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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 303 di mercoledì 12 febbraio 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 febbraio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Covolo, Luigi Di Maio, Gebhard, Licatini, Liuni, Lupi, Rizzo, Schullian, Tasso e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.Se ci siamo tutti procediamo con i pareri, se non siamo tutti sospendiamo per venti minuti.

Siamo tutti d'accordo di sospendere per venti minuti, quindi riprenderemo alle ore 10,25.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione delle mozioni Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022, Molinari ed altri n. 1-00327, Lollobrigida ed altri n. 1-00328 e Carnevali, Nappi, Rostan, De Filippo ed altri n. 1-00329 concernenti iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico-resistenza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022 (Nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00327, Lollobrigida ed altri n. 1-00328 e Carnevali, Nappi, Rostan, De Filippo ed altri n. 1-00329 concernenti iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico-resistenza (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di ieri, martedì 11 febbraio, si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. La ringrazio, Presidente. Innanzitutto il Governo ribadisce la propria attenzione e anche l'impegno grandissimo del Ministero a combattere e ad occuparsi della resistenza agli antimicrobici, la cosiddetta antibiotico-resistenza.

Quello di ieri è stato un dibattito molto importante e di alto livello. Voglio rassicurare e voglio assicurare a questo Parlamento che il Governo, che il Ministero sta seguendo davvero con una grandissima attenzione il fenomeno.

Quanto alle mozioni, io comincerei dalla prima mozione Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022 (Nuova formulazione), dove c'è un parere favorevole sulle premesse; una posizione favorevole del Governo in merito agli impegni e anche la condivisione del contenuto della relazione che accompagna la mozione. Vuole che proceda impegno per impegno?

PRESIDENTE. No, mi dica solo se è favorevole su tutto.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere del Governo è favorevole su tutti gli impegni. Con riferimento all'impegno n. 4) c'è però una richiesta, laddove si prevede di “adottare iniziative per migliorare le condizioni igieniche in tutti gli ambienti”, il parere è favorevole ma il Ministero pone la condizione che sia inserita la formula “per quanto di competenza”.

PRESIDENTE. Quindi, c'è una riformulazione all'impegno n. 4), mentre i pareri sono tutti favorevoli sulle premesse e su tutti gli altri…

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Esatto. Per quanto riguarda la mozione Molinari ed altri n. 1-00327, anche in questo caso il Governo, il Ministero condivide le premesse della mozione e i pareri sono favorevoli. Però ci sono alcune richieste anche qui: all'impegno n. 7) c'è la richiesta di una riformulazione, quindi parere favorevole a condizione che sia premessa la frase “verificare la possibilità di adottare iniziative per garantire il flusso costante dei dati”; così pure all'impegno n. 8), la riformulazione richiede che sia premessa la frase “per quanto di competenza, valutare la possibilità di adottare iniziative rivolte alle strutture ospedaliere”; all'impegno n. 9) il parere è favorevole a condizione che sia premessa la frase “a valutare la possibilità di promuovere l'impiego di tecnologie”; all'impegno n. 12), il parere è favorevole a condizione che sia premessa la frase “ad adottare iniziative per valutare la possibilità, per quanto di competenza, di regolamentare adeguatamente il ciclo di vita dei prodotti antibiotici”; così pure si chiede una riformulazione all'impegno n. 13), dove il parere è favorevole a condizione che sia premessa la frase “valutare la possibilità di adottare iniziative per monitorare l'impatto della resistenza antimicrobica”.

Posso proseguire, vado alla mozione successiva?

PRESIDENTE. Sì, quindi il parere è favorevole con cinque riformulazioni, bene.

Passiamo alla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00328.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00328, il parere è favorevole sulle premesse, quindi c'è la condivisione della relazione che accompagna la mozione.

In merito agli impegni, la posizione del Governo è, come dicevo, sempre favorevole; all'impegno n. 3), però, il parere è favorevole a condizione che sia premessa la frase: “a valutare la possibilità di porre in essere”.

PRESIDENTE. Bene.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. All'impegno n. 4) il parere è favorevole a condizione che sia riformulato come l'impegno n. 17) della mozione a prima firma Carnevali e altri; sugli impegni nn. 5), 6), 7) e 8) il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Perfetto, poi c'è ancora…

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. All'impegno n. 9) il parere è favorevole a condizione che sia premessa la frase: “a valutare la fattibilità di promuovere iniziative di competenza volte a favorire la distribuzione degli antibiotici”; all'impegno n. 10) il parere è favorevole a condizione che sia modificato nel senso di “assumere iniziative per quanto di competenza”; all'impegno n. 11) anche qui modificare nel senso: “ a valutare la possibilità di assumere iniziative di competenza” oppure in questo caso il parere è contrario.

PRESIDENTE. Bene, poi c'è ancora.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Posso proseguire, sì.

PRESIDENTE. Sottosegretaria, può ripetere l'ultimo perché si dà per inteso che, ovunque non vengano accolte le riformulazioni, il parere del Governo è contrario.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. In questo caso il parere è contrario.

PRESIDENTE. Su che cosa è contrario, mi scusi può ripeterlo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Con riferimento ad “ad assumere iniziative di competenza affinché sia migliorata la presa in carico dei pazienti più fragili (…)” noi chiediamo che venga aggiunta la premessa “a valutare la possibilità di assumere iniziative di competenza”.

PRESIDENTE. È una riformulazione come le altre, perfetto.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Esattamente, ma in questo caso appunto ovvero il parere è contrario.

PRESIDENTE. No, sottosegretaria, sempre quando non viene…

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. No, no, certo.

PRESIDENTE. È uguale alle altre.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. È evidente. Parere favorevole sulle premesse della mozione Carnevali e altri e in questo caso i pareri sono tutti favorevoli.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, con le mozioni in discussione portiamo in Aula un tema che abbiamo già affrontato nella Commissione XII approfondendolo in tutti i suoi aspetti con molte audizioni ed anche con l'approvazione di risoluzioni che in qualche modo richiamano i temi che adesso affrontiamo qui. Siamo di fronte evidentemente ad una questione molto importante ma al tempo stesso molto sottovalutata. Nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità aveva varato un piano d'azione globale per contrastare la resistenza antimicrobica, mentre nel settembre 2018 è arrivato anche il piano d'azione adottato dal Parlamento europeo che ha messo nero su bianco il profilo del fenomeno ed anche un po' i numeri. Ma solo nel maggio dell'anno scorso è arrivato l'invito dell'OMS ad intensificare la lotta all'antibiotico-resistenza con una risoluzione, segno che fino ad allora il tema era stato decisamente sottostimato mentre si afferma con maggiore evidenza in tutta la sua gravità e anche nelle sue numerose correlazioni con altre vicende. Questo perché ci sono microrganismi che resistono all'attività di un farmaco antimicrobico, farmaco che nasce originariamente come efficace nel trattamento di infezioni da esso causate e poi diventa come dire non più utile non più funzionale. Il fenomeno sostanzialmente depotenzia un farmaco che funzionava e può riguardare tutti i tipi di farmaci antimicrobici, gli antibatterici, quelli che comunemente conosciamo come antibiotici ma anche gli antivirali, gli antiparassitari. Naturalmente se alcuni batteri resistono all'efficacia dei farmaci che erano utili nella lotta e nell'azione, allora vuol dire che siamo tutti più esposti e siamo tanto più esposti quanto più insidioso è quel batterio. L'Organizzazione mondiale della sanità evidenziando i rischi della resistenza antimicrobica ha affermato che questi ad oggi sono una delle maggiori minacce per la salute pubblica mondiale a causa del forte impatto epidemiologico ed economico del fenomeno. L'origine è vista per la gran parte della comunità scientifica soprattutto nell'abuso di antibiotici, cioè usarli troppo e a sproposito consente ai microrganismi di prendere le misure, di organizzare la resistenza, di strutturare una difesa e, quindi, di superare l'efficacia stessa del farmaco. Oggi ci sono microbi così resistenti da non soccombere neppure rispetto agli antibiotici di ultima linea, di ultima generazione, e ciò comporta un abbassamento delle nostre difese ed una maggiore vulnerabilità di tutti e come sempre delle persone più fragili, delle persone più deboli. L'OCSE stima i decessi che potrebbero essere causati dalla resistenza antimicrobica in 700 mila l'anno, 25 mila di questi nell'Unione Europea. Ciò significa, da una parte, che è certamente una grande questione globale e, dall'altra, che diventa cruciale una politica sovranazionale di cooperazione e di monitoraggio a livello mondiale. La resistenza dei batteri potrebbe provocare fino a 10 milioni di decessi l'anno nel 2050 e non consola il fatto che 9 milioni di questi avverrebbero fuori dall'Unione europea, anche in Paesi in via di sviluppo come l'Asia e l'Africa a conferma che c'è una necessità di agire a livello globale per ragioni di tutela umanitaria e anche di riduzione dei rischi per tutti.

La salute umana, così come stiamo vedendo anche in questi giorni di grande preoccupazione per il Coronavirus, è legata da un filo rosso che viaggia di luogo in luogo. La protezione e la tutela della salute o è globale o non funziona affatto. Correlato al tema dell'antibiotico-resistenza c'è poi quello grande delle infezioni contratte nei luoghi dell'assistenza sanitaria. Sono 7 mila ogni anno i decessi per infezioni ospedaliere contro i circa 3.500 avvenuti sulle strade e, allora, Presidente, si muore più per questo che per gli incidenti stradali. Le infezioni che seguono interventi chirurgici e degenze ospedaliere ammontano, secondo il Rapporto 2016 sulle resistenze all'antibiotico, solo in Campania a circa 50 mila casi. I reparti dove è più facile contagiarsi sono la terapia intensiva, la medicina e la chirurgia e ogni anno nell'Unione europea quasi 4 milioni di pazienti contraggono un'infezione nei luoghi dell'assistenza e circa 37 mila sono i decessi direttamente imputabili a tali infezioni. Le infezioni correlate all'assistenza rappresentano oggi uno dei problemi più spinosi in sanità e a livello globale. Ci sono persone che si ricoverano in una struttura sanitaria per essere curate e, invece, ne escono con una patologia più grave, una patologia più seria di quella per la quale si erano rivolti ai medici e ciò ha a che fare ovviamente con la disinfezione, con la decontaminazione e con la necessità di applicare tecnologie avanzate e alcune buone pratiche operative su cui c'è molto da lavorare. Ma importante fattore che incide non poco è proprio quello dell'antibiotico-resistenza di molte forme batteriche e, allora, che cosa possiamo fare? La nostra mozione, la mozione di maggioranza, oltre ad esporre il tema nei termini dettagliati ormai noti a tutti, elenca una serie di proposte sotto forma di impegni. Il primo campo d'azione è certamente quello di usare gli antibiotici in modo consapevole, misurato, limitato e con attenzione; uso consapevole degli antibiotici significa vietarne l'uso non medico; ridurne l'utilizzo ai soli casi di stretta necessità; meno si usano più sono efficaci; più si usano e meno sono efficaci. Per questo appare indispensabile fare un lavoro serrato e serio sull'informazione e la comunicazione e, dunque, campagne comunicative per sensibilizzare l'opinione pubblica a comportamenti responsabili e per mettere in guardia rispetto ai pericoli di automedicazione e di prescrizioni eccessive. Inoltre, è necessario il monitoraggio sulle prescrizioni di antibiotici, sul loro uso, sulla loro diffusione e formazione continua degli operatori sul tema per sensibilizzarli alla prevenzione. Sul fenomeno insomma bisogna costruire un'attenzione sociale, una vigilanza rigorosa, un'ampia sensibilizzazione, un controllo attento. Un punto cruciale su cui la nostra mozione si sofferma opportunamente è quello delle pratiche zootecniche per l'agricoltura e l'industria alimentare. Circa il 70 per cento degli antibiotici che sono venduti nel nostro Paese è destinato al consumo in ambito zootecnico. Una delle cause della diffusione dell'antibiotico-resistenza sta proprio negli allevamenti intensivi di animali. Il nostro Paese è il terzo in Europa come utilizzatore di antibiotici negli allevamenti di animali. Allora, deve essere ripensato evidentemente tutto il modello industriale degli allevamenti che deve essere meno ossessionato dalla crescita veloce e, invece, più propenso ad assecondare la via naturale delle cose. E questo interroga anche le nostre abitudini di consumatori: dobbiamo modificarle, essere più critici, più attenti, più selettivi. Il tema dell'alimentazione diventa cruciale. I prodotti sono veicolo di trasmissione di batteri e anche di resistenza ai batteri stessi. Ciò riguarda gli allevamenti intensivi, come dicevo, ma anche l'agricoltura con l'uso di prodotti, di trattamenti a base di antibiotici e, quindi, nella catena entra anche tutta l'insidiosa questione dell'inquinamento delle acque. Tutti questi elementi di riflessione sono raccolti nel Piano nazionale di controllo dell'antibiotico-resistenza, che è uno strumento utile ma soltanto sulla carta perché a questo non è seguito un piano di azione reale e concreto, per cui non in tutte le regioni si stanno sviluppando iniziative finalizzate al raggiungimento degli obiettivi. C'è poi una carenza di stanziamenti, dal momento che si fissano princìpi e finalità, ma poi non si danno gli strumenti necessari per realizzarli. Ecco perché noi vogliamo chiedere al Governo un impegno serio, un impegno maggiore sul tema, con politiche mirate sulla filiera alimentare, sulla zootecnia, sull'uso consapevole del farmaco, sul monitoraggio del fenomeno, su comunicazione, informazione e, soprattutto, sulla dotazione in bilancio di un fondo adeguato, affinché tutte le cose dette nel Piano nazionale e nei nostri documenti possano produrre poi azioni, da un lato, concrete e, dall'altro, misurabili. Per tutti questi motivi e, soprattutto, per impegnare il Governo a perseguire con decisione questi obiettivi, il voto di Liberi e Uguali è certamente e consapevolmente favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, sottosegretaria, io non vorrei aggiungere molte altre parole, dopo la bella e approfondita discussione di ieri, nella sicura speranza che nei prossimi anni commenteremo una sequenza straordinaria di fatti operativi, che il Parlamento, il Governo, ha indicato senza grandi sorprese. Succede, a volte, proprio nella sanità, con un pensiero sostanzialmente comune, che è stato riassunto efficacemente anche nei pareri del Governo su tutte le mozioni in discussione. Quindi, immagino che, quando il pensiero è comune, l'azione che ne conseguirà sarà sicuramente un'azione molto più efficace e più corrispondente alla grande, grandissima, per molti aspetti - devo dire - ancora sconosciuta, emergenza della resistenza agli antimicrobici o l'antibiotico-resistenza, come viene più volte segnalata anche nella comunicazione pubblica.

Dati straordinari, le infezioni ospedaliere, le buone pratiche che sono state anche in qualche modo praticate e sperimentate nel nostro Paese, speriamo che si diffondano. Sicuramente sono sconosciuti i dati e l'impatto. Sono sconosciuti ai più, anche molte volte agli stakeholder, a chi ha responsabilità di policy pubbliche, i dati di un impatto assolutamente negativo, per molti aspetti, in alcune circostanze, devastante, sia sulla vita degli uomini sia sugli allevamenti e, quindi, sugli animali, ma anche e soprattutto sul versante dell'ambiente: i tre ambiti nei quali questa grande azione planetaria, che abbiamo raccontato nella discussione di ieri, si dovrebbe sostanzialmente tramutare. Abbiamo visto qual è il contesto internazionale. C'è una sicura presa di coscienza dell'Organizzazione mondiale della sanità. Anche il G20 salute, anche il G7 salute, che è l'organismo che mette insieme i rappresentanti e i responsabili dei Governi sul versante della salute, hanno più volte pronunciato parole solenni su questo versante. Quindi, il contesto internazionale, nella ripetuta azione, anche di linee guida e di indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, è molto, molto chiaro e anche molto stringente, per molti versi. Abbiamo potuto commentare come il contesto nazionale, con il Piano nazionale, ha assunto le indicazioni internazionali in maniera molto seria e molto approfondita. Il Governo su questo punto può fare ancora moltissimo: abbiamo potuto notare come, nell'articolazione delle responsabilità della Repubblica italiana sul versante della sanità, il Piano nazionale sulla resistenza agli antimicrobici è implementato in maniera difforme. In alcuni casi è del tutto assente: il livello delle responsabilità regionali su questo fronte non è sempre virtuoso, come meriterebbe questa grande emergenza.

La maggioranza ha fatto un ottimo lavoro, di combinazione di una lunga e approfondita mozione, con premesse molto dettagliate e con impegni molto precisi. Abbiamo avuto la percezione che anche gli altri gruppi parlamentari abbiano segnalato con la stessa capacità e anche con la stessa intelligenza, gli stessi problemi.

Questo pensiero comune è un fatto molto significativo. Questo Parlamento ha discusso in altri momenti anche con posizioni assolutamente alternative, certe volte sulla copertura vaccinale, che è uno dei grandi capitoli - mi sentirei di dire - della resistenza agli antimicrobici, perché quanto più la copertura vaccinale sarà implementata e diventerà una pratica costante dei sistemi sanitari internazionali, tanto più l'uso spropositato o l'abuso di farmaci sarà sicuramente ridotto e marginalizzato. Abbiamo potuto notare che questo pensiero comune; oggi - miracolosamente mi sentirei di dire - è stato animato nel dibattito di ieri.

Voteremo, ovviamente, la mozione della maggioranza e laddove gli impegni che il Governo ha riformulato saranno accolti dai gruppi proponenti, è evidente che, essendo un tema comune così importante e così interessante, io annuncio il voto, anche su quel versante, favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della classe III E della scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo “Guicciardini” di Roma, che assistono ai nostri lavori insieme ai loro insegnanti (Applausi) e noi siamo contenti che loro siano qui.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anche il gruppo di Fratelli d'Italia ha dato una traccia a questa importante tematica con una propria mozione, che intende risolvere, insieme ovviamente a tutto l'arco dei partiti nazionali, un problema che è alle porte. In realtà - lo dirò adesso nei numeri - questo è già un problema per il sistema sanitario nazionale italiano, europeo e mondiale, che soprattutto ha visto, proprio per questa sua importanza, un'attenzione particolare della XII Commissione. Insieme a tutti i colleghi abbiamo prodotto, come si ricordava prima, un atto di indirizzo molto importante; in audizioni drammatiche per certi versi nei numeri, ma molto importanti, si determinava una presenza, un'attenzione, da parte del Parlamento rispetto alla tematica. Di che cosa parliamo? Dell'antibiotico-resistenza. L'antibiotico-resistenza è quel fenomeno - ora non vorrei utilizzare termini tecnici, troppo tecnici, non intellegibili -, quella resistenza che si genera a seguito di mutazioni dei batteri, a seguito di utilizzo continuo di antibiotici. È di tutta evidenza che questo è un problema nella misura in cui questo tipo di patologia provoca soltanto in Europa 33 mila morti. È poi un problema se di questi 33 mila morti in Europa, ce ne sono 10 mila in Italia.

Sono dati drammatici, che avrebbero dovuto far già esprimere il Parlamento e il Sistema sanitario nazionale in maniera forte. Lo facciamo, a mio avviso, se vogliamo, tardivamente. Il Piano nazionale per il contrasto alla resistenza antibiotica, il PNCAR, nel ventennio fino al 2020, prevede tutta una serie di buone pratiche. Però, a mio avviso, le regioni, o per ristrettezza economica o per negligenza, o per una convinzione che noi abbiamo per cui rispetto a queste tematiche non debba esistere un sistema sanitario regionale bensì 20-21 sistemi “nazionali” diversi, declinano in maniera diversa l'approccio all'assunzione di antibiotici, con danni evidenti per tutta la nazione. Perché dico questo? Perché i dati ci raccontano di una sperequazione anche in tema di abuso di antibiotici fra nord e sud. Al sud si assumono erroneamente il doppio - una quantità doppia - di antibiotici rispetto al nord. Questo evidentemente è frutto di una cultura che questo Parlamento, rispetto a un sistema sanitario nazionale e quindi non regionale, dovrebbe declinare fino in fondo per fare in modo che non esistano ignominie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per cui due cittadini della stessa nazione si curino e abbiano sensibilità evidentemente indotte da contesti sociali ed ambientali diverse.

Dico questo e cito il rapporto Osmed del 2018 perché, sostanzialmente, emerge che il consumo di antibiotici è maggiore nei bambini al di sotto dei 4 anni, come c'è un abuso nell'assunzione di antibiotici negli anziani al di sopra dei 65 anni. In Europa, su 9 milioni di ricoveri, all'incirca 450-700 mila pazienti e casi di infezioni si verificano da antibiotico-resistenza. C'è una previsione: nel 2050 saranno 50 milioni i morti in Europa per malattie legate all'antibiotico-resistenza, 450 mila in Italia. Ora, questi sono numeri che dovrebbero far rabbrividire e per questo plaudo all'iniziativa del collega Mandelli, di tutte le forze di opposizione in Commissione e in Aula che stanno ponendo l'attenzione al problema. In una logica comparativa spicciola voglio ricordare che l'infezione virale che sta in questo momento attanagliando il mondo non ha prodotto assolutamente questi numeri. Fino alla settimana scorsa in Europa c'erano 21 casi di Coronavirus, in Italia soltanto due o tre casi, quindi, giustamente, c'è un giusto approccio del sistema sanitario nazionale e dell'Organizzazione mondiale della sanità rispetto al problema.

Riteniamo che fino ad oggi si sia sottovalutato il tema dell'antibiotico-resistenza rispetto a numeri e previsioni che fanno inorridire. Per questo, Presidente, nella mozione di Fratelli d'Italia, a prima firma del capogruppo Lollobrigida, noi rappresentiamo alcune nostre idee che devono proprio servire a migliorare lo status quo. Innanzitutto, rispetto alla campagna di sensibilizzazione, noi riteniamo che la straordinaria rete delle farmacie private convenzionate - le quasi 20 mila, 19 mila farmacie - presenti uniformemente sul territorio in forza della pianta organica, che è quello strumento che prevede che le farmacie siano presenti dal cucuzzolo della montagna fino al centro cittadino a distanza di 200 metri l'una all'altra, debba essere utilizzata nella campagna di sensibilizzazione rispetto a un'utenza molte volte spicciola, ignorante, che non ha cultura medica, proprio per spiegare che l'approccio antibiotico serve nelle infezioni di carattere batterico e non serve nelle infezioni di carattere virale.

È una distinzione netta, che purtroppo - e l'abbiamo visto nei numeri - in alcune zone del nostro Paese non viene declinata in positivo, e c'è l'assunzione dell'antibiotico in maniera indiscriminata, perché si pensa, erroneamente, che l'antibiotico sia una sorta di toccasana, che serve a curare un po' tutto. A rappresentare questa differenza ci devono essere i medici di medicina generale, i farmacisti, che sono le persone che quotidianamente interloquiscono con l'utenza, con i malati, e quindi possono rappresentare questa differenza sostanziale. La vendita dei farmaci online: nella globalizzazione generale del commercio e di altro che avviene sulla rete vi è anche l'ignominia per cui si possono acquistare farmaci, anche complessi - penso alle benzodiazepine, a steroidi, ad ormoni, ma anche e soprattutto gli antibiotici, e rimaniamo nel tema -, che sostanzialmente ed evidentemente poi vengono assunti in maniera errata e al di fuori di quel controllo medico nella filiera medico prescrittore-farmacista dispensatore che assicura una certezza nell'assunzione del farmaco stesso.

Quindi occorre prevedere che si debba sostanzialmente bloccare la possibilità che siti stranieri possano vendere in Italia a minorenni, a maggiorenni, a uomini, a donne, a chiunque, questi farmaci, siano per l'assunzione da parte di uomini o di animali. Altro punto fondamentale è il fatto di poter immaginare che la ricerca debba porre l'attenzione anche sugli antibiotici. Big Pharma, la grande struttura dell'industria, non ha probabilmente - questo è un mio pensiero - un interesse rispetto alla sintesi degli antibiotici, che evidentemente vengono assunti in periodi brevi, posto che una cura antibiotica può durare mediamente sei giorni, e per periodi ristretti dell'esistenza di un uomo; poi, con l'insorgenza della resistenza, quell'antibiotico ha un periodo di utilizzo breve, quindi si può arrivare alla determinazione per cui per la grande industria farmaceutica non ci sia l'interesse a selezionare nuove classi di farmaci antibiotici.

L'interesse, invece, c'è da parte del Sistema sanitario nazionale a difendere i propri cittadini. Per questo noi riteniamo che il Sistema sanitario si debba porre come orizzonte e come obiettivo l'investimento, per trovare e per selezionare nuove molecole che servono a curare gli italiani, evidentemente da nuove patologie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il tema è anche quello della turnazione degli antibiotici nei reparti ospedalieri, altro fatto importante, con il monitoraggio da parte delle regioni rispetto alle reazioni avverse e anche alle possibilità di cura. Altro dato fondamentale, il punto 8: una campagna vaccinale che debba essere tale; vaccinale, chiaramente, sia per il vaccino classico anti influenzale, ma anche anti pneumococcico. Serve per immunizzare, per dare un'immunità di gregge alla nostra nazione, e anche qui evitare quelle infezioni secondarie che poi portano all'utilizzo dell'antibiotico, e quindi all'abuso dello stesso. Esiste anche rispetto alle buone pratiche contenute all'interno di questa mozione il tema della dose pro capite, nel senso che molte volte le scatole di antibiotici che vengono messe in commercio da parte delle industrie farmaceutiche sono scatole che hanno magari un periodo più lungo.

