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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 262 di martedì 19 novembre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolina, Battelli, Benvenuto, Bonafede, Claudio Borghi, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Carfagna, Castelli, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Maggioni, Molinari, Morelli, Orrico, Alessandro Pagano, Parolo, Pastorino, Pella, Rampelli, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Villarosa, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Elementi e iniziative in relazione alla situazione dei profughi siriani in Libano – n. 3-00958)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Ascari n. 3-00958 (Vedi l'allegato A). La sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Ringrazio l'onorevole Ascari per aver suscitato la riflessione su questo importante tema. Sin dall'inizio dello scoppio della crisi in Siria il nostro Paese non ha fatto mancare il proprio sostegno alla popolazione siriana e alle autorità dei Paesi limitrofi che accolgono i rifugiati siriani. Questo è avvenuto attraverso molteplici iniziative: aiuto umanitario; attività di resilienza e sviluppo; corridoi umanitari verso l'Italia e sostegno politico al raggiungimento della pace in Siria. In occasione della Conferenza di Bruxelles dello scorso 12-14 marzo, l'Italia ha rinnovato il proprio forte impegno a sostegno del popolo siriano, annunciando iniziative a dono, umanitarie e di sviluppo, per ulteriori 45 milioni di euro all'anno per il biennio 2019-2020, confermando così il contributo finanziario a dono fornito annualmente sin dal 2016. In tale quadro l'Italia presta particolare attenzione al Libano, al quale sono destinate circa un terzo delle risorse dedicate alla crisi siriana. Dallo scoppio della crisi siriana l'Italia ha sempre risposto agli appelli umanitari, coordinati dalle Nazioni Unite, a favore dei rifugiati siriani e delle comunità ospitanti in Libano. Al riguardo, sono state finanziate iniziative realizzate dalle organizzazioni della società civile e dalle agenzie delle Nazioni Unite nei seguenti settori: sicurezza alimentare, salute, istruzione, formazione professionale, mezzi di sussistenza e protezione, accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari. Su tutte queste attività, è costante e articolato il dialogo con il Governo libanese. A queste risorse si deve aggiungere l'impegno, annunciato dal nostro Paese, a concedere al Libano un pacchetto di crediti agevolati per progetti di sviluppo per un ammontare complessivo di 120 milioni di euro. Di questi, 45 milioni di euro sono dedicati a iniziative da realizzare nelle aree maggiormente coinvolte dalla presenza di rifugiati siriani. Il sostegno dell'Italia ai rifugiati siriani in Libano si avvale anche dello strumento dei corridoi umanitari. A seguito del protocollo tecnico del dicembre 2015 tra Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministero dell'Interno, Comunità di Sant'Egidio, Tavola Valdese e Comunità delle Chiese Evangeliche, il programma consiste nel promuovere il trasferimento sicuro in Italia di persone particolarmente vulnerabili e la loro successiva accoglienza dei beneficiari mediante un percorso di integrazione, curato e interamente finanziato dalle associazioni private. Genericamente io parlo di un viaggio che ha un vero e proprio progetto di vita, incluso, appunto, in questo meccanismo. Gli interessati vengono selezionati direttamente nei Paesi di transito dalle predette organizzazioni e le nostre Ambasciate concedono loro i visti d'ingresso a seguito dei controlli di sicurezza effettuati dal Viminale. Uno degli obiettivi che si pone lo strumento dei corridoi umanitari è alleviare la pressione sui Paesi di primo asilo che ospitano un gran numero di persone in fuga da guerre e persecuzioni.

Dall'inizio delle operazioni nel febbraio 2016, i rifugiati trasferiti in Italia dal Libano attraverso i corridoi umanitari sono in totale 1.694, di cui 1.628 cittadini siriani. Nel novembre 2017 l'impegno originario per il Libano è stato rinnovato - il cosiddetto Protocollo Libano 2 o II - per un contingente ulteriore di mille beneficiari, da trasferire nel biennio 2018-2019. Per raggiungere tale obiettivo, l'applicazione temporale del protocollo Libano II sarà estesa fino ai primi mesi del 2020. Si lavora, inoltre, per garantire il rinnovo dello stesso Protocollo per il prossimo biennio. Il Governo italiano ritiene che il superamento della crisi siriana sia essenziale, per stabilizzare il Mediterraneo allargato e non lesina sforzi nel perseguire questo obiettivo, conseguibile soltanto attraverso un processo politico credibile e inclusivo a guida delle Nazioni Unite e in linea con quanto previsto dalla risoluzione n. 2254 delle Nazioni Unite.

Sosteniamo, quindi, gli sforzi dell'Inviato speciale ONU Pedersen, quanto mai cruciali in questa fase delicata di avvio dei lavori del Comitato costituzionale, organo che riunisce esponenti dell'opposizione, della società civile e del Governo di Damasco, con il compito di riscrivere la Costituzione del Paese, passaggio essenziale per una soluzione democratica e inclusiva della crisi siriana. L'Italia ha accolto favorevolmente la tenuta a Ginevra della prima riunione del Comitato lo scorso 30 ottobre, quale primo passo avanti concreto nella giusta direzione. Pur nella consapevolezza dei molti ostacoli da superare, l'Italia intende incoraggiarne i lavori. Il nostro sostegno al processo politico si articola principalmente in due filoni: sostegno finanziario ai programmi del Department of political and peacebuilding affairs delle Nazioni Unite (300 mila euro nel 2018, che intendiamo continuare a sostenere anche nel 2019); coinvolgimento in attività di rafforzamento delle capacità negoziali della società civile e dell'opposizione, affinché abbiano gli strumenti per poter partecipare costruttivamente al processo politico.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta e la ringrazio, sottosegretaria Del Re, per la risposta che ha voluto fornire a me e a quest'Assemblea.

Come tutti sappiamo, dal 2011 è in corso in Siria un grave conflitto, una guerra civile che in questi otto anni ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone, civili e militari, inclusi i minori. La guerra ha prodotto inoltre un numero impressionante di rifugiati, cittadini siriani in fuga verso altri Paesi: si parla di oltre 4 milioni di individui. Secondo alcune stime, vi sarebbero quasi un milione e mezzo di rifugiati nel Libano, Paese confinante con la Siria, un esodo che si è aggiunto a quello storico dei palestinesi. Il nord del Paese oggi è un'infinita tendopoli per rifugiati che Beirut non riesce a integrare. Recentemente, è stato presentato alla Camera un dossier di “Operazione Colomba”, corpo civile di pace dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, sul tema della violazione del principio di non respingimento da parte del Libano, principio fondamentale del diritto internazionale, tutelato ai sensi dell'articolo 33 della Convenzione di Ginevra, secondo il quale a un rifugiato non può essere impedito l'ingresso sul territorio, né può essere deportato, espulso o trasferito verso territori, in cui la sua vita e la sua libertà sarebbero minacciate. Secondo quanto esposto nel dossier di “Operazione Colomba”, che ha in Libano molti suoi volontari, il Paese starebbe attuando una serie di politiche volte a far tornare, anche con metodi quantomeno discutibili, i rifugiati siriani all'interno dei propri confini nazionali, contando sul presupposto che adesso, secondo il Governo libanese, la Siria sarebbe un Paese sicuro.

In particolare, si tratterebbe di un aumento esponenziale delle deportazioni forzate, la distruzione di case e campi profughi siriani, l'inasprimento delle misure contro i lavoratori non autorizzati e le imprese di proprietà siriana, e la limitazione della possibilità per i bambini siriani di ottenere un permesso di soggiorno legato alla residenza legale dei genitori tramite uno sponsor libanese.

Credo sia importante per questo che il nostro Paese chieda al Governo libanese di agire in conformità del diritto internazionale, rispettando il principio di non respingimento sancito dall'articolo 3 della Convenzione contro la tortura, di cui il Libano è firmatario. Per fare questo, l'Italia e l'Europa tutta devono sostenere il Governo libanese nel fornire aiuti umanitari, nonché assistenza legale e medica ai profughi siriani in Libano, condannando la riabilitazione, da parte dei Paesi europei, delle relazioni internazionali con il Governo siriano, fino a quando non verrà raggiunta una soluzione politica. È, invece, necessario assumere iniziative per rafforzare la pratica dei corridoi umanitari tra Italia e Libano, unico vero modo per mettere in salvo famiglie, giovani e bambini.

Mi sia qui consentito, Presidente, di ringraziare Operazione Colomba, il corpo civile di pace dell'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Li ho conosciuti personalmente quando mi sono recata in Libano, a Beirut, e posso veramente confermare la qualità e la serietà del lavoro che svolgono in zone disagiate del pianeta, quindi veramente grazie. A loro e a tutti coloro che hanno a cuore i diritti delle persone oggi abbiamo dato una risposta. Per questo la ringrazio, sottosegretaria Del Re, per la risposta che ha voluto fornire e l'impegno concreto in materia di tutela dei diritti umani, in particolar modo dei profughi siriani, che in questi anni molto hanno sofferto, soprattutto i bambini, a causa della guerra civile in corso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi circa i lavori di ristrutturazione dei magazzini del Teatro dell'Opera di Roma, con particolare riferimento alla destinazione d'uso dell'edificio ubicato in via dei Cerchi – n. 3-00764)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Mollicone n. 3-00764 (Vedi l'allegato A). La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Anna Laura Orrico, ha facoltà di rispondere. Prego, sottosegretaria.

ANNA LAURA ORRICO, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidente, l'onorevole Mollicone ha richiesto al Ministero notizie in merito al previsto trasferimento di quanto attualmente conservato dal Teatro dell'Opera nei locali di via dei Cerchi e nei magazzini siti in via dei Larici, al quartiere Quarticciolo. A tale proposito, occorre precisare che nel 2017, d'intesa con Roma Capitale, il Teatro dell'Opera di Roma, che, come è noto, è una fondazione della quale sono soci fondatori, ai sensi del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, lo Stato, la regione Lazio e Roma Capitale, è stato predisposto un progetto denominato “razionalizzazione degli spazi ad uso della Fondazione Teatro dell'Opera di Roma”. Il progetto prevede la ristrutturazione completa di due capannoni siti in via dei Larici 4, quartiere Quarticciolo, immobili di proprietà di Roma Capitale ed attualmente in uso alla fondazione, e che sono stati resi conformi anche alle normative sull'adeguamento antisismico. Un primo capannone dovrà essere destinato al ricovero dei circa 60 mila costumi attualmente immagazzinati nei laboratori di piazza della Bocca della Verità, nell'immobile di proprietà di Roma Capitale. Un secondo capannone dovrà essere destinato al ricovero di attrezzature e arredi di scena attualmente ricoverate presso il magazzino in uso alla Fondazione situato in zona Romanina, il cui affitto è attualmente sostenuto da Roma Capitale. Al termine dei lavori, previsto per il giugno del prossimo anno, i 60 mila costumi e gli altri materiali che costituiscono lo straordinario patrimonio del teatro saranno ospitati in un'unica sede, più moderna e funzionale, nel pieno rispetto di tutte le normative di sicurezza e antincendio. L'operazione consentirà, inoltre, un'importante razionalizzazione delle spese per la fondazione, legata alla riduzione dei costi di trasporto tra le diverse sedi attualmente occupate, l'abbattimento di quelle di manutenzione e gestione degli edifici ristrutturati, nonché il contenimento dei costi di vigilanza e guardiania. Inoltre, con il trasferimento dalla sede della Romanina, Roma Capitale non sarà più aggravata dall'importante costo dell'affitto dei locali ora occupati, con notevole risparmio per l'erario comunale.

La fondazione manterrà presso la sede di piazza della Bocca della Verità i propri laboratori di scenografia, di scenotecnica e di falegnameria, previsione questa che contrasta con l'ipotesi, avanzata nell'atto parlamentare, di possibile dismissione dell'immobile da parte di Roma Capitale. Anzi - e concludo -, posso anticipare sin d'ora che lo stesso sovrintendente, Carlo Fuortes, allorquando sarà completato il trasferimento del magazzino costumi presso la sede del Quarticciolo e si libereranno spazi nella sede di piazza della Bocca della Verità, si è già dichiarato disponibile a concordare con Roma Capitale, proprietaria dell'immobile, nuove e future destinazioni d'uso alternative degli spazi liberati, nel pieno rispetto del valore storico, architettonico e culturale dell'ottocentesco edificio che attualmente è in uso e che è legato alle sorti del Teatro dell'Opera di Roma da quasi cento anni.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Anche lei, collega, ha cinque minuti.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). No, non siamo soddisfatti, perché le vicende dell'Opera di Roma e della gestione Fuortes sono spesso sotto gli occhi sia dei sindacati che delle cronache, anche se riteniamo che la risposta dia sicuramente una parziale rassicurazione sul mantenimento della funzione d'uso dei laboratori di scenotecnica di via dei Cerchi, che sono appunto il luogo dove sono nati i capolavori degli allestimenti storici e di repertorio del Teatro dell'Opera. E ricordo, con questa interrogazione - ci tengo a farlo in via anche ufficiale -, la memoria di Maurizio Varamo, grande maestro di scena e di scene, scomparso improvvisamente qualche tempo fa, che ha lasciato un grande vuoto nella scena artistica romana e nazionale e che lì aveva il suo luogo, il suo regno, con la sua capacità artistica di creare le scene dell'opera; quindi, quest'atto parlamentare vuole essere anche un tributo a una delle grandi eccellenze artistiche della capitale e nazionali, purtroppo recentemente scomparsa.

Ma al di là di questo, non siamo soddisfatti perché, avendo fatto il presidente della commissione cultura e ben conoscendo sia la gestione dell'Opera sia quelli che sono i costi delle produzioni, riteniamo che questa presunta razionalizzazione in realtà non vada a tagliare i costi, e comunque mantenga sottoutilizzata la struttura di via dei Cerchi. In particolare, riguardo alle strutture a Quarticciolo e a Ponte di Nona, intanto l'assurdità fino ad oggi consentita dallo Stato alla sovrintendenza Fuortes di avere un affitto invece che fare una razionalizzazione del genere - quindi siamo in ritardo di anni, e quindi sono anni buttati; forse qualcuno ne dovrebbe anche rispondere, e in genere ne risponde chi amministra la fondazione -, ma al di là di questo, ricordo che ci sono, solo al Quarticciolo, 78 allestimenti, e continuiamo invece a vedere scritto a bilancio nuove produzioni, quindi c'è qualcosa che non va nella presunta razionalizzazione e nella gestione delle scene dell'Opera di Roma.

Oltretutto, ricordo - e questo lo dico con certezza - che è stato avviato uno studio preliminare nel 2013 per realizzare - ed era questo anche un desiderata di Maurizio Varano, quindi potrebbe essere anche un progetto di grande sensibilità e valore artistico -, l'idea di un museo esperienziale dell'Opera di Roma che mantenesse, da un lato, il laboratorio attivo, delle scene, con anche laboratori per i visitatori, dall'altro, una volta razionalizzati e trasferiti gli altri locali in un unico posto, trasformasse l'edificio di via dei Cerchi, che ricordo essere stato realizzato dall'architetto Busiri Vici, in una sorta di museo dell'Opera, ma con i nuovi criteri.

Quindi, una sorta di museo esperienziale fatto anche di quel patrimonio immateriale che è la capacità dei maestri di scena, degli artisti di scena, dei tecnici, dei falegnami, di costruire le scene e visitabile da visitatori, visto che è nel quadrante, ovviamente, dei Musei Capitolini. Concludo, quindi, dicendo e auspicando che questo Ministero accenda un faro sulla gestione Fuortes, più volte criticata dagli stessi sindacati e inspiegabilmente mantenuta all'insegna del più assoluto continuismo con tutte le giunte capitoline, compresa quella del sindaco Raggi, che è omogenea a questa maggioranza.

Quindi, chiediamo più trasparenza, più efficienza e, soprattutto, il rispetto delle produzioni artistiche delle scene dell'Opera, questo sì, per far risparmiare il teatro. Ripeto, ci sono decine di allestimenti costruiti dall'Opera e si continua con le nuove produzioni, inscrivendo a bilancio grandissimi costi.

(Elementi in ordine ai risarcimenti assicurativi ottenuti nel 2014 dall'attuale amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Gianfranco Battisti, nonché alle cause della diminuzione degli investimenti registrata dal medesimo gruppo a partire dal 2018 - n. 2-00527)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paita e Nobili n. 2-00527 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Raffaella Paita se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, illustrerei l'interpellanza. Noi deputati e, in particolar modo, la sottoscritta e il deputato Nobili abbiamo interpellato il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e, quindi, chiediamo a lei, sottosegretario, di rispondere ad una serie di quesiti che abbiamo posto dentro l'interpellanza e che sono molto importanti perché riguardano un'azienda strategica del Paese, con asset importantissimi. A fine luglio 2018, il precedente Governo ha sostituito l'intero consiglio d'amministrazione della società Ferrovie dello Stato italiane senza attenderne la naturale scadenza del mandato, una decisione per la quale è in corso un'azione civile di risarcimento danni da parte dei consiglieri. Ferrovie dello Stato Italiane è assicurata da moltissimi anni con un unico fornitore e successivamente quale fornitore prevalente. A valle della completa riorganizzazione del settore gestione assicurazioni fatta da Ferrovie dello Stato italiane nel 2016 e con l'assunzione del nuovo responsabile Marco Binazzi, viene espletata, nel 2017, una gara aperta per le coperture assicurative che ha registrato un ribasso del premio complessivo, a parità di perimetro assicurato rispetto alla spesa storica di circa il 40 per cento, pari a circa 25 milioni di euro.

Risulterebbe che, non appena nominato, il nuovo amministratore delegato del gruppo abbia azzerato la nuova struttura e abbia conseguentemente risolto il contratto con il dirigente Marco Binazzi, il responsabile delle assicurazioni che aveva prodotto il risparmio - che ho citato - per Ferrovie dello Stato Italiane. L'area assicurazioni è stata nuovamente riposizionata sotto l'area finanza, in cui era collocata fino al 2016.

Risulterebbe che l'attuale amministratore delegato di Ferrovie dello Stato abbia beneficiato, nel 2014, di due risarcimenti assicurativi su polizza stipulata da Ferrovie dello Stato Italiane, per una cifra complessiva pari a oltre 1,6 milioni di euro.

Da un'attenta analisi dei documenti finanziari, risulterebbe che il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, nel solo periodo 2018 e nel corrente anno 2019, stia registrando un calo degli investimenti complessivi rispetto alle precedenti pianificazioni (piano industriale 2017-2026 presentato il 28 settembre 2016), pari a oltre 3,5 miliardi di euro.

Confrontando gli investimenti del nuovo piano 2019-2023, presentato da Ferrovie dello Stato Italiane il 10 maggio 2019, con quelli del piano precedente 2017-2026, il cumulato 2019-2023 scende da 62,3 miliardi di euro a 57,7 miliardi di euro, con un calo del 7,3 per cento, pari a circa 5 miliardi di euro, che si sommano ai 2 miliardi di scostamento già registrati nel 2018. All'interno del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, nel solo periodo 2018 e nel corrente anno 2019, la società ANAS, il cui board è stato sostituito nell'estate 2018 al pari di quello di Ferrovie dello Stato Italiane, ha da sola contribuito alla diminuzione del citato calo degli investimenti complessivi rispetto alle precedenti pianificazioni per oltre 1 miliardo di euro, ma la riduzione degli investimenti pare riguardare diverse società del gruppo.

I risultati del gruppo Ferrovie dello Stato nel 2019 sono comunque inferiori rispetto alle precedenti stime e, in particolare, risulta essere fortemente rallentata la crescita di fatturato, utili e investimenti rispetto al trend di crescita registrata nel triennio precedente.

Pertanto, chiediamo di sapere: se corrisponda al vero l'erogazione degli indennizzi riportati in premessa e se risulti vero che l'attuale amministratore delegato di Ferrovie dello Stato abbia continuato a ricoprire, dopo l'importante risarcimento, lo stesso ruolo di dirigente in Trenitalia, con invariata retribuzione e responsabilità fino al 2017 e anche successivamente nel ruolo in Ferrovie dello Stato Italiane-Sistemi urbani; quali siano state le cause e i fattori scatenanti della diminuzione degli investimenti di cui in premessa, che determineranno un inevitabile impatto negativo sul prodotto interno lordo italiano, sull'andamento occupazionale e sulla qualità, sull'efficienza e sulla sicurezza delle infrastrutture di trasporto; quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo al fine di superare le criticità potenzialmente lesive dei principi di buona gestione aziendale del gruppo Ferrovie dello Stato, che in poco più di un anno hanno ridotto l'accelerazione impressa dal precedente consiglio di amministrazione, dimezzando le risorse destinate agli investimenti produttivi ed infrastrutturali. Come vede, sottosegretario, si tratta di domande molto puntuali e specifiche, per le quali chiediamo che il Governo faccia chiarezza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con riferimento all'interpellanza parlamentare in discussione, anche sulla base di quanto comunicato da Ferrovie dello Stato Italiane – che di seguito definiremo FS –, si forniscono i seguenti elementi conoscitivi e di risposta.

In relazione ai servizi assicurativi del Gruppo FS, dalla ricostruzione fornita da Ferrovie dello Stato risulta che, fino al mese di giugno 2013, essi erano strutturati attraverso una convenzione unica, cui erano allegati i vari contratti di polizza, con singolo aggiudicatario. Detto aggiudicatario, fino all'anno 2013, era la società Generali Assicurazioni. A partire dall'anno 2013, FS ha previsto una diversa modalità di assegnazione dei servizi assicurativi, basata su procedure competitive organizzate non più in un lotto unico, ma in diversi lotti. Tale impostazione ha generato, da un lato, un consistente risparmio in termini di premi assicurativi –il cui importo complessivo è passato da 73 milioni di euro, nell'anno 2013, a 64,9 milioni nell'anno 2014, per poi ridursi ulteriormente, nell'anno 2016, a 61,6 milioni – e, dall'altro, una diversificazione dei partner assicurativi aggiudicatari, che sono passati da uno a sette.

La gara del 2017, richiamata nell'interpellanza, ha confermato il numero degli aggiudicatari –sette – ed è stata anch'essa caratterizzata da un risparmio in termini di premi assicurativi rispetto agli anni precedenti, anche in ragione dell'andamento della sinistrosità decisamente favorevole a FS negli anni precedenti.

È attualmente in corso la gara per l'affidamento dei servizi assicurativi per il periodo 1° novembre 2019 - 31 ottobre 2020, con polizze e lotti invariati rispetto alla precedente gara del 2017, ma con una base d'asta, pari a 66,9 milioni di euro, superiore a quella di 58,6 milioni di euro dell'anno 2017, a motivo dei livelli di sinistrosità più elevati di quelli registrati nei precedenti periodi ed ascrivibili all'incidente ferroviario di Pioltello e ai conseguenti disservizi sulla infrastruttura ferroviaria.

Con specifico riguardo alla struttura di Insurance Risk Management, Ferrovie dello Stato ha evidenziato che, a decorrere dal 1° marzo 2019, le responsabilità in tema di gestione del rischio sono state ricondotte all'interno della Direzione centrale finanza, nell'ambito di un più generale processo di riorganizzazione. A seguito di detta riorganizzazione, FS ha proceduto a risolvere consensualmente il rapporto di lavoro dirigenziale richiamato nell'interpellanza.

In relazione poi all'eventuale erogazione di due risarcimenti assicurativi all'attuale amministratore delegato del gruppo, FS stessa ha comunicato che i dirigenti del gruppo per contratto hanno coperture assicurative con caratteristiche in linea con quelli delle altre grandi aziende del Paese e che dette polizze prevedono l'erogazione, sulla base delle determinazioni dell'azienda assicurativa, di indennizzi che tengono conto dell'entità dei danni accertati e dei livelli retributivi.

In relazione al trattamento economico percepito dal dottor Gianfranco Battisti, dagli elementi forniti da FS non risulta che vi sia stato alcun cumulo di emolumenti stipendiali. Con specifico riguardo ai risultati del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nel 2019, si evidenzia che il piano industriale di gruppo 2019-2023, approvato dall'attuale consiglio di amministrazione di FS nell'aprile 2019, prevede un volume di investimenti pari a 58 miliardi di euro, suscettibile di generare in termini occupazionali un incremento di 120 mila addetti, compreso l'indotto, e un contributo di crescita al PIL dello 0,7-0,9 per cento. In sintesi, l'attuale piano 2019-2023 prevede, nell'ultimo anno rispetto al precedente piano industriale, quasi il 6 per cento in più di investimenti e, con riferimento all'intero quinquennio 2019-2023, un'accelerazione degli interventi sul materiale rotabile, ossia più 2,2 miliardi di euro, con l'obiettivo di migliorare il servizio del trasporto regionale con l'immissione in esercizio nel 2023 (e non più nel 2025 come previsto al precedente piano) di circa 240 treni nuovi. Ciò consentirà di ridurre l'età media del materiale rotabile dai 21 anni nel 2018 ai 10 anni del 2023.

Inoltre, sempre avendo riguardo al contenuto del precedente piano industriale, nel nuovo piano sono stati incrementati gli ordini con nuovi ulteriori treni: 89 treni destinati al trasporto regionale, 14 treni destinati ai servizi di alta velocità e 20 treni destinati al trasporto delle merci.

La distribuzione geografica degli interventi si caratterizza per una particolare attenzione agli investimenti localizzati nelle regioni del Sud d'Italia, dove il gruppo investirà nel quinquennio 2019-2023 circa 16 miliardi di euro nello sviluppo infrastrutturale, di cui 8 miliardi per la rete ferroviaria e 8 miliardi per quella stradale. Sempre con riferimento agli investimenti, l'approvazione da parte del CIPE in data 24 luglio 2019 degli aggiornamenti ai contratti di programmi di RFI e ANAS consentirà di impegnare ulteriori e rilevanti risorse per gli investimenti in infrastrutture. Le risorse aggiuntive che sono state contrattualizzate ammontano infatti a 15,4 miliardi di euro per RFI e 12,3 miliardi di euro per ANAS.

Inoltre, nell'ultimo biennio, il gruppo FS dovrebbe consuntivare un volume di investimenti pari a quasi 16 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi nel 2018 e 8,4 miliardi nel 2019, con una crescita, anno su anno, del 33 per cento circa rispetto al 2017 e del 12 per cento circa rispetto al 2018. Quanto ai risultati economici, in base all'ultima previsione, l'utile dell'anno 2019 dovrebbe attestarsi, per la prima volta, sopra i 600 milioni di euro e ricavi consolidati del gruppo dovrebbero raggiungere il 12,7 miliardi di euro, di cui il 57 per cento realizzato con il servizio di trasporto ferroviario e il 39 per cento con il segmento infrastruttura.

