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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 280 di mercoledì 18 dicembre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 dicembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e la Ministra dell'Interno.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva che è in corso.

(Intendimenti in ordine all'avvio del procedimento di scioglimento del Consiglio della Valle d'Aosta e iniziative normative volte al superamento dell'attribuzione delle funzioni prefettizie al Presidente della regione - n. 3-01210)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Elisa Tripodi ed altri n. 3-01210 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Tripodi se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Sono anni che in Valle d'Aosta si parla della presenza di una struttura mafiosa, che si regge sulla compiacenza di operatori economici e classe dirigente. Questo intervento vuole cercare di fare chiarezza per quello che sarà il futuro della regione e restituire dignità al popolo valdostano, sconvolto dalle notizie che appaiono nei diversi organi di stampa, dove apprendiamo delle dimissioni del presidente della regione, di due assessori e un consigliere regionale, in quanto indagati per corruzione elettorale nell'ambito dell'inchiesta “Egomnia”. Sembrerebbe che la cellula mafiosa locale avrebbe sostenuto i candidati di tutti i principali partiti autonomisti alle regionali del 2018, creando un debito di riconoscenza. Come diceva Borsellino, gli uomini politici non devono soltanto essere onesti, ma lo devono anche apparire: quindi, alla luce di quanto esposto, chiedo al Ministro se ritenga ricorrenti i presupposti per l'avvio del procedimento di scioglimento del consiglio della Valle d'Aosta, e se intenda valutare l'opportunità di promuovere iniziative, anche di carattere normativo, volte a togliere le deleghe prefettizie, ora affidate al presidente della regione in virtù della normativa vigente.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Le ipotesi di scioglimento del consiglio regionale, per la Valle d'Aosta, come gli onorevoli interroganti sanno, sono previste dalla specifica disciplina contenuta nell'articolo 48 dello statuto di autonomia della regione stessa, approvato con legge costituzionale il 26 febbraio 1948. Lo statuto espressamente dispone che il consiglio possa essere sciolto qualora compia atti contrari alla Costituzione o allo statuto o gravi violazioni di legge, o quando, nonostante la segnalazione fatta dal Governo della Repubblica, non proceda alla sostituzione della giunta regionale o del presidente che abbiano compiuto analoghi atti o violazioni. La stessa disposizione prevede altresì che il consiglio possa essere sciolto anche per ragioni di sicurezza nazionale. In entrambi i casi lo scioglimento è disposto con decreto motivato del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentita la Commissione parlamentare per gli affari regionali.

I presupposti del provvedimento di scioglimento previsti dalle richiamate disposizioni, pur non essendo tipici, integrano in tutti i casi fattispecie legali che si sostanziano in fatti che risultino già accertati e valutati dall'organo giurisdizionale nei loro aspetti di illiceità o di pregiudizio della sicurezza nazionale. Le vicende evocate dagli onorevoli interroganti, riferite ad esponenti politici di organi elettivi della regione Valle d'Aosta, al momento non integrano, tuttavia, i presupposti di fatto o di diritto previsti dall'articolo 48, poiché, secondo quanto abbiamo appreso, sembrano ancora oggetto di atti di indagine da parte delle autorità competenti. Va, inoltre, rilevato che gli indagati Fosson, Borrello, Viérin e Bianchi hanno già rassegnato, come risulta dalla comunicazione della stessa regione, le proprie dimissioni, di cui il medesimo consiglio ha preso atto nella seduta del 16 dicembre 2019, rendendole pertanto efficaci e definitive. Nella medesima seduta, il consiglio ha poi dato atto che la presidenza della giunta regionale è stata assunta dal vicepresidente Renzo Testolin, che ha assunto anche ad interim le cariche assessorili, assicurando l'ordinaria amministrazione, fatta salva l'adozione degli atti indifferibili ed urgenti, fino alle elezioni del nuovo presidente della regione e della giunta. Si rammenta che il termine massimo per l'esercizio dell'ordinaria amministrazione da parte della giunta è di 60 giorni, decorsi i quali si verificherà ex lege lo scioglimento funzionale del consiglio regionale ove non siano eletti il nuovo presidente della regione e la nuova giunta. Il consiglio regionale resta pertanto in carica, nel pieno dei suoi poteri.

Passando al secondo quesito posto dagli onorevoli interroganti, concernente eventuali iniziative finalizzate alla separazione della figura elettiva del presidente della regione da quella del rappresentante del Governo, metto in evidenza che le competenze prefettizie sono attribuite al presidente della regione, all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 545 del 1945. Premesso pertanto che la separazione delle due figure non può che essere disposta secondo la procedura prevista per le norme di attuazione dall'articolo 48-bis dello statuto, e non con legge ordinaria, come affermato peraltro dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 38 del 2003, tale tema non potrà che essere oggetto di confronto nella stessa Commissione paritetica. Approfitto di questo question time per informare il Parlamento che la Commissione paritetica sarà nominata entro la fine di questa settimana.

PRESIDENTE. La deputata Macina, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Ministro. Noi prendiamo atto di quanto da lei riferito. E pur augurandoci che la magistratura, all'esito delle inchieste di cui si è fatto cenno, restituisca ai cittadini della Val d'Aosta un quadro meno critico di quello che oggi è dato leggere sui giornali, resta sul tavolo – e ne ha fatto lei riferimento in chiusura, rispetto alla risposta – una questione che, secondo noi, è assolutamente dirimente, e che non può più essere ignorata, proprio per il profondo rispetto che le istituzioni devono ai cittadini. Perché vede, secondo noi esiste un paradosso, un'anomalia, tale per cui il presidente della regione accorpa in sé le funzioni e le prerogative del prefetto che, come giustamente da lei ricordato, è un organo territoriale del Ministero dell'Interno; e il paradosso è che il controllato e il controllore si fondono nella stessa persona. Il paradosso lo si è visto anche quando il presidente della regione, già prefetto, oggi indagato per voto di scambio politico-mafioso, è lo stesso che ha dovuto inviare la relazione sul possibile scioglimento di due comuni, Saint-Pierre e Aosta, per infiltrazioni mafiose. Controllore e controllato: e allora chi controlla il controllore che è anche il controllato? Perché vede, Ministro, questo mina profondamente il senso di fiducia e di rispetto che i cittadini devono avere per le istituzioni, e getta ombre sulla stessa esistenza degli strumenti e delle azioni e reazioni che lo Stato è in grado di mettere in campo per proteggere rispetto alle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto politico-amministrativo.

Il modello valdostano non mette, così come è adesso, al riparo i cittadini dalle minacce che la criminalità organizzata può fare, privandoli di uno strumento di terzietà e di garanzia. E allora, siccome non è nostro costume girarci dall'altra parte o far finta che il problema non esista, noi apprendiamo con favore la notizia che verrà convocata entro fine dell'anno la Commissione paritetica, e auspichiamo e chiediamo che il Governo mostri una presa d'atto cui segua l'adozione di ogni utile provvedimento, nessuno escluso, atto a sgombrare il campo anche solo dal sospetto che, a causa della commistione delle due cariche, lo Stato sia impossibilitato a dare risposte, garanzie e terzietà. Ci auguriamo che non venga persa questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte alla soluzione della crisi libica, anche alla luce dei recenti incontri con rappresentanti libici – n. 3-01211)

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01211 (Vedi l'allegato A).

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, Ministro, finalmente. Finalmente l'Italia riprende l'iniziativa sulla Libia; e dico finalmente perché siamo reduci da quindici mesi con il precedente Governo, e in particolare con l'inattività del precedente Ministro degli Esteri e del precedente Ministro dell'Interno, di assenza totale dell'Italia sullo scenario libico.

