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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 258 di mercoledì 13 novembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Prima di dare per approvato il processo verbale, desidero precisare al collega Giachetti in particolare - che ieri ha fatto un richiamo all'articolo 59 del Regolamento - che sono andato a rileggere, secondo la sua precipua richiesta, lo stenografico dell'intervento svolto ieri dal collega Donzelli e ho constatato, oltre quanto avevo già rilevato in quella sede sulla pertinenza della sua richiesta di informativa rispetto alla competenza del Governo, che effettivamente il collega Donzelli ha usato, pur nell'esercizio della sua legittima facoltà di intervento, talune espressioni qualificabili come sconvenienti ai sensi dell'articolo richiamato e che, pertanto, merita uno specifico richiamo, almeno in differita.

Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Cabras, Colletti, Comaroli, Covolo, Dadone, Delrio, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuni, Maggioni, Pedrazzini, Ribolla, Paolo Russo, Saltamartini, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Sisto, Tasso e Tateo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Volevo porre all'attenzione dell'Aula quanto è successo stanotte a Venezia, che è stata davvero una notte da incubo, dove l'acqua alta ha raggiunto quota 187 centimetri, la seconda alta marea più alta di sempre dopo l'alluvione del 1966, quando raggiunse 194 centimetri. La città è in ginocchio ed è una vera e propria tragedia. In questo momento proprio, alle dieci e mezza, è prevista una punta massima di altri 160 centimetri di marea, che ugualmente è un'acqua alta eccezionale.

Abbiamo visto le immagini alla televisione, sui social, di vaporetti alla deriva, sbattuti a terra, montagne di gondole sul molo, negozi allagati, la furia dell'acqua in via Garibaldi ha travolto tutto, case allagate: la città è davvero in ginocchio. Io credo che in questo momento così drammatico sia necessario stare vicini alla città di Venezia - questo è sicuramente il momento della solidarietà e del lutto perché ha perso la vita anche una persona a Pellestrina, rimasta folgorata cercando di azionare l'idrovora - che deve trovare la forza di rialzarsi.

Credo, però, che ci sia il bisogno di tutti, che serva l'aiuto innanzitutto della politica. La politica non può restare indifferente rispetto a quanto è successo. Da quando sono in quest'Aula lo vado ripetendo: il dossier Venezia va preso in mano nel suo insieme. Il tema dell'alta marea, il tema delle grandi navi, il tema del turismo, il tema dell'operatività del porto e le sue attività economiche è un tema che non possiamo trascurare. Venezia non rappresenta un problema, ma un'opportunità per il nostro Paese e dobbiamo porre la giusta attenzione. Lo dicevo quando c'era il passato Governo e lo ripeto oggi: il Governo deve intervenire subito per far fronte all'emergenza, rifinanziando immediatamente la legge speciale, ma serve un momento di attenzione particolare per cercare di risolvere i problemi che abbiamo di fronte.

Dopo cinquant'anni - sono passati 53 anni dall'alluvione del 1966 - pensavamo che una tragedia come questa non si sarebbe mai dovuta ripetere e invece siamo di nuovo qui a contare i danni e a cercare di rimettere in piedi una città che è patrimonio mondiale dell'umanità.

Io penso che su questo, anche rispetto agli interventi in corso, sono stati spesi già 6 miliardi per la realizzazione del Mose e proprio il 4 novembre scorso, qualche giorno fa, dovevano essere fatte le prove generali per l'entrata in funzione delle paratoie, ma ancora problemi hanno impedito questa sperimentazione e questo test. Io non penso che, giunti al 95 per cento dell'opera ed essendo già stati spesi, come dicevo, 6 miliardi, si possa restare fermi, sono soldi dei contribuenti. E già si sa fin d'ora che, comunque, il Mose da solo non basterà a risolvere i problemi dell'alta marea, a fronte dei cambiamenti climatici e delle grandi trasformazioni ambientali che sono in atto.

Chiedo, quindi, che sia istituita una commissione d'indagine conoscitiva, per conoscere lo stato di avanzamento degli interventi e per capire quali sono e se sono sufficienti quelli che sono stati finora progettati, perché, ripeto, Venezia rappresenta una grande opportunità per tutti noi e dobbiamo non solo starle vicino in questi momenti, ma, con atti concreti, con i fatti, il Governo deve dimostrare il suo interesse per il destino di Venezia. Oggi dobbiamo essere solidali con la città, con il sindaco di Venezia, che chiederà al presidente della regione lo stato di calamità naturale e dobbiamo essere tutti uniti su questo, perché Venezia è interesse di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alex Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo da veneziano per una richiesta urgente, per portare in quest'Aula il dramma che sta vivendo in questi giorni, ma soprattutto in queste ore, la mia città. Venezia è ancora una volta - ma come in poche altre occasioni nella sua millenaria storia - in ginocchio per l'acqua alta. Una marea che, nella giornata di ieri, ha toccato i 187 centimetri, vicina a quel drammatico record che i veneziani ricordano bene, quel record del 4 novembre del 1966. Una marea che, aiutata dal vento che sta colpendo la laguna, ha impedito all'acqua di defluire e che ha già provocato, purtroppo, due vittime civili. Pensate, colleghi, che ad essere colpita è stata anche la meravigliosa Basilica di San Marco, in cui la marea è penetrata per 70 centimetri, fatto accaduto solamente sei volte negli ultimi dodici secoli, di cui però tre negli ultimi vent'anni.

Le mie parole, però, non vogliono essere una mera testimonianza di quel che stanno vivendo i miei concittadini, ma una richiesta specifica a tutta la nostra classe politica e, soprattutto, al Governo. Il progetto del Mose, che è stato varato nel lontano 1994 dall'allora Governo Berlusconi, deve essere ultimato. Siamo a sedici anni dalla posa della prima pietra, avvenuta il 14 maggio 2003, e ancora ben lontani dall'entrata in servizio ufficiale, che dovrebbe avvenire, secondo le stime, a dicembre 2021. Intanto i costi hanno raggiunto l'esorbitante cifra di 5 miliardi di euro. Se quest'opera può e deve davvero salvare la città più bella e sicuramente più speciale del mondo, è necessario che si arrivi presto al completamento, ma altrettanto è necessario agire immediatamente per tutelare gli abitanti veneziani colpiti economicamente e socialmente.

Per questo, come gruppo Lega, chiediamo ufficialmente al Governo, nella figura del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di dichiarare immediatamente lo stato di emergenza per calamità naturale, come richiesto dalla regione Veneto, non solo per Venezia, ma anche per Chioggia, colpita in maniera analoga dalla marea e per le zone di Eraclea e di Jesolo, nel litorale veneziano.

Serve un miliardo, cari colleghi, un miliardo per tutelare subito i cittadini, un miliardo che possiamo andare a trovare in quei bonus che il Governo prevede di dare a chi utilizza i bancomat e le carte di credito nella prossima legge finanziaria.

