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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 263 di mercoledì 20 novembre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 13,30.

SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bartolozzi, Battelli, Brescia, Cancelleri, Colucci, Covolo, D'Incà, De Micheli, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Molinari, Occhionero, Pedrazzini, Schullian, Francesco Silvestri, Sisto, Tasso e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Rinvio della convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

PRESIDENTE. Comunico che la seduta costitutiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, già convocata per oggi, alle 14,30, è stata rinviata ad altra data.

Informativa urgente del Governo in merito alle crisi industriali in atto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo in merito alle crisi industriali in atto.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Presidente, onorevoli colleghi, non posso dire che sia un piacere venire a riferire su situazioni di crisi aziendali e in generale sui tavoli di crisi al Ministero. Credo che nessun Ministro dello Sviluppo economico sia contento quando si apre un tavolo; quello che ci impegna è trovare le soluzioni ai tavoli che si aprono. Cercherò di strutturare il mio intervento con un'introduzione rispetto alla situazione numerica dei tavoli, anche con un quadro che amplia lo spettro a più anni. Cercherò poi di individuare quali sono gli strumenti di supporto che il Ministero dello Sviluppo economico può mettere in campo quando si aprano tavoli di crisi, dopodiché cercheremo anche di entrare nel merito di alcune diverse situazioni di crisi che abbiamo affrontato in questi anni e che si sono concluse, citando anche casi positivi e casi negativi, per meglio far comprendere a tutti le difficoltà o le situazioni virtuose in cui ci troviamo a lavorare.

Terminerò, ovviamente, con alcune proposte che cercheremo di portare avanti nei prossimi mesi di Governo; ovviamente, concluderò con un riferimento anche ai tavoli più emergenziali, come Ilva, anche se recentemente ho reso un'informativa in quest'Aula, e Alitalia, che sono certamente due dei tavoli più complessi che stiamo cercando di gestire.

Prima di aggiornarvi sullo stato dei tavoli tuttora pendenti e illustrarvi in dettaglio le azioni poste in essere e quelle future, mi preme sottolineare che le situazioni che gestiamo al Ministero rappresentano solo, purtroppo, una piccola parte delle aziende che vivono grandi difficoltà aperte dalla prima crisi economica del 2008.

Solo negli anni della crisi, 2008 e 2009, il numero di imprese cessate ha sfiorato le 630 mila unità, anche se negli ultimi anni il tasso di mortalità delle imprese continua il trend di progressiva riduzione avviato a partire dal 2014.

Innanzitutto, voglio rivolgere il mio pensiero a tutti quegli imprenditori che non sono riusciti e non riescono ancora oggi a superare le difficoltà finanziarie e, in silenzio e nell'indifferenza generale, sono stati costretti a cessare l'attività imprenditoriale o, nei casi peggiori, hanno pubblicamente il temuto riconoscimento del fallimento.

Da questo punto di vista, credo che uno dei settori che ha conosciuto una maggiore morte di piccole aziende e imprese sia quello dell'edilizia. Convochiamo entro fine anno il tavolo di crisi del settore edilizio al MiSE per cercare di capire assieme alle imprese del settore delle costruzioni quali sono e quali possono essere gli strumenti da mettere in campo come Governo per tutelare i piccoli imprenditori di un settore così importante come quello dell'edilizia, che rappresenta una delle colonne portanti del nostro sistema produttivo.

Parimenti, sento il peso delle vite di quei lavoratori che, a causa della crisi, hanno perso il posto; non è facile gestire situazioni di questo genere, perché significa dover fare quotidianamente i conti con l'esistenza di tanti cittadini e delle loro famiglie in difficoltà.

L'azione del Ministero dello Sviluppo economico è istituzionalmente orientata alla salvaguardia del patrimonio produttivo di tutte le imprese e, a fronte della crisi, è concentrata a favorire la prosecuzione dell'attività e ad adottare ogni misura necessaria, anche in collaborazione con altri ministeri, per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la tutela dei lavoratori. Non vi sono, e non potrebbe essere altrimenti, azioni predefinite da mettere in campo valevoli per tutte le crisi aziendali, non esiste un farmaco universale. Sussistono, infatti, tipologie di crisi molto diversificate tra loro che richiedono soluzioni da individuare individualmente. A fronte di una crisi, il primo discrimine da considerare è se riguarda un intero settore, che è divenuto obsoleto e necessita di interventi di riconversione produttiva, oppure una singola azienda, indipendentemente dall'andamento del mercato nel settore di riferimento.

In questo caso, spesso la difficoltà proviene dal mancato tempismo degli investimenti rispetto alla domanda oppure per una mancata organizzazione interna. Entrambe le situazioni conducono ad una crisi di natura finanziaria o patrimoniale dell'impresa che necessita di un intervento di sostegno, diretto o indiretto, da parte di un soggetto terzo. È in questa fase che il ruolo del Ministero dello Sviluppo economico assume piena centralità, perché si occupa dell'analisi degli aspetti economico-produttivi, intervenendo, tuttavia, anche nella gestione delle conseguenze occupazionali con il supporto del Ministero del Lavoro, delle associazioni sindacali di categoria, delle istituzioni locali.

Durante i tavoli si perseguono in linea di massima i seguenti obiettivi, che, a seconda delle situazioni, possono più o meno combinarsi: supportare processi di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale; proporre soluzioni che favoriscano il superamento di criticità economiche, finanziarie, organizzative o occupazionali; favorire processi di reindustrializzazione; attenuare, in stretto raccordo con il Ministero del Lavoro, le conseguenze per i lavoratori attraverso l'introduzione di soluzioni come gli ammortizzatori sociali; gestire il confronto informativo e negoziale tra le parti in casi di amministrazione straordinaria.

La gestione concreta delle vertenze in crisi è svolta presso il MiSE da un'apposita struttura per la crisi d'impresa. Al fine di potenziare il supporto per la proficua gestione delle crisi, la struttura, già incardinata presso il Segretariato generale, è stata ulteriormente potenziata, trasferendo le relative competenze alla Direzione generale per la politica industriale, a seguito del riordino interno delle strutture del Ministero, da ultimo realizzato con il DPCM del 19 giugno 2019, in vigore dal 5 settembre ultimo scorso.

L'obiettivo perseguito, che ha ispirato tale modifica, è quello di mettere in atto tutte le competenze necessarie a favore della prevenzione e della gestione delle crisi in coerenza agli indirizzi di politica industriale, all'interno del quadro delle politiche di reindustrializzazione e riconversione delle aree e dei settori industriali colpiti da crisi, già materia di competenza della Direzione. Quindi, accorpare la squadra delle crisi alla Direzione sulla politica industriale rende più omogenea la trattazione delle crisi.

Tale struttura sarà ulteriormente rafforzata dalle misure introdotte dal recente “decreto-legge crisi aziendali”, ove all'articolo 12 sono state introdotte norme funzionali al potenziamento della struttura, assegnando un contingente di personale fino a 12 unità, dotato di specifiche e necessarie competenze ed esperienze nel settore della politica industriale, analisi e studio in materia di crisi di impresa.

È chiaro, tuttavia, che tali misure di potenziamento della struttura devono essere accompagnate da una procedimentalizzazione della gestione dei tavoli di crisi, finora non avvenuta.

Al riguardo, mi preme precisare che, contrariamente a quanto accade, ad esempio, presso il Ministero del Lavoro, che agisce all'interno del perimetro della procedura di licenziamento collettivo definita per legge, presso il Ministero dello Sviluppo economico l'intervento tra le parti ha un carattere conciliativo, non sottoposto a procedure di legge, in genere attivato su richiesta delle organizzazioni sindacali, delle aziende o delle istituzioni territoriali.

È necessario, quindi, individuare chiare regole per il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo economico nella gestione ministeriale delle crisi. Il tempismo dell'intervento assume in questo ambito rilevanza fondamentale per valutare le caratteristiche dell'impresa in crisi, i fattori determinanti e le soluzioni più idonee al caso specifico.

La dimensione dell'azienda è un altro parametro significativo per l'individuazione dello strumento adatto. Ad esempio, per una crisi d'impresa di minori dimensioni, che coinvolge un numero ridotto di dipendenti, possiamo attivare strumenti quali il workers buyout, agevolato dal Ministero attraverso i finanziamenti agevolati della Nuova Marcora, finalizzata, come ben sapete, a sostenere la nascita di società cooperative costituite, in maniera prevalente, da lavoratori provenienti da aziende in crisi. Al riguardo, penso all'esperienza virtuosa, in questi giorni appresa dalle fonti di stampa, dove i lavoratori di una ditta di ceramica di Città di Castello, interessata da un fenomeno di delocalizzazione, hanno rinunciato e reinvestito il loro TFR e la Naspi, acquistando l'azienda e dando vita alla Cooperativa Ceramica Noi.

Passando all'analisi del dettaglio dei tavoli pendenti, si evidenzia che il numero di vertenze è pari a 149 ad oggi, in linea, purtroppo, con quello degli ultimi cinque anni: nel 2014 erano 160, nel 2015 erano 151, nel 2016 erano 148, nel 2017 erano 165, nel 2018 erano 144, nel 2019, ad oggi, 149. La maggior parte dei tavoli sono attivi da parecchi anni, in taluni casi anche più di sette anni, perché sono situazioni che necessitano di un tavolo permanente perché, a causa delle criticità del settore, richiedono interventi di carattere strutturale. Nello specifico dico soltanto che, di questi 149 tavoli di crisi, 102, pari al 68,5 per cento, sono attivi da più di tre anni e 28 sono attivi da più di sette anni.

I tavoli permanenti rimangono molte volte aperti anche dopo la risoluzione della crisi che ha colpito l'azienda, anche per permettere alle parti sociali, alle istituzioni locali e alle imprese di contare sul supporto del Ministero nella gestione ordinaria delle relazioni industriali, nonché per verificare il corretto utilizzo di eventuali strumenti agevolativi concessi e per eventuale ulteriore supporto istituzionale. I tavoli cessano di essere conteggiati tra i permanenti nei casi di cessione dell'attività produttiva, per il raggiungimento di un accordo che non richiede alcun monitoraggio, per esperita procedura, per il raggiungimento degli obiettivi di riorganizzazione e di stabilizzazione dell'attività, per cessazione dell'attività, nonché per il cessare dei motivi per il quale è stato aperto il tavolo, come nel caso di tavoli inerenti situazioni di fusione tra gruppi che possono comportare rimedi imposti dall'Antitrust che impattano sulle attività produttive e sul perimetro occupazionale.

A questi ovviamente si aggiungono le crisi di natura temporanea.

È evidente che c'è una narrazione per cui sono esplosi improvvisamente 149 tavoli di crisi; in realtà, il dato medio degli ultimi cinque anni, sei anni è di 151. Mi sembra quindi che, purtroppo, la gestione dei tavoli di crisi al Ministero dello Sviluppo economico denota questa costanza nel numero dei tavoli di crisi che accedono al Ministero: non secondo una procedura, ma perché vi è qualche soggetto tra le forze sociali, quindi i sindacati, gli enti locali o l'azienda stessa, che chiedono un intervento del Ministero dello Sviluppo economico per agevolare un processo di reindustrializzazione.

Oltre ai tavoli di crisi aperti nel periodo tra giugno 2018 e giugno 2019 presso il Ministero dello Sviluppo economico, quindi oltre al singolo tavolo e alla prima riunione, sono stati effettuati circa 1.320 tra incontri preliminari, riunioni ristrette, plenarie inerenti a varie situazioni di difficoltà di aziende e di tavoli di crisi. Quindi, non tutte le riunioni che si fanno al Ministero dello Sviluppo economico diventano un tavolo di crisi: qualche volta anche con una riunione ristretta o con un singolo incontro preliminare si riesce a trovare una situazione e una soluzione per la singola azienda, per il singolo caso. In molti di questi casi l'Amministrazione si è attivata supportando le regioni nella gestione dei tavoli di crisi di competenza strettamente territoriale, in una modalità di proficua collaborazione mirata sia alla salvaguarda del numero dei lavoratori sia ad altri aspetti di competenza del MiSE.

Esaminando le crisi da un punto di vista settoriale, vi segnalo che, oltre a quelli più noti, quali la siderurgica, l'automotive, vi sono anche gravi difficoltà per il tessile e la grande distribuzione organizzata. Su base regionale, il maggior numero di tavoli riguarda aziende con sedi o unità produttive prevalentemente ubicate in Lombardia (il 13,42 per cento del totale), a seguire in Abruzzo, in Campania, Piemonte, Lazio e Toscana; oltre naturalmente ai tavoli che hanno carattere nazionale, per il numero di unità operative presenti nell'intero territorio.

Per quanto riguarda gli strumenti di sostegno alle imprese in difficoltà in uso presso il Ministero, per le grandi imprese in difficoltà la procedura di amministrazione straordinaria costituisce la misura principale di regolazione delle crisi di impresa, alternativa al fallimento, con specifiche finalità di salvaguardia delle attività aziendali e dei livelli occupazionali delle grandi imprese insolventi che motivano l'attribuzione della relativa vigilanza a questo Ministero.

L'attività di vigilanza sulle procedure di amministrazione straordinaria trova il suo fondamento giuridico nella disposizione contenuta nel decreto legislativo n. 270 del 1999 – cosiddetta Prodi-bis – e nel decreto-legge n. 347 del 2003, la cosiddetta legge Marzano.

Il primo, che contiene una disciplina organica della procedura di amministrazione straordinaria, è stato emanato in riforma della cosiddetta legge Prodi del 1979, che aveva introdotto nel nostro ordinamento l'istituto dell'amministrazione straordinaria, anche a seguito delle censure sollevate dalla Commissione europea sotto il profilo della compatibilità della stessa con la normativa in materia di aiuti di Stato. Altro tema molto complesso: molto spesso si chiede al Ministero dello Sviluppo economico di attivare strumenti di incentivazione e di aiuto alle imprese, dopodiché dall'Europa ci dicono che quello che stiamo facendo è un aiuto di Stato; ritengo che anche su questo, in un momento di difficoltà economica in cui, come dico sempre, l'Europa è il grande malato economico mondiale, schiacciato tra gli Stati Uniti e la Cina, l'Europa nel suo complesso dovrebbe fare qualcosa di più, consentendo agli Stati membri di intervenire verso le aziende in crisi, senza considerare quegli aiuti aiuti di Stato e lesivi della concorrenza di mercato.

In generale, il bilancio di riferimento dell'amministrazione straordinaria è costituito dalle imprese commerciali insolventi con non meno di 200 dipendenti, per quanto riguarda la disciplina contenuta nella “Prodi-bis”, e non meno di 500 dipendenti per la “legge Marzano”, su tutto il territorio nazionale.

Per quanto riguarda gli ambiti della cosiddetta Prodi-bis, essa coinvolge oggi 124 gruppi, con circa 341 società, e per 4 di essi è ancora in corso la fase di esercizio d'impresa: si tratta delle procedure relative ai gruppi Selta, Pubbliservizi, Securpol e Stefanel.

Per quanto riguarda la cosiddetta legge Marzano, sono interessati 29 gruppi, con circa 253 società, per 7 di esse è ancora in corso la fase dell'esercizio d'impresa: si tratta di Mercatone Uno, Tosoni, Tecnis, Condotte, Blutec, oltre a Ilva e Alitalia, che sono soggette alla “legge Marzano”.

Non mi soffermo sugli ultimi tavoli - mi soffermerò alla fine, quindi su Ilva e Alitalia - ma con riguardo invece agli strumenti di incentivazione alle imprese volti al superamento di crisi di specifici comparti produttivi o di rilevanti complessi aziendali, il Ministero può giungere, nell'ambito dello strumento dei contratti di sviluppo, alla sottoscrizione di specifici accordi volti al sostegno di programmi ritenuti di particolare rilevanza strategica, nonché in ottica di risoluzione di particolari situazioni di crisi. Si tratta, nello specifico, di accordi di programma e accordi di sviluppo, riservati i primi a programmi di sviluppo di importo superiore ai 20 milioni, ovvero 7 milioni e mezzo per programmi riguardanti la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli; i secondi, cioè gli accordi di sviluppo, sono programmi di importo superiore ai 50 milioni, ridotti a 20 per i programmi riguardanti la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

La sottoscrizione di detti accordi consente un maggior coinvolgimento delle amministrazioni locali, anche dal punto di vista finanziario, e l'attivazione di una procedura valutativa più celere. Ai fini della valutazione degli investimenti proposti, in particolare l'individuazione del carattere strategico dei programmi presentati, è dato rilievo a tematiche ritenute prioritarie per lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale, riconducibili, da una parte, all'innovatività - e quindi in coerenza con il piano nazionale Industria 4.0 - e dall'altra alla capacità di attrarre investimenti di capitali esteri e di attivare occupazione incrementale.

Altro importante strumento di agevolazione, che abbiamo in dotazione al Ministero e che possiamo mettere in campo in alcuni momenti di crisi, per le imprese che versano in situazione di difficoltà, è rappresentato dalla legge n. 181 del 1989, rivolta principalmente a quelle imprese ricadenti in aree di crisi industriale complessa, non complessa, nonché altre aree, ad esempio le aree del terremoto Abruzzo e Centro Italia.

