibile, oggi, assumere personale e l'Esercito sta avendo grossi problemi in questo senso durante le prove di selezione. Tanti giovani stanno chiedendo di poter entrare nelle Forze armate e, purtroppo, gli viene chiusa la porta a causa di questi limiti.

Allora, vi chiedo, per cortesia, di dare un segno e approvare questo ordine del giorno, ma, poi, di essere conseguenti: nella Commissione difesa esaminare la proposta di legge di Fratelli d'Italia o altro provvedimento di altre forze politiche che lo vogliono presentare e dare questo respiro agli organici delle Forze armate. Perché, ripeto: il 70 per cento e più degli italiani ha espresso fiducia e apprezzamento nei nostri militari, quelli che si impegnano nell'operazione “Strade sicure”, quelli che ci fanno ben figurare nelle missioni internazionali, quelli che sono i nostri migliori ambasciatori e, purtroppo, per mancanza di fondi, devono fare straordinari sempre non pagati, devono rimanere nello stesso grado per un'infinità di anni perché non possono andare a ricoprire mansioni superiori, perché non c'è il personale.

L'obiettivo della legge n. 244 del 2012, che era semplicemente un ragionamento ragionieristico, quello di dire anche che bisognava sostituire l'uomo con la macchina, non può esistere, perché, quando noi facciamo bella figura nelle missioni internazionali, non è solo perché abbiamo delle belle macchine, ma perché abbiamo un personale formato, professionale, dedicato e, soprattutto, con un'umanità senza uguali. Allora, non facciamo in modo che le nostre Forze armate siano distrutte dal passare del tempo: non possiamo vedere le caserme piene di persone che hanno i capelli bianchi, non perché è un disonore, ma perché non è giusto che passino la vecchiaia dentro delle caserme, sempre nello stesso ruolo, quando abbiamo bisogno di giovani che vogliono entrare e vogliono servire la patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Bond ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/130.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno non ha una bandiera politica, non vuole essere, in qualche maniera, la rappresentanza di un volere politico o di un partito: è un ordine del giorno che tratta di donne e bambini e che, in qualche maniera, vuole fare chiarezza su determinati argomenti.

Confindustria, ma anche molte altre categorie - e c'è un dibattito in Italia su questo -, sta trovando una strada per creare una sorta di valutazione, nelle decisioni dei CdA delle aziende quotate, per la ricaduta specifica sulle donne e sui bambini. In altre parole, tutte le decisioni che le aziende quotate fanno devono avere una sorta di valutazione su questi due argomenti fondamentali, i bambini e le donne, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale.

In parte cose già sentite, in parte no. È un dibattito che sta avvenendo in tutti i grandi CdA, ma anche nelle assemblee, ad esempio di Confindustria.

Io ho voluto, con questo ordine del giorno, portare, senza apologia di politica e senza mettere la bandiera di nessuno, questo dibattito anche all'interno dell'Aula parlamentare. Nell'ordine del giorno, che ho scritto un po' velocemente perché i tempi erano stretti, ho voluto in qualche maniera chiedere al Governo e al sottosegretario di valutare la possibilità di avere una valutazione su tutte le leggi e su tutte le decisioni che vengono prese a livello governativo e parlamentare, una decisione e una valutazione sull'impatto sui bambini e sulle donne. Sui bambini, perché ce n'è estremo bisogno ed è un argomento che non abbiamo mai trattato. Molte volte ci siamo scandalizzati di alcune cose, ma non abbiamo mai dato una soluzione. Tante belle inchieste, ma soluzioni poche. Allora cerchiamo - e guardo tutti quelli che sono in Aula - di chiedere al Governo e di dircelo anche a noi, di darci una valutazione specifica, nel merito di tutte le leggi che andiamo ad approvare, per quanto riguarda le nostre donne, le donne, il genere femminile, ma anche i bambini. Faremmo, secondo me, un passo in avanti, una sorta di stabilità e di stabilizzazione anche della sostenibilità della politica del Parlamento italiano. Grazie, Presidente, e grazie, sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Ferro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/22.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. È per illustrare questo ordine del giorno, considerato che, ancora una volta, l'ennesima volta, si ricorre all'istituto della fiducia per comprimere questo dibattito e, quindi, far sì che tutto ciò, che in qualche modo maldestramente è stato messo in piedi, possa vedere almeno la luce nell'accoglimento di questi ordini del giorno, che abbiamo presentato come Fratelli d'Italia. Credo, rappresentino nel disegno di legge la possibilità in termini di finalità di prorogare e differire i termini, per quanto riguarda le normative vigenti, ma soprattutto sulle questioni maggiormente critiche, sulle questioni sulle quali in qualche modo dobbiamo accendere i fari, perché appartengono ai pilastri della nostra società.

Chi si occupa di giustizia avrà notato certamente che, all'apertura di ogni anno giudiziario, si sottolinea quella carenza e mancanza cronica di magistrati e di personale amministrativo, un po' in tutta Italia. Alla data odierna, del resto, il CSM - quindi il Consiglio superiore della magistratura - sui dati pubblicati dice: su una domanda di organico di 9.991 magistrati, ci sono 1.031 posti vacanti. Quindi, su base nazionale, parliamo del 10,32 per cento.

È una piaga grave che, in alcuni distretti, come quelli del Mezzogiorno, è ancor di più accentuata. Faccio un esempio su tutti, la Corte d'appello di Catanzaro (13,65 per cento). La Corte d'appello di Reggio Calabria arriva al 18,67, con un carico di lavoro certamente elevato, carenza ovviamente dovuta anche all'accelerazione di quelle normative relative al pensionamento dei magistrati.

Allora, ci vuole un ricambio generazionale, quel ricambio generazionale, che deve anche avere il contributo di un'importante scuola e che, al di là dei concorsi espletati o di quelli che verranno fatti, paga in qualche modo lo scotto della non attribuzione delle competenze di coloro che sono andati in pensione.

Allora, chiediamo ovviamente assunzioni di magistrati per il ricambio generazionale. Chiediamo che i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari, avvocati e procuratori possano decidere, attraverso ovviamente la facoltà a loro data, di rimanere in servizio fino al compimento del settantaduesimo anno.

Ho notato che, a distanza di un anno e mezzo da quella proposta, che Fratelli d'Italia ha sempre fatto in tutti i provvedimenti simile a questa, per quanto riguardava i medici, alla fine oggi, a distanza di un anno e più, il Governo l'ha fatta propria. Spero e auspico che questa volta non si debba passare e aspettare un altro anno, affinché la proposta di un gruppo, che viene messa in campo, poi venga approvata solo perché il Governo decide di farla propria. Io credo che nella vita ci siano varie forme di pentimento: troppo spesso è meglio pentirsi per le cose che si fanno che per quelle che non si realizzano.

Quindi, chiedo al Governo di avere un ripensamento rispetto all'accoglimento di questo ordine del giorno, perché è finito il tempo della politica, del compromesso, con qualche - perdonatemi - tra virgolette, marchetta di contributi elettorali e polverizzazione delle risorse e non su temi centrali. È finito, secondo me, anche il tempo di rinviare le grandi decisioni per aiutare il sistema giustizia, del quale tutti, troppo spesso, a partire dal MoVimento 5 Stelle, si sono sempre riempiti la bocca, senza dare giusti strumenti ai nostri organi giudiziari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata De Angelis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/178.

SARA DE ANGELIS (LEGA). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, di cui sono prima firmataria, è a sostegno del teatro Eliseo di Roma. Andare a teatro significa emozionarsi, ma anche riflettere, pensare e stimolare la mente, in altre parole, crescere culturalmente. Ecco perché è fondamentale aiutare e proteggere quei luoghi, che, come il teatro Eliseo di Roma, per la quantità e qualità dell'offerta proposta, sono considerati dal MiBACT di rilevante interesse culturale e, dunque, rappresentano un'eccellenza nel settore.

È un'eccellenza, quella dell'Eliseo, che si esprime, non solo in un cartellone di spettacoli di prima categoria, ma anche nell'ospitare concerti, presentazioni, mostre, proiezioni cinematografiche e altri eventi. È un'eccellenza che - va ricordato - è testimoniata sia dall'affetto e dal sostegno di migliaia di affezionati spettatori, sia da numerosi e prestigiosi riconoscimenti. Ne cito solo un paio conquistati con Eliseo Cinema: il Leone d'Argento al Festival di Venezia 2019 e dodici nomination ai Cesar 2020. È un'eccellenza ancora estremamente rilevante, anche per quanto riguarda lo sviluppo sociale ed economico del territorio capitolino, in particolare, e italiano in genere.

Ecco, perché è assolutamente necessario intervenire, per evitare che la crisi di liquidità, in cui versa l'Eliseo, si traduca nella sua chiusura, chiusura che, tra l'altro, comporterebbe, oltre ad un rilevante impoverimento del panorama culturale romano, anche la perdita del posto di lavoro per 320 persone, tra dipendenti e indotto.

Dal punto di vista della gestione economica per i teatri di tutta Italia, sono ovviamente molto importanti i ricavi della vendita dei biglietti, che per l'Eliseo, come da bilancio, sono piuttosto alti, dato il notevole riscontro di pubblico. A fronte, però, degli elevatissimi costi di produzione, è fondamentale che ai suddetti ricavi si aggiunga una certa quota di contributi pubblici, ovvero quelli ordinari erogati dal Fondo unico per lo spettacolo e quelli stanziati dalla regione Lazio e dai comuni di riferimento. Penso al comune di Roma. Nel caso specifico dell'Eliseo l'importo di tali contributi risulta essere il più basso, tra quelli erogati ai teatri di rilevante interesse culturale. Per permettere che l'attività prosegua, occorre dunque riequilibrare l'assegnazione di tali fondi e correggerne in senso più equo la ripartizione. Senza questo intervento l'Eliseo chiuderà definitivamente. Sarebbe una grandissima perdita per la vita culturale di Roma e dell'Italia tutta e anche un pessimo segnale di irresponsabilità, da parte di una classe politica che, per usare le forti ma significative parole del direttore dell'Eliseo Barbareschi, se non intervenisse darebbe vita ad un vero e proprio genocidio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Prisco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/34.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Molto brevemente, ricorderanno i colleghi che in legge di bilancio è stato costituito un fondo, dopo un lavoro di intesa di tutto il Parlamento, per l'armonizzazione del trattamento economico dei Vigili del fuoco alle altre forze di polizia, che consta di 65 milioni per l'annualità 2020 e per le successive tre annualità.

Vi ricorderete anche i roboanti annunci di molti esponenti di Governo rispetto al fatto che finalmente e giustamente erano state riconosciute queste somme ai Vigili del fuoco. Peccato che, andando a leggere bene la norma, la norma dice che l'esecuzione del fondo è subordinata a un atto normativo che lo regoli: significa che ci sono i 65 milioni, ma che i 65 milioni non possono essere distribuiti prima che sia approvata una norma che ne regoli la distribuzione.

Voi sapete - non lo insegno io - quali sono i tempi di approvazione delle leggi in Parlamento: sono molto, molto lunghi, tanto da far pensare che quella armonizzazione venga rimangiata dall'inflazione se ci dovesse volere più di un anno.

Per queste ragioni, Fratelli d'Italia aveva provato nel “decreto Milleproroghe”, in questo caso, non a fare una proroga, ma ad evitare che vi fosse una proroga all'erogazione delle somme in favore dei Vigili del fuoco, e chiede quindi al Governo di emettere con urgenza un provvedimento normativo, fosse anche un decreto-legge, per distribuire queste risorse a queste donne e questi uomini in divisa; altrimenti sarebbe l'ennesima presa in giro e credo che queste donne e questi uomini in divisa non se lo meritano.

Penso che valga la pena rendere esecutiva quella norma e far vedere che quell'azione, che fu corale dell'intero Parlamento, poi si traduce in un atto concreto e cioè l'effettiva armonizzazione stipendiale tra i Vigili del fuoco e le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Ferri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/133.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno porta all'attenzione del Governo un tema molto importante: quello dei tirocinanti regionali e nazionali. In queste settimane abbiamo parlato molto di giustizia, di prescrizione, di riforma del processo penale, occorre parlare anche del tema del personale, delle risorse, di come far funzionare la macchina della giustizia.

Abbiamo presentato in Commissione un emendamento, che guardava proprio a valorizzare queste persone, uomini e donne del mondo della giustizia che da anni, con grande sacrificio, con impegno, con professionalità e anche con grande umanità, affrontano il lavoro quotidiano assistendo i magistrati e svolgendo tutti quegli adempimenti necessari e fondamentali per la certezza del diritto e per garantire i tempi della giustizia. Infatti, quando parliamo anche di crisi della giustizia e dei tempi, dobbiamo vedere che ci sono tanti tempi morti, che si perde tempo anche nei passaggi e negli adempimenti, e quindi diventa fondamentale il ruolo degli ausiliari, il ruolo dei tirocinanti, del personale amministrativo, che voglio ringraziare in questa sede per quel lavoro silenzioso ma fondamentale accanto al giudice per dare un servizio di giustizia sempre migliore.

In questi anni - io capisco la difficoltà, perché non è facile risolvere questo problema - abbiamo fatto piccoli passi, ma dobbiamo avere il coraggio oggi di fare un passo più lungo e di porre fine a una questione che si porta avanti da troppo tempo e che umilia in qualche modo la dignità e la professionalità di queste persone.

In Commissione, come dicevo, il Governo uno sforzo lo ha fatto, accettando e riformulando un emendamento che guarda comunque a uno smaltimento del piano dell'arretrato delle sentenze penali, a quegli adempimenti necessari anche per la certezza della pena e per la fase esecutiva, altrimenti, se dopo tre gradi di giudizio passa in giudicato una sentenza, se poi non si riesce a eseguire perché non si riesce a mandare in esecuzione per degli adempimenti formali, ecco che è una giustizia negata.

Si è riconosciuto - e questo è un dato positivo - e si è autorizzato il Ministero ad effettuare assunzioni a tempo determinato di durata annuale fino ad un massimo di 1095 unità di personale amministrativo non dirigenziale; e quindi, in questo piano straordinario, che si riconosce e che noi condividiamo, dobbiamo tenere conto della professionalità di chi lavora da anni nel nostro settore giustizia e che, quindi, può garantire quella continuità, quella conoscenza e, in qualche modo, dare delle soluzioni.

Quindi, il tema è quello dei tirocinanti regionali in diverse regioni d'Italia e quelli nazionali; una parte è riuscita a entrare nel mondo della giustizia a tempo indeterminato, non sono rimaste tante persone, ma sono storie di persone che meritano e che stanno lavorando con grande sacrificio. Quindi, facciamo questo passo più lungo per trovare una soluzione: in questo senso, senza grande demagogia ma con concretezza, troviamo una soluzione che riconosca questo lavoro e consenta una stabilizzazione secondo le regole che chiaramente il legislatore ha già dettato e detterà, ma nel rispetto di una professionalità e di un periodo prestato nel mondo della giustizia, che è un patrimonio, perché hanno conoscenza di quei meccanismi e di quegli adempimenti che è molto più facile trasmettere a chi già ci ha lavorato anni, rispetto a un reclutamento di nuove forze che deve essere accompagnato, perché comunque anche il concorsone verrà rifatto, ci auguriamo, e quindi darà la possibilità anche di accesso a nuove leve, accompagnate alla stabilizzazione di questi tirocinanti. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Il deputato Tommaso Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/23.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, come è noto al Governo, per l'anno 2019 era stata introdotta la cedolare secca al 21 per cento per quanto riguardava gli immobili ad uso commerciale. Anche nella legge di bilancio del 2020 questa norma era stata inizialmente prevista ed è stata poi estromessa, si dice, per questioni di bilancio.

In realtà, mi pare che nessuno abbia mai quantificato esattamente quale fosse o potesse essere il peso del mantenimento di questa disposizione. Ma, vede, signor rappresentante del Governo, a lei non sfuggirà, come non sfugge a me, che i nostri centri storici, ma ben più oggi dei centri storici, sono sulla strada della desertificazione. Molti negozi commerciali vengono trasformati, ai sensi della legge Tognoli, con un cambio di destinazione d'uso in garage. Per quale motivo? Perché non vi è più redditività dell'immobile medesimo.

Ora, il cercare di introdurre un sistema - che poi era un sistema di flat tax molto pratica e molto efficace - che garantisse la possibilità di mantenere l'uso commerciale di questi immobili era, a mio avviso, un compito fondamentale di questo Governo.

Vede, nessuno si sta accorgendo di quello che sta capitando, ma sulla proprietà immobiliare gravano ormai da oltre un decennio qualcosa come 22 miliardi di patrimoniale: è la patrimoniale più sostanziosa che è mai stata introdotta surrettiziamente nell'ordinamento italiano.

Di questo carico fiscale si fanno ovviamente carico - e non è un gioco di parole - i proprietari di immobili, ma questa situazione ha prodotto qualcosa di ben più grave: il settore dell'edilizia negli ultimi dieci anni ha perso 500 mila posti di lavoro senza che nessuno abbia battuto un colpo per cercare di invertire una tendenza.

Allora, io penso, signor rappresentante del Governo, che questo ordine del giorno, che non è un ordine del giorno di tipo imperativo, ovviamente vi è la formula di rito “di valutare l'opportunità”, meriterebbe l'accoglimento da parte del Governo.

Ciò solo per una ragione, se non altro per tenere accesa la speranza: la speranza che si possa reintrodurre una norma che ha dato positivi effetti, che darebbe altri ulteriori positivi effetti e che, soprattutto dopo, mi pare di poterlo dire, il residuo - che ieri è stato certificato - di oltre un miliardo di euro che vengono avanzati per il mancato utilizzo del reddito di cittadinanza, beh, io penso che a questo punto si potrebbe dare una cittadinanza vera ai proprietari immobiliari e a coloro i quali li locano attraverso il mantenimento, che c'era, e la reintroduzione, che si auspica, della cedolare secca sui negozi per gli affitti in una misura del 21 per cento, così come era prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Aurelia Bubisutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/183.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Grazie, Presidente. L'argomento di questo ordine del giorno è l'annosa questione delle quote latte. E infatti, chiediamo al Governo di impegnarsi a procedere alla proroga del termine di sospensione del 15 luglio 2019, relativo alle procedure di riscossione coattiva degli importi dovuti relativi al prelievo supplementare latte ed ai relativi termini di prescrizione e di impugnazione e opposizione all'esecuzione agli atti esecutivi, a seguito dell'incertezza relativa alla correttezza dei criteri, dei metodi e dei dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare di latte, al fine di consentire l'espletamento, nelle more della sospensione, delle indispensabili verifiche amministrative. Dicevo all'inizio, la questione, annosa, del latte, a cui si aggiungono le incertezze e soprattutto le pronunce - in questo caso, la pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea del 27 giugno 2019 - che hanno ingenerato ancora dubbi sulla determinazione del prelievo supplementare da corrispondere nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. In particolare, la Corte di giustizia europea ha bocciato il metodo di compensazione scelto in Italia nel riassegnare le quote non ripartite, in quanto contrario al dettato normativo dell'Unione europea, che imponeva che la ripartizione avvenisse in maniera proporzionale. A questo aggiungiamo l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma del 5 giugno 2019, il quale aveva messo in dubbio la correttezza dei criteri, dei metodi e dei dati utilizzati. In virtù delle incertezze che si sono create, il mio collega Manzato ha costituito una commissione ministeriale di verifica sulla questione quote latte, avente il compito di relazionare in merito alla documentazione istruttoria esaminata dall'autorità giudiziaria. Ed è per questo, per l'esigenza di affrontare anche il mutato quadro giudiziario, e anche per una questione di buon senso e di trasparenza, che noi chiediamo e auspichiamo che questo ordine del giorno sia stato accolto in tutte le sue parti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Maria Teresa Baldini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/9.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Un ordine del giorno per le concessioni di pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative, un ordine in esame che invita il Governo a valutare l'opportunità di riaprire i termini della definizione agevolata, già prevista dalla legge n. 160 del 2016, nella prospettiva di dare sostegno a circa 300 imprese nelle more del riordino complessivo della materia afferente la configurazione dei canoni delle concessioni demaniali. Tutto questo perché il maggior problema del mancato riordino della materia in tema dei canoni delle concessioni demaniali, che sta creando notevoli problemi, mette a rischio la prosecuzione delle attività di queste imprese proprio alla vigilia della stagione turistica. La storia è datata, norme e tanto silenzio hanno reso la situazione molto complessa. Lo scenario attuale rischia seriamente di mettere a rischio la tenuta di queste imprese, per l'insostenibilità dei costi; ci troveremo davvero alla chiusura di tutte queste attività. La legge della definizione del contenzioso pendente dei canoni demaniali pertinenziali fu fatta nell'attesa del riordino della normativa, sono passati sette anni e la normativa non è stata riscritta. Di fatto, oggi i pertinenziali hanno accumulato ingenti debiti a causa dell'esponenziale aumento dei canoni, causata proprio dall'introduzione degli OMI, cioè dei canoni di mercato. In linea con quanto fatto in precedenza, oggi si chiede ragionevolmente di riaprire i termini, sempre attendendo il riordino della disciplina; e, al contempo, consentendo di fare immediatamente cassa allo Stato, recuperando somme che, in difetto, mai lo Stato recupererebbe, poiché le imprese fallirebbero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2325-AR/129.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Si tratta di una vicenda nota, oserei dire annosa, ma importante. È, peraltro, vicenda che ho già sollevato in Commissione, e sono certo che troverà l'apprezzamento del Governo, del sottosegretario Misiani, che mi pare particolarmente attento a queste questioni. È una vicenda che riguarda il riparto delle risorse del Fondo sanitario nazionale per le regioni, ed è una vicenda che si rincorre fin dal 2015, quando questo Parlamento normò le modalità di riparto. E cioè, cosa dicemmo in questo Parlamento? Dicemmo: certo, il riparto va fatto per numero di abitanti; certo, il riparto va fatto misurando il numero di persone anziane; certo, il riparto va fatto misurando anche il numero dei bambini; certo, bisogna utilizzare tutti questi parametri tipici della programmazione sanitaria. Ma, accanto a questi parametri, si disse e si scrisse per norma: ve n'è un altro, ve ne sono altri, in modo particolare ve n'è uno, la deprivazione sociale, cioè quella condizione di fragilità sociale che alberga in alcune aree del nostro Paese e che evidentemente necessita di maggiori attenzioni dal punto di vista della risposta alla domanda di salute. E, guardate, non vi può essere una risposta particolare, selettiva, puntuale, precisa alla domanda di salute, se non vi è un una corrispondente condizione di investimento dal punto di vista delle risorse. Il Parlamento italiano utilmente indicò il parametro della deprivazione sociale come uno dei parametri capaci, nel bouquet della formazione del riparto delle risorse in sanità, come elemento centrale, se volete non in una chiave di politica redistributiva, ma sicuramente in una chiave di politica sanitaria capace di rispondere ai bisogni dei territori, misurando la risposta in ragione della fragilità sociale dei territori. È evidente - è evidente - che la domanda di salute è diversa nelle varie aree del Paese anche in funzione delle condizioni sociali e - diciamola tutta - delle condizioni di ricchezza, di PIL di un territorio. E utilmente il Parlamento si peritò di votare - peraltro a larga maggioranza, ricordo - una norma che indicava nel bouquet del riparto questa misura; una cosa intelligente, ma soprattutto una cosa moderna.

Ebbene, dal 2015 ad oggi questo parametro non è stato mai utilizzato, perché non vi è un automatismo, perché quella norma indicava un principio, ma non un automatismo. Anzi, laddove non vi fosse stata una condizione di accordo tra le regioni sulla base di questo, ed altri, parametri valeva la spesa storica, valeva il riparto storico, valeva: chi ha avuto ha avuto, chi ha avuto di più, continua ad avere di più e chi ha avuto di meno, continua ad avere di meno e quelle realtà che sono deprivate, deboli dal punto di vista sociale, prevalentemente nel Mezzogiorno del Paese, quelle realtà continuano ad essere più deboli, più deprivate e più incapaci di dare quella risposta alla domanda di salute che pure, ancora, per fortuna, c'è. E, allora, mi sono permesso, prima, di presentare un emendamento ed, oggi, un ordine del giorno, nella speranza che sulla base di quel principio previsto nella norma finalmente il Governo si attrezzi per far sì che non rimanga una cornice, una condizione di principio…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO RUSSO (FI). Concludo, Presidente. Ma, piuttosto, diventi un efficace sistema per ripartire le risorse in sanità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Martina Loss ha chiesto di parlare per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2325-AR/176 Lolini, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, nel procedere ad approvare questo provvedimento, va fatta una riflessione sul fatto che, ponendosi come completamento della manovra economica per il 2020, tuttavia, pur avendone facoltà, questa maggioranza lo ha lasciato privo di alcune misure fondamentali e da tempo attese per il comparto agricolo. Ricordiamo che la legge di bilancio aveva previsto l'istituzione, entro il 31 gennaio 2020, presso il Ministero dell'ambiente, di una commissione per lo studio delle proposte per la transizione ecologica e la riduzione dei sussidi cosiddetti SAD che, va spiegato, sono sussidi che sono stati introdotti negli anni, a supporto di varie categorie per sostenere la loro competitività sul mercato, compromessa, a volte dal costo, soprattutto dei carburanti. Ebbene, a proposito di questi sussidi, che sono, a parer nostro, impropriamente considerati ambientalmente dannosi, è previsto che ci sia una scadenza al 31 ottobre 2020 per questa commissione per ridefinire l'intero sistema delle esenzioni previste e, poi, a partire dal 2021, non solo con l'obiettivo di ridurre la spesa pubblica, ma anche di sostenere innovazioni, in piena contraddizione, perché ridurre la spesa pubblica e sostenere innovazione è in piena contraddizione. Ebbene, ricordiamo, soprattutto per il settore dell'agricoltura, le considerazioni importanti, infatti, per l'agricoltura, il gasolio è l'unico carburante utilizzabile al momento sia per lavorare la terra sia per la pesca, e tassare ovvero togliere l'esenzione di una quota della spesa dovuta per il gasolio non porta non solo nessun beneficio immediato in termini di utilizzo di energie alternative, ma danneggia in maniera fondamentale chi è forzatamente costretto all'utilizzo quotidiano per l'espletamento della pratica agricola e della pesca. Infatti, l'aumento dei costi del carburante costringerebbe molti pescatori, agricoltori e allevatori a ridurre o addirittura a chiudere la propria attività, con un devastante impatto economico nel nostro settore produttivo e anche ambientale, soprattutto nelle aree interne più difficili, dove sappiamo che l'azione agricola è proprio il primo difensore del nostro territorio, con una buona pratica che tutela le nostre valli, le nostre montagne e le nostre tradizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ebbene, la delocalizzazione, quindi, delle fonti di approvvigionamento alimentare, con una perdita della produzione tradizionale agricola dell'Italia, porterebbe di nuovo un danno ambientale legato all'aumento dei trasporti; chiaramente, la parte su gomma è ancora inquinante, proveniente soprattutto da zone estere, facendo altresì perdere competitività al sistema italiano rispetto ai concorrenti degli altri Paesi europei. Nel contesto dei sussidi cosiddetti SAD, la parte dedicata all'agricoltura è veramente minoritaria rispetto ad altri settori dove questi sono applicati e, quindi, a nostro parere, è importante che in questo provvedimento si incentivino e supportino piuttosto azioni di ammodernamento delle attività e delle produzioni; sviluppare, quindi, un programma di ricerca e di sperimentazione per i mezzi agricoli, in modo da renderli sempre più ambientalmente compatibili, invece di colpire le imprese agricole senza metterle in condizioni di fare questo passaggio al Green New Deal.

Per questo l'ordine del giorno impegna il Governo a prevedere che questo termine del 31 ottobre 2020, relativamente all'elaborazione di una proposta organica per la ridefinizione del sistema delle esenzioni, venga prorogato, al fine di permettere alla commissione per lo studio delle proposte per la transizione ecologica e la riduzione dei SAD di avere maggior tempo a disposizione per poter trovare, in tempi adeguati, soluzioni alternative e compensative con carattere di sostenibilità, per poter effettuare una transizione che non arrechi danno ai settori più sensibili da salvaguardare, come quelli dell'agricoltura e della pesca, vero patrimonio per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Simona Bordonali ha chiesto di parlare per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2325-AR/166 Cestari, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Ritorno su un argomento che ci ha visto intervenire più volte nel corso dell'esame della legge di bilancio e che ci ha visto intervenire più volte, portando emendamenti, anche in Commissione, nel “Milleproroghe”, su un argomento che ci sta molto a cuore e che sta a cuore al Paese Italia, ovvero quella devastante tassa che voi avete introdotto che è la sugar tax. Noi abbiamo più volte chiesto che venisse abrogata, che venissero trovate le coperture altrove, per non fare cassa sulla pelle delle persone che verranno lasciate a casa dalle aziende che appunto trovano in questa nuova tassa veramente delle difficoltà impattanti, su tutto il territorio italiano; in particolare, mi riferisco ad alcune aziende delle quali si è già ipotizzata la chiusura o, ad esempio, nello stabilimento di Marcianise in Campania, il blocco degli investimenti per quanto riguarda Coca Cola Italia.

Io voglio ricordare l'allarme che è stato lanciato dalle imprese nel settore del beverage che, in Italia, vale ricavi per 5 miliardi di euro e in cui sono impiegati 80 mila addetti; stiamo parlando di una tassa, della vostra nuova tassa, della tassa sullo zucchero, parliamo in italiano in quest'Aula, di una tassa che poteva essere evitata, una tassa che voi avete rinviato rispetto all'iniziale ipotesi, ma, ovviamente, vi serviva rinviarla per le elezioni in Emilia Romagna. Ecco, noi chiediamo che questa tassa, devastante per le imprese… che anche voi avete riconosciuto che è un problema, perché ricordo che negli interventi in Commissione per il Milleproroghe avete assicurato che sarebbero stati riaperti i tavoli con le associazioni di categoria sia su questa tassa che sulla plastic tax. Ecco, noi ci auguriamo e chiediamo con questo ordine del giorno, per l'ennesima volta, visto che i nostri emendamenti purtroppo in sede di Commissione non sono stati accolti, che questa tassa venga, con il “Milleproroghe”, nuovamente rinviata nell'entrata in vigore e che si arrivi alla sua totale abrogazione. Io, veramente, penso che ormai la Lega abbia dimostrato, in tutte le sedi e continuerà a farlo finché questa tassa non entrerà in vigore, ma dopo che entrerà in vigore si spera che il Governo, anche con questo nostro ordine del giorno che speriamo venga accolto, riveda le sue posizioni, perché non vogliamo avere altri disoccupati rispetto a tutti quelli che si stanno prospettando per il prossimo futuro, derivanti, appunto, da una visione miope che questo Governo ha avuto, introducendo una tassa di questo tipo. Quindi, io mi appello, attraverso il Presidente, al sottosegretario, affinché questo ordine del giorno venga accolto, ma che veramente si faccia qualcosa e si riesca a modificare questa norma che voi, che questo Governo, il Governo delle tasse e delle manette, ha introdotto e che ci continua a vedere assolutamente contrari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, questa sera, dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio, avrà luogo l'espressione del parere sugli ordini del giorno presentati da parte del rappresentante del Governo. Le dichiarazioni di voto e le votazioni sugli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale avranno luogo nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Invito i relatori ad un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito ai tempi di presentazione e ai contenuti del disegno di legge collegato alla legge di bilancio 2020 in materia di sostegno e valorizzazione della famiglia e di contrasto al fenomeno della denatalità – n. 3-01316)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Filippo ed altri n. 3-01316 (Vedi l'allegato A). La deputata Lisa Noja ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmataria.

