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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 278 di venerdì 13 dicembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 dicembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Frusone è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in merito alla gestione dei rifiuti nella città di Roma, anche al fine di superare un approccio emergenziale - n. 2-00597)

PRESIDENTE. La prima interpellanza urgente all'ordine del giorno è la n. 2-00597, dei deputati Brunetta e Gelmini (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RENATO BRUNETTA (FI). Illustro e replico. La ringrazio, signor Presidente, mi fa particolarmente piacere che lei presieda quest'oggi, e le ragioni le conosco io e anche lei, poi le rivelerò anche pubblicamente.

Vede, signor Presidente, sono passati quasi sei anni e mezzo da quel luglio o agosto del 2013, quando, nottetempo, l'allora presidente della regione, Zingaretti, il commissario della provincia e l'allora sindaco, Marino, decisero di definire lo stato di emergenza per il processo della gestione dei rifiuti nella città di Roma, e, sulla base… Se il sottosegretario gentilmente evita di telefonare a voce alta, la ringrazio…

PRESIDENTE. È una situazione, come lei può immaginare, un po' complicata nella gestione a causa delle condizioni climatiche…

RENATO BRUNETTA (FI). Sì, io chiedo solo di non essere disturbato mentre svolgo il mio lavoro. La ringrazio, signor Presidente. Ripeto, era fine luglio di sei anni e mezzo fa. Il presidente della regione di allora, Zingaretti, il commissario provinciale e il sindaco di Roma, Marino, decisero, sulla base di una emergenza che non c'era, di una procurata emergenza, come spiegherò meglio poi, di nominare un commissario, di far nominare dal Governo un commissario, perché andasse in deroga a tutte le leggi sulla gestione dei rifiuti - e, quindi, leggi ambientali, leggi sanitarie, leggi sui beni culturali, il codice dei beni culturali, sui trasporti ed altro - al fine di individuare una discarica nella città di Roma che sostituisse, di fatto, Malagrotta. Una foglia di fico giuridico-politica per giustificare il loro fallimento, il fallimento della loro politica, assolutamente inaccettabile.

Vede, signor Presidente, il caos della gestione dei rifiuti a Roma dura da almeno vent'anni, per insipienza, interessi, criminalità, profitti facili, ideologismi, eccessi di ideologismi. E Roma, ad oggi, ha la Tari più alta d'Italia, cioè la tassa sui rifiuti più alta d'Italia, la più alta inefficienza che pagano i cittadini: quindi, il fallimento della gestione, in ragione delle singole responsabilità nella gestione del ciclo dei rifiuti. Roma è in mano agli speculatori del settore e alla folle ideologia dell'ambientalismo che nega tutto. Non esiste, nel mondo occidentale, nessuna grande capitale in continua “emergenza rifiuti” come Roma.

Vede, signor Presidente, sono ormai più di cinquant'anni che le tecnologie per la gestione del ciclo dei rifiuti nelle aree urbane sono acquisite nelle loro varianti (raccolta, TMB, termovalorizzatori); si sa da più di cinquant'anni quello che si deve fare con costi contenuti ed anche profitti nelle aree urbane. Perché questo a Roma non si fa? Una capitale del mondo come Roma? Perché a Roma sempre crisi, caos e procurate emergenze?

Vede, sono passati oltre sei anni da quella notte di fine luglio, che produsse poi sollevazione della popolazione, che produsse l'avvio di un presidio che durò mesi, mesi e mesi, fino al cambio di strategia: fu detto “no”, finalmente, alla discarica al Divino Amore e si scelsero altre strade, evidentemente non risolutive, perché, dopo sei anni e mezzo, siamo ancora alla stessa storia. È di 15-20 giorni fa la notizia - non più a Ferragosto, ma sotto Natale - che, guarda caso, il presidente della regione, lo stesso Zingaretti, è cambiato il sindaco, non c'è più il commissario della provincia perché è lo stesso sindaco presidente della città metropolitana, prima d'accordo, poi in contrasto, decidono nuovamente per l'emergenza: il commissario foglia di fico deroga alle leggi, e la scelta, ancora una volta, ricade sullo stesso territorio martoriato del IX Municipio, Falcognana, Divino Amore. Dico territorio martoriato, Presidente, lei lo conosce benissimo, perché in quel territorio esistono già nove discariche di vario tipo, quindi altro che Nimby, sindrome Nimby, sindrome “non nel mio giardino”, quello è uno dei territori, se non il territorio più martoriato, della città metropolitana di Roma. E in quel territorio martoriato cosa fanno i nostri eroi? Decidono nuovamente, dopo sei anni e mezzo, dopo la sconfitta che hanno avuto dalla gente – a parte le mie venticinque interpellanze urgenti, ma la gente ha vinto, la gente di quel quadrante, di quel territorio, le famiglie, i bambini, le imprese – di individuare nella discarica alla Falcognana, al chilometro 14-15 della via Ardeatina, Divino Amore, nuovamente la discarica di Roma: discarica di servizio… imbrogli, discarica provvisoria… imbrogli. Sappiamo tutti, signor Presidente, che quando un sito viene individuato e viene utilizzato, rimane e si amplia per vent'anni, e Falcognana diventerebbe la nuova Malagrotta. Ma lei sa cosa potrebbe succedere se questo avvenisse, malauguratamente? Che si uccide l'intero quadrante sud della città di Roma. Chiudono le imprese, si dimezzano i valori immobiliari di tutte le proprietà, 100 mila persone, decine di migliaia di famiglie nell'angoscia, di perdere tutto, di perdere la salute, di perdere la possibilità di spostamenti per i 100-150 camion al giorno sull'Ardeatina: ma lo sanno i tecnici cosa vuol dire 100-150 camion al giorno di spazzatura sull'Ardeatina? Lo sanno cosa vuol dire? Lo sanno cosa vuol dire per la salute, per l'economia, per l'agricoltura, per il turismo religioso, per il turismo archeologico, distruggere, mettere nel panico e nell'angoscia un pezzo rilevante di questa città? E tutto perché?

Perché non si riesce a gestire il ciclo dei rifiuti in una grande città occidentale come Roma, con la Tari più alta d'Italia, 255 euro pro capite e ci vengono a parlare di ordinanze; l'ordinanza Zingaretti è del tutto illegittima, è scritta con i piedi, caro Nicola, senza la premessa dell'emergenza, l'emergenza non c'è, perché il sistema attuale dei siti di discarica è ancora ampiamente sufficiente e disponibile per un anno o due anni ancora, nei quali, anno o due anni ancora, si possa finalmente trovare una soluzione civile, decente, tecnologicamente avanzata, secondo quello che fanno tutti i Paesi al mondo.

E, proprio per questo, signor Presidente, ho deciso di fare come allora; allora avevo presentato 25 interpellanze urgenti e ho informato quest'Aula che, se il Governo avesse, come dire, acconsentito all'individuazione di questa discarica nel IX Municipio, avrei mandato tutte le interpellanze urgenti alla procura della Repubblica, perché provvedesse alla denuncia dei Ministri, a partire dall'allora Presidente del Consiglio, che era Enrico Letta, per abuso d'ufficio, omissione d'atti d'ufficio, a partire proprio dalla mancanza del requisito necessario, quello dell'emergenza.

Oggi, ho fatto la stessa cosa, le interpellanze urgenti presentate sono otto, questa che discuteremo oggi, con il bravo sottosegretario Morassut, è la prima, ma ne ho già inviate otto al Ministro dell'interno Luciana Lamorgese, al Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, al Ministro dei trasporti Paola De Micheli, al Ministro della salute Roberto Speranza, al Ministro per i beni culturali Dario Franceschini, al Ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova, al Ministro dell'ambiente Sergio Costa e al Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola.

Evidentemente sono costretto a questo e vi sono costretto proprio per fare un'operazione di verità, un'operazione di chiarezza. È il fallimento della politica, ma è il fallimento anche della tecnica che serve la politica. Signor Presidente, questa notte, notte non particolarmente clemente dal punto di vista climatico, cittadini del luogo hanno dormito in un container piazzato davanti alla Ecofer, alla Falcognana; mi sono arrivate le fotografie di loro nei sacchi a pelo dentro il container. Ma quale politica può consentire e produrre una tale angoscia nella popolazione, quale politica, che non chiede, che non informa, che non trova le soluzioni prima? Ho riletto questa mattina, venendo qui, le dichiarazioni dell'allora commissario Sottile che diceva: il 1° di ottobre si aprirà la discarica alla Falcognana. Sappiamo tutti come è andata a finire, allora, e spero che vada a finire nella stessa maniera, signor Presidente.

Le soluzioni ci sono, poi, nella replica, dirò anche quali, ma quello che mi fa male, mi angoscia e mi turba è che personalità politiche come l'amico Nicola Zingaretti possano pensare di prendere delle decisioni così rilevanti, così drammatiche per la vita della gente, senza informare nessuno, senza consenso, senza umanità, ma, anche, senza intelligenza, perché pensa Zingaretti di poter definire la localizzazione di una discarica assieme al sindaco con un atto di imperio?

Ma in che mondo vive il presidente della regione, in che mondo vive? Non ci riuscirà, come non c'è riuscito sei anni e mezzo fa, non ci riuscirà neanche questa volta. E non ci fermeremo qui, perché bisognerà trovare la soluzione, perché non si può tornare tra sei anni e, magari, trovare un altro onorevole Brunetta che fa la stessa battaglia. Bisogna trovare una soluzione e la soluzione sappiamo tutti qual è, passa dai termovalorizzatori, passa dagli inceneritori, passa dalle migliori tecnologie, passa dalla raccolta differenziata, su cui la città di Roma non eccelle certamente - vero, sottosegretario Morassut? -, passa dall'efficienza, passa dal contrasto alle mafie, dal contrasto al malaffare…

PRESIDENTE. Concluda, deputato Brunetta.

RENATO BRUNETTA (FI). Mi avvio a concludere; è per questa ragione che sono qui, questa mattina, è per questa ragione che ho presentato queste otto interpellanze urgenti, è per questa ragione che mi riservo di mandare alla procura della Repubblica queste interpellanze urgenti, perché la procura della Repubblica ravvisi, se del caso, atti contrari alla legge da parte del Presidente del Consiglio e dei Ministri interpellati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Onorevole Brunetta, come è noto, la direttiva della Commissione europea 2018/851/CE del 30 maggio 2018 modifica ed integra la direttiva quadro in materia di rifiuti 98/2008/CE e tutta una serie di disposizioni finalizzate a favorire la transizione verso un modello di economia circolare che contribuirà al raggiungimento degli obiettivi e al raggiungimento di una crescita sostenibile ed inclusiva per l'Unione e per l'Italia. Peraltro, ai sensi della legge del 4 ottobre 2019, n. 117, la legge di delegazione europea del 2018, il Ministero dell'ambiente sta lavorando a questo scopo al recepimento della predetta direttiva nell'ambito del famoso pacchetto dell'economia circolare, che prevede il recepimento di quattro direttive “rifiuti”, “discariche”, “autorottamatori” e “pile e accumulatori”, con l'intento di trasporre nell'ordinamento interno quanto previsto nel diritto eurounitario in materia di rifiuti.

Particolarmente, si segnala, ai sensi dell'articolo 16 della legge delega, che il Governo è tenuto a seguire, oltre ai princìpi e ai criteri direttivi generali anche principi e criteri direttivi specifici, tra i quali quello di procedere ad una razionalizzazione complessiva delle funzioni dello Stato, degli enti territoriali e del loro riparto. A questo fine, in questo lavoro di recepimento, è prevista l'istituzione di una funzione di pianificazione nazionale della gestione dei rifiuti, anche con un'efficacia conformativa della pianificazione regionale, con l'individuazione di obiettivi, flussi e criteri, nonché la realizzazione di gestioni interregionali, in base alle condizioni specifiche dei territori, ad esempio, quanto più possibile legati appunto alla capacità di decisione delle regioni per quanto riguarda la conformazione del territorio, le relative caratteristiche socio urbanistiche. Si tratta, quindi, di un lavoro che metta insieme diverse articolazioni dello Stato, territorio e regioni, dentro una pianificazione nazionale. Questo ha l'obiettivo di ridurre la movimentazione dei rifiuti, che ha anche, evidentemente, un impatto sul tema delle emissioni, e di sfruttare adeguatamente la potenzialità degli impianti esistenti.

