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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 260 di venerdì 15 novembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Brescia, Cabras, Colucci, D'Incà, D'Uva, De Menech, Franceschini, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni Molinari, Parolo, Rosato, Francesco Silvestri, Sisto e Traversi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a posticipare al 1° gennaio 2020 la data di decorrenza per l'applicabilità della sanzione amministrativa relativa all'obbligo di installazione dei cosiddetti “dispositivi anti-abbandono”, attivando nel contempo un'adeguata campagna informativa – n. 2-00551)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Meloni ed altri n. 1-00551 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Mauro Rotelli se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURO ROTELLI (FDI). Sì, grazie Presidente, volevo soltanto svolgere un'introduzione di questa interpellanza. Intanto ringrazio i rappresentanti del Governo e il sottosegretario Margiotta.

Siccome questa è una storia, sottosegretario, lunga, iniziata e chiusa al Senato a ottobre del 2018 che ha ancora degli strascichi, qualche cosa che poteva essere unico, perché questa legge è unica nel mondo sui cosiddetti dispositivi salva bebè, rischia di diventare l'ennesimo pasticcio. Io non le leggo tutta la nostra interpellanza urgente, che naturalmente va sull'onda di quella che è l'attualità dei problemi che sono relativi alle multe, alla possibilità di avere dei contributi rispetto a questi dispositivi. Mi aspetto da lei dei chiarimenti, per poter magari replicare successivamente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In premessa è opportuno ribadire la rilevanza sociale dell'obbligo di installazione dei dispositivi anti-abbandono: si tratta di una norma di civiltà, voluta ed approvata dal Parlamento con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari, per evitare che accadano tragedie simili a quelle avvenute in passato.

Il decreto ministeriale del 2 ottobre 2019, che ha individuato le specifiche tecnico-costruttive e funzionali di tali dispositivi, è entrato in vigore lo scorso 7 novembre, e dalla stessa data sono applicabili le sanzioni di cui all'articolo 172 del codice della strada. Si tratta di un provvedimento che la Direzione generale competente ha sottoposto alla preventiva consultazione dei produttori così come delle associazioni dei consumatori, e successivamente condiviso con la Commissione europea.

Per incentivare l'acquisto dei dispositivi, con l'articolo 52 del decreto-legge n. 124 del 2019, decreto “fiscale”, è stato previsto il riconoscimento di un contributo di 30 euro per ciascun dispositivo acquistato. Nei prossimi giorni verrà adottato un decreto che ne disciplina le modalità di erogazione.

In considerazione delle difficoltà nell'acquisto di tali dispositivi verificatesi nel periodo intercorrente tra la data di pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale, 23 ottobre 2019, e quella di entrata in vigore, 7 novembre 2019, il Governo ha predisposto un emendamento da inserire nel “decreto-legge fiscale” che prevede il differimento al 1° marzo 2020 dell'applicazione delle sanzioni, ed al contempo dichiara privi di effetti gli eventuali verbali di contestazione elevati a partire dal 7 novembre 2019.

Aggiungo allo speech che è in procinto di partire una campagna informativa sui mezzi di comunicazione di tutti i tipi, perché, appunto, è piuttosto evidente che vi sia stato un deficit di informazione che va colmato, e il Governo è impegnato a lavorare anche in tale direzione.

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Rotelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, ringrazio il sottosegretario e i membri del Governo presenti.

La soddisfazione, sottosegretario, è parziale, come lei si può immaginare: intanto perché inevitabilmente questa rischia di essere la solita storia italiana, che parte in un modo e finisce purtroppo male, in maniera non chiara. In maniera particolare, per quanto riguarda questa vicenda della campagna informativa, è assolutamente incredibile come un provvedimento, approvato in maniera definitiva al Senato nell'ottobre 2018, ancora non abbia alcun tipo di spiegazione e di chiarimento. Quello che sta succedendo - come lei si può immaginare, lo saprà sicuramente - è che noi abbiamo non soltanto una enorme confusione: perché lei ci ha rassicurato sul fatto che verrà differita la questione delle multe a carico di chi in questo momento non ha questo tipo di dispositivi, e non si sa, o almeno fino adesso non è assolutamente chiaro, come si possa accedere a questi contributi per l'acquisto di questi strumenti. Consideri che credo sia proprio notizia – non vorrei sbagliarmi – di ieri o addirittura di questa mattina, alcune regioni stanno praticamente facendo da sole: ho visto che la regione Liguria ha intrapreso un'azione legislativa per poter dare un contributo in questo senso.

Le aziende che producono questi dispositivi non hanno i quantitativi pronti, perché poi, relativamente ai bambini da 0 a 4 anni, non ci sono tanti dispositivi quanti bambini. I negozi che li hanno non sanno in alcuni casi se siano più o meno conformi, e anche questo mi sembra un bel pasticcio. C'è tanta confusione, anche perché questa, che sembrava una legge – come lei l'ha definita, mi sembra nella risposta – di passaggio di civiltà, rischia di essere lettera morta. Le dico oltretutto che mi sembra opportuno posticipare questa vicenda delle multe a marzo, perché, come sappiamo, purtroppo il danno e il pericolo ci sono nella stagione calda, ed è lì che serve di avere la legge e il quadro chiaro, come la campagna di informazione fatta come si deve.

Per noi, quindi, le ribadiamo nuovamente, occorrono: il rinvio delle sanzioni; il chiarimento per l'ottenimento del contributo, sul quale, sottosegretario, non ci ha detto praticamente nulla, se non il fatto che siano previsti questi 30 euro, ma non si sa bene come utilizzarli; e questa campagna di informazione, che parta subito affinché per la prossima stagione estiva non ci siano più i pericoli che questi dispositivi tendono ad eliminare.

Le dico in coda, in conclusione, che la sensazione da parte nostra è che ci sia stata poca attenzione nei confronti di questa legge, e si sia protratto così tanto questo periodo di indecisione e di confusione, molto probabilmente anche perché la prima firmataria è Giorgia Meloni. E quindi magari non lei, non questo Ministero, ma chi c'era prima non ha posto nella giusta attenzione questo provvedimento, che, come avete sottolineato, e ri-sottolineiamo noi, è di assoluta civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in merito all'eventuale chiusura della tratta extra-urbana della ferrovia Roma Nord e iniziative per incrementare la sicurezza e affrontare la condizione dei pendolari delle ferrovie regionali del Lazio – n. 2-00557)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rotelli e Lollobrigida n. 2-00557 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Mauro Rotelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURO ROTELLI (FDI). No, Presidente, non la illustro.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Chiedo ai colleghi di essere pazienti perché la risposta è dettagliata, come dettagliata era appunto l'interpellanza, ma tutto a vantaggio della chiarezza e della trasparenza del nostro operato.

Gli onorevoli interpellanti segnalano quotidiani disagi all'utenza per rimodulazioni di orari e soppressioni di treni sulla linea ferroviaria Roma Nord, che unisce il centro della capitale con Viterbo, ricordando anche che le funzioni e i compiti di programmazione ed amministrazione in materia di servizi pubblici di trasporto di interesse regionale e locale sono stati conferiti alle regioni e agli enti locali in applicazione del decreto legislativo n. 422 del 1997.

Al riguardo, rappresento che il Ministero, nel tempo, ha erogato diversi finanziamenti per l'ammodernamento e il potenziamento di tale linea ferroviaria. Il 10 settembre 2018 è stata sottoscritta con la regione Lazio una convenzione finalizzata all'erogazione del finanziamento di 154 milioni di euro per il raddoppio e alcune varianti di tracciato sulla tratta extraurbana Riano-Morlupo, dal chilometro 0+000 al chilometro 5+989, con il Piano operativo fondo sviluppo e coesione infrastrutture 2014-2020, di cui alla delibera CIPE n. 54 del 2016 - Asse tematico C. L'adeguamento della linea ferroviaria è accompagnato da una serie di interventi sulla viabilità, al fine di eliminare gli attuali passaggi a livello e mantenere la continuità funzionale della rete stradale; inoltre, è previsto l'attrezzaggio della linea, con l'installazione di un sistema di segnalamento, per garantire la sicurezza della circolazione ferroviaria.

È in corso di definizione, ai sensi dell'Addendum al Piano operativo Fondo sviluppo e coesione infrastrutture 2014-2020 di cui alla delibera CIPE n. 98 del 2017 - Asse tematico B, una convenzione per l'erogazione di un ulteriore finanziamento di 24 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria, in particolare per il rinnovo e l'ammodernamento della linea di trazione nel tratto da Magliano/Morlupo a Viterbo, per un'estensione di circa 71 chilometri, incluso l'adeguamento di alcune sottostazioni elettriche.

Altri interventi riguardano le revisioni generali del materiale rotabile, come pure il rinnovo dell'armamento, nonché la messa in sicurezza della linea e delle relative stazioni.

Da ultimo, è in corso di definizione una convenzione ai sensi dell'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, per l'erogazione di un ulteriore finanziamento di 66,97 milioni di euro, finalizzato principalmente alla sicurezza della circolazione ferroviaria mediante la realizzazione del blocco automatico, degli apparati di stazione, del sistema di controllo marcia treno e la protezione di passaggi a livello.

Quanto alle iniziative assunte da ANSF, ricordo che l'articolo 15-ter, comma 1, lettera b), del decreto legge n. 148 del 2017 ha attribuito all'Agenzia, tra l'altro, il compito di individuare “le norme tecniche e gli standard di sicurezza applicabili alle reti funzionalmente isolate dal resto del sistema ferroviario, nonché ai gestori del servizio che operano su tali reti”. Il medesimo articolo ha stabilito che “nel rilasciare le autorizzazioni di propria competenza, l'ANSF valuta le misure mitigative o compensative proposte dai gestori del servizio sulla base di una analisi del rischio che tenga conto delle caratteristiche della tratta ferroviaria, dei rotabili e del servizio di trasporto”.

In attuazione di quanto previsto dal citato articolo 15-ter, ANSF ha adottato il decreto n. 1/2019 del 19 aprile 2019. Detto decreto, in particolare, prevede che gli operatori delle reti funzionalmente isolate comunichino, ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni, l'elenco degli interventi per l'adeguamento ai requisiti del decreto stesso, le misure mitigative adottate nelle more del completamento di tali interventi, le relative analisi di rischio.