LISA NOJA (IV). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, l'interrogazione che abbiamo presentato riguarda una delle priorità del nostro Paese: il cosiddetto fenomeno dell'inverno demografico. Solo un dato: l'ultimo report dell'Istat sugli indicatori demografici ci dice che il 2019 registra un saldo naturale, ossia il saldo tra il numero di nuovi nati e il numero di decessi, pari a meno 212 mila unità. È il dato peggiore mai registrato nel nostro Paese dal 1918, cioè dall'epoca della Grande Guerra. Questo significa che, ogni cento residenti nel nostro Paese, ci sono 67 nuovi nati a fronte di 100 decessi, una differenza enorme. È chiaro che è un'emergenza e che occorre un intervento organico e integrato che affronti i temi come l'incentivo alla responsabilità educativa; di una misura per congedi parentali di madri e padri che incentivino l'occupazione femminile; misure per la conciliazione dei tempi di vita; incentivi per il lavoro e l'imprenditoria femminile; promozione di percorsi autonomi per le giovani generazioni. La Nota di aggiornamento al DEF 2020 prevede un disegno di legge collegato alla legge di bilancio che ha proprio come oggetto le misure per il sostegno e la valorizzazione delle famiglie. Accanto a questo, nella legge di bilancio, è stato istituito il Fondo assegno universale e servizi alla famiglia al fine di dare risposta a questa priorità. La nostra interrogazione è volta quindi a sapere quali siano le tempistiche previste per la presentazione del disegno di legge collegato alla legge di bilancio e quale sia il progetto complessivo del Governo per affrontare questa priorità con un intervento organico e integrato.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari Opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Certamente sono dati preoccupanti quelli che l'Istat ha certificato e che ci impegnano a dare risposte pronte ed efficaci ad una situazione che da troppo tempo segna il nostro Paese: il calo delle nascite e un basso tasso di fecondità. Si tratta di un problema multidimensionale che necessita quindi di attivare processi multidimensionali attraverso azioni integrate e coordinate; un cambio di passo necessario per un Paese che deve rimettersi in cammino e a cui dobbiamo restituire innanzitutto fiducia e speranza su cui fondare la libertà di compiere scelte per il futuro tra cui quella della genitorialità. È proprio in questa direzione che abbiamo concepito il Family Act, una proposta integrata che in questi giorni è oggetto di rifinitura con il Presidente Conte e gli altri Ministri interessati e tutte le forze della maggioranza. La legge delega del Family Act prevede più capitoli: assegno universale per i figli, sostegno all'educazione, nuove norme per i congedi parentali, incentivi al lavoro femminile e sostegno all'autonomia giovanile. Concretamente si propone un assegno per ogni figlio fino ai diciotto anni composto da una parte fissa universale e una variabile legata all'ISEE della famiglia. Le risorse si dovranno trovare nella riorganizzazione delle misure esistenti aggiungendole al fondo di oltre 2 miliardi già introdotto in legge di bilancio e alle nuove risorse che potranno essere trovate in fase di attuazione delle deleghe. Il tema è da tempo all'attenzione anche delle Aule parlamentari e stiamo dunque lavorando per verificare le possibili convergenze di tali percorsi, attraverso un apposito tavolo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che, da me convocato, si è già riunito una prima volta il 14 febbraio scorso ed è riconvocato nella giornata di domani. Con il Family Act si intende valorizzare l'educazione, anche quella non formale, tramite apposite misure di rimborso, defiscalizzazione delle spese con finalità educative sostenute dalle famiglie. Altro punto qualificante è l'incentivazione del lavoro femminile, nonché l'armonizzazione dei tempi di vita compreso quello del lavoro. Le donne non devono essere costretta a scegliere tra l'essere madri e la carriera professionale. Gli strumenti da utilizzare a questi fini si prevede possano consistere nell'introduzione di un'indennità integrativa per il rientro al lavoro, ovvero premi per lo smart working o altre forme di flessibilità oraria. Un'adeguata normativa sui congedi parentali è, infine, fondamentale per affermare un principio di corresponsabilità tra padre e madre nella cura dei figli, promuovendo un processo culturale ormai indispensabile. Infine, una parte della legge delega è dedicata alla promozione di percorsi di supporto all'autonomia e al protagonismo dei giovani, incentivandone il conseguimento dell'autonomia finanziaria e abitativa, la formazione e l'ingresso nella vita attiva.

PRESIDENTE. Il deputato De Filippo ha facoltà di replicare.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, Ministra, noi siamo molto soddisfatti delle sue parole, non solo per la puntualità della sua risposta, ma anche perché intravediamo in quelle parole e in quella risposta finalmente - uso non a caso questo avverbio - una strategia complessa, multiforme e anche articolata su una pluralità di azioni, che è l'unico modo per affrontare un problema che noi consideriamo epocale, che è quello della cosiddetta trappola demografica, che la mia collega ha provato anche a descrivere con i drammatici dati che anche nel nostro Paese purtroppo si declinano in questa difficile dimensione. Una trappola demografica che è un peso straordinario e negativo in termini sociali, in termini culturali, ma anche e soprattutto in termini di sviluppo economico per il nostro Paese.

Siamo quindi particolarmente d'accordo su questa strategia, che il Governo ha messo in campo con un provvedimento articolato, con un collegato alla legge finanziaria che sarà presentato da qui a breve, che è l'unico modo per tenere in campo azioni che possano dare risposte e dare una funzione vera alla famiglia. La famiglia nel corso degli anni è stato un luogo di citazioni per la politica: siamo molto contenti che da oggi diventerà un luogo di azioni della politica, perché solo attraverso l'assegno universale, il sostegno all'educazione, incentivare più e meglio il lavoro femminile, costruire meccanismi ulteriormente innovativi e lungimiranti per i congedi parentali, solo attraverso queste azioni e queste misure si possono sicuramente articolare politiche nel nostro Paese che possano affrontare una delle grandi emergenze storiche che nei Paesi occidentali, e, direi, vieppiù nel nostro, segnalano con dati così negativi il saldo naturale e una dimensione di difficoltà demografica che sicuramente noi potremo affrontare meglio nei prossimi anni. Grazie ancora per la sua risposta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Chiarimenti in ordine a indirizzi e criteri relativi alla ricerca e alla selezione dei dirigenti delle società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze – n. 3-01317)

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01317 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, signor Ministro, nelle prossime settimane si andranno a definire i membri dei CdA delle più importanti aziende ed enti di Stato: parliamo di Fintecna, Terna, ANAS, Leonardo, Poste Italiane, ENI. Noi vorremmo capire quelli che sono i criteri che sono stati dati alle società, ai cosiddetti cacciatori di teste per andare a individuare i manager, evitare possibilmente quel che è successo in passato, una certa “vicinanza” tra alcune di queste società e i manager che sono stati poi individuati, capire quali sono i criteri e gli indirizzi che ha dato il Governo, capire se sono state già selezionate queste società e in base a quali criteri, chi pagherà queste società e quali sono i criteri di trasparenza che si vogliono dare nei confronti delle nomine, anche rispetto all'Assemblea parlamentare. Lo dico perché noi siamo fortemente preoccupati, non solo perché ci sono moltissime nomine importanti, ma anche perché il Governo non è che abbia dato segnali particolarmente incoraggianti sulle gestioni, ad esempio, industriali in questo momento nel Paese; vorremmo quindi che perlomeno i criteri di individuazione di questi CdA fossero il più possibile attinenti alle qualifiche di chi viene individuato e non alle vicinanze politiche.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, rispondo volentieri all'interrogazione a primo firmatario onorevole Molinari, relativa al procedimento per la selezione degli head hunter e alla definizione dei criteri che costoro dovranno seguire nello svolgimento dei loro compiti.

La selezione dei componenti degli organi di amministrazione e controllo nelle società direttamente controllate dal MEF è improntata a criteri che hanno l'obiettivo di individuare le professionalità migliori e le competenze manageriali necessarie per gestire società che operano in ambiti industriali, finanziari e di servizi caratterizzati da elevata complessità. La direttiva del 16 marzo 2017, adottata dall'allora Ministro Padoan, è coerente con il rispetto di tali criteri qualitativi e attitudinali e con le necessarie regole di trasparenza. Si è tenuto conto sia delle novità legislative sopravvenute negli ultimi anni, sia del fatto che la nomina degli organi di vertice nelle società a controllo pubblico implica comunque l'esercizio di un'attività di indirizzo politico-amministrativo.

In linea con quanto appena ricordato, a seguito della procedura avviata il 7 febbraio 2019 dal Dipartimento del tesoro per la selezione di società specializzate nell'executive search con il compito di identificare e valutare i componenti degli organi societari delle società direttamente controllate dal MEF, in data 8 marzo 2019 sono stati conferiti quattro incarichi alle società Eric Salmon & Partners, Key2People Executive Search, Russel Reynolds Associates e Spencer Stuart Italia. Gli incarichi scadranno il 31 dicembre 2020; le società suddette stanno quindi provvedendo agli adempimenti loro richiesti.

Voglio anche aggiungere che tra i criteri e gli indirizzi ulteriori che naturalmente si dovranno seguire vi è quello dell'equilibrio di genere, recentemente rafforzato in legge di bilancio, assicurando che il genere meno rappresentato, storicamente le donne, ottenga una rappresentanza di almeno due quinti degli amministratori eletti e dei membri del collegio sindacale.

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di replicare.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Ma a me sarebbe piaciuto che tra i criteri ci fosse anche una valutazione dei risultati ottenuti nei vecchi CdA e delle performance delle aziende: perché il problema professionale del singolo è assolutamente importante, mi piacerebbe anche però vedere persone non solo che hanno portato nella loro vita dei risultati positivi alle aziende, ma anche di vedere confermato chi oggi, all'interno delle aziende, ha dimostrato di aver lavorato bene e aver lavorato in trasparenza. Lo dico perché non vorrei che poi le valutazioni fossero di altro tipo e non fossero di carattere oggettivo. Purtroppo già in passato è chiaro che questo tipo di normativa, fatta da due Governi fa, ha lasciato spazio comunque a delle prestazioni assolutamente opache. Mi auguro quindi che verranno effettuate le scelte migliori; staremo a giudicare se ci sarà, ovviamente, una trasparenza sulle scelte che passi da dei risultati oggettivi, e non da delle valutazioni di vicinanza politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a potenziare le infrastrutture portuali dell'area di Manfredonia e delle Isole Tremiti – n. 3-01318)

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01318 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Gentile Ministro De Micheli, lei ha il testo completo di questa mia interrogazione, per cui mi limiterò a sintetizzarla dicendo che il maltempo, che in maniera sempre più frequente e aggressiva investe la provincia di Foggia, ha causato notevoli problemi nel piccolo porto delle Isole Tremiti, con danni e gravi rischi alle imbarcazioni in acqua. Rischi invece corsi, ma fortunatamente evitati nel porto commerciale di Manfredonia, dove, a fine dello scorso novembre, oltre cinquanta pescherecci hanno abbandonato gli ormeggi assegnati, trovando riparo nell'adiacente porto turistico Marina del Gargano.

Questi avvenimenti hanno portato drammaticamente alla ribalta due questioni estremamente critiche: le Isole Tremiti, paradiso naturalistico e turistico, non possiedono un porto che possa dirsi tale, mentre Manfredonia, che ospita la seconda flotta peschereccia come numero di imbarcazioni d'Italia, ha un porto assolutamente insicuro.

Le chiedo, quindi, Ministro De Micheli, se, a seguito di quanto illustrato e di quanto indicato nel testo completo in suo possesso, vi sia l'intenzione di attuare azioni infrastrutturali per le quali vi sono anche considerazioni di altra natura da fare, che le offrirò in sede di replica.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. In merito alla sicurezza del porto di Manfredonia, l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale ha rappresentato l'insussistenza di situazioni di criticità o di insicurezza per la flottiglia da pesca ormeggiata. Ad ogni modo, d'intesa con la capitaneria di porto, l'Autorità di sistema sta procedendo all'elaborazione di un nuovo piano ormeggi finalizzato ad elevare ulteriormente gli standard di sicurezza e anche di efficienza. Circa il prolungamento del molo di levante, evidenzio che esso sarà valutato in sede di redazione del nuovo piano regolatore che sarà avviato a seguito dell'approvazione del documento di pianificazione strategica di sistema di recente adottato dall'Autorità e attualmente all'esame del Ministero delle Infrastrutture e della regione Puglia ai fini dell'intesa.

Certamente, ogni miglioramento infrastrutturale del porto di Manfredonia previsto nel futuro piano regolatore andrà a vantaggio anche dei collegamenti con le isole Tremiti e del locale porto, la cui disciplina e gestione rientrano direttamente nella competenza della regione Puglia e dell'amministrazione comunale.

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di replicare.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Dunque, Ministro, da quanto mi ha detto per ciò che riguarda le isole Tremiti, la mancanza - perché effettivamente di mancanza si tratta - di una struttura portuale – seppur minima, voglio dire, almeno ottanta posti – decreterebbe la morte dell'unico arcipelago del Mar Adriatico che è un vero e proprio angolo di paradiso intatto e ricco di bellezze naturalistiche. In inverno verrebbero a mancare le condizioni minime per poter svolgere l'attività del mare, che è l'unica risorsa vitale disponibile, mentre in estate la mancanza di un approdo certo, sicuro, scoraggerebbe chi desidera vivere una vacanza in mare, con verosimile allungamento della stagione turistica, oltre che a rivitalizzare l'interesse delle compagnie di navigazione per il cabotaggio verso le isole Tremiti, appunto. A Manfredonia, il problema della sicurezza portuale - mi dispiace che l'Autorità si sia espressa in quella maniera, dicendo che non vi siano criticità - in realtà si aggiunge ai tanti altri che condizionano le attività di pesca, fondamentale risorsa economica in un territorio difficile.

L'allungamento del molo di levante nel porto commerciale è indispensabile per evitare che il moto ondoso sospinto dai venti meridionali penetri nel bacino portuale, creando situazioni di pericolo per i pescherecci. A questo proposito, le offro una riflessione, che lei, però, ha anticipato, Ministro, dicendo che diventa indispensabile, in tempi meno che brevi, l'intesa tra MIT e la regione Puglia che porti all'approvazione, da parte di quest'ultima, del documento di pianificazione strategica di sistema portuale, preludio alla redazione del piano regolatore portuale da cui scaturirebbe il documento di pianificazione urbanistica che, oltre ad altri interventi, completerebbe anche l'allungamento dei moli.

Questi interventi, in conclusione, Presidente, significherebbero maggiori entrate anche per lo Stato, tramite i tributi, oltre che dare un sostegno di attenzione ad un territorio che, oggi più che mai, ha bisogno di sentire la presenza forte, giusta e di sostegno imprenditoriale delle istituzioni.

(Iniziative di competenza per il rilancio del trasporto ferroviario, anche al fine di superare il divario tra Nord e Sud del Paese – n. 3-01319)

PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01319 (Vedi l'allegato A).

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministra, questa interrogazione parte dal rapporto Pendolaria che ci consegna una fotografia del trasporto ferroviario in chiaroscuro. Aumentano sicuramente i passeggeri sull'Alta Velocità, fatto positivo, ma questo, come è noto ai più, spacca l'Italia in due, nel senso che l'Alta Velocità, come è noto, si ferma a Salerno e tutto ciò che c'è dopo Salerno resta tagliato fuori da questa positività.

Milioni di passeggeri che sono aumentati sull'Alta Velocità, abbattendo anche le emissioni di CO2, ma, nonostante questo, visti i mezzi vecchi, soprattutto al Sud, che si utilizzano su tante linee ferroviarie ad unico binario e a gasolio, l'abbattimento di CO2 delle ferrovie è il più basso rispetto agli altri mezzi di trasporto esistenti. Si evidenzia questa rottura del Paese ancora di più nell'utilizzo, cioè, mentre aumenta il numero dei passeggeri in quasi tutte le regioni, diminuiscono in Campania, diminuiscono in Basilicata, diminuiscono in Molise, diminuiscono in Calabria, e, come dicevamo prima, non esiste la certezza della possibilità di avere l'Alta Velocità. Per questo, noi vogliamo chiedervi quali sono le iniziative che il Governo intende prendere per migliorare e riprendere una cura del ferro in modo tale da avere un modello di sviluppo dentro un'idea di Green New Deal.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Gli investimenti pubblici sono certamente indispensabili per la crescita del Paese ed è fermo intendimento del Governo innalzare la capacità e le prestazioni dell'infrastruttura ferroviaria e migliorare la connettività con l'innalzamento della velocità sugli assi adriatico e tirrenico, con l'obiettivo di migliorare, ovviamente, la mobilità delle persone e delle merci. Con specifico riguardo alla rete infrastrutturale ferroviaria, il contratto di programma RFI 2017-2021 prevede l'effettuazione di interventi al Sud per il 36 per cento delle risorse stanziate, percentuale che, in sede di aggiornamento per gli anni 2018 e 2019, è stata elevata rispettivamente al 48 per cento e al 41 per cento.

Nel dettaglio, evidenzio che sono stati previsti finanziamenti e interventi relativi alla linea Alta Velocità Napoli-Foggia-Bari, per 5,8 miliardi, al raddoppio Bari-Taranto, per 479 milioni, all'upgrading tecnologico e al potenziamento infrastrutturale della Salerno-Reggio Calabria, per 450 milioni, oltre ai 3 miliardi che prevederemo nel prossimo provvedimento legislativo per portare questa tratta all'Alta Velocità di rete, ovvero Alta Capacità per le merci, alla rete ferroviaria siciliana raddoppio Messina-Catania, per 2,3 miliardi, al raddoppio della Messina-Ragusa, per 127 milioni, al raddoppio della Palermo-Messina, per 939 milioni, e al collegamento Alta Velocità di rete Catania-Palermo, per un investimento di 5,6 miliardi. Inoltre, la velocizzazione della direttrice Salerno-Taranto, per 50 milioni, l'elettrificazione e l'ammodernamento della Barletta-Canosa, per 45 milioni, l'ammodernamento della Potenza-Foggia, per 213 milioni, e la sistemazione di tutto il nodo di Bari, per 160 milioni di euro, oltre alla variante Bari centrale-Bari Torre a Mare, per 391 milioni di euro. Aggiungo che il piano industriale 2019-2023 di Rete Ferroviaria Italiana prevede, inoltre, l'effettuazione di interventi al Sud pari a 39 miliardi di euro, di cui 33 già finanziati, con un tasso medio annuo di crescita degli investimenti al Sud pari al 15 per cento.

Al contempo, sono previsti investimenti volti a ridurre i tempi di percorrenza dalle regioni del Sud verso il Nord Italia, garantendo un servizio di alta qualità già nei prossimi mesi. Circa l'età media del materiale rotabile utilizzato per i servizi intercity, il MIT ha autorizzato il progressivo impiego di mezzi di trazione provenienti dal servizio Freccia, ove compatibili con l'infrastruttura esistente, sollecitando, al contempo, Trenitalia alla sostituzione delle locomotive maggiormente vetuste. Infine, si è provveduto ad assegnare per il trasporto pubblico ferroviario regionale nel Sud Italia risorse statali pari a 815,9 milioni di euro, che consentiranno, unitamente alle risorse stanziate dalle regioni, l'acquisto di nuovo materiale rotabile per oltre un miliardo e 350 milioni.

PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di replicare.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente, grazie, Ministra. Inizio con una battuta, nel senso che a volte si dice: “piuttosto che niente è meglio piuttosto”. Ho sentito i numeri e quello che lei ci ha detto, ed è una modalità di investimento; penso che però vada fatto di più e meglio per il Mezzogiorno d'Italia. Lei giustamente ha detto - così le ha citate -delle due dorsali, l'adriatica e la tirrenica, ma ce n'è un'altra, che è la jonica, che non ha citato; la ragione è che la jonica è quella che sta più indietro di tutte rispetto alle modalità. Eppure, penso che il Sud non si fermi in Puglia, a Bari. C'è bisogno di arrivare fino in fondo, di mettere insieme tutto il Mezzogiorno d'Italia, perché soltanto facendo ripartire e dando forza alle infrastrutture del Mezzogiorno d'Italia nel loro insieme riesce a ripartire l'Italia. Per cui, le dico, davvero, che i dati che ci ha detto sono positivi, molto positivi per gli aspetti che ha riguardato. Vi chiederei un'attenzione maggiore per il Sud per chiudere quel triangolo che va da Napoli fino a Reggio Calabria e a Bari, che può costituire un'infrastruttura del Mezzogiorno che può competere non solo con altri ma che può essere un centro di investimento dell'Italia nel Sud d'Italia, mettendo tutti i cittadini nelle stesse condizioni, cioè quelle di potersi muovere, di essere cittadini a tutti gli effetti e di poter dare al Mezzogiorno d'Italia, con una capacità di movimento, un'idea di sviluppo che oggi non c'è.

(Iniziative di competenza volte a scongiurare la crisi di Air Italy e garantire un adeguato regime di continuità territoriale da e per la Sardegna – n. 3-01320)

PRESIDENTE. Il deputato Marino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01320 (Vedi l'allegato A).

BERNARDO MARINO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, 1.450 lavoratori della compagnia aerea Air Italy, dislocati tra Olbia e Malpensa, vivono momenti di grande apprensione. La compagnia ha chiuso improvvisamente i battenti, con una decisione repentina quanto sciagurata. La liquidazione in bonis, formula scelta dagli azionisti di Air Italy - Qatar Airways e Akfed - non concede al Governo gli strumenti per mettere al riparo i lavoratori attraverso gli ammortizzatori sociali e non lascia spazio a una verifica per trovare eventuali alternative in grado di consentire il salvataggio del vettore. La crisi di Air Italy, oltre a ricadere in maniera inaccettabile, è quasi interamente sulle spalle dei lavoratori e potrebbe causare anche seri contraccolpi alla continuità territoriale della Sardegna, già a rischio per i ritardi accumulati dalla regione Sardegna nella predisposizione del nuovo bando. Si tratta di una partita complessa e ne siamo tutti consapevoli ma, allo stesso tempo, riteniamo che a nessuna azienda possa essere consentito di comportarsi con tale spregiudicatezza nei confronti delle istituzioni e dei lavoratori di questo Paese. Chiediamo, quindi, a lei quali siano le iniziative in atto per tutelare la dignità di tutti i lavoratori coinvolti e anche il diritto alla mobilità dei cittadini sardi.

PRESIDENTE. La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, cari colleghi, in questi giorni, come sapete, siamo al lavoro per affrontare la crisi di Air Italy e le conseguenze per i lavoratori e per l'utenza. Come è noto, l'assemblea degli azionisti ha dichiarato la messa in liquidazione volontaria della società. Non appena appresa la notizia, ho convocato i liquidatori e l'ENAC per fare il punto della situazione, manifestando la forte irritazione del Governo per il mancato coinvolgimento delle istituzioni in una scelta foriera di notevoli conseguenze sul piano occupazionale e trasportistico e chiedendo di individuare, alla società e ai liquidatori, percorsi alternativi rispetto a quello della liquidazione, al fine precipuo di assicurare la massima tutela per i lavoratori e la continuità dei voli. Sono stati attivati contatti diretti con le autorità qatariote per verificare la disponibilità a mantenere gli investimenti in Air Italy. Proprio oggi ho incontrato l'ambasciatore in Italia del Qatar, che ha ribadito il carattere strategico dei rapporti tra i due Paesi e manifestato la disponibilità a individuare ogni possibile soluzione condivisa. Nei prossimi giorni, anche a seguito del confronto con le organizzazioni sindacali, nonché delle risposte che verranno fornite dalla proprietà, che non è solo qatariota come gli interroganti sanno bene, sarà possibile definire il quadro complessivo della vicenda sulla quale modulare i prossimi interventi che necessariamente coinvolgeranno sia le amministrazioni statali competenti, ma ovviamente anche quelle regionali, in particolar modo quelle sarda e lombarda. Di tutte le iniziative assunte si provvederà a fornire una tempestiva e adeguata informativa al Parlamento.

Quanto al tema della continuità territoriale, il Governo, congiuntamente agli uffici della rappresentanza permanente d'Italia a Bruxelles, è impegnato a sostenere una rapida soluzione condivisa a supporto della regione Sardegna, che è la titolare della competenza primaria in materia. Lunedì scorso, nel corso degli incontri a Bruxelles tra le strutture della Commissione, il governatore della regione e la rappresentanza italiana, la Commissione ha chiesto alla regione, ai fini dell'adozione del nuovo regime, di procedere all'affidamento di uno studio trasportistico che metta in evidenza le esigenze peculiari della continuità territoriale dell'area sarda.

Nel frattempo, verrà garantita la continuità dei servizi e a tal fine adotterò nelle prossime ore il decreto necessario per consentire la prosecuzione di tutti i servizi di continuità territoriale. A detto decreto seguirà l'adozione, da parte della regione, dei provvedimenti amministrativi per addivenire rapidamente alla gara.

PRESIDENTE. Il deputato Marino ha facoltà di replicare.

BERNARDO MARINO (M5S). Grazie, Ministro. È di queste ore la notizia che Qatar Airways ha investito 600 milioni di dollari per ampliare la sua partecipazione azionaria nell'International Airlines Group, la holding che controlla British Airways. Tutto ciò avviene mentre manda in liquidazione Air Italy come fosse un fardello di cui disfarsi, senza curarsi del destino di 1.450 persone alle quali non intende concedere nemmeno il paracadute degli ammortizzatori sociali.

Questo modo di fare impresa non appartiene alla nostra cultura e dev'essere stigmatizzato e contrastato con tutti gli strumenti possibili. Sono certo, Ministro, che l'irritazione da lei espressa si tradurrà in opportune iniziative diplomatiche, come lei stessa ha detto, considerati i rapporti economici che legano Italia e Qatar in diversi settori e spero anche - mi sia consentito dirlo - che l'onda delle speculazioni politiche su questa dolorosa vicenda si plachi finalmente. Lo dico, in particolare, a qualche collega dell'opposizione che ha provato a recuperare il consenso perduto in anni di malgoverno, scaricando responsabilità a chi oggi è alla guida del Paese, magari allo scopo di mascherare gli evidenti errori della sua parte politica che oggi, invece, governa la regione Sardegna con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Si mettano un po' d'accordo, anche perché proprio ieri il presidente Solinas ha avuto parole di elogio per l'operato del Governo.

Prendo atto della decisione dell'azienda di attuare i collegamenti in continuità fino al 16 aprile, data di scadenza dell'attuale regime, ma non posso non rilevare che dal 3 febbraio scorso, giorno in cui l'aeroporto di Olbia è stato chiuso per lavori di ristrutturazione e ampliamento della pista, Air Italy ha smesso di fatto di volare in continuità, rifiutando di trasferire i voli ad Alghero e, di fatto, causando una drastica riduzione dei collegamenti sulle rotte da e per Roma e Milano. Anche questo atteggiamento si traduce in un danno serio per il diritto alla mobilità dei sardi.

Concludo, evidenziando, comunque, la mia soddisfazione per l'impegno che in queste ore viene profuso su più fronti e su più tavoli per scongiurare il rischio che la Sardegna veda messa a repentaglio la sua continuità territoriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a risolvere le criticità dei collegamenti aerei da e per la Sardegna, garantendo la continuità territoriale e i livelli occupazionali in relazione alla crisi di Air Italy – n. 3-01321)

PRESIDENTE. Il deputato Gavino Manca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gariglio ed altri n. 3-01321 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GAVINO MANCA (PD). Grazie, signor Presidente. Signora Ministro, colleghi, il 12 febbraio, come tutti noi sappiamo, gli azionisti di Air Italy, Alisarda e Qatar Airways hanno deciso, all'unanimità e in modo unilaterale, di mettere la società in liquidazione in bonis e nei giorni successivi hanno inviato le lettere di licenziamento per tutti i 1.450 lavoratori. Per i lavoratori di Air Italy, vista la procedura scelta per liquidare la società, sembra che sia da considerarsi esclusa la possibilità di poter usufruire del trattamento straordinario di integrazione salariale previsto in caso di crisi aziendali. Sulla vicenda il MIT, come ci diceva poc'anzi il Ministro, ha convocato i sindacati, la regione Sardegna e ha scritto ai liquidatori per formalizzare l'urgente richiesta di cambio della procedura, dal momento che la liquidazione in bonis danneggia pesantemente i lavoratori e mette a repentaglio la garanzia dei collegamenti della Sardegna.

Signora Ministro, le chiediamo quali iniziative urgenti intenda e si stiano già mettendo in atto per affrontare questa devastante situazione di crisi della società Air Italy. Le chiediamo di attivare con forza tutte le procedure utili per convincere i soci a rivedere la loro posizione, di attivare tutte le interlocuzioni per favorire l'ingresso di eventuali nuovi soci e, nel frattempo, specialmente di verificare che, tramite gli ammortizzatori sociali, sia garantita ai lavoratori l'opportunità di poter percepire ancora uno stipendio.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Riprendo quanto appena riferito sulla vicenda Air Italy in risposta al collega sulle esigenze di assicurare la continuità territoriale con la regione Sardegna, evidenziando che siamo al lavoro per approfondire tutte - e dico “tutte” - le possibili soluzioni che tutelino i diritti dei lavoratori, i diritti dei passeggeri e i diritti dei sardi. Sono certa che troveremo una soluzione condivisa con la Commissione europea per garantire la continuità dei collegamenti senza interruzioni ma, comunque, già nelle prossime ore, come già detto, firmerò il decreto che garantirà la continuità territoriale in Sardegna fino alla fine del corrente anno.

Quanto alla tutela dei lavoratori della società Air Italy, nel corso dell'incontro che ho tenuto con i liquidatori ho ribadito la necessità di verificare la possibilità di individuare altre soluzioni alternative a quella della liquidazione in bonis che potrebbero adeguatamente assicurare la conservazione degli attuali livelli occupazionali.

Evidenzio che il Ministero del Lavoro ci ha comunicato che la società Air Italy non ha fatto di recente ricorso agli ammortizzatori sociali e che, ai sensi dell'articolo 20, comma 3, lettera a) del decreto legislativo n. 148 del 2015, la disciplina in materia di intervento straordinario di integrazione salariale è applicabile anche alle imprese del trasporto aereo. Ad ogni modo, l'impegno del Governo, che domani verrà formalmente assunto nell'incontro organizzato presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, al quale parteciperà la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico Todde e al quale sono state invitate tutte le sigle sindacali e le due regioni e i rappresentanti, i Presidenti delle due regioni coinvolte, è quello comunque, qualunque sarà la risposta degli azionisti alla nostra richiesta, di sostenere il reddito con concrete prospettive di impiego di tutti i lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. La deputata Mura ha facoltà di replicare.

ROMINA MURA (PD). Grazie signor Presidente. Signora Ministra, prendiamo atto dell'impegno suo e del Governo rispetto alla vicenda Air Italy e alla continuità territoriale aerea. Riteniamo che il massimo impegno debba essere profuso per la tutela dei 1.450 lavoratori che, oltre a essere donne e uomini con prospettive, famiglie e dignità da salvaguardare, sono un prezioso patrimonio di competenze. Riteniamo inoltre che sia necessario intervenire anche in sede comunitaria sulle regole del settore aereo, per superare il vuoto normativo che consente ahimè azioni di dumping industriale e contrattuale, che generano inaccettabili asimmetrie competitive: succede per Air Italy, per Alitalia e per tutto il nostro sistema di trasporto aereo. E per terminare, Ministra, la Sardegna, visto che la crisi di Air Italy, come d'altronde anche quella di Alitalia, pesano in maniera rilevante sulla continuità territoriale sarda, rilevante e anche devastante, ecco, al riguardo, Ministra, io vorrei consegnarle un pensiero: è inaccettabile che, riguardo alla continuità territoriale, la Sardegna debba scegliere fra il diritto alla mobilità dei sardi e quello all'accessibilità, essenziale condizione di sviluppo e per l'attualizzazione di quelle che sono le proprie potenzialità turistiche. È inaccettabile e per questo noi diciamo che non ci piace l'Unione Europea che ci dice: “O così o niente”, o diritto alla mobilità dei sardi e non l'accessibilità. Per questo diciamo che le regole europee in materia di aiuti di Stato e concorrenza vanno cambiate e noi, insieme a lei e al nostro Governo, vogliamo e dobbiamo aprire un tavolo con la Commissione, affinché l'insularità sia riconosciuta quale parametro sulla base del quale scrivere nuove regole, che garantiscano effettive pari opportunità attraverso il superamento degli attuali e insopportabili squilibri territoriali, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte all'attivazione di un nuovo regime di continuità territoriale aerea da e per la Sardegna, in relazione alla messa in stato di liquidazione della compagnia Air Italy – n. 3-01322)

PRESIDENTE. Il deputato Cappellacci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01322 (Vedi l'allegato A).

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie Presidente. Signora Ministra, la Sardegna nel 2014 ha subito il taglio della continuità aerea per le rotte minori (Bologna, Napoli, Torino e Verona). Resta in vigore, ma solo sino al 16 aprile, quella per Roma e Milano. Questa situazione, come abbiamo sentito già in quest'Aula, è aggravata dalla messa in stato di liquidazione della Air Italy, che opera - operava, ahimè - sullo scalo di Olbia, con una crisi che coinvolge ben 1.400 lavoratori, oltre 1.400 lavoratori. Allora, preso atto della volontà di concedere una nuova proroga sino al dicembre 2020, restano aperte alcune questioni che secondo me sono decisive. La prima è quella di accelerare l'iter che consenta di pubblicare nuovi bandi. La seconda è quella di difendere la continuità territoriale per la Sardegna nelle o dalle interpretazioni restrittive di Bruxelles. A questo proposito, ricordo che l'articolo 16 del Regolamento comunitario 2008 parla chiaro: uno Stato membro può imporre oneri di servizio pubblico, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione e servita dall'aeroporto stesso.

Allora, visto che viviamo in un'isola, credo non ci sia necessità di dimostrare il contrario: queste rotte sono vitali per il diritto alla mobilità dei cittadini e per lo sviluppo della nostra terra e delle nostre imprese. E infine, la terza questione è affrontare al più presto, insieme alla regione e agli illustri colleghi del MISE, la vertenza Air Italy. Per questo vi chiediamo, alla luce di questa situazione, quali azioni intendiate porre in essere per assicurare la continuità territoriale sarda su tutti gli aeroporti della Sardegna e per scongiurare la chiusura della compagnia Air Italy e la salvaguardia dei relativi posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. A partire dal 2017, l'imposizione degli oneri di servizio pubblico sui collegamenti aerei tra gli scali sardi di Cagliari, Olbia e Alghero e quelli di Roma-Fiumicino e Milano-Linate è stata, come è noto, oggetto di vari rilievi da parte della Commissione europea, con particolare riferimento al dimensionamento del servizio offerto e alle tariffe da applicare ai non residenti. Sul tema ci sono stati diversi incontri e contatti tra la regione Sardegna, che è titolare della competenza primaria in materia, la Commissione europea, la Presidenza del consiglio, il Dipartimento delle politiche europee e ovviamente il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, per arrivare alla definizione di un nuovo regime onerato, in linea con le indicazioni della Commissione, ma anche con i bisogni e le esigenze delle persone che vivono in Sardegna e che ci lavorano.

