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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 276 di mercoledì 11 dicembre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Claudio Borghi, Brescia, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Lorefice, Lupi, Maggioni, Molinari, Morassut, Parolo, Pedrazzini, Saltamartini, Schullian, Sisto e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019.

La ripartizione dei tempi è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, il Consiglio europeo che si svolgerà domani e dopodomani a Bruxelles è il primo dopo il completamento delle nomine dei vertici delle istituzioni europee. Sono in carica, come sapete, dal 1° dicembre scorso, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il Collegio dei commissari, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il 3 luglio - ricordo - era stato eletto il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, mentre il 1° novembre è entrata in carica la Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde.

Le istituzioni europee possono, dunque, iniziare a onorare l'impegno di realizzare buone politiche per i cittadini europei e di fornire loro soluzioni, risposte e opportunità.

Il rilancio della crescita e dell'occupazione, soprattutto giovanile, la lotta al cambiamento climatico, il sostegno alla green economy: rappresentano, questi, obiettivi prioritari e necessitano di segnali forti e chiari da parte dell'Europa. Sono lieto che la centralità di questi obiettivi sia stata riaffermata dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione del voto del Parlamento europeo a favore della nuova Commissione, il 27 novembre scorso.

Nel percorso europeo volto a realizzare dei citati obiettivi, il ruolo del Consiglio europeo rimane centrale, in quanto espressione dei Governi nazionali. La maggiore complessità politica emersa alle elezioni europee suggerisce, comunque, una ancor maggiore coesione fra Capi di Stato e di Governo che compongono il Consiglio europeo. Quest'ultimo deve, infatti, fornire un indirizzo politico chiaro e anche pragmatico riguardo alle sfide che il continente ha di fronte e deve assicurare, al contempo, più efficacia, più intensità nell'impulso e nel sostegno alla Commissione europea e nel dialogo con il Parlamento europeo, anche nella prospettiva di rafforzamento del potere di iniziativa legislativa che spetta a quest'ultimo, al Parlamento europeo.

Il Governo italiano intende promuovere, in seno al Consiglio europeo, questo tipo di approccio nei confronti delle altre istituzioni europee e, come detto poc'anzi, una maggiore coesione tra i leader europei. Non è questo, nella famiglia europea, il tempo per dividersi o per lasciarsi dividere. Le tensioni internazionali, infatti, politiche ed economiche, impongono di proteggere l'economia europea e la dimensione sociale che rende unico al mondo il nostro continente. Affinché non appaia contraddittorio l'elemento della protezione, intendo subito chiarire che, considerando la struttura economica e sociale dell'Europa, proteggersi non significa rinchiudersi, in quanto su scala globale riteniamo che il multilateralismo sia lo strumento migliore per tutelare l'interesse degli Stati membri, a partire ovviamente dal nostro.

La prospettiva del miglior futuro dell'Europa è prevista, d'altronde, nella discussione e in parte delle conclusioni del Consiglio europeo, in relazione al percorso per una Conferenza sul futuro dell'Europa, che, non vi sarà sfuggito, Germania e Francia auspicano possa essere sviluppato dagli Stati membri e dalle istituzioni europee dal 2020 sino alla Presidenza francese, che si svolgerà nel corso del primo semestre del 2022. In merito a questa iniziativa, il contributo franco-tedesco, anche al di là dell'enfasi che è stata rimarcata da parte di qualche quotidiano, si è limitato ad una proposta di carattere procedurale, con un definito cronoprogramma.

Ecco, riguardo a tale esercizio, non solo intendo esprimere il sostegno all'obiettivo di trasmettere segnali concreti di riavvicinamento delle istituzioni europee ai cittadini, ma preannuncio che l'Italia - il Governo italiano, e confido anche nell'aiuto del Parlamento - non farà mancare le proprie proposte.

All'interno di questo perimetro saranno da valorizzare passaggi come quelli delle consultazioni dei cittadini o della riflessione sulle liste transnazionali europee. Rivendicherò, tuttavia, un metodo inclusivo nei confronti degli Stati membri e delle istituzioni europee, a partire dai Parlamenti, per la realizzazione di un percorso che non deve avere un carattere elitario, ma, al contrario, deve essere ampiamente partecipato e per questo capace di favorire politiche realmente rispondenti ai bisogni dei nostri cittadini.

Proprio i bisogni dei cittadini devono essere al centro della discussione che il Consiglio europeo avrà con riguardo al cambiamento climatico. È questo un tema che certamente tocca da vicino proprio il futuro dell'Europa. In questo Consiglio europeo si entrerà nel vivo dell'ambizione dell'Unione europea sulla questione, dopo la difficile discussione avvenuta al Consiglio europeo del giugno scorso, con posizioni distanti e anche scettiche da parte di alcuni Stati membri.

Consideriamo opportuno il riferimento, nelle conclusioni del Consiglio europeo, all'obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Reputiamo di fondamentale importanza i chiari riferimenti, nelle conclusioni, sia all'impulso che la transizione verso la neutralità climatica può e deve dare alla crescita economica e all'occupazione, sia agli investimenti che l'Europa deve saper attivare per tempo a sostegno di una trasformazione di tale portata. Questa transizione energetica non può prescindere da un adeguato cronoprogramma, tale da evitare ricadute negative sul sistema produttivo e, ancor più, sui livelli occupazionali.

È in questa prospettiva che si inseriscono l'impegno recentemente assunto dalla Banca europea degli investimenti per sostenere investimenti verdi per un valore di 1.000 miliardi di euro e l'impegno della Commissione europea a lanciare un Green Deal europeo, delineato in una comunicazione che, peraltro, verrà resa pubblica proprio oggi, 11 dicembre. A tali impegni l'Italia guarda con apprezzamento, con la consapevolezza di essere ben posizionata in questo ambizioso percorso europeo, grazie alle varie misure nazionali varate in materia di cambiamento climatico.

Intendiamo, dunque, accompagnare e sostenere questo sforzo europeo di adeguamento all'obiettivo ineludibile, anche per il futuro del continente, della neutralità climatica entro il 2050. Come già accennato, vigileremo con cura affinché in questa transizione, anche industriale, le istituzioni europee sostengano adeguatamente la dimensione sociale connessa all'economia verde, le esigenze delle piccole e medie imprese che costituiscono la forza del nostro tessuto produttivo, e il level playing field europeo. In quest'ottica è altresì, essenziale che lo sforzo economico europeo a sostegno di questo processo di trasformazione non vada a discapito delle tradizionali politiche di coesione.

Altro tema del Consiglio europeo che riguarda l'Europa dei prossimi anni è quello del quadro finanziario pluriennale. A ottobre è stato dato mandato alla Presidenza finlandese di presentare uno schema negoziale che tenesse conto delle differenti sensibilità emerse sui principali nodi negoziali, vale a dire: livello complessivo del bilancio, ripartizione delle risorse tra le diverse politiche, condizionalità per l'accesso e l'utilizzo dei fondi, fonti di finanziamento, incluse le proposte di nuove risorse proprie.

La scatola negoziale sul quadro finanziario pluriennale è stata presentata dalla Presidenza finlandese solo lo scorso 2 dicembre. Essa contiene alcune ipotesi di allocazione dei fondi, peraltro non esaustive, che il Governo italiano reputa insoddisfacenti. Si tratta di una proposta al ribasso, poiché comporta riduzioni di spesa rilevanti, ma soprattutto risulta nel complesso sbilanciata. Sono infatti prospettati tagli significativi sulle politiche destinate alla competitività, all'innovazione, alla gestione dell'immigrazione, alla sicurezza, alla difesa. Questi tagli indebolirebbero in maniera ingiustificata gli sforzi di modernizzazione che riteniamo essenziali introdurre nel bilancio europeo del 2021-2027 per affrontare sfide che, peraltro, sono coerenti con l'agenda strategica dell'Unione. La discussione sul quadro finanziario pluriennale al Consiglio europeo di domani sarà comunque prevalentemente procedurale, in ragione del fatto che, come l'Italia, diversi Stati membri reputano inadeguata la proposta della Presidenza finlandese. È dunque da attendersi che il Consiglio europeo si limiti ad auspicare ulteriori progressi negoziali. Continuerò quindi ad affermare in sede europea la posizione italiana, alla cui definizione il Governo lavora con un coordinamento rafforzato sotto la guida del Ministero per gli Affari europei, in stretto raccordo con il Ministero degli Esteri, con il Ministero dell'Economia e delle finanze e con un puntuale anche momento collegiale in seno al Comitato interministeriale affari europei. Il 15 novembre, in particolare, ho presieduto io stesso la riunione dedicata al quadro finanziario pluriennale. Il Governo intende continuare a rivendicare un approccio più equilibrato, chiedendo una profonda revisione della proposta finlandese che converga verso l'architettura proposta dalla Commissione europea sin dal 2018. Tale rivendicazione verrà da noi declinata lungo tutto l'arco del negoziato. La Commissione europea - lo ricordo - aveva ipotizzato un tetto alla spesa pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dei ventisette Stati membri, per un totale di 1.135 miliardi di euro in sette anni, un volume sostanzialmente analogo a quello del bilancio in vigore. Una proposta, questa, che, nonostante la Brexit, avrebbe comunque consentito un miglioramento del saldo complessivo per il nostro Paese rispetto all'attuale bilancio europeo, che si concluderà il prossimo anno. La proposta della Presidenza finlandese, che riduce dell'1,07 per cento il tetto di spesa complessiva, quindi lo porta a 1.087 miliardi di euro, appare del tutto insufficiente e distante dalle indicazioni ricevute dal Parlamento europeo per un bilancio ancora più ambizioso, che era all'1,3 per cento. Collegato al volume complessivo di spesa si pone il tema delle fonti di finanziamento del bilancio comune europeo. L'Italia, su questo fronte, ha costantemente sostenuto l'esigenza di modernizzare anche il modo in cui l'Unione europea finanzia il proprio bilancio, poiché, in assenza di nuove risorse proprie, non vi sarà la possibilità di allentare la dipendenza del bilancio europeo dai contributi degli Stati membri, né di consentire sufficiente autonomia per lo sviluppo di politiche comuni dell'Unione. Su questo tema, tuttavia, la convergenza degli Stati membri si indirizza soltanto verso l'introduzione della “risorsa plastica” - lo dico tra virgolette -, cioè quella risorsa derivante dalla quantità di rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati in ciascuno Stato membro, con 0,80 centesimi di euro per chilogrammo. Da parte italiana è stata espressa in passato - ma verrà ribadita - contrarietà a questo approccio limitato e minimalista, che non contempla altre proposte inizialmente formulate dalla Commissione, come, ad esempio, la risorsa derivante dal sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione europea, il cosiddetto Emissions Trading System, o la definizione della Common Consolidated Corporate Tax Base, chiave per future nuove risorse proprie e per l'armonizzazione dei sistemi di tassazione delle multinazionali fra i vari Stati membri dell'Unione europea.

Con riferimento alle singole politiche, il Governo intende opporsi ai tagli sproporzionati che colpirebbero settori strategici quali lo spazio e il digitale, la difesa, la sicurezza. Si tratterebbe di sottrazione di risorse alle nuove priorità dell'Unione europea, che devono invece necessariamente rimanere ambiziose. Anche sulle politiche tradizionali, come coesione e politica agricola comune, dove iniziano ad emergere pur limitati progressi, l'Italia intende ribadire le linee rosse già tracciate. Nella politica di coesione è inaccettabile l'ulteriore contrazione subìta dall'indice di prosperità relativa, che nel nostro Paese si tradurrebbe in una penalizzazione delle regioni più in difficoltà. Sulla politica agricola comune la nostra preoccupazione principale resta la convergenza esterna dei pagamenti diretti, sulla quale continueremo a chiedere garanzie di una sua definitiva e possibilmente immediata abolizione. Lo faremo insieme ai numerosi partner che condividono con noi la considerazione che questo meccanismo non risponde più allo scopo di promuovere lo sviluppo razionale della produzione agricola europea, al suo progresso tecnico, all'obiettivo, ormai prioritario, di contribuire alla transizione ecologica. Sono meno incisive, ma direi non meno opinabili, le riduzioni prospettate per il nuovo strumento di cooperazione internazionale, il nuovo NDICI. È indispensabile tenere a mente che una proiezione esterna forte resta fondamentale per l'Unione europea che intende esercitare un ruolo credibile nei confronti del resto del mondo; è rispondere per questa via, in modo sempre più efficace, alla sfida del governo multilivello del fenomeno migratorio. Va anche detto, a tale riguardo, che il volume complessivo degli aiuti allo sviluppo dovrebbe poter beneficiare - ma qui il cammino da compiere è ancora lungo - di un maggiore coordinamento delle risorse assicurate dai singoli Stati membri. Per dirla in poche parole, l'Unione europea, nel suo complesso, è il maggior donatore su scala mondiale, senza che questa sua lusinghiera posizione venga confermata in termini di influenza geopolitica. E penso, in particolare, al continente africano, ma non solo.

Ricordo infine che sono in discussione anche forme di condizionalità già esistenti nel bilancio che si chiuderà nel 2020, come la condizionalità macroeconomica, nonché nuove condizionalità legate al rispetto dello Stato di diritto, alle migrazioni, al rispetto dell'ambiente. L'Italia è impegnata ad evitare che la traduzione di questi princìpi e regole comuni condivise comporti l'irrigidimento delle regole di bilancio europeo, ma piuttosto osservano come orientamento verso il raggiungimento di standard comuni in linea con i valori che l'Unione europea esprime sin dalle sue origini. È previsto che le conclusioni di questo vertice contengano un invito alla Commissione e all'Alto rappresentante a fornire elementi per una discussione strategica, al Consiglio europeo di giugno, sui rapporti tra Unione europea e Africa e sul prossimo vertice fra Unione europea e Unione africana. L'Italia sostiene questo tipo di approccio, anche per le motivazioni che più sopra ho riassunto. Continuiamo a sottolineare, sia in Europa che con le controparti africane, che l'Unione europea deve dare ampio respiro strategico a un partenariato fra eguali, unica visione possibile per una politica di successo.

Altrettanto opportuno è il riferimento, nelle conclusioni del Consiglio europeo, alla preoccupazione per la paralisi in cui si trova il meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione mondiale del commercio e al sostegno alla Commissione europea nel suo sforzo di individuare con Paesi terzi rimedi transitori in attesa di pervenire a una soluzione permanente. La posta in gioco, ed è una posta che è emersa chiara anche nel corso dei colloqui che ho avuto la settimana scorsa a Londra, in occasione del vertice NATO, ma che ormai accompagna ogni singolo vertice, che sia G7 o G20, non è solo certo quella, pur rilevante, del funzionamento di un organo globale di gestione delle dispute commerciali. La posta in gioco qui è la fiducia tra Stati, tra continenti, grazie alla quale dal secondo dopoguerra è stato possibile costruire un'architettura internazionale coerente con i valori comuni della libertà e della democrazia.

Quindi incrinare le fondamenta di quest'ordine multilaterale basato su regole condivise produce danni di ampia portata non solo sul piano economico, ma, ovviamente, anche su quello politico. È dunque essenziale preservare l'unità e la coesione europea e il sostegno alla Commissione europea in particolare con l'obiettivo di ripristinare un'agenda commerciale positiva con gli Stati Uniti all'altezza del valore strategico dei rapporti transatlantici.

Il Consiglio europeo - passo ad altro argomento - affronterà inoltre anche la discussione, possiamo dire ormai consueta, perché viene sempre ciclicamente in evidenza semestrale, sullo stato dell'attuazione delle intese di Minsk, introdotta dalla Cancelliera Merkel e dal Presidente Macron, i quali informeranno il Consiglio europeo, in particolare con riguardo all'esito del vertice dei Capi di Stato e di Governo del cosiddetto Formato Normandia. Questo vertice si è svolto lunedì scorso, il giorno 9. La ripresa del confronto negoziale fra le parti è essenziale per l'Italia; ad un esito positivo di tale confronto, nella prospettiva della piena attuazione delle intese di Minsk, intendiamo continuare a lavorare con i partner europei. E colgo l'occasione per riaffermare che l'Italia intende perseguire un approccio convinto secondo cui le sanzioni non siano un fine in sé, bensì un mero strumento finalizzato ad avviare a soluzione la crisi ucraina.

Nella discussione, se non nelle conclusioni del Consiglio europeo, potrebbe infine emergere, su richiesta di un altro Stato membro, la questione del rispetto da parte della Turchia della sovranità e dei diritti sovrani sulle zone economiche esclusive di tutti i suoi Paesi vicini. La questione, di cui si sono già occupati i Consigli europei di giugno e ottobre scorso, e anche nel 2018 i Consigli che si sono svolti a marzo e a giugno, viene ora in rilievo, e non solo per quanto riguarda le interferenze di Ankara nella zona economica esclusiva di Cipro, tema su cui l'Italia continua ovviamente ad appoggiare il sostegno europeo a Cipro…

PRESIDENTE. Boniardi, Borghi, per favore.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. …bensì anche a seguito dei due memoranda siglati, come sappiamo, dalla Turchia con il GAN libico in materia di sicurezza e di delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive. Sono due memoranda firmati nei giorni scorsi. È importante che dal Consiglio europeo vengano al riguardo reiterati il sostegno agli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo orientale e il richiamo al pieno rispetto del diritto internazionale; è altrettanto essenziale che i predetti segnali non si traducano in un avallo al rallentamento del processo politico per la stabilizzazione della Libia e in un rinvio sine die della Conferenza di Berlino, che noi appoggiamo. I temi su cui mi sono finora soffermato caratterizzeranno le sessioni di lavoro del Consiglio europeo a 28 di giovedì 12 dicembre, anche se giovedì 12 dicembre è il giorno delle elezioni nel Regno Unito.

Il giorno successivo i Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri si riuniranno nel vertice euro, il cosiddetto Euro summit, che avrà all'ordine del giorno il tema dell'approfondimento dell'unione economica e monetaria, ovvero la riforma del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, l'unione bancaria e lo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza, l'acronimo ormai famoso BICC, sulla base dei lavori dell'Eurogruppo che si è tenuto il 4 dicembre scorso. Ribadisco in questa sede quanto da me evidenziato nell'informativa resa al Parlamento lo scorso lunedì 2 dicembre circa la coerenza e la trasparenza informativa che hanno caratterizzato sempre l'interlocuzione tra Governo e Parlamento su un tema così complesso e così sensibile.

Inoltre il Ministro Gualtieri e io personalmente abbiamo spiegato e dimostrato che la revisione del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità non apporta modifiche sostanziali al Trattato già esistente, e in particolare non introduce, ed è nostra ferma intenzione che questo non accada, alcun automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato, ma lascia alla Commissione europea il fondamentale ruolo di valutarne la sostenibilità e di assicurare la coerenza complessiva delle analisi macroeconomiche effettuate sui Paesi membri. Come ho sottolineato nella mia informativa del 2 dicembre, cito tra virgolette, il MES non è indirizzato contro un particolare Paese o costruito a vantaggio di alcuni Paesi a scapito di altri, ma è un'assicurazione contro il pericolo di contagio e panico finanziario a vantaggio di tutti. In particolare l'Italia non ha nulla da temere, anche perché il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali, inclusa la Commissione, e come confermano i mercati.

Bisogna quindi stare attenti a insinuare dubbi e paure nei cittadini italiani, tanto più che quanto meno alcune delle posizioni che si sono delineate nel corso del dibattito pubblico hanno disvelato il malcelato auspicio di portare il nostro Paese fuori dall'Eurozona o, addirittura, dall'Unione europea. Ma, se questo è l'obiettivo, allora converrebbe chiarirlo in modo esplicito affinché il dibattito pubblico sia trasparente e i cittadini possano essere informati di tutte le implicazioni che tali posizioni portano con sé. Vero è che un dibattito portato avanti in modo confuso rischia di indurre il sospetto nei mercati e nelle istituzioni internazionali che siamo noi stessi a dubitare dell'impegno assunto di mantenere il debito su un sentiero di piena sostenibilità, e questo sì sarebbe un modo per danneggiare il risparmio degli italiani.

La revisione del MES è solo una parte di una nuova architettura europea che si verrà designando nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Alcuni elementi di questa nuova architettura devono essere considerati assieme alle revisioni e al Trattato del MES. In considerazione dell'importanza e della complessità del processo di approfondimento dell'Unione economica e monetaria europea ho reputato e reputo indispensabile continuare a informare puntualmente il Parlamento, personalmente e tramite i ministri competenti, in tutte le occasioni in cui l'Italia sarà chiamata a esprimere nelle sedi europee la propria posizione nei vari passaggi del negoziato sul futuro dell'unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del MES. Il Parlamento, con la risoluzione dello scorso giugno, ha dato mandato al Governo di esprimere una strategia di insieme sul pacchetto di riforme, nella consapevolezza che l'Italia deve giocare un ruolo attivo e anche propositivo nella loro definizione.

Su questo punto non posso che ribadire quanto già auspicato nelle comunicazioni sia alla Camera dei deputati che al Senato dello scorso 2 dicembre, ovvero che il Parlamento, con la sua autorevolezza, in virtù della sua legittimazione democratica, contribuisca a portare in Europa la voce di un Paese forte, di un Paese coeso che si impegna a rafforzare le istituzioni europee secondo un piano che, ovviamente nel rispetto del nostro interesse nazionale, conduca a un'architettura più robusta e a un'equilibrata condivisione dei rischi.

La posizione del Governo in sede europea sarà sempre coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere e il Governo in particolare continuerà a operare secondo una logica di pacchetto, assicurando l'equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell'Unione economica e monetaria, e valutando con la massima attenzione i punti critici.

Riteniamo negativi, in particolare, interventi di carattere restrittivo sulla detenzione dei titoli sovrani da parte di istituti finanziari, da parte delle banche; e comunque riteniamo negativa la ponderazione dei rischi dei titoli di Stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale. Come pure riteniamo negative le disposizioni che prevedano una contribuzione degli istituti finanziari all'EDIS in base al rischio di portafoglio dei titoli di Stato.

Nei prossimi passaggi del negoziato sull'Unione bancaria, ci faremo promotori dell'introduzione dello schema di assicurazione comune sui depositi (cosiddetto EDIS), di un titolo obbligazionario europeo sicuro. Io ne ho già parlato nell'informativa del 2 dicembre: il cosiddetto safe asset, semmai nella forma di eurobond. E ci impegneremo anche per una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e 3, che sono strumenti maggiormente liquidi, legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito.

Nel caso di eventuale richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, il Parlamento sarà pienamente coinvolto attraverso una procedura chiara di coordinamento e di approvazione (Commenti del deputato Borghi).

PRESIDENTE. Deputato Borghi! No, basta non… Andiamo avanti.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Venerdì 13 dicembre è prevista anche una sessione del Consiglio europeo a 27, all'indomani delle elezioni generali del Regno Unito che speriamo contribuiscano a una Brexit ordinata, prevista per il 31 gennaio 2020. Il Governo italiano continua a lavorare per tutelare i diritti dei cittadini, per preservare gli scambi commerciali per le nostre imprese.

Anche dopo la Brexit il Regno Unito, non c'è dubbio, rimarrà un partner importante per l'Unione europea e per l'Italia. Una volta ratificato l'accordo di recesso, saremo pronti a contribuire attivamente per definire un nuovo partenariato tra Unione europea e Regno Unito. Il negoziato sulle reazioni futuri sarà difficile, soprattutto a causa del limitato tempo a disposizione; sarà inoltre necessario mantenere forte unità fra i 27 e le istituzioni, così come si è verificato sin dall'avvio del negoziato nel 2017.

L'Italia sostiene l'impiego dei metodi di lavoro e collaborazione fra Commissione e Stati membri che si sono sin qui dimostrati vincenti, anche durante le fasi più difficili del negoziato. La permanenza di Michel Barnier alla guida della nuova task force per le relazioni con il Regno Unito costituisce, se mi permettete di sottolineare, un importante fattore di continuità. In ogni caso, i benefici che il Regno Unito potrà trarre dalle future relazioni saranno proporzionati agli impegni che Londra sarà pronta ad assumersi: un partenariato ambizioso, ad esempio, non può prescindere da una mobilità adeguata agli scambi tra i nostri cittadini. Grazie per la vostra attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Ha chiesto di parlare il deputato Scerra. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore!

FILIPPO SCERRA (M5S). Presidente, grazie al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo. Nel prossimo Consiglio europeo saranno affrontati temi importanti per il futuro dell'Unione: uno di questi sicuramente è quello dei cambiamenti climatici. Ursula von der Leyen alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ha ribadito che la transizione verso un'economia climaticamente neutra entro il 2050 è una priorità assoluta per la Commissione europea. Noi siamo d'accordo, ma pensiamo che bisogna agire subito e bisogna agire in fretta. L'emergenza climatica è una realtà ed il nostro fragile Paese subisce ogni anno le tragiche conseguenze di eventi meteorologici sempre più aggressivi e sempre più frequenti. Vogliamo un'Europa che diventi leader nella lotta ai cambiamenti climatici, signor Presidente: ripartiamo da qui, dal green new deal, che non è una legge, non è un decreto, ma è un nuovo modello di sviluppo che si deve basare necessariamente sulla sostenibilità economica ed ambientale. Se vogliamo davvero che le misure ambientali siano più efficaci, occorrono massicci investimenti nell'economia verde, e occorre che tali investimenti siano scomputati dal calcolo del deficit, dai parametri del Patto di stabilità e crescita.

L'Italia, signor Presidente, dev'essere in prima linea in questa battaglia ed il MoVimento Cinque Stelle, che è risultato la forza politica più ambientalista all'interno del Parlamento europeo, le chiede uno sforzo aggiuntivo in questa direzione quando siede ai tavoli europei: le chiediamo di stimolare la Commissione europea, signor Presidente del Consiglio, a disegnare un sistema finalizzato a proporre incentivi, misure fiscali e regolatorie per favorire una transizione industriale equilibrata. Questo per noi è fondamentale: è nostro dovere e responsabilità della classe politica, Presidente, dare un futuro migliore ai nostri ragazzi e consegnare una terra più pulita alle future generazioni.

La dimensione sociale dovrà essere elemento integrante della transizione verde, affinché tutti i cittadini europei possano trarne giusto beneficio, in termini di nuovi posti di lavoro, di nuova abilità, di una qualità della vita migliore. In Italia abbiamo iniziato a invertire la rotta: abbiamo stanziato 11 miliardi di euro con il piano “Proteggi Italia” contro il dissesto idrogeologico; abbiamo approvato ieri il decreto-legge “clima”, che è il primo decreto-legge che parla di emergenza climatica al cento per cento, e parla di forestazione urbana, di riduzione e riciclo dei rifiuti, di mobilità sostenibile; ancora, abbiamo già approvato alla Camera la legge “SalvaMare”, che ha l'obiettivo di ridurre gradualmente la plastica purtroppo presente nei nostri mari, fiumi e laghi.

Ma anche nella legge di bilancio abbiamo messo tanto riguardo alla sostenibilità ambientale: in primis i 4 miliardi di investimenti per il Green New Deal, e poi abbiamo stabilizzato la cosiddetta norma Fraccaro, cioè quella norma che prevede 500 milioni di euro per tutti i comuni d'Italia per interventi di efficientamento energetico e di sostenibilità ambientale. Insomma, Presidente, diciamo che l'ambiente per noi è la nostra prima stella, e lo stiamo dimostrando con i fatti e non con le parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il Consiglio europeo di domani, Presidente, affronterà di nuovo il tema del bilancio a lungo termine dell'Unione europea, il cosiddetto quadro finanziario pluriennale, nel quale si decidono i contributi dei vari Stati al bilancio dell'Unione europea, ma soprattutto come queste somme verranno spese negli anni che vanno dal 2021 al 2027. Noi diciamo subito che non possiamo accettare che vengano tagliate le risorse a quelle che sono le politiche tradizionali, come la politica agricola comune e i fondi di coesione, senza dimenticare che anche lo spazio e il digitale escono leggermente indeboliti dall'ultima proposta. Per noi non c'è dubbio, l'agricoltura va rilanciata senza “se” e senza “ma”: è imprescindibile per un Paese a vocazione agroalimentare come il nostro, e i fondi di coesione hanno la stessa importanza, se non superiore. Se l'Unione europea è nata per appianare le disuguaglianze fra i vari Stati, noi pensiamo che sia fondamentale che le risorse che servono per lo sviluppo delle regioni più arretrate vengano aumentate e non diminuite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Veniamo all'unione economica e monetaria. Nel vertice euro si discuterà di tre temi decisivi: lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività, la revisione del Meccanismo europeo di stabilità e il rafforzamento dell'Unione europea. Per quanto riguarda la riforma del MES, signor Presidente del Consiglio, mi lasci premettere che troviamo ingiusti e indecorosi gli attacchi che ha subìto in queste settimane. Qualcuno ha voluto, come suo solito, speculare su temi decisivi per il futuro degli italiani al fine di massimizzare consensi: ma cosa ci potevamo aspettare, d'altro canto, da un partito che ha deciso di far piombare il Paese in una crisi nel mese di agosto, semplicemente per capitalizzare, appunto, i consensi? Nulla di altro!

Sono gli stessi, fra l'altro, che hanno approvato con entusiasmo altri Trattati, che hanno avuto delle conseguenze catastrofiche dal punto di vista economico per il nostro Paese. Voglio ricordare in questa sede che fu proprio Giancarlo Giorgetti il relatore ed uno dei maggiori sostenitori della legge con la quale l'Italia inserì il pareggio di bilancio in Costituzione, che è stata una vera sciagura per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, da chi ha scaricato sugli italiani le manovre di austerità, di lacrime e sangue, noi non prendiamo nessun tipo di lezione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la politica di chi la spara più grossa per attirare l'attenzione di quei milioni di cittadini che sono impauriti dal momento storico che stiamo vivendo. Non è però accusando di alto tradimento un Presidente del Consiglio, che sta lavorando in negoziati molto difficili nei tavoli europei, che si fanno gli interessi degli italiani, anzi è il contrario: non si fanno gli interessi degli italiani in questo modo. Intanto deve essere chiara una cosa, che magari non è passata in maniera efficace in questi giorni. Noi non stiamo parlando se ci deve essere, della possibilità che ci sia o non ci sia il MES; il MES esiste già dal 2012, è stato votato anche dal Popolo della Libertà, di cui facevano parte alcuni esponenti che in questi giorni sono andati a Bruxelles e in questi giorni gridano allo scandalo; uno di questi è Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E do una notizia ai colleghi della Lega che oggi…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Che dici? Pagliaccio!

PRESIDENTE. Deputato Mollicone…deputato Mollicone!

FILIPPO SCERRA (M5S). …le trattative sul MES sono state condotte durante l'anno 2011…

GIORGIA MELONI (FDI). Poi ne parliamo!

PRESIDENTE. Deputata Meloni, dopo interverrà il vostro gruppo, quindi facciamo andare avanti, poi c'è il vostro turno (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Andiamo avanti.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Vi siete venduti anche l'anima!

PRESIDENTE. Deputato Mollicone! La richiamo all'ordine. Prego.

FILIPPO SCERRA (M5S). Le trattative sul MES sono state condotte durante l'anno 2011; stiamo parlando di Governo Berlusconi, della cui maggioranza faceva parte la Lega Nord…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Venduti!

PRESIDENTE. Deputato Mollicone, le faccio il primo richiamo formale.

FILIPPO SCERRA (M5S). …che ha contribuito alle trattative dalle quali, poi, si è arrivati all'istituzione del MES (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, anche voi avete la vostra responsabilità. Forse, anche in quell'occasione, i colleghi leghisti erano distratti, come lo sono da circa un anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Come è noto, Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha deciso di porsi verso la riforma del MES in maniera critica, ma senza pregiudizi ideologici (Proteste della deputata Giorgia Meloni). Il Trattato del MES è stato da noi criticato in tempi non sospetti…

PRESIDENTE. Deputata Meloni… deputata Meloni! Deputata Meloni, la richiamo all'ordine (Commenti della deputata Giorgia Meloni). Prego.

FILIPPO SCERRA (M5S). Il Trattato del MES è stato da noi criticato e continuiamo a criticarlo, perché troviamo controproducente condizionare gli aiuti finanziari ai Paesi in difficoltà con la richiesta di tagli massicci di spesa pubblica e con l'aumento delle tasse. Quindi, la filosofia del MES a noi non è mai piaciuta e non piace (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ebbene, Presidente, però, con pragmatismo, abbiamo letto il testo uscito dall'Eurogruppo di giugno e abbiamo individuato delle criticità, per le quali abbiamo ritenuto che c'è bisogno di una riflessione un po' più lunga nei tempi. Per questo plaudiamo assolutamente al risultato ottenuto all'ultimo Eurogruppo, in cui si è deciso di rinviare il voto definitivo sulla riforma del MES. Questa è una vittoria del MoVimento 5 Stelle, ma soprattutto una vittoria del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché avremo la possibilità di analizzare in maniera più dettagliata alcune criticità che per noi ci sono in questa riforma.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Questa è grossa!

PRESIDENTE. Trancassini…Andiamo avanti.

FILIPPO SCERRA (M5S). Ad esempio, riteniamo che le istituzioni politiche - e di questo siamo convintissimi - come la Commissione e i Parlamenti nazionali debbano avere l'ultima parola su ogni decisione. Abbiamo dei dubbi sulle nuove clausole - e l'abbiamo già detto -, le nuove clausole, cosiddette CACs single-limb, che Salvini in televisione ha mostrato di conoscere benissimo, fra l'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che nei fatti renderebbero più facile la possibilità di ristrutturazione del debito. Anche su questo abbiamo i nostri dubbi e il nostro auspicio è che siano riviste.

Detto ciò, non dimentichiamo il completamento dell'Unione bancaria, che è importante almeno quanto il MES. A tal proposito respingiamo fermamente la proposta del Ministro dell'economia tedesco Scholz di ponderare il rischio dei titoli di Stato - e sono soddisfatto di quello che ha detto il Presidente Conte (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) - detenuti nelle banche, che metterebbe in grossa difficoltà il nostro sistema creditizio. Invece, chiediamo di rilanciare con una controproposta, che tenga in debito conto i profili di rischio legati alla detenzione di attività di livello 2 e di livello 3, i cosiddetti derivati, la cui concentrazione in alcune banche tedesche potrebbe creare veramente dei problemi di stabilità finanziaria all'interno della zona euro. Quindi, su questo chiediamo di andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

In questa sede del Parlamento, che avrà poi l'ultima parola sulla ratifica della riforma, noi chiediamo al Governo di rilanciare la logica di pacchetto che ha ribadito il Presidente del Consiglio, che rientrava anche nella risoluzione di maggioranza di giugno che abbiamo visto assieme, a cui abbiamo lavorato, che quindi dovrebbe essere condivisa dalla stragrande maggioranza del Parlamento. La chiusura dei negoziati sul MES deve essere collegata al completamento dell'unione bancaria tramite il Sistema europeo di assicurazione dei depositi e la formazione di un adeguato bilancio dell'Eurozona. Solo con una visione di insieme di tutte e tre le componenti del pacchetto normativo potremo capire, come Parlamento italiano, se questo pacchetto, nell'insieme, ha delle criticità oppure è conveniente per l'Italia e per l'intera Unione europea.

Concludo, Presidente. A noi l'onore e l'onere di imporci nei tavoli europei, con la consapevolezza di essere la seconda potenza manifatturiera del continente ed uno dei Paesi fondatori della Comunità europea. Abbiamo piena fiducia nel Presidente del Consiglio in questo Governo e sappiamo che, anche questa volta, riusciremo a far valere le ragioni di un Paese che vuole tornare ad essere protagonista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Commenti del deputato Mollicone).

PRESIDENTE. Deputato Mollicone, ma che gesti fa? Deputato Mollicone! Colleghi…

Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, il prossimo Consiglio europeo si preannuncia particolarmente delicato, non tanto e non solo per i punti all'ordine del giorno che lei ha elencato e illustrato, quanto per le ricadute sulla politica interna. Non sfugge, infatti, che l'attenzione politica e mediatica italiana si concentrerà sul MES, tema che ha rischiato di spaccare la maggioranza di Governo. Non possiamo fare a meno di considerare quanto è avvenuto, una sorta di teatro dell'assurdo: dopo aver visto uno dei leader di questa maggioranza…

PRESIDENTE. De Carlo, Trancassini, per favore, lontano dai banchi del Governo…

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). …già leader della maggioranza precedente, attaccare pesantemente il Governo di cui fa parte sui contenuti dell'Accordo, quando egli stesso faceva parte del Governo precedente che negoziava proprio tale accordo. La critica politica è sempre legittima, spesso doverosa, ma stavolta ha assunto i toni del paradosso. Siamo preoccupati per le conseguenze che questi atteggiamenti irresponsabili producono: perdita di credibilità internazionale…

PRESIDENTE. Schullian, avvicini un po' il microfono.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). …instabilità istituzionale, rallentamento dei lavori parlamentari, aumento dello spread e rischio speculazione, quindi perdita di soldi reali. Tutto si può migliorare, anche l'accordo sul MES, ma noi crediamo che sia una garanzia e non un pericoloso strumento operatorio al servizio delle banche tedesche, come qualcuno vorrebbe far credere.

Signor Presidente, ancora una volta, ci affidiamo alla sua capacità di rappresentare al meglio le posizioni di un'Italia che, quantomeno, come maggioranza di Governo, dovrebbe parlare con una sola voce. Grazie e buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Ho chiesto di parlare oggi per denunciare l'opera di falsificazione organizzata dalla Lega sul MES (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), un'opera gigantesca e vile. Quella della Lega è un'opera di mistificazione, perché, da settimane, confondono il vero con il falso, il possibile con l'improbabile. Raccontano di un Trattato firmato nottetempo, in segreto, quando di MES si è discusso più volte nelle discussioni di Governo, nel Governo in cui loro facevano parte, e se ne è discusso anche in Parlamento e quando non si è approvato ancora nulla. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto - l'ha ridetto il Presidente del Consiglio oggi - in tutti i passaggi futuri (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Adombrano addirittura di mettere in stato d'accusa il Presidente del Consiglio per intelligenza con potenze straniere, quando l'unica persona che ha da chiarire qualcosa sull'intelligenza con le potenze straniere è Matteo Salvini, che non ha ancora chiarito i suoi rapporti con la Russia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Fanno confusione tra elementi prioritari del negoziato e dettagli. L'unico obiettivo di questa confusione è quella di disorientare i cittadini italiani e di lasciarli con la sensazione di essere ostaggio di forze oscure e minacciose e che l'unico che li può proteggere è Salvini: questa è una vera e propria opera di mistificazione ed è una campagna gigantesca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È una campagna gigantesca, perché la “Bestia”, la macchina della propaganda della Lega, lavora da settimane a diffondere falsità sul MES e a far crescere la paura. È una campagna vile, perché è una campagna che nasconde il vero piano della Lega, che è un piano subdolo, cioè l'uscita dall'euro.

La Lega è convinta che l'Italia stia meglio fuori dall'euro; bene, lo dica, non c'è problema, lo spieghi chiaramente, e non è una mia invenzione, l'ha ridetto di nuovo il presidente Borghi la settimana scorsa in televisione, la Lega pensa che questa sia la strada giusta per l'Italia? Lo spieghi e, invece, che cosa fa la Lega? La Lega non ha argomenti e l'unico modo in cui porta avanti questa storia è quello di raccontare che c'è un'Europa matrigna che ce l'ha con l'Italia, raccontano che il MES sia un organismo privato, raccontano che i risparmi italiani verrebbero trasferiti direttamente nel salvataggio delle banche tedesche e, così, alla fine, imbrogliando, fa credere agli italiani che sia meglio uscire dall'Europa, piuttosto che farsi mettere i piedi in testa dalle banche tedesche, ma è tutto, tutto falso.

Io voglio denunciare tutto questo, perché alcune mie parole che sono state pronunciate in quest'Aula sono state utilizzate da quella campagna. In quest'Aula, il 19 giugno di quest'anno io chiedevo conto al Presidente del Consiglio della posizione del Governo, della Lega e del MoVimento 5 Stelle sul MES e dicevo e, cito: “Forse lei non si è accorto che quella che sarà in discussione è l'idea che a maggioranza altri Stati europei possano decidere di ristrutturare il debito italiano; se così fosse” - continuavo – “sarebbe un problema, questo meccanismo potrebbe penalizzare pesantemente il nostro Paese”. Questa non era la mia opinione sul MES, era un modo per mettere in guardia su un rischio vero che correva il nostro Paese. Io non ho paura, non ho paura a ripetere quelle parole (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non ho paura a ripeterle, nonostante sia stata esposta, come sempre, alla gogna mediatica che la Lega crea online (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), io pronunciavo quelle parole a poco più di due settimane dal rischio dell'apertura di una procedura di infrazione contro l'Italia. Quando parlavo, la Lega, e ve lo ricorderete tutti, stava facendo un pericoloso braccio di ferro con l'Unione europea, scommettendo il futuro dei nostri figli; era assente dai tavoli europei, minacciava politiche economiche che avrebbero portato l'Italia a rischio di default. Dato che allora si stava scrivendo il nuovo Trattato sul MES, quel rischio esisteva, c'era chi voleva commissariarci a maggioranza perché dell'Italia, di quell'Italia, non si fidava. Io ero preoccupata, eravamo preoccupati in tanti, non solo qui dentro, erano preoccupati tanti cittadini italiani, perché non sapevamo se il Governo italiano di allora sarebbe stato in grado di difendere i nostri interessi e di evitare quel voto a maggioranza sul debito. Per fortuna quel rischio non si è concretizzato, l'Italia ha il potere di veto sul MES, per fortuna, oggi, c'è un Governo diverso, come ci dimostrano, ogni giorno, in particolare, i Ministri Gualtieri e Amendola che lavorano ogni giorno su questi temi e si sono opposti al vero rischio che ci sarebbe nella ponderazione dei rischi dei titoli di Stato detenuti dalle banche. Abbiamo difeso l'Italia allora e lo facciamo anche oggi, anche oggi che facciamo una cosa diversa da quella che farebbe la Lega: noi lavoriamo insieme agli altri Stati europei, non contro, perché è così che si trovano le soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, infatti, nell'attuale testo del MES, l'Italia non la commissaria nessuno, nessuno ci ristruttura il debito. Voglio denunciare quello che sta facendo la Lega, perché la Lega sta usando i cittadini italiani (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Si è intestata la campagna contro il MES, perché alla Lega conviene elettoralmente sparare contro l'Europa. Forse il tema dei migranti non tira più così tanto e allora si è inventata questa storia del MES (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ha scelto un acronimo per far vedere che c'è un'Europa lontana, che c'è un'Europa incomprensibile; ha addirittura chiamato i cittadini ai gazebo, ha raccolto le firme su un argomento (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) sul quale il vostro segretario non ha idea di che cosa si stia parlando!

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…dopo, dopo il vostro intervento.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Come ha dimostrato il bravo giornalista di Fanpage, la settimana scorsa, che ha chiesto a Salvini di che cosa si trattasse, quando si parlava di CACs e lui non ha saputo rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). State usando le persone, la loro fatica, le loro perplessità, semplicemente per spingere un'idea dannosa che è quella dell'uscita dall'euro. Questo comportamento va denunciato, va smascherato, perché fa male prima di tutto all'Italia. Immaginate per un momento se la Lega ai gazebo, nel week-end, avesse fatto una cosa diversa, avesse detto la propria opinione, ma basandosi sui fatti; invece, di usare un acronimo avesse spiegato che il MES è un'assicurazione (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che, certo, le assicurazioni hanno un costo, hanno un costo, ma se la Lega avesse chiesto…

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Venduta!

PRESIDENTE. Deputato Ferrari! Deputato Ferrari! Chiedo poi di rivedere le immagini e riascoltare l'audio di quello che ha detto, perché io non ho sentito.

ANDREA ROMANO (PD). Noi lo abbiamo sentito perfettamente.

PRESIDENTE. Prima, facciamo finire l'intervento. Concludiamo l'intervento; si conclude l'intervento poi ci sarà il vostro…(Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, non si urla in Aula, non si urla in Aula! È inutile, non si urla in Aula (Proteste del deputato Guidesi)…deputato Guidesi… deputato Guidesi…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, io non ho problemi, evidentemente, quello che sto dicendo rende molto difficile ai colleghi della Lega seguire...

PRESIDENTE. Deputata Quartapelle, concluda l'intervento. Deputata, concluda l'intervento.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, io stavo intervenendo…Il MES è un'assicurazione e se voi lo aveste spiegato… se voi aveste chiesto agli italiani…

PRESIDENTE. Deputato Romano… deputato Romano… senza indicare. Deputato Romano, non si preoccupi. Deve concludere l'intervento. Deputato Romano, non le ho dato la parola… Prego.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Si vede che sto davvero dicendo delle cose che gli danno fastidio (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Comunque, se la Lega avesse spiegato agli italiani che si sta sottoscrivendo un'assicurazione, gli italiani avrebbero risposto in modo diverso e se avessero spiegato che senza un'assicurazione ci sono dei rischi, gli italiani avrebbero risposto, io credo, in modo molto diverso, perché lo sappiamo tutti come ce la si cava se si affronta un problema senza un'assicurazione. Ecco, io penso che gli italiani siano molto più intelligenti di come li vorrebbe la Lega (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quindi, penso che avrebbero firmato in molti di meno, lo ripeto, in molti di meno ai gazebo della Lega se si fosse spiegato di cosa si sta trattando.

PRESIDENTE. Concluda, deputata. Colleghi…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Sono voluta intervenire perché non è giusto, non è giusto che la Lega prenda in giro così i cittadini italiani (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti del deputato Guidesi)...

PRESIDENTE. Deputato Guidesi…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Soprattutto su scelte così importanti come i loro risparmi, il debito e l'euro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ziello sul Regolamento. Colleghi… colleghi, sta parlando il deputato Ziello sul Regolamento.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Signor Presidente, faccio un richiamo al Regolamento, quarto comma dell'articolo 36, perché la deputata Quartapelle, nel suo intervento, oltre a dire una miriade di falsità (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico), si è rivolta non a lei, come è previsto dal quarto comma dell'articolo 36, ma al nostro gruppo. Pertanto, le chiedo, signor Presidente, di svolgere il suo ruolo nel massimo rispetto di garante di tutti i gruppi parlamentari, come dovrebbe essere, perché, altrimenti, se non fa rispettare il quarto comma dell'articolo 36, lei è il garante della maggioranza di cui il suo partito fa parte, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le chiedo, per cortesia, di far rispettare questo Regolamento, soprattutto nei confronti di una parlamentare che è alla seconda legislatura e dovrebbe sapere che si parla rivolti verso il Presidente, non verso altri gruppi parlamentari, per sfottere o offendere la Lega (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Proteste della deputata Quartapelle).

PRESIDENTE. Deputata Quartapelle… deputata Quartapelle…Deputata Rotta, su cosa chiede di parlare? Colleghi, per favore…

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, sull'ordine dei lavori, perché durante l'intervento della collega Quartapelle si è udito distintamente dai banchi della Lega la parola “venduta”; e, allora, io sono a chiedere, a nome del mio gruppo, la censura da parte sua e, naturalmente, di accertare di chi sia la responsabilità, anche perché, appunto, arriva da quelle fila la parola “venduta”. Ci sarebbe da chiedere ben altro alla Lega a proposito dei 49 milioni e dei rapporti con la Russia a proposito di chi è venduto (I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono le parole: “Venduti, venduti”)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, andiamo avanti che adesso c'è l'intervento…Deputata Serracchiani… Serracchiani… Migliore, su cosa?

GENNARO MIGLIORE (IV). Venduti non si può dire!

PRESIDENTE. Ho già detto prima che rivedrò le immagini, so che non si può dire e lo stigmatizzo… ascolterò l'audio (Proteste dei deputati Trancassini e Luca De Carlo). Trancassini? De Carlo, lei non è al suo posto, quindi, non può avere la parola. Prego, deputato Trancassini.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, in quest'Aula, quando fu annunciato il passaggio dell'onorevole Galantino al gruppo di Fratelli d'Italia, i suoi amici di partito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), in coro, hanno intonato per un quarto d'ora: “venduto”.

E a noi, per essere arrivati fino a lì a dirgli che non si fa, lei ha fatto un richiamo scritto. Dopo tutto quello che accade in Parlamento, lei ha scritto a me e all'onorevole De Carlo proprio perché lei è di parte, Presidente, lei è di parte! Non lo può fare il Presidente della Camera. Lei è di parte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Deputato Trancassini, è chiaro che quando io scrivo anche le lettere, l'analisi… l'analisi, è di tutto l'ufficio di Presidenza. Lavoriamo insieme (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)…Io…infatti, arriviamo quasi sempre all'unanimità e mi sembra che quel caso era anche all'unanimità (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Ha chiesto di parlare il deputato Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Mi scusi. Nella confusione non ho capito bene: l'Ufficio di Presidenza all'unanimità ha votato la loro… cosa?

PRESIDENTE. Ho detto che l'Ufficio di Presidenza è quasi sempre all'unanimità.

MARZIO LIUNI (LEGA). Ah, quasi! Perché le avevamo consigliato vivamente di punire anche i provocatori, sennò sarebbe stata una bolgia qui dentro. All'unanimità niente (Applausi dei deputati del gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia – Proteste del deputato Rixi).

PRESIDENTE. Deputato, non può parlare così. Se vuole la parola si alza, la chiede e gliela do.

EDOARDO RIXI (LEGA). Non è giusto!

GENNARO MIGLIORE (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Migliore?

GENNARO MIGLIORE (IV). Per un richiamo al Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Quali articoli?

GENNARO MIGLIORE (IV). Articolo 8 e seguenti, ovviamente, sull'ordinato andamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi! Prego, deputato Migliore.

GENNARO MIGLIORE (IV). Vede, Presidente, non c'è neanche bisogno che io dica “ordinato” che i disordinati stanno da quella parte (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Migliore, lei sta facendo un richiamo al Regolamento e si deve attenere a quello.

GENNARO MIGLIORE (IV). Lo sto facendo, lo sto facendo se me lo consente. Lo sto facendo se me le consente.

PRESIDENTE. Prego.

GENNARO MIGLIORE (IV). Abbiamo tutti distintamente sentito vari interventi che utilizzavano la parola “venduti”. Vanno censurati, perché altrimenti l'ordinato andamento di questa discussione non ci sarà, perché non esiste che una parte del Parlamento accusi un'altra parte di un atteggiamento che, peraltro, è sanzionabile persino dal punto di vista penale (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Peraltro, in questo momento, in questo momento…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

GENNARO MIGLIORE (IV). …un collega della Lega le ha appena detto che l'ha avvisata di intervenire sui provocatori. Ora, che lei non reagisca a un'azione di questo genere, dove un deputato si permette di rivolgersi alla Presidenza, dicendo: “vi abbiamo avvisato” e lei non prende provvedimenti (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) rispetto a questo atteggiamento per quanto mi riguarda rappresenta una violazione di tutta la Camera e non solamente della sua figura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Migliore, io ho ascoltato benissimo il deputato Liuni e so che cosa intendeva, perché lavoriamo all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Quindi, non si preoccupi, perché ho compreso benissimo da questo punto di vista. È chiaro che stigmatizzo mille volte, come ho già fatto mille volte in quest'Aula, sia l'intervenire quando non si è chiamati a intervenire sia le parole che non devono essere pronunciate come queste qui. Non c'è ombra di dubbio.

Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati a dare al nostro Presidente un importante mandato perché in Europa non si discuterà di qualche inutile e astruso regolamento per il diametro di qualche ortaggio ma, in realtà, parliamo di trattati internazionali, quei trattati che una volta ratificati diventano del tutto sovraordinati alle nostre leggi. Quindi, nessuno pensi che queste decisioni potranno essere emendate in futuro: il trattato è per sempre (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il problema, però, è cosa farà il nostro rappresentante, indipendentemente da ciò che è scritto nelle nostre risoluzioni, perché forse è il caso di ricordare cosa accadde a giugno. Vede, Presidente, per arrivare a fare l'informativa alla Camera - quella che abbiamo sentito la settimana scorsa - il Presidente del Consiglio ha fatto fare ai suoi collaboratori un lavoro certosino per cercare nelle note scritte in piccolo le volte che si è nominato il MES in passato per far credere che noi eravamo informati di tutto. Però, così facendo il Presidente ha offeso il Parlamento e ha umiliato l'onorevole Di Maio, che gli sedeva imbarazzato di fianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma chi credeva di prendere in giro? Noi abbiamo seguito da vicino la trattativa a giugno e il mandato che aveva era solo uno: era dire che quel trattato l'Italia non l'avrebbe mai firmato e glielo dissero Salvini e Di Maio.