Secondo i dati forniti, FS ha conseguito una significativa riduzione dei costi operativi, anche grazie all'impegno in politiche di risparmio come la riduzione del 31 per cento dei costi connessi agli affidamenti per consulenze e prestazioni professionali equiparate. Quanto alla dinamica degli investimenti, si evidenzia che essa non può essere analizzata su base annua, in quanto qualsiasi investimento ha necessariamente un respiro di implementazione pluriennale. Tuttavia, FS ritiene che l'attuale stima 2019 sia in linea con le tempistiche e i volumi di investimento indicati nel piano industriale 2019-2023. Infine, FS rappresenta che l'andamento gestionale del gruppo FS, nelle attuali previsioni elaborate nel mese di settembre 2019, evidenzia fatturato e margini in crescita sia verso il budget sia verso il precedente esercizio. Infatti l'EBITDA (margine operativo lordo) consolidato prevede un significativo miglioramento pari a un più 4,3 per cento nei confronti del budget e un più 4,5 per cento rispetto al consuntivo 2018, trascinato dall'incremento del fatturato tra ricavi e proventi operativi rispettivamente pari a più 0,3 e più 4,8 per cento.

Anche l'EBIT (risultato ante oneri finanziari) e gli utili netti consolidati si presentano in forte crescita: il primo del 9,7 per cento verso il dato il dato di budget e del 12,6 per cento nei confronti del dato 2018; il secondo, rispettivamente, del 10,4 per cento e del 9,5 per cento. Riguardo poi agli investimenti, sempre secondo le stime effettuate nello scorso mese di settembre, il dato del 2019 evidenzia un significativo incremento di circa un miliardo di euro rispetto al consuntivo 2018 (più 12 per cento circa), raggiungendo gli 8,4 miliardi di euro complessivi.

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie Presidente, e anche grazie sottosegretario per la sua risposta e anche per la celerità con la quale ce l'ha portata. Detto questo, tuttavia, come Italia Viva non possiamo che dichiararci solo parzialmente soddisfatti della risposta che ci è stata data. Non le sfuggirà, sottosegretario, che parliamo di una delle aziende più importanti del nostro Paese, di uno degli asset strategici del nostro sistema infrastrutturale. Non le sfuggirà l'irritualità dentro la quale ci muoviamo perché, come è stato ricordato dalla collega Paita, ci muoviamo dentro l'ambito di un management che il Governo precedente ha rimosso in maniera davvero irrituale prima della scadenza del mandato e di un nuovo management - da questo punto di vista ci dichiariamo soddisfatti perché una risposta c'è stata: ci è stato confermato dalle informazioni che FS ha dato al Governo - di cui una delle prime scelte è stata di rimuovere un comparto, l'Insurance, Risk Management, e le persone che lo guidavano che aveva portato un risparmio sulla copertura assicurativa del gruppo pari a circa il 40 per cento: parliamo di 25 milioni di euro annui, una cifra consistente, un risparmio consistente di soldi di tutti noi. Quella struttura è stata rimossa, come ci è stato detto, per tornare a un sistema di assegnazione precedente che, come ci è stato detto, comporterà nuovi costi per ragioni varie ma comporterà costi aggiuntivi nei prossimi anni. Rimangono invece delle domande inevase perché noi abbiamo ancora necessità di sapere e confermeremo in futuro la richiesta di sapere se - ho sentito dire che non c'è stato un cumulo di percezione di redditi e di stipendi da parte dell'amministratore delegato Battisti - ma noi vogliamo sapere se è vero, come è vero, che ha ricevuto ingenti risarcimenti a seguito di infortuni sul lavoro, vogliamo sapere come è possibile, perché risulterebbe (ma vogliamo verificarlo), che lui ha continuato a svolgere le stesse mansioni con le medesime retribuzioni nonostante questi infortuni.

Vogliamo anche una spiegazione rispetto al calo fortissimo degli investimenti. Ci è stato risposto con gli investimenti del gruppo consolidato: a noi interessa sapere cosa succede agli investimenti di Ferrovie dello Stato; ci è stato risposto con gli investimenti previsti per il quadriennio 2019-2023, in cui magari il management sarà diverso, ma a noi interessa sapere cosa è successo negli anni 2018-2019, durante i quali c'è stato un calo consistente e rilevante degli investimenti, pari a 3,5 miliardi di euro, che hanno un peso ingente sulle possibilità infrastrutturali del Paese e anche una ricaduta forte sul PIL e sulla crescita del Paese. Sono domande che rimangono inevase e sulle quali continueremo a chiedere luce e chiarezza perché il Governo ha fatto la sua parte e lo ringraziamo, ma rimangono interrogativi pesanti: per quale ragione una realtà, una struttura interna organizzativa che produce un risparmio e risultati così virtuosi viene rimossa e viene rimosso chi la guida; per quale ragione si torna a un sistema di gestione delle coperture assicurative del gruppo che non produce risparmi ma costi maggiori a parità di copertura e per quale ragione c'è una riduzione, una contrazione così forte degli investimenti in un'azienda così importante e così forte nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Elementi e iniziative in merito al processo di riorganizzazione avviato dall'Associazione italiana allevatori – n. 3-01121)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Lo Monte n. 3-01121 (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è noto, la riforma della disciplina sulla riproduzione animale, intervenuta con il decreto legislativo 11 maggio 2018, n. 52, accanto alla riorganizzazione del settore delle associazioni allevatoriali, ha inteso introdurre in linea con la raccomandazione espressa dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato a seguito di una segnalazione, nel 2010, principi idonei a garantire il rispetto di concorrenza, terzietà e indipendenza, tra i soggetti che si occupano dei controlli negli allevamenti zootecnici e i soggetti che li utilizzano, ai fini del miglioramento genetico del bestiame e della tenuta dei libri genealogici.

Occorre poi tenere presente che l'esigenza di un coordinamento condiviso tra le associazioni per la gestione in comune di specifici servizi, svolto mediante l'adesione a una associazione o federazione di secondo grado, cui saranno pertanto associate le associazioni nazionali di specie o razza, è stata rappresentata da un'espressa richiesta dei presidenti delle associazioni nazionali allevatori, formulata in data 20 aprile 2018 e avallata dall'AGCM, che, informata al riguardo dal Ministero delle Politiche agricole, ha quindi comunicato, con nota n. 28106 del 3 aprile 2019, di non procedere in relazione ad alcune attinenti segnalazioni pervenute.

A tal riguardo, rilevo che l'AGCM, recependo sostanzialmente quanto rappresentato dal Ministero delle politiche agricole, con la nota n. 30416 del 9 agosto e con nota n. 67989 dello scorso 18 ottobre, ha puntualizzato quanto segue: 1) l'adesione della neocostituita Federazione delle associazioni nazionali di razza e specie, da parte dei cosiddetti enti selezionatori deve essere facoltativa; 2) l'oggetto sociale delle singole associazioni nazionali allevatori deve risultare coerente con la necessità di garantire l'autonomia e l'indipendenza gestionale delle medesime e con il principio di fornire i servizi richiesti dagli associati su base volontaria; 3) il diritto di recesso dall'Associazione nazionale allevatori deve comunque risultare automatico, a fronte della richiesta dell'associato e senza condizionamenti di sorta.

Ciò posto, le principali novità introdotte dalla riforma in parola riguardano: il riconoscimento degli enti selezionatori, quali soggetti deputati alla realizzazione e gestione dei programmi genetici, se in possesso di determinati requisiti; la necessità dell'iscrizione ai libri genealogici per poter vedere riconosciuto un animale di specifica razza; la separazione delle funzioni di raccolta dati zootecnici e loro elaborazione da parte degli enti selezionatori ai fini dell'attività di selezione; la costituente di una banca dati unica zootecnica a livello nazionale e la definizione da parte del Ministero delle modalità di accesso ai relativi dati, utilizzabili anche per l'erogazione dei servizi di consulenza aziendale; l'istituto di Comitato nazionale zootecnico, che può essere articolato per attitudine produttiva con compiti di regolazione, standardizzazione e di indirizzo dell'attività di raccolta dei dati negli allevamenti.

Uno degli aspetti cardine della nuova disciplina normativa è rappresentato dalla specializzazione delle attività ovvero della separazione dei ruoli tra le associazioni nazionali allevatori e l'Associazione italiana allevatori e dall'aggregazione delle ANA in specifici comparti produttivi.

Peraltro le associazioni nazionali allevatori enti selezionatori che intenderanno accedere ai contributi pubblici saranno operativamente riorganizzate e accorpate con per comparti produttivi – bovini da latte, bovini da carne, bufalini, equidi, ovi-caprini, suini – e dovranno associare direttamente gli allevatori, associazioni di primo grado, incrementando in tal modo la compartecipazione diretta allo svolgimento dei programmi genetici di miglioramento e/o conservazione del patrimonio zootecnico.

Riguardo alla raccolta dati in allevamento – controlli funzionali – una delle principali innovazioni concerne l'introduzione, per gli enti incaricati, di specifici requisiti, predisposti per favorire una specializzazione delle attività e assicurare la terzietà dei dati e la loro validazione. Occorre poi tener presente che, per incrementare ulteriormente la concorrenza nel settore, l'articolo 4, comma 3, della predetta norma prevede che la raccolta dei dati in allevamento, finalizzata ad alimentare la banca dati unica zootecnica ed arricchire le informazioni da mettersi a disposizione per l'erogazione di servizi di consulenza aziendale, possa essere svolta, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, anche su iniziativa di soggetti diversi da quelli previsti in precedenza, ponendo in capo ad essi il necessario possesso di taluni specifici requisiti. Le suddette disposizioni sono state introdotte ai fini di qualificare e liberalizzare il servizio, tenendo conto della necessità di salvaguardare la biodiversità, la corretta gestione del patrimonio genetico delle razze di interesse zootecnico, il benessere animale e la valorizzazione delle produzioni di qualità.

In materia di consulenza aziendale, l'innovazione è ora rappresentata dalla separazione delle funzioni fra il soggetto che raccoglie i dati nelle aziende zootecniche e quello che eroga i servizi di assistenza tecnica, che non potranno coincidere. Rilevo, inoltre, che, in linea con quanto previsto nella misura biodiversità, sottomisura 16.2 del Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020, è stato individuato un partenariato selezionato dal Ministero delle Politiche agricole con procedura ad evidenza pubblica per la raccolta di dati necessari, non solo per la conservazione e il miglioramento della biodiversità, ma anche per la creazione di un sistema informatico mediante una banca dati in modalità open data. Il soggetto che eroga la consulenza aziendale è invece selezionato dalle regioni.

Il soggetto presso il quale sarà allocata la citata banca dati sarà individuato con decreto del Ministero delle Politiche agricole, sulla base delle specifiche indicazioni del Comitato nazionale zootecnico, di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto legislativo in questione.

Preciso che tali dati sono di natura privata delle aziende zootecniche, in quanto riguardano caratteristiche quali-quantitative delle produzioni di latte e di carne, e sono il frutto del rilevamento, dell' elaborazione e dell'organizzazione di informazioni sugli aspetti produttivi e riproduttivi degli allevamenti. I soggetti autorizzati all'accesso alla banca dati potranno impiegare le relative informazioni anche ai fini della consulenza nelle aziende, opportunità che condurrà ad un netto miglioramento del sistema di consulenza al settore.

Riguardo al procedimento di ristrutturazione organizzativa, avviato dall'AIA a mezzo della costituzione della Federazione delle associazioni di razza, evidenzio che, al fine di garantire la piena corrispondenza della riorganizzazione delle associazioni allevatori alla vigente normativa, con nota n. 35520 del 14 dicembre 2018, il Ministero delle Politiche agricole ha già rappresentato la necessità di assicurare il carattere non obbligatorio dell' adesione alla citata Federazione, oltre all'autonomia e all'indipendenza degli enti selezionatori. Pertanto, l'eventuale adesione alla Federazione da parte dei predetti enti non deve interferire in alcun modo con le attività dagli stessi espletate.

Tali requisiti di autonomia e indipendenza rappresentano, peraltro ,la condizione necessaria per ottenere il finanziamento delle attività relative alla sottomisura l0.2 del PSRN 2014-2020: sostegno per la conservazione, l'uso e lo sviluppo sostenibili delle risorse genetiche in agricoltura; attività di caratterizzazione delle risorse genetiche animali di interesse zootecnico e salvaguardia della biodiversità, così come stabilito nei requisiti dell'avviso pubblico approvato con DM 21 dicembre 2016.

Per quanto concerne, infine, la formazione dei nuovi organi sociali delle associazioni nazionali allevatori, fermo restando che il decreto legislativo in parola prevede che alle associazioni nazionali si associno direttamente gli allevatori, preciso che il Ministero delle Politiche agricole ha già fornito le opportune indicazioni, tra cui l'opportunità di predisporre un regolamento associativo da sottoporre all'esame di questa amministrazione, a tutela del diritto di rappresentanza dei nuovi associati (allevatori).

PRESIDENTE. Il deputato Carmelo Lo Monte ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

CARMELO LO MONTE (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, siamo a parlare di una riforma sulla zootecnia, che prevede in maniera chiara e inequivoca la fine del regime di monopolio di AIA, una partita che vale circa 200 milioni di euro.

Sembra che AIA abbia posto in essere un complesso tentativo di condizionare il processo di riforma della governance del settore zootecnico, da cui deriverebbe un sostanziale depotenziamento delle soluzioni pro competitive e di maggiore efficienza, introdotte proprio dalla riforma.

L'Autorità intende ribadire, proprio nell'ottica di una riforma concorrenziale del settore zootecnico, che l'adesione alla neocostituita federazione delle associazioni nazionali di razza e specie da parte degli enti selezionatori deve essere facoltativa, e che l'oggetto sociale delle singole associazioni nazionali allevatori deve risultare coerente con la necessità di garantire l'autonomia e l'indipendenza gestionale delle medesime e con il principio di fornire servizi richiesti degli associati su base volontaria. E ancora, il diritto di recesso da un'associazione nazionale allevatori deve comunque risultare automatico, a fronte della richiesta dell'associato, e senza alcun condizionamento di sorta. Di tutto ciò il Ministero sembra non aver tenuto conto: la vigilanza è a dir poco blanda, i funzionari operano come meglio credono, e gli allevatori, ignari di quanto sta accadendo, subiranno le inevitabili conseguenze del mal funzionamento del sistema. Ora, la nuova normativa mira a una più efficiente organizzazione del settore nel suo complesso e, quindi, a un'efficace concorrenza nella fornitura di controlli funzionali, predisponendo, tra le altre cose, il superamento del monopolio prima riconosciuto per tale fornitura, introducendo un sistema incentrato sulla separazione tra attività di enti selezionatori e soggetti terzi autorizzati ai controlli funzionali, e anche sul ruolo di garante e controllore del Ministero, chiamato a riconoscere enti selezionatori e soggetti terzi abilitati a rendere i servizi sulla base della titolarità di specifici requisiti. Elemento qualificante della riforma è quindi stata la rottura del precedente assetto organizzativo, con la separazione delle funzioni tra il soggetto che raccoglie i dati e quello che eroga i servizi di assistenza tecnica. Tra le conseguenze del nuovo assetto del settore vi è inoltre l'impossibilità per AIA di svolgere servizi fin qui destinati agli allevatori, e per i quali risultano disponibili significativi finanziamenti. Tutto nasce da un colpo di coda del Ministro del tempo, che approvò il decreto poco prima di andare via e senza passare - questo è gravissimo - per il parere delle Commissioni agricoltura, di Camera e Senato, tanto che le Commissioni, a suo tempo, si sono attivate.

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO LO MONTE (MISTO). Finisco, Presidente. Gli allevatori hanno a che fare con le avversità atmosferiche e con le calamità naturali, se poi noi li consegniamo ancora alla burocrazia di Bruxelles, alla quale si aggiunge la burocrazia italiana, ecco, non rendiamo certamente un servizio; se poi li affidiamo a fantomatiche associazioni che speculano su questa discrezionalità che non è stata coperta da parte del Ministero, allora abbiamo fatto la frittata. Quindi, non mi ritengo per nulla soddisfatto della risposta del sottosegretario.

(Elementi in merito alla situazione dei lavoratori di alcune imprese operanti nel settore automobilistico a Camposanto, in provincia di Modena, e iniziative per la tutela dei relativi livelli occupazionali – n. 3-01003)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ascari n. 3-01003 (Vedi l'allegato A). La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, ha facoltà di rispondere. Prego, sottosegretaria.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, la società GM Cataforesi è stata oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo dell'onorevole interrogante riguardante presunti abusi e licenziamenti illegittimi da parte della società in esame, in risposta alla quale erano state avviate le opportune verifiche da parte delle istituzioni territoriali deputate agli accertamenti in loco. Al riguardo, l'ispettorato territoriale, interpellato su entrambi gli atti di sindacato ispettivo, ha riferito di aver intrapreso già da diverso tempo specifici accertamenti ispettivi sulle tre società segnalate, e precisamente GM Cataforesi, Carrozzeria Nuova GM e Work Service società cooperativa, mirati a verificare le irregolarità denunciate nell'interrogazione anzidetta. Gli accertamenti ispettivi, seppure in fase di definizione, sono tuttora in corso, a fronte della complessità dei controlli che si è riscontrata in ragione delle seguenti circostanze: la verifica riguarda tre società fra loro collegate, anche da rapporti di appalto (GM Cataforesi, Carrozzeria Nuova GM e Work Service); i controlli posti in essere sono finalizzati, fra l'altro, ad accertare la corretta applicazione della normativa lavoristica in temi di contratti a termine, di contratti di somministrazione e di contratti d'appalto, che, nel corso degli anni, si sono susseguiti all'interno e fra le società oggetto di verifica; gli accertamenti riguardanti la liceità degli appalti endoaziendali con la cooperativa Work Service sono stati fatti partire dal mese di ottobre 2014, termine prescrizionale; i contratti di somministrazione da analizzare sono oltre 200, comprensivi di proroghe, cessazioni e instaurazioni. Alla luce di tali circostanze, gli accertamenti ispettivi risultano tuttora in via di definizione, considerata l'ampiezza e, ribadisco, la complessità del fenomeno oggetto di indagine. Con specifico riferimento al quesito sollevato con il presente atto di sindacato ispettivo, l'ispettorato del lavoro territoriale ha riferito di aver disposto, a seguito di esposto-denuncia pervenuta nei giorni scorsi, un'integrazione di accertamento, cui seguiranno i dovuti provvedimenti nei confronti delle società GM Cataforesi relativamente al corretto adempimento degli obblighi contributivi sull'unilaterale sospensione del rapporto di lavoro da parte della società. La vicenda, nei suoi molteplici e complessi profili, è oggetto di massima attenzione da parte del Governo, il quale, sin dal suo insediamento, ha assicurato priorità alla promozione di azioni di contrasto al fenomeno di irregolarità lavorativa, anche tramite l'investimento in risorse umane, che devono assicurare il rispetto delle disposizioni di legge sul campo. Mi riferisco qui al “decreto salva imprese”, convertito di recente nella legge n. 128 del 2019, che prevede il rafforzamento della dotazione organica dell'ispettorato nazionale del lavoro con l'assunzione a tempo indeterminato di 150 unità di personale. Per quanto riguarda gli eventuali profili concernenti la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro, rammento che si è insediato il tavolo relativo a questa materia, tuttora in corso, con l'obiettivo di rafforzare il quadro normativo esistente. Desidero in conclusione ribadire che il Governo, nell'assicurare costante interlocuzione con gli enti preposti alla vigilanza in materia, si rende disponibile, come peraltro affermato nella risposta al precedente atto di sindacato ispettivo, a valutare l'opportunità di avviare un tavolo istituzionale qualora venga richiesto dalle parti sociali.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, ringrazio la sottosegretaria Puglisi per la risposta che mi ha voluto fornire in tempi brevi. Non posso che dichiararmi soddisfatta per quanto mi è stato riferito oggi. Le industrie GM Cataforesi sono un punto di riferimento per la struttura industriale del mio territorio, a Camposanto, nel modenese. Abbiamo già avuto modo di occuparcene, con un'altra mia interrogazione, la n. 5-00718, in cui evidenziavamo presunti abusi e licenziamenti illegittimi da parte della dirigenza societaria.

Nonostante il nostro intervento e l'interesse da parte del Governo, successivamente all'interrogazione si sono registrati ulteriori presunti atti illegittimi e abusi sui lavoratori. Il Governo medesimo ci rispose, evidenziando che erano state avviate delle attività ispettive, prospettando inoltre la possibilità di avviare un tavolo istituzionale di confronto, con l'obiettivo di tutelare i posti di lavoro a rischio e l'intera produzione.

Quello che abbiamo denunciato oggi con questa interrogazione è una ulteriore gravissima, se confermata, violazione di legge a totale danno dei lavoratori. Un comportamento che bisogna assolutamente censurare e sanzionare, mettendo in essere tutti i rimedi previsti dalla legge. È bene sottolineare che se, da una parte, bisogna tutelare e incoraggiare l'attività imprenditoriale, dall'altra, bisogna tutelare, in maniera altrettanto forte, i diritti dei lavoratori. Come anche il caso ArcelorMittal ci sta insegnando, non è assolutamente tollerabile lasciar lucrare le imprese sulla pelle di onesti lavoratori, perché i lavoratori - come diciamo sempre - non sono dei numeri ed è proprio per questo che non deve passare questo messaggio.

A distanza di pochi mesi dalla prima interrogazione sulle industrie GM, mi fa piacere che abbiamo oggi un nuovo e fermo impegno del Governo. E quanto detto conferma la direzione volta alla tutela dei diritti dei lavoratori e l'alta attenzione che verrà dedicata al territorio modenese e alle sue industrie. Detto ciò, non posso che accogliere positivamente la risposta che viene qui fornita e l'impegno preso per contrastare questo fenomeno. Pertanto, aspettiamo l'esito definitivo degli esiti ispettivi, valutando se vi sia l'opportunità di instaurare un tavolo a tutela dei lavoratori.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, le deputate Cavandoli e Corda sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni la deputata Maria Tripodi, in sostituzione del deputato Elio Vito, dimissionario.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Essendoci un lavoro in corso, da parte dei gruppi, per arrivare ad un testo condiviso della mozione, mi viene chiesto di sospendere la seduta. Sarebbe molto utile se qualcuno dei gruppi mi dicesse di quanto tempo ha bisogno.

Sospendiamo la seduta fino al decorrere dei venti minuti.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,25.

Seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00286, Meloni ed altri n. 1-00288, Molinari ed altri n. 1-00289, Fusacchia ed altri n. 1-00291, Lupi ed altri n. 1-00292, Benedetti ed altri n. 1-00293 e Pellicani, Ilaria Fontana, Moretto, Stumpo ed altri n. 1-00295 concernenti iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00286 (Nuova formulazione), Meloni ed altri n. 1-00288, Molinari ed altri n. 1-00289, Fusacchia ed altri n. 1-00291, Lupi ed altri n. 1-00292, Benedetti ed altri n. 1-00293 e Pellicani, Ilaria Fontana, Moretto, Stumpo ed altri n. 1-00295 concernenti iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 18 novembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00295 che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Brunetta, Luca De Carlo, Andreuzza, Fusacchia e Lupi che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il quinto, il settimo, l'ottavo e il nono firmatario. Contestualmente le mozioni Brunetta ed altri n. 1-00286 (Nuova formulazione), Meloni ed altri n. 1-00288, Molinari ed altri n. 1-00289, Fusacchia ed altri n. 1-00291, Lupi ed altri n. 1-00292 sono state ritirate dai presentatori. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Sull'ordine dei lavori.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

WALTER RIZZETTO (FDI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, per pochi secondi, ringraziandola, vorrei, se possibile, l'attenzione dell'Aula rispetto ad un tema. È notizia di qualche minuto fa che c'è stata un'operazione antimafia della squadra mobile a Palermo. Sono state fermate nove persone, Presidente. Ritengo sia una notizia meritevole di menzione. Sono state fermate nove persone indagate per associazione mafiosa, per estorsione, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Presidente, oltre ai proventi derivanti da questo tipo di attività criminose e si parla di Cosa Nostra, si parla di mafia, ebbene cinque di queste persone - è notizia di qualche secondo fa - che sono state indagate per questi fatti gravissimi, percepiscono il reddito di cittadinanza. Riteniamo che, in questo momento, questo sistema sia oramai completamente fuori controllo. Oltre ai brigatisti rossi, oggi scopriamo…

PRESIDENTE. Grazie.

WALTER RIZZETTO (FDI). No, un secondo. Scopriamo che anche coloro che appartengono a Cosa Nostra usufruiscono della paghetta di Stato…

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, lei deve stare sull'ordine dei lavori però.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiediamo, quindi, sull'ordine dei lavori che il Ministro Di Maio e il Ministro del Lavoro Catalfo vengano in Aula quantomeno per relazionarci rispetto ai controlli di un sistema che è completamente oramai fuori controllo. Abbiamo cittadini che non ce la fanno ad arrivare a 280 euro al mese di pensione; abbiamo mafiosi - ripeto: mafiosi - che percepiscono la paghetta di Stato a più di 700 euro al mese. Quindi, chiediamo che i due Ministri vengono in Aula a relazionarci su qualcosa che evidentemente oramai è completamente fuori controllo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio e senz'altro riferiremo al Governo, che ne ha già preso nota, della richiesta del suo gruppo.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293 il parere è contrario; mentre sulla mozione Pellicani, Brunetta, Ilaria Fontana, Moretto, Luca De Carlo, Stumpo, Andreuzza, Fusacchia, Lupi ed altri (Nuova formulazione) il parere è favorevole purché il terzo capoverso delle premesse sia riformulato aggiungendo, dopo la parola “turismo”, le parole “e il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca hanno già attivato (…)”. Credo fosse soltanto un refuso.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Volevo ringraziare il Governo per il parere che ha espresso sulla mozione che è la composizione di più mozioni che ieri abbiamo illustrato in quest'Aula. Io, in particolare, ero il primo firmatario di una mozione fatta con i colleghi della VII Commissione che metteva ovviamente il cuore del testo su tutti i temi legati alla cultura, all'alta formazione e all'istruzione.