Colleghi, proprio mentre vi parlo, è previsto un nuovo picco di marea, che rischia di mettere definitivamente in ginocchio la nostra città. Non possiamo, cari rappresentanti del Governo, rimanere inermi e non aiutare immediatamente Venezia e i veneziani, che stanno pagando ma soprattutto che pagheranno nei prossimi mesi i costi esorbitanti di questa marea eccezionale. Basta con i rinvii, ma soprattutto basta con i “no” ideologici: “no” al Mose e “no” alle grandi opere. Terminiamo quest'opera e difendiamo la nostra Venezia, che è un patrimonio mondiale di tutta l'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, questa notte, la città di Venezia ha rischiato di affondare, travolta dall'acqua alta, che ha raggiunto i 187 centimetri - mai così dal 1966 - e, purtroppo, accanto alla paura e alla preoccupazione, si aggiunge anche la morte di due persone a Pellestrina. Oggi è sicuramente il giorno dell'emergenza e della dichiarazione dello stato di calamità, alla quale, ovviamente, Italia Viva si aggiunge e si unisce, ma domani sarà necessariamente il giorno della responsabilità e la politica non può fermarsi, né alla solidarietà né, tanto meno, agli annunci roboanti, come quelli che ho sentito anche appena adesso da parte di Salvini e di chi ha governato fino a ieri e si accorge solo ora di Venezia, dopo un anno di assoluto immobilismo.

Io credo che, dopo anni in cui gli scandali hanno accompagnato la realizzazione del Mose, un'opera costosissima che avrebbe dovuto salvare la città, ma che oggi, anche grazie, purtroppo, ad una gestione commissariale che non sta riuscendo nella propria parte, quest'opera è ancora incompleta e non funzionante. Credo che, al di là dell'efficacia che avrà quest'opera, i cittadini di Venezia meritino concretezza e prospettiva. La specificità di Venezia merita e richiede azioni concrete. Con il Governo Renzi era stato siglato un patto per Venezia - 457 milioni - e, poi, era stata rifinanziata la legge speciale: queste risorse, queste ultime, sono ancora ferme per l'inerzia del precedente Ministro delle infrastrutture; così come sono fermi i soldi che, grazie ad un mio emendamento alla legge, erano stati stanziati per i comuni della Gronda, come Jesolo, anch'esso travolto dalla marea questa notte.

In questi mesi Venezia, come dicevo, è stata protagonista di un grande dibattito sulle grandi navi - necessario sì, ma, ovviamente, ancora senza soluzione - e sulla tassa di sbarco, peraltro ancora inapplicata: nulla di coordinato e veramente lungimirante per la città. Serve un soggetto nuovo, che si occupi a 360 gradi della città, fragile, unica, patrimonio dell'UNESCO, della sua salvaguardia ambientale, della residenzialità, del turismo e della bellezza artistica e culturale che possiede. O capiamo che la città ha bisogno di una politica che guardi ai prossimi cinquant'anni, che si assuma le responsabilità delle proprie scelte, che metta in campo soluzioni nuove in uno spirito di collaborazione e non di divisione partitica, oppure Venezia rischierà davvero di affondare. I veneziani questa notte lo hanno già fatto, ora tocca alle istituzioni rimboccarsi davvero le maniche. Italia Viva, ovviamente, insieme mi auguro a tutte le forze politiche di questo Parlamento, farà la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie, signor Presidente. Intervengo per rappresentare a tutta l'Aula quello che è successo. Io ho passato tutta la notte a monitorare i grafici delle maree, con l'angoscia nel cuore di non potere fare altro, se non di consultare dei grafici. Mi ricordo il 1966, quel novembre, quando avevo sedici anni, e andavo con i miei genitori a salvare il salvabile del nostro negozietto. Ecco, la mente è riandata a cinquant'anni fa, oltre cinquant'anni fa: i centimetri erano gli stessi - 187 centimetri e, allora, 194 centimetri -, l'angoscia la stessa. Io, oggi, qui a Roma, lontano dalla mia città.

Solidarietà certamente, solidarietà con i veneziani, con tutti i negozianti, con tutti gli abitanti, con tutte le vittime che ci sono state nella bellissima isola di Pellestrina; solidarietà per questa città, ancora una volta, così duramente colpita. Vedete, le maree sono la cosa più naturale del mondo, sono la vita di Venezia, perché, grazie alle maree, la laguna si ripulisce e la città è vissuta nei millenni. La laguna è un luogo straordinario artificiale voluto dagli uomini, non esistono lagune che durano così tanto: la laguna di Venezia è esistita perché è un luogo curato dagli uomini e questa cura deve continuare.

Quindi, il problema non sono le maree: il problema è come governare e gestire le maree. Il progetto del Mose è stato un progetto straordinario, unico al mondo, la più grande opera idraulica della storia dell'umanità. Questa opera va portata a termine, manca poco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Manca poco. Sono stati spesi più di 6 miliardi. Tanti dibattiti, tanti ne ho seguiti nella mia giovinezza, tante discussioni, ma io la considero, anche da accademico, la più grande opera idraulica della storia dell'umanità. Va portata a termine, va rifinanziata, va finanziata la sua manutenzione, perché è un'opera delicatissima, complicatissima, mai realizzata nella storia.

E per questo, sono d'accordo con l'amico Pellicani, va immediatamente riaccesa la luce sul commissariamento del Consorzio “Venezia Nuova”, sul commissariamento che ha bloccato, in tutti questi anni, il completamento. Servono risorse, serve che il Governo riconosca immediatamente la calamità naturale, servono le risorse necessarie. Sono d'accordo con l'amico Pellicani: serve anche un'iniziativa parlamentare e istituzionale, una commissione d'indagine conoscitiva per capire perché tutto si sia bloccato e per riavviare il processo di salvaguardia. Io mi lancio anche nel dire che serve una nuova legge speciale per la nostra città, una nuova legge speciale che riguardi non solo Venezia, ma tutta la città metropolitana di Venezia che, come ben sappiamo, è l'intera provincia, perché è tutto il sistema metropolitano che regge la città di Venezia.

Serve un intervento organico. Purtroppo - bisogna fare anche un po' di autocritica -, abbiamo dato poca attenzione strategica a questa città, forse deviati dalla sua bellezza, dalla sua forza, dalla sua intelligenza, dalla sua arte, della sua storia, dalla sua cultura, delle sue Biennali, dalle sue mostre del cinema, dalle sue luci, ma Venezia non è solo questo. Venezia è una città straordinaria, ma è anche una città fragile, che ha bisogno della continua cura non solo dei veneziani, non solo dei veneti, non solo degli italiani, ma del mondo intero.

Quindi, chiedo a noi stessi, signor Presidente, a quest'Aula, alle istituzioni una rinnovata attenzione per questa città. Ribadisco la necessità di una commissione d'indagine, il riconoscimento - lo chiedo al Governo - dello stato di calamità naturale, con lo stanziamento delle risorse necessarie. Grazie! Un pensiero a Venezia, un pensiero ai miei veneziani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Come prima cosa, mi unisco ai colleghi per quanto riguarda la solidarietà ai parenti, ai cari delle due vittime di Venezia di questa notte. Però una riflessione va fatta, perché, colleghi, ogni settimana, praticamente, ci troviamo a dover fare una sorta di breve commemorazione, un minuto di raccoglimento o di riflessione per le continue calamità naturali a cui il nostro Paese è soggetto - il Veneto, la Liguria, la Toscana, ora Venezia, qualche giorno fa si parlava della Sicilia - e questo dovrebbe farci rendere conto che il clima sta cambiando.

