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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 289 di mercoledì 15 gennaio 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Claudio Borghi, Enrico Borghi, Brescia, Buffagni, De Menech, Delrio, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Maniero, Molinari, Occhionero, Parolo, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Scoma, Stumpo, Tasso, Viscomi, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Giunta delle elezioni.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 gennaio 2020, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta delle elezioni la deputata Rina De Lorenzo, in sostituzione della deputata Fabiana Dadone, dimissionaria in quanto entrata a far parte del Governo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. La sospensione sarà accordata, come sempre, di venti minuti, immagino?

PRESIDENTE. Se serve una sospensione, la facciamo.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Esatto, allora, vorrei chiedere questo: siccome ieri abbiamo fatto un lavoro con i gruppi parlamentari per arrivare alla definizione di un testo unico per la mozione dei segretari comunali, che solo questa mattina il Governo ha potuto verificare, io chiederei venti minuti per favorire la possibilità di confronto con il Governo.

PRESIDENTE. Perfetto, se non ci sono obiezioni, riprenderemo l'Aula alle ore 10,55. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,55.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, colleghi, che sospenderemo subito per altri dieci minuti semplicemente per le pratiche necessarie ad un testo che è stato concordato tra Governo e gruppi parlamentari.

Riprenderemo, quindi, alle ore 11,05 senz'altro con tutto in ordine. Grazie.

La seduta, sospesa alle 10,56 è ripresa alle 11,05.

Seguito della discussione della mozione D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni ed altri n. 1-00302 concernente iniziative urgenti volte a far fronte alla rilevante carenza di segretari comunali, anche tramite un'efficace semplificazione e accelerazione delle procedure selettive.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni ed altri n. 1-00302 (Nuova formulazione) concernente iniziative urgenti volte a far fronte alla rilevante carenza di segretari comunali, anche tramite un'efficace semplificazione e accelerazione delle procedure selettive (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di mercoledì 8 gennaio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali sulle mozioni D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli ed altri n. 1-00302, Iezzi ed altri n. 1-00306, Ruffino ed altri n. 1-00309 e Lollobrigida ed altri n. 1-00310 ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che, nella giornata del 14 gennaio 2020, è stata presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00302, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Ruffino, Iezzi e Silvestroni, i quali, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il quinto, il sesto e il settimo firmatario. Contestualmente, le mozioni nn. 1-00306, 1-00309 e 1-00310 sono state ritirate dai presentatori.

Avverto che è stata testé presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni ed altri n. 1-00302. Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Gentili onorevoli egregi deputati, innanzitutto mi sia consentito esprimere soddisfazione per il fatto che la Camera abbia ritenuto di arrivare ad una mozione unitaria, in qualche modo concretizzando una preoccupazione che passava attraverso i vari gruppi, perché è una preoccupazione reale sulla situazione di carenza dei segretari comunali nei comuni ed in particolare nei piccoli comuni.

La mozione, così riformulata, anche con alcune correzioni di numeri e che dà atto, peraltro, che dopo tanti anni di blocco della concorsualità, finalmente con il COA6 e con il COA7…

PRESIDENTE. Signor Sottosegretario, io credo che sia sufficiente se lei ci dica semplicemente il parere.

ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, quindi sicuramente parere favorevole sulla mozione, anche per tutti i quattro punti che impegnano il Governo.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario, e la ringrazio anche per il lavoro che è stato fatto dal Governo insieme a tutti i gruppi parlamentari.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà. Prego, onorevole Pastorino.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Prendiamo atto di questo parere favorevole, nel senso che lo intendiamo come un impegno vero del Governo, perché la questione dei segretari comunali è una questione che conosciamo tutti, tant'è vero che c'è stato un giudizio unanime nel concordare una serie di impegni che rispecchiano la realtà delle cose, soprattutto nei piccoli comuni, nei comuni colpiti dal sisma, insomma nelle realtà che attraversano tutto il territorio nazionale. Quindi, le iniziative che sono previste e che speriamo vengano attuate, siano iniziative urgenti per affrontare questa grave carenza di segretari comunali e superare, soprattutto, le criticità di questo corso-concorso, che sono criticità che conosciamo soprattutto per i segretari di terza fascia, quindi chiediamo una semplificazione e una velocizzazione delle procedure selettive.

C'è anche un tema, evidentemente, di reggenza, nel senso che molte sedi sono vacanti oppure hanno incarichi a scavalco, o sono difficoltose anche in ragione di distanze territoriali importanti o di distanze importanti dovute alle caratteristiche dei territori. Io vengo dalla Liguria e, quindi, credo che un segretario comunale, per arrivare dal comune di Santo Stefano d'Aveto a Bogliasco, impieghi più che andare in Val d'Aosta. Quindi, insomma, anche in questo caso qui, si tratta di valutare delle operazioni che garantiscono questa reggenza, attraverso la valorizzazione di figure che già operano all'interno della pubblica amministrazione e che abbiano sia requisiti di studio che di competenza, che vengano riconosciuti in modo tale da traguardare questo processo di riallineamento alle esigenze effettive all'interno della pubblica amministrazione e dei comuni.

È stato aggiunto questo impegno, secondo me opportuno, nel senso di valutare la possibilità che i piccoli comuni possano adottare iniziative di competenza affinché la spesa per i segretari comunali sia posta a carico del bilancio del Ministero dell'interno - perché anche quello delle risorse è un tema importante e che abbraccia soprattutto le fasce più piccole dei comuni - e poi assumere iniziative volte al potenziamento degli organici dei segretari comunali anche attraverso la partecipazione al corso per gli attuali idonei, e prevedendo, al contempo, che i vicesegretari comunali, laddove nominati, operino in costante raccordo con i soggetti titolari.

Questa mozione segue, evidentemente, una discussione che è, come dicevo, ben presente nella dinamica e nella dialettica dell'amministrazione pubblica. ANCI e UPI avevano, come lei ben saprà, sottolineato più volte questo tipo di esigenza. Anche loro, attraverso diverse note, avevano auspicato il superamento del corso-concorso, quindi questo allungamento dei tempi, al di là del fatto che i concorsi sono indietro, ma poi c'è anche la questione del corso, quindi altri dodici mesi da aspettare; e avevano chiesto, anche loro, l'individuazione di figure semplificate interne all'amministrazione, in grado di garantire medio tempore la reggenza. Perché poi questo è un problema dei segretari comunali, poi ci sono tante altre questioni che riguardano i comuni, si pensi anche ai comuni in dissesto e predissesto, dove c'è difficoltà, per esempio, nelle dinamiche relative al personale, quindi c'è l'esigenza di garantire una continuità amministrativa degli enti che stanno facendo questo percorso di riequilibrio attraverso la garanzia delle professionalità che oggi mancano perché non si possono reclutare.

Mi ero permesso, in passato, anche di segnalare personalmente al Ministro Dadone queste questioni e anche altre, che non sono contenute nella mozione. Ne cito una che riguarda proprio i piccoli comuni, perché avevo proposto al Ministro Dadone degli emendamenti che ho prodotto e depositato all'interno del cosiddetto “testo Pella” che è in Commissione bilancio: uno fra tutti, a completamento del mio intervento, perché la circolare n. 485 del 24 marzo 2015 ha, di fatto, ribaltato il criterio di classificazione delle sedi di segreteria, perché storicamente la sede di segreteria convenzionata era classificata sulla base della sommatoria degli abitanti. Poi, improvvisamente, ma non tanto improvvisamente, in un'ottica di taglio dei costi - che molto spesso non ha prodotto gli effetti desiderati, se non quello del taglio dei costi ma a deperimento del servizio - il Ministero aveva cambiato orientamento disponendo che la classificazione della sede segua il comune capofila. Da ciò la conseguenza che, accorpando più enti di diversa complessità organizzativa, al segretario spetterà la retribuzione corrispondente all'ente individuato allo scopo come capofila, quindi per assurdo anche il più piccolo. Quindi, c'è un problema legato al fatto che una sede di segreteria convenzionata segue il numero degli abitanti del comune capofila, che può essere il più piccolo, e quindi mentre prima tre comuni - e cito, per esempio, il mio caso - la cui sommatoria di abitanti superava i 10 mila abitanti, perché ne faceva 12 o 13 mila, potevano usufruire di un segretario comunale di categoria B, con questa interpretazione normativa questo percorso è venuto meno, per cui il comune capofila, che era il mio e che fa 4.500 abitanti, può attingere soltanto dai segretari di fascia C, che, come sappiamo, sono carenti. Questo vuol dire che c'è difficoltà: uno, nello scavalco, due, nell'appetibilità della sede, e tre, una difficoltà oggettiva nell'avere un segretario comunale. Questo è un altro problema e credo anche personalmente che, quando a suo tempo avevo visto questa interpretazione, ero rimasto un po' stupito, perché il lavoro che si fa su 13 mila abitanti, anche se in convenzione o comunque una forma di unione, sia esattamente lo stesso, anzi forse più complicato, perché ci sono anche le distanze da coprire rispetto a una sede singola da 13 o 15 mila abitanti. Per cui, secondo me, anche in questo senso occorre agire e si dovrebbe cercare di riportare la norma all'interpretazione precedente: uno, per la questione degli emolumenti dei segretari comunali, che comunque oggettivamente è un tema, un altro tema, e due, perché così si rischia di lasciare dei comuni - che hanno magari fatto sforzi per tenere associata questa funzione, quindi anche in un'ottica di limitazione dei costi - nella difficoltà oggettiva di non avere la possibilità di attingere ai segretari di fascia B, che sono pochi anche quelli, ma magari sono di più di quelli di fascia C.

Ecco, sono tante questioni che vanno affrontate finalmente con determinazione, per evitare la paralisi della macchina amministrativa sul nostro territorio, che conosce e ha conosciuto tante fragilità. È vero che ci sono i sismi, ci sono stati, sono tanti, ma ci sono anche - si pensi sempre al mio territorio - le questioni alluvionali; quindi si pensi all'importante lavoro che, comunque, le amministrazioni locali hanno dovuto fare per affrontare le emergenze e, quindi, tutti gli atti e le pratiche con la Protezione civile nazionale, anche per far fronte non solo la somma urgenza, ma al ripristino del territorio.

Quindi si tratta di mettere i sindaci nelle condizioni di poter operare bene, possibilmente con il contributo, anche economico, del Ministero dell'Interno e, soprattutto, di dare ai nostri cittadini delle risposte efficienti. Io credo che noi siamo qui anche per garantire quello.

Quindi, io plaudo al parere favorevole, sono soddisfatto - ovviamente parlo a nome del gruppo - per il fatto che si sia trovata una sintesi su mozioni che prima erano tre e adesso è diventata una unitaria. Mi auguro che il Governo, anzi, sono sicuro che il Governo recepirà le indicazioni che vengono da quest'Aula per far fronte a questo problema, che è un problema che effettivamente c'è (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, grazie ai colleghi che per i gruppi parlamentari hanno seguito, insieme a noi, prima la possibilità, dopo il fatto che si è concretizzato, di dare vita ad una mozione unitaria, perché è unanime dalla Camera dei deputati la preoccupazione e la valutazione dell'urgenza e dell'emergenza per la situazione della carenza dei segretari comunali. E di fronte ad emergenze ed urgenze, il Parlamento non può fare altro che cercare di trovare delle convergenze possibili, che non siano solo parole e auspici, ma che diano risposte, nel confronto leale con il Governo, come abbiamo fatto nella precedente seduta e come abbiamo fatto questa mattina. E, ancora di più, vanno i ringraziamenti al sottosegretario e ai sottosegretari del Ministero dell'Interno per aver immaginato un documento che detti un'agenda delle cose da fare, ma, soprattutto, nell'urgenza delle cose da fare.

Che la carenza dei segretari comunali ci sia è un fatto, che abbia ragione antiche è un altro fatto e che sia anche vero che l'ultimo concorso, dopo decine di anni, si è svolto solo qualche anno fa significa che c'è la ripresa di una stagione concorsuale e di un'attenzione del Governo. Però, i numeri ci dicono che la situazione, per quanto riguarda, soprattutto, i piccoli comuni, è una situazione di emergenza, che deriva dal fatto che in alcune regioni - per esempio, la mia - si arriva ad andare anche oltre il 60 per cento delle carenze, il 50, il 40, il 30 per cento in altre regioni. Ciò deriva da una situazione, come dicevo, lunga, per la quale, per la prima volta, probabilmente, il Parlamento, in modo unitario, affidandosi all'azione di Governo chiede una risposta che, da un lato, risolva l'emergenza, ma che, dall'altro, operi per fare in modo che non ci sia più una nuova emergenza rispetto al fabbisogno del presidio dello Stato, del presidio della certezza amministrativa, che è garantita dalla presenza dei segretari comunali all'interno delle amministrazioni comunali.

In questo senso, io auspico che l'urgenza sia effettivamente tale, cioè l'urgenza della risposta. Per esempio, auspichiamo che, dal primo provvedimento utile, si possano dare le prime risposte immediate; per esempio, nella fase di conversione del “decreto Milleproroghe”, immaginare lì, da parte del Governo, avendo ascoltato il Parlamento, avendo e disponendo di una mozione unanime, la possibilità di introdurre all'interno della conversione del “decreto Milleproroghe”, le norme che consentano di superare l'emergenza. Se ci riusciremo, vorrà dire che l'azione parlamentare, il dibattito parlamentare, anche le mozioni che arrivano alla discussione non sono inutili: non sono solo un confronto tra di noi, che, in qualche maniera, serve solo a riempire qualche ora, ma sono lo strumento, uno degli strumenti che ha il Parlamento e, dunque, la democrazia, di indirizzare un Governo. E il Governo fa il Governo quando, come oggi, si siede al confronto con tutte le forze parlamentari per arrivare a definire una soluzione unitaria, e noi nella mozione la individuiamo. Certo, è una mozione, non è una norma - per questo, auspico che si vada nel “Milleproroghe” introducendo le norme che, poi, dispiegano i veri effetti -, però la mozione delinea immediatamente quali sono i campi, gli ambiti sui quali noi dobbiamo agire, innanzitutto velocizzando le procedure di un corso-concorso che non può durare anni. Non sta scritto da nessuna parte che possiamo mantenere un impianto di corso-concorso che immette in ruolo diverse centinaia di segretari che, pur non risolvendo la carenza, però ritardano ad entrare in ruolo solo perché c'è una procedura ormai da superare.

Così come possiamo semplificare l'accesso a questa funzione, attraverso il ruolo del vicesegretario, tra le persone che hanno le qualifiche, che sono in possesso del requisito, per esempio, per partecipare al concorso, di svolgere il ruolo di vicesegretario, trovando dei meccanismi - lo dicevo anche nella fase di dibattito generale -, incentivanti affinché il segretario che va in uno o più comuni, soprattutto piccoli, rimanga, continui a prestare la propria funzione. Perché il problema, poi, è quello: uno, che non ci vanno; due, che se ci vanno, hanno troppi comuni, anche a distanza tra di loro, e diventa difficile poterli raccordare. La conseguenza è che l'azione amministrativa si blocca, la conseguenza è che anche la fase della spesa dei comuni e, quindi, degli investimenti - sappiamo che cosa significa la spesa per investimenti per il bilancio dello Stato e per le ricadute economiche che esso ha -, si blocca, fino ad arrivare a mettere in discussione anche alcune funzioni fondamentali che lo Stato garantisce, ha sempre garantito all'interno della funzione amministrativa dei comuni, all'interno delle competenze dei comuni, per esempio, in materia elettorale. Ci sono consigli comunali che saltano, che non si fanno, non riescono ad approvare i bilanci o altri atti perché non c'è il segretario comunale o giunte che non possono riunirsi perché non c'è il segretario comunale. E siccome ci rivolgiamo soprattutto all'universo mondo dei piccoli comuni, lì la situazione è ancora più grave. Lo voglio dire, perché il legislatore nazionale ha immaginato e dovremmo, prima o poi, rimettere mano all'evoluzione della riforma della pubblica amministrazione. Noi abbiamo tappe fondamentali, dalla legge n. 142 del 1990 alla “legge Bassanini”, fino ad arrivare alla “legge Madia”, però un punto lo dobbiamo, in qualche maniera, fare e, cioè, leggere esattamente gli effetti e lo stato dell'arte delle situazioni degli enti locali, in generale, e dei piccoli comuni, in particolare.

Ai piccoli comuni sotto i 3 mila abitanti diciamo che il sindaco e gli assessori possono assumere, chiaramente senza oneri, solo con responsabilità, l'impatto di svolgere la funzione del responsabile di procedimento e di mettere la firma. A loro non possiamo, però, chiedere anche di sostituirsi, nell'assunzione degli atti, all'assunzione di una responsabilità che fa capo alla figura tipica del segretario comunale, che è quella che rappresenta la certezza giuridica della legittimità dell'atto che la pubblica amministrazione assume. Per questo è molto complicato, è una questione che invade più materie, anche quella di bilancio; è la possibilità prevista nella mozione di valutare, perché dobbiamo essere seri con i comuni, con i sindaci, con gli amministratori: non si trovano le risorse dall'oggi al domani, ma già il fatto che il Governo condivida la possibilità - come auspicato dalle forze anche di opposizione, che hanno insistito nel verificare la possibilità, soprattutto, per i comuni, perché l'onere dei segretari comunali venga, in qualche maniera, non assunto, ma anche compensato da interventi e sostenuto dal bilancio dello Stato - consente di dare una risposta in termini di aspettativa. Ma nella serietà, e la serietà vuole che ci sono i limiti di un bilancio dello Stato, la serietà vuole che non possiamo dire che ciò accadrà domani, la serietà vuole che, però, ai comuni diciamo che, finalmente, lo Stato, il Governo riassume su di sé questa partita: lo fa con una mozione, oggi; lo fa tra qualche settimana - come è auspicabile e come credo, in fase di conclusione, potrà sostenere il sottosegretario nella fase di conversione del “Milleproroghe” -; lo fa alimentando questo dibattito e lo fa in una prospettiva ancora più importante, cioè un'ulteriore riforma della pubblica amministrazione. Perché noi ne abbiamo bisogno, abbiamo situazioni ancora incagliate che partono dalle province e passano ai comuni medio-grandi, ma, soprattutto, ai comuni piccoli. Bisogna rivedere la funzione dell'associazione tra i comuni, bisogna vedere dove ha funzionato e dove non ha funzionato. Bisogna capire ed entrare nel merito se le unioni di comuni, così come auspicate, hanno generato gli effetti che immaginava il legislatore oppure se, dopo la fase iniziale che è stata accompagnata dalla finanza dello Stato, le unioni di comuni hanno cessato, in parte, di svolgere la loro funzione, che, invece, svolgevano in modo preponderante all'inizio, quando furono accompagnate con gli strumenti di finanza aggiuntiva da parte dello Stato per quei comuni che si mettevano insieme con l'unione dei comuni.

Dobbiamo ragionarci e la figura del segretario comunale, anche in quest'ottica, nell'ottica di ambiti, nell'ottica di comuni che si associano, nell'ottica di comuni che semplicemente si convenzionano tra di loro - concludo, Presidente - può trovare risposte dal legislatore. Non succede spesso, ma quando succede questo Parlamento può salutare con favore il fatto che converga su un proposito unitario unanime (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Gandhi”, di Narni Scalo, in provincia di Terni, che sono oggi venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi). Benvenuti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Intanto ringrazio il sottosegretario e anche la maggioranza parlamentare, che ha voluto accogliere comunque le mozioni presentate dalle opposizioni e quindi le mozioni e i punti sostenuti da Fratelli d'Italia. Certo, quando abbiamo visto la mozione presentata dalla maggioranza parlamentare qui in Aula, beh, perplessità ce ne sono venute: ci sono venute perplessità perché quella mozione non era certamente risolutiva e dava l'impressione che, tra l'altro, a quella parte di maggioranza, quindi alla sinistra, il problema dei piccoli comuni non era un problema che li toccava. La perplessità ce l'ha data sicuramente perché era strano che, dopo solo quindici giorni dall'approvazione del bilancio dello Stato - bilancio che vergognosamente è stato blindato, non è stata data quindi la possibilità di discutere gli emendamenti -, dopo quindici giorni ci si accorgeva che c'era quel problema, il problema dei segretari comunali, problema che già a novembre 2019, durante il congresso dell'ANCI, nazionale, proprio lì, era stato detto a tutte le forze politiche presenti che c'era; problema che riguarda i comuni medio-grandi, però i problemi più grandi li hanno certamente i piccoli comuni o i comuni montani. Il collega D'Alessandro ha fatto riferimento alla “Bassanini”, io dico che forse effettivamente questo Parlamento dovrebbe iniziare anche a fare un ragionamento sulla “Bassanini”, come dovremmo fare un ragionamento anche sulla “Delrio”, perché sono tutte norme - stiamo vedendo - che andrebbero certamente riviste, perché così non stanno funzionando. Sicuramente non stanno funzionando in base a quello che era lo spirito per cui sono nate, ma vanno adeguate, vanno ristrutturate. Se ci aveste dato la possibilità di discutere gli emendamenti di Fratelli d'Italia, già durante il bilancio vi sareste accorti che già c'erano inseriti emendamenti che avrebbero portato ad oggi sicuramente non a una emergenza ma alla possibilità di avere già fondi stanziati per risolvere il problema, ma questo non è stato fatto. Beh, ben venga che ve ne siate accorti, anche se in ritardo, perché le urgenze, come risaputo, non si affrontano con generici impegni, ma con le risorse e le proposte fatte al tempo giusto. Il tema è il problema della mancanza dei segretari comunali, che era nelle mozioni di Fratelli d'Italia, ma anche dalla collega Ciaburro è stata più volte sollecitata, anche con interrogazioni. È un problema sicuramente grave, importante, ed è importante soprattutto perché i segretari, pur essendo obbligatori per svolgere i consigli comunali, per far fare le giunte, gravano sulle spese del personale dell'ente, e questo non è sostenibile per i piccoli comuni ed è difficile per loro anche solo reperirli. Allora bisognava - ripeto - trovare risorse quindici giorni fa, e far rientrare le spese dei segretari comunali nei costi dello Stato. Bisognava, secondo noi, almeno per i piccoli comuni limitrofi, accorpare un segretario scelto liberamente tra i sindaci, ma pagato dal Ministero dell'Interno; questo avrebbe consentito una spesa contingentata per le casse dello Stato.

L'emergenza, quindi, è e rimane, per Fratelli d'Italia, quella di salvare i servizi che i piccoli comuni e quelli montani non riescono più a dare ai loro cittadini. Ben venga, ben venga l'accoglimento degli impegni che abbiamo chiesto al Governo con questa mozione unitaria, ma ribadiamo che serve un'azione rapida e risolutiva, perché altrimenti, oltre alla folle burocrazia cui sono sottoposti gli enti comunali, soprattutto quelli piccoli, non riusciranno più a fare neanche le giunte e i consigli comunali, e perciò meno servizi e meno risposte ai cittadini.

Ora, il nostro voto, visto che siamo arrivati a questa mozione congiunta, sarà un voto favorevole, ma chiediamo che questo voto favorevole abbia la conseguenza per il Governo, come ha già detto il sottosegretario - prima non ho sentito l'intervento, ma l'abbiamo detto nella riunione, nell'incontro con il Governo -, di inserirlo immediatamente nel “Milleproroghe”. Il sottosegretario annuisce, quindi la ringrazio. E soprattutto, oltre ad inserirlo nel “Milleproroghe”, dobbiamo anche prevedere di stanziare immediatamente dei fondi a sostegno, altrimenti il fatto di averlo inserito nel “Milleproroghe” non risolverà sicuramente il problema che fino a questo momento abbiamo discusso, denunciato e valutato e che stiamo per approvare. Quindi, il voto di Fratelli d'Italia è favorevole sulla mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Grazie, Presidente. Credo che abbiano fatto molto bene le forze parlamentari a presentare una mozione unitaria, che ci consente di riflettere su un tema che sta minando la funzionalità della vita dei comuni italiani attraverso questa anomalia che stiamo registrando, cioè la carenza dei segretari comunali. Credo che la situazione sia stata illustrata con compiutezza anche dai colleghi. C'è una carenza di segretari, soprattutto nella prima fascia, nella fascia di accesso alla carriera, che è quella che riguarda la possibilità di esercitare il ruolo di segretario comunale nei piccoli comuni; c'è una situazione paradossale, per la quale la carenza dei segretari comporta la creazione di convenzioni monstre fatte da più di cinque, sei, sette comuni, che costringe i segretari comunali ad avere la valigetta in mano giorno per giorno, cambiando sede e dovendo, in modo non funzionali, rispondere alle esigenze dei comuni italiani. Quindi, i contenuti della mozione non possono che essere condivisi dal Partito Democratico, l'auspicio che però facciamo nei confronti del Governo - e crediamo che la mozione possa essere uno stimolo nei confronti del Governo - è dare risposta rapida a questa situazione. Dovevamo forse farlo nella legge di bilancio, ma abbiamo un'occasione anche nel “Milleproroghe”, negli strumenti su cui si sta lavorando in questi giorni per dare una risposta che sia immediata.

Faccio un appello al sottosegretario: noi possiamo sicuramente trovare delle soluzioni tampone e non di sistema, perché il sistema, come sapete, prevede un corso-concorso e l'immissione all'albo dei segretari - è un lavoro e un mestiere molto delicato, quindi è giusto che ci sia anche un rigore nell'accesso alla carriera - ma dobbiamo consentire, nel breve periodo, anche se per un periodo transitorio, a figure professionali sperimentate, che sono i vicesegretari, sono i dirigenti dei comuni con più lunga esperienza che avrebbero i titoli naturalmente per partecipare al concorso, di poter dare una risposta rapida.