Ho già ricordato che lunedì scorso, nel corso degli incontri, a Bruxelles, tra le strutture della Commissione, il Governatore della regione e la rappresentanza permanente d'Italia, la Commissione ha chiesto alla regione, ai fini dell'adozione di un nuovo regime, di procedere all'affidamento, in prima battuta, di uno studio trasportistico, che metta in evidenza le esigenze peculiari della continuità territoriale aerea sarda. Nel frattempo, è necessario adottare tutte le misure idonee per garantire la continuità dei servizi nelle more dell'aggiudicazione delle rotte. A tal fine, come anticipato, adotterò nelle prossime ore il decreto necessario per consentire la prosecuzione dei servizi, a fronte dell'impegno assunto nell'incontro di ieri, da parte del Presidente della regione Sardegna di definire le procedure e affidare la gara entro il 31 dicembre 2020.

PRESIDENTE. Il deputato Cappellacci ha facoltà di replicare.

UGO CAPPELLACCI (FI). Signora Ministra, sarei un ipocrita e farei un torto alla mia terra se le dovessi esprimere soddisfazione per la sua risposta, a cominciare proprio dalla proroga, che è stata annunciata nella serata di ieri. Le interlocuzioni con la regione, lei sa, durano dallo scorso anno. Allora, se questa proroga fosse stata adottata prima di ieri, probabilmente avremmo scongiurato quello che è un danno ormai irreparabile, che è dovuto a molte prenotazioni disdette o non effettuate per la stagione turistica. Questo danno non è recuperabile. Insisto anche sul nodo centrale, che è quello del confronto con l'Unione europea; a me stanca sentir dire: “Ce lo chiede l'Europa”. Bisognerebbe forse andare a Bruxelles e dire: “Ce lo chiede la Sardegna”, ma ce lo chiede il diritto alla mobilità dei sardi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché credo che sia ora di pensare all'Europa come Europa dei popoli e non all'eurocrazia come Europa dei burocrati e questo credo che sia rinvenibile, questo mio appello, questo mio desiderio, questa mia richiesta, nelle regole proprio dell'Europa e, in particolare, nell'articolo 16 del Regolamento. Ma poi veramente mi creda, signora Ministra, non mi interessa qui fare il gioco delle parti: la continuità che è ancora in vigore e che verrà prorogata è quella che risale al 2013, quella della giunta Cappellacci, mi pare che già questo sia significativo.

Pongo, in chiusura, solo tre questioni: il danno irreparabile l'ho detto. Cosa succederà a Olbia dal 17 aprile? Perché stiamo parlando di una proroga che riguarda Alghero e Cagliari, allora vorrei sapere cosa succederà a Olbia, come viaggeremo da Olbia. E, infine, prendo atto del vostro impegno per risolvere i problemi di Air Italy e i loro lavoratori, ma credo che forse vi farebbe più onore e sarebbe più utile pensare a un impegno che miri alla salvaguardia della continuità aziendale, non alla possibilità di applicare gli ammortizzatori sociali. Purtroppo, ecco, non ho visto fatti concreti da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti circa il coinvolgimento del Governo nella crisi di Air Italy e iniziative volte alla salvaguardia della continuità territoriale con la Sardegna e alla tutela dei livelli occupazionali – n. 3-01323)

PRESIDENTE. Il deputato Rotelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01323 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Non ci poteva andare meglio, a noi di Fratelli d'Italia, ascoltare per ultimi e, quindi, sentire tutti i question time presentati sulla vicenda di Air Italy, Ministro. La cosa incredibile è che il Governo Renzi, con il Ministro Delrio, nel 2016, ha accolto con i tappeti rossi questo tipo di accordo con Qatar Airways, che si sta risolvendo in questa maniera. Abbiamo sentito degli aggettivi, durante questo dibattito, come “improvvisa, repentina scelta della compagnia”, abbiamo sentito, da parte sua: “non appena ho appreso la notizia, mi sono data da fare”. Noi, come Fratelli d'Italia, è dalla fine del 2018 che vi stiamo dicendo, con atti parlamentari, a lei e al suo predecessore, quali erano i problemi di Air Italy. Con un question time presentato in Commissione trasporti da me, dal collega Deidda e da Carlo Fidanza, avevamo già, a gennaio del 2019 - più di un anno fa -, messo luce su questa situazione nella quale, intanto, venivano delocalizzati dei dipendenti di Air Italy che, dalla Sardegna, venivano spostati a Milano.

Io quello che le chiedo è di non prenderci in giro: non era nulla di improvviso, niente è stato improvvisato; le dirò di più. Il primo a denunciare questa cosa è un collega proprio del suo partito, del Partito Democratico, l'ex assessore ai trasporti della regione Sardegna, che già un anno e mezzo fa diceva che questa situazione sarebbe finita male, come è andata adesso. Non prendeteci in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Intanto, ringrazio tutti i colleghi che mi hanno dato l'opportunità di parlare in quest'Aula della vicenda Air Italy. Ovviamente, confermo quanto comunicato in ordine alla continuità territoriale aerea della Sardegna, a quanto già anticipato sulla liquidazione della società Air Italy e ai conseguenti riflessi occupazionali. Assicuro ancora che il Governo è al lavoro non solo per evitare l'isolamento della Sardegna, portando avanti ogni iniziativa possibile per una soluzione condivisa, ma anche per assicurare i livelli occupazionali, oltre che la valutazione, ovvia, ma anche molto profonda e seria, di eventuali alternative industriali. Assicuro che gli incontri sono stati e continueranno ad essere ispirati alla tutela dei lavoratori, in primis, mediante non solo il sostegno del reddito, ma anche l'individuazione di concrete prospettive di impiego, per evitare danni economici al territorio sardo.

Quanto alla continuità territoriale aerea della Sardegna, il Governo è impegnato con gli uffici della Rappresentanza permanente, con il Dipartimento degli affari europei alla Presidenza del Consiglio e, ovviamente, come Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Nel garantire la continuità dei servizi da e per la Sardegna, confermo che la proroga che firmerò nelle prossime ore riguarda anche Olbia e il suo aeroporto, ovviamente, a partire dalla riapertura. L'attuale chiusura dell'aeroporto di Olbia è dovuta ad un intervento di ristrutturazione che era stato programmato già negli anni scorsi. Tale proroga, come già ho avuto modo di dire, varrà fino al 31 dicembre 2020, perché in questa direzione si muove l'impegno della regione Sardegna.

Ritorno sulla vicenda Air Italy per ribadire che già domani, nel confronto con le organizzazioni sindacali e con i rappresentanti della regione Sardegna e della regione Lombardia, verranno fornite tutte le informazioni e anche i dettagli del negoziato che il Governo ha attivato con la proprietà per definire un quadro complessivo che, se da una parte, speriamo, porti ad una modifica della scelta della liquidazione in bonis in favore di altri strumenti, comunque ci consenta di modulare interventi che coinvolgeranno tutte le amministrazioni statali e, quindi, non tanto il Ministero delle Infrastrutture, ma altri Ministeri e, ovviamente, quelle regionali. Di tutte le iniziative che assumeremo, ovviamente, daremo tempestiva informazione al Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, noi non faremo mai mancare il supporto a qualsiasi Governo, a qualsiasi iniziativa che salvi i posti di lavoro, ma non possiamo dimenticare quello che è accaduto in questi anni. Come ha detto il collega, io ricordo il Ministro Delrio, con il sottosegretario Bellanova, che esultava per l'ingresso della compagine qatariota in quel salvataggio di Alisarda, poi Meridiana, quello che era il gioiello della nostra isola. Poi, cosa succede?

Nel 2018, incomincia, quella compagnia, a trasferire personale dalla Gallura a Malpensa, con questo slogan: “Diventeremo il secondo vettore, anzi il primo, collegheremo l'Italia con tutto il resto del mondo” e, nel mentre, smontava un gioiello che era Meridiana manutenzioni, che era un gioiello della Gallura e della Costa Smeralda nella manutenzione degli aerei.

Non solo: noi lanciammo l'allarme, lo fa anche l'assessore del PD, Careddu, che dice: “Impegni disattesi, ci hanno tradito”. E venne il Ministro Toninelli a Olbia a dire che avrebbe sistemato tutto e vigilato. Cosa ha vigilato? Un sogno, Malpensa, che non si è mai realizzato, perché dimentichiamo che la vicenda Air Italy non è solo sarda, è soprattutto sarda, ma ci sono tanti lavoratori anche a Malpensa, tra cui alcuni sardi che si sono trasferiti abbandonando la propria casa, ricattati da loro: il lavoro o la casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In più, cosa fa? Noi avvertiamo, nel question time: “Air Italy sta smobilitando, serve un tavolo di concertazione per rivedere le norme”. Il sottosegretario Dell'Orco dice: “No, noi faremo questo tavolo con l'Europa per vedere”. Lettera morta, non succede niente. In più, cosa succede? Veniamo traditi in tutte quelle che sono le aspettative. Air Italy non ha più aerei; Air Italy ha un contratto con il Ministero della Difesa affidato a una compagnia bulgara; Air Italy è stata spolpata perché vende dei servizi agli stessi qatarioti e nessuno ha controllato e nessuno ha accertato quello che stava succedendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Adesso, bene, avremo la cassa integrazione, benissimo per i lavoratori, ma la Gallura e la Sardegna sono state spolpate di tutte le infrastrutture e abbiamo cancellato il secondo vettore aereo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E oggi sentiamo gli allarmi, le reprimende di chi? Toninelli dov'è? Toninelli dove è andato a finire? E le promesse di Toninelli di controllo? Noi mandiamo i nostri soldati con una compagnia bulgara nelle missioni internazionali, quando abbiamo professionalità che sono state formate in trent'anni…

PRESIDENTE. Deve concludere.

SALVATORE DEIDDA (FDI). …dal principe Aga Khan, e che stanno mandando a casa, perché la compagnia ha dichiarato che è stata avvisata, il suo Ministero è stato avvisato, il Ministero dello Sviluppo economico, venti giorni fa; hanno mandato le mail a Sky TG24, hanno dimostrato questa verità: carta canta. E voi non avete mosso un dito fino a quando non avete visto la tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Ascari, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Claudio Borghi, Boschi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Franceschini, Gallinella, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grande, Guerini, Invernizzi, Iovino, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Mauri, Migliore, Morani, Morelli, Orrico, Parolo, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scagliusi, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente, per una circostanza verificatasi pochissimi minuti fa, in Commissione giustizia, Presidente.

C'è stata una violazione pesantissima dei Regolamenti, in tema di voto sulla proposta di legge relativa alla prescrizione. Il voto sull'emendamento soppressivo è finito 24 a 23, a favore della soppressione. Se fosse finito 24 pari, la soppressione sarebbe stata negata e il Governo sarebbe andato sotto. Non è stato consentito - con una interpretazione folle, a mio giudizio, da parte della presidenza - di votare a un deputato, all'onorevole Colucci, che aveva una delega da parte del presidente del gruppo misto per l'intero provvedimento. Significa che per tutto il provvedimento non sarebbe più stata necessaria una ulteriore delega da parte del presidente.

Presidente, io le chiedo di analizzare gli atti. Chiederemo poi di essere ricevuti da lei, perché noi riteniamo che questa sia una violazione gravissima delle attribuzioni del Parlamento. La presidente Businarolo si è macchiata di un atto molto grave, perché, dal suo punto di vista, forse sarà una medaglia: ha salvato il Governo e ha fatto in modo che il Governo non andasse sotto. Da parte nostra e da parte dell'istituzione, noi la consideriamo una crepa, una lesione pesantissima, e sicuramente cercheremo in ogni sede di far valere le nostre ragioni e, soprattutto, le ragioni del Parlamento e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Anche io intervengo a nome del mio partito, per stigmatizzare quanto accaduto in Commissione giustizia: una maggioranza completamente allo sbando, completamente nel pallone e incapace di produrre uno straccio di proposta da discutere in Commissione; si limita a portare avanti degli emendamenti soppressivi, non avendo nemmeno i numeri per farli approvare e ricorre a degli espedienti assolutamente inediti, prima negando la possibilità a un collega di votare e poi con la discesa in campo del presidente di Commissione, che abbandona il ruolo tradizionalmente super partes, per indossare la maglia della propria squadra e cominciare a giocare. È evidente che oggi in II Commissione si è rotto qualsiasi equilibrio frutto del buonsenso, frutto del rispetto, frutto del rispetto delle prassi parlamentari e dei regolamenti.

Naturalmente nessuno osi più invocare da parte delle opposizioni comportamenti comprensivi, dopo che, per l'ennesima volta, si è fatto strame di ogni logica di buon senso dei Regolamenti. È bene che gli italiani sappiano che questa maggioranza opera ogni giorno solo ed esclusivamente nel terrore di tornare al voto anticipato, che spedirebbe a casa decine di parlamentari. Questo è francamente insopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Sempre sull'ordine dei lavori e sempre su analogo tema.

La cosa che ci ha fatto più pensare è quando la Presidente, non essendo in grado di decidere, ha chiesto un'interpretazione autentica a un collega, al collega Schullian, che naturalmente non ha potuto dare nessun tipo di interpretazione autentica, se far votare o non far votare un collega che aveva un'idonea delega.

Pertanto, pensiamo che ciò sia una cosa scandalosa. Purtroppo, per un solo voto, è passato il provvedimento di soppressione. Quindi, noi chiediamo al Presidente che intervenga e che ci faccia tornare in Commissione, facendo votare tutti quanti i commissari, non escludendo nessuno. Non si esclude nessuno dalla votazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Sì, Presidente, in merito alla questione che hanno sollevato i colleghi, solo per sottolineare che c'è stata una discussione sul punto. A nostro modo di vedere, la presidente ha agito con correttezza e secondo il Regolamento, dando una interpretazione a una delega, che era stata data a un collega, e che, secondo lei e anche secondo il nostro avviso, era una delega che si riferiva a una giornata particolare di lavori e che non poteva, invece, intendersi riferita all'intero provvedimento. Infatti, solo in quel modo si sarebbe potuto interpretare correttamente e dare una possibilità di voto al collega che era stato delegato. Quindi, io penso che non sia stata fatta nessuna forzatura, non ci sia stata nessuna violazione di prerogative da parte della presidente, che ha preso una decisione che le competeva, sulla base di una interpretazione che a noi sembra corretta. Anche se mi rendo conto che all'opposizione possa dispiacere, mi pare che tutto sia stato fatto secondo correttezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo scusa, Presidente, pensavo mi avesse visto. Velocissimo, anche perché non voglio aggiungere altro agli interventi dei colleghi. Io credo - e lo dico anche perché la nostra componente è parte interessata ovviamente di quello che è accaduto in Commissione giustizia - che, oltre a sostenere le ragioni già dette dagli altri colleghi, ci debba essere una doverosa verifica da parte sua, Presidente. Infatti, è chiaro che si vive di precedenti e qui c'è stata una delega, una sostituzione, con tutto il diritto - ovviamente ci sono tanti precedenti anche in altre legislature - da parte del collega Colucci, che era stato chiamato a sostituire un altro collega del gruppo Misto, a poter effettuare fino in fondo la propria parte, non solo avendo presentato a nome della nostra componente degli emendamenti, ma anche avendo il diritto, su questo provvedimento, perché si tratta del provvedimento, a pieno titolo, a poter rappresentare l'intero gruppo Misto. Quindi, la questione che le chiedo come verifica, ovviamente, perché poi non possa né costituire precedente, ma avere un indirizzo chiaro per tutti, è di verificare e di chiarire quanto è accaduto in Commissione giustizia. Lei ne capisce l'importanza e ovviamente la gravità del fatto (Applausi dei deputati del gruppo Applausi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Certo, mi riservo di verificare, questo è chiaro.

Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente, anch'io pensavo di essere visto prima, quando ho alzato la mano. C'è una regola molto semplice, quando c'è una votazione: o si è membri effettivi oppure si è in possesso di una delega. In questo caso la presidente Businarolo non ha fatto altro che rilevare che il deputato Colucci non fosse in possesso di delega per la votazione di oggi. Quindi, preso atto di questo, non è un'interpretazione della presidente: ha preso atto della situazione e, quindi, il deputato Colucci non ha partecipato alla votazione. Non c'è nulla di illegittimo, in ciò che ha fatto la presidente Businarolo e, quindi, la votazione è regolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 7 febbraio 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 7 febbraio 2020).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. Colleghi!

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei Ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, ho ritenuto doveroso, nel rispetto della centralità del Parlamento, aggiornarvi in vista del Consiglio europeo straordinario di domani, a Bruxelles, dedicato al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

Reputo infatti fondamentale, anche se domani, essendo un Consiglio straordinario, non era necessaria la comunicazione del Presidente del Consiglio, però ho ritenuto comunque fondamentale, come accaduto alla vigilia di precedenti Consigli europei nei quali era in agenda il quadro finanziario pluriennale, che la mia partecipazione al negoziato sia preceduta da una compiuta discussione qui, in questa sede, in Parlamento.

Il Consiglio europeo è chiamato a raggiungere un'intesa su qualità e quantità del bilancio europeo, che, nei sette anni che abbiamo davanti, servirà a dare attuazione alle politiche dell'Unione europea. Evidentemente non è una questione solo contabile, stiamo parlando dello strumento o degli strumenti finanziari per perseguire le politiche europee.

Un tratto caratterizzante di questo negoziato è che gli obiettivi delle politiche europee, nel periodo 2021-2027, hanno un'elevata incidenza su tutti i settori della vita dei cittadini del nostro Paese e dell'intero continente, e che ciò avviene all'interno di uno scenario caratterizzato dall'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e da crescenti tensioni caratterizzate da un marcato tratto neoprotezionista.

Nel prossimo settennato le politiche europee dovranno affrontare sfide complesse. Ne cito alcune: la transizione verde, il governo europeo dei flussi migratori, il rilancio della crescita e dell'occupazione. Dopo la lunga crisi economica, che ha accentuato le disparità territoriali e che ha acuito anche le disuguaglianze, la politica di coesione dovrà, ancor più che in passato, contribuire a ripristinare la convergenza fra territori e assicurare maggiori e più dignitose opportunità di lavoro, in particolare, per i più giovani.

La Politica agricola comune dovrà continuare a tutelare un settore importante dell'economia europea, salvaguardando e valorizzando al contempo il patrimonio naturale e il patrimonio culturale, anche nell'ottica di una transizione verde.

A fronte di queste complesse sfide, qual è la situazione del negoziato prima dell'incontro che avrà luogo domani e che il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel vorrebbe fosse conclusivo? Ecco, risponderò a questa domanda. Quanto alla situazione del negoziato, la proposta che il Presidente Michel ha fatto circolare il 14 febbraio apporta alcuni, sia pur lievi, avanzamenti rispetto al precedente quadro negoziale della Presidenza finlandese, che era stato fortemente criticato - lo ricorderete - da numerosi Stati membri, dalla Commissione e dal Parlamento europeo.

È apprezzabile, ad esempio, che si prosegua lo sforzo di semplificazione, riducendo i programmi europei da 58 a 37 rispetto all'attuale programmazione, e di modernizzazione del bilancio, ribadendo gli obiettivi di spesa da destinare ad azioni a tutela dell'ambiente. La proposta del Presidente Michel rimane, comunque, inadeguata al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione definiti dall'agenda strategica dei leader e dal programma della Presidente della Commissione europea.

Il vertice di domani a Bruxelles appare, dunque, complesso, complicato, perché basato su una proposta che non rispecchia le attese di dotare l'Unione europea di strumenti innovativi o anche solo adeguati all'elevata posta in gioco sulle priorità, sia quelle più tradizionali, sia le nuove.

Questa preoccupazione è condivisa anche dal Parlamento europeo, che - come il Presidente Sassoli e la Presidente Von der Leyen mi hanno indicato martedì scorso a Bruxelles, ma come pare sia emerso anche dall'incontro, ieri, con i rappresentanti delle varie formazioni politiche del Parlamento e del gruppo di lavoro sul bilancio - non esiterebbe a bocciare un bilancio inadeguato su obiettivi e politiche, quali la crescita, il lavoro, la transizione verde, la coesione, la politica agricola comune e la migrazione.

In merito all'approccio italiano, in questo Consiglio europeo straordinario desidero innanzitutto richiamare gli aspetti qualificanti della nostra posizione, che rimane coerente con quanto da me illustrato lo scorso dicembre e con la risoluzione adottata, sempre a dicembre scorso, da questo Parlamento sul tema del bilancio europeo. L'Italia punta a un adeguato volume complessivo del bilancio, a una corretta distribuzione delle risorse tra politiche tradizionali e nuove priorità, alla definizione di criteri allocativi equi, alla riforma dal lato delle entrate.

Non posso nascondere la nostra insoddisfazione riguardo alla proposta negoziale che sarà portata domani al tavolo, all'esito del Consiglio affari generali che si è riunito in vista del Consiglio europeo.

L'Italia, lo sappiamo, è un contributore netto dell'Unione e non è disponibile ad accettare un compromesso ad ogni costo, sebbene il nostro saldo netto negativo diminuirà sensibilmente con il prossimo Quadro finanziario pluriennale (da meno 0,27 per cento del reddito nazionale lordo dell'Europa a 27, pari a circa 4,6 miliardi di contributo netto annuale, a meno 0,17 per cento, pari a circa 3 miliardi).

Nella sua proposta, il Presidente del Consiglio europeo assegna al bilancio risorse pari all'1,074 per cento del reddito nazionale lordo europeo, ovvero a circa 1.095 miliardi di euro (a prezzi del 2018): di fatto si tratta, se si fanno i conti, della proposta finlandese (1.087 miliardi di euro), cui si aggiunge il Just transition fund, di 7,5 miliardi, che recepisce per intero la richiesta che la Commissione europea ha presentato lo scorso 14 gennaio.

Per il rafforzamento del mercato interno, registriamo un incremento della dotazione per il programma spaziale europeo e la definizione delle allocazioni del programma Erasmus+ (pari a 21 miliardi di euro) e vengono poi esplicitate le risorse da destinare a Digital Europe (6,7 miliardi di euro) e a InvestEU (11,3 miliardi di euro), ma in misura ridotta rispetto alla proposta più valida, formulata dalla Commissione nel 2018. Queste proposte non tengono conto del ruolo fondamentale di questi strumenti nella promozione degli investimenti privati, in particolare a favore dell'innovazione e della transizione verde.

Permane, inoltre, la nostra insoddisfazione per l'ulteriore riduzione delle dotazioni di Horizon Europe, in particolare per la mancata compensazione dei tagli subiti dal Connecting Europe Facility nei suoi capitoli dedicati all'energia e al digitale.

Quanto a sicurezza e difesa, ad un aumento della dotazione del Fondo europeo della difesa, la proposta associa un arretramento incomprensibile sul programma per la mobilità militare. Quanto alla migrazione, il calo consistente delle risorse destinate a Frontex appare coerente con il nostro auspicio che mezzi e obiettivi siano proporzionati. Meritano supporto il nuovo strumento di cooperazione internazionale e la flessibilità necessaria al suo corretto ed efficace utilizzo in un contesto geopolitico internazionale, caratterizzato da una crescente incertezza.

L'Unione europea deve assumere un ruolo più profilato come attore globale e a tal fine è indispensabile finanziare adeguatamente la cooperazione con il vicinato, con il Mediterraneo e con l'Africa subsahariana. La stabilità di queste aree è cruciale per la sicurezza di tutti.

La cooperazione internazionale rappresenta un altro esempio concreto di come, mettendo in comune le risorse, si possono ottenere risultati migliori rispetto a quelli prodotti dall'azione individuale degli Stati membri.

Vorrei soffermarmi, ora, su quanto la proposta negoziale di Michel prevede con riguardo alle politiche tradizionali. Parlo della coesione e della politica agricola comune.

Coesione: la proposta qui contiene alcune modifiche ai criteri di allocazione, che in parte vanno incontro alle richieste che il Governo italiano ha avanzato a tutti i livelli, in coerenza con gli obiettivi di convergenza economica e sociale tra territori europei che questa politica deve contribuire a raggiungere. Partiamo da una distribuzione di risorse che ridimensiona le allocazioni a favore degli Stati membri più ricchi e che tiene conto dell'effettiva evoluzione della crescita dei territori, il mantenimento di una base statistica aggiornata per il calcolo delle allocazioni, la possibilità di definire a livello regionale i livelli di concentrazione tematica delle risorse da allocare agli obiettivi dell'Unione, l'aumento della quota di finanziamento a carico dell'Unione per le regioni meno sviluppate. Uno degli indicatori per noi più rilevanti, l'indice di prosperità relativa per le regioni meno sviluppate dei Paesi a medio reddito, come l'Italia, è finalmente cresciuto, sebbene, a nostro avviso, in maniera ancora non sufficiente (stiamo parlando di soli 5 centesimi di punto). Tra gli aspetti negativi, devo menzionare l'ingiustificata riduzione del Fondo sociale europeo Plus, lo strumento principe attraverso il quale prevenire ed attutire gli effetti negativi della transizione - non parlo solo di quella verde, parlo anche di quella digitale - sul tessuto sociale europeo.

Tra i fondi di coesione avanza lo strumento per la competitività e la convergenza - ormai lo denominiamo col suo acronimo BICC – che, grazie all'azione del Governo in sede negoziale, poggia su criteri allocativi condivisibili e a noi, nel complesso, favorevoli. L'Italia sarebbe beneficiaria netta di questo strumento, con un rientro di oltre il 17 per cento, pari a oltre 2,2 miliardi di euro nel settennato.

I fondi ottenuti tramite il BICC consentiranno di finanziare il Programma nazionale di riforme strutturali e investimenti pubblici nel quadro del semestre europeo.

Il nostro giudizio positivo è, tuttavia, temperato dal fatto che la dotazione è nel complesso modesta (ragioniamo di 12,9 miliardi di euro). L'Italia pertanto insisterà affinché in futuro sia possibile un rifinanziamento che aumenti le risorse complessivamente disponibili e introduca una più robusta funzione di stabilizzazione.

Allo stato attuale, un elemento stabilizzatore risiede nella possibilità di ridurre il tasso di cofinanziamento nazionale in situazioni di grave contrazione dell'economia.

Sulla rubrica di spesa dedicata alla politica agricola comune nutriamo varie perplessità, per la riduzione del Fondo per lo sviluppo rurale, che contribuisce in modo determinante alla modernizzazione del settore agricolo e agli obiettivi ambientali perseguiti dall'Unione europea. Inoltre, non vengono precisate le dotazioni per altri due strumenti di particolare importanza per il nostro Paese: il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e il programma LIFE, che tutela la natura e le biodiversità. L'attenzione per lo sviluppo delle aree rurali, la tutela di una agricoltura di qualità, tesa a ridurre il proprio impatto sul clima e sulle biodiversità, restano per noi obiettivi tutt'altro che obsoleti. L'agricoltura mantiene un ruolo chiave nel sostenere il reddito degli agricoltori europei, soprattutto in un contesto internazionale che ha visto questo settore fortemente penalizzato e privo di strumenti di compensazione efficaci.

Ma l'Italia ritiene che questo sostegno debba essere equo, per questo non intende appoggiare l'attuale meccanismo di allineamento dei pagamenti diretti tra gli Stati membri dell'Unione, la cosiddetta convergenza esterna, che, come sapete, è basata esclusivamente sull'estensione dei terreni agricoli. Cioè, si tratta di un meccanismo che giudichiamo assolutamente inefficiente, perché non tiene conto di un'articolata serie di parametri, come ad esempio la differenza nei costi di produzione o anche il differenziale tra reddito agricolo e reddito medio, che si riscontra tra i diversi Stati membri.

Nella stessa rubrica, che include anche l'ambiente, si registra infine l'istituzione del Fondo per la giusta transizione (ormai il noto Just transition fund), la cui dotazione, pari a 7,5 miliardi di euro, coincide con quanto richiesto dalla Commissione europea a gennaio a supporto del Green Deal europeo.

L'Italia continuerà a sostenere il ripristino della revisione di medio termine del bilancio, indispensabile per adattare le decisioni attuali a situazioni future, alcune delle quali, al momento, neppure completamente prevedibili. Questa richiesta, avanzata anche dal Parlamento europeo, è motivata altresì dall'analisi che il Governo ha fatto circa gli aspetti relativi al finanziamento del bilancio pluriennale dell'Unione europea.

Nella proposta del Presidente Michel valutiamo positivamente il mantenimento della risorsa IVA, e domani al Consiglio europeo discuteremo i dettagli delle proposte per l'introduzione congiunta di nuove risorse legate alla tassazione della plastica non riciclabile e al cosiddetto Emission trading system.

Continuiamo a reputare inaccettabile il mantenimento del sistema di correzione - i rebates - che consente ad alcuni tra gli Stati membri più ricchi di vedere artificialmente ridotto il loro contributo al bilancio europeo. Unitamente alla maggior parte degli Stati membri - devo dire che qui siamo in buona compagnia - insieme anche alla Commissione e al Parlamento europeo, il Governo italiano ribadirà la necessità di rivedere radicalmente il sistema delle correzioni, che discendono - pensate un po' - dal rebate che venne concesso al Regno Unito nell'ormai lontano 1984. È un meccanismo obsoleto, iniquo, regressivo.

Vi è un altro punto fondamentale che reputo insoddisfacente nell'architettura del bilancio europeo. Abbiamo sempre affermato che il mezzo per ottenere un aumento delle risorse disponibili, affinché diventi credibile l'attuazione stessa dell'agenda europea, risiede nella modernizzazione del bilancio dal lato delle entrate. In altre parole, crediamo che sia necessario introdurre nuove forme di finanziamento, capaci di assicurare il giusto contributo al benessere collettivo da parte delle grandi imprese del settore digitale, di chi sfrutta le differenze di tassazione degli Stati membri per evitare parte delle imposte, degli speculatori finanziari, dei grandi inquinatori. Questo può avvenire, ad esempio, attraverso l'istituzione della nuova carbon border tax. Finalmente la proposta di Michel offre un'apertura, pur condizionata, a questa richiesta fondamentale, che mira ad evitare ulteriori aggravi degli sforzi già richiesti ai cittadini europei e chiede a tutti i beneficiari dell'Unione di contribuire ai benefici che traggono dal mercato unico.

Dopo tanta insistenza - dicevo -, ritroviamo nella proposta del Presidente del Consiglio europeo la possibilità di intervenire, anche dopo il 2021, ma comunque nel corso del prossimo settennato, per istituire nuove risorse proprie europee, quando saranno adottate quelle regole comuni a cui stiamo lavorando intensamente e che sono volte, al contempo, a tutelare il mercato unico dalla concorrenza di imprese di Paesi terzi con una normativa ambientale meno severa della nostra e ad affrontare quindi il problema del dumping fiscale anche interno ai confini dell'Unione, per non parlare del dumping sociale.

Nell'avviarmi a concludere, desidero ribadire che il nostro obiettivo è duplice: da un lato, permettere all'Unione e agli Stati membri di affrontare le grandi sfide di portata globale, a partire dall'accresciuta instabilità geopolitica, dalla competizione economica, dal cambiamento climatico e dalle migrazioni; dall'altro lato, ci dobbiamo opporre a un'idea di Europa ripiegata sugli interessi nazionali e dobbiamo piuttosto assicurare che ciascuno faccia la sua parte e che nessun cittadino sia lasciato solo nell'affrontare queste sfide.

L'Italia è consapevole di essere membro di una casa comune; ci rendiamo conto che non tutte le nostre priorità possono essere condivise, ma non siamo disposti ad accettare, in nome di una rapida conclusione del negoziato, un bilancio europeo insufficiente per il futuro dei nostri cittadini. Saremmo, infatti, in presenza di una sconfitta non di natura meramente contabile, perché non stiamo parlando solo, come ho premesso all'inizio, di contabilità, ma più squisitamente politica, dell'idea di Europa che vogliamo, della sua capacità di offrire soluzioni e risposte e, soprattutto, mi permetto di aggiungere, non sarebbe credibile la possibilità di perseguire le politiche europee che sono state preannunciate. Quindi, mi riferisco a soluzioni e a risposte suscettibili di contribuire a eliminare i divari di crescita economica, ma anche sociale, all'interno del continente, soluzioni e risposte in grado di rendere l'Unione capace di dare l'esempio e di affrontare con coraggio e con determinazione le sfide e le criticità dell'attuale globalizzazione.

Come è noto, fu espresso un primo apprezzamento di massima verso il programma preannunciato dalla Presidente von der Leyen di fronte al Parlamento europeo. Intravedemmo, allora, il sincero proponimento della neo Presidente di imprimere, a fronte delle note sfide globali, un ambizioso salto di qualità alla politica dell'Unione. Di fronte a questa proposta di bilancio del Presidente del Consiglio dell'Unione europea, la nostra iniziale insoddisfazione muove esattamente dalla constatazione che di tale ambizione resta scarsa traccia. Registriamo certamente qualche progresso, ma di ambizione, francamente, ne rinveniamo ben poca.