Allora - e questo è il mio appello -, non dovremmo pensarci solamente quella volta in cui c'è l'acquazzone, il maremoto, la tempesta, il terremoto. Questa è l'Aula che dovrebbe forse cominciare a ragionare, invece che a posteriori, su una seria prevenzione.

Centottantasette centimetri sono quelli di stanotte, che sono stati molto vicini ai 194 centimetri del 1966. Il discorso è che questi fenomeni, visti complessivamente, dovrebbero destare seria preoccupazione. Si parla di Mose, poi si va a vedere che il Consorzio Venezia Nuova è una classica storia italiana di decenni, perché è un consorzio nato negli anni Ottanta, molti qua non erano neanche nati, e del Mose se ne parla dagli anni Novanta e invece non ci siamo ancora arrivati. Forse non è quella la soluzione complessiva, perché la soluzione complessiva forse non dipende neanche esclusivamente dal nostro Paese, da un cambiamento radicale di paradigmi che dovrebbero rispettare l'ambiente, in cui il nostro Paese, però, forse dovrebbe essere da esempio, vista la fragilità che ci contraddistingue. Forse la soluzione che dobbiamo mettere in atto non è perseguire comunque le trivelle, perché alla fine è di questo di cui dobbiamo parlare, se vogliamo un paradigma economico che faccia ancora uso nel nostro futuro di idrocarburi, quindi le trivelle piuttosto che l'uso di elementi che sono climalteranti. È di questo che alla fine arriviamo a parlare, perché altrimenti ci troviamo solamente il venerdì a protestare per il clima ma quando poi qua le cose sono da votare ci rifiutiamo di farlo.

Concludo, perché quello che mi aspetto, quello per cui almeno il MoVimento 5 Stelle lavorerà è che queste parole che in questi minuti sono riecheggiate non restino solo parole ma si trasformino in fatti. E serve coraggio, perché altrimenti le cose che serve fare non si riuscirà a farle, anche se è già tardi, ma è necessario agire ora. Ben vengano poi tutte le leggi speciali di cui è stata fatta proposta, le iniziative, certo, a posteriori; il nostro gruppo collaborerà in questo senso, ma serve prevenzione, perché oggi c'è Venezia, ma noi dobbiamo prevenire la prossima catastrofe, il prossimo cataclisma, il prossimo problema dovuto ai cambiamenti climatici che il nostro Paese incontrerà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato di Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, cari colleghi, anche il gruppo di LeU si unisce all'auspicio di un'iniziativa forte nei confronti della realtà di Venezia e della sua area metropolitana, dei comuni di Chioggia e di Jesolo. E ci uniamo alla solidarietà verso le popolazioni e ai cittadini che in queste ore, in questa notte soprattutto, hanno vissuto una situazione molto, molto difficile. Così come vorrei anche ricordare quello che è avvenuto in altre parti del Paese: le immagini di Matera credo parlino da sole, per quanto riguarda il rapporto tra i cambiamenti climatici e la fragilità del nostro territorio. Venezia, come hanno detto i colleghi di Venezia, è sicuramente una città fragile, ma insieme un grande vanto per il Paese. È sostanzialmente l'immagine più alta che noi possiamo offrire al mondo. Da questo punto di vista, dobbiamo però uscire dalla retorica dell'emergenza, dalla retorica della solidarietà, e provare a capire effettivamente che cosa serve a Venezia e che cosa la comunità nazionale deve fare per Venezia. Questo è il cuore del problema che ci consegna la vicenda di questa notte. Venezia è ferma: fermo il completamento del Mose; il commissariamento non funziona; ferma la legge speciale che il precedente Esecutivo aveva portato avanti. Venezia ha bisogno di risorse e ha bisogno di progetti. Le risorse vanno trovate con equità. Ho sentito il collega della Lega dire prendiamoli dai bonus, io potrei dire prendiamoli da “quota 100”, ma non è questo il modo serio per affrontare il tema di dove si trovano le risorse con uno sforzo di solidarietà e di equità nazionale. Ci vuole soprattutto un progetto, quello che è mancato.

E il progetto deve partire da una riconsiderazione: Venezia non può essere solo città vetrina, città-turismo, città attrattiva; Venezia - si è ricordata l'alluvione degli anni Sessanta e Settanta, ma quella Venezia era tanto diversa dalla Venezia di oggi - deve tornare ad essere un cuore propulsivo, produttivo, di nuovi servizi e nuove occasioni di lavoro. Solo così, intervenendo nella salvaguardia e ricostruendo un progetto, possiamo far sì che l'Italia faccia per Venezia quello che Venezia si merita e Venezia fa per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, ogni volta che suona una sirena a Venezia, le sirene che annunciano le alte maree, sono delle coltellate a uno dei più grandi e più importanti gioielli artistici, paesaggistici, ambientali e storici, la più antica e la più longeva repubblica del mondo, la capitale della Serenissima, una città, come è stato ricordato, unica al mondo, una città che, è vero, non può essere soltanto la città vetrina dei turisti, però è un patrimonio che dobbiamo condividere con tutto il mondo e che quindi deve avere anche la capacità e la possibilità di organizzarsi proprio per far fronte anche a situazioni tragiche come queste. Ciò perché, come ha ricordato anche con commozione il collega Brunetta con la sua storia personale, l'alta marea è l'alta marea che invade le case, che invade i negozi; ma l'alta marea è l'alta marea che vediamo in queste foto di queste ore, che allaga i portici delle procuratorie, che entra nella Basilica di San Marco, uno dei massimi monumenti mondiali, quindi è chiaro che non si può tollerare ancora questa situazione. Sicuramente ci uniamo alla richiesta di condividere lo stato di calamità naturale, che il Governo, insomma, si faccia carico di questo, che dia gli strumenti al comune e alla regione per poter intervenire celermente sui danni che si sono creati in queste ore e che forse, ahimè, si creeranno ancora, però non possiamo non considerare che sia stata scelta la strada del Mose e che quella strada, come si diceva, debba essere conclusa, al più presto. Bisogna sicuramente fare i conti, purtroppo, con un passato non sempre cristallino e trasparente, ma l'opera è l'opera, quindi se abbiamo scelto, come nazione, di preservare un patrimonio nazionale e mondiale come Venezia con quest'opera, la dobbiamo portare al termine e il Governo deve interessarsi velocemente e puntualmente su cosa serve perché l'opera venga completata. Poi, chiaramente, dobbiamo anche pensare che Venezia, come è stato detto, è una città particolare, è una città unica, quindi ha probabilmente bisogno, come altre città italiane che hanno questo patrimonio artistico e culturale, di una legislazione particolare, di una forma di governo particolare, di strumenti legislativi e di risorse economiche particolari; non si può pensare che sia una città uguale alle altre. I veneti, storicamente, come è stato detto, si rimboccano le maniche, se le rimboccano come successo oltre un anno fa in Comelico, nell'Agordino, nel Cadore, nella provincia di Belluno, quando c'è stato Vaia, quando c'è stato quel disastro ambientale; senza inutili piagnistei e senza inutili recriminazioni ci si è subito adoperati per sistemare quelle valli. Bene, lo faranno anche a Venezia, però non si può non considerare i mutamenti climatici o comunque i sistemi orografici della nostra nazione. È stata citata da parte del collega Epifani Matera, il collega Acquaroli mi ha poc'anzi raccontato delle mareggiate di questa notte nelle Marche che hanno creato dei danni notevoli alle spiagge, che sono un patrimonio turistico ed economico delle Marche, il collega Rizzetto mi segnala dei danni importanti anche in Friuli.