Questo lavoro di recepimento deve, naturalmente, accompagnarsi ad una capacità di investimento delle amministrazioni anche territoriali, perché uno dei problemi, lei lo ha ricordato facendo riferimento specificatamente alla situazione di Roma, ma uno dei problemi principali del nostro Paese in questo settore è il grande squilibrio tra diversi territori nella presenza di impianti; noi siamo un Paese nel quale, per circa il 50 per cento, gli impianti sono localizzati nel Nord Italia, nelle regioni settentrionali, e circa il 45 per cento - il 55 per cento e, quindi, il restante 45 per cento - è dislocato nel Centro-Sud. Quindi, c'è un tema di recupero di un equilibrio e, naturalmente, nel fare questo occorrono piani, occorrono indirizzi nazionali concertati con le regioni. La direttiva europea che ci indica questa via è all'attenzione del Ministero, che deve operare per il recepimento: sapete che il pacchetto dell'economia circolare deve essere recepito entro l'estate prossima, entro luglio. Quindi, torneremo a discuterne nel merito. Ho fatto questa premessa di cappello generale che, comunque, è essenziale per il resto.

Detto questo, con specifico riferimento alla situazione di Roma Capitale, il comune di Roma ha segnalato ai nostri uffici, per la risposta alla sua interpellanza, che l'ordinanza del presidente della regione Lazio del 27 novembre 2019, notificata a Roma Capitale il 28, ha previsto, tra le azioni immediate, leggo testualmente: “Allo scopo di garantire la continuità del servizio di trattamento dei rifiuti, in ragione dell'approssimarsi del termine di esercizio dell'impianto di smaltimento di proprietà dell'azienda Lazio Ambiente Spa presso il comune di Colleferro: a) di costituire, con effetto immediato, una struttura tecnica composta da tre rappresentanti individuati, rispettivamente, dalla regione Lazio, dalla città metropolitana di Roma Capitale e da Roma Capitale, avente il mandato di disporre, entro cinque giorni dalla notifica della presente ordinanza” - quindi, 28 novembre-3 dicembre - “il documento tecnico contenente gli elementi preordinati all'individuazione di uno o più siti, ovvero impianti, sul territorio di Roma Capitale, da destinare a operazioni di smaltimento per i rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti solidi urbani aventi classificazione 191212, 190501 e 190503 prodotti dagli impianti contrattualizzati per il trattamento dei rifiuti urbani prodotti da Roma Capitale”. A questo fine si è costituita una struttura così composta: la regione Lazio ha nominato l'ingegnere Flaminia Tosini; la città metropolitana di Roma Capitale ha indicato la dottoressa Paola Camuccio; Roma Capitale ha indicato l'ingegnere Laura D'Aprile. Sono stati effettuati due incontri, il 29 novembre e il 3 dicembre ultimi scorsi, nei quali sono state definite congiuntamente metodologie di lavoro e stabilite modalità di condivisione di dati e documenti. Nello specifico si è, poi, stabilito di procedere secondo la seguente metodologia. Primo punto: verifica degli impianti già autorizzati o in corso di autorizzazione o con autorizzazione scaduta forniti dalle tre amministrazioni, con indicazione degli estremi degli atti autorizzativi, dei CER autorizzati e di altri elementi specifici. Secondo: verifica delle aree idonee per gli impianti di smaltimento forniti dalla città metropolitana ed elaborati anche dalla regione Lazio sulla base dei criteri di cui al piano vigente, con delibera di consiglio regionale n. 14/2012, comunque coerenti con quelli presenti nell'aggiornamento del piano in via di approvazione. Terzo: verifica, all'interno delle aree individuate come idonee, della presenza di eventuali esistenze di cave in esercizio e delle loro caratteristiche. Questa la metodologia di lavoro che si è dato il tavolo delle tre istituzioni territoriali.

Questo documento, che è stato poi pubblicato sul sito della regione Lazio, ha l'obiettivo di definire, da un punto di vista tecnico-amministrativo, gli elementi che sono alla base dell'individuazione di uno o più siti o impianti sul territorio del comune di Roma. A questo proposito va ricordato che, sulla base del decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003, di attuazione della direttiva n. 1999/31/CE relativamente alle discariche dei rifiuti, che è ancora vigente, da questo punto di vista, i rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo un trattamento. Roma Capitale, dunque, ha precisato che l'obiettivo del documento non è l'individuazione dei siti di smaltimento, trattandosi piuttosto di attività meramente tecnico-ricognitiva. Le criticità ambientali e sanitarie specifiche verranno valutate nell'ambito dei singoli procedimenti autorizzativi.

Per quanto riguarda la pianificazione e programmazione impiantistica, che è tema evidente della situazione di Roma Capitale, una difficoltà evidente della situazione di Roma Capitale, intesa come città, come sistema territoriale, il comune ha rappresentato altresì che AMA Spa sta predisponendo il piano industriale 2020-2024 che, tenendo conto degli attuali flussi di raccolta, trattamento e smaltimento sia dei rifiuti da raccolta differenziata che indifferenziata, presenta un'analisi per colmare l'attuale gap tecnologico ed industriale. Quindi, c'è un piano industriale di AMA in preparazione per il 2020-2024 e la stessa AMA comunica che il piano industriale sarà ultimato entro il marzo 2020, mentre, entro il mese di dicembre, saranno approvate le linee guida del piano industriale.

La regione Lazio, da parte sua, ha fatto presente di aver completato la procedura amministrativa per l'aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti, inviato per la definitiva approvazione al consiglio regionale con delibera del 5 dicembre 2019. La stessa regione ha comunicato, inoltre, che è stata completata, con determina dirigenziale del 4 dicembre 2019, la procedura di VAS, che ha comportato la consultazione pubblica di tutti i soggetti interessati, ottemperando ai principi previsti espressamente nell'espletamento della VAS.

Posso aggiungere solo una considerazione riguardo alla funzione svolta dal Ministero. Come è noto, è in esercizio presso il Ministero una cabina di regia sul tema dei rifiuti nella capitale, presso la quale il Ministero svolge un po' un ruolo di facilitatore, di mediatore, di tentativo di tenere dentro un circuito di comuni e corresponsabili decisioni le istituzioni interessate, che finora, credo, si possa dire abbia dato alcuni risultati che dovranno, poi, essere verificati alla luce delle loro ricadute operative, che ha l'obiettivo di instaurare un percorso - perché la dichiarazione di emergenza sarebbe una sconfitta per tutti, evidentemente - corresponsabile delle amministrazioni, di compartecipazione alle decisioni, che, naturalmente, ha i caratteri della immediatezza per alcune decisioni immediate, che sono urgenti, ma anche della gradualità sulla via di un raggiungimento di un'autonomia gestionale nel sistema territoriale metropolitano di Roma, come previsto da tutti gli ordinamenti, per il quale è del tutto evidente che non può essere bypassato l'obiettivo di una dotazione impiantistica - senza entrare nel merito, perché spetta anche all'autonomia delle autorità territoriali la definizione, anche tecnologica, dei sistemi - in grado di sostenere questa autonomia territoriale nella chiusura del ciclo e nella sua gestione, anche aumentando i livelli di differenziata, degli impianti di trattamento e di tutto il resto. Il Ministero è, quindi, l'elemento di coagulo, tentativo di coagulo, dell'azione comune, che debbo dire, in queste prime settimane di lavoro, in questi mesi di lavoro, si può valutare abbia dato dei risultati positivi nella compartecipazione al lavoro, che si sta ulteriormente sviluppando in questi giorni e che proseguirà nelle prossime settimane.

PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RENATO BRUNETTA (FI). La ringrazio, signor Presidente. La ringrazio, sottosegretario Morassut, però mi dichiaro assolutamente insoddisfatto.

Vede, se questa sua risposta fosse stata trasmessa con gli altoparlanti alla popolazione di Roma sud, cosa che provvederò a fare naturalmente, magari non in diretta - lo dico con una battuta, credo che l'acquisto di forconi avrebbero acquistato un grande incremento - perché sentendo una risposta del genere, a fronte di una tragedia come viene vissuta dalla popolazione, che non è dovuta alla sua persona ovviamente, ma alla cultura del suo Ministero, sembra più una provocazione che una risposta. Quindi, quando il popolo viene provocato, il popolo reagisce. Noi qui siamo in un'Aula del Parlamento italiano. Noi siamo istituzioni e io sono qui per difendere la legge, non per prendere in giro la legge. Noi non siamo qui per percorrere la strada “non nel mio giardino”; noi siamo qui per contribuire, insieme al Governo, alla soluzione dei problemi attraverso lo strumento della democrazia rappresentativa. Lei rappresenta il popolo italiano nella sua interezza, come lo rappresento io, e di fronte a una tragedia, a un'emergenza, a una disperazione in atto non ci si può sentir dire: una cabina di regia, un comitato, un gruppo di lavoro. Ma in sei anni e mezzo cosa avete fatto? Ripeto: in sei anni e mezzo cosa avete fatto? Allora avete individuato al chilometro 14 Falcognana Ecofer, venendo ovviamente sconfitti; sono passati sei anni e mezzo, e lei mi ridice: comitati, cabina di regia, nuovamente chilometro 14 Falcognana Ecofer? Ma perché non vi siete confrontati con le popolazioni? Ma perché non vi siete confrontati con i consigli di quartiere, con i comitati di quartiere? Perché non vi siete confrontati, prima di far uscire sulla stampa e sui giornali che la decisione era già presa: emergenza, commissario, deroga alle leggi? Perché non avete rispettato la democrazia? Perché non avete rispettato la legge? Di fronte alla sua risposta, a parte la sua persona, signor sottosegretario, viene solo la rabbia, la rabbia di 100 mila abitanti di Roma sud che sono nella disperazione. Allora, le dico che l'ordinanza firmata da Nicola Zingaretti è un grande bluff: non sta in piedi giuridicamente ed è un vero e proprio manifesto politico, che gioca, che impone alle Raggi di aprire una serie di discariche a Roma, e se la Raggi la accettasse - pare che la impugnerà - verrebbe commissariata. Un gioco al cerino: ma le pare serio tutto questo?

Il codice ambientale - vede, signor sottosegretario, studiamo anche noi - prevede che sia il sindaco della città metropolitana ad individuare in ambito provinciale i siti - non il sito - idonei ad ospitare l'impiantistica, che sia la regione ad inserirli nel piano rifiuti assieme al fabbisogno e alla loro tipologia. Dove fare gli impianti previsti dal piano spetta all'iniziativa dei privati o del pubblico e, in ogni caso, la localizzazione impiantistica spetta a una codecisione tra i vertici istituzionali locali. Allora, perché l'emergenza, commissario, Falcognana? Perché avete mandato nella disperazione un pezzo di Roma: 100 mila abitanti, 30 mila-40 mila famiglie, perché vi siete comportati così? Tavoli tecnici che di notte emettono le loro sentenze: ma chi credete di essere? Con chi credete di avere a che fare? Vede, signor sottosegretario, la discarica di Colle Fagiolara, nel comune di Colleferro, è di proprietà comunale e la concessione a Lazio Ambiente Spa scade il 31 dicembre 2019. In realtà, la capienza della discarica - perché tutto parte da qui - così come previsto dall'AIA e dalla documentazione, nota a tutti gli addetti ai lavori in regione Lazio e Roma Capitale, in seguito alla rimozione e allo spostamento dei due tralicci dell'alta tensione che attraversavano il centro dell'area di abbancamento, consentirebbe di conferire la FOS sia del prodotto proveniente da Roma, sia dei comuni dell'ATO aventi diritto, secondo una stima prudenziale minima approssimativa, almeno fino a tutto il mese di luglio 2020: altro che chiusura! La scelta di altri siti, tipo quello della Falcognana, appare quanto mai strumentale, fuori luogo e assurda. Lei sa, tra l'altro, che l'Ecofer, nel suo sistema italiano, è un sito di fluff industriale e ha una rilevanza nazionale, occupa 300 persone in tutta Italia e che, se si conferisse forzosamente, la proprietà si è detta indisponibile ad accettare; tra l'altro, cosa fate, una requisizione, un esproprio? La proprietà di Ecofer si è espressa con un articolo sul Corriere della Sera contro qualsiasi collaborazione, perché qualsiasi collaborazione vorrebbe dire la chiusura di Ecofer fluff e la messa in cassa integrazione o il licenziamento di 300 dipendenti: lo sapete questo, cioè che Ecofer non è d'accordo? Lo sapete? Lo sa lei che Ecofer non ha i codici per il recepimento dei rifiuti urbani ma ha solo codici di fluff industriale? Lei lo sa questo? Ed è per questo naturalmente che si vuole emergenza commissario, per bypassare la normativa sui codici di conferimento. Ma vi rendete conto dove vi siete infilati, come sei anni e mezzo fa? Non si comprende perché il conferimento a una discarica che deve essere completamente riempita debba essere interrotto a danno di altri siti e popolazioni non idonei per tipologia e capienza. La conformazione fisica di progetto della discarica di Colle Fagiolara prevede che la parte centrale debba essere per forza di cose colmata, per poi riprofilare, a fine capienza, le pendenze dell'intero sito, modellandole con la classica forma a panettone per la gestione post mortem della stessa discarica. Tale conformazione, caratteristica di tutte le discariche italiane, è indispensabile per la successiva copertura con la geomembrana di capping e la realizzazione delle pendenze che consentano il depluvio delle acque meteoriche e la cessazione di formazione del pericoloso percolato. In altri termini, fuori dal linguaggio tecnico, la discarica di Colleferro va completata perché se non fosse completata, la buca, il lago che si formerebbe sarebbe pericoloso dal punto di vista ambientale in quanto produttore di percolato. E, allora, a che gioco giochiamo? Una discarica che ha ancora capienza, una discarica che necessariamente deve essere completata pena pericolo ambientale…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RENATO BRUNETTA (FI). Finisco, signor Presidente, la ringrazio. Una discarica che viene usata come pretesto per dichiarare lo stato di emergenza: ma in quale stato di caos mentale sono il Governo, la regione e il comune? Vede, signor sottosegretario, a difesa della legalità, a difesa delle istituzioni, a difesa del buon diritto delle popolazioni, io sono qui a rappresentarle l'invio alla procura della Repubblica delle otto interpellanze urgenti al fine di individuare i profili di responsabilità penale di tutti gli attori della vicenda. Mi duole dire queste cose in quest'Aula. Questa è l'Aula della politica, però se la risposta del suo Ministero - non sua personale - è quella che ha dato oggi qui, questa non può che essere la contro-risposta della buona politica …

