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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 270 di martedì 3 dicembre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Brescia, Daga, Delmastro Delle Vedove, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Molinari, Pedrazzini, Saltamartini, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 dicembre 2019, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla IX Commissione (Trasporti): "Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia - Società Aerea Italiana Spa e Alitalia Cityliner Spa, in amministrazione straordinaria» (2284) - Parere delle Commissioni I, V, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente, vorrei fare proprio questo intervento, ma veramente pieno di gioia. Deve sapere che oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Come ricorda, l'anno scorso, in questa giornata - tra dodici ore -, praticamente io presentai tutti gli emendamenti e poi mi vennero accantonati. Il giorno dopo, finita la Giornata internazionale della disabilità, il Governo MoVimento 5 Stelle-Lega mi bocciò tutto.

Ora, Presidente, la cosa bella sono le parole che ho ricevuto da tutte le associazioni e le vorrei riportare le parole di un presidente, il presidente della ANGLAT, Associazione nazionale guida legislazioni andicappati trasporti, Romeo. La banca dati - quella che mi fu respinta -, la prima in Europa che ha registrato la disponibilità di alcuni Paesi europei per testarla, consentirebbe di mettere in rete tutti i contrassegni blu dando ai comuni la possibilità di verificare in tempo reale i tagliandi e autorizzare i passaggi in ZTL ai disabili, anche non residenti, col contrassegno blu, evitando sanzioni e ricorsi.

Presidente, tutto questo, fu ripresentato dalla nostra senatrice Bernini e fu approvato con un dimezzamento dei fondi, da 10 milioni a 5 milioni. Però, quello che è strano è che manca il decreto attuativo. Ora io mi chiedo: ma veramente? Ma mettetevi… io dissi in quella notte, quasi piangendo - dove il “quasi” glielo lascio immaginare -: “vi prego non lasciateci soli, non lasciateci soli”. E lo ripeto: non lasciateci soli. Visto che il Parlamento si è espresso, il Governo ha il potere esecutivo, cioè deve eseguire ciò che il Parlamento ha già legiferato. Vi prego, fatelo, 5 milioni su 3 mila milioni, ma fatelo. Fatelo veramente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, mi scuso, non è rivolto ovviamente a lei, però, sul piano strettamente politico e istituzionale, non possiamo non rilevare un atteggiamento, da parte degli organi della Camera, da una parte, e dalla maggioranza, dall'altro, che non è più accettabile.

Ieri, come già aveva annunciato il collega Donzelli, sono state rinviate - dopo che erano arrivati messaggi di sollecito per questa mattina - le Commissioni d'inchiesta nell'elezione degli organi sia della Commissione sul Forteto sia di quella sulle banche. È dal mese di settembre che queste Commissioni vengono sistematicamente convocate e rinviate, non per discutere di chissà che cosa, ma dell'elezione degli organi, null'altro che presidente, vicepresidente e due segretari d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non stiamo dicendo che non vengono convocate, perché bisogna pronunciarsi sull'ordine dei lavori, sulle audizioni, sulle insabbiature che si vogliono fare! Stiamo dicendo di dare degli organi a delle Commissioni del Parlamento, che prevedono l'istituzione di organi.

Ma non solo. Siamo in presenza di una modifica surrettizia della Costituzione, che prevede a questo punto che i decreti legge vadano convertiti e modificati entro quarantacinque giorni, perché diversamente è impossibilitata una delle due Camere a procedere.

Noi sappiamo benissimo che domani verrà posta la questione di fiducia sul decreto fiscale. Però voglio dire e dare atto che vi è stato un confronto in Commissione, con Commissioni anche che sono durate tutta la notte, che almeno dimostrano che le Commissioni hanno lavorato e l'Aula deve adeguarsi.

Ma ciò che è accaduto questa mattina in VIII Commissione è semplicemente vergognoso, perché sul decreto clima sono stati respinti, a prescindere, col parere del relatore, tutti gli emendamenti, dicendo che non c'è più tempo per convertire in legge il provvedimento in caso di modifica. Ora a me risulta che le due Camere abbiano sessanta giorni di tempo per convertire il provvedimento, non che bisogna mandare al Presidente della Repubblica il decreto tre o quattro giorni prima. La legge di conversione è la legge delle Camere! Dopodiché, c'erano tutti i tempi, perché venerdì, lei sa benissimo che è calendarizzata la discussione generale sul decreto-legge clima, si poteva votare la fiducia martedì su un testo modificato dalle Commissioni e vi era tutto il tempo per andare al Senato, anziché procedere in un modo monocamerale, come si sta procedendo in questa legislatura. Allora io faccio appello a lei, per suo tramite al Presidente della Camera, perché un calendario dei lavori di questo tipo non è accettabile minimamente. L'Aula non può essere espropriata tutti i giorni dalle funzioni costituzionali che ha e dalle funzioni politiche che le sono assegnate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti, riferirò naturalmente al Presidente della Camera.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (A.C. 2222-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2222-A: Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2222-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Saluto i colleghi e la rappresentante del Governo, la sottosegretaria Azzolina. Io credo che questo sia un momento e un passaggio importante su questo decreto scuola, ovviamente, ma non solo. Infatti, la prima cosa che terrei a dire e a far notare a tutti i colleghi - ce ne siamo accorti bene in Commissione cultura e istruzione - è anche la capacità che tutti abbiamo avuto di lavorare con un certo spirito. Lo dico sia per quanto riguarda la maggioranza, sia credo di poterlo dire nei rapporti con le opposizioni. Lo dimostra anche il lavoro che abbiamo fatto ieri - non ricordo tante sedute come quella di ieri -, votando un numero significativo di emendamenti e poi di ordini del giorno, in un tempo così ridotto. Quindi, spero che questo esercizio che abbiamo fatto su questo decreto sia anche di utilità, oltre questo decreto, su come questo Parlamento può lavorare.

La seconda cosa che vorrei dire è ricordare da dove siamo partiti, perché tutti i provvedimenti sono altamente imperfetti, e questo non fa eccezione, ma bisogna sempre contestualizzare, rispetto al punto di partenza e rispetto al contesto istituzionale e politico più generale. E qui, Presidente, il punto di partenza era che noi ci siamo lasciati quest'estate con quello che doveva essere questo decreto, che era un decreto approvato dal precedente Governo, salvo intese, che è stato significativamente modificato. Io credo che questo sia un altro decreto, non sia semplicemente un decreto precedente modificato, e che rispetto a quello precedente, che prevedeva su un tema centrale, come quello del reclutamento, l'ennesima sanatoria e, soprattutto, una sanatoria che costituiva un altro precedente - per cui si inaugurava la moda delle sanatorie - abbia riformato strutturalmente e abbia creato un buon equilibrio di interessi tra le varie parti in causa, che siano i docenti precari, che siano le famiglie, che siano gli studenti, trovando un punto di equilibrio, un punto di caduta generale di questo provvedimento al rialzo.

É un provvedimento molto complesso ed è un provvedimento che ha un approccio sistemico, per fortuna. Il tratto essenziale di questo provvedimento, che, secondo me, racconta meglio di tutto quello che sto dicendo, è la contestualità con cui saranno avviati i due concorsi, quello ordinario e quello straordinario.

Su questo vorrei sottolineare un paio di passaggi, che ci sono stati nel lavoro parlamentare che, secondo me, sono significativi e che hanno rafforzato entrambi questi concorsi.

Per quello che riguarda lo straordinario, attraverso una serie di misure c'è stato un allargamento della platea di coloro che potranno partecipare a questo concorso straordinario, e abbiamo anche rafforzato già in Commissione la prova finale, la prova orale che si terrà alla fine dell'anno, dopo che questi docenti saranno stati selezionati e assunti, attraverso la previsione di alcuni commissari esterni, fra cui un dirigente scolastico. Ecco, credo che queste misure siano una garanzia - richiesta anzitutto dai docenti che parteciperanno a questo concorso straordinario - di qualità, e quindi di occasione per loro per dimostrare il loro valore e quindi meritare questo contratto a tempo indeterminato nella scuola.

Sulla parte dei concorsi ordinari abbiamo introdotto una piccola cosa, apparentemente piccola cosa, che riguarda i dottori di ricerca, e quindi il punteggio che verrà dato ai prossimi concorsi ordinari a chi in Italia è in possesso di un titolo di dottore di ricerca. Questo è un passaggio importante, che è decisamente, dal mio punto di vista, al di sotto di quello che meritano i dottori di ricerca e anche delle aspettative delle battaglie che abbiamo fatto anche all'interno della maggioranza, ma segna un principio sacrosanto rispetto ai concorsi della scuola, in quanto per la prima volta è legge. Questo è un passaggio da non sottovalutare, perché io credo che l'anno prossimo si potrà lavorare con più speditezza e con più agio per costruire un percorso strutturale nel rapporto fra i dottori di ricerca e la scuola. Cito un paio di ultimi punti, uno riguarda l'abilitazione. Ora, queste procedure che noi stiamo mettendo in atto prevedranno l'assunzione di migliaia di docenti, di decine di migliaia di docenti, ma anche l'abilitazione di altrettante decine di migliaia di docenti: dobbiamo tutti vigilare - e lo dico, per il suo tramite, al Governo, visto che di questo probabilmente ci dovremo occupare all'inizio dell'anno prossimo - affinché la procedura di abilitazione e l'abilitazione in questo Paese non diventi un sostituto della selezione e quindi dei concorsi, ma resti quello che è. E lo dico perché chiaramente conosciamo bene tutti i meccanismi che poi si creano quando decine di migliaia di persone finiscono nello stesso elenco e in una stessa lista.

Non ritorno su alcuni punti che ho citato ieri in fase di votazione, come, ad esempio, il punto sui direttori generali e dei servizi amministrativi, dove credo che sia stata fatta una buona cosa alla fine, che tutela le aspettative e il merito di tanti che stanno partecipando al corso e al concorso attualmente in atto. Ne approfitto, invece, per citare due ultimi aspetti, uno che ha a che fare con i servizi di pulizia e l'internalizzazione di servizi di pulizia. Ora, il Governo ha chiesto con questo decreto di mettere una proroga di due mesi. È una proroga lecita e legittima, ritengo che sia ancora una volta quello che il Governo sconta del Governo precedente, che è stato inerte per dieci mesi o poco meno, e che quindi immagino si sia reso necessario nella valutazione anche dei tempi amministrativi che ha fatto il MIUR. Detto questo, stiamo parlando di quasi 16 mila lavoratori che da decenni in alcuni casi, da molti anni spesso, se non per tutti, vivono di proroga in proroga e quindi sono terrorizzati dall'idea di un'ennesima proroga. Noi abbiamo costruito una norma, è stata costruita una norma in questo provvedimento che non tocca alcuni aspetti su cui probabilmente questo Parlamento sarebbe anche intervenuto, e lo ha fatto proprio in raccordo con il Governo per evitare ulteriori ritardi. C'è un decreto interministeriale che serve per far partire le procedure di internalizzazione, è un decreto che - ho appreso poco fa, questa mattina - non solo ha avuto la firma di tutti i Ministri competenti, a partire, da ultimo, dal Ministro dell'Economia e delle finanze, ma che ha avuto l'ok anche di tutti gli uffici degli UCB, quindi gli uffici di controllo di bilancio. Se è così, significa che manca solo un ultimo passaggio, che è quello della Corte dei conti, e sono sicuro che sarà un passaggio relativamente rapido. Quindi, contestualmente al varo di questo decreto noi potremmo dare un atto concreto, che è questo decreto interministeriale, a questi collaboratori scolastici, che testimonia la fiducia che stiamo loro chiedendo rispetto al fatto che questa sarà l'ultima proroga e non ce ne saranno altre nel nuovo anno.

Chiudo con una veloce considerazione più di sistema, Presidente, e lo dico, sempre per il suo tramite, anche ai colleghi e al Governo. Noi dobbiamo ripensare i meccanismi di selezione e formazione dei docenti. Io mi considero un fondamentalista dei concorsi pubblici, perché penso che non solo sia un doveroso rispetto della Costituzione, ma perché sia un meccanismo di selezione che valorizza il merito, non mi sfugge però - e lo dico con rispetto - che tanti concorsi pubblici in Italia sono diventati quasi più simili a delle lotterie che non a dei concorsi veri e propri, per come sono congegnati, perché, quando decine di migliaia di persone partecipano a un concorso che si svolge in mezza giornata, spesso con delle pre-selettive, ci sono dei meccanismi che non necessariamente riescono a intercettare - e questo non vale solo per la scuola - il vero valore delle persone che si candidano. Quindi, se non vogliamo fare in modo che i concorsi pubblici in questo Paese comincino veramente a venir visti non come un'opportunità, come un'occasione e come uno strumento con cui essere valutati per le proprie reali capacità e competenze, ma come una lotteria, come qualcosa di ingiusto, ecco, noi ci dobbiamo fare delle domande, e come legislatore credo che dobbiamo intervenire e quindi ripensare profondamente come vengono fatti questi concorsi pubblici.

Chiudo su un aspetto: questa mattina, Presidente, mentre noi siamo qui a votare il decreto sulla scuola, l'Invalsi sta presentando, a qualche centinaia di metri, i risultati degli ultimi test PISA. Quello che ne viene fuori sono tante cose, che andrebbero guardate bene in maniera granulare - io spero che la nostra Commissione trovi il tempo di farlo -, ma ce ne sono due che cito: una è che i nostri studenti, per quello che riguarda la lettura e le scienze, sono indietro alla media OCSE. Lettura e scienze. Ora, che cosa c'è di più importante, per una scuola, che mettere i propri studenti nelle condizioni di vivere fino in fondo la propria alfabetizzazione? E le scienze, sappiamo tutti verso che mondo andiamo e quanto sono sempre più importanti. Il secondo aspetto - e chiudo, Presidente - che emerge da questi dati, molto drammatico e drastico, è che sta riaumentando la forbice fra i licei e gli istituti professionali, quindi fra le scuole di “serie A” e le scuole di “serie B”. Io credo che intervenire sulla formazione e sulla selezione dei docenti sia fondamentale per evitare che noi scivoliamo pericolosamente verso la parte bassa della classifica OCSE, che poi sostanzialmente vuol dire non costruire una scuola che assicura ai nostri studenti e alle nostre studentesse il futuro che meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Signora Presidente. Dico subito, in premessa, che voteremo a favore di questo decreto, che rappresenta un passaggio assai importante su una dimensione come quella della scuola, dell'università e della ricerca, che rappresenta per il nostro Paese un punto fondamentale di investimento, di costruzione, perfino di un'immagine e di un'ipotesi di futuro. La scuola italiana è, dal mio punto di vista, la più grande e la più importante infrastruttura civile e culturale di questo Paese. La scuola è stata, nella storia di questo nostro Paese, lo strumento che ha costruito l'unificazione nazionale, è stato lo strumento attraverso cui costruire percorsi di emancipazione per milioni di persone, e tuttavia la scuola italiana è da molto tempo diventata nel dibattito pubblico una sorta di pietra di scarto, ha perso la sua centralità, è stato smarrito, nel discorso pubblico, il punto focale che dovrebbe invece stare al centro della nostra discussione: il valore sociale della funzione dell'insegnamento, ma anche della funzione di chi nella scuola studia, si forma, costruisce appunto il suo percorso di cittadinanza. È stata smarrita, nel discorso pubblico, l'attenzione fondamentale che invece dovremmo tornare ad avere, a quello che studiamo nelle scuole, nelle università di questo Paese, a come si costruisce la didattica, a come si ragiona su che cosa serve studiare per costruire percorsi di cittadinanza piena, a che cos'è la cultura in un Paese come il nostro. Badate, è questione molto seria, che ci viene ricordata anche dalla cronaca più recente. Quello che è successo in questi giorni in una importante università italiana, una delle più antiche università italiane, l'Università di Siena, dove un professore di filosofia del diritto, nei confronti del quale finalmente, nelle ore scorse, sono stati presi seri provvedimenti, ha pubblicato un post inneggiante nientemeno che ad Adolf Hitler ci dice come l'attenzione generale su quello che accade dentro questo mondo così importante sia, in questi anni, caduta molto in basso.

Tuttavia, come dicevo, questo decreto, in un contesto complicato, costruisce alcuni interventi assai importanti, sono stati ricordati in parte da chi mi ha preceduto, uno su tutti: bandisce nei fatti i due concorsi, uno ordinario e uno straordinario, per 48 mila posti, un numero assai significativo, utile per intervenire, in parte, su una delle piaghe che affliggono il sistema scolastico nazionale, quella del cosiddetto precariato storico e, per altra parte, utile a dare nuove opportunità di selezione e di lavoro per giovani futuri insegnanti.

E tuttavia, anche la discussione che abbiamo costruito su questo punto, assai positivo, contenuto nel decreto che oggi approveremo, resta avvitata attorno a una dicotomia che a me pare, francamente, inefficace per spiegare i problemi che abbiamo di fronte; la dicotomia che frequentemente si riassume nella coppia merito-tutela dei diritti, dei diritti di chi ha svolto una funzione, appunto, dei cosiddetti precari storici. Ci si divide nella discussione sui problemi della scuola italiana sempre attorno a questi due elementi; sembra che ci sia qualcuno che difende il merito, la capacità di costruire elementi di selezione, l'attenzione alla qualità, tutte cose naturalmente fondamentali e particolarmente fondamentali quando parliamo della scuola, cioè di chi deve formare i giovani di questo Paese, e chi invece sembra disinteressato al merito e più attento alla tutela dei diritti, magari di migliaia, di decine di migliaia di persone che negli anni si sono, però, questo è il punto, spesso ritrovate perfino prigioniere di un meccanismo legislativo che ha affastellato l'uno sull'altro interventi spesso non in grado di dare soluzioni di carattere sistematico a una condizione di grande difficoltà.

Io credo che noi dovremmo, in prospettiva, uscire da questa dicotomia, perché è una falsa dicotomia, come ha ricordato adesso il collega Fusacchia, parlando dei concorsi, della loro importanza ma anche del loro limite, per come sono effettivamente costruiti, noi dovremmo provare a ragionare e cominciare a ragionare su un meccanismo di riforma che superi completamente questa dicotomia e la superi nell'unico modo possibile, dando certezza rispetto alla frequenza dei meccanismi di accesso alla professione dell'insegnamento, magari, appunto, istituendo con regolarità canali di accesso trasparenti, concorsi pubblici che consentano a chi lo vuole di misurarsi con la possibilità di praticare quella professione, con strumenti di riforma che magari superino questa dicotomia tra l'assunzione e l'abilitazione che, spesso e volentieri, nel momento del concorso è anche molto difficile da verificare nella sua efficacia. Come si verifica l'abilitazione all'insegnamento in un concorso che ha quelle caratteristiche? Questa è una di quelle questioni che dovremmo essere in grado di verificare dentro il percorso concreto che l'insegnante costruisce nella scuola pubblica.

Ebbene, io credo che su tutto questo noi dovremmo fare un salto di qualità e, tuttavia, ripeto, il decreto che oggi approviamo è un decreto molto importante, perché su molte questioni produce un salto in avanti, l'ultima tra queste su cui vorrei concentrarmi, prima di indicare qualche altra cosa su cui, con altri strumenti, dovremo, però, intervenire, riguarda la questione degli ex LSU; ora il decreto non interviene direttamente, c'è un decreto interministeriale, come è stato ricordato, che nelle prossime ore, speriamo, sarà pubblicato per dare certezza a chi da anni aspetta di essere internalizzato, di vedere stabilizzata la sua posizione e di essere perfino sottratto a una condizione nella quale, attraverso la prestazione d'opera delle cooperative, spesso i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, oltre che il loro salario, vengono pesantemente messi in discussione.

Sulla questione degli LSU questo decreto, insieme al decreto interministeriale, e questo Governo stanno finalmente provando a dare una risposta importante; badate, la questione dell'internalizzazione non ha soltanto a che fare, ancora una volta, con la qualità dei diritti delle persone in carne ed ossa, con la tutela del loro salario, ma ha anche a che fare con la capacità della pubblica amministrazione di costruire su questo terreno elementi di risparmio. La lunga stagione delle esternalizzazioni che si è prodotta per la verità non solo nella scuola, come in questo caso, per i servizi di pulizia, ma potremmo su questo, per esempio, discutere a lungo di quello che è successo nel sistema sanitario nazionale di questo Paese, ha prodotto danni incalcolabili ai diritti delle persone e, spesso, anche alle finanze pubbliche, determinando un aggravio di spesa e una riduzione nell'efficacia e nell'efficienza del servizio oltre che nei diritti delle persone in carne ed ossa.

Dunque, su questo terreno, è molto importante che questo Governo abbia prodotto un elemento di accelerazione, superando l'immobilismo del Governo precedente, direi, perfino, l'irresponsabilità; è bene ricordare che nella manovra finanziaria precedente il Governo ha stabilito l'iter dell'internalizzazione e lo ha fatto sulla base di una pianta organica che, senza batter ciglio, tagliava fuori migliaia di persone; lo dico anche all'opposizione che su questo ha presentato decine di emendamenti e ha costruito una dura polemica con la maggioranza, ma voglio ricordare all'opposizione che è stato il loro Governo in buona parte, in quella manovra finanziaria, a costruire quel procedimento che conteneva in sé tutti i problemi che oggi stiamo cercando di affrontare e di risolvere per dare certezza a queste persone.

Infine, e mi avvio a concludere, ci sono alcune questioni su cui dovremo tornare a ragionare, dal mio punto di vista. Il collega Fusacchia citava i risultati che l'Invalsi sta presentando; io credo che il sistema generale di valutazione, e l'Invalsi in particolare, sia un sistema su cui occorre riaprire una discussione. Per come funziona quel sistema, oggi, noi non siamo in grado di offrire alle scuole italiane, agli studenti italiani un sistema efficace e omogeneo di valutazione. Basti ricordare che le prove dell'Invalsi si sviluppano attraverso un meccanismo, quello della rete, che oggi non garantisce all'insieme delle scuole di potervi accedere con la stessa efficacia. Io penso che aver stabilito, peraltro atto dovuto, vista l'entrata in vigore delle nuove norme, l'obbligatorietà della prova Invalsi per accedere all'esame di maturità sia stato un grande errore; credo che su questo si debba tornare a discutere, possibilmente anche con i prossimi strumenti normativi, per dare una soluzione a un problema che in particolare, oggi, trova la fortissima resistenza di quasi tutte le organizzazioni studentesche.

Ciò detto, lo ripeto, siamo di fronte a un passaggio positivo e, dunque, votiamo convintamente a favore di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente; ringrazio anche i membri del Governo presenti. Mi dispiace non ci sia il Ministro, per il “decreto scuola”, un decreto importante e mi dispiace anche perché sulla scuola si è invertita la rotta, oggettivamente, numeri alla mano. Adesso si assumono 48 mila insegnanti a tempo indeterminato, quindi, aumentando anche la qualità, e si investe, e questo è un dato di fatto, oggettivo. Per quattordici mesi con il precedente Governo sulla scuola si sono tagliate risorse, anche questo è oggettivo, lo dicono i numeri, lo dice la legge di bilancio, si è eliminata l'alternanza scuola-lavoro e eliminando, di fatto, l'alternanza scuola-lavoro si sono risparmiati 56 milioni di euro, si è ridimensionato il fondo del merito, ristretto il fondo destinato alle scuole, si sono ridimensionati anche, chiaramente, la valutazione e il ruolo dei dirigenti scolastici. Ma nei quattordici mesi precedenti, a dire il vero, una cosa si è aggiunta, si è fatta, anzi, due cose: si è aggiunta l'educazione civica, cioè 33 ore di lezioni di educazione civica valutata, ma senza un'ora in più, senza una formazione in più e, soprattutto, senza un euro in più e, oltre a questo, il precedente Governo, quello del cambiamento, sulla scuola, cosa ha fatto? Ha inserito le impronte digitali. Ora, l'inversione di rotta si vede anche in questo, tanto che nell'attuale decreto togliamo, dopo qualche settimana, dopo qualche mese, le impronte digitali a scuola che erano state inserite semplicemente, lo ricordo a tutti, da chi a scuola non era mai entrato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Perché bastava essere entrati una volta, anche solo da genitori, non da insegnanti, in una scuola, per comprendere che di tutto c'era bisogno nelle scuole tranne che delle impronte digitali a presidi e personale della scuola. Adesso, non a caso, e anche questa è un'inversione di rotta, non si parla più di “decreto salva precari”, che è il vecchio titolo di cui soprattutto la Lega va così fiera, ma di “decreto scuola” e non si tratta solo di una modifica formale, ma assolutamente sostanziale, c'è sostanza nel parlare di “decreto scuola”, di investimento e di 48 mila assunzioni.

Quando parliamo di scuola, ovvero di bambini, di ragazzi, di adolescenti, trovare soluzioni per il personale precario è assolutamente legittimo, ma è anche giusto dire che è doveroso parlare di insegnanti ed è obbligatorio, a nostro avviso, stabilire che a scuola debbano entrare i più bravi, i più motivati perché se la scuola è quel luogo di qualità fatto per i ragazzi e i bambini, allora devono entrare assolutamente i migliori e, quindi, selezione e concorso devono far rima da qui in avanti con scuola. E per essere ancora più chiari, se la scuola è fatta per un percorso educativo per i ragazzi, ed è così - è bene ribadirlo ma per noi è assolutamente così - allora dobbiamo puntare su selezione, qualità, formazione degli insegnanti. Quarantottomila insegnanti assunti con due concorsi, uno ordinario e uno straordinario, sono la giusta risposta sia verso chi, avendo terminato un percorso, vuole insegnare, è giovane, è appena laureato, ha comunque fatto un percorso e sente di avere questa vocazione all'insegnamento; ma è la giusta risposta anche per chi, invece, ha anni di esperienza nelle scuole. Due percorsi selettivi: il concorso straordinario rivolto a chi ha già almeno tre anni di esperienza nelle scuole, che prevede però una prova selettiva ovvero una prova scritta, un punteggio minimo da superare di sette decimi, una graduatoria e, superata la graduatoria, ognuno di questi insegnanti dovrà fare un percorso di prova di un anno e dovrà raggiungere, se ancora non l'ha fatto, i 24 crediti formativi universitari; ottenuti i tali, dovrà fare una prova orale selettiva da svolgere con una commissione e dovrà essere capace di progettare e condurre un'unità didattica ovvero una lezione. Quindi ben venga la selezione; non si salvano i precari; si fa un percorso perché a scuola devono entrare i migliori e - scusate se lo ripeto - tra le impronte digitali messe dal precedente Governo in quattordici mesi e una prova selettiva di qualità che fa entrare 48 mila insegnanti con contratto a tempo indeterminato fatta in quattro mesi, bella differenza, salta agli occhi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi preferiamo assolutamente il secondo percorso; e chi non rientra tra i 24 mila assunti, ma avrà superato almeno i sette decimi della graduatoria, potrà comunque raggiungere l'abilitazione superando una prova orale. È un percorso lineare, come ho detto prima, che ci ha visto lavorare in Commissione per migliorare il percorso non certo per demolirlo e, durante tale percorso, si è allargata la platea di coloro che potranno partecipare al percorso selettivo: potranno partecipare al concorso straordinario anche coloro che hanno in corso il terzo anno di supplenza e coloro che stanno seguendo la specializzazione al sostegno.

Su un altro tema ho sentito tanto dibattito: scuole paritarie e percorsi di istruzione e formazione professionale, IeFP. Noi continuiamo a ricordare qua dentro ai giornali, agli opinionisti, che tutti questi percorsi sono percorsi di scuola pubblica, non statale ma pubblica, e gli insegnanti che vi lavorano, che insegnano, sono insegnanti che collaborano al percorso di educazione dei nostri ragazzi. A noi fa piacere constatare che sia gli insegnanti degli IeFP sia gli insegnanti delle scuole paritarie entrano nel decreto-legge, a differenza della prima bozza, per fare un percorso di abilitazione. Quindi potranno partecipare al concorso straordinario per essere abilitati, quindi poter spendere l'abilitazione nelle assunzioni delle scuole. Non ci fa assolutamente piacere che questi insegnanti non siano anche selezionati per entrare a tempo indeterminato nel percorso di scuola pubblica statale; e noi speriamo comunque nel ravvedimento del Parlamento al Senato.

E, in merito ai lavoratori degli appalti per le pulizie delle scuole, gli ex LSU, il MIUR, quindi il Ministero dell'Istruzione, e non il Governo, nella sua totalità ha trovato una soluzione che - lo diciamo ancora una volta - ha bisogno di ulteriori interventi. Per chi guarda alla finalità del lavoro svolto da questi lavoratori, che per noi è fondamentale ovvero la pulizia delle scuole, la soluzione individuata stabilizza 11 mila delle 16 mila persone e proroga fino a fine febbraio i vecchi contratti di lavoro per procedere alla stabilizzazione con risorse solo del Ministero dell'Istruzione. La domanda che ci facciamo è se le scuole saranno oggettivamente pulite da 11 mila persone, considerato che prima le pulivano 16 mila. E questa domanda non ha a tutt'oggi una risposta e lascia a piedi o a casa 5 mila persone: anche in questo caso noi speriamo nel Governo, tutto, e speriamo nel Senato.

Un'ultima questione - mi avvio alle conclusioni - sta in un emendamento che ci ha visto protagonisti riguardante gli insegnanti di religione. Ho sentito tante tante cose in quest'Aula sugli insegnanti di religione: è un dato di fatto che con il decreto-legge, grazie a un nostro emendamento, si farà un concorso nel 2020 per gli insegnanti di religione. È vero, un concorso ordinario con una riserva, grazie a un nostro emendamento votato in Aula, passata al 50 per cento per chi ha almeno tre anni di servizio già come insegnante di religione a scuola. Io lo definisco ancora una volta un evento storico perché erano sedici anni che non si svolgeva niente sul tema degli insegnanti di religione.

PRESIDENTE. Concluda.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Erano sedici anni e dieci Ministri dell'Istruzione dopo, riusciamo a svolgere un concorso. È una bella vittoria. Certo noi volevamo altro: volevamo, come gli altri precari, un concorso ordinario e un concorso straordinario, ma tra il niente, il nulla, l'anarchia dei precedenti sedici anni…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Toccafondi.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). …e un percorso di stabilizzazione, noi riformisti e non populisti rivendichiamo di aver iniziato un percorso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Mi fa piacere intervenire dopo l'onorevole Toccafondi perché ovviamente constato, al di là del riformismo e della contraddizione riformismo-populismo, la passione e la voglia anche di dare un contributo importante ad un tema come quello che qui andiamo ad affrontare. E così spiego anche la ragione per cui il nostro gruppo ha chiesto di intervenire in dichiarazione di voto su un decreto-legge, come ha detto bene prima l'onorevole Toccafondi, che si chiamava in un modo e che poi si è trasformato in un altro. Infatti il tema che affronta il decreto, al di là della sua specificità - si è partiti dall'esigenza di fare i concorsi per introdurre e assumere nel sistema scolastico 40 mila docenti - è una delle priorità fondamentali del nostro Paese cioè l'educazione, la formazione. Un Paese come l'Italia può guardare al proprio futuro solo se investe nella sua materia prima reale cioè la persona, che è l'educazione e la formazione. Per troppo tempo ognuno di noi ha detto e riconosciuto questa come priorità, purtroppo tutti i Governi che si sono succeduti l'hanno posta come priorità e poi puntualmente tale priorità ha visto il Governo successivo rimetterla in discussione. Faccio un esempio fra i tanti: per tanti anni abbiamo detto che il rapporto tra la scuola e il lavoro è un rapporto fondamentale per un Paese come il nostro. Una strada che si era individuata era l'alternanza scuola-lavoro: una strada importante che permetteva di collegare il lavoro alla scuola non solo nel suo processo formativo finale ma nel suo processo formativo in itinere. Questo processo di alternanza scuola-lavoro certamente ha presentato tanti limiti. Che cosa accade? La cattiva abitudine della politica - mi ci metto di mezzo anch'io - per la quale si distrugge tutto quello che si è fatto prima, si annulla anziché migliorarlo.

Oggi non si sente parlare più di alternanza scuola-lavoro, si butta a mare ricchezze positive che ci sono state e, quindi, si va in una direzione opposta e si ricomincia come sempre nel gioco dell'oca e si riparte dal via.

Allora, se la priorità è l'educazione, la formazione e l'investimento nella persona, è evidente che studenti, docenti e famiglie - ma in questo caso studenti e docenti - sono il primo elemento su cui investire e che una materia come questa - e mi ha fatto piacere vedere chi ha lavorato nel merito, non noi ma chi ha lavorato nel merito specifico del provvedimento - ha bisogno, più che di scontro, di confronto. Vedo qui l'onorevole Valentina Aprea, vedo, appunto, l'onorevole Toccafondi, lo stesso onorevole Lattanzio, che credo interverrà successivamente in dichiarazione di voto per il MoVimento 5 Stelle. Su un tema come questo pur rimanendo maggioranza e opposizione occorre individuare percorsi comuni, occorre deporre le armi della contrapposizione e andare ovviamente in una direzione comune. Questo a una condizione: che la si smetta di fare il Don Chisciotte con i mulini a vento, cioè quello che proclama di tutto e di più - e penso agli esordi infelici del Ministro dell'Istruzione - e ci si rimbocchi le maniche, si ascolti e si capisca come individuare la strada comune.

È evidente che se dovessimo ragionare politicamente o dal punto di vista dell'opposizione - lo dico anche a chi ci ascolta - stiamo ancora aspettando i 3 miliardi di euro che il Ministro Fioramonti ha detto di dare in più alla scuola e che altrimenti si sarebbe assolutamente dimesso. Se dovessimo ragionare nella demagogia di un Ministro dell'Istruzione, le manifestazioni sono un momento importante di vitalità anche per gli studenti ma non si autorizzano con una giustificazione. Siamo alla follia: le autorizzano solo i Paesi non democratici. Si lascia libero e, se si ritiene che il tema dell'ambiente, sia un tema fondamentale il problema non è autorizzare i ragazzi ad andare a manifestare ma introdurre nella scuola momenti di riflessione, di dibattito e di approfondimento fatti dai docenti riguardo al futuro di un'economia che possa essere sempre più disponibile.

Veniamo ai tre punti non specifici che abbiamo a cuore di un lavoro comune e che, ovviamente, questo decreto non ha affrontato perché affrontava altri temi. Il primo, riguarda l'urgenza di un investimento, come ha detto Toccafondi, per selezione, qualità e formazione dei docenti determinate anche dall'attualità di oggi. Il rapporto OCSE-PISA fotografa drammaticamente la situazione degli studenti italiani: gli studenti italiani - e c'è un titolo di tutti i giornali di oggi - non sanno più leggere; siamo dietro agli scandinavi, all'Estonia e alla Polonia e abbiamo come sempre, anche da questo punto di vista della qualità e della formazione, un divario drammatico per quanto riguarda il Nord e il Sud del Paese. Questo divario, non a caso, parte dall'educazione alla formazione e arriva fino al divario economico, fino al disagio economico e sociale. È uno dei temi fondamentali su cui ragionare e a cui dare risposte.

Non è un caso che, se addirittura si vanno ad analizzare i dati, la cosa più interessante viene sottolineata anche riguardo, per esempio, allo iato enorme che esiste tra la preparazione che danno i licei e, per esempio, quella degli istituti tecnici e degli istituti professionali. Il percorso del liceo, dell'istituto tecnico o dell'istituto professionale non è una diminuzione riguardo al ragazzo; è una valorizzazione di carismi, di qualità e di capacità diverse che, però, devono avere la stessa dignità in un Paese che investe sulla persona. Da questo punto di vista è inaccettabile che, per esempio, sull'indicazione della capacità di lettura non solo ci sia un divario tra Nord e Sud, ma ci sia anche un divario enorme tra i ragazzi che frequentano il liceo e i ragazzi che frequentano l'istituto tecnico o l'istituto professionale. È un insulto nei riguardi della dignità di quella persona. Abbiamo bisogno di ragazzi che possano fare l'istituto tecnico e l'istituto professionale e abbiamo bisogno i ragazzi che frequentano i licei. Inoltre, dal dato OCSE-PISA viene fuori un altro dato impressionante: i nostri ragazzi stanno abbandonando le materie scientifiche. Ecco perché il problema diventa un problema generale ed è un problema innanzitutto di indirizzo e di investimento sul corpo docente, sulla qualità, sulla selezione e sulla formazione dei nostri studenti. Il secondo dato importante è quello della dispersione scolastica e ritorniamo a dire che tutti questi elementi che stiamo sottolineando come gruppo nel nostro intervento non sono fuori tema, ma sono esattamente legati al primo punto di partenza. Se queste sono le questioni da affrontare, il primo strumento per affrontarle è investire nella qualità dei nostri docenti, nell'autonomia scolastica e nella possibilità di offrire strumenti che permettano di dare risposte efficaci e che hanno al centro l'educazione e la formazione della persona e del ragazzo. La dispersione scolastica è un altro tema drammatico che viene sottolineato da tutte le ultime statistiche. Sta aumentando ma, ancora di più, aumenta il dato della dispersione scolastica nel rapporto tra Nord e Sud del Paese: l'11,4 per cento è il dato della dispersione scolastica al Nord; addirittura arriviamo al 20 per cento di dispersione scolastica nel Sud del Paese. Sono tutti elementi che dovrebbero farci riflettere e far capire come la materia dell'educazione e della formazione a tutti i livelli sia un tema di patrimonio comune e di lavoro comune. Da questo punto di vista mi interessa sottolineare, in questo intervento in dichiarazione di voto, anche il percorso che si sta facendo in un lavoro bipartisan con l'intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Il tema non è più solo sulla dispersione scolastica, sulla formazione, sulle qualità e sulle conoscenze, che sono ovviamente sulle competenze, ma anche sulle cosiddette non-cognitive skills, cioè sulla possibilità che all'interno delle diverse scuole possano essere valorizzate da parte dei ragazzi quelle attitudini alla capacità dell'ascolto, alla capacità dell'esercizio della leadership, dell'amicalità che sono fondamentali per far sì che la scuola diventi anche il luogo dell'accoglienza, il luogo dove la persona non si sente esclusa solo perché fa fatica nel suo percorso di apprendimento ma si sente valorizzata.

Concludo con un ultimo passaggio che per noi è, invece, un passaggio fondamentale e che ha visto drammaticamente un passo indietro almeno da parte di una delle componenti di questo Governo, penso al MoVimento 5 Stelle. Si tratta del tema della parità scolastica. È dovuto intervenire su questo decreto il Presidente della Repubblica a ricordare al Governo che la scuola è pubblica e che la scuola pubblica si articola nella sua offerta attraverso la scuola statale e la scuola paritaria e che il dovere di un'istituzione è di dare pari dignità, pari dignità in questo caso agli insegnanti ma anche pari dignità alle famiglie che hanno il diritto di poter scegliere l'offerta educativa e qualitativa indipendentemente dal loro ceto o dalla loro questione economica. Sono stati fatti passi avanti enormi da questo punto di vista e penso, per esempio, al passato Governo quando si è data la possibilità di accedere - e concludo, signor Presidente - ai fondi europei anche da parte delle scuole paritarie, mentre prima c'era una esclusione da questo punto di vista.

Infine, un ringraziamento sul tema degli insegnanti di religione, che è uno degli elementi fondamentali - ha ragione l'onorevole Toccafondi - ed è un elemento storico. Essendo all'opposizione voteremo contro su questo decreto, ma crediamo che il percorso e il metodo che sia stato stabilito in Commissione sia un metodo da seguire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Parlare di scuola e soprattutto di precariato scolastico in Italia significa scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora. Chi è arrivato alla guida di viale Trastevere ha sempre cercato soluzioni precarie invece di lavorare per risolvere definitivamente e sto parlando delle varie ingiustizie compiute nei confronti di chi è stato illuso con un'assunzione ma, invece, è ancora precario. Così puntualmente da troppo tempo l'anno scolastico inizia in una situazione di grave emergenza, disorientando gli studenti e le famiglie con un balletto di supplenti che cambiano continuamente. Gli stessi sindacati si sono trovati spesso in disaccordo sulle soluzioni proposte. Tutta colpa di una politica schizofrenica, il cui unico risultato è stato quello di aumentare il numero dei precari invece di ridurlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Tanti sono stati i proclami fatti per questo decreto, tante sono le attese, le speranze e le aspettative considerata la normalizzazione, in tutti questi anni, della precarietà sulla pelle di insegnanti e lavoratori della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In questi giorni abbiamo letto innumerevoli dichiarazioni trionfalistiche fatte dalla maggioranza su una serie di emendamenti, bravi. Bravi a parole oppure sui social: prima ancora che gli emendamenti venissero discussi e votati, vi siete intestati vittorie personali o di partito, avete bocciato proposte di Fratelli d'Italia, ma da abili prestigiatori quali siete le avete riproposte identiche, cambiata solamente la firma in calce che, appunto per magia, è diventata della maggioranza o delle relatrici.

Entrando nel merito delle misure proposte, si trova poco per il raggiungimento degli obiettivi che avete prefissato. Questo è un decreto che ci restituisce un senso di incompiutezza e di insoddisfazione. Come, ad esempio, il trattamento riservato ai docenti di religione: anche qui avevamo presentato diversi emendamenti a tutela dei tanti docenti precari che insegnano religione cattolica, ma sono stati tutti bocciati. Invece, è passato l'emendamento della maggioranza che fornisce una soluzione approssimativa e discriminatoria, disconosce il valore abilitante dell'idoneità diocesana e non contempla la stabilizzazione di coloro che insegnano da oltre un quinquennio, assicurando solo un concorso ordinario con la previsione di una quota riservata di posti, lasciando fuori così quasi tre quarti dei precari che da quindici anni aspettano di poter accedere al ruolo. Non ci sono problemi di copertura finanziaria, visto che gli stessi, in deroga all'ordinamento giuridico, godono della progressione di carriera come quelli di ruolo; pertanto, con la loro stabilizzazione si ha lo stesso impegno di spesa.

Avete bloccato il concorso straordinario ai fini del ruolo ai docenti delle paritarie e ai docenti nei percorsi di istruzione e formazione professionale, concedendo solamente l'abilitazione. Questa è una discriminazione inaccettabile. Purtroppo avete dimenticato che dall'anno 2000 la legge n. 62 ha stabilito che pubblico non significa solamente statale ma anche paritario: ciò significa che i docenti che lavorano nelle scuole paritarie devono essere trattati allo stesso modo degli statali, ovvero, pari dignità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Ricordo inoltre che dall'anno scolastico 2010-2011 è entrata in vigore la riforma complessiva del secondo ciclo di istruzione e formazione: i due sistemi sono distinti, ma funzionalmente integrati, dal momento che concorrono all'adempimento dell'obbligo di istruzione. Detto ciò, dobbiamo pensare che questa soluzione ha alla base un altro motivo? Sarà forse perché il numero dei 24 mila posti messi a concorso, se condivisi anche con i 20 mila circa delle scuole paritarie e dei corsi di istruzione e formazione professionale, risultano essere come una misera goccia che cade nel mare? Quindi, siete stati costretti a fare una scelta, riservandola solo ai precari triennali statali, con l'intento di tamponare il rischio di ingenerare un nuovo contenzioso seriale da abuso di reiterazione di contratti a termine: abuso che riguarda solo i docenti precari della scuola statale, e che deriva dalla pendenza di una nuova procedura di infrazione proprio su questa questione. Ecco dunque la scelta di riservare i 24 mila posti solo ai docenti delle scuole statali. Insomma, direi una guerra tra i poveri.

Continuiamo. È incomprensibile l'accanimento nei confronti degli insegnanti magistrali ante 2001-2002: non avete voluto fermare questa lunga odissea, bocciando i nostri emendamenti, e in questo modo avete compromesso la carriera di 7 mila docenti che insegnano da anni. Tutti gli interventi da voi proposti sono dei veri palliativi.

Ma lo volete capire che solamente con la conferma dei ruoli di chi ha superato l'anno di prova sarà finalmente possibile dare una risposta seria e definitiva a questi lavoratori?

Così come è incredibile la vostra posizione nel dichiarare inammissibili i nostri emendamenti a tutela dei dirigenti scolastici. La verità è che parlate tanto di meritocrazia, serietà, severità nelle selezioni, ma di fatto ci ritroviamo con concorsi come quelli del 2011 e del 2017 gestiti con leggerezza, superficialità, incompetenza, negligenza. Ma quale severità e meritocrazia c'è nell'essere costretti a ricorrere alla giustizia amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Personalmente, in questo caso io vedo solo una mancanza di fiducia nelle istituzioni, una sconfitta dello Stato.

Stesso discorso vale per i facenti funzione DSGA, prima ammessi al concorso riservato con la deroga per la partecipazione senza laurea, poi esclusi: perché si potrebbe creare nocumento alle amministrazioni scolastiche. Questo è un vero e proprio insulto a questa categoria di lavoratori, sfruttati da 10 anni e poi abbandonati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Questo provvedimento è fallace, in più punti, ma soprattutto è contro i precari storici della scuola. Avete proposto un concorso riservato solo per 24 mila posti con la roulette russa dei quiz, e poi chi non riesce a superare il punteggio di 7 decimi tornerà a casa, in attesa di un altro concorso ordinario: già, perché avete bocciato anche la possibilità di un percorso abilitante, ovvero il minimo riconoscimento che i precari attendevano. E inoltre, chi non riesce a passare la prima prova e non entra nei 24 mila posti banditi, deve obbligatoriamente avere un contratto fino al 30 giugno o fino al 30 agosto, e in caso contrario non ha neanche la possibilità di abilitarsi. Io non capisco veramente quali menti contorte abbiano potuto partorire queste aberrazioni!

Comunque, voglio evidenziare la soddisfazione per l'accoglimento di due importanti emendamenti proposti da Fratelli d'Italia. Il primo dà la possibilità agli aspiranti candidati di partecipare al concorso sia sul sostegno sia su una classe di concorso; l'altro dà la possibilità di avere finalmente dei test non generici, ma che valutano veramente le competenze del candidato.

Concludo, signor Presidente. In tutti questi giorni ho sentito solo parlare di mancanza di coperture finanziarie: ma perché allora non li prendete dal reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Sarebbe meglio, e così si garantirebbe il futuro dei nostri lavoratori della scuola, invece di condannarli al precariato di vita! Con questo decreto non siete riusciti a comprendere le urgenti e fondamentali esigenze che i lavoratori del mondo della scuola denunciano, non siete riusciti a eliminare le enormi ingiustizie che subiscono le categorie più deboli, ovvero i precari. Il Governo e la maggioranza hanno trasformato la scuola in una passerella, in una vetrina per Governo e maggioranza a discapito dei docenti…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELA BUCALO (FDI). …una categoria di lavoratori che meriterebbe ben altre considerazioni. È per questi motivi che io annuncio il nostro voto contrario di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, quello che vorremmo con la conversione in legge di questo decreto-legge è innanzitutto garantire la continuità didattica, la stabilità – ne parlavamo ieri, nel corso degli interventi sul complesso degli emendamenti – per 8 milioni di alunni e per una comunità scolastica di più di 9 milioni di persone, assicurando certezze a chi investe nella scuola la propria professionalità e la propria competenza.

Negli ultimi anni si sono succeduti interventi legislativi di ampia portata che hanno cercato di intervenire sul sistema scolastico con risultati diversi, ogni volta con la speranza di mettere un punto definitivo su temi dolorosi come il precariato, la mancanza di continuità didattica, l'accavallarsi contraddittorio di troppe norme. Tutti i provvedimenti hanno scontato la comprensibile diffidenza e purtroppo spesso il senso di estraneità di parte del mondo della scuola di fronte ad interventi normativi tesi ad aggiornare il sistema scolastico, di cui solo in parte siamo riusciti a far comprendere la necessità. Con un apparente paradosso, perché, se da un lato abbiamo bisogno di garantire continuità e coerenza agli interventi legislativi affinché non si contraddicano reciprocamente e di garantire continuità didattica alle classi affinché docenti stabili possano guidare l'intero processo educativo, dall'altro abbiamo bisogno più che mai di intelligenti discontinuità, Presidente, che consentano a studenti e docenti di confrontarsi criticamente con i rapidissimi mutamenti del mondo attuale, adeguando progressivamente l'offerta e gli esiti formativi della nostra scuola.