Con nota del 10 luglio 2019, ANSF ha comunicato agli operatori delle reti i requisiti da rispettare per adeguarsi al citato decreto n. 1/2019, consistenti in sintesi nell'adozione di sistemi tecnologici (collegamenti di sicurezza, blocco automatico, sistemi di protezione della marcia, sistemi di protezione dei passaggi a livello, dispositivi di monitoraggio della vigilanza dell'agente di condotta, eccetera) finalizzati a neutralizzare eventuali errori del personale impiegato in attività di sicurezza (agenti di condotta, regolatori della circolazione, manutentori, eccetera).

Con la medesima nota l'Agenzia ha anche chiesto l'invio dei cronoprogrammi di attuazione dei suddetti interventi e delle misure mitigative nel frattempo adottate, unitamente ad analisi del rischio a supporto di eventuali misure mitigative alternative a quelle minime indicate nella nota medesima. In particolare, tali misure minime consistono, in caso di linee senza sistemi di protezione della marcia del treno, nell'imposizione di una velocità massima di 50 chilometri orari, con sistema di vigilanza dell'agente di condotta mantenuto attivo.

In data 16 luglio e in data 13 settembre 2019, ATAC ha trasmesso la documentazione di propria competenza, in relazione alla quale l'Agenzia ha rilevato la non corrispondenza a quanto richiesto all'operatore della rete con la citata nota del 10 luglio.

Conseguentemente, l'ANSF, con nota del 14 ottobre indirizzata anche alla regione Lazio, ha chiesto ad ATAC l'invio, entro quindici giorni, di elementi idonei a superare le criticità riscontrate. ATAC, con note del 5 e dell'11 novembre, e regione Lazio, con nota del 30 ottobre, hanno riscontrato tale richiesta inviando nuovi elementi di propria competenza, ora al vaglio dell'ANSF.

Inoltre, sempre con nota del 5 novembre, ATAC ha comunicato l'adozione sulla linea Roma-Lido di una misura mitigativa alternativa a quella minima indicata da ANSF (limite di 50 chilometri orari), consistente nell'imposizione di un limite di 70 chilometri orari e nella presenza di due agenti in cabina di guida, supportata da una analisi del rischio della misura alternativa individuata, attualmente all'esame dell'Agenzia.

Ricordo anche che il decreto legislativo n. 50 del 2019 ha attribuito all'Agenzia il compito di uniformare, su tali linee, i principi di gestione dell'esercizio e di controllo dello stesso a quelli della rete ferroviaria interoperabile con l'intento di innalzare il livello di sicurezza in essere attraverso l'introduzione di tecnologie e regole di esercizio il più possibile allineate a quelle della rete nazionale, prevedendo l'adozione di misure mitigative fino al completo allineamento ai principi fissati per l'esercizio sicuro.

Allo stato, ANSF ha comunicato di ritenere, sulla base delle modalità di gestione dell'esercizio, giustificate le mitigazioni adottate dall'ATAC, ferma restando la possibilità di prevedere ulteriori mitigazioni all'esito delle valutazioni in corso.

Quanto alla gestione della ferrovia Roma-Viterbo, oggi affidata ad ATAC dalla regione Lazio attraverso un contratto di servizio, evidenzio che, in base all'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 2017, la stessa regione può stipulare accordi o contratti con RFI per la gestione della rete. La regione Lazio ha riferito di aver effettuato numerosi interventi, anche surrogandosi nelle funzioni all'attuale soggetto gestore, finalizzati ad un concreto e sostanziale miglioramento del servizio sulla ferrovia Roma-Civita Castellana­Viterbo.

Nel corso del 2019, la regione ha adottato due delibere di giunta, finalizzate alla verifica di natura tecnica ed economica, strumentale all'affidamento della gestione dell'infrastruttura e dell'esercizio del trasporto su tali linee con la procedura dell' in­house providing.

Nelle more, la regione ha istituito un tavolo tecnico permanente con ATAC per concordare le modalità di prosecuzione della gestione delle ferrovie regionali Roma-Lido di Ostia e Roma-Civita Castellana-Viterbo da parte della stessa ATAC fino alla data del 1° luglio 2020, per quanto concerne la gestione delle infrastrutture e dei rotabili, e del 1° gennaio 2021 per l'esercizio del trasporto; dopo dette date è previsto il passaggio della gestione rispettivamente ad ASTRAL per le infrastrutture ed i rotabili e a COTRAL per l'esercizio del servizio di trasporto.

Quanto all'opportunità di assicurare la polizia ferroviaria nelle stazioni di piazzale Flaminio e di Montebello, è stato interessato il Ministero dell'interno, il quale ha rappresentato che, nell'ambito della ferrovia regionale gestita da ATAC, è previsto l'intervento delle forze di polizia competenti per territorio e dislocate lungo il percorso della linea, mentre i presidi di polizia ferroviaria sono assicurati nell'ambito delle linee ferroviarie a gestione RFI.

Ad ogni modo, la regione Lazio ha comunicato di aver chiesto ed ottenuto da ATAC la presenza, proprio nelle stazioni di piazzale Flaminio e di Montebello, di un maggior numero di personale nelle ore di punta anche ai fini dell'assistenza alla clientela.

Quanto, infine, alla richiesta di istituire un presidio fisso di Vigili del fuoco presso la stazione di piazzale Flaminio, il Ministero dell'interno ha comunicato che il presidio fisso è previsto per stazioni ferroviarie con superficie coperta accessibile al pubblico superiore a 5 mila metri quadrati.

Inoltre, in presenza di situazioni eccezionali e temporanee, e sempre dopo specifica richiesta e valutazione dell'autorità di pubblica sicurezza, può essere previsto un presidio fisso in uno specifico sito. Allo stato, per tale stazione non è previsto un presidio fisso, in quanto non presenta i requisiti dimensionali sopra richiesti e non ricorrono situazioni di carattere eccezionale e temporanee.

Ad ogni modo, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è strutturato in modo da intervenire nel minor tempo possibile con squadre e mezzi allocati presso i comandi e i distaccamenti. Nel caso della stazione di piazzale Flaminio, detta stazione ricade all'interno del dispositivo di soccorso tecnico urgente a copertura di Roma Capitale.

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Rotelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie sottosegretario, non me ne voglia, nella sua risposta alla nostra interpellanza c'è un po' la cronistoria di questo disastro che è la Roma Nord e che sono anche le ferrovie e le tratte ferrate della nostra regione. Non so come mai il Presidente non la abbia ripresa nel momento in cui ha parlato di house providing per quanto riguarda l'organizzazione della gestione delle Ferrovie, perché poi questi sono temi molto tecnici, interni ai ministeri, che proprio non riusciamo a capire. Questo vuol dire che, invece di farla fare ad ATAC, la gestione di quella tratta viene fatta interna alla regione da COTRAL, ecco questo house providing.

La cosa, sottosegretario, che mi ha più colpito è questo termine: misure “mitigative”; io, nella mia replica, vorrei citarle un po' di queste misure “mitigative”, che sanno proprio veramente di presa in giro. Chi utilizza questa tratta, e quindi, lei può immaginare, per lo più pendolari, che provano, tentano di raggiungere il proprio posto di lavoro o di studio, subiscono ogni giorno un vero e proprio castigo divino, cioè chi ha scelto di vivere in quel quadrante che è servito, era servito, dalla Roma Nord ha questa condanna. Le promesse sono ormai ultradecennali, i lavori sono costantemente fermi e le corse sono continuamente soppresse. Ritardi e cancellazioni, come lei può immaginare, arrivano sempre all'ultimo momento poi, non sono mai preventivate. Tra le misure “mitigative”, dopo l'estate, c'è stato il cosiddetto cambio dell'orario. Cosa ha voluto significare, sottosegretario? Che alla fine ci siamo ritrovati con molti meno treni e tanti più autobus, che dovevano sostituire questi mezzi, senza oltretutto avere la possibilità di poter andare incontro a quelle che erano tutte le necessità.

Si parla, tanto per essere chiari, di una dozzina di corse in meno. La tratta extraurbana fuori Roma che arriva fino a Viterbo possiamo definirla ormai quasi completamente chiusa ed è per questo che tanti hanno cominciato inevitabilmente, dovendo lavorare e studiare, a riprendere l'auto, intasando la Flaminia, la Tiberina e la Salaria, cosa che anche il comune di Roma si dovrebbe domandare se è una cosa intelligente e interessante.

Questa di cui stiamo parlando, sottosegretario, è una ferrovia che io mi permetto di definire paleolitica. Siamo in una condizione nella quale se in tutto il mondo, ma anche in tratte nazionali, c'è la possibilità di poter far salire una bicicletta, di poter accogliere una carrozzina e un passeggino, alla stazione di piazzale Flaminio, se non c'è qualcuno che aiuta le persone a sollevare una carrozzina, un disabile non ha la possibilità di poter prendere il treno. È una stazione che è veramente imbarazzante, non soltanto per motivi di sicurezza. Io le ricordo che l'ATAC incassa per la gestione di questo tratto 90 milioni all'anno dalla regione Lazio e in più, naturalmente, ci sono gli abbonamenti e i biglietti degli utenti.

Le promesse sono state tantissime, come le dicevo, e anche ultradecennali. Non c'è traccia di raddoppio della tratta e non abbiamo mai parlato - e questo non l'ho sentito, mi scusi, nella sua replica - della questione dei treni, che sono costantemente guasti. Le dico così, ad onor di cronaca, che stiamo parlando di vetture che hanno un'età media tra i 20 e i 25 anni. Ci sono dei parametri di sicurezza, di cui lei, invece, ha parlato, che sono costantemente disattesi e, quindi, il rischio chiusura è molto alto. Io credo che in tutto il territorio del Lazio, non soltanto in questo quadrante nord, non ci possiamo permettere di perdere non una corsa ma un metro di strada ferrata per i problemi, insomma, che poi si incontrano nel momento nel quale si arriva nell'area metropolitana romana, anzi il tutto va potenziato. Lei ne ha fatto un passaggio sulla Civitavecchia-Capranica-Orte e il tratto tra Capranica e Ronciglione potrebbe essere riattivato veramente soltanto con un po' di buona volontà.