Quelle pillole poi non assunte, perché si è chiusa la cura, chiaramente vengono assunte in altri momenti e senza controllo. Quindi riuscire anche a dare delle dosi come avviene in altri Paesi europei e nel mondo, dosi mirate: 5 pillole, il farmacista ti dà la cura per 5 pillole, in modo da evitare che poi altre vengano assunte altrove o vengono date - e qui è un altro tema fondamentale - agli animali, perché vi è anche un tema di abuso, per fortuna in Italia non così importante, di antibiotici - e mi avvio a concludere, Presidente - negli animali. In un'audizione della FIMMG, la Federazione italiana dei medici di medicina generale, addirittura ci facevano rilevare che in Germania sono state consumate, nel 2008, 1.700 tonnellate di antibiotici per gli animali. Concludo, dicendo che Fratelli d'Italia, come al solito, dà un contributo positivo al Governo, alla nazione, con questa mozione, perché crede che, partendo dalla salute, si possano curare gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Luigi Rizzo” di Roma, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Signor Presidente, Governo, onorevoli colleghi, da circa un mese l'attenzione e l'apprensione del mondo è rivolta verso l'epidemia globale del Coronavirus. L'energia del Governo, del Ministro Speranza, delle più alte istituzioni nostre in materia sono concentrate ad arginarne la diffusione nel nostro Paese, attivando tutti i sistemi di sicurezza, informando correttamente, assicurando cura e prevenzione, contrastando la diffusione di fake news e gli speculatori del web. Bene ha fatto proprio in questi giorni il Ministro Speranza a chiedere un maggior coordinamento a livello europeo, perché possiamo solo così agire meglio non solo come Paese singolo, ma come continente unito. Mai come oggi abbiamo compreso quanto la salute pubblica e la sicurezza collettiva siano un bene primario essenziale, direi sostanziale. Forse abbiamo anche capito il valore della prevenzione, di quanto sia utile e necessario affidarsi alla conoscenza scientifica, quanto sia stato importante il più grande intervento di prevenzione pubblica, ossia quello che abbiamo fatto per quanto riguarda le campagne vaccinali.

Oggi che sappiamo che dobbiamo attendere più di 18 mesi, un tempo che a noi sembra interminabile, forse proprio oggi, quando abbiamo avuto alle nostre spalle il tema dello scetticismo, a volte anche quello del fanatismo antiscientifico che ha reso in passato il nostro Paese più vulnerabile e più esposto, oggi abbiamo il pregio di ridiscutere di questa mozione, quella che si occupa di anti microbico-resistenza, io preferisco parlarne così, perché l'anti microbico-resistenza riguarda gli antibatteri, quindi gli antibiotici, gli antifungini, gli antivirali, gli antiparassitari. Con la nostra mozione, quindi, noi abbiamo allargato lo spettro, e ringrazio moltissimo i colleghi per il loro contributo e il loro apporto.

Il problema è serio, è talmente serio da essere stato definito una questione di salute globale; ma ai facili allarmismi, piuttosto che al disfattismo e alle sottovalutazioni, noi contrapponiamo gli strumenti che abbiamo, e lo dobbiamo fare in modo intransigente, in modo rigoroso, come il nostro Piano nazionale per contrastare l'antibiotico-resistenza.

E, quindi, possiamo invertire quella drammatica, anche quei drammatici dati che ci dicono a livello europeo di 33 mila decessi in Europa che sono proprio stati causati dalla resistenza agli antibiotici, soprattutto nei pazienti anziani, fragili, ma anche nei bambini nel primo anno di vita, perché noi dobbiamo avere un obiettivo, cioè fare in modo che gli antibiotici continuino a rimanere efficaci in futuro.

Guardate, è da tanto tempo che la comunità medico-scientifica discute del fatto che alcuni farmaci, soprattutto gli antibiotici, non hanno più gli stessi effetti curativi di prima. Addirittura, alcuni dei nostri più grandi scienziati dicono che la resistenza segue un farmaco come la sua ombra e questo, guardate, non è un allarme improvviso. Obama, nel 2014, firmò un ordine esecutivo da cui poi nel 2015 l'OMS fece, appunto, questo piano di azione globale. A livello europeo, noi lo recepimmo nel 2017 e nel 2017 anche a livello italiano abbiamo il nostro piano nazionale. L'impatto nella popolazione europea delle infezioni per batteri resistenti agli antibiotici è paragonabile a quanto combinato dall'influenza, dalla tubercolosi e dall'HIV-AIDS. Penso che solo questo potrebbe bastare.

Vi ho appena detto che noi uno strumento lo abbiamo, però c'è un tema: non tutte le regioni lo recepiscono e questo non va bene in un Paese perché noi siamo qui, ancora oggi, a richiamare ciò che c'è, ciò che va applicato, ma noi dobbiamo trovare degli strumenti in modo che le norme che attualmente sono quelle che possono sconfiggere una delle più grandi sfide italiane, europee e mondiali possano diventare efficaci. Così come non è efficace il coordinamento che deve avvenire a livello regionale. Però, c'è anche un tema - e qui lo dico anche alla presenza della sottosegretaria per la Salute Zampa -, cioè che quel piano va aggiornato perché, per esempio, non cita o cita molto poco, invece, l'importanza di un'attività di disinfezione e sanificazione che, pertanto, tante comunità scientifiche ci stanno ricordando.

Non vi paia quindi, come dire, eccessivo il fatto che abbiamo messo 20 impegni e che oggi abbiamo chiesto al Governo impegni che riguardano la sicurezza alimentare, il rispetto della normativa quadro sulle acque, l'applicazione dei principi della eco-farmacovigilanza. Se ogni componente del sistema non agisce con responsabilità e determinazione per affrontare questo tema questa sarà una battaglia persa. Però, basta alzare lo sguardo e proviamo anche a vedere gli esempi del Belgio e della Danimarca e come sono riusciti ad arginare l'uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura e, quindi, con misure efficaci. Anche l'introduzione della ricetta elettronica, la responsabilità di molti allevatori, il controllo veterinario, i controlli delle autorità pubbliche hanno fatto molto, ma non serve e serve fare ancora di più. Basta, quindi, applicare e fare riferimento alla normativa del 25 ottobre a Strasburgo sul nuovo regolamento europeo sui farmaci veterinari. Vi dicevo prima che abbiamo un grosso nemico tra di noi e questo nemico è sempre lì, insidioso per tantissime cose. Ma lo è anche per la vendita illegale dei farmaci, la vendita parallela di farmaci anche in modo illegale e questo determina il fatto di un uso non corretto e fuori dalle prescrizioni mediche che vale sia nel campo umano sia in campo veterinario. Se è pur vero che il 75 per cento dell'impatto dei batteri resistenti è dovuto alle infezioni ospedaliere e alla lungo degenza è qui che molto che ci siamo compendiati nei nostri impegni: tracciabilità, segnalazione dei casi, descrizione e prevenzione di contrasto in particolare all'antibiotico resistenza.

A mio giudizio rimane, comunque, un tema rilevante, che è quello culturale, che è la prima leva su cui agire perché impatta su tutto. Impatta a livello dei cittadini, che chiedono spesso ai medici di prescrivere gli antibiotici ai primi gradi di temperatura, di aumento della temperatura corporea. Serve una formazione degli operatori sanitari, serve un apporto e un supporto da parte dei farmacisti e serve un programma nazionale di formazione obbligatoria. L'Istituto superiore di sanità fa molto e lo fa anche in modo, come dire, veloce, celere e online. Quindi, i pilastri fondamentali continuano a essere quello della formazione continua, quello del controllo, quello anche della valutazione e, come ci suggerivano, le buone pratiche che vengono già fatte in Emilia-Romagna nonché una valutazione dei direttori generali riguardo all'effettiva diminuzione di antibiotico-resistenza nei propri reparti.

Ebbene, è quindi necessario, a nostro giudizio, anche porre un tema che riguarda la questione della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Ci sono ricerche che hanno già avuto l'autorizzazione della Food and Drug Administration e dell'Agenzia europea per i medicinali, ma trovano ostacolo nella pratica clinica anche per ragioni economiche. C'è un problema, guardate, di scarsa ricerca e lo dimostra il fatto che soltanto dodici nuove molecole al mondo sono state trovate in questo campo a fronte delle 700 che abbiamo trovato in oncologia. Il paradosso che alcuni infettivologi dichiarano è che i progressi in chirurgia, in trapiantologia e in oncologia permettono oggi di salvare molte più vite, vite che però possiamo rischiare di perdere proprio per le infezioni da germi resistenti. E allora, guardate, io spero - e noi siamo convinti, in particolare - che di tutti i venti impegni che noi abbiamo chiesto al Governo - e, naturalmente, sono qui oggi per dichiarare il voto favorevole sulla mozione di maggioranza - noi naturalmente condividiamo anche moltissimi degli impegni che sono stati presentati dagli altri gruppi parlamentari, però voglio concludere dicendo solo una cosa, cioè che noi vorremmo fare nostro, con questa mozione, il monito di Isaac Asimov. Egli ci ricordò che è triste vedere che nella vita la scienza raccoglie più velocemente di quanto la società raccoglie in saggezza. Noi pensiamo che con questa mozione abbiamo dato un contributo di saggezza e un contributo per la salute pubblica e collettiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il dramma che sta vivendo tutto il mondo per la diffusione del Coronavirus, per il quale in questo momento non esistono trattamenti specifici, può rendere l'idea della situazione a cui potremmo andare incontro se non si interviene in modo massiccio su un'emergenza ancora troppo trascurata, cioè il crescere del fenomeno delle resistenze batteriche che rischia di rendere non trattabili migliaia di malattie infettive con gli antibiotici oggi disponibili. È noto che il principale motore della crescita dell'antibiotico-resistenza è l'uso irrazionale degli antibatterici sia in termini di impiego, quando non sono realmente necessari, sia in termini di uso in prima battuta, quando si utilizzano farmaci che andrebbero riservati alle situazioni clinicamente più complesse. Si tratta di un'emergenza globale dalla quale l'Europa e l'Italia sono toccate direttamente. I dati più recenti, pubblicati da Lancet nel gennaio 2019, stimano in oltre 670 mila le infezioni dovute ogni anno a batteri resistenti e in oltre 33 mila i decessi e un terzo di questi decessi purtroppo sono in Italia. Per darvi un'idea ancora più concreta della situazione, ricordo che siamo con la Grecia il Paese in cui è maggiore l'impatto di questo problema. Secondo un rapporto commissionato dal Governo britannico, qualora gli antibiotici non dovessero essere più efficaci perché i batteri sono diventati resistenti ad essi, si prevedono, nel 2050, 10 milioni di decessi all'anno, diventando così la prima causa di morte e molto più dei tumori e molto più delle patologie cardiovascolari e questo credo che sia un indicatore preoccupante. Inoltre, se gli antibiotici dovessero perdere l'efficacia a causa delle resistenze batteriche, il medico sul territorio non potrebbe più curare i pazienti affetti da infezioni batteriche resistenti al loro domicilio e si vedrebbe costretto a ricorrere a ricoveri ospedalieri. Al di là dell'evidente impatto sociale, pensate all'aggravio di spesa per il servizio sanitario nazionale che già oggi versa in una situazione di grande allarme sotto il profilo della sua sostenibilità economica. Per questa ragione la risposta all'emergenza dev'essere condotta su più fronti. In primo luogo, occorre considerare che l'approccio dev'essere unico, cioè considerare insieme sia l'impiego dell'antibiotico nell'animale, a cui si deve in larga misura la selezione dei batteri resistenti, sia l'impiego negli esseri umani. Bisogna monitorare efficacemente sia la diffusione di ceppi resistenti, sia il consumo di antibiotici, sia l'appropriatezza del ricorso a questi farmaci.

Bisogna promuovere la formazione del personale sanitario, che su questo aspetto è veramente cruciale e, contemporaneamente, promuovere un'azione continua di educazione sanitaria nei cittadini che, troppo spesso, ricorrono ad una sorta di auto-prescrizione: quante volte vengono utilizzate, magari, compresse di antibiotico rimaste nell'armadietto in maniera errata? Quante volte, per un raffreddore, si fa ricorso all'uso di antibiotici? Quante volte le mamme, per un banale rialzo febbrile del bambino, ricorrono al trattamento con l'antibiotico? Sono fenomeni che constatiamo tutti i giorni. Bisogna anche aumentare la sensibilizzazione sull'importanza di non trascurare le normali misure igieniche. Guardate, colleghi, che basta ricordarsi di lavarsi le mani con una certa frequenza per dare una risposta concreta a questo grave problema. È un fatto che dovrebbe essere l'abitudine di tutti e che, invece, molto spesso, proprio perché è trascurato, non fa altro che aumentare questa situazione. Occorre stimolare la ricerca di nuovi antibatterici e l'implementazione di nuove strategie per il contrasto dei germi patogeni attraverso una sinergia tra ricerca pubblica e privata, attraverso meccanismi di premialità come in alcuni Paesi europei - penso, magari, anche ad esperienze oramai fuori dall'Europa, come la Gran Bretagna - stanno, in realtà, facendo. La ricerca va sostenuta, va aiutata e va incoraggiata. L'Italia ha aderito al sistema di monitoraggio globale dell'OMS (il GLASS), con l'adozione, nel 2017, del Piano nazionale, che è denominato PNCAR, a cui ha fatto seguito la successiva integrazione del 2019, potenziando la sua rete di sorveglianza tramite l'Istituto superiore di sanità, che, però, purtroppo, come qualche collega ricordava, non ha ancora una copertura nazionale completa: siamo al 36 per cento, assolutamente insufficiente. Se non vogliamo che il Piano nazionale resti un ottimo progetto, teorico, sulla carta, occorre investire, dunque, in formazione, in educazione e in ricerca; occorre potenziare le strutture del Servizio sanitario dedicate a questo settore; occorre aumentare la sorveglianza dell'impiego di animali da produzione e anche nell'agricoltura. Sull'animale da produzione bisognerà mettere un sistema più sicuro di cessione del farmaco che, in questo momento, spesso, sfugge al controllo attento, come avviene, invece, per l'uso umano. Su questo punto, credo che il Parlamento, anche alla luce di qualche direttiva europea che sta avanzando, dovrà prendere una decisione veloce.

Occorre mettere davvero a sistema tutte le strutture esistenti, medici, infermieri e la rete delle farmacie, che era previsto dovessero partecipare, entro il 2018, ad un'attività di monitoraggio e di educazione sanitaria, anche questa, purtroppo, ahimè, rimasta solo sulla carta. Se non affrontiamo con tutto il nostro impegno il tema delle resistenze batteriche, rischiamo un balzo all'indietro di quasi un secolo nella tutela della salute, cioè il ritorno ai tempi in cui chi contraeva una polmonite aveva solo il 50 per cento di probabilità di sopravvivere. Questo è un dato allarmante, una tragedia, quindi, che dobbiamo, tutti insieme, evitare assolutamente. Il mio intento, presentando questa mozione, la n. 1-00022 - quindi, presentata nelle prime ore di questa legislatura -, è stato proprio quello di voler sensibilizzare l'Assemblea, di portare all'attenzione del legislatore un problema molto sentito della comunità scientifica internazionale, di cui, però, vista l'importanza cruciale, dobbiamo farci tutti carico. Oggi, colleghi, abbiamo l'occasione di rimarcare l'importanza di un'azione comune per tutelare la salute dei cittadini, esprimendo un voto unanime su una tematica così importante. Sarà davvero un segnale di grande rilievo, apprezzato sicuramente dalla comunità scientifica, ma apprezzato anche dai cittadini. È per questo motivo che, accettando la riformulazione al punto 4), diciamo quell'allineamento del punto 4), annuncio il voto favorevole di Forza Italia alle mozioni n. 1-00327, n. 1-00328 e n. 1-00329 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le mozioni al voto dell'Aula sono volte a contrastare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, fenomeno con il quale ci si riferisce alla capacità di alcuni batteri di sopravvivere e continuare a moltiplicarsi, anche in presenza di uno o più antibiotici originariamente efficaci avverso di essi.

È importante ricordare che lo sviluppo dei farmaci antibiotici, a partire dai primi decenni del Novecento, ha rappresentato una vera e propria svolta nell'approccio al trattamento di numerose patologie, sostituendo i precedenti regimi terapeutici e rivoluzionando completamente la medicina dell'epoca. Mi piace ricordare che fu proprio un italiano, Vincenzo Tiberio, un giovane ufficiale medico della Marina militare, a intuire per primo il potere battericida di alcuni estratti di muffe, dimostrandone scientificamente l'effetto benefico. Gli esperimenti furono poi proseguiti negli anni a venire e condussero, nel 1928, alla scoperta della penicillina e, successivamente, nel 1945, all'isolamento dei primi farmaci antibiotici da parte di Alexander Fleming ed Ernst Chain, che grazie a questa scoperta conseguirono il Premio Nobel per la medicina. Si diede, quindi, avvio alla produzione industriale di tali specialità medicinali e ne furono, via via, scoperte di nuove, come le cefalosporine, la cui identificazione si deve, anche in questo caso, a un italiano, Giuseppe Brotzu, un farmacologo sardo, che studiò le acque contaminate dagli scarichi fognari del porto di Cagliari e isolò per la prima volta questa tipologia di colonia batterica.

Dalla seconda metà del Novecento, gli antibiotici hanno, quindi, giocato un ruolo fondamentale nella medicina moderna, hanno salvato milioni di vite, riuscendo a sconfiggere infezioni all'epoca temutissime e venendo per questo riconosciuti, all'unanimità, tra i medicinali più importanti per la tutela della salute pubblica. Lo scenario attuale è parzialmente cambiato, in quanto i farmaci antibiotici risultano ancora estremamente importanti per la tutela della salute pubblica, ma il fenomeno che preoccupa di più, peraltro, è diventato quello dell'antibiotico-resistenza, la cui diffusione è dovuta, in primis, all'utilizzo improprio che viene fatto dei farmaci antibiotici. Abbiamo parlato a lungo delle dimensioni impressionanti che questa problematica di ordine sanitario ha assunto negli ultimi anni. Ricordiamo brevemente che l'antibiotico-resistenza e le gravi infezioni ad essa correlate uccidono circa 700 mila persone ogni anno: lo ha certificato il gruppo di coordinamento sulla resistenza antibiotica delle agenzie ONU.

Un caso particolarmente grave al centro delle cronache degli ultimi mesi ha riguardato specificamente il nostro Paese e, segnatamente, gli ospedali della regione Toscana. Si è, infatti, registrato al loro interno un vertiginoso picco delle infezioni causate dal batterio New Delhi, con circa 160 casi segnalati nella sola regione Toscana. Il batterio si è mostrato resistente alle più avanzate terapie antibiotiche, tenendo in apprensione pazienti, medici e altri operatori sanitari coinvolti, con un tasso di mortalità del 30 per cento. Il focolaio è stato tempestivamente rilevato dal Centro di controllo europeo, che già nel mese di giugno 2019 aveva messo in guardia le autorità nazionali, diramando un apposito avviso di valutazione del rischio.

Se non adotteremo misure efficaci, casi come quello appena descritto continueranno ad aumentare in maniera esponenziale. Conosciamo già le stime dell'OMS; le abbiamo riprese nel corso della seduta di ieri; se non interveniamo con decisione, il numero dei decessi correlati all'antibiotico-resistenza supererà quello relativo ai tumori, al diabete, agli incidenti stradali, vanificando completamente i progressi che la scienza e la medicina sono riusciti a fare, con enormi sforzi, negli ultimi anni. Sono queste le ragioni che ci hanno spinto a sottoscrivere la mozione all'esame dell'Aula, una mozione che si pone in linea di continuità rispetto alla risoluzione approvata dalla Commissione affari sociali nel mese di novembre scorso, all'esito di un lungo iter fatto di audizioni e approfondimenti istruttori che hanno contribuito ad arricchire il dibattito. Riteniamo che gli impegni previsti siano tutti meritevoli di condivisione. Prioritaria è l'esigenza di garantire la completa attuazione del Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza 2017-2020, che potrà avvenire solamente se si assicura lo stanziamento delle risorse necessarie. Prioritaria è la necessità di sostenere la ricerca scientifica in tutte le sue linee direttrici, in primis quella che riguarda lo sviluppo dei nuovi farmaci antibiotici e delle nuove combinazioni efficaci nel trattamento delle infezioni causate dai batteri multi-resistenti.

Da valutare con favore anche l'attenzione che viene dedicata al tema della prevenzione. La stessa OMS, infatti, ha ripetutamente focalizzato l'attenzione sull'importanza del tema in questione e sul rispetto delle norme e delle pratiche di igiene in ambito ospedaliero, anche di quelle consistenti in semplici gesti, come il lavaggio delle mani e il cambio dei guanti prima di intraprendere una qualsiasi procedura medica su un paziente.

Particolarmente rilevante è, poi, il richiamo ai sistemi di sorveglianza attualmente attivi sul territorio, che vanno sicuramente implementati, al fine di rendere i dati da questi raccolti il più possibile completi e aderenti alla realtà del fenomeno in atto. C'è anche un riferimento alle tecnologie diagnostiche di ultima generazione, che consentono di individuare rapidamente la natura delle infezioni. Il loro impiego diffuso potrebbe ottimizzare l'utilizzo dei farmaci antibiotici, minimizzare lo sviluppo dei batteri resistenti e migliorare la presa in carico dei pazienti più fragili. Si tratta di sfide estremamente importanti, che come istituzione abbiamo il dovere di raccogliere…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! In particolare, mi rivolgo ai colleghi che stanno parlando a quattro banchi di distanza… L'onorevole Carnevali prima ha ottenuto il silenzio con il silenzio; onorevole De Martini lei non c'è riuscito, però credo che sia necessario, soprattutto negli ultimi interventi… Colleghi di Forza Italia! Grazie.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Si tratta di sfide estremamente importanti, che come istituzione abbiamo il dovere di raccogliere per tutelare il diritto alla salute dei nostri concittadini, garantito dalla Costituzione. Per le ragioni esposte, signor Presidente e colleghi deputati, ribadisco a nome del gruppo che rappresento il voto favorevole alla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, qui oggi andiamo ad approvare una mozione sulla resistenza antimicrobica. L'antibiotico, che ha salvato…

PRESIDENTE. Onorevole Nappi, chiedo scusa, chiederei al suo gruppo un po' di silenzio. Grazie.

SILVANA NAPPI (M5S). L'antibiotico, che ha salvato dalla sua scoperta ad oggi tante vite umane, paradossalmente, in questo momento storico, costituisce un serio problema, legato alla incapacità di inibire la crescita e la replicazione dei microrganismi, determinando infezioni resistenti, con l'aumento della mortalità a causa della non risposta al farmaco. La tutela della salute è riconosciuta dalla nostra Costituzione come fondamentale diritto dell'uomo e interesse della collettività, quindi è un bene preziosissimo che bisogna imparare a conservare e la sua tutela richiede la partecipazione di tutti. Oggi approveremo la mozione sulla resistenza antibiotica che da anni è all'attenzione della comunità scientifica e delle istituzioni. I dati europei, in particolare quelli italiani, descrivono la situazione attuale come allarmante, per cui anche il Governo deve fare la sua parte, assumendo impegni per contrastare questo fenomeno. La Commissione affari sociali ha mostrato grande sensibilità, approvando una risoluzione congiunta con tutte le forze politiche in Commissione; l'Assemblea oggi è impegnata nell'approvazione di questa mozione ed io stessa sono stata prima firmataria del gruppo MoVimento 5 Stelle di una proposta di legge sull'argomento, depositata a gennaio 2019.

PRESIDENTE. Onorevole Nappi, fermiamoci un po', quando abbiamo silenzio andiamo avanti; abbiamo tutta la mattina.

SILVANA NAPPI (M5S). Va bene. Se lei non mi suona il campanello, io posso stare qui. Mi mette ansia il suo campanellino.

PRESIDENTE. Lo so, per questo cerco di non suonarlo. Prego, onorevole Nappi.

SILVANA NAPPI (M5S). Tutte le istituzioni, l'Organizzazione mondiale della sanità nel 2015, l'Assemblea ONU nel 2016, il Governo italiano attraverso il PNCAR, l'Istituto superiore di sanità, e il Parlamento europeo adottando un piano di azione europeo, evidenziano che siamo di fronte ad un declino in termini di efficacia degli antibiotici, correlato all'uso eccessivo ed improprio degli stessi sia in ambito umano che in quello veterinario. Pilastri della lotta al fenomeno sono: prevenzione, uso appropriato degli antibiotici, sorveglianza del fenomeno, informazione, ricerca e sviluppo. Sono tutti impegni che ancora oggi non hanno arginato il fenomeno, nonostante siano semplicissimi, perché non si è intervenuti in maniera armonica e sincronizzata su tutte le categorie interessate. Nello specifico, la frequenza dell'efficacia degli antibiotici è correlato all'uso eccessivo ed improprio degli stessi, sia in ambito umano che in quello veterinario, per cui appare evidente che bisogna invertire la tendenza utilizzando questi medicinali in maniera mirata, parsimoniosa e razionale.

