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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 301 di venerdì 7 febbraio 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 febbraio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Maria, Del Barba, Grimoldi, Liuni, Napoli e Ribolla sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha proceduto in data 6 febbraio 2020 alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, la deputata Carla Ruocco; vicepresidenti, il senatore Luciano D'Alfonso e il deputato Felice Maurizio D'Ettore; segretari, i deputati Bruno Tabacci e Tommaso Foti.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la Comunità “Il Forteto” ha proceduto, in data 6 febbraio 2020, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, la senatrice Angela Anna Bruna Piarulli; vicepresidenti, la deputata Lucia Ciampi e il senatore Manuel Vescovi; segretarie, le senatrici Fiammetta Modena e Caterina Biti.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 6 febbraio 2020, la Presidente del Senato, a seguito delle dimissioni della senatrice Laura Garavini da componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha chiamato a far parte della Commissione stessa la senatrice Assuntela Messina.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito allo stato di attuazione dei previsti interventi di ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie pubbliche ubicate a Taranto e in taluni comuni della provincia - n. 2-00629)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Vianello ed altri n. 2-00629 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Vianello se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIOVANNI VIANELLO (M5S). Sì, grazie, Presidente, illustrerò brevemente questa mia interpellanza. Trattasi del decreto-legge n. 243 del dicembre 2016, con cui lo Stato italiano, attraverso il Ministero della salute, ha stanziato per l'anno 2017 ben 50 milioni di euro e per l'anno 2018 altri 20 milioni di euro, quindi, per un totale di 70 milioni di euro, per il potenziamento dell'offerta sanitaria nell'area di crisi ambientale di Taranto, che ricomprende, appunto, i comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Montemesola e Massafra. In questo contesto - sono ben note le vicende tarantine dovute all'imponente polo industriale e a un sistema di smaltimento dei rifiuti che non ha pari in altre parti d'Italia, con i relativi problemi soprattutto dal punto di vista epidemiologico - questo stanziamento di risorse affidate dal Ministero alla regione Puglia, per il tramite dell'ASL di Taranto, mira proprio a concretizzare due obiettivi: il primo è quello di prevenzione, cioè di migliorare sicuramente la prevenzione; il secondo è quello di rinforzare le strutture sanitarie in quest'area, con particolare riferimento all'ospedale Moscati di Taranto, in senso oncologico, prevedendo anche l'acquisto di strumentazioni e di macchinari che, paradossalmente, a Taranto sono mancati per tantissimi anni.

Allora, in merito, appunto, a questi obiettivi, che sono stati comunque concordati dalla regione Puglia e dal Ministero, vorremmo sapere qual è lo stato di avanzamento della spesa e per il raggiungimento di questi obiettivi che ho poc'anzi enunciato.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole Vianello e gli altri firmatari; intanto, voglio rassicurare che il Ministero ha ben presente ed è molto sensibile a questo tema. Chiedo la possibilità, poi, di depositare alcuni dati, che non leggerò - se anche per lei va bene, onorevole Vianello - perché ci sono molti numeri e quindi cercherò di renderne chiaro nella risposta il contenuto, senza però enumerare uno per uno questi dati. Come l'interpellanza parlamentare che stiamo esaminando ricorda, il decreto-legge del 29 dicembre 2016, n. 243, convertito dalla legge del 27 febbraio 2017, n. 18, ha disposto che una quota pari a 50 milioni di euro per il 2017 e a 20 milioni di euro per il 2018 venga versata all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnata al Ministero della salute e, successivamente, trasferita alla regione Puglia, proprio per la realizzazione del progetto che è stato ricordato, che è esattamente indirizzato all'acquisizione dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione di interventi di ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche che sono nei comuni di Taranto,

Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola, avvalendosi in via esclusiva della Consip, nonché alla conseguente necessaria formazione e, ovviamente, aggiornamento professionale del personale sanitario che dovrà utilizzare queste strumentazioni.

Con decreto del direttore generale della direzione della programmazione sanitaria del Ministero della salute del 29 dicembre 2017 - quindi, in modo tempestivo -, decreto che è stato registrato alla Corte dei conti il 14 febbraio 2018, è stato approvato il relativo progetto presentato dalla regione Puglia e positivamente valutato dall'Istituto superiore della sanità e dal tavolo istituzionale permanente che ha sede presso il Ministero per l'area di Taranto, come previsto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 243 del 2016.

Questo progetto prevede una serie di interventi principali presso l'ospedale Moscati di Statte, quale centro di riferimento per le patologie oncologiche del tarantino. Sono ricompresi in questo il rinnovamento delle sale operatorie di tipo integrato, la chirurgia robotica, il rinnovamento della radiologia, con una nuova risonanza magnetica, una nuova TAC e una sala per la radiologia interventistica, il potenziamento della radioterapia, con il rinnovamento della strumentazione e sviluppo della radioterapia intraoperatoria, la realizzazione di una piastra endoscopica.

Il 27 febbraio 2018, è stato sottoscritto il protocollo di intesa tra il Ministero della salute e la regione Puglia, proprio per disciplinare gli aspetti operativi, i tempi e le modalità di erogazione delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione del progetto. Il 19 aprile 2018, la regione Puglia ha comunicato al Ministero della salute l'avvio del progetto, come previsto dal protocollo d'intesa. La regione, con una deliberazione della giunta del 24 aprile 2018 - si tratta della n. 656 - ha provveduto a ratificare il protocollo d'intesa sottoscritto il 27 febbraio 2018 con il Ministero della salute e a individuare le aziende sanitarie di Taranto come soggetto attuatore. Il relativo documento disciplinare tra la regione e l'ASL di Taranto è stato sottoscritto il 18 maggio 2018. Con una nota del 5 agosto 2019, la regione ha trasmesso al Ministero della salute la prima rendicontazione, unitamente alla relazione periodica. Con una nota del 22 gennaio 2020, la regione ha presentato al Ministero della salute, in base all'articolo 2, comma 2, del protocollo d'intesa, l'istanza di proroga dei termini per 12 mesi, a decorrere dal 23 marzo 2020, allegando il cronoprogramma aggiornato e la relazione argomentativa delle ragioni tecniche o procedurali del ritardo.

In sintesi, la regione Puglia ha segnalato che trattandosi, in molti casi, di appalti misti, ex articolo 28 del codice degli appalti, con prevalenza delle forniture rispetto ai lavori, ove possibile si è optato per la formula “chiavi in mano”, che prevede l'affidamento congiunto della progettazione esecutiva dei lavori, dell'esecuzione degli stessi, della fornitura e del contratto di manutenzione in quanto inscindibili, vista la rilevanza della componente tecnologica; ne è scaturito un cronoprogramma molto fitto, la cui concreta attuazione ha richiesto tempi più lunghi di quelli stimati, a causa di una molteplicità di fattori.

In particolare, la regione ha evidenziato, tra i fattori di rallentamento delle procedure il fatto che si tratta di interventi invasivi in strutture ospedaliere in esercizio, per cui deve essere garantita la continuità delle attività sanitarie, nonché di interventi a carattere altamente tecnologico. Tutto questo comporta - scrive appunto la regione - una non sempre prevedibile risposta del mercato, oltre che attività tecniche e adempimenti più onerosi rispetto alle procedure di gara per le acquisizioni ordinarie.

Con la successiva nota del 31 gennaio 2020, la regione ha trasmesso al Ministero della Salute la seconda rendicontazione unitamente alla relazione annuale sullo stato di attuazione del progetto. Per le motivazioni esplicitate nella menzionata relazione allegata all'istanza di proroga, la ASL di Taranto ha articolato il progetto in dieci linee di intervento, previste nel protocollo, che si sviluppano in 18 procedure di gara.

Allo stato attuale, questo Ministero sta effettuando la valutazione, anche attraverso un'interlocuzione costante con la regione Puglia, delle modalità di rendicontazione delle spese sostenute per la procedura di gara numero 11, che afferisce alla linea di intervento 01, cioè radioterapia, come definite all'interno della relazione annuale relativa allo stato di attuazione, mentre è in corso la procedura di formalizzazione dell'assenso ministeriale alla richiesta di proroga termini avanzata dalla regione con la nota citata del 22 gennaio 2020.

Di seguito - e qui ci sono i numeri e i dati che le dicevo - sintetizzo le dieci linee di progetto previste dal protocollo tra il Ministero della Salute e la regione Puglia: la radioterapia, appunto, la n. 1, la radiologia, n. 2, la n. 3, endoscopia, n. 4, comparto operatorio, n. 5, sale operatorie urologia, n. 6, sale operatorie ginecologia, n. 7, sale operatorie generale, n. 8, medicina nucleare, n. 9 varie, n. 10, T.I.P.O. Il totale per una somma complessiva di poco superiore a 50 milioni, 50.714.752, ai quali si aggiungono la manutenzione per un valore complessivo di 18.361.901 euro.

In merito alla tematica in esame, il Dipartimento per la promozione della salute, del benessere sociale e dello sport per tutti della regione Puglia ha inteso precisare che, allo stato di avanzamento attuale, sono state avviate 9 delle 18 procedure di gara previste, e nello specifico sono state avviate quelle identificate con i nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 11 e 14.

Sono state avviate otto delle dieci linee di intervento previste dal protocollo, cioè la radioterapia, a cui afferiscono le procedure nn. 4, 5 e 11, la radiologia, a cui afferiscono le procedure nn. 3 e 14, l'endoscopia, a cui afferisce la gara 2, il comparto operatorio, sale operatorie urologia, sale operatorie ginecologia, sale operatorie generale, alle quali afferisce la gara n. 1, medicina nucleare, a cui afferiscono le procedure nn. 6 e 7.

In particolare, riguardo agli obiettivi 1 e 2 espressamente richiesti dalla vostra dall'interpellanza, sua e degli altri firmatari, la regione ha fornito le seguenti precisazioni.

Per la radioterapia, la procedura per la fornitura e installazione di un tomografo assiale computerizzato per radioterapia oncologica presso l'Ospedale Moscati; importo a base d'asta con IVA per un totale di euro 767.404. La gara, indetta il 12 febbraio 2019, con scadenza della presentazione di offerte al 1° luglio 2019, è andata deserta. A seguito di procedura negoziata ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016, la gara è stata aggiudicata con delibera n. 2835 del 14 novembre 2019 ed è in corso la stipula del contratto.