Vorrei ricordare al Governo che è drammatica dappertutto, ma io penso che possa essere compreso dall'Aula quanto sia drammatica la situazione nei territori dell'Italia centrale colpiti dal sisma, dove le difficoltà di reperimento del segretario si vanno ad assommare ad altre difficoltà dovute alla carenza di personale, che, pure, in qualche modo, abbiamo affrontato nella legge di bilancio.

Mi permetterà, però, il sottosegretario Variati di sperare che la mozione che presentiamo sia l'occasione per riflettere anche sulla figura professionale del segretario. La riforma che alla metà degli anni Novanta è stata costruita e ha tolto dal Ministero dell'Interno, attraverso la creazione di un'Agenzia specifica, il ruolo dei segretari comunali ed il governo dei segretari comunali, consentendo ai sindaci di scegliere liberamente - se mi permette il sottosegretario - anche facendo, come dire, terminare un'ipocrisia, perché prima sceglievano comunque i sindaci, perché i prefetti erano comprensivi delle esigenze dei sindaci; quindi, abbiamo normato un'abitudine, ma abbiamo creato una figura professionale che veniva governata dagli stessi sindaci e dai segretari; fu una delle esperienze dove i consigli di amministrazione delle agenzie erano formati da sindaci e segretari e da presidenti di province con, quindi, un'autogestione della categoria che ha dato buoni frutti anche nella costruzione di norme di gestione e ha consentito di poter calendarizzare, anno dopo anno, i concorsi che si sono succeduti. Dobbiamo dire che quando fu abolita l'Agenzia dei segretari e questi tornarono sotto il governo del Ministero dell'Interno, poi abbiamo avuto un periodo dove i concorsi non sono stati più effettuati e l'effetto della mancanza della costruzione delle procedure concorsuali ha determinato ciò che registriamo oggi, e cioè una carenza diffusa che viene pagata, come sempre, dai più piccoli, perché sono i primi dove ai segretari viene consentito l'accesso, nel momento in cui vincono il concorso.

Ma, dicevo, il tema è delicatissimo, perché la figura del segretario comunale nella storia di questo Paese è stata una figura di terzietà ed è stata una figura che ha consentito ai consigli comunali e alle giunte di poter costruire atti amministrativi legittimi, a prescindere dalle volontà delle singole forze politiche che compongono un consiglio comunale o provinciale. E la scelta dei sindaci è stata una scelta che, invece, ha messo in discussione, in qualche modo, quella terzietà, perché si è instaurato un rapporto fiduciario tra sindaco che sceglie e segretario che viene scelto che, indubbiamente, ha creato fragilità nella garanzia che il segretario comunale rappresentava rispetto all'intero consiglio comunale, non alla maggioranza di governo.

È tema delicatissimo e gli anni che si sono succeduti ci hanno consentito probabilmente anche di fare una riflessione sui limiti di quella riforma, sulla necessità di tornare a costruire un sistema che desse garanzia della legittimità degli atti, tema delicatissimo, perché è questione che riguarda la legittimità a monte dell'atto amministrativo, che, nel momento in cui è venuta un po' meno, ha consentito alla Corte dei conti e alla Corti dei conti regionali di fare un processo di controllo a valle dell'atto amministrativo che ha portato alle cose che conoscete e che naturalmente io non riassumo qui, e cioè alla costruzione di un processo di responsabilità contabile che ha indebolito, e non rafforzato, sicuramente, il sistema, anche per la fragilità della stessa costruzione delle Corti dei conti regionali che, all'inizio, non avevano expertise, mestiere, per poter affrontare un tema che riguardasse 8 mila comuni e 100 province italiane.

È tema che va oltre l'emergenza e io voglio sperare che il Parlamento e il Governo trovino il tempo di riflettere su un mestiere che è andato un po' scemando, lo dice chi a quella riforma ha partecipato attivamente, ma, guai se una riforma che tocca uno dei gangli più delicati della struttura amministrativa del Paese non fosse sottoposta ad analisi, a dieci anni dal suo varo e dalla sua costruzione.

Penso che questa mozione possa servire al Parlamento per affrontare il tema nella sua complessità e, quindi, distinguerei due piani: da una parte, quello dell'urgenza, che ci consente anche di allargare provvisoriamente, per carità, le maglie dell'albo dei segretari e di consentire ai vicesegretari e ai funzionari dei comuni di poter svolgere il loro lavoro e di consentire ai comuni di svolgerlo al meglio; e, dall'altra parte, di riaprire un tema, credo che il tempo sia maturo perché quel tema possa essere riaperto, è un tema che ha una dimensione molto nuova dentro a questo percorso della legalità e della trasparenza ci sono nuove norme, nuove costruzioni amministrative che il segretario può interpretare; immagino quanto incroci il tema dell'anticorruzione e della responsabilità della figura che, all'interno delle amministrazioni comunali, svolge il ruolo di tutore della legalità e della trasparenza. Credo che ciò meriti una riflessione più approfondita; voglio sperare che il Governo vorrà farla, io spero che il Parlamento potrà occuparsene e naturalmente auspichiamo che l'approvazione di questa mozione unitaria possa dare risposte ai bisogni immediati dei piccoli comuni italiani che rischiano di non vedere compiuta la loro volontà, la loro forza di governo amministrativa per una carenza dell'organo sovrano della burocrazia interna dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (FI). Grazie, signor Presidente. Intanto esprimo la soddisfazione per l'accoglimento di molti nostri punti; si sono fatti passi importanti, ringrazio anche il sottosegretario per l'attenzione che ha avuto, soprattutto, nell'ultima parte di unificazione delle mozioni. Però, penso anche che sia importante portare in quest'Aula la voce di centinaia di piccoli comuni italiani che stanno vivendo la loro attività amministrativa come un percorso a ostacoli; e non è un'esagerazione la mia affermazione, questo lo sanno bene i tanti parlamentari che compongono quest'Aula e che rivestono compiti e cariche da sindaco, piuttosto che da consigliere comunale, ed è tanto scontato, ma, permettetemi, anche, quanto assurdo ribadire che la figura del segretario comunale è l'indispensabile supporto per garantire la legittimità degli atti assunti dagli enti locali.

Io desidero ricordare che le sedi senza titolare sono tante, sono 1.729, sulle 4 mila degli enti sotto i 10 mila abitanti. E, dato che ognuna riunisce spesso più di un municipio, si stima che un comune su due sia scoperto. I numeri parlano di una vera e propria emergenza nazionale; i segretari, dal 2010 al 2019, sono diminuiti di 659 unità, passando dai 3.569 rilevati nel novembre del 2010, ai 2.937 rilevati a giugno del 2019 e la situazione è ancora più critica soprattutto nei piccoli comuni. Ricordo ai colleghi che noi riusciamo ad avere dei paradossi; arriviamo ad avere un segretario su 15 sedi e a volte anche di più, comuni che sappiamo essere distanti tra di loro giusto il tempo per partecipare alla giunta, convocata negli orari più strani, analogo problema per i consigli comunali, con pesanti sacrifici da parte dei consiglieri comunali che, spesso, non percepiscono alcuna indennità. In assenza o in scarsa presenza del segretario comunale si rischia il blocco della funzionalità del comune stesso, con delle ripercussioni negative sul lavoro dei sindaci; ne ricordo alcune: non può tenersi il consiglio comunale, non possono essere firmati gli atti, è impossibile bandire gare d'appalto, non si gestiscono i contenziosi. Mi preme anche ricordare che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 23 del 22 febbraio 2019, una data vicinissima, ha affermato chiaramente che le funzioni del segretario comunale costituiscono, oltre ad una garanzia del rispetto della legge e della regolarità delle procedure, anche un fondamentale supporto all'elaborazione dell'indirizzo politico dell'ente e alla direzione apicale dell'intera struttura amministrativa, stante l'immediatezza di rapporto con il vertice del comune.

Nei piccoli comuni il segretario si occupa dei rogiti, ha l'incombenza di essere funzionario anticorruzione, e questo è un altro tema importantissimo, ma con forza ricordo anche che il segretario comunale garantisce la legittimità degli atti e lo definisco anche un presidio di legalità. Sappiamo tutti molto bene che senza segretari comunali si determina un rallentamento complessivo dell'azione amministrativa, che già di per sé nei nostri comuni è macchinosa, e, ribadisco, nei piccoli centri con carenza di personale ormai cronica tutto si amplifica, si complica e, ribadisco, ricade sulle spalle del sindaco, della giunta e ricade sulle spalle dei cittadini, e questa è un'ingiustizia!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,50)

DANIELA RUFFINO (FI). Il reclutamento, sappiamo, ce lo siamo detti anche prima, è molto lento: tra corso-concorso e tra procedura di assunzione trascorrono anni. Il risultato è che in alcune regioni più della metà dei comuni è sprovvista del segretario. Il primato lo detiene l'Abruzzo con il 61 per cento, la Liguria - qui ci sono i colleghi - con il 58 per cento, il Piemonte e la Lombardia con il 56 per cento. Sappiamo che i nostri sindaci sono costretti a fare i salti mortali per conferire con il loro segretario comunale. Questa grave carenza di organico non è soltanto un problema di risorse umane degli enti locali, ma anche un rischio per la piena attuazione dei princìpi costituzionali. Penso che la mozione unitaria presentata, frutto di condivisione, ma credo anche di grande consapevolezza di questo grave problema, sia un appello; un appello ad assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, volte a consentire l'attribuzione delle funzioni del segretario comunale ai vicesegretari nei comuni ove sia presente questa figura, al fine di addivenire ad una rapida, mi permetto di dire, rapidissima, soluzione del problema dovuto alla carenza delle figure di segretario comunale. Si offre in questa maniera una soluzione immediata. Oggi i comuni retti da vicesegretari sono molti, devo dire che c'è la piena soddisfazione dei sindaci e c'è certamente anche una riduzione di costi che rappresentano una boccata di ossigeno per i sindaci. È fondamentale anche la parte riportata nella nostra mozione sul sostegno a carico del bilancio dello Stato sulla spesa dei piccoli comuni. Questa richiesta è in linea con quanto è stato presentato da amministratori di numerosi enti con una petizione che arriverà in questi giorni proprio al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministero dell'Interno e ai presidenti di regione. Ritorno sulla figura del vicesegretario esistente, oggi anche garanzia per l'esperienza, per la conoscenza del territorio, delle difficoltà che accomunano i nostri piccoli comuni, per la collaborazione costante con il segretario comunale. Ricordo anche che il Governo, attraverso il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, intervenendo proprio ad Arezzo, per l'assemblea nazionale dell'ANCI, lo scorso 20 novembre, ha assunto un impegno, e l'impegno è quello di trovare soluzioni in tempi celeri. La sua affermazione è stata quella di essere decisivo per intervenire, per assicurare la presenza dei segretari comunali in tutti i comuni, anche nei più piccoli comuni d'Italia. Bene, allora oggi attendiamo che questo impegno venga assolto, che la promessa venga mantenuta. Ed allora questo è il momento di dare risposte, di dare segnali ai nostri sindaci, ai sindaci che sono stati eletti in comuni in dissesto. È stata citata prima, parlo spesso con la nostra collega Monica Ciaburro, sindaco di Argentera, un piccolo comune del Piemonte, privo di segretario comunale, privo di personale. Si occupa lei dell'andamento del suo comune, certamente non sottraendosi alle responsabilità e anche ai continui rischi. Allora, il seguito di questa mozione: i tempi devono essere celeri. Concludo, ricordando ancora la presenza dei segretari comunali nelle unioni dei comuni: non ci sono, questo è un altro motivo per cui non decollano le unioni dei comuni e non decollano le funzioni. Il nostro voto, il voto di Forza Italia, è quindi favorevole, è un voto unanime, un segnale forte di gratitudine e di attenzione ai nostri sindaci, ma questa carenza deve essere assolutamente risolta. Questo è un passo che deve essere fatto, ma ora attendiamo la concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefani. Ne ha facoltà.

ALBERTO STEFANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, con la mozione in votazione oggi siamo a chiedere con tempestiva urgenza di dare risposta ad una delle problematiche che gli enti locali si ritrovano ad affrontare in questo preciso momento storico, che è il reperimento dei segretari comunali. Non stiamo parlando di una figura qualsiasi dell'organigramma comunale, stiamo parlando della figura di vertice della macchina amministrativa. È l'organo che deve assicurare gli opportuni controlli di legalità degli atti assunti, è l'organo che deve sovraintendere alla direzione degli uffici, è l'organo che deve verificare l'applicazione di rigorosi standard di trasparenza e di legalità. Basta aprire il Testo unico sugli enti locali e leggere l'articolo 97 per comprendere l'importanza che il nostro ordinamento giuridico riconosce in capo ai segretari comunali: è quell'ingranaggio che coniuga il potere discrezionale e decisorio della politica e il potere amministrativo degli uffici. Noi non possiamo farne a meno e nell'ultimo decennio il comparto dei segretari comunali ha subito una graduale diminuzione; stiamo parlando, in particolare, di quei segretari comunali di fascia B o C che nei piccoli comuni mancano e che rappresentano davvero un problema per tutte queste piccole realtà. Migliaia di sindaci, cari colleghi del Governo, in questo momento fuori da quest'Aula sono bloccati, paralizzati nell'esercizio della loro attività amministrativa; non possono svolgere cose fondamentali, non possono svolgere funzioni fondamentali nell'esercizio delle loro funzioni e sono costretti ad accettare reggenze con quattro, cinque, sei, dieci, dodici comuni. È una situazione inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E, giusto per ribadirlo a chi preferisce selezionare la propria classe dirigenziale non per comprovati motivi e capacità amministrative, ma magari su qualche piattaforma online, senza un segretario comunale un comune non può celebrare una giunta, non può approvare una delibera, non può approvare un bilancio, non può celebrare un consiglio comunale, non può approvare una variante al piano di assetto territoriale, non può celebrare nemmeno una seduta di una commissione per l'aggiornamento dell'albo degli scrutatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È una situazione impraticabile, è una situazione assolutamente ingestibile, è una situazione per i piccoli comuni assolutamente inaccettabile; e lo è a maggior ragione dopo il disordine normativo che è stato provocato dalla legge sulla pubblica amministrazione targata Madia, che aveva lo scopo di smontare la figura dei segretari comunali e che è stata poi dichiarata incostituzionale l'anno dopo. È inaccettabile dopo il taglio di 400 milioni di euro ai piccoli comuni che la manovra 2019, quella che doveva portarci al default nazionale, aveva stanziato per la messa in sicurezza dei piccoli comuni e che l'attuale manovra, con un deficit ancora più alto, ha deciso di togliere ai piccoli comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E a maggior ragione - questo lo dico da sindaco, prima che da deputato - è inaccettabile dopo la rimodulazione del tetto di spesa per il personale dei comuni, perché, mettendo al denominatore l'ammontare dei trasferimenti correnti, avete allargato le maglie per quei comuni, per tanti di quei comuni in cui c'è gente che si gira i pollici.

E invece non avete dato la possibilità e la capacità assunzionale a tanti comuni che hanno voglia di guardare al futuro con coraggio e hanno voglia di investire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È inaccettabile, cari colleghi, dopo la rideterminazione dei parametri per l'erogazione del Fondo di solidarietà comunale, che ha provocato un massacro dei piccoli comuni che da qualche giorno sono costretti ad approvare variazioni di bilancio in itinere perché si ritrovano senza risorse da un mese all'altro. È ciò che è stato fatto ed è quello che per i piccoli comuni rappresenta una sciagura dal punto di vista della programmazione finanziaria.

E allora, colleghi, non c'è più tempo da perdere. Oggi possiamo dare un segnale tutti insieme, visto che è una mozione unitaria e lo possiamo fare davvero con coraggio perché è un'esigenza degli enti locali, è un'esigenza dei piccoli comuni.

E ricordate che, quando date una risposta ad un sindaco, non date una risposta ad una persona soltanto, date una risposta ad un'intera comunità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a migliaia di cittadini, a migliaia di persone che ogni sindaco ha nel cuore e nella mente ogni singola ora e ogni singolo giorno. Ed è per questo che noi siamo chiamati a dare una risposta e dobbiamo farlo oggi e dobbiamo continuare a farlo nei prossimi mesi.

Ed è proprio in quelle comunità che siamo stati eletti ed è proprio in quelle comunità che noi sindaci ci sentiamo responsabili e ci sentiamo maggiormente responsabili proprio perché in quelle comunità siamo passati per la porta principale, che è quella delle elezioni. E ritengo indispensabile che su questo si faccia un ragionamento perché ho il fondato timore - credo di incarnare il pensiero di più di qualche deputato in quest'Aula - che qualcuno, cari colleghi di Governo, per quella porta chiamata “elezioni” non ci voglia proprio passare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI (M5S). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta che oggi finalmente in quest'Aula si affronti la problematica dei segretari comunali, una problematica che sembrerebbe condivisibile da parte di tutti i gruppi politici affrontare in questa maniera, con questa mozione unitaria; e direi finalmente, perché bisogna sottolineare come l'impegno nostro, del MoVimento 5 Stelle, mio personale, già dalla scorsa legislatura in questo senso c'è stato e lo dimostra la proposta di legge depositata già dalla scorsa legislatura e che adesso porta il numero 856, proprio a mia prima firma, per cercare di risolvere l'annosa questione dei segretari comunali e provinciali, non soltanto affrontando l'emergenza ma soprattutto cercando di fare una riforma organica che potesse dare maggiore forza e incisività a questo ruolo che è stato definito da tutti presidio di legalità all'interno dei comuni, appunto di quel soggetto che è a capo dell'amministrazione all'interno dei comuni che è ovviamente indispensabile per il funzionamento degli stessi.

Basti pensare, ad esempio, come il segretario comunale intervenga nei bandi di gara e negli appalti pubblici e il legislatore in questi anni si è dimostrato molto attento e ha modificato molto spesso queste normative. E i segretari comunali hanno l'importante compito di aggiornarsi ed essere sempre pronti a interpretare al meglio le norme che noi stabiliamo.

Però, bisogna dire che la scorsa legislatura si è caratterizzata con un tentativo dell'allora maggioranza di abolire la figura dei segretari comunali, nonostante poi ovviamente per fortuna questo percorso si sia arrestato e vi sia stata la nostra opposizione.

Noi oggi approfittiamo di questa circostanza proprio invece per ribadire la centralità di tale funzione, per sottolineare purtroppo che via via negli anni, a partire soprattutto dal 2010 in poi, soprattutto per il blocco delle assunzioni, per il turnover che non è stato più messo in piedi e soprattutto per i pensionamenti che ci sono stati e che ci saranno, questo è un comparto purtroppo in crisi. Ci sono enti locali in alcune regioni che hanno una indisponibilità dei segretari comunali per oltre il 50 per cento. Stiamo parlando di oltre 1.400 sedi vacanti, e si tratta soprattutto di enti locali piccoli, quindi piccolissimi comuni che non hanno la possibilità di utilizzare queste figure.

Noi che cosa abbiamo proposto? Dobbiamo dirlo e dobbiamo sottolinearlo: un concorso, il “Coa 7”, che è stato bandito ed è stato posto in essere da questo Governo che prevede l'assunzione di 171 nuovi segretari comunali. Ovviamente è poca roba, lo sappiamo, ne siamo consapevoli: è un primo passo per cercare di sbloccare questa situazione sapendo anche che il “Coa 6” è in dirittura d'arrivo e prevede l'assunzione di altre 294 unità.

Vogliamo ovviamente superare l'emergenza e con questa mozione… Scusi, Presidente, non riesco a continuare per questo brusio che c'è in Aula… capisco che siamo tutti…

PRESIDENTE. Colleghi, anche se siamo all'ultima dichiarazione di voto e, quindi, immagino che siate ansiosi di procedere con la votazione della mozione in esame, dovete usare la cortesia di fare silenzio - prestare attenzione è facoltativo - ma fare silenzio per consentire alla deputata Dieni di completare la propria dichiarazione di voto. Ci siamo? Colleghi!

FEDERICA DIENI (M5S). Grazie, Presidente, perché è un argomento che penso interessi tutti perché i nostri enti locali sono molto in difficoltà e hanno bisogno della figura dei segretari comunali che ovviamente mancano, come ho detto prima.

Stiamo parlando di 1.400 sedi vacanti, soprattutto di quei piccoli comuni che sono disagiati e non sono ovviamente nelle scelte dei segretari comunali prioritariamente e, quindi, ciò che noi ci proponiamo di fare è di superare l'emergenza. Come vogliamo farlo? Vogliamo farlo soprattutto ponendo fermo un principio: noi crediamo che il percorso della pubblica amministrazione sia un percorso netto che venga portato avanti con il rispetto della Costituzione. Nella pubblica amministrazione si entra soltanto tramite concorso ed è per questo che noi vogliamo temporaneamente e finché dura l'urgenza, consegnare ruoli di reggenza a quei dipendenti della pubblica amministrazione, quindi i dipendenti interni che abbiano i requisiti per partecipare al concorso…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata Dieni.

FEDERICA DIENI (M5S). Sì, però così…

PRESIDENTE. Riproviamo. Il tempo è stato ovviamente bloccato, quindi sia serena e aspettiamo che i colleghi decidano di essere educati nei confronti non solo suoi ma di tutta l'Aula. Prego.

FEDERICA DIENI (M5S). Grazie, Presidente, visto che stavo dicendo quali sono le proposte che facciamo al Governo con questa mozione, e penso che sia importante che si sappia quali siano e quindi le voglio un po' illustrare in quest'Aula.

Allora, vogliamo dare forza al concorso pubblico, quindi tutti quei dipendenti interni della pubblica amministrazione, in questo caso degli enti locali, che abbiano i requisiti per partecipare al concorso per segretari comunali, possano temporaneamente avere la reggenza all'interno dei comuni. Tutto ciò che viene fatto viene fatto con personale interno e ci tengo a sottolinearlo: quindi, senza affidare questo a city manager, persone esterne che non sono sempre più preparate (anzi, molto spesso non è così) dei nostri dipendenti pubblici, dei nostri dirigenti pubblici. Quindi, dare questa possibilità anche a coloro i quali abbiano espletato il ruolo di vice segretario comunale. In questo caso, superare l'emergenza semplificando e migliorando le procedure di selezione, quindi semplificando i concorsi, facendo in modo che si svolgano in tempi più celeri e velocizzando quindi le prove selettive. Infatti, per esempio vediamo con il “Coa 6” che è un procedimento che si è sviluppato in moltissimi anni e ciò ovviamente non è funzionale a quello per cui serve ovviamente un concorso, ossia mettere personale nuovo all'interno della pubblica amministrazione in questo caso degli enti locali e, quindi, ovviamente sopperire a tali mancanze di personale che negli anni si sono ripresentate.

Al tempo stesso, che cosa sottolineiamo? Che molto spesso per gli enti piccoli, per i comuni molto piccoli è difficile sostenere il costo dello stipendio di questi segretari comunali. Quindi, in questo caso impegniamo il Governo a farsi carico di elargire con risorse statali le retribuzioni di questi segretari comunali, quindi farci carico noi purtroppo di inefficienze economiche comunali che non sono da imputare ai piccoli comuni. Al tempo stesso, assumere tutte le iniziative volte a potenziare gli organici dei segretari comunali, prevedendo quindi al contempo che, dove esista un segretario titolare, i vicesegretari comunali operino in costante raccordo con i soggetti titolari.

Questi sono gli impegni che noi, in quest'Aula, stiamo per approvare, perché è una mozione unitaria. Io esprimo il parere favorevole del MoVimento 5 Stelle, sapendo che questo è un modo per superare l'emergenza, quindi è l'urgenza; però si deve mettere mano seriamente a questo complesso meccanismo di selezione, e quindi magari ripensare anche i meccanismi di nomina dei segretari comunali: spesso, essendo scelti dall'organo politico, magari non possono operare con tutta quella tranquillità che, mi hanno fatto presente, potrebbero avere se invece la nomina fosse effettuata altrimenti. Potrebbe, quindi, essere magari un'occasione utile per aprire il dibattito in questo senso, anche all'interno delle Commissioni, ed iniziare un percorso che assicuri loro la maggiore possibilità e libertà di movimento e l'indipendenza che è necessaria, affinché possano essere quel presidio di legalità che è indispensabile ai nostri comuni. Annuncio quindi il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni ed altri n. 1-00302 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine dei lavori.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, io non so più come appellarmi a quest'Aula per il rispetto della legge: il fatto che ancora non si abbia una data della convocazione della Commissione banche e della Commissione Forteto diventa imbarazzante per la dignità di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono state rinviate quattro volte, la Presidente del Senato ha annunciato che sarebbe stata disposta a gennaio la quarta convocazione; poi è stata smentita, si è parlato di alcuni giorni di febbraio: non c'è traccia della convocazione di queste Commissioni.

