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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 294 di martedì 28 gennaio 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 21 gennaio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Colletti, De Menech, Luigi Di Maio, Gallo, Gebhard, Lupi, Parolo, Schullian, Scoma e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).

(Intervento del Ministro della Giustizia)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. È davvero motivo di orgoglio per me essere nuovamente in quest'Aula e poter rappresentare quello che è stato il percorso intrapreso e portato avanti dal Ministero della Giustizia nell'anno appena trascorso.

L'anno scorso, in questa stessa audizione, mi sono trovato a rappresentare un quadro delicato, nel quale i tratti della fiducia, del prestigio, del rispetto e dell'autorevolezza del sistema della giustizia perdevano costantemente colore, sbiadendo a fronte delle lungaggini processuali e della diffidenza sempre più diffusa da parte del cittadino. È stato ed è ancora opportuno non tanto rivoluzionare il sistema, quanto ricostruirlo, iniziando proprio dalle fondamenta, per garantire quella solidità che è necessaria per riportare ad un progressivo senso di fiducia dei cittadini verso le istituzioni e verso la giustizia.

Porre solide basi ha una sola traduzione: investimenti nella giustizia; senza investimenti ogni riforma, per far fronte alle difficoltà e criticità che attraversano questo settore, sarebbe destinata a fallire. Si tratta di un settore cruciale, in cui la qualità delle risorse umane è elevatissima: magistrati, avvocati, personale amministrativo, tutti addetti ai lavori che per decenni, praticamente da soli, hanno portato avanti la macchina della giustizia.

È arrivato finalmente il momento di consegnare loro una infrastruttura che sia idonea a supportare così elevate qualità professionali.

Partiamo proprio dagli investimenti: nel bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 sono stati previsti per il Ministero della Giustizia stanziamenti per oltre 8 miliardi e mezzo di euro e per questo 2020 l'ultima legge di bilancio ne ha previsti addirittura quasi 9 miliardi. Ancora più risorse, dunque, rispetto al 2018 e ciò ha permesso di porre in essere uno sforzo senza precedenti in termini assunzionali della magistratura e del personale amministrativo. A maggio 2019 è stato pubblicato il primo decreto attuativo per la revisione delle piante organiche della Corte di cassazione, aumentate di 70 magistrati. Contemporaneamente, gli uffici del Ministero hanno lavorato per la rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudiziari di merito, la cui proposta è stata già inviata al Consiglio superiore della magistratura per i seguiti di competenza nel dicembre scorso. Tale intervento, che prevede la complessiva distribuzione di 600 nuovi magistrati, costituisce certamente il più incisivo degli ultimi decenni e si caratterizza per essere già interamente coperto finanziariamente. Il potenziamento degli organici della magistratura troverà la sua continuità anche nel prossimo anno, considerando che, nella legge di bilancio 2020, sono state previste modifiche alla legge n. 48 del 2001, finalizzate, tra l'altro, all'introduzione di piante organiche flessibili distrettuali. La mole degli investimenti in questione dimostra concretamente che la giustizia non è più una voce ordinaria di bilancio, ma una vera e propria priorità dell'ordinamento nazionale.

Passiamo al personale amministrativo: medesime considerazioni valgono con riferimento proprio al personale amministrativo, rispetto al quale la legge di bilancio per il 2019 ha stabilito che il Ministero della Giustizia è autorizzato, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente e soprattutto in deroga al turnover, ad assumere 2.903 unità nel triennio 2019-2021. Tali assunzioni in deroga vanno ad aggiungersi a quelle già consentite da novembre 2019, nell'ambito di una pianificazione complessiva dei reclutamenti di personale non dirigenziale, per il triennio, per la copertura di 8.756 vacanze. Questa spinta finanziaria ha permesso, nel corso dell'anno, lo scorrimento di ulteriori idonei della graduatoria di assistente giudiziario, con l'assunzione di 635 unità, alle quali si aggiungeranno ulteriori 489 idonei, già convocati per la scelta della sede.

È stata avviata, inoltre, la procedura relativa alla selezione per l'assunzione di 616 operatori giudiziari. Con il decreto ministeriale del 18 aprile 2019, sono stati istituiti i profili delle figure professionali di funzionario tecnico e di assistente tecnico presso gli uffici centrali e periferici dell'amministrazione giudiziaria. Le dotazioni di dette figure sono state determinate, rispettivamente, in 63 e 137 unità, in funzione del conseguimento di un più razionale assetto organizzativo del Ministero. Un ulteriore risultato raggiunto lo si rinviene nel concorso pubblico per la copertura di 2.329 posti di funzionario, avviato con bando del 26 agosto 2019 e che ad oggi ha già visto il sollecito e regolare espletamento delle preselezioni del concorso in questione nel mese di novembre 2019.

Con il trasferimento dai comuni al Ministero della giustizia delle relative competenze, l'amministrazione centrale ha assunto la gestione diretta di circa 926 immobili, in parte demaniali, in parte comunali e in parte in locazione da privati o altri enti. Questo passaggio è avvenuto, probabilmente, senza che fosse stata in passato implementata sostanzialmente una infrastruttura idonea a sostenerlo.

Dunque, sono necessari un'attenzione massima e un impegno costante al fine di soddisfare le richieste di intervento nel più breve tempo possibile, con riferimento a tutte quelle attività che devono essere poste in essere direttamente dal Ministero.

Si è dato corso ad una attività di interlocuzione con i provveditorati delle opere pubbliche, al fine di poter definire modalità operative di interazione, necessarie ad una programmazione basata sull'esigibilità dei pagamenti. Il confronto ha evidenziato la necessità di approdare alla predisposizione di rapporti su base convenzionale tra le due amministrazioni della giustizia e delle infrastrutture e trasporti.

Per progetti di investimento nel medio e lungo periodo, il Ministero ha promosso, individuando come proprio interlocutore istituzionale l'Agenzia del demanio, la realizzazione in alcune città di poli della giustizia, le cosiddette “cittadelle giudiziarie”, attraverso la rifunzionalizzazione di immobili demaniali dismessi o in cattivo stato di manutenzione. In alcuni casi, come per la città di Lecce, il polo della giustizia interesserà beni immobili sequestrati alla criminalità organizzata, che verranno quindi asserviti all'esercizio della funzione giudiziaria. Proseguono allora i progetti relativi alle “cittadelle giudiziarie” di Roma, Bari, Perugia, Lecce, Vercelli, Trani, Messina, Catania, Milano, Velletri, Venezia, Bologna, Catanzaro, Sassari, Udine; prossime alla sottoscrizione dei protocolli sono anche Taranto e Foggia.

La forte accelerazione del percorso già avviato sull'innovazione tecnologica ha gettato le fondamenta di una politica legislativa di sostanziale velocizzazione dei processi civili e penali e del sistema amministrativo generale. Per favorire uno standard qualitativo elevato del sistema giustizia attraverso il corrente uso delle tecnologie, si è passati attraverso una reingegnerizzazione dei sistemi che consentono la comunicazione tra sistemi operativi differenti, garantendo contestualmente lo scambio corretto di informazioni e la sicurezza dei dati.

La complessità dell'opera di adeguamento strutturale ha necessitato di cospicui fondi stanziati, pari a circa 650 milioni di euro, ripartiti nel triennio 2019-2021, al fine di rendere a tutti i livelli il sistema giustizia più rapido ed efficiente, con l'impegno ad intervenire sulle criticità finora emerse, in particolare nell'evoluzione del processo telematico in ambito civile e nell'avvio del processo penale telematico.

A dicembre è stato rilasciato il software per il deposito telematico degli atti da parte degli avvocati, è in corso di pianificazione la sperimentazione a Napoli, Catania e Perugia attendono il tavolo tecnico convocato per febbraio, da giugno 2020 sarà implementato in tutti gli uffici. Da settembre 2019 è stata avviata la sperimentazione a Napoli e Genova per accesso remoto, per gli avvocati, al sistema dei tribunali di sorveglianza: anche questa innovazione sarà estesa a tutti gli uffici entro giugno 2020.

Edilizia penitenziaria: circa l'edilizia penitenziaria, la finalità principale è quella di migliorare contemporaneamente, da un lato, le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria e di tutti coloro che operano all'interno delle strutture e, dall'altro lato, le condizioni di vita dei detenuti.

Le risorse riconosciute per il finanziamento degli interventi a cura dell'amministrazione, per gli anni dal 2018 al 2033, ammontano a poco meno di 350 milioni di euro per creare nuovi posti detentivi e per aumentare la sicurezza degli istituti penitenziari e ammodernare tutto il sistema impiantistico e la dotazione della Polizia penitenziaria. Mi piace ricordare che sono già stati consegnati i padiglioni di Lecce, Parma e Trani, per un totale di 592 posti detentivi, e altri 400 deriveranno dalla consegna, quest'anno, dei nuovi padiglioni di Taranto e Sulmona.

Dal punto di vista del personale, la priorità è stata quella di incrementare la dotazione organica, sia sul versante del settore civile che su quello del Corpo di polizia penitenziaria: nel novembre 2019 hanno assunto servizio 189 unità del profilo di funzionario contabile; è inoltre in fase di definizione il decreto interministeriale concernente l'assunzione di 45 dirigenti d'istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale. Del pari, saranno completate entro il corrente anno le graduatorie relative alle progressioni economiche per complessive 671 unità.

Nello specifico, mi piace sottolineare come nell'anno 2019 abbiano frequentato e terminato il corso di formazione per l'immissione in ruolo 1.470 agenti e 971 vice ispettori del Corpo della polizia penitenziaria. Al tempo stesso, nei mesi di giugno e settembre 2019 sono stati attivati due nuovi corsi per l'assunzione di 1.300 allievi agenti, ed è stato altresì pubblicato un nuovo concorso pubblico per il reclutamento di ulteriori 754 allievi agenti, la cui assunzione avverrà presumibilmente fra il mese di aprile e giugno 2020. Sempre nel mese di aprile 2020 vi dovrebbe essere la nomina di 2.851 vicesovrintendenti, che attualmente frequentano i corsi di formazione iniziati a settembre. Anche in questo settore, dunque, è stato fondamentale costruire le basi per l'efficientamento del Corpo in termini di quantità e qualità di risorse lavorative, per poter poi operare un decisivo cambio di passo verso il rilancio professionale della Polizia penitenziaria, grazie alla predisposizione del testo normativo per il riordino delle carriere del personale delle forze dell'ordine. Tale regolamentazione mira, tra l'altro, ad ottimizzare la funzionalità organizzativa del Corpo di polizia penitenziaria e ad allineare la progressione in carriera del relativo personale agli omologhi ruoli delle altre forze di Polizia, così da consentirle di compiere quel decisivo salto di qualità atteso da decenni. Si tratta di dare finalmente alla Polizia penitenziaria un riconoscimento del suo importante ruolo all'interno del nostro ordinamento e del sistema giustizia.

Passiamo adesso ad un tema molto delicato, e cioè la funzione di rieducativa, in particolare riferimento alle detenute madri. Relativamente alle detenute madri, nel 2019 è proseguita l'attività di impulso all'attuazione della legge n. 62 del 2011, che vede ancora in corso di esecuzione due progetti finalizzati all'apertura di nuove sedi ICAM, rispettivamente a Firenze e Roma. Uno degli aspetti più problematici risiede nella necessità, non tanto di nuovi posti presso le strutture in senso assoluto, quanto piuttosto nel prevedere e realizzare una più capillare e delocalizzata collocazione degli stessi ICAM. Nel perimetro della certezza della pena vi è stata l'implementazione dei contenuti dei singoli percorsi trattamentali; a questi è stata attribuita maggiore concretezza, con lo scopo finale di realizzare un consapevole reinserimento sociale dei condannati e, allo stesso tempo, garantire un aumento della sicurezza per la collettività, limitando il rischio di recidiva. A tal fine, il Ministero ha investito la maggior parte delle proprie energie puntando sul lavoro dei detenuti come forma privilegiata di rieducazione. Alla data del 30 giugno scorso risultano 16.850 detenuti lavoranti, frutto anche di circa 70 protocolli con enti per lavori di pubblica utilità. Proprio al fine poi di potenziare ulteriormente l'attività lavorativa dei detenuti, sulla base dei risultati emersi dalla sperimentazione del Programma lavori di pubblica utilità, lo scorso mese di ottobre è stata istituita la sezione “Mi riscatto per…il futuro” - Ufficio centrale per il lavoro dei detenuti. Segnalo che per favorire percorsi trattamentali dei detenuti adulti, si è investito nell'ultima legge di bilancio in assunzioni mirate di 50 tra funzionari giuridico-pedagogici e mediatori culturali, 100 funzionari della professionalità pedagogica e di servizio sociale, nonché 18 dirigenti per gli uffici di esecuzione penale esterna.

Il carattere rieducativo si accentua ancor di più con riferimento ai minori autori di reato, rispetto ai quali l'attenzione è massima lungo la duplice direttrice della gestione dei minori che entrano nel circuito penale e della prevenzione della devianza attraverso azioni progettuali e di ricerca. Si è individuato, in particolare, un modello esecutivo penale che, pur non rinunciando alla detenzione, vi ricorre solo quando nessun altro tipo di trattamento possa consentire di contemperare le esigenze sanzionatorie e di sicurezza con le istanze pedagogiche di una personalità in evoluzione.

Parlando degli investimenti, mi sono riferito più volte al termine “fondamenta”, perché è evidente che si tratta di consolidare alla base un sistema così nevralgico come quello della giustizia attraverso interventi che già visibili adesso lo saranno ancor di più da quest'anno.

Si tratta, come ho sempre ripetuto, di azioni esecutive, che non hanno colore politico ma che correttamente individuano la giustizia quale bene interesse dei cittadini, che deve il più possibile rimanere fuori dalle contese ideologiche. Questo approccio ha consentito al Paese di proseguire nei progetti infrastrutturali più importanti, senza che la crisi politica di questa estate pregiudicasse il perseguimento di obiettivi ormai non più rinviabili. D'altronde, è praticamente unanime la voce di tutti gli addetti ai lavori che chiedono prima gli investimenti e poi le riforme normative, che a quel punto possono svilupparsi su una rete infrastrutturale solida e con le spalle larghe.

Con questo approccio, una volta attivata l'implementazione degli investimenti è stato possibile confrontarsi, all'interno della maggioranza, sulle riforme del processo civile e del processo penale, con l'obiettivo di intervenire in maniera chirurgica sui tempi morti e sulle disfunzioni del processo, senza dar vita all'ennesimo capitolo di un'inutile e decennale stratificazione legislativa. Ritengo sia stato e debba continuare ad essere proprio questo l'elemento di massima discontinuità di questa maggioranza con quella che l'ha preceduta, cioè la capacità di saper affrontare le grandi riforme che consegneranno ai cittadini una giustizia celere ed efficiente. Si tratta di una capacità già dimostrata da questa maggioranza in occasione dell'approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge delega sul processo civile: un impianto normativo che è stato attentamente vagliato in un tavolo con gli operatori del processo (Associazione nazionale magistrati, Consiglio nazionale forense, Unione camere civili, Organismo congressuale forense, Associazione italiana giovani avvocati), nella consapevolezza che proprio il confronto, e a volte il contrasto e anche le divergenze che rimangono, sia il vero stimolo per operare in termini migliorativi sul processo civile, anche qualora permangano, appunto come in questo caso, alcuni spazi di divergenza. Sul tavolo penale il vaglio è stato operato con gli stessi soggetti nella prima metà dell'anno 2019, ma a differenza dell'Unione camere civili era presente l'Unione camere penali.

Con il disegno di legge in questione, quello appunto sul processo civile, si è puntato su un unico rito ordinario per le controversie civili davanti al giudice monocratico, con regole fondamentali che si applicheranno anche ai procedimenti davanti al tribunale in composizione collegiale e davanti alla Corte d'appello, su un atto introduttivo unico per tutti i procedimenti civili, su una razionalizzazione dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie e sull'accelerazione della digitalizzazione. Soprattutto si punta sulla consapevolezza che, in un processo fondato su un contraddittorio prevalentemente scritto, le udienze debbano sempre avere una precipua e concreta utilità. La riduzione della durata dei processi, allora, non passerà più solo attraverso una diminuzione del contenzioso, rispetto al quale anche il 2019 ha visto confermare la tendenza alla diminuzione delle pendenze civili: al 30 settembre 2019 le pendenze complessive risultavano 3.329.436, cioè il 2,8 per cento in meno rispetto al medesimo periodo del 2018. Il dato è positivo: rispetto al 2018 le sopravvenienze sono calate di un ulteriore 1,7 per cento, confermando il trend decrescente degli anni scorsi; negli ultimi dieci anni il calo è stato addirittura del 36 per cento.

La vera sfida, a questo punto, è eliminare per quanto possibile anche solo il dubbio che, oltre al grandissimo sforzo della magistratura e di tutti gli addetti ai lavori, la diminuzione delle pendenze sia dovuta all'aumentata sfiducia del cittadino verso il sistema giudiziario.

Sempre nel settore civile, all'inizio del 2019, è stato approvato il decreto legislativo n. 14, che rappresenta il punto di approdo di un percorso di riforma organica e coerente delle procedure concorsuali, un percorso che addirittura è iniziato nella precedente legislatura. Le modifiche normative introdotte hanno permesso un allineamento con la normativa europea e l'eliminazione di quell'isolamento che ha caratterizzato il sistema italiano della crisi di impresa. Dopo l'approvazione, inoltre, vi è stato un dialogo profondo con gli addetti ai lavori e con gli operatori economici al fine di valutare l'impatto della nuova disciplina e la sua sostenibilità concreta in relazione al tessuto economico, giungendo in sede di correttivi a meglio calibrare le norme sulla fase di allerta sulla realtà imprenditoriale, prorogandone l'entrata in vigore per le piccole e medie imprese.

Le riforme penali. Per quanto concerne l'ambito penale nell'anno appena trascorso sono state approvate alcune leggi particolarmente rilevanti. Mi riferisco innanzitutto alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, la cosiddetta legge “spazzacorrotti”, che è intervenuta in materia di lotta alla corruzione inserendo l'agente sotto copertura tra gli strumenti investigativi, il cosiddetto Daspo ai corrotti, le norme in materia di trasparenza dei finanziamenti ai partiti, l'irrigidimento del regime detentivo dopo la condanna definitiva, nonché un nuovo regime di prescrizione entrato in vigore il 1° gennaio 2020.

Combattere senza tentennamenti né cedimenti la corruzione è un dovere morale delle istituzioni, degli operatori economici, dei responsabili delle amministrazioni pubbliche e di tutti i cittadini, per incrementare le opportunità di crescita economica, sociale e culturale della nostra comunità nazionale. La corruzione indebolisce lo Stato di diritto, anche considerando che l'azione criminale dei poteri mafiosi, come hanno dimostrato tante indagini, spesso è alimentata proprio attraverso il metodo corruttivo. Molte delle novità introdotte hanno permesso al nostro Paese l'allineamento alle indicazioni degli organismi europei alle raccomandazioni provenienti dalle sedi sovranazionali. Nell'ambito del gruppo di Stati contro la corruzione, il Greco, presso il Consiglio d'Europa, è stata rappresentata l'importanza della legge cosiddetta “spazzacorrotti”, che ha permesso di superare le problematiche relative nel corso del terzo ciclo di valutazione nei confronti del nostro Paese. Il Greco, dunque, si è congratulato con l'Italia per gli sforzi compiuti, e il nostro Paese non sarà più sottoposto ad ulteriori verifiche dell'ottemperanza alle raccomandazioni sui temi del terzo ciclo, che è stato ritenuto positivamente concluso. In ambito OCSE il nostro Paese si prepara ad essere valutato per la quarta fase, nel 2020, dopo avere favorevolmente definito le verifiche delle fasi prima, seconda e terza con l'approvazione dei relativi rapporti.

La ricerca della legalità e il principio della certezza della pena sono alla base anche della recente riforma dei reati tributari all'interno del decreto fiscale. Lo Stato dimostra di essere dalla parte dei cittadini onesti che pagano le tasse. Un'altra legge particolarmente rilevante è la n. 69 del 2019, il cosiddetto “codice rosso”. È proprio grazie al Parlamento che la struttura normativa originaria, finalizzata a garantire la tempestività dell'intervento dello Stato rispetto alla denuncia di una donna, si è arricchita poi di ulteriori profili fondamentali. Penso, per esempio, alle norme sul revenge porn, sull'inasprimento delle pene per la violenza sessuale, sul deturpamento del viso, sull'inapplicabilità del bilanciamento delle attenuanti per garantire la certezza della pena, sull'induzione e costrizione al matrimonio. Il cosiddetto “codice rosso” è stato ampiamente apprezzato in sede di valutazione dell'Italia davanti alle Nazioni Unite nel corso del quarto ciclo di revisione periodica universale sul rispetto dei diritti umani nel nostro Paese. Chiaramente, essendo la violenza di genere una problematica estremamente complessa, che implica interventi non soltanto giuridici ma anche di carattere culturale e sociale, è importante chiarire che la legge in questione rappresenta un importante punto di partenza di un percorso che potrà arricchirsi di altri ulteriori interventi normativi. Il 2019 si è infine chiuso con l'approvazione del decreto-legge in materia di intercettazioni, con il quale si opera finalmente un contemperamento delle esigenze di indagini con quelle relative al diritto di riservatezza e di difesa.

Infine mi sia permesso di cogliere l'occasione per menzionare l'intensa attività legislativa portata avanti proprio dal Parlamento in quest'ultimo anno, attività rispetto alla quale il Ministero della Giustizia ha ovviamente fornito la sua fattiva collaborazione. Penso all'introduzione della nuova disciplina sulla class action, legge n. 31 del 2019, ma anche alla legge del 21 maggio 2019, n. 43, che ha varato un'incisiva modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso.

Lo scopo di difendere i cittadini più esposti alla violenza e ai soprusi ha guidato la costituzione all'interno del Ministero della Giustizia della squadra speciale per la protezione dei minori, che ha consentito di acquisire dati mai prima rilevati sugli affidi, consentendo la mappatura di una realtà che negli ultimi decenni è stata coinvolta in fatti gravissimi. In un anno e mezzo, cioè dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, i minori collocati in ambiente terzo sono stati 12.338. Essendo il primo monitoraggio, mancano i termini di confronto con il passato. Dopo aver terminato la prima fase di raccolta e monitoraggio, l'attività della squadra speciale per la protezione dei minori proseguirà con l'elaborazione di proposte normative e con una interlocuzione con gli altri soggetti pubblici coinvolti, a partire dal Ministero per le Pari opportunità la famiglia e il Ministero della Salute. L'obiettivo sarà anche quello di fornire un contributo al dibattito parlamentare, che già ha ad oggetto alcune proposte di legge sul tema.

Per quanto concerne il tema delle ingiuste detenzioni, su mio diretto impulso, nei primi mesi del 2019 è stato ampliato lo spettro degli accertamenti dell'ispettorato generale sull'applicazione e gestione delle misure custodiali, estendendo la verifica a tutte le ipotesi di ingiusta detenzione, e non soltanto alle cosiddette scarcerazioni tardive. È la prima volta che il Ministero della Giustizia predispone in modo strutturale un simile capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni. L'Ispettorato generale, nei primi mesi dell'anno 2019, ha provveduto all'acquisizione dei dati di flusso relativamente ai procedimenti iscritti nell'ultimo triennio, cioè 2016-2018, presso le corti d'appello, che permettono di valutare analiticamente l'incidenza delle domande indennitarie su base distrettuale, oltre che nazionale e aggregata per macro-aree omogenee. Sono in fase di elaborazione, come è noto, due ulteriori interventi normativi di particolare rilievo. In primo luogo, il disegno di legge recante nuove normative in materia di tutela penale degli alimenti, che recupera e aggiorna i lavori della Commissione “Caselli” della scorsa legislatura. Il coordinamento e la collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole ha consentito di scrivere un testo fondamentale, che è già pronto per l'approvazione in uno dei prossimi Consigli dei ministri. È stato invece già approvato, sempre in Consiglio dei ministri, il disegno di legge recante disciplina del divieto di pubblicizzazione parassitaria, il cosiddetto ambush marketing, che sarà in grado di accreditare l'Italia quale Paese all'avanguardia nella garanzia del corretto svolgimento delle manifestazioni anche attraverso la tutela degli interessi commerciali degli sponsor, degli operatori e delle federazioni che organizzano i predetti eventi. È stato presentato in Parlamento, nello specifico al Senato, il disegno di legge sulla magistratura onoraria, che valorizza il contributo fondamentale che la magistratura onoraria ha sempre fornito al sistema giustizia, e che, come tale, è meritevole di un riconoscimento giuridico netto. Auspico che il percorso parlamentare rappresenti l'occasione per arricchire il testo di norme migliorative di quello originario, laddove il Parlamento lo riterrà.

Quando parliamo di protagonisti del sistema giustizia parliamo ovviamente anche degli avvocati, ecco perché ho inteso porre tra gli obiettivi del Ministero il rafforzamento del cosiddetto equo compenso, che riguarda non solo la sfera economica ma ancor prima quella della dignità professionale dell'avvocatura, elemento cardine del sistema di garanzia dei diritti e dei cittadini. A tal fine è stato stipulato nel mese di luglio 2019 un protocollo istitutivo di un nucleo centrale di monitoraggio della legge sull'equo compenso, che ha lo scopo proprio di segnalare concretamente le violazioni dell'attuale disciplina. È già stato depositato in Parlamento, al Senato, anche il disegno di legge costituzionale per l'inserimento nell'articolo 111 della Costituzione dei principi in materia di funzione e ruolo dell'avvocato. Non mi permetto e non mi permetterei mai di invadere gli spazi parlamentari, soprattutto se si considera che stiamo parlando di una proposta di modifica di rango costituzionale, mi sia soltanto consentito di sottolineare che una norma di questo tipo consentirebbe di riconoscere e consacrare la fondamentale funzione sociale, prima ancora che giuridica, dell'avvocato.

È ormai noto, inoltre, che all'interno della maggioranza si è aperto un vero e proprio cantiere, oggi in corso, avente ad oggetto due proposte di riforma, una relativa al processo penale l'altra concernente il Consiglio superiore della magistratura e la magistratura. Per quanto riguarda quest'ultima, posso anticipare che la finalità è quella di garantire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, rafforzando anche in tal senso la separazione tra la politica e la magistratura stessa. La bozza in questione - perché di bozza stiamo parlando - affronta anche il tema del sistema elettorale per le elezioni dei componenti del CSM, su cui la maggioranza appunto si sta confrontando, ma tra i principi sottesi a questa riforma c'è quello di escludere qualsiasi forma di influenza, incidenza o inquinamento di normali dinamiche dovute alle cosiddette degenerazioni del correntismo. Per quanto concerne invece il progetto di riforma del processo penale, lo scopo è quello di intervenire con una serie di misure che finalmente possano ridurre i tempi dei processi garantendone la ragionevolezza oltre che i diritti di tutte le parti coinvolte. Tra l'altro, mi preme sottolineare in questa sede che in questo momento c'è questo cantiere aperto sulla riforma del processo penale, all'esito del quale verrà ripreso il tavolo che era stato precedentemente sospeso su un testo molto vecchio e che invece dovrà aggiornarsi con tutti gli addetti ai lavori a cui accennavo prima.

Mi preme sottolineare come tutti i progetti di riforma vengono sottoposti al confronto tra addetti ai lavori, e che da quest'anno è stata istituita presso il Dipartimento degli affari di giustizia una squadra di monitoraggio sull'applicazione delle leggi in materia di giustizia approvate in Parlamento in questa legislatura.

Quanto al settore internazionale, in primo luogo, segnalo l'attenzione altissima nei confronti dei rapporti internazionali in sedi multi o bilaterali, soprattutto per quanto concerne la prevenzione del terrorismo, il rientro di terroristi latitanti all'estero e l'espulsione di detenuti affinché scontino la pena nel loro Paese d'origine. Ho già avuto modo di individuare i passi avanti che il nostro ordinamento ha compiuto nella lotta alla corruzione e i relativi riconoscimenti ottenuti nei consessi degli organismi internazionali di monitoraggio e controllo. Rimando alla relazione depositata tutti gli approfondimenti specifici.

In questa sede, voglio ricordare che alla conferenza ONU sull'anticorruzione del dicembre 2019 il tema del recupero dei beni confiscati ha avuto un ruolo centrale ed è stata approvata una risoluzione che, proprio su proposta della delegazione italiana, prevede che gli Stati Parti si impegnino a considerare anche l'uso sociale dei beni confiscati.

Il potenziamento della lotta alla criminalità organizzata transnazionale è un obiettivo sempre prioritario che trova nella Convenzione di Palermo un imprescindibile strumento per un efficace contrasto ai più gravi fenomeni criminali; uno dei più importanti, se non il più importante, appuntamenti internazionali futuri è la Conferenza delle Parti della Convenzione di Palermo dal 12 al 16 ottobre; il ventesimo anniversario di questa Convenzione, che si basa su un'idea di Giovanni Falcone, è certamente un'occasione di riflessione generale sugli strumenti da rafforzare e migliorare nella lotta alla criminalità internazionale a livello internazionale. Ho concluso, Presidente, specificando chiaramente che la relazione è soltanto una sintesi, nei tempi che sono consentiti dal dibattito in Aula, della relazione che è stata depositata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle Comunicazioni del Ministro della Giustizia.

È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi; signor Ministro, le chiedo scusa se userò toni molto duri, ovviamente non nei confronti della sua persona, ma del ruolo che lei ricopre e dell'attività che ha svolto in questi anni; d'altra parte, il giudizio più chiaro e clamoroso per chi vive l'esperienza, da un po' di anni, del Parlamento - questo è il momento più importante, è uno degli atti più importanti di un anno parlamentare - viene dalla sua stessa maggioranza: i banchi vuoti e il disinteresse con cui il Ministro della Giustizia svolge un ruolo fondamentale, che è quello di fare la relazione sullo stato della Giustizia.

Per parlare dello stato della Giustizia nel nostro Paese, signor Ministro, non vorrei partire dai numeri, che pur citerò, e a cui lei ha fatto riferimento; condivido il tema e l'idea che bisogna recuperare un senso di fiducia verso la Giustizia e le istituzioni, che la Giustizia è un bene o un interesse dei cittadini e che bisogna rimanere fuori dalle contese ideologiche, ma più che impressionante e vergognoso è, secondo me, un caso emblematico, perché la vita, la realtà è molto concreta e si parte da lì se vogliamo assumerci la responsabilità di amministrare la Giustizia e di far recuperare questa idea. Un caso emblematico del funzionamento della nostra amministrazione della Giustizia, questo caso è recentissimo e ha un nome e un cognome: Calogero Mannino. Calogero Mannino è il nome di un uomo innocente che da 26 anni vede pesare su di sé la presunzione di colpevolezza, l'accanimento giudiziario e quello mediatico, un corto circuito che nell'opinione pubblica fa coincidere l'indagine con la colpevolezza, l'accusa con la condanna. Mannino diventa un reo agli occhi della pubblica opinione il 24 febbraio del 1994, quando riceve un avviso di garanzia; il 13 febbraio 1995 viene arrestato, nel gennaio del 1997 viene rimesso in libertà, nel 2001 è assolto in primo grado, perché il fatto non sussiste, nel 2003 viene condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione, sentenza annullata nel 2005 dalla Corte di cassazione, che accoglie la tesi del procuratore generale, che si esprime così: nella sentenza di condanna di Mannino non c'è nulla; questa sentenza costituisce un esempio negativo da mostrare agli uditori giudiziari. Il 22 ottobre 2008 riprende il calvario di Mannino, il 14 gennaio 2010 la Corte di cassazione lo assolve definitivamente e, poi, si ricomincia, trattativa Stato e mafia, 24 luglio 2010, il PM Ingroia ne chiede il rinvio a giudizio, il 4 novembre 2015 il giudice dell'udienza preliminare di Palermo assolve Mannino dall'accusa di violenza o minaccia verso un corpo politico, anche qui la sentenza: l'ipotesi del suo coinvolgimento non solo dunque non è riscontrata, ma si appalesa, ancora una volta, illogica; è il 22 luglio 2019. Ventisei anni per questo calvario e, a fronte dei 26 anni - e qui veniamo al cuore dell'intervento e all'accusa nei suoi riguardi e del suo Governo - per dire “ci scusi” – qualcuno ha chiesto scusa a Mannino? –, non trovate nulla di meglio che eliminare la prescrizione, l'unica arma concessa al cittadino per non essere indagato a vita, a fronte della promessa, mai mantenuta, di una ragionevole durata del processo. Ma dove è finito il garantismo? Era un'ipocrisia allora o è un triste commercio politico oggi? Ora, Mannino non ha certo bisogno della mia difesa, ma ho voluto citarlo per dare concretezza palpabile a un numero sconcertante: mille persone che ogni anno finiscono in carcere ingiustamente, 27 mila innocenti negli ultimi quindici anni, numero rilevato in base ai risarcimenti per ingiusta detenzione che lo Stato ha dovuto pagare. Ci è toccato in sorte, purtroppo – ma, più che in “sorte”, dovrei usare la parola “squallido compromesso al ribasso”, pur di assicurarsi un posto al Governo - un Ministro della Giustizia che se ne è candidamente uscito dicendo: gli innocenti non finiscono in carcere. Gli innocenti non finiscono in carcere: mille persone che, ogni anno, finiscono in carcere, condannate ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva). So che non si è colpevoli in attesa di essere scoperti, come sentenzia incostituzionalmente un alto magistrato che lei ha evidentemente preso a sua icona e, se si è innocenti fino a un verdetto definitivo, il Ministro Bonafede sa che in Italia il 34,5 per cento dei detenuti è rinchiuso in carcere in attesa di un primo giudizio o di una sentenza definitiva, in situazioni di sovraffollamento tali per cui ogni cento posti disponibili ci sono 115 detenuti. Sa tutte queste cose, o è bendato come la dea Giustizia? Non vede, non sente, ma parla lei, signor Ministro della Giustizia, eccome se parla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva), ma non è questo l'unico triste primato della nostra Giustizia…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). E vado verso la conclusione. L'Italia è il primo Paese con più sentenze della Corte europea dei diritti umani non eseguite; su 9.944 sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, 2.219 riguardano l'Italia, una su cinque; in Italia, sembra paradossale dirlo, manca la certezza del diritto e questo, oltre che sulla libertà dei cittadini, ha conseguenze importanti anche sulla nostra economia. Se è vero, come è vero, che è compito della politica la costruzione della Giustizia, voi non solo non state facendo Giustizia, ma non state facendo neanche politica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Colleghe e colleghi, il Ministro Bonafede, proprio un anno fa, aveva annunciato, con enfasi e in maniera anche pomposa, a quest'Aula l'iniziativa “il Ministro ascolta” e ricordo l'annuncio del Ministro tra le critiche, le ilarità e perfino gli sberleffi dei colleghi del Partito Democratico che, oggi – e ci vuole davvero una buona dose di coraggio e, consentitemi, anche di faccia tosta - si genuflettono davanti al Ministro Bonafede. Uno spazio - diceva il Ministro Bonafede - aperto a chi vuole segnalare criticità e partecipare con proposte a una nuova fase dell'amministrazione della Giustizia del Paese. Una disponibilità all'ascolto che, nella realtà, si è rivelata, signor Ministro, un'autentica presa in giro, una presa in giro nei confronti dell'avvocatura italiana, dell'accademia universitaria, degli operatori del diritto e, perfino, di una parte considerevole di quella magistratura che ancora rappresenta, nel nostro Paese, un ordine, una garanzia, e non come certi magistrati pretendono, di trasformare l'ordine in un vero e proprio potere dello Stato.

Ciò che mi imbarazza - e lo dico anche con un certo disagio, da avvocato prima che da deputato - è che colleghi illustri ed autorevoli, che siedono in quest'Aula nei banchi della maggioranza, soprattutto illustri colleghi del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico, che nei conciliaboli privati manifestano attenzione e solidarietà ai problemi posti dal mondo dell'avvocatura, quando si tratta di votare in Commissione e in Parlamento - per usare una espressione colorita ma efficace di un collega, l'onorevole Roberto Cataldi, che lo scrive nel suo libro “Il diritto del pesce piccolo” -, arrivano a prostituire la propria onestà intellettuale e professionale. Si dimenticano, quando sono in Commissione e in quest'Aula, dei problemi della giustizia e dei problemi dell'avvocatura. L'avvocatura italiana, non da oggi, chiede a lei, signor Ministro, e alla sua maggioranza di fermarvi. Fermate lo sconquasso che sistematicamente state arrecando al sistema giustizia del nostro Paese, da quello penale, sostanziale e processuale, a quello civile, per non parlare poi dell'ordinamento penitenziario, che nelle vostre politiche rappresenta una sorta di appendice residuale e che poco conta.

Da quando voi avete assunto la responsabilità di Governo, signor Ministro, state decretando il requiem dello stato di diritto. Possiamo certo capire ciò, perché è stata sempre la vocazione naturale dei colleghi dei 5 Stelle, ma certo non comprendiamo, in verità, l'atteggiamento complice del Partito Democratico e delle sinistre. Vi rendete conto, colleghe e colleghi del Partito Democratico, che le leggi che state avallando con i 5 Stelle, quelle che state proponendo all'attenzione dell'Aula - con la forza muscolare dei numeri che avete, sì, in quest'Aula, ma che non avete più nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il dato di qualche giorno fa lo certifica - pongono seriamente in discussione i fondamentali principi costituzionali? E io li voglio richiamare brevemente: la presunzione di innocenza, la centralità del diritto di difesa, la ragionevolezza e la proporzionalità delle pene, che voi quotidianamente sottoponete ad un attacco continuo.

C'è un uso disinvolto del modo in cui voi intervenite sul diritto penale, con una leggerezza che, davvero direi, è al limite veramente dell'arbitrio e con cui pensate di risolvere le questioni, come se sbattere le persone in galera sia la soluzione migliore, come se sia giusto lasciare che il cittadino sia eternamente in balia della pretesa punitiva dello Stato, abrogando la prescrizione, come se la restrizione personale patrimoniale che avete imposto con leggi davvero aberranti, che confliggono con il sistema di regole dello Stato di diritto, possa basarsi su mere e presunzioni ed indici di pericolo. Voi avete minato il diritto penale sostanziale, mettendo seriamente in discussione i principi di tassatività e determinatezza delle fattispecie penali, lasciando - in questo sì - all'arbitrio della magistratura di interpretare, creando così nuove regole, come se fossimo in un sistema, non di civil law, ma di common law.

C'è una tendenza, una tendenza che è causata da voi, signor Ministro, dalla mediocrità delle vostre scelte, dall'approvazione di leggi imprecise, generiche, che assegnano e finiscono per assegnare un ruolo di supplenza alla magistratura! E, allora, ci sono magistrati che si arrogano il compito di indicare una strada etica, con le interviste e con le conferenze stampa. Signor Ministro, sa cosa avrebbe dovuto dire lei questa mattina? Di disboscare le centinaia di magistrati che sono nei Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che hanno fatto un concorso per esercitare la funzione giurisdizionale e non per fare i funzionari di Stato o in enti internazionali! Sa cosa manca? Mancano i magistrati, quelli che istruiscano le cause, che facciano le sentenze. Questo è il grido d'appello che viene da tutti i tribunali, soprattutto da quelli periferici, rispetto ai quali non ho sentito una sola parola da parte sua di attenzione. Ecco perché, signor Ministro, io voglio richiamare proprio l'accorato appello, che viene da un presidente di tribunale. Ci sono i magistrati che lavorano, ci sono i magistrati che dedicano la giornata al lavoro nelle aule giudiziarie e almeno a questi deve prestare ascolto. Sa cosa dice il presidente di un tribunale periferico, come quello di Nuoro, ma che dice le stesse cose di quello di Enna, che dice le stesse cose di quello di Trento e di Bolzano? L'ufficio, se non vedesse assicurata la copertura dell'organico con la destinazione dei magistrati in tirocinio, si troverebbe nell'impossibilità di dare continuità agli sforzi sinora fatti per ridurre il debito giudiziario precedentemente accumulatosi, vanificando seriamente i considerevoli risultati e, quel che sarebbe peggio, finanche nell'impossibilità di assicurare il suo regolare funzionamento, tenuto conto dell'impossibilità di una adeguata supplenza nell'attività giudiziaria da parte di altri magistrati. Oggi quello che voi proponete, per supplire a questo stato di cose, è minare le garanzie difensive e cercare di mettere un bavaglio all'avvocatura, e questo, caro signor Ministro, noi non ve lo consentiremo.

Lo Stato di diritto, colleghe e colleghi, è un principio cardine del nostra sistema e della nostra Costituzione, e non possiamo permettere che dilettanti, davvero allo sbaraglio, possano metterlo in discussione. Forza Italia continuerà a fare la propria parte in Parlamento, ma anche nelle piazze, sostenendo le proteste legittime dell'avvocatura italiana. Qui non è solo un problema che attiene agli addetti ai lavori: è un problema che incide sulle libertà fondamentali dei cittadini. Questo, signor Ministro, mi pare che sia lontano dal suo modo di vedere e di pensare. Quando lei fa riferimento agli innocenti, che non finiscono mai nelle maglie della giustizia, lei dice una cosa che non solo non è corretta, ma, mi consenta, lei dice una sciocchezza…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIETRO PITTALIS (FI). …perché ci sono centinaia e centinaia di persone che finiscono nelle maglie della giustizia e per cui, purtroppo, non c'è quella dovuta attenzione e considerazione. Quindi, il sistema che voi vi proponete è solo quello di fare una sorta di caccia alle streghe, tenendo fuori dal sistema, invece, anche coloro e soprattutto coloro - fosse anche uno solo l'innocente, che non deve assolutamente essere pregiudicato - nelle conseguenze di un'azione politica e legislativa da Stato etico e non da Stato di diritto. Questo noi non ve lo consentiremo e Forza Italia, con tutte le proprie forze, continuerà a fare una battaglia, in Commissione, in Parlamento e nelle piazze per fermare questo vostro giustizialismo, questo vostro modo di intendere la giustizia…

PRESIDENTE. Deve concludere.

PIETRO PITTALIS (FI). ...come se foste i nuovi Torquemada della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse la relazione del Ministro Bonafede.