Allora, Venezia sicuramente è il centro della nostra attenzione perché, per quanto ho appena citato, non si può non considerare come una realtà unica che dobbiamo preservare in tutti i modi, però ecco credo che bisogna intervenire su tutte queste situazioni, sul sistema sicuramente della Protezione Civile ma sulla programmazione delle azioni affinché insomma questi fenomeni climatici non siano ogni volta un disastro per le nostre città, per le nostre valli, per le nostre spiagge.

Credo, quindi, che sia utile che il Governo poi ci possa informare velocemente su cosa si sta facendo per Venezia, ripeto, nel breve termine - e vado a concludere – con la concessione dello stato di calamità, ma, ripeto, sapendo qual è il futuro del Mose, qual è il futuro anche, ripeto, in termini normativi e di risorse economiche per una città come Venezia, che non possiamo tollerare possa essere riconosciuta nelle foto di queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell'Istituto comprensivo Aldo Moro di Bari che assistono dalle tribune ai nostri lavori insieme a studenti e docenti dell'Istituto comprensivo Via Fabiola di Roma. Grazie per essere venuti a farci visita (Applausi).

Seguito della discussione della mozione Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi ed altri n. 1-00082 concernente iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione) concernente iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 11 novembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signor Presidente. Con riferimento alla mozione che oggi siamo chiamati a votare, mi limiterei ad esprimere i pareri sugli impegni, ringraziando l'onorevole Pella e gli altri firmatari della mozione per il lavoro che è stato svolto con cura, con attenzione, su un problema effettivamente molto significativo e soprattutto con ricadute importanti sui bambini e sulle bambine italiane.

Con riferimento all'impegno n. 1), chiederei all'onorevole Pella di riformularlo, come segue: “a prevedere un monitoraggio sulla corretta attuazione dei LEA, con specifico riferimento alle malattie associate all'obesità”. Sull'impegno n. 2) il Governo esprime un parere favorevole. Con riferimento all'impegno n. 3), cioè alle iniziative per assicurare alle persone con obesità il pieno accesso alle cure e ai trattamenti del caso, voglio ricordare che i pazienti affetti dalla patologia in questione hanno pieno accesso alle prestazioni e ai servizi sanitari erogati tramite i livelli di assistenza. Per cui, anche tenuto conto delle considerazioni espresse sui prodotti alimentari, nei limiti del regime in essere, il Governo esprime parere favorevole. Sull'impegno n. 4), cioè rendere maggiormente stringente l'implementazione del Patto nazionale della prevenzione relativo al periodo 2014-2018 riguardo alle politiche di contrasto dell'obesità, il Governo esprime parere favorevole. All'impegno n. 5), che chiede di promuovere il miglioramento della formazione degli operatori sanitari sul tema della nutrizione e una maggiore cultura negli operatori scolastici, anche a favore dei genitori, il Governo esprime un parere favorevole. All'impegno n. 6), laddove si chiede di promuovere studi sull'obesità e l'adozione di iniziative per migliorare la nutrizione delle mamme in gravidanza e dei bambini, i cosiddetti primi mille giorni di vita, fornendo alle mamme indicazioni sulle proteine animali e sulle proteine vegetali, il Governo esprime un parere favorevole. All'impegno n. 7), che chiede di promuovere la prevenzione dell'obesità infantile e la lotta alla sedentarietà, il Governo esprime un parere favorevole. All'impegno numero 8, relativo all'informazione alla popolazione a sostegno di quanto indicato dalla campagna Obesity Day, in effetti per il 2019 ricordo che non è prevista un'iniziativa di comunicazione specifica. Peraltro voglio ricordare che nel sito del Ministero della salute sono presenti numerose iniziative di comunicazione rivolte a promuovere corretti stili di vita, dalla sana alimentazione al contrasto al fumo e all'alcol, al movimento fisico come strumenti per la prevenzione dell'obesità, e nel 2020 il Ministero realizzerà una campagna proprio sui corretti stili di vita, che sarà dedicata anche all'obesità. In tal senso c'è, quindi, la disponibilità del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio a supportare queste campagne di sensibilizzazione e il Governo esprime un parere favorevole all'impegno. All'impegno n. 9), cioè interventi mirati alla tutela della persona obesa negli ambienti lavorativi e scolastici, anche per contrastare forme di bullismo e di discriminazione, il Governo esprime un parere favorevole.

All'impegno n. 10), relativo alle iniziative volte a far riconoscere il valore dell'allattamento al seno materno e a promuoverlo da sei mesi a due anni, il Governo esprime parere favorevole. All'impegno n. 11), relativo alle iniziative per la disciplina della pubblicità di prodotti alimentari e bevande per bambini, tenendo conto dei luoghi di aggregazione, sviluppando politiche di contenimento del marketing alimentare e perseguendo il fine di ridurre l'impatto di pubblicità di alimenti che abbiano un eccessivo contenuto di grassi, zuccheri o sale, il Governo esprime un parere favorevole. All'impegno n. 12), volto a stimolare l'industria alimentare a studiare un'adeguata porzionatura dei prodotti alimentari destinati all'infanzia e all'adolescenza, il Governo esprime un parere favorevole.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretaria Zampa. Diamo per scontato che il parere del Governo sulla premessa sia oltremodo favorevole, giusto?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Condivisibile, come ho avuto modo di richiamare, ringraziando il lavoro dell'onorevole Pella, perché si tratta davvero di un problema importante.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, sottosegretario, il mondo vive una curiosa asimmetria: secondo un report delle Nazioni Unite ci sono 821 milioni di persone nel mondo che soffrono di fame, circa l'11 per cento dell'intera popolazione mondiale, e, a fronte di questo dato, poi ci sono circa 2 miliardi di persone che, invece, hanno problemi di sovrappeso e di obesità. Una questione, quest'ultima, legata a molteplici fattori. Penso, ad esempio, alle abitudini alimentari, agli stili di vita, alle dinamiche di prevenzione, a cure specifiche che molto spesso mancano. E allora si tratta di una vera e propria questione sociale, visto che ogni anno nel mondo muoiono più di 3 milioni di persone per problemi legati direttamente all'obesità. Certo, sono questioni individuali, ma, quando assumono le proporzioni di questi numeri, si apre, come dicevo, una questione sociale, sia rispetto alla diffusione di pratiche, stili e abitudini sia rispetto alla necessità di contenere il danno che una malattia così diffusa può provocare alla salute pubblica, ma anche ai sistemi di spesa dei servizi sanitari.