Presidente, il Partito Democratico ha sempre fatto della scuola una delle sue battaglie identitarie e continuerà a farlo. Noi non dimentichiamo che il nostro è stato a lungo un Paese senza sapere, come ci ricorda Giovanni Solimine nel suo libro Il costo dell'ignoranza in Italia; un fenomeno che ha origini remote e radici profonde. I ritardi si recuperano con grande fatica, malgrado le ingenti risorse investite e i progressi registrati. La carenza di conoscenza e di competenza è un nemico che abbiamo più volte battuto, ma mai definitivamente sconfitto; penalizza ancora oggi lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese, frena una crescita armonica ed equilibrata, anche perché gli squilibri interni sono ancora molto significativi. Tutte le analisi mostrano, infatti, risultati ben differenziati nei diversi territori.

Certo, stiamo recuperando posizioni, ma molto, troppo lentamente. Continua ad essere alta la dispersione scolastica, alto il numero dei cosiddetti Neet, basso rispetto alle medie europee il numero di coloro che conseguono un diploma di scuola secondaria di secondo grado o un diploma di laurea. Per queste ragioni abbiamo dedicato molto tempo e grande attenzione a questo decreto-legge che oggi arriva al voto in Aula. Il lavoro intenso e condiviso dei parlamentari di maggioranza ha permesso di affrontare il testo normativo con lungimiranza e progettualità. La discussione del provvedimento in due Commissioni, cultura e lavoro, invece di rallentare il lavoro parlamentare, come purtroppo a volte accade, ha portato a convergenze davvero fruttuose, talora anche con parlamentari dell'opposizione. Ci siamo confrontati, abbiamo svolto audizioni e dato dignità a voci inascoltate del personale scolastico e universitario, abbiamo proposto migliorie, intervenendo con serietà e responsabilità, superando barriere ideologiche e affrontando in maniera coesa i grandi problemi che affliggono il mondo dell'istruzione e della ricerca.

Questo lavoro ha prodotto un pacchetto condiviso di emendamenti della maggioranza su temi rilevanti del decreto-legge che recepiscono in gran parte le richieste e le osservazioni emerse dal confronto con il mondo della scuola, dell'università e della ricerca, con le organizzazioni sindacali e con coloro che operano quotidianamente a contatto con gli studenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 12,10)

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Le misure introdotte danno risposte a problemi reali e urgenti del sistema scolastico, dopo mesi di non gestione del Governo che ci ha preceduto. Il nostro Governo, entrato in carica solo due mesi fa, ha deciso di affrontare immediatamente la situazione di stasi forzata ereditata dal Ministero precedente, che non solo non aveva previsto nemmeno un posto in più da assegnare ai docenti precari, non solo aveva bloccato l'emanazione dei bandi concorsuali previsti dal decreto legislativo n. 59 del 2017 e aveva cancellato il nuovo percorso di reclutamento e formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria, ma, addirittura, aveva anche tagliato il numero delle assegnazioni di nuovi posti per il 2019-2020, a fronte di un provvedimento, come “quota 100”, che ha colpito la scuola in maniera più ampia di altre pubbliche amministrazioni, causando il deciso aumento del numero di cattedre improvvisamente vacanti.

Con questa situazione ereditata di importanti carenze di organico questo decreto ha inteso confrontarsi e porre possibili urgenti rimedi. Certo non è stato possibile affrontare e risolvere tutte le questioni aperte, ma almeno le principali sì: nel 2020 un concorso straordinario riservato stabilizzerà in ruolo 24 mila insegnanti della scuola secondaria che da anni lavorano in forma precaria all'interno della scuola e consentirà che la arricchiscano definitivamente della grande esperienza che hanno maturato; al contempo, offre un'occasione di conseguire l'abilitazione all'insegnamento per quanti non riusciranno a figurare nel novero dei vincitori. Sempre nel 2020 un altro concorso, stavolta ordinario, consentirà ad altri 24 mila giovani che vogliono dedicarsi all'insegnamento, di misurarsi con la sfida concorsuale, con l'obiettivo che nuovi insegnanti giovani possano portare nuovo entusiasmo, nuove professionalità e nuove tecnologie alla nostra scuola (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Le due procedure concorsuali, distinte ma contestuali, opereranno senza procedere a sanatorie, coerentemente con quanto era stato stabilito dal decreto legislativo n. 59 del 2017, con grande equilibrio e attenzione ai diritti di tutti, a cominciare da quelli degli studenti. Al concorso straordinario potranno partecipare per l'acquisizione dell'abilitazione anche i docenti delle scuole secondarie paritarie. Dopo un lungo percorso di lavoro, con l'obiettivo di eliminare alcune disfunzioni di questo settore del sistema pubblico dell'istruzione, abbiamo così conseguito un importante risultato di estensione dei diritti degli insegnanti anche agli insegnanti delle paritarie. Lo stesso provvedimento è stato esteso ai docenti che avessero maturato gli anni di servizio nei percorsi di istruzione e formazione professionale, nonché ai docenti di ruolo in altro grado o classe di concorso, i cosiddetti “ingabbiati”.

Nel corso della discussione in Aula sono emersi due punti specifici ai quali vorrei dedicare qualche parola: il primo punto è quello, richiesto da più parti, del riconoscimento del titolo universitario di dottore di ricerca come abilitante all'insegnamento secondario. Sappiamo tutti che la Corte costituzionale si è già autorevolmente espressa, sostenendo che abilitazione all'insegnamento e dottorato di ricerca costituiscono il risultato di percorsi diretti a sviluppare esperienze e professionalità diverse in ambiti differenziati e non assimilabili; d'altra parte, è giusto che chi ha conseguito il massimo titolo di studio universitario con un percorso almeno triennale di ricerca di alto livello possa vedere riconosciuto in misura congrua questo risultato, qualora decidesse di volersi dedicare all'insegnamento secondario.

È interesse della scuola, e dunque del Paese, avere come insegnanti questi giovani particolarmente preparati nella loro disciplina. Per questa ragione il decreto che oggi votiamo ha reso stabile la norma che prevede un punteggio aggiuntivo per i dottori di ricerca nei concorsi per l'insegnamento, fissandone anche la misura nel 20 per cento del complesso del punteggio riservato al titolo dei ricorrenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il secondo punto su cui voglio soffermarmi, Presidente, è quello degli insegnanti di religione, questione certamente importante e delicata: siamo pienamente consapevoli della delicatezza del ruolo che essi svolgono, ma lo siamo altrettanto della delicatezza di un percorso di carriera che è legato al senso di responsabilità esercitato anno per anno e confermato attraverso una licenza specifica.

Comunque desidero sottolineare che, all'interno di questo necessario e difficile equilibrio, il decreto al nostro esame autorizza finalmente un nuovo concorso per insegnanti di religione cattolica dopo gli anni di vuoto seguiti all'ultimo concorso, svoltosi addirittura nel lontano 2004. Non posso entrare nei dettagli di altri interventi riguardanti il mondo scolastico inseriti nel decreto per problemi di tempo. Li cito solo per sommi capi: tenendo conto dei tempi necessari per la predisposizione e la messa a punto delle procedure concorsuali, la maturazione del requisito di partecipazione è stata estesa anche al corrente anno scolastico, mentre il termine iniziale è stato anticipato all'anno scolastico 2008-2009. Non mi soffermo sugli altri temi, anche perché sono stati trattati dai colleghi.

PRESIDENTE. Concluda.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Mi limito a chiudere rapidamente, Presidente, su un altro tema, quello degli enti pubblici di ricerca.

Le misure di questo decreto-legge si inquadrano nella riforma ancora in corso, ed è un tema che ha profondamente inciso nell'andamento di questo lavoro di riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario Azzolina, ancora una volta il Parlamento si accinge a votare un provvedimento per la scuola italiana, che, anziché affrontare le modalità di un ricambio generazionale della docenza, che ne configuri le professionalità al passo con i tempi, ne stabilisca tempi e risorse, fa i conti con il precariato, che rappresenta un'anomalia del sistema scolastico italiano, ma che non si riesce ad eliminare.

E ancor di più la questione è delicata, perché, di fatto, porta in quest'Aula, nell'Aula di Montecitorio, nel Parlamento italiano, questioni di carattere amministrativo, più che politico. Quando parlo di politico, penso alla Politica con la P maiuscola. Questo è un problema, colleghi, perché snatura il nostro ruolo e carica di pressioni il nostro lavoro, che non dovrebbero riguardare i legislatori. Noi dovremmo occuparci dei risultati dell'OCSE, la restituzione che fa l'OCSE delle prove dell'Invalsi e comunque delle competenze acquisite dai nostri ragazzi, mentre frequentano il sistema scolastico. Anticipo, sottosegretario, Presidente, che Forza Italia chiederà una sessione straordinaria, per discutere questi risultati, certamente in Commissione cultura, presidente Gallo, ma ancor di più nell'Aula di Montecitorio. Perché questo è il problema della scuola italiana, tutto il resto dovrebbe essere un problema del Ministero, dei dirigenti del Ministero. Ma quando diventano leggi, possiamo eliminare qualche contenzioso, ma andiamo a stratificare le norme, che non permettono al sistema di funzionare e di funzionare bene. Se si vanno a vedere le leggi degli altri Paesi, soprattutto europei, nessuna legge europea che ha determinato la qualità dei sistemi di quei Paesi riguarda il trattamento dei docenti, così come lo stiamo trattando noi, delle graduatorie, delle ammissioni, delle precedenze. Dobbiamo riportare le cose al posto giusto e al punto giusto. Invece, ancora una volta, noi parliamo di precari, di concorsi straordinari e, ancora una volta, diamo, della scuola italiana, l'immagine di una scuola malata, malata di contenzioso e di supplentite. Mi piace ricordare questa parola, che non abbiamo inserito noi, previsto noi, introdotto noi, nel dibattito politico. Si, la supplentite: è di qualche Governo fa. Eppure, continuiamo a fare ricorso ai supplenti.

Anche quest'anno il numero di docenti immessi in ruolo non ha coperto tutti i posti vacanti, disponibili e vacanti. Ancora una volta si è dovuto fare ricorso a un numero elevato di supplenze, quindi un danno e una beffa. Tutto questo va a discapito della qualità del sistema: docenti, che vengono assegnati in ritardo, continuità didattica non assicurata e condizioni di lavoro complesse per i docenti precari. Il ricorso al precariato, insomma, e le conseguenti richieste provenienti da chi lavora in tali condizioni rischia di ingenerare un corto circuito tra esigenze della didattica ed esigenze di un qualificato ricambio generazionale, che appunto non avviene mai o solo parzialmente, proprio perché, quando arriviamo al punto di dover selezionare nuovi docenti, abbiamo da garantire un posto ai supplenti, quindi stabilizzare i supplenti precari, che stanno, nel frattempo, invecchiando nella scuola, perché fanno un servizio alla scuola di Stato prevalentemente, ma invecchiano in quel ruolo di supplenti. È insomma una scuola che, invece, richiede investimenti maggiori. Ma, attenzione, certamente in risorse finanziarie, ma anche in professionalità. Noi vorremmo un dibattito sulla professionalità della nuova docenza del terzo millennio. Abbiamo bisogno che i nostri docenti siano meglio selezionati, maggiormente apprezzati, ma soprattutto valutati. Abbiamo bisogno che le istituzioni, la politica innanzitutto, creda in loro. Invece di tappare i buchi, con la continua previsione di concorsi straordinari, la politica si dovrebbe porre l'obiettivo di un piano di lungo termine per risolvere le storture del sistema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E, allora, è per questo che noi rivendichiamo, come grande risultato per Forza Italia, che premia un lavoro scrupoloso, documentato, l'accoglimento, da parte della maggioranza e del Governo, della nostra proposta al “decreto scuola”, di introdurre la formazione digitale, quale requisito indispensabile per insegnare nella scuola italiana d'ora in avanti. È una svolta epocale, sì, perché apre un nuovo corso per l'istruzione dei nostri giovani e per la formazione dei nostri insegnanti, che, usufruendo di corsi di formazione ad hoc, in vista soprattutto delle previste assunzioni da questo decreto - ricordo 48 mila docenti, 24 mila con concorso ordinario, 24 mila con concorso straordinario - acquisiranno le competenze digitali e il coding. Si tratta di una vera e propria rivoluzione delle competenze richieste ai docenti, mirata a superare la criticità e l'approccio del digital e a favorire l'innovazione didattica e metodologica, per una scuola che allinei al futuro e sia sempre più competitiva con le realtà internazionali. È stato calcolato in quindici anni il divario che c'è tra i nostri docenti e i migliori standard della scuola europea, in materia di digital divide.

Ai giovani, ma anche agli insegnanti, si offrono nuovi obiettivi e nuovi traguardi. Si costruisce una scuola incentrata più sull'apprendimento, che sull'insegnamento, una scuola che deve poter offrire nuove opportunità, per imparare in modo creativo e personalizzato, con le tecnologie, non dalle tecnologie. La scuola italiana deve favorire, proprio come avviene nelle migliori scuole innovative, l'apprendimento con i libri, ma anche con le app, con la realtà aumentata, con la realtà virtuale, con i droni, con la robotica, con la stampa 3D e con il coding. Sono vari linguaggi per una cittadinanza digitale, piena e consapevole, che la scuola italiana deve avere sicuramente come obiettivo di formazione. Questo, per noi, è il docente del terzo millennio, ma è un docente che deve essere formato, preparato e selezionato ad hoc.

Nel lavoro parlamentare, con nostre puntuali proposte e con la Commissione lavoro, che in questo naturalmente ha saputo darci un grande valore aggiunto, abbiamo altresì contribuito a riconoscere i diritti a categorie di docenti inizialmente non prese in considerazione. Abbiamo favorito il computo dei tre anni per l'accesso ai concorsi, dando la possibilità di prendere in considerazione anche l'anno in corso. L'estensione dell'accesso ai percorsi di abilitazione degli insegnanti delle scuole paritarie e dei percorsi di istruzione e formazione professionale, non previsti inizialmente. Naturalmente l'ampliamento degli organici per il reclutamento dei dirigenti tecnici del Ministero, nuovi canali di formazione per gli insegnanti di sostegno e le classi di concorso, proposte dai colleghi di Fratelli d'Italia. L'estensione al concorso straordinario dei precari dal 2008 in avanti, proposto dalla Lega. Una parziale risposta all'internazionalizzazione dei servizi. E, ovviamente, siamo rammaricati per gli esuberi che comunque restano, in particolare nel Sud, in merito a questo aspetto.

Questo succede perché si decide di fare questo per legge. Questo non dovrebbe essere materia di legge. Il Ministro Gelmini, il Ministro Moratti hanno avuto a che fare anche loro con i lavoratori socialmente utili, ma non hanno presentato leggi così nel dettaglio e così esclusive, cioè eliminando la possibilità poi di trattative ulteriori, cosa che, invece, è intervenuta poi con una apertura del Governo con un ordine del giorno, proprio dei nostri colleghi D'Attis e Labriola Ma è per dire che stiamo degenerando, rispetto al modo di fare le leggi per la scuola.

E poi, ancora, una corsia preferenziale per i vincitori di concorso 2016 e 2018. Insomma, ci piace riconoscere alla maggioranza e al Governo il merito di aver introdotto queste modifiche, da noi fortemente volute, ma non possiamo non dire che quello in esame resta un provvedimento di parziale superamento delle criticità relative al personale precario della scuola italiano, che non esclude eventuali contenziosi e che lascia aperte ancora tante situazioni delicate, che avrebbero richiesto misure di più ampio respiro, che rimandiamo al Governo per le soluzioni amministrative.

Penso alla mancata risposta agli insegnanti di religione e a tutti quelli delle paritarie e dei percorsi di istruzione e formazione professionale o dei dirigenti scolastici. Insomma, detto tutto questo, ma soprattutto considerando la caratteristica - insisto - delle norme appiattite sulla dimensione amministrativa piuttosto che di principio e di carattere generale, Forza Italia, rimandando ad una discussione invece di merito sui principi e sulle competenze degli studenti del terzo millennio, esprimerà un convinto voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare, giustamente ribattezzato da chi nella scuola ci lavora non come “decreto scuola” ma come “decreto ammazza precari”, rappresenta emblematicamente le politiche di questo Governo. Infatti, causa danni e si fa beffe dei lavoratori tutti, della scuola statale e non statale; penalizza il personale docente, educativo, ausiliario, tecnico-amministrativo, meglio conosciuto come personale ATA; colpisce i dirigenti scolastici, gli insegnanti di religione, e non risparmia neppure i docenti delle scuole paritarie. Prende in giro perfino i sindacati, dei quali questo Governo è riuscito a ridurne a pantomima le prerogative di difesa dei lavoratori, soprattutto dei precari; sindacati che avevano raggiunto e firmato un'intesa con il Governo ad ottobre, salvo poi modificarlo in maniera unilaterale, infischiandosene delle organizzazioni sindacali, che a quanto pare sono ancora tramortite da tutto questo, considerata la mancata reazione e l'atteggiamento quasi rassegnato dinanzi a tale mancanza di rispetto. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto se un Governo di centrodestra si fosse permesso di cambiare le regole durante il gioco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È un decreto che nasce dall'intesa del 24 aprile 2019, quando al Governo c'eravamo noi della Lega, che pur tra mille difficoltà e mille “no” degli ex alleati di Governo eravamo riusciti a predisporre un provvedimento capace di andare incontro alle esigenze dei lavoratori della scuola. Poi la storia la conosciamo: le elezioni europee, il MoVimento 5 Stelle che ha bloccato tutte le nostre iniziative, fino a quando, messo alle strette ai primi di agosto, avevamo approvato in Consiglio dei ministri una bozza di “decreto scuola”, salvo intese. L'ho già detto ieri, i precari se la ricordano bene questa formula, “salvo intese”, così come ricordano anche che noi avevamo previsto una procedura di abilitante speciale che avrebbe finalmente risolto il problema del precariato. E poi purtroppo sappiamo come è andata a finire: con l'ennesimo stop da parte del Presidente del Consiglio, Conte, la scuola è diventato uno dei motivi per cui abbiamo deciso di staccare la spina ad un Governo che avrebbe potuto fare tanto, ma che aveva un freno a mano chiamato MoVimento 5 Stelle. Arriviamo ad oggi. Ci troviamo di fronte ad un decreto che umilia i lavoratori della scuola, soprattutto i precari di terza fascia, oltre 55 mila lavoratori che da tempo chiedono una procedura abilitante speciale, che la Lega ha sempre fortemente voluto, ma che il MoVimento 5 Stelle prima e il PD, Renzi e Liberi e Uguali poi hanno sempre osteggiato. Che Renzi e il PD fossero distanti anni luce dai lavoratori della scuola, lo abbiamo sempre saputo. D'altronde, è proprio da lì che è partita una batosta elettorale, dal mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma sinceramente non avrei mai pensato che anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle - non me lo sarei mai aspettato da voi, davvero - facessero la stessa fine. Da chi il 4 marzo ha preso tanti voti dal mondo della scuola, che un tempo erano appannaggio esclusivo del mondo della sinistra, non ci saremmo mai aspettati questa avversione ideologica nei confronti degli insegnanti. Così come non ci saremmo mai aspettati di vedervi seduti - tranne oggi - nei banchi di Governo insieme a chi due anni fa - non vent'anni fa, ma due anni fa - emanò una legge chiamata “La buona scuola”, che gli insegnanti ancora ricordano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voi oggi siete seduti con quelli che hanno fatto la legge n. 107, “La buona scuola”, contro cui avevate eretto le barricate. A proposito di legge n. 107 e del suo famigerato algoritmo di marca PD, in questo “decreto scuola” non c'è traccia di un articolo, di un comma, di una virgola che riporti a casa i docenti illegittimamente trasferiti dal Governo Renzi; insegnanti pugliesi, campani, calabresi, siciliani che sono stati costretti illegittimamente a trasferirsi ad oltre mille chilometri da casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Così come in questo “decreto scuola” non c'è traccia dello sblocco del personale educativo, lavoratori specializzati con competenze di tipo psico-pedagogiche, lavoratori che animano i nostri convitti nazionali, che a causa vostra anche il prossimo anno scolastico resteranno precari, mentre lo scorso anno, grazie all'impegno della Lega, videro una maxi assunzione a tempo indeterminato; per la categoria non si vedeva da anni tutto questo. Non c'è traccia poi di soluzione per il problema dei diplomati magistrale, per gli insegnanti di religione, ingiustamente discriminati, per i DSGA facenti funzione, per i cosiddetti docenti ingabbiati, per i dirigenti scolastici. Lo ribadisco, c'è un'avversione ideologica, malcelata, nei confronti soprattutto degli insegnanti precari di terza fascia, avversione che si è concretizzata nella bocciatura di un emendamento della Lega che prevedeva l'istituzione dei PAS, vale a dire procedure abilitanti speciali che avrebbero consentito ad oltre 50 mila lavoratori di poter proseguire il proprio percorso verso la stabilizzazione. È uno Stato patrigno, quello che utilizza dei lavoratori, spesso abusandone, con la reiterazione dei contratti a tempo determinato e poi, quando è il momento di stabilizzarli, li scarica e li abbandona a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ci meraviglia questo atteggiamento, come detto in precedenza, nei confronti di Renzi e del PD, e a questo punto non ci meraviglia nemmeno l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle, che ormai ci sta facendo l'abitudine a tentare di mettere in mezzo ad una strada decine di migliaia di lavoratori, in perfetta coerenza con la linea della decrescita felice e del licenziamento di 20 mila operai tra Ilva ed indotto. Vi apprestate, con questo “decreto ammazza precari”, ad abbattere le speranze e le aspettative di decine e decine di migliaia di professoresse e di professori che da anni lavorano nella nostra scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Prima di terminare la mia dichiarazione di voto, Presidente, mi consenta, per suo tramite, un passaggio di umana comprensione e di stima, nonché di solidarietà, nei confronti del Ministro Fioramonti. Faccio finta che ci sia il Ministro, evidentemente questo deve essere un antipasto delle annunciate dimissioni fatte e richieste tre mesi fa qualora lui non avesse avuto 3 miliardi per poter finanziare l'aumento del contratto degli insegnanti. Oggi, con il decreto più importante della Commissione cultura, con il decreto più importante in materia di scuola, manca il Ministro, evidentemente si è reso conto che in questo decreto non c'è una virgola, non c'è una traccia di quanto lui aveva richiesto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per cui esprimo solidarietà al dimissionario Ministro Fioramonti, al fantasma che oggi non c'è. Cercate di recuperarlo, magari potrà ascoltare quanto ancora abbiamo da dirgli. Quindi, Presidente, per suo tramite, lo ribadisco, non c'è traccia dell'aumento, addirittura a tre cifre, che il Ministro Fioramonti aveva giustamente evocato per il mondo della scuola. Purtroppo al MEF non hanno ascoltato il Ministro Fioramonti, quindi il Ministro dovrebbe trarre le sue conclusioni. Ribadisco la solidarietà, visto che è dimissionario, a meno che non voglia rimangiarsi la parola, ma in quel caso, sia il Ministro Fioramonti sia la maggioranza di Governo, sia il Presidente Conte, la smettano - la smettano! - di dire che la scuola è al centro dell'agenda politica, che la scuola è al centro dell'azione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Negli ultimi anni - e mi avvio a conclusione - la scuola ha rappresentato la tomba politica prima di Renzi, poi del PD. MoVimento 5 Stelle, ex alleati di Governo, lo ripeto, mi dispiace: voi avete ereditato quella cospicua parte di elettorato, siete stati al Governo e il mondo della scuola ha imparato a conoscervi: siete stati e continuerete ad essere puniti elettoralmente dai lavoratori, soprattutto dagli insegnanti precari, ve ne accorgerete molto presto.

Concludo dicendo che non potrò mai dimenticare alcune parole, signor Presidente, lette nel dispositivo di una sentenza della magistratura del lavoro, con cui un insegnante precario che faceva causa al Ministero dell'Istruzione per essere stabilizzato dopo 36 mesi di servizio - una sorta di Davide contro Golia - riusciva a vincere. Il ricorso era firmato all'epoca Rossano Sasso, però, poi, ne sono seguiti tanti come, Noi con Salvini, e oggi come Lega.

Correva l'anno 2012, ed il compianto giudice del lavoro del tribunale di Trani, La Notte Chirone, nel condannare l'amministrazione e nel concretizzare la vittoria dell'insegnante precario, oltre a condannarlo, definiva in dispositivo il legislatore scolastico come “raffazzonato”, lo ripeto, “raffazzonato”. Sette anni dopo le cose non sono cambiate, i diritti dei lavoratori continuano ad essere violati, vilipesi e umiliati, il legislatore continua a essere raffazzonato, con un decreto “scuola” che lede i diritti dei lavoratori, ma non nel nostro nome, non nel nome della Lega, ma nel nome di PD, 5 Stelle, LeU Sinistra Italiana e chi più ne ha, più ne metta, con Italia Viva e compagnia cantando.

Ragione per cui annuncio il voto contrario della Lega a questo decreto “ammazza precari” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lattanzio. Ne ha facoltà.

Colleghi posso chiedere maggior silenzio in aula cortesemente? Prego, onorevole Lattanzio.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, vi svelo un segreto che è di forma ma anche di sostanza ma aiuta a capire di cosa stiamo parlando. Questo non è il “decreto salva precari”, ma è qualcosa di ben più complesso, è un decreto che affronta i problemi drammatici del reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti. È un decreto politico e non elettorale, è un decreto complesso che affronta i problemi del comparto educativo. Per farlo è necessario partire dalla complessità, senza scadere nella fascinazione dell'eccessiva semplificazione.

Alla fine di questo percorso lungo di settimane di lavoro congiunto con la Commissione lavoro e la Commissione cultura sul decreto, potrei partire da molti spunti per la mia dichiarazione di voto; uno, sicuramente, è emerso già giovedì, quando c'è stata un'azione molto aggressiva e di opportunismo politico, usando dei pareri che si sapeva essere già superati e che hanno avuto l'obiettivo di sparare, di uccidere questo decreto e il lavoro di maggioranza; questo non è successo, siamo ancora qui e siamo qui con un provvedimento solido e storico, un provvedimento che mantiene intatto il suo impianto e che, anzi, è stato ampliato dal lavoro delle Commissioni. Si tratta di un impianto che parla al mondo della scuola, come non era stato mai possibile neanche immaginare nella gestione del MIUR fatta dal Ministro Bussetti; un impianto concreto e pratico che guarda ai problemi irrisolti del mondo della scuola e del reclutamento, degli enti di ricerca e dell'università, senza pensare soltanto a solleticare la pancia, il ventre di un elettorato, perché per noi le donne e gli uomini del mondo della scuola sono persone prima che elettori. Seppure usate in maniera sicuramente bieca e strumentale, queste azioni di disturbo fatte ai danni delle donne e degli uomini della scuola, non della maggioranza, non hanno fatto altro che rendere ancora più chiaro chi ha lavorato davvero e chi, invece, continua a soffiare sul fuoco della disperazione, alimentando in maniera abbastanza demagogica quelle che sono delle speranze che, poi, di fatto, sistematicamente, non si è in grado di mantenere, nella scuola, sulla sicurezza, sulle autonomie.

Mentre da una parte l'opposizione ha lavorato in questo modo, va comunque notato che è stato possibile, nei lavori di Commissione, soprattutto con la parte di Forza Italia, avviare un lavoro assolutamente consono e collaborativo che ha portato a importanti innovazioni e migliorie del decreto, dimostrando ancora una volta, per la maggioranza, apertura e voglia di migliorare i provvedimenti in Commissione, anche quando si è sotto un bombardamento di decreti.

Questo decreto traccia, inoltre, una linea fra chi, anche fra i colleghi, non ha perso occasione di dire, alla fine dei lavori delle Commissioni: ve lo avevo detto, siete stati troppo ambiziosi nell'esame in Commissione; e chi, invece, come noi, ha creduto e crede fortemente nel potere della democrazia parlamentare, nel lavoro serio delle Commissioni. L'operato congiunto delle Commissioni cultura e lavoro, sostenuto da un ragionamento congiunto, promosso da una maggioranza responsabile e propositiva, ha permesso di costruire un pacchetto emendativo costruito insieme, un pacchetto emendativo che ha migliorato questo decreto e che ci ha permesso di guardare al futuro del mondo della scuola. Parliamo di concorsi, di graduatorie, di servizi di pulizia, di trasporto scolastico, di supplenze, di acquisti funzionali alla ricerca, ma, soprattutto, parliamo di persone che vivono nel mondo della scuola, dell'università e della ricerca e che necessitavano di risposte concrete.

E, allora, parliamone di queste persone: 48 mila assunzioni legate al concorso ordinario e a quello straordinario non sono soltanto un numero, bensì la possibilità di definire un orizzonte futuro più nitido a chi è già o vuole diventare un docente e risponde, inoltre, alla carenza strutturale di personale abilitato all'insegnamento, che comporta senza dubbio un danno innanzitutto alla qualità dell'educazione dei nostri ragazzi. Ancora sulle assunzioni…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Lattanzio, io non volevo interromperla, ma mi sembra necessario farlo. I colleghi, anche quelli che legittimamente hanno da discutere altre cose, possono farlo fuori dall'Aula o, comunque, senza disturbare…

PAOLO LATTANZIO (M5S). Ancora sulle assunzioni: parliamo di 9 mila posti in più, destinati ai docenti, grazie all'emendamento dedicato a riempire i vuoti di quota 100; ancora numeri e persone, soprattutto, 11 mila sono i posti legati al concorso per l'assunzione dei collaboratori scolastici, per cui abbiamo previsto una semplificazione delle procedure; ancora numeri, ma, come detto, numeri che parlano di storie e di persone. Quella che abbiamo definito la “call veloce” consente agli idonei vincitori di concorso, nonché agli iscritti alle graduatorie ad esaurimento, di spostarsi volontariamente in altre regioni, dando la possibilità a chi ha voglia di insegnare di poterlo fare e, soprattutto, andando contro quello che è, molte volte, un eccesso di ricorso alle supplenze.

Con i nostri emendamenti abbiamo parlato, finalmente, di merito, abbiamo inserito, per la prima volta in Italia, la tenure track negli enti pubblici di ricerca, si tratta di una procedura consolidata a livello internazionale, grazie alla quale un ricercatore inizialmente con contratto a tempo determinato può essere confermato a tempo indeterminato, dimostrando di aver prodotto un'adeguata produzione scientifica, di aver svolto una buona didattica e di avere adempiuto a tutti i propri compiti amministrativi. Diamo così spazio e valore al merito dei ricercatori, in un comparto, quello accademico, che ci sta particolarmente a cuore.

Il decreto contiene, ancora, misure di natura pratica, legate a una volontà di semplificazione all'interno del sistema. Prevediamo che i comuni possano contribuire o pagare interamente i servizi di scuolabus per gli studenti meno abbienti, risolvendo un problema annoso di accesso al diritto allo studio; trasformiamo le graduatorie d'istituto in graduatorie provinciali, per rendere più rapida la chiamata dei supplenti sui posti che rimangono liberi al termine delle immissioni in ruolo; eliminiamo l'obbligo di acquisto attraverso il MePA, il mercato elettronico della pubblica amministrazione per gli acquisti di beni e servizi finalizzati…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Lo dico anche al gruppo del collega che sta intervenendo e agli altri gruppi, tutti, nessuno escluso!

PAOLO LATTANZIO (M5S). Ancora, sperando che la scuola possa suscitare un po' più di attenzione all'interno di quest'Aula, estendiamo, poi, il bonus per la valorizzazione del merito non solo ai docenti di ruolo, ma anche a quelli a tempo determinato. Ancora, il “decreto scuola” rappresenta un esempio di come la collaborazione non ideologica fra i partiti di maggioranza abbia permesso di portare avanti, attraverso una volontà di lavoro congiunto, un sostanziale miglioramento per l'intero sistema Paese.

Presidente, questa per me è anche l'occasione di sottolineare, come, al di là di nomi più famosi che non aspettano altro che la caduta di questo Governo, ci sia un'ampia fascia di parlamentari dei due rami del Parlamento che lavora quotidianamente pancia a terra per costruire una maggioranza sempre più forte, a partire da temi così importanti, come quelli del reclutamento scolastico; senza remore, ad alta voce, voglio ripetere e ribadire che il lavoro fatto in queste settimane per cercare un maggior dettaglio è stato un esempio chiaro e forte di responsabilità e di coraggio, per presentare una misura vera, concreta e rispondente ai bisogni urgenti del personale della scuola, del mondo dell'università e degli enti di ricerca.

“La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori”. Trovo che queste parole di Erri De Luca riassumano bene quella che è la nostra idea di educazione: un sistema che deve essere capace di dare agli studenti e alle studentesse la possibilità e gli strumenti per affrontare alla pari il carattere dispari del mondo esterno.

Desideriamo una scuola che sia innanzitutto inclusiva, che elimini le barriere con cui bisogna fare i conti ogni giorno. Parliamo di differenze culturali, sociali, economiche ma anche fisiche e pratiche. Desideriamo una scuola competitiva che offra una didattica innovativa, ma che non dimentichi la bellezza di un libro e della carta stampata. Desideriamo una squadra capace di formare e non solo di educare in senso nozionistico: formare giovani critici, capaci di leggere ciò che accade intorno a sé, di comprendere il presente per migliorare il futuro. Parliamo di desideri ma, con il decreto-legge, abbiamo posto una prima vera base perché essi si trasformino in futuro in caratteristiche solide del nostro sistema di istruzione. I nostri docenti e aspiranti tali, tutto il personale della scuola e i ricercatori, hanno bisogno di tranquillità e di maggiori garanzie lavorative: soltanto in questo modo, garantendo maggiori certezze a chi insegna e lavora nella didattica, possiamo costruire un sistema di istruzione nuovo, di qualità, competitivo e che veda il merito inteso sotto ogni angolazione come ispirazione e fulcro centrale. Per questa ragione e per la portata storica del decreto annuncio il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice per la XI Commissione. Grazie, Presidente. Desidero ringraziare la correlatrice, l'onorevole Casa, con cui abbiamo lavorato assolutamente in grandissima sintonia. Desidero ringraziare i capigruppo della Commissione Cultura, scienza e istruzione del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle, di LEU e di Italia Viva, e ringrazio anche le opposizioni, perché vorrei davvero che fosse presente all'Aula quanto il lavoro fatto su un decreto-legge estremamente complesso sia stato un lavoro corale che abbiamo fatto insieme anche al Governo. Ringrazio la sottosegretaria Azzolina, il sottosegretario De Cristofaro, la Viceministra Ascani per la loro costante attenzione e spero davvero che siano state date almeno alcune delle risposte che il mondo della scuola attendeva da tempo. Credo che questo lavoro corale sia la migliore fotografia che il Parlamento possa dare al mondo della scuola (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico).

VITTORIA CASA, Relatrice per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA, Relatrice per la VII Commissione. Mi unisco, naturalmente, anch'io ai ringraziamenti. Volevo ringraziare le due Commissioni Cultura e Lavoro per il grande lavoro svolto non solo tra le forze di maggioranza ma anche di opposizione e soprattutto volevo rivolgere un grandissimo ringraziamento agli uffici legislativi sia delle Commissioni sia del MIUR sia dal MEF: c'è stato veramente un lavoro sinergico che ha portato a questo grande risultato, quindi grazie veramente a tutti.

LUCIA AZZOLINA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Si vuole aggiungere ai ringraziamenti anche la sottosegretaria Azzolina. Prego, collega.

LUCIA AZZOLINA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, colleghi deputati con il provvedimento che approviamo qui oggi in prima lettura cerchiamo di dare ordine…

PRESIDENTE. Un ringraziamento; il ringraziamento, altro non è previsto.

LUCIA AZZOLINA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. E allora vado subito. Voglio ringraziare tutti coloro che si sono spesi in questi giorni per arrivare all'approvazione del provvedimento: il Ministro Fioramonti, il Ministro D'Incà, i colleghi di Governo, quelli di maggioranza, le Commissioni parlamentari e, in particolare, i componenti delle Commissioni Cultura, Lavoro e Bilancio, le relatrici, i capigruppo e anche tutti i colleghi dell'opposizione. Ringrazio con convinzione gli uffici del Ministero dell'Istruzione, del Ministero dell'Economia e delle finanze, del Ministero del Lavoro e della Camera dei deputati, che hanno seguito l'iter del provvedimento giorno dopo giorno e ora dopo ora. Il testo ora passa al Senato dove mi auguro che i lavori proseguano veloci e che ci sia la collaborazione di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto e anche i ringraziamenti.

(Coordinamento formale - A.C. 2222-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2222-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2222-A: “Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali ).

Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2059 (ore 12,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 2059.

Comunico che, a norma che a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal gruppo di Forza Italia la dichiarazione di urgenza per la proposta di legge n. 2059: Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato.

Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Darò ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore.

Sono già pervenute numerose richieste di intervento da parte dei gruppi. Quindi, consentirò a tutti i gruppi un intervento nei limiti di quanto previsto dal Regolamento, cioè di cinque minuti. Ha chiesto di parlare contro il deputato Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo chiamati a decidere se trattare o meno con urgenza l'Atto Camera n. 2059, a prima firma Costa, ai sensi dell'articolo 69, secondo comma, del Regolamento. Sottolineo, in principio, che trattasi di un voto esclusivamente procedurale, cioè qui non stiamo valutando la bontà o meno del merito della proposta Costa, ma siamo esclusivamente chiamati a verificare se sussistano dei presupposti particolari per la sua trattazione d'urgenza. La proposta Costa incide sulla riforma della prescrizione, approvata con la legge n. 3 del 2019 che prevede la riforma, che dovrebbe entrare in vigore e che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, con il blocco del decorso del termine prescrizionale una volta pronunciata la sentenza di primo grado nel procedimento penale. Il presupposto dell'urgenza, quindi, non risiede nella necessità di sopperire a un vuoto normativo o di intervenire su particolari questioni concrete ed eccezionali che richiedono una trattazione d'urgenza, ma sta nel fatto che si sta cercando di impedire che un provvedimento che è già legge dello Stato dispieghi la propria efficacia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si tratta, quindi, di una richiesta di procedura d'urgenza fondata su motivazioni, a mio parere, inconsistenti circa gli effetti che la riforma della prescrizione produrrebbe a detta del proponente, basate non su dati empirici ma su mere ipotesi prognostiche.

In particolare le ipotesi che sottendono alla proposta di legge Costa fanno riferimento principalmente a conseguenze di carattere processuale, cioè il proponente, per quanto è dato comprendere, chiede che la sua proposta di legge venga trattata con urgenza per impedire che la riforma della prescrizione, adottata con la legge n. 3 del 2019, entri in vigore perché qualora tale riforma entri in vigore produrrebbe degli effetti deleteri e, in particolare, degli effetti deleteri principalmente di carattere processuale. Secondo i detrattori della riforma, infatti, questa provocherebbe inevitabilmente la dilatazione spropositata dei tempi processuali con particolare riferimento alla fase dell'appello e del giudizio di legittimità, compromettendo irrimediabilmente il principio della ragionevole durata del processo. Si afferma, inoltre, che per evitare tale rischio la riforma della prescrizione avrebbe dovuto essere preceduta dalla riforma del processo penale.

Ebbene, è certamente noto a tutti - e anche ai colleghi dell'opposizione - che fin dall'inizio della scorsa legislatura si sta lavorando intensamente e costruttivamente per una riforma del processo penale nel senso indicato e sollecitato da più parti, con la recezione anche di numerose istanze provenienti dal mondo accademico, dalla classe forense e da tutti gli operatori del diritto. Ciò premesso, sappiamo tutti che la prescrizione è un istituto di carattere sostanziale che collega al trascorrere del tempo il verificarsi di determinati effetti giuridici e, pertanto, una valutazione in concreto degli effetti della riforma potrà essere fatta solo tra qualche anno e solo quando verrà pronunciata una sentenza di primo grado che accerterà o meno la sussistenza di ipotesi di reato relativa a fatti commessi dopo il 1° gennaio 2020 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa considerazione è di per sé sufficiente a svuotare di qualsiasi consistenza la richiesta di trattare con urgenza la proposta del collega Costa.

Sotto altro profilo, poi, l'urgenza non sussiste, perché questa maggioranza e, in particolare, il Ministro Bonafede stanno lavorando assiduamente da tempo alla riforma del processo penale, adoperandosi per tener conto delle considerazioni e delle esigenze manifestate da tutte le parti interessate e da tutti i gruppi politici.

Alla luce di queste considerazioni concludo, Presidente, affermando che non sussistono motivi né giuridici né politici che possano giustificare la trattazione con urgenza dell'Atto Camera n. 2059 a prima firma Costa. Se vi è urgenza è quella di procedere alla definizione del disegno di legge delega sul processo penale, per consentire al Parlamento di definirne quanto prima i contenuti e poter così finalmente procedere senza ulteriori intoppi con il programma di riforma. Per questi motivi, quindi, annuncio che il MoVimento 5 Stelle voterà contro sulla richiesta di trattare con urgenza la proposta di legge del deputato Costa n. 2059 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Mancano 28 giorni all'entrata in vigore della riforma che di fatto cancella l'istituto della prescrizione nel nostro ordinamento e oggi c'è qualcuno che da una parte sostiene, con le dichiarazioni, che la “riforma Bonafede” va rinviata e dall'altra dice che non è urgente che il Parlamento se ne occupi. Il decorso del termine di prescrizione funge da spia e da fattore acceleratorio affinché gli inquirenti e i giudici giungano ad accertare o a escludere la responsabilità penale dell'imputato entro un lasso temporale considerato congruo dal legislatore. Sospendendo sine die il decorso della prescrizione verrà meno ogni scansione temporale, aprendo le porte a un processo senza fine, suscettibile di dilatarsi su archi cronologici infiniti e in cui nessuno potrà più essere responsabile per ritardi ed inerzie. Ciò vuol dire uno slittamento indeterminato dell'accertamento della responsabilità o dell'innocenza degli incolpati. Vuol dire, in altri termini, dare cittadinanza a quella che, per la tradizione dello Stato di diritto, per la presunzione di innocenza e per la tutela della dignità della persona, è una barbarie giuridica: la sottoposizione eterna alla pretesa punitiva dello Stato, l'ergastolo processuale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Due esempi concreti: una persona indagata e magari anche arrestata durante le indagini preliminari viene poi assolta in primo grado. È naturale che abbia voglia, ma anche la legittima necessità, di avere una sentenza in termini brevi. Il PM ricorre in appello ma, non essendoci più la prescrizione, per quella persona si apre un periodo infinito durante il quale resta imputata. Anni e anni e quanti nessuno può dirlo, perché nessuno pone un termine, come oggi c'è. Pensate a un professionista, a un padre di famiglia che perde ogni credibilità e, magari, gli viene impedito di esercitare il proprio lavoro e di continuare a rimanere coi propri cari.

Facciamo un altro esempio, visto non dalla parte dell'imputato ma della vittima. Quando avrà definitivamente giustizia se il condannato in primo grado ricorrerà in appello e se il processo si celebrerà molti anni dopo?

Questa scellerata riforma farà scivolare in futuri lontani e nebulosi le sentenze definitive, soprattutto quelle di assoluzione, e porterà invece alla ribalta i titoli dei giornali, le conferenze stampa degli inquirenti in cui si illustra solo la voce dell'accusa e mai quella della difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), i lanci di agenzia, le misure cautelari, tutti elementi che in questa società della velocità e della sovraesposizione mediatica conquistano gli spazi della comunicazione, catalizzano l'attenzione del pubblico e installano soprattutto il pregiudizio, creando un danno all'immagine incalcolabile al soggetto sottoposto alle indagini rispetto alle quali questi non ha alcuna difesa: dovrà aspettare i tempi lunghi del processo per vedere affermata eventualmente la propria innocenza, ma questa uscirà verosimilmente in un momento in cui la questione non farà più notizia e non avrà sui mezzi di informazione la stessa eco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), come aveva avuto il fatto scabroso dell'indagine, dell'arresto, della prima condanna. E, a guardar bene, così a passare in giudicato davanti all'opinione pubblica non sarà la sentenza finale ma il titolo del giornale.

L'attenzione verso le vicende criminali e morbose al contempo è volatile. Perciò, è necessario che le responsabilità siano accertate in modo definitivo in tempi contingentati, per evitare che le accuse, gli avvisi di garanzia, le misure cautelari e gli altri atti di indagine, tutti compiuti inaudita altera parte, finiscano per essere l'unica verità sulla vicenda che passa al grande pubblico. Da qui si capisce perché la soppressione del fatto della prescrizione sia una disgrazia per questo Paese.

Con la nostra proposta di legge diciamo “no” alla “riforma Bonafede” e rivendichiamo il diritto di discutere questa proposta prima del 1° gennaio 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Discutere, semplicemente discutere. Quello di oggi non è un voto di merito ma un voto che consente di affrontare un tema urgente. Una volta in Aula la maggioranza avrà i numeri eventualmente per respingere la nostra proposta ed è comprensibile e coerente che i 5 Stelle si oppongano a questo schema, ma sapere che il PD, che sono settimane che sui giornali sostiene l'essenzialità di un rinvio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), voterà contro è incredibile. I colleghi del PD sono talmente a rimorchio dei 5 Stelle da buttare a mare tutte le critiche che hanno formulato su questo provvedimento. Hanno detto che è incostituzionale, che è un ergastolo processuale, che crea il processo infinito, che è irragionevole, abnorme, asistematico, estemporaneo e oggi, che noi proponiamo di far rivivere la “legge Orlando”, alla quale io mi sono opposto personalmente ma che oggi è il male minore, loro si mettono di traverso. Devono essere davvero terrorizzati se addirittura dicono “no” non a votarla ma addirittura a metterla all'ordine del giorno. Ci sono solo due parole che spiegano questo comportamento altrimenti incomprensibile: convinzioni e convenienze. Convinzioni nelle dichiarazioni, convenienze nel voto in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Concludo, Presidente…

PRESIDENTE. Concluda…

ENRICO COSTA (FI). Il 1° gennaio 2020 scoppierà la bomba atomica sul processo. Voi, quest'Aula e i partiti di maggioranza avete il codice per disinnescarla, ma probabilmente preferite che scoppi il processo piuttosto che scoppi il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo “Manzoni” di Amorosi, in provincia di Benevento (Applausi). Grazie, bambini, per essere venuti a trovarci qui in Aula oggi. Ha chiesto di parlare il collega Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Noi pensiamo che la giustizia non dovrebbe essere il cuore dello scontro politico. Nella scorsa legislatura, in particolare negli anni in cui Ministro è stato Andrea Orlando, il democratico Orlando, abbiamo lavorato per condurre a termine riforme di sistema e non per produrre leggi contra personam o ad personam, come era accaduto nei venti anni precedenti e come il deputato Costa, tra gli altri, certamente ricorda bene.

Abbiamo lavorato - e lo dico, anche se è assente, al Ministro Bonafede - per combattere davvero le mafie e la corruzione, senza bisogno di assegnare ai provvedimenti titoli altisonanti, propagandistici e, quindi, illusori. La ripenalizzazione del falso in bilancio l'hanno prodotta Governi e maggioranze a guida PD, come l'introduzione del reato di autoriciclaggio, come il provvedimento sulla segnalazione dei reati, come la nascita e il rafforzamento dell'ANAC, mettendo alla sua guida un magistrato come Raffaele Cantone, o il reato di voto di scambio politico-mafioso, la riforma del codice antimafia e dei beni confiscati.