Poi fornitura e installazione di due acceleratori lineari presso l'Ospedale Moscati. La gara è stata aggiudicata il 26 luglio 2019, contratto stipulato il 2 ottobre 2019, progetto esecutivo validato il 30 gennaio 2020. Avvio dei lavori previsto dopo l'avvio in esercizio della tomoterapia, al fine di non interrompere le attività sanitarie della radioterapia.

Affidamento di una tomoterapia presso il Presidio Ospedaliero Centrale di Taranto. Contratto stipulato il 16 maggio 2019, anticipo di importo liquidato il 16 luglio 2019. Ultimate le opere di realizzazione in cemento armato del nuovo bunker e realizzati gli impianti di condizionamento a servizio della radioterapia. Sono in corso tutte le opere edili interne di allestimento del bunker. La fornitura della macchina è prevista tra due mesi, avvio presunto delle attività sanitarie tra tre mesi.

Affidamento di una brachiterapia presso l'Ospedale Centrale di Taranto per un importo di 307.440 euro, è già stata avviata la predisposizione degli atti di gara di gara.

Al punto 2, la radiologia. Affidamento della fornitura e installazione di un tomografo. La gara è stata indetta il 24 luglio 2019 e la scadenza della prima fase di gara è all'inizio dell'aprile 2020. Fornitura di due sistemi per biopsia mammaria e di un sistema di navigazione sotto guida radiologica per noduli polmonari presso l'Ospedale di Taranto; è stata avviata la predisposizione degli atti di gara.

Affidamento di fornitura e installazione di un tomografo a risonanza magnetica presso l'Ospedale Moscati: anche in questo caso è stata avviata la predisposizione degli atti di gara. Affidamento di fornitura e installazione di tre mammografi con tomosintesi presso l'Ospedale Centrale di Taranto e due mammografi acquisiti mediante adesione all'accordo quadro Consip del febbraio 2018. Il primo è stato installato e collaudato, il secondo collaudato il 29 novembre 2019. Per il terzo si prevede, invece, di accedere a una nuova gara Consip.

Infine, affidamento di fornitura e installazione di una diagnostica telecomandata con teleradiografo presso l'Ospedale Moscati di Statte: è stata avviata la predisposizione degli atti di gara.

PRESIDENTE. L'onorevole Vianello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIOVANNI VIANELLO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio innanzitutto il sottosegretario Zampa per la puntuale ricostruzione che è andata a illustrarci, siccome l'argomento è estremamente importante.

Sicuramente la ricostruzione fatta dal Ministero della Salute ci soddisfa per l'illustrazione, per le puntuali informazioni fornite, di cui poi potremo vedere anche i dettagli, tuttavia non sono soddisfatto non della risposta, ma dalla regione Puglia, perché non è possibile che, a oltre tre anni dallo stanziamento di queste cifre, che sono estremamente importanti per la città di Taranto, siamo ancora in molti casi a richieste di proroghe o ancora ad aspettare in alcuni casi, come poc'anzi illustrato dal sottosegretario, l'avvio dei bandi di gara per alcune di queste fondamentali opere. Stiamo parlando, ovviamente, di una zona, un'area che è meravigliosa per quello che ci dice la storia e la natura, ma è tristemente nota per quello che, purtroppo, le attività industriali hanno causato.

Dopo dodici decreti-legge per l'industria ci troviamo, invece, nella condizione di queste gravissime mancanze, con l'ospedale Moscati, ma anche il Santissima Annunziata, dove quasi ogni giorno assistiamo alla disperazione di cittadini, che addirittura al pronto soccorso non riescono ad avere un servizio all'altezza, e non a causa certo del personale, che si fa veramente in quattro per poter dare e garantire il massimo, ma non è sufficiente.

A Taranto, paradossalmente, mentre vengono investiti miliardi per le industrie, per i sistemi di smaltimento dei rifiuti, per gli inceneritori, noi abbiamo, purtroppo, un'offerta sanitaria che è carente, fortemente carente. Basti ricordare, ad esempio, la storia del reparto oncologico pediatrico, che non era previsto neanche dalla regione Puglia: sono stati proprio i cittadini a insistere tramite una colletta, per cui dobbiamo anche ringraziare la bravissima Nadia Toffa, che non dimenticheremo mai a Taranto, che ha dato risonanza per l'acquisto delle magliette per finanziare l'istituzione di un reparto oncologico.

Un reparto oncologico che, tra mille difficoltà, sta andando davanti. Per l'impegno, veramente, ringrazio sia il primario che tutti quanti medici e gli infermieri, che lavorano lì, in una situazione che dovrebbe davvero essere maggiormente osservata, da parte delle istituzioni regionali, ma anche da parte statale.

Non è l'unico reparto ovviamente che ha necessità di questa maggiore osservazione. Abbiamo, ad esempio, il problema che manca un reparto chirurgico pediatrico, per cui i bambini che vengono d'urgenza ricoverati in questo reparto, in caso, appunto, di chirurgia, devono essere spostati in altre città, addirittura a Brindisi, a Lecce, a Bari per fare delle operazioni estremamente importanti.

Abbiamo tantissimi problemi, per cui io invito tutti quanti a venire a Taranto, non solo per guardare le industrie, ma per vedere proprio a livello sanitario qual è la situazione e l'offerta sanitaria. Non è possibile. Stiamo subendo, a causa ovviamente del Piano di riordino della regione Puglia, anche delle chiusure dei pronto soccorsi, ospedali, ridimensionamento del “San Marco” di Grottaglie, ad esempio, ma abbiamo anche Castellaneta, Manduria. Insomma, è tutto il comparto, dove si dovrebbe insistere per dare un'offerta sanitaria all'altezza di un Paese civile. Invece, ci troviamo ad avere, non solo il danno causato da industrie e da impianti di rifiuti di entità enorme, ma contestualmente anche la beffa di non poter avere un servizio sanitario all'altezza. È un'altra tragedia, perché molti tarantini, molte persone, non solo tarantini - perché ricordiamo è l'area di crisi ambientale dove c'è anche Statte, Massafra, Montemesola, Crispiano - sono costretti ai cosiddetti viaggi della speranza, andando in zone a nord Italia o all'estero, per cercare di trovare un'offerta sanitaria e potersi curare. Questo non è possibile.

Non è possibile, sottosegretario, per questo il mio invito. Ovviamente noi, il MoVimento 5 Stelle, ma penso tutte le istituzioni, devono fare fronte comune per risolverlo il prima possibile, perché la salute non può sottostare a delle logiche, che possono essere industriali o del PIL, ma soprattutto non può avere questo tipo di offerta, perché è disumano, diventa disumano.

Rendermi conto, renderci conto, grazie alla puntuale ricostruzione che il Ministero della salute ha fatto, che la regione Puglia è fortemente indietro e chiede nuove proroghe su questi soldi stanziati, ormai da oltre tre anni, ci lascia veramente sconcertati. Chiedo con forza che venga tenuto sotto osservazione questo tipo di procedimento, ancor di più di come già la normale prassi prevede, perché a Taranto lo Stato italiano deve tantissimo.

(Iniziative volte a promuovere campagne di informazione, prevenzione e sensibilizzazione dei giovani sui rischi connessi all'utilizzo delle apparecchiature abbronzanti, in relazione alla diffusione del melanoma cutaneo, prevedendo altresì un adeguato sistema di controlli e sanzioni - n. 2-00594)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ianaro ed altri n. 2-00594 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Ianaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Lo scopo di questa interpellanza è quello di promuovere campagne di informazione sulla pericolosità per la salute, specie dei più giovani, insita nell'utilizzo delle apparecchiature abbronzanti, nonché la previsione di un regime sanzionatorio, in caso di violazione del divieto di utilizzo delle stesse da parte di soggetti minori.

Il melanoma cutaneo è un tumore maligno, che origina dalle cellule che producono la melanina, dette melanociti. Negli ultimi vent'anni la sua incidenza è aumentata del 4 per cento in entrambi i sessi, tanto da registrare nel 2016 in Italia 2028 decessi, pari all'1 per cento dei decessi per tumori in entrambi i sessi.

Secondo i dati contenuti nel volume “I numeri del cancro in Italia”, pubblicato nel 2019, grazie alla collaborazione tra AIOM (Associazione italiana di oncologia medica) e Airtum (Associazione italiana registro tumori), nel 2019 sono attesi nel nostro Paese 12.300 nuovi casi di melanoma cutaneo, 6.700 tra gli uomini e 5.699 tra le donne.

Si tratta di uno dei principali tumori che insorge in età giovanile. In Italia, in termini di incidenza, esso costituisce il secondo tumore più frequente, nei maschi di età inferiore ai cinquant'anni, e il terzo, sempre in termini di frequenza, nelle donne sotto i cinquant'anni.

Se si traducessero i suddetti dati in percentuale, risulterebbe che il melanoma rappresenta il 9 per cento dei tumori giovanili negli uomini e il 7 per cento nelle donne.

L'insorgenza del melanoma cutaneo dipende da molteplici fattori: genetici, stenotipici, ambientali o anche da una loro combinazione. Tra i fattori di rischio ambientali responsabili della sua insorgenza, il più importante si rinviene nell'esposizione ai raggi ultravioletti, sia relativamente alle dosi assorbite e al tipo di esposizione che in rapporto all'età, essendo a maggior rischio l'età infantile e adolescenziale. Tra le fonti di raggi UV rientrano anche le lampade abbronzanti e, da numerosi studi condotti, si evince un significativo aumento del rischio di melanoma nei soggetti che fanno uso di lampade o lettini solari per l'abbronzatura, laddove il rischio è marcatamente più alto nei soggetti di età inferiore ai trent'anni.

La IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) conferma questo assunto, classificando l'uso di queste apparecchiature come cancerogeno per l'uomo e responsabile di un aumento del 75 per cento del rischio di melanoma tra coloro che ne fanno uso, se in età inferiore ai 35 anni. È da rilevare, infatti, che l'intensità degli ultravioletti artificiali è di ben 12-15 volte superiore all'esposizione solare naturale.