In questi giorni siamo tutti molto consapevoli che c'è il rischio che in Libia finisca come in Siria, dove Russia e Turchia fomentano il conflitto e, al tempo stesso, si spartiscono il futuro del Paese; l'Europa rischia di stare a guardare e di pagare semplicemente le conseguenze dell'instabilità.

Giusta e tempestiva la sua missione di ieri, dopo l'inattività dei mesi passati; ma noi vogliamo sapere: dopo ieri, quali sono i prossimi passi, italiani ed europei? Sappiamo che ha senso, infatti, un'iniziativa italiana solo se è avanguardia di un'iniziativa europea, siamo consapevoli del fatto che il nostro Paese abbia pagato, molto caramente, le rotture con la Francia anche sulla vicenda libica, e vorremmo che lei oggi ci spiegasse come la sua missione intende proseguire come avanguardia in ambito europeo sull'iniziativa libica.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, Presidente. Grazie, deputate e deputati. La missione svolta proprio ieri conferma la priorità assoluta del Governo per una stabilizzazione della Libia e dell'intera area euro-mediterranea. La recente recrudescenza delle ostilità e la marcata internazionalizzazione del conflitto espongono il Paese al rischio di una sanguinosa guerra civile, aggravata da una guerra per procura. L'Italia vuole evitare a tutti i costi questo scenario e, coerentemente con l'approccio inclusivo che ci contraddistingue, abbiamo avuto importanti e proficui incontri a Tripoli con il Presidente del Consiglio presidenziale libico, al-Sarraj, insieme al Vicepresidente Maitig e al Ministro degli Esteri del Governo di accordo nazionale, Siala. A Bengasi, ho poi incontrato, nella stessa giornata, il generale Haftar e, a Gubba, il Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh.

A tutti gli interlocutori ho chiesto con chiarezza di adoperarsi per un'immediata “de-escalationdel conflitto, in vista della conferenza di Berlino, invitando tutte le parti a contribuire in maniera costruttiva al processo. Al Presidente al-Sarraj e agli altri interlocutori del Governo di accordo nazionale ho sottolineato nuovamente le forti riserve dell'Italia per gli accordi recentemente sottoscritti con la Turchia, in materia di sicurezza e di delimitazione marittima, che, nella nostra ottica, complicano ulteriormente uno scenario già particolarmente complesso. Al generale Haftar, che conto di poter incontrare a Roma prossimamente, ho chiesto di contribuire ad una soluzione politica della crisi. Ho avanzato la stessa richiesta al Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk. L'unica soluzione possibile è tramite il dialogo politico e l'iniziativa diplomatica. Continuiamo a sostenere il processo di Berlino e gli sforzi del Rappresentante speciale, Salamé. Siamo ottimisti per il lavoro fatto finora in preparazione della Conferenza, che ha consentito di raggiungere un accordo di principio sul testo di conclusioni, nell'ultimo incontro tecnico, tenuto martedì scorso. Ci attendiamo che la data venga annunciata tempestivamente - della conferenza, ovviamente – e che il vertice possa avere luogo all'inizio dell'anno. In questo contesto, l'Italia ritiene indispensabile promuovere un approccio più coerente e coordinato dell'Unione europea in Libia e, in particolare, di Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Contatterò, a partire dalle prossime ore, i principali interlocutori internazionali, per condividere gli esiti della missione e pianificare congiuntamente i prossimi passi da compiere. Io ritengo indispensabile – e come Governo, riteniamo indispensabile - che l'Italia punti a riacquisire il suo ruolo naturale di attore primario nel Mediterraneo. A questo proposito c'è la volontà, da parte del Governo, di promuovere una seconda missione, questa volta europea, in Libia, che preveda la partecipazione anche del nuovo Alto rappresentante dell'Unione europea, Borrell. Inoltre, ho deciso di istituire un inviato speciale per la Libia, che risponderà al Ministero degli esteri, con il compito di mantenere una costante interlocuzione di alto livello politico con i diversi attori libici. Sempre in linea con il nostro approccio inclusivo, lo scorso 6 dicembre ho riunito a Roma, a margine della conferenza Med-Dialogues, dei Ministri degli esteri dei Paesi vicini alla Libia, non inclusi nel processo di Berlino, per raccoglierne le valutazioni e le istanze. Lavoriamo affinché questi Paesi siano coinvolti nei seguiti del processo. Questa iniziativa, apprezzata e accolta positivamente dallo stesso Rappresentante speciale, Salamé, valorizza ulteriormente il ruolo di naturale interlocutore di tutte le parti libiche ed internazionali, che l'Italia intende mantenere e rafforzare. Mi soffermerò su altri aspetti nella prossima risposta.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di replicare.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Accogliamo, signor Ministro, le sue parole come l'avvio di un cambio di passo, un cambio di passo positivo, rispetto a tutto il tempo perso dall'Italia nei quindici mesi del Governo precedente. Quel tempo perso ricordarlo non è un esercizio di crudeltà - mi creda -, ma serve a ricordare a noi tutti quali errori sono stati commessi e quali errori non dobbiamo più commettere. Abbiamo perso tempo in Libia durante il precedente Governo, perché abbiamo inseguito emergenze fantasiose, promosse solo da propaganda di parte, come per esempio la cosiddetta emergenza migranti, mentre a pochi passi da noi, sotto i nostri occhi, in Libia, esplodeva un'emergenza vera, una guerra per procura, mossa da potenze straniere, in primo luogo la Turchia e la Russia, e da altre potenze regionali, che non pagano sulla propria pelle, come invece accade all'Italia, le conseguenze del caos libico.

Lei ha ammesso con onestà, fuori da quest'Aula, il ritardo che abbiamo accumulato e gliene diamo atto. La sua visita in Libia e i passi che lei ha annunciato segnano una svolta importante, che il Pd si impegna a sostenere con lealtà e con responsabilità, sia dentro il Parlamento che attraverso la nostra delegazione parlamentare. In questo senso suggeriamo tre passi aggiuntivi, rispetto alla strategia, che ha appena delineato. Il primo è quello di essere protagonisti - ma lei l'ha detto - nella nuova strategia europea, che è resa possibile - ricordiamolo - dalla discesa in campo, per la prima volta, della Germania. In questo senso la nomina di uno speciale inviato italiano è significativa da questo punto di vista. Il secondo passo è aumentare la nostra pressione diplomatica su quei Paesi che stanno agendo sul teatro libico, in particolare la Turchia e la Russia, che sono certamente Paesi amici, ma che sono anche - non possiamo nasconderlo - protagonisti dell'escalation militare, attraverso soprattutto la fornitura, diretta o indiretta, di armi, tra l'altro in aperta violazione dell'embargo sancito dalle Nazioni Unite. Il terzo passo doveroso, che vogliamo sottolineare, è che l'Italia vigili con attenzione sulle conseguenze che l'escalation militare sta avendo sui civili libici, ma anche sulle condizioni dei campi di detenzione per migranti in Libia, condizioni che erano già scandalose, ma che sono diventate totalmente inaccettabili per qualsiasi standard internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative in ordine all'esito degli incontri recentemente svolti con rappresentanti libici, anche con riferimento agli accordi già esistenti in materia di migrazioni – n. 3-01212)