Concludo citando soltanto un paio di conseguenze che non sono così dirette, come quelle che naturalmente subiscono i pendolari e i lavoratori su questa tratta, ma si tratta di quello che succede nel momento in cui una tratta ferroviaria storica, inaugurata nel 1928, viene cancellata o chiusa, come sta avvenendo per la Roma Nord. L'istituto agrario di Bagnoregio va in sofferenza e rischia la chiusura, perché non ha più la possibilità di poter accogliere studenti che non hanno più il treno a disposizione. E le faccio una domanda: ma lei, scegliendo di vivere in un'area metropolitana o nelle vicinanze della stessa, acquisterebbe un appartamento in una zona nella quale non c'è servizio e non ha la possibilità di poter avere un servizio che la possa trasportare al posto di lavoro? Lei consideri che tutto l'intero tessuto sociale e abitativo che da Sacrofano arriva a Viterbo rischia di morire perché non è assolutamente servito più da alcun servizio. Quello che è alternativo, attraverso gli autobus, non è sufficiente, ed è per questo che, purtroppo, i pendolari, domani, alle 9,30 di mattina, si ritroveranno per una manifestazione nella quale credo che, insieme a me, non saranno molto contenti anche delle risposte che hanno ricevuto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a tutelare l'antico Caffè Greco di via Condotti, a Roma, anche in relazione al rischio di sfratto – n. 2-00538)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lollobrigida ed altri n. 2-00538 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Federico Mollicone se intenda illustrare l'interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Lo storico locale del Caffè Greco di via Condotti rischia di chiudere, appunto, a causa della procedura di sfratto avviata dai proprietari dell'immobile. Il 22 ottobre 2019 era previsto l'intervento della forza pubblica, addirittura dopo due anni di cause giudiziarie fra i gestori e la proprietà, l'Ospedale Israelitico, che ha intimato, per finita locazione, lo sfratto dell'Antico Caffè Greco, poi slittato, questo sfratto, all'8 gennaio dopo la mobilitazione popolare e iniziative a difesa, a cui ha partecipato, insieme all'onorevole Rampelli, insieme all'onorevole Sgarbi, a tanti altri cittadini e a tanti altri rappresentanti istituzionali, anche, appunto, il sottoscritto.

Il Caffè Greco è stato dichiarato di interesse particolarmente rilevante con decreto del Ministro per la Pubblica istruzione del 27 luglio 1953, “perché, fondato nel 1765 e successivamente più volte abbellito con decorazioni e cimeli di interesse storico ed artistico, costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi attraverso due secoli di vita per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di ogni Paese di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per circa 200 anni, un centro di vita artistica universalmente noto sia per la parte dell'immobile sia” - sempre citato testualmente – “per la parte dei mobili e della licenza di esercizio”.

Sono, inoltre, sottoposti alla tutela diretta prevista per i beni culturali dal decreto legislativo n. 42 del 2004 non solo le mura del Caffè Greco, ma soprattutto la licenza e i beni mobili in esso contenuti (ripetiamo: i beni mobili in esso contenuti). Lo stesso comune di Roma, con determina dirigenziale n. 787 del 2003, lo definisce “negozio storico”, che - ricordo - è una definizione ufficiale e istituzionale riconosciuta, al fine di tutelare “la vocazione merceologica determinatasi storicamente affinché in esso sia mantenuta la medesima tipologia commerciale”.

È notizia di queste ore del rinvio della sentenza da parte del tribunale d'appello, che ha invitato le parti a riconciliare. La proprietà del Caffè Greco ha rilanciato l'offerta, raddoppiando l'attuale canone. Nel collegio si è fatto presente che, con la crisi che incalza, un conduttore che paghi regolarmente un canone di quell'importo non è facile da trovare. Il presidente del collegio ha, quindi, rinviato la causa al 5 dicembre, in attesa di una risposta alla proposta.

Ci auguriamo, quindi, che sia trovata una soluzione. La chiusura del Caffè Greco rappresenterebbe, infatti, una perdita per la città di Roma e per l'intera Europa in un momento storico in cui l'aspetto commerciale delle nostre città deve fare i conti con il processo di omologazione globale e di competitività con i grandi colossi multinazionali. Ormai i centri e i corsi delle nostre città d'arte sono tutti uguali: troviamo tutti gli stessi brand, che sono a Roma, a Milano, a Napoli, a Palermo, a Padova, a Venezia; in ogni corso principale si trovano gli stessi brand che poi iscrivono a bilancio gli affitti altissimi, fuori mercato, che vengono imposti dai proprietari. Quindi, riteniamo che occorra preservare quelle attività che non solo valorizzano il tessuto culturale italiano, ma che rappresentano l'unicità della nostra identità, non solo l'identità commerciale ma quella culturale.

Chiediamo, quindi, al Governo di sapere se il Caffè Greco avrà speciali vincoli legati alla propria storicità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. L'onorevole Lollobrigida, unitamente ad altri onorevoli colleghi, chiede al Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo notizie in merito alle iniziative che si intendono adottare per tutelare il famoso Caffè Greco di Roma dal rischio di sfratto. Permettetemi di rispondere sulla base di elementi che sono stati forniti dalla competente soprintendenza di Roma.

Lo storico locale denominato “Caffè Greco”, fondato nel sesto decennio del diciottesimo secolo, è stato dichiarato di interesse particolarmente importante, ai sensi degli articoli 1, 2 e seguenti della legge n. 1089 del 1939, con DM del 27 luglio 1953 e DM del 6 febbraio 1954. Il decreto del 1953 così recita: “Il Caffè Greco ha interesse particolarmente importante, ai sensi degli articoli 1 e 2 della citata legge n. 1089 del 1939, perché, fondato nel 1765 e successivamente più volte abbellito con decorazioni e cimeli di interesse storico ed artistico, costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi attraverso due secoli di vita per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di ogni Paese di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per circa 200 anni, un centro di vita artistica universalmente noto”. “Ritenuta l'opportunità di assicurare la conservazione dell'attuale aspetto dei locali dello storico Caffè, come testimonianza della sua storia e del suo particolare ruolo nella vita culturale di Roma della seconda metà del secolo XVIII, decreta: “Il “Caffé Greco”, come sopra descritto è dichiarato d'interesse particolarmente importante ai sensi degli articoli 1 e 2 e seguenti della citata legge 1° gennaio 1939, n. 1089 e viene quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenuta nella legge stessa. (…) A cura del Soprintendente ai monumenti di Roma, esso verrà quindi trascritto presso la Conservatoria dei registri immobiliari ed avrà efficacia nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore e detentore a qualsiasi titolo”.

Il provvedimento veniva notificato “ai proprietari domiciliati in Roma, piazza S. Bartolomeo dell'Isola n. 21 l'Opera Pia Ospedale Israelitico e Ricovero Israeliti Poveri ed Invalidi, e via Condotti 85 al signor Gubinelli Federico fu Giovanni”.

Lo stesso decreto individua quindi come proprietà, per la parte dell'immobile, l'Opera Pia e, per la parte dei mobili e della licenza di esercizio, il signor Federico Gubinelli.

La nota di accompagnamento alla proposta di vincolo inviata il 24 luglio 1953 già segnalava le criticità che lo storico locale stava affrontando a causa di rischi collegati alla speculazione e suggeriva le modalità di notifica: “Per evitare la sparizione del Caffè occorrerebbe procedere ad una duplice notifica all'ente proprietario dell'immobile e al proprietario dei mobili, che è il gestore e l'intestatario della licenza di esercizio, in modo da vincolare gli ambienti e rendere immobile per destinazione i vari elementi che compongono l'arredamento”.

Il Ministero ha così inteso esercitare la tutela secondo la forma più ampia possibile, che, vista la natura particolare del bene, comprendesse non esclusivamente il bene immobile e i beni mobili in esso contenuti, ma anche la tradizione culturale affermatasi nello storico locale ed espressa ininterrottamente attraverso i secoli, in virtù della frequentazione da parte di intellettuali, artisti ed esponenti di spicco della scena nazionale ed internazionale (Goethe, Gogol, D'Annunzio, Prezzolini, Kauffmann, Dionigi, Andersen, de Chirico, Guttuso, Mascagni, il futuro Papa Leone XIII, Buffalo Bill, l'imperatore Naru Hito).

Ancora oggi, il locale testimonia il perpetuarsi di tale tradizione, ospitando iniziative collettive, quali festival, incontri musicali e di poesia (Giornata mondiale della poesia istituita dalla XXX Sessione della Conferenza UNESCO nel 1999) e la creatività di artisti contemporanei. Vi si riunisce inoltre, ogni primo mercoledì del mese, il Gruppo dei Romanisti, antico cenacolo di studiosi e accademici cultori di Roma.

In relazione a questi aspetti, il Caffé Greco è ritenuto un'istituzione culturale che riscuote il sollecito interesse da parte di istituti di cultura esteri e accademie straniere in Roma (tra gli altri, hanno espresso preoccupazione per le sorti del Caffè gli istituti e le ambasciate di Polonia, Ungheria, Danimarca, Spagna, Svezia) e, più in generale, costituisce motivo di attrazione per il turismo internazionale.

Come noto, tuttavia, accanto alle sorti culturali del bene, si è affiancata di recente la vicenda giudiziaria richiamata dall'onorevole interpellante. La causa è stata definita in primo grado con una sentenza che ha dichiarato cessato, per finita locazione, il contratto in essere e ha fissato il termine per l'esecuzione del rilascio.

Le ragioni sulle quali si fonda la decisione sono, in estrema sintesi, le seguenti: 1) l'esigenza di protezione culturale del bene determinata dalla sua utilizzazione e dagli usi pregressi trova adeguata tutela nella limitazione delle facoltà spettanti all'Ospedale proprietario in punto di destinazione del bene, ma non sembra poter concretizzare un vincolo a favore della conduttrice in ordine alla sua permanenza nei locali e, quindi, determinare l'imposizione all'intimante della prosecuzione del rapporto di locazione, anche laddove si ritenga il conduttore in possesso del know how necessario a garantire e conservare tale destinazione quale frutto di una secolare continuità aziendale; 2) il vincolo storico-artistico può limitare il titolare del diritto di proprietà attraverso precetti confermativi del relativo uso, ma non può essere tale da svuotarne completamente il contenuto, operandosi altrimenti una surrettizia espropriazione; 3) l'appartenenza alla società conduttrice dei beni e degli arredi interni dei locali non è ostativa all'esecuzione del rilascio, atteso che l'esistenza del vincolo storico, valendo come impossibilità giuridica di rimozione degli stessi, determinerebbe soltanto l'applicazione delle norme sulle addizioni non separabili, previste dagli articoli 1592 e 1593 del codice civile; 4) l'esistenza di un vincolo di destinazione non sottende neppure un obbligo a contrarre in capo all'Ospedale Israelitico, con conseguente esclusione della necessità di una valutazione sulla congruità del canone.