Segnalo che nella mozione adesso unitaria, in cui sono state fuse più mozioni, ci sono aspetti che abbiamo introdotto e a cui noi teniamo particolarmente. Tra questi cito in particolare l'attenzione da porre ai danni subiti dal patrimonio storico, artistico, archivistico, musicale della città di Venezia e la necessità di intervenire tempestivamente e di fare anche un piano straordinario di interventi per evitare che tali opere, non solo le strutture degli edifici legati alla cultura, siano danneggiate e vengano recuperate ma anche che le opere vengano definitivamente messe in sicurezza.

Un secondo punto riguarda la digitalizzazione di tutte queste opere che deve essere assolutamente accelerata perché, anche in questa occasione, abbiamo scoperto e scopriremo purtroppo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi che sono andate perdute opere di inestimabile valore.

Il terzo punto riguarda il futuro di Venezia perché, quando pensiamo a Venezia e pensiamo al patrimonio, c'è sempre questa idea della conservazione e della tutela e della valorizzazione. Abbiamo bisogno di fare di Venezia un centro di produzione di nuova cultura proprio a partire dalla storia, dalla tradizione e dall'enorme patrimonio di cui la città dispone e, quindi, nella mozione è contenuto - volevo segnalarlo a tutti i colleghi - un punto sul valore delle industrie e delle imprese culturali e creative, sul valore aggiunto che può derivare dal fare di Venezia un luogo dove nascono nuove start up, nuove professioni, recuperando la dimensione internazionale. Fare di Venezia un polo di attrazione è fondamentale.

Chiudo, Presidente, con il seguente accenno: in questi giorni si doveva tenere a Venezia lo Strategy Innovation Forum; è stato annullato e sarà riproposto a marzo; il Governo ha accettato di impegnarsi per sostenerlo. Nel 2020 parte l'Expo, l'Esposizione universale di Dubai 2020, facciamo in modo che la presenza di Venezia sia in forze in quell'Esposizione proprio per rafforzare l'idea che la città rinasce a partire dalla cultura e dall'istruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. In questi giorni tanto è stato scritto e tanto è stato detto su questa disgrazia, su questa tragedia, una vera e propria tragedia che si è abbattuta su una delle città più belle del mondo - non fatichiamo a riconoscerlo - una città che è patrimonio dell'universo e siamo felici che sia qui in Italia, come tante altre città che meritano questo appellativo. Quello che fino a pochi anni fa pareva un accadimento inusuale per la violenza, per la portata proprio della forza della pioggia e delle acque, adesso invece accade con un intervallo molto più ristretto e a questo, spero, che non ci si debba abituare ma temo che non sia così perché i cambiamenti climatici portano a tutto questo. Il cambiamento climatico non è argomento per dotte dissertazioni scientifiche ma purtroppo è una triste, tristissima realtà. Siamo tutti veneziani: è vero, siamo tutti veneziani e questo evento ci ha colpito profondamente tutti. Siamo tutti i veneziani così come siamo stati tutti genovesi per altri accadimenti lo scorso anno ma, per situazioni meteorologiche, siamo stati tutti piemontesi, tutti veneti, tutti laziali, tutti campani, tutti pugliesi. E, con questo modo di pensare, dico che siamo tutti italiani perché non è piaggeria, non è un modo di dire fatto giusto così per esaltare le nostre caratteristiche ma noi italiani abbiamo dimostrato di essere solidali, di essere capaci di grandi slanci quando qualche cosa di molto brutto e grave accade nel nostro Paese. Quindi, siamo tutti italiani e con questa accezione vorrei dire siamo anche tutti materani, siamo anche tutti pugliesi, tutti calabresi, tutti lucani, tutti siciliani perché non solo a Venezia ma purtroppo in tante parti d'Italia, su tanti territori la violenza della natura si è abbattuta contro questi territori del nostro Paese.

Quindi concludo dicendo che il MAIE voterà favorevolmente le mozioni della maggioranza, ma in questo ambito non esiste ideologia politica e ideologia partitica, quindi c'è libertà di espressione per tutte le altre mozioni, che personalmente voterò favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, dico sin d'ora che, come comunicato alla Presidenza, abbiamo ritirato la nostra mozione presentata dal gruppo Misto e abbiamo sottoscritto legittimamente e correttamente la mozione unitaria presentata da maggioranza e opposizione. Riteniamo che questo non sia un gesto formale ma sia un atto concreto e serio, perché su questi temi, alcuni di questi punti, dovremmo tutti insieme non dividerci ma lavorare nella stessa direzione, non solo esprimendo solidarietà - che è necessaria e doverosa - a Venezia e a tutte le città che sono state coinvolte da questa ondata di maltempo, ma ricordandoci che l'unità di intenti di un Parlamento è legato alla prevenzione, è legato alla realizzazione di ciò che permetterebbe di evitare che danni come questi possano avere conseguenze come quelle a cui abbiamo assistito. Allora c'è sempre un passaggio - ed è l'unica cosa che voglio ricordare qui nel mio intervento, nel riaffermare la condivisione sulla mozione unitaria - che dovremmo finalmente condividere abbassando la guardia della battaglia ideologica: prevenire vuol dire anche realizzare ciò che ci permette di evitare che danni e drammi come questi possano accadere. Piangerci addosso, come facciamo sempre dopo che una tragedia è accaduta, è un errore, laddove non significa prendere coscienza degli sbagli che abbiamo fatto. A Genova, sul ponte Morandi, abbiamo pianto la tragedia e il dramma dei morti e del crollo di quel ponte, ma avremmo potuto senza alcun problema, decine di anni prima, realizzare con serietà la Gronda, che avrebbe evitato il crollo del ponte Morandi. Qui, se avessimo messo in essere e in azione il MoSE, oggi saremmo in una situazione diversa. Lo ricordo non per polemica ma per ragioni oggettive: nel giugno del 2016 doveva essere concluso il MoSE; dal giugno del 2016 alla fine del dicembre 2017, inizi del 2018, il MoSE doveva essere messo in azione. Dico questo perché c'erano tempi certi per la realizzazione di quest'opera; si sarebbe alzata la barriera a 110 centimetri e oggi non avremmo avuto l'ondata di alta marea che ha messo in ginocchio l'intera città di Venezia. Dobbiamo imparare dalla storia, dobbiamo capire che prevenzione, realizzazione delle infrastrutture necessarie materiali e immateriali, sono la tutela e contemplano anche la tutela dell'ambiente. Le grandi opere non sono in contraddizione con le piccole opere. La manutenzione del territorio non è in contraddizione con la possibilità e la realizzazione delle infrastrutture necessarie che difendono le città, ma rilanciano l'intero Paese. Questo è il dramma con cui ha vissuto in tutti questi anni il nostro Paese: la discussione ideologica, il pregiudizio, la bandiera dell'affermazione del proprio pensiero riguardo a quello dell'altro ha impedito di fatto di realizzare ciò che era necessario ed è necessario al nostro Paese. Le opere infrastrutturali - e concludo - non sono né di destra né di sinistra, non sono né gialle né verdi, servono a tutti noi, chiunque le realizzi. Mi auguro - vedo qui il Ministro delle infrastrutture - che adesso con decisione si recuperi il tempo perduto e il MoSE si metta in azione. Ma che quello che è accaduto sia da lezione a tutti, a chi governa e chi è all'opposizione: basta con le polemiche, iniziamo a realizzare ciò che serve al Paese, le grandi opere come le opere di manutenzione del territorio. Mettiamo le risorse necessarie e smettiamola di pensare che… Se c'è un'individuazione di un fenomeno corruttivo, si condanni chi ha corrotto, lo si metta in galera, ma si realizzino le opere necessarie. Le grandi opere, le infrastrutture, servono come il pane al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-C10VM). Presidente, chiedo innanzitutto se è possibile la votazione per parti separate della mia mozione, quindi la premessa e poi gli impegni. La mozione unitaria della maggioranza ha tanti impegni condivisibili, ma ne ha uno che è improponibile, che è la conclusione ottusa dei lavori del MoSE. Che il MoSE sia stato viziato da una corruzione sfacciata è ormai emblematico, e che questa corruzione abbia viziato ogni verifica della sua efficacia, pure. Non si contano più gli esposti e le perizie che hanno smentito l'ambizione del MoSE, che era quella della difesa della laguna dalle acque alte, decantata fin dagli anni Novanta. Le criticità del MoSE non sono evidenziate da persone con la sindrome di NIMBY, sono tutte maledettamente ed evidentemente tecniche, tanto che anche qui tutti noi sappiamo che non basterà per proteggere Venezia dal mare. Alcune criticità sono persino surreali, come la ruggine sulle cerniere o l'instabilità delle paratoie, se si pensa alla quantità di soldi pubblici, 5 miliardi, finora spesi in questo progetto. Il progetto del MoSE, oltretutto, è del 2002, e ignora totalmente l'innalzamento del mare dovuto al cambiamento climatico. Quindi, su Venezia si prospetta un innalzamento del mare di un metro, questo significa alte maree più frequenti e quindi più frequenti e prolungate chiusure delle paratoie del MoSE- ammesso che funzioni -, e così sarà impedito l'importantissimo ricambio idraulico mare-laguna; la laguna rischia il soffocamento per minore ossigenazione e vivificazione, anche nelle parti più interne, nonché mancanza di nutrienti e accumulo di inquinanti. Il MoSEè tanto, troppo ingombrante, sia nella mozione di maggioranza che nella laguna di Venezia, per accettare una passiva e pavida prosecuzione dei lavori senza il coraggio di una moratoria che permetta una verifica tecnico-scientifica imparziale ed aggiornata del progetto che magari permetta varianti in corso d'opera che ne garantiscano l'efficacia, oltre che un minore impatto ambientale e minori costi di manutenzione, che sono, ricordiamolo, 100 milioni all'anno, quelli prospettati. Oltre a questo, credo che sia evidente che se non c'è una laguna non ci sono né abitanti né attività produttive né beni artistici e culturali che tengano. La morfologia lagunare è alla base di tutto, e questa consapevolezza esiste nel nutrito corpo legislativo delle leggi speciali per Venezia, ma non è mai esistita nella realtà, basti pensare all'effetto dello scavo del canale dei petroli o dell'hub di Porto Marghera, ma anche del passaggio continuo e insostenibile delle grandi navi. Che queste ultime causino gravi danni di erosione alla laguna non è un luogo comune, ma è confermato dallo studio realizzato dal CNR-Ismar e Università Ca' Foscari di Venezia pubblicato nel 2017. La laguna perde più di un milione di metri cubi di sedimento all'anno, e c'è ancora chi ha il coraggio di sostenere il passaggio delle grandi navi, che invece dovrebbe venire completamente vietato. L'opera prima, quindi, è procedere con il ripristino della morfologia lagunare, favorendo la risedimentazione, cosa di cui si parla dal 1973, e pensare a interventi di mitigazione delle maree medio-alte, come la riduzione delle sezioni alle bocche di porto con il rialzo dei fondali, opere trasversali fisse e removibili stagionalmente, il prolungamento dei moli, interventi di rialzo nei centri abitati. Di grandi navi e di ripristino della laguna se ne parla anche nella premessa della mozione di maggioranza, ma non si trova alcun impegno deciso ed esplicito in tal senso, quando dovrebbe essere la parte di tutto. Nessuno questiona sulle misure fiscali a tutela della popolazione, a tutela di chi ha perso tutto, a tutela delle attività produttive; nessuno questiona su questo, il fatto è che parlare di Venezia solo per queste cose significa inevitabilmente farla morire, perché Venezia è la sua laguna. La sua laguna è ciò che permette tutto quello che noi oggi cerchiamo di salvare, che però, con una mozione di maggioranza fatta così non si salva affatto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, cari colleghe e colleghi, signora Ministra, il gruppo di LEU esprime soddisfazione, perché la mozione che è stata presentata si è allargata a quasi tutto il Parlamento, e io credo che sia il segno giusto che il Parlamento italiano deve dare di fronte a un grande stato di difficoltà che la città di Venezia e i suoi dintorni, la sua laguna, sta vivendo in questi giorni, in questi mesi e in questi anni. Lo avevo chiesto nel mio intervento di ieri che ci potesse essere questo accordo unitario, e questo fatto credo sia la risposta migliore che il Parlamento possa dare.

In modo particolare ci sono tre cose che mi convincono della mozione che tra poco voteremo, la prima riguarda il progetto su Venezia.

È evidente che tutto quello che noi chiediamo, tutto quello che bisognerà fare, va traguardato a un'idea di Venezia. Noi non possiamo accettare che Venezia sia soltanto una vetrina turistica. Noi non possiamo accettare che Venezia diventi una Las Vegas italiana. Noi non possiamo accettare che Venezia sia invivibile per i giovani e per le persone anziane che decidono, per necessità o per scelta, di vivere in quel comune.

In secondo luogo, gli interventi di Venezia finalizzati a questo obiettivo debbono essere fatti di risorse pubbliche e di risorse private. Lo Stato ha stanziato risorse, poi dirò come sono state spese. Bisogna completare i disegni legati alle risorse che sono state stanziate e insieme valorizzare quella miriade di piccoli e medi investimenti di manutenzione morfologica e funzionale, senza i quali la grande opera, da sola, non riesce a raggiungere l'obiettivo.

Non si può contrapporre la grande opera del MoSE alla miriade di interventi necessari immediatamente, gli uni sono complementari agli altri. Se non cogliamo questo dato, se le risorse le destiniamo unicamente in una direzione, perdiamo la possibilità di risanare effettivamente Venezia.

E poi abbiamo bisogno di investimenti privati: se si guardano gli investimenti che sono arrivati su Venezia, si vedrà che gli investimenti privati sono troppo bassi, troppo pochi. Se abbiamo in mente quell'idea di Venezia, abbiamo bisogno di portare investimenti, capitali, capitali di rischio sulla città e per questo abbiamo bisogno di strumenti che agevolino questa possibilità. Io mi son detto favorevole alla costituzione di una zona franca, di una zona speciale, a condizione che sia limitata geograficamente e che abbia il segno di rafforzare la componente degli investimenti privati che è venuta meno in tutti questi anni.

Poi dobbiamo fare tutti assieme una riflessione sugli anni che abbiamo alle spalle. Non basta indicare un progetto per la città, non basta indicare il tipo di interventi da fare, il tipo di investimenti, l'apporto del capitale privato e di quello pubblico, dobbiamo anche riflettere sugli errori che si sono compiuti e gli errori hanno dei nomi forti: il primo riguarda i tempi. La prima legge speciale è del 1973, la seconda del 1984, la costruzione del MoSE si avvia all'inizio del 2000; ad oggi, è come se non avessimo fatto nulla, perché nulla di quanto deciso ha funzionato e si è concluso.

La stessa cosa riguarda la bonifica di Porto Marghera: può essere che, ad oggi, soltanto il 16 per cento di Porto Marghera risulti bonificato e quattro volte la stessa percentuale, invece, rimanga ancora da fare, malgrado gli stanziamenti e i progetti che sono stati definiti? È inammissibile questa scelta sui tempi.

Poi le procedure: non ha funzionato quasi niente delle procedure avute in questi anni, diciamolo onestamente. Non ha funzionato l'accentramento, non hanno funzionato i controlli, non hanno funzionato le procedure che, ad esempio, hanno escluso le gare d'asta per fare prima, ma spesso siamo finiti tutti in mano a imprese che hanno preso i soldi e non hanno finito i lavori o non li hanno fatti nel modo e nella qualità giusta. Così come è bene dire che i commissari non hanno agito bene, ma prima ancora dei commissari ci sono state, su quelle risorse pubbliche, malversazioni che non possiamo più ripetere. Ci sono stati 100 indagati e 35 condannati per malversazione sui soldi pubblici che lo Stato ha destinato a Venezia, è inammissibile, di fronte a una città che ha bisogno…

PRESIDENTE. Onorevole Epifani, mi scusi… onorevole Epifani, mi scusi, volevo solo richiamare i colleghi a maggior silenzio, cortesemente. Volevo richiamare i colleghi a maggior silenzio, cortesemente.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). E, quindi, anche da questo punto di vista, bisogna pretendere ed esigere trasparenza, rispetto degli accordi e onestà da parte di chi avrà la responsabilità di gestire gli investimenti, senza i quali noi condanniamo la città e i suoi abitanti a non avere le risposte necessarie.

Quindi, come si vede, la mozione è una base di partenza, piena di buoni propositi, di obiettivi e io credo completa in tutte le sue parti. Tocca ora poi naturalmente a chi ha la responsabilità di governo - Governo nazionale, governo regionale, governo metropolitano, sindaco, città di Venezia - assumersi le responsabilità perché quelle indicazioni del Parlamento non vivano la stagione di un'emergenza, ma una fase lunga, prolungata, seria e determinata di cambiamento di prospettiva e di speranza per la città. Grazie colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, nelle ore di martedì scorso, in cui l'acqua alta a Venezia continuava a crescere, nei giorni seguenti, quando le sirene suonavano ad ogni picco di marea, mentre c'era chi svuotava casa, chi liberava negozi, chi puliva laboratori, nei momenti in cui la Protezione civile, i Vigili del Fuoco, la Polizia locale, ma anche tantissimi volontari portavano aiuto concreto alla città e ai cittadini, mi chiedevo con senso di responsabilità come potevo anch'io portare il mio piccolo contributo per affrontare questo dramma, senza retorica, come purtroppo si è sentito, e anche e soprattutto senza polemica.

Oggi chi riveste ruoli a qualsiasi livello istituzionale non deve occupare il tempo a scaricare responsabilità, ma ad assumersene, questo è il senso di fare politica, il senso di risolvere i problemi delle persone.

Ebbene, in quelle ore la mia risposta è stata solo una ed è quella che a gran voce ci chiedono i cittadini: basta parole, basta selfie e passerelle in piazza San Marco, si agisca. Dal Parlamento servono atti concreti: bene, quindi, la vicinanza dimostrata dal Governo ed espressa con la presenza immediata del Presidente Conte, dei Ministri De Micheli e Franceschini sui luoghi appunto di Venezia; giuste anche le misure assunte dal Consiglio dei Ministri, con il decreto di mercoledì, che ha stanziato 20 milioni di euro e ha nominato un super commissario al MoSE, super commissario che ci auguriamo superi l'attuale gestione e che, quindi, faccia il punto davvero sullo stato di realizzazione dell'opera. Condivisibile anche la proposta del Ministro Franceschini sull'art bonus ampliato a Venezia anche ai beni ecclesiastici per la tutela del patrimonio storico e culturale. Ottima, infine, la notizia di poche ore fa sullo sblocco di 65 milioni della legge speciale per la salvaguardia e la conservazione della laguna di Venezia, annunciato appunto dalla Ministra De Micheli. Ricordo che ben 265 milioni furono stanziati ormai due anni fa, di cui 65 riservati ai comuni della Gronda, anch'essi colpiti dal maltempo: Jesolo, Mira, Quarto d'Altino, Musile di Piave, Codevigo e Campagna Lupia.

Credo che queste risposte all'emergenza siano state risposte utilissime. Serve di più però, Presidente: serve anche una misura che guardi alla proroga delle scadenze sulle imposte e i pagamenti che le imprese veneziane dovranno affrontare nei prossimi giorni. Questo è necessario per consentire all'economia di ripartire, come si fa quando accadono i terremoti o quando accadono altre tragedie simili a quelle che sono accadute a Venezia.

Andando poi oltre l'emergenza e passando quindi alle misure più strutturali, riteniamo, come indicato nella mozione, che sia necessario completare il MoSE, un'opera che è costata oltre 5 miliardi di euro e che ha inghiottito tutte le risorse destinate alla città. È certamente una priorità, ma è una priorità anche intervenire con tutte le altre opere di difesa.

Va aggiornata quindi e rifinanziata la legge speciale, ma con particolare attenzione a tutti quegli interventi diffusi di manutenzione che finora sono stati tralasciati, dall'escavo dei rii agli innalzamenti delle fondamenta.

Forse poi tutti non sanno che le paratie del MoSE vengono attivate quando c'è una marea che supera i 110 centimetri; ebbene, a quell'altezza dell'acqua, tra i tanti luoghi che comunque andranno sotto acqua, c'è un luogo simbolo, Piazza San Marco, uno dei punti più bassi della città. Noi di Italia Viva chiediamo, dunque, che il commissario riprenda in mano, come prima cosa, il progetto del 1998 di impermeabilizzazione della piazza. Partiamo da lì, dal simbolo di Venezia e dell'Italia nel mondo, per mettere ogni euro in più sulla città e per i suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Visto che si parlava di grandi scandali incominciamo a investire sulle cose che servono davvero ai cittadini.

Cari colleghi, ieri, sentendo in quest'Aula a parlare di “morte di Venezia” ho sofferto. Venezia invece è una città viva, che oggi sta soffrendo, ma che ha la capacità di riprendersi, se saremo capaci tutti di starle accanto. Venezia è la casa di tutti e se questo è il pensiero comune, allora il Governo deve agevolare, come abbiamo proposto, il recupero anche del patrimonio residenziale e produttivo, attraverso misure di agevolazioni delle donazioni: chi dona per Venezia deve poter usufruire degli stessi benefici che ha se ristruttura casa sua.

Venezia, casa di tutti, appunto. Discutiamo oggi una mozione che impegna il Governo non solo ad affrontare, quindi, l'emergenza, ma ad aprire un vero e proprio “dossier Venezia”, volto a definire delle strategie per affrontare i problemi ancora irrisolti della città. Qui deve esserci il salto di qualità, il passo avanti in cui la politica colga la complessità di una città unica e fragile. Per “dossier Venezia” intendiamo, quindi, affrontare i problemi a 360 gradi, dal traffico crocieristico, con la questione tanto dibattuta ma ancora senza soluzione del passaggio delle grandi navi, alla residenzialità, con l'attivazione di politiche mirate al ripopolamento; Venezia non può essere la città del mordi e fuggi, la città degli affitti brevi.

Un dossier, quindi, che affronti anche il tema del turismo e dei suoi flussi e della sostenibilità ambientale. Penso al completamento delle bonifiche di Porto Marghera, ma anche alla messa in sicurezza dell'impianto GPL di Chioggia e alla valutazione della sua compatibilità ambientale.

La mozione, quindi, impegna il Governo anche a valutare la possibilità di assumere iniziative che stimolino la ripresa economica. Bene, quindi, che in questa mozione si sia inserito il richiamo all'istituzione di una ZES, tanto richiesta dagli operatori economici locali e che servirebbe a dare uno slancio vero alle attività che si collocano intorno al porto di Venezia e anche misure specifiche per il comparto del vetro di Murano, patrimonio di artigianalità, talenti e vero simbolo di Venezia nel mondo.

Ecco, i fatti della scorsa settimana ci costringono a fare i conti anche con i cambiamenti climatici ed è per questo che abbiamo voluto che in questa mozione si facesse chiaramente riferimento ad un centro internazionale, che si deve collocare a Venezia, per affrontare questi problemi e un invito al Governo a concludere quel Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che è stato oggetto di consultazione ma che non è ancora concluso. Venezia deve essere il simbolo di un'allerta che tutta l'Europa mediterranea deve avere rispetto all'adattamento dei cambiamenti climatici.

Mi fa piacere, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, che sui contenuti di questa mozione, su cui ovviamente non può che esserci il parere favorevole di Italia Viva, sia stata raggiunta l'unanimità. L'avevamo chiesto ieri in Aula e siamo felici di aver contribuito a questo risultato. Dopo questo passaggio di sostanziali dichiarazioni di intenti è però necessario passare in tempi brevi ai fatti concreti: lo dobbiamo ai cittadini veneziani, ai cittadini di tutto il Paese, ma anche al mondo intero, che su questa crisi ci osserva e misura la nostra capacità di reazione.

Permettetemi, infine, di aggiungere qualche altra considerazione che emerge tra le righe di questa mozione e che vorrei evidenziare. Venezia, purtroppo, in questi giorni non è stata l'unica ad aver sofferto gli effetti di queste maree eccezionali; anche Chioggia si affaccia sulla laguna e ha avuto le medesime conseguenze dell'acqua alta. Sappiamo che c'è un'interlocuzione con il presidente Zaia e riteniamo che sia necessario pensare a delle risorse e ad una gestione commissariale anche per la cittadina di Chioggia e per i suoi abitanti, che hanno avuto, anche loro, le case allagate. Il maltempo, ancora purtroppo presente in queste ore, ha interessato, come sapete, tutto il litorale veneto e l'immediato entroterra: a quel territorio erano destinate quelle risorse a cui facevo riferimento prima, i 65 milioni che sono stati fermi due anni perché non è stato convocato il Comitatone che dovrebbe distribuirli.

Quindi, facciamo un passo avanti e, nell'affrontare il tema di Venezia, si tenga presente che c'è tutto un territorio che soffre, che va monitorato e supportato con investimenti in opere di difesa idrogeologica, di contrasto all'erosione costiera e di bonifica. In questo senso, il mio pensiero non può che andare alla struttura di missione “Italia sicura”, che negli anni passati ha dimostrato di garantire grandi e piccole opere di manutenzione contro il dissesto idrogeologico. Quella struttura va rimessa in piedi, va rimesso in piedi quel modo di garantire l'operatività dei progetti e di distribuzione delle risorse. I sindaci, i consorzi di bonifica, i territori attendono che questa struttura venga rimessa in piedi e vengano rigarantiti gli investimenti degli anni scorsi.

A nome di Italia Viva, quindi, annuncio il voto favorevole su questa mozione, che non deve rimanere un impegno sulla carta, ma una vera e propria missione comune di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Permettetemi innanzitutto di esprimere, a nome di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, la nostra solidarietà ai veneziani, ma anche alle popolazioni - e sono tante - delle aree colpite dal maltempo: nel Metapontino, nel Lazio, in Abruzzo, in Alto Adige e in tante altre parti del sud.

Ma, Presidente, mi faccia anche ricordare la mia terra, il bellunese, il feltrino, il Cadore, il Comelico, già fortemente colpiti, solo un anno fa, dalla tempesta Vaia e che oggi, sulle stesse rovine di quella tempesta, subiscono un altro grande, tragico evento del maltempo. Un Cadore che è storicamente legatissimo a Venezia e alla sua Repubblica. Noi tutti abbiamo ancora vive le immagini degli alberi abbattuti, l'anno scorso, a Vaia, dalla furia del vento. Ebbene, quelli sono gli stessi alberi su cui è costruita Venezia, su cui poggia in tutta la sua bellezza e sono quel filo rosso che, ancora oggi, ci lega inscindibilmente alla città più bella del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma quel filo rosso, caro Presidente, quel legame, appunto, oggi si manifesta anche nel dover affrontare queste emergenze assieme e nello stesso momento, perché non è un caso nemmeno che accadano tragedie come questa così frequentemente e su tutta la Penisola.