Con i decreti-legge n. 83 del 2012 e n. 145 del 2013 si è provveduto al riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva delle aree di crisi industriale, introducendo, tra l'altro, strumenti di sostegno, quali i Progetti di riconversione e riqualificazione industriale, dedicati alle aree caratterizzate da recessione economica e da perdita occupazionale riconosciute dal Ministero aree di crisi industriale complessa. L'articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012 prevede che, nei casi di situazioni di crisi industriali complesse con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, il Ministero adotti progetti di riconversione e riqualificazione industriale e demanda al Ministero dello Sviluppo economico il riconoscimento di queste situazioni di crisi complessa, anche a seguito di istanza della regione interessata.

I piani di riconversione e riqualificazione industriale promuovono, anche mediante il cofinanziamento regionale con l'utilizzo di tutti i regimi di aiuto disponibili per cui ricorrano i presupposti, ivi incluse le agevolazioni di cui alla legge n. 181 del 1989, gli investimenti produttivi, anche a carattere innovativo, la riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree industriali dismesse, il recupero ambientale, l'efficientamento energetico di siti e la realizzazione di infrastrutture strettamente funzionali agli interventi.

Gli interventi agevolativi di cui alla legge n. 181 del 1989 sono rivolti anche alle situazioni di crisi non complessa, che vengono individuate dal Ministero dello Sviluppo economico ma su proposta delle regioni, che presentano un impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati e sull'occupazione. Complessivamente, la dotazione finanziaria messa a disposizione per le aree di crisi industriale complessa, non complessa e altre aree risulta pari a 735 milioni di euro. I progetti ammessi alle agevolazioni di cui alla legge n. 181 del 1989 risultano ad oggi 74, e riguardano investimenti per complessivi 392,7 milioni di euro, a fronte dei quali sono state concesse agevolazioni per un importo pari a 271,2 milioni di euro ed è assicurata una nuova occupazione per 1.120 unità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ORE 13,55)

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Ritengo opportuno e doveroso anche in questa occasione rappresentarvi nel dettaglio le azioni poste in essere in taluni casi di crisi aziendali molto discussi negli ultimi mesi; innanzitutto partendo da quelle che hanno avuto un consenso positivo, o comunque sono state, dal punto di vista metodologico, esempi da replicare in altri casi.

Piaggio Aerospace. Piaggio Aerospace ha vissuto forti sofferenze per parecchi anni, tanto che nel giugno 2014 era stato sottoscritto un accordo presso il MiSE per un piano industriale 2014-2018 che si basava sul trasferimento a Villanova di una parte dei lavoratori di Genova, l'esternalizzazione di una parte dell'attività produttiva di Villanova – circa 100 lavoratori – ad un altro imprenditore e l'attivazione di un'ulteriore procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione.

Purtroppo, però, già nel 2016 vi fu la necessità di superare un'ulteriore paralisi aziendale attraverso la modifica di cui allo stesso piano industriale, con la necessità di separare le attività motoristiche dalle attività di produzione di velivoli civili e militari, di cedere ad altro imprenditore le attività motoristiche, nonché di ridurre gli organici con l'uscita degli esuberi, quantificati in circa 130 lavoratori. Quindi, una situazione molto critica anche nel 2016, che si è protratta per i due anni successivi senza soluzione alcuna, tanto da arrivare, nel 2018, a una situazione finanziaria completamente deteriorata. Nei giorni dell'insediamento del Governo in questa legislatura, l'azienda era nella situazione di avere liquidità per il pagamento di poche mensilità di stipendi, tanto da portare poi l'attenzione sindacale sui picchi con scioperi, cortei pubblici e presìdi che hanno messo a rischio anche la pubblica sicurezza. Il portafoglio ordini era soltanto sufficiente a tenere operativo il 40 per cento del totale della forza lavoro, tanto da arrivare allo stato di insolvenza. Il MiSE, nel suo immediato intervento, dapprima ha facilitato l'adozione del provvedimento di amministrazione straordinaria per poi permettere di intraprendere azioni urgenti di primo contenimento, quali l'istanza al tribunale per il pagamento immediato degli stipendi, la firma di contratti istituzionali per 45 milioni di euro a favore dell'unità di business Motori e Customer Service, al fine di stabilizzarne la produzione, la riorganizzazione e la razionalizzazione della prima linea dirigenziale.

Successivamente, grazie agli impegni assunti dal MiSE, di concerto con il Ministero della Difesa, sono stati annunciati nel corso di una visita allo stabilimento ulteriori contratti per 167 milioni di euro, che hanno portato il portafoglio ordini a un totale di 270 milioni ed è stato possibile avviare la finalizzazione di contratti per ulteriori 570 milioni di euro da realizzare entro il corrente anno, questo per procedere nel percorso di rafforzamento delle attività della società, di graduale e continuo riassorbimento del personale dalla cassa integrazione e di garantire un futuro solido a un'azienda importante del nostro Paese e al suo indotto.

La situazione attuale della società è, quindi, quella di avere un portafoglio ordini che ha raggiunto 823 milioni di euro tra contratti esecutivi e vicini alla firma. È prossima la pubblicazione del bando internazionale da parte dell'amministrazione straordinaria per la cessione dei complessi aziendali, con l'obiettivo di identificare la soluzione migliore all'interno di un percorso che si possa concludere al massimo entro l'autunno del prossimo anno. Quindi, attraverso l'amministrazione straordinaria è stata ricondotta una riorganizzazione dell'azienda ed è stato costituito un portafoglio ordini attrattivo che potrà portare alla cessione dei rami d'azienda.

Vengo ora a Industria Italiana Autobus. Quest'azienda, alla riattivazione del tavolo presso il Ministero dello Sviluppo economico, a luglio 2018, si trovava in una situazione di forte indebitamento, non venivano pagati gli stipendi con regolarità, aveva un socio importante come Leonardo in uscita dalla compagine societaria e aveva, negli anni, portato operativamente l'intera produzione di autobus in Turchia attraverso un socio di minoranza; questo nonostante l'azienda fosse nata proprio sotto l'egida del MiSE, nel 2014, con la fusione dell'ex BredaMenarinibus di Bologna e l'ex Irisbus (ex FIAT Iveco di Flumeri), con la sottoscrizione, proprio al MiSE nel dicembre 2014, di un accordo in cui si annunciava la risoluzione del problema e si stabiliva che tutti i dipendenti del sito ex Irisbus passassero alla newco I.I.A., Industria Italiana Autobus, per favorire il riavvio dell'insediamento industriale che era fermo dal 2011.

Nonostante, poi, anche il contratto di sviluppo messo a disposizione e firmato da Invitalia nel settembre 2016, per un ammontare di agevolazioni concesse di 17,8 milioni di euro su un investimento totale di 25 milioni, l'azienda si è continuata a trovare in forte difficoltà di natura finanziaria e soprattutto gestionale, tanto che il suddetto contratto di sviluppo, che prevedeva la conclusione degli investimenti il 30 giugno 2018 con l'avvio del Governo Conte, è stato congelato proprio per la mancanza di rendicontazione adeguata. Nel frattempo, però, l'azienda, con il supporto delle istituzioni, si era aggiudicata importanti gare per la produzione di autobus che non riusciva a consegnare in tempo, con l'accumularsi di penali, per la produzione effettuata esternamente. Per questo, in una situazione profondamente deteriorata, l'intervento del Ministero dello Sviluppo economico ha permesso, a fine 2018 - quindi poco più di un anno fa - di avviare un percorso di salvataggio reale volto alla salvaguardia produttiva e occupazionale. Con il supporto del socio Leonardo sono state coperte delle fideiussioni. È stata dapprima effettuata una copertura delle perdite e una ricapitalizzazione al minimo, con la conseguente fuoriuscita dalla compagine del precedente socio di maggioranza e l'ingresso, accanto a Leonardo, di Invitalia con una partecipazione nell'equity e un ruolo di regia nella gestione aziendale. La nuova Industria Italiana Autobus oggi è un'importante azienda italiana di progettazione, costruzione e commercializzazione dei bus che sta finalmente vivendo una nuova fase di rilancio dopo anni di turbolenze, con tutto quello che ne consegue anche nella gestione ordinaria di fornitori, clienti e personale, sia a Bologna, dove il personale è stato tutto riassorbito dalla cassa integrazione, sia a Flumeri, dove sono in corso il assorbimento e i lavori di rilancio del sito.

Nell'ultimo incontro al MiSE, il 9 ottobre 2019, è emerso che dopo l'intervento del Governo Conte è stata avviata la messa in sicurezza finanziaria dell'azienda, il reimpiego e la formazione dei lavoratori, nonché l'avvio dei lavori per l'ammodernamento degli impianti.

Tutto ciò ha permesso il rilancio della società con la ripresa graduale della produzione di autobus e l'implementazione delle direttrici del piano industriale negli stabilimenti di Bologna e Flumeri. Sono già stati consegnati circa 300 autobus previsti dalle commesse acquisite per le città di Roma, Genova e della regione Emilia-Romagna, e le lavorazioni esterne sono già state reinternalizzate in parte presso gli stabilimenti italiani. In pochi mesi si sono riportate in Italia il 25 per cento delle lavorazioni estere, con l'obiettivo di proseguire su questa strada e portare, nel 2020, almeno il 60 per cento delle lavorazioni e rendere gli stabilimenti in grado di riportarle e lavorarle tutte - quindi, il 100 per cento - per il 2021. È stata inoltre confermata la presenza di nuove importanti commesse per il 2020.

Tralascio alcuni tavoli di crisi, nati in questi mesi e gestiti, e passo a La Perla, ad esempio, che è un importante marchio italiano fondato nel 1954 e che dal febbraio 2018 è posseduto dal fondo olandese, Sapinda Holding. Il 28 giugno 2019 l'azienda ha avviato per le due società bolognesi una procedura di licenziamento collettivo per 126 dipendenti. Al tavolo di confronto tra le parti, del 29 luglio 2019 presso il MiSE, è stata sospesa la procedura per avviare la trattativa tra le parti, che si è conclusa dopo un aggiornamento del tavolo l'11 ottobre scorso con il raggiungimento di un accordo in sede locale il 30 ottobre di quest'anno, in cui l'azienda ha concordato un percorso per il mantenimento del sito produttivo e l'utilizzo di strumenti del Ministero del Lavoro per il superamento della procedura di licenziamento collettivo.

Ci sono, poi, casi che sono prima del 2018 e che, invece, hanno avuto delle chiusure negative. Penso, ad esempio, ai lavoratori di Almaviva: 1.666 famiglie della sede di Roma, che dal 1° ottobre 2016 aveva annunciato gli esuberi, riguardo al quale il tavolo convocato al MiSE al dicembre 2016 non ha potuto evitare i licenziamenti. Penso ai lavoratori del gruppo Canali, azienda con un marchio importante nel made in Italy del tessile e della moda, con insediamenti industriali in Abruzzo, Marche e Lombardia e 1.200 addetti circa. Nel luglio 2016 ha deciso la cessazione delle linea di produzione di pantaloni del sito di Gissi, in provincia di Chieti in Abruzzo, e a novembre 2017 ha dapprima annunciato al tavolo di confronto del MiSE la chiusura del sito di Carate Brianza, in Lombardia, e poi ha proceduto sia alla cessione dell'attività, sia al licenziamento collettivo di 133 dipendenti nel 2017. Ci sono altri casi, come Ittierre, Mabro, Cantarelli, KFlex, l'azienda Carlo Colombo. Ci sono, inoltre, aziende come la Froneri e la Ceme, insomma casi che purtroppo non hanno trovato risposta e che non sempre possono trovare risposta anche nonostante l'intervento tempestivo del Ministero dello Sviluppo economico, perché sono crisi di un mercato specifico o di un'azienda che non ha saputo, in qualche modo, prevedere una crisi in arrivo e non ha saputo riorganizzarsi. Nonostante l'intervento del Ministero dello Sviluppo economico, che non ha mai il piacere di vedere un tavolo che si chiude in modo negativo, che sia questo Ministro o che sia il Ministro precedente o quello prima ancora o quello prima ancora, credo che a prescindere da qualsiasi forza politica cui appartenga, un Ministro dello Sviluppo economico che vede chiudere un'azienda certamente prova un grande senso di frustrazione per non aver potuto mettere in campo delle azioni atte a salvaguardare quell'assetto produttivo e quei lavoratori.

Ho voluto, quindi, ricordare queste aziende, che sono solo alcune delle crisi che sono state chiuse negativamente negli anni scorsi, perché, come dicevo, troppo spesso in questi giorni ho visto dibattiti televisivi incentrati sulle crisi aziendali odierne quali casi unici e mai visti. Purtroppo, da Ministro dello Sviluppo economico, devo constatare che molti di questi fenomeni si sono perpetrati per anni a danno di tutto il tessuto industriale del nostro Paese, in molti casi con responsabilità dirette anche della politica su licenziamenti, chiusure, fallimenti e cessazioni, che purtroppo non hanno avuto alcuna soluzione, nemmeno quella di garantire un reddito ai lavoratori su cui impattavano.

Quali sono gli obiettivi futuri? Questa è la situazione ma voglio rappresentare anche alcuni obiettivi dell'immediato che intendiamo perseguire con azioni di breve e di medio periodo. Oltre alle modifiche che hanno riguardato la struttura di crisi e la necessità di adottare specifiche procedure per i tavoli di crisi, altre importanti novità sono state previste nei recenti interventi normativi in tema di crisi di imprese. Il decreto “Crescita”, il decreto n. 34 del 2019, ha previsto interventi specifici per facilitare i processi di risanamento di imprese che versano in situazioni di difficoltà. In particolare, nei casi in cui l'azienda si trova in uno stato di difficoltà e l'imprenditore ha intenzione di cedere o delocalizzare l'attività, con la contestuale perdita di posti di lavoro sul territorio, è stato introdotto un apposito fondo di sostegno per la prosecuzione dell'attività di impresa, con interventi a condizioni di mercato nel capitale a rischio dell'impresa.

Nell'attuale formulazione normativa, la misura mira soprattutto alla valorizzazione dei marchi storici di interesse nazionale e alla contestuale tutela dei livelli occupazionali delle imprese in difficoltà titolari di detti marchi. Vi preannuncio, però, che è allo studio la revisione del detto Fondo di sostegno, che vorremmo estendere alla generalità delle imprese che oggi popolano i tavoli di crisi presso il MiSE, fermo restando la tutela dei titolari di marchi storici iscritti nell'apposito registro (per i quali verranno preservate condizioni privilegiate di accesso) e la necessità di individuare limiti dimensionali di accesso al fondo in coerenza con le risorse al momento in dotazione (30 milioni di euro per il 2020). Puntiamo a presentare a tal fine un emendamento già in legge di bilancio per rendere operativo il fondo già a partire dai primi mesi del nuovo anno. Sempre nell'ambito del “decreto crescita”, è stata prevista, all'articolo 29, comma 3, la revisione, con decreti del MiSE, della disciplina attuativa degli interventi per le aree di crisi industriale, improntata alla semplificazione e accelerazione delle procedure di accesso, concessione ed erogazione delle agevolazioni, nonché all'incremento dell'efficacia degli interventi. L'obiettivo è quello di assicurare la piena accessibilità agli interventi per l'incentivazione delle attività imprenditoriali e il contenimento degli oneri amministrativi e finanziari a carico delle imprese beneficiarie. In tal senso abbiamo già emanato il decreto ministeriale attuativo della disposizione quanto alle agevolazioni di cui alla citata legge n. 181/1989 in favore di programmi di investimento finalizzati alla riqualificazione delle aree di crisi industriali.

Le novità introdotte sono finalizzate principalmente a: la riduzione della soglia minima di ammissibilità per progetto da 1,5 a 1 milione di euro; l'inclusione delle reti d'impresa fra i soggetti ammissibili; l'inclusione delle spese per la formazione del personale tra quelle ammissibili; la semplificazione delle procedure di valutazione dei progetti; l'introduzione di un fast track per i progetti ad elevato impatto occupazionale; l'estensione del cumulo delle agevolazioni all'intervento del Fondo di garanzia per le PMI.

Per quanto riguarda i nuovi bandi, essi verranno disciplinati dalle nuovi disposizioni più favorevoli alle imprese, sia in termini di accesso alle procedure, sia in termini di intensità di incentivi. I recenti interventi normativi hanno interessato anche il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, la cui finalità precipua è quella di favorire l'accesso al credito da parte delle PMI mediante la concessione di una garanzia pubblica, che si affianca e spesso si sostituisce alle garanzie reali portate dalle imprese.

Mi riferisco, nello specifico, all'articolo 1 del “decreto semplificazione”, che ha previsto l'istituzione di una sezione speciale del Fondo di garanzia, con una dotazione finanziaria iniziale di 50 milioni di euro, dedicata alle PMI, incluse quelle operanti nel settore edile, che si trovano in difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti contratti con banche e intermediari finanziari e sono titolari di crediti nei confronti della pubblica amministrazione: attraverso questa sezione del Fondo, è lo Stato a farsi carico della garanzia per i ritardi della PA. L'efficacia della predetta misura è condizionata alla preventiva notifica alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in conformità alla normativa sugli aiuti di Stato.