Ora, capisco che dentro la maggioranza si litighi non solo tra i partiti, ma “intra partito”, e quindi litigate tra tutti e non siete in condizioni di decidere chi deve sedersi su una sottopoltrona, ma almeno date la dignità a quest'Aula di non dover infrangere la legge e continuare a rinviare la convocazione delle Commissioni solo perché non siete capaci minimamente nemmeno di guardarvi tra voi e di decidere chi fa il presidente, chi fa il vice e chi fa il segretario. Oppure non avete il coraggio - e questo sarebbe molto peggio - di andare a scoperchiare le vergogne fatte da chi governava prima sulla vicenda banche e sulla vicenda Forteto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Probabilmente avete troppo da nascondere per voler far partire queste Commissioni di inchiesta. Ma allora dovevate avere il coraggio di votare contro: non votare le Commissioni d'inchiesta e dire “no, vogliamo chiarezza”, e poi rifiutarvi di convocarle. Stiamo perdendo come Camera dei deputati e Senato della Repubblica la dignità che gli italiani meritano che noi si rappresenti adeguatamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questa vicenda è indecorosa, oltre che contro la legge, quindi mi auguro che si rimedi nei prossimi minuti, nelle prossime ore; altrimenti Fratelli d'Italia sarà costretta a compiere ulteriori azioni, anche molto forti, come già abbiamo fatto quando abbiamo insediato e occupato l'aula dove dovevano tenersi le Commissioni banche e Forteto. Noi non abbasseremo i toni: state tranquilli che non vi lasceremo fare in silenzio questa porcheria di non convocare le Commissioni; alzeremo i toni e vi costringeremo comunque a convocarle. Quindi, anche per la vostra dignità, ponete rimedio il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Donzelli, ha svolto un richiamo al Regolamento contestualmente a un richiamo all'ordine dei lavori. Volevo dirle che ovviamente il Presidente Fico sarà informato della sua richiesta, ma che, per le ore 14, se non vado errato, è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, e quindi il presidente del suo gruppo potrà chiedere direttamente al Presidente Fico che vengano onorati tutti gli adempimenti a cui faceva riferimento.

STEFANO MUGNAI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO MUGNAI (FI). Presidente, sullo stesso argomento. Io, come ha detto il collega Donzelli, francamente non…

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?

STEFANO MUGNAI (FI). Sull'ordine dei lavori, stesso argomento dell'intervento che mi ha preceduto del collega Donzelli. Come lui io non so se le motivazioni per le quali è stato rinviato l'insediamento delle due Commissioni d'inchiesta, Forteto e banche, siano da ricercarsi nella mancata volontà di far luce su quelle due vicende, o semplicemente se è solo per un mercato delle poltrone, nell'incapacità della maggioranza di trovarsi d'accordo su chi deve ricoprire la carica di presidente piuttosto che di vicepresidente.

Io sono però qui a portarvi la testimonianza, soprattutto sulla vicenda del Forteto, delle vittime del Forteto. Quelle sono persone, ragazzi, giovani adulti che le istituzioni, lo Stato con le sue articolazioni, il tribunale dei minori, i servizi sociali, gli enti locali, hanno collocato letteralmente nell'antro dell'orco; persone che hanno difficoltà ad avere fiducia nelle istituzioni, e che alla notizia che finalmente il Parlamento si era deciso ad istituire una Commissione d'inchiesta, hanno avuto un sussulto di fiducia nella massima assise istituzionale repubblicana del nostro Paese. Ecco, lo spettacolo indegno che stiamo dando a queste persone, alle vittime, dopo che per tre, quattro volte la Commissione, già decisa, già votata, già legge dello Stato, è stata rinviata, è uno spettacolo vergognoso, che compromette ulteriormente un percorso che virtuosamente come consiglio regionale avevamo fatto per dimostrare a queste persone che non è vero che lo Stato è tutto uguale, che non è vero che lo Stato è l'aguzzino delle loro esistenze, ma che ci sono anche nelle istituzioni le condizioni finalmente per portare parole di verità e far luce su anni di ingiustizia. Ecco, questo atteggiamento sta compromettendo tutto il lavoro fatto in consiglio regionale della Toscana.

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni…

ROBERTO GIACHETTI (IV). Ha chiesto di parlare il collega Carè!

PRESIDENTE. Deputato Giachetti, mi ero per l'appunto consultato – lei non ci crederà – proprio pochi secondi fa per capire che procedura dovessimo adottare sugli interventi di fine seduta. Prego, a lei la parola.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Io mi rimetto alle decisioni della Presidenza: ogni tanto, Presidente, un po' di flessibilità! Quando l'Assemblea si riunirà a fine seduta, dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo, ci saranno 3 deputati in Aula: è un deputato dell'Australia, forse non sfugge che potrebbe esserci… È un deputato eletto in Australia, forse non sfugge che potrebbe essere utile che, anziché 3 persone, in Aula lo ascoltino 40, tutto qui. Parlo sempre di flessibilità, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Deputato Giachetti, io accetto il suo invito e, quindi, comunque questo intervento di fine seduta al collega Carè lo faremo fare. Però, la vorrei correggere, perché alla ripresa non abbiamo soltanto le interrogazioni a risposta immediata, abbiamo anche un'importante e molto attesa informativa sulla crisi in Libia e, quindi, ho il vago sospetto che ci sarà comunque una presenza importante in Aula.

A lei la parola, deputato Carè, per l'intervento di fine seduta. Ne ha facoltà, per due minuti.

NICOLA CARE' (IV). Grazie, Presidente. Come ha detto il collega Giachetti, io sono stato eletto all'estero e il Paese in questo momento sta soffrendo e sta vivendo una tragedia terribile, che è la tragedia degli incendi. Purtroppo, questa è un'emergenza che è ancora viva e si sente moltissimo, una tragedia che ha causato, ad oggi, già 28 vittime. Oltre 10 milioni di ettari sono stati bruciati e 5 soltanto nello stato del New South Wales, dove io risiedo. Oltre mezzo miliardo di fauna locale è morta. Si tratta di una devastazione ambientale senza precedenti nella storia dell'Australia, non solo: ha commosso tutto il mondo e ha mobilitato moltissime persone, e io tengo a ringraziare tutte le persone. Personalità del mondo dello spettacolo e dell'imprenditoria si sono impegnate attraverso numerose donazioni per supportare i soccorsi e soprattutto le varie istituzioni di assistenza ai cittadini e alla fauna locale. Si contano oltre 2 mila abitazioni distrutte, arse dalle fiamme. Stessa sorte è toccata a migliaia di capi di bestiame e a tantissime imprese e tutto ciò, sottolineo, non è ancora finito; attendiamo ancora due mesi difficili. Sono due mesi in cui credo ci sarà ancora un grande inferno e una grande tragedia a provocare questi gravi danni e sofferenze alla popolazione sia di origine italiana che alle comunità australiane.

Comunque, caro Presidente, voglio finire soltanto con una considerazione. Infatti, vista l'influenza positiva che l'Italia ha avuto sulle dinamiche socio-culturali australiane, ritengo necessario che il nostro Governo si attivi senza indugio per portare sostegno e solidarietà al popolo australiano e alle sue istituzioni. È per questo che affermo non soltanto a nome dei cittadini italiani lì residenti, ma anche a nome di tutti i cittadini australiani che hanno…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Concluda, per favore.

NICOLA CARE' (IV). Mi permetta, Presidente, altri tre secondi, dieci secondi se posso.

PRESIDENTE. Tre secondi.

NICOLA CARE' (IV). …a tutti i cittadini australiani legati a questa bellissima terra che si chiama Italia. Tuttavia, in questo momento non mi risultano esserci atti formali da parte dei vertici del Governo italiano; è per questo che io chiedo che oltre alle dichiarazioni formali ci sia anche l'opportunità…

PRESIDENTE. La ringrazio.

NICOLA CARE' (IV). La prego, Presidente, altre due cose.

PRESIDENTE. No, adesso deve concludere. È di 45 secondi sopra al suo tempo. Quindi, penso che la tolleranza sia stata davvero massima.

NICOLA CARE' (IV). La ringrazio, Presidente. Chiedo, dunque, che ci sia la solidarietà concreta da parte del nostro Governo. Grazie, Presidente, e colgo l'occasione per ringraziare tutti quanti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Su cosa?

LAURA BOLDRINI (PD). Signor Presidente, capisco che è irrituale e, dunque, sono consapevole di chiederle quasi una cortesia, ma penso che sia necessario e doveroso associarsi alla manifestazione di solidarietà verso il popolo australiano e anche verso le istituzioni australiane e il Parlamento australiano, che stanno tutti vivendo un momento veramente difficile. Dunque, sarebbe appropriato anche che da parte nostra ci fosse, appunto, un momento per restituire questa vicinanza. Mi fa piacere che il collega l'abbia fatto e immagino che anche il Governo abbia già provveduto a farlo e altrimenti che lo faccia quanto prima (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Su cosa?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, per ringraziarla e anche per chiederle scusa, perché effettivamente non avevo considerato il dibattito del pomeriggio. Quindi, grazie anche per la disponibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Su cosa?

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, sempre sulla questione che è stata sollevata dal collega relativa all'Australia, per sottolineare anche che Fratelli d'Italia è vicina certamente alle popolazioni e a quel Paese e rileva che fatti di questo genere non sono più sicuramente trascurabili. Già in passato, su una serie di incendi scoppiati in Amazzonia c'è stato qualcuno che ha teso a minimizzare questi fatti, evidentemente sbagliava.

Come partito e come gruppo, noi vogliamo, invece, non solo dare la nostra solidarietà a quella nazione, ma anche segnalare che i cambiamenti climatici non sono più assolutamente discutibili. Dobbiamo reagire, dobbiamo farlo tutti insieme, cominciando certamente anche da un impulso nazionale verso queste tematiche, sulle quali noi saremo certamente presenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Brevemente, per unire naturalmente anche la solidarietà del gruppo di Liberi e Uguali, però anche per dire forse una cosa scomoda: quello che sta accadendo ed è accaduto in Australia naturalmente è un dramma, è una tragedia, ma si chiama mutamento climatico e l'Australia è stata tra i Paesi che a lungo ha continuato a negare l'effetto dei mutamenti climatici ed è stata anche tra le responsabili, diciamo, del fallimento dell'ultima COP. Quindi, io penso che sia giusto dare la solidarietà, però è necessario richiamare gli Stati a una responsabilità che deve essere sempre presente a livello internazionale per sconfiggere tutti insieme i mutamenti climatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ribolla. È sempre sullo stesso argomento, immagino. Prego, ne ha facoltà.

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io voglio portare, a nome del gruppo della Lega, la solidarietà al popolo australiano. In qualità di presidente dell'Unione interparlamentare Italia-Australia ho già fatto pervenire all'ambasciatore una lettera di vicinanza dei nostri deputati e del nostro Parlamento, appunto, al popolo australiano e continuerò a seguire con attenzione la situazione, anche in accordo con il gruppo interparlamentare.

PRESIDENTE. Non ci siano altri interventi, mi sembra e, quindi, possiamo procedere alla sospensione della seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, la Ministra dell'Interno, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Misure volte al contrasto dei fenomeni dell'abbandono e dello spopolamento delle aree interne e montane – n. 3-01242)

PRESIDENTE. La prima interrogazione all'ordine del giorno è la n. 3-01242 dei deputati Gribaudo ed altri. La deputata Chiara Gribaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione per un minuto (Vedi l'allegato A).

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie Presidente. Signor Ministro, da deputata di una delle province più grandi d'Italia vivo il dramma dell'impoverimento e della dispersione della ricchezza culturale e paesaggistica delle aree interne del nostro Paese. Contro lo spopolamento, l'impoverimento del tessuto economico e sociale di questi territori, come ha ben detto il Presidente della Repubblica Mattarella, dove sono spente le luci vanno riaccese. È necessario cioè garantire più e meglio diritti e servizi alle persone, assicurare il diritto alla mobilità e rafforzare le reti. La legge di bilancio finalmente ha inserito delle risorse ingenti sulla strategia nazionale delle aree interne. Ovviamente il Partito Democratico è molto contento e soddisfatto di questo lavoro, ma le chiedo, signor Ministro, quali iniziative sono previste per dare una risposta non solo a quei territori che rappresentano circa la metà dei comuni d'Italia, ma soprattutto a quei 13 milioni di cittadini che, per l'appunto, sono cittadini e non devono sentirsi, cosa che accade talvolta oggi, cittadini di serie B. La ringrazio signor Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Luciano Calogero Provenzano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Grazie Presidente, io ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono di chiarire per quale motivo ho voluto che il mio Ministero riassumesse la dizione, oltre a Ministero per il Sud, della coesione territoriale, perché vi è la consapevolezza che, accanto alla frattura storica tra Nord e Sud, che è il primo vincolo allo sviluppo nazionale da rimuovere, ve ne sono altri, nel nostro Paese, che si stanno consolidando: la questione appenninica, la questione montana, il divario - all'ordine del giorno in tutto l'Occidente - tra città e campagne deindustrializzate, aree urbane e aree interne, che sono le aree che si stanno spopolando, dove ci sono fenomeni di marginalizzazione sociale e produttiva. L'Italia ha avvertito questo fenomeno per prima e tra i primi Paesi europei ha provato a dare delle risposte, con la strategia nazionale delle aree interne, che è diventata un punto di riferimento anche a livello europeo. Adesso l'obiettivo è trasformare quella che è stata una sperimentazione in una vera e propria politica. Ad oggi sono attive 47 strategie delle 72 aree progetto individuate, che coinvolgono due milioni di persone e il 17 per cento del territorio nazionale. A terra sono stati messi 700 milioni di investimenti. Entro il 2020 noi dobbiamo coprire tutte le aree progetto, ma poi, grazie al raddoppio sostanziale delle risorse nella legge di bilancio, a cui si aggiunge un fondo per la localizzazione delle attività economiche, vogliamo estendere ancora di più questa strategia, trasformarla in una politica che riguarda - come lei ricordava, onorevole - quasi la metà dei comuni italiani, circa il 60 per cento del territorio. Come procederemo? Procederemo estendendo le aree a quelle che sono state già escluse, ma salvaguardando i metodi di perimetrazione segnati da criteri di partecipazione, inclusività, misurazione dei risultati. I comuni saranno centrali, gli enti locali saranno centrali, le regioni che concorrono a questa strategia devono essere soggette a una valutazione di ciò che ha funzionato fin qui e cosa non ha funzionato e bisogna rafforzare il coordinamento centrale del Comitato tecnico per le aree interne, che è un comitato interministeriale e interistituzionale, dove partecipano anche l'ANCI e altre realtà. Nell'assegnazione delle risorse bisogna introdurre anche un meccanismo premiale, che sia da stimolo alle aree a fare bene. Alcune hanno già fatto registrare risultati molto importanti anche in termini di associazionismo e di gestione integrata dei servizi. Vanno semplificate le procedure, dall'analisi del fabbisogno dei servizi fino alla definizione degli obiettivi strategici e accanto ai servizi bisogna puntare sulla localizzazione delle imprese e questo va fatto con il fondo a sostegno delle attività economiche, artigianali e commerciali previsto nella legge di bilancio per i prossimi tre anni, va fatto intensificando gli sforzi sulla BUL, la banda ultra larga, perché spezzare l'isolamento non riguarda solo le infrastrutture materiali, ma anche la connessione. C'è l'esempio di Matera 2019, in cui la sperimentazione del 5G ha avviato grandi processi di sviluppo. Sono luoghi chiamati “luoghi che non contano”, ma le persone vogliono contare e noi dobbiamo dare delle risposte.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, per due minuti, il deputato Enrico Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie signora Presidente. Grazie signor Ministro delle sue osservazioni e della sua analisi, che noi condividiamo. Queste realtà sono davvero su un crinale, per usare una metafora, tra una modernizzazione del sistema Paese e una regressione verso la desertificazione. Noi dobbiamo far passare un messaggio: che intervenire oggi su queste aree - per la loro complessità, per la loro dinamica demografica, per il loro patrimonio - significa intervenire nell'interesse dell'intero Paese e noi su questo abbiamo bisogno di raggiungere tre obiettivi, ai quali noi chiediamo che il Governo ispiri la propria azione, sulla base delle indicazioni che il Ministro qui ha dato. Primo: accelerare la spesa; è molto positivo che ci siano più risorse, significative più risorse, ma noi le dobbiamo spendere e spendere bene e quindi noi abbiamo bisogno di creare le condizioni, chiediamo che il Governo crei le condizioni perché questi soldi vengano molto rapidamente messi a disposizione da un lato dei comuni e dall'altro degli operatori che intendono investire in queste aree. Secondo aspetto: positivo l'elemento di rendere strutturale questa politica, perché questo ci consentirà di poterci candidare per creare un fondo specifico per queste aree sulla nuova programmazione europea 2021-2027. L'Italia è in condizione di poter ottenere questo obiettivo, queste sono credenziali molto importanti, che - terzo aspetto - devono essere viste anche in connessione con alcune leggi di sistema, pensiamo ad esempio alla legge n. 158 del 2017, la cosiddetta legge sui piccoli comuni, che attende ancora alcuni decreti attuativi per avere piena funzionalità; laddove è stata messa in campo - penso al tema delle Poste - ha dato delle risposte importanti, bisogna proseguire su questa strada.

(Chiarimenti in ordine all'incontro tenutosi il 10 gennaio 2020 presso il Ministero dell'interno con i rappresentanti dell'Ucoii, anche con riguardo all'esclusione dei rappresentanti delle altre associazioni e comunità islamiche presenti in Italia – n. 3-01243)

PRESIDENTE. La deputata Simona Bordonali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01243 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie Presidente. Ministro Lamorgese, inspiegabilmente e solamente attraverso il sito web dell'UCOII, l'Unione comunità islamiche d'Italia, si è appreso dall'incontro che venerdì 10 gennaio si è tenuto presso il Viminale, dove lei avrebbe incontrato il Presidente appunto dell'UCOII. Lo stesso UCOII, tramite il sito web, avrebbe scritto che alcune istanze avanzate avrebbero trovato soddisfacimento in questo incontro e che appunto ci sarebbe stata un'ottima collaborazione. I giorni seguenti, alcuni giornali della stampa nazionale avrebbero riportato sempre di questo incontro, ma ne mancano i motivi, le finalità e gli esiti. Quindi siamo a chiederle quali siano stati i motivi, le finalità e gli esiti di questo incontro e perché, in questo incontro, siano rimaste escluse le altre associazioni islamiche che hanno sottoscritto il patto per l'Islam nel 2017.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signora Presidente e onorevoli deputati, il 17 ottobre scorso, l'Ufficio di presidenza dell'Unione delle comunità islamiche in Italia, UCOII, ha chiesto che una propria delegazione potesse incontrarmi, al fine di illustrare l'attività svolta e avanzare istanze relative alla comunità islamica italiana, prospettando la tematica relativa al perfezionamento del riconoscimento giuridico. L'incontro si è svolto il 10 gennaio scorso con il nuovo Presidente, che oggi guida l'associazione e che ha inteso estenderne la rappresentatività anche alle donne, ai cittadini italiani convertiti alla religione islamica e alle componenti musulmane di origine europea, asiatica e africana. L'Unione delle comunità islamiche in Italia è una delle più radicate e numerose associazioni che riunisce diverse comunità musulmane presenti nel nostro Paese.

Le diverse associazioni assumono forme giuridiche varie. Ad oggi, l'unico ente di culto islamico che ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, con DPR del 21 dicembre 1974, è il Centro islamico culturale d'Italia che gestisce la Grande Moschea di Roma. L'Unione delle comunità islamiche in Italia è stata più volte coinvolta, nel corso degli ultimi anni, nelle iniziative di confronto e di dialogo promosse dal Ministero dell'Interno con le realtà musulmane presenti in Italia. Da tali iniziative sono scaturiti importanti documenti come la Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione sottoscritta anche dalla richiamata associazione del 2007, nonché il Patto nazionale per l'Islam del febbraio 2017. In particolare, con quest'ultimo documento, l'UCOII si è impegnata a bandire ogni forma di radicalismo religioso, a garantire un'integrazione concreta nel contesto istituzionale italiano e ad assicurare trasparenza nella gestione e nella documentazione dei finanziamenti.

A seguito della stipula del Patto nazionale per un Islam italiano, la stessa associazione ha anche intrapreso un percorso di revisione del proprio Statuto.

Nel solco del dialogo che questo Ministero mantiene costantemente aperto con tutte le comunità, proprio questa mattina, aderendo ad altra richiesta formulata il 7 novembre scorso, ho incontrato il direttore del Centro islamico culturale d'Italia. Quindi, questo a dire che sono degli incontri che noi facciamo su richiesta, ferme restando le iniziative che adotteremo in via generale.

PRESIDENTE. La deputata Simona Bordonali ha facoltà di replicare, per due minuti.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Ministro. Non ci riteniamo soddisfatti e, anzi, ci riteniamo assolutamente sorpresi, anche perché, grazie all'esperienza che lei ha maturato in tutti questi anni con vari incarichi che ha ricoperto, sia al Ministero che come prefetto, sicuramente conosce anche quello che rappresenta l'UCOII e anche quello che è stato anche recentemente pubblicato rispetto all'UCOII. Notizie passate, confermate da studi recenti, hanno sottolineato i legami che esistono tra l'UCOII e i Fratelli Musulmani, attualmente classificati come organizzazione islamista radicale e messi al bando in Paesi come l'Egitto, gli Emirati Arabi, l'Arabia Saudita, la Siria e la Russia. L'UCOII sarebbe, tra l'altro, stato inserito tra le varie comunità islamiche europee considerate legate ai Fratelli Musulmani anche nel recente “Qatar papers”, mentre sul sito web del Cesnur si legge che “fra le moschee che fanno capo all'UCOII, alcuni studiosi hanno notato che numerose sono quelle in cui i dirigenti in qualche modo si ispirano all'ideologia dei Fratelli Musulmani”.

Quindi, molta attenzione va prestata a questa associazione, che, ovviamente, anche per tutti gli studi che ho citato e tutte le pubblicazioni che sono state citate, sicuramente non ci rassicura rispetto ai rapporti che mantiene con i Fratelli Musulmani.

E poi, Ministro, ci stupisce perché in questi mesi, in cui lei sta ricoprendo questo importante incarico, lei ha incontrato - e ce lo ha ribadito anche stamattina - associazioni islamiche, ha incontrato ONG; noi ci auguriamo che la sua attenzione vada anche su chi, sul nostro territorio, ricopre incarichi, invece, importanti e non ha legami con i Fratelli Musulmani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e mi riferisco in particolare alle polizie locali. Lei ha stilato un patto importante che riguarda le polizie locali, purtroppo questo patto che lei ha stilato con il presidente dell'ANCI è stato un atto bilaterale, perché né le associazioni, né i sindacati delle polizie locali sono stati ascoltati.

Quindi, ci auguriamo che, a breve, lei ascolti le associazioni di categoria delle polizie locali, delle forze dell'ordine e di chi veramente si occupa di sicurezza e non insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte alla regolarizzazione dei cittadini stranieri attualmente presenti in Italia in conseguenza della stipula di contratti di lavoro – n. 3-01244)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01244 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). La ringrazio, Presidente. Ministra, per effetto del cosiddetto “decreto sicurezza”, noi abbiamo assistito ad un aumento dei dinieghi alle domande di protezione internazionale e a un conseguente aumento nel nostro Paese dei cittadini irregolari.

In attesa che ci sia una riforma della normativa sull'immigrazione, un provvedimento straordinario di emersione di questi cittadini - che consenta la regolarizzazione, a fronte di una immediata disponibilità all'assunzione e che, quindi, consenta loro di avere un permesso di soggiorno nel momento in cui c'è, matura questa disponibilità e c'è l'assunzione - consentirebbe al nostro Paese di effettuare una grande operazione di legalità e anche di effettiva e reale sicurezza. Quindi, chiediamo se il Governo intenda assumere un provvedimento di questo tipo e quando.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole interrogante richiama l'ordine del giorno accolto il 23 dicembre scorso, in sede di approvazione della legge di bilancio, con il quale il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità di varare un provvedimento che, a fronte dell'immediata disponibilità di un contratto di lavoro, consenta la regolarizzazione di cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia, prevedendo, all'atto della stipula del contratto, il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno per il lavoratore.

Rammento che, già in passato, sono state introdotte specifiche disposizioni di legge che hanno permesso, in presenza di particolari situazioni, di far emergere i rapporti di lavoro irregolare, consentendo, in presenza di determinati presupposti, la regolarizzazione delle posizioni lavorative e delle condizioni di soggiorno in Italia. Le stesse disposizioni hanno, di volta in volta, precisato la platea dei beneficiari, i requisiti e le procedure necessarie.

Richiamo da ultimo il decreto legislativo n. 109 del 2012, adottato in attuazione di specifiche disposizioni europee contenute nella direttiva n. 52 del 2009. Tale provvedimento prevede, tra l'altro, sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che impiegano lavoratori stranieri irregolari, nonché, più in generale, una disciplina complessiva di maggior rigore, finalizzata anche all'emersione delle situazioni di irregolarità.

È di tutta evidenza come la materia delle cosiddette regolarizzazioni sia di particolare complessità. Sono, infatti, molteplici i profili da valutare, sia dal punto di vista tecnico che politico, peraltro riconducibili a competenze attribuite a diverse amministrazioni pubbliche, tra i quali non secondaria rilevanza riveste la determinazione degli oneri connessi e il reperimento delle relative risorse.

L'intenzione del Governo e del Ministero dell'Interno è quella di valutare le questioni poste all'ordine del giorno che richiamavo in premessa, nel quadro più generale di una complessiva rivisitazione delle diverse disposizioni che incidono sulle politiche migratorie e sulla condizione dello straniero in Italia.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di replicare, per due minuti.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Io ringrazio la Ministra dell'Interno, perché in questa espressione di una volontà di approfondire e anche di una volontà politica, nell'ambito di una più generale - come abbiamo ascoltato - revisione delle nostre norme del testo unico sull'immigrazione, voglio vedere l'intenzione di andare verso un provvedimento di questo tipo.