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore ed altri n. 3-01212 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, come ben lei saprà, la situazione in Libia è sempre più preoccupante. Le milizie del generale Haftar, a partire dal 4 aprile, hanno sferrato un'offensiva militare nel Paese, minacciando Tripoli, sede del Governo nazionale presieduto da al-Sarraj. Secondo alcune informazioni di stampa, dietro Haftar ci sarebbero alcune potenze straniere, come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto, Russia, ma anche la Francia. Tale sostegno avrebbe come obiettivo il contrasto al terrorismo islamico, ma anche, come avviene in questi casi, interessi economici, militari ed energetici. Quello che ci preoccupa è l'isolamento dell'Italia, dalla non riuscita conferenza di Palermo, con assenze importanti, come Putin, Merkel, Trump e Macron, al fatto che il 4 dicembre, al vertice NATO che si è tenuto a Londra con Francia, Germania, Gran Bretagna e Turchia sul dossier libico, l'Italia fosse assente. Pertanto, interroghiamo lei e il Governo, affinché ci indichi quale posizione intenda assumere il nostro Paese sulla presenza sempre più massiccia di combattenti terroristici anche nelle truppe regolari, se siano ancora validi gli accordi presi con la Libia in materia di immigrazione o se invece non è il caso di rivederne il fondamento, quale posizione terrà l'Italia la prossima conferenza di Berlino, ma soprattutto quali azioni intende intraprendere l'Italia per tutelare le nostre aziende in materia energetica.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie alla deputata interrogante, grazie, Presidente. Come ho già avuto modo di illustrare nel precedente intervento, i miei incontri in Libia si sono collocati nel solco del tradizionale impegno dell'Italia in favore dell'unità, sovranità, integrità territoriale, stabilità duratura e sostenibile del Paese. Desidero in questa sede ribadire la stima e l'apprezzamento per il fondamentale lavoro svolto dalla nostra diplomazia e delle altre amministrazioni coinvolte in questo scacchiere prioritario. A tutti gli interlocutori abbiamo veicolato un messaggio chiaro: non ci può essere soluzione militare alla crisi libica. Allo stesso tempo ho ribadito i capisaldi dell'azione italiana, i principi dell'unità, sovranità e integrità territoriale della Libia, il rifiuto di ogni opzione militare, il rifiuto di ogni interferenza esterna e il pieno rispetto dell'embargo ONU, la necessità di raggiungere una cessazione delle ostilità, l'approccio inclusivo con tutte le parti libiche e internazionali, il pieno sostegno all'azione del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Salamé.

Sulla base di questi principi mi preme ribadire che è nostra intenzione sviluppare l'azione italiana rispetto alla crisi libica lungo quattro direttrici principali: consolidamento del ruolo italiano attraverso l'istituzione della figura di un inviato speciale per la Libia, che ci permetterà di mantenere una costante interlocuzione di alto livello con tutte le parti libiche e internazionali; rafforzamento del ruolo e della coesione dell'Unione europea, in particolare dei Paesi più interessati; prosecuzione della già fitta rete di contatti con i principali partner internazionali, a partire da Stati Uniti, Russia e Turchia (ho sentito poco fa il Ministro turco); valorizzazione del ruolo dei Paesi vicini della Libia, attraverso un coinvolgimento attivo di tali Paesi nei processi internazionali, a partire dal processo di Berlino e dai suoi meccanismi di attuazione. Sono tutte questioni che ho posto poco fa al Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres. Continueremo nei prossimi giorni e settimane a sviluppare il nostro impegno lungo le direttrici delineate, nel perseguimento dell'obiettivo fondamentale di raggiungere la pace in Libia. Parallelamente, verranno portate avanti le consultazioni con la controparte libica, per la modifica del MoU, in materia migratoria.

È un'intesa che, dal 2017, si è mostrata efficace e utile e ha consentito di ridurre il numero degli arrivi irregolari dalla Libia e, di conseguenza, delle morti in mare. È nostro interesse mantenerla operativa, migliorandola, consapevoli dei limiti emersi in questi anni nella gestione dei campi. Abbiamo, per questo, chiesto ai libici, contestualmente al rinnovo del memorandum, di lavorare assieme su una serie di aspetti per migliorare le condizioni nei centri di detenzione ufficiali, anche attraverso il coinvolgimento di UNHCR e OIM, con i quali, ormai, abbiamo un programma ben definito da proporre alla controparte per il rispetto dei diritti umani. Ieri, nell'incontro che ho avuto con il Presidente del Consiglio presidenziale libico al-Sarraj e con il Ministro degli esteri Siala ho raccolto un'ampia disponibilità su questa impostazione.

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di replicare.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Ministro, e non è un ringraziamento di forma. La nostra preoccupazione sul mancato impegno italiano, soprattutto, nei passati quindici mesi, ma anche il fatto che, il 4 dicembre scorso, l'Italia non fosse presente a Londra, ha determinato questa nostra interrogazione e debbo dire che il suo recente viaggio avvenuto a Tripoli ha avuto il pregio di rimettere in gioco l'Italia in questa delicata partita. Purtroppo, ogni volta che si lascia un vuoto, questo viene riempito: si veda, ad esempio, l'accordo, che lei ha sottolineato essere oggetto di una sua particolare attenzione, tra Erdogan e al-Sarraj per creare un'egemonia strategica nella regione meridionale del Mediterraneo, per lo sfruttamento energetico non solo delle terre continentali, ma anche delle aree marine e, nel contempo, nella ridefinizione dei confini tra le zone marittime libiche e turche, che rischia di minare gli interessi delle aziende italiane.

A questo si aggiunga la preoccupazione verso il disimpegno dell'area degli Stati Uniti di Trump e la posizione non univoca dell'Europa, con diversi interessi in gioco, che determina interventi contrastanti.

E se si è cercato, appunto, con l'incontro di Londra, di trovare nuovamente la via del negoziato con le forze in campo, sicuramente da parte dell'Italia è necessario - come anche lei ha sottolineato - ridiscutere gli accordi in precedenza presi, soprattutto in materia migratoria, per garantire quei diritti umanitari che, fino adesso, non sono stati presenti nell'azione di governo libica.

Per questo, bisogna che l'Italia si adoperi - e ben venga l'inviato stabile sulla materia libica, come lei ha detto in quest'Aula - per agire in tutti i tavoli bilaterali e multilaterali per ottenere, da subito, un primo passo verso la tanto agognata soluzione politica, ovvero l'immediato cessate il fuoco, tante volte invocato, anche se, ad oggi, si sta ancora combattendo. Serve un impegno quotidiano, a tempo pieno, suo e della nostra diplomazia, per far tacere le armi. Non c'è più molto tempo, ma non è mai troppo tardi per far uscire l'Italia dall'angolo dove è stata relegata dalle altre nazioni su questo importante dossier e per tornare protagonisti. Per questo, la ringraziamo della sua risposta e, come Italia Viva, vigileremo attentamente sui prossimi passi che il nostro Paese compirà su un tema così delicato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative normative volte ad integrare i criteri di ripartizione del contributo previsto dalla legge di bilancio per il 2019 in materia di manutenzione di strade e scuole provinciali, al fine di garantire una più equa distribuzione tra gli enti locali– n. 3-01213)

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01213 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro Lamorgese, l'interrogazione in questione, di cui lei ha il testo dettagliato, riguarda, appunto, i contributi alle province per la manutenzione di strade e scuole stabiliti con la legge di bilancio per il 2019. La provincia di Foggia, seconda in Italia per estensione, con oltre 3 mila chilometri di strade, 172 scuole, 550 ponti realizzati oltre sessant'anni fa, ha ricevuto, e riceverà fino al 2033, circa un milione e 250 mila euro; praticamente un'inezia, considerato che province con un quarto di estensione territoriale rispetto a quella di Foggia e aventi un patrimonio demaniale di consistenza molto minore sono assegnatarie di somme quadruple e, addirittura, talvolta, ottuple.