Ma nel caso non vogliamo credere a quello che le è stato detto direttamente, allora ci dica, Presidente, che cosa non ha capito quando l'onorevole Molinari in quest'Aula le disse che l'evoluzione del MES che si stava pensando era una follia e noi “non lo possiamo accettare”? Che cosa non capiva? Poi, intervenne il capogruppo D'Uva e i partiti che la sostenevano erano quelli, perché poi è un po' difficile pensare quale fosse il mandato politico se due partiti le dicono queste parole di dubbia interpretazione. Dicevo che quando intervenne il capogruppo D'Uva le disse: “Avallare nella sua forma attuale la riforma del MES significherebbe legittimare proprio quelle stesse regole fiscali che stiamo criticando da anni. Non possiamo accettare che si tracci una riga che distingua fra gli Stati di serie A e gli Stati di serie B. Ecco perché, Presidente, sul MES - e cito sempre l'onorevole D'Uva - l'Italia dovrebbe farsi sentire a gran voce, con inflessibilità, e non si deve procedere oltre su questa riforma”. Cosa non capiva? Cosa non capiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Se il giorno in cui lei, che aveva la responsabilità del nostro mandato, vede sul sito del MoVimento 5 Stelle, il partito che, ahimè, l'ha proposta come Premier, un post che si intitola: “No a questa riforma del MES” e dopo una corretta spiegazione del problema - ottima devo dire - scrive: “Abbiamo chiesto al Governo di non votare e, quindi, di fatto porre il veto a una riforma di quel genere”. Ma cosa non capiva? Me lo dica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? E se poi Gualtieri e Centeno ci dicono che il testo invece è stato da lei approvato ed è chiuso, cosa dobbiamo pensare?

Quando l'abbiamo visto adagiato sui divanetti con la Merkel, Macron e Rocco Casalino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) davanti a un bel giro di birre, se li ricordava questi impegni? Se li ricordava questi impegni che il Parlamento le aveva consegnato? Certo, è un po' anche colpa nostra, onorevoli colleghi, e ci mettiamo anche noi, che abbiamo dato la fiducia a questa persona, perché, certo, se da Cavour e De Gasperi, passiamo a mandare a trattare con l'Europa Conte e Rocco Casalino che cosa ci possiamo aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Noi forse siamo ingenui, ma cosa posso pensare se io sento che il Trattato è stato approvato ed è chiuso? Che lei è un traditore, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il tradimento, però, va sanato con qualcosa: con la dignità. Una prima occasione l'abbiamo persa e l'ha avuta l'onorevole Di Maio, perché, mentre lei qui faceva credere che questo Parlamento non avesse fatto altro che parlare di MES in passato e che Di Maio sapeva tutto, che aveva approvato ogni sua mossa, ma che bello sarebbe stato se si fosse alzato e le avesse detto: “Piantala bugiardo”, lasciandola sola, andandosene via e, infatti, anche oggi non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Però, adesso c'è un'altra possibilità, e qui mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Non è impossibile sapere come la pensate veramente sul MES e la revisione del Trattato include il Trattato precedente e la peggiora, perché è un'orribile unione fra MES e Fiscal Compact con le stesse regole. Allora, permettetemi di citare qualcuno di voi. Comincio con l'onorevole Tiziana Ciprini, che diceva: “Solo un Governo di diversamente intelligenti poteva firmare la condanna a morte del proprio popolo.

Non era obbligatorio firmare il Fiscal Compact e il MES per rimanere in Unione Europea: 173 di questi diversamente intelligenti siedono ancora in quest'Aula” e poi iniziò a indicarli uno a uno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ora, sempre l'onorevole Ciprini diceva: “Con le leggi di ratifica del Fiscal Compact e del MES ci avete condannato a essere una colonia delle superpotenze, da spogliare a piacimento; avete rinunciato ad essere uno Stato sovrano; ci avete consegnato nelle mani di un'oligarchia finanziaria anonima. Mi sono convinta che quel giorno d'estate avevate già la mente in vacanza e non sapevate cosa stavate votando, allora vi rinfresco la memoria. MES, Meccanismo europeo di stabilità…” e segue una perfetta descrizione del MES, perfetta: andatevela a rivedere sugli stenografici. E sempre l'onorevole Ciprini chiude: “Ricordo che non tutti i Governi sono coglioni come quello italiano e alcuni si sono rifiutati di firmare” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Presidente! Ma dove siamo!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Questo è quello… cito, sto citando lo stenografico dell'onorevole Ciprini.

PRESIDENTE. Deputati… Deputati… Deputati…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). In questa… non ho aggiunto niente…. ho citato l'onorevole Ciprini. In quell'occasione in cui l'onorevole Ciprini, molto correttamente, raccontò di che si trattava il MES, si alzò, per esempio, l'onorevole Giuseppe Brescia, che indicò a dito la lista dei deputati che avevano votato il MES; si alzò Laura Castelli, che disse. “Chi avete informato quando avete deciso di votare questa roba abominevole del MES?”; si alzò Alessandro Di Battista, che puntò il dito contro l'onorevole Boccia e disse: “È colpa di Boccia Francesco che ha votato a favore del MES e del Fiscal Compact”; si alzò Maria Edera Spadoni, che disse: “Continuo la lista dei colpevoli che, votando il MES, hanno di fatto infilato la nostra testa nel cappio del boia: per esempio, Rosato Ettore” una curiosa cosa fra due Vicepresidenti; si alzò l'onorevole - dov'è che era? Era lì - l'onorevole Carlo Sibilia, che disse, mentre si dicevano i nomi di chi aveva votato il MES, “è fastidioso, eh, sentire il proprio nome nella lista dei traditori della patria, i traditori della Repubblica italiana che hanno votato il MES. Chi si è macchiato di questa colpa è un traditore e vi voglio guardare in faccia tutti per ricordarlo”, sottosegretario Sibilia. Poi si alzò anche Manlio Di Stefano, e disse…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Eh, un secondo, sono stato anche interrotto. “Quando fate campagna elettorale fatela dicendo che avete approvato voi il MES e vediamo quanti vi voteranno. Fate la campagna elettorale, così ricordate che li avete uccisi ogni giorno e li uccidete grazie alle vostre scelte scellerate”. Giulia Grillo: “Avete mai sentito, in campagna elettorale, Renzi parlare del MES? No, perché, quando è stato approvato, è stato approvato nel totale silenzio dei media”. E poi una bella mozione che dice: “Appare paradossale che il destino del denaro degli Stati sovrani conferito a un fondo per tutto il MES venga utilizzato per salvare banche e banchieri regalando loro questo inammissibile salvacondotto sovranazionale”, firmata da Sibilia, Di Stefano, Zolezzi, Tofalo, Liuzzi, D'Incà…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Borghi.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Bene, bene, bene. Allora, mi spiace, ma dobbiamo salvare l'Italia dal pericolo del MES e da un'umiliazione e l'umiliazione non è facendo credere che firmeremo: diamo chiaro mandato, sperando che non tradisca di nuovo ma, se tradisce di nuovo, vuol dire che scende dall'Antenora al nono cerchio, a questo punto, perché qui veramente andiamo sempre più in basso, dicendo semplicemente che, finché non si cancelleranno i riferimenti alla ristrutturazione del debito, che è incostituzionale per l'articolo 47; la riforma delle clausole di azione collettiva; i parametri di condizionalità che ci impedirebbero di accedere ai fondi del MES senza passare per le procedure aggravate incostituzionale per l'articolo 11; l'Italia non firmerà mai. È così difficile andare a dirgli questa cosa? È così difficile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Senza fare la logica di pacchetto, il pacchetto progressivo o qualsiasi altra scemenza che si pensa per confondere le idee…

PRESIDENTE. Deputato Borghi, deve concludere, ha finito il tempo, ha anche recuperato.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Sì, adesso chiudo. Adesso chiudo, Presidente, adesso chiudo, proprio due righe. E ricordi a tutti, quindi che non provino nemmeno - mi sembra che almeno su questo siamo d'accordo ancora - a disegnare un'unione bancaria che differenzierà il rischio dei titoli di Stato, informando tutti che il Parlamento italiano da oggi controllerà anche le virgole. Ci hanno umiliato per troppo tempo: qui c'è in gioco molto di più, cari colleghi, di un paio di mesi di stipendio, perché è difficile che duri anche il Governo, quindi è un paio di mesi che c'è in gioco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). C'è in gioco un posto nella storia…

PRESIDENTE. Deputato Borghi, deve concludere.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Chiudo, guardi, veramente. C'è in gioco un posto nella storia: cerchiamo, per una volta, di essere ricordati non per la solita umiliazione, non per essere “calpesti e derisi” come dice anche il nostro inno; cerchiamo di essere protagonisti di una nuova era, in cui l'Italia si farà rispettare come merita, a testa alta, con la dignità che dobbiamo ai nostri padri! Viva l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi, per favore, un po' di silenzio.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Considero le comunicazioni del Presidente del Consiglio prima dei Vertici europei uno dei momenti più importanti della vita parlamentare. Pertanto proverò ad affrontare le questioni al centro del Vertice di domani e dopodomani ed eviterò di polemizzare. Credo sia utile provare a stare sul merito e dare le indicazioni che riteniamo necessarie al Governo e al Presidente del Consiglio. A me pare che sia difficile non guardare con preoccupazione lo stato della discussione nell'Unione europea e nell'Eurozona. Siamo in un passaggio di fase, a livello globale, a livello europeo, e tuttavia a me pare che continui a prevalere un andamento inerziale che aggrava sempre di più lo scarto tra quanto sarebbe necessario fare e quanto è oggetto dell'agenda politica.

Domani e dopodomani uno dei punti importanti al Vertice è il cambiamento climatico. È diventato di moda: transizione ecologica e sociale dell'economia prima era un'espressione quasi esoterica, è diventato, invece, linguaggio comune. Come è linguaggio comune l'obiettivo di salvaguardare la dimensione sociale della transizione ecologica. Eppure, è difficile sfuggire alla valutazione che si tratta di una sorta di newspeak - ricordate 1984? - che si facciano affermazioni assolutamente condivisibili, ma che poi le scelte continuino ad andare da un'altra parte. È difficile cambiare meta tenendo fermo il percorso, la strada che si segue, e faccio qualche esempio. È stato preoccupante, da parte della neo Presidente della Commissione europea, von der Leyen, subito dopo le elezioni, affermare che investimenti green non potranno mai essere scomputati dal calcolo del deficit rilevante ai fini dei Trattati europei. Rimane preoccupante che, nonostante le affermazioni che si fanno rispetto alla centralità dell'obiettivo del cambiamento climatico, si voglia confermare - spero non sia questo l'orientamento del Parlamento italiano - un Trattato come il CETA, che prevede tutta una serie di interventi che vanno di fatto ad abbassare standard sociali e ambientali. Si continua a far finta che si possa procedere come nulla fosse. Vi invito a riflettere su una affermazione molto netta ma, a mio avviso, molto efficace che ha fatto qualche mese fa il direttore di un giornale che difficilmente può essere definito sovranista, come Le monde diplomatique. Serge Halimi, in un editoriale scriveva: libero mercato ed ecologia, perché è evidente che se tu non metti delle protezioni al cosiddetto libero mercato e continui a scambiare merci, servizi, capitali, persone con Paesi dove gli standard ambientali e sociali sono minimi, tu non riesci a migliorare la qualità della tua attività produttiva e questo, ahimè, vale anche per Taranto. Serve una politica industriale attiva e discrezionale: una questione che rimane un tabù per i Trattati europei.

Servirebbe un bilancio multiannuale, come lei prima ricordava, Presidente Conte, sufficientemente dotato per poter appunto fare quegli investimenti che sono preclusi a livello nazionale, ma che dovrebbero trovare nel bilancio europeo una fonte di finanziamento importante. E, invece, come ricordava, siamo molto lontani da obiettivi minimali. Ha fatto bene, ieri, il Ministro Amendola ad esplicitare la contrarietà dell'Italia a un compromesso così irresponsabilmente al ribasso come quello presentato dalla Presidenza finlandese: stiamo parlando di circa l'1 per cento del reddito nazionale lordo europeo. E per favore, poi, non ce la caviamo con la Banca europea degli investimenti, che innanzitutto è una banca e, quindi, ha una accountability democratica piuttosto limitata; e poi prevede questa enorme cifra, 1.000 miliardi, peccato che è dal 2021 al 2030, cioè 0,5-0,6 per cento del PIL europeo. Allora, sarebbe necessario un radicale cambiamento di rotta per dare concretezza e credibilità a quegli obiettivi che pure vengono condivisi, a parole, da tutti. E questo cambiamento di rotta, francamente, nell'attuale discussione - e vengo agli altri due punti all'ordine del giorno del Vertice europeo, e cioè la riforma del Meccanismo europeo di stabilità e l'Unione bancaria - non c'è. Ora, è evidente che è sparito ogni automatismo nella ristrutturazione del debito come condizione per la concessione di aiuti finanziari, ma ci sono cambiamenti sostanziali, c'è un aggravamento – c'è un aggravamento – del rischio di ristrutturazione per le ragioni che ho ricordato la scorsa volta, quando ci siamo intrattenuti il 2 dicembre scorso sul MES, perché c'è un Annex 3 che distingue fra i Paesi, perché c'è un coinvolgimento ancora più esplicito degli investitori privati, perché ci sono quelle clausole CACs, perché l'ultima parola ai fini della sostenibilità del debito ce l'ha il Meccanismo europeo di stabilità, che deve valutare in via esclusiva la capacità di ripagamento del debito tra i Paesi.

Allora, io credo che sia sacrosanto richiamare la logica di pacchetto, come è stato fatto e come fa la risoluzione, ma attenzione: la logica di pacchetto deve essere una logica di contestualità, non una logica sequenziale. I pezzi del pacchetto non sono, ciascuno in sé, autosufficienti; la valutazione deve essere una valutazione di contestualità, quando tutti gli elementi del pacchetto sono sul piano normativo compiutamente definiti. L'Unione bancaria richiederà una grande capacità di negoziato e, probabilmente, tempi più lunghi di quelli previsti. E, per quanto mi riguarda, sarebbe un grave errore - che non potrei condividere - la sottoscrizione della riforma del MES senza avere chiaramente definita l'Unione bancaria.

Allora chiudo, Presidente. Prima, il presidente Borghi diceva che il Governo si muove indipendentemente da ciò che è scritto nelle risoluzioni. Credo che non sia così, abbiamo piena fiducia nel Ministro dell'Economia e nel Presidente del Consiglio dei ministri, che, sulla base di quanto è scritto nella risoluzione della maggioranza che oggi voteremo, si affideranno, come del resto è previsto dalla Costituzione, al pronunciamento del Parlamento prima di assumere le determinazioni dell'Italia sulla revisione del Meccanismo europeo di stabilità. Perché deve essere chiaro un punto: non si fa l'Europa senza popoli. Chi più crede nella possibilità di costruzione dell'Unione europea deve sapere che continuare a procedere o impuntarsi a procedere senza popolo porta a sbattere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. In apertura del mio intervento nel mezzo di questo dibattito così infuocato, ritengo importante fare una premessa. Forza Italia, il gruppo al quale noi apparteniamo, è pienamente consapevole e convinto della scelta europeista che il nostro Paese ha compiuto tanti anni fa. Siamo fra i Paesi fondatori dell'Unione e Forza Italia aderisce, con Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, al Partito Popolare Europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), di cui il nostro Presidente ha contribuito a scrivere la Carta dei valori. Questo, quindi, è il brodo culturale nel quale si muove la nostra azione politica. E devo dire che siamo convintamente europeisti, consapevoli che l'Unione europea rappresenta una conquista, ancora imperfetta, ma da perfezionare, così come l'adesione all'euro è una scelta irreversibile. Tuttavia, questa nostra posizione non può voler dire accettare acriticamente e in maniera totalmente, come dire, con una adesione acritica, appunto, ogni scelta che matura nei consessi europei e nemmeno rinunciare a difendere prioritariamente l'interesse del nostro Paese.

Noi crediamo, Presidente, che questo dibattito sia male impostato dall'inizio, perché vi è una rappresentazione distorta. Siamo in una stagione dove piacciono le conflittualità, le contrapposizioni. E, allora, da un lato, coloro che avanzano delle critiche nei confronti del MES vengono rappresentati come feroci antieuropeisti, che vogliono il male dell'Italia, l'isolamento, e dall'altro, invece, coloro che aderiscono al MES in quella maniera acritica sarebbero i bravi, i buoni, i saggi, i detentori della verità assoluta. Ecco, noi che siamo abituati a ragionare e non a strillare, a questa semplicistica narrazione non ci inchiniamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché basterebbe scorrere alcune delle dichiarazioni degli esponenti della sua maggioranza, Presidente Conte, per rendersi conto che forse qualche problema c'è: lo si trova nelle parole di Fassina, che è appena intervenuto, nelle parole di Di Maio, che sono già state prima ricordate. E, allora, i casi sono due: o nella vostra maggioranza, visto che diversi esponenti hanno rappresentato le proprie criticità sul MES, si annida il virus del sovranismo o, evidentemente, nelle modifiche del MES si annidano dei rischi concreti per il nostro Paese, che noi abbiamo il dovere di non sottacere, e di contribuire a risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E, uscendo da questo Parlamento, ci sono anche dei commentatori che non sono iscritti ad alcun partito, penso al professor Luca Ricolfi, penso a Carlo Cottarelli, penso a Giampaolo Galli, ma anche alle annotazioni, che sono passate troppo sotto silenzio, della Banca d'Italia o dell'ABI, che evidenziano come ci siano delle preoccupazioni fondate. Questo non vuol dire essere contro il Fondo salva-Stati, non vuol dire essere contro l'Europa o arrestare un processo di unificazione, significa semplicemente usare la testa, conoscere i fondamentali del nostro Paese, che, purtroppo, hanno ed evidenziano delle criticità, e andare in Europa per trovare delle soluzioni, nella maniera più unitaria possibile, perché all'Europa delle nostre divisioni e della nostra conflittualità politica interessa poco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E anche noi dovremmo avere la generosità e la lungimiranza di mettere al centro l'interesse degli italiani, non l'interesse di questo o quel gruppo politico.

Certo, poi un dubbio rimane, Presidente Conte. Noi abbiamo rispetto della sua figura, vogliamo credere alle sue parole, però certamente le parole del Presidente dell'Eurogruppo, che dice: “l'Accordo è già stato preso, non vediamo ragione per cambiare il testo”, non depongono a suo favore. Il dubbio che lei sia andato lì e che, in qualche modo, abbia fatto trapelare una adesione dell'Italia purché sia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), magari per ottenere qualche percentuale di flessibilità, per poi aumentare il deficit e aumentare le tasse, a noi questo dubbio rimane. Detto questo, veniamo alle criticità.

Non le sarà sfuggito che nel Trattato ci sono due distinte linee di credito: una per i Paesi virtuosi e l'altra, a condizioni rafforzate, per Paesi in condizioni di finanza pubblica più problematica, tra i quali rientra l'Italia. Questo fatto ci deve in qualche modo metterci in allerta, perché evidentemente vi è la presenza di un debito così importante come l'Italia ha; poi ci sono i risparmi degli italiani, ma il debito è importante e il deficit lo è altrettanto. E non è una sua esclusiva responsabilità, però lei, nei pochi mesi da quando è al Governo, un pezzo di responsabilità se l'è già conquistata, perché mentre porta l'Italia, giustamente, a provare a votare il MES, a firmare quel Trattato con le modifiche, lei presenta al Paese una manovra che tassa gli italiani per 11 miliardi in più e che aumenta il deficit per 16 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, da un lato andiamo verso il “Trattato salva-Stati” e dall'altro scriviamo una legge finanziaria affossa Italia, un Paese al quale il Meccanismo europeo di stabilità potrebbe imporre, nel malaugurato caso di richiesta di un intervento, condizioni pesantissime, che si andrebbero a ripercuotere sui risparmi e sul patrimonio degli italiani. Questo è un fatto, non è purtroppo un terrorismo o una propaganda, è un rischio concreto che noi corriamo, allora è fondamentale sgombrare il campo da equivoci e pregiudizi. Nessuno mette in discussione in Forza Italia la moneta unica, perché noi siamo convinti europeisti, ma entrare nel merito delle criticità del MES e di come risolverle significa stare dalla parte dell'Italia in Europa, non dell'Italia contro l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Così come non ci può non far riflettere il fatto che, leggendo la risoluzione del Parlamento europeo, il primo a sentirsi esautorato è proprio l'unica istituzione europea legittimamente votata dai cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, se rispetto al MES il Parlamento europeo è il primo a rivendicare una centralità, a rivendicare un coinvolgimento, questo fatto noi lo dobbiamo assumere come un principio che vale anche per questo Parlamento. E ricordo che tra le criticità - lo diceva prima anche Fassina - ci sono queste clausole collettive, che sono complicate da spiegare agli italiani, ma sostanzialmente semplificare la procedura di ristrutturazione del debito rischia di trasformare l'istituzione MES in un'agenzia di rating preventiva, e abbiamo visto durante l'epoca Monti cosa è capitato con le agenzie di rating, cosa ha rischiato il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, pretendere chiarezza sulle modalità di voto degli organismi e la contestuale risoluzione delle criticità oggettive, concrete, non romanzate, che emergono anche sull'Unione bancaria, sul Fondo di garanzia unico europeo per i depositi, significa dare davvero applicazione ad una logica di pacchetto sulla quale noi siamo favorevoli, purché il pacchetto non si trasformi in un pacco per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché questo è l'elemento che lei deve vigilare. Quindi, in conclusione, noi cosa le chiediamo? Di non sottoscrivere nessuna riforma del MES fino a quando non saranno risolte le criticità che ho elencato. Occorre dunque riaprire il negoziato sul MES, senza una volontà di conflitto con l'Europa, senza nessuna volontà di uscire dall'Europa, ma con l'idea, essendo noi un Paese fondatore, di dover contribuire in maniera saggia e lungimirante al perfezionamento dell'Unione Europea. Questo significa, anche con riferimento all'Unione bancaria, evitare quella benedetta clausola Schäuble-Scholz, che sarebbe perniciosa per le nostre banche; come altrettanto dannoso è il fatto che questo Fondo di garanzia unico europeo, che a lei piace tanto, intervenga solo in ultima istanza, perché nel caso di un attacco, di un problema, di una necessità di ristrutturare il debito, andrebbero a pagare i risparmiatori con più di 100 mila euro sul conto corrente, poi pagherebbe il Fondo interbancario italiano e da ultimo il Fondo europeo. Questo è un elemento che noi dobbiamo cambiare: se noi diamo dei soldi al MES, è evidente che i risparmiatori italiani debbono essere salvaguardati, così come il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo Fondo di garanzia deve essere di prima istanza, non di ultima istanza. Giusto il suo richiamo al bilancio pluriennale europeo: salvaguardiamo, Presidente, la nostra agricoltura, che non ci siano tagli alla PAC, perché l'Europa, la nostra agricoltura, tante volte non l'ha salvaguardata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È chiaro che questo negoziato è difficile, e noi vogliamo darle il nostro sostegno, perché lei lì rappresenta l'Italia, non è che rappresenta solo il MoVimento 5 Stelle o la sua maggioranza. Lei giustamente prima ha detto che siamo un Paese forte e coeso, peccato, Presidente, che il suo non sia un Governo né forte né coeso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lei si presenta in Europa con l'evocazione del termine “verifica di maggioranza”: solo dopo tre mesi dall'insediamento di questo Governo, voi già avete bisogno di una verifica di maggioranza, che ricorda tanto la Prima Repubblica, le vicissitudini della politica della Prima Repubblica e le maggioranze traballanti. Queste non sono le condizioni migliori per andare a negoziare quel MES, così come noi siamo dispiaciuti che lei, da un lato, giustamente, richiami l'importanza del Parlamento e il coinvolgimento del Parlamento, ma probabilmente, Presidente, questa Camera riceverà uno dei provvedimenti più importanti, la legge di bilancio, completamente blindata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il suo Governo ha approvato in Consiglio la manovra senza intese, senza un'intesa tra le forze di maggioranza. Allora noi assistiamo ad un balletto ridicolo: a componenti della sua maggioranza che rivendicano il taglio e l'eliminazione di tasse che hanno votato in Consiglio dei ministri e che purtroppo non sono state tolte tramite gli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma questo ramo del Parlamento ha il diritto costituzionale e il dovere istituzionale e politico di poter esaminare e votare la manovra, che deve arrivare qua non blindata, ma con la possibilità di un'analisi approfondita del Parlamento. E ricordo al Partito Democratico che l'anno scorso aveva minacciato il ricorso alla Consulta evidenziando l'arroganza e la protervia di un Governo di un colore politico diverso che aveva fatto esattamente quello che voi vi apprestate a fare quest'anno che siete in maggioranza, che siete al Governo, e che per troppi litigi, per troppe conflittualità, e anche per un po' di vanità, non mettete il Parlamento nelle condizioni di poter analizzare la manovra, il provvedimento più importante, che è collegato anche al MES, perché se mentre andiamo a sottoscrivere il MES andiamo a splafonare i conti pubblici facciamo due cose in contraddizione l'una con l'altra, ed esponiamo il nostro Paese a rischi enormi. Ecco perché Forza Italia, senza propaganda, fa appello alla vostra responsabilità verso il Paese: la manovra deve arrivare nelle condizioni di poter essere analizzata, perché la democrazia rappresentativa, cari amici dei 5 Stelle, non l'avete ancora abolita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi intendiamo difenderla, così come difendiamo le prerogative del Parlamento e le prerogative del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tanti auguri, Presidente Conte, glielo dico senza ironia. Vada in Europa, si faccia valere, perché l'Italia ha bisogno di certezze, non di instabilità e non di regole che la portino nel baratro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, tra i temi che lei affronterà domani al Consiglio europeo ci sarà anche il tema Brexit, ovvero lo stato della situazione Brexit e lo stato della relazione futura tra Unione europea e Regno Unito. Presidente, domani avranno luogo nel Regno Unito delle elezioni, giudicate da molti opinionisti le elezioni più importanti per quel Paese dal dopoguerra: i cittadini britannici non soltanto dovranno scegliere sulla questione Brexit, ma anche su due visioni opposte di sviluppo per il loro Paese. È ovvio che ci tengo a rispettare e a non intervenire negli affari interni di uno Stato sovrano, ma non possiamo stare fermi e stare muti davanti a un Premier o un Presidente del Consiglio, il Presidente Johnson, che l'altro ieri ha appunto detto che i cittadini europei residenti nel Regno Unito la devono smettere di trattare il Regno Unito come se fosse il loro Paese. È una vera umiliazione, un insulto ai 3 milioni di europei, ai 700 mila italiani che abitano in quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Lui non si può permettere, anche perché tutte le statistiche dimostrano che i 3 milioni di europei in quel Paese hanno portato oltre 20 miliardi all'erario britannico al netto dei trasferimenti e hanno contribuito a fare grande quel Paese. E quindi le chiedo, Presidente, di dire al suo collega negli occhi domani che non si deve permettere di trattare così i cittadini europei che sono in quel Paese e che non sono una pedina negoziale per rinegoziare sulla Brexit. Il suo Governo è impegnato a prendere ogni iniziativa utile per garantire una Brexit ordinata a tutela di cittadini e imprese, garantire che i negoziati sul prossimo accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito si svolgano in modo trasparente e inclusivo e che venga protetto il principio della parità di condizioni nel mercato interno, per consentire un'intesa zero tariffe, zero quote e zero dumping.

Benissimo, ottimo, è un ottimo punto di partenza, ma le chiedo anche che non si possano non anche includere delle valutazioni complessive su quale sarà il prossimo pacchetto di immigrazione, sui nuovi arrivi dei cittadini europei nel Regno Unito, su quelli che sono già residenti lì, su quelli che arriveranno. Queste valutazioni non possono essere escluse dalla valutazione di come verrà declinata la relazione futura tra Regno Unito e Unione europea, e le chiedo di tenere a mente e di tenere presente queste considerazioni. Ieri il Primo Ministro Johnson ha usato una ruspa per sfondare un muro di gomma, chiedendo agli inglesi di permettergli di completare la Brexit, come se la Brexit fosse la panacea di tutti i mali. Ed è qui che vengo a un'interessante lezione per il nostro Paese, Presidente. In realtà la storia della Brexit è una storia di disagio sociale, la storia di un Paese dove la coesione sociale è stata falcidiata da anni di dura austerità, nient'altro di più.

La soluzione a quel problema sarebbero state scuole, ospedali, asili nido, invece di campagne d'odio contro l'Unione Europea e contro gli stranieri. Spero vivamente che gli amici britannici cambino idea e spero vivamente in un secondo referendum, ma, se Brexit deve essere, il modo più indolore per tutte le parti in causa, europei, britannici, irlandesi, è sicuramente l'accordo che è già stato negoziato, e l'Italia deve prodigarsi in ogni sede per consentirne l'approvazione. Per il resto sarà la storia a giudicare; perfino per il Regno Unito, che per molti potrebbe essere giudicato come il Paese meglio equipaggiato a lasciare l'Unione, l'isolamento porterà meno prosperità, e quindi meno democrazia, meno opportunità e più disuguaglianze. La nostra speranza rimangono le giovani generazioni, che, sono sicuro, tra qualche anno, prima o poi, riporteranno quel Paese nell'Unione dove appartiene. Però mi chiedo se questo sia il canovaccio della Lega per il nostro Paese: ruspa di Governo, umiliazione degli stranieri nel proprio Paese, isolamento. Guardatelo il Regno Unito, colleghi della Lega, guardatelo: un Paese dinamico dove le aziende scappano, la fiducia cala, dove i casi di xenofobia e discriminazione si moltiplicano. Mi chiedo, quindi, se la Lega abbia in mente la storia del Regno Unito come canovaccio per il nostro Paese. E qui vengo a condividere le considerazioni di Italia Viva sul tema del MES, il Meccanismo di stabilità europeo, e il tema dell'unione bancaria. Dobbiamo affrontare la questione del MES per quello che è: un fondo per aiutare i Paesi membri in difficoltà economica qualora ne avessero bisogno; una ciambella di salvataggio a cui uno Stato può decidere autonomamente se fare ricorso o meno. Ricordo che esiste soltanto un accordo di principio, ma che ancora non è stato né firmato né ratificato il MES e che avremo l'occasione di parlarne più approfonditamente a livello parlamentare. Però trovo, Presidente, molto curioso, molto buffo, che sia proprio la Lega a criticare il MES, quando erano loro al Governo negli ultimi 14 mesi, quando è stato definito lo schema iniziale.

Non c'ero e se c'ero dormivo, è questo praticamente l'atteggiamento della Lega in questo momento (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), che usa l'Unione europea come capro espiatorio per tutti i mali del nostro Paese. È veramente buffo che proprio dalla Lega venga l'accusa di essere dei venduti, quando esistono delle indagini della procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti della Federazione russa, una potenza straniera ostile all'Unione europea e che finanzia, sembra finanziare, se seguiamo le indagini, partiti politici del nostro Paese. È veramente interessante sentire accuse di tradimento dalla Lega Nord, quando è proprio la Lega Nord a raccontare bugie al popolo italiano, quando è la Lega Nord ad annebbiare la mente su cosa costituisce l'interesse nazionale italiano, che è, e combacia, con quello europeo. Veramente apprendisti stregoni che, alle prime battute di difficoltà, schiacciati tra l'insostenibilità delle loro promesse e la realtà dei conti pubblici, questa estate sono fuggiti davanti alle loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E quindi ristabiliamo un'altra verità: l'Italia non ha bisogno del MES. Il nostro debito è alto, ma in realtà è sostenibile. La bilancia dei pagamenti è in surplus da anni. I nostri titoli di Stato godono di fiducia grazie al dividendo di credibilità di questo Governo, che ha portato lo spread a dimezzarsi in un anno da 300 punti base a 150 punti base (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), al contrario degli apprendisti stregoni che avevano in mano il Paese prima. Le fragilità del nostro sistema bancario si stanno riducendo, se noi guardiamo alle sofferenze e se guardiamo alla loro capitalizzazione. Quindi, sul MES non è per niente detto che sarà l'Italia la prima a farne richiesta, questo è un altro mito da sfatare. Terzo, il MES, il Meccanismo europeo di stabilità, costituisce un passo positivo verso l'approfondimento dell'unione economica e monetaria, l'avviamento dell'unione bancaria, perché il MES potrà finanziare direttamente il fondo di risoluzione bancario, e questo, per noi, è qualcosa di essenziale per il nostro Paese, essenziale a prescindere dalle parti politiche per reprimere i rischi di contagio delle debolezze del debito sovrano al sistema bancario. È fondamentale istituire una tutela europea dei depositi, uno strumento fondamentale per combattere il panico in caso di crisi, evitare fughe di capitali. Lo abbiamo visto nell'ultima crisi: una moneta unica senza tutela europea dei depositi può, in realtà, a volte aggravare le crisi, perché è molto più facile spostare i fondi fuori dal proprio Paese se invece non c'è un'assicurazione europea dei depositi, e quindi è fondamentale avviare celermente sull'istituzione di una tutela di tutti i depositi a livello europeo. È giusto, quindi, chiedere di condividere i rischi, ma dobbiamo anche operare per ridurli, e quindi dobbiamo lavorare sul nostro debito pubblico per contenerlo e avere finanze pubbliche in ordine, perché soltanto con finanze pubbliche in ordine si può crescere.

È giusto anche fissare alcuni paletti fondamentali nel negoziato, Presidente, che lei avrà con gli altri partner europei, come riprende la risoluzione di maggioranza. No alla ponderazione dei titoli di Stato o a limiti di detenzione dei titoli sovrani per le banche di quel Paese; no alla ristrutturazione automatica del debito in caso di richiesta di prestito al Fondo salva-Stati, come tra l'altro è già previsto nella bozza attuale del Trattato. Per affrontare le prossime crisi è fondamentale, poi, introdurre nuovi strumenti di bilancio, e quindi ben venga il BICC, lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività. Dobbiamo pensare, appunto, a modi di costruire strumenti di finanziamento senza rischio europei, eurobond, a strumenti obbligazionari congiunti. Dobbiamo pensare a introdurre nuovi stabilizzatori automatici per consentire agli Stati di poter rispondere a shock asimmetrici finanziando politiche anticicliche, e da qui l'importanza di introdurre un'indennità di disoccupazione europea che è stata ripresa dal programma della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, o anche pensare a costruire nei prossimi anni un salario minimo europeo. Allo stesso tempo è fondamentale che però noi italiani, che spesso usiamo un europeismo molto retorico, facciamo anche i conti con la realtà, contenere il debito pubblico, e non perché ce lo chiede l'Europa, ma per una questione di giustizia intergenerazionale, una questione di nuovo patto tra generazioni. Infine, Presidente, e concludo, in tema di cambiamenti climatici lei avrà il pieno sostegno di Italia Viva sui nuovi impegni che dobbiamo prendere per la decarbonizzazione totale entro il 2050 e una riduzione delle emissioni del 50 per cento entro il 2030. Quindi ben vengano i finanziamenti della BEI su questo fronte. In termini di quadro di finanziamento pluriennale, noi siamo per un ampliamento del budget dell'Eurozona, del bilancio dell'Eurozona che possa finanziare politiche anticicliche, come dicevo poc'anzi. E infine, Presidente, mi permetta di dare sul tema della Turchia la nostra totale solidarietà a Cipro e alla Grecia contro l'accordo marittimo tra Libia e Turchia e anche un messaggio di solidarietà al popolo curdo-siriano, che ha ricevuto gli attacchi della Turchia di Erdogan (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico) e da cui è fondamentale rilanciare l'Alleanza atlantica per scongiurare un rischio di morte cerebrale, come denunciato dal Presidente Macron (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Ho tentato di ascoltare con attenzione il discorso del Presidente Conte in nome e per conto del gruppo che rappresento oggi di Fratelli d'Italia; le confido, però, un calo di attenzione al minuto secondo.

Un discorso monotono, monocorde, sottotraccia, che ha eluso il tema principale per cui siamo in quest'Aula, rappresentando una sorta di teatro dell'assurdo, perché il Presidente del Consiglio ha avuto la spudoratezza di dedicare non più di qualche spiccioli secondi a: il MES, come se fosse un elemento accessorio della discussione che dovrà fare il 12 e il 13 a Bruxelles. E, allora, evidentemente si è sentito piccato, il Presidente del Consiglio, perché qualcuno ha addirittura evocato nel suo caso l'intelligenza, il reato di intelligenza con potenze straniere. Vi stupirà, ma credo che oggi Fratelli d'Italia farà la parte del più strenuo difensore d'ufficio del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché nel suo caso è impossibile il reato di intelligenza con potenze straniere, perché difetta un elemento essenziale del reato: l'intelligenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Difetta un elemento essenziale del reato, l'intelligenza: che piaccia o non piaccia, Presidente Fico.

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Perché non è intelligente sottoscrivere una modifica del MES che sottopone alle forche caudine economiche e finanziarie l'Italia per il caso in cui dovesse intervenire “l'assicurazione”, come è stata definita dal PD. Vi spieghiamo noi come funziona questa assicurazione: paghiamo un rateo di 125 miliardi per questa assicurazione, e in caso di crisi finanziaria questa assicurazione interverrà con due diverse modalità. Nei confronti dell'Italia, se dovesse mai intervenire l'assicurazione, si pretenderà la ristrutturazione del debito, la svalutazione o l'allungamento dei titoli di Stato, bruciando miliardi di euro dei risparmiatori e rischiando il fallimento delle nostre banche; se la “assicurazione”, come spudoratamente è stata chiamata dal PD, in quest'Aula, dovesse intervenire per la Germania, orbene, con i soldi dell'Italia la Germania potrà accedere senza alcuna penalità e condizionalità.

Ma v'è di più: è prevista la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche. Tant'è che Giorgia Meloni ha intelligentemente ridefinito questo MES non il Fondo salva-Stati, ma il Fondo salva-banche; e vorremmo dire il salva-banche tedesche, recentemente declassate da Moody's, perché piene zeppe di derivati, e che godrebbero dei fondi senza alcuna penalità.

Ed allora condividiamo la linea difensiva vostra: non vi è, in questo caso, intelligenza con potenze straniere, ma deficienza al cospetto di potenze straniere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ed è una deficienza che Giorgia Meloni ha voluto denunciare a Bruxelles, con buona pace dei pentastellati, che evidentemente sono illivoriti all'idea che oggi a Bruxelles, fuori dal palazzo, solarmente, in piazza, a rappresentare gli interessi del popolo italiano, la sovranità nazionale italiana ci sia solamente Fratelli d'Italia, mentre il MoVimento 5 Stelle è a tramare nella stanza del potere, e vergognosamente oggi viene qui a sottoscrivere il MES (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), MES che, per ricordarlo a me stesso prima ancora che al Presidente del Consiglio Conte, rappresenta la prima volta in virtù della quale, nella storia, lo strozzato presta i soldi allo strozzino, che poi glieli retrocederà eventualmente, a tassi usurai: una cosa da scienziati della politica, una cosa da scienziati della politica. E di fronte a questa follia, temiamo anche la cosiddetta…Ve la faccio vedere, perché siete straordinari: la logica di pacchetto progressiva; che è la supercazzola con cui il MoVimento 5 Stelle, per evocare, per citare…

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove, usi un linguaggio appropriato.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). No, per citare… È una citazione.

PRESIDENTE. Va bene.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Eh, beh, lei non conosce la cinematografia italiana: è una citazione, Presidente, glielo posso garantire.

PRESIDENTE. La conosco bene, ma questo non è il cinema. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). No, state facendo di quel cinema voi in Europa che è straordinario, glielo posso garantire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Andiamo avanti, andiamo avanti. Rimaniamo sull'intervento.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie. Se non mi interrompe…

PRESIDENTE. Prego. Rimaniamo sull'intervento.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Non è una parolaccia, comunque…

FABIO RAMPELLI (FDI). È la cazzuola, uno strumento da muratori. Studia, Fico.

PRESIDENTE. Grazie, Vicepresidente Rampelli, per la sua precisazione. Andiamo avanti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). La logica di parchetto progressiva, che – per la denegata ipotesi che lei mi lasciasse, per una volta sola nella sua vita, per sbaglio, concludere un intervento – per noi è intesa come una lenta, progressiva, ma inesorabile, dolorosissima sodomizzazione finanziaria nei confronti dell'Italia: questa è la logica di pacchetto progressiva. Perché questo rappresenta il MES: sottoscritto evidentemente dai pentastellati, me lo lasci ricordare, con l'auspicio che siano riviste alcune criticità. Ecco, quanto siamo distanti dai tempi della rivoluzione pentastellata! La vostra evoluzione, oggi, è pietire a bassa voce piccole, marginali modifiche al MES. Non è stata necessaria una legislatura, son bastati un anno e mezzo di Governo per trasformare il MoVimento 5 Stelle da forza antisistema a scendiletto della trojka europea, che apparecchia la tavola finanziaria ed economica dell'Italia alla trojka europea.

E, allora, non c'è intelligenza con le potenze straniere, come qualcuno dice, ma è l'esempio che non è necessario essere intelligenti per tradire: tradire la sovranità economica italiana, tradire il mandato parlamentare ricevuto, tradire l'indipendenza sovrana economica di questa nazione. E noi saremo sempre contro i traditori, nell'interesse nazionale, che siano traditori intelligenti o sciocchi. È per questo che saremo contro di voi, contro questo Governo, contro questo Governo che, per il tramite del MES, sta inginocchiando l'Italia alla trojka europea, a favore della sovranità economica e finanziaria italiana. È il difetto di fabbrica, che il Presidente del Consiglio non riuscirà mai a comprendere, di chi è qui perché rappresenta chi lo ha eletto, non di chi è il cavallo di Caligola delle cancellerie europee ed è qui solo perché è il cavallo di Caligola delle cancellerie europee.

L'unica cosa che debbo riconoscere, e che tutto Fratelli d'Italia riconosce come dote al Presidente del Consiglio, è quel suo straordinario senso di riconoscenza, che traspare anche dalla sottoscrizione nottetempo del MES. Dote rara, in politica, la riconoscenza! Peccato che il Presidente del Consiglio la riconoscenza la avverta non verso il popolo italiano, ma verso le cancellerie europee; e peccato che questa riconoscenza oggi la stia saldando con i soldi dei risparmiatori del popolo italiano, e non lui personalmente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Nei pochi minuti che abbiamo a disposizione vorremmo sottolineare due passaggi essenziali, eminentemente e prettamente politici perché questo è il luogo della discussione ed è il luogo dell'indirizzo. Tra l'altro, sottolineando il fatto che l'intervento della collega Gelmini, anticipato più volte anche dal collega Brunetta, nel merito del MES e dei rischi che il MES corre, della nostra posizione, per noi è assolutamente condivisibile.

Presidente del Consiglio, è evidente che siamo di fronte ad un passaggio politico cruciale: mai come oggi questa discussione, che avviene ogni volta che il Presidente del Consiglio deve andare a un Consiglio europeo, ha un'evidente portata politica. Non solo per le divisioni all'interno della maggioranza, che sono sotto gli occhi di tutti: sul MES si sono passate nottate a discutere se e come e quali e chi aveva ragione o chi aveva torto e quale mozione o quale parola bisognasse scrivere all'interno della mozione. Ma innanzitutto perché, grazie alla discussione che è accaduta, anche in un confronto duro tra maggioranza e opposizione – si chiama democrazia –, è evidente che l'Italia potrà… ed è questo il nostro auspicio, ed è l'auspicio di tutti ed è l'auspicio anche di una forza o di forze di opposizione che in Europa fanno il tifo per l'Italia. Sono europeiste convinte, sono a favore dell'euro, ma sono convinte che l'Europa debba cambiare e che l'Europa possa cambiare solo se l'Italia gioca un ruolo fondamentale; e lo gioca con tutta la sua autorevolezza, con tutta la sua forza e con la capacità di far capire e comprendere che si può guardare al futuro solo se si individuano le criticità che sono emerse (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,40)

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Dal 2008 ad oggi sono passati anni, sul MES si sono evidenziate delle criticità. Bene: prenda le criticità evidenziate, in maniera… Lei, se effettua un passaggio in più, prende le osservazioni e la mozione che l'opposizione ha presentato, prende la mozione che la maggioranza ha presentato, vede che alcune criticità sono comuni. E, allora, il ruolo politico del Presidente del Consiglio in Europa, con tutta la critica che noi facciamo a questo Governo…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …qui in Italia… Perché, come dice Patuelli, il presidente dell'ABI, e lo ha detto con forza, se il problema è il debito pubblico, il primo ruolo principale di un Governo è stabilire come questo debito pubblico diventa sostenibile, quali politiche si devono attuare.

PRESIDENTE. Deputato Lupi, concluda per cortesia. Ha esaurito il suo tempo.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Allora, e concludo, prenda un mandato forte da questo Parlamento, anche che le viene da un'opposizione dura, nei toni diversi, ma che le dice: andiamo in Europa, facciamo capire che è interesse dell'Europa seguire un'Italia che torna ad essere protagonista. Questo è l'auspicio che le facciamo, stando convintamente all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Conte, nel Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, oltre ai punti relativi ai cambiamenti climatici, al bilancio a lungo termine dell'Unione europea, alla Brexit, probabilmente anche alla crisi libica, con la presa di posizione della Turchia, si tratterà dei progressi compiuti nella revisione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità. Non ho intenzione di spendere i miei minuti che ho a disposizione per dire quanto non ci piaccia questa Unione europea o insistere sulla necessità di cambiare, riequilibrandoli, i rapporti tra gli Stati. Presidente, non graverò nemmeno la sua partecipazione al prossimo Consiglio europeo con mie particolari aspettative, ma utilizzerò il tempo che ho a disposizione per fare alcune sottolineature e considerazioni sul MES, e lo farò in modo semplice e comprensibile per tutti quelli che ascoltano, dentro e fuori da quest'Aula.

Questo MES, ormai, è entrato a far parte della quotidianità della nostra terminologia, come lo fu, qualche anno fa, il termine spread. Il Meccanismo europeo di stabilità contiene al suo interno una serie di criticità che non ci fanno fare sonni tranquilli. La cosa che davvero vorrei - e da qui in avanti mi rivolgerò ai colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle, ma ricordavo anche perplessità espresse dall'onorevole Lia Quartapelle Procopio del PD, che ora però ha spiegato meglio le sue parole - è quella che ci sia una piena consapevolezza della portata delle implicazioni possibili sul futuro del nostro Paese che un provvedimento come questo porta con sé. Il MES è un Fondo finanziato da Stati; è previsto, in casi particolari, il coinvolgimento di privati. Ma che cosa vuol dire il coinvolgimento di privati? Il prelievo sui conti correnti? E come? In che modo? Questo non è scritto da nessuna parte: è il punto 12-B delle premesse.

La compartecipazione dell'Italia al Fondo è pari a 111 miliardi di euro, 125 sottoscritti e meno di 14 già versati. Ovviamente, come dice anche il Governatore della Banca d'Italia, dottor Visco, quei soldi noi non li abbiamo e, quindi, non ce li potranno chiedere in un'unica soluzione, però dovremo versarli. E com'è che li verseremo questi soldi? Un quinto all'anno, per cinque anni, con prima rata entro 15 giorni dall'avvio ufficiale del MES: 22,2 miliardi di euro all'anno, l'equivalente di cinque clausole di salvaguardia dell'IVA da versare cash, e non rinviabili. Però voi mi direte: se fossimo in condizioni di difficoltà, potremo avere accesso al fondo salva-Stati. Forse, ma forse anche no, perché servono dei requisiti specifici per potervi accedere. E i requisiti per la ristrutturazione del debito di uno Stato sono un rapporto deficit-PIL sotto il 3 per cento, un debito-PIL che si avvicini al 60 per cento, al ritmo di un ventesimo all'anno, che con i nostri numeri - fate bene attenzione - sarebbe come dire debito fermo a oggi e PIL in crescita del 3 per cento all'anno, oppure PIL fermo ad oggi e un taglio del debito per 60 miliardi di euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In pratica, noi non lo useremo mai.

La nuova troika che si formerà, come sentivo anche prima da un collega, stabilirà la sostenibilità del debito statale, come fosse una nuova agenzia di rating. I componenti di questa troika sarebbero sottoposti al mantenimento del segreto, ma, data l'imponibilità che è riservata a tutti i componenti del MES, mi viene difficile pensare che questo venga mantenuto. Pensate a cosa accadrebbe se il nostro debito non fosse ritenuto sostenibile e ci fosse una fuga di notizie da parte di qualche componente del MES: la notizia avrebbe un'attendibilità assoluta ed un potere destabilizzante enorme.

I debiti statali presentano clausole che consentono la loro ristrutturazione senza che i creditori si possano opporre, ma che, in qualche modo, però vengono comunque tutelati, essendo previste due votazioni a maggioranza qualificata per la loro applicazione. Il nuovo MES ne prevede solamente una. La ristrutturazione sarebbe più facile, ma per noi, quindi, più costosa: a maggior rischio, corrisponde maggiore rendimento del titolo alla sua emissione.

Il solo fatto, però, di alleggerire il processo decisionale di una ristrutturazione potrebbe scatenare una fuga dai nostri titoli, indipendentemente dal rendimento promesso. Ricordiamoci che la Grecia non vendeva un solo titolo, nonostante il rendimento promesso fosse del 30 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vado a memoria pensando a quegli anni e mi vengono in mente i 35 miliardi che si sono comprati Francia e Germania ad un tasso del 9 per cento, per le casse greche, ma, se non ricordo male, a scadenza, l'equivalente importo lo abbiamo comprato noi e, coincidenza della somma complessiva, eguagliava il famoso “decreto salva Italia”. Quindi, le casse erano comunque le nostre. Massimo D'Alema affermò, in un'intervista televisiva del 2015, che solo una minima percentuale dei 200 miliardi alla Grecia è finita ai greci: solamente il 10 per cento, il resto alle banche per ricomprarsi il debito. Sì, perché il debito te lo devi ricomprare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

C'è un punto temuto dalle banche, che è temuto da Banca d'Italia e da ABI, ed è il backstop: una banca ipoteticamente in difficoltà - e ne abbiamo viste molte, da Monte Paschi di Siena, alla Popolare di Vicenza, a Banca Etruria, a Veneto Banca - può ottenere un aiuto, se non vi sono eventi di default in corso, cioè, in pratica, se non ne ha bisogno; ma se non ne ha bisogno, nemmeno chiederà aiuto. Oppure, se ci sono eventi di default in corso, può ottenere aiuto, purché sia l'ultima istanza e si faccia un piano di rimedio. Ma cosa vuol dire “ultima istanza”? Lo spiega bene l'articolo 18-A, comma 9, lettera b): è bail-in. Quindi, addio depositi sopra i 100 mila euro.

Il piano di rimedio per le banche sarebbe, quindi, una ristrutturazione del debito che, però, potrebbe andare anche più in là, con rimedi oltre la ristrutturazione e, cioè, con un rafforzamento patrimoniale della banca, che potrebbe essere fatto con un rifinanziamento da parte dei soci, che apporterebbero denaro fresco - e questo francamente lo vedo difficile - o se lo potrebbero procurare vendendo sul mercato l'asset più scomodo, che potrebbe tranquillamente essere rappresentato dai nostri titoli di Stato, che davvero diventerebbero quello che già da un po' di tempo qualche agenzia di rating sostiene, cioè appena sopra il livello di spazzatura. In questa eventuale possibile fase, si potrebbero danneggiare - attenzione -, le banche con in pancia titoli di Stato, ma che non chiedono aiuto.

Sempre sul backstop c'è un passaggio interessante: può prevedere una procedura normale eduna procedura d'urgenza, per la quale non serve l'unanimità, ma semplicemente l'85 per cento dei voti. Questa procedura d'urgenza viene attivata in caso di imminente pregiudizio economico o finanziario per l'Eurozona e può essere usata solo due volte; le volte ulteriori devono essere, invece, autorizzate dal consiglio di amministrazione. Vedete, cari colleghi, questi palazzi e questi scranni sono stati il luogo di lavoro di un politico che ha fatto la storia di questo Paese ed amava distribuire perle di saggezza e capitava dicesse che a pensar male si fa peccato, ma molte volte ci si azzecca. Quindi, cosa vorrebbe dire che la procedura d'urgenza o, aggiungo io, semplificata o veloce che dir si voglia, può essere usata solo due volte? Che chi prima arriva, meglio alloggia? No, perché se così fosse, verrebbero in mente due grandi banche con all'orizzonte qualche potenziale fastidio. Io non sono politicamente corretto e le cito: Deutsche Bank e Commerzbank (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, questo meccanismo salva-Stati diventerebbe un meccanismo salva-banche, ma saranno sempre le banche degli altri, anzi sempre degli stessi.

Avete visto il titolo di Milano Finanza stamattina, sulla somma dei derivati finanziari? Difficile anche da pronunciare: 755 mila miliardi di euro. Non è che all'Eurozona la cosa che maggiormente interessa di questo Paese è quella sicurezza, messa comunicativamente, ma chiaramente come garanzia alle preoccupazioni sul debito italiano, alla sua prima visita in Germania, mi pare, al cospetto della Cancelliera Merkel, dall'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è la grande quantità di risparmio dei cittadini? Allora, il nostro risparmio era superiore al debito di ben quattro volte: sia mai che all'eurofinanza interessi anche il risparmio dei nostri cittadini?