Devo dire che sono soddisfatto che abbia toccato alcuni punti, tanto che, per un attimo, ho pensato che avesse iniziato la mattinata leggendo l'intervista di oggi del senatore Matteo Renzi, sul quotidiano La Stampa, dove giustamente segnala e chiede al Governo di essere pragmatico e non populista.

Penso che anche sul tema della giustizia occorra avere questa stella polare: pragmatismo, problemi seri, problemi che consentano di far funzionare la giustizia. E devo dire che in questa relazione del Ministro Bonafede ci sono tante cose pragmatiche; e, quando si parla di pragmatismo, si parla di risorse, si parla di piante organiche, si parla di personale, perché la macchina della giustizia non può funzionare senza magistrati, senza personale amministrativo, senza edilizia giudiziaria, che è un altro tema che è stato toccato.

Quindi dobbiamo tornare ad essere pragmatici, a dare queste risposte negli uffici giudiziari, perché le riforme non possono funzionare se nei tribunali non mandi i magistrati; e anche sulle piante organiche, la revisione della pianta organica per quanto riguarda i magistrati che il Ministro ha mandato al CSM - si dovrà esprimere il CSM, che è certamente un atto positivo - occorre comunque aprire un dialogo, perché bisogna tenere conto anche dei piccoli e medi tribunali, che sono in sofferenza. Ci sono tanti uffici giudiziari che, a causa dei trasferimenti, a causa dei pensionamenti, oggi non possono funzionare.

Così per quanto riguarda il personale amministrativo sul tema della quota 100: la quota 100 anche nel settore giustizia ha creato tanti pensionamenti, oggi crea dei vuoti di organico. Quindi questa deve essere la strada, come quella di recuperare tutti gli idonei dei concorsi che sono stati banditi. Nel Governo Renzi, per la prima volta, è stato fatto un concorso per assistenti giudiziari, che ha portato ad assumere quasi 6 mila persone; oggi non tutte sono state ancora assunte. Devo dare atto al Ministro Bonafede, che ha continuato lo scorrimento di quel mega concorso, e auspico che sia esaurita tutta la graduatoria degli assistenti giudiziari.

Così come il tema dei tirocinanti, ci sono anche degli emendamenti nel “Mille proroghe”, un tema complesso che però va affrontato, che va risolto, così come l'argomento sull'informatizzazione.

Mi sono andato a rivedere i 12 punti del Governo Renzi in tema di giustizia e ricordo ancora la conferenza stampa dell'allora Premier Renzi con il Ministro Orlando, che parlava di molti temi che oggi sono affrontati dal Ministro Bonafede.

Penso alla giustizia civile, alla riduzione dei tempi, alla velocizzazione dei procedimenti civili, all'informatizzazione integrale del sistema giudiziario, al dimezzamento dell'arretrato. Ecco, tutti temi che legano la giustizia civile all'economia, che consentono di far ripartire il Paese e sui quali va seguita quella strada.

E allora, anche per quanto riguarda la riforma del processo civile, occorre continuare quell'ascolto e quel confronto che oggi ha sottolineato il Ministro, ma che deve essere riempito anche di fatti concreti. Perché sono andato a rileggermi, Ministro, quello che lei ha detto l'anno scorso. Noi eravamo all'opposizione, ma mi piacque il suo intervento laddove disse: il mio auspicio è che in tale modo possa inaugurarsi una stagione di riforme condivise, pur nel rispetto delle differenze politiche e degli assetti parlamentari, condotte nell'esclusivo interesse del Paese, frutto di un sano confronto dialettico e non di uno scontro politico.

Noi vogliamo tornare lì, vogliamo che queste parole siano realtà, non solo all'interno della maggioranza, ma anche nel confronto con l'opposizione, perché la giustizia non deve dividere. Non è un caso se il Ministro della Giustizia sia l'unico ministro citato nella nostra Costituzione, perché dà un valore non solo simbolico e formale, ma di contenuti; quindi, in tema di giustizia, bisogna unire, confrontarsi. Allora, penso al Governo Renzi e a quei dodici punti - alcuni li ho richiamati - e ce n'era uno anche che prevedeva una corsia preferenziale in tema di riforme e di procedimenti che riguardavano la famiglia e le imprese, occorre ritrovare quella stagione. Noi lanciammo una piattaforma digitale, coinvolgendo, sì, tutte le associazioni, i cittadini, l'avvocatura, l'università, la magistratura, e dobbiamo tornare a quel confronto.

Quindi un lavoro che deve essere fatto insieme, che non può essere fatto da un uomo solo al comando, ma che necessita di un confronto serio. Questo è lo spirito costruttivo del gruppo parlamentare di Italia Viva, oggi in maggioranza, all'interno di una maggioranza, e che vuole collaborare, vuole aiutare il Ministro della Giustizia, riconosciuto e indicato nella nostra Costituzione, a fare quelle riforme utili per il Paese, utili per il servizio giustizia, senza populismo, senza slogan (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma ascoltando tutti e dando quelle risposte concrete. I problemi sono tanti, ma lei ne ha centrati diversi, e non sto a ripetere, anche per quanto riguarda il personale della Polizia penitenziaria e non solo quello dei tribunali. Aggiungerei il tema dei criminologi e degli psicologi, delle puericultrici di Rebibbia, lo scorrimento anche delle graduatorie per quanto riguarda la Polizia penitenziaria, il tema delle aggressioni negli istituti penitenziari, e quindi la necessità di tutelare i nostri servitori dello Stato quali sono quelli della Polizia penitenziaria e non solo, ma tutti temi su cui possiamo lavorare insieme e che lei ha tracciato, i temi dell'edilizia penitenziaria e dell'edilizia giudiziaria, dei palazzi di giustizia.

Mi dispiace, però, che lei non abbia toccato il tema della riforma dell'ordinamento penitenziario, che era uno dei punti del Governo Renzi e dell'allora Ministro Orlando, su cui tanto abbiamo lavorato, gli stati generali delle carceri, una pena rieducativa, una pena umana, sì certa, ma anche rieducativa. Il lavoro è certamente un tema importante all'interno degli istituti penitenziari, ma non basta se non si portano avanti quelle riforme.

Giusto l'accenno alla protezione dei minori, al monitoraggio sugli affidi, ma anche sulla giustizia minorile c'è tanto da fare e da lavorare. E anche la Ministra Bonetti, che comunque ha la delega alla famiglia, può portare un contributo importante di confronto, perché dalla fragilità della famiglia parte la difficoltà. Così come la riforma sui reati agroalimentari: ha citato la commissione Caselli, istituita sempre dagli allora Governi Renzi e Gentiloni, un lavoro che abbiamo fatto noi e che lei recepisce. Ne siamo fieri e sicuramente anche la Ministra Bellanova porterà il suo contributo per quanto riguarda il Ministero dell'Agricoltura.

I temi ci sono per lavorare insieme; certo, non possiamo condividere, e lo voglio ribadire con chiarezza, quanto lei oggi ha ridetto nel rivendicare le sue riforme sullo “Spazzacorrotti” e sulla prescrizione. Su queste due riforme, con grande lealtà, con grande coerenza, ma anche con grande determinazione, il gruppo di Italia Viva non è d'accordo; non votò la legge “Spazzacorrotti”, anche perché c'era stata una riforma fatta dal Governo Renzi in tema di corruzione. L'ho ricordato ieri nella discussione sulle linee generali sulla proposta Costa in tema di prescrizione e lo voglio ribadire anche a lei oggi, signor Ministro: grazie a questa riforma del Governo Renzi il gruppo di lavoro, la Commissione GRECO, che anche lei ha citato, ha ritirato la raccomandazione del quarto ciclo. Lei oggi nella sua relazione ha citato correttamente il terzo ciclo, in cui si dà atto di alcune riforme che lei ha fatto, però in tema di incriminazione, ma non ha parlato, e voglio integrare in modo costruttivo questo punto della sua relazione, del quarto ciclo, dove la Commissione GRECO ha ritirato, nella seduta del 7 dicembre 2018, una raccomandazione proprio alla luce della riforma Orlando, la legge n. 103 del 2017, alla luce delle riforme del Governo Renzi sulla digitalizzazione, sugli investimenti nel processo penale, che è all'inizio e che è stato avviato, e che lei vuole continuare, giustamente, e anche in tema di assunzione di personale di cancelleria e di magistrati.

Grazie a queste riforme il quarto ciclo si è concluso a favore dell'Italia, con il ritiro della raccomandazione. Quindi esiste un terzo ciclo, ma esiste un quarto ciclo che dà atto di questa spinta riformatrice dei Governi Renzi e Gentiloni.

Continuiamo, quindi, a lavorare perché sulla giustizia non si può andare avanti con discontinuità e senza ascoltare, come lei ha detto giustamente, gli operatori, chi vive le aule di tribunale, i cittadini, i testimoni, i magistrati, gli avvocati, i consulenti e tutti gli operatori, questo è il nostro spirito costruttivo. Quindi certamente diremo ancora no alla legge “Spazzacorrotti”. Tra l'altro, anche sul metodo di lavoro, noi alcune norme della legge “Spazzacorrotti” le condividevamo; votammo contro intanto perché calò, tutto ad un tratto, l'emendamento sulla prescrizione.

Non è oggi il tema, però la nostra contrarietà la voglio ribadire su un processo senza fine quando noi parliamo di ridurre i tempi del processo e di dare una giustizia che arrivi presto, nel rispetto delle garanzie effettive e non dilatorie, perché concordo con lei anche in quella parte della riforma dove vuole intervenire e continuare sulla digitalizzazione, come dicevo poc'anzi, del processo penale telematico, sulle notifiche per esempio, sulla semplificazione, sull'accelerazione, sul collegamento tra i vari gradi di giudizio.

Io vorrei che lei, oltre che a istituire un monitoraggio sulle riforme che ha fatto nel Governo Conte I e che farà nel Conte II, le facce anche sulle riforme dei Governi Renzi e Gentiloni, perché ci sono i risultati. Bisogna darne atto, bisogna essere fieri di quello che è stato fatto e mi riferisco anche e non solo al penale dove, tra l'altro, sulla legge anticorruzione del Governo Renzi noi con grande onestà intellettuale - e mi pare di non sbagliare - approvammo anche un emendamento del MoVimento 5 Stelle in Commissione sulla corruzione propria, che alzava le pene da cinque a sei anni, perché il nostro approccio è sempre stato quello di ascoltare dove vedevamo una collaborazione seria e non abbiamo avuto paura di approvare un emendamento delle opposizioni. L'abbiamo fatto perché lo ritenevamo giusto e vorremmo lo stesso metodo di lavoro, a maggior ragione oggi che siamo una forza di Governo leale, collaborativa e che vuole costruire un Paese migliore e un Paese migliore si costruisce se la giustizia funziona, se la giustizia arriva veloce, se rispetta i diritti…

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (IV). …degli imputati, delle persone offese e di tutte le parti.

Quindi, abbiamo questa sfida davanti. Rilanciamo questa azione del Governo anche sul tema della giustizia, lavoriamo insieme e cerchiamo di dare al Paese una giustizia migliore, senza colori, terza, imparziale, credibile e che davvero rifaccia acquistare la fiducia nei cittadini. Basta con gli slogan: lavoriamo insieme per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signor Ministro, io ho letto tutta la relazione sull'amministrazione della giustizia e l'ho trovata francamente imbarazzante, perché viene quasi il sospetto che lei non l'abbia letta o forse non abbia capito che cosa stava leggendo. Queste non sono mie parole, sono le parole che un anno fa le ha rivolto, Ministro, l'onorevole Alessia Morani del PD, che l'ha accusata di non conoscere Beccaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) dicendole: “Questo è il Paese di Cesare Beccaria e lei, purtroppo, se l'è dimenticato”, dicendole che sulle uniche leggi che avete introdotto, cioè in particolare la prescrizione, il “fine processo mai”, nonostante tutti vi abbiano detto (avvocatura, magistratura, mondo accademico): Fermatevi, fermatevi, riflettete, guardate bene quello che scrivete, tuttavia siete andati avanti come dei muli, alla faccia dell'intento di dar vita a percorsi di riforma condivisi. Sono certo che la Morani e tutto il PD, adesso che sono al Governo, abbiano cambiato idea e, infatti, sono andati avanti loro come dei muli subendo la prescrizione, smentendo se stessi e smentendo tutto quello che avevano detto nelle tre votazioni precedenti e dimostrando che tra i principi dello Stato di diritto e il mantenimento delle poltrone di Governo hanno scelto queste e non quelli, chiamandole ovviamente con i nomi di responsabilità e non con il nome di paura di tornare alle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Venendo, invece, alla relazione di quest'anno, ovviamente non si è ancora potuto leggerla dettagliatamente perché è stato depositata on line e non in cartaceo ovviamente un testo di quasi mille pagine, mi risulta. Quindi, ovviamente, noi a malapena avremo copia in mattinata della sintesi che lei ha illustrato oggi e, quindi, ovviamente la discussione più approfondita si potrà e si dovrà fare nelle prossime settimane. Quindi, oggi è solo l'inizio di un lavoro e di un confronto molto duro e approfondito che dovremo necessariamente fare sulla giustizia, perché la giustizia in Italia si trova in condizioni drammatiche, di questo siamo consapevoli tutti. Il dato sul numero dei processi pendenti, seppur lievemente diminuito rispetto a quello degli anni scorsi, è ancora preoccupante: 1 milione 493 mila giudizi penali, 3 milioni 312 mila e rotti nel settore civile, mille casi all'anno di ingiusta detenzione sui quali purtroppo molto spesso nessuno poi si assume le responsabilità, la necessità di interventi strutturali e approfonditi che cerchino di modificare la situazione e, quindi, cerchino di superare l'attuale sistema di inefficienza del nostro sistema giudiziario, che non dipende, ovviamente, dal personale, che compie ogni giorno un'impresa nel cercare di mandare avanti i propri uffici, ma dipende da un deficit strutturale del sistema che ancora non è stato colmato e che, secondo dati statistici, costa all'Italia circa 40 miliardi di euro all'anno, pari a 2,5 punti del PIL.

E, allora, innanzitutto vedo che lei oggi ha leggermente modificato il taglio del messaggio rispetto agli anni precedenti. Gli anni precedenti, annunciava una rivoluzione della giustizia, di cui ovviamente non si è mai vista traccia in nessuna sede, oggi, più pacatamente, ha modificato ed è passato a un invito alla ricostruzione. Ha annunciato riforme civili e penali, che dovevano essere fatte entro il 31 dicembre e che, invece, ancora oggi non sono a disposizione delle Commissioni parlamentari per essere approfondite. Evidentemente, ha preso atto di quello che dicevamo anche noi negli anni scorsi, cioè che nessuna riforma ha senso, tanto meno se fatta sulla base di principi giuridici irragionevoli, se prima non si fanno investimenti strutturali importanti, risorse concrete per fare assunzioni, per rendere gli uffici in grado di poter efficientemente amministrare la giustizia. Quindi, ci fa piacere che si sia passati dagli annunci di rivoluzioni al tentativo, invece, di raccogliere anche i nostri appelli a investire in modo più significativo sulla giustizia. Al di là dei dati che lei ha sinteticamente annunciato prima, la legge di bilancio da poco votata è stata sicuramente insufficiente per quanto riguarda il settore della giustizia, per cui auspichiamo che quanto lei ha annunciato si traduca in investimenti concreti più significativi e concretamente attuabili nella prossima legge di bilancio, anzi a partire da ora in vista della prossima legge di bilancio. Senza questo ogni slogan e ogni annuncio giornalistico resterà lettera morta e non risolverà in nessun modo nessuno dei tanti problemi che attanagliano la nostra giustizia.

Non c'è il tempo, oggi, per entrare più dettagliatamente in tutti i punti che lei ha illustrato e, quindi, ne sintetizzo alcuni. Un punto su cui sia il primo sia il secondo Governo in cui lei è stato, Ministro, hanno finora fallito totalmente è quello del sovraffollamento carcerario, che rimane a circa 60 mila detenuti oggi, a circa 10 mila oltre la capienza regolamentare e ancora con un terzo dei detenuti stranieri che fino a oggi non sono stati minimamente rimpatriati. Lei ha più volte detto che sono in corso trattative, incontri e interventi per cercare di concludere gli accordi bilaterali con alcuni Paesi stranieri per poter concretamente attuare queste misure.

Tuttavia, sono un po' preoccupato su questo, perché se l'autorevolezza del Ministero della Giustizia e del Ministero degli Affari esteri italiano nel convincere i Paesi stranieri a concludere accordi bilaterali è quella che abbiamo visto avere dal Presidente del Consiglio Conte nell'ultimo vertice di Berlino sulla Libia, dove l'Italia è stata umiliata non solo nei contenuti ma anche nell'estetica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), vedendo pietosamente il Premier Conte nascosto in seconda fila mentre si umiliava a cercare il proprio posto in prima fila. Ecco, se l'autorevolezza dell'Italia sulla giustizia è la stessa che abbiamo sulla Libia, io ho qualche dubbio che lei quest'anno riesca a concludere e ad attuare questi accordi bilaterali, che consentano concretamente di rimpatriare questi circa 20 mila detenuti stranieri, che oggi gravano sulle nostre carceri e costano, a spanne, circa 800 milioni-un miliardo di euro all'anno.

Un altro tema su cui, secondo la nostra opinione, siamo in gravissimo ritardo, anzi c'è quasi un'assenza del dibattito sul tema, è la certezza della pena. Nei mesi e negli anni scorsi sono stati fatti degli interventi sul rito, avete fatto degli interventi sulla prescrizione, ma sono totalmente assenti dal dibattito delle misure efficaci sull'esecuzione della pena, che - come diceva anche, più autorevolmente di me, Carlo Nordio, quando discutemmo sulle modifiche al rito abbreviato - sono in realtà, invece, il cuore vero della garanzia della certezza della pena per i cittadini, perché, se non si modifica e non si riforma la normativa sull'esecuzione della pena, tutto il resto rimane lettera morta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Anche su questo auspichiamo si possa intervenire più efficacemente, mentre invece in questo momento abbiamo assistito al contrario, e cioè, simbolicamente, quanto è stato fatto sulla prescrizione denota una visione dello Stato di diritto, una visione della giustizia, che è totalmente fuori dalla realtà, è totalmente fuori dai principi giuridici del nostro Stato ed è fuori anche dagli appelli che tutti gli operatori della giustizia hanno rivolto al Parlamento e al Governo in questi mesi. E allora, probabilmente, se avete abolito la prescrizione cercando di prolungare la durata dei processi, se avete evitato le elezioni cercando disperatamente di prolungare la durata del Governo, io auspico che entrambe queste cose, quanto prima, trovino una soluzione e che si possa abolire quanto prima la riforma della prescrizione appena fatta. Voglio vedere se PD e Italia Viva avranno il coraggio di essere coerenti con se stessi, cercando di rimediare al danno che hanno causato anche loro prima del 31 dicembre. E ovviamente, poi, auspico che quanto prima si ponga fine anche a questo Governo e, quindi, oltre a fermare la durata senza fine dei processi, che lasciano potenzialmente dei cittadini anche innocenti sotto processo a vita con un mai fine pena, auspico anche che i cittadini non possano restare ancora troppo a lungo sotto la durata di questo Governo, che, sia sulla giustizia, sia su tutto il resto, sta facendo cose che sono il contrario di quello che ci chiedono gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, Ministro Bonafede, abbiamo ascoltato con attenzione l'illustrazione della relazione sull'amministrazione della giustizia, che dimostra ancora una volta l'impegno costante del suo Ministero per un settore che rappresenta il pilastro fondamentale di un ordinamento giuridico che ambisce a definirsi democratico e che influenza in maniera decisiva anche l'ambiente sociale ed economico.

Per noi è motivo di soddisfazione ripercorrere con lei il lavoro svolto in questi mesi ed è uno stimolo a raggiungere i nuovi obiettivi prefissati. Senza alcun dubbio, qualsiasi intervento nell'ambito della giustizia deve proporsi anzitutto di restituire a tutti i cittadini fiducia nel sistema giudiziario. Per ottenere tale risultato è anzitutto necessario assicurare una drastica riduzione e una maggiore prevedibilità dei tempi della giustizia.

L'eccessiva durata dei processi, infatti, è la prima causa di sfiducia del cittadino nei confronti della giustizia, oltre a rappresentare un ostacolo agli investimenti stranieri nel nostro Paese. I tempi necessari per definire le cause civili sono tra i più elevati dell'Unione europea, in quasi tutte le fasi del processo, nonostante lo straordinario impegno della magistratura italiana in cima alle classifiche europee per rendimento.

Rispetto alla durata del processo penale, l'ultimo rapporto della Commissione europea per l'efficienza della giustizia evidenzia ancora la marcata distanza dell'Italia dagli altri Paesi europei, con riferimento a questo parametro. La riforma che intendiamo realizzare è proprio nella direzione dell'eliminazione dei tempi morti, della semplificazione e velocizzazione del procedimento penale.

Le riforme dovranno essere accompagnate da una profonda rivisitazione del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, che sia tale da recidere ogni possibile legame con la politica e da sgomberare il campo da qualsivoglia sospetto di un uso distorto nell'esercizio del potere di nomina ai posti apicali degli uffici giudiziari. Occorre, infatti, consolidare la fiducia nella magistratura, rilanciandone l'autorevolezza e il prestigio anche attraverso una revisione dell'organo di autogoverno, rivedere la sua composizione e le modalità di funzionamento.

Per assicurare ai cittadini una giustizia di qualità, occorre, inoltre, tendere al completamento delle piante organiche, non solo del personale dell'amministrazione giudiziaria, ma anche della magistratura e della polizia penitenziaria, dando impulso alle riqualificazioni e alla formazione, nonché incentivando l'adozione di modelli organizzativi tesi a promuovere il benessere fisico e psicologico dei lavoratori e valorizzarne la professionalità.

È altrettanto indispensabile implementare ulteriormente le politiche di digitalizzazione già avviate, anche mediante l'estensione del processo civile telematico ai giudici di pace, al settore civile degli uffici minorili e alla Corte di cassazione, oltre alla effettiva realizzazione del processo penale telematico, che avrebbe un notevole effetto positivo sul settore penale; ma anche altri adempimenti da svolgere in modalità telematica, come le notificazioni, gioveranno ad una maggiore efficienza del sistema giudiziario, consentendo una riduzione delle pendenze e garantendo un miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori di giustizia.

Nella direzione dello sviluppo della digitalizzazione, con soddisfazione accogliamo i suoi intendimenti rispetto alle attività della squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori, istituita con decreto ministeriale 22 luglio 2019, mediante la realizzazione di una banca dati digitale nazionale integrata, costantemente aggiornata, relativa agli affidi familiari. Ricordo, infatti, che, nel novembre 2019, dopo soli due mesi di attività, sono stati diffusi i primi dati raccolti dalla squadra speciale per la conoscenza del fenomeno collegato all'allontanamento del minore dal suo ambiente familiare. Abbiamo, quindi, appreso che i minori collocati in un ambiente terzo, in un anno e mezzo, cioè dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, sono stati oltre 12 mila, cioè più di venti al giorno. Non abbiamo un termine di raffronto rispetto a questo dato perché mai in Italia, prima dell'iniziativa del Ministro Bonafede, era stato fatto un monitoraggio di questo tipo. Chiaramente questi dati devono essere analizzati, perché dietro ogni allontanamento ci sono motivi e presupposti differenti. Questo, quindi, è il punto di partenza per un lavoro che deve individuare criticità e trovare soluzioni.

Per quanto riguarda il tema della funzione rieducativa della pena, accogliamo con favore il suo impegno a sviluppare il sistema degli ICAM, istituti a custodia attenuata, che consenta anche una permanenza dei figli delle detenute in ambienti più idonei alla loro giovane età e alle madri l'esercizio della genitorialità.

Abbiamo anche apprezzato nel suo intervento l'attenzione che ha posto all'Avvocatura, componente fondamentale per il buon funzionamento del sistema giustizia, a partire dal tema dell'equo compenso, con un tavolo ministeriale con le rappresentanze di tutti gli ordini professionali, tra cui il Consiglio nazionale forense, avente l'obiettivo di garantire uniformità e coerenza ai compensi dei liberi professionisti, stabilendo uniformità e coerenza ai compensi e stabilendo una soglia da considerarsi limite invalicabile per la garanzia e la difesa della dignità del prestatore d'opera autonomo. In particolare, nell'ambito del tavolo è stato istituito il nucleo centrale di monitoraggio della legge sull'equo compenso per la professione di avvocato.

Un'altra iniziativa del Ministro Bonafede è la modifica della disciplina del patrocinio a spese dello Stato, elaborata sulla base delle indicazioni provenienti dalla classe forense: un provvedimento - che è attualmente incardinato in Commissione giustizia qui alla Camera - di equità sociale e di attenzione nei confronti dei cittadini più in difficoltà.

Altri due temi che dimostrano la sensibilità del Ministero della Giustizia nei confronti dell'Avvocatura sono quelli delle specializzazioni e dell'accesso alla professione. Quanto alle specializzazioni, il Ministero ha recentemente inviato alla Camera lo schema di decreto ministeriale. Per quanto riguarda invece il tema dell'accesso alla professione, è attualmente attivo un tavolo ministeriale per studiarne la riforma.

Recepiamo inoltre l'invito del Ministro a lavorare sul disegno di legge costituzionale sull'avvocato in Costituzione, attualmente al Senato, perché ciò consentirebbe il pieno riconoscimento e la consacrazione della fondamentale funzione sociale, prima ancora che giuridica, dell'avvocato.

Con riferimento, infine, al quadro internazionale, l'Italia sta portando avanti numerose attività di cooperazione e numerosi sono i piani di intervento, sia nel settore civile che in quello penale, con l'obiettivo di avere una normativa all'avanguardia (la “legge anticorruzione” ne è un esempio), che possa permettere al nostro Paese di essere in una posizione di leadership nell'ambito europeo e internazionale in settori molto importanti per i cittadini. In tale solco dovrà inoltre essere perseguito l'obiettivo di consolidare il quadro della cooperazione internazionale e per il contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico clandestino di esseri umani e alla corruzione.

Concludo quindi ringraziando il Ministro per quanto ha fatto e per quanto farà per l'intero comparto della giustizia. Abbiamo tutti una grande responsabilità: dalla qualità della giustizia dipende un'equilibrata convivenza civile. Per questo motivo dobbiamo continuare ad investire sulla cultura della legalità, iniziando dalle scuole, perché questo è il vero investimento per una democrazia che fa del rispetto delle regole e degli altri la base per costruire un Paese più giusto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Signor Presidente, signor Ministro della Giustizia, in queste ore l'opposizione parlamentare che le si rivolge ha ascoltato il suo intervento e non può che convincersi della bontà e della necessità di un forte cambiamento, che abbiamo concretizzato in una risoluzione che più tardi sarà all'esame di quest'Aula; e con grande gioia abbiamo appreso che tutta l'area del centrodestra, compresi gli amici di Forza Italia e quelli di Fratelli d'Italia, l'hanno voluta sottoscrivere.

Da quando ella si è insediato nel Dicastero, gli interventi in materia di riforma della giustizia hanno mancato di qualunque visione, rimanendo semplicemente un confuso susseguirsi di modifiche normative prevalentemente processual-penalistiche prive di un connotato razionale, concentratesi in una caccia al corruttore e all'evasore, criminalizzando a priori intere categorie della società, dal calzolaio al panettiere all'imprenditore al turista. Abbiamo più volte assistito, anche al tempo del Governo giallo-verde, ad un metodo di produzione normativa che ha prediletto, se non la decretazione d'urgenza, il sistema di disegno di legge a sua firma, del tutto impenetrabile ad ogni modifica normativa.

È infatti con l'esperienza del cosiddetto “Spazzacorrotti” che abbiamo finalmente compreso quale velleità si cela dietro la sua personale filosofia del diritto. Non potrà scordare come la Lega le abbia permesso, se non altro, di fregiare anche codesto Ministero, e con lui il legislatore, di un grande merito: quello di aver dato ascolto ad istanze collettive che la cittadinanza ha formalmente rivolto al Parlamento, come nel caso della proposta di legge di iniziativa popolare in materia di riforma di legittima difesa. Ed ancora, di fronte al propagarsi di meccanici sconti di pena collegati ad un rito processuale penale, quale il giudizio abbreviato, l'abbiamo redenta, nell'accettare una riforma chirurgica che ha permesso di escludere dall'applicazione dello sconto di pena di un terzo automatico tutti quei reati che avessero previsto la pena dell'ergastolo, rendendo giustizia alla miriade di vittime, vittime appunto di aggressioni, di atti attentatori alla vita delle stesse.

Ma mentre questo accadeva, da molte parti attorno al suo Dicastero si sono susseguiti numerosi e preoccupanti i segnali che probabilmente non le hanno permesso di assumere libere e strutturali determinazioni, molto attese da tutti gli operatori del sistema giudiziario e dai cittadini. Parliamo della profonda crisi del sistema di autogoverno della magistratura, e di quell'organo appunto che sovraintende alle delicate funzioni di gestione interna del personale della magistratura. È una crisi che parte da lontano, signor Ministro: denunciata pubblicamente - e lo ricordo, perché allora ero un sedicenne - circa trent'anni orsono da un pazzo visionario che, iniziando a dar vita al grande partito quale oggi noi siamo e che ancora oggi siede sui banchi di questo Parlamento, affermava dalle piazze del Nord del Paese che - leggo testualmente il suo intervento, ma lo ricordo a memoria - quella era una sorta di bolgia dantesca, composta da tanti partiti i quali erano quelli presenti in Parlamento, Lega esclusa, dove si decideva chi colpire e chi non colpire, ponendo lì le basi dei processi politici. Erano le sue testuali parole! E per tutti gli anni Novanta purtroppo neppure i Governi Berlusconi che si sono succeduti, nonostante la Lega ne facesse parte, ma con un peso ben diverso da quello odierno, sono riusciti ad incidere su questo aspetto: pena ne furono un accanimento giudiziario spesso immotivato nei confronti di un capo di Governo.

Ebbene, quella realtà di autogestione del governo dei magistrati si è adattata ai mutamenti politici nazionali, consistiti dopo il 2011 nella crescita di un'ancor più debole e incapace classe politica, più felice di accondiscendere i burocrati di Bruxelles che non di dirimere i propri guai interni, soprassedendo da interventi in campo giudiziario che non erano già allora più rinviabili. Accade quindi oggi che alcuni politici di una precisa parte si siano non solo introdotti, ma stabilmente mantenuti rapporti di promissari venditori di accomodamenti con una parte minoritaria di magistrati deviati: deviati dal proprio lavoro, deviati dalle proprie funzioni, deviati dalla responsabilità e dall'onestà che il ruolo richiederebbe, sino a giungere agli scandali che tutti conosciamo e di cui ogni giorno la stampa ha riportato dettagli e curiosità, sempre in violazione del segreto istruttorio (e anche qui potremmo aprire un'altra parentesi).

Come in un magistrale film in bianco e nero, dal titolo La grande illusione, presso codesto Ministero, e solo per pochi mesi, è brillata la speranza che il simbolo stellare di cui il suo partito si è fregiato avesse non solo la forza, ma anche la capacità di intervenire su questo e su altri importanti storture del sistema. Non è stato così! Non è stato così, ed anzi, il sistema si è ancor più allontanato dalla base e dai cittadini, senza che codesto Dicastero potesse concretizzare i rapidi segnali di vita in grado di correggere questa deviata rotta. Assistiamo infatti ad episodi di esternazione giornalistica da parte di toghe appartenenti a giurisdizioni superiori, ed oltre a ciò a membri dell'organo appunto di autogoverno della magistratura, sfrontatamente attivi nel lanciare proposte legislative alla sua attenzione, in danno dei soggetti processati e dei loro difensori. Nessuno, signor Ministro, ha preso le distanze da questo indiscreto modo di essere magistrato.

Avevamo la fortuna di avere una diffusa e capillare rete di presidi sul territorio, sedi di tribunale, di giustizia, giudici di pace, procure, che il carattere di prossimità mantenevano in radice, assieme alla forza di rappresentare luogo di regolazione dei rapporti civili e penali accanto alla porta di casa dei cittadini. Tutto è andato perso e sino ad oggi lei ha solo ed esclusivamente parlato di una formula di uffici surrogato. La Lega anzi dovuto combattere, e non poco, per far valere presso il suo Ministero il reale peso di tre semplici sezioni distaccate di tribunale collocate nelle isole minori, tra cui ricordo quella dell'Isola d'Elba; lottando per dimostrare il carico di pendenze nei numeri che non quadravano tra quelli posseduti dall'avvocatura e quelli in possesso del Ministero, del tutto discordanti, fino al punto di determinare l'ira di un suo sottosegretario, il nostro Jacopo Morrone, sentitosi quasi sul punto di essere stato preso in giro.

Che cosa possiamo sperare, dunque, in materia di riordino della geografia giudiziaria? E che cosa devono pensare coloro i quali in queste ore, proprio mentre parliamo, costituiscono un terzo dei detenuti in carcere, in attesa di giudizio?

Invece di proporre soluzioni per accelerare l'attesa di queste pendenze, con la definizione in tempi certi dei processi, lei ha preferito dedicarsi ad un esperimento degno del romanzesco progetto di Frankenstein di Mary Shelley, raggiungendo il fantastico obiettivo di destinare alla vita eterna il soggetto processuale d'eccellenza qual è l'imputato, un nuovo essere che sarà costretto a vivere l'esperienza di eterno giudicabile, potenzialmente in grado di invecchiare nelle aule di giustizia. Mentre il buon Dio potrà accettare il suo pentimento in punto di morte, la giustizia italiana potrebbe non consentire a questo povero vecchio di vedersi redento da una pena accessoria, neppure attraverso l'istituto della riabilitazione, perché, grazie alla sua riforma, questa liberazione giudiziaria ed anche morale potrebbe arrivare solo dopo diversi anni dalla condanna. Qui sarebbe interessante concedere almeno agli eredi la possibilità di riscattare moralmente la memoria del loro caro defunto che non potrà riabilitarsi prima di morire. Qualcuno, come il sottoscritto, ritiene oggi che ella avesse in mente forse di intervenire sull'istituto della prescrizione, ma forse ha confuso quella di natura penale con quella relativa alla prescrizione in materia civile. Infatti, proprio a fronte di un progressivo rallentamento del sistema del pagamento dei crediti per l'ormai sistemica recessione appunto dell'economia nazionale, era il caso di lanciare una diversa misura shock, stavolta sulle italianissime prescrizioni presuntive, oggi del tutto anacronistiche, ma che vincolano milioni di professionisti a doversi continuamente attivare per interrompere i brevissimi tempi utili alla riscossione dei loro crediti professionali in un contesto internazionale completamente diverso, anche per la natura stessa delle attività professionali, esercitate oggi in forma societaria e delle diverse modalità di pagamento oggi esistenti e tutte tracciabili. La Lega ci ha pensato, e nei prossimi giorni, come in Francia ed in Germania, proporremo a questo Parlamento una nostra idea di quale sia l'altra prescrizione che lei doveva attivarsi a riformare.

Ma lei, signor Ministro, trascurando questo e anche altri dati che ci vengono forniti e che ci classificano dietro Kenya e Kosovo per i tempi di riscossione dei crediti, si è fortemente speso per giungere all'inasprimento delle pene sui reati tributari fiscali. Il nostro Paese è diventato il primo tra quelli europei per gravità delle sanzioni comminabili agli evasori; buona cosa, se non fosse che nel campo della repressione c'è che la batte con largo anticipo, e con grande efficacia. Non è infatti lei che dobbiamo ringraziare se in Italia siamo riusciti a parlare di fiscalità della ricchezza illecita, uno strumento di lotta all'evasione contributiva originatasi dall'attività illecita appunto; dobbiamo infatti rendere omaggio alla professionalità e alla fantasia degli uomini della Guardia di finanza, che grazie a questo capolavoro hanno iniziato ad aggredire, ora sì e veramente, le ricchezze presuntivamente conseguite anche dagli spacciatori o da qualunque trafficante. Faccio l'esempio di un caso accaduto in Sicilia, dove due spacciatori hanno appunto dichiarato un reddito pari a zero: beh, la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate hanno ottenuto invece un credito di imposta per l'anno 2015 di 50 mila euro, perché hanno applicato i nuovi principi base, secondo i quali i proventi illeciti, qualora non sequestrati né confiscati, costituiscono per il soggetto che li ha conseguiti reddito imponibile. In quel modo stronchiamo la criminalità, non solo con la responsabilità penale, ma anche con quella ereditaria dei suoi aventi causa futuri.

È sul campo della droga, inteso in tutti i sensi nell'autentica concezione, anche agricola del termine, che vogliamo dirle due parole. Il suo partito, infatti, in alcuni comuni del territorio, come per esempio Piombino - mi aggiornavano proprio stamani - va chiedendo l'istituzione di tavoli di lavoro con le associazioni di categoria e le amministrazioni per monitorare e incrementare la coltivazione della canapa. Nulla da eccepire, se questa è la via bucolica per la riscoperta dei resistenti filati con i quali i nostri nonni fabbricavano indumenti o accessori da lavoro o per la commercializzazione di prodotti sanitari; massima fermezza e opposizione se tale indirizzo politico nascondesse l'intenzione, anche nei livelli ministeriali, di assecondare la cultura della non pericolosità dei quantitativi minimi di sostanze droganti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Su questo punto la Lega è fermissima, e ha già elaborato e depositato la sua iniziativa legislativa volta a modificare la normativa di cui al DPR n. 309, ritenendo indifferibile l'intervento sul concetto di lieve entità delle fattispecie di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, divenute ormai la scappatoia giudiziaria per una diversa specie di attività seminativa, quella dei coltivatori di morte, a cui penalmente e anche fiscalmente, come ho detto poc'anzi, occorre frapporre un argine sociale.

Il pensiero va alle tante giovani vittime incoscienti che in questi giorni, anche bambini, sono travolte per strada dalla follia omicida di consumatori di droghe postisi alla guida di veicoli o alla lucrosa attività seriale compiuta nei luoghi di divertimento dei nostri giovani, nei momenti più spensierati, dove un attimo di distrazione può costare definitivamente la vita, che nessuno restituirà mai a quei genitori.

Ripensi quindi, signor Ministro, ai provvedimenti adottati insieme alla Lega, fortemente voluti per arrestare una pericolosa ed ingiusta deriva di impotenza dello Stato verso reati efferati e aggressioni alla persona nel proprio domicilio.

Se avrà la fortuna di rimanere ancora qualche mese al suo Dicastero prima di terminare questa eccelsa esperienza, esca da quel buio Ministero e vada ad incontrare qualcuna delle decine e decine di cancellieri di tribunale, funzionari presso le sedi del magistrato di sorveglianza, i quali giornalmente affrontano il loro lavoro senza che i dirigenti siano più in grado di stimolarli, perché manca loro una guida e un leader che possa indicare una direzione amministrativa della giustizia. Vada in un'aula penale e guardi nel volto i giudici onorari, che attendono il completamento di una riforma organica, che ella sembra incapace di portare a termine, come si sarebbe dovuto fare ormai da tempo. Entri nel carcere, ma per una volta, come abbiamo fatto noi, viva nel cuore i sentimenti di preoccupazione che affliggono anche le centinaia di guardie carcerarie impossibilitate a gestire la violenza di detenuti stranieri, persone che sarebbe bello poter includere e rieducare, ma, per i numeri dei nostri autoctoni detenuti in carcere, che sono saliti alla ragguardevole cifra di 60 mila al termine dello scorso anno, appare ineludibile rispedire a scontare la pena nei loro Paesi di appartenenza, questi soggetti, senza alcun preconcetto ideologico, si badi bene, ma per solo pragmatismo finanziario.

Riscattiamo poi l'immagine della pubblica amministrazione, e rendiamo possibile quello che lo Stato ha fino ad oggi cercato di impedire. Garantiamo ai cittadini il vero diritto all'accesso rapido e snello ai tribunali amministrativi regionali, conteniamo l'uso improprio che di queste sedi giudiziarie si va facendo, ove il contenzioso amministrativo si è trasformato in un motivo di lotta politico-amministrativa da tempi inenarrabili, che grava ogni genere di procedura amministrativa bloccando il Paese, rendendo vano ogni tentativo di rilancio della cosa pubblica e degli investimenti.

Ascolti gli organi dell'avvocatura, che abbiamo avuto l'onore di far venire a sentire questa discussione, che sono presenti qui fuori. Ascolti gli avvocati, che le chiedono di vedere riconosciuta, nella liquidazione dei compensi da parte dello Stato per le prestazioni rese attraverso il patrocinio a spese dello Stato, una giusta e costituzionale parità di trattamento economico.

Concludo quindi censurando un metodo del suo lavoro ministeriale, un concatenarsi di interventi legislativi frastagliati, parcellizzati, non quindi strutturati in senso organico, come tutti i più importanti ricercatori ci hanno detto; metodo di lavoro spesso prepotente e indisponente, anche con i suoi trascorsi alleati di Governo: non è stato bello veder piovere sui tavoli delle Commissioni riunite I e II il testo di un emendamento che ha oggi cambiato il corso della storia e della filosofia stessa del processo penale italiano. Quindi, la risoluzione che andremo a presentare più tardi vuole incidere con un cambio di rotta, un cambio di pensiero e di azione, prima di tante belle e sane proposte. Crediamo che non se ne possa fare a meno, e con questo obiettivo noi la salutiamo augurandole di redimersi dalle sue colpe. Grazie, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Signor Ministro, la ringrazio per le comunicazioni di oggi sulla giustizia, è chiaro che oggi, in quest'Aula, si discute di uno dei temi che più incidono sulla vita dei cittadini. Non solo una giustizia equa, veloce ed efficace è un diritto di ogni cittadino che la Costituzione garantisce, ma è anche un punto cardine su cui basare lo sviluppo civile ed economico del nostro Paese.

In questa sede, tuttavia, mi preme evidenziare un aspetto dell'amministrazione della giustizia che lei ha giustamente evidenziato e che determina la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini, ovvero la questione carceraria e lo stretto legame di quest'ultima con la sicurezza. Appunto, per quanto riguarda la sicurezza, siamo ormai, tristemente, troppo spesso abituati a una continua speculazione sulla sicurezza, la sicurezza è stata e viene tuttora usata da taluni come vero e proprio… Grazie Ministro, io le sto parlando, ma mi piacerebbe, visto che l'abbiamo ascoltata con attenzione questa mattina, che ci fosse reciprocità…

Come dicevo, la sicurezza è stata e viene tuttora usata da taluni come vero e proprio cavallo di battaglia politico, con cui ottenere consenso, marciando sui legittimi timori dei cittadini, talvolta utilizzando metodi ai limiti della legalità, come è accaduto appena pochi giorni fa nella periferia di Bologna, quando l'ex Ministro dell'interno ha dato prova della più becera forma di campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che, evidentemente, non ha pagato; mi dispiace per lui, ma vi assicuro che siamo molto contenti per noi.