Ciò premesso, allo stato non sono ipotizzabili attività amministrative, sia del Ministero della giustizia che di questo Ministero, idonee ad incidere sul corso della procedura giudiziaria, in ossequio ai principi di autonomia ed indipendenza dell'autorità giudiziaria.

Ora, dall'analisi dei succitati provvedimenti del tribunale, si evince, in ogni caso, che i vigenti dispositivi di tutela mantengono intatta la loro efficacia nei confronti del bene in discussione, che viene interpretato anche in ambito civilistico come un bene integrale, da considerare inscindibile nei tre elementi che lo compongono (immobile, mobili e licenza di esercizio).

I dispositivi di tutela, infatti, sono perfettamente rispondenti al principio enunciato dall'articolo 9 della Costituzione e ribadito nella parte Prima del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), negli articoli 1 e 2, che così recitano: “1. In attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all'articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice. 2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura”.

La tutela del centro storico di Roma, in particolare - e di conseguenza dei luoghi e delle istituzioni che rappresentano il portato culturale della città stessa, come il Caffé Greco -, ha rappresentato e rappresenta una priorità assoluta per il Ministero in considerazione dell'alto valore riconosciuto alla conservazione delle “antiche memorie”, intese come beni vitali per l'espressione dell'identità culturale cittadina.

Esemplarmente, le misure di salvaguardia messe in atto nel primo dopoguerra hanno fino ad ora protetto la continuità merceologica del locale, mantenendone intatte le caratteristiche morfologiche riscontrate negli ambienti, tanto negli arredi e nelle suppellettili, quanto negli strumenti produttivi e nelle apparecchiature che da secoli hanno garantito l'esercizio del mestiere dell'accoglienza e della convivialità.

La legislazione vigente, del resto, ha focalizzato questi aspetti attraverso quanto espresso all'articolo 52 del decreto legislativo n. 42 del 2004 dedicato all'esercizio del commercio in aree di valore culturale e nei locali storici tradizionali.

Concludo segnalando che l'Ospedale Israelitico ha pubblicato, sul proprio sito, il 18 ottobre scorso, un comunicato stampa che così recita: “Ospedale Israelitico, il Caffè Greco cambia gestore - La storicità del luogo continuerà a essere tutelata - Fissato l'incontro con le sigle sindacali dei lavoratori. L'Ospedale Israelitico di Roma, in qualità di proprietario dell'immobile del Caffè Greco in via dei Condotti, comunica che il contratto d'affitto con l'attuale gestore del Caffé Greco si è concluso nel settembre del 2017 e, a malincuore, l'Ospedale Israelitico ha avviato, ormai due anni fa, la procedura di rilascio del locale, non avendo trovato con l'attuale gestore un accordo economico in linea con il valore di mercato.

L'Ospedale Israelitico di Roma conosce il valore storico dei luoghi e l'importanza della cultura e assicura che i beni all'interno dell'immobile e, in particolare, gli arredi di pregio continueranno ad essere tutelati, in linea con i principi che hanno finora guidato la tutela dei valori culturali del locale storico.

I ricavi derivanti dall'affitto dei locali sono sempre stati e saranno impiegati dall'Ospedale Israelitico di Roma nell'assistenza ai malati e per migliorare i servizi sanitari a beneficio di tutti i cittadini.

L'Ospedale Israelitico ha, infine, ricevuto una richiesta di incontro da parte della CGIL FILCAMS in merito alla situazione dei dipendenti del gestore uscente Antico Caffé Greco Srl. Il Presidente dell'Ospedale, avvocato Bruno Sed, ha accordato un appuntamento alle sigle sindacali mostrando massima attenzione nei confronti dei lavoratori”.

PRESIDENTE. Il deputato Mollicone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). No, purtroppo, non siamo soddisfatti e spiegheremo in maniera particolareggiata i motivi di questa insoddisfazione. Innanzitutto, ci risulta incongruente e assolutamente non omogenea la risposta che ci è stata data - peraltro, ci aspettavamo che venisse qualcuno del MiBACT a darla -, ma riteniamo che sia assolutamente contraddittoria.

Basta ricordare e vedere a verbale la prima parte della risposta, che cita i vincoli nello specifico legati all'immobile, ai mobili e ai memorabilia che sono contenuti all'interno rispetto, poi, alla presa di posizione del Ministero che dice di non poter intervenire sul contenzioso in essere, addirittura diventando il portavoce ufficiale della proprietà e andando a leggere i comunicati ufficiali della proprietà sul sito della proprietà. Proprietà che Fratelli d'Italia rispetta, come rispetta la proprietà privata in genere, ma in questo caso, come abbiamo ascoltato, esistono già - e lo dice la stessa risposta del Ministero - i vincoli di legge per cui non si può scindere. È qui che c'è una presa di posizione non corrispondente al vero da parte della proprietà: la proprietà continua a dire che il Caffè Greco sarà preservato, ma questo, in caso di sfratto dell'attuale gestore, non sarà possibile, perché la proprietà dei quadri, dei memorabilia, degli oggetti che sono all'interno e che costituiscono il bene materiale e immateriale del Caffè Greco non sono di proprietà dell'attuale proprietario. Quindi, il vincolo, è un vincolo inscindibile, colleghi, questo è il termine che dà il senso della contraddittorietà di questa risposta: inscindibile, per cui non si può scindere il destino delle mura del locale di via Condotti dai mobili, gli arredi storici, i quadri. All'interno troviamo oggetti importantissimi, memorabilia: c'è il papillon tricolore firmato da d'Annunzio, ci sono quadri del Settecento, dell'Ottocento, c'è tutto anche un patrimonio immateriale di chi ha frequentato quei locali, di chi ha dato vita a movimenti culturali e artistici in quei locali, di chi ha discusso di pittura, scultura, di chi ha fatto risuonare le proprie note. Non è possibile scindere il destino del Caffè Greco dal patrimonio che viene definito anche dal MiBACT etno-antropologico, cioè da chi lo ha frequentato, da chi lo ha animato nel corso dei due secoli, da chi ha reso e abbellito quelle mura con arredi storici, quadri e memorabilia. E tutto questo non è di proprietà del proprietario, per cui, qualora ci dovesse essere lo sfratto in via definitiva - poi ci arrivo, perché ho dato io una notizia al Ministero, che evidentemente si è premunito di leggere il sito della proprietà, ma non ha fatto la stessa cosa informandosi presso appunto il tribunale - noi avremmo delle mura grigie, che a via Condotti verrebbero affittate, da quello che è stato anticipato, probabilmente a brand che si occupano di giubbotti, di moda, tutte attività rispettabilissime; a multinazionali che, come dicevo prima, non si preoccupano di affitti fuori mercato, perché di speculazione ne parla il Ministero, non certo noi, di speculazione in generale sui locali e sugli immobili dei corsi delle grandi città d'arte, Roma compresa, quindi affitti fuori mercato che le grandi multinazionali non fanno altro che iscrivere in bilancio e che i proprietari poi ricevono, senza preoccuparsi di tutelare quello che c'è all'interno. E all'interno a via Condotti c'è il Caffè Greco, che è il cuore, il simbolo, una delle poche testimonianze di museo vivo della cultura europea.

Come dicevo in illustrazione, non si può non tenere conto della novità, cioè che i gestori hanno offerto il doppio - il doppio, colleghi - dell'affitto attuale, che è una cifra considerevole - penso che leggerete domani sui giornali -, che quindi è già fuori mercato per un'attività florida, un'attività che dà lavoro, che sicuramente non è in crisi come altre botteghe storiche, che comunque abbiamo difeso: la camiceria a via del Tritone, le pelletterie a via del Gambero - andateci adesso a vedere che cosa ci hanno fatto a via del Gambero -, oppure altre botteghe storiche che, da vicepresidente della commissione botteghe storiche del centro storico ho materialmente difeso insieme a tanti consiglieri e cittadini dagli sfratti esecutivi di un mercato che guarda soltanto al lucro e al profitto.

E poi andatelo a vedere il centro storico di Roma e delle città d'arte oggi: è pieno – è pieno –, a 500 metri da qui, di empori con materiali di assoluto poco valore, fatti in Cina, senza rispetto dei diritti umani, o in Bangladesh, o in India, o in Pakistan; sono empori tutti uguali, su cui il decoro non viene applicato e per i quali ci chiediamo - lo chiediamo anche al Governo - come facciano a pagare quegli affitti così fuori mercato.

Per cui, Fratelli d'Italia è oggi non solo a difesa del Caffè Greco, ma di quello che rappresenta. Fratelli d'Italia continuerà questa battaglia, che speriamo si risolva positivamente, nel rispetto della proprietà privata, con l'accettazione da parte della proprietà del nuovo affitto, – ripeto, raddoppiato – nell'offerta del gestore, ma ricordando anche e dando un monito al Governo, al comune di Roma e a tutti coloro che non vogliono difendere il Caffè Greco: il Caffè Greco, nel suo patrimonio immateriale di storia, di cultura, di rappresentanza, è inscindibile da quei locali, per cui non vediamo come si possa procedere a mantenerne la continuità se l'attuale gestore si dovesse portare via tutto quanto; resterebbero delle mura grigie, e questa sarebbe una sconfitta per tutti noi. Per cui, Fratelli d'Italia è qui, e qui accanto a me, come c'erano anche il 22 ottobre, vorrei citare un po' di rappresentanti illustri - alcuni citati anche dal sottosegretario -, ma non sono tutti, che sono qui accanto a noi, accanto a Fratelli d'Italia, non certo in ordine cronologico ma in spirito, a difendere il Caffè Greco.