E anche la riforma della prescrizione non è stata un tabù: la nostra riforma prevedeva un effettivo raddoppio dei tempi, fino a 18 anni quasi, per reati gravissimi, che spesso non venivano scoperti o, quando accadeva, era magari dopo anni dal loro compimento, e la prescrizione inevitabilmente arrivava prima del giudizio di primo grado. Era una riforma seria ed equilibrata, che teneva insieme lotta alla corruzione e diritto a una durata ragionevole dei processi. Su quella riforma della prescrizione, lo ha ricordato adesso Enrico Costa, dissentì e si dimise da Ministro, ed è curioso che oggi con la sua proposta di legge ce la voglia riproporre pari pari. È chiara quindi la strumentalità nel voler usare lo strumento dell'urgenza per mettere un cuneo in un confronto vero. Al tempo stesso, come è noto, ci siamo opposti con forza alla riforma votata dalla Lega e da 5 Stelle, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio. L'abbiamo anche definita incostituzionale, perché colpisce al cuore un articolo fondamentale della Costituzione, e perché vogliamo essere garantisti davvero con i cittadini, dando innanzitutto loro la garanzia certa che si combatte contro la corruzione, ma dando anche la garanzia certa che un procedimento penale avrà un esito in tempi ragionevoli. Per questo, mentre rifiutiamo la strumentalità e il garantismo, spesso peloso, che l'ex Ministro Costa ha espresso anche oggi, diciamo, per suo tramite, al Ministro Bonafede che è per noi inaccettabile l'entrata in vigore della riforma della prescrizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) senza garanzie certe, cogenti di un'abbreviazione dei tempi dei processi. Il Ministro e il Governo sanno che il PD ha presentato diverse proposte in questo senso, con spirito…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

WALTER VERINI (PD). Sto concludendo, Presidente. Con spirito costruttivo ma con fermezza, come hanno fatto tutto il mondo dell'avvocatura, gran parte della magistratura e del mondo dell'accademia. Diciamo quindi “no” a questa richiesta strumentale di urgenza, e continuiamo un confronto con spirito costruttivo che auspichiamo vi sia anche da parte del Ministro. Se così non fosse - ma siamo certi e vogliamo sperare che sia così -, il Partito Democratico presenterà, in Parlamento e davanti al Paese, le sue proposte per un campo sensibile come la giustizia; e lo farà, come sempre, seguendo una traccia molto chiara: rigore massimo nel contrasto e nella prevenzione dei reati, garanzie vere ai cittadini sulla durata ragionevole dei processi, presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, sanzioni e pene certe. È una traccia, Presidente, illuminata da un faro: questo faro si chiama Costituzione della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Mi basterà notare, rispetto allo specifico quesito che viene posto all'Aula, che la richiesta non è accompagnata dall'urgenza che la dovrebbe giustificare. È urgente un fatto non prevedibile che non è altrimenti prevenibile, e noi siamo, invece, di fronte a una questione di carattere normativo che è in piena continuità: una norma c'è, una norma ci sarà, non c'è un vuoto da colmare. Evidentemente poi non sarebbe sufficiente lo sforzo della calendarizzazione a dicembre per risolvere questo problema: si tratta quindi, anche nella prospettiva migliore, di una proposta inconcludente. Non si può risolvere così però la discussione, che riguarda il tema della prescrizione: il tema della prescrizione è al centro di un dibattito democratico e giuridico importante, che sta attraversando, prima ancora che il Parlamento, il Paese. È materia delicata, dico al deputato Costa, che va trattata con responsabilità: è questo il criterio che sta guidando l'azione delle forze… delle altre forze che sorreggono questo Governo, in un percorso di ragionamento, di confronto delicato, difficile e anche sofferto. Il gruppo che io rappresento ha presentato una proposta compiuta sulla prescrizione, distinguendo la prescrizione del reato, che certifica l'oblio della collettività rispetto a un fatto pregresso che si assume di reato, ed è quella odiosa, dalla prescrizione del processo, che certifica invece la non protraibilità della pretesa punitiva dello Stato oltre un tempo ragionevole, che è baluardo sacramentato nella Carta costituzionale. Noi addirittura, vista l'odiosità della prima, che è la stessa matrice ideale che ha ispirato la riforma cosiddetta Bonafede, proponiamo di anticipare all'esercizio dell'azione penale il fermarsi della prescrizione del reato, perché la collettività non dimentichi il fatto grave, una volta che dichiara seriamente di volerlo punire; e però, questo va bilanciato a tutela dei cittadini, a salvaguardia del diritto dei cittadini a un processo giusto e in tempi ragionevoli, con delle scansioni processuali accompagnate da sanzioni chiare: l'estinzione del processo qualora lo Stato non provveda nel tempo giusto. È una proposta che incrocia le altre proposte, che è pronta ad aprirsi ad altre proposte, che è sul tavolo. Questa discussione serva al Governo, al Ministro Bonafede in particolare, per farsi carico di uno sforzo straordinario, che gli chiediamo, di sintesi e di mediazione alta tra un arresto normativo già realizzato dal precedente Governo e la spinta a dare al sistema una norma di chiusura di equilibrio, di garanzia che viene dalle altre forze della maggioranza. Che questo avvenga in tempo o porti al rinvio dell'entrata in vigore, si faccia carico lui di scegliere quale soluzione. Noi continueremo a spingere per quella che più tiene insieme libertà e uguaglianza. Per farlo dobbiamo esprimere il voto contrario alla proposta di Costa, e continuare nel nostro percorso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io userò i pochi minuti a mia disposizione per fare chiarezza, e anche uno sforzo di memoria che probabilmente servirà all'Aula per comprendere come mai oggi siamo chiamati ad esprimere questo voto. Ed infatti tutti ricorderanno la tempesta che si scatenò nelle Commissioni I e II riunite quando il MoVimento 5 stelle, con un colpo di mano nottetempo, introdusse il tema della prescrizione nell'ambito di un altro provvedimento, costringendo addirittura il Presidente Fico a intervenire per legittimare l'operato delle presidenze. Ricorderanno come il dibattito si accese su questo tema, e Bonafede, per gettare acqua sul fuoco, firmò una delle tante cambiali della sua carriera politica. Bonafede disse: voi votate il provvedimento sulla prescrizione, io mi impegno a portare in Aula, entro dicembre 2019, la modifica del processo penale; chiaramente sotto forma di riforma epocale, come tutte le riforme di cui si occupa il Ministro Bonafede. Ebbene, quella cambiale è scaduta, il Ministro Bonafede non ha ritenuto di onorarla, con ciò dimostrando quanto poco valga la sua parola, quanto poco valgano gli impegni politici che assume per conto del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi, oggi, non siamo chiamati ad esprimere un giudizio di merito sulla proposta a prima firma del collega Costa: noi siamo chiamati a dare un voto sulla necessità che l'Aula si pronunci con urgenza su questo tema. E, allora, con grande chiarezza, a nome di Fratelli d'Italia, voglio ribadire che per noi il processo penale non è, come per qualcuno che usa la giustizia come una clava da brandire contro l'avversario politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un teatro popolato da colpevoli.

Per noi il processo penale è un momento fondamentale della vita di un Paese, nel quale lo Stato ha il dovere, non il diritto, il dovere di emettere una sentenza in tempi rapidi e ragionevoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, Presidente, non è tollerabile che gli innocenti restino con la gogna di un processo in corso a dover depositare carichi pendenti e autocertificazioni quando fanno un concorso perché lo Stato non è in grado di concludere un processo, così come non è autorevole per uno Stato che intervenga la prescrizione perché in molti anni non si riescono ad assicurare i colpevoli alla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora è evidente, e ce lo hanno ricordato gli auditi qualche giorno fa, lo hanno ricordato gli auditi alla Commissione giustizia, che la prescrizione è un istituto di civiltà giuridica, questo è, null'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi rendo conto, tuttavia, che per chi ha una visione diversa della giustizia penale, e lo dimostra anche la previsione a carico dei soggetti che vengono assolti in primo grado, per i quali noi pure avevamo chiesto di fare una differenza, dimostra che non è un dibattito tecnico, non è un dibattito giuridico: è un dibattito che ha natura politica. E allora credo che su questi temi la politica dovrebbe fare un passo indietro e ascoltare il mondo dell'accademia, ascoltare gli operatori del diritto, ascoltare tutti quelli che hanno detto che la riforma che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020 è una riforma disastrosa.

Il MoVimento 5 Stelle aveva garantito che a questa sarebbe stata accompagnata una riforma che avrebbe dato al processo penale tempi rapidi e certi, e, ancora una volta, noi abbiamo una riforma che scarica sul cittadino le inefficienze del sistema giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ecco perché Fratelli d'Italia voterà favorevolmente all'urgenza della PDL Costa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Il gruppo di Italia Viva sceglie di non partecipare al voto sulla richiesta di calendarizzare con urgenza la proposta di legge del collega Costa, come sappiamo volta ad abrogare la riforma della disciplina della prescrizione del reato. Va precisato che si tratta di un voto tecnico e meramente procedurale, che non attiene, quindi, al merito della questione; merito che stiamo affrontando anche in Commissione giustizia attraverso numerose audizioni e anche come forza di maggioranza; merito sul quale restano ferme tutte le nostre contrarietà. Detto questo, riteniamo e riconosciamo che vi sia l'urgenza nel senso di dover affrontare e risolvere il tema della prescrizione, stante la sua imminente entrata in vigore prevista per il 1° gennaio 2020. Allo stesso tempo, però, non vogliamo dare adito a possibili fraintendimenti rispetto al nostro impegno fattivo e costruttivo dentro la maggioranza. Come forza di maggioranza, quindi, chiediamo e auspichiamo che si possa continuare a discutere nei prossimi giorni, che si possa farlo con equilibrio e buon senso nella consapevolezza degli interessi in gioco (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Noi siamo naturalmente a favore dell'urgenza di questo provvedimento. Parlo in quest'Aula sperando di essere ascoltato anche all'esterno da quelle decine e decine di colleghi impegnati in una maratona oratoria davanti alla Corte di cassazione: continuate così e non fermatevi, anzi, ancor di più, invito i colleghi deputati e senatori ad andare a portare la nostra solidarietà. Presidente, dire stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado senza aver pensato, ragionato e attuato una vera riforma della giustizia che riduca i tempi dei processi, trasformandoli da tempi incerti a tempi certi, tanto per l'imputato quanto per la vittima, significa abbandonare il cittadino in balia della giustizia per un tempo indefinito (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi della Lega non ci nascondiamo dietro ad un dito: noi quella riforma, Presidente, se di questo si può parlare, l'avevamo votata; certamente non convintamente, si sa, però, quando c'è un Governo, bisogna necessariamente scendere anche a mediazioni e compromessi. Ma avevamo ottenuto una cosa importante, cari amici 5 Stelle, una condizione indispensabile: la riforma sarebbe entrata in vigore se e solo se fosse entrata in vigore una riforma della giustizia tale da garantire tempi certi per i processi, così da restituire efficacia allo stesso processo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi non posso che esprimere la mia più profonda preoccupazione per le conseguenze negative che deriveranno dall'entrata in vigore della riforma della prescrizione se non si farà qualcosa per fermarne o prorogarne la vigenza. La scelta politica di arginare l'irragionevole durata dei processi, piaga del sistema processuale italiano, attraverso un intervento legislativo volto a dilatare il tempo di durata del processo penale non può che costituire uno stridente paradosso che si sarebbe dovuto evitare, inserendo la riforma della prescrizione in una contestuale riforma del sistema processuale italiano. La norma in questione è decontestualizzata da una riforma strutturale complessiva; appare da un lato incostituzionale, perché contrasta con il dettato dell'articolo 111 della Costituzione, norma cardine del giusto processo, e, dall'altro, produce l'inevitabile effetto di incidere sui diritti della persona. Si pensi a come la pendenza senza fine di un processo penale possa determinare le scelte di vita dell'imputato come dei suoi familiari. Se non fermeremo questa riforma monca, si verificherà quello che potremmo definire il tradimento ai cittadini da parte delle istituzioni di un Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, colleghi, colleghi tutti, colleghi tutti, colleghi tutti, colleghi tutti. Guardi, sto vedendo lei che mi sta urlando.

JACOPO MORRONE (LEGA). Succederà, infatti, che peseranno sull'imputato, ancora presunto innocente, le conseguenze dell'inefficienza del sistema; inefficienze che non si risolvono comunque solo con la sospensione della prescrizione, ma con riforme strutturali, con le risorse, con misure di sostegno al sistema processuale italiano. Abbiamo votato la riforma della prescrizione dando fiducia a chi assicurava la riforma strutturale del sistema, nonostante i dubbi sui tempi necessari per riformare il processo penale e quello civile. Tempi stretti rispetto alla scadenza del 1° di gennaio, fiducia mal riposta. I nostri dubbi, le nostre profonde perplessità si sono rivelate concrete. Questa norma, isolata da una riforma complessiva del sistema giustizia che ne bilanci gli effetti, è incostituzionale, in contrasto con il principio della ragionevole durata del processo. Non possono pagare i cittadini il fatto che il Governo al suo interno non è d'accordo su nulla e che ci sia una paralisi che blocca la giustizia. Lo spirito riformatore si è fermato con l'uscita dal Governo della Lega. Non è responsabilità della Lega se il Conte-bis si è bloccato tutto, nel campo della giustizia in particolare; lo dicono le carte, lo dicono i fatti, e non è affatto un caso. La riforma della giustizia non esiste, la giustizia italiana è bloccata, è ferma, le riforme ferme, bloccate da veti incrociati e dall'inconsistenza e inadeguatezza di chi dovrebbe decidere.

Il bilancio della giustizia è deludente, lo “spazza corrotti” rischia di essere spazzato via dalla Corte costituzionale, la riforma del CSM con il sorteggio è ormai su un binario morto, la prescrizione trova il dissenso di magistrati, camere penali e operatori del diritto, la riforma della magistratura onoraria è appesa a un filo tra Orlando e Bonafede, la geografia giudiziaria e l'apertura di tribunali è persa in qualche commissione e in qualche tavolo e la polizia penitenziaria è ignorata e frustrata nelle sue richieste inascoltate. Presidente, la giustizia sarà il campo di battaglia del Conte bis e sono certo che ne sarà il cimitero. La giustizia merita molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, pochi secondi per dire che la componente Cambiamo! voterà a favore semplicemente perché si tratta di un qualcosa che parla di civiltà. In tutte le democrazie occidentali moderne è il cittadino ad essere al centro del processo; con questa riforma, sostanzialmente, viene ad essere lo Stato al centro del processo, che, come dire, si appropria della vita del cittadino, vedendo un fine processo mai. Quindi, voteremo convintamente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà, sull'ordine dei lavori e non sul merito, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie Presidente, a nome del gruppo di Forza Italia, ai sensi degli articoli 49, 1, 1 quinquies, 69, 2, comma 2 e comma 3 del Regolamento, nonché 111 della Costituzione e 157, primo comma, del codice penale, noi chiediamo il voto segreto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier). Spiego perché chiediamo il voto segreto, limitandomi alla ermeneutica del Regolamento, Presidente. Faccio presente che l'articolo 49 precisa che le votazioni hanno luogo a scrutinio palese, cioè la normalità delle votazioni ha luogo a scrutinio palese. Le eccezioni sono quelle note, al primo comma e in queste norme, principi e diritti di libertà sono compresi gli articoli 6, 13, 22, 24 e 27 della Costituzione. È troppo noto alla Presidenza della Camera che in queste norme non può non essere compreso il tema della prescrizione, che è causa estintiva del reato, che ha un valore assolutamente sostanziale e si colloca nell'ambito di questa realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Bene onorevole Sisto, il tema è chiaro.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). No, no, mi faccia completare il pensiero perché possa essere compiuto e valutato da lei con la solita attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se questo è vero, è evidente che la norma dell'articolo 69, secondo comma, che dice che sulla richiesta di urgenza l'Assemblea delibera con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, è una norma che non può derogare al tema del voto segreto. Se questo accadesse sarebbe un gravissimo vulnus e non è una indicazione tassativa, è un'indicazione che va interpretata sulla scorta dei diritti fondamentali. Se questo è vero, Presidente - e mi accingo, negli ultimi venti secondi che lei mi lascia, a chiudere - è evidente che non si può avallare, con la ipocrisia di chi non vede l'importanza di questo tema, la necessità di sottoporre alle coscienze di ciascuno il diritto di evitare non soltanto l'ergastolo processuale - e vedo l'imbarazzo del sottosegretario Giorgis, seduto lì, a differenza di quel Ministro che ci dovrebbe essere e che non c'è; giustamente non c'è…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiudo Presidente.

PRESIDENTE. Ha già chiuso tre volte.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Mi consentirà una citazione, l'ultima. Voglio citare un collega che in questo momento non è con noi per ragioni di salute, lo voglio ricordare, il collega Fatuzzo, ma con una frase: voglio evitare che ci siano i giustizialisti all'attacco: basta con questa roba del giustizialismo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Grazie onorevole Sisto, grazie. Onorevole Sisto, io non richiamerei le coscienze in questo caso, ma richiamerei effettivamente il testo, chiarissimo, che all'articolo 69, secondo comma, dice che sulla richiesta all'Assemblea - si tratta di un voto procedurale - si delibera con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi. Non c'è nessun modo per derogare a una norma così chiara del Regolamento. Se ci fosse stata una fattispecie di tipo diverso, questa sarebbe stata prevista nel nostro Regolamento. Peraltro, non c'è nessun precedente che discuta e che autorizzi un cambiamento da parte della Presidenza di atteggiamento rispetto a questo. Quindi, procediamo con voto palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza della proposta di legge 2059: Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, richiamo le disposizioni sulle fotografie che tutti quanti ricordate (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi! Colleghi! Onorevole Mollicone, la pregherei. Onorevole Mollicone!

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente Erasmo Palazzotto, vicepresidenti Debora Serracchiani e Paolo Trancassini, segretari, Massimo Ungaro e Roberto Turri. Ai colleghi gli auguri di buon lavoro.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente, solo per rilevare che l'applauso e le urla dei colleghi del MoVimento 5 Stelle su quello che era banalmente un voto procedurale, lasciano evidenziare plasticamente quanto ci sia stato di ideologico in quel voto e nel respingere la richiesta d'urgenza fatta dal gruppo di Forza Italia e segnatamente dal collega Costa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie Presidente, ci tengo solo però a stigmatizzare le parole pronunciate poc'anzi, perché il voto espresso da quest'Aula deve essere rispettato. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zanichelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Io voglio intervenire sull'ordine dei lavori, perché io sono convinta che la proposta di Costa non era strumentale, era un atto...

PRESIDENTE. Onorevole, Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). …fatto - finisco - per impedire che possa partire il blocco il primo gennaio…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Io voglio…

PRESIDENTE. Onorevole Bruno Bossio, non si possono fare le dichiarazioni di voto dopo il provvedimento (Commenti della deputata Bruno Bossio).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento della discussione sulle linee generali del decreto in materia fiscale.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boschi, Brescia, D'Incà, D'Uva, Daga, De Menech, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferraresi, Gregorio Fontana, Franceschini, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Iovino, Liuni, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Molinari, Morassut, Pedrazzini, Paolo Russo, Saltamartini, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto e Tasso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'Ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 2 dicembre 2019, la presidente del gruppo parlamentare Italia Viva ha reso noto che sono stati indicati quali segretari d'Aula i deputati Silvia Fregolent e Camillo D'Alessandro.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (A.C. 2220-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2220-A: Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre sono state respinte le questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Centemero ed altri n. 2 e Gelmini ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2220-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il testo A del provvedimento è pubblicato online sul sito Internet della Camera.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gian Mario Fragomeli.

GIAN MARIO FRAGOMELI, Relatore. Presidente, interveniamo oggi in Aula per la prima volta per una discussione importante in Commissione, il cosiddetto “decreto fiscale”, che in qualche modo è stato esautorato della sua finalità principale. Con questo intendo dire che per molti giorni abbiamo parlato giustamente di misure specifiche, puntuali, importanti all'interno del decreto - solo per menzionarne alcune, l'articolo 4, l'articolo 39 - e abbiamo un po' perso la portata di questo decreto, l'importanza che questo decreto ha, il ruolo che questo decreto ha per la formazione poi della legge di bilancio 2020.

Allora, vorrei tornare subito lì, al tema che in qualche modo assimila e unisce tutti i principali articoli, in particolare i primi dodici articoli di questo decreto, che sono il contrasto all'evasione fiscale, il recupero di risorse finanziarie. Lo dico con una certa forza, perché mi rendo conto che per molti giorni abbiamo parlato delle strette sulle compensazioni, all'articolo 1, 2 e 3, del tema degli appalti, che poi, grazie a un grande lavoro fatto in Commissione, anche con le opposizioni, siamo riusciti a rimodulare, però resta il fatto che siamo riusciti a rimodularle, semplificando quindi anche la portata di queste norme, allo stesso tempo non avendo ridotto quella che è la portata più importante che appunto ci eravamo posti, che era quella del contrasto all'evasione fiscale e il recupero di risorse. Quindi, sia all'articolo 3 che all'articolo 4 abbiamo mantenuto inalterato l'importante obiettivo di circa un miliardo e mezzo di recupero dal contrasto all'evasione fiscale.

Il tema poi che, in qualche modo, si deve coniugare all'interno di questo decreto è un tema che fa i conti con quello che è il nostro tax gap pesantissimo, che molto spesso sentiamo nelle statistiche e pensiamo che sia solo una statistica e non sia importante per il Paese. Invece è molto importante per il Paese, quando ci troviamo di fronte a 110 miliardi di evasione fiscale, quando ci troviamo di fronte a una grandissima evasione contributiva, quando ci troviamo di fronte al fatto che, per i lavoratori, non si parla più solo di lavoratori in nero, si parla di lavoratori in grigio, di lavoratori che in alcuni momenti ci sono, quando c'è magari una busta paga sottopagata all'interno di un cantiere di appalto o di subappalto, ma che scompaiono nel momento in cui ci sono le ritenute fiscali, quando c'è da riconoscere dei diritti rispetto alla sicurezza sul lavoro, perché sappiamo tutti che, in un contesto di appalto, quando addirittura non si versano le ritenute, non possiamo che pensare che ancora peggio sarà la situazione degli strumenti di tutela del lavoratore e di maggiori garanzie.

Quindi, da questo punto di vista, questo decreto pone una stretta, è vero, molto forte. Era partita in modo indiscriminato, e dall'opposizione si erano levate voci legittime rispetto all'utilizzo di uno strumento per tutte le aziende in termini di appalti di forniture di servizi e di opere, e l'abbiamo circoscritto a quello che però è un elemento vero, problematico, che è quello della somministrazione di manodopera, in particolare quando c'è il prevalente utilizzo di beni strumentali da parte del committente.

Qui era necessario, perché anche dai dati che abbiamo avuto nelle ultime settimane è allarmante quanto si annidi in quel contesto una fortissima evasione contributiva, oltre che chiaramente, come ho detto prima, una forma di sotto paga. Ciò perché anche qui si annida un altro elemento che molto spesso non abbiamo saputo affrontare, che è quello di una internalizzazione che molto spesso non è necessaria, perché non tutti gli appalti sono necessari, se non per trovare una via per pagare meno i lavoratori e per togliere delle tutele ai lavoratori. Quindi, da questo punto di vista, poniamo una condizione, che quando c'è da internalizzare, un'azienda ha tutto il diritto di farlo, quando, invece, questo è uno strumento evasivo, allora, da questo punto di vista la legge deve diventare chiara, forte e deve eliminare la possibilità che, appunto, non venga rispettata la legge.

L'abbiamo fatto ridimensionando quello che era l'aspetto iniziale e arrivando a una forte semplificazione, perché troverete in tutto il decreto un binomio ineludibile: contrasto all'evasione fiscale, semplificazione collegata all'informatizzazione e a nuovi processi informativi. Dobbiamo metterci in testa che, oggi, l'informatizzazione è uno strumento fondamentale per innovare, per rendere più semplice la vita delle persone e deve essere portata anche all'interno del processo di contrasto all'evasione fiscale, deve essere l'elemento principale che il sistema fiscale adotta, perché è più semplice e perché fa chiarezza tra chi è onesto e chi, invece, è disonesto e non paga le imposte e le tasse.

Quindi, da questo punto di vista, troviamo sicuramente l'utilizzo di un F24 semplificato e automatizzato che ha fortemente ridotto l'onere da parte del committente, se non quello della verifica, sostanzialmente di quello che è un dovere da parte dell'appaltatore e del subappaltatore; quindi, il risultato è sicuramente molto importante.

Dall'articolo 5 all'articolo 8 ci siamo occupati di altre questioni fondamentali, perché non possiamo sentire solo le cronache nei mass media e non pensare alla questione della grande frode fiscale e della grande evasione rispetto alle accise e all'IVA dei carburanti che cubano circa cinque miliardi e sette, in un settore dove - dobbiamo dirlo, perché non vorrei che il mio intervento venisse visto solo dal punto di vista dei lavoratori e non anche delle imprese - il margine è fortemente ridotto per le imprese; le imprese hanno un margine bassissimo e se ci sono società che frodano l'IVA, che frodano le accise e diventano competitive anche quando non dovrebbero esserlo, questo è un problema per il sistema. E, quindi, anche qui, con questi articoli abbiamo reso una forte informatizzazione, abbiamo collegato in modo operativo il lavoro che fanno l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli con quello della Guardia di finanza in modo che si riesca, anche qui, a costruire un controllo più forte, perché i soldi devono essere recuperati da parte di soggetti che sono abituati a non pagare l'IVA e a non pagare le accise. Quindi, è molto importante, anche, il passaggio, secondo noi, di questi articoli, perché permettono di contrastare miliardi e miliardi di evasione.

Guardate che, sull'articolo 3 e sull'articolo 4, noi sappiamo che ci sono delle problematiche, che a regime forse qualche accorgimento ulteriore dovrà essere fatto, ma la storia ci insegna, sulle compensazioni (e l'abbiamo visto sulle compensazioni IVA nel 2010-2011), che quella stretta che ha ridotto a 5 mila euro la possibilità di compensare ha portato oltre 5 miliardi di rientro di contrasto all'evasione.

Quindi, ci rendiamo conto che, oggi, noi ci poniamo di fronte a un ulteriore sforzo rispetto alle imposte dirette e speriamo chiaramente, dentro di noi confidiamo, che non ci sia la stessa evasione che abbiamo riscontrato sull'IVA o sulle imposte dei redditi, e, quindi, sulle imposte dirette; confidiamo che questo non avvenga, ma c'è il tema, anche da questo punto di vista, che la compensazione deve essere giustamente accordata, ma non deve essere un diritto ad evadere, da questo punto di vista, perché abbiamo riscontrato con l'IVA una forte tendenza a questo.

Il tema, poi, che voglio sollevare ulteriormente è sicuramente quello della fatturazione elettronica. Perché lo dico qui? Perché, molto spesso, in queste settimane, abbiamo sentito dire che questa forma di informatizzazione, di innovazione tecnologica è stata uno spot; abbiamo sentito dire molto spesso in Commissione che c'è stato un calo dell'entrata dell'IVA a seguito della fatturazione elettronica e che, quindi, è stata solo un'entrata spot nei primi mesi dell'anno e, poi, siamo ritornati a regime. Non è così: al 30 di novembre - dati dell'Agenzia delle entrate - in questo Paese sono entrati 2,8 miliardi in più di IVA grazie alla fatturazione elettronica, circa il 3 per cento in più di entrate sull'IVA; di questo stiamo parlando, di una portata fondamentale che ci permette di contrastare l'evasione: solo nel mese di ottobre e di novembre oltre 500 milioni di entrate in più sull'IVA.

Si tratta di uno strumento che, quindi, funziona, non solo in termini numerici per un aumento delle entrate, funziona anche in termini di compliance, funziona nel senso che abbiamo dato uno strumento facile, più semplice che, certamente, ha bisogno del suo tempo di rodaggio, perché le strumentazioni nuove e innovative devono essere rodate, ma nel momento in cui l'imprenditore e l'impresa sanno utilizzare un software, sanno utilizzare un applicativo, io gli risolvo un problema e trovo un sistema per migliorare la condizione anche di gestione delle imprese; ciò, secondo noi, è fondamentale sotto tutti i punti di vista.

In questo decreto, poi, è inutile negarlo, affrontiamo anche temi importanti, come quello del gioco; abbiamo visto che su questo tema ci sono posizioni diverse. L'abbiamo affrontato in modo residuale, però, anche questo è un tema che ci spinge a insistere su questa piaga, perché, comunque, sappiamo che il gioco è importante per le entrate del Paese, ma va sempre più regimentato, va sempre più strutturato, va sempre più controllato. Oggi, noi abbiamo bisogno che tutto quello che viene definito appunto come gioco sia completamente controllato, con sistemi anche in remoto, che si renda possibile anche l'accesso solo con la strumentazione di controllo e che, quindi, ci sia una possibilità di verificare che non ci sia gente che cada nella piaga della ludopatia. Da questo punto di vista, siamo intervenuti, magari, in modo non puntualissimo, ma siamo intervenuti anche da questo punto di vista.

Abbiamo, secondo noi, fatto un importantissimo lavoro di sistemazione di un'altra questione che veniva da una sentenza della Corte di giustizia europea sulle scuole guida; abbiamo cercato di limitare l'applicazione di prestazioni che erano esenti dall'IVA e a confinarle solo all'elemento fondamentale, come prevede questa sentenza, e di non ampliare, quindi, il tema, altrimenti pericoloso, ad altre prestazioni che oggi sono esenti dall'IVA, come quelle sportive. Quindi, ci siamo impegnati, sempre qui, devo dire in pieno accordo con tutte le forze politiche anche dell'opposizione, a trovare un articolo che identificasse e circoscrivesse meglio l'argomento. Abbiamo fatto, secondo noi, un ottimo lavoro anche di conclusione di un iter, quello dell'imposta sulle piattaforme marine, perché per anni ne abbiamo parlato. Molto spesso sentiamo parlare della politica di contrasto rispetto a quello che è il prelievo, a quello che è il tema del prelievo fiscale, ma, a tale riguardo, sembrava che fossimo tutti d'accordo che le piattaforme marine, dove si estraggono gli idrocarburi e via dicendo, fossero in qualche modo come tutte le altre forme di beni strumentali di impresa e anche a loro si applicasse un'imposta, perché chiaramente generano reddito e, lo sappiamo tutti, i comuni, che devono supportare sul loro territorio e nelle loro acque territoriali la presenza di questi grandi impianti, non ricevevano nulla; era un'entrata solo per lo Stato e per le regioni e gli unici dimenticati erano proprio i comuni, quelli che, proprio sul territorio, vivono la difficoltà della presenza di queste piattaforme. Quindi, secondo noi, anche questo inserimento è giusto e importante e in qualche modo l'abbiamo più volte richiesto.

Ritorno al tema delle semplificazioni; anche qui, parliamo di semplificazioni non solo come contrasto all'evasione fiscale, ma anche rispetto allo stile di vita degli italiani, rispetto a una modalità di utilizzo del denaro che sia più sicura. La nostra battaglia sul cashless e, quindi, sul superamento dell'uso del contante e sull'utilizzo della moneta elettronica è finalizzata a molte questioni e, qui, per la prima volta, sentiamo parlare non solo di abbassamento dell'utilizzo del contante, ma di forte incentivazione all'utilizzo della moneta elettronica. Abbiamo messo importanti risorse sulla lotteria degli scontrini, perché pensiamo che ci debba essere, anche qui, un fattore di compliance tra il sistema fiscale, gli italiani e gli esercenti, i commercianti, tant'è che, non avendo ancora concluso l'iter di abbassamento delle commissioni bancarie, abbiamo deciso di togliere in questa prima fase le sanzioni per gli esercenti e per i commercianti, ma non perché crediamo che non ci sia il diritto per gli italiani che utilizzano le carte o le monete elettroniche di poter partecipare, poi, a queste grandi e importanti lotterie, ma proprio perché pensiamo che, in questa fase, si debba comunque spingere per l'abbassamento delle commissioni che oggi sono ancora troppo alte. Quindi, il lavoro che ci aspetta è ancora importante.

Abbiamo fatto un lavoro che, dal nostro punto di vista, da luglio ci permetterà di centrare questa sfida, ma, ancora prima, ci permetterà, dalla primavera, di superare anche una questione importante che ci è stata sollevata in questi mesi, quella del registratore di cassa telematico. Voi sapete tutti che c'è un onere, abbiamo previsto un credito d'imposta per l'utilizzo del registratore di cassa telematico, ma in primavera avremo anche strumenti molto più soft, molto più leggeri, molto più semplici da utilizzare e che l'Agenzia delle entrate fornirà, quindi delle semplici app per il trasferimento dei corrispettivi da parte degli esercenti, anche questa è un'altra rivoluzione importante. Tutto deve navigare e deve girare intorno a uno strumento semplice, non dobbiamo appesantire sia in termini di costo sia in termini di adempimento quello che dovranno fare, appunto, le imprese e gli esercenti. Quindi, anche qui, la sfida tecnologica è alla nostra portata e vogliamo vincerla anche con questo decreto, anche implementando, poi, con successivi decreti attuativi questo lavoro.

Non nego che abbiamo lavorato anche con semplificazioni che sono nate di comune accordo con l'opposizione perché lo spostamento dell'esterometro da mensile a trimestrale è stata una richiesta che ci è venuta forte anche dall'opposizione oltre che da componenti della maggioranza, del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle e da tutti i soggetti che partecipano alla maggioranza di Governo. Quindi, anche da questo punto di vista, tenendo fede al tema, però, che per noi questo non deve voler dire riaprire le maglie delle società-cartiere e di quelle che comunque erano uno strumento per far evadere l'IVA. Quindi noi vogliamo che alla semplificazione si accompagni comunque sempre un contrasto all'evasione fiscale che molto spesso negli anni abbiamo visto proliferare in particolare sui rapporti transfrontalieri o comunque sui rapporti commerciali con l'estero. Quindi questo è un tema che c'è sempre stato a cuore e quindi abbiamo trovato il modo di ridurre l'appesantimento dell'esterometro tuttavia tenendo fede a quello che era un impegno di contrasto all'evasione.

Chiaramente l'articolo 39 - non possiamo negarlo - ha attirato molto l'attenzione perché è impensabile che in qualche modo non si accompagnasse anche una riforma del sistema penale tributario di fronte a una forte sfida di contrasto all'evasione fiscale, come proprio questo decreto attua. Su questo siamo intervenuti a più riprese anche con discussioni importanti per cercare in qualche modo di ridurre il primo approccio riguardo all'appesantimento dell'aumento delle pene e quindi abbiamo cercato di circoscrivere reati per i quali le pene aumentavano. Siamo intervenuti anche sul tema della confisca allargata che è un altro tema importante che è stato molto all'attenzione della Commissione. È chiaro che non tutti saranno soddisfatti della riformulazione dell'articolo 39 ma, rispetto all'inizio, possiamo dire che discreti passi in avanti sono stati fatti per circoscrivere anche in questo caso il problema e il tema dell'aumento delle pene e della diminuzione delle soglie sulla punibilità.

È chiaro che il decreto-legge aveva inoltre anche un altro obiettivo nell'annualità del 2019 che in parte però è superato anche da quello che sta accadendo in questi giorni rispetto al tema Alitalia. Quindi, il decreto-legge ha e aveva un'importante questione da affrontare rispetto ai prestiti ponte, rispetto al finanziamento di Alitalia per quella che in qualche modo potrà essere, anche a giorni, una riformulazione della politica di risanamento e di rilancio di questa azienda che potrà cambiare. Quindi su questo articolo siamo intervenuti con risorse finanziarie che era doveroso e importante stanziare e, secondo noi, da questo punto di vista vedremo se ci sarà la possibilità di incrementarle qui o in altri provvedimenti.

C'è poi tutto il tema della semplificazione degli enti locali che anche questo magari è passato in sordina ma, guardate, che è stato un tema che ci ha impegnato nelle ultime settimane. Abbiamo posto chiarezza forse per la prima volta in Italia ad un'imposta che i comuni devono far pagare e organizzare entro la fine dell'anno e auspichiamo che, con questo passaggio e nel passaggio del decreto fiscale al Senato entro i primi dieci giorni di dicembre, i comuni debbano sapere come applicare la tassa sui rifiuti, la Tari, perché anche su questo le riforme che in qualche modo sono state avanzate da ARERA, dall'autorità e da altri soggetti, molto spesso arrivano sempre in legge di bilancio, arrivano a ridosso della fine dell'anno e impediscono ai comuni di approvare il bilancio di previsione nei termini previsti ossia il 31 dicembre. Dunque, abbiamo previsto anche in questo caso una proroga al 30 aprile del piano finanziario della Tari. Abbiamo ridetto in modo chiaro che, dove ci sono problematiche di determinazione della tariffa, ci sono maglie su cui i comuni possono lavorare secondo un principio anche di autonomia nella determinazione di questa tassa e, allo stesso tempo, abbiamo introdotto una cosa che, secondo noi, è rivoluzionaria e importante, che non riguarda direttamente la tassa rifiuti ma riguarda il bonus per le famiglie numerose e quindi per i redditi bassi, sul bonus energie elettriche e sul bonus energia, che per la prima volta prevede un automatismo in questo Paese: le banche dati degli enti pubblici lavorano insieme. Quindi, per coloro che hanno un basso reddito in Italia, inferiore ai 7.300 euro, l'INPS direttamente nella sua banca dati trasferirà i dati all'acquirente unico e consentirà quindi finalmente in Italia di arrivare a una bolletta già corretta con il bonus per le famiglie e per le persone che hanno bisogno, senza dover andare in comune a fare l'ISEE e a fare il 730, a testimonianza che anche qui il tema della semplificazione ci deve spingere a migliorare la qualità della vita dei cittadini anche rispetto ai bonus fiscali.

Abbiamo lavorato su un altro tema che, devo dirlo, la presidente ha voluto molto e quindi voglio ringraziarla pubblicamente perché è stata una battaglia non semplice: il fatto che i PIR, i piani individuali di risparmio, fossero affrontati nel decreto-legge in esame, quando sembrava che dovessero essere contenuti nella legge di bilancio per una questione più complessiva; invece abbiamo voluto mantenerli qui nella nostra Commissione dove giustamente pende una discussione ma ci sono anche proposte di legge importanti sulla riformulazione dei PIR.

L'abbiamo affrontato anche questo devo dire in grande sinergia con i gruppi dell'opposizione, anche supportati e sollecitati da alcuni gruppi di opposizione. Abbiamo eliminato qualche vincolo, abbiamo detto che questi PIR devono ritornare ad avere una funzione rispetto all'economia reale; abbiamo detto che in qualche modo si deve poter investire, dare risorse al sistema delle piccole imprese. Quindi, è stata una sfida, secondo noi, vinta; adesso auspichiamo che questo strumento riparta, dopo un rallentamento che c'è stato nell'ultimo anno. Quindi, anche qui un tema che, secondo noi, deve essere centrale rispetto a questo decreto, perché quando si parla di aspetti finanziari molto spesso si denigrano e giustamente si evidenziano le negatività e non si guarda invece al rilancio comunque nel Paese. In ultimo, voglio dirlo perché abbiamo rifinanziato il Fondo di garanzia per le imprese, perché anche qui c'era una necessità importante di creare delle modalità di garanzia per le imprese per ricominciare ad investire, quindi in particolare per le PMI e quindi anche questo è stato rifinanziato per 670 milioni. Questo e tanto altro c'è in questo decreto che vorrei che, nella sua massima portata, nella sua giustamente capacità innovativa non fosse solo ridotto all'articolo 4 e all'articolo 39 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, presidente della Commissione finanze, deputata Ruocco.

CARLA RUOCCO, Relatrice. Grazie. Innanzitutto il “decreto fiscale” contiene chiaramente le misure di copertura per la legge di bilancio, che sappiamo essere una legge che ha scongiurato l'aumento dell'IVA per questo Paese al 25 per cento, che avrebbe messo in ginocchio il nostro sistema economico e la competitività delle nostre imprese. Quindi, questo è il primo punto da rilevare. Non solo questo, ma non si è pensato chiaramente a cercare le coperture di questo e di altri provvedimenti contenuti nella legge di bilancio, ma, attraverso questo “decreto fiscale”, si è voluto anche dare un impulso, una spinta al contrasto all'evasione fiscale. Quindi, non si sono trovate le coperture e contemporaneamente si è trovato un mezzo per andarle a trovare che, in qualche maniera, aiutasse l'economia pulita, l'economia lecita, l'economia onesta e le imprese che sono sul mercato e che vogliono continuare ad esserci e a lavorare tranquillamente, perché ricordiamo che l'evasione fiscale in Italia costa ai cittadini 110 miliardi di euro, e questo non è soltanto un importo enorme attraverso il quale, se quindi venissero pagati i tributi e le tasse in maniera propria e corretta, lo Stato ovviamente si vedrebbe questa immensa massa di denaro in più nelle casse ma, attraverso di essa, potremmo avere servizi infinitamente più efficienti, potremmo fare degli investimenti infrastrutturali che adesso sono fortemente ridimensionati e soprattutto quello che vorrei puntualizzare perché è un punto fondamentale è che avremmo una pressione fiscale molto più bassa. Quindi, questo importo, l'evasione fiscale questo fenomeno così insopportabile ha un'implicazione anche e soprattutto sulla pressione fiscale perché sbilancia completamente il trattamento da cittadino a cittadino, perché oggi noi abbiamo alcuni cittadini ed imprese che sopportano che sopportano quasi il settanta per cento della pressione fiscale ed altri che non pagano, zero. Quindi è veramente diventata una situazione insostenibile ed è per questo motivo che, dicevo, questo decreto cerca le coperture proprio in questa sacca di soggetti e, infatti, introduce un contrasto, ad esempio, alle indebite compensazioni: per chi ha diritto a compensare, all'interno del decreto c'è stato un ampliamento di questo diritto attraverso la possibilità di compensare per le imprese crediti e debiti. Quindi, le imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione possono compensarli con i propri debiti tributari. Quindi, è un ampliamento; noi confermiamo di voler aiutare e incentivare le compensazioni, ma le compensazioni sane. Quello che si è contrastato sono le indebite compensazioni, le false compensazioni, che costano miliardi ai cittadini italiani, come anche, per esempio, le frodi sui carburanti, che arrivano a costare 6 miliardi al bilancio dello Stato, oltre a finanziare attività illecite che addirittura coinvolgono talvolta il finanziamento al terrorismo internazionale. Il contrasto all'evasione fiscale, quindi, tocca anche il contrasto alla corruzione, il contrasto a una rete di situazioni, di distorsioni all'interno del mercato che si vengono poi a creare, che rendono impossibile e infernale la situazione di chi sul mercato vuole starci in maniera onesta.

Detto questo - quindi i punti fondamentali -, una volta che abbiamo inquadrato la ratio ovviamente non è stato solo questo, questo decreto, ma ha tenuto conto anche, per esempio, di una disciplina delle semplificazioni fiscali. In questo si è proseguito l'iter già precedentemente intrapreso con il progetto di legge delle semplificazioni fiscali a mia prima firma, che poi è confluito nel “decreto crescita”. Il contrasto all'evasione fiscale attraverso il passaggio in Commissione è stato contemperato fortemente, proprio nell'ottica delle semplificazioni fiscali. Vediamo la modifica che abbiamo apportato all'articolo 4, attraverso un emendamento dei relatori che prevede non più l'inversione della provvista tra committente e appaltatore, ma la semplice esibizione del modello di pagamento F24 al committente da parte dell'appaltatore e, quindi, questo ha semplificato notevolmente l'impostazione dell'articolo 4, perché è questo quello che io vorrei evidenziare: il passaggio in Commissione e alla Camera ha modificato molto il testo, lo ha migliorato moltissimo. Questo è da evidenziare molto bene, l'importanza del ruolo del Parlamento. Qui i deputati - e io ringrazio tutti, maggioranza e opposizione - per questo si sono impegnati. Sono state accolte anche delle proposte delle opposizioni e la Commissione ha fatto un lavoro di altissimo livello, punto per punto, andando a migliorare il testo, grazie ovviamente anche al Governo, che ha recepito il nostro lavoro.

Quindi, abbiamo dei punti fondamentali che sono stati trattati proprio all'interno della Commissione, per esempio, uno di questi è l'estensione del ravvedimento operoso ai tributi locali. Questa è stata una vera e propria rivoluzione all'interno dell'accertamento e della riscossione dei tributi locali ed è fondamentale: un cittadino che deve pagare IMU e Tasi con un po' di ritardo non deve scontare, ovviamente, una sanzione elevata, ma assolutamente nulla, oppure di pochissimo conto. Poi, abbiamo modificato i PIR, rendendoli nuovamente appetibili al mercato dei capitali e aiutando la capitalizzazione e il finanziamento delle piccole e medie imprese, quindi mettendo ancora una volta la piccola e media impresa al centro del nostro provvedimento. Abbiamo inserito delle agevolazioni per i lavoratori rimpatriati e, quindi, c'è un incentivo alla permanenza in Italia di lavoratori che erano stati spinti via dal nostro Paese per esigenze di necessità, e questa è un'altra piaga che deve essere combattuta.

Veniamo a uno dei provvedimenti cardine inseriti all'interno del “decreto fiscale” nel passaggio parlamentare: RC auto più equa, RC auto meno cara. L'assicurazione per i veicoli attraversa trasversalmente tutti i cittadini, tutte le famiglie. La possibilità di risparmiare su questo adempimento fondamentale è importantissima, è una pietra miliare nel bilancio delle famiglie e talvolta pesa come una tagliola sul bilancio delle famiglie.

Tra l'altro, c'è un'evasione assicurativa consistente, e abbassare le tariffe assicurative significa combattere l'evasione assicurativa e questo è un punto fondamentale del nostro passaggio in Commissione, ed è una misura che i cittadini aspettavano da decenni. È arrivata!

Abbiamo previsto poi degli interventi, a cui personalmente tenevo moltissimo, sull'edilizia scolastica: due provvedimenti fondamentali sull'edilizia scolastica. Uno quello dell'8 per mille. Finalmente i cittadini sapranno perfettamente, quando verseranno l'8 per mille riguardante la quota statale, dove andranno a finire quei soldi e potranno scegliere e questo è importante per la partecipazione delle persone che contribuiscono al bilancio dello Stato. Bisogna sapere - tu quando paghi qualcosa, quando versi un tributo - dove questo tributo va a finire: voglio scuole più sicure per i miei figli e non voglio avere l'ansia e l'angoscia dei solai pericolanti con i bambini e i ragazzi che stanno sotto magari a fare lezione. Non solo l'8 per mille però, perché si è costituito anche un Fondo apposito per l'edilizia scolastica.

Un altro provvedimento fondamentale. Tutti quanti ne parlavano, ne hanno sempre detto e poi alla fine nessun Governo mai era riuscito a metterlo in piedi: aliquota agevolata sui prodotti per igiene femminile compostabili. Quindi, abbiamo finalmente dato un messaggio importantissimo dando un'aliquota IVA agevolatissima perché le donne non devono essere discriminate: sono prodotti indispensabili e devono scontare un'aliquota bassa, non l'aliquota ordinaria. E abbiamo dato anche un'impronta green, di sostenibilità, perché il futuro è in quei prodotti. Noi in qualche maniera abbiamo dato già un'impostazione verso cui le imprese dovranno convergere, un modo per l'impresa di orientare anche i consumi dei cittadini in maniera pulita e per il futuro dei nostri figli. Abbiamo trovato delle risorse per la ristrutturazione energetica e la riqualificazione degli ex ospedali psichiatrici. Spesso sono strutture bellissime e antiche che sono nel degrado e nell'abbandono e questo rappresenterà un investimento importante e per ogni euro investito lo Stato ne avrà indietro più di uno. Speriamo che il moltiplicatore addirittura sarà doppio o triplo, perché queste strutture adesso versano nel degrado e rappresentano anche un pericolo. Quindi, da pericolo diventeranno un'opportunità e uno sviluppo per una nuova economia, oltre ovviamente a conservare assolutamente la loro vocazione per la salute dei cittadini e delle persone svantaggiate e in difficoltà. Non rappresenteranno sicuramente più un pericolo per il loro degrado.

Poi, airbag per moto. Anche qui abbiamo ottenuto una misura fondamentale, che è un credito d'imposta per chi acquista l'airbag per moto. Anche qui una misura per tutti ma, in particolare, per i giovani, che a volte dispongono di risorse finanziarie assai limitate e, quindi, si mettono in moto e c'è un pericolo enorme per loro, purtroppo, di fare un incidente. Però, noi vogliamo salvarli, noi vogliamo salvare la vita a tanti giovani che muoiono ogni anno perché fanno un incidente di moto e questa è una misura pratica fondamentale che abbiamo introdotto in Commissione.

Un altro punto fondamentale, che le imprese aspettavano e su cui puntano in maniera particolare, che vogliono sempre, di anno in anno, e che vogliono che diventi - e deve diventare – stabile, è la compensazione delle cartelle esattoriali. Le imprese che aspettano pagamenti dalla pubblica amministrazione potranno continuare a compensare i loro debiti fiscali con i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione e questo si prevede anche per il 2019 e per il 2020 e si prevede anche la compensazione dei crediti commerciali e professionali certificati nei confronti della pubblica amministrazione, appunto, con le cartelle esattoriali.