Consentitemi, concludendo, un appunto sulla terminologia. I burocrati, tutti i burocrati, hanno ben chiaro che se azioni negative, azioni dolorose, peggiorative per le condizioni della gente vengono chiamate con termini positivi, assumono agli occhi di molti un significato comunque positivo. Questo è l'esempio del termine “ristrutturazione”, ristrutturazione, in questo caso, del debito. Il debito è un concetto negativo, ma ristrutturazione è un concetto assolutamente positivo: se io ristrutturo casa - e, quindi, ristrutturare è un bel termine -, la rendo più confortevole, più accogliente, più bella, in una parola, la miglioro; se ristrutturo il debito, però, devo dire ai risparmiatori possessori di titoli di Stato che questi titoli non glieli pagherai almeno per ora, ma lo farai un giorno molto più in là nel tempo, e non sarà la sola conseguenza, ma sicuramente la più immediata.

Ecco l'inganno della parola e del politicamente corretto. Io non sono politicamente corretto e mi piace chiamare ogni cosa col proprio nome ed al mattino, nonostante il MES, vorrei svegliarmi…

PRESIDENTE. Ha superato il tempo, concluda, cortesemente, deputato Coin.

DIMITRI COIN (LEGA). Vorrei svegliarmi con mia moglie accanto e non con un burocrate sodomita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, conveniamo sul fatto che con il Consiglio europeo di domani e di dopodomani prende avvio concretamente l'attività delle istituzioni europee, dopo il loro insediamento. Confidiamo che si guardi alla conferenza sul futuro dell'Europa come ad un'occasione importante per il suo rilancio, ma per proteggere, come ha detto lei, le prospettive degli europei è necessario essere protagonisti, non spettatori incerti, esitanti o scettici. Per questo va sottoposta a una revisione profonda la proposta finlandese che prevede ipotesi di riduzione del peso del bilancio europeo; è esattamente il contrario di quello che serve, perché determinerebbe il taglio di risorse in settori strategici, come il digitale, la difesa, lo spazio, e, persino, sulle politiche di coesione. Sul Meccanismo europeo di stabilità rileviamo che il dibattito di queste settimane in Italia è stato semplicemente penoso, così come sono sgradevoli gli accenti eccessivi di oggi, con quel “venduti”. Ma venduti su cosa, in cambio di cosa, di rubli? Noi riteniamo che il MES non introduca alcun automatismo sulla ristrutturazione del debito e che, viceversa, rappresenti uno strumento di assicurazione in più, meglio averlo che non averlo. Consideriamo impraticabile l'ipotesi di ponderazione del portafoglio dei titoli di Stato, ma mi pare sia caduta e sarebbe bene, accettate questo consiglio, non si rispondesse ipotizzando la crisi delle banche tedesche sui derivati. Mi sembra un ragionamento un po' alla Borghi che le dà, signor Presidente del Consiglio, del traditore e del bugiardo. Nei giorni scorsi, una banca italiana ha annunciato un taglio di 8 mila dipendenti. È questo il manifesto della salute?

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). È la modalità anche per creare valore? Sembra, piuttosto, un disvalore. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Concluda.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Sì, concludo, Presidente, ha ragione, io non sto presiedendo i lavori…

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha lasciato il Presidente, quindi, vada a concludere perché il suo tempo è scaduto.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, come componente del gruppo Misto abbiamo presentato una risoluzione molto semplice sul MES, con un impegno rivolto al Governo di quattro righe, non abbiamo potuto concorrere alle otto pagine della risoluzione di maggioranza, mi auguro contenga tutto quello che serve. Quando a gennaio farà il tagliando al suo Governo, signor Presidente del Consiglio, veda di suggerire alla sua maggioranza parlamentare una modalità di lavoro meno rissosa e più costruttiva (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marina Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Presidente, nel prossimo Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno importanti questioni, quali la strategia dell'Unione europea in materia di cambiamenti climatici, il quadro finanziario pluriennale e l'unione economica e monetaria. Ne discuteranno in uno scenario economico che continua ad essere condizionato da incertezze e rischi, principalmente dovuti ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla necessità di rafforzare il settore manifatturiero; scenario su cui impatta anche il rischio di una Brexit disordinata. Vi è da più parti la consapevolezza che occorra affrontare la situazione con iniziative che mettano al centro del dibattito la crescita e il conseguimento di più elevati livelli di protezione sociale dei cittadini. È da salutare positivamente, in questo senso, la previsione di una conferenza sul futuro dell'Europa; l'obiettivo resta quello di rilanciare una nuova centralità del progetto europeo che può essere rilanciato se si avrà il coraggio di affrontare, con una visione strategica e a lungo termine, le questioni di cui stiamo dibattendo ormai da qualche anno, una su tutte: bisogna avere chiara la consapevolezza che il progetto europeo può essere rilanciato solo se si avrà il coraggio di affrontare in modo serio la questione del rafforzamento della legittimità democratica delle istituzioni europee. Positive sono le iniziative per la consultazione dei cittadini, ma, fondamentale, è lavorare affinché vi siano nel breve tempo elezioni europee con liste transnazionali. Trovare strumenti per fare in modo che la Commissione europea possa essere, in futuro, maggiormente rappresentativa del voto dei cittadini europei non può non essere oggetto di riflessione della Conferenza sul futuro dell'Europa e una strada potrebbe essere quella dell'elezione diretta del Presidente della Commissione.

Ancora, il progetto europeo si rilancia se alla base della definizione del quadro finanziario pluriennale vi sono una strategia e una visione dell'Europa che vogliamo; troppo spesso la discussione sul bilancio sottende una visione dell'Europa concepita ancora come una mera sommatoria, ancorché coordinata, di politiche settoriali degli Stati membri, piuttosto che come un'entità autonoma dotata di una capacità di bilancio tale da consentire l'adozione di nuove politiche strategiche, con impatti sempre più pervasivi sullo scacchiere globale. In questo potrebbe essere importante utilizzare il meccanismo del semestre europeo come strumento sia per incoraggiare l'effettiva attuazione dei nuovi e ambiziosi obiettivi climatici dell'UE sia degli altri obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Questa indicazione, che trova peraltro riscontro anche nelle dichiarazioni programmatiche rese dalla Presidente della nuova Commissione europea, appare di particolare rilievo, atteso che essa muove dal presupposto che il meccanismo di coordinamento delle politiche economiche attuato nell'ambito del semestre europeo debba sempre di più configurarsi come uno strumento per il perseguimento di obiettivi politici sostanziali e condivisi a livello dell'Unione, piuttosto che, come può invece apparire allo stato, un mero strumento di sorveglianza macroeconomica e di disciplina di bilancio, funzionale, nel caso dell'Italia, al consolidamento delle finanze pubbliche. Ciò è ancor più vero nello scenario attuale, caratterizzato da sfide inedite e quanto mai complesse, quali la lotta ai cambiamenti climatici e la competizione nell'innovazione tecnologica, in ambiti che trasformeranno radicalmente il nostro mondo nel prossimo futuro, quali l'intelligenza artificiale, la robotica e le nanotecnologie. In altre parole, ritengo fondamentale che il dato finanziario e contabile debba essere posposto a quegli obiettivi politici, sociali, ambientali e di crescita inclusiva da cui non è possibile prescindere se si intende davvero rivitalizzare il progetto della costruzione europea e coinvolgere sempre più nei suoi disegni e nelle sue ambizioni i cittadini dell'Unione.

Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale che nel bilancio dell'Unione europea sia rafforzato l'obiettivo del reperimento di risorse proprie, in modo da non gravare sui bilanci dei singoli Stati membri. È necessario adottare misure fiscali europee, in particolare, nei settori finanziario, ambientale e dell'economia digitale e, a tal fine, occorre prevedere la possibilità per l'Unione europea di poter deliberare su alcune questioni fiscali a maggioranza qualificata, superando l'attuale assetto che prevede, invece, il vincolo dell'unanimità. È, questo, uno snodo centrale per addivenire a una maggiore armonizzazione dei sistemi fiscali che sono, di fatto, ancora percepiti come un irrinunciabile espressione di sovranità nazionale, e per conferire all'Unione una maggiore potestà impositiva, perlomeno in alcuni ambiti. È necessario ampliare la capacità di bilancio dell'Unione per far fronte a nuove priorità: ambiente, pilastro sociale, migrazioni, difesa, sicurezza e a obiettivi strategici per competitività, ricerca, innovazione, infrastrutture, spazio, digitale, senza però ridimensionare le politiche tradizionali come la PAC e la coesione, attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie, quali, ad esempio, la tassa sulle transazioni finanziarie, la web tax. Così, come è fondamentale che gli investimenti nazionali e le riforme necessarie all'attuazione degli obiettivi strategici per l'Unione europea possano essere effettivamente realizzati sfruttando al meglio tutta la flessibilità consentita dal Patto di stabilità e di crescita. Penso, in questo momento, agli obiettivi legati al Green Deal; ci siamo dati come obiettivo strategico il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, se vogliamo effettivamente raggiungere questo obiettivo, gli investimenti, le agevolazioni alle imprese e le altre forme strutturali necessarie ad innescare un pervasivo processo di riconversione ecologica dell'economia devono essere favoriti attraverso una declinazione equilibrata ed intelligente del Patto di stabilità e crescita, che deve consentire una maggiore flessibilità, pur nel rispetto dell'obiettivo di mantenere una politica di bilancio prudente e resiliente, rispetto ad eventuali congiunture economiche avverse. Questa è una delle questioni dirimenti che abbiamo dinanzi se vogliamo davvero implementare gli sforzi nella direzione della neutralità climatica del continente e su questo il nostro Paese deve essere protagonista nella fase negoziale. Siamo in una fase storica in cui è necessario essere coraggiosi nelle scelte, dobbiamo elaborare strategie e allocare le risorse economiche per politiche che realizzino i valori su cui l'Europa si fonda.

Se saremo in grado di essere protagonisti in Europa nella definizione di un piano finanziario pluriennale che aiuta davvero la declinazione e la realizzazione di quei valori nell'oggi avremo reso un servizio vero al miglioramento della vita di ciascun cittadino europeo e faremo un passo avanti per raggiungere l'obiettivo di riavvicinare le persone alle istituzioni che le rappresentano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Delrio, Francesco Silvestri, Boschi e Fornaro n. 6-00091, Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00092 e Magi, Tabacci e Fusacchia n. 6-00093 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Agea, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie. Relativamente alla risoluzione Delrio, Francesco Silvestri, Boschi, Fornaro n. 6-00091, il Governo esprime parere favorevole; relativamente alla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00092, il Governo esprime parere contrario; relativamente alla risoluzione Magi, Tabacci e Fusacchia n. 6-00093, il Governo esprime parere negativo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghi, nelle settimane scorse abbiamo assistito nel nostro Paese a un dibattito surreale e schizofrenico che ha messo in luce la confusione del fronte nazionalista - e non solo, purtroppo - sul concetto stesso di interesse nazionale.

Il corto circuito dei nazionalismi si è mostrato con i nazionalisti tedeschi, che accusano il Meccanismo europeo di stabilità di salvare le banche italiane, e con i nazionalisti italiani, che accusano quel Meccanismo di salvare solamente le banche tedesche. Questo non ci ha portato, nel nostro Paese, a mettere a fuoco il vero problema della gestione delle nostre finanze pubbliche, il vero problema che è il debito pubblico del nostro Paese.

Ora, abbiamo appena ascoltato un parere negativo sulla risoluzione che la nostra componente ha presentato, una risoluzione di quattro righe, estremamente sintetica e semplice che prova a porre un orizzonte politico di prospettiva e, cioè, che propone, una volta approvata la revisione del Trattato sul MES che è giunta nella fase conclusiva, di proporre la trasformazione da meccanismo intergovernativo a strumento comunitario integrato nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea, uno strumento che attinga al bilancio dell'Unione europea stessa e quindi, evidentemente, un bilancio che va rafforzato.

Questo è ciò che noi abbiamo ascoltato tra le righe dell'intervento del Presidente Conte e questo è ciò che noi abbiamo ascoltato in audizione dal Ministro Gualtieri. Vedete, colleghi, la politica è un fatto di accenti e noi, che siamo federalisti europei, l'accento vogliamo metterlo…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). …su una prospettiva di sviluppo, di costruzione e realizzazione di un'Europa federale. Questa è una tipica cosa su cui si reagisce alternativamente dicendo “ma è un fatto scontato” o dicendo “ma è un fatto difficilissimo”.

PRESIDENTE. La ringrazio…

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Serve la volontà politica di realizzarlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente del Consiglio, nell'annunciare il voto favorevole della mia componente Minoranze Linguistiche desidero fare alcune sottolineature. Il voto di oggi è un voto che ha il valore di un'assunzione di responsabilità del nostro Parlamento in un momento molto importante, in una fase di transizione per l'Unione Europea.

Noi dobbiamo arrivare coesi e forti sul piano non tanto di un dibattito purtroppo sterile che è avvenuto in queste settimane, perché ha perso il focus. Noi dobbiamo dibattere sugli obiettivi politici, ambientali e sociali che sono sul tavolo ai quali dobbiamo dare un forte contributo per riproporre un progetto di Unione europea in linea con delle sfide su cui nessuno Stato membro riesce a trovare risposte da solo.

Condividiamo alcuni approcci da lei illustrati, Presidente, e in particolare l'importanza di considerare e far considerare la politica agricola e di coesione come un importante obiettivo strategico comune su cui mantenere e dare attenzione e risorse.

Un secondo punto è quello di prestare attenzione a una forma di flessibilità da dare all'attuazione del Green Deal e questo perché è importante che tutti i Paesi avviino una transizione ecologica industriale e non utilizzino risorse comunitarie senza però avviare quelle riforme all'interno del proprio Paese.

Quindi, è importante una flessibilità ma anche condizionalità a questo utilizzo delle risorse.

In ultimo, occorre mantenere una strettissima vigilanza su uno dei pilastri che fa l'Unione europea…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). …cioè quello dei valori, e ne ricordo solo uno che non dobbiamo dimenticare, che è quello della libertà: libertà di opinione e di espressione, su cui non va fatta alcuna deroga con altri Paesi che dobbiamo aggregare.

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Presidente Conte, ci sono dei momenti nella vita politica nei quali ci si aspetta che emerga una qualità che non può essere preclusa a chi ha la responsabilità e l'ambizione di essere un leader. Questa qualità si chiama talento. Io oggi sono venuto con la più ampia disponibilità ad ascoltare la sua relazione rispetto al MES, consapevole anche, Presidente Conte, che lei si trovava di fronte a un passaggio stretto perché aveva la difficoltà di aver presieduto due Governi che hanno avuto due posizioni - usiamo un termine semplice - “complicate”.

Ecco, non le nego che io sono rimasto abbastanza deluso, perché il suo ragionamento ha di fatto marginalizzato il tema del MES e ha parlato di altre cose. Ho ascoltato i 5 Stelle spostare l'atteggiamento soprattutto sul clima, perché è più comodo, evidentemente, che affrontare altri temi, e mi aspettavo qualche cosa di più dal Presidente del Consiglio in un passaggio delicato come questo, perché al netto delle contraddizioni della maggioranza, contraddizioni che inficiano quotidianamente il cammino del Governo e delle quali siamo preoccupati, lei stesso oggi ha confermato, in un'intervista, di essere appeso a una situazione che diventa sempre più complicata.

Ma a noi interessa poco questo: noi vogliamo capire come vanno a finire le cose nel nostro Paese. Voglio capire come intendiamo tutelare un debito pubblico che in parte significativa è garantito dalle banche italiane - vogliamo sapere questo -, vogliamo sapere se c'è una politica economica industriale di questo Governo, vogliamo sapere se c'è una prospettiva di strategia politica, economica, industriale e finanziaria che questo Governo ha o se viviamo alla giornata. La sensazione che abbiamo in questo momento è che viviamo alla giornata, per cui ci chiediamo sinceramente se abbia senso tenere in piedi una situazione di questo tipo o ricercare una situazione di coesione più ampia, di cui questo Paese in questo momento ha sinceramente maggiore bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, Ministri, come è stato ricordato dal Presidente Conte, con la nuova Commissione europea si apre una nuova stagione dell'Unione europea e, quindi, da questo punto di vista, credo che una riflessione vada fatta.

Come ha sottolineato il collega Fassina in discussione sulle linee generali, noi riteniamo che occorra fare uno scatto: bisogna provare a costruire una vera nuova stagione per l'Unione europea che ponga al centro della sua agenda i temi del lavoro e i temi della green economy all'interno di un quadro, però, di lotta alle disuguaglianze.

Perché, se c'è un dato, un elemento, che ci ha restituito indietro questa lunga crisi iniziata nel 2008 è un aumento pericoloso, non soltanto per la tenuta sociale ed economica degli Stati europei ma anche delle stesse democrazie, proprio delle disuguaglianze economiche che oggi sono ritenute veramente e giustamente inaccettabili.

Poi noi diciamo con chiarezza che proprio per riuscire a raggiungere questi obiettivi, proprio per dare il senso di una nuova stagione ci vuole più Europa e non meno Europa. I problemi globali che abbiamo di fronte, le questioni sociali, i temi della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, la sottrazione di centinaia di miliardi ogni anno per pagare lo Stato sociale - questo è il dato che si sta manifestando in questi ultimi anni - necessitano di una capacità dell'Europa, dell'Unione europea di ragionare con più forza. Questo, però, non vuol dire - noi lo ripetiamo tutte le volte, però credo che sia utile - non vuol dire essere acritici, cioè accettare acriticamente l'idea che l'Europa faccia tutto bene e che tutto vada bene, ma, anzi, proprio chi oggi vuole più Europa, chi crede ancora nello spirito europeo vuole criticare, cioè vuole mettere in evidenza gli elementi di difficoltà per provare a risolverli. Questa è la nostra impostazione così come, ad esempio, evidentemente il tema dei cambiamenti climatici va associato a una strategia straordinaria. Non si può pensare di provare a risolvere, a limitare gli effetti dei cambiamenti climatici con strumenti ordinari, e per questo noi siamo d'accordo e chiediamo con forza al Presidente Conte e al Governo di essere alfieri di una richiesta di scorporo degli investimenti su questo tema rispetto ai parametri finanziari, perché non è con strumenti ordinari che si può pensare di intervenire su questi temi. Così come devo dire la proposta finlandese sul budget è assolutamente insufficiente per le cose che ho ricordato prima. Volere più Europa significa avere più risorse a disposizione, più risorse, per dare l'idea di un'Europa non vissuta dai cittadini come matrigna, legata soltanto al rispetto dei parametri finanziari, ma un'Europa capace di ascoltare il grido di dolore che arriva da molti territori sul piano sociale ed economico in quella chiave di redistribuzione del reddito per cercare di limitare le disuguaglianze economiche. Da questo punto di vista, ovviamente c'è una battaglia da fare. Credo che il Governo, sia con l'intervento del Presidente del Consiglio di oggi, sia con quello dei primi di dicembre, abbia ribadito il significato, l'azione rispetto alla riforma dello strumento del MES, dell'Unione bancaria e del BICC.

Crediamo che il tema della revisione vada affrontato, vada affrontato a testa alta, sapendo ed essendo consapevoli di avere un debito pubblico importante, ma al tempo stesso anche di essere stati in questi anni tra gli Stati che sono riusciti - dimentichiamo spesso di ricordarlo - in un'impresa assolutamente non semplice: ad eccezione di un anno negli ultimi dieci, se non ricordo male, noi siamo sempre stati in avanzo primario, un obiettivo tutt'altro che trascurabile, un obiettivo che dimostra anche la nostra disponibilità, la nostra capacità di dare il segnale a chi ci finanzia ogni mese il debito pubblico di essere debitori solvibili e che rispettano i propri impegni.

Non entro nel merito delle criticità che ci sono ancora nello strumento del MES e sull'Unione bancaria: le ha descritte con puntualità il collega Fassina. Ribadisco, però, in questa sede, in dichiarazione di voto, signor Presidente del Consiglio, la nostra assoluta preferenza rispetto alla logica del pacchetto, anche in termini temporali, cioè arrivare insieme alla stesura dei testi definitivi contestualmente tra riforma del MES e Unione bancaria, proprio perché le riteniamo due parti di un unico grande progetto per rendere il debito pubblico e la stabilità degli Stati non soltanto un elemento meramente economico-finanziario, ma in qualche modo un presupposto di sviluppo e di rilancio dell'Unione, dell'Unione stessa, che vive - lo dico - non semplicemente in una logica di somma di interessi nazionali. Gli interessi nazionali vanno rispettati: evidentemente noi rispondiamo, in questa sede, della sovranità nazionale e, quindi, ai nostri cittadini. Però, la storia dell'Europa ci dice che se non si fa uno scatto in alcuni momenti, se non si mette davanti, accanto agli interessi nazionali, anche la generosità, la capacità di guardare oltre, di guardare avanti, evidentemente si rischia di fare soltanto quella sommatoria che, alla fine, porta, per ogni singolo Stato nazionale, non a un più ma a un meno. Questa è la storia della nostra Europa, e ne è – devo dire – testimonianza, da questo punto di vista, il dramma che sta vivendo la Gran Bretagna. Credo che la vicenda della Brexit e la difficoltà di arrivare a concludere le trattative per quella Brexit ordinata che ricordava prima il Presidente Conte dimostra come ci sia uno iato tra la propaganda, tra il sollecitare e solleticare i problemi veri dei cittadini, come è stato fatto dai sostenitori della Brexit prima e in quella campagna elettorale, e poi i problemi reali che ci sono il giorno dopo e che non si possono risolvere con mera propaganda. Credo che questa esperienza dovrebbe aiutare anche noi nel guardare a un tema complesso come la riforma del MES, dove è giusto avere dubbi, è giusto chiedere maggiori approfondimenti e, da questo punto di vista, con grandissimo rispetto, mi permetto di fare un'osservazione politica. In specifico, ho trovato, devo dire con sorpresa, la firma di Forza Italia insieme alla Lega e a Fratelli d'Italia. L'intervento del presidente Brunetta che avevamo molto apprezzato il 2 dicembre pareva andare in una direzione diversa, in un richiamo, che condividiamo, alla ricerca di una posizione comune italiana rispetto a questi come ad altri temi e vediamo la firma insieme a chi invece, coerentemente da questo punto di vista e credo che il rispetto ci debba essere e il rispetto vale sempre in forma biunivoca non soltanto da una parte, ha convintamente una posizione sovranista, con tutte le conseguenze del caso. Credo che, da questo punto di vista, possa e debba essere invece raccolto lo sforzo e il richiamo a una posizione unitaria italiana.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 12,15)

FEDERICO FORNARO (LEU). Quindi – e concludo - per quel che ci riguarda il nostro gruppo voterà a favore della risoluzione di maggioranza; lo farà dopo un lavoro lungo. Voglio ringraziare, da questo punto di vista, chi ha lavorato a questo testo a cominciare dal Ministro Amendola e per quel che ci riguarda a Stefano Fassina. La politica è anche ascolto delle posizioni differenti e ricerca di posizioni condivise e, quindi, quello che noi oggi diamo, in questa risoluzione, è un mandato al Governo, è un mandato chiaro, è un mandato che non può essere equivocato e soprattutto - lo sottolineo perché era un po' il cuore anche del nostro intervento sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio all'inizio del mese - rispettoso del ruolo del Parlamento. Quello che noi avevamo chiesto, cioè ritrovare, anche in questo difficile passaggio, la centralità del Parlamento, lo ritroviamo in questa risoluzione e per queste ragioni voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). La ringrazio. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, Ministro Amendola, onorevoli deputati, nel Consiglio europeo in programma domani e dopodomani i Capi di Stato e di Governo dovranno affrontare un'agenda che comprende tre punti essenziali: la strategia di lungo termine dell'Unione nella sfida ai cambiamenti climatici; il quadro finanziario pluriennale 2021-2027; l'Unione economica e monetaria. Tutto questo nel mezzo di un quadro economico incerto e aggravato dalle tensioni profonde tra Stati Uniti e Cina a livello commerciale e l'eventualità di una Brexit disordinata, non ancora scongiurata. Partiamo, dunque, dalla strategia sui cambiamenti climatici. Rappresentano un impegno e una sfida enorme: l'obiettivo di rendere l'Unione europea il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 ha spinto la Commissione a proporre un Green Deal europeo in cui collocare politiche di crescita coerenti con la sostenibilità ambientale. La risoluzione impegna il Governo a sostenere e promuovere riforme orientate alla crescita sostenibile e all'inclusione sociale.

Vedete, la sfida green è una vera rivoluzione in atto, già in atto. Chi la contrasta, chi non la comprende, chi non la accompagna, si mette inesorabilmente fuori dai processi di sviluppo dei prossimi anni e, forse, dei prossimi decenni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). È una frontiera ineludibile di ambiente, sostenibilità, industria, investimenti, ricerca, innovazione, nuovi prodotti e nuovi consumi, trasformazioni sociali e industriali. È una frontiera in cui dobbiamo esserci, dobbiamo essere i primi. Altre potenze economiche industriali che stanno guidando la crescita mondiale si stanno muovendo pesantemente da anni. Ora, o noi ci siamo, o saremo tagliati fuori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) insieme alle nostre industrie, al lavoro, all'innovazione. Saranno necessarie azioni finalizzate a proteggere l'ambiente e assicurare una transizione industriale equilibrata, attraverso una strategia che tuteli e che protegga il nostro sistema industriale produttivo. Noi non vogliamo fare regali a nessuno, noi siamo consapevoli di questa sfida, ma la seguiremo insieme al Governo, stando molto attenti agli interessi della nostra industria.

La risoluzione contiene punti di assoluta chiarezza anche sulla questione delle riforme dell'Unione economica e monetaria, che trovo utile richiamare. Prima, però, mi sia consentito, va sgombrato il campo da un dibattito degradato. Signor Presidente del Consiglio, io la ringrazio, perché nell'ultimo intervento qui alla Camera lei ha messo nero su bianco, in modo inequivocabile e non smentibile, atto per atto parlamentare, audizione per audizione, ha citato tutti i Consigli dei ministri in cui appare surreale, se non patetico, il tentativo di chi era al Governo e oggi fa finta che il punto in cui siamo arrivati sia calato da Marte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

È un dibattito, quindi, delle opposizioni sovraniste, che degrada, che inquina, è un dibattito inquinante e che non è tollerabile nelle Aule parlamentari. È stato portato avanti dalle opposizioni sovraniste con delle dosi di irresponsabilità imbarazzanti. Sono state buttate addosso all'opinione pubblica falsità, sciocchezze e preoccupazioni sconsiderate: parlo ovviamente del MES. Non c'è, non esiste alcun danno per i risparmiatori, che invece hanno subito i danni veri nel 2018 dal Governo sovranista, con spread alle stelle (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), caduta delle borse, perdite per i risparmiatori, perdita di credibilità. Noi siamo qui, in presenza di un meccanismo, di uno strumento che - alla rovescia delle sciocchezze e delle balle che voi raccontate - protegge il risparmio, che non toglie risorse, anzi le dà, è un'assicurazione, un paracadute finanziario che si attiva solo in caso di necessità o di condizioni avverse, che - come ha ricordato lei, signor Presidente del Consiglio, ma noi ne siamo consapevoli tutti - oggi fortunatamente non ci sono, non riguardano l'Italia, perché fortunatamente l'Italia è tornata nell'alveo dell'affidabilità. È un meccanismo che semplicemente assiste e protegge dal contagio. La riforma del MES non prevede nessuno scambio tra assistenza e ristrutturazione, anzi è volta ad evitare la ristrutturazione. La risoluzione di maggioranza, che noi di Italia Viva votiamo, esclude qualsiasi meccanismo automatico sul debito pubblico. Viene ribadita la contrarietà a restrizioni alla detenzione dei titoli di Stato da parte di banche e istituzioni finanziarie. Viene riconosciuta - mi rivolgo ai leghisti - la centralità del Parlamento, che resta dunque sovrano in caso di attivazione del MES, con procedure di approvazione. Nella risoluzione è contenuto anche il fatto che il Parlamento sarà informato costantemente sui passi e sulle tappe, che, dal punto di vista economico-finanziario, verranno portati avanti nelle tappe dei negoziati. Vengono, cioè, smentite le falsità che sono state raccontate.

Altra falsità: chi dice che tutto era già stato concordato, o mente, o non conosce (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! O mente, o non conosce! La risoluzione, infatti, è coerente con l'impegno del Governo a mantenere la logica di pacchetto e, quindi, oltre al MES, il BICC, cioè l'embrione del budget comunitario, l'EDIS, l'assicurazione sui depositi, e, come ho già ricordato, l'esclusione della ponderazione sui titoli di Stato, che avrebbe costituito e che rischia, in caso contrario, di costituire un pericolo vero; in più, l'introduzione di uno strumento obbligazionario sicuro, il cosiddetto safe asset.

Signor Presidente, Italia Viva voterà la risoluzione perché crediamo che sia un bene per l'Italia. Noi non siamo qui ad esaltare il MES, spero che vi sia chiaro. Noi non abbiamo ossessioni per il MES o per tutti questi meccanismi, semplicemente ci sarà, da oggi, uno strumento che prima non c'era e che protegge l'Unione europea, non solo l'Italia, ma tutti gli Stati dell'Unione, in caso di necessità. Prima non c'era, e si è visto cosa è successo nel 2011, che cosa significa agire nell'emergenza: sarebbe irresponsabile, demenziale, oggi, non dotarsi di questo strumento.

Per Italia Viva, le nostre ossessioni positive sono altre: avere impedito una recessione, lo sbandamento dell'Italia ad agosto, aver lavorato e impedito l'aumento di 23 miliardi sull'IVA (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), avere impedito che l'Italia fosse marginalizzata nel buio solo del sovranismo e che rischiava di non contare più niente.

Noi di Italia Viva oggi vogliamo e lavoriamo per la crescita, per tagliare le tasse, per aiutare l'ambiente, l'innovazione, le imprese, un piano shock di infrastrutture. Siamo qui per dare all'Italia la strada giusta e una strada più dignitosa. Lavoriamo per un'Italia migliore, e per questo annuncio il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Dunque, Presidente Conte, quello al quale lei parteciperà domani e il 13, è il primo Consiglio europeo di un'Europa ormai totalmente consegnata agli interessi franco-tedeschi. Lo dimostra la composizione delle nuove istituzioni europee: noi abbiamo un Presidente della Commissione tedesco, abbiamo una Presidente della Banca centrale europea francese, abbiamo un commissario francese con deleghe così vaste da aver creato malumori in tutta Europa, abbiamo tre vicepresidenti esecutivi tutti appartenenti al blocco dei Paesi allineati all'asse franco-tedesco, abbiamo altri cinque vicepresidenti nei quali non c'è neanche un italiano, abbiamo il povero Paolo Gentiloni messo lì, sotto tutela, da uno dei vicepresidenti esecutivi che fanno parte dei Paesi allineati all'asse franco-tedesco. E dire che ci si sarebbe aspettati, diciamo così, Presidente Fico, un po' di riconoscenza, almeno da parte dei francesi, visto che Gentiloni aveva tentato di regalare loro pezzi di mare italiano pescoso al piano di idrocarburi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma evidentemente non sono così riconoscenti in Europa.

Questo è il primo Consiglio europeo al quale l'Europa partecipa da vassallo. E si vede, purtroppo. Si vede anche dall'ordine del giorno di questo Consiglio europeo, perché noi andiamo in un Consiglio europeo nel quale si parla di tutto fuorché di quello che interessa l'Italia. Penso, per esempio, alla questione libica, a quello che sta accadendo in queste ore: penso che l'Italia avrebbe dovuto e potuto chiedere al Consiglio europeo che l'Europa parli con una voce unica sulla Libia, vista la vergognosa esclusione dell'Italia dal vertice che si è tenuto lo scorso 4 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), al quale hanno partecipato i tedeschi, i francesi, gli inglesi, i turchi e l'Italia esclusa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché, come ci dice Colaninno, oggi contiamo qualcosa e non siamo più isolati: no, collega Colaninno, ci hanno direttamente chiuso dentro una botola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non siamo isolati, in silenzio. L'Italia non c'era, perché noi abbiamo un problema con la Libia? È un tema che ci riguarda? Ma no, figuriamoci, l'Italia è così lontana dalla Libia! Penso all'Accordo di Malta: di grazia, qualcuno ci può dire che fine ha fatto? Ciò perché non era all'ordine del giorno del precedente Consiglio europeo e non è all'ordine del giorno neanche di questo: non si sa più niente dell'Accordo di Malta! Si sa solo che abbiamo preso un'altra fregatura e che il Ministro dell'Interno tedesco ci manda a dire che, nel caso in cui la Germania dovesse mai riprendersi degli immigrati irregolari sbarcati in Italia, manderà dei burocrati a fare i colloqui per essere sicuro di non prendersi gente pericolosa, perché quella la lasciamo agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è l'unica cosa che sappiamo di Malta. Allora, vede che non siamo molto ottimisti. E anche su questa vicenda del Fondo salva-Stati, devo dire, sinceramente, Presidente Fico, sono un po' stanca (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Deputato Romano, deputato Romano! Deputato Romano!

GIORGIA MELONI (FDI). Sì, sì, ma li lasci…

PRESIDENTE. Deputato Romano! Colleghi! Prego.

GIORGIA MELONI (FDI). Sono stanca di questo guardarci sempre dall'alto in basso, stanca di questo fatto di dover sempre dire che non sappiamo di cosa stiamo parlando e, al contempo, di non vedersi mai dare una risposta nel merito dei provvedimenti, perché, anche qui, tutti gli interventi che ho sentito continuano a parlare dei pericoli del sovranismo, il buio del sovranismo, il nazionalismo, il ritorno della guerra, ma qualcuno ci risponde nel merito dei problemi? Perché poi, quando si parla vagamente nel merito, tutto quello che noi diciamo viene puntualmente confermato, è stato così anche oggi. Hanno detto su di noi qualunque cosa, che noi siamo irresponsabili, che spaventiamo la gente, che vogliamo uscire dall'euro, che vogliamo uscire dall'Europa, che vogliamo uscire da tutto, ma guardate che, intanto - apro e chiudo parentesi -, mi corre l'obbligo di ricordare che, se serve un fondo salva-Stati in Europa, è perché noi abbiamo l'unica Banca centrale europea che non fa la Banca centrale europea, che non è prestatore di ultima istanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E questo non è per colpa dei sovranisti, è colpa dei tedeschi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È colpa dei tedeschi, di quelli che vogliono tanto l'Europa, però alle condizioni che convengono. Allora vedete che tra uscire dall'euro e dall'Europa e stare nell'euro e nell'Europa c'è tutta una gamma intermedia di possibilità, tipo stare nell'euro e stare in Europa però garantendo anche i propri interessi e non solamente quelli della Francia e della Germania, che è il tema che poniamo con il Fondo salva-Stati, perché poi - ripeto -, nel merito, è vero o non è vero che questo Fondo diventa sempre più un Fondo salva-banche? È vero o non è vero che le banche esposte oggi a livello europeo sono quelle che hanno molti derivati in pancia? È vero o non è vero che le banche che hanno molti derivati in pancia sono quelle tedesche e quelle francesi, che vengono meno citate ma non hanno minori problemi? È ragionevole dire che non ha molto senso che noi, che ci siamo salvati da soli le nostre banche che erano esposte sul fronte dei non performing loans, senza che a nessuno interessasse, aumentando il nostro debito pubblico, che oggi dobbiamo usare i soldi degli italiani e degli europei per salvare le banche francesi e tedesche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Mi rispondete? Mi rispondete? È ragionevole dire che, nel momento in cui tu inserisci nel Trattato del Fondo salva-Stati, del Meccanismo europeo di stabilità, la previsione che, se uno Stato dovesse accedere al Fondo salva-Stati, potrebbe essere costretto a ristrutturare il suo debito, al di là dell'eventualità che l'Italia acceda al Fondo salva-Stati, espone i nostri titoli di Stato, con risultati che sono oggi incalcolabili e imprevedibili? Perché è ovvio che quando tu dici che questo titolo di Stato potrebbe essere oggetto di ristrutturazione del debito, il punto non è più se l'Italia paga o se l'Italia va in default, ma diventa che oggi quello che tu investi non ti torna indietro.

Ma questo lo capisco solo io, io e trentadue economisti, tutti accademici, che hanno detto esattamente le stesse cose che stiamo dicendo noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io e trentadue economisti! È ragionevole dire, anche qui, che se l'Italia dovesse mai accedere al Fondo salva-Stati - cosa che io non spero e non credo, però il grosso del nostro debito lo tengono le nostre banche -, il problema è che questo possa portare a un default per alcuni dei nostri istituti di credito, legato al fatto che noi abbiamo - lo ricordavano correttamente - norme europee, come il bail-in, che prevedono che quando una banca va in default paghino i correntisti, i risparmiatori, e - attenzione - non solo quelli sopra i 100 mila euro - anche questa è una balla -, ma anche quelli sotto, a determinate condizioni? E quindi è ragionevole ritenere che potrebbe materializzarsi quel sogno di certa Europa che dice: italiani, voi avete il debito pubblico altissimo, ma avete anche un altissimo risparmio privato, pagatevi il debito pubblico con il risparmio privato, perché questo disegno qui porta.

E voglio dire un'altra cosa: la logica del pacchetto. Ah, la logica del pacchetto è entusiasmante. Perché, per carità, vogliamo parlare dell'unione bancaria? Vogliamo parlare dell'assicurazione sui depositi? Vogliamo parlare di un quadro che complessivamente, nelle trattative, dica: no, guarda, questo serve più a me, ma in cambio ti do questo. No, noi facciamo la logica del pacchetto progressivo. Che vuol dire? Glielo spiego, Presidente Fico. Vuol dire che i tedeschi oggi portano a casa il Fondo salva-Stati e poi cominciamo la trattativa su quello che interessa a noi. Presidente Conte, di grazia, chi glielo ha suggerito questo metodo, Tafazzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché secondo me non è proprio così? Allora, lei viene in quest'Aula e ci conferma una cosa che noi sappiamo, cioè che sull'EDIS, sulla garanzia comune per i depositi, c'è un antico pallino tedesco. Cioè, la Germania chiede che ci sia un rating dei titoli di Stato, dei titoli sovrani detenuti dalle banche. Che vuol dire? Semplice: vuol dire che oggi o domani, se ci fosse un rating e le banche italiane detenessero titoli di Stato italiani considerati più rischiosi di quelli tedeschi, sarebbero portate a dismettere i titoli italiani per acquistare titoli tedeschi. Giusto? E questo potrebbe o non potrebbe creare una crisi dei nostri istituti, una crisi del debito? Un “cicinin”, dice qui il collega. Ma forse lo capisco solo io, perché faccio paura, perché sono terrorista faccio queste domande? Allora, di grazia, volevate sottoscrivere il MES in una logica di pacchetto? Beh, prima dovevate portare a casa anche una riforma dell'EDIS che non prevedesse queste cose, non una vaga rassicurazione per il futuro, perché con le vostre rassicurazioni non stiamo sereni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Meno di Enrico Letta! Meno di Enrico Letta! Qui non siamo cretini! E guardate che io non voglio arrivare a dire o a pensare che qui si sta creando una specie di cappio per indurre una crisi e un'obbligatorietà di ristrutturazione del nostro debito per diminuire il nostro debito, non lo voglio pensare, ma è ragionevole dire che, magari non per volontà dei nostri partner ma per incapacità dei nostri di difendere gli interessi nazionali andiamo a finire lì? Allora, noi abbiamo presentato una risoluzione che dice che questa roba qui non va sottoscritta. Spero ancora che qualcuno, in particolare tra il MoVimento 5 Stelle, decida di alzare la testa, perché mi ha fatto sorridere il richiamo del collega del MoVimento 5 Stelle a Fratelli d'Italia. Devo dire che mi ha fatto sorridere molto, perché noi siamo gente che stava in un partito che decise di sottoscrivere il Fondo salva-Stati e non votammo quel Fondo salva-Stati, ce ne andammo da quel partito, per fondarne un altro. Abbiamo rischiato di non essere rieletti per salvare la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È esattamente quello che chiediamo oggi al MoVimento 5 Stelle di fare. Per cui, molto attenti quando parlate di Fratelli d'Italia! La capisco la vostra difficoltà: noi siamo quello che voi sognavate di essere e che non avete saputo dimostrare di essere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, quando parlate di Fratelli d'Italia pensateci bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Pensateci bene! Ecco il perché di tanta invidia e di tanta cattiveria verso di noi.

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). Sono contenta - e concludo - che il centrodestra abbia deciso di sottoscrivere una risoluzione comune, che considero anche la posizione che terrà il prossimo Governo degli italiani, un Governo scelto dai cittadini, sovrano, un Governo di una nazione libera che non sta in ginocchio di fronte alla Francia e alla Germania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fate bene a litigare, ma non andare a votare, perché gli italiani vi presenteranno il conto (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Dopo le favolette che abbiamo ascoltato della bella addormentata, di Alice nel paese delle meraviglie, la retorica sovranista (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

PIERO DE LUCA (PD). …o stucchevole sui migranti, che non hanno nulla a che vedere…

PRESIDENTE. Mi scusi, De Luca. Colleghi, la deputata Meloni ha parlato tranquillamente e in silenzio. Mi aspetto (Commenti dei deputati Iezzi e Mollicone)…deputato Mollicone, mi aspetto lo stesso criterio per il deputato De Luca. Per favore, per favore, perché non è giusto così.

PIERO DE LUCA (PD). La differenza si vede, Presidente, non c'è niente da fare!

PRESIDENTE. Senza commentare, andiamo avanti nell'intervento, andiamo avanti nell'intervento.

PIERO DE LUCA (PD). No, dobbiamo commentare, perché c'è un modo differente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, se ritiene che si debba svolgere un corretto dibattito, la ringraziamo. Abbiamo ascoltato dei racconti, delle favole, retorica ancora continua: proviamo a tornare seri. Il prossimo Consiglio europeo affronterà questioni decisive per il futuro dell'Unione: la strategia in materia di cambiamenti climatici, quadro finanziario pluriennale, relazioni esterne, recesso del Regno Unito e, infine, la riforma dell'unione economica e monetaria; e lo farà, come ha ricordato il Presidente del Consiglio, per la prima volta da quando è entrata formalmente in carica, la nuova Commissione europea della Presidente Ursula von der Leyen. È l'avvio di una fase nuova, che noi riteniamo che possiamo affrontare con rinnovata fiducia per almeno due ragioni: anzitutto ricordiamo che, grazie al Partito Democratico e al nuovo Governo, l'Italia ha ottenuto per la prima volta che al proprio rappresentante in Commissione fosse attribuito il portafoglio strategico degli affari europei. Parliamo di Paolo Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), un risultato concreto; Paolo Gentiloni che salutiamo e sosteniamo con forza nel lavoro che si accinge a fare per difendere…

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Affari economici, non europei!

PRESIDENTE. Deputato Iezzi, Non è accettabile questo comportamento. Nel momento in cui c'è stato un intervento precedente e c'è stato il silenzio, anche qui vogliamo ascoltare il deputato De Luca, che ne ha facoltà, e dobbiamo avere tutti lo stesso diritto di poter parlare in quest'Aula. Per favore, per favore, non è un comportamento. Prego.

PIERO DE LUCA (PD). Ma la fiducia deriva anche dal fatto che l'Italia torna finalmente a negoziare a Bruxelles con autorevolezza e credibilità, quell'autorevolezza e credibilità che avevamo perduto perché prima avevamo alcuni ministri - visto che lì c'è qualcuno che vuole fare confusione - che quando si discuteva di decisioni strategiche per il futuro del Paese si limitava a urlare, come stanno facendo oggi in Aula, e ad attaccare sui social partner e istituzioni europee. Hanno attaccato persino Mario Draghi, al quale rivolgiamo, invece, un forte ringraziamento per il lavoro che ha fatto a sostegno del futuro dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Avevamo ministri che promettevano di battere i pugni sui tavoli di Bruxelles, quante volte abbiamo ascoltato queste parole, ma poi a quei tavoli a Bruxelles non si sono neppure presentati. Questo era quello che accadeva prima, fuggivano dal confronto e hanno isolato l'Italia sullo scenario continentale. Oggi abbiamo un Esecutivo composto da ministri in grado non solo di presidiare quei tavoli europei, ma anche di orientare le discussioni e i negoziati, difendendo realmente gli interessi del nostro Paese. E i nostri cittadini, guardate, si difendono così, non a chiacchiere o a parole, ma con serietà e responsabilità, combattendo a Bruxelles, studiando i dossier, avanzando proposte concrete e credibili.

Altro che i sovranisti delle chiacchiere e della propaganda! Ebbene, sia chiaro, il vostro sovranismo è il peggior nemico degli interessi nazionali, questa è la verità che va ribadita agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): siete i peggiori nemici degli interessi del Paese! Nel prossimo Consiglio si parlerà soprattutto, come è emerso dal dibattito, della riforma dell'unione economica e monetaria. Credo sia opportuno e doveroso anzitutto ringraziare il Presidente Conte, il Ministro Gualtieri e il Ministro Amendola, oltre alla sottosegretaria Agea. Grazie, a nome del Paese, per la serietà e la responsabilità con la quale avete gestito e affrontato una fase così delicata per il destino dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché forse mai nella storia della Repubblica abbiamo assistito a un tale livello di menzogne, di bugie e di mistificazioni della realtà come in questa occasione. E lo diciamo con nettezza: i toni violenti e aggressivi che stiamo continuando a riscontrare in quest'Aula e il livello di falsità che hanno caratterizzato il dibattito politico di questi giorni sono inaccettabili e vanno condannati senza se e senza ma!

Una cosa è il dissenso politico, altro è il vergognoso discredito che state provando a gettare sulle istituzioni del Paese e che noi non possiamo perdonarvi: questa è la differenza e questo è quello che vi contestiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Chiariamo un primo elemento decisivo: il Trattato MES esiste già dal 2012 per dare assistenza finanziaria a Stati che rischiano il default. Finora sono cinque i Paesi che ne hanno beneficiato, evitando un dissesto economico-finanziario che avrebbe potuto avere ripercussioni drammatiche nell'intera zona euro e quindi anche nel nostro Paese. Si tratta, quindi, di uno strumento positivo perché mira a evitare crisi di Paesi dell'Eurozona e i relativi rischi sistemici sulle finanze di altri Stati membri. In questi mesi, chiariamolo, non si è discusso, quindi, di uno strumento nuovo, ma solo di modifiche e integrazioni, peraltro limitate e positive, a un meccanismo che esiste già da sette anni: sono sette anni che esiste il MES e non avete detto nulla di quello che state pronunciando in queste ore per sette lunghi, lunghissimi anni, nemmeno una parola!

Il MES esiste già ed è per questo che riteniamo strumentale la vostra campagna di mistificazione comunicativa che state portando avanti in queste ore e non è vero, come provate a dire - ma non ci riuscite - che i negoziati sono stati svolti di nascosto. Potete girarla come volete, ma i membri del precedente Governo, come ha ricordato il Presidente del Consiglio in modo chiaro e lineare, quelli che sono all'opposizione, erano pienamente al corrente di quello che stava accadendo nei mesi scorsi; ne avete discusso per mesi interi e non avete detto nulla. Soprattutto, nessuna dichiarazione di fuoco come quelle ascoltate nei giorni scorsi dopo l'ultimo vertice del 21 giugno scorso: perché? Non potete ora venire a far finta di non sapere: o eravate distratti o non capivate cosa stavate facendo e firmando, o eravate al mare o adesso siete in malafede e provate a lucrare consenso e fare propaganda sulle spalle del Paese, questa è la verità!

Così come non è vero che le modifiche sono state approvate di notte, di nascosto, all'oscuro del Parlamento; è una menzogna che offende l'intelligenza del lavoro di tanti colleghi che hanno discusso anche in quest'Aula, a più riprese, di questo strumento. Per non parlare, poi, di dichiarazioni ridicole di chi ha avanzato la mancanza del testo da studiare o della sua traduzione: quel documento era accessibile online sul sito del Consiglio da dopo il vertice del 21 giugno ed era stato trasmesso tradotto alle Camere nei giorni seguenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Perché continuare ad alimentare queste menzogne?

E allo stesso modo, nel merito, chiariamolo agli italiani, perché si sta facendo troppa mistificazione: non è vero nulla di quanto si sta raccontando in queste ore. È falso che ci sarà un prelievo forzoso sui conti correnti delle famiglie e delle imprese; è falso che la revisione del MES istituisca un meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti, che potrebbe far perdere valore ai risparmi ai nostri cittadini; è falso che la riforma toglierà poteri alla Commissione; è falso che preveda un meccanismo in grado di aiutare solo le banche tedesche; è una menzogna ed è falso che la riforma del Trattato obbligherà l'Italia a versare 125 miliardi di euro a semplice richiesta. Abbiamo ascoltato anche questo, ma come si fa? Questo capitale è quello versato da sette anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sottoscritto da sette anni e non versato! Non cambia nulla con questa riforma, nulla di nulla! Basta bugie!

Cumuli inenarrabili di bugie per evitare di entrare nel merito della riforma. Nel merito le novità sono positive: mi riferisco, anzitutto, al backstop, ossia viene introdotta una garanzia comune al Fondo di risoluzione unico per le banche, che consentirà di utilizzare le risorse del Meccanismo - quindi risorse pubbliche - per sostenere istituti di credito in caso di crisi finanziarie, come Borghi sa bene, ed evitare così di salvare eventualmente le banche con i risparmi degli italiani, delle famiglie e delle imprese italiane ed europee. È l'esatto contrario di quello che state raccontando. La riforma produrrà maggiore tutela dei risparmiatori italiani ed europei: è l'esatto contrario! Penso anche alla semplificazione della linea precauzionale di accesso al sostegno finanziario e al rispetto da parte del MES dell'ordinamento giuridico dell'Unione, compresi i diritti fondamentali dell'Unione europea.

Penso, infine, al rafforzamento del dialogo con il Parlamento europeo, quindi maggiore trasparenza ai meccanismi procedurali del MES. Per tutte queste ragioni, vi chiediamo allora oggi una sola cosa: basta, nell'interesse del Paese, basta utilizzare toni apocalittici, basta allarmismi ingiustificati, basta con il terrorismo psicologico che mina la credibilità e la stabilità del Paese per i vostri bassi interessi elettorali; questo dovete fare! La riforma che voi avete negoziato e che noi stiamo portando avanti, migliorandone anche le criticità tecniche, rafforzerà l'Italia: questa è la verità. Allora, è giunto il momento di chiedere scusa al Paese per le parole irresponsabili utilizzate nei giorni scorsi, che rischiano - quelle sì - di alimentare paure negli investitori e tensioni sui mercati, e mettono - quelle sì - in pericolo i risparmi degli italiani, delle imprese e delle famiglie nel nostro Paese.

Noi siamo convinti che nella finalizzazione del percorso negoziale volto alla modifica del MES l'Italia debba valutare e continuare a valutare la logica di pacchetto, tenere conto dell'equilibrio complessivo dei vari elementi al centro del processo di riforma, e siamo convinti che si debbano escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione dei titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari, e comunque la ponderazione dei titoli di Stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale.

Ottenute però queste garanzie e limitati gli ultimi aspetti di dettaglio, assicurando anche un pieno e tempestivo coinvolgimento del Parlamento, come peraltro prevede già la legge attualmente in vigore, noi riteniamo utile e necessario che il Governo continui a lavorare lungo la strada tracciata.

Guardate, chi si oppone a questo progetto in realtà ha un altro obiettivo in mente, ed è emerso nel dibattito, l'avete esplicitato voi in questi giorni: il vostro vero obiettivo è portare l'Italia fuori dall'euro. Questa è la verità: noi non ve lo permetteremo! Noi lavoreremo in una direzione opposta, per difendere il Paese, le famiglie e le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Da un lato, c'è la destra che immagina un ritorno ai talleri, ai fiorini, ai sesterzi, ad un isolamento politico internazionale che produrrà un bagno di sangue per famiglie e imprese italiane; dall'altro, ci siamo noi, ci sono le forze del Partito Democratico, le forze di Governo, che vogliono lavorare in modo serio e responsabile in Europa per tutelare le famiglie e la competitività delle imprese, la stabilità economico-finanziaria italiana.

Vorrei, però, fare un ultimo passaggio decisivo in conclusione. Guardate, l'impegno per rilanciare il progetto di integrazione europea, modernizzare il budget, prevedere nuove risorse proprie, sostenere i settori ad alto valore aggiunto, difendere la PAC, la politica di coesione e la governance economica europea, si inscrive in una prospettiva più alta e profonda: si inscrive nella volontà politica di realizzare una crescita sostenibile ed inclusiva, volta a promuovere nuove logiche di solidarietà ed equità sociale nel nostro continente; ma si inscrive anche e soprattutto, ed è questo quello che vi sfugge, nella volontà di difendere in futuro la nostra libertà, la nostra democrazia contro il riemergere di barriere, di muri, di nuove forme di odio e di intolleranza in quello che è il più vasto territorio al mondo ispirato dalla democrazia e dallo Stato di diritto.