Mi preme, quindi, sottolineare come la gestione delle carceri italiane, le attività che si svolgono al loro interno e le misure alternative alla mera detenzione influiscano non solo direttamente sull'incremento dell'effettiva sicurezza dei nostri territori, ma determinino anche un risparmio di denaro pubblico. Anche in questo caso la Costituzione aiuta a introdurre precisamente il tema; l'articolo 27 recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. È dunque un dovere costituzionale del legislatore predisporre tutti i provvedimenti che vadano in questa direzione, ossia quella di reinserire un detenuto nella società, attraverso il lavoro e l'educazione alla legalità. Purtroppo, Ministro, infatti, nella gran parte dei casi, chi delinque torna a farlo dopo il periodo di detenzione, perché è abituato all'illegalità come unica forma di sostentamento e condotta di vita. I numeri, Ministro, lei li ha citati anche prima, sono di aiuto per comprendere le reali dimensioni della drammaticità della recidiva e quanto il lavoro in carcere possa venire in soccorso. In Italia, sono detenute nelle carceri circa 60 mila persone e il tasso di recidiva è stimato ancora al 68 per cento, è troppo alto, si tratta di una percentuale che in termini di costi per le casse dello Stato si traduce tra i 3 e i 4 miliardi di euro. Il costo per le casse dello Stato è, infatti, compreso tra i 200 e i 250 euro al giorno per detenuto, somma che non considera, oltretutto, anche l'impiego delle forze dell'ordine in caso di recidiva. Lei l'ha precisato bene prima e l'ha sottolineato con grande evidenza ed è ovvio che non ci stupisce sapere che, del 30 per cento dei detenuti lavoratori, solo il 5 per cento ha un lavoro che prepara seriamente ed efficacemente alla vita esterna.

Io, che vengo da una città come Padova, sono orgoglioso che a Padova ci sia un carcere considerato modello, ma ce ne sono anche altri in Italia, ovviamente, non solo a Padova, c'è il carcere di Bollate, ecco lì i detenuti hanno quasi tutti un lavoro gestito da cooperative che hanno, ovviamente, degli sgravi pubblici per assumere questi detenuti e in quel carcere la recidiva è scesa al 2 o 3 per cento. Ciò accade quando tu assumi dei detenuti, li fai lavorare dentro il carcere o fuori dal carcere con i lavori socialmente utili, con percorsi di formazione scolastica, con interventi, ad esempio, con le scuole, dove gli alunni si confrontano con la realtà del carcere e capiscono quanto sia dura e quanta sofferenza ci sia tra le persone che sono lì detenute, prive della libertà; questo è un monito importante; ci sono anche tantissimi incontri tra i detenuti e le vittime di reato che costruiscono così un rapporto e una ricucitura dello strappo che c'è stato, appunto, a causa di atteggiamenti criminali.

I numeri parlano chiaro, qualora noi investiamo sul lavoro dei detenuti, diminuiamo in modo verticale la recidiva e garantiamo a questo Paese maggiore sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché la sicurezza non può essere declinata negli slogan, nelle stupidaggini o nell'atteggiamento che moltiplica l'odio in questo Paese, ma deve essere garantita attraverso fatti concreti, attraverso una rieducazione, una ricollocazione e un reinserimento nella società dei detenuti. Ecco perché, per noi, questo è un tema importante.

Lei, Ministro, ha toccato anche il tema delle detenute madri, della situazione dei figli dei detenuti, per cui è necessario dotare le carceri di spazi umani per garantire spazi familiari, di affettività, per evitare che anche i figli senza colpa subiscano la detenzione che è responsabilità dei loro genitori. Questo noi lo dobbiamo evitare, dobbiamo fare di tutto per garantire anche degli spazi di familiarità dentro il carcere.

Dunque, la ringrazio, Ministro, per le comunicazioni di questa mattina; è stato, devo dire, efficace nel rappresentare come questo Governo e questo Parlamento vogliano mettere mano alla giustizia, per renderla più efficiente e per renderla più vicina ai cittadini. Dunque, la gestione della giustizia, l'efficienza della sua amministrazione e il perfezionamento della sua efficacia dovranno essere obiettivi primari del Governo e di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Presidente, colleghi deputati e deputate, mi preme in questa sede ribadire come già affermato dal Ministro Alfonso Bonafede, che ringrazio per il suo intervento, come il 2019 sia stato un anno ricco di provvedimenti che hanno inciso profondamente e positivamente su alcuni punti cardini in ambito di giustizia, gettando finalmente delle solide basi per un'organica riforma della giustizia. Al riguardo, infatti, tra ciò che è stato fatto, abbiamo riformato la disciplina per consentire ai cittadini di intraprendere una nuova forma di class action che sposta le azioni collettive dal codice del consumo al codice di procedura civile. Tale operazione è stata posta in essere con la volontà, da parte del legislatore, di promuovere, attraverso un'interpretazione dinamica degli strumenti tipici per la tutela dei consumatori, una tutela collettiva dei diritti dei cittadini più utile ed efficiente. Sempre con riguardo alle vittime e ai più deboli, lo scorso agosto è entrata in vigore la legge 19 luglio 2019, n. 69, conosciuta come “codice rosso” che ha introdotto modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Anche questo provvedimento è stato pensato e fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle per dare una risposta ai cittadini e per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate e sottoposte a violenza fisica o psicologica da ex compagni, mariti o, talvolta, semplicemente conoscenti. Si tratta di uno strumento ideato per non far sentire queste donne sole e indifese, ovvero di un primo importante passo nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno e che deve renderci orgogliosi. Il “codice rosso” non punta, infatti, solamente ad un generalizzato inasprimento della pena, ma agisce sul fattore tempo, come elemento determinante per scongiurare l'esito irreparabile che ormai con cadenza quotidiana viene riportato dalle cronache. I fatti di cronaca, infatti, spesso ci ricordano ad esempio l'esistenza di una delle più riprovevole aggressioni compiute a danno di donne, ma non solo: lo sfregio con l'acido per mano di ex fidanzati o fidanzate. Per questo, tra le novità introdotte dal “codice rosso” occorre menzionare il nuovo reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; finora, infatti, i danni permanenti al voto rappresentavano un'aggravante del reato di lesioni, ma con il “codice rosso” hanno finalmente acquisito una nuova loro autonomia, grazie alle fattispecie contenute nel nuovo articolo 583-quinquies del codice penale. Tra le novità meritevoli, occorre menzionare anche l'allungamento dei tempi per poter sporgere denuncia da parte di chi subisce un'aggressione, da sei mesi a un anno.

Altro grande risultato raggiunto, nell'anno appena concluso, è stato la pubblicazione del tanto atteso nuovo codice della crisi d'impresa, ideato con l'obiettivo di riformare in modo organico la disciplina delle procedure concorsuali e fornire alle aziende nuovi strumenti, per la diagnosi precoce dello stadio di difficoltà, così da garantirne la continuità aziendale.

Tra le misure della riforma credo sia utile ricordare brevemente l'introduzione della procedura di allerta, diretta ad evitare che, per il ritardo nell'individuazione dei segnali della crisi, l'impresa diventi insolvente, la previsione di nuovi obblighi per gli organi di controllo deputati a valutare costantemente l'adeguatezza e l'assetto organizzativo dell'impresa, l'equilibrio economico finanziario e il prevedibile andamento della gestione. Ci siamo, altresì, occupati attivamente del contrasto all'annoso problema dell'evasione, mettendo a punto un pacchetto antievasione, che mira essenzialmente a perseguire, non le piccole imprese e i commercianti, ma principalmente i grandi evasori, che sono quelli che maggiormente danneggiano l'economia italiana. Sull'apparato sanzionatorio penale dei reati tributari, in particolare, sono state inasprite ulteriormente le pene principali sulle condotte fraudolente.

Ulteriore impegno mantenuto e grande risultato è stato raggiunto con la legge n. 3 del 9 gennaio 2019, che, in maniera organica e rigida, ha finalmente introdotto le tanto necessarie misure di lotta alla corruzione, la cosiddetta legge “spazzacorrotti”. L'obiettivo perseguito è stato quello di potenziare l'attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché di incentivare la trasparenza nella pubblica amministrazione e soprattutto nella politica. Ciò, infatti, si pone coerentemente con la posizione politica del MoVimento 5 Stelle, che da sempre si batte per garantire maggiore legalità e trasparenza, dentro e fuori le Aule parlamentari.

In particolare, per ciò che riguarda la lotta alla corruzione, si è rafforzato il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione, articolandosi in una serie di misure, volte a inasprire le pene principali e accessorie per i reati di corruzione, rendendo più efficaci le indagini preliminari e limitando l'accesso dei condannati ai benefici carcerari.

In continuità con i provvedimenti già attuati in tema di corruzione e legalità, per rafforzare gli strumenti penalistici già presenti nel nostro ordinamento, dando ulteriore spazio alla costruzione di un sistema istituzionale improntato a una maggiore tutela della legalità e trasparenza, un altro fondamentale passo, posto in essere nel 2019, è rappresentato dalla modifica del codice penale del reato di scambio elettorale politico-mafioso, rendendo l'applicazione dello stesso meno controversa e inasprendo le pene, considerata la gravità del reato in questione.

Inoltre, Ministro, volevo ringraziarla per il suo impegno, che ha posto in essere negli investimenti nella giustizia. Come ben lei ha detto, la giustizia non è più una voce ordinaria nella legge di bilancio, ma diventa priorità del Paese. Nel 2019 abbiamo avuto oltre 8 miliardi di investimenti e oggi, nel 2020, oltre 9 miliardi. Possiamo prevedere tutte le norme di questo mondo, possiamo fare tutte le riforme, ma, se non ci sono gli investimenti, se non ci sono le risorse idonee, queste rimarranno nella carta.

Lei ha parlato di interventi concreti. Voglio riassumerne alcuni: la rideterminazione delle piante organiche, che significa 600 nuovi magistrati (questo è un intervento già interamente coperto); l'assunzione del personale amministrativo, in deroga al turnover (parliamo di un'assunzione di 2.093 unità nel triennio 2019-2021 e in questo ricomprendiamo anche lo scorrimento degli idonei assistenti giudiziari); in corso abbiamo un concorso per funzionario giudiziario (parliamo di 2.329 posti); l'accelerazione che è stata imposta alla costruzione delle cittadelle giudiziarie, tra cui Messina e Catania; gli investimenti in edilizia penitenziaria e l'attenzione che lei ha posto, finalmente, anche alla polizia penitenziaria. Sicuramente un'attenzione maggiore dobbiamo dare alla polizia penitenziaria, perché spesso gli agenti lavorano in condizioni veramente critiche.

Altre sfide ci aspettano per questo 2020 e le affronteremo insieme. Parlo della riforma del processo civile e della riforma del processo penale, che questo Paese aspetta da tempo. Ministro, la ringrazio per l'attenzione che lei ha posto sui temi della giustizia. Le auguro un buon lavoro e un buon lavoro auguro anche ai nostri, ai miei, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente, e soprattutto grazie, Ministro. Grazie Ministro, perché noi dobbiamo veramente ringraziarla, perché, senza il suo decisivo apporto, in questa legislatura io sono convinto che il flop dei 5 Stelle non ci sarebbe stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lo dico con grande chiarezza e con grande gioia: noi la ringraziamo, perché lei è stato uno degli artefici principali della disfatta del MoVimento 5 Stelle. Ma è ovvio, è assolutamente aritmetico. Quando in questo Paese (ci ha provato anche qualcun altro prima di lei) si attacca la Costituzione in modo così sciocco, e mi riferisco al referendum che è stato respinto qualche tempo fa, il Paese reagisce. Questo è un Paese che, quando si tocca la Costituzione, ti si rivolta contro, perché la Costituzione è nel DNA degli italiani. Noi, quella Costituzione, noi di Forza Italia, la difenderemo da qui all'eternità, contro gli attacchi di chiunque, nessuno escluso!

Egregio Ministro, quindi, il mio tono non sarà un tono, come posso dire, aggressivo, dal punto di vista dei suoni, ma drammatico dal punto di vista dei contenuti, perché la sua relazione annuale è lo scempio di quanto ci si aspetta da un Ministro rispettoso delle norme costituzionali. La giustizia è (con l'accento) Costituzione e non si può fare finta di ignorare le norme costituzionali, per contrabbandare delle espressioni generiche, che starebbero bene in bocca a chiunque, ma non certamente sul Ministro della Giustizia, che deve essere competentemente incline a rispettare la Carta costituzionale.

Vado per segnali, soprattutto quello che nella sua relazione manca, Ministro. Manca, perché la lista della spesa sugli investimenti credo che potesse essere risparmiata ad un Parlamento che, certamente, non ha bisogno di una relazione annuale, per conoscere cifre e per conoscere quelli che sono stati doverosi interventi, per intervenire su settori critici della giustizia. Non è quello che ci si aspetta! Non è la lista della spesa! Noi ci aspettavamo delle idee, delle prospettive, delle soluzioni. Sa qual è l'espressione che più mi ha colpito nella sua relazione? Un'espressione che è tipica, per la verità, che non è soltanto sua responsabilità, ma di questo Governo, l'espressione “cantiere aperto”. Allora, se noi dovessimo ragionare sul concetto di “cantiere aperto”, un cantiere aperto non è nulla: è un ammasso di attrezzature, che vengono messe nella prospettiva di una costruzione. Noi di questo cantiere aperto, illustre Ministro, siamo stanchi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non c'è nulla che possa andare oltre il cantiere aperto! Magari, una notte, in cui vi incontrate casualmente, questo cantiere diventa un po' più chiuso, per riaprirsi esattamente mezz'ora dopo, perché non ho ascoltato una idea, una idea, sui temi fondanti della giustizia.

Ma vogliamo, per un attimo, affrontare quello che lei ha accuratamente evitato di affrontare? Il tema della normale aderenza al 111 della Costituzione? Lei ha introdotto, ha avuto la forza, grazie a qualche scellerato compagno di strada, ma su cui mi intratterrò fra qualche minuto, di introdurre il principio, che negli anni Settanta i “Camaleonti” introducevano in una loro canzone: “stare qui ha il sapore dell'eternità”. Noi siamo di fronte al cittadino che, quando entrerà nel processo penale, avrà la sensazione dell'eternità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ma a lei sembra questo un dato compatibile con il minimo di civiltà giuridica? La sensazione del processo eterno è terribile! Io entro nel processo come indagato e non so quando potrò uscirne. Ma lei non se ne rende conto, perché a lei interessa la coccarda che si mette sul petto per salire su inutili balconi e contrabbandare agli italiani delle vittorie, non di Pirro - e mi fermo - ma delle vittorie inutili, che non hanno nessun senso. Infatti, anche quel tentativo è fallito, Ministro, il tentativo di mettersi sul petto le stelle perché possano portare consenso. Quelle stelle, che avete cercato di far brillare sul vostro petto, sono cadute. Come un recente libro di Annalisa Chirico “Stelle cadenti”, voi siete stelle cadenti. E quello che avete fatto vi ha portato danno, vi ha portato al baratro, al disastro.

Allora, perché massacrare la Costituzione? Qual è la ragione? Spigatemela! Non è una ragione costituzionale, non è una ragione elettorale, non vi porta consenso. Che cosa vi porta questa folle corsa verso dei totem, che non hanno niente di religioso? Non vi porta a niente, porta soltanto un Paese al disastro.

E, come dice Schumann, delle volte non si suona da soli, si suona a quattro mani; e lei suona a quattro mani, insieme al Partito Democratico. Vergognatevi di consentire tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Vi dovete vergognare, perché non sono i Cinque Stelle, che danno soltanto lustro, tra virgolette, nero a quello che fanno; siete voi che consentite tutto questo. Svegliatevi, come ho detto più di una volta, tornate indietro, tornate quelli di tre mesi fa, quando lanciavate i coltelli in quest'Aula contro quei principi e facevate giustamente rispetto della norma costituzionale. In quella relazione c'è una firma insieme a quella del Ministro Bonafede, la firma del Partito Democratico; questo è gravissimo e vi assumerete una responsabilità senza pari, al di là delle paludi, della capacità di jazzare con le parole, di dire che il processo sarà riformato.

Come sarà riformato il processo? Leggete quello che ha detto il Ministro: la riforma del processo penale e del processo civile, lo ripeto, è un cantiere aperto su cui ci si sta confrontando. Ma noi, cari amici e cari colleghi, possiamo accontentarci di un annuncio di un confronto con un processo eterno che non si sa come, dove e perché sarà ridotto, forse con il sistema delle notificazioni, tanto, diciamo così, millantato nell'ambito della Commissione giustizia come se fosse una panacea? Curare un malato terminale con l'aspirina, questo accade! Allora credo che i temi debbano essere arricchiti. Ricordate che cosa ha combinato questo Ministro, e lo ricordo al Ministro con bonomia, perché mi rendo conto che, quando lo aggredisco in modo eccessivo, l'effetto è contrario, persiste ancora in quello che fa. Allora provo con un sistema di maggiore dolcezza, nel tentativo di dare a questa dolcezza una capacità invasiva della sua sfera cognitivo-politica che gli consenta di tornare sui suoi passi e dare al Paese ciò che merita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Tanto noi, caro Ministro, le cambieremo queste regole, stia sicuro. Lei ride, ma stia tranquillo: queste regole saranno da noi cambiate, noi torneremo verso la Costituzione, restituiremo agli italiani quello che voi avete tolto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); glielo ridaremo, non vi illudete, è quasi finita da questo punto di vista. E sulla giustizia - lei lo ricorderà - questo è un Paese che ha sempre reagito. La giustizia è un terreno su cui noi non facciamo sconti, ma l'Italia non fa sconti, perché tutti i Governi che hanno abusato del potere di creare una giustizia ingiusta l'hanno pagata, e pagata amaramente, per anni. Allora qui non c'è bisogno neanche di un sofista del diritto per comprendere che le pene accessorie eterne, che avere modificato l'esecutività di taluni reati in corso d'opera con effetto retroattivo è una barbarie degna del terzo mondo giuridico. Ma, per carità, i vostri compagni di strada non vi dicono nulla, anzi, giustificano con un linguaggio globalistico di tipo paragiuridico tutto quello che si può fare per tenere in piedi il Governo. Ma sulla giustizia, illustre Ministro e illustri amici del Partito Democratico, dovreste essere rigorosi, perché questo darebbe credibilità ad uno sforzo, se è vero che c'è uno sforzo, di migliorare la situazione. Ma voi non lo fate.

E allora i temi sono assolutamente chiari, ma quello che è accaduto, e cito un esempio, molte volte citare un esempio dà l'idea di quello che è il sistema: la riforma del Consiglio superiore della magistratura. Un'Associazione nazionale magistrati contraria alla barbarie dell'abolizione della prescrizione che improvvisamente, non appena si esclude il sistema del sorteggio per il CSM, cambia accento e pensier, e diventa possibilista sul punto. Questo è il nostro Paese, in cui gli interessi personali, anche di corpi che dovrebbero essere, secondo l'articolo 101 della Costituzione, soggetti soltanto almeno alla legge, si modifica per una sorta di auto compiacimento in ordine alla espunzione del sorteggio.

Bravo, lì è stato bravo, Ministro, si è guadagnato il consenso dell'attuale management dell'ANM eliminando il sorteggio, ma qual è la riforma del CSM? Non si capisce, c'è un altro sistema confuso in cui la selezione…guardi, le sue parole sono esemplari: si evita l'ingerenza delle correnti. Trovo geniale questa intuizione.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). È geniale, evitare l'influenza delle correnti. Allora ho finito: credo che siamo lontani da una relazione annuale del Ministro della Giustizia. Quello che abbiamo ascoltato è un disastro costituzionale; prendiamone atto, prendiamone atto, il Parlamento e Forza Italia ne prendano atto in una sola prospettiva: modificare radicalmente, totalmente, convintamente quello che fino ad oggi è stato fatto. E sono convinto che, purtroppo, gli amici e i colleghi del Partito Democratico saranno concorrenti in questo reato di omicidio costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Dico subito di avere ascoltato come il mio gruppo, e già ieri in discussione Bazoli sul tema collaterale e poco fa il collega Zan hanno portato dei contributi significativi, la relazione del Ministro; l'abbiamo ascoltata con attenzione, condividiamo la sua ispirazione, gran parte dei punti. È una relazione, più che di prospettiva, di rendiconto, che noi approveremo; però credo che sarebbe utile, in questi momenti così anche delicati, provare a ragionare tutti insieme su una necessità che non credo appartenga a una forza politica, ma dovrebbe appartenere al dibattito politico, e quindi al dibattito parlamentare, cioè l'esigenza di togliere, dopo troppi anni, la giustizia come terreno quasi principale di scontro politico-elettorale. È un'esigenza matura. Durante i Governi della precedente legislatura, in particolare quelli guidati da Renzi e da Gentiloni, nei quali il Ministro della Giustizia era Andrea Orlando, noi lavorammo per questo, cioè per evitare di fare riforme che servissero ad aiutare qualcuno o a colpire qualcun altro.

Noi lavorammo per fare - si potevano dare giudizi diversi nel merito delle riforme - delle riforme di sistema, organiche, che aiutassero il sistema giudiziario in termini di efficienza, in termini di giusto processo, in termini di rapidità; quindi non contro o a favore di qualcuno. Ecco, credo che si debba riprendere quell'ispirazione e cogliere finalmente, finalmente, l'occasione per uscire anche da due pericoli ricorrenti, troppo ricorrenti: quelli di un giustizialismo - lo dico con un termine giornalistico - radicale, manettaro, e quelli di un garantismo peloso, un garantismo a corrente alternata. È un appello che faccio a tutti per ritrovare le ragioni profonde di quello che la Costituzione assegna al tema giustizia. Allora, mentre vogliamo rivalutare, in maniera, io dico, implacabile, ogni iniziativa di prevenzione e di contrasto, ma anche, nel campo della giustizia, di lotta alla corruzione, di lotta alla penetrazione dei poteri criminali, al tempo stesso noi dobbiamo rivalutare alcuni concetti cardine della nostra Costituzione. Penso al principio della presunzione di innocenza, penso al principio che l'avviso di garanzia non può essere, non è una condanna definitiva, ma è uno strumento a tutela dell'indagato. Penso alla necessità di considerare come sacra l'indipendenza della magistratura, ma, al tempo stesso, la necessità che mai la magistratura invada campi che debbono appartenere ad altri soggetti della democrazia italiana.

Insomma, dobbiamo lavorare perché l'avvocatura, magari con il concetto dell'avvocato in Costituzione, divenga sempre più parte integrante della giurisdizione e del procedimento, così come lo è la magistratura; cioè dobbiamo lavorare per ridare un clima di serenità a questo Paese in un campo delicatissimo, che non può essere usato per scorribande partitiche. Ho ascoltato le critiche - uso un eufemismo - che i rappresentanti di Forza Italia hanno rivolto al Partito Democratico. Vedete, come dico spesso, accetto lezioni quasi da tutti, perché c'è sempre qualcosa da imparare.

Non dico che non accettiamo lezioni, tuttavia, francamente, mi chiedo come sia possibile proclamarsi, come ho sentito dire ripetutamente, garantisti e poi stare insieme, senza mai prendere le distanze da atteggiamenti come quelli di chi dice - e c'è un nome e un cognome in particolare e uno di questi, come è noto porta, spesso le felpe - ogni volta: “Marciscano in galera, buttiamo via la chiave”. Ma è garantismo questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma si può pensare di essere garantisti e non dire una parola, non proferire parola quando si adottano atteggiamenti pericolosi di giustizia sommaria, di caccia all'uomo, come di chi va a suonare ai citofoni dei ragazzi per indicare un colpevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questa è giustizia sommaria, questo è medioevo, questo è pericolo per la democrazia.

Allora, perché insistere, Forza Italia, di cui sicuramente ho ascoltato interventi che hanno anche una coerenza con le loro posizioni. Però, attenzione: di strumentalità si può morire politicamente e per voi mi pare che vi sia l'ossessione di voler dare una spallata a questo Governo, che avrà mille limiti ma che, secondo noi, può dare delle risposte positive al Paese e come Partito Democratico siamo impegnati solo su questo. Non consideriamo il Governo un fine ma un mezzo per cambiare il Paese e anche per avere le necessarie riforme nel campo della giustizia e mi riferisco, quindi, anche ai nostri alleati, a tutti i nostri alleati. Siamo in un Governo di coalizione. Dunque, le certezze che ognuno ha devono essere messe a confronto con le ragioni degli altri e cercare le sintesi, le più avanzate possibili. Così si lavora in termini di coalizione e se uno ha ereditato dal proprio vissuto, dal proprio passato delle idee e delle riforme allora noi dobbiamo essere pronti anche a metterle in discussione, sapendo, insomma, che di certezze è lastricata la via dell'incomunicabilità.

Ecco, allora, perché si deve cogliere l'occasione di un rendiconto annuale come quello che il Ministro guardasigilli compie davanti al Parlamento per dire, come noi del Partito Democratico diciamo, avanti, avanti senza paura e con coraggio con le riforme. Avanti con la riforma del processo civile che non rappresenta solo una garanzia per i cittadini ma rappresenta una garanzia per le imprese, per gli investitori, per uno Stato più efficiente e per un'Italia più attrattiva; avanti con la riforma del processo penale, che conduca finalmente a un obiettivo storico che è quello di portare tempi certi e ragionevoli dei processi. Riprendiamo, anche se non siamo riusciti noi ad arrivare all'ultimo miglio e il Governo precedente ha affossato ogni possibile speranza, lo ricordava Zan, la riforma civile dell'ordinamento penitenziario per far sì davvero che il carcere sia una pena rieducativa e riabilitativa. È anche un investimento in sicurezza, perché un detenuto che sconta la pena certa ed esce rieducato e riabilitato non tornerà a delinquere e, quindi, è un investimento in sicurezza perché noi abbiamo a cuore, davvero e non strumentalmente, la sicurezza dei cittadini.

Insomma, c'è un campo vasto di lavoro e ci sarebbe anche un campo vasto per lavorare insieme come maggioranza e poi come tutto il Parlamento. Questo è lo spirito con cui noi ci approcciamo a questo dibattito e ai successivi appuntamenti parlamentari, sapendo che il Partito Democratico non si presterà a giochi strumentali ma cercherà di lavorare per i cambiamenti necessari della giustizia assieme ad altri cambiamenti in altri settori, non sventolando bandierine identitarie ma cercando di avere il faro che tutti noi dobbiamo avere: si chiama Costituzione della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Giustizia.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Dori, Bazoli, Annibali e Conte n. 6-00095 e Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00096 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

Su richiesta del Governo sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 11,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, vi è una questione di grande rilevanza che riguarda la Commissione ambiente. Dovrà essere in queste ore, nelle prossime ore, votata la nomina del presidente del Parco dell'Aspromonte. Mi sembra evidente che la nomina è tecnicamente di concerto - e chiedo, quindi, l'intervento del Presidente - tra la regione e il Ministero dell'Ambiente. È un atto di natura politica, di alta amministrazione ma di natura politica, e mi pare evidente che non possa la Commissione votare oggi una proposta che è stata fatta dopo la convocazione dei comizi elettorali in regione Calabria e dopo il risultato che ha visto la vittoria del centrodestra con Jole Santelli, che dovrebbe essere quantomeno audita dalla Commissione.

Quindi, chiediamo alla Presidenza di intervenire sulla Commissione per soprassedere e avere il tempo della proclamazione del nuovo Presidente e del concerto, perché il concerto fra il presidente della regione…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). …e il Ministro dell'Ambiente è per legge ed è già anomalo che l'abbia fatto dopo la convocazione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Quindi, le chiedo l'intervento immediato perché si vota per il presidente.

PRESIDENTE. Grazie…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Sarebbe una cosa, diciamo, extra ordinem per non dire altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore. Lo riporteremo al Presidente.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame delle Comunicazioni del Ministro della Giustizia sull'amministrazione della giustizia.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con grande interesse gli interventi che si sono succeduti stamattina in ordine a questa relazione sull'amministrazione della giustizia. Mi soffermerò soltanto su qualche punto, ricordando sempre che chiaramente il mio discorso di stamattina, la mia relazione, è una sintesi di una relazione ben più completa che è stata già depositata, come è normale che sia, considerando i tempi del dibattito in Aula.

Ho constatato con piacere che ci sono stati diversi interventi che hanno sottolineato l'importanza degli investimenti che sono stati fatti: continueremo su questa linea. Il deputato Maschio, se non ricordo male, ha specificato che c'è l'auspicio per avere ancora più investimenti in futuro. È un auspicio che condivido ma, come ho già ricordato, lo sforzo assunzionale che noi abbiamo già attivato e che stiamo portando avanti è uno sforzo che non ha precedenti, sia per quanto riguarda l'ampliamento della pianta organica della magistratura sia per quanto riguarda il personale amministrativo.

A proposito degli investimenti, il deputato Sisto sottolinea che si è trattata di una semplice lista della spesa, di investimenti che è doveroso fare. Io ne prendo atto ma sottolineo che la funzione della relazione di questa mattina è proprio questa, cioè tra le altre è quella di relazionare al Parlamento, tra le altre cose, tutti gli investimenti e le azioni del Ministero proprio nell'amministrazione della giustizia. D'altronde, devo ricordare al deputato Sisto che ci sono le linee programmatiche, invece, che sono già state presentate nelle Commissioni giustizia di Camera e Senato. Riguardo al fatto che - e lo diceva sempre il deputato Sisto - si tratta di investimenti doverosi, io anche qui ne prendo atto e mi chiedo perché nei numerosi anni in cui la forza politica a cui appartiene il deputato Sisto ha governato in Italia non sono stati tanto doverosi perché non sono stati fatti.

Riguardo al riferimento che è stato fatto alla capacità di ascolto da parte di qualche parlamentare dell'opposizione, io su questo voglio dire semplicemente che la capacità di ascolto c'è stata - e lo confermo - ed è stata relativa non soltanto a tutti i contributi che sono stati dati dal Parlamento, come è normale e giusto che sia, ma anche rispetto agli addetti ai lavori c'è stato un dialogo serratissimo che gli stessi addetti ai lavori, anche quelli più critici, potranno confermare. È stato un confronto che a volte è stato con cadenza addirittura settimanale, proprio per cercare di vagliare tutte le esigenze che arrivano dagli uffici giudiziari. Dopodiché, come ho sempre detto, è normale, è quasi fisiologico che rimangano delle divergenze su ciò che quegli stessi addetti ai lavori portano avanti con argomentazioni che certamente meritano grande rispetto, portano avanti argomentazioni che sono a sostegno delle loro opinioni e della distanza rispetto a certe decisioni che sono state prese dal Ministero riguardo alle attività su cui il Ministero ha potere decisionale o riguardo alla maggioranza per quanto riguarda le decisioni che sono state prese o che verranno prese soprattutto per quanto riguarda il Parlamento e il Consiglio dei ministri.

L'altra attività di ascolto che non cesserò mai di portare avanti è quella nei confronti di chi ha subito, oltre a un lutto, la difficoltà di avere a che fare con la giustizia, i familiari delle vittime di reati gravi. Io lo dico con orgoglio, sono persone che incontro, che ascolto, verso le quali chiaramente le mie risposte non possono che essere molto spesso limitate, perché è normale che il Ministro della Giustizia non possa e non debba entrare nel merito di decisioni che arrivano dalla magistratura, però è un segnale di vicinanza che, con orgoglio, porto avanti. E spesso, da quelle persone, da quelle donne e uomini che hanno sofferto sulla loro pelle le conseguenze di un reato e anche la difficoltà di potersi rivolgere alla giustizia, mi fa piacere anche cercare di ascoltare le loro proposte su possibili progetti di legge che sono all'esame della maggioranza.

Riguardo al processo civile, che secondo me è sicuramente il provvedimento più importante su cui la maggioranza si è misurata e che ha già superato l'approvazione in Consiglio dei ministri, da qualche parlamentare dell'opposizione - mi scuso, ma non mi ricordo precisamente da chi - è stato detto che è una proposta che ancora deve arrivare. Ci tengo a dire che il disegno di legge in questione è stato approvato in Consiglio dei ministri, è stato presentato in Senato il 9 gennaio 2020 e oggi è Atto Senato n. 1662: quindi non diamo sempre l'impressione all'esterno che si tratti di cose che dovranno un giorno arrivare. Stiamo parlando di una riforma del processo civile molto importante per tutti i cittadini italiani, per tutto il mondo dell'economia a livello nazionale, ma anche a livello internazionale nella misura in cui sollecita gli investimenti che dall'estero vengono fatti in Italia; parliamo di misure che non sono ancora nella sfera delle idee, ma che sono già scritte nero su bianco, approvate da un Consiglio dei ministri e all'esame del Parlamento, e in particolare in questo momento all'esame del Senato.

In ordine alla materia penitenziaria, su cui sono stati fatti diversi riferimenti dal Partito Democratico, da Italia Viva, da LeU, il punto che voglio sottolineare è che c'è un grande impegno nel cercare di far sì che il percorso rieducativo del detenuto sia un percorso serio, un percorso che sia modellato su quella situazione concreta, non soltanto nell'interesse del detenuto stesso, ma anche nell'interesse della società in cui quel detenuto tornerà una volta scontata la pena; è nell'interesse della sicurezza della società garantire che ci sia un percorso rieducativo efficace. E da questo punto di vista gli investimenti sono tanti.

Mi fa piacere che il deputato Zan abbia fatto riferimento all'importanza del lavoro dei detenuti e alla possibilità di ampliare ulteriormente gli investimenti che ci sono stati. Condivido assolutamente questo tipo di prospettiva, considerando il lavoro la vera carta di rieducazione del detenuto e forse l'unica possibile di vero reinserimento, una volta che il detenuto, formato rispetto ad un lavoro, potrà tornare nella società.

Da questo punto di vista io rivendico con orgoglio il fatto che, per la prima volta, come ho già esposto precedentemente, ci sia un ufficio centrale proprio per questo tipo di attività, per il lavoro dei detenuti, chiamato “Mi riscatto per il futuro”, proprio sulla base del fatto che ci sono stati diversi protocolli in diversi comuni; così come, se non ricordo male, c'è il protocollo “Mi riscatto per Roma”, “Mi riscatto per Milano”, “Mi riscatto per Genova”, in diverse città abbiamo sviluppato protocolli con gli enti locali, che permettono proprio di coltivare la dimensione lavorativa come tappa fondamentale per la rieducazione di un detenuto.

Sempre in materia penitenziaria, ricordo che ci sono stati diversi interventi su tutto il settore e che c'è un grande impegno per quanto riguarda i rapporti internazionali e i detenuti che dovrebbero andare a scontare la pena nel loro Paese di origine. Devo assolutamente contestare l'affermazione che è stata fatta in merito a una sorta di umiliazione ricevuta dal nostro Paese. Io ritengo - e lo affermo a testa alta - che l'attività di diplomazia internazionale che stanno portando avanti il Presidente del Consiglio e il nostro Ministro degli esteri stia dando all'Italia una bella visibilità e un importante ruolo strategico nell'ambito delle varie problematiche che oggi ci sono a livello internazionale.

Sul punto a cui è stato accennato in diversi interventi, cioè sulla prescrizione e su tutte le varie misure del processo penale, su cui il deputato Sisto diceva che non si può parlare di cantiere aperto, io non ho l'abitudine di dire al Parlamento italiano - e in questo caso alla Camera dei deputati - qualcosa che non è. Io devo dire la verità a voi e, attraverso tutti voi, ai cittadini italiani e la verità è che adesso, sulla riforma del processo penale, su tutti i temi del processo penale, e quindi anche sulla prescrizione, ci sono divergenze nella maggioranza: questo è noto a tutti. Su quelle divergenze ci stiamo confrontando all'interno della maggioranza con un confronto, anche lì, molto serrato e leale. Il cantiere è aperto, è oggettivamente aperto, con l'obiettivo di garantire la certezza della ragionevolezza dei tempi, la certezza della risposta di giustizia, eliminando possibili zone di impunità. Ripeto: su questo punto, le divergenze che ci sono nei percorsi che devono portare al raggiungimento degli obiettivi, rappresentano proprio un elemento, un perimetro di confronto, che è tuttora aperto all'interno della maggioranza.

Infine, devo chiarire qualche dichiarazione fatta dal deputato Potenti su alcuni punti. Innanzitutto, devo specificare - a questo ci tengo, nel rispetto della polizia penitenziaria - che le guardie carcerarie, come lei le ha definite, deputato, non esistono da circa - se non ricordo male - il 1890. Noi in Italia abbiamo e siamo orgogliosi di avere agenti di polizia penitenziaria, che tutti i giorni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Italia Viva) all'interno degli istituti penitenziari lavorano e portano avanti la credibilità dello Stato in una dimensione difficile come quella penitenziaria. Allora, siccome la forza politica di cui lei fa parte e di cui lei è esponente spesso parla di questo settore, almeno si dovrebbe sapere di che cosa si parla, visto che - lo ribadisco - le guardie carcerarie non esistono in Italia. Aggiungo che l'attenzione che viene rivolta, legittimamente, rispetto ad alcuni settori della giustizia, andrebbe coltivata anche nei fatti. Allora, voglio semplicemente ricordare, così come ho detto durante la relazione, che per la polizia penitenziaria un contributo importante, a parte gli investimenti, è stato dato anche per quanto riguarda il riordino delle carriere, che avvicina proprio la polizia penitenziaria (Commenti del deputato Molteni)… Scusi…Che avvicina il mondo e il livello della polizia penitenziaria, nel trattamento della carriera, a tutte le altre forze di polizia. È vero, come fuori microfono sostiene il deputato Molteni, che c'è stato un finanziamento voluto dal precedente Governo, ma è anche vero che con la crisi di Governo il riordino delle carriere sarebbe probabilmente saltato: questo lo sottolineo per completezza di informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ancora, riguardo alla mancanza di una visione che è stata sottolineata dal deputato Potenti, e con particolare riferimento alla cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, a proposito della quale ora - cito più o meno testualmente - avreste compreso le velleità che erano dietro quella legge (mi scuso se non ho riportato proprio testualmente, ma mi sembra di sì), io voglio semplicemente dire che nella vita, dal mio punto di vista, quando si entra nelle istituzioni si portano avanti dei progetti con responsabilità; quanto a qualsiasi studio della legge “Spazzacorrotti” e di quello che c'era, legittimamente secondo lei, dietro la legge “Spazzacorrotti”, io non so veramente a che cosa lei si riferisca: andava studiato prima di votarla! Non si può votare una legge e dopo un anno dire che dietro c'era qualcosa che avrebbe dovuto portare a non votarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti del deputato Iezzi).

PRESIDENTE. Collega! Collega! Il suo gruppo ha avuto il tempo per intervenire. Collega! Prego, signor Ministro.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. E ancora, si può essere d'accordo e si può non essere d'accordo, come è giusto e meraviglioso che sia in una democrazia, sulle misure e sull'efficacia di queste misure, ma continuare, a proposito dell'inasprimento delle pene che è approvato ed introdotto nel decreto-legge “fiscale”, continuare a parlare di calzolai, di panettieri, di elettricisti è profondamente e oggettivamente falso, oltre che offensivo nei confronti delle categorie che lei ha menzionato. L'inasprimento delle pene riguarda reati molto gravi, con condotte molto gravi, che portano, poi, a pene gravissime nel caso di flussi di evasione che, sostanzialmente, superano soglie molto alte, come quella dei 100 mila euro. Ora, io non so lei, deputato Potenti, quali calzolai e panettieri conosca che portano avanti azioni di questo tipo. Semplicemente, non esiste questo argomento e lo dico non tanto per difendere una misura che è chiara a tutti, perché è scritta ed approvata nero su bianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma semplicemente perché non è giusto continuare a dire cose che sono oggettivamente false.

Per quanto concerne, poi, il riferimento, un attacco più o meno scomposto e caotico alla magistratura e a strategie che ci sarebbero dietro, o azioni della magistratura, io chiaramente mi dissocio e respingo completamente qualsiasi accusa generalizzata alla magistratura, che ogni giorno porta avanti la macchina della giustizia, ricordando a tutti noi che ci sono magistrati che, soprattutto in alcune parti del nostro territorio, rischiano la vita quotidianamente per lottare contro la corruzione e la criminalità organizzata.

Ora, ci sono stati fatti, come sanno tutti, che hanno riguardato quelle che io ho definito le degenerazioni del correntismo, ma senza fare alcuna generalizzazione, che sarebbe profondamente ingiusta, io dico che secondo me si dovrebbe intervenire, così come faremo con il provvedimento che è attualmente al vaglio della maggioranza, proprio per limitare gli effetti distorsivi, senza alcun attacco generalizzato.

Tra l'altro, se non ricordo male, la proposta della Lega, proprio in ordine al Consiglio superiore della magistratura, è di raddoppiare i consigli superiori della magistratura a seguito della divisione delle carriere.

Riguardo poi a tutto un discorso sulla redenzione, eccetera, che è stato fatto dal deputato Potenti, ciascuno di noi fa le proprie valutazioni sulle proprie azioni, e lo fa da un punto di vista istituzionale e lo fa da un punto di vista anche morale. Io sono orgoglioso dei progetti che stiamo portando avanti, sono orgoglioso di far parte di una maggioranza che quotidianamente si misura, senza mai scappare, con le proprie responsabilità, con la responsabilità di portare avanti il Governo di questo Paese, dando un segnale molto forte ai cittadini onesti che rispettano le regole, e provando, con grande onestà e lealtà a costruire un sistema di giustizia che finalmente consegni ai cittadini uno Stato credibile nella capacità di proteggere i diritti dei propri cittadini e di dare una risposta di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario Ferraresi per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, sulla risoluzione Dori, Bazoli, Annibali e Conte n. 6-00095 parere favorevole. Sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00096 parere contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, annuncio innanzitutto che la nostra componente voterà favorevolmente alla risoluzione sulla giustizia sottoscritta da tutte le opposizioni unitariamente. L'inefficienza del sistema giustizia del nostro Paese, come emerge dai dati delle cause pendenti che abbiamo analizzato in questi giorni, ha purtroppo raggiunto livelli intollerabili, a cui ovviamente consegue un rischio reale di inficiare i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, a partire appunto dal principio di certezza del diritto. Continua a crescere, purtroppo, nei cittadini la sensazione di ingiustizia e impunità: ciò rende improcrastinabile ripristinare un sistema che funzioni, e che confermi il valore del principio cardine del nostro ordinamento, appunto della certezza del diritto e della pena, sopra a tutti gli altri, per ridare solidità e fiducia a tutti coloro che con la giustizia si trovano ad avere a che fare, o perché vi operano oppure perché, appunto come cittadini, vi si rivolgono per avere tutela.