Il 6 marzo scorso, presentai analoga interrogazione al Ministro Tria che, valutate le mie argomentazioni, dichiarò la disponibilità dell'allora Governo “Conte I” a riesaminare i criteri di attribuzione con tutte le parti interessate. Pertanto, Ministro Lamorgese, chiedo la disponibilità sua e del Governo che rappresenta a riconsiderare i criteri di ripartizione del contributo in questione, per garantire una più equa distribuzione agli enti locali delle risorse disponibili e porre rimedio alla grave sperequazione determinatasi.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 889, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, legge di bilancio 2019, il 4 marzo di quest'anno è stato adottato il decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze e con il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, con il quale è stata ripartita la somma di 250 milioni di euro quale contributo alle province per il finanziamento di piani di sicurezza per la manutenzione di strade e di scuole. Al decreto sono allegati i prospetti relativi al riparto tra le 76 province interessate predisposti dal Ministero dell'Economia e delle finanze.

In data 24 gennaio 2019, in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali, è stata raggiunta l'intesa sul provvedimento, condivisa anche dall'Unione province d'Italia.

Il provvedimento rispetta puntualmente i criteri di riparto previsti dalla legge, che desidero sinteticamente richiamare: quanto al 50 per cento, le risorse disponibili sono state ripartite tra le province che presentavano una diminuzione della spesa per la manutenzione di strade e di scuole nell'anno 2017, rispetto alla spesa media riferita al triennio 2010-2012 e in proporzione a tale diminuzione. Per il restante 50 per cento, le risorse sono state ripartite in proporzione all'incidenza, rispetto al gettito dell'anno 2017, dell'imposta sull'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile dei veicoli, dell'imposta provinciale di trascrizione, nonché delle dinamiche del fondo sperimentale di riequilibrio. Il Ministero dell'Interno ha già provveduto ad erogare la quota di contributo assegnata alla provincia di Foggia richiamata dall'onorevole interrogante, pari a euro 1.249.737.

Il Governo è ben consapevole della delicatezza delle attività svolte dalle province per garantire la sicurezza e la manutenzione delle strade e delle scuole e della contestuale necessità di reperire risorse per tali finalità. Proprio in ragione di ciò, nel disegno di legge di bilancio per il 2020 sono previsti ulteriori finanziamenti per gli enti locali finalizzati anche agli interventi infrastrutturali richiamati dall'onorevole interrogante. In particolare, si tratta di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, nonché di 250 milioni di euro, per ciascuno degli anni, dal 2022 al 2034.

Inoltre, al fine di favorire gli investimenti degli enti locali per la messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, nonché delle scuole e delle strade, sono state previste risorse aggiuntive pari a 85 milioni di euro per il 2020, 128 milioni per il 2021, 170 per il 2022, 200 milioni, per ciascun anno, dal 2023 al 2034 (articolo 1, comma 51, del disegno di legge di bilancio).

Il metodo seguito è sempre stato improntato all'apertura e al confronto con tutti gli interlocutori istituzionali. In questa direzione, il Governo intende proseguire, anche con riferimento alla legge di bilancio attualmente in fase di approvazione, assicurando la disponibilità ad individuare le migliori soluzioni possibili all'atto della predisposizione dei decreti di ripartizione delle somme da ripartire.

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di replicare.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Lamorgese, vorrei ribadire, ora come allora, che non è in dubbio la bontà del provvedimento di contribuzione di cui parliamo e neanche, da parte del Governo, l'applicazione corretta del criterio a suo tempo individuato, ma ciò che ritengo vada rivisto e modificato è proprio il criterio stesso di assegnazione delle risorse, perché non è possibile basare l'elaborazione di tale criterio, che, lo ricordo, determina l'entità della contribuzione fino al 2033, facendo riferimento ad un solo anno di gestione, come in effetti è avvenuto. Significa condannare la provincia di Foggia e le altre nelle stesse condizioni ad una irrilevante attività manutentiva di strade e scuole. Noi parliamo di rilancio di un territorio sofferente e, poi, ai nostri ragazzi non possiamo offrire scuole sicure e adeguate? È una contraddizione che mi pare concettuale e pratica.

Poi, dal punto di vista turistico, facciamo un passettino in avanti con l'inizio dei lavori per l'allungamento della pista dell'aeroporto “Gino Lisa” e, poi, a turisti e ad operatori non offriamo strade confortevoli per la fruizione del territorio. Vede, Ministro, io non desidero scatenare una contrapposizione tra province, ma, stando così le cose, è difficilmente accettabile che, dopo quindici anni, vi saranno province, con estensione e patrimonio demaniale inferiore, che avranno ricevuto dai 90 ai 150 milioni di euro e la provincia di Foggia che dovrà accontentarsi di 20 milioni di euro.

Inoltre, se è vero che c'è grande attenzione per sviluppare la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno in generale e della Capitanata in particolare con il CIS e le ZES, ritengo che la revisione dei parametri per la contribuzione in oggetto sia un passo necessario. In ogni caso, io accolgo la sua predisposizione al confronto e al dialogo per migliorare lo stato delle cose.

(Iniziative volte ad assicurare la gestione da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco del servizio di elisoccorso in Liguria – n. 3-01214)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01214 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (LEU). Signor Presidente, signora Ministro, il quesito che ripetiamo a distanza di un anno è il seguente: se intenda adoperarsi affinché il fondamentale servizio di soccorso ligure continui ad essere gestito unicamente dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, incrementandone se necessario mezzi e personale. Su questa vicenda eravamo già passati lo scorso anno, e aveva risposto il sottosegretario Sibilia con una risposta che non era una risposta. Nel frattempo il servizio è stato prorogato fino alla fine di quest'anno, anche in ragione degli eventi che tutti abbiamo conosciuto, dal crollo del ponte Morandi ad altri eventi calamitosi o di vario genere attraverso i quali abbiamo di nuovo toccato con mano la grande efficienza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il quesito oggi si pone nel momento in cui il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, rispondendo appunto a una missiva del direttore generale della Liguria dei vigili del fuoco, sostanzialmente, di fronte alla segnalazione di carenza di mezzi e di personale, rinvia soltanto alla sostenibilità di questo tipo di servizio per la regione Liguria. Noi crediamo che, invece, sia un obiettivo fondamentale mantenerlo, mantenere un servizio pubblico in generale, in particolare quello della Liguria, caratterizzato da un territorio particolarmente impegnativo.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, da alcuni anni, grazie alla sottoscrizione di appositi atti convenzionali stipulati tra il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e la regione, è operativo nel territorio ligure un servizio svolto con gli elicotteri del reparto volo dei vigili del fuoco di Genova, che integra i servizi di soccorso tecnico urgente di competenza del Corpo nazionale con quelli di soccorso sanitario ordinario riconducibili al Servizio sanitario regionale. L'ultima convenzione tra Corpo nazionale e regione Liguria, stipulata nel gennaio del 2014, con scadenza al 31 dicembre 2018, è stata prorogata eccezionalmente per un anno, fino al 31 dicembre 2019, e ha richiesto un impegno continuativo e straordinario per gli uomini e i mezzi che è stato necessario impiegare. Ciò in quanto, nel corso degli ultimi anni, l'operatività del citato reparto volo ha visto un sempre maggiore impiego dei mezzi aerei in contesti emergenziali e di soccorso, in ragione dei più gravosi compiti attribuiti dalla legge al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Mi riferisco, in particolare, alla lotta attiva contro gli incendi boschivi e lo spegnimento con mezzi aerei, prevista dal decreto legislativo n. 177 del 2016, e ai nuovi compiti in materia di protezione civile, da cui sono seguite crescenti esigenze organizzative. Proprio in relazione all'ulteriore funzione istituzionale che il Corpo è stato chiamato a garantire con carattere di priorità assoluta e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, si è reso necessario comunicare alla regione Liguria, con congruo anticipo, già nell'agosto del 2018, l'impossibilità di rinnovare la tipologia di convenzione, pur manifestando la massima disponibilità a proseguire sotto diverse forme l'attività di collaborazione interistituzionale, anche attraverso un ampliamento dei relativi ambiti di intervento strategico e sinergico. In particolare, in considerazione dell'emergere di un contenzioso riferito alla gara ad evidenza pubblica indetta dalla regione per l'affidamento del servizio di elisoccorso sanitario, il Ministero dell'Interno si è reso disponibile a garantire, anche per la prima parte del 2020, la continuità del servizio sin qui assicurato, in modo da consentire alla regione il transito della responsabilità degli interventi di eliambulanza ad altri soggetti. Per il futuro ritengo che sussistano comunque le condizioni per definire accordi di programma volti a fornire supporto aereo negli ambiti riguardanti la protezione civile, il soccorso sanitario e l'antincendio boschivo.