Ci sono Goethe, Hermann Melville, James Joyce, Friedrich Nietzsche, Giacomo Casanova, Ivan Turgenev, Nicolaj Gogol', Gabriele D'Annunzio, Giacomo Leopardi, Friedrich Listz, Oliviero Toscanini, Leone XIII, de Chauteubriand, Elsa Morante, Orson Welles, Alberto Moravia, Giorgio De Chirico, Mark Twain, Ennio Flaiano, Ludovico II di Baviera, James Anderson, Hans Christian Andersen, Diego Angeli, Guillaume Apollinaire, Afro Basaldella, Mirko Basaldella, Hector Berlioz, Paul Bourget, Johannes Brahms, Vitaliano Brancati, George Gordon Byron, Ippolito Caffi, Vincenzo Camuccini, Giacomo Caneva, Antonio Canova, Vincenzo Cardarelli, Onorato Carlandi, Giacomo Casanova, Giuseppe Cellini, Enrico Coleman, James Fenimore Cooper, Jean-Baptiste Camille Corot, Massimo d'Azeglio, Libero de Libero, Hippolyte Delaroche, Pericle Flazzini, Frédéric Flachéron, Ennio Francia, Edvard Grief, Renato Guttuso, Gemma Hartmann, Henrik Ibsen, Jean Auguste Dominique Ingres, Henry James, Angelika Kauffman, Carlo Levi, Mario Luzi, Mario Mafai, Antonio Mancini, Thomas Mann, Jan Matejko, Felix Mendelssonhn, Adam Mickiewicz, Czeslaz Milosz, Alessandro Morani, Kamil Norwid, Fredrich Overbeck, Lea Padovani, Aldo Palazzeschi, Cesare Pascarella, Andrea Pazienza, Silvio Pellico, Giuseppe Prezzolini, Sandro Penna, Goffredo Petrassi, Wladislaw Reymont, Alfredo Ricci, Gioachino Rossini, Aristide Sartorio, Arthur Schopenhauer, Giovanni Sgambati, Percy Shelley, Henryk Siemiradzki, Henryk Sienkiewicz, Juluis Slowacki, Mario Soldati, Stendhal, Hippolyte Taine, Orfeo Tamburi, William Thackeray, Bertel Thorvaldsen, Toro Seduto, Renzo Vespignani, Richard Wagner, Maria Zambrano.

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sono solo alcuni dei personaggi che hanno frequentato, animato, amato e appassionato la nostra storia e cultura europea. Noi difenderemo questa storia.

(Iniziative di competenza in relazione a ripetuti episodi di furti e rapine presso il viadotto di Capodichino (Napoli) e chiarimenti sulle attività del «tavolo tecnico» istituito presso il comune di Napoli – n. 2-00556)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Sarno ed altri n. 2-00556 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Di Sarno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Illustra? A lei la parola.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il Ministro dell'Interno e il qui presente sottosegretario Crimi. La mia interpellanza nasce dall'ordinanza n. 5 del 2019 dell'ottobre scorso emessa dalla società Tangenziale di Napoli Spa. A seguito di sopralluogo ispettivo sul viadotto di Capodichino, disponeva la riduzione a due corsie del predetto tratto stradale in entrambe le direzioni di marcia, con conseguente riduzione delle banchine laterali nelle rampe di entrata e di uscita dello svincolo di Corso Malta. Il provvedimento è stato adottato per realizzare appositi interventi di messa in sicurezza volti al ripristino delle infrastrutture danneggiate, stimando i tempi di durata dei lavori in 90 giorni, decorrenti dal 22 ottobre 2019 fino al 31 dicembre 2019. La riduzione delle corsie all'altezza dello svincolo di Corso Malta ha comportato notevoli disagi per gli automobilisti, soprattutto a causa delle lunghe code ed ingorghi di traffico, con gravi implicazioni non solo per la circolazione stradale, ma anche per la sicurezza e l'incolumità dei cittadini, che negli ultimi giorni hanno denunciato una serie di furti e rapine realizzati proprio sul viadotto di Capodichino.

Il fenomeno è dovuto proprio a causa del caos dei lavori di manutenzione straordinaria, poiché i malviventi agiscono mentre gli automobilisti sono bloccati nel traffico. La gravità dei fatti ha condotto la stampa locale e gli stessi cittadini a parlare di una vera e propria banda del viadotto, che opera in modo pressoché indisturbato con modalità violente, facendo uso di armi, approfittando della situazione emergenziale che sta paralizzando Napoli. Sottosegretario, il paradosso è che i napoletani non solo hanno il primato di pagare l'unica tangenziale cittadina italiana tutti i giorni, l'unica tangenziale italiana che ha un pedaggio, oltre a subire i gravi disagi alla circolazione per i lavori che si stanno effettuando al viadotto Capodichino; ma è veramente inaccettabile che devono subire anche reati violenti, quali, appunto, rapine con uso di armi, e questo, ovviamente, rende inaccettabile questa situazione. Ebbene, in data 24 ottobre 2019 è stato istituito un apposito tavolo tecnico presso il comune di Napoli che avrebbe dovuto assicurare il monitoraggio dei lavori e prevenire fenomeni delinquenziali del tipo di quelli descritti. Dunque, tanto premesso, chiedo di sapere se il Ministro interpellato è a conoscenza della grave situazione che sta interessando la tangenziale di Napoli e in che modo intende agire per ripristinare la legalità violata, e se possa fornire chiarimenti sulle attività del tavolo tecnico istituito presso il comune di Napoli e quali siano i tempi di intervento per far fronte alla descritta situazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Vito Claudio Crimi, ha facoltà di rispondere.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, onorevoli deputati, nell'interpellanza all'ordine del giorno si richiama l'attenzione sugli interventi urgenti di manutenzione alla tangenziale di Napoli in corso di realizzazione, evidenziando i connessi fenomeni di incremento di furti e rapine che si sarebbero verificati sul viadotto. Va preliminarmente rilevato che, con ordinanza del 22 ottobre scorso, la società “Tangenziale di Napoli Spa”, concessionaria di Autostrade per l'Italia Spa, ha disposto per lavori di manutenzione la riduzione di entrambe le carreggiate lungo il viadotto Capodichino della tangenziale A56. A seguito del restringimento della sede stradale, il traffico veicolare in entrata e in uscita dal capoluogo, che in precedenza registrava i picchi massimi solo negli orari di punta, ha evidenziato quotidianamente la costante presenza di code, che hanno avuto ripercussioni significative anche sui tratti delle autostrade A1 e A3 e sulla stessa tangenziale di Napoli in direzione est.

La tematica descritta, con specifico riferimento sia al profilo della circolazione dei mezzi di soccorso e di emergenza che del ventilato aumento di fenomeni criminosi, è stata esaminata dal prefetto di Napoli in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi il 30 ottobre e successivamente il 6 novembre scorso e allargato alla partecipazione del rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Nel corso della riunione del 6 novembre il predetto comitato è stato informato circa i tempi necessari per la conclusione degli interventi, stimati entro il 18 novembre per la carreggiata est ed entro il 24 novembre per la carreggiata ovest.

Nella circostanza è stato assicurato che il tratto viario interessato è stato oggetto del potenziamento dei servizi di controllo da parte della Polizia stradale, mentre, per quanto riguarda il transito dei mezzi di emergenza e soccorso, non erano state segnalate sino a quel momento problematiche particolari, anche in ragione delle indicazioni ivi presenti sulla viabilità alternativa. Si aggiunge che, nel corso della citata riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, il sindaco di Napoli ha chiesto ai rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e della società concessionaria il prolungamento della misura della gratuità del pedaggio fino al termine dei lavori, cui peraltro la società non ha ritenuto di aderire. Posso riferire, comunque, che la società “Tangenziale Spa” ha comunicato all'utenza che i lavori in questione si sono conclusi in anticipo rispetto al cronoprogramma e che, a partire dalle ore 6 di ieri, 14 novembre, sono state riaperte al traffico, in entrambe le direzioni di marcia, le corsie interessate dagli interventi, ferma restando la limitazione per i mezzi superiori a 3,5 tonnellate.

Quanto agli episodi criminosi commessi ai danni degli automobilisti, dall'inizio dei lavori ad oggi sono stati accertati due tentativi di rapina, effettuati entrambi il 4 novembre, ad opera di due giovani a bordo di un ciclomotore.

I due eventi delittuosi hanno comportato il danneggiamento dei veicoli, consistente nella rottura del cristallo della portiera anteriore sinistra.

Concludo, informando che sull'intero tratto viario della tangenziale di Napoli, dal mese di giugno scorso alla data odierna, sono state denunciate tre rapine, di cui due consumate presso l'area di servizio “Antica Campana Ovest” ed una presso l'area di servizio “Doganella”.

Per quanto concerne le prime due, la Polizia stradale di Napoli ha proceduto all'identificazione dei responsabili, che sono stati successivamente tratti in arresto da agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Pozzuoli, mentre per la terza sono tuttora in corso attività investigative.

PRESIDENTE. Il deputato Di Sarno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Crimi, mi reputo soddisfatto. Devo dire che, poiché la sicurezza è un tema serio e complicato, possiamo constatare tutti quanti che questo Ministero dell'Interno stia affrontando con la dovuta serietà, lavorando tutti i giorni incessantemente negli uffici nel porre in essere tutte le attività necessarie, che necessitano per garantire la sicurezza di tutti noi cittadini. Quindi confido comunque che il Ministero dell'Interno possa continuare a monitorare la sicurezza dei cittadini sulla tangenziale di Napoli.

(Iniziative finalizzate all'apertura di corridoi umanitari europei, nel quadro di un progetto condiviso per la difesa dei diritti dei profughi – n. 2-00554)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bruno ed altri n. 2-00554 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Bruno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Illustra? A lei la parola.

RAFFAELE BRUNO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario Crimi. L'apertura di corridoi umanitari rappresenta uno strumento innovativo ed aggiuntivo di accoglienza, ad alto profilo umanitario, frutto nel nostro Paese di un protocollo d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e le organizzazioni della società civile promotrici, per concedere ai potenziali beneficiari di protezione internazionale l'arrivo in Italia, in modo legale ed in condizioni di sicurezza, sicurezza per chi arriva e sicurezza per chi accoglie. I principali obiettivi di questo progetto sono contrastare il business criminale dei trafficanti di esseri umani e concedere a persone in condizioni di vulnerabilità, ad esempio vittime di persecuzioni, torture e violenze, un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e successiva presentazione della domanda di asilo.