Un Paese civile che pone tra i propri obiettivi la crescita e il progresso non può naturalmente prescindere da una giustizia efficiente. In tal senso, si impone la necessità e l'urgenza di interventi, se necessario anche radicali, al fine di porre rimedio alle evidenti inadeguatezze del sistema. Al di là della legislatura di emergenza sui temi che via via la cronaca ci porta all'attenzione, infatti, purtroppo, il nostro Paese ha bisogno di riforme strutturali: questo per invertire la rotta su una situazione che è percepita come a dir poco allarmante; e questo, signor Presidente, mi consenta, ce lo dicono i cittadini, ma allo stesso modo ce lo dicono gli operatori del diritto, quindi è evidente che si tratta di una necessità che va affrontata. Servono interventi normativi per rendere più efficienti e snelli i sistemi processuali, che oggi sono praticamente al collasso, ascoltando anche e soprattutto chi nel settore giustizia opera quotidianamente: e mi riferisco ovviamente non soltanto ai magistrati e agli avvocati, il cui ruolo dovrebbe essere costituzionalizzato, ma anche ai cancellieri, ai funzionari, che naturalmente molto bene conoscono quelle che sono le criticità del sistema. Però, non solo i codici di procedura dovrebbero essere rivisti: si dovrà, signor Presidente, lavorare molto, e seriamente anche, sulla riforma della prescrizione, che proprio oggi poi probabilmente avremo modo di ridiscutere, perché quella riforma porterebbe – anzi porterà, se non verrà abrogata – ad una distorsione dell'intero sistema, creando un fine processo mai, oltre semmai ad un fine pena mai. Poi, naturalmente ci sarà bisogno di interventi sulle intercettazioni, sull'ordinamento penitenziario, sul sistema carcerario, che abbiamo visto essere in costante sovraffollamento. Per non parlare poi della legge fallimentare, signor Presidente, che non distingue tra piccole e grandi imprese, creando ovviamente un eccesso di rigidità per alcune situazioni rispetto ad altre.

PRESIDENTE. Onorevole Rossini… Onorevole Tateo…

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Poi il codice degli appalti, e poi ancora e ancora: ce ne saranno molti altri di interventi da attuare, per far sì che il nostro sistema giustizia funzioni. La crisi del sistema giudiziario incide negativamente – naturalmente, lo dico sottolineandolo - anche sull'assetto economico del nostro Paese. Infatti, i tempi troppo lunghi, l'incertezza del diritto e la complessità dell'apparato burocratico impediscono alla nostra bella Italia di progredire e di essere attrattiva per gli investitori stranieri, che invece di venire ad insediarsi nel nostro Paese scelgono sempre più spesso di fare le valigie e trasferirsi altrove. Termino, signor Presidente. Ribadisco il voto favorevole da parte della componente e chiedo al Governo di impegnarsi nei punti che abbiamo indicato nella risoluzione.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori avevo chiesto di intervenire prima, dopo l'intervento del collega D'Ettore, perché volevo aggiungere una considerazione, anche abbastanza grave, rispetto a questa problematica della nomina del presidente del Parco dell'Aspromonte perché, a parte che è…

PRESIDENTE. Onorevole Trancassini, siamo in dichiarazione di voto, le suggerisco di fare questo intervento alla fine delle dichiarazioni di voto.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Però è la seconda volta che le chiedo la parola, diventerebbe la terza, Presidente, e il sospetto che l'argomento non voglia essere affrontato dalla Presidenza comincia a prendere corpo…

PRESIDENTE. Mi dispiace che lei usi queste parole.

PAOLO TRANCASSINI… e non siamo stati messi in condizione di votare in Commissione…

PRESIDENTE. Passiamo al prossimo intervento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Ho condiviso, Ministro, l'indirizzo che ha impresso alla sua relazione sul tema degli investimenti, nelle infrastrutture materiali e immateriali che riguardano il sistema giudiziario e quello penitenziario. Quanto a quest'ultimo tengo a ricordare una cifra che si perde nella sua pur difficile capacità di sintesi di una relazione così ampia: 61.174, che sono i detenuti che sono nelle nostre carceri ad oggi. È un numero che cresce rispetto agli anni precedenti (più 1.500 rispetto al 2018; più 3.500 rispetto al 2017). Io tengo alle unità come alla migliaia: aderisco ogni anno al programma del Partito Radicale e visito le nostre carceri, e posso testimoniare - oltre che essere un dato oggettivo - che nella gran parte dei casi questo sovraffollamento (più 131 per cento rispetto alla capacità di accoglienza) si traduce in una denegata assistenza. In un terzo delle carceri italiane noi non siamo in grado di garantire continuità assistenziale dal punto di vista medico, ben vengano quindi gli sforzi che il Ministero ha avviato per l'assunzione di nuovo personale medico, di nuovi psicologi, di nuovi sociologi, di nuovi mediatori culturali. È un'eccellenza da coltivare, il programma sulle detenute madri e sui minori, però anche questo sforzo, Ministro - ed è questo lo stimolo che voglio imprimere col mio intervento alla sua futura azione di Governo -, non avrà esiti concludenti se non verrà riconnesso, ricompiuto in una schema di riforma che riguarda le misure alternative alla detenzione. Lo scorso Governo, purtroppo, tra i suoi primi atti ha scelto di cestinare la riforma Orlando sulle misure alternative alla detenzione. Riprendere quel percorso è necessario. Non vi è la possibilità di uno Stato moderno e democratico in cui non si immagini che la funzione di reinserimento sociale prescritta dall'articolo 27 della Costituzione si compia con misure alternative a quelle della semplice carcerazione.

In quelle carceri, Ministro, finiscono anche detenuti che poi vengono assolti: 10 mila dei 61.174 sono in custodia cautelare, si calcola che 7 mila di essi saranno poi prosciolti. C'è un dato statistico che riguarda le 27 mila ingiuste detenzioni riconosciute negli ultimi 27 anni – 1.000 all'anno, siamo a quasi 100 al mese -, allora ben venga innanzitutto il suo chiarimento culturale, Ministro, sul tema delle ingiuste detenzioni. Si sono strumentalizzate dichiarazioni, comunicazioni di stampa, che bene ha fatto a smentire clamorosamente: la dignità della persona, la libertà della persona, la presunzione di innocenza come cardine guida di un sistema giudiziario che tenga la persona al centro e la libertà come valore di ispirazione.

Evidentemente le due esigenze si saldano, quella di un sistema penitenziario che garantisce la dignità della persona e quella di un sistema giudiziario che ne garantisce la libertà.

Allora, gli investimenti nel sistema giudiziario. Lei, in continuità con il precedente Ministro, sta facendo uno sforzo, lo abbiamo accompagnato tutti, sul personale giudiziario. Ricordo, tra tante, la categoria degli idonei assistenti giudiziari, che sta beneficiando di uno scorrimento poderoso. Le segnalo che la riduzione del valore della durata delle graduatorie in generale, disposto con l'ultima legge di bilancio, espone la graduatoria degli idonei assistenti giudiziari a terminare nel settembre del 2020: stiamo attenti che per quella data lo scorrimento sia esaurito, altrimenti compiremmo un atto di grave ingiustizia per coloro che ancora non sono entrati.

I nuovi magistrati, questa categoria che deve essere riconosciuta per il valore fondante del nostro sistema democratico, nuove energie giudiziarie, perché non si possono fare processi se non ci sono più giudici, più assistenti giudiziari, più personale amministrativo in generale. Ma anche qui, lo sforzo degli investimenti, signor Ministro, non risolverà il problema, se non verrà ricondotto a uno sforzo di sistema, uno sforzo di riforma che riguarda un sistema che ci presenta distorsioni, disfunzioni, un'inefficienza conclamata dalla durata dei processi, dal numero delle ingiuste detenzioni, dal ritardo col quale si dà, nel sistema civile più ancora che nel sistema penale, risposta ai cittadini.

Torna quindi di grande attualità il tema delle riforme. Investimenti e riforme, è questo il binomio riformista che dovrebbe ispirare, e sono sicuro ispirerà, la futura azione di Governo, di questo Ministro e dell'intera compagine.

Sulle riforme ho apprezzato l'equilibrio con il quale, avendo lei svolto una funzione a cavaliere tra il precedente Governo e il nuovo Governo, ha evitato di ricordare a questo Parlamento le leggi sui “decreti sicurezza”, leggi liberticide frutto di un sussulto securitario rispetto al quale ancora non abbiamo - e questo deve essere uno dei nostri primi obiettivi - posto rimedio. La legge liberticida sulla legittima difesa. Ha voluto ricordare la legge “Spazzacorrotti”: beh, qui devo rivendicare orgogliosamente il fatto che io, come tutti i componenti della sinistra che occupano i banchi di questo Parlamento, abbiamo votato contro quella legge, che ha un intendimento di valore che ha perseguito con un metodo parlamentare inadeguato, perché di carattere impositivo, e con strumenti giudiziari del cui emendamento si stanno facendo carico i tribunali, i giudici. E faremo bene, Ministro, a recepire con velocità quello che ci sta venendo dall'applicazione concreta di quelle norme, attendendo con pazienza, ma anche pronti a darvi seguito, quello che ci dirà il giudice delle leggi sulla sua valenza applicativa intertemporale.

Mi è piaciuto molto il richiamo al “codice rosso”, un provvedimento di legge che entra in Parlamento composto di quattro articoli e che ne esce con un articolato di 22 norme, che sono il frutto di un lavoro bipartisan di grande e accorato senso politico. È quello il metodo che a un certo punto si è impresso nell'azione di questo Governo, ed è questo il punto più delicato della sua relazione di oggi. È un metodo di lavoro che abbiamo inaugurato con la partecipazione e il confronto sui tavoli tecnici per preparare le norme, che non sono state più pensate per essere impartite, ammannite, imposte, ma condivise preventivamente. È questo il metodo di lavoro che ha prodotto una modifica della norma sulle intercettazioni, che ha rivalorizzato - questo è l'aspetto che mi piace ricordare, per quello che sono nella vita - il ruolo dell'avvocato, che come difensore ha recuperato uno spazio di selezione significativo rispetto al materiale intercettato da utilizzarsi nel processo.

Il difensore che lei oggi ha fatto bene, proprio lei, Ministro, che è un avvocato, a ricordare essere una figura fondamentale del nostro ordinamento giuridico e del nostro sistema giudiziario; l'avvocato in Costituzione sarebbe una consacrazione adeguata e dobbiamo lavorare per questo, per togliere, per liberare il dibattito pubblico dalla mistificazione che questo Governo consideri l'avvocato una figura minore.

Questo Governo - e lei ha fatto bene a dichiararlo e mi compiaccio che su questa posizione ha preso un impegno - deve dire che l'avvocato, espressione di una categoria liberale e di pensiero antico, è una figura fondamentale del nostro sistema giuridico e giudiziario, come lo è il magistrato, lo ripeto, come lo è il magistrato. E, del resto, questo sistema di collaborazione anche tra avvocati e magistrati informa le norme della riforma del processo civile che abbiamo già varato, che rappresentano un momento di avanzamento anche dal punto di vista dell'immissione nel sistema processuale delle nuove tecnologie, importante, e delle norme - e vengo al punctum dolens - del processo penale.

Stiamo lavorando a una riforma del sistema processuale penale che abbia ad oggetto un ammodernamento del sistema, non solo dal punto di vista delle nuove tecnologie - è riduttivo il riferimento dei colleghi dell'opposizione alla riforma del sistema delle notifiche, quello è soltanto un aspetto dell'intervento che si sta facendo - ma stiamo cercando di lavorare su quegli interstizi processuali, su quei momenti di ritardo che si determinano nello svolgimento dei processi, su quelle aree bianche non riempite di contenuti processuali veri, operativi, produttivi, che ci consentano di stressare, in tempi ancora più stretti, un sistema processuale che deve produrre tempi ragionevoli.

È uno sforzo importante che lei anche sta compiendo, dando prova, su quel terreno, di una equidistanza rispetto alla categoria dei magistrati. Invero, non è in alcun modo sottovalutabile il fatto che si sia immaginato un coinvolgimento in termini di responsabilità dei dirigenti degli uffici giudiziari per garantire tempi certi al processo. È nel ragionamento complessivo di una velocizzazione, modernizzazione, di un riequilibrio del sistema processuale penale che si inserisce la vexata quaestio della prescrizione, che di quel sistema processuale è una parte, ma che sta occupando il dibattito politico come se fosse il tutto, il tutto del problema giustizia in Italia e mi è chiaro il perché: perché si espone, si presta a una radicalizzazione di posizione tra chi vuole dividere il Paese in garantisti da una parte e in giustizialisti dall'altra, per riproporre uno schema populista di dibattito, quello stesso schema populista che ha prodotto i “decreti sicurezza”, la legittima difesa e tante altre norme liberticide che, oggi, chi allora le ha prodotte vorrebbe rivendicare come patrimonio di garantismo; è un sistema rispetto al quale stiamo opponendo un metodo di lavoro faticoso, la fatica della politica, il confronto, il lavoro.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FEDERICO CONTE (LEU). Lei si è aperto, ne do atto, ne sono testimone, a una revisione della posizione sulla sua norma; c'è un ragionamento che sta svolgendosi anche sul binario di un equilibrio delicato che vuole ridimensionare questo intervento prescrittivo alle sole sentenze di condanna, non è un equilibrio ancora definitivo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FEDERICO CONTE (LEU). Mi deve consentire due battute, Presidente…

PRESIDENTE. No, una.

FEDERICO CONTE (LEU). Avrebbe detto il professore De Martino: serve un equilibrio più avanzato, e a forze politiche come Italia Viva, che ancora non sono soddisfatte del risultato raggiunto, dico: insieme al Ministro, quell'equilibrio più avanzato è la risposta politica che dobbiamo dare, non prestando il fianco a strumentalizzazioni di tipo politico (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua relazione, che riteniamo completa, ma, soprattutto, equilibrata, perché ha tenuto conto del cambio di maggioranza e dunque di sensibilità diverse. È una relazione che ha individuato anche i passi ancora da compiere.

Colleghi, una giustizia efficiente ed efficace è fondamentale per la crescita civile ed economica del nostro Paese, una sfida comune dentro al più ampio disegno di riformare l'Italia e di favorirne lo sviluppo. L'efficienza del sistema giudiziario è una priorità, poiché la giustizia è un'infrastruttura pubblica indispensabile per le esigenze dei cittadini e per l'intera società. Tutto ciò richiede un'iniziativa normativa complessiva e coerente sull'organizzazione giudiziaria e sul sistema processuale civile e penale, assicurando in primis una riduzione e una maggiore prevedibilità dei tempi della giustizia.

In tal senso, il confronto politico tra le forze che compongono l'attuale maggioranza e il Governo è cominciato da mesi e ha consentito di pervenire all'approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge delega sul processo civile e del decreto sulle intercettazioni.

La giustizia civile rappresenta il terreno di contatto quotidiano tra il cittadino e l'amministrazione della giustizia e la sua inefficienza pesa in maniera decisiva e diretta sul crollo del senso di legalità, sulla sfiducia nel sistema giudiziario e nei vari soggetti che compongono la giurisdizione. Bene, quindi, il disegno di legge delega che passerà ora al vaglio del Parlamento. Occorre, però, sottolineare che questa riforma segue quelle fatte dai Governi di centrosinistra, grazie alle quali la giustizia civile è molto migliorata in questi anni e l'Italia ha potuto scalare molte posizioni nelle classifiche internazionali dell'efficienza della giustizia civile.

Sulla riforma del processo penale il confronto politico in seno alla maggioranza è stato avviato; l'obiettivo condiviso è quello di far funzionare la giustizia penale, riducendo la durata dei processi. Sulla nuova architettura processuale disegnata dalla riforma torneremo a confrontarci con il Ministro nei prossimi giorni, restano ancora alcuni nodi da sciogliere, tra questi, quello della prescrizione. Non entro nel merito, lo abbiamo fatto ieri in discussione generale e lo faremo, oggi pomeriggio, in Aula; in questa sede, mi limito a ribadire la nostra contrarietà alla riforma da lei voluta, Ministro, che continuiamo a non condividere e rispetto alla quale chiediamo modifiche sostanziali, pur confermando la nostra disponibilità a proseguire il confronto all'interno della maggioranza.

Positivo riteniamo lo sforzo annunciato da lei, Ministro, di sviluppare ulteriormente le politiche di digitalizzazione già avviate negli anni scorsi, la diffusione del processo civile telematico anche ai giudici di pace e alla Corte di cassazione, la realizzazione del processo penale telematico, misure che riteniamo garantiranno una maggiore efficienza del sistema giudiziario, il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori di giustizia e il raggiungimento di più elevati standard qualitativi. A queste misure si affiancheranno, lei lo ha ricordato, signor Ministro, le riforme ordinamentali della magistratura, quelle volte a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione e della lotta alle organizzazioni mafiose e quelle volte a porre una particolare attenzione al fenomeno del sovraffollamento carcerario, nella prospettiva del maggior benessere dei detenuti e del personale della polizia penitenziaria.

Sul tema delle carceri e dell'esecuzione penale, Ministro, il rapporto Antigone evidenzia che siamo tornati a livelli drammatici di sovraffollamento, con un tasso del 119,8 per cento. Il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura ci dice che siamo al limite della soglia consentita dalla sentenza pilota nel caso Torreggiani contro l'Italia. Ci sono condizioni di detenzione spesso difficili che ci impongono di riprendere con forza il tema dell'esecuzione della pena nel rispetto dell'articolo 27 della nostra Costituzione, anche per la prevenzione della recidiva che resta molto alta nel nostro Paese. Accogliamo dunque con favore il suo impegno su questo, Ministro, aggiungendo, però, che la certezza della pena, che deve correttamente intendersi come quella prevista dalle leggi penali in vigore nel nostro Paese, non va confusa con la effettività ed efficacia della stessa. Le conseguenze penali non sono e non possono mai essere una vendetta sociale; oltre al contenuto riparativo hanno anche una funzione preventiva.

Sul fronte del contrasto alla violenza maschile sulle donne, lei, Ministro, ha ricordato l'approvazione del cosiddetto codice rosso. Come ho già avuto modo di dire, stando all'opposizione, ma anche dentro all'attuale maggioranza, la legge è sicuramente un segnale importante, ma occorre intervenire, innanzitutto, attraverso uno stanziamento di risorse dedicate, per garantire maggiore efficacia alle misure in essa contenute, così come è tempo di intervenire sulle storture emerse fin dalle prime applicazioni del provvedimento; come lei sa, perché l'abbiamo affrontato in Commissione, le procure segnalano problemi nell'applicazione della legge, in particolare, il limite dei tre giorni entro il quale il PM deve ascoltare la donna che ha denunciato appare fin troppo rigido, porta problemi organizzativi e non è detto che vada davvero a vantaggio della donna. Ma su questo ha la mia e nostra disponibilità e sappiamo di avere la sua su questo terreno.

La sua relazione, Ministro, è anche lo specchio di un'attività densa di impegno della Commissione giustizia in cui stiamo esaminando e esamineremo nelle prossime settimane, accanto a provvedimenti governativi, molte leggi di iniziativa parlamentare. Penso ad esempio, tra le altre, alla riforma del sistema degli affidi che mi auguro possa avvenire con lucidità ed equilibrio e non sull'onda dell'emotività o della strumentalizzazione politica, come è accaduto finora dentro e fuori quest'Aula.

Come abbiamo detto in più occasioni, Italia Viva non farà mancare il suo contributo, entrando sempre nel merito dei provvedimenti che arriveranno all'esame del Parlamento. Le riforme sono un punto cruciale di questo momento storico e rappresentano una sfida che vogliamo cogliere con lealtà, ma senza nasconderci le difficoltà. La sua relazione, Ministro, avviene oggi, lo abbiamo detto, in un quadro politico profondamente cambiato rispetto a quello dello scorso anno. Noi non abbiamo condiviso molte delle riforme messe in campo dal Governo giallo-verde, una fra tutte il cosiddetto “Spazzacorrotti”, che, come sappiamo, contiene anche la riforma della prescrizione, un provvedimento che noi non abbiamo votato, ma che è stato invece votato dalla precedente maggioranza, e, dunque, dalla Lega.

Il Governo, di cui lei oggi fa parte, è sorretto da una coalizione in cui si confrontano, in tema di giustizia, visioni diverse. L'organizzazione e l'amministrazione della giustizia hanno rappresentato per molti anni il terreno di un aspro scontro politico e tutto il Paese ne ha fatto le spese. Noi vogliamo chiudere questa stagione, vogliamo riformare il nostro sistema giudiziario, anche nel solco della stagione avviata dai precedenti Governi. Ma chiediamo, signor Ministro, che ci si trovi sul terreno della concretezza e della serietà e che mai vengano compromessi diritti costituzionalmente garantiti, attorno ai quali è costruito il nostro sistema giustizia.

Noi siamo e resteremo garantisti, così come chiede la nostra Costituzione. Per noi nessuno deve soffrire le distorsioni del populismo penale e del giustizialismo mediatico. Questo per noi è e resta un punto dirimente. Si tratta di un grande sforzo di civiltà, spesso considerato impopolare, poiché di segno opposto rispetto a quelle che sono le reazioni emotive, pur comprensibili, di fronte a fatti gravi. Ma dalla politica si deve pretendere senso di responsabilità e verità, soprattutto quando si parla di una materia così complessa come la giustizia, verità anche nei confronti delle vittime per sfuggire alla facile strumentalizzazione politica delle loro vicende processuali e, con esse, personali.

Niente più norme penali manifesto, allora, che molto hanno a che fare con la ricerca del consenso da parte di un'opinione pubblica impaurita ad arte e poco, invece, con la tutela reale delle vittime, in nome delle quali si dice di averle immaginate. Gli effetti negativi di misure assunte con questa logica rischiano di danneggiare proprio loro, le vittime, anche sul piano personale. Mi riferisco a quel necessario percorso di pacificazione con il proprio dolore, che provvedimenti che generano in loro false aspettative, attraverso rappresentazioni e narrazioni distorte dei principi e dello Stato di diritto, rischiano di ritardare, se non addirittura inquinare.

Lo scorso anno io le auguravo, in quanto Ministro, di farsi promotore di questo delicato compito, che pure le spetta. Le rinnovo il mio invito anche quest'anno. Io, noi, su questo terreno ci saremo sempre e con coraggio.

Concludendo, Ministro, Italia Viva le assicura un confronto aperto e leale per cercare soluzioni praticabili, puntuali e sostenibili per tutti, senza però abdicare alle nostre convinzioni. È con questa rinnovata, ma ferma, disponibilità che annuncio il voto favorevole di Italia Viva alla sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia VivaCongratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, onorevole Ministro. Io devo dire che comincio ad ammirare la pervicacia con la quale lei continua a presentarsi a quest'Aula, coniugando i verbi al futuro, come se lei non fosse già Ministro della Giustizia da due anni. Infatti, parafrasando Flaiano, la situazione è grave, ma non è seria, perché non è serio arrivare qui a raccontare che, quella che è stata una semplice elemosina per il comparto della giustizia in finanziaria, è in realtà il più grande dei traguardi ottenuti e perché non è serio sventolare come riforme epocali degli interventi normativi. Parlo anche di interventi che noi abbiamo sostenuto, come il codice rosso, che sono sempre monchi, sempre parziali, perché c'è alla base quella volontà di non investire seriamente su queste riforme, in termini di prevenzione, in termini di maggiori strumenti da dare. Faccio l'esempio del codice rosso alle procure, che entro tre giorni dovrebbero ascoltare le vittime di questi reati.

Vado avanti con un altro tema, che mi sta molto a cuore, come sta a cuore a tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, che è quello del comparto penitenziario. Lei ha giustamente rintuzzato un collega che li ha chiamati “guardie penitenziarie”, perché sono agenti della polizia penitenziaria ed è giusto che tutti noi tributiamo loro il dovuto rispetto per il ruolo che svolgono. Ma io le chiedo, Ministro: è rispettoso lasciare che nelle carceri italiane, dove addirittura ci sono problemi strutturali (io stessa ne ho visitate alcune, verificando che, quando piove, piove dentro le strutture carcerarie)…, è rispettoso che gli agenti della polizia penitenziaria si trovino a lavorare in perenne carenza d'organico, senza divise?

È rispettoso fare in modo che si trovino sempre sotto attacco da parte dei detenuti? Ormai le cronache raccontano di una guerra, con continui attacchi ai danni di questi agenti, che, in perenne carenza d'organico, fronteggiano un problema sicurezza, ormai radicato dentro i nostri istituti penitenziari. Io le chiedo se è rispettoso, a fronte dei dati diffusi dal suo Ministero sul sovraffollamento carcerario, e ripeto, secondo quei dati, questo fenomeno sarebbe risolvibile anche soltanto procedendo al rimpatrio dei detenuti stranieri, per l'elevatissimo numero di loro che affolla i nostri istituti. Fratelli d'Italia ha presentato una risoluzione nella competente Commissione. È stata approvata, ma noi ancora attendiamo la stipula di trattati o accordi bilaterali, affinché si proceda speditamente, perché non è rispettoso, per chi in quegli istituti lavora, costringerli a lavorare in condizioni oggettivamente pericolose, al di là di un lavoro di per sé molto usurante.

Abbiamo parlato di geografia giudiziaria. Vede, io qualche giorno fa ho ricevuto la risposta del suo Ministero ad una mia interrogazione, su un tribunale cosiddetto di frontiera, in provincia di Palermo, il tribunale di Termini Imerese. A fronte di un problema denunciato dal presidente del tribunale e dal presidente dell'ordine degli avvocati, il suo Ministero mi ha risposto che, in fin dei conti, questo problema non esiste e che, forse, con un paio di giudici, un paio di sostituti procuratori, si potrà risolvere questo problema. Vede, Ministro, il problema della geografia giudiziaria è un problema di civiltà, perché riguarda quel giudice di prossimità che è stato sottratto a migliaia e migliaia di cittadini.

E dunque, una valutazione sugli effetti di quella scellerata riforma, secondo noi, va fatta, perché va affrontato un problema che non ha tenuto conto delle caratteristiche dei territori, costringendo gli utenti dei tribunali, che sono magistrati, avvocati, le parti del processo, gli impiegati del Ministero della Giustizia, a percorrere anche centinaia di chilometri al giorno. Noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere che, a fronte di un momento incredibilmente basso - e non mi riferisco solo alle dichiarazioni di alcuni esponenti della magistratura, che già di per sé basterebbero a qualificare il momento che la magistratura sta vivendo, ma mi riferisco ai fatti del luglio scorso, che hanno infestato i nostri quotidiani nazionali -, serve un ripensamento del CSM. E serve soprattutto una riforma, che ormai non è più procrastinabile, quella della separazione delle carriere, perché l'effettiva terzietà dell'organo giudicante deve essere garantita a tutti i cittadini, cosa che, a nostro avviso, oggi non c'è.

Abbiamo parlato degli avvocati, abbiamo parlato dell'introduzione del ruolo dell'avvocato in Costituzione, battaglia che noi, fin da subito, come lei sa, abbiamo sposato con grande convinzione. Ma, a questa battaglia, ne va aggiunta un'altra, che è quella dell'equo compenso, su cui Fratelli d'Italia ha già presentato una sua proposta, che mi auguro trovi condivisione e accoglimento da parte della maggioranza.

Abbiamo parlato delle assunzioni e della vertenza, ormai nota questione, dello scorrimento delle graduatorie degli assistenti giudiziari idonei, che da tempo attendono di poter dare il loro contributo al buon funzionamento della macchina della giustizia.

Da ultimo, abbiamo parlato delle riforme. Vede, lei, già diversi mesi addietro, aveva garantito una riforma del processo penale, che sarebbe entrata in vigore prima della riforma della prescrizione, che porta il suo nome. Le vicende politiche per le quali questa riforma non è stata fatta non sono oggetto di confronto in quest'Aula, oggi. Però, io una cosa la voglio dire: se lei un anno fa riteneva che alla riforma della prescrizione fosse indispensabile affiancare una riforma del processo penale, se lei, che è rimasto in sella, nonostante il cambio di Governo, ancora, alla fine del mese di gennaio 2020, non ha sottoposto a questa Assemblea o alla Commissione uno straccio di proposta di riforma, e francamente le sue esternazioni, come da ultimo quella sugli innocenti che non vanno in carcere, poi commutata in assolti che non vanno in carcere, preoccupano non poco, allora, Ministro, le rivolgo un appello. In Italia i nostri codici sono stati scritti da giuristi che hanno avuto sempre il riconoscimento di tutto l'arco costituzionale per la loro preparazione, per la profondità del loro pensiero, per la capacità di agganciare le norme alla realtà di un Paese che si andava evolvendo. Le rivolgo un appello: smettiamola di considerare la giustizia come una clava da brandire nei confronti dell'avversario politico; rivolgiamoci al mondo dell'accademia, al mondo dell'avvocatura, a quel mondo che in questi minuti, qui fuori, a pochi metri da quest'Aula, urla le sue ragioni. Sono i professori che hanno scritto i testi su cui molti di noi, suppongo anche lei, ci siamo formati nel corso del nostro percorso universitario. Bene, cerchiamo di essere all'altezza di quello che diciamo di volere fare. Fratelli d'Italia ha condiviso con le altre forze di opposizione questa risoluzione, molto articolata. Lei troverà in questa risoluzione diversi impegni; mi spiace che il parere sia stato contrario al 100 per cento su tutta la risoluzione, perché, tutto sommato, alcuni di quegli impegni sono cose che lei stesso oggi ha detto di voler fare, quindi non si comprende perché non dare seguito alle nostre proposte.

Concludo, Presidente: l'impegno che noi vogliamo assumere oggi, qui, con questa maggioranza, che, almeno a parole, dice di voler trovare soluzioni condivise, anche se scappa un sorriso, perché vedo che, se neanche all'interno della maggioranza ad oggi ci sono soluzioni condivise, vorrei capire come proporre soluzioni a tutto il mondo della giustizia che oggi ci guarda e si aspetta da noi degli impegni concreti per il futuro. Però, Fratelli d'Italia c'è, con le sue proposte, con la coerenza di un percorso anche in seno a questa Assemblea, con i voti che sono stati espressi nella precedente legislatura ed in questa.

Quindi, Ministro e Presidente, quello che Fratelli d'Italia chiede è un ripensamento, ovviamente, su questa risoluzione. Voteremo in modo contrario alla sua, permanendo così le sue determinazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, molta acqua sotto i ponti è passata da un anno a questa parte anche sui temi della giustizia, sui temi che ci occupano oggi. Oggi al Governo non c'è più chi pensa e dice che un detenuto deve marcire in carcere, che dice che deve essere superato il sistema dei benefici penitenziari, con buona pace del principio rieducativo della pena; oggi non c'è più al Governo chi scambia la vendetta privata, la giustizia fai da te, con la giustizia; non c'è più al Governo chi invoca la giustizia della delazione del citofono, la giustizia del linciaggio e della caccia all'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con il plauso o il silenzio complice degli alleati, quelli che si autodefiniscono i grandi sacerdoti del garantismo. Il clima è cambiato al Governo, anche nel linguaggio, e questo segna una profonda discontinuità rispetto al passato, rispetto solo a pochi mesi fa.

Ma, accanto a questa, per noi, virtuosa discontinuità, c'è anche una virtuosa continuità, perché i dati che il Ministro ha fornito oggi, nella sua completa ed esaustiva relazione, ci consegnano un quadro del funzionamento della giustizia nel nostro Paese che possiamo definire confortante, perché è in costante miglioramento da oramai qualche anno.

Questo miglioramento è iniziato qualche anno fa ed è positivamente continuato in questa legislatura con politiche, da questo punto di vista, che sono state in continuità con quelle del Ministero retto dal nostro collega Andrea Orlando, intanto per il tema delle risorse, un tema quanto mai importante, sappiamo. Nel corso degli ultimi anni sono state avviate politiche di rafforzamento delle assunzioni del personale di magistratura a copertura delle vacanze esistenti, giungendo a bandire con regolarità un concorso ogni anno, arrivando all'attuale percentuale di scopertura del 9,7 per cento, che, con i concorsi già banditi, potrebbe arrivare al 3,9 per cento rispetto alla dotazione organica. Sarà un po' di più perché la dotazione organica è stata aumentata, e questa è una cosa molto positiva, ma con finanziamenti e risorse già destinate. Parimenti, è stato rafforzato il personale amministrativo, un altro dei gangli vitali del funzionamento del sistema, con il riavvio delle politiche assunzionali che ha determinato dal 2014 ad oggi l'ingresso di oltre 5.400 nuove risorse.

La definizione, dopo circa vent'anni di stasi, di un concorso pubblico per 800 posti di assistente giudiziario, con l'assunzione di quasi 3.400 unità tra vincitori e idonei, e recentemente un nuovo concorso pubblico per la copertura di 2.242 posti di funzionario giudiziario e l'avvio della selezione per 616 operatori giudiziari. Questa politica è continuata in questi anni con l'aumento delle piante organiche, di cui dicevo poc'anzi, della magistratura di 600 unità, che sta giungendo a compimento proprio in queste settimane. Tutto ciò ha cominciato a produrre effetti visibili anche sulle performance dei nostri tribunali, perché è ora di finirla di continuare a raccontare che in Italia non funziona niente e che la giustizia è al palo ed è al disastro completo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Finiamola di raccontarcelo almeno tra di noi, vediamo di capire quali sono i dati. I dati sono questi: dal 2013 ad oggi le pendenze civili sono diminuite di quasi il 30 per cento, un terzo in sei anni; e, se si guarda al picco del 2009, sono diminuite addirittura del 45 per cento, un dato spettacolare che contraddice tutte le letture semplificate di comodo di una giustizia italiana paralizzata e ingessata, e che è destinato a migliorare ancora perché i dati ci dicono che tutti gli uffici giudiziari, anche oggi come in passato, smaltiscono più fascicoli di quelli che entrano. Quindi la giustizia italiana, la giustizia civile, che è una delle cartine di tornasole del funzionamento di un Paese, sta migliorando con risultati visibili, concreti, tangibili, e questo grazie a politiche che sono state iniziate pochi anni fa.

Questo comincia a produrre i suoi effetti sulla durata media dei procedimenti, che si stanno riducendo progressivamente, anche se rimangono obiettivamente eccessivi, ma si stanno riducendo. Il trend è positivo, una riduzione del 21 per cento dei tempi di definizione dei giudizi in Corte d'appello dal 2014 ad oggi e del 9 per cento nei tribunali; sono dati significativi, questi, che indicano che la direzione di marcia è quella giusta ed è continuata in questi anni. Il quadro, è vero, è meno soddisfacente nel settore penale, nel quale ci sono luci e ombre, ma rispetto ad una generalizzata diminuzione dei procedimenti trattati nelle procure, meno 31 per cento fascicoli pendenti rispetto al 2014, non si è parimenti realizzata un'analoga riduzione delle pendenze nei tribunali e nelle Corti di appello, con un effetto sui tempi di definizione che rimangono pressoché invariati e molto lontani dall'essere accettabili e in linea con le nostre aspettative.

Certamente su questo occorrerà, quindi, intervenire con efficacia e con coraggio, nella consapevolezza che una congrua riduzione dei tempi dei processi, anche attraverso mirate e puntuali riforme organizzative e processuali, è l'unica condizione per risolvere davvero il problema che oggi anche il tema della prescrizione è chiamato in modo improprio a gestire, perché sappiamo che la prescrizione è un istituto che avrebbe finalità diverse da quella del garantire la riduzione o i tempi certi dei processi.

E ancora, registriamo con favore e con soddisfazione un cambio di passo rispetto allo scorso Governo in tema di misure alternative alla detenzione e uffici dell'esecuzione penale esterna, nella consapevolezza che un moderno sistema penale ha il suo pilastro in queste misure, come ha detto giustamente stamattina il collega Zan. Con la legge di bilancio 2020 sono state stanziate risorse per 18 dirigenti UEPE, 60 funzionari, 40 educatori, risorse fondamentali che sono una boccata d'ossigeno per un settore nevralgico della giustizia su cui - ed è questo l'appello che faccio al Ministro, che facciamo al Ministro - occorre puntare di più, magari anche riprendendo i lavori degli stati generali sull'esecuzione penale frettolosamente abbandonati, ed è bene che nella riforma del processo penale e nel ddl del Ministro Bonafede si immagini un sistema di valorizzazione della giustizia riparativa per i reati contravvenzionali. Quella è la direzione di marcia corretta e il Partito Democratico spingerà sempre in quella direzione.

È bene ancora che si stia dando seguito a un'altra riforma fondamentale del nostro sistema giuridico che qui è stata quasi ignorata nel dibattito in Aula ma che chiunque conosca un po' il sistema economico e le aule di giustizia sa bene essere una rivoluzione, cioè il nuovo codice della crisi di impresa voluto dal precedente Governo e portato a conclusione nella precedente legislatura e portato a conclusione dal Ministro. Bene: un nuovo sistema che può produrre effetti positivi sul nostro sistema economico ben più di tante parole e di tante misure economiche temporanee. Ricordo solo che la crisi di impresa rappresenta qualcosa come 300 miliardi. È pari a 300 miliardi il monte totale dei crediti insinuati nei passivi dei fallimenti oggi nel nostro Paese. Di quello ci siamo occupati.

Certo non ci nascondiamo i problemi sulla giustizia che oggi si agitano anche dentro la maggioranza e che sono certamente figli anche di una sensibilità diversa sulla cultura e nella cultura della giurisdizione. L'invito che facciamo al Ministro - l'ho già detto anche ieri in discussione sulle linee generali sul tema della prescrizione - e alle forze di maggioranza è di aiutare a ridurre il conflitto: abbassiamo la temperatura dello scontro, percorriamo la strada del dialogo e della flessibilità (ho quasi concluso, Presidente). Dentro un clima apertamente conflittuale, che rischia di favorire spaccature dannose anche tra gli attori della giurisdizione, in particolare tra avvocatura e magistratura, dentro questo clima non si costruiscono riforme efficaci e destinate a durare nel tempo. Dobbiamo avere la capacità di ridurre il clima incandescente che si è creato e che non aiuta neanche le riforme di questo Governo.

Il Partito Democratico intende lavorare in modo costruttivo e leale in quella direzione. Noi non rinunceremo mai alle nostre idee, non rinunceremo mai ai nostri principi, non rinunceremo mai ai nostri valori ma lo faremo sempre nello sforzo e nel tentativo di trovare le soluzioni percorribili del dialogo costante, perché conosciamo e pratichiamo la fatica della politica e perché all'etica della convinzione anteponiamo l'etica della responsabilità. A questo sforzo invitiamo tutti gli alleati di Governo. Siamo convinti che in questo modo riusciremo a raggiungere risultati importanti e significativi nell'interesse di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Onorevole Ministro Bonafede, Forza Italia non condivide la sua relazione sullo stato della giustizia, che appare assai fredda e burocratica e voterà conseguentemente contro la risoluzione di maggioranza. La sua relazione, signor Ministro, certifica il fallimento dell'azione di Governo sui temi della giustizia, così come le elezioni di domenica scorsa hanno certificato il fallimento di due anni di Governo nazionale a guida MoVimento 5 Stelle. È sufficiente rileggere, come chi parla ha fatto, la sua relazione dell'anno scorso farcita di proclami autocelebrativi e propagandistici e confrontarla con quella da lei pronunciata stamattina per verificare che nessuno degli ambiziosi progetti a suo tempo enunciati si è minimamente concretizzato. Ma è sul piano politico che il fallimento è più eclatante. Questa relazione si colloca proprio nel pieno del dibattito sulla prescrizione. La riforma da lei voluta, Ministro, è uno dei frutti più aberranti di questa stagione giustizialista e “manettara” che speriamo possa essere cancellata in fretta dopo il voto di domenica e il flop del MoVimento 5 Stelle.

Proprio mentre in questo luogo c'è questo dibattito qui di fronte, nella Sala Capranichetta, su impulso dell'Unione camere penali si è riunita la migliore accademia italiana.

I presenti appartengono ai più disparati orientamenti politici, non sono certamente dei corifei del centrodestra e sono scesi oggi a Roma per contestare il blocco della prescrizione da lei introdotto e che lei così pervicacemente difende. Qualcuno della maggioranza dovrebbe andare ad ascoltarli. Del resto lei stesso, Ministro Bonafede, a suo tempo - lo scorso anno, in occasione proprio dell'approvazione della “Spazzacorrotti” - aveva riconosciuto che il nuovo testo della prescrizione poteva reggere soltanto insieme a una riforma epocale della giustizia penale ma finora di questa riforma epocale si sono perse le tracce. Il 1° gennaio di quest'anno il blocco della prescrizione si è abbattuto su corti di appello già prostrate dalle croniche carenze di personale amministrativo e di magistrati.