Auspico, dunque, e concludo, che le complesse discussioni e le conseguenti determinazioni che attendono me e i miei omologhi europei al Consiglio europeo straordinario di domani consentano di far avanzare il negoziato in direzione di un'Europa forte al suo interno e nei confronti degli altri attori globali, verso un'Europa che trovi il coraggio per realizzare un futuro migliore per i suoi cittadini e per le generazioni che verranno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritta a parlare la deputata Rosalba De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, a poco più di due mesi e mezzo dall'insediamento della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen e l'inizio del mandato del nuovo Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, i negoziati sulla definizione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono entrati in quella che può essere considerata una fase decisiva. Alla luce di quanto emerso dagli incontri bilaterali che il Presidente Michel ha tenuto nelle scorse settimane, l'obiettivo è quello di giungere al Consiglio europeo straordinario in programma domani 20 febbraio con uno schema negoziale su cui trovare un compromesso definitivo e superare le evidenti divergenze sorte tra quegli Stati membri che vorrebbero un bilancio europeo più ambizioso e adeguato alle grandi sfide che l'Unione europea dovrà affrontare da qui al 2027 e quelli, i cosiddetti “frugal four”, che puntano ad una contrazione delle previsioni di spesa e a consistenti tagli sulle voci di bilancio che finirebbero per penalizzare soprattutto i Paesi del Sud e dell'Est dell'UE.

Il pacchetto negoziale elaborato nel mese di dicembre 2019 dalla presidenza di turno finlandese prevedeva una previsione di spesa dell'1,07 per cento del reddito nazionale lordo dei ventisette Stati membri, a fronte dell'1,11 per cento della proposta iniziale della Commissione europea e dell'1,3 per cento richiesto dal Parlamento europeo, in termini assoluti, pari a 1.087 miliardi di euro nell'arco del settennato. In un'ottica europea, l'Italia ha considerato questa proposta insufficiente, non in grado di dotare l'Unione europea degli strumenti idonei a portare a termine i suoi nuovi obiettivi, dalla lotta ai cambiamenti climatici all'innovazione digitale, alla gestione delle frontiere e della sicurezza, a fronte anche del recesso della Gran Bretagna e della necessità di trovare un accordo sulla definizione di nuove risorse proprie europee.

Va ricordato che negli ultimi due Consigli europei del 17 e 18 ottobre e del 12 e 13 dicembre 2019, in cui si è discusso della definizione del quadro finanziario pluriennale, il Governo ha tenuto una linea negoziale coerente con le risoluzioni approvate dalla Camera, a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio. Nella fase finale del negoziato permangono ancora alcune linee guida della posizione italiana da sostenere, tra cui la chiara definizione delle nuove risorse proprie dell'Unione con il mantenimento della risorsa IVA, la cui eventuale abolizione potrebbe comportare come effetto l'aumento del contributo italiano, il prosieguo dei negoziati per l'introduzione della Common consolidated corporate tax base e l'introduzione di un pacchetto di risorse verdi che affianchi, al contributo nazionale basato sui rifiuti da imballaggi di plastica non riciclati, anche delle entrate provenienti dal sistema di scambio di quote di emissioni. Nel corso del negoziato, sono state presentate proposte di istituzione di strumenti finalizzati ad appoggiare la nuova strategia di investimenti per un'Europa sostenibile, non previsti nella proposta originaria. Mi riferisco, in particolare, al Just transition mechanism che andrebbe ad integrare il prossimo QFP con una dotazione finanziaria di 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Obiettivo del Just transition mechanism è quello di concentrarsi sui costi sociali ed economici della transizione nelle regioni più colpite e sui progetti finanziari che, fra gli altri, vanno dalla creazione di nuovi posti di lavoro attraverso il sostegno alle imprese e l'assistenza nella riqualificazione delle persone che hanno perso l'occupazione proprio a causa della transizione, al rinnovo degli edifici e agli investimenti in energie rinnovabili. In altri termini si vuole aiutare le regioni più povere dell'UE a muoversi verso un'economia ad emissioni zero, facendo leva su uno strumento denominato Just transition fund, Fondo per la transizione equa, che potrà contare su risorse pari a 7,5 miliardi di euro che si sommano alla proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine. È bene precisare che l'accesso a questo fondo non sarà automatico per gli Stati membri poiché sarà necessario aderire all'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.

Come è facilmente intuibile, il Presidente del Consiglio nelle sue comunicazioni lo ha già fatto presente, nel corso dei negoziati per il QFP, i problemi non mancheranno; ad esempio, con il recesso del Regno Unito deve trovare soluzione alla questione relativa al cosiddetto rebate, il meccanismo di correzione del bilancio che rimborsa a determinati Stati membri la differenza tra il contributo al bilancio UE e le entrate ottenute. L'Italia, insieme alla Francia, unico Paese contributore netto a non beneficiare del rebate, ne ha chiesto la cancellazione o, in alternativa, qualora non dovesse essere immediata, una progressiva sua dismissione, per arrivare all'abolizione nel settennato post 2027.

Un altro nodo da sciogliere è quello relativo alla politica agricola comune, in quanto rimangono ancora da risolvere alcune problematiche che rischiano di svantaggiare il comparto agricolo del nostro Paese. Particolarmente complicato risulta, a livello nazionale, il mantenimento del processo di convergenza esterna che assegna a tutti gli agricoltori lo stesso importo di pagamenti per ettaro, indipendentemente da fattori chiave, quali i costi di produzione, l'intensità degli investimenti effettuati, il valore aggiunto della produzione e la sua efficienza, il reddito medio nel settore rispetto al resto dell'economia, la produttività o le questioni climatiche e altro.

Si tratta di un metodo iniquo e privo di giustificazione sia sotto il profilo economico sia dal punto di vista sociale e che penalizza il comparto agricolo italiano, tanto che nel prossimo settennato le stime prevedono una riduzione delle risorse di un ulteriore miliardo di euro rispetto a quello già perso nel settennato in corso. Non va meglio alla politica di coesione alla luce dell'ulteriore e preoccupante contrazione subita dall'indice di prosperità relativa che nel nostro Paese si tradurrebbe in una penalizzazione delle regioni più in difficoltà che, nonostante l'impoverimento subito in questi anni, si troverebbero a ricevere sostegni inferiori rispetto all'attuale QFP. Necessitano tra l'altro di una revisione i tagli previsti dall'ultimo schema negoziale che prevedono risparmi eccessivi in settori strategici, dalla difesa al settore aerospaziale, nonché la digitalizzazione e la previsione di livelli adeguati di spesa per le politiche migratorie, scongiurando le riduzioni prospettate per il nuovo strumento di vicinato e cooperazione internazionale (NDICI), ideato per andare ad integrare, in un'ottica di razionalizzazione ed efficientamento delle risorse, gran parte degli strumenti UE per l'azione esterna tra cui il Fondo europeo di sviluppo. Del resto appare opportuno ricordare che lo strumento di vicinanza e cooperazione internazionale è chiamato a sostenere in via prioritaria la promozione della democrazia dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti fondamentali e della pace nel mondo, nonché a permettere all'Unione europea di rispettare gli accordi presi sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU e gli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico. Presidente, mi avvio a concludere, l'auspicio è che il Governo lavori affinché nel Consiglio europeo straordinario di domani, 20 febbraio, si possa giungere ad un'intesa finale sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 per evitare ulteriori ritardi che potrebbero avere gravi ricadute sulla programmazione, sull'avvio dei prossimi progetti di spesa e sull'efficiente impiego delle risorse, tenendo comunque presente l'esigenza di definire un QFP ambizioso e capace di sostenere finanziariamente l'agenda strategica europea concordata per il ciclo istituzionale appena avviato.

Sarà necessario proseguire nell'azione negoziale in modo da arrivare ad una definizione del bilancio europeo che sia all'altezza delle sfide future dell'UE e che garantisca, impedendo tagli ulteriori alle politiche tradizionali dell'Unione quali, come già visto, la politica di coesione economica e sociale e quella agricola comune, livelli di finanziamento efficaci per le nuove politiche ritenute prioritarie per l'Italia nell'ambito della pianificazione economica e strategica dell'Unione europea quali gli investimenti per la crescita, il Green Deal, l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, la sicurezza, nonché la gestione dei fenomeni migratori e della politica di vicinato, realizzando un partenariato più solido con i Paesi di origine e transito dei flussi. Tenuto conto che il bilancio pluriennale rappresenta per la nuova legislatura dell'Unione europea un probante banco di prova, il Governo è chiamato a porre la massima attenzione ai criteri di assegnazione e impiego delle risorse del Just Transition Mechanism affinché corrispondano alle aspettative italiane in termini di sviluppo economico, incremento occupazionale, nonché impatto sociale ed ambientale anche in relazione al contributo netto nazionale.

Sul fronte delle entrate si invita il Governo a delineare un pacchetto di risorse proprie dell'UE che, oltre al mantenimento della risorsa IVA, preveda anche l'introduzione di risorse verdi della border carbon tax, di imposte sulle importazioni di beni e servizi finalizzati a contrastare il dumping ambientale e sociale e la prosecuzione dei negoziati per l'introduzione della common consolidated corporate tax base, risorsa chiave per l'armonizzazione dei sistemi di tassazione delle multinazionali tra i vari Stati membri dell'Unione europea. Così come sarà necessario avviare un processo di superamento del meccanismo di correzione del bilancio unitamente all'eliminazione della convergenza esterna dei pagamenti diretti agli agricoltori, nonché una correzione del livello dell'indice di prosperità relativa applicabile alla politica di coesione. Signor Presidente, l'obiettivo in sede del prossimo Consiglio europeo, deve essere quello di difendere un bilancio europeo pluriennale che sia all'altezza non solo delle grandi sfide che gli Stati membri dell'UE saranno chiamati ad affrontare nei prossimi anni ma che, allo stesso tempo, risponda alle aspettative dei cittadini, italiani ed europei, nei confronti di un'Unione che rispecchi quell'idea di Europa che ci rappresenta e in cui vogliamo vivere. Sì, perché mi piace ricordare che ormai il singolo individuo non sia soltanto un cittadino del suo Stato, della sua città o del suo comune: è anche e soprattutto un cittadino dell'Unione europea, pur conservando le caratteristiche proprie della nazione di appartenenza; un cittadino di quell'Unione europea che, basandosi sul rispetto dello Stato di diritto, sui princìpi di libertà e democrazia, valori al centro del processo di integrazione che contribuiscono a formare l'identità comune europea, è chiamata a garantire la pace, a realizzare un ordinamento economico stabile e a tutelare quella coesione interna senza la quale l'Europa non avrà mai la possibilità di affermare in modo inequivocabile la sua indipendenza politica ed economica dal resto del mondo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Missioni.

PRESIDENTE. Avverto che, per un disguido, il deputato Scoma non figura nell'elenco dei deputati in missione letto alla ripresa pomeridiana della seduta. Includendolo, i deputati in missione sono complessivamente novantasette.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio per favore.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per la sua sensibilità. Come lei ci ha ricordato, poteva anche non venire oggi a riferire trattandosi di un Consiglio straordinario sul bilancio europeo a lungo termine e sull'accordo quadro pluriennale 2021-2027. Poteva anche non venire: ha preferito venire e di questo la ringraziamo. Però, l'avrei ringraziata di più se lei fosse venuto qui a ricordarci o a ragguagliarci o a raccontarci di quello sta avvenendo in Europa sul tema della governance economica europea, di cui il tema del bilancio pluriennale è una parte certamente importante ma, mi consenta, dopo nove anni di esperienza di Parlamento europeo, non è la più importante perché in questo momento più importanti sono le riforme che riguardano il cosiddetto MES, il “Fondo salva Stati” e il tema delle garanzie bancarie.

Ora su questi temi lei, come si ricorderà, si era impegnato a riferire costantemente in Parlamento, cosa che non è avvenuta, non è ancora avvenuta e mi auguro che possa avvenire. Infatti, vede, quando lei va in Europa non è solo il Presidente del Consiglio: è anche il mio Presidente del Consiglio, cioè è il Presidente di tutti gli italiani. E io non amo la logica del tanto peggio tanto meglio; non amo la logica che l'Italia non tocchi palla, come si suol dire in gergo calcistico, nelle trattative europee. Vede, se oggi lei ci avesse ragguagliato anche sullo stato dell'arte, su cosa stia succedendo, sulla più complessiva trattativa su MES e garanzie bancarie alla luce di quanto sta avvenendo all'interno della più complessa trattativa sul bilancio europeo, mi sarei sentito più tranquillo. Se posso riassumere con un sorriso, la mia impressione in questo momento, per quel che se ne sa, è che stiamo passando dalla logica del package approach alla logica del carciofo. Lei la conosce la logica del carciofo: sì, penso, la sua terra è una terra di grandi carciofi. La logica del carciofo dal punto di vista teorico è la logica di affrontare i problemi uno a uno da parte dei giocatori più forti in maniera da impedire - teoria dei giochi - ai giocatori più deboli qualsiasi possibilità interdittiva, qualsiasi condizionamento.

È chiaro che i più forti preferiscono la logica del carciofo, nei giochi che si protraggono nel tempo, e i più deboli, quali siamo noi, preferiscono la logica del pacchetto, del tutto insieme. Bene, pare stia prevalendo la logica del carciofo, e cioè i più forti stanno vincendo e si sta definendo un calendario in cui, di foglia in foglia, di decisione in decisione, di Consiglio in Consiglio, noi subiamo la volontà altrui senza poter, ripeto, toccare palla.

Lei - glielo ricordo ancora, senza voler infierire - s'era impegnato, lo scorso dicembre, ad un costante confronto con il Parlamento: le avevo chiesto anch'io questo, e addirittura le avevo chiesto di istituire, in accordo con il Parlamento, una sessione speciale riguardante l'intera governance europea, una sessione speciale parlamentare riguardante l'intera tematica della governance europea in cui si decide il destino per i prossimi 10-20 anni della nostra Unione. Perché vede - mi consenta questa parentesi - le cose che ha detto lei oggi, sagge, giuste sul bilancio europeo, riguardano poco più dell'1 per cento del GNP europeo. Lei sa che i Paesi membri intermediano 45-50 volte tanto l'1 per cento: cioè noi stessi, tutti gli altri Paesi membri. Quindi, lei si rende conto della sproporzione tra potere di bilancio europeo e poteri di bilancio dei singoli Paesi. Ciò nonostante, l'Europa ha un fortissimo soft power, che è legato non solo alla moneta, ma alla finanza, alle banche; c'è, quindi, questa sproporzione tra bilancio, potere di spesa e potere di bilancio e potere regolativo. Ecco, un pezzo di questo potere regolativo è dato proprio dal tema della governance economica in Europa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,55)

RENATO BRUNETTA (FI). E, quindi, non me ne vorrà se io insisto soprattutto su questo punto: è importante il bilancio, sono importanti i decimali e i centesimi perché sono miliardi e riguardano questa o quella categoria, quindi sono importantissimi, ma sempre l'1 per cento del GNP europeo; laddove, invece, se parliamo di Unione bancaria, se parliamo di Fondo “salva Stati” noi parliamo della carne, del sangue, della vita dei nostri Paesi, del debito pubblico, del nostro sistema bancario, dei risparmi degli italiani: che, se mi consente, è cosa ben diversa dall'1 per cento del PIL e dal contributo italiano all'1 per cento del PIL.

Per noi nessun potere negoziale. Vede, mi son guardato bene il calendario: lunedì e martedì noi abbiamo avuto Eurogruppo ed Ecofin, di cui si è saputo ben poco, se non che l'Ecofin di ieri ha ribadito le linee programmatiche per quanto riguarda la politica economica, e quindi le linee su cui deve insistere il semestre europeo, che, come lei ben sa, è l'alveo su cui i singoli Paesi devono fare scorrere le proprie decisioni di politica economica e di bilancio. Avremo il DEF, avremo il Consiglio di giugno-luglio nel quale si concluderà il semestre. Bene: dentro questo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività, che è l'oggetto del documento approvato ieri dall'Ecofin, poco si dice, se non si ribadisce quello che è già stato detto all'Eurogruppo del 20 gennaio per quanto riguarda il Fondo “salva Stati”, e di converso anche l'Unione bancaria. E cioè che il Fondo “salva Stati” verrà approvato tra marzo e aprile come Trattato, e che l'Unione bancaria avrà una tempistica proiettata nel tempo al 2024, se non sbaglio.

Quindi, noi approviamo il documento, Gualtieri approva il documento sul semestre europeo, dentro cui - non me ne voglia per questo didascalismo forse eccessivo, ma anche lei è stato didascalico nella sua introduzione - noi dovremmo collocare - giustamente, perché questo fa parte dei trattati e delle decisioni europee - la nostra programmazione di bilancio, DEF e Programma nazionale delle riforme, per poi arrivare al Consiglio di giugno-luglio.

Bene: ormai, quindi, è tutto deciso. Quale spazio – ritorno, non voglio essere noioso - alla logica di pacchetto? Quale spazio al condizionamento possibile che il nostro Paese avrebbe potuto avere in base alle condizioni di unanimità? Nessuno. Veniamo portati dalla corrente a seguire documenti e testi di fatto già approvati e immodificabili.

Vede, quello del QFP è un banco di prova fondamentale per capire se si è veramente in grado di andare avanti sul processo di integrazione. Dai suoi dubbi, condivisibili, mi è parso di capire che lei non sia molto convinto che questo bilancio, nelle sue varie formulazioni, nei suoi vari decimali, sia un momento di avanzamento del processo di integrazione. Se invece anche questo documento ci porta alla prevalenza degli Stati nazionali, ebbene, questa non è l'Europa che ci eravamo prefissati, che volevamo.

Ma allora viene fuori ancora di più la contraddizione: come può un'Europa degli Stati nazionali, come si evince dalle difficoltà sul bilancio, come può questa Europa dotarsi di strumenti così potenti, così pervasivi come sono quelli del Fondo “salva Stati” o dell'Unione bancaria? E cioè intervenire pesantemente sul condizionamento e sulla condizionalità nei comportamenti degli Stati, sui risparmi, sui debiti sovrani e sui comportamenti delle banche, in ragione del sostegno o meno da parte delle banche nazionali dei titoli del debito sovrano?

Il rischio è che, qualunque cosa possa succedere domani, tra marzo e aprile il Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, gli ambasciatori, approverà anche con il nostro consenso il MES, e che non avremo più alcun potere negoziale, se non quando dovremo in quest'Aula ratificare il Trattato. Non avremo più alcun potere negoziale.

Vede, signor Presidente, lei si ricorderà, e io ho stigmatizzato anche i toni di allora, il pressing che si è sviluppato a dicembre in quest'Aula.

Non ero d'accordo con quei toni e l'ho dimostrato, però quel pressing portò, direttamente o indirettamente - speriamo di sì - a un rinvio di quello che alcune fonti della Commissione europea sembravano poter dire: si firma già a dicembre. A dicembre, però, non si è firmato, si è mandata per un po' la palla in tribuna; Eurogruppo di gennaio, Ecofin e non se ne è più parlato; il risultato è questo, cioè che il Parlamento non è stato né informato, né coinvolto. Forza Italia l'aveva più volte invitata e aveva invitato il Ministro Gualtieri a sfruttare questa occasione, a sfruttare o a cercare la coesione nazionale su questi punti, in una logica positiva per l'Europa, non in un'ottica negativa per l'Europa. Io voglio più Europa, però una più Europa che abbia il consenso del Parlamento, non che sia preda dell'asse franco-tedesco.

Per questo dico che sono deluso, non tanto da oggi. Lei oggi - e la ringrazio - ha svolto una relazione tecnica ineccepibile, ma sono deluso dalla mancanza di visione, dalla mancanza di capacità del nostro Paese di ragionare rispetto al contesto complessivo; l'avevo più volte sollecitata ad aprire in questo Parlamento una riflessione, una grande riflessione sul prossimo biennio dell'Unione europea. Ancora una volta l'asse franco-tedesco è al centro di questa azione strategica. Ciò non è avvenuto.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RENATO BRUNETTA (FI). Concludo. Cito la lettera del 30 gennaio del presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, che dà per certo e approvato tra marzo e aprile il “Fondo salva-Stati”. Le chiedo, signor Presidente, di non accettare questa determinazione, di farlo per il bene dell'Italia, di farlo per il bene del futuro del nostro Paese. È un errore, non il “Fondo salva-Stati” in sé; è un errore non avere negoziato fino in fondo l'intero pacchetto, come da mandato del giugno dell'anno scorso.

PRESIDENTE. Concluda, per cortesia, aveva esaurito il suo tempo da un po'.

RENATO BRUNETTA (FI). Ho finito, ho finito. È stato un errore e lei era Presidente: lei aveva ricevuto quel mandato; è un errore non averlo rispettato ed è un errore che pagheremo molto caro. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Approfitto per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto Superiore “Federico II di Svevia” di Altamura, in provincia di Bari, che sono qui in tribuna ad assistere ai nostri lavori, e li ringraziamo per questo (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Mi avrebbe fatto piacere poter essere esaustivo come i colleghi che mi hanno preceduto, ma mi rimane un minuto e cinquanta secondi da adesso, che vorrei utilizzare per dirle sei cose. La prima: siamo in un momento storico molto particolare, perché l'Europa ce la giochiamo nei prossimi due anni. Siamo all'indomani della Brexit, fra qualche mese la Germania prende la presidenza di turno e questo percorso si completa, dal mio punto di vista, con la presidenza di turno della Francia, a inizio del 2022. In questo scenario l'Italia ci deve stare e dobbiamo rilanciare l'Europa; se non lo facciamo, non avremo una seconda occasione.

La seconda cosa: sulle prospettive finanziarie, sul quadro finanziario pluriennale, ci sono 240 miliardi di differenza fra quello ha chiesto il Parlamento europeo e l'ultima proposta finlandese. Noi da che parte stiamo, Presidente? Credo che dobbiamo stare il più possibile dalla parte del Parlamento europeo e quindi dalla parte che dice che servono più risorse per fare più cose. Oggi - e saluto anche la Ministra Pisano su questo - la Commissione presenta la sua strategia sull'intelligenza artificiale: è solo una delle grandi macro sfide che abbiamo davanti, quindi è importante che ci dotiamo delle risorse per poter seguire tutto questo. Terzo punto, molto veloce: continuiamo a parlare di 7 anni. Ora, non sarebbe il caso di cominciare a ragionare sul fatto che la programmazione pluriennale europea si fa su cinque anni? Allineiamo i soldi con il ciclo politico, perché questo serve a rendere più politico l'esercizio che stiamo facendo e servirebbe pure a fare in modo che, quando arriva una nuova Commissione o un nuovo Parlamento, insieme ai Governi e al Consiglio europeo si programma sulla lunghezza temporale di quelle nuove istituzioni. Quindi, questo potrebbe essere uno spunto anche da cominciare a portare nel quadro delle riflessioni che farà, Presidente, nel Consiglio europeo. Quarto punto, velocemente e chiudo, Presidente…

PRESIDENTE. Sì, grazie.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Risorse proprie: non possiamo continuare a pensare di gestire solo un pochino meglio, come abbiamo fatto nel passato, la questione delle risorse. Dobbiamo andare verso un pacchetto di risorse proprie dell'Unione europea, altrimenti continueremo sempre a cercare dove si trova l'ultimo milione di euro reperibile.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). L'ultimo. C'è un punto sulla conferenza sul futuro dell'Unione europea che sta partendo: facciamo in modo che sia animata e partecipata nel nostro Paese. Insieme ad alcuni colleghi di maggioranza, in maniera trasversale, abbiamo presentato una risoluzione su questo che spero il Governo possa accogliere con questi due punti sulle risorse proprie e sul valore da dare alla conferenza sul futuro dell'Unione europea, perché sono due passaggi trasformativi importanti di mobilitazione del Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei ha il merito oggi di essere stato molto chiaro, di non aver girato attorno alle questioni che domani saranno affrontate. Ha detto con molta chiarezza che la proposta di Charles Michel è insoddisfacente, è una proposta inadeguata, è incomprensibile; bisogna rivedere radicalmente alcuni elementi, dobbiamo rimodulare il bilancio dal lato delle entrate; ha parlato di insufficienza e, contemporaneamente, ha parlato di grandi sfide che abbiamo davanti in un passaggio ovviamente delicato per il futuro dell'Europa e per il futuro del nostro Paese come quello che stiamo vivendo. Il riferimento alla Brexit e il riferimento alla recessione o alla crescita solo dello 0,3 per cento, che abbiamo davanti, sono evidenti.

Allora le voglio dire in questa discussione generale - dopo di me l'onorevole Tondo parlerà in dichiarazione di voto - due questioni che ci sembrano fondamentali e di cui tener conto, su una delle quali, mi auguro, eventualmente nella sua replica potrà darci risposta. Per vincere questa sfida, per andare in Europa insieme agli altri Paesi a cercare di cambiare questa proposta, che è oggettivamente inadeguata sul bilancio e anche poi sulle grandi riforme, come citate prima dall'onorevole Brunetta, la domanda è: il suo Governo, il Governo che abbiamo oggi qui nel nostro Paese, ha l'autorevolezza per portare avanti queste battaglie? Il nostro Governo ha la stabilità, l'operatività, la coesione, la capacità di risolvere i problemi, la capacità di affermare la certezza del diritto che si deve ad un Paese che vuole stare in Europa e che vuole guidare l'Europa?

Ha la capacità di sostenere il rilancio economico dell'Italia e quindi dell'Europa? Ha la credibilità internazionale e istituzionale per vincere questa sfida? Questa è la prima domanda e lei è troppo intelligente per non capire che questa è la prima sfida che abbiamo davanti, perché è evidente il passaggio e la criticità che continua ad avere questo Governo e che rende instabile la nostra possibilità e meno autorevole la nostra posizione in Europa. Ha ragione l'onorevole Brunetta e noi ce lo siamo detti tante volte: noi non facciamo il tifo contro, quando andiamo in Europa. Qui possiamo confrontarci, discutere, dire che le politiche del Governo sono sbagliate, ma in Europa dobbiamo lavorare e dobbiamo essere all'unisono. Non è un caso che ci sia questo passaggio parlamentare, signor Presidente del Consiglio.

Non è formale il passaggio parlamentare che lei sta facendo, perché c'è un'unica strada, anche di fronte all'incertezza e alla instabilità del suo Governo, che può dare forza ed è il passaggio parlamentare, cioè il Parlamento nella sua unità e nella sua totalità può aiutarla a svolgere questo compito quando è in Europa.

Prima si è citata la politica del carciofo della sua terra. Io vorrei dirle che forse meglio della politica del carciofo la dovrebbe sostenere - e il riferimento a Prodi è totalmente indiretto - la politica dell'ulivo, perché l'ulivo, non di prodiana memoria, ha un elemento fondamentale: la radice, la solidità, l'idea di rappresentare una terra che non guarda a due anni ma guarda ovviamente ai secoli (l'ulivo è secolare). Ecco, signor Presidente del Consiglio, oggi lei deve sentirsi questa responsabilità e se la deve sentire tanto più che abbiamo un'Europa che su questi temi è totalmente divisa. Il Ministro Amendola lo sa bene nella sua autorevolezza, sa molto bene che oggi ci sono divisioni: Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Svezia…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …che vogliono un indirizzo e ci sono poi altri Paesi, invece, che vanno nell'altra direzione. Il presidente del Partito popolare europeo, del gruppo del Partito popolare europeo, ieri ha detto con molta chiarezza - e concludo, signor Presidente - quale dev'essere la nostra posizione, che noi condividiamo come componente parlamentare. Il prossimo quadro finanziario pluriennale, dice Manfred Weber, non è all'altezza delle aspettative del Parlamento europeo ma non è all'altezza innanzitutto - e bisogna sottolinearlo - dei cittadini europei e, quindi, dei cittadini italiani, non fornisce all'Unione i mezzi necessari per attuare le sue priorità. Per farlo serve un bilancio più ambizioso e non uno ridotto…

PRESIDENTE. Grazie.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …e il parere nostro - signor Presidente, concludo - e della nostra componente, ma credo anche di tutto il Parlamento, è che questo debba essere l'indirizzo autorevole, se ne siamo capaci, che dev'essere rappresentato in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, colleghi, tralasciando i carciofi, se mi permette di poter rispondere, per il suo tramite, alle considerazioni dell'onorevole Brunetta e del collega Lupi, io penso che questo Paese abbia la credibilità per andare in Europa, sedersi a quel tavolo e chiedere un bilancio più grande che sia all'altezza delle sfide di questa Unione, perché noi siamo un Paese che non soltanto negli ultimi anni ha introdotto delle profonde riforme ma siamo, inoltre, il secondo contribuente netto del bilancio europeo e, quindi, noi vogliamo soluzioni europee ai problemi europei, vogliamo un bilancio maggiore perché è quello che serve all'Europa (non all'Italia).

Quindi, ovviamente, sappiamo che questo Consiglio europeo straordinario sul Quadro finanziario pluriennale, il QFP, ha luogo in un contesto di stallo, una grande impasse che ovviamente ha visto la proposta della Commissione europea di 1,11 punti del totale del RNL, il reddito nazionale lordo, essere superata dalla proposta del Parlamento europeo dell'1,3 per cento, al che è seguita una proposta della Presidenza finlandese, una proposta al ribasso che ci porta indietro e, come diceva il Presidente del Consiglio nelle sue considerazioni, la proposta del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è pressoché uguale o di poco superiore. Sicuramente noi sposiamo e vediamo come positivo l'aumento di fondi in una serie di settori ad alto valore aggiunto, ad alto valore aggiunto europeo. Parliamo della ricerca, dell'innovazione dell'agenda digitale. Sono programmi come l'Orizzonte Europa, InvestEU, la connettività infrastrutturale digitale, il programma per l'Europa digitale, il programma spaziale, misure per i giovani, misure nuove per la gestione delle frontiere, la difesa, la sicurezza interna, quali, appunto, il Fondo asilo e migrazione, il Fondo per la gestione integrata delle frontiere o per l'azione esterna e la cooperazione o anche nuove iniziative sul clima e l'ambiente e questo, ecco, è un settore in cui sicuramente c'è un passo positivo. Noi sappiamo che il 25 per cento dei fondi del nuovo QFP 2021-2027 verranno dedicati a questo settore e questo sicuramente è un passo positivo ma su tutti gli altri la proposta di Charles Michel è insufficiente, non è abbastanza ambiziosa e non permetterà all'Europa di potere, appunto, competere a livello internazionale e a livello globale, soprattutto nel campo dell'innovazione del digitale, con colossi come gli Stati Uniti e la Cina.

È, quindi, importante che il nostro Paese non ceda e continui a premere su un bilancio europeo all'altezza delle sfide che ci attendono. È importante e anche positivo identificare nuove risorse proprie dell'Unione europea, come, appunto, nuove risorse verdi, e pensare anche a modi per mettere sullo stesso piano le aziende che fuori dall'Europa vendono prodotti nel mercato unico ma non sottostanno ai parametri ambientali e della sostenibilità a cui sottostanno, invece, le aziende europee. Quindi, è importante introdurre degli aggiustamenti in questo senso e produrre nuove risorse proprie dell'Unione europea. È anche molto positivo che finalmente dopo decenni andiamo progressivamente ad abbattere e a cancellare i cosiddetti rebate, ossia la parte di contributi al bilancio dell'Unione europea di cui alcuni Stati membri possono chiedere la restituzione. Quindi, è molto importante che finalmente si veda la cancellazione di questa possibilità. È anche importante che l'Italia non ceda nelle sue richieste in merito alla politica di coesione. Occorre rivedere l'indice di prosperità relativa nell'ambito degli investimenti a favore dell'occupazione e della crescita, che vedrebbe, appunto, il nostro Paese escluso dal Fondo di coesione. Occorre rivedere anche i tassi di cofinanziamento e abolire la possibilità di congelamento dei fondi strutturali in caso di non ottemperanza delle condizioni macroeconomiche dell'Unione europea, perché questo potrebbe produrre dei meccanismi anticiclici. È anche importante sottolineare l'importanza di ampliare strumenti di bilancio per la convergenza e la competitività, i cosiddetti “BICC”, o lo Strumento di convergenza e riforma per i Paesi extra UE che, appunto, potrebbero permettere agli Stati di adottare politiche anticicliche e di riformarsi, ma anche qui nella proposta di Charles Michel sono piani troppo piccoli, troppo ridotti e così abbastanza inutili. Infatti, parliamo di 13 miliardi per il primo e di 5,5 miliardi per il secondo, assolutamente insufficienti se guardiamo un po' alla storia economica degli ultimi dieci anni.

Presidente, questo è un momento pivotale della storia dell'Unione, è un momento in cui occorrono sforzi maggiori specie nel campo di coordinamento delle politiche fiscali. Lo dica ai suoi colleghi domani al vertice, Presidente, dica che in questo Paese negli ultimi dieci anni abbiamo subito tre recessioni, abbiamo perso 10 punti di PIL, l'equivalente di uno scontro bellico, abbiamo tre milioni di ragazzi e di ragazze che non stanno né studiando né lavorando. Noi abbiamo bisogno di strumenti fiscali che a livello europeo permettano di rispondere, permettano di creare lo stimolo necessario per combattere le crisi, sostenere la coesione, permettere agli Stati di attuare politiche anticicliche e rispondere agli shock esogeni e asimmetrici la cui assenza, appunto, in questi ultimi anni ha portato altra benzina a movimenti sovranisti e populisti, ben rappresentati in quest'Aula, e che ha portato, appunto, a una Brexit - e speriamo che rimanga soltanto una - a cui noi dobbiamo rispondere con politiche giuste, il buon governo, ma anche con politiche ambiziose, con un bilancio che sia all'altezza della sfida che ci attende. Se non lo si farà - la Brexit o la Lega - ci aspetta un futuro molto peggiore della Brexit o della Lega. La politica monetaria dopotutto è agli sgoccioli. Lo sappiamo e ce lo fanno vedere i mercati sia da questa parte dell'Atlantico sia dall'altra ed è importante che i nostri partner a livello europeo usino lo spazio fiscale di cui dispongono, di cui appunto si faceva riferimento nella NADEF e nella legge di bilancio 2020.