Infatti, secondo la FAO, l'obesità nel mondo non cessa di aumentare e si calcola che in Italia siano oltre 5 milioni le persone obese; una popolazione a rischio che subisce pesanti ricadute in termini di produttività, di vita sociale e di inserimento lavorativo. Un grande fattore di rischio, inoltre, per molte altre malattie e patologie croniche, ipertensione, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari.

È come se in una tragica catena contagiosa una patologia tirasse l'altra, determinando un quadro clinico davvero rischioso.

L'aspettativa di vita di un uomo giovane ma gravemente obeso scende del 22 per cento, mentre una stima dell'OMS attribuisce a fenomeni di sovrappeso e obesità la responsabilità di una perdita compresa fra l'8 per cento e il 15 per cento degli anni di vita in Europa e negli Stati Uniti. Solo in Italia ci sono 57 mila morti all'anno per malattie legate all'obesità, decessi che arrivano dopo anni di malattie spesso gravi.

Questi dati, come è dunque evidente, mostrano e offrono già da soli il quadro di un problema serio, di un problema che non può essere sottovalutato, una grande traccia che ne tiene dentro altre: perché all'obesità si correlano non solo molte altre patologie, ma gravi contraccolpi sociali. Si strutturano ad esempio diseguaglianze, emarginazioni, penalizzazioni sul lavoro, nella vita personale: uno stigma di disapprovazione sociale che, soprattutto quando colpisce i ragazzini più piccoli, più giovani, rischia di fare male, molto male.

Peraltro, sovrappeso e obesità colpiscono di più dove c'è meno benessere e meno istruzione, il che fa capire anche come sia una vicenda culturale: più alto è il livello di istruzione, più è basso il numero di chi è in sovrappeso. Tra i laureati, ad esempio (vorrei fornire questo dato), solo - si fa per dire - il 6,6 per cento è obeso, dato che sale più del doppio, raggiungendo il 14,2 tra chi si è fermato alla terza media. Anche i figli di chi ha studiato meno pesano di più: se tra i figli dei laureati il dato si ferma ad un comunque preoccupante 18,5 per cento, tra coloro che hanno un basso titolo di studio la cifra schizza addirittura al 29,5.

E, allora, è indubbio che la lotta al sovrappeso e all'obesità deve diventare un punto fondamentale delle nostre politiche per la salute, agendo su informazione, sensibilizzazione e prevenzione, in modo da mettere in discussione le abitudini e gli stili fin da quando si è bambini, come giustamente ed opportunamente sottolineato dalla mozione in discussione: una mozione che i gruppi, tutti i gruppi condividono ampiamente.

Sovrappeso e obesità sono già una priorità nelle azioni di lotta delle Nazioni Unite, che invitano i Paesi ad indirizzare parte della spesa su prevenzione, sorveglianza ed educazione. In molti Paesi occidentali vivono programmi ad hoc, programmi specifici, in Inghilterra, in Spagna, negli Stati Uniti. Anche l'Unione europea ha approvato due misure, nel 2017 e nel 2018, indicando come obiettivo la lotta all'obesità e il ruolo dell'attività fisica e sportiva nella prevenzione della stessa.

E allora, in ragione di quanto detto, sono da condividere gli impegni che la mozione chiede al Governo di assumere: una mozione necessaria, ripeto, condivisibile nelle premesse e negli impegni. L'obesità è e va considerata una malattia cronica e vanno individuate di concerto con le regioni le iniziative da assumere per promuovere interventi multidisciplinari sul tema, agendo fin dalla più tenera età, con piani di educazione e informazione, di promozione dei corretti stili di vita, percorsi educativi che siano anche simbolici, che diano dei segnali precisi: per esempio, nelle operazioni di marketing, nelle tecniche pubblicitarie, nelle campagne di sensibilizzazione e nella diffusione di una cultura sportiva extrascolastica, da sostenere anche in alcuni casi economicamente.

Allora, in conclusione, occorre una presa di coscienza profonda della serietà del problema e poi una mobilitazione trasversale, molto trasversale, sanitaria ed educativa, in modo da incidere nel profondo di abitudini e stili radicati (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, colleghi, onorevole sottosegretaria, io non voglio utilizzare termini troppo aulici per questa discussione, ma vorrei dire a noi stessi che il metodo utilizzato per la stesura di questa mozione, che vede tutti i gruppi politici unitariamente impegnati su un tema così importante della società italiana e non solo, come dirò, della società italiana e della sanità pubblica del nostro Paese, è un metodo direi esemplare.

Ci sono alcune questioni che bisognerebbe esattamente trattare in questo modo: stringersi - come dire - come Parlamento a coorte intorno a grandi questioni che riguardano la nostra società, e provare insieme a risolverle con policy pubbliche capaci di incidere su molti fronti, che questa mozione tenta sostanzialmente e molto pragmaticamente di affrontare. Bisogna costruire, come dice la mozione nelle premesse, una sorta di infrastruttura culturale, perché uno dei grandi problemi dell'obesità e del sovrappeso in una popolazione è esattamente di tipo anche culturale.

Certo, chi conosce la vita del Parlamento sa bene che questa non è la prima mozione sull'obesità, e probabilmente per tante ragioni non sarà nemmeno l'ultima. Io non vorrei introdurre elementi di disincanto e scoraggiarci, ma secondo me, utilizzando un termine forte, se terremo il ferro caldo su questa materia, probabilmente ulteriori azioni rispetto a quelle che sono state realizzate negli anni precedenti si potranno, ancora di più, concretamente e fattivamente mettere in campo nel nostro Paese.

Dicevo che l'obesità è un problema sicuramente di salute pubblica. È un problema di salute pubblica perché la dimensione del fenomeno e tutte le patologie correlate a questo tipo di condizione, in una crescente comorbilità dei soggetti che hanno esattamente questo problema, incidono - come affermano le statistiche a nostra disposizione, che lo stesso Ministero della Salute annualmente ricostruisce - in maniera molto forte anche sul tema della sostenibilità, con costi esorbitanti per il sistema sanitario pubblico: perché (succede sempre così) quando non si interviene sul fronte della prevenzione e anche della cura di alcune potenziali patologie, i costi e gli effetti ulteriori successivi sono sicuramente molto più grandi. Sono dimensioni assolutamente grandi, nel nostro Paese e, devo dire, non solo: come ci ricorda l'OMS in tantissime circostanze e anche in tanti momenti gli stessi G20 e G7 salute si sono occupati più volte del tema dell'obesità nel pianeta. Ma sicuramente nel nostro Paese i censimenti che abbiamo a disposizione sono veramente allarmanti: 21 milioni di italiani, cioè più del 30 per cento, sarebbero sovrappeso. La stessa cifra e la stessa dimensione, in maniera ancora più preoccupante, riguardano soprattutto i bambini e l'infanzia.