Credo che, per quanto riguarda l'accesso al credito, sia fondamentale l'istituzione della Banca pubblica degli investimenti, che dovrà garantire alle nostre imprese in difficoltà un accesso al credito privilegiato. Al fine di poter incidere in maniera più efficace sulla gestione e sulla risoluzione delle crisi aziendali, proporrò nei prossimi giorni una serie di ulteriori strumenti, che si vanno ad aggiungere a quelli varati in questi mesi ed alla strumentazione a legislazione vigente, ad esempio: il rafforzamento della collaborazione tra le strutture ministeriali e Invitalia, in considerazione del riconosciuto ruolo di gestore delle agevolazioni a favore di imprese e di supporto tecnico e operativo per l'attuazione degli accordi di programma dei progetti finanziati dall' Unione europea, con l'obiettivo di una più efficace e tempestiva gestione delle risorse (c'è troppa lentezza da quando c'è un accordo di programma con l'investimento che viene passato ad Invitalia a quando quell'investimento diventa effettivo all'interno di una crisi); il potenziamento della collaborazione con Unioncamere e di tutta la rete camerale cui verranno affidate, in virtù della radicata conoscenza del territorio, specifiche competenze in tema di supporto tecnico e informativo del Ministero nella gestione delle crisi d'impresa, anche in considerazione delle funzioni attribuite alle camere di commercio nell'ambito dei nuovi sistemi di allerta e gestione assistita delle crisi di imprese (OCRI); la definizione di un accordo quadro tra Ministero e regioni (attraverso il supporto della Conferenza Stato-Regioni) per la definizione di unità di crisi regionale in ciascuna delle regioni italiane e delle province autonome, che operino in coordinamento con la struttura del Ministero dello Sviluppo economico; e   l'introduzione, infine, di misure in grado di favorire l'attrazione di investimenti esteri mirati ai territori e alle imprese in crisi. Prima di chiudere, consentitemi di ribadire anche in quest'Aula l'importanza della collaborazione tra i diversi soggetti, istituzionali e non, nella gestione delle crisi aziendali.

Sempre più spesso assisto alla spettacolarizzazione delle crisi per finalità del tutto estranee al contesto di riferimento, calpestando il rispetto della dignità delle persone e delle famiglie che ne vengono travolte. Sempre più spesso, poi, si dimentica, inoltre, che la crisi di una azienda è il fallimento di mercato di una iniziativa imprenditoriale: non necessariamente e non sempre, nonostante tanti sforzi, si riesce a trovare una soluzione positiva.

Noi ci impegniamo personalmente ogni giorno, ma accade che si debba procedere ad una chiusura negativa del tavolo, con il conseguente fallimento dell'impresa e la grave perdita dell'occupazione. È allora forse il caso, soprattutto laddove alla crisi d'impresa si associano ricadute sociali che interessano interi territori, di evitare: estemporanee affermazioni sganciate dalla complessità del contesto di riferimento, inopportune accuse di incapacità e inadeguatezza, falsi allarmi che alimentano le speranze e le preoccupazioni di chi è in attesa di aiuto.

Io credo nella politica responsabile e anche sul fronte delle crisi questo sarà il mio metodo di lavoro, che cercherà sempre e comunque l'individuazione di soluzioni concretamente percorribili e sostenibili a beneficio dell'attività d'impresa e della tutela dei livelli occupazionali.

Io credo sia giusto anche fare un passaggio sulle due crisi principali, anche se su Ilva, sull'ex stabilimento di Ilva, abbiamo già avuto modo in quest'Aula, così come al Senato, di ripercorrere nella nota informativa la situazione dello stabilimento, sia dal punto di vista del percorso storico, che attuale. Vorrei fare solo un ultimo passaggio sul caso Whirlpool, prima di passare ad Ilva e Alitalia. Per quanto riguarda la questione Whirlpool, come sapete, c'era l'intenzione dell'azienda di cedere un ramo produttivo, con lo stabilimento di Napoli, una procedura che era già stata attivata. L'azienda è retrocessa da questa iniziativa, ma, se posso dire che è stato sventato, in questo momento, un momento di criticità definitiva dello stabilimento di Napoli, dobbiamo lavorare con uno spettro di circa un anno da oggi, anzi da un mese fa, quindi undici mesi, per trovare una soluzione definitiva. Non sono uso creare né allarmismi, né facili entusiasmi, quindi non ho festeggiato quando abbiamo, tra virgolette, costretto l'azienda a retrocedere dalla procedura di cessione del ramo d'azienda; festeggerò quando avremo definitivamente risolto il problema dello stabilimento.

Per quanto riguarda Ilva, è evidente che ci sono in questo momento delle interlocuzioni, è altrettanto evidente che c'è un percorso giudiziario, che noi riteniamo immotivato perché riteniamo che non ci sia un diritto all'esercizio del recesso, e stiamo chiedendo all'azienda di retrocedere dall'esercizio di questo diritto, che secondo noi non ha, per creare le condizioni per effettivamente sedersi attorno a un tavolo e vedere di affrontare anche la questione industriale, che è quella che oggettivamente dovrebbe essere al centro di ogni ragionamento, per tutelare un settore produttivo fondamentale per il nostro Paese, oltre che le quasi 11 mila persone coinvolte direttamente tra lo stabilimento di Taranto e gli altri stabilimenti, e le decine di migliaia di persone dell'indotto. Ovviamente, di più in questo momento non ho da dire, perché ci sono in queste ore interlocuzioni in tal senso, esattamente come attendo domani - alla scadenza dell'ultima proroga che è stata autorizzata ai commissari e concessa al costituendo consorzio - di leggere ciò che il costituendo consorzio, con Ferrovie dello Stato capofila, scriverà ai commissari. Anche su questo fronte, in queste ore, si sono susseguite dichiarazioni in un senso e nell'altro ed è a questo che facevo riferimento quando dicevo che, forse, qualche volta, bisognerebbe cercare di limitare le esternazioni per non suscitare né allarmismi, da un lato, né eccessiva positività, dall'altro, soprattutto in un momento difficile come questo per quel tavolo di crisi in particolare. Ritengo che ci siano delle condizioni che mi fanno essere parzialmente ottimista per quello che succederà nelle prossime ore, ma ovviamente devo attendere come voi che il consorzio scriva ai commissari e, dopo che ovviamente i commissari avranno informato il mio Ministero e me personalmente in questa ultima fase del percorso, attenderò le considerazioni conclusive e, quindi, le determinazioni che vi saranno di conseguenza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare il collega Carabetta. Ne ha facoltà.

LUCA CARABETTA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, mi lasci dire che condividiamo anche l'atteggiamento di cautela rispetto alle crisi perché, dietro ogni crisi, ci sono famiglie, ci sono persone e quindi immagino che da parte del Parlamento tutto ci sia un atteggiamento costruttivo per cercare di dare risposte al Paese. Sono queste crisi, come ha ricordato, singole o di sistema; ha citato i settori siderurgico, delle costruzioni, dell'automotive, del tessile, della grande distribuzione organizzata; il mercato cambia con il Paese e il Governo ha anche il compito di cercare tramite politiche, policy, di dare risposte. Sono tematiche non nuove, come è stato ricordato. Ci sono tavoli, come ricordava il Ministro, aperti da sette anni e ricordiamo anche che il Ministero dello Sviluppo economico da relativamente poco tempo si occupa in maniera strutturata di queste crisi, perché, fino a qualche tempo fa, era lasciato anche ai singoli parlamentari eletti nel territorio di portare avanti queste istanze. I parlamentari continuano a farlo lavorando con il Ministero dello Sviluppo economico e voglio ringraziare il lavoro di tanti colleghi che si spendono nel territorio cercando di stare vicino alle realtà e di portare al Ministro anche istanze per cercare tutti insieme di risolvere problemi che non hanno un colore politico ma sono problemi del Paese.

Bene quindi tutti i potenziamenti che sono stati fatti sino ad oggi; partiamo da una struttura che non era stabile nel Ministero dello Sviluppo economico, che ha avuto aumenti di dotazione con gli ultimi provvedimenti del Governo, ma bene anche i prossimi strumenti perché, come ricordava il Ministro, non è mai abbastanza. Siamo d'accordo sul fatto che il Ministero dello Sviluppo economico debba avere effettivamente il potere di creare condizioni perché - faccio un esempio - un'azienda che viene al Ministero a sottoscrivere degli impegni, poi quegli impegni li deve mantenere. Quindi, bene queste soluzioni; bene l'idea di una banca pubblica d'investimenti anche per sostenere iniziative di altro tipo, quindi, oltre all'impiego di ammortizzatori sociali, di crediti, di incentivi. L'obiettivo dovrebbe essere di stare nel tempismo, che è quello che richiamava il Ministro, oltre a conciliare tra impresa e lavoratori, ma dare poi strumenti efficaci. Questo lo possiamo fare, però dobbiamo anche guardare un po' oltre, perché siamo in un momento in cui il mercato cambia. Ho salutato con molto favore, come il gruppo a cui appartengo, il tema del Green New Deal perché, se vogliamo in futuro anche evitare crisi d'impresa, come legislatori abbiamo l'onere di seguire il mercato e investire in innovazione, in ambiente, in energia e guardare al futuro.

Tutto questo, permettetemi, può essere fatto solo con una strategia di medio-lungo periodo. Quindi l'auspicio è che dal lato del Governo e dal lato del Parlamento ci sia l'intenzione forte di dare al Paese una risposta di medio-lungo periodo sulla strategia industriale del Paese. Da parte nostra c'è assolutamente tutto il sostegno sia all'insegna delle tecnologie e le innovazioni del futuro sia, ricordiamolo sempre, a sostegno del made in Italy. Quindi bene il provvedimento sui marchi storici, ma in prima linea anche per approvare molti altri provvedimenti.

In tutto questo - ricordava il Ministro - c'è il tema dell'Europa perché lo Stato può fare tanto oggi, ma non può fare abbastanza perché ci sono i paletti degli aiuti di Stato e su questo si possono fare dei ragionamenti. Come si fanno ulteriori ragionamenti - è bene che sia già partito nei mesi scorsi il tema del contrasto contro le delocalizzazioni - sul fatto che oggi in Europa ci siano divergenze così forti sul tema della fiscalità, sul tema regolatorio e sui livelli salariali: è inaccettabile.

Dunque, Ministro, le auguro un buon lavoro da parte del gruppo. Noi siamo come membri del Parlamento e rappresentanti del territorio vicini a moltissime realtà e a momenti anche di sofferenza di tante famiglie. Credo che tutti i parlamentari vogliano mettere le migliori energie per supportare il Ministro in questo, però facciamolo davvero in un'ottica di medio-lungo periodo dando risposte di carattere industriale, guardando al futuro all'insegna di innovazione, ambiente, energia, dando una risposta alle aziende che oggi si trovano in difficoltà e devono affrontare il prossimo periodo. Noi siamo con loro. Buon lavoro, Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, le rinnovo a nome del gruppo e del movimento che rappresentiamo la nostra disponibilità a supportare e cercare soluzioni per uscire dalle crisi aziendali che lei ha identificato e sono ben note a tutti oggi qua durante la sua relazione. Ministro, però, visto che anch'io credo nella responsabilità della politica, noi abbiamo la responsabilità di farvi notare ciò che non va e voi avete la responsabilità di prendere delle decisioni che lei qua, oggi, non ha assolutamente annunciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le crisi aziendali, come lei diceva, possono essere settoriali se in un contingente sfavorevole temporale di settore; possono essere economiche per mancanza di richiesta della domanda; possono esserci problemi aziendali individuali; può esserci mancanza di liquidità - e in questo mi permetto di dire che la riforma sia delle banche popolari che dei crediti cooperativi non ha aiutato le aziende - e possono essere crisi indotte che riguardano pressoché prevalentemente le multinazionali. Voi identificate quella dell'Ilva in una crisi indotta. Noi vi diciamo che, se quella dell'Ilva è crisi indotta, sappiate che voi l'avete super-indotta peggiorando la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È indubbio che, rispetto all'attività delle multinazionali, la globalizzazione, tra l'altro salutata a festa da qualcuno qua dall'altra parte dell'emiciclo, ha causato notevoli problemi, atteggiamenti a volte anche disumani da parte di stabilimenti che, da un giorno all'altro, spedivano nella notte lettere ai dipendenti dicendo: da domani chiudiamo ed è certo che, se c'è da recuperare qualche tassa, va recuperato da lì un po' di gettito fiscale. Però, caro Ministro, ci vuole un piano industriale e noi vogliamo sapere se voi ritenete importante o meno e quali scelte vanno fatte sulla filiera dell'acciaio in Italia. Noi vogliamo sapere quali decisioni vuole prendere il Governo rispetto ad Alitalia perché va bene aspettare ma, se non ci sarà la proroga, è di tutta evidenza che lei dovrà tornare qua a spiegarci cosa volete fare rispetto ad Alitalia. E sul rispetto dei patti, visto che anche il collega del MoVimento 5 Stelle lo ha citato, è sì vero che, quando si fa un patto tra due contraenti, quel patto va rispettato, ma io vi chiedo: se noi l'anno scorso, visto che eravamo in maggioranza insieme, Ministro, abbiamo scritto in legge di bilancio che dal 1° gennaio 2020 ci sarebbe stato un regime agevolato con la flat tax per i redditi fino a 100 mila euro, oggi che voi lo cancellate rispettate il patto preso con i contribuenti o non lo rispettate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Quando voi dite ad aziende che producono packaging monouso che, da un giorno all'altro, il costo di produzione gli raddoppierà, rispettate o no il patto che avete fatto con i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Quando voi dite a dipendenti che, in base all'accordo aziendale, hanno nel contratto il beneficio di avere l'auto aziendale - non i manager ma i dipendenti perché c'è una grande differenza: non sono i ricchi, come voi li chiamate, ad avere l'auto aziendale - che da un anno all'altro gli costerà quattro volte tanto, rispettati i patti con quei contribuenti o non li rispettate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Quando voi determinate un aumento dei prodotti derivati che contengono zucchero, voi determinate o no il rispetto del patto che avete fatto con l'unico zuccherificio che c'è in Italia e che è in Emilia-Romagna? Quando voi determinate discussioni sulla filiera dell'industria della difesa, tutelate o meno i lavoratori e rispettate i patti con quella filiera o no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Poi vogliamo risposte sulle infrastrutture, Ministro, perché come lei ben sa, dalle infrastrutture dipende l'attrattività delle imprese e tutto quello che concerne. Per cui qualche risposta sulla Gronda di Genova credo che la si meriti. C'è una questione che riguarda la giustizia, la burocrazia, le sovrintendenze e tutto quant'altro. Ma c'è un principio - concludo, Ministro - che ci preoccupa notevolmente ed è per questo che crediamo purtroppo che lei dovrà tornare in quest'Aula a parlare dello stesso identico argomento, che non riguarda le scelte politiche ma riguarda un principio culturale, perché una gran parte di voi maggioranza mettete insieme impresa e lavoro solo ed esclusivamente quando si parla di crisi aziendali, cioè di esuberi, e quando si è preoccupati, giustamente, dal punto di vista sociale.

Ma è l'impresa che crea il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Sono gli imprenditori che creano lavoro, e voi avete determinato, con un messaggio alquanto astioso nei confronti dell'impresa, che purtroppo si pragmatizza in ogni singolo provvedimento che prendete - vedi la legge di bilancio che avete presentato -, un messaggio di inimicizia nei confronti delle imprese, determinando la cancellazione di un principio di attrattività sul nostro territorio e determinando la cancellazione di ogni spirito di iniziativa che possono avere i futuri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Ho chiuso, Presidente, e mi scuso. Caro Ministro, noi pensiamo che Mattei sia stato un grande genio, non so se voi pensate sia stato, invece, un inquinatore, rispetto alla tutela dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Ministro, noi le diamo atto che, quantomeno rispetto al suo predecessore, lei ha trovato il tempo di venire in quest'Aula per discutere di un tema così importante, però le dico con franchezza che, a valle della sua relazione, noi siamo sgomenti, per le condizioni nelle quali versano tantissime imprese e per l'approccio che lei ha assunto. Lei ha assunto un approccio ragionieristico, si è limitato, in maniera passiva, ad illustrare la condizione dei singoli tavoli di crisi, ma lei non ha avanzato uno straccio di proposta di politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Solo un elenco di buone intenzioni, ma, vede, di buone intenzioni è lastricata la strada della disoccupazione, della decrescita, della deindustrializzazione del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E noi, oramai, guardi, siamo convinti che tutto questo accada non per uno scherzo del destino, ma perché il MoVimento 5 stelle, con la logica della decrescita, con il definire gli imprenditori “prenditori”, è parte centrale del problema della deindustrializzazione del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché, vede, per evitarla ci vogliono soluzioni, che voi non siete in grado di avanzare; ci vuole la capacità di prevenire i problemi, che voi invece create, con il “decreto dignità” e con il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); ci vuole l'umiltà di ascoltare chi fa impresa, rischia e decide di stare in questo Paese, e non è un delinquente o un prenditore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Voi invece siete - una cosa che vi riesce benissimo - moltiplicatori della crisi aziendale. L'unica crisi che avete risolto è quella che riguarda le vostre poltrone, con questo Governo, che vi ha consentito di rimanere qui qualche mese in più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sarà un caso, ma da quando voi siete al Governo il numero delle ore di cassa integrazione è aumentato. E lei diceva che il numero dei tavoli, secondo lei, è invariato da anni, ma a me sorge un dubbio, perché lei ha anche detto che ci sono 1.320 riunioni fatte al MiSE che non si sono risolte in tavoli di crisi: ecco, non vorremmo che per paura di aumentare il numero dei tavoli di crisi lì si sia deciso di lasciare gli imprenditori al loro destino, senza dare nessun tipo di aiuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E vengo subito al tema dell'Ilva, perché, vede, lei non se la può cavare così, come un cronista giornalistico. Lei si è limitato a dire che ci sono interlocuzioni e che c'è una vertenza giudiziaria; le do una notizia: bastava leggere i giornali per sapere questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lei doveva venire qui e chiedere scusa, perché, a causa del suo movimento, questa maggioranza scellerata ha tolto dal “decreto salva imprese” lo scudo penale, questo è quello che avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Voi avete giocato a dadi con il futuro di 15 mila famiglie. Avete introdotto lo scudo, lo avete tolto, con la complicità del PD, di LEU e di Italia Viva e poi non avete il coraggio di rimetterlo, non essendo in grado di avanzare nessun'altra soluzione, perché questa è la verità. ArcelorMittal è cattiva perché, come multinazionale, se ne va via, ma altre soluzioni sul tavolo voi non le avete messe, non le avete trovate.