In Italia l'uso di apparecchiature abbronzanti a raggi ultravioletti è disciplinato dal decreto 12 maggio 2011, n. 110. Tale regolamento determina le caratteristiche tecnico-dinamiche e le modalità di esercizio e di applicazione e le cautele d'uso degli apparecchi richiamati dalla legge. In particolare, la scheda tecnico-informativa n. 7, nel disciplinare le apparecchiature abbronzanti, ossia le lampade abbronzanti UV-A e le lampade di quarzo con applicazioni combinate o indipendenti di raggi ultravioletti e infrarossi, ne indica espressamente il divieto di utilizzo ai minori di 18 anni, alle donne incinte, ai soggetti che soffrono o hanno sofferto di neoplasie della cute, nonché a coloro che non si abbronzano o che si scottano facilmente in seguito all'esposizione solare.

Tuttavia, la normativa citata non determina una sanzione specifica per i centri che, contrariamente a quanto stabilito, violano la disposizione sul divieto di utilizzo delle lampade abbronzanti da parte dei soggetti di età inferiore ai 18 anni, demandando l'effettiva portata della sanzione amministrativa alla normativa locale. Il controllo sulle disposizioni dei centri estetici è, infatti, in seno agli enti locali, nello specifico alle ASL.

La legislazione italiana si discosta, in questo, dalle normative vigenti negli altri Paesi europei. Ad esempio, in Francia, il legislatore, con la legge n. 41 del 2016, ha previsto apposite sanzioni, tanto in caso di inosservanza del divieto dell'utilizzo delle apparecchiature citate da parte dei minori, per il quale la sanzione consiste in un'ammenda di 7.500 euro, tanto nei casi di recidiva entro cinque anni per il medesimo reato (ammenda di euro 15 mila e un anno e mezzo di reclusione) e di mancato rispetto dei divieti relativi alle pratiche commerciali (ammenda di euro 100 mila). La legislazione francese vieta qualunque pratica commerciale volta a promuovere tariffe promozionali, relativamente all'uso delle apparecchiature abbronzanti, nonché la pubblicizzazione di prodotti afferenti.

La pericolosità per la salute insita nell'utilizzo delle lampade abbronzanti dovrebbe indurre a migliorare il livello di consapevolezza dei cittadini sui rischi che ne derivano, specie tra le fasce di popolazione più giovani, e sulla correlazione tra l'utilizzo degli ultravioletti artificiali e l'insorgere di una delle neoplasie che ha fatto registrare i più alti tassi di crescita negli ultimi anni.

Alla luce di queste considerazioni, domando alla sottosegretaria Zampa se il Governo intenda adottare iniziative per promuovere campagne di informazione, di prevenzione e di sensibilizzazione dei giovani sui rischi connessi all'utilizzo delle apparecchiature abbronzanti, introducendo l'obbligo di pubblicità dei suddetti rischi.

Domando, inoltre, se non ritenga opportuno intraprendere iniziative finalizzate a dotare l'ordinamento nazionale di un sistema di controlli accurati sul rispetto dei divieti sanciti nella legislazione vigente, insieme alla prevenzione di un regime sanzionatorio in caso di violazione del divieto di utilizzo da parte dei soggetti minorenni.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Grazie, onorevole Ianaro, per la sua così puntuale e preoccupata interpellanza, che tocca un tema oggettivamente di grande importanza. L'incidenza del melanoma cutaneo, infatti, è costantemente in crescita ed è cresciuta negli anni in relazione all'aumento dell'esposizione alle radiazioni ultraviolette, UV, principalmente di origine solare e anche all'incremento, ovviamente e inevitabilmente, della vita media.

I dati che lei riporta nel testo della sua interpellanza, concernenti la previsione di incidenza di nuovi casi di melanoma della cute, sono ottenuti dalla più recente edizione del rapporto annuale “I numeri del cancro in Italia” dell'Associazione italiana di oncologia medica, quindi di un'autorevole fonte, realizzato in collaborazione con l'Associazione italiana dei registri tumori. Questo rapporto, anche per la sua autorevolezza, per l'autorevolezza delle sue fonti, costituisce una delle fonti più attendibili sull'epidemiologia dei tumori maggiormente riscontrati nella popolazione italiana. L'International Agency for cancer research dell'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato la radiazione ultravioletta e i dispositivi per l'abbronzatura artificiale come cancerogeni. Dati di letteratura indicano che l'effetto che favorisce lo sviluppo di melanoma cutaneo è maggiormente evidente nel gruppo di esposti con età inferiore a trenta anni. Una recente pubblicazione ha valutato l'effetto dell'esposizione a radiazione ultravioletta erogata da strumenti per l'abbronzatura e dalla luce solare in Francia, evidenziando che, pur essendo in causa in maniera preponderante l'esposizione solare, l'1,5 per cento dei melanomi nell'uomo e il 4,6 per cento nella donna sono attribuibili all'esposizione mediante apparecchi per l'abbronzatura.

Non ci sono chiare evidenze che la diversa composizione nella frazione a minore UVB o maggiore UVA, lunghezza d'onda, modifichi il potere cancerogeno della radiazione ultravioletta emessa dai lettini solari. Gli effetti negativi sulla salute associati all'uso del lettino solare sono documentati: cancro, scottature solari, invecchiamento cutaneo accelerato, infiammazione degli occhi e immunosoppressione transitoria sono tutti associati all'uso del lettino. L'incidenza del cancro della pelle che è causata dall'esposizione ai raggi ultravioletti è aumentata drammaticamente negli ultimi decenni e, anche se l'esposizione al sole naturale rappresenta la maggior parte dei casi, l'uso del lettino è responsabile di un numero crescente di tumori della pelle. L'abbronzatura artificiale induce un danno del DNA nelle cellule della pelle simile a quello indotto dall'esposizione ai raggi ultravioletti solari (questo ci insegna la letteratura). Il danno al DNA può verificarsi anche con dosi ultraviolette troppo basse per causare scottature solari e il rischio di cancro della pelle aumenta a ogni esposizione.

Il rilievo che l'incidenza dei tumori della pelle è in costante aumento mentre la mortalità è sostanzialmente stabile, oltre a deporre per una buona qualità del sistema di cura, consente di svolgere una riflessione sugli effetti positivi dell'attività di prevenzione. Nella prevenzione dei tumori della cute, in particolare di quelli non melanomatosi, sono fondamentali gli stili di vita degli individui, soprattutto per il già ricordato ruolo dell'esposizione alle radiazioni solari ma anche sull'abitudine all'uso di raggi ultravioletti a scopo abbronzante. È evidente l'importanza della promozione di azioni educative e informative volte alla diffusione di accorgimenti e attenzioni, anche semplici ma fondamentali, per la prevenzione di questi tumori per la persona e la sua famiglia.

Il Ministero della Salute sostiene una serie di iniziative d'informazione e prevenzione sull'intero territorio nazionale che consentono di effettuare screening e consulenze gratuite rivolti ad adulti, giovani e bambini, che ricomprendono le visite dermatologiche per prevenire il melanoma e altre malattie della pelle. Le campagne di sanità pubblica sono più efficaci se indirizzate verso i gruppi maggiormente colpiti dal danno in questione. Nel caso dell'abbronzatura artificiale le campagne sono state spesso dirette verso le donne e le fasce di età più giovani, che, come abbiamo visto, sono le più colpite e che hanno maggiori probabilità, appunto, di utilizzare i lettini abbronzanti.

Alcuni Paesi, ad esempio Canada, Danimarca e Stati Uniti d'America, hanno utilizzato efficacemente i social media per raggiungere i giovani. Una campagna di sensibilizzazione pubblica in Danimarca è stata seguita da una marcata riduzione dell'uso dei lettini. Uno studio italiano ha dimostrato che l'uso del lettino da sole da parte dei genitori ha influenzato il desiderio degli adolescenti di utilizzare un lettino più che la partecipazione a interventi educativi, evidenziando l'importanza degli interventi educativi che coinvolgono le famiglie. Le esperienze hanno dimostrato che la consulenza di medici generici e pediatri può comportare moderatamente un cambio nel comportamento dei giovani. Date le forti prove che collegano l'uso del lettino solare e il rischio di cancro della pelle, alcuni Paesi hanno implementato un divieto assoluto dell'uso del lettino solare per scopi cosmetici. Laddove i Governi scelgono di vietare i lettini, l'educazione pubblica e la forte applicazione del divieto devono far parte del pacchetto di interventi.

È necessario, inoltre, prendere in considerazione le conseguenze indesiderate, tra cui un aumento delle vendite di dispositivi domestici e l'uso di servizi di abbronzatura non sorvegliati. Per quanto riguarda l'espletamento dei controlli circa il rispetto della normativa in vigore, ricordo che i carabinieri dei Nuclei antisofisticazioni e sanità, i NAS, tra le varie materie di competenza svolgono attività di controllo presso centri estetici e riguardo alle attività di estetista, al fine di verificare l'idoneità delle strutture, quindi di verificare le autorizzazioni e i requisiti igienico-strutturali, il processo dei titoli abilitativi del personale operante, la sicurezza nei luoghi di lavoro, l'adeguatezza dei sistemi antincendio, la corretta applicazione della normativa sul fumo, la corretta detenzione e il regolare funzionamento delle apparecchiature estetiche nonché la conformità dei cosmetici utilizzati e posti in vendita.