In quanto maggiori prescrittori di questi farmaci, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta diventano punto focale, in grado di migliorare la prescrizione in termini di qualità e quantità della cura, di indirizzare il paziente verso percorsi più efficaci e assicurare la guarigione dall'infezione, suggerendo caso per caso il ricorso a test di sensibilità, come ad esempio l'antibiogramma, per garantire la massima appropriatezza prescrittiva. Anche l'aspetto quantitativo della terapia appare di estrema importanza, come richiamato dallo studio Arna, che ribadisce la problematicità legata alle dosi leftover, ovvero alle dosi avanzate, che, restando dunque nella disponibilità del paziente, vengono magari successivamente utilizzate arbitrariamente dai pazienti per sintomi e patologie che meriterebbero altro tipo di prescrizione. Il problema della resistenza antimicrobica assume rilevanti connotazioni negli ospedali e nelle RSA, dove è importante eseguire procedure di disinfezione e sterilizzazione di tutti i macchinari e le apparecchiature; informare il personale sanitario delle tecniche di pulizia e di tutto ciò che viene a contatto con il paziente, dalla detersione delle mani all'utilizzo di presidi medici, in grado di garantire la non trasmissione da un ricoverato all'altro di malattie infettive. E i laboratori di microbiologia presenti nelle strutture ospedaliere, anche attraverso test rapidi di sensibilità, giocano un ruolo molto importante, in quanto sono in grado di massimizzare una corretta gestione del farmaco antibiotico, individuando quello più idoneo ed efficace, utilizzando in primis quello di prima scelta. La frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata anche al mondo animale e all'acquacoltura, a causa dell'abuso degli antimicrobici negli allevamenti intensivi, dove vengono messi in atto programmi sanitari di gruppo al solo scopo di evitare l'insorgenza di infezioni; ma altresì legato all'inquinamento della falda acquifera, ove vengono riversati anche residui e liquami infetti degli ospedali. Tutto questo con dirette conseguenze sulla nostra alimentazione, e per questo dannose per la nostra salute. Nei prossimi anni si assisterà all'aumento delle sfide connesse a questo fenomeno, con la prospettiva che, se non si porrà rimedio, nel 2050 sarà tra le prime cause di mortalità all'anno. Per fronteggiare tale emergenza non si può non investire nell'innovazione e nella ricerca, al fine di sviluppare metodi di prevenzione, nuovi ed efficaci prodotti, strumenti e dispositivi, nonché terapie innovative e approcci alternativi. Per questo chiediamo al Governo di affrontare la sua azione, valorizzando la ricerca condotta dagli IRCCS, dai ricercatori del Servizio sanitario nazionale, nonché la ricerca indipendente, indicando il tema del controllo dell'antibiotico-resistenza come prioritario nell'ambito dei bandi di ricerca. Gli impegni che oggi chiediamo al Governo sono molteplici, ma tutti indispensabili per raggiungere l'obiettivo. È fondamentale sviluppare e consolidare collaborazione a livello…

PRESIDENTE. Collega Nappi, mi scusi, ma mi sembra veramente indelicato. Pregherei quel gruppetto di colleghi della Lega in alto…

SILVANA NAPPI (M5S). È fondamentale sviluppare e consolidare la collaborazione a livello dell'Unione europea, adottare iniziative di concerto con le regioni perché venga attuato su tutto il piano nazionale, in una maniera omogenea, il PNCAR, anche attraverso monitoraggio e controllo da parte del Ministero della Salute e delle proprie Agenzie. Bisogna provvedere nel prossimo PNCAR ad una campagna vaccinale antinfluenzale e anti-pneumococcica seria, per evitare l'uso di antibiotici ad ampio spettro nei soggetti a rischio, e l'introduzione ed il controllo delle procedure di disinfezione nei luoghi ospedalieri.

L'impegno del Governo deve garantire, d'intesa con le regioni, un programma nazionale di formazione continua per tutto il personale sanitario, volto a favorire le buone pratiche assistenziali e le misure di prevenzione necessarie a limitare il rischio di diffusione delle infezioni ospedaliere, implementando i programmi di formazione degli operatori sanitari, medici e veterinari, con riguardo ai medici di medicina di base e ai pediatri di famiglia, al fine di migliorare l'appropriatezza prescrittiva e di consentire l'individuazione delle terapie più idonee, anche con l'utilizzo di kit diagnostici rapidi; implementare le pratiche di depurazione selettive delle acque reflue nere provenienti dalle strutture ospedaliere; contrastare la resistenza antimicrobica per limitare la sua comparsa nella zootecnia e nell'acquacoltura, con obiettivi misurabili.

Inoltre, bisogna adottare iniziative di segnalazione obbligatoria alle autorità sanitarie deputate per riconoscere i portatori sani, anche quelli infetti che hanno acquisito resistenza antimicrobica, promuovendo obiettivi e indicatori nella valutazione dell'attività svolta dai direttori generali, dalle aziende ospedaliere e locali. Bisogna promuovere campagne di sensibilizzazione nei luoghi di cura e presso le farmacie, miranti alla tutela dei comportamenti corretti e all'aderenza terapeutica per l'uso di antimicrobici e all'utilizzo delle norme igienico-sanitarie preventive. Prevedere, con la collaborazione dell'industria, la possibilità di distribuire antibiotici ai pazienti in confezioni sufficienti e non superiori al periodo di terapia, secondo le indicazioni mediche, anche attraverso l'allestimento di confezioni personalizzate.

È importante consolidare attività di raccolta, registrazione, tracciabilità e analisi dei dati provenienti dalle strutture socio-sanitarie ospedaliere e territoriali, dalle regioni, dall'Osservatorio sull'impiego dei medicinali presso l'Aifa, al fine di rilevare i cambiamenti nell'uso dei farmaci, confrontandosi con il consumo degli altri Paesi e valutando i dati che emergono con le azioni di lotta alla resistenza antimicrobica. Favorire la diffusione dell'informazione e dell'uso dei farmaci. Avviare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la vendita illegale…

PRESIDENTE. Concluda, collega Nappi. Concluda.

SILVANA NAPPI (M5S). …di prodotti, ovvero la loro vendita senza prescrizione medica e veterinaria, ed impedire la vendita online dei farmaci soggetti a prescrizione medica o veterinaria, perché, tramite questo mercato, spesso non si riesce a controllare l'utilizzo del farmaco.

PRESIDENTE. Grazie.

SILVANA NAPPI (M5S). Adottare altre iniziative a livello nazionale, sempre per la prevenzione, per tenere banche dati che ci dicano se l'utilizzo di questi farmaci va in crescita o in decrescita. Incentivare…

PRESIDENTE. Onorevole Nappi, vedo che ha parecchi altri fogli: se vuole la autorizzo a consegnarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, non mi sembra che sia il caso di applaudire: la collega Nappi stava svolgendo il suo intervento, che è durato più del previsto.

SILVANA NAPPI (M5S). Per questo e con grande soddisfazione, e a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo anche gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Galileo Galilei” di Avezzano, in provincia de L'Aquila, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00327, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00328, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carnevali, Nappi, Rostan, De Filippo ed altri n. 1-00329, per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00319, Molinari ed altri n. 1-00324, Paolo Russo ed altri n. 1-00325 e Incerti, Gagnarli, Gadda, Fornaro ed altri n. 1-00326 concernenti iniziative volte a promuovere, in particolare in ambito europeo, un sistema di etichettatura che valorizzi la qualità e la specificità dei prodotti alimentari italiani (ore 11,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00319 (Nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00324, Paolo Russo ed altri n. 1-00325 e Incerti, Gagnarli, Gadda, Fornaro ed altri n. 1-00326 concernenti iniziative volte a promuovere, in particolare in ambito europeo, un sistema di etichettatura che valorizzi la qualità e la specificità dei prodotti alimentari italiani (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta dell'11 febbraio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali. Avverto che, in data odierna, è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00319. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, che va lasciato da solo, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, quanto alla mozione Meloni ed altri n. 1-00319 (Ulteriore nuova formulazione) il parere è favorevole su tutti gli impegni, tranne che per gli impegni nn. 3 e 4 su cui proponiamo una riformulazione. La leggo?

PRESIDENTE. Grazie.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. “A promuovere la cosiddetta dieta mediterranea, al fine di contribuire alla diffusione di un sistema che, rappresentando molto più di un insieme di alimenti, garantisce la conservazione e lo sviluppo di un modello alimentare sano ed equilibrato, e che, tramandandosi di generazione in generazione, costituisce anche strumento di interazione delle diverse attività e mestieri propri delle comunità del Mediterraneo”.

PRESIDENTE. Quindi, si sostituiscono questi due impegni con uno solo? Bene, perfetto. Il parere era tutto favorevole, anche alle premesse. Bene, passiamo alla mozione Molinari ed altri n. 1-00324.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali.

Sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00324 c'è parere favorevole su tutti gli impegni, tranne che sull'ultimo impegno, il n. 7), dove c'è parere contrario.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è contrario sull'impegno n. 7) e favorevole su tutto il resto.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali.

Sulla mozione Paolo Russo ed altri n. 1-00325, il parere è favorevole su tutti gli impegni e anche sulle premesse. Sulla mozione Incerti, Gagnarli, Gadda, Fornaro ed altri n. 1-00326, il parere è favorevole su premesse e impegni.

PRESIDENTE. Tutto favorevole, benissimo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. L'organizzazione mondiale della sanità comunica che l'obesità è in netto aumento in tutto il mondo; è addirittura raddoppiata rispetto agli anni Ottanta e, da quanto è emerso dalla discussione di ieri, tutti, in quest'Aula, siamo consapevoli dell'importanza, della necessità di seguire una, come dire, buona igiene alimentare. È utile ricordare anche che l'Italia, oltre ad essere agli ultimi posti della graduatoria dei cittadini obesi, è anche patria, con qualche altro Paese mediterraneo, della dieta mediterranea che è uno stile di vita, è un modello nutrizionale che nel 2010 è stato inserito nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità dall'Unesco e che il nostro Paese difende con convinzione e, vorrei dire, anche, con orgoglio, essendo uno dei principali produttori dei maggiori ingredienti della dieta mediterranea, di cui, ad esempio, l'olio di oliva ne è il simbolo. È importante sottolineare il sacrosanto diritto del consumatore ad ottenere tutte quelle informazioni che lo rendano consapevole della caratteristica dei prodotti che sta acquistando, ma questo non può avvenire, come accade in alcuni Paesi europei, attraverso una etichettatura estremamente semplificata, e mi riferisco al sistema francese Nutri-Score che, così come è stato concepito, risulta fuorviante e ingannevole, soprattutto, verso i prodotti made in Italy. È stata esaurientemente spiegata la caratteristica di questo sistema di etichettatura nei vari interventi in sede di discussione generale e non ritengo, anche per questioni di tempo, di doverci ritornare su, ma vorrei, invece, sostenere che andrebbe incentivata, sostenuta e spinta la lettura delle indicazioni nutrizionali, così da far capire ai cittadini le quantità giuste da consumare ogni giorno, a seconda dell'alimento che si intende assumere e non cadere nel paradosso che l'olio d'oliva, ad esempio, al pari di altre eccellenze alimentari italiane, che è vanto dei nostri territori, venga indicato addirittura come pericoloso, seguendo appunto la classificazione francese e, addirittura, posto al di sotto, in questa ideale graduatoria della qualità, dell'olio di colza. È una cosa francamente inconcepibile.

Quello che auspico è che in tutta Europa - e concludo, Presidente - si prendano in giusta considerazione le rimostranze dell'Italia verso questi criteri informativi penalizzanti verso i nostri prodotti, ricordando che se nel mondo due prodotti su tre sono dei falsi made in Italy un motivo ci sarà e, quindi, dichiaro il voto favorevole a tutte le mozioni presentate della componente MAIE e del gruppo Misto.

PRESIDENTE. Colleghi, su questo argomento, come sull'argomento precedente, mi sembra ci sia una sintonia tra tutti i gruppi e tra i gruppi e il Governo. Inviterei i colleghi a fare maggior silenzio in Aula, per consentire una discussione comprensibile e seguibile dagli altri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, le mozioni che discutiamo oggi e, ovviamente, in particolare, per quel che ci riguarda, quella che abbiamo sottoscritto, a prima firma della collega Incerti, toccano una questione assai importante, sia per quel che riguarda gli aspetti economici, sia per quel che riguarda un tema altrettanto importante, quello della sicurezza alimentare e dell'educazione alimentare. È quindi giusto che il Parlamento oggi si esprima su una questione che sta diventando di stretta attualità, in ragione di alcune iniziative che sono partite da altri Paesi europei, in riferimento a un prospettato sistema di informazione nutrizionale, definito con il nome di Nutri-Score, che pone al centro una questione importante, quella di quale tipo di informazione si possa e si debba mettere sui prodotti alimentari a tutela dell'informazione e della salute dei consumatori. Quindi stiamo parlando di una questione, come dicevo prima, di assoluta rilevanza, anche da un punto di vista economico. Noi siamo un grande Paese produttore di agroalimentare, un grande Paese esportatore di agroalimentare e possiamo anche segnalare, io credo, con grande soddisfazione, un costante aumento e un costante apprezzamento delle nostre produzioni che sono state vieppiù, negli anni, fortemente orientate alla qualità. Ricordo che siamo la nazione che, nel mondo, ha più denominazioni di origine controllate e denominazioni di origine protette. Quindi, da questo punto di vista, l'Italia si è portata molto avanti negli anni. Ovviamente, bisogna stare attenti e, da questo punto di vista, il NOE ed altri svolgono un lavoro assolutamente fondamentale, anche rispetto ai tentativi e alle frodi che ci sono sul territorio nazionale, ma c'è un problema di falsificazione che è stato più volte denunciato dalle associazioni dei produttori, quello che viene definito il cosiddetto Italian sounding, cioè quei prodotti che hanno nel nome un richiamo al prodotto originale italiano; per tutti ricordo il “parmesan” invece del Parmigiano. Questo, però, è un pezzo del problema. Oggi, viene posta alla nostra attenzione un'iniziativa che tenderebbe a far mettere sulle etichette questo sistema di informazione nutrizionale come una sorta di semaforo; quindi, sulla base delle componenti nutrizionali, dei grassi, delle calorie, insomma, delle peculiarità del prodotto, questo si trasformerebbe in un semaforo verde (quando l'alimento, come dire, non dà problemi al consumatore), mentre, in caso contrario, giallo o addirittura rosso, quindi, sostanzialmente sconsigliato.

Qual è il punto che ci divide e che vede l'Italia aver presentato, lo ricordo, il 27 gennaio, qualche giorno fa, una proposta, invece, di Nutriform battery, che è stata comunicata alla Commissione europea e che si basa, invece, su un sistema diverso, su un simbolo a “batteria” che indicherebbe al consumatore l'apporto nutrizionale dell'alimento, in rapporto al suo fabbisogno giornaliero e al corretto stile alimentare, evidenziando la percentuale di calorie, grassi, zuccheri e sale per ogni singola porzione rispetto alla quantità raccomandata dall'Unione europea, ma senza passare a una logica di semaforo e quindi, in qualche modo, di divieto.

Qual è il punto? È giusto - e questo nella mozione è ribadito e su questo noi siamo molto d'accordo - dare il massimo livello di trasparenza, sia sul soggetto, sulla nazionalità del produttore - quindi, trasparenza nell'etichettatura nella filiera dei vari passaggi, poiché è giusto che uno sappia da dove arriva il prodotto che sta comprando -, sia al tempo stesso su tutte le informazioni di tipo nutrizionale, ma lasciando, alla fine, al consumatore finale - un consumatore consapevole - la scelta finale d'acquisto. Tutto ciò proprio nella logica, come è stato ricordato prima dal collega Tasso, anche rispetto alla tradizione e alla cultura della dieta mediterranea, che è riconosciuta dall'Unesco come patrimonio culturale immateriale dell'umanità già dal 2010 e che vede una serie di prodotti, per esempio, ad alto contenuto calorico, per tutti l'olio, come parte fondamentale, ma non per questo una parte da giudicare negativamente sulla base del singolo prodotto. Quindi, da questo punto di vista - lo dico con grande trasparenza, in questo caso, senza venature sovraniste in una difesa del prodotto italico in quanto tale, senza una solita retorica antieuropeista - occorre che ai tavoli europei, e il senso della mozione va in questa direzione, ci sia una difesa non dell'italianità in quanto tale, ma la difesa della necessità di trasparenza dell'informazione nei confronti del consumatore, ricordando e quindi valorizzando il fatto che i prodotti DOP e IGP siano una caratteristica storica della tradizione dell'agroalimentare, essendo stati pensati in tempi non sospetti per tutelare qualità e sicurezza alimentare. Per esempio, nella mozione noi proponiamo che i prodotti DOP e IGP siano esclusi da un'applicazione dei sistemi di etichettatura nella logica del sistema di etichettatura “a batteria”, con l'obiettivo, da questo punto di vista, di una valorizzazione della nostra tradizione. C'è un elemento molto importante - e chiudo su questo - per far sì che la sola trasparenza non rimanga fine a se stessa, ma diventi uno strumento nelle mani del consumatore; questo lo dico anche rispetto alla necessità di valorizzare lo sforzo di parti importanti della filiera verso la qualità, in quanto la qualità spesso si accompagna ovviamente con un costo del prodotto maggiore rispetto a prodotti che invece arrivano da altri territori, dove non c'è questa cultura e magari laddove, anche con dumping sociali, nella raccolta si offrono prezzi minori. Quindi, serve che questi elementi siano valorizzati fino in fondo nella percezione del consumatore e per far questo è necessario uno sforzo - e mi rivolgo ovviamente al rappresentante del Governo, che ringrazio della presenza - nel promuovere campagne di informazione. Bisogna educare, bisogna aiutare il consumatore, un consumatore che ovviamente è in difficoltà dopo la grande crisi, dove l'elemento del prezzo ha necessariamente, in molti casi, una valenza straordinariamente importante, e affiancare quindi all'elemento prezzo, che può e deve rimanere ovviamente una guida naturale nell'acquisto, proprio questo tipo di informazioni. Quindi nessuna discriminazione che ostacoli la libera circolazione dei prodotti agroalimentari italiani, nessuna penalizzazione di quello che è un pezzo fondamentale della storia, della cultura e della tradizione, racchiuso nella dieta mediterranea; quindi, la necessità di uno sforzo da questo punto di vista, che non sia solo italiano. L'Europa deve, da questo punto di vista, svolgere un ruolo di regolatore, ma non può e non deve fermarsi a questo, altrimenti di qui nasce la leggenda di un'Europa tutta matrigna, tutta intesa a definire la lunghezza massima, per esempio, di determinati prodotti; penso a un'Europa che, invece, deve provare a fare, per esempio attraverso una campagna di educazione alimentare, uno straordinario percorso di educazione che possa aiutare un consumatore consapevole. È questo l'obiettivo a cui dobbiamo tendere: un consumatore consapevole, che sa quello che acquista, che è in grado di valutare che cosa sta acquistando, di fare le scelte giuste per i suoi gusti, ma anche, ovviamente, per la tutela della sua salute; se è così, i nostri prodotti non hanno nulla da temere. Quindi, da questo punto di vista, credo che la scelta vada nella giusta direzione e, quindi, noi voteremo a favore delle mozioni che cercheranno e cercano di andare nella direzione che ho provato a illustrare in questo mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Questo passaggio è molto importante perché questo Parlamento, attraverso le mozioni presentate da tutti i gruppi, che auspico possano trovare una convergenza anche nel voto, oltre che nella discussione molto approfondita di questi giorni, ci deve fare arrivare a portare in Unione Europea un messaggio unitario, un messaggio molto forte, che possa essere a supporto dell'iniziativa portata avanti dal Ministero dell'agricoltura, dalla Ministra Bellanova, che ha proposto, dopo un lavoro durato diversi mesi, grazie alla collaborazione delle imprese, un passaggio di consegna che ha anche attraversato diversi Governi, un lavoro importante rispetto ad una proposta diversa di sistema di tracciabilità, ma soprattutto di identificazione dei nostri prodotti agroalimentari, prodotti agroalimentari non soltanto italiani. Il tema del cibo e il tema dell'alimentazione è un tema prioritario per tutta l'Unione europea e credo che la proposta portata avanti dal nostro Paese sia importante da tanti punti di vista, è già stato ricordato.

Il sistema di etichettatura “a batteria” evidenzia il fabbisogno nutrizionale, il fabbisogno alimentare, concetto molto diverso rispetto al sistema “a semaforo” elaborato, come dire, in laboratorio da altri Paesi comunitari.

Il sistema “a semaforo” sicuramente ha una caratteristica, è molto semplice, identifica i cibi buoni, identifica i cibi cattivi, ma non identifica i regimi alimentari, ed è questa la differenza con la proposta che il nostro Paese ha fatto, una proposta molto seria rispetto a un tema che deve essere approfondito, perché qui c'è in ballo non soltanto la capacità produttiva dei nostri Paesi, ma anche la salute, l'accesso a una dieta sana ed equilibrata per tutti i cittadini europei. E quindi non esistono cibi buoni o cattivi, ma esistono regimi alimentari corretti, equilibrati, a seconda di come gli ingredienti e gli alimenti vengono combinati tra di loro e a seconda di come i quantitativi intervengono all'interno della dieta e del fabbisogno quotidiano.

L'etichetta “a semaforo”, come dicevo, gioca sull'estrema semplicità: rosso quello che è cattivo, verde ciò che è buono. Ma, se entriamo nel dettaglio - perché quando si parla di cibo e di alimentazione, noi italiani lo sappiamo molto bene - il tema non è così semplice, è molto più articolato. Una definizione divisa in buoni e cattivi, un po' manichea, è una semplificazione grossolana, che è fondata su parametri come sale, zucchero e grassi. Ma la composizione di una dieta noi ben sappiamo non essere così, perché altrimenti - come è stato ricordato in queste ore ma come ci ricordano peraltro le nostre imprese dei diversi comparti - se fosse così, diversi prodotti come il latte intero, la frutta secca, i formaggi, i salumi, l'olio di oliva, i vini, avrebbero questa etichetta rossa, che non risponde alle esigenze, ai bisogni e ai fabbisogni dei cittadini, non soltanto italiani, ma di tutti i cittadini nel mondo che hanno imparato ad apprezzare la nostra qualità, la nostra eccellenza e il nostro livello di controlli.

E la dieta mediterranea, che è diventata non a caso patrimonio immateriale dell'umanità, ci dice che questo nostro sapere, questa nostra capacità di trasformare, è diventato patrimonio di tutti, non soltanto dei cittadini italiani, e questa eccellenza è dimostrata sotto tanti punti di vista: la protezione, ma soprattutto il sostegno alla varietà e alla biodiversità; la dieta mediterranea ha un paniere di beni assai articolato, assai complesso, che rispondono alle esigenze prioritarie e primarie dell'uomo e dei cittadini.

Ma soprattutto, la dieta mediterranea e il riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio immateriale riconosce anche la nostra capacità di trasformare i prodotti. Noi siamo leader nel mondo per tanti prodotti, alcuni hanno delle materie prime prodotte nel nostro Paese, altri no, ed è questa anche la bellezza del nostro saper trasformare: pensiamo semplicemente al cioccolato di Modica, o al caffè tradizionale italiano, dove noi non produciamo nemmeno un chicco, eppure questi prodotti sono diventati veicolo nel mondo dell'italianità; cosa assai diversa, per esempio, riguarda i nostri prosciutti, i nostri salumi, dove è anche fondamentale capire dove e come quei prodotti, quelle materie prime, sono state allevate, con quali caratteristiche e con quale altissimo livello di controlli.

E quindi il riconoscimento UNESCO, la dieta mediterranea, e quindi la composizione del fabbisogno è indice del livello di qualità raggiunto, che vale sicuramente per i prodotti a denominazione, ma che vale anche per i tantissimi prodotti italiani consumati in Italia, ma consumati nel mondo, che non hanno raggiunto, ad esempio, la denominazione.

Però, sulla denominazione vorrei fare un passaggio molto importante, perché la denominazione, quindi rispettare precisi disciplinari, è un ulteriore elemento di qualità, un ulteriore elemento che identifica l'eccellenza che il nostro sistema ha prodotto, perché i disciplinari che molti settori hanno elaborato rispetto a diversi prodotti indicano quanto sia intelligente il nostro sistema, quanto sia rigoroso e - notizia di questi giorni - quanto possa consentire ai nostri prodotti di essere difesi anche all'estero. Ad esempio, è stato finalmente ritirato il sistema di distribuzione che era comparso giorni fa in Inghilterra che spacciava finto prosecco come tale distribuito alla spina, quando noi ben sappiamo che il prosecco ha un disciplinare ben preciso, un'etichettatura sulla bottiglia, un preciso rigore non soltanto riguardo al prodotto ma anche alle modalità con cui il prodotto deve essere somministrato e distribuito.

Quindi, sicuramente con l'etichetta “a semaforo” tutte queste considerazioni che sono assai elaborate e assai complesse non rientrerebbero e, quindi, l'etichetta “a semaforo” ci dà anche un'altra indicazione: l'alimentazione e il cibo non possono essere tradotti con un algoritmo perché, quando si parla di algoritmi - che sono anche stati cambiati nel corso del tempo rispetto anche alle prime formulazioni che erano state elaborate in Francia e in altri Paesi - gli algoritmi possono essere cambiati e viene il dubbio che vengano cambiati per escludere o per includere alcuni prodotti e ciò non è possibile anche per un'altra ragione.