Allora, credo che prima di prendere a calci gli investitori stranieri si applichi una regola molto semplice, cioè non si cambiano le regole del gioco quando la trattativa è conclusa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non si cambiano le norme; voi, invece, avete fatto esattamente questo, e avete causato un danno reputazionale all'Italia incalcolabile. E la stessa cosa vedo anche su Alitalia, perché l'unica soluzione che trovate è la nazionalizzazione, una parola che vi piace tanto; ecco, evocate l'impegno di Cassa depositi e prestiti. Io vi ricordo che si chiama Cassa depositi e prestiti, ma si legge risparmi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e non è che si può giocare con i risparmi degli italiani, perché, quando non c'è un serio progetto industriale e semplicemente si prendono i soldi pubblici per provare a risolvere i problemi, abbiamo visto quali soluzioni in passato si sono trovate.

E anche su Alitalia, lei si è limitato a dire che è ottimista: buon per lei, ma noi ci aspettiamo di capire cosa succede. Leggiamo che Lufthansa per ora non presenta offerte, Delta è molto timida, Atlantia, che voi avete criminalizzato, in assenza di un partner industriale, potrebbe tirarsi indietro, quindi qual è la soluzione di Alitalia? I forse e i vedremo? Con i forse e i vedremo le aziende chiudono. E quanti altri posti di lavoro dovremo perdere perché non avete uno straccio di politica industriale? Perché c'è un costo dell'energia troppo alto, il blocco delle opere pubbliche, una pressione fiscale esagerata; quali sono le soluzioni che voi mettete in campo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Cosa andate a dire ai lavoratori di Taranto, di Cornigliano, di Novi Ligure, ai lavoratori della Whirlpool, di cui Di Maio ha saputo della crisi aziendale tramite i social, o ai lavoratori di Termini Imerese?

PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, deve chiudere.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Concludo. A parte Industria 4.0, che avevate all'inizio tolto, non siete stati in grado di riavviare una seria politica industriale. Siete in ritardo mostruoso nel presentare alle Camere il programma nazionale sui progetti di innovazione industriale, voi subite la logica degli eventi. Può darsi che la magistratura chiederà conto ad ArcelorMittal del suo comportamento, sicuramente gli italiani, quando finalmente si andrà al voto, chiederanno conto a voi di questo fallimento nell'ambito della politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Grazie, Ministro, è venuto in quest'Aula perché richiesto. È venuto in quest'Aula a raccontarci e a dettagliarci - la ringraziamo in maniera molto puntuale - di 150 tavoli di crisi, di 400 città che sono inserite nelle aree di crisi non complesse e delle 19 aree di crisi complesse; insomma, a dettagliarci per bene la fotografia di un'Italia che da molti anni è in crisi. E quando dico molti anni, è molto tempo, cioè il tempo che è intercorso e che ha visto protagoniste quasi tutte le forze politiche di questo… Posso, signor Presidente?

PRESIDENTE. Colleghi, c'è stata attenzione in Aula per tutti, credo che la meriti anche la collega Nardi.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Ministro, la ringrazio anche perché ha raccontato con puntualità dello stato dell'arte, ma anche di quanto non siamo stati fermi, soprattutto dal 2014, con Industria 4.0 e i bonus dell'edilizia, che hanno in qualche modo dato un'iniezione a un settore gravemente colpito dalla crisi del settore; così come la nuova Sabatini, cioè i tanti, tantissimi interventi che sono stati messi in campo per provare a dare una risposta alla crisi che, oggettivamente, ripeto, ha attraversato tutti noi, ha attraversato i gruppi di questo Parlamento. Perché, consentitemi, ha soffiato veramente forte, onorevole Guidesi, il vento dell'Est. Sì, è vero, ha soffiato forte, e in qualche modo quello che noi, tutti quanti noi, pensavamo potesse essere una risorsa, cioè la globalizzazione, per far crescere le nostre imprese, in qualche modo invece ha visto crescere maggiormente come motore i settori di sviluppo dei Paesi asiatici.

E quindi è vero, soprattutto con l'apertura del nuovo Canale di Suez, che sicuramente molte navi, molte più navi, molto più grandi rispetto a quelle che abbiamo visto fino ad oggi, con grande possibilità e capacità di contenere merci attraversano i nostri mari e approdano sulle nostre coste, insieme a una cultura, a un impoverimento del Paese che ha portato, oggettivamente, al ribasso, a comprare cose più a basso costo rispetto a quelle ad alto costo. E se tutto questo è vero, è vero anche, a maggior ragione, anche su Mittal, anche sull'Ilva, perché Mittal, mentre oggi sta per chiudere Taranto, compra per 6 miliardi di euro una delle più grandi aziende dell'India, decide di investire lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, non c'è solo una contrazione del mercato, ma c'è soprattutto un risparmio al ribasso sul costo del lavoro, sul costo sociale dell'impresa, sui costi ambientali, cioè c'è una scelta di quell'azienda e, purtroppo, di molte altre aziende di andare in quella direzione.

Allora, siccome questo è lo scenario, questo è lo scenario nuovo nel quale noi stiamo, nel quale questo Paese e l'Europa stanno, noi dobbiamo decidere, la taglio un po' con l'accetta, ma la dico così: o competiamo al ribasso o competiamo al rialzo; o decidiamo che la nostra competizione è con quella roba lì e che, quindi, con Mittal dobbiamo confrontarci sull'acquisto, con le condizioni che oggi trova in India, piuttosto che in Europa e, quindi, abbassiamo i salari, abbassiamo i diritti e abbassiamo la qualità del lavoro e della nostra produzione, oppure stiamo sul tema della competitività, dell'innovazione, della cultura e della crescita delle imprese, cioè investiamo. Ecco, onorevole Gelmini, non è vero, noi abbiamo un grande progetto per questo Paese: si chiama Green New Deal (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo abbiamo scritto, lo abbiamo detto, lo diremo in tutte le piazze d'Italia, lo diremo insieme al Governo. Perché dire: Green New Deal, non è solo una frase fatta, è un'idea, è una filosofia, è una progettualità che chiama in causa e che mette insieme, in relazione, tutti i settori del Governo, perché è del tutto evidente che provare a costruire, ad investire su nuove tecnologie, sburocratizzare, avere una riqualificazione, una rigenerazione delle nostre imprese, facendole svoltare e facendole guardare all'ambiente è per noi la soluzione. Signor Presidente, signor Ministro, e ho concluso (commenti del deputato Luca De Carlo)

PRESIDENTE. Onorevole De Carlo…

MARTINA NARDI (PD). …le crisi sono per tutti momenti per mettersi in discussione, lo sono per ognuno di noi. E, oggi, io penso - la dico così - è il tempo di mettere in discussione la nostra cassetta degli attrezzi, cioè provare, con più forza, con più capacità, ad aggiustare questo Paese. Noi, signor Ministro, ci siamo, siamo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per questa informativa che lei è venuto a dare a quest'Aula, che oggettivamente è un'informativa che desta molte perplessità e tanta preoccupazione. 149 tavoli di crisi aziendali che sono, però, la punta di un iceberg molto più vasto nel Paese: interi comparti che hanno chiuso o stanno chiudendo, che stanno smobilizzando, intere eccellenze che hanno perso la loro capacità attrattiva e produttiva, migliaia di lavoratori e molti anche inoccupati - giovani che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro - che non sanno dove trovare risposte rispetto alle loro esigenze.

Si parla di una cassa integrazione per 250 mila lavoratori: numeri impressionanti, praticamente 250 mila lavoratori possono rappresentare una grande provincia o una piccola regione italiana in cui sono tutti in cassa integrazione, per cui lo Stato dovrà provvedere, anche nei prossimi anni, con delle risorse. Noi pensiamo che intorno a questa crisi e a questo disegno che ognuno di noi ha ripetuto in quest'Aula, questa rendicontazione di una crisi terribile, ci sia però un atteggiamento ideologico di ostilità da parte di chi sta governando rispetto a quella che è la soluzione, cioè le imprese, gli imprenditori, il capitale che potrebbero, se messi in condizione, insieme al sostegno del Governo, dare risposte, tornare ad investire, a camminare insieme ad un Paese che oggi, invece, sta frenando, sotto questo punto di vista.

È questo, signor Ministro, quello che noi non riusciamo a comprendere e ad accettare, perché agli industriali, agli imprenditori, al capitale, che cercano una competitività in questo sistema globale, noi non possiamo imporre le nostre regole dall'alto della nostra presunzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma dovremmo cercare le risposte in base a quello che loro sono in grado di dirci. Manca una strategia industriale - e questo è un altro dei grandi problemi del nostro Paese - che metta in condizioni gli imprenditori e le imprese di tornare ad essere competitivi. Questo processo di deindustrializzazione, che noi non riusciamo a comprendere bene se sia l'obiettivo della decrescita felice - ma non vediamo nulla di felice - oppure un'incapacità a dare queste risposte, crea una mancanza di competitività a tutto il sistema, risucchiando in questa crisi anche i settori dei servizi e della formazione. Noi stiamo arretrando, signor Ministro: l'Italia è un Paese che sta arretrando, che si è arenato in una situazione che è assolutamente inaccettabile per la nostra storia e per il nostro livello di competitività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Assistiamo, signor Ministro, a una continua svendita e svilimento dei gioielli di famiglia: ormai da anni, gruppi, multinazionali vengono in Italia, acquistano il marchio, acquistano una fetta di mercato e, poi, dopo qualche anno, aprendo un tavolo di crisi, ci salutano. Noi non vogliamo delle risposte burocratiche: il tavolo di crisi è sì una risposta, ma è la risposta di un'azienda, di comparti che stanno morendo. Noi vorremmo vedere un Governo che anticipa la risposta del tavolo di crisi e mette in essere delle strategie che siano in grado di rilanciare il nostro settore industriale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non vogliamo essere terra di conquista di tutte le altre potenze.

Signor Ministro, potremmo parlare di Whirlpool, dell'ex Ilva, di Mercatone Uno, di Alitalia, che sono le crisi più significative che noi abbiamo affrontato in questi anni, ma vorremmo pure vedere una strategia del Governo, che la smetta con proclami che si rincorrono di mese in mese, di riunione in riunione al MiSE, ma che possa essere in grado di andare nel merito delle questioni che noi dobbiamo affrontare. Noi dovremmo parlare di come abbassare le tasse, di come sostenere la riqualificazione dei processi di produzione, di come lavorare sul miglioramento delle infrastrutture: basta vedere le autostrade e tutte le altre infrastrutture importantissime che sono ridimensionate, che sono, addirittura, bloccate, come la A14, sull'Adriatica, che cammina in un solo senso di direzione, nord-sud - Presidente, sto concludendo - la burocrazia da snellire e la certezza e la chiarezza delle regole, che è uno dei più grandi problemi che non mette in condizione gli imprenditori di restare in Italia e di poter investire in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Ministro, brevemente, molto brevemente, abbiamo cercato di dare la nostra opinione di Fratelli d'Italia rispetto a questa informativa che lei dà, ma vorremmo altrettanto brevemente, concludendo, richiamare ad una strategia per lavorare affinché non si arrivi ai tavoli di crisi, ma si possa veramente creare una grande politica industriale del nostro Paese, degna del nostro passato e che la speranza nel futuro possa assolutamente vedere di nuovo protagonisti gli imprenditori italiani e il mercato del lavoro che possa ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, innanzitutto la ringrazio per averci portato in quest'Aula dei numeri circa i tavoli di crisi aperti, perché, fino a qualche settimana fa, secondo il Viceministro Galli, questo non era possibile, non si potevano contare i numeri dei tavoli di crisi. Quindi, intanto partiamo con un significativo cambio di passo, anche se, come hanno detto alcuni colleghi prima di me, è evidente che quando parliamo di crisi aziendali non stiamo parlando di numeri, ma di persone, di famiglie, quelle dei lavoratori, ma anche quelle degli imprenditori che, quando vedono fallire una propria iniziativa imprenditoriale, vivono momenti di personale ed umana difficoltà.

Crediamo che seguire le crisi aziendali e provare a risolverle sia un lavoro davvero faticoso, un lavoro dietro le quinte, che poco si presta alla propaganda social che qualcuno cerca spesso, ma invece un lavoro che deve tener conto - come diceva lei anche nella sua relazione - delle grandi crisi che fanno molto rumore. E giustamente lei ha citato Alitalia - sulla quale, se mi permette, lezioni da chi stava all'interno del Governo Berlusconi, che ha accompagnato un'operazione fallimentare, non possiamo sicuramente accettarne (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) - e l'Ilva, sulle quali la nostra preoccupazione rimane assolutamente alta, sulla quale, come sa, abbiamo una posizione chiara e che ci preoccupa anche per gli effetti di un'eventuale chiusura su tutto il settore siderurgico italiano e su tutto il territorio. Mi riferisco a imprese dell'indotto, come anche la Sanac, ma anche all'appello che veniva ieri dal Veneto, dalle imprese del settore meccanico, che sono preoccupate per le ipotesi di chiusura dell'Ilva; ai tanti altri casi che in parte lei ha citato (Whirlpool, Mercatone Uno, Bekaert, Auchan, Blutec, ex Alcoa, Pernigotti), ma anche alle tante piccole che non fanno rumore, ma che sono crisi di famiglie e di lavoratori.

È evidente che noi non possiamo partire da un giudizio critico sulla gestione delle crisi aziendali dell'ultimo anno. Molte sono state le osservazioni sul mancato monitoraggio dei tavoli di crisi, sulla mancata attenzione alle crisi che stavano maturando e dobbiamo dire che, dal “decreto dignità” fino al “decreto crescita”, non sono arrivate risposte sufficienti a dare una scossa al settore produttivo italiano, i dati economici ce l'hanno dimostrato.

La risposta non può essere nemmeno solo la cassa integrazione, che pure va garantita, ma che deve essere una soluzione tampone, che si presta poi al rilancio delle imprese in crisi. Quindi, non servono cose che purtroppo abbiamo visto: un mix di difesa ideologica dell'italianità di facciata con una visione un po' assistenzialista.

Devo dirle che la soluzione prospettata nel passato rispetto al settore dei marchi storici non ci convince: l'ipotesi che il Governo, che lo Stato, attraverso il Ministero dell'Economia, debba entrare in tutti i capitali sociali delle imprese in crisi non ci pare una soluzione di vero rilancio dell'economia. Noi siamo convinti che servano due cose, signor Ministro: prima di tutto una revisione della governance delle gestioni delle crisi. Bene le misure che lei ha annunciato e il potenziamento della struttura che c'è al MiSE, però non vanno bene i tempi: spesso si arriva troppo tardi e spesso i tavoli durano troppo tempo, questi non sono i tempi dell'economia reale. E, dall'altro lato, c'è un altro grande problema: sappiamo benissimo che gli impegni assunti ad un tavolo di crisi non sono cogenti, non sono impegni diciamo d'obbligo per le parti che siedono a quel tavolo. È evidente, quindi, che deve essere svolto un lavoro politico, diplomatico, che il Governo ci deve essere e ci deve essere con tutto il suo peso nei tavoli di crisi. Non possiamo più accettare, come è successo nei mesi scorsi, che ci siano tavoli ai quali il Governo non partecipa per mesi, salvo poi essere sollecitato quando è troppo tardi.

La seconda questione, la seconda cosa che serve è una politica industriale chiara, una politica di attrazione degli investimenti esteri, con una certezza delle norme e una chiarezza nelle relazioni con gli investitori. Servono, signor Ministro, azioni forti e solide per affrontare le crisi di settore, ma anche per rilanciare l'economia interna.