Nell'ambito dei controlli condotti nel biennio 2018-2019, sono state effettuate 565 ispezioni. Tali interventi hanno determinato l'accertamento di irregolarità in 125 obiettivi, pari al 22 per cento di quelli controllati, contestando principalmente violazioni connesse all'esercizio abusivo di attività medica in assenza di titoli professionali, l'esercizio di attività di estetista in mancanza della nomina e della presenza del responsabile tecnico o in assenza del personale qualificato, strutture prive di autorizzazione e in locali con carenze igienico-strutturali e impiantistiche - leggi regionali e comunali ovviamente - e complessivamente sono state riscontrate 238 violazioni penali e amministrative e contestate sanzioni per un totale di circa 113 mila euro. Nei casi accertati di attivazione di centri estetici privi delle necessarie autorizzazioni, i carabinieri del NAS hanno proceduto anche al sequestro di attrezzature, tra cui cabine doccia-solare, lampade solari nonché apparecchiature abbronzanti prive delle periodiche revisioni. Nel periodo in esame risulta agli atti un solo episodio di lesioni personali denunciate da un utente di un centro estetico a causa dell'utilizzo di una doccia solare integrale. In questo caso gli accertamenti dei NAS hanno appurato l'omessa revisione tecnica periodica dell'attrezzatura da parte del personale qualificato così come contemplato. Il legale responsabile del centro estetico è stato deferito alla competente procura della Repubblica di Genova.

Per completezza, voglio aggiungere che il Ministero dello Sviluppo economico ha precisato che, nell'eventualità dell'attivazione di campagne informative focalizzate sui rischi derivanti dai macchinari abbronzanti, potrebbe partecipare, ricorrendo all'utilizzo dei fondi appositamente destinati, ai sensi dell'articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, per consentire l'acquisizione da parte dei consumatori di una maggiore consapevolezza circa i loro diritti, nonché degli strumenti di tutela che sono a loro disposizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Ianaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELA IANARO (M5S). Presidente, sì, ringrazio la sottosegretaria Zampa, sempre puntuale, precisa, attenta e sensibile alle problematiche che riguardano la salute. Questo argomento mi sta particolarmente a cuore, al di là del mio ruolo di parlamentare, di politico, di madre, ma soprattutto di scienziato, in quanto la mia attività di ricerca è concentrata proprio sull'individuazione dei meccanismi che sono alla base dell'insorgenza del melanoma. Che è - ricordiamo - una forma di cancro mortale per la quale, purtroppo, solo negli ultimi anni si sono registrati notevoli passi avanti nel campo della terapia, dell'immunoterapia in particolare, ma che rimane purtroppo ancora, come diciamo in gergo, un unmet need, perché è ancora lunga la strada per individuare la terapia efficace, e quindi non ci rimane altra arma che la prevenzione.

La prevenzione è informazione, è cultura di un'abbronzatura responsabile, di un'abbronzatura che non provochi danni al DNA, come la sottosegretaria ha ricordato, delle cellule che appunto trasformandosi diventano cellule cancerose. È importante altresì che ci sia una partecipazione anche della famiglia, e che ci sia soprattutto una capacità da parte dello Stato di sanzionare non soltanto per le inadempienze relativamente alle normative di buon funzionamento e mantenimento del centro estetico, ma di sorvegliare anche che l'età dei ragazzi non sia inferiore ai 18 anni, come previsto dalla legge. Grazie ancora, sottosegretaria.

(Chiarimenti in merito alla posizione che il Governo intende assumere nell'ambito della definizione dei nuovi rapporti commerciali tra Unione europea e Regno Unito, a salvaguardia dei rapporti commerciali già esistenti fra Italia e Regno Unito - n. 2-00628)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-00628 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Galizia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Presidente, ormai parlare di Brexit non è più un tema, bensì una notizia vera e propria: infatti già dal 1° febbraio il Regno Unito è fuori dall'Unione europea. Ora però si apre una nuova partita, che è quella di andare a discutere quello che sarà il partenariato tra l'Unione europea e il Regno Unito. Negli orientamenti del 23 marzo 2018 il Consiglio europeo aveva ribadito che l'Unione voleva avere un partenariato quanto più stretto possibile con il Regno Unito per il futuro, e soprattutto avere quella che è una cooperazione commerciale ed economica, ma non solo: voleva guardare anche ad altri settori, e in particolare alla lotta al terrorismo, alla criminalità internazionale, come anche alla sicurezza, alla difesa e alla politica estera.

La Commissione europea pertanto lo scorso 3 febbraio, sulla base appunto di questi orientamenti, aveva dichiarato che avrebbe presentato una raccomandazione al Consiglio per l'avvio di un negoziato e di un nuovo partenariato con il Regno Unito, e Barnier aveva presentato una proposta globale di direttive negoziali per le relazioni future con il Regno Unito che verranno discusse il prossimo 25 febbraio con il Consiglio degli affari generali.

Le direttive negoziali globali allegate alla raccomandazione riguardano tutti i settori, come la cooperazione commerciale ed economica, l'applicazione della legge e la cooperazione giudiziaria in materia penale, la politica estera, la sicurezza e la difesa, la partecipazione ai programmi dell'Unione europea in settori tematici di cooperazione, e puntano a realizzare un'area di libero scambio che garantisca zero tariffe, commissioni, oneri dall'effetto equivalente o restrizioni quantitative per tutti i settori, a condizione che siano garantite condizioni di parità attraverso impegni solidi.

Quindi, tutti i dazi e tutte le tasse sulle esportazioni dovrebbero essere vietate, e non ne dovrebbero essere introdotte altre nuove.

L'accordo di scambio così dovrebbe contenere discipline migliorative, anche per tutelare quelli che sono i marchi, le origini controllate e gli standard dell'Unione europea. Barnier, nella linea già nota dell'Unione europea, ha detto che tutto questo è possibile soltanto se, ovviamente, stiamo trattando con un level playing field, ovvero condizioni di parità, quindi senza concorrenza sleale.

Un altro aspetto importante è anche connesso all'accordo sulla pesca, in quanto dovrà essere garantito l'accesso alle acque britanniche per i pescatori dell'Unione europea, e reciprocamente l'accesso alle acque dell'Unione europea per i pescatori britannici, nel quadro del sistema di quota pesca. E infine un altro elemento importante che si richiama in questo accordo è la cooperazione giudiziaria e della sicurezza e il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e altri aspetti legati alla Corte europea di giustizia, quindi per poter affrontare anche quelle che sono le questioni legate alle controversie. Anche Ursula von der Leyen ha sottolineato che i negoziati dovranno essere portati avanti in modo equo e trasparente.

La definizione dei nuovi rapporti commerciali tra il Regno Unito e l'Unione europea potrebbe ispirarsi a due diversi modelli: uno potrebbe essere quello canadese, che è basato sul libero scambio, eliminando quindi tutti i dazi sulle merci; oppure su quello australiano: in questo caso potremmo invece stringere degli accordi particolari solo su alcuni settori, e lasciare il resto invece a quelle che sono le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. Questo non è ancora chiaro, anche perché abbiamo assistito venerdì scorso a due discorsi completamente diversi, quello di Boris Johnson da una parte e quello invece di Barnier dall'altra.

In particolare, a Bruxelles si è capito che non c'è alcuna intenzione di voler chiudere le porte al Regno Unito, anzi; però allo stesso tempo si vuole che il Regno Unito non approfitti di una deregulation incontrollata, che possa creare così una concorrenza sleale con tutti i Paesi dell'Unione europea. Dall'altro lato, però, Londra ci fa capire che preferisce il libero scambio, e non richiede alcun allineamento alle regole e agli standard dell'Unione Europea sulla politica della competizione, i sussidi, la protezione sociale, l'ambiente e nulla di simile: un'affermazione molto seria, intensa, e che ci dà un po' il senso di quella che sarà la gestione della Brexit. Questo potrebbe quindi avere delle forti ripercussioni in quello che è il nostro mercato italiano, soprattutto per quello che riguarda l'export di prodotti agricoli, alimentari e di bevande, di cui noi siamo leader e di cui siamo i principali partner commerciali: in particolare siamo l'ottavo partner commerciale e abbiamo ben 10 miliardi di attivo.

Io le chiedo quindi, sottosegretaria Agea, a fronte delle condizioni espresse in premessa, quali posizioni si intende assumere nelle opportune sedi istituzionali e comunitarie affinché il futuro accordo di free trade tra il Regno Unito e l'Unione europea non pregiudichi il livello dei rapporti commerciali esistenti tra i nostri due Paesi, evitando vantaggi competitivi sleali o distorsivi, in particolare per quanto riguarda la tutela delle indicazioni geografiche nell'agroalimentare; e al contempo riduca al minimo le ricadute economiche di un eventuale drastico divorzio commerciale tra Londra e Bruxelles, conseguente all'adozione di un'eventuale divergenza tra standard delle regole europee.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Agea, ha facoltà di rispondere.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, grazie all'onorevole Galizia e gli altri interpellanti.

In seguito agli esiti elettorali del dicembre scorso, che gli hanno assicurato una solida maggioranza, il Premier Johnson ha gestito le ultime fasi dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. La ratifica dell'accordo di recesso si è conclusa nei tempi dovuti, e la Brexit è avvenuta in maniera ordinata il 31 gennaio 2020.

L'Accordo prevede un periodo transitorio, che si concluderà il prossimo 31 dicembre 2020, e che il Governo inglese ha già dichiarato di non voler prorogare. Durante questo periodo proseguirà l'applicazione del diritto dell'Unione europea al Regno Unito, nonostante l'avvenuta uscita britannica dall'istituzione dell'Unione europea.

Durante la fase di transizione sarà importante per l'Italia tenere alta l'attenzione anche sull'attuazione concreta dell'Accordo di recesso, in particolare in quelle che sono considerate le sue parti più sensibili: i diritti dei cittadini, le disposizioni finanziarie, l'integrità del mercato unico e il Protocollo sull'Irlanda del Nord. La piena attuazione dell'Accordo di recesso è fondamentale per mantenere l'elevato livello di fiducia reciproca necessario e indispensabile a stabilire un nuovo partenariato solido e profondo.

Il 3 febbraio il Premier Johnson ha reso una dichiarazione scritta per il Parlamento, nella quale ha delineato quale sarà la posizione del Governo nei negoziati con l'Unione europea sulle future relazioni. Ha confermato l'intenzione di procedere attraverso una serie di accordi. Come già evidenziato dall'interpellante, il Primo Ministro inglese ha dichiarato di voler confinare il futuro esercizio con Bruxelles alla finalizzazione di un rapporto basato su un accordo di libero scambio (free trade agreement), basato ovviamente sul modello UE-Canada, a cui si aggiungeranno un accordo sulla pesca ed un accordo di cooperazione nel delicato settore della sicurezza interna. A questi potrebbero aggiungersi una serie di altri accordi tecnici su settori come l'aviazione o la cooperazione nucleare civile.