Le funzioni che non sono di competenza esclusiva del Corpo potranno essere svolte soltanto in affiancamento e a potenziamento di quelle poste in essere da altri soggetti per conto delle sale operative del 118. È indispensabile che i soggetti istituzionali garantiscano nel contempo tutte le forme di collaborazione possibili salvaguardando le rispettive specificità. In tal senso è necessario che sia sempre assicurata la massima efficienza ed efficacia dell'operatività del Corpo nazionale per le missioni più impegnative, che sono, come è noto, legate al soccorso tecnico urgente e all'intervento in condizioni di particolare rilevanza o caratterizzati dallo stato impervio dei luoghi, ferma restando la pronta operatività in occasione di situazioni contingenti come quella determinatasi a seguito del crollo del ponte Morandi ovvero in caso di alluvioni o terremoti.

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (LEU). Ringrazio la signora Ministra per la risposta. Prendo atto appunto della volontà di proseguire un rapporto con regione Liguria per la prima parte del 2020, così come l'auspicio che possano essere stipulati degli accordi di programma, però, come lo diceva lei, la Liguria è una regione un po' particolare. Le caratteristiche orografiche dei luoghi fanno sì che comunque negli anni il servizio dei vigili del fuoco sia stato prezioso e fondamentale, non a caso è stato prorogato anche nelle more di un'intenzione, da parte della regione Liguria, di affidare a privati una parte di questo servizio. E le do anche qualche numero: il servizio dei vigili del fuoco in convenzione con la regione Liguria costa tra 1,8 e 2 milioni di euro l'anno; la gara che regione Liguria ha fatto per il servizio di trasporto intraospedaliero, che non è andata a buon fine perché ci sono stati una serie di ricorsi, prevedeva a base di gara 33 milioni di euro di costo a nove anni per il solo servizio di trasporto intraospedaliero, ovvero un 10 per cento forse dei servizi complessivi di cui abbiamo parlato fino ad adesso. Quindi la preziosità di quel servizio pubblico, che secondo noi deve rimanere pubblico, è sotto gli occhi di tutti, anche dal punto di vista dell'economicità, in una regione anziana come la nostra, dove la spesa per la sanità è estremamente rilevante. Quindi, nelle more di questi nuovi accordi di programma, nella disponibilità che è stata data nei primi mesi del 2020, io mi permetto di insistere, anche in ragione delle parole appunto del dottor Dattilo, che sostanzialmente scrive che nel breve e medio periodo non ci sarebbe la possibilità di incrementare il personale, anche dal punto di vista dell'addestramento. Io credo che ci siano tutti i tempi per valorizzare o comunque pensare di poter programmare il mantenimento di questo servizio. Le ripeto, lo dico da ligure, ma l'avete visto tutti voi in occasione appunto di questi eventi calamitosi: i terremoti no, ma le alluvioni sono all'ordine del giorno della Liguria, il ponte Morandi l'abbiamo visto tutti, e c'è anche il mare, perché ricordiamoci che noi abbiamo assistito a delle mareggiate, come quella dell'ottobre dell'anno scorso, eccezionali, che hanno richiesto l'intervento appunto dei vigili del fuoco. Quindi la ringrazio e magari farò un altro quesito più avanti.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare il regolare svolgimento della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna – n. 3-01215)

PRESIDENTE. Il deputato Tonelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01215 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie Presidente. Signor Ministro, nella mattinata del 15 dicembre 2019, alcuni anarchici hanno accerchiato un banchetto allestito da parte della Lega nella centralissima via Marconi di Bologna a sostegno della candidatura dell'onorevole Lucia Borgonzoni alla presidenza della Regione Emilia-Romagna. I facinorosi hanno altresì intimidito coloro che cercavano di avvicinarsi al banchetto distribuendo volantini dal contenuto aggressivo. Già cinque anni fa, nella stessa città di Bologna, in occasione di un'altra campagna elettorale, l'autovettura di Matteo Salvini venne circondata e danneggiata da gruppi di dimostranti provenienti sempre dai centri sociali, sempre dagli stessi soggetti ben noti. Il copione sembra essersi ripetuto domenica scorsa, con gli anarchici che impedivano ai cittadini bolognesi di avvicinarsi ai banchetti della Lega intimidendoli. È inaccettabile, per i firmatari del presente atto, che il primo partito d'Italia per consensi non possa democraticamente esporre le proprie idee, stare tra la gente, fare campagna elettorale, esercitare le proprie libertà garantite dalla Carta costituzionale, soprattutto in un momento particolare come quello della campagna elettorale.

Piuttosto, le circostanze appena descritte attestano un clima di forte intolleranza nei confronti della Lega, e generano crescenti preoccupazioni in vista del prosieguo della campagna elettorale, che sfocerà nelle elezioni regionali del 26 gennaio 2020, oramai imminenti.

Quali misure - desidereremmo conoscerle - intende il Governo assumere per permettere alla Lega di svolgere regolarmente la propria campagna elettorale in vista del voto regionale che si svolgerà in Emilia-Romagna il 26 gennaio 2020, proteggendo le iniziative dalle intimidazioni degli estremisti, perché la questione non è di secondaria importanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, gli onorevoli interroganti riferiscono in merito all'episodio verificatosi a Bologna, nella mattina di domenica 15 dicembre, in via Marconi, nei pressi di un supermercato, dove era posizionato un banchetto per lo svolgimento di attività di propaganda politica in favore della candidata alla presidenza della regione Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni.

Secondo quanto riferito dalle autorità locali di pubblica sicurezza, intorno alle 9,40, quindici aderenti al locale Spazio di documentazione anarchico “Il Tribolo”, giunti sul posto, hanno attuato un'estemporanea iniziativa di volantinaggio contro il partito politico della Lega. Gli attivisti anarchici, tutti identificati dalle forze dell'ordine, dopo essersi disposti a pochi metri dal banchetto, hanno iniziato a distribuire ai passanti copia di un volantino dal titolo “Contrastiamo la Lega”, invitando gli stessi passanti a non sostenerne il programma elettorale. I manifestanti non hanno, comunque, impedito ai cittadini che avessero voluto fermarsi presso il banchetto di avvicinarsi allo stesso.

Personale in servizio di ordine pubblico, coadiuvato da agenti della locale Digos (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi…

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. …presente sul posto sin dal momento del montaggio del banchetto, ha assicurato un servizio di controllo e osservazione, per garantire lo svolgimento della raccolta delle firme e prevenire eventuali turbative per l'ordine pubblico.

L'iniziativa della Lega è terminata intorno alle ore 13, senza impedimenti alla propaganda politica, così come di norma avviene in centinaia di iniziative analoghe che si svolgono sul territorio nazionale, grazie all'accorta opera di prevenzione delle forze dell'ordine.