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RENATO BRUNETTA (FI). … a difesa degli interessi legittimi e dei beni pubblici dei cittadini di Roma sud, ma direi di tutta Italia.

(Chiarimenti in merito ad un progetto, annunciato in sede di Consiglio d'Europa, relativo a sistemi di intelligenza artificiale applicati a «procedimenti elementari» in ambito giudiziario - n. 2-00576)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00576 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). La illustro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Giorgis, è mia intenzione approfittare dei pochi minuti che abbiamo a disposizione per illustrarla. Il ringraziamento va dato a Radio Radicale, che ogni giorno consente di aprire la scatoletta e di far comprendere a chi ci ascolta, ai cittadini che stanno fuori da quest'Aula, il nostro lavoro. L'opposizione probabilmente è troppo silente, specie in ambito della giustizia, nella governance giudiziaria. Allora, devo impiegare pochi minuti per cercare di far comprendere; poi lei, sono sicura, mi risponderà con una risposta che sarà stereotipata, che mi darà dati. Ormai faccio interpellanze ogni settimana da due anni e, purtroppo, purtroppo, non ho mai avuto il piacere di avere un'interlocuzione - posso dirlo? - seria, fattiva, che aiutasse a comprendere. Quindi, devo necessariamente impiegare pochi minuti per rappresentarla; è la prima volta che ho il piacere di averla come interlocutore, sottosegretario Giorgis, lei sa la stima che ho nei suoi confronti, spero che la sua risposta sarà diversa.

Andiamo al contenuto: 15 ottobre 2019, il nostro Ministro, il Guardasigilli Bonafede, va in Europa, al Consiglio d'Europa, e per la prima volta annuncia, innanzi agli altri Ministri della Giustizia, un progetto. Questo progetto che ha il Guardasigilli verte sui sistemi di intelligenza artificiale per decidere, dice lui, procedimenti elementari. Il Guardasigilli cosa dice? Due cose importanti: la prima, che alcuni di questi progetti, questi progetti di innovazione tecnologica, riguarderanno il ricorso a sistemi di intelligenza artificiale per la decisione - sottosegretario, decisione - in prima istanza, di procedimenti di natura elementare. Probabilmente lui pensa alle multe, penserà che i procedimenti che definiscono le sanzioni amministrative sono procedimenti elementari, sconoscendo il fatto che nei tribunali italiani sono proprio quelli nei quali la giustizia si intasa, anche quelli nei quali la giustizia si intasa.

Secondo punto: sempre il Guardasigilli, parlando con gli altri Ministri della Giustizia, annuncia che questo suo progetto avrà a riguardo sistemi di intelligenza artificiale dotati di funzionalità predittiva – predittiva – da porre a disposizione degli utenti del sistema giustizia per la previsione all'esito del probabile giudizio di giudizi – ancora qui con un'elencazione, sempre la stessa parola, giudizi, giudizi, giudizi – di struttura elementare, in modo da disincentivare, ove possibile, il ricorso alla giustizia. Che cosa ha in mente il Ministro Bonafede? Probabilmente una piattaforma digitale, guarda caso privata, che eviterà il ricorso alla giustizia nelle aule di tribunale; quindi farà ingrassare le casse di qualcuno a danno del complesso sistema giustizia. Ora, quello che mi ha sorpreso, sottosegretario, è un dato innanzitutto temporale: il Ministro lo ha annunciato al Consiglio d'Europa senza avere non dico l'accortezza, ma senza avere sentito il dovere di preannunciare questo progetto alla Commissione giustizia, quando è venuto il 23 ottobre ultimo scorso, 2019, in sede di linee generali del Dicastero. Ma di tutto questo progetto non vi è neanche traccia nei documenti economici che abbiamo all'esame della legge di bilancio; quindi il Parlamento è ignaro di cosa lui stia facendo.

Ma, nel merito, qualche argomentazione in più: la possibilità di una diffusione di decisioni giudiziarie algoritmiche in materia penale ha richiamato l'attenzione proprio del Consiglio d'Europa, il quale, tramite la propria commissione, in una propria raccomandazione, il 4 dicembre 2018 ha adottato la Carta etica europea per l'uso dell'intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti, e si è mostrato molto critico, molto critico.

Allo stato attuale - altro elemento di merito - quantomeno in Europa gli algoritmi predittivi della pericolosità criminale non hanno avuto accesso nelle aule penali, anche perché a precludere questo accesso si erge l'articolo 15 della direttiva, confluito nell'articolo 22 del nuovo regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, entrato poi in vigore il 25 maggio 2018. Questo articolo stabilisce, infatti, che ogni persona ha il diritto di non essere sottoposta ad una decisione che produca effetti giuridici o abbia effetti significativi nei suoi confronti fondata esclusivamente sul trattamento automatizzato di tali dati. Il progetto del Ministro sembra andare in assoluta controtendenza rispetto a queste decisioni europee, e allora da qui l'interpellanza; poi ne approfitterò, dopo averla sentita, in fase di replica. Quello che noi vorremmo sapere è se il Governo voglia chiarirci, visto che non l'ha fatto precedentemente, se e a quale soggetto sia stato affidato uno studio di progettazione di software specifici in ambito giudiziario, se questo studio sia partito o meno.

E ancora, se ci vogliate dare quei chiarimenti, che non avete dato prima, sulla tipologia di infrastrutture analizzate al fine della realizzazione del progetto, specificando la somma che è stata destinata, la provenienza delle risorse impiegate nel progetto e i capitoli di spesa interessati. E ancora, signor sottosegretario, vorremmo sapere i tempi stimati per l'attuazione di questo progetto e se in merito allo studio di fattibilità, che dovrebbe essere partito, sia stato interpellato il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, al fine di valutare a che punto è la realizzazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. L'onorevole Bartolozzi e gli altri onorevoli interpellanti chiedono di conoscere se il Governo stia lavorando ad eventuali progetti per la creazione di software specifici in ambito giudiziario sulla base di quanto dichiarato dal Ministro della Giustizia in seno al Consiglio d'Europa il 15 ottobre del 2019. Ora, l'atto parlamentare in questione costituisce l'occasione per evidenziare le attività del Ministero in relazione al più ampio progetto internazionale in tema di intelligenza artificiale. La Direzione generale dei servizi informativi automatizzati è l'organo del dicastero che ha in corso una serie di attività relative alla disciplina, appartenente all'informatica, che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono di progettare sistemi software e hardware con prestazioni elaborative di pertinenza esclusiva dell'intelligenza umana. L'applicazione delle tecniche di intelligenza artificiale, di processamento del linguaggio naturale e di machine learning alla giustizia, sia civile che penale, può portare alla realizzazione di strumenti ad elevata utilità per tutti gli attori del processo, per i cittadini, per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

Il nodo cruciale allo studio degli addetti ai lavori è stabilire come utilizzare l'enorme mole di dati, strutturati e non, di archivi documentali, anche multimediali, alimentati nelle varie fasi dei procedimenti dai vari attori, esterni e interni, per la realizzazione di strumenti evoluti di calcolo a supporto delle decisioni, delle scelte organizzative e per l'identificazione di fenomeni criminali. Giova contestualmente richiamare la posizione del Ministero della Giustizia in Europa, sul punto: invero, il tavolo tecnico istituito presso il Consiglio GAI, denominato New Uses of Technologies, cui partecipa anche la DGSIA, è finalizzato a conoscere la situazione normativa, i piani strategici e i progetti in corso da parte degli Stati membri e della Commissione europea per l'efficacia della giustizia (CEPEJ). La Commissione europea, come è noto, nel dicembre del 2018 ha emanato la Carta etica europea per l'uso dell'intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari ed in ambiti connessi, enunciando i cinque fondamentali principi, sostanziali e metodologici, che si devono applicare al trattamento automatizzato delle decisioni e dei dati giudiziari sulla base di tecniche di intelligenza artificiale. I cinque principi sono: il principio del rispetto dei diritti fondamentali, il principio di non discriminazione, il principio di qualità e sicurezza, il principio di trasparenza e il principio di garanzia dell'intervento umano.

L'Italia partecipa, inoltre, attivamente al gruppo di esperti previsto dal Piano di azione per la giustizia elettronica per il quinquennio 2019-2023, adottato dal Consiglio GAI del 6-7 dicembre 2018, il cui scopo è definire il ruolo dell'intelligenza artificiale in ambito giudiziario, di sviluppare strumenti di analisi per le decisioni secondo le indicazioni dell'Action Plan, e tenendo conto dei principi etici basilari indicati dal CEPEJ.

In sintesi, le linee direttrici sono: riconoscimento vocale e del testo per l'estrazione automatica di metadati, concetti e riferimenti normativi e giurisprudenziali da documenti e fonti destrutturate; categorizzazione e classificazione di atti e prove digitali; correlazione tra i dati, anche con banche dati esterne; correzione di errori dovuti al riconoscimento automatico di testo; potenziamento di motore di ricerca e correlazioni automatiche con la normativa, la dottrina, eccetera; analisi delle decisioni, anche al fine della comprensione degli orientamenti; anonimizzazione dei provvedimenti; strumenti evoluti di calcolo a supporto delle decisioni; e analisi del materiale, anche multimediale, nelle indagini penali, ad esempio per l'identificazione di fenomeni criminali.

Il Ministero della giustizia ha altresì partecipato, nello scorso mese di settembre, al seminario svoltosi ad Helsinki, nell'ambito del progetto dal titolo “Anonymisation and pseudoanonymisation of Court decisions for open data use”, il cui obiettivo è quello di agevolare la pubblicazione trasparente ed accessibile delle decisioni giudiziarie degli Stati membri, automatizzata attraverso la cosiddetta anonimizzazione o pseudoanonimizzazione in maniera compatibile con il Regolamento generale sulla protezione dei dati. Si tratta quindi di una importante attività preliminare alla pubblicazione delle sentenze e al loro utilizzo anche a fini predittivi.

Di notevole impatto saranno le ricadute pratiche riguardanti le decisioni che si dovranno prendere in relazione alla gestione delle banche dati, alla scelta dei soggetti deputati all'anonimizzazione e pseudoanonimizzazione ed i limiti derivanti dalla possibilità di una identificazione indiretta dei soggetti citati nelle decisioni giudiziarie, anche in relazione al rispetto del Regolamento generale sulla protezione dei dati, all'affidabilità delle banche dati e alla loro completezza, alla competenza all'elaborazione di software, alle regole-base per la classificazione, alle scelte del linguaggio-base per la classificazione automatizzata e l'addestramento della macchina.