Questo processo è sicuro anche per chi accoglie, dal momento che il rilascio dei visti umanitari prevede necessari controlli da parte delle autorità italiane. Il 27 ottobre 2017, con l'arrivo dal Libano dell'ultimo gruppo di profughi, soprattutto siriani, all'aeroporto di Fiumicino, è stata raggiunta la soglia massima di mille beneficiari prevista dal primo protocollo sottoscritto tra le parti il 15 dicembre 2015. Valutata la sostenibilità del progetto, il 7 novembre 2017 il protocollo è stato rinnovato per il biennio 2018-2019 per altri mille beneficiari, e a fine mese è previsto un arrivo a Roma di altri cento beneficiari.

Quando si parla di umanità, credo sia importante uscire dalle cifre, dai numeri, e ricordare a noi stessi che stiamo parlando di persone. Sono felice di cogliere l'occasione per accennare ad alcune storie esemplari, tra le tantissime.

Leen, giovane donna siriana di fede cristiana, arrivata in Italia con uno dei primi corridoi umanitari nel 2017 da Beirut: la ragazza è arrivata da sola, lasciando in Libano madre, padre e fratello. Ha frequentato il corso per mediatrice culturale e si è da poco diplomata. Attualmente vive e lavora a Roma.

Fatima, anch'essa siriana, a Scicli, il paese del commissario Montalbano, in un solo anno dal suo arrivo in Italia ha imparato a leggere e scrivere, e non era mai andata a scuola prima; e ha fatto la guida turistica nei luoghi dei libri di Camilleri. Attualmente studia e vive a Bologna con la mamma e due fratellini minori.

Ayman, arrivato qui dopo aver subito incarcerazione e violenze, è arrivato in Italia dopo che suo figlio Ahmed assistette impotente al suo pestaggio in mezzo alla strada e lo vide scomparire all'interno di una camionetta.

Ecco, quando si ascoltano storie così ci è offerta una grande opportunità, come rappresentanti delle istituzioni ma soprattutto come esseri umani: semplicemente donne e uomini che ascoltano altri donne e uomini, e che comprendono, entrano in empatia, provano compassione e quindi agiscono, agiscono per aiutare, agiscono perché vedono nell'altro se stessi. Questo concetto è spirituale e laicissimo nello stesso tempo; questo concetto è semplice, di quelli che capisce anche un bambino. Chi è l'altro che mi tende una mano, che viene da lontano oppure che è in carcere? Chi è l'altro che ha bisogno di aiuto? Io. L'altro potrei essere io, se la vita mi avesse riservato un altro giro di giostra.

Ecco, i corridoi umanitari sono una pratica che ci aiuta a ricordare questo; e quando questo accade, la società e le istituzioni di uno Stato o di un continente sono chiamate ad agire, tutti siamo chiamati ad agire, come un tutt'uno, come una comunità: ognuno nel suo ruolo, mettendo da parte tutto, tutto quello che ci divide e che spesso distrugge. La positività dei risultati ottenuti dall'attivazione dei corridoi umanitari è attestata dal grado di inserimento sociale raggiunto dai singoli e da nuclei familiari che hanno beneficiato del progetto. Il 98 per cento degli adulti ha completato un percorso di perfezionamento della lingua italiana, il 100 per cento dei minori sopra i 4 anni è iscritto a scuola, il 68 per cento degli adulti è impegnato in una delle seguenti attività: formazione professionale, tirocinio formativo, percorso accademico, attività lavorativa in proprio o subordinata. Questa pratica è stata resa possibile in Italia dal sostegno offerto in maniera gratuita dalla Tavola Valdese, dalla Federazione delle Chiese evangeliche italiane, dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla CEI e dalla Caritas, in collaborazione con le istituzioni italiane.

L'azione umanitaria promossa con i corridoi umanitari costituisce una best practice di grande importanza anche a livello europeo, come dimostrato tra l'altro dall'attivazione di esperienze analoghe avviate in altri Stati in Europa, come Francia, Belgio, Andorra; e dall'interesse crescente mostrato nei confronti di questo tipo di iniziative, volte a creare canali complementari di accesso legali per richiedenti asilo e rifugiati con il coinvolgimento del settore privato e della società civile.

Il quadro normativo europeo e nazionale in materia di protezione internazionale già ora prevede alcuni istituti normativi che offrono basi legali adeguate a sostenere il progetto dei corridoi umanitari. Ad esempio l'articolo 25 del regolamento (CE) n. 810 del 2009, che istituisce il codice comunitario dei visti, prevede per uno Stato membro la possibilità di rilasciare visti di ingresso con validità territoriale limitata, con lo scopo di consentire l'ingresso in maniera legale e in condizioni di sicurezza personale.

Il progetto dei corridoi umanitari ha ottenuto importanti riconoscimenti da diversi esponenti istituzionali italiani e internazionali, e in particolare i corridoi umanitari hanno ricevuto il Premio Nansen 2019 per i rifugiati, con cui ogni anno l'Alto Commissariato ONU per i rifugiati premia singoli individui o realtà associative che si distinguono per il sostegno prestato ai rifugiati nel mondo.

Le questioni relative al fenomeno migratorio, che rappresentano un tema centrale nell'agenda europea, non possono più essere considerate emergenziali, ma devono trovare soluzioni strutturali e condivise a livello dell'Unione europea tutta, anche attraverso l'individuazione di canali legali alternativi per persone bisognose di protezione, sperimentando forme innovative di accoglienza.

Chiediamo quindi, a fronte dell'emergenza migratoria in atto e anche in vista del prossimo Consiglio affari interni e affari generali dell'Unione europea e del Consiglio europeo di dicembre 2019, se e con quali strumenti il Governo intenda promuovere e farsi portavoce, nelle opportune sedi comunitarie, di iniziative concrete, come l'esperienza realizzata nel nostro Paese, finalizzate all'apertura di corridoi umanitari europei verso altri Stati membri dell'Unione europea, nel quadro di un progetto comune condiviso per la difesa dei diritti dei profughi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Vito Claudio Crimi, ha facoltà di rispondere.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, onorevoli deputati, il Ministero dell'interno è impegnato a rilanciare a livello europeo un approccio condiviso sulle risposte da dare al fenomeno delle migrazioni e alle problematiche affrontate dai Paesi che costituiscono la frontiera dell'Europa sul Mediterraneo. Ci vorrà tempo e impegno, ma anche sulla base dell'intesa di Malta abbiamo iniziato un percorso con i nostri partner europei, consapevoli che quello delle migrazioni è un tema complesso, che dev'essere affrontato nel suo insieme.

Il momento appare favorevole, anche in ragione degli impegni espressi in sede europea circa la volontà di rilanciare il negoziato per la riforma del Regolamento di Dublino. L'azione politica che il Governo sta svolgendo a livello europeo è affiancata, nel settore dell'immigrazione, da una fitta attività di relazioni internazionali, sia livello multilaterale che bilaterale, portate avanti anche dal Ministero dell'interno. Siamo orientati a costruire reti e legami con i Paesi terzi di provenienza e di transito dei migranti, nella ricerca di soluzioni per una più ordinata gestione dei flussi migratori e in un quadro di legalità.

Le linee della cooperazione internazionale seguono due principali direttrici. La prima è rivolta al rafforzamento della capacità dei Paesi terzi di gestione del fenomeno migratorio, e tende a garantire azioni di sostegno per la protezione dei migranti e rifugiati, migliorando le loro condizioni di vita e offrendo alternative valide e significative alla migrazione irregolare. La seconda è volta, nell'ambito della cooperazione di polizia, a promuovere il rafforzamento delle capacità operative per il contrasto dell'immigrazione irregolare, per il controllo delle frontiere e per l'individuazione dei trafficanti di esseri umani.

Prima di focalizzare la mia risposta sullo specifico tema oggetto dell'interpellanza, vorrei premettere qualche elemento di inquadramento del fenomeno. Nel 2019 si è consolidato il trend decrescente dell'andamento degli arrivi via mare, che ha preso avvio con la drastica riduzione evidenziatasi dalla seconda metà del 2017: dall'inizio dell'anno al 14 novembre sono sbarcati 9.944 migranti, con un decremento rispetto allo stesso periodo del 2018 pari al 55,8 per cento. I Paesi di origine dei migranti, in base alle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco, vedono, in linea con quanto registrato nel 2018, presenti ai primi posti la Tunisia, il Pakistan, la Costa d'Avorio e l'Algeria.

Vado ora al tema specifico. Il Governo, anche nell'intento di scongiurare le tragedie del mare e garantire l'arrivo in condizioni di sicurezza di coloro cui è riconosciuto uno stato di vulnerabilità meritevole della protezione internazionale, è impegnato in tre specifiche progettualità. Mi riferisco in primo luogo ai corridoi umanitari, realizzati attraverso la stipula di protocolli d'intesa con associazioni di natura religiosa. Detta iniziativa si inquadra nell'ambito del più ampio concetto di sponsorizzazione privata, sperimentata anche in altri Stati, e consente il trasferimento di persone bisognose di protezione internazionale dal Paese di primo asilo, dove risiedono, in Italia, in modo sicuro e legale grazie alla cooperazione dei settori pubblico e privato. I beneficiari della misura autorizzati all'ingresso, dopo i necessari controlli da parte dei Ministeri dell'interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sono accolti infatti presso strutture individuate e finanziate dalle associazioni private proponenti, che garantiscono anche i successivi percorsi di integrazione socio-culturale, senza oneri a carico dello Stato.

In secondo luogo, alle evacuazioni umanitarie direttamente dalla Libia e dal Niger, in collaborazione con UNHCR, finalizzate al trasferimento rapido e sicuro in Italia di persone in situazioni di emergenza, potenzialmente bisognose di protezione internazionale. L'Italia è finora l'unico Paese che effettua evacuazioni direttamente dalla Libia.

In terzo luogo, al programma di reinsediamento, che consiste nel trasferimento di rifugiati, su segnalazione dell'UNHCR, dai Paesi terzi di primo asilo verso l'Italia.

Entrando nel dettaglio dell'appena citata iniziativa, informo che, per quanto riguarda i corridoi umanitari propriamente detti, il Ministero dell'Interno è pervenuto al rinnovo del protocollo di intesa del 2017, siglato tra il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero dell'interno, la Conferenza episcopale italiana e la Comunità di Sant'Egidio, grazie al quale sono state già trasferite dall'Etiopia in Italia 496 persone bisognose di protezione internazionale. Il nuovo protocollo riguarda, in totale, 600 ulteriori beneficiari da trasferire da Etiopia, Giordania e Niger. Il primo gruppo di 51 beneficiari è arrivato dall'Etiopia lo scorso 31 ottobre.