Consolidare e rafforzare l'Unione vuol dire, in realtà, impegnarsi per evitare che si ripetano episodi drammatici nel nostro continente, come l'orrendo massacro dei giovani laburisti nel 2011 in Norvegia, come l'assassino della deputata Jo Cox in Gran Bretagna, come gli attentati che hanno coinvolto Antonio Megalizzi e Valeria Solesin, come gli attacchi alle moschee e ai cimiteri ebraici in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quello vuol dire rafforzare l'integrazione europea: vuol dire contrastare la diffusione della retorica dell'odio, della violenza, della xenofobia e del razzismo, ossia i germi di comportamenti che hanno provocato solo pochi decenni fa milioni di morti nel nostro continente e che non vanno sottovalutati.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). Crediamo giusto e doveroso al riguardo… Presidente, mi faccia concludere e recuperare il tempo perduto.

PRESIDENTE. Già lo sta recuperando.

PIERO DE LUCA (PD). Crediamo giusto e doveroso al riguardo sostenere, esprimere sostegno, allora, e vicinanza oggi da quest'Aula, per i vergognosi attacchi subiti recentemente dalla senatrice Liliana Segre, il cui coraggio è di insegnamento a tutti noi; e rivolgere un pensiero commosso a Piero Terracina, tra gli ultimi sopravvissuti di Auschwitz, recentemente scomparso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Come ha ricordato il Presidente della Repubblica - e concludo - il male non è sconfitto per sempre: i pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e avanzano nuovi egoismi, quali quelli che state difendendo voi. Il nostro obiettivo, allora, è quello di migliorare le regole e le procedure della governance europea, per difendere questo patrimonio culturale, politico, sociale comune, fatto di diritti e libertà democratiche fondamentali. Non si tratta di cedere sovranità, come voi volete dire, come racconta la retorica sovranista: si tratta di costruire una nuova sovranità intorno a valori condivisi, per affrontare le priorità e le problematiche che non avranno soluzione se non a livello sovranazionale.

L'Europa è una grande opportunità: non è la causa dei problemi che affliggono le nostre società, ma è l'unica possibile soluzione alle stesse, in questo contesto politico ed economico.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). Difendere l'Italia vuol dire difendere allora il nostro futuro. Continuiamo a coltivare questo sogno, Presidente del Consiglio: vada in Europa a difendere gli interessi del nostro Paese. Noi saremo al vostro fianco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà. Colleghi!

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente Fico, signor Presidente del Consiglio, mai come in questo momento sentiamo l'esigenza di unità, coesione, senso di responsabilità.

Vede, signor Presidente del Consiglio, lei in questo momento è il mio Presidente del Consiglio, come io in questo momento, assieme a tutti gli altri colleghi, sono la sua opposizione: insieme siamo il Parlamento. Se possiamo trarre una lezione da questo dibattito sul Fondo salva-Stati è che su questi temi, che toccano la vita stessa del nostro Paese, la sua democrazia, la sua indipendenza, la sua sovranità, deve essere sempre più affermata, appunto, la sovranità e la centralità del Parlamento. Questo è un punto fondamentale, signor Presidente del Consiglio, fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Una premessa a tutti gli amici che hanno parlato: noi eravamo all'opposizione del Governo giallo-verde, noi di Forza Italia siamo all'opposizione di questo Governo. Abbiamo però un'unica stella polare: stare da una parte sola, dalla parte del Paese. Sovranità e centralità del Parlamento, che sono mancate, signor Presidente del Consiglio, quantomeno negli ultimi dieci anni di storia patria.

E vede, signor Presidente del Consiglio, lei è giovane alla vita parlamentare, qualcun altro, come chi le parla, ha qualche anno di esperienza in più: facendo riferimento agli ultimi dieci anni di storia patria, mi consenta di non dimenticare quello che è successo in quella maledetta estate-autunno del 2011. Maledetta estate, maledetto autunno del 2011: quando a causa del comportamento spericolato e speculativo di una grande banca euro-americana, la Deutsche Bank, il nostro Paese venne travolto da una bufera speculativa che poi diventò politica, che finì per travolgere non solo la nostra economia (spread a 550-560), ma la stessa nostra democrazia, la stessa nostra sovranità. Fu mandato a casa un Governo legittimo, e fu sostituito da un Governo di tecnici. Il tutto - se lei non se lo ricorda glielo ricordo io - perché una grande banca tedesco-americana, la Deutsche Bank, per ragioni speculative finì col vendere il suo portafoglio titoli italiano, e da lì cominciò la bufera che poi venne utilizzata anche a fini politici contro il nostro Paese.

Come non dimenticare la lettera della Banca centrale europea del 5 agosto 2011, firmata Trichet (non dico Draghi perché non era ancora insediato), al Governo italiano di allora, quando in maniera del tutto irregolare, illegittima imponeva al nostro Paese, la Banca centrale direttamente al nostro Governo, di anticipare il pareggio di bilancio, e di fare - che so? - tra le altre cose, la privatizzazione dei taxi? La Banca centrale europea al nostro Governo.

E un altro episodio, ne cito solo due di quella maledetta estate-autunno: come non dimenticare il bail-in e la crisi delle nostre banche a metà di questo decennio? Bruxelles vietò l'uso del Fondo interbancario, eccependo che era un aiuto di Stato, con quel che ne seguì, tragico esito e tragico epilogo, salvo poi dimostrarsi che Bruxelles aveva torto, che Vestager aveva torto, e che il Fondo interbancario poteva essere utilizzato. Ma intanto abbiamo dovuto patire la violenza dei burocrati europei.

Governi diversi, signor Presidente del Consiglio, nel 2011 e nel 2015; ma la stessa nostra impotenza, la stessa nostra sudditanza. Nostra! Per colpa nostra.

Ben venga, dunque, la centralità del Parlamento in questo dibattito. Mi scuso con lei, io, degli eccessi, mi scuso io con lei che non ho avuto questo interloquire con lei in termini eccessivi, mi scuso io con lei, però lei deve apprezzare la sincerità, come quella che ho sentito dalla collega Meloni, pochi minuti fa: la sincerità e la forza che viene da questo Parlamento. Avevo un sogno: che lei e il suo Governo potessero dare un qualche segno di apprezzamento alla nostra risoluzione unitaria, ma, forse, non è di questo momento, forse potrà essere, come cercherò di dire tra poco, di un secondo momento perché, come lei sa, ci sarà anche un secondo momento rispetto a questa argomentazione.

Su Fondo salva-Stati, Unione bancaria, bilancio europeo, centralità, trasparenza, controllo, e mi consenta, signor Presidente del Consiglio, centralità, trasparenza e controllo che non c'è stata o non è stata sufficiente, ad oggi; responsabilità del Governo precedente, di cui lei era Presidente del Consiglio, di questo Governo con maggioranza diversa, di cui lei è sempre Presidente del Consiglio.

Nella nostra risoluzione unitaria - Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia -, noi indichiamo tutte le criticità che sono venute fuori dalla nostra sensibilità, dalla nostra storia, dal dibattito, dagli analisti, criticità che - ormai è acquisito - sono ancora presenti, e chiediamo il rispetto pieno del cosiddetto package approach. Mi hanno riferito che questo approccio è stato suggerito da lei originariamente: io lo apprezzo e penso che sia uno strumento di condizionamento, purché non sia a fasi, ma sia tutto insieme. Subordiniamo, signor Presidente del Consiglio, il nostro assenso - perché questo è il senso della nostra risoluzione unitaria -, subordiniamo il nostro assenso, dell'Italia, non della maggioranza, l'assenso dell'Italia al Fondo salva-Stati, alla soluzione di queste criticità.

Il Governo coinvolga, informi il Parlamento nei prossimi due, tre mesi, perché, vede, si doveva firmare, come disse Gualtieri, in uno slancio di sincerità, domani e dopodomani: così non sarà e non per le ragioni tecniche, banali, che mancano le traduzioni. Non si firmerà perché non ci sono le condizioni politiche, perché noi non abbiamo posto le condizioni politiche per il nostro assenso. Abbiamo due, tre mesi di tempo - e questa è la proposta che le faccio, signor Presidente -, ma non ce l'ha lei solo due, tre mesi di tempo o il Ministero dell'Economia e delle finanze: due, tre mesi di tempo ce li deve avere il Parlamento, maggioranza e opposizione; faccia sentire la sua voce il Parlamento, per la nostra credibilità, per il nostro Paese.

Vede, signor Presidente del Consiglio, molto probabilmente, a gennaio ci sarà un Eurogruppo, che dovrà ulteriormente portare avanti l'istruttoria. Bene, in occasione di quell'Eurogruppo, il Ministro Gualtieri venga in Parlamento, a Commissioni riunite, a rappresentare lo stato di avanzamento del dibattito e dell'approccio del pacchetto. E, molto probabilmente, certamente a febbraio, ci sarà un altro Consiglio europeo, a cui lei andrà e che avrà bisogno di un suo ulteriore passaggio in Parlamento, cioè dovrà tornare qui per una nuova risoluzione. Bene, allora, quel mio sogno lo rinvio al mese di febbraio, di avere una risoluzione unitaria da questo Parlamento che le dia un mandato, una volta risolte le criticità, a firmare il Fondo salva-Stati. Se così sarà, noi avremo fatto gli interessi del Paese, non della maggioranza, non dell'opposizione, ma solo gli interessi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore della risoluzione a firma Molinari, Gelmini, Lollobrigida. Vede, signor Presidente del Consiglio, le polemiche di queste settimane sui doveri che lei ha verso il Parlamento ci ricordano che, in questa legislatura, non bisogna dare proprio nulla per scontato. Mi permetta, a scanso di equivoci, di ricordarle gli obblighi dell'articolo 4 della legge n. 234 del 2012, che già dovrebbe ben conoscere, se non da Presidente del Consiglio, almeno da giurista. Bene, signor Presidente, le garantisco che, visti i precedenti, noi saremo qui in Aula a vigilare che delle risultanze del prossimo Consiglio europeo venga informata questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): non faremo sconti e non faremo deroghe nei tempi e nei modi.

Presidente Conte, leggendo l'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, non sfugge come i temi inseriti siano quanto di più complesso ci sia oggi sul tavolo delle istituzioni europee e, onestamente, mi chiedo come sia possibile e come possiate esaurire il dibattito su questi temi in due giorni scarsi. Facendo politica da qualche tempo più di lei, mi pare evidente che la sua, insieme a quella degli altri Capi di Governo, sarà una passerella e, con ogni probabilità, le decisioni sono già state prese: altro che indirizzi che può dare il Parlamento. Oggi, i Parlamenti nazionali sono considerati, da qualcuno in Europa - spero da nessuno qui dentro -, una zavorra: abbiate il coraggio di ammetterlo.

Si tratteranno, dicevo, temi importanti. Parto dal tema sulla Brexit. La Gran Bretagna, negli scorsi anni, con il referendum sull'indipendenza della Scozia e sull'uscita dall'Unione europea, ha dato - e questo va riconosciuto - due prove di alto livello democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La Gran Bretagna è un mercato importante per le nostre aziende, perché i britannici importano ogni bene, concentrando la loro economia solo e quasi esclusivamente sui servizi finanziari. Quindi, compito suo sarà quello di tutelare il nostro export, senza condannare l'esito del referendum sulla Brexit.

Parlerete di relazioni esterne, e qui, Presidente, credo che si debba fare chiarezza e le chiedo: c'è un Alto rappresentante per la politica estera, o serve solo a partecipare a conferenze, a convegni o a indossare il velo quando visita i Paesi islamici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Si prenda atto, una volta per tutte, che la politica estera è ancora in mano agli Stati membri: ognuno fa le proprie strategie – legittime, se volete –, ma incuranti di un eventuale - ammesso che esista - interesse dell'Unione. Signor Presidente, è ora di essere realisti: la figura dell'Alto rappresentante per la politica estera è una figura inutile.

Sui temi economici, Presidente, non la invidio e non la invidio perché lei dovrà trovare o avrebbe dovuto trovare, stante quello che abbiamo ascoltato stamattina, il coraggio di far valere gli interessi del nostro Paese sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. E per fare ciò lei dovrebbe andare in Europa a scontrarsi proprio con coloro che ad agosto le hanno garantito il posto di Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lei dovrebbe discutere con coloro ai quali ha già garantito una posizione genuflessa del nostro Paese. Quindi, lei ha due possibilità: o passare per ingrato, ma tutelando così realmente il Paese, oppure accettare quanto le verrà imposto o, meglio, le è già stato imposto e, poi, rientrato a Roma, essere costretto ad effettuare davanti all'opinione pubblica italiana e, verosimilmente, davanti a questo Parlamento una delle sue migliori contorsioni dialettiche, per giustificare le imposizioni che lei ha dovuto accettare. Il QFP proposto, che citavo prima, massacra la nostra agricoltura, fatta di qualità, fatta di cultura, fatta di tradizioni; dopo anni di politiche europee che hanno ridotto all'osso le protezioni di mercato sui nostri prodotti, all'insegna di una fantomatica autoregolamentazione; se lei, con il suo Governo, avallasse questo Quadro finanziario pluriennale, verrebbero meno anche i sostegni ai redditi dei nostri agricoltori. Le ricordo che il nuovo Quadro finanziario pluriennale, ai sensi dell'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, deve passare all'unanimità; quindi, senza il nostro voto, senza il suo voto, questo quadro finanziario non passa e, quindi, abbiate il coraggio di far valere il peso del nostro Paese. Con ogni probabilità vi piegherete, questo è già nell'aria, questo ce l'avete detto tra le righe stamattina, millantando, poi, al ritorno a Roma, successi che, in realtà, questo Paese non potrà vedere, perché non ci sono nella realtà di quello che avrete approvato e la realtà è che in questa Unione europea, e lo dico con grande rammarico, per come è stata concepita - in barba a quelli che erano i padri fondatori dell'Unione europea, penso a De Gasperi, penso a Schuman penso ad Adenauer -, purtroppo, o si domina o si viene dominati e voi avete già scelto da che parte stare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Vengo alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Signor Presidente, e lo dico anche a chi la rappresenta e a chi la sostiene in maggioranza, visto quello che ho sentito stamattina in discussione generale, la Lega su questo tema ha le carte in regola, perché fummo l'unico partito a votare contro già nel 2012 e le critiche di allora le ribadiamo ancora più convintamente, oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi permetta una domanda: mi spiega perché quando c'è di mezzo il Meccanismo europeo di stabilità si tenta inesorabilmente di ridurre il dibattito democratico ai minimi termini? Nel 2012 il Meccanismo europeo di stabilità fu approvato in dieci giorni dalle Camere, con una rapidità surreale, dieci giorni, record assoluto nella storia della Repubblica per l'approvazione di un provvedimento che, pure, portava a 125 miliardi l'impegno del Paese. Mi spiace, Presidente, che ci debba lasciare, avevo altre indicazioni che credo le sarebbero risultate utili nei prossimi giorni, ma tant'è, ma tant'è. Ebbene, come dicevo, nel 2012, la Lega si era già schierata apertamente contro, portando critiche e cercando di portare nel dibattito pubblico questo accordo, questo trattato che minava nel profondo le casse del Paese; ebbene, sette anni dopo si è tentato di fare il bis. A giugno, il Parlamento o, meglio, la maggioranza Lega-MoVimento 5 Stelle aveva dato al Presidente assente Conte un mandato chiaro: rendere note alle Camere, cito testualmente, le proposte di modifica al Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.

Ebbene, tale mandato non è stato rispettato; ci si chiede il perché di tanto clamore sul Meccanismo europeo di stabilità, si dice che è colpa della Lega, bene, se è colpa della Lega ben volentieri ci prendiamo questa colpa; il fatto d'informare il popolo di quello che accade nei palazzi non è mai una colpa, di questo siamo assolutamente convinti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Avete prodotto una risoluzione che non dice nulla, una risoluzione che è la fiera delle ovvietà, dove scrivete che è il Parlamento ad essere centrale in quello che è il dibattito; vivaddio, ci mancherebbe anche che il Parlamento non venga informato di quelle che sono le politiche che andrete a prendere in sede europea. Non avete scritto nulla di sensato e di politicamente rilevante. Io credo che potevate e dovevate fare di più, dovevate avere il coraggio di mettere dei paletti su quelle che sono le clausole di azione collettiva, dovevate mettere dei paletti su quella che è la possibilità di controllare democraticamente il Meccanismo europeo di stabilità, nell'ottica di un bilanciamento dei poteri; non l'avete fatto e avete già accettato, con questa risoluzione, di fatto, di approvare nei prossimi mesi il Meccanismo europeo di stabilità. Vi siete infilati nella logica del pacchetto, una logica che fa sorridere se non fossimo nel Parlamento di uno degli Stati più importanti dell'Unione europea. Vede, signor Presidente, e vado a concludere, in politica o si brilla di luce propria o di luce riflessa. Presidente Conte, per sua fortuna e grazie alla Lega, per 14 mesi, ha brillato di luce riflessa, io credo che in questi tre mesi, con questo Governo, ci sia in questo Paese soltanto un gran buio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidenti, colleghi, la risoluzione di maggioranza che andremo a votare lascia poco spazio alle polemiche, perché gli impegni sulla riforma del MES sono precisi e netti, ma non solo, nel testo di maggioranza si parla dettagliatamente anche dell'altra riforma decisiva per il futuro della zona euro, ovvero il completamento dell'Unione bancaria. Ciononostante, anche oggi, in quest'Aula, si alzano i toni e chi lo fa non lo fa per gli interessi del proprio Paese, a mio avviso, ma lo fa per ottenere il consenso dei cittadini, sperando che abbocchino a mistificazioni e che abbiano memoria breve. Parto proprio da quelle mistificazioni: la Lega, qualche giorno fa, ma anche in quest'Aula, ha accusato il Presidente Conte di altro tradimento e del fatto che avrebbe firmato in una stanza buia il MES in anticipo. Ebbene, quando è stato chiesto al leader, giustamente, su cosa si basassero queste accuse, che sono oggettivamente gravissime, Salvini ha risposto di essersi ispirato alla Madonna di Medjugorje per fare l'interpretazione non verbale degli occhi del Presidente Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La scienza del non verbale ringrazia, siamo passati da Paul Ekman a Porta a Porta. Poi ha urlato anche ai quattro venti che non il MES, ma con questa riforma del MES si stavano mettendo le mani sui conti correnti degli italiani. Ecco, questo è il livello del dibattito che è stato offerto fino ad oggi al popolo italiano, su un tema come questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, quindi, mi sento in dovere di rivolgermi, oltre che a quest'Aula, anche a chi è fuori da questi palazzi, perché, vedete, secondo me, qualcuno sta cercando di terrorizzarvi, qualcuno sta cercando di mistificare con argomenti inesistenti e che spostano le responsabilità, perché oggi la paura è diventata il motore elettorale, perché quando non si hanno più argomentazioni questo è l'unico modo per farsi ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, oggi, vi dico chiaramente che chi tiene veramente all'identità del proprio Paese, non passa tempo a cercare di capire come impaurire il popolo italiano, ma lavora per portare nelle nostre scuole 57 mila docenti, come abbiamo fatto noi, con il “decreto scuola” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per garantire una migliore istruzione ai nostri ragazzi che sono realmente il motore del nostro futuro.

Ciò perché la nostra identità, lo ripeto, non si basa sulla paura, ma su un baluardo millenario e inespugnabile che si chiama cultura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, sgombriamo, per favore, il campo da tutti gli allarmismi vari. Sul MES non è stato ancora firmato nulla e non sarà firmato nulla nemmeno nel Consiglio europeo dei prossimi giorni.

Qui adesso voglio fare un passaggio anche sul rinfrescare un po' la memoria, perché molte volte si conta sulla memoria breve. Queste accuse che ci sono state fatte in questi giorni arrivano da chi il MES lo ha seguito nel dettaglio quando era al Governo. La versione originaria del MES - lo ricordo - è stata definita in sede europea nel 2011, durante il terzo Governo Berlusconi. Vorrei capire perché in quel caso nessuno è andato a vedere gli occhi di Berlusconi per accusarlo di alto tradimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse perché i sovranisti di oggi al tempo erano molto impegnati a sovranizzare la Padania e, quindi, l'interesse era su altro.

Ma oggi ho seguito anche con molto interesse, devo dire, il passaggio della collega Meloni, che è stato anche autentico, a mio avviso, e che ha spiegato dei passaggi che furono fatti al tempo. Però, a mio avviso è stato spiegato solo quello che faceva comodo, perché oggi era anche l'occasione per spiegare come mai quel giorno era assente in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per capire se era per non prendersi delle responsabilità perché si poteva votare contro e vi assicuro che non è la stessa cosa. Oggi lo dico, colleghi dell'opposizione, non per mancare di rispetto a qualcuno, ma semplicemente per dirvi che oggi è facile fare i paladini della sovranità nazionale, perché voi siete stati al Governo non quando si decideva una risoluzione per una modifica ma siete stati al Governo quando si è deciso se questo Trattato sarebbe esistito o meno, che è cosa ben differente, e non avete mosso un dito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E poi concludo questa parte per passare a quello che abbiamo scritto nella risoluzione, perché ho una curiosità personale, ma probabilmente ce l'hanno anche i miei colleghi e gli italiani fuori. Perché, cari colleghi, vi siete così infervorati su questa risoluzione del MES? Vede, collega Claudio Borghi, lei prima giustamente ha citato degli interventi dei miei colleghi che avevano fatto in Aula per denunciare il trattato originario. Giusto, è vero, e ha citato anche le parole, ma io in questo momento prendo un'altra cosa dalla mia mano, una cosa che ha causato una delle principali sponde politiche all'austerità in questo Paese, ovvero la legge che ha dato attuazione al pareggio di bilancio in Costituzione e, se la memoria non mi inganna in questo momento, io leggo come primo firmatario Giancarlo Giorgetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Eccolo qui, è seduto vicino a lei! Allora, lo dico per chiarezza perché è difficile, è difficile anche per noi che vi ascoltiamo capire chi siete veramente. Siete rappresentati dalle osservazioni legittime del collega Claudio Borghi o dalla visione che è un po' più europeista del collega Giorgetti? Spiegatelo, spiegatelo anche in televisione così verrete capiti meglio (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma adesso concludo questa parte ed entro cortesemente per spendere gli altri minuti sui diversi punti che abbiamo scritto in maniera molto chiara. Prima di tutto, chiediamo che le riforme dell'Unione economica e monetaria vengano inserite in una riforma più generale nella governance economica europea all'insegna della crescita inclusiva e citiamo, infatti, esplicitamente gli investimenti e la spesa sociale. Per quanto riguarda le due riforme più importanti, ovvero il MES e l'Unione bancaria, ribadiamo con forza la necessità di portare avanti le trattative solo secondo una logica di pacchetto - e l'ho detto anche nel mio passaggio pochi giorni fa - ovvero ciò significa che non ci sarà alcuna firma sul MES se prima non si arriverà a un accordo sull'Unione bancaria - e lo abbiamo detto chiaramente (Commenti del deputato Claudio Borghi) -, cioè a una garanzia comune sui depositi bancari.

E per quanto riguarda quest'ultimo punto, abbiamo scritto nero su bianco che non accetteremo di introdurre qualsiasi disposizione che preveda un maggiore esborso per il Fondo EDIS per le banche che abbiano maggiore concentrazione di titoli di Stato. Vogliamo scongiurare a ogni costo, cioè, un meccanismo altamente penalizzante per i nostri titoli di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E specifichiamo, inoltre, che non è accettabile per il nostro Paese la proposta di ponderare i rischi dei titoli di Stato e, al contrario, bisogna cominciare a vedere e a considerare rischiosi i titoli che lo sono veramente, come i derivati di cui sono piene le banche tedesche e francesi. Altro che servilismo alla Merkel: a me questa sembra una chiarezza quasi senza precedenti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E nella risoluzione abbiamo inserito anche un altro impegno di grande rilevanza: chiediamo di proporre finalmente nelle sedi adeguate un titolo obbligazionario europeo sicuro, che potrebbe assumere la forma degli eurobond. Dunque, questa è l'Europa che vogliamo, l'Europa della solidarietà e della condivisione e non della competizione selvaggia che ci sta massacrando in questi anni. E scriviamo, a chiare lettere, di escludere dalla trattativa sul MES qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico. Questo per noi è un punto decisivo.

Inoltre, vorrei anche tranquillizzare - e concludo - chi pensa che il Parlamento non sia stato coinvolto a sufficienza. Nel precedente passaggio parlamentare mi sono più volte speso su questo punto e, quindi, rischio anche di essere noioso ma io oggi rilevo che questa centralità è stata rispettata. In definitiva, Presidente, ritengo che questa risoluzione sia molto soddisfacente per tutte le ragioni che ho esposto sopra e anche per gli impegni altrettanto importanti in materia di Green New Deal e di bilancio a lungo termine per l'Unione europea.

Quindi, buon lavoro ed esprimo convintamente il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Grazie, Presidente. Parliamo d'Europa. Oggi un anno fa un attentato a Strasburgo, nel cuore della nostra Europa, ha di fatto tolto la vita a un nostro ragazzo, a un ragazzo che dell'Europa ha fatto un esempio per tutti noi (Applausi), soprattutto perché Antonio Megalizzi, ferito a morte la sera, alle 19,45, di un anno fa, credeva fortemente nelle istituzioni e credeva nell'Europa da destra a sinistra, nella stessa Europa nella quale vorremmo credere tutti noi, da destra a sinistra, quella da migliorare, quella senza i muri, quella dell'indomani del crollo del muro di Berlino.

Ecco, io credo, Presidente Fico, che sia fondamentale che questo Parlamento dedichi una commemorazione ad hoc per Antonio Megalizzi, per Antonio, Bartek e per tutti quelli che sono morti oggi, che erano un solo popolo europeo un anno fa (Applausi). Grazie, e mi auguro che questo Parlamento all'unanimità voglia, appunto, porre in essere una commemorazione nei suoi confronti (Generali e prolungati applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giorgetti. Ha chiesto di intervenire a titolo personale, a titolo personale. L'intervento per fatto personale è a fine seduta; questo è un intervento a titolo personale, così come ha chiesto di intervenire la deputata Biancofiore. Prego, deputato Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI (LEGA). Onorevole Fiano, lei ha cara, come me, la verità, la verità che in questo Parlamento deve sempre prevalere. Ho sentito due volte i colleghi del MoVimento 5 Stelle chiamarmi in causa in quanto relatore alla legge costituzionale sul pareggio di bilancio. Ai colleghi - loro non c'erano - io dico soltanto di andare a rileggere gli atti parlamentari. Come relatore di quel provvedimento, io combattei una battaglia e la vinsi, insieme a tanti colleghi in quest'Aula, per introdurre nella Costituzione della Repubblica italiana non il pareggio di bilancio ma l'equilibrio di bilancio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Sul giornale Corriere della Sera del 3 marzo 2012 i professori Alesina e Giavazzi mi dedicarono un articolo di fondo difendendo il pareggio di bilancio senza se e senza ma, mentre in Parlamento qualcuno voleva introdurre il pericoloso concetto di equilibrio, concetto di equilibrio che ha permesso ai Governi di destra e di sinistra, anche quelli vostri del MoVimento 5 Stelle, di poter fare delle manovre in deficit come quella che vi apprestate ad approvare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Colleghi, come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio, Francesco Silvestri, Boschi e Fornaro n. 6-00091, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00092, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi, Tabacci e Fusacchia n. 6-00093, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019.

Nel cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi, e con lui l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo). Colleghe e colleghi, ricorre domani, 12 dicembre, il cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, che provocò 17 morti e diverse decine di feriti, segnando l'inizio della strategia della tensione e il preludio alla stagione del terrorismo.

Si trattò di un gravissimo attacco alla nostra democrazia che, pur messa a durissima prova, seppe resistere, respingendo - senza rinunciare ai principi dello Stato di diritto - la violenza e il ricatto quale strumento di affermazione di visioni ideologiche e politiche.

A questa dimostrazione di forza e di dignità del Paese non corrispose purtroppo un pieno esercizio di verità: depistaggi e complicità hanno per molti anni ostacolato il lavoro della magistratura, delle forze dell'ordine e delle Commissioni parlamentari d'inchiesta.

La ricostruzione storica ha ricondotto le responsabilità di quell'evento a gruppi eversivi, mossi dall'intento di promuovere in Italia una svolta autoritaria attraverso una serie di sanguinosi attentati. Ma mezzo secolo non è stato sufficiente per fare pienamente chiarezza anche sul piano giudiziario sui colpevoli di quella strage. Ciò è inaccettabile per le vittime, per i loro familiari, per uno Stato democratico.

La diffusa aspettativa di verità e giustizia non può, dunque, più essere ulteriormente disattesa.

Per queste ragioni l'Ufficio di Presidenza della Camera sta proseguendo nell'azione - avviata nella passata legislatura - di declassificazione e pubblicazione dei documenti formati o acquisiti dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta con l'obiettivo di renderli conoscibili e più facilmente consultabili.

A questo scopo, lo scorso 9 maggio, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, è stato rilasciato nel sito della Camera un apposito Portale che rende facilmente accessibile a chiunque la documentazione formata o acquisita dalle Commissioni d'inchiesta, presiedute da deputati nelle passate legislature, inclusa quella via via declassificata.

A ciò deve accompagnarsi un'attenta verifica dell'attuazione delle direttive adottate dai Presidenti del Consiglio dei ministri pro tempore al fine di rendere pubblici i documenti relativi ad alcuni tragici eventi degli anni di piombo. La democrazia di un Paese ha sempre bisogno, per restare salda, di trasparenza, di verità e di giustizia.

Alle famiglie delle vittime della strage desidero rinnovare, a nome della Camera dei deputati, i più profondi sentimenti di vicinanza, solidarietà e riconoscenza. Sentimenti che voglio estendere anche ai familiari di Antonio Megalizzi, giovane ricercatore italiano che giusto un anno fa, a Strasburgo, fu vittima di un attacco terroristico di matrice islamista e morì tre giorni dopo.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Colleghi, per favore silenzio. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Mezzo secolo dopo quella strage che profanava l'autunno caldo del 1969, sentiamo ancora oggi lo sgomento della gente del tempo. A Piazza Fontana, in mezzo alle vittime innocenti, i cittadini patiscono, sì, la furia cieca dell'assassino stragista ma avvertono già che c'è anche qualcos'altro: c'è la risolutezza metallica del fanatico freddo, un concerto di menti spietate tese alla strategia della tensione.

Uccidono, preparano contemporaneamente la copertura e il depistaggio con mezzi militari e risorse amministrative enormi all'interno dello Stato, pronti a ripetere tante altre volte lo schema d'azione per destabilizzare e poi stabilizzare.

Ogni Stato, comprese le democrazie, ha dentro di sé uno Stato profondo che ha una durata maggiore e adattabile rispetto ai fenomeni politici di superficie: reti, apparati, solidarietà burocratiche, opacità.

Lo Stato profondo italiano di allora fu rivelato nel modo più atroce da piazza Fontana, ma soprattutto dagli sviluppi successivi, un'enorme ipoteca di sangue fu accesa nel cuore della Repubblica, per condizionare e decenni di vita politica e sociale, in raccordo con settori deviati di reti militari internazionali, con le mafie, con complici dentro le istituzioni. Nel contrasto a questo Stato profondo, qualcuno dice uno Stato osceno, fuori dalle scene, nacque la coscienza civile moderna delle energie migliori dell'Italia, un'altra idea pulita di Stato, fatta da cittadini e altre coraggiose personalità dello Stato. Molti furono sconfitti e caddero, e la nostra Repubblica è ancora ferita, ma nessuno di noi si è arreso. Il MoVimento 5 Stelle, come tanti movimenti nati negli ultimi anni per contrastare l'involuzione della democrazia, nasce molto tempo dopo quegli anni di piombo e di plastico, ma sente tutta l'attualità di quel dicembre di cinquant'anni fa. Memoria, giustizia, trasparenza sono la nostra guida per il presente e per il futuro e vogliamo contribuire a costruire ogni giorno la democrazia, senza sovranità limitate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toccalini. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore un po' di silenzio.

LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie Presidente, 16.37 del 12 dicembre 1969, piazza Fontana. Un orario, una data e un luogo ben precisi, che rimarranno per sempre nella testa e nel cuore della città di Milano, dei milanesi, dei lombardi e degli italiani. Immagini forti, che anche noi giovani, pur non avendo vissuto quella drammatica giornata, per questioni anagrafiche, ricordiamo con tanta tristezza e con tanto dolore. A causa di ordigno contenente sette chili di tritolo, esploso nell'androne principale della Banca Nazionale dell'Agricoltura, persero la vita diciassette persone, tredici delle quali sul colpo e ottantotto rimasero ferite. Più di trent'anni di processi in tutta Italia, tra Roma, Milano, Bari, Catanzaro, con tanti assolti e pochi colpevoli.

Dopo la madre di tutte le stragi, così come è stata definita da tutta l'opinione pubblica, restano le storie di famiglie distrutte, di bambini cresciuti senza un padre, per un vile attentato, di sopravvissuti che hanno contribuito, negli anni, alle indagini e a non dimenticare con le loro testimonianze. Una di queste, tra le più importanti, è stata quella di Francesca Dendena, figlia di Pietro, che in quella banca perse la vita a soli diciassette anni. Prima della sua prematura scomparsa, nel 2010, Francesca ha raccontato quei tragici momenti tramite l'Associazione dei familiari vittime di Piazza Fontana, ripercorrendo anche l'infinito iter giudiziario, ed è tramite questi racconti che il ricordo continua a vivere nella memoria di tutti. Tutti, anche di quei tanti ragazzi che ogni giorno, arrivando in piazza Fontana con i principali mezzi di superficie, per andare a scuola o per svagarsi in Duomo, si fermano davanti alla targa commemorativa piangendo le vittime e auspicando che tragedie come questa non accadano mai più, perché oggi, come allora, non si può pensare di perdere la vita così; perché oggi, come allora, il bene, la democrazia e la verità vinceranno sempre sulla violenza e sull'odio. Come Lega, rinnoviamo quindi la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime, invitando gli italiani a non dimenticare mai ogni strage (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Come lei sa bene la parola commemorare viene dal latino e ha in sé due parole: il con, il cum e il fare memoria, il memorare; allora è chiaro che il fatto che cadano quest'anno - domani - i cinquant'anni della strage di piazza Fontana in qualche modo ci “obbliga”, dove il verbo è appunto tra virgolette, a fare memoria insieme, in quest'Aula e nel Paese, di quella strage che, come lei ha ricordato, ha dato la via alla strategia della tensione e mi ha colpito, Presidente Fico, il fatto che, nel suo intervento, lei abbia sostanzialmente parafrasato il testo della lapide che c'è in piazza Fontana, là dove era il luogo dove sorgeva la banca dell'agricoltura e, curiosa coincidenza, quel testo della lapide l'ha scritto il papà del mio compagno di banco, il collega Squeri. A volte, nella vita tutto si tiene e il fare memoria insieme, che ci consente, ancora una volta, di lamentare da un fatto che questa strage abbia una matrice identificata, ma ancora nessun colpevole certamente affermato dalla giustizia da un lato, e dall'altro lato il fatto di poterci stringe ancora una volta accanto alle vittime e ai familiari nel giorno in cui la mia città, Milano, li onora ulteriormente con una piccola formella con i loro nomi incisi, ecco, credo che questa sia una buona occasione per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) di andare su questo, tornare con la memoria, commemorare appunto insieme questa giornata, che resta tristemente incisa, in modo indelebile, non solo sulla lapide, non solo sulla formella, nella mente e nel cuore di tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie signor Presidente. Per me, è umanamente complicato scegliere, in due minuti, le parole da dire e farlo a nome del mio gruppo, il Partito Democratico. Per chi c'era, l'immagine di quella piazza del Duomo - io c'ero - il giorno dei funerali rimane scolpita, buia, solenne, silenziosa, drammatica. L'obiettivo - l'ha detto lei, Presidente, l'han detto altri colleghi - l'obiettivo eversivo era bloccare una stagione di fiducia, di ricostruzione, si chiamava il miracolo economico, di cui Milano era simbolo, di movimenti di studenti, donne, lavoratori, stroncare la spinta di una conquista di diritti e nuove libertà. Questo si voleva colpire con la strategia della tensione e a noi oggi spetta trasmettere il senso di un Paese ancora oggi tanto bello, tanto bello quanto vulnerabile, perché è come se un filo nero agisse sempre nel sottosuolo e continuasse ad ardere. Appunto veniva ricordato un più ampio terrorismo globale che ci colpisce, ma io voglio rammentare Brescia, Bologna, l'Italicus e poi Capaci e via D'Amelio: c'è qualcosa di irrisolto nella democrazia del nostro Paese, un Paese - lei lo diceva, Presidente - dove sete e diritto alla verità sono sempre una conquista faticosa, faticosa. La strage, la bomba, come viene chiamata, l'inizio della strategia della tensione, di quella sete di verità, in qualche modo sono state, e sono, simbolo, per i depistaggi sulla pista anarchica, lo shock dello spostamento del processo a Catanzaro. Il punto è che solo nel 2005 la Cassazione ha stabilito che la bomba fu opera del gruppo neofascista Ordine Nuovo, di Freda e Ventura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva), però entrambi non più perseguibili, perché già assolti. Ma, vedete, la verità si proietta ben oltre la sfera dei tribunali, su quella strage e sempre, perché la verità attiene alla responsabilità – e ho chiuso Presidente, mi permetta un'ultima cosa - della storia, dell'inchiesta e alla responsabilità e all'etica della politica. Ieri, lo ricordava un collega, a Milano, la verità sono state le pietre d'inciampo depositate per ricordare le vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva), ma anche per restituire onore e dignità a Giuseppe Pinelli; a Giuseppe Pinelli, condannato da un attentato di chiara matrice fascista, condannato dei fatti, tenuto senza avere la possibilità, di fianco a lui, di un avvocato, cioè senza avere la possibilità di quei diritti e di quelle garanzie che la nostra Costituzione garantisce (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)! E questo mi ricorda un dramma che è avvenuto in questo Paese: Cucchi. Quando dico un filo nero che arde e che ci riguarda tutti, riguarda queste istituzioni, penso ai valori della nostra Costituzione.

E, allora, per chiudere, siccome a me piace sempre chiudere con un messaggio di fiducia, mi faccia dire queste cose: io ricordo l'immagine di due donne, Gemma Calabresi e Licia Pinelli, quando furono convocate, poco tempo fa, dal Presidente della Repubblica Napolitano. In quella circostanza, la signora Calabresi disse: “È assurdo che questo incontro non sia avvenuto prima”. E la signora Pinelli rispose: “Anch'io l'ho pensato spesso”.

Io credo che la verità sia frutto, sì, di quello che dicono i tribunali, ma di una costante ricerca democratica, partecipata, trasparente e di un costante dialogo e quindi, davvero, quella verità che si può fare con un'etica della responsabilità, che per la politica è un mestiere faticoso e infinito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia, in occasione della commemorazione dei cinquant'anni della strage di Piazza Fontana, vuole innanzitutto - atteso il breve periodo dedicato a questo intervento -, associare il proprio dolore a quello dei familiari delle vittime e ai discendenti. Riteniamo che, in questo momento, questo dovrebbe essere l'imperativo per tutte le forze politiche. Dopo tanti anni, una strage terroristica impunita rappresenta una sconfitta dello Stato, e penso che il Parlamento, la Camera, come anche dalle sue parole si è evinto, debba chiedere scusa per non aver saputo dare giustizia reale a questa immane tragedia. Sul piano politico, penso che non debbano essere ripetuti - e la storia serve per questo - gli errori del passato, la strumentalizzazione a scopi politici, contingenti, di eventi così drammatici.

Il contesto storico: un'Italia che si iniziava a riprendere dalla sconfitta militare, ma che aveva, a differenza di buona parte del resto d'Europa, conquistato la libertà e la democrazia, sperimentava un embrione di lotta terroristica intinta di sangue e di tragedie. La prima delle stragi che avvenne aprì una nuova stagione che drammaticamente scosse la nostra Repubblica, una Repubblica che era terreno di scontro di servizi segreti dell'Europa comunista, dove partiti e uomini e intellettuali - la storia lo ha dimostrato - erano eterodiretti e finanziati dall'Unione Sovietica (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Credo che la vittima fondamentale che va ricordata è un'altra vittima dello Stato, vittima anch'essa di questa strage, che è il commissario Calabresi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), assassinato non soltanto dalle mani di Lotta Continua, un'organizzazione terroristica comunista, ma anche da quei seicento intellettuali, con quella vergognosa campagna (Commenti del deputato Bazoli) soltanto perché cercava di scoprire gli assassini e i mandanti di questa strage. Penso che, in questo momento, vada ricordato quel servitore dello Stato, che ha fatto il suo dovere e che è la diciottesima vittima di questa strage (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Alle 16.37 del 12 dicembre di cinquant'anni fa è ricominciata, per l'ennesima volta, la storia d'Italia. Corpi straziati, mentre vivevano una giornata ordinaria di lavoro e speranze, cadaveri. Alla fine, come lei ha ricordato, saranno diciassette i morti e oltre ottanta i feriti. Uomini e donne terrorizzati, un Paese smarrito, che entrarono – ed entrammo – incolpevoli in una trama stragista che verrà chiamata strategia della tensione. Una strage fascista, come quella di Brescia, dell'Italicus, di Piazza Fontana. Una strage organizzata da coloro i quali nel 2005 furono riconosciuti cellula dell'Ordine Nuovo, Freda e Ventura, e che però non furono mai ammessi ad avere una sentenza definitiva di condanna, perché già assolti nel 1987. Una strage che mobilitò le coscienze e che cercò di introdurre all'interno del nostro Paese uno stop a quelle riforme sociali, che non si fermarono. Una strage per la quale giornalisti coraggiosi, funzionari dello Stato che si opponevano alle parti deviate di quello Stato, riuscirono a ricostruire, nella memoria e anche nelle responsabilità.

Vede, Presidente, noi siamo cresciuti nel culto civile dell'antifascismo, del rifiuto di ogni violenza, sia quella di matrice fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), che quella di matrice comunista. Siamo cresciuti nel culto dello Stato di diritto e delle garanzie che devono essere sempre garantite a qualsiasi cittadino. Per questo ricordiamo tutte le vittime, le loro famiglie, e fummo preceduti anche da autorevoli e immediate prese di posizioni, penso, per esempio, a Indro Montanelli, che fin dall'inizio non credette alla possibilità che si trattasse di una matrice anarchica per quella strage.

Ricordiamo il commissario Calabresi, tutte le vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), ma non dimentichiamo autori e mandanti, soprattutto quelli che si devono ancora scoprire. Non dimentichiamo le trame oscure che hanno coinvolto pezzi deviati dello Stato, ma non dimentichiamo neanche che nello Stato e nella società ci sono stati gli anticorpi per reagire.

Sono nato un anno prima di quella strage. Il 12 dicembre del 1969 cominciò il buio che per troppo tempo ha avvolto l'Italia. Ieri una piazza immensa ha urlato “l'odio non ha futuro” ed è giusto che lei abbia associato nella memoria anche quella di Antonio Megalizzi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), perché quell'odio che non ha futuro nel nostro Paese non debba avere futuro, in nessuna parte del mondo. È nostro dovere non far inghiottire mai più dal buio vite e memorie, anche perché l'estinzione della memoria, soprattutto quando annega nella retorica o nello slittamento dei significati delle parole, non pronuncia più parole scarlatte. Io chiedo a tutti: non siate complici, non confondere l'antifascismo della Repubblica, che è di tutti, con una posizione di parte, non ce lo possiamo permettere.

La stagione di quelle riforme che non si interruppero - e ho concluso - in realtà, fu macchiata da un sangue che ricade ancora su di noi. Noi dobbiamo ai nostri figli degli impegni, e lo dobbiamo all'intero Paese. E ringrazio lei, come Presidente della Camera, a nome di Italia Viva, per averlo ricordato. Noi vogliamo memoria, verità e giustizia, ed è per questo motivo che questa strage non solo non verrà dimenticata, ma sarà sempre un punto di riferimento per le scelte che noi dovremo compiere per il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, la prima bomba di quel tragico anno scoppiò il 15 aprile, non a caso a Padova, nello studio del rettore dell'Università. Da aprile a dicembre ci furono altri ventuno attentati dinamitardi e fu, naturalmente, poi, la strage di piazza Fontana a segnare lo spartiacque nella storia del Paese, perché dopo quel fatto nulla fu come prima. Dopo piazza Fontana abbiamo avuto undici anni di strategia della tensione, che passano attraverso piazza della Loggia, la bomba sull'Italicus, per finire con la stazione di Bologna, in quell'agosto del 1980: in tutto 135 morti e 580 feriti.

Naturalmente non possiamo ricordare questi fatti senza ricordare il contesto nel quale quei fatti agivano. Era il 1969, l'anno delle più grandi lotte operaie che il Paese aveva conosciuto fino allora: la lotta per i diritti, la nascita dei delegati, il bisogno di partecipazione, dopo il 1968 degli studenti. I due fatti - strategia della tensione e lotte sociali, lotta per la democrazia e per i diritti - vanno collegati assieme e ce lo spiegò la magistratura, che naturalmente, tra depistaggi, omissioni, interventi dei corpi deviati dello Stato di ogni tipo, alla fine di percorsi lunghissimi (43, 45, 47 anni), arrivò, però, a sentenze definitive. Nel caso di piazza Fontana non fu condannato nessuno. Chi mise la bomba, che si conosce, non pagò, ma fu chiaro quale fosse la matrice degli attentati e chi fossero responsabili, quel gruppo veneto di Ordine Nuovo che faceva capo a Freda e a Ventura. Quale era stato lo scopo di queste azioni? Quello di destabilizzare il Paese, le sue istituzioni, la sua democrazia, con una duplice valenza: chi lavorava, in segreto, per destabilizzare per scopi eversivi e chi lavorava per destabilizzare e ristabilizzare con un ordine politico imposto. Fu una prova terribile per il Paese, a cui si mischiò e seguì la prova terribile del terrorismo.

Il Paese usciva dal miracolo economico, e si accorgeva che i mutamenti sociali e i rapporti di forza richiedevano un'altra risposta in politica. Ma il Paese seppe resistere, e una generazione nuova si formò, nel lavoro, nelle scuole, nelle professioni, negli organi dello Stato. Per questo un filo deve legare oggi, cinquant'anni dopo, il ricordo, il dolore, la commemorazione di chi fu colpito vilmente e il riconoscimento, il ringraziamento per i tanti, dalle associazioni familiari, ai movimenti, a tanti sindaci, a tanti giornalisti, a tanti intellettuali, a tante forze dell'ordine e di magistratura, che seppero cercare e scoprire la verità, unificando il Paese reale e quello delle istituzioni, in sostanza difendendo la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Giustizia, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per lo scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso per assistente giudiziario bandito nel novembre 2016 – n. 3-01188)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno. Il deputato Devis Dori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scutellà ed altri n. 3-01188 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DEVIS DORI (M5S). Presidente, signor Ministro, da oltre un anno e mezzo, sin dall'inizio del suo mandato, lei lavora senza sosta per rendere il sistema giustizia del nostro Paese sempre più efficiente, perché un sistema giudiziario che funziona può garantire l'effettiva tutela dei diritti di tutti i cittadini. L'efficienza della giustizia passa anche attraverso un'adeguata dotazione organica del personale in servizio presso i nostri tribunali. Si sottolinea, in particolare, l'importanza del profilo professionale dell'assistente giudiziario, anche in vista delle riforme sulle quali il Ministero della Giustizia è impegnato da tempo, finalizzate alla riduzione della durata dei processi. Il quesito che quindi le sottoponiamo oggi è relativo ai suoi intendimenti rispetto allo scorrimento della graduatoria del concorso per assistente giudiziario, anche per attuare quel ricambio generazionale del quale si avverte sempre di più l'urgenza.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ho sempre ritenuto che qualsiasi riforma del sistema giustizia, qualsiasi intervento idoneo a snellire e velocizzare i processi debba necessariamente essere accompagnato da un massiccio investimento in termini di risorse personali e materiali. Ecco perché le linee d'azione intraprese dal Ministero sono state fin dall'inizio del mio mandato orientate proprio in questa direzione, per raggiungere una svolta che non esito a definire epocale per l'amministrazione. E lo dico anche in questo periodo, in cui in tanti dicono che prima bisogna investire sulle risorse della giustizia e poi intervenire sulle norme processuali. In questa sede istituzionale ci tengo a dire che l'ho già fatto, che già gli investimenti sulla giustizia ci sono, e che stiamo lavorando a implementarli. In particolare, con riferimento allo specifico concorso ricordato dagli interroganti, in data odierna è stato firmato il provvedimento di scorrimento - oggi - per numero 489 posti della graduatoria del concorso a 800 posti di assistente giudiziario. L'assunzione avverrà nelle giornate del 17, 18 e 19 dicembre prossimi presso la Corte d'Appello di Roma. Mi fa piacere dare questa notizia ufficialmente in questa sede. Sono persone che hanno superato un concorso, che sono idonee e che hanno tutte le qualità da poter mettere al servizio della giustizia italiana. Posso anticipare che l'avviso di scorrimento sarà pubblicato a breve sul sito web dell'amministrazione.

L'azione del Ministero non si è fermata a questo scorrimento: non posso non ricordare le ulteriori assunzioni previste ex lege n. 68 del 1999 in tema di disabilità, nonché l'assunzione di 97 posti di ausiliario area A1-F1 disposta il 27 agosto. È stata poi indetta una procedura di assunzione per il reclutamento, tramite avviamento, degli iscritti ai centri per l'impiego, di 616 unità del personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo professionale di operatore giudiziario, da inquadrare nell'area funzionale II; il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 ottobre 2019. Ancora mi piace segnalare la conclusione della prima prova del concorso per 2.329 unità funzionari, pubblicato il 26 luglio ultimo scorso. Anticipo che sono in via di emanazione degli avvisi di selezione per il reclutamento, tramite centri per l'impiego, come prevede la normativa, per le qualifiche a cui si accede con la sola scuola dell'obbligo, per almeno 105 conducenti di automezzi e per le complessive 800 unità a tempo determinato previste dal cosiddetto “decreto sicurezza-bis”.

Ho concluso Presidente. Nei primi mesi del 2020 saranno banditi concorsi per geometra, nonché per cancelliere esperto e per direttore amministrativo: per cancelliere esperto, 2.700 posti; per direttore amministrativo, 400 posti. Investiamo sulla giustizia. Soprattutto, ci tengo a dirlo, investiamo sulle persone che portano avanti la macchina della giustizia in quantità, aumentando il numero, ma anche in qualità, consentendo a tutte le persone, che colgo l'occasione ringraziare, che lavorano, di fornire un lavoro che tenga conto delle loro necessità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Scutellà ha facoltà di replicare.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, signor Ministro. Siamo pienamente soddisfatti della sua risposta. Lei oggi ha calendarizzato lo scorrimento della graduatoria degli idonei assistenti giudiziari, denotando così un continuo impegno da parte di questo Governo nei confronti del comparto della giustizia. Lei ha anche menzionato nuovi bandi di concorso: questo significa che, per avere una giustizia equa ed efficace, bisogna passare soprattutto dalle assunzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in ordine all'attività svolta dalla cosiddetta «Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori» in merito al sistema di affidamento dei minori – n. 3-01189)

PRESIDENTE. La deputata Locatelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01189 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Accendiamo anche oggi un pezzettino di luce sul caso della Val d'Enza, su Bibbiano, sulle indagini Angeli e demoni, perché sono state oggetto nei giorni scorsi, nelle settimane scorse, anche di varie novità. Mi è sorto il dubbio che in qualche modo questo Governo, che ha iniziato con grinta, proprio anche con lei, signor Ministro, a parlare di una task force, inviata poi a novembre proprio sul territorio, presso il tribunale dei minorenni di Bologna, per rendere conto di quelle che erano le misure intraprese e di quelli che sono i fatti reali rispetto a queste inchieste sul funzionamento di tutto il procedimento degli affidi, in qualche modo si sia un po' allentata. Da un'iniziale grinta che la vedeva molto carico nell'istituire una Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori e che doveva in qualche modo far luce, con un costante e serratissimo monitoraggio, su tutto quello che veniva fatto attraverso le procedure messe in atto anche dai tribunali, ci sembra che nell'ultimo periodo, invece, tutto ciò si sia risolto con freddezza e con sottotono - vengo a concludere -, e quindi ci chiediamo quali siano le anomalie poi veramente riscontrate, se ci sia un quadro chiaro di questa vicenda e se si abbia intenzione di relazionare il Parlamento su quello che è stato fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. A beneficio degli interventi ricordo che, quando suono la campanella, manca un minuto alla conclusione.

Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. L'attività finora svolta dalla Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori ha consentito di acquisire dati mai prima rilevati, e ciò costituisce uno straordinario passo avanti nella conoscenza del fenomeno collegato all'allontanamento del minore dal suo ambiente familiare. Proprio nella conferenza stampa del 20 novembre, all'esito di uno degli incontri della Squadra speciale, in cui, ricordo, ci sono persone che lavorano dentro il Ministero, ma ci sono rappresentanti delle varie categorie che vengono coinvolte nel percorso di allontanamento del minore, abbiamo dato per la prima volta un numero importante, e cioè i minori collocati in ambiente terzo in un anno e mezzo sono stati circa 12.338.