Auspico che ci sia e che questo Governo trovi in tempi rapidi questa volontà politica, perché credo che noi avremmo benefici su vari livelli. Intanto, noi abbiamo un sistema produttivo italiano che ci chiede un provvedimento di questo tipo. Noi abbiamo, in questo momento, per effetto del “decreto sicurezza”, cittadini che stanno perdendo il lavoro perché hanno perso la loro condizione di regolarità ed erano, ad esempio, beneficiari di una protezione umanitaria.

Non solo, dobbiamo anche dire che non è sufficiente e non sarebbe sufficiente allargare i casi speciali di concessione della protezione umanitaria, perché avremmo comunque quei cittadini che ricevono un diniego alla loro richiesta di protezione e che stanno ingrossando le file degli irregolari: in questo momento sono circa 600 mila nel nostro Paese e le stime più accreditate ci dicono che potrebbero arrivare a 700 mila alla fine del 2020. Nessuna democrazia, nessuno Stato democratico può consentirsi di avere nel proprio Paese 700 mila cittadini che sono dei fantasmi e degli irregolari, e che, magari, hanno un datore di lavoro pronto ad assumerli domani.

Quindi, davvero, spero che questa volontà del Governo, espressa oggi, di approfondire, porti rapidamente all'adozione di un provvedimento di questo tipo.

(Iniziative di competenza volte allo sgombero degli immobili e degli alloggi occupati senza titolo, anche alla luce della vicenda della festa di Capodanno organizzata presso un centro sociale sito in un palazzo occupato a Roma – n. 3-01245)

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01245 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione di Fratelli d'Italia riguarda la nota vicenda della festa di Capodanno organizzata presso il centro sociale “Spin time labs”, sito nel palazzo occupato in via di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Per questa festa c'è stata, addirittura, una prevendita di biglietti su Internet, nonostante ci fosse stata una diffida emessa dal questore. Il giorno dopo l'evento è stata presentata una formale denuncia contro lo “Spin time labs”, definito da fonti di stampa una zona franca dove la polizia non può entrare. Qui gli spacciatori sanno di poter agire indisturbati. Siamo di fronte ad un'illegalità ostentata, che rappresenta un caso unico.

Chiediamo, pertanto, al Governo di adottare le iniziative di competenza per procedere con urgenza allo sgombero dell'immobile occupato, restituendo i beni ai legittimi proprietari aventi diritto e ripristinando le condizioni di legalità.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, il 12 ottobre 2019, un gruppo di trecento persone, sostenute dal movimento per il diritto all'abitare “Action”, ha occupato arbitrariamente un immobile sito in Roma, in via Santa Croce in Gerusalemme, ex sede dell'INPDAP. Alla denuncia, ritualmente presentata da parte della proprietà, ha fatto seguito l'instaurazione di un procedimento penale. Non risultano al momento adottati provvedimenti dell'autorità giudiziaria che, com'è noto, dato l'elevato numero di occupazioni in corso nella capitale, ne consentirebbero l'inserimento nel piano degli sgomberi da ultimo predisposto dal prefetto di Roma il 18 luglio 2019. Il piano riguarda 23 immobili, individuati in base a specifici criteri di priorità fissati in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Per quanto concerne l'evento di Capodanno, svoltosi nonostante la diffida tempestivamente notificata dal questore di Roma, i due organizzatori sono stati deferiti all'autorità giudiziaria.

Più in generale, evidenzio che il fenomeno delle occupazioni abusive si presenta con connotazioni differenziate e diversificate sull'intero territorio nazionale e riveste profili di particolare complessità. In alcuni casi, infatti, gli occupanti sono nuclei familiari in condizioni di disagio economico e sociale, mentre, in altri, riconducibili a settori dell'antagonismo di diversa estrazione ideologica o gruppi di matrice anarchica, anche nell'ambito della cosiddetta campagna per il diritto all'abitare.

Una realtà così articolata, che determina varie forme di illegalità diffusa, impone un approccio attento e ponderato da parte delle molteplici amministrazioni, senza dimenticare che, in un'ottica realmente preventiva, risulta fondamentale lo sviluppo di politiche che sappiano dare risposta alle situazioni di marginalità e di emergenza abitativa, mantenendo fermo il rispetto rigoroso della legge e la salvaguardia dei diritti dei proprietari. In tale contesto, i prefetti, nell'ambito dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, estesi alla partecipazione dei rappresentanti degli enti territoriali e dell'autorità giudiziaria, sono impegnati in una puntuale ed efficace programmazione degli sgomberi, che - sottolineo - richiedono una scrupolosa e complessa attività preparatoria.

Nel 2019, sono state eseguite 296 operazioni di sgombero di rilievo sull'intero territorio nazionale, venti delle quali hanno prodotto criticità sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nel corso di tale attività, 19 persone sono state arrestate e 220 denunciate in stato di libertà, mentre 22 operatori delle forze dell'ordine e 4 civili sono rimasti feriti.

Concludo, informando che ho sollecitato il massimo impegno delle forze dell'ordine non solo per il supporto agli interventi programmati, quanto soprattutto per impedire, in chiave di prevenzione, i tentativi di nuove occupazioni e il consolidarsi di situazioni di illegalità diffusa.

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro per la sua risposta, ma Fratelli d'Italia non si può dichiarare soddisfatta, perché ha molti dubbi sul fatto che questa situazione così intricata e così diffusa possa risolversi. Abbiamo una situazione di illegalità, basti pensare al fatto che, sul sito ufficiale del comune di Roma, questo centro sociale “Spin time labs” era pubblicizzato fino a poco tempo fa, chiamato “centro culturale polifunzionale”; c'è voluta una protesta dell'onorevole Giorgia Meloni per far togliere, poi, dal sito ufficiale del comune di Roma questo centro sociale. Quindi, questa preoccupazione è fondata anche su fatti gravi come questi. Esistono problemi di sicurezza, di abusivismo, di decoro, che vengono quotidianamente ignorati. Esiste un luogo fuori controllo nel cuore di Roma, una vera e propria zona franca dove gli spacciatori possono agire indisturbati, a pochi passi - secondo me, questo è molto importante - da simboli della nostra cristianità, frequentati quotidianamente da tantissimi turisti. La verità politica è che sia il PD che il MoVimento 5 Stelle, a Roma, continuano a tollerare e a coprire questa situazione di degrado e di illegalità diffusa. Fratelli d'Italia, pertanto, chiede e pretende che il Governo intervenga a ripristinare la legalità immediatamente, anche e, soprattutto, per rispetto ai cittadini che quotidianamente alle regole, invece, devono attenersi, a cui non vengono fatti sconti. Questa assurda tolleranza offende soprattutto loro e, quindi, per questo, Fratelli d'Italia chiede degli interventi immediati e risolutivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi e iniziative in ordine alla questione del traffico illecito di rifiuti radioattivi e tossici nelle acque del Mediterraneo, anche alla luce di recenti inchieste giornalistiche – n. 3-01246)

PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01246 (Vedi l'allegato A), per un minuto. Prego, collega.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, questa è una storia italiana drammatica, quella delle navi a perdere, che Legambiente denuncia sin dal 1993; lei ha incontrato e si è occupato anche di questa vicenda nella sua passata funzione. È una storia di navi dei veleni che comprende almeno una quarantina di casi, navi salpate e mai giunte a destinazione. La recente inchiesta della testata Fanpage riapre anche un dibattito e un mistero mai risolto, quello della morte di un fedele servitore dello Stato, il capitano di corvetta Natale De Grazia. Io le chiedo, signor Ministro, quali siano le informazioni in suo possesso e quali sono le misure che intende adottare il suo Ministero per riaprire le indagini e gli approfondimenti e mettere in sicurezza la salute dei cittadini.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Prego, Ministro.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, onorevole, grazie agli interroganti, perché questa interrogazione mi consente di dire che veramente il capitano Natale De Grazia è stato un servitore dello Stato: lo dico perché alcune indagini anche io le ho condotte in quel settore e rammento perfettamente questa vicenda. Noi sappiamo che lui conduceva indagini sul traffico dei rifiuti e sulle navi a perdere, in particolare in tre zone della Calabria: due prospicienti la zona cosentina, che sono segnatamente Amantea e Cetraro, e l'altra è la zona di Reggio Calabria, che sarebbe Capo Spartivento, la zona ionica. Noi sappiamo che sorgono ancora dei dubbi sul suo decesso, al di là degli atti ufficiali, ma non peraltro perché emergono dagli atti della Commissione bicamerale sul traffico dei rifiuti datata 2012. Alla luce di questo e alla luce del fatto che stiamo parlando, da una parte, di un servitore dello Stato e, dall'altra parte, di qualcheduno che ha aperto un cono di indagini su una questione estremamente delicata, io posso riferire questo da Ministro dell'Ambiente: in ordine alla vicenda delle navi sommerse, al di là di un'indagine, ovviamente, tecnica fatta dal Ministero dell'Ambiente nel 2009, io ho subito stanziato, con la nuova Direzione generale per il mare che abbiamo generato il 1° gennaio di quest'anno, un milione di euro per le nuove indagini di natura, ovviamente, tecnica che riguardano questi tre spazi di mare, per capire veramente, tecnicamente, in quelle aree di mare che cosa ci sta e che cosa è accaduto, ed è il termine tecnico.

Il termine invece di ricordo, di commemorazione della persona del capitano De Grazia: io ho attivato la procedura per conferirgli una medaglia d'oro ambientale, la benemerenza quindi più alta della Repubblica italiana, a colui che ha servito non solo lo Stato ma, nel campo ambientale, ha dedicato la vita fino in fondo per una causa come la tutela dell'ambiente.

PRESIDENTE. La deputata Rossella Muroni ha facoltà di replicare, per due minuti.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per quanto detto. Naturalmente, la notizia dello stanziamento dei fondi per indagare di nuovo e in maniera più approfondita sulla questione delle navi a perdere, che appunto è una questione annosa per il nostro Paese, mi conforta e naturalmente trova la nostra soddisfazione.

Però, Ministro, è bene che noi ricordiamo anche pubblicamente che De Grazia era un servitore dello Stato morto perché era sulle tracce delle navi dei veleni, che venivano utilizzate per inabissare sostanze tossico-nocive. Queste non sono dicerie, sono affermazioni agli atti della Commissione bicamerale d'inchiesta sul traffico illecito dei rifiuti.

La Commissione stessa solleva dei dubbi sulle condizioni e sulle caratteristiche della morte del capitano De Grazia. Noi dobbiamo a questo eroe dello Stato, alla sua famiglia, ma io dico al nostro Paese, la verità su questa vicenda, e credo anche che dobbiamo avere la capacità di collegare le questioni.

Il capitano De Grazia è stato ucciso nella notte tra il 12 e il 13 dicembre mentre si recava a La Spezia dove c'era una motonave, la Latvia, una motonave dei servizi segreti russi, e secondo l'inchiesta di Fanpage era la centrale dismessa di Bosco Marengo a ospitare questo traffico internazionale di rifiuti radioattivi. Quella con il nucleare è una pagina mai chiusa nel nostro Paese: noi abbiamo un'attività di decommissioning che dura da 32 anni; non sappiamo dove mettere i nostri rifiuti radioattivi. E io credo che anche su questo fronte noi dobbiamo fare chiarezza e garantire sicurezza ai cittadini. Lo dobbiamo alla loro salute, alla loro difesa, naturalmente alla loro sicurezza, questo sì, davvero, ma anche a coloro che in tutti questi anni si sono impegnati per far fronte a questi problemi, primo tra tutti naturalmente il capitano De Grazia.

(Iniziative volte a prevenire e ridurre l'inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alle città dell'Emilia-Romagna – n. 3-01247)

PRESIDENTE. Il deputato Carlo Ugo De Girolamo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Zolezzi ed altri n. 3-01247 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

CARLO UGO DE GIROLAMO (M5S). Signora Presidente, Ministro Costa, partiamo da una consapevolezza: lo smog uccide. La salute dei cittadini non può aspettare oltre, occorre definire azioni concrete e precise, ma anche decise e decisive in tempi brevissimi, perché l'Italia sta infatti soffocando a causa dello smog, da nord a sud, e la situazione è particolarmente drammatica soprattutto nelle regioni della Pianura Padana.

Secondo, infatti, i dati diffusi dall'Organizzazione mondiale della sanità si stima che siano circa 90 mila le persone che muoiono ogni anno a causa dell'inquinamento atmosferico. Novantamila, un numero quindi sconvolgente, che ci preoccupa non poco. E gran parte di queste morti colpisce proprio la regione Emilia-Romagna, una delle regioni più inquinate d'Europa.

Occorre, quindi, fare di più e fare meglio. Dal nostro punto di vista, siamo consapevoli di questo, siamo consapevoli che di smog ci si ammala e si muore.

Per questo, signor Ministro, siamo qui a chiederle quali iniziative intenda assumere per contrastare questo dramma, il dramma dell'inquinamento atmosferico, che interessa non solo l'Emilia-Romagna ma anche tutta Italia, da nord a sud.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente, ringrazio gli interroganti. Effettivamente confermo i dati che – ahimè - ci dicono che ci sono tantissimi morti e che sono un numero pazzesco. Anche uno è un numero altissimo, ma 80-90 mila, come dice l'Organizzazione mondiale della sanità, è veramente un numero agghiacciante.

Nel caso del bacino padano, poi, abbiamo anche una questione geografica, cioè basta poco, per questioni proprio di composizione e di costituzione del bacino padano, che – ahimè - si supera il tetto consentito.

Come voi sapete, noi siamo sottoposti a due misure di infrazione europea, che ovviamente pesano sulle tasche degli italiani, ma principalmente ci dimostrano che il cammino da fare è significativo.

Rammentiamo che la competenza a intervenire è delle regioni, quindi, nel caso specifico, parliamo ovviamente della regione Emilia-Romagna, ma delle regioni in generale; ciò non di meno, ovviamente, c'è un ruolo del Ministero dell'Ambiente. Il primo elemento è quello che noi abbiamo fatto il 4 giugno 2019: dopo una lunga negoziazione con l'Unione europea, abbiamo firmato a Torino il Clean Air Dialogue, cioè il modo finalmente concreto di uscire dalle infrazioni, ma principalmente di non contare più quelle morti, che ha un tempo tecnico. Sono state previste con vari Ministeri 17 azioni, che in taluni casi già si stanno concretizzando. In che termini? Il Ministero dell'Ambiente ha già messo a disposizione, parlo adesso dell'Emilia-Romagna, già 100 milioni di euro per il settore trasporto pubblico locale (ovviamente quello a scarso impatto o a zero impatto ambientale), la combustione domestica (per intenderci le stufe inquinanti) e l'efficientamento energetico. Cioè, li mette a disposizione della regione affinché poi, con dei bandi, i cittadini possano essere agevolati nel cambiamento di quello che è il loro stile di vita senza soffrirne però economicamente. Così come altri 40 milioni sono stati dati per l'acquisto di autobus pubblici per favorire il trasporto pubblico locale non impattante, ovviamente, così come abbiamo partecipato insieme alla regione Emilia-Romagna, con una compartecipazione complessiva di 20 milioni di euro - sempre per alcuni comuni in questo caso, penso a Ferrara piuttosto che Modena o Parma - per le medesime attività.

In più c'è il piano della regione PAIR 2020, della regione Emilia-Romagna, in ragione di 300 milioni di euro (zone verdi, piste ciclabili), e noi collaboriamo. In più c'è l'attuale “legge clima”, l'ex “DL clima”, che ci consente anche la riforestazione urbana. È un insieme di percorsi che stiamo facendo in modo concreto con l'Unione europea, da una parte, e le regioni, la regione Emilia-Romagna nel caso di specie. Adesso è il momento di correre.

PRESIDENTE. Il deputato Davide Zanichelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie Presidente Spadoni, grazie Ministro Costa. Sì, come riportato, il problema della qualità dell'aria in Italia, in particolare nella mia regione, l'Emilia-Romagna, e in diverse regioni della Pianura Padana, è un problema che da decenni colpisce le milioni di persone che ci abitano. È un problema che, al di là delle procedure di infrazione che sono state ricordate, chi vive quelle zone percepisce nelle proprie narici, nei propri polmoni, nei propri vestiti: quando rientra a casa dopo qualche ora passata fuori lo si sente.

Ed è un problema che provoca quei 90 mila morti, che sono 200 morti al giorno: una strage silenziosa che colpisce la Pianura Padana. È un problema che i sindaci delle nostre zone cercano nelle emergenze di contrastare con i piani del traffico. I presidenti di regione, che, come ha ricordato il Ministro, hanno la competenza, provano ad arginare con i piani dell'aria. È un problema per i quali i Governi che ci hanno preceduto, però, hanno messo delle briciole.

Sono contento di aver sentito dalle sue parole quello che il MoVimento 5 Stelle ha fatto con la sua presenza al Governo in quest'anno e mezzo. Appunto parliamo dei 400 milioni per il Protocollo dell'aria pulita firmato lo scorso giugno, il “decreto clima”, con i suoi 255 milioni di euro per il trasporto pubblico locale, i 30 milioni per la riforestazione urbana e i 40 milioni per i green corner.

Però, Ministro, è una cosa che, come ha detto anche lei, non possiamo fare solamente al Governo, è un problema per il quale ciascuna istituzione deve fare la propria parte. Allora, il mio appello va alle altre istituzioni, perché non possiamo solamente dal Governo cambiare rotta se poi le regioni finanziano le autostrade, finanziano o sostengono le trivelle. Allora, a quel punto, forse serve che ci dobbiamo capire tutti quanti, perché 200 morti al giorno sono una strage. Quindi, grazie Ministro. Grazie, perché con il suo impegno e con il MoVimento 5 Stelle stiamo percorrendo la strada giusta. Saremo soddisfatti quando finalmente le morti cesseranno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte all'adozione del “Protocollo fanghi” per la salvaguardia di Venezia, anche al fine di assicurare l'accessibilità nautica nel relativo porto – n. 3-01248)

PRESIDENTE. La deputata Raffaella Paita ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moretto ed altri n. 3-01248 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, Ministro, le voglio rappresentare l'estrema preoccupazione di Italia Viva perché, recentemente, sono apparse delle notizie sulla stampa che vedono l'esclusione dallo scalo lagunare della rotazione del servizio diretto Europa-Estremo Oriente, operato da un'alleanza che riunisce alcune tra le principali compagnie di navigazione container nel mondo. Ora, la causa di questa esclusione è nella recente emanazione di un'ordinanza della Capitaneria di porto di Venezia che limita il pescaggio delle navi lungo il canale Malamocco-Marghera. Queste limitazioni scaturiscono dall'assenza del cosiddetto Protocollo fanghi. Lei sa, perché ne abbiamo parlato nel corso di un'audizione richiesta da Italia Viva in Commissione trasporti, che abbiamo richiesto con grande urgenza l'emanazione di questo protocollo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RAFFAELLA PAITA (IV). Chiudo subito. Lei ci aveva detto, nel corso di questa audizione, che era una questione di giorni. Nel frattempo, visto che è avvenuta il 17 dicembre del 2019, i giorni sono passati; Venezia ha bisogno della salvaguardia ambientale, ma anche di un intensissimo sviluppo economico.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

RAFFAELLA PAITA (IV). Pertanto le chiediamo di sapere quali sono, davvero, le prospettive e di avere una conoscenza precisa della data in cui avverrà il “Protocollo”.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio gli interroganti. Come lei sa, il “Protocollo fanghi” ormai risale al 1993, quindi è oggettivamente, tecnicamente, superato. Esso ha un elemento fondamentale, nel caso di specie, parliamo di Venezia, ovviamente: è basato esclusivamente su un fatto tecnico, quindi è una valutazione tecnica, ma deve garantire la sicurezza ambientale. Questi sono gli elementi, come noi sappiamo. Da una parte, abbiamo, quindi, ISPRA, del Ministero dell'Ambiente, il Ministero dell'ambiente stesso e il sistema agenziale, mentre dall'altra parte abbiamo il provveditorato alle opere pubbliche. Ora, questo lavoro è stato fatto peraltro (proprio stamattina abbiamo avuto un ulteriore incontro e questa è una news che le dico) e l'esame ambientale è sostanzialmente terminato, per cui adesso si passa all'esame eco-tossicologico - cioè, vuol dire all'Istituto superiore di sanità - e le posso dire ragionevolmente che nel giro della fine del mese di gennaio dovremmo esserci, perché ormai l'aspetto tecnico è stato definito.

Detto tutto questo, il “Protocollo fanghi” immediatamente dopo finisce sul tavolo dei due Ministri competenti, cioè il Ministro delle Infrastrutture e il Ministro dell'Ambiente per il decreto interministeriale che lo fa diventare, poi, qualcosa di giuridicamente valido. Il “Protocollo fanghi”, poi, è l'elemento di riferimento per poter fare il piano morfologico, perché nella sua interrogazione c'è l'altro step che è il piano morfologico, ma sono atti obbligatori l'uno dietro l'altro, cioè non si possono fare diversamente. Quindi, se ad uno ormai ci siamo, l'altro parte seguendo gli elementi tecnici del “Protocollo fanghi”. Del piano morfologico già abbiamo una bozza e aspettiamo, appunto, la definizione in questi giorni di fine gennaio; ormai ci siamo e inizierà il piano morfologico, che però, devo precisare, è sottoposto a valutazione ambientale strategica. Però, è anche vero che finalmente si sta partendo in modo strutturale per dare delle risposte, quindi ormai con il “Protocollo fanghi” ci siamo e lo posso tranquillamente confermare.

PRESIDENTE. La deputata Sara Moretto ha facoltà di replicare, per due minuti.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro, per aver parlato chiaramente e per averci dato delle scadenze certe, anche se, lo ammetto, insomma, di scadenze ormai ne abbiamo sentite tante e, purtroppo, pur comprendendone la complessità, crediamo che oggi sia davvero giunto il tempo di chiudere questa partita. Questo atto è estremamente urgente - l'ha detto lei - non solo da un punto di vista ambientale, perché consente di classificare la pericolosità dei materiali di escavo e di destinarli, ma anche e soprattutto da un punto di vista economico, perché, come lei sa e come è stato detto, l'assenza di questo Protocollo ha impedito manutenzioni straordinarie in uno dei sistemi portuali principali del nostro Paese, quello di Venezia e Chioggia; un sistema di interventi di manutenzione per i quali l'Autorità portuale ha già accantonato 23 milioni di euro. Si tratta, quindi, di investimenti importanti, di interventi di manutenzione che avrebbero forse consentito di mantenere questa rotta Europa-Cina che è fondamentale per il sistema portuale di Venezia. Parliamo di 50 milioni di euro di fatturato persi per la perdita di questa occasione. Ecco, noi non ci illudiamo che l'imminente “Protocollo fanghi” faccia ritornare immediatamente le compagnie su Venezia, però crediamo che sia necessario dare fiducia al sistema produttivo e imprenditoriale del nostro Paese e anche a quello internazionale. Noi, come Italia Viva, crediamo che sia necessario rilanciare l'economia del Paese e abbiamo su questo fronte presentato un piano shock, ma crediamo anche che sia attraverso questi piccoli segnali che si debba assolutamente dare un clima di fiducia a chi fa impresa nel nostro Paese. Quindi, le chiediamo, Ministro, di procedere come lei ha anticipato, di giungere celermente alla conclusione del Protocollo e dei fatti conseguenti, quindi dell'iter conseguente, e di dare a Venezia, a Chioggia e all'intero Paese una prospettiva di crescita e di certezza per chi lavora dentro il porto e per le imprese che vogliono, in quei sistemi portuali, fare le loro attività. Quindi, la ringrazio e a fine gennaio ovviamente saremo qui a chiederle conto di quanto ci ha promesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative di competenza in merito alle operazioni che hanno recentemente interessato il quadro azionario di Mediobanca s.p.a. e di Assicurazioni Generali s.p.a., anche in relazione alla possibilità di “scalate” da parte di investitori stranieri – n. 3-01249)

PRESIDENTE. Il deputato Mauro D'Attis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01249 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signor Ministro, Mediobanca e Assicurazioni Generali sono, a oggi, gli asset finanziari e assicurativi italiani più importanti per il nostro Paese. Nei mesi del vostro Governo è accaduto che il gruppo Leonardo Del Vecchio, con le proprie controllate lussemburghesi, ha acquisito di fatto il controllo di Mediobanca. Il gruppo Del Vecchio, con una sua partecipazione diretta e il condizionamento in Mediobanca, può di fatto, ora, esercitare anche il controllo di Assicurazioni Generali. Tutto questo è avvenuto grazie anche alla cessione a favore del gruppo Del Vecchio di quote di Mediobanca da parte dei francesi proprietari di UniCredit. Signor Ministro, abbiamo il sospetto che Mediobanca e Assicurazioni Generali stiano rischiando di non essere più italiane, finendo in mano a investitori lussemburghesi e francesi e questo sarebbe molto grave per il nostro Paese.

Chiediamo, signor Ministro, di fornire elementi di chiarezza al Parlamento e di farci sapere quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare questo ulteriore e pericoloso scippo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dell'economia e delle finanze, impossibilitato a partecipare alla seduta. Al 14 gennaio 2020, secondo dati Consob, Leonardo Del Vecchio risulta detenere una partecipazione pari al 9,9 per cento del capitale di Mediobanca, principalmente per mezzo della Delfin Sarl. Sempre per il tramite della Delfin, alla stessa data, Del Vecchio detiene una partecipazione nel gruppo Generali pari al 3,2 per cento. Il possesso di tali partecipazioni nelle due società sicuramente legittima il signor Del Vecchio a presentare una lista di candidati per le elezioni dei rispettivi consigli di amministrazione, in quanto entrambe le partecipazioni superano la soglia minima di capitale sociale richiesta per poter presentare una lista di candidati, ai sensi della disciplina vigente. Invece, è circostanza del tutto diversa riuscire a ottenere il voto favorevole da parte di un numero sufficiente di azionisti sulla lista di candidati presentata. Le dimensioni dei pacchetti azionari detenuti da Delfin Sarl, in entrambe le società, unitamente alle caratteristiche dell'azionariato delle due società, non consentono a priori alla stessa società, in assenza di accordi con altri azionisti o del loro sostegno, di nominare in autonomia la maggioranza dei consiglieri di amministrazione e degli amministratori delegati delle due società in questione.