I programmi di "private sponsorship" o "community sponsorship", che sostengono il progetto del corridoio umanitario si basano sul principio che una persona, un gruppo o una organizzazione (sponsor) si assume la responsabilità di fornire sostegno finanziario e/o sociale a una persona o una famiglia (richiedenti asilo/rifugiati) che viene autorizzata all'ingresso dallo Stato. Il Paese che vanta maggiore esperienza nel settore è il Canada, ma anche in Europa sono stati sviluppati programmi nazionali (Germania, Irlanda, Regno Unito, Francia).

Sul tema generale dei corridoi umanitari, desidero segnalare l'attenzione su quelle che chiamiamo tecnicamente evacuazioni umanitarie e per le quali l'Italia ha messo a punto una vera e propria buona prassi, che ha permesso di accogliere, dal dicembre 2017, con sette distinte operazioni, 859 richiedenti asilo, di cui 51 dal Niger e gli altri dalla Libia. Il 5 novembre scorso è stato effettuato un ulteriore trasferimento dal Niger di 54 persone di cui 13 minori non accompagnati.

Quanto invece ai reinsediamenti, cui ho fatto cenno in precedenza, ricordo che la Commissione europea ha avviato dal 2015 il Programma europeo di reinsediamento, a cui partecipano numerosi Stati membri, tra cui anche l'Italia, e per il quale è previsto un sostegno finanziario da parte del Fondo asilo migrazione e integrazione. Come accennato, il reinsediamento consente l'arrivo legale e sicuro in Europa di rifugiati individuati dall'UNHCR nei Paesi terzi. Dal lancio del programma europeo nel 2015, circa 63 mila persone bisognose di protezione internazionale hanno trovato rifugio nell'Unione europea, di cui 2.316 in Italia giunti da Giordania, Libano, Libia, Siria, Turchia e Sudan.

La Commissione europea ha recentemente invitato gli Stati membri ad assumere impegni aggiuntivi in materia di reinsediamento per un totale di 20 mila posti per il 2020, ricevendo una positiva risposta da parte di molti Stati membri.

Per il 2020 abbiamo assunto un impegno aggiuntivo per il reinsediamento di altri 700 rifugiati (70 dal Niger, 130 dalla Libia, 250 dalla Giordania e 250 dal Libano).

Ciò conferma l'impegno italiano a livello europeo ed internazionale nella promozione di canali di ingresso legali per persone bisognose di protezione internazionale, cui si aggiungono le iniziative già avviate dal Ministero dell'interno, a livello tecnico, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con l'obiettivo di sviluppare un nuovo modello che unisca i punti di forza di corridoi umanitari, reinsediamenti ed evacuazioni umanitarie, da proporre alla Commissione europea.

PRESIDENTE. La deputata Francesca Galizia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla interpellanza.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Certamente sono soddisfatta di questa risposta che ci ha fornito il Viceministro Crimi e sono soddisfatta perché stiamo cercando di cogliere quella che è un'occasione unica che si propone oggi in Europa, con un Parlamento europeo rinnovato e con una Commissione tutta nuova con cui sicuramente si può aprire un dialogo favorevole anche per il nostro Paese.

Ben venga questo primo accordo che si è fatto a Malta, in cui si apre una nuova via di dialogo. Bisogna anche mettere, però, sul piatto il fatto che la stessa Commissione dell'Unione europea, a quattro anni dall'adozione dell'Agenda dell'immigrazione, abbia visto i punti di forza e i punti di debolezza che l'Agenda ha presentato. In particolare, si evince che c'è ancora tanto lavoro da fare e sicuramente bisogna intervenire ancora su quelle che sono le misure urgenti per migliorare la situazione nel Mediterraneo orientale, dove c'è ancora una forte instabilità. Occorre migliorare la solidarietà tra le operazioni di ricerca e soccorso in mare - dove, purtroppo, all'inizio di ottobre abbiamo assistito a un'ennesima tragedia - e accelerare l'evacuazione in Libia; anche questo è un altro punto fondamentale, si calcola che ci siano ancora 50 mila rifugiati da evacuare. E quindi ben venga che l'Italia si proponga come capofila per promuovere i corridoi umanitari.

Questo è un tema che, come ha potuto notare, nella nostra Commissione, la XIV, abbiamo molto a cuore, e lo stiamo seguendo da vicino anche con il collega Raffaele Bruno, perché davvero per noi contrastare i trafficanti di esseri umani - perché sono loro quelli che gestiscono prevalentemente questi soggetti più vulnerabili - è un impegno che vogliamo portare avanti fino in fondo. Vogliamo che queste persone possano compiere il loro progetto migratorio, vogliamo che possano raggiungere i loro familiari, perché a questo servono i corridoi umanitari, servono a far realizzare il progetto migratorio. Ecco perché è importante coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea, perché molti di questi rifugiati hanno già parenti e comunità in altri Stati europei, e quindi rispettiamo anche il loro progetto di vita, per permettere loro di costruire un futuro più sereno e in sicurezza.

E allora io voglio riprendere un attimo le parole di Conte, che ha detto che dobbiamo lavorare con coraggio e senza indugio ad un'Europa più solidale, attenta alla dimensione sociale e alla crescita, capace di una gestione strutturale e non emergenziale dei flussi migratori e di preservare un multilateralismo basato su regole e valori degni del mondo globale del XXI secolo. Anche la Ministra Lamorgese ha detto parole importanti: l'Italia in questo senso potrebbe proporsi come un attore protagonista nel coinvolgimento degli Stati europei nell'attuazione dei corridoi, con la regia del finanziamento dell'Unione europea. Se lavoriamo in questa direzione, noi siamo molto soddisfatti di quello che stiamo facendo come Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a rivedere il decreto ministeriale 20 aprile 2018, in materia di intercettazioni mediante inserimento di captatore informatico, in particolare in relazione alle osservazioni del Garante per la protezione dei dati personali – n. 2-00553)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Magi e Schullian n. 2-00553 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Riccardo Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, i costi per intercettazioni da anni sono la voce di spesa più pesante messa in conto al bilancio dello Stato dagli uffici giudiziari: da tempo ormai superano l'80 per cento del totale. Secondo le informazioni che abbiamo dalla Direzione generale statistica del Ministero della giustizia, nel 2017 la spesa per intercettazioni a carico dell'erario è stata di oltre 168 milioni di euro ed è in linea con quella degli anni precedenti. Nel 2017 sono stati oltre 127 mila i «bersagli». Ad avere un peso specifico maggiore, in questo ambito, sono le intercettazioni telefoniche, più di 106 mila, mentre circa 16 mila sono state le intercettazioni ambientali. Le imprese attive nel settore delle intercettazioni sono 148, con poco meno di 2 mila dipendenti e 198 mila interventi all'anno, per un fatturato di 285 milioni. Ma questo dei costi è solamente uno degli aspetti più seri ed importanti, legati all'uso di intercettazioni.

Come è emerso dall'inchiesta di Milena Gabanelli e Mario Gerevini del luglio scorso, si tratta di un universo - gli operatori che operano nel settore - che raccoglie aziende private molto diversificate tra loro, che trattano tutte dei dati altamente sensibili; alcune di queste, quelle più strutturate, hanno un fatturato che oscilla tra i 20 ed i 30 milioni di euro; sono le aziende come la Rcs, la Innova, la Ips, la Loquendo. Ma poi ci sono una miriade di altre piccole aziende a sostanziale conduzione familiare con un fatturato di poche centinaia di migliaia di euro l'anno.

Nell'aprile del 2019 è scoppiato il caso dei dati captati nelle intercettazioni della procura di Benevento (ma anche della Direzione centrale dei servizi antidroga e di altre procure); questi dati, gestiti dall'azienda Stm Srl a seguito di gara di appalto, anziché finire sui server dei magistrati - che poi sono risultati vuoti - arrivavano direttamente su un cloud Amazon negli Stati Uniti.

Successivamente, nel mese di maggio 2019, come noto, la procura di Perugia trasmette al Consiglio superiore della magistratura i verbali di conversazioni intercettate tra magistrati, componenti del CSM e politici, aventi ad oggetto il futuro assetto delle nomine dei principali uffici giudiziari. Come ricordato recentemente anche da un articolo del Riformista, nonostante la segretezza di quelle intercettazioni, le conversazioni fatte con il virus informatico denominato trojan horse vengono interamente pubblicate dagli organi di stampa. Come conseguenza immediata i consiglieri coinvolti si dimettono e l'originario assetto del CSM viene totalmente stravolto.

Il problema, però, non riguarda solo la sicurezza nella gestione dei dati intercettati dall'autorità giudiziaria all'interno di indagini penali, che possono essere strettamente connessi, come in quest'ultimo caso, alla sicurezza dello Stato e alla vita delle persone.

Lo spyware Exodus, realizzato da una compagnia italiana, sarebbe infatti stato distribuito negli ultimi due anni su dispositivi Android attraverso almeno una ventina di app scaricabili dalla piattaforma ufficiale Play Store di Google e avrebbe infettato i dispositivi di diverse centinaia di cittadini italiani che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali.

A conferma della gravità di questa situazione e di questi rischi, il garante per la protezione dei dati personale, Antonello Soro, ha affermato: “La notizia dell'avvenuta intercettazione di centinaia di cittadini del tutto estranei ad indagini giudiziarie, per un mero errore nel funzionamento di un captatore informatico utilizzato a fini investigativi, desta grande preoccupazione; (...) emerge con evidenza inequivocabile la notevole pericolosità di strumenti, quali i captatori informatici, che, per quanto utili a fini investigativi, rischiano, se utilizzati in assenza delle necessarie garanzie anche soltanto sul piano tecnico, di determinare inaccettabili violazioni della libertà dei cittadini”. Lo stesso garante ha affermato che queste condizioni erano state già rivolte al Governo, in sede di parere sullo schema di decreto legislativo di riforma della disciplina delle intercettazioni, che ha normato, appunto, il ricorso a questo strumento che è il trojan, quanto, poi, sullo schema di decreto attuativo che avrebbe dovuto introdurre garanzie adeguate nella scelta dei software da utilizzare. Come è noto, c'era una delega al Governo su tutti questi aspetti, a partire da quello dei costi, che è rimasta, però, non applicata e non utilizzata.