Di rilevante interesse sul tema sono anche i progetti piloti seguiti dalla DGSIA. Si pensi al Progetto “Aut dedere aut iudicare”, che parte dalla necessità, espressa dalla Direzione generale della giustizia penale, di automatizzare l'estrazione periodica e la gestione delle informazioni contenute nei documenti di alcuni fascicoli del protocollo relative ai seguenti ambiti: mandati di arresto, estradizioni, rogatorie, trasferimenti. Nella stessa direzione si segnalano il Progetto “Sistemi informativi innovativi @ giustizia”, il Progetto dati “Processo civile telematico”, il Progetto anonimizzazione, tutti improntati alla sperimentazione di tecniche d'avanguardia per una strutturata e funzionale raccolta e gestione dei dati, con l'utilizzo di tecniche a basso impatto per l'utenza.

L'uso della tecnologia, fondata sull'intelligenza artificiale, potrà migliorare l'erogazione del servizio giustizia e costituire un valido strumento di analisi della materia giuridica e normativa, con effetti positivi sui tempi delle decisioni e con concreti benefici per l'intera collettività. Lo sviluppo di tali progetti richiede ovviamente un'attenta riflessione, avente ad oggetto aspetti non solo legati all'uso delle tecnologie, ma anche ai profili di compatibilità con i vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, e soprattutto con il rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti a livello nazionale ed europeo. Questo, in sintesi, il senso del discorso riportato nel corpo dell'interpellanza.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Signor Presidente, assolutamente no. Ancora una volta ringrazio Radio Radicale, perché è importante leggere il contenuto dell'interpellanza prima di poter avere poi parola per le repliche, perché lei dice “questo è il contenuto di quello che lei mi ha chiesto”: assolutamente no. Io le ho chiesto se avete affidato a società esterne, quanti soldi ci avete messo, quali sono le risorse: lei non ha mi ha detto niente! Lei mi ha dato dei contenuti di quello che è il progetto dal punto di vista di che cosa vuol dire applicare l'intelligenza artificiale al processo, ma guardi, avrei fatto prima guardare la rivista di MD, di Magistratura democratica, Questione giustizia dell'aprile del 2018, e avrei ritrovato esattamente il percorso della sua risposta: perché evidentemente il Ministro, prima di partire con questo progetto, si è affidato a parte dei miei colleghi.

Quindi non mi ha detto assolutamente niente: la risposta è imbarazzante, sottosegretario, imbarazzante! Perché non potete trincerarvi… Io sono veramente stanca delle continue - me lo consenta - bugie che vengono propalate attraverso i mezzi di informazione, televisioni, giornali, dal Ministro Bonafede sulla governance che riguarda il mio settore, il settore della giustizia. Non c'è idea alcuna!

Un deputato dell'opposizione vi chiede: scusate, avete affidato questo servizio, vi state facendo aiutare da qualcuno, avete impiegato delle risorse, in quanto tempo pensate di realizzare questo progetto; e lei di cosa mi parla? Lei mi dice a che cosa potrebbe servire… Ecco, l'unica cosa in cui sono d'accordo con lei è a che cosa potrebbe servire l'applicazione della digitalizzazione, o comunque l'implementazione dell'informatizzazione nel sistema giudiziario: sicuramente a sistemare gli archivi, in questo concordo con lei; ma la mia interpellanza aveva ad oggetto tutt'altra materia. Io volevo avere una risposta da lei su come state portando avanti questo progetto: se è partito, se non è partito, se ci sono delle somme destinate, quando pensate di doverlo terminare. Questo vuol dire aprirsi al popolo, aprire la scatoletta, far conoscere le cose: non recitare a memoria cose che, ripeto, basta prendere la rivista di MD di aprile 2018, troverà esattamente quello che lei… Io, guardi, sfido: anche testualmente mi ha detto. Lo farò dopo, ma l'avevo guardata. Io poi mi farò dare copia della sua risposta, e proverò a sovrapporre il contenuto della rivista alla sua risposta: sono pressoché certa che siano similari, se non identiche, similari sicuramente ma probabilmente anche identiche. Quindi di ritenermi soddisfatta non lo posso assolutamente dire, ma chi ci ascolta non potrà essere soddisfatto così come non lo sono io.

Vede, sottosegretario, perché dico: non posso assecondare continue bugie che vengono propalate al popolo italiano? Questa settimana forse si è raggiunto l'apice: io ho sentito il Guardasigilli continuare a dire che gli effetti della sua riforma sulla prescrizione si avvereranno al 2024, per cui la riforma entrerà in vigore, e nessuno si potrà dolere del fatto che la prescrizione entra in vigore il 1° gennaio 2019. Non frequenta le aule di giustizia! Io ho rispetto per le istituzioni, ma è tecnicamente inadeguato; è tecnicamente inadeguato e non potete coprirlo, perché un arresto in flagranza comporterà un giudizio veloce, a febbraio, a marzo, e lui continua a dire che la riforma avrà effetti dal 2024. Ieri, anzi l'altro ieri a Porta a Porta ha detto che laddove la prova del reato doloso non c'è, c'è reato colposo, e quindi si prescrive prima. Lo sa che cosa ha comportato questa dichiarazione… Non la definisco stravagante del Guardasigilli? Che il COA, il consiglio dell'ordine di Palermo, ne ha chiesto le dimissioni in tronco. Ecco, l'approssimazione sui temi che riguardano la giustizia non vi può essere più consentita; e lo dico anche al Partito Democratico, che tanto urlava contro il Ministro Bonafede quando si trovava all'opposizione, e invece adesso in silenzio è costretto ad ingoiare: ad ingoiare lo stop della riforma sulle intercettazioni, ad ingoiare lo stop dello stop alla prescrizione.

Ebbene, un sussulto di onestà intellettuale, sottosegretario, questo mi sarei aspettato oggi nella risposta alla mia interrogazione. Onestà intellettuale: quando un deputato dell'opposizione vi pone una domanda, voi vi dovreste… Io così farei dall'altra parte! Alzare e rispondere. Le domande sono A, B e C, io ti rispondo A, B e C, non Z. Io le avevo chiesto tutt'altro, sono indignata della risposta che lei oggi mi ha dato; e non per una questione personale: perché comprendo che non vi è governance sulla giustizia in questo Paese, da quando il Guardasigilli Bonafede riveste quel compito. Gli è stato consentito nel primo anno, pensavo e ritenevo che qualcosa potesse cambiare; devo constatare, ahimè, veramente con molta amarezza che si va a peggiorare. Continuate a fargli fare lo show nelle televisioni e continuate a fargli dare imbarazzanti risposte a tematiche serie, che coinvolgono la vita di tutti i cittadini italiani, e così andremo di male in peggio.

(Chiarimenti in merito alle modalità e ai tempi relativi alla disponibilità dei nuovi braccialetti elettronici - n. 2-00599)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00599 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Giusi Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). La illustro, Presidente, e ancora una volta ringrazio Radio Radicale per mandare in diretta i nostri lavori e il contenuto dei nostri lavori. Oggi in Aula siamo pochissimi, ma a sentirci probabilmente saranno molte più persone. Questa mia interpellanza riprende il contenuto di due interpellanze urgenti che nel corso dell'anno passato sono state depositate una dal collega Molteni, della Lega, e l'altra, guarda caso, da un deputato che allora era nel Partito Democratico e adesso passato con Renzi, con Italia Viva, che è l'onorevole Ferri. Quindi, almeno per empatia o simpatia nei confronti del suo partito, spero che la risposta, almeno in questo caso, sia più dignitosa rispetto alla precedente. Di cosa parliamo? Parliamo di braccialetti elettronici, uno strumento la cui applicazione consente di evitare la misura custodiale più grave, che è quella della custodia in carcere, consentendo appunto all'indagato che subisce la misura una custodia meno afflittiva, quella degli arresti domiciliari con il controllo attraverso questo strumento. Non rileggo il contenuto dell'ordinanza, cerchiamo di essere più semplici, non semplicistici, come fa il Guardasigilli quando parla di questioni di diritto, ma più semplici. Qual è il problema? Il problema è che, questi due anni e mezzo di lavori parlamentari noi abbiamo licenziato dei testi di legge che prevedono un uso maggiore del braccialetto elettronico - per esempio ricordo, da ultimo, la legge sul codice rosso, ma anche il decreto del pacchetto sicurezza - nonostante siano state licenziate dal Parlamento delle normative che in qualche modo facilitano l'applicazione del braccialetto elettronico, al solito non ci sono i fondi. Non ci sono i fondi, quindi la conseguenza è che, non essendoci braccialetti a disposizione, purtroppo le persone che potrebbero usufruire della custodia, per esempio, agli arresti domiciliari, devono rimanere all'interno della struttura carceraria. Anche in questo caso, cosa fa il Ministro? Gliel'abbiamo chiesto più volte, anche l'anno scorso, quando abbiamo esaminato la legge di bilancio, e dice: “Potenziamo gli stanziamenti per il comparto giustizia, mettiamo più soldi, eccetera”. Ebbene, quello che le dico, cercando di anticipare la sua risposta, è: non mi dica che avete stanziato più somme, perché così non è. Non me lo dica, guardi, perché non so che cosa vi dirò dopo. Quindi, non me lo dica, sottosegretario, abbia l'accortezza di non dirmi che nella legge di bilancio avete messo i soldi, perché da quando il Governo da giallo-verde è diventato giallo-rosso io ho bloccato tre progetti di legge in Commissione bilancio perché non c'erano i fondi. Non mi dica che qui abbiamo soldi, perché soldi non ce ne sono. Allora, quello che le chiedo è: quando li mettete? Lo strumento c'è, è uno strumento di miglior favore per coloro che, pur avendo, in fase indiziaria - quindi non c'è sentenza di accertamento passata in giudicato -, una misura in corso, potrebbero, perché il giudice ritiene che non sia necessaria la misura restrittiva più forte, quella in carcere, andare agli arresti domiciliari. È un diritto, non è una facoltà che voi concedete. È un diritto per un cittadino, perché se il giudice ritiene che non ci sono i presupposti per mandarlo in carcere, lo mette agli arresti domiciliari. È un diritto che non può essere stoppato dal fatto che il mio Guardasigilli, il nostro Guardasigilli non mette soldi nel comparto giustizia!

Quindi vado alla domanda dell'interpellanza, che è volta a sapere se il Governo intenda dare chiarimenti o meno – ripeto, se intenda o meno, ma ci sono già due interpellanze alle quali non avete risposto, questa è la terza - in merito alle modalità e ai tempi con cui i nuovi braccialetti elettronici saranno messi a disposizione, in modo da consentire l'esecuzione delle misure di detenzione domiciliare già disposte e ridurre il sovraffollamento carcerario. Sottosegretario Giorgis, la prego, non mi deluda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, l'onorevole Bartolozzi e gli altri onorevoli interpellanti chiedono al Governo di fornire chiarimenti e precise indicazioni in merito alle modalità e ai tempi con cui i nuovi braccialetti elettronici saranno messi a disposizione al fine di consentire l'esecuzione delle misure di detenzione domiciliare disposte dal giudice in alternativa alla detenzione carceraria, anche allo scopo di ridurre sensibilmente il sovraffollamento carcerario.

Come ricordato dagli stessi onorevoli interpellanti, il Ministero dell'Interno ha stipulato con il raggruppamento temporaneo di imprese Fastweb/Vitrociset un contratto avente ad oggetto la fornitura di strumenti di sorveglianza elettronici, cosiddetto braccialetto elettronico, per un arco temporale di trentasei mesi. L'appalto è stato definitivamente aggiudicato il 1° gennaio 2018. Lo stesso garantisce mensilmente l'attivazione di un numero massimo di mille dispositivi e prevede la possibilità di un incremento nella misura del 20 per cento per l'intera durata del periodo contrattuale. Le disposizioni contrattuali prescrivevano una verifica funzionale, denominata “fase 1”, da approntare entro il termine massimo di 120 giorni decorrenti dal 30 aprile 2018, data in cui l'appalto è diventato esecutivo.