Straordinari dei Vigili del fuoco e della Polizia: per il 2019 sono stati trovati 175 milioni di euro che vanno alle nostre forze dell'ordine, e questo è stato un emendamento fondamentale che dà la misura del rispetto e dell'attenzione che la politica deve avere nei confronti di quei pezzi di Stato che ci aiutano e che garantiscono la sicurezza dei nostri cittadini.

Vi è stata anche, nell'ambito delle misure della semplificazione fiscale e del contrasto all'evasione, l'integrazione delle banche dati per contrastare l'omesso pagamento del bollo auto. Questo rientra nel grande schema dell'integrazione delle banche dati, attraverso la quale il fisco non sarà più chi ti viene a fare il controllo dentro casa, ma disporrà di sistemi informativi più efficaci, in modo tale che ci sarà meno contenzioso, sbaglierà di meno e andrà a perseguire i contribuenti laddove realmente hanno sbagliato, perché avrà a disposizione i dati senza sbagliare.

Un altro punto fondamentale: la riduzione dei tassi di interesse sui debiti tributari. Oggi il tasso applicato dalle banche, ma anche dallo Stato quando deve riconoscere il tasso di interesse sul cittadino, è bassissimo, ma quando attraverso la cartella esattoriale deve riscuotere i soldi, e quindi deve applicare il tasso d'interesse, arriva al 6 per cento. Abbiamo quindi un vero e proprio gap tra i tassi d'interesse, anche applicati sul mercato, e quelli che ci vediamo arrivare all'interno delle cartelle esattoriali. Vi abbiamo messo mano, e, finalmente, non esisterà più una disparità di trattamento tra Stato e cittadino - lo Stato quando chiede soldi applica un tasso e quando li deve rendere il tasso è molto più basso -, ma finalmente verranno messi sullo stesso piano.

La rinegoziazione dei mutui per l'acquisto della prima casa per le persone svantaggiate, per le persone in difficoltà. C'è anche una misura per i disabili: l'agevolazione per l'acquisto di auto elettriche per i disabili, che da tanto tempo stavano aspettando questa misura.

Poi tanti altri provvedimenti. Ad esempio, la lotteria degli scontrini: anche quella è una forma di contrasto all'evasione fiscale non invasiva. Abbiamo ridotto le sanzioni per gli esercenti, in modo da venire incontro alle persone che praticano il commercio al dettaglio; abbiamo ampliato gli sconti sulle commissioni da pagare per i pagamenti elettronici. Interventi sulla moneta elettronica: senza assolutamente penalizzare l'utilizzo del contante, abbiamo però fatto in modo che convenga di più, quindi con degli sconti; su questo sono stati investiti in legge di bilancio circa 3 miliardi di euro. Si praticheranno sempre più degli sconti per chi usa pagamenti tracciabili, perché anche quella è una forma non invasiva di contrasto all'evasione fiscale, che fa campare tranquillo il cittadino e, contemporaneamente, va contro i fenomeni evasivi.

Tutte queste misure rappresentano solo una parte, potrei ancora continuare. Sono orgogliosa del fatto, come dicevo, che esse siano state introdotte nel sacrosanto passaggio parlamentare; ciò significa che il Parlamento ha lavorato e ha lavorato bene, è stato sempre presente, è venuto incontro alle esigenze del Governo, e questo ha fatto in modo che venisse anche ascoltato ed apprezzato. Tale è, quindi, il messaggio che anche da presidente di Commissione voglio dare oggi a quest'Aula: che con la collaborazione e con il rispetto di tutte le istituzioni, ma soprattutto il rispetto e la considerazione nei confronti dei cittadini italiani, possono essere portati avanti degli importanti progetti; e quindi garantiremo la copertura necessaria per la legge di bilancio e per i progetti che essa conterrà (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, è un decreto-legge che ci ha visto lavorare negli ultimi giorni in Commissione 14 ore di fila, ma un decreto-legge che risolve tanti problemi dei cittadini italiani, e soprattutto che in quelle 14 ore ha fruttato molto: infatti, più che concentrarmi sugli articoli del testo stesso… Che poi in realtà, sia all'interno della Commissione che fuori dalla Commissione sembra che il decreto-legge fosse formato solo da due articoli, l'articolo 4 e l'articolo 39; in realtà, ci sono tantissimi altri articoli interessanti.

Sull'articolo 4 vorrei semplicemente dire che si è parlato di difficoltà delle imprese, ma nessuno ha parlato di ciò che in realtà andava a fare l'articolo 4: perché l'articolo 4 è un articolo che andava a difendere quei lavoratori che lavoravano per quelle imprese “mordi e fuggi”, che sapete bene in tema di appalto e subappalto creavano poi delle mancanze nelle ritenute, nei contributi di questi lavoratori, che si trovavano alla fine senza i loro soldi. Capisco la difficoltà che potrebbero avere alcune imprese dopo la riformulazione, che alleggerisce il loro carico di lavoro; però, vorrei far leggere a tutti quanti il comma 7 di questo articolo 4, perché il nuovo comma 7 chiarisce che ci sarà un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate che permetterà di far sì che queste comunicazioni, sulle quali erano tanto preoccupate anche le opposizioni, verranno fatte in modo digitale. A queste imprese verrà fornito dall'Agenzia delle entrate un sistema digitale, che in maniera molto, molto semplice, anzi addirittura più semplice di quanto è attualmente, potranno verificare e gestire che queste ritenute vengano versate in modo puntuale e preciso ai lavoratori che lavorano negli appalti o nei subappalti.

Qualcuno ha la preoccupazione che questo sistema non verrà messo in piedi, ma noi abbiamo avuto la certezza e abbiamo avuto la conferma da parte dell'Agenzia delle entrate che esso verrà messo in piedi prima della fine dell'anno. Ma comunque monitoreremo: se non fosse così, saremo pronti a intervenire, perché non è nostra intenzione rovinare la vita delle imprese o complicarne la vita, ma semplicemente cercare di fare in modo che i contributi e ciò che spetta ai lavoratori vengano realmente versati.

Vorrei concentrarmi più che altro su ciò che è stato approvato in quelle 14 ore, e un po' qualcosa anche prima. Il primo emendamento importante riguarda sicuramente il rimpatrio di lavoratori, dei cervelli, che potranno ottenere delle agevolazioni fiscali importanti: abbiamo messo 3 milioni di euro per questo tema, e sicuramente funzionerà, porterà di nuovo a casa parte dei nostri cervelli. Ovviamente non tutti: sono sicuro che ci vorrà un intervento ancora più incisivo. Questo emendamento, ricordo, è stato approvato all'unanimità, quindi anche dall'opposizione; vedo membri dell'opposizione che hanno combattuto battaglie importanti su questo tema, e ringrazio il deputato Ungaro che ha presentato questo emendamento, che – ripeto - sarà molto importante.

La trasmissione telematica dell'esterometro: qui cerchiamo di ridurre ancora di più l'incombenza e la burocrazia nel mondo del lavoro delle imprese che lavorano con l'estero, facendo sì che, anziché mensilmente, vengano inviate le comunicazioni in maniera trimestrale. Potevamo fare di più, potevamo arrivare al semestrale, ma quei flussi sono importanti per l'Agenzia per fare controlli; abbiamo già fatto un passo: siamo arrivati al trimestrale. Vediamo se riusciamo ad eliminare qualche altra incombenza burocratica per le imprese.

Come detto prima, abbiamo ridotto l'IVA per alcuni prodotti dell'igiene intima delle donne e abbiamo fatto sì che l'IVA arrivasse al 5 per cento: solo per i prodotti compostabili, è vero, ma abbiamo già dichiarato, c'è un impegno da parte del Ministro Gualtieri, un impegno mio, un impegno di tutto il Governo a far sì che anche per ciò che non è compostabile essa venga ridotta al 5 per cento; lo faremo durante la rimodulazione dell'IVA a giugno. Abbiamo preso questo impegno, lo ribadisco qui in Aula.

Un altro importante tema è relativo ad un emendamento del collega Grimaldi, che mette a disposizione alcuni fondi per far sì che delle strutture manicomiali possano diventare bene artistico, di studio, di approfondimento, e possano attrarre turismo e, comunque, attenzione e cultura su questo tema.

Vi è un emendamento del collega Crippa, che prevede che ciò che oggi è stato incamerato per errore, per volontà – poiché questo decreto-legge ha apportato una correzione, ovvero la possibilità di cumulare incentivi: era vietata, ma qualcuno l'ha fatto – ebbene, quei fondi vanno messi a disposizione dei cittadini che pagano le bollette per ridurre i loro costi. Grazie a questo emendamento sarà così per il futuro.

Un altro emendamento importante: proroghiamo anche per il 2020 la possibilità di compensare le cartelle esattoriali in favore di imprese che abbiano dei crediti verso la pubblica amministrazione, che siano ovviamente certi, liquidi ed esigibili, e facciamo sì che possano compensarli anche per quest'anno. È giusto: hai un credito e hai un debito, lo compensi ed eviti di dover anticipare dei fondi che invece hai e che la pubblica amministrazione dovrebbe darti.

Altro emendamento molto importante è un emendamento che prevede che gli interessi legali che vengono pagati sulle cartelle esattoriali vengano ridotti; addirittura abbiamo messo a disposizione 20 milioni di euro, ovvero quegli interessi che si pagano per il ritardo potranno ottenere una riduzione importante di 0,1 punti percentuali. Abbiamo gli emendamenti sugli investimenti infrastrutturali della rete ferroviaria: abbiamo messo a disposizione ben 460 milioni di euro.

Siamo riusciti a creare uno strumento molto importante: questa è una battaglia che abbiamo fatto anche noi in passato, ci siamo sempre posti a fianco di tutte le persone che si trovano in difficoltà, che perdono la casa, che rischiano di non vederla più per un mutuo che non riescono a pagare, spesso in difficoltà, spesso non per difficoltà create da loro stessi. Abbiamo approvato un emendamento, il 41.01, di cui vi leggo l'inciso; vi leggo un paio di righe, perché si capisce chiaramente ciò che è l'intenzione di questo emendamento: si dà la possibilità a chi si trova in difficoltà di richiedere la rinegoziazione del mutuo in essere ovvero un finanziamento con surroga nella garanzia ipotecaria esistente da una banca terza. In poche parole: sei in difficoltà, hai la possibilità di rinegoziare il mutuo, non lo puoi fare con la tua banca; se trovi una banca terza che ti permette di rinegoziare il mutuo, puoi ottenere anche una garanzia da parte del fondo di garanzia per la prima casa, un fondo pubblico che ti permetterà di ottenere questo mutuo con più facilità. Essendo in una situazione complicata, probabilmente una garanzia potrebbe esserti utile.

Abbiamo fatto sì che i servizi di tesoreria e di cassa per i piccoli comuni vengano accentrati. In questo modo, anche i piccoli comuni potranno risparmiare qualche soldo ed è importante; sembra una fesseria, ma si risparmiano milioni e milioni di euro.

Pagamento degli straordinari di Vigili del fuoco e Corpi di polizia: qui ho bisogno di un minuto, un minuto e mezzo, per spiegare almeno quello che ho visto nei giornali stamattina. Noi con questo decreto mettiamo a disposizione dei fondi, milioni e milioni di euro, per gli straordinari che non erano stati pagati per Corpi di polizia e Vigili del fuoco; quindi, questo Governo sta facendo un importante intervento verso queste categorie. Oggi sento che i Vigili del fuoco sono arrabbiati perché hanno letto un post che diceva che avevamo annullato un finanziamento a favore dei fondi per Vigili del fuoco e Corpi di polizia. In realtà, quando tu annulli, vuol dire che c'è qualcosa già in essere; quella era una proposta di emendamento presentata dal MoVimento 5 Stelle, tra l'altro. Quindi, erano fondi che noi, come MoVimento 5 Stelle, vogliamo mettere a disposizione dei Corpi di polizia e Vigili del fuoco. Come spiegato durante la discussione - però qualcuno, forse, in quel momento non ha potuto ascoltare, non ha avuto la possibilità di sentire quello che abbiamo detto - quei fondi ci saranno, verranno messi in legge di bilancio. L'emendamento non era tecnicamente costruito bene, soprattutto nella parte della copertura; quindi, nessuna intenzione di annullare nulla, perché nulla era già stato fatto; e, ripeto, era una proposta nostra, sarà una proposta nostra e li metteremo nella legge di bilancio.

Quindi, tranquillizziamo i Vigili del fuoco e i Corpi di polizia, che sicuramente qualcuno si è confuso durante le discussioni in Commissione.

Un altro emendamento importante a firma Angiola fa una cosa molto importante per i cittadini italiani; prende a cuore un tema, il tema degli incidenti in moto, perché spesso oltre il 50 per cento delle persone coinvolte, una cifra molto più alta, poi hanno dei problemi alla colonna vertebrale, rischiano di rimanere sulla sedia a rotelle, con grossi problemi, con problemi importanti. Ebbene, con questo emendamento si dà a disposizione una detrazione del 26 per cento, per arrivare fino a un massimo di 500 euro, per poter acquistare i famosi airbag, che spesso non solo evitano dei danni alla colonna vertebrale, ma salvano la vita di molti cittadini, spesso anche in giovane età, spesso anche minorenni.

Quindi, un'attenzione importante a questo tema è stata data durante la discussione del decreto. Altro importante tema: c'era un buco, ci siamo accorti che c'era, secondo noi, un buco normativo. Nel momento in cui un cittadino italiano con problemi di disabilità si trovava in condizioni di poter acquistare un'auto, poteva godere delle agevolazioni fiscali, ovvero di un'IVA agevolata, solo ed esclusivamente se acquistava un'auto a benzina, diesel, e non un'auto elettrica. Stiamo andando verso la rivoluzione elettrica, stiamo cercando di spingere il più possibile l'acquisto di questi veicoli: ci è sembrata un'assurdità, abbiamo approvato un emendamento e così d'ora in poi anche i veicoli elettrici e a motore ibrido potranno ottenere un'agevolazione, quindi uno sconto sull'IVA. Ce ne sono ancora altri. Uno degli emendamenti veramente rivoluzionari che oggi ho letto su tutti i giornali, il 55.011 - vedo il collega Caso qui, il primo firmatario, con Grimaldi, il secondo firmatario - che fa sì finalmente che si capisca, che venga spiegata, anzi venga messa in atto una cosa che sembrava ovvia, perché il “decreto Bersani”, come sapete bene, permette di trasferire la propria classe di rischio all'interno del nucleo familiare. Non si capiva come mai si potesse trasferire un rischio tra una persona e un'altra, ma non si potesse trasferire il rischio dentro la stessa persona su mezzi differenti, ovvero, se tu oggi avevi un'auto, se acquistavi uno scooter, ad esempio, anche se eri in prima classe da una vita, ti trovavi in quattordicesima classe sullo scooter. Quindi con questo emendamento si dà la possibilità di avere un'unica classe su tutti i mezzi all'interno del nucleo familiare, un'unica classe familiare, però, dall'altro lato, ti chiede qualcosa. Questo potrebbe essere visto bene da chi oggi è un po' spaventato da questo emendamento, perché, se tu per cinque anni non fai sinistri, ti trovi in prima classe e non fai nessun tipo di sinistro, allora in quel caso puoi ottenere questa agevolazione. Quindi, la maggior parte delle persone cercheranno, immagino, di curare di stare il più possibile dentro i cinque anni per poter ottenere un'agevolazione. Cerco di far capire a chi ha paventato dei rischi che, in realtà, probabilmente potremmo avere un effetto inverso: ridurre i costi delle assicurazioni dei nostri cittadini ed avere meno sinistri.

Un altro importante emendamento, il 58.019, mette anche qui un po' di equità, perché permette di scontare la tariffa sui rifiuti per gli studi professionali che oggi pagano la stessa quota rispetto ad altri, ma, in realtà, come sapete bene, è un consumo ridotto rispetto ad altre attività. Abbiamo incrementato per 40 milioni di euro i fondi a disposizione delle regioni per gli eventi meteorologici avversi che ci sono stati negli ultimi periodi. Ebbene sì, il fondo aveva a disposizione 110 milioni, ora ha 150 milioni di euro: è un primo passo, 40 milioni sono importanti, abbiamo intenzione di mettere altro in legge di bilancio.

L'ultimo emendamento, ma ce ne sono anche altri, che volevo ricordare oggi era quello riguardante l'8 per mille, un intervento fatto dalla nostra relatrice, un intervento importante: d'ora in poi, l'8 per mille potrà essere destinato anche a uno dei temi che sento più spesso dalle mamme italiane, l'edilizia scolastica. L'edilizia scolastica, scuole che purtroppo abbiamo dovuto a volte vedere anche in eventi tragici, nei telegiornali, o viverli direttamente; è un tema, secondo me, sul quale tutti, Governo, opposizione, maggioranza, dobbiamo mettere maggiore attenzione. Al momento c'è l'8 per mille, ci sono altri fondi, ma cerchiamo in legge di bilancio di fare uno sforzo comune per trovarne altri, perché è un tema sul quale serve la sensibilità di tutti.

PRESIDENTE. Salutiamo i ragazzi e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Bottazzi” di Casarano, in provincia di Lecce, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

È iscritta a parlare la deputata Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, giungiamo alla discussione sulle linee generali del decreto-legge “fiscale” dopo un lavoro in Commissione finanze che nelle ultime settimane è stato veramente estenuante per i continui ripensamenti e per le idee poco chiare della maggioranza rispetto alle disposizioni più importanti. Continui rinvii, sintomatici di fratture all'interno della compagine governativa, emendamenti presentati all'ultimo secondo, rotture che si sono manifestate anche in occasione di alcune votazioni, come quella sull'emendamento che differisce di un anno gli obblighi di trasparenza a carico delle fondazioni, presentato dal PD, con l'inaspettato voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e il voto contrario di Italia Viva. Ma non è certo questa la sede per sottolineare che il Governo è composto da persone che la pensano in modo completamente diverso e che stanno insieme forzatamente, soltanto per ragioni di opportunità e di convenienza politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Circa il decreto-legge “fiscale”, ho avuto modo di sottolineare più volte tre aspetti salienti che lo descrivono: esso è un anticipo della legge di bilancio, a cui pretende di sostituirsi sotto molteplici aspetti; è un provvedimento che dà adito a molti dubbi di costituzionalità; è un'occasione mancata, perché non sono state accolte tante proposte ragionevoli delle opposizioni. Ma andiamo per ordine: come se fosse una legge finanziaria, il “decreto fiscale” dispone risorse, come nel caso dell'incremento del fondo per le emergenze connesse agli straordinari eventi meteorologici, introdotto con un emendamento della maggioranza, come sub articolo 58, che dispone somme che necessariamente dovranno essere rendicontate dalle regioni il prossimo anno. Ancora: interviene sui meccanismi che regolano il Fondo di solidarietà comunale, aumentando la percentuale della quota da distribuire ai comuni su base perequativa a partire dal 2020; incrementa contributi straordinari per la fusione di comuni; interviene sulla Tari, sempre con un emendamento che rinvia al 30 aprile la regolazione da parte di Arera e che pur non risolve il problema della corrispettività e dei sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti, che ha ingenerato in alcuni comuni contenziosi per la parte variabile della tariffa; è stata aumentata la tassa di soggiorno, da 5 a 10 euro, per i comuni che hanno registrato presenze turistiche venti volte superiori ai residenti. Ma è questo il modo di rilanciare le nostre città turistiche e tutelare i residenti? Io penso proprio di no. Per quel che riguarda il rispetto della Costituzione, vorrei evidenziare che, in spregio al ruolo del Parlamento, cui spetta la funzione legislativa, ai sensi dell'articolo 70 della Costituzione, il Governo ha usato la decretazione d'urgenza per modificare la disciplina penale e la responsabilità amministrativa degli enti attraverso l'articolo 39, che va ad intervenire su una materia coperta da riserva assoluta di legge. Come se non bastasse, con emendamenti della maggioranza sono state ridotte le pene per alcune fattispecie come la dichiarazione infedele o l'omessa dichiarazione, lasciando in vigore la stretta, con pene detentive fino a 8 anni per i presunti evasori, per i reati più gravi come la dichiarazione fraudolenta e la dichiarazione fraudolenta con artifizi. Sempre con emendamenti sono state ulteriormente inasprite le sanzioni per le imprese, allargando la responsabilità per i reati tributari dei dipendenti, nel caso in cui la società ne abbia tratto vantaggio. Sono previste multe fino a un milione di euro, il divieto di contrattare con lo Stato e di accedere a finanziamenti pubblici, quindi misure interdittive molto penalizzanti e tali da indurre le imprese alla chiusura. C'è il rischio che le aziende vedano bloccata la loro attività anche durante le inchieste. Sì, perché queste misure verranno valutate e applicate da un sistema giudiziario in stallo, lento e in perenne emergenza. È questo che vogliamo, la decrescita del Paese? L'indignata reazione di Confindustria e le nostre proposte emendative non sono servite a placare l'intento giustizialista e repressivo di PD e MoVimento 5 Stelle. L'evasione per noi non si sconfigge a suon di manette, ma alleggerendo la pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e permettendo delle vere semplificazioni, non quelle che ci sono state vendute come tali, ma che in realtà rappresentano un aggravio di burocrazia.

E in questo senso si spiega pure la decisione di potenziare l'amministrazione finanziaria, stanziando risorse per l'assunzione di ulteriori 800 dipendenti, sempre attraverso un emendamento di maggioranza, che ha introdotto l'articolo 16-bis. Al carcere si aggiunge anche una rilevante misura patrimoniale applicabile sul piano preventivo, come la confisca per sproporzione, sinora prevista solo per reati connessi alla mafia, ma che potrà colpire anche chi non è in grado di giustificare la legittimità dei beni detenuti e non in linea con quanto dichiarato. Inutile dire che Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno abbandonato i lavori e non hanno preso parte alla votazione di simili misure, che vedono la contrarietà pure di Italia Viva. E di nuovo crepe nella maggioranza. Quanto alle occasioni mancate, non sono stati accolti molti nostri numerosi emendamenti di buonsenso e che avrebbero potuto favorire cittadini e imprese. Ad esempio, le proposte di abrogazione e di modifica dell'articolo 4 che, con l'intento di contrastare l'evasione relativa agli omessi versamenti delle ritenute fiscali dei dipendenti che l'appaltatore o il subappaltatore impiegano nei servizi a favore dei committenti, va ad introdurre un complesso meccanismo incrociato tra committenti e appaltatori, devolvendo ai privati il ruolo di controllo che spetterebbe all'amministrazione fiscale. Su pressing del gruppo Lega, gli amministratori di condominio sono rimasti esenti da questa inutilmente complicata norma sugli appalti di manodopera. Con un sistema così farraginoso, chi avrà interesse a concorrere alle gare d'appalto? E ritorniamo alla repressione che paralizza le imprese. Abbiamo battagliato a lungo anche sull'articolo 16, che introduce un restyling del modello 730 che, a partire dal 2021, potrà essere inviato fino al 30 settembre, così differendo i tempi dei rimborsi per i dipendenti. Per non parlare dell'articolo 32, che introduce l'IVA sulle prestazioni erogate dalle scuole guida per conseguire le patenti B e C1 dal 1° gennaio 2020, in applicazione della sentenza comunitaria nella causa C-449 del 2017, poco pertinente perché riferita ad un caso tedesco e sappiamo bene che in Germania vigono regole diverse dall'Italia per il conseguimento della patente di guida, così come sappiamo che le lezioni di teoria impartite dalle autoscuole hanno a tutti gli effetti valenza didattica, perché nelle scuole non si tengono lezioni di educazione stradale e, con specifico riferimento, al codice della strada. Con emendamenti di maggioranza che hanno fatto propri i solleciti del centrodestra, che in questa materia si è mosso tutto compatto, è ritornata la vecchia formulazione dell'articolo 10 del DPR in materia di IVA, in modo da chiarire che le prestazioni educative di ogni genere, anche non strettamente scolastiche, sono esenti da IVA. Nessun pericolo, quindi, per le lezioni sportive, musicali e quant'altro. Purtroppo, continuano a rimanere escluse le lezioni impartite dalle autoscuole, costringendo così famiglie e contribuenti a sobbarcarsi costi ulteriori o a limitare il numero di lezioni di guida, a tutto discapito della sicurezza stradale. Il Governo aveva promesso la sterilizzazione dell'IVA, ma ha trovato il modo per reintrodurla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ricordiamo anche che, per merito di una risoluzione dell'Agenzia delle entrate, la n. 79 del 2 settembre 2019, che intendeva recuperare retroattivamente l'IVA non riscossa dalle autoscuole dal 2014 in poi, sono iniziati accertamenti ingiusti, che hanno mandato nel panico le autoscuole, costringendole a pagare professionisti per difendersi. Dopo numerosi nostri interventi e solleciti, anche in Commissione trasporti, l'Agenzia delle entrate ha finalmente dichiarato che arresterà l'attività di accertamento in corso e che eventuali provvedimenti emanati rimarranno privi di effetti. Peccato, tuttavia, che ci si accorga sempre in ritardo degli effetti devastanti di alcuni provvedimenti. Esprimiamo apprezzamento perché, dopo lunghe battaglie del gruppo Lega, sono stati approvati emendamenti volti a cancellare le sanzioni per gli esercenti commerciali che non si dotano del POS, attraverso l'abrogazione dell'articolo 23.

Non è prevista alcuna multa per le famiglie che fino al 6 marzo 2020, data di entrata in vigore dell'obbligo, non si doteranno dei dispositivi anti-abbandono, anche se esprimiamo rammarico per il mancato accoglimento di un nostro emendamento che chiedeva di erogare i contributi per l'acquisto anche per le famiglie che abbiano comprato i dispositivi prima dell'entrata in vigore di questo decreto, e anche in questo caso per la confusione generata dal Governo con un decreto dello scorso mese di ottobre, che è stato poi rivisto.

È una nostra vittoria pure la possibilità di ravvedimento operoso per i tributi degli enti locali, dato che ora i contribuenti potranno regolarizzare spontaneamente la loro posizione con il fisco godendo di una riduzione delle sanzioni anche in caso di mancato pagamento della IUC o della Tari. Abbiamo contribuito alla riformulazione di un emendamento che allenta la sanzione in caso di indebite compensazioni di cartelle esattoriali con crediti verso la PA, ora portata ad un massimo di 250 euro. Infine, un grande risultato è stato ottenuto per coloro che ogni giorno risolvono i problemi dei cittadini, ovvero i nostri sindaci. Non ci sono primi cittadini di serie A e di serie B, a seconda della grandezza dei comuni. Io ho avuto la grandissima opportunità di rivestire questa carica, e so che cosa comporti, non solo in termini operativi ma anche e soprattutto in termini di preoccupazione e di ansia per il proprio comune. Abbiamo battagliato a lungo, come Lega, per una revisione della “legge Delrio”, ora finalmente è stata aumentata l'indennità di carica per i sindaci dei piccoli comuni fino a 3 mila abitanti, che arriveranno a percepire l'85 per cento dell'indennità prevista per i sindaci dei comuni di fascia superiore fino a 5 mila abitanti. È vergognoso pensare che finora alcuni sindaci hanno percepito 400 euro al mese. Infine, è stata reintrodotta l'indennità di carica per i presidenti di provincia, rapportata ai sindaci dei comuni capoluogo. Bene sarebbe stato introdurre un'indennità pure per i consiglieri provinciali. La nostra lotta non finisce qui, continueremo, anche con emendamenti alla legge di bilancio, ad invocare miglioramenti per gli enti locali, quindi nuove e ulteriori risorse per i comuni, per le province e per le regioni. Speriamo, in ultima istanza, che questo decreto fiscale non abbia effetti devastanti e nefasti per la nostra economia, come certe norme sembrerebbero prefigurare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, colleghi, prima di cominciare ad andare esattamente nel merito vorrei un attimo fare un passo indietro e parlare del perché siamo arrivati qui. Come lei sa, questo decreto fiscale è strettamente collegato alla manovra di bilancio, una manovra di bilancio che ha una missione, quella di impedire l'aumento delle clausole di salvaguardia dell'IVA, un aumento di oltre 23 miliardi di euro, che avrebbe comportato il più alto rialzo di pressione fiscale della storia repubblicana. È quindi molto interessante sentire in quest'Aula la collega che mi ha preceduto, che intima il Governo ad abbassare la pressione fiscale, quando sappiamo molto bene che la Lega non ha mai abbassato la pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Mai, quando la Lega è stata al Governo, dal 2000 in poi, la pressione fiscale è scesa! Non lo dice il Politburo di Italia Viva, lo dice l'Istat. Predicano bene al Governo, ma poi razzolano male quando sono nei posti di potere. La pressione fiscale, in questo Paese, con i Governi in cui la Lega era al Governo, non è mai scesa. In questa manovra, invece, su 30 miliardi, 26 miliardi vanno a ridurre le tasse: 23 per l'IVA e 3 per le tasse sul lavoro, il cuneo fiscale, una cosa che noi abbiamo molto a cuore, perché negli ultimi vent'anni, se ci sono due Governi che hanno ridotto le tasse sul lavoro, questi sono stati il Governo Renzi, nel 2014, per oltre 10 miliardi con la misura degli 80 euro e 6 miliardi sull'IRAP, e il Governo Prodi, nel 2007. La Lega e la destra mai hanno ridotto le tasse sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Perché parlo di questo, Presidente? Ne parlo perché questo decreto fiscale è stato molto complesso, è una mini-legge di bilancio, sono oltre 5 miliardi di euro collegati a questo provvedimento, ed è fondamentale. Questo però va valutato nella complessità della manovra, che appunto va a liberare l'Italia da un macigno che si trascina sulle spalle dal 2011, impedendo l'aumento dell'IVA fino al 25 per cento.

E noi, questo Governo, lo faremo grazie anche a questo decreto fiscale. La Lega è scappata davanti alle proprie responsabilità, quando si è messa davanti all'evidenza dell'insostenibilità delle promesse elettorali e della realtà dei conti pubblici, e ha lasciato a questo Governo e a questa maggioranza il compito di compiere questa missione. Cosa fa questo decreto? Questo è un decreto che si avvia sulla via della legalità, la tutela della legalità e la semplificazione fiscale. Il fisco è il tema più problematico del nostro Paese, vi è un'evasione gigantesca. Noi abbiamo oltre 100 miliardi di euro di evasione nel nostro Paese; abbiamo il record europeo per l'evasione IVA, oltre 30 miliardi. Con questo decreto si vanno a combattere una serie di evasioni ed elusioni IVA, frodi fiscali sulle accise per gli idrocarburi e si fa una lotta alle indebite compensazioni. Appunto nei primi dodici articoli noi parliamo delle indebite compensazioni: vi è una stretta sull'evasione delle accise sugli idrocarburi e si sostiene l'introduzione della fatturazione elettronica, un istituto che sta portando a una rivoluzione copernicana nel nostro Paese, lo diceva il collega relatore Frangomeli. Oltre 3 miliardi di recupero IVA, quindi strutturali, quest'anno, sull'IVA, grazie alla fatturazione elettronica. Noi siamo il primo Paese OECD che l'ha introdotta, stiamo ricevendo visite di altri Paesi che vengono a studiare il caso. Noi, grazie alla fatturazione elettronica, e quindi al futuro incrocio delle banche dati, riusciremo a contrastare l'evasione fiscale e appunto a recuperare molte risorse utili per l'Erario. Ma non soltanto fatturazione elettronica, con questo decreto noi incentiviamo l'uso dei pagamenti elettronici, l'uso delle carte di debito a scapito del contante, perché sappiamo molto bene che questo non soltanto semplifica i pagamenti ma è anche un altro mezzo, un altro modo di contrastare l'evasione fiscale. Infatti, in questo decreto vengono erogati dei crediti d'imposta agli esercenti, ai piccoli commercianti con meno di 400 mila euro di ricavi all'anno, appunto per sopperire ai costi delle commissioni sui pagamenti elettronici. Inoltre viene introdotto un limite progressivo sul contante e viene avviata una lotteria degli scontrini proprio per incentivare ed ampliare l'uso della moneta elettronica nel nostro Paese.

La tutela della legalità coinvolge anche il settore del gioco pubblico - sono gli articoli dal 24 al 31 -, dove è importante contrastare, lottare contro gli operatori illegali, non soltanto a tutela dei giocatori ma anche degli operatori e dei concessionari legali. Infatti, con questo decreto viene introdotto il divieto, per gli operatori finanziari, di trasferire somme di denaro a operatori di giochi illegali. Viene istituito un fondo per finanziare gli agenti sotto copertura, per appunto sorvegliare il gioco pubblico, che andranno a rafforzare le azioni di Carabinieri, Guardia di finanza e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Viene introdotto il divieto di concessione per gioco pubblico in caso di violazioni tributarie. Viene anche istituito un registro unico per tutti gli operatori del gioco pubblico presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli.

L'articolo 4 - sto parlando della disciplina degli appalti, della disciplina delle ritenute - è stato un articolo che è stato completamente stravolto in Commissione: credo abbia trovato una quadra interessante da parte di tutte le forze della maggioranza, a mio parere è un ottimo compromesso, che da una parte lotta contro le false cooperative, perché noi vogliamo tutelare il lavoro, non vogliamo lavoratori sfruttati, dall'altra è ovvio che non vogliamo soffocare le imprese con ulteriori, inutili adempimenti burocratici. Quindi, ovviamente, la forma che voi trovate nel testo, questo su cui l'Aula si pronuncerà dopo il voto di fiducia, manifesta appunto il compromesso, che da una parte ha ampliato le imprese esenti dal nuovo obbligo... il nuovo obbligo cosa prevede? Prevede che i committenti ricevano dalle ditte appaltatrici le copie delle deleghe di pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali per i loro lavoratori. Abbiamo anche ampliato le esenzioni: tutta una serie di aziende che danno appalti inferiore ai 200 mila euro sono escluse dalla norma; tutte le aziende che sono operative da oltre tre anni sono escluse dalla norma. Questi erano due punti su cui Italia Viva ha insistito moltissimo e sui quali abbiamo trovato la collaborazione delle altre forze di maggioranza, quindi il testo che vedete è un buon compromesso e, come diceva il sottosegretario Villarosa, verrà comunque analizzata la sua introduzione, per evitare che gli imprenditori di questo Paese, che già danno lavoro a tante persone e mandano avanti il Paese producendo PIL, non siano oberati da inutili cavilli e obblighi. L'obiettivo qui è combattere le cooperative mordi e fuggi, le false cooperative che sfruttano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Il nostro obiettivo è ovviamente aiutare le imprese di questo Paese

Altre cose importanti che dobbiamo menzionare ed è giusto ricordare: viene chiarito finalmente che dal 1° gennaio 2020 si pagherà l'IVA sui corsi delle scuole guida, ma che non sussistono problemi in termini di retroattività per l'IVA non pagata negli anni precedenti - questo era un tema molto importante che, appunto, aveva afflitto migliaia di scuole guida in tutta Italia -; viene inoltre rinviata la sanzione in caso di non rispetto dell'obbligo di avere in auto un dispositivo anti abbandono sui seggiolini, che viene rinviata al 2020, appunto, per dare il tempo agli italiani di adeguarsi a questo nuovo obbligo.

Una cosa importantissima è che viene rifinanziato il Fondo per le piccole e medie imprese, il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, di oltre 670 milioni di euro, qualcosa di fondamentale, perché ovviamente le PMI sono la spina dorsale della nostra economia, e viene rifinanziato anche il Fondo ISMEA, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, anche per garantire finanziamenti per sviluppare tecniche innovative come l'agricoltura di precisione o di tracciabilità con la blockchain. Infine, viene anche prorogata la sospensione dei pagamenti per le tasse dei cittadini residenti nella provincia di Catania per via del sisma.

Sull'articolo 39, ovvero in tema di reati tributari, in Commissione è arrivato un nuovo emendamento del Governo che ha rivisto il testo originario e sono state diminuite le pene inizialmente proposte. Per quanto riguarda la disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti, il decreto legislativo n 231 del 2001, noi rimaniamo contrari all'istituto della confisca allargata, un istituto che è stato introdotto nei primi anni Novanta per combattere il crimine organizzato, per combattere la mafia e per combattere il terrorismo, noi siamo contrari a questo istituto, ma nell'emendamento dei relatori ne è stata ristretta l'applicabilità.

Infine, tra le altre cose fondamentali che dobbiamo rivendicare da questo decreto “fiscale”, ricordo che finalmente l'Italia avvia una lotta contro la tassa rosa; la tassa rosa, la cosiddetta pink tax, nel nostro Paese esisteva perché sui prodotti di igiene femminile esisteva un'IVA del 22 per cento e con questo decreto viene ridotta l'IVA al 5 per cento per i prodotti femminili compostabili biodegradabili; è solo un primo passo per aggredire il problema della tassa rosa nel nostro Paese. Le donne italiane già guadagnano meno dei loro colleghi uomini e non soltanto guadagnano meno, ma, inoltre, a parità di prodotto, hanno costi maggiori e una parte è dovuta anche allo Stato che ha una tassazione troppo elevata e non giustificata. Questo è un primo passo del Governo che noi sosteniamo per affrontare il tema della tassa rosa.

Infine, un altro punto di cui siamo fieri e contenti e che ha trovato non soltanto la collaborazione tra le forze di maggioranza, ma anche dell'opposizione, è il rilancio dei PIR, i piani individuali di risparmio che, voi sapete, sono stati introdotti tre anni fa e hanno portato a una raccolta di oltre 11 miliardi di euro - qualcosa di estremamente importante -, comportano esenzioni fiscali per gli investimenti a lungo termine nel mercato azionario e sono uno strumento di politica economica fondamentale per il nostro Paese che, come sappiamo, ha un enorme risparmio privato, se guardiamo alle giacenze e ai nostri conti correnti, ma, ovviamente, degli investimenti privati troppo bassi. Questi, appunto, sono canali che vanno a incentivare la canalizzazione del risparmio privato nell'economia reale, soprattutto nelle piccole e medie imprese. Questo strumento aveva subito dei nuovi vincoli nella legge di bilancio 2019 che ne hanno impedito lo sviluppo, anzi ne hanno tramortito la raccolta, quest'anno, neanche 200 milioni di euro di raccolta nei PIR; con questa nuova normativa che semplifica, rimanda i vincoli per investimenti in venture capital agli ELTIF, ma invece mantiene qui soltanto una quota minima da investire negli indici Mid, appunto le Mid Cap, o gli indici piccoli, delle PMI italiane, dovrebbe essere molto più semplice quindi rianimare la raccolta dei PIR, un testo che è stato approvato tra maggioranza e opposizione nella Commissione finanze.

Tra gli altri elementi che a noi stanno molto a cuore, come gruppo di Italia Viva, ovviamente, c'è l'introduzione di criteri premiali negli appalti pubblici, per quelle società e quelle imprese italiane che hanno un impatto sociale e sostenibile, un lavoro che già fanno le società benefit; inoltre, vengono introdotti nuovi sgravi per i lavoratori rimpatriati; il 2019 è l'anno della Brexit e, quindi, c'è un gande capitale umano, ci sono migliaia di cittadini italiani ed europei che stanno lasciando il Regno Unito; in questo modo l'Italia potrà competere con altri Paesi europei nell'attirare questo capitale umano nel nostro Paese e trattenerlo in modo anche da rilanciare la nostra economia.

Rivendichiamo l'introduzione di agevolazioni fiscali per l'acquisto di veicoli elettrici per le persone con disabilità. Voi saprete che gli sgravi fiscali, al momento, esistevano soltanto per i veicoli a combustione - insomma, a gasolio e a benzina - ma non esistevano per i veicoli elettrici; siamo molto felici che questa modifica abbia trovato l'accordo di tutte le forze di maggioranza che l'hanno sottoscritta. Viene rifinanziato il Fondo per gli eredi delle vittime dell'amianto per il 2019 e il 2020; infine, viene anche estesa e rinnovata la cosiddetta legge Golfo-Mosca, ovvero viene rinnovato l'obbligo di parità di genere nei collegi sindacali e nei consigli di amministrazione delle imprese private italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Infine, vengono allocati nuovi fondi per la digitalizzazione dei porti. Come Italia Viva, noi pensiamo che il tema delle infrastrutture e degli investimenti pubblici sia fondamentale per rilanciare il nostro Paese e noi pensiamo che questa rappresenti una possibilità di rilanciare la nostra economia; spesso si parla di fondi già allocati ma bloccati e sbloccare quegli oltre 100 miliardi in opere infrastrutturali, ferroviarie, autostradali e stradali potrebbe veramente essere uno shock per la nostra economia e Italia Viva voterà sempre dalla parte di strumenti o iniziative da questo punto di vista. Per questo motivo abbiamo sottoscritto con grande entusiasmo gli emendamenti dei relatori che, appunto, rilanciavano gli investimenti per l'edilizia scolastica, introducendo l'8 per mille, introducendo un fondo per l'edilizia scolastica anche in chiave antisismica.

Anche qui, se noi parliamo di territorio, abbiamo un altro nuovo emendamento dei relatori, quello che ha aumentato l'indennità per i sindaci dei piccoli comuni; qualcosa di giusto, qualcosa che era dovuta da tanto tempo e siamo molto felici che anche questa tematica venga affrontata in questo decreto.

Infine, è stato un lavoro molto complesso, non ancora finito, ma ci tenevo a ringraziare la maggioranza, le forze di maggioranza, ma anche le forze di opposizione, che hanno migliorato il testo; penso, infatti, per esempio, all'istituto del ravvedimento operoso esteso anche ai tributi locali, e, ovviamente, tutti gli uffici del Ministero e della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. In realtà, non possiamo evidentemente condividere l'ottimismo che ispira gli interventi tanto del Governo quanto della maggioranza e, al contrario, dobbiamo stigmatizzare come questo provvedimento, di fatto, cristallizzi l'ostilità che la maggioranza rosso-gialla ha già manifestato sino ad oggi più o meno in tutti i provvedimenti, con riguardo in particolar modo alle categorie che detengono la partita IVA, che fanno attività commerciale, che svolgono attività di impresa e, se possibile, anzi, con gli ultimi provvedimenti introdotti negli emendamenti, iniziano anche a intravedersi degli accenni di ostilità verso la categoria dei dipendenti e dei pensionati, come appunto, a nostro modo di vedere, avviene con l'emendamento che attiene alla decisione di spostare gli adempimenti fiscali; ciò viene presentato dal Governo come una sorta di elemento positivo in favore dei contribuenti ma, a nostro modo di vedere, in realtà, ha lo scopo - che ritroviamo anche nel meccanismo che riguarda le compensazioni -, spostando i tempi di presentazione del 730, in realtà, di rinviare il termine del rimborso delle spese che con il 730 normalmente venivano già rimborsate a luglio e ad agosto e che così, invece, conosceranno un ulteriore slittamento, esattamente come per le compensazioni, misura che riguarda le partite IVA che sono sostanzialmente le più flagellate da questo provvedimento; commercianti, imprese e a questo punto anche dipendenti e pensionati da un lato e dall'altro lato il Governo che ormai si caratterizza per essere un Governo al servizio di banche, tasse, fisco.

Perché diciamo questo? L'articolo 4 secondo noi è abbastanza paradigmatico, Fratelli d'Italia, in tutti i modi, ha cercato di far sì che questo articolo, insieme all'articolo 3, venisse stralciato, perché riteniamo che lì ci sia la filosofia che alimenta questo Governo: nel momento in cui dovesse essere, come si avvia a fare, approvato per divenire legge, si sposterebbe in capo alle imprese e ai committenti una serie di adempimenti che oggi dovrebbe, in uno stato ragionevole di cose, gravare sulla pubblica amministrazione, che incapace invece di condurre accertamenti e di condurre verifiche in maniera sostanzialmente mirata scarica sul mondo delle imprese questi stessi adempimenti che diversamente dovrebbe assolvere lei stessa. Oggi, le imprese committenti si trovano sui lavori di appalti di forniture o servizi, di lavori e servizi a dover di fatto realizzare una mappatura dell'intera rete di fornitori, per poi andare a verificare, proprio sulla mappatura che viene fatta dei lavoratori, di cui evidentemente le aziende appaltatrici in qualche maniera si avvalgono, per acquisire lo stato contributivo di tutti quei lavoratori e, laddove invece si verifica una eventuale distonia, perché dobbiamo ricordarci che è anche previsto addirittura l'obbligo per i committenti di verificare sia in termini quantitativi che in termini qualitativi se effettivamente vi è corrispondenza, vengono introdotte sanzioni che, secondo me, il Governo non ha compreso bene che rischi potrebbero generare. Immaginiamo che, ad esempio, un'azienda, laddove non verifichi adeguatamente questo tipo di situazione, si trovi nelle circostanze di dover bloccare i pagamenti. Ciò inevitabilmente non blocca solo, come veniva disegnato prima in termini ottimistici dal collega Ungaro, il problema delle cooperative che sfruttano i lavoratori - termine che sarebbe anche encomiabile - ma, evidentemente, blocca anche l'opera, blocca anche l'appalto, blocca anche l'intervento per il quale il committente ha consegnato all'appaltatore l'intervento che intendeva fare. Nel momento in cui il committente non paga l'appaltatore, ciò genera a cascata inevitabilmente e comporta il fatto che i lavoratori non ricevono più lo stipendio, i fornitori non vengono più saldati, l'opera viene bloccata, con il rischio che di fatto si realizzi quello che da sempre ormai si realizza. In questo, sottosegretario Villarosa, con un po' di timore sentiamo ancora parlare di queste direttive, di queste risoluzioni, di questi provvedimenti che vengono di fatto delegati all'Agenzia delle entrate, a cui consegniamo un potere di integrazione normativa che ormai va al di là del perimetro stesso della legge. Lo ha richiamato lei nella relazione introduttiva dicendo proprio che il direttore dell'Agenzia delle entrate verrà delegato all'intervento e all'emanazione di provvedimenti; questo per noi è problematico, perché non sappiamo il motivo ma ogni volta che l'Agenzia delle entrate deve assumere dei provvedimenti lo fa contro le partite IVA, lo fa contro i commercianti, lo fa contro i professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche in questo caso l'articolo 4 comporta che, alla fine, ci saranno aziende dei committenti che saranno quasi incentivate a pagare le sanzioni piuttosto che a vedere bloccati i lavori che, a cascata, nella vita reale e non in quella disegnata nel provvedimento, diversamente verrebbero colpiti.

Ulteriormente, vediamo provvedimenti anche mirati: pensiamo alle scuole guida. Una vergognosa risoluzione dell'Agenzia delle entrate aveva avviato un contenzioso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) creato esclusivamente dalla stessa Agenzia delle entrate che, rimangiandosi la parola, su sei - ripeto: su sei - provvedimenti in cui si diceva che le scuole guida erano esentate dal versamento Iva, ma poi fa marcia indietro e scarica addosso alle scuole guida stesse i costi dell'IVA. Noi avevamo sentito in Commissione le parole ben nette del suo collega, sottosegretario, che aveva detto: lavoreremo per evitare che l'IVA venga riconosciuta e riconfermare quindi il regime di esenzione IVA per le scuole guida, salvo poi oggi sentir dire - questo era stato detto, ma non da lei, non da lei, sottosegretario - e salvo poi verificare che invece le scuole guida ancora una volta verranno sottoposte a un ulteriore prelievo, che di fatto poi si scaricherà sui quelli che per noi rimangono degli studenti. Infatti, nella parola “scuola guida” a nostro modo di vedere era chiusa la finalità di insegnamento e la finalità formativa che dovrebbe portare il Governo a dire no ai provvedimenti che vengono emessi dalla Corte di giustizia, confermando l'esenzione delle scuole guida stesse, dal momento che la stessa Agenzia dell'entrate per sei volte, dal 1992, aveva detto che erano esenti.

Ma anche nei confronti degli albergatori la tassa di soggiorno è un altro intervento di ostilità compiuto nei confronti di una categoria: introdurre 10 euro è di fatto una gabella medievale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come quando si pagava per entrare nelle città varcando le mura. Sulle compensazioni abbiamo già detto, come sui commercianti, dove è in atto una lotteria: siamo ridotti alla lotteria dello scontrino per riuscire a far tenere in equilibrio i conti dello Stato. Perché invece non iniziamo ad affrontare in maniera seria e organica una revisione complessiva per la quale si inizia a rendere detraibile e deducibile tutto ciò che comporta un esborso di denaro anche per il cittadino privato? Devo dire che, se possibile, l'eliminazione della sanzione è stata fatta con modalità quasi peggiorative, sottosegretario, perché si invita alla delazione il cliente che, laddove intenda in una qualche maniera, per ragioni proprie, andare a colpire il commerciante, può segnalare che quel commerciante non ha attivato la lotteria scontrino, favorendone di fatto - così è scritto - l'accertamento e le verifiche per andare a colpirlo.