Il cibo - noi italiani lo sappiamo bene - ha una duplice veste, ha due facce della stessa medaglia: il cibo è occasione di comunità, occasione d'incontro ma ultimamente sta diventando anche occasione di scontro e, quindi, molte volte riguardo al cibo si vede quanto le battaglie rispetto ai conflitti tra diversi Paesi abbiano un impatto anche sugli equilibri geopolitici tra Paesi e tra continenti. Ciò si vede in modo evidente rispetto alla battaglia sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea come se i dazi, come se questi strumenti che impattano molto fortemente sulle nostre produzioni venissero utilizzati come motivo di ricatto politico; un ricatto politico che poi viene pagato sulla pelle non soltanto delle imprese che, soprattutto nel nostro Paese, investono in eccellenza, in qualità, in ricerca - la ricerca nel settore agroalimentare è un elemento e riveste un ruolo molto importante in questo momento storico proprio per rispondere sempre meglio alle esigenze dei cittadini - ma impatta anche sul diritto dei cittadini di avere accesso ad alimenti che rispondano a delle caratteristiche di salubrità, di trasparenza e di idoneità.

Il caso del finto prosecco, distribuito come se fosse un qualsiasi shampoo o un qualsiasi altro elemento che nulla ha a che vedere con il vino, nulla ha a che vedere con il prosecco, non va a ledere soltanto il diritto delle imprese che hanno investito in quel campo e che investono tantissimi denari e sforzi e impegno per conseguire le certificazioni a denominazione: è un diritto leso anche per i cittadini, e non solo per i cittadini italiani ma anche per i cittadini dei Paesi che vengono truffati rispetto a prodotti che non corrispondono a quelle caratteristiche.

Quindi, questa battaglia sul cibo oggi più che mai ci deve trovare uniti, ci deve trovare forti anche a livello comunitario.

Per chiudere e avviarmi alla conclusione, vorrei citare un tema che forse nel dibattito non è ancora stato toccato. I Paesi del mondo un impegno rispetto al cibo l'hanno già assunto qualche tempo fa e sono proprio gli obiettivi contenuti nell'Agenda 2030. Non è un caso che sicuramente i primi tre obiettivi, i primi tre goal dell'Agenda 2030 riguardino povertà, fame, salute, benessere, lotta alle diseguaglianze: è questo il filo conduttore che lega il cibo e che ci deve trovare impegnati su questo fronte; è questa responsabilità che ci chiedono le imprese perché un sistema come quello dell'etichetta “a semaforo” è in conflitto addirittura con gli obiettivi dell'Agenda 2030, perché quegli obiettivi ci dicono che non dobbiamo creare diseguaglianze tra chi può permettersi di acquistare certi cibi e chi non può permettersi di acquistarli e, quindi, questi obiettivi devono essere assolutamente messi insieme.

Ritengo che il messaggio che arriva in questo momento dall'Aula ci dia un grande segnale di unità e soprattutto un grande segnale di responsabilità, ma soprattutto ci abitua ad una parola che molto poco abbiamo utilizzato anche noi in questi anni: la parola “complessità”. E, grazie al cibo, abbiamo raggiunto anche questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Oggi è solo grazie all'iniziativa di Fratelli d'Italia che l'Aula può discutere una mozione di contrasto al Nutri-Score che penalizza fortemente il comparto agroalimentare italiano che vale 205 miliardi e rappresenta il 12 per cento del PIL. La potenza del made in Italy del cibo non sta solo nella grandezza dei suoi numeri che mostrano un settore in decisa controtendenza che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare traino per l'intera economia italiana. A fare la differenza è proprio il modello che oggi la produzione agricola nazionale e la parte migliore dell'industria alimentare condividono appieno e difendono: modello italiano che va difeso in Europa dove le battaglie sono quelle per la difesa delle risorse all'agricoltura, a partire dalla PAC, e per l'obbligo dell'origine di etichetta per fermare la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per italiani. Ricordo a tutti che il giro d'affari della contraffazione, che è chiamato Italian sounding, vale 100 miliardi praticamente la metà del regolare. Ci sono le battaglie per la revisione degli accordi di libero scambio; le battaglie per la definizione di standard produttivi uguali per tutti in modo che tutti i prodotti sugli scaffali europei rispettino le stesse norme in termini ambientali, di sicurezza alimentare e di rispetto delle norme sul lavoro. Invece, ciò a cui assistiamo è un continuo attacco, praticamente un assedio alla produzione italiana. Italian sounding, semafori, dazi ci inducono a credere che vi sia una strategia studiata ad arte per indebolire la Nazione che è ormai universalmente riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti e per essere leader indiscussa del mercato. Sull'ultima trovata francese il Nutri-Score ci sarebbe persino da ridere se non fossero in gioco la salute dei cittadini e un intero comparto economico: sorridere per le modalità maldestre e per le maldestre scelte dei francesi per mettere pressione all'Europa. Un gruppo di cittadini, pensate, non si occupa di contrastare la contraffazione, le importazioni illegali o si batte per le condizioni di lavoro degli operai agricoli: tutti grandi temi e tutti super condivisibili. Si occupa, invece, di chiedere, attraverso lo strumento dell'iniziativa dei cittadini europei - cito testualmente - alla Commissione europea di imporre l'obbligo di un'etichettatura semplificata, Nutri-Score, sui prodotti alimentari al fine di tutelare la salute dei consumatori e garantire che vengano loro fornite le informazioni nutrizionali di qualità. Il citato Nutri-Score, la cui composizione è obbligatoria per tutti gli Stati membri da parte della Commissione europea e richiesta e desiderata proprio da questo gruppo di cittadini francesi, è il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia, guarda caso proprio in Francia, e che semplifica l'identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare, utilizzando due scale correlate: una cromatica divisa in cinque gradazioni dal verde e rosso ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E. Non sorprende che tale strumento sia stato sviluppato da un gruppo di ricercatori guarda caso ancora francesi (strano), gruppo denominato EREN. Come dimostrato da autorevoli studi però, questo modello non darebbe alcuna certezza nello stabilire il nesso tra il tipo di alimento e i rischi concreti per la salute. Nutri-Score inoltre è un marchio registrato presso le EUIPO, vale a dire l'Ufficio per la tutela della proprietà intellettuale dell'Unione Europea, registrato anche dall'agenzia francese - sì, ancora la Francia - per la sanità pubblica sotto l'egida dell'autorità del Ministero della salute francese e qui il cerchio si chiude. La Francia, con qualcosa che somiglia alle scatole cinesi, entra a gamba tesa con uno sfacciato quanto maldestro ed intollerabile tentativo di pressione politica sulle istituzioni europee. Il tutto mascherato da operazione salutista ma salutista sì per le grandi multinazionali e le lobby della finanza tanto care a Macron ed anche a qualche suo amico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cosa pensano, invece, gli altri Stati? La Germania non è più così convinta di voler adottare il modello Nutri-Score tanto che l'iter legislativo che aveva già avviato ha subito una forte battuta d'arresto. La Spagna, che lo ha approvato, non lo ha ritenuto soddisfacente e ha toccato con mano la sua pericolosità e che sia pericoloso non vi è assolutamente dubbio: basterebbe raccontare cosa è successo in Sud America in quei Paesi che per primi hanno iniziato ad utilizzare le etichette “a semaforo”, quelle che mettono il bollino rosso sui cibi e sulle bevande. All'inizio è stata una sola indicazione per i consumatori; il secondo passaggio è stato vietare la pubblicità sui prodotti con il bollino rosso; il terzo è stato quello di tassarli un po' con la stessa filosofia in base alla quale il Governo ha messo la sugar tax convinto che basti tassare per educare i suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I dazi sono un problema, siamo tutti d'accordo ma se in Europa passerà la linea francese delle etichette, il danno per l'export agroalimentare italiano sarà molto maggiore. Per questo Fratelli d'Italia, che ha sempre avuto nell'interesse nazionale il proprio faro, chiede con questa mozione al Governo di contrastare in maniera ferma l'ipotesi dell'adozione Nutri-Score. Chiede che l'Europa si attivi anche per tutelare i prodotti e i produttori italiani contro le politiche egoistiche di chi, solo per proprio tornaconto, tradisce non solo l'Italia, ma lo spirito stesso dell'Unione europea, perché l'Europa non sia ad uso e consumo esclusivo della Francia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per farlo, abbiamo bisogno di un Governo forte, che tuteli l'Italia, che non sia succube delle politiche degli altri Stati, un Governo che persegua veramente l'interesse nazionale, libero da condizionamenti e non certo eterodiretto.

Quanto alla burocrazia europea, se proprio volesse rendersi utile, dovrebbe rendere obbligatoria un'etichettatura, dove il colore della speranza, il verde, connotasse le produzioni locali a chilometro zero e il colore d'allarme, il rosso - sì, il rosso - identificasse le importazioni transcontinentali; dovrebbe obbligare la grande distribuzione a promuovere il consumo di ortaggi e frutta di stagione, a disincentivare gli acquisti prodotti fuori stagione. Ne trarrebbero giovamento la salute, la protezione dell'ambiente, il ripopolamento delle nostre campagne, il senso di appartenenza al territorio e il rapporto fra generazioni, non le lobby finanziarie e i potentati, che da anni sfruttano il popolo europeo, per ridurlo a un mero consumatore, appiattito sulle logiche di qualche multinazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signor Presidente. Sottosegretario, grazie per la sua presenza. Colleghi, la nostra mozione di maggioranza ma, come abbiamo sentito, anche le altre mozioni che sono state presentate in Aula, hanno evidentemente una priorità, che è quella di salvaguardare il nostro patrimonio agroalimentare e insieme la qualità e la sicurezza alimentare, che il nostro patrimonio sa garantire. È di estrema importanza non solo per i valori commerciali, che venivano ricordati, ma soprattutto per la garanzia che i nostri prodotti sanno dare al consumatore.

Serve anche per evidenziare che il nostro Paese ha fatto una proposta alternativa di etichettatura volontaria, rispetto, come veniva ricordato, a quella proposta da altri Paesi, la Francia in primis. Anche perché abbiamo la possibilità, in realtà, di lavorare su un terreno favorevole, che è quello della UE che, su tutela e qualità della produzione agroalimentare, ha parte importante delle sue politiche di sviluppo rurale e, soprattutto, per il nostro Paese, che ha come uno degli obiettivi principali proprio quello di salvaguardare la politica agroalimentare, proprio perché, come viene ricordato sempre, il nostro Paese vanta il maggior numero di prodotti a marchio registrato, tra l'altro, oggetto continuo di numerosi e sofisticati tentativi di contraffazione.

Per questo la disciplina dell'etichettatura dei prodotti è parte fondamentale di tutela della qualità del prodotto. L'Italia ha sempre dato un grande contributo in termini di legislazione su questo tema, ha sempre implementato, grazie anche alle nostre Commissioni di Camera e Senato, per una continua sensibilizzazione su questo tema, chiedendo l'obbligatorietà dell'etichettatura sull'origine nazionale della produzione per tutelare sempre di più la qualità dei nostri prodotti.

Cito, tra ultimi, la direttiva contro le pratiche sleali, che i nostri parlamentari europei, a cominciare dal vicepresidente De Castro, hanno portato a compimento. Quindi, la nostra produzione è considerata una delle eccellenze, per cui il legame territoriale è in tutte le legislazioni sempre sottolineato. Questo, anche proprio per la qualità, per quelle produzioni che non hanno una denominazione protetta. Certo, stanno proliferando - e su questo chiediamo un impegno maggiore dell'UE - azioni non coordinate di proposte, come qui venivano ricordate, di etichettature volontarie, quella “a semaforo” inglese, ma soprattutto il Nutri-Score francese, che, come abbiamo più volte sottolineato, è sviluppato appunto da ricercatori francesi, ma non su basi scientifiche, e che, adottato in parte da altri, non è mai stato sostenuto dalla Commissione europea, che, tra l'altro, ha più volte sottolineato come questo sistema violi il regolamento (UE) n. 1169/2011.

Giustamente, perché questo sistema - in particolare il Nutri-Score - è un sistema fuorviante, incompleto, discriminatorio, che paradossalmente finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali - veniva ricordato l'olio, ma potremmo citare anche altri formaggi importanti - per favorire prodotti artificiali, di cui spesso non conosciamo neanche la ricetta. È un sistema, come è stato ricordato anche da altri colleghi, che induce il consumatore a scelte sbagliate, scegliendo appunto cibi cattivi e contrapposti a cibi buoni.

Quindi, questo sistema l'Italia non può ovviamente sostenerlo, proprio perché è il primo Paese al mondo per DOP e IGP, prodotti che hanno peculiarità derivanti da loro aspetti specifici, da disciplinari che hanno e che devono ottenere. Questo sistema di etichettatura, che citavo prima come Nutri-Score, quindi, mina profondamente la peculiarità dei nostri prodotti made in Italy, che hanno questa peculiarità che non ha nessun prodotto al mondo, di trasmettere tradizioni plurisecolari di generazioni di agricoltori e di produttori italiani che da sempre sono impegnati a mantenere biodiversità, varietà, sicurezza e qualità. Inoltre, è una scelta che mina uno degli elementi importanti che viene dal nostro Paese. Mina la dieta mediterranea, che, come veniva ricordato, è iscritta nella lista del patrimonio immateriale dell'umanità dal 2010.

Il nostro Paese ha, quindi, fatto una proposta di un percorso lungo, che è iniziato nel 2017 con l'allora Ministro Martina del Governo Gentiloni, che è stato condiviso con le associazioni di categoria, che è stato sperimentato per più di un anno e che è stato infine presentato, all'inizio del 2019, e notificato alla Commissione europea. È quello conosciuto come Nutriform battery, un nuovo sistema che, in applicazione dell'articolo 35 del regolamento della Comunità europea, descrive i princìpi generali che le imprese dovranno rispettare nella realizzazione delle etichette.

Il sistema proposto dall'Italia è con simbolo “a batteria” e indica in modo chiaro al consumatore l'apporto nutrizionale dell'alimento, in rapporto al fabbisogno giornaliero, tenendo conto in particolare dei componenti, come in percentuale calorie, grassi, zuccheri e sali per ogni singola porzione, rispetto alla quantità raccomandata dall'Unione europea. I risultati della sperimentazione hanno portato a un'etichetta leggibile, chiara, trasparente e molto comprensibile per il consumatore. È oltretutto un sistema, quello che abbiamo proposto, che non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci e non pregiudica la concorrenza degli operatori, in quanto l'obiettivo è quello non discriminatorio, così come espressamente richiesto dall'articolo 35.

Allora, la proposta c'è. Si tratta di farla avanzare e, certo, di contrastare il modello di Nutri-Score, che noi non possiamo evidentemente accettare e si tratta di vigilare attentamente, perché sappiamo, come veniva ricordato, che c'è parte della grande distribuzione che lo supporta. Ma soprattutto, credo, che anche da quest'Aula dobbiamo mandare chiaro il messaggio, che noi abbiamo la possibilità di far passare questa proposta. Si tratta di creare delle alleanze. Si tratta di creare delle sinergie. Si tratta di avere la capacità, come Paese, di andare a negoziare con l'Unione europea, affinché la nostra proposta possa avere l'agibilità di riuscita. Certo, i consumatori hanno una parte di grande rilevanza. Possiamo suggerire che ogni Stato membro guidi un percorso di educazione alimentare, affinché sia facile la lettura dell'etichetta sul prodotto.

Quindi, appare fondamentale che l'Europa intraprenda un cammino per un'educazione seria di lettura dell'etichettatura. Questa mozione quindi, in modo molto semplice, chiede al Governo una serie di impegni che vanno in questa direzione: che si adoperi presso le autorità europee in modo che tengano in dovuta considerazione lo schema di nostra proposta alternativa, la Nutriform battery, presentato dall'Italia anche in ragione del fatto che prossimamente sarà pubblicato il rapporto che vuole armonizzare i sistemi di etichettatura; che in sede europea si adoperi affinché i prodotti DOP e IGP siano esclusi dall'applicazione dei sistemi di etichettatura nutrizionale, come stabilito a livello nazionale per il sistema di etichettatura a batteria, e a promuovere campagne di informazione perché questi sistemi volontari di etichettatura non producano discriminazioni e ostacoli alla libera circolazione dei prodotti italiani; e, soprattutto, continuare a lavorare, in concerto con gli altri Stati membri, per corsi di educazione alimentare, nonché di formazione per la conoscenza dei sistemi di etichettatura destinati ai consumatori, come uno degli strumenti fondamentali che può garantire agli stessi consumatori una chiarezza nella lettura e nella scelta dei prodotti.

Questo vuol dire in gran parte, poi, aiutare in modo particolare il nostro settore agroalimentare, che in materia di qualità e di sicurezza alimentare non ha lezioni da prendere da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola “Stabiae-Salvati” di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Che cos'è il Nutri-Score? È un sistema accreditato di tipo scientifico? È un modello di calcolo che la comunità scientifica internazionale ha validato? Nulla di tutto questo! È semplicemente un modello parziale di calcolo che privilegia talune produzioni industriali a danno di altre. La sensazione è che ci sia una sorta di risiko tra multinazionali del food che combattono una guerra a suon di fake news e a danno dei consumatori. L'Italia ha lasciato per troppo tempo lo spazio della distintività, della tracciabilità dei prodotti agroalimentari; troppo spesso ha ceduto sull'origine dei prodotti e sull'etichettatura, immaginando che ci sarebbe stata un'Europa madre e non matrigna. L'Organizzazione mondiale della sanità ha già respinto un tentativo analogo di introduzione del principio del Nutri-Score e ora l'Europa, su sollecitazioni della Francia e anche di talune multinazionali del food - è il caso della Bonduelle, è il caso della Leclerc, è il caso della Auchan - ci riprova. L'Italia ne ha bisogno? Assolutamente no: siamo tra i tre Paesi più virtuosi sul fronte dell'obesità, siamo il secondo Paese europeo per longevità, siamo il primo Paese europeo per numero di centenari, siamo la culla della dieta mediterranea, che è modello colturale, ma anche modello culturale.

È stile di vita, è bon vivre: quella dieta mediterranea rappresenta in sé non soltanto un modello di approccio al cibo, ma rappresenta un modello di approccio alla vita, al dinamismo della vita, alla serenità della vita. Il Nutri-Score si basa, viceversa, su premesse fallaci e tecnicamente errate, su astrazioni illogiche ed assimilazioni temerarie. Sono state fissate le stesse soglie per attribuire un punteggio al singolo elemento nutritivo, ma è comunque una fissazione su base arbitraria, senza basi scientifiche a sostegno.

Per quanto riguarda gli elementi nutritivi positivi, sono state considerate solo le proteine e le fibre, senza tenere conto di altri micronutrienti, confondendo così le componenti nutritive con gli alimenti. Inoltre, le proteine sono state scelte come indicatore nutrizionale per il contenuto dei micronutrienti, ma questa, ovviamente, è una banale semplificazione non scientifica. La quantità di riferimento per il Nutri-Score è 100 grammi o 100 millilitri; tuttavia, ci sono gruppi di alimenti, come per esempio l'olio di oliva, che sono principalmente consumati in quantità largamente minori. Insomma, il Nutri-Score, per i prodotti che sono consumati comunemente in quantità minori dei 100 grammi o dei 100 millilitri, potrebbe essere male interpretato dal consumatore, quando viene indicato un valore negativo dovuto, ad esempio, all'alto contenuto di grassi saturi nel burro.

In realtà, la quantità consumata di un certo prodotto, quindi di grassi saturi, potrebbe essere molto bassa, non incidendo sulla salubrità della dieta complessiva. Il Nutri-Score non considera gli acidi grassi insaturi quando viene calcolato nel punteggio finale, e gli acidi grassi insaturi come componente essenziale e benefico della dieta dovrebbero essere considerati quando si calcola il Nutri-Score per i prodotti, soprattutto quelli che ne sono un'ottima fonte: è il caso del pesce, è il caso delle noci. Nei termini del calcolo del Nutri-Score per le bevande solo l'acqua è segnata esclusivamente con la A; tuttavia, in alcuni Paesi, come ad esempio la Germania, si raccomanda di bere il tè alle erbe e alla frutta non zuccherato come alternativo all'acqua. Per questo dovrebbe ottenere un Nutri-Score equivalente a quello dell'acqua.

Se il Nutri-Score è stato progettato per essere implementato a livello europeo, deve considerare tutte le linee di guida nazionali e fornire raccomandazioni allineate, che non ingannino il consumatore. Da un punto di vista nutrizionale, non esiste nel Nutri-Score un calcolo speciale per i prodotti integrali, nonostante il loro contenuto alto in fibre; i prodotti integrali, che sono considerati benefici dal punto di vista nutrizionale grazie al loro elevato contenuto di fibre, dovrebbero essere naturalmente differenziati attraverso un diverso meccanismo di calcolo. E poi il valore attribuito a frutta e verdura non è supportato da alcuna analisi scientifica. I prodotti confezionati a base di patate, per esempio, o pizze surgelate farcite con verdure potrebbero avere un punteggio finale di gran lunga migliore rispetto ad altre categorie alimentari che non contengono verdure.

Attribuire punti ai componenti di frutta e verdura che migliorino il valore del Nutri-Score per prodotti meno sani in termini di nutrizione, se paragonati ad altri senza frutta e verdura, trae in inganno il consumatore. Sebbene esistano studi comparativi con altre etichette sulla comprensibilità del sistema da parte dei consumatori, non ci sono studi significativi su quanto questo sistema ipotizzato possa fornire o meno un beneficio per la salute attraverso il consumo eccessivo di alimenti definiti sani come quelli di categoria A. Non esiste, quindi, un'evidenza scientifica che l'etichettatura Nutri-Score possa incidere positivamente sulla nutrizione e sullo stato di salute dei consumatori indicando il punteggio degli alimenti secondo il suo algoritmo. Certo, la misura prevista in legge di stabilità, la cosiddetta sugar tax, una presunta tassa etica, apre una breccia per consentire proprio all'Europa di introdurre presunti modelli astratti di comportamento, distanti anni luce dal nostro modello, che trova nella dieta mediterranea il suo naturale fondamento e la sua naturale culla.

Per queste ragioni, Presidente, auspichiamo che il Governo faccia sul serio su questo fronte; ne va la distintività del nostro Paese, la storia agricola del modello Italia, le manifatture ineguagliabili delle nostre aziende, le competenze di agricoltori e trasformatori. Insomma, su questo tema si gioca la partita culturale ed identitaria del nostro Paese, quella economia agricola duale, capace di vendere sotto casa le eccellenze a chilometri zero ed insieme a migliaia e migliaia di chilometri, vincendo e prevalendo nei mercati internazionali grazie alla storia, grazie alla storia, grazie alla storia che promana da ogni prodotto della filiera agroalimentare del nostro Paese. Sostenere le ragioni del nostro Paese significa tenere in piedi questa condizione culturale, che è una condizione culturale prevalente, non solo nel nostro Paese, ma nella sensibilità dei consumatori d'Europa.

Per questa ragione noi invitiamo a votare a favore della mozione che abbiamo presentato, come Forza Italia, e guardiamo con grande rispetto e anche con grande attenzione le altre mozioni, che rappresentano per noi, insieme, un punto di riferimento importante soprattutto per far comprendere l'Italia, non il Governo italiano, l'Italia da che parte sta: sta dalla parte della distintività, dalla parte della qualità, dalla parte delle etichette che siano facilmente intellegibili e non siano distorsive rispetto al consumatore e soprattutto quell'Italia che sta dalla parte degli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Siamo soddisfatti che il Parlamento abbia dedicato spazio alla discussione sull'etichettatura degli alimenti e sul sistema Nutri-Score, quello che potrebbe diventare chiaramente un grave problema per l'Italia, non per l'Italia solo come Stato, ma Italia come sistema Paese, un Paese composto da eccellenze del nostro agroalimentare, che ne sono in giro per il mondo ambasciatrici insostituibili, preziose e per questo spesso imitate, contrastate, osteggiate. Il regolamento (UE) 1169/2011 oggi in effetti è un problema per l'Italia, così come lo sono stati tanti altri regolamenti e tante altre direttive. In questo caso, è stata aperta la strada ad un attacco frontale all'export dei nostri prodotti agroalimentari, cioè un comparto che, nelle sue innumerevoli sfaccettature, dà lavoro a migliaia di italiani e che, in questo momento di scarsa vitalità del mercato interno, ha bisogno, oggi più che mai, di trovarsi sui mercati internazionali in modo competitivo o quantomeno senza subire penalizzazioni immeritate. La strada è stata aperta, guarda caso, proprio dall'Europa e conferma la nostra ferma convinzione di essere davanti a un mostro burocratico, sempre più sotto scacco delle multinazionali e delle politiche commerciali aggressive di certi Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

A livello europeo non è ancora partita una proposta di regolamento che imponga l'omologazione in tutti gli Stati al sistema Nutri-Score sulla confezione degli alimenti in tutta l'Unione, ma in un'Unione europea dove tutto ciò che arriva sulle nostre teste è stato deciso a Parigi oppure a Berlino, facciamo bene, come membri di questa Camera, a temere che il modello francese Nutri-Score arrivi domani sulle nostre tavole con il sigillo inviolabile della legislazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Del resto, se l'Italia ha presentato una sua proposta, non possiamo nasconderci che il dibattito, per quanto non ufficializzato, è già entrato nel vivo.