Questi sono dati che abbiamo recuperato grazie alla collaborazione spontanea che abbiamo avuto da 217 uffici giudiziari su 224. Dico agli interroganti che, per poter valutare cosa c'è dietro questo numero, dovremmo avere un numero di paragone, un numero di confronto degli anni precedenti; purtroppo non ce l'abbiamo perché mai prima di ora era stato fatto un monitoraggio di questo tipo, che arriva già a un risultato così concreto dopo circa due mesi di lavoro, perché parliamo di una Squadra speciale istituita praticamente nel mese di agosto. Senza polemica: mentre qualcuno pensava di far cadere il Governo, c'era qualcun altro che lavorava per proseguire un lavoro che è fondamentale per i cittadini italiani, lo dico senza spirito di polemica (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ritengo che sia fondamentale che un Governo lavori e che si concentri sulle esigenze concrete dei cittadini, e apprezzo che ci siano forze politiche che stanno denunciando in numerose occasioni quello che accade su tematiche così delicate. Quello che dico è che viene un momento in cui quella denuncia deve diventare concreta azione e la squadra speciale sta lavorando, adesso continuerà la sua opera di monitoraggio, che sarà anche opera di input rispetto a possibili proposte che ci possono essere per proteggere il minore a trecentosessanta gradi in tutto il percorso difficile che affronta, per proteggerlo alla luce di quello che viene fuori dal monitoraggio, che è un bagaglio di esperienza che metteremo in condivisione con tutti. Sarà un orgoglio e un onore per me poter condividere con tutto il Parlamento, con tutto l'emiciclo parlamentare, un'azione di questo tipo.

Sottolineo soltanto che ci sarà un'opera di informatizzazione, che consentirà questa trasmissione dei dati in maniera più urgente, e stiamo continuando a lavorare. Soltanto, il riferimento alla task force non è il riferimento agli ispettori che il Ministero ha mandato prontamente nella zona della Val d'Enza per fare luce sui fatti che sono accaduti, quantomeno per verificare, per fare le verifiche che è giusto che il Ministero faccia, e su quello gli ispettori sono ancora al lavoro, ma quello non ha nulla a che fare con la task force che sta lavorando su quello che ho già detto.

PRESIDENTE. La deputata Locatelli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Ministro. Però, la mia sensazione è che il suo comportamento sia un po' cambiato nel corso di questi mesi, da un'iniziale presa di posizione forte nei confronti di quello che è un tema che coinvolge bambini, famiglie, che ha messo veramente tutti a disposizione per cercare di capire che cosa stesse accadendo; sa che anch'io ho intrapreso delle audizioni quando ancora ero Ministro, abbiamo condiviso insieme una strada, una strategia forte, adesso mi pare che la linea si sia ridimensionata su un mero provvedimento amministrativo. Questo mi dispiace molto, alla luce di quello che sta accadendo anche nelle ultime settimane, perché qualcuno ha detto che forse bisognava addirittura scusarsi perché per il sindaco erano stati scelti provvedimenti diversi, non c'erano più gli obblighi di dimora e di arresto domiciliare, sembrava quasi che qualcuno dovesse scusarsi per avere preso una posizione di difesa e tutela dei minori. Così non è, perché in realtà c'è ancora un processo che deve essere fatto; è di ieri la notizia per cui uno degli indagati, Foti, addirittura è interdetto dall'esercizio della professione.

Stiamo parlando di questioni serissime: mi aspetto da questo Governo una presa di posizione forte, non solo la sua, quella di tutti, ma su una strada che sia quella di far luce pienamente per queste famiglie, perché i fatti sono gravi; non sono partiti certamente da una richiesta specifica della Lega, ma da quella della procura, che ha deciso di indagare perché, evidentemente, ci sono forti dubbi, ci sono intercettazioni, ci sono fatti concreti che ci dicono che c'è da fare ancora molto lavoro.

E, quando le sue parole all'inizio di questa inchiesta riguardavano una riforma seria e strutturata, sembravano molto più grintose e piene di voglia di fare. Non vorrei che il cambio di Governo abbia influito anche sulle scelte di questo Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a prevedere la violenza intra-familiare come causa di esclusione dall'affidamento condiviso e come causa di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale – n. 3-01190)

PRESIDENTE. La deputata Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01190 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Gentile Ministro, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne ho raccolto diverse istanze di vittime di violenza che mi hanno rilevato un vulnus che tuttora persiste nel nostro codice civile.

Per quanto abbiamo fatto dei passi avanti con il codice rosso, rendendo obbligatoria la trasmissione di cause e denunce pendenti per violenze intra-familiari al giudice civile che si occupa di separazione ed affido, tuttavia manca, espressamente menzionata nel codice civile, la possibilità, anche temporaneamente, di sospensione dei contatti con i figli del genitore molesto autore di violenza conclamata intra-familiare; e questo porta drammaticamente alla piaga della violenza assistita da parte dei minori, che è una grande piaga nel nostro Paese, oltre che a peggiorare gravemente la situazione di una vittima, di una donna che deve trovarsi poi in sede giudiziaria in una battaglia legale con chi ha causato il problema.

Questo non per criminalizzare, ma anche per dare un monito alla persona rea di molestie intra-familiari, che queste non solo causano un grave danno alla persona che subisce la violenza, ma ai figli.

Pertanto, chiedo se lei ritiene di valutare quello che anche proviene come appello dal Consiglio d'Europa, di inserire, di menzionare, la violenza intra-familiare come possibile causa anche di non affido familiare, da parte del genitore molesto.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Con la legge n. 69 del 2019, nota come “codice rosso”, è stato introdotto un virtuoso meccanismo comunicativo con il giudice civile, teso a favorire la tempestiva circolazione delle informazioni rilevanti per l'adozione di provvedimenti, in tema di affidamento e diritto di visita, tutte le volte che parallelamente, in sede penale, vengano emessi provvedimenti nei confronti di una delle parti.

Si tratta di uno snodo cruciale, teso a fornire al giudice un quadro istruttorio quanto più completo possibile sulle situazioni di alta conflittualità familiare, suscettibili di pregiudicare i minori come vittime secondarie. In tal modo, grazie ad una piattaforma cognitiva comune e condivisa, ciascuna autorità procedente, nell'ambito delle rispettive competenze, sarà messa in condizioni di adottare i provvedimenti più idonei, a tutelare l'interesse esclusivo del minore.

È stato, quindi, messo a sistema un meccanismo che funge da stimolo per il raccordo logico tra le decisioni urgenti da prendere in ciascuna delle direzioni giurisdizionali attivate, prevenendo il rischio di indebite giustapposizioni o, peggio, di aberranti aporie decisorie, oltre a porre un argine concreto alla proposizione di denunce strumentali.

Invero, la disciplina in questione, nei termini in cui è stata fin qui tratteggiata, già fornisce adeguata risposta a quanto evidenziato nel Rapporto ombra del Grevio, proprio con riferimento alla mancanza di raccordo tra giudizio civile e penale, nei casi in cui la violenza familiare incida sui figli.

Noi confidiamo nel fatto che questo maggiore dialogo, che viene instradato con la legge sul cosiddetto codice rosso, possa consentire un migliore coordinamento, sempre considerando che si tratta di norme che vanno poi declinate caso per caso.

Quindi, nel valutare l'inserimento di nuovi strumenti giuridici, bisogna sempre lasciare un margine di discrezionalità fondamentale, per poter fare in modo che venga attuato caso per caso alla singola situazione concreta in situazioni e circostanze così delicate, per esempio, per il nucleo familiare.

D'altro canto, sempre ai fini dell'armonia del sistema, va ricordato che il nostro ordinamento prevede in via sistemica la partecipazione del pubblico ministero nelle cause di separazione e divorzio, ai sensi dell'articolo 70 del codice di procedura civile, come del resto fatto proprio rilevare in occasione dell'ultima riunione del Grevio.

In ogni caso, voglio ricordare che il Ministero che rappresento ha, tra i suoi obiettivi prioritari, la tutela del minore a 360 gradi e del suo interesse a vivere e crescere in un ambiente familiare sereno. Pertanto, anche all'esito del monitoraggio sui primi riflessi applicativi del “codice rosso”, che a breve farò partire, si potrà procedere a valutare ulteriori ambiti di intervento normativo, per colmare eventuali vuoti di tutela per i soggetti vulnerabili che dovessero essere rilevati.

PRESIDENTE. La deputata Rossini ha facoltà di replicare.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Condivido che non ci deve essere alcun automatismo, c'è sempre caso per caso. Nella prassi, poi, proprio perché c'era il bisogno di coordinare i due ambiti, quello civile e quello delle procure penali, perché erano separati, però la comunicazione, purtroppo, può non bastare. Sottolineo il tunnel nel quale entra una donna che denuncia. Parlo di una donna portata in ambulanza all'ospedale, per percosse continue, e che poi si trova in sede civile in una lotta legale per l'affido.

Ecco, quindi, valutiamo l'importanza che può avere, proprio anche come deterrente, come segnale forte culturale nel nostro Paese, rispetto agli autori, che non bisogna criminalizzare. Noi a volte andiamo dalla criminalizzazione, intervenendo sull'urgenza, alla banalizzazione della violenza. Si arriva in tribunale civile, dove si dice “ma no, erano litigi”.

Parliamo di cose gravi, con denunce pendenti. Ecco, quindi, dobbiamo far capire a persone moleste che possono e devono cambiare, che perdono dignità come padre, non solo come uomo e come compagno, che l'uomo violento, quindi, fa male a tutto l'ambito familiare e che può perdere l'affido dei figli, perché ai figli vivere in un ambiente di violenza - che non è il litigio, ma parliamo di conflitti gravi - fa male. È estremamente grave questa piaga nel nostro Paese.

Quindi, mi permetto così di tenere aperta la considerazione su una menzione nel codice civile, che la violenza intrafamiliare grave, pronunciata, provata, può essere causa di affido dei figli, perché i minori sono, non dico le prime vittime, ma alla pari della vittima diretta. Insomma, pertanto, sottolineo forse, di tenere aperti e di seguire quello che accade nel Paese, di ascoltare anche le donne vittime di violenza in che iter entrano, quando denunciano. A me hanno detto: “io non denuncerei più, sapendo in che modo io poi devo difendermi”. Questa cosa mi ha molto toccato. Non sono casi isolati e i tribunali, forse, devono iniziare a collaborare di più, ma dobbiamo anche dare un segnale chiaro, per migliorare e portare anche uomini, che vivono e non riescono a contenere la violenza, a voler cambiare. Questo è ciò che dobbiamo e, quindi, anche dei deterrenti, delle cose forti, per dire: “fa male alla tua famiglia, fa male ai tuoi figli”. Questo è un po' il motivo per cui ho sottoposto questo question time, per aprire una riflessione su quella che è proprio la situazione nel Paese.

(Orientamenti del Governo in ordine all'entrata in vigore della riforma della prescrizione, nonché in relazione all'ipotesi di rinvio dell'entrata in vigore della riforma delle intercettazioni – n. 3-01191)

PRESIDENTE. Il deputato Costa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01191 (Vedi l'allegato A).

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Noi sappiamo che il 1° gennaio 2020 dovrebbe entrare in vigore lo stop alla prescrizione. Questa data era stata fissata, perché il Ministro Bonafede aveva promesso che, prima di questa data, sarebbe entrata in vigore una riforma del processo, che accelerasse il processo e fosse complementare e assorbisse i danni fatti dalla riforma della prescrizione. Ebbene, è venuto, in questa sede di question time, il 20 novembre, a dirci che da un mese aveva la bozza pronta e la stava confrontando con il resto della sua maggioranza. Non abbiamo visto nulla in questo Parlamento. Lei è da oltre cinquecento giorni Ministro e non ci ha ancora fatto arrivare nulla per velocizzare i processi. Quindi, io mi chiedo e le chiedo: ma è giusto fare entrare in vigore una norma di ergastolo processuale, senza aver limitato i tempi dei processi prima? E poi, sulle intercettazioni, le chiedo, signor Ministro: lei ha ereditato una riforma Orlando sulle intercettazioni del 2017; siamo nel 2019 e lei ci dice che deve rinviarne l'entrata in vigore, perché non sono ancora pronte le strutture e ci sono dei problemi organizzativi; ma lei è il Ministro da un anno e mezzo, in questo anno e mezzo, non poteva pensare a risolvere questi problemi, anziché procedere di proroga in proroga? Io penso che questi due questioni, prescrizioni e intercettazioni, siano tra di loro collegate, ci sia un nesso politico e, soprattutto, ci sia una trattativa politica all'interno della maggioranza, sulla pelle della gente, sulla pelle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ho già avuto modo di rilevare, anche di recente, in quest'Aula, come non sia più tollerabile che la prescrizione rimanga regolata a mero strumento di filtro e bilanciamento dell'eccessivo numero dei procedimenti pendenti nel settore penale.

Ho già detto che, secondo me, un principio di svolta fondamentale sarà il principio per cui, dopo la sentenza di primo grado, nessun cittadino rimarrà privo di una risposta di giustizia da parte dello Stato. Pur non condividendo la soluzione, come è evidente, con gli interroganti e con la forza politica a cui appartengono, condivido il fatto però che si debba - questo l'ho sempre detto e lo rivendico - cercare di portare avanti una riforma del processo penale che, ribadisco, io ho presentato all'attenzione della maggioranza a inizio ottobre, per garantire che ci sia una celere trattazione dei processi. E dobbiamo sempre dire ai cittadini che dal 1° gennaio - questo lo ribadisco - non ci sarà alcuna apocalisse, perché gli effetti processuali della legge sulla prescrizione si avranno - processuali, parliamo - non prima di tre anni. Abbiamo quindi tutto il tempo per portare a regime non solo la riforma del processo penale, ma gli investimenti di cui si parla tanto, e come ho già detto in data odierna, abbiamo già fatto, che adesso stanno già andando a regime, perché parliamo di un ampliamento della pianta organica di 600 magistrati e dell'avviamento di un piano assunzionale di 8.600 unità di personale amministrativo. Parliamo di investimenti nella giustizia che non erano mai stati fatti, e che adesso stiamo portando avanti. Credo nell'ultimo question time su cui ho avuto modo di rispondere sulla prescrizione, mi è stato detto che io sarei ritardatario, non potrei pretendere la velocità altrui. È noto a tutta Italia che io la prima bozza di riforma del processo penale l'ho presentata a febbraio, nella maggioranza che c'era allora; dopodiché se (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Dopodiché se la forza politica che era allora al Governo ha deciso di non portare avanti la riforma del processo penale, perché magari legittimamente l'obiettivo doveva essere non far entrare in vigore la legge sulla prescrizione, allora la domanda non la deve porre a me, che la riforma del processo penale l'ho scritta, l'ho portata all'attenzione della maggioranza; nonostante la caduta del Governo l'abbiamo prontamente rivista insieme alla nuova maggioranza, ed è una riforma che interviene proprio su tutti i tempi morti del processo, su quelli su cui - mi permetto di sottolineare – in oltre circa un decennio, in cui la forza politica a cui appartengono gli interroganti è stata al Governo di questo Paese, essa non è mai intervenuta. Fino ad ora la prescrizione ha permesso a tutti di dire che c'era la prescrizione, e che quindi non si poteva dare una risposta di giustizia. Io mi prendo la responsabilità, e la voglio condividere con la nuova maggioranza, e possibilmente anche con tutto l'emiciclo parlamentare, di portare in questo Paese finalmente una riforma del processo penale che permetta ai processi di avere una durata ragionevole. Sulle intercettazioni io, in continuità con quello…

PRESIDENTE. Concluda.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Sì, concludo. Sulle intercettazioni io ho lavorato, e hanno lavorato tutti gli uffici a tempo record nella realizzazione delle nuove strutture. C'è poi una fase organizzativa che deve seguire anche nelle procure, e per problemi tecnici, ma anche per l'assenza di una norma transitoria nella legge sulle intercettazioni, riteniamo di dover intervenire; pur avendo già avuto incontri con la nuova maggioranza, incontri proficui, alla luce dei quali ho dato già disponibilità pubblicamente anche alla possibilità di procedere con un decreto-legge prima del 31 dicembre per legiferare sulle intercettazioni, perché ci sono ampi margini di convergenza, e contemporaneamente dare la possibilità alle procure e a tutti gli uffici giudiziari di implementare poi organizzativamente la nuova disciplina. Nessuna logica di scambio chiaramente può essere portata avanti rispetto a due settori, che sono della giustizia ma che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Costa ha facoltà di replicare.

ENRICO COSTA (FI). Ministro, mi pare di capire che la sua maggioranza, né quella di prima né quella di adesso, la ascolti: quindi, Ministro, io le consiglierei veramente di dimettersi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sul tema della prescrizione la sua responsabilità è gravissima: sconquasserà il sistema penale e farà danni che i suoi successori faticheranno a contenere o a correggere.

Con il processo infinito nessuno potrà avere giustizia né difendersi ed il marchio sulle persone resterà quello dell'avviso di garanzia.

Sul tema delle intercettazioni noi presenteremo una proposta di legge chiara e lineare, in cui si punisca chi passa ai giornalisti le veline delle intercettazioni rilevanti, soprattutto quando riguardano i non indagati. Lo Stato spende ogni anno 220 milioni di euro in intercettazioni per scoprire gli autori dei reati, non per riempire di pettegolezzi i giornali. Noi ci batteremo per una giustizia che si ispira ai principi liberali, princìpi come il diritto ad avere un processo rapido, il rispetto delle garanzie della persona e il diritto di difendersi, la presunzione di innocenza, la parità fra accusa e difesa, l'eccezionalità del sacrificio della libertà personale prima della sentenza definitiva, la finalità rieducativa della pena.

Noi non useremo mai le parole “marcire in galera” e ci batteremo per una giustizia che combatta la barbarie dello stop alla prescrizione, le fughe di notizie delle intercettazioni, che indaghi sulle ragioni che portano a contare ogni anno mille casi di ingiusta detenzione, ovvero mille innocenti in galera, che abbia il coraggio di far pagare i magistrati che sbagliano, e ove mandino a processo con superficialità e disinvoltura persone che poi a processo non dovrebbero andare, costringendole a una via crucis giudiziaria che si conclude con un'assoluzione che non con cancella le sofferenze. Ci batteremo per una giustizia che punisca i colpevoli e garantisca la certezza della pena, ma che sia giustizia e non vendetta. Ci batteremo anche per uno Stato che ove mandi a processo una persona innocente che viene assolta, si faccia carico di quanto ha speso per difendersi.

Signor Ministro, quello in cui noi crediamo è esattamente il contrario di quello che lei sta facendo con questo stop alla prescrizione e con i suoi provvedimenti. Potremo vincere o perdere le nostre battaglie, ma su questi temi non arretreremo, come oggi invece stanno facendo delle forze politiche che predicano bene e razzolano male, solo e semplicemente per evitare di far scoppiare il Governo, le forze politiche a lei alleate rischiano di far scoppiare il processo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte ad assicurare piena operatività alla riforma del terzo settore – n. 3-01193)

PRESIDENTE. Il deputato Lepri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01193 (Vedi l'allegato A). Colleghi!

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, vogliamo interrogare il Ministro Catalfo in riferimento all'applicazione della legge sul terzo settore. È una legge, come lei sa sicuramente, importante, anche perché da parlamentare ha condiviso questo percorso, particolarmente complessa anche, perché vi sono stati diversi decreti legislativi e sono previsti numerosi decreti ministeriali.

Lo stato dell'applicazione da parte del Ministero è ancora piuttosto in ritardo. In particolare, il codice del terzo settore vede solo 9 provvedimenti ministeriali approvati sui 24 previsti; per quanto riguarda il decreto legislativo sull'impresa sociale, solo 3 su 12; mancano diversi decreti sul 5 per mille e sul servizio civile; per esempio manca ancora l'avvio del Registro unico del terzo settore, che è una delle condizioni fondamentali per far muovere l'intera macchina; manca il percorso di raccordo con l'Unione europea, affinché sia consentito di poter applicare il regime fiscale agevolato che la riforma prevede; il Consiglio del terzo settore si è solo trovato un paio di volte, evidentemente quello è il “parlamentino” su cui si possono costruire le politiche; le deleghe non sono state ancora attribuite, e potrei continuare.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO LEPRI (PD). Non vogliamo quindi certo buttare la croce addosso al Ministro, visto che si è insediata da pochi mesi, ma certamente sollecitarla perché questa riforma così importante possa vedere una piena applicazione.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, con riferimento ai quesiti posti dall'onorevole interrogante sullo stato di avanzamento della riforma del terzo settore, approvata con legge n. 106 del 2016, voglio anzitutto evidenziare che non tutti i provvedimenti attuativi previsti sono di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Rammento a tale riguardo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante la disciplina di dettaglio dell'istituto del 5 per mille. Sullo schema di provvedimento proposto dal Ministero dell'economia e delle finanze, questa Amministrazione ha già espresso il proprio assenso, restando in attesa della conclusione del procedimento.

L'elaborazione dei provvedimenti attuativi è connotata da un costante dialogo con gli enti del terzo settore. Il mio impegno, nella prima metà del 2020, sarà concentrato sulla finalizzazione di alcuni importanti provvedimenti che, allo stato attuale, sono in fase di avanzata elaborazione, quali la definizione della modulistica dei bilanci degli enti del terzo settore, le linee guida sulla raccolta fondi, la disciplina dell'attività di vigilanza sulle imprese sociali, il decreto concernente il funzionamento del Registro unico nazionale del terzo settore. In relazione a quest'ultimo, evidenzio che il suo avvio presenta una complessità notevole per l'elevato numero di registri attualmente esistenti, per le diverse amministrazioni coinvolte, nonché per la disomogeneità che i predetti registi presentano tra di loro e rispetto alle caratteristiche previste dal nuovo Registro. In questi giorni, è in corso il confronto tecnico con le regioni e conto di poter giungere all'adozione del Registro unico nei primi mesi del 2020. Ieri abbiamo incontrato l'Agenzia delle entrate e, già da domani, il Ministero dialogherà con il Forum del terzo settore.

Per quanto attiene al quesito concernente la richiesta di autorizzazione all'Unione europea sul regime fiscale degli enti del terzo settore, desidero segnalare che è stato istituito, su impulso del Ministero che rappresento, un tavolo tecnico con il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Agenzia delle entrate, attualmente impegnato nella definizione di un documento da sottoporre all'attenzione della Commissione europea.

Per ciò che concerne il Consiglio nazionale del terzo settore, istituito nel gennaio 2018, preciso che il medesimo si è riunito in tre sedute nel medesimo anno, in due sedute nel 2019 e, a breve, verrà nuovamente convocato. L'organismo collegiale ha espresso il proprio parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale concernente le operazioni straordinarie delle imprese sociali, sulle linee guida sul bilancio sociale, nonché sulle linee guida in materia di valutazione di impatto sociale. Si tratta di provvedimenti particolarmente rilevanti, rispetto ai quali il predetto organo collegiale ha svolto un accurato approfondimento istruttorio, fornendo in tal modo un qualificato apporto consultivo alla definizione delle nostre azioni istituzionali nel settore.

Concludo, affermando che al mondo del terzo settore è riservata la massima attenzione del Governo, il cui intendimento prioritario è quello di proseguire nel rafforzamento del dialogo sociale con gli enti del terzo settore, il cui impegno costante per la tutela delle fasce più deboli della popolazione costituisce un valore sociale aggiunto per l'intera comunità.

PRESIDENTE. Il deputato Lepri ha facoltà di replicare.

STEFANO LEPRI (PD). Ringraziamo il signor Ministro e, apprezziamo il suo impegno, che ha voluto qui confermare. Non vogliamo fare altro che garantirle il nostro sostegno e il nostro apprezzamento, sapendo e sottolineando di nuovo l'importanza di questa misura e, soprattutto, l'importanza della sua applicazione, perché troppe volte - vorrei dire purtroppo, ma non lo dico -il Governo è più attento all'azione legislativa, piuttosto che a quella, poi, esecutiva, che è evidentemente, invece, il primario compito di chi è chiamato a governare. Quindi, bene l'atteggiamento e l'impegno del Ministro a fare in modo che questa riforma così importante, che io ritengo davvero uno dei pilastri della scorsa legislatura, possa trovare una piena applicazione e, quindi, confidiamo nell'impegno del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative urgenti volte a salvaguardare i livelli occupazionali del gruppo UniCredit – n. 3-01194)

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01194 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, l'interrogazione riguarda l'annuncio del piano di riorganizzazione dato da UniCredit nelle settimane scorse. Si tratta del secondo gruppo bancario italiano, del quinto gruppo bancario europeo, un gruppo molto importante. Cosa ha colpito di questo piano? Una specie di equivalenza tra gli utili attesi del prossimo quadriennio - 16 miliardi - e il taglio di personale pari a 8 mila persone nello stesso periodo di tempo. Se a questo si aggiunge che il personale italiano, sul personale europeo del gruppo, è circa il 45 per cento, mentre i tagli riguardano, all'80 per cento quasi, il personale italiano, i conti cominciano a tornare sempre meno: pare che ci sia un particolare accanimento a fare ristrutturazione qui da noi, dove sono stati già tagliati oltre 20 mila posti di lavoro dal 2007 e chiuse 1.300 sezioni. Siccome il tema è delicato, perché un conto è ristrutturare e, in ragione di questo, con un piano industriale di sviluppo, poi vedere gli effetti sugli esuberi, se si fa una equivalenza di questo genere e tutte le aziende facessero allo stesso modo, io credo che i conti non tornerebbero.

Aggiungo solo, e concludo, che nel settore bancario vige da molti anni una particolare buona relazione di strategie industriali tra aziende e sindacati, che hanno permesso ristrutturazioni senza conflitto. In questo caso, come lei avrà visto, tutti i sindacati, di qualsiasi tipo e colore, si sono posti in maniera molto ferma e molto dura ai proclami dell'azienda.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. La notizia degli esuberi prospettati nell'ambito del piano strategico UniCredit rappresenta una delle questioni al centro dell'attenzione del Governo, che, mi preme evidenziarlo subito, è massima rispetto a questo tema che coinvolge uno dei gruppi bancari di primaria rilevanza per il nostro Paese, sia per numero di occupati che per diffusione sul territorio.

Gli onorevoli interroganti chiedono quali iniziative l'Esecutivo intenda assumere a salvaguardia dei livelli occupazionali. Nel luglio scorso, con il precedente Governo, si era già avuta notizia di un possibile piano di riduzione del personale; all'epoca, c'era stato un immediato intervento dell'amministratore delegato di UniCredit che, con un messaggio al personale, ha rassicurato circa il fatto che ogni evoluzione del gruppo sarebbe stata gestita attraverso il prepensionamento, dichiarando che ciò sarebbe avvenuto in modo socialmente responsabile e in linea con le rappresentanze dei lavoratori del gruppo. Già allora, il Governo si era dichiarato pronto, ove necessario, ad un confronto con i vertici della banca e le parti sociali. Alla luce degli ultimi accadimenti, il confronto con i vertici del gruppo è in agenda già questa settimana, presso il mio Ministero, per valutare ogni possibile iniziativa utile. Pertanto, in risposta al presente atto di sindacato ispettivo, non posso che riaffermare la più ampia disponibilità delle istituzioni al confronto.

La vicenda oggi portata all'attenzione dell'Aula mi dà l'occasione di esprimere, inoltre, l'intendimento di un più generale mutamento dell'approccio al tema delle crisi aziendali - questa non è proprio una crisi, in quanto non sono in sofferenza - che permetta di prevenirle, limitando il più possibile di dover intervenire in emergenza. Un passo importante nell'indicata prospettiva della prevenzione, a mio avviso, è rappresentato dall'istituzione di un osservatorio sul mercato del lavoro che monitori i vari settori, individuando quelli in sofferenza e consenta di anticipare le crisi. Questo è sicuramente il percorso che il Governo si propone di portare avanti nel medio periodo, fermo, ovviamente, ogni necessario intervento nell'immediata salvaguardia dei lavoratori delle imprese italiane.

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Io esprimo soddisfazione mia, del gruppo e del collega Fornaro per la risposta della Ministra e la ringrazio anche per la tempestività della convocazione, presso il suo Ministero, dei vertici del gruppo. Io credo che sia opportuno che il gruppo - che è importante e, quindi, può fare anche da paradigma positivo o negativo nel sistema delle strategie industriali di riorganizzazione - debba sapere che c'è attenzione non solo da parte delle forze politiche, da parte delle organizzazioni sindacali, ma anche da parte del Governo, perché naturalmente, mentre è evidente che dove hai crisi profonde, dove perdi i soldi, dove perdi mercato, le riorganizzazioni abbiano come conseguenza dolorosa quella della riduzione degli organici, è altrettanto evidente che, se a questo fatto uniamo - non so, penso all'Ilva, solo per dirne una, ma a tutto quello che sappiamo esserci nelle crisi industriali di questo periodo - che anche dove i settori vanno bene, abbiamo altrettanta riduzione del personale, poi uno si interroga e dice: ma se si taglia dove si perde e si taglia dove si guadagna, alla fine, i nuovi posti di lavoro e i prepensionamenti risolvono una parte del problema, ma non tutti i problemi, perché, naturalmente, anche nel mondo della finanza e delle banche, c'è bisogno che i giovani possano essere assunti e avere le loro carriere, le loro prospettive di vita e di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative di competenza con riguardo agli effetti del piano UniCredit relativi alla riduzione del personale e dei servizi – n. 3-01195)

PRESIDENTE. Il deputato Acquaroli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01195 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Il tema di questa interrogazione riguarda una ristrutturazione industriale del gruppo UniCredit per gli anni 2020-2023. Signor Ministro, si tratta di un intervento che prevede, in Germania, in Austria e in Italia, 8 mila esuberi e la chiusura di 500 filiali. Si tratta per l'Italia, percentualmente, dell'impatto più importante: 1,1 miliardi su un complessivo di 1,4 miliardi della ristrutturazione industriale. In Italia si tratterebbe di ridurre 5.500 o 6 mila dipendenti e 450 filiali verrebbero chiuse. Sono numeri che ci preoccupano moltissimo, perché andranno ad impattare direttamente, oltre che con questi esuberi, anche con una riduzione dei servizi che presumibilmente toccherà le periferie, toccherà le zone marginali, toccherà quelle comunità che già sono colpite da una carenza di servizi e ciò potrebbe causare delle conseguenze gravi. Ecco, allora, noi vorremmo chiedere a lei quelli che sono gli intendimenti di questo Governo, anche perché il paradigma, il paradosso più importante di tutti è che si tratta di un gruppo che nei primi nove mesi dell'anno corrente ha segnato un utile per 4,3 miliardi di euro. Noi riteniamo che il Governo debba avere, in questa fase, un ruolo molto importante e forte per, assolutamente, non consentire questo nelle nostre comunità e soprattutto per quei 5.500 o 6 mila dipendenti che sarebbero toccati.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Come ho già detto poc'anzi, in occasione della risposta resa all'onorevole Epifani che ha posto una domanda analoga a quella del presente atto di sindacato ispettivo, la questione è una di quelle alle quali in questo momento il Governo riserva la sua massima attenzione, pronto ad intervenire con ogni strumento disponibile a salvaguardia dei lavoratori e dei livelli occupazionali.

Con riferimento alla manifestata preoccupazione che una chiusura di filiali possa riguardare piccoli territori, frazioni o aree marginali dove verrà a mancare un servizio importantissimo per le popolazioni locali, credo sia corretto al momento rammentare che il Ministero del lavoro non ha ricevuto alcuna comunicazione, né sono disponibili elementi che consentano di formulare tali ipotesi, ferma restando l'attenzione massima rivolta alla vicenda nella sua complessiva portata per i riflessi che la stessa potrebbe avere rispetto all'intero territorio nazionale. Posso in ogni caso assicurare che un'attenzione se è possibile ancora più elevata verrà riservata alle possibili ricadute sui territori già caratterizzati da una limitata presenza di servizi. Questa è la prospettiva nella quale il Ministero intende porsi nel confronto che, appunto, avrà nei prossimi giorni con i vertici del gruppo.

PRESIDENTE. Il deputato Bignami ha facoltà di replicare.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Non possiamo essere soddisfatti, diversamente dai colleghi di sinistra, rispetto a questa interrogazione che, a nostro modo di vedere, parte da un presupposto profondamente errato, perché in questo caso non si tratta evidentemente di un'azienda in crisi, ma si tratta di un'azienda che ha preannunciato per i primi mesi del 2019 qualcosa come 4,3 miliardi di utile, prospettando da questi tagli che dovrebbero ammontare a 1,4 miliardi per il complessivo e a 1,1 miliardi per l'Italia, che verrebbe gravata dal 78 per cento complessivo di questo tipo di intervento, una marginalizzazione dei propri utili per 6 miliardi per i prossimi tre anni.

Per dare una dimensione del fenomeno, l'Ilva ha prospettato un piano esuberi di 4.700 unità, inaccettabile, e il Governo ha dato una disponibilità di massima a trattare sui mille o 1.100. Qui parliamo di qualcosa come 8 mila tagli, di cui 5.500 ricadrebbero sul territorio italiano, ovvero il 78 per cento, oltre alle filiali, 450, che già si sommano agli oltre 27 mila esuberi che dal 2007 ad oggi sono stati registrati da parte di UniCredit. Tutto ciò è inaccettabile, perché se lo Stato italiano può anche sostenere eventuali aziende che si trovano in una situazioni di crisi, lo Stato italiano e il Governo italiano nel dubbio se schierarsi con i capitani di ventura che vogliono marginalizzare ulteriormente i loro profitti o con i lavoratori che perderebbero il loro lavoro devono stare coi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non abbiamo più la possibilità di sostenere dei capitani di ventura che già abbiamo visto, con le loro ambizioni sfrenate, a che cosa portano. UniCredit significa credito italiano, se il signor Mustier intende, come hanno fatto altri, far pagare i costi delle sue ambizioni all'Italia e agli italiani bisogna che il Governo dica chiaramente di “no”. Fratelli d'Italia lo farà, perché non c'è nulla di socialmente sostenibile, come ha detto questo signore, in un piano che, in realtà, quando lei dice che il Governo neanche lo sapeva, è uno schiaffo in faccia a tutti noi. Dobbiamo essere dalla parte dei lavoratori, speriamo che questo Governo, almeno, in questo caso lo sia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi in merito allo stato di attuazione delle zone economiche speciali e iniziative volte a promuovere tale strumento a fini di crescita e attrazione degli investimenti – n. 3-01192)

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare l'interrogazione D'Alessandro ed altri n. 3-01192 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Le ZES sono aree geografiche che comprendono almeno un'area portuale e che godono di benefici fiscali e semplificazioni amministrative. In Italia, l'istituzione delle ZES è legata al decreto “Sud” che prevede una serie di misure per favorire la crescita economica nelle aree del Mezzogiorno. Stampa qualificata riporta che solo quattro ZES su otto sono pronte e alla data del 13 novembre sono state accolte, presso l'Agenzia delle entrate, 26 comunicazioni per un valore di 40 milioni di investimenti, a riprova di un'ancora limitata attuazione rispetto alle potenzialità dello strumento.

Ci rivolgiamo a lei, signor Ministro, per chiederle quali sono effettivamente le ZES attive e le ragioni della mancata attivazione delle restanti; se ci sono le intenzioni da parte sua e del Governo di attivare altre ZES e con quali forme, sappiamo, ad esempio, che c'è una forte richiesta di attivazione da Rovigo, collegata al porto di Venezia, perché, purtroppo, le zone depresse si trovano anche in aree interne e periferiche del Nord; e, infine, se tra i requisiti delle aree definibili come ZES ci sono anche quelli che comprendono porti classificabili come “core”, oppure anche quelli classificabili come “comprehensive”. Chiediamo a lei delle risposte precise su questi punti, perché siamo convinti che attraverso questi strumenti ci possa essere vero sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Provenzano, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono, con la domanda, di chiarire l'impegno del Governo per l'accelerazione nell'attuazione dello strumento e anche le misure di potenziamento delle Zone economiche speciali.

Confermo che al momento sono istituite solo quattro ZES, quella calabra, quella campana, quella ionica e quella adriatica, nelle quali è operativo il credito d'imposta per investimenti che, però, per i ritardi accumulati, abbiamo, proprio in legge di bilancio, prorogato con altri 100 milioni, per consentire l'estensione dello strumento a nuove attività imprenditoriali insediate localmente. È in corso una discussione con l'Agenzia delle entrate per estendere il beneficio fiscale anche alle imprese della logistica che, paradossalmente, sono state escluse, al momento, dal beneficio fiscale.

Per quanto riguarda, invece, le attività di semplificazione, queste sono partite nelle quattro zone già istituite; nella cabina di regia del 22 novembre che ho riunito proprio sulle ZES abbiamo definito un percorso per omogeneizzare le procedure di semplificazione.

Nella legge di bilancio stiamo prevedendo anche un intervento sulle infrastrutture di ultimo miglio, che molto spesso nelle ZES non sono ancora finanziate e, in particolare, nelle aree retroportuali.

Le altre quattro ZES, per cui le regioni hanno fatto richiesta - sarda, abruzzese e due siciliane - sono in fase di istruttoria, alcune sono più avanzate, come quella sarda e quella abruzzese; quest'ultima ha una complessità legata al collegamento funzionale con l'autorità portuale che è fuori dalla regione.

C'è l'esigenza del concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze e con il MIT, che sta ovviamente rendendo il procedimento un po' più complesso, ma stiamo proprio lavorando.

Quelle siciliane, invece, sono arrivate in ritardo e l'istruttoria è in corso; noi stiamo accelerando. Considerando che l'operatività della norma risale all'agosto del 2017, io confermo i vostri ritardi e proprio per accelerare questa procedura in legge di bilancio abbiamo previsto la nomina di un commissario di Governo, per ogni ZES, che si faccia carico non solo dell'accelerazione dell'istituzione, ma anche di tutta la fase successiva, sgravando in questo le autorità portuali dal loro già gravoso compito, dopo la riforma, in particolare, di istituzione e operatività delle Zone franche doganali che sono molto utili a completare tutto l'incentivo che si realizza nelle ZES.

Confermo che le aree portuali legate alle reti Ten-T comprendono sia i porti “core” che quelli “comprehensive”. Questa volontà vuole recuperare anche la ratio della norma, che è quella di rendere lo strumento non uno strumento di politica territoriale o di sviluppo territoriale, ma di attrazione di grandi investimenti.

Per quanto riguarda l'estensione alle regioni più sviluppate e in transizione, è già prevista la possibilità di istituire Zone logistiche semplificate. Con la legge di bilancio abbiamo previsto un emendamento che consente di estendere non solo i benefici amministrativi, ma anche quelli fiscali nelle aree all'interno delle ZLS che sono ammissibili agli aiuti di Stato, secondo l'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Chiarisco che, diciamo, sono consapevole della grande aspettativa dello strumento e della grande potenzialità che ha lo strumento. Però, non facciamone - e lo dico a me stesso e a quest'Aula - l'idea che possa da lì derivare la palingenesi, diciamo, dei problemi dello sviluppo del Mezzogiorno.

Ricordo, negli anni Ottanta, Deng Xiaoping che lanciò il nuovo corso dell'economia cinese: ne lanciò otto e noi ne abbiamo già otto previste e ne abbiamo richieste oltre 20. Insomma, lo sviluppo, in particolare del Mezzogiorno ma anche delle altre aree depresse del Paese, va fatto con un serio rilancio di una politica articolata e strategica di sviluppo.

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessandro ha facoltà di replicare.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente, e grazie, Ministro. Non sarà la panacea dei mali, Ministro, però, in particolare al Sud, è l'unico strumento di attrazione degli investimenti, oltre ad altre misure che, però, hanno un impatto minore. Infatti, c'è la combinazione della disponibilità della finanza pubblica attraverso le ZES, il credito d'imposta e la semplificazione amministrativa e, dall'altra, la disponibilità della finanza privata, e lei sa che il sistema bancario ha stanziato nei vari diversi livelli di banca circa 2,6 miliardi per accompagnare gli investimenti al Sud.

Poi, c'è tutta un'attenzione di investimenti stranieri rispetto al Paese e rispetto alle aree dove si può massimizzare l'investimento e anche le agevolazioni legate all'investimento.

Quello che voglio dire, Ministro, è che più ritardiamo questa partita più noi rischiamo di non raggiungere gli obiettivi di attrazione degli investimenti e, quindi, di crescita e, quindi, di occupazione.

Nella sua risposta lei ha individuato quattro ZES, quattro richieste di quattro regioni che non sono ancora attive, e si è soffermato un attimo sull'Abruzzo.

Sull'Abruzzo, Ministro, c'è un tema gigantesco che lei conosce, perché è stato qualche giorno fa in Abruzzo. C'è un indirizzo da parte dei Ministeri che dice che la ZES può essere fatta solo con Ancona, perché porto core. Lei ha chiarito che può essere fatta anche col porto comprehensive ma nell'ultima riunione del presidente della regione Abruzzo il Ministero delle Infrastrutture, prima di lei, ha chiarito che invece se la regione Abruzzo optasse per un'autorità trasversale diversa da quella adriatica - cioè con Civitavecchia - essendo Civitavecchia porto comprehensive, rischieremmo di perdere la possibilità di istituire la ZES.

Quindi, io credo che questa cosa vada chiarita definitivamente e non credo che anche nella sua risposta sia stata chiarita perché lei ha detto “Sì, è possibile istituire le ZES anche nelle aree comprehensive”, però nel caso della regione Abruzzo significherebbe dover cambiare l'autorità portuale - ammesso e concesso che il Governo regionale lo voglia fare - ma in quel caso le comunicazioni ufficiali oggi arrivate sono che perderemmo la possibilità di istituire la zona economica speciale proprio perché agganciata…

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). …a un porto comprehensive e non core, cioè a Civitavecchia e non più Ancona (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,05.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Berlinghieri, Boccia, Claudio Borghi, Brescia, Cirielli, Comaroli, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Molinari, Morani, Parolo, Pedrazzini, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Tasso, Tateo, Traversi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1806 ed abbinata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la XII Commissione (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

S. 733 - Senatori Sileri ed altri: «Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica» (approvata dal Senato) (A.C. 1806).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge Mandelli: «Disposizioni in materia di donazione e di utilizzo del corpo umano post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica» (A.C. 600).

Seguito della discussione della proposta di legge: Ciprini ed altri: Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura (A.C. 1027-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1027-A/R: Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura.

Ricordo che, nella seduta del 12 novembre 2019, l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 1027-A e che, a seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 novembre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 novembre 2019).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1027-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati. Colleghi, colleghi, partiamo con i pareri. Vi chiedo di abbassare il tono della voce, colleghi. Prego.

TIZIANA CIPRINI, Relatrice. Grazie, Presidente. Emendamento 1.2 Zangrillo, contrario; emendamento 1.4 Zangrillo, contrario; emendamento 1.5 Zangrillo, contrario. Poi c'è l'articolo aggiuntivo 1.01 Polverini, su cui il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi perdoni, perché mi risulta che ci siano ancora delle Commissioni convocate. Si può fare un controllo?

PRESIDENTE. Verifichiamo subito, collega.

Colleghi, stiamo verificando se ci sono tutte le Commissioni sconvocate per dare la possibilità a tutti i colleghi ovviamente di poter votare (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Colleghi, colleghi!

Allora, collega Fiano… colleghi! Collega Fiano, al momento (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)… colleghi, sto cercando di rispondere al collega Fiano! Collega, al momento le Commissioni risultano sconvocate, quindi dal mio (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)… Colleghi, c'è stato un collega che ha fatto una richiesta. Gli uffici hanno avuto il tempo di verificare, avevano bisogno del tempo per verificare ed è stato verificato, adesso proseguiamo.

Collega Tripiedi, prego, su che cosa? Siamo all'emendamento 1.2 Zangrillo, prego.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Non capisco tutto questo fermento da parte dell'Aula dato che questo è un provvedimento fatto in Commissione Lavoro con il buon senso di tutti i partiti, con la volontà di arrivare a raggiungere un obiettivo condiviso (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi! Collega, questo è un intervento sull'ordine dei lavori (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). …e con la volontà di risolvere un problema, Presidente.

PRESIDENTE. Se vuole parlare sull'emendamento, parli sull'emendamento sennò…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Ma era sull'ordine dei lavori anche, Presidente, io non sto assolutamente…

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori. Colleghi, io vi chiedo però silenzio. Prego, collega.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Allora, innanzitutto ribadisco il concetto che ho detto prima: la volontà della Commissione Lavoro era di risolvere questo problema. Abbiamo trovato una quadra con tutte le formazioni politiche dall'opposizione alla maggioranza; abbiamo avuto la volontà di risolvere questo problema e non capisco come mai ci sia questo fermento da parte di deputati che oggettivamente (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Semplicemente, ripeto ancora: è una volontà di tutta la Commissione…

PRESIDENTE. D'accordo, d'accordo.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). …e quindi stiamo cercando di risolvere…

PRESIDENTE. Grazie, collega. Qualcuno desidera intervenire sull'emendamento 1.2 Zangrillo (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Colleghi, colleghi… però non è possibile andare avanti così. Se qualcuno vuole intervenire sull'emendamento 1.2 deve avere il diritto di poter intervenire. Se nessuno chiede di intervenire, lo metterò in votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI (M5S). Intervengo in dichiarazione di voto per la mia parte politica. Dunque, l'emendamento 1.2 Zangrillo intende espungere dal testo i benefici aggiuntivi. Ebbene, il MoVimento 5 Stelle ritiene opportuno, invece, considerare tra i parametri per la determinazione della retribuzione del personale a contratto locale la retribuzione complessiva, quindi comprensiva anche dei cosiddetti fringe benefit corrisposta nelle stesse sedi da organizzazioni di altri Paesi.

I fringe benefit sono una voce addizionale importante che fa parte della retribuzione e che viene data ai propri dipendenti sotto forma di beni e servizi. Per questo motivo, dichiariamo il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Solo per dire che adesso, se siete comodi e se siete rientrati tutti, votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ENRICO BORGHI (PD). No, no, Presidente!

EMANUELE FIANO (PD). Presidente!

PRESIDENTE. Collega, che intervento… mi scusi era un intervento sull'ordine dei lavori, mi faccia capire perché ci sono colleghi che volevano intervenire sull'emendamento, sono intervenuti sull'emendamento (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)… Colleghi! Colleghi! Colleghi! Collega Fiano, su che cosa?

EMANUELE FIANO (PD). Sulle parole del collega Baldelli. Mi stupisco che una persona così seria come lui osi pensare che io abbia fatto una dichiarazione per riempire l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Lei si vergogni, onorevole Baldelli, hanno sconvocato da pochi secondi la Commissione trasporti. Lei applauda a qualcun altro per prendere per i fondelli in quest'Aula: a me non mi prende per i fondelli!

PRESIDENTE. Collega, collega, le chiedo di rivolgersi alla Presidenza, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, lui non mi prenda per i fondelli. Hanno sconvocato la Commissione trasporti, Presidente, da pochi secondi; mentre io parlavo era convocata, mentre io parlavo era convocato l'ufficio di presidenza della Commissione Esteri. La prossima volta, prima di prendere per i fondelli, si sciacqui la bocca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Noi abbiamo pensato su questo emendamento e abbiamo espresso parere contrario perché…

PRESIDENTE. Colleghi, c'è il collega Soverini che sta cercando di intervenire.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo deciso di considerare la natura della retribuzione complessiva come oggetto del provvedimento senza valutare altri elementi esterni che potessero sfrangiare la retribuzione Paese per Paese. La nostra posizione era per dare chiarezza e linearità al corpo diplomatico in ogni Paese e conformità; non possiamo adeguare alle varie realtà dove il diplomatico lavora, altrimenti il quadro diventa confusionario. Per questo motivo siamo contrari perché per una opzione più positiva, cioè creare conformità al corpo diplomatico impegnato all'estero, una conformità e un quadro chiaro per quanto riguarda la retribuzione ed evitare eventuali confusioni. Da questo punto di vista ci siamo espressi in senso contrario.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire dichiaro aperta la votazione 1.2 Zangrillo parere contrario Commissione e Governo… revoco l'indizione della votazione. Chi è che vuole intervenire? Colleghi, vi chiedo però di alzare la mano in tempo perché…

Ha chiesto di parlare il collega Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Ci tenevo solo per chiarezza a spiegare che il ritardo con cui alcuni componenti della Commissione Trasporti sono giunti in Aula è dovuto al fatto che, nonostante il presidente pro tempore della Commissione Trasporti abbia tentato di sconvocare la seduta appena avuta la notizia della ripresa dei lavori dell'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), eravamo nell'ambito di una discussione, dai toni anche abbastanza appassionati, in merito all'assegnazione dei disegni di legge, quindi la Commissione si è prorogata per consentire alle due parti che si confrontavano di terminare la discussione. Ci tengo a dirlo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

DAVIDE GARIGLIO (PD). …perché mi pare altrimenti strumentale l'utilizzo dell'assenza di alcuni colleghi.

PRESIDENTE. Collega, è chiaro. Chiaramente invito tutti i presidenti delle Commissioni a riuscire a sconvocare le Commissioni in tempo utile per i voti dell'Aula (Commenti del deputato Enrico Borghi). Collega Borghi… collega Borghi… .

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Zangrillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Signor Presidente, prendo la parola dopo il primo voto per evitare altre urla. Però, non può andare avanti così, e glielo dico non perché sono in maggioranza. Mi meraviglia l'onorevole Baldelli che se ne esce in questo modo e che - sto parlando a norma dell'articolo 30, comma 5, Regolamento - quando svolgeva un ruolo diverso, lamentava la stessa cosa. Qui c'è un problema, Presidente: se l'Aula è convocata a un'ora e la previsione regolamentare è che entro quell'ora le Commissioni devono essere interrotte, non può sussistere che ogni volta assistiamo a questa ridicola - perché è ridicola - manfrina in ragione della quale noi dobbiamo verificare se le Commissioni...

I presidenti - ci può essere anche la cosa più importante del mondo - o chiedono un rinvio dell'Assemblea, come in alcuni casi è successo, o devono chiudere i lavori per consentire a tutti, deputati di maggioranza e deputati di opposizione, di essere in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Forza Italia-Berlusconi Presidente). È una cosa che si ripete ogni volta; bisogna che si trovi una decisione perché quello che scrive il Regolamento è chiaro, e non è nella discrezione del Presidente, di maggioranza oggi e di opposizione domani, cioè a parti invertite, di stabilire che 630 persone siano condizionate a quando devono finire i lavori della Commissione. Si programmino i lavori della Commissione in modo tale che terminino, per consentire che i lavori dell'Aula possano - hanno ragione in questo le opposizioni - cominciare quando l'Aula comincia; diversamente, si continua una manfrina che non porta da nessuna parte. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente, ho preferito parlare adesso così ho approfittato per sciacquarmi la bocca (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier). Quella del collega Fiano si chiama excusatio non petita, e, come chi conosce certi detti, sa anche la parte successiva, cioè accusatio manifesta, nel senso che io non ho citato il collega Fiano. Il collega Fiano fa il suo mestiere, che è quello di cercare di rattoppare una situazione per cui ha un'Aula vuota, di solito da parte dei banchi della maggioranza. Questa cosa di chiedere la sconvocazione della Commissione alla Presidenza la si è sempre fatta, la si fa sempre; si fanno parlare i colleghi della maggioranza, si fa parlare la relatrice sul merito, nella speranza che occupi questi cinque minuti per i quali, nel frattempo, i colleghi arrivano in Aula e riempiono i banchi. Ciò è sempre successo: l'hanno fatto tutti. Non potete impedire all'opposizione di stigmatizzare questo fatto, perché io l'ho fatto per tanti anni e il collega Giachetti puntualmente si alzava dai banchi dell'opposizione e diceva: “Adesso che siete pronti, potete cominciare a votare”. Quindi, adesso che siete pronti abbiamo cominciato a votare, ma prendetevi anche la responsabilità, al netto delle Commissioni in corso, che ci saranno state o non ci saranno state, che quando inizia la seduta, specie su provvedimenti che, come ricordava il collega Tripiedi, sarebbero addirittura condivisi, la maggioranza ha il dovere di stare seduta nei banchi se vuole tenere il numero legale, perché non è l'opposizione a dover tenere il numero legale in quest'Aula, anche sui provvedimenti condivisi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia): ricordatevelo e cercate di avere più rispetto! Se siamo oggi a esaminare provvedimenti condivisi e quest'Aula va avanti in un certo meccanismo, non è certo grazie alla prontezza, alla capacità e al dinamismo del Governo, che per settimane ci ha tenuto fermi tra una sospensione e l'altra perché non era neanche in grado di dare i pareri sui decreti che faceva il Governo stesso. Dovete solo ringraziarla l'opposizione per la responsabilità, il buon senso e - mi permetto - anche il garbo con il quale si comporta in quest'Aula, almeno per quanto riguarda me e il mio partito: sciacquatevela voi la bocca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Borghi. Colleghi, se ci sono colleghi che chiedono di intervenire sull'ordine dei lavori bisogna dargli la parola. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, le chiedo cortesemente di darmi la parola, nonostante il fatto che questo crei disappunto in alcuni colleghi, semplicemente per consentire una ricostruzione corretta della realtà, perché i toni e soprattutto i contenuti che sono stati portati in questo contesto non corrispondono alla realtà dei fatti, perché non c'è stato alcun intento ostruzionistico. Al contrario, c'è stato un punto molto semplice e bisogna che le forze politiche si assumano le responsabilità fino in fondo dei loro atteggiamenti, perché non funziona che forze della minoranza in Commissione contestano - anche legittimamente, per carità - alcune scelte del Governo, provocando un allungamento dei tempi della discussione…(Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Posso continuare signora Presidente? No, me lo dica lei, perché…

PRESIDENTE. Prego. Colleghi! Colleghi! Collega vada avanti.