Il Ministero della Salute, come sicuramente ci ricorderà la sottosegretaria, già dal mese di gennaio di quest'anno, ha messo in piedi un tavolo molto importante, che si dovrà occupare di prevenzione e di contrastare tutte le altre malattie correlate alla mancanza di essa; in un'articolazione che nel nostro Paese, nell'attuale responsabilità dei livelli della Repubblica tra Stato e regioni, diventa sempre un po' complicato gestire, perché la difformità, anche la non sempre declinata e paritaria sensibilità di responsabili pubblici a livello nazionale e a livello regionale, produce molte volte effetti non uniformi nel nostro Paese. Ci sono buone pratiche che sono state sostanzialmente messe in campo in alcuni territori, con attività di prevenzione che coinvolgono i medici di medicina generale, che coinvolgono le istituzioni scolastiche, che coinvolgono le famiglie, e dove gli effetti di tale attività producono sicuramente dati molto interessanti.

Non è un caso che, come ci ricorda un importante programma che il Ministero della Salute cura già da molti anni, “OKkio alla salute”, nei dati che abbiamo a disposizione, gli ultimi dati, sono sostanzialmente le regioni più povere che manifestano dati più allarmanti soprattutto sull'obesità e sul sovrappeso dei nostri bambini. Da 0 a 14 anni, dice quel documento, il 21 per cento dei ragazzi sono sovrappeso.

Credo quindi che dobbiamo fare molto di più, molto più incisivamente: bisogna mettere in campo, come dice la mozione, linee guida più stringenti anche nelle istituzioni scolastiche, costruire luoghi di confronto, perché le abitudini alimentari, gli stili di vita, lo sport, l'attività fisica sono sicuramente elementi straordinari di prevenzione su questa materia e che la mozione prova anche a proporre e a definire in termini anche di iniziative che il Governo e lo stesso Parlamento metteranno in campo nei prossimi anni. È molto importante, come ho visto anche dalla riformulazione fatta dalla sottosegretaria e che mi pare possa essere accettabile, il tema delle malattie croniche e di come possa essere riconosciuta anche, per così dire, una particolare evoluzione negativa del problema in malattia cronica. È necessario incidere molto, come dicevo prima, sul tema della prevenzione. C'è un punto della mozione che considero molto importante e che ha bisogno di un coordinamento, di un'azione incisiva dello stesso Governo e del Ministero della Salute: il documento comune tra Stato e regioni, che dovrebbe essere ancora di più strutturato e rafforzato per affrontare il problema. Non dimentico e sono a conoscenza che sia il Piano nazionale della prevenzione sia altri strumenti più volte ripetutamente mettono a disposizione del Governo e anche delle regioni strumenti operativi che vanno in questa direzione ma fare una specifica iniziativa sulla materia, tenuto conto dei dati allarmanti che abbiamo a disposizione, secondo me è cosa buona e giusta e speriamo che, dopo aver dato parere favorevole, tale attività sia svolta esattamente e operativamente nei prossimi mesi.

È importante - mi avvio alla conclusione - la formazione degli operatori; è importante introdurre ancora di più, come già c'è stata qualche esperienza importante negli anni precedenti, l'attività di educazione alimentare e di stili di vita nelle istituzioni scolastiche, in un rapporto di collaborazione che il Ministero della Salute e il MIUR possono sicuramente ancora meglio strutturare e rafforzare nei prossimi anni. Insomma il Parlamento si ferma unitariamente intorno a un grande problema della società italiana e, direi, delle società occidentali che non sottovaluterei assolutamente perché è uno dei grandi temi che la società cosiddetta del benessere, con un rapporto molte volte spasmodico, non controllato e diseducante con il cibo, ha prodotto, anche grazie a strumenti di comunicazione molte volte nocivi, che non hanno saputo informare correttamente i nostri ragazzi, e non solo i ragazzi ma anche gli adulti, verso una relazione più appropriata e anche più efficace con l'alimentazione. Ci siamo fermati per questo dibattito ed è stato sicuramente un momento solenne per il Parlamento ma la solennità delle nostre parole è cosa importante se si tramuta in fatti operativi e concreti che, dopo questa mozione, non disperiamo si potranno realizzare nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, le mozioni, gli atti parlamentari contenenti l'indirizzo che il Parlamento dà al Governo sono atti importanti nella misura in cui descrivono e rappresentano l'intenzione del Parlamento o, meglio, la posizione del Parlamento rispetto a un problema cogente. Nella fattispecie parliamo della obesità che è un tema molto importante a livello mondiale, che impatta a livello europeo e, se vogliamo, anche a livello nazionale nella misura in cui 21 milioni di italiani sono sovrappeso e 6 milioni sono addirittura obesi. Altro dato assolutamente negativo è che, dal 2001 ad oggi, abbiamo un aumento del 10 per cento di queste cifre. Questo dato preso così asetticamente potrebbe rappresentare poco se non lo contestualizzassimo rispetto a tematiche di carattere sociale e a tematiche di carattere economico.

L'aspetto economico è presto detto: la presenza di obesi e di soggetti in sovrappeso provoca per il bilancio dell'Italia, in particolare per il Fondo sanitario nazionale, una spesa di 4,4 miliardi di euro, all'incirca il 4 per cento dei 114 miliardi di cui si dota il Fondo sanitario nazionale. Lo dico, Presidente, e lo porto all'attenzione dell'Aula: è un dato molto importante e, se vogliamo, è, dal punto di vista del bilancio, grave perché oggi, rispetto all'invecchiamento della popolazione italiana, rispetto al fatto che la coperta è sempre la stessa - sostanzialmente negli ultimi anni non si è dotato ulteriormente il Fondo dei 114 miliardi di euro - abbiamo un'emergenza di patologie variegate. Il Ministero, evviva Iddio, inserisce nei LEA nuove patologie però non dota di risorse il Fondo e, quindi, ciò provoca un corto circuito. È di tutta evidenza che, insieme alla medicina tradizionale, bisogna strutturare la medicina della prevenzione. Ritengo che l'atto parlamentare in esame si inserisca proprio nell'alveo della medicina della prevenzione, cioè atti concreti operati dal sistema Italia per fare in modo che una patologia, l'obesità, non abbia più accoglienza fra i cittadini italiani. Lo dico soprattutto perché tale patologia purtroppo - qui ci sono dei rilievi sociali - ha diverse facce determinate dal fatto che esiste, per esempio, una stratificazione sociale. Al Sud vi è un'incidenza maggiore dell'obesità; in particolare, al Sud, per l'obesità infantile abbiamo un'incidenza maggiore perché addirittura arriva al 35 per cento dei bambini. Vi è un'altra stratificazione anche per cultura, culturale: i laureati, cioè, sono mediamente non in sovrappeso o, meglio, sono un terzo rispetto a chi ha una licenza elementare. Quindi, esiste anche una stratificazione per cultura rispetto a tale patologia.