Vede, Presidente, io credo che il rischio vero dell'Europa di oggi non sia l'euroscetticismo ma ci sia un rischio ben peggiore che è l'euro-timidezza: rallentare, congelare, frenare il processo di integrazione europea oggi significa avviare il processo di disintegrazione di domani e lo vediamo perché molti movimenti sovranisti non vogliono più uscire dall'Unione Europea; vogliono soltanto rallentare il processo di integrazione. La Le Pen in Francia non dice più: “on part”; dice “on arrive”. Lo vediamo con l'ÖVP in Austria, lo vediamo in Svezia, lo vediamo in Olanda. Ebbene, è molto più pericoloso tutto questo perché siamo a metà del guado. Un'unione monetaria senza una tutela europea dei depositi, senza un'unione bancaria, rischia di aggravare le crisi. Un'unione economica senza tutele sociali adeguate, che appunto permettano di immettere politiche anticicliche, anche qui permette di amplificare le crisi e non di ridurle ed è per questo che noi sosteniamo pienamente il programma della Presidente Ursula von der Leyen e l'introduzione di un'indennità di disoccupazione europea.

I nostri valori, i valori europei, devono rimanere inderogabili e, quindi, è importante studiare, in linea con il lavoro già svolto dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea su questo tema, la possibilità di interrompere i trasferimenti come strumento di disincentivo rispetto alle scelte politiche degli Stati che rifiutano la cooperazione in materia migratoria, nonché sanzionare le violazioni accertate degli Stati membri dei principi fondamentali quali il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e dello Stato di diritto, come appunto vediamo in certi Paesi membri dell'Unione europea a partire dall'Ungheria di Orbán e della Polonia del PiS.

Noi dobbiamo sospendere i fondi europei a chi sospende i valori europei (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). La discussione del QFP e sul quadro finanziario pluriennale e sul bilancio europeo non può essere disgiunta da altre considerazioni di natura economico-fiscale. Finché i Paesi membri non raggiungono un livello di coordinamento in materia fiscale più profondo, non avremo mai un vero mercato unico e dovremo subire tante distorsioni e situazioni di dumping fiscale.

Oggi nell'Unione europea abbiamo troppi Paesi membri che sono dei veri e propri paradisi fiscali: Olanda, Cipro, Malta, Irlanda, che attuano dumping fiscale, erodono le nostre basi imponibili e, quindi, impediscono a Paesi membri di ridurre la propria pressione fiscale, che nel nuovo contesto economico è fondamentale per la crescita. Avrà visto, Presidente, che il Giappone, che ha deciso invece di attuare un aumento dell'IVA, è sprofondato negli ultimi dati economici del 6 per cento nell'ultimo quadrimestre. Fondamentale per abbattere la pressione fiscale è coordinare la politica fiscale anche a livello europeo: ci sono troppe frodi di IVA transfrontaliere, le cosiddette frodi carosello ed è, quindi, giunto il momento di permettere ai Paesi membri di adottare decisioni più celeri e più efficaci, quindi oltrepassando il principio di unanimità, ma adottando la maggioranza qualificata anche nel settore della politica fiscale.

Infine, per concludere Presidente, da parte nostra, di Italia Viva, pieno supporto - Presidente, mi avvio alla conclusione - alla nuova strategia di investimenti per una Europa sostenibile, alcuni dei quali intervengono già dal prossimo QFP, dal QFP che entrerà in vigore speriamo l'anno prossimo, con ottime idee che non erano incluse nella proposta originale, quali il fondo per una transizione giusta, che appunto è destinato alle regioni più dipendenti da combustibili fossili e da processi industriali ad alta intensità. Nel programma della Commissione europea si delinea un Green Deal europeo con azioni concrete in materia di cambiamenti climatici, che possono portare alla piena decarbonizzazione; sarà interessante vedere quali saranno le conseguenze per la PAC, la politica agricola comune.

Concludo, Presidente, nel dirle che, a parte questo serio impegno sul tema dello sviluppo sostenibile, la proposta Michel è un passo avanti, ma non è ancora sufficiente per equipaggiare l'Unione europea degli strumenti necessari per rispondere alle sfide che l'attendono: ci serve un bilancio più ambizioso, che rilanci gli investimenti in modo deciso, nel rispetto dei valori europei e in un contesto di armonizzazioni e convergenza tra i Paesi membri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritto a parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Ogni volta che si fa il dibattito relativo al bilancio dell'Unione europea è un'ottima occasione per capire l'ipocrisia totale di questi discorsi e anche di quello che è buona parte del dibattito che avviene in sede europea.

Stiamo parlando, come è stato autorevolmente ricordato prima, dell'1 per cento del dibattito, ma il discorso non è l'1 per cento del dibattito: tutti questi anni di discussione vertevano sul se dovesse essere l'1,3, che era la proposta iniziale, o l'1,1, per poi concludere a 1,13. Quindi, siamo al secondo decimale. Questa è tutta la preoccupazione che c'è in Europa sulle ambiziose sfide per il futuro, siamo al secondo decimale: 1,13 rispetto a 1,14! Immaginate come cambieremo il mondo con l'1,13 del PIL rispetto all'1,14 del PIL, quando sembra fatto apposta per non guardare gli elefanti nella stanza, quando abbiamo invece una Banca centrale europea che non ha nessun tipo di controllo da questi Parlamenti, neanche dal Parlamento europeo ovviamente, che crea tranquillamente 3.000 miliardi per fare quantitative easing, che inizia o smette quando ha voglia, e incredibilmente - cosa che è stata approvata e certificata proprio in questi giorni - che si mette a comprare interamente delle emissioni obbligazionarie di una società privata, utilizzate per fare delle acquisizioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ma vi rendete conto? Sto riferendomi a Tiffany, nel caso qualcuno non lo sapesse. Cioè, con i soldi creati dalla Banca europea siamo andati a fare shopping di gioielli. Ma non siamo andati noi, sono andati i francesi, perché se l'avesse fatto una ditta italiana probabilmente sarebbero arrivate qua le teste di cuoio, la procedura di infrazione. Gli altri fanno quello che vogliono, noi non facciamo nulla e la nostra capacità negoziale, come acutamente il collega Brunetta ha evidenziato prima, è chiaramente zero. Perché noi dovevamo chiedere…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Borghi. C'è un brusio sinceramente troppo fastidioso, che non consente agli oratori di svolgere in serenità e in concentrazione il proprio intervento, quindi io chiedo ai deputati che avessero bisogno di conversare di farlo fuori dall'Aula e di dare modo al Parlamento di confrontarsi su una materia che - non vi sfuggirà - è particolarmente rilevante alla vigilia del Consiglio Europeo. Prego, deputato Borghi, a lei la parola.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). La ringrazio molto, Presidente. Io mi ricordo tutte le ambizioni di cui si discuteva tempo fa, anche quando eravamo nella stessa maggioranza: scorporare gli investimenti in infrastrutture, i famosi investimenti green, si pensava di proporre la monetizzazione, da parte appunto della Banca Centrale Europea, di risorse per creare infrastrutture. Perché sapete, così come la Banca Centrale Europea può dare i soldi a chi si vuol comprare Tiffany, potrebbe anche pensare di dare i soldi a chi vuol costruire un ospedale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è che casca il mondo, anzi! Avremmo un ospedale in più e nessuno avrebbe il debito derivante da questa cosa.

Ecco, tutti questi sogni, che sarebbero quello che uno dovrebbe fare per far funzionare l'Unione europea, e di questo non c'è traccia. E allora, essendo che di questo non c'è traccia e che questa parte integrante del nostro pacchetto si sta rivelando ancora una volta nulla… perché incredibilmente, se voi andate a vedere i famosi investimenti verdi, ebbene, gli investimenti verdi si scopre che li dobbiamo pagare noi agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché questo è: mille miliardi di investimenti. Cioè, noi mettiamo 10 e riceveremo 2, anche dagli investimenti verdi e, incredibilmente, questi investimenti andranno più a favore della Germania, a favore della Polonia. E noi continuiamo a sorridere, mentre invece gli altri probabilmente, mentre noi sorridiamo, si sganasciano a vedere quanto siamo scemi a farci fare fessi costantemente, in ogni trattativa.

Perché vede, Presidente, qui eravamo partiti dalla logica di pacchetto, poi siamo passati, secondo quanto è stato nell'analogia precedente, alla logica del carciofo, poi alla logica dell'ulivo. Io penso che invece qui c'è una logica di un altro prodotto tipico della Puglia, che è il cetriolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, secondo la logica del cetriolo, io mi stupivo quando vedevo la pretesa di un bilancio più grande: ma se prima non abbiamo risolto la questione del fatto che, nonostante noi siamo ultimi in crescita, siamo i contribuenti netti, se noi paghiamo per Paesi che crescono del 4 per cento, se noi che siamo in recessione continuiamo a pagare per gli altri, se noi il Green New Deal lo paghiamo alla Germania, ma allora? Ma chiediamo un bilancio maggiore per poter pagare di più? Ma veramente, è stupefacente! Ma andatevi a vedervi le minute in Europa: tutti ci ridono dietro, perché tutti i Paesi che sono contribuenti netti chiedono un bilancio minore tranne noi. Noi lo chiediamo più grande, perché siamo signori, vogliamo pagare di più: più soldi alla Germania, più soldi alla Polonia, poverini, perché ne hanno pochi, tanto noi siamo generosi. Il problema è che paghiamo noi, non paga lui e qui arriviamo alla logica del cetriolo. E questa logica del cetriolo si porta dietro il cetriolo più grosso di tutti ovviamente, che è il MES perché il BICC doveva essere parte del pacchetto, quindi noi dovevamo essere un player fortissimo in queste negoziazioni poi sul bilancio europeo, perché avevamo il coltello dalla parte del manico, legato al fatto di poter decidere o meno se approvare il MES, invece guarda caso continuiamo…

PRESIDENTE. Deputato Fassino, le chiedo scusa, non è possibile. Deputato Borghi, attenda un attimo per cortesia, ecco, le chiedo scusa. Prego, prosegua, chiedo scusa per l'interruzione.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Eh, magari non so, gli avrà chiesto di farsi un partito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie Fassino, mi raccomando, gli porti fortuna.

Ma vi rendete conto che tutto, tutti gli indizi, tutto quello che sta uscendo come documentazione ufficiale porta alla conferma di quello che noi avevamo già sospettato? Vale a dire, che non c'era nessun pacchetto, che non c'era nulla, ma che, contrariamente a quanto era stato dato come mandato parlamentare, il testo del MES è chiuso. E quando il Ministro Gualtieri si vantava di dire “ci abbiamo pensato noi sulle CACS, che adesso le cambiamo”, abbiamo scoperto che, guarda caso, chi si è opposto e chi sta avendo delle riserve sulle clausole di azione collettiva è la Francia! Quindi non possiamo neanche provare che siamo stati noi a dire anche di alzare il minimo ditino per dire che quello non andava. Non va bene la proposta di pacchetto, non va bene nulla, abbiamo approvato le cose secondo termini non conseguenti a quello che doveva essere il nostro interesse, e, non solo….c'è la visita adesso…

PRESIDENTE. Colleghi, chiedo scusa, non è possibile; lo sappiamo, siamo proprio alle leggi elementari…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Ma gli metta una grata, gli faccia fare il confessionale, non lo so!

PRESIDENTE. Non è possibile interloquire con il Governo mentre ci sono interventi in corso. Prego.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Comunque, fatto sta che, ormai, sembra evidente a tutti, anche a chi faceva finta di non vedere, che qui abbiamo avuto una persona infedele al suo mandato. Infedele al suo mandato, perché, se il testo è chiuso e nessuna obiezione è stata fatta da noi, perché l'unica risulta essere stata fatta dai francesi, evidentemente, di quella famosa Molinari-D'Uva, il signor Presidente Conte, ha fatto una pallottola e l'ha buttata via (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, quando adesso arriveremo al punto, ricordiamolo però, perché un Governo così sconsiderato da appoggiare l'idea che si può andare ad inquisire un Ministro, come è stato nel caso della nave Gregoretti, potrebbe, a sua volta, essere inquisito in futuro, se andiamo avanti con queste belle cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se andiamo avanti con il fatto che chi arriva dopo nel Governo, a maggioranza, fa inquisire chi è stato prima al Governo, allora, andiamo a leggere un po' l'articolo 264 del codice penale: chiunque si rende infedele al mandato è passibile di carcerazione non inferiore a cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo, deputato Borghi.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Concludo, concludo. Quindi, pensateci un po' bene, perché se facciamo a turno che il Governo che viene dopo prende e incrimina quello che c'era prima, si pensi bene prima di firmare direttamente il MES. Qui l'unica cosa che noi vorremo vedere è che il MES sarà scartato, riga per riga, perché se per caso non sarà scartato, l'infedeltà sarà accertata e la responsabilità sarà tutta sua (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo l'insediamento della Commissione europea e l'inizio del mandato del nuovo Presidente del Consiglio europeo, i negoziati sulla definizione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono ad una fase decisiva. La prossima riunione del Consiglio europeo è un passaggio fondamentale per la sua definizione. Il mancato raggiungimento di un'intesa comporterebbe ritardi molto seri nella programmazione e nella spesa delle risorse in bilancio nei prossimi sette anni.

La fase storica che stiamo vivendo è particolarmente complessa: l'Unione europea è chiamata a sfide inedite che richiedono un supplemento di impegno e di responsabilità, nonché di fantasia, per trovare soluzioni economiche, sociali e istituzionali nuove, idonee a plasmare anziché subire un mondo che cambia ad una velocità sempre più accelerata. Una fase che è, poi, altrettanto delicata sul piano internazionale e geopolitico, considerando le nuove e inaspettate tensioni emerse sullo scacchiere mediorientale, che si sommano alle diatribe commerciali e tecnologiche e ad altre questioni globali, quali, in primis, l'avanzare sempre più minaccioso della crisi climatica; ciò sullo sfondo di uno scenario in cui il multilateralismo inclusivo viene sempre più messo in discussione e nel quale molte democrazie liberali continuano, da un lato, ad essere scosse dai venti del populismo e, dall'altro, ad essere afflitte da un esiziale processo di declino demografico su cui è necessario riflettere, perché rischia di configurarsi come una delle più grandi e gravi questioni che l'Europa dovrà affrontare.

Il 2020 sarà, dunque, un anno decisivo, in cui molti nodi verranno al pettine e molti Governi saranno messi sotto pressione, anche rispetto agli impegni che essi hanno assunto in base agli Accordi di Parigi e all'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È, dunque, essenziale portare a termine, con un livello di ambizione adeguato, il negoziato sul nuovo QFP 2021-2027. Sul quadro finanziario pluriennale si misurerà davvero la volontà e la capacità dell'Unione di saper coniugare il passato e il futuro, le politiche tradizionali e le nuove politiche che possono dare un valore aggiunto all'Europa, connotandola nello scenario globale e proiettandola nel futuro. In questo quadro, è fondamentale operare per l'ampliamento delle risorse proprie dell'Unione europea, al fine di evitare tagli di bilancio, in particolare con riferimento alla PAC e alla politica di coesione e, al contempo, devono essere individuati, anche facendo ricorso alla leva fiscale, meccanismi per accrescere le dotazioni di bilancio dell'Unione europea senza pesare sui singoli Stati membri, al fine di reperire le risorse necessarie a supportare nuove strategie in tema di sostenibilità ambientale, protezione sociale, ricerca e innovazione tecnologica, infrastrutture e politica industriale.

Per quanto concerne le politiche tradizionali, deve essere ridimensionato il principio di convergenza esterna delle allocazioni per la PAC e deve essere rimodulato l'indice di prosperità relativa ipotizzato per il riparto dei fondi della politica di coesione. Per le nuove politiche, priorità che scolpiscono il nuovo volto della Commissione europea, un ruolo dirimente deve essere assegnato al Green Deal, un progetto ambizioso e non privo di incognite, che potrà tuttavia davvero imprimere una svolta radicale al nostro modello di sviluppo, sancendo in via definitiva la leadership europea a livello globale nelle politiche per la sostenibilità.

Il successo del piano non è soltanto connesso alle pur ingenti risorse che saranno ad esso destinate; è necessario, a mio avviso, operare contestualmente anche sul versante regolatorio, a cominciare dalla riforma del semestre europeo in chiave di strumento di promozione della sostenibilità ambientale e sociale, nonché da quella della disciplina sugli aiuti di Stato. Vi è l'esigenza di consentire un trattamento di favore differenziato ai fini del computo dei saldi rilevanti e ai fini del rispetto del Patto di stabilità e crescita, delle spese e degli investimenti finalizzati all'attuazione del Green Deal, utilizzando a tal fine ogni margine possibile di flessibilità di bilancio, tenuto conto anche di quanto sarà previsto in relazione al fondo di transizione. Vi è, poi, la necessità di dare un'effettiva e compiuta attuazione al pilastro dei diritti sociali, unico elemento in grado di dare davvero un'anima al mercato unico e rinsaldare il coinvolgimento e la fiducia dei cittadini nei confronti dell'Unione. Ciò nel presupposto che un'Europa attraversata da crescenti disuguaglianze, non solo economiche ma anche sociali, di genere e di opportunità tra generazioni, non possa mai davvero configurarsi come un'Europa unita. Ci auguriamo, dunque, che il Governo possa svolgere l'autorevole ruolo che spetta al nostro Paese in Europa, proprio per fare in modo che il quadro finanziario che ci accompagnerà nei prossimi anni sia all'altezza dei valori europei e delle sfide che il mondo contemporaneo ci pone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente Rampelli. Debbo dire che abbiamo ascoltato con attenzione, noi di Fratelli d'Italia, l'intervento del Presidente del Consiglio, al quale va il grande onore e il grande merito, oggi, di essere stato candidamente onesto all'interno di questo Parlamento. Ci ha raccontato che questa Europa non va, ci ha raccontato che, quando inizieranno i negoziati per il quadro finanziario pluriennale l'Europa si troverà di fronte - me lo sono appuntato - sfide ancora più complesse. Poi, però, ci ha raccontato il Presidente del Consiglio che i negoziati, per ora, per questo quadro finanziario pluriennale, sono insufficienti, che vi è scarsa ambizione. Ha detto ciò con un tono soffuso, sottomesso, con un tono grigio, sciatto e lo ha fatto non già e non solo perché le riconosciamo come tratto somatico-antropologico quello dell'uomo felpato, che proprio in virtù del suo tono felpato riesce a navigare in tutte le acque: Conte-bis, Conte 1, Conte-bis, Conte-ter, neanche più Trump sa quanti Giuseppi ci sono.

Ma quel tono non è solo questo che giustifica, secondo noi, il suo tono assolutamente dimesso. Viene giustificato dal fatto che lei sa che quelle Cancellerie, che l'hanno messa lì, contro la volontà del popolo italiano, con un fenomeno creato in laboratorio, in vitro, in Europa, che si chiamava, non a caso, Governo Ursula, le hanno detto: ecco, questo è il perimetro all'interno del quale tu puoi stare; puoi criticarci, puoi forse ululare alla luna, puoi forse dire che l'Italia vorrebbe tanto di più; non ti azzardare a dire cosa di più, perché non hai il diritto di costruire un'Europa alternativa; ti lasciamo quello di criticare felpatamente questa Europa.

Allora, se, come dice lei, le sfide saranno più complesse, se l'Europa stessa ci racconta che, oltre alla PAC e alla coesione, bisognerà trovare risorse per affrontare seriamente il fenomeno migratorio, se l'Europa finalmente parla di sfide della sicurezza interna e internazionale, come dice Fratelli d'Italia da anni, se l'Europa finalmente parla di un rafforzamento della cooperazione degli Stati in materia di difesa, come Fratelli d'Italia dice da anni, lei ci ha raccontato che tutte queste sfide sono dietro l'angolo, che ciò che hanno scritto non va bene; e però rassegniamoci, non va bene, non è sufficiente: andrò in Europa a criticare timidamente.

Noi volevamo qualcosa di più. Noi oggi ci aspettavamo non solo la disarmante fotografia di questa Europa che non dà risposte. Ci aspettavamo da lei quale fosse il contributo determinante dell'Italia che, quando va in Europa, continua ad essere un contributore netto e non un PIGS (maiale), come ci definiscono alcuni Stati europei.

Allora, quando parliamo di gestione del fenomeno migratorio, qualche spunto proviamo a darglielo noi. Infatti, l'uscita di scena, la Brexit, significa un meno 10 per cento nella contribuzione del quadro finanziario pluriennale, un meno 12 miliardi per il quadro finanziario pluriennale, pur avendo più sfide da affrontare. Proviamo a dirglielo noi che, quando l'Europa parla di gestione del fenomeno migratorio, forse finalmente intuisce o dovrebbe intuire - e noi di Fratelli d'Italia abbiamo già intuito e noi di Fratelli d'Italia con la nostra risoluzione sollecitiamo anche lei a intuirlo - che, oltre a chiederci come accogliere, di fronte alle minacce dell'integralismo islamico, che si saldano fatalmente col fenomeno migratorio, soprattutto da quando avete permesso indisturbatamente al vostro amico sultano Erdogan di entrare a piè pari in Libia con milizie del terrorismo jihadista liberate in Siria, ebbene, noi ci chiediamo se quelle risorse, che vorrete destinare alla gestione dei flussi migratori, possano anche essere spostate, non per accogliere, ma per contrastare l'immigrazione clandestina che oggi è in mano agli jihadisti islamici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oppure, ancora, le proviamo a spiegare noi cosa l'Europa ha intuito. Questo l'ha intuito addirittura l'Europa e non ancora lei, tantomeno il MoVimento 5 Stelle. Quando parla di sfide della sicurezza interna e internazionale, forse l'Europa si riferisce alla cyber-sicurezza. Forse l'Europa si riferisce alla sicurezza delle nostre telecomunicazioni contro lo spionaggio industriale e politico messo in campo dalla Cina per il tramite di Huawei. Forse l'Europa, in una maniera o nell'altra, ci richiama ad uno scontro di civiltà con la Cina, rispetto al quale vorremmo sapere quale sarà la posizione dell'Italia, che ha ormai sottoscritto la “Via della seta”, ovverosia la via della sottomissione, sta per cedere il porto di Trieste e diventare il cavallo di Troia della definitiva penetrazione industriale e commerciale della Cina, in Italia, in Europa e in Occidente. Si è infranto il sogno irenico di quell'Europa, che avrebbe giurisdizionalizzato tutti i conflitti negli organismi internazionali.

C'è un'Europa che ha delle sfide importanti davanti, ha Erdogan. Voglio ricordarlo. Quando parliamo di rafforzamento della difesa, di rafforzamento della cooperazione della difesa, abbiamo Erdogan che ha invaso Cipro, una nazione europea, cacciando ENI, senza che voi abbiate osato balbettare qualche cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Queste sono le sfide. E lei non ci ha detto nulla. Nulla ci ha detto della più grande sfida epocale che attende l'Europa, una sfida che noi latini, mediterranei, influenzati anche dal cristianesimo e dal cattolicesimo, dovremmo avvertire più di tutti gli altri Stati europei, che è il grande inverno demografico dell'Europa.

È possibile che in questa Europa non se ne possa parlare? E, soprattutto, è possibile che l'Italia non possa parlare, in questo contesto europeo, della sfida demografica? È possibile che non vi siano politiche per la natalità, politiche per la famiglia, politiche per la famiglia, che diventa il più grande motore economico di un continente che sta morendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Noi non siamo gli sfascisti di questa Europa. Gli sfascisti siedono con lei e sono i populisti dei Cinquestelle. Noi siamo orgogliosamente i sovranisti, che vogliono costruire l'Europa di domani, quell'Europa che difende la sua industria dalla politica aggressiva cinese, quell'Europa che difende la sua sovranità da Erdogan che penetra Cipro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quell'Europa che difende la natalità, perché crede ancora in un futuro per sé stessa.

E, allora, in quell'Europa ha opzioni semplici, intanto scorporare le spese di investimento dal calcolo del rapporto deficit-PIL. Possiamo tornare a crescere, se ci liberiamo dalla camicia di Nesso, se l'Europa torna ad essere un motore economico e non rimane la camicia di Nesso del motore economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sulle politiche della natalità glielo ho già detto: stiamo affrontando il più terrificante inverno demografico e sembra che solo Fratelli d'Italia si renda conto che questa è la grande sfida epocale dell'Europa.

Sul quadro finanziario pluriennale e sulla costruzione dello stesso, ci chiediamo come sia possibile non andare in Europa a dire che è ora che venga costruito con risorse proprie. Noi di Fratelli d'Italia, pronti a governare una nazione che vada a testa alta in Europa, sappiamo anche indicarle quali sono le risorse proprie. Si chiamano web tax, per colpire i giganti del web, che fanno utili che il giorno dopo finiscono nei paradisi fiscali, perché quella è l'evasione fiscale che noi vogliamo colpire! O ancora la tassa sulle transazioni finanziarie internazionali. O ancora - però è una bestemmia dirlo - i dazi di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vede, Presidente del Consiglio, se lei avesse il buon cuore di ascoltarmi, potrei farla uscire da quel “gretathunberghismo” che ha preso il suo corpo. Perché, quando lei parla di ambiente, il refrain mentale è plastic tax: colpiamo le aziende della plastica! Per noi il problema ambientale è un problema globale, che richiede risposte locali. Allora, le diciamo una cosa che forse non sa. L'Europa, non l'Italia, inquina, per lo 0,28 per cento, mari, oceani e fiumi. La Cina, l'India e l'Indocina inquinano per l'80 per cento mari, oceani e fiumi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! A quando i dazi di civiltà, per colpire a sangue un'economia aggressiva, che inginocchia l'Italia, scaricando sull'ambiente i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Quello vuol dire difendere l'ambiente, coniugandolo con la difesa della produzione nazionale!

E ancora - e mi avvio alla conclusione - difenda la PAC! Non si faccia inginocchiare da chi vuole sottrarre dai 3 ai 5 miliardi all'agricoltura nazionale, perché difendere l'agricoltura significa tutelare un segmento di identità enogastronomica straordinaria del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Avrei ancora molto da dirle, ma il tempo è tiranno e il Presidente Rampelli approfitta dell'amicizia ed è ancora più tiranno, è proprio dittatoriale.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Concludo. Caro Presidente, le abbiamo dato alcuni spunti, alcune suggestioni. Esiste un'Italia che non si arrende al reddito di cittadinanza, che sa come declino, che sa che è un'Italia migliore, che è la settima potenza industriale del mondo, che è la seconda potenza manufatturiera dell'Europa, che le chiede di andare in Europa a dire: meno Europa per i vincoli, più Europa nella difesa dei confini, della natalità, della produzione industriale. E glielo chiede ancora, convinta che lei prima o poi si redima e la smetta di recitare la parte del proconsole d'Europa, in terra d'Italia, e assuma le vesti del Presidente del Consiglio, che va in Europa a tutelare l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo sul bilancio si preannuncia particolarmente delicato per l'importanza del tema e per le conseguenze su tutti gli Stati membri dell'Unione e, soprattutto, sull'Unione stessa.

L'Unione europea vive ormai da anni una situazione di difficoltà, essendo divenuta il bersaglio principale degli attacchi, spesso strumentali, dei diversi nazionalismi e degli avanzanti populismi presenti in ogni Stato. Per uscire da questa situazione di impasse non bastano le parole e le dichiarazioni di intenti, ma occorre dare una sterzata all'azione politica europea, a partire dai grandi temi strategici oggi in agenda che lei ha elencato. Dobbiamo affrontare e dare risposte alle sfide epocali che provocano insicurezza nell'opinione pubblica. Penso ai cambiamenti climatici in atto, all'immigrazione dal Sud al Nord del mondo, agli effetti economici e soprattutto sociali della quarta rivoluzione industriale, temi troppo grandi e complessi per poter essere affrontati singolarmente dagli Stati nazionali, troppo deboli nello scacchiere geopolitico internazionale per essere competitivi, e che quindi richiedono l'impegno politico unitario dell'Europa; solo in questo modo il vecchio continente potrà restare competitivo. La recente uscita della Gran Bretagna ha assestato un colpo all'Unione europea, ma solo parlando con una sola voce l'Europa potrà confrontarsi alla pari con il resto del mondo. Signor Presidente, ancora una volta ci affidiamo alla sua capacità di rappresentare al meglio le posizioni di un'Italia consapevole del suo ruolo nel contesto europeo e condividiamo pertanto la posizione del Governo di puntare a un adeguato volume complessivo del bilancio e ad un'equilibrata distribuzione delle risorse tra nuove priorità e politiche tradizionali - in primis la politica agricola comune -, che rimangono pur sempre strategiche per l'Unione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pietro Carlo Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei ha concluso le sue osservazioni con un senso di preoccupazione - se ho ben capito -, preoccupazione che io condivido, anche perché ci troviamo di fronte a un grave rischio in Europa, il rischio di uno scollamento fra ambizioni molto elevate della nuova Commissione e capacità di produrre risultati concreti. Penso che questa preoccupazione la debba accompagnare domani, e forse anche non solo domani, nelle discussioni con i suoi colleghi al Consiglio europeo. Quello che serve è produrre una visione dell'Europa che funzioni, indipendentemente dal livello assoluto delle risorse, perché, colleghi, non è vero che stiamo discutendo se è meglio l'1.0 o l'1.2; è chiaro che di fronte a queste scelte preferisco più che meno, ma il vero problema sono le priorità e le indicazioni che il bilancio dell'Unione europea dà e che quadro fornisce in concomitanza con altri strumenti. È su questo tema che vorrei spendere rapidamente il tempo che ho a disposizione. Quali sono le sfide? Le sfide innanzitutto sono globali: la Brexit, ma anche le guerre commerciali, che anche quando non sono portate a fine producono danni sulle aspettative e aumentano l'incertezza; ma anche le crisi strutturali di settori chiave come l'industria automobilistica e, naturalmente, le sfide tecnologiche. Che cosa vuole fare l'Europa per affrontare queste sfide? Deve sicuramente mostrare che essa è in grado di mettere le risorse laddove la proiezione esterna, compresa quella commerciale, è più importante. Ma poi c'è la grande speranza del Green Deal. Io sono convinto che potrebbe funzionare per una concomitanza fortunata di eventi, di sostegno della pubblica opinione e di sostegno e convergenza di interessi fra pubblico e privato. Ciò perché, signor Presidente, il Green Deal o sarà pubblico e privato - e privato più che pubblico - oppure non sarà, perché le risorse di per sé pubbliche sono importanti - assistiamo a molte discussioni in queste settimane su quanto sarebbe necessario -, ma parliamo molto poco della vera questione: quali sono gli incentivi per famiglie e imprese a diventare più sostenibili dal punto di vista ambientale? Il settore privato già lo sta facendo, lo sappiamo: gli investimenti che i fondi privati indirizzano verso le risorse sostenibili sono quelli che danno più garanzia di solidità e di profittabilità nel lungo termine. Quindi, da questo punto di vista, ben vengano i fondi europei, ma mancano meccanismi chiari di incentivo all'utilizzazione di investimenti privati nel settore, e questo punto non necessariamente richiede più risorse; richiede un quadro più chiaro di cosa voglia dire il Green Deal in Europa.

Ma ci sono altri settori sui quali l'Italia può far valere la sua voce, e sto pensando al Meccanismo di stabilizzazione. Giustamente lei ci ricordava che il BICC, il Meccanismo di convergenza e competitività, è un passo avanti importante ma, dal testo che noi abbiamo a disposizione, vediamo che si tratta anche di un passo indietro: sembra dimenticata la nozione di stabilizzazione, sembra dimenticata la nozione di sostegno di breve termine alla disoccupazione ciclica. Questo è un errore gravissimo e abbandonare questa idea avrebbe conseguenze, in termini di messaggio, negative per i cittadini europei - perché non si parla di disoccupazione dopo una grave crisi finanziaria - e darebbe un segnale di debolezza nel dibattito parallelo a quello del quadro pluriennale di risorse riguardo al quadro fiscale, dove bisogna aumentare il ruolo della politica fiscale europea, che non sia semplicemente la politica fiscale sommatoria di politiche fiscali nazionali vincolate da regole che vanno sicuramente riviste. Infine a questo brevissimo elenco di che cosa andrebbe portato avanti, vi è la questione delle risorse proprie. Si è parlato di tasse ambientali e questo è un punto importante; si deve parlare di web tax. Questo è un elemento rispetto al quale l'Europa deve essere pronta a fronteggiare l'eventualità, purtroppo non peregrina, che le trattative a livello globale per la formazione di una web tax non vadano a buon fine. Che cosa farà l'Europa in quel caso? Deve trovare una sua soluzione, anche al rischio di entrare in conflitto con gli altri big players, ma questo farà parte integrante di quella che è l'indispensabile proiezione esterna dell'Europa, che deve essere sostenuta da risorse che possiamo riferire come risorse per beni pubblici europei: la sicurezza, la tecnologia, l'immigrazione; sono questi problemi e sfide europee che richiedono risorse e strategie europee. Potrei andare avanti ma preferisco concludere prima, signor Presidente del Consiglio, e ribadire il punto da cui sono partito: c'è una grossa opportunità nel produrre un bilancio europeo che tenga conto di queste priorità, ma c'è anche un grande rischio; c'è il rischio delle aspettative deluse. L'Europa non può permettersi di deludere un'altra volta le aspettative dei cittadini, soprattutto dopo i rischi che politicamente potrebbero materializzarsi. Io mi auguro, signor Presidente del Consiglio, che lei voglia portare questo forte messaggio politico, prima ancora che finanziario e tecnico, al Consiglio europeo di domani e dei giorni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dimitri Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Presidente. Il Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio tratterà sul bilancio a lungo termine dell'Unione europea, quindi quello comprendente gli anni dal 2021 al 2027. Quello che emerge osservando i lavori di Bruxelles, che evidenziamo anche nella risoluzione presentata dal nostro gruppo Lega-Salvini Premier, è che sia in atto un confronto che vada oltre la dialettica politica, che assume i connotati di un vero e proprio scontro tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea su visioni differenti in merito a quella che dovrà essere la capienza del futuro bilancio europeo. In una propria risoluzione del 14 novembre 2018, il Parlamento europeo evidenzia la richiesta di una negoziazione che definisce “a pacchetto”, che sia comprensiva del quadro finanziario pluriennale e l'istituzione di risorse proprie, cioè di tasse europee. In merito alle risorse proprie, il Gabinetto del Presidente Michel ha illustrato un mini pacchetto formato ad una tassa sulla plastica non riciclata e di rafforzamento del sistema di scambio relativo a quote di emissione (carbon credit), che sono sostanzialmente dei diritti ad inquinare che vengono scambiati sul mercato come fossero normali titoli azionari. La nuova Commissione europea a guida von der Leyen concentrava le proprie proposte attorno alle tematiche relative alla sicurezza, all'immigrazione, all'ambiente, all'innovazione e alla natalità. Le proposte al ribasso della Commissione e del Consiglio riducono la proposta di allocazione dall'1,3 all'1,074, e questa riduzione di allocazione comporta che non vengano affrontate in modo adeguato tematiche come quelle succitate, quindi natalità, sicurezza, controllo dei confini e tutela ambientale, che per noi sono di importanza assoluta.