Attualmente e a completamento del quadro, nei rapporti con le società di intercettazione ogni procura si regola diversamente e spesso il criterio per la scelta degli operatori è quello del prezzo più basso. Come affermato dai capi delle maggiori procure italiane, occorrerebbe un quadro centralizzato di norme, controlli e verifiche sull'attività di queste società, anche attraverso la creazione di un albo o di un'authority di controllo, al fine di verificare che esse siano abilitate al trattamento di informazioni, documenti o materiali classificati dal grado di “riservatissimo” fino a “segretissimo”; sarebbe inoltre opportuno, a parere di chi parla e anche di molti capi delle procure italiane, emanare un bando centralizzato in cui il Ministero stabilisca un prezzo nazionale. Su questo, da quello che si apprende, è stato istituito presso il Ministero della Giustizia un tavolo di lavoro e in vista del processo penale telematico il Ministero sta operando presso le sedi della procura della Repubblica per l'installazione di server ministeriali la cui finalità è anche quella di innalzare questi livelli di sicurezza.

Tutto ciò premesso, quello che chiediamo al Governo è se intenda adottare iniziative per rivedere il decreto ministeriale 20 aprile 2018 recante “disposizioni di attuazione per le intercettazioni mediante l'inserimento di captatore informatico e per l'accesso all'archivio informatico a norma dell'articolo 7, commi 1 e 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216”, recependo, quindi, le osservazioni testé citate del garante per la protezione dei dati personali nonché quali iniziative abbia intrapreso il Governo o intenda intraprendere per assicurare che le società che vendono questi servizi siano vincolate a misure tecniche di sicurezza più stringenti ed efficaci secondo gli standard internazionali e per impedire ulteriori violazioni in futuro, al fine di contemperare la possibilità di utilizzare questi strumenti investigativi con il rispetto di garanzie elevate per la sicurezza dello Stato e per la libertà dei cittadini.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Vito Claudio Crimi, ha facoltà di rispondere.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, gli interpellanti, nel richiamare, da un lato, la spesa per le intercettazioni, facendo riferimento alla delega conferita al Governo nella legge 23 giugno 2017, n. 103, per la riduzione dei relativi costi e, dall'altro, alle criticità connesse allo spyware Exodus, il cui impiego avrebbe messo a repentaglio la sicurezza e la riservatezza delle comunicazioni di migliaia di utenti, la pubblicazione delle conversazioni intercettate tra magistrati componenti del CSM e politici, i rilievi sollevati dal garante per la protezione dei dati personali in punto di riservatezza, chiedono di sapere se il Ministro della Giustizia intenda adottare iniziative per rivedere il decreto ministeriale 20 aprile 2018 recante, appunto, “disposizioni di attuazione per le intercettazioni mediante inserimento di captatore informatico e per l'accesso all'archivio informatico a norma dell'articolo 7, commi 1 e 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216”, recependo, quindi, le osservazioni del Garante per la protezione dei dati personali e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per assicurare che le società che vendono questi servizi siano vincolate a misure tecniche di sicurezza più stringenti ed efficaci secondo gli standard internazionali e per impedire ulteriori violazioni in futuro, al fine di contemperare la possibilità di utilizzare tali strumenti investigativi nel rispetto di garanzie elevate per la sicurezza dello Stato e la libertà dei cittadini. Preliminarmente va dato atto che, nel corso degli ultimi anni, si è registrata una significativa riduzione della spesa per intercettazioni, in quanto si è passati dai 300-280 milioni di euro, rilevati rispettivamente negli anni 2009 e 2010, ad una spesa di circa 205 milioni di euro nel 2018, inferiore allo stanziamento definitivo di bilancio che era pari a complessivi 230 milioni circa, con conseguente insussistenza di situazioni debitorie.

Ciò chiarito, la materia delle intercettazioni resta, comunque, uno dei campi elettivi su cui il Governo sta conducendo la sua politica di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica. Infatti, nel solco tracciato dalle disposizioni relative al riordino della spesa per le prestazioni di intercettazione, come contenute nella legge n. 103 del 2017, con decreto del Ministro della Giustizia e del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, adottato il 28 dicembre 2017, si è già provveduto alla revisione delle voci di listino relativi alle cosiddette “prestazioni obbligatorie”, ovvero il complesso delle attività affidate ai sistemi di comunicazione gestiti dagli operatori concessionari di servizi di telecomunicazione.

Quanto alle prestazioni funzionali, che abbracciano il variegato insieme di tutte le altre operazioni di intercettazione di comunicazioni che non transitano attraverso la linea telefonica e la cui captazione avviene in luoghi posti fuori dal dominio degli operatori di telecomunicazioni, sono in via di conclusione presso il Ministero della Giustizia i lavori volti alla stesura del decreto previsto dall'articolo 1, comma 89, della richiamata legge n. 103 del 2017, nel contesto di un tavolo che si avvale dell'apporto di interlocutori particolarmente qualificati.

In linea con le indicazioni del legislatore, a breve i lavori approderanno alla definizione di una nomenclatura completa ed esaustiva di tutte le tipologie di prestazioni e a un listino che consenta un significativo contenimento dei costi, garantendo al contempo i massimi standard qualitativi per ogni singola prestazione. L'attività in corso si innesta nel più ampio alveo del processo riformatore che sta interessando l'intera materia delle intercettazioni e che già da diverso tempo vede impegnata l'amministrazione della giustizia sul versante normativo e organizzativo. Presso il Ministero si è lavorato alacremente al fine di migliorare e ottimizzare l'impiego di questo prezioso e irrinunciabile strumento di indagine anche nelle sue forme più innovative, ovvero il cosiddetto “trojan” o captatore informatico, oltre che sul piano dell'efficacia e della resa investigativa, anche sul versante della sicurezza delle comunicazioni. Incidentalmente, per quanto qui di interesse, è comunque opportuno evidenziare che lo sviluppo di Exodus o di altra applicazione similare non è stato commissionato dal Ministero della Giustizia, dalle cui competenza esula completamente.

Gli incarichi alle ditte esterne che erogano i servizi per le intercettazioni sono infatti conferiti dalle singole procure nell'ambito dei poteri investigativi previsti dalle norme vigenti, con la conseguenza che non vi è una correlazione tra i due fenomeni. In ogni caso, sono in atto presso il Ministero della Giustizia iniziative volte proprio a incrementare sensibilmente il livello di sicurezza innanzitutto attraverso la possibilità di installare server ministeriali presso le sale CIT degli uffici di procura.

Nella medesima direzione si muoverebbero le prospettive di riforma che mirano a prevedere che il flusso comunicativo captato sia riversato esclusivamente sui predetti server e che i programmi funzionali alle operazioni di intercettazione mediante captatore informatico siano conformi agli standard tecnici predefiniti proprio a livello ministeriale. Lo sforzo fin qui condotto muove anche nella direzione di potenziare al massimo livello possibile le prerogative difensive, delineando un impianto normativo che consenta di coniugare in un ottimale punto di equilibrio le esigenze di giustizia, il diritto di difesa, la privacy e il diritto a informare ed essere informati, che pure costituisce un pilastro fondante della nostra democrazia.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Governo e mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta. Da una parte, abbiamo avuto l'evidenza e l'informazione che c'è un'attenzione e c'è un lavoro in corso da parte del Governo sul tema oggetto dell'interpellanza urgente; dall'altra, non possiamo non nutrire una preoccupazione per il fatto che costantemente è in atto un ampliamento anche del raggio d'azione e di utilizzo di questi strumenti.

Basti pensare, ad esempio, che anche nel “decreto fiscale”, che è ora in fase di conversione, aumenta il numero di reati per i quali sarà possibile utilizzare le intercettazioni, che sono, evidentemente, uno strumento che può essere estremamente efficace, formidabile in alcune fasi investigative e, quindi, per combattere alcuni reati e alcuni crimini, ma, dall'altra parte, rischia di generare una serie di abusi che non sono solamente nella nostra mente, ma sono già avvenuti, soprattutto, poi, anche per la sistematica diffusione delle informazioni che sono frutto di queste attività investigative, che non possiamo nasconderci è, nel nostro Paese, fatto che avviene in maniera sistematica rispetto alle principali inchieste, anche relativamente ad informazioni che dovrebbero essere informazioni assolutamente riservate e segrete in quella fase delle indagini.

Per cui, bene che il Governo ci stia lavorando; la preoccupazione rimane e la nostra sorveglianza rimarrà altissima, anche perché lo spaccato che emerge approfondendo questa questione è anche uno spaccato, ripeto, di aziende che, in alcuni casi, sono aziende estremamente piccole, che rappresentano una sorta di giungla del settore e che non sembrano, o almeno possiamo affermare, in passato, non sono state in grado di garantire livelli di sicurezza adeguati alla tipologia di informazioni che sono informazioni, lo ripetiamo, e concludo, attinenti alla stessa sicurezza dello Stato o, comunque, alla tutela di diritti, che dovrebbero essere costituzionalmente garantiti e tutelati, dei cittadini.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 14 novembre, il presidente della VIII Commissione (Ambiente) ha comunicato che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'esigenza di richiedere un rinvio dell'inizio dell'esame del disegno di legge n. 2211, di conversione del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici, allo stato previsto a far data da lunedì 18 novembre.

Secondo le intese intercorse, il provvedimento sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea nella parte pomeridiana della seduta di mercoledì 20 novembre, per la discussione sulle linee generali e, a partire da giovedì 21 novembre, per il seguito dell'esame.

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto inoltre che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A), sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione n. 1-00286, concernente iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 18 novembre 2019 - Ore 12:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1493 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Approvato dal Senato). (C. 2242)

Relatrice: SURIANO.

(ore 18)

2. Discussione sulle linee generali della mozione Brunetta ed altri n. 1-00286 concernente iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali .

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

DORI ed altri: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori. (C. 1524-A)

e dell'abbinata proposta di legge: MELONI ed altri.

(C. 1834)

Relatrice: D'ORSO.

4. Discussione sulle linee generali della mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America .

La seduta termina alle 11,10.