L'episodio segnalato richiama, tuttavia, l'attenzione sull'importanza che siano sempre e in ogni caso garantiti, in particolar modo in occasione delle competizioni elettorali, il diritto alla libera manifestazione del pensiero e il diritto di riunione, tutelati dalla nostra Costituzione.

Il pluralismo delle idee e il rispetto delle posizioni di ciascuno costituiscono i principi fondanti di ogni democrazia costituzionale. Il Ministero dell'Interno è costantemente impegnato a garantire tali principi e l'esercizio di tali diritti, attraverso le molteplici attività che impegnano le proprie articolazioni, sia nella gestione della complessa macchina elettorale, che nei servizi a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.

Rassicuro, quindi, l'onorevole interrogante che ciò avverrà anche in occasione delle prossime competizioni elettorali amministrative, che si svolgeranno nel corso del 2020 in varie parti del territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Tonelli ha facoltà di replicare.

GIANNI TONELLI (LEGA). Ma, signor Ministro, se dovessi dire che sono soddisfatto, mentirei. Mentirei perché intanto non è assolutamente vero che non abbiano creato dei problemi e che queste persone non abbiano avuto un fare minaccioso e aggressivo nei riguardi non soltanto dei militanti Lega, ma anche delle persone che si avvicinavano, e questo posso certificarlo. Certamente, l'opera dei miei colleghi è stata provvidenziale ed ha evitato che le cose potessero degenerare, e quindi devo assolutamente ringraziarli.

Il problema, però, è un altro, perché questo non è un problema di un'azione di polizia o se queste persone siano state denunciate o altro, ma è di rango ben superiore la questione. Qui si tratta di garantire le libertà della nostra Carta costituzionale a tutti. E non si può dire che il sistema utilizzi lo stesso metro e la stessa misura con tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non è vero questo! Perché se tutti i giorni il partito che rappresento in questo momento tenesse determinati atteggiamenti, sarebbe già stato bandito anche da quest'Aula. Dunque, questo non è vero. Per cui, vede, anche l'operazione delle forze dell'ordine… e parlo con cognizione di causa, perché con queste cose su strada mi ci sono misurato purtroppo fino a farci i capelli tutti bianchi. Non è così, non è uguale per tutti.

Non è uguale perché vi è una corazzata mediatica, politica e anche giurisdizionale, che sostiene certi ambienti, che sono sempre facinorosi e che creano problemi, intimidiscono tutti, istituzioni comprese. Questo è un problema di carattere politico, importantissimo, di cui il Governo deve farsi carico!

Le faccio un banalissimo esempio. L'altro giorno si è finalmente risolta una questione che aveva impegnato il circuito mediatico per quindici giorni, nell'aprile del 2014: un quartiere di Roma messo a ferro e fuoco da vandali, da persone che, tra l'altro, manifestavano sotto delle bandiere di grandi idealità, ma che riescono a parlare solo ed unicamente con la violenza. In quel contesto, un mio collega, che tutto il giorno aveva affrontato molotov, biglie, razzi, ha pestato una ragazza che non aveva visto. Il capo della polizia lo scaricò subito definendolo un cretino e tutta la corazzata mediatica si è avventata contro di lui. L'altro giorno è stato assolto: perché? Per non aver commesso il fatto, con la formula più piena. E questa lei dice che non è un'intimidazione verso le forze dell'ordine e verso il corretto sviluppo di quella che è la vita democratica? La Lega rivendica la propria libertà a manifestare e a sviluppare liberamente la propria campagna elettorale, non perché lei abbia diritto a queste libertà, ma perché queste libertà sono di tutti e devono essere garantite a tutti, cosa che oggi non è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

(Tempi di adozione del decreto interministeriale in merito alle relazione telematica da parte delle amministrazioni locali sull'ammontare delle sanzioni per violazioni del codice della strada, nonché in merito a collocazione e uso degli autovelox – n. 3-01216)

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01216 (Vedi l'allegato A).

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Fico. Ministro Lamorgese, lei ha una competenza indiretta, nel senso che da dieci anni si aspetta questo decreto attuativo in materia di trasparenza dei proventi delle multe e disciplina degli autovelox. Lo deve emanare il Ministero dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell'Interno.

Da nove anni attendiamo risposte, io almeno dal 2016 faccio battaglie su questo, chiedendo a Governi di tutti i colori politici di impegnarsi a risolvere questo problema. Sono solo trecento i comuni che depositano la relazione telematica con la quale dicono quanti soldi entrano in cassa dalle multe e come li spendono. E gli autovelox sono disciplinati in maniera assolutamente selvaggia, perché vengono messi a tradimento dai comuni per far cassa, e quindi non prevengono incidenti e non fanno sicurezza stradale. Noi ci attendiamo una risposta nell'interesse esclusivo dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, nell'anno in corso la Conferenza Stato-città e autonomie locali ha intensificato i propri lavori al fine di esprimere il proprio avviso su uno schema di decreto interministeriale, da emanare ai sensi dell'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, e sui due allegati.

Nel corso di una riunione tecnica della Conferenza, lo scorso 24 ottobre, è emersa l'esigenza di proseguire i lavori in merito all'approvazione di un decreto concernente il solo allegato A, relativo alla destinazione dei proventi contravvenzionali. Quanto all'allegato B, concernente le modalità di collocazione e l'uso dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni dei limiti di velocità, è stata prospettata l'opportunità di affrontare tale problematica con un separato decreto, considerata la complessità dei contenuti.

Pertanto, in vista della seduta della Conferenza programmata per il successivo 7 novembre, è stata diramata una versione dello schema di decreto, predisposta dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che teneva conto di quanto sopra ho detto e di quanto è emerso nel corso di un'ulteriore seduta tecnica svoltasi il 5 novembre.

Successivamente, a seguito della seduta del 7 novembre della Conferenza, è stato stabilito di disciplinare con due diversi decreti le disposizioni già contenute negli allegati A e B appena citati, concernenti la destinazione dei proventi contravvenzionali e il posizionamento dei dispositivi autovelox.

Quanto a quest'ultima questione, nelle more degli approfondimenti ritenuti ancora necessari per la stesura del relativo decreto, richiamo l'attenzione sulla circostanza che la collocazione e l'uso di detti dispositivi ha costituito oggetto di un'apposita circolare a firma del Ministro dell'Interno pro tempore in data 21 luglio 2017, con la quale sono state diramate direttive per il loro corretto impiego nonché per assicurare il coordinamento dell'azione delle forze di polizia volte alla prevenzione dell'incidentalità stradale.

Relativamente invece alla destinazione dei proventi contravvenzionali, nel corso della seduta del 7 novembre, la Conferenza ha espresso parere favorevole all'ulteriore corso del provvedimento che, informo, è pervenuto proprio ieri al mio Ministero per il previsto concerto e per il quale mi impegno ad una rapida definizione.

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di replicare.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Ministro per aver risposto. Vede, ho scritto in questo libro che “piovono multe e in cinque anni di battaglie parlamentari ricordo la mozione 28 gennaio 2016, approvata da questo ramo del Parlamento all'unanimità, che diceva che “…la Camera impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile a mettere fine agli episodi di utilizzazione impropria degli apparecchi o sistemi di rilevamento della velocità…” (autovelox): era il 2016.

Poi Toninelli il 20 marzo 2019 diceva che condivideva pienamente tutte le perplessità espresse e la necessità di portare al traguardo questo importante provvedimento. Dichiarava che “…nel corso del 2018 abbiamo lavorato all'elaborazione del testo: a fine gennaio scorso lo schema di decreto è stato inviato alla Conferenza Stato-città ed autonomie locali e il 6 febbraio si è tenuta una prima riunione tecnica”, tanto per capire a che cosa portano poi le riunioni tecniche.