Perché se è vero che c'è una città, come Venezia, che ha convissuto, sin dalla sua fondazione, con le maree, è altrettanto vero che i dati oggi ci dicono in maniera chiara che la situazione è notevolmente peggiorata negli ultimi anni. Allora, vediamoli questi dati riferiti alle maree sopra i 140 centimetri: fino al 2000, sono rilevate nove maree in centovent'anni; dal 2000 ad oggi sono ben undici, quasi una all'anno. Questi dati dimostrano chiaramente come oggi, anzi da tempo ormai, si sia davanti ad un netto mutamento climatico, i cui effetti si notano in laguna, sulle coste della nostra Penisola, ma anche nelle aree montane e in pianura, praticamente ovunque, con effetti diversi, certo - esondazioni in pianura, acqua alta e mareggiate lungo le coste, frane e dissesti in montagna - ma con la stessa ormai consolidata cadenza e drammaticità.

Allora, la prima cosa da fare dovrebbe essere interrogarci su cosa abbiamo fatto noi che ricopriamo cariche pubbliche, o magari, prima ancora, interrogarci se abbiamo veramente capito che il clima sta cambiando, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, perché alberga in molti di noi ancora una forma di negazionismo, che assieme alle posizioni oltranziste - alla Greta, per capirci - rappresentano i due estremismi di un tema, che invece meriterebbe più operatività che chiacchiere, più lucido e consapevole pragmatismo che filosofia da salotto. Un sano esame di coscienza anche, se fosse più facile fare la lista di persone a cui addossare le responsabilità.

Oggi, sarebbe facilissimo parlare alla pancia di Venezia e strappare qualche applauso citando qualche Ministro e le sue imbarazzanti dichiarazioni; ricordare il malaffare nella gestione del MOSE, e non sarebbe nemmeno difficile farlo dai banchi di Fratelli d'Italia, che ha denunciato anche pubblicamente quello scandalo, ma oggi ai veneziani noi dobbiamo ben altro. Oggi dobbiamo rispondere prontamente e con strumenti efficaci al disagio immediato, con la sospensione dei tributi e con la cancellazione delle sanzioni per chi non è riuscito a pagare le scadenze del giorno 18. Sono tanti, infatti, i commercianti, gli albergatori, gli operatori del turismo messi in ginocchio dal maltempo, gente che ha perso tutto, con i magazzini allagati, la merce rovinata: scene che tutti noi abbiamo visto in televisione.

A questi, si aggiungono i residenti, quegli eroi che ancora non sono stati espulsi da Venezia, perché la loro è, di fatto, un'espulsione: provate a vivere in una città invasa da turisti, dove fare la spesa diventa difficile anche perché i negozi di alimentari sono stati soppiantati da quelli di chincaglierie varie ad uso e consumo di migliaia di turisti. Li avete visti difendersi dall'acqua con una dignità che è la dignità dei giusti, di chi, prima di chiedere, dà, sempre, ma anche con la stanchezza che si leggeva nei loro visi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di chi si rende conto di combattere oggi una lotta impari contro quei fenomeni che non sono più sporadici ma, ormai, una consuetudine.

A loro noi oggi dobbiamo un'assunzione di responsabilità vera, al di là di ogni schieramento politico e, quindi, torniamo alla domanda di partenza: abbiamo fatto tutto l'impossibile per evitarlo? Nonostante una legge del 1973, rivista nel 1984 e i miliardi di spesa per il MOSE mai entrato in funzione, direi che non possiamo certo dirci soddisfatti, ma non è che altrove si stia meglio: il 10 per cento della popolazione vive con la spada di Damocle del dissesto idrogeologico; in questa, il 12,4 delle nostre imprese vive con la stessa spada; il 15,3 per cento dei nostri beni culturali è soggetto a inondazioni; un milione e 300 mila edifici sono soggetti a inondazioni; 2.648 mila famiglie sono soggette a inondazioni; 7.275 comuni sono a rischio esondazione, sono il 91 per cento dei comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Pensate che per la difesa di Firenze, per non citare sempre il Cadore, che conosco sicuramente meglio per averci fatto il sindaco da ormai undici anni, dopo l'alluvione del 1966, erano state pianificate una serie di opere, specialmente le vasche di accumulo. Ebbene, oggi, dopo 53 anni, ne sono state realizzate appena il 25 per cento. Il perché va ricercato nell'asfissiante burocrazia, nei ricorsi ed espropri, nei contenziosi aperti e, ultimamente, anche nella paura di sbagliare di tanti amministratori abbandonati a se stessi e oggi colpiti dalla vulgata secondo cui, laddove c'è un appalto, c'è sempre corruzione.

Risultato: tutto fermo in attesa di una firma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo dico agli amici pentastellati che non hanno avuto la fortuna, salvo rarissimi casi, di amministrare i territori perché, come diceva don Milani, è inutile avere le mani pulite se si tengono in tasca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I corrotti vanno messi in galera quando si prova la loro consapevolezza, ma le colpe non le devono pagare gli amministratori onesti, impossibilitati a lavorare, e, soprattutto, non le devono subire i cittadini che si aspettano dallo Stato risposte, azioni e concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cari colleghi.

E, allora, diciamo chiaro che l'Europa deve riconoscerci la nostra specificità in relazione alla situazione orografica e, quindi, ritenere che le spese sostenute, sia per la prevenzione che per il ripristino dei danni, non siano conteggiate al fine del patto di stabilità interno. Dobbiamo completare il MoSE, sì, abbiamo speso 5 miliardi ormai e abbiamo drenato tutte le risorse destinate a Venezia, però, oggi, è l'unica soluzione possibile, ancora da provare, ma l'unica soluzione possibile. E vanno anche aumentati e manutenuti i canali, occorre impermeabilizzare le aree più delicate, studiare sistemi per rialzare la città, perché a Venezia, all'innalzamento dei mari, si aggiunge il fenomeno della subsidenza, cioè lo sprofondamento della città.

Per fare tutto ciò, come dice il sindaco Brugnaro, a cui vanno le mie congratulazioni per come ha gestito questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), serve un'agenzia dell'acqua che si occupi scientificamente dei temi legati al cambiamento climatico, proponendo soluzioni concrete per tutta la costa adriatica colpita dalle mareggiate, penso a Jesolo, a Chioggia, fino a Ravenna, una legge speciale che sancisca la specificità e l'interesse nazionale a tutela di Venezia, ma, soprattutto, dei veneziani, prevedendo una forma di incentivazione per i residenti attraverso il riconoscimento dello status di veri e propri custodi del patrimonio di Venezia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E se dobbiamo trovare un simbolo, cari colleghi, tra le migliaia di persone che ci hanno ricordato il valore del volontariato e del pensare prima agli altri che a se stessi, facciamolo ricordando Marcello Benedetti, un vigile del fuoco che in casa ha perso tutto, perché quel giorno era in servizio ad aiutare gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A lui, come a tutti i veneziani, come a tutti quelli che nel mondo, oggi, amano Venezia, dobbiamo impegni concreti, non slogan, ma leggi, atti e comportamenti che ci facciano sentire oggi fieri di essere tutti veneziani, tutti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. In queste ore a Venezia si sta facendo il conto dei danni, nelle abitazioni così come nei negozi e negli esercizi commerciali. Sono stati smaltiti centinaia di sacchi di spazzatura, di elettrodomestici; le calli sono pieni di arredi di case, di negozi, tavoli, sedie, divani, per cercare di recuperare quanto possibile. E ciò non solo a Venezia, Presidente, ma anche a Chioggia e nelle località del litorale che sono state colpite da una fortissima mareggiata. Ma sono davvero contento, oggi, che, di fronte al dramma che sta vivendo Venezia, di fronte al dolore di vedere la città sommersa da quasi due metri d'acqua, con persone che hanno perso tutto e con un patrimonio monumentale dal valore inestimabile intaccato pesantemente dall'acqua salmastra, da questo Parlamento arrivi un segnale non solo di solidarietà, ma anche di impegno, in modo unitario, con questa mozione che andiamo a votare e che il PD è fortemente convinto di votare a favore.

È una mozione che impegna il Governo a fare delle scelte concrete, non solo per far fronte all'emergenza di questi giorni, ma per contribuire in modo concreto a risollevare Venezia, una città, non solo unica al mondo, ma che per la storia e la tradizione che rappresenta è chiamata a svolgere un ruolo strategico sul piano internazionale. Per queste ragioni, è importante affrontare il tema “Venezia” in modo unitario, così come i temi che riguardano la città, che ho illustrato ieri e che ho chiamato “dossier Venezia”; ciò significa affrontare un piano che comporta molteplici azioni, non c'è solo il MoSE da concludere, che, in vent'anni, ha drenato tutte le risorse a disposizione per Venezia, oltre cinque miliardi e mezzo, ma bisogna riprendere a fare con costanza la manutenzione ordinaria, a consolidare le fondamenta, ad investire nella residenza, a risollevare le insule, a fare l'escavo dei canali, tutti quegli interventi quotidiani che servono a far vivere Venezia.

Ma il dossier Venezia, come l'abbiamo presentato, è qualcosa di più, perché non c'è solo l'alta marea in città, c'è anche un flusso quotidiano di milioni di turisti, ci sono le grandi navi, il moto ondoso. Voglio citare anche la necessità di rendere più operativo e meglio operativo il porto, e perciò occorre lo scavo dei canali, nonché le bonifiche di Porto Marghera, un'area industriale sterminata, Presidente, di oltre 2.000 ettari che per decenni ha ospitato l'industria chimica di base e non è più rinviabile la pulizia dei suoli inquinati che sversano veleni in laguna. In tal senso, voglio sperare che il Green New Deal annunciato dal Governo, con una cinquantina di miliardi di investimento, debba necessariamente prevedere la bonifica di Porto Marghera che ha significato non solo l'avvelenamento della terra e delle acque, ma, ciò che è ancor più grave, delle persone, di quei lavoratori, in particolare, che vi hanno lasciato la vita, a Porto Marghera. Ebbene, da troppo tempo stiamo aspettando il giusto risarcimento, la stagione del riscatto.

In questo senso, dobbiamo interpretare uno dei capisaldi della legge speciale ovvero la rivitalizzazione socio-economica della città; dobbiamo interpretarlo in chiave attuale, in chiave moderna, puntando a immaginare una nuova Porto Marghera, dove si consolidi la green economy, possa nascere un'area ZES, investendo su un'industria compatibile con l'ambiente.

Questa è l'impronta del dossier Venezia che dobbiamo affrontare; per poterlo realizzare sarà necessario un flusso di risorse adeguato e costante e l'aggiornamento della legge speciale per Venezia, per renderla più attuale, non solo con i cambiamenti climatici in atto, ma anche con le trasformazioni avvenute in città negli ultimi decenni. C'è l'esigenza, anzitutto, di semplificare le procedure e di pensare ad una normativa più federalista e più metropolitana, allargando il campo d'azione della legge alla città territorio, quell'area vasta, senza periferia, costituita da tante polarità urbane forti che convivono assieme e danno vita a quella grande città che si sviluppa attorno a Venezia e va ben al di là dei confini municipali. Una riforma con queste caratteristiche aiuterebbe a rilanciare una visione sistemica della legge speciale, oggi limitata ai soli interventi alle bocche di porto.

Un tema fondamentale è quello delle risorse che va affrontato in maniera strutturale per Venezia; in una stagione in cui lo Stato ha carenza cronica di risorse, quale modo migliore se non quello di sperimentare forme di autonomia impositiva, cari colleghi? Questa è l'autonomia differenziata che servirebbe a Venezia. Il voto di oggi in quest'Aula ci richiama alla responsabilità che abbiamo di fronte per tutelare Venezia; dobbiamo dimostrare la stessa capacità che ebbero i nostri padri nella prima Repubblica quando approvarono la prima legge speciale per Venezia, la n. 171 del 1973, con grande lungimiranza, dopo l'alluvione del 1966; in un clima pur segnato da forti conflittualità e da diverse visioni del mondo, davanti a Venezia si riusciva a trovare un terreno di confronto comune…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pellicani. Colleghi…Prego.

NICOLA PELLICANI (PD). Oggi, cari colleghi, dobbiamo fare altrettanto, dobbiamo mantenere questo spirito collaborativo, prendendo atto, però, che, a 53 anni di distanza dal 4 novembre del 1966, siamo stati presi un'altra volta di sorpresa dall'acqua alta, perciò dobbiamo essere consapevoli che ci apprestiamo ad affrontare i problemi di Venezia alla luce di un fallimento, quello di non aver saputo evitare un'altra alta marea di quelle proporzioni. Saremmo ingenerosi se non riconoscessimo che, al di là del fatto che in questi vent'anni tutte le risorse sono state drenate dal MoSE, da quando è stata approvata la legge speciale per Venezia, appunto nel 1973, tanti interventi sono stati fatti per salvaguardare la riqualificazione della residenza, il restauro del patrimonio monumentale, il consolidamento delle fondamenta e tante altre cose, però, il punto è un altro: Venezia ha assunto una fisionomia che è esattamente il contrario di quella che aveva ispirato il Parlamento cinquant'anni fa.

Venezia è una città non solo svuotata di residenti, come del resto tutti i centri storici delle grandi città, ma che ha perso funzioni e ha assunto una deriva che abbiamo il dovere e la responsabilità di recuperare, perché, cari colleghi, Venezia non deve fronteggiare solo l'alta marea, ma anche la marea quotidiana di turisti, i grattacieli galleggianti che passano davanti a piazza San Marco, 530 navi all'anno, e molto altro; basti pensare al fiume di persone, 30 milioni all'anno sono i turisti che arrivano in città, senza che vi sia sostanzialmente alcuna gestione dei flussi. In molti momenti, soprattutto in occasione dei fine settimana, la città viene letteralmente presa d'assalto e diventa impossibile muoversi. Dobbiamo perciò prendere in mano e affrontare il dossier Venezia e bisogna farlo subito; già il Comitatone convocato prontamente dal Governo il 26 novembre ha il dovere di affrontare il tema di Venezia in modo unitario, partendo dalla consapevolezza che ormai è necessario non solo rifinanziare, ma anche aggiornare la legge speciale.

L'errore più grande in questi anni è stato di chi ha pensato che il MoSE fosse un'opera salvifica: è stato il più grande errore, non solo perché il MoSE non è finito e non funziona ancora, ma perché ormai è evidente a tutti che di fronte ai mutamenti subiti dalla città, ai cambiamenti climatici e ambientali in atto, le misure per aiutare Venezia devono essere molteplici, e noi abbiamo il dovere di dare delle risposte concrete. Dobbiamo guardare avanti, ai prossimi cinquant'anni. Anche per questo ho proposto di istituire a Venezia un centro internazionale sui cambi climatici in collaborazione con la comunità scientifica veneziana per valorizzare il patrimonio di conoscenze maturate da soggetti pubblici e privati, che porti avanti studi e ricerche sui temi della vulnerabilità e l'adattamento ai cambiamenti climatici nell'ambito della salvaguardia della città di Venezia.

Una proposta contenuta anche nella proposta di legge di aggiornamento della legge speciale che ha presentato il Partito Democratico alcuni mesi fa. Infatti, cari colleghi, va innanzitutto difesa e ribadita la specialità della città di Venezia, ed è urgente, non più rinviabile, affrontare in termini concreti il tema dei limiti, vale a dire fare i conti con la fragilità e l'unicità della città e della sua laguna. Non è accettabile, colleghi, che in giro per il mondo Venezia sia divenuta esempio negativo di come una città possa essere stravolta dal turismo e dal degrado ambientale. Abbiamo il dovere di fermare questa deriva e di governare i problemi, non solo di evocarli. Quando parlo di dossier Venezia mi riferisco esattamente a questo; solo così possiamo ribadire il fatto che Venezia è una città, luogo di lavoro, di relazioni, di vita sociale. Non è un luna park, non è una grande location turistica.

La potenza di Venezia è impareggiabile, lo abbiamo visto in questa settimana: siamo stati nell'apertura dei notiziari di tutto il pianeta. Abbiamo il dovere di dimostrare al mondo che siamo in grado di affrontare la sfida che abbiamo di fronte. Aiutando Venezia aiutiamo l'intero Paese; dobbiamo poter contare sul contributo della comunità internazionale, ma siamo noi che abbiamo la responsabilità di risolvere i problemi di Venezia. Un'immagine così negativa della città come quella che sta circolando, ahimè, da troppi anni non fa male solo a Venezia, ma fa male a tutto il Paese. Tutti abbiamo Venezia nel cuore, ma ora dobbiamo dimostrarlo con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, signora Ministro De Micheli, colleghi, ce lo ricorda oggi un editoriale di Le Monde: 4 novembre 1966, acqua alta, acqua granda, 194 centimetri sul medio mare; 12 novembre 2019, 187 centimetri sul medio mare. Due eventi all'apparenza simili, uguali nella loro tragica entità; in realtà assolutamente diversi l'uno dall'altro. Il primo, signor Presidente, assolutamente inaspettato, il secondo no. In mezzo 53 anni, 53 anni, più di mezzo secolo. Questa, signor Presidente, è la prima amara riflessione: più di 53 anni per studiare, progettare, decidere, realizzare. Il problema è evidente: non è solo lo specifico di Venezia, la sua specialità, il MoSE; il problema è la nostra Italia, signor Presidente, un Paese che ha bisogno di più di mezzo secolo per prendere decisioni e risolvere i propri problemi. Un tempo infinito, incompatibile con la modernità.

Il problema, signor Presidente, siamo noi, la nostra cultura, le nostre istituzioni, le nostre classi dirigenti, la politica, il mai risolto rapporto tra pubblico e privato, la nostra incapacità di perseguire il bene comune, privilegiando, invece, egoismi, miopie, ideologismi.

Incapacità di decisione, di comportamenti cooperativi, demandando spesso a una burocrazia autoreferenziale, senza cuore e senza intelligenza, perfettamente funzionale alle classi dirigenti irresponsabili, le decisioni; e poi, magari, scaricando sulla burocrazia le relative colpe. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, signor Presidente: un Paese allo sbando, di tutti contro tutti, egoista, feroce, che non conta più nulla a livello internazionale, povero; un Paese che non sa più rispondere alle sfide della storia e della modernità; un Paese destinato a implodere come comunità, come democrazia. Ecco, questa è la prima amara considerazione: 53 anni da un primo evento tragico, 53 anni e un secondo evento tragico, e in mezzo un mare di parole, un mare di chiacchiere, un mare di fallimenti. Però siamo qui in un Parlamento, signor Presidente, e oggi c'è un elemento di speranza.

Abbiamo lavorato tutti assieme a una mozione unitaria, abbiamo messo da parte, tutti, le nostre specificità e abbiamo trovato la forza di stare insieme, di dare un messaggio unitario al nostro Paese. Non le singole mozioni di parte, ma un messaggio unitario. E quindi che fare, signor Presidente? Occorre dare un segnale di inversione di tendenza sul MoSE, ma anche su Alitalia, su Ilva, ma anche sulle grandi infrastrutture tutte, sulla sicurezza sismica, sul tema della manutenzione idrogeologica del nostro Paese. Il MoSE, signor Presidente, è completato al 93-94 per cento ed è stato concepito e costruito anche per un suo parziale utilizzo. Le batterie di paratoie possono essere usate da subito, parzialmente producendo effetti di abbattimento limitati di 15-20 centimetri; limitati, parziali, ma evidenti, e, nel caso del 12 di novembre, sarebbero stati determinanti quei 15-20 centimetri per evitare la catastrofe che si è realizzata.

Questa è la proposta che faccio nel dare il voto positivo del mio partito, del mio gruppo, alla mozione unitaria; è quella che ci serve da subito, e cioè dare una risposta da subito alla domanda della gente, dei veneziani, degli operatori, degli albergatori, dei commercianti, degli artigiani. Dare una risposta da subito. Occorre un'operazione trasparenza, un'operazione verità, testare, collaudare, attivare, ma da subito, non nella opacità. Operazione verità e trasparenza. E attorno a questo obiettivo devono essere da subito realizzate e finanziate le opere e i lavori conseguenti. Non basta dire che servono 100 o 200 milioni per completare il MoSE; occorre l'impegno di tutta la comunità nazionale, del consorzio e del provveditorato perché l'opera cominci ad entrare in funzione da subito in ragione delle maree ordinarie che ci saranno nei prossimi mesi, per far vedere alla gente quello che si è fatto, come si sono spesi i soldi e perché.

Si deve attivare da subito una cabina di regia, sapere chi decide, chi deve schiacciare il bottone. Io dico il sindaco, ma occorre trovare, ovviamente, un sistema, perché, se ci fosse da domani un'altra acqua alta, noi dovremmo avere la certezza, noi dovremmo avere la chiarezza di chi può intervenire. Si deve operare come se le opere fossero già totalmente completate e in funzione, e questo, dal punto di vista tecnico e ingegneristico, è già oggi possibile.

Insomma, bisogna mettere un punto di fine a questa eterna procedura di progettazione e realizzazione, che lo ricordavo all'inizio, ha preso troppi decenni della nostra vita. E, quindi, sapere quante risorse servono per arrivarci; da questo punto in poi solo ordinaria e straordinaria manutenzione e le cosiddette opere complementari di salvaguardia: difesa dei centri abitati, marginamenti di Pellestrina, marginamenti delle isole, le cose ricordate correttamente dal collega Pellicani. Rialzo delle rive della città storica, Piazza San Marco e il suo rialzo. Per questo, signor Presidente, il mio gruppo ha partecipato alla redazione della mozione unitaria: per dare questo segnale forte al Paese, ai veneziani, alla comunità internazionale. Un segno che l'Italia può cambiare cultura, se lo vuole. La sua storia ce lo indica: noi dobbiamo esserne all'altezza. Questo è il valore di oggi, di questa Assemblea.

Io devo ringraziare il Governo, che ha dato parere favorevole alla mozione unitaria. Devo ringraziare i tanti giovani di Venezia, e che sono venuti a Venezia a dare una mano a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): veri angeli che danno una lezione di altruismo. Devo ringraziare il sindaco Brugnaro, il presidente Zaia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Devo ringraziare la classe politica tutta, che in questo momento ha dato un grande esempio. Vede, signor Presidente, il 4 novembre 2019 ci doveva essere una prima prova completa di funzionamento alla bocca di porto di Malamocco. Non è stata fatta per problemi tecnici, vibrazioni; ma, soprattutto, per mancanza di capacità e di governance. Ecco, che questo fallimento non si riproduca più. Noi vogliamo una città forte, un MoSe in funzione, e a questa città forte e a questo MoSE il Parlamento e l'Italia tutta deve assicurare la propria vicinanza, il proprio appoggio e la propria volontà di realizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Buonocore-Fienga” di Meta, in provincia di Napoli, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Benvenuti (Applausi)! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni il maltempo ha colpito la nostra Venezia, la Venezia di tutto il mondo, lo stesso mondo che ha seguito le sue vicende da lontano con apprensione. Unica e magica, piena di storia, di cultura, di prestigiosi edifici, la Venezia della Basilica di San Marco, con la sua piazza e delle altre più di 150 chiese, ma anche delle scuole, delle università, musei, accademie, attività artigianali e commerciali, degli squeri e delle gondole. Con le sue isole, con i vetri di Murano, i merletti di Burano e mille altre cose che la rappresentano con orgoglio: un orgoglio che viene da lontano nel tempo, l'orgoglio del leone alato di San Marco della Repubblica Serenissima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tutti abbiamo descritto cos'è successo, dell'acqua granda a 187 centimetri del 12 novembre e dei giorni successivi, che non è la semplice acqua alta, quella a cui veneziani sono abituati, ma con questi livelli la città va sotto al 100 per cento. Pensiamo alla Venezia delle persone che sono mancate in questa triste circostanza, degli innumerevoli danni dovuti all'altezza dell'acqua, ma anche alla quantità di sale da essa contenuta; danni che saranno quantificati con certezza solo nei prossimi mesi, ma che si stimano già in un miliardo di euro.

La Venezia delle persone che si sono da subito impegnate e rese disponibili: dai ragazzi a casa da scuola, che tramite i social si sono messi in azione subito; alla Protezione civile e a tutte le forze dell'ordine, che, come al solito, hanno fatto un gran lavoro e a cui noi siamo profondamente grati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In prima linea il nostro governatore Luca Zaia, notte e giorno, ricordo, considerato da tutti il miglior governatore d'Italia, e che qualcuno ha cercato, proprio in questi giorni e in questo momento drammatico, di screditare. La Venezia delle grandi solidarietà, con la raccolta fondi per ripristinare ciò che ha subito danni, e anche per i libri, che sono andati distrutti. Fondi che arrivano anche in meno di 24 ore, come dall'ambasciata italiana a Mosca, che ha raccolto un milione di euro di promesse e donazioni da parte di russi facoltosi, per sostenere il restauro del patrimonio veneziano, patrimonio mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nel contempo qualcuno però, con Venezia, il litorale, vari territori veneti, Matera e il vastissimo territorio nazionale colpito gravemente dal maltempo, ha pensato bene di riaprire il tema dello ius soli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi pensiamo invece al futuro di Venezia, che riteniamo precisamente più urgente, così che anche le future generazioni possano vivere questa meraviglia ancora per molto, molto tempo, come è arrivata a noi. Questo è il nostro compito, la nostra responsabilità. Anche il nostro segretario, Matteo Salvini, è venuto con noi a vedere per capire, e perché tutti insieme possiamo superare gli ostacoli. Questo dobbiamo fare: essere veloci e superare gli ostacoli.