Potremmo continuare a lungo sul POS, ad esempio, che a nostro modo di vedere è passato un po', dopo le polemiche iniziali, come se fosse scontato. Non riusciamo a comprendere perché dobbiamo continuare a regalare alle banche soldi nostri, perché è questo che si sta verificando: in ogni transazione che si realizza è come se io strappassi un pezzettino della banconota da 5, 10 o 20 euro per poi regalarlo alle banche che hanno sostanzialmente una commissione del 2 per cento che, inevitabilmente, i commercianti o pagano loro o la recuperano dai cittadini, dai consumatori: anche questo è un provvedimento che di fatto paralizza e non incentiva certamente la circolazione della ricchezza.

Potremmo proseguire a lungo e i colleghi che seguiranno saranno certamente più dettagliati di me, ma vorrei chiudere affermando la filosofia. Da un lato, abbiamo provato a comprendere qual è la filosofia del Governo rosso-giallo, ammesso e non concesso che ce ne sia una, al di là della vessazione continua. Mi permetto, da questo punto di vista, di dire solo una parola su un tema che verrà, poi, più articolatamente svolto da alcuni colleghi: le manette per gli evasori. Noi ribadiamo che non è con il tintinnio delle manette che si riesce a far sentire o a far ritrovare un'equità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) ma è con un fisco semplice, con un fisco che non si presti ad errori, con un fisco che sia interpretabile da tutti, tenuto conto anche di quello che iniziamo a intravedere sulla flat tax, sul rinvio dei regimi forfettari. Bisogna rendersi conto che una partita IVA, un professionista, un'impresa dovrebbe poter fare affidamento sulle norme fiscali per progettare il futuro dell'azienda, per progettare il futuro del proprio studio. Infatti, se sa che non paga 20, 30, 40 mila euro di tasse… a proposito, non riusciamo a capire il perché la piattaforma Alibaba si scopre che paga 20 mila euro di tasse in Italia - 20 mila euro di tasse in Italia! - e ci sono partite IVA che si trovano i conti correnti pignorati quando magari hanno anche ben minori volumi d'affari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma questo è un tema che affronteremo nelle sedi competenti cioè la mancanza di volontà, la pavidità del Governo che decide di essere forte coi deboli - partite IVA, commercianti, professionisti, artigiani e bottegai e imprese - e debole con i forti, cioè i colossi del web verso cui ancora una volta si dimostra supino (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Su questo credo che bisognerebbe ricordarsi che un imprenditore a partita IVA fa affidamento sul fisco, dovrebbe trovare nello Stato un partner che ti dà la possibilità di sviluppare, di pianificare, di programmare, non un socio che si porta a casa il 60 per cento dei propri redditi senza fare nulla, nella migliore delle ipotesi, o creando ostacoli come in questo caso, nella peggiore. Invece, quindi, del tintinnio delle manette il Governo avrebbe dovuto fare altro, chiarire le norme, renderle semplici, renderle pulite e non portare a errori che possono generare anche forme di evasione non volute ma che le generano. Perché a volte bisogna ricordarsi anche che c'è chi non paga le tasse perché si trova davanti alla drammatica scelta se dar da mangiare ai figli o se dar da mangiare allo Stato e dà da mangiare ai figli, e in questo io non trovo nulla da censurare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quella è la filosofia che noi vorremmo: uno Stato giusto, uno Stato equo, uno Stato che disegna norme semplici e che non pretende dal proprio cittadino di versare più di quello che deve. Ed è per questo anche che Fratelli d'Italia sta raccogliendo le firme per un referendum che consenta di introdurre un limite alla pressione fiscale in Costituzione, cosa che evidentemente il Governo, contrariamente a quel che è stato detto, non intende fare, visto che a nostro modo di vedere sia gli adempimenti sia il carico fiscale aumenteranno. E anche questo è un ultimo aspetto: meno burocrazia perché - l'ho preso a parametro - l'articolo 4 complicherà ancor più, se possibile, la vita alle imprese. Questa filosofia che voi affermate con questo provvedimento ci vedrà sempre contrari; la filosofia di libertà è la filosofia di fiducia nelle imprese, nelle aziende, nei bottegai, negli artigiani, nelle partita Iva, nei professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): questa è la nostra filosofia e la rivendichiamo con grande orgoglio anche in questa sede di discussione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto “Rotundi-Fermi” di Manfredonia, in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Presidente, colleghe e colleghi, gli interventi dei relatori e del Governo hanno ampiamente illustrato all'Aula la natura del provvedimento, quello originario del Governo, le modifiche intercorse in Commissione, il modo in cui si è affrontata la discussione tra le forze di maggioranza e nel confronto con le forze di opposizione. Posso, quindi, permettermi in questo intervento di fare alcune considerazioni più di carattere politico su quello che è il primo provvedimento di politica economica che la nuova maggioranza parlamentare e il nuovo Governo portano alla discussione del Parlamento. Il “decreto fiscale” con la parallela discussione in Senato sulla legge di bilancio costituiscono, infatti, gli atti più importanti di questa nuova maggioranza e sicuramente l'impegno più significativo per il nuovo Governo.

Io credo che sia abbastanza chiaro che noi ci troviamo di fronte a una novità politica rispetto all'inizio della legislatura e all'esperienza che quest'Aula ha vissuto nei primi 14 mesi della legislatura. Infatti, questa nuova maggioranza non ha negoziato un contratto di governo, ma ha cercato di proporre al Paese un programma unitario e, quindi, traduce in Parlamento atti di Governo che non sono il negoziato tra due forze politiche non comunicanti che nella precedente esperienza di Governo hanno portato all'esame dell'Aula provvedimenti in cui per ogni articolo si poteva leggere quale delle due forze lo avesse fatto.

Noi abbiamo fatto la scorsa legge di bilancio con una discussione in cui c'erano due provvedimenti, “reddito di cittadinanza” e “quota 100”, e uno era del MoVimento 5 Stelle e uno era della Lega e chi difendeva uno non difendeva l'altro e viceversa. E così tanti provvedimenti che sono venuti in Aula hanno avuto questa caratteristica, una caratteristica in cui c'erano bandiere o bandierine che venivano issate da una delle due forze politiche e che rappresentavano l'opinione, i convincimenti e la traduzione normativa di quella forza politica. Possiamo dire che, nella precedente esperienza, noi più che una maggioranza abbiamo avuto in Parlamento due robuste minoranze che assieme facevano maggioranza su provvedimenti che erano distinti al loro interno.

In questa esperienza - e lo si vede nel “decreto fiscale” - noi siamo impegnati in uno sforzo diverso, quello di fare una sintesi delle diverse posizioni delle forze politiche che sostengono la maggioranza - delle quattro forze politiche che sostengono la maggioranza - anche in un confronto con il Governo che sconta e valorizza il ruolo del Parlamento in una capacità di modificare anche le indicazioni e le proposte che vengono dal Governo.

Certo, all'esterno questa discussione, questa ricerca di una sintesi può far emergere punti di frizione, può far emergere gli aspetti di critica e di discussione che preparano il momento della sintesi e della condivisione, però se si guarda alla sostanza di questo provvedimento si vede che la discussione della maggioranza, il confronto con i soggetti sociali, le audizioni, il confronto anche con le istanze portate dall'opposizione hanno radicalmente e profondamente cambiato e, in qualche caso, migliorato le stesse proposte che venivano dal Governo, già frutto di una discussione in quel livello. Ne è un esempio l'articolo 4, che qui è stato già illustrato dal collega Fragomeli nel merito, e il lavoro fatto, ma chi ha seguito le diverse formulazioni dell'articolo 4 e degli emendamenti che sono stati presentati, delle riformulazioni e delle modifiche alle riformulazioni, ha potuto vedere come si sia partiti da approcci anche radicalmente differenti, non solo politici ma direi quasi disciplinari, con impostazioni profondamente divaricanti su come andasse inteso il rapporto tra committente e appaltatore, su come andassero intese le procedure di informazione, su come si dovessero approcciare le scelte che riguardavano anche gli eventuali tetti e le eventuali categorie da coinvolgere dentro le modifiche all'articolo 4.

Il confronto di merito non ha prodotto una mediazione al ribasso ma ha prodotto una sintesi che a gettito invariato migliora la stessa proposta dell'articolo 4 originario ed è un punto avanzato su cui l'intera maggioranza si riconosce e che sicuramente ha raccolto anche proposte e suggerimenti che venivano dalle opposizioni.

Quindi, noi siamo dentro a un processo politico diverso rispetto a quello dell'inizio di legislatura. Non siamo più a forze politiche incomunicanti e, anzi, in qualche caso che non si conoscevano. Questo lo dico anche agli amici e ai colleghi dei 5 Stelle, dato che c'è stata anche probabilmente l'opportunità, in questi mesi di collaborazione parlamentare e nella discussione dei provvedimenti, di conoscere meglio e di comprendere meglio i diversi punti di vista e i diversi punti di partenza. Questo lavoro di sintesi ovviamente sconta il fatto che non su tutto siamo d'accordo e anzi, vivaddio, rimaniamo su alcuni aspetti forze politiche distinte, anche alternative su alcuni punti, che però non si limitano a negoziare sulla base dei rapporti di forza ma cercano di offrire al Paese soluzioni che diano anche un'anima politica a questa alleanza, che è nata con un obiettivo ambizioso che non era solo quello, come pure la legge di bilancio fa, di sterilizzare le clausole dell'IVA, far abbassare lo spread e mettere in sicurezza i conti del Paese rispetto a un'eredità disastrosa che c'era stata lasciata appena pochi mesi fa dal punto di vista della credibilità internazionale del Paese e della prospettiva di tenuta dei suoi conti, ma questa maggioranza, nata sull'onda anche di un'emergenza politica, ha l'ambizione di costruire una coesione in grado di durare tutta la legislatura e, quindi, di dare ai propri provvedimenti non solo il carattere di capacità di affrontare i problemi dell'oggi ma anche di prefigurare soluzioni per il domani.

Questo decreto fiscale affronta la materia fondamentale dell'evasione fiscale nel nostro Paese dentro un principio di giustizia sociale e dentro a un obiettivo e a una capacità di innovazione. È stato detto già in sede di presentazione del provvedimento che tutto il provvedimento si muove su una strada in cui la lotta e il contrasto all'evasione fiscale si fanno in questo binomio: semplificazione, innovazione tecnologica, redistribuzione delle risorse che vengono dal contrasto all'evasione fiscale per finanziare politiche più giuste, di maggiore giustizia sociale.

Forse dal mio punto di vista la norma piccola - che, però, sono orgoglioso che sia in questo provvedimento - che meglio rappresenta questa impostazione è quella cosiddetta dei “mutui”, cioè quella norma, già illustrata dal sottosegretario Villarosa e che io voglio meglio evidenziare al dibattito, per cui si consente, anzi si obbliga il sistema bancario a concedere mutui per l'acquisto della prima casa a persone che abbiano perso quella prima casa in virtù della loro non capacità di pagare le rate del mutuo. È una misura eccezionale, non ripetibile, che riguarda persone che avevano iniziato a pagare il mutuo, che possono aver perso quella possibilità magari perché hanno perso il lavoro, la cui casa è stata messa all'asta o è sottoposta ad altri provvedimenti esecutivi in corso, e che avrebbero oggi, magari superata la crisi economica, superata una difficoltà personale, la possibilità di tornare a contrarre credito per acquistare quella casa in cui stavano. Questo oggi è precluso, perché quel debitore è diventato non affidabile per il sistema bancario. E, allora, a certe condizioni, che sono specificate nella norma, e con un tetto a 100 mila euro di possibilità di erogazione del mutuo, introduciamo la possibilità di fare questo, che fino adesso era precluso, di riacquistare la casa che si è perduta. E di farlo non contro il sistema bancario, ma andando anzi incontro a una stessa esigenza del sistema bancario di superare quella fase emergenziale di gestione dei crediti deteriorati del patrimonio immobiliare acquisito attraverso le esecuzioni immobiliari, che oggi grava paradossalmente anche in termini gestionali in maniera negativa su quegli istituti di credito. È quindi una misura di giustizia sociale, perché dà la possibilità a chi ha ritrovato le condizioni di dignità del lavoro e del reddito anche di riacquistare la casa che ha perso; ma allo stesso tempo di farlo non demonizzando il sistema bancario… Cosa che in quest'Aula si sente troppo spesso e in maniera superficiale fare: come se la tutela del risparmio degli italiani non fosse un obiettivo costituzionale doveroso per il Parlamento e per il Governo, e per tutte le forze politiche, al di là della loro collocazione, ma fosse invece un vezzo, un favore, un'accondiscendenza a poteri forti, quando invece la tenuta del sistema del risparmio è la condizione per il benessere del nostro Paese. È allora un provvedimento di giustizia sociale, ma che non è contro nessuno, e invece punta ad una collaborazione tra istituzioni e sistema bancario, per poter dare una risposta di giustizia a chi è stato colpito in questi anni dalla crisi economica, al punto di non poter più pagare il mutuo per l'acquisto della prima casa.

Ci sono tante misure però dentro il provvedimento, che vanno in questa stessa direzione, sono state già richiamate; che hanno visto quindi uno sforzo per dare ad una manovra, che sicuramente affronta nodi strutturali importanti, a cominciare da quello dell'evasione fiscale… Ma poi ne discuteremo in sede di bilancio: riapre altri temi sugli investimenti, sui finanziamenti agli enti locali. Per dare però anche la forza di una dimensione sociale che guarda alla realtà del Paese.

Abbiamo fatto poi una scelta, che io considero molto significativa, di sostegno… Anzi, più che di sostegno, di aumento delle indennità per i sindaci dei piccoli comuni. Vi è una norma che guarda alla dignità della funzione politica, amministrativa svolta al servizio delle comunità. È una norma che insieme al collega Soverini abbiamo presentato lo scorso anno un po' in solitudine come proposta di legge, che è cresciuta nel consenso dei colleghi in questo anno, e che adesso approda nel decreto-legge “fiscale”, ma è stata già ampiamente rivendicata da tutte le forze politiche, dalla leadership di Governo: io ne sono contento. È un piccolo provvedimento, la compartecipazione per l'aumento dell'indennità dei sindaci costerà al Ministero dell'interno 10 milioni, ma segna anche un'inversione di tendenza. Dopo molti anni in cui il dibattito, compreso qualche mese fa nella discussione del provvedimento costituzionale sul numero dei componenti delle Camere, è stato sempre tutto incentrato - dalla riduzione del numero dei consiglieri comunali, dalla diminuzione del numero dei consiglieri regionali, al taglio delle indennità, al taglio delle funzioni, al taglio dei benefit, delle auto blu e così via - dentro un racconto negativo della funzione politica prestata alle istituzioni, noi approviamo un provvedimento che guarda alla dignità degli amministratori dei piccoli comuni, ma comincia a ricostruire una narrazione positiva della funzione politica.

Io questo lo considero un fatto molto importante. Sono contento che la norma sia stata approvata in Commissione all'unanimità, sono contento che si sia espresso l'insieme delle forze politiche; ma questo sarà importante se noi cominceremo, anche nel confronto tra di noi, ad abbandonare un racconto negativo della funzione politica e a valorizzare invece quegli elementi che la politica, anche nuova, sta mettendo in campo. E lo stesso anche con un principio di realismo: noi tocchiamo la questione delle indennità delle province partendo dal fatto che il referendum costituzionale ha avuto un esito, le province non sono più sciolte, come si pensava nella scorsa legislatura sarebbero state in virtù della riforma costituzionale, le province ci sono. C'è un problema di ridefinire la loro funzione, la loro missione, ma c'è anche un fatto realistico: se chiamiamo dei sindaci a svolgere quella funzione, quella funzione non si può pensare che, pur rimanendo gratuita, non venga riconosciuta. E allora la norma che stabilisce che al presidente di provincia si applica l'indennità del sindaco del comune capoluogo, anche se quello è sindaco di un comune più piccolo, dà un riconoscimento al fatto che quell'amministratore governa un'istituzione più grande, e quindi è giusto che abbia riconosciuto l'impegno che svolge.

Facciamo quindi dei passi avanti tutti assieme nel ricostruire un ruolo, una dignità della politica, dentro uno sforzo per dare una sintesi e una capacità nuova anche alle scelte che compiamo in quest'Aula. Io non sottovaluto i punti di differenza che ci sono, l'approccio diverso che abbiamo tra questa parte che sostiene il Governo e l'altra che si oppone, soprattutto sul tema di come vada intesa la politica di contrasto all'evasione. Noi siamo convinti che non dobbiamo aver paura di un forte investimento sull'innovazione per modernizzare il rapporto tra fisco e cittadini. In particolare, è stato già detto, l'uso della moneta elettronica non è una violenza verso qualcuno, è una modernizzazione del sistema Paese. Oggi in Italia il rapporto tra transazioni elettroniche e transazioni in contanti è 80 a 20 a favore di quelle in contanti: siamo ultimi in Europa da questo punto di vista. Sostenere quindi i pagamenti elettronici non costituisce una pericolosa avventura o un'improvvisazione: in altre sedi discutiamo di come autorizzare blockchain per i pagamenti con i telefonini, di come rendere sicure le transazioni, come rendere sicuri i dati, la gestione dei dati; oggi siamo in una dimensione nuova della tecnologia, che dobbiamo anche utilizzare per cambiare il funzionamento della burocrazia. E quindi la semplificazione procedurale, normativa, ha un grande sostegno da un utilizzo intelligente dell'innovazione tecnologica, e fare questo non vuol dire andare contro lo spirito del Paese; ed invece la nostra impressione è che in tante argomentazioni che a volte vengono, che esasperano le paure, le preoccupazioni dei cittadini nel rapporto con lo Stato e con le politiche fiscali, ci sia un lisciare il pelo alle abitudini sbagliate, che invece vanno tutti assieme contrastate. Perché poi le risorse che riusciamo ad acquisire in più consentono, come è stato ricordato, di tenere in questo provvedimento la pressione fiscale invariata, di avere un obiettivo di riduzione per i prossimi anni, e di avere risorse per una redistribuzione sociale di cui in Italia c'è bisogno. Discuteremo quindi ancora, faremo in questo provvedimento, nella prossima discussione sulla legge di bilancio un confronto tra le forze politiche; però a me piace enfatizzare il lavoro positivo che abbiamo fatto e la capacità di ascolto che abbiamo espresso in questa discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, nell'affrontare questa discussione sulla legge di conversione del decreto-legge n. 124 del 2019 parto con il soffermarmi sul suo titolo, che recita: disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili. Questo titolo contiene due aggettivi che a mio giudizio meritano una riflessione preliminare, perché l'intenzione del Governo giallorosso è quella di prevedere disposizioni urgenti a fronte di esigenze cosiddette indifferibili. Allora mi sono chiesto, dopo tutto il ciclo di audizioni che sono state svolte in Commissione e dopo la maratona anche notturna sugli emendamenti che avevano suscitato le maggiori perplessità, non solo da parte dei gruppi parlamentari del centrodestra, ma anche dalle numerose istituzioni e dai portatori di interessi che sono intervenuti: davvero queste disposizioni sono così urgenti e rispondono a esigenze indifferibili?

La mia risposta è no, e non ho alcun dubbio su questo tema, perché anche il fatto che le coperture, come è stato detto dai relatori, per la legge di bilancio vengano anche cercate attraverso questo provvedimento, è un tema che noi rifiutiamo dal nostro punto di vista, perché, caro rappresentante del Governo, sottosegretario Villarosa, riteniamo che le coperture al mancato aumento dell'IVA al 25,2 per cento andassero cercate in una riduzione strutturale delle spese del nostro Paese, mentre invece le entrate da gettito fiscale, dal recupero dell'evasione fiscale, sono entrate che per loro natura sono straordinarie, e che quindi non possono essere considerate anno per anno. Pertanto il fatto che una copertura di bilancio venga fatta con risorse recuperate in questo modo secondo noi è un tema da rigettare; e non è urgente né indifferibile perché riteniamo che le priorità del nostro Paese siano decisamente altre. Ci troviamo, infatti, in una congiuntura economica che continua a registrare livelli di crescita del prodotto interno lordo prossimi allo zero e che ci collocano fanalino di coda in tutta Europa.

Gli stessi provvedimenti che erano stati posti in essere con la legge di bilancio del precedente Governo hanno dimostrato nei loro indicatori più importanti un impatto pressoché nullo sulla crescita economica del sistema Italia, sia dal punto di vista dei consumi interni sia dal punto di vista dei livelli di occupazione. Cito fra tutti il cosiddetto reddito di cittadinanza, che, nelle intenzioni di chi l'ha proposto, e vorrei dire imposto, sia alla precedente maggioranza sia all'attuale, che lo ha confermato, avrebbe dovuto raggiungere un duplice obiettivo: abolire la povertà - ve lo ricorderete, credo che fosse il settembre dell'anno scorso - e favorire l'incontro fra offerta e domanda di lavoro. Bene, in realtà, come tutti i dati ci hanno confermato, quel nuovo istituto del nostro welfare non solo non ha ridotto in maniera significativa le aree di disagio presenti ormai in molte aree e situazioni periferiche del nostro Paese, non solo non ha aumentato l'occupazione, se non, sostanzialmente, per i soli navigator, per coloro cioè che avrebbero dovuto facilitare quell'incontro, ma che, in realtà, hanno dovuto affrontare loro stessi un percorso formativo finalizzato all'entrata in ruolo all'interno del sistema dei centri servizi per l'impiego che sono sparsi lungo tutto il nostro territorio nazionale.

Quel provvedimento, invece, si è limitato a destinare e impiegare ingenti risorse pubbliche, circa 24 miliardi nel triennio, risorse, che come è noto, sono dei contribuenti peraltro, per finanziare una spesa corrente di natura assistenziale, che va in contrasto con quanto serve a dare fiato alla nostra economia, ovvero un corretto impiego verso spese di investimento, che nei nostri intendimenti, per quanto ci riguarda, sono rappresentate da una drastica diminuzione del carico fiscale e da una precisa scelta orientata alle infrastrutture strategiche, siano esse materiali o immateriali.

Ecco perché, secondo noi, un decreto in materia fiscale basato su un approccio punitivo nei confronti di chi fa impresa in Italia, che non apre mercati, che aggiunge adempimenti e passaggi burocratici, che è in linea con la malsana idea che l'evasione fiscale si combatta con l'inasprimento delle pene, e non, come ovunque nel mondo, con una grande operazione di semplificazione e di riduzione del carico fiscale per imprese e cittadini, un decreto del genere non può definirsi né urgente né indifferibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Proprio in questi giorni, infatti, è stato pubblicato dalla Banca mondiale il rapporto Paying Taxes 2020: in quel documento si registra la retrocessione dell'Italia al 128° posto nella classifica generale dei livelli di tassazione nel mondo. Si è registrato, altresì, l'aumento del carico fiscale complessivo delle imprese, che raggiunge il 59,1 per cento dei profitti commerciali.

Inoltre, quello stesso rapporto certifica come siano ben 238 le ore dedicate dalle imprese italiane agli adempimenti fiscali ogni anno. Tutti questi dati sono superiori alla media europea e confermano come il sistema Italia sia ostile agli investitori, che non individuano fattori di attrazione; al contrario, invece, l'Italia continua a perdere appeal a causa dell'eccesso di burocrazia, di una giustizia lenta e della fiscalità rapace (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E il Governo Conte-bis, nato qualche mese fa, tre mesi fa, anzi un paio di mesi fa, sta esasperando i fattori che penalizzano la nostra competitività con l'aumento della tassazione complessiva, con l'ossessione sanzionatoria e con la mancanza di iniziative finalizzate alla semplificazione burocratica. Il decreto fiscale all'esame dell'Aula non interviene su questi aspetti, anzi, rischia di aggravarli, facendoci scivolare ancora più giù nella classifica mondiale dei Paesi in cui valga la pena investire.

E dire che in Italia, caro sottosegretario, esiste una precisa norma di legge, la n. 212 del 27 luglio 2000, comunemente conosciuta come Statuto dei diritti del contribuente, che dovrebbe andare nella direzione opposta, ovvero quella della chiarezza delle disposizioni tributarie, della semplificazione e delle garanzie del contribuente. Si pensi, ad esempio, all'articolo 6, che si intitola “conoscenza degli atti e semplificazione”, giustamente, quando al comma 3 stabilisce come il contribuente possa far fronte alle obbligazioni tributarie con il minor numero di adempimenti e nelle forme meno costose e più agevoli; oppure al comma 4, quando si prevede che - cito testualmente la norma - al contribuente non possono in ogni caso essere richiesti documenti ed informazioni già in possesso dell'amministrazione finanziaria o di altre amministrazioni pubbliche indicate dal contribuente. A tal proposito, in linea con i principi dello Statuto del contribuente, avevamo ad esempio previsto con un nostro emendamento all'articolo 16 l'abolizione della comunicazione dei dati delle liquidazioni IVA a carico delle imprese, in considerazione del fatto che, con l'avvio dell'obbligo della fatturazione elettronica, è già possibile un controllo puntuale e capillare da parte dell'amministrazione finanziaria in fatto di versamenti IVA dovuti dai soggetti passivi in questione; emendamento che, purtroppo, per le partite IVA italiane, non è stato accolto e che le costringerà a duplicare gli adempimenti. E proprio in tema di appesantimento degli adempimenti burocratici a carico delle imprese, l'articolo 4 del decreto-legge n. 124 introduce un complesso meccanismo di controllo incrociato tra committenti e appaltatori, costringendo i primi a svolgere il ruolo di controllori e a doversi far carico di procedure complesse che, a conti fatti, riusciranno più a complicare la normale operatività delle imprese oneste che non a contrastare le pratiche scorrette di quelle disoneste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La misura prevede, infatti, che nei casi in cui un committente affidi ad un'impresa l'esecuzione di un'opera il versamento delle ritenute fiscali per i lavoratori impiegati in quell'appalto sia effettuato direttamente dal committente stesso, a cui l'appaltatore dovrà anticipare le somme. In tal modo si chiede alle imprese di sottrarre liquidità propria, senza peraltro poter utilizzare le compensazioni con i rispettivi crediti fiscali. Certo, qualche correttivo in sede di Commissione è stato introdotto, ma solo perché il Governo e la sua litigiosa maggioranza - lo abbiamo visto anche oggi, in occasione della votazione del progetto di legge Costa sulla prescrizione, quanto siete litigiosi - hanno approvato o fatto propri alcuni emendamenti migliorativi del testo fra gli altri proposti dal nostro gruppo, dal gruppo di Forza Italia. Per esempio, abbiamo ottenuto, con l'emendamento a prima firma Cattaneo, di ridurre la periodicità del termine di trasmissione dei dati delle operazioni con soggetti non residenti in Italia, il cosiddetto esterometro, prima mensile e, dopo il nostro intervento, diventato a cadenza trimestrale.

Con l'emendamento del presidente Gelmini abbiamo poi fatto sì che il versamento delle imposte di bollo sulle fatture elettroniche, nel caso in cui gli importi non superino la soglia minima annua di mille euro, possa essere effettuato in due tranche, con cadenza semestrale, al fine di semplificare e ridurre gli adempimenti dei contribuenti. In merito alla lotteria degli scontrini, pur segnalando come si tratti di un timidissimo primo esperimento di provvedimento orientato al contrasto di interessi fiscali, abbiamo, da un lato, ottenuto un differimento di sei mesi, al primo luglio 2020, della sua data d'avvio, dall'altro lato, facendo recepire l'emendamento Baratto sulla riduzione della sanzione applicabile nei casi in cui l'esercente si rifiuti di acquisire o non trasmette il codice fiscale del cliente, impedendogli così di poter partecipare alla lotteria, abbiamo concorso all'eliminazione della sanzione, sostituita con la possibilità - che per fortuna non è obbligatorietà - di una segnalazione da parte del consumatore nella sezione dedicata del portale “lotteria”. Infine, è stata modificata la modalità di identificazione del cliente, con l'introduzione di un apposito codice lotteria in luogo del codice fiscale. In tema di trasparenza dei costi relativi alle commissioni bancarie per i pagamenti effettuati con carte di credito o di debito, l'approvazione dell'emendamento Gelmini all'articolo 22 ha previsto l'obbligo, per gli operatori finanziari, di trasmettere mensilmente per via telematica agli esercenti l'elenco e le informazioni relative alle transazioni effettuate con il POS o con altre piattaforme di pagamento in un determinato periodo, attraverso una modalità che verrà definita dalla Banca d'Italia entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione. In merito poi alle sanzioni per la mancata accettazione di pagamenti effettuati con carta di credito e di debito, abbiamo condiviso - ottenendo, fra gli altri, la soppressione dell'articolo 23 - le preoccupazioni del consiglio nazionale dei commercialisti ed esperti contabili nonché di Confartigianato e di altri soggetti. Grazie a Forza Italia, con gli emendamenti Porchietto e Baratto, è stata abrogata la norma che prevede l'obbligo, da parte dei commercianti e professionisti, di accettare pagamenti con carte di credito o di debito, con la conseguente eliminazione delle sanzioni precedentemente previste (che, lo ricordo, erano 30 euro più il 4 per cento del totale della transazione). L'Esecutivo voleva ancora una volta, con quel provvedimento poi fortunatamente ritirato, punire in modo incomprensibile chi ogni giorno alza la saracinesca del proprio negozio e chi, con spirito d'impresa, prova a costruirsi un futuro lavorativo autonomo. Forza Italia, con una seria e scrupolosa azione parlamentare, ha sventato questo ennesimo attacco al ceto medio. È doveroso ancora sottolineare l'emendamento Barelli, finalizzato ad escludere con certezza dall'applicazione dell'IVA al 22 per cento le scuole di formazione e di avviamento alla pratica sportiva (cito ad esempio le scuole di sci), lasciandole nel campo dell'esenzione in quanto prestazioni didattiche e il contributo importante dell'emendamento Prestigiacomo per la formulazione definitiva della norma di riduzione al 5 per cento dell'IVA per alcuni prodotti di protezione intima femminile, nonché il rinvio delle sanzioni previste per il mancato utilizzo del seggiolino antiabbandono. Infine, l'introduzione, con l'emendamento Pella, del cosiddetto bonus Tari a favore delle famiglie che versano in condizioni economico-sociali disagiate, conformemente con quanto già avviene con il bonus sociale per energia elettrica, gas e servizio idrico. Tale disposizione, che andrà ad esentare progressivamente dal pagamento della tariffa rifiuti circa 2 milioni di nuclei familiari (sono dati dell'IFEL) è stata concordata con l'ANCI e verrà regolamentato nella sua applicazione dall'agenzia ARERA. In tema invece di apertura di nuovi mercati e di politiche per favorire gli investimenti, specie delle piccole e medie imprese, che più di tutte hanno subito le conseguenze della lunga crisi economica che ha investito il nostro Paese dal 2008 in avanti, la battaglia di Forza Italia, grazie al lavoro specifico e direi competente del vicepresidente della Commissione finanze, onorevole Sestino Giacomoni, ha portato all'approvazione degli emendamenti sui piani individuali di risparmio, i cosiddetti PIR. Con essi, dal 1° gennaio del prossimo anno, potranno ripartire questi strumenti finanziari, indirizzati allo sviluppo del finanziamento delle piccole e medie imprese italiane, con la rimozione dei vincoli che peraltro li avevano bloccati lo scorso anno. Dal 2020, le casse di previdenza e i fondi pensione potranno superare l'unicità prevista per le persone fisiche, potendo sottoscrivere più di un PIR e realizzando così quella diversificazione indispensabile per la sicurezza e la buona riuscita di qualunque investimento. In tal modo, si prevede che, nei prossimi dieci anni, potranno essere raccolti e indirizzati all'economia reale, in particolare delle piccole e medie imprese italiane, oltre 150 miliardi di euro di risparmio privato, una leva fiscale che metterà in sinergia quelli che restano i due punti di forza della nostra economia e cioè il risparmio delle famiglie e dei lavoratori con la creatività delle nostre piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Al contrario invece, il nostro emendamento volto a includere anche le società per azioni quotate nel novero degli investitori istituzionali avrebbe consentito di ampliare il numero dei potenziali investitori nei fondi d'investimento alternativi immobiliari, aprendo un mercato per la ristrutturazione immobiliare di ampie aree urbane oggi dismesse, spesso di proprietà pubblica, che senza l'apporto di un capitale privato non potranno beneficiare di progetti di riqualificazione e di rigenerazione. Purtroppo, tale innovazione non ha trovato l'accoglimento da parte del Governo e della maggioranza, facendoci perdere un'altra occasione per favorire tali investimenti nelle nostre città. Così come è stata un'occasione persa non essere intervenuti per sanare una volta per tutte la ferita dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione: il nostro emendamento, a firma del presidente Gelmini, era infatti volto a consentire la compensazione dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione, con i debiti relativi a contributi e imposte, compresa l'IVA, immettendo così liquidità nel sistema economico produttivo del nostro Paese, bocciato perché la copertura di 500 milioni annui era stata individuata nel fondo per il reddito di cittadinanza. Quanto alla lotteria per gli scontrini, come si diceva all'inizio, si tratta solo di un timido accenno a politiche di contrasto di interessi fiscali; si dovrebbe invece fare molto di più in quella direzione, perché l'emersione dell'evasione si ottiene consentendo, come avviene ad esempio negli Stati Uniti, la detrazione totale dal reddito di tutte le spese connesse alla casa, quelle per la salute, per l'istruzione, per le imposte e le assicurazioni previdenziali, addirittura per le donazioni. Con questo decreto, al contrario, il Governo prevede un tetto più basso all'utilizzo del contante, pensando che ciò possa costituire un argine all'evasione, quando invece appare chiaro che, in realtà, determinerà una contrazione dei consumi interni. In altre parole, il tetto al contante sempre più basso non frenerà l'evasione, nei casi in cui comunque non si sarebbe fatturato, mentre è probabile che frenerà i consumi nei casi in cui comunque si sarebbe fatturato. Infine, ecco l'ossessione sanzionatoria, che si sostanzia nella scelta di legiferare per decreto sulla materia penale, cosa già censurabile di per sé, attraverso l'introduzione di un inasprimento delle pene per contrastare l'evasione fiscale. Come da più parti è emerso, tuttavia, le manette sono una risposta demagogica, che rischia quantomeno di generare soluzioni inutili, se non dannose. Sull'articolo 39 le ragioni di merito della nostra ferma contrarietà saranno certamente illustrate molto meglio del sottoscritto dalla collega Bartolozzi, che interverrà dopo di me. Per quanto mi riguarda, mi limito a sottolineare come chi quotidianamente con fatica svolge ancora attività di impresa in Italia non debba essere costretto a districarsi tra vincoli e procedure bizantine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), pensate per imprese che operano sul filo della criminalità e che sono di fatto marginali rispetto al tessuto produttivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Concludo Presidente, anche queste ultime ore ci hanno confermato come l'attuale maggioranza sia profondamente divisa, tanto che anche su questo provvedimento abbiamo registrato voti contrari da parte di alcuni gruppi e tensioni varie, tali da far prevedere l'ennesimo voto di fiducia - sarà il terzo o il quarto, non ricordo - in soli tre mesi di vita del Governo. Probabilmente, senza la questione di fiducia questo provvedimento, cosiddetto urgente e indifferibile, come dicevo all'inizio, non vedrebbe la luce, soprattutto per quanto riguarda le norme che rispondono alla vocazione giustizialista di una parte dell'attuale maggioranza, vocazione giustizialista che nelle loro intenzioni dovrebbe arrestare il crollo conclamato di consensi del partito di Di Maio e del suo partito, sottosegretario, ma che in realtà non fa che spingere verso il basso il livello di gradimento dell'intero Governo, coinvolgendo tutti quelli che lo stanno sostenendo. Il problema è che ci andranno di mezzo le imprese e le famiglie italiane, sempre più gravate da un sistema tributario oppressivo e vessatorio, che con provvedimenti legislativi della natura di quello in discussione oggi non potrà che peggiorare. Noi, anche in questo caso, siamo all'opposizione e lavoriamo affinché il giorno della liberazione fiscale venga sempre più anticipato, andando avanti con la nostra battaglia per l'introduzione di un tetto alle tasse in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanni Currò. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CURRO' (M5S). Grazie Presidente, vorrei porre attenzione su un aspetto fondamentale per me all'interno del decreto fiscale, infatti abbiamo raggiunto l'unanimità sulla nuova disciplina dei PIR, uno strumento che consentirà alle piccole, piccolissime e medie imprese di reperire capitali per fare investimenti. Parliamo di ingente liquidità, che potrà finalmente raggiungere le imprese. Che cosa sono i PIR, in breve? Una forma di investimento a medio termine per le persone fisiche capaci di veicolare i risparmi verso le imprese italiane, anche grazie a precisi incentivi fiscali. Sono un tentativo interessante di diversificare le fonti di finanziamento delle nostre imprese in un sistema tradizionalmente bancocentrico come quello italiano. Su una massa attuale di fondi PIR di 18 miliardi di euro, che ricomincerà a crescere grazie al nostro intervento in questo decreto, l'investimento diretto è di oltre 600 milioni, e anch'esso crescerà con la nuova raccolta. Sono davvero orgoglioso del lavoro svolto da tutte le forze politiche, sintomo che quando ci si concentra sui temi che servono alle nostre imprese non ci sono barriere ideologiche che tengano. Più nel dettaglio, ricordo che le piccole e medie imprese in Borsa italiana sfiorano le 300 unità, per una capitalizzazione complessiva di 26 miliardi di euro. Questa norma è soprattutto per dare ossigeno a loro e consentire di crescere grazie al risparmio degli italiani; un circuito virtuoso per il sistema Paese, che nella sua dinamicità delle piccole e medie imprese ha sempre fondato buona parte della sua forza. Ricordo che tra queste piccole e medie imprese ci sono eccellenze ben note del nostro tessuto produttivo e del nostro made in Italy, famoso in tutto il mondo. La principale novità introdotta nel decreto fiscale è un investimento minimo obbligatorio pari al 5 per cento del 70 per cento del patrimonio del fondo PIR, da impiegare in società diverse da quelle contenute negli indici FTSE. In più, il nostro nuovo regolamento consentirà ai fondi pensione italiani di investire fino al 10 per cento del loro patrimonio in PIR. Rimane fermo il vantaggio fiscale, che consiste nell'azzeramento dell'imposta sulle plusvalenze dopo il mantenimento del fondo per almeno cinque anni. Chiudo leggendo testualmente le parole di una SIM leader nel settore delle PMI dei fondi PIR: le nostre attese sono per una ripresa significativa della raccolta di questi strumenti, che riteniamo possa attestarsi intorno ai 3,5 miliardi di euro nel 2020 e superare i 12 miliardi nel triennio; pensiamo che questi flussi possano anche ridestare l'interesse degli investitori internazionali esteri sui titoli italiani, che negli ultimi tempi aveva registrato un po' di volatilità. Quindi stiamo parlando, Presidente, di un fondo che potrà attestarsi quasi a 60 miliardi di euro. Questo è un ottimo lavoro, che deve andare avanti così, perché le nostre imprese lo chiedono e lo necessitano per avere sempre più liquidità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, è chiaro che tanti temi sono già stati affrontati, magari proverò a riprenderne solo alcuni, però la premessa la volevo fare anch'io, a nome del mio gruppo, perché ricordiamoci bene che questo è un percorso, quello della legge di bilancio, molto, molto complicato, che presentava tanti profili di difficoltà, tant'è vero - io l'ho sempre detto - che il Governo precedente, al di là di inciampi ferragostani, è scappato da questa legge di bilancio, che partiva già - l'ha detto qualcuno prima di me - con 23 miliardi di euro da recuperare. Ventitré miliardi di euro, destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per l'IVA, sono tante cose. Capite bene che allora tutte quelle promesse - me ne viene in mente una, l'estensione della flat tax per i redditi fino a 100 mila euro, tanto sbandierata come se fosse già sul campo - in realtà non c'era. Questa misura doveva essere intanto richiesta attraverso un procedimento anche all'Unione europea, ma non c'era nulla di tutto questo. E tutte queste cose che oggi sentiamo dai banchi dell'opposizione, insomma, sono di difficilissima attuazione, con un carico da sopportare così importante all'inizio. Quindi, si parte da 23 miliardi di clausole per arrivare anche - l'ha detto sempre qualche altro collega - a mettere all'interno della legge di bilancio 3 miliardi per l'abbattimento del cuneo fiscale. È un primo passo, ma alla manovra noi puntiamo molto come Governo. E come ha detto bene il collega Mancini nel suo intervento, prima, questo è un Governo che attraverso l'iniziativa parlamentare prova a fare sintesi di diverse istanze che ci sono e rimangono sul campo, frutto di una maggioranza che vuole guardare agli obiettivi in un contesto, come dicevo, tanto complicato.

Così come è stato, quindi, anche il percorso del decreto fiscale: complicato e anche un po' impegnativo, visto che dopo giorni e giorni di audizioni abbiamo attraversato un iter in Commissione particolarmente gravoso, anche con le sedute notturne, la notturna dell'altra sera. Ma è un percorso che ci conduce oggi in Aula al deposito di un testo dove sono tanti gli aspetti assolutamente positivi. Diciamo che il dibattito, poi, anche nelle scorse settimane, si è incentrato su quelli che sono i contenuti dell'articolo 3, ovvero il contrasto alle indebite compensazioni, dell'articolo 4, ovvero il contrasto all'illecita somministrazione di manodopera, e dell'articolo 39, relativo alla disciplina penale e alla responsabilità amministrativa degli enti.

Ma tornando agli articoli 3 e 4 - lo diceva bene il relatore Fragomeli - noi abbiamo avuto l'atteggiamento di chi vuole comunque pensare ad aggredire un'evasione fiscale che c'è, avendo ben presente quelli che sono anche i problemi dell'impresa, perché chi vi parla, come altri colleghi della maggioranza, non siamo persone che veniamo da Marte, siamo persone che hanno una vita nei nostri territori fatta anche di esperienze di impresa, fatta di esperienze professionali in famiglia o tra gli amici, quindi abbiamo un obiettivo anche di fiscalità progressiva e giusta che vada ad aggredire quei 109 miliardi presunti di evasione fiscale, che ci sono.

E mi dispiace che, all'interno di questo dibattito, che è stato molto, molto costruttivo anche all'interno della Commissione, nessuno dai banchi della minoranza abbia mai parlato o quasi mai parlato dell'aspetto che riguarda il lavoro. Ciò perché il tema trattato all'articolo 4, relativo appunto al contrasto all'illecita somministrazione di manodopera, è un tema che c'è e che va aggredito a tutela dei lavoratori. Il relatore Fragomeli ha appunto fatto un inciso su questo dicendo che non avrebbe voluto fare solo un intervento riferito ai lavoratori, ma questo è un tema che va trattato ed è ben presente nell'agenda di questo Governo.

Dicevo che le materie trattate sono tante, alcuni colleghi hanno parlato di alcune, io potrò parlare di altre, ma mi piace tornare anche sulla questione dei Vigili del fuoco. Infatti, all'interno del decreto fiscale, l'articolo 50-bis stanzia appunto, come è stato detto, ben 180 milioni di euro per gli straordinari dei lavoratori appartenenti alle Forze dell'ordine maturati prima del 2019, quindi si interviene su tutte le Forze dell'ordine, compresi i Vigili del fuoco.

Per spiegare un po' come sono andati il lavoro e la genesi di questo emendamento, e di un altro successivo, che vedrà la luce - come ha detto il sottosegretario Villarosa - in legge di bilancio, bisogna un po' spiegare come funzionano le cose all'interno della Commissione, perché non tutti lo sanno. Evidentemente, possono immaginare che all'interno del dibattito ci siano delle regole, ma poi non sono così chiare e non è neanche facile spiegarle. Infatti, questo provvedimento si chiama “decreto fiscale” e capite bene che, in un decreto fiscale, la materia degli straordinari dei lavoratori o della valorizzazione dei Vigili del fuoco mal si concilia col tema della fiscalità. Allora, cosa è successo? È successo che questo tema dei Vigili del fuoco e della valorizzazione dei Vigili del fuoco era molto ben presente all'interno dell'agenda di Governo, tant'è che si è provato in Commissione di inserire, in tutto o in parte, questo tema già all'interno del decreto fiscale per avere un risultato subito, prima dell'approvazione della legge di bilancio. Ma, come potete immaginare, non tutto si può inserire all'interno del decreto fiscale, per una questione di estraneità o di compatibilità di materia. Per cui, la regola qual è? Che si può inserire un tema diverso solo se sta particolarmente a cuore a tutte le forze politiche, per cui ci deve essere un'intesa sulla sottoscrizione di un emendamento che, diversamente, non potrebbe essere ammesso alla discussione. E così, forti della volontà del Governo di affrontare già da subito questo tema, i colleghi Caso e Grimaldi - mi sembra di ricordare - sono andati, non con il cappello in mano, ma a chiedere a tutte le forze di opposizione, quindi a Forza Italia e Fratelli d'Italia - sottolineo molto Fratelli d'Italia -, la sottoscrizione di un emendamento che, se non avesse avuto l'unanimità, non sarebbe stato discusso all'interno di questo decreto fiscale. E tutte le forze di opposizione hanno deciso di sottoscriverlo; così l'emendamento è arrivato in Commissione con una numerazione ed è stato ammesso alla discussione. Questo emendamento è passato, ma prima che passasse, sempre i colleghi Caso e Grimaldi, d'accordo con la maggioranza, hanno predisposto un altro emendamento d'accordo con il Governo, ovvero quello che istituisce un fondo, per il 2020, di 75 milioni per la valorizzazione del Corpo dei vigili del fuoco; anche su quello ci doveva essere la disponibilità a presentarlo da parte di tutte le forze, di maggioranza e di minoranza, e così sono andati – immaginateveli - dal capogruppo di Fratelli d'Italia a dire: la mettete anche voi la firma, così possiamo presentarlo? E loro hanno detto “sì”. Perché faccio questo siparietto? Perché, poi, mentre il primo emendamento da 180 milioni per gli straordinari è stato approvato, il secondo non ha trovato, a oggi, ancora la giusta copertura finanziaria, nel senso che siamo arrivati a un risultato parziale, e l'impegno del Governo e di tutti noi è quello di portare questo provvedimento all'interno della legge di bilancio, ovvero entro, comunque, la fine dell'anno; quindi, non siamo riusciti ad anticipare il risultato che potremmo avere verso la fine dell'anno.

Questo ha comportato il fatto che, l'altra notte, in Commissione, nell'evidenza di un percorso che non si era ancora completato, il secondo emendamento è stato ritirato: nessuno ha chiesto di votarlo, neanche da parte della minoranza, poi, il giorno dopo vediamo che Fratelli d'Italia lancia un comunicato per tanti aspetti sorprendente. Perché poi il sottosegretario Villarosa è stato gentile, ha detto “qualcuno si è distratto”: in effetti era notte, alla fine avrà pensato quello, che fossimo tutti un po' stanchi; era l'alba, forse. Ma l'iter è andato così e, quindi, quando leggo “nonostante la disponibilità dell'opposizione e di Fratelli d'Italia”, la disponibilità è stata legata al fatto di mettere una firma a un emendamento che Caso e Grimaldi - sempre loro, colleghi del MoVimento 5 Stelle - sono andati a chiedere, per poter presentare l'emendamento; quindi, questa è la disponibilità di Fratelli d'Italia, che poi si permette di dire: “Nonostante la disponibilità dell'opposizione e di Fratelli d'Italia a condividere un testo unico, la maggioranza ha ritirato i soldi” - i soldi che non c'erano – “necessari a rendere esecutiva quell'equiparazione per cui Fratelli d'Italia la scorsa settimana aveva presentato e fatto approvare una risoluzione”. Una risoluzione è una discussione all'interno dell'Aula della Camera che impegna il Governo a fare una cosa in un certo periodo. E si prosegue: “Lo scippo è avvenuto nella notte, in Commissione finanze, alla faccia delle numerose rassicurazioni provenienti da tutti i partiti nei confronti dei Vigili del fuoco” e poi va avanti.