Si precisa che nel periodo di tempo ricompreso nella prima fase, si è proceduto all'allestimento di un centro elettronico di monitoraggio per la verifica della funzionalità dei dispositivi elettronici nei vari scenari previsti, nonché per il monitoraggio della corretta fruizione del software gestionale e per l'installazione delle postazioni di lavoro previste per gli uffici provinciali delle forze di polizia. La fase 1 è stata positivamente collaudata, con un leggero ritardo, il 12 dicembre 2018, dovuto all'anticipazione dell'erogazione di moduli formativi in origine previsti dalla cosiddetta fase 2 del contratto. Successivamente sono state quindi definite le ulteriori attività previste dalla citata fase 2, con l'integrazione del sistema di gestione degli allarmi dei dispositivi di sorveglianza elettronici con i software delle sale operative della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, di cui si è proceduto positivamente al collaudo il 12 settembre scorso.

Concludo informando che per l'attivazione di ciascun dispositivo i tempi occorrenti sono di circa dieci giorni, e che, a decorrere dalla positiva verifica della fase 1 e fino alla data del 6 dicembre scorso, sono 2.585 i braccialetti attivi, 57 sono quelli in corso di attivazione, 34 saranno cessati a breve. Non risultano allo stato richieste pendenti da parte dell'autorità giudiziaria, in quanto tutte le istanze pervenute sono attualmente gestite o programmate.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Sorrido, Presidente. No, anche in questo caso non posso ritenermi soddisfatta, ma non si possono ritenere soddisfatti coloro che ascoltano i nostri lavori perché - a parte che credo che la sua risposta non sia stata neanche una paginetta, sottosegretario - lei dimentica la quantità di donne che purtroppo hanno subito una triste fine a causa della mancata predisposizione dei braccialetti elettronici, perché, senza controllo, coloro che le perseguitavano hanno reiterato il reato. Quindi lei dimentica un triste dato, che forse avrebbe imposto un'apertura della relazione diversa. Nella prima parte, nelle prime quattro righe, lei mi ha sostanzialmente ripetuto il contenuto dell'interpellanza, parlandomi dell'appalto, della fase 1, della fase 2, eccetera. La fase 1 si è conclusa nel dicembre 2018, è passato un anno, cosa state facendo non lo so.

E avete avuto l'ardire di dirmi che non ci sono procedure allo stato non licenziate positivamente, cioè che non vi risultano domande di applicazione del braccialetto elettronico: questo non lo posso consentire. La mia interpellanza poggia su un articolo di stampa di tre giorni fa nel quale almeno tre tribunali, tra i quali quello di Palermo, lamentavano la mancata concessione di braccialetti elettronici, cioè richieste formalizzate e non evase, richieste formalizzate e non evase. Io le avevo chiesto anche in questo caso una cosa diversa, poiché sono evidentemente insufficienti; lo erano già da prima, ma lo sono adesso con l'introduzione e con l'allargamento che abbiamo fatto dell'uso del braccialetto elettronico con nuove fattispecie di reato che abbiamo enucleato. Io lo ripeto: lei era tra i banchi dell'opposizione quando abbiamo licenziato il “codice rosso”: matrimoni forzati, il “codice rosso”, il sexting, cioè tantissimi reati per cui l'applicazione del braccialetto elettronico sarà sicuramente necessitata e lei era tra i banchi dell'opposizione. Sono passati appena pochi mesi, sottosegretario, e c'era un emendamento presentato dal gruppo di Forza Italia proprio in quel testo di legge che diceva al Governo, allora gialloverde: “Guardate che licenziamo una norma che, in realtà, sarà, per la parte relativa ai braccialetti, in pratica non applicabile perché non stanziate le somme necessarie”; e voi, voi del Partito Democratico, insieme a noi, avevate fatto una battaglia all'interno della Commissione e avevate supportato l'emendamento di Forza Italia per la predisposizione di un fondo che andasse a coprire le spese necessarie; invece, oggi cosa mi dite? Di soldi non ne parlate - e poi io le darò i dati della legge di bilancio al Senato - e dite che non ci sono domande.

Veramente, come e con quale onestà? Non la sua, sottosegretario, perché è evidente che gli uffici le predispongono delle risposte. Lo ripeto e l'ho detto in premessa: io la stimo e so che lei è un professore universitario e ha assolutamente la possibilità di comprendere che quello che dico non è campato al vento, quindi la mia non è assolutamente una critica personale. È, evidentemente, una critica forte ed è una presa di distanza forte dal lavoro del Guardasigilli, che ancora una volta, in questo caso, dimentica che dietro ai numeri ci sono le persone, ci sono le persone, ci sono le persone offese dal reato, quelle che lui dice tanto di voler tutelare con la prescrizione; e poi ci sono gli imputati, anzi gli indagati, che fino a sentenza definitiva sono innocenti. Allora, una misura come questa serve a far sì che le carceri non siano sovraffollate, che la vita all'interno delle strutture penitenziarie sia dignitosa e questo dovrebbe essere un argomento che per il Partito Democratico dovrebbe proprio scorrere nelle vene. Io mi rendo conto che così non è perché, purtroppo, quando si passa dall'altra parte, quando si passa a governare, si dimenticano le battaglie di principio forti che fino all'altro ieri si facevano. Allora, quello del braccialetto elettronico e quello dell'implementazione dei fondi nel comparto giustizia rimane un nodo aperto e lo rimane, sottosegretario, perché il Guardasigilli continua a sbandierare - anche questo è un bugia - il fatto che ha implementato gli stanziamenti. Lo sa cosa ha detto l'altro giorno? Ha ricordato, sempre con riguardo ai fondi, che la riforma della prescrizione non farà nessun danno perché lui - lui! - assumerà tantissimi magistrati, anzi li ha già assunti. A gennaio ci saranno 600 magistrati in più: falso, perché sono sempre i 600 nel triennio e, soprattutto, perché l'ultimo concorso di magistrati, del 2017, ancora aspetta la firma del Ministro (almeno, fino a ieri non c'era, ma può essere che stanotte l'abbia firmato). Quindi, bugie, una dopo l'altra: bugie e omissioni consapevoli - lo posso dire? -, consapevoli! Non è più possibile.

Dunque, abbiate l'onestà intellettuale di dire alle persone quella che è la realtà: non ci sono magistrati in più, non ci sono fondi in più e la prescrizione sarà una catastrofe, una catastrofe! Noi non avremo modo di implementare i fondi per il comparto giustizia, per come sono stanziati adesso, perché - non uso il termine forte - l'ennesima castroneria che state facendo è portare la legge di bilancio bloccata alla Camera; legge di bilancio che l'anno scorso il suo partito ha impugnato alla Corte costituzionale perché non era stata discussa dalle due Camere, e lì la Corte vi aveva salvato perché c'era la procedura di infrazione. Oggi, che siete forza di maggioranza, siete silenti e portate un pacchetto chiuso - chiuso! - alla Camera, quindi sarà impossibile, sottosegretario, porre in qualche modo riparo a quello che voi non avete fatto per il comparto giustizia.

Eravamo pronti - siamo pronti - con una serie di emendamenti per richiedervi i fondi (non per metterli, perché noi non li possiamo mettere, ma per richiederli). In questo modo voi tarpate le ali, bloccate la discussione e, all'esterno, vendete come fatte cose di cui non c'è neanche una parvenza: non ci sono fondi, non ci sono gli strumenti, ma solo misure che sono delle bandiere. La tutela delle donne: ma non si fa tutela delle donne se non si mettono i fondi! La tutela contro il bullismo per i minori: ma l'ho bloccata quella proposta di legge, perché anche lì non avevate stanziato i fondi.

Insomma, se non mettete i soldi, misure come queste, che avrebbero invece necessità di un respiro molto più ampio, si dimostreranno per quello che sono: semplicemente fumo negli occhi nei confronti dei cittadini italiani che hanno riposto fiducia in voi e che, ancora una volta, saranno da voi traditi.

(Chiarimenti in relazione ad asserite ingerenze di esponenti del Governo nel conferimento di incarichi Rai - n. 2-00598)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mulè e Gelmini n. 2-00598 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giorgio Mulè se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Sì, intendo illustrare l'interpellanza a beneficio di chi non è in quest'Aula - siamo in quattro - e soprattutto per quelli che stanno fuori e che, quindi, non hanno modo di sapere qual è l'oggetto dell'interpellanza urgente. Ebbene, questa è un'interpellanza rivolta a un membro del Governo, in particolare al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ma non ha nulla a che vedere con il lavoro e la funzione che svolge il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, perché afferisce a un tema che riguarda la RAI, cioè il servizio pubblico radiotelevisivo.

Non c'entra nulla, non dovrebbe entrarci nulla il Ministro degli Affari esteri con gli affari della RAI, se non fosse che - e siamo al tema dell'interpellanza urgente - il 26 novembre, alle 8,40 del mattino, a Bologna, la giornalista Milena Gabanelli varca la soglia di un hotel del capoluogo emiliano per andare a colloquio con il Ministro degli Affari esteri e capo politico del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Cosa dice Milena Gabanelli? La giornalista Gabanelli, che, per inciso, ricordo essere una gran professionista dell'informazione ed essere stata scelta proprio per le sue qualità, oltre che professionali evidentemente deontologiche e personali, dal MoVimento 5 Stelle come candidata alla Presidenza della Repubblica, ebbene la dottoressa Gabanelli, la giornalista Gabanelli, riporta il contenuto di questo incontro e dice: “Di Maio mi ha chiesto un incontro - Di Maio mi ha chiesto un incontro! - per conoscere la mia disponibilità a un eventuale ritorno in RAI”. Questo dichiara la signora Gabanelli e questo non lo smentisce la signora Gabanelli, non lo “sistema” nei giorni successivi, non lo colora diversamente, ma rimane su questa posizione.

Ebbene, a fronte di questa dichiarazione della dottoressa Gabanelli, che riguarda un ambito che nulla c'entra con le prerogative sicuramente del Ministro degli Affari esteri, e certamente con un Ministro della Repubblica su faccende che devono essere della RAI, su questa vicenda il Ministro degli Affari esteri non rilascia alcuna dichiarazione. Non che gli manchi o gli difetti la favella al Ministro degli Affari esteri, perché da allora ha confezionato 20 tweet e 86 post su Facebook.

Però, non ci dice se quello che ha dichiarato la dottoressa Gabanelli sia vero o falso. Questo è l'oggetto dell'interpellanza urgente, che è rivolta evidentemente al Ministro Di Maio, non - ripeto - come Ministro degli esteri, ma come alto rappresentante del Governo della Repubblica. Per questo motivo, speravamo quantomeno nella sua presenza in Aula, perché è uno di quei temi che sfugge a quello che gli uffici possono predisporre, a un atto di sindacato ispettivo che riguarda temi generali, i temi dell'azione di Governo, ma riguarda la persona, riguarda la persona del Ministro degli esteri che avrebbe - uso un'espressione che in questi giorni è molto circolata - tradito il suo mandato, se quanto dichiarato dalla signora Gabanelli è vero, perché si sarebbe occupato di una materia con la quale mai un Ministro della Repubblica - che nulla ha a che vedere per le sue competenze - dovrebbe avere a che fare. E quindi sarebbe stato auspicabile che stamattina fosse stato lui ad assumersi la responsabilità - politica, prima ancora che personale - di rispondere a quest'Aula di un atto che, se così fosse, come detto dalla dottoressa Gabanelli, inquina in maniera più o meno irreversibile la purezza e, invece, la connoterebbe di ipocrisia assoluta, come già è successo in passato in occasione di un'altra interpellanza urgente del giugno di quest'anno, che riguardava ancora una volta la Rai, ancora una volta il Ministro Di Maio, assente anche in quell'occasione, e che afferiva a un'altra vicenda legata alla dottoressa Maria Giovanna Maglie, nella quale la dottoressa Maria Giovanna Maglie dichiarava, senza tema di smentita, di essere stata esclusa dalla Rai, da una sua collocazione all'interno del palinsesto, su precisa e diretta volontà di Di Maio. Anche in quel caso, il Ministro fu latitante da quest'Aula e, anche oggi - cosa ancora più grave - lo è, evidentemente per impegni, visto che stamattina aveva un impegno alla Farnesina riguardo a una conferenza sull'Asia centrale. Sarebbe bastato che - come spesso succede, afferendo, ripeto, ad una materia delicata che intacca la credibilità del Ministro e, quindi, del Governo - si fosse tentato di fare spazio nella sua agenda, magari posticipando il suo intervento in Aula, io ovviamente mi sarei dichiarato disponibile, anche perché il Ministro Di Maio, quando vuole, il tempo, l'agenda, la trova, visto che nel pomeriggio sarà impegnato in campagna elettorale in Emilia-Romagna e non sarà, quindi, alla Farnesina. Poteva venire a rispondere, non l'ha fatto, sentirò con grande attenzione - e ringrazio - il sottosegretario delegato alla risposta e, ovviamente, mi riservo di procedere poi alla replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gianluca Castaldi, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La ringrazio, Presidente Rampelli. Io, con riferimento all'interpellanza urgente presentata dai deputati Mulè e Gelmini, rappresento che, come è ampiamente noto, il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale non ha alcuna competenza nella selezione, né alcuna autorità di nomina dei dirigenti della Rai. Lo statuto interno della Rai, mutuando il disposto della legge n. 220 del dicembre 2015, stabilisce infatti con chiarezza che l'amministratore delegato “provvede alla gestione del personale dell'azienda e nomina i dirigenti di primo livello, acquisendo per i direttori di rete, di canale e di testata, il parere obbligatorio del consiglio di amministrazione, che nel caso dei direttori di testata è vincolante se è espresso con la maggioranza dei due terzi; assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione aziendale degli altri dirigenti, nonché, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico, degli altri giornalisti”.