ENRICO BORGHI (PD). Io capisco che la verità possa far male (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), però se la ripristiniamo ci aiutiamo reciprocamente a condurre in maniera consona i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Affinché possa rimanere agli atti, le cose sono andate esattamente in questi termini: in una Commissione specifica, che è la Commissione trasporti, occupata da una discussione non proprio banale come la vicenda Alitalia, in modo del tutto legittimo una forza della minoranza, alias la Lega - non so se si chiama ancora nord, ma comunque è un problema loro - ha posto - ho cinque minuti per il mio intervento, evidentemente - ha posto una serie di rilievi. Ora non può funzionare che le Commissioni vengono bloccate perché la minoranza assume determinati atteggiamenti e poi le stesse forze politiche in quest'Aula ci richiamano al fatto che noi non possiamo chiedere la sconvocazione o la verifica degli orari, segnatamente perché poi nella circostanza quella Commissione non è retta da esponenti della maggioranza e quindi non si può addebitare a noi la conduzione di lavori che sono in capo alle minoranze. Allora delle due l'una: o la Presidenza assume fino in fondo, draconianamente, un atteggiamento sulla base del quale prima di iniziare i nostri lavori vi è l'assicurazione formale dell'interruzione dei lavori oppure noi rischiamo di continuare in questo balletto, rispetto al quale noi crediamo che però ciascuno si debba assumere le proprie responsabilità, perché la morale in quest'Aula non ce la facciamo fare da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati di Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rixi. Collega Sozzani, per il suo gruppo ha già parlato il collega Baldelli, quindi io farei parlare il collega Rixi e poi chiuderei e andrei avanti con il provvedimento. Prego collega, ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, credo che sia inaccettabile che un membro che non fa neanche parte di una Commissione dia verdetti su una Commissione, quando probabilmente non è stato informato che sul decreto Alitalia si è discusso tre minuti, tre minuti dalle quattro alle quattro e tre minuti e che il Governo ha detto che alle cinque non sapeva se poteva essere per audire la Commissione. E vorrei dire che i membri di minoranza sono arrivati in Aula prima dei membri di maggioranza, quindi da questo punto di vista non so chi si è fermato dove e detto ciò chiedo rispetto per una Commissione e per dei Commissari che non solo son venuti in aula, erano presenti e potevano votare, ma anche sulle conduzioni dei lavori che, guarda caso, questa volta governava la Commissione non il presidente, che è della Lega, ma il vicepresidente, che è dei Cinque Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), quindi al limite la critica va nei confronti della vostra maggioranza, perché se no da calendario si doveva iniziare alle quattro meno un quarto per discutere e interrompere le audizioni, visto che il decreto Alitalia l'avete portato voi alle tre e mezza, l'avete portato voi con un atto che prima nel decreto fiscale e vi è stato tolto, poi nella manovra e vi è stato tolto e adesso ce lo troviamo nella Commissione trasporti, senza capire neanche la competenza che ha in questione la Commissione trasporti, che non è mai stata coinvolta in una roba che è passata sempre dal MISE e riguarda una crisi aziendale e un decreto ponte, doveva finire o in finanze o in bilancio, però abbiamo capito che ormai regna l'anarchia in questo Parlamento e quindi capiamo anche che la maggioranza imbarazzata deve trovare delle scuse, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

DIEGO SOZZANI (FI). Presidente!

PRESIDENTE. Collega Sozzani, per il suo gruppo ha già parlato il collega Baldelli. Per un'altra questione? Riapriamo un'ulteriore questione collega Sozzani? Io intanto andrei avanti almeno con l'emendamento 1.4 da votare.

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Zangrillo, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Zangrillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Polverini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1027-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Prego, sottosegretario Traversi. Se vuole glieli dico io, il primo è l'ordine del giorno n. 9/1027-A/R/1 Fitzgerald Nissoli.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/1027-A/R/1 Fitzgerald Nissoli il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e poi continua come è stato congegnato.

Sull'ordine del giorno n. 9/1027-A/R/2 Polverini il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1027-A/R/1 Fitzgerald Nissoli. Viene accettata la riformulazione? La deputata Nissoli la accetta. Il secondo ha parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1027-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Il gruppo di LeU darà voto favorevole alla proposta, che è il frutto di un lavoro fatto in Commissione, che ha trovato, come si è visto anche nel voto finale, un consenso molto largo. D'altra parte, si tratta di norme che agevolano le assunzioni dei lavoratori nelle sedi estere delle nostre rappresentanze nazionali, siano esse ambasciate, consolati, istituti di cultura e quant'altro. E quindi, da questo punto di vista, essendo misure che agevolano i rapporti, la trasparenza, ed evitano contenziosi giudiziari soprattutto in sedi di Paesi terzi, credo sia opportuno aver fatto questo tipo di intervento. Per questo confermo il voto favorevole del gruppo di LeU.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, ci apprestiamo oggi a votare un provvedimento che ha lo scopo di fare ordine nel quadro normativo attualmente abbastanza disorganico e talvolta…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce… colleghi… colleghi. Prego.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). …e talvolta contraddittorio, relativo al personale a contratto delle rappresentanze diplomatiche degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura. Un quadro normativo che vede la sovrapposizione di norme italiane, disposizioni straniere e disposizioni convenzionali, che creano spesso penalizzazioni a carico dei lavoratori. Risulta, perciò, necessaria un'armonizzazione e razionalizzazione delle regole vigenti, che possa rendere effettivo quanto sancito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, che, all'articolo 157, esprime il principio della congruità retributiva dei dipendenti a contratto presso le sedi diplomatiche italiane all'estero.

Il provvedimento che oggi è all'attenzione dell'Aula è, quindi, sicuramente necessario per porre fine ad una serie di rilevanti disparità di trattamento, non solo fra i dipendenti di tali strutture diplomatiche e quelle del Ministero degli Affari esteri, ma anche fra i dipendenti a contratto italiani e quelli del Paese in cui ha sede la rappresentanza diplomatica.

Voglio ricordare che attualmente il Ministero degli Affari esteri ha un organico nei vari Paesi del mondo di 2.767 impiegati di ruolo e 2.642 impiegati a contratto, di cui 2.022 a contratto locale e 620 a contratto italiano. Si tratta di personale che svolge un'attività delicata e di rilevante importanza per il Paese, che riguarda non solo i compiti istituzionali che caratterizzano le sedi diplomatiche, ma anche il sostegno delle attività imprenditoriali e commerciali italiane o le attività culturali all'estero, senza dimenticare le implicazioni legate alla politica dell'immigrazione. Il contributo offerto da tali dipendenti al buon funzionamento della macchina dello Stato è determinante ed è perciò indispensabile che il loro stato giuridico sia adeguato al ruolo che svolgono ed alle responsabilità che ad essi fanno capo. Risulta perciò non più rinviabile rimuovere le attuali lacune normative e procedurali che caratterizzano il loro inquadramento, soprattutto ma non solo per quanto riguarda il loro trattamento retributivo.

Il provvedimento che andiamo ad analizzare si compone di un unico articolo, che prevede un intervento strutturale per garantire a tutti i dipendenti delle sedi estere un giusto trattamento economico, anche allo scopo di assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori italiani e la valorizzazione del loro lavoro. Innanzitutto, la proposta di legge in esame attribuisce un ruolo più pregnante alle rappresentanze sindacali, che fino a ieri dovevano essere semplicemente sentite nel caso di modifiche contrattuali del personale a contratto, apportate dalle rappresentanze diplomatiche. Con la nuova normativa, invece, tali modifiche dovranno essere concordate attraverso degli accertamenti periodici con gli stessi sindacati. Cambia, quindi, in senso più favorevole ai lavoratori il rapporto fra le rappresentanze diplomatiche e le rappresentanze sindacali, che, diversamente dal passato, vengono ad assumere un ruolo attivo e decisionale.

In secondo luogo, vengono modificati i parametri sulla base dei quali vengono determinate le retribuzioni del personale a contratto. Se, invece, fino ad oggi, il riferimento vincolante risultava il valore della retribuzione corrisposta in quel luogo ai propri dipendenti dalle rappresentanze di altri Paesi, con la proposta di legge in esame i criteri cambiano, si ampliano, andando a ricomprendere anche le condizioni del mercato del lavoro locale, sia pubblico che privato, ed il costo della vita.

Per verificare la congruità della retribuzione stabilita ai parametri sopra definiti, il Ministero degli Affari esteri può avvalersi della collaborazione di agenzie specializzate a livello internazionale, tenendo anche conto delle indicazioni e dei suggerimenti che vengono forniti dalle organizzazioni sindacali.

Oltre a ciò, si prevede che la retribuzione annua possa essere oggetto di revisione in relazione alla variazione dei sopracitati parametri di riferimento. Importante è poi sottolineare che il progetto di legge in esame…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di liberare i banchi del Governo. Collega Sgarbi, collega De Luca…

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Il progetto di legge in esame precisa che le retribuzioni devono essere congrue e adeguate per garantire l'assunzione degli elementi più qualificati, a tutela della qualità del lavoro e dell'immagine del Paese nel mondo. Ma oltre a definire nuove norme per la determinazione delle retribuzioni dei lavoratori a contratto, il progetto di legge che ci apprestiamo a votare contempla anche una serie di prescrizioni più favorevoli ai lavoratori in temi di assistenza e malattia. In particolare, viene stabilito che, in caso di malattia, il dipendente a contratto a tempo indeterminato abbia diritto all'intera retribuzione per i primi 90 giorni, rispetto agli attuali 45 giorni. Per concludere, ci troviamo di fronte ad un progetto di legge che consideriamo decisamente positivo, e che offre risposte chiare e condivisibili alle richieste più volte inoltrate dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali. Un provvedimento strutturale, che armonizza le norme attualmente esistenti, che garantisce a tutti i dipendenti delle sedi diplomatiche italiane all'estero un adeguato trattamento retributivo, che rispetta i diritti dei lavoratori, tutela il buon nome e l'onorabilità dell'Italia, e che presumibilmente eviterà, come è successo in passato, che sedi diplomatiche italiane siano citate in giudizio per giustificare differenze retributive fra lavoratori italiani e stranieri. Ma soprattutto è un provvedimento che semplifica, che snellisce e velocizza i procedimenti, che combatte uno dei mali principali che assilla la nostra quotidianità: la burocrazia. Sulla base di tutte queste considerazioni, Italia Viva esprimerà voto positivo a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, brevemente, è già stato detto molto rispetto a questo provvedimento, che fortunatamente ha trovato la Commissione lavoro, in modo assolutamente trasversale, d'accordo sullo stesso. Sottosegretario, sembrava evidentemente impossibile che rispetto alle persone assunte all'estero nei consolati e presso le rappresentanze diplomatiche non ci fosse ancora una normativa omogenea. Prima ricordava il collega Librandi che molto spesso siamo andati incontro anche a contenziosi giudiziari proprio perché un'omogeneità rispetto alla stessa, rispetto a quanto appena citato, non c'era. In materia, quindi, era assolutamente necessario armonizzare - come prima detto - norme italiane con disposizioni straniere, con disposizioni di fatto convenzionali, che, per convenzione, come etimologicamente il termine stesso ci indica, dovrebbero essere applicate a tutti i consolati e a tutte le sedi di rappresentanza diplomatica, spesso e volentieri, nei confronti dei nostri lavoratori. Il provvedimento di fatto va a toccare molteplici di questi aspetti: il regime dei contratti, i requisiti e le modalità per le assunzioni, le assenze dal servizio, la malattia, il preavviso in termini di risoluzione contrattuale. Quindi è stato fatto comunque un buon lavoro, e Fratelli d'Italia, in questo caso, non farà mancare il suo voto ed il suo appoggio per i diritti dei lavoratori. Un'ultima cosa, in chiusura, Presidente: io mi trovo sempre più spiazzato e in seno alla Commissione lavoro e dentro quest'Aula, perché andiamo - in questo caso giustamente, lo rinnovo - a votare un qualcosa che va a toccare i diritti dei lavoratori anche dall'altra parte del mondo, ma - mi spiace dirlo, Presidente -, ancora e ancora una volta, con questa legge di stabilità questo pessimo Esecutivo, invece, non va a toccare quelli che sono i diritti dei lavoratori italiani, dei nostri pensionati, di coloro che evidentemente non riescono ad arrivare alla fine del mese, degli esodati, che ce ne sono ancora sei o sette mila in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, molto spesso si guarda dall'altra parte del mondo ma non si guarda, evidentemente, a quello che accade vicino alle nostre porte, quando molte persone non riescono, né loro né le loro famiglie, ad arrivare con uno stile di vita quantomeno decente alla fine del mese. Quindi guardiamo dall'altra parte del mondo, però io spero che la maggioranza guardi anche a quello che succede sotto le nostre finestre e sotto le nostre porte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Francesca La Marca. Ne ha facoltà.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere la posizione favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo provvedimento, che cerca prima di tutto di mettere ordine e introdurre regole in un campo - come si è detto - tradizionalmente confuso e frammentato, qual è quello dell'assunzione di personale a contratto nelle rappresentanze diplomatiche, negli uffici consolari e negli istituti di cultura. Non stiamo parlando di un provvedimento di natura meramente corporativa, perché, pur avendo, questo personale, ruoli e funzioni di supporto e di integrazione delle responsabilità che per legge sono affidate a chi ha un rapporto organico con le strutture dello Stato italiano all'estero, siamo di fronte a competenze assolutamente indispensabili per il buon funzionamento dell'importante settore della pubblica amministrazione che opera in territorio estero. Il solo dato quantitativo di per sé è illuminante: a fronte di 2.767 impiegati di ruolo, vi sono oggi, nelle nostre strutture amministrative estere, 2.642 dipendenti a contratto, più o meno la stessa entità. Di questi a contratto, il 67 per cento circa è a contratto locale. Proviamo, dunque, ad immaginare quale varietà e disomogeneità esista per lavoratori che, sia pure in contesti diversi, svolgono spesso le stesse funzioni. Queste mansioni, peraltro, sono talvolta anche molto delicate, in quanto toccano settori come i servizi al cittadino, la sicurezza degli interessi nazionali, un importante diritto di cittadinanza quale il voto, la proiezione nel mondo del nostro sistema Paese. Voglio ricordare che questo personale ha consentito di sopperire, almeno in parte, al grande vuoto che si è determinato nell'organico del Ministero degli Esteri a seguito del blocco del turnover dal 2006 al 2017, un blocco che ha lasciato scoperto circa un terzo dell'organico. Stiamo parlando di circa 1.300 persone. In parole povere, se non ci fossero stati gli assunti a contratto, le condizioni di servizio e di efficienza dei nostri terminali amministrativi avrebbero toccato un livello drammatico, pur dando atto al personale di ruolo superstite della grande disponibilità e delle grandi qualità dimostrate.

Presidente, io sono nata e vivo all'estero, e posso dire, per esperienza, che la funzionalità dei nostri uffici è veramente il biglietto da visita per l'opinione pubblica di altri Paesi, soprattutto nelle realtà dove esiste una positiva tradizione di buona amministrazione e un sistema corretto di rapporti tra lo Stato e il cittadino. Per questo dicevo che, di fronte ad un provvedimento come questo, non possiamo parlare di una pura sistemazione di situazioni contrattuali, ma di misure che mettono un po' di ordine in un settore nel quale operano migliaia di lavoratori indispensabili al buon funzionamento della nostra amministrazione. In realtà, facciamo compiere un passo in avanti alle stesse strutture dello Stato ed eleviamo l'immagine del nostro Paese nei confronti dell'opinione pubblica.

La prima cosa da fare, dunque, è cercare di restringere il più possibile la forbice del trattamento retributivo tra le varie situazioni nelle quali tale personale opera, e creare le condizioni affinché le retribuzioni possano essere consone al costo della vita così come concretamente si determina a livello locale. Per la verità, una disposizione che, fin dal lontano 1967, stabiliva il principio della congruità delle retribuzioni dei dipendenti a contratto già esisteva, ma di fatto è stata largamente disattesa. Non è rinviabile, dunque, un provvedimento che spinga a realizzare un trattamento retributivo adeguato in ciascuna delle realtà in cui il personale a contratto opera, e, con esso, il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Naturalmente non mancano aspetti ancora problematici, denunciati dalle organizzazioni sindacali di categoria e dagli stessi lavoratori. L'eliminazione, dopo il rinvio in Commissione del testo in esame, della possibilità di pagamento anche in moneta non locale rischia di essere un elemento di persistente disagio in alcune situazioni più esposte. Personalmente ritengo che l'iniziale stesura della norma poteva essere compatibile con il nostro ordinamento, ma visto che la Commissione lavoro ha ritenuto di doversi adeguare all'osservazione fatta dalla Ragioneria dello Stato per evitare di rinviare ulteriormente il provvedimento, a nostra volta sentiamo, per le stesse ragioni, di dover accogliere l'orientamento della Commissione.

Allo stesso tempo, sorgono problemi dall'applicazione del Regolamento europeo n. 883 del 2004, che prevede l'adeguamento dei versamenti retributivi alle normative locali, il che determina una perdita di retribuzione per il livello più alto dei contributi almeno in tre Paesi, la Germania, il Belgio e i Paesi Bassi. Su questo auspichiamo che sia attivata al più presto la cosiddetta soluzione spagnola, che prevede in via di eccezione l'accordo tra due Paesi internazionali a regolare direttamente la questione.

Il ruolo non di semplice ascolto, ma di intervento, che si riconosce alle organizzazioni sindacali di categoria è, inoltre, una garanzia supplementare in ordine all'applicazione di norme perequative e ispirate da un principio di maggiore equità e dignità del lavoro.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, con l'impegno, per quanto personalmente mi riguarda, di verificare nelle nostre realtà di cui ho diretta conoscenza che le norme che oggi approviamo trovino un concreto e puntuale riscontro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Come è già emerso nel dibattito svolto in occasione della discussione sulle linee generali su questa proposta di legge che a breve sarà approvata, non ci sono contrarietà da parte del gruppo di Forza Italia di natura politica. Ci sono state, però, e permangono delle perplessità su alcuni aspetti del provvedimento, sulla sua concreta applicazione, che porteranno, appunto, il nostro gruppo ad astenersi. Gli aspetti che non ci convincono appieno li abbiamo voluti lasciare agli atti, traducendoli in pochissimi emendamenti che sono stati presentati prima in Commissione e ora qui, in Aula, e puntualmente bocciati. Dunque, in questa breve dichiarazione parto proprio da questi elementi di perplessità e di criticità non risolti, perché costituiscono la motivazione del nostro voto.

Il primo e più rilevante riguarda il coinvolgimento delle agenzie internazionali delle quali si può avvalere il Ministero degli Esteri al fine di determinare e valutare tutti i fattori economici presenti in un Paese per individuare la retribuzione da corrispondere al personale a contratto. Il riferimento a queste agenzie è, a nostro avviso, vago, sia per quanto riguarda l'individuazione dei soggetti sia per quanto riguarda le modalità pratiche con le quali il Ministero degli Esteri potrà avvalersi di queste agenzie. Uno dei nostri emendamenti, ad esempio, prevedeva di seguire delle procedure di selezione ad evidenza pubblica. Inoltre, non sono chiari, perché la norma non li specifica, i costi e le risorse che potranno essere destinati per pagare il servizio fornito da queste agenzie.

Alla proposta di legge è stato posto, con l'emendamento interamente sostitutivo presentato dalla relatrice in Commissione, un limite di invarianza finanziaria generale, ma questo elemento non elimina il nostro dubbio. Se le risorse da utilizzare sono fissate con la dotazione assegnata dalla legge di bilancio al Ministero degli Esteri, il costo per la consulenza di queste agenzie andrà a ridurre il plafond da utilizzare per gli stipendi del personale a contratto che, con questa proposta di legge, giustamente si vogliono rendere più adeguati; non si capisce, o meglio, si vedrà una volta che le modifiche previste da questa legge saranno a regime. La relatrice Ciprini sul ricorso alle agenzie è intervenuta in replica nella discussione sulle linee generali e ha sottolineato come questi soggetti fossero già presenti all'interno del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, specificando che è una prassi che già avviene e di cui il Ministero degli Affari esteri già si serve. La collega Ciprini ha ragione, perché queste agenzie sono citate all'articolo 171 della legge sulla quale stiamo intervenendo, ma la portata della loro eventuale consulenza è molto limitata; riguarda, infatti, la determinazione di uno solo dei tre parametri sulla base dei quali fissare l'indennità di servizio all'estero, nello specifico il costo della vita del Paese nel quale si trova a lavorare il personale diplomatico. Nella novella all'articolo 157 apportata dalla proposta di legge la consulenza è più ampia e, almeno per come è scritta la norma, riguarda di fatto la determinazione complessiva dello stipendio da attribuire al personale a contratto. Un altro aspetto di portata più limitata che avevamo proposto di eliminare è il riferimento esplicito a tutti i benefici aggiuntivi eventualmente contenuti nelle retribuzioni corrisposte dalle altre organizzazioni internazionali e rappresentanze diplomatiche degli altri Paesi.

Questo riferimento nella normativa attualmente in vigore non è presente. È un elemento difficilmente determinabile ai fini dell'individuazione di un criterio medio; è un elemento che, a nostro avviso, può creare più confusione che vantaggio ed è per questo che ne proponevamo l'eliminazione.

C'è poi un eventuale problema di costi complessivi, come emerso sempre in discussione sulle linee generali, che potrebbe creare un effetto perverso: per corrispondere stipendi più alti al personale a contratto ad invarianza di risorse disponibili si potrebbe verificare un minor ricorso a questo personale.

Ciò detto, ovviamente, rimangono anche degli aspetti positivi che riconosciamo: è stato giusto e doveroso mettere mano ad una normativa ormai vecchia di molti anni e che nella sua applicazione pratica aveva prodotto disfunzioni che non sto qui a ripetere, essendo state ampiamente illustrate nel corso della discussione sulle linee generali. Stiamo parlando di quasi 3 mila dipendenti sparsi nel mondo ai quali, con una semplice operazione normativa che elimina la priorità attribuita al criterio degli emolumenti attribuiti dalle rappresentanze diplomatiche degli altri Paesi, consentirà di riconoscere retribuzioni più adeguate e in grado di poter assumere personale qualificato alle mansioni da svolgere.

È più che condivisibile l'intervento operato sulle assenze dal servizio dovute alla malattia, andando quasi a raddoppiare i giorni di assenza dal servizio entro i quali il lavoratore può conservare il diritto al posto di lavoro. Sul punto specifico mi permetto di dire che forse si poteva fare un passo in più, si poteva avere un po' più di coraggio; è chiaro che la legislazione che riguarda il personale a contratto delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti di cultura italiani è una legislazione speciale, una legislazione che potremmo definire ibrida tra norme di diritto italiano e quelle di diritto locale, ma, allo stesso tempo, è necessario tenere conto di alcuni principi fondamentali. Mi riferisco, per esempio, alle terapie salvavita, su cui c'è stato anche un ordine del giorno di Forza Italia.

Nella normativa per i contrattisti non sono previsti permessi speciali per chi si deve sottoporre a queste cure e terapie, né lo scomputo dei giorni impiegati per sottoporsi alle terapie salvavita dal calcolo totale dei giorni di assenza complessivi consentiti per malattia. Su questo punto specifico, auspichiamo che magari si possa trovare uno spazio di modifica in Senato.

Concludo: per le motivazioni che ho avuto modo di illustrare, pur condividendo la finalità complessiva della proposta di legge, dichiaro l'astensione del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caffaratto. Ne ha facoltà.

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio un voto di astensione del gruppo Lega-Salvini Premier. Pur essendo, infatti, soddisfatti che una nostra perplessità riguardante il ruolo dei sindacati sia stata fonte di modifica del testo stesso in sede di approvazione…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Ripeto: pur essendo, infatti, soddisfatti che una nostra perplessità riguardante il ruolo dei sindacati sia stata fonte di modifica del testo stesso in sede di approvazione dell'emendamento della relatrice in Commissione lavoro, restano sul piatto alcuni temi che riteniamo importanti.

Sulla questione dei sindacati voglio richiamare l'intervento delle mie colleghe, onorevole Murelli e onorevole Lorenzoni, in discussione sulle linee generali. Non sapremmo, infatti, neppure di quali sindacati stiamo parlando, considerato che il contrattista spesso non ha la cittadinanza italiana. Mi pare opportuno chiarire che si ricorre a questi lavoratori, detti contrattisti, per ragioni di costo e perché la loro professionalità è più facilmente reperibile sul loro territorio nazionale.

Ovviamente, conoscono meglio il loro Paese. In particolare, a fronte della condivisibilità dell'istanza ispiratrice di questa proposta di legge, ossia del superamento di diseguaglianze contrattuali tra impiegati con contratto di diritto locale e quella, ad esaurimento, degli impiegati con contratti di diritto italiano, ci chiediamo come faremo a dare tutto a tutti ad invarianza di bilancio.

Nella legge di bilancio 2019 è stato aumentato il contingente del personale a contratto che può essere assunto nelle sedi all'estero al fine di consentire un miglioramento dei servizi ai cittadini ed alle imprese all'estero, nonché di fornire adeguato supporto alle attività di promozione della cultura e dell'immagine del nostro Paese. Anche il decreto Brexit è andato nella direzione di rinforzare la rete consolare; un decreto fortemente voluto dalla Lega per tutelare i nostri cittadini dopo l'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea.

Ciò che ci preoccupa del provvedimento che votiamo oggi sono soprattutto le risorse esigue a fronte dell'impegno che ci accingiamo a prendere. La legge di bilancio per l'anno 2019, a dimostrazione dell'attenzione dell'allora Governo in carica sulla materia, aveva già stabilito un incremento di 400 mila euro, a decorrere dal 2019, dell'autorizzazione di spesa riguardante l'adeguamento della retribuzione del personale a contratto, presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari di prima categoria e gli istituti italiani di cultura. Ma, in tempi di vacche magre per il bilancio dello Stato, in generale, e per quello della Farnesina, in particolare, questo approccio - di per sé lodevole sul piano dei principi - implicherà, a nostro avviso, almeno una conseguenza inevitabile: la contrazione del numero di persone che sarà possibile assumere.

Gli adeguamenti delle retribuzioni dei contrattisti, in base all'articolo 157 del DPR 5 gennaio 1967, n. 18, che scaturirebbe dall'approvazione della proposta di legge all'esame, dovranno essere rifinanziati annualmente con apposito stanziamento da inserire nella legge di bilancio, come peraltro è accaduto nella passata legge di bilancio.

Riteniamo il testo ambiguo e temiamo che, da alcune concessioni di natura ideologica alla nostra avanzatissima cultura giuslavoristica, possa derivare la compromissione parziale della capacità italiana a tutelare al meglio gli interessi nazionali del nostro Paese, specialmente quando siano in gioco dossier di carattere tipicamente consolare, come sono tutti quelli connessi alle situazioni di difficoltà in cui possono trovarsi i nostri connazionali residenti all'estero o anche semplicemente fuori dall'Italia per ragioni turistiche.

Ricordo alcune criticità, emerse nel corso delle audizioni, che la Commissione ha promosso in sede referente e che non riteniamo superate, come, ad esempio, il coinvolgimento di agenzie internazionali specializzate, non meglio specificate, nella procedura di determinazione della retribuzione base da applicare ai nostri contrattisti.

È ambigua, altresì, la formulazione del ruolo attribuito alle indicazioni date dalle organizzazioni sindacali, peraltro formulate anche sulla scorta delle risultanze fornite dalle famose agenzie internazionali specializzate appena menzionate, come prevede l'articolo 1, comma 1, alla lettera e). Nel provvedimento al nostro esame si sottolinea che le retribuzioni offerte dovranno essere adeguate all'obiettivo di assumere personale qualificato ed essere, comunque, omogenee per Paese e mansione di riferimento. Si sta apparentemente cercando di rendere le condizioni di prestazione del lavoro dei contrattisti più simili a quelle riconosciute al personale impiegatizio di ruolo; tuttavia, questo implicherà, a nostro avviso, almeno una conseguenza inevitabile: la contrazione del numero di persone che sarà possibile assumere, riducendo le risorse destinate all'espletamento di funzioni critiche per il funzionamento di qualsiasi sede diplomatica o consolare, andando quindi a ridurre ancora di più l'investimento italiano in politica estera.

Infine, abbiamo delle riserve anche sulla questione del rimborso spese, che si è deciso di erogare forfettariamente, ove l'impiegato a contratto che effettua un viaggio di servizio lo richieda, anziché a piè di lista documentando le spese effettivamente sostenute. Ricordo su questo punto che, nella scorsa legge di bilancio, riuscimmo a cassare la norma del rimborso forfettario anche per il personale diplomatico, norma surrettiziamente reintrodotta in un successivo provvedimento. So che tale disposizione sta particolarmente a cuore del sottosegretario Di Stefano, ma sinceramente non ne capisco la logica, a meno che non si sia stufato di annotare le spese a giustificazione del suo movimento.

In audizione è emerso poi il problema fiscale, perché la norma OCSE di riferimento non viene interpretata in maniera univoca nei diversi Paesi.

Analoghi problemi sorgono in tema previdenziale, in quanto si cerca di applicare la legge italiana per il personale diplomatico italiano, mentre per i contrattisti non italiani si interviene, se loro lo chiedono, o direttamente o con le assicurazioni locali.

Ebbene sì, signor Presidente, è sempre più chiaro che il nostro Paese, governato dalla maggioranza più a sinistra di sempre, che si nutre di un consenso sempre più scarso dei nostri cittadini, non ha una politica estera autonoma, ma è sempre più mera esecutrice degli ordini che ci arrivano da chi vi ha consentito di stare incollati alle poltrone, dai vostri padri padroni che siedono a Bruxelles.

È essenziale per il nostro Paese il legame atlantico. La Lega ritiene fondamentale il rapporto con gli Stati Uniti, ma bisogna mantenere il dialogo con la Russia. Voi cosa state facendo? Forse mi sto sbagliando?

Ah, sì, riaprite i porti e permettete che la Francia e la Germania ci rimandino indietro tantissimi extracomunitari, magari di notte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) ed in modo non concordato, come, ad esempio, a Claviere da Ventimiglia. Complimenti!

Ho appena sentito, cari colleghi della maggioranza, che voi voterete favorevolmente a questo provvedimento, allineandovi a quanto sta facendo il Ministro degli Esteri Di Maio. Queste tematiche sono sempre più dimenticate, ma, del resto, la vostra scarsa politica estera è sempre più attenta a non creare dissapori con i vostri amichetti: noi sempre più sottomessi, sempre più schiavi dei vari Macron e Merkel, delle ONG finanziate dai Soros e dai potenti che guidano i burocrati europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo, confermando che, purtroppo, a causa delle questioni insolute sopra esposte, la Lega si asterrà su questo provvedimento anche in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elisa Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (M5S). Grazie, Presidente, Onorevoli colleghi, oggi approda in Aula un provvedimento che è relativamente semplice, perché è composto di un solo articolo, che modifica le norme che si applicano al personale che lavora nelle nostre rappresentanze diplomatiche, negli uffici consolari e negli istituti italiani di cultura e che viene esteso anche a quelle che sono le delegazioni diplomatiche speciali.

È un intervento in linea con quelli che sono i principi e i valori del MoVimento 5 Stelle. Penso, ad esempio, al “decreto dignità”, quindi, tutti interventi che hanno un focus sulla dignità del lavoro e dei lavoratori.

Questo provvedimento, appunto, parla dei contrattisti. Ricordo che il Ministero degli Affari esteri ha, nei vari Paesi del mondo, vari dipendenti. Ci sono gli impiegati di ruolo, ma ci sono anche i cosiddetti contrattisti, che a loro volta si dividono in due categorie. Ci sono i contrattisti a contratto italiano, che sono quelli assunti prima del decreto legislativo del 2000, e quelli assunti dopo il 2000, che sono appunto quelli a contratto a leggi locali. Parliamo di circa oltre 2 mila 600 impiegati a contratto, di cui 620 sono nelle liste ad esaurimento a contratto italiano, mentre i restanti 2 mila e passa sono a contratto locale. Ecco, i contrattisti svolgono un ruolo fondamentale, perché ovviamente conoscono il Paese in cui lavorano, conoscono le abitudini, conoscono la lingua. Sono preposti a ogni genere di attività, che afferisce ai compiti istituzionali degli uffici diplomatici e consolari, ma, nonostante l'apporto determinante, che hanno questi dipendenti al buon funzionamento della macchina dello Stato estero, spesso ci sono delle criticità.

Attualmente ci sono delle criticità. In particolar modo, il livello retributivo di questi dipendenti spesso non è idoneo e adeguato al costo della vita del posto dove lavorano. A volte ci sono anche delle discriminazioni. Ci sono dei casi in cui la differenza salariale supera il 100 per cento, tra un dipendente a contratto regolato dalla legge italiana, rispetto a un contrattista con analoghe funzioni e competenze regolato dalla legge locale.

Faccio un esempio. Nel 2015 il Fatto Quotidiano fece questo articolo, dove raccontò la storia di questa dipendente del Ministero degli Affari esteri, impiegata presso l'ambasciata di Asmara, che percepiva uno stipendio da 399 euro al mese; mentre invece, nella stessa sede diplomatica, c'erano impiegati di uguale livello, con analoghe mansioni, che percepivano oltre 4 mila euro al mese, quindi, un gap salariale decisamente inaccettabile. Quindi, era assolutamente necessario intervenire su quella che era la retribuzione di questi dipendenti, in maniera tale da garantire un adeguato trattamento retributivo.

Allora, la norma proposta modifica i parametri che vengono utilizzati per fissare la retribuzione del contratto individuale. In particolar modo il valore delle retribuzioni, che vengono corrisposte da altri Paesi ai propri dipendenti, non sarà più il parametro principale per determinare la retribuzione, ma sarà considerato alla stregua di altri parametri, come il costo della vita o le condizioni del mercato del lavoro locale. Inoltre le retribuzioni assunte come riferimento dovranno comprendere anche tutti quelli che sono gli elementi aggiuntivi, rispetto alla retribuzione base.

Per valutare l'adeguatezza degli stipendi, inoltre, il Ministero degli Affari esteri potrà avvalersi di agenzie specializzate a livello internazionale, tenendo ovviamente conto anche di quelle che sono le indicazioni dei sindacati. Con questa legge interveniamo anche per regolare le assenze per malattia, per migliorare le condizioni che invece prima erano…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego, collega.

ELISA SIRAGUSA (M5S). Grazie, Presidente. Come dicevo, questa legge interviene anche per quello che riguarda le assenze per malattia, per migliorare le condizioni che, invece, prima erano troppo penalizzanti. Per esempio - faccio degli esempi -, i contrattisti, dipendenti a contratto, avranno diritto all'intera retribuzione per i primi novanta giorni, anziché i quarantacinque attualmente previsti, nonché, successivamente, ad una retribuzione ridotta di un quinto nei successivi trenta giorni, anziché i quindici attualmente previsti; quindi, sale a trecento il periodo durante il quale il lavoratore ha diritto a conservare il posto di lavoro.

Ma con questo provvedimento, diamo anche certezza e chiarezza alla disciplina del procedimento disciplinare. Anche qui, faccio degli esempi: il responsabile di struttura dovrà provvedere a una contestazione scritta dell'addebito in tempi certi, non oltre trenta giorni da quando viene a conoscenza del fatto; inoltre, l'impiegato potrà fornire una giustificazione, sempre scritta, entro trenta giorni. Quindi, ci saranno tempi certi per la conclusione del provvedimento: il responsabile di struttura, infatti, concluderà il procedimento entro 120 giorni dalla contestazione dell'addebito.

In conclusione, signora Presidente, le nuove disposizioni arricchiscono di ulteriori tutele la disciplina dei lavoratori assunti a contratto nelle nostre sedi diplomatiche, tutele che purtroppo, in alcuni casi, si sono mostrate insufficienti per i lavoratori che hanno, invece, un ruolo prezioso, un ruolo che ha bisogno di essere valorizzato, tutelato e riconosciuto. Come accennavo prima, uno dei primi provvedimenti che abbiamo fortemente voluto in questa legislatura è stato il “decreto dignità”, che aveva, appunto, a oggetto dare maggiore dignità ai lavoratori. Credo, quindi, sia fondamentale non dimenticarci anche dei tanti lavoratori all'estero che lavorano per noi, come istituzioni, e per i nostri connazionali all'estero; abbiamo, infatti, il dovere di tutelare anche loro. Per tutti questi motivi, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, esprimo il voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1027-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1027-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1027-A/R:

"Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 17,30 con l'informativa urgente del Governo concernente iniziative in relazione al crollo del viadotto sull'autostrada A6 Torino-Savona, in località Madonna del Monte, e alla messa in sicurezza della complessiva rete autostradale. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Governo concernente iniziative in relazione al crollo del viadotto sull'autostrada A6 Torino-Savona, in località Madonna del Monte, e alla messa in sicurezza della complessiva rete autostradale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo concernente iniziative in relazione al crollo del viadotto sull'autostrada A6 Torino-Savona, in località Madonna del Monte, e alla messa in sicurezza della complessiva rete autostradale.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento della Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. A partire dal 23 novembre scorso, la regione Liguria è stata interessata da una forte ondata di maltempo, che ha colpito progressivamente le province di Genova, Savona e Imperia, causando, nella giornata del 24 novembre, criticità diffuse e numerose richieste di intervento dei mezzi di soccorso.

In particolare, domenica 24 novembre 2019, alle 14 circa, in corrispondenza del tratto autostradale tra l'interconnessione di Savona e lo svincolo di Altare del tronco autostradale A6 Torino-Savona, si è verificata una frana su un declivio a bassa suscettività, non prevedibile, che ha interessato il versante in località Madonna del Monte, nel comune di Savona. La massa detritica ha raggiunto il fondo valle, danneggiando irreparabilmente il viadotto autostradale denominato “Madonna del Monte”. Inoltre, il fronte di frana ha raggiunto alcune pile dell'adiacente viadotto in carreggiata sud, il Rio Valletta, occludendo parzialmente il corso d'acqua. Il dissesto si è originato inizialmente come scivolamento rotazionale di una porzione della parte sommitale del versante, che è evoluto in una colata rapida di detriti e fango a causa delle elevate pendenze.

L'area di dissesto, nonostante abbia un bacino idrografico inferiore a 0,1 chilometri quadrati, ha una superficie stimata di circa 14 mila metri quadrati ed ha movimentato, dalle prime analisi, sino a 30 mila metri cubi di materiale, parte del quale è ancora sospeso sul versante.

La società concessionaria, a seguito dell'evento, ha provveduto ad istituire, in direzione Savona, l'uscita obbligatoria ad Altare, poi arretrata a Millesimo, a causa di concomitanti problematiche in atto sulla viabilità ordinaria. In direzione di Torino, è stata disposta la chiusura del tratto Savona-Altare.

Sul posto sono state immediatamente inviate squadre di primo intervento dalla Direzione regionale dei vigili del fuoco della Liguria, squadre specializzate USAR (soccorso e ricerca in macerie) e SAF (soccorso in ambiente alpino-montano) e squadre cinofile dalla Lombardia e dalla Toscana, un elicottero del reparto volo dei Vigili del fuoco e altre squadre di soccorso. Nell'immediato, il deflusso dei mezzi è avvenuto tramite inversione di marcia, in accordo con la polizia stradale. Dopo aver fatto defluire i mezzi fermi in coda, mentre proseguivano le operazioni di ricerca da parte dei Vigili del fuoco, sin dal pomeriggio del 24 novembre, la concessionaria ha proceduto ad una preliminare ispezione dello stato del viadotto su cui si è arrestato il movimento franoso, ciò al fine di consentire il transito in condizioni di sicurezza dei mezzi di soccorso e del personale addetto.

In attesa delle verifiche sulle pile dei viadotti urtate dal fronte franoso, si è provveduto anche alla chiusura della corsia in direzione sud della A6. Sono stati, quindi, prontamente avviati gli accertamenti tecnici strutturali e anche geologici sulla staticità dell'adiacente viadotto inerente la carreggiata sud, con l'obiettivo di ripristinare il più rapidamente possibile la circolazione su unica carreggiata e corsia per entrambi i sensi di marcia.

Nella stessa giornata, la concessionaria ha avviato i lavori per poter creare, a monte e a valle, due varchi per far circolare i mezzi agevolmente tra le due carreggiate autostradali, che, in corrispondenza dell'evento, sono distanti diverse decine di metri. Tali lavori sono proseguiti nelle giornate del 24 e del 25 novembre senza interruzioni, richiedendo l'utilizzazione di oltre 50 mezzi tra autocarri, escavatori, rulli, grader, finitrici, frese, cisterne, betoniere, oltre ad attrezzature e l'impiego di un consistente numero di operai e di tecnici, che ha superato le cento unità.

Già nella serata del 24 novembre, il personale di Autostrada dei Fiori ha provveduto a ristabilire l'alimentazione elettrica ed i ponti radio compromessi dalla frana e, il giorno seguente, a ripristinare la dorsale di comunicazione in fibra ottica.

Nella giornata del 25 novembre, il Dipartimento della protezione civile ha installato i primi sistemi di monitoraggio del versante (un interferometro radar ed un pluviometro per valutare la stabilità del pendio sovrastante l'area operativa) e, con il supporto di esperti chiamati dalla concessionaria, sono state svolte ulteriori verifiche tecniche che hanno consentito di accertare l'idoneità, dal punto strutturale e geologico-geotecnico, del viadotto Rio Valletta ad essere riaperto, previa regimentazione delle acque deviate dall'ammasso franoso. Sono state, quindi, installate mire ottiche sulle pile del suddetto viadotto, dispositivi GPS e un rilievo laser scanner per monitorare l'opera esistente. Contestualmente, sono state avviate le attività progettuali del nuovo viadotto, che sarà realizzato con una campata unica ed i cui tempi di ultimazione si ritiene possano essere contenuti in quattro mesi.

A partire dal 27 novembre, terminate le attività dei Vigili del fuoco, il concessionario ha avviato i lavori di sgombero dei detriti del viadotto abbattuto e di demolizione della parte restante. Nelle giornate del 28 e del 29 novembre è stato effettuato un sopralluogo del consulente geologo, di uno strutturista e di un geotecnico incaricato dalla concessionaria per progettare le opere a difesa del viadotto autostradale rimasto in esercizio. Nel corso del sopralluogo è stata anche accertata l'idoneità della regimazione provvisoria delle acque realizzata dalla concessionaria.

Al fine di monitorare l'andamento dei movimenti franosi, in accordo con i centri di competenza della Protezione civile dell'Università di Firenze e della Fondazione CIMA, il concessionario ha altresì installato due sistemi di monitoraggio dell'ammasso franoso e ha adottato, in collaborazione con i soggetti istituzionali coinvolti, un piano per la gestione delle emergenze. Segnalo che il complesso dei sistemi di monitoraggio approntati è finalizzato a preallertare la concessionaria, affinché, laddove dal monitoraggio emerga il superamento dei valori di soglia individuati dalla Protezione civile, la concessionaria stessa disponga l'immediato blocco del traffico sul viadotto, in attuazione del Piano speditivo della viabilità, sottoscritto in data 28 novembre 2019 dalla concessionaria con la regione Liguria, la prefettura di Savona, il comune di Savona, la Fondazione CIMA di Savona e l'Università di Firenze, in qualità di centri di competenza che sono stati individuati dalla Protezione civile.

Il Piano consente di contemperare le esigenze di sicurezza degli utenti dell'autostrada con quelle di fluidità del sistema dei trasporti, in un ambito territoriale caratterizzato da una particolare fragilità di tutte le reti delle comunicazioni stradali e ferroviarie. A ciò si aggiunga che nella provincia di Savona, a causa delle numerose frane sulle strade statali e provinciali, non sussistono alternative di valico appenninico verso l'entroterra e verso il Piemonte. In particolare, con il Piano, è stata delineata la catena dell'allertamento e le relative fasi operative dalle quali discendono specificazioni in capo a ciascun soggetto del sistema.

In sintesi, il piano viene attivato al verificarsi dei seguenti presupposti, tra loro indipendenti: eventuali emissioni delle allerte da parte del centro funzionale della regione Liguria (con allerta arancione, il traffico viene interdetto con l'inizio della pioggia; con allerta rosso, il traffico viene interdetto all'attivazione della medesima allerta); seconda eventualità, movimenti della struttura delle pile del viadotto Rio Valletta rilevate mediante una stazione con mire ottiche posizionate sulla sommità dello stesso viadotto; terza eventualità, il superamento dei valori di soglia della piovosità, calcolato in automatico con un pluviometro in telemisura, con dati aggiornati ogni cinque minuti; quarta eventualità, il superamento dei valori di soglia degli spostamenti dell'ammasso franoso ancora sospeso lungo la porzione sommitale del versante in dissesto. I relativi dati, rilevati mediante un radar e calcolati in automatico, sono aggiornati ogni cinque minuti.

Alle 11 del 29 novembre è stata disposta la riapertura al traffico. Rappresento che la società concessionaria, a seguito del dissequestro delle aree, ha dato inizio ai lavori di realizzazione delle fondazioni del nuovo viadotto Madonna del Monte.

Mi preme sottolineare che l'eccezionalità degli eventi atmosferici accaduti nei giorni dal 23 al 28 di novembre 2019 hanno richiesto l'effettuazione di 1.935 interventi delle squadre di soccorso, con l'impiego di oltre 2.100 unità. Le attività finalizzate alla messa in sicurezza complessiva della rete autostradale riguardano l'assicurazione di una gestione delle infrastrutture autostradali improntata a più elevati livelli di sicurezza.

Per questo il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha assunto recentemente differenti misure di natura organizzativa, regolatoria e dispositiva nei confronti dei concessionari. Per assicurare una netta separazione tra l'attività di gestione delle infrastrutture e l'attività di verifica, la direzione generale competente del MIT ha prescritto che le valutazioni sulla funzionalità delle infrastrutture siano esercitate da soggetti indipendenti, muniti di adeguati requisiti di professionalità.

In sede di prima applicazione è stato previsto che suddette verifiche fossero vagliate direttamente da istituti universitari, riconosciuti dall'ordinamento italiano. Per tale aspetto sono in corso di perfezionamento apposite convenzioni che delineano i compiti e le modalità di asseverazione di tali verifiche. È stata prescritta alle stesse società concessionarie l'implementazione di procedure di valutazione dello stato delle infrastrutture, improntate ai migliori standard tecnici.

Relativamente ai programmi annuali di manutenzione ordinaria sono state adottate dalla competente direzione generale linee guida recanti l'indicazione di criteri di priorità, sulla base dei quali i concessionari individuano gli interventi da porre in essere.

Contestualmente, il Consiglio superiore dei lavori pubblici sta perfezionando le linee guida tecniche, improntate alla verifica di sicurezza dei viadotti e ai criteri di transitabilità in caso di opere non rispondenti agli standard contemplati dalle attuali norme tecniche. Dette linee guida verranno adottate entro i primi giorni del prossimo mese di gennaio.

Sotto il profilo organizzativo, si specifica anche la rilevanza che assume la nomina del nuovo direttore generale dell'ANSFISA. Come è noto, questa agenzia è preposta alla valutazione delle procedure di controllo delle infrastrutture, ferroviarie, stradali e autostradali, con la possibilità di ispezioni e imposizione di sanzioni. Per dare concreta operatività a tutte le missioni di ANSFISA, lo scorso 6 dicembre si è proceduto a pubblicare l'interpello per individuare, nell'ambito dei dipendenti pubblici, 61 persone che saranno impiegate nella sede centrale di Roma e che verranno impiegate anche nella sede, prevista, di Genova.

Al contempo, è stato definito un programma di ispezioni di natura straordinaria, finalizzato ad accertare lo stato dei viadotti ricadenti nella rete autostradale ligure e del Piemonte. All'esito dei primi accertamenti è stata già richiesta ai concessionari l'adozione, per specifiche tratte autostradali, di misure di regolazione del traffico. Si tratta di verifiche che potranno essere estese anche a tratte autostradali ricadenti in altre regioni.

Infine, si segnala che, a seguito delle indicazioni impartite ai concessionari per l'anno 2020, sono pervenuti programmi di manutenzione ordinaria sull'intera rete di concessione, per una spesa stimata di circa 1 miliardo e 100 milioni, significativamente superiore ai valori medi degli anni precedenti.

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE (M5S). Presidente, Ministro, sottosegretario e colleghi deputati, solo poche settimane fa, la Liguria ha rischiato di rivivere un incubo simile a quello del crollo del ponte Morandi, a causa del cedimento del viadotto sull'autostrada, come è stato detto, A6 Torino-Savona, che, però, fortunatamente, non ha provocato nessun morto o ferito. Una tragedia sfiorata, quella del 24 novembre scorso, in cui il maltempo per mezzo di piogge torrenziali ha generato una frana che si è abbattuta sul viadotto della Madonna del Monte.

Ringrazio il Ministro De Micheli per il pronto sopralluogo, ma soprattutto per le precise informazioni che ci ha comunicato oggi. Tuttavia, risulta evidente che dovremo aspettare anche gli esiti delle indagini avviate dalla procura della Repubblica di Savona. Infatti, è notizia di poche ore fa che la Guardia di finanza abbia acquisito alcuni documenti presso gli uffici di Autostrada dei Fiori Spa. Abbiamo tutti chiaro che la fragilità del territorio ligure si palesa ogni giorno nelle sue infrastrutture e nel dissesto idrogeologico permanente; lo ripeto, permanente. Non possiamo accettare che i cittadini liguri vivano nella costante paura ogni qualvolta si preveda maltempo o quando si apprestano a prendere un'autostrada o, ancora, quando cadono oggetti da un viadotto e questo è stato denunciato e segnalato dal MoVimento 5 Stelle molte volte.

L'unico modo per intervenire in maniera forte è sbloccare i fondi necessari per mettere in sicurezza il territorio e ipotizzare un grande piano strategico che riguardi la Liguria in grado di mettere a punto le opere necessarie su un territorio trascurato da troppi anni, messo in ginocchio da una cementificazione selvaggia e ora particolarmente esposto sul fronte dei cambiamenti climatici.

Sappiamo, quindi, che nessun intervento, né normativo né strutturale, è più rinviabile. Il Governo ha, quindi, il dovere di agire su due fronti, come ha cominciato a fare, ovvero su quello degli interventi strutturali da mettere in campo, sbloccando i fondi e approntando un piano straordinario, e sulla gestione della responsabilità, che va nella direzione di verificare se chi gestisce tutta la viabilità per conto dello Stato faccia le opportune verifiche sulla sicurezza e sulla manutenzione.

Proprio per questo il Governo deve procedere senza timore nella revoca delle concessioni e alla loro nuova assegnazione, mettendo al centro dei bandi il rispetto di tutte le norme di sicurezza. Deve essere chiaro che sulla sicurezza dei cittadini e sulla gestione del suolo non si risparmia e non si deroga alle regole e ai controlli. Non si possono fare interventi al ribasso in questo ambito, perché le conseguenze, come abbiamo visto, sono carissime. Questo vuol dire uscire una volta per tutte dalla logica emergenziale.

La tempestività con il quale il Governo è intervenuto stanziando immediatamente i fondi necessari ed evitando l'isolamento della Liguria dopo il crollo del viadotto sicuramente rappresenta una risposta adeguata, ma dobbiamo andare oltre e guardare al territorio e alle infrastrutture in un quadro di prevenzione del rischio a 360 gradi e di gestione trasparente.

Per contrastare il dissesto idrogeologico, il Ministro Costa ha assicurato lo stanziamento di 6,5 miliardi di euro e altri ancora da stanziare. Settecento milioni di euro sono già stanziati e sono stati già erogati alle regioni in tutta Italia e sono già stati avviati oltre 500 cantieri.

Adesso, però, occorre puntare su una sempre maggiore progettazione ad opera degli enti locali, quello che spesso loro chiedono. Presso il Ministero dell'Ambiente, infatti, è stata istituita una task force formata da tecnici ed esperti in progettazione e questa servirà ai comuni per un supporto e alle regioni, qualora ne avessero necessità, nel redigere i rispettivi progetti.