Si segnala, infine, che ad oggi Delfin Sarl non ha presentato alcuna istanza formale alla competente autorità di vigilanza, volta ad accrescere la propria interessenza in Mediobanca sopra le soglie autorizzate vigenti, pari al 10 per cento. Si ricorda, infatti, che nel caso in cui la partecipazione da acquisire in una banca risulti pari o superiore alle soglie del 10 per cento, 20 o 30 per cento, o comporti il controllo, l'interessenza può essere assunta solo dopo il rilascio della preventiva autorizzazione da parte della competente autorità di vigilanza. Quest'ultima effettua tutte le valutazioni necessarie a verificare il rispetto della normativa vigente e che l'acquisizione garantisca la sana e prudente gestione della banca partecipata. Nell'ambito di tale procedimento si valutano anche la solidità finanziaria e la reputazione del soggetto acquirente. Il procedimento rientra fra le cosiddette procedure comuni, con il coinvolgimento della Banca d'Italia e della Banca centrale europea, a cui compete la decisione finale.

PRESIDENTE. Il deputato Mauro D'Attis ha facoltà di replicare, per due minuti.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Ministro, la ringrazio per la risposta. Noi abbiamo già a ottobre, come gruppo di Forza Italia, ma anche un collega della Lega, presentato un'interrogazione su questa vicenda. Abbiamo dovuto fare ricorso al question time per avere una risposta del Governo. In una precedente seduta, suo malgrado, l'ho definita il “Ministro dei rapporti cattivi con il Parlamento”, perché non è possibile che il Governo risponda alle interrogazioni dei parlamentari, soprattutto a quelle con richiesta di risposta scritta, con mesi e mesi di ritardo. Quindi, la ringrazio per avere portato una risposta del Governo in questa sessione di question time, ma questa non è una risposta, signor Ministro; questa è una risposta non del Governo, ma degli uffici amministrativi del Governo, al massimo. Glielo spiego meglio, signor Ministro: con un investimento inferiore a un miliardo di euro il gruppo Leonardo Del Vecchio è in grado potenzialmente di controllare la governance delle due principali società italiane, che insieme capitalizzano globalmente intorno ai 40 miliardi di euro. Il rischio concreto è che due società, quindi, storicamente centrali per l'economia e la finanza del nostro Paese diventino terra di conquista per investitori stranieri e società lussemburghesi e francesi. È una questione anche di politica internazionale e, davanti a questo fatto, che fa il Governo? Fa come sta facendo anche nella politica estera, cioè, in un contesto internazionale di guerra, andiamo collezionando brutte figure. Se ne sta occupando anche il Copasir di questa vicenda, e questo significa che è una cosa seria. Rischiamo di perdere un altro pezzo importante del nostro Paese a favore di investitori esteri. Non ci avete dato alcun elemento per stare tranquilli, anzi, ci avete dato anche oggi un altro motivo per convincerci che siete inadeguati a guidare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Castelli, D'Uva, De Menech, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lorefice, Losacco, Maggioni, Molinari, Parolo, Ruocco, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Stumpo e Tasso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sull'attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, deputate e deputati, il Mediterraneo allargato sta vivendo una fase particolarmente turbolenta. Le crisi oggi più drammatiche su cui si appunta l'attenzione internazionale sono soprattutto in Libia, Iran e Iraq, ma continuano a preoccuparci anche i conflitti in Siria e Yemen. Nel mentre, in vari Paesi, a cominciare dal Libano, manifestazioni di piazza testimoniano la necessità di dare risposte concrete alle legittime aspirazioni politiche, economiche e sociali di ampi strati della popolazione. L'instabilità diffusa soprattutto in questa regione tocca da vicino gli interessi nazionali italiani, in primis l'interesse per la nostra sicurezza prima di tutto per scenari che a volte si collocano a poche centinaia di chilometri da noi; contrasto al terrorismo, gestione dei flussi migratori, tutela dei nostri soldati impegnati in missioni bilaterali o internazionali di formazione, stabilizzazione e pace. A loro, donne e uomini in uniforme, rinnoviamo la nostra profonda gratitudine. Sicurezza, dicevo, ma anche interessi economici legati alle forniture energetiche e alla penetrazione delle nostre imprese. Più in generale, è in gioco lo stesso ruolo geopolitico dell'Italia nel mare che vogliamo continuare a considerare nostrum. Quanto succede soprattutto nel Mediterraneo ha un impatto diretto sulla vita quotidiana dei nostri cittadini; quanto più l'Italia sarà unita e compatta di fronte a queste sfide, tanto più riuscirà a mettere in campo un'efficace capacità di iniziativa politica e il nostro Paese ribadirà sempre con forza che l'unica risposta a questa instabilità è e deve rimanere politica.

Nel Mediterraneo non esistono scorciatoie militari. La storia di questi ultimi anni ha dimostrato che i conflitti portano solo altri conflitti, innescando spirali distruttive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Certo, l'opzione militare può modificare nell'immediato la realtà sul terreno, ma non produrre soluzioni sostenibili, capaci di ricreare i presupposti per una prospettiva condivisa di pace e prosperità. È una lezione che abbiamo imparato in Iraq, come in Libia, e che dobbiamo tenere bene a mente anche in queste settimane. È in questo spirito che ritengo, come sempre, non solo doveroso, ma utile, condividere qui in Parlamento informazioni e considerazioni, concentrandomi sulle due crisi più acute per cui sono stato chiamato a riferire: Libia e Iran e Iraq. Partiamo dalla Libia: sono ore e giornate cruciali, ed è un bene che questo dibattito si tenga proprio a pochi giorni dalla Conferenza di Berlino, convocata per questa domenica alle 14. Una Libia sovrana, unita e in pace resta la priorità assoluta per l'Italia e per il Governo italiano, per la nostra sicurezza nazionale e per la stabilità dell'intera regione euromediterranea. L'ulteriore aggravarsi di questa crisi potrebbe comportare ulteriori rischi in termini di minaccia terroristica e immigrazione illegale, prospettive che stiamo scongiurando con ogni sforzo. Il cessate il fuoco, per quanto ancora fragile, è una notizia positiva, perché condizione indispensabile per il dialogo politico. Al riguardo, abbiamo accolto con favore l'iniziativa russa per giungere ad un accordo formale tra al-Sarraj e Haftar e abbiamo preso nota della firma dell'accordo da parte dei rappresentanti di Tripoli; auspichiamo che possa essere a breve sottoscritto da tutte le altre parti e che, nel frattempo, la tregua possa reggere sul terreno. Il fatto che Haftar non abbia ancora firmato il documento fa capire quanto sia complessa l'equazione libica e quanto sia importante che tutta la comunità internazionale, a cominciare dai partecipanti alla Conferenza di Berlino, possa lavorare su una stessa agenda. Nel raggiungimento di questo primo, anche se fragile, risultato l'Italia ha fatto la sua parte. Abbiamo indicato e perseguito l'obiettivo di una tregua, coltivando il dialogo ad oltranza con tutte le parti, anche quando in pochi lo ritenevano realistico, ma la strada è ancora molto lunga e difficile e richiede un impegno costante e corale. Lo sforzo diplomatico di queste ore da parte di Turchia e Russia, che non vede ancora la firma del cessate il fuoco da parte dei due principali attori di questo conflitto, dimostra che nessun Paese da solo può pensare di risolvere una crisi così complessa. L'intera comunità internazionale è chiamata a lavorare in maniera corale per addivenire ad una conclusione e noi vogliamo seguire questa strada. In uno scenario in continua evoluzione abbiamo accolto con favore l'annuncio da parte tedesca della data della Conferenza di Berlino, il 19 gennaio. È una buona notizia, rappresenta un importante passo in avanti. Se è stato possibile individuare questa data domenica è anche grazie all'incessante lavoro dell'Italia con tutti gli attori di questa complessa crisi. Tale impegno è testimoniato dai ringraziamenti che la Germania ha rivolto all'Italia nell'ultimo Consiglio affari esteri straordinario dell'Unione Europea dello scorso venerdì riconoscendo come determinante proprio il lavoro del nostro Paese. Permettetemi a questo riguardo di fare un passo indietro rispetto al tema del cessate il fuoco per ricordare brevemente il quadro drammatico della crisi libica. Una tregua è particolarmente preziosa considerate l'escalation degli scontri sul terreno e l'intensificazione della campagna aerea che hanno interessato nelle ultime settimane l'intera area del fronte intorno a Tripoli. Attacchi continui che non hanno risparmiato obiettivi nella capitale, colpendo anche la popolazione civile e la rete infrastrutturale a cominciare dall'aeroporto di Tripoli- Mitiga, solo da poco nuovamente riaperto. Particolare rilevanza strategica riveste poi la recente offensiva delle forze di Haftar verso Sirte. Da un lato, potrebbe rafforzarne la presa sulla mezzaluna petrolifera e, dall'altro, rischia di aprire un nuovo fronte ad est della città di Misurata. In questo scenario drammatico ricordo in particolare l'efferato attacco condotto la notte del 4 gennaio contro l'Accademia militare di Tripoli, che ha causato oltre 30 vittime e decine di feriti, anche tra i civili, e che l'Italia ha immediatamente condannato. Queste azioni hanno aggravato una grave crisi umanitaria e alimentano una pericolosa recrudescenza del conflitto con il rischio di innescare uno scontro fuori controllo. La contrapposizione è aggravata dalle interferenze di attori internazionali e regionali esterni a sostegno dell'una e dell'altra parte. Da conflitto interno la crisi libica si è trasformata in una guerra per procura. In questo contesto si collocano i due accordi tra Libia e Turchia in materia di delimitazione marittima e sicurezza e la decisione del Parlamento turco di autorizzare l'invio di propri militari: iniziative che abbiamo denunciato per gli effetti negativi che hanno avuto su uno scenario già fortemente polarizzato. Al contempo abbiamo stigmatizzato tutte le forme di ingerenza esterna nel Paese. Rispetto a questo scenario, nelle settimane scorse, l'azione dell'Italia si è sviluppata in coerenza con cinque linee guida. La prima: impraticabilità della soluzione militare e ricerca di un cessate il fuoco. Come ho già sottolineato l'Italia non intende intervenire militarmente nel conflitto e continua ad aderire con rigore all'embargo sulle armi. Ogni inasprimento sul terreno favorisce solo gli interessi di attori esterni, le cui agende differiscono dalle nostre che non hanno a cuore le stesse nostre esigenze di sicurezza, per non parlare della proliferazione di gruppi terroristici. È fondamentale cercare di mantenere il cessate il fuoco e riportare la crisi libica su un binario politico.

Secondo: riavvio del processo politico sotto l'egida dell'ONU. Il dialogo deve ripartire ed è questo l'obiettivo principale per cui sosteniamo con convinzione il processo di Berlino, al momento unica strada percorribile per una soluzione politica alla crisi in Libia. È molto positivo che la Cancelliera Merkel abbia confermato la data del 19 gennaio. Ci aspettiamo risultati e non solo photo opportunity. Dopo la Conferenza dovremo poi lavorare sui seguiti operativi, a cominciare dalle modalità di attuazione del cessate il fuoco.

Terzo: fine di ogni interferenza esterna. La presenza di mercenari stranieri al fianco delle forze del generale Haftar è un ulteriore fattore di destabilizzazione, così come il più recente arrivo di forse riconducibili alla Turchia, a sostegno del Governo di accordo nazionale. Per far cessare queste interferenze su entrambi i fronti, domenica tutti gli attori saranno riuniti intorno al tavolo a Berlino per impegnarli al pieno rispetto dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi.

Quarto: unità, sovranità e integrità territoriale della Libia. Il nostro obiettivo è avere un Governo stabile rappresentativo di tutto il Paese e in grado di esercitare il monopolio legale della forza, proteggere le frontiere, rispondere alle esigenze più immediate della popolazione e gestire migranti e richiedenti asilo in maniera efficace e nel rispetto dei diritti umani. Una Libia stabile e unita è per noi condizione imprescindibile per contrastare la minaccia terroristica, prevenire flussi migratori illegali, tutelare i nostri interessi energetici. Quinto: inclusività. L'Italia sostiene il Governo di accordo nazionale, guidato dal Presidente al-Sarraj, quale istituzione legittimata della Libia riconosciuta dalle Nazioni Unite ma, in virtù del tradizionale approccio inclusivo e nella convinzione che solo un dialogo costruttivo tra tutte le parti possa portare a una soluzione condivisa, manteniamo intensa l'interlocuzione anche con i rappresentanti di altre realtà importanti della Tripolitania, della Cirenaica e del Fezzan.

In particolare, dialoghiamo con il generale Haftar affinché possa rispettare la tregua, che sostanzialmente è già in atto anche se non è stata firmata, e accettare il processo politico. È sulla base di queste linee guida che si è articolato il lavoro del Governo in queste ultime settimane, sin dal nostro ritorno dalla missione in Libia del 17 dicembre scorso. La nostra azione ha mirato a tre obiettivi immediati: 1) raggiungimento di un cessate il fuoco; 2) sostegno politico alla preparazione della Conferenza di Berlino; 3) impulso ad un ruolo più attivo e visibile dell'Unione europea al fine di favorire la convocazione e il successo della Conferenza di Berlino, ma soprattutto di contribuire ad assicurarne i seguiti. Proprio per dare vigore al ruolo dell'Unione europea ho promosso un'iniziativa congiunta con i Ministri di Francia, Germania e Regno Unito e l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Borrell, in data 7 gennaio. A causa del deteriorarsi della situazione di sicurezza nel Paese abbiamo deciso di riunirci a Bruxelles, aprendo dunque la strada alla visita che l'indomani il Presidente al-Sarraj ha svolto per incontrare l'Alto rappresentante Borrell, il Presidente del Consiglio europeo Michel e quello del Parlamento europeo Sassoli. Uno sviluppo positivo. Troppo a lungo l'Europa si è mossa in maniera scoordinata sulla Libia, consentendo ad attori terzi di occupare gli spazi lasciati liberi e questa è una dinamica che va contrastata con decisione. Gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile e più da guadagnare da un Paese sicuro e prospero. Tocca a noi europei evitare che la Libia rimanga ostaggio di una competizione geopolitica tra attori anche lontani e, quindi, meno esposti alle conseguenze dell'instabilità.

In occasione del Consiglio affari esteri straordinario di venerdì scorso, l'Italia ha inoltre promosso una riflessione sulle modalità e gli strumenti più efficaci per contribuire concretamente alla realizzazione degli obiettivi della Conferenza di Berlino, in particolare: monitoraggio del cessate il fuoco; attuazione dell'embargo sulle armi; riforma del settore sicurezza anche attraverso la costituzione di forze armate professionali e sostegno alle necessarie riforme economiche. L'Unione europea, anche su impulso italiano, ha avviato una riflessione per una missione europea di monitoraggio del cessate il fuoco, naturalmente su espressa richiesta dei libici e in un quadro di legalità internazionale sancito dalle Nazioni Unite; sarebbe un passo importante per fermare le interferenze esterne, impedire il massacro di civili e dare all'Unione europea un profilo unitario e un ruolo di primo piano nella crisi libica. Nelle ultime settimane ho continuato, in coordinamento con l'azione svolta dal Presidente del Consiglio, ad avere numerosi contatti con i Ministri degli esteri dei Paesi più direttamente interessati al dossier libico: Stati Uniti, Russia, Turchia, Francia, Regno Unito, Germania, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto. Lo scorso 7 gennaio abbiamo incontrato ad Istanbul il collega Turco e il giorno seguente abbiamo partecipato alla riunione al Cairo di alcuni Paesi interessati alla situazione nel Mediterraneo orientale con i Ministri di Egitto, Francia, Grecia e Cipro. Era importante che l'Italia ci fosse, ma non abbiamo sottoscritto la dichiarazione conclusiva perché troppo sbilanciata contro la Turchia e Sarraj. La forza sta nell'equilibrio e ai nostri interlocutori abbiamo ribadito l'urgente necessità che cessino tutte le interferenze esterne e che ogni sforzo sia diretto a sostenere la Conferenza di Berlino e non la polarizzazione tra le parti. In questa logica si colloca la proposta, che abbiamo avanzato ai nostri omologhi turchi e russi che l'hanno accolta, di lavorare insieme ad un tavolo trilaterale, Italia, Russia e Turchia per la Libia. Tutti hanno riconosciuto il ruolo fondamentale dell'Italia a sostegno di una soluzione politica della crisi libica e per facilitare la realizzazione della Conferenza di Berlino. Costanti sono stati anche i contatti del Governo italiano con tutte le parti libiche, soprattutto i colloqui che il Presidente del Consiglio ha avuto a Roma con Haftar e al-Sarraj e contiamo di continuare a incontrare altri esponenti libici nei prossimi giorni. Prosegue la nostra azione per valorizzare il ruolo dei Paesi vicini della Libia attraverso un loro coinvolgimento attivo, a partire dal processo di Berlino e dai suoi meccanismi di attuazione. Dopo la riunione che avevo promosso a margine della Conferenza Rome MED-Mediterranean Dialogues con tutti i Paesi confinanti il 6 dicembre a Roma, più di recente abbiamo avuto incontri in Algeria, lunedì in Tunisia, insieme al Marocco, partner strategici nella regione che possono dare un contributo costruttivo. Grazie al nostro lavoro l'Italia è stata e sarà presente in tutti i formati in cui verranno assunte decisioni relative allo scenario libico.

Ricapitolando, il dialogo con i Paesi confinanti con la Libia per coinvolgerli attivamente nei lavori della Conferenza di Berlino è importante perché è da tenere ben presente che questi Paesi hanno un ruolo cruciale per la Libia, in quanto hanno influenze determinanti su molte delle tribù libiche. L'invito della settimana scorsa da parte dell'Egitto al Cairo per una riunione di alcuni Paesi interessati al Mediterraneo orientale è stato fondamentale per ribadire un clima di dialogo e stabilire un clima di dialogo in vista della Conferenza di Berlino, e ci ha visto ancora presenti. L'avvio di una consultazione trilaterale con Russia e Turchia circa la questione libica conferma il ruolo centrale che ora viene nuovamente riconosciuto all'Italia e abbiamo promosso il coordinamento dell'Unione europea al suo interno per affrontare questo dossier con una sola voce, e dunque con lo scopo di ridurre le divisioni interne, divisioni che in passato hanno inevitabilmente inciso anche sul ruolo dell'Italia. Possiamo dire di aver lavorato nelle ultime settimane per essere presenti a tutti i principali tavoli di confronto sulla Libia; questo ci permetterà di favorire il dialogo tra le parti coinvolte, e soprattutto di tutelare i nostri interessi nazionali. Come in Libia, anche nel Golfo permane il rischio preoccupante di un'escalation che avrebbe effetti devastanti per l'intera regione. Dopo una serie di attacchi e provocazioni, il botta e risposta tra Stati Uniti e Iran, con l'uccisione presso l'aeroporto di Baghdad il generale iraniano Soleimani, e il grave attacco iraniano a due basi irachene che ospitano militari della coalizione anti-Daesh dell'8 gennaio, ha generato fortissime tensioni. L'Iraq ha aspramente criticato le circostanze nelle quali il generale Soleimani ha trovato la morte. L'ondata emotiva è stata alla base dell'approvazione di una mozione parlamentare, appoggiata dal Primo Ministro e votata in assenza dall'Aula di sunniti e curdi, che impegna l'Esecutivo a revocare la richiesta di assistenza alla coalizione internazionale per combattere Daesh e a porre fine alla presenza di truppe straniere in territorio iracheno.

Nella valutazione dei fatti e delle loro conseguenze, il Governo italiano si è mosso a livello di Unione europea, di coalizione e bilaterale, e ha privilegiato quattro direttrici d'azione. La prima, contenere le tensioni a favore di un dialogo fra e con gli attori più direttamente interessati. La seconda, assicurare la tutela dei nostri militari impegnati sul terreno. Terzo, sostenere gli sforzi di contrasto a Daesh nel quadro della coalizione internazionale. Quarto, confermare la necessità di dare piena attuazione all'intesa sul nucleare.

Sul primo fronte, il contenimento delle tensioni e la promozione del dialogo, abbiamo immediatamente espresso preoccupazione per degenerazioni pericolose del quadro di sicurezza e condannato l'attacco a postazioni irachene che ospitano i contingenti della coalizione, con tre distinte prese di posizione da parte del Governo italiano. Pressoché unanime è stata la voce dei partner europei che, come noi, hanno emesso dichiarazioni. Abbiamo poi proceduto a mirati contatti bilaterali: il Presidente del Consiglio ha avuto conversazioni telefoniche con il Presidente iracheno Ṣāliḥ, con il Presidente iraniano e con il principe ereditario emiratino.

Per parte mia, ho avuto vari colloqui con i partner regionali, che ho fortemente incoraggiato a rifuggire da ogni ulteriore azione che possa accrescere le tensioni. Anche a livello di Unione europea, in occasione del Consiglio affari esteri straordinario di venerdì, abbiamo convenuto sulla necessità che l'Unione trasmetta un messaggio forte e al più alto livello agli attori interessati affinché contribuiscano alla distensione.

Dobbiamo ora lavorare per facilitare il dialogo tra Washington e Teheran, proposito ambizioso ma indispensabile. Cogliamo con interesse la dichiarata volontà americana ed iraniana di avviare un percorso che eviti un'escalation e permetta una graduale apertura di canali di interlocuzione. All'Iran e agli Stati Uniti chiediamo un impegno senza precondizioni e orientato al compromesso.

In secondo luogo, gli episodi che in rapida successione si sono verificati a cavallo della fine dell'anno ci hanno imposto un'attenta verifica delle condizioni di sicurezza per i nostri militari impegnati in Iraq nel quadro della coalizione anti-Daesh, ma anche della missione europea e della missione NATO. Il Governo considera prioritario garantire la loro incolumità e per il lavoro fatto ringrazio il Ministro della Difesa Guerini. Continuiamo il confronto con gli altri Paesi della coalizione sul futuro della missione; abbiamo trasferito parte dei contingenti in luoghi più sicuri e spostato temporaneamente alcune unità in Kuwait. Parallelamente, la coalizione ha deciso di sospendere alcune attività e rafforzare i dispositivi di sicurezza presso le basi. Continuiamo a lavorare con i nostri partner internazionali perché siano messe in atto tutte le forme di tutela che l'evolversi della situazione sul terreno richieda.

La coalizione internazionale per il contrasto a Daesh - e vengo al terzo pilastro della nostra azione - rimane strumento fondamentale: non solo per contrastare l'insorgenza o la rivitalizzazione di gruppi terroristici ed eversivi, ma anche per il futuro dell'Iraq, in termini di sicurezza, indotto economico, formazione e ricostruzione.

Non abbiamo elementi per chiarire se e quando l'Esecutivo iracheno darà seguito alla mozione dell'Assemblea parlamentare, anche perché il Governo è dimissionario. Riteniamo però che, nel rispetto della sovranità irachena e a fronte di adeguate garanzie di sicurezza, sia opportuno che l'impegno contro il terrorismo possa continuare.

La riflessione sul futuro della coalizione proseguirà nelle prossime settimane. Prenderemo parte ad un approfondimento previsto a Copenaghen il 29 gennaio. Essenziale, nel cammino di rinnovamento della coalizione anti-Daesh, sarà la plenaria a livello ministeriale che l'Italia ospiterà in primavera. Intendiamo facilitare un dibattito sul ruolo futuro della coalizione in Iraq e in Siria, ma anche sulle posizioni dei partner in materia di foreign fighter e sulla minaccia del terrorismo sul fianco Sud.

Quarto asse portante della nostra strategia è il sostegno all'intesa sul nucleare. Contestualmente ai gravi eventi in Iraq, Teheran ha annunciato un nuovo passo indietro nell'attuazione dell'intesa, svincolandosi dalle limitazioni relative all'arricchimento dell'uranio. Ha comunque confermato che si tratta di azioni reversibili, rinnovando la disponibilità a collaborare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Le autorità di Teheran ritengono che, a fronte di un loro impegno a rispettare gli obblighi derivanti dall'intesa, le altre parti firmatarie, in particolare l'Unione europea, non abbiano assicurato i vantaggi economici e le facilitazioni promesse con l'Accordo.

Abbiamo sempre sostenuto con convinzione che l'Intesa sul nucleare sia un pilastro dell'architettura di sicurezza nazionale, un presidio di non proliferazione, l'unico che abbiamo al momento; anche per questo abbiamo invitato l'Iran a ripristinare il pieno adempimento dell'Intesa. Questo è stato il messaggio che abbiamo concordato fra Ministri degli esteri dell'Unione europea, e che continuerà a ispirare la nostra azione. L'Accordo sul nucleare vive una stagione difficile, ma la sua sopravvivenza non può essere messa in discussione. I paesi E3 - Germania, Francia e Regno Unito - hanno annunciato, il 14 gennaio, l'attivazione dei meccanismi di risoluzione delle controversie che l'Accordo prevede: meccanismi che non vogliono avere scopo punitivo, ma possono essere un'ulteriore occasione di confronto e dialogo con Teheran. L'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera ne supervisionerà l'esercizio; auspichiamo che l'Iran ne colga la natura cooperativa.