Nello specifico, per quanto riguarda il nostro Paese, sono da evidenziare i tagli all'agricoltura.

La riduzione calcolata a prezzi del 2008 viene indicata dalla Commissione in meno 12 per cento, ma il Parlamento dell'Unione la stima a meno 15 per cento. Quale che sia il dato vero finale è impossibile che l'agricoltura italiana ne esca indenne, stando a questa volontà dell'Unione. Infatti, i calcoli parlano di un taglio all'agricoltura italiana di 2,7 miliardi di euro e, applicando l'ultima matrice input-output derivabile dall'ISTAT, un taglio di 2,7 miliardi, supponendo che si tramuti in un analogo taglio di investimenti nel settore agricolo, induce un calo della produzione complessiva pari a circa 5 miliardi e mezzo, e ciò è dovuto alle interdipendenze settoriali che caratterizzano il settore agricolo.

Il nocciolo della questione si può ritrovare, ad esempio, in una recente dichiarazione del presidente di Confagricoltura, dottor Giansanti, il quale testualmente cita: “È una proposta particolarmente penalizzante per l'agricoltura italiana, che esprime il più alto valore aggiunto per ettaro in ambito europeo. Non si può guardare solo ai differenti importi degli aiuti diretti - la cosiddetta convergenza esterna - ignorando la vistosa diversità dei costi di produzione, a partire da quello del lavoro. La PAC è uno strumento di politica economica e tale deve rimanere. La proposta sulla convergenza esterna – cioè ridurre il divario degli aiuti diretti concessi ai vari Paesi - va respinta, perché priva di qualsiasi base economica”. E noi siamo assolutamente, completamente e convintamente d'accordo con quanto manifestato ed espresso dal dottor Giansanti.

Poi, ci sono i tagli ai fondi di coesione che sono fondi che finanziano interventi pubblici. La riduzione indicata dalla Commissione è del 6 per cento, ma il Parlamento, anche qui su una posizione di stima differente, attesta la riduzione al 10 per cento. Quindi, a livello complessivo europeo si prospetta più difficile il riavvicinamento delle regioni meno sviluppate a quelle più sviluppate e ciò rema contro uno dei benefici attesi dall'euro, cioè l'omogeneizzazione dei tassi di crescita. Nel minore dei casi si tratta di una miopia di programmazione e nel peggiore di un'autocertificazione dell'inadeguatezza della moneta unica.

Viene ribadito il finanziamento “alla Juncker”, quello che in buona sostanza citava anche prima l'onorevole Borghi, cioè, viene applicato per investimenti difficili da finanziare e, quindi, vengono messi pochi denari, sperando in un effetto moltiplicativo. La versione precedente prevedeva 41 miliardi che dovevano generare 698 miliardi, quindi, un moltiplicatore addirittura pari a un valore di 17. Qualcuno riesce a dimostrarci la fondatezza di tali moltiplicatori? Qualcuno ci spiega, invece, come mai l'Unione europea assegna ai nostri interventi pubblici in deficit dei moltiplicatori molto bassi, mentre invece il metodo “alla Juncker” li fa diventare fantasmagorici se la spesa è green?

Poi si parla di risorse proprie; un altro inganno del politicamente corretto, sono tasse europee; una sorta di plastic tax, che così rientra dalla finestra, e ci troveremo a dover gestire anche una pressione fiscale europea oltre a quella nazionale, sulla quale, ovviamente, non avremo nessuna sovranità.

Poi, c'è la tassa sui profitti ottenuti con lo scambio delle quote di emissioni inquinanti, gli ETS, gli Emissions Trading System, che sono permessi ad emettere CO2 che costano e, quindi, chi inquina dovrebbe pagare per averli; chi li vende incassa, ma non può più emettere la corrispondente CO2; in teoria più costano e meno si avrebbe la convenienza a emettere CO2.

Il tema è complesso e meriterebbe un dibattito lungo, approfondito e anche delicato. Volendo sintetizzare, però, gli ETS presentano qualche difettuccio: la prima emissione è stata gratuita, per evitare la delocalizzazione, così chi li ha ricevuti gratuitamente, li ha potuti rivendere, se non utilizzati, ottenendo profitti altissimi e facilissimi. Qui c'è un esempio abbastanza fastidioso: ArcelorMittal avrebbe realizzato con questo giochetto 470 milioni di euro. Ora, gli ETS vengono venduti all'asta dagli Stati e poi circolano in un mercato secondario, ma solo la metà degli incassi è vincolata ad investimenti green, quindi, più valgono, più la metà degli incassi è consistente e più si può investire; comunque, solamente la metà. Ma soprattutto, alla fin fine, il prezzo degli ETS nel mercato secondario non è, appunto, sufficientemente alto, anche a causa di una loro eccessiva numerosità. Infatti, passatemi il termine, i geni che li hanno ideati non ne hanno ridotto il numero dopo il calo di produzione conseguente alla crisi che dalla fine del decennio scorso ancora ci avvolge e che ora sembra aggravarsi, basti guardare le dinamiche industriali della Germania. Se qualcuno cerca un esempio dell'abilità di programmazione dell'Unione europea questo è assolutamente fulgido.

Poi, ci sono le risorse per il Green Deal. Al di là del nobile obiettivo, che qui non si discute e che noi condividiamo, forse sono proprio le risorse quelle in cui risiedono le criticità maggiori, e perché? Perché esiste una serie di problematiche che può impedire la compiuta realizzazione del piano e la generazione degli effetti previsti.

Queste problematiche sono, in sintesi, le seguenti e ne elenco alcune: la Francia chiede l'inclusione del nucleare tra le risorse sostenibili, però il principale oppositore è nientemeno che la Germania; non ci sono o non sono rese note stime numeriche sugli effetti del Green Deal, cosa che ad esempio gli Stati Uniti hanno fatto nell'applicazione alla loro economia; il sostanziale fallimento del COP25 di Madrid è un bruttissimo presagio sulla vera volontà pubblica di perseguire filosofie Green Deal; la Belt and Road cinese è una rete di autostrade e di infrastrutture che è crescita economica ma che non è assolutamente verde; c'è la problematica di chi finanzia, la von der Leyen parla di mille miliardi, peccato che non si tratti di denaro fresco, ma del solito meccanismo “alla Juncker” con moltiplicatori inverosimili. I soldi veri ce li mette l'Unione europea, alla pari della bellezza di 7 miliardi e mezzo che si stimano possano diventare 100 complessivi, quindi, con un moltiplicatore pari a 13, se parliamo del Just Transition Fund che favorisce l'abbandono del carbone.

Poi, c'è il problema delle asimmetrie e sembra che gran parte di questi fondi, di questa enorme dotazione vada ad appannaggio di due soli Paesi: la Polonia e la Germania.

Ancora, c'è il concetto del sostegno al Green Deal. Si prevede un aumento del capitale della BEI, la Banca europea degli investimenti, pari a 100 miliardi, che però inizialmente è di dieci, e che pare, a sua volta, un intervento annacquato. Poi c'è la problematica del rapporto deficit-PIL.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, ha finito il suo tempo.

DIMITRI COIN (LEGA). Lo ripeto, c'è la problematica del rapporto deficit-PIL: questi moltiplicatori avrebbero effetti solo se si spende, ma siamo vincolati dal pesante limite del 3 per cento.

Poi, c'è la problematica finale: il Presidente Conte invoca almeno il 25 per cento del bilancio pluriennale dedicato al Green Deal, ma se prevarranno le criticità ora esposte potrebbe voler dire che un quarto del bilancio sia stato impegnato inutilmente. Sarebbe una nota ed evidente attitudine dell'Unione europea stabilire, quindi, degli obiettivi, per poi far di tutto per impedirne il conseguimento.

Noi come Lega-Salvini Premier chiediamo innanzitutto al Presidente Conte di tenere ben presente che l'Italia è un contributore netto e di tenere equilibrate quelle che sono le risorse per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro ed altri n. 6-00097, Lollobrigida ed altri n. 6-00098, Molinari ed altri n. 6-00099, Fusacchia ed altri 6-00100 e Gelmini ed altri n. 6-00101 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro ed altri n. 6-00097 il parere è favorevole. Sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00098 il parere è contrario. Sulla risoluzione Molinari ed altri n. 6-00099, il parere è contrario. Sulla risoluzione Fusacchia ed altri 6-00100 il parere è favorevole. Sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00101 il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ringrazio lei, signor Presidente del Consiglio, per avere illustrato i contenuti della trattativa sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Il negoziato è oggettivamente in salita e questo non può che dispiacere a quanti ritengono che l'Europa sia un destino ineluttabile per i Paesi e i popoli europei, e io resto tra questi.

È un fatto che la proposta avanzata dal Presidente Michel è molto distante dalle reali necessità di finanziare sia i programmi consolidati, sia le nuove ambizioni in materia di clima, digitale e nella più vasta dimensione geopolitica. I tagli proposti riducono lo spazio d'iniziativa dell'Europa nel momento storico in cui si stanno affermando altri attori sulla scena mondiale, come Cina e Stati Uniti. Così si evidenzia che nella proposta si annullano le ambizioni del programma della Commissione europea, che pure aveva suscitato attenzione e interesse. Non resta che rilanciare lo spazio di nuove risorse proprie…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). ….considerando - concludo - che occorre reperirle dai soggetti come le multinazionali che hanno tratto indubbi vantaggi dal mercato unico senza partecipare in modo adeguato ai relativi costi e politicamente va rilanciata la dimensione federale, perché quella intergovernativa pare bloccante, come dimostra ampiamente questo negoziato. L'onorevole Borghi - ho concluso - ha rilevato il limite delle nostre capacità negoziali, eppure non riesco a ricordare che fossero migliori un anno fa. Rammento il nostro isolamento, di cui Giorgetti ancora continua a temere le conseguenze. E poi, come si fa a rivendicare forza contrattuale in un'istituzione, l'Europa, che viene considerata la fonte principale dei nostri guai? Con queste motivazioni esprimiamo il voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Noi abbiamo apprezzato il fatto che il Presidente del Consiglio sia venuto in Aula a rappresentarci la situazione per quella che è; in particolare, questa valutazione sui rigoristi e sui flessibili che indirizzeranno le scelte che ci stanno davanti. È un appuntamento europeo importante che indicherà le coordinate della politica economica finanziaria per i prossimi anni e soprattutto è il primo appuntamento dopo la Brexit. Su questo vorrei fare una battuta provocatoria: se con la Brexit United Kingdom ha deciso di uscire, perché l'inglese deve rimanere lingua ufficiale dell'Unione europea? Ve lo chiedo in maniera provocatoria e non mi do la risposta, però voglio porlo all'attenzione.

Torniamo al tema della divergenza da lei, Presidente, sottolineato delle valutazioni in merito alla destinazione e alla quantità e alla qualità delle risorse. Vorrei che su questo fosse fissato un caposaldo che deve essere la politica di ogni Paese. Leggevo in questi giorni un libro, La scienza delle finanze, del 1910, scritto centodieci anni fa, che diceva testualmente: i titoli del debito pubblico rappresentano capitali sottratti all'attività delle economie nazionali e se vengono impiegati in opere economicamente produttive e feconde di miglioramento rappresentano un investimento utile; se invece, al contrario, vengono assorbiti da spese ordinarie, si devono considerare perduti per l'economia nazionale, imperocché - dice l'Hoepli centodieci anni fa - lo Stato consuma i propri redditi quando li destina alle spese ordinarie e periodiche. Credo che il reddito di cittadinanza, tanto per fare un esempio, o la stabilizzazione prevista nel “Milleproroghe” che voteremo domani, non preveda spese produttive. Ma, al di là delle singole questioni fondamentali, ci sono alcune questioni che ci destano qualche imbarazzo. C'è qualche incoerenza, Presidente, nelle sue esposizioni, quando lei pone il Green New Deal a caposaldo della sua politica, in cui si è previsto un gettito direttamente dal bilancio dell'Ue delle tasse sulla plastica riciclata. Allora, delle due l'una: o dobbiamo mettere una nuova tassa che riguardi il nostro Paese, perché 521 milioni ci sono già sul bilancio previsto per il prossimo anno, oppure non possiamo partecipare a questo. Ma, al di là delle singole questioni, è evidente che siamo di fronte a una fase cruciale di negoziazione. Lei, Presidente Conte, in questi due anni in cui, con due maggioranze diverse, ha guidato il Paese, si è certamente potuto rendere conto di quanto conti la credibilità, anche personale, nei rapporti e sugli scenari internazionali. Io non ho sorriso con ironia quando a Berlino lei non ha trovato posto in prima fila. Non abbiamo fatto come tanti altri anni fa che, di fronte ai sorrisi di Merkel e Sarkozy, prendevano in giro Berlusconi. Abbiamo provato imbarazzo e tristezza, e abbiamo provato maggiore imbarazzo e tristezza quando il suo ex Ministro dello sviluppo economico, oggi Ministro degli esteri, è andato in piazza in Francia con i gilet gialli. Proviamo a invertire l'ordine dei fattori: immaginiamo che qualcuno Ministro degli esteri dei Paesi confinanti con lei, con il nostro Paese, venga in piazza a protestare con le persone che protestano contro il Governo. Non credo che le farebbe piacere, ma soprattutto non credo che tutto ciò gioverebbe all'immagine di un Paese serio, responsabile e soprattutto affidabile. Lunedì scorso - mi avvio alla conclusione - il presidente dell'Eurogruppo, il portoghese Centeno, ha confermato la volontà di chiudere al più presto il Trattato MES. Ci sarà una dura fase negoziale. In questo contesto l'Italia rischia di rimanere assoggettata alle posizioni di Francia e Germania. Allora, concludo Presidente, il problema è sempre che, per trattare con autorevolezza, le regole sono sempre quelle: ci vuole credibilità, affidabilità, prestigio internazionale. Lo scorso mese abbiamo ricordato i vent'anni dalla scomparsa di Bettino Craxi, un leader che ha trattato con l'Europa, con gli Stati Uniti e con l'Unione Sovietica senza complessi di inferiorità. Riportare l'Italia a quei livelli è per ora un obiettivo lontano, almeno in questo contesto di Governo, secondo noi, irraggiungibile, ma dobbiamo provarci: ci sono le condizioni per farlo? Non lo so.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Di certo non si può fare con questo Governo. Pertanto, preannuncio il voto favorevole alla mozione Gelmini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il Presidente del Consiglio per aver condiviso con le Camere un passaggio politico molto rilevante, perché non c'è dubbio che non si parla di un documento finanziario; si parla di un atto politico fondamentale e anche di un indicatore politico. Sono state ricordate le sfide alle quali siamo di fronte: la sfida geopolitica, una sfida sociale troppo spesso dimenticata; abbiamo certamente una sfida ambientale, una sfida migratoria ma c'è una sfida sociale; quelle società delle classi medie che sono state la caratteristica fondativa delle democrazie occidentali sono sfidate alle fondamenta. Ma a me pare che anche nel dibattito che ho ascoltato, dove si sono succeduti interventi interessanti, manca un punto: siamo entrati in un'altra fase storica. L'assetto regolativo del mercato globale, del mercato unico europeo non regge più, si è rivelato insostenibile. La vittoria del Presidente Trump e la Brexit non sono stati incidenti di percorso: sono state reazioni inevitabili a meccanismi regolativi che hanno determinato sistematicamente la svalutazione del lavoro e l'impoverimento di larghe fasce sociali. Non siamo di fronte a una congiuntura negativa da superare con qualche decimale di deficit in più: siamo in un'altra fase storica.

Le esportazioni, che sono state il motore fondamentale, prioritario di crescita dell'Unione europea come della Cina, non possono essere più quel motore di ricerca. Ci sarebbe bisogno di prendere atto di un mondo che è cambiato e attrezzarsi in modo coerente; sarebbe necessaria una svolta sui fondamentali, innanzitutto nell'Unione europea e nell'Eurozona. Il punto politico molto rilevante qual è? Il fatto che continuiamo a discutere in una dimensione - lo dico con grande franchezza e con rispetto delle opinioni di tutti - velleitaria; continuiamo a inseguire una sorta di miraggio, mentre dovremmo, con grande realismo, prendere atto dei dati che abbiamo di fronte. Quali sono questi dati? Prendere atto dei dati - voglio essere molto chiaro - non vuol dire passare nella schiera degli antieuropeisti; prendere atto dei dati vuol dire cercare le strade per portare avanti su un terreno di realtà le risposte alle sfide che abbiamo di fronte. I dati di realtà: riguardo al bilancio comunitario e al quadro finanziario pluriennale, del quale si discute, il dato di realtà è che stiamo discutendo di una quota di reddito nazionale europeo che, anche nello scenario migliore, quello della Commissione europea, è inferiore a quello del 2014-2020, e certamente non per colpa del Governo italiano. Stiamo discutendo di 2 millesimi di reddito nazionale lordo all'anno, 35 miliardi all'anno.

I 240 miliardi di cui ha parlato oggi anche il Commissario Gentiloni sono due millesimi di reddito nazionale lordo europeo all'anno cioè come se in Italia discutessimo per sei mesi nella legge di bilancio di 3 miliardi; che ovviamente non sono irrilevanti, ma rispetto a quel cambio di fase storica si rivelano drammaticamente inadeguati. Lei con grande serietà e con grande franchezza ha riconosciuto la dimensione assolutamente inadeguata dello strumento di convergenza e di competitività, il BICC: pochi miliardi, tra l'altro connessi a delle condizionalità che rischiano di aggravare il quadro che vorrebbero migliorare.

Per non parlare - in questa sede non c'è tempo - della cosiddetta indennità europea di disoccupazione. Ma noi possiamo convincere i nostri concittadini, che faticano, che sono prigionieri della precarietà o della disoccupazione, possiamo convincerli che stiamo andando nella direzione giusta promettendo loro che l'indennità di disoccupazione sarà europea? E anche sul salario minimo, abbiamo consapevolezza di cosa parliamo? Il salario minimo europeo è misurato rispetto al PIL pro capite di ogni Paese: se tu sei un Paese che ha 300 euro mensili di salario medio, il salario minimo è 200 euro, 220 euro; vuol dire che quella competizione al ribasso che è in corso da tempo nel mercato unico europeo prosegue.

Il Green New Deal: 1.000 miliardi in dieci anni, 100 miliardi all'anno, poco più dello 0,5 del PIL europeo all'anno, di cui solo 100 miliardi in sette anni saranno il contributo di risorse fresche, e poi il resto sarà l'effetto leva.

Allora, che cosa voglio dire con questo? Che dobbiamo prendere atto che i meccanismi di riequilibrio degli effetti squilibranti dell'attuale assetto regolativo del mercato globale e del mercato unico europeo non hanno quell'incisività. Sul bilancio pluriennale di cui discutiamo siamo di fronte al cosiddetto gruppo dei “frugal four”: quattro Paesi, Austria, Danimarca, Olanda e Svezia, due dei quali hanno Governi socialdemocratici, che inchiodano la discussione all'1 per cento.

Vengo allora all'altra parte del mio intervento. Credo che, di fronte a questi dati di realtà, di fronte all'impossibilità di introdurre efficaci meccanismi di riequilibrio ambientale e sociale, bisogna che scegliamo una strada diversa, che non è quella di ribaltare il tavolo. Io ho ascoltato gli interventi di alcuni colleghi dell'opposizione, alla fine dei quali mi verrebbe da dire: e quindi? E quindi come rispondiamo a questi dati di realtà? La risposta è quella di attenuare quei fattori di squilibrio. Quali sono i fattori di squilibrio? Innanzitutto un mercato che determina dumping sociale-ambientale. Lo so che sono verità amare, ma l'ulteriore allargamento dell'Unione europea a Paesi che hanno 200-300 euro di salario medio vuol dire, in assenza di meccanismi efficaci di riequilibrio, aggravare il dumping sociale, non ridurlo. Non intervenire con misure protettive ai confini europei rispetto a Paesi che non hanno i nostri standard ambientali, che non hanno i nostri standard sociali, vuol dire inibire miglioramenti sia sul versante sociale che su quello ambientale. Trattati come il CETA vanno fermati perché nel quadro dato, in assenza appunto di quei meccanismi di riequilibrio, aggravano gli squilibri tra Paesi e dentro i Paesi.

Allora tra questi meccanismi di riequilibrio, data la difficoltà a far marciare in modo incisivo quelli a livello comunitario, dobbiamo recuperare qualche spazio a livello nazionale. Nella risoluzione alla quale il Ministro Amendola ora ha dato parere favorevole, chiediamo un impegno del Governo, che il Governo condivide, affinché i margini di flessibilità oggi previsti per i bilanci nazionali siano ampliati, per tener conto della necessità di effettuare investimenti a sostegno della transizione ecologica, a sostegno dell'innovazione.

Di fronte ad una realtà difficile, è evidente che il negoziato, di cui domani è prevista una tappa, che non credo sarà finale, alla fine arriverà ad un compromesso, che sarà intorno a quei centesimi di punto percentuale; ecco, probabilmente, sarebbe utile che, di fronte a quel compromesso, noi avessimo dall'altra parte una maggiore flessibilità per i bilanci nazionali e per fare investimenti. Potrebbe essere utile trovare compensazioni di fronte all'impossibilità di superare ostacoli oggettivi.

Ed infine (concludo, Presidente), tra l'attenuazione dei meccanismi di squilibrio rientra anche il Meccanismo europeo di stabilità, che abbiamo inserito giustamente in una logica di pacchetto che stenta ad esserci: perché lo strumento di bilancio è nelle condizioni che abbiamo ricordato prima, l'Unione bancaria è molto lontana, e anche là impantanata tra mille difficoltà.

PRESIDENTE. Concluda, per favore, ha esaurito il suo tempo.

STEFANO FASSINA (LEU). Concludo. Quindi, anche sul Meccanismo europeo di stabilità noi dobbiamo riconoscere che, nell'attuale formulazione, esso è un danno per il nostro Paese. E quindi, con sano realismo, per riuscire a migliorare le possibilità di ripresa del nostro Paese e dell'Eurozona e dell'Unione europea, dobbiamo introdurre correttivi che evitino di aggravare i meccanismi di squilibrio che ancora sono così potenti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Onorevole Presidente, signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo straordinario in programma domani sul quadro finanziario pluriennale si annuncia decisivo per il cammino dell'Europa e di tutto il progetto europeo. Per questo, signor Presidente del Consiglio, la sosteniamo e incoraggiamo a mettere in campo tutta la determinazione possibile in questa fase di elevata complessità internazionale. Oggi più che mai il bilancio europeo non è un fatto burocratico, ma è un elemento discriminante per la stessa esistenza del progetto europeo. Le complessità che stiamo vivendo sul terreno della crescita e del commercio globale, ove sappiamo esserci potenze industriali, economiche e demografiche che stanno marcando ancora più profondamente i trend economici globali (guerre commerciali, tensioni geopolitiche anche nel Mediterraneo e nelle regioni più vicine a noi, fatti sconvolgenti non prevedibili, come per esempio il Coronavirus, che hanno impatti drammatici nella vita delle persone), impongono uno scarto vero, un rilancio, che naturalmente ha il suo perno nel bilancio.

La stessa Brexit rappresenta una fase di crisi grave per l'Europa su cui interrogarsi e reagire: anche sul piano del bilancio, poiché pone immediatamente la questione del gap di risorse post Brexit. Le minori risorse a disposizione del quadro finanziario pluriennale 2021-27 non possono lasciarci indifferenti. I primi a pagarne il conto potrebbero essere i nostri agricoltori. Italia Viva e la maggioranza chiedono un superamento del meccanismo di convergenza esterna dei pagamenti diretti agli agricoltori: chiediamo un'adeguata compensazione per la penalizzazione già subita nell'attuale ciclo.

Quindi, bilancio, risorse e soprattutto quali investimenti vogliamo fare. Si confrontano due orientamenti: quelli dei cosiddetti “frugal four”, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia, Germania, Paesi contributori netti, che puntano ad una previsione di spesa dell'1,07 per cento del reddito nazionale lordo; è un livello gravemente insufficiente.

In alternativa l'approccio sostenuto dai 16 Paesi del Sud e dell'Est Europa, per lo più beneficiari netti, che puntano ad un contributo più elevato dell'1,11 per cento. È del tutto condivisibile, signor Presidente, che il nostro Paese ritenga poco ambiziosa la proposta del Presidente del Consiglio europeo Michel, appena migliorativa di uno 0,004 per cento di quella finlandese. Per questo, signor Presidente, Italia Viva la invita al coraggio per aumentare le risorse. Non possiamo e non dobbiamo cedere, sia perché abbiamo programmi ambiziosi, ne parlava lei nella sua comunicazione, a partire dalla sfida del Green Deal, una sfida e una frontiera di ambiente, di risorse, di investimenti, di consumi, di industria, in cui l'Italia deve esserci. Chi sta fuori oggi perde ed è tagliato fuori dal futuro, questo è chiaro, però voglio anche in questa sede ricordare che Green Deal significa anche proteggere gli interessi nazionali da possibili effetti boomerang ad esempio sul sistema industriale italiano, che è sì avanzato e sta investendo, è preparato già, con prodotti altamente competitivi, sulla frontiera del Green Deal, ma è chiaro che gli ordini di grandezza in campo, ad esempio verso la Germania, in alcuni settori in particolare, sono purtroppo asimmetrici.

Non possiamo e non dobbiamo cedere, anche perché la crisi di Brexit, i sovranismi, i nazionalismi possono essere superati e sconfitti da una percezione completamente diversa, concreta e non elitaria del progetto europeo; un progetto che deve cambiare anche nella reciproca lealtà tra gli Stati membri. Italia Viva, perciò, chiede un cambio su questioni fondamentali: penalizzazione nei trasferimenti rispetto a quegli Stati che rifiutano cooperazione in materia migratoria (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e sanzionare chi viola i principi della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e del rispetto dei diritti umani.

Così come Italia Viva ritiene essenziali le politiche di genere e la parità uomo-donna come strumento di promozione dei diritti della donna e anche e soprattutto come opportunità di sviluppo economico e dell'occupazione; quindi politiche di genere come parametro per la distribuzione dei fondi europei. Signor Presidente del Consiglio, non vi è dubbio che al tavolo del Consiglio europeo il nostro Governo debba spronare l'Unione ad essere all'altezza delle proprie ambizioni. Il vertice, come lei prima ha ricordato, si presenta complesso: non solo non possiamo deflettere da un'adeguata e corretta dotazione e distribuzione delle risorse, ma dobbiamo spronare con decisione sul fronte delle entrate, incrementando il pacchetto di risorse proprie dell'Unione europea.

Quindi mantenimento della risorsa IVA e introduzione di nuove fonti di finanziamento: border carbon tax, le risorse verdi e la digital tax. Un altro elemento molto importante sul piano politico è rappresentato dalla spinta alla prosecuzione dei negoziati per l'introduzione della common consolidated corporate tax base, fondamentale per armonizzare i sistemi di tassazione delle multinazionali tra i vari Paesi dell'Unione. Signor Presidente del Consiglio, Italia Viva voterà a favore della risoluzione di maggioranza e le augura buon lavoro per il Consiglio europeo di domani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Deputato. Grazie, Presidente. Presidente Conte, lei ha iniziato ormai a conoscerci, sa benissimo che la persona che le parla, così come tutta Fratelli d'Italia, dal suo leader Giorgia Meloni all'ultimo dei nostri simpatizzanti, non le riserva nessuna simpatia e tanto meno le fa qualche sconto. Non le abbiamo mai fatto sconti, non ne abbiamo mai fatti quando lei ha formato il Governo Conte 1, tanto meno abbiamo fatto sconti a lei quando si trattava di formare il Governo Conte 2, non le facciamo sconti tutti i giorni nel nostro agire politico qui e fuori da questo Parlamento. Però noi abbiamo una credibilità, noi siamo diversi dagli altri, Presidente, perché, quando ci guarda, lei sa che ha uomini e donne che non si siederanno mai a quello scranno a fianco a lei, perché noi rispettiamo la voce dei nostri elettori, rispettiamo il mandato elettorale con cui ci siamo presentati, perché le sue tesi sono incompatibili con noi, perché la sua maggioranza è incompatibile con noi.

A noi non serve una poltrona e neanche la vogliamo una poltrona a fianco a lei. Noi abbiamo la credibilità di essere l'unica forza politica che non si è seduta e non si siederà al suo fianco, e che non la salverà mai (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Eppure noi oggi ci troviamo in un giorno che è la vigilia di un appuntamento decisivo, dove lei si presenta - mi permetta - con le ossa rotte. In quest'Aula ho sentito parlare di cetrioli, di carciofi; potrei dire che lei è alla frutta, ma, francamente, l'importanza dell'appuntamento dei prossimi giorni ci richiama ad una compostezza senza pari, perché noi, come Italia, andremo a trattare sul nostro futuro di un bilancio settennale che, a meno che non vogliate impedire le elezioni pure quando mai dovesse finire questa legislatura, sopravvivrà pure ai suoi Governi.

E allora, con la credibilità di una composta durezza, noi le diciamo anche che non ci stiamo a vedere l'Italia così umiliata davanti a un appuntamento così importante. Perché dico umiliata? Perché oggi lei in Senato ha raccolto le rassicurazioni di un improbabile Renzi; perché, nonostante si parli di PAC, nei suoi scranni non vedo il Ministro Bellanova, perché oggi forse il Ministro Bellanova è impegnato a giocare con gli aeroplanini di carta che dagli scranni del MoVimento 5 Stelle le lanciano, come nella giornata di oggi. In un senso di irresponsabilità assurdo, ad una vigilia dove i nostri agricoltori chiedono a questo Governo di andare a tenere il polso duro sulla PAC (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), voi fate le scaramucce all'interno della vostra maggioranza.

Infatti i responsabili all'interno della vostra maggioranza si vedono soltanto quando si tratta di spartirsi le poltrone, ma nei momenti decisivi se la danno, se la danno a gambe. E allora, con questa composta intransigenza, con questa stessa durezza con cui le abbiamo fatto opposizione, le diciamo anche che la stessa opposizione noi la facciamo ad un'Europa, dal MES al nutri-score, che sta adottando politiche anti italiane. E, proprio quando vediamo le politiche anti italiane voler soggiogare i nostri agricoltori, i nostri imprenditori, le nostre eccellenze, il nostro made in Italy, ecco, quando l'Italia chiama, noi ci siamo; noi ci siamo, non altri.

Presidente, domani lei va a trattare una PAC che si può definire con un solo termine: irricevibile.

Non è accettabile un euro in meno sulle politiche agricole, perché la nostra agricoltura è un'agricoltura di qualità, perché i nostri agricoltori non si meritano questo, perché non accettiamo di vedere la nostra qualità e il nostro made in Italy soggiogato da altre logiche. Ma, allo stesso tempo - allo stesso tempo -, nel vedere dove vorrebbero essere destinate le risorse vediamo delle mancanze lacunose. L'ha detto prima il mio collega Delmastro Delle Vedove: non c'è una politica della natività. Quando l'Europa si vede morire a poco a poco, il suo primo problema dovrebbe essere pensare alle famiglie e ai bambini di queste famiglie, ai bambini non nati. Poi c'è il problema delle risorse: noi non accettiamo ulteriori aggravi sulle risorse degli Stati membri. L'Europa può avere risorse proprie, non quelle dell'IVA, non quelle della plastic tax, come è già stato detto. Può avere risorse proprie che abbiano un proprio senso: quello di andare a combattere le multinazionali, quello della web tax, quello - e l'hanno detto prima - dei dazi di civiltà. In tutto questo, però, vediamo già un'alleanza franco-tedesca, che è come per l'Airbus, peraltro, che rischia nuovamente di insidiarci fin dall'inizio. Si è tanto parlato di prospettive di politiche ambientali, ma iniziano anche queste malissimo perché vanno ad avvantaggiare gli accordi già stipulati tra Francia e Germania, quando noi, invece, vorremmo puntare sul nostro gas naturale e sulle eco-conversioni; in tutto questo l'Italia, ancora una volta, rischia di essere fanalino di coda. Certo, noi paghiamo, paghiamo molto caro quello che sta accadendo all'interno del suo Governo per l'ennesima volta, ma paghiamo anche molto caro - molto caro! - il fatto che il suo Governo sia nato proprio sotto la stella degli assetti dell'Unione europea, proprio sotto la stella di assetti dell'Unione europea che non vogliono in nessun modo darci una mano. Vedete, proprio sulla PAC, sul programma transitorio, si confermano tutte le nostre preoccupazioni rispetto a una trattativa che non inizia domani - attenzione, è già iniziata; i negoziati sono già in corso e, quindi, non iniziano domani i negoziati ma sono già in corso - e dove l'Italia non ha ottenuto ancora assolutamente - assolutamente! - nulla.