Inutile ripetere che, anche scientificamente, il sistema Nutri-Score francese è un sistema sbagliato sotto tutti i punti di vista: non tiene conto dell'inserimento di un prodotto all'interno di una dieta equilibrata, è arbitrario perché prende in considerazione 100 grammi di un prodotto e poi ne va a stilare un giudizio tramite un algoritmo basato sulla presenza di zuccheri, sali e grassi, senza considerare come un alimento viene consumato e la dose che viene normalmente utilizzata. Infatti, una persona può bere durante un pasto con estrema facilità una bevanda gassata dietetica - e non faccio il nome - ma è molto più difficile che utilizzi 100 grammi di olio d'oliva, che, fra parentesi, fa anche più bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma proprio perché scientificamente è inconsistente, dovremmo chiederci quali sono le ragioni politiche che spingono la Francia e gli altri Paesi europei ed extraeuropei che l'hanno seguita a tenere in piedi un sistema di etichettatura di questo tipo. La ragione politica è evidente: orientare le scelte del consumatore in base a interessi che non sono la salute pubblica, bensì la convenienza commerciale di alcuni produttori a discapito degli altri.

E gli altri siamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Perché, grazie a questo tipo di etichettatura, diventa preferibile condire l'insalata con qualche esaltatore della sapidità, dove realmente se ne usa molto di più, esagerando nelle dosi, piuttosto che del sano olio extravergine di oliva; o, addirittura, nel caso del parmigiano o del Grana, cioè dei prodotti di DOP, fatti solo con sostanze naturale semplici (latte, sale, caglio) sarebbe preferibile utilizzare un suo concorrente industriale che magari sfrutta un nome italiano e fa parte di quella categoria chiamata italian sounding, che sui mercati esteri inganna continuamente i consumatori, che associano il concetto di italianità a quello di ottima qualità delle materie prime. Non dimentichiamo che l'italian sounding ogni anno scippa al nostro Paese 100 miliardi di euro. A questo punto, noi ci domandiamo se è corretto, se è equo che su un mercato comune, nel quale in teoria vige la libera concorrenza, si possa utilizzare in maniera surrettizia la causa della salute pubblica per fare politica economica commerciale: questo è un vero attacco alla nostra identità, alle nostre tradizioni, alla nostra cultura, ai sapori e colori del nostro territorio e della nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché il nostro agroalimentare, vedete, e i nostri prodotti trasformati, che sono diversi da regione a regione e da provincia a provincia, hanno la caratteristica, implicita, di essere legati al territorio di origine, dove è diversa la materia prima, dove è diverso il tipo di stagionatura, dove è diversa addirittura la cultura che da padre in figlio si palesa per la lavorazione del prodotto alimentare. Ecco cosa stanno cercando di attaccare col sistema Nutri-Score. Ma se questi sono gli obiettivi dell'attacco, allora tutto torna, perché si vuole avvantaggiare un sistema che possa produrre in ogni parte del mondo cibo dietetico standardizzato, ed è proprio il sistema che le grandi multinazionali e che le grandi industrie dell'agroalimentare dei Paesi esteri, che sanno che perdono in partenza se competono con noi per qualità, vogliono portare, vanno avanti e perseguono nei nostri confronti. L'attacco all'italianità è un attacco alla nostra dieta mediterranea, patrimonio dell'UNESCO (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove gli elementi si bilanciano, dando alla nostra popolazione il primato, entra fra i primati delle popolazioni, più longevo al mondo. Se c'è qualcosa che fa male agli italiani è proprio questo regime alimentare imposto dai mercati. Non è neanche un caso, onorevoli colleghi, che l'Europa, così solerte a promuovere simili modelli di distorsione del mercato, non sia altrettanto solerte a tenere ferma ormai da anni l'applicazione della direttiva sul made in, che garantirebbe il riconoscimento della filiera produttiva e manterrebbe i consumatori nella condizione di sapere cosa comprano veramente e cosa è italiano da cosa non lo è. Non lo fanno perché obiettivamente darebbe una marcia in più al nostro sistema produttivo interno, infatti il nostro export avrebbe un vantaggio consistente, giacché le persone, consapevoli della salubrità delle nostre materie e della competenza dei nostri lavoratori del primario, come agricoltori, allevatori e pescatori, avrebbero la possibilità di riconoscere continuamente la bandiera della nostra nazione sugli alimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La Lega, in tutte le sedi, soprattutto quella europea, farà le barricate per fermare Nutri-Score e per far vincere la proposta italiana, portando avanti la battaglia per la tracciabilità della filiera, anche perché la salubrità degli alimenti dipende anche dalla qualità della filiera, non dimentichiamolo, e qui mi rivolgo soprattutto a chi, in Europa, sostiene l'attuale Commissione, la quale, reggendosi su nove voti di scarto, ha visto la luce grazie a molti partiti politici italiani, tra cui quelli di Governo e del Governo passato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Mi domando anche come possiamo mettere sullo stesso piano i prodotti della nostra terra e quella di altri Paesi con cui la Comunità europea apre accordi di libero scambio, Paesi dove vengono utilizzati principi attivi illegali per noi, perché dannosi per la salute umana.

A fronte di tutto ciò, in un mercato globale nel quale siamo sotto attacco continuamente, la difesa della nostra proposta e la difesa del made in Italy devono essere una politica nazionale prioritaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E quando si lavora e si perorano le cause, le cose possono realmente cambiare, com'è avvenuto lo scorso dicembre 2018, con la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove grazie anche agli sforzi della delegazione italiana si è passati dall'eventuale tassazione che avrebbe colpito vari prodotti del made in Italy alla promozione di diete e stile di vita sani. E qui, Presidente, mi permetta di dare atto al già Ministro, e oggi senatore, Gianmarco Centinaio di aver fatto un grande lavoro l'anno passato, rappresentando gli interessi italiani senza alcuna paura e con le idee ben chiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi i Ministri di questo Governo dovranno dimostrarsi all'altezza dei loro predecessori, non tanto per opportunità politica, ma perché è in gioco l'interesse del nostro Paese e, perdonatemi, non si tutelano gli interessi del nostro Paese con tasse come la sugar tax (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Ebbene, Presidente, mi avvio a concludere dicendo che la proposta sul segnale a batteria e l'importanza della prospettiva unitaria del regime alimentare per la valutazione dei prodotti sono materie che quest'Aula e il Governo devono portare avanti con la convinzione e il coraggio che le contingenze difficili che stiamo passando in questo momento - oggi, in questo momento - richiedono. Sarà dura negoziare, lo sappiamo benissimo, sarà ancora più dura se anche solo un partito politico canterà fuori dal coro, rompendo l'unità d'azione che si è configurata nei mesi passati.

Con l'auspicio di poter tornare tutti quanti sui nostri rispettivi territori e guardare negli occhi, a testa alta, i produttori, gli agricoltori, i pescatori e anche, soprattutto, i consumatori, dicendo loro che stiamo facendo più del possibile per difendere il nostro Paese nel mondo, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega sulle mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Via XVI Settembre” di Civitavecchia, che oggi assistono ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cillis. Ne ha facoltà.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo silenzio.

LUCIANO CILLIS (M5S). Onorevoli colleghi, l'esigenza dell'etichettatura dei prodotti alimentari con indicazioni specifiche e dettagliate anche degli elementi nutrizionali caratterizza da anni il dibattito nazionale ed europeo. Proprio per andare incontro a questa esigenza, al fine di avere dei consumatori sempre più informati e consapevoli e con l'obiettivo di avere una legislazione e una metodologia unica, nel 2011 l'Unione europea è intervenuta con il regolamento (UE) n. 1169/2011 che, tra le altre cose, andava a definire con precisione gli elementi fondamentali necessari per contraddistinguere le etichettature di un prodotto alimentare. Dal 2011 sono stati diversi i sistemi di etichettatura ipotizzati. L'ultimo è il cosiddetto Nutri-Score, che sta suscitando tanto clamore e dibattito. Si tratta di un sistema per l'etichettatura dei prodotti alimentari ideato nel 2013 da ricercatori universitari francesi che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto agevolare il consumatore nel momento dell'acquisto dei prodotti, facendo risalire, in maniera semplice e semplificata, alle informazioni nutrizionali del prodotto.

Questo sistema, che su base volontaria è stato adottato da qualche anno da alcune organizzazioni della grande distribuzione come in Francia, in Belgio e, infine, in Germania, utilizza due scale che sono in correlazione tra di loro: la prima, cromatica, suddivisa in colorazioni che vanno dal verde al rosso; la seconda, invece, alfabetica, che comprende cinque lettere dalla “A” alla “E”. In questo modo l'etichetta fornirebbe un punteggio nutrizionale grazie a una sorta di semaforo composto da cinque spazi con lettere e colori: “A”, verde; “B”, verde chiaro; “C”, giallo; “D”, arancione; “E”, rosso, dividendo i prodotti in cinque categorie, attribuendo un punteggio in base alla quantità di nutrienti contenuti in 100 grammi di prodotto e distribuendo tra componenti buoni e negativi. Quelli buoni, tipo frutta, verdura, noci, fibre e proteine; quelli negativi sono grassi saturi, zucchero, sodio e calorie. È questo, in sintesi, il funzionamento del Nutri-Score. Tale metodo, che a una prima analisi potrebbe sembrare semplice e intuitivo, in realtà, proprio a causa della sua estrema semplicità, potrebbe indurre in errore il consumatore e portarlo fuori strada rispetto a quelle che sono le reali informazioni nutrizionali, che ha tutto il diritto e - aggiungo - anche il dovere di conoscere. Peccato, però, che non esiste nulla di scientificamente valido per accertare se un prodotto sia salutare o meno con i colori e le lettere, oltretutto comparando alimenti diversi sulla base della stessa qualità. Come dire che sia la stessa cosa bere un bicchiere di latte o di olio. Altro elemento importante da tenere in considerazione è il fatto che stiamo discutendo di prodotti alimentari che, come ben sappiamo, sono una parte fondamentale del nostro made in Italy, marchio distintivo nel nostro Paese, universalmente riconosciuto.

Sono davvero tantissimi i prodotti alimentari italiani di eccellenza che non possono certo essere paragonati alle produzioni di altri Paesi e sono, per la maggior parte, ricompresi nelle denominazioni DOP e IGP, che tutti conosciamo. Ebbene, se a questi prodotti si applicasse alla lettera l'etichettatura a semaforo risulterebbero come cattivi, solo, peraltro, per l'alto contenuto, ad esempio, di grassi. Pensiamo, ad esempio, al Parmigiano reggiano oppure al prosciutto crudo di Parma o al San Daniele. Ricordiamo che il marchio IGP, riconosciuto dall'Unione europea, viene attribuito a prodotti per i quali la qualità e le altre caratteristiche dipendono dal fatto che la produzione, la trasformazione e l'elaborazione avvengono in un'area geografica ben determinata. Anche il marchio DOP viene riconosciuto dall'Unione europea per quei prodotti le cui caratteristiche qualitative dipendono in modo essenziale o addirittura esclusivo dal territorio in cui sono prodotti. Per ottenere i riconoscimenti DOP e IGP bisogna osservare scrupolosamente delle regole molto rigide, che sono stabilite dai disciplinari di produzione e per il cui rispetto sono previsti rigidi controlli. Pertanto, è fondamentale la richiesta da parte dei consorzi e delle associazioni che rappresentano queste categorie affinché i prodotti a marchio DOP e IGP vengano esclusi da qualsiasi metodo di classificazione.

Per tutte queste ragioni il Governo italiano ha rappresentato, in data 27 gennaio 2020, all'Unione europea un decreto interministeriale, predisposto dal Ministero dello Sviluppo economico, della Salute, delle Politiche agricole alimentari e forestali, in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, al Dipartimento per le politiche europee e a tutta la filiera agroalimentare. Si tratta di un sistema di etichettatura denominato Nutrinform battery, cosiddetto “a batteria”, che darà al consumatore indicazioni chiare, semplici e intuitive sull'apporto nutrizionale dell'alimento in relazione al fabbisogno giornaliero e al corretto stile di vita alimentare, mettendo in evidenza le percentuali di calorie, di grassi, di zuccheri e di sale per ogni singola porzione rispetto alle quantità che vengono raccomandate a livello scientifico. A questo sistema hanno lavorato l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore dell'agricoltura e il CREA. Questo sistema, se adottato su base volontaria dalle organizzazioni della distribuzione, permetterà di avere delle informazioni chiare e sintetiche sulla presenza di nutrienti all'interno degli alimenti, andando finalmente incontro alle esigenze e alle richieste dei consumatori, ottenendo un sistema chiaro ed esaustivo per la comprensione dei valori nutrizionali e dei prodotti alimentari.

Sono queste le considerazioni che hanno portato alla presentazione di questa mozione, affinché il Governo italiano faccia valere le proprie ragioni a difesa di un settore, quello agroalimentare, che rappresenta una parte fondamentale della storia, della nostra cultura, ma soprattutto, dell'economia.

In ultimo, Presidente, chiederei un po' di coerenza alle forze di opposizione, che hanno sottoscritto anche loro delle mozioni e che si sono scagliate contro la sugar tax. Abbiamo sentito parlare di lotta contro multinazionali che producono bibite gassate ad alto contenuto di zucchero che in questa sede sono state accusate, proprio da quelle forze di opposizione, di non essere salutari. Ebbene, in palese contrasto, in quest'Aula sento parlare di una cosa e dell'esatto opposto. Chiederei coerenza e unicità. Chiuso questo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Su un lutto del deputato Mauro D'Attis.

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che il collega Mauro D'Attis è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera estendere anche a nome dell'Assemblea.

Nel quarantesimo anniversario dell'assassinio del professor Vittorio Bachelet (ore 12,50).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Il 12 febbraio di quaranta anni fa sulle scale della facoltà di Scienze politiche dell'Università “La Sapienza” di Roma un commando delle Brigate Rosse uccideva barbaramente il professor Vittorio Bachelet, Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.

Il tragico evento costituiva l'ennesimo atto della follia eversiva che aveva insanguinato l'Italia, in quella lunga e dolorosa serie di attentati terroristici che miravano a colpire le istituzioni al fine indebolirle, per poi demolirle e sovvertire l'ordine democratico. A cadere sotto i colpi di una violenza cieca e sterile furono magistrati, forze di polizia, sindacalisti, operai, privati cittadini e uomini dello Stato, come Bachelet.

Dopo essersi laureato in giurisprudenza nel 1947, prestò attività di assistente volontario di diritto amministrativo presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Fu redattore capo e, poi, vicedirettore della rivista di studi politici Civitas, diretta da Paolo Emilio Taviani. Nel 1957 ottenne la libera docenza in diritto amministrativo e in istituzioni di diritto pubblico; insegnò presso le Università di Pavia e di Trieste e, dal 1974, divenne professore ordinario nell'università "La Sapienza".

Presidente dell'Azione cattolica italiana dal 1964 al 1973, promosse con convinzione una maggiore democratizzazione della sua vita interna e un progressivo distacco dall'impegno politico diretto, in conformità con lo spirito del Concilio Vaticano II.

Autorevole esponente della Democrazia cristiana, nel 1976 divenne consigliere comunale a Roma e, nello stesso anno, fu eletto Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.

Giurista preparato e rigoroso, docente universitario appassionato e stimato, Bachelet ha dato uno straordinario contributo sia alla cultura giuridica sia alla vita pubblica del nostro Paese. Come ha sottolineato il Presidente Mattarella nel suo ricordo, è stato un uomo del dialogo e del confronto e ha sempre saputo coniugare una grande passione civile e un profondo senso della comunità e dello Stato ad una fede autentica e salda.

Pur consapevole del rischio di cadere vittima di un attentato terroristico, con esemplare spirito di servizio, Bachelet portò avanti il suo impegno accademico fino all'ultimo giorno della sua vita, fermamente convinto che solo garantendo il normale corso della vita del Paese saremmo riusciti a sconfiggere il terrorismo.

Il ricordo del suo sacrificio richiama ancora oggi la necessità di un costante esercizio di democrazia e di coesione sociale, nella difesa costante delle istituzioni democratiche, contro ogni forma di fanatismo politico, di odio ideologico e di violenza terroristica ed eversiva. In memoria di questo servitore dello Stato, dal cui esempio possiamo e dobbiamo ancora oggi attingere, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, “Noi dobbiamo essere, in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l'avvenire”. Queste le parole di Vittorio Bachelet, che oggi ricordiamo, a quarant'anni dal suo assassinio, nella scia di sangue del terrorismo brigatista degli “anni di piombo”.

Vittorio Bachelet ha contribuito ad aprire una nuova fase della storia italiana, seminando ideali di inclusione e di apertura al reciproco dialogo. Bachelet credeva fermamente nel potere dell'ascolto e della mediazione come strumenti per affrontare e risolvere i conflitti sociali e politici. Nonostante le più rigide contrapposizioni ideologiche radicate nella società e nel mondo politico dell'epoca, credeva nella forza costruttiva del confronto e dell'incontro. Particolarmente significativa per la sua formazione fu l'esperienza maturata nella FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana), che lo rese capace di coniugare, con grande equilibrio, la laicità dello Stato di diritto con gli ideali di ispirazione cattolica. La lezione più preziosa che ci ha lasciato Bachelet è che i valori democratici contenuti nella nostra Costituzione possono vincere qualunque difficoltà, violenza abuso o minaccia, in ogni tempo.

Concludo, con altre parole di Vittorio Bachelet: “La politica è corresponsabile costruzione della città, in cui ognuno deve portare il contributo delle sue capacità in vista della costruzione di quel bene comune che rappresenta il fine relativamente ultimo della politica”. Accogliamo, quindi, il suo invito a lavorare tutti insieme per costruire quel bene comune, che ci rende consapevoli di essere compartecipi di uno stesso destino e che ci offre una visuale ampia che non escluda nessuno, perché il primo fine della politica deve essere quello di non dimenticare nessuno, soprattutto i più deboli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, non ho conosciuto personalmente il professor Bachelet, ma solo indirettamente, quando conobbi casualmente a fisica suo figlio, neolaureato in fisica. Era un giovane molto brillante, preparato tecnicamente e anche con un'apertura di socievolezza notevole. Ovviamente, non potevo pensare di collaborare con lui sul piano politico, le differenze erano grandi anche allora, ma sperai per un attimo di convertirlo ad occuparsi di astrofisica. Lui era già indirizzato verso la struttura della materia e, dopo pochi incontri, una brevissima frequentazione, ci perdemmo di vista. Ma questo mi spinse ad approfondire la figura del padre, che era morto qualche anno prima barbaramente assassinato e scoprii che non si trattava solamente di un grande amministrativista, come tutti sanno, ma anche di un grande costituzionalista. Fece degli studi importantissimi all'epoca sull'influenza della Costituzione sugli ordinamenti militari e, soprattutto, fece un saggio memorabile, “Amministrazione e Costituzione”, in cui dimostrava come la Costituzione cambiasse, con il tempo, anche tutto l'ordinamento amministrativo. Ma la cosa che più mi colpì della biografia di Vittorio Bachelet fu il suo ruolo come presidente dell'Azione Cattolica. Pochi ricordano che Bachelet è stato tre volte presidente dell'Azione Cattolica, ma, mentre le prime due volte fu nominato dal Papa, la terza fu eletto dal consiglio nazionale dell'Azione Cattolica, il cui statuto, lui, d'accordo con Paolo VI, aveva riformato. Insomma, Bachelet è stato davvero un esempio di quelli che Romano Prodi usa chiamare “cattolici democratici” ed esercitò questo suo magistero morale non solo in politica, ma anche nell'ambito cattolico. Non a caso il figlio sarebbe stato, qualche anno dopo, uno degli animatori dei comitati Prodi da cui nacque l'Ulivo. Non è mai stata la mia parte politica, ma, pur essendo io un uomo convintamente di destra, non posso non vedere nel magistero di Vittorio Bachelet un contributo importante alla nostra democrazia. E mi auguro che noi non si trovi l'unità solamente quando tutti assieme, convintamente, commemoriamo qualcuno, ma anche nella pratica politica quotidiana (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Forza Italia partecipa con convinzione e con commozione al ricordo del professor Vittorio Bachelet a quarant'anni dalla sua scomparsa. Tutti noi che c'eravamo in quel 1980 abbiamo ancora negli occhi l'immagine sconvolgente del professor Bachelet riverso sulle scale della sua università, fra lo sguardo attonito e impotente dei suoi collaboratori e dei suoi allievi, uno dei quali, l'onorevole Bindi, ebbe, poi, ruoli importanti nella politica e nelle istituzioni, anche in questo Parlamento. La sua fu una morte, in qualche modo, emblematica: un uomo colto e mite, un giurista pronto a mettere il suo sapere al servizio delle istituzioni ucciso proprio nell'università, il luogo a cui apparteneva per eccellenza, il luogo del sapere, delle idee, dove la cultura, le parole dovrebbero vincere sempre sulla violenza, sulla cecità dell'ideologia. Ecco, quel luogo venne violato da assassini sanguinari. Ma non basta, onorevoli colleghi, definirli assassini: chi uccise il professor Bachelet in modo così vile, lo fece in modo di un'ideologia precisa e a suo modo coerente, quella delle Brigate Rosse, del terrorismo marxista, di un folle disegno di imporre l'ideologia marxista con la forza nel nostro Paese. Quelli furono gli anni di piombo, anni di scontro fra ideologie opposte ma equivalenti nel loro folle millenarismo e nell'illusione di poter distruggere la libera democrazia occidentale che l'Italia si era data. L'Italia aveva conosciuto nel dopoguerra, proprio grazie a uomini come Vittorio Bachelet, una straordinaria fase di crescita, non solo economica ma morale e civile. Molto stimato da tre papi (san Giovanni XXIII, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II), amico fraterno di Aldo Moro, Bachelet era un cattolico coerente e rigoroso, un uomo coraggioso, se per coraggio non si intende un linguaggio fragoroso ma la limpida coerenza delle proprie idee. Uomini come lui, scomparso troppo presto, hanno fatto grande la democrazia italiana.

Signor Presidente, noi non dimenticheremo mai le nobili parole di perdono, di giustizia e di misericordia, quindi di civiltà, pronunciate ai funerali di Vittorio Bachelet da suo figlio Giovanni, che abbiamo avuto il privilegio di avere in quest'Aula come nostro collega. A lui e a tutti i familiari del professore va il pensiero grato e affettuoso del gruppo di Forza Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, Vittorio Bachelet fu ucciso qualche settimana dopo Piersanti Mattarella e qualche settimana prima dell'arcivescovo di San Salvador monsignor Oscar Arnulfo Romero. Tre persone che hanno avuto in comune non un vago sentimento religioso - oltre alla morte violenta -, ma il fatto di prendere sul serio quanto dichiara all'inizio la Costituzione del Concilio Vaticano II, Gaudium et spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Questo Vittorio Bachelet lo aveva appreso soprattutto nella FUCI, come condirettore di ricerca nel 1947, sotto la presidenza di Carlo Alfredo Moro, fratello di Aldo. Quando nel 1988 fu ucciso un altro cattolico democratico, Roberto Ruffilli, in queste stanze Nilde Iotti ebbe a dire a Maria Eletta Martini: uccidono sempre gli stessi. Chi sono gli stessi? Quelli che praticano una mediazione seria tra i principi e la realtà contro un'idea di principi che si chiudono in un'identità autosufficiente; coloro che sanno integrare le ragioni degli altri contro le idee di egemonie unilaterali fino all'uso della violenza; ragioni degli altri anche oltre il contesto nazionale. Chiudo appunto con una citazione di Bachelet: la patria può essere il nostro Paese, la nostra città, la nostra regione, può essere la nostra nazione, radicata in un territorio e coincidente o non con lo Stato, può essere lo Stato stesso, ma può essere una comunità di Stati, può essere anche, man mano che i confini si dilatano e che è più difficile riconoscere negli uomini un vero e proprio sentimento di amore patrio, la comunità di tutti gli uomini. È a questo spirito di apertura che noi dobbiamo essere fedeli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia si unisce al commosso ricordo di Vittorio Bachelet, che quarant'anni fa, in una giornata primaverile - dicono le cronache - come quella di oggi venne ucciso barbaramente dalle Brigate Rosse sulle scale dell'università nella facoltà di scienze politiche de “La Sapienza”. È stato, il 1980, un anno molto funesto, in cui le Brigate Rosse cercarono di instaurare - e purtroppo in alcuni momenti questo fu anche un obiettivo raggiunto -, di trasformare l'Italia in una nazione che viveva nella paura di azioni terroristiche continue. La morte del magistrato, del professor Bachelet avvenne sulle scale dell'università, questo è veramente un'assurdità, che nel luogo del sapere, nel luogo dove dovrebbe esserci la gioia dell'apprendere vinca la morte.

E queste scale, percorse da studenti che magari quella mattina andavano proprio ad ascoltare la sua lezione - perché lui aveva appena finito una lezione di diritto amministrativo -, furono proprio insanguinante da un atto terroristico brutale, con otto colpi, otto colpi di pistola, reiterati, anche a distanza molto ravvicinata.

Le Brigate Rosse quel giorno non colpirono soltanto il Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura ma anche un docente preparato, un uomo mite, un padre, un marito.