Già dal 2 giugno di quest'anno Venezia è al centro dell'attenzione mondiale per l'incidente con la nave da crociera MSC Opera, e, subito dopo, scampando per poco ad un altro incidente con la Costa Deliziosa. Io stessa chiesi ad agosto in audizione con l'allora Ministro Toninelli perché non aveva ancora convocato il “comitatone”, e perché il protocollo fanghi non era ancora pronto, dal momento che erano stati sospesi i lavori di dragaggio, dove necessari, dei fondali dei porti e di quella parte di laguna, già programmati, bloccati da settembre 2018, proprio in attesa di questo protocollo fanghi. Ma avete idea di cosa significa tutto questo tempo per le attività portuali e per l'equilibrio lagunare? Senza questo protocollo fanghi non si possono prendere neppure definitivamente le decisioni sul trasferimento delle grandi navi. Per non parlare degli 8 milioni che sono fermi in attesa di essere spesi per i dragaggi. Passaggi fondamentali, ma lenti. Venezia e Chioggia, che con le isole veneziane hanno subito gli stessi danni per l'acqua granda, non hanno più tempo: il Governo deve chiudere questa questione.

E poi il MoSE, il Modulo sperimentale elettromeccanico, pensato negli anni Ottanta per difendere la laguna di Venezia; complessa opera ingegneristica, nella fattispecie, di ingegneria idraulica e ambientale per il controllo dei flussi delle maree; studiata per separare la laguna di Venezia dal mare Adriatico e per scongiurare tragiche alluvioni durante anomali fenomeni di alta marea; e che, una volta ultimato, sarà composto complessivamente da 78 paratie mobili a scomparsa installate per tutta l'estensione delle tre bocche di porto lagunari: Lido, Malamocco e Chioggia. I lavori per la realizzazione del MoSE sono cominciati nel 2003, quando era Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. E nel 2014 il Consorzio Venezia Nuova, visto che vari i suoi membri erano stati coinvolti dall'indagine della magistratura, è stato commissariato dallo Stato, con la nomina di tre amministratori straordinari; un momento molto brutto nella storia dello Stato, con indagini che hanno portato a 35 arresti e a 100 imputati per corruzione e tangenti, senza coinvolgere nessuno, sottolineo nessuno, della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Il completamento del MoSE, ad oggi realizzato al 94 per cento e con collaudi previsti nel 2020 per l'entrata in funzione per la fine del 2021, è urgente e indifferibile, visto che a tutt'oggi Venezia e l'intero sistema lagunare assistono inermi ed impotenti alle disastrose conseguenze della propagazione dell'onda d'alta marea, che viene dall'Adriatico e che il MoSE doveva essere in grado di fronteggiare ed arrestare.

Ripeto: non c'è più tempo. Ora il “comitatone” è finalmente convocato per il 26 novembre; il nuovo commissario per terminare i lavori del MoSE è finalmente nominato, fortemente voluto dal nostro gruppo con l'esecutivo giallo-verde con il decreto “sblocca cantieri” di giugno. Il 14 novembre 2019 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza del territorio del comune di Venezia e ha stanziato risorse per i primi soccorsi e assistenza della popolazione e per il ripristino dei servizi assistenziali. Inoltre, ha nominato il sindaco di Venezia Brugnaro, impegnato instancabilmente in prima persona, come commissario straordinario per far fronte all'emergenza. Però, siamo dovuti arrivare al dramma.

Ma non basta ancora per guardare al futuro. Il gruppo Lega ha dato un valore aggiunto importante a questa mozione unificata inserendo l'istituzione di una zona economica speciale come previsto dalle indicazioni europee su Porto Marghera, che si allarga in provincia di Rovigo e che vede come porto di riferimento il porto di Venezia sulla base del piano industriale che tutte le categorie economiche e le amministrazioni locali hanno già condiviso con la regione Veneto. Le categorie economiche hanno a loro volta condiviso quel piano di sviluppo con i sindaci dei comuni delle aree includibili nella zona economica speciale, con l'autorità di sistema portuale, con le prefetture di Venezia e di Rovigo e con altri comuni sottoscrivendo un'apposita lettera di intenti. Dinanzi agli eventi alluvionali che hanno messo in ginocchio Venezia e tutto il litorale l'accelerazione di una zona economica speciale Veneto si ritiene possa essere un ottimo volano per favorire una rapida e ulteriore crescita del territorio. Quello della ZES è un importantissimo strumento e speriamo che anche il Governo giallorosso ci creda veramente e non faccia scappare i nostri investitori attuali e futuri. Non vogliamo altre ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Bisogna adottare immediatamente anche iniziative per pervenire a una nuova legge speciale per la città metropolitana di Venezia. Inoltre, bisogna adottare iniziative normative per la sospensione del pagamento delle imposte e concessioni per i cittadini e le imprese colpite dalla calamità fino al ripristino delle normali condizioni di vita e di lavoro. Bisogna trovare le coperture finanziarie per la gestione e la manutenzione nel tempo del sistema MoSE, perché soprattutto non succedano guasti proprio nel momento di necessità come è successo a Chioggia in questi giorni di emergenza. Per sette anni le paratoie del “baby MoSE”, che è attivo dal 2012, hanno protetto Chioggia dall'acqua alta ma alla fine della scorsa settimana, nei giorni di massima allerta e con previsioni di 170 centimetri per la giornata di domenica, si è fermato, bloccato a causa di un guasto, e questa notizia ha destato scalpore e preoccupazione tra gli abitanti.

Oggi, comunque, diamo un messaggio importante di solidarietà verso i veneziani e verso il mondo: quello di condividere un'unica mozione che riporta tutte le proposte dei vari gruppi politici, oltre a quelli di maggioranza. Venezia e il suo territorio sono troppo importanti e il gruppo Lega voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Il 12 novembre e nei giorni seguenti eventi combinati di alta marea eccezionale e di mareggiate hanno procurato severi danni a Venezia, la città più bella del mondo. Da nord a sud sono stati tanti i territori colpiti in quest'ultimo periodo: Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Basilicata. I fenomeni meteorologici estremi sono raddoppiati in un anno, dal 2018 al 2019. Venezia ha subito danni, ha subito vittime, danni al patrimonio culturale e danni economici. Il Governo si è subito attivato dichiarando lo stato di emergenza e stanziando i primi fondi, ma bisogna dire che non c'entra questo Governo con quello che è successo. In queste tragiche giornate l'acqua è entrata nella basilica di San Marco per la sesta volta nella sua storia, ma tre volte è avvenuto negli ultimi vent'anni. Questi fenomeni estremi dimostrano che il cambiamento climatico sta presentando il conto e il Veneto non sta minimamente riducendo le emissioni di gas in atmosfera, anzi intende ancora realizzare opere opinabili, come la Pedemontana, che le emissioni le faranno aumentare.

Eppure, si tratta di una delle aree a più elevato rischio di sommersione per decine di chilometri fra Rovigo e Venezia.

Il cuneo salino sta risalendo sempre più verso l'entroterra danneggiando…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zolezzi. Colleghi, sia quelli nell'emiciclo sia quelli nei banchi: prego veramente di consentire di concludere la dichiarazione di voto anche al collega Zolezzi. Prego, onorevole.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Alcuni fondi della legge speciale per Venezia del 1998 sono stati assorbiti: sono stati assorbiti tutti dalla costruzione del MoSE, che doveva essere pronto e in funzione dal 2011 per tentare di impedire che piazza San Marco, Venezia e i comuni limitrofi finissero sott'acqua. 5,5 miliardi sono già stati spesi ma le tangenti e le false fatture che hanno coinvolto i massimi livelli istituzionali della regione Veneto, tra cui l'allora Governatore Galan il cui vice è stato un certo Luca Zaia, attuale governatore (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), hanno rallentato il completamento di un'opera che ora faremo di tutto per completare…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi!

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). …ma la cui utilità sarà tutta da verificare.

Senza contrastare i cambiamenti climatici di sicuro quest'opera non sarà sufficiente e in ogni caso dovranno essere realizzate le opere compensative sui territori impattati dal MoSE stesso. La crisi climatica necessita una vera riconversione ecologica dell'economia per una grande opera di adattamento e mitigazione degli effetti della crisi climatica. Con il decreto “clima” e con i nostri spunti al decreto fiscale e alla legge di bilancio stiamo tentando di imprimere un'inversione di rotta. È solo un inizio e la prosecuzione del percorso dipenderà da quanto gli italiani si faranno protagonisti di questa richiesta di cambiamento che può trasformarsi in una grande opportunità.

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo fatto approvare la legge “spazza corrotti”, uno degli strumenti più importanti. Ogni anno a causa di questo cancro l'Italia perde 236 miliardi, il 13 per cento del PIL totale. Corruzione vuol dire spendere di più. Rallentare i lavori e assegnare gli appalti e i ruoli a chi non li merita vuol dire non avere il MoSE funzionante quando serve. Abbiamo dichiarato guerra a corrotti e corruttori, cercando di difendere imprenditori e professionisti onesti. Dal giugno 2018 le opere in Italia si fanno. Grazie al “decreto Genova” i lavori per il ponte Morandi procedono, ci sono fondi per gli sfollati e il porto di Genova movimenta più container di prima del crollo di quel maledetto 14 agosto 2018.

Per il MoSE il decreto “sblocca cantieri” di Toninelli ha istituito la nomina di un commissario straordinario che portasse a compimento l'opera e non solo un commissario per la burocrazia; ha istituito la gestione post collaudo; ha istituito lo sblocco dei fondi congelati da due anni e adesso ci saranno 40 milioni di euro dal 2019 al 2024, utili anche adesso. Visto che serviranno 80-100 milioni all'anno per la manutenzione, abbiamo tentato di dare vita a un soggetto pubblico interistituzionale a cui affidare verifica e controllo della legalità sulle gare e sulla tecnica ingegneristica, ma mi risulta che l'allora Viceministro Garavaglia negò questa possibilità chiedendo lo stralcio dell'emendamento relativo.

Abbiamo lottato anche in Europa per dare il via a nuovi investimenti, a quelli necessari per mettere in sicurezza i nostri territori. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ottenuto che i fondi contro il dissesto idrogeologico fossero fuori dal patto di stabilità per la legge di bilancio 2019. Quindi, a disposizione degli italiani sono arrivati 11 miliardi di euro e con il piano “proteggi Italia” sono arrivate le ripartizioni e le assegnazione alle regioni e ben 700 milioni sono arrivati al Veneto per le alluvioni degli scorsi mesi. Il “Cantiere Ambiente” è un disegno di legge che migliorerà ancora questa procedura con un albo operativo in capo al Ministero dell'Ambiente e con nuclei operativi regionali di supporto. A questi interventi se ne sommano altri per il Ministero delle Politiche agricole con interventi per la difesa idrogeologica delle aree montane. Va fatto poi un ulteriore sforzo per accelerare e migliorare la capacità di utilizzare i fondi europei. La strada è tracciata ma bisogna stare attenti a non fare ulteriori danni, vedi la discussione su nuovi scavi di canali di cui si parlava il 9 novembre, prima che si verificasse l'acqua record a Venezia, così come durante la riunione del consiglio regionale del Veneto del 12 novembre sono stati bocciati gli emendamenti relativi al contrasto ai cambiamenti climatici, poco prima che l'edificio fosse allagato.

Un altro grave problema che insiste sulla laguna è quello del deposito di GPL in località Val da Rio a Chioggia.

Secondo i verbali della prefettura, c'è una soglia di 500 metri intorno al deposito in caso di incidente. Questa via, in pratica, non consentirebbe l'evacuazione delle migliaia di persone in caso di emergenza.

PRESIDENTE. Collega Zolezzi, lei mi scuserà ma risulta impossibile… chiederei veramente la collaborazione dei gruppi… anche del suo gruppo… bene.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Venezia fa i conti con un impatto pesantissimo del passaggio delle grandi navi, che vanno ridiscusse: il moto ondoso che danneggia i canali, l'inquinamento dell'olio combustibile con cui sono alimentate al 3,5 per cento di zolfo. Per cui ora arriviamo a questa mozione che impegna il Governo ad individuare le risorse per far fronte ai danni causati dall'alta marea; ad estendere al territorio del comune di Chioggia lo stato di emergenza; alla manutenzione urbana diffusa ed ecologica per mirare al ripopolamento di una città ormai spopolata; a concludere, entro il 31 dicembre 2021, il MoSE, tenendo conto che la salvaguardia di Venezia va rapportata alle previsioni dell'innalzamento del livello del mare e, quindi, dovranno esserci sicuramente altri progetti per tenere Venezia in vita e rivalutare gli scavi di canali; dovrà essere accelerata la bonifica del SIN di Porto Marghera. Si impegna il Governo a estendere l'applicazione dell'Art bonus al comune di Venezia; a istituire un Centro internazionale sui cambiamenti climatici; a completare la digitalizzazione e la pubblicizzazione dell'ingente patrimonio archivistico e bibliografico custodito a Venezia; ad acquisire elementi in ordine alle condizioni ambientali e di sicurezza degli impianti di GPL siti in località Val da Rio, a Chioggia, per verificare se le procedure di emergenza siano compatibili con la localizzazione degli impianti.

Arnaldo Fusinato, il 19 agosto 1849, recitava: “il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”. Ora la bulimia e la corruzione stanno facendo affondare Venezia, dobbiamo cambiare presto direzione prima che affondi sott'acqua anche la bandiera, altro che parate elettorali dell'Emilia Romagna dopo che non si è difeso i propri cittadini. Il nostro voto favorevole a questa mozione unitaria è un invito forte in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zolezzi, anche della pazienza utilizzata.

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Carlo V di Carlentini, in provincia di Siracusa, e anche il loro giovane sindaco, dei ragazzi (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Festeggiamo oggi il MoSE, fiore all'occhiello del sistema veneto grandi opere inutili: lo si sapeva già trent'anni fa e anche più di trent'anni fa, in epoca di andreottiana memoria, quando è stata proposta, e lo si sa ancora di più oggi che siete qui a ribadire il concetto che le grandi opere in Italia non nascono perché servono, ma perché devono drenare risorse in modo continuo e copioso, e lo devono fare per tutti i partiti, piccoli e grandi. Tutti gli appetiti, infatti, sono stati soddisfatti con quest'opera: Berlusconi, Galan, Zaia, Prodi, Orsoni, Brugnaro e chi più ne ha, più ne metta. Grande operazione, complimenti! Siete riusciti a convincere persino della sua utilità il MoVimento 5 Stelle, che - a parte qualche buonanima che qui in Parlamento, sin dal primo giorno, si è dedicata a fermare o rivalutare l'opera - oggi è qui per confermare il modello veneto e l'utilità del MoSE. E allora, cari colleghi, oggi, dicendo “sì” al MoSE, ribadite “sì” al TAV, alla Valdastico nord, al TAP, alla Pedemontana veneta, eccetera, eccetera, eccetera: opere generate non per funzionare, ma per aprire i rubinetti ad libitum (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi!

SARA CUNIAL (MISTO). Tutto d'ora in poi sarà lecito, cari colleghi tutti, complimenti! Non vorrei essere al vostro posto o nei vostri panni, anzi, io, insieme alle colleghe Benedetti, Giannone e Vizzini, non lo saremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Commenti)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Benedetti ed altri n. 1-00293.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima ciascun capoverso del dispositivo… onorevole Benedetti, era ciascun capoverso o tutto il dispositivo? Lei mi aveva chiesto di votare due parti separate…

SILVIA BENEDETTI (MISTO-C10VM). Ogni punto del dispositivo.

PRESIDENTE. Ogni punto del dispositivo. Non è quello che lei mi ha chiesto prima, va bene.

Come dicevo, avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima ciascun capoverso del dispositivo e, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto omnicomprensivo “Sandro Pertini” di Magliano Sabina, in provincia di Rieti. Grazie per la vostra presenza qui da noi oggi (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benedetti ed altri n. 1-00293, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Benedetti ed altri n. 1-00293 non si procederà alla votazione della premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellicani, Brunetta, Ilaria Fontana, Moretto, Luca De Carlo, Stumpo, Andreuzza, Fusacchia, Lupi ed altri n. 1-00295 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10)(Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Fratelli d'Italia, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito dell'esame della proposta di legge in materia di bullismo. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il vicepresidente della Commissione, onorevole Vazio. Prego, onorevole Vazio.

FRANCO VAZIO, Vicepresidente della II Commissione. Presidente, in relazione al provvedimento di cui dovremmo iniziare l'esame adesso, la Commissione Bilancio ha comunicato in data odierna un parere che presuppone una serie di questioni che il Comitato dei nove deve esaminare, soprattutto con riferimento alla necessità di recepire le condizioni che la Commissione stessa ha posto. Allora, noi dobbiamo riunire il Comitato dei nove ed è ancora in atto la valutazione circa la possibilità di presentare eventualmente emendamenti, perché non posso escluderlo, e, se così fosse, dovrebbe essere richiesto nuovamente il parere alla Commissione Bilancio e, quindi, dovrebbe essere nuovamente riunito il Comitato dei nove per esprimere i relativi pareri. Quindi ritengo che ragionevolmente sia controproducente per l'Aula andare a chiedere rinvii di mezz'ora in mezz'ora ma mi rimetto al saggio apprezzamento del Presidente nel valutare un'organizzazione dei lavori che consenta di riunire il Comitato dei nove al termine dell'Aula e quindi poi esaminare con la dovuta attenzione emendamenti su un provvedimento di legge che credo l'Aula abbia tutto il diritto di esaminare con tutta la dovuta attenzione.

PRESIDENTE. Onorevole Vazio, mi sembra che la sua richiesta sia assolutamente accettabile. Se non ci sono obiezioni da parte dei gruppi - e non ne vedo - rimandiamo questo punto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta di domani.

Mi è stato, altresì, richiesto da parte dei gruppi, a seguito anche di questo rinvio, di avere una pausa per poter predisporre un testo, da verificare con il Governo, sulla mozione successiva. Quindi, se non ci sono obiezioni, sospendiamo la seduta per venti minuti, che riprenderà alle ore

18,20. La Seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,20.

Seguito della discussione delle mozioni Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, Silli ed altri n. 1-00290 e Meloni ed altri n. 1-00294 concernenti l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, Silli ed altri n. 1-00290 e Meloni ed altri n. 1-00294 concernenti l'acquisto di velivoli F-35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 18 novembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che è stata testé presentata la mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Presidente, esprimo parere favorevole alla mozione di maggioranza Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296 e parere contrario alle altre di minoranza: la mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, Silli ed altri n. 1-00290 e Meloni ed altri n. 1-00294.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

Colleghi, pregherei il silenzio in Aula, abbiamo oltre un'ora di dichiarazioni di voto. Se i colleghi sono interessati a seguirle, credo che faccia piacere a tutti.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, noi esprimiamo un giudizio favorevole sulle mozioni che confermano la volontà di proseguire gli accordi come sono stati firmati a livello internazionale. È chiaro che in questo dibattito sono venute alla luce molte considerazioni ideologiche rispetto al ruolo dell'Esercito. Io desidero sottolineare che la nostra Costituzione prevede sì il fatto che il Paese ripudia la guerra, ma prevede anche che la difesa è un sacro dovere del nostro Paese. E anche quel noto costituzionalista, che mi pare si chiami Roberto Benigni, che dice che abbiamo la Costituzione più bella del mondo, e al quale voglio chiedere se ne ha letta almeno una seconda, credo debba farsi chiaro anche questo fatto, che la nostra Costituzione prevede anche il diritto alla difesa. Io credo che questo sia importante, perché il dibattito è stato spesso inficiato da valutazioni ideologiche che, secondo me, non facevano interesse alla valutazione del Paese. Noi siamo un Paese di ipocrisia: abbiamo decine di missioni all'estero, abbiamo una trentina di accordi internazionali che il Ministero della difesa ha fatto con diversi Paesi come il Pakistan, il Qatar, la Somalia, il Kazakistan, solo per citare alcuni Paesi che certamente non godono di grandi qualità dal punto di vista democratico, ma siamo figli di una cultura che rifiuta di confrontarsi con la realtà. Abbiamo inventato una mistificazione semantica: noi partecipiamo a missioni di pace, noi partecipiamo a missioni umanitarie, non partecipiamo mai a guerre, per cui succede, come è accaduto a Nassiriya, che mettiamo la nostra base militare all'interno della città per poter socializzare con gli altri e alla fine diventiamo un bersaglio facile rispetto a questo. Allora io faccio un ragionamento - e concludo, Presidente - di carattere politico: cerchiamo di essere un Paese serio, cerchiamo di dire le cose come stanno, cerchiamo di guardare in faccia alla realtà; abbiamo degli accordi internazionali che vanno mantenuti, abbiamo un'industria bellica che produce anche ricerca in settori importanti, che non sono certamente solo quelli militari ma sono quelli della sicurezza, che ci viene invidiata da tanti Paesi. Io credo che la mozione a prima firma Ferrari, la n. 1-00260, e altre che saranno da noi votate pongano al centro questo ragionamento corretto, che noi riteniamo debba essere mantenuto: confermiamo alla mozione il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, non è assolutamente una novità che la nostra componente Cambiamo! considera assolutamente strategico tutto ciò che è industria, industria per la difesa. Industria per la difesa non significa obbligatoriamente armamenti o velivoli, ma anche tessile, farmaceutico, alimentare, ed è per questo che abbiamo voluto presentare la nostra mozione, perché in questo caso parliamo di un programma che parte da lontano e che è stato utilizzato più volte come clava per ostentare il proprio posizionamento politico, quasi a voler utilizzare il programma degli F-35 per connotare una differenza partitica.

Il vero problema è che, quando si parla di difesa, quando si parla di programmi, quando si parla di amicizia con gli Stati Uniti d'America o appartenenza alla NATO, io credo che ci sia ben poco da opinare, e credo che ci sia ben poco da utilizzare questi programmi come se si parlasse di un qualsiasi argomento che può portare o non portare voti. In questo caso, parliamo di velivoli di ultima generazione, di un programma che parte da lontano, di un programma che vede la costruzione, anche se pur parziale, di parte di questi velivoli nel nostro Paese, di un programma che crea sviluppo, posti di lavoro e ricchezza anche per il nostro Paese, oltre che mettere il nostro Paese al passo con i tempi. Insieme ad alcuni colleghi della Commissione difesa, ci siamo recati a Le Bourget, qualche tempo fa, all'esposizione di aerospazio militare e non e siamo rimasti a bocca aperta nel sentire i numeri degli acquisti di questi F-35 da parte degli Stati Uniti d'America o da parte di altri nostri alleati. Le nostre poche decine non sono che briciole, ma quantomeno sono e devono apparire come una reale scelta di campo della Repubblica italiana. Qui non si tratta solamente di un acquisto, come se stessimo acquistando un detersivo al supermercato o un chilo di pane; qui si tratta di un acquisto che denota e sottolinea una precisa scelta di campo militare e di alleanze da parte della Repubblica italiana ed è per questo che noi, con la nostra mozione, impegniamo il Governo su tre punti, ma soprattutto al non rivedere e a garantire al Parlamento che l'accordo non vedrà dei cambiamenti sostanziali, che potrebbero snaturarlo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Signor Presidente, non le nascondo che è complicato affrontare una discussione su una questione così delicata come gli F-35 in un clima in cui questa discussione viene utilizzata - e anche questa mozione - dentro un elemento di scontro politico e a priori rispetto alle questioni che invece questo discusso programma sta ponendo e pone ormai da molti anni e la prima questione che pone la discussione sulla scelta dell'Italia, nel 1996 in principio, di aderire al programma degli F-35 è in primo luogo una questione che attiene alle scelte di politica estera. Ecco, uno dei primi errori che spesso noi facciamo è quello di separare, nella nostra discussione, le questioni che riguardano la politica estera da quelle della politica di difesa o, come ogni tanto, in maniera del tutto anomala, facciamo guidare la nostra politica estera da scelte di politica di difesa esclusivamente tecniche o tattiche. E allora su questo, Presidente, mi permetta di fare una prima valutazione: la prima valutazione che noi dobbiamo fare, tutti assieme, nella scelta dell'ammodernamento dei sistemi d'arma, è qual è la visione che noi abbiamo rispetto alla politica estera, qual è la funzione che un Paese come l'Italia deve giocare in questo periodo storico, anche rispetto ai grandi cambiamenti che ci sono in corso. E la prima cosa che voglio dire, richiamando in quest'Aula le vicende di questi giorni, è un tema che riguarda la funzione stessa delle associazioni internazionali a cui noi aderiamo; la prima su tutte: la NATO, che sicuramente è coinvolta a pieno titolo dentro la vicenda degli F 35. Ecco, noi possiamo affrontare in quest'Aula una discussione su qual è oggi il ruolo e il valore della NATO? A che cosa serve la NATO in un contesto geopolitico che è mutato così profondamente, nel momento in cui noi ci troviamo con un Paese membro della NATO che sta mettendo in discussione la sicurezza dell'Alleanza rispetto per esempio alla vicenda siriana e mi riferisco alla Turchia e all'attacco che sta conducendo nei confronti dei curdi, senza che in nessun organismo della NATO si sia affrontata questa discussione, compreso il nostro Governo, che avrebbe dovuto sollevarla con forza? Ripeto, ci sono delle questioni che riguardano le decisioni di natura tecnica sull'ammodernamento del nostro sistema d'arma e questioni che invece riguardano le questioni politiche.