In questa direzione voglio segnalare anche l'impegno del Parlamento. Infatti, il disegno di legge “Cantiere Ambiente”, attualmente in Senato, ha previsto uno snellimento del 75 per cento dei tempi burocratici di erogazione dei fondi e questo sempre nell'ottica di velocizzare le procedure e aprire sempre più cantieri.

Vado a concludere, Presidente, dicendo che bisogna approvare efficaci misure di prevenzione contro il rischio idrogeologico e fare azioni mirate alla tutela e alla messa in sicurezza del territorio. Questa è l'unica strada maestra da seguire, l'unica valida risposta ai troppi anni di incuria, negligenza e disinteresse. È questa la strada che il Governo deve seguire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente, e grazie, signor Ministro. Dalla sua relazione sicuramente abbiamo appreso una volontà di andare finalmente a colmare un vulnus, cioè il fatto che oggi i concessionari continuino sostanzialmente a fare i controllori e i controllati. Quindi, apprezziamo molto il fatto che il Ministero abbia deciso finalmente di indicare operatori terzi per fare le verifiche sulla sicurezza e sulle manutenzioni.

Siamo altresì soddisfatti del fatto che, per la prima volta, si è parlato finalmente di andare a rendere operativa ANSFISA e di andare a individuare quelle che dovrebbero essere le sedi. È evidente che a noi, però, interessa capire quando sarà operativa ANSFISA, quali saranno effettivamente gli strumenti che avrà a disposizione, quale sarà il budget e quali saranno le tipologie di convenzioni.

Su questo mi permetto di ricordare che c'è una convenzione firmata l'anno scorso dal Ministero e dal CNR che non è mai stata attivata e, quindi, oltre alle università bisognerebbe pensare di utilizzare anche altri soggetti.

Devo dire che fin qui noi riteniamo che sicuramente sia un primo passo in avanti, dopodiché, se andiamo a vedere, invece, una situazione più ampia, seguendo l'intervento che hanno fatto i deputati del MoVimento 5 Stelle, ne condividiamo sicuramente l'impostazione ma vorremmo rimarcare che, su quell'emergenza, oggi non sono ancora state pagate le somme urgenze ai comuni e non c'è alcuna previsione neanche in manovra di bilancio. Noi non sappiamo come fare a ripristinare le arterie secondarie e terziarie, anche perché sappiamo bene, come ricordava il signor Ministro, che quell'autostrada ha diviso un'intera vallata, la Val Bormida, da tutto il resto della regione poiché le altre strade non erano accessibili. Quindi, questo problema rimane e per la prima volta rimane a cavallo di un anno, cioè è la prima volta che il Governo non riesce entro l'annualità a coprire le somme urgenze ai comuni garantendo alle aziende la possibilità di avere i soldi e, quindi, c'è chi oggi sta sospendendo i lavori perché non sa se verrà pagato.

Su questo credo che ci sia ancora molto da fare in questo Paese, così come c'è molto da fare sulla revisione delle concessioni autostradali e sul capire quale sarà l'impostazione che darà il Governo, perché noi abbiamo più di 13 miliardi di opere che devono fare i concessionari che sono in qualche modo bloccate in attesa di capire cosa succederà nei prossimi anni e quali saranno le determinazioni sulle concessioni. Ecco, quello che noi chiediamo su questo è un'accelerazione. Infatti, bisogna arrivare al punto di avere un'idea chiara, perché le infrastrutture vengono progettate oggi ma si realizzano nel tempo ed è evidente che nessuno si prende in mano l'onere di partire con dei progetti se non sa che fine farà il piano finanziario che questi progetti hanno dietro e il rischio è la paralisi totale.

Vengo da una regione - lo sanno molti colleghi - che da un anno e mezzo sta subendo la paralisi totale che c'è di cortocircuito tra le concessionarie, il Ministero e la non decisione di voler affrontare il problema delle concessioni in maniera trasparente e condivisa e io mi chiedo quando verrà fatto il tavolo con i concessionari, quali saranno le determinazioni e se riusciremo finalmente a sbloccare i fondi che riguardano, sì, la mia regione ma che riguardano anche altre regioni come l'Abruzzo e altre regioni dove ci sono piani finanziari che sono oggi senza autorizzazione per poter andare avanti e, quindi, investimenti sostanzialmente che vengono bloccati. Questo è un tema che credo debba essere affrontato, perché è evidente che se su quelle autostrade e su quei viadotti non si faranno operazioni non solo di manutenzione ma molto spesso anche di ricostruzione o di costruzione di nuove arterie difficilmente ne verremo fuori.

Devo dire che, sebbene non sia stato ricordato in quest'Aula, penso, però, sia assolutamente importante ricordare che, pochi giorni dopo, anzi un giorno dopo il crollo del ponte, è avvenuta la chiusura di altri due viadotti nella mia regione, sulla A26, che sono stati poi ripristinati parzialmente; noi vorremmo sapere quando sarà possibile tornare a percorrere quei viadotti in completa sicurezza e in tranquillità, anche perché ci sono aziende che oggi non possono imbarcare merce sul porto di Genova perché semplicemente, per i carichi eccezionali, non c'è una viabilità in grado di portare i loro prodotti ai fornitori e rischiano di fallire nei prossimi mesi.

Abbiamo già avuto situazioni di questo tipo e, quindi, credo vi sia la necessità di avere sì delle buone proposte, sì dei buoni intenti ma anche un timing compatibile con il nostro Paese e con l'industria del nostro Paese, perché, altrimenti, qui diventa il libro dei desideri. Ma quando poi andiamo a vedere quando vengono fatti gli investimenti, quando vengono fatte le messe in sicurezza e quando vengono riaperti i viadotti rischiamo di farlo quando ormai le aziende sono chiuse; questo è un tema che penso che questo Parlamento dovrà affrontare a 360 gradi perché il caso della Liguria si può replicare su buona parte del Paese ed è tragico che, dopo più di un anno e mezzo dal crollo del ponte Morandi, siamo ancora in una situazione, dal punto di vista di regole, che è ante ponte Morandi e questo devo dire che è un passaggio che credo sia assolutamente importante ribadire fino a che il Parlamento non affronterà il tema in maniera compiuta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, di essere intervenuto in Aula. Lo aspettavamo; sicuramente i parlamentari lo aspettavano ma in particolare anche molti parlamentari liguri che, in questi giorni, devo dire, hanno chiesto più volte di poter interloquire con lei con grandi difficoltà e, finalmente, oggi hanno potuto ascoltare quanto aveva da dirci su una situazione estremamente grave che chi non conosce la Liguria non può neanche immaginare ma che purtroppo si sta… l'unica scusante, signor Ministro, è che stava parlando con un parlamentare ligure per il resto….

PRESIDENTE. Deputato Pastorino…

ROBERTO BAGNASCO (FI). …per il resto stava aggiungendo alcune colpe alle sue tante manchevolezze di questi giorni. Ovviamente…

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

ROBERTO BAGNASCO (FI). …in questo momento stavo scherzando ma purtroppo non è un tema sul quale scherzare. La Liguria è in ginocchio a causa di quanto accaduto il 24 novembre ultimo scorso sul nostro territorio, nel comune di Savona, quando una massa di fango enorme ha travolto il viadotto Madonna del Monte: forse il nome di questo viadotto è stato una buona cosa perché solamente la Madonna, per chi crede evidentemente, ha salvato da una nuova tragedia come quella del ponte Morandi; una realtà che, fino al 2012, se non erro, era in mano ad Autostrade per l'Italia e che ora, invece, è seguita dal gruppo Gavio ma credo che questo sia veramente poco importante.

Lei, signor Ministro, almeno da quanto ho potuto appurare dalle agenzie di stampa, ha dato disponibilità a dare il via ad un piano straordinario di interventi sulla Liguria e penso sia assolutamente necessario. Posso dirle tranquillamente che condivido pienamente la sua prima parte dell'intervento; per l'emergenza credo - non sono un tecnico non ho questa presunzione - si sia fatto tutto quello che era possibile fare nel modo migliore con le straordinarie capacità che il nostro Paese, per quanto riguarda l'emergenza, è in grado di mettere in atto in tutte le purtroppo numerosissime situazioni che si verificano sul territorio. Quindi, per quanto riguarda l'emergenza, signor Ministro, benissimo, siamo contenti di quello che si è fatto: contenti non si può dire perché su questi argomenti non si può mai essere contenti ma si è fatto a dovere ciò che doveva essere fatto. Mentre, per quanto riguarda tutto il resto, abbiamo purtroppo grandi perplessità e molte delle situazioni che si verificano, devo dire con una certa amarezza, vengono fatte solamente dietro lo stimolo delle o della Procura della Repubblica. Sono stati chiusi anche due viadotti della A26 su stimolo della procura della Repubblica e, a seguito di un rapporto ispettivo sulla stato delle infrastrutture autostradali redatto due mesi fa, sarebbero almeno otto - dico otto - i ponti e i viadotti - otto, non uno - che presentano alcuni rischi poi vedremo quanto e come - mi auguro veramente di essere negativo - che sono situati in questo caso tra il Piemonte e la Liguria. Proprio ieri mi dicevano alcuni amici che hanno avuto la disgrazia di venire da Torino verso Genova che, per un cittadino normale, non parliamo di coloro i quali devono lavorarci anche (quindi tir, autosnodati e chi più ne ha più ne metta), per venire da Milano o da Torino o comunque dalla pianura verso Genova, sta diventando veramente un'avventura: si sa quando si parte ma non si sa quando si arriva; fanno uscire dall'autostrada a Tortona, fanno rientrare a Serravalle; fanno fare una serie di giri che sono veramente impensabili.

Nella risposta al question time che lei ha dato il 26 novembre dice che, come ripetevo prima, i nostri territori hanno bisogno di interventi strutturali e questo credo che sia abbastanza comprensibile: sta crollando tutto. Noi a Genova diciamo: non possiamo andare avanti con i tapulli, diciamo a Genova, ma qui veramente c'è bisogno di ben altro, signor Ministro.

Questi sono viadotti costruiti tutti, più o meno, anno più anno meno, tra il 1955 e il 1980; sono in cemento armato e, quindi, chiaramente hanno bisogno di interventi manutentivi ma non fatti così: sono interventi veramente di grande rilievo.

Per quanto riguarda ciò che noi aspettavamo in questi giorni da voi, dal Governo, aspettavamo che fosse preparata una mappa dei rischi per la viabilità. Il rapporto dell'Anac dice che nessuno dei 19 concessionari delle autostrade italiane aveva rispettato al 2016 - questo rapporto è datato 2016…

PRESIDENTE. Deputato Bagnasco, deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Scusate, avrei tante altre cose. Stavo dicendo e finisco: non ha rispettato gli investimenti che avrebbe dovuto fare e i piani finanziari e conseguenti.

Una domanda solo farei ancora al Ministro però, se mi consente, Presidente: quanti sono gli ispettori del Ministero in questo momento su tutti i viadotti italiani? Perché - e finisco veramente - la regione Liguria ha dovuto mandare mi sembra tre lettere al Ministero - questo è quanto dicono i giornali di tutte le razze: destra, sinistra e centro - tre lettere al Ministero (comunque cercherò di avere conferma) per sapere se il Ministero è in grado di mettere in campo degli advisor terzi per dare un pochino di garanzie ai cittadini liguri e non liguri che in questo momento hanno la disgrazia di attraversare la nostra Liguria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Grazie, signor Ministro. Grazie perché il giorno dopo il crollo del viadotto sulla A6 il Governo, lei e i sottosegretari erano sul posto, erano a parlare con il prefetto, con i sindaci, con i presidenti di provincia, con il governatore della Liguria. Grazie perché immediatamente si è resa disponibile non a parlare, come sovente si assiste, come spesso fa una politica che non risolve ma, invece, ha messo a disposizione immediatamente strumenti e ha dato immediatamente risposte concrete ad una regione che da troppo tempo è martoriata da disastri di questa natura. Grazie perché il Governo ha messo immediatamente a disposizione 40 milioni per le somme urgenze e ha già annunciato altri finanziamenti importanti: 140 milioni di cui la Liguria fruirà in grande parte. Grazie perché la sobrietà che lei e il Governo in questa circostanza ha voluto dimostrare alla nostra regione non è passata inosservata.

Vede, signor Ministro, troppe volte abbiamo, in passato e anche in queste ore, visto delle passerelle contraddistinte da tante parole e pochi fatti. Certo, c'è chi fa e chi parla, e credo che mai come in questi momenti il Governo abbia fatto e la distanza delle parole di chi mi ha preceduto rispetto alle risposte che sono date e sono state date è impressionante.

La Liguria è una regione fragile, un territorio fragile: ogni volta che piove, ogni volta che ci sono dei fenomeni così drammatici, succede qualcosa e succede qualcosa di grave. Vede, le nostre infrastrutture sono deboli, sono deboli non solo perché crollano - e anche questo è il problema ed è il problema più importante - ma anche perché sono insufficienti a rispondere ad una domanda economica di trasporto dei nostri territori.

La Liguria è un crocevia tra Spagna e Francia e l'Europa, è il crocevia tra il Nord ed il Sud, passano e collegano i porti della Liguria, che sono i più importanti del Mediterraneo, con l'Europa. E in questo contesto, questo viadotto si inserisce in una filiera impressionante: il crollo del ponte Morandi, la chiusura dei viadotti della A26 e si inserisce in un quadro dove queste infrastrutture bloccano e stanno colpendo in maniera drammatica la nostra economia.

Vede, ci sono dei tratti comuni in questi crolli e in queste interruzioni: sono le indagini della magistratura, come qualcuno ha detto. Ci sono dei tratti comuni dati anche però, signor Ministro, da un'ambiguità, da un'ambiguità e una superficialità. In passato si è privilegiato l'annuncio e il piantare delle bandierine in nome di un facile percorso e cioè quello della revoca a tutti i costi. Io credo che invece si debba andare con i piedi per terra, ma affrontarli questi problemi.

Vede, ha sbagliato chi ha annunciato senza mettere mano formalmente alle revoche ma ha sbagliato anche chi ha assolto troppo facilmente chi invece doveva presidiare la sicurezza dei cittadini liguri. Grazie signor Ministro, noi abbiamo bisogno di sicurezza, di ripristini e anche di potenziamento delle infrastrutture. Sui ponti e sulle autostrade passano le persone, sui ponti e le autostrade liguri passano o muoiono anche l'economia, non solo della Liguria, ma dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo preso atto delle sue comunicazioni, comunicazioni che peraltro hanno riservato una parte all'esegesi dei fatti; fatti che debbono far riflettere, perché vede, signor Ministro, lei ha giustamente ricordato i 30.000 metri cubi di terreno che si sono mossi e che, quindi, possono aver concorso al crollo di quel viadotto. Dobbiamo anche aggiungere, per la verità, che ha omesso di ricordare che, proprio poche ore fa, la Guardia di Finanza è entrata negli uffici delle concessionarie, segnatamente di Sina e di Autostrade dei Fiori Spa, evidentemente per eseguire un decreto di sequestro di documentazione, la qual cosa ci fa sospettare che evidentemente non siamo fermi al caso fortuito o all'evento straordinario, ma si vuole accertare se non vi siano quanto meno delle concause in quel crollo, che solo fortunatamente non ha prodotto e generato una nuova strage, ma che evidentemente deve far riflettere. Così come deve far riflettere il crollo, di cui non si è parlato, ma quello che si è verificato sulla A21 Piacenza-Torino, in località Villanova, laddove un altro pezzo di autostrada improvvisamente è crollato.

Ecco vede, signor Ministro, io capisco che sia impegnata anche nel colloquio con la sua ex collega, che si è occupata in passato di sanità…

PRESIDENTE. Deputata Lorenzin! Si allontani dai banchi del Governo.

TOMMASO FOTI (FDI). …ma penso che forse non guasterebbe, anziché limitarsi all'esegesi, anche fare qualche considerazione in più. Ad esempio, noi siamo fortemente preoccupati di alcuni dati: in primo luogo, la gran parte dei viadotti è stata realizzata tra il 1955 e il 1980, siamo, cioè, in un momento in cui segniamo la fine ingegneristica di vita di quei ponti. Abbiamo 30 mila tra ponti, viadotti e gallerie, che solo per l'ordinaria manutenzione necessitano di interventi di 6 miliardi di euro. Faccio presente che dopo il “decreto Delrio”, ad esempio, le strade provinciali, laddove insistono ovviamente anche in questo caso ponti e viadotti, hanno ridotto e hanno visto la riduzione al minimo degli interventi per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e straordinaria, essendo state falcidiate le risorse in passato a disposizione delle province per questi interventi.

Allora, vede, io penso che non bastino soltanto quelle visite ispettive che in questo momento l'ANAS sta realizzando sui ponti, sui viadotti e sul sottopassi della rete stradale e autostradale. È evidente che i ritardi stessi dei quali non si è voluto parlare, forse per una continuità di maggioranza, ma rispetto all'entrata in funzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali, per la quale il 2 dicembre, cioè pochi giorni fa, è stato nominato il direttore generale e sono fuori, oggi, in questo momento, i bandi per il personale, quindi che cosa stia facendo in questo momento questa Agenzia, se non una sigla messa in un decreto-legge di qualche mese fa e che non ha più avuto una sua attivazione, mi pare fin troppo evidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E poi mi sia consentito di dire, signor Ministro, che la cosa che noi ci saremmo aspettati, indipendentemente da tutto, è una risposta a questa domanda: che cosa vuole fare il Governo delle concessioni autostradali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Noi non possiamo aspettare, ogni giorno, un crollo, per sentire un Ministro o un sottosegretario che dicono o fanno a gara nel dire: “Revocheremo questo, revocheremo quello, interverremo su questo, interverremo su quello”, ma invertendo l'ordine delle parole il risultato non cambia, perché la vostra è un'inattività sistematica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, io mi permetto di dire che, a fronte di vicende come queste, che hanno colpito in particolar modo la Liguria, ma lei sa che tra il 22 e il 23 e il 24 di novembre anche altri territori sono stati colpiti da vicende similari, beh, io penso che ci vorrebbe una Conferenza nazionale sulle infrastrutture, dove la classe politica non dice e non continua a fare degli effetti annuncio, tipo “Ci sono 50 miliardi a disposizione”. Certo, ci sono 50 miliardi a disposizione, ma in quindici anni, il che vuol dire investimenti di 3 miliardi l'anno o poco più, ma sono dei numeri bassissimi, che non consentiranno non soltanto di fare la manutenzione ordinaria, ma neppure di realizzare alcune opere, che sono indispensabili, di collegamento. Allora, occorre un intervento deciso, occorre anche farsi carico di chiedere in Europa che le opere infrastrutturali, soprattutto quelle nuove, non possano e non facciano più parte, in termini di spesa, di quelli che sono i limiti della finanza pubblica europea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, con questo spirito, io dico che il gruppo di Fratelli d'Italia è pienamente disponibile a un confronto per far ripartire questo Paese, che non può, ad ogni pioggia, andare sott'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Signor Presidente e signora Ministro, io voglio, devo riconoscere che la presenza del Governo immediatamente dopo questo ennesimo episodio, grave per il territorio ligure, è stata costante, e che anche la ricostruzione che, in quest'Aula, il Ministro ha fatto in merito a ciò che è accaduto, ai provvedimenti immediati che il Governo ha assunto, alla sollecitazione che il Governo ha fatto ai concessionari per un monitoraggio straordinario delle opere in Liguria, è stata apprezzabile e credo molto tempestiva, vista l'urgenza e la difficoltà che il territorio ha vissuto. E tuttavia, non posso non provare a ricollegare ciò che è accaduto a eventi che sono molto più ampi, e che, ahimè, nel territorio ligure… Io le chiederei, Presidente, c'è una deputata che parla al telefono…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, per favore.

RAFFAELLA PAITA (IV). Grazie.

PRESIDENTE. Deputata Torto (Commenti del deputato Ziello)… Senza commenti, grazie.

RAFFAELLA PAITA (IV). La ringrazio, Presidente, perché il tema è serio e credo che magari meriti anche un po' di attenzione.

Dicevo, tuttavia non posso non ricollegare questo evento a una più complessiva analisi sulla fragilità del territorio italiano, e in particolar modo del territorio ligure. Le responsabilità di quello che è accaduto, sia per quanto riguarda il ponte Morandi che la vicenda della A6, dovranno ovviamente essere accertate nell'ambito delle competenze della magistratura; però, è del tutto evidente che noi abbiamo una situazione molto particolare, ripeto, di fragilità, di delicatezza del territorio ligure, alla quale si accompagna un deficit strutturale di infrastrutture, che è certamente non responsabilità di questo Governo, neppure di quello precedente (voglio essere onesta fino in fondo nell'analisi), ma che riguarda comunque la urgenza di dare delle risposte chiare a un territorio che rischia di essere profondamente isolato. E quel territorio, dal punto di vista economico, ha una potenzialità molto forte in ambito portuale: il 40 per cento della movimentazione del traffico portuale, 4 milioni di contenitori. In quelle giornate hanno sofferto tutti i porti liguri, e in particolare ovviamente la realtà savonese.

Allora noi dobbiamo cominciare a dire delle cose molto chiare su quello che vogliamo fare in quella realtà. Lo dico perché è una fotografia, quella che sto per fare, che magari non tutti conoscono, ma che credo sia indispensabile per affrontare il problema. In Liguria non c'è l'alta velocità: c'è in gran parte del territorio italiano, ma non c'è lì, almeno nel Nord. In Liguria un'opera fondamentale, come quella autostradale della Gronda, è attualmente bloccata. In Liguria il Terzo valico è in via di realizzazione, la Pontremolese non è finanziata, il raddoppio del Ponente non è finanziato. Credo che se noi vogliamo affrontare con serietà il problema di quel territorio, dobbiamo cominciare a dire parole nette sulla necessità di investire. Noi abbiamo provato a farlo, indicando cifre, cifre molto chiare, molto nette, molto precise, come quelle dei 120 miliardi che abbiamo ricostruito in un piano complessivo presentato al Paese.

Ma non c'è solo quello: c'è un problema di sburocratizzazione e di semplificazione molto evidente. Per esempio, come è noto, tutte le opere principali riconducibili ad ANAS del territorio ligure in questo momento sono bloccate: lo sono a Savona, lo sono a La Spezia e sono in forte ritardo anche a Genova.

Allora, noi abbiamo bisogno di fare delle scelte. Le scelte non possono che essere quella di rafforzare il sistema dei controlli e dei monitoraggi per le nostre concessioni autostradali, e su questo oggi è venuto un indirizzo; le scelte non possono che essere anche molto convincenti rispetto allo scenario futuro delle decisioni sulle concessioni. Io su questo sono d'accordo con quanti hanno detto che non è sufficiente dire che si vogliono revocare: bisogna cominciare a dire con chiarezza come si vogliono gestire in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). È nostro dovere farlo, e dobbiamo lavorare ad un piano di snellimento delle procedure di semplificazione del Paese, che sia capace di rimettere in moto investimenti, ma anche la voglia di fare.

Oggi (e concludo) ho letto da indiscrezioni giornalistiche che vi sarebbe l'intenzione di rivedere il codice degli appalti, secondo una logica che, da quello che capisco dalla prima lettura e chiarendo che si tratta di indiscrezioni non confermate, non mi convince moltissimo. Intanto perché io non sarei per aumentare il livello di progettazioni, ma semmai per diminuirlo; intanto perché io non credo, Ministro, che inserire l'analisi costi-benefici per norma sia un vantaggio per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), e lo dico, avendo purtroppo vissuto la vicenda della TAV e insieme a voi anche contribuito allo sblocco di quella realtà.

Saranno allora indiscrezioni, saranno senz'altro cose affrontate in modo differente: io dico facciamolo con un atto di trasparenza, discutendo in questo Paese qual è lo scenario degli investimenti e delle regole che ci diamo. E in più aggiungo la necessità…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLA PAITA (IV). …di un atto di trasparenza (e concludo davvero) ulteriore. Io penso che i concessionari autostradali vadano sfidati nell'immediato a pubblicare lo stato di sicurezza dei viadotti e delle gallerie in questo Paese subito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), con un accesso via Internet, con una possibilità per tutti i cittadini di guardare, di verificare. Perché la paura è qualcosa che va oltre il momento individuale dei singoli cittadini…

PRESIDENTE. Deputata Paita, deve concludere.

RAFFAELLA PAITA (IV). …la paura - ho concluso - è quel sentimento che può bloccare anche la possibilità di guardare al futuro, e in Liguria la paura sta prendendo il sopravvento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, sono forse l'ultimo tra i liguri, quindi eviterò di ripetere cose che i miei colleghi hanno già detto. Però su una cosa vorrei ritornare, come ha fatto il collega Vazio: vorrei ringraziare la Ministra. Vorrei ringraziarla anche perché appunto, tra ponti, viadotti che crollano e altre situazioni di questo tipo, ci sono stati eventi alluvionali molto importanti: io la ringrazio per l'interlocuzione che abbiamo avuto. La ringrazio anche perché, attraverso di lei, abbiamo conosciuto informazioni provenienti dal Dipartimento della protezione civile, che invece, a differenza di quanto ho sentito in qualche intervento in Aula, hanno messo, mettono e metteranno nella possibilità i sindaci della Liguria, ma anche (ho qui accanto a me il presidente di gruppo Fornaro) del Piemonte, di assumere le misure necessarie per ripristinare il proprio territorio. È vero, è un evento che è accaduto a cavallo dell'anno, ma la delibera della Protezione civile prevede che comunque i comuni possano adottare interventi di somma urgenza anche oltre i 40 giorni: questa è una boccata d'ossigeno importante. E così anche il meccanismo individuato per il reperimento delle risorse, che metterà tutti nella condizione, oltre ai soldi già stanziati anche nel decreto-legge “fiscale”, di vedere chiusi gli interventi di carattere di somma urgenza e utili a ripristinare il territorio: io credo sia una buona notizia, un segno di attenzione, che abbiamo chiesto come parlamentari. Io credo che, in questi casi, tutte le forze politiche debbano collaborare nell'intento di mettere tutti nelle condizioni di ripristinare il proprio territorio. Lo dico anche perché, se le autostrade non sono funzionanti, è chiaro che in Liguria (l'ha detto anche qualcuno) ci sono stati anche dei problemi relativi alla viabilità ordinaria, perché le frane sono andate sulla viabilità ordinaria; ci sono i casi del Piemonte, ci sono i casi in Liguria, vie di comunicazione tra Liguria e Piemonte, la strada che viene sempre in mente, tra Rossiglione e Ovada, rimasta chiusa per tanto tempo.

Una situazione quindi di difficoltà. Io la ringrazio per le parole e la descrizione che ha fatto, sia dei fatti che delle iniziative che il Ministero ha messo in campo, laddove apprendiamo con soddisfazione il fatto che Ansfisa prenderà il via, mi pare di aver capito dal mese di gennaio, e che una sede sarà a Genova. Bene anche il fatto che vi sia la separazione tra gestione e verifica, bene il piano straordinario di manutenzione: lo vediamo perché in effetti queste misure interdittive del traffico ci sono, sono evidenti, in una Liguria che è in difficoltà. L'abbiamo detto più o meno tutti: c'è il viadotto della A6, c'è stata la chiusura della A26, ci sono i viadotti pericolanti; dove è vero, diceva bene la collega che mi ha preceduto, la paura è tanta, laddove comunque il viadotto Sori, per un messaggio lanciato in una chat, che diventa virale, fa sì che nessuno percorra più quel ponte.

Ma quel ponte, in effetti, ha bisogno di verifiche, così come quello successivo, che è il viadotto su Recco. Quindi, la situazione è molto complicata. C'è un ponte Morandi in ritardo, una ricostruzione in ritardo, lo abbiamo appreso questa mattina da Il Secolo XIX di Genova. Ci auguriamo di no, ma l'apertura, prevista per il mese di aprile e annunciata dal sindaco Bucci e dal presidente della regione, Toti, potrebbe andare a giugno, a luglio, in ragione non soltanto del maltempo ma anche di difficoltà nella costruzione. Quindi, l'attenzione che le chiediamo, a lei e al Governo, è massima per un sistema produttivo, un sistema sociale - chiamiamolo così - estremamente in difficoltà. È chiaro che parla lei oggi a nome di tanti, anche se al Ministero dello Sviluppo economico - l'ha detto qualcuno prima di me - bisognerà valutare anche - e lo stiamo già valutando - le ricadute e i problemi dal punto di vista occupazionale nella realtà portuale di Savona come in quella di Genova. Nella legge di bilancio so dell'approvazione di alcuni emendamenti che vanno a favorire il lavoro nei porti, ma è chiaro che questa è una situazione che va assolutamente monitorata.

Un piano speciale per il territorio è quello che servirebbe alla Liguria; un piano che affronti, come diceva Valente nel primo intervento, una volta per tutte il tema del dissesto, che va affrontato per la Liguria ma anche nel versante rivolto al Piemonte, dove, come dicevo, se le autostrade sono in difficoltà, anche la viabilità ordinaria è assolutamente in difficoltà. C'è anche un altro tema in cui mi sento di coinvolgerla, perché molto spesso magari noi chiediamo, anche attraverso agenzie di stampa, che per certi tratti di percorrenze autostradali si venga esentati dal pedaggio. Ho fatto l'esempio - questa è una richiesta della quale potremmo andare a parlare - del pezzo tra Rossiglione e Ovada, sull'A26, che comunque è l'unica via di comunicazione tra il nord della Liguria e il basso Piemonte, e capite bene che i pendolari tutti i giorni devono pagare un canone autostradale a fronte di una viabilità che solo adesso è stata riaperta ma che ancora necessita di essere completata. Sono tanti i temi, potremmo parlare tantissimo, però veramente la ringrazio, anche a nome dei sindaci del territorio della Liguria, che, nonostante appunto fossero serpeggiate false informazioni, hanno potuto constatare che comunque il Governo sta lavorando, il Governo sta lavorando per loro, per dar loro tranquillità e a tutti i cittadini di zone che tutti gli anni stanno subendo problemi enormi dal punto di vista degli eventi meteo: l'anno scorso c'è stata la grande mareggiata - lo ricorderà anche Bagnasco, di Rapallo, che mi ha preceduto -, quest'anno ci sono state le alluvioni. Insomma, abbiamo bisogno di un'attenzione e il Governo la sta dedicando (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per l'informativa. Io impiegherò il poco tempo a disposizione - credo, Presidente, di avere due minuti - per sottolineare alcuni fatti salienti. Purtroppo, tutta l'Italia è stata in grande apprensione per il maltempo di quei giorni, in Liguria e non solo, e devo dire che il governatore Toti e il sindaco di Genova, Bucci, si sono mossi in maniera assolutamente inappuntabile. Credo sia un qualcosa da non augurare a nessun governatore di nessuna regione d'Italia vivere quello che ha vissuto il governatore Toti durante l'allerta rossa di Genova. Eppure, nonostante questo, le opposizioni, ahimè, che sono, per certi versi, riflesse all'interno di quest'Aula, hanno avuto da ridire, hanno avuto da attaccare, hanno avuto da appuntare qualcosa nei confronti del governatore Toti, quando i numeri parlano da soli: il governatore, la regione, ha speso il 100 per cento dei soldi a disposizione per mettere in sicurezza la Liguria. Il Governo, attraverso il Ministero dell'Ambiente, ha ancora sospesi 66 progetti contro il dissesto idrogeologico presentati dalle istituzioni liguri e dalla regione stessa, per un totale di 386 milioni. Peraltro, la Liguria sta ancora aspettando i fondi per le coperture delle somme urgenze dell'ultima ondata di maltempo. Questa non è che una raccomandazione, anche nei confronti e soprattutto nei confronti delle opposizioni, di stringersi intorno alle istituzioni e alla regione Liguria stessa. Ci sono dei momenti nei quali il dibattito politico non può trasformarsi in opposizione becera.

Ci sono dei momenti nei quali ci si deve stringere tutti attorno a un territorio, in questo caso ad una regione, e riconoscere che non vi sono responsabilità oggettive del Governo della regione, ma tutt'altro, vi è una responsabilità nella buona gestione di questi giorni immediatamente successivi al disastro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la puntuale comunicazione che ha dato al Parlamento. Mi permetto, nel breve tempo che abbiamo a disposizione, di sottolineare tre elementi, cogliendo il primo punto della relazione che ha dato e, come hanno sottolineato anche il collega Rixi e la collega Paita, condivisibile assolutamente da tutti noi.

Da una parte, i tempi di ripristino devono essere garantiti. Della Liguria conosciamo tutti il deficit infrastrutturale che ha: le arterie di collegamento sono poche, sono vecchie, e quindi qualsiasi elemento negativo che capita porta ovviamente ad un disagio molto più forte in questa regione che in altre regioni.

Il secondo elemento è quello di puntare - ha fatto bene il Ministro a sottolinearlo - sul tema della sicurezza e, ancora di più, di prendere un'iniziativa decisa nella divisione, appunto, tra chi gestisce e chi invece deve controllare, deve fare verifiche. Da questo punto di vista, i tempi certi che devono essere comunicati, e che lei ha sottolineato, le risorse che devono essere destinate, l'indipendenza del controllore, mi sembra una strada corretta da percorrere.

Mi permetta infine, però, di sottolineare due questioni a cui noi teniamo. Tanto più in momenti come questi, noi sappiamo che la strada da percorrere non è dare in pasto all'opinione pubblica il colpevole. La magistratura farà sempre, e in ogni caso deve fare, il suo percorso; il Ministero e il Governo devono accertare le responsabilità amministrative, laddove ci sono; continuare a parlare di revoca delle concessioni, di nazionalizzazione, non è la strada da percorrere in questa direzione, anche perché - ci permette una battuta - non è che lo Stato garantisce più efficienza del privato: se dovessimo andare a vedere che cosa è accaduto nel corso degli anni, evidentemente potremmo citare ponti crollati realizzati dall'ANAS, per esempio in Sicilia. Quindi, non è quello il tema da percorrere, il tema è esattamente quello che ognuno ritorni a fare fino in fondo il proprio mestiere: dare gli indirizzi, nello Stato, esercitare con forza i controlli; dall'altra parte attingere alle migliori risorse che sono presenti nella società per svolgere servizi che possono essere egregiamente erogati anche dal privato.

Il secondo elemento - e concludo - è evidentemente quello della realizzazione in tempi certi delle infrastrutture necessarie al nostro Paese. La Liguria è la regione principale a rischio idrogeologico, con la Calabria: c'è bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, abbiamo tutto il tema - e il Ministro lo conosce bene - della rete ferroviaria, che in quelle regioni e in quella regione ovviamente è sempre a rischio quando ci sono elementi, appunto, eccezionali come quelli a cui abbiamo assistito in questi giorni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Il fattore tempo è un fattore indispensabile - e concludo veramente, Presidente -, non solo per permettere ai cittadini di fruire con sicurezza di infrastrutture cui è legittimo fruire, ma innanzitutto perché un ritardo in questo settore di un mese, sei mesi, un anno diventa un moltiplicatore non solo di inefficienza, ma di ritardi. Auguri di buon lavoro, e cerchiamo, su queste cose, di lavorare sempre tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Per un richiamo al Regolamento.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Quali articoli?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Articolo 134. Presidente, ho ha avuto notizia - e poi arrivo al dunque - che con un decreto del Ministero dell'Interno e il dipartimento sono state soppresse le squadre di Polizia navale in ossequio della “legge Madia”. Ma quello che le voglio denunciare è che…

PRESIDENTE. Però, la devo interrompere, perché sul Regolamento non capisco che cosa…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Aspetti, ci sto arrivando, adesso glielo dico. Io ho presentato, il 18 luglio scorso, un'interrogazione dove chiedevo notizie di questa soppressione, non ho mai ricevuto risposta. Ho presentato 48 interrogazioni…

PRESIDENTE. È un sollecito per la risposta ad interrogazioni, quindi, però non si fa con interventi sul Regolamento, ma si fa a fine seduta. Questo per comprendere…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Sì, però, Presidente, io voglio denunciare che il Governo non risponde a nessuna interrogazione, a risposta scritta né orale. Ho presentato diverse interrogazioni e io non ottengo mai risposta. Poi seguirò il Regolamento, ma voglio denunciare che l'opposizione non può avere mai risposta se non nei question time in Commissione o in altre questioni. Siccome il Ministro per i Rapporti con il Parlamento aveva detto, aveva annunciato che ci sarebbe stato un nuovo rapporto con i parlamentari, le chiedo di avvertire il Governo di far rispettare il lavoro di noi parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché non devo avere le notizie tramite stampa, se presento da mesi un'interrogazione.

Annunzio dell'elezione della Presidente della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, la Presidente della Corte costituzionale mi ha inviato la seguente lettera: “Illustre Presidente, ho l'onore di comunicarLe, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 87 del 1953, che la Corte costituzionale, oggi riunita nella sua sede del Palazzo della Consulta, mi ha eletta Presidente. Firmato: Marta Cartabia” (Applausi).

Sospendo per cinque minuti la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Seguito della discussione delle mozioni Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181, Molinari ed altri n. 1-00298, Meloni ed altri n. 1-00299 e Labriola ed altri n. 1-00300 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00298, Meloni ed altri n. 1-00299 e Labriola ed altri n. 1-00300 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 25 novembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che è stata testé presentata la risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094 (Vedi l'allegato A).

Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sulla risoluzione presentata.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Allora, parere favorevole sulle premesse e sui punti del dispositivo della mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione). Per quanto riguarda la mozione Meloni…

PRESIDENTE. Quindi, sulla mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), è parere favorevole su tutto?

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Favorevole. Per quanto riguarda la mozione Meloni…

PRESIDENTE. Dovrebbe esserci prima la mozione Molinari…

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Per quanto riguarda la mozione Molinari ed altri n. 1-00298, parere contrario sulle premesse.

Per quanto riguarda il dispositivo, parere favorevole sui punti 1) e 2). Parere favorevole con riformulazione sul punto 3) del dispositivo, aggiungendo, all'inizio del terzo punto, l'espressione: “a valutare l'opportunità di”. Poi, il punto 3) ha vari commi da a) a d): su tutti parere favorevole. Parere favorevole sul punto 4) del dispositivo.

Parere favorevole sul punto 5) con la seguente riformulazione: espungere la parola: “immediata” nel primo capoverso.

Parere favorevole al punto 6). Parere favorevole al punto 7) con riformulazione, togliendo nel primo capoverso l'avverbio “obbligatoriamente”. Parere contrario sul punto 8), parere favorevole sul punto 9).

Per quanto riguarda la mozione Meloni ed altri n. 1-00299, parere contrario sulle premesse.

Per quanto riguarda il dispositivo, parere favorevole con riformulazione sul punto 1), espungendo la prima frase da: “a superare” fino a: “climatici”. Quindi, si propone una riformulazione, senza questa frase: “a superare generici impegni programmatici e cronologici in materia di lotta ai cambiamenti climatici”. Il parere è favorevole, in questo caso.

Sui punti 2), 3), 4), 5) e 6) del dispositivo parere favorevole.

Punto 7), contrario. Punto 8), favorevole. Punto 9), contrario. Punto 10), favorevole. Punto 11), favorevole con riformulazione, con la premessa: “a valutare l'opportunità di”. Punto 12), favorevole.

Poi c'è la mozione Labriola ed altri n. 1-00300 . Parere contrario sulle premesse.

Parere favorevole al punto 1) e al punto 2) del dispositivo. Parere favorevole al punto 3) con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”, premessa.

Sul punto 4) favorevole, ma con la seguente riformulazione, sostituendo all'inizio del primo periodo l'espressione: “favorire maggiormente” con l'espressione: “supportare”. Quindi, “favorire maggiormente le start up” diventa: “ supportare le start up”.

Punti 5), 6), 7) e 8), favorevole. Punto 9), favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Poi c'è la risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sulla risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094 ed altri, parere contrario alle premesse.

Sul dispositivo, parere favorevole al punto 1) e al punto 2).

Sul punto 3) favorevole con riformulazione. Nel primo periodo aggiungere dopo la parola: “considerare” le parole: “nel rispetto della normativa vigente in materia”.

Sul punto 4) parere favorevole con riformulazione. Nell'ultima parte sostituire la parola; “investire” con la parola: “promuovere” ed espungere da: “obbligo” a:“depurati”. Quindi: “obbligo di utilizzo di tutti i volumi raccolti e dei reflui depurati” va cassata.

Parere favorevole al punto 5) con riformulazione, premettendo: “a valutare l'opportunità di”.

Parere favorevole con riformulazione al punto 6). Dopo la parola: “considerare” aggiungere: “nel rispetto della normativa vigente in materia” e anche cassando la lettera c), quindi espungendo “il ripristino della fertilità e della componente organica” e via dicendo, fino al completo svolgimento della lettera c).

Parere contrario al punto 7). Parere favorevole al punto 8).

Parere favorevole al punto 9), espungendo l'inizio del punto, quindi, sostituendo: “a sostenere e promuovere la coltivazione” con le parole: “valutare l'opportunità di studiare le iniziative più adatte in relazione alla”.

Sul punto 10), favorevole con la premessa: “a valutare l'opportunità di”.

Al punto 11) parere favorevole, aggiungendo all'inizio, dopo la parola: “ampliare”, le parole: “nel rispetto della normativa vigente in materia”.

Parere favorevole al punto 12). Parere contrario al punto 13). Parere contrario al punto 14). Parere favorevole con riformulazione al punto 15), sostituendo, nella prima parte, le parole: “principio cardine” con le parole: “uno dei principi fondamentali”.

Parere favorevole con riformulazione al punto 16), con la premessa: “a valutare l'opportunità di”. Parere favorevole al punto 17).

Parere favorevole con riformulazione al punto 18), espungendo, dopo la parola “socio-economici” l'espressione: “individuando anche strumenti innovativi finanziari ed assicurativi da utilizzare per le azioni di adattamento e mitigazione climatica”. Quindi, questa parte va cancellata, secondo il parere del Governo. Quindi favorevole, se riformulato.

Sul punto 19), parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Finalmente portiamo in Aula per il voto una mozione importante, soprattutto questa mozione sull'emergenza climatica, soprattutto nelle ore in cui è in corso la Cop25, la Conferenza delle parti, che vede l'impegno dei Governi di tutto il mondo sul fronte dell'emergenza climatica.

Sappiamo bene che, a fronte di una posizione dell'Europa sempre più esposta sui mutamenti climatici, gli annunci fatti anche dalla presidente della Commissione vanno in questo senso, un Green New Deal europeo, che crede negli investimenti sul fronte ambientale. La strada da percorrere è ancora molto lunga. Quindi, serve, serve assolutamente, che l'Italia dia un segnale concreto, seppur culturale e politico, in cui riconosca che, innanzitutto, il nostro Paese è in piena emergenza climatica.

Dico anche di più, Presidente. Il nostro Paese rappresenta un vero e proprio hotspot per l'Europa. Noi siamo particolarmente colpiti dai mutamenti climatici, lo ha certificato qualche giorno fa il report del Germanwatch e, contemporaneamente, sempre per un report del Germanwatch, che è un istituto pregiatissimo che elabora, studia le politiche sul fronte del mutamento climatico, il nostro Paese sta perdendo punti, invece forza, sulle politiche di contrasto al mutamento climatico. Per cui è fondamentale dare un segnale politico di accelerazione su questo fronte.

Io credo che la mozione della maggioranza abbia un valore particolare, perché, proprio nel momento in cui si parla anche di rifondare un patto di maggioranza, credo che quegli impegni scritti in quella mozione tutti insieme abbiano la possibilità di essere una base importante, un faro per muovere l'azione di governo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, perché nella nostra mozione parliamo sicuramente di mutamenti climatici e del problema, ma parliamo, soprattutto, delle soluzioni e delle opportunità nel campo dell'innovazione tecnologica, della ricerca, del progresso, del ruolo delle nostre imprese, della nostra agricoltura.

Noi abbiamo grandissimi problemi, ma abbiamo nel nostro Paese anche le soluzioni possibili e questa deve essere una sfida collettiva, che attraversa le forze politiche che hanno, secondo me, l'obbligo, debbono sentirsi l'obbligo morale di rispondere anche a quelle tante piazze popolate dai giovani che, in questi mesi, ci chiedono soprattutto radicalità, coraggio, ambizione, per rispondere ad una sfida che riguarda, innanzitutto, il loro futuro, la possibilità, la loro possibilità di avere un futuro. Ci chiedono coraggio, ci chiedono radicalità, ma ci chiedono anche di ascoltare la scienza: è per questo, Presidente, che io insisto molto sul fatto che la lotta al mutamento climatico debba diventare cultura trasversale, perché, ovviamente, i punti di vista, le soluzioni proposte possono e debbono divergere a seconda, naturalmente, della sensibilità politica delle forze in campo, dopodiché c'è la gravità della situazione che, invece, necessita della consapevolezza di ognuno e di tutti. È questo che ci chiedono i ragazzi di quella piazza e ci chiedono di ascoltare la scienza, cioè di farci guidare non dai nostri pregiudizi o dalle nostre ideologie, ma, invece, piuttosto, dai dati drammatici che la scienza continua a fornirci per raccontare, a livello politico, la gravità della situazione.

Questa è una mozione, però - ci tengo a sottolinearlo - positiva, perché davvero mette in campo, nel dispositivo finale, una mappa per i prossimi mesi e per i prossimi anni, in cui io spero che questo Governo avrà il coraggio e l'ambizione di realizzare, in una maniera più condivisa possibile, raccontandolo al Paese e condividendolo con tutte le forze sociali, imprenditoriali e con i cittadini, quel, molti lo chiamano Green New Deal, io lo chiamo Green Deal, perché di “new” ormai c'è veramente poco, c'è, invece, il ritardo con cui ci muoviamo. Quindi, annuncio il voto a favore del mio gruppo, ma anche e, soprattutto, dico che questo è stato uno sforzo e un lavoro di composizione di punti di vista diversi e molti dei punti che si ritrovano anche nelle mozioni delle minoranze sono condivisibili. Il Governo ha dato una grande apertura, io credo anche una lezione di disponibilità e di comprensione; ha segnato con i pareri, io credo, anche la voglia di condividere questo percorso al di là di come è composta la maggioranza, perché davvero è una sfida collettiva e noi oggi, qui, abbiamo l'obbligo di dichiarare che il nostro Paese è in emergenza climatica, ma è anche un Paese che può vincere questa sfida e crescere su questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, signora Presidente. Talvolta, quando si discutono le mozioni in Aula, si fanno esercizi di retorica, ma i cittadini e i giovani, soprattutto, si aspettano un cambio di passo, perché gli effetti dei cambiamenti climatici fanno paura, generano incertezza sul futuro e contribuiscono ad aumentare le diseguaglianze, soprattutto quelle sociali. E si può decidere di attendere gli eventi oppure di concretizzare quello che questo Paese raramente ha fatto: prevedere, programmare, misurare l'impatto delle scelte.

La Lega - e l'osservo con curiosità -, nella sua mozione, giustamente ricorda che bisogna porre argine alle fake news, in cui si fa fatica a distinguere il vero dal falso e, allo stesso tempo, però, lancia il sassolino del dubbio, citando studi che lisciano il pelo a un negazionismo di fondo sul cambiamento climatico in atto. La Lega, sempre nella sua mozione, cita Cartesio, gli antichi romani, persino l'uomo preistorico e viene il dubbio, signora Presidente, che la Lega non abbia parole sue per trovare una via da percorrere che possa coniugare crescita e benessere con sostenibilità ambientale e sociale.

Quando la Lega scrive, sempre nella mozione, c0he le rimanenze devono essere punto di partenza per altro, mi chiedo cosa stava facendo la Lega nel 2016, quando ha fatto mancare il suo voto sulla legge sullo spreco, utile a dare nuova vita ai prodotti in eccedenza attraverso la solidarietà (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)

PRESIDENTE. Colleghi, dopo toccherà a voi.

MARIA CHIARA GADDA (IV). …e la responsabilità sociale e d'impresa. Era la prima legge quella o la prima legge organica di economia circolare nel nostro Paese, la più moderna in Europa, che funziona perché non segue il principio, sicuramente mediaticamente più appetibile, secondo cui per fare le cose bisogna inserire obblighi e sanzioni. Quella legge funziona perché si è scelto di premiare e non di obbligare, togliendo burocrazia e rendendo più semplice il recupero. Questo bisogna fare: mettere imprese e cittadini nelle condizioni di fare, di agire.

E oggi Italia Viva, nella legge di bilancio, propone un emendamento, a prima firma, peraltro, del senatore Renzi, che amplia ulteriormente l'ambito di applicazione della “legge anti-spreco” ad altri beni importanti per le famiglie in condizioni di indigenza, beni che rischierebbero, appunto, di diventare spreco. Un emendamento che non richiede coperture, perché con quella legge abbiamo inserito un principio: il donato equivale al distrutto ai fini fiscali. Questo è un esempio per dire che significa agire in questo modo, ridare ruolo alla politica, trovare soluzioni tecniche, prima di tutto, ma, soprattutto, vere, con lo strumento più potente che abbiamo a disposizione, cioè norme ben fatte e condivise con chi le deve utilizzare.

Auspico che, almeno questa volta, il Parlamento, tutto, possa sostenere una misura di questo tipo.

Alle parole devono seguire i fatti: non è possibile affermare, come fa la Lega, che serve un piano strutturale per la messa in sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana delle città, sensibilizzare i cittadini e, con l'altra mano, come è stato fatto nei mesi scorsi, si fanno i condoni, si abolisce l'unità di missione sul dissesto idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), si blocca il bando periferie, non si convoca nemmeno una volta il tavolo sugli sprechi, si fa una legge sull'educazione civica senza metterci un euro che uno.

Avere bloccato le risorse stanziate dai Governi Renzi e Gentiloni per le opere di salvaguardia della laguna di Venezia, salvo, poi, correre in piazza San Marco a fare i selfie nelle ore dell'emergenza, è prendere in giro i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Serve cambiare mentalità, signora Presidente, perché l'Agenda 2030 è il primo vero strumento di pace, di benessere e coesione sociale e globale mai perseguito dall'umanità, ci vincola a ragionare in modo complesso: l'economia circolare è tale solo se mette insieme sostenibilità ambientale, economica e sociale del sistema e se si prende per mano il cambiamento.

Noi di Italia Viva vogliamo imprimere un significativo cambio di passo, altrimenti si aggraveranno i conflitti generazionali e le fratture tra aree geografiche del Paese e tra aree geografiche del mondo.

Il calo della produzione nazionale è frutto anche delle scelte sbagliate dei mesi scorsi, come “quota 100” e reddito di cittadinanza; la sfida green, invece, è un'opportunità di sviluppo per tutti, che non contrappone le generazioni.

Alcune imprese in Italia questo lo hanno capito, ma dobbiamo accompagnare tutto il Paese in questo percorso. L'area mediterranea, nei prossimi decenni, dovrà fronteggiare gli impatti più significativi dei cambiamenti climatici: lo mappa in modo molto chiaro il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che è fermo in un cassetto dal 2017. Abbiamo un quadro chiaro dei rischi e, per abbatterli e ridurli, trasformiamoli in opportunità di investimento e di lavoro, come sottolinea la mozione della maggioranza.

Spendere meno domani per riparare e vivere meglio oggi, con investimenti pubblici e valorizzando l'impegno dei privati. Ad esempio, il ruolo del comparto agricolo è fondamentale per prevenire il dissesto attraverso la manutenzione dei territori; le aree abbandonate implicano perdita di posti di lavoro e, anche, maggiore rischio di frane ed eventi drammatici.

Siamo un Paese con grandi esempi di eccellenza nel campo della sostenibilità, della chimica verde e delle politiche urbane, ma non basta, perché non tutti sono preparati allo stesso modo a fronteggiare il cambiamento in atto. I poveri, le imprese che faticano a competere sul mercato, le aree interne fragili ed emarginate del Paese rischiano di arretrare ulteriormente e di pagare gli effetti dei cambiamenti climatici se la transizione ecologica e dell'innovazione non verrà accompagnata da politiche di sistema e mirate, soprattutto. A noi non interessa l'ambientalismo di facciata, ma quello che dà risposte ai cittadini.

Noi di Italia Viva pensiamo che il futuro si debba iniziare a costruire oggi, ripensando i nuovi modi di abitare, di muoversi, di lavorare e di vivere gli spazi comuni. Serve avere le idee chiare sul sistema energetico nazionale, perché l'energia costa troppo alle imprese e ai cittadini e non possiamo nemmeno permetterci di sprecarla e, tanto meno, di dipendere dalle fonti fossili. Va ripensato il modello perché la scelta della sostenibilità ambientale e sociale deve diventare per tutti la più conveniente e la più competitiva. Non vorrei che passasse il messaggio che l'ambiente sia una scelta solo per alcuni, mentre altri rimangono indietro.

Per questo, bisogna evitare politiche punitive e tagli lineari senza compensazioni, come qualcuno forse pensa di fare quando parla in modo superficiale dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi, senza conoscerne origine e motivi. Noi dobbiamo sederci attorno a un tavolo con le imprese e costruire con loro un percorso. Allo stesso modo, su plastica e imballaggi bisogna puntare sulla ricerca, sull'allungamento del ciclo di vita dei prodotti e del loro valore, questo porta a più posti di lavoro, perché l'economia circolare si basa sulla manutenzione, sull'innovazione e sulla conoscenza.