Il Ministro Bonafede anche oggi ha enfatizzato l'aumento della pianta organica dei magistrati per 600 unità. Ormai questo è un ritornello che ripete in ogni occasione. A mia volta da questi banchi non mi stancherò di ripetere che si tratta di un aumento di organico solo tabellare, quindi teorico. È una misura virtuale e, se vogliamo, propagandistica. Allo stato dopo il varo di queste nuove piante organiche in concreto finiranno per aumentare solo le percentuali di scopertura degli uffici. La differenza la fanno solo le nuove assunzioni di magistrati e non i posti tabellari e su questo piano l'operato del Ministro Bonafede appare addirittura meno efficace dei suoi predecessori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dimostra, Ministro, in particolare l'imbarazzante gaffe che ha riguardato i vincitori del concorso in magistratura indetto nel 2018. Questi hanno dovuto attendere il 1° gennaio di quest'anno per essere assunti, con un ritardo di mesi, un ritardo senza precedenti nella storia della magistratura italiana - dato certificato dal Consiglio superiore della magistratura - perché qualcuno al Ministero si era dimenticato di prevedere la copertura finanziaria nel 2019. E non mi stancherò di dire anche all'onorevole Bazoli che aumentare l'organico tabellare è un provvedimento agevole da attuare e non costa niente in termini di copertura finanziaria. È facile da spacciare sui social ai non addetti ai lavori come riforma epocale. In prospettiva Ministro - lei lo sa - avrà anche un effetto negativo sugli uffici giudiziari perché nel momento in cui saranno aperti gli interpelli per le nuove sedi vacanti si verificherà una migrazione di magistrati dalle sedi più disagiate verso gli uffici giudiziari di maggiori dimensioni e meglio organizzati.

La vera svolta il Ministro dovrebbe attuarla, invece, sul fronte dei concorsi per l'accesso alla magistratura, ma su questo fronte i numeri parlano chiaro: i posti messi a concorso dal Ministro Bonafede sono inferiori alla media degli ultimi anni. Con il concorso 2019 sono banditi solo 310 posti. Qui mi rivolgo anche all'onorevole Bazoli che prima diceva che ci sono già coperture per concorsi già banditi ma in realtà di bandito c'è solo il concorso 2019 per 310 posti. L'anno scorso il concorso era stato bandito per 330 posti. Sono numeri sensibilmente in calo rispetto agli anni precedenti. Il concorso 2017 era stato bandito per 320 posti ma nel 2016 i posti banditi erano stati invece 360 e altrettanti erano stati quelli del concorso del 2015. Poco fa, Ministro, lei replicando al collega Sisto ha affermato che i Governi Berlusconi non avevano fatto il loro dovere a tale proposito. Io invece la smentisco anche qui con dati precisi, come è mio costume fare. Il Governo Berlusconi con il concorso 2009 aveva bandito 350 posti e 360 con il concorso 2010 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) mentre lei per il 2019 ne ha banditi solo 310 (questo è il dato ufficiale). Sono dati inconfutabili questi che ho appena citato che denotano il fallimento dei suoi vuoti proclami (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

I numeri da lei programmati garantiscono poco più del turnover. Non a caso - anche qui i dati sono certificati - il numero dei magistrati in organico effettivo, cioè quelli effettivamente in servizio, è rimasto pressoché immutato tra il 2018 e il 2019. Se davvero si volevano ottenere risultati immediati, si poteva lavorare su due fronti, che già nei miei precedenti interventi ho inutilmente segnalato al Ministro: da una parte, si potrebbe aumentare l'età pensionabile dei magistrati. Com'è noto, i giudici sono fra quei funzionari pubblici che volentieri resterebbero al lavoro oltre il settantesimo anno di età. Questa misura avrebbe anche un effetto positivo per i magistrati che hanno iniziato il loro lavoro negli ultimi decenni, perché si è sensibilmente alzata l'età dei vincitori di concorso e taluno ha anche dei problemi a raggiungere poi, con il settantesimo anno, il perfezionamento della pensione. Se si varasse tale misura, si potrebbero agevolmente trattenere in servizio i magistrati esperti e i neoassunti potrebbero andare a coprire effettivi vuoti di organico. Per garantire maggiori risorse agli uffici giudiziari si poteva anche mettere mano alla riforma della magistratura onoraria: i tre impegni giornalieri previsti dalla riforma Orlando sono in effetti disfunzionali per l'esercizio della giurisdizione. Sarebbe sufficiente portare ad almeno quattro gli impegni giornalieri per i giudici onorari, per garantire immediatamente risorse umane aggiuntive negli uffici giudiziari. Quando era all'opposizione, Ministro Bonafede, sui temi della magistratura onoraria ascoltava tutti i giorni le associazioni, promettendo loro anche la stabilizzazione (ecco, questo è un obiettivo assai arduo da raggiungere, tenuto conto del disposto della Costituzione, che prevede il concorso); ora che però si è insediato in via Arenula ha dimenticato tutte quelle promesse e non attua neppure i propositi più facili e fattibili. Il progetto di riforma del processo penale che trapela dalle stanze del Governo non può che preoccupare. I tempi ridotti per la celebrazione dei processi si vorrebbero ottenere a scapito delle garanzie dei cittadini, attenuando i diritti di difesa, limitando le impugnazioni, violando il contraddittorio e i principi di collegialità e di oralità dei processi. Sono indiscrezioni che allarmano molto i garantisti. Ministro Bonafede, io oggi la inviterei a leggere l'intervista che è pubblicata su Il dubbio di Paola Balducci. Paola Balducci è una ex parlamentare, docente universitaria di diritto penale alla Luiss, è stata anche al Consiglio Superiore della Magistratura e certamente non appartiene allo schieramento del centrodestra. Ecco, Paola Balducci esprime severe critiche alle proposte di riforma del processo penale che lei sta portando avanti proprio sotto il profilo del garantismo. Anche l'Associazione Nazionale Magistrati, che in una prima fase aveva dato il proprio via libera sostanziale, nelle ultime settimane si è resa conto che la riforma da lei proposta, Ministro, priva di risorse vere ed autentiche - mi accingo alla conclusione Presidente, ho visto che è stato paziente con molti colleghi, vorrei che altrettanta pazienza forse riservata al sottoscritto - per il ritardo nella pubblicazione delle sentenze nei termini di fase. Oggi le carenze del personale amministrativo negli uffici giudiziari superano di gran lunga il 30 per cento. Le assunzioni nel comparto che lei ha annunciato sono sicuramente utili, sono manna dal cielo, però non sono certamente sufficienti per ovviare a carenze così eclatanti e strutturali. Per un intervento immediato, lo hanno già detto, sarebbe opportuno scorrere le graduatorie degli idonei dei concorsi già espletati. Ma se anche si aumenta il numero dei magistrati in servizio e non c'è in tribunale il cancelliere che scarica e pubblica le sentenze, siamo punto a capo e quindi il rischio delle azioni disciplinari nei confronti dei magistrati è che, a fronte delle ventilate e proposte azioni disciplinari, i magistrati, come dire, siano pronti ad emettere sentenze scritte…

PRESIDENTE. Onorevole Zanetti…

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Concludo Presidente: scritte frettolosamente solo per rispettare il termine di fase. Quindi non posso che confermarle quanto le ho già anticipato: confermo che Forza Italia voterà contro la risoluzione di maggioranza e voterà invece la risoluzione a prima firma Molinari e Gelmini, grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zanettin.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie Presidente. Ministro Bonafede, buongiorno. Ministro, lei ha parlato di una giustizia eccelsa dando elogi a magistrati e avvocati e questo direi che ci sta, ma lei ha anche parlato di una giustizia dove le lungaggini processuali non esistono, perché ci sono miglioramenti, dove il problema dell'edilizia giudiziaria non esiste, dove per lei la cosiddetta legge Pinto non esiste, non viene mai applicata, ma lo Stato però deve rimborsare ogni anno i rimborsi per le lungaggini processuali, dove il principio cardine di innocenza presente nel nostro ordinamento per lei non esiste più, con le riforme che sta portando avanti, dove il ruolo di difesa dell'avvocato che fino ad ora conosciamo non esisterà più, con le riforme sempre che lei sta portando avanti, perché l'avvocato si sostituirà alle mancanze organiche della magistratura.

Lei, Ministro, si è guardato bene dal dire, oggi, in quest'Aula, che si è dimenticato di inserire a bilancio lo stanziamento delle retribuzioni dei magistrati che già nel 2018 avevano superato il concorso di magistratura: queste sono mancanze, Ministro, che lei doveva riferire a quest'Aula, oggi. Vede, Ministro, forse lei non l'ha ben presente, perché nella sua relazione non ho sentito che lei ne parlasse se non in maniera sfuggente, ma in Italia ci sono quasi un milione e mezzo di processi penali, in Italia ci sono oltre 3 milioni di processi civili, e questi non sono dati confortanti, dati spettacolari, caro collega Bazoli del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Cosa sta facendo lei, Ministro, per questo? Nulla. Questo è lei, Ministro, questo è il suo operato fatto fino ad ora, anzi, il suo non operato.

Ma le dirò di più: fino a quando lei, Ministro, non capirà che un processo di primo grado, in Italia, non può durare nove anni, non si può aspettare uno scioglimento di riserva di udienza di ammissione istanze istruttorie per più di sette mesi, lei non potrà risolvere i problemi della giustizia e non si può aspettare anni una sentenza di primo grado. Vede, Ministro, anche avere un solo caso in Italia di questi citati - e le assicuro che ci sono, che c'è - è un fallimento per la giustizia italiana che lei, guardasigilli, Ministro degli italiani, oggi rappresenta.

E perché è importante la riforma della geografia giudiziaria? È importante, Ministro, perché non si può aspettare una mezza giornata fuori da una cancelleria di volontaria giurisdizione per avere un semplice timbro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Queste sono le esigenze che gli italiani, i cittadini oggi hanno. Lei si vanta che sta portando avanti delle grandi riforme, ma io le chiedo quali sono queste grandi riforme. È per caso la riforma di quel principio cardine che fino ad ora è sempre stato un punto focale del nostro ordinamento, cioè il principio di innocenza fino a prova contraria? Perché lei, in maniera abbastanza subdola direi, tra le righe, sta invertendo tale principio, portando avanti invece il principio che fino a prova contraria le persone sono colpevoli. Questo è quello che lei sta portando avanti. Ma la cosa ancor più grave è che questo lo sta portando avanti eliminando la possibilità di avere una difesa adeguata da parte del cittadino. Queste, Ministro, non sono cose che mi invento, sono cose che lei trova anche nascoste tra le righe della norma che lei sta portando avanti sulla riforma, in riferimento alle intercettazioni, che ora è all'esame nell'altro ramo del Parlamento. La invito a leggerla, Ministro, in maniera dettagliata, perché, secondo me, non l'ha letta. È sotto gli occhi di tutti la sua ostinazione, che va oltre tutto e tutti, contro i suoi colleghi avvocati, contro la magistratura ordinaria, contro il mondo accademico, contro il Parlamento, contro le forze di minoranza che lei ha l'obbligo di ascoltare e con le quali lei avrebbe dovuto confrontarsi su questi temi.

Fino a quando lei, guardasigilli, non prenderà effettiva contezza delle tempistiche dei procedimenti all'interno delle aule di giustizia e delle problematiche che ci sono, non potremo avere una valida riforma in ambito civile né in ambito penale. Stando rinchiuso nel suo Ministero, non potrà mai vedere effettivamente come vanno le cose in Italia in materia di giustizia. Lei, Ministro, ad oggi ha fallito nel suo operato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), fino a quando non capirà che non si combatte la lungaggine processuale e ogni male della giustizia penale italiana attraverso l'eliminazione della prescrizione; con processi che non finiranno mai e attraverso l'accorciamento dei tempi di difesa non potrà risolvere i problemi. Mi chiedo e le chiedo: come fa a fare una riforma sulle intercettazioni, dove praticamente viene annullato il diritto di difesa? Sì, Ministro, viene annullato, perché lei, in quel provvedimento, priva dei tempi di ascolto delle intercettazioni da parte del difensore, così impedendo all'imputato di difendersi e al suo difensore di fare il proprio lavoro dignitosamente. E non è il caso che lei scuota la testa dicendo “no”, perché le ribadisco: vada, in maniera dettagliata, a leggersi la norma.

Il numero dei processi pendenti, sia nel settore civile che in quello penale, l'impossibilità che questi siano definiti in tempi ragionevoli, l'adozione sistematica di provvedimenti spot, determinano una palese sfiducia che i cittadini hanno nel sistema giustizia. E lei, Ministro, non si sta rendendo conto che non sta facendo nulla di concreto per risolvere queste problematiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sulla riforma del processo civile che lei sta portando avanti, lei ha parlato di razionalizzazione, di consapevolezza, di un dato positivo, ma, Ministro, le devo dire, abbiamo letto e studiato due riforme completamente diverse. Ma l'ha detto lei, Ministro, che la diminuzione dei processi è dovuta alla sfiducia del cittadino e non al suo operato nel suo Ministero. In questa riforma, in materia di processuale civile, lei non può risolvere i problemi delle lungaggini con “tutto si introduce con ricorso” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e sostituendo l'attività che dovrebbe essere dei magistrati, e mi riferisco all'udienza di assunzione delle istanze istruttorie, che sicuramente lei conosce bene, con attività che verrà fatta dagli avvocati, perché questo si ripercuote nelle tasche dei cittadini, e non è giusto Ministro, finché lei non comprende che solo mettendo dei termini perentori ai magistrati si potranno risolvere le tempistiche in ambito processuale.

L'atteggiamento che ha la Lega in ogni provvedimento esaminato in Commissione è sempre stato propositivo, è un atteggiamento improntato all'ascolto. Noi, a differenza di chi sta al Governo ora, ascoltiamo prima i cittadini e poi portiamo le richieste in quest'Aula. Invito anche voi a farlo, invito anche lei, Ministro. Quando eravamo al Governo, abbiamo fortemente voluto la riforma sulla legittima difesa e questa riforma sta portando concreti risultati e una giustizia dalla parte di chi si vuole difendere. Vediamo il caso di Mario Cattaneo, dopo tre anni, sottoposto a incubo giudiziario per essersi difeso, è stato assolto grazie alla legge sulla legittima difesa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo significa aiutare la gente, questo significa risolvere concretamente i problemi. Sto cercando, Ministro, di farle aprire gli occhi, perché lei non vuole vedere. Sto cercando di indurla a pensare, perché lei non vuole pensare. Ministro, abbia l'umiltà di ascoltare chi, in quest'Aula, può darle qualche consiglio buono e utile per il nostro Paese.

Un'ultima cosa: sa cosa significa la parola politica? Viene dal greco e significa scienza dello Stato, significa arte del governare, di amministrare il destino di una nazione. E le pare che ciò vada d'accordo con le sue riforme? Ministro, dovrebbe comportarsi seriamente e studiare la differenza tra reato doloso e reato colposo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo, Presidente, col dire che la Lega voterà a favore della risoluzione delle opposizioni, a prima firma Molinari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, nelle linee programmatiche che sono state esposte dal Ministro Bonafede circa le attività del Dicastero di sua competenza, si ritrovano una molteplicità di punti fondamentali per il sistema giustizia del nostro Paese.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Sarno. Pregherei maggior silenzio tra i colleghi. Prego.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Tra di esse un'importanza cruciale rivestono gli stanziamenti finanziari disposti nel bilancio di previsione per l'anno 2019 e nel bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, volte a realizzare un complessivo miglioramento dell'efficienza dell'amministrazione giudiziaria. Per troppi anni i tribunali e gli uffici giudiziari sono stati al collasso, con ripercussioni negative sulle istanze dei cittadini, costretti a subire incolpevolmente l'inefficacia del sistema giudiziario. Si tratta di un'emergenza che non va assolutamente ignorata, considerando che più volte la Commissione europea ha classificato l'Italia agli ultimi posti in Europa nella gestione dei processi, con un notevole gap rispetto agli altri Paesi dell'Unione.

Ebbene, oggi abbiamo l'occasione di inaugurare e proseguire una nuova stagione di riforme, di invertire la rotta rispetto al passato, investendo nella struttura giudiziaria attraverso misure in grado di incidere profondamente sull'organizzazione della stessa e facendo fronte alla carenza di risorse umane e di mezzi. Mi riferisco in primis all'incremento del personale amministrativo, mediante il definitivo scorrimento delle graduatorie e l'indizione di nuove procedure di reclutamento, così da smaltire l'arretrato in tempi brevi ed assicurare il corretto funzionamento degli uffici, implementando il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione in tale specifico settore.

Salutiamo con favore, accanto all'immissione in servizio dei neomagistrati, anche il contestuale ampliamento delle relative piante organiche, con un provvedimento mai adottato in precedenza da nessun Governo, che consentirà un'ulteriore riduzione dei tempi dei processi, nonché il prospettato programma assunzionale a beneficio dell'Avvocatura dello Stato, con la nomina di esperti a supporto dell'Agente di governo, organo posto a difesa delle prerogative dello Stato italiano innanzi alla CEDU.

Ricordo, inoltre, l'incremento delle dotazioni finanziarie a beneficio del Fondo per gli interventi urgenti per assicurare la funzionalità degli uffici giudiziari e penitenziari, in particolare nelle zone sismiche, nonché lo stanziamento di circa 4 milioni di euro per il Fondo pari opportunità a tutela delle vittime della violenza di genere e di reati in materia sessuale.

Come mai prima d'ora il Governo ha profuso un impegno ineguagliabile nel settore dell'edilizia giudiziaria, sia attraverso la stipulazione di intese per la realizzazione di nuove “cittadelle giudiziarie”, sia per quanto concerne le strutture penitenziarie, mediante l'aumento dei posti detentivi, in modo tale da scongiurare il sovraffollamento delle carceri, onde garantire anche condizioni più salubri per i detenuti e innalzare i livelli di sicurezza.

Inoltre, gli stanziamenti finanziari inseriti in legge di bilancio sono volti anche a favorire nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria, da tempo in carenza di organico, riducendo sensibilmente i margini di disagio lavorativo ed assicurare condizioni di lavoro più adeguate alla delicata funzione da essi svolta.

È, dunque, in atto una epocale processo di riqualificazione del sistema detentivo, in ossequio ai principi fondamentali della funzione rieducativa e della certezza della pena, promuovendo le occasioni di lavoro per i soggetti ristretti e potenziando l'assistenza alle donne detenute, alle madri detenute con prole convivente, sia attraverso l'apertura di nuove sedi per madri detenute, sia migliorando gli spazi di accoglienza e animazione già esistenti.

Per quanto concerne il settore civile, l'azione del Governo si è incentrata su diversi versanti, tra cui spicca il potenziamento delle procedure deflattive del contenzioso civile, dando maggiore spazio alla negoziazione assistita, alla mediazione e alle cosiddette alternative dispute resolution, consentendo la riduzione dei tempi del procedimento, in particolare quello di cognizione. In tale solco si inserisce l'approvazione del nuovo Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, di riforme delle procedure concorsuali.

Un cenno, onorevole Ministro, lo dedico all'urgenza di riformare la disciplina per l'accesso alla professione forense, offrendo un accesso più vicino alle esigenze dei futuri avvocati che entrano nel mercato del lavoro, prevedendo prove scritte su una specializzazione nell'ambito prescelto e con voti espressi e adeguatamente motivati, e con una riduzione delle materie per le prove orali.

Sul versante penale, un importante risultato raggiunto nella lotta alla corruzione è rappresentato dall'approvazione…

PRESIDENTE. Onorevole Di Sarno, io apprezzo molto il suo sforzo, ma deve trovare un contributo da parte dei suoi colleghi. Colleghi…

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Sul versante penale un importante risultato raggiunto nella lotta alla corruzione è rappresentato l'approvazione della cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, dalla riforma dei reati tributari e dall'inasprimento delle pene in materia di evasione fiscale, con la previsione del carcere per i grandi evasori. Sono tutti questi provvedimenti in grado di contrastare in maniera efficace fenomeni che influenzano negativamente il tessuto economico e sociale del Paese, e che ne impediscono lo sviluppo in termini di giustizia distributiva per i cittadini.

Oggi assistiamo ad un'indignazione su un tema delicato come quello della prescrizione: avrei voluto la stessa indignazione per i tribunali che cadono a pezzi, per gli avvocati costretti a fare udienze in stanze piccole, affollate e non condizionate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per i procedimenti che durano anni per colpa di una politica che è stata indifferente alle esigenze degli operatori del diritto, preferendo tagliare fondi alla giustizia e abbandonandola a se stessa. Se oggi ci indigniamo perché un imputato non può rischiare di subire un processo infinito, vorrei la stessa indignazione per la mancata giustizia, per i morti e le loro famiglie, a causa dell'inefficienza dello Stato che ha esaurito il limite temporale per pronunciarsi con una sentenza di merito. L'auspicio - mi rivolgo a tutti i colleghi di maggioranza e opposizione - è che con il contributo di tutti riusciremo a garantire giustizia alle vittime e alle loro famiglie, irrogando una pena considerata giusta prima dalle vittime e poi da chi la subisce, pronunciata da istituzioni autorevoli e credibili.

Dunque in questo Parlamento nessuno vuole un eterno giudicabile: i risultati sinora conseguiti dimostrano che l'Esecutivo sta operando in maniera incisiva su tutta una serie di problematiche bisognose di risposte concrete ed effettive, com'è avvenuto per l'approvazione del codice rosso e delle disposizioni in materia di revenge porn, che hanno consentito di velocizzare l'instaurazione dei processi penali e l'adozione di misure di protezione per le vittime di tali reati. I progetti di riforma si focalizzano su temi decisivi per la crescita sociale e civile del Paese: mi riferisco al rafforzamento dell'equo compenso e della parità salariale, onde scongiurare fenomeni di disuguaglianza e garantire migliori prospettive ai giovani professionisti. A tale proposito una raccomandazione, onorevole Ministro, sul tema delle tariffe forensi, sulle quali urge un adeguato aumento, causa principale della crisi economica che da tempo attanaglia il mercato legale.

Concludo, Presidente, porgendo i miei ringraziamenti al Ministro per l'impegno profuso a beneficio del settore giustizia, affinché l'operato del Governo possa essere sempre ispirato dai canoni di efficienza, efficacia ed imparzialità nella gestione della res publica, specialmente in un comparto, come quello della giustizia, capace di condizionare la vita di tutti noi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà, per due minuti.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Gentile Ministro, onorevoli colleghi, c'è una grave emergenza democratica nella giustizia, grazie all'indifferenza delle istituzioni, anche questa, e alla stessa azione asimmetrica contro l'autonomia della magistratura del Ministro Bonafede. È stato infatti arbitrariamente revocato e trasferito a Torino il procuratore Lupacchini, la cui azione irreprensibile ha semplicemente indicato la verità: su 330 arrestati, e lo sanno bene gli amici del PD, 90 sono stati scarcerati, dopo un'azione spettacolare con 4 mila esponenti delle forze dell'ordine e dopo un grande polverone giudiziario. Ebbene, Lupacchini, ha detto la verità, è stato trasferito per aver detto la verità; nessun provvedimento è stato preso contro il procuratore Gratteri, in favore di una pubblicità che è legata non alla verità dell'azione, ma ad un'azione volta alla umiliazione dei calabresi quando egli ha dichiarato: “Sto derattizzando la Calabria, non con il fioretto ma con la scimitarra. Per derattizzare la Calabria - detto davanti ad una scolaresca - ho bisogno di non rispettare le regole: sono un eversore, a me le regole non interessano”.

Ora, tutto questo con l'aggiunta: ci vogliono non 200 volte, ma 270.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sgarbi.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Queste parole dovranno essere… Dovrà rispondere di questo, caro Ministro!

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Dori, Bazoli, Annibali e Conte n. 6-00095, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00096, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro della Giustizia sull'amministrazione della giustizia.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Finalmente riusciamo a ritornare sull'argomento sollevato dal collega D'Ettore, cioè questa spregiudicata volontà di nominare il presidente del Parco dell'Aspromonte all'indomani di una sonora sconfitta elettorale. Ricordo a me stesso e all'Aula che il presidente di un parco deve lavorare di concerto con il presidente della regione.

Abbiamo fatto notare l'assurdità di depositare la richiesta di nomina il 18 dicembre, quindi a ridosso delle elezioni calabresi. La maggioranza è stata sorda ai nostri richiami, però io volevo richiamare la sua attenzione, Presidente – anche quella del Ministro D'Incà, che ho chiamato in causa in precedenza – perché la volta scorsa, nell'ultima riunione della nostra Commissione, io ho proposto, insieme ai colleghi di Forza Italia, un voto procedurale che prendesse atto della necessità dell'opportunità di ascoltare il neo-presidente della regione. Non siamo stati messi in condizione di votare, per un atto di arroganza da parte della maggioranza, perché nella Commissione eravamo decisamente in numero superiore, noi dell'opposizione, rispetto alla maggioranza stessa, e credo che questo sia un fatto molto grave, doppiamente grave: è grave che il presidente uscente della Calabria lasci un'eredità al nuovo presidente; è assurdo ed è grave che al nuovo presidente non venga data la parola su questa nomina; è oltremodo grave che in Commissione non sia stato permesso alla maggioranza di esprimersi con un voto. Lo dico anche ai colleghi del Partito Democratico, che facessero un po' più attenzione, anziché alle fotografie da scattare in Aula, alla presenza in Commissione, e non appellarsi a questi atti di arroganza, di una gravità spropositata. Adesso, all'una e mezza, al termine di questo mio intervento, noi andremo in Commissione: io le chiedo di far intervenire immediatamente il Presidente Fico per rinviare questa nomina, almeno fino a quando la Commissione non avrà audito il nuovo presidente della regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Approfitto della presenza del Ministro D'Incà per leggere, in questa Assemblea, un'agenzia che riporta la notizia che l'Italia è stata condannata dalla Corte europea per la violazione della direttiva sui pagamenti della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la capisco, però… lei ha presieduto quest'Aula, conosce il richiamo al Regolamento…

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, Presidente, sta terminando la seduta, nel frattempo i colleghi escono, credo che non sia un tema secondario. L'Italia ha violato questa direttiva, c'è stata una sentenza di condanna in un giudizio che vede contrapposta la Commissione europea e la Repubblica italiana. Questo Parlamento si è pronunciato alla fine del maggio scorso su questo tema grazie a una proposta di Forza Italia, c'è stato un pronunciamento, un voto unanime, che chiedeva al Governo di intervenire sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni, sui ritardi con cui le pubbliche amministrazioni saldano e pagano imprese e professionisti che svolgono per loro servizi. Allora, questo tema continua ad essere un tema centrale, su cui Forza Italia è in prima linea, chiede un impegno concreto perché il Presidente del Consiglio di allora è ancora il Presidente del Consiglio oggi. Qualcuno ha minimizzato questo tema dicendo che non esisteva il problema dei ritardi delle pubbliche amministrazioni, questo problema c'è, e tutte le forze politiche in quest'Aula lo hanno certificato con un voto unanime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Al netto delle polemiche che poi ci sono state su aspetti marginali, il nocciolo politico centrale è che questo problema esiste e che addirittura, in passato, così come testimonia la firma dell'onorevole Tajani, allora vicepresidente della Commissione europea, che autorizzò lo sforamento addirittura del Patto di stabilità per permettere i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, ecco, noi questo problema lo dobbiamo affrontare, e lo si può fare paradossalmente anche in deficit, perché è una delle materie su cui l'Unione europea consente di sforare il Patto.

Allora, mettiamoci in testa questo, non vorrei che dovessimo ritrovarci ancora a ripresentare la stessa mozione o una mozione analoga o fare ancora atti di sindacato ispettivo “impegna il Governo”. Il Governo, che è qui presente ed è autorevolmente rappresentato, si impegni a fare qualcosa, non a negare che questo problema c'è, perché l'hanno detto tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Castelli, Cirielli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Sabrina De Carlo, De Menech, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Gregorio Fontana, Fraccaro, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grande, Iovino, Liuni, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Mauri, Molinari, Morani, Palazzotto, Parolo, Rizzo, Ruocco, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Tasso, Tofalo, Traversi, Vignaroli e Villarosa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Garavaglia sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Gentile Presidente, conoscendo la sua attenzione ai Regolamenti e al rispetto delle procedure, siamo certi che avrà la cortesia di trasferire al Presidente Fico la preoccupazione per quello che sta avvenendo, anche ora, sul “Milleproroghe”. Qui, si ripete la storia vista in legge di stabilità, al contrario. Ora, il Governo, oggi ci dice che non ha pronto alcun parere e, quindi, questa settimana non si farà alcunché, i provvedimenti arriveranno lunedì, che nella prassi significa che, se va bene, arriva lunedì qualcosa, poi venerdì qualcos'altro e, quindi, tutto si trascinerà all'altra settimana. L'inevitabile effetto di questo è che il provvedimento arriverà - semmai - in Aula con il mandato al relatore, dopo essere stato visto in Commissione, dove, a proposito di questo decreto “Milleproroghe”, per inciso, è la maggioranza ad aver fatto più emendamenti dell'opposizione, cosa alquanto curiosa, tant'è che quando sentiamo discutere di “Milleproroghe” a noi sembra di assistere a una riunione di maggioranza, però, tant'è: la politica di questi tempi funziona così. Tuttavia, le procedure sono procedure e questo significa che anche sul “Milleproroghe”, se questo è l'andazzo, il Senato non vedrà niente e verrà chiuso il tutto unicamente alla Camera (se, e solo se, si arriverà con il mandato al relatore). Ora, c'è ancora tempo per tornare indietro su questa decisione scellerata, che riduce, comprime, di molto la capacità di questo ramo del Parlamento, che non ha avuto modo di vedere la legge di bilancio, come anche di intervenire in questo decreto importante. Ebbene, noi conoscendola per la sua serietà e correttezza, siamo certi che trasferirà al Presidente Fico la preoccupazione affinché questo non avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, collega, trasmetterò senz'altro la sua istanza al Presidente della Camera.

Seguito della discussione delle mozioni Enrico Borghi, Federico, Marco Di Maio, Fornaro, Plangger ed altri n. 1-00312, Parolo ed altri n. 1-00316, Lollobrigida ed altri n. 1-00317 e Vietina ed altri n. 1-00318 concernenti iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Enrico Borghi, Federico, Marco Di Maio, Fornaro, Plangger ed altri n. 1-00312 (Nuova formulazione), Parolo ed altri n. 1-00316, Lollobrigida ed altri n. 1-00317 e Vietina ed altri n. 1-00318, concernenti iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 27 gennaio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce… colleghi…

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Presidente, sulla mozione Enrico Borghi, Federico, Marco Di Maio, Fornaro, Plangger ed altri n. 1-00312 (Nuova formulazione), il parere è favorevole. Sulla mozione Parolo ed altri n. 1-00316 il parere è favorevole se al punto i) si potesse aggiungere, solo per il punto i): “valutare la possibilità di”. Il punto i) è quello che inizia con: “rivedere i parametri quantitativi minimi (…)”. Quindi, chiediamo di inserire: “valutare la possibilità di”.

Sulla mozione Vietina di Forza Italia…

PRESIDENTE. C'è prima la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00317, nell'ordine.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Allora, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00317, di Fratelli d'Italia, il parere è favorevole se si cancella il punto 22) e se si modifica il punto 2), dove c'è il passaggio sulla federazione di comuni - istituto che non esiste nel nostro ordinamento - e si rafforza il concetto di associazioni tra comuni. C'è il termine “federazioni” che andrebbe cancellato. Quindi, sarebbe: “ad adottare iniziative per riconoscere il ruolo dei piccoli comuni, dando loro la possibilità di associarsi, riconoscendone le peculiarità, anche attraverso confronti con le istituzioni locali”.

Infine, sulla mozione Vietina ed altri n. 1-00318, il parere è favorevole se cancelliamo la lettera d), cioè da: “definire misure compensative” ad: “aree montane”.

C'è un'ultima modifica sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00317, per cui chiediamo che venga riformulato il punto 17), cancellando le parole da “adottando” a “comuni” (quindi la riformulazione termina a “unioni montane”) e cancellando il punto 22), mentre al punto 2) cancellando le parole “federazioni di comuni”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Gentile Presidente, è apprezzabile lo sforzo del Ministro di dare una risposta coerente e di accogliere in qualche modo tutte le mozioni che sono state presentate e alle quale noi daremo, come gruppo di Noi con l'Italia-USEI, un voto favorevole. Spero anche che le richieste di modifica o di integrazione che sono state svolte possano essere accolte dai presentatori delle varie mozioni. Nel dibattito generale, ieri, sono stati evidenziati i temi della montagna e questo è assolutamente importante; sono temi che non riguardano solo i cittadini che vivono in montagna, ma riguardano tutti (ricordavo, ieri, l'esempio che quando un fiume straripa a monte, chi poi ne risente è la vallata e non la montagna stessa) e che riguardano il 55 per cento del territorio nazionale. Ho avuto modo anche, signor Ministro, di sottolineare, ieri, come queste mozioni abbiano un effetto, possono avere un effetto, se poi vengono tradotte in fatti concreti. Abbiamo sufficiente esperienza delle Aule parlamentari e dei dibattiti nei vari consigli regionali per capire che le mozioni sono, appunto, mozioni di buoni intendimenti, spesso votate all'unanimità come auspico in questo caso, che però poi non vengono tradotte subito in fatti concreti. Ricordavo ieri come bisognerebbe sostanzialmente muoversi attraverso due leve per poter raggiungere i risultati che vogliamo: la leva fiscale e la leva di carattere burocratico. Sottolineavamo come i problemi di chi vive in montagna devono essere toccati ancora tutti: provate a immaginarvi cosa significa il fatto che vostro figlio si alzi due ore prima degli altri per raggiungere l'istituto che frequenta, la scuola; cosa significa avere un ospedale a due ore di auto di distanza; cosa significa non trovare sul proprio territorio una pompa di benzina; cosa significa non trovare nel proprio paesino un negozio di alimentari in cui rifornirsi del pane e del latte; cosa significa dover frequentare strade innevate e spesso ghiacciate, non mantenute d'inverno; cosa significa tutto questo, cosa significa non avere la banda larga e non potersi collegare ad Internet o cosa significa che il tuo cellulare non prenda perché il cielo è troppo coperto. Ecco, noi queste cose dobbiamo cercare di evitarle e per evitarle dobbiamo fare in modo che lo spopolamento in montagna venga superato, che la gente abbia non solo il piacere, ma anche l'opportunità di tornare a vivere in montagna.

Ieri abbiamo evidenziato due problemi concreti, perché abbiamo voluto porre all'attenzione dell'Aula non solo un ragionamento di carattere complessivo, ma anche delle cose che forse possono essere considerate minori, ma che invece, a mio avviso, possono essere importanti.

Ne cito alcune: la proprietà fondiaria e immobiliare, lo spezzettamento della proprietà è un tema che riguarda tutta la montagna. Molto spesso sono pezzi di territorio che sono abbandonati, in cui il proprietario non ha nessun interesse e che probabilmente potrebbero anche donare all'ente pubblico, se dovessero evitare di dover fare le tasse di registro, l'IMU, gli atti notarili, eccetera. Immaginiamo di poter creare le condizioni per cui l'ente pubblico può commassare queste proprietà abbandonate e restituirle o darle ai gestori con la possibilità di intrattenere attività economiche.

Immaginiamo le seconde case in montagna, immaginiamo un cittadino che si ritrova in eredità una seconda casa, spesso grande, in montagna, che deve pagare l'IMU, che non la usa e deve pagare anche la tassa sulla seconda casa. Forse, se noi pensiamo di esentare dall'IMU queste abitazioni, riusciamo ad avere la possibilità di un intervento - finisco, Presidente - edilizio che consentirebbe anche di mettere in moto l'edilizia. Immaginiamo, infine, di riprendere ciò che accadeva nel 1994 con la legge n. 97…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). …di un senatore che veniva dalla Carnia - trenta secondi -, Diego Carpenedo, che ha proposto un regime forfettario: chi apre un'azienda in montagna paga le tasse in maniera forfettaria, una tantum, perché altrimenti non ce la fa. Se questi atti concreti verranno accolti, il voto favorevole non sarà un voto inutile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Credo che sia stato giusto dedicare qualche ora del lavoro parlamentare al tema delle aree interne delle aree rurali e di quelle montane. Sono territori che da tempo lanciano un grido di allarme, esprimono un disagio profondo nei rapporti con lo Stato centrale, nei rapporti spesso con anche le stesse regioni; sono territori importanti, fondamentali, oltre il 60 per cento dell'intera Italia è situata in queste aree. Ma sono, e vorrei sottolinearlo, un fondamentale presidio sia del territorio, un territorio fragile, ferito, come testimoniano anche le vicende più recenti delle alluvioni di questo autunno, ma, al tempo stesso, anche un importante presidio di democrazia, di storia del nostro Paese. L'Italia è un Paese dei comuni, è riconosciuto come un grande e bel territorio, una grande e bella nazione, anche perché è fondata su una presenza così diffusa di quasi 8 mila comuni, la maggior parte dei quali piccoli; e, tra questi piccoli, la maggior parte è insediata tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria.

Sono, come dicevo, un presidio fondamentale del territorio, una difesa importante di un territorio che, come dicevamo prima, è ferito, C'è un tema di assetto idrogeologico, c'è, ovviamente, il tema che lo spopolamento che è in atto, che è testimoniato dalle statistiche, è un rischio altissimo che corriamo, è un pericolo che va scongiurato, sapendo che lo spopolamento si porta dietro anche un fenomeno che, ovviamente, non si può che valutare positivamente, che è quello dell'invecchiamento della popolazione, a cui, però, non fa riscontro quel ricambio generazionale che sarebbe importante e fondamentale per far rimanere vivi questi territori.

Quindi c'è, io credo, la necessità, come è stata ribadita anche nell'intervento in discussione sulle linee generali, per quel che riguarda il nostro gruppo, della collega Muroni, di ampliare la strategia di intervento sulle aree interne. La sperimentazione va bene, sono stati interessati una quota importante di comuni, ma bisogna provare a fare un salto di qualità; in qualche modo, la mozione di maggioranza prova a indicare questo percorso al Governo e all'intero Parlamento. C'è un tema fondamentale di infrastrutture, di infrastrutturazioni materiali, ma anche, io credo, l'idea che bisogna combattere quella che, purtroppo, è una realtà.

I territori rurali e i territori montani vedono cittadini che si considerano, sono percepiti e si percepiscono come cittadini di serie B rispetto ai loro omologhi che vivono nelle città. Il livello e la qualità dei servizi, dalla sanità ai trasporti, fino alle infrastrutture digitali, dice sostanzialmente questo: progressivamente si è andata tagliando la qualità e la quantità di questi servizi, e questo in qualche modo si sposa in negativo proprio con lo spopolamento. Bisogna, quindi, da questo punto, invertire con più forza e coraggio questa tendenza; bisogna invertire, per esempio, nel settore dei trasporti, perché troppo spesso gli investimenti e le attenzioni di chi gestisce questo servizio vanno ai servizi di alta velocità, vanno verso il mercato, dimenticandosi troppo spesso dei treni regionali, di quelli dei pendolari.

Abbiamo vissuto nei territori per esempio del Nord, proprio nelle situazioni delle alluvioni, situazioni assolutamente inaccettabili di ritardi, disservizi; esattamente il contrario di quello che ci sarebbe voluto. E anche nella sanità uno sforzo per comprendere, per dare un ruolo anche ai piccoli ospedali, che devono, ovviamente, fare rete; l'eccellenza non può che essere ovviamente che nei grandi ospedali, ma il ruolo della medicina territoriale, per esempio, è assolutamente importante.

Un discorso a parte merita, e c'è anche nella mozione, un tema che sta diventando veramente sempre più insostenibile, cioè quello della banda larga: un quarto dei cittadini italiani vive sostanzialmente un digital divide che rischia di compromettere la capacità e la competitività delle imprese che operano su questi territori e accentua questa sensazione di frustrazione da parte dei cittadini. E non dico soltanto banda larga, ci sono ampi territori montani e collinari di una regione importante come il Piemonte che faticano a ricevere, ad esempio, anche soltanto il segnale della RAI e possono vedere soltanto alcuni dei programmi del bouquet della RAI, e non altri.

Su questo ci sono le risorse che sono state investite, ci sono risorse che si possono investire, ma c'è una lentezza di fondo, c'è un sostanziale disinteresse del mercato a raggiungere, ovviamente, piccoli comuni e piccoli paesi, perché non è redditizio; da questo punto di vista, la mano pubblica deve intervenire con maggiore velocità, sostenere la necessità di avere la diffusione della banda larga nei modi e nelle forme che si possono adattare al territorio, però in tempi più rapidi. Lo dico con una battuta: se l'atteggiamento della politica, l'atteggiamento dell'amministrazione centrale sulla banda larga fosse stato quello degli anni Sessanta, oggi noi avremmo probabilmente dappertutto la banda larga; e invece si è avuto un atteggiamento esattamente opposto e, se la politica, le società pubbliche non avessero ragionato come negli anni Sessanta, il risultato sarebbe che oggi noi avremmo ancora ampie fasce del nostro territorio senza energia elettrica, perché, ovviamente, allo stesso modo non c'era mercato per quei territori. Dobbiamo, invece, usare la stessa logica di allora, considerare questa un'infrastruttura assolutamente fondamentale.

Questi territori sono anche - lo ricordo perché su questo c'è e sta iniziando una bella letteratura - luoghi di innovazione, i comuni sono e possono essere sempre più motori di sviluppo, di uno sviluppo locale che guarda, ovviamente, alla dimensione locale, ma è capace di guardare anche alla dimensione globale. Insomma, credo che da questo punto di vista lo sforzo che compiamo nell'approvare queste mozioni, nella discussione, sia uno sforzo importante perché dobbiamo - mi rivolgo al Governo, avendo apprezzato l'intervento di ieri del Ministro Provenzano e cogliendo l'occasione della presenza del Ministro Boccia - provare ad orientare anche i finanziamenti comunitari. La nuova PAC, per esempio, dovrà cercare di provare a dare delle risposte, di valorizzare l'agricoltura dei territori marginali; da questo punto di vista, non è essere contro la grande agricoltura, ma riconoscere la peculiarità.

Noi abbiamo presentato un disegno di legge sull'agricoltura contadina per riconoscere questa peculiarità.

È la peculiarità di chi vive un'agricoltura spesso di sussistenza, di sopravvivenza, ma che è anche uno degli ultimi presidi nei territori più marginali ed è giusto riconoscere questa specificità e anche cercare di valorizzarla, così come l'orientamento sui fondi di coesione territoriale. In altri termini il Green Deal su cui il Governo giustamente punta e dovrà puntare nei prossimi anni deve vedere in questo mondo, nelle aree rurali e montane, uno dei suoi asset fondamentali. Qui si può fare innovazione, si può fare sviluppo, si può cercare di lottare contro lo spopolamento.