Lo vorrei ricordare con le parole di Papa Giovanni Paolo II, che il 23 febbraio, pochi giorni dopo, fece una Messa proprio in suffragio di Bachelet e nell'omelia disse che Bachelet aveva offerto la vita per la vittoria della verità e dell'amore sulla morte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, signor Presidente. Il nome di Vittorio Bachelet è, e rimarrà sempre, nella lista degli eroi civili del nostro Paese. Come tanti talenti della sua generazione, Bachelet raccolse il testimone dei padri costituenti e contribuì a incorporare nella carne viva delle istituzioni repubblicane i principi e i valori che questi avevano sancito nella nostra Carta fondamentale. Bachelet lo fece da autorevole uomo impegnato in politica e nella vita sociale del nostro Paese, da Vicepresidente del CSM, da uomo di diritto, riconosciuto ancora oggi come punto di riferimento per il suo rigore e la sua intelligenza giuridica, e lo fece soprattutto da professore, nel senso più profondo del termine. Tanti di coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo lo ricordano come un uomo che non rinunciava mai al confronto e alla possibilità di costruire insieme il futuro del nostro Paese, per quanto allora potesse apparire diviso e lacerato. Ed esattamente per questo, chi voleva sovvertire le nostre istituzioni con la violenza armata scelse di assassinare proprio lui. E scelse di farlo in università, il luogo che dovrebbe essere più estraneo alla violenza, dove più che in qualsiasi altro i giovani imparano la bellezza della libertà di pensiero e dello spirito critico, dove è richiesto a tutti di sostenere le proprie idee con la potenza delle parole, e non con la barbarie della forza.

Al funerale del padre, Giovanni Bachelet chiese di pregare per gli assassini del papà, perché - disse - senza nulla togliere alla giustizia, che deve trionfare sulle nostre bocche, ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri. Parole cristiane, che però hanno il significato profondissimo di una preghiera laica anche per chi, come me, non è religioso. Lo Stato non si vendica mai, lo Stato amministra la giustizia per i cittadini, lo stato sceglie sempre la vita, mai la morte. Un principio fondante del nostro patto sociale, che ognuno di noi sempre, e a maggior ragione in questo luogo sacro della democrazia, ha l'onere e l'onore di tutelare e promuovere con le proprie parole e con i propri gesti, avendo sempre come stella polare del proprio agire politico l'insegnamento di Bachelet, semplice, ma così coraggioso, e quasi rivoluzionario in questi tempi, in cui troppe volte sembra valere tutto, ma non contare nulla. Bachelet disse: fai bene quello che si è chiamato a fare. E questo deve essere il nostro insegnamento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Bachelet è stato un giurista e un politico cattolico che merita di essere qui ricordato come un padre nobile della patria. Merita di essere ricordato così per la sua azione di giurista e di politico e per il contributo che ha dato alla nostra Repubblica col sacrificio della sua vita. Si laureò con una tesi in diritto del lavoro - è il primo dei tanti giuslavoristi che sono stati colpiti dalla ferocia terroristica -, rapporti tra lo Stato e le organizzazioni sindacali, attraversò poi l'accademia, come è stato già ricordato, occupandosi di diritto amministrativo, di istituzioni di diritto pubblico, ma anche di istituzioni di diritto comunitario, nel mentre guidò nel cambiamento della sua funzione, della sua stessa esistenza politica l'Azione Cattolica. Nel 1976 fu elevato all'incarico di consigliere comunale prima e di Vicepresidente del CSM poi: assurse cioè ai livelli più alti della vita pubblica del Paese. Amico e ammiratore di Moro, fu un suo leale consigliere.

Ebbe la capacità di un pensiero moderno, anticipatore. È stata ricordata qui una visione dei rapporti tra lo Stato-comunità e l'Europa che declina il concetto di patria in maniera verticale, dal Paese, alla Comunità europea: un pensiero assolutamente attuale, oggi che l'Unione europea cerca di recuperare la visione di Ventotene di Europa dei popoli, non più di Europa delle nazioni.

Egli è stato colpito perché, per dirla con le parole di De Gasperi, è stato animato dal senso concreto del possibile e del giusto; egli è stato colpito perché è stato un riformista, un cattolico riformista: perché è nella capacità di interpretare e di cogliere i problemi, di sintetizzare, di mediare tra le istanze contrapposte e a volte confliggenti della società, di ricercare, seppure con fatica, il migliore equilibrio possibile tra gli interessi contrapposti, che risiede il peggior nemico di chi vuole affermare il proprio pensiero, armato o no, con la radicalizzazione e l'estremizzazione delle questioni.

Io credo che oggi, in una fase così difficile della nostra Repubblica, abbiamo bisogno di nuovi interpreti del pensiero e dell'azione di Bachelet, che qui va ricordato per quello che può dare ancora, e non solo per quello che ci ha dato già (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Sono passati quarant'anni da quando Vittorio Bachelet fu ucciso dalle Brigate rosse all'Università di Roma “La Sapienza”, dove insegnava diritto alla facoltà di Scienze politiche. Io voglio ricordarlo oggi attraverso la testimonianza di suo figlio Giovanni, già lo ha fatto una carissima collega: perché se dai frutti si riconosce la bontà dell'albero, l'albero di Vittorio Bachelet è uno di quelli alla cui ombra crescono la democrazia, la giustizia, la pace di una società. Il figlio stupì e commosse tutti noi quando, al funerale del padre, chiese il perdono per gli assassini. Ora, da anni gli assassini di Vittorio Bachelet, scontate le pene, sono tornati in libertà, ma per suo figlio, che quest'Aula ha avuto l'onore di vedere seduto tra i suoi banchi come deputato del Partito Democratico, non c'è da stupirsi. Disse: “Hanno fatto il percorso rieducativo previsto dall'articolo 27 della Costituzione, e ritengo che mio padre, come Aldo Moro, due persone che hanno dato la vita per la Repubblica e lo Stato di diritto, non possano che rallegrarsi di ciò”.

Quelli che vennero definiti gli anni di piombo erano tempi in cui ogni settimana veniva ammazzato o gambizzato qualcuno, un momento di grande pericolo per le istituzioni, per la democrazia rappresentativa, che allora era disprezzata e considerata una specie di orpello inutile. Ora quei tempi sono passati, proprio grazie a persone come la famiglia Bachelet (permettetemi di ricordare anche l'opera del fratello di Vittorio, Padre Adolfo Bachelet, che molto si prodigò nelle carceri per una riconciliazione con chi si dissociò dalla lotta armata).

Ora siamo tornati a una fisiologia della democrazia, ma non dobbiamo dimenticare quegli anni e come ne siamo usciti: ne siamo usciti grazie a chi ha capito, vissuto e testimoniato che prima della politica, prima dell'ideologia e prima della volontà di affermare la propria parte c'è la vita della gente, la vita della società, la pace di cui la gente e la società hanno diritto per costruire e per collaborare al bene comune.

Václav Havel, un'altra grande persona che ha lottato per la libertà del suo popolo, diceva che la prima politica è vivere: ne troviamo conferma in queste ultime parole di Giovanni Bachelet, con le quali vorrei chiudere. “Mio padre era un papà paziente e capace di ascoltare, ma anche di dare un'impronta, di guidare, non tanto con le prediche quanto con l'esempio, con i fatti più che con le con le parole, mostrandomi concretamente che diamo la migliore testimonianza cristiana o democratica o sociale quando siamo credibili come persone, come lavoratori, come professionisti”. E, permettetemi di dirlo, anche come parlamentari (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lupi, come ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti.

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti l'Istituto tecnico “Antonio Pacinotti” di Fondi, che hanno avuto il piacere anche di assistere a una pagina importante di un ricordo di una personalità che ha segnato il presente del nostro Paese (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00319 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della mozione Molinari ed altri n. 1-00324.

Avverto che i presentatori hanno richiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario, distintamente dalle restanti parti della mozione, sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00324, ad eccezione del settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00324, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paolo Russo ed altri n. 1-00325, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Incerti, Gagnarli, Gadda, Fornaro ed altri n. 1-00326, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento del question time.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte all'immediato rilascio e alla tutela dei diritti umani dello studente Patrick George Zaki, attualmente in stato di fermo in Egitto – n. 3-01294)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Migliore ed altri n. 3-01294 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Massimo Ungaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, per un minuto.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Una settimana fa, Patrick Zaki, ricercatore cittadino egiziano, ma studente in un Ateneo italiano, l'Università di Bologna, è stato fermato all'aeroporto internazionale del Cairo, trattenuto dai servizi di sicurezza egiziani e, per quanto riportano i media e la stampa, sottoposto a interrogatorio, torturato e detenuto per oltre 30 ore nelle carceri egiziane, mentre gli veniva chiesto dei suoi rapporti con l'Italia e la famiglia di Giulio Regeni.

Noi chiediamo immediatamente all'Italia e al suo Ateneo di attivarsi per il rilascio immediato di Patrick Zaki e chiediamo anche al Governo italiano quali siano state le misure messe in atto per ottenere il suo rilascio e anche quali saranno le ricadute sui rapporti tra Italia ed Egitto.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Sin dalle primissime fasi successive alla comunicazione della scomparsa di Patrick Zaki, studente egiziano cristiano copto che si trovava in Italia per prendere parte al master GEMMA, master in studi di genere e delle donne, dell'Università di Bologna, il Governo italiano si è tempestivamente attivato per il tramite della nostra ambasciata al Cairo, per seguire con la massima attenzione il caso, in coordinamento con i partner europei e internazionali, attraverso gli altri canali locali rilevanti.

La scomparsa e la detenzione di Zaki hanno suscitato in tutti noi grande emozione, evocando, con una serie di prime analogie, la dolorosa e tragica vicenda di Giulio Regeni. La nostra ambasciata ha provveduto immediatamente a sollevare la questione Zaki, con il gruppo di coordinamento informale delle ambasciate occidentali dedicato ai diritti umani e richiamando l'attenzione dei Paesi partner sul caso e sull'importanza e l'urgenza di un'azione su più livelli. Abbiamo, inoltre, chiesto di inserire il caso Zaki all'interno del meccanismo di monitoraggio processuale, coordinato dalla delegazione dell'Unione europea che consentirà ai nostri funzionari e a quelli delle ambasciate UE di presenziare alle udienze pubbliche, seguire l'evoluzione del processo e fornire una garanzia terza rispetto all'iter legale.

Parallelamente alle iniziative di sensibilizzazione intraprese a livello di coordinamento comunitario, il nostro ambasciatore al Cairo, Giampaolo Cantini, ha tempestivamente sensibilizzato gli interlocutori istituzionali, anche a livello bilaterale. La questione è stata sollevata con Mohamed Fayek, presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani, organo indipendente con il compito di tutelare i diritti umani in Egitto, a cui ha rappresentato la forte aspettativa italiana affinché il giovane Zaki riceva un trattamento in linea con gli standard delle convenzioni internazionali, reiterando l'esigenza di rispettare i diritti e auspicando una accelerazione delle procedure in vista del suo rilascio.

Segnalo, altresì, come il Consiglio nazionale per i diritti umani abbia emesso un comunicato nel quale ha precisato che il Consiglio segue le fasi dell'inchiesta e mantiene i contatti necessari per conoscere tutte le circostanze del caso. Secondo quanto dichiarato alla nostra ambasciata, ieri, dall'ONG Egyptian Initiative for Personal Rights, che sta seguendo la vicenda di Zaki con i suoi legali, egli si troverebbe in stato di detenzione presso la stazione di polizia di Mansura e le sue condizioni psicofisiche sarebbero in questo momento buone, compatibilmente con la detenzione carceraria.

Il Governo, ribadendo il forte impegno a seguire con la massima attenzione le questioni inerenti la tutela dei diritti umani, continuerà, in questa ottica, a dare priorità al caso Zaki, anche con riferimento alle sue condizioni detentive e all'esigenza di assicurare un iter processuale rapido, in vista di un auspicabile pronto rilascio.

PRESIDENTE. Il deputato Migliore ha facoltà di replicare.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. In primo luogo, vorrei ringraziare il Ministro D'Incà per aver risposto in luogo del Ministro Di Maio, ma vorrei subito entrare nella questione fondamentale. Sappiamo bene che è stata l'Italia a sollevare il caso sul piano internazionale, e di questo va dato merito al nostro Paese. Sappiamo anche che non tollereremo più, e non dobbiamo tollerare più, come Paese, di essere presi in giro dalle autorità egiziane (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), che hanno già avuto una responsabilità gigantesca nel rifiutare qualsiasi collaborazione - e il Ministro della Giustizia, qui presente, lo sa benissimo - anche relativamente alla rogatoria nei confronti di Giulio Regeni.

La persecuzione che in questo momento sta investendo il giovane Zaki ha una finalità doppia: la prima, quella di intimorire tutti coloro i quali esprimono solidarietà e in questo vogliono esprimere un ammonimento anche al nostro Paese, ma noi non smetteremo di chiedere la verità per Giulio Regeni (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico); la seconda, quella di perseguitare una persona libera che ha semplicemente espresso la sua volontà di continuare i suoi studi in Italia e di approfondire questa conoscenza del gender studies di un giovane che appartiene, peraltro, ad una minoranza religiosa nell'Egitto, per dare un esempio a coloro i quali, in quel Paese, alzassero la testa.

Io chiedo che il nostro Paese faccia di più, anche relativamente alle sue opzioni diplomatiche, che stia in un tavolo europeo a chiedere che con l'Egitto si faccia finalmente chiarezza sul fatto che non si può essere presi in giro, non si possono violare i diritti umani e non accetteremo più le loro bugie (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

(Iniziative volte a ovviare alla carenza di personale, in primo luogo di ruolo amministrativo, presso il tribunale di Roma – n. 3-01295)

PRESIDENTE. La deputata Sara De Angelis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01295 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SARA DE ANGELIS (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, la situazione in cui versa il tribunale di Roma, uno dei tribunali più grandi d'Europa, è drammatica. La carenza d'organico sfiora il 35 per cento del totale, con percentuali del 50 per cento per le qualifiche di direttore e funzionario. Qualche giorno fa, il presidente del tribunale, che nel passato aveva fatto numerosi appelli affinché fosse rinforzata la pianta organica, ha deciso di agire, adottando alcuni provvedimenti; tra essi: la chiusura della cancelleria con un'ora di anticipo sull'orario previsto per legge, di quattro ore, il contingentamento della durata delle udienze penali e la sospensione dell'attività dell'ufficio corpi di reato.

Ministro Bonafede, le chiedo qual è la ragione dei ritardi nell'assunzione di nuovo personale, di chi è la responsabilità per tali ritardi e quali provvedimenti, urgenti e straordinari, intenda adottare per risolvere una già drammatica situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Quanto alla situazione del tribunale di Roma, segnalata lo scorso 23 gennaio dall'Ordine degli avvocati e ancor prima del presidente Monastero, sono perfettamente a conoscenza - e condivido le preoccupazioni manifestate - delle criticità che affliggono questo ufficio giudiziario. Tuttavia, mi sento di poter rappresentare che il Ministero è al lavoro già da tempo per mettere in campo le misure necessarie a farvi fronte. Segnalo, infatti, che, in virtù di una rinnovata politica di investimenti sulle risorse, in netta controtendenza rispetto al passato, nel 2019, come sanno bene gli interroganti, è stato posto in essere uno sforzo senza precedenti in termini assunzionali sul duplice versante del personale amministrativo e di magistratura.

Contestualmente, le politiche assunzionali attuate nel 2019 hanno interessato anche il personale amministrativo, con l'autorizzazione all'assunzione di ulteriori 2.903 unità, anche in deroga al turnover e con lo stanziamento in bilancio dei fondi per la complessiva pianificazione del reclutamento di personale non dirigenziale pari ad 8.756 unità nel triennio 2019-2021. Per quanto riguarda, invece, la magistratura, si prevede la distribuzione di 609 unità di magistrati.

Questa iniezione di risorse ha permesso nel corso dell'anno l'ulteriore scorrimento, quanto al personale amministrativo, della graduatoria del concorso a 800 posti di assistente giudiziario, con l'assunzione di 635 unità, alle quali si aggiungeranno altri 489 idonei, già convocati per la scelta della sede, a cui va aggiunta l'assunzione di 616 operatori giudiziari e altri 2.329 funzionari, mediante l'espletamento della procedura concorsuale che prevede l'assunzione di 1.400 unità entro la prossima estate. In questo contesto, anche il tribunale di Roma beneficerà degli sforzi in atto.

Intanto, posso già affermare che, rispetto alle ultime segnalazioni del 23 gennaio scorso, richiamate dagli interroganti, le attività di reclutamento del Ministero sono andate avanti. Mi preme evidenziare che, infatti, il 3 febbraio scorso hanno preso possesso 66 assistenti giudiziari nell'intero distretto, di cui 23 solo al tribunale di Roma. Inoltre, sempre in attuazione di questa importante ed essenziale attività di incremento delle risorse, altre unità saranno destinate al distretto di Roma: 12 ausiliari, di cui 5 al tribunale, 98 operatori giudiziari, di cui 64 al tribunale, e 18 conducenti di automezzi. Per quanto riguarda le posizioni dirigenziali, i posti vacanti sono stati pubblicati nell'ottobre scorso e la procedura è in via di definizione.

L'opera del Ministero in questa direzione sarà costante, nella ferma convinzione che una giustizia efficiente passa attraverso un sistema organizzato e strutturalmente idoneo a supportare i delicati compiti che l'ordinamento gli riconosce.

PRESIDENTE. Il deputato Jacopo Morrone ha facoltà di replicare.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie. Ringrazio il Ministro della risposta, anche se io non sono soddisfatto della risposta. Non sono soddisfatto, Ministro, perché io sono stato al Ministero della giustizia e ricordo esattamente quelle che erano le necessità, quelle che erano le assunzioni da fare, quella che era l'organizzazione, quelli che erano anche i progetti da mettere in campo e le riforme necessarie. Ma il dubbio è che, quando è caduto quel Governo, cosa è stato fatto Ministro? Cosa avete fatto? Tutto quanto bloccato! Non è stato fatto più nulla, Ministro. Si parla con i tempi al futuro, è un continuo rimandare, ma il mondo della giustizia, Ministro, ha bisogno di segnali, di iniziative da subito.

Ministro, il tribunale di Roma è uno dei più grandi d'Europa, abbiamo una drammatica carenza di organico ed è nota da tempo, servono soluzioni certe, servono soluzioni subito, ma come il tribunale di Roma abbiamo il tribunale di Forlì, abbiamo il tribunale di Ferrara e tanti altri, non faccio qui l'elenco. Vede, Ministro, quando l'inefficienza del sistema giustizia è causata proprio dall'incapacità di colmare i vuoti temporali che passano tra una procedura di reclutamento ed un'altra, con misure emergenziali ed impatto positivo sull'organizzazione dei tribunali, chi gestisce la macchina giudiziaria deve poter prevedere disfunzioni e farvi fronte immediatamente, non predisponendo procedure che hanno tempi lunghi e che rischiano soltanto di aggravare i tempi nelle difficoltà di chi deve tutti i giorni mandare avanti l'ufficio con pochissime risorse umane a disposizione.

Io, comunque, rimanendo su quella che è la nostra posizione, cioè sull'insoddisfazione di questa risposta, le chiedo e la sollecito a fare iniziative urgentissime affinché il tribunale di Roma possa ovviare alle difficoltà, la invito a prendere iniziative emergenziali e dare risposta al presidente del tribunale, perché si possa risistemare quella che è la situazione della giustizia per quanto riguarda il tribunale di Roma (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti in ordine ai tempi di presentazione alle Camere del disegno di legge di riforma del processo penale e, in tale ambito, iniziative volte a garantire il rispetto della presunzione di non colpevolezza – n. 3-01296)

PRESIDENTE. Il deputato Pietro Pittalis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gelmini ed altri n. 3-01296 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PIETRO PITTALIS (FI). Lei, signor Ministro, ha più volte ribadito che era allo studio del Governo una riforma del processo penale, che sarebbe stata addirittura presentata all'attenzione della sua maggioranza ad inizio ottobre 2019; una riforma che, però, non è stata mai portata all'attenzione del Parlamento - probabilmente perché nella sua ottica il Parlamento ha una funzione soltanto residuale - e che continua ad essere oggetto di discussione e contrasto all'interno delle forze politiche che la sostengono.

Nel frattempo, è entrata in vigore la cosiddetta riforma della prescrizione e ricordo che lei un anno fa aveva annunciato in questo Parlamento un intervento riformatore del codice di procedura penale per garantire una celere trattazione dei processi. Ad oggi nulla è stato fatto, nulla a noi risulta. Le chiediamo - perché il paradosso è che è entrata in vigore la cancellazione della prescrizione, non la riforma del processo penale - quali siano i tempi per la presentazione alle Camere del disegno di legge di riforma del processo penale e, in tale ambito, come intenda garantire il rispetto della presunzione di non colpevolezza fino alla sentenza definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. La riforma del procedimento penale è il frutto di un serrato confronto con gli addetti ai lavori e gli operatori del diritto attraverso numerose sedute tenute presso il Ministero della Giustizia. Chiaramente, all'esito di quel tavolo sono rimaste delle legittime divergenze, che rispetto e sulle quali continueremo a lavorare anche con gli addetti ai lavori. Sul testo, durante il precedente Governo, è sempre stata richiesta una discussione con l'altra forza politica che componeva a suo tempo la maggioranza, ma, come è noto, questa si è sottratta al confronto, preferendo trincerarsi dietro ripetuti e, dal mio punto di vista, ingiustificati “no”, senza mai dare un contributo in senso positivo.

Con la formazione del nuovo Esecutivo, al contrario, il confronto politico sul testo è proceduto con speditezza e la riforma è stata arricchita con diverse proposte. L'obiettivo della riforma è chiaro: a seguito e contemporaneamente agli investimenti oggettivamente ingenti sulle infrastrutture, si mira ad accelerare la durata dei processi intervenendo su quelli che potremmo definire i cosiddetti tempi morti, e stabilire, per quanto possibile, tempi certi e rendere più efficiente il sistema, senza sacrificare, ovviamente, le garanzie delle parti. Il disegno di legge sarà portato all'esame del Consiglio dei ministri, con molta probabilità, nella prossima seduta, e, dopo l'approvazione, inizierà il suo iter parlamentare. Non posso dare conferma definitiva in questa sede semplicemente perché non è ancora ufficiale l'ordine del giorno, la cui redazione non compete al mio Ministero, ma la volontà della maggioranza è di portarlo all'esame del Consiglio dei ministri proprio nella prossima seduta.

Riguardo alla seconda domanda, concernente il rispetto della presunzione di non colpevolezza, non posso che ribadire che la riforma del processo penale, pur mirando al contenimento e alla riduzione dei tempi processuali, non comporterà, ovviamente, lo ribadisco, alcun sacrificio dei diritti e delle garanzie delle parti; anzi, mi preme sottolineare come un processo penale moderno, efficiente e celere nella risposta di giustizia rappresenti non soltanto la cornice, ma anche il supporto principale per garantire il rispetto del principio, costituzionalmente sancito, della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Mi preme ribadire in questa sede che auspico che la riforma del processo penale possa essere occasione e oggetto di un dibattito aperto e concretamente costruttivo tra le forze parlamentari.

Infine, riguardo alla garanzia della presunzione di non colpevolezza, mi sia consentito di ricordare che la forza politica a cui appartengono gli interroganti è perfettamente al corrente della mia sensibilità sul punto, atteso che, su una proposta del deputato Costa relativa alle ingiuste detenzioni, da parte mia c'era stata una fattiva disponibilità.

PRESIDENTE. Il deputato Pittalis ha facoltà di replicare.

PIETRO PITTALIS (FI). Signor Ministro, le confesso non solo che non sono soddisfatto, ma sono seriamente preoccupato della sua risposta, che è generica e che, al di là di una promessa di portare nel prossimo Consiglio dei ministri, però sul contenuto non abbiamo capito niente. Lei lo ha detto bene, perché è qualcosa che rimane nelle sue stanze del Ministero della Giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e non è questo il modo di procedere, perché lei rischia di passare, signor Ministro, come colui che decreta il requiem, la morte dello Stato di diritto.

Infatti state ponendo in essere interventi episodici, abborracciati, che fanno carta straccia dei principi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La presunzione di innocenza dove è andata a finire? La centralità del diritto di difesa, la ragionevolezza e la proporzionalità delle pene, solo per citarne alcuni.

Signor Ministro, con il suo comportamento e il suo atteggiamento avete trasformato la funzione del processo da luogo di accertamento dei fatti e delle responsabilità individuali in un palcoscenico dove oggi i magistrati requirenti, grazie a lei, possono permettersi il lusso di fare conferenze stampa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e di anticipare, così, sentenze con la condanna peggiore, che è la gogna mediatica. Avete utilizzato e state utilizzando in funzione politica i temi della giustizia per eliminare, come state cercando di fare nell'altra ala del Parlamento, il vostro maggiore avversario politico. State trasformando il processo come luogo per veicolare disegni di moralizzazione pubblica, e questo non ve lo possiamo consentire. Ma oggi la Corte costituzionale ha dato già una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): è di venti minuti fa l'intervento della Corte costituzionale che sta demolendo il vostro cosiddetto “Spazzacorrotti” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Concluda.

PIETRO PITTALIS (FI). La Corte costituzionale sta spazzando via il vostro disegno messianico, che non regge alla prova dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte al riconoscimento e alla valorizzazione della professionalità dei magistrati onorari – n. 3-01297)

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01297 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Ancora una volta, in splendida, ma orgogliosa solitudine, Fratelli d'Italia avverte l'esigenza di sollevare il problema della magistratura onoraria e dei giudici di pace in quest'Aula; un vero e proprio esercito di 5.200 magistrati che portano sulle loro spalle buona parte del peso del funzionamento della giustizia italiana. Eppure, si tratta di un esercito di precari che voi volete continuare a mantenere precari, senza trattamento previdenziale, senza trattamento assicurativo, senza ferie, senza malattie. Una recentissima sentenza del tribunale di Sassari ha riconosciuto finalmente lo status di lavoratore subordinato in capo ai magistrati, con tutto ciò che ne consegue fatalmente in termini di trattamento economico, previdenziale ed assicurativo.