E mi dispiace dirlo, perché al di là delle legittime discussioni, poi, all'interno della Commissione il clima è sempre stato molto, molto dialogante, tant'è vero che anche Fratelli d'Italia ha ottenuto l'approvazione di molti emendamenti; ne ricordo alcuni del collega Osnato anche molto importanti in materia previdenziale, uno, in particolare.

E, poi, insomma questa roba, mal si concilia con il percorso che avevamo condiviso e, lo ripeto, lo dico anche magari se qualcuno, qualche vigile del fuoco si è un po' agitato, ha pensato che noi avessimo tolto chissà che cosa. Insomma, la disponibilità dei colleghi di Fratelli d'Italia è stata quella di avallare un percorso che la maggioranza aveva proposto all'unanimità, per poter essere discusso; diversamente, non l'avremmo fatto e probabilmente neanche approvato la questione degli straordinari.

Ecco, lo dico per chiarezza, perché molto spesso, via etere, via social passano dei messaggi che mal si conciliano con quelli che sono stati i percorsi, mal si conciliano con la volontà dei singoli o dell'Esecutivo o del Parlamento di fare o non fare determinati percorsi e, quindi, ci tenevo a ribadirlo.

Poi, insomma, tornando ad altri provvedimenti, l'impegno sui Vigili del fuoco c'è e rimane, una parte è già approvata, abbiamo sentito dal sottosegretario Villarosa l'impegno a mantenere questo tipo di proposta per la valorizzazione del Corpo dei vigili del fuoco all'interno della legge di bilancio, ci siamo quasi, diciamo che mancano ancora un po' di risorse, ma, insomma, ci siamo quasi. Quindi, volevo tranquillizzare tutti che l'obiettivo verrà raggiunto.

Uno dei tanti temi è stato quello dell'agevolazione all'utilizzo della moneta elettronica e a tutti gli strumenti di compliance che sono stati già declinati, uno tra tutti quello dell'articolo 22 che introduce un credito d'imposta pari al 30 per cento delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate con carte di pagamento, riconosciuto agli esercenti i cui ricavi e compensi riferiti all'anno di imposta precedente non eccedano l'importo di 400 mila euro. Questo è uno strumento importante; la scelta è stata quella, poi, di eliminare l'articolo 23 che prevedeva delle sanzioni nel caso di mancato utilizzo del POS all'interno degli esercizi, proprio perché non è ancora stato raggiunto un accordo con l'ABI e il sistema bancario per l'abbattimento delle Commissioni.

Ma sono tutti strumenti che vanno in una direzione a cui il Governo crede molto. Io mi permetto di dire che anche l'utilizzo della moneta elettronica, e, quindi, del POS e di tutti questi strumenti, è per l'Italia un passo culturale importantissimo, nel momento in cui basta andare, per esempio, a Fiumicino a prendere un caffè, e vedere che lo straniero di fianco paga solo col bancomat. Questo per dire come sia importante iniziare questo tipo di percorso, anche attraverso il credito d'imposta; certo, traguardando l'obiettivo di un accordo col sistema bancario per la riduzione dei costi.

Abbiamo parlato dell'IVA sulle scuole guida, quindi, dopo un risultato ottenuto in questo senso; volevo ritornare anche sulla positività contenuta nell'articolo 52 e, quindi, dei 5 milioni di euro aggiunti per la contribuzione per l'acquisto dei seggiolini per prevenire l'abbandono dei bambini nei veicoli chiusi. È giusto ribadire, come ha fatto la relatrice Ruocco, l'importanza dell'articolo 55-bis in materia di assicurazioni, laddove finalmente tutta la famiglia pagherà il premio con un'unica classe di merito e questo è un tema molto importante che farà risparmiare alle famiglie tanti, tanti soldi ogni anno, nel momento in cui in questa norma sono assimilate anche categorie diverse, quindi, un'auto e un motorino. Insomma, questo è un passo importante che va incontro alla tutela dei cittadini e al risparmio delle famiglie.

Poi, chiudo, facendo un passaggio sugli enti locali che è un tema molto, molto caro, nel senso che, intanto, ringrazio anche il Governo per aver accettato, prima nel testo e poi nella discussione, tante richieste provenienti dal mondo dei comuni, dal mondo dell'ANCI, che vanno in tanti modi a semplificare un po' la vita degli amministratori locali, molto spesso tediata da norme antistoriche e molto, molto ampollose. Quindi, al di là di una diversa articolazione dei criteri di riparto del Fondo di solidarietà comunale, volevo sottolineare, su questo argomento, l'approvazione di un emendamento del nostro gruppo, a prima firma Fornaro, che ridetermina la dotazione annuale del Fondo di solidarietà comunale a partire dall'anno 2020, con un incremento di 5,5 milioni di euro l'anno, finalizzato a introdurre un meccanismo di riparto del Fondo a favore dei piccoli comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti che presentino, successivamente all'applicazione dei criteri di riparto, un valore negativo del Fondo di solidarietà, perché ci sono comuni che partecipano a questo Fondo di solidarietà, non ricevono nulla e, anzi, contribuiscono con un saldo negativo alla dotazione di questo Fondo.

Poi, ci sono semplificazioni in materia di esonero dall'obbligo della contabilità economico-patrimoniale sempre per i piccoli comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti; c'è questa importante introduzione dell'articolo 57-bis che modifica la disciplina della Tari e istituisce il bonus sociale rifiuti, nel senso che questo nuovo articolo proroga la modalità di misurazione della Tari da parte dei comuni sulla base del criterio medio ordinario e non sull'effettiva quantità di rifiuti prodotti e fissa al 30 aprile il termine di deliberazione per le tariffe Tari per l'anno 2020 e, poi, prevede, soprattutto, l'accesso a condizioni agevolate alla fornitura del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati agli utenti domestici che si trovano in condizioni economico-sociali disagiate e consente al 1° gennaio 2021 l'accesso in modo automatico al bonus sociale, attraverso l'ISEE.

Ancora, oltre a questo, ci sono tante semplificazioni, ovvero, per esempio, l'abrogazione dei commi 7, 8, 9, 12 e 13 del decreto legislativo n. 78 del 2010; sono piccole cose che intralciavano in maniera importante la vita dei comuni, laddove per molti acquisti o molte scelte, ad esempio, le consulenze, oppure gli incarichi di consulenza, si doveva avere un tetto massimo di spesa pari a non oltre il 20 per cento della spesa sostenuta dal singolo ente nel 2009; capite bene che questa è una norma orientata alla spending review, ma in ogni caso bizzarra, nel momento in cui, se un ente locale nel 2009 aveva sostenuto spese per incarichi pari a zero, il 20 per cento di zero, voi mi spiegate che fa zero e, quindi, a distanza magari di un chilometro, tra un comune che nel 2009 avevo speso e aveva utilizzato risorse per degli incarichi a tempo determinato e poteva permettersi comunque ancora oggi di sostenere e di concedere incarichi sempre per quel 20 per cento, ma su un montante 2009 più alto, a distanza di un chilometro, un comune che nel 2009, per scelte diverse, non aveva acceso contratti di questo tipo, non poteva, per esempio, assumere un vigile estivo per l'estate.

Ecco, capite bene che queste sono norme che impattano poi non direttamente ma sicuramente indirettamente sulla qualità della vita dei cittadini, delle nostre comunità e sul lavoro dei sindaci. Peraltro, all'interno del decreto, attraverso un emendamento del collega Mancini ma comunque in linea con quanto ha detto il Premier Conte nelle settimane scorse, si prevede l'adeguamento dello stipendio dei sindaci dei piccoli comuni fino a 3.000 abitanti almeno pari all'85 per cento degli emolumenti percepiti dai sindaci dei comuni tra i 3.000 e i 5.000 abitanti ovvero un ammontare di circa 1.300-1.400 euro per dodici mensilità. Solo questo è un piccolo segnale che va nella direzione che ANCI e comuni auspicavano in termini di attenzione. Poi ripeto l'attenzione è nei loro confronti ma soprattutto nei confronti della comunità che tutti i sindaci rappresentano e del grande lavoro che fanno con grande sacrificio che merita sicuramente l'attenzione da parte del Parlamento e da parte di tutto il Governo.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e i ragazzi dell'Istituto professionale “De Lilla” di Conversano, in provincia di Bari, che stanno assistendo al nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Premesso che è un anno e mezzo circa che faccio il parlamentare e ne ho viste, seguo la politica da tanti anni, però penso che un decreto, un provvedimento come questo difficilmente sarà e spero che non sia più ripetuto nella storia repubblicana, perché, una volta che non sarò più parlamentare, farò un quadretto di questo provvedimento e lo metterò in una galleria degli orrori, come si dice (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infatti, penso sia un provvedimento senza anima, un provvedimento senza cuore, un provvedimento che mette contro le varie categorie, un provvedimento che, come dice giustamente Matteo Salvini, è tutto tasse e manette. Quindi, penso sia un provvedimento che rappresenta il peggio del peggio. Devo dire in premessa, signor Presidente, che, purtroppo, io non devo ringraziare il presidente della Commissione durante le settimane di Commissione; noi abbiamo avuto sempre un ottimo rapporto con il nostro presidente perché è il nostro presidente, di tutti i membri della Commissione, ma il presidente non ha avuto un comportamento imparziale e rispettoso di tutti i parlamentari che fanno parte della Commissione Finanze: in più occasioni è stato aggressivo nei confronti dei nostri colleghi e in un'occasione si è anche comportato, secondo me, in maniera non corretta, dicendo all'onorevole Pagano che aveva parlato troppo e quindi cercando anche di togliergli la parola e di non far esercitare la prerogativa fondamentale propria dei parlamentari di esprimere la propria opinione per cercare di portare in Commissione e in Aula il meglio di noi stessi. Ricordo che noi siamo stati eletti dal popolo e il popolo ci ha scelto proprio per svolgere questa funzione e quindi noi possiamo parlare e dire quanto vogliamo in Commissione e in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché è quanto il popolo ci ha chiesto di fare e quindi sono parole inaccettabili che noi rispediamo al mittente.

Se debbo entrare, signor Presidente, nel merito del provvedimento, su cui penso che senz'altro la Lega voterà contro per forza, è inutile che continuiamo ad ascoltare messaggi dai vari intervenuti che dicono che è stato migliorato, sono state apportate modifiche, abbiamo modificato, abbiamo inserito, abbiamo tolto. Ciò sta a significare che il provvedimento era partito in una maniera vergognosa, va bene? È partito in una maniera sbagliatissima e sta arrivando in Aula in maniera molto molto negativa perché comunque ribadisco c'è dentro di tutto: tutto quello che non potrebbe esserci all'interno del decreto fiscale c'è. Adesso andrò ad elencare solamente alcuni punti del decreto fiscale che noi contrastiamo perché il decreto fiscale rappresenta il centralismo che la Lega ha sempre combattuto, il centralismo dello Stato che entra a gamba tesa all'interno delle aziende, all'interno delle categorie produttive, all'interno delle famiglie, entra a gamba tesa e farà danni irreversibili.

Infatti noi lo abbiamo detto durante le ore e ore di dibattito in Commissione finanze, siamo intervenuti tantissime volte, siamo intervenuti per molto tempo ma non tanto per cercare di fare ostruzionismo - l'ostruzionismo non ci appartiene - noi siamo intervenuti per cercare di migliorare una cosa che era ed è ancora un disastro, tanto è vero che sul corpo principale del decreto fiscale e, quindi, sui punti dell'articolo 4 e dell'articolo 39 la Lega, nonostante i nostri continui solleciti e i nostri sforzi nei confronti della maggioranza che si è dimostrata impermeabile, non ha nemmeno partecipato alla votazione di questi due punti, insieme chiaramente agli altri partiti del centrodestra, perché questi due punti, spiegati ai cittadini, sono cose assolutamente inenarrabili: faranno e creeranno un caos senza precedenti.

Signor Presidente, partendo dall'articolo 11, le indebite compensazioni, come l'articolo 6, contrasto alle frodi in materia di carburanti, qua si cerca di risolvere un problema criminalizzando intere categorie. Allora ci sono categorie economiche che fanno i furbi, c'è chi fa del nero in Italia, c'è chi non paga le tasse in Italia, c'è chi non paga l'IVA, c'è chi non paga i contributi ma questo non significa che tutti non paghino le tasse e allora noi siamo contro il sistema di colpirne dieci in maniera indiscriminata per educarne cento. Noi non entriamo con una bomba atomica all'interno di una città per cercare di risolvere il problema; noi andiamo alla radice del problema per cercare di risolvere i problemi che ci sono di cittadini, di imprenditori, di commercianti e di artigiani. Le soluzioni che sono state adottate dalla maggioranza nel decreto fiscale, invece, entrano a gamba tesa, operano una completa azione indiscriminata su intere categorie economiche. A questo noi non piace.

Signor Presidente, l'articolo 4 è stato, come dicevo prima, una delle problematiche più grandi perché è un provvedimento che assolutamente non ha nessun capo e nessuna coda. Vi leggerò ciò che prevede l'articolo 4 che, se noi lo spieghiamo agli imprenditori, ci danno dei pazzi, ragazzi; cioè se noi lo spieghiamo a coloro che oggi mantengono la nostra economia, a coloro che investono sul territorio, a coloro che cercano di esportare i nostri migliori prodotti in tutto il mondo, quelli che fanno sì che il mercato nazionale sia pieno di prodotti italiani, ci prendono per matti perché ci possono dire: ma come avete fatto voi a pensare a una cosa di questo genere? Ma quando ve la siete immaginata, ve la siete immaginata di notte una norma del genere? È una norma tra l'altro che è stata leggermente migliorata, ma che oggi, seppur migliorata dalla maggioranza del Parlamento e dalla maggioranza della Commissione grazie al lavoro della Lega, rappresenta veramente qualcosa di aberrante. Ve ne cito solamente alcune righe, quando si parla del fatto che i committenti sono tenuti a richiedere all'impresa appaltatrice o all'impresa subappaltatrice, obbligate a rilasciarle, perché devono rilasciarle, copia delle deleghe di pagamento relative al versamento delle ritenute trattenute dall'impresa appaltatrice o affidatarie e dalle imprese subappaltatrici ai lavoratori direttamente impiegati nell'esecuzione dell'opera o del servizio; “il versamento delle ritenute di cui al periodo precedente è effettuato dall'impresa appaltatrice o affidataria e dall'impresa subappaltatrice, con distinte deleghe per ciascun committente, senza possibilità di compensazione”. Ma di questo articolo, che poi va avanti con altri punti, penso che nemmeno uno scienziato, se si sforza, può fare una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma questo rappresenta il male assoluto, perché un'azienda, dopo essere costituita - tra l'altro noi abbiamo agevolato le newco con il 5 per cento di tassazione per i primi cinque anni grazie all'azione di governo della Lega - quindi un'azienda quando si costituisce deve fare il meglio di se stessa con i propri uffici commerciali per cercare i clienti, per organizzare il lavoro, per distribuire il lavoro, per incassare le fatture, per emettere le fatture con la fattura elettronica e per poi incassarle e si trova in un mare di burocrazia data proprio da questi punti che sono assolutamente incomprensibili. Tra l'altro, oltre a essere incomprensibili non sono nemmeno attuabili. Cioè, io sfido un imprenditore a leggere questo articolo 4 e poi a metterlo in pratica. I commercialisti si metteranno le mani nei capelli, gli imprenditori chiuderanno e questo non lo dice solamente il sottoscritto.

Infatti, tutte queste critiche a questo decreto fiscale non arrivano solamente dalla Lega o dell'opposizione in Commissione finanze e in Parlamento, ma vi ricordo che durante la fase delle audizioni - e ne abbiamo fatte tantissime - ci sono state alcune associazioni, che vi cito, che si sono fatte avanti e che sono state invitate durante la fase di audizione. Abbiamo audito, per esempio, l'associazione ItaliaFintech, l'associazione nazionale commercialisti, l'ABI, l'Assopetroli, l'Associazione concessionari di giochi pubblici, l'Associazione nazionale apparecchi per pubbliche attrazioni ricreative, Confindustria, Federdistribuzione, Assoimmobiliare e vari professori. Inoltre, abbiamo audito ANCE, l'Alleanza delle cooperative, Rete Imprese, l'Agenzia delle entrate, tanti sindacati. Allora, tutte queste associazioni non penso che siano tutte associazioni della Lega o di Forza Italia o di Fratelli d'Italia, oppure associazioni che vogliono male alla maggioranza di questo Parlamento e al Governo, ma sono persone che vivono la realtà di questo Paese. Ebbene, quasi tutte queste associazioni hanno dato parere assolutamente negativo nel suo complesso al decreto fiscale. E, quindi, ci sarà un motivo, vero? Ci sarà un motivo se la stragrandissima maggioranza di chi è intervenuto in audizione ha detto che questo decreto fiscale rappresenta il peggio del peggio? Nonostante tutto, nonostante non questa perdita di tempo, ma nonostante il tempo che avevamo investito durante la fase delle audizioni, la maggioranza in Commissione finanze non ha ascoltato il parere di tutti, è andata avanti per la propria strada e ha partorito un provvedimento, che tra l'altro probabilmente domani dovrà tornare un'altra volta in Commissione, dove ci faremo sentire, che è completamente sbagliato, che non vive la realtà dell'Italia, non vive la realtà delle categorie produttive, non vive la realtà dei dipendenti, dei cittadini e dei pensionati. È una vergogna!

Per quanto riguarda, Presidente, poi i vari articoli - continuiamo a scorrerli -, sull'articolo 8 la Lega aveva presentato un emendamento che portava gettito, un emendamento che non aveva targa politica, un emendamento che portava soldi al nostro Paese. Su mia precisa richiesta ma anche insistenza, il sottosegretario Villarosa, che è sempre stato presente durante le fasi dei lavori in Commissione, si è limitato a dire che non era vero che portava reddito - è vero, invece, che portava gettito -, che non era vero che portava gettito ed era vero il contrario, perché gli uffici avevano detto che era il contrario. Allora, io sfido il Governo a dire che l'emendamento apportato dal sottoscritto era un emendamento che non portava gettito ma che portava tasse.

Presidente, poi qui abbiamo proprio un'altra chicca all'articolo 16. L'articolo 16, che noi abbiamo contrastato in lungo e in largo, riguarda il modello 730. Ormai è prassi consolidata che il mese di luglio vede pagati a milioni di dipendenti e di pensionati i 730 per spese che sono state fatte nell'anno precedente. Ebbene, con una girandola di cambiamenti, che tra l'altro noi non capiamo nemmeno ora, questa maggioranza in Commissione finanze posticipa di fatto il pagamento del 730 - e qui io mi rivolgo ai milioni di italiani che ne beneficiavano durante il mese di luglio - e lo posticipa addirittura fino a settembre, ottobre e soprattutto anche a novembre.

Ma queste sono cose demenziali! Tra l'altro, noi come Lega abbiamo chiesto più volte come mai un provvedimento del genere, cioè come mai il Governo in Commissione decide di portare un provvedimento senza arte né parte che posticipa l'incasso del 730 per milioni di cittadini italiani di tre mesi. È una cosa vergognosa e noi abbiamo fatto di tutto per contrastarla. L'abbiamo spiegata in Commissione alla maggioranza, però purtroppo né PD né 5 Stelle ci hanno ascoltato, secondo me anche in maniera prepotente e in maniera anche disinteressata, e si sono trincerati dietro agli uffici. Questa è una cosa che noi non accettiamo e speriamo che soprattutto i prossimi cittadini che andranno a votare - quelli della Calabria e anche quelli dell'Emilia e della Romagna - capiscano questo tranello, capiscano questo provvedimento e ve la faranno pagare, caro Presidente, alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Passiamo all'articolo 18. L'articolo 18 penso che sia un articolo che si commenta da solo. Cioè, mentre in tutti gli Stati del mondo non c'è nessuna problematica per quanto riguarda il contante, noi in Italia siamo così intelligenti da ridurre l'uso del contante. È una cosa assolutamente vergognosa! Ma perché questo? Perché chiaramente i 5 Stelle - ma credo anche parte del PD - pensano che il contante sia una cosa da annullare, perché contante vuol dire lavoro in nero e vuol dire “nero” e, allora, leviamo il contante e il problema l'abbiamo risolto. Vi ricordo che però questo nasconde una cosa molto sottile: si diminuisce il contante e si cerca di veicolare i pagamenti - tutti i pagamenti - sulle carte di credito, sui bancomat e sui pagamenti tracciati anche per piccoli importi. Sapete cosa vuol dire questo? Un grosso favore alle banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e vi posso dire, cari colleghi e caro Presidente, che una delle pochissime voci che hanno detto “questo decreto fiscale mi sta bene” è stata proprio l'associazione bancaria italiana. Ci sarà un motivo, vero? Ma ci sarà un motivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Tra l'altro, il Governo nemmeno si è impegnato a far abbassare le commissioni bancarie sulle transazioni, perché chiaramente era troppo difficile dire di far partire la tracciabilità obbligatoria sui pagamenti e sulle transazioni quando si concluderà l'accordo con le associazioni delle banche e delle carte di credito per cui le commissioni saranno pari a zero, pari a zero. E invece no: prima vanno contro tutti i nostri risparmiatori e i cittadini e poi si ingrassano le banche in maniera indiscriminata. Questa è una vergogna, Presidente, questa è una vergogna che i cittadini devono sapere. Non è possibile sopportare una vessazione del genere!

L'articolo 32, Presidente, riguarda la problematica delle scuole guida. La Lega - ve lo posso assicurare ed è agli atti - si è battuta tantissimo per far sì che le lezioni di guida e le lezioni di teoria fossero esenti da IVA. È il 22 per cento: se una lezione costa 100 euro, 22 andranno allo Stato. La Lega ha presentato un emendamento chiaramente bocciato dalla maggioranza e, quindi, le lezioni di guida sulle patenti B, quindi quelle di tutti i cittadini, e sulle patenti C1 saranno assoggettate ad IVA e questi sono milioni di euro che saranno a carico dei cittadini e, quindi, anche questa è una tassa occulta. Siccome prima ho sentito parlare i soliti soloni che dicono “non aumentano le tasse” e “noi abbiamo abbassato le tasse”, col cavolo che avete abbassato le tasse! Perché l'IVA sulle lezioni di scuola guida rappresenta una tassa occulta e neanche tanto occulta perché i cittadini pagheranno già da domani mattina questa tassa. Quindi, è una vergogna, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non mi addentro più di tanto sull'articolo 39, perché l'articolo 39 che noi non abbiamo nemmeno votato rappresenta probabilmente, insieme all'articolo 4, il peggio, perché si criminalizzano gli imprenditori: manette agli evasori. Ma di chi stiamo parlando, manette agli evasori? Ma quali manette? Prendono solamente i cittadini quando rubano una gallina, signor Presidente; ma qui è la storia infinita! L'articolo 39 criminalizza i nostri imprenditori, perché la maggioranza PD-5 Stelle, signor Presidente, tratta i nostri imprenditori come degli evasori fiscali, della gente da mettere al bando: chiudiamo le fabbriche, viviamo di reddito di cittadinanza, facciamo una nostra decrescita felice, saranno contenti i 5 Stelle che oggi sono in massa a sentire questa seduta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Criminalizzando gli imprenditori non si va da nessuna parte: si creerà disoccupazione, si creerà miseria, si creerà Stato sociale disastrato e disastroso, ma sicuramente non si va avanti in maniera positiva. A meno che la maggioranza di questo Governo non si accontenti della decrescita felice. Noi no, perché noi vogliamo un progresso, vogliamo che sia rispettato l'ambiente, vogliamo vivere bene, vogliamo lavorare e vogliamo beneficiare del sudore delle nostre ore di lavoro. Qualcun altro in Italia pensa di vivere, di campare a pane e reddito di cittadinanza: noi no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo, signor Presidente. Ecco, mi ero sbagliato, chiedo perdono: l'unica cosa positiva è che è stato istituito, grazie ai voti della Lega, un fondo a favore delle aziende di autotrasporto di 25 milioni di euro all'anno. Poca cosa, per un settore che rappresenta uno dei pilastri della nostra economia; comunque il segnale che abbiamo dato, grazie ai voti della Lega, è stato proprio questo.

A parte questo segnale positivo, per il resto sul mondo dell'autotrasporto, signor Presidente, prevedo nuvole nere. Perché dico questo? Perché sento già che, nella manovra di bilancio, vorranno togliere il contributo sull'accisa a favore delle aziende di autotrasporto, che rappresenta praticamente l'utile per le aziende di autotrasporto italiane, perché è rimasto solo quello. Tolgono l'accisa alle aziende di autotrasporto per i veicoli Euro 3 ed Euro 4, che rappresentano la stragrande maggioranza del parco veicolare in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); ed hanno, signor Presidente, la possibilità con questo decreto-legge “fiscale” di circolare gli Euro 0 e gli Euro 1 come motocarrozzette in alcune isole italiane. Ma vi rendete conto degli errori - voluti, chiaramente - che sono contenuti in questo provvedimento? È una cosa che non ha precedenti!

Signor Presidente, poi l'articolo 54. E concludo, perché potrei dirne tante altre, però mi sembra un po' di infierire, come quelli che sparano sulle ambulanze. Alitalia, signor Presidente, è stata beneficiata di un ulteriore prestito di 400 milioni. Bene, benissimo: insomma, è un'azienda dello Stato, è un'azienda in perenne crisi; è un'azienda che comunque, per cercare di salvaguardare le migliaia e migliaia di dipendenti che lì lavorano, e anche le migliaia di aziende che fanno parte dell'indotto di Alitalia, è stata beneficiata di questo prestito ponte per gli ulteriori prossimi mesi. Però che io senta, che noi sentiamo il Governo qualche giorno fa che praticamente dice “non ho nessuna soluzione per Alitalia”, è veramente squallido: rappresenta il fatto che questo Governo è voto zero sulla politica industriale.

Tralascio Ilva, perché se dovessi cominciare a parlare di Ilva da quando è stata costituita nel 1965, con le partecipazioni statali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Ho sentito anche il Ministro Patuanelli che adesso vuole rimettere in piedi le partecipazioni statali, come se avessero rappresentato il meglio per la nostra economia. Se dovessi, signor Presidente, cominciare a parlare di Ilva, terminerei domani mattina; ma ve lo risparmio, perché avremo tempo e modo magari di parlarne domani in Commissione finanze.

Concludo veramente, facendo un una considerazione: ieri abbiamo sentito le dichiarazioni del Premier Conte, in presenza anche del Ministro Gualtieri. Ebbene, avevano entrambi, durante gli interventi dei vari parlamentari, a cui bisogna tributare sempre rispetto, un sorrisetto furbo e intelligente. A me questo atteggiamento non piace. Lo stesso sorrisetto furbo e intelligente che hanno tenuto al Senato mentre parlavano i vari senatori: ecco, questa è la cosa che noi non accettiamo. Ma sapete perché non la accettiamo? Per il semplice motivo che fare i sorrisetti furbi in Aula non porta mai bene, perché i sorrisetti furbi dovrebbero farli, sapete chi? I cittadini del Piemonte (Applausi del deputato Deidda), quando hanno dato loro la lezione alle elezioni regionali di qualche mese fa; i cittadini del Trentino-Alto Adige, i cittadini del Friuli-Venezia Giulia, i cittadini della Basilicata, del Molise, e soprattutto i cittadini dell'Umbria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che con i loro sorrisi vi hanno mandato a casa. Ed è quello che noi vogliamo fare nei prossimi mesi, perché voi non vi meritate questa nazione, voi non vi meritate di rimanere al Governo, perché state facendo disastri, disastri come sono stati testimoniati da questo decreto-legge “fiscale”, che è un provvedimento vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Raffaele Topo. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TOPO (PD). Presidente, aggiungo alcune riflessioni alle considerazioni già svolte dai colleghi in precedenza; in particolare proviamo…

PRESIDENTE. Colleghi!

RAFFAELE TOPO (PD). Proviamo a spiegare il senso anche di questo decreto-legge, l'attività istruttoria che sostanzialmente spiega le finalità che il Governo si è proposto con l'adozione di questo strumento.

Intanto per onore di verità chiarisco ai deputati della minoranza, della ex maggioranza, che il punto di partenza della discussione è un dato ineludibile: la pressione fiscale in questo Paese nell'anno precedente, cioè gli ultimi due trimestri 2018 e primo e secondo 2019, cioè durante il Governo Conte I, in cui se non ricordo male al Governo c'era la Lega Nord, è aumentata di 0,6 punti percentuali. Altro che tasse e manette! Il punto di partenza è questo. Sono dati ISTAT ripresi dall'Ufficio parlamentare di bilancio, ed è questo un punto che ha invertito una tendenza: negli ultimi anni, con gli ultimi due Governi la pressione fiscale dal 42,3 è scesa di 1,8 punti in percentuale; anche questi sono dati ISTAT. Quindi, di fronte a questa emergenza, il Governo doveva intervenire.

Aggiungo, sempre per onore di verità, che sempre in questo Paese, l'anno scorso, le misure di cui parlava anche il collega Paternoster, e in particolare il reddito di cittadinanza e “quota 100”, sono state approvate da loro; 11 miliardi stanziati per due misure di spesa corrente sono stati utilizzati solo per 6,3 miliardi: è una delle poche volte, rarissime volte in cui misure di spesa corrente non si realizzano. Chi ha esperienza di amministrazione locale sa benissimo che la spesa corrente si spende, cioè tutti gli interventi di spesa corrente si realizzano; è difficile realizzare attività con la spesa di investimento. Ebbene, queste ultime hanno avuto una singolare capacità: che queste misure, che erano misure anticicliche, si sono rivelate di segno completamente opposto.

E allora il Governo si è trovato di fronte ad una necessità, cioè quella di finanziare una manovra che doveva servire - lo ha ricordato il relatore Fragomeli - a scongiurare l'aumento dell'IVA, e ovviamente anche a finanziare il cuneo fiscale. Insomma, su 30 miliardi di manovra 26 miliardi sono orientati verso la riduzione fiscale. Questi sono quindi i dati, è inutile invocare argomenti che sono assolutamente fuori dal decreto-legge.

Le misure tra l'altro sono state pensate non sulla base di invenzioni delle strutture. Tra le tante audizioni che sono state tenute (mi riferisco alle audizioni sulla prima parte del decreto-legge, articolo 1 e articolo 3), ce n'è stata una abbastanza interessante della Guardia di finanza, che, a proposito dell'accollo, ha segnalato che ci sono stati accertamenti, a proposito delle illecite compensazioni, che solo in alcune province della Lombardia e dell'Emilia-Romagna hanno consentito di individuare illecite compensazioni per 186 milioni di euro nel solo 2018. L'idea quindi di cristallizzare sul piano normativo il divieto di compensazione dei debiti dell'accollato nasce da un'esigenza, da accertamenti, da attività svolte, non è, come dire, l'invenzione di un burocrate o la prepotenza di una forza politica, sono dati di fatto. E anche rispetto al tema dell'articolo 4, che, come è stato ricordato, ascoltando le categorie, ma anche con un confronto molto chiaro e molto proficuo in Commissione, è stato sensibilmente migliorato, anche qui questa misura nasce da accertate violazioni lavoristiche e fiscali. In particolare segnalo, ma giusto per onore di verità, che sono stati anche su questo argomento effettuati dal 2017 ad oggi 400 interventi ispettivi, con un accertamento di maggiore base imponibile, solo ai fini delle imposte dirette, di quasi 500 milioni. Parliamo dell'interposizione della manodopera, dell'uso di società cooperative o, comunque, società scarsamente patrimonializzate, che hanno ovviamente provocato l'intervento del legislatore.

Dunque da una parte c'è un obiettivo, cioè quello di provare ad agire sul tema del contrasto all'evasione fiscale, e dall'altro - è stato ricordato da Fragomeli - l'idea di semplificare e di favorire, anche di incentivare l'uso di strumenti come l'uso del pagamento elettronico, riprendendo anche una misura che potrà essere molto interessante, che è quella che prevede sostanzialmente la lotteria degli scontrini. Spero che il Ministero dell'Economia acceleri anche in questa direzione.

Infine una serie di misure che, voglio ricordare anche per valorizzare il lavoro svolto in Commissione, sono state di grande interesse. Innanzitutto i tassi di interesse: è stato ricordato anche prima dalla presidente che sostanzialmente tornano ad una percentuale accettabile, 0,1, massimo 3 per cento dal 1° gennaio 2020. La norma che per la prima volta introduce sulle assicurazioni una premialità per gli automobilisti virtuosi, l'assicurazione familiare, con risparmi sensibili per le famiglie. Ricordo anche più di un intervento per gli enti locali, e non solo quello che riguarda l'indennità dei sindaci; cioè, riscopriamo un'attenzione al sistema delle autonomie che in questi anni era completamente sfuggita, non solo per la determinazione dell'indennità dei sindaci dei comuni inferiori a 3 mila abitanti, ma anche per l'introduzione dell'elezione del presidente del collegio dei revisori dei conti nei comuni superiori a 15 mila abitanti. Come sapete, a legislazione vigente, oggi i collegi sono tutti sorteggiati e sono nati non pochi problemi tra amministrazione e collegi stessi. Quindi la scelta assegnata al consiglio comunale è una scelta sacrosanta; tra l'altro, questa è stata una misura suggerita dalle opposizioni.

Infine interventi per l'edilizia scolastica e inoltre ricordo un primo intervento di riduzione, di ripensamento del sistema delle sanzioni introdotte per i comuni, in particolare per i comuni gravati dalla procedura di dissesto. Anche questo è un argomento che in questi anni il Parlamento non ha mai voluto affrontare, ma che costituisce un segnale in direzione opposta, perché, se è necessario mettere in ordine i conti di molte amministrazioni, occorre anche dare una mano e provare a correggere delle distorsioni che negli anni scorsi hanno pesantemente penalizzato i comuni.

Voglio solo segnalare, da una delle audizioni recenti in Commissione, che in questi anni la spesa per beni e servizi delle amministrazioni regionali e locali è scesa sensibilmente e quella dello Stato è cresciuta del 20 per cento in più; la spesa per il personale dipendente delle amministrazioni locali è scesa del 9 per cento, quelle centrali hanno invece una spesa del 3 per cento in più in questi anni. Segnalo, inoltre, che il debito delle regioni e dei comuni è sceso del 20 per cento, quello dello Stato cresce. Non è un argomento del decreto fiscale, ma faremo un grande passo avanti se questa attenzione iniziale che è stata dedicata in alcune disposizioni del decreto fiscale agli enti locali diventasse un tema su cui impegnare l'intero Parlamento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, quello di cui discutiamo oggi non è soltanto un passaggio parlamentare, perché, vedete, dal Governo, da un Governo della nazione il cittadino si aspetta una sintesi, si aspetta una sintesi fra le proprie aspettative e le posizioni che poi prendono le istituzioni; e invece anche questa volta, con questo decreto che iniziamo a discutere oggi, ma che in realtà non discuteremo perché quasi sicuramente verrà posta la fiducia, per cui non avremo, in realtà, il tempo e la possibilità di entrare nel merito degli emendamenti, nonostante il gruppo di Fratelli d'Italia ne abbia presentati veramente tanti, e però non ci verrà data la possibilità di discuterne qui in Aula, ancora una volta con questo decreto fiscale ci troviamo a parlare di una incapacità di questo Governo di avere lungimiranza rispetto alle azioni che i cittadini italiani si aspettano e che sicuramente meritano.

E, vedete, credo che uno dei punti fondamentali sia che l'impossibilità di avere questa lungimiranza, di avere questo programma vero, concreto e reale, dipenda sostanzialmente da due fattori: da un lato, l'impossibilità di mettere insieme le criticità di questa maggioranza, che è assolutamente divisa in moltissimi punti, e, dall'altro, lo scoordinamento tra forze politiche di Governo in cui il giustizialismo e la vocazione, antitetica, allo stimolo di impresa sembrano fare da padroni. Ora, il quadro della tassazione in Italia e dell'apparato burocratico che grava sulle nostre imprese - partirei proprio da quelle, perché sono il motore economico della nostra nazione - in Italia è devastante. I numeri ci parlano di un carico fiscale pari al 59,1 per cento dei profitti commerciali, ogni azienda impiega 238 ore per gli adempimenti fiscali e ci sono 14 pagamenti l'anno. Secondo la Banca mondiale, che ha fatto un recente studio calcolando un mix tra peso del fisco e fatiche connesse agli adempimenti burocratici, la nostra Penisola è al 128° posto su 190 e siamo stati scartati anche dall'Albania, dalla Bielorussia e dalla Costa d'Avorio. Questo dovrebbe già dare di per sé il limite assolutamente sconfortante del quadro all'interno del quale viene poi redatto questo decreto fiscale; un decreto fiscale che non si preoccupa, in realtà, né di abbassare le tasse né, di fatto, elimina la burocrazia, perché, se lo analizziamo, e lo analizziamo anche in combinato disposto con la manovra di bilancio, ci rendiamo conto che il punto di partenza anche di questo decreto fiscale è un punto di partenza che per noi è assolutamente ideologico, laddove l'ideologia non avrebbe dovuto trovare spazio: è il giustizialismo.

Partiamo da un primo dato: siamo partiti dalla certezza da parte di questo Governo che, per esempio, i lavoratori autonomi, i professionisti, i piccoli imprenditori siano di fatto degli evasori; erano loro che dovevano colpire, che il Governo doveva colpire, piuttosto che preoccuparsi, invece, dei grandi evasori. Partirei proprio da questo tema, perché credo che sia uno dei temi che maggiormente dovrebbe preoccuparci: l'evasione fiscale. Siamo tutti d'accordo sul concetto principale, l'evasione fiscale va ovviamente repressa in modo certo, ma lo dobbiamo fare, però, con concretezza, non solo con lo spirito di giustizialismo. Non basta far risuonare le manette e mettere paura ai contribuenti per risolvere un problema che non è ovviamente un problema solo italiano; né basta, ovviamente, parlare di tetto al contante. Ne abbiamo la riprova: la Comunità europea ha depositato una relazione nella quale si legge chiaramente che il limite al tetto del contante non è un deterrente all'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci sono paesi come l'Austria, in cui non c'è limite al tetto dell'uso del contante e l'evasione fiscale è ai minimi storici.

Dobbiamo farci allora una domanda, perché vedete, quando parliamo di decreto fiscale parliamo di tasse. Il gruppo di Fratelli d'Italia aveva presentato degli emendamenti sull'applicazione della flat-tax, quindi cercando di ritornare al pagamento concreto delle tasse e al pagamento socialmente giusto delle tasse che ognuno di noi e che ogni impresa dovrebbe sopportare. Ebbene, in virtù di questo cosa accade? Accade che, in realtà, noi oggi abbiamo una pressione fiscale, come dicevo prima, al 59 per cento – la media mondiale è al 40 per cento – e questo ha un duplice effetto negativo: da un lato dà l'impossibilità alle nostre imprese davvero di poter concorrere sul mercato globale e dall'altro non risponde all'esigenza di correttezza che il Governo deve avere nei confronti dei cittadini che partecipano alla vita della società e della nazione attraverso il pagamento delle tasse. Perché, vedete, non ci dobbiamo dimenticare che non ci sono cittadini che a prescindere e per partito preso non vogliano pagare le tasse: vogliono pagare le tasse giuste, perché vogliono partecipare alla vita della nostra nazione che sia una nazione – e un Governo – capace poi di riversare quelle tasse in utilità per il cittadino e noi invece siamo ancora in un'Italia dove le infrastrutture non esistono, soprattutto al Sud, dove abbiamo grossissimi problemi a dare supporto alle nostre aziende e alle nostre famiglie.

E, allora, dicevamo che questo è un decreto fiscale ancora una volta fatto di bellissimi proclami, ma di poca sostanza, fatto di poca coerenza rispetto alle esigenze del nostro Paese. E in un Paese in cui il malgoverno degli ultimi anni ha generato un appesantimento burocratico, questo Governo, ancora una volta, con questo decreto, non si è preoccupato di alleggerire quell'adempimento burocratico, ma invece lo ha appesantito. Di esempi, in realtà, ne abbiamo tanti all'interno di questo provvedimento. Partirei dalla questione degli appalti, perché vedete, è condivisibile l'opportunità dell'estensione del regime dell'inversione contabile proprio con l'obiettivo di contrastare e arginare il fenomeno dell'evasione dell'IVA, però anche in questo caso si è pensato che il modo migliore per applicare un principio che potrebbe essere teoricamente di per sé giusto, in realtà dovesse essere applicato attraverso un meccanismo di comunicazioni incrociate, di adempimenti relativi al versamento delle ritenute fiscali di lavoro dipendente che, di fatto, bloccano ancora una volta e caricano ancora una volta di responsabilità economica e amministrative le piccole e medie imprese italiane. E questo ci dà la sensazione di come questo Governo abbia davvero l'incapacità di affrontare i problemi concreti e reali. All'interno del “decreto fiscale” non si parla di lavoratori autonomi, anzi i professionisti, i lavoratori autonomi sono visti come i primi evasori e quindi, se da un lato dovrebbero loro essere proprio il punto di incontro fra il cittadino e lo Stato, nel momento in cui i lavoratori autonomi e i professionisti dovrebbero rappresentare, e rappresentano, il tessuto economico della nostra società (non dimentichiamo che dietro ogni lavoratore autonomo, dietro ogni professionista c'è del lavoro, ci sono delle assunzioni, c'è la creazione del tessuto sociale della nostra nazione), ebbene, ancora una volta noi continuiamo a far finta che questi problemi non ci siano e di loro continuiamo a non preoccuparci. A tutto questo dobbiamo aggiungere che, come dicevo prima, abbiamo letto, all'interno di questo “decreto fiscale”, una grandissima preoccupazione rispetto ai controlli, rispetto all'utilizzo del POS, rispetto al limite dell'utilizzo contante, e però non abbiamo letto assolutamente niente, per esempio, nei confronti dei grandi evasori.

E, a questo, io aggiungerei davvero una considerazione, perché un Governo che pensa di poter risolvere il problema ponendo in essere una confisca allargata - il che vuol dire sostanzialmente andare a bloccare i beni delle imprese e anche dei singoli cittadini al momento della contestazione, non al momento dell'accertamento reale del fatto - ebbene questo ci dà la sensazione di come stiamo parlando di un Governo giustizialista, un Governo che vuole bloccare tutto a prescindere, senza considerare che il 70 per cento delle contestazioni mosse dall'Agenzia delle Entrate oggi si risolvono in un nulla di fatto. E, quindi, noi abbiamo il 70 per cento delle contestazioni mosse dall'Agenzia delle Entrate che di fatto non portano a nulla e portano, anzi, alla assoluzione - diciamo così - del presunto reato; però oggi, con questo decreto fiscale, daremo la possibilità di bloccare a prescindere, quindi ancora prima che ci sia la possibilità di provare la propria innocenza e di aver invece effettuato i pagamenti correttamente. Ecco, questo Governo dà la possibilità di bloccare i beni a prescindere. E questo dà proprio la sensazione di come sia l'impostazione, la mentalità e l'ideologia di questo Governo, che blocca a prescindere.

Abbiamo bloccato il decreto fiscale in Commissione nottetempo, anzi diciamo che abbiamo anche rischiato che si ritornasse in Commissione per inserire all'ultimo secondo e di nascosto, dopo il Consiglio dei Ministri, la questione Alitalia; per fortuna, credo che questo non accadrà, ma questo dà proprio il senso di come questo Governo sia assolutamente incapace di avere una visione e una prospettiva sulla nostra economia e su quelli che sono i problemi veri e reali di questa nazione.

Ci sono state, all'interno di questo decreto fiscale, risposte semplicistiche e demagogiche, perché vedete, quando si dà la sensazione che i reati fiscali debbano essere puniti più gravemente, ebbene noi vorremmo ricordare che le norme per sanzionare e punire i reati fiscali ci sono già (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); non c'era bisogno di aumentare quelle pene, c'era bisogno di capire come fare a far partecipare tutti in maniera equa alla vita della nazione.

E per noi la ricetta è molto semplice: bisogna abbassare le tasse, bisogna abbassare la burocrazia, dobbiamo rendere più facile il lavoro delle nostre aziende e delle nostre piccole imprese e dobbiamo essere accanto a loro e dobbiamo dare a ogni cittadino la sensazione di pagare delle tasse che siano giuste. È questo il modo per risolvere il problema dell'evasione: più il cittadino avrà la sensazione di pagare giustamente e il giusto, più avrà voglia di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, allora, dovremmo iniziare a parlare di comportamenti virtuosi, non possiamo soltanto parlare di repressione in modo assolutamente demagogico. Noi abbiamo avuto la sensazione che, attraverso questo decreto fiscale, quello che c'è in realtà si sia coperto dietro un racconto che molto spesso è assolutamente falso sui giornali e, quindi, rispetto alle proprie azioni, si sia nascosta solo la necessità urgente di questo Governo di reperire da qualche parte dei soldi che questo Governo non aveva per portare a casa la manovra.

Ecco, allora vedete, quando parliamo di questi temi dobbiamo parlare anche del fatto che sarebbe bello ogni tanto, invece, ricordarci che dovremmo stimolare i comportamenti virtuosi, ma per stimolare i comportamenti virtuosi dobbiamo innestare un meccanismo che purtroppo questo Governo non ha né la forza né la capacità di innescare. Vedete, tutto l'impianto di questo decreto fiscale a noi appare assolutamente scorretto nelle sue basi, nel fondamento e nel suo sviluppo diciamo, quindi poi nella formulazione che poi ne è venuta a seguito dell'esame in Commissione.

Però, vedete, lì dove non ci preoccupiamo dei lavoratori autonomi, dei professionisti, delle piccole e medie imprese, dei singoli cittadini, lì dove non c'è una vera attenzione a questa categoria, allora evidentemente non c'è attenzione per il tessuto produttivo. E la cosa più preoccupante è che questo decreto fiscale è di fatto collegato alla manovra, e in uno e nell'altro caso non abbiamo visto nessun cambiamento della politica economica di questo Governo rispetto al Governo precedente e di quelli precedenti degli ultimi dieci anni.

Oscar Wilde diceva che le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni. Ecco, io credo che purtroppo, in questo caso, anche le intenzioni fossero assolutamente sbagliate e terribili, perché non si sono preoccupate di capire le vere esigenze della nostra nazione. Probabilmente, questo dipende dall'incapacità di chi ci governa oggi di andare davvero a parlare con le aziende, di andare davvero in mezzo alla gente ad ascoltare le loro lamentele.

Noi lo facciamo, lo facciamo quotidianamente, e continueremo a farlo, e porteremo la voce di quei cittadini in quest'Aula, non solo perché ci crediamo, ma perché riteniamo che chiudersi all'interno di questo palazzo e dimenticare quello che succede fuori sia il modo migliore per fare un danno non solo a chi è fuori - quindi ai cittadini - ma soprattutto a noi stessi, perché poi dovremmo tutti tornare a casa, guardarci allo specchio e cercare di capire se abbiamo fatto il meglio possibile per questa nazione.

Questo decreto fiscale sicuramente non affronta i problemi fondamentali che ci sono in questo Paese. Avremmo voluto un decreto fiscale capace di abbassare le tasse, di limitare la burocrazia, di dare delle risposte concrete (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta per una pausa tecnica. La seduta riprenderà alle ore 18,45.