E, infine, la ragione fondamentale che ci porta a votare a favore sulla mozione dopo averla sottoscritta è che è l'obiettivo a cui dobbiamo tendere, un obiettivo di ricomposizione, di ricucitura di un tessuto che è stato negli anni molto slabbrato ed è, quindi, la lotta alle disuguaglianze territoriali. L'Italia ripartirà anche e soprattutto se questa lotta alle disuguaglianze territoriali uscirà non soltanto dai testi dei convegni, ma diventerà azione quotidiana del Governo e del Parlamento e se verranno indirizzate lì risorse importanti per dare risposte a domande non di assistenzialismo, ma di giustizia e di giustizia territoriale. Per queste ragioni voteremo a favore delle mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Sarebbe un errore pensare che questa mozione sia un atto di secondo piano rispetto ad altri temi che vengono discussi in questa sede. L'obiettivo che ci siamo posti con il testo che, come forze di maggioranza, abbiamo presentato e sottoposto alla discussione dell'Aula non è solo quello di fornire un indirizzo politico al Governo - certamente le mozioni hanno principalmente questo obiettivo - ma è anche quello di portare in questa sede, nella sede parlamentare, una discussione che possa accendere i riflettori su una vasta parte del territorio della popolazione italiana che troppo spesso non trova il giusto riconoscimento, anche a livello mediatico e non solo politico-istituzionale, nelle sedi opportune. Parliamo di aree del Paese che forse, appunto, non guadagnano normalmente le prime pagine dei giornali, ma che sono di cruciale importanza per l'Italia e ne definiscono, peraltro, uno dei suoi tratti identitari e principali. Le aree interne, secondo la classificazione adottata dall'Accordo di partenariato, interessano 4.216 comuni, circa il 52 per cento del totale, il 22 per cento della popolazione vi vive e rappresentano peraltro il 60 per cento del territorio nazionale. Le zone montane sono il 55 per cento del territorio italiano e il 65 per cento - pensate - addirittura di quello dell'Unione europea, per cui questi numeri dimostrano da soli quanta rilevanza ci sia in questa discussione, ma servono anche per ricordare che ci sono grandi difficoltà e ostacoli che queste zone devono superare. Ad esempio, la stragrande parte della popolazione che vive nelle zone rurali, montane e interne del Paese non ha un accesso a Internet ad alta velocità e ci sono peraltro spesso gravi problematiche anche connesse all'utilizzo dei servizi televisivi e radiofonici. Ci sono ostacoli da superare in primis legati - è stato già detto e la nostra mozione lo evidenzia in maniera molto chiara - allo spopolamento: moltissimi giovani continuano ad abbandonare queste zone, che vengono per lo più abitate da anziani, e ovviamente questo, a tendere, non è un fatto positivo. Quindi, occorre garantire a queste zone, a queste aree interne, maggiori opportunità e soprattutto incentivare la residenzialità.

Del resto, non si può neppure dimenticare che le aree montane e le aree, più in generale, rurali del nostro Paese generano risorse che sono di vitale importanza per tutta l'Italia e per molti settori economici e dell'industria. Pensiamo, solo per fare alcuni esempi, alle produzioni alimentari, all'utilizzo dei suoli, al turismo, alle risorse naturali, alla mobilità, alle possibilità connesse allo sfruttamento positivo e corretto delle risorse naturali. Credo che sia importante - e lo dico, ovviamente, a nome del gruppo di Italia Viva, che ha sottoscritto questa mozione e che la voterà ovviamente convintamente - che si mettano le persone che vivono in queste aree del Paese nelle condizioni di poterlo fare con maggiori prospettive e maggiori opportunità, a partire, ad esempio, dalle imprese, per le quali servono interventi di sostegno, senza dimenticare poi i giovani, i lavoratori, coloro che si devono spostare da zone interne, da aree interne del Paese, verso centri urbani per ragioni di lavoro, che devono sostenere costi di mobilità e un'organizzazione di vita sicuramente meno comoda rispetto a chi vive in pianura. Da questo punto di vista, ad esempio, può essere emblematico l'esempio della regione Emilia-Romagna che ha deciso di abbattere l'IRAP per aziende, commercianti, artigiani, professionisti e lavoratori autonomi delle aree montane, per sostenere chi fa impresa ed esercita un'attività nell'Appennino emiliano-romagnolo, circa 12 mila soggetti imprenditoriali coinvolti e oltre cento comuni interessati. In quel caso chiaramente la regione anticipa risorse che - non potendo intervenire direttamente sull'IRAP - le imprese vanno a spendere. Ecco, un intervento che si potrebbe pensare in futuro nell'affrontare una riforma di carattere fiscale può essere proprio quello di mettere in campo un intervento nazionale che vada ad alleggerire il carico fiscale sulle imprese che operano in quelle zone del Paese.

Penso che sia assolutamente rilevante affrontare anche altre priorità che vivono i cittadini e le imprese delle aree interne. Pensiamo, ad esempio, ai servizi socio-sanitari. Nel Patto per la salute ci sono alcuni elementi che possono rappresentare un passo in avanti per dare una maggiore risposta ai cittadini delle aree interne che, però, hanno bisogno di avere garantiti, per poterci risiedere e per poter tenere vive quelle zone, i servizi di maggiore prossimità territoriale, più vicini a casa e più vicini al luogo di lavoro e, quindi, investire su una sanità che abbia una maggiore attenzione al territorio e anche pensare che un medico che opera in uno studio di un grande centro urbano, un medico di base che lavora in un grande centro urbano, non può avere la stessa retribuzione di un medico che vive, opera e visita in una zona di montagna. Quindi, è opportuno prevedere, anche da questo punto di vista, dei correttivi.

Chiediamo, con questa mozione, che si attui in maniera rapida quello che era previsto dalla legge sui piccoli comuni che abbiamo approvato in questo Parlamento nella scorsa legislatura, la prima legge del nostro ordinamento che dà dignità, che dà una cornice ben definita e che prevede interventi specifici per queste zone. È una legge, però, che ha bisogno di decreti attuativi, è una legge che ha bisogno di risorse ed è una legge che può dare risposte concrete ai piccoli comuni, alle zone rurali e alle zone montane del nostro Paese.

Vogliamo anche che venga approntato un grande piano di contrasto al dissesto idrogeologico, perché la manutenzione del territorio è un'emergenza in molte parti delle aree interne e in molte parti delle zone montane. Servono investimenti pubblici, servono investimenti che non siano legati semplicemente alla gestione dell'emergenza. Occorre, quindi, mettere in campo una programmazione e l'individuazione di un piano di interventi contro il dissesto idrogeologico che possa dare risposte di prospettiva a queste aree del Paese.

Serve, poi, l'investimento sulle infrastrutture. Noi stiamo lavorando - lo proporremo nelle prossime settimane - a un piano - lo abbiamo definito piano shock - proprio per mettere in campo e sbloccare quelle infrastrutture che sono bloccate più spesso dalla burocrazia che dalla mancanza di risorse. Occorre, da questo punto di vista, dare una particolare attenzione ai piccoli comuni, che spesso hanno difficoltà anche appunto legate ai servizi di mobilità essenziale, ad arterie stradali non mantenute, alla difficoltà in cui sono entrate le province italiane che avevano in carico la manutenzione di molta parte di queste strade e che, quindi, hanno bisogno di essere messe nelle condizioni di garantire la manutenzione. Non stiamo parlando tanto di nuove strade e nuovi collegamenti ma, in primo luogo, di rendere efficienti e fruibili quelli che ci sono.

Infine, occorre tutelare le unicità dei nostri borghi, dei nostri piccoli comuni. Abbiamo detto all'inizio di questo intervento che i piccoli comuni italiani sono un'unicità e un tratto identitario del nostro Paese. Sono anche un elemento di grande attrazione dal punto di vista turistico e crediamo che si possa avere in queste realtà un potenziale di crescita molto elevato. Da soli, però, non possono riuscire a promuoversi in maniera corretta e anche qui serve un piano, una strategia nazionale che possa portare in queste aree del Paese una maggiore visibilità e possa portare turisti. Portare turisti in queste zone significa generare opportunità di lavoro, significa far vivere soprattutto ai turisti internazionali un'esperienza che si può vivere solo nel nostro Paese che ancora, pure con tutti i suoi limiti e pure con tutte le sue difficoltà, ha nell'unicità dei propri borghi, in quel sapore autentico che si vive in quelle realtà, un qualche cosa che non è apprezzabile in nessun'altra parte del mondo. Anche questo rappresenta un grande patrimonio dell'Italia e con questa mozione ci auguriamo che il Governo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, possa adottare iniziative utili a dare manforte a questa parte del Paese che ne ha più che mai bisogno. Quindi, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Monica Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie Presidente e onorevoli colleghi, come abbiamo potuto constatare durante la discussione su queste mozioni, il tema della montanità, delle aree interne e delle aree rurali sembra essere quanto più condiviso e sentito da gran parte delle forze politiche dell'emiciclo. Riteniamo quindi che questi atti, che impegnano il Governo ad assumersi delle responsabilità nei confronti di queste aree, siano delle vere e proprie prese d'atto, anzi, dovremmo dire che dovrebbe trattarsi piuttosto di vere e proprie prese di coscienza nei confronti di un disagio socioeconomico chiaro, evidente e sotto gli occhi di tutti di un territorio molto importante della nostra nazione, che ha fatto la storia della nostra nazione e che in questo momento, ma da troppo tempo, manifesta grida d'allarme ma non solo, quella fragilità e disattenzioni che si sono perpetrate negli anni. Come infatti abbiamo evidenziato ieri, assieme agli altri colleghi, nelle discussioni generali, le aree interne, rurali e montane stanno vedendo una lenta ma progressiva riduzione della loro popolazione. Questi piccoli comuni, che per tipicità dei loro prodotti, per una biodiversità, per la società e la loro economia costituiscono una fonte inestimabile di ricchezza per la nostra nazione, si trovano ora in enorme difficoltà, di cui tutti stiamo prendendo coscienza. Certo non è la prima volta che avviene e non è la prima volta che ci troviamo in quest'Aula a denunciare il forte disagio in cui vivono gli abitanti dei piccoli comuni e nello specifico di queste comunità rurali e montane e non è neanche la prima volta in cui tutto il Parlamento, in modo quasi unanime, ha preso coscienza di queste difficoltà, affrontandole anche con delle leggi; ed allora sorprende che, tra le voci a favore delle istanze che abbiamo comunemente difeso in queste mozioni, figuri anche chi, più di tutti, ha sostenuto lo strumento delle fusioni e delle unioni dei comuni. Sorprende perché vorremmo sommessamente far notare che dichiararsi a favore del riconoscimento delle tipicità dei comuni montani e poi promuoverne la fusione significa favorire la prevalenza del centro sulla periferia, della globalizzazione e non della differenza di questi piccoli territori e la scomparsa di un importante pezzo della nostra storia.

PRESIDENTE. Mi scusi collega: colleghi! Colleghi! Prego.

MONICA CIABURRO (FDI). Insomma, ci sorprende, perché finora l'atteggiamento tenuto nei confronti di queste comunità è stato di prevalenza del centro sulla periferia. Si è preteso, per tutto questo tempo, di imporre ai piccoli comuni, spesso isolati o comunque distanti dai grandi centri, gli stessi adempimenti di tutte le altre aree urbane, senza porre i cittadini stessi nelle condizioni di poterle eseguire, sia per quello che riguarda le amministrazioni, i comuni, sia per quello che riguarda chi quella montagna, quelle aree rurali li vuole vivere. Penso a ultimi adempimenti: la fatturazione elettronica, lo scontrino fiscale telematico, obbligo imposto unilateralmente, lineare, a tutti i cittadini d'Italia, ma senza aver permesso tutti i cittadini d'Italia di correre con la stessa velocità e alle stesse condizioni, anche quelli che risiedono in questi territori, che sono a centinaia di chilometri di distanza da servizi o dal poter utilizzare quelli che sono i servizi dell'Internet, del segnale Rai, del telefonino, della telefonia mobile e anche fissa; ancora quest'anno ci sono stati tanti territori che si sono trovati isolati da luce, telefono fisso, mobile, Internet: immaginatevi un'emergenza sanitaria come può avvenire in questi posti. E purtroppo questo approccio ha caratterizzato anche tutte le altre politiche riguardanti queste aree, che infatti, come detto in premessa, si stanno spopolando a ritmi spaventosi, poiché si stanno trovando private della possibilità di godere di quei servizi basilari, scontati per tanti, ma non per loro, anche solo di poter condurre una vita normale come gli altri. Siamo però soddisfatti di vedere che, in sede di discussione e di votazione di queste mozioni, è stata raggiunta una comunione di intenti di sorta. Tuttavia, proprio per questo ci auguriamo che da questa presa di coscienza collettiva seguano finalmente dei fatti concreti. Ci aspettiamo quindi degli interventi organici e complessivi, che diano una vera risposta ai disagi ed alle difficoltà delle aree interne, rurali e montane e di quelle comunità. Ci aspettiamo che sia premura degli esponenti della maggioranza assicurarsi che questi buoni propositi diventino risposte per dei territori che vivono in uno stato di costante disagio ed incertezza, delle risposte che dovranno essere però rispettose dei cittadini e dei territori, che siano basate su fatti concreti come l'istituzione di aree a fiscalità ed amministrazione differenziata, prevedendo la possibilità per i comuni di federarsi. Non mancheremo mai di ricordare, infatti, che la forza dei nostri comuni è la loro indipendenza ed il loro legame con il territorio. Se è vero che i piccoli comuni sono così variegati, che ciascuno di essi dispone di almeno un prodotto tipico, è dunque vero che bisogna rinforzare queste tipicità e metterle a sistema, cosa che solo un rapporto come quello federativo può garantire, rispettoso di tutte le comunità, dalla più piccola alla più grande. Unire ed accentrare vorrebbe dire trasformare pezzi di storia in frazioni e cartelli stradali utili solo a segnalare delle future città fantasma. Sovranità vuol dire garantire un'esistenza dignitosa a tutti i cittadini e dunque trasformare le opportunità costituite da questi piccoli comuni in ricchezza, ma vuol dire anche creare fiducia nei cittadini, dando concretezza a dei principi che dovrebbero essere sottintesi, in una grande nazione come l'Italia: libertà di impresa, di movimento, di comunicazione, significa garantire la possibilità di fornire un'esistenza dignitosa a tutti coloro che per scelta, vocazione, radici, decidono di stare su questi territori e salvaguardarli, senza dimenticare le proprie radici.

Noi di Fratelli d'Italia operiamo sempre secondo lo stesso spirito, che tutti noi abbiamo un solo datore di lavoro, il popolo italiano, che è anche il datore di lavoro di questo Governo ed è bene che non ve ne dimentichiate ed è per questo che auspichiamo che queste mozioni non diventino lettera morta, per rispetto nei confronti di un popolo di coltivatori, imprenditori, commercianti, professionisti, operai, partite IVA, pensionati, famiglie, ragazzi, bambini (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), di chi ogni mattina prende un pullman e fa chilometri per andare a scuola e torna alla sera, di chi ogni mattina decide di alzarsi con lo spirito di creare ricchezza per sé e per le proprie comunità, spesso lontane a centinaia di metri di altezza rispetto ai centri urbani. Ed è per questo - e mi avvio a concludere - che auspichiamo che queste mozioni diventino il primo passo per un processo inclusivo e partecipato di promozione delle aree interne, rurali e montane di tutta Italia, guardando insieme a uno sviluppo strutturale e visionario anche, costruendo qualcosa che abbia una direzione, per cercare di ridare dignità a queste persone e a questi territori.

Vedete, io trovo un po' strano che si adottino misure come il reddito di cittadinanza per dare dei soldi a chi potrebbe lavorare e non cercare invece di dare un premio a quelle persone che ogni mattina aprono comunque la loro bottega o danno un servizio sociale in questi territori, anche a chi vuole frequentarli da turista, perché là, se non ci fossero loro, non potrebbero prendere neanche un caffè; e allora perché non dare un aiuto, nella fiscalità agevolata, a queste aree, come abbiamo proposto anche con una proposta di legge l'anno scorso, come Fratelli d'Italia? Là il lavoro c'è e stanno gridando: “Come possiamo fare per cercare di mantenerlo?” e quindi diamo una risposta, ripartiamo anche da quella che era la legge che riusciva a guardare la montagna a 360 gradi, non solo come territorio, non solo come uomo, non solo come ambiente, non solo come animali che la vivono, ma guardiamola a 360 gradi, ripartiamo da quella legge sulla montagna, la legge n. 97 del 1994, perché tutto quello che c'era scritto allora, che si denunciava allora e al quale si potevano dare delle risposte, purtroppo è peggiorato, ma sono gli stessi problemi e anche a quella fiscalità proposta non è stato dato seguito, non ci sono stati i decreti attuativi, per cui credo che, anche per le altre successive leggi che hanno riguardato la montagna, alla fine il problema vero sia sempre la fiscalità, come è emerso anche ieri in discussione generale. Vedete, la resilienza di questi territori e delle persone che continuano - con tenacia, con determinazione, con rispetto - a viverli, ha bisogno di risposte concrete e io davvero mi auguro che anche venerdì, con gli Stati generali della montagna, ci sia davvero un'attenzione che non sia solo a parole, ma che seriamente ci mettiamo tutti insieme a cercare delle soluzioni per ridare dignità a questi territori e ai loro abitanti. Noi sappiamo da che parte stare: da quella degli italiani, di tutti gli italiani.

Proprio per questo, cogliendo lo spirito di partecipazione e di collaborazione sul tema, Fratelli d'Italia è a favore di tutte le mozioni presentate sull'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi deputati. un osservatore distratto potrebbe derubricare questa nostra discussione al rango di un approfondimento parziale, una delle tante, forse delle troppe, discussioni corporative che il Parlamento della Repubblica italiana fa. Nulla di più sbagliato. In realtà, noi oggi, ponendo al centro della nostra discussione e delle nostre votazioni il tema delle aree montane, delle aree rurali, delle zone interne del Paese, non stiamo parlando e non stiamo pensando solo a quelle aree. Noi stiamo pensando al Paese, stiamo immaginando una risposta di bene comune di fronte alla complessità che il nostro Paese vive e di fronte alla esigenza che sottende a tutti gli interventi che tutte le forze politiche hanno fatto in quest'Aula, e cioè al fatto che la politica, le istituzioni democratiche, le capacità di risposta della rappresentanza, siano in grado di governare questi momenti di trasformazione e di cambiamento, e siano in grado di piegare questi paradossi in una concezione di giustizia, di equità e di speranza.

Dicevo paradossi, signora Presidente, perché noi su queste aree stiamo vivendo due livelli di paradossi, che rischiano di inficiare nel profondo il destino delle nostre comunità: un primo lo potremmo definire un paradosso globale, che è dato, da una parte, dal fenomeno della urbanizzazione, un fenomeno che non è soltanto italiano, è un fenomeno che attraversa tutti i Paesi, se pensiamo soltanto a una nazione a noi molto vicina come la Spagna e al dibattito che in Spagna oggi si sta facendo sul grado di sperequazione territoriale fra le aree metropolitane, è quella che viene definita la España vacía, cioè la Spagna vuota, capiamo quanto questo fenomeno sia un fenomeno in corso, che si lega ad un secondo paradosso globale, e cioè il fatto che i cambiamenti climatici richiamano all'utilizzo delle risorse naturali e dei beni comuni, che su queste aree insistono in una nuova accezione completamente diversa rispetto al passato.

Noi parliamo molto e giustamente di Green New Deal, la legge di bilancio che abbiamo appena licenziato mette questo tema al centro. Il lavoro che la nuova Commissione europea sta facendo pone questo come uno degli obiettivi fondamentali. Bene, noi non possiamo pensare al Green New Deal senza immaginare che parlare di questi aspetti significa toccare da vicino e anche in modo nuovo il modo con il quale governiamo risorse preziose ed importanti come l'acqua, come il suolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come lo stoccaggio dell'anidride carbonica, come la qualità dei prodotti e della produzione dei prodotti che insistono tutti su questi territori. Basti soltanto un dato: il 93 per cento delle DOP e delle IGP italiane arriva esattamente da questi territori.

E poi vi è un altro paradosso, che è un paradosso italiano, perché queste aree sono aree sulle quali il legislatore, la classe dirigente, dovrebbe guardare in maniera attenta, perché sono aree su cui oggi si stanno già realizzando fenomeni che domani saranno dell'intero Paese. Infatti, da un lato, vi è un autentico shock dal punto di vista demografico, c'è una fortissima tensione, potremmo definirlo uno tsunami demografico in queste aree: i bambini non nascono più, gli anziani diventano sempre più anziani e sta cambiando completamente il modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con il quale noi dobbiamo pensare ai diritti di cittadinanza, all'organizzazione del welfare, a come noi teniamo insieme delle comunità che stanno cambiando nel profondo; e dall'altro lato - e questa è una tipicità tutta italiana -, signora Presidente, in Italia non ci sono le riserve indiane nelle aree montane e rurali, ci sono storie di comunità, ci sono storie profonde di organizzazione di paesi, di borgate, di borghi, di uomini, di donne, di persone; in queste aree ci stanno 12 milioni di italiani: è come se ci fossero più persone del Belgio, dell'Olanda, di Paesi significativi dell'Unione europea. E questa tipicità, di come noi incrociamo questi paradossi globali con i paradossi nazionali, richiama ad una responsabilità, che è la responsabilità della politica.

Noi usciamo da questi anni davvero complessi, per alcuni versi anche drammatici, di crisi produttiva, di crisi economica, anche di crisi valoriale, e questa crisi si è scaricata su questi territori in maniera più intensa e per certi aspetti in maniera molto più complessa di altre realtà. Questi territori sono stati destrutturati nel profondo e oggi sono su un crinale, un crinale che pone alla politica un interrogativo, e cioè quello, da un lato, di vincere la sfida della modernizzazione del sistema o quello della tentazione della retorica del rimpianto, del “nostalgismo”, immaginando che rimpiangere i bei tempi che furono, ammesso e non concesso che furono realmente così, possa risolvere da solo il tema dei cambiamenti, della trasformazione e della metamorfosi che queste aree stanno vivendo.

Noi siamo qui perché vogliamo raccogliere la sfida, perché non ci arrendiamo all'idea che la politica sia ancillare e debba soltanto assecondare le trasformazioni che sono in atto a seguito della prepotenza dei mercati e a seguito dell'incapacità delle forme della rappresentanza di incidere nel profondo, nella trasformazione e nella realizzazione dei diritti di cittadinanza.

Bene hanno fatto, signora Presidente, alcuni colleghi, ieri, in discussione generale, penso alla collega Bubisutti, che ha richiamato la figura dell'onorevole Gortani, o al collega Tondo, che ha richiamato la figura del senatore Carpenedo, perché noi dobbiamo sapere che siamo dentro un percorso di storia, noi non siamo un destino senza storia. Chi si immagina destinato, senza avere nulla alle proprie spalle, non sa dove andrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e conseguentemente non farà nulla. E quindi rispetto a questo è giusto riprendere un percorso che, per completare anche le riflessioni, potrebbe riportarci a nomi come Vanoni, a nomi come Pastore. Vede, signora Presidente, Ezio Vanoni diceva che non bisogna parlare di montagna per essere caritatevoli, parlare di montagna significa parlare di un pezzo della politica economica del Paese. E quando noi oggi discutiamo di che cosa sia lo sviluppo sostenibile, significa prendere quel principio e inverarlo. E Giulio Pastore ci ha spiegato che senza istituzioni locali, lo sviluppo non è, perché è qualcosa di autocentrato, di centralistico, di lontano dalle comunità; e quindi in questo senso noi leghiamo il percorso dell'autonomia differenziata, che vogliamo venga fortemente rilanciato, nella dimensione della ricostruzione delle istituzioni locali, nella costruzione delle nuove comunità. E questo - e mi avvio alla conclusione, signora Presidente - rimanda a quello che noi abbiamo detto tutti: al primato della politica, che oggi è conculcato dalla tecnica, è conculcato dalla finanza, è conculcato dal fatto che noi discutiamo dei nostri problemi nei nostri angusti confini, quando in realtà ci sono tematiche di carattere globale che impattano direttamente anche sulla vita di un singolo Paese o delle singole montagne. Ma in realtà noi stiamo pensando, dentro questa dimensione, ad uno sforzo di ricomposizione tra il popolo e lo Stato.

Noi sappiamo che su queste aree - e ce lo dicono anche le recenti elezioni - vi è un dato di sofferenza. Di fronte alla sofferenza si può stare in due modi: o urlare insieme a chi soffre o cercare di rispondere alle problematiche della sofferenza. Con queste mozioni noi vogliamo stare dalla parte di chi vuole risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Simona Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, va riconosciuto alla legge n. 97 del 1994, “Nuove disposizioni per le zone montane”, il merito di aver ben operato su talune parti, ma non aver saputo avviare quel volano di sviluppo destinato ad arginare lo spopolamento ed il crescente abbandono dei territori che affligge la montagna italiana. Se in alcune regioni, come Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige, abbiamo dei miglioramenti (qui si registra infatti un incremento di popolazione tra i più alti d'Italia), altrove si registrano situazioni drammatiche. In un convegno sulle aree interne in Sicilia dell'ottobre scorso è stato presentato uno studio della regione in cui si è evidenziato che, dal 1951, in 65 comuni interni dell'isola, la popolazione si è ridotta di 147.479 unità; dal 2011 al 2019 ben 14 mila in meno, come fossero spariti nel nulla tutti gli abitanti di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Non meno grave è la situazione della Calabria e della Basilicata; altrettanto si sta verificando nelle aree terremotate dell'alto Lazio, dell'Abruzzo, dell'Umbria e delle Marche, complici i ritardi della ricostruzione: i più giovani, i più attivi se ne vanno e non tornano più. Ma anche nei comuni montani dell'Emilia-Romagna assistiamo ad un costante e continuo spopolamento.

I numeri dell'abbandono sono impietosi: a fronte di una popolazione italiana aumentata di 12 milioni di unità negli ultimi sessant'anni, la crescita si è prevalentemente concentrata in pianura (8,8 milioni di residenti in più) e in collina (4 milioni in più). Nel 1951 la popolazione montana rappresentava il 41,8 per cento sul totale nazionale; oggi la percentuale è scesa del 26 per cento. La riforma della montagna italiana presentata nel 2003 dall'allora intergruppo parlamentare “Amici della montagna” riuscì ad arrivare sino alla definizione di un testo unificato redatto dalle due Commissioni esaminatrici affari costituzionali e bilancio del Senato. Per anni, almeno fino al 2008, la discussione in Parlamento del testo sui piccoli comuni si è intrecciata con quella relativa alla legge sulla montagna; ed anzi la legge sulla montagna sembrava prevalere, perché i Trattati europei e la Costituzione italiana espressamente fanno riferimento alle problematiche delle zone montane.

Non sono ben chiari i motivi per cui il testo sulla montagna è stato abbandonato; fatto sta che diverse norme di quella legge sono state trasfuse nella legge sui piccoli comuni, come quella dell'articolo 15 della legge sui trasporti e istruzione nelle aree montane, o le altre sui servizi di incasso e pagamento (articolo 9) e sulla diffusione della stampa quotidiana nelle aree remote del Paese (articolo 10). Quanto alla legge sui piccoli comuni, questa ha avuto un iter abbastanza elaborato, durato ben 16 anni e 4 legislature a partire dal 2001: ogni volta è stata firmata da centinaia di parlamentari e leader politici, ogni volta è stata approvata con voto plebiscitario da almeno una delle due Camere, ogni volta però si è arenata; tranne che nel 2017 a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, ma anche lì si è riusciti ad approvarla solo perché il Senato ha rinunciato del tutto alla sua prerogativa di modificare il testo, approvando il testo della Camera.

Vorrei porre l'attenzione dei colleghi su un dato: nei quattro anni tra il 2013 e il 2017 in cui è stata discussa la legge sui piccoli comuni, il rapporto tra la popolazione dei piccoli comuni e il totale nazionale è sceso dello 0,8 per cento, cioè quasi 500 mila abitanti, tanto per far capire l'urgenza del problema.

Per sostenere le nostre tesi riguardo alla strategia necessaria per affrontare i problemi delle aree interne e montane, nella nostra mozione procediamo a due tipologie di disamina. La prima, di chi stiamo parlando: parliamo dei piccoli comuni, cioè quelli con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, che in Italia sono 5.498 su un totale di 7.914, il 69,5 per cento; e vi risiedono (dati ISTAT 2017) poco meno di 10 milioni di abitanti, cioè il 16,3 per cento del totale dei cittadini italiani. Secondo l'indagine “Piccoli comuni 2012” di Legambiente e ANCI, realizzata dall'Istituto per la finanza e l'economia locale (IFEL), i piccoli comuni sono custodi di gran parte dei tesori, delle identità e delle tradizioni italiane: il 94 per cento dei piccoli comuni infatti presenta almeno un prodotto a denominazione d'origine protetta e la maggior parte ne presenta più di uno. Dire “piccoli comuni” in Italia è quasi coincidente col dire “comuni montani”: infatti sulla base della definizione di zona montana oggi vigente in Italia, sono totalmente montani 3.460 comuni, cioè con territorio con un'altitudine media tra i 500 e i 600 metri di altezza; i comuni integralmente montani coprono il 48 per cento della superficie nazionale, con il 13 per cento della popolazione, circa 8 milioni; la densità di popolazione è circa un terzo della media nazionale.

Il primo e principale appunto che si può muovere alla legge sui piccoli comuni è che si tratta di legge senza soldi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Infatti, per una legge che interessa 5.500 comuni e 10 milioni di cittadini, costituire una dotazione chiamata con l'altisonante nome “Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni” di soli 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023 sembra alquanto poco: si tratta di 2,5 euro a testa per ciascuno dei 10 milioni di cittadini interessati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non erano questi i contenuti dei testi approvati nel 2015-2016 dalle due Commissioni incaricate affari costituzionali e bilancio della Camera: erano infatti previsti un Fondo per incentivare la residenza nei piccoli comuni di 20 milioni, un Fondo sviluppo strutturale di 40 milioni per due anni; inoltre era previsto un Piano di sviluppo territori rurali con oneri a carico dei fondi europei. In più, nelle proposte delle Commissioni era contenuto un terzo Fondo per il recupero e riqualificazione dei centri storici: 50 milioni di euro per due anni, in totale 115 milioni. Ma poi sono intervenute le esigenze di finanza pubblica, messe nero su bianco dalla Ragioneria generale dello Stato: in sostanza è accaduto che la politica, fatta di istanze, di progetti, di obiettivi e persino di sogni, questa politica espressa dai parlamentari eletti dal popolo, si è scontrata con la Realpolitik, con la politica fatta di conti, di vincoli comunitari, di norme già approvate e da rispettare espressa dal Governo.

E non sto parlando di un Governo di un certo colore politico: sto parlando di tutti i Governi che si sono succeduti dal 2017 in poi. Sono passati oltre due anni dalla data di entrata in vigore della legge sui piccoli comuni, e una ricognizione da noi effettuata tramite l'ANCI rivela che i decreti attuativi della legge n. 158 del 2017 non risultano emanati. Sullo stato dell'iter non ci sono notizie aggiornate: qualcosa si era avviato, alcuni tavoli tecnici lo scorso anno; così ci è stato risposto.

Nella nostra mozione elenchiamo i provvedimenti attuativi che mancano: manca il Piano nazionale per i piccoli comuni; mancano i criteri per la salvaguardia e il mantenimento di servizi essenziali; manca il Piano per l'istituzione destinato alle zone rurali e montane; inattuate risultano anche le previsioni di sviluppo territoriale, quali la realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici. La legge n. 158 stabiliva che, entro 120 giorni dalla sua data di entrata in vigore, ossia il 17 marzo 2018, con decreto interministeriale fossero indicati i parametri necessari per la determinazione delle tipologie di piccoli comuni che possono accedere alle risorse del Fondo per lo sviluppo strutturale. Insomma, non sappiamo nemmeno come sono stati declinati i criteri per stabilire chi accede ai finanziamenti.

E veniamo alla seconda disamina. Ci si risponderà che non sono mancati gli interventi per i piccoli comuni, per le aree interne; e puntualmente noi nella mozione li indichiamo: il Fondo nazionale integrativo per i comuni montani, la Strategia nazionale per le aree interne, le misure per la realizzazione di opere pubbliche, le ulteriori misure previste dalla legge di bilancio per il 2020. Ma qui veniamo al punto: tutto questo complesso di risorse non è riuscito a fermare il declino delle zone montane. Ci troviamo con un fenomeno di desertificazione commerciale, che accelera lo spopolamento…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

SIMONA VIETINA (FI). …che oggi riguarda oltre mille comuni. Allora espongo velocemente la tesi. Siamo in assenza di un quadro unificante di sviluppo, gli interventi fatti per bandi o con contributi a spot…

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo.

SIMONA VIETINA (FI). …vanno bene per alcuni interventi ma non vanno bene per rilanciare lo sviluppo economico. Quindi, a nostro giudizio, sono sbagliate le modalità di approccio al problema delle aree montane e delle aree interne.

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

SIMONA VIETINA (FI). In conclusione, si tratta di rivedere le modalità di intervento. Occorre riformulare tutta la strategia nazionale per le zone montane e le aree interne e i piccoli comuni.

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

SIMONA VIETINA (FI). E poi abbiamo indicato dieci punti che comunque rimangono agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parolo. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

UGO PAROLO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Stiamo parlando di montagna, oserei dire finalmente: in questa legislatura è la prima volta che succede, quindi vorrei molto onestamente dare atto al Governo, al Ministro Boccia, di aver portato la discussione in Aula. Il vero valore aggiunto di questa giornata credo non sia tanto il contenuto delle mozioni, che sono importanti, ma sappiamo qual è il limite dello strumento stesso che stiamo votando: nelle mozioni si scrive un po' di tutto e quasi sempre viene accettato quasi tutto, quindi sono una testimonianza delle volontà, un deposito delle volontà. Ma il vero valore credo sia proprio il fatto che oggi siamo qui in quest'Aula, in modo trasversale, ponendo al centro dei temi che sono veramente temi importanti per il nostro Paese. Allora non voglio concentrarmi sul contenuto delle mozioni e delle azioni che in esse sono contenute, nella nostra e nelle altre mozioni, ma vorrei parlare di tre principi che a mio modo di vedere stanno più in alto, sopra il contenuto, e che servirebbero a nostro modo di vedere per poter declinare poi queste azioni. A mio modo di vedere, a nostro modo di vedere, un principio importante, se parliamo dei territori marginali, se parliamo di montagna, di aree interne, è quello della rappresentanza: se non esiste rappresentanza, non esiste democrazia, non esiste la possibilità di esserci, soprattutto nelle istituzioni. Nessuno, signor Presidente, vuole mettere in discussione il suffragio universale, ci mancherebbe altro, ma dobbiamo tenere presente che non esiste solo la demografia, esiste anche il territorio, e spesso territorio e demografia non hanno la stessa incidenza. Voglio portare all'attenzione questa questione proprio oggi, perché il Governo ha fissato per il mese di marzo la data in cui si svolgerà il referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari. Non voglio entrare nel merito di questa vicenda, ma voglio fotografare quello che sappiamo tutti succederà: in assenza di correttivi, ci sarà mezzo Paese non rappresentato. Allora, veramente l'auspicio è che da questa discussione possa uscire tra tutte le forze un patto, un patto politico affinché, qualunque sia la legge elettorale che si andrà a mettere in campo, questa legge elettorale tenga conto di queste esigenze. Io vengo da un territorio - la provincia di Sondrio, che ho avuto l'onore di rappresentare anche in consiglio regionale in Lombardia - per il quale abbiamo dovuto introdurre il diritto di tribuna nella legge elettorale, altrimenti su 80 consiglieri eletti in Lombardia nessun consigliere sarebbe stato eletto in provincia di Sondrio; un territorio grande come la Valle d'Aosta non rappresentato in consiglio regionale della Lombardia. Questo è un tema centrale, se parliamo di montagna e di aree interne.

Il secondo tema, il secondo pilastro che vorrei trattare è quello della fiducia: noi abbiamo speso tutti questi anni, da Tangentopoli in poi, per cercare di riacquistare la fiducia dei cittadini verso lo Stato. È stata un'azione a senso unico, e per fare questo - vorrei dire usando un termine un po' colorito - ne abbiamo combinate di tutti colori: ci siamo auto-delegittimati come classe politica, abbiamo punito i partiti, abbiamo introdotto regole assurde, ci siamo dotati di una miriade di Authority, di garanzie, di leggi contro la corruzione e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo non ha fatto altro che auto-delegittimarci e rendere la vita ai cittadini ancor più complicata. Ci siamo dimenticati di un aspetto, che la fiducia deve essere reciproca: anche lo Stato si deve fidare dei cittadini. Questo è un principio fondamentale, occorre un patto di fiducia trasversale reciproco tra i soggetti. E perché parlo di fiducia, parlando di montagna? Perché nei territori montani, la mano data è sempre stata un valore aggiunto, più che in altri territori. Nel locale, dove ci si conosce, il rapporto di fiducia è stato il punto di forza per secoli per mandare avanti l'economia. Allora da lì lo Stato deve partire per reintrodurre questi concetti così importanti. Sono assolutamente necessari, perché altrimenti non potremmo risolvere i problemi che abbiamo. Serve una rivoluzione culturale. Non abbiamo bisogno dello Stato padrone in montagna; lo Stato padrone, in montagna, non è ben voluto, diventa un ostacolo, diventa un problema da risolvere, non una risorsa al fianco di chi ci vive. Lo diceva bene ieri la collega Bubisutti citando Gortani: lo Stato, di regola, si ricorda della montagna e dei montanari, e si mostra presente per imporre vincoli, esigere tributi o prelevare soldati. Diciamo che il terzo aspetto l'abbiamo risolto, ma già all'epoca della Costituente esisteva il problema, figuriamoci oggi. E vorrei farvi tanti esempi, ma non abbiamo il tempo, ve li cito velocemente. Pensiamo a uno strumento voluto dall'Unione europea per coinvolgere i territori nelle procedure sui piani e i programmi: la valutazione ambientale strategica. È diventata un procedimento che serve quasi sempre per demolire le azioni di concertazione fatte dalle pubbliche amministrazioni sui territori, e restituisce piani e programmi che poi non sono accettati dai cittadini: una regola che nasce con un principio giusto e viene applicata con un modo sbagliato. Abbiamo citato più volte la strategia nazionale aree interne, una grande intuizione dell'ex Ministro Barca. Superare le modalità dei bandi nella gestione dei fondi europei, coinvolgere i territori, farli partecipare, ma abbiamo due problemi: uno è una gestione burocratica assurda, paralizzante, inaccettabile, il secondo è che i nostri territori - è il fatto ancor più grave - non sono più pronti ad autogovernarsi, proprio perché lo Stato li ha auto-delegittimati e ha insegnato loro ad essere governati dall'alto. I nostri amministratori locali si impoveriscono quando devono fare scelte importanti e condivise, non perché non sono capaci, ma perché non sono abituati, questo è il dramma.

Vorrei parlare della Convenzione europea del paesaggio. Non so quanti di voi abbiano letto - immagino tutti - il preambolo alla Convenzione europea del paesaggio. Abbiamo in mente cosa significa paesaggio in Italia? Significa vincolo, vincolo, vincolo! Ebbene, la Convenzione europea del paesaggio dice: constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale, e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato può contribuire alla creazione di posti di lavoro - sembra fantascienza, ma è preambolo alla Convenzione europea del paesaggio -, coopera all'elaborazione delle culture locali, è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni, desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità, di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione, persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo. Noi non facciamo questo nella gestione del paesaggio, cari colleghi.

L'ultimo aspetto che voglio toccare è la specificità dei territori montani. Noi parliamo spesso di montagna, ma dovremmo parlare di montagne: esistono le Alpi esistono i monti Iblei, e ogni territorio ha la propria specificità, anche all'interno delle Alpi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non possiamo fare una regola unica per tutti i territori, abbiamo esigenze diverse e abbiamo bisogno di regole diverse: abbiamo bisogno di autoamministrazione. Sempre Gortani - me lo ricordava la collega Bubisutti - all'articolo 45 della Costituzione, un costituente montanaro, ha fatto introdurre la tutela dello sviluppo dell'artigianato non a caso, perché l'artigianato è il simbolo della cultura dei territori, della montagna: è un valore aggiunto e - lo diceva il collega Enrico Borghi, prima, ricordando il mercato - nel triangolo mercato-Stato-territorio, il terzo lato, quello del territorio, è risultato soccombente; eppure dovrebbe essere per le politiche della montagna il lato che regge gli altri due, invece hanno prevalso lo Stato e il mercato, mentre il territorio è stato dimenticato.

Ebbene - non vedo il Ministro in Aula ma sicuramente ascolterà l'intervento - io mi auguro che con gli stati generali della montagna questi pilastri, questi principi fondamentali possano essere messi al centro della discussione e portati avanti in maniera concreta. Annunciamo il voto favorevole del nostro gruppo a tutte le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, nel nostro Paese non esiste solo la questione del riequilibrio territoriale nord-sud, ma vi è, altrettanto pressante, la necessità di assicurare un futuro alle aree montane. I padri costituenti avevano già compreso che la tutela della montagna dovesse assumere una valenza fondamentale per lo sviluppo equilibrato del Paese, assicurando un equo soddisfacimento dei diritti di tutti i cittadini. Non a caso, hanno inserito nella Costituzione, all'articolo 44, una particolare forma di attenzione e protezione nei confronti delle aree montane, un vero e proprio impegno programmatico inserito nella legge fondamentale come elemento fondativo di tutte le politiche da adottare per assicurare al Paese uno sviluppo armonico. Purtroppo, guardando i dati, questa indicazione è rimasta sostanzialmente disattesa, nonostante le aree montane concentrino, da un lato, elementi di fragilità, quali quelli del rischio sismico e del rischio idrogeologico, e, dall'altro, una grande ricchezza in termini culturali, del paesaggio e della biodiversità. Non a caso l'ossatura della nostra rete di parchi nazionali si fonda su aree protette montane e molti siti UNESCO che proteggono i nostri paesaggi; sono siti di montagna disseminati tra le Alpi e gli Appennini, che sono poi la spina dorsale del nostro Paese. Queste fragilità e queste bellezze, a causa di scelte da molte parti ritenute sbagliate, hanno visto anche un impoverimento della presenza dello Stato nella prevenzione ambientale e forestale; forse sarebbe il caso di ritornare anche su questo argomento. Questo aspetto, infatti, è l'anello di congiunzione tra le politiche dello Stato e i servizi resi alle popolazioni montane, soprattutto nell'ottica di una gestione economica ambientale sostenibile. Non dobbiamo nasconderci che le aree montane si stanno spopolando, i residenti invecchiano e i giovani non trovano alcun vantaggio nell'andare a vivere in zone con pochi servizi, lontane dalle comodità, con strade spesso impervie e condizioni di vita rese sempre più complesse dai cambiamenti climatici in atto.