Con l'interrogazione in esame siamo a chiedere, a fronte anche di questa sentenza tombale sulla vicenda del tribunale di Sassari, quali siano gli intendimenti di questo Ministro al fine di riconoscere e valorizzare la professione dei magistrati onorari e dei giudici di pace in Italia, trattandoli come onesti servitori dello Stato e non come schiavi di Stato.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Il tema proposto dagli interroganti, come è noto, è da sempre in cima all'agenda del Ministero, che intende continuare ad occuparsi della magistratura onoraria, rivolgendo l'attenzione che si deve ad una parte importante, direi essenziale, del sistema giustizia. Più volte, parlando della magistratura onoraria, ho parlato di un vero e proprio pilastro del sistema giustizia. Si è cercato, con la proposta normativa in itinere, di tenere conto del necessario bilanciamento tra la salvaguardia delle esigenze della categoria e la funzionalità dell'amministrazione giudiziaria, nell'ottica di valorizzare l'apporto di coloro che già da tempo svolgono l'incarico di magistrati onorari.

Il testo di riforma in discussione in Commissione giustizia prevede, allo stato, un regime di cosiddetto doppio binario, con possibilità, per i magistrati onorari già in servizio al momento dell'entrata in vigore della legge Orlando, di scegliere tra lo status attuale, con previsione di pagamento cosiddetto a cottimo, oppure di optare per il pagamento di un'indennità fissa, che è stata innalzata rispetto alla legge Orlando. Il testo prevede anche che ai magistrati onorari impegnati nell'ufficio del processo sia corrisposta l'indennità giornaliera di 98 euro finora prevista esclusivamente per i magistrati onorari che svolgono funzioni giudicanti.

Inoltre, è stata proposta una serie di interventi migliorativi per tutta la categoria che gioveranno anche alle future generazioni di magistrati onorari, come è a dirsi per la disciplina dell'incompatibilità, che viene uniformata a quella più elastica prevista per i magistrati togati, il pagamento dei compensi con cadenza bimestrale e la possibilità di ottenere trasferimenti a domanda al fine di assistere un familiare con disabilità. Ulteriori miglioramenti potranno senz'altro essere apportati nel corso dei prossimi lavori parlamentari in un clima di proficuo confronto con l'attuale maggioranza di Governo, con la quale sul tema si sta già lavorando. Considero la proposta, che è attualmente all'esame del Parlamento, un buon primo passo, su cui, però, le forze politiche di maggioranza e opposizione avranno la possibilità di apportare tutti i miglioramenti, e da parte del mio Ministero e della maggioranza ci sarà sicuramente grande disponibilità per portare avanti questo confronto e questo percorso di miglioramento, atteso che - su questo non condivido quanto è stato detto in precedenza - non c'è la solitudine di una forza politica, ma posso certificare che tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, in più occasioni, si sono espresse proprio a favore del riconoscimento dell'importanza, con fatti concreti, della magistratura onoraria. Tra l'altro, è stato presentato un emendamento al cosiddetto decreto “Milleproroghe”, volto a consentire una proroga dell'entrata in vigore del regime previsto dalla legge Orlando, proprio al fine di preparare un intervento riformatore organico sulla materia.

Riguardo alla sentenza del tribunale di Sassari, mi preme ribadire che non è mia abitudine commentare le decisioni e le pronunce giurisprudenziali. Preferisco invece rinnovare il mio impegno a collaborare per garantire alla magistratura onoraria il riconoscimento e la valorizzazione della professionalità già dimostrata, grazie.

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro delle Vedove ha facoltà di replicare.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente, se mi consentite la battuta, nonostante a far data dall'infausto giorno del suo insediamento al dicastero della giustizia siano passati ormai due anni e fatica ancora a comprendere la differenza fra dolo e colpa, ha già imparato però complessivamente molto bene il linguaggio di quel politichese che voi avreste dovuto sconfiggere: non mi ha dato una sola risposta su quell'esercito di 5.200 servitori dello Stato che ancora oggi, dopo due anni dal suo insediamento infausto, ancora sono trattati come servi di Stato. Eppure, lei sa o dovrebbe sapere che i viceprocuratori onorari decidono più del 60 per cento dei procedimenti penali, sa o dovrebbe sapere che la magistratura onoraria decide il più del 60 per cento delle cause civili e penali di primo grado in Italia. Eppure, lei sa o dovrebbe sapere che vi sono competenze specifiche del giudice di pace in termini penali e civili, che aiutano a far andare avanti la giustizia. Lei sa o dovrebbe sapere che, senza la magistratura onoraria e i giudici di pace, la giustizia in Italia si ferma e lo dovrebbe sapere, se non perché ha studiato, perché glielo ha scritto il procuratore Spataro, unitamente ad altri 108 procuratori d'Italia, perché glielo ha scritto la Corte di giustizia europea, che le ha detto di stabilizzare i magistrati onorari, perché lo ha detto una sentenza del tribunale di Sassari, che ha riconosciuto il lavoro subordinato in capo ai magistrati onorari e che pretende un trattamento equo sotto il profilo retributivo, assicurativo e previdenziale. Nella sua risposta nulla di tutto ciò. Poteva risponderci che si accinge ad approvare la legge di Fratelli d'Italia che prevede che i magistrati onorari permangano in servizio, come gli ordinari, fino allo svolgimento delle funzioni, che abbiano trattamento previdenziale, retributivo, economico e assicurativo uguale, stando con noi a militare dalla parte dei diritti. E invece la sentenza politica su di lei è già calata, senza appello e senza prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come piace a lei, perché lei ha deciso di stare dalla parte dei privilegiati e non aprire la finestra a coloro che sono qui a pretendere diritti negati e che solo noi difendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi e iniziative di competenza in merito al progetto del nuovo sistema depurativo delle acque dei comuni della sponda bresciana del Lago di Garda – n. 3-01298)

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01298 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie Presidente. Signor Ministro, insieme alla collega Muroni abbiamo presentato queste interrogazioni, perché la provincia di Brescia è già un territorio interessato da un grave inquinamento, dovuto alla presenza di discariche di rifiuti speciali, come già evidenziato in un ordine del giorno che è stato approvato da questo ramo del Parlamento e a questo si aggiunge una situazione legata alla mancata depurazione di parte delle acque sul Garda. Il 10 febbraio scorso, oltre 20 sindaci le hanno scritto una lettera, esprimendo perplessità e preoccupazioni sorte dopo la pubblicazione del progetto del nuovo sistema depurativo da parte dell'Ufficio d'Ambito di Brescia, che individua nel fiume Chiese il corpo recettore degli scarichi dei reflui provenienti dal comune del lago di Garda. A detta di questi sindaci, sembrerebbe compromessa in loco la situazione ambientale.

Siamo quindi a chiederle quali siano le informazioni in suo possesso e soprattutto quali iniziative di sua competenza intende attivare per verificare, anche tramite l'autorità di bacino e con il coinvolgimento dei sindaci interessati, le problematiche connesse al collettamento e alla depurazione dei reflui sulla sponda bresciana del lago di Garda.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente e grazie all'onorevole interrogante. Tecnicamente il tratto di sponda bresciana tra Tignale e San Felice del Benaco è servito da reti fognarie che sono collettate tramite una condotta sublacuale sulla sponda veneta, con allaccio al collettore della sponda in comune di Torre del Benaco. Ora, le criticità che emergono sono sostanzialmente due: le condotte sublacuali del tratto in questione, che sono adagiate sul fondo del lago, a una profondità di circa 250 metri, che risalgono nel loro posizionamento agli anni Ottanta e che denotano evidenti problemi di obsolescenza e di usura, verificati con appositi tra l'altro sopralluoghi subacquei e, in particolare in diversi punti, mostrano problematiche da erosione; così come la seconda criticità più evidente è quanto riguarda l'impianto di Peschiera del Garda, ovverosia, ricevendo questo impianto tutte le acque reflue lombarde, oltre quelle venete, l'impianto opera alla massima capacità possibile, con tutti i limiti che questo determina. Le dico questo perché la regione Lombardia effettivamente ha depositato un progetto che intende, in termini progettuali, eliminare queste condotte sublacuali e superare ogni possibile rischio per le acque in questione. Sempre la regione Lombardia ritiene che il suo progetto affronti e risolva questa vicenda in circa cinque anni, almeno stando al progetto: cosa fa allora il Ministero dell'ambiente? Ha fatto riserva di esprimersi, che è il primo elemento, chiedendo degli approfondimenti progettuali proprio per verificare le preoccupazioni che sono state manifestate dai sindaci a cui lei faceva riferimento e per capire fino in fondo se ci sono delle problematiche ambientali, oltre che territoriali. In questo senso - è l'altro elemento significativo - noi abbiamo costituito una cabina di regia presso il Ministero dell'ambiente, anche perché il Ministero dell'ambiente finanzia la progettualità con 100 milioni di euro, ovviamente in cofinanziamento, quindi ha anche una titolarità e legittimità a farlo e che, tra l'altro, nei prossimi giorni, quindi entro il mese di febbraio, verrà riunita ed è proprio il luogo dove queste vicende verranno affrontate, ma non solo alla presenza del Ministero dell'ambiente e della regione Lombardia, come ovviamente è giusto, ma delle comunità locali, ed è lì il luogo di confronto per affrontare le preoccupazioni materiali che i Sindaci hanno manifestato, grazie.

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di replicare.

FEDERICO FORNARO (LEU). La ringrazio signor Ministro per la risposta puntuale. Io credo che nessuno sui territori, ma tanto meno noi, possa mettere in discussione la necessità di intervenire: le strutture attuali, le infrastrutture attuali di depurazione hanno i problemi che lei ha ricordato e che nessuno vuole mettere in discussione. Il tema è realizzare, però, un'opera così importante, tra l'altro con un cofinanziamento così significativo, come lei ha ricordato, un nuovo progetto che sia condiviso con le comunità locali; quindi da questo punto di vista apprendiamo con favore questa riserva ad esprimersi sul nuovo progetto, ovvero sulla costituzione della cabina di regia. Quello che noi le chiediamo è che, ovviamente, si possa dare non soltanto una valutazione sul progetto presentato ma, proprio in ragione di questo cofinanziamento e quindi attraverso un ruolo proattivo del Ministero, si possano valutare anche soluzioni alternative a quella prospettata, perché questo potrebbe consentire di avere una maggiore condivisione delle comunità locali, un minore impatto e soprattutto la preoccupazione è che il fiume Chiese, in realtà per un tratto e già per molti mesi l'hanno, anche in ragione dei cambiamenti climatici, è di fatto in secca e questo comporterebbe dei problemi molto rilevanti per poi poter gestire i reflui normali e che stanno dentro le tabelle previste dalla legge, che però sono tabelle che tengono conto normalmente di una certa portata minima del fiume o del torrente a valle dell'impianto di depurazione, che in questo caso, ripeto, è in secca. Quindi, da questo punto di vista le chiediamo massima attenzione e soprattutto la disponibilità a valutare soluzioni alternative e la ricerca della massima soluzione e condivisione possibile con le comunità locali, ovviamente con i sindaci e con tutti i soggetti interessati.

(Misure volte a garantire il coordinamento, il monitoraggio e la realizzazione degli interventi finanziati nell'ambito del “Piano di bonifica da amianto” per gli edifici pubblici – n. 3-01299)

PRESIDENTE. La deputata Terzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Deiana ed altri n. 3-01299 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in passato si è fatto largo ricorso all'amianto in edilizia e tanti nostri concittadini ancora ne pagano le conseguenze. La legge n. 93 del 2001 ha affidato al Ministero dell'ambiente, di concerto con le regioni, la realizzazione di una mappatura delle zone interessate dalla presenza di amianto e degli interventi di bonifica. Lo scorso gennaio lei, Ministro Costa, ha stanziato 385 milioni di euro nell'ambito del piano di bonifica dall'amianto negli edifici pubblici come scuole e ospedali. I soldi sono stati ripartiti fra tutte le regioni. Ad esempio, alla Sicilia sono state assegnati 107 milioni di euro, alla Calabria 43 e alle Marche circa 5 milioni; ora questi enti dovranno spendere i fondi entro il 31 dicembre 2025 ma, a fronte di cifre già stanziate, è necessario garantire tempi celeri, data la pericolosità dell'amianto e la particolarità dei luoghi coinvolti frequentati da bambini, ragazzi, persone in cura e lavoratori. Chiediamo al Ministro quali misure intenda mettere in campo per garantire la massima celerità nella realizzazione, coordinamento e monitoraggio delle iniziative finanziate.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, e grazie all'onorevole interrogante. Effettivamente la problematica dell'amianto è una problematica estremamente significativa sul nostro territorio. Come lei ha rammentato, nel 2018 noi abbiamo voluto una deliberazione CIPE proprio in ordine a questo argomento, tant'è vero che come Ministero dell'ambiente abbiamo definito il primo piano di bonifica dell'amianto, nel quale abbiamo anche avuto la possibilità di stanziare questi 385 milioni di euro destinati - e questo piace anche a me sottolinearlo - in particolare per togliere l'amianto dagli edifici scolastici e dagli ospedali. Ricordiamo che stiamo parlando di circa 2.400 scuole in Italia che ancora hanno questo problema. I fondi sono stati assegnati alle regioni e alle due province autonome e abbiamo costituito già un rapporto di monitoraggio diretto con le regioni, appunto, e con le due province autonome affinché questo meccanismo non sia un meccanismo di risorse semplicemente assegnate, ma di risorse che poi sortiscono il risultato e, lì dove ce ne fosse ulteriore necessità, noi siamo disposti ad andare oltre. Chiediamo, ovviamente, in questo monitoraggio continuo e costante, di avere il report, cioè di sapere che effettivamente sono spesi e sono spesi per quel motivo e nei tempi dati. Questo è l'elemento che noi possiamo assicurare. Quindi, siamo a fianco alle regioni da questo punto di vista per metterci anche tutta l'expertise, come Ministero dell'ambiente, che abbiamo. In questo senso mi piace ricordare che, però, la visione politica è anche quella di costituire un qualcosa in più, cioè cambiare la normativa sull'amianto. Pensi che abbiamo circa quattrocento norme, ormai affastellate tra di loro, che hanno riguardo con l'argomento. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro al Ministero dell'ambiente presieduto da uno dei maggiori esperti, l'ex procuratore di Torino Guariniello, e una quota parte del lavoro già fatto entrerà nel collegato ambientale, che immagino di depositare in Consiglio dei ministri a marzo e che approderà poi in queste Aule immediatamente dopo. Perché? Perché c'è il tema del “fine vita” e perché c'è il tema che dobbiamo guardare anche non soltanto agli ospedali o a togliere l'amianto dalle scuole, ma anche da tutte le strutture private e da tutti i caseggiati. Il tema è amianto zero e questa è la visione sulla quale ci stiamo spingendo.

PRESIDENTE. Il deputato Zolezzi ha facoltà di replicare.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Ringrazio il Ministro per questi aggiornamenti e per questi dati così importanti, perché 385 milioni sono una cifra importantissima e penso ai 16 milioni per la Lombardia e ai 10 per la Toscana. Io auspico che i comitati dei cittadini facciano pressione sulle regioni perché finiscano le mappature presenti nei progetti, spendano questi soldi e bonifichino l'amianto. Ricordo che nella scorsa legislatura i fondi per la bonifica dall'amianto negli edifici pubblici furono 17 milioni. Oggi stiamo investendo 25 volte di più, quindi una cifra davvero importante. Quanto è l'amianto ancora libero in Italia? Si stimavano 53 mila siti nel 2015, circa 32 milioni di metri cubi.

E cosa avviene dopo la bonifica? Nel 2017 sono state bonificate e smaltite circa 370 mila tonnellate di amianto, ma 100 mila sono finite in Germania in banali discariche di superficie. Quindi, una spesa per l'Italia assolutamente non sostenibile.

Parlando di amianto non possiamo non citare Schmidheiny. Questa persona ha beneficiato della prescrizione, di cui si parla tanto, per la morte di 258 persone. I casi di morte d'amianto in Italia si possono stimare, dal 1970, in circa 240 mila. Sono numeri, sono vite umane, sono urla di dolore di questi malati, che dobbiamo evitare e che non dobbiamo dimenticare. Non si deve morire più di amianto, va fatta giustizia rapida nei processi e va ottenuta una massima sicurezza nell'operazione di mappatura, bonifica e smaltimento. Questi fondi sono un ottimo strumento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte ad allineare le politiche dell'Italia agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra – n. 3-01300)

PRESIDENTE. La deputata Pezzopane ha facoltà di illustrare l'interrogazione Braga ed altri n. 3-01300 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Signor Ministro, con la nostra interrogazione chiediamo al Governo quali iniziative intenda adottare per allineare gli obiettivi e le conseguenti politiche dell'Italia ai nuovi target europei di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e per tener fede al prezioso e importante traguardo del 2030 e garantire il loro ambizioso azzeramento entro il 2050. Questa proposta e questa interrogazione si basa su alcune riflessioni. Il Governo italiano, infatti, ha già inviato alla Commissione europea la versione definitiva del piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica. C'è stato un impegnativo e importantissimo lavoro, ma rischiamo, secondo alcune proiezioni, che i target dell'Italia, attualmente previsti dal piano, consentano, in realtà, di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni nazionali solo del 37 per cento al 2030. Questo ci allarma e, quindi, chiediamo al signor Ministro e al Governo…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …quali politiche e quali azioni sono messe e si stanno mettendo in campo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, grazie all'onorevole interrogante. La ringrazio perché mi consente di fare un po' il quadro della situazione. Effettivamente, come ha detto lei, noi, al 31 dicembre 2018, abbiamo depositato presso l'Unione europea il nuovo piano nazionale integrato per l'energia e il clima, secondo i target che ovviamente erano stati dati all'epoca e abbiamo anche ottenuto la soddisfazione, come Paese Italia, di avere il riconoscimento tra i tre migliori piani europei. Però, è chiaro che era quel target. Il target sta cambiando e alla fine di febbraio verrà pubblicata a livello europeo la nuova norma di riferimento che oscillerà tra il 50 e il 55 per cento, ben al di sopra del 40 per cento al 2030. Quindi, significa che cosa? Che va rivisitato il piano integrato energia e clima. Appena la norma verrà depositata noi ovviamente inizieremo il lavoro. Il Parlamento europeo ha chiesto il 55 per cento, la Commissione il 50 e adesso la fine del mese ormai è praticamente arrivata.

Però, noi ci crediamo talmente tanto nel cambiare completamente il paradigma sull'efficientamento energetico e sulle fonti rinnovabili che già ci siamo anticipati, come Governo – e, mi consenta di dire, come Parlamento – su delle cose secondo me significative. Ricordo, infatti, la “legge clima”, approvata a ridosso del dicembre dell'anno passato, per esempio, che, tra l'altro, è stata la prima legge con connotazione di urgenza approvata nella storia della Repubblica italiana. Pensiamo, per esempio, ai green corner e alla riforestazione urbana. Molto significativo è l'Italian Green Deal della legge di stabilità, con 56 miliardi pluriennali tutti vocati al green, ma pensiamo anche alla norma del MIT sui 3,7 miliardi per la mobilità alternativa e ovviamente non impattante, estensibili a 5,5 miliardi. Pensiamo alla “norma Fraccaro”, così conosciuta, per i comuni, 3,4 miliardi di euro e anche a quello che vogliamo fare adesso, nel prossimo “collegato ambientale”, con tutto il rapporto, spostando i SAD (i sussidi ambientalmente dannosi) in SAF (sussidi ambientalmente favorevoli), nel tempo, ovviamente, del confronto parlamentare. Per dire che noi ci crediamo talmente tanto che abbiamo già anticipato un lavoro, ma non per questo il nuovo PNIEC (il Piano energia e clima) che con i nuovi target andremo a disegnare non terrà conto di questo fatto; cioè, lo prenderà come base e guarderà anche oltre.

PRESIDENTE. La deputata Braga ha facoltà di replicare.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, il tema dell'aggiornamento del livello di ambizione e di impegno del nostro Paese sul raggiungimento degli obiettivi climatici per fronteggiare la situazione ormai conclamata, su cui anche quest'Aula, qualche settimana fa, ha votato, con un consenso molto largo, lo stato di emergenza climatica, deve rappresentare un pilastro del Green Deal a cui sta lavorando il Governo italiano. Come giustamente lei ha ricordato, sono stati assunte, in questi ultimi mesi di Governo, alcune decisioni importanti - il “decreto clima”, le misure contenute nella legge di bilancio, con gli investimenti dedicati al tema della riqualificazione energetica del nostro Paese -, scelte strategiche che impegneranno, appunto, per i prossimi quindici anni, risorse ingenti, fino a 59 miliardi, ma sappiamo anche che ci sono delle criticità di cui bisogna tener conto: le emissioni di CO2 hanno smesso di scendere negli ultimi cinque anni, la quota di crescita della produzione di fonti rinnovabili è ancora troppo lenta, solo dell'un per cento negli ultimi 5 anni.

Per questo noi chiediamo che il Governo - e saremo a supporto di questa iniziativa - assuma misure integrate nel settore dell'efficienza energetica, dei trasporti, dell'industria, dell'agricoltura, mobilitando risorse per - si stima - circa 200 miliardi di investimenti, in grado di generare 800 mila posti nuovi di lavoro, in particolare nei settori che prima ho richiamato.

E chiediamo anche che l'Italia continui a giocare un ruolo da protagonista, determinante a livello europeo, per fissare un livello di ambizioni adeguato al raggiungimento degli obiettivi di Parigi e anche per adeguare le regole del bilancio degli Stati in modo che gli investimenti proprio in questo settore, gli investimenti green, siano facilitati e siano in grado di mobilitare anche risorse private.

L'altro tema fondamentale è quello della fiscalità. Sappiamo che c'è in discussione un tema sulla carbon border tax: noi crediamo che si debba aprire una discussione con il sistema dei portatori di interesse per accompagnare la transizione energetica e produttiva del nostro sistema industriale e chiediamo che questo tema diventi un punto centrale anche del “collegato ambientale”. Il Piano nazionale energia e clima rispondeva a degli obiettivi fissati a livello europeo, quelli più ambiziosi saranno definiti a breve: il collegato ambientale può essere il luogo in cui rendere chiara l'impostazione del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte ad introdurre in ambito europeo una tassa sulle emissioni di anidride carbonica, al fine di finanziare misure a tutela del clima o misure compensative di carattere sociale – n. 3-01301)

PRESIDENTE. Il deputato Plangger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01301 (Vedi l'allegato A).

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Questa interrogazione si basa su un emendamento votato dal consiglio provinciale di Bolzano di qualche settimana fa, che sto portando ora a conoscenza del Governo e dei Ministri. L'interrogazione ha lo scopo di promuovere il principio di politica europea della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché il principio “chi inquina, paga”. Ha, inoltre, lo scopo di sollecitare il Governo ad introdurre una tassa sulle emissioni di anidride carbonica al fine di una progressiva decarbonizzazione dell'economia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole, per questa interrogazione, perché la considero estremamente significativa, in quanto noi, effettivamente, in Europa già stiamo discutendo della possibilità di prezzare il carbone, ma, in particolare, quello che proviene, nel peso specifico, da extra Unione europea, con un rischio per cui, in buona sostanza, in Europa noi produciamo dei beni a tutela prezzata della CO2, dell'anidride carbonica, e dei gas climalteranti e, invece, fuori dell'Unione europea vengono prodotti in modo non conforme o non virtuoso dal punto di vista ambientale e, chiaramente, avranno, poi, un prezzo di vendita sul mercato più basso, incidendo, di conseguenza, sul mercato europeo.

Su questo ci stiamo lavorando: io, come Ministro dell'Ambiente, seggo al Consiglio dei ministri dell'ambiente in Europa e ci sto lavorando, non sono l'unico, ci sta lavorando il Parlamento europeo, ci sta lavorando l'Unione europea, tenendo conto, ovviamente, che questo va armonizzato con l'Organizzazione mondiale del commercio, perché, altrimenti, il meccanismo non potrebbe funzionare.

Detto questo, lei mi dà anche l'opportunità di allargare il discorso su un lavoro che noi stiamo facendo, al quale io tengo particolarmente, che è il Green Italy, ovverosia andare oltre il profilo schiettamente economico, ma anche quello del gas climalterante, anche quello che è un concetto più di ecologia integrale che rispetta anche la socialità della produzione. Tanto per essere chiari, per me il concetto di ecologia integrale è anche quello di evitare che bambini, magari, lavorino prodotti fuori dal nostro continente o dall'Unione europea che, poi, a prezzi bassi, arrivano qui: non vuol dire tutelare l'ecologia, perché, in quel caso, il concetto di integrale non viene soddisfatto, perché si incide sulla vita e si leva la gioventù a dei ragazzi o si sfruttano le donne, come accade in altri casi. Su quello noi stiamo creando un focus e lo vogliamo chiamare Green Italy. Aggiungo, e chiudo, che c'è un passaggio che a me sta molto a cuore. Ieri mi sono incontrato con Gurria, il Segretario generale dell'OCSE, perché noi vogliamo costruire un sistema anche di fiscalità ambientale che premi le aziende che si trovano ad essere virtuose. Penso a un cuneo fiscale ambientale, sul quale stiamo lavorando, perché in questo modo tu premi qualcuno: non deprimi l'attività, ma premi chi vuole essere ambientalmente virtuoso. Su questo credo che possiamo fare un buon lavoro e per questo la ringrazio.