Ancora, andiamo avanti, la Commissione Trasporti, a fine aprile, ha approvato una risoluzione all'unanimità, votata da tutte le forze politiche, in cui impegnava il Governo a procedere velocemente su questo. Il 26 settembre il Governo, in Commissione, parlava di celere conclusione dell'iter. Il 16 ottobre 2019, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti De Micheli ci diceva che, se si gli autovelox fossero stati disciplinati, gli enti locali avrebbero avuto gravi problemi di natura finanziaria.

Insomma, con grande rispetto, lei, Ministro, è un servitore dello Stato di lungo corso, è una persona stimabile, però, siccome dovete farlo di concerto, qui c'è un problema: state chiedendo al condannato a quale albero vuole farsi impiccare. Finché voi fate i tavoli tecnici con le associazioni dei sindaci e delle province che su questa roba fanno cassa, voi non farete mai questi decreti e si continuerà, malgrado la circolare Minniti , che con tutta la buona volontà non ha cambiato nulla della cattiva abitudine di molti comuni di mettere gli autovelox per far cassa, spendendo questi soldi come vogliono loro e non come prevede la legge, cioè destinando queste entrate per le loro quote a sicurezza e manutenzione stradale, per cui noi abbiamo cittadini massacrati di multe, ma strade piene di buche, finché non si farà questo, noi non risolveremo questo problema.

Allora mi rivolgo a una figura seria, tra l'altro non politica, perché i Governi di tutti i colori, tranne il mio, ci hanno preso in giro, hanno preso in giro il Parlamento dicendo “sì, lo stiamo facendo, adesso il tavolo tecnico”… adesso questo o quell'altro. Mi rendo conto che molte delle risposte vengono preparate dai funzionari e dai dirigenti del Ministero, ma io la prego di farsi carico, signor Ministro, perché questo è un problema vero. Al di là del fatto che noi di qui a breve esamineremo il disegno di legge di bilancio e sappiamo che molte delle tasse che non vengono messe vengono trasformate in imposte indirette o in multe sulle tasche dei cittadini. Dunque vogliamo far finire questo andazzo perché crediamo che, se i cittadini debbono rispettare la legge, la debbano rispettare anche i molti sindaci che si approfittano, fanno cassa con le multe e non fanno né prevenzione né sicurezza stradale, ma trattano i cittadini e gli automobilisti come bancomat (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte alla rimozione di una statua di Sant'Agazio donata al comune di Guardavalle (Catanzaro) da una famiglia notoriamente legata alla ‘ndrangheta, nell'ottica del contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata – n. 3-01217)

PRESIDENTE. La deputata Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01217 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come ha più volte spiegato il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, il massimo esperto della storia e delle dinamiche della 'ndrangheta, le cosche spesso e volentieri hanno necessità di esternare il proprio potere attraverso gesti simbolici spesso legati ad aspetti religiosi. È l'esempio di quanto è avvenuto nel paese calabrese di Guardavalle dove è stata installata, proprio davanti al municipio, una statua di Sant'Agazio donata dalla famiglia Gallace, una delle cosche più potenti della Calabria con ramificazioni in tutta Italia, in particolare nel Lazio.

La vicenda è stata portata alla luce dalla trasmissione televisiva Striscia la notizia a seguito anche di tante segnalazioni da parte dei cittadini. Il servizio televisivo ha destato molto scalpore e preoccupazione soprattutto per quanto dichiarato dal sindaco di Guardavalle, Giuseppe Ussia del PD, che, ai microfoni dell'inviato, ha dichiarato che per lui l'installazione della statua non costituisce un problema in quanto la famiglia Gallace ha pagato il suo conto con la giustizia. Il sindaco si riferisce al fatto che il boss è in carcere con una condanna all'ergastolo per omicidio. Poi sempre il sindaco Ussia ha aggiunto che, se i cittadini chiedessero di rimuoverla, lo farebbe certamente; basterebbe una lettera con le firme e che nessuno deve avere paura, salvo poi rivelare i suoi timori rispetto all'opportunità di rimuovere la statua. Sempre durante questo servizio, il procuratore Gratteri ha detto chiaramente che la statua va tolta perché rappresenta proprio una forma di esternazione del potere da parte della famiglia mafiosa.

Successivamente alla messa in onda del servizio, si è registrata in Calabria una forte presa di posizione da parte del mondo dell'associazionismo, dei sindacati di polizia, dal Codacons e da parte degli amministratori della Calabria. Successivamente alla richiesta di Fratelli d'Italia di affrontare questo argomento nel question time, abbiamo appreso da un lancio di agenzia, signor Presidente, dell'intervento del prefetto di Catanzaro, Francesca Ferrandino, che in qualche modo è conosciuta per la sua sensibilità, ha fatto pressione affinché il comune proceda immediatamente alla rimozione della statua ed è certamente un bel segnale da parte dello Stato e da parte del prefetto stesso.

PRESIDENTE. Deve concludere.

WANDA FERRO (FDI). In ogni caso chiediamo a lei, signor Ministro, di assicurare con ogni misura di propria competenza, individuando quali sono le misure, la tempestiva rimozione della statua ma soprattutto di porre in essere le misure che possono garantire l'impegno concreto delle istituzioni…

PRESIDENTE. Grazie, grazie.

WANDA FERRO (FDI). …contro ogni forma di criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la prefettura di Catanzaro ha informato che il 12 dicembre scorso il sindaco del comune di Guardavalle ha comunicato di aver ricevuto lo staff della nota trasmissione televisiva Striscia la notizia che, soffermandosi sulla statua del santo patrono Sant'Agazio, posizionata nella piazza antistante l'ingresso del municipio, evidenziava come il simbolo religioso in argomento costituisse frutto di un dono da parte di una nota famiglia 'ndranghetista Gallace, come d'altra parte testimoniato dalla targa posta a base della statua. La stessa prefettura ha precisato che il sindaco ha reso noto che il posizionamento della statua è stato approvato all'unanimità dal consiglio comunale con delibera n. 62 del 30 novembre 2007, su richiesta di 58 cittadini. Il primo cittadino ha rappresentato altresì l'intenzione di convocare una riunione urgente di tutti i consiglieri comunali per concordare il seguente ordine del giorno: rimozione della statua del santo patrono Sant'Agazio martire dalla piazza antistante il palazzo comunale.

Su tali fatti. che considero di estrema gravità. sono già in corso specifici approfondimenti che riguardano l'operato dell'ente locale e tutte le circostanze utili a fare piena luce sulla vicenda. Desidero affermare con chiarezza che le istituzioni non intendono dare alcuno spazio alle manifestazioni di criminalità organizzata di tipo mafioso in qualsiasi modalità queste si palesino. Negli anni scorsi il comune di Guardavalle è stato sciolto e commissariato per infiltrazioni di tipo mafioso. Il tema del condizionamento mafioso nei confronti degli enti locali è alla costante attenzione del Ministero dell'Interno e il numero consistente degli scioglimenti, anche in Calabria, ne testimonia l'attualità. Posso al riguardo assicurare che le prerogative previste dalla legislazione antimafia saranno da me esercitate con rigore e fermezza. Nel merito della vicenda, informo che nella riunione di coordinamento interforze, tenutasi con immediatezza presso la prefettura di Catanzaro, è stata disposta la massima sensibilizzazione delle attività di osservazione e informazione. Inoltre il prefetto, fermi restando gli esiti degli accertamenti in corso, ha chiesto al sindaco di essere informato con la dovuta urgenza che il caso richiede dell'avvenuta rimozione della statua.