La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. È iscritto a parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Presidente, oggi quest'Aula è chiamata ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 124 del 2019, entrato in vigore il 27 ottobre 2019, che contiene disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili, meglio noto come decreto fiscale. I primi quattro Capi del decreto-legge contengono norme di natura tributaria, il Capo V contiene invece disposizioni emanate per esigenze indifferibili. Tra i 60 articoli del decreto, così come è stato approvato dal Governo, segnalo in questa sede i seguenti. L'articolo 1 disciplina l'accollo del debito d'imposta altrui, previsto dallo statuto del contribuente. In deroga alla disciplina generale si modifica la disciplina delle sanzioni per la violazione del divieto di compensazione nell'accollo tributario. L'articolo 7 introduce disposizioni volte a contrastare l'uso fraudolento di taluni prodotti classificabili come oli lubrificanti. L'articolo 13 modifica il trattamento fiscale dei redditi di capitale corrisposti da trust esteri a residenti italiani. L'articolo 14 consente alla Guardia di finanza e all'Agenzia delle entrate, per le attività di analisi del rischio e controllo ai fini fiscali, ovvero nell'assolvimento delle funzioni di polizia economica e finanziaria, per la sola Guardia di finanza, e con idonee misure di garanzia a tutela dei diritti degli interessati, l'utilizzo dei dati contenuti nei file delle fatture elettroniche. L'articolo 18 detta disposizioni volte a modificare il regime di utilizzo del contante, stabilendo che il valore soglia, pari a 3 mila euro nella legislazione previgente, oltre il quale si applica il divieto di trasferimento del contante fra soggetti diversi, venga ridotto a 2 mila euro. L'articolo 19 esclude dall'imponibile le vincite della lotteria degli scontrini. L'articolo 22 introduce un credito d'imposta per transazioni effettuate con carte di credito. L'articolo 29 autorizza la costituzione di un fondo, di importo non superiore a 100 mila euro annui, da destinare alle operazioni di gioco a fini di controllo da parte di agenti sotto copertura. L'articolo 38 istituisce l'imposta municipale propria sulle piattaforme marine. L'articolo 39 inasprisce le pene per i reati tributari e abbassa alcune soglie di punibilità; introduce inoltre, in caso di condanna, la confisca dei beni di cui il condannato abbia disponibilità per un valore sproporzionato al proprio reddito, si parla della cosiddetta confisca allargata. L'articolo 42 incrementa le risorse finanziarie per la concessione dei contributi straordinari previsti per la fusione tra comuni, nell'importo di 30 milioni di euro per l'anno 2019. L'articolo 54 prevede la concessione per l'anno 2019 di un finanziamento a titolo oneroso di 400 milioni di euro, della durata di sei mesi, in favore di Alitalia Spa e delle altre società del gruppo in amministrazione straordinaria, per le loro indilazionabili esigenze gestionali. Questo è il quadro degli articoli più importanti che ho voluto segnalare in questa sede, ma sono circa cento le modifiche introdotte dal primo giro di emendamenti approvati in Commissione finanze qui alla Camera. Tra tali modifiche segnalo in particolare le seguenti. La tampon tax: l'IVA scende dal 22 al 5 per cento per tamponi assorbenti compostabili e biodegradabili. Questa è una conquista molto importante. Un occhio importante anche all'ambiente, quindi: ogni anno finiscono nel ciclo dei rifiuti oltre 150 mila tonnellate di plastica o polimeri derivanti dal petrolio contenuto nei pannolini e nei prodotti assorbenti. Per quanto riguarda il PIR, qualcosa è stata detto in precedenza dai miei colleghi. La nuova disciplina dei PIR consentirà alle piccole, piccolissime e medie imprese di reperire con maggiore facilità e incisività capitali per fare investimenti.

Parliamo di una ingente liquidità che potrà finalmente raggiungere le imprese: su una massa attuale di fondi a disposizione dei PIR di 18 miliardi, incomincerà a crescere la parte destinata alle imprese.

Per quanto riguarda la responsabilità civile per le automobili, grazie ad un emendamento si potrà beneficiare della fascia assicurativa più bassa fra tutti i veicoli di proprietà del nucleo familiare. Nel caso si possieda un motorino in quattordicesima fascia e un'auto in prima, a partire dal prossimo rinnovo dell'assicurazione, anche per il motorino si passerà in prima fascia, con un risparmio considerevole sul premio e un risparmio considerevole a favore delle famiglie.

Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, abbiamo approvato una norma tesa a tutelare la sicurezza degli studenti e del personale scolastico; essa prevede che l'8 per mille possa essere destinato a interventi di ristrutturazione, di adeguamento sismico e di efficientamento energetico nelle scuole.

C'è un altro tema molto importante, quello del carcere per gli evasori; ad oggi, per la dichiarazione fraudolenta la pena prevista è la reclusione in carcere da un anno e mezzo a sei mesi, ma se l'ammontare degli elementi passivi fittizi è inferiore a 154.937,07 euro la reclusione diminuisce da 6 mesi e 2 anni. Per la dichiarazione infedele la punizione è il carcere da uno a tre anni e si va in carcere solo se la singola imposta evasa è superiore a 150 mila euro o se il passivo inventato o l'attivo nascosto sono complessivamente più del 10 per cento rispetto al totale. L'omessa dichiarazione di chi non presenta la dichiarazione IRPEF o IVA e ne avrebbe l'obbligo è punita con il carcere da un anno e mezzo a quattro anni, sempre che la singola imposta evasa sia superiore a 50 mila euro. Nel decreto fiscale siamo intervenuti per rivedere sia le pene sia le soglie di punibilità; nel caso della dichiarazione fraudolenta portiamo il massimo della pena da sei a otto anni e abbassiamo la soglia per andare in carcere per chi evade il fisco per cifre a partire da 100 mila euro. Stiamo parlando, quindi, dei grandi evasori.

Ci sono anche fondi per la polizia e i vigili, abbiamo messo fondi per pagare gli straordinari arretrati di polizia di Stato e vigili del fuoco; c'è un fondo speciale per l'edilizia scolastica, abbiamo previsto l'istituzione di un fondo speciale per l'edilizia scolastica, con una dotazione complessiva di 65 milioni, fino al 2025, in favore degli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici scolastici, per garantire sicurezza a tutti i nostri figli.

È previsto un nuovo piano di assunzioni per quanto riguarda la sanità e, in particolare, per essere precisi, prevediamo la possibilità di maggiori assunzioni nella sanità grazie all'incremento del tetto di spesa per il personale che sale dal 5 al 15 per cento, ciò si traduce in circa 300 milioni in più per il 2020.

Ecco, un nuovo emendamento è quello che riguarda anche i moto-airbag, è una cosa a cui tengo veramente, in particolare, ci abbiamo lavorato molto con la presidente della Commissione finanze, l'onorevole Ruocco, ma anche con il capogruppo Nicola Grimaldi del MoVimento 5 Stelle. Questo emendamento nasce dall'esigenza di tutelare l'incolumità dei conducenti e dei passeggeri di motocicli e ciclomotori, utenti della strada ritenuti molto vulnerabili, in quanto più esposti al rischio, rispetto alle altre tipologie di utenti, soprattutto per la mancanza di protezioni esterne, come l'abitacolo di un veicolo. Tali utenti vulnerabili rappresentano nel complesso circa il 24 per cento dei morti sulla strada, 793 persone su un totale di 3.325 morti, secondo i dati statistici raccolti dall'ISTAT per l'anno 2018. Si parla di un numero complessivo di 793 morti, di cui 685 motociclisti e 108 ciclomotoristi, 208 dei quali con età compresa tra i 15 e i 30 anni. Inoltre, se si considera il dato statistico relativo ai decessi dei soli conducenti di motocicli e ciclomotori, il predetto rapporto percentuale sale a circa il 34 per cento, considerato che i conducenti di motocicli e ciclomotori deceduti sono 758 su un totale complessivo di 2.253 conducenti morti alla guida di tutte le categorie di veicoli.

Sono, inoltre, 54 mila i feriti a seguito di sinistri sulle due ruote. È necessario, quindi, sollecitare i conducenti e i passeggeri dei mezzi a due ruote all'uso di strumenti di protezione di ultima generazione, quali dispositivi di protezione individuale airbag, i cui costi, non proprio contenuti – e qui si rende necessario l'intervento del legislatore – ne disincentivano l'acquisto, che potrebbe essere indubbiamente favorito dalla previsione di una detraibilità fiscale. Si ritiene tale iniziativa veramente meritevole di esame e di interesse da parte di tutto il Parlamento, per il fine intrinseco della stessa di evidente rilievo sociale, ma anche e soprattutto perché l'utilizzo di tale protezione, in caso di sinistro, ridurrebbe enormemente i rischi di lesioni gravi e/o gravissime, nonché di decesso dei motociclisti, il che si tradurrebbe inevitabilmente in un risparmio di spesa pubblica, in termini di costi sociali, tra i quali rientrano quelli sanitari, le provvidenze economiche a sostegno dell'invalidità e inabilità, con innegabili benefiche ripercussioni su tutta la comunità.

Secondo i dati sui costi sociali dell'incidentalità stradale elaborati dal Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture per l'anno 2017, così come previsto dal decreto legislativo 15 marzo 2011, n. 35, il costo medio umano per decesso è di un 1.503.990 euro, mentre il costo medio umano per ferito è di 42.219 euro. I costi sociali degli incidenti stradali costituiscono una stima del danno economico subito dalla società a causa di tali eventi. Il danno economico non è rappresentato da una spesa diretta sostenuta dalla collettività, ma è la quantificazione economica degli oneri che, a diverso titolo, gravano sulla comunità, a seguito delle conseguenze causate da un incidente stradale. Dal dato statistico emerge l'enorme incisività sociale dei costi sostenuti dalla collettività in conseguenza di un incidente con morti o feriti, costi che, in generale, sono quelli derivanti dai danni al veicolo, dalle spese per il rilievo degli incidenti da parte delle Forze di polizia e dei servizi di emergenza, dai costi legali e amministrativi di gestione, dai danni causati all'infrastruttura stradale e agli edifici, a questi si aggiunge la componente, non meno importante, dei costi umani riferiti alle vittime di incidente stradale e derivati dalla perdita di produttività per la società, dalla perdita affettiva, dal dolore e sofferenza delle persone coinvolte e dei parenti delle vittime, dai costi delle cure mediche cui sono state sottoposte le vittime stesse.

In ordine alla previsione di spesa necessaria per il riconoscimento dell'incentivo occorre considerare le immatricolazioni dei nuovi motocicli avvenute in Italia nel 2018, pari a 219.235, secondo i dati forniti dall'Istat, nonché il parco circolante delle due ruote con età inferiore a 20 anni, pari a 4.932.591, secondo fonti ACI. La copertura di tali costi, anche in considerazione dell'attuale situazione del bilancio statale, potrà essere posta a carico delle compagnie. Queste ultime, infatti, otterranno sicuri benefici dall'incentivazione all'utilizzo del moto-airbag, considerato che i dati statistici riferiti agli indennizzi liquidati per ciclomotori e motocicli per l'anno 2017 sono i seguenti: indennizzi per sinistri di ciclomotori pari a 129.791.519 euro e, attenzione, per sinistri di motocicli pari a 824.652.000 euro. Questi ultimi dati, che quantificano la spesa sostenuta per indennizzi pari a quasi un miliardo di euro, potrebbero essere suscettibili di un sensibile ridimensionamento, grazie a questo emendamento. Pertanto, abbiamo previsto che a decorrere dall'anno 2020 dall'imposta lorda si detragga un importo pari al 50 per cento delle spese documentate, fino ad un ammontare massimo delle stesse pari a 500 euro.

Ovviamente, si deve trattare di meccanismi di protezione individuale moto-airbag, anche se integrati in capi d'abbigliamento, ad attivazione meccanica, certificati secondo le normative di omologazione EN1621/4 e successive modificazioni e integrazioni oppure ad attivazione elettronica certificate secondo la citata normativa di omologazione europea nella sola parte applicabile per i dispositivi elettronici. Sto concludendo. Con il presente emendamento si concede, quindi, un beneficio a chiunque decida di comprare un moto-airbag. La detrazione si applica anche ai contribuenti che acquistino tali dispositivi per soggetti fiscalmente a carico: è il caso, ad esempio, dei genitori che li acquistino per i figli minori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario Baretta, onorevoli colleghi, sono madre di un ragazzo di diciassette anni ed oggi posso dire di poter immaginare il futuro che il nostro Paese può riservare al mio ragazzo e ai suoi coetanei. Ma, Presidente, cosa troverà fra vent'anni o trent'anni un bambino che nasce oggi, il 3 dicembre 2019? Abbiamo una grandissima responsabilità perché quell'Italia dipenderà dalle scelte che facciamo noi adesso con impegno, sacrificio, visione, che non vuol dire rincorrere facili promesse, e coraggio. Occorre, allora, agire, occorre agire per fermare la fuga dei nostri giovani - non smetterò mai di ripeterlo - dei 65 mila che ogni anno lasciano il Mezzogiorno, un terzo dei quali laureati, svuotando di energie e di intelligenze un territorio che può e deve diventare un motore potente della ripresa nazionale perché, signori, continuo ad immaginare un Paese unito da Sud a Nord senza differenza alcuna. Ed allora sempre più spesso mi interrogo su come agire e soprattutto sempre più spesso mi interrogo su come fare tutto ciò in questo particolare contesto storico e politico. Cosa io pensi delle competenze tecniche dell'attuale Guardasigilli non è un certamente un mistero per gli addetti ai lavori, non dell'uomo Bonafede - non è nel mio costume - ma del Ministro Bonafede, e lo dico senza nessuna remora: sono sempre più convinta che il Guardasigilli non sia tecnicamente all'altezza del cambiamento che vorrei, ma soprattutto del cambiamento che il Paese merita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E perché dico questo? Perché, ancora una volta, l'esame del “decreto fiscale” per le parti che riguardano la giustizia - e taccio sull'ennesimo uso della decretazione d'urgenza in ambito penale - è stato un affronto, nel metodo prima ancora che nel merito. Presidente, lo chiarisco subito: questo non è certamente attribuibile all'organizzazione dei lavori da parte della presidente della Commissione finanze, della presidente Ruocco, che anzi ringrazio, quanto piuttosto per la blindatura di un testo che è stato portato dal Governo all'esame dei commissari all'ultimo momento utile, sebbene il provvedimento fosse stato incardinato da diverse settimane e senza possibilità alcuna di confronto. Ricordo l'andamento dei lavori: abbiamo lavorato, veramente non si è sottratto nessuno, per svariati giorni; siamo arrivati al venerdì sera e abbiamo concluso in serata; è arrivata la riscrittura dell'articolo 39 alle ore 23,13 del sabato; abbiamo ripreso i lavori la domenica alle 7; abbiamo continuato - lo ricordava il sottosegretario Villarosa - per quattordici ore, sino a tarda mattinata, ma l'esame dell'articolo 39 è stato iniziato solo alle 7, con appena due ore di lavoro per decine e decine di emendamenti ed è stato in quel momento che Forza Italia, quando abbiamo capito che il nostro impegno e il nostro lavoro non sarebbe servito a nulla, ha abbandonato i lavori di aula, insieme ai gruppi della Lega e di Fratelli d'Italia. Ricordo anche - devo stigmatizzarlo come comportamento - che all'apertura dei lavori proprio sull'esame dell'articolo 39, ho fatto una precisa domanda al sottosegretario Ferraresi che, come al solito, è rimasto in silenzio. Gli ho chiesto: sottosegretario, abbiamo modo di cambiare il testo, abbiamo modo di lavorare veramente sull'articolo 39? Il sottosegretario ha taciuto, in un silenzio quasi assordante in realtà per i contenuti che nascondeva, e mi ha risposto un collega, l'onorevole Mancini del Partito Democratico, che, con molta onestà, ha detto: non c'è niente da fare, il testo è blindato, non ci sarà nulla da spostare, il testo non è oggetto di alcuna modifica.

E allora cosa ha dimostrato questo? A tacere della mancanza di rispetto per il lavoro dei commissari dei gruppi di minoranza, questo ha dimostrato un'assoluta arroganza tecnica del Guardasigilli, sua e solo sua (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Un Guardasigilli che pensa di saper fare da solo e che, quindi, non ha o non avrebbe necessità di confronto alcuno, quel confronto costruttivo invece di cui parla sempre in occasione dei convegni ai quali partecipa. Probabilmente mi dovrei correggere, non dovrei parlare di confronto che questi non fa perché è arrogante dal punto di vista tecnico; dovrei dire che è un confronto dal quale sfugge perché per fare un confronto bisogna essere tecnicamente adeguati per poter rispondere, ascoltare, rispondere e costruire un percorso.

Dunque, fatta questa breve, ma doverosa premessa sul metodo, passerò al merito del provvedimento. Il giudizio sul decreto per la parte che riguarda la giustizia è molto critico, veramente molto critico e questo giudizio critico diventa ancor più grave perché sento parlare di fiducia: quindi vuol dire che il “decreto fiscale” non sarà neppure emendabile in Aula, quindi ancor più forte e veramente critico è il mio giudizio sul complesso del provvedimento. Perché dico questo? Perché la minaccia del carcere come unica risposta sanzionatoria non può e non deve essere la risposta all'evasione fiscale, perché in tal modo si compromette irrimediabilmente il clima di fiducia e di leale collaborazione tra fisco e contribuente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e soprattutto non si attraggono nuovi investitori e si allontanano quelli che già operano nel nostro Paese.

Presidente, il provvedimento al nostro esame annulla, in maniera frettolosa e posticcia, l'opera di manutenzione del sistema sanzionatorio tributario che era stata avviata solo cinque anni fa in quella legge delega n. 23 del 2014 per restituire proporzionalità al sistema penale in materia fiscale. Cosa fa questo provvedimento? Innalza le pene minime e massime delle singole fattispecie di reato in misura distonica rispetto al complessivo sistema penale, e faccio un esempio per tutti. Con il nuovo testo dell'articolo 39, le pene per alcuni reati connotati da condotta fraudolenta aumentano sino a otto anni, quando il nostro sistema penale per l'omicidio colposo prevede una pena che va dai sei mesi ai cinque anni e, quando aggravato, a sette. Quindi, noi puniamo molto più severamente la lesione ad un bene patrimoniale rispetto a quella ad un bene primario come la vita, questo vuol dire veramente non avere idea che quando si opera nel sistema penale bisognerebbe avere a mente l'intero sistema, e non la singola norma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ho detto che il legislatore, il Governo è intervenuto in maniera distonica, ma dico anche in maniera superficiale perché, da una parte, per alcuni reati come la dichiarazione infedele, ha alzato dapprima la pena che era prevista da un anno a tre anni alla pena da due a cinque anni - pena minima due, pena massima cinque - per poi riportarla alla soglia dei 4 anni e 6 mesi; ma ha dimenticato che per condotte sicuramente meno gravi, come quella dichiarazione infedele, ad esempio, l'omessa dichiarazione, la pena rimane di cinque anni. Quindi, da una parte corregge, dall'altra dimentica altre fattispecie di reato sanzionandole più gravemente e lasciando la soglia dei cinque anni. Il concreto rischio dunque, come ben rilevato in sede di audizioni da Confindustria, è che le nuove disposizioni finiscano per coinvolgere anche imprese oneste, che potrebbero vedersi applicate severe misure preventive e patrimoniali, con danni reputazionali, paralisi dell'attività e connesse ricadute occupazionali, salvo poi magari scoprire troppo tardi – ricordiamo lo stop della prescrizione – la loro estraneità a certe condotte. La maggioranza giallo-rossa o, forse, sarebbe più corretto dire giallo-nera, considerata l'intesa raggiunta anche con la magistratura associata o la parte che ha voce – perché, Presidente, son sicura che la parte silente, la parte operosa della magistratura la pensa ben diversamente –, ha pensato di estendere l'applicazione della confisca allargata - ricordo a me stessa nata per contrastare i fenomeni che postulano un'organizzazione criminale stabile e strutturata, specie di stampo mafioso - a condotte illecite di natura tributaria per le quali è difficile individuare nell'autore del singolo fatto una dedizione all'illecito. Si sceglie di applicare, pertanto, una misura di sicurezza assai dirompente, prescindendo dalla pericolosità sociale della persona. Signor Presidente, siamo fortemente preoccupati dell'effetto che avrà sulle imprese l'applicazione in sede cautelare del sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata, che allenterà il nesso tra l'oggetto dell'ablazione e il singolo reato, affievolendo l'onere probatorio gravante sull'accusa, articolato sul regime di presunzioni. Inoltre, non mi dilungherò oltremodo sul danno, anche in termini reputazionali, provocato all'impresa e dall'avvio di azioni penali anche in mancanza di atti impositivi che ratificano i rilievi dei processi verbali di constatazione, recanti contestazioni non di rado derubricate dall'Agenzia delle entrate in sede di accertamento con adesione o in autotutela.

E cosa poi dire dell'introduzione della dichiarazione fraudolenta nel catalogo dei reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001? Il nostro ordinamento è già dotato di un sistema di sanzioni amministrative applicabili alla società a seguito della condotta illecita del dipendente, rappresentante o amministratore, che si aggiungono alle sanzioni penali in capo alla persona fisica autrice del reato. Quindi, l'introduzione dei reati tributari nel novero del decreto legislativo n. 231 del 2001 espone la società a un trattamento assolutamente sproporzionato.

E, da ultimo, le sanzioni interdittive, sanzioni che risultano fortemente penalizzanti per le imprese incidendo in modo significativo sulla prosecuzione della loro attività. Presidente, non è passato molto tempo - è passato appena un anno - da quando con “l'anticorruzione” il Guardasigilli ha introdotto - lo ricorderete bene - il Daspo alle imprese, pena accessoria da tre mesi a due anni. Già allora avevamo inferto un colpo direi mortale alle imprese, perché se tu blocchi un'impresa per due anni praticamente la distruggi, non la fai più operare, distruggi l'impresa e questo ha ricadute sui livelli occupazionali, è evidente. Ebbene, noi continuiamo – anzi, non noi, perché noi non avalleremo mai provvedimenti di questo genere - ma il Governo, il Guardasigilli Bonafede continua su questa strada: dopo il Daspo all'impresa con “l'anticorruzione” oggi le sanzioni interdittive con il “decreto fiscale”.

Quindi, un clima da caccia alle streghe che non ci appartiene e mai ci apparterrà. Noi avremmo operato diversamente. Una seria ed efficace azione di contrasto avrebbe dovuto agire anche su altri fronti e non solo su quello repressivo, puntando su strumenti di carattere premiale per incentivare comportamenti virtuosi, puntando su interventi di depenalizzazione di condotte che non sono caratterizzate da un dolo specifico o da un intento frodatorio, puntando su interventi di razionalizzazione dell'impianto sanzionatorio che già esiste. Allora, per questo motivo, proprio per questo motivo, Forza Italia aveva presentato, tra gli altri, alcuni emendamenti, che purtroppo non sono neanche stati discussi in Commissione e che evidentemente non potranno poi essere discussi in Aula, io voglio ricordare quello relativo all'adempimento collaborativo per i casi in cui le imprese compiono sforzi preventivi per monitorare e mitigare il rischio fiscale e attivano per questo motivo strumenti di cooperazione e trasparenza con l'amministrazione finanziaria. Non mi sia detto che è stato fatto un passo avanti perché vi è la possibilità di non applicare pene alle imprese che collaborano se lo fanno nel corso del procedimento penale. L'azione non deve partire e, quindi, non vi deve essere punibilità - l'azione non deve partire - quando l'impresa comincia a collaborare con il fisco. Quindi, noi avremmo voluto che il procedimento penale non partisse per niente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

In questo - e vado alla conclusione, Presidente - preoccupante scenario per gli italiani, per le imprese italiane, per il mondo produttivo e per i lavoratori, io vorrei concludere con le parole del Presidente Mattarella, parole che il Presidente ha pronunciato proprio di questi tempi, l'anno scorso, a dicembre, quando ha fatto gli auguri di Natale agli italiani: “Termini come sogno e speranza non devono restare confinati alla sola stagione dell'infanzia”. Ecco, noi vogliamo riprendere a sognare da adulti, per riaccendere la speranza e costruire certezze in un'Italia che accoglierà tutti e che fermerà la migrazione dei nostri ragazzi, che vanno all'estero credendo di avere una migliore fortuna.

Vogliamo lasciare alle prossime generazioni d'Italia un'Italia migliore, diversa e per fare questo occorre evidentemente un cambio di passo; un cambio di passo che necessita di un bagno di umiltà da parte del Guardasigilli.

La mia speranza - e credo di non essere da sola - è che il nostro Guardasigilli torni presto a fare l'avvocato. Noi tutti, cittadini, giuristi, prima ancora che parlamentari, non ne sentiremo la mancanza. Il Guardasigilli lasci il tempo delle grandi riforme della giustizia a chi meglio di lui saprà operare e noi gliene renderemo grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Cari colleghi, questo provvedimento, tra le tante cose importanti che sono state ricordate, contiene anche una misura molto semplice ma fondamentale per le imprese italiane che rivelerà la sua vera importanza nel corso dei prossimi anni: una nuova premialità per le imprese che facciano una cosa molto semplice che oggi è già obbligatoria per una particolare tipologia di imprese, cioè le società benefit. Questa cosa molto semplice, che diverrà una necessità, un segno di civiltà, una questione improrogabile e imprescindibile, è la valutazione di impatto, la valutazione di impatto sociale e ambientale che tutte le imprese nel mondo si stanno accingendo a svolgere per contribuire, attraverso il loro operato, a rinnovare il sistema economico in senso sostenibile.

Ebbene, l'Italia è stato il primo Paese sovrano al mondo che dal 2016 si è dotato di una legge che ha istituito imprese di questo tipo, le società benefit. Oggi tutto il mondo ce le invidia, al punto che recentemente anche l'OSCE ha raccomandato a tutti i Parlamenti e ai Governi che fanno parte di questa organizzazione, 57 Stati tra cui l'intera Unione europea, di legiferare come ha fatto l'Italia, istituendo le società benefit. Ma ha aggiunto una seconda raccomandazione: la raccomandazione di provvedere, sostenere e diffondere affinché le imprese, società benefit o meno, utilizzino metriche per la valutazione di impatto. Oggi l'Italia è il primo Paese al mondo a seguire le raccomandazioni dell'OSCE, quindi a intervenire nella sua normativa promuovendo e sostenendo quelle imprese che vorranno utilizzare la valutazione di impatto. Lo facciamo nel modo più semplice possibile per un'amministrazione pubblica, lo facciamo istituendo questo nuovo rating per le imprese che partecipano ai bandi di gara, lo facciamo in modo non discriminatorio non estendendolo alle sole società benefit, come sarà giusto e naturale un giorno, ma a tutte quelle imprese che vogliono fare questo tipo di valutazione. Ecco, è un piccolo passo, un passo che però va nella direzione giusta.

Le società benefit in Italia sono nate, sono oltre 500 e non hanno chiesto vantaggi fiscali di nessun tipo. Perché lo stanno facendo? Perché sono le migliori imprese, si stanno rendendo conto in quale direzione va il mercato e stanno capendo che o si compete con questi nuovi strumenti o si esce dal mercato.

Con questo passo - e concludo - noi invitiamo tutte le società che ancora non hanno colto questo trend a valutare l'opportunità di effettuare le valutazioni di impatto, non fosse altro che per avere i benefici previsti nei bandi di gara e che le stazioni appaltanti vorranno prevedere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie, signora Presidente. Nel raccontare questo provvedimento, il decreto fiscale o, per meglio dire, il decreto-legge n. 124 del 2019, che contiene disposizioni fiscali ma anche disposizioni volte a dare risposte a esigenze indifferibili, ecco nel raccontare questo provvedimento - considerata anche la stretta relazione dello stesso con la legge di bilancio che ora stanno discutendo al Senato e che noi discuteremo a ridosso di Natale - dobbiamo ricordarci e ricordare agli italiani qual era la situazione del nostro Paese alla fine dell'estate.

Si partiva - ricordiamocelo bene, perché questo fa la differenza - da un meno 23 miliardi: un ammanco, chiamiamolo così, nelle casse dello Stato di 23 miliardi, che, laddove non fossimo intervenuti come abbiamo fatto col decreto-legge fiscale e con la legge di bilancio, si sarebbe tradotto in un aumento dell'IVA al 25 per cento, come prima ha detto bene la presidente Ruocco; un aumento dell'IVA al 25 per cento rispetto all'attuale, che è al 22 per cento. Con un conseguente ingessamento dei consumi, con una depressione delle dinamiche economiche del nostro Paese, già lente e complesse, e di fatto con un aggravio dei costi per le famiglie italiane: con un'IVA al 25 per cento le famiglie avrebbero dovuto spendere di più per comprare gli alimenti dei loro bambini, avremmo pagato di più le bollette dell'energia elettrica, avremmo pagato di più lo zucchero; insomma, tutti quegli alimenti sui quali sarebbe pesato l'aumento dell'IVA.

E invece, quel meno 23 miliardi – che, cari colleghi della Lega, che non vedo più in Aula, avete lasciato in eredità al Paese oltre che a noi - non solo abbiamo evitato che andasse a pesare sulle tasche degli italiani e delle imprese; non solo, ma con il decreto-legge fiscale abbiamo introdotto tutta una serie di misure, come bene hanno detto i colleghi prima di me e il relatore Fragomeli, che attraverso la lotta all'evasione fiscale ci consentono di recuperare tutta una serie di risorse che andranno a finanziare, fra le altre, misure come, per esempio, quella del cuneo fiscale. Consentendo quindi di fatto, fra decreto-legge fiscale e manovra di bilancio, di abbattere le imposte: per cui dopo l'approvazione del decreto-legge fiscale, dopo la legge di bilancio che andremo ad approvare entro la fine dell'anno, il carico fiscale sui nostri concittadini sarà inferiore rispetto a quello attuale.

E di fatto, attraverso il decreto-legge fiscale, aspetto molto importante secondo il mio modesto parere, abbiamo iniziato a muovere i primi passi verso quella ristrutturazione del nostro sistema fiscale, verso la rimodulazione anche delle aliquote IVA: a questo corrisponde, per esempio, l'intervento di abbassamento dell'IVA dal 22 al 5 per cento sui prodotti igienici destinati alle donne; a questo corrisponde, per esempio, l'IVA al 4 per cento per le auto elettriche e ibride destinate ai disabili. A questo obiettivo, che poi andremo a perseguire, ripeto, con un intervento più strutturale su tutto il nostro sistema fiscale, corrispondono anche l'IVA bloccata per le attività delle società sportive e per i corsi delle università del tempo libero. E soprattutto, ecco, nel delineare questo intervento sul sistema fiscale, abbiamo tenuto a mente e abbiamo applicato totalmente quel principio di progressività di cui alla nostra Costituzione: per cui le tasse non vengono pagate dai cittadini tutti allo stesso modo, ma vengono pagate sulla base di quella che è per ciascun cittadino la capacità contributiva; quindi, spazzando via quell'idea iniqua, ingiusta, e per fortuna rimasta solo nei cassetti di qualche ex Vicepremier, della tassa piatta, che tutto avrebbe fatto meno che portare equità nella collettività nazionale.

In un Paese dove l'evasione fiscale ammonta a 110 miliardi, pensate, a tre manovre di bilancio (la manovra di bilancio che andremo a votare entro la fine dell'anno ammonta a circa 30 miliardi; ecco, 110 miliardi sono quasi tre manovre di bilancio), in un Paese in cui l'evasione fiscale è così alta, è giusto e doveroso predisporre le misure necessarie per combatterla, con sistemi di recupero efficienti, ma soprattutto con la semplificazione. È stato detto benissimo dai colleghi: con la digitalizzazione delle transazioni (ricordo anch'io dell'aumento delle entrate IVA, più 3 per cento, grazie alla fatturazione elettronica), con l'incentivazione all'utilizzo della moneta elettronica in luogo del contante, e con l'ampliamento del ricorso alle compensazioni, visti i risultati del recente passato, che non siano però elusive e realizzate a danno in particolare dei lavoratori dipendenti.

Su questo vorrei soffermarmi un attimo, perché infatti, attraverso il decreto-legge “fiscale”, abbiamo concentrato la nostra attenzione e operato una stretta sulle compensazioni indebite, dietro le quali si nascondevano spesso operazioni di evasione contributiva. Perché se l'evasione fiscale è un danno a carico dell'intera collettività, con un costo sociale che impatta sulle nostre prospettive di crescita, l'evasione contributiva si abbatte come una scure sulla dignità delle persone, considerato che sottrae diritti e tutele ai lavoratori. E nel nostro Paese, come stamattina ha confermato il presidente dell'INPS audito in Commissione lavoro, l'evasione contributiva accertata – quindi quella accertata significa che ce n'è anche altra, oltre a quella trasformata in numeri – è in costante aumento nel nostro Paese: nel 2018 è cresciuta di quasi il 25 per cento rispetto al 2017, equivalendo a un 1.117 milioni di euro; 38 mila i lavoratori irregolari censiti, cifra sicuramente inferiore rispetto alla platea totale dei lavoratori irregolari.

Una questione che riguarda in particolare il settore edilizio, il settore agricoltura e il settore dei servizi e delle finte cooperative. Il tema lo conosciamo: le retribuzioni virtuali, i finti contratti part-time, il caporalato; con ripercussioni che poi vanno a incidere anche sui servizi che vengono erogati, no? Penso in particolare ai fenomeni che si sviluppano al riguardo nella sanità, nella gestione delle mense, delle pulizie e delle manutenzioni. Per questo ritengo e riteniamo giusto aver scelto di sottrarre alla possibilità di compensazione le obbligazioni relative ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi assicurativi obbligatori maturati in relazione ai dipendenti direttamente impiegati nella realizzazione di quei servizi.

E sempre con l'obiettivo di contrastare l'evasione contributiva e l'illecita somministrazione di manodopera, e quindi per contrastare anche i falsi appalti che spesso vengono utilizzati per aggirare le norme contrattuali (penso a diverse esternalizzazioni di fasi produttive, che, ahimè, oggi avvengono anche nella pubblica amministrazione), abbiamo previsto che per la realizzazione di opere e servizi del valore annuo superiore ai 200 mila euro, e nelle situazioni nelle quali viene fornita manodopera presso la sede attraverso i beni strumentali del committente, sia previsto che sia il committente stesso a versare le ritenute fiscali.

Combattere l'evasione contributiva, e nel contempo costruire opportunità di lavoro di qualità, in particolare in quei settori, appunto, penso ai servizi, all'edilizia, ripeto ancora, all'agricoltura, che troppe volte sfuggono anche in relazione agli standard minimi di sicurezza, non solo al perimetro di applicazione degli strumenti di tutela, ma anche all'attenzione dell'opinione pubblica, e spesso anche della politica, è la cosa che andava fatta, e noi l'abbiamo inserita in questo “decreto fiscale”.

Le altre misure, sulle quali mi soffermerò pochissimo, perché insomma, gli altri colleghi le hanno citate e hanno approfondito… Però, per esempio, le assunzioni, o meglio l'ampliamento della capacità assunzionale delle regioni rispetto al sistema sanitario, dal 5 al 10 per cento: questa è una misura importantissima. Sappiamo bene che con “quota 100” tanto personale, diverse professionalità dei nostri ospedali, del nostro sistema sanitario sono andate in pensione, di fatto sguarnendo gli organici di risorse fondamentali: per cui in molti ospedali, in molte realtà sanitarie oggi sono a rischio i servizi. Quindi, aiutare in questo le regioni, ampliando la capacità assunzionale, è un modo anche per ovviare ai limiti di quella riforma pensionistica che ha sguarnito le strutture ospedaliere.

Altra cosa, altra norma, piccola norma… Qualcuno ha detto, il collega Mancini, che è stato bravissimo nel sostenere questa battaglia insieme a tutti noi, ha detto: un piccolo intervento, quello destinato ad aumentare l'indennità dei sindaci dei piccoli comuni; invece, io lo chiamerei un grande intervento: un grande intervento perché riguarda – badate bene – più della metà dei comuni italiani, comuni in cui i sindaci sono vocati alla missione, comuni in cui i sindaci sono un riferimento di tutto, nel bene e nel male, spesso anche bersaglio delle comunità. Penso - non dimentichiamolo - alle statistiche e ai numeri, che poi dietro quei numeri ci sono persone che raccontano di quanto siano diffusi nel nostro Paese, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno - penso anche alla mia terra, la Sardegna -, gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori. Quindi, avere lavorato ed essere riusciti, in una situazione anche complessa e difficile dal punto di vista finanziario e contabile, a prevedere l'aumento delle indennità dei sindaci dei piccoli comuni sotto i 3 mila abitanti è il riconoscimento di un ruolo istituzionale, uno fra i più complicati nel panorama istituzionale; ed è anche l'incoraggiamento a giovani donne e a giovani uomini, a professionisti, a profili professionali di valore, a candidarsi al governo delle proprie comunità, che arriva in un momento anche importante, perché a maggio avremo una tornata elettorale di amministrative piuttosto importante.

Altra cosa, e anche qui riprendo e condivido totalmente quanto ha detto il collega Mancini, questo segnale dato ai sindaci dei piccoli comuni, e poi anche ai presidenti di provincia, prevedendo anche in quel caso la possibilità di un'indennità, è un modo di iniziare a voltar pagina rispetto a una stagione di antipolitica che, ahimè, ha contagiato tutti, tutti, anche coloro che in qualche modo hanno tentato di prendere più le distanze. La politica che torna a essere centrale nella vita del Paese e delle istituzioni, la politica che torna a essere quell'arte nobile per cui un cittadino, per un periodo limitato della sua vita, si dedica al bene comune e al bene collettivo. Quindi, credo che possiamo dirlo: questo “decreto fiscale”, grazie al grande lavoro anche fatto in Commissione, con il contributo anche importante delle opposizioni, che oggi in parte hanno anche riconosciuto il valore e l'importanza di alcune delle disposizioni contenute nel “decreto fiscale”, rimette su rotaia, sui giusti binari, il treno Italia, che un capitano irresponsabile aveva condannato al burrone. E allora sì, noi possiamo dirlo senza timore di essere smentiti, senza paura di arrossire, che, per quanto ci riguarda, prima vengono gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, mi pare il caso di iniziare dicendo che il lupo perde il pelo, ma non il vizio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi trovo infatti oggi, da deputato alla sua prima legislatura, ad avere la fortuna - si fa per dire - di aver visto ben due Governi insediati in poco meno di ventiquattro mesi; a discutere, quindi, il secondo “decreto fiscale” di questa legislatura, constatando, mio malgrado, che si tratta dell'ennesimo provvedimento che di fiscale ha sicuramente l'intenzione di punire duramente chi fa impresa sulla base del sempreverde pregiudizio in forza del quale chi produce ricchezza è necessariamente un evasore. Non si può, infatti, diversamente definire un decreto fiscale in cui la più gran parte delle norme presentate in Commissione sembra scritta a quattro mani insieme all'Agenzia delle entrate. E dico sembra augurandomi di essere smentito, ma purtroppo so che non sarà così. Un “decreto fiscale” che dovrebbe essere la sede deputata ad alleggerire i pregiudizi del pubblico nei confronti del fisco, ad appianarne le naturali divergenze, costruendo finalmente nel nostro Paese un rapporto normale, efficiente e giusto tra fisco, cittadini ed imprese. Ed invece ci troviamo di fronte un elenco fitto fitto di norme draconiane, adempimenti inutili caricati su commercianti ed artigiani.

Il tutto condito di sanzioni esemplari e ce n'è davvero per tutti i gusti, dall'estensione del reverse charge anche per la piccola impresa edile che dovrà costruire mezzo chilometro di marciapiede, alla sanzione del cliente e alla lotteria degli scontrini: un vero bestiario moderno delle sanzioni fiscali che farà sicuramente scuola per chi nel resto del mondo volesse introdurre un regime di polizia fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Accennavo prima al fatto che in questo decreto si prevedeva addirittura, all'articolo 20, una sanzione a carico dell'esercente che non trasmetteva il codice fiscale del cliente, di fatto impedendo la sua partecipazione alla cosiddetta lotteria degli scontrini, tanto per fare un esempio del proliferare di sanzioni assurde a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane. Fortunatamente qualcuno - mi permetterete l'ironia - si è messo una mano sulla coscienza e ha forse pensato che fosse troppo, approvando un emendamento di questo gruppo teso a limitare ed eliminare questa sanzione.

Ebbene, tutte queste sanzioni verranno nella miglior tradizione di questo Paese caricate sulle spalle già stanche della parte produttiva del Paese, che viene per l'ennesima volta trattata come se fosse un salvadanaio da rompere per finanziare le promesse di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È accaduto con il reddito di cittadinanza e nuovamente accade oggi. Oggi, colleghi della maggioranza, ponendo la fiducia su questo decreto iniquo, condannate nuovamente le imprese con un decreto fiscale che non semplifica né taglia le tasse; anzi, aumenta la burocrazia, ma probabilmente le intenzioni di questo Governo sono queste. Di fronte al testo di questo decreto non si vede che la conferma dello status quo; non solo l'ennesima occasione mancata per garantire un fisco più equo e più giusto nei confronti di cittadini ed imprese, ma un'involuzione drastica della politica fiscale, che ben fa il paio con le dichiarazioni che il Ministro Di Maio rivolge al mondo delle imprese ogni giorno. Onorevoli colleghi, signor Presidente, mi lasci dire: ieri davvero sono stato rattristato quando ho visto che il Ministro degli esteri, il Ministro Di Maio, sghignazzava durante gli interventi di chi fa parte di quest'Aula, sicuramente con più merito di lui, come il collega onorevole Brunetta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Sghignazzava mentre 6.500 imprese artigiane sono state chiuse dall'inizio del 2019; nel silenzio della politica, si stanno consumando tragedie umane che si tradurranno in breve tempo in un disastro per l'economia nazionale. Ci dica cosa ha combinato il Ministro; ce lo dica, Ministro Di Maio, cosa lei ha combinato in questi ventiquattro mesi prima da Ministro del lavoro, oggi da Ministro degli esteri. Lei sta coprendo una sedia che è importante e sicuramente lei non se la merita, perché chi ha preceduto lei negli anni sicuramente andava a rappresentare l'Italia e portava a casa lavoro in maniera diversa. Voglio ricordare, uno per tutti, un tal Ministro Gianni De Michelis, che in tempi non sospetti voleva portare a casa l'Expo a Venezia e avrebbe probabilmente cambiato sia Marghera che Mestre in un periodo non sospetto.

Oggi lei cosa sta facendo, come Ministro degli esteri, per questo Paese? Invece di sghignazzare mentre qualche suo collega sta parlando, vada in giro per il mondo a portare a casa lavoro e si vergogni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Non serve aver provato sulle proprie spalle il peso della responsabilità di una serranda da aprire ogni mattino, degli stipendi da pagare alla fine del mese, per comprendere quali siano, che valore abbiano i valori di chi fa impresa e ogni giorno combatte per mantenere la propria impresa e quelle famiglie che lavorano sulla propria impresa. E anche senza comprendere appieno questo, dovrebbe essere della politica mettersi al fianco di chi, come le nostre piccole e medie imprese, ogni giorno combattono: imprenditori, artigiani, che meritano ascolto, che meritano una dignità da questo Governo, ma che continuano a soffrire. Ma non solo: li carichiamo dell'ennesimo balzello e dell'ennesimo peso sulle spalle già provate. Eroi del nostro tempo, eroi condannati a pagare o chiudere non perché incapaci di competere per bravura e qualità dei loro competitor, magari stranieri, ma per l'incapacità altrui, spesso e volentieri di quella politica, di qualche funzionario troppo insolente, magari, troppo spesso, dell'Agenzia delle entrate. Noi ogni giorno diciamo alle nostre imprese che si devono innovare, devono delocalizzare, ma perché non guardiamo anche alla politica, perché non si rinnova per dare una mano alle nostre imprese e per accompagnare le nostre imprese? Forse quello dovrebbe fare la nostra politica e chi ci amministra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Caro Ministro Di Maio, mentre nella Cina, dove lei va tanto e tanto le piace, oggi si stanno costruendo ponti e gasdotti a tempo di record, noi ci interroghiamo, come Paese, sulla lotteria degli scontrini. Credo davvero sia un finale a cui non vogliamo rassegnarci, caro Ministro e cari del Governo che oggi ci amministrate: noi speriamo che le nostre imprese davvero meritino qualcos'altro rispetto a questo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Eugenio Saitta. Il deputato Saitta non è in aula: s'intende che vi abbia rinunziato. È iscritto a parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, intervengo con piacere in questa discussione generale, perché da quanto dichiarato dai colleghi della maggioranza ho trovato spunti veramente interessanti che andrebbero pubblicizzati all'esterno maggiormente per far capire agli italiani che provvedimento stiamo andando a votare, che provvedimento stiamo andando ad adottare, ma, soprattutto, che provvedimento questo Governo sta portando avanti.

Parto dalla presentazione degli emendamenti in Commissione: è curioso che sia stato ritenuto inammissibile parlare di zona franca in un decreto fiscale. Quella zona franca che è sancita per la Sardegna, che è sancita da leggi dello Stato come il decreto legislativo del 10 marzo 1998, che dice testualmente che in base allo Statuto sardo, che risale al 1948, sulla proposta del Presidente del Consiglio di allora recita che, in attuazione dell'articolo 12 dello Statuto speciale per la regione Sardegna, approvato con legge costituzionale, sono istituite nella regione zone franche secondo le disposizioni della CEE e così via, nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax e in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegati o collegabili. La delimitazione territoriale delle zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operatività viene effettuata su proposta della regione con separati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Bene, da anni rivendichiamo questo nostro diritto di sardi, in base allo Statuto approvato nel 1948, e ogni volta ci viene risposto picche.

Ma parliamo di questa legislatura: due ordini del giorno approvati dal precedente Governo, dove c'era il MoVimento 5 stelle con la Lega, sono rimasti lettera morta. Li ripresentiamo in questo decreto fiscale perché la Presidenza li ha ritenuti inammissibile, in quanto non evidentemente inerente alla materia in oggetto. La zona franca: ci siamo fatti grandi risate. Che cos'è la zona franca? Non è ammissibile parlarne in un decreto fiscale: questa è la posizione della maggioranza di oggi. Lo ripresentiamo come emendamento riformulato, lo presenteremo come ordine del giorno e saremo curiosi di vedere come si comporteranno i 5 stelle con il PD e con LEU, in una rivendicazione su una legge dello Stato e su quello che ha deliberato più volte la regione Sardegna e che un movimento trasversale, che nasce nella nostra isola, chiede a gran voce, dicendo che lo Stato italiano, il Governo italiano deve semplicemente dare comunicazione agli organismi europei e prendere atto che noi siamo un'isola, dove i confini sono determinati da quel mare che ci ostacola e ci impedisce di crescere come noi vorremmo. Vedremo come si comporteranno le varie maggioranze e i vari partiti, perché poi il fatto curioso è che tutti a gran voce evocano il diritto dei sardi all'autonomia, tutti in campagna elettorale vengono a dirci che siamo padroni del nostro destino, della nostra crescita. Poi però quando noi indichiamo una strada - che, per carità, non sarà la panacea di tutti i mali - non ci viene permesso di seguirla, perché c'è sempre un ostacolo (e le forze politiche che compongono questa maggioranza ne sono l'esempio) e ci viene detto chiaramente che no, non possiamo percorrerla. Benissimo, ne prenderemo atto. La zona franca però è quello che noi chiediamo a gran voce, trasversalmente. I cittadini sardi vogliono la zona franca, non ne chiedono l'autorizzazione, perché è un nostro diritto, un diritto sancito dallo Statuto, il Governo deve solo prendere atto e deve mettere nero su bianco, comunicandolo agli organismi europei.

Passiamo ad altro, questo è inammissibile. Abbiamo presentato un emendamento per risolvere o per aiutare i gestori dei distributori di carburante: hanno scioperato, hanno manifestato, denunciando che guadagno 9 centesimi al litro, strozzati dai contratti con le compagnie petrolifere, per non parlare poi delle accise che lo Stato richiede. Bene, emendamento bocciato! Si chiede un tavolo - e lo chiederemo con un ordine del giorno del collega Galantino e anche con un emendamento, se non ci sarà la fiducia, se sarà discusso - perché quella che è considerata una categoria forse ricca, oggi sta patendo la fame e non serve neanche che licenzino i dipendenti e mettano le macchinette automatiche, perché anche in quel caso il loro margine di guadagno è pari a zero, quindi se vogliamo vedere solo compagnie straniere o dobbiamo avere compagnie che depredano tutto il nostro mondo imprenditoriale, continuiamo così.