Permettetemi di ricordare che la decisione di non far parte del gruppo di gestione dell'Accordo nucleare risale a circa 17 anni fa. Purtuttavia, sono costretto a precisare quanto erroneamente riportato in questi giorni circa la non informazione all'Italia dell'attacco al generale Soleimani. Tale informativa infatti c'è stata, dai più alti livelli del Dipartimento di Stato americano, nelle ore immediate successive all'attacco, e inevitabilmente subito dopo quella svolta proprio ai Paesi E3, che in ogni caso sono stati informati ad attacco avvenuto.

La vicenda dell'aereo ucraino abbattuto a Teheran in fase di decollo con 176 passeggeri a bordo ha scatenato nuove manifestazioni di piazza. Tra le vittime dell'abbattimento, ben 57 sarebbero canadesi; ho avuto ripetuti contatti con il collega canadese, perché l'Italia in Iran cura anche gli interessi del Canada. La leadership iraniana, che con le folle oceaniche dei funerali del generale Soleimani aveva ostentato una compattezza della propria popolazione ispirata dall'orgoglio nazionalistico, si ritrova adesso sul banco degli imputati per aver ammesso la responsabilità dell'abbattimento dell'aereo con ben tre giorni di ritardo. Chiediamo a Teheran che venga fatta piena luce su quanto è accaduto e si agisca nei confronti dei responsabili, e in questo vi è l'impegno da parte del Ministro degli esteri iraniano Zarif. Anche considerando questa nuova tensione, lasciare aperti i canali di interlocuzione con l'Iran resta per noi fondamentale. Stiamo lavorando per intensificare le occasioni di contatti bilaterali con controparti iraniane, dapprima a livello tecnico e poi politico. Va ricostruita un'agenda bilaterale con Teheran che tenga conto del contesto generale e dei nostri interessi, nella consapevolezza che esistono scelte politiche iraniane che non condividiamo: mi riferisco al trasferimento di tecnologia missilistica ad attori non statali, ad attività che mettono a rischio la stabilità della regione, a violazioni nel campo dei diritti umani. Stiamo, al contempo, intensificando la cooperazione e il dialogo bilaterale anche con i Paesi arabi del Golfo, con i quali condividiamo l'esigenza di una stabilizzazione dell'area, a tutela dei nostri interessi economici oltre che di sicurezza.

In conclusione, ho cercato di riassumere il lavoro condotto finora, i principi che l'hanno ispirato, la strategia per l'azione futura. Seguiremo con attenzione il dibattito di oggi. Sull'onda di queste ultime crisi internazionali, molte sono state le critiche e le analisi sul ruolo dell'Europa e dell'Italia. Le critiche sono naturalmente legittime. Non c'è dubbio che l'emergere di attori geopolitici esterni a scapito dei Paesi europei sia stato favorito da inerzie, divisioni e spazi vuoti anche dell'Unione europea. Passi avanti sono stati realizzati. L'Italia ha dato un contributo importante e potrà continuare a farlo se sulle polemiche di corto respiro prevarrà una visione lungimirante e condivisa. In politica estera dobbiamo essere uniti. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Controproducente sarebbe affrontare le crisi tentando di tradurne la complessità con la ricetta semplicistica dello schierarsi con l'uno o con l'altro. La soluzione, crediamo, per noi e per l'Europa sta nel contrario. Non si tratta di cerchiobottismo né di ingenuità. Per puntare a soluzioni politiche sostenibili occorre giocare di squadra, parlare con una voce unica, agire con equilibrio: solo così potremo essere credibili ed efficaci. L'Italia l'equilibrio ce l'ha nel DNA. In coerenza con la nostra natura e la nostra storia, possiamo, insieme, restituire a questo Paese il ruolo che merita (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

Presidente, rubo qualche altro minuto semplicemente per precisare qualche altra cosa su queste due importanti vicende, una che ci vede vicini, anche geograficamente, come la Libia. È chiaro che in Libia c'è un conflitto e in queste ore c'è una tregua sostanziale. Non è stata firmata a Mosca la tregua formale, non è stato firmato l'accordo formalmente, ma c'è una tregua sostanziale che ci permette di affrontare la Conferenza di Berlino di domenica con più capacità di dialogo tra le parti. Ma non sono d'accordo con coloro che dicono che, nell'ambito del conflitto, l'Italia doveva guadagnare più terreno, perché, nell'ambito di questo conflitto, hanno guadagnato terreno i Paesi che hanno dato armamenti ed eserciti all'una o all'altra parte. Noi non abbiamo mai - e, per nostra Costituzione, è impossibile - avallato queste richieste e abbiamo sempre dialogato con le due parti. Certo, la strada diplomatica richiede più tempo, lo sforzo diplomatico è complesso e quando si dice che si sta decidendo tutto a Mosca, io ricordo che a Mosca non è stato firmato l'accordo e tutto adesso viene ricondotto alla Conferenza di Berlino di domenica, e la Germania ci ha ringraziato. Su questo qualcuno al Senato prima ha detto: “Prendiamo ordini dalla Germania”. La Conferenza di Berlino si tiene a Berlino, noi siamo stati leali con quella Conferenza e abbiamo dato una mano alla Germania e a tutta la comunità internazionale a fissare una data e a creare le condizioni per fissare quella data. Quella Conferenza tiene intorno al tavolo tutti gli Stati che interferiscono con le parti libiche e l'obiettivo non è solo il cessate il fuoco. La Conferenza di Berlino non è un punto d'arrivo ma è un punto di partenza. Se si concordano degli obiettivi, quali il cessate il fuoco e un processo democratico, poi bisognerà implementarli e anche su questo l'Unione europea può essere decisiva, certamente se parla con una sola voce. Non ho nascosto le difficoltà, nel mio discorso, di un'Unione europea che a volte non è unita, spesso non è unita e quando non è unita permette ad altri soggetti della comunità internazionale di avanzare. Ma l'Europa e l'Unione europea potranno dare un contributo al cessate il fuoco e all'embargo sulle armi sempre mettendo al centro la parola “pace”, mai la parola “conflitto” e mai la parola “guerra” e qualunque intervento anche in queste ore si stia pensando e si sta pensando a Bruxelles è un intervento che deve mettere in sicurezza la popolazione libica e deve garantire la pace.

Si è discusso già di qualche strumento e ho visto che anche al Senato si è discusso della missione Sophia, ma io ricordo sempre a tutti che l'embargo sulle armi, se deve essere tale, è un embargo che deve bloccare l'accesso di armi in Libia via terra, via mare e via aerea. Abbiamo bisogno di una missione complessiva di pace che garantisca il non ingresso di armi in Libia e, quindi, i rifornimenti alle parti, che possa bloccare le interferenze di altri Stati e permettere, quindi, alla Libia di autodeterminarsi. Quando noi diciamo “unità della Libia” non è retorica, perché è interesse di tutto il Mediterraneo che possa essere garantita l'unità della Libia.

Anche nel dibattito al Senato è emersa l'esigenza di parlare con le comunità libiche, con le tribù e con le municipalità: lo facciamo, lo faremo e lo continueremo a fare. Io ricordo che l'Italia è l'unico Paese che ha un'ambasciata aperta a Tripoli, l'unico Paese dell'Unione europea. Ricordo che abbiamo una storia di relazioni con tutte le parti libiche, che non sono solo due ma sono molto più complesse, e anche col Fezzan abbiamo vari progetti umanitari che intervengono in aiuto alle popolazioni con la nostra agenzia per la cooperazione allo sviluppo; ma c'è anche il rapporto sempre più intenso che abbiamo stabilito negli ultimi mesi con l'Algeria e la Tunisia, che è importantissimo perché tante tribù a sud della Libia sono di origine algerina o tunisina.

Possiamo lavorare insieme a tutta la comunità internazionale per imporre lo stile dell'Italia nella politica estera, che non è stare con una squadra o con l'altra. L'Italia in questo momento, nella trilaterale con Russia e Turchia, nell'avere questi rapporti, nell'avere intensificato i rapporti con i Paesi dell'Africa del Nord, per aver fatto da pungolo all'Unione europea per organizzare la missione in Libia e portare avanti il dialogo con le parti, oggi siede in tutti i consessi ed è considerata in tutti i consessi dove si prenderanno decisioni per la complessa situazione libica. Ma lo stesso sforzo diplomatico della Turchia e della Russia, che accogliamo perché i loro Ministri hanno garantito che era in funzione sempre di favorire la Conferenza di Berlino, lo sforzo diplomatico non andato in porto, dicevo, della Turchia e della Russia, dimostra quanto complessa sia questa vicenda, quanto complesso sia questo conflitto, quanto complessa sia la Libia e la situazione libica e, soprattutto, dimostra che nessun Paese può pensare di risolvere questo problema da solo. I Paesi che risolvono i problemi da soli in un conflitto così complesso probabilmente si vedono solo nei film (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, colleghi tutti, in queste ore drammatiche la Repubblica italiana vive un ritorno a se stessa, alla sua vocazione internazionale che nasce dalla sua geografia e dalla sua storia. Nella cronaca politica internazionale di questi giorni possiamo finalmente riconoscerci: siamo un Paese mediterraneo, integrato nelle sue alleanze, che ha fondato; allo stesso tempo siamo un Paese capace di difendere nuovamente in modo esplicito i propri interessi anche su tavoli diversi, presso Paesi portatori di interessi diversi. Il Governo ha toccato tutte le rive e le capitali che contano in questi giorni. Per il Presidente del Consiglio e per il Ministro degli Affari esteri è diventato indispensabile volare spesso e accorciare questo mare. Dunque, il Governo fa bene a rivendicare questo nuovo inizio, in contrapposizione a un decennio di Governi sedentari che hanno lasciato fare agli altri anche quando ci danneggiavano. Il premio non sono i punti millemiglia, ma è un'Italia che sa parlare e sa trattare con tutti, come ha fatto nei momenti migliori della propria storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ecco, in questa storia nella prima fase della vicenda repubblicana italiana - possiamo dirlo - l'Italia aveva contribuito a rifondare la sponda sud del Mediterraneo, ha concorso a cambiare la storia di interi Paesi, ha di fatto svolto un ruolo di ausilio all'edificazione di nuovi sistemi statuali postcoloniali e ha creato una rete di relazioni che sono state fondamentali per la sua stabilità in un contesto sempre più difficile. Abbiamo esempi che in troppi hanno colpevolmente dimenticato: lo sviluppo dell'Algeria moderna, lo sviluppo della Tunisia moderna, della Libia post monarchica, ma anche di altri Paesi del nostro mare; tutti recano ovunque una forte impronta politica dell'Italia repubblicana.

L'Italia ha però subito nell'ultimo decennio un nuovo ulteriore ridisegno della sponda sud, voluto da altri attori meno interessati alla stabilità che hanno potuto contare su pezzi di classi dirigenti italiane diventati remissivi e miopi. La guerra del 2011 è all'origine di questo duraturo caos, perciò, lasciatemelo dire, suonano incredibili e indecenti le lezioni di geopolitica rivolte a questo Governo e pronunciate da chi è stato acquiescente a quella guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), da chi ha voluto con le bombe distruggere la Libia, da chi rinunciava al gasdotto South Stream per poi urlare “Mamma li turchi!”. Anche in queste Aule e in alcune redazioni, gli stessi che avevano creato e favorito l'apertura di enormi voragini geopolitiche si sono lamentati che i voti siano stati riempiti da altri. Le colpe, le rigidità, gli errori di dieci anni sono oggi imputati a chi regge la diplomazia da pochi mesi: troppo comodo e troppo ingiusto. Poi ci sono errori che vengono da più lontano, come l'invasione dell'Iraq del 2003, che è stata un vettore di destabilizzazione che ha scatenato, a sua volta, altri conflitti, altre instabilità, in un raggio molto lungo. Anche lì, calcoli miopi hanno reso più insicura l'area del Golfo; i vuoti politici sono stati riempiti da Stati o da gruppi terroristici e oggi ci si lamenta che la nostra strada sia in salita. Ma noi vogliamo invece incrementare il dialogo multilaterale e le soluzioni che siano vantaggiose per tutti e ha fatto bene il Ministro a ricordare che questa strada complessa di soluzioni non semplici è l'unica strada da percorrere: si può in Libia e si può nello scacchiere arabo persico. Un positivo rapporto con l'Iran è utile in tante direzioni, comprese quelle dei Paesi che lo percepiscono come una minaccia. In passato l'Italia si è fatta sfuggire la possibilità di aggiungersi, con il suo peso reale, ai tre Paesi europei del formato E3 (Germania, Francia e Regno Unito) coinvolti nei negoziati con l'Iran: è una strada da perseguire con forza per il futuro. Ripeto: saremo utili a noi e a tutti. L'uccisione di un comandante militare come Soleimani e il contesto delle ritorsioni non possono essere l'unico orizzonte rimasto alla politica internazionale. Il vero orizzonte è ricostruire un sistema equilibrato di rapporti fra gli Stati nel Medio Oriente allargato. Dico, perciò, basta alle equidistanze passive o alle scelte subite senza contropartite. Dobbiamo passare a una fase di equivicinanze attive e di scelte guidate, cioè il mestiere tipico svolto per decenni dall'Italia, la stessa Italia che sapeva stare e sa stare nella cornice delle sue alleanze tradizionali, ma sa concludere accordi vantaggiosi con un mondo che non termina certo a un tiro di schioppo dai propri confini e non si fa inquadrare da una nozione ristretta e ideologica di Occidente. I tavoli di discussione sono tanti e siamo presenti in tutti, a partire dal mosaico libico, dal cosiddetto processo di Berlino, come ha ricordato il Ministro Di Maio, con l'imminente conferenza, all'ambito trilaterale con Mosca e Ankara, al contatto quotidiano con le cancellerie europee e nordafricane, al dialogo attento con le potenze del Golfo. Certo, c'è chi sogna di spaccare la Libia, ma gli sforzi diplomatici stanno tutti convergendo da più parti per proteggere l'unità territoriale della Libia, per trovare una soluzione politica al conflitto che disinneschi le fughe in avanti meramente militari. Il che significa che, in tutte le stanze dove vengono prese le decisioni, ci batteremo per rendere effettivo l'embargo alle esportazioni di armi e di equipaggiamenti verso la Libia. Più in generale, come MoVimento 5 Stelle, siamo favorevoli a un impegno duraturo e partecipe dell'Italia, che rafforzi il dialogo e le soluzioni politiche ai conflitti che si consumano nelle regioni chiave della nostra strategia internazionale. Le missioni all'estero andranno rimodulate in funzione degli interessi di una nuova fase che si sta aprendo. Questo impegno non sarà solo l'impegno di un Ministro degli esteri dinamico, che finalmente riconquista l'iniziativa sopita per anni e che sosteniamo nel suo prezioso lavoro; sarà l'impegno di un Paese intero, che sceglie l'orizzonte della sicurezza e della pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picchi. Colleghi, per favore! Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). Grazie Presidente, Ministro, colleghi, la qualità del dibattito che a cui abbiamo assistito finora dimostra quanto basso sia il livello di ambizione che ha questo Paese, un livello estremamente basso per il ruolo che l'Italia ha sempre giocato nel mondo. Vi do atto di una cosa: la crisi libica è una crisi complessa.

Questo però non toglie le responsabilità di un Governo che, per la prima volta, fa sì che il Mediterraneo non sia più il Mare Nostrum, ma siamo sostanzialmente assenti da questo teatro. Non solo siamo assenti, ma abbiamo permesso l'ingresso anche di attori che sono al di fuori di questo. E parliamoci chiaro: sulla Libia, la tregua di fatto sul campo non è stata decisa con il concorso dell'Italia, è stato deciso dall'incontro decisivo tra Putin e Erdogan (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e ricordiamo anche che la Conferenza di Berlino - a cui l'Italia partecipa e a cui tutti i nostri alleati danno il proprio contributo, gli Stati Uniti stessi manderanno una delegazione di alto livello, sia Pompeo che il National Security Adviser Robert O'Brien - è stata decisa dalla cancelliera Merkel a Mosca insieme a Putin. Questo conferma ancora una volta che per la prima volta l'Italia non c'è e quello che è grave è quanto è avvenuto, per la prima volta c'è uno scollamento tra Palazzo Chigi e la Farnesina. Si procede non per risolvere i problemi, ma la competizione è tra il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio. Guardiamo con favore il fatto che finalmente entrambi si siano svegliati, abbiano cominciato a viaggiare e andare nei luoghi dove contano. Peccato che l'unico luogo dove sarebbe dovuto andare il Presidente del Consiglio, Mosca, è stato banalmente saltato. È con Putin che purtroppo, dopo tre mesi di assenza totale che voi avete garantito nella situazione libica, che le decisioni vengono prese. Guardiamo anche con favore il fatto che abbiate voluto coinvolgere l'opposizione, per cui ieri, a Palazzo Chigi, siano state convocate anche le opposizioni per dare una serie di informazioni utili, che si potevano trovare su qualsiasi giornale, su Wikipedia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È un esercizio di facciata dopo i disastri diplomatici che si sono compiuti la settimana scorsa. Ben due: uno banalmente protocollare; si pensava di essere, non so, a “Carràmba! Che sorpresa” a Palazzo Chigi, dove si pensava di invitare il maresciallo Haftar e dall'altro lato Sarraj e dopo lunghi colloqui si potesse fare una photo opportunity. La politica estera è una cosa seria, non si fanno le photo opportunity: è diplomazia, è credibilità, è mediazione, che questo Paese ha mancato di avere negli ultimi quattro mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) questa è la responsabilità del Governo.

PRESIDENTE. Colleghi!

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). E poi, Ministro, c'è - lei lo ha ricordato bene - la sua visita in Egitto: credo sia stato uno dei punti più bassi di incapacità diplomatica della storia diplomatica di questo Paese. Solo un…, non lo so, non so che consigli le abbiano dato il suo consigliere diplomatico, il segretario generale della Farnesina e tutti gli ottimi ambasciatori che la seguono, ma quando si va ad un incontro internazionale o siamo sicuri che non viene sottoposta alcuna dichiarazione oppure si va con una dichiarazione concordata. Non si può fare come è andato lei, a una conferenza dove Egitto è chiaramente schierato con Haftar, la Francia sappiamo bene come è schierata, Cipro e Grecia non hanno sicuramente amicizie verso la Turchia e lei si è trovato là, sottoposto una dichiarazione e poi ha dovuto dire: “Beh, non posso rompere il fronte europeo”. Beh, ma se tre Paesi europei firmano quella dichiarazione, evidentemente anche lei è corresponsabile ad aver rotto il fronte europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Una figuraccia che è stata doppia: in un solo giorno siamo riusciti a collezionare due figure estremamente imbarazzanti. E veniamo alle soluzioni, perché noi siamo assolutamente propositivi: lei invoca il ruolo dell'Unione europea. Che non ci sia una politica estera dell'Unione europea è sotto gli occhi di tutti, lo abbiamo visto da sempre, tanto è vero che non è andato l'Alto rappresentante Borrell a proporre la Conferenza di Berlino, ma è andata la cancelliera Merkel in persona. Teniamolo presente questo, questa è un'iniziativa tedesca e l'Italia, io so che lei deve, qui, di fronte a questo Parlamento, dire che siamo presenti su tutti i tavoli dove vengono prese le decisioni sulla Libia, ma, purtroppo, noi su quei tavoli non ci siamo. Le soluzioni: noi sosterremo ogni sforzo che possa avvenire in ambito multilaterale, che possa essere sotto l'egida delle Nazioni Unite, che possa essere una missione di monitoraggio civile da parte dell'Unione europea, per separare i contendenti, ma teniamo presente una cosa molto seria: o noi mettiamo sul campo una forza di interposizione che sia seria e solida dal punto di vista militare o, altrimenti, rischieremo di mettere in pericolo coloro che manderemo sul campo. E ricordiamoci che noi abbiamo già una presenza sul campo, sia l'intelligence sia le nostre forze speciali là ci sono: noi dobbiamo garantire l'incolumità di coloro che sono sul campo e non credo che l'inerzia che stiamo affrontando possa garantire l'incolumità dei nostri soldati.

Sull'Iran, è chiaro che un'uccisione non è qualcosa che l'Italia può condividere, ma ricordiamo anche chi era il generale Soleimani che il raid americano ha portato via: è colui che ha costretto alla fame la città di Aleppo durante l'assedio di Aleppo e ha fatto morire di fame decine di migliaia di persone, era un terrorista di fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, allora, l'Italia non può essere indifferente a questo: non possiamo avere una maggioranza che, nel suo complesso, ha spostato il posizionamento italiano nel mondo. Noi siamo diventati una maggioranza pro-cinese, pro-Iran, anti-Israele e abbiamo spostato l'asse della politica estera dai nostri alleati tradizionali: noi siamo membri della NATO, noi stiamo con gli Stati Uniti d'America. E dico: basta, veramente, provincialismi, incapacità di gestire questi dossier. Tra pochi mesi spero che andrete a casa e, finalmente, potremo restituire all'Italia dignità e serietà in politica estera. Prima andate via e meglio è per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Signor Presidente, colleghi, il conflitto in Libia dura ormai da quasi nove anni e, quindi, non si possono attribuire tutte le colpe e le responsabilità solo agli ultimi Governi, dove, però, ossessionati dal bollettino quotidiano dei flussi di migranti, abbiamo permesso che la guerra civile che si combatte sulla sponda sud del Mediterraneo diventasse un conflitto per procura tra potenze straniere e che la Libia assomigli sempre di più ad una Siria alle porte di casa nostra.

Gli interessi italiani e la sicurezza dell'intera regione sono minacciati dallo scontro che lacera il mondo sunnita, dove si contrappongono visioni opposte dell'Islam. In Libia è anche in gioco la nostra sovranità energetica, non solo per le riserve petrolifere di gas o di petrolio e per il fatto che abbiamo il Greenstream, ma, soprattutto, per l'inaspettato nesso che si è formato tra la Libia e la più grande partita energetica che si gioca nel Mediterraneo orientale, dove la Turchia, che aveva già bloccato le navi dell'ENI, è entrata attraverso un accordo con Tripoli, che le ha permesso di reclamare la competenza su un ampio spazio marittimo che va a comprimere i nostri interessi. La Russia e la Turchia hanno già inaugurato il TurkStream, la versione ridotta del gasdotto South Stream, dal quale siamo stati estromessi, con ingenti danni per le nostre imprese; la Germania raddoppia il Nord Stream, in barba alle sanzioni USA, e noi, come ha messo in evidenza il collega, non firmiamo le risoluzioni quando andiamo alle riunioni. Cioè, noi, in realtà, siamo rimasti esposti ad un'accresciuta minaccia terroristica dopo il trasferimento in Libia delle milizie jihadiste dall'enclave di Idlib in Siria occidentale, con Mosca ed Ankara che, anche qui, come in Siria, si spartiscono zone di influenza.

Siamo costretti a rincorrere le iniziative diplomatiche di altri o a improvvisarne delle nostre, si veda, appunto, la maldestra gestione del vertice, che non è stato, tra Haftar e Sarraj (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), senza una vera contropartita negoziale, preoccupati dal risvolto mediatico della nostra azione e sotto la spinta di una malcelata concorrenza tra Farnesina e Palazzo Chigi. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo rimediato una figuraccia, alla quale gli spin doctor responsabili hanno, poi, cercato di metterci una toppa, senza che, in una vicenda di tale portata, se non adesso, con colpevole ritardo, cercando di affannarci, sia emerso il gioco di squadra, anzi non si sia capito quale sia la nostra strategia, se non quella di far vedere che siamo in campo: telefoniamo a destra, telefoniamo a manca, ma non siamo noi a determinare il corso degli eventi, quello lo fanno gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); noi ci informiamo di quello che succede e, magari, cerchiamo di metterci il cappello o, se ci va bene, anche uno strapuntino. È vero, in politica estera un Paese non deve dividersi, ma non si deve dividere quando una politica estera esiste, è chiara, è una politica fatta di continuità, di affidabilità, di presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo sentito dire che noi abbiamo il DNA dell'equilibrio, la forza dell'equilibrio è tra noi: a me pare che abbiamo il DNA, con questo Governo, dell'equilibrismo e i nostri diplomatici debbono fare i saltimbanchi, molto spesso, per andare a supplire i vuoti di una politica che ha bruschi scatti di indirizzo, per dire così. Presenza e continuità: signor Ministro, mi perdoni, lei è andato in Libia cinque mesi dopo il suo insediamento e, quando il Presidente Conte è andato in Turchia, gli hanno detto: ma caro signor Conte, sono otto anni che non facciamo un vertice strategico con l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Cioè, sul terreno della politica estera, il mondo delle fake news sbatte il naso con la realtà, la realtà dove ti misurano la capacità di tener fede alla parola, di stringere alleanze e di fare dolorosi compromessi. È il terreno nel quale si misura la forza di un Paese a lungo termine come sistema, come protagonista o come comparsa sulla scena internazionale; è il terreno nel quale ci vuole una visione chiara e condivisa, le priorità e gli obiettivi che danno la rotta, l'unica, che ci consente di tenere il capo nelle alterne vicende della politica. A me pare che questa visione manchi: non vedo l'Italia ritrovare il ruolo propulsivo in Europa, un ruolo storico, che ci compete come Paese fondatore, un ruolo che è reso urgente dal rapido mutare degli indirizzi che ci dà la leadership statunitense. È vero - è stato detto altrove -, gli Stati Uniti sono assenti, sono il grande assente di questa partita. Vediamo un'America che si ripiega su se stessa e sembra abdicare alla responsabilità di nazione indispensabile, come l'aveva definita la Albright, mandando in crisi i principi e i valori che stanno alla base delle istituzioni politiche ed economiche del secondo dopoguerra, dall'Organizzazione mondiale del commercio, in cui le dispute commerciali non si risolvono più all'interno di un sistema di regole condivise, ma in una escalation di dazi, in una guerra commerciale che finisce per danneggiare tutti e distruggere intere catene del valore, alla NATO.