Noi nei giorni scorsi abbiamo dato un suggerimento, cosa che ho sentito anche negli interventi precedenti: ci sono 120 miliardi fermi nei vari Ministeri, che adesso sono sotto la guida di questo Governo. Partiamo da lì, 120 miliardi per rilanciare le opere infrastrutturali del Paese. E dico al collega Guidesi che questi 120 miliardi c'erano anche quando governava lui, però i soldi sono rimasti fermi. Ripartiamo da lì, signor Ministro, passi al Governo questo suggerimento e saremo accanto a lei per la crescita del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI (LEU). Grazie Presidente e grazie Ministro per la relazione puntuale e, soprattutto, grazie per i toni sobri. Io le consegno qualche opinione sulle politiche industriali, per evitare, se si può, che l'infermeria si affolli ancora di più. Noi siamo nella produzione industriale ancora 6 punti sotto il 2007, unici fra i Paesi che contano in Europa, e abbiamo un dualismo micidiale, in tutti i settori, fra imprese che ce la fanno e imprese – molte - che non ce la fanno. Noi abbiamo più export sempre di più in valore più che in quantità e ci si riduce la base produttiva.

Il problema principale è collegare questi due mondi e ci sono due modi per collegarli: il primo, anche in vista della legge di bilancio che dobbiamo fare, lo sconsiglio, cioè quello di pensare di abbassare l'asticella e allargare la platea, pensando con questo di collegare i due mondi. No, bisogna tenere alta l'asticella, cioè a dire tenere alte le sfide della digitalizzazione, semmai orientarla verso il tema ambientale energetico, sì, ma tenerla alta, perché abbiamo bisogno di driver e poi di vedere come questi driver possono connettersi, per collaborazioni o forniture, con altri sistemi di impresa. Non è teoria, ci sono importanti esperienze già in questo Paese, nel Nord, nel cuore dell'Emilia Romagna. Guardiamole, vediamo cosa si può fare.

Altro punto: l'intervento pubblico. Bisogna rinnovarlo, okay, le strutture sono il Ministero, Cassa depositi e prestiti, le Agenzie. Io suggerirei che quelli che operano lì, se vogliamo dar loro più compiti, bisogna che conoscano l'industria e, quindi, noi dobbiamo assolutamente qualificare e rafforzare queste strutture dal punto di vista della competenza e della conoscenza. Benissimo i tavoli larghi, ma ci vuole anche qualche pensatoio lì attorno.

Cosa deve fare il pubblico? Primo, consolidare le filiere e qui sarebbe lungo, non c'è tempo, però questo vuol dire molte cose; per esempio, vuol dire una cosa: oggi la filiera è anche un prodotto complesso, in sé è una filiera. Allora, facciamo 140 miliardi di spesa in beni e servizi. Ma è possibile che almeno una percentuale di queste, le stazioni appaltanti più qualificate, invece di fare gare su cose che già esistono, perché non fanno gare su problemi, su soluzioni complesse? Spendessimo il 5 per cento di quel che spendiamo, avremmo 7 miliardi per l'innovazione del prodotto in questo Paese qui.

E poi il pubblico deve occuparsi di questioni strategiche. Allora, qualche esempio: la banda larga. Bisogna chiuderlo questo pasticcio, bisogna chiuderlo. L'automotive: ragazzi, la direttiva CO2 automotive vuol dire, fatti due conti, che, al 2030, il 40 per cento del venduto per ogni marca dovrà essere ibrido o elettrico. Noi in Italia non produciamo una macchina ibrida. Allora, la potenza di fuoco degli incentivi sull'ibrido e l'elettrico partirà fra due o tre anni, adesso preoccupiamoci di qualificare il parco esistente, perché è possibile che, se si crea una barriera dura, quando arriva il parco nuovo il più vecchio non cambi e il bilancio ambientale non sia positivo.

Sull'Ilva ha detto; vedo che state pensando soluzioni e mi pare che siate orientati diciamo a trovare una chiave anche sensata. L'unica cosa: quando si esce da questa svolta difficilissima, rilanciamo il tema della compatibilità ambientale, se no non c'è santo che tenga su questa questione.

Alitalia: adesso non c'è la Gelmini e io sono in conflitto di interesse; al 2008 era risolto, se lo pagavano (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), facevamo l'accordo in una società più ampia, diventavamo azionisti di una società più grande, risolvevamo il problema identitario esistenziale di Alitalia, che è troppo grande per essere piccola e troppo piccola per essere grande. Han voluto far dell'altro, adesso non spiegatecela per favore, il più grande delitto di politica industriale (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

Poi adesso non ho più tempo, ma salto tutto. L'ultima cosa gliela dico appunto su questa questione delle crisi: ogni sforzo perché un presidio produttivo non sia abbandonato - c'è da ridimensionarlo, riconvertirlo, eccetera - perché quando non c'è più si perde un bacino di cultura del lavoro, ed è un dramma.

Ma allora bisogna rivedere qualcosa: gli strumenti, si diceva, ma anche gli ammortizzatori per cessazione, il dualismo inaccettabile sui licenziamenti collettivi; bisogna rimettere mano a un po' di queste cose, in una situazione nuova bisogna rimettere mano. Poi ci sono i servizi, Ministro, e chiudo: qui non ci guarda più nessuno. Insomma, dal punto di vista dei consumatori bisogna dare un'occhiata, perché qui c'è una prepotenza del mercato sulla gente e non bastano le autorità. Ogni tanto ci vuole una norma che li rimetta in riga: ci dia un occhio (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la presenza. Devo dire che, essendo il nostro uno degli ultimi interventi, tutti coloro che ci hanno preceduto hanno avuto a che sottolineare tutte le inadempienze del Governo, le cose fatte bene e quelle meno bene. Vorrei, stando anche al poco tempo che ho a disposizione, fare un intervento più di tipo politico, perché - sì, è indubbio - va bene cercare di salvare delle aziende a tutti i costi, ma ricordiamoci che noi in quest'Aula dobbiamo cercare di dare un indirizzo politico a quello che è l'Esecutivo. Va bene salvare le aziende in tutti i modi, ma in che modo? Sento ventilare troppo spesso la parola “nazionalizzazione”, quando il nostro Paese ha vissuto un glorioso periodo di denazionalizzazione e privatizzazione. Non esiste Paese nel mondo che cerchi di rilanciare l'economia con le nazionalizzazioni; forse il Venezuela, forse la Bolivia, ma abbiamo visto come stanno andando a finire. La stessa Alitalia, che si è voluto tenere aperta a tutti i costi e si è inghiottita 9,2 miliardi di euro di soldi pubblici, è un esempio pessimo. Mi domando: è possibile che in questo Paese non si riesca a gestire le aziende in maniera non dico migliore, ma paritetica a quella degli altri cugini europei? È una situazione veramente drammatica. Chi ha studiato un po' di filosofia politica o di storia del pensiero economico ricorda Adam Smith, che parlava della famosa mano invisibile; cioè, secondo lui, in economia anche le crisi dovevano - e mi avvio alla conclusione, Presidente, ancora trenta secondi, venti - autorisolversi. Purtroppo così non è mai successo al 100 per cento, ma il Governo deve creare le condizioni affinché l'economia venga rilanciata e davvero le aziende non abbiano bisogno solo di soldi pubblici per essere rimesse in piedi, altrimenti dalla nostra crisi italiana generale non ne usciremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi. Ministro Patuanelli, l'ho ascoltata con attenzione e ho apprezzato la serietà e i dati che ci ha fornito. Ho colto la sensibilità e la preoccupazione verso i lavoratori e le riconosco anche una buona volontà per cercare di fare le cose. Notiamo sicuramente un salto di qualità rispetto al suo predecessore, Ministro Di Maio. La questione, però, è un'altra: parliamo di 149 tavoli di crisi aziendali, con migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro e, se il Governo non interverrà con urgenza, saremo davanti a una bomba sociale vera e propria. Il problema principale è che non c'è una politica industriale del Governo, perché manca la cultura industriale da parte, in particolar modo del MoVimento 5 Stelle, anzi l'atteggiamento è quello di non puntare sullo sviluppo ma sull'assistenzialismo. Lo abbiamo visto con il reddito di cittadinanza, ma temiamo che la cassa integrazione rischi di diventare uno strumento permanente e un sussidio sociale infinito.

Il fatto che non ci sia una politica industriale lo dimostrano anche i numerosi dossier roventi che ha in mano il Governo e sui quali non abbiamo sentito nulla oggi: sul tema dell'ex Ilva, che è a rischio di chiusura, come sul tema Alitalia, che domani vede una scadenza importante e che rischia il fallimento, ma anche l'intesa FCA-Peugeot, che rischia di penalizzare gli stabilimenti italiani. Su questi dossier roventi il Governo non ha una visione, oggi abbiamo assistito solo alla fotografia della situazione. Fa specie ciò che è successo sull'Ilva: abbiamo il Presidente del Consiglio che chiede un concorso di idee ai suoi ministri a distanza di giorni dalla crisi - e concludo, Presidente - e abbiamo il Presidente della Repubblica che è costretto a convocare i sindacati e chiede al Governo una risposta immediata. Ci sono tanti suggerimenti che vorremmo dare, come il taglio del cuneo fiscale, il sostenere Industria 4.0, incoraggiare ricerca e sviluppo e puntare sullo sviluppo sostenibile; non di certo la plastic tax e la sugar tax, che fanno scappare gli investitori dal nostro Paese. E allora, Presidente, concludo ricordando le parole del presidente Draghi alla Cattolica quando gli è stata consegnata la laurea honoris causa: ha ricordato che chi deve prendere decisioni deve avere l'umiltà di non conoscere le cose, conseguentemente la capacità di studiare per conoscere la realtà e poi decidere. Allora, credo che quella lettura possa servire al Ministro e a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha tracciato un quadro diligente, ma resto comunque un po' sconfortato e non mi rimane che augurarle buon lavoro. Non ho potuto che registrare che su Alitalia e su Ilva è prevalsa la cautela e la riservatezza, anche se Di Maio, il suo predecessore, nell'intervista di oggi sul Corriere della Sera conferma che lo scudo penale non c'entra - mah! -, invece penso che alla fine c'entrerà. Qualche altro suo collega ha avuto modo di dire, non solo oggi, che il MiSE si occupa da poco tempo di crisi industriali, nel senso che ha cambiato nome, perché prima si chiamava Ministero delle Attività produttive e ancora prima si chiamava Ministero dell'Industria. Vorrei ricordare a questi smemorati che negli anni Ottanta la gestione delle crisi industriali fu molto pesante, ma allora il Ministero dell'Industria era affiancato dal Ministero delle Partecipazioni statali ed erano un po' più di 150 quelle che si affrontarono negli anni Ottanta. Quindi, quello di cui bisogna tenere conto - e ho concluso - è che non possiamo pensare di continuare a scagliarci contro la globalizzazione e contro l'Europa. Quando non abbiamo più argomenti, noi abbiamo questi alibi e quindi diciamo che non c'è la politica industriale: cari colleghi, la politica industriale non può prescindere da una politica fiscale, da una politica istituzionale, dalle regole legislative, dalla burocrazia dello Stato e delle regioni, dalla demografia, dalla tenuta sociale. Quello che è in gioco è la credibilità del nostro Paese, che indubbiamente ha interrotto il suo percorso di crescita, ma c'è qualcuno che spera nella decrescita felice: io no (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Salute, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte ad assicurare un'adeguata programmazione e un efficace monitoraggio del Patto per la salute 2019-2021 – n. 3-01126)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Nappi ed altri n. 3-01126 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Nappi se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SILVANA NAPPI (M5S). Presidente, Ministro, colleghe, colleghi, la legge di bilancio del 2019 prevede un incremento delle risorse del fondo sanitario di 2 miliardi per il 2020 e di 1,5 miliardi per il 2021. L'accesso delle regioni a questo finanziamento, però, è subordinato alla stipula di una specifica intesa per il Patto della salute in sede di Conferenza Stato-Regioni che contempli misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati, e anche di efficientamento dei costi. Sempre l'articolo 1, nel comma successivo, indica che la programmazione e i tempi per la realizzazione devono essere dettagliati e devono dipendere dai soggetti istituzionali coinvolti.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SILVANA NAPPI (M5S). L'arco temporale oggi non coincide con l'effettivo arco temporale 2019-2021, visto che non è stata più fatta la stipula…

PRESIDENTE. Grazie. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 15,05)

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio molto gli interroganti, che mi consentono di toccare un tema che ritengo di assoluto rilievo, e cioè la stipula del nuovo Patto per la salute. Si tratta del documento fondamentale con cui le regioni italiane e lo Stato costruiscono la programmazione per tre anni di vita del Servizio sanitario nazionale; è quindi un documento fondamentale ed è essenziale una relazione corretta tra istituzioni, proprio come quella che è in corso in questi giorni. Sto provando, da quando sono diventato Ministro, ad accelerare il più possibile questo percorso.

Il Patto per la salute doveva essere approvato entro il 31 marzo, stiamo costruendo un'accelerazione proprio in queste ore per approvarlo nel più breve tempo possibile.

Voglio ricordare che la base finanziaria del Patto per la salute è costituita sostanzialmente dalle poste che il Governo indica dentro la manovra di bilancio; e da questo punto di vista dobbiamo poter rivendicare, Parlamento e Governo tutti insieme, che si è di fronte ad un investimento molto, molto significativo. Si chiude definitivamente la stagione dei tagli al comparto salute, e si mettono 2 miliardi in legge di bilancio per il 2020, 1 miliardo e mezzo per il 2021.

Voglio ricordare a questo Parlamento che in passato spesso si metteva una cifra nel Documento di economia e finanza, e poi, quando si arrivava a legge di bilancio, questa cifra si dimezzava e alcune volte è successo anche di peggio. Questa volta nel Documento di economia e finanza si è detto 2 miliardi in più sulla salute, nella manovra ci sono esattamente 2 miliardi in più, con un atteggiamento di rigore, di serietà e di nuovo investimento sul comparto salute. Se a questi 2 miliardi sul Fondo sanitario nazionale si aggiungono i 2 miliardi sull'edilizia e sull'ammodernamento tecnologico,…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. … e poi il mezzo miliardo a regime (555 milioni, questo costa l'abolizione del super ticket che sarà in vigore per tutti i cittadini italiani, nessuno pagherà mai più il super ticket dal 1° settembre), la fotografia è di un investimento molto robusto e molto significativo. E io mi auguro che il Patto per la salute, anche provando a valorizzare le indicazioni degli interroganti, possa essere sempre più lo strumento utile con cui Stato e Governo continuano con coraggio ad investire su un comparto decisivo della vita del nostro Paese.

PRESIDENTE. La deputata Silvana Nappi ha facoltà di replicare. Collega, ha due minuti.

SILVANA NAPPI (M5S). Sono soddisfatta della risposta, soprattutto perché la nostra preoccupazione era proprio quella di non vedere assegnata alle regioni la possibilità di un incremento dei fondi nazionali, dei fondi del Sistema sanitario nazionale. La nostra perplessità è quella sulla programmazione, perché ovviamente viene fatta in un tempo molto limitato: non sappiamo se saranno raggiunti gli obiettivi, visto che la programmazione è molto estesa e non riguarda solamente l'erogazione dei LEA, ma c'è anche un controllo su tutta quella che è l'efficienza del Sistema sanitario e quelli che sono gli obiettivi da raggiungere. Quindi in un tempo ridotto le regioni dovranno farsi carico di una programmazione e di una valutazione di questi impegni, in un tempo molto ristretto. La ringrazio quindi per la risposta e mi auguro che al più presto parta il Patto per la salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in ordine allo stato di attuazione del processo di autonomia differenziata e iniziative per garantire un ruolo centrale del Parlamento in tale percorso – n. 3-01127)

PRESIDENTE. Il deputato Pietro Navarra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01127 (Vedi l'allegato A). Collega, ha un minuto.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, nel corso della seduta di lunedì 9 settembre 2019 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha reso all'Assemblea della Camera, e successivamente a quella del Senato, le dichiarazioni programmatiche del Governo. In tale occasione, il Presidente ha comunicato che è intenzione del Governo completare il processo che possa condurre a un'autonomia differenziata che salvaguardi il principio di coesione nazionale. Il Presidente ha sottolineato poi che occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e i fabbisogni standard, attuando compiutamente l'articolo 119, quinto comma, della Costituzione,…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIETRO NAVARRA (PD). …che prevede l'istituzione di un fondo di perequazione volto a garantire a tutti i cittadini la medesima qualità dei servizi, indipendentemente dal territorio in cui risiedono. Si interroga il Ministro per sapere quale sia lo stato di attuazione del processo di autonomia differenziata, e quali iniziative intenda intraprendere per garantire un ruolo decisivo e centrale al Parlamento lungo il processo di approvazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Presidente, onorevole Navarra, il suo quesito, il quesito del gruppo del Partito Democratico mi consente di aggiornare il Parlamento sullo stato dell'arte.