PRESIDENTE. La deputata Ferro ha facoltà di replicare.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Accogliamo ovviamente con parziale soddisfazione, fermi restando ovviamente l'attestato di stima e l'impegno del prefetto Ferrandino, che certamente ci ha gratificato, ma è evidente che la soluzione della singola vicenda di Guardavalle non è sufficiente, in quanto bisogna spingere le istituzioni a individuare opportuni ed efficaci strumenti affinché non si ripetano più situazioni simili. Condivido ovviamente rispetto anche all'analisi e alla cronologia dei tempi, anche rispetto al consiglio comunale del 2007: pensare che a distanza di dieci anni si viene a scoprire che quella statua è stata donata da una famiglia lascia un po' perplessi rispetto a un percorso che non dovrebbe riguardare soltanto le istituzioni, ma soprattutto le istituzioni.

Ed è infatti evidente che la vicenda porta alla luce la spavalderia della mafia, su questo non c'è ombra di dubbio, che si rivolge alla popolazione ostentando questa forma di potere attraverso questi simboli religiosi. Però durante il servizio, il sindaco era inconsapevole che l'audio delle telecamere fosse ancora acceso, ha manifestato la sua preoccupazione, il sindaco Ussia, dicendo che se dovesse togliere la statua, gli appartenenti alla cosca andrebbero subito dopo a sparargli. Una dichiarazione che fa emergere uno spaccato preoccupante e inquietante della realtà locale, ma anche la paura di un amministratore che sa di non potersi opporre ai voleri della cosca, perché metterebbe a rischio la propria incolumità.

Bisogna, quindi, prevedere strumenti efficaci che rendano automatico l'intervento dello Stato, togliendo discrezionalità ai sindaci e agli amministratori: non si può pretendere da sindaci di piccoli comuni di potersi tramutare in eroi. Purtroppo, tutti non riescono a tenere spesso, Ministro, la schiena dritta, e non tutti riescono ad assumersi le proprie responsabilità, essendo comprensibile anche la paura di ritorsione da parte delle organizzazioni criminali. Tali esibizioni di arroganza mafiosa, seppur malcelate dietro la parvenza di pietà religiosa, devono essere rimosse immediatamente, come se si trattasse di palesi espressioni del consenso nei confronti della cosca, o come si farebbe con qualunque altra palese espressione di odio e di violenza. Non c'è differenza tra leggere “viva la mafia” scritto su un muro o lasciare in piazza del paese una statua con su scritto “dono della famiglia Gallace”. Lo Stato, attraverso le sue articolazioni territoriali, deve intervenire direttamente: non possiamo più consentire che i nostri territori in qualche modo possano esaltare il potere mafioso senza che lo Stato intervenga ad affermare la propria sovranità, che tutti gli riconosciamo, non soltanto in Calabria ma su tutta la nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Tateo è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che in data 16 dicembre 2019 la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario il senatore Francesco Battistoni, in sostituzione della senatrice Anna Maria Bernini, dimissionaria.

Cessazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 dicembre 2019, il presidente e legale rappresentante del partito politico denominato “Dieci Volte Meglio” ha comunicato di voler revocare dalla medesima data il consenso ad essere rappresentato dalla componente politica del gruppo parlamentare Misto “Cambiamo!-10 Volte Meglio”.

La componente politica del gruppo parlamentare Misto “Cambiamo!-10 Volte Meglio”, già costituita ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, è quindi da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito della rappresentanza di un partito o movimento politico richiesto, ai sensi della medesima disposizione, per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto.

Modifica nella composizione e nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 dicembre 2019, i deputati Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Giorgio Silli e Alessandro Sorte, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica “Noi con l'Italia-USEI-Alleanza di Centro”.

Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta e ha altresì reso noto che la nuova denominazione della componente è: “Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro”.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Donare gli organi è un gesto d'amore, un gesto d'amore per la vita, un grande atto di civiltà, grazie al quale si possono salvare vite umane, e soprattutto si può ridurre notevolmente l'attesa, che qualche volta dura persino anni, per chi necessita di un trapianto. In questa prospettiva, in questa ottica io voglio ringraziare pubblicamente l'allenatore del Bologna Calcio, Siniša Mihajlović per l'efficacia del suo messaggio, perché nulla è più potente di uno sportivo che lotta per cancellare l'ipocrisia di un tempo che preferisce nascondere il male, e nulla è più potente di uno sportivo che richiama all'urgenza di una corretta prevenzione.

“Doniamo di più, il trapianto di midollo osseo salva vite, schieratevi dalla parte della ricerca”: sono state queste le parole nette di Siniša Mihajlović. Il mio auspicio è quello che tutti gli sportivi di alto livello, proprio grazie alla loro riconoscibilità, alla loro notorietà, possano comprendere sempre più l'importanza del proprio ruolo, anche attraverso messaggi di questo tipo, cioè che possano veicolare sostanzialmente messaggi e valori positivi, prendendo coscienza che anche un piccolo gesto a volte può cambiare la vita di altre persone, di altri cittadini. Da uomo di sport, da componente della Commissione affari sociali della Camera dei deputati, io dico pubblicamente: “Grazie Mister, grazie Siniša Mihajlović” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, nel 2018 e nel 2019 sono stati esclusi dal calcolo ISEE gli immobili inagibili a causa del sisma, del terremoto del Centro Italia: stiamo parlando di circa 90 mila immobili. Vorrei lasciare agli atti di questa seduta, potrei annunciare un atto di sindacato ispettivo, ma credo che difficilmente abbia un esito in tempi stretti, ma agli atti di questa seduta, con la speranza che il Governo ne prenda atto, che sarebbe il caso di inserire una riga nel “decreto-legge milleproroghe”, del quale si parla e che credo il Governo metterà in campo di qui alla fine dell'anno, per prorogare questa esclusione, perché altrimenti noi rischiamo di far perdere agevolazioni, redditi di cittadinanza a tutta una quantità di persone, a cui attribuiamo valore catastale per immobili che sono obiettivamente inagibili. Per cui andrebbe prorogato questo termine, perché questa misura, entrata in vigore per il 2018 e per il 2019, continui a rimanere in vigore anche per il 2020, e che quindi non si verifichi questo corto circuito, che metterebbe in difficoltà, appunto, decine di migliaia di persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, intervengo per sottoporre alla sua attenzione e all'attenzione dell'Aula e del Governo una vicenda che si è realizzata nella giornata di ieri in Valle Vigezzo, al confine con la Svizzera, in regione Piemonte, a seguito di un fenomeno di smottamento che ha determinato l'interruzione improvvisa di un'arteria internazionale, la strada statale 337 della Valle Vigezzo per l'appunto, molto utilizzata da lavoratori italiani che si recano quotidianamente nella Confederazione elvetica per lavorare, oltre che da numerosi turisti e oltre che da numerosi cittadini svizzeri, che utilizzano questa strada per il collegamento fra i cantoni Ticino e Vallese. Desidero con questo intervento sollecitare il Governo attraverso l'ANAS affinché si possa immediatamente ripristinare una condizione di percorribilità in sicurezza dell'arteria, già oggetto in passato di fenomeni di chiusura di questa natura. E soprattutto si approntino nella misura più veloce possibile tutti gli atti di appalto, di consegna dei lavori, già da anni stabiliti e con i fondi già allocati, che alla luce anche delle recenti vicissitudini impongono una verifica e un'accelerazione del cronoprogramma e una possibilità di mettere in assoluta condizione di sicurezza tutti coloro i quali passano su questa che, ripeto, è un'arteria di collegamento internazionale.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Domenica 22 dicembre 2019 - Ore 9,30:

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1586 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (Approvato dal Senato).

(C. 2305)

Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022. (C. 2305/I)

La seduta termina alle 16,10.