Noi riteniamo che il vincolo transatlantico sia fondamentale e lo è ancor di più adesso dopo la Brexit, ma, con l'intento dichiarato di mettere fine alla cosiddetta guerra senza fine, il Presidente Trump intende ridurre al minimo la presenza militare in Medio Oriente, perché ritiene che i propri interessi strategici non siano più in gioco. Ce l'ha detto lui stesso: gli USA sono indipendenti dal punto di vista energetico e considerano conclusa la loro lotta all'Isis; ci chiama ad una condivisione dello sforzo, in termini di dispiegamento delle truppe nell'area, per attenuare le conseguenze di decisioni non sempre condivise. Questo è un bivio della storia e rappresenta la classica minaccia-opportunità: vogliamo rivedere finalmente, radicalmente, il funzionamento delle istituzioni europee? Vogliamo parlare con un'unica voce incisiva, autorevole? Siamo disposti a decidere a maggioranza qualificata nei Consigli europei? A creare un Consiglio di sicurezza europeo per affrontare le grandi questioni del continente? Vogliamo un'Europa capace di dotarsi di una propria forza militare in grado di intervenire in autonomia nei principali scenari internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? La crisi del multilateralismo in campo politico-economico, innescata dalla profonda crisi del primigenio modello americano, sta lasciando campo libero a un mondo che si organizza in sfere regionali di influenza, all'interno delle quali predominano potenze portatrici di visioni spesso autoritarie e illiberali, in competizione tra loro, che rendono impraticabile la convivenza di una comunità di Stati sovrani indipendenti, retta da valori e norme condivise. Quindi, dinnanzi al degrado di quello che si chiama il vicinato strategico, dobbiamo prendere sul serio il tema della nostra sicurezza collettiva e contemplare apertamente i costi umani e materiali. Dobbiamo riflettere sugli errori commessi e cercare di trovare nuove soluzioni per far fronte alle grandi sfide della crescita demografica, la competizione per l'uso e l'ottenimento delle risorse, dalle distorsioni di un sistema economico reso fragile dal fatto che privilegia l'accumulo e non la ridistribuzione della ricchezza, dai mutamenti innescati dalla rivoluzione digitale e dagli sconvolgimenti ambientali che minacciano di essere irreversibili. In questo nuovo paradigma, è solo ritrovando uno slancio comune che riusciremo a non scomparire e a mantenere la nostra identità e a far valere le nostre ragioni nella condivisione della responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, noi abbiamo apprezzato la sua informazione, così come abbiamo apprezzato l'impegno profuso da lei e dal Presidente Conte per interrompere la spirale bellica che in questi mesi ha martoriato sempre di più la Libia. E se oggi il conflitto vede come protagonisti contrapposti il Primo Ministro Sarraj e il generale Haftar, la realtà è che, - lei lo ha ricordato - nei dieci anni che sono seguiti alla caduta di Gheddafi, la Libia è divenuta terreno di mille conflitti, in un proliferare di milizie armate, in un continuo mescolarsi di alleanze, rotture, colpi di scena che hanno devastato il Paese, causando la fuga di oltre un milione di libici, grandi flussi di profughi e migranti, il blocco delle attività economiche e la drastica riduzione dell'estrazione e dell'esportazione del petrolio, che è l'unica risorsa di quel Paese. Da una crisi così complessa si esce soltanto se si abbandona l'illusione di una soluzione militare. Siamo d'accordo e abbiamo apprezzato che il Governo italiano lo abbia ribadito in ogni sede, ancorché difficile è una soluzione politica negoziata e condivisa tra le parti, che va perseguita. È dunque bene che si sia giunti a una tregua, che va consolidata scongiurando il rischio di una sua violazione. Bene che sia stata convocata a Berlino per domenica prossima la conferenza di pace, a cui è necessario garantire che tutti gli attori libici e internazionali siano presenti. Necessario è l'embargo sugli armamenti, così come la riattivazione della missione Sophia. E nella stessa direzione va considerata fin da ora l'eventualità di una dislocazione sul terreno di una forza internazionale di pace sotto l'egida ONU, come si fece nei Balcani e in Libano, se tale presenza si è manifestata necessaria per favorire l'accordo e salvaguardarlo. Dare soluzione politica alla crisi libica è tanto più necessario perché quella crisi si iscrive, come sappiamo tutti, in uno scenario di instabilità e di conflitti che scuote, dal Golfo Persico allo stretto di Gibilterra, quella grande fascia del Mediterraneo e del Nord Africa: Afghanistan, Yemen, Siria, Somalia e Libia devastate da sanguinose guerre civili; altri Paesi, come il Libano, l'Algeria, il Sudan, in un precario equilibrio tra autocrazie che da decenni tengono il potere e movimenti che chiedono riforme. Ancora, è riesploso il conflitto Iran-Stati Uniti, lo scontro sciiti-sunniti, che sta destabilizzando sempre di più l'Iraq; la Turchia, che per affermarsi entra pesantemente nello scenario siriano e libico; Arabia Saudita, Qatar ed Egitto che su fronti contrapposti sono parte della crisi libica, che appunto sempre di più viene letta come una guerra per procura. Per non parlare delle relazioni israelo-palestinesi, che sono bloccate ormai da tempo. Così come forse varrebbe la pena di ricordare, di sottolineare, che le 90 vittime dello spaventoso attentato di Mogadiscio…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Deputato Bond, Marin, Gelmini. Grazie.

PIERO FASSINO (PD). …così come il reinsediamento dell'Isis nell'Africa subsahariana indicano che l'incendio si sta propagando a sud. È in questi scenari che è chiamata ad agire l'Unione europea, che non può pensare di stare lontana, perché ciascuna di quelle crisi ci coinvolge e ci entra in casa. Ma per incidere l'Europa deve superare l'illusione di ogni capitale di poter agire da sola. La crisi libica e siriana sono la testimonianza dell'irrilevanza a cui si condanna un'Europa che non sia capace di parlare con una sola voce, offrendo così ad altri attori, a Washington, a Mosca, o magari a Pechino, ad Ankara o a Riyad, lo spazio per ritenersi liberi da qualsiasi concertazione multilaterale, come oggi avviene con aumento del disordine mondiale.

Allora, così come si sta operando per una soluzione politica della crisi libica, io credo che altrettanto si debba fare per accelerare la conclusione dei colloqui di Ginevra e dare una soluzione politica alla crisi siriana, stabilizzare l'Iraq, oggi scosso dallo scontro tra sunniti e sciiti; riprendere il dialogo con l'Iran perché si applichi l'Accordo sul nucleare e non lo si metta in discussione; riaprire, in un quadro certamente difficilissimo, canali di comunicazione che consentano di riprendere un dialogo tra israeliani e palestinesi. E una strategia per l'Africa, che passerà, nell'arco dei prossimi ottant'anni, dall'attuale miliardo e 300 milioni di persone a 4 miliardi di abitanti, ed è chiaro che questa cifra dice che il futuro del pianeta si giocherà in buona parte nei destini di questo continente, e ce lo dicono l'attenzione che grandi player come la Cina, ma anche il Brasile, l'India, l'Arabia Saudita e la Russia stanno dedicando all'Africa. Insomma, serve un'Unione europea consapevole, consapevole che Europa, Mediterraneo e Africa sono sempre più un unico macro-continente verticale, investito da problemi comuni, da interessi comuni e che chiedono soluzioni comuni. E l'Italia può e deve svolgere un ruolo all'altezza dei suoi interessi strategici, ritrovando un ruolo - lo vorrei dire al collega Picchi - che è stato pregiudicato negli ultimi anni dall'isolamento internazionale a cui il Governo precedente, e la Lega in particolare, ha condotto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'ossessione dell'esibizione di muscoli sui migranti ha condotto l'Italia a un isolamento internazionale che non ci ha consentito di svolgere nel Mediterraneo e in questi quadranti di crisi alcun ruolo; e oggi noi siamo chiamati - per questo apprezziamo l'azione di Governo - a recuperare un ruolo strategico fondamentale che l'Italia deve avere in quest'area. La crisi libica richiama la nostra responsabilità: come è ben evidente, e ne stiamo discutendo. I nostri militari, a cui va la gratitudine del nostro Paese, svolgono un ruolo prezioso oggi nelle missioni di pace in Afghanistan, in Iraq, in Libano, a Gibuti, in Somalia, in Niger, e a Misurata, in Libia, con le nostre imprese, a partire dall'ENI (siamo il terzo investitore europeo del continente africano), e abbiamo posizioni strategiche nel grande e vicino Oriente, a partire dall'Iran. Insomma, c'è un grande spazio per l'Italia e per l'Europa, ed è quindi nostra responsabilità incoraggiare, come il Governo ha fatto in queste settimane per la crisi libica, l'Unione Europea ad un salto di qualità, sollecitando ogni capitale europea a considerare la politica estera e di sicurezza comune non un impaccio, non un ostacolo alla tutela degli interessi nazionali dei singoli Paesi, ma lo strumento più efficace per far pesare l'Europa e ogni sua nazione in un mondo che potrà essere più sicuro e più giusto con un'Europa che sia più assertiva e più unita. Ed è responsabilità dell'Italia, per il ruolo che ha sempre avuto nell'Unione europea e per gli interessi che nel Mediterraneo e nel vicino Oriente ha, giocare da protagonista una politica che restituisca all'Unione europea voce e forza in questo scacchiere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, debbo dire che, con ingenuo e involontario candore, ci ha già pensato il MoVimento 5 Stelle a rappresentare impietosamente l'attività del nostro Ministro degli Esteri: volare, volare, volare. Siete andati in tutte le rive e capitali che contano, avete detto entusiasti, il problema è che, con amarezza, noi di Fratelli d'Italia vi raccontiamo che fra le capitali che contano c'è Mosca, c'è Istanbul, forse ci sarà Berlino, ma non c'è più Roma, con buona pace dei suoi gargarismi velleitari sul Mare Nostrum.

Perché per rivendicare orgogliosamente che la Libia è il giardino di casa nostra, per rivendicare orgogliosamente che difenderemo la sicurezza nazionale, per rivendicare orgogliosamente che difenderemo la sicurezza internazionale, per rivendicare orgogliosamente che difenderemo le nostre necessità in termini di approvvigionamento energetico non è sufficiente arrivare in quest'Aula a fare dei gargarismi sul concetto di Mare Nostrum; sarebbe stato, viceversa, necessario fare sì che fra le capitali che contassero vi fosse stata, per sbaglio, anche Roma. E, allora, vi diciamo che non siamo assolutamente soddisfatti dei – come dire? – pellegrinaggi composti ed educati del nostro Ministro degli Esteri in tutti i luoghi che contano, per, poi, gigioneggiarsi di essere stato ammesso a sorseggiare il caffè, a margine di riunioni dove si è deciso il destino del cosiddetto Mare Nostrum che, per pudore, non rivendicherei più, se fossi il Ministro degli Esteri. Allora, il prepotente ingresso, prima, della Russia e, poi, della Turchia ha clamorosamente, al di là della farsa che sta avvenendo in quest'Aula, posto fuori gioco l'Italia, per la prima volta dal 1900 ad oggi, sullo scacchiere libico ed è certamente, fra le altre, la responsabilità di coloro che ritengono di interpretare e gigioneggiarsi di interpretare il ruolo di – come dire? – Ministro degli Esteri come globetrotter internazionale. E avviene per la vostra inattività, per una lunga catena di errori, per un disastro, peraltro tutto interno, che nasce perché qualcuno ha ritenuto di giocare, lo abbiamo percepito tutti dalla lettura dei giornali, una partita domestica di maggiore o minore visibilità fra il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri, irresponsabile, perché avveniva sulla pelle dell'interesse nazionale alla sicurezza nazionale italiana.

La Libia sta per essere sventrata, ed è fatto notorio a chiunque, fra Russia e Turchia, soprattutto dopo l'ingresso sulla scena della spericolata e imperialistica avventura del sultano Erdogan che non siamo riusciti – come dire? – a stoppare. Eppure, segnali plurimi ce n'erano e Fratelli d'Italia, proprio al Ministro degli Esteri, glieli aveva già indicati, allorquando il sultano Erdogan entrava nella zona esclusiva di Cipro, di estrazione marittima, cacciava ENI, per il tramite di due navi da guerra e noi non siamo neanche riusciti ad andare in Europa a chiedere che un uomo che è un nano economico e che si trasforma in sultano politico con i soldi dei contributi per la preadesione all'Europa, da parte della stessa Europa, almeno venga cancellato come partner ipotetico dell'Europa se aggredisce Cipro e caccia ENI da Cipro. E solo dopo il precipitare degli eventi, lei ha iniziato, come dire, a fare il globetrotter e a volare, volare, fra una capitale e l'altra…

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Globetrotter è una parolaccia? A casa sua, a casa mia no.

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Poi, allora, le dico cosa vuole dire. Solo dopo il precipitare degli eventi lei, intempestivamente e drammaticamente in ritardo, ha iniziato, più che a fare il globetrotter, come un criceto nella ruota, a correre, correre, correre, correre, ma, proprio come un criceto nella ruota, siamo rimasti fermi lì, fermi alla irrilevanza, alla marginalità dell'Italia, a fare pellegrinaggi dai sultani, oppure a Mosca, oppure, in futuro, a Berlino, nel tentativo di recuperare figuracce internazionali, fra cui quella per la quale si invita un giorno al-Sarraj, l'altro giorno Haftar - probabilmente, come dice Giorgia Meloni, bisognava presentarli a C'è posta per te -, ma il colpo di teatro non ha funzionato e, ancora oggi, drammaticamente, in quest'Aula, non è riuscito a recuperare. Lei è uno di quelli che viene bocciato anche a settembre, agli esami di riparazione.

Non sappiamo qual è la road map dell'Italia, non sappiamo quale sarà la politica dell'Italia. Noi, certo, conosciamo un irenico appello alla pace e al dialogo, sappiamo che lei conosce i problemi, esattamente come li conosce il verduriere da cui mi servo, cioè: sicurezza nazionale, sicurezza internazionale, approvvigionamento energetico, non ci ha assolutamente detto quale sarà la linea politica dell'Italia; ci ha spiegato anche qualcosa di più, forse le è sfuggito, ci sono mercenari stranieri in Libia. Allora, le aggiungiamo il punto finale di caduta, noi di Fratelli d'Italia: non è che ci sono mercenari stranieri in Libia, ci sono truppe jihadiste scatenate dal sultano Erdogan in Libia, dal sultano Erdogan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E ha sorvolato drammaticamente su quel mini Vertice a Bruxelles, dove, per la prima volta, la balbuziente Europa ha invocato l'idea del blocco navale, quella cosa, di quella brutta sporca e cattiva sovranista Giorgia Meloni, invocata da due anni a questa parte.

Ma sa perché ha sorvolato? Perché lei, ancora oggi, non sa dirci se il blocco navale lo farete sulle armi o se lo farete anche nei confronti di quei barconi dove, secondo l'Interpol, ci sono seri e concreti rischi che gli jihadisti scatenati da Erdogan si infiltrino per entrare in Italia e, poi, in Europa. Non sa dirci neanche se farete il blocco navale.

E, allora, ancora, la vostra disarmante doppiezza, e glielo dico adesso veramente con grande serietà, si è manifestata, a tutt'oggi, sui giornali. Ho letto alcuni giornali che dicono: Conte non esclude l'invio dei militari. Altri giornali: Conte esclude l'invio dei militari. Non se ne abbia se non parlano di lei, lei è destinato a questa vita da mediano. E ancora altri giornali: Conte manderà i militari sotto l'egida ONU; e altri ancora: Conta manderà i militari sotto l'egida dell'Europa.

Vede, io glielo dico proprio con grande serietà, con grande sobrietà, ma con altrettanta fermezza: per noi di Fratelli d'Italia quella è una scampagnata su campo minato; andatela a fare voi Ministri! Non vi permettiate di mandare un solo militare italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) senza sapere quali sono le regole di ingaggio, chi è il nemico, chi è l'alleato e come l'Italia si muove su quello scacchiere, perché questo è il miglior modo per creare dei danni anche ai nostri soldati e fino a quando ci sarà Fratelli d'Italia non lo consentiremo neanche a voi e neanche alla vostra assoluta incapacità di affrontare lo scacchiere libico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, signor Ministro degli Esteri, vorrei partire da un apprezzamento rispetto al metodo utilizzato nel coinvolgere anche le opposizioni nell'incontro che c'è stato ieri a Palazzo Chigi su un tema così delicato, una metodologia che era stata inaugurata a seguito della strage del Bataclan dal Governo Renzi e che io considero utile per raggiungere un obiettivo che lei ha invocato ma che, ahimè, in un'Aula purtroppo semivuota, è stato sostanzialmente respinto dalle forze di opposizione e cioè che l'Italia parli con una voce sola. Dal nostro punto di vista, Italia Viva ritiene che l'Italia in questo caso debba parlare con una voce sola, sia per tutelare gli interessi nazionali legittimi e indispensabili, a partire dalla sicurezza dei nostri cittadini e dei nostri militari impegnati sui fronti di crisi, sia perché riteniamo sia indispensabile costruire, attraverso un rafforzamento interno della nostra opzione politica, sottratta anche a speculazioni e a polemiche che lasciano il tempo dei talk show e entrano, purtroppo, nel tempo della storia, nella costruzione di una idea diversa del ruolo dell'Europa.

C'è un tempo per strappare e uno per cucire, c'è un tempo per lanciare pietre e un altro per raccoglierle, lo dico all'opposizione con le parole del Qoelet, in modo tale che sia chiaro che, per quanto ci riguarda, la contrapposizione non si estingue intorno a una vicenda semplice, ma nella crisi che sta infiammando l'intero Mediterraneo e il Medioriente, come sappiamo, come è stato più volte detto nel corso di una storia importante del nostro Paese, per tempi, per modi, per luoghi, avere un circondario geopolitico infiammato rende l'Europa arroccata e più debole ed esposta anche a minacce concrete per la sua sicurezza, a partire dalla minaccia terrorista.

Su questo tema io penso che si debba avere un approfondimento, signor Ministro, perché da quando, nel 4 aprile scorso, si è conclamato lo scontro della guerra civile tra Haftar e al-Sarraj, effettivamente, ci sono stati dei trasferimenti ingenti di fighters, di foreign fighters nella zona libica che hanno prestato giuramento allo Stato islamico e l'aver sostenuto per tanto tempo quello che era il Governo legittimo, tra l'altro quando i Governi precedenti, non l'ultimo che ci ha preceduto che, purtroppo, ha abbandonato il terreno della politica estera, perché arroccato nel suo piccolo porto chiuso, che in realtà mai lo è stato, noi abbiamo riportato l'Italia al centro del Mediterraneo. Lei ha usato una formula, quella del Mare Nostrum; purtroppo, rischia di diventare res nullius il mare che abbiamo di fronte, se non ci sarà un intervento nel quale noi certamente dobbiamo favorire il dialogo e superare la sindrome da photo opportunity anche a Berlino, anche troppe ne abbiamo viste nel corso dei mesi e degli anni passati, ma se non individueremo anche qual è in questo momento l'interesse dell'Italia. Noi abbiamo la necessità di parlare di più della Turchia e del suo ruolo, che in questo momento è direttamente l'influenza maggiore sul Governo legittimo di Sarraj.

Abbiamo bisogno di difendere la sovranità italiana e gli interessi italiani quando le missioni di ricerca dell'ENI hanno incrociato le navi da guerra turche in quel canale che si sta determinando tra Libia e Turchia, e abbiamo bisogno - lei non l'ha citata perché, probabilmente, in questo momento non ha alcun ruolo, ed è anche giusto che lei non l'abbia citata, ma la cito io, perché ritengo sia importante farlo - della venuta a mancare consistenza dell'Alleanza Atlantica, che in questo momento è completamente divaricata all'interno di scelte di Paesi che sono i più importanti dal punto di vista numerico e del potere politico che esprimono, cioè gli Stati Uniti e soprattutto la Turchia.

Noi dobbiamo lavorare affinché lo sforzo diplomatico, l'ansia di servire il Paese in questo senso, che io ritengo importantissima, che sta svolgendo il Governo italiano per riportare la pace e il dialogo e per proteggere i nostri interessi sia rafforzata.

PRESIDENTE. Colleghi!

GENNARO MIGLIORE (IV). Però dobbiamo avere un interesse che debba in qualche misura fare anche delle scelte. Ci sono stati dei tempi nella nostra politica estera, anche non troppo lontani, penso, per esempio, alla politica estera della Prima Repubblica, anche di quella di cui si è parlato molto recentemente di Craxi, nei quali sono state fatte scelte importanti per riaffermare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. E, nello stesso tempo, noi abbiamo la necessità che questo ruolo che dobbiamo svolgere soprattutto in Libia, laddove lei sta in maniera - lo dico sinceramente - positiva svolgendo una funzione di mediazione, tenga conto che c'è una connessione stretta anche con quello che sta accadendo dal versante iracheno, iraniano, sia per quanto riguarda la nostra presenza sia per quello che attiene alla protezione dei civili, che, per quanto ci riguarda, rimane, se non il principale, un interesse che dobbiamo svolgere nel campo della nostra azione politica internazionale. Anche lì noi dobbiamo essere partigiani del sostegno ad avere un'intesa perché l'Iran non sviluppi l'arma nucleare. Ed in questo senso l'operazione politica e diplomatica che deve rappresentare la nostra stella guida è quella di avere realmente sotto controllo la situazione.

Signor Ministro, mi rivolgo a lei tramite il Presidente della Camera: noi abbiamo ancora molte carte da giocare e le dobbiamo giocare in fretta, perché il ritardo che abbiamo accumulato semplicemente nella gestione precedente e nella chiusura - e vado alla conclusione - dell'Italia all'interno dell'ossessione dei migranti deve essere recuperata molto rapidamente. Si faccia dare una mano da tutte le forze del Parlamento, da chiunque dentro quest'Aula sia disponibile a mettersi al servizio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi siamo al servizio del Paese, ed è per questo motivo che sosterremo l'Italia e il suo sforzo diplomatico. Lei vada più in là, vada più avanti, costruisca le condizioni perché si possano superare le impasse che hanno costretto l'Europa all'impotenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la restituzione del quadro complesso dello scenario internazionale che ha restituito a quest'Aula e a questo dibattito, e anche per lo sforzo che è stato fatto negli ultimi mesi, e soprattutto negli ultimi giorni, per contribuire a determinare un processo di de-escalation dei conflitti in corso e anche di riapertura della possibilità negoziale del dialogo. La complessità del quadro che lei ci ha restituito richiede uno sforzo di analisi e anche un'assunzione di responsabilità collettiva che purtroppo oggi in quest'Aula non abbiamo visto fino in fondo da parte delle opposizioni. Una discussione come questa non si può piegare ad esigenze legate alle questioni di politica interna né tantomeno, o peggio ancora, a esigenze di campagna elettorale o all'acquisizione di consenso legato a una questione che, invece, riguarda non solo la stabilità del quadro internazionale, ma anche direttamente le condizioni di vita del nostro Paese nello scacchiere mediterraneo.