Così come il Presidente del Consiglio aveva anticipato, stiamo lavorando per sottoporre presto all'attenzione del Parlamento una legge quadro, una cornice, un perimetro che definisca tutti gli articoli della Costituzione che, intorno all'articolo 116, potranno consentire alle regioni italiane, a tutte le regioni italiane di attuare la cosiddetta autonomia differenziata. Il lavoro che stiamo facendo va nel solco indicato ieri dal Presidente della Repubblica all'assemblea annuale dell'ANCI; soprattutto è quel solco che ci consente di leggere “autonomia” e di definirla “sussidiarietà”, definirla “attuazione del principio di sussidiarietà”: indicando nella legge quadro l'articolo 117, l'articolo 118 e l'articolo 119 di fatto costruiamo un meccanismo che consente automaticamente allo Stato di intervenire in tutte le aree in cui c'è ritardo di sviluppo, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra Nord e Nord e tra Sud e Sud.

Al Nord sono tante le aree interne, le aree di montagna che hanno serissimi problemi di raccordo con le aree metropolitane e le aree più sviluppate, e che otterranno un'attenzione, non solo in termini normativi, ma anche in termini di raccordo di tutti i fondi inseriti nella legge di bilancio. Tutti i fondi ordinari inseriti nella legge di bilancio, i fondi pluriennali avranno una quota vincolata alle aree in ritardo di sviluppo: questo al Nord come al Sud, non ci sarà distinzione tra Nord e Sud. E l'obiettivo è proprio quello indicato ieri dal Presidente della Repubblica: ridurre le diseguaglianze nel nostro Paese, perché l'autonomia, così com'è scolpita nella nostra Costituzione, ha senso se consente al perimetro della nostra Costituzione di essere rispettato.

Il rischio che abbiamo corso, in un dibattito parziale che stiamo provando a completare con l'aiuto di tutte le Commissioni parlamentari, qui a Montecitorio come al Senato, era quello di vedere alcune regioni fare alcuni passi che non venissero completati, non solo dalle altre regioni ma anche dallo stesso Governo centrale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Perché riteniamo che sia fondamentale chiudere questo accordo, mettendo insieme le ragioni di tutte le regioni italiane, quelle degli enti locali, quelle delle città metropolitane e, soprattutto, quelle delle amministrazioni centrali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Roger De Menech ha facoltà di replicare. Collega, ha due minuti.

ROGER DE MENECH (PD). Ministro, grazie veramente per queste parole. Potrei dire: finalmente dalle parole, per l'appunto, ai fatti, finalmente da un'autonomia per troppi anni sbandierata a un'autonomia finalmente praticata nei fatti, con le cose concrete. Io credo che la legge quadro che ha annunciato, che ha annunciato in queste settimane, che ha presentato qui oggi al Parlamento, sia il primo atto di concretezza per portare a casa quel risultato che da troppi anni i cittadini, io credo i cittadini di tutto il nostro Paese attendono: un'autonomia responsabile, un'autonomia dei territori, un'autonomia che quindi ridona efficienza ed efficacia al servizio pubblico, ai servizi che dobbiamo rendere ai cittadini.

E proprio in questo contesto bene la legge quadro, primo mattone fondamentale, e bene anche gli elementi che dentro questa legge quadro ci sono, e quindi la forte interazione fra il Governo ed anche il Parlamento per portare a casa dei risultati di concretezza; ma bene anche e soprattutto le parole che ha detto rispetto ai territori. L'autonomia deve essere un principio di sussidiarietà che avvicina, come dicevo, il servizio ai territori; e quindi non, come alcuni pensavano, una mera sostituzione di centralismo: non ci interessava sostituire il centralismo di Roma con quello magari di alcune regioni.

In questo senso molto importanti sono anche le parole che ha detto rispetto a ridurre i gap: i gap delle infrastrutture, i gap dei servizi fra tutte le regioni, fra il Nord e il Sud, com'è ovvio che sia, ma anche dentro le stesse regioni, del Nord e del Sud. Perché l'Italia è un Paese meraviglioso; è un Paese però molto lungo, molto stretto, che ha differenze molto profonde, e quindi l'autonomia può consentire di ridurre queste differenze e di dare a tutti la stessa opportunità di sviluppo. Quindi buon lavoro, Ministro, e soprattutto avrà sempre l'appoggio del nostro partito, del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per assicurare la piena funzionalità del tribunale di Vallo della Lucania e della procura di Nocera Inferiore, alla luce delle gravi carenze di organico rilevate – n. 3-01128)

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01128 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, Ministro, Il tribunale di Vallo della Lucania, come lei sa, è l'unico a Sud di Salerno, copre 51 comuni e 125 mila abitanti.

Avrebbe, in teoria, in organico dodici magistrati, compreso il presidente; nella sostanza, da ultimo si è dovuto prendere atto che quattro dei cinque giudici civili non sono in servizio e l'unico giudice dedicato ai fallimenti e alle esecuzioni non svolge funzione, sicché il presidente del tribunale è stato costretto a congelare i relativi ruoli e si tiene una sola udienza a settimana.

A nord di Salerno, invece, il tribunale di Nocera Inferiore, che con la riforma della geografia giudiziaria del 2012 ha visto passare il suo bacino di utenza da 250 a 400 mila cittadini, lavora con lo stesso organico di personale amministrativo e, soprattutto, con le stesse Forze di polizia giudiziaria sin da allora. Quali intendimenti il suo Ministero vorrà adottare è il quesito che oggi le pongo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Gli onorevoli deputati interroganti manifestano un'esigenza effettivamente esistente con riferimento alla carenza di magistrati di cui, allo stato, risente il tribunale di Vallo della Lucania. L'efficientamento del servizio giustizia rappresenta un obiettivo a cui stiamo lavorando da tempo, puntando, oltre che sul fronte normativo, anche su quello degli organici. In tale direzione, rivendico con orgoglio lo storico risultato che abbiamo già raggiunto, ampliando di ben 600 unità il ruolo organico della magistratura grazie alla previsione contenuta nella legge di bilancio per il 2019. Si tratta probabilmente di un incremento senza precedenti, di cui vado particolarmente fiero, perché segna una svolta reale per il ripristino dello stato di salute degli uffici giudiziari di tutto il territorio, soprattutto quelli periferici. Particolarmente innovativa, proprio a tal proposito, è l'istituzione di una quota di piante organiche flessibili distrettuali di magistrati da destinare in supporto alle sedi di ogni singolo distretto gravate da sacche di arretrato o situazioni eccezionali e contingenti, norma che è nella legge di bilancio. Anche questo recherà in dote un consistente serbatoio che consentirà di rivedere e potenziare tutte le piante organiche degli uffici in sofferenza, tra cui, evidentemente, saranno tenute in debita considerazione - e sono state già tenute in debita considerazione nello studio di questa ripartizione delle piante organiche - anche quelle di Vallo e di Nocera. Devo rilevare che la procura della Repubblica di Nocera è un ufficio che attualmente, però, è a pieno organico, essendo effettivamente in servizio tutti i magistrati previsti in pianta organica.

Le politiche di rafforzamento del personale in parallelo interessano anche il settore amministrativo, rispetto a cui devo rimarcare che la scopertura del tribunale di Vallo, già inferiore alla media nazionale, si è recentemente ridotta grazie all'individuazione della posizione dirigenziale, in virtù dell'interpello del 10 aprile scorso e alla recente assunzione di sei unità. Inoltre, è attualmente in corso un vasto programma assunzionale mediante il definitivo scorrimento delle graduatorie volto a tamponare le vacanze esistenti e a far fronte alla previsione di cessazione per raggiunti limiti di età.

In secondo luogo, oltre alla definizione della procedura di assunzione di 2.329 funzionari giudiziari, di cui nei giorni scorsi si è conclusa proprio la preselezione, si implementeranno le ulteriori procedure concorsuali previste dai piani assunzionali che per il prossimo triennio prevedono un imponente progetto di reclutamento per oltre 8 mila unità.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di replicare, per due minuti.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Ministro. Evidentemente è soddisfacente la sua precisazione, soprattutto sugli indirizzi di politica generale. Devo darle atto di questo sforzo straordinario che riguarda il personale amministrativo e anche l'incremento del personale giudiziario. Nello specifico, la mia interrogazione di oggi mirava a focalizzare l'attenzione del Ministero su due situazioni specifiche di carattere territoriale, come lei ha colto, differenti, perché a Vallo della Lucania mancano i magistrati e a Nocera Inferiore manca, invece, il personale amministrativo e, soprattutto, la polizia giudiziaria. La provincia di Salerno è una delle più estese d'Italia. A sud di Salerno il tribunale di Vallo rappresenta l'unico presidio di giustizia che c'è e il servizio giustizia è un servizio che ha una valenza democratica, ma attiene anche al dinamismo economico del territorio e non consentire di risolvere i conflitti o, meglio, attardare la risoluzione dei conflitti significa fare un danno economico a una zona dell'entroterra, una zona periferica, una zona che è lontana dai centri metropolitani sviluppati. Sono quelle zone del Sud che hanno subito di più la crisi socio-economica, che sono soggette a spopolamento e che meritano l'attenzione dello Stato, soprattutto per questi servizi essenziali.

D'altra parte, invece, a nord di Salerno l'Agro nocerino-sarnese è la zona più popolosa della provincia di Salerno e anche molto dinamica economicamente ma, purtroppo, anche la più esposta, a confine con la provincia di Napoli, agli insediamenti criminali. Con l'accorpamento delle sezioni distaccate di Cava dei Tirreni e di Mercato San Severino, è diventato un macro-tribunale. Per cui, ferma restando l'operatività della pianta organica, serve personale amministrativo e polizia giudiziaria, perché lì il presidio di legalità è un presidio di democrazia. Questi due siti compongono, con il tribunale di Salerno, la struttura giudiziaria di una provincia molto importante, che merita una sua attenzione speciale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative normative urgenti in relazione all'imminente entrata in vigore delle disposizioni della legge n. 3 del 2019 in materia di prescrizione – n. 3-01129)

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01129 (Vedi l'allegato A).

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Ministro, la maggioranza giallo-rossa è andata in tilt sulla giustizia. Fate continue riunioni, incontri e tavoli che terminano con un nulla di fatto. State creando una confusione e un disorientamento tra i cittadini. Lei, signor Ministro, ha più volte garantito che lo stop alla prescrizione sarebbe stato preceduto da norme per rendere più rapidi i processi, ma finora non si è visto nulla. Ciò porterà l'Italia ad avere processi eterni e le vere sentenze saranno gli avvisi di garanzia e i titoli di giornale. Le vittime non avranno giustizia e i colpevoli non saranno puniti. Gli innocenti non recupereranno la loro credibilità e, soprattutto, nessuno pagherà per questi ritardi. Noi abbiamo presentato una proposta di legge che cancella questo scempio. Le chiediamo di sostenerla e di evitare che il nostro sistema giustizia esca distrutto da una riforma incostituzionale che tutti gli operatori del diritto giudicano pessima.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi permetto di non condividere la narrazione per cui ci sarebbe una confusione, per cui attualmente gli addetti ai lavori sarebbero nel caos. In realtà, c'è una norma sulla prescrizione che è stata approvata all'interno della legge n. 3 del 2019 ed è prevista l'entrata in vigore di questa norma a gennaio. Nel frattempo, come i deputati interroganti sanno, c'è una bozza di riforma, che tra l'altro, come ho già pubblicamente detto, è pronta da un mese, su cui - è questo che sanno i deputati interroganti - la maggioranza si sta ovviamente confrontando, come sempre accade su riforme con un impatto così importante.

Preciso che lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado entrerà in vigore da gennaio prossimo e, applicandosi ai fatti commessi dopo la sua entrata in vigore, certamente non avrà nessun effetto devastante paventato, o Apocalisse dal 1° gennaio. Semplicemente, gli effetti, che saranno, dal mio punto di vista, deflattivi del processo, si avranno semmai dopo qualche anno e, comunque, gli effetti, a prescindere da come verranno giudicati - e io rispetto le opinioni di tutti -, sicuramente ci saranno dopo qualche anno, proprio per il fatto che si tratta di una norma sostanziale impropriamente trasformata, nel corso degli anni, come strumento di regolazione del numero dei processi in Italia. La massiccia opera assunzionale portata avanti in questi mesi, il programmato aumento triennale fino a 600 unità degli organici della magistratura e la riforma, attualmente in fase di definizione attraverso il confronto tra le forze che compongono la maggioranza di Governo, concorreranno a creare un sistema di giustizia più efficiente, più rapido e capace di assorbire in maniera lineare la nuova regolamentazione della prescrizione. Al tempo stesso, voglio rassicurare che sono allo studio tutte le misure idonee a impedire che, anche in modo marginale, si verifichino disfunzioni in grado di incidere sulla durata dei procedimenti, con la previsione, per la prima volta, di conseguenze disciplinari, ma anche con misure, che sono al vaglio della maggioranza, di carattere indennitario.

Voglio aggiungere semplicemente che il mio punto di vista è che in Italia dopo la sentenza di primo grado non sia più spiegabile soprattutto alle persone offese dal reato ma - mi permetto di dire - a tutti i cittadini che hanno un interesse a che lo Stato accerti la verità dei fatti, a prescindere che poi questa porti all'innocenza o alla colpevolezza della persona imputata, ma c'è a quel punto un valore che è prevalente su tutto, in un'ottica chiaramente di garanzia della certezza e della ragionevolezza dei tempi, però in quel quadro lo Stato, dopo la sentenza di primo grado, non si può più sottrarre al proprio dovere di dare una risposta di giustizia.

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà di replicare per due minuti.

ENRICO COSTA (FI). Ministro, lei ha appena detto che ha pronta una bozza di riforma. Bene, lei è Ministro da 538 giorni e non ha ancora portato alle Camere una sola proposta per tagliare i tempi dei processi. Anzi, con lo stop alla prescrizione otterrà l'effetto opposto, processi eterni senza fine. Eppure si era impegnato a portare in Parlamento una riforma per rendere più veloci i giudizi, lo ha ribadito più volte, qua in Parlamento e in varie interviste, ma in 538 giorni non ha prodotto assolutamente niente. Per approvare, nel frattempo, la sua riforma della giustizia, ha posticipato l'entrata in vigore dello stop alla prescrizione. La “spazza corrotti” è stata approvata da 337 giorni, ma la sua riforma resta invisibile, non l'approvazione, ma neanche la proposta, neanche un disegno di legge, nulla di nulla, scena muta! Lei si sta comportando - ci permetta - come un ritardatario cronico: da 538 giorni dà buca al Parlamento e ai cittadini, a cui ha promesso di portare le sue proposte concrete. Proprio lei, quindi un ritardatario cronico, dovrebbe spiegarci come combattere i ritardi della giustizia. Come potrebbe essere credibile un ritardatario cronico di fronte a questo Parlamento, qualora pretendesse di sanzionare i responsabili dei ritardi nei processi? Lei è anche il titolare dell'azione disciplinare: ma se un magistrato tardasse 538 giorni a depositare una sentenza, lei attiverebbe probabilmente l'azione disciplinare. Nei suoi confronti ci sarà un'azione non disciplinare, ma politica, da parte dei cittadini italiani. E lei - ci permetta - ha pensato di risolvere il problema della macchina della giustizia che procede a rilento, non aggiustando il motore, ma tagliando e togliendo i freni: forse andrà un po' più veloce, ma rischia di schiantarsi alla prima curva.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

ENRICO COSTA (FI). Lei sarà ricordato come il Ministro delle manette, soprattutto quelle prima della sentenza definitiva, perché con la sua riforma probabilmente le sentenze definitive non arriveranno più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per prevenire crisi ambientali e sanitarie connesse al fenomeno dei roghi di rifiuti – n. 3-01130)

PRESIDENTE. La deputata Manuela Gagliardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01130 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Io parto da un dato, che è un dato numerico, che da solo sarebbe sufficiente ad aprire una seria riflessione da parte del Ministro dell'ambiente; mi dispiace che il Ministro della salute sia già uscito dall'Aula, perché in realtà poteva essere anche, comunque, tema del Ministero della salute. Il numero è il seguente: 690 roghi di rifiuti in tre anni, che significa un rogo ogni giorno e mezzo nel nostro Paese. La maggior parte di questi si sono sviluppati all'interno di depositi contenenti quello che in gergo viene definito sovvallo, ossia lo scarto non riciclabile del trattamento dei rifiuti. Un rogo significa, signor Ministro, una pericolosissima diffusione nell'aria di diossina e significa anche la successiva necessità di bonificare dopo lo spegnimento del rogo stesso. Quindi, le chiediamo quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per far fronte a questa emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente e grazie all'interrogante. Effettivamente è una problematica. Tra l'altro, è una problematica che attraversa un po' tutto il Paese e che è arrivata anche in Commissione bicamerale sul traffico dei rifiuti, quindi è esplorata anche da questo punto di vista. Aggiungo che è fortemente esplorata dal punto di vista anche investigativo e lo posso dire per quello che ho fatto finora nelle forze dell'ordine, avendo parecchi procedimenti penali che ho fatto aprire a carico, in questo caso, di clan camorristici. Detto questo, quali sono le cose fatte, che, secondo me, chiaramente non sono ancora determinanti, ma hanno finalmente iniziato un percorso? Quella dell'individuazione dei siti sensibili, intanto; cioè, le immagini di questi 690 incendi che sono avvenuti in luoghi che non erano considerati nell'ambito, per esempio, del PCCT, il Piano coordinato di controllo del territorio delle forze dell'ordine, cioè quel presidio dinamico o semi-dinamico che le forze dell'ordine hanno sul territorio. Questo è stato individuato dal Ministero dell'interno nel Governo precedente e io, nel mio piccolo, ci ho messo la competenza di chi l'ha fatto per tanti altri anni. Così come, nel decreto sicurezza, sempre del Governo precedente, è stato inserito il meccanismo di valutazione del piano di salvaguardia interno di questi siti, quelli sensibili, e quello esterno. Coordinato da chi? Dal prefetto e, quindi, nell'ambito del Comitato provinciale dell'ordine pubblico e pubblica sicurezza, che vuol dire incominciare ad aprire finalmente un punto di osservazione significativo. Queste sono cose che già esistono, così come le linee guida che il Ministero dell'ambiente, a firma mia, ha prodotto per poter poi dire come fare ovviamente il sistema di sorveglianza interna ed esterna, perché altrimenti diventava un po' un argomento non ancora molto chiaro.