Ma andiamo nello specifico rispetto invece alle questioni tecniche che riguardano anche il programma degli F-35; lo ricordavo prima: inizia nel 1999, il contratto vero e proprio viene perfezionato nel 2002, quindi sono coinvolti tutti i Governi dell'arco parlamentare della storia diciamo della Seconda Repubblica e viene perfezionato nel 2002 dall'allora Governo Berlusconi, con l'impegno di acquisto di 131 cacciabombardieri. Ora, nel corso del tempo, la prima cosa che oggi è evidente a tutti è che sicuramente questo programma, i famosi cacciabombardieri di ultima generazione, non ha prodotto i risultati sperati: sono una miriade i problemi tecnici che si sono venuti a determinare, rallentamenti, aumenti dei costi, non mi pare che ci siano grandi celebrazioni del funzionamento della macchina perfetta da guerra che sono gli F-35. Questo ha comportato un aumento dei costi, che già erano molto elevati, più di altri programmi che noi in quel momento abbiamo scartato; penso per esempio agli Eurofighter, che erano aeree anch'essi, un programma di sviluppo europeo che noi abbiamo scartato per scegliere gli F-35, che costavano molto di più e che promettevano mirabolanti funzioni, che ad oggi non sono diciamo a portata di mano. L'altra cosa che invece abbiamo fatto, dentro quel programma, quell'accordo, riguarda anche delle questioni molto importanti, anche sull'autonomia del nostro Paese e del nostro sistema di difesa, perché dentro quell'accordo noi abbiamo fatto una prima questione, che è più in generale: quanto pesa l'industria bellica rispetto alle scelte di politica di difesa e di politica estera dei singoli Paesi europei. Allora noi abbiamo fatto una scelta, cioè abbiamo vincolato un pezzo della nostra industria bellica, nello specifico la base di Cameri, che infatti richiamiamo in tutte le mozioni, alla realizzazione di quel programma e quindi in uno scambio messo nero su bianco, di fatto ci siamo messi sotto il ricatto che la fine di quella commessa determini un problema occupazionale per la nostra industria bellica e per il nostro Paese, ma allo stesso tempo abbiamo sottoscritto un contratto che ci impegna ad acquisire dei cacciabombardieri di cui non abbiamo il controllo pieno del software, cioè quando avremo finito di acquistare tutti gli F-35 che decideremo di acquistare, probabilmente l'ultimo che acquisteremo avrà già un software troppo antiquato e dovremo pagare ulteriori soldi per andare all'aggiornamento di software e di hardware per il funzionamento di questi velivoli. Infine, mi permetta Presidente di dire che proprio su questo terreno si consuma uno dei più grandi problemi, perché non avendo l'accesso al software, è difficile che noi quei velivoli li possiamo integrare con i nostri sistemi di difesa e in più non abbiamo la piena autonomia, cioè senza il controllo del software e la possibilità di accedervi e di programmarlo, se oggi gli Stati Uniti, che detengono esclusivamente il controllo ai codici di accesso al software, decidono che quegli aerei non volano, quegli aerei non volano. E lo voglio dire apertamente ai colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega, che rivendicano sempre il patriottismo nazionale, che c'è un controsenso nell'essere così fervidamente a favore di questo investimento per comprare degli aerei da guerra, che poi il nostro Paese non potrà controllare da solo. Allora tutti questi sono i problemi che sono stati sollevati in questi anni da chi diceva “Fermatevi!” perché questa è una spesa troppo alta, che noi non ci possiamo permettere, per un aereo che tra l'altro non serve. Nel momento in cui si stanno chiedendo sacrifici agli italiani - perché in questi vent'anni noi abbiamo continuato una spesa pubblica di tagli al sistema di welfare, ai servizi pubblici, agli enti locali - non abbiamo mai pensato di affrontare seriamente un taglio a un programma costoso e inutile come quello degli F-35. Adesso, io comprendo le ragioni che ci dicono di tenere assieme le esigenze diciamo di carattere economico, le esigenze che riguardano le nostre alleanze sul piano internazionale, però abbiamo anche il dovere, cari colleghi, di affrontare anche con i nostri partner internazionali una discussione seria su che cosa dobbiamo fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni, anche sul terreno dell'innovazione dei sistemi d'arma. E quindi io penso che oggi noi presentiamo a questo Parlamento, come maggioranza, una mozione molto equilibrata, che sostanzialmente impegna il Governo a fare una valutazione attenta rispetto alle prossime commesse che verranno fatte. Ricordo a tutti che questo Parlamento, nel 2014, si era già pronunciato per impegnare il Governo a un dimezzamento del budget sulla spesa degli F-35 e io non credo che noi possiamo oggi ignorare quella risoluzione approvata da questo Parlamento a prima firma Scanu, che allora era un collega del Partito Democratico; io penso che quella sia la linea guida. Noi dobbiamo aprire un'interlocuzione con i nostri partner per chiedere, quanto meno, che il budget sugli F-35 venga dimezzato, perché non ce lo possiamo permettere in questo momento, per le ragioni che dicevo prima: per una ragione di costi, perché un solo velivolo è arrivato oggi a costare quasi 150 milioni di euro, un prezzo spropositato; ognuno poi, in questi anni, si è divertito a vedere quanti asili nido, quanti ospedali, quante scuole si potevano costruire con l'importo di un solo F-35. La vogliamo dire tutta? Tagliando l'intero programma F-35, ci sono i risparmi di dieci anni di taglio dei parlamentari, cari colleghi. Quindi, quando discutiamo e diciamo della spending review, di come si fanno risparmiare i soldi ai cittadini, ricordiamoci che questi sono i dati reali.

Allora oggi - e concludo, Presidente -, noi daremo un voto favorevole, come Liberi e Uguali, alla mozione di maggioranza, con l'impegno al Governo e con un ruolo che ci assumeremo di controllare e di chiedere costantemente che il Governo attivi il negoziato, intanto, per rendere autonomi quei velivoli e, quindi, rimettere in discussione il fatto che noi non abbiamo accesso al software, cosa che, invece, hanno ottenuto, in maniera diversa, con accordi bilaterali, altri Stati non partner del progetto, come il Giappone e Israele; in secondo luogo, perché si proceda ad una riduzione delle acquisizioni e, possibilmente, anche ad una differenziazione della dotazione dei sistemi d'arma e di difesa, anche sui velivoli militari, con numerosi progetti che ci sono in Europa, come gli Eurofighter di cui parlavo prima, come il progetto Tempest, che sicuramente sono più funzionali, sono meno costosi e sono anche meno legati a un controllo che non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carè. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (IV). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, intervengo per rappresentare la decisione del mio gruppo di votare a favore della mozione di maggioranza. Ho avuto modo ieri sera, nel mio intervento, di ricordare che l'Italia ha aderito al programma JSF sin dal 1996: si tratta di un programma che si sviluppa in fase successive da circa un quarto di secolo. In tutti questi anni si sono avvicendati Governi e, comunque, ognuno di essi è intervenuto su questo particolare programma, avanzando proposte, richieste, critiche e consensi. Ne cito una per tutte, ricordando che anche il presidente Berlusconi prese una decisione importante rinunciando all'acquisto del prototipo che la Lockheed offriva al nostro Paese, in quanto potenziale partner di primissimo livello, giustificando questa rinuncia per difficoltà di bilancio. Questa decisione non fu senza conseguenze, ma, comunque, furono superate. Più impegnativa è stata la decisione del Governo Monti di ridurre da 131 a 90 velivoli il perimetro della nostra manifestazione d'interesse. Anche qui, si trattò di una decisione non senza conseguenze, ma anche quest'ultime furono, ancora una volta, superate.

Ricordo queste cose per dire che una collaborazione leale tra gli alleati, quali siamo noi e gli Stati Uniti, non da oggi, ma addirittura dalla fase conclusiva della Seconda guerra mondiale, nella quale abbiamo combattuto insieme, non può essere circoscritta nel recinto arido di una concezione esclusivamente mercantile, senza passioni e senza ideali. Discutere con lealtà significa poter mettere in discussione ogni aspetto del programma nell'intero arco temporale del suo svolgimento. Questa legislatura e questo Governo non possono sottrarsi a questo diritto-dovere.

Non mi meraviglia, quindi, che ci troviamo ancora una volta riuniti a discutere di un programma necessario per dotare la nostra componente aerea di mezzi e risorse per poter garantire la difesa dello spazio aereo del Paese e per continuare ad assicurare il nostro contributo alla sicurezza e alla stabilità internazionale. Questi sono i concetti indicati nella premessa che caratterizza la nostra mozione e rappresentano la ragione principale che giustifica questa scelta.

Dal lontano 1996 si è deciso di corrispondere questa necessità, partecipando al programma di acquisizione di un velivolo multiruolo di quinta generazione, identificato nel caccia F-35 della Lockheed Martin, molto impegnativo sia sul piano finanziario, che industriale e che, per questa sua natura, si sviluppa su tempi molto lunghi, oggetto di costante verifica e valutazione. Si tratta di un programma finanziariamente molto impegnativo, che, però, comporta anche ritorni economici, che speriamo di poter migliorare nel tempo. Infatti, in questa principale offset commerciale per la partecipazione italiana al programma F-35, Lockheed Martin ha individuato Alenia Aermacchi, quale second source per la produzione del cassone alare del velivolo. L'impianto di produzione delle ali, ospitato nella FACO di Cameri, prevede una produzione a regime di circa 66 ali per anno, con la possibilità di arrivare a 72. Le ali prodotte dalla Alenia Aermacchi saranno utilizzate, oltre che per la realizzazione dei velivoli italiani e americani, anche per quella di ulteriori Paesi che acquisteranno il velivolo attraverso il canale della Foreign military sales.

Le innovative soluzioni produttive adottate nella realizzazione di questo F-35 hanno comportato un travaso di nuove tecnologie da Lockheed Martin ad Alenia Aermacchi, al fine di assicurare la totale omogeneità qualitativa tra le parti prodotte in Italia e quelle prodotte negli Stati Uniti d'America. Tale trasferimento di know-how ha riguardato, per esempio, la lavorazione di alta precisione delle parti in composito, la fabbricazione robotica di parti complesse con impiego di materiali ad alta temperatura, di nuovi metodi di ispezione non distruttivi per le parti in composito. Tengo a precisare che la metodologia dei controlli non distruttivi è la frontiera più avanzata delle nuove tecnologie e, quindi, è utilizzabile in tutti quei campi in cui è necessario testare la qualità di un prodotto senza danneggiarlo; un campo molto ampio nella produzione di nuovi materiali e non soltanto per uso militare.

Possiamo essere d'accordo che intorno a questo programma si è discusso molto, e io credo che questa sia la storia di ieri, ma dovremmo anche essere d'accordo che c'è ancora molto da discutere, e questa è la storia di oggi e domani. Del resto, siamo obbligati a farlo, da quando le norme che regolano l'acquisto e l'ammodernamento dei sistemi d'arma hanno riconosciuto al Parlamento un ruolo decisivo nelle scelte delle autorità di Governo.

La mozione di cui sono cofirmatario e per la quale Italia Viva voterà convintamente a favore proprio questo chiede al Governo: una serie di impegni, puntualmente elencati nel dispositivo della mozione, che rappresentano altrettanti traguardi da raggiungere nell'interesse nazionale, per porre in essere scelte pienamente condivise tra il Governo e il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Finalmente, arriva una discussione in cui possiamo parlare di difesa, di Forze armate. Nonostante l'impegno di chi nella maggioranza ha cercato un'idea comune anche con l'opposizione - ringrazio l'onorevole Pagani, ma anche tutta la Commissione difesa, con cui si lavora sempre bene -, poi i nodi vengono al pettine; detto da me sembra quasi impossibile, però capita. Perché si parla di Forze armate e fa strano sentire parlare di Forze armate quando, per una vita, certe parti politiche hanno tacciato i nostri uomini e le nostre donne come fannulloni, dicendo: “a cosa servono le Forze armate”? Hanno sempre detto: “Perché spendiamo soldi per la difesa, potremmo costruire 100 scuole”. Ma figuratevi quante scuole si possono costruire con i soldi che molta gente si è mangiata con il business dell'immigrazione, miliardi, facendo arrivare qui disperati, per poi comprarsi macchinoni, con questi centri fatiscenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, poi, si offendono i nostri soldati, si canta nei cortei: dieci, cento, mille Nassiriya. E con ipocrisia, poi, pensiamo di fare, quando si è al Governo, le missioni internazionali, ma con quali mezzi? Difendere la Patria, con quali mezzi? Sedere nei posti più importanti, perché l'Italia siede nei tavoli internazionali più importanti? Grazie ai nostri uomini e alle nostre donne delle Forze armate, per le missioni internazionali che fa, per il valore, il grande valore che questi uomini e queste donne mettono nel loro impegno. Sono i nostri uomini e le nostre donne in divisa e non serve piangerli quando, purtroppo, capita una tragedia se poi vogliamo mandarli nelle missioni internazionali con mezzi vecchi, senza il supporto aereo.

Perché, poi, qualcuno si innamora, qualcuno dice: siete innamorati degli F-35. No, non siamo innamorati degli F-35, ma vorremmo sapere qual era l'alternativa; se la nostra aeronautica ci dice che è una macchina che serve, che è un velivolo che serve, che è un velivolo che si sposa in pieno con i nostri sistemi a terra, che riesce a comunicare con i nostri sistemi a terra, è una macchina che nei prossimi anni ci garantirà la difesa dei nostri cieli, dei nostri confini, ma anche la difesa dei nostri uomini che vanno nelle missioni internazionali. Allora, poi, ha ragione il collega Palazzotto quando dice: ma che scelta geopolitica dovete fare? Ma io lo chiedo a lui cosa ci fa in una maggioranza che è più filo-Unione europea, filo-NATO, filo-americana che più non si può, cosa ci fa in questa maggioranza che ha osannato Obama, cosa ci fa in questa maggioranza? Certo che tutte le posizioni sono legittime, è chiaro, ha ragione, bisogna fare scelte chiare, ma lo chiediamo alla maggioranza, allora, di fare scelte chiare, chiare quando si parla di missioni internazionali, chiare quando si parla di Forze armate e di difesa.

Allora, noi dobbiamo veramente chiederci se l'Italia ha una credibilità internazionale quando sigla degli accordi, non parliamo di Governi, ma di Italia, di sistema Italia, quando firma un accordo internazionale con un altro Stato o con altri Stati e si rimangia la parola a seconda dell'umore. Non si conquista così la credibilità internazionale. Allora, sì, diventiamo zimbelli del mondo, se diamo la parola e poi ce la rimangiamo il giorno dopo, perché abbiamo paura. Non abbiamo più soldi, è una scusa che non tiene, perché poi bisogna dirlo agli operai di Cameri, perché poi bisogna dire anche la verità: c'è un indotto dietro questi F-35, per l'Italia, in tecnologia, in industria, che ripaga da solo quell'investimento.

Forse non sappiamo chiedere bene le cose, non sappiamo sederci bene nei tavoli internazionali, ma, allora, dobbiamo porci un problema di credibilità internazionale e se lo deve porre chi ha governato in tutti questi anni. Perché, poi, oggi, leggo una notizia, se vogliamo seguire questa strada; il sottosegretario Di Stefano ha dichiarato che l'acciaio possiamo andarlo a produrre all'estero, che in Italia non è più conveniente farlo e, figurarsi, c'è qualcuno che dice che anche l'industria della difesa non ha più senso farla in Italia e come ci difenderemo? Come manderemo i nostri uomini e le nostre donne delle Forze armate? Perché, poi, la campagna elettorale con i militari la sappiamo fare tutti, quando c'è la campagna elettorale, “viva i militari”, e il giorno dopo ci dimentichiamo di loro, dei loro bisogni e delle loro necessità. Degli F-35, lo ripeto, siamo innamorati? No, noi non ci innamoriamo di un oggetto, di uno strumento, ma ci fidiamo della nostra aeronautica, ci fidiamo delle nostre Forze armate e quando ci dicono che quello è uno strumento necessario per la difesa dell'Italia, allora, ci crediamo e gli diamo fiducia e spendiamo volentieri i soldi degli italiani per difendere il suolo patrio. E non è demagogia, perché, se ci pensate, siamo circondati da conflitti, dal Kosovo al Nord Africa, all'Africa, al Medioriente.

Ma quando avete sentito che l'Italia ha usato i propri strumenti per attaccare? Lo dicono quelli che cantano “dieci, cento, mille Nassiriya”, lo fanno loro, perché odiano i militari, amano gli eserciti di tutto il mondo, ma odiano gli eserciti italiani, le nostre Forze armate, i nostri militari. Allora, si parla addosso alle nostre Forze armate, si cerca di smantellarle, come? Tagliando piano piano, perché non è vero che non si è tagliato in questi anni il budget della difesa, tutti i Capi di Stato maggiore, in Commissione, hanno denunciato che in tutti questi anni si è proceduto solamente con tagli, tagli ai programmi d'arma, tagli al personale e, allora, con che coraggio parliamo ancora di tagli alla difesa? Noi abbiamo fatto un sondaggio, il 70 per cento e più, quasi l'80 per cento degli italiani vuole che le nostre Forze armate siano ben equipaggiate e ritiene che avere delle Forze armate ben equipaggiate sia il biglietto da visita di un Paese nei confronti degli altri Paesi esteri. Noi mandiamo delle Forze armate mal equipaggiate e decade la credibilità dell'Italia.

Allora, chiediamo coraggio, abbiamo chiesto coraggio anche alla maggioranza, abbiamo chiesto coraggio ai colleghi, perché, poi, non c'era molta distanza fra le nostre richieste e quelle che poi sono nate nella mozione, semplicemente c'era un fatto ben preciso: è ovvio che il Parlamento deve vigilare, che il Parlamento deve verificare il programma, che la Commissione difesa deve valutare e svolgere una funzione di controllo, ma qual è la necessità, qual è la certezza? È che dobbiamo rimanere nel programma e quando parliamo all'estero dobbiamo avere una voce unica, non possiamo diventare, lo ripeto, la barzelletta del mondo, con un sottosegretario - non parlo del sottosegretario Tofalo - che si sveglia la mattina e dice che l'acciaio va prodotto all'estero, un Premier Conte che dice che non si pagano gli F-35 e il giorno dopo viene smentito. Perché, poi, ci sono dei ragazzi che sono all'estero e che pagano le notizie che vengono diffuse in Italia. Non ci pensiamo mai a quei ragazzi che stanno all'estero e che soffrono a leggere che si possono tagliare i soldi alla difesa. Continuiamo a parlare così dei nostri militari.

Noi, convintamente, voteremo le mozioni presentate dal centrodestra, abbiamo chiesto la votazione per parti separate di tutte le mozioni, perché condividiamo alcuni punti anche della maggioranza. Abbiamo coraggio e siamo coerenti nelle nostre azioni, non ci mettiamo un velo ideologico, non facciamo un'opposizione cieca, come facciamo sempre in Commissione difesa, qualcuno, però, cerchi di imparare anche da noi opposizione, perché noi abbiamo il coraggio di votare le questioni della maggioranza quando serve, forse voi dovreste avere il coraggio, a volte, di prendere quel di buono che noi portiamo avanti, perché le nostre Forze armate sono patrimonio di tutti, di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, sottosegretario, colleghi, inizio ovviamente, mi pare doveroso, ringraziando tutte le nostre Forze armate e di polizia, in particolare quelle che sono impegnate in maniera così pressante nelle missioni all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi pare doveroso, in questo momento, ringraziarle e voglio iniziare, innanzitutto, sperando che i firmatari della prima mozione che è stata presentata non l'abbiano fatto per seminare zizzania nel campo della maggioranza, ma, invece, per dare continuità e solidità alla politica strategica adottata dal nostro Paese. Il tentativo che dobbiamo fare tutti assieme, che nel settore degli accordi internazionali della Difesa risulta ancora più importante, è quello di produrre un senso di continuità, cioè di sottrarre dalla polemica quotidiana politica del dibattito quello che è un tema strategico per il sistema Paese. Continuità e solidità strategica non vuol dire staticità delle decisioni, ma capacità di costruire un impianto di relazioni internazionali che non subiscono oltre misura le logiche del consenso interno. Anche da questo si riconosce l'autorevolezza di un Paese. Come è stato ampiamente riconosciuto da tutti gli interventi nella discussione sulle linee generali, siamo qui, in quest'Aula, a discutere, ancora una volta, del programma relativo all'acquisizione dei velivoli di quinta generazione denominati F-35, cosa che è successa molte volte negli ultimi anni, più per necessità, come dicevo, di politica interna che per vere esigenze di aprire una discussione seria sul ruolo strategico del nostro Paese sul panorama internazionale. Si tratta di un programma importantissimo per il nostro Paese e per le nostre Forze armate, in grado di garantire il rinnovamento della nostra componente aerea. Su questo punto, ormai, questa necessità è riconosciuta, in maniera unanime da tutti, indispensabile per la difesa del Paese e per continuare ad assicurare il nostro contributo alla sicurezza e alla stabilità internazionale.

Non è né casuale né fuori di luogo che se ne discuta in quest'Aula. Infatti, il programma F-35, al quale abbiamo aderito ormai nel lontano 1996, si sviluppa attraverso una serie di ordinativi decisi per lotti successivi per le esigenze sia degli acquirenti, ma anche per le necessità stesse dei produttori. Ne stiamo, quindi, discutendo perché è assolutamente ragionevole anche per rispettare una decisione presa nel 2013 in questa stessa Aula, approvando una serie di mozioni; discussione che dovrà continuare anche dopo la giornata odierna. Infatti, come tutti sanno, in realtà al Parlamento è riconosciuta la competenza in una materia come questa e come quella delle acquisizioni militari, e tutto quello che riguarda l'acquisto, l'ammodernamento e il rinnovamento dei sistemi d'arma.

Un ruolo che per molti anni non ha avuto il Parlamento e che oggi gli è affidato; quindi spetta a noi la decisione finale, il nostro parere è diventato vincolante e, come tale, ci responsabilizza sulle nostre scelte, oserei dire almeno quanto il Governo. Lo dico per tranquillizzare tutti i colleghi parlamentari. Il programma F-35 non è un semplice contratto di acquisizione di sistemi d'arma, ma qualcosa di più impegnativo, perché prevede una partecipazione del nostro Paese nell'ultima e più delicata fase realizzativa del velivolo nello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara. Questa attività ci garantisce il ruolo di partner di primissimo piano nel programma. Si tratta, quello di Cameri, di un impianto che è costato quasi un miliardo di euro, materialmente costruito fra il 2011 e il 2013 su una superficie di 40 ettari, che consta di 22 edifici, all'interno dei quali sono ospitate 11 stazioni di assemblaggio e 5 di revisione, supporto e aggiornamento, ed è gestito da una società del gruppo Leonardo, quindi un gruppo a partecipazione statale.

Lo stabilimento è denominato non casualmente centro FACO. Gli americani hanno il pregio di rendere, attraverso le sigle con cui identificano le attività, assolutamente chiaro a cosa servono e cosa fanno. Il termine FACO significa assemblaggio finale e controllo di produzione. È quello che fa l'Italia e quello che viene fatto nello stabilimento di Cameri. Siamo di fronte, cari colleghi, a questioni delicatissime, che impegnano il Governo e il Parlamento a seguire nel tempo l'evoluzione di questo programma, sul quale sarebbe sbagliato e anche impossibile discutere una volta per tutte e poi voltare pagina. In questo senso rivolgo a tutti i colleghi, e in particolare ai proponenti la prima mozione, un sincero appello a convergere su una decisione condivisa che riconosca la necessità di seguire il programma passo dopo passo, lotto dopo lotto, valutandone l'evoluzione nel tempo.

In questa prospettiva, la nostra mozione impegna il Governo ad andare avanti in questo programma tenendo conto per il futuro dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si affacciano, dei nuovi costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall'Italia. La tutela dell'industria italiana del comparto difesa, a cui si faceva riferimento, e dei livelli occupazionali conseguenti è un altro obiettivo ribadito nella nostra mozione, che sottolinea, inoltre, l'importanza di accrescere il know-how nazionale e l'accesso alle tecnologie straniere.

Un secondo impegno che riteniamo possa essere sottoscritto, e speriamo sia sottoscritto da tutti, è quello di valutare, attraverso le unità già in forza presso i nostri reparti operativi, la piena rispondenza dei velivoli ai requisiti tecnico-operativi di sicurezza delle nostre Forze armate.

Il terzo impegno è quello di continuare nella valorizzazione degli investimenti già effettuati nella fabbrica di Cameri, della sua competitività quale polo produttivo logistico internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici dell'intero polo produttivo. Da ultimo, chiediamo al Governo di riconoscere e confermare, come ho detto in premessa, il dovere di riferire periodicamente al Parlamento attraverso le Commissioni interessate, nella speranza di seguire l'evoluzione del programma passo passo nel tempo. Di tutto questo ho cercato di dare spazio nel mio intervento attraverso le considerazioni che ho appena illustrato e che rappresentano le ragioni per cui in tutti questi anni abbiamo seguito, come Partito Democratico, e discusso questo impegnativo programma, che oggi confermiamo con il voto favorevole alla mozione di maggioranza. Con una speranza finale, forse la più importante: che la classe politica dimostri la propria statura, sottraendo alla speculazione politica temi importanti e strategici come questi. Ne va dell'autorevolezza non di questa o di quella forza politica, ma dell'intero nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, l'F-35 ha ottenuto la certificazione di piena capacità operativa per svolgere missioni di difesa aerea per la NATO, come è noto. Sei velivoli di quinta generazione sono stati impiegati per una missione aerea in Islanda; per tre settimane il distaccamento italiano ha assicurato l'integrità dello spazio aereo dell'Alleanza, rafforzando l'attività di sorveglianza nei cieli dell'Islanda, che non possiede capacità e strutture per la difesa aerea autonoma. È la quinta volta che l'Italia partecipa a un'operazione nella terra dei ghiacci, ma è la prima dove vengono utilizzati gli F-35. Uno sforzo corale di tutta la forza armata dei 130 uomini e donne dell'Aeronautica militare, insieme a due rappresentanti appartenenti all'Arma dei carabinieri, schierati presso la base aerea islandese, che hanno svolto il loro straordinario lavoro, nonostante le non trascurabili difficoltà dovute principalmente al fatto di dover operare a così grande distanza dalla madrepatria e, soprattutto, a condizioni climatiche proibitive, con venti forti, precipitazioni e basse temperature.

Ciò nonostante la piena operatività dei caccia italiani è stata assicurata da un tasso di efficienza sempre prossimo al 100 per cento, dimostrando la grande affidabilità del velivolo. Con questa operazione abbiamo garantito - ed è bene sottolinearlo, signor Presidente, in quest'Aula - non solo la sicurezza dello spazio aereo islandese, ma anche dell'Alleanza in una importante posizione strategica della regione euroatlantica. Tutto questo sta a dimostrare quanto sia fondamentale la partecipazione dell'Italia al progetto per la realizzazione e l'adozione degli F-35; non si tratta di un semplice accordo commerciale, c'è ben altro. Con la nostra partecipazione ribadiamo ancora una volta l'unità dell'Alleanza atlantica, quell'Alleanza quanto mai attuale che ci ha consentito di affrontare sfide per garantire la sicurezza degli Stati membri, in grado di dare effettivo sostegno alla stabilità internazionale a fronte di tendenze isolazioniste e unilateraliste che sempre più ci stanno spingendo nel quadro strategico globale.

È innegabile come nello scenario internazionale, e in particolare nel quadrante mediterraneo e mediorientale, si stia registrando una perdurante instabilità, con numerosi focolai di tensione e di crisi interne ai singoli Stati potenzialmente in grado di destabilizzare intere regioni, delineando un quadro della sicurezza quanto mai complicato e imprevedibile. A tal proposito non possiamo trascurare le forti tensioni provenienti dal terrorismo di matrice jihadista, che ci impongono all'attenzione dei maggiori Paesi occidentali come questo sia un pericolo attuale, concreto, devastante anche per il nostro Paese.