L'incontro del Ministro degli esteri Luigi Di Maio con la giornalista Milena Gabanelli - avvenuto a Bologna in occasione di impegni politici del Ministro - ha avuto carattere occasionale e personale e, come tale, non ha contemplato alcuna fattispecie configurabile come “ingerenza di un esponente del Governo nel conferimento di incarichi nella Rai”.

Vale la pena, inoltre, ricordare, a dimostrazione dell'autonomia di azione dell'emittente rispetto a quella del Governo, che il contratto di servizio stipulato dal Ministero dello Sviluppo economico con la Rai per il periodo 2018-2022 prevede che la realizzazione dei programmi televisivi sia affidata all'autonoma capacità editoriale della società concessionaria.

Nella logica della programmazione del servizio pubblico, la scelta dei palinsesti avviene sulla base dei criteri indicati dalla stessa Rai. Il contratto, tra l'altro, impegna la Rai ad articolare la propria offerta tenendo conto degli obiettivi che elenco: identità collettiva e senso civico; sistema audiovisivo: definire gli interventi in grado di valorizzare il sistema culturale, creativo e dei talenti e supportare la crescita dell'industria audiovisiva sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo, anche nella prospettiva di una sua maggiore proiezione internazionale; alfabetizzazione digitale: contribuire alla diffusione dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, per favorire l'innovazione e la crescita economica del Paese; promozione della valorizzazione dell'istruzione e della formazione professionale; e infine, sistema Italia: cioè, sostenere il Paese all'estero, valorizzandone le eccellenze e le esperienze più virtuose. Tutte linee guida che confermano come la realizzazione dei programmi televisivi sia affidata all'autonoma capacità editoriale della Rai.

PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Qui non si tratta di essere soddisfatti o meno. Come è stato distintamente udito da chi - i pochi che siamo in quest'Aula, ma soprattutto all'esterno - è una risposta direi lunare. Cioè, che oggi, in quest'Aula, a una domanda precisa si risponda con quello che deve fare l'amministratore delegato e quello che è in capo al servizio pubblico offende la mia intelligenza, sottosegretario. Offende - ovviamente non la offende lei come persona, ci mancherebbe altro - la qualità pessima della risposta. Le è stato fatto dire che l'incontro è stato occasionale e personale: c'è qualcuno che mente. Un incontro è occasionale se due persone si incontrano in mezzo alla strada e si salutano, se due persone sono al bar e si incrociano, allora è un incontro occasionale. Se un incontro avviene alle 8,40 del mattino in un albergo, l'incontro non è occasionale, è un appuntamento, che è cosa diversa. E qui è la prima bugia, ed è ancora più grave non che si voglia giocare con le parole, ma che si voglia offendere la mia intelligenza e quella del popolo italiano. Un incontro è occasionale quando due persone vanno al ristorante e si incrociano, allora è occasionale. L'incontro non è occasionale, l'incontro è voluto, è fissato ed è avvenuto.

Seconda bugia: l'incontro non è personale. Non è personale perché, se fosse stato personale, la dottoressa Gabanelli non avrebbe dichiarato: “Di Maio mi ha chiesto un incontro” - quindi non è occasionale - “per conoscere la mia disponibilità ad un eventuale ritorno in Rai”. Un incontro è personale se io confido alcuni miei fatti personali, problemi in famiglia, problemi con la casa, problemi con il condominio, problemi per un incidente automobilistico, allora è personale. Non è più personale ed è politico, e investe totalmente la figura del Ministro, se la dottoressa Gabanelli - la quale, a questo punto, o mente lei, o mente il Ministro Di Maio - dichiara che, in occasione di quell'incontro, le è stata offerta la disponibilità a un ritorno in Rai. Tertium non datur: “mi ha chiesto” non è personale.

Non ha contemplato alcuna ingerenza in incarichi Rai: dice nella sua risposta. E cos'è più di un'ingerenza, se non quella di convocare, secondo quello che ci dice la dottoressa Gabanelli e che lei stamattina non smentisce, parlando per relata refero di incontro occasionale, mentendo, perché qui c'è qualcuno che dice una bugia enorme della quale si assume totalmente la responsabilità? Adesso dovrà essere la dottoressa Gabanelli a dire se l'incontro è stato occasionale, se cioè quella mattina, facendo jogging o passeggiando per strada, le capitò di entrare in quell'albergo e guarda caso incontrò casualmente il Ministro Di Maio, che non è esattamente, come me, una persona che si incontra e con la quale si può parlare serenamente perché ha un'agenda complicata, viceversa oggi sarebbe stato qua.

Quindi, quella mattina la dottoressa Gabanelli, o magari va a prendere un caffè, decide di fermarsi in quell'albergo e occasionalmente vede il Ministro Di Maio, con il quale si siede e parla di cose personali. Si può davvero tollerare tutto ma, quantomeno, una decenza e una dignità nelle risposte a interpellanze urgenti, lo ripeto, non per rispetto a me, ma rispetto alle istituzioni, bisogna averle. A che titolo il Ministro Di Maio incontra occasionalmente - è veramente ridicolo, occasionalmente - la signora Gabanelli? Ha un ruolo da navigator per le assunzioni in RAI? Le è stato conferito un ruolo di supplenza, è un agente sotto copertura di un'agenzia specializzata nella acquisizione di professionalità in RAI? Perché il Ministro Di Maio, occasionalmente… mi scusi, Presidente, lo ripeto, il Ministro Di Maio occasionalmente interferisce in questa maniera e non ha neppure il coraggio di venire qui a rivendicare quello che poteva essere un atto politico, poteva giustificarlo, poteva dire tutto, poteva spiegarlo in tutti i modi che voleva, ma non può venirci a raccontare quella che è una clamorosa bugia che offende la signora Gabanelli, in ultima analisi offende me, ma offende soprattutto la verità. La dottoressa Gabanelli ha il dovere della verità, ha il dovere della verità perché è una giornalista, ha il dovere della verità per il ruolo che ha, per la credibilità che ha; è una persona che non si permette di giocare con le parole, con i verbi, che colloca soggetto, predicato e complemento esattamente nel posto dove devono stare, perché lei sa che se dice: “Di Maio mi ha chiesto un incontro per chiedermi la disponibilità di entrare in RAI”, si assume la responsabilità e non smentisce di una virgola quello che ha detto.

È talmente grave quello che è successo, signor sottosegretario e, laddove si trova, Ministro Di Maio, che non solo l'opposizione, Forza Italia, le ha ricordato l'enormità della sua azione, ma anche la sua maggioranza, Italia Viva. A che titolo un Ministro fa colloqui per assunzioni in RAI, si è chiesto il segretario della Commissione di vigilanza Michele Anzaldi di Italia Viva. Le rivelazioni di Milena Gabanelli - continua Anzaldi - fanno emergere una situazione gravissima. A che titolo il Ministro degli esteri Di Maio l'ha incontrata per chiederle la disponibilità a tornare in RAI? Di Maio è il nuovo capo del personale di viale Mazzini? Altro che interferenze dei partiti sulla RAI; saremmo al caso senza precedenti di un Ministro e leader di partito che fa addirittura i colloqui per le assunzioni. Ed è quello che è successo; la cosa diventa ancora più grave, ovviamente, superando ampiamente i confini del ridicolo, perché soltanto pochi mesi fa lo stesso Di Maio che, oggi, in questa maniera goffa, assai goffa, manda a dire che ha avuto un incontro occasionale e personale, provocando ilarità ovunque, lo stesso ipocrita Di Maio, venne a dire: “Serve subito approvare una legge per spezzare il legame tra la politica e la RAI, la tv pubblica è dei cittadini che pagano il canone, non dei politici. È ingiusto - disse Di Maio - che paghino per tenerla in piedi così”.

Allora, qui, c'è veramente poco altro da aggiungere, se non consegnare l'indignazione enorme e assoluta a fronte di ipocrisie che sono plasticamente dimostrate da comportamenti che oramai hanno tracimato in un ambito che non appartiene più a quello della politica; quando ci si fa beffe di quest'Aula, quando ci si fa beffe dell'intelligenza, quando si arriva, non a smentire, ma a collocare in una maniera goffa e ridicola quella che è una clamorosa ingerenza di un Ministro della Repubblica all'interno del servizio pubblico della RAI, ebbene, abbiamo oramai scavalcato qualsiasi senso della dignità sia delle istituzioni che del Parlamento.

Il Ministro Di Maio, spero e sono certo che sarà così, verrà definitivamente inchiodato a quella che oramai è una verità storica, cioè l'aver invaso un campo dove, non solo, non doveva permettersi di entrare, ma dove è andato pascolando con un senso di impunità tale… Viceversa non si fissa un incontro alle 8,40 all'interno di un albergo, ma si fa alla luce del sole, e poi non avendo neanche la dignità di rivendicare quell'incontro. Tutto questo appartiene a una modalità di comportamento che abbiamo visto in RAI, la RAI è paralizzata, è bloccata dai veti del capo politico dei 5 Stelle Di Maio, tanto che non è stata fatta ancora nessuna delle nomine per il veto totale, assoluto e invalicabile posto da Di Maio e dai 5 Stelle su alcune nomine. Questo paralizza e offende il consiglio d'amministrazione della RAI; l'amministratore delegato, ove ne avesse la forza, dovrebbe ribellarsi con l'unico atto che riveste dignità, che è quello delle dimissioni, rifiutando in radice, non l'ingerenza, ma le catene che un Ministro della Repubblica, in forza del ruolo, ha voluto mettere all'azienda, facendosi, lo ripeto per l'ultima volta, beffe e ridicolizzando quest'Aula, non solo, non avendo il coraggio di presentarsi, ma mandando un sottosegretario a raccontare un'infinita serie di panzane.

(Iniziative di competenza volte alla prevenzione e al contrasto della prostituzione minorile, anche mediante un nuovo piano nazionale d'azione e l'apertura di un tavolo permanente per il monitoraggio del fenomeno - n. 2-00595)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bellucci ed altri n. 2-00595 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Teresa Bellucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, sì, intendo illustrare l'interpellanza. Sottosegretario Castaldi, sono qui a segnalarle, immagino che lei ne sia a conoscenza, i fatti descritti negli ultimi giorni, caratterizzati da un allarme sociale. I cittadini presenti a Napoli si sono preoccupati gravemente e hanno denunciato la situazione della prostituzione minorile, in particolare, nel quartiere di Poggioreale. Il Giornale descrive una situazione che davvero lascia sconfortati, allarmati e disperati, quella di bambini che a qualsiasi ora del giorno e della notte vendono il proprio corpo ad adulti che si approfittano e abusano di loro.

Allora, su questo, sottosegretario, come deputato di Fratelli d'Italia e anche capogruppo in Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, insieme anche all'onorevole Lollobrigida, abbiamo inteso segnalarle tutto questo, se a lei fosse sfuggito, e chiederle, poi, di come intenda intervenire, di come si intenda bloccare tutto ciò, di come si intenda inserire delle politiche che siano di totale tutela del diritto dei bambini di poter vivere una vita sana, piena d'amore e delle giuste cure da parte dei loro genitori, ma anche e doverosamente di uno Stato in grado di proteggerli.