Cosa intendo fare adesso, cosa sto facendo? Intanto, uno degli elementi è quello di incominciare a ridurre i rifiuti, nel caso di specie. Ridurre i rifiuti, al di là dell'aspetto del sovvallo, significa recepire il pacchetto rifiuti delle varie direttive europee, che siamo obbligati a fare entro quest'anno che viene e che stiamo ormai approntando per portarlo in Parlamento; e questo è l'altro elemento obbligatorio. Poi c'è la norma “Terra mia”, che è un attimino un po' più aggressiva dal punto di vista penale, perché deve andare a colpire gli eco mafiosi, che sono delinquenti di stampo - tra virgolette - “ diverso”. Ed infine - e chiudo - anche per favorire, però, tutto ciò che è l'economia, altrimenti uno guarda con negatività a qualcosa, mentre invece c'è dietro anche un'economia positiva; io ho ristrutturato il Ministero dell'ambiente e dal 1° gennaio 2020 avremo una direzione generale sull'economia circolare, che attiva queste procedure e che finalmente guarda al mondo dei rifiuti come un mondo di risorse.

PRESIDENTE. La deputata Manuela Gagliardi ha facoltà di replicare per due minuti.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Nel ringraziare il Ministro, perché comprendo che naturalmente le attività che sono state poste in atto sono attività importanti, però, ribadisco, si tratta di un'emergenza nazionale, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista ambientale, perché i rifiuti che bruciano comportano la diffusione nell'aria, come dicevo, prima di una quantità di diossina che supera persino di cento volte il limite che è stato fissato a livello europeo e di ventidue volte quello fissato dalla normativa dell'Organizzazione mondiale della sanità. Questi livelli di diossina creano, naturalmente, nell'immediato delle gravi crisi respiratorie e nel lungo periodo c'è un allarme, lanciato da uno studio di medici, che dice che potrebbero anche portare all'aumento di malformazioni congenite. L'emergenza, poi, naturalmente, è un'emergenza che ha risvolti economici non trascurabili, perché questi siti, poi, successivamente, vanno bonificati e le bonifiche sono a carico, 99 su 100, delle regioni: infatti, soltanto in pochissimi casi si possono escutere le fideiussioni delle aziende che sono interessate dalle vicende e, quindi, nel resto dei casi sono a carico dei cittadini. È un'emergenza, indubbiamente, anche di legalità o, forse, se vogliamo usare la parola più corretta, di illegalità, perché oggi questo tipo di business è un business ad appannaggio della criminalità organizzata, che guadagna di più con il traffico illecito dei rifiuti e con lo stoccaggio dei rifiuti rispetto al traffico della droga, e gli conviene anche di più non solo in termini economici, ma anche in termini di pene, perché le pene per questo tipo di reati sono circa della metà, nel massimo, rispetto a quelli per il traffico di droga. Allora io dico, signor Ministro, nel nostro territorio, nel nostro Paese, abbiamo degli esempi di eccellenza di come si possano bruciare i rifiuti senza inquinare, parlo degli impianti di Brescia e degli impianti di Bolzano, come di altri impianti; certo, l'eccellenza assoluta, l'ultimo, quello di Copenaghen, dove addirittura si può sciare, può diventare un nostro obiettivo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). …però io le chiedo, per cortesia, di non mettere la testa sotto la sabbia o, forse, mi consenta la battuta, sotto i rifiuti in questo caso, perché il nostro Paese ha bisogno di una scelta coraggiosa, al di là dell'ideologia anche del partito che lei rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

(Elementi e iniziative in relazione alla definizione e all'attuazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – n. 3-01131)

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-01131 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, tutti noi in queste ore e in questi giorni abbiamo negli occhi e nei pensieri la tragica situazione di Venezia con l'acqua che ha raggiunto livelli che non conoscevamo da quarant'anni, cinquant'anni, con danni incalcolabili al patrimonio artistico, all'attività produttive e ai cittadini. Sappiamo che questo maltempo, l'emergenza, l'allarme diffuso è in tutta Italia, dall'Emilia-Romagna, alla Toscana, al Lazio, alla Basilicata, alla Campania, tutte le regioni hanno subito allagamenti, mareggiate, trombe d'aria; Matera, Capitale europea della cultura, è stata invasa da fango e detriti. Si tratta di una situazione diffusa che testimonia la fragilità del nostro sistema Paese di fronte all'emergenza climatica. È una sfida cruciale che dobbiamo cogliere, ripartendo dal lavoro fatto dal Governo Renzi, nel 2015, con la sottoscrizione degli impegni presi a Parigi nel 2015 alla Conferenza sul clima, con l'istituzione del dipartimento Casa Italia: 10 miliardi, di cui 6 ancora da sbloccare, per i grandi eventi. Ma l'interrogazione di Italia Viva, della collega Gadda e di altri noi, si concentra in particolare su cosa accade al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, la cui approvazione e la cui attuazione a livello territoriale…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

LUCIANO NOBILI (IV). …è bloccata e in ritardo. Vogliamo sapere, e chiediamo con forza quali sono i tempi di tale attuazione e quale sia l'impegno del Governo che, come lei sa, è molto importante e dobbiamo farlo celermente.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole interrogante. In ordine al PNACC, acronimo di Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che viene prodotto nel 2017, come lei sa, ha un percorso amministrativo. Per dare risposta concreta alla sua istanza, il percorso amministrativo ha attraversato alcune fasi. Il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti l'ha osservato; poi è passato alla Conferenza permanente Stato-regioni; rientra al Ministero dell'Ambiente e adesso è nella valutazione ambientale strategica, cioè la consultazione pubblica. Lo stimato della VAS, la valutazione ambientale strategica, è che entro giugno 2020 finalmente il percorso sarà finito e, quindi, è la risposta precisa, almeno a mio parere, alla sua istanza che chiedeva che fine ha fatto. Questo è il percorso, ma era un percorso obbligato e non si poteva fare diversamente. Detto questo, in ordine poi alla vicenda dissesto idrogeologico in generale, lei sa che è passata tutta nella competenza del Ministero dell'Ambiente almeno nella gestione dell'erogazione dei fondi, perché poi sul territorio sono le regioni o le province autonome, in quanto commissari straordinari nelle figure del presidente, e i comuni che poi fanno la progettualità insieme alle regioni. Detto questo, dai 10 miliardi siamo passati agli 11,5 miliardi - si è aumentato - perché, subito dopo la legge dello scorso anno, abbiamo messo a sistema altre risorse che erano un po' sparse e, quindi, le abbiamo compattate ma mi piace ricordare, perché è il momento opportuno ed il luogo giusto per dirlo, delle news: ieri ho firmato ulteriori 362 milioni di euro per progetti contro il dissesto idrogeologico, progetti cantierabili. Se li somma a quelli che ho già firmato negli ultimi due mesi - parliamo di settembre, ottobre e novembre -, quindi adesso, siamo a 700 milioni di euro di progetti cantierabili per circa cinquecento cantieri che sono soldi “veri”, cioè progetto esecutivo, cioè si aprono i cancelli e ci si mette a lavorare tutti sul dissesto e attraversano tutto il Paese Italia. Alla luce di questo poi ho chiesto al Parlamento, depositando una norma incardinata in questo caso alla Commissione Ambiente del Senato, di discutere una norma che abbiamo scritto d'accordo con la Conferenza permanente Stato-regioni che si chiama “cantiere ambiente” che taglia ulteriormente i tempi di circa il 65-70 per cento e contingenta i tempi ma anche assegna le responsabilità di chi non fa cosa, in modo tale da dare risposte reali ai cittadini.

PRESIDENTE. La deputata Maria Chiara Gadda ha facoltà di replicare per due minuti.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, signora Presidente. Ringrazio il Ministro che ha finalmente posto una data precisa che non nasce dal nulla ma nasce da un percorso ben chiaro. Il nostro Paese per troppi anni, per decenni ha visto mancare una vera cultura della manutenzione, una vera cultura della programmazione. Il principio inserito, a partire dal Governo Renzi, con Casa Italia e con l'unità di missione, Italia Sicura, diceva proprio questo. Le risorse sono importanti e mi fa piacere che le risorse stanziate a partire dal Governo Renzi siano state incrementate ma il punto vero è che le risorse devono trovare piena attuazione sul territorio; devono trovare concretezza perché le drammatiche immagini che abbiamo visto e che hanno colpito il Paese da nord a sud ci dicono che queste sono crisi, situazioni determinate da una mancanza di manutenzione, sono crisi infrastrutturali e ben sappiamo che i cambiamenti climatici non sono soltanto legati a eventi come frane e alluvioni ma determinano anche altre situazioni come ondate di calore e siccità. E il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici elaborato e consegnato al Paese nel 2017 fa una fotografia chiara dei rischi e tale fotografia evidenzia in modo molto preciso che non tutte le aree del Paese sono pronte allo stesso modo a fronteggiare il rischio e i danni dei cambiamenti climatici e, quindi, se non si pone atto con misure concrete e soprattutto progettualità a questo, verranno penalizzate ancora una volta le aree più fragili del Paese ma soprattutto le fasce di popolazione a rischio di emarginazione perché non tutti sono preparati allo stesso modo al cambiamento. Ora abbiamo una data, sicuramente abbiamo delle risorse ma chiedo, come deputata di Italia Viva, che tali risorse vengano accompagnate nell'attuazione sul territorio. A questo serviva l'unità di missione, perché gli enti locali hanno tante priorità ma devono essere accompagnati in questo percorso di programmazione e di attuazione e non basta fornire le risorse. Quindi, da questo punto di vista, noi di Italia Viva monitoreremo e saremo dalla parte del Ministro dell'Ambiente perché queste misure servono al Paese e questo è il più grande cantiere, la più grande opera di cui necessita l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative per salvaguardare il comparto industriale del riciclo della plastica in relazione all'eventuale introduzione della cosiddetta plastic tax – n. 3-01132)

PRESIDENTE. La deputata Raffaelli ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01132 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, l'Italia è il secondo maggior produttore di prodotti packaging in Europa con 12 miliardi di fatturato l'anno e 3 mila aziende che operano nel settore. L'approvazione della plastic tax nella manovra di bilancio metterebbe a repentaglio 2 mila piccole e medie aziende del settore che garantiscono lavoro a 50 mila addetti. La nuova tassa potrebbe pertanto minare la sopravvivenza di un settore trainante italiano di eccellenza, penalizzando i prodotti e non i comportamenti e vanificando tutti gli sforzi compiuti in questi anni nella direzione dell'economia circolare, andando a cascata a punire pesantemente anche l'industria del riciclo, altra eccellenza del Paese. Immagino lei sappia, Ministro, che l'Emilia-Romagna vanta un distretto produttivo di eccellenza tutta italiana, la packaging valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, precisamente 230, con oltre 17 mila occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). …pari al 63 per cento - subito, Presidente - del giro di affari nazionale. Chiedo al Ministro se intenda adoperarsi per eliminare la plastic tax dalla manovra economica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, grazie all'interrogante. Faccio una premessa tecnica molto veloce. In Europa vengono prodotti 28,5 milioni di tonnellate di plastica ma il riciclo è circa il 30 per cento. Parlo dell'Europa e non soltanto dell'Italia per un motivo particolare. Il 95 per cento del valore del materiale plastico da imballaggio è sostanzialmente perso, cioè in Europa si perde mediamente una forchetta tra i 70 e i 100 miliardi di euro su base annua per questi motivi. Faccio riferimento all'Europa intanto per dire che è necessaria - la stiamo facendo, ormai ci siamo, nel 2020 - l'approvazione del pacchetto rifiuti che riguarderà anche la plastica, ma sapendo che l'Europa ci dice già che nel 2021 noi dovremo abbandonare quella che è la cosiddetta plastica monouso: ovviamente, mi riferisco al monouso non al concetto di plastica in termini generali.

Nella legge di stabilità per il 2019, che peraltro godeva all'epoca del sostegno di un'altra compagine governativa, abbiamo già votato un aiuto al credito d'imposta per le aziende che riducono la plastica non recuperabile, ed a favore di che cosa? Di quelle plastiche cosiddette recuperabili che sono biodegradabili e compostabili. Questo credito d'imposta quindi va alle aziende e questo è un sistema. Perché lo dico e ho fatto questa riflessione, colleghi? Perché l'elemento è che, come si vede, il Ministero dell'Ambiente spinge sempre verso le incentivazioni. Al termine di questa sessione andrò al Senato perché è in approvazione il decreto-legge clima con altre incentivazioni. Lo scopo per me è sempre quello di incentivare un'azione positiva, non di deprimerla. Detto tutto questo, nell'ambito della legge di stabilità, prossima a venire, credo sia giusto che, in sede parlamentare, si affronti il tema della plastic tax.

Io ho già dato la disponibilità al Ministero dell'Economia e delle finanze, che è il punto di riferimento per tutte le imposte, ovviamente, con i miei tecnici, per affrontare il tema. Da che punto di vista: anticipiamo il recepimento delle norme europee sulla plastica. In questo modo chiaramente passiamo da un percorso, che oggi viene individuato come una plastic tax, a dell'altro, che è totalmente innovativo, in linea con l'Unione europea.

PRESIDENTE. La deputata Elena Raffaelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Che dire, Ministro, questo geniale e sciagurato balzello, quello della plastic tax, contenuto in una manovra di bilancio senz'anima e tutta tasse - e anche un po' manette, mi permetta - è in buona compagnia: ricordiamolo, la sugar tax, che porterà alla chiusura dell'ultimo zuccherificio italiano, che ha sede in Emilia Romagna, con pesanti ricadute sull'intera filiera; la tassa sulle cartine e sui filtri, che colpisce soltanto 250 aziende - scusi se sono poche - sempre in Emilia Romagna; e tutte queste tasse ammazza imprese sono la cifra di un Governo che è contro; contro le imprese, contro lo sviluppo, contro la crescita, contro il lavoro e contro l'occupazione.

Come possiamo dunque ritenerci soddisfatti della sua risposta? Impossibile. L'eliminazione della plastic tax noi chiediamo, non una timida rimodulazione, come ci volete proporre, che conferma ancora una volta la vostra identità, che è tutta tasse, oppure eventuali incentivi o crediti d'imposta.

Ed è grave questo accanimento contro le imprese: fate chiudere l'Ilva, ammazzate le imprese e le nostre eccellenze, date il colpo di grazia alla disoccupazione e scaricate la vostra incompetenza amministrativa sui consumatori finali, che vedranno aumentare il costo della bottiglia di plastica e dei biscotti. È assurdo, anzi tragico!

Vi lasciamo - ancora per poco, speriamo - alla vostra decrescita felice, sposata, a quanto pare, a piene mani e pare con grande entusiasmo, anche dal Partito Democratico, quello stesso Partito Democratico che oggi governa una regione meravigliosa, la mia regione, l'Emilia Romagna, terra di uomini e donne intraprendenti, dinamici, pieni di energia e grandi lavoratori, una terra ricca ed economicamente forte non di certo grazie al Partito Democratico, ma nonostante il Partito Democratico, che porterà su di sé la grave responsabilità della scelta scellerata di frenare o, ancor peggio, affossare l'intera economia legata al packaging.

Ma il 26 gennaio è vicino, e gli emiliani e i romagnoli potranno decidere se liberare la regione da un Partito Democratico nemico delle imprese e degli imprenditori.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Concludo, Presidente. Il 26 gennaio è vicino per tutti, anche per questo Governo, che prima va a casa e meglio è. Gli emiliani, i romagnoli e gli italiani tutti meritano molto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

(Iniziative di competenza per la messa in sicurezza dei territori dell'Emilia-Romagna recentemente colpiti da eccezionali eventi atmosferici e per il contrasto del dissesto idrogeologico sul territorio nazionale – n. 3-01133)

PRESIDENTE. Galeazzo Bignami ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01133 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, è chiaro che in queste ore la preoccupazione maggiore va e viene rivolto il pensiero a tutti coloro che stanno operando nel tentativo di arginare e contrastare le esondazioni che stanno affliggendo i territori emiliano-romagnoli. E questo pensiero va a tutti: va alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, anche alle istituzioni, alla regione per prima, che comunque deve operare in un clima di massima serenità, e quindi in questa fase almeno cerchiamo di evitare polemiche che potrebbero altrimenti portare altrove.