Per evitare che le aree montane si spopolino, diventando così terra di nessuno, esponendole quindi a rischi idrogeologici e incuria, dobbiamo fare scelte molto, ma molto più radicali e dare una vera e propria sterzata nelle politiche attive del Governo, per garantire i diritti fondamentali in questi territori, da quelli connessi alla salute, alla questione del lavoro, della tutela ambientale e della sicurezza.

Oggi, abbiamo davanti quella che potremmo definire una vera e propria “questione montagna” nel Paese che a volte si sovrappone all'altra grande questione nazionale, la questione meridionale, e che evidenzia quella che potrebbe divenire una vera e propria frattura quasi esistesse come una frontiera interna. Bisogna guardare fino in fondo la profondità della crisi in cui versano i nostri territori montani e dare una risposta al grido di dolore che proviene dalla comunità delle aree interne.

La mozione che abbiamo elaborato è frutto della collaborazione dei vari gruppi, senza guardare al colore dei partiti, e rappresenta un momento importante perché individua numerose aree di intervento, indicando al Governo un percorso che in alcuni anni potrebbe determinare una svolta concreta per queste aree.

Alcune politiche sono già state delineate nel recente passato (penso, ad esempio, alla strategia per le aree interne); esse devono essere rafforzate, garantendo investimenti adeguati e un'assistenza adeguata agli enti locali per la loro attuazione. Nel documento troverete numerosissime azioni e misure concrete che proponiamo all'attenzione del Governo. La legge di bilancio 2020 ha già incrementato di 200 milioni di euro le risorse nazionali destinate per lo sviluppo delle aree interne del Paese; qui si chiede un ulteriore sforzo per investire più risorse sia in maniera diretta, sia assicurando forme di sgravi e facilitazioni fiscali. Non basta, però, prevedere nuove risorse; servono un'attenzione costante delle strutture di Governo e nuovi strumenti di intervento. Le aree montane hanno bisogno di fondi per politiche specifiche, attingendo sia dalla legge sui piccoli comuni, approvando in tempi rapidi i decreti attuativi (quindi, invito il Governo ad occuparsene immediatamente), sia assegnando fondi alle aree protette e alla rete Natura 2000.

Tra le tante aree d'azione che individuiamo voglio ricordare la richiesta di avviare un piano nazionale per i piccoli comuni, le aree rurali e montane del Paese, al fine di prevenzione del dissesto idrogeologico, la lotta ai cambiamenti climatici, il riuso dei beni immobili e il contrasto al consumo di suolo, con uno stanziamento di 2 miliardi di euro per ciascun anno nei prossimi cinque anni, sviluppando un programma di tutela della biodiversità montana particolarmente minacciata dai cambiamenti climatici in corso.

Al centro delle politiche di sviluppo va messo il turismo, quello rurale e agrituristico. A tal fine è necessario predisporre una serie di benefici fiscali per le micro attività sportive diffuse nelle aree montane, dai rifugi ai centri di educazione ambientale, all'attività di gestione delle aree protette e siti Natura 2000, comprese le iniziative per la ristrutturazione degli edifici con iniziative tipo l'art-bonus, riguardando ad esempio i rifugi, i bivacchi e bonus similari, e l'acquisto di beni durevoli e di consumo.

Serve un supporto economico a cittadini ed imprese, occorre differenziare i sistemi fiscali delle aree interne, ispirandosi al modello “Resto al Sud”, oppure incentivare e rendere più semplice, anche a livello burocratico, il recupero degli immobili nei borghi montani da parte di giovani che, da soli o in cooperative, vogliano restare e investire in montagna. Per semplificare la vita in alta quota è necessario aiutare le popolazioni nella manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio e gli interventi di protezione civile, per cui serve sviluppare il protagonismo dei cittadini con misure di semplice attenzione come benefici e agevolazioni per l'acquisto di turbine spazzaneve ed altri presidi similari, utilizzabili in caso di calamità. E sull'esempio del bonus sisma, serve disporre misure premiali per favorire forme di cooperazione tra comuni e privati frontisti per la manutenzione ordinaria della viabilità montana comunale.

Vanno dati più voce e potere decisionale a questi territori, sviluppando una governance multilivello che ampli il coinvolgimento dell'amministrazione a livello locale e fornendo alle stesse maggiori risorse per l'ampliamento delle tecnostrutture territoriali. È necessario ripensare a una riorganizzazione delle funzioni dei segretari comunali nei comuni delle aree montane, per rispondere alle esigenze evidenziate da più parti, anche a partire dall'UNCEM, e valutare la compatibilità giuridica del trasferimento alle regioni della competenza in materia di grande derivazione idroelettrica.

Infine, è fondamentale agire sui diritti fondamentali, salute e giustizia, adeguando la legislazione vigente, salvaguardando i livelli di qualità e sicurezza, la revisione dei criteri per il mantenimento dei presidi ospedalieri e scolastici, nonché per quelli della giustizia negli ambiti montani. Se si continuerà sulla strada di chiudere reparti e punti nascita nei presidi ospedalieri montani, svalutando e dequalificando le strutture e anche le professioni, e obbligando i cittadini a grandi spostamenti per partorire o anche solo per fare esami specialistici, si minerà in maniera importante la possibilità che i territori montani possano rinascere a nuova vita.

Credo che vi sia molta concretezza in queste misure e auspico che tutte queste proposte possano avere il sostegno di tutti i gruppi, ma soprattutto da parte del Governo, per una loro reale applicazione, per dare un segnale alle comunità che ancora presidiano le meravigliose montagne delle Alpi, dell'Appennino e delle isole…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia… colleghi…

PATRIZIA TERZONI (M5S). Noi non ci tiriamo indietro in questa battaglia e dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Grazie, Presidente. Da deputato pugliese debbo constatare che la problematica delle aree interne è particolarmente rilevante e meritevole di attenzione.

In Puglia le aree interne sono quattro: Monti Dauni, Sud Salento, Gargano e Murgia. I comuni coinvolti in Italia in tutto sono 4.216 e sono in gran parte piccoli comuni. Tali piccoli comuni, per la mancanza di personale, risorse finanziarie e strumentali, si ritrovano ad operare tra mille difficoltà e non riescono di frequente a prestare servizi adeguati alle collettività amministrate. Un'autentica democrazia senza risorse. Per questo, Presidente, voterò la mozione di maggioranza, che è assolutamente avvolgente di quelle di minoranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, premetto che sono d'accordo totalmente con le mozioni e anche con gli interventi, in primis con quello dell'onorevole Borghi, che condivido in pieno, e anche degli altri colleghi, però voglio mettere a disposizione dell'Aula, anche per venerdì, quando ci sono gli stati generali della montagna, un dato impressionante: dal 1° gennaio di quest'anno sono state chiuse in Italia, piccole attività economiche, piccoli negozi, piccole realtà proprio di produzione anche di reddito, 3.300 attività. Sono state chiuse per un unico motivo, è per quello che voglio fare l'appello all'onorevole Boccia e ai Ministri presenti…

PRESIDENTE. Colleghi!

DARIO BOND (FI). …per l'invio telematico dei dati, per l'invio telematico dei dati! Ci sono dei rifugi alpini che chiudono perché non possono mandare lo scontrino all'Agenzia delle entrate, allo sportello dell'Agenzia delle entrate. Allora, onorevole Di Maio, onorevole D'Incà, onorevole Boccia, onorevole Franceschini, cercate di mettere mano e di affrontare questa questione. Non è possibile che in alcune aree dove non c'è Internet si chiuda l'attività perché non si può inviare a livello telematico lo scontrino fiscale. È un'ingiustizia, metteteci mano, perché altrimenti altre 3.500 attività chiuderanno fra poco (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Ho il piacere di comunicare ai colleghi che il 22 gennaio scorso è nato Salvatore, il terzo figlio del collega Edmondo Cirielli, deputato questore (Applausi). A nome di tutta l'Assemblea desidero formulare le più vive felicitazioni e i più sinceri auguri al nostro collega, alla madre ed al neonato.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Enrico Borghi, Federico, Marco Di Maio, Fornaro, Plangger ed altri n. 1-00312 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Parolo ed altri n. 1-00316, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00317, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietina ed altri n. 1-00318, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Seguito della discussione della proposta di legge: Costa ed altri: Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato (A.C. 2059-A) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2059-A: Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato.

Ricordo che nella seduta del 27 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Federico Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, prendo la parola per chiedere che la proposta di legge a nome Costa torni in Commissione (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È una proposta che faccio all'Aula senza finalità di carattere ostruzionistico e con una motivazione chiara che mi accingo a spiegare. È evidente che la maggioranza sul tema della prescrizione non ha raggiunto una condizione condivisa e il rinvio in Commissione di questa proposta di legge potrebbe darci l'occasione di raggiungere una posizione condivisa e, se possibile, omogenea. Sarebbe un valore e un'opportunità anche per il dibattito su questa proposta di legge. Noi abbiamo una fase dei lavori avanzata sulla riforma del processo penale e sul tema della prescrizione abbiamo fatto molti passi in avanti e ci manca l'ultimo miglio. Ora quest'ultimo miglio ha tempi brevi di verifica. Per verificare se siamo in condizioni di percorrerlo o se non siamo in condizioni di farlo, un rinvio è la soluzione che poi ci consentirà di tornare a discutere di questo istituto generale di grande rilevanza giuridica, e ormai di grande rilevanza politica, potendo dare all'Aula un contributo positivo ed evitare che questa discussione, come inevitabilmente accadrà oggi se si dovesse svolgere, sia ispirata soltanto, al di là delle intenzioni dei singoli, da carattere di strumentalità, da suggestioni negative e da posizioni fortemente antagonistiche che non farebbero bene allo stesso svolgimento dei lavori parlamentari.

Dunque, un rinvio in Commissione di questa proposta di legge sarà - e questo è un merito della proposta di legge a prima firma Costa, che sta funzionando da pungolo per la maggioranza - la cartina di tornasole della nostra capacità di una risposta omogenea. Sarà poi l'Aula a riprendere il governo della vicenda. Il Partito Democratico ha una sua proposta di legge e questo gruppo ne ha un'altra a mia prima firma. Sono due proposte organiche alternative a quella del Ministro Bonafede e vorrà dire che troveremo qui la soluzione migliore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento la deputata Mariastella Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento e, in particolare, all'articolo 24, terzo comma, perché voglio ricordare a me stessa e all'Aula che la proposta di legge in esame è stata avanzata da Forza Italia e, quindi, è in quota opposizione. Non si capiscono le ragioni di una richiesta, se non strumentale, di rinvio in Commissione perché, vede, le posizioni su questo tema sono estremamente chiare. Noi abbiamo faticato eccessivamente per ottenere la calendarizzazione in quota Forza Italia di questo provvedimento. Dico che abbiamo faticato eccessivamente, Presidente, perché c'è stata negata l'urgenza, perché a dicembre Forza Italia non ha avuto rispettata la propria quota e soprattutto perché oggi davvero noi ci aspettiamo di poter analizzare questa proposta e mi auguro che lo si possa fare liberi da condizionamenti di maggioranza perché dobbiamo dirlo con chiarezza: l'abolizione della prescrizione è una mostruosità giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), è un fatto di estrema gravità, è una delle picconate che il MoVimento 5 Stelle con troppa superficialità dà ai principi costituzionali e allo Stato di diritto e credo che sia giunto il momento, visto che la “riforma Bonafede” purtroppo è già entrata in vigore, perché quest'Aula possa ripristinare la prescrizione.

A parole sentiamo dire, anche da rappresentanti della maggioranza, che la proposta di legge Costa è una proposta meritoria e che è una proposta da prendere in considerazione. Sappiamo che ci sono malumori in Italia Viva e anche nel Partito Democratico e allora non si possono conculcare i diritti dell'opposizione e i diritti di quest'Aula per provare a nascondere, attraverso un rinvio, le divisioni interne alla maggioranza.

Oggi le camere penali sono scese in piazza e sono venute qui, davanti a Montecitorio, perché aspettano che quest'Aula possa esprimersi e possa ripristinare un principio sacrosanto senza il quale gli italiani vengono condannati a un fine processo mai, a un vero e proprio ergastolo processuale. E allora noi ci aspettiamo, Presidente, che lei salvaguardi le prerogative di quest'Aula e salvaguardi le prerogative dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché non è pensabile che questa proposta di Forza Italia non venga analizzata e non possa essere valutata. Cosa dovremmo fare? Alla prossima capigruppo ancora chiedere la calendarizzazione? Ma per quanto dobbiamo andare avanti con questo teatrino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Dunque, che l'Aula abbia la possibilità di esprimersi e ciascuno si prenda le proprie responsabilità.

Noi siamo per un processo accusatorio, non vogliamo tornare indietro dai principi che la Costituzione garantisce e riteniamo che ci siano tanti modi per accelerare una giustizia troppo lenta, dall'ottimizzazione degli organici alla necessità di riforme che vanno nella direzione di accelerare i tempi e non certo costringere gli italiani a un ergastolo processuale. Questo no, questa responsabilità noi non la vogliamo prendere e ci aspettiamo che la Presidenza della Camera tuteli le prerogative dell'opposizione. Un rinvio in Commissione non avrebbe alcun senso. Dunque, che la maggioranza voti e si esprima come vuole, ma è giusto dare agli italiani una risposta oggi.

L'ennesimo rinvio sarebbe una violazione del Regolamento parlamentare e un qualcosa di incomprensibile, dettato solo forse dalla paura che i 5 Stelle facciano cadere il Governo? Ma voi pensate di poter rimanere appesi ai ricatti del MoVimento 5 Stelle e di giocare con lo Stato di diritto per allungare un po' la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? La verità è che questa maggioranza è già finita e mi auguro, Presidente, che lei si faccia carico delle nostre ragioni e che ci sia la possibilità di un voto trasparente e libero su un principio sacrosanto della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, grazie. Articoli 8 e 24 del Regolamento. Anche noi siamo contrari al rinvio del provvedimento in Commissione e, a dire la verità, dico al collega Conte che sulla dirittura d'arrivo di una sintesi nella maggioranza riguardo alla prescrizione abbiamo dei forti dubbi perché ormai si continua a rinviare e a rinviare.

Ha fatto bene l'onorevole Gelmini a ricordare che questo è un provvedimento in quota alla minoranza e già in Commissione non abbiamo avuto la possibilità di esaminare il provvedimento perché è stato approvato semplicemente un emendamento, proposto dai 5 Stelle e dalla maggioranza quindi, che sopprimeva la proposta di legge a prima firma Costa. Quindi, noi vogliamo avere la possibilità in Aula, come minoranza, di poter esaminare il provvedimento e sulle divisioni dell'opposizione sì sinceramente le avevamo capite però questo non deve fermarci.

Abbiamo la preoccupazione, poi, che ci sia la volontà non di rinviare ma di affossare questo provvedimento che invece, per gli effetti che ha, è necessario che venga esaminato il più presto possibile. Quindi, chiediamo invece di poterlo esaminare ora (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato non senza sorpresa l'intervento del collega Conte, in primo luogo perché, se non ricordo male, il Regolamento di questa Camera prevede che sia il relatore a chiedere il rinvio in Commissione e, quindi, è perlomeno irrituale che arrivi da un esponente, seppure autorevole, della maggioranza ma non dal relatore.

In secondo luogo, mi sono interrogata su cosa possa essere cambiato rispetto al voto che abbiamo espresso in Commissione giustizia non più tardi di qualche giorno fa, quando la maggioranza, non compatta, perché Italia viva votò con le opposizioni, ma una maggioranza apparentemente convinta ha approvato l'emendamento soppressivo della pdl Costa che, dunque, arriva oggi in Aula un po' monca.

E ciò perché la Commissione si è già pronunciata in questa direzione. Allora io, in questi pochi minuti, tra l'intervento del collega Conte ed il mio, mi sono interrogata su cosa sia cambiato dalla scorsa settimana ad oggi. L'unica risposta che mi viene in mente è che il dato delle elezioni in Emilia, la sublimazione del MoVimento 5 Stelle, che è passato dallo stato solido allo stato gassoso - lo sappiamo, è il MoVimento 5 Stelle ad essere il portatore di questa bandierina -, l'assenza del Ministro Bonafede da quest'Aula, nella quale fino a due, tre ore fa ha difeso questo provvedimento, è il sintomo di una fuga. Noi prendiamo atto di questa fuga del MoVimento 5 Stelle, che rinuncia anche all'ultima delle sue bandierine, che è quella della prescrizione. Prendiamo atto di una maggioranza totalmente spaccata e auspichiamo che la Presidenza non voglia defraudare quest'Aula delle sue prerogative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono state sollevate obiezioni per il fatto che la Presidenza stia consentendo di deliberare il rinvio in Commissione, relativamente ad un provvedimento inserito nel calendario, su proposta di un gruppo di opposizione, ai sensi del comma 3 dell'articolo 24 del Regolamento. Al riguardo faccio presente che, come precisato dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento del 24 settembre 1998 e successivamente, nella seduta dell'Assemblea del 29 settembre 1998, il rinvio in Commissione costituisce uno strumento che non incide sul provvedimento in discussione, ma solo sulla procedura per il suo esame; ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, la decisione sui suddetti richiami spetta al Presidente, il quale può chiamare l'Assemblea a pronunziarsi. La proponibilità e l'ammissibilità delle richieste di rinvio in Commissione e più in generale dei richiami sull'ordine dei lavori non possono dunque essere contestate neppure nei riguardi dei provvedimenti inseriti in calendario su richiesta di gruppi di opposizione. Sulla base di questi elementi, sono state nella prassi ammesse e votate richieste di rinvio in Commissione di progetti di legge in quota opposizione: Commissione d'inchiesta su Tangentopoli, 29 settembre 1998, previa Conferenza dei capigruppo; rappresentanze sindacali, 7 ottobre 1999; immigrazione, 5 dicembre 2000; fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti, 26 febbraio 2004; circostanze aggravanti in materia di omofobia, 13 ottobre 2009; orari di apertura degli esercizi commerciali, 22 ottobre 2013; conflitti di interesse, 11 dicembre 2014; legittima difesa, 10 marzo 2016; indennità parlamentari, 25 ottobre 2016, nonché richieste di rinvio dell'esame Commissione d'inchiesta su Tangentopoli, 8 luglio 1998, e mozione concernente il contrasto all'immigrazione clandestina, 27 febbraio 2019. Poiché alla deliberazione di rinvio in Commissione non è connessa alcuna conseguenza definitiva sul merito del provvedimento, non essendo la stessa idonea a comportare effetti lesivi delle prerogative che il Regolamento riconosce alle opposizioni, la Presidenza non può che consentire che su di essa si pronunci l'Assemblea. Ciò, peraltro, è stato da ultimo ribadito nella seduta della Giunta per il Regolamento del 3 agosto 2016, nel corso della quale la Presidenza ha avuto modo di precisare che l'ammissibilità di proposte di rinvio in Commissione o sull'ordine dei lavori riferite agli argomenti in quota opposizione, peraltro, è funzionale a mantenere quel necessario, ineliminabile, elemento di flessibilità che, in talune circostanze, consente di pervenire a soluzioni anche condivise. Sulla proposta di rinviare in Commissione il provvedimento darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie Presidente, ma chi è che le ha detto che io sto contro?

PRESIDENTE. Contro la richiesta di rinvio, collega.

ENRICO COSTA (FI). E' evidente che è contro la richiesta di rinvio. Guardate, il 24 ottobre del 2019 è iniziato in Commissione l'esame di questo provvedimento. Abbiamo avuto una maggioranza che ha chiesto, settimana dopo settimana, delle audizioni: le ha diluite, ha atteso settimane, ha atteso mesi. Noi, nel frattempo, chiedevamo l'urgenza, imploravano la Presidenza della Camera di calendarizzare il provvedimento e non abbiamo mai ottenuto nessun risultato. Siamo arrivati all'esame del provvedimento e la maggioranza ha presentato un solo emendamento, un emendamento soppressivo; ha approvato l'emendamento soppressivo e il provvedimento non è neanche passato, ovviamente, alle Commissioni consultive; è arrivato in Aula con il parere negativo della Commissione. Ora Presidente… Presidente, mi scusi, sta dialogando amabilmente, ma questa è una questione…

PRESIDENTE. Prego, prego.

ENRICO COSTA (FI). …anche tecnica. Lei ha citato dei precedenti. I precedenti, ovviamente, li conosciamo tutti, ma questo, Presidente, è un precedente inedito, assolutamente inedito. Ovviamente, è un provvedimento in quota opposizione ed è un provvedimento in base al quale l'opposizione avrebbe diritto ad un'espressione dell'Aula, favorevole o contraria. È inedito perché, di fronte alla soppressione dell'unico articolo - attenzione: un unico articolo soppressivo, un unico emendamento - la Commissione ha esplicitato un mandato chiaro, seppur numericamente risicato, con il voto decisivo della presidente, cioè il mandato a non affrontare nel merito il provvedimento, a non emendarlo, a non modificarlo, a non discuterlo, a non rimodularlo. Ora, arriviamo in Aula ed è evidente che chiedere la regressione, attraverso un voto procedurale, alla Commissione, fa venir meno quella che è la natura del principio del richiamo in Commissione: perché? Perché il mandato a tornare in Commissione può essere dato ai fini istruttori, può essere dato a fini migliorativi del provvedimento, può essere dato per cercare di approvare degli emendamenti nuovi e diversi. Guardi, è una questione probabilmente sottile, ma qui stiamo andando a celebrare un precedente in base al quale la maggioranza vota il soppressivo, lo fa arrivare in Aula, poi ribalta la sua decisione - la sua stessa decisione - di non trattare il tema, per farlo ritornare indietro in Commissione, per fare un'istruttoria. Allora, io potrei capire, e forse sarei anche favorevole, se la maggioranza ci dicesse qui e il collega Conte non lo ha detto: “Guardate, a nome della maggioranza vi dico che ci abbiamo ripensato, che non siamo più favorevoli all'emendamento soppressivo, che abbiamo cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che vogliamo cancellare la riforma Bonafede”; se i colleghi della maggioranza, i gruppi della maggioranza, venissero a dirci questo, allora il richiamo in Commissione potrebbe avere una sua logica; diversamente è un provvedimento assolutamente inammissibile e assolutamente diverso rispetto ai precedenti. Tutti i precedenti o sono stati posti in essere su provvedimenti che erano stati approvati con un mandato al relatore (penso al conflitto di interessi, penso ad altri provvedimenti), o comunque erano provvedimenti che avevano avuto un Comitato ristretto o degli esami in Commissione, con degli emendamenti presentati da tutti i gruppi. Questa è una procedura assolutamente anomala. Allora, se lei Presidente accoglie questo rinvio in Commissione e non lo dichiara inammissibile, ha una strada, cioè di chiedere un'interpretazione alla Giunta del Regolamento. Se lei non chiede ciò, lei pone in essere de plano un provvedimento di ammissibilità rispetto a una richiesta così vaga, così generica, fatta fare a Leu: ma si assumano la responsabilità, il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle! Io ricordo - chiedo scusa Presidente, adesso concludo - le dichiarazioni del sottosegretario alla giustizia Ferraresi, nella scorsa legislatura, che censurava l'istituto del rinvio in Commissione in quanto lesivo dei diritti dell'opposizione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ENRICO COSTA (FI). Ha avuto il buon gusto, Ferraresi, di non presentarsi oggi in Aula. E allora, non fatela fare a Conte questa richiesta: fatela voi e assumetevi la responsabilità! Non fuggite da questo Parlamento, non fuggite dal voto, non fuggite dalle vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire a favore il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Noi votiamo a favore del rinvio in Commissione, non abbiamo cambiato idea, al contrario di quanto prima veniva ventilato; non abbiamo cambiato idea perché consideriamo la legittima iniziativa del deputato Costa, con la sua proposta di legge, un tentativo - ripeto, legittimo - di colpire il Governo e la stabilità del Governo. Per questo non abbiamo cambiato idea, tanto che votammo contro l'emendamento e l'ordine del giorno Costa in questa sede, in sede di decreto fiscale, se non ricordo male, e in sede di manovra. Ripeto, è legittimo che dall'opposizione arrivino in qualche forma democratica, tentativi di dividere, incunearsi tra le forze della maggioranza, ma è altrettanto legittimo che la maggioranza opponga le sue ragioni a questo disegno. In questo caso, però, noi non ci limitiamo a rinviare in Commissione, no! Noi chiediamo e appoggiamo il rinvio in Commissione perché, contemporaneamente, è in corso un lavoro - che io credo dovrebbe interessare tutta l'Aula - su una cosa che non è secondaria. Quando la Lega approvò, con il precedente Governo, questa riforma, e che, se è entrata in vigore, è perché venne approvata in Consiglio dei ministri e difesa in Parlamento, parlo della riforma della prescrizione, l'allora Ministro della funzione pubblica, Bongiorno, parlò di una bomba atomica - la prescrizione, così come è entrata in vigore il 1° gennaio - nel caso in cui non ci fossero stati tempi certi dei processi.

Bene, noi siamo al lavoro perché il Consiglio dei ministri al più presto approvi un disegno di legge delega che finalmente porti questo Paese a livelli di civiltà giuridica e di civiltà europea con tempi certi e ragionevoli dei processi. Ci sono - le conoscete - cose in cantiere: c'è la questione della riforma delle notifiche, c'è la questione dei riti alternativi e dell'allargamento del patteggiamento, le ipotesi di depenalizzazione, c'è il tema del giudice monocratico nel secondo grado per i reati per i quali è previsto al primo, c'è il tema dell'illecito disciplinare, c'è il tema di maggiori risorse di personale di magistratura e di cancelleria. Insomma, noi vogliamo lavorare perché finalmente questo Paese conosca dei tempi certi.

Al tempo stesso, però, a noi non piace - e lo sapete, ci siamo battuti - quel tipo di prescrizione, perché la consideriamo sbagliatissima. Abbiamo anche presentato eccezioni di incostituzionalità, ma al tempo stesso noi stiamo lavorando per i tempi certi dei processi, ma stiamo lavorando anche per cambiare il più possibile quella riforma, e lo faremo. Già il Presidente del Consiglio ha offerto un primo terreno di mediazione. Stamattina il Ministro ha detto che si tratta di un cantiere aperto e ha parlato di ulteriori aperture, questo è il terreno costruttivo che noi vogliamo come maggioranza, ma al tempo stesso chiediamo a tutto il Parlamento di non giocare sul destino degli italiani, sulla possibilità che abbiamo alla portata di ottenere il giusto processo in questo Paese.

Un'ultima cosa: nel gioco o nella dialettica parlamentare e politica, polemica, a volte un po' tutti possiamo non essere pienamente coerenti, però, onorevole Costa, io rispetto le sue posizioni, rispetto un filo che ha sempre contraddistinto questa posizione, però c'è un limite e io lo dico sul serio: nel momento in cui si brandisce come una clava, per quel disegno politico a cui facevo riferimento, una riforma per la quale vi siete battuti con le unghie e con i denti, che è stata uno dei motivi delle sue dimissioni da Ministro, beh, insomma, questa francamente altro che coerenza, alto che ripensamento!

E infine, lo dicevamo stamattina nel dibattito sulla relazione ministeriale, quando ci si proclama garantisti, e noi del PD siamo contro un giustizialismo manettaro e siamo contro un garantismo a corrente alternata (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), mi permetto, sarebbe bene, per essere credibili …

PRESIDENTE. Collega dovrebbe concludere.

WALTER VERINI (PD). Ho finito …(Proteste del deputato Costa) …sarebbe bene, onorevole Costa, per essere credibili, rispettare le garanzie, richiamare al rispetto anche quando si fanno le cacce all'uomo con citofono…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

WALTER VERINI (PD). …anche quando si dice: marciscano in galera…

ENRICO COSTA (FI). Forcaiolo! Manettaro!

WALTER VERINI (PD). …anche quando si dice: buttiamo la chiave (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

WALTER VERINI (PD). La coerenza è il minimo indispensabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, dato che ci sono più richieste di intervento per il rinvio in Commissione, io questo punto estenderò la discussione e darò la parola a un deputato per gruppo, perché ovviamente ho già ricevuto più richieste.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Guidesi, è un richiamo al Regolamento oppure voleva intervenire? Se è, ovviamente, per la questione che è stata già sollevata prima dalla collega Gelmini, chiaramente ho già risposto. Prego.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Presidente, lei ha questa grande dote di conoscere già quello che io dovrei dire (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per un richiamo al Regolamento, con riferimento all'articolo 8 e seguenti: le dico questo perché, come è evidentemente legittimo che l'opposizione tenti di incunearsi nelle divisioni della maggioranza e del Governo, è altresì estremamente legittimo, pure in maniera strumentale, che la maggioranza, attraverso l'onorevole Verini, difenda la propria posizione dal punto di vista politico e cerchi di tappare i buchi all'interno del Governo. Ma non lo si può fare, questo, attraverso un'interpretazione regolamentare che rischia di creare un precedente, che noi troviamo assolutamente grave.

Per cui sono a chiederle, Presidente: tra i precedenti che lei ha citato, rispetto al ritorno in Commissione, esiste tra quelli un precedente dove una proposta di legge in quota opposizione viene cancellata e soppressa da un emendamento in Commissione da parte della maggioranza e poi la stessa maggioranza chiede il ritorno in Commissione di una proposta di legge da parte dell'opposizione? Perché, se esiste un precedente specifico, da questo punto di vista, che riguarda una proposta di legge in quota opposizione, allora, Presidente, lei è tutelata dai precedenti, ma se non esistesse un esempio o un precedente di questo tipo, allora lei, il precedente lo sta creando e per evitare che lei crei il precedente, le consigliamo vivamente di porre la questione alla Giunta per il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sempre per un richiamo al Regolamento? Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. In perfetta linea con quanto osservato, il profilo di violazione regolamentare afferisce agli articoli 8, 41, primo comma, 24, terzo comma, 86, settimo comma, e, soprattutto, agli articoli 70, 71 e 72 della Costituzione. Che cosa si verifica in questo frangente? Ha ragione l'onorevole Costa quando dice che questo non è un precedente, è un caso assolutamente nuovo. La maggioranza in Commissione cancella il provvedimento con un emendamento soppressivo, lo porta in Aula e chiede che torni in Commissione: non sfugge a nessuno che questo è uno strumento surrettizio per evitare che la Camera esamini i provvedimenti dell'opposizione. È evidente che, a fronte di un emendamento soppressivo della maggioranza, non può essere la maggioranza a riportare il provvedimento in Commissione per avere un altro emendamento soppressivo, riportarlo in Aula ed eventualmente rimandarlo in Commissione. È una elusione evidente dell'articolo 72 della Costituzione, oltre che del Regolamento, che obbliga la Camera ad esaminare i provvedimenti. È un trucco, è un vero trucco della maggioranza, non si tratta di ammettere la possibilità che i provvedimenti in quota opposizione possano tornare in Commissione, ma di legittimare un gioco delle tre carte che non solo non fa onore al Parlamento, ma ancora una volta conferma quello che l'onorevole Verini cerca di esorcizzare, che quando si difende la Costituzione si può anche spaccare il mondo oltre che il Governo.

Noi difendiamo la Costituzione, non siamo soggetti che vogliono spaccare il Governo, ma vogliamo affermare i diritti dell'articolo 111! E a fronte di questi diritti, Presidente, non c'è altro che tenga che la coerenza nell'affermare la necessità di evitare che il Regolamento diventi una palestra per l'elusione dolosa dei diritti dell'opposizione, impedendo, ai sensi dell'articolo 72, con questo gioco perverso a cui il Partito Democratico si presta, dopo aver scagliato coltelli contro i 5 Stelle del blocco della prescrizione… E assumetevi le vostre responsabilità! Dice bene Enrico Costa, giustizialisti fino in fondo! Assumetevi le vostre responsabilità!

Noi chiediamo, Presidente, che il Regolamento e la Costituzione siano tutelati, e che questo meccanismo perverso di massacro dei diritti dell'opposizione non possa trovare in quest'Aula ascolto. Insistiamo perché la questione sia sottoposta alla Giunta per il Regolamento, perché governi questo unico caso in modo assolutamente peculiare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, io desidero richiamare l'attenzione dei colleghi e dei membri del Governo sul tema della richiesta di rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Collega Colucci, mi scusi, lei sta entrando nel tema. Se ci sono…

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Lei mi ha dato la parola per richiamo al Regolamento, ma io avevo chiesto sul tema, Presidente.

PRESIDENTE. Mi scusi allora. Se ci sono colleghi che vogliono intervenire per richiamo al Regolamento…

CIRO MASCHIO (FDI). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Così dopo rispondo ai colleghi.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, in primo luogo mi associo a quanto detto dai colleghi, e sono allibito nell'assistere a questo spettacolo indecoroso, che non solo oggi, ma fin dall'inizio si sta compiendo sulla prescrizione e conseguentemente anche sulla pelle dei cittadini italiani.

È un percorso che è nato male fin dall'inizio: diciamo che si è giocato sporco fin dall'inizio, quando si decise non di tenere un confronto trasparente in Aula su un tema, la riforma della prescrizione, ma si decise fin dall'inizio di forzare ampliando l'oggetto della “Spazzacorrotti”, ampliandolo solo a questo e non ad altri temi che potevano essere forse più necessari ed urgenti, e introducendo come un cavallo di Troia all'interno di un altro iter un percorso che è stato destabilizzante fin dall'inizio. Purtroppo il lupo perde il pelo e non il vizio, e successivamente più volte avete avuto occasione per rimediare a questo oltraggio fatto alla giustizia, questo oltraggio fatto ai diritti dei cittadini italiani, e siete rimasti sempre sordi e avete sempre forzato in ogni occasione le pieghe del Regolamento.

Credo che quello a cui stiamo assistendo oggi sia inaccettabile sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista procedurale: non è pensabile privare l'opposizione delle prerogative minime che sono attribuite dal Regolamento; quindi se già avete ignorato i principi della civiltà giuridica e dello Stato di diritto, pur di mantenere in piedi a fatica degli equilibri ormai insostenibili all'interno del Governo, credo che non possiate arrivare oltre calpestando le prerogative della minoranza. Mi associo quindi a quanto già dettagliatamente illustrato dai colleghi, e vi invito, la invito, Presidente, a ripensare alle decisioni che state avallando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, da un punto di vista logico-giuridico non vi è alcuna differenza tra un mandato a riferire in senso favorevole ed un mandato a riferire in senso negativo: la Commissione a seguito del rinvio rientra nella piena cognizione del provvedimento al proprio esame, e può adottare tutte le determinazioni che ritiene opportune.

Per quanto riguarda la richiesta sulla Giunta per il Regolamento, io ribadisco quello che ho detto anche precedentemente: c'è stata la Giunta per il Regolamento (Commenti del deputato Costa)…Collega Costa! Collega Costa! C'è stata la Giunta per il Regolamento del 24 settembre 1998, che ha specificato che il rinvio in Commissione costituisce uno strumento che non incide sul provvedimento in discussione, ma solo sulla procedura per il suo esame. Quindi ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, come ho detto anche precedentemente, la decisione sui suddetti richiami spetta al Presidente, il quale può chiamare l'Assemblea a pronunziarsi, cosa che stiamo facendo in questo momento. Ricordo inoltre che nella seduta della Giunta per il Regolamento del 3 agosto 2016 la Presidenza ha avuto modo di precisare che l'ammissibilità di proposte di rinvio in Commissione o sull'ordine dei lavori riferite agli argomenti in quota opposizione, peraltro, è funzionale a mantenere quel necessario, ineliminabile elemento di flessibilità che in talune circostanze consente di pervenire a soluzioni anche condivise.

Tornando alla discussione per quanto riguarda il rinvio, ha chiesto di parlare la collega Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Signora Presidente, la posizione di Italia Viva rispetto alla riforma della prescrizione del Ministro Bonafede è da sempre stata molto chiara, ed è una posizione che è sempre andata e continua ad andare nel merito della proposta. Anche questa mattina alla presenza del Ministro noi abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla sua riforma, rispetto alla quale abbiamo da sempre chiesto e continuiamo a chiedere delle modifiche sostanziali; lo facciamo però dentro una forza di maggioranza, quindi la nostra disponibilità a proseguire il confronto all'interno della maggioranza comunque resta. In questo senso, allora, è forse apprezzabile l'apertura dimostrata dal Ministro anche in sede di replica: apertura, vorrei dire, che forse ha un po' il nostro merito, cioè forse è un risultato che Italia Viva è riuscita ad ottenere proprio perché non si è mai spostata dalle proprie convinzioni e dalle proprie posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Noi abbiamo anche presentato - a ulteriore dimostrazione della nostra coerenza, oltre a non aver votato l'emendamento soppressivo in Commissione - due emendamenti al “Milleproroghe” che chiedono il rinvio della riforma cosiddetta Bonafede, emendamenti che andranno poi votati da qui a una decina di giorni; e anche in questo senso quindi, anche utilizzando gli strumenti parlamentari che ci sono propri, credo che ancora una volta, ancora di più abbiamo ribadito la nostra coerenza e probabilmente anche un po' di coraggio nel portare avanti le nostre posizioni.

Emendamenti quindi che saranno votati, dicevo, da qui a una decina di giorni, e questo è il tempo che noi vogliamo dare e offrire al Governo e alla maggioranza per valutare se veramente sia possibile arrivare ad un lavoro condiviso e serio rispetto a questa riforma, quindi a modifiche che possano essere davvero condivise e accettate da parte nostra. È quindi soltanto in questi termini e soltanto per queste ragioni che Italia Viva sceglie di non partecipare al voto rispetto alla richiesta di rinvio in Commissione, proprio nell'attesa di valutare davvero una volontà reale di giungere ad una soluzione che possa essere anche per noi condivisa e condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, richiamo l'attenzione dei colleghi su questa richiesta di rinvio, perché credo che in tanti casi una richiesta di questo tipo possa avere anche una ragione, un senso, nel momento in cui c'è una reale volontà da parte del Governo e della maggioranza di affrontare un tema così particolare, così importante, così delicato, ascoltando i suggerimenti e gli spunti da parte di tutti i gruppi parlamentari per cercare di licenziare insieme una legge di straordinaria importanza per il Paese.

Sappiamo, però, che tutto questo non è il sentimento che anima la richiesta di rinvio. Lo dimostra un fatto, non solo quello che pensiamo, ma un fatto: l'entrata in vigore della sospensione della prescrizione è stata fissata un anno più tardi rispetto alla legge del 9 gennaio 2019, n. 3, nota come “Spazzacorrotti”, perché tutti i colleghi sapevano e sanno che la sospensione della prescrizione determina inevitabilmente un allungamento dei processi, perché nel nostro ordinamento giuridico tutti noi sappiamo che la sospensione della prescrizione non fa altro che trasformare i processi per gli imputati in processi infiniti. Allora l'accordo politico che nacque in quell'occasione e che è stato disatteso da parte del MoVimento 5 Stelle, prima disatteso con la Lega e poi disatteso col Partito Democratico, era quello di prevedere in quest'anno di attesa in cui sarebbe poi entrata, a conclusione di quest'anno, in vigore la sospensione della prescrizione, di prevedere una riforma della giustizia penale che consentisse un accorciamento dei processi, in modo tale da smorzare l'effetto negativo della sospensione della prescrizione.

Visto che questo lavoro in questo anno non si è verificato, non capisco cosa possa cambiare in un nuovo lavoro in Commissione. Non c'è una vera volontà politica di affrontare questo tema. Il rinvio in Commissione è semplicemente dovuto al fatto che si vuole piantare una bandierina, che il MoVimento 5 Stelle vuole piantare una bandierina sulle spalle e sulla pelle degli italiani, squisitamente per ottenere un risultato politico e non per efficientare la macchina giudiziaria italiana, che è il nostro vero obiettivo, perché efficientare la macchina giudiziaria italiana vuol dire garantire competitività e serietà in un Paese. Soprattutto, non si lede il diritto, che è sancito dalla Costituzione all'articolo 111, della giusta durata dei processi, una certa durata dei processi. Allora, io credo che poco importa alla maggioranza, purtroppo, in particolar modo al MoVimento 5 Stelle, che con questo provvedimento si allungherà la durata dei processi; poco importa che venga leso il principio della ragionevole durata dei processi ma, soprattutto, non viene garantito il principio di giusto processo. Il principio del giusto processo l'ho studiato all'università e mi hanno ben illustrato che il tempo gioca a sfavore dell'indagato: più passa il tempo e più è difficile produrre prove e difendersi rispetto alle accuse. Allora, concludo, Presidente, dichiarando che non c'è un interesse vero ad entrare nel merito del provvedimento tornando in Commissione. Richiamo l'attenzione dei colleghi nel voto, sapendo che ci sarà il rischio di non affrontare più questo tema. La maggioranza ha paura di spaccature, ha paura di andare sotto rispetto alle votazioni; l'ha dimostrato adesso la dichiarazione di Italia Viva, che si asterrà dalla votazione e non parteciperà al voto. Io credo che sia interesse dell'Aula affrontare questo tema, perché è un tema di libertà, di serietà, di competitività di cui l'Aula si deve far carico e i colleghi non si devono sottrarre dal dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, vi comunico che vi è un precedente esattamente conforme a quello in esame, ed è il progetto di legge, in quota opposizione, della Commissione d'inchiesta su Tangentopoli, del 29 settembre 1998, progetto di legge che fu rinviato in Commissione e vi era un mandato a riferire in senso negativo.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 72 voti di differenza.

Dovremmo ora passare al seguito della discussione della proposta di legge in materia di bullismo.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la relatrice, deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO, Relatrice. Presidente, devo chiedere una sospensione per una mezz'ora al massimo, per riunire il Comitato dei nove, che non si è ancora riunito.

PRESIDENTE. D'accordo, sospendo pertanto la seduta al fine di consentire la riunione del Comitato dei nove.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, intervengo per chiedere rassicurazioni - non tanto a lei, quanto al Comitato dei nove - per non trovarci fra mezz'ora con l'ipotesi che dobbiamo sospendere per un'altra mezz'ora.