La transizione ecologica è spesso vissuta come un costo dalle aziende e dalle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese; la mera tassazione dei consumi energetici e del carburante è per sua natura regressiva, perché, in percentuale, incide di più sui redditi bassi. Italia Viva vuole costruire un sistema fiscale equo e libero dalla logica dei rinnovi annuali e delle proroghe che non consentono di programmare gli investimenti. Se vogliamo davvero invertire la rotta, Italia Viva lancia la proposta di scrivere insieme una riforma fiscale che sia ecocompatibile, per ridurre il cuneo fiscale e orientare il mercato, premiando chi investe nella sostenibilità ambientale e sociale, chi previene il rischio di danno ambientale, facendo la manutenzione degli impianti, e non lascia le bonifiche a carico della collettività, chi ripensa ai prodotti e ai processi produttivi e logistici in ottica verde, per esempio.

Questo significa guidare la transizione senza lasciare indietro nessuno; questo è lo shock che serve al Paese insieme alla immediata cantierizzazione degli interventi di messa in sicurezza da dissesto idrogeologico e rischio sismico di infrastrutture e impianti; sì, impianti fatti a regola d'arte, perché i rifiuti devono essere ridotti, ma, quando ci sono, vanno anche gestiti e valorizzati. La sindrome “non nel mio giardino” alla lunga fa male a tutti. Ai giovani che giustamente manifestano nelle piazze, voglio dire che vi abbiamo ascoltato e vi abbiamo capito, soprattutto.

La mozione di maggioranza impegna il Governo e il Parlamento a riconoscere subito lo stato di emergenza ambientale e climatica nel nostro Paese, per ridurre le emissioni e investire con determinazione nella messa in sicurezza del territorio. Alcune risposte stanno già arrivando dalla nostra legge di bilancio, con misure che sostengono la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico, le detrazioni fiscali per innovazione, verde urbano ed edilizia ecosostenibile e contrasto al dissesto idrogeologico, solo per citare alcuni esempi. Per questi motivi e per tanti altri, annuncio il voto favorevole del mio gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Diciamo che con le novità degli ultimi minuti e con i negoziati che sono stati portati avanti e anche a termine da tutti i gruppi e anche dal Governo, abbiamo deciso, come gruppo di Fratelli d'Italia, di modificare quello che era il tenore della nostra dichiarazione di voto a sostegno, ovviamente, della nostra mozione sul mutamento climatico. Presidente, dico ciò con un minimo di disapprovazione per quanto accaduto ieri e nei giorni scorsi, in relazione alla discussione che ci ha visti impegnati sul decreto cosiddetto “clima“ che per noi è oltre che inutile, anche, in certe parti, dannoso, perché se con un po' di pazienza e con un po' di diplomazia avessimo cercato di individuare i punti comuni tra maggioranza, minoranza e anche il Governo su una questione come il cambiamento climatico, probabilmente avremmo modificato e, sicuramente, anche, migliorato il cosiddetto “decreto clima”, così come in pochi minuti abbiamo raggiunto un accordo di massima che, alla fine, soddisfa sia le opposizioni che la maggioranza e, quindi, il Governo, relativamente alle mozioni sul cambiamento del clima.

Ora, però, noi questa mattina abbiamo ascoltato, e lo abbiamo fatto con molta attenzione, nonostante fosse tendenzialmente soporifero, ma, probabilmente, era una tecnica voluta, l'intervento del Presidente Conte, il quale ha dedicato, forse non a caso, avendo guardato l'ordine del giorno della seduta dell'Aula, una buona parte del suo intervento alla questione del Green New Deal e di quello che andrà a raccontare in sede europea domani e dopodomani. Dal nostro punto di vista è sembrata più che altro la lettura di un volumetto onirico, nel senso che è un po' il libretto dei sogni e, in effetti, abbiamo dovuto constatare, ed è su tutte le agenzie, che la Presidente Ursula von der Leyen, con il Commissario Timmermans, quest'oggi, al Parlamento europeo, nel corso di una seduta plenaria, convocata peraltro d'urgenza e appositamente, quindi, eccezionalmente convocata, ha dato delle indicazioni piuttosto precise rispetto a quelle che saranno le prossime tappe seguite dall'Europa, in ordine alla questione del mutamento climatico. E, quindi, il gruppo di Fratelli d'Italia è preoccupato, ma rimanda, per evitare di ripetere le stesse cose, a quello che con tutti i colleghi abbiamo detto durante il dibattito relativo al “decreto clima”, rimanda lì quelle che sono le nostre posizioni, ma quello che dice Ursula von der Leyen è particolare, perché dal suo intervento emerge una sorta di opacità sulla disponibilità di finanziamenti veri, cioè di denaro vero e concreto, a sostegno di tutti quelli che vengono identificati come investimenti verdi. Ma quel che è ancora peggio è che non vi è alcuna disponibilità politica, quindi, non vi è alcuna volontà, a scorporare gli investimenti pubblici in nuove tecnologie verdi dal rapporto deficit-PIL. In più, e questo è il terzo punto saliente, onorevole Morassut, dell'intervento di Von der Leyen quest'oggi al Parlamento europeo, si affacciano gli inasprimenti dei target e di limiti che difficilmente potranno essere raggiunti dall'Italia entro il 2030 o entro il 2050.

Ecco, perché le dicevo, poco fa, che dal nostro punto di vista quanto ha raccontato il Presidente Conte era un po' un libretto onirico, un libretto dei sogni, insomma, relativamente al Green New Deal. E, allora, tralasciamo i dati statistici, perché sui numeri siamo ovviamente d'accordo, li conosciamo sufficientemente bene, e aspettiamo quelli che saranno i numeri ufficiali e nuovi dalla Cop25 di Madrid; è appena terminato il dibattito parlamentare sul “decreto clima”, quindi, evitiamo di parlare di numeri e anche di responsabilità dei singoli Governi e, allora, concentriamoci su alcune questioni: la prima, noi spendiamo ogni anno 300 milioni di euro in progettazione e in realizzazione di opere di prevenzione; 300 milioni di euro è una cifra decisamente insufficiente e questo lo sappiamo tutti quanti. In più, per uscire dall'emergenza spendiamo sempre ogni anno, per riparare cioè i danni, un qualcosa come un miliardo in questa perenne logica emergenziale, quando sappiamo, invece, che dovremmo spenderne almeno due per riparare i danni compiuti dalla furia della natura. E, allora, c'è un dato di fatto: spendiamo troppo e spendiamo male e questo è un problema serio che noi abbiamo cercato di evidenziare anche in Commissione. Questo profilo organizzativo della macchina non regge più, perché la macchina dei soccorsi e degli interventi è straordinaria e noi dobbiamo veramente ringraziare i vigili del fuoco, la Protezione civile, le forze dell'ordine, i volontari, ma sulla prevenzione noi non ci siamo proprio e la situazione è sufficientemente catastrofica se si considera che in Italia - e sono dati ISPRA, quindi non sono elaborazione del gruppo di Fratelli d'Italia - sono 7 milioni gli italiani a rischio, sono 700 mila le imprese a rischio, sono 38 mila i beni culturali a rischio, un milione e mezzo gli edifici a rischio e 7 mila i comuni a rischio (sono dati ISPRA, quindi la fonte è attendibile in quanto istituzionalmente riconosciuta). Ora, se lei considera che i comuni in Italia sono poco più di 8.300, vuol dire che abbiamo l'85 per cento dei nostri comuni che sono seriamente a rischio ed è dovuto al fatto che morfologicamente il Paese è complicato, è complesso, ci sono le montagne, ci sono le valli, ma resta ovviamente il fatto e restano i numeri di cui abbiamo parlato e le risposte degli ultimi Governi sono decisamente insufficienti. Come dicevo prima, noi dobbiamo uscire assolutamente dalla logica emergenziale, cioè la logica del rattoppo. Non si può sempre sperare nella buona sorte, come qualcuno ha detto e ha scritto anche recentemente su qualche autorevole quotidiano nazionale. Noi dobbiamo arginare le esondazioni e dobbiamo evitare le frane, eppure continuiamo a contare esclusivamente sulla già citata e mai sufficientemente ringraziata macchina degli interventi e della solidarietà. Però, siamo curiosi di leggere uno dei 23 collegati alle legge di bilancio, alla manovra, che è quello dedicato alla transizione ecologica, perché nel dibattito dei giorni scorsi il gruppo di Fratelli d'Italia ha evidenziato un paio di questioni che sono rimaste senza alcuna risposta. Nella Nota di aggiornamento del DEF che ci avete presentato qualche tempo fa era previsto un investimento molto importante di 50 miliardi di euro in due fondi quindicennali. Abbiamo fatto quattro conti spannometricamente e quanto previsto in legge di bilancio, cioè circa 4 milioni in quattro anni, e quanto previsto nel “decreto clima”, cioè 400 milioni, evidentemente prospetticamente non danno il risultato che voi invece prevedevate nella NADEF e questo è un problema serio perché, vede, gli interventi sul cambiamento climatico non si possono fare con pizze e fichi, come ha pensato di dire imbonendo un po' tutti quanti questa mattina il Presidente del Consiglio. E poi lasciamo perdere il discorso delle ecotasse della legge di bilancio, perché avete ridotto probabilmente qualcosa per quanto riguarda la plastica, ma il problema dell'ecotassa resta ed è un problema certamente imbarazzante.

E, allora, andando alla conclusione, la nostra mozione era molto chiara: noi vogliamo coniugare - e vado alla conclusione, Presidente - la sostenibilità ambientale con quella economica e, come abbiamo spiegato con dovizia di particolari, anche sociale. Vogliamo l'impegno europeo contro le potenze inquinatrici che sono irrispettose delle regole e vogliamo cambiare il paradigma culturale partendo proprio dalle scuole. Infatti, uno dei nostri impegni fondamentali al Governo riguarda proprio il cambio del paradigma culturale, l'informazione, la comunicazione. Dobbiamo uscire culturalmente da questo problema perché qui non è in ballo la sopravvivenza, come ci è sembrato di capire, del Presidente del Consiglio, che in quanto a istinto di sopravvivenza insomma vincerebbe anche all'Isola dei Famosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è stato veramente bravissimo in questi mesi a sopravvivere d'istinto. Questo non è un reality: qui c'è di mezzo il pianeta e, soprattutto, c'è di mezzo il futuro dei nostri figli e, possibilmente, dei figli dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, mancano ancora quattro interventi e c'è un brusio francamente insopportabile soprattutto per chi deve intervenire. Quindi, vi chiedo, se non siete interessati, in tutti i settori, di abbandonare l'Aula; altrimenti, se decidete di restare, di abbassare la voce.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Il clima è già cambiato e ogni istante della nostra giornata ci colpisce per i segni di questo veloce cambiamento e non può più essere un argomento di chiacchiere quella frase fatta: “non ci sono più le stagioni come prima”. No, ora è il tempo della responsabilità e oggi la Commissione europea ha presentato - sì, proprio oggi - la tabella di marcia per un green deal europeo. L'obiettivo, infatti, è diventare il primo continente a impatto climatico zero fino al 2050, perché non c'è più tempo ed è il momento di agire ora, subito. Ne stanno discutendo tutti i Paesi del mondo alla riunione importante di Madrid in questi giorni in un negoziato non semplice che ci traghetterà al 2020, quando diventerà operativo l'Accordo di Parigi. Quello che è certo è che da qui l'Europa vedrà rafforzato il suo ruolo di leadership globale nella lotta ai cambiamenti climatici: mille miliardi per investimenti per un'Europa sostenibile nei prossimi dieci anni; la BEI che diventerà Banca per il clima; il Fondo per una transizione giusta, 100 miliardi di investimenti per i prossimi sette anni per proteggere e accompagnare i più esposti alla transizione; l'impegno a scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti verdi, con una golden rule europea per accelerare sulla transizione ecologica.

Nove cittadini europei su dieci chiedono un'azione più decisa per il clima. Le imprese si stanno già orientando verso l'economia circolare e nuovi modelli di sviluppo sostenibili che possono generare crescita economica e occupazione si stanno sviluppando. Quello che accade oggi a Bruxelles e in queste settimane a Madrid parla agli europei, parla al mondo, parla alle generazioni di oggi e a quelle future. L'Italia dev'essere protagonista, come abbiamo iniziato a fare in questi mesi di Governo con un forte impegno del Partito Democratico. Dunque, una legge di bilancio che mobilita investimenti verdi…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi al banco dei nove, per cortesia!

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …per 50 miliardi nei prossimi anni. Poi, il “decreto clima”, approvato proprio in questi giorni, l'impegno ad approvare una legge contro il consumo del suolo, il lavoro per l'economia circolare e la green economy, una mobilità più sostenibile che contrasti l'inquinamento delle nostre città: tutte cose su cui ci stiamo concretamente cimentando nei vari strumenti e nella legge di bilancio. Il PD lavora per questi obiettivi in Italia e in Europa, perché questo è il compito che abbiamo nel nostro tempo per un futuro migliore.

Il Green New Deal è il perno della strategia di sviluppo del Governo e vanno in questa direzione gli interventi contenuti nel decreto-legge in discussione, nella legge di bilancio e nel prossimo collegato ambientale. Tutte queste iniziative inseriscono l'Italia all'interno di un percorso internazionale ma soprattutto europeo, perché a livello europeo si sta sostenendo questo piano straordinario che prevede mille miliardi di euro per le politiche green e la definizione di obiettivi green non solamente per il Commissario europeo dedicato all'ambiente ma anche per…

PRESIDENTE. Colleghi ai banchi del Governo.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …ogni singolo commissario europeo nella definizione dei propri progetti.

PRESIDENTE. Onorevole Muroni, deve liberare i banchi del Governo.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Nella mozione che andiamo a votare c'è tutto questo. Proponiamo, quindi, di finanziare con adeguati investimenti pubblici e privati la transizione ecologica del Paese per la decarbonizzazione, l'innovazione tecnologica, le infrastrutture per le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, la prevenzione, la messa in sicurezza del territorio e i piani di adattamento climatico. Questo ed altro ancora chiede la mozione di maggioranza in discussione oggi alla Camera. L'atto impegna il Governo a lavorare per l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile dentro la nostra Costituzione; per ridurre le emissioni di CO₂ in tempi rapidi e certi e per spingere il sistema Italia verso la conversione ecologica. La mozione sollecita un programma di investimenti pubblici orientati alla sostenibilità che coinvolga i principali settori produttivi: il Governo dovrà impegnarsi per promuovere l'economia circolare, razionalizzare e stabilizzare gli incentivi previsti per l'efficientamento energetico e la sostenibilità in edilizia, per una mobilità e una produzione industriale sostenibili. Insomma per un vero Green New Deal capace di rilanciare il Paese puntando sulla sostenibilità e per garantire più sicurezza e più salute ai cittadini. Oggi il Time ha reso pubblica la notizia - con una splendida foto - di aver designato Greta Thunberg persona dell'anno. Questa ragazza di sedici anni verso la quale astio, rabbia, sarcasmo spesso si accaniscono. Bene, lei è la persona dell'anno. Sicuramente ha avuto tanto coraggio di parlare per cambiare le cose; la rabbia e la paura da lei sono state trasformate in speranza e questo è certo un fatto politico mondiale. Il Partito Democratico vota e sostiene anche in questa mozione tutte queste ragioni, tutte queste speranze, tutta questa voglia di far mettere in un angolo la paura. Ringrazio per l'attenzione e il Partito Democratico voterà per la mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, certo è strano che dopo più di un anno in cui di ambiente abbiamo sentito ben poco, in una settimana abbiamo ieri votato il “decreto clima” e oggi queste mozioni. Avrei preferito che le mozioni avessero più tempo per poter vedere un testo unitario, visto come è andata sul decreto con un voto di fiducia e il dibattito strozzato in Commissione che non ha consentito alle forze di opposizione così come sicuramente a quelle della maggioranza di migliorare un testo lacunoso. Quello di stasera sembra un voto forzato anche perché è arrivata all'improvviso una risoluzione che noi non abbiamo potuto vedere e che valuteremo come votare non per nostra mancanza ma perché il testo è arrivato con l'ingresso del sottosegretario in aula. Questa situazione è veramente scioccante: poteva essere una opportunità per vedere il Parlamento unito su una tematica importante. Lo abbiamo detto nella discussione generale sul “decreto clima”; lo abbiamo detto sul voto di fiducia; lo abbiamo ribadito nel voto finale al “decreto clima”, ieri. Le questioni ambientali e soprattutto i cambiamenti climatici e i passi importanti da fare devono vedere opposizione e maggioranza uniti insieme e si è persa anche questa occasione. Forse serviva un po' di tempo considerato che le mozioni, a differenza del decreto, non scadranno il 13 dicembre; però siamo qui stasera a parlare delle mozioni sull'emergenza climatica tant'è vero che questa forzatura, come a me personalmente sembra, avviene proprio mentre si stanno concludendo i lavori della Cop 25 a Madrid. A questa conferenza mondiale sul clima - lo abbiamo detto in tutti questi giorni - partecipano circa 200 Paesi firmatari dell'Accordo di Parigi e con essa la comunità internazionale sta cercando di mettere a punto decisioni comuni e condivise per la lotta al riscaldamento globale. Una conferenza sul clima che continua la lunga marcia che ha avuto nella Cop 21, ossia nell'Accordo di Parigi del 2015, un momento decisivo. L'accordo del 2015 è stato un importante passo avanti di un percorso ancora molto lungo per contrastare il riscaldamento globale. Se la direzione di marcia intrapresa dalla comunità internazionale è quella giusta, le politiche fin qui attuate per la riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra non sembrano invece ancora sufficienti a contenere un aumento della temperatura media globale entro il grado e mezzo, che era l'obiettivo più ottimistico sancito a Parigi.

È dei giorni scorsi il comunicato dell'Organizzazione meteorologica mondiale che ha reso noto che la temperature globali quest'anno sono state di 1,1 grado sopra la media del periodo preindustriale, proiettando il 2019 come i tre anni più caldi mai registrati. Dal 1990 l'effetto di riscaldamento prodotto dai gas serra o effetto serra è aumentato del 43 per cento e il rapporto annuale della Nazioni Unite ci dice che il decennio 2010-2020 è destinato a essere il più caldo della storia. Questo è lo scenario che la comunità internazionale ha davanti e con la quale deve fare i conti. Sotto questo aspetto, la nostra responsabilità nei confronti delle prossime generazioni è enorme. Ma io direi che è anche responsabilità della generazione attuale, di quelli che attualmente vivono il nostro pianeta, perché ricordiamo le immagini di Venezia sommersa dall'acqua, quanto è accaduto a Reggio Calabria, le strade di fango a Matera, in Piemonte cosa è successo. Il pericolo dei cambiamenti climatici è attuale anche oggi; gli eventi estremi sono attualmente in crescita e il nostro Paese ne è particolarmente sensibile.

Questo è lo scenario che la comunità internazionale ha davanti e con il quale deve fare i conti. Qualcosa si sta muovendo e sempre più rapidamente, a cominciare dalla nostra Europa. Nella proposta di budget 2021-2027 le risorse dell'Unione Europea da destinare ai cambiamenti climatici sono il 25 per cento, attraverso la partecipazione dei privati. Ursula von der Leyen vuole arrivare a mobilitare 1.000 miliardi di investimenti verdi: un obiettivo è sbloccare più capitali privati da destinare alle energie rinnovabili e, più in generale, alle tecnologie pulite. Va detto che i Paesi sviluppati hanno ormai le conoscenze e le tecnologie adatte per puntare con decisione a uno sviluppo perfettamente in grado di ridurre l'impatto sull'ambiente e la sfida la si vince solamente se vede realmente tutti coinvolti, dal singolo cittadino alla comunità internazionale tutta. Il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici ha senso in un'ottica di sistema, in cui ognuno svolge il proprio ruolo specifico e coordinato: gli enti locali, i cittadini e le loro forme organizzate, le regioni, lo Stato, l'Unione europea, l'università, gli enti di formazione e soprattutto il Governo centrale e il legislatore.

La trasformazione verso una vera sostenibilità è inevitabile e soprattutto non più rinviabile: su questo punto siamo tutti d'accordo. Però, bisogna capire come attuare questi passi che sono a questo punto ineludibili. La salvaguardia dell'ambiente impone, infatti, soluzioni coordinate e condivise, sia sul piano industriale sia per gli usi civili e richiede modelli di sviluppo nuovi, in grado di affrontare realtà profondamente diverse e armonizzare in direzione di un comune obiettivo di crescita socio-economica. Il rapido processo verso un'economia sostenibile a bassa emissione di carbonio, come ci chiedono gli accordi internazionali, deve tradursi ancora di più in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, pur nella consapevolezza che la faticosa fase di transizione comporta inevitabilmente, accanto a evidenti opportunità per molti settori produttivi, anche una riconversione difficile e onerosa per molte imprese e molti lavoratori. Ho detto ieri, durante la dichiarazione di voto sulla fiducia, che bisogna creare un nuovo patto tra Stato e mercato; bisogna creare una coscienza ecologica globale, ma bisogna farlo per step. Questo credo che sia un aspetto che non può essere eluso e che vuole garantire una trasformazione equa e giusta.

Riguardo alla mozione presentata dai gruppi che l'Aula si appresta a votare, ritengo che la gran parte degli impegni siano condivisibili; peraltro, diversi impegni sono sostanzialmente comuni circa la richiesta delle adozioni che il Governo dovrà mettere in campo. Ciò è importante in quanto indispensabile valorizzare, seppur nelle diverse sensibilità che sicuramente ci sono, quanto ci accomuna in termini di strategie e di termini per la loro attuazione.

C'è comunque un aspetto che per noi di Forza Italia è centrale e che riteniamo ineludibile, ma che troppo spesso è colpevolmente sottovalutato, un aspetto che abbiamo voluto sottolineare e ribadire nella nostra mozione, sia nella premessa sia soprattutto negli impegni al Governo: noi siamo convinti che affinché la transizione sia realmente efficace ed economicamente sostenibile è indispensabile che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia dell'ambiente siano anche equi e giusti.

Questa è la falsità di un Parlamento che parla sottofondo mentre si parla di clima: complimenti. La green economy, orientando i processi produttivi, offre nuove opportunità e favorisce la competitività complessa delle nostre imprese, con effetti importanti sui posti di lavoro, ma se è vero che la transizione ecologica porta con sé nuove e straordinarie occasioni per ampi settori produttivi, inevitabilmente - è inutile negarlo - comporta anche difficoltà e svantaggi per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e quindi maggiore difficoltà ad adeguarsi al rapido cambio di paradigma quando opera in settori dove è più difficile riconvertirsi se non a costi molto elevati, e questo è un aspetto assai importante, ma a volte troppo sottovalutato. Apro e chiudo una parentesi parlando…

PRESIDENTE. Onorevole Madia! Onorevole Tripiedi! Colleghi, sta facendo una fatica enorme l'onorevole Labriola a svolgere il suo intervento, vi prego.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie Presidente. Quando diciamo che questo paradigma a volte è violento nei confronti delle imprese che vedono una riconversione difficile per come è imposta la loro produzione, pensiamo al caso Ilva e a quello che sta succedendo: la chiusura dell'altoforno 2, nuovamente imposta dalla magistratura - non per volontà politica, perché la volontà politica aveva dato la facoltà d'uso - metterà per la strada 3.500 lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È questa la riconversione green che noi non accettiamo. La riconversione va fatta insieme alle imprese, insieme al mondo produttivo, altrimenti sulla strada lasceremo i lavoratori, e questo non è accettabile e non è comprensibile. La sostenibilità ambientale ormai è un'esigenza ineludibile, che ci impone una nuova visione di sviluppo, ma deve procedere di pari passo con la sostenibilità economica.

Noi riteniamo che questa sia una vera sfida, che abbiamo davanti nei prossimi anni. Se dobbiamo vincere le scommesse di un nuovo paradigma di sviluppo pienamente compatibile con le tutele dell'ambiente, cogliendo così tutte le opportunità che questo nuovo modello offre, l'altra scommessa da vincere è che in questa transizione nessuno deve essere lasciato indietro, non come la follia del caso di ArcelorMittal ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), Presidente e sottosegretario. Mi riferisco al fatto che per molte imprese non è facile riconvertirsi o adattarsi al nuovo corso green, è un processo che richiede tempo e fatica imprenditoriale e che può mettere in difficoltà la stessa tenuta occupazionale. Presidente, mi avvio alla conclusione dicendo sostanzialmente che il voto di oggi è un voto nuovamente forzato, dopo quello di fiducia sul decreto clima di ieri. Siamo consapevoli che le questioni climatiche siano impegni che devono entrare seriamente nell'agenda del Governo, non basta sventolare il nome di credito Greta Thunberg, che per carità, tutti apprezziamo per lo sforzo che ha fatto, era lì sola a protestare e poi sono diventati una miriade di ragazzi…

PRESIDENTE. Concluda onorevole Labriola.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Concludo dicendo un'ultima cosa, Presidente: non possiamo permettere che né il nome di Greta Thunberg né i giovani che protestano per l'ambiente vengano presi in giro su una politica che non ha programma su quello che ha da fare e per come ridurre le emissioni dei gas serra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Badole. Ne ha facoltà.

MIRCO BADOLE (LEGA). Presidente, grazie. Allora, abbiamo già ascoltato, durante la discussione generale, in modo più che dettagliato, quali siano le posizioni delle varie forze politiche in relazione a questo argomento. Che la crisi climatica sia oggi la più grande sfida ambientale della nostra epoca penso sia evidente e sotto gli occhi di tutti: basti vedere i recenti avvenimenti che sono accaduti anche nel nostro Paese. Il canale della green economy, dunque, pare oggi quello più in grado di raccogliere e indirizzare idee e iniziative innovative per contenere questi effetti. Temi come economia circolare, potenziamento delle energie rinnovabili, efficienza energetica sono tutti argomenti che devono essere sostenuti da tutti e che emergono da tutte le varie posizioni politiche. Non bisogna, però, dimenticare che la sfida va combattuta a livello mondiale e che contemporaneamente va considerata la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica. Devo essere chiaro: per il gruppo Lega-Salvini Premier prima di tutto viene lo sviluppo e la tutela delle nostre imprese e delle nostre attività commerciali, che non possono subire la competitività con le nazioni straniere che non hanno lo stesso modo di riconoscere il valore della tutela ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La tutela ambientale può essere infatti vista come un vincolo o addirittura un ostacolo alla crescita economica e può essere considerata come una mancata occasione di sviluppo dai vari Paesi con meno scrupoli dal punto di vista ambientale. Per questi motivi, anticipo il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier alla mozione Molinari ed altri 1-00298, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licatini. Ne ha facoltà.

CATERINA LICATINI (M5S). Grazie Presidente, colleghi, quest'era che efficacemente il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen definisce Antropocene porta con sé un altro neologismo del quale avremmo fatto volentieri a meno. Oltre che nativi digitali, i nostri figli - i miei figli - sono nativi dell'emergenza climatica. Stiamo vivendo sulla nostra pelle quello che fino a pochi anni fa era uno scenario futuro lontano. Oggi le conseguenze del surriscaldamento globale interferiscono continuamente e pesantemente con la nostra vita quotidiana. Alluvioni, siccità, migrazioni: questi fenomeni estremi non sono più cronaca da luoghi lontani…

PRESIDENTE. Colleghi!

CATERINA LICATINI (M5S). …ma causano sofferenza anche alle nostre latitudini, anche nel nostro Paese. L'Italia è il sesto Paese al mondo per numero di morti legati a eventi meteorologici estremi, che negli ultimi vent'anni hanno tolto la vita a quasi 20.000 persone. Questi eventi si susseguono ormai con sempre maggiore frequenza: sono raddoppiati tra il 2018 e il 2019, determinando danni irreparabili nel nostro Paese: da nord a sud, hanno travolto persone, animali, abitazioni e interi sistemi produttivi. Ho ancora davanti agli occhi la strage di un anno fa nella mia terra, la Sicilia, in cui hanno perso la vita 9 persone, tra cui due bambini di uno e tre anni, travolti da una valanga di acqua e fango. Anno dopo anno, giorno dopo giorno, in certe stagioni si presenta in tante aree del Paese la stessa paura: all'arrivo delle prime piogge e del vento forte temiamo il peggio e ci chiediamo a quale città, a quale viadotto e a quale vita umana toccherà questa volta. La vorticosa intensificazione delle attività economiche, l'utilizzo di combustibili fossili, il consumo indiscriminato delle risorse ambientali, la crescita della popolazione mondiale, sono soltanto alcune delle cause di questi eventi e di queste sofferenze. La crisi climatica in atto rappresenta un pericolo costante per l'incolumità dei cittadini, modifica negativamente la qualità della vita e della salute pubblica, minaccia l'esistenza stessa degli essenziali ecosistemi naturali e di conseguenza della nostra specie. La comunità scientifica lancia ormai da decenni lo stesso accorato appello alla politica: fate presto. Un appello fatto di fatti, di proiezioni e di analisi di fenomeni concreti. Ci dice di fare presto chi esamina l'ecosistema marino rilevando acidificazioni e innalzamento del livello delle acque; ci dice di far presto chi studia i nostri ghiacciai, i fenomeni migratori, l'economia e potrei continuare a lungo. Esaminare le cause e agire per porre rimedio alle conseguenze è nostro preciso dovere come legislatori. Sentiamo sulle nostre spalle tutto il peso di un'azione che per forza di cose deve essere celere ed efficace, un'azione fatta di scelte di fondo radicali, di una gradualità applicativa che comunque deve tener conto dell'emergenza in atto. Per intenderci, se decidiamo che il nostro obiettivo è la neutralità climatica al 2050, poi non possiamo sostenere fino al 2049 le attività inquinanti, ma dobbiamo iniziare oggi a sostenere la loro riconversione verso un modello ecocompatibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dobbiamo fare presto, recuperando per quanto possibile il ritardo accumulato dalla politica in questi decenni e dobbiamo fare bene, lavorando contemporaneamente su più fronti. Facciamo innanzitutto pressioni con l'arma della diplomazia sui Paesi che ancora resistono al cambiamento: in queste ore alla COP25 di Madrid il MoVimento 5 Stelle e il Governo stanno proprio svolgendo questo ruolo di stimolo, anche mettendosi a disposizione per ospitare i prossimi round negoziali e le conferenze sul clima che seguiranno.

Allo stesso tempo dobbiamo agire sul piano culturale, cambiare le politiche per cambiare le pratiche quotidiane; e su questo fronte possiamo dire con orgoglio di aver mosso un primo importante passo con il decreto-legge “clima”, convertito in legge proprio ieri in quest'Aula. Questo provvedimento - il primo, ricordiamolo, totalmente dedicato all'ambiente in questo Paese - non stanzia semplicemente fondi per ridurre le emissioni, ma attiva un meccanismo incentivante per orientare i cittadini verso scelte virtuose: il ricorso alla mobilità dolce e condivisa, l'acquisto di prodotti sfusi o alla spina, la raccolta differenziata della plastica. Nessun cambiamento è possibile senza il protagonismo e la consapevolezza dei cittadini; e proprio su questa consapevolezza dobbiamo continuare a insistere, approfittando della grande crescita della sensibilità ambientale emersa dalle mobilitazioni di piazza di quest'ultimo anno, che ci danno speranza e fanno sentire meno solo chi vuole davvero agire per il bene del Paese e di chi lo abita.

L'Italia ha preso coscienza di ciò che è necessario fare, e oggi siamo uno dei Paesi più impegnati sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche; ed è positivo che il Governo e la maggioranza abbiano previsto la realizzazione di un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell'ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del sistema costituzionale italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Anche la legge di bilancio e il collegato ambientale dovranno necessariamente tener conto di questo forte e deciso orientamento; anche perché la virata verso la sostenibilità porta con sé più benessere diffuso e più posti di lavoro. Efficienza energetica ed ecoenergia, economia circolare, agricoltura sostenibile, città intelligenti ed infrastrutture resilienti: non è un sogno irrealizzabile, e dev'essere sempre più un concreto programma di lavoro condiviso a tutti i livelli. Raggiungere questi obiettivi si può, anzi si deve; e dobbiamo essere consapevoli che per farlo vanno innanzitutto abbandonati i combustibili fossili: dobbiamo puntare con decisione sull'energia rinnovabile e su nuovi modelli di efficienza e risparmio energetico. La dicotomia tra economia e tutela ambientale che ha caratterizzato il secolo scorso va superata: ci sono oggi tutte le condizioni tecniche, scientifiche e politiche per farlo. Siamo un grande Paese industriale e continueremo ad esserlo, ma senza più carbone, abbandonando gli idrocarburi. Chi difende il passato remoto delle fonti fossili è fuori dalla storia: dobbiamo fare ogni sforzo affinché questi soggetti, purtroppo ancora potenti e presenti nei luoghi del potere, non condannino se stessi e tutti noi a un futuro fatto di città invivibili, migrazioni forzate e disastri ambientali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Siamo di più, siamo tanti a volere un modello totalmente diverso da quello basato sullo sfruttamento incessante e suicida delle risorse naturali, e abbiamo dalla nostra la forza di milioni di giovani che in tutto il pianeta, e anche in queste ore a Madrid, urlano a gran voce che rischiamo di essere fuori tempo massimo. Non so facendo terrorismo, Presidente: è di quest'ora la notizia secondo cui, con un aumento della temperatura media del pianeta di due gradi centigradi, non avremmo più ghiacciai al di fuori dei poli e dell'Himalaya. Pochi giorni fa un'importante testata statunitense spiegava che per contrastare la crisi climatica servono le stesse armi usate per risolvere il problema del buco dell'ozono: scienza, innovazione e azione internazionale.

Ci permettiamo di aggiungere che serve anche la politica: scelga e lo faccia senza esitazioni, dando voce e spazio ai cittadini che chiedono questa svolta.

Al di là dei singoli impegni che affida al Governo, la mozione che ci apprestiamo a votare dice proprio questo: il MoVimento 5 Stelle e le forze di maggioranza non vogliono più aspettare, e anche il Governo può e deve accelerare, per inseguire con sempre maggiore determinazione l'obiettivo della rivoluzione green e della riconversione ecologica del Paese.

L'Italia deve giocare da protagonista anche questa battaglia cruciale. Ai cittadini che ci chiedono di fare presto dobbiamo rispondere tutti insieme in quest'Aula: noi ci siamo e faremo presto e bene. Ed è per questo, Presidente, che annuncio che il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Presidente, ringrazio il Governo per aver accettato la maggior parte dei 19 impegni che ho riportato nella risoluzione insieme alle colleghe Benedetti e Giannone. Comunque sottoporrò alla votazione in quest'Aula in particolare due degli impegni, che non sono stati accolti favorevolmente. Ringrazio comunque il Governo per aver collegato la giustizia climatica, e quindi la giustizia ambientale, finalmente alla giustizia sociale, ma sappiamo che non si può parlare di giustizia sociale se non abbiamo e avremo completamente il controllo del nostro cibo. I semi e le sementi devono ritornare ad essere patrimonio di questa umanità…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

SARA CUNIAL (MISTO). …e gli unici custodi devono essere i contadini. Per questo vi chiederò di votare favorevolmente l'impegno che chiede di supportare il superamento delle monoculture estensive, degli allevamenti intensivi, delle pratiche agricole idroesigenti, nonché di mantenere il controllo e il divieto di utilizzo, nelle varie fasi di produzione, di OGM e di NBT, che ricordo essere stati equiparati dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea agli OGM stessi. A favore quindi della massima biodiversità integrata e della resistenza ai maggiori contrasti termici, a carenza idrica e a nuove patologie. E, quindi, favorire metodi di miglioramento genetico partecipativo in campo di specie autoctone, che stanno già sfamando il mondo oltre che l'Italia; che possano garantire un adattamento costante ed efficace anche ai cambiamenti climatici: supportare, quindi, lo sviluppo di allevamenti da pascoli basati sulla capacità portante dei pascoli stessi, associati alla garanzia di rifugio dagli eventi estremi e a minori capacità di riserva alimentare.

Inoltre, vi chiederò anche di votare il quattordicesimo punto, dove si chiede di introdurre la valutazione di resilienza nelle procedure di VIA, VAS e di VIS, al fine di stimare la resistenza agli eventi estremi e ai cambiamenti sistematici, nonché della responsabilità di impatto sugli stessi piani, programmi ed opere, comprese anche le autorizzazioni alla produzione e messa in commercio di agenti fisici e chimici e relativi prodotti, affinché i disastri come quello del PFAS in Veneto non avvengano più.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent ed altri n. 1-00181 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo adesso alla votazione della mozione Molinari ed altri n. 1-00298. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 3), 5) e 7) del dispositivo, e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00298, limitatamente alla premessa e al capoverso 8) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00298, limitatamente ai capoversi 1), 2), 3), 4), 5), 6), 7) e 9) del dispositivo e per le parti non assorbite dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00299. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 1) e 11) del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00299, limitatamente alla premessa e ai capoversi 7) e 9) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni di altri n. 1-00299, limitatamente ai capoversi 1), 2), 3), 4), 5), 6), 8), 10), 11) e 12) del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione della mozione Labriola ed altri n. 1-00300. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Labriola ed altri n. 1-00300, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Labriola ed altri n. 1-00300, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Labriola ed altri n. 1-00300, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione della risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 3), 4), 5), 6), 9), 10), 11), 15), 16), 17) e 18) del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094, limitatamente alla premessa e ai capoversi 7), 13) e 14) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cunial ed altri n. 6-00094, limitatamente ai capoversi 1), 2), 3), 4), 5), 6), 8), 9), 10), 11), 12), 15), 16), 17), 18) e 19) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Convalida di una deputata.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta dell'11 dicembre 2019, ha verificato non essere contestabile l'elezione della deputata Piera Aiello, proclamata nella XXIV Circoscrizione Sicilia 1, collegio uninominale n. 8 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concorrendo nell'eletta le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha, pertanto, deliberato di proporne la convalida.

Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Su un lutto del deputato Michele Anzaldi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Michele Anzaldi è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Modifica nella costituzione della Giunta delle elezioni.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha eletto vicepresidente il deputato Ciro Maschio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in sostituzione del deputato Felice Maurizio D'Ettore, dimissionario.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Grazie, Presidente. Le donne sono state protagoniste della nascita e della costruzione della nostra Repubblica e hanno partecipato alla guerra di liberazione contro il fascismo e il nazismo per la libertà e la democrazia, hanno conquistato il diritto di voto, si sono mobilitate per convincere le cittadine ad esercitare questo loro diritto fondamentale. Le donne hanno contribuito alla stesura della Costituzione e poi hanno determinato il cambiamento profondo della nostra società, i costumi, i valori, le condizioni di vita e le sue leggi. Pur essendo presenti ancora in numero troppo esiguo nelle istituzioni, sono state e sono protagoniste fondamentali del cambiamento sociale, ed è per questo che oggi non possiamo non accogliere con grande soddisfazione l'elezione a primo presidente della Corte costituzionale della giudice Marta Cartabia (Applausi), professoressa ordinaria di diritto costituzionale, con un profilo accademico spiccatamente internazionale, anche nel campo della tutela dei diritti fondamentali nella loro universalità.

È stata nominata alla Consulta all'età di 48 anni dal Presidente Giorgio Napolitano per il suo altissimo profilo e per garantire il rispetto del pluralismo culturale e ideale del nostro Paese. Accademica, donna e madre, è da oggi ai vertici della Corte posta a presidio della nostra Carta fondamentale. Oggi la neopresidente, commentando la sua elezione, ha detto che si è rotto un vetro di cristallo, quel soffitto che ancora oggi impedisce a molte donne di affermare i loro talenti e che ha l'onore di essere un'apripista. E noi, nel porgerle i più sentiti auguri di buon lavoro, ci auguriamo che questo sia un ulteriore passo verso quel giusto e doveroso riconoscimento delle competenze e delle qualità femminili in tutti gli ambiti della nostra società.

Oggi la situazione è certamente diversa, Presidente, e concludo: un parlamentare su tre è donna e per la prima volta nella storia della Repubblica la seconda carica dello Stato è al femminile, ma il cammino verso la parità è ancora lungo. La strada da percorrere è ancora tanta dal punto di vista normativo e soprattutto culturale. Per questo ci auguriamo che questo nostro intervento sia, se non l'ultimo, almeno uno degli ultimi da ricordare, perché ciò vorrà dire, allora, che la piena parità di genere nelle istituzioni e nella società sarà un dato talmente acquisito da essere giudicato normale, e la normalità di solito non richiede celebrazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie, Presidente. Oggi, 11 dicembre 2019, sono qui a denunciare un altro abuso in nome dell'alienazione parentale, quell'odioso costrutto scientifico, fantascientifico, nato dalla malata fantasia di un soggetto di nome Howard Gardner, colui che dichiarò: la pedofilia può aumentare la sopravvivenza della specie umana, servendo a fini procreativi. È su quanto ipotizzato da questo soggetto che ormai si basano le CTU in Italia e di conseguenza le sentenze dei giudici. Cambiano i termini, le definizioni, ma il senso resta uguale. Come nel caso di Veronica Di Martino, madre di tre splendidi bambini, accusata dalla CTU di indurre un rischio di alienazione parentale. Hanno strappato loro la madre con la quale sono cresciuti, una madre che possono vedere soltanto una volta a settimana per una sola ora in uno spazio protetto; anche lei trattata come una delinquente, senza un motivo reale e senza aver commesso alcun reato. Da lunedì 9 dicembre 2019 anche Veronica, come un'altra madre, come un altro padre, ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro un sistema che continua a mietere vittime indifese in nome di qualcosa che non è riconosciuto dalla scienza. Queste vittime sono i bambini. Dal Ministro Bonafede attendiamo una presa di posizione (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faro. Ne ha facoltà.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio portare all'attenzione di quest'Aula l'ennesima vile aggressione avvenuta due giorni fa a danno di due carabinieri a Sannicandro Garganico, in provincia di Foggia. A distanza di otto mesi dalla tragica uccisione a Cagnano Varano del maresciallo Di Gennaro, purtroppo ancora una volta le forze dell'ordine del nostro territorio vengono colpite. Lunedì scorso il maresciallo Graziano Foschi della stazione dei carabinieri di Cagnano Varano, in quel momento fuori servizio, avendo notato nei pressi dell'ufficio postale di Sannicandro Garganico due pregiudicati della zona con atteggiamento sospetto, si è avvicinato per capire cosa stessero facendo.

I pregiudicati a quel punto aggredivano brutalmente il carabiniere, sferrando calci e pugni prima contro il maresciallo Foschi e poi contro il maresciallo Gabriele Marra di Sannicandro Garganico, intervenuto in soccorso, provocando ai due militari gravi lesioni. Siamo di fronte all'ennesimo episodio di violenza assurda e immotivata, ancor più grave perché perpetrata ai danni degli uomini delle forze dell'ordine che ogni giorno lavorano alacremente per garantire la nostra sicurezza in un territorio difficile in cui l'antagonismo tra forze di Polizia e criminalità si sviluppa senza alcuna esclusione di colpi. L'istituzione a Foggia della Direzione investigativa antimafia, il rafforzamento dei presidi di legalità sul territorio e un ampliamento degli organici delle forze dell'ordine rappresentano una risposta necessaria per rafforzare la presenza dello Stato sul territorio, così come è necessario estirpare il seme della criminalità organizzata e comune fin dai primi germogli, diffondendo una capillare cultura della legalità e del rispetto in una terra che sta impiegando ogni sforzo per smarcarsi da una criminalità pervasiva e per promuovere un netto rilancio economico, turistico e culturale del territorio. Esprimo la mia più sincera solidarietà ai carabinieri colpiti da questo vile gesto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, intervengo per segnalare in Aula un preoccupante episodio capitato a un giornalista e collaboratore de il Fatto Quotidiano, Cosimo Caridi, un videomaker che soltanto perché faceva il proprio lavoro, quello cioè di documentare un episodio di cronaca a Roma, è stato portato in caserma da agenti della municipale, denunciato e intimidito, a quanto risulta da prove video, con parole minacciose e inaccettabili, delle quali chiediamo una pronta assunzione di responsabilità da parte del Campidoglio. Presidente, si può discutere di come si possa fare sempre meglio qualsiasi lavoro, anche quello giornalistico, per carità, ma quello che non si può tollerare e che restituisce la temperatura della libertà e della democrazia di un Paese è che venga meno il diritto, anzi, il dovere della stampa di svolgere il proprio mestiere, di andare a vedere e riportare, di sottoporre a scrutinio i comportamenti pubblici, di cogliere ciò che viene spesso trascurato o peggio nascosto. Si chiama diritto di cronaca. Che accada in Italia ciò che è capitato a Caridi, ma vale per tanti giornalisti videomaker che riscontrano crescenti difficoltà nello svolgimento del proprio lavoro, è un segnale inquietante, che denunciamo e per il quale attendiamo risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. Per denunciare un atto improvvido, per usare un eufemismo, del sindaco del comune di Napoli che l'altro ieri ha nominato quale garante dei detenuti un ex trafficante internazionale di droga condannato a più di vent'anni di carcere, giudicato da tanti il capo dei parcheggiatori abusivi. Premesso che la critica è mossa alla nomina e non certo alla persona, perché un ravvedimento di un detenuto, che lotta per i diritti dei detenuti, è una cosa auspicabile e importante, prendo spunto dalle parole del presidente del tribunale di sorveglianza di Salerno, che ha definito questa nomina quantomeno inopportuna. Inopportuna per tre motivi. In primo luogo, perché il signor Ioia ha denunciato la Polizia penitenziaria più volte e pendono vari giudizi in corso. In secondo luogo, perché ha definito “carnefici” gli agenti della Polizia penitenziaria. E, non da ultimo, perché per una nomina del genere, sono richiesti dei requisiti di comprovata conoscenza di materie giuridiche, e dubito che il signor Ioia abbia queste caratteristiche. Si potrebbe creare un precedente pericoloso in questo modo, un precedente che mortifica e dà uno schiaffo in faccia a tutti i napoletani perbene, che rispettano le regole e che spesso sono vittime dei parcheggiatori abusivi e, ancor di più, uno schiaffo in faccia alla Polizia penitenziaria, che difende i cittadini e che spesso viene trattata molto peggio dei detenuti all'interno delle carceri. Per questo noi, come Lega, esprimiamo la solidarietà alla Polizia penitenziaria e condanniamo questo atto, firmato scelleratamente dal sindaco di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Grazie, signora Presidente. Porto all'attenzione - e di quella dei colleghi - un fatto accaduto ieri mattina, presso il tribunale di Catania, un episodio che mi ha profondamente rammaricata e al contempo indignata, come donna, come avvocata e, prima ancora, come cittadina italiana. Mi riferisco alla frase: “e allora scelga, se fare l'avvocato o la mamma”, rivolta da un giudice uomo del tribunale di Catania, in pubblica udienza, a un avvocato donna e madre di due figli, che si era limitata, dopo una mattinata, in cui l'inizio dell'udienza era stato per discussioni d'ufficio posticipato ripetutamente, a chiedere di conoscere l'ordine dei lavori, con cui intendeva procedere nella trattazione delle cause. Una richiesta di conoscenza - si badi - non di preferenza, un modo di procedere che, come ricordano anche altri professionisti del foro etneo, rispondeva alla prassi quotidiana; una richiesta del tutto legittima e che l'avvocata avrebbe avanzato, non solo perché preoccupata che un ulteriore slittamento d'orario le avrebbe impedito di riuscire a prendere i figli a scuola, ma, in generale, per dare a tutti gli avvocati presenti la possibilità di organizzarsi al meglio. Quanto accaduto è grave, molto grave. Va stigmatizzato e denunciato con forza, senza alcuna tentazione di sminuirne la portata, qualificandola come una mera caduta di stile. Si è trattato di una mancanza di rispetto gratuita e immotivata, una frase dallo squallido contenuto sessista, che rappresenta l'ennesimo segnale di inciviltà, che non può tollerarsi da nessuno, men che meno da un magistrato, che, per il ruolo che ricopre nella società e per l'istituzione che rappresenta, dovrebbe garantire ben altre virtù. La negatività dell'episodio emerge ancora più evidente oggi, una giornata molto significativa per il nostro Paese, in cui assistiamo all'elezione di Marta Cartabia a presidente della Corte costituzionale, prima donna a raggiungere il vertice della Consulta. Questa nomina è un segnale importante di riconoscimento delle competenze e delle qualità femminili. È un segnale che dimostra che si premia il merito e la competenza. È questo il messaggio che auspico si radichi in tutti gli ambiti della società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Rivolgo a lei l'accorata richiesta d'aiuto, da parte delle 350 mila organizzazioni del Terzo settore, che hanno espresso la loro forte preoccupazione, da una parte, per il ritardo della riforma del Terzo settore, ma ancor più, proprio in questi giorni, hanno legato la loro preoccupazione al bando che prevede l'assegnazione dei fondi, che danno vita proprio alle realtà del Terzo settore. Ogni anno, nel mese di novembre, circa a metà novembre, veniva emanato quel bando. Lo scorso anno erano 23 milioni che venivano dati a queste realtà. E, invece, quest'anno, nonostante siamo arrivati alla metà del mese di dicembre, non vi è nulla, non vi è traccia di quel bando.

Eppure, fanno pensare le parole del Premier Conte, che proprio il 5 dicembre, in occasione della Giornata internazionale per il volontariato, aveva sancito l'importanza in Italia di quel mondo, fatto da 5 milioni di volontari e 800 mila operatori sociali, che si prendono cura dei - pensate - 30 milioni di italiani, attraverso delle cure sanitarie, sociali ed educative, che si prendono cura dei più fragili, dei minori abbandonati, delle famiglie povere, degli anziani, dei disabili, quel mondo che oggi dà spazio ed attenzione, anche laddove le istituzioni non riescono ad arrivare.

Allora, proprio quel mondo che dovrebbe essere supportato e riconosciuto, al quale il Premier Conte aveva dichiarato la propria attenzione, invece, oggi si vede abbandonato, da un Governo che è assolutamente distratto.

Il Premier Conte aveva preso anche degli impegni, aveva detto che avrebbe attenzionato quel mondo con le giuste risorse. E, invece, di quelle giuste risorse e della destinazione, oggi non vi è traccia: quel bando non è stato emanato. Siamo alla fine dell'anno e, quindi, quei soldi si rischia di perderli del tutto. Ci chiediamo che fine faranno, se non verranno utilizzati, se non verranno destinati nelle mani di chi doverosamente li utilizzerebbe nel migliore dei modi.

Quindi, chiedo a lei, Presidente, e alla Presidenza tutta di poter intervenire, di chiedere al Ministro Catalfo di intervenire, ma soprattutto di chiedere anche al Primo Ministro Conte di mantenere gli impegni presi, perché gli impegni devono essere mantenuti. È un fatto di onore, di rispetto del popolo italiano e di rispetto di quei milioni di operatori che danno il cuore per difendere gli italiani più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 12 dicembre 2019 - Ore 16:

1. Comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 20,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 1 la deputata Meloni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 il deputato Rixi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 la deputata Torto ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Delrio e a. 6-91 513 513 0 257 291 222 53 Appr.
2 Nominale Ris. Molinari e a. 6-92 514 514 0 258 222 292 53 Resp.
3 Nominale Ris. Magi e a. 6-93 513 440 73 221 9 431 53 Resp.
4 Nominale Pdl 1027-A/R - em. 1.2 459 458 1 230 197 261 84 Resp.
5 Nominale em. 1.4 477 476 1 239 100 376 82 Resp.
6 Nominale em. 1.5 477 476 1 239 202 274 82 Resp.
7 Nominale articolo 1 476 303 173 152 303 0 82 Appr.
8 Nominale art. agg. 1.01 476 339 137 170 66 273 82 Resp.
9 Nominale Pdl 1027-A/R - voto finale 463 298 165 150 298 0 79 Appr.
10 Nominale Moz. Muroni e a. 1-181 unf - I p. 402 378 24 190 243 135 75 Appr.
11 Nominale Moz. Muroni e a. 1-181 unf - II p. 402 402 0 202 243 159 75 Appr.
12 Nominale Moz. Molinari e a. 1-298 - I p. 400 400 0 201 158 242 75 Resp.
13 Nominale Moz. Molinari e a. 1-298 rif- II p. 401 398 3 200 398 0 75 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Meloni e a. 1-299 - I p. 400 266 134 134 28 238 75 Resp.
15 Nominale Moz. Meloni e a. 1-299 rif. - II p. 400 268 132 135 268 0 75 Appr.
16 Nominale Moz. Labriola e a. 1-300 rif.- I p. 399 370 29 186 370 0 75 Appr.
17 Nominale Moz. Labriola e a. 1-300 - II p. 397 371 26 186 131 240 75 Resp.
18 Nominale Ris. Cunial e a. 6-94 - I p. 391 247 144 124 16 231 75 Resp.
19 Nominale Ris. Cunial e a. 6-94 rif. - II p. 384 234 150 118 234 0 75 Appr.