In tutto questo, in tutta questa depressione del suo Governo e degli assetti europei, noi paghiamo lo scotto di un'Inghilterra, un Regno Unito che è uscito con la Brexit dall'Unione, perché se oggi si parla di una riformulazione del bilancio pluriennale ciò è anche dovuto al venir meno delle risorse che venivano dal Regno Unito. Però, Presidente, ogni tanto guardiamo anche al Regno Unito nel suo lato positivo: lì il popolo si è espresso e, che le piaccia o no, lì il popolo ha votato, si è espresso, ha dato una visione, ha dato delle convinzioni, si è espresso sulla base di determinati valori, cosa che in Italia, purtroppo, non è accaduta.

Allora, concludendo, Presidente, io le faccio un monito: noi ci asterremo, come abbiamo fatto peraltro in Senato, sulla risoluzione della maggioranza per i motivi che prima le ho spiegato. Tuttavia, le rivolgo un monito ancora: non faccia come le ultime volte che è andato in sede europea. Guardi bene gli scranni: li guardi molto bene gli scranni della sua maggioranza, di questa litigiosa maggioranza. Se si apre una crisi non torni a chiedere l'appoggio di qualcuno in sede europea, perché finisce male, finisce come nella guerra dei veti incrociati e oggi più che mai, oggi proprio sulla PAC, proprio sul Ministro che non è seduto lì affianco a lei, Bellanova, proprio con il suo senatore Renzi, lei è prigioniero…

PRESIDENTE. Concluda.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …e con lei sta rendendo prigioniera l'Italia. Si metta una mano sulla coscienza e ci liberi da tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Nella prossima riunione straordinaria del Consiglio europeo si discuterà del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Siamo da mesi a un punto di stallo per le divergenze tra due differenti gruppi di Stati: coloro i quali vorrebbero un bilancio europeo più ampio e Stati - in particolari i “frugal four”, che sono stati ricordati - che puntano a una contrazione delle risorse dell'Unione. Ricordiamo che il pacchetto negoziale elaborato dalla Presidenza finlandese stabiliva una previsione di spesa dell'1,07 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri, di gran lunga inferiore all'1,11 per cento della proposta della Commissione e all'1,3 per cento richiesto dal Parlamento europeo. Da ultimo, come ricordava il Presidente Conte, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha prospettato l'idea di un bilancio pari all'1,074 per cento del reddito nazionale lordo. Noi lo diciamo con chiarezza: questa proposta e queste proposte appaiono del tutto insufficienti e inadeguate. Il PD ritiene necessario lavorare per un bilancio ambizioso, moderno, coraggioso e all'altezza delle sfide future dell'Unione. Basta alchimie matematiche, perché i 500 milioni di cittadini europei, le famiglie, i lavoratori e le aziende dell'Unione hanno bisogno di risorse sufficienti per affrontare le problematiche e i bisogni della realtà contemporanea.

Però, ciò che più preoccupa allo stato attuale sui negoziati è la probabile riduzione di risorse per la politica agricola comune e per le politiche di coesione. Per quanto riguarda la prima rimangono da risolvere alcune problematiche tracciate nella sua relazione, che rischiano di svantaggiare il comparto agricolo italiano, tra cui, in particolare, il processo di convergenza esterna. Noi ci fidiamo del lavoro che lei e il Ministro Amendola porterete avanti sul punto, perché abbiamo constatato l'attenzione rivolta al comparto agricolo negli ultimi giorni. Cogliamo l'occasione, infatti, per complimentarci per il lavoro svolto dal Governo nel preservare i tanti nostri prodotti agroalimentari dai nuovi dazi statunitensi che sono stati istituiti pochi giorni fa e che non riguarderanno i nostri prodotti e la nostra economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un risultato importante e decisivo da rivendicare. Allo stesso modo, abbiamo fiducia nella capacità del Governo di limitare i potenziali tagli drammatici alle risorse destinate al nostro Paese nella politica di coesione, perché - e lo vediamo anche dalle ultime azioni - noi esprimiamo piena soddisfazione per il “Piano Sud”, presentato pochi giorni fa a Gioia Tauro. Dopo mesi di abbandono, questo Governo e la nostra maggioranza tornano a considerare il rilancio del Sud una priorità assoluta dell'agenda politica del Paese. Siamo orgogliosi di questa scelta e di questa impostazione politica, che rivendichiamo con forza e che sosterremo con convinzione anche qui in Parlamento. Le affidiamo, dunque, il compito di difendere anche nella negoziazione europea le risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno, perché è del tutto evidente che il nostro Paese cresce ed è più forte se cresce ed è più forte anche il Sud del Paese: questo è un dato di fatto!

In tale contesto siamo allora convinti che per reperire i fondi necessari ad affrontare le varie priorità strategiche europee, si debba ragionare concretamente sull'istituzione di nuove risorse proprie dell'Unione. Al riguardo, invitiamo il Governo a sostenere la creazione in futuro di una base consolidata comune per l'imposta sulle società, una corporate tax che armonizzi le tassazioni nazionali delle aziende europee in chiave antielusione. E poi, qualora non si raggiunga un'intesa in sede OCSE, una web tax europea sui volumi d'affari prodotti in qualunque parte del nostro continente dalle grandi multinazionali digitali. L'Unione del futuro non può più tollerare il dumping fiscale e tassazioni aggressive o speculative, fondate su competizione al ribasso tra i vari Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è un elemento essenziale da portare avanti.

In tale contesto crediamo giusto sostenere con convinzione anche il Green New Deal. Ne è stato parlato tanto: si tratta di uno strumento innovativo che permetterà di mobilitare risorse ingenti per interventi destinati a sostenere una nuova transizione energetica e industriale. Sul punto, lo vogliamo dire con chiarezza, ringraziamo con convinzione soprattutto il Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni per il lavoro incredibile che sta portando avanti da pochi mesi a questa parte in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) insieme alla Presidente della Commissione von der Leyen, per un piano di investimenti rivoluzionario da mille miliardi di euro nei prossimi dieci anni che creerà sviluppo e occupazione inedita. Nella stessa prospettiva riteniamo essenziale portare avanti una battaglia complementare al negoziato sul bilancio, per un'interpretazione flessibile delle regole del patto di stabilità, che pongano la crescita al primo posto tra gli obiettivi strategici dell'Unione, prevedendo finalmente una green facility che escluda dal calcolo dei parametri per le spese gli investimenti improntati a logiche di sostenibilità ambientale.

Alla luce di tali considerazioni, il tema politico centrale da porre, soprattutto in questa sede, è il seguente: quadro finanziario ambizioso sì, ma per fare cosa?

Noi crediamo che un bilancio ambizioso e adeguato sia necessario per affrontare alcune sfide decisive per il futuro dell'Europa. Anzitutto è necessario rafforzare le politiche di sicurezza e difesa comune, nonché l'impegno internazionale europeo: l'Unione dovrà giocare in futuro un ruolo sempre più autorevole nelle dinamiche politiche, diplomatiche e anche militari internazionali, perché l'Europa può essere decisiva per evitare escalation in teatri complessi e diventare fattore di stabilità su scala globale. Penso al risultato ottenuto nei mesi scorsi con la Turchia, laddove la moral suasion politica dell'Unione ha permesso di scongiurare il rischio di un vero e proprio genocidio del popolo curdo, donne e uomini che ancora oggi ringraziamo e sosteniamo per la lotta al terrorismo internazionale svolta in questi anni difficili e che l'Unione Europea è riuscita a salvare, a sostenere e a difendere.

Ma siamo convinti che un bilancio all'altezza debba consentire di affrontare meglio anche le politiche migratorie nel proprio complesso, valutando ipotesi di prevedere riduzioni drastiche di fondi europei per gli Stati che non rispettano il principio di solidarietà.

Qualcosa sta cambiando, guardate, da alcuni mesi: in Italia si è recuperata anzitutto una nuova consapevolezza, la consapevolezza che i nostri confini si difendono a Bruxelles, sui tavoli negoziali e non sequestrando all'occasione poche decine di donne, bambini, giovani e anziani stremati al largo delle nostre coste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E in Europa, a partire dagli accordi di La Valletta, si sta consolidando una comune coscienza politica sull'esigenza di riformare l'attuale Regolamento di Dublino. E del resto, guardate, l'immagine dell'eurodeputato, il medico Pietro Bartolo che abbracciava Kebrat, la ragazza eritrea salvata al largo di Lampedusa, è un'immagine simbolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che commuove e deve spingere tutta la Comunità Europea a fare un passo in avanti in questa direzione e sotto questo profilo.

Dovremmo, inoltre, portare avanti risorse adeguate per gli interventi e gli obiettivi indicati anche dal Parlamento europeo per contrastare la crescente diffusione di razzismo, xenofobia e altre forme di intolleranza, odio e violenza nell'Unione, soprattutto in rete. Ed è doveroso, lo facciamo ancora una volta, ribadire in quest'Aula la nostra vicinanza e solidarietà per gli attacchi subiti, vergognosi, alla senatrice Liliana Segre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è intervenuta recentemente anche al Parlamento europeo e ha ricevuto ieri all'Università La Sapienza il dottorato honoris causa proprio in storia dell'Europa.

Auspicare un bilancio ambizioso vuol dire, però, difendere anche e supportare progetti culturali e di formazione intracomunitari.

Noi affidiamo a lei, signor Presidente, al Ministro Amendola e a tutto il Governo la capacità di tutelare il senso e l'efficacia dell'Erasmus e di tutti i programmi comunitari in ambito scolastico, universitario e formativo. Lo dobbiamo, guardate, ai tanti giovani che sono diventati cittadini migliori grazie a queste opportunità e lo dobbiamo alla generazione Erasmus, rappresentata da Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo, vittime di drammatici attentati terroristici nel corso proprio di esperienze formative o lavorative nel cuore dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Adeguate risorse comunitarie sono poi indispensabili per fornire il necessario sostegno alla ricerca universitaria e scientifica, in particolare in campo medico-sanitario: il nuovo coronavirus riporta d'attualità l'esigenza di affidarci alla scienza contro posizioni oscurantiste, che rischiano talvolta di mettere addirittura in pericolo la vita e la salute delle persone.

Lavoriamo, signor Presidente e signor Ministro, per prevedere adeguati fondi europei per la ricerca scientifica. Facciamolo per la nostra comunità e per supportare persone straordinarie, preparate e competenti come le tre ricercatrici dello Spallanzani a cui va il nostro plauso e riconoscimento, per essere state le prime al mondo ad aver isolato e sequenziato il coronavirus, il nuovo coronavirus (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È indispensabile procedere, infine, con un bilancio ambizioso per una vera e propria unione sociale, per rafforzare un nucleo duro di diritti che diano risposte alle richieste di protezione delle famiglie nel campo del lavoro, del welfare e delle pari opportunità.

Anzitutto - lo ricordava prima anche il nostro collega Padoan - lavoriamo per introdurre strumenti di stabilizzazione della zona euro, come in particolare un meccanismo europeo di assicurazione contro la disoccupazione ciclica.

Impegniamoci poi per definire una base comune di salari minimi, equi e dignitosi per tutti i lavoratori dell'Unione europea, per garantire diritti essenziali ed evitare pratiche odiose di dumping sociale tra gli Stati membri. E, in questa prospettiva, chiediamo poi uno sforzo anche economico all'Europa per la sicurezza sul lavoro, una priorità assoluta per affrontare il dramma di incidenti mortali inaccettabili, come quello che purtroppo ha colpito ancora ieri un operaio che lavorava a San Benedetto del Tronto, in una condotta idrica, cui va il nostro pensiero commosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, infine, come ha ricordato il Presidente del Parlamento europeo Sassoli, proviamo a difendere il fondo degli indigenti, per assicurare un pasto caldo a 15 milioni di persone al giorno.

Insomma, parlare del quadro finanziario pluriennale vuol dire parlare del futuro stesso del nostro continente. Lo diciamo con spirito costruttivo, ma netto: basta soffiare sul fuoco delle paure, basta invocare l'Italexit a giorni alterni, perché questo è un comportamento irresponsabile e pericoloso, basta con l'antieuropeismo di circostanze e di convenienza.

Il sovranismo isolazionista che qualcuno invoca è il peggior nemico degli interessi del nostro Paese: fuori dall'euro e fuori dall'Europa l'Italia non ha futuro, sarebbe semplicemente più sola ad affrontare le sfide globali del nostro tempo, che impongono invece risposte continentali per difendere adeguatamente i nostri cittadini.

Impegniamoci allora per difendere e rilanciare l'Europa del coraggio, della speranza, delle opportunità, l'Europa dei diritti e delle libertà, quelle libertà difese, penso nella Seconda guerra mondiale, dai tanti partigiani, tra cui ricordiamo con affetto Pierina Vitali, appena scomparsa, la cui esperienza di vita deve essere d'esempio e monito per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il negoziato sul bilancio dell'Unione - e concludo, signor Presidente - ci pone dunque di fronte a due scelte, a due strade alternative: noi sappiamo con certezza qual è il cammino da percorrere; c'è chi vuole un ritorno indietro, ad un'Europa degli Stati, noi vogliamo invece un passo avanti, verso gli Stati Uniti d'Europa.

Buon lavoro a lei signor Presidente, a lei signor Ministro e buon lavoro a tutto il Governo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, la discussione sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione ci dà l'occasione davvero di fare una riflessione profonda sullo stato delle istituzioni europee e noi, come gruppo, ci approcciamo a questo dibattito scevri da posizioni ideologiche o pregiudiziali e vorremmo che tutti affrontassero il dibattito guardando nel merito una questione così dirimente: che ne sarà del futuro delle istituzioni europee e qual è il ruolo che vogliamo l'Italia giochi al suo interno? Perché vedete, non si tratta solamente di parlare di numeri, percentuali, di rapporti matematici, si tratta soprattutto di parlare di idee e valori, di confrontarsi su una visione dell'Europa e far sì che questo quadro finanziario pluriennale ne sia la declinazione concreta, per vedere quali gesti concreti vogliamo intraprendere per dare finalmente una sveglia all'Unione europea.

A volte, invece, si ha la sensazione che la politica faccia la burocrazia e attenzione bene, perché quando si lascia un vuoto, a quel punto i burocrati, quelli europei, fanno la politica e succede quello che è successo in questi anni: una distanza che è sembrata via via incolmabile tra cittadini dell'Unione Europea e sue istituzioni. Noi non vogliamo questo.

Sembrano passati secoli da quando l'Italia era uno dei Paesi più euroconvinti, da quando c'era l'ottimismo, da quando le giovani generazioni, magari attraverso il progetto Erasmus, credevano in un futuro europeo e lo vedevano come unica prospettiva. Invece oggi ci risvegliamo con un Paese euroscettico, dove l'Europa diventa un elemento di divisione tra di noi.

Noi lo diciamo chiaramente: se oggi siamo in mezzo a un guado, questa è la posizione più complicata, difficile, non possiamo accettare di scegliere nel tempo dove stare. Abbiamo bisogno di scegliere da che parte stare e badate bene, in questo spicchio del Parlamento, noi abbiamo le idee chiare: noi vogliamo andare al di là del guado, continuiamo a credere che la prospettiva sia l'Unione europea, ma un'Unione europea diversa e, quindi, vogliamo anche cambiare questo quadro finanziario pluriennale, perché così non va, perché questo quadro economico rischia di compromettere ulteriormente il rapporto tra cittadini e istituzioni.

E allora lo abbiamo detto: secondo noi la scelta unica possibile è giocarsi un ruolo da protagonista dentro l'Europa, perché la sfida è a livello mondiale, con Stati Uniti, Russia, Cina. E come faremo altrimenti a giocare questa sfida e a vincerla, se rimaniamo isolati? Ma certo serve far capire ai nostri cittadini che c'è una visione, ma anche nel concreto essere vicino ai giovani, alle imprese, che invece hanno percepito l'Unione europea come un nemico. Dobbiamo far tornare la voglia di Europa, dobbiamo farla trovare flessibile e vicina alle esigenze di ogni cittadino.

Forza Italia al Parlamento europeo si è espressa chiaramente: per prima cosa ha espresso la necessità, per l'Italia, di posporre la firma di questo quadro finanziario pluriennale. Innanzitutto perché serve un voto unanime e anche qua, intendiamoci: finché il voto unanime sarà semplicemente uno strumento per trovare un compromesso al ribasso e non riusciremo, come Paese Italia, a mettere in campo una guida carismatica, in cui noi torniamo a essere pilota dell'Europa e a trascinare quindi verso una visione più alta, allora rassegniamoci che il futuro sarà sempre e sempre di più quel compromesso al ribasso che ci ha portato fino a qua.

Secondo, serve prima avere un quadro sulla stima complessiva degli effetti sul bilancio dello Stato e sul nostro sistema economico finanziario derivanti dall'approvazione del MES. Ne abbiamo parlato in questo Parlamento, ci sono forti preoccupazioni: serve, prima, mettere un punto a quel tema e, quindi, anche di conseguenza, alle modifiche che si prospettano rispetto all'Unione bancaria. Quindi, il primo tema è posporre la firma su questo quadro economico. Il secondo tema per noi fondamentale è che si trovi il modo di incrementare il bilancio europeo. Come farlo? Non attraverso la solita strada che è semplice, cioè quella di aumentare le tasse linearmente a tutti i Paesi, sono capaci tutti di far questo. Noi chiediamo di reperire le risorse in altro modo: con una tassazione che, se tale deve essere, riequilibri, per esempio, con la carbon tax, rispetto alla competitività che in Italia spesso è negata per regole del gioco mondiali, che vedono scontare gap troppo alti alle nostre imprese. Quindi, chiediamo, signor Presidente del Consiglio, di non assecondare un compromesso al ribasso, ma di provare a volare alto.

Entrando nel merito, ci sono dei punti, secondo noi, inaccettabili. Ho citato prima la generazione Erasmus, di cui faccio parte. Ebbene, c'è un taglio del 20 per cento alle risorse: è inaccettabile, è incredibile, non si capisce il motivo. E ancora, un tema molto caro all'Italia: sulle politiche agricole, i fondi vengono tagliati per oltre 50 miliardi di euro. Come andremo a spiegarlo al nostro settore primario, così importante, così determinante per l'economia non solo nazionale, ma anche per la coesione dei nostri territori e del nostro mondo della provincia? Quindi, ancora, è inspiegabile come vi siano tagli alla ricerca e innovazione, alle tematiche del digitale che, invece, dovrebbero essere i driver fondamentali del cambiamento. Ci sorprende anche, alla voce trasporti e infrastrutture, dai 42 miliardi proposti dal Parlamento europeo trovarne solo 29.

Insomma, sono tanti i punti su cui battagliare, su cui far valere il peso dell'Italia, se un peso, signor Presidente del Consiglio, questo Paese ce l'ha e ce lo può avere. Lei ha un compito difficile, perché si presenterà in Europa e tutti in questo momento stiamo guardando i cellulari, perché stanno uscendo le agenzie di una forte fibrillazione del Governo. Allora, forse, è anche di questo che, oggi, visto che lei è in quest'Aula, dovrebbe incominciare a riferirci.

Arrivo anche ad un altro tema. Paradossalmente, vengono tagliati perfino i fondi della migrazione e della protezione delle frontiere. Ma come? Uno dei temi decisivi per il nostro Paese, uno dei temi su cui abbiamo pagato uno sconto maggiore nella distanza tra cittadino e Unione europea è stato quello dell'immigrazione e, invece di trovare più fondi, ne troviamo di meno sia sulle politiche di sicurezza delle frontiere, sia anche - assente completamente e in diminuzione - sul capitolo delle cooperazioni all'estero. Insomma, così non va. E anche sul tema che viene portato come maggior fiore all'occhiello, quello del Green Deal europeo, attenzione: la “politica verde” è doverosa, ma che non sia uno specchietto per le allodole e che non sia un'impostazione ideologizzata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La sfida della nostra contemporaneità è coniugare lo sviluppo industriale con lo sviluppo green. Lo hanno già capito i campioni delle imprese, anche italiane: oggi un mercato sensibile alle tematiche green determina un valore di mercato per i titoli delle società quotate. E, allora, che la sfida green non sia una sfida di un'ideologia contro un'altra, ma che sia davvero una risposta sistemica dell'industria, del Paese, una risposta seria, strutturale e davvero credibile.

E noi, purtroppo, siamo qui a parlare mentre stiamo approfondendo i primi dati che emergono sul tema Brexit. Noi siamo molto preoccupati da quello che sta accadendo ed è accaduto, non solo per il quasi milione di italiani che vive nel Regno Unito e il cui destino è assolutamente oggi incerto, ma anche perché nel Regno Unito raccontano la Brexit, dicendoci che loro non escono dall'Europa, ma escono dall'Unione europea, andando proprio ad insistere sulla nota dolente delle nostre istituzioni europee. Attenzione a quello che avverrà, andiamo alle trattative con la schiena dritta: siamo costretti a scommettere sull'Unione europea come unica prospettiva.

Allora, avviandomi in conclusione, voglio anche ricordare le parole di Mario Draghi, un grande italiano che siamo onorati di essere noi ad avere indicato, scelto e sostenuto per entrare a far parte delle più importanti istituzioni europee.

Mario Draghi, in una recente intervista, dice: “La sovranità nazionale resta in molti aspetti l'elemento fondamentale di ciascun Governo. Ma per le sfide che trascendono i confini nazionali, l'unico modo per difendere la sovranità è che noi europei la condividiamo all'interno dell'UE”. Attenzione a parlare di sovranismi che ci fanno deragliare: noi crediamo nella sovranità dell'UE nella misura in cui saremo chiamati a costruirla da protagonisti e, in questo senso, vi sono sensibilità diverse all'interno di tutti gli schieramenti. Quindi, signor Presidente del Consiglio, ogni tanto si dice “andiamo a battere i pugni sul tavolo”: noi, invece, le suggeriamo di provare ad avere quell'autorevolezza - perché questo è il termine giusto - con cui bisogna andare a questi tavoli.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Concludo. Serve serietà, serve tornare ad essere un grande Paese, rispettato perché forte, ascoltato perché competente e credibile perché responsabile. Noi lo saremo, spero che lei sia all'altezza del gravoso compito che ha davanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, un Consiglio europeo esclusivamente sul QFP. Iniziamo dal tema caldissimo dell'immigrazione. Oggi, abbiamo tecnicamente la dimostrazione di quanto, da mesi, stiamo dicendo: l'Europa sta lasciando i Paesi con confini esterni soli nel gestire il fenomeno. Lo scontro in atto fra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo riguarda anche questo importantissimo capitolo. Questa proposta al tavolo del Consiglio europeo, addirittura in ribasso rispetto alla proposta della Commissione, dimostra che l'Europa ha deciso di girarsi dall'altra parte, mentre i Paesi soggetti ai flussi devono arrangiarsi da soli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e i Paesi senza confini esterni sospendono Schengen. È evidente che noi non ci stiamo: questo è il banco di prova dell'Unione europea. Se ha un senso l'unione politica, questo è il momento di dimostrarlo: continuare a lasciare da soli Paesi come l'Italia e la Croazia vuol dire che l'Unione europea ha fallito il proprio scopo.

Per quel che riguarda l'agricoltura, signor Presidente, rispetto all'attuale quadro, i pagamenti diretti subiranno un taglio del 10 per cento, mentre i finanziamenti allo sviluppo rurale del 25 per cento. Questo rischia di minare la competitività di un settore strategico per l'Italia, come quello agroalimentare, di ridurre ulteriormente il saldo netto percepito dal nostro Paese. È chiaro che l'agroalimentare italiano, con le sue specificità, le sue caratteristiche e, permettetemi, onorevoli colleghi, con il suo orgoglio, dà fastidio ad un sistema di poteri che lo vorrebbe in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che vorrebbe le multinazionali del resto dell'Europa acquistare la terra italiana a basso costo, acquistarci per eliminarci dal mercato. Il piano è talmente semplice che sembra impossibile che vi stupiate che oggi noi cerchiamo, con tutte le nostre forze, di fare muro e di difendere le nostre aziende agricole e, sì, di difendere i nostri contadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Anche sulla coesione territoriale l'UE gioca al ribasso. Ricordandovi, signor Presidente - perché è importante ricordarlo a lei, a quest'Aula e al Paese -, che l'Italia è un contributore netto dell'Unione europea, che quella baracca la sosteniamo anche noi, nella follia del vostro pensiero dominante, le regioni e gli enti locali sono vostri nemici, tutto ciò che ricorda ai popoli l'identità è vostro nemico. Noi pensiamo, invece, che tutto ciò che è enti locali vada incentivato in questa sede, appunto, con le politiche di coesione: nella nostra visione, le regioni hanno un ruolo centrale e vitale. E ora due punti su cui saremo molto chiari.

Questo New Green Deal da voi tanto decantato, per il momento, pare disegnato apposta per la Germania. I criteri di assegnazione dei fondi relativi al Just Transition Fund riguardano l'intensità delle emissioni nocive, l'occupazione nei settori del carbone, della lignite, la produzione di torba, settori dove la Germania è in testa e l'Italia, invece, è marginale. Questo è un dato: questo è un dato, signor Presidente del Consiglio. Voi finanziate, voi, in quanto Consiglio europeo, la transizione green tedesca. Si pensa, invece, ad una tassa europea, da aggiungersi a quella italiana, per la plastica: per l'Italia niente finanziamenti; per l'Italia la tassa europea sulla plastica; per la Germania, invece, finanziamenti. È chiaro: due pesi e due misure, e su questo capitolo nient'altro da aggiungere.

Signor Presidente, la Lega da sempre ha una sua visione pragmatica e territoriale rispetto ai temi ambientali. Ci preoccupa come l'Agenda 2030 sia diventata un dogma per l'Unione europea e un dogma anche per il Governo italiano. Quello che ci preoccupa non sono tanto i punti dell'Agenda 2030, quanto che tra i punti è specificato che ogni singolo punto è egualmente importante. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in molti a pensare, siamo in parecchi a pensare, che in Europa sia sbagliato equiparare la lotta al cambiamento climatico alla lotta alla povertà e alla disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ogni battaglia ambientalista sensata troverà di sicuro il nostro appoggio, ma che il clima non diventi l'oppio per distrarre i popoli dalle giuste rivendicazioni sociali! Oggi la priorità in questo continente è sconfiggere la povertà. La nostra prima priorità è un continente a povertà zero e a disoccupazione zero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Per concludere, signor Presidente, onorevoli colleghi, questa Unione europea è ancora troppo lontana dai cittadini, troppo poco democratica e troppo poco rappresentativa dei popoli, per imporre tasse dirette. Ci opporremo, quindi, a qualsiasi forma di tassazione diretta, fino a quando non vi sarà una vera riforma in senso democratico e rappresentativo dell'Unione europea: più potere al Parlamento, unico organo realmente eletto direttamente dal popolo; più equità nei rapporti tra Stati e Unione; nessuna minaccia di chiudere i finanziamenti a chi non è in linea con il pensiero unico europeo; un ruolo più incisivo per la Conferenza delle regioni europee; meno tecnocrazia e più democrazia. Fino ad allora, signor Presidente e onorevoli colleghi, noi, come Lega, difenderemo il sacrosanto dogma della cultura politica occidentale, che, come tutti voi ben sapete, recita: niente tassazione senza rappresentanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier- Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo a votare una risoluzione in un momento particolarmente delicato e decisivo nel negoziato che riguarda la definizione del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'Unione europea.

Gli attuali assetti europei sono cambiati e questo comporta che ci sia necessariamente un'attenzione maggiore nella definizione del nuovo bilancio europeo, perché con esso, nei prossimi sette anni, si individueranno, per gli Stati membri e quindi anche per il nostro Paese, le strategie attuabili e gli strumenti utili e utilizzabili, nella definizione di un futuro pensato e strutturato sui bisogni dei cittadini europei.

Il nuovo bilancio europeo dovrà, dunque, abbinare le ambizioni e gli impegni politici con i mezzi finanziari necessari ad essere all'altezza della posta in gioco, di fronte alle principali sfide dei prossimi anni, quali la crescita, l'occupazione, l'equità sociale, il rispetto dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile. Sostenibilità, signor Presidente: deve essere la parola chiave del prossimo ciclo istituzionale europeo e al centro delle politiche finanziarie dell'Unione europea.

Lo sviluppo sostenibile, infatti, è uno degli obiettivi a lungo termine dell'Unione e gli stessi principi dell'Agenda 2030 sono profondamente radicati nei valori su cui si fonda l'Europa unita. Mai come adesso è essenziale modulare le politiche ai processi decisionali europei, facendo leva su un modello sempre più orientato ai princìpi della sostenibilità, al fine di porre le persone del pianeta al centro delle scelte strategiche dell'Unione e dei suoi Stati membri.

A queste sfide globali siamo chiamati, oggi più che mai, a rispondere con decisioni politiche europee, che siano ispirate ad una prospettiva nuova e che siano prontamente attuate. Ogni qualvolta si parla di quadri finanziari, non dobbiamo tuttavia compiere lo sbaglio di ridurre tutto a un solo dato contabile. Non si tratta di una questione meramente tecnica, ma di una partita di fondamentale importanza per il nostro Paese, perché proprio con il bilancio pluriennale dell'Unione europea si definirà con quante risorse e attraverso quali politiche si intende intervenire nei prossimi sette anni. È quindi necessario, come ha ben sostenuto lei oggi in Aula, Presidente, che si considerino nello specifico gli impegni finanziari che stiamo mettendo in campo, i criteri allocativi con cui verranno distribuiti questi impegni finanziari, quindi la politica che vogliamo realizzare e le misure che ci impegniamo a perseguire tramite queste risorse.

Il prossimo 20 febbraio si terrà il Consiglio straordinario dei Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri, per tentare di giungere ad un Accordo, che permetta di superare le divergenze tra chi, come l'Italia, vorrebbe un bilancio europeo più ambizioso e adeguato alle grandi sfide che l'Unione europea dovrà affrontare da qui al 2027 e chi, invece, punta a una contrazione delle previsioni di spesa e a consistenti tagli sulle voci di bilancio.

Noi riteniamo - e in questo siamo d'accordo con il suo pensiero, signor Presidente - che si debba puntare ad un bilancio ambizioso e che permetta di dotare l'Unione europea degli strumenti idonei a portare a termine i suoi nuovi obiettivi in settori chiave, quali la transizione verde e la lotta ai cambiamenti climatici, l'innovazione digitale, la gestione delle frontiere della sicurezza, a fronte anche del recesso della Gran Bretagna e della necessità di trovare un accordo sulla definizione di nuove risorse proprie europee. Oggi più che mai, all'indomani della Brexit serve un bilancio più robusto, in grado di supportare in modo adeguato la nuova Agenda strategica europea, concordata per il ciclo istituzionale appena avviato.

Ed è proprio la nuova Agenda dell'Unione europea per il 2019-2024 ad indicare, tra le priorità dell'Unione per il prossimo quadro politico, quella di costruire un'Europa verde, equa, sociale e ad impatto climatico zero. Per fare questo è necessario che l'Unione assuma un ruolo decisivo nella definizione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e ne guidi, insieme agli Stati membri, l'attuazione, sia all'interno dei suoi confini, mediante l'integrazione di tali obiettivi nelle politiche dell'Unione, sia sostenendo gli sforzi profusi da altri Paesi, in particolare quelli che ne hanno più bisogno, attraverso le sue politiche esterne.

Lo stesso vale per la lotta contro i cambiamenti climatici, una battaglia in cui l'Unione ha sostenuto sin dall'inizio gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, portando avanti strategie politiche coerenti con gli obiettivi dell'Agenda 2030, alla quale è strettamente connesso il Green New Deal per l'Europa, ossia una vera e propria legge sul clima, che dovrebbe tradurre in disposizioni giuridicamente vincolanti l'obiettivo di far divenire l'Europa il primo continente climaticamente neutro, azzerando le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2050.

Forse la sfida più pressante che l'Unione e, quindi, tutti gli Stati membri saranno chiamati ad affrontare nel prossimo decennio è proprio quella della salute del pianeta, che non è più procrastinabile. È una sfida che non può essere vinta solo sul piano nazionale dei singoli Stati, ma che richiede uno sforzo europeo in chiave globale. In poche parole, nessuno Stato può farcela da solo, senza dimenticare il rilevante ruolo dell'agricoltura sul clima e sull'ambiente. Anche per questo è di fondamentale importanza il raggiungimento di un accordo sul quadro finanziario pluriennale per la futura politica agricola comune, che contribuirà a garantire la sicurezza alimentare, la tutela alimentare, adattarsi ai cambiamenti climatici e mantenere la stabilità sostenibile nelle aree rurali.