PRESIDENTE. D'accordo. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,45. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,55.

Seguito della discussione della proposta di legge: Dori ed altri: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori (A.C. 1524-A); e dell'abbinata proposta di legge: Meloni ed altri (A.C. 1834).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1524-A: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori; e dell'abbinata proposta di legge n. 1834.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi Calendario).

Ricordo che nella seduta del 18 novembre 2019 si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti articoli aggiuntivi già dichiarati inammissibili in sede referente: 1.0100 Perantoni, del tutto analogo all'articolo aggiuntivo 1.01 dichiarato inammissibile in sede referente, 1.02 Bartolozzi, a pagina 8, e 3.01 Bisa, alle pagine 16 e 17.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame i seguenti articoli aggiuntivi non previamente presentati in sede referente: 8.0102 Gelmini, che prevede l'adozione da parte dei provider di misure e di forme di interdizione per gli utenti della rete Internet che realizzino attività illecite o gravemente lesive della dignità delle persone, alle pagine 27 e 28; 8.0103 Gelmini, che introduce il divieto di utilizzazione di telefoni mobili e altri dispositivi di comunicazione elettronica all'interno delle scuole primarie e secondarie e nei luoghi in cui si svolge l'attività didattica, a pagina 28; 8.0106 Bartolozzi, volto a destinare una quota dei proventi dei beni confiscati alla mafia alla gestione e manutenzione delle strutture di tipo familiare dedite all'accoglienza dei minori, a pagina 30.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca sei condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Nel parere reso in data odierna, inoltre, la V Commissione ha formulato, sempre ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, due condizioni sugli emendamenti 4.192 e 8.03. Al fine di recepire tali condizioni la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.4.192.100 e 0.8.03.100 che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 6.100, anch'esso in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che in relazione al numero di emendamenti presentati la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, la deputata Veronica Giannone è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere i relativi pareri.

VALENTINA D'ORSO, Relatrice. Presidente, per brevità, tutti gli emendamenti riferibili all'articolo 1 hanno parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire sull'emendamento 1.27 Bartolozzi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Meloni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, questo è il primo degli emendamenti presentati dal gruppo di Fratelli d'Italia, in particolare, è sottoscritto, come prima firmataria, dall'onorevole Meloni, che, più di altri, si è impegnata per la lotta ai fenomeni di bullismo e cyber bullismo con una proposta di legge che oggi è l'unica abbinata a quella attualmente in discussione in questa Assemblea. Questo a testimonianza di una capacità di analisi del problema e della volontà di individuare delle soluzioni che fossero coerenti con il sistema normativo penale italiano nel quale vanno ad inserirsi. Per tale ragione Fratelli d'Italia ha sempre ritenuto che il modo più corretto per affrontare un'emergenza sociale…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega… colleghi, colleghi…

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo, per affrontare un problema che è diventato negli anni un fenomeno di grande emergenza sociale, che ha destato ampia preoccupazione in tante fasce della nostra popolazione, ritenevamo che il modo più coerente per farlo fosse quello di introdurre un'autonoma fattispecie di reato nel nostro codice penale. Per fare ciò abbiamo immaginato di tenere le sanzioni previste nei massimi edittali che consentono il ricorso ai cosiddetti riti alternativi, che hanno quell'intento rieducativo, poiché riteniamo che alla base di questo fenomeno vi sia un grave squilibrio sociale e culturale che ancora oggi attraversa grandi sacche del nostro Paese.

La maggioranza, oggi, ha fatto una scelta di tipo diverso, andando a modificare un altro reato, che è il reato di stalking, di atti persecutori. Noi chiedevamo che vi fosse una valutazione sulla possibilità di introdurre una fattispecie autonoma di reato, che, a nostro avviso, rende anche più chiaro l'intento del legislatore di andare a punire determinate condotte. Ecco perché chiedo all'Aula il voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Meloni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Versace, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Potenti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Nel corso dell'esame di Commissione abbiamo affrontato la questione relativa alla possibilità di introdurre nel codice penale una fattispecie che andasse a disciplinare specificamente la situazione e la condotta di bullismo. Si è poi preferito intervenire su una norma, l'articolo 612-bis del codice penale, la quale di per sé avevamo già affermato essere in qualche modo una norma perfetta, e avevamo, oltre ciò, fatto rilevare già in Commissione, come gruppo Lega, la difficoltà di poter individuare nei verbi “percuotere”, “ingiuriare”, “diffamare”, “umiliare” e “emarginare” quegli elementi caratterizzanti una condotta del bullo utili a poter inquadrare queste nuove condotte e capaci di far assurgere il comportamento a un comportamento rilevante ai sensi del reato di stalking. Ci siamo, in particolar modo, chiesti perché il legislatore e la maggioranza intendano prevedere, fra i vari nuovi elementi utili a contraddistinguere la condotta, quello del termine “emarginare”. Noi pensiamo che rispetto all'emarginazione ci siano, invece, anche altre tipiche condotte che contraddistinguono l'agire del bullo, come, ad esempio, il prevaricare, il sopraffare; quindi, non si capisce perché sia stato scelto il termine, tra i tanti che si vogliono introdurre, “emarginare”. Ci sembra anche difficile, dal punto di vista giuridico, poter individuare quali conseguenze possano avere determinato un'emarginazione e quale poi sia concretamente la situazione dell'emarginato.

Noi facciamo invito all'Aula a poter considerare la norma già esistente come un testo perfetto, non necessariamente da dover modificare; oltretutto, questa modifica verrebbe realizzata in un contesto normativo del tutto estraneo a quello nel quale la si vorrebbe calare, perché stiamo parlando di bullismo e si va, invece, a modificare una norma in materia di stalking, ampliandone il raggio di azione, descrivendo condotte del tutto estranee o comunque non del tutto esclusive rispetto al comportamento del bullo. Quindi, è un invito a voler approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Potenti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.108 Bisa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, questo è un emendamento veramente di buonsenso e non capisco come mai la relatrice, e quindi la maggioranza e il Governo, abbia avuto questo atteggiamento di totale chiusura su tutti gli emendamenti, però in particolar modo anche su questo. Sapendo, poi, che l'emendamento del collega Potenti, che è appena stato bocciato appunto, non sarebbe passato abbiamo cercato di limitare l'emorragia di questo provvedimento anche proponendo questo ulteriore provvedimento.

Vedete colleghi, la maggioranza in questa proposta di legge prevede che la fattispecie del bullismo venga posta in essere solamente quando ci siano condotte reiterate e, quindi, con questa proposta di legge, la maggioranza legittima il bullo ad agire più volte affinché venga effettivamente in essere l'azione penale e, quindi, il reato. Con questo emendamento, appunto di buon senso, cosa vogliamo fare noi? Vogliamo far sì che non solo in situazioni di condotte reiterate da parte del bullo si crei la fattispecie, ma anche con una singola condotta di azione riteniamo che ci debba essere, appunto, la situazione e, quindi, un'azione nei confronti del bullo, perché sappiamo bene, purtroppo, che anche solamente un'azione di bullismo può creare delle situazioni veramente atroci su chi, appunto, subisce questo tipo di attività da parte di altri soggetti.

Quindi, io chiedo in primis alla relatrice di ripensare al parere negativo che ha dato su questo emendamento e chiedo, appunto, una riflessione anche al Governo e invito infine l'Aula, nel momento in cui appunto non ci fosse un ripensamento, a leggere veramente questo emendamento che riteniamo sia di buonsenso e che va ovviamente a tutela di tutti quei ragazzi che appunto anche solo con una azione di bullismo hanno delle conseguenze, a volte, irreparabili.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.108 Bisa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Io vorrei richiamare l'attenzione, sicuramente sua, Presidente, ma anche di tutti i colleghi d'Aula, su un provvedimento a prima firma Dori che ha voluto trattare un tema particolarmente sensibile, non soltanto per quest'Aula, non soltanto per la nostra comunità politica, non soltanto per il Governo, ma un tema che affronta una problematica drammatica nella nostra Italia, perché quando parliamo di bullismo e di cyber bullismo noi parliamo di violenza. Abbiamo provato, come Fratelli d'Italia, a intervenire per poter far sì che questa legge fosse una legge giusta, corretta e che affrontasse la problematica della violenza e del dilagare della violenza tra i più giovani nella doverosa maniera in cui un'istituzione deve fare, e invece, purtroppo, abbiamo trovato una resistenza, una resistenza nei lavori di Commissione, una resistenza continuativa anche nella discussione generale. Poi, per un attimo abbiamo sperato quando a novembre, il 19 novembre in occasione della discussione sulle linee generali, su questo provvedimento, che poi nelle settimane a seguire è quasi pressoché scomparso; abbiamo sperato, dicevo, che la maggioranza di Governo, l'attuale maggioranza almeno e, quindi, il MoVimento 5 Stelle, il PD, LEU e +Europa, si fermasse a riflettere su quanto poco senso avesse andare a varare una legge siffatta. Ha poco senso perché quando si affronta un tema lo si dovrebbe fare con puntualità, con capacità di dare tutte le risposte e, invece, questa è una legge - me lo permetta di dire, Presidente - rabberciata, pressappochista, miope, che non dà alcuna rilevanza a questo tema, che riguarda oggi una percentuale incredibile: il 50 per cento degli studenti tra gli 11 e i 17 anni dice di avere subito un qualche tipo di violenza, il 20 per cento di questi dice di averla subita più volte al mese, il 20 per cento ancora parla di cyber bullismo e dinanzi a tutto questo si decide di fare una proposta di legge che si incardina unicamente nella Commissione giustizia e che dovrebbe almeno avere l'ardire di sanare quello che la legge n. 71 del 2017 non ha fatto, una buona legge, ma che non ha mai trattato il fenomeno del bullismo e si è concentrata unicamente sul cyber bullismo. E, allora, se nella Commissione giustizia si doveva incardinare, se si pensava che dovesse avere un approccio penalistico, almeno avrebbe avuto un senso inserire il reato del bullismo e nominare così nell'ordinamento italiano per la prima volta questo termine, “bullismo”. E invece è abbastanza vergognoso quello che è accaduto, perché da una parte la legge sì si chiama “contrasto del fenomeno del bullismo e misure rieducative dei minori”, ma dall'altra il fenomeno del bullismo, cioè il bullismo come termine, non viene minimamente citato, né descritto, né in questo spiegato e illustrato puntualmente. E, allora, abbiamo provato a consigliarvi, lo abbiamo fatto dicendovi che era assurdo, se si voleva affrontare il fenomeno del bullismo e la sua rieducazione, coinvolgere soltanto la Commissione giustizia e magari poi, come avete fatto soltanto in fase consultiva, la Commissione affari sociali e quella dell'istruzione e, quindi, del mondo della scuola. È insensato e ci si chiede come mai le menti più sapienti siano qui in Parlamento e producano delle cose così vuote di senso e di significato.

Ve l'abbiamo detto veramente utilizzando tutti i nostri minuti nella discussione sulle linee generali ma oggi, trascorsi il mese di novembre, il mese di dicembre e quasi tutto il mese di gennaio, tornate qui, con questa proposta di legge, di cui vi dovreste vergognare. E allora, almeno in questa fase, in cui vi abbiamo proposto degli emendamenti nel merito, di buon senso e per migliorare quello che diventa uno scempio del Parlamento italiano, in termini di affrontare la problematica del bullismo, vi chiedo almeno di approvare questo emendamento, così da poter sanare almeno in parte la vergogna che avete scritto e avete proposto all'attenzione di tutti i colleghi d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Varchi, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Potenti, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 Bartolozzi, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Bartolozzi, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Varchi, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.107 Potenti, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.106 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie Presidente, vede, abbiamo già esaminato altri emendamenti, che sono stati bocciati, con cui chiediamo la diminuzione della pena per i fatti di cui stiamo parlando commessi da minori, perché riconoscere il bullismo come reato in sé, anziché lasciarlo dentro delle condotte persecutorie come quelle del reato di stalking francamente lo trovo anche un gesto di leggerezza da parte nostra. Applicare peraltro ai minori la stessa condanna prevista proprio per il reato di stalking nega la possibilità, preziosa possibilità, di usufruire di misure come la messa alla prova o percorsi rieducativi che sono fondamentali e che noi stiamo sottovalutando, a maggior ragione se il reato viene commesso da minore. Io ritengo spesso che i minori agiscano in maniera anche inconsapevole delle volte, spesso influenzati, quindi quando si si stabiliscono delle condanne va applicata un'attenzione particolare soprattutto su di loro. Riconoscere il reato di bullismo è fondamentale perché il termine ne fa proprio la differenza, avete bocciato tutte le nostre iniziative e gli emendamenti che parlavano di questo, con cui chiedevamo un'attenzione ancora di più sulle pene. Fino ad ora siete stati sordi. Io chiedo veramente di non bocciare neanche questo, di ripensarci e di mettervi una mano sulla coscienza: avete la possibilità ancora di correggere questa svista, voglio definirla così, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Bartolozzi, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Lucaselli, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Ritiro la votazione. Colleghi…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie anche per la sua cortesia e gentilezza. Lo leggerò, questo emendamento, dal momento che è un emendamento davvero semplice e che darebbe risposta a quella mancanza che c'è in questa legge, cioè dell'inserimento del bullismo e della fattispecie del bullismo. Chiediamo al comma 1, dopo la lettera c), di aggiungere il seguente, cioè la lettera d), in cui voi potreste inserire “atti persecutori e di bullismo”. Potreste finalmente inserire nella vostra proposta di legge, che diventerà forse legge, la parola bullismo. In fondo è un emendamento assolutamente di buonsenso, è un emendamento che intende inserire quello che voi avete pensato di trattare, è un emendamento che cerca di dare rilevanza a una problematica, che è quella del bullismo, che oggi non viene nominata.

Non fare tutto questo fa preoccupare perché sembra che nella nostra Italia si sia abbastanza ciechi, sembra che accadano delle cose che poi però non si vogliono vedere e non ci si prende la responsabilità di guardarle e di osservarle per la gravità che hanno. Per esempio, si è denunciato in più parti quando, tra un po', inizierà il Festival di Sanremo e verrà invitato un certo Antonio Signore, Antonino Signore, in arte Junior Cally, un signore, che ha l'ardire di definirsi cantante, che riempie le sue canzoni di violenza tale da diventare inudibile, inascoltabile, quasi impronunciabile. C'è una parte di me alla quale verrebbe voglia di leggere le canzoni che scrive qua in quest'Aula, son convinta che la Presidente in più riprese mi toglierebbe la parola, perché certe parole, certo turpiloquio, certa violenza gratuita e reiterata, a danno a volte dei più fragili, di certo non si può proporre in un'Aula come questa.

Allora mi chiedo come mai, nella nostra Italia, accade che in alcuni luoghi la violenza non può essere trattata per quello che è e poi affrontata con coraggio, con dignità, ma anche con la giustezza e la forza di leggi che sanno affrontare il problema. Io mi chiedo come mai dobbiamo far finta di niente, dobbiamo quasi voltarci dall'altra parte. E in questo richiamo questa maggioranza di Governo ad un'enorme responsabilità, perché nelle vostre mani, qui, c'è la possibilità di far vedere che, quando si affronta la violenza, lo si fa con forza, con gli occhi aperti, con il coraggio di battersi, soprattutto per i più fragili, perché è così che noi dimostriamo di non lasciarli soli a soccombere rispetto alla violenza verbale, fisica, all'essere derisi, discriminati, ad essere annullati nella propria dignità. E quello che farete in termini di approvazione di questa legge rimarrà: rimarrà nel ricordo, rimarrà nella memoria, abbiamo proprio ieri parlato del Giorno della memoria e quanto sia importante ricordare. E allora ricordatevi che la violenza non è qualcosa che riguarda fuori di qui vittima, carnefice e astante; la violenza riguarda ciascuno di noi, nessuno escluso! Ed è dovere di ciascuno di noi, nessuno escluso, di combatterla!

E allora, attraverso questo piccolo emendamento, breve emendamento, poche parole, quattro parole, voi potete dare un esempio di quanto vi schierate dalla parte dei più fragili, dei più deboli, attraverso quello che è il vostro dovere: quello di legiferare e di fare leggi giuste, non soltanto leggi con un buon titolo, ma poi vuote dentro. Questo sta nelle vostre mani e nella vostra responsabilità. Quindi pensateci bene quando adesso voterete e deciderete di votare contro, astenervi, oppure fare quest'atto di civiltà e di umanità e votare invece a favore, verde (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, io non ho la stessa grinta e - me lo faccia dire - la stessa passione giuridica della collega che mi ha preceduto, mi limiterò a un discorso di semplice tecnica giuridica. È evidente che, se una norma viene modificata e viene introdotta una fattispecie che ha una diversità rispetto a quella genetica, bisogna chiamarla, o si corre il rischio che, anche per quanto concerne la giurisprudenza pregressa, non vi sia una specificità di indicazione da parte del legislatore che possa guidare il giudice ad una diversa, più pregnante, più tipica - scusate se utilizzo la parola tipica - lettura della norma penale.

Allora mi sembra che, al di là delle appartenenze, al di là di tutto quello che si possa dire, stiamo scrivendo delle norme, norme che poi nel codice penale confluiranno nella lettura ermeneutica da parte di un giudice, che si chiederà questa norma che fattispecie copre. E la rubrica, benché qualcuno delle volte non se ne renda conto, è la prima guida per l'interprete per stabilire in che pianeta siamo. Abbiamo aggiunto il bullismo? E allora bisogna scriverlo, perché questa parola - bullismo - con questa norma e con questa modifica entra di diritto nel lessico del legislatore penale. Allora non capisco il timore di aggiungerla, di prenderne atto e, in qualche maniera, quasi che bisognasse, come posso dire, annacquarla nella norma precedente, dire, non dire, fare finta di dire. Io penso che il legislatore, quando sceglie, deve essere coraggioso. Fermarsi a mezz'acqua può essere della politica, ma non certamente del legislatore. Mi sembra che questo emendamento possa essere un emendamento che - magari accantonandolo abbiamo anche la possibilità di una riflessione - possa indurre la relatrice ad una pausa, che, magari, melius re perpensa, scusate, possa consentire all'Aula di recepirlo con un parere diverso. Sollecito, da questo punto di vista, una proposta di accantonamento dell'emendamento.

PRESIDENTE. Quindi, collega Sisto, lei chiede di accantonare, cioè ha formalizzato la richiesta di accantonare l'emendamento. Relatrice?

VALENTINA D'ORSO, Relatrice. Io confermo, invece, il parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Varchi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Chiedo ai presidenti di gruppo se è stato raggiunto un accordo per chiudere adesso o rinviare a domani mattina.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, lei ha detto che i presidenti di gruppo hanno raggiunto l'accordo, per quanto ci riguarda non abbiamo raggiunto alcun accordo.

PRESIDENTE. Se non viene raggiunto un accordo, io vado avanti, a meno che non ci sia una proposta di votazione per chiudere adesso la seduta.

Colleghi, a questo punto andiamo avanti con i pareri riferiti all'articolo 2.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

VALENTINA D'ORSO, Relatrice. Presidente, i pareri agli emendamenti relativi all'articolo 2 sono tutti contrari.

PRESIDENTE. D'accordo. Il Governo?

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

DARIO BOND (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, io sono qui da poco tempo, ma quando un Presidente, che è anche un arbitro della situazione, decide di chiudere l'Assemblea, è evidente che la chiude, perché altrimenti o lei è arbitro o non è neanche il Presidente.

PRESIDENTE. Collega, le spiego come funziona. L'Aula è aperta fino alle 21, se i capigruppo raggiungono un'intesa, ovviamente si decide di chiudere prima, ma non è nelle mie facoltà chiudere Aula prima dell'ipotetica chiusura. Quindi, se si trova un accordo, bene, sennò io vado avanti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, visto che siamo in Aula e che la prosecuzione dei lavori, a mio avviso, non può essere ritenuta una semplice esercitazione numerica per metterci altri tre, quattro voti in più, mi permetterò di sostenere questo emendamento, il 2.101 della collega Varchi, che cerca di rappresentare la pena pecuniaria in materia penalistica in modo certamente più equilibrato rispetto a quanto questa ridicola norma dell'articolo 731 cerca di rappresentare. Voglio soltanto rammentare all'Aula che il 731, che può apparire un numero qualsiasi, in questo provvedimento sanziona penalmente una condotta assai disdicevole - vedo che la relatrice prende la norma e mi segue, questo mi rincuora molto, da un punto di vista del livello di attenzione della relatrice -: il genitore o l'esercente la responsabilità genitoriale su minore, o chiunque eserciti le funzioni, che ometta di impartirgli o di fargli impartire l'istruzione obbligatoria è punito con l'ammenda da 100 euro a 1.000 euro. Siamo di fronte neanche ad un pizzicotto, ad una carezza, direi, dal punto di vista sanzionatorio. È vero che la pena pecuniaria oggi, salve le sanzioni gravi che possono essere scaturigine di violazioni, per esempio in materia societaria o in materia ambientale, ha perso sostanzialmente quella caratteristica di matrice penalistica che qualche volta col codice Rocco avevamo apprezzato, però mi sembra che da 100 a 1.000 euro sia sostanzialmente una sorta di norma che si abroga da sola, dal punto di vista della rilevanza penale. Figuratevi noi di Forza Italia quanto siamo appassionati alla sanzione, assolutamente riteniamo che l'equilibrio sanzionatorio debba essere un punto di partenza e di arrivo del legislatore, ma mi sembra che portarla da 700 a 5 mila euro possa avere almeno una funzione minimamente deterrente - scusate l'uso non proprio corretto dell'avverbio “minimamente” -, perché da 100 a 1.000 euro, ripeto, è una norma che si depenalizza da sola, se mi fate passare questo termine. Cioè, è inutile introdurre una fattispecie penale con una incapacità dissuasiva così evidente, allora portare questa pena da 700 a 5 mila euro ha due risultati, e il primo è che può essere un efficace dissuasore, in ordine all'adempimento di un obbligo, forse molto più rilevante rispetto a tanti altri obblighi. Dice Don Aniello Manganiello che l'istruzione per i bambini è il primo passaggio verso la legalità. Cioè, oggi la legalità la si guadagna con l'istruzione, quindi venir meno a quest'obbligo non è soltanto uno sport paradidattico, ma è il presupposto per cui ai nostri bambini si possa dare l'idea di legalità. Oggi sapere significa legalità, capacità di rispettare le leggi, allora mi sembra ci sia bisogno di una sanzione adeguata a questo tipo di condotte. Io ringrazio la collega Varchi per avermi dato l'occasione di ripristinare, forse in alcune norme che sono un po' trascurate, la necessità di dare a queste norme un peso penalisticamente appetibile. Credo che votare questo emendamento, se la relatrice volesse, una volta tanto, anziché mantenere stoicamente il niet su tutti gli emendamenti, mutare accento e pensiero e prendere atto che qualche volta - scusate, qualche volta ovviamente -, l'Aula fosse capace di modificare gli assetti che derivano da Commissioni e Camere come dire più o meno iperbariche del consenso del Governo, non sarebbe una cattiva cosa. Questa è una norma che restituisce a questo provvedimento l'importanza centrale dell'obbligo di istruzione come presupposto per la legalità. Aumentare la sanzione mi sembra che sia un segnale di attenzione che l'Aula deve alla necessità che l'obbligo di istruzione si accompagni ad un percorso di assoluta legalità e fin dall'infanzia. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, io desidero aggiungere solo qualche parola per spiegare il senso di questo emendamento all'Aula, che forse non lo ha compreso appieno.

Oggi in molti hanno parlato di garantismo a corrente alternata.

Io oggi vorrei parlare di giustizialismo a corrente alternata, perché da parte di un gruppo come il MoVimento 5 Stelle, che chiede di aumentare tutte le sanzioni penali possibili e immaginabili laddove si tratta addirittura di restrizione della libertà personale dei cittadini, sentir dire che è sufficientemente deterrente per un cittadino un'ammenda da euro 100 a euro 1.000 per chi non eserciti le funzioni concernenti la responsabilità genitoriale è francamente ridicolo. Io vorrei che si facesse un'indagine conoscitiva tra qualcuno costretto a rispondere di questo…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, mi scusi. Colleghi! Prego.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Qualcuno costretto a rispondere di questo odioso reato, se davvero si sente sufficientemente punito o ritiene deterrente una ammenda da euro 100 a euro 1.000. Quindi, il mio emendamento è volto semplicemente a portare a parametri più congrui quell'ammenda che dovrebbe avere… Dovrebbe, perché francamente le intenzioni del legislatore con questo provvedimento appaiono ancora molto, ma molto oscure. Dico, questo emendamento vuole portare l'ammenda a dei parametri che, considerato anche il valore del denaro nella società odierna, siano vagamente, vagamente deterrenti. Quindi, francamente questo atteggiamento di chiusura totale da parte della maggioranza su un provvedimento che nelle originarie intenzioni, decantate pure nel corso dell'attività in Commissione, doveva essere un provvedimento condiviso, di ampio respiro, che doveva coinvolgere tutti gli operatori del settore per la prevenzione e per la repressione, francamente anche su questo dimostra di essere una norma assolutamente raffazzonata, una norma che non risponde ad un criterio sistematico come le nostre norme dovrebbero fare. L'emendamento è quindi volto semplicemente ad ottenere un'ammenda che possa avere – possa avere – un valore deterrente, come la norma di legge si propone che l'ammenda abbia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Volevo anzitutto precisare che noi non stiamo introducendo alcuna nuova fattispecie: stiamo aggiornando l'articolo 731 del codice penale, e anzi abbiamo esteso le sanzioni per i genitori che vengono meno a questo loro obbligo, perché ad oggi l'articolo 731 del codice penale prevede una sanzione per i genitori solo limitata alla scuola elementare, tra l'altro anche la dicitura, “elementare”. Noi la estendiamo a tutto il ciclo scolastico; inoltre attualmente la norma prevede un'ammenda fino a 30 euro, quindi noi riteniamo che una sanzione che vada da 100 a 1.000 euro sia adeguata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.102 Potenti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Sposo in pieno le parole della collega Varchi e quelle pregevolissime del collega Sisto. Stiamo intervenendo su una norma, e mi permetto di dire: o quando facciamo le audizioni queste vengono tenute in debita considerazione, o sarebbe meglio risparmiare tempo e denari e non farle se vi è l'intenzione di prescindere completamente dai consigli che ci vengono dati da persone e da esperti che vengono a perdere le loro giornate in Commissione, per venire a consigliare il legislatore. Qui facciamo qualcosa in più con questi emendamenti – mi riferisco anche al successivo, quindi faccio un unico intervento omnicomprensivo –; andiamo ad estendere anche ai periodi di prolungata assenza del minore, del ragazzo dall'istruzione obbligatoria la rilevanza penale che fa scattare poi la sanzione del reato contravvenzionale. Lo facciamo perché la terminologia della modifica che viene proposta a quest'Aula dell'articolo 731 non è precisa e non permette neppure di interpretare quale sia la prolungata assenza che fa poi scattare il concetto di “omette di impartirgli”. Noi vogliamo cioè andare anche a valorizzare quello che gli auditi ci hanno spiegato essere il momento di maggior pericolo per i minori che, non frequentando l'istituto scolastico, si vengono a trovare in situazioni di rischio, soprattutto in alcune parti del Paese ove imperversano le cosiddette baby gang, dove questi ragazzi possono trovare delle alternative molto più allettanti a quella dell'istruzione scolastica obbligatoria. Pertanto l'invito che anch'io mi sento di fare, come la collega Varchi e come il collega Sisto, è quello di prendere con la massima attenzione in debita considerazione la modifica di questa norma, perché modificando questa norma e imprimendo la possibilità di sanzionare con maggior rigore il genitore che indebitamente, quindi in assenza di presupposti, tolleri l'assenza prolungata del figlio, del minore, oppure quella figura che eserciti le funzioni della responsabilità genitoriale e che ometta di verificare o addirittura spinga il minore ad assentarsi dall'istruzione, secondo noi è opportuno che abbia una rilevanza penale.

Sentivo prima le parole del collega Sisto, di poter elevare la sanzione dell'ammenda, portandola a dei livelli di maggiore incisività: ritengo che nel caso in cui si voglia o si possa, e l'Aula magari accetti di andare a considerare rilevante anche la prolungata assenza del ragazzo, credo che, ecco, questo importo possa essere giustificabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.102 Potenti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.103 Potenti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Anticipo che voteremo anche l'articolo aggiuntivo 2.01 e poi chiuderemo.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 11.

In morte dell'onorevole Maura Camoirano.

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che è deceduta l'onorevole Maura Camoirano, deputata dalla XI alla XIII legislatura, già Questore della Camera dei deputati nella XIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Colleghi, se dovete urlare, vi chiedo di farlo fuori dall'Aula. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce e di uscire in silenzio.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le consiglio di cambiare microfono, collega.

SIMONE BALDELLI (FI). La speranza è l'ultima a morire, Presidente Spadoni. Intervengo semplicemente per una considerazione di natura stilistica. La Presidenza doverosamente ogni tanto dà la notizia, ahimè, è fisiologico che sia così, di qualche deputato o deputata delle precedenti legislature che ci lascia.

Io credo, Presidente, che farlo in un momento in cui l'Aula è nel caos totale, in cui si va via, non sia degno della memoria che si dovrebbe avere nei confronti dei componenti di questa Assemblea cessati dal mandato che passano a miglior vita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dico, Presidente, perché io stesso non riuscivo neanche a sentire il nome dell'ex deputata scomparsa.

Ora, troviamo dei momenti in cui, magari, non c'è questo frastuono, in cui la Presidenza possa legittimamente comunicare tutto questo che, altrimenti, si risolve in un formalismo che vale a questo punto più la pena lasciare agli atti per iscritto che non leggere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lo dico, Presidente, oggi, nel giorno in cui mi alzerei per ricordare, a due anni dalla sua scomparsa, l'amico ed ex collega Ettore Peretti, che ha fatto parte di questa Assemblea, che è stato componente della Commissione bilancio e che è stato un amico e un compagno di squadra nella nazionale di calcio dei parlamentari per tanti di noi e la cui memoria la nazionale di calcio dei parlamentari andrà a onorare, di qui a qualche giorno, attraverso l'inaugurazione di un centro alla sua memoria, un centro polifunzionale nella città dove Ettore Peretti è stato amministratore.

Io credo che dovremmo abituarci a osservare e a ricordare i nostri colleghi in momenti in cui il rispetto che si deve alla memoria di questi colleghi crei una condizione in quest'Aula, non dico di attenzione, ma quantomeno di doveroso silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi… colleghi…

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, io volevo solo ricordare in quest'Aula quello che è successo due giorni fa: la tragica scomparsa di Kobe Bryant. Lo dico perché, lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica, oggi, è stato una leggenda della pallacanestro, ma soprattutto un grande esempio di sport e ha una storia molto legata al nostro Paese, perché è arrivato in Italia quando aveva sei anni, quando ero un bambino, e ha vissuto in quattro città, in quattro città di provincia, a partire da Rieti, poi, è stato a Reggio Calabria, poi, è stato a Pistoia e, infine, a Reggio Emilia, prima di tornare negli Stati Uniti e diventare la star della NBA che conosciamo. Tra l'altro, è scomparso domenica, nel giorno delle elezioni, e aveva vissuto sia in Calabria che in Emilia Romagna, quindi, a volte la sorte è veramente curiosa e ironica.

Lo volevo ricordare, perché è stato un esempio di che cosa può essere l'integrazione. Immaginate a Rieti, all'inizio degli anni Ottanta, in una città, come dire, molto piccola, relativamente periferica, un bambino nero, tra l'altro, che arriva e parla una lingua che non conosce, che riesce a integrarsi e che lascia un esempio...Io sono nato lo stesso anno, era il 1978, e ho compagni del mio liceo che hanno giocato a pallacanestro a Rieti con Kobe Bryant. L'esempio che lascia è sulla possibilità di emanciparsi, attraverso il sacrificio, l'impegno e la correttezza.

Quindi, ci tenevo a ricordarlo in quest'Aula, perché credo sia stato uno sportivo straordinario, di esempio per tante generazioni (Applausi) e spero che le quattro città dove ha vissuto trovino delle formule per ricordarlo nelle maniere che riterranno e che anche le istituzioni nazionali possano pensare a delle formule di questo tipo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, chi mi conosce sa bene che io ho dedicato parte della mia vita professionale all'attenzione per le persone che si trovano alla fine della loro vita e l'ho fatto da medico, contribuendo concretamente alla nascita e all'evoluzione delle cure palliative. Io da sempre ho seguito, come linea guida nell'approccio al fine vita, l'idea della dignità della morte e, quindi, per me, oggi, è un obbligo parlare di due notizie che sono riportate dalla stampa e che sono purtroppo drammaticamente connesse. La prima è la storia di un uomo di 79 anni che ha ucciso la propria moglie, malata terminale di cancro, dentro una stanza di un hospice ad Alessandria; le ha sparato, dopodiché si è ucciso; una grande sofferenza probabilmente alla base di questo gesto, ma certo anche una grande disperazione.

L'altra notizia è invece che nello stesso hospice, nella città di Alessandria, un consigliere comunale di Forza Italia, tale Carmine Passalacqua, ha sollecitato i colleghi consiglieri a non fare beneficenza proprio dentro questo hospice di Alessandria, Il Gelso. Per chi non lo sa, Il Gelso è l'hospice che dà sollievo alle persone malate di tumore; ebbene, è un luogo amato dagli alessandrini. Lui ha invitato gli alessandrini a non fare beneficenza nei confronti di questo hospice perché, ascoltate, ha detto: alla fine qui si muore, dirottiamo la nostra beneficenza su altre attività. Allora vorrei invitare quest'Aula a prendere le distanze da questa brutta uscita e, in particolare, i componenti di Forza Italia a prendere provvedimenti nei confronti del loro rappresentante locale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, alcuni giorni fa il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge truffa della regione siciliana sul taglio soft dei vitalizi; una norma che avevamo contestato duramente perché, riducendo di gran lunga il taglio previsto dal Governo nazionale sui trattamenti previdenziali, ridicolizzava e si prendeva gioco della dignità di tutti i siciliani. Poiché tale legge viola il principio di uguaglianza e ragionevolezza sancito dalla Costituzione, nonché i princìpi di coordinamento della finanza pubblica e di leale collaborazione, solo questo basterebbe per rimettere in discussione quanto concretizzato nella mancanza totale di rispetto nei confronti dei cittadini. Questo per qualcuno dotato di buon senso, chiaramente, ma qui è di Gianfranco Miccichè che stiamo parlando, e, ovviamente, il presidente non ci sta.

A suo dire, l'impianto della legge sta in piedi e non ha nessuna intenzione di cambiarla; anzi, andando finalmente alla Corte costituzionale, la stessa si potrebbe pronunciare sul taglio dei vitalizi, sull'azione messa in campo sui diritti acquisiti - sempre secondo la sua convinzione, chiaramente - dichiarando finalmente incostituzionale il taglio in generale. E non poteva che incitare vergognosamente il presidente Musumeci ad opporre resistenza, perché queste sono le vere battaglie da portare avanti con decisione, quelle avanzate per i propri interessi personali piuttosto che per i siciliani che si rappresentano con una tenacia e una decisione che farebbero impallidire il miglior guerriero!

Ecco a voi gli elementi che rappresentano indegnamente la mia terra, ed è inevitabile concludere dicendo che, se questi stessi soggetti avessero messo lo stesso impegno e la stessa passione per difendere anche i diritti della Sicilia, forse adesso avremmo sicuramente molto meno di cui vergognarci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, mi permetta di sollecitare una risposta all'interrogazione che ho presentato il mese scorso riguardo agli esiti della sperimentazione della carta d'identità elettronica per noi italiani all'estero; sperimentazione che è partita nei consolati di Vienna, Nizza ed Atene. Presidente, ricordo, inoltre, che la situazione era ferma da anni ed è stata sbloccata a giugno, grazie alla mozione che ho presentato in Commissione esteri ed è stata approvata all'unanimità, e a luglio, grazie all'allora Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che firmava il relativo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, ho chiesto la parola per ricordare in Aula la figura di Roberta Betti, recentemente scomparsa. È un nome che dice molto a chi si occupa di teatro, ma che dice moltissimo alla comunità pratese, che l'ha vista protagonista. Servirebbe troppo tempo per ripercorrere la vita intensa e straordinaria di una donna libera, coraggiosa, ironica e determinata come Roberta.

Ragazzina, aiutava i partigiani. Negli anni Sessanta ha iniziato con Elvira Trentini, la compagna di una vita, un'attività nel settore dei servizi. Due donne sole nell'Italia degli anni Sessanta che danno il via a un'attività che cresce anno dopo anno, fino a diventare una grande realtà che ha dato e dà lavoro a centinaia di persone. Ma il suo amore era il teatro: quando il Teatro Politeama di Prato sta per essere trasformato in un parcheggio, Roberta si ribella, promuove una sottoscrizione pubblica per l'acquisto, ottiene il sì della Consob, esponendosi personalmente; coinvolge e trascina tutta la città e riesce a riaprire il teatro. Ma non si accontenta di gestirlo, fonda una scuola di musical, Arte in scena, che diventa riferimento di tanti giovani di tutta Italia. Solo alcuni tratti, signor Presidente, fra i tanti, per dire che sono le persone come Roberta Betti che rendono migliori e più umane le nostre città e sono persone come Roberta che esprimono il senso più vero dell'espressione “passione civile”.

Mi pareva doveroso, signor Presidente, che ad Elvira, ai nipoti, ai familiari e agli amici arrivasse, oltre alle condoglianze, un gesto di gratitudine, di ricordo, di onore dal Parlamento per tutto quello che Roberta ha rappresentato nella comunità civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie. Purtroppo il comune da dove provengo, il comune di Massa, risale alle cronache perché un consigliere comunale della Lega ha definito il Presidente Pertini “un assassino e un brigatista rosso”. Ora, credo ci sia un limite a tutto e che definire così Pertini e poi scusarsene, quando comunque si è un'istituzione, perché un consigliere comunale è un'istituzione, si sia davvero avere oltrepassato il limite. Pertini la mia generazione lo ricorda forse solo per il Mondiale del 1982, ma ricordiamo che non fu solo eroe della Resistenza e medaglia d'oro al valor militare nella seconda guerra mondiale: Pertini è stato medaglia d'argento al valor militare anche nella prima guerra mondiale. Quindi parliamo di quello che viene definito il Presidente più amato dagli italiani, un monumento in questo Paese, e che oggi si arrivi a definirlo così è davvero oltraggioso e vergognoso (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 29 gennaio 2020 - Ore 11:

(ore 11 e ore 16)

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

DORI ed altri: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori. (C. 1524-A)

e dell'abbinata proposta di legge: MELONI ed altri. (C. 1834)

Relatrice: D'ORSO.

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRAMBILLA; SCHULLIAN ed altri; SCHULLIAN ed altri; SCHULLIAN ed altri; GEBHARD ed altri; MOLTENI ed altri; COMAROLI ed altri; BALDELLI ed altri; GUSMEROLI ed altri; DE LORENZIS ed altri; PAGANI e PIZZETTI; BERGAMINI; CROSETTO; MULE' ed altri; GADDA ed altri; MELONI e LOLLOBRIGIDA; FRASSINI ed altri; MACCANTI ed altri; SCAGLIUSI ed altri; VINCI ed altri; VINCI ed altri; BUTTI ed altri; ZANELLA ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE: Modifiche al codice della strada.

(C. 24-192-193-219-234-264-367-681-777-1051-1113-1187-1234-1245-1348-1358-1364-1366-1368-1399-1400-1601-1613-1801-A)

Relatori: DE LORENZIS e DONINA.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni n. 1 e n. 2 il deputato Magi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 i deputati D'Uva e Micillo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato D'Uva ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 28 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Risoluz. Dori e altri n. 6-95 510 509 1 255 309 200 37 Appr.
2 Nominale Risoluz. Molinari e altri n. 6-96 512 511 1 256 201 310 36 Resp.
3 Nominale Moz. Borghi E. e a. 1-312 n.f. 522 522 0 262 522 0 42 Appr.
4 Nominale Moz. Parolo e a. 1-316 rif. 524 523 1 262 523 0 39 Appr.
5 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-317 rif. 526 526 0 264 526 0 39 Appr.
6 Nominale Moz. Vietina e a. 1-318 rif. 524 524 0 263 524 0 39 Appr.
7 Nominale Pdl 1524-A e abb. - em. 1.27 485 485 0 243 194 291 37 Resp.
8 Nominale em. 1.28 489 489 0 245 196 293 37 Resp.
9 Nominale em. 1.11 498 498 0 250 204 294 37 Resp.
10 Nominale em. 1.15 493 493 0 247 204 289 37 Resp.
11 Nominale em. 1.16 503 503 0 252 207 296 37 Resp.
12 Nominale em. 1.2 500 500 0 251 207 293 37 Resp.
13 Nominale em. 1.108 499 499 0 250 205 294 37 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.23 502 502 0 252 208 294 37 Resp.
15 Nominale em. 1.24 500 500 0 251 208 292 37 Resp.
16 Nominale em. 1.100 502 502 0 252 206 296 37 Resp.
17 Nominale em. 1.3 499 499 0 250 204 295 37 Resp.
18 Nominale em. 1.104 500 500 0 251 208 292 37 Resp.
19 Nominale em. 1.105 502 502 0 252 205 297 37 Resp.
20 Nominale em. 1.101 499 499 0 250 204 295 37 Resp.
21 Nominale em. 1.107 501 501 0 251 207 294 37 Resp.
22 Nominale em. 1.106 493 493 0 247 206 287 37 Resp.
23 Nominale em. 1.102 494 494 0 248 210 284 37 Resp.
24 Nominale em. 1.103 490 490 0 246 206 284 36 Resp.
25 Nominale articolo 1 497 366 131 184 287 79 36 Appr.
26 Nominale em. 2.100 498 498 0 250 207 291 36 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2.101 484 483 1 242 203 280 36 Resp.
28 Nominale em. 2.102 477 477 0 239 199 278 36 Resp.
29 Nominale em. 2.103 478 478 0 240 200 278 36 Resp.
30 Nominale articolo 2 487 358 129 180 287 71 36 Appr.
31 Nominale art. agg. 2.01 483 483 0 242 199 284 36 Resp.