Al contrario, il Regno Unito ha manifestato una ferma opposizione ad allineamenti normativi e a qualunque previsione che implichi una qualche forma di esercizio sulla giurisdizione da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea.

In ogni caso, in ragione delle posizioni sopra espresse e del tempo estremamente ridotto, è presumibile supporre che il negoziato sulle future relazioni si incentrerà sulla definizione di un accordo commerciale sulle competenze esclusive dell'Unione europea sulla pesca e sulla cooperazione di sicurezza, che racchiudono anche le materie in cui l'assenza di un accordo al 1° gennaio 2021 avrebbe gli effetti più nefasti.

Sembrerebbe, invece, probabile un rinvio del negoziato sugli aspetti di competenza concorrente con gli Stati membri, su cui ci sarà bisogno di una ratifica dei Parlamenti nazionali.

In questo contesto, il 3 febbraio la Commissione europea ha presentato la proposta di mandato negoziale per le future relazioni tra UE e Regno Unito. Il negoziatore dell'Unione Europea, Michel Barnier, ha dichiarato di ispirarsi all'obiettivo sostenuto dall'Italia di un accordo “zero tariffe, zero quote, zero dumping”. La base legale di autorizzazione dell'apertura del negoziato è contenuta negli articoli 217 e 218, comma 3, dell'articolo 4 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e nell'articolo 101 del Trattato Euratom.

L'obiettivo è quello di stabilire una nuova partnership, che sia completa e copra tutte le aree di interesse, tra le quali il commercio e la cooperazione economica, la sicurezza e la difesa. La futura partnership dovrebbe poi essere inserita in una più ampia struttura di governance.

In particolare, sul commercio dei beni, il futuro accordo dovrebbe includere regole appropriate di origine, che possano salvaguardare adeguatamente gli Stati membri dell'Unione ed in particolare quelli maggiormente interessati ad un più alto grado di tutela.

Inoltre, gli Stati membri stanno cercando di includere misure anti-dumping e di salvaguardia, così come previsto nell'ambito del Trattato WTO e di perseguire un'assistenza reciproca nella questione relativa all'imposta sul valore aggiunto, al fine di redimere le possibili controversie e di combattere le frodi e le altre attività illegali.

In questo contesto, il Governo italiano sta profondendo il massimo impegno affinché il negoziato sia incentrato sulle priorità strategiche del nostro Paese.

Sul piano interno sta lavorando all'attuazione dell'accordo di recesso attraverso il coordinamento Brexit istituito a Palazzo Chigi. Segnalo, a questo proposito, che l'attuale versione del mandato negoziale per le future relazioni tra UE e Regno Unito tiene già conto delle priorità italiane e rappresenta una base molto buona su cui lavorare in vista del Consiglio affari generali del 25 febbraio prossimo, quando è prevista la sua definitiva adozione. Il Governo è anche impegnato a fornire un'informazione adeguata su ciascuno dei settori interessati dalla Brexit, a sostegno ovviamente dei cittadini e delle imprese.

Nell'ambito del negoziato, l'Italia sostiene e sosterrà l'obiettivo di accordo di libero scambio con il Regno Unito, che però assicuri l'assenza di tariffe e restrizioni quantitative. Oggi il Regno Unito è il quarto sbocco mondiale dell'export italiano, di “food and beverage”, dopo Germania, USA e Francia, con un valore che si aggira intorno ai 3,4 miliardi di euro, trainato da prodotti vitivinicoli, trasformazione di ortaggi, produzioni casearie, industria dolciaria e pasta.

Il nostro Paese considera una priorità il fatto che il partenariato futuro mantenga elevati standard in materia di produzione delle nostre eccellenze, dedicando particolare attenzione agli IGP e indicazioni di origine.

Inoltre, un ulteriore ambito nel quale il Governo porrà particolare attenzione è quello della tutela dei diritti dei circa 700 mila cittadini italiani che vivono oggi nel Regno Unito, come anche quella ovviamente dei cittadini britannici che vivono nel nostro Paese.

In generale, riteniamo che il principio dell'equilibrio tra diritti e obblighi debba improntare l'intero futuro partenariato con Londra, incluso evidentemente l'ambito economico. L'accordo di libero scambio dovrà prevenire qualsiasi forma di concorrenza sleale, grazie a robuste clausole a tutela della parità di condizioni (level playing field) in ambiti quali le tutele sociali e ambientali e gli aiuti di Stato.

Il livello di ambizione delle future relazioni commerciali con il Regno Unito dipenderà inevitabilmente dal livello degli impegni che la controparte accetterà di sottoscrivere e dalla postura che il Regno Unito assumerà in sede negoziale. Dalle prime anticipazioni emerge come il Governo britannico intenda difendere linee negoziali alquanto nette; tra queste: la contrarietà di Londra all'allineamento automatico alle regole UE e alla giurisdizione della Corte di giustizia del Lussemburgo, il pieno controllo sui diritti di pesca e sull'immigrazione, l'intenzione di non voler estendere l'attuale periodo transitorio che prevede l'applicazione del diritto dell'Unione europea al Regno Unito fino al 31 dicembre 2020.

Ovviamente, l'Italia sta operando in sede dell'Unione Europea affinché il futuro accordo di libero scambio, pur non potendo garantire il mantenimento della libera circolazione così come prevista prima della Brexit, preservi un livello consono agli scambi commerciali, minimizzando le possibili frizioni nel primario interesse del nostro Paese e delle nostre imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Galizia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Presidente, ringrazio anche il sottosegretario Agea per l'interesse e l'attenzione che stanno mettendo su questa problematica della Brexit, che vede in difficoltà tutte le nostre aziende del settore agroalimentare, che è un settore trainante della nostra economia. Sono certa che, grazie all'impegno che il Ministero ci sta mettendo, riusciremo ad arrivare alla fine di questo periodo di transizione preparati, perché questo è l'aspetto più importante.

Vedo che non si sta perdendo tempo e questo è un altro aspetto importante, perché arrivare a questa scadenza di fine anno senza un progetto e senza le tutele adeguate potrebbe mettere in ginocchio ancora di più questo settore, come quello dell'agroalimentare e quello agricolo del nostro Paese, che oggi è già in difficoltà per una concorrenza sleale che ci sta arrivando dal Nord Africa e che ha fatto registrare un'ulteriore caduta del 4 per cento nel 2019. Questo è un dato che non dobbiamo trascurare anche rispetto a quelli che sono le relazioni e gli accordi che l'Unione europea fa con i Paesi terzi. Dobbiamo cercare di tutelare un po' di più le nostre aziende.

Importante è anche l'intervento non solo sull'aspetto commerciale, ma anche sull'aspetto della sicurezza. Come capogruppo del Comitato Schengen, abbiamo recentemente avuto la possibilità di audire due importanti funzionari di Europol, che ci hanno sottolineato quanto grave possa essere la Brexit qualora non ci siano scambi di informazioni sulle tematiche del terrorismo, dell'antidroga e della criminalità organizzata. Infatti, questi tre aspetti sono fondamentali per avere un'Europa più sicura, che tra l'altro è uno dei punti importanti messi nell'agenda anche della nuova Presidenza croata.

Quindi, mi auguro che si continui a lavorare sempre meglio e in accordo per un accordo di partenariato con il Regno Unito, che effettivamente vada a tutelare tutti i cittadini dell'Unione europea, ma anche dello stesso Regno Unito.

(Iniziative volte a garantire il funzionamento della commissione di esperti istituita al fine di elaborare proposte per la ristrutturazione dei debiti della regione Sardegna connessi alla grave crisi del settore agro-pastorale - n. 2-00613)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cabras ed altri n. 2-00613 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Cabras se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PINO CABRAS (M5S). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro Misiani, egregi colleghi, quella che descriviamo con questa interpellanza urgente è una vicenda dalle proporzioni scandalose, che rischia di distruggere il settore agro-pastorale della Sardegna e impedire il ricambio generazionale, svendere a prezzi vili un patrimonio accumulato in generazioni di lavoro e cura del territorio. Non stiamo parlando dei problemi strutturali del settore agricolo, che tutti conoscono e che hanno a che fare con i normali cicli economici e con i rapporti di forza fra i mercati; non è una crisi legata ai normali alti e bassi della domanda e dell'offerta (con quelli possiamo fare i conti con la politica economica e agricola, li possiamo considerare come sfide difficili, ma non impossibili); parliamo, invece, dell'imminente fallimento e distruzione di circa 5 mila aziende giunte nella fase terminale, la più drammatica, di una lunga vertenza fra istituti di credito e agricoltori che ricalca un macroscopico caso di ingiustizia sociale, di cui dobbiamo avere presenti i risvolti politici. Parliamo di migliaia di aziende e di famiglie di tanti comuni sardi e di tante campagne sull'orlo di un disastro finanziario ed economico; non parliamo solo di numeri, ma di persone che stiamo incontrando proprio in questi giorni e che depositano sulle nostre scrivanie un dossier sempre più voluminoso e clamoroso; il racconto per tabulas di una storia pazzesca che ha rovinato migliaia di aziende agricole e che dura da trent'anni, ora con un'accelerazione fatta di pignoramenti selvaggi.

Migliaia di agricoltori e le loro famiglie sollevano con forza un caso che merita un'attenzione di tutta la Repubblica, per via della dimensione delle cifre coinvolte - si viaggia verso il miliardo di euro - e per la gravità delle ingiustizie perpetrate da un sistema marcio, da una rete di complicità che ha investito il sistema bancario, le burocrazie regionali, gli organi di controllo, la politica e gli speculatori pronti ad acquistare per un tozzo di pane i terreni in mano agli imprenditori agricoli.