Le chiedo un impegno, signor Presidente, per assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie alla PAC, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli, anche alla luce delle frequenti crisi verificatesi negli ultimi anni, come pure in grado di garantire la competitività del settore, la sicurezza degli approvvigionamenti unitamente alla gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici in atto e al rispetto dell'ambiente, tenendo nella giusta considerazione il contributo della PAC alle tematiche climatico-ambientali alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2030.

Non possiamo lasciare i nostri produttori agricoli, è quindi necessario continuare ad attribuire la massima priorità al negoziato per la definizione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, per impedire tagli ulteriori alle politiche tradizionali dell'Unione quali la politica di coesione economica e sociale e la politica agricola comune. In particolare, con riferimento all'agricoltura, bisogna difendere i fondi destinati al settore agricolo nazionale, opponendosi anche alla prosecuzione del meccanismo della cosiddetta convergenza esterna dei pagamenti diretti agli agricoltori, che premia l'estensione delle aziende agricole senza tenere conto di aspetti rilevanti come la qualità delle colture, l'intensità degli investimenti effettuati, l'occupazione generata dal settore agricolo e i costi dei terreni e dei fattori produttivi. Mentre, per quanto riguarda la coesione, bisogna puntare ad ottenere una ripartizione delle risorse che privilegi i Paesi e le regioni maggiormente colpiti dalla crisi economico-finanziaria. È inoltre necessario rafforzare l'utilizzo degli strumenti finanziari europei anche in base alla strategia di attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, assicurando il massimo impegno della promozione e del consolidamento di politiche di inclusione sociale e di pari opportunità, promuovendo la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, l'equa ripartizione delle responsabilità di assistenza tra uomini e donne e colmando il divario di reddito e retributivo di genere. Non abbiamo dubbi - per questo voteremo a favore della nostra risoluzione - che il Governo farà il meglio per il proprio Paese, ponendo massima attenzione, tra le altre cose, ai criteri di assegnazione e impiego delle risorse del Just transition mechanism, in modo tale che essi siano più in linea con le aspettative degli italiani in termini di sviluppo socio-economico, occupazionale e ambientale, all'introduzione di risorse verdi e al superamento del cosiddetto rebate.

In conclusione, signor Presidente, con il prossimo bilancio dell'Unione europea siamo chiamati a contribuire ad un sistema economico che sia sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale, a beneficio del pianeta e della comunità. Non dobbiamo dimenticare mai il principio di solidarietà, alla base dei trattati istitutivi e del funzionamento dell'Unione europea, che richiede un'equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri al fine di rafforzare la coesione economica e sociale all'interno dell'Unione europea. Nell'ambito del raggiungimento dell'accordo finale sul prossimo quadro finanziario pluriennale bisogna quindi porsi un unico obiettivo, che sia il meglio per l'Europa e per l'Italia. Il benessere dei cittadini deve essere al centro delle politiche per l'Unione europea, oggi e nel futuro. Noi ci crediamo, e vogliamo un'Europa più ambiziosa. Siamo certi, Presidente, che non deluderà le aspettative degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro ed altri n. 6-00097, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00098, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari ed altri n. 6-00099, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fusacchia ed altri n. 6-00100, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00101, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2325-A/R (ore 19,30).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2325 A/R: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019 n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2325-A/R)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Ricordo che gli ordini del giorno Nardi n. 9/2325-AR/1 e Casciello n. 9/2325-AR/2 sono inammissibili, quindi partiamo dall'ordine del giorno Frate n. 9/2325-AR/3.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/2325-AR/3 Frate, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/4 Giannone, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/5 Emanuela Rossini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/6 Plangger, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/7 Lupi, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/8 Acquaroli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/9 Baldini, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/10 Bellucci, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/11 Bignami, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/12 Bucalo, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/13 Butti, parere favorevole se espungiamo nell'impegno le parole “alla cosiddetta password di Stato”.

PRESIDENTE. Quindi parere favorevole con riformulazione. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/14 Caiata è inammissibile. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2325-AR/15 Caretta.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 2325-AR/15 Caretta, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/16 Cirielli, parere favorevole se riformulato con: “valutare l'opportunità di”, espungendo le parole: “eliminando le gravi ingiustizie subite fino ad oggi”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/17 Ciaburro, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-A/R/18 Deidda è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/19 Luca De Carlo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/20 Delmastro Delle Vedove, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/21 Donzelli, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/22 Ferro, parere favorevole se si espunge l'ultimo periodo dell'impegno. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/23 Foti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/24 Frassinetti, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/25 Galantino, parere favorevole se si riformula con: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/26 Gemmato, parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/27 Lollobrigida è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/28 Lucaselli, parere favorevole se si espunge il primo impegno, quindi, se resta solo il secondo. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/29 Mantovani, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/30 Meloni, parere favorevole se si lascia l'impegno con: “attivare un tavolo di confronto con i produttori per le finalità” fino alla fine del periodo. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/31 Mollicone, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/32 Montaruli, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/33 Osnato, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/34 Prisco, parere favorevole se riformulato con: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/35 Rizzetto, parere favorevole come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/36 Rotelli è inammissibile.

La deputata Ianaro è pregata cortesemente di allontanarsi dal banco del Governo, dove comunque non si può stare, per nessuna ragione, seduti.

L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/35 Rizzetto, come abbiamo detto, è stato accolto come raccomandazione.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/37 Silvestroni, parere favorevole come raccomandazione.

PRESIDENTE. Dovete allontanarvi cortesemente dai banchi del Governo. I banchi del Governo devono essere lasciati liberi, non si può parlare con i Ministri o con il Capo del Governo. Cortesemente, siamo in chiusura di seduta, cerchiamo di collaborare.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/37 Silvestroni, favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/38 Trancassini, favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/39 Zucconi, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/40 Dall'Osso, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/41 Rostan, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/42 Fassina, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/43 Gagliardi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/44 Macina, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/45 Maurizio Cattoi è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/46 Barbuto, parere favorevole con riformulazione; all'ultimo periodo va riformulato con: “che preveda una riserva per i soli titoli” e poi fino alla fine della richiesta di impegno. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/47 Siragusa, parere favorevole se riformulato con: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/48 Sabrina De Carlo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/49 Misiti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/50 Roberto Rossini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/51 Rizzo, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/52 Martinciglio è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/53 Cabras, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/54 Papiro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/55 Buompane, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/56 Grimaldi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/57 Testamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/58 Lattanzio è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/59 Zolezzi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/60 Daga, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/61 Terzoni, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/62 Deiana, parere favorevole se si espunge: “anche mediante l'istituzione di una apposita Commissione di studio”.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/63 Saitta, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/64 Berti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/65 Corneli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/66 Masi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/67 Marino, parere favorevole se si lascia nell'impegno solo: “ad assumere tutte le iniziative necessarie a tutelare il diritto alla mobilità da e per la Sardegna”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/68 Grippa, parere favorevole.

PRESIDENTE. Poi ne abbiamo tre inammissibili.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/72 Elisa Tripodi, il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/73 Amitrano, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/74 Villani, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/75 Segneri, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/76 D'Orso è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/77 D'Arrando, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/78 Sarli, favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/79 Bologna, parere favorevole se riformulato con: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/80 Sportiello è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/81 Lapia, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/82 Ianaro, favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/83 Nesci, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/84 Menga, parere favorevole se si riformulano entrambi gli impegni con: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/85 Mammì, parere favorevole come raccomandazione.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno nn. 9/2325-AR/86 Provenza e 9/2325-AR/87 Troiano sono inammissibili.

LAURA CASTELLI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/88 Trizzino, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/89 Ungaro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/90 Zardini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/91 Prestipino, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/92 Ciampi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/93 Piccoli Nardelli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/94 Pezzopane, parere favorevole se riformulato con: “valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/95 Lacarra, parere favorevole se riformulato con: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/96 Pini, favorevole come raccomandazione, anche questo.

PRESIDENTE. Raccomandazione senza riformulazione?

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Esattamente, favorevole come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/97 Gribaudo, parere favorevole se si espunge il secondo periodo dell'impegno, quindi da: “che”, fino alla fine del periodo. Quindi, favorevole con riformulazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/98 Andrea Romano è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/99 Carnevali, parere favorevole se riformulato con: “valutare l'opportunità di” ed espungendo la parola: “economico”.

Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/100 Bruno Bossio, favorevole come raccomandazione se si espunge nel secondo impegno: “le dovute interlocuzioni, bruscamente interrotte dal precedente Governo, nella sede del” e vi è anche l'espunzione dell'ultimo impegno. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/101 Ripani, parere favorevole se i due impegni si riformulano con: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/102 Germanà, favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/103 Mandelli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-A/R/104 Cassinelli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/105 Pittalis, parere favorevole come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/106 Barelli è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/107 Baratto, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/108 Spena, parere favorevole se i due impegni sono riformulati con: “valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2325-AR/109 D'Ettore, parere favorevole se riformulato con “valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/110 Novelli anche questo parere favorevole se riformulato con “valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/111 Fitzgerald Nissoli, parere favorevole espungendo le parole “ossia per il 17 aprile 2021”; Bartolozzi n. 9/2325-AR/112, parere favorevole se riformulato con “valutare l'opportunità di”; Mulè n. 9/2325-AR/113 favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/114 Costa, parere contrario; n. 9/2325-AR/115 Gelmini, parere favorevole sul parere sul primo impegno se si espunge “preventivamente” e contrario sul secondo impegno, quindi favorevole se riformulato limitatamente al primo impegno espungendo “preventivamente”; n. 9/2325-AR/116 Ruffino, parere contrario; n. 9/2325-AR/117 Baldelli, parere favorevole se riformulato con “ a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/118 Bagnasco, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/119 Aprea è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/120 Marrocco, parere favorevole; n. 9/2325-AR/121 D'Attis, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/122 Cappellacci, accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/123 Polidori, parere favorevole; n. 9/2325-AR/124 Zanella, parere contrario; n. 9/2325-AR/125 Nev, parere favorevole; n. 9/2325-AR/126 Giacomoni, va riformulato con “a valutare l'opportunità di adottare” e accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/127 Battilocchio, parere favorevole; n. 9/2325-AR/128 Versace, parere favorevole; n. 9/2325-AR/129 Paolo Russo accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/130 Bond, parere favorevole; n. 9/2325-AR/131 Madia, parere favorevole; n. 9/2325-AR/132 Ubaldo Pagano, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/133 Ferri, parere favorevole; n. 9/2325-AR/134 Librandi, accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/135 Fregolent accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/136 Colaninno, parere favorevole se riformulati con “ a valutare l'opportunità di” anche il secondo e il terzo impegno.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2325-AR/137 Occhionero è stato ritirato.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/138 Moretto accolto come raccomandazione; n. 9/2325-AR/139 Marco Di Maio, parere favorevole se riformulato il primo impegno con “a valutare l'opportunità di”, con l'espunzione del secondo impegno; il terzo impegno va riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/140 Migliore, parere favorevole.

PRESIDENTE. Anche l'ordine del giorno n. 9/2325-AR/141 De Filippo è stato ritirato.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/142 Toccafondi, parere favorevole con riformulazione espungendo “sospendere fino al 31 dicembre 2020 l'efficacia della normativa sul «biglietto nominale»” e “nel corso di tale sospensione”.

PRESIDENTE. Poi, abbiamo l'ordine del giorno 9/2325-AR/143 Gadda, che è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/144 Marattin, parere favorevole se si espongono le parole dopo “tax” fino alla fine del periodo; n. 9/2325-AR/145 D'Alessandro, parere favorevole se si espungono le parole dopo “tax”; n. 9/2325-AR/146 Mor, parere favorevole; n. 9/2325-AR/147 Carè, parere favorevole se si espunge l'ultimo periodo dopo la virgola “a partire dal punto di equilibrio…” fino al punto del periodo.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/148 Paita è ritirato. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/149 Noja è inammissibile.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/150 Nobili, parere favorevole; n. 9/2325-AR/151 Annibali, parere contrario; n. 9/2325-AR/152 Belotti, parere contrario; n. 9/2325-AR/153 Garavaglia, parere favorevole; n. 9/2325-AR/154 Paternoster, parere contrario; n. 9/2325-AR/155 Bitonci, parere favorevole; n. 9/2325-AR/156 Furgiuele, parere favorevole con riformulazione se si espunge “anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della regione Calabria”; n. 9/2325-AR/157 Ribolla, parere favorevole; n. 9/2325-AR/158 Eva Lorenzoni, parere favorevole; n. 9/2325-AR/ 159 Tiramani, parere contrario; n. 9/2325-AR/160 Capitanio, parere contrario; n. 9/2325-AR/161 Prestigiacomo, parere favorevole se si espungono le premesse; per noi è ammissibile solo l'impegno fino alla parola “tax” la seconda.

PRESIDENTE. Quindi, il parere del Governo è favorevole con questa riformulazione.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/2325-AR/162 Turri, il parere è favorevole con la stessa riformulazione del n. 9/2325-AR/46 Barbuto e del n. 9/2325-AR/112 Bartolozzi cioè “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/163 Binelli, parere favorevole se riformulato “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/164 Galli, anche questo favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/165 Raffaelli, parere contrario; n. 9/2325-AR/166 Cestari, parere contrario; n. 9/2325-AR/167 Morrone, parere favorevole se si espungono le premesse; nell'impegno si chiede di inserire “a valutare l'opportunità di” e si espunge dall'impegno “operato dalla legge cosiddetta Madia”; n. 9/2325-AR/168 Fogliani, parere contrario; n. 9/2325-AR/169 Cavandoli, parere contrario; n. 9/2325-AR/170, parere Comaroli favorevole; n. 9/2325-AR/171 Morelli, parere contrario; n. 9/2325-AR/172 Gava, parere contrario; n. 9/2325-AR/173 Lucchini, parere contrario; n. 9/2325-AR/174 Valbusa, parere contrario; n. 9/2325-AR/175 Gusmeroli, parere contrario; n. 9/2325-AR/176 Lolini, parere contrario; n. 9/2325-AR/177 Tarantino, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/178 De Angelis, parere favorevole; n. 9/2325-AR/179 Latini, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di” e si espungono le parole “sanare la posizione dei docenti di cui in premessa”; n. 9/2325-AR/180 Sasso, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/181 Colmellere, parere contrario; n. 9/2325-AR/182 Racchella, parere favorevole se riformulato con “ a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/183 Bubisutti, parere contrario; n. 9/2325-AR/184 Covolo, parere contrario; n. 9/2325-AR/185 Viviani, parere contrario; n. 9/2325-AR/186 Pedrazzini, parere favorevole come raccomandazione; n. 9/2325-AR/187 Benamati, parere favorevole se si espunge il secondo impegno; n. 9/2325-AR/188 Pellicani, parere favorevole se riformulato con “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2325-AR/189 Fragomeli, parere favorevole; n. 9/2325-AR/190 Giovanni Russo, parere favorevole; n. 9/2325-AR/191 Orfini, parere favorevole; n. 9/2325-AR/192 Pella, parere contrario.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretaria Castelli. Come preannunciato, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 9.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Santi Cappellani, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.

La presidenza di tale gruppo con lettera pervenuta in pari data ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che in data 18 febbraio 2020 la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il senatore Vincenzo Santangelo, in sostituzione della senatrice Barbara Floridia, dimissionaria.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data odierna, il presidente della Commissione agricoltura ha rappresentato l'opportunità - condivisa da tutti i gruppi parlamentari - di rinviare ulteriormente, e di almeno una settimana, l'esame della proposta di legge n. 1682, recante disposizioni per la valorizzazione della produzione enologica e gastronomica italiana, tenuto conto della mancata espressione del parere da parte della Commissione Bilancio alla quale il Governo non ha ancora trasmesso la relazione tecnica richiesta.

Avverto inoltre che, con lettera trasmessa sempre in data odierna, il presidente della Commissione cultura, anche a nome del presidente della Commissione trasporti, ha evidenziato che, nell'ambito del comitato ristretto costituito per l'esame delle proposte di legge nn. 1056, 2103 ed abbinate, volte all'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione di informazioni false attraverso la rete Internet, è emersa l'unanime esigenza di un differimento della discussione in Assemblea del provvedimento.

Pertanto, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di entrambe le proposte di legge - la cui discussione generale è allo stato prevista a partire dal prossimo lunedì 24 febbraio - non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana.

Conseguentemente, l'Assemblea non terrà seduta nella giornata di lunedì 24 febbraio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Signor Presidente, un infarto crudele ci ha rapito domenica Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna dal 2006 al 2016. Chi, come me e altri che siedono su questi banchi, ha conosciuto Fabrizio, è stato colpito dalla sua morte con un profondo e angosciante dolore.

Fabrizio ha dedicato l'intera sua vita alla politica: dirigente nazionale della Federazione giovanile comunista italiana alla fine degli anni Settanta, consigliere comunale e provinciale, segretario regionale dei Democratici di Sinistra in Emilia-Romagna, consigliere regionale, infine sindaco, eletto entrambe le volte al primo turno con più del 55 per cento dei consensi dei suoi cittadini. In ogni incarico ricoperto Fabrizio ha dimostrato competenza, capacità, passione, dedizione, conquistandosi universale stima. In tempi nei quali chi fa politica è catalogato sbrigativamente come appartenente ad una casta, la figura di Matteucci ci ricorda che invece chi sceglie di dedicare la propria vita alla politica non lo fa per una convenienza personale o per rappresentare interessi oscuri, ma perché ci crede, per intima convinzione in valori e in interessi generali; e la stragrande maggioranza di chi fa politica, donne e uomini di ogni fede e di ogni partito, lo fa oggi in Italia, come ieri, con rigore, passione, fatica, servendo con lealtà e onestà il proprio Paese e le sue istituzioni. Così lo ha fatto Fabrizio Matteucci; e per questo, stringendoci alla sua compagna, a Simona, e a suo figlio, a Sayo, per questo lo ricordiamo questa sera qui con commozione e gratitudine (Applausi).

PRESIDENTE. Deputato Fassino, la Presidenza si associa a questo ricordo.

Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, è notizia di questi giorni che la regione Sardegna ha definitivamente deciso di smantellare la sanità ad Oristano, capoluogo di provincia, il cui presidio ospedaliero San Martino è al servizio di un'area vasta di oltre 130 mila persone. In seguito agli atti di riforma ospedaliera, voluti dalla precedente giunta regionale e mai messi in discussione da questa attuale, ad Oristano sono stati mutilati pian piano i servizi essenziali, con la riduzione del personale e l'interruzione di importanti servizi, privando i cittadini oristanesi del fondamentale diritto alla salute e costringendoli a sfiancanti viaggi della speranza anche per diagnosi e cure che potrebbero essere garantite, viste le eccellenze che comunque continuano ad operare, nella struttura di Oristano. Addirittura ad Oristano viene negata dalla regione la possibilità di curare una patologia grave come il cancro, e nonostante le richieste dei dirigenti dell'ATS di Oristano di poter includere il presidio tra i centri prescrittori delle terapie oncologiche per la regione Sardegna, tutto questo sarebbe non attuabile.

È emerso agli onori della cronaca il caso di una paziente oncologica oristanese che ha rinunciato a curarsi perché costretta a viaggiare a Nuoro, benché ci fosse un accordo tra i presidi ospedalieri per garantire le cure senza l'ulteriore disagio del viaggio.

Siamo davanti all'orrore di una regione incapace e inetta, che costringe i propri cittadini al meno peggio, pure quando il meno peggio è sospendere la cura. La regione Sardegna vuole dimenticare i 130 mila cittadini di Oristano, e per questo si deve vergognare, e per questo sarà responsabile delle tragedie che si potrebbero verificare (Commenti del deputato Zoffili).

PRESIDENTE. Anche negli interventi fine seduta! Mi sembra eccessivo.

Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (M5S). Presidente, voglio riportare in quest'Aula la chiusura, che permane da mesi, del punto di primo intervento dell'Ospedale di Ghilarza, in provincia di Oristano. I sindaci, le forze sindacali, i consigli comunali del Barigadu e del Guilcer, tutti raggruppati in un comitato, si stanno battendo affinché venga mantenuto un punto di primo intervento H24, con codice verde e bianco, e che si proceda alla stabilizzazione dei pazienti di altro codice quando necessario per agevolare il trasporto in sicurezza ad altra sede. Si tratta di un presidio determinante per garantire la salute dei cittadini, soprattutto di chi risiede in aree interne e distanti dai presidi sanitari più strutturati.

Questa mancanza infatti comporta l'aggravarsi dei disservizi già esistenti: assistiamo infatti da anni ad un disegno di politica sanitaria regionale che colpisce in maniera sfavorevole i nostri comuni sardi, privandoli di servizi primari e contribuendo a rendere isolati interi territori, già profondamente colpiti da un continuo spopolamento. Nonostante le 13 mila firme raccolte e mesi di manifestazioni in piazza, ad oggi nulla è ancora cambiato. Per questo motivo i cittadini di diversi comuni, quali ad esempio Ghilarza, Norbello Abbasanta, Ardauli, Nughedu Santa Vittoria, Paulilatino e tanti altri, hanno organizzato una grande e pacifica manifestazione il prossimo 7 marzo: un serpentone che attraverserà la strada statale 131 per chiedere ascolto e risposte ai soggetti politici e tecnici preposti al governo della sanità regionale.

Presidente, porto la voce dei miei concittadini: chiediamo che l'ATS Sardegna restituisca dignità ai pazienti e garantisca loro il diritto alla salute. Continuerò a seguire questa vicenda, sollecitando una soluzione tempestiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpaolo Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, da una nota stampa dell'ammiraglio Binelli Mantelli diramata ieri viene segnalata la possibilità di un trasferimento del Gruppo aerei imbarcati (Grupaer) dalla Marina militare, dalla base di Grottaglie, a quella dell'Aeronautica di Amendola, in provincia di Foggia. Una notizia, questa, da verificare con tutti i dovuti approfondimenti: a questo scopo abbiamo già presentato un'interrogazione con la collega Ermellino e la collega De Giorgi in Commissione difesa.

Notizia, dicevo, che se confermata parlerebbe di una scelta molto negativa, poiché andrebbe a colpire ulteriormente il territorio tarantino, come tutti sappiamo già vessato da una crisi economica gravissima. Sarebbe una scelta oltretutto priva di razionalità, poiché rischierebbe di apparire contraddittoria con le misure annunciate dal Governo, anche attraverso un apposito decreto-legge per la rigenerazione di Taranto e per il suo rilancio: sarebbe come dare con una mano e togliere con l'altra.

Colleghe e colleghi, la stazione aeronavale di Grottaglie ha un'importanza strategica, accorpando Taranto, principale base navale italiana, e Brindisi, sede della Brigata marina San Marco; dispone di due gruppi elicotteri e appunto del Grupaer, un reparto di élite di velivoli. Si tratta di una realtà pluridecennale presente sul territorio, che ha acquisito ormai anche un legame intrinseco con la nostra terra di grande valore: sarebbe una ferita per l'intera comunità depotenziarla, oltre che una perdita sul piano economico; anche perché, se ci fosse davvero il trasferimento Grupaer nel Foggiano, ogni missione di volo che preveda l'imbarco su nave Cavour da Amendola costerebbe circa il 30 per cento in più.

L'auspicio, che voglio condividere con voi in questa sede, è che il Governo prosegua nel cammino annunciato per potenziare e valorizzare le realtà esistenti in questo territorio, incrementando gli investimenti, se necessario anche adeguando…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). …la base della Marina militare ai nuovi mezzi, cosa che avrebbe una ricaduta positiva…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). …sull'indotto tarantino, in modo che nessuna risorsa di cui disponiamo venga trasferita altrove.

Concludo dicendo che bisogna fare il possibile, insomma, affinché le potenzialità che abbiamo vengano messe a valore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fitzgerald. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Presidente, si fa un gran parlare di valorizzazione dell'Italia oltre confine, del sostegno al made in Italy e della strategicità economico-commerciale del nostro Paese, ma si dimentica che tutto questo avviene attraverso l'operato instancabile di donne e uomini della nostra rete diplomatico-consolare, che sono lo strumento attraverso cui l'Italia può pensare in grande e sperare in meglio. Ma si sa, l'Italia è anche il Paese dei grandi paradossi. Infatti, se da un lato nel “Milleproroghe” passa un emendamento che assegna risorse, anche se esigue, per l'adeguamento salariale degli impiegati a contratto della rete estera del Ministero degli esteri, che attendono anche da vent'anni di vedersi riconoscere qualche centesimo in più, dall'altro si consente che i vincoli di un regolamento europeo ne annientino dai primi di maggio ogni tentativo di valorizzarne i diritti.

Faccio riferimento al regolamento n. 883 del 2004 del Parlamento europeo, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, che ha imposto ai lavoratori del MAECI a contratto di soggiacere al sistema di sicurezza sociale del Paese di residenza e non più dell'Italia, come è stato finora. Tutto questo comporterà una drammatica perdita in termini di entrate stipendiali e pensionistiche per circa 100 lavoratori del Ministero degli esteri. Il paradosso è che lo stesso regolamento prevede delle deroghe nelle quali anche i nostri lavoratori rientrerebbero, ma il Governo non si è ancora adeguatamente adoperato. Questa sciatteria amministrativa sta conducendo ad uno stato di agitazione sindacale che rischia di mettere in pericolo anche il corretto svolgimento delle prossime consultazioni referendarie che interesseranno anche la circoscrizione Estero.

Mossa da tali preoccupazioni, mi preme sollecitare il Ministro Di Maio e la Ministra Catalfo a dare riscontro agli atti di sindacato ispettivo depositati nei giorni scorsi su questo tema, nell'auspicio di attivare un virtuoso percorso istituzionale a tutela dei nostri lavoratori e del nostro Paese, dimostrando un po' di coerenza affinché, quando si parli d'Italia nel mondo e del suo ruolo strategico, si dimostri davvero di crederci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Voglio ricordare di nuovo a quest'Aula, perché già ci sono varie interrogazioni sul tema, il caso di Emilio Vincioni, quel cittadino di Sassoferrato, Ancona, italiano, la cui figlia è stata fatta nascere in Grecia quattro anni orsono e da quel giorno non ha più potuto vederla. Per di più, i primi di febbraio il signor Vincioni è stato trattenuto, se non arrestato, dalla polizia greca per presunto inadempimento parziale nel versamento dell'assegno alimentare, versando lui 400 euro e non 550 euro, come prevede la legge, tenendo però conto che il parametro è stato fissato in Italia, dove c'è un costo della vita ben più alto, mentre in Grecia il costo è molto inferiore.

Ma quello che è oggetto di questo richiamo è il richiamo all'intervento del nostro Governo affinché innanzitutto si superi un buco legislativo a livello europeo, perché in effetti la bambina non è mai stata sottratta indebitamente, ma semplicemente non è stata fatta più rientrare. È nata in Grecia e per i greci, quindi, è cittadina loro, quindi la tutela che prevede la normativa europea, la Conferenza dell'Aja, non può applicarsi. Occorre quindi che il nostro Paese si faccia, da un lato, promotore sul piano diplomatico affinché sia consentito a questo padre di rivedere la figlia a casa e di vedere i nonni, anche perché la bambina non sta imparando una parola di italiano. Quindi il padre è messo e sarà messo sempre più nell'impossibilità fisica di continuare ad avere un rapporto genitoriale con la predetta. Inoltre, occorre colmare il vuoto normativo a livello europeo che non prevede l'ipotesi in cui il bimbo non sia sottratto, nato in un Paese e portato in un altro, e quindi si possano applicare delle norme a tutela della sottrazione di minori, ma, bensì, nasce in un altro posto e quindi non c'è sottrazione. Quindi, il genitore defraudato della cosa più importante del mondo non può necessariamente tutelarsi e perderà per sempre il rapporto genitoriale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. L'acciaieria di Piombino, denominata ex Lucchini, è il secondo sito siderurgico per importanza in Italia, ove lavorano migliaia di lavoratori. Ieri si è tenuto presso il MISE un tavolo che ha visto riuniti gli operatori rappresentanti delle sigle sindacali, gli amministratori territoriali e, ahimè, non il sottosegretario Morani, che era stata incaricata proprio il giorno 11 febbraio dal Ministro Patuanelli di interessarsi della questione dell'acciaieria. Quello che è emerso dal tavolo, presente il direttore operativo dell'azienda che ha rilevato l'acciaieria, che è la grande famiglia dei magnati Jindal - JSW, appunto - ha fatto emergere un quadro di ritardi impressionante. Addirittura, il commissario dell'amministrazione straordinaria, dottor Nardi, ha dovuto affermare di non essere in grado di poter conoscere lo stato di avanzamento del piano industriale perché questa non è una sua competenza. Non esiste ancora un piano di fattibilità e l'azienda chiede quattro mesi di rinvio per poterlo depositare. Ad oggi nessuno degli adempimenti sottoscritti nei protocolli di intesa è stato adempiuto. Il Governo deve intervenire: noi vogliamo sapere dove si trovava ieri il sottosegretario Alessia Morani, dove si trovava il Ministro Patuanelli. Chiediamo al Ministro immediatamente che venga a riferire in Aula su questo gravissimo comportamento che ha lasciato tutte le parti in un'indiscutibile amarezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il Governo PD-Cinque Stelle nel decreto “Milleproroghe”, ancora una volta e per l'ennesima volta, ha dimenticato le popolazioni terremotate del Centro Italia. Le aree interne dell'Appennino sono un territorio fragile, debole, con un reale rischio di spopolamento e di progressivo abbandono. Le attività economiche che eroicamente hanno resistito all'impatto del sisma hanno bisogno di continui sostegni economici per ripartire, per ritornare ai livelli pre 2016. Il gruppo Lega, sia nel dl sisma che nella legge di bilancio, che nel decreto “Milleproroghe” attuale ha provato ad inserire una serie di norme economiche a favore delle imprese economiche, delle attività artigiane, commerciali e turistiche che insistono sul cratere del Centro Italia.

È stata chiesta con forza l'apertura di una zona economica speciale proprio per far ripartire questi territori. La risposta arrivata ci ha lasciato senza fiato: non solo non ci sono nuove provvidenze economiche, ma è stato eliminate tutto quello che c'era - le varie norme a favore delle imprese - dal 1° gennaio 2020. Non è stata prorogata la zona franca urbana, gli immobili inagibili vengono computati ai fini ISI, non è stata prorogata la sospensione dell'attività di accertamento e, addirittura, è partito il 15 gennaio il rimborso dei tributi e della busta paga pesante già sospesa con il sisma. Da ultimo…

PRESIDENTE. Concluda.

TULLIO PATASSINI (LEGA). …in una logica mera di spartizione delle poltrone, è stato nominato l'avvocato Legnini al posto di un bravo tecnico, il professor Farabollini. In tutto questo il Partito Democratico si è imposto in una logica di spartizione delle poltrone, il MoVimento 5 Stelle, in maniera anche meschina…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da diverse decine di secondi.

TULLIO PATASSINI (LEGA). …non ha battuto fiato. Chiudo velocemente. Per questo nel decreto “Milleproroghe” non abbiamo presentato ordini del giorno sull'argomento, perché i terremotati non possono accettare solo promesse generiche, ma impegni specifici e concreti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie, Presidente. Nicoletta Dosio, 74 anni, professoressa di latino e greco in pensione, è in carcere a Torino da quasi due mesi, arrestata in riferimento a una manifestazione no-TAV del 2012. È la storia di una donna che ha rifiutato le misure alternative, ha messo in gioco la sua libertà per una causa sociale; non ha nemmeno mai chiesto la sua scarcerazione, anzi, chiede che l'attenzione sia posta non solo sul suo caso, ma sul trattamento riservato a chi non ha voce, quindi anche ai militanti no-TAV. Se ci fermassimo anche solo un secondo ad analizzare i vari provvedimenti a loro inflitti, i tanti fogli di via, le pene pecuniarie, gli arresti che continueranno anche nei prossimi mesi, pare quasi che l'obbligatorietà dell'azione penale si stia trasformando in arbitrarietà attraverso l'azione politica.

Il gesto di Nicoletta sta rilanciando una campagna nazionale per il diritto alla libertà di pensiero e alla richiesta dell'amnistia sociale per chi difende cause che riguardano l'intera collettività.

PRESIDENTE. Concluda.

JESSICA COSTANZO (M5S). Oggi si è svolta una conferenza stampa e mi auguro che, al di là dei colori politici, in molti parlamentari daremo voce alla sua volontà nel pieno rispetto dei diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.

JESSICA COSTANZO (M5S). In fondo, al di là delle proprie battaglie politiche, chi di voi e chi di noi avrebbe barattato la propria libertà per accendere un faro su una causa scomoda che difende la tutela dell'ambiente e del territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 20 febbraio 2020 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica. (C. 2325-A/R)

Relatori: BALDINO, per la I Commissione; MELILLI, per la V Commissione.

La seduta termina alle 20,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Risoluz. Crippa D. e a. 6-97 485 455 30 228 283 172 68 Appr.
2 Nominale Risoluz. Lollobrigida e a. 6-98 485 484 1 243 201 283 68 Resp.
3 Nominale Risoluz. Molinari e a. 6-99 484 484 0 243 203 281 68 Resp.
4 Nominale Risoluz. Fusacchia e a. 6-100 484 484 0 243 281 203 68 Appr.
5 Nominale Risoluz. Gelmini e a. 6-101 486 486 0 244 204 282 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.