La vicenda poi che ha coinvolto alcuni dei nostri connazionali feriti gravemente in Iraq, a cui esprimiamo la nostra profonda vicinanza, ci deve far riflettere su quanto la strada della pace in quei territori sia ancora lunga. Forza Italia, come è noto, ha da sempre sostenuto la partecipazione dell'Italia al programma per la realizzazione degli F-35, e lo abbiamo sostenuto con i fatti. Durante il secondo Governo Berlusconi, nel 2002, è stata confermata la partecipazione alla fase di sviluppo del programma, con un impegno di spesa di circa 1 miliardo 190 milioni di euro. Nel 2009 ci siamo fatti promotori dell'acquisto di ben 131 F-35 al costo di 12 miliardi di euro spalmati fino al 2026, e della realizzazione, presso l'Aeroporto militare di Cameri, di una linea di assemblaggio finale e di verifica per i velivoli destinati ai Paesi europei.

Il percorso perciò intrapreso, cari colleghi, è stato poi purtroppo - ed è l'evidenza, non una strumentalizzazione politica, come sottolineava chi mi ha preceduto - questo programma è stato interrotto dai Governi di centrosinistra, che già nel 2012 hanno ridotto la commessa per la produzione e l'acquisto di tali cacciabombardieri da 131 ai 90 velivoli attuali; a ciò si aggiungono le voci piuttosto discordanti dell'attuale Governo, con continui rimpalli sul programma di acquisto degli stessi F-35.

Tra l'altro tali incertezze - e ho piacere che alcuni colleghi della maggioranza oggi siano ritornati sui propri passi - hanno contrassegnato recentemente il cammino della commessa degli F-35 destinati all'Aeronautica militare e alla Marina, sfociate anche in episodi direi sconcertanti, come la morosità del nostro Paese nell'onorare nei tempi stabiliti alcune tranche di pagamenti connessi agli acquisti.

Signor Presidente, come possono considerarci gli altri partner del programma? Quali potrebbero essere le ricadute di questa scellerata mancata presa di posizione nell'ambito della NATO? Non dimentichiamoci - e lo voglio ricordare, semmai ce ne fosse bisogno, al signor sottosegretario - che il nostro Paese è ancora lontano dal rispettare quell'impegno dettato dal rapporto NATO che fissa la spesa per la difesa al 2 per cento del PIL.

Proprio sul tema dei costi della difesa, nel nostro Paese è in corso ormai da tempo un dibattito sulla riduzione delle spese militari, tra cui rientra anche la partecipazione dell'Italia nel programma degli F-35. Mi avvio alla conclusione Presidente, ma è opportuno dire in quest'Aula le cose che appunto sto elencando. Ebbene, non ci deve essere strumentalizzazione politica sulle spese militari, perché esse non cozzano con il settore civile. Ne è un esempio anche, come dicevo, una delle eccellenze del nostro Paese, che è il sito di Cameri: un'eccellenza dell'industria aeronautica, per non parlare poi dal punto di vista occupazionale e dei risvolti in essere.

Il dibattito, oltre al tema dei costi, sembra essere anche infarcito da alcune considerazioni che nulla hanno a che vedere con la partecipazione dell'Italia a questo programma. Credo che non ci si debba distinguere tra pacifisti e guerrafondai, ma che si debba assolutamente essere attenti a una seria politica industriale della difesa per il nostro Paese. In tale contesto, il programma di realizzazione degli F-35 rappresenta una politica di difesa coerente con i valori costituzionali. Per tutte queste ragioni sottoscriviamo la mozione dei colleghi della Lega, perché ci sembra una mozione che rispecchia in toto quella che è la nostra posizione. L'Italia, anche in virtù della particolare posizione geografica, deve continuare a fare la sua parte e a svolgere un ruolo centrale nell'Alleanza atlantica, che deve avere una particolare attenzione alla sponda Sud dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Presidente, sottosegretario Tofalo, onorevoli colleghi, come già accaduto dall'inizio di questa legislatura, in quest'Aula del Parlamento e parimenti al Senato, si è chiamati ad esprimere un indirizzo al Governo su tematiche fondamentali per il Paese e che, visti gli interessi che sono coinvolti, dovrebbe trovare un largo, se non unanime consenso.

Oggi parliamo di un investimento per l'acquisto di velivoli multiruolo F-35 per la sicurezza della nazione; anzi, di più: per la sicurezza di un modello di vita incentrato su quei valori che sono patrimonio dell'Occidente. Parliamo di investimenti che svolgono anche un compito di politica internazionale, in un sistema euroatlantico che deve continuare a vederci protagonisti. Parliamo di un investimento che impatta direttamente sul nostro sistema industriale, con ritorni stimati di circa 10 miliardi di dollari, escludendo la futura manutenzione dei velivoli; oltre a migliaia di posti di lavoro, dai 3 ai 6 mila (attualmente sono già un migliaio), senza tener conto dell'indotto, ad alto valore aggiunto, da qui al 2040, e se guardiamo alla vita utile dell'F-35, fino al 2070.

Qualcuno ha fatto riferimento a mozioni del passato: l'onorevole Palazzotto, a una mozione a prima firma Scanu. Ecco, quella mozione però non fu quella più votata da questo Parlamento: la mozione più votata fu quella a prima firma Brunetta, che non parlava di tagli.

Prima di affrontare compiutamente la mozione è però utile fare un po' di cronaca, per inquadrare come nel recente passato ci si sia comportati su tematiche così importanti e fondamentali per il Paese.

Molto spesso abbiamo trattato di infrastrutture e investimenti strategici per l'Italia, come in questo caso necessari per rimanere agganciati al treno del futuro. Abbiamo cercato di operare scelte per offrire all'industria manifatturiera, all'agroalimentare, al turismo, alla cultura, alle nuove tecnologie l'energia, il veicolo con cui gareggiare nella competizione internazionale, in cui l'inventiva e l'estro dei nostri imprenditori sono poi il valore aggiunto fondamentale per primeggiare.

Così è avvenuto per la TAP, che alcuni avrebbero voluto bloccare, ma grazie al fondamentale apporto della Lega al Governo l'opera è stata confermata e si farà. Così ancor più significativamente è avvenuto per il TAV Torino-Lione, dove la Lega si è assunta la responsabilità di votare una mozione per il suo completamento, fermando la deriva desertificatrice portata avanti dagli allora compagni di maggioranza del MoVimento 5 Stelle, che con quel voto contrario sconfessavano la posizione del loro Presidente del Consiglio, il Conte uno, sfiduciandolo nei fatti.

Proprio a seguito di quella manifesta ostilità a proseguire nell'azione di ammodernamento dell'Italia, di sblocco dei cantieri per dare lavoro e futuro al sistema Paese, in sintesi delle scelte strategiche nazionali, si è preso atto che con la politica dei “no a prescindere” non si poteva continuare a portare avanti una seria azione di Governo, e si è posto fine a quell'esperienza.

Come reazione a quelle scelte di chiarezza abbiamo assistito alla nascita di una nuova maggioranza, che sostiene il “bis-Conte”, degna della penna di Mary Shelley, animata da quel profondo senso di responsabilità che ha impedito al popolo sovrano di esprimersi. Una maggioranza Frankenstein, evidente anche nella contraddittorietà delle vostre dichiarazioni di voto.

Passati, quindi, dal Governo del cambiamento al semplice cambiamento di Governo per la vostra conservazione, si è assistito ad un'involuzione in quel senso delle istituzioni che aveva animato il Parlamento, quando è stato investito dalle questioni che ho citato in apertura. O meglio, è cambiato un fattore delle equazioni di maggioranza: il risultato è stato catastrofico, e le dichiarazioni del collega Palazzotto sulla NATO ne sono la plastica conferma.

Gli esempi, tanto per rimanere sul tema degli investimenti, non difettano. Parliamo della Gronda di Genova: sarebbe bastato esprimere, come fatto dalla Lega per il TAV, un convinto “sì” ad un'opera infrastrutturale oltremodo necessaria per la città, la Liguria e il Nord Ovest; ed invece è arrivata una “pastetta”, l'ennesimo rinvio ad altri tavoli, ad altri confronti su un'opera il cui progetto era già stato concordato da un ampio dibattito pubblico dieci anni fa. Ecco servito il nuovo corso: a ramengo l'interesse del Paese.

Dalla Gronda all'Ilva il passo è breve quanto fatale: il pasticciaccio brutto è ancora troppo cocente e doloroso, e grondante di vostre responsabilità, per non richiamarlo quale monito prima di questo voto, proprio perché anche in quel caso il gruppo della Lega, attraverso le parole del presidente Molinari, vi aveva avvertiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dopo questo necessario quanto doveroso esercizio di memoria, torniamo quindi al cuore della mozione odierna. A cosa viene in soccorso la mozione in discussione? In questa mozione si dice che un grande Paese come l'Italia deve potersi difendere e difendere, se del caso, la comunità di valori in cui si riconosce se minacciata e, pertanto, deve avere un'efficace difesa aerea. Ci dice che un grande Paese deve onorare gli impegni presi con i partner internazionali: pacta sunt servanda dicevano i latini. Ci dice che se vogliamo continuare a sederci al tavolo dei grandi e dare il nostro contributo fattivo alla sicurezza e allo sviluppo mondiali non possiamo permetterci che una parte della politica faccia di questo Paese una macchietta. Ecco cosa ci ricorda questo testo.

E perché si è resa necessaria? Perché abbiamo un Presidente del Consiglio, il “bis-Conte dimezzato”, che con una propria metà nell'incontro col segretario di Stato USA Mike Pompeo del 2 ottobre scorso ha confermato l'impegno dell'Italia a completare il programma di acquisto degli F-35, mentre con l'altra propria metà il giorno 6 ottobre, dopo che Il Corriere della Sera ha riportato i contenuti del colloquio e quanto promesso a Mike da Giuseppi, fonti di Palazzo Chigi, dopo la levata di scudi pentastellata, si sono precipitate a dichiarare che l'impavido Presidente del Consiglio sarebbe invece d'accordo sulla necessità di una rinegoziazione.

In questo contesto si sono inserite, come in un valzer delle dichiarazioni cui questa maggioranza ci ha abituato, le apprezzabili parole del Ministro della Difesa, onorevole Guerini. Il 9 ottobre scorso a Il Corriere della Sera dichiarava, infatti, che “l'Italia è un Paese affidabile e credibile rispetto agli impegni internazionali presi in piena coerenza con il nostro sistema di alleanze (…). Contribuire al programma F-35 è un segno tangibile della nostra affidabilità, senza trascurare il ritorno anche in termini economici”. Tali parole sono state ribadite nella sua audizione sulle linee programmatiche del Dicastero resa nella seduta delle Commissioni difesa di Camera e Senato il 28 ottobre scorso. Posizione, quella del Ministro Guerini, che condividiamo e proprio per questo pensiamo di doverla sostenere attraverso gli impegni di questa mozione. Lo vogliamo fare perché tenga fede alle sue stesse parole garantendo - e cito - “efficienza operativa dello strumento militare, coerenza degli impegni assunti e attenzione ai ritorni industriali e occupazionali”.

Dato che con la sicurezza del Paese e dei cittadini non si scherza, dato che il nostro profondo convincimento è che le Forze armate italiane siano le migliori al mondo ma l'abnegazione degli uomini va ricompensata attraverso scelte coerenti che li riforniscano delle migliori dotazioni strumentali che consentano loro di sconfiggere i nemici e di minimizzare i rischi per la loro incolumità, per tutti questi motivi, che travalicano la singola appartenenza politica ma ci evocano, piuttosto, il più alto senso delle istituzioni e dell'appartenenza alla comunità nazionale, crediamo che gli indirizzi scritti in questa mozione debbano essere condivisi e approvati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Se avremo il coraggio questa volta di fare ciò che è giusto ed approveremo questa mozione daremo compiuta e immediata attuazione a quanto espresso nel comunicato diramato al termine del Consiglio supremo di difesa dello scorso 11 novembre - il quale, come è utile ricordare, è presieduto dal Capo dello Stato - che ci ha ricordato come “l'indeterminatezza del quadro strategico, la complessità della minaccia e dei domini nei quali essa si concretizza, richiedono una coerente e lungimirante politica di modernizzazione dello strumento militare. La certezza e continuità delle risorse è fattore indispensabile per garantire una corretta programmazione e un'efficace sinergia con il comparto industriale nazionale”. Come non condividere le parole del Presidente della Repubblica Mattarella!

Concludo scomodando il Manzoni con un monito che è anche un'esortazione alle forze di maggioranza, anche se le parole del sottosegretario Tofalo già ci hanno deluso in questo. Abbiate la risolutezza di Fra Cristoforo, non siate pavidi, non passate alla storia delle cronache parlamentari come dei novelli Don Abbondio, che il coraggio non ce l'hanno e mica se lo possono dare. Scegliete di fare l'interesse del Paese, non il vostro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

LUCA FRUSONE (M5S). Grazie, Presidente. Sono passati più di cinque anni dall'ultima mozione sugli F-35 che è stata discussa qui in quest'Aula e di F-35 se ne è parlato molto.

È stato un programma discusso molto spesso in maniera superficiale e caotica, tant'è che quando entrammo qui nel 2013 una delle prime cose che cercammo di fare fu di ottenere più informazioni possibili e, devo dire, che non fu facile perché c'era molta reticenza a dare informazioni su questo programma, tant'è che la maggior parte degli italiani ignorano, per esempio, che è un programma che ha 23 anni e non è qualcosa che è nato ieri.

Quindi, come MoVimento senza dubbio possiamo rimarcare questo fatto, che grazie a noi, grazie anche ad associazioni fuori dal Parlamento e ai cittadini è stata fatta un'operazione di trasparenza come non era mai stata fatta prima su questo tema e almeno da dati seri si è riusciti a costruire un dibattito e questo è un qualcosa di importantissimo. Ricordo, per esempio, quando si parlava di penali, uno dei temi che gli ammiratori degli F-35 usavano tantissimo per scoraggiare qualsiasi decisione di rinvio o di cancellazione. Scoperto poi come avveniva la contrattazione degli F-35, ecco che il mito delle penali da pagare se ci fossimo ritirati è sparito, perché ricordo a tutti ancora oggi che quando qualcuno decide di comprare degli F-35 non si parla di 130, di 90 o di 2.000 F-35 ma gli accordi vengono fatti su singoli lotti anno per anno oppure successivamente triennio per triennio. Quindi, se qualcuno decide di acquistare il lotto del 2013 non è per forza obbligato ad acquistare il lotto del 2014 o almeno non ci sono delle penali.

Sicuramente non metto in dubbio che ci siano delle ripercussioni economiche e diplomatiche. Questo senza dubbio, ma non era assolutamente giusto parlare di penali perché, come ho detto, oggi qualcuno ha parlato di posizioni ideologiche ma le posizioni ideologiche c'erano anche dall'altra parte e ci sono ancora tutt'oggi dall'altra parte, da chi con gli occhi chiusi e bendato decide di proseguire senza fermarsi a riflettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E tutto questo - dico la verità e lo dico al sottosegretario che è in Aula - fa male e fa male soprattutto a un comparto, quello della difesa, che è un comparto essenziale per un Paese.

Però, i silenzi che spesso avvolgono il mondo della difesa, in maniera ingiustificata dal mio punto di vista, fanno sì che poi si generano leggende e sospetti e questo non fa bene né alla difesa, in primis, ma nemmeno ai dibattiti come quello di oggi e nemmeno a noi politici che vogliamo e dobbiamo spiegare ai cittadini come spendiamo le loro tasse. Tutto questo - mi permetta, sottosegretario - non ci aiuta a costruire qualcosa che in Italia manca, cioè la cultura della difesa e della sicurezza e non solo della difesa, perché spesso quando si parla di spese qualcuno parla solo di spese militari. Invece, si dovrebbe parlare di spese di difesa e sicurezza, che sono essenziali per la sopravvivenza di uno Stato soprattutto oggi, visto che nel concetto di difesa rientrano tantissime voci come anche la difesa del territorio, la difesa cyber e tantissimi altri aspetti che sono essenziali non solo per il mondo militare ma anche per il mondo civile. Quindi, io invito tutti ad avere su questi temi effettivamente un aspetto meno ideologico e molto più franco, perché le cose vanno dette in maniera franca e senza girarci molto intorno.

Questo, purtroppo, è qualcosa che non ha accompagnato il programma degli F-35, un programma che, come dicevo, nasce nel 1996. Si è conclusa la quarta fase di cinque e, in realtà, ne abbiamo iniziato a dibattere cinque anni fa. Ma vi pare normale una cosa del genere? Per me assolutamente no! Io avrei preferito un atteggiamento già dal 1996 molto più franco. La nostra aeronautica ha bisogno di una componente aerea, altrimenti non ha senso nemmeno avere un'aeronautica. Abbiamo bisogno di sostituire degli aerei che abbiamo acquistato nel 1980 e che, quindi, a breve faranno quasi quarant'anni. E, allora, bisognava semplicemente dirsi, ma in maniera aperta e non solo nelle stanze degli addetti al settore, quali sono le prospettive migliori per il nostro Paese, non per gli alleati, non per le industrie della difesa ma per l'Italia tutta, dal militare fino al cittadino, fino al civile.

Questo, purtroppo, non è stato assolutamente fatto e, quindi, ecco che ci tengo anche un pochino a parlare di queste fasi. Come dicevo, cinque fasi: le prime tre sono state utilizzate per la ricerca e lo sviluppo. L'Italia ha contribuito alla ricerca e allo sviluppo, anche se, bisogna dirlo, il ritorno tecnologico di queste fasi non è stato quello sperato. Le altre due fasi sono di produzione e di acquisizione. La quarta sta terminando, si può dire che è conclusa, e ci apprestiamo a dibattere della quinta. Quindi, questo discorso ci fa capire come, in realtà, anche qui dentro non si conosce molto un programma, che, in realtà, vincola a miliardi e miliardi di euro e definisce il concetto strategico della difesa nei prossimi anni. Ed è assurdo che non ci sia una percezione chiara di un qualcosa di così importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, io dico che tutti noi dovremmo almeno impegnarci a dare le informazioni meno parziali possibile e a mettere da parte le convenienze politiche quando si tratta di un argomento così importante. Ed è per questo che non si può rimanere in silenzio di fronte ai ritardi che si sono accumulati sul programma, i costi che sono aumentati, e non lo dico certo io, lo dice il GAO statunitense, lo dice la Corte dei conti italiana, quindi non ci stiamo inventando niente, non sono posizioni ideologiche.

Bisogna dire che inizialmente si sventolava il programma F-35 come 10 mila posti di lavoro. Sono contento che qualcuno ha detto che, ad oggi, sono solamente 1000, e quindi aspettiamo ancora i 9 mila, o addirittura qualcuno è venuto a dirci che questo programma si ripagava da solo, e non è così. Quindi, dico anche che chi non vuole delle critiche non dovrebbe venire a raccontarci queste storielle, dovrebbe avere un atteggiamento molto più franco e far capire che determinate strategie si devono inquadrare in altri discorsi e non semplicemente parlare di occupazione, perché c'è tutto un mondo dietro queste scelte.

Però, capisco anche che tutto questo è difficile vederlo oggi, perché, leggendo alcune mozioni, questo discorso franco non si fa e vi spiego perché. Il paradosso degli F-35 è che la nazione che più li ha criticati sono proprio gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti stessi hanno deciso - visto che la quarta fase per loro non era terminata e la quinta era ancora lontana da arrivare, quindi la piena operatività dell'aereo -, hanno deciso loro stessi di fermarsi ed attendere, posponendo la decisione sulla nuova fase almeno fino al 2021. E allora, leggendo queste mozioni, come per esempio quella della Lega che dice di velocizzare le decisioni, confermare, acquistare, quando gli stessi Stati Uniti si sono fermati un attimo a riflettere, mi viene in mente che il concetto “prima gli italiani” lo state interpretando un po' male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è una corsa a chi è più sodale verso gli alleati.

Nel mondo della difesa ci sono stati tanti sprechi e scelte sbagliate, oggi non possiamo più permettercelo perché le nostre casse non ce lo permettono. L'Italia necessita di una difesa, senza dubbio, ma la più adatta all'Italia, alle nostre casse, alle esigenze dei nostri uomini, con una prospettiva di ritorno occupazionale ed ideologica.

Noi abbiamo criticato il programma e non rimpiangiamo quelle critiche, anzi le rivendichiamo. Come ho detto, dobbiamo tenere presente che oggi ci sono 28 velivoli già contrattualizzati, 7 miliardi di euro già investiti, mentre quando presentammo la mozione nel 2013, gli aerei erano sei e i miliardi circa (Commenti)….

PRESIDENTE. Colleghi, il tempo lo ricordo io.

LUCA FRUSONE (M5S). Per questo noi non possiamo votare una mozione del genere. E credo che un equilibrio si sia trovato con una mozione di maggioranza che chiede proprio questo: di valutare questa nuova fase, tenendo conto del concetto strategico dell'Italia, tenendo conto delle ricadute occupazionali, tenendo conto del ritorno tecnologico, perché, come è stato detto da altri, Presidente, e concludo, c'è molto da negoziare. Alcune mozioni addirittura dicono di non voler rinegoziare nulla, ma noi vogliamo l'accesso al software, noi vogliamo magari……

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frusone.

LUCA FRUSONE (M5S). …un caccia leggero di produzione italiana, per far sì di ridurre il costo e quindi ecco che rivendichiamo il voto favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Ribadisco il parere favorevole alla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, con la proposta della seguente riformulazione: al punto 1: “impegna il Governo a valutare le future fasi del programma, tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall'Italia, delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, della tutela e dell'opportunità dell'industria italiana, del comparto difesa e dell'occupazione (…)”, eccetera eccetera.

PRESIDENTE. Onorevole Tofalo, per evitare fraintendimenti, legga solo il pezzetto che lei ha aggiunto, che è un pezzetto molto piccolo, perché altrimenti sembra che ci sia stata una riscrittura del testo.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Scompare il pezzetto “del quale l'Italia è parte” e dopo le parole “degli impegni internazionali assunti dall'Italia” si aggiungono le parole “delle esigenze di contenimento della spesa pubblica”.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare per ciascuna mozione il dispositivo distintamente dalla premessa e, nell'ambito di ciascun dispositivo, di votare ciascun capoverso distintamente dagli altri.

Pregherei i colleghi di predisporsi, sono numerosi i voti da fare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silli ed altri n. 1-00290, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silli ed altri n. 1-00290, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silli ed altri n. 1-00290, limitatamente al terzo capoverso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Silli ed altri n. 1-00290 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00294, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00294, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00294, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00294 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296 ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pagani, Giovanni Russo, Carè, Fornaro ed altri n. 1-00296, limitatamente alla premessa, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Sull'ordine dei lavori e sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO, Vicepresidente della II Commissione. Presidente, ritornando sul tema del parere reso dalla Commissione bilancio in ordine al disegno di legge n. 1524-A e anche interfacciandomi con i membri del Comitato dei nove, in considerazione del lavoro di approfondimento da farsi, tenendo conto delle opinioni emerse - congiunte, da parte di membri di minoranza e di maggioranza - ritengo che l'approfondimento richiesto meriti più tempo rispetto a quello che io ipotizzavo. Tenga conto, Presidente, che per questa sera è convocata la Commissione antimafia, che vede impegnati membri del Comitato dei nove sia di maggioranza che di minoranza, e per domani mattina è stata convocata anche la Giunta per le autorizzazioni, con votazioni. Quindi credo che l'approfondimento che viene richiesto dai componenti del Comitato dei nove debba essere valutato con una certa prudenza in termini di ore a nostra disposizione. Mi rimetto poi alla programmazione dell'Aula per riprogrammare questo provvedimento nei tempi che l'Aula vorrà appunto definire.

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni da parte di nessun gruppo, si intende che il provvedimento verrà ricalendarizzato alla prossima settimana. Così viene disposto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, intervengo solo per sollevare una questione: mi pare che abbiamo votato tutte le mozioni su cui il sottosegretario ha dato i pareri e volevo solo far notare che l'unico a non aver votato rispetto ai pareri che aveva espresso è stato proprio il sottosegretario rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione ambiente ha rappresentato che, nella riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, è emerso un orientamento maggioritario nel senso di richiedere un ulteriore rinvio - alla seduta di venerdì 22 novembre – dell'inizio della discussione generale del disegno di legge n. 2211, di conversione del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici, allo stato previsto nella seduta di domani, mercoledì 20 novembre.

Secondo le intese intercorse, la discussione sulle linee generali sul provvedimento avrà quindi luogo nella seduta di venerdì 22 novembre.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, non ovviamente sul singolo punto - e non è mia intenzione mettermi a fare speculazioni politiche su cose del genere - però mi permetto di rilevare che è martedì pomeriggio, abbiamo esaurito i lavori di questa settimana, le votazioni in Aula. Che cosa sarebbe successo - le domando, Presidente Rosato - se questa stessa circostanza si fosse verificata con altri Governi e con altre opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Avremmo avuto colleghi del MoVimento 5 Stelle sdraiati sui banchi, post dove si diceva: Fannulloni! Vergognatevi! Imbroglioni!