La causa di questa crisi attiene all'errata applicazione di alcune leggi regionali di finanziamento del settore che hanno portato gli istituti di credito coinvolti nella concessione dei mutui a partecipazione regionale a incassare ingenti somme non dovute, a danno sia delle casse regionali che delle aziende stesse. La parte più nota di questa vicenda prende origine dalla legge regionale n. 44 del 1988 e dai finanziamenti concessi dall'amministrazione regionale ai sensi della stessa (ma ci furono anche altre leggi analoghe con effetti e meccanismi simili). La norma consentiva l'abbattimento dei tassi di interesse per i mutui fino a 15 anni in favore degli imprenditori agricoli che si trovavano in difficoltà economiche per circostanze avverse. Tuttavia, contravvenendo alla normativa comunitaria, la regione Sardegna non notificò all'Unione europea la legge di aiuto, se non nel 1992 in occasione del rifinanziamento. Nel 1994, dopo alcuni accertamenti, la Commissione europea aprì una procedura di indagine formale sull'aiuto non notificato, concedendo, peraltro, dei termini affinché la regione potesse motivare la compatibilità delle provvidenze concesse rispetto alla normativa comunitaria sulla concorrenza. La regione rispose in modo frammentario e tardivo, tanto che il 16 aprile 1997 la Commissione europea espresse parere negativo sull'aiuto in oggetto, cassando l'articolo 5 della legge e imponendo il recupero di quanto erogato in conto interessi.

Qui, sorge un grosso pezzo dello scandalo: il comportamento dell'amministrazione regionale. La regione Sardegna non informò i beneficiari dei mutui della decisione presa a livello europeo, si limitò a non erogare più il contributo in conto interessi a suo tempo concesso e fece andare alle stelle i debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse che si aggirava intorno al 2-5 per cento fino a un tasso del 13 o anche del 18 per cento: magari non è usura, ma è quanto di più simile all'usura si possa immaginare. Infatti, un consistente numero di imprenditori ha già presentato alle procure di Tempio Pausania e di Cagliari tante querele finalizzate a capire la liceità dell'operato degli istituti di credito coinvolti e l'esattezza delle somme richieste da loro agli imprenditori agricoli, ipotizzando i reati, appunto, di usura, di evasione fiscale, truffa e appropriazione indebita.

Ma la dimensione del problema fa pensare non a una sommatoria di casi giudiziari isolati, bensì a un sistema vasto e ramificato; roba da maxi processi, quindi, a rischio di paralisi giudiziaria, laddove le ingiustizie, invece, stanno già correndo velocissime in questi giorni, con gente che viene messa in strada; oppure materia da Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, in raccordo con un'attività ispettiva che potrebbe avviare il Ministero della giustizia o con eventuali decreti che blocchino urgentemente le azioni esecutive a danno delle aziende per salvarle.

Infatti, mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all'asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore nell'interesse dell'integrità del bene e del proseguimento dell'attività dell'impresa, attualmente il tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l'Istituto di vendite giudiziarie e, in tal modo, si rende di fatto impossibile la prosecuzione dell'attività di impresa, indispensabile agli imprenditori per accumulare liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia; questo fa danno anche agli animali, al bestiame e alla salvaguardia dell'integrità dei beni immobili.

Signor Viceministro, che colpa ne hanno questi imprenditori e queste famiglie se solo nel 2001 la regione notificava il provvedimento di revoca del concorso di interessi concesso, richiedendo la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi ai circa 5 mila beneficiari dell'intervento? Certo, in passato, per tamponare qui e lì, il legislatore nazionale è voluto intervenire rispetto alla gravità del problema; come in tanti casi analoghi si forma una commissione e molte speranze vengono affidate a questa commissione, che avrebbe dovuto presentare al Presidente del Consiglio le proposte per ristrutturare i debiti, sospendendo fino al 31 luglio 2009 i giudizi pendenti, le procedure di riscossione e così via. Tuttavia, la commissione di esperti non ha mai portato a termine il proprio lavoro e le 5 mila imprese agricole sono state lasciate in balia di una situazione sempre più insostenibile: prima o poi si andava a sbattere contro gli scogli.

Chi vi parla, quando si immagina come sia l'inferno non evoca le visioni di Dante; se lo immagina, invece, come un palazzo di burocrati ottusi che per ogni esigenza ti danno la soluzione sbagliata, la più insensibile, la più tortuosa, con i tempi più logoranti, con migliaia di porte che nascondono l'ultimo timbro, che è sempre il penultimo, però. Questo è stato ed è l'inferno degli agricoltori sardi; ci si è messa in mezzo, infatti, la regione Sardegna che ha azionato un freddo meccanismo burocratico, finalizzato a evitare la prescrizione dei provvedimenti di recupero delle somme erogate. Per evitare la prescrizione, l'amministrazione regionale ha notificato un sollecito di pagamento alle imprese, facendo pervenire richieste perentorie, senza proposte di rateizzazione e differimento degli importi: tutto e subito. Una richiesta impossibile che serviva solo a non far scadere i tempi necessari per aggredire il patrimonio dei debitori: ma erano pretese congrue, pretese ragionevoli? Direi proprio di no. In base ai calcoli che sono stati fatti per verificare la congruità delle pretese è emerso un divario tra l'importo erogato e quello chiesto a rimborso. Insomma, quella che poteva essere una normale crisi del settore si è incrociata con una devastante tenaglia finanziaria, una crisi artificiale, creata da un sistema che dava il peggio di sé. Non bastavano più i problemi della siccità, della virosi dei raccolti, la mancata programmazione pubblica a sostegno del mercato in uscita, le pastoie della burocrazia, si aggiungeva l'indebitamento per i mutui di conduzione, fino a portare gran parte degli imprenditori a diventare insolventi nei confronti degli istituti di credito.

Nessuno, per anni, ha tenuto conto delle assurdità che hanno portato a stangare i produttori e a gonfiare a dismisura i portafogli dei creditori. Le condizioni economiche si facevano avverse, il mutuatario non riusciva a stare dietro ad alcune rate e, allora, l'istituto di credito non aspettava e procedeva a revocare il contratto di mutuo e chiedeva indietro i soldi con un decreto ingiuntivo e un'azione esecutiva. Qui, denunciamo il secondo grosso pezzo dello scandalo. Infatti, l'assessorato all'agricoltura della regione Sardegna, nonostante la revoca del contratto di mutuo da parte dell'istituto di credito, aveva concesso e liquidato a quest'ultimo il concorso regionale di interessi per tutte le 30 semestralità di ammortamento: proprio così. Il mutuo che doveva durare anni era revocato e gli agricoltori andavano in rovina, ma la banca si beccava tutto e subito come se niente fosse: può capitare a chi fa il tesoriere della regione.

Da alcuni rilevamenti documentati è emerso che il concorso regionale sugli interessi, puntualmente liquidato dall'ente pubblico entro i primi tre anni dalla concessione del mutuo, era superiore all'originario finanziamento dell'istituto di credito; a quel tempo, i tassi di interesse erano elevati e i contributi in conto interessi erano, perciò, il grosso dell'affare. L'istituto di credito ha rivendicato e rivendica a tutt'oggi, in danno al contraente, per il residuo debito capitale risultante dalla data di revoca del contratto di mutuo, il tasso d'interesse complessivo, non previsto dal contratto di mutuo, più gli interessi di mora contrattualmente previsti, incassati indebitamente dalla regione Sardegna a partire dalla revoca del contratto di mutuo. Oltre al tasso d'interesse rivendicato, l'istituto di credito si è avvalso anche del potere non autorizzato di gestire a proprio beneficio gli interessi maturati e corrisposti sul capitale, costituiti dal contributo regionale in conto interessi. Se non è un grosso scandalo nazionale questo, ditemi che cosa lo sarebbe? Come definire tutto questo?

Cosa succede quando si verifica la fornitura di prestiti a tassi di interesse da considerare fuori dalla legge, socialmente riprovevoli, tali da rendere il loro rimborso assai difficile o impossibile, fino a spingere il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare. Forse non sto definendo quello che è accaduto, forse sto leggendo la definizione più banale dell'usura che possiamo trovare su Wikipedia, forse le due definizioni diventano un campo di indagine enorme che si pone di fronte a una grande evidente ingiustizia. Le rivendicazioni dell'istituto di credito su quell'enorme massa di interessi sono chiaramente contrarie al parere del Consiglio di Stato del 6 giugno 1983 nel quale si chiarisce in modo inequivocabile che la quota di finanziamento relativa al concorso di interessi sia da ritenersi, se non cambia la destinazione d'uso degli stabili costruiti con la sovvenzione, di proprietà esclusiva dell'intestatario del mutuo. Chi ha ottenuto il mutuo, e non la banca, ha diritto a quelle somme, che, invece, sono esistite e ben incamerate dagli istituti di credito anche quando il mutuo non esisteva più. Questo pronunciamento del Consiglio di Stato ha dato i mezzi giuridici a un consistente numero di imprenditori per presentare le denunce e le querele che dicevo prima. Ribadisco e ripeto un punto che in questi giorni sta diventando drammatico, perché le escussioni si accelerano e la gente viene messa in strada: fino ad oggi era dato per scontato che il miglior custode del bene all'asta potesse essere lo stesso imprenditore, che ha tutto l'interesse a preservare l'integrità del bene; ora, invece, il tribunale nomina altri custodi. La nomina di figure esterne, che hanno come unico obiettivo fare cassa e fare presto, anche a prezzi scandalosamente più bassi del valore reale dei beni, con totale indifferenza verso le conseguenze delle singole persone e delle comunità coinvolte e sconvolte, sta portando alla liquidazione di un'intera classe agricola. Si rende, di fatto, impossibile che l'impresa possa avere alcuna continuità, gli imprenditori non possono avere i soldi per chiudere in modo conveniente e concordato la controversia. È direttamente e concretamente minacciato il benessere del bestiame, mentre nessuno riveste più interesse a mantenere l'integrità dei beni. Quando si dice la rovina, si dice questo: case, stalle, serre lasciate andare in rovina.