Nel tempo concesso proverò, quindi, a contribuire con alcune riflessioni e con questo spirito al dibattito che abbiamo davanti a noi, provando in qualche modo a spostare un po' più avanti il nostro dibattito rispetto alla contingenza degli eventi. La prima considerazione che faccio, che secondo me è fondamentale anche rispetto al nostro dibattito, è quella di avere contezza del peso politico-militare del nostro Paese nello scenario internazionale attuale. È evidente che l'Italia, come media potenza militare, si trova ad esercitare un ruolo complesso in un contesto in cui le principali potenze militari del pianeta agiscono con un tale livello di spregiudicatezza. Lo scenario complessivo globale in cui noi ci troviamo ad agire richiede, richiederebbe, un ruolo più incisivo e più determinante dell'Europa, senza la cui unità e senza la definizione di una politica estera europea è difficile che anche il nostro Paese o qualsiasi dei singoli Paesi dell'Unione europea riesca ad affrontare il nuovo scenario globale dentro cui ci confrontiamo, quello della fine del multilateralismo. Lo diceva anche, e, per questo, ho molto apprezzato il collega Valentini, in uno, forse, dei pochi interventi dell'opposizione che, pur esprimendo una critica, ha provato a dare un contributo in termini costruttivi a quella che è la definizione di una politica estera del nostro Paese in uno scenario così in evoluzione e anche così complesso. È richiesta a noi anche una riflessione sul ruolo delle organizzazioni e delle istituzioni internazionali. Lo sollevava, da ultimo, il collega Migliore: è probabile che noi abbiamo la necessità, oggi, di aprire una riflessione sul ruolo della NATO e su quale sia la funzione di un'istituzione che è stata così importante nel passato e che oggi si trova in perfetta crisi di identità. L'unilateralismo e la spregiudicatezza con cui la Turchia agisce nello scenario mediorientale, anche con un'aggressività espansionistica nel Mediterraneo, ci impone una riflessione su qual è il significato di un'organizzazione come la NATO; se un Paese come la Turchia può lavorare alla destabilizzazione dell'attuale scenario in cui noi siamo coinvolti e anche, come nel caso dell'intervento in Siria, a danno delle popolazioni curde e delle organizzazioni curde che hanno difeso quel territorio dal terrorismo e dal Daesh, hanno aiutato a liberare la Siria dalla minaccia terroristica, come non metta in pericolo gli stessi Paesi dell'Alleanza. Dicevo, una riflessione anche sul ruolo delle Nazioni Unite, sempre più a margine di quella che è oggi la geopolitica internazionale, anche in questa vicenda, anche nella vicenda irachena e siriana. Questa riflessione ci deve anche portare a un'altra riflessione, con molta serenità e anche ribadendo i legami storici di alleanza e di amicizia con gli Stati Uniti d'America; una riflessione, invece, su che cos'è oggi la strategia di politica estera e politica militare del nostro principale alleato. Questo lo dico perché oggi, credo, che noi dovremmo valutare il senso di una coalizione anti-Daesh nel momento in cui le strategie di politica estera del Governo americano puntano a destabilizzare ulteriormente il quadro mediorientale contribuendo a creare le condizioni per cui la minaccia terroristica si riaffacci sullo scenario politico, militare e sociale di quel territorio. Penso che noi dobbiamo valutarlo e che, in base a questo, dovremmo fare una valutazione seria e opportuna e di questo la ringrazio per l'impegno profuso anche nel chiedere e nel convocare qui a Roma una riunione della coalizione anti-Daesh, alla base del quale dovremmo fare una valutazione sul senso della nostra presenza militare in Iraq. Infatti, se la nostra presenza militare in quel Paese era legata all'addestramento delle forze militari per contrastare il terrorismo e legata a processi di stabilizzazione che sono fondamentali per ricostruire un tessuto su cui possa rinascere un Paese come l'Iraq e quindi restaurarsi la pace, allora è incompatibile se Paesi amici e alleati, dentro la stessa coalizione, fanno il lavoro opposto e, quindi, lavoriamo dentro una grande tela di Penelope in cui tutto quello che noi tessiamo nella direzione della stabilizzazione e della pace viene il giorno dopo distrutto dagli altri. C'è una riflessione più complessiva che noi dobbiamo fare sul Mediterraneo, sul ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e sulla questione che sottende a tutte le tensioni che ci sono in questo momento, ossia la questione energetica. È stata richiamata in più interventi e credo che anche su questo noi dovremmo fare una riflessione restituendo all'Italia non solo un ruolo di mediatore tra le parti, un ruolo di equilibrio che sempre ha avuto e che lei ha fatto bene a richiamare rispetto alla nostra storia, ma anche e soprattutto rispetto a quali sono gli interessi strategici del nostro Paese oggi e, quindi, quanto sia importante per noi lavorare alla stabilità del bacino del Mediterraneo. Su questo anche le nostre relazioni diplomatiche sul piano bilaterale e sul piano multilaterale devono essere tenute con fermezza. Per recuperare una credibilità su tutto il campo, abbiamo la necessità di condannare tutti i gesti, gli atti, le azioni che puntano a destabilizzare il quadro e a creare le condizioni per cui vengono messi in discussione gli interessi strategici del nostro Paese.

Mi permetta, signor Ministro, di concludere con un'ulteriore riflessione. È stato richiamato il ruolo nefasto che hanno avuto le politiche e l'ossessione sul terreno della gestione dei flussi migratori del precedente Governo. Penso che oggi le condizioni attuali impongano a questo Governo di ragionare su una sospensione dell'esecuzione degli accordi con la Libia sui migranti perché, alla luce di un conflitto che vede oggi Tripoli, il luogo di destinazione delle persone che vengono respinte in mare, sotto i bombardamenti, ciò è contrario non solo a qualsiasi convenzione internazionale, alla legalità internazionale, ma anche al buonsenso, all'etica e alla morale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Quindi, credo che dobbiamo da subito dare indicazioni alla nostra Guardia costiera di non cooperare più per i respingimenti in Libia e di disporre un dispositivo di soccorso in mare. Su questo – concludo, Presidente - penso che anche questa sia una questione che vada affrontata in sede europea, ma oggi anche in sede internazionale, e la comunità internazionale si deve far carico, davanti alla drammaticità di quanto sta accadendo in Libia sulla pelle di uomini e donne che sono rinchiusi nei centri, di un piano di evacuazione straordinaria per quelle persone aiutandoli a fuggire dall'inferno in cui sono intrappolate, così come è stato sempre fatto, così come è stato fatto quando gli europei fuggivano dal nazifascismo. Concludo, Presidente, dicendo che queste sono le condizioni. Noi dobbiamo lavorare perché i popoli riconoscano all'Italia un ruolo di stabilizzazione e di portatori di pace, e la pace si costruisce con la pace. Lo dico a chi oggi immagina che il ruolo dell'Italia possa essere un ruolo muscolare, di inviare truppe da qualche parte, di difendere gli interessi strategici del Paese con la forza, con la violenza o con lo strumento militare. La pace si costruisce con la stabilità, si costruisce con la cultura, si costruisce con le scuole, si costruisce garantendo diritti e garantendo diritti umani. È questo il corso che l'Italia deve riprendere; è la carta d'identità con cui noi dobbiamo presentarci a tutti i tavoli e a tutti i consessi internazionali.

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Ed è su questo che avrà il nostro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente e grazie signor Ministro per la relazione che ho avuto modo di ascoltare parzialmente anche all'incontro, ieri sera, con le varie forze politiche di maggioranza e di opposizione. Credo, come ho avuto modo di ribadire diverse volte in questi giorni, che prima della contrapposizione politica e partitica venga l'interesse nazionale e l'interesse geopolitico dell'Italia. Mi limiterò a parlare solamente nei due minuti e mezzo che mi rimangono della questione libica che ho particolarmente a cuore. La Libia è un Paese che l'Italia conosce bene sia per il passato coloniale, sia per la vicinanza al nostro Paese, sia per gli investimenti che l'Italia ha fatto in Libia fino all'avvento di Gheddafi e quelli che l'Italia ha fatto in Libia successivamente, e soprattutto per i capitali che gli italiani hanno perduto in Libia a seguito dell'inizio della guerra civile. Sentiamo parlare molto di conferenze, di contrapposizioni tra super potenze occidentali e orientali in politica estera, scacchieri internazionali, ma sentiamo poco parlare di libici, di popolo libico. Prima di tutto credo che qui dentro si sia tutti d'accordo nel pensare che la Libia debba rimanere ai libici, con le giuste garanzie nei confronti dei nostri alleati; voglio ricordare nuovamente che noi siamo parte della NATO e siamo fieramente alleati degli Stati Uniti d'America, ma credo che sia fondamentale ascoltare una volta per tutte anche la voce del popolo libico attraverso il Parlamento libico. Spero veramente che in questa fase di avvicinamento alla Conferenza di Berlino, che secondo me sarà assolutamente dirimente quantomeno per una sorta di cessate il fuoco definitivo e per l'inizio di una procedura che porti alla pace, l'Italia sia la prima che porrà la questione di chiedersi che cosa pensa il Parlamento libico. Concludo, cercando di rimanere nel tempo a mia disposizione, dicendo quanto ho detto ieri sera all'incontro, dove era presente anche il Ministro, signor Presidente. È molto difficile che si riesca a sanare, a trovare una pace tra due forze contrapposte che, come dire, litigano, scornano, si guerreggiano sul proprio territorio in una guerra civile senza pensare che possa esistere una terza via alternativa. Se si dovesse veramente risolvere la questione creando - concludo, Presidente - la pace tra queste due forze che si contrappongono, temo che la comunità internazionale si atteggerà solo ed esclusivamente a notaio, che ridisegnerà i confini non più di una Libia ma di due Libie. L'Italia vuole la Libia ai libici, la Libia unita, una Libia in pace che rispetti i diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Sono momenti drammatici per il popolo libico per il popolo iracheno e per quello iraniano, e dico “popolo”, non “Stati” o “nazioni”, perché è sempre la popolazione che soffre, è sempre alla popolazione che patisce e ne paga le terribili conseguenze. Abbiamo sotto gli occhi che cosa accade in Libia e la sofferenza di quella gente e di chi ha la sventura di capitarci poi in quelle zone, come coloro che fuggono da altre realtà disastrose e che da quel territorio cercano il punto …

PRESIDENTE. Colleghi… Trancassini, per favore.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …per poter partire per una nuova vita. Aprendo una breve parentesi, mi permetto di rilevare, nello scenario che si è delineato e che abbiamo ben presente, di non considerare migliorabili i centri di accoglienza in Libia: non è possibile, non a breve e non nell'attuale contesto, dove ci si muove fra mille difficoltà come lei, Ministro Di Maio, ha poc'anzi dichiarato. Tra le varie condivisibili azioni di questo Governo, che questo Governo intende mettere in campo, come il riavvio del processo politico sotto l'egida dell'ONU, il cessate il fuoco, il no alle milizie mercenarie interferenti, il sostegno pieno e fermo alla Conferenza di Berlino, ce n'è uno che condivido a maggior ragione, cioè il ruolo e il rapporto con i Paesi vicini, perché i confini tribali, come lei ha rilevato, Ministro Di Maio, non corrispondono a quelli geografici. Alla stessa stregua così drammatica colloco la situazione del popolo iracheno. Le cronache del 2003 annunciavano (cito testualmente): “Quando il carro armato americano ha abbattuto la statua del dittatore Saddam Hussein, l'Iraq è uscito da una delle sue epoche più buie” (e si è infilato in un'altra simile, mi permetto di dire).

Passando all'Iran, perché il tempo non mi consente di andare troppo oltre, l'Iran non riesce più a nascondere la fortissima contestazione interna al regime teocratico degli ayatollah, brevemente affievolita dall'azione statunitense che ha portato all'uccisione del generale Soleimani, ma immediatamente riesplosa dopo l'abbattimento del Boeing ucraino. Insomma, è questo lo scenario in cui il Governo italiano, lo Stato italiano si trova a muoversi, cioè quello di contemperare i limiti imposti dalla Costituzione, dalla nostra Costituzione, con le azioni di buonsenso e di umanità che si intende comunque perseguire. In questo ambito auguro al Governo italiano buon lavoro, perché ne ha davvero bisogno.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la V Commissione (Bilancio) ha proceduto all'elezione del deputato Giorgio Lovecchio a segretario, in sostituzione del deputato Nunzio Angiola che, avendo cessato di far parte della Commissione, è decaduto da tale incarico.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,40)

Rinnovo della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito di quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sarà formata, nella sessione annuale del 2020, dai componenti attualmente in carica.

Ricordo che la delegazione è composta dai seguenti deputati. Membri effettivi: Deborah Bergamini, Simone Billi, Maria Elena Boschi, Sabrina De Carlo, Paolo Grimoldi, Alvise Maniero, Augusta Montaruli, Andrea Orlando, Filippo Scerra. Membri supplenti: Marina Berlinghieri, Francesco Berti, Pino Cabras, Piero Fassino, Roberto Paolo Ferrari, Francesco Lollobrigida, Alberto Ribolla, Francesco Scoma, Simona Suriano.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di gennaio 2020 e programma dei lavori dell'Assemblea per i mesi di febbraio e marzo 2020.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata convenuta, ai sensi dell'articolo 24, comma 2 del Regolamento, la seguente organizzazione dei lavori per la restante parte del mese di gennaio:

Lunedì 20 gennaio (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2302 - Conversione in legge del decreto-legge 16 dicembre 2019, n. 142, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento (da inviare al Senato – scadenza: 14 febbraio 2020)

Martedì 21 gennaio (ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2302 - Conversione in legge del decreto-legge 16 dicembre 2019, n. 142, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento (da inviare al Senato – scadenza: 14 febbraio 2020)

Lunedì 27 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della mozione Enrico Borghi, Marco Di Maio, Fornaro ed altri n. 1-00312 concernente iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2059 - Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato

Martedì 28 gennaio (ore 9.30)

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150

Martedì 28 (ore 15-21 , con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 29 (ore 11-14 e ore 16-20 , con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 30 gennaio (ore 10.30 – 13 e ore 14 - 18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 31 gennaio)

Seguito dell'esame della mozione Enrico Borghi, Marco Di Maio, Fornaro ed altri n. 1-00312 concernente iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2059 - Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1524 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori

Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 24, 1051, 1366, 1368 e abbinate - Modifiche al Codice della strada

Nella seduta di mercoledì 29 gennaio, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time)

Venerdì 31 gennaio (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Comunico che è stato altresì convenuto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo del Regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di febbraio e di marzo:

Mese di FEBBRAIO

Disegno di legge n. 2325 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica (da inviare al Senato – scadenza: 29 febbraio 2020)

Proposte di legge nn. 704, 909, 1067, 1226, disegno di legge n. 2117 (Approvato dal Senato) e abb. in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie

Proposta di legge n. 2070 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Disposizioni in materia di diritto del minore ad una famiglia (Approvata dal Senato)

Proposte di legge nn. 164, 1317 e abbinate - Norme per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare

Proposta di legge n. 1295 e abbinata - Disposizioni in materia di impiego delle guardie giurate all'estero

Proposta di legge n. 687 e abbinata - Delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e la dote unica per i servizi

Disegno di legge S. 1659 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 161, recante modifiche urgenti alla disciplina delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 29 febbraio 2020)

Mozione Zoffili ed altri n. 1-00239 concernente iniziative per la promozione e l'utilizzo dei portali internet e delle applicazioni digitali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicati all'assistenza ai cittadini italiani che si trovano all'estero

Proposta di legge n. 1740 - Modifiche e integrazioni della disciplina concernente i testimoni di giustizia

Proposte di legge nn. 1056 e 2103 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione intenzionale e massiva di informazioni false attraverso la rete internet e sul diritto all'informazione e alla libera formazione dell'opinione pubblica

Disegno di legge S. 1664 - Conversione in legge del decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 9 marzo 2020)

Proposta di legge n. 1682 - Disposizioni per la valorizzazione della produzione enologica e gastronomica italiana

Proposte di legge nn. 1008, 1636 e abbinata - Interventi per il settore ittico. Deleghe al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale

Mozione Mandelli ed altri n. 1-00022 concernente iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico-resistenza

Disegno di legge n. 1812 - Deleghe al Governo in materia di semplificazione e codificazione

Mozione recante iniziative per il rilancio economico del Mezzogiorno (in corso di presentazione)

Mese di MARZO

Proposta di legge n. 615 e abbinate - Modifiche all'articolo 46 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, in materia di rapporto sulla situazione del personale

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 875 e abbinate - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo

Proposta di legge n. 1339 - Disposizioni concernenti l'integrazione della composizione della Commissione medico-ospedaliera per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio e le funzioni di rappresentanza dell'Unione nazionale mutilati per servizio

Proposte di legge d'iniziativa popolare n. 1, proposte di legge nn. 457, 470, 526 e abbinate - Modifiche all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 marzo 2020

Proposte di legge n. 1323 e 855 - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali

Proposta di legge n. 1266 – Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la vigilanza e la sicurezza sul lavoro nonché prevenzione e assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali

Proposte di legge nn. 702, 1461 e abbinata - Disposizioni in materia di conflitti di interessi

Disegno di legge n. 1881 e abbinata - Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115

Mozione Giacomoni ed altri n. 1-00313 concernente iniziative in relazione all'ambito di applicazione dell'imposta sui servizi digitali

Proposta di legge n. 52 e abbinata - Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque

Proposta di legge costituzionale n. 716 - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Proposta di legge n n. 2005 - Modifiche alla legge 13 luglio 2015, n. 107, in materia di ambiti territoriali e chiamata diretta dei docenti (Approvata dal Senato)

Proposta di legge n. 630 - Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, e delega al Governo per la revisione delle disposizioni concernenti l'affidamento e l'adozione di minori

Disegno di legge n. 1661 - Delega al Governo per la modifica del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285

Proposta di legge n. 1675 - Misure a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro

Disegno di legge n. 2090 - Disposizioni per garantire sostegno al servizio civile universale

Proposta di legge n. 503 - Abrogazione della legge 11 giugno 1974, n. 252, recante regolarizzazione della posizione assicurativa dei dipendenti dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di tutela e rappresentanza della cooperazione

Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Annunzio della convocazione di Commissioni bicamerali d'inchiesta.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con la Presidente del Senato, le Commissioni bicamerali d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario e sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” sono convocate giovedì 6 febbraio, alle ore 8.30, per procedere alla loro costituzione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Carè. Ne ha facoltà.

Non è presente: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Presidente, venti anni fa nella terra straniera di Tunisia veniva a mancare Bettino Craxi, leader del PSI e già Presidente del Consiglio, costretto all'esilio come unico capro espiatorio di quella opaca pagina mediatico-giudiziaria sulla quale prima o poi la storia si incaricherà di fare piena luce. Come ogni anno, porterò un mazzo di garofani sulla piccola lapide all'ombra della medina di Hammamet dove riposa il leader coraggioso e audace, profondamente innamorato della libertà che difese e promosse con passione in Italia come in ogni angolo del mondo. Un innovatore, un modernizzatore che seppe infrangere totem e dogmi apparentemente intoccabili, lanciando una stagione che vide la nostra Italia entrare tra le grandi. Un patriota vero che ebbe il coraggio di schierarsi, da socialista e riformista, a favore degli euromissili a difesa dalla minaccia sovietica e, al contempo, fece capire chiaramente agli americani che il nostro Paese non poteva accettare il ruolo di potenza a sovranità limitata. Prima l'Italia, un'Italia a testa alta e con la schiena dritta in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo.

Ho la speranza che anche in quest'Aula, che ascoltò in silenzio i suoi ultimi discorsi, si apra una riflessione e sulla vicenda si scrivano finalmente pagine di verità senza risentimenti, per comprendere meglio il passato e, come diceva un vecchio slogan craxiano, per costruire il futuro. Ciao Craxi e, come sempre, avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Manfredonia, in provincia di Foggia, annovera tra i suoi principali monumenti un castello medievale risalente al XIII secolo che ospita il museo nazionale della Daunia, istituto che fa capo al polo museale della Puglia. Da quanto si apprende da articoli di testate locali, nello scorso mese sono stati messi in opera interventi relativi alla torre della polveriera per realizzare, attraverso uno squarcio delle storiche mura, una piattaforma elevatrice idraulica installata in un vano corsa realizzato con intelaiatura metallica e vetri, con la possibilità di accesso esclusivo degli addetti ai lavori da tutti i livelli di deposito e la possibilità di accesso dei visitatori tramite una rampa esterna. I lavori risulterebbero progettati e sorvegliati dal Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo grazie ad un PON FESR 2014-2020 per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, ma secondo quanto riportato dalla testata televisiva Striscia la Notizia sarebbe in contrasto con le norme vigenti oltre che con il buon senso.

Proprio per quanto esposto annuncio che depositerò nelle prossime ore un'interrogazione al Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, in Sardegna in questo momento ci sono cittadini che rischiano la vita e a cui è stato tolto il diritto alla salute nella più completa indifferenza della regione Sardegna e della sua amministrazione: è la situazione vergognosa dei pazienti cardiopatici di Lanusei, che hanno messo in atto lo sciopero dei farmaci salvavita per la mancata apertura della sala di emodinamica del presidio ospedaliero “Nostra Signora della Mercede”. È ancora più grave, signor Presidente, se pensiamo che, nonostante io abbia denunciato negli scorsi giorni questa situazione in Aula e abbia chiesto risposte nelle dovute sedi, né l'assessore Nieddu né il presidente della regione Solinas si sono degnati di recarsi sul posto per accertarsi di quanto accade e per rispondere se non a me almeno alla comunità.

Qualsiasi malore o conseguenza dovesse malauguratamente interessare uno solo di questi pazienti le responsabilità morali e penali dovranno essere individuate in un'amministrazione incapace, inetta e assente nella difesa degli interessi dei sardi e colpevole di questa inefficienza che al momento non ha alcuna ragionevole motivazione se non quella di favorire qualcuno. Si vergogni il presidente Solinas, che in campagna elettorale aveva promesso di difendere i diritti di tutti i sardi e le realtà peculiari della nostra isola e che allora sì che trovava il tempo di correre dappertutto mentre oggi, dopo nemmeno un anno, non si degna neppure di presentarsi al cospetto dei cittadini e dei malati della nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vita Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Grazie, Presidente. Cari colleghi, chiedo la parola per ricordare due uomini, Vincenzo Monaco e suo figlio disabile Livio, rimasti vittime, la scorsa notte, di un incendio divampato presso la loro abitazione.

Vincenzo, padre esemplare e conosciuto a Mazara per l'impegno profuso nel sociale; Livio, un figlio meno fortunato di altri ma amatissimo. Desidero ricordarli con le parole di Ivana Calamia, una persona che li conosceva bene: “Stamattina ci siamo svegliati tutti un po' più soli. Chi non ha mai sperimentato la solitudine non sa cosa vuol dire morire da vivi. Chi conosceva Enzo sa che era un vulcano di idee e di progetti: riempiva gli scaffali del suo studio di faldoni pieni di sogni e di speranze rivolti agli altri, al sociale, ai più deboli, agli anziani, ai disabili e ai giovani, che credeva che avrebbero potuto cambiare il mondo. « Ivanu' - mi diceva - sei il regista del tuo destino: io vedo un film bellissimo». Sorridevo e ingenuamente mi accingevo al mio primo lavoro da psicologa insieme a lui, che mi ha insegnato a essere coraggiosa, tenace e perseverante. Mi chiedo quanta indifferenza potesse esserci da parte di tutti noi verso questo padre che, nonostante la cagionevole salute, portava in spalla la fatica di un figlio disabile con un amore grandissimo. Tutta la sua vita era dedicata a Livio e tra di loro vi era un legame unico, non solo quello che unisce padre e figlio ma un po' di più, un legame che per tanto tempo ha superato la fatica, le delusioni e la solitudine. Tra i suoi lavori si trovano titoli di progetti ispirati al forte legame tra padre e figlio e dedicati alla mitologia greca: Anchise e Icaro, un padre e un figlio. Questa tragedia deve svegliarci tutti. Ciao Enzo, ciao Livio. Vi abbiamo voluto bene (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Venticinque milioni di euro per abbassare il costo dei voli aerei per e dalla Sicilia sono già legge grazie al MoVimento 5 Stelle e questo è opportuno ricordarlo perché la deputata di Fratelli d'Italia, Varchi, ha diffuso una fake news nel suo canale social (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), affermando che noi siamo contrari a una proposta di Fratelli d'Italia sul caro voli: ma di quale proposta si tratta? Forse di un ordine del giorno presentato all'interno del “decreto Salva Italia”? Ebbene, vi rinfresco io la memoria. Nella legge di bilancio, agli articoli 124, 125 e 126, ci sono 25 milioni di euro che per la prima volta vengono stanziati in Italia per la continuità territoriale e per abbassare i biglietti per e dalla Sicilia: questi sono i fatti! Noi non ne possiamo più di una becera propaganda che non porta questo Paese da nessuna parte ma assolutamente i fatti cambieranno questo Paese.

MAURO ROTELLI (FDI). Tempo!

PRESIDENTE. Ha ancora tempo, colleghi!

MAURO ROTELLI (FDI). Non ce l'ha! Non funziona così, Presidente!

PRESIDENTE. Sto controllando io il tempo, colleghi. Collega, la invito a concludere.

MICHELE SODANO (M5S). Mi sembra inopportuna questa interruzione…

PRESIDENTE. Colleghi!

MICHELE SODANO (M5S). …perché i cittadini hanno diritto a conoscere la verità…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHELE SODANO (M5S). …e non a essere ingannati ogni giorno dalle menzogne.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere! Grazie, collega.

MICHELE SODANO (M5S). Io concludo. Noi lavoriamo ogni giorno per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per rinfrescare la memoria al collega Sodano, a cui mi rivolgo tramite lei, che evidentemente ha votato contro un ordine del giorno senza averlo nemmeno letto, perché se lo avesse letto avrebbe capito che è destinato a una platea diversa da quella alla quale si rivolge l'intervento che ha prima menzionato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, evidentemente ancora una volta il MoVimento 5 Stelle dimostra di avere dei parlamentari - e mi dispiace che in questo caso siano i siciliani - che stanno in Aula soltanto a pressare un bottone su indicazioni che arrivano da altre stanze ma certamente non da qui. Il mio ordine del giorno chiedeva l'impegno al Governo di reiterare la buona condotta del Viceministro Cancelleri, che già in occasione del periodo natalizio aveva ottenuto da Alitalia l'aumento dei posti disponibili con conseguente, sia pur minimo, calo dei prezzi; un'elementare regola del mercato che nulla ha a che fare con le categorie alle quali si rivolge quell'intervento prima menzionato dal collega Sodano, categorie meritevoli di grande sostegno ma certamente una platea minima rispetto ai milioni di siciliani che viaggiano da e per i nostri aeroporti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, ancora una volta il collega ha perso una buona occasione per tacere e, inoltre, mi permetto di ricordare che se un ordine del giorno viene posto in discussione e in votazione dalla Presidenza, evidentemente viene ritenuto perfettamente attinente al tema che viene trattato, che era, appunto, il “decreto Alitalia” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 17 gennaio 2020 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Baldini, Barelli, Caretta, De Lorenzis, Gemmato, Mollicone, Rotondi e Sarro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. D'Alessandro e a. 1-302 u.n.f. 483 483 0 242 483 0 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.