Già adesso c'è qualcuno che pensa che sia scandaloso che il venerdì, durante le interpellanze, non ci siano i banchi pieni, pensiamo che cosa dobbiamo fare e pensare della disorganizzazione ormai completa in cui versano i nostri lavori. Ci sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo, per carità, però, Presidente, noi abbiamo ormai invertito completamente quella che era la logica di un calendario normale, cioè noi ci ritroviamo a votare il lunedì pomeriggio provvedimenti che non si fanno la settimana prima e durante il pomeriggio del martedì a sospendere i nostri lavori perché finiamo le votazioni magari a metà pomeriggio e per tutta la settimana non siamo in grado di continuare i provvedimenti. Allora, Presidente, io credo che non si debbano fare pagliacciate, cialtronate e speculazioni, le lasciamo ad altri, a cui appartiene questo glorioso background, però credo altrettanto, Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi! Chiedo scusa, onorevole Baldelli. Colleghi, siamo negli interventi di fine seduta, ma il collega sta ponendo un ragionamento, condivisibile o meno. Colleghi, pregherei il silenzio in Aula. Ci saranno anche gli interventi di fine seduta, dopo; chi ha concluso le sue cose può uscire. Prego, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Io credo, Presidente, che si debba salvaguardare l'istituto della programmazione dei lavori, per un verso, ma anche fare una riflessione; vedo il Ministro D'Incà, che normalmente è qui per seguire i lavori parlamentari o per porre la questione di fiducia (insomma, per questi due compiti piuttosto importanti che ha il Ministro dei rapporti con il Parlamento) il quale sa bene che di qui a qualche tempo avremo un ingolfamento completo di questo ramo del Parlamento, per tutta una quantità di provvedimenti che si accavallano, decreti che tornano indietro e addirittura qualcuno comincia a mettere le mani avanti venendoci a raccontare che la legge di bilancio arriverà qui blindata, non ci sarà tempo di fare modifiche, e allora, se ci sono delle cose da inserire, è bene proporle al Senato. Allora, organizziamoci bene, ma scordatevi che, uno, l'opposizione sia vittima dei pasticci e dei ritardi che il Governo produce con sovraccarico di decreti e di rinvii da una Camera all'altra dei provvedimenti; due, Presidente, cerchiamo - non è la prima volta che lo dico, quindi sono al di sopra di ogni sospetto - di rispettare l'istituto della programmazione per quanto possibile, ma anche di fare in modo che il Governo, quando presenta un provvedimento, arrivi con le idee chiare su che cosa vuole fare e su come vuole trattare con le opposizioni nel merito degli emendamenti e nel merito dei provvedimenti, perché finché il Governo svicola, non ha soldi e non ha una linea (penso al “decreto sisma” ma vale un po' per tutto), il ritardo è fisiologico e si accumula e sistematicamente i presidenti di Commissione, di qualunque colore, sono costretti a scrivere al Presidente della Camera che i provvedimenti non sono pronti.

Allora, Presidente visto che questo Parlamento è ancora nella sua interezza e finché qualcuno di noi non verrà sorteggiato per essere qui, visto che siamo eletti e siamo responsabili di quello che facciamo, mettiamoci nelle condizioni di lavorare bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, è evidente che ci sia una necessità di programmazione, però l'Aula è sovrana e mi sembra che in questo caso abbia deciso all'unanimità.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori anch'io, perché è dalla settimana scorsa che stiamo tentando di affrontare la discussione del “decreto terremoto”, che è stato emendato da tutte le forze politiche - abbiamo oltre 800 emendamenti presentati dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle, da tutti quanti noi -, a testimonianza che questo decreto, così come è stato partorito e così come è stato raccontato ai territori, soprattutto in Umbria in campagna elettorale, non ha un grande senso.

Ma io non intervengo per questo, perché in realtà noi abbiamo avuto una grande pazienza e continuiamo ad averla - al termine del mio intervento incontrerò il sottosegretario Crimi -, siamo disponibili a ragionare, perché il tema è talmente importante che non lascia alcuna possibilità né di strumentalizzazione né di ostruzionismo, però è imbarazzante, Presidente, che, a fronte di una settimana passata inutilmente a cercare di avere i pareri del MEF, e questa mattina finalmente il Ministro D'Incà ci ha detto che sostanzialmente non ci sono grandi disponibilità di emendare il decreto, il Presidente Conte, 5 minuti fa, ha ribadito la sua felicità perché il “decreto terremoto” è stato emendato e a breve verrà appunto resa pubblica tutta la sua importanza per la ricostruzione.

È intollerabile, Presidente, che il Presidente Conte non solo venga sui territori, a ogni scadenza elettorale, a raccontare ai terremotati che ha risolto o che risolverà a breve la problematica della ricostruzione, ma nel momento in cui tutti i gruppi parlamentari stanno per sette giorni in attesa di risposta da parte del MEF, lui si permetta, come uno scolaretto, di fare un tweet (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per dire che comunque rilancerà la ricostruzione. Questo è intollerabile e le dico di più, Presidente, io dubito che venerdì noi verremo in Aula, ne dubito fortemente, perché 800 emendamenti non si esaminano in un giorno e mezzo. Lo può fare Conte questo, ma noi siamo persone serie e ne discuteremo uno per uno, a cominciare da questa sera, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Interventi di fine seduta (ore 19,55).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente, intervengo per denunciare in quest'Aula il disastro ambientale che si è verificato in questi giorni a Lampedusa, dove un barcone utilizzato da migranti per uno dei famosi sbarchi fantasma, di cui tanto si parla, è rimasto abbandonato con il carburante ancora dentro. A causa del maltempo questa imbarcazione si è rovesciata e il mare di Lampedusa è stato invaso da litri e litri di gasolio. Allora io credo che sia inutile impegnare quest'Aula su provvedimenti come il “salva mare”, se poi questo Governo non ha nemmeno il tempo di rispondere all'interrogazione che io ho presentato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), chiedendo di affrontare il tema della dismissione sicura di queste imbarcazioni. Ancora una volta Lampedusa paga gli effetti collaterali dell'immigrazione incontrollata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Quello che sta succedendo ad Hong Kong in queste ore non può passare sotto silenzio. Nel corso della giornata di ieri sono stati effettuati 1.100 arresti di studenti, la maggior parte dei quali avevano come unica colpa quella di aver manifestato il loro dissenso rispetto a quello che sta accadendo ad Hong Kong nelle università. Oggi a Joshua Wong, che è uno dei volti della protesta senza esserne leader, è stato proibito di lasciare l'isola (lui avrebbe dovuto arrivare in Italia la prossima settimana). I regimi hanno paura del dissenso e le autorità di Hong Kong stanno cercando di soffocare le dimostrazioni nella violenza e nella repressione dura. Noi chiediamo che il Governo si attivi presso le autorità di Hong Kong da un lato per chiedere un'indagine indipendente sulle brutalità commesse dalla polizia negli ultimi cinque mesi e chiediamo che il Governo italiano si attivi per chiedere il rispetto del diritto e dei diritti umani dei manifestanti. Non si può essere arrestati solo perché si dissente. Se i manifestanti non hanno commesso violenze devono poter continuare a manifestare il proprio pensiero in libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Masi. Ne ha facoltà.

ANGELA MASI (M5S). Grazie Presidente, colleghi, è notizia di pochi giorni fa dell'esecuzione di misure cautelari nei confronti di oltre 60 persone a seguito di un'operazione antimafia nelle provincia di Bari e Foggia (compresa la mia Altamura) ma anche Roma, Matera, Lecce e altre città. Le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate a presunti capi di affiliati di un clan di Altamura. Credo sia doveroso in quest'Aula esprimere il mio ringraziamento ai Carabinieri e alle forze di investigazione per la brillante operazione antimafia condotta. I capi di accusa, Presidente, che pendono sulle persone arrestate a vario titolo sono gravissimi: associazione mafiosa, detenzione e porto d'armi anche da guerra, traffico di droga, omicidio, tentato omicidio e altro. Il mio sincero grazie va ai 300 militari, donne e uomini, che hanno operato durante quasi due anni di indagine fino all'operazione finale, che si è conclusa pochi giorni fa.

Purtroppo, Presidente, ad Altamura ci sono gruppi ristretti ma importanti di soggetti legati alla malavita, che agiscono sul territorio e per ricordare la loro forza arrivano ad ammazzare, come è accaduto al giovane Domenico Martimucci: per lui e per tutte le vittime innocenti di mafia dobbiamo continuare a lottare dentro e fuori le istituzioni, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente e onorevoli colleghi, giustizia è stata fatta: il ritorno in galera dei fratelli Pellini è stato deciso dalla prima sezione del tribunale di Sorveglianza di Napoli, che doveva valutare la richiesta di una pena alternativa al carcere. I Re Mida dello smaltimento dei rifiuti tossici, condannati nel 2017 in via definitiva a 7 anni di reclusione per disastro ambientale nel napoletano, dovranno scontare in prigione ancora 2 anni e un mese, una decisione che restituisce una forma di giustizia alla nostra terra, ai martiri di cancro e alle loro famiglie, che hanno dovuto sopportare il sacrificio della vita per mano di un sistema criminale di gestione dei rifiuti, dietro cui si celavano corruzione e movimento di migliaia di milioni di euro, sicuramente anche con il plauso e il beneficio della criminalità organizzata. Un plauso al Ministro della Giustizia e alla magistratura, che hanno ascoltato anche il mio appello, attraverso un'interrogazione di aprile e il successivo intervento di fine seduta. Nulla potrà mai colmare il dolore inflitto da questi soggetti, ma con oggi si aggiunge un ulteriore tassello a quella battaglia di giustizia e di rivendicazione del diritto alla vita, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Sì grazie Presidente, solo per portare all'attenzione ancora una volta la situazione drammatica e preoccupante di queste ultime ore e, a causa appunto delle calamità naturali che stanno colpendo alcune regioni; parlo in particolare della mia, l'Emilia Romagna, ma questo vale anche per la regione Toscana e la regione Veneto. Sono 72 ore di pioggia incessante e battente, che è unita a vento, trombe d'aria, grandine. Sono straripati alcuni fiumi, come l'Idice nel bolognese, ma segnali di allerta arrivano anche dal Secchia, dal Panaro, dal Reno, dal Santerno. Sono diverse le famiglie evacuate, quindi questo è il primo compito che spetta, ma è soprattutto l'agricoltura che sta subendo i danni più ingenti, che tra l'altro vanno ad aggravare una annata molto difficile, parlo soprattutto dell'agricoltura emiliano-romagnola, ma non solo. Sono ettari coltivati che sono completamente allagati, danni alle stalle e a molti capi di bestiame; sono andati sommersi quadri elettrici, come molti mezzi agricoli sono danneggiati. Alcune delle aziende agricole da noi non sono ancora raggiungibili e soprattutto preoccupa la situazione che si sta aggravando nelle ultime ore. Sia la regione Emilia Romagna che la regione Toscana hanno chiesto lo stato di calamità naturale. Chiediamo quindi al Governo di sostenere questa loro richiesta e di intervenire immediatamente con l'ausilio di alcuni fondi, per sostenere soprattutto le aziende agricole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (M5S). Grazie Presidente, mancano poche ore a un anno dalla tragica sparizione di Silvia Romano: la giovane volontaria italiana veniva infatti rapita, il 20 novembre 2018, da un gruppo di uomini armati mentre si trovava in Kenya, a Chakama, un villaggio a 70 chilometri da Malindi, dove si trovava con un'ONLUS che opera a progetti umanitari, soprattutto rivolti a bambini. Da allora le autorità italiane, la Farnesina e i servizi segreti, a cui va il mio ringraziamento, lavorano incessantemente perché presto Silvia possa tornare a casa. Sebbene ci sia il massimo riserbo sulle indagini in corso, a mezzo stampa viene data una notizia, su quanto emerge dagli sviluppi dell'operato dei carabinieri del ROS, di un suo possibile trasferimento e sequestro in Somalia, in un villaggio del gruppo jihadista Al-Shabaab. La richiesta di una possibile rogatoria internazionale alle autorità somale da parte degli inquirenti risulta un passo ulteriore verso la possibilità di soluzione. Le speranze di riportare Silvia a casa ci sono e non avevamo mai smesso di crederci. La nostra Viceministra degli affari esteri, Emanuela Del Re, non ha esitato a porre questa tematica come priorità assoluta durante la sua visita recente in Kenya e nei colloqui intercorsi con i Ministri kenyoti Monica Juma e Ukur Yatani. La collaborazione diplomatica tra l'Italia e il Kenya per arrivare presto a una soluzione positiva per Silvia e la sua famiglia ci fa ben sperare. Voglio essere ottimista e pensare che presto potremo finalmente abbracciare Silvia. È con questo spirito che, come parlamentari, continuiamo a chiedere verità e a fare tutto il possibile perché Silvia torni a casa al più presto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, una vasta operazione dei carabinieri ha smantellato un sodalizio criminale che operava tra Puglia e Basilicata e che ha avuto il suo epicentro in Altamura; una vera e propria organizzazione mafiosa che gestiva traffico di droga e che non ha esitato ad ammazzare ad Altamura. A parte questo blitz nel centro murgiano di Altamura, appunto, negli ultimi anni, ci sono stati sei omicidi di mafia ed anche una strage in una sala giochi, in cui ha perso la vita, per mano di una banda di balordi criminali, il giovane calciatore altamurano Domenico Martimucci.

Ben venga, dunque, l'operazione dei carabinieri, ma non basta, perché Altamura è una città, Presidente, di 70 mila abitanti, la cui sicurezza è delegata soltanto ai carabinieri. Non c'è un commissariato di polizia, dopo le 20 capita spesso che ci sia soltanto una pattuglia dei carabinieri, che lavorano e sono molto operosi sul territorio, ma, evidentemente, non sono sufficienti. Altamura ha bisogno di più forze, più mezzi, più forze dell'ordine, più uomini: quando siamo stati noi al Governo, con Matteo Salvini, in appena tredici mesi, sono arrivati dieci carabinieri in più. Adesso chiediamo al Ministro Lamorgese di fare altrettanto, perché Altamura è una città bellissima, è la città del pane, è la città di Federicus, è la città dai claustri medievali meravigliosi, ma i cittadini altamurani meritano rispetto, la città va ripulita. E uso il termine “ripulita”, perché la mafia è una montagna di merda.

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, si possono ottenere gli stessi risultati con altri termini.

ROSSANO SASSO (LEGA). È una citazione di Peppino Impastato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Dedico un minuto, che non basterà, ovviamente, alla mia terra d'origine, il Salento, che è stato colpito duramente, come tante altre zone d'Italia, da questo maltempo. Anche il comune dal quale provengo, Nardò, ha subìto danni ed io in quest'Aula non posso astenermi ad esprimere il dispiacere e l'amarezza per quello che accade a tutti i nostri territori ogni qualvolta si abbattono improvvise e anomale piogge, mareggiate e grandinate.

Il clima e, di conseguenza, il tempo si sono stravolti e quello che accade rappresenta sempre un evento eccezionale. Mi piacerebbe pensare che questo Paese non resterà in ginocchio ancora una volta perché non riesce a prevenire, ad intervenire tempestivamente, ad essere efficiente negli aiuti. Sono vicina a tutti gli agricoltori, ai pescatori, agli esercenti commerciali che hanno subito danni alle loro attività e alle famiglie che sono rimaste senza un tetto. Abbiamo il dovere morale e umano di doverci mettere nei loro panni ed essere i più rapidi e concreti possibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Desidero onorare la memoria di Beniamino Redaelli. Beniamino Redaelli era il decano della sezione della Lega di Arcore ed è mancato questa mattina all'età di 85 anni.

Beniamino era segretario quando io sono entrato in Lega, all'età di 17 anni, ero al liceo, avevo i capelli lunghi, ed è la persona che mi ha accolto e cresciuto in Lega, appunto, dall'età di 17 anni. Da lui ho imparato che l'umiltà, il duro lavoro, la coerenza, il rispetto dell'avversario premiano sempre e che il premio non è fare il Ministro o sedere in Parlamento, il premio è ottenere i risultati positivi per la propria comunità; il premio è andare al mercato del Paese e poter parlare a testa alta con i propri concittadini.

Beniamino vide la guerra, il boom economico, gli “anni di piombo”. I valori che hanno guidato la sua vita devono guidare anche le nostre, perché delle tante lezioni che da lui ho appreso, ne voglio citare una: la democrazia e la libertà non vanno mai date per scontato e vanno conquistate ogni giorno partendo dalle piccole cose e con tanta umiltà. Ciao Beniamino, ci vediamo in sezione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Centemero, anche per questo bel ricordo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, grazie. È una giornata un po' particolare quella di oggi in Parlamento, con la mozione sul MoSE, su Venezia e, poi, questo continuo richiamo a una serie di disastri ambientali lungo tutto il nostro Stivale.

Il mio intervento di fine seduta, come tanti altri che ho sentito, è dedicato alla provincia dalla quale provengo, la provincia di Viterbo, flagellata in questi giorni da condizioni meteorologiche assolutamente mai viste. Presidente, io credo che noi abbiamo anche la necessità di provare ad essere concreti nei nostri interventi: oggi, Confagricoltura ha parlato di decine di milioni di danni, soprattutto nell'ambiente agricolo, per le aziende che stanno in ginocchio e hanno visto completamente cancellate le produzioni.

Ritengo che il Governo si debba impegnare, perché anche la Tuscia ha bisogno di attenzione e di attenzione vera. Come si può fare? Si possono bloccare le rate dei mutui, si possono bloccare quelle dei contributi previdenziali per le aziende agricole. Si deve fare qualche cosa di concreto, perché, al primo intervento che deve essere quello di emergenza, poi ci deve essere un intervento programmatorio, che non può essere lasciato al caso. Questi eventi climatici si stanno sempre più riproponendo, con maggior vigore, intensità e devastazione e, quindi, spetta a noi tutti poter dare, nel più breve tempo possibile, delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Quando viene a mancare una persona che ti rappresenta tutta la città, che da decenni rappresentava un po' tutti gli episodi, tutte le cose positive che capitavano in una città importante, storica, come la nostra; quando viene a mancare improvvisamente una persona che è un punto di riferimento un po' per tutti noi, quelli che trent'anni fa, quarant'anni fa, come il sottoscritto naturalmente, erano ragazzi, bambini, quelli che quarant'anni fa, magari, erano già adulti, ti piange un po' il cuore. E oggi Verona piange la scomparsa di Roberto Puliero, 73 anni, una persona eccezionale, un attore, un regista, uno che conduceva una compagnia teatrale che ha oltre cinquanta anni di storia, “La Barcaccia”. Una persona che tutti i veronesi, della città e della provincia, e anche al di fuori della provincia, conoscono. Una persona eccezionale, che godeva della stima di tutti e tutti gli volevano bene. Una grande famiglia la sua, fatta di giornalisti, di persone perbene, che stimiamo e a cui tutti i parlamentari della Lega - Vito Comencini, Lorenzo Fontana, Vania Valbusa, Roberto Turri e i nostri senatori - fanno le condoglianze.

Roberto Puliero è stato, soprattutto, la voce storica della nostra squadra del cuore, dell'Hellas Verona, che, da oltre trentacinque anni, conduceva le radiocronache. Era veramente una persona di riferimento che, ogni domenica, ti scaldava il cuore, ti dava quel qualcosa in più che ti faceva rendere la festa ancora più importante e partecipata.

Ebbene, oggi Roberto, dopo una malattia lunga, combattuta, che, però, purtroppo oggi l'ha vinto, non c'è più e, quindi, oggi è una giornata triste per noi. Da noi va veramente il sostegno a tutta la sua famiglia. Caro Roberto, riposa in pace, resterai sempre nei nostri cuori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà. Un minuto.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, come è noto, l'aeroporto di Milano Linate è stato chiuso per lavori di ristrutturazione dal 27 luglio al 27 ottobre scorso. Tale chiusura ha portato le compagnie aeree ad utilizzare altri aeroporti lombardi, uno su tutti Milano Malpensa. Lo scorso 23 settembre, l'aeroporto della brughiera varesotta ha superato per la prima volta Fiumicino, arrivando a 1.013 voli nell'arco di 24 ore, evidenziando un impressionante vitalità dei sistemi aeroportuali milanesi. È un dato significativo, se si considera che Malpensa aveva chiuso il 2018 con 25 milioni di passeggeri, contro i 43 milioni dello scalo romano. Quasi 28 mila voli al mese di agosto ed altrettanti a settembre superano di gran lunga, in prospettiva, l'aeroporto capitolino, prediletto dall'Italia come hub. Nonostante il disimpegno della compagnia di bandiera, Malpensa si conferma uno scalo strategico in un'area tra le più vitali d'Europa dal punto di vista economico.

Presidente, ci si augura che, anche grazie all'opportunità delle prossime Olimpiadi invernali a Milano e Cortina nel 2026, l'aeroporto venga ulteriormente infrastrutturato e che possa finalmente rientrare in una strategia organica di Alitalia e del Governo sul sistema aeroportuale italiano, scevro da contorte logiche stataliste e romanocentriche che non fanno il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Vorrei dimostrare, in pochi minuti, che cosa significa…

PRESIDENTE. In due minuti…

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). …in due minuti, che cosa significa quando Governa Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni. Ebbene, proprio oggi, mentre anche le coste abruzzesi sono devastate, mentre il presidente Marsilio di Fratelli d'Italia scrive ai parlamentari per chiedere più risorse, ebbene, lo stesso presidente Marsilio e la maggioranza di centrodestra in Abruzzo, oggi, in un consiglio regionale straordinario, convocato per i danni del maltempo e perché mancano le risorse, stanziano un milione di euro in due anni per finanziare un festival di cartoni animati. Questo accade oggi mentre tutti i colleghi hanno parlato dei danni e hanno parlato dell'Abruzzo. Un festival, tra l'altro, che viene organizzato dalla RAI. Ora, a me risulta che la RAI abbia molte entrate, per esempio, i soldi dei contribuenti con il canone, e a questi si aggiungeranno i soldi degli abruzzesi regalati da Marsilio.

Io andrò fino in fondo, per questo lo dico in quest'Aula, perché voglio capire se esistono dei rapporti in termini politici, relazionali tra il presidente Marsilio, Fratelli d'Italia e chi dirige il festival di cartoni - che si chiama artisti di Cartoons on the bay - e voglio capire se c'è un rapporto, se, per esempio, chi dirige questo festival abbia dei rapporti di consonanza politica, perché sarebbe ancora più grave. Ma al di là dell'aspetto politico io credo che quest'Aula debba prendere atto di come le risorse pubbliche, in un momento di emergenza, vengano bruciate per un festival di cartoni animati, quando la costa abruzzese è devastata e ciò in una regione già piegata su se stessa, concludo, Presidente, per i danni e per la ricostruzione da terremoto. Io credo che questo sia scandaloso e ci speravo tanto, ma non c'è mai in Aula l'onorevole Giorgia Meloni per chiederle che cosa ne pensa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Volevo portare all'attenzione di tutti quello che è successo in questi giorni in Toscana, in diverse province della Toscana. Voglio ricordare la provincia di Grosseto; tutti avete letto sulla cronaca della tromba d'aria, dell'alluvione, dei mille pini che sono stati abbattuti nella riserva naturale della duna di Feniglia che tutto il mondo ci invidia e, quindi, dei danni enormi che ci sono stati, con gravi conseguenze anche per l'attività di itticoltura, penso ad Ansedonia, penso a quello che riguarda anche gli animali, i raccolti. Tutta la provincia di Grosseto, in particolare, ma non solo la provincia di Grosseto, è stata colpita violentemente. Quindi, dobbiamo esprimere vicinanza e dare delle risposte concrete alle famiglie, agli agricoltori e a tutti coloro che, davvero, vivono in questi territori, che non si sentano abbandonati e che sentano invece la risposta delle istituzioni e della politica.

Da parte nostra, ci batteremo all'interno del Governo perché sia riconosciuto lo stato di emergenza e la calamità naturale e siano risarciti tutti questi danni che sono stati provocati e non solo, ma anche i danni che hanno subito i privati, le famiglie, gli imprenditori, gli artigiani e, poi, il danno ambientale di quel patrimonio che è la Feniglia a cui tutti siamo legati.

Occorre, quindi, un intervento che riporti una tutela dell'ambiente e ridia alla Feniglia quel valore e quell'impatto ambientale a cui tutti siamo legati, che ha attirato turisti e che attira turisti ogni anno che ci invidiano questa meraviglia.

Quindi, per la tutela dell'ambiente più volte lo abbiamo detto: facciamo più prevenzione e più tutele, ripartiamo con “Casa Italia” che era nata con il Governo Renzi e, quindi, con misure che guardino veramente alla tutela del territorio.

Ora, ripristiniamo quella che era la Feniglia, che penso meriti, come patrimonio nazionale, un'attenzione particolare. Da parte nostra, come Italia Viva, saremo vicini a questi territori, a queste popolazioni e porteremo il nostro contributo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 20 novembre 2019 - Ore 13,30:

1. Informativa urgente del Governo in merito alle crisi industriali in atto.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 la deputata Meloni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 la deputata Giannone ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 12 il deputato Magi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 17 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 le deputate Vizzini e Benedetti hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.I 487 482 5 242 5 477 71 Resp.
2 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.II 487 480 7 241 5 475 71 Resp.
3 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.III 487 486 1 244 11 475 71 Resp.
4 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.IV 489 488 1 245 6 482 71 Resp.
5 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.V 487 483 4 242 6 477 71 Resp.
6 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.VI 490 486 4 244 6 480 71 Resp.
7 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p.VII 490 486 4 244 8 478 70 Resp.
8 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p. VIII 494 491 3 246 6 485 70 Resp.
9 Nominale Moz. Benedetti e a. 1-293 p. IX 483 480 3 241 6 474 70 Resp.
10 Nominale Moz. Pellicani e a. 1-295 n.f. rif. 493 493 0 247 490 3 70 Appr.
11 Nominale Moz. Ferrari e a. 1-260 p.I 483 483 0 242 204 279 69 Resp.
12 Nominale Moz. Ferrari e a. 1-260 p.II 476 476 0 239 199 277 69 Resp.
13 Nominale Moz. Ferrari e a. 1-260 p.III 481 481 0 241 204 277 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Silli e a. 1-290 p.I 487 487 0 244 206 281 69 Resp.
15 Nominale Moz. Silli e a. 1-290 p.II 484 484 0 243 205 279 69 Resp.
16 Nominale Moz. Silli e a. 1-290 p.III 484 484 0 243 204 280 69 Resp.
17 Nominale Moz. Meloni e a. 1-294 p.I 482 482 0 242 203 279 69 Resp.
18 Nominale Moz. Meloni e a. 1-294 p.II 485 485 0 243 205 280 69 Resp.
19 Nominale Moz. Meloni e a. 1-294 p.III 485 485 0 243 204 281 69 Resp.
20 Nominale Moz. Pagani e a. 1-296 p.I rif. 484 484 0 243 272 212 68 Appr.
21 Nominale Moz. Pagani e a. 1-296 p.II 484 484 0 243 275 209 68 Appr.
22 Nominale Moz. Pagani e a. 1-296 p.III 482 482 0 242 477 5 68 Appr.
23 Nominale Moz. Pagani e a. 1-296 p.IV 484 484 0 243 480 4 68 Appr.
24 Nominale Moz. Pagani e a. 1-296 p.V 484 484 0 243 271 213 68 Appr.