PRESIDENTE. Il deputato Plangger ha facoltà di replicare.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro, della risposta, sono soddisfatto e riferirò al consiglio provinciale di Bolzano.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Brescia, Colucci, Covolo, Delrio, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Molinari, Ruocco, Paolo Russo, Schullian, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 11 febbraio, la Presidente della Commissione Affari sociali ha rappresentato l'esigenza - condivisa all'unanimità in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi - di procedere ad ulteriori approfondimenti ai fini dell'esame, in sede referente, delle proposte di legge nn. 687 e 2155, recanti misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico, la cui discussione generale è allo stato prevista a partire da lunedì 17 febbraio.

Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, l'esame del provvedimento non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea del mese di febbraio.

Avverto inoltre che, con distinte lettere trasmesse in data odierna, il Presidente della Commissione agricoltura ha fatto presente l'esigenza, sulla quale hanno convenuto i rappresentanti di tutti i gruppi: di posticipare almeno di una settimana l'esame della proposta di legge n. 1682, recante disposizioni per la valorizzazione della produzione enologica e gastronomica italiana, allo stato prevista a partire dal prossimo 17 febbraio; di differire al prossimo calendario dei lavori l'esame delle proposte di legge nn. 1008, 1009 e 1636 in materia di settore ittico, la cui discussione generale è attualmente prevista per venerdì 21 febbraio. Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la discussione generale della proposta di legge n. 1682 è rinviata a lunedì 24 febbraio, ed il seguito dell'esame a partire da martedì 25 febbraio, mentre l'esame delle proposte di legge nn. 1008, 1009 e 1636 non sarà iscritto all'ordine del giorno delle restanti sedute dell'Assemblea previste nel mese di febbraio.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, con lettera in data 11 febbraio 2020, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale la senatrice Sabrina Ricciardi, in sostituzione della senatrice Gabriella Di Girolamo, dimissionaria.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Presidente, negli scorsi giorni, Patrick George Zaky, studente dell'Università di Bologna, di nazionalità egiziana, è stato arrestato nel suo Paese, dove era rientrato per una breve vacanza. Amnesty International ha denunciato con grande forza le modalità dell'arresto e le condizioni di detenzione, caratterizzate dal ricorso alla tortura e da pratiche che violano i diritti umani fondamentali, situazioni purtroppo ricorrenti nell'azione di repressione contro i movimenti per i diritti civili e dei diritti umani in Egitto. Lo sappiamo bene pensando a Giulio Regeni, torturato a morte da funzionari dei servizi segreti egiziani, una tragedia per la quale continuiamo a chiedere sia fatta giustizia. L'Università e il comune di Bologna, tanti colleghi, studenti e docenti si stanno mobilitando per la liberazione di Zaky. Abbiamo presentato, come gruppo del Partito Democratico, un'interrogazione parlamentare, e consideriamo importante l'impegno del Governo italiano, confermato in queste ore e anche poco fa in Aula. Su questo chiediamo al Governo la massima determinazione. Vogliamo sottolineare che tutte le testimonianze di chi lo ha conosciuto, in Italia come in Egitto, ci parlano di una persona che nulla ha a che fare con la violenza. Un cittadino torturato e privato della libertà per le sue idee e forse per le sue scelte di vita. L'Egitto è un grande Paese, ha storiche relazioni con l'Italia, ha un ruolo molto importante nel Mediterraneo e in Medioriente, ma proprio per questo dobbiamo sapere che, solo se in quel Paese si affermeranno Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, si garantiranno davvero pace e stabilità. Continueremo a seguire l'evolvere della situazione e a chiedere e a sostenere l'impegno del Governo italiano per la libertà e l'incolumità di Zaky, per promuovere e difendere i diritti umani coerentemente ai principi della nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, in questa settimana, che comprende il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, questo mio intervento per ricordare tutti quegli italiani che negli anni drammatici a cavallo del 1945 furono perseguitati, furono torturati, furono uccisi, gettati, in parte anche vivi, nelle cavità disseminate sull'altopiano del Carso, le tristemente note foibe. Un ricordo per tutti quegli italiani che furono perseguitati da altri italiani comunisti e che trovarono riparo anche nelle regioni del sud, come la Calabria. Oggi con orgoglio e commozione vogliamo ricordare questi italiani, vogliamo ricordare a noi stessi e a quest'Aula - è doveroso - che quegli italiani furono perseguitati soltanto perché erano tali, furono perseguitati soltanto perché si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Dobbiamo ricordare che il percorso per una verità piena è ancora di là da venire, e lo dobbiamo fare tutti insieme, soprattutto per i vinti, soprattutto per coloro che fra i martiri delle foibe sono stati dimenticati per decine di anni. Allora oltre ai civili ricordiamo i carabinieri, i poliziotti, i finanzieri, gli uomini della Chiesa meridionali che morirono, ma fra tutti ricordiamo anche tanti uomini, tante donne, ragazzi, ragazze, che qualche anno prima del 1945 fecero una scelta diversa: scelsero un'altra riva del fiume. La scelsero perché credevano profondamente nel loro onore, credevano nell'onore di onorare la patria. Allora, nel 2020 è venuto il momento di considerare quelle persone non morti di serie B ma italiani fra gli italiani. Onore, onore, onore ai martiri delle foibe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Presidente, intervengo in quest'Aula perché sabato 8 febbraio presso la Fiera di Vicenza è accaduto un fatto abbastanza grave, nel senso che associazioni animaliste e ambientaliste hanno chiesto di fare una manifestazione con degli slogan che sono quantomeno imbarazzanti, almeno per quel che riguarda il nostro stato civile. Cioè, questi slogan su questi cartelloni della manifestazione inneggiavano a “cacciatori morti”, definendoli “assassini crepati”, mettendo il numero, e poi nello stesso giorno, sempre queste associazioni, sottoscrivevano una petizione dove volevano mettere i vespasiani sulle tombe di questi cacciatori morti.

Io credo che in questo periodo soprattutto, in cui tanti si sciacquano la bocca di nazismo, di fascismo, di sollevare il problema, proprio in questo caso bisognerebbe intervenire. Noi abbiamo anche interrogato sia il Ministro Costa, dell'Ambiente, sia il Ministro Bonafede, della Giustizia, per evitare che si facesse questa manifestazione, ma ahimè non è stato fatto nulla. Questo ci rammarica molto e ci dispiace, perché i toni andrebbero abbassati. Poi si sta ragionando, si sta parlando di associazioni, quelle ambientaliste e quelle animaliste, che secondo il mio modesto parere sanno poco di cosa parlano. Cioè, gli ambientalisti che non vogliono tagliare neanche un albero, neanche un ramo e fanno sì che la montagna ci stia cadendo addosso perché non viene fatta manutenzione. Dallo stesso canto gli animalisti, che continuano a insistere sul fatto che non bisogna uccidere gli animali, non sapendo che in consanguineità intere specie animali vanno a morire. L'invito che facciamo appunto è che il Governo e anche i Ministri debbano interessarsi di questo, e che le associazioni capiscano che bisogna lasciare gestire i territori, soprattutto quelli montani e quelli fragili, alla gente di montagna e alla gente che li abita e non ai burocrati che abitano centinaia di chilometri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, in questi ultimi anni la ricerca scientifica sulla malattia di Alzheimer ha avuto una significativa accelerazione, e tutto questo noi lo dobbiamo ad una donna, una donna calabrese, che si chiama Amalia Bruni, una scienziata, che è direttrice di un centro di ricerca regionale appunto di neurogenetica a Lamezia Terme. A lei noi dobbiamo il merito di avere individuato, addirittura nel 1995, un gene, che si chiama presenilina, che appunto è molto diffuso nella malattia di Alzheimer. Ed è notizia di questi giorni, purtroppo, che questo suo centro di ricerca rischia di chiudere, e dall'appello che è stato lanciato da questa scienziata calabrese noi abbiamo appreso che presto avrebbe potuto scoprire nuovi farmaci concepiti proprio per combattere l'Alzheimer. È incredibile che una scienziata appunto riesca ad arrivare direttamente alla soluzione del problema, eppure accade che i fondi necessari per la ricerca e per pagare proprio questo suo centro di ricerca, che è pubblico, peraltro, sembra che non arrivino più, tanto da indurre quattro biologhe a trovare lavoro altrove e lasciare il centro. Altre dieci figure professionali, che sono infermieri, informatici, psicologi e assistenti sociali, che lavorano all'interno di questa associazione per la ricerca neurogenetica, hanno ricevuto le lettere di licenziamento, e dal 1° marzo prossimo rimarranno a casa. È quello che accade in Italia purtroppo. Dinanzi a tutto questo io proprio chiedo un immediato intervento del Ministro, e comunico che appunto nelle prossime ore depositerò un'interpellanza urgente sul tema (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, sono settimane che sollecito gli uffici competenti della regione Sardegna e l'assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ad attivarsi con urgenza per l'apertura della sala di emodinamica presso l'ospedale di Lanusei, un'opera costata ben 850 mila euro provenienti da fondi comunitari ma che ad oggi resta ancora chiusa. La triste sorte di quest'opera pubblica è solamente l'ennesimo esempio di una pessima gestione sanitaria che da anni attanaglia la nostra regione. Tre giorni fa, due pazienti cardiopatici, da settimane in sciopero della fame e dei farmaci, stremati hanno ceduto e sono stati ricoverati presso il reparto di cardiologia. Nemmeno questo ha smosso un assessore che, oltre ad aver dimostrato inettitudine, mostra insensibilità di fronte a questa che, da protesta, si sta trasformando in tragedia umana. Porto a conoscenza di quest'Aula che, all'indomani della mia denuncia all'Anac e alla Procura della Repubblica, chi avrebbe dovuto avere il dovere di vigilare e di gestire tale situazione, avendo anche il potere di firma per sbloccarla, probabilmente nel timore di essere coinvolta in un'indagine, ha improvvisamente deciso di chiedere ad ATS Sardegna chiarimenti e spiegazioni sulle spese sostenute per la realizzazione della struttura, come anche sulle procedure di accreditamento del servizio di emodinamica. Quindi coloro che dovrebbero dare risposte fanno domande: siamo al paradosso, Presidente. Le richieste portano la firma della direttrice del servizio qualità e servizi del governo clinico della regione, dottoressa Donatella Garau, la quale è in ritardo di quasi dieci anni nelle sue richieste. Verifiche che andavano effettuate prima di ritrovarsi con un importante servizio sanitario praticamente mai aperto: un indicibile gioco di scaricabarile sulle responsabilità. Confido vivamente che l'Anac e la procura della Repubblica facciano chiarezza su quanto sta accadendo all'ospedale di Lanusei; lo si deve a tutti quei pazienti che, oggi, chiedono con voce forte il rispetto dei loro diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, è con sconcerto che devo segnalare gli assurdi disagi che sono costretti ad affrontare in ambito sanitario gli abitanti di Taranto, soprattutto in quest'ultimo periodo. Come se non bastassero il parziale utilizzo del pronto soccorso del principale nosocomio cittadino interessato da un intervento di ristrutturazione ed il sovraccarico di lavoro a cui è obbligato il personale, adesso, si devono riscontrare anche guasti improvvisi di macchinari utilizzati per importanti esami diagnostici, l'ultimo esempio è fornito dalla strumentazione della risonanza magnetica dell'ospedale Santissima Annunziata che, da alcuni giorni, è praticamente fuori uso. Tale situazione costringe i pazienti che hanno necessità di essere sottoposti a quel particolare accertamento al trasferimento temporaneo a Manduria, centro della provincia jonica a circa 35 chilometri dal capoluogo, dove è disponibile una apparecchiatura di nuova generazione. Un disagio la cui portata se, da un lato, è facilmente intuibile, dall'altro, non può essere assolutamente accettato, alla luce dell'emergenza sanitaria in cui versa la città di Taranto, a causa di un inquinamento ambientale che nessuno è in grado di affrontare e contrastare efficacemente. La speranza, è assurdo, ma è quella a cui dobbiamo purtroppo aggrapparci, è che questa situazione non debba produrre effetti ancora per molto tempo, anche perché, e questo lo si apprende da notizie di stampa, a partire dal prossimo mese, uno dei due macchinari della radioterapia utilizzati nell'altro ospedale di Taranto, il Moscati, dovrà essere fermato in attesa di sostituzione. I responsabili della struttura sanitaria in questione parlano di una criticità che dovrebbe durare quattro o cinque mesi, l'ennesima criticità che la popolazione tarantina non può assolutamente permettersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Come avvenne col blitz del procuratore Nicola Gratteri contro la 'ndrangheta, anche stavolta i media preferiscono non parlare di mafia. Mi riferisco alla notizia delle dichiarazioni del boss di Cosa Nostra, Giuseppe Graviano, in merito ai suoi incontri con Berlusconi mentre era latitante. Questo silenzio è gravissimo, un silenzio che riscontriamo anche in merito ad altri gravi fatti di mafia, pensiamo al processo “Borsellino quater”, che si è concluso in appello a novembre scorso con importanti condanne sulla strage di via D'Amelio e che riscrive una parte importantissima della nostra storia recente. Più in generale, pensiamo ai processi sulle stragi degli anni Novanta sui quali è calato un silenzio tombale. Nella lotta alle mafie l'informazione gioca un ruolo centrale; ferma restando l'inviolabile libertà di stampa, è nostro dovere come politici stigmatizzare questo comportamento e pretendere un'attenzione sempre maggiore alle notizie di mafia e di antimafia. Parlatene sempre, perché la mafia è nemica di tutte le persone perbene, di tutte le economie sane e di tutti gli amministratori, uomini di legge che ogni giorno cercano di fare tutto secondo le regole, rischiando in prima persona la propria vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 14 febbraio 2020 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica. (C. 2325)

La seduta termina alle 16,10.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SILVANA NAPPI (MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL CONTRASTO DEL FENOMENO DELL'ANTIBIOTICO-RESISTENZA)

SILVANA NAPPI (M5S). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico resistenza). Onorevoli colleghi, siamo qui per approvare una mozione sulla resistenza antimicrobica. L'antibiotico che ha salvato, dalla sua scoperta ad oggi, tante vite umane, paradossalmente in questo momento storico, costituisce un serio problema legato all'incapacità di inibire la crescita e la replicazione dei microrganismi determinando infezioni resistenti con l'aumento della mortalità a causa della non risposta al farmaco. La tutela della Salute è riconosciuta dalla nostra Costituzione come fondamentale diritto dell'uomo e interesse della collettività. La salute dunque è un bene preziosissimo che bisogna imparare a conservare e la sua tutela richiede la partecipazione di tutti. Oggi approveremo la mozione sulla resistenza antimicrobica che da tempo è all'attenzione della comunità scientifica e delle Istituzioni. I dati europei ed in particolare quelli italiani descrivono la situazione attuale "allarmante" per cui anche il Governo deve fare la sua parte assumendo impegni per contrastare questo fenomeno.

La Commissione Affari Sociali ha mostrato grande sensibilità nell'approvare una risoluzione congiunta di tutte le forze politiche in Commissione e oggi l'Assemblea è impegnata ad approvare una mozione in Aula, ed io stessa come prima firmataria del gruppo M5S ho depositato una proposta di legge sull'argomento.

Tutte le Istituzioni coinvolte, l'OMS nel 2015, l'Assemblea Onu nel 2016, il Governo italiano attraverso il PNCAR, l'Istituto Superiore di Sanità ed il Parlamento Europeo che nel 2018 ha adottato un Piano d'Azione Europeo, evidenziano che siamo di fronte ad un declino in termini di efficacia degli antibiotici correlato all'uso eccessivo ed improprio degli stessi sia in ambito umano che in quello veterinario.

Pilastri della lotta al fenomeno sono: prevenzione; uso appropriato degli antibiotici; sorveglianza del fenomeno; informazione; ricerca e sviluppo; tutti impegni che ancora oggi non hanno arginato il fenomeno perché non si è intervenuti in maniera armonica e sincronizzata su tutte le categorie interessate, e da tutte le parti del mondo. Nello specifico, la frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata all'uso eccessivo ed improprio degli stessi sia in ambito umano che in quello veterinario, per cui appare evidente che bisogna invertire la tendenza utilizzando questi medicinali in maniera mirata, parsimoniosa e razionale.

In quanto maggiori prescrittori di questi farmaci, i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta diventano punto focale, in grado di migliorare la prescrizione in termini di qualità e quantità della cura, di indirizzare il paziente attraverso percorsi più efficaci ed altresì in grado di assicurare la guarigione dall'infezione, suggerendo caso per caso il ricorso a test di sensibilità come ad esempio l'antibiogramma per garantire la massima appropriatezza prescrittiva.

Anche l'aspetto quantitativo della terapia appare di estrema importanza come richiamato dallo studio ARNA che ribadisce la problematicità legata alle dosi leftover, ovvero alle dosi avanzate che restando dunque nella disponibilità del paziente, vengono magari successivamente riutilizzate arbitrariamente tra i pazienti per sintomi e patologie che meriterebbero altro tipo di prescrizione.

Il problema della resistenza antimicrobica assume rilevanti connotazioni negli ospedali e RSA, dove è importante seguire procedure di disinfezione e sterilizzazione di tutti i macchinari e apparecchiature, informare il personale sanitario delle tecniche di pulizia di tutto ciò che viene in contatto con il paziente, dalla detersione delle mani all'utilizzo di presidi medici in grado di garantire la non trasmissione, da un ricoverato all'altro, di malattie infettive.

I laboratori di microbiologia presenti nelle strutture ospedaliere, anche attraverso test rapidi di sensibilità, giocano un ruolo molto importante in quanto sono in grado di massimizzare una corretta gestione del farmaco antibiotico individuando quello più idoneo ed efficace, e utilizzando in primis quelli di prima scelta e poi quelli di generazioni successive che sono sì più ad ampio spettro ma anche più tossici. La frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata anche al mondo animale e all'acquacoltura a causa dell'abuso di antimicrobici negli allevamenti intensivi dove vengono messi in atto programmi sanitari di gruppo al solo scopo di evitare l'insorgenza di infezioni, ma è altresì legata all'inquinamento della falda acquifera, ove vengono riversati anche residui e liquami infetti dagli ospedali, tutto questo con dirette conseguenze sulla nostra alimentazione e per questo dannose per la salute.

Nei prossimi anni si assisterà all'aumento delle sfide connesse a questo fenomeno con la prospettiva che, se non si porrà rimedio, nel 2050 sarà tra le prime cause di mortalità all'anno.

Per fronteggiare tale emergenza non si può non investire in innovazione e ricerca, al fine di sviluppare metodi di prevenzione, nuovi e più efficaci prodotti, strumenti e dispositivi, nonché terapie innovative e approcci alternativi.

Per questo chiediamo al Governo di rafforzare la sua azione valorizzando la ricerca condotta dagli IRCCS, dai ricercatori del SSN nonché la ricerca indipendente, identificando il tema del controllo dell'antibiotico resistenza come prioritario nell'ambito dei bandi di ricerca.

Gli impegni che oggi chiediamo al Governo sono molteplici ma tutti indispensabili per raggiungere l'obiettivo. E' fondamentale:

1) sviluppare e consolidare la collaborazione a livello dell'Unione Europea;

2) adottare iniziative, di concerto con le regioni, perché venga attuato, su tutto il territorio nazionale, in modo omogeneo, il PNCAR 2017-2020, anche attraverso monitoraggio e controllo da parte del Ministero della Salute e delle proprie Agenzie;

3) prevedere nel prossimo PNCAR un'ampia campagna vaccinale antinfluenzale e anti pneumococcica, per evitare l'uso di antibiotici ad ampio spettro e l'introduzione ed il controllo sulle procedure di disinfezione secondo le normative vigenti, nei luoghi ospedalieri e nelle RSA.

4) garantire, di intesa con le Regioni, un programma nazionale di formazione continua per tutto il personale sanitario volto a favorire le buone pratiche assistenziali e le misure di prevenzione necessarie a limitare il rischio di diffusione delle infezioni ospedaliere ed implementando i programmi di formazione degli operatori sanitari, medici e dei veterinari, con riguardo ai medici di medicina generale e ai pediatri di famiglia, al fine di migliorare l'appropriatezza prescrittiva e di consentire l'individuazione delle terapie più idonee e corrette, prevedendo a tale scopo l'utilizzo di kit diagnostici rapidi;

5) implementare le pratiche di depurazione selettiva delle acque reflue "nere" provenienti da strutture ospedaliere;

6) contrastare la resistenza antimicrobica per limitare la sua comparsa nella zootecnia e nell'acquacoltura con obiettivi misurabili;

7) adottare le iniziative di segnalazione obbligatoria alle autorità sanitarie deputate, per tenere sotto controllo sia i portatori sani che pazienti infetti da microbi ad alta resistenza, promuovendo obiettivi ed indicatori nella valutazione dell'attività svolta dei Direttori Generali delle Aziende sanitarie ospedaliere e locali;

8) promuovere campagne di sensibilizzazione nei luoghi di cura e presso le farmacie miranti alla tutela dei comportamenti corretti e aderenza terapeutica per l'uso degli antimicrobici e all'utilizzo costante delle norme igienico-sanitarie preventive;

9) prevedere, con la collaborazione dell'industria, la possibilità di distribuire antibiotici ai pazienti in confezioni sufficienti e non superiori al periodo di terapia, secondo le indicazioni mediche, anche attraverso l'allestimento di confezioni personalizzate;

10) consolidare attività di raccolta, registrazione, tracciabilità e analisi dei dati provenienti dalle Strutture socio sanitarie H-T, delle Regioni e dell'Osservatorio sull'impiego dei medicinali presso Aifa, al fine di rilevare i cambiamenti nell'uso dei farmaci, confrontandolo con il consumo degli altri Paesi e valutando i dati che emergono con le azioni di lotta alla resistenza antimicrobica; favorire la diffusione dell'informazione sull'uso dei farmaci;

11) avviare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria nonché ad impedire l'illegittima vendita online dei farmaci soggetti a prescrizione medica o veterinaria, informando e sensibilizzando i cittadini, tramite campagne informative, sui rischi connessi a tali acquisti;

12) adottare iniziative per consolidare la raccolta, a livello nazionale, di tutte le prescrizioni di antibiotici e la relativa registrazione in una banca dati con il supporto di un team multi- professionale e multidisciplinare;

13) incentivare le buone pratiche nella Pubblica Amministrazione dei cosiddetti "Appalti verdi" e garantire iniziative adeguate per un corretto smaltimento dei medicinali, a tutela dell'ambiente, delle acque reflue, quale fattore importante per contrastare la comparsa della resistenza antimicrobica;

14) attuare il monitoraggio delle pratiche zootecniche e agricole, a promuovere campagne di sensibilizzazione e di informazione nelle comunità dove si pratica allevamento e acquacoltura con attenzione ai problemi che possono essere causati alla sicurezza alimentare e alla salute pubblica;

15) favorire il monitoraggio sulla raccolta dei dati e l'analisi dell'impatto della resistenza antimicrobica sulle risorse idriche e sull'ecosistema acquatico, implementando un approccio strategico e integrato in conformità con la direttiva quadro sulle acque;

16) attuare il monitoraggio delle pratiche zootecniche per l'agricoltura e l'industria alimentare, la prevenzione delle infezioni, l'educazione sanitaria, le misure di biosicurezza, i programmi di screening attivo;

17) prestare la massima attenzione all'impatto dei medicinali sull'ambiente, sugli animali e sull'uomo minimizzando e prevenendo l'inquinamento da farmaci, secondo i principi della eco farmacovigilanza.

La resistenza antibiotica dunque è una minaccia grave e concreta alla salute globale e di conseguenza non deve essere sottovalutata; la prevenzione e il controllo delle infezioni rappresentano una priorità nel nostro Paese, per cui le istituzioni dovranno cooperare per modificare i comportamenti di tutte le parti coinvolte: medici, pazienti, consumatori e allevatori, e solo attraverso la collaborazione di tutte le parti interessate si potranno raggiungere gli obiettivi prefissi.

Per questo con grande soddisfazione e a nome di tutto il Movimento 5 Stelle dichiaro voto favorevole alla mozione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Marco Di Maio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 9 i deputati Mandelli e De Lorenzis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-22 n.f. rif. 487 487 0 244 487 0 59 Appr.
2 Nominale Moz. Molinari e a. 1-327 rif. 490 490 0 246 490 0 59 Appr.
3 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-328 rif. 489 489 0 245 489 0 59 Appr.
4 Nominale Moz. Carnevali e a. 1-329 497 497 0 249 497 0 59 Appr.
5 Nominale Moz. Meloni e a. 1-319 u.n.f. rif. 492 492 0 247 492 0 56 Appr.
6 Nominale Moz. Molinari e a. 1-324 - I p. 490 490 0 246 490 0 56 Appr.
7 Nominale Moz. Molinari e a. 1-324 - II p. 493 493 0 247 223 270 56 Resp.
8 Nominale Moz. Russo P. e a. 1-325 492 492 0 247 492 0 56 Appr.
9 Nominale Moz. Incerti e a. 1-326 483 483 0 242 483 0 56 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.