Vogliamo continuare con questo decreto fiscale? Avete parlato del denaro contante come se fosse un male, addirittura c'è chi si è spinto a dire che da noi l'80 per cento delle persone usa il contante. Ebbene, sono soldi dei cittadini, sono soldi che hanno guadagnato, non li hanno rubati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quei soldi appartengono a loro e decidono i cittadini come spenderli e non ci sarà un Governo manovrato dalla BCE o da qualche burocrate europeo che gli impedirà di spendere quei soldi! Basta, non li metteremo più in banca, in quel settore bancario che voi elogiate, quel settore bancario che voi continuate a voler sostenere. Poi non vi lamentate se i cittadini vi chiamano “amici delle banche e dei grandi gruppi bancari”, perché come commentate la notizia dell'UniCredit che licenzia 4.500 persone e chiude 450 sportelli? Come commentate il Banco Popolare dell'Emilia Romagna che preannuncia nei prossimi anni la chiusura degli sportelli? Perché poi ci sono i postamat, ci sono i bancomat, non serve più l'uomo, non servono più le donne, non servono più i dipendenti, no, ma facciamo carte di credito, facciamo bancomat con le commissioni, facciamo tanti modi di prelevare il denaro, con tante commissioni che vanno ai gruppi bancari che non hanno più il dovere neanche di assumere le persone. Complimenti, questa è la vostra politica! Ve ne vantate pure: “Noi finalmente modernizziamo il mondo”. Bene, noi siamo fieramente tradizionalisti, siamo fieramente di quel mondo antico, quel mondo tradizionale che prevede il rapporto umano, quello che predilige l'uomo alle macchine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Cosa possiamo poi commentare? La grande farsa dell'emendamento sui Vigili del fuoco: buttiamo fumo. Quando viene qui il Conapo a manifestare in piazza con centinaia di vigili del fuoco, le forze di maggioranza ovviamente annunciano “abbiamo l'emendamento che presenteremo nel DL fiscale, urgentemente”. Fratelli d'Italia presenta una risoluzione in I Commissione, viene approvata all'unanimità, perché si dice: ci mancherebbe altro. Ma attenzione, gli straordinari non c'entrano niente, qui si chiede l'equiparazione del servizio dei vigili del fuoco a tutte le altre forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quei soldi li avete promessi nella scorsa finanziaria, li avete promessi nel DL fiscale e non li avete messi ancora, e adesso li promettete per la prossima finanziaria. Allora, non è Fratelli d'Italia che racconta menzogne, non è Fratelli d'Italia che racconta bugie, Fratelli d'Italia ha dato una mano a questa maggioranza firmando un emendamento dei 5 Stelle, ma non siamo noi che di notte lo abbiamo ritirato, quell'emendamento, lo hanno fatto di nascosto dicendo: ritiriamo l'emendamento perché non ci sono i soldi. Chi ha detto che c'erano i soldi? I vostri esponenti, i vostri esponenti della maggioranza; l'hanno detto in I Commissione, l'hanno detto dappertutto, ai vigili del fuoco che stavano assediando in maniera pacifica questo Parlamento perché stufi delle promesse.

Allora di che cosa parliamo? Di che cosa vi dovete vantare? Dobbiamo ancora parlare, poi, del fatto che noi, Fratelli d'Italia, abbiamo presentato l'emendamento per azzerare le commissioni delle banche: bocciato. Dobbiamo parlare del fatto che abbiamo denunciato - e siamo contenti che le avete rinviate - le sanzioni per i commercianti che non utilizzano il POS, ma forse l'avete fatto perché avete tenuto conto che in molte parti d'Italia il POS non può funzionare perché manca la linea Internet. Infatti dovete sapere che i grandi big delle compagnie ritengono che in determinati luoghi dell'Italia - io parlo della Sardegna, non mi permetto di parlare di altre regioni, di cui parleranno i miei colleghi - sono decine i comuni dove ci sono le infrastrutture per cablare la famosa fibra veloce ma Internet non arriva, perché le grandi compagnie dicono che non c'è la convenienza economica perché ci abita poca gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma allora a che servono i POS, i pagamenti elettronici, la modernità, come ha annunciato il PD - la modernità! -, dove fieramente ci sono popolazioni, ci sono abitanti che non abbandonano le nostre terre, le nostre montagne per continuare ad abitare lì e vivere pacifici e felici? Se si abbandonano le zone interne, è la morte della nostra civiltà. E non parliamo solo di zone interne, perché ci sono luoghi e comuni, come Villasimius - qualcuno forse lo conosce - dove la linea Internet non arriva. E sapete che quando si collegano tre, quattro persone il POS non funziona, perché sembra quasi che ci sia una macchinetta, che qualcuno abbia messo il piede nella linea Internet e va a rilento e bisogna aspettare?

E poi ci sono i turisti – lo dico a voi, con la modernità –, i turisti così antichi, che arrivano coi contanti sulle coste della Sardegna e che vogliono spendere in contanti e se gli chiedi il bancomat ti dicono: noi abbiamo i contanti. Allora no, non pagate, non comprate, non andate assolutamente in quelle terre antiche! Ma guarda, americani, russi, cinesi, che antichi che sono e che disperazione che devono avere per usare quelle cartacee e quelle monete! Semplicemente sono liberi, sono popoli liberi di spendere i propri soldi come vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non per questo vengono tacciati di essere antichi. D'altronde, c'è chi è un uomo libero e c'è chi si fa dettare le regole dalla Banca centrale europea, dai burocrati di Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non volevo fare un intervento polemico, volevo essere sinceramente aperto e costruttivo. Speravo sinceramente, perché prima ho sentito dire che hanno approvato un sacco di emendamenti di Fratelli d'Italia: accidenti! Sono uno, due, ci fanno l'elemosina. Noi siamo un movimento che si deve accontentare di due o tre emendamenti importanti: grazie! Noi non pensiamo a fare il conto degli emendamenti, noi pensiamo a porre delle questioni che per noi sono vitali, essenziali. E ogni volta che ci approvate qualcosa non è che diciamo che è solo una vittoria di Fratelli d'Italia, diciamo che il Governo ha accettato le nostre proposte e questo è un vanto per il Governo. È un merito del Governo ascoltare le forze di opposizione, perché non vogliamo a tutti i costi che voi andiate a male, non vogliamo l'Italia al macero, non vogliamo quello che qualcuno chiama opposizione distruttiva.

Noi saremmo felici che voi azzeccaste tutte le mosse, tutti i decreti, tutte le leggi, perché vivremmo bene tutti. Saremmo fieri di essere sempre opposizione davanti a un Governo che fa bene. Pensiamo, però, che voi stiate facendo male, e vi consigliamo, vi consigliamo con correttezza, non con emendamenti di opposizione distruttiva, ma cercando di portare avanti quelli che sono i nostri valori. Allora, lo ripetiamo: ascoltate i nostri suggerimenti, perché poi - non lo faccio in maniera polemica - qualcuno ha citato le amministrative. Tutte le elezioni che ci sono state da quando avete iniziato questa avventura sono tutte andate a favore di Fratelli d'Italia, di Forza Italia, della Lega, del centrodestra; le regioni, i comuni, i principali capoluoghi, qualcosa vorrà dire.

E mi fa senso anche vedere i 5 Stelle che, per difendere questo decreto, accettano il consiglio o il suggerimento di un esponente di Italia Viva che addirittura tira fuori i Governi Prodi. Voi state facendo come il Governo Prodi. Voi state facendo come i Governi Renzi.

Alcuni colleghi dei 5 Stelle forse mi riconosceranno che, in questo inizio legislatura, non ho mai fatto opposizione in maniera dura e volgare o in maniera distruttiva al MoVimento 5 Stelle. Ripeto, gli ho riconosciuto sempre una forza innovativa, di protesta. Cosa ci fate, allora, con chi si vanta dei Governi che tutti insieme abbiamo contestato, i Governi Renzi, Gentiloni, Prodi? Cosa ci fate? State facendo come i Governi Prodi: è questa la vostra azione innovatrice? Loro, buon diritto della sinistra, del PD, rivendicano quelli che secondo loro sono risultati giusti, ma i 5 Stelle, con i Governi Prodi, cosa ci fate?

Io sinceramente non voglio accettare questo decreto, non considero giusto questo decreto, per i motivi che ho esposto, e continuerò ad appellarmi a voi, che pensiate bene a quello che bocciate, a quello che approvate, perché, ripeto, noi vi riconosceremo il vostro merito di accettare i consigli, ma denunceremo poi, in maniera pacata, sinceramente, quello che voi state sbagliando. E state sbagliando molto, state continuando a sbagliare l'impostazione, il provvedimento e sinceramente state anche sbagliando - ripeto - a non ascoltarci, perché Fratelli d'Italia porta istanze giuste e doverose per il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente, e grazie a questi pochi colleghi che sono rimasti ad ascoltare il mio intervento rispetto al decreto fiscale.

Innanzitutto, vorrei partire facendo un breve pensiero rispetto a quella che è la situazione che il nostro Paese vive, all'aspettativa che c'era, anche in questa legislatura, per poter restituire una speranza al mondo delle partite IVA, al mondo degli asset industriali, al mondo di coloro che credono che la produzione non sia necessariamente qualcosa da combattere ma credono che sia un grande patrimonio del nostro Paese. Il poter produrre, il poter competere, il poter essere un Paese che cresce e fa crescere la sua società nei servizi, nella prospettiva anche futura. Noi lo riteniamo un punto centrale, un punto che appartiene alla nostra civiltà da sempre, ma anche un punto che appartiene all'ambizione di un Paese che, nella sua storia, è stato sempre un grande Paese innovatore. In questo contesto di aspettativa e di speranza che si apriva per il futuro, c'è anche il contesto del concetto del contribuente.

Il contribuente è forse il soggetto che in Italia ha il ruolo principale, perché noi abbiamo una spesa pubblica molto, molto elevata, e abbiamo un debito pubblico molto elevato, quindi il contribuente è il soggetto attore principale, perché consente a tutti noi e a tutte le istituzioni di poter adempiere i propri compiti a tutti i livelli.

Il popolo italiano è un popolo che ha sempre pagato un numero elevatissimo in percentuale di tasse e di tributi e lo ha fatto con la consapevolezza che era un suo specifico dovere. Oggi, fa male - fa male da sempre, ma oggi in maniera particolare - perché si sta veramente facendo una campagna di enfatizzazione di questo recupero sull'evasione, come se tutti gli italiani fossero dei delinquenti che cercano alchimie per poter non pagare le tasse. Ecco, fa male a tanti contribuenti essere trattati e scambiati per dei delinquenti.

Questo noi non lo vogliamo e non lo possiamo accettare, da forza che, seppure in minoranza, cerca di portare un contributo alla discussione; e non lo possiamo accettare perché tante sono le parti sociali e produttive del Paese che chiedono rispetto, rispetto a una fase economica e della crisi che sta coinvolgendo tutta l'Europa, ma l'Italia di più rispetto a tutti gli altri Paesi, e che pone a tanti imprenditori, a tanti artigiani, a tanti commercianti, a tanti agricoltori, ai pescatori, a tutti i soggetti che sono i protagonisti attivi nel nostro Paese una domanda che credo, a un certo punto, seppur tragica, è legittima: conviene davvero investire in Italia, conviene davvero rimanere in Italia, conviene davvero continuare a fare un'attività in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Le istituzioni, coloro che dovrebbero sostenerci sono consapevoli delle difficoltà che quotidianamente noi dobbiamo affrontare, dei professionisti che dobbiamo pagare per potere essere al passo di norme selvagge che vanno a comprimere la nostra capacità di imprenditori o di attori per potere sopravvivere? Ecco, questa è la domanda che tanti, imprenditori, artigiani e soggetti, ci chiedono di portare nelle istituzioni.

Il decreto fiscale, sotto questo punto di vista, è forse uno degli atti più importanti che vediamo passare nei nostri occhi e sotto le nostre mani, perché è l'atto che segnala proprio il grado di attenzione che noi abbiamo nei confronti dei contribuenti e di questi soggetti che sono la nostra spina dorsale, sono la spina dorsale del Paese Italia.

Allora, è da qualche mese che vediamo enfatizzare, appunto, come dicevo prima, in maniera esasperata, la lotta all'evasione, è da qualche mese che vediamo l'intenzione di appesantire ulteriormente la burocrazia nel nostro Paese, come se appesantire di più la burocrazia e le procedure che la burocrazia richiede fosse una ricchezza per il nostro Paese, fosse qualcosa che porta il nostro Paese ad essere più competitivo; no, non siamo sulla strada giusta.

Noi abbiamo parlato di questi pagamenti - lo diceva il mio collega Salvatore Deidda, prima, nel suo intervento - come se l'utilizzo del contante fosse qualcosa da condannare a priori e a prescindere. Ma noi ci rendiamo conto che con i pagamenti tramite i POS si penalizzano gli anziani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), si penalizzano tutti quei nuclei che sono i più deboli - lo ripeto, che sono i più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - perché magari un conto corrente non lo possono avere? E noi vogliamo penalizzare questi soggetti, in Italia, rendendoli soggetti di serie “B”, semplicemente perché lo Stato ammette che l'unico modo che ha per far quadrare i conti sia quello di perseguitare gli unici che hanno sempre pagato e che sono, appunto, quelli che hanno qualcosa da perdere ancora in questo Paese.

Allora, questo dovrebbe essere il principio: chi scrive, chi decide un decreto fiscale dovrebbe mettersi nei panni degli ultimi e non pensare con la testa dei primi, perché a volte i primi sono talmente tanto distanti dagli ultimi che non riescono più a rappresentarli.

Allora, con questa discussione generale e con l'approvazione del decreto, per come ci è stato presentato - siccome sappiamo che verrà posta la questione di fiducia e non potrà essere neanche emendato e, quindi, migliorato dal nostro punto di vista - noi sappiamo che si divaricherà ulteriormente la distanza tra le istituzioni e quel mondo della produzione, quel mondo dei contribuenti che si sente assolutamente non compreso dallo Stato, dai Ministeri, da quello che noi cerchiamo di rappresentare.

Noi siamo consapevoli che la credibilità delle istituzioni, anche dopo l'approvazione di questo decreto, si allontanerà dalla maggioranza del Paese, da quel Paese che voleva e cercava risposte anche in questa legislatura, ma che purtroppo non riesce a vederle. Si chiedeva la semplificazione delle norme, si chiedeva la chiarezza delle norme e si chiedeva il confronto tra lo Stato, le norme, l'Agenzia delle entrate e, appunto, i contribuenti. Tutto questo è venuto a mancare, è venuto a mancare, perché si va esattamente dalla parte opposta: più burocrazia, più complicazione di tutte quelle procedure che, poi, ricadono sul mondo della produzione e più sanzioni anche di carattere penale, che sono una sconfitta per uno Stato. Quando si va all'inasprimento delle sanzioni penali, bisogna che noi ci rendiamo tutti conto che è una sconfitta, perché qui, quando parliamo di grande evasione, e anche questo è un concetto che dobbiamo chiarire: noi parliamo di grande evasione, come se ci fossero dei soggetti in Italia che evadono milioni, miliardi di euro quotidianamente in barba a tutte le istituzioni; voi, quando parlate di grandi evasioni, parlate di piccoli commercianti, piccole imprese, piccole industrie, di soggetti deboli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sono in difficoltà, che non riescono ad essere competitivi e che, molto spesso, evadono perché schiavi e, comunque, in qualche maniera penalizzati dal nostro sistema. Allora, qual è la soluzione? Andare ad appesantire le sanzioni in maniera tale da riempire i tribunali di procedimenti nei confronti di persone che sono in sofferenza? Questo noi crediamo che non sia né la risposta né l'atteggiamento giusto da tenere. Il confronto con chi paga le tasse, secondo il nostro punto di vista, è il primo passo per riaprire un percorso comune, perché il bene dell'Italia passa da una sfida che deve essere fatta, camminando insieme nella stessa direzione, non Stato contro contribuente, ma Stato con il contribuente e il contribuente per poter essere onesto deve avere la possibilità di avere leggi semplici, che siano facilmente comprensibili, non interpretabili, ha bisogno di chiarezza, di univocità, non che l'anno scorso prendevamo una strada, due anni fa si prendeva un'altra strada e, oggi, ne prendiamo un'altra, in barba alle esigenze di chi poi deve essere costretto a competere con la globalizzazione. Noi, questo, lo riteniamo veramente un atteggiamento che va a penalizzare la nostra possibilità di tornare ad essere uno Stato che possa veramente ambire ad avere il posto che pure ha avuto per tanti anni nel sistema competitivo complessivo.

Ecco, allora, noi pensiamo che questo atteggiamento, anche di inasprimento delle sanzioni penali, sia un atteggiamento sbagliato. È giusto che chi sbaglia paghi, è giusto che chi evade paghi, questi sono principi sacrosanti, ma è giusto che lo Stato metta in condizione gli imprenditori, che sono la spina dorsale, di poter adempiere con tranquillità al loro lavoro, al loro dovere e non a rincorrere le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un principio sbagliato.

Per quanto riguarda l'introduzione, poi, per gli enti locali, delle azioni esecutive verso il contribuente, questo principio che il contribuente possa vedere azioni esecutive praticamente nell'immediatezza è un altro principio che a me fa paura. Io prima di essere parlamentare, nel mio percorso politico, sono stato sindaco di una realtà nelle Marche, Potenza Picena, di 16 mila abitanti, e ho visto tante persone veramente in difficoltà, anche persone che avevano delle realtà produttive piccole e medie, ma comunque importanti per il tessuto, che si sono scontrate con delle difficoltà, difficoltà spesso dovute pure al fatto di aver avuto degli inadempimenti di qualcuno che li doveva pagare, difficoltà che venivano dalla crisi del settore creditizio, perché non riuscivano più avere finanziate le loro imprese, difficoltà che avevano e vivevano anche perché, in qualche maniera, avevano avuto dei problemi non derivanti da loro responsabilità, e queste difficoltà le hanno portate in un meccanismo che poi praticamente rischia di risucchiare tutto, oltre che le loro attività, anche il loro patrimonio personale, anche le loro case, anche la possibilità di poter pagare i tributi ai comuni, come sempre avevano fatto. Ecco, allora, io credo che anche in questo caso sia giusto che questi soggetti paghino quanto debbono agli enti locali e allo Stato, ma io non credo che sia giusto aggravare con le azioni esecutive l'azione dello Stato e degli enti locali; io non credo che loro siano i nostri nemici in maniera indiscriminata, io credo che se c'è un cittadino che ha avuto un momento di difficoltà, questo cittadino vada aiutato, vada compreso, vada in qualche maniera tutelato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché anch'esso ha rappresentato e può rappresentare un punto di ripartenza. Ecco un atteggiamento che si ritrova in tanti decreti che vediamo, in tante parti della vostra impostazione politica.

Poi i subappalti: l'appaltante praticamente diventa responsabile anche degli adempimenti dell'appaltatore, con la possibilità di sospendere i pagamenti se questo non avviene, cioè se il subappaltante praticamente non ha adempiuto. Questo significa mettere in crisi anche nelle nostre piccole aziende chi ha fornito il materiale, significa mettere in crisi con un ulteriore inasprimento delle procedure burocratiche tutti coloro che sono già nella morsa delle già stringenti norme che condizionano la vita e la quotidianità di tante imprese e di tanti enti locali. Credo che anche questa non sia una risposta che faciliti ma che vada a complicare la vita di tanti soggetti, imprenditori ed enti pubblici.

Termino facendo un pensiero sull'impossibilità di compensare l'IRPEF per gli importi superiori ai 5.000 euro o, meglio, gli importi si possono compensare solo dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi. Sappiamo che la dichiarazione dei redditi non si presenta, praticamente anche a causa degli ISA, prima di luglio e, quindi, per i primi sette mesi di quell'anno non possono essere compensati, non ci può più essere compensazione IRPEF. È una difficoltà che si può creare ai soggetti che non possono compensare, una difficoltà di natura finanziaria, che comunque è una difficoltà che riteniamo ingiusta, che viene posta a carico dei professionisti che già hanno difficoltà, perché anche il settore dei professionisti vede i pagamenti con più difficoltà, perché in un sistema in crisi anche i professionisti fanno difficoltà a vedersi pagati i propri compensi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi ci aspettiamo e ci aspettavamo un atteggiamento diverso: un atteggiamento che raccogliesse la sfida insieme ai soggetti che possono dare una risposta al nostro Paese, che possono rilanciare il lavoro, che possono tornare a investire nella nostra Italia, che possono cercare di recuperare quel gap che negli ultimi anni ci sta condannando a fanalino di coda di un'Europa che arranca: ecco noi stiamo diventando gli ultimi degli ultimi. È preoccupante sia il dato economico che viviamo ma soprattutto è preoccupante l'atteggiamento di questa maggioranza che pensa, minacciando chi è rimasto a pagare le tasse, di poter risollevare le sorti del nostro Paese. Non è questa la strada giusta: noi vi supplichiamo, ve lo diciamo perché cerchiamo di portare in quest'Aula le preoccupazioni di chi magari ha votato pure le forze della maggioranza, ma non riesce a comprendere come si possa trasformare in diciotto-venti mesi i presupposti di rilancio di un Paese in minacce invece perpetrate proprio nei confronti di chi in qualche maniera ancora continua a pagare e ancora ha qualcosa da perdere. Non voglio giustificare - deve essere chiaro - chi invece approfitta di queste burocrazia così esasperata per evadere le tasse, perché vedete in un sistema che non è semplice, in un sistema così complesso, proprio chi con dolo vuole approfittarsi è messo maggiormente in grado di farlo. Dunque dovremmo trovare una facilitazione per chi invece vuole essere onesto, vuole essere messo in condizione di fare il suo, di pagare e di stare tranquillo perché anche la serenità e la tranquillità sono valori che devono essere garantiti alle persone che si alzano la mattina presto per cercare di dare un futuro al nostro Paese. Concludo il mio intervento: so che ormai i giochi sono fatti però vedo il sottosegretario Villarosa, vedo quindi un rappresentante del Governo: non prendete questi nostri interventi come interventi volti a fare polemica; prendete questi nostri interventi come l'accorato grido che noi raccogliamo da chi ha messo le speranze a 360 gradi in questo Parlamento, veramente sperando in una svolta e questa svolta non la vede, anzi vede addirittura un dito puntato verso di lui.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Credo che il mio sia l'ultimo intervento e quindi starò ampiamente nei termini perché, subito dopo il mio intervento, il Governo chiederà la fiducia e quindi terminerà il confronto con le forze di opposizione e non ci sarà più spazio né di replica né di discussione e tanto meno di emendamenti. Ovviamente questo Governo è molto più bravo a chiedere la fiducia alla sua maggioranza che non al popolo italiano, perché sarebbe divertente sentire oggi non tanto quello che il popolo italiano ha da dire sulla fiducia a questo Governo, perché questo lo sapete e questo è il motivo per cui vi sottraete al confronto elettorale, ma sarebbe già importante sapere quello che il popolo pensa del decreto-legge in esame. Ma a voi non interessa perché - sono le mie riflessioni al termine di un dibattito che ho seguito perché non ho seguito il decreto in Commissione - quello che mi colpisce, e lo dico al rappresentante di Governo, è che voi non parlate la lingua del popolo e forse è proprio per questo che non l'ascoltate, nel caso del PD siete chiusi nella vostra concezione elitaria della politica; rispetto ai Cinque Stelle siete avanti perché loro si confrontano semplicemente con una tastiera del pc, però certo è che la visione della nazione vi sfugge. Allora vorrei rispondere al collega del Partito Democratico che ha usato l'espressione che l'opposizione liscia il pelo delle abitudini sbagliate. Io mi domando, in questa Italia che è in grande crisi da un punto di vista industriale, un'Italia alla quale sfuggono ogni giorno marchi importanti, in questa Italia in grandissima difficoltà, in questa Italia decadente, questa nazione, questo Paese sulle spalle di chi sta maggiormente? Forse sta ancora in piedi perché c'è qualcuno che apre una serranda, perché c'è qualcuno che accende un furgone, perché c'è qualcuno che avrà una stalla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché c'è qualcuno che ancora si ostina a mandare avanti l'azienda di famiglia. Guardate, è veramente imbarazzante come a voi sfugga il grido di sofferenza che proviene dal mondo artigianale, commerciale, agricolo, di chi si ostina a portare avanti comunque un'impresa contro tutto e tutti e soprattutto contro il Governo, contro lo Stato, contro uno Stato che non è soltanto il socio di maggioranza perché nel tempo, tutta una serie di norme hanno reso questo Stato fannullone il socio di maggioranza di ogni partita IVA. È fannullone il socio: perché normalmente la tassazione prevede che in cambio tu hai dei servizi. Ma le imprese per la verità in cambio non ce l'hanno; per la verità nemmeno i cittadini ce l'hanno in cambio: noi viviamo in uno Stato in cui i servizi non ci sono, in cui non ci sono le infrastrutture, in cui non ci sono i servizi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quindi il socio è fannullone e non glielo puoi dire; è di maggioranza, non ha investito, ci critica tutti i giorni, ma è anche fannullone. Ma non è questo il punto, perché quello che a voi sfugge è che lo Stato è anche cattivo: è un socio di maggioranza fannullone che non fa niente che, quando però si presenta sull'azienda, ti vuole far chiudere; quando si presenta sull'azienda, ti crea una montagna di problemi perché spera che tu sbagli e su quello vuole farti una sanzione. Lo Stato è quello che si presenta nelle aziende, nelle stalle e nei negozi e la prima cosa che fa è di rimproverarti di non aver adempiuto a uno delle centinaia di adempimenti a cui un commerciante, un artigiano, un imprenditore in genere deve adempiere e ti minaccia di chiusura e devi andare dall'avvocato, dal commercialista e aggiungere spese su spese agli oltre cinquanta adempimenti che chi ha una partita IVA conosce perfettamente. E allora voi che non parlare questa lingua, voi non ascoltate questa gente, che cosa pensate? Pensate di mettere in piedi un decreto in cui parlate del sequestro preventivo, in cui pensate che col tintinnio delle manette si risolvono i problemi, pensate che con la lotta al contante si possa in qualche modo uscire dall'emergenza e arrivate persino a pensare alla delazione attraverso questa “genialata” della lotteria dello scontrino. Pensare alla lotteria dello scontrino significa non conoscere le norme più elementari del commercio. Lo dico agli amici di Roma: noi quando avremo finito di fare la fila sul Raccordo, faremo la fila alla cassa per fare colazione la mattina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Aggiungeremo fila a fila, perché mentre andremo a fare colazione, ovviamente, ognuno di noi tenterà di giocare la sorte e avrà la possibilità, appunto, di farlo attraverso questa “geniale” scelta della lotteria dello scontrino.

Io non mi dilungo, perché prima di me hanno parlato tutti i colleghi che ringrazio, da chi ha fatto la maratona in Commissione, a tutti i colleghi che hanno spiegato i difetti e gli errori di questo scellerato decreto fiscale, che ovviamente non potremo più combattere con la forza della dialettica perché dal mio intervento in poi calerà il sipario antidemocratico della fiducia. Però, per evitare di essere sterile nell'intervento, mi sono domandato, mentre parlavano i colleghi: ma, in realtà, che cosa servirebbe a queste imprese, che cosa servirebbe alle nostre partite IVA? Servirebbe semplicità, servirebbe meno burocrazia, servirebbero meno adempimenti, servirebbe, caro sottosegretario, che le banche facilitassero il credito, mentre voi facilitate le banche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Guardi, è un errore d'impostazione clamoroso. Oggi uno dei problemi più grandi che hanno le nostre imprese è l'accesso al credito e su questo non spendete una parola e, invece, andate dalle imprese e dite loro che devono dotarsi del POS e favorire in questo modo le banche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basterebbe ascoltare tutte le nostre imprese e ve lo consiglio: andate al mercato, andate al bar, chiamate falegnami e artigiani. Provate ad ascoltarli, perché in questo modo probabilmente nel prossimo decreto commetterete meno sbagli. Probabilmente se li ascolterete avrete qualche marcia in più e sarete un pochino più credibili. Ma soprattutto, lo dico ai colleghi del PD, che incredibilmente in questo momento non scattano fotografie perché siamo decisamente superiori a loro: se voi aveste l'umiltà e la capacità di ascoltare le nostre imprese probabilmente avreste meno paura di andare alle elezioni anticipate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2220-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, la presidente della Commissione finanze, deputata Carla Ruocco, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Gian Mario Fragomeli, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Come già ho detto questa mattina, oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. L'anno scorso, se si ricorda, avevo presentato tanti emendamenti a favore dei disabili…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate: c'è il collega Dall'Osso che sta intervenendo. Prego.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie. L'anno scorso, come sa, avevo presentato tanti emendamenti a favore dei disabili, ma mi furono tutti bocciati in legge di stabilità, tutti tranne uno che fu approvato dopo che Forza Italia-Berlusconi Presidente lo ripresentò al Senato. Vede, ci riempiamo, cioè vi riempite la bocca: “Sì, faremo, faremo e faremo” ma quello è già legge, cioè manca solo il decreto attuativo.

Visto che quella notte mi avete sbraitato contro, urlato e deriso perché non volevo ritirare quell'emendamento, vi vorrei far notare che voi non riusciste a bloccare quell'emendamento perché la forza politica ora al Governo con voi lo controfirmò e mi salvò dal doverlo ritirare, visto che il capogruppo del MoVimento lo voleva ritirare contro la mia volontà. Quindi, con molta gentilezza sono qui a ricordarvelo: aspettiamo il decreto attuativo.

E, infine, Presidente, veramente con tutta la gioia del mondo le sto per annunciare che il 12/12 alle 12 in conferenza stampa vi presenterò cosa noi vi proponiamo per salvarvi, perché noi, Presidente, vi salveremo (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Ancora per dare solidarietà a chi veramente ha delle malattie e ha una disabilità. Io credo che si faccia troppo poco e se ne parli troppo poco, perché si parla troppo poco dei malati e ci sembra poi una cosa che basti mettere un po' di economia e tutto si risolve. Io credo che basti vedere banalmente in che situazione sono i nostri marciapiedi - dico una cosa molto semplice ma importantissima - per capire come una persona con disabilità, una persona malata o un anziano malato possa passare. Cioè, c'è di tutto in giro: tavolini che ingombrano i marciapiedi, fioriere, moto, ma poi che cose. Queste persone hanno una difficoltà pazzesca a intervenire. Quindi, credo che bisogna partire dalle piccole cose per dare veramente un aiuto a chi davvero ne ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vincenza Bruno Bossio, che rinuncia.

Ha chiesto di parlare la deputata Maria Soave Alemanno, che rinuncia.

Ha chiesto di parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Ho ricevuto un grido di dolore da parte di alcuni cittadini dell'università di Cagliari che vorrei far risuonare in quest'Aula. I ricercatori di questo ateneo rischiano di perdere uno strumento fondamentale, uno spettrometro NMR a causa della burocrazia. Questo apparecchio serve per vedere il risultato delle reazioni chimiche ed è presente in qualsiasi dipartimento di chimica del mondo. Per funzionare ha bisogno di una ricarica periodica di elio liquido - non l'elio dei palloncini per intenderci - che è raffreddato a meno 269 gradi. Se la ricarica non è effettuata nei tempi prescritti, quello che succede è che il poco elio rimasto incomincia a evaporare, le valvole si riempiono di ghiaccio ed esplodono in maniera fragorosa, mettendo a repentaglio l'incolumità di cose e di persone.

La normativa vigente prevede l'obbligo di ricorrere al MEPA, il mercato elettronico della pubblica amministrazione, per gli acquisti delle università. Purtroppo, l'elio liquido non è presente nel MEPA. Se la ricarica, del costo di solo 1.500 euro, non sarà eseguita presto si rischia un danno di 30 mila euro, cioè 20 volte tanto.

Questa mattina abbiamo approvato all'interno del “decreto istruzione” l'articolo 4 che, come modificato in Commissione, esclude le università e gli enti di ricerca dall'obbligo del ricorso al MEPA. Spero che, nel tempo che intercorre prima dell'approvazione definitiva di questo provvedimento, si possa trovare una soluzione per salvare la ricerca e questa fondamentale strumentazione dell'università di Cagliari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo la terribile annata 2018 il comparto olivicolo e oleario pugliese ha mostrato segni di decisa ripresa sotto il profilo della produzione: le stime per quest'anno, infatti, dovrebbero attestarsi sulle 200 mila tonnellate, una quantità equivalente al 60 per cento della produzione nazionale. Un buon segnale se si volge lo sguardo al recente passato in cui il settore è stato messo a durissima prova dal diffondersi della Xylella e dagli eventi meteorologici avversi.

Da inizio anno, però, si registra un preoccupante crollo dei prezzi dell'olio. Dal mese di gennaio ad oggi, infatti, il prezzo medio delle olive e dell'olio ha perso quasi il 35 per cento del suo valore, soprattutto a causa di fattori esogeni alla produzione interna.

L'olivicoltura è in Puglia e per la Puglia una questione di grande rilevanza economica oltre che di enorme portata culturale. Basti pensare che l'olivicoltura pugliese rappresenta il 32 per cento della superficie olivetata nazionale, con 383 mila ettari coltivati, un numero elevatissimo di medie, piccole e micro-aziende e oltre 900 frantoi attivi, con un impatto molto rilevante in termini occupazionali.

Ad oggi, però, questa preziosa realtà rischia di essere gravemente ridimensionata dalla mancanza di una presa di posizione netta del Governo nazionale, che protegga un comparto e un prodotto d'eccellenza e lo metta al riparo dai rischi derivanti da un mercato oleario estremamente anticoncorrenziale. L'importazione di decine di migliaia di tonnellate di olio estero, malgrado lo stoccaggio di grandi quantità di olio extravergine di oliva italiano, mina alle fondamenta la sostenibilità del mercato locale e della qualità del prodotto, procurando serie difficoltà ai frantoi e ai piccoli oleifici nostrani a causa dell'imposizione di prezzi che talvolta non coprono nemmeno i costi di produzione.

È fondamentale dunque - e concludo - che l'Esecutivo valuti seriamente la sospensione temporanea delle importazioni di olio di oliva dall'estero, aumenti esponenzialmente i controlli da parte delle autorità sulla qualità del prodotto importato e su quello messo in commercio dalla grande distribuzione.

In tal senso, è doveroso sollecitare l'Antitrust affinché si metta in campo una forte azione di verifica del contenuto delle bottiglie di olio extravergine d'oliva della grande distribuzione per accertarne proprietà chimiche e organolettiche. Gli olivicoltori pugliesi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MARCO LACARRA (PD). …hanno dovuto subire - ho concluso, Presidente, chiedo scusa - enormi danni negli anni scorsi, ed è doveroso che lo Stato dia una risposta chiara a tutti loro e li rassicuri ed esprima l'inequivocabile volontà di tutelare un settore e un prodotto di massima eccellenza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Presidente, il giorno 4 ottobre 2019 ho presentato in Aula un'interpellanza urgente indirizzata al Ministro della Giustizia Bonafede. Ho rappresentato un grave problema, legato agli affidi dei minori: l'attuazione sempre più frequente dell'alienazione parentale ex PAS, oggi definito anche disturbo relazionale, che è un costrutto ascientifico non riconosciuto né a livello nazionale né internazionale, e non riconosciuto neanche dalla legge italiana, ma che continua ad essere attuato e quindi utilizzato a discapito dei minori, allontanandoli principalmente da madri che hanno il coraggio di denunciare le violenze subite in ambito domestico, e che si ritrovano ad essere imputate anziché tutelate.

Riportai il caso di Laura Massaro, che oggi, dopo aver atteso invano un reale interessamento dichiarato e mai attuato dal Ministero della Giustizia, si è trovata costretta ad iniziare lo sciopero della fame per protestare contro la mancata sospensione del decreto di allontanamento del figlio da lei, che nulla ha commesso se non difendere suo figlio, che più volte ha espresso di voler restare nella sua casa con la sua mamma: espressioni delle quali nessuno ha tenuto conto, così come previsto dal codice civile.

Non trovo le parole per descrivere la mia preoccupazione, ma ne avrei da indirizzare a chi del Governo si è reso disponibile solo per facciata, ma senza alcuna azione concreta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 4 dicembre 2019 - Ore 13,30:

(ore 13,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

(C. 2220-A)

Relatori: RUOCCO e FRAGOMELI.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,35.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FLAVIA PICCOLI NARDELLI (A.C. 2222-A)

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2222-A). Presidente, Onorevoli Colleghi, quello che vorremmo con la conversione in legge di questo decreto è innanzitutto garantire la continuità didattica, la stabilità per 8 milioni di alunni e per una comunità scolastica di più di 9 milioni di persone, assicurando certezze a chi investe nella scuola la propria professionalità e competenza.

Negli ultimi anni si sono succeduti interventi legislativi di ampia portata che hanno cercato di intervenire sul sistema scolastico, con risultati diversi, ogni volta con la speranza di mettere un punto definitivo su temi dolorosi come il precariato, la mancanza di continuità didattica, l'accavallarsi contraddittorio di troppe norme.

Tutti i provvedimenti hanno scontato la comprensibile diffidenza e purtroppo spesso il senso di estraneità di parte del mondo della scuola di fronte ad interventi normativi tesi ad aggiornare il sistema scolastico, di cui solo in parte siamo riusciti a far comprendere la necessità.

Con un apparente paradosso: perché se da un lato abbiamo bisogno di garantire continuità e coerenza agli interventi legislativi affinché non si contraddicano reciprocamente e di garantire continuità didattica alle classi affinché docenti stabili possano guidare l'intero processo educativo, dall'altro lato abbiamo bisogno più che mai di intelligenti "discontinuità" che consentano a studenti e docenti di confrontarsi criticamente con i rapidissimi mutamenti del mondo attuale adeguando progressivamente l'offerta e gli esiti formativi della nostra scuola.

Presidente, il Partito Democratico ha sempre fatto della scuola una delle sue battaglie identitarie. E continuerà a farlo.

Noi non dimentichiamo che il nostro è stato a lungo un Paese "Senza sapere" come ci ricorda Giovanni Solimine nel suo libro "Il costo dell'ignoranza in Italia". Un fenomeno che ha origini remote e radici profonde. I ritardi si recuperano con grande fatica, malgrado le ingenti risorse investite e i progressi registrati.

La carenza di conoscenze e di competenze è un nemico che abbiamo più volte battuto ma mai definitivamente sconfitto: penalizza ancora oggi lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese, frena una crescita armonica ed equilibrata.

Anche perché gli squilibri interni sono ancora molto significativi. Tutte le analisi mostrano infatti risultati ben diversi nei differenti territori. Certo, stiamo recuperando posizioni, ma molto - troppo - lentamente. Continua ad essere alta la dispersione scolastica, alto il numero dei cosiddetti NEET (cioè giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in apprendistato o tirocini), basso, rispetto alle medie europee, il numero di coloro che conseguono un diploma di scuola secondaria di secondo grado o un diploma di laurea.

Per queste ragioni abbiamo dedicato molto tempo e grande attenzione a questo decreto-legge che oggi arriva al voto in aula. Il lavoro intenso e condiviso dei parlamentari di maggioranza ha permesso di affrontare il testo normativo con lungimiranza e progettualità. La discussione del provvedimento in due Commissioni, la "Cultura" e la "Lavoro", invece di rallentare il lavoro parlamentare, come purtroppo a volte accade, hanno portato a convergenze fruttuose, talora anche con parlamentari dell'opposizione.

Ci siamo confrontati, abbiamo svolto audizioni e dato dignità a voci inascoltate del personale scolastico e universitario, abbiamo proposto migliorie intervenendo con serietà e responsabilità, superando barriere ideologiche, affrontando in maniera coesa i grandi problemi che affliggono il mondo dell'istruzione e della ricerca.

Questo lavoro ha prodotto un pacchetto condiviso di emendamenti della maggioranza su temi rilevanti del decreto-legge, che recepiscono in gran parte le richieste e le osservazioni emerse dal confronto con il mondo della scuola, dell'università e della ricerca, con le organizzazioni sindacali e con coloro che operano quotidianamente a contatto con gli studenti.

Le misure introdotte danno risposte a problemi reali ed urgenti del sistema scolastico, dopo mesi di non-gestione del governo che ci ha preceduto. Il nostro governo, entrato in carica solo due mesi fa, ha deciso di affrontare immediatamente la situazione di stasi forzata ereditata dal ministro precedente che non solo non aveva previsto nemmeno un posto in più da assegnare ai docenti precari, non solo aveva bloccato l'emanazione dei bandi concorsuali previsti dal decreto legislativo n. 59 del 2019 e cancellato il nuovo percorso di reclutamento e formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria, ma addirittura aveva anche tagliato il numero delle assegnazioni di nuovi posti per il 2019/20 a fronte di un provvedimento come quota 100 che ha colpito la scuola in misura più ampia che altre pubbliche amministrazioni causando il deciso aumento del numero di cattedre improvvisamente vacanti.

Con questa situazione, ereditata, di importanti carenze di organico, questo decreto ha inteso confrontarsi e porre possibili urgenti rimedi. Certo non è stato possibile affrontare e risolvere tutte le questioni aperte, ma almeno le principali sì.

Nel 2020 un concorso straordinario riservato stabilizzerà in ruolo 24.000 insegnanti della scuola secondaria che da anni lavorano in forma precaria all'interno della Scuola e consentirà che la arricchiscano definitivamente della grande esperienza che hanno maturato. Al contempo offre un'occasione di conseguire l'abilitazione all'insegnamento per quanti non riusciranno a figurare nel novero dei vincitori.

Sempre nel 2020 un altro concorso, stavolta ordinario, consentirà ad altri 24.000 giovani che vogliono dedicarsi all'insegnamento di misurarsi con la sfida concorsuale, con l'obiettivo che nuovi insegnanti giovani possano portare nuovo entusiasmo, nuova professionalità, nuove tecnologie alla nostra Scuola.

Le due procedure concorsuali, distinte ma contestuali, opereranno senza procedere a sanatorie, coerentemente con quanto era stato stabilito dal decreto legislativo n. 59 del 2017, con grande equilibrio e attenzione ai diritti di tutti, a cominciare da quelli degli studenti.

Al concorso straordinario potranno partecipare per l'acquisizione dell'abilitazione anche i docenti delle scuole secondarie paritarie. Dopo un lungo percorso di lavoro con l'obiettivo di eliminare alcune disfunzioni di questo settore del sistema pubblico dell'istruzione, abbiamo così conseguito un importante risultato di estensione dei diritti degli insegnanti anche agli insegnanti delle paritarie.

Lo stesso provvedimento è stato esteso ai docenti che avessero maturato gli anni di servizio nei percorsi di istruzione e formazione professionale, nonché ai docenti di ruolo in altro grado o classe di concorso (i cosiddetti "ingabbiati").

Nel corso della discussione in aula sono emersi due punti specifici ai quali vorrei dedicare qualche parola.

Il primo punto è quello, richiesto da più parti, del riconoscimento del titolo universitario di dottore di ricerca come abilitante all'insegnamento secondario. Sappiamo tutti che la Corte Costituzionale si è già autorevolmente espressa sostenendo che: "Abilitazione all'insegnamento e dottorato di ricerca costituiscono il risultato di percorsi diretti a sviluppare esperienze e professionalità diverse, in ambiti differenziati e non assimilabili". D'altra parte è giusto che chi ha conseguito il massimo titolo di studio universitario con un percorso almeno triennale di ricerca di alto livello possa vedere riconosciuto in misura congrua questo risultato qualora decidesse di volersi dedicare all'insegnamento secondario. È interesse della scuola e dunque del Paese avere come insegnanti questi giovani particolarmente preparati nella loro disciplina. Per questa ragione il decreto che oggi votiamo ha reso finalmente stabile la norma che prevede un punteggio aggiuntivo per i dottori di ricerca nei concorsi per l'insegnamento, fissandone anche la misura nel 20% del complesso del punteggio riservato ai titoli dei concorrenti.

Il secondo punto su cui voglio soffermarmi è quello degli insegnanti di religione, questione certamente importante e delicata. Siamo pienamente consapevoli della delicatezza del ruolo che essi svolgono, ma lo siamo altrettanto della delicatezza di un percorso di carriera che è legato al senso di responsabilità esercitato anno per anno e confermato attraverso una licenza specifica. Comunque desidero sottolineare che, all'interno di questo necessario e difficile equilibrio, il decreto al nostro esame autorizza finalmente un nuovo concorso per insegnanti di Religione Cattolica, dopo gli anni di vuoto seguiti all'ultimo concorso, svoltosi addirittura nel lontano 2004.

Non posso entrare nei dettagli di altri interventi riguardanti il mondo scolastico inseriti nel decreto. Li cito solo per sommi capi:

- tenendo conto dei tempi necessari per la predisposizione e la messa a punto delle procedure concorsuali, la maturazione del requisito di partecipazione è stata estesa anche al corrente anno scolastico mentre il termine iniziale è stato anticipato all'anno scolastico 2008/2009;

- sono state riaperte le graduatorie di terza fascia con proroga fino all'anno scolastico 2022/2023;

- sono stati ammessi con riserva alla procedura straordinaria per il sostegno anche gli specializzandi che stanno frequentando il quarto ciclo dei relativi percorsi di specializzazione;

- è stata stabilita la trasformazione del contratto di lavoro in contratto a tempo determinato per i diplomati magistrali con sentenza sfavorevole nel relativo contenzioso, con l'obiettivo di garantire insieme continuità didattica e riconoscimento del ruolo giuridico agli aventi titolo sin dal corrente anno scolastico;

- sono state inserite le competenze relative alle metodologie e tecnologie della didattica digitale e della programmazione informatica quale materia di formazione e di prova del personale docente;

- viene consentito ai docenti impegnati nei progetti cosiddetti "salva precari" finanziati e svolti in passato da alcune Regioni (Puglia, Sardegna, Sicilia e Friuli-Venezia Giulia) di far valere il relativo servizio ai fini della partecipazione al concorso;

- per i cosiddetti ex LSU è stato prorogato di due mesi il termine per la stabilizzazione nel comparto scuola, con una seconda fase che permetterà di recuperare i posti rimasti eventualmente disponibili grazie a procedure di mobilità volontaria.

Passando rapidamente ad un altro tema - gli enti pubblici di ricerca - le misure di questo decreto-legge si inquadrano nella riforma, ancora in corso, introdotta dal decreto legislativo n. 218 del 2016, che ha profondamente inciso sugli strumenti di programmazione del reclutamento, valorizzando l'autonomia responsabile degli enti.

È stata quindi un'occasione importante nella direzione di correggere alcune distorsioni e rigidità che si sono evidenziate nell'applicazione delle norme di quel decreto legislativo, ponendo condizioni più eque e di proroga dei termini per restituire prospettive e valorizzare i ricercatori degli EPR nelle procedure di trasformazione dei loro contratti di lavoro in contratti a tempo indeterminato, sgomberando il campo anche da alcuni problemi interpretativi riguardo all'articolo 20 della legge n. 75 del 2015, la legge Madia, mentre al MIUR è stata affidata un'importante azione di monitoraggio e controllo su tutte le procedure di stabilizzazioni che eviti elusioni e scappatoie.

Più limitati gli interventi in campo universitario, per il quale è stata prolungato il periodo di validità delle abilitazioni nazionali da sei a nove anni e sono stati prorogati i termini stabiliti dalla Legge Gelmini 240/2010 per la chiamata diretta nel ruolo superiore di chi ha conseguito la corrispondente abilitazione scientifica nazionale.

Molti altri sono i punti del sistema istruzione e ricerca su cui il decreto-legge interviene in modo migliorativo, ma, per ragioni di tempo, ho preferito citare solo i principali.

Presidente, noi speriamo di aver condotto un buon lavoro di miglioramento, nel senso della chiarezza e dell'equilibrio e nell'interesse di un settore fondamentale e strategico della nostra società, del testo proposto dal Governo. Per questo desidero ringraziare le relatrici per l'eccellente lavoro, generoso, appassionato, che hanno fatto.

Certo, non tutto ciò che era necessario è stato possibile realizzarlo in questa sede. Un solo esempio tra i tanti: occorre assolutamente riprendere il tema della formazione e del reclutamento degli insegnanti della scuola secondaria, rimasto insoluto e monco con l'abolizione del percorso FIT operata dal Ministro Bussetti. Senza un nuovo stabile sistema efficace di reclutamento e formazione iniziale degli insegnanti, che punti a risolvere al contempo anche l'ormai storico problema di un accesso al ruolo che impone da decenni un defatigante e umiliante percorso di precariato, è uno dei prossimi urgenti obiettivi strategici di intervento sul sistema scolastico che ci vogliamo porre.

Signor Presidente, noi speriamo di aver condotto un buon lavoro. Se lavoreremo con lo stesso impegno aperto e intelligente che abbiamo posto nella discussione su questo decreto-legge non dubito che coglieremo presto altri importanti risultati per la scuola, per l'università, per la ricerca: lo meritano davvero e lo esige il nostro futuro.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 la deputata Frate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 la deputata Bruno Bossio ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2222-A - voto finale 494 494 0 248 282 212 68 Appr.
2 Nominale Pdl 2059 - dichiarazione d'urgenza 490 488 2 245 219 269 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.