Ma a cosa porta la patologia? Sottosegretario, la patologia porta ad una comorbilità che sostanzialmente riguarda patologie legate a malattie cardiovascolari e, quindi, legate in sostanza a patologie legate al metabolismo ma ci sono anche dati - ciò è chiaramente di tutta evidenza - che ci raccontano che vi è un impatto sostanziale rispetto all'aspettativa di vita confrontata con l'insorgenza della obesità. Cito dei dati: essere in sovrappeso del 20 per cento rispetto a un peso ideale provoca il 25 per cento in più del rischio di morire di infarto e il 10 per cento in più per ictus; se si supera del 40 per cento il peso consigliato, il rischio di morire è di quasi il 50 per cento in più, con possibilità di sviluppare un'ischemia cerebrale del 75 per cento e un infarto del miocardio del 70 per cento. Anche in tema di tumore, quindi, di insorgenza di neoplasie vi è una correlazione fra obesità e insorgenza delle stesse. Avere il body mass index, l'indice di massa corporea, superiore di 5 punti provoca sostanzialmente la possibilità che, ad esempio, il tumore esofageo negli uomini aumenti del 50 per cento come anche un aumento del 24 per cento del tumore del colon. Quindi, gli aspetti economici si accompagnano anche ad aspetti di sanità. Potrei citare altri dati ma penso che il dato esposto sia chiaro e questi dati ci descrivono l'importanza del provvedimento.

Tematiche di carattere economico: è stato studiato che, a livello europeo, l'obesità provoca un costo sociale dell'8 per cento; mentre, a livello mondiale, l'obesità rappresenta un costo di 2.000 miliardi, all'incirca di 2,4-2,8 per cento del PIL mondiale in genere. Ricordavo come in Italia, invece, l'impatto sia di 4,5 miliardi, all'incirca il 4 per cento del nostro Fondo sanitario nazionale. Questi numeri ci raccontano che vi deve essere una task force - è ciò che ci auspichiamo avvenga a seguito dell'approvazione del provvedimento - per declinare in positivo il fatto che l'obesità è una malattia che va combattuta.

Deve essere dapprima conosciuta e poi combattuta. Quindi, vado nella fase degli impegni; noi auspichiamo una serie di buone pratiche che possano declinare in positivo il fatto che esistano delle misure e che noi le vogliamo, in questo momento, percorrere: innanzitutto, adottare iniziative affinché la definizione di obesità sia quella di malattia cronica correlata ad elevati costi, e questo l'abbiamo descritto poc'anzi, diretti e indiretti, economici e sociali; implementare il piano nazionale sull'obesità, puntando su alcuni concetti come prevenzione, lotta all'obesità, soprattutto in un approccio multidisciplinare e integrato e personalizzato poi alle diverse obesità e, soprattutto, alla diversa, come abbiamo visto, estrazione sociale e geografica; assicurare l'accesso ai controlli. Sottosegretario, ho sentito la sua puntualizzazione, immagino di rappresentare lo spirito dell'Aula nel dire che è vero che nei LEA ciò è già previsto, ma probabilmente, in fase diagnostica, noi dovremmo aumentare o cercare di aumentare la frequenza dei controlli rispetto a persone che sono afflitte dalle patologie dell'obesità, proprio per fare in modo che le patologie correlate, l'ipertensione e il diabete, emergano in maniera importante. Ricordo all'Aula che il 66 per cento degli afflitti di diabete di tipo 2 è obeso; allora, questo ci descrive, appunto, l'importanza ed il fatto che questa patologia debba avere il giusto riscontro da parte dello Stato.

In particolare, poi, chiaramente, chiediamo l'implementazione del piano nazionale delle prevenzioni e la formazione degli operatori sanitari a un approccio multidisciplinare ed organico al problema.

Mi soffermo un attimo, avendone discusso in precedenza anche con il collega Siani del PD e sotto sollecitazione della collega Baldini, al punto n. 6, nel momento in cui noi sostanzialmente vogliamo definire il fatto che è importante l'approccio nei primi mille giorni di vita del bambino, è importante il fatto che anche la mamma nei primi giorni di vita, allattando il proprio figlio, abbia un regime alimentare sano, ma è altresì importante sfatare un mito: che le proteine si possano assumere soltanto dalla carne; e, quindi, una dieta equilibrata che porti all'assunzione degli amminoacidi, che sono dei metaboliti delle proteine, non soltanto della carne, ma anche dai legumi cosiddetti nobili.

Allora, io, su questo, focalizzerei un attimo il punto perché non vorrei - e lo condividevamo ieri con il collega Siani – che, rispetto a questo punto, si possa aprire la stura a che questo Parlamento stia dicendo che è possibile dare integratori alimentari ai bambini in sostituzione degli aminoacidi cosiddetti essenziali. No! Noi diciamo l'esatto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cioè il fatto che, in un'alimentazione equilibrata, in quella alimentazione equilibrata, l'apporto proteico amminoacidico debba venire dai legumi, dalla carne e dai legumi, non come fonte esclusiva dalla carne, ma, sfatando qualsiasi dubbio o cattiva interpretazione, sicuramente non dagli integratori.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Concludo, Presidente, perché, se ho capito bene, sta finendo il tempo, però, era opportuno puntualizzare sul punto 6, dicendo che, più in generale, questa proposta è una proposta italiana, perché - proprio il punto 6 ce lo descrive - vuole dire che la sana alimentazione mediterranea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), la nostra alimentazione, può essere una medicina per l'obesità.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore, ha esaurito il suo tempo da qualche decina di secondi.

MARCELLO GEMMATO (FDI). E questo lo diciamo anche in contrapposizione ai famosi semafori verdi, arancioni, blu o rossi che la Comunità europea vuole apporre sui nostri cibi: i nostri cibi sono verdi e i nostri cibi fanno bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Intanto, approfittiamo per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Racale, in provincia di Lecce, che sono qui ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, colleghi, sottosegretaria, si è svolta lunedì una interessante discussione generale su questo tema, interessante e, anche, molto competente, da cui si evince che siamo tutti d'accordo che l'obesità è un tema centrale, non solo sanitario, come avete sentito adesso, ma anche sociale ed economico.

Allora, l'obesità, come hanno già detto tutti e come lei conosce bene sottosegretario, è la vera epidemia dei nostri giorni; noi abbiamo lottato contro epidemie molto più gravi, penso alle malattie infettive, che sono ormai scomparse, ora, dobbiamo combattere contro questa nuova epidemia che sta creando una vera emergenza.

Perché è un'emergenza? Perché le persone obese hanno, di fatto, una aspettativa di vita più breve, circa tre anni in meno, e perché l'8 per cento del bilancio sanitario è speso per curare le conseguenze di questa condizione fisica. E quali sono le conseguenze? Diabete, ipertensione, fegato grasso o steatosi, sindrome metabolica; patologie, queste, fino ad alcuni anni fa, veramente rare, che vedevamo di rado, mentre, oggi, sono molto frequenti e anche nei bambini, ahimè; un bambino grasso è un bambino che ha già il fegato steatosico, che ha già un'ipertensione arteriosa e che va curato.

Ma perché c'è questa epidemia? Perché gli stili di vita sono cambiati, sono cambiati e sono peggiorati, abbiamo un'alimentazione sbilanciata - l'ISTAT ci dice, di recente, che solo un bambino su 10 consuma 4 porzioni, almeno, di frutta o di verdura al giorno -, perché consumiamo cibi e bevande che sono ipercalorici, specie le bevande, per i bambini, e perché c'è una scarsa attività fisica.