Quindi, sottosegretario, sono qui ad ascoltarla e spero che anche tutte le persone fuori da quest'Aula, proprio perché oggi siamo così in pochi, possano ascoltare le sue parole e possano trovare però delle risposte concrete a un dramma che deve essere assolutamente cancellato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gianluca Castaldi, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La ringrazio, Presidente Rampelli. Onorevole, il Governo è impegnato a livello nazionale e internazionale nelle politiche di prevenzione, contrasto e protezione sociale delle vittime di tratta e si adopera per arginare il fenomeno della prostituzione minorile. Relativamente ai recenti episodi accaduti a Napoli, la locale questura, da anni, dedica una particolare attenzione al fenomeno della prostituzione minorile, avvalendosi di appositi uffici investigativi, specializzati nell'attività di contrasto a tale forma di reato.

La squadra mobile, a seguito di attività investigativa delegata dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli, ha effettuato una serie di indagini riuscendo ad arrestare diversi soggetti accusati di reati connessi alla prostituzione minorile. In particolare, è stato individuato un sodalizio criminale composto da soggetti di nazionalità italiana e rumena, dedito al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione di giovani ragazze rumene nelle strade dei quartieri di Poggioreale e Vasto. All'esito delle indagini, il tribunale di Napoli ha emesso gli ordini di arresto.

Con riferimento alle iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno ha adottato, negli anni, linee strategiche di intervento a 360 gradi di tutela dei minorenni e delle vittime vulnerabili in genere, le cosiddette fasce deboli.

Fondamentali sono stati gli interventi volti ad investire risorse in uffici specialistici dedicati nella formazione di tipo multidisciplinare degli operatori, nella collaborazione con altre istituzioni ed enti esterni competenti sulle tematiche della violenza e dell'abuso, in campagne di informazione e sensibilizzazione.

Le strategie di contrasto della tratta e del grave sfruttamento si accompagnano, da diversi anni, ad un approccio proattivo e multi-agenzia, fondato sulla collaborazione tra diversi attori, istituzionali e non, che entrano in vario modo in contatto con la vittima.

Con decreto legislativo n. 24 del 4 marzo 2014, di recepimento della direttiva UE n. 36 del 2011, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri è stato individuato come soggetto deputato a coordinare, monitorare e valutare gli esiti delle politiche di prevenzione, contrasto e protezione sociale delle vittime di tratta.

Le principali novità introdotte dal decreto sono: l'obbligo della formazione per tutti gli operatori coinvolti; un sistema di indennizzo e ristoro per le vittime; l'unificazione delle due tipologie di intervento preesistenti in un unico programma di emersione, assistenza e integrazione sociale rivolti alle vittime di tratta; e la previsione di un Piano nazionale di contrasto alla tratta, il cosiddetto PNA, trasversale ai vari livelli di governo.

Il primo PNA, operativo sino al 2018, è stato adottato il 26 febbraio del 2016. Sulla base dello stesso decreto legislativo è stato emanato, poi, un DPCM 16 maggio 2016, con il quale è definito il Programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale rivolto alle vittime di tratta.

Il Dipartimento ha provveduto, quindi, ad emanare appositi bandi per l'individuazione di progetti presentati da enti accreditati per la realizzazione dei programmi di assistenza e integrazione sociale. Le azioni progettuali sono ancora in corso e si concluderanno entro il 31 maggio del 2020.

Il PNA ha previsto l'istituzione di una cabina di regia e di coordinamento a carattere politico-istituzionale e, a suo supporto, di un comitato tecnico, composto da esponenti delle amministrazioni centrali e locali, delle Forze dell'ordine, degli enti del Terzo settore impegnati nel contrasto alla tratta di esseri umani, e delle organizzazioni sindacali.

Attualmente, il Dipartimento sta avviando le procedure per la ricostituzione della “nuova” cabina di regia e del relativo comitato tecnico, che avranno il compito di definire e varare il nuovo Piano nazionale d'azione anti tratta, quello 2019-2021.

Il 30 luglio 2019, nel corso dell'ultima riunione del comitato tecnico, il Dipartimento per le pari opportunità ha predisposto una bozza di documento strategico, individuando un primo elenco di priorità che il Governo intende approfondire e rafforzare, anche alla luce degli accadimenti segnalati, su cui concentrare il prossimo Piano. Tra queste, gliene cito alcune: migliorare l'affidabilità e la disponibilità dei dati sulla tratta, condizione preliminare per un monitoraggio adeguato; intensificare gli interventi per affrontare la tratta in tutte le sue finalità, potenziando quegli interventi volti a contrastare lo sfruttamento lavorativo; intensificare la formazione degli operatori; contrastare la cultura dell'impunità di coloro che utilizzano consapevolmente i servizi forniti dalle vittime della tratta; rafforzare gli sforzi per prevenire il traffico di bambini per diversi tipi di sfruttamento; adottare ulteriori misure per migliorare l'identificazione delle vittime di tratta e facilitarne e garantirne l'accesso al risarcimento; migliorare ulteriormente l'efficienza e l'efficacia delle indagini e delle azioni penali; potenziare il partenariato strategico con le ONG e con gli altri soggetti impegnati nel settore.

Anche in carenza del nuovo Piano strategico, il Dipartimento ha continuato ad operare in continuità con quello precedente, elaborando nuove priorità per il piano successivo.

Va poi segnalato che, in riferimento alle attività di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori, è in corso l'emanazione di un nuovo regolamento che disciplina la composizione dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, tra i cui compiti rientra, tra l'altro, anche quello di redigere il Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori, quale parte integrante del Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.

Presso l'Osservatorio è attiva una banca dati che ha l'obiettivo di fotografare e descrivere, in modo dettagliato, la situazione del nostro Paese in relazione al fenomeno dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori e di effettuare una mappatura a livello territoriale che risulti essere funzionale per la raccolta dei dati e anche per il monitoraggio del fenomeno medesimo.

Infine, segnalo che il Dipartimento per la famiglia ha emanato, il 18 novembre ultimo scorso - un mese fa -, un avviso pubblico per il finanziamento di progetti per la protezione ed il sostegno dei minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale. In particolare, il suddetto avviso, rivolto a enti locali, enti pubblici territoriali e non territoriali, al mondo associazionistico e alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, con uno stanziamento pari a 5 milioni di euro, intende promuovere l'attuazione di interventi progettuali per la protezione e il sostegno di minori vittime di violenza e maltrattamento, che tengano conto sia delle azioni previste nel precedente Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori 2016-2018 sia delle raccomandazioni rivolte dal Consiglio d'Europa agli Stati Parte del Comitato di Lanzarote.

Spero di aver soddisfatto, con questa risposta, la sua onorevole interpellanza.

PRESIDENTE. La deputata Bellucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Castaldi, vede, non sono soddisfatta, per un motivo: perché lei ha parlato bene del Piano di azione, del Piano di azione che era stato immaginato proprio a livello nazionale per contrastare la situazione dell'abuso sessuale e delle tratte a danno dei minori, quindi dei più piccoli e dei più fragili, e ha anche sottolineato come quel Piano di azione è scaduto. Quel Piano di azione, il primo Piano di azione, è scaduto nel dicembre del 2018 e, ad oggi, siamo arrivati al dicembre del 2019, la nostra Italia, un secondo Piano di azione ancora non lo ha. E il secondo Piano di azione doveva essere immediatamente dopo la scadenza del primo: cioè, noi avremmo dovuto inserire il secondo Piano di azione subito, a gennaio del 2019. E questo, sa, doveva essere una priorità, una priorità per i Governi, una priorità per questo Governo. E a dirlo non è soltanto Fratelli d'Italia, si figuri, ma sono tutta una serie di relazioni, di atti, anche parlamentari, che si sono susseguiti in questi anni e che hanno attenzionato una problematica che, mi permetto di dire, è tra le più devastanti, perché non c'è niente di più devastante che vedere un bambino di otto, nove, dieci anni prostituirsi per strada, adescare le macchine che passano e, poi, vedere degli infami adulti fermarsi e chiedergli “quanto vuoi” e, poi, vedere quel piccolo che sale in macchina e si vende per 10, 20, 30 euro, e che lo fa un giorno dopo l'altro. Non c'è niente di più orribile, ancor di più perché questo non avviene in uno Stato lontano, dove non ci sono i diritti umani, dove non viene, quindi, rispettata la vita e il valore della vita e il valore, ancor di più, di chi è così piccolo e indifeso, non in grado di potersi proteggere. Questo non avviene in uno di quegli Stati lontani provenienti dalle periferie del mondo, ma tutto questo accade nella nostra Italia, nel centro dell'Europa, nella culla della civiltà, in uno Stato moderno; tutto questo avviene qui, nelle nostre strade. E, sa, quanto raccontato da Il Giornale e caratterizzato dal territorio che ha visto, in questi giorni, accendere un riflettore su questa che è una pagina molto oscura; sì, parla di Napoli, ma Napoli non è l'unica città.

Sarebbe quasi auspicabile che avvenisse soltanto su un singolo territorio italiano. Invece Napoli, Poggioreale ma anche piazza Garibaldi sono soltanto la fotografia di tante altre realtà. Nadia Toffa, per esempio, nel 2017 ci aveva raccontato e ci aveva fatto vedere le immagini di una Bari, dello stadio di Bari, e di quei piccoli che si prostituivano; aveva raccontato quella storia; l'aveva denunciata così fortemente. Pensi, nella nostra Italia è necessario che una trasmissione televisiva, un giornalismo d'inchiesta si preoccupi e riesca ad avere dei risultati; mentre le istituzioni stanno a guardare. La sua inchiesta aveva portato a un intervento; e anche portato a risultati perché sei persone sono state arrestate, sei adulti infami sono stati arrestati. Ma lei pensi che poi nei giorni che si sono susseguiti quando Nadia Toffa è andata a cercare quei bambini, a rivederli, a potergli dare anche un'opportunità in più del nulla che avevano ricevuto fino a quel momento, anzi delle violenze e degli abusi, non vi era più traccia di quei bambini ma non ve ne era più traccia per le istituzioni, per i servizi sociali, per la Polizia; non ve n'era più traccia, erano scomparsi dalle pagine degli atti pubblici della nostra Italia.

A dirci tutto questo purtroppo anche nel 2019 è Save the children. Nell'ultimo rapporto di Save the Children, proprio dal titolo Piccoli schiavi invisibili, lanciato proprio nel 2019, adesso poco mesi fa, addirittura si è fotografata un'Italia che ha avuto un aumento di prostituzione minorile del 13 per cento, una prostituzione minorile che è democratica perché non fa distinzione per etnia di provenienza: questi bimbi sono a volte italiani, a volte nigeriani, a volte provenienti dall'est Europa, a volte rom, sinti e caminanti, non fa distinzione. E non fa distinzione, pensi, nemmeno per lo stato economico, cioè lo stato in cui versano quelle famiglie e quei minori. C'è un'interessantissima inchiesta - non so se lei l'ha letta e, nel caso non l'avesse letta, mi permetto di potergliela riportare - della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza fatta nel 2016, anzi ultimata nel 2016, durata due anni, in cui si sono susseguite una serie di audizioni importanti ma nello stesso tempo drammatiche. Infatti il risultato dell'inchiesta, oltre, come le dicevo, fotografare una situazione vergognosa nella nostra Italia, in essa viene anche rilevata la crescita del numero dei minori che si prostituiscono in Italia e viene anche sottolineato come questo fenomeno - quanto non mi piace questa parola, però viene detta nell'inchiesta -, questo fenomeno sia caratterizzato da occultamento, da una difficile verità di cui non si parla; è uno di quei capitoli neri che rimangono chiusi e che non vengono alla luce sufficientemente. In quell'inchiesta, si immagini, vengono descritte tre realtà diverse, cioè chi si prostituisce per povertà - pensi che in Italia ci sono 1 milione e 260 mila minori in stato di povertà oggi, non quarant'anni fa, ma oggi - e tale condizione, oltre ad essere una condizione di esclusione, di discriminazione, è una condizione di fragilità che ancora di più li mette in una condizione di rischio, perché sono le famiglie a volte che incentivano la vendita di quel corpo per portare i soldi a casa. Ma non c'è solo questo: poi ci sono le tratte. Sa che in Italia la tratta delle persone provenienti dalla Nigeria, nigeriane, è quella che incide di più a livello europeo, cioè il 50 per cento della tratta nigeriana avviene nella nostra Italia e, di quel 50 per cento, uno su quattro sono minori che arrivano qua con un obiettivo, lei immagini, quello di essere messi su piazza per essere venduti. Noi passiamo il tempo, ed è drammatico, a parlare di quarantanove persone che stanno su un barcone che, sì, hanno diritto di essere tutelati ma passiamo il tempo nelle Aule del Parlamento e soprattutto nello scontro politico a parlare di quarantanove persone su un barcone, quando in Africa ci sono più di un miliardo di persone che versano in difficoltà e quando nella nostra Italia ci sono minori che arrivano proprio a fronte di un'immigrazione incontrollata e che fa scempio dei minori che vengono adescati nei loro Paesi per essere portati qui con l'inganno ed essere messi in piazza e sulle piazze italiane per fare soldi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). So, Presidente, davvero che il tempo sta finendo, quindi capisco la sua campanella e sarebbero davvero tante le cose che vorrei dire. Oltre a questa prostituzione c'è quella che arriva per soldi, in ambienti bene, dove i minori pensano che, prostituendosi anche con il sexting, riescono ad avere i denari per comprarsi smartphone, cose di ultima generazione ma anche droga. E allora in questi ultimi secondi voglio dirle un'ultima cosa: è vergognoso che ieri il senatore del suo MoVimento, il senatore Mantero abbia esultato perché è passato nella notte in Senato un emendamento che promuove la commercializzazione della cannabis, perché l'Italia è al terzo posto per l'utilizzo di cannabis, perché nella nostra Italia un minore su cinque utilizza cannabinoidi. In tutto questo vorrei sottolinearle un'Italia che non protegge i minori, che non ha la minima idea di come si proteggono i minori perché non lo fa nella violenza sessuale, non lo fa nella prostituzione, non lo fa nell'utilizzo di droghe, non lo fa in nulla. Non c'è niente da esultare in un disegno di legge di bilancio che promuove la commercializzazione della cannabis, perché non è questo il modo di dare una giusta vita e la salute ai nostri minori. È vergognoso e un modo di mettere nelle piazze ancora più droga.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Allora mi chiedo quale sia la finalità del Governo se non quello di distruggere l'Italia con politiche assolutamente distanti dai reali bisogni degli italiani. Ci pensi, ci pensi, sottosegretario, e cerchi di dare delle risposte lei, il suo MoVimento e anche il suo Governo perché l'Italia ne ha davvero tanto bisogno e voi oggi, oltre che essere attaccati alla poltrona, non fate.