Egregio Viceministro, questa interpellanza si appella al Governo affinché guardi con attenzione alla gravità estrema della situazione esposta, che, a nostro parere, richiede l'adozione di iniziative urgenti per bloccare i danni imminenti che rischiano di essere enormi e irreparabili, magari con una moratoria delle procedure esecutive già nel “Milleproroghe”, abbiamo presentato qualche proposta in merito, o con un decreto ad hoc, con una profonda ricognizione dello stato dell'arte delle condizioni economiche e finanziarie generate da questa vicenda, per salvare dal fallimento migliaia di imprese del settore agropastorale sardo e garantire un futuro ai giovani che non vogliono spopolare una terra altrimenti fertile e bellissima.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Antonio Misiani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO MISIANI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Si fa riferimento alla problematica rappresentata dagli onorevoli interpellanti e che riguarda il funzionamento della commissione istituita dall'articolo 2, comma 126, della legge n. 244 del 2007. La commissione aveva un compito ed era quello di redigere proposte operative sui criteri per la ristrutturazione dei debiti degli imprenditori agricoli della regione Sardegna verso taluni istituti finanziari; ristrutturazione che, come veniva ricordato dall'interpellante, si era resa necessaria a seguito della decisione della regione Sardegna di revocare il concorso al pagamento degli interessi su questi debiti, in quanto dichiarato illegittimo dalla Commissione europea con una decisione del 1997. La vicenda della commissione, in realtà, si è conclusa da tempo: la commissione doveva terminare i propri lavori entro il 31 luglio del 2008, così recitava l'articolo 2, comma 126, della legge finanziaria del 2008; questo termine venne prorogato al 31 luglio del 2009 dall'articolo 23, comma 1-ter, del decreto-legge n. 207 del 2008. La commissione, in realtà, si insediò tardi e non ebbe il tempo materiale di adempiere al proprio compito, cioè quello di formulare proposte utili ad affrontare la questione che viene rappresentata dagli interpellanti.

Il Governo ha svolto un primo approfondimento della materia ed è stato un lavoro di approfondimento oggettivamente difficile e complesso per il notevole lasso di tempo intercorso - la commissione doveva concludere i lavori nel 2009 e sono passati parecchi anni dall'epoca -, le modifiche del complessivo quadro normativo e la molteplicità dei soggetti che sono cointeressati nella vicenda a livello centrale e territoriale. Il Governo, a valle di questo primo lavoro di approfondimento, si impegna a porre in essere ulteriori verifiche con l'obiettivo di valutare ogni opportuna iniziativa per una soluzione nella vicenda prospettata, perché noi riteniamo che questa vicenda sia meritevole di attenzione e rilevante politicamente, perché è una vicenda che interessa migliaia di aziende nella regione Sardegna, perché questo contenzioso si trascina da tanti e troppi anni e perché investe un settore, quello agropastorale della regione Sardegna, che, come veniva ricordato, è già in profonda crisi, e questa vicenda rischia, anzi, sta aggravando ulteriormente la condizione di migliaia di aziende di questo settore.

Proprio partendo da questa valutazione, da questa considerazione di ordine politico, il Governo promuoverà, ha intenzione di promuovere un confronto fra tutte le amministrazioni coinvolte, finalizzato anche all'individuazione di un eventuale utile strumento normativo o amministrativo, naturalmente aderente alle direttive europee in materia e alla compatibilità economica e finanziaria delle iniziative stesse. Da questo punto di vista, l'impegno che possiamo assumere nei confronti degli interpellanti è quello di attivare questo confronto sapendo che il tema coinvolge innanzitutto la regione Sardegna, gli istituti di credito, tutti i soggetti che venivano ricordati dagli interpellanti, ma il Governo nazionale non si sottrarrà al compito di aiutare per addivenire a una positiva soluzione di questa vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Cabras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PINO CABRAS (M5S). Mi ritengo soddisfatto di una presa d'atto dell'importanza politica primaria di questa vicenda e dell'impegno a fare una ricognizione complessiva, che è complessa. Il Viceministro ha ricordato che il primo approfondimento è stato oggettivamente molto difficile, perché sono coinvolte molte amministrazioni in un tempo lungo, per cui anche l'accertamento di vicende lontane ha a che fare con cambiamenti che sono avvenuti anche all'interno delle burocrazie coinvolte. Quindi il riconoscimento della complessità della cosa è già un primo passo, è importante che si riesca a rimediare con una ricostruzione complessiva della vicenda, perché può essere molto istruttiva su come può lavorare il livello di collaborazione fra le diverse amministrazioni, come può funzionare lo Stato, quali sono i limiti di un certo modello di incentivazione che c'è stato negli scorsi decenni e che ha fallito il suo obiettivo. L'agricoltura di un'intera regione non è riuscita a modernizzarsi perché ha fallito proprio il sistema, ha fallito tutto il tessuto connettivo fatto di banche, di realizzazioni che dovevano essere fatte per modernizzare quell'agricoltura.

Quante serre sono state costruite e poi sono finite in malora perché non erano più sostenibili neanche finanziariamente! Questa cosa va ricostruita con impegno, però c'è una cosa prioritaria, e su questo insisto nel fare appello ed è la sostanza di questa interpellanza: bisogna impedire l'irreparabile che sta avvenendo veramente in questi giorni, per una ragione semplice. Gli istituti di credito che hanno ereditato quei crediti, a cui sono stati ceduti in vari passaggi proprietari, in varie vicende che hanno riguardato le banche in questi anni, non ragionano con la vicinanza al territorio che potevano avere le banche di un tempo; considerano quel pacchetto di crediti come non performing loans, come crediti deteriorati di cui liberarsi subito, facendo cassa, facendo presto, non considerando gli effetti sociali, non considerando il reale valore di quelle imprese.

La cosa può risultare davvero devastante, e quindi bisogna trovare un sistema, se non altro, adesso, per rinviare; anche un rinvio va bene proprio per dare tempo a questa ricognizione che il Governo promette in questo momento per rivedere tutta la materia.

Vorrei ricordare che davvero è assurdo che certi istituti di credito abbiano percepito in quota interessi delle somme di gran lunga superiori a quelle in quota capitale e che il prezzo di tutta questa vicenda sia stato pagato dalle aziende agricole, dalle famiglie e dai giovani, che, vedendosi questa spada di Damocle sulla testa, non prendevano in mano l'azienda del padre o della madre e, quindi, non avevano più il coraggio, per condizioni oggettive, di dare un futuro all'agricoltura in Sardegna.

Quindi, questa vicenda davvero è urgente. Se c'è un'interpellanza urgente, è proprio questa: cerchiamo di dare soluzioni nell'immediato. Come parlamentari proponenti, diamo la nostra disponibilità per fare incontrare il lavoro che deve fare lo Stato, che devono fare le amministrazioni pubbliche, che deve fare il Governo, con le istanze di tante aziende, di tanti lavoratori e di tanti imprenditori agricoli.

(Iniziative di competenza volte a garantire il diritto alla mobilità da e per la Sardegna, con particolare riferimento alla prossima scadenza della convenzione per la continuità territoriale aerea - n. 2-00627)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Frailis ed altri n. 2-00627 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Frailis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, signora Presidente. Tra poco più di due mesi, il 16 aprile per l'esattezza, scadrà la convenzione che regola i collegamenti aerei tra la Sardegna e il resto d'Italia, in virtù di quella che definiamo la “continuità territoriale”, cioè un regime di tariffe agevolate, in considerazione del fatto che noi sardi, per raggiungere in tempi brevi il resto del nostro territorio nazionale, il continente, come lo chiamiamo noi, possiamo contare soltanto sugli aerei.

La nostra - parlo da sardo ovviamente - quindi è una condizione di evidente svantaggio, peraltro riconosciuta anche dall'Unione europea, all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dello stesso organismo. In considerazione di questa situazione, si viaggia a tariffe agevolate dagli scali di Cagliari-Elmas, Alghero-Fertilia e Olbia-Costa Smeralda verso gli aeroporti di Roma-Fiumicino e Milano-Linate. Viaggiano a tariffe ridotte, non soltanto i sardi, ma anche i non residenti, seppure non per tutto l'anno.

La giunta regionale attualmente in carica ha annullato il bando di continuità territoriale predisposto dall'esecutivo Pigliaru, su cui, grazie soprattutto al prezioso contributo del Governo Gentiloni e, in particolare, dell'allora Ministro dei trasporti Del Rio, si stava costruendo una importante interlocuzione con l'Europa, il cui esito avrebbe potuto avere un esito positivo per la Sardegna, interlocuzione interrotta con il ritiro del bando dalla giunta Pigliaru.

La regione, poi, ha presentato un suo nuovo progetto di continuità, di cui noi parlamentari abbiamo conosciuto l'esistenza soltanto dalla stampa e anche il confronto tra noi con le istituzioni regionali è cominciato per iniziativa del consiglio regionale, non certo del governo regionale. Fonti della Commissione europea, peraltro, hanno riferito all'Ansa, di recente, di un dialogo con la regione solo informale, non ancora tradotto in un processo ufficiale di convalida.

Le conseguenze di tutto questo, signora Presidente, si manifestano in modo preoccupante. Nelle ultime settimane albergatori e altri operatori del comparto turistico denunciano cancellazioni in serie delle prenotazioni nelle loro strutture. Insomma, vi sono tutte queste cancellazioni, specie da parte degli stranieri, che non potrebbero in questo modo più prenotare i viaggi da Roma e da Milano. Dal 16 aprile tutto questo potrebbe cessare con delle conseguenze catastrofiche per molti sardi e per la stessa economia dell'isola, che, come è noto, non gode di una salute perfetta. E sto usando, volutamente, un eufemismo. Ora, se l'Unione europea non concederà una proroga a questo regime di voli (sarebbe, comunque, la quarta proroga che viene concessa dall'Unione europea) non ci sarà più la possibilità di acquistare i biglietti aerei con tariffe scontate e, anche nel caso di un via libera immediato di un nuovo provvedimento - questo non certo probabile -, non sarà comunque possibile applicare il nuovo sistema prima di sei mesi.

Ma ci siamo chiesti: perché l'Unione europea ha bocciato le proposte provenienti da Cagliari? Sostanzialmente perché, tra le altre motivazioni, ritiene la tariffa unica per residenti e non residenti non applicabile, in quanto assimilabile agli aiuti di Stato, quindi pregiudizievole della libera concorrenza. Questa bocciatura pone un problema di natura più generale - ce lo dobbiamo dire chiaramente -, un problema che richiama lo stesso regime di norme applicato. Come peraltro rilevato dallo stesso commissario Paolo Gentiloni di recente, non sembra più rinviabile l'esame delle stesse norme, nella prospettiva di una loro revisione. Appare di tutta evidenza, infatti, come il regime di aiuti di Stato non possa più essere applicato erga omnes, cioè nei confronti di tutti, ma vada calibrato sulla base delle condizioni economiche e di svantaggio delle regioni e dei territori presi in considerazione.