Tuttavia, è evidente - e mi rivolgo al Ministro - che sussiste un problema, soprattutto per quanto riguarda il territorio emiliano-romagnolo: abbiamo avuto nel giro di meno di due anni l'Enza, il Secchia, il Panaro; abbiamo avuto il Savio a maggio, di nuovo il Secchia e il Panaro; abbiamo avuto il Reno, e oggi appunto l'Idice. Credo che sia opportuno che il Governo ponga un occhio di attenzione a quello che sta avvenendo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, e grazie all'interrogante. Effettivamente, così come sta accadendo ahimè in tutta Italia, ci sta un ovvio problema collegato alla questione dell'assetto idrogeologico. Noi sappiamo che, a livello nazionale, il 79 per cento della superficie italiana è fragile, questo significa tanto.

Ma veniamo all'Emilia-Romagna per un attimo. Perché? Perché recentemente, su richiesta della regione Emilia-Romagna, quindi con progetti cantierabili, noi abbiamo assegnato a settembre la prima tranche di risorse che facevano parte dei primi 315 milioni di euro assegnati, ossia 21 milioni per 18 interventi che sono andati in Emilia-Romagna; reiterata a novembre, recentemente, nella settimana passata, di altri 25 milioni - una quota parte, ovviamente, quella emiliana - per l'autorità distrettuale per il Po; così come ieri, come ho detto in risposta all'altra interrogazione, all'Emilia-Romagna, nel caso di specie, altri 17 milioni di euro per altri interventi.

Vede, sono tutti progetti cantierabili, cioè tutti progetti che arrivano sul tavolo del Ministero dell'Ambiente perché sono immediatamente lavorabili. Questo significa incominciare a dare delle risposte, poi è chiaro che le risposte non le misuri nei giorni ma nei mesi dei lavori, e poi, a cascata, in quello che accadrà dopo.

Voglio anche dire, però, che nel cosiddetto accordo di programma tra il Ministero dell'Ambiente e la regione Emilia-Romagna, noi, sui fiumi, abbiamo dato, specificatamente per l'Emilia- Romagna, 74 milioni di euro, l'anno scorso; lei faceva riferimento ai fiumi in particolare. Ho dato anche un'ulteriore disponibilità alla regione Emilia-Romagna che lì dove tutte le richieste cantierabili non avessero la capienza economica dello Stato, io sono disposto - ho già negoziato con la BEI, con la banca europea per gli investimenti - a poter attingere risorse, a patto che ci siano progetti cantierabili.

Come vede, ci stiamo dando da fare concretamente, perché questi sono dei numeri e dei fatti. Ovviamente, adesso c'è da aprire questi benedetti cantieri, perché ormai ci stanno tutte le possibilità.

PRESIDENTE. Il deputato Galeazzo Bignami ha facoltà di replicare, per due minuti.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, in primo luogo mi corre l'obbligo di ringraziare il Ministro per la cortesia. Credo che di fondo ci siano due prospettive differenti, due filosofie differenti, se posso così dire, sulla gestione e la manutenzione del territorio.

Ho sentito con attenzione dei fondi che sono messi a disposizione, bisognerebbe aprire un altro capitolo appunto riguardo i rimborsi - ma è tema che non attiene evidentemente alle competenze del Ministro in questione - che purtroppo ancora oggi, da febbraio, quando registrammo l'esondazione del Reno, molti cittadini attendono. Ma appunto questo è un altro capitolo.

Ritengo che ci siano due filosofie di fondo: una filosofia, che è quella che governa l'Emilia-Romagna, ben cristallizzata dalla delibera di giunta regionale la 611 del 2019, con cui si vieta sostanzialmente di prelevare - non di cacciare, non di ammazzare o di uccidere, ma di prelevare - quegli animali che vengono individuati, non da noi, ma dagli agricoltori, da chi vive il territorio, da chi dovrebbe manutenerlo - si parla di tassi, istrici, volpi, nutrie - come ahimè dei fenomeni che, se non controllati e non governati, determinano anche delle situazioni di fragilità di quegli argini che, come appunto lunedì, ma purtroppo anche ieri lungo il corso dell'Idice, hanno determinato delle fallature significative, pari addirittura a 40 metri.

La nostra filosofia qual è? Non quella di consegnare un territorio, lasciandolo, quasi in una visione bucolica, intonso da eventuali riguardi in ordine alla presenza - per carità, auspicabile, ma che va comunque contemperata rispetto anche alla presenza dell'essere umano - di flora e fauna, ma va anche garantita la possibilità, per chi vive quei territori a monte e a valle - perché non devo insegnarlo a lei che tanti problemi nascono a monte ma si determinano a valle -, di vivere quei territori, di manutenere i greppi, di pulire i fiumi, di pulire i fossi, di garantire e di togliere rami, alberi e quant'altro per consentire che poi il territorio vada in sicurezza. Chi vive e lavora su quei territori sono i primi presidi per la sicurezza degli stessi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per le ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 17,15.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata convenuta la seguente rimodulazione dei lavori per il periodo 25-30 novembre:

Lunedì 25 novembre (ore 10,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2211 - Conversione in legge del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (da inviare al Senato – scadenza: 23 dicembre 2019)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2222 - Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (da inviare al Senato – scadenza: 29 dicembre 2019)

Discussione sulle linee generali delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00181 e Orlando ed altri n. 1-00178 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale

Martedì 26 novembre (ore 11 e pomeridiana, con prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2211 - Conversione in legge del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (da inviare al Senato – scadenza: 23 dicembre 2019)

Mercoledì 27, giovedì 28 e venerdì 29 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con prosecuzione notturna e con eventuale prosecuzione nella giornata di sabato 30 novembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2211 - Conversione in legge del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (da inviare al Senato – scadenza: 23 dicembre 2019)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2222 - Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (da inviare al Senato – scadenza: 29 dicembre 2019)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1524 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori

Seguito dell'esame delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00181 e Orlando ed altri n. 1-00178 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale

Nella seduta di mercoledì 27 novembre, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 29 o sabato 30 novembre (al termine delle votazioni)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (da inviare al Senato – scadenza: 25 dicembre 2019)

Comunico altresì che, d'intesa con la Presidente del Senato, le Commissioni bicamerali di inchiesta sul sistema bancario e finanziario e sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” saranno convocate martedì 3 dicembre, alle ore 10, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla loro costituzione.

Nella medesima giornata, alle ore 10,30, sarà convocata presso la sede di Palazzo San Macuto la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni per procedere alla sua costituzione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone, che non vedo presente, quindi si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Rossini.

ROBERTO ROSSINI (M5S). Grazie, Presidente. Proprio oggi, ricorre un anno dalla scomparsa di Silvia Romano. Da fonti giornalistiche sembra che Silvia sia viva: si trova in Somalia ed è nelle mani di un gruppo islamista legato agli jihadisti. Se, da un lato, questo riaccende la speranza, dall'altro, ci dà serie preoccupazioni. Silvia ha scelto di essere cooperante per “Africa Milele Onlus”, che ha sede a Fano, nella mia città, nelle Marche, occupandosi di progetti a favore dei bambini del Kenya.

Tutta l'Italia, i suoi cari, io e i colleghi di Africa Milele e gli amici non hanno mai smesso di credere che Silvia tornerà a casa. Troppo spesso, nei mesi passati, si è sentito parlare anche a sproposito di Silvia; c'è anche chi ha detto che la ragazza se l'è cercata, e questo è ingiusto sia per chi, come lei, fa del volontariato una missione di vita, sia per le associazioni che, con grandi sacrifici, cercano in tutti i modi di fare il bene del prossimo.

So che le operazioni di intelligence e di diplomazia procedono costantemente, anche se con grande cautela e silenzi, viste le implicazioni del caso, ma l'Italia è chiamata a fare ancora di più, a rendere possibile l'impossibile e a premere affinché Silvia ritorni al più presto a casa. Concludo, esprimendo tutta la mia più sincera vicinanza alla famiglia di Silvia. Io continuerò a monitorare questa vicenda e ad essere anche una spina nel fianco, se necessario, ovviamente sempre tenendo presente tutte le cautele del caso, ma ho l'assicurazione che tutto il Governo sta continuando a mantenere alta l'attenzione sul tema. Silvia non è dimenticata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cimino. Ne ha facoltà.

ROSALBA CIMINO (M5S). Grazie, Presidente. Il 20 novembre del 1989, trent'anni fa, moriva Leonardo Sciascia. Nato nel 1921 a Racalmuto, comune a pochi chilometri dalla cittadina dalla quale provengo, fu legato alla Sicilia in maniera viscerale da un rapporto la cui forza emerge costantemente nei suoi scritti, in un legame inteso non soltanto come senso di appartenenza ad una terra, ma come profonda conoscenza di un intero sistema, le cui contraddizioni non mancava di mettere in risalto nelle sue opere.

Oltre che scrittore e giornalista, Sciascia fu anche un maestro di scuola elementare e i suoi registri ancora conservati testimoniano, attraverso la cronaca di vita sugli alunni, la profonda umanità dello scrittore.

Leonardo Sciascia fu anche deputato dal 1979 al 1983. La sua passione per la politica nasce dalla volontà di rompere i compromessi e le compromissioni, i giochi delle parti, le mafie, gli intrallazzi, i silenzi, le omertà e, da letterato che scruta la società siciliana e italiana, è stato un vero e proprio anticonformista, quasi eretico. Con la sua scrittura affilata come un bisturi sottoponeva al rigoroso giudizio ogni idea, facendo della sua penna uno strumento di conoscenza, lotta e redenzione. Tra la verità e la convenienza politica, lui sceglieva sempre, inesorabilmente, di perseguire il diritto intransigente alla verità. Ha rotto il silenzio assertivo e timoroso che avvolgeva tematiche scottanti, essendo stato tra i primi a mostrare, con Il giorno della civetta e A ciascuno il suo, come fosse realmente percepita la mafia. Quello che ha fatto Sciascia durante la sua vita è stato un rompersi la testa sulla Sicilia, ma anche amarla, denunciandone i mali e provando a salvarla.

Per questo oggi ho voluto commemorarlo in quest'Aula, affinché il suo esempio e ricordo rimangano sempre custoditi nella storia della nostra coscienza civile e politica.

Vorrei, infine, ricordare un luogo simbolico voluto fortemente dallo scrittore, la Fondazione “Leonardo Sciascia”, ove è custodito un tesoro di inestimabile valore culturale capace di racchiudere tutto il suo mondo lasciato in eredità alle generazioni future. Il nostro impegno oggi quali rappresentanti politici deve essere teso a tutelare e dare maggiore rilievo a questo grandissimo patrimonio, quale gioiello di inestimabile valore ancora poco conosciuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Grazie, Presidente. Il 20 novembre del 1999, venti anni fa, venne istituito, con una veglia a lume di candela, il “Transgender day of remembrance”, ricorrenza annuale che la comunità LGBT dedica alle vittime dell'odio, della discriminazione e del pregiudizio transfobico. Anche oggi, in molte città del mondo e in Italia, a partire da Roma, migliaia di attivisti per i diritti delle persone transgender si riuniranno per ricordare le centinaia di vittime che, ogni anno, perdono la vita a causa dell'odio transfobico.

Gli ultimi dati disponibili ci dicono che, tra il 2017 e il 2018, 369 transgender sono state uccise: quasi 3 mila vittime negli ultimi dieci anni, di cui il 62 per cento erano sex worker. Il reportTrans murder monitoring” registra un trend in crescita anno dopo anno: l'Italia è, tra i Paesi dell'Unione europea, quello che attualmente detiene il primato degli assassinii a matrice transfobia - cinque in un solo anno, di cui tre a Roma -, nonostante il nostro Paese sia stato tra i primi a dotarsi di una legge all'avanguardia per il cambio di sesso, sin dal 1982.

Giornate come questa impongono al nostro Paese un nuovo impegno sul fronte della tutela dei diritti delle persone transgender, tutela che passa anche dall'approvazione di un'efficace legge contro l'omo e la transfobia, ma anche attraverso un impegno concreto per il pieno inserimento sociale e lavorativo, garantendo quella parità e uguaglianza dei diritti sancita dall'articolo 3 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, apprendo incredulo da organi di stampa che Crescenzo Marino, figlio del defunto boss del clan degli scissionisti, pur trovandosi in regime di arresti domiciliari, continuerebbe a godere di privilegi non dovuti: incontra persone estranee alla cerchia familiare e utilizza i social, sui quali posta anche foto di incontri e feste. Praticamente, continua a svolgere un'esistenza normale come se nulla fosse accaduto, eppure è stato condannato a quattro anni per gravi lesioni. Alla luce di questi fatti, chiedo al Ministro della giustizia di intervenire, affinché effettui le dovute verifiche del caso e si valuti il ritorno in carcere, laddove non sono state rispettate le prescrizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di intervenire il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie. “Multe e tributi locali: dal 2020 conti correnti pignorabili senza cartella”: questa è la notizia che da IlSole24Ore a Dagospia oggi impazza all'interno del nostro meccanismo mediatico di comunicazione.

Interpellato sulla questione, in particolare sul caso delle multe, il Presidente del Consiglio ha detto di non saperne nulla e che a lui la cosa non risulta. In effetti, l'articolo 96, comma 9, lettera a), della legge di bilancio, che, in questo momento è all'attenzione del Senato, parla genericamente di entrate patrimoniali. La relazione esclude esplicitamente le multe, però la relazione illustrativa, come lei ben sa, Presidente, è una questione diciamo accessoria, ma che non costituisce parte della legislazione, mentre il testo risulta vago e interpretabile. Comunque, il punto è che il Governo si deve rendere conto che, quando presenta norme di questo genere, si crea un “effetto panico” tra i consumatori, tra gli automobilisti, tra i contribuenti, il cui primo effetto è quello di dire: “Io quasi quasi mi porto via i soldi dal conto corrente”, questo nella migliore delle ipotesi. Anche nel caso in cui fosse vero solo per i tributi non pagati e non per le multe - ma su questo il Governo deve chiarire che cosa è vero e che cosa non lo è, qual è l'interpretazione vera di una norma del genere, che il Governo si è permesso di presentare al Senato nella manovra - mi permetto di rilevare che, quando il Governo o gli enti locali o lo Stato è debitore verso professionisti e imprese, se la prende con grande comodo prima di pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni; quando invece è creditore, ti dorme sullo zerbino e addirittura si inventa meccanismi per prenderti i soldi direttamente dal conto corrente, magari superando tutti quei passaggi di contraddittorio che portano appunto alla cartella esattoriale e al mandato esecutivo. Allora, su queste cose: attenzione, non scherzate; su queste cose si gioca la credibilità del rapporto tra Stato e cittadini. Noi difendiamo consumatori, contribuenti, automobilisti e diritti dei cittadini in genere. Cercate di fare attenzione, perché pasticci come questi, di questi tempi e con questa crisi, non aiutano nessuno, per cui io chiedo che il Governo si prenda la responsabilità di chiarire al più presto e se necessario anche presentando noi atti di sindacato ispettivo proprio su questo punto, grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di interviene il deputato Roger De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie Presidente, io intervengo per riporre all'attenzione del Governo la situazione di una crisi aziendale. Proprio oggi, con il Ministro dello Sviluppo economico abbiamo parlato di queste crisi; ce n'è una che interessa il mio territorio, in particolare il comune di Mel, nella provincia di Belluno, la Wanbao-Acc, è già stata oggetto di una mia interrogazione. Ebbene, in questi giorni proprio l'azienda cinese ha comunicato l'intenzione di chiudere lo stabilimento già dal mese di febbraio. Ci sono quasi 300, per la precisione 285 lavoratori che rischiano il posto di lavoro. I tempi da qui a febbraio sono troppo stretti per fare quella ricerca di mercato e cercare di trovare, in continuità aziendale, un'altra azienda disponibile a continuare le lavorazioni. Quindi, io chiedo al Governo di continuare, come ha fatto nell'ultimo periodo, con le relazioni, con l'azienda e con i sindacati per trovare una soluzione. Bisogna chiedere in maniera importante e pressante all'azienda di continuare le attività e quindi di non chiudere nel mese di febbraio, per dare il tempo di fare una ricerca di mercato e trovare un acquirente dell'azienda sostitutivo, perché le maestranze sono qualificate; da moltissimi anni questa azienda opera nel mio territorio, hanno costruito un know-how importante su un prodotto come quello degli elettrodomestici; è una filiera del “bianco” importante in tutto il nord-est del nostro Paese e quindi credo che questo meriti un occhio di attenzione da parte del Governo. In queste settimane il Ministro e tutto il suo staff hanno lavorato per trovare una soluzione.

Con queste parole cerco di stimolare, perché, secondo me, siamo arrivati al punto di obbligare l'azienda a continuare l'attività per alcuni mesi in più, in modo, come dicevo, di dare il tempo di trovare una soluzione alternativa.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 22 novembre 2019 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 17,30.