(Iniziative volte ad affrontare le criticità emerse per le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica-Afam in merito ai servizi all'utenza e al personale docente precario - n. 2-00593)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nitti ed altri n. 2-00593 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Tuzi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MANUEL TUZI (M5S). Sì, la illustro.

PRESIDENTE. Prego, prosegua.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca per sapere, premesso che a più di un mese dall'inizio dell'anno accademico le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica- Afam di tutta Italia si trovano in una situazione di grande difficoltà, sia per quanto riguarda i servizi all'utenza che per quanto concerne il personale docente precario; come evidenziato da diversi organi di stampa, tra cui Agcult e le edizioni regionali dei telegiornali Rai di Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia, oltre il 40 per cento dei docenti è assunto con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i cosiddetti co.co.co., e molti istituti Afam si trovano nell'impossibilità di usufruire delle loro prestazioni per il blocco dei contratti divenuto operativo il 1° luglio 2019, oltre diciotto anni dopo l'ordinanza che lo aveva istituito; a bloccare i contratti co.co.co. del personale è infatti il divieto previsto dall'articolo 7, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 che è divenuto operativo il 1° luglio 2019 dopo una lunga serie di rinvii; e come evidenziato da un articolo de la Repubblica del 12 novembre 2019, dall'anno 2010-2011 gli iscritti alle istituzioni Afam sono cresciuti mediamente del 7 per cento a stagione fino al 2018-2019, quando gli studenti contati, attualmente, sono oltre 76 mila e i diplomati oltre 16 mila, con un aumento del 60 per cento rispetto al 2011.

Ad oggi, dopo la chiusura della procedura di scelta delle sedi il 21 ottobre del 2019, non risultano ancora pervenute le assegnazioni per le assunzioni a tempo indeterminato relativamente ai docenti inseriti nelle graduatorie nazionali Get e Gne di cui alla legge n. 143 del 2004. Parimenti non è stata ancora avviata la procedura di scelta delle sedi per le assunzioni a tempo indeterminato e determinato relativamente ai docenti inseriti nelle graduatorie nazionali di cui alla legge n. 128 del 2013 e n. 205 del 2017. I docenti che hanno ottenuto la proroga della supplenza dello scorso anno accademico stanno lavorando attualmente senza percepire lo stipendio, data l'interruzione da parte di tantissime ragionerie territoriali dello Stato della corresponsione degli emolumenti allo scadere dell'incarico a tempo determinato del 31 ottobre 2019.

Manca, inoltre, la nomina del direttore generale, dirigente fondamentale per l'avvio delle procedure di assunzione. Come denunciato dal sito Artribune in data 20 novembre 2019, tali ritardi porteranno ad un cambio di insegnante per moltissimi allievi a primo semestre concluso e hanno già portato all'interruzione dell'offerta didattica e impediranno a molti allievi di fruire dell'insegnamento fino alle nuove nomine nelle cattedre il cui docente titolare abbia ottenuto trasferimento, minando fortemente il diritto allo studio. Se tali nomine dovessero arrivare a gennaio o addirittura a febbraio del 2020, tanti studenti potrebbero non avere un docente per un intero semestre, perdendo il 50 per cento dell'attività formativa e il diritto a partecipare ai bandi per le borse di studio, e rischiando anche di non poter sostenere gli esami nei tempi previsti e di non poter così conseguire i crediti formativi che sono necessari al mantenimento delle borse di studio e alla normale continuità dei loro piani di studio.

Chiediamo quali urgenti e improrogabili iniziative il Ministero interpellato intenda promuovere al fine di affrontare le gravi criticità esposte in premessa, nonché di superare i notevoli disagi che sono stati causati ai docenti e a migliaia di studenti del comparto Afam.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE DE CRISTOFARO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Tuzi, come è noto il meccanismo delle assunzioni del personale docente Afam si basa sull'utilizzo di varie graduatorie redatte a seguito dell'indizione di bandi per ciascun insegnamento emessi in adempimento di prescrizioni contenute nelle normative che si sono succedute nel tempo, ciascuna delle quali può essere utilizzata solo all'esito del totale scorrimento della precedente. Ad oggi, nelle more del perfezionamento dell'iter di adozione del decreto del Presidente della Repubblica di autorizzazione alle assunzioni, la direzione del Ministero ha avviato quanto di sua competenza. Innanzitutto la procedura di scelta delle sedi per gli iscritti nelle graduatorie più risalenti nel tempo, ma anche la procedura dell'interpello, in modo da consentire lo scorrimento delle stesse, avviando così le fasi successive, per passare, infine, alle ulteriori graduatorie.

Oltre a ciò è stato anche pubblicato l'avviso per la scelta delle sedi a favore degli iscritti nelle graduatorie più recenti, ovverosia quelle formulate ai sensi della legge n. 128 del 2013 e della legge n. 205 del 2017, così da consentire di implementare la procedura che potrà portare al perfezionamento delle assunzioni. Pertanto il Ministero, consapevole dell'importanza di un regolare avvio dell'anno accademico, ha predisposto le procedure propedeutiche alle nomine che potranno essere formalizzate una volta perfezionato l'iter di adozione del DPR di autorizzazione alle assunzioni. Quanto, invece, all'impossibilità da parte delle istituzioni Afam di usufruire delle prestazioni dei docenti attraverso incarichi di insegnamento, a fronte di una oggettiva carenza di personale docente di ruolo, si riconosce che l'entrata in vigore del comma 5-bis dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come introdotto dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 75 del 2017, ha generato una condizione di incertezza e di difficoltà nel settore Afam.

Difatti, prima dell'entrata in vigore della predetta disposizione, l'articolo 2, comma 6, della legge n. 508 del 1999, di riforma del settore Afam, ha consentito alle istituzioni di stipulare contratti di insegnamento nel caso in cui, per esigenze didattiche, non si potesse far fronte nell'ambito delle dotazioni organiche. La previsione stabilisce invero che per esigenze didattiche derivanti dalla presente legge cui non si possa far fronte nell'ambito delle dotazioni organiche si provvede esclusivamente mediante l'attribuzione di incarichi di insegnamento di durata non superiore al quinquennio, rinnovabili, anche ove temporaneamente conferiti a personale incluso nelle predette graduatorie nazionali. Dopo l'esaurimento di queste graduatorie, gli incarichi di insegnamento sono attribuiti con contratti di durata non superiore al quinquennio, rinnovabili.

Consapevole di tutto questo, il Governo, sin dal suo insediamento, si è adoperato per l'adozione di un'espressa previsione che consentisse al comparto Afam di continuare ad avvalersi di incarichi di insegnamento per assicurare sia la continuità didattica che il miglioramento dei livelli dell'offerta formativa e di apprendimento da parte degli studenti. Ed è per questo che il Governo ha sostenuto - penso di poter dire con incisività - l'accoglimento di un emendamento alla legge di bilancio che andasse proprio in questa direzione.

Quindi posso dirle con grande soddisfazione che, proprio in virtù di questo intervento, è stata approvata in sede di esame della legge di bilancio per l'anno 2020 una misura che dispone, in analogia con il sistema universitario, che, per esigenze didattiche cui non si possa far fronte con il personale di ruolo o con contratto a tempo determinato nell'ambito delle dotazioni organiche, le istituzioni Afam possono provvedere in deroga a quanto disposto dall'articolo 7, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, mediante l'attribuzione di incarichi di insegnamento della durata di un anno accademico e rinnovabili annualmente per un periodo massimo di tre anni. Aggiungo che il Governo ha anche aumentato nella legge di bilancio le risorse a disposizione delle istituzioni Afam. Infatti è stato incrementato il fondo di funzionamento per dare attuazione ai servizi e alle iniziative in favore di studenti con disabilità, per esempio, e quelli con disturbi specifici di apprendimento, e anche per compensare i minori introiti derivanti dall'estensione della no tax area per gli studenti delle istituzioni.

Penso di poter dire che si tratta di interventi importanti, molto attesi dal settore, che vanno nella direzione di un migliore sviluppo dell'Afam a favore degli studenti e che dimostrano quanto questo Governo abbia a cuore il sistema dell'alta formazione artistica italiana.

PRESIDENTE. Il deputato Tuzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie Presidente, grazie sottosegretario De Cristofaro. Sì, ci riteniamo assolutamente soddisfatti della risposta, ma c'è la necessità che queste operazioni emergenziali, che si ripetono, però, di anno in anno, non interferiscano con le attività ordinarie delle istituzioni, che quest'anno comunque hanno dovuto subire dei forti ritardi nella partenza dei numerosi corsi. Chiaramente si attende una risoluzione più articolata del problema del precariato nel comparto Afam. Grazie al Governo e, ovviamente, al Parlamento sono state approvate in Commissione bilancio, come diceva il sottosegretario, diverse misure nella direzione delle istituzioni Afam. Ricordo l'incremento di un milione e mezzo di euro per il triennio a partire dal 2020 per i servizi e le iniziative a favore degli alunni disabili o con disturbi di apprendimento, i 10 milioni al fine di consentire il rimborso del mancato introito derivante dalla no tax area e la deroga delle misure previste dal decreto legislativo n. 165 del 2001, e quindi il cosiddetto via libera alla stipula dei contratti co.co.co., seppure con il limite massimo del triennio.

Insomma, questo è solo il primo passo nella valorizzazione e nell'accessibilità dell'alta formazione artistica e musicale; è solo una misura tampone, ma in questo momento era assolutamente necessaria al fine di scongiurare il blocco e per assicurare il regolare svolgimento dell'anno accademico.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 12 dicembre 2019, il deputato Davide Crippa ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle lo ha eletto presidente del medesimo gruppo e ha altresì modificato la composizione del comitato direttivo, che risulta pertanto così formato: presidente: Davide Crippa; vicepresidente vicario: Riccardo Ricciardi; vicepresidenti: Azzurra Pia Maria Cancelleri, Federica Dieni, Adriano Varrica, Alberto Zolezzi; segretari e delegati d'Aula: Maria Soave Alemanno, Antonio Federico,

Nicola Provenza; tesoriere: Francesco Silvestri.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 17 dicembre 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

La seduta termina alle 11,20.