Insomma, il pregiudizio della libera concorrenza - questo ce lo dobbiamo dire chiaramente - non può avere le stesse conseguenze sulle economie della Baviera oppure della Sardegna. Questo credo che sia sotto gli occhi di tutti. Mi piace citare, a questo proposito, don Milani, che diceva che non c'è più disparità, più diseguaglianza di fare parti uguali tra diseguali. Questo credo che sia un qualcosa che si può attagliare perfettamente alla situazione della Sardegna.

Un breve cenno mi sia concesso sulla situazione che vive anche il settore dei trasporti via mare. Anche in questo caso la situazione è tutt'altro che tranquilla. A luglio di quest'anno scade la convenzione tra il Ministero dei trasporti e la CIN Tirrenia, che dal 2012 gestisce le rotte. La richiesta dell'armatore è quella di una proroga dell'attuale regime, ma non è certo che sussistano le condizioni perché questa proroga si realizzi. Direi che, sul fronte dei trasporti, quindi dei trasporti tra Sardegna e continente, si ripresenta una vera e propria questione Sardegna, della quale necessariamente deve farsi carico il Governo, occupandosi degli spostamenti di persone e merci, sia a bordo di aerei che di navi, in una visione che deve essere necessariamente unitaria. Infatti, il problema della continuità territoriale da e per la Sardegna non riguarda solo chi risiede nell'isola. È, infatti, di piena evidenza come, all'inalienabile diritto dei residenti di raggiungere la penisola a costi non superiori a quelli sopportati dagli altri italiani, si affianchi l'equivalente diritto di chi in Sardegna non risiede a raggiungere l'isola per qualsivoglia scopo, senza dover sostenere dei costi troppo elevati.

Colleghi, signora Presidente, a testimonianza di come il tema, anzi direi il problema, dei trasporti tra Sardegna e il resto del Paese sia diventata una questione ormai nazionale e non più ristretta al solo ambito regionale, questa interpellanza porta la firma non soltanto mia e dei colleghi deputati sardi del PD, Romina Mura e Gavino Manca, ma anche di tutte le deputate e i deputati del Partito Democratico, che qui voglio ringraziare davvero di cuore.

Sulla base di queste considerazioni, signor sottosegretario Cancelleri, noi chiediamo al Presidente del Consiglio e a lei, che in questa occasione rappresenta la Ministra De Micheli e l'intero Esecutivo, quali misure il Governo intenda adottare per garantire il diritto alla mobilità, intesa nella doppia accezione che ho testé illustrato; qual è, sulla base dei contatti da voi avuti e delle informazioni in vostro possesso, l'orientamento, qual è l'orientamento della Commissione europea, in merito alla convenzione che scade ad aprile e quali sono i motivi, per quanto di vostra conoscenza, che hanno impedito all'attuale giunta regionale di programmare nuove soluzioni, come possibile alternativa alla deroga.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Giancarlo Cancelleri, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO CANCELLERI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Mi permetta di ringraziare l'onorevole Frailis per avere sollevato un tema che, non solo in questo momento si rende assolutamente attuale, ma è davvero - e lo dico da isolano, in quanto siciliano - un tema di vitale importanza per la popolazione di quel territorio e della Sardegna.

In ordine alle misure da adottare per garantire alla regione Sardegna il diritto alla mobilità aerea senza soluzione di continuità, ricordo che l'imposizione di oneri di servizio pubblico (OSP) sui collegamenti aerei tra gli scali sardi di Cagliari, Olbia e Alghero e quelli di Roma Fiumicino e Milano Linate, a partire dal 2017, è stata oggetto di rilievi da parte della Commissione europea, con particolare riferimento al dimensionamento del servizio offerto e alle tariffe da applicare ai non residenti.

Pertanto, vi sono stati diversi incontri e contatti tra Commissione europea, regione Sardegna, Presidenza del Consiglio-Dipartimento delle politiche europee e Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, intensificatisi nel corso del 2019, per arrivare alla definizione di un nuovo regime onerato maggiormente in linea con le indicazioni della stessa Commissione europea.

Nelle more dell'anzidetta definizione, la situazione attuale prevede: le rotte Olbia-Roma Fiumicino e viceversa e le rotte Olbia-Milano Linate e viceversa sono sottoposte agli OSP, di cui al decreto ministeriale n. 367 del 2018 ed operate dai vettori Air Italy e Alitalia, che hanno accettato di svolgere il servizio onerato senza esclusiva e senza compensazione, continuativamente per un periodo di dodici mesi, a decorrere dal 17 aprile 2019; le rotte Alghero-Milano Linate e viceversa, le rotte Alghero-Roma Fiumicino e viceversa, le rotte Cagliari-Roma Fiumicino e viceversa, le rotte Cagliari-Milano Linate e viceversa sono sottoposte agli OSP secondo il regime di cui al decreto ministeriale n. 61 del 2013; detti collegamenti sono operati dalla compagnia aerea Alitalia sulla base di convenzioni in regime di proroga, che scadranno il 16 aprile 2020.

Venendo alle specifiche richieste degli onorevoli interpellanti, faccio presente che un nuovo progetto di continuità territoriale è, allo stato attuale, oggetto di approfondimenti con la Commissione europea e con la Presidenza del Consiglio. Le interlocuzioni con la Commissione riguardano, naturalmente, anche le modalità con cui occorre superare l'attuale regime.

Come è noto, il 3 febbraio scorso si è tenuto in videoconferenza un incontro di carattere tecnico, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, tra la Commissione europea, la regione Sardegna e il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che avrà ulteriori seguiti.

In relazione, poi, al quesito sull'orientamento della Commissione in merito a un'ulteriore proroga, si ribadisce che le interlocuzioni in corso riguardano anche questo aspetto.

Concludo assicurando che il Governo è impegnato, congiuntamente alla regione Sardegna e agli uffici della rappresentanza permanente d'Italia a Bruxelles, nella ricerca di una soluzione condivisa nei più ristretti tempi possibili.

PRESIDENTE. L'onorevole Frailis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, signora Presidente, e grazie Vice Ministro Cancelleri. Mi ritengo soddisfatto della sua risposta. Mi auguro, comunque, e spero che la vicenda legata alla continuità territoriale da e per la Sardegna trovi presto positiva soluzione con il contributo di tutti, Governo, Parlamento e regione, poiché, vede, in caso contrario ci troveremo, signor Vice Ministro, di fronte all'ennesimo dramma per la Sardegna, un dramma che andrebbe ad aggiungersi a tutti gli altri che ho appena illustrato.

A situazione eccezionale io penso che si debba rispondere con risposte eccezionali e questo dev'essere chiaro, fosse anche necessario, signor Vice Ministro, andare a Bruxelles per battere i pugni sulle scrivanie di qualche burocrate troppo impegnato ad applicare rigidi regolamenti per prestare orecchio al grido d'allarme che viene dalla mia gente.

La Sardegna, signor Vice Ministro, attende risposte della politica in tempi brevi, anzi, direi, è l'intelligenza della politica che deve dare queste risposte in tempi brevi. Grazie per l'attenzione che mi avete dedicato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data di ieri, il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione bilancio, ha rappresentato l'esigenza, sulla quale hanno convenuto - all'unanimità – gli uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, di poter disporre di tempi più ampi per lo svolgimento dell'esame in sede referente del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di proroga di termini, al fine di concluderlo entro il primo pomeriggio di martedì 11 febbraio.

Conseguentemente, anche tenuto conto dei tempi necessari per la predisposizione del testo per l'Assemblea, nella medesima lettera si richiede di posticipare l'avvio della discussione del provvedimento - allo stato previsto a partire da lunedì 10 febbraio – al pomeriggio della seduta di mercoledì 12 febbraio.

Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la discussione generale in Assemblea del decreto-legge in materia di proroga termini è pertanto differita alla parte pomeridiana della seduta di mercoledì 12 febbraio. Il seguito dell'esame del provvedimento avrà luogo a partire da giovedì 13 febbraio (ore 9.30, con prosecuzione nella parte pomeridiana della seduta e nella giornata di venerdì 14).

Conseguentemente, lo svolgimento delle interpellanze urgenti, previsto per la seduta di venerdì 14 febbraio, non avrà luogo.

Tutti i gruppi hanno, inoltre, convenuto che l'Assemblea non tenga seduta nella giornata di lunedì 10 febbraio e che sia anticipata a martedì 11 febbraio, a partire dalle ore 15, la discussione generale delle seguenti mozioni, allo stato iscritte nel calendario dei lavori a partire da lunedì 17 febbraio:

Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022, concernente iniziative per il contrasto dell'antibiotico-resistenza;

Meloni ed altri n. 1-00319, concernente iniziative volte a promuovere, in particolare in ambito europeo, un sistema di etichettatura che valorizzi la qualità e la specificità dei prodotti alimentari italiani.

Il seguito dell'esame delle predette mozioni sarà previsto mercoledì 12 febbraio, a partire dalle ore 10.

Sempre secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, non essendo ancora pervenuta la relazione tecnica verificata dal Ministero dell'Economia e delle finanze sulle proposte di legge recanti modifiche al Codice della strada, il seguito dell'esame di tale provvedimento - allo stato previsto a partire dalla seduta di martedì 11 febbraio - si intende rinviato alla seduta di martedì 18 febbraio.

Avverto, infine, che nella seduta di mercoledì 19 febbraio, alle ore 16, il Presidente del Consiglio dei ministri renderà comunicazioni in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020.

La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 11 febbraio 2020 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Mandelli, Pedrazzini ed altri n. 1-00022 concernente iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico-resistenza .

2. Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00319 concernente iniziative volte a promuovere, in particolare in ambito europeo, un sistema di etichettatura che valorizzi la qualità e la specificità dei prodotti alimentari italiani .

La seduta termina alle 11,10.