Le persone obese sono tante, lo avete sentito, ma quello che ci preoccupa è che, negli ultimi dieci anni, c'è stato un incremento del 10 per cento di questo fenomeno e quello che vorrei sottolineare qua, oggi, è la distribuzione geografica del fenomeno, perché noi sappiamo con certezza, ormai, che le persone obese sono nelle aree del Paese, in Italia, ma anche in Europa, dove è più concentrata la povertà.

In Europa, i Paesi che hanno una maggiore diseguaglianza di distribuzione del reddito pro-capite hanno anche più alti livelli di obesità, perché il contesto in cui una persona vive determina una scelta di vita e di alimentazione sbagliata.

Io voglio ricordare che per i bambini del centro storico di Napoli è molto più semplice la mattina acquistare e mangiare un alimento ipercalorico, penso alla pizza fritta, che non un alimento invece salutare, perché il contesto in cui vivono li porta a fare questo.

Ma c'è un altro dato che non va sottovalutato, e cioè che il bambino obeso ha peggiori performance scolastiche e le bambine obese un rischio molto più alto di essere vittime di bullismo; ma il dato più importante, sottosegretario, è che noi abbiamo una certezza, oggi, e cioè che il bambino obeso non dimagrirà, ma sarà un adolescente obeso e, molto probabilmente, un adulto obeso.

Una ricerca recente condotta a Lipsia su 51 mila bambini, quindi, fatta molto bene, che ha coinvolto molte persone, ha studiato bambini da 0 a 14 anni e da 15 a 18 anni e la cosa che è venuta fuori in modo chiaro ed evidente è che chi era obeso a cinque anni, lo era anche a 18 anni. Anche in Campania e in Puglia è stata fatta una ricerca, qualche anno fa, su 200 famiglie; questa ricerca ha evidenziato tre cose decisive: che la mamma obesa ha bambini obesi, che una mamma con un basso grado di istruzione scolastica ha più spesso figli obesi e che il bambino obeso e con sindrome metabolica già da bambino appartiene a una classe sociale povera. Quindi, voglio sottolineare il concetto che c'è un nesso chiaro tra povertà e obesità.

Ora, abbiamo chiesto al Governo 12 impegni che sono stati accettati tutti nel complesso, ma io voglio soffermarmi solo su alcuni di questi impegni, solo su due impegni, perché credo che sia necessario prendere coscienza che, se non facciamo la prevenzione primaria, noi non riusciremo a risolvere questo problema.

Sappiamo con certezza che gli interventi più efficaci vanno realizzati in età pre-concezionale, sottosegretario, e poi nei primi due anni di vita, cioè nei famosi mille giorni, che vanno dal nono mese di gravidanza ai primi due anni di vita del bambino; in questo periodo della vita del bambino sappiamo che si sviluppa anche il cervello del bambino. Il professore Burgio da molti anni ci ha insegnato che la genetica ormai è trasformata, c'è l'epigenetica che determina molte cause delle nostre malattie e, allora, è qua che dobbiamo intervenire, e come?

Bisogna promuovere un'alimentazione corretta ed equilibrata in gravidanza, cioè occorre dire alle mamme e alle ragazze, alle giovani ragazze che devono mangiare alcune cose e soprattutto quelle; rendere la scelta sana quella più facile, e su questo interverrò; limitare la commercializzazione e la pubblicità di alimenti squilibrati soprattutto rivolta ai bambini - penso ai videogiochi, penso ai computer, penso alla tv - e incoraggiare l'attività sportiva. Infine - e questo è scritto nei nostri impegni - bisogna potenziare la ricerca, la ricerca di qualità e la ricerca epidemiologica.

Dico tutto questo perché sappiamo adesso che negli Stati Uniti d'America hanno fatto uno studio recente in cui dimostrano che un dollaro investito in prevenzione restituisce cinque dollari dopo dieci anni. Però, vi dico che se la più alta prevalenza di obesità sta proprio nelle fasce sociali più deboli e non siamo riusciti a ridurre il fenomeno, allora bisogna attivare politiche diverse, specifiche per queste fasce di popolazione. Allora, io voglio dirvi che non basta diffondere le informazioni e non basta etichettare sugli alimenti i contenuti di quell'alimento, perché spesso quelle tabelle non si riescono a leggere e chi non ha un'istruzione non le capisce nemmeno. Bisogna rendere tutto molto più semplice, quindi con disegni semplici e con colori, che indichino che un dato alimento è un alimento ipercalorico.

Vanno invitate le industrie a rendere la scelta salutare come quella più conveniente. Sappiamo che gli alimenti meno ricchi di grassi costano un poco di più e questo scoraggia l'acquisto da parte di chi è in condizione di povertà.

Infine, bisogna investire su questi primi mille giorni con cose concrete. Nel Regno Unito le mamme in gravidanza hanno un buono per comprare in quel periodo della loro vita frutta e verdura e ciò - è dimostrato - ha fatto aumentare il consumo di frutta e verdura in un modo significativo, e questo è importante, evidentemente. Non basta dare i soldi: bisogna dare soldi finalizzati a uno specifico obiettivo. Inoltre - e questo è un auspicio e so che è difficile da realizzare - occorre ridurre l'apertura dei fast food nelle aree svantaggiate del nostro Paese e vanno aperti lontano dalle scuole, lontano da dove stanno i bambini. Poi, se si potesse un giorno fornire i distributori automatici che sono nelle scuole non di merendine ma di alimenti salutari, questo sarebbe un grande investimento sulla salute.

Infine, l'attività fisica va incoraggiata ma non va incoraggiata soltanto quella in palestra: va incoraggiato andare a scuola a piedi. Molte regioni del Centro Italia hanno i “pedibus”, cioè i bambini che vanno tutti insieme a piedi da casa a scuola. Va incoraggiata la creazione di aree verdi, vanno incoraggiate le piste ciclabili, va incoraggiato il prestito di biciclette ai bambini. Questo è un modo semplice, facile e neanche tanto costoso perché si faccia veramente l'attività fisica. Da ultimo, occorre incoraggiare gli adulti a svolgere attività fisica nei luoghi di lavoro.

Io credo che negli impegni che abbiamo scritto e che sono condivisi da tutte le forze politiche vi sia tutto il senso di questo che vi sto dicendo adesso. Però, voglio specificare che se noi non ci rivolgiamo in modo preciso e specifico alle fasce di popolazione dove è più frequente l'obesità, noi non riusciremo nei prossimi anni a ridurre questo fenomeno e non riusciremo più a curare tutte queste malattie. Per cui, io esprimo il parere favorevole del PD su questa mozione e le chiedo di insistere sul tavolo tecnico affinché si trovino queste soluzioni specifiche e non costose per rendere il fenomeno almeno contraibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, sottosegretario Zampa, lunedì abbiamo tracciato le linee generali di discussione su un tema di grande rilevanza per la salute pubblica, ossia il tema della prevenzione e della cura dell'obesità, e, prima ancora, dell'urgenza di riconoscerla a livello legislativo come grave malattia cronica invalidante.

Per le proporzioni che ha assunto nel nostro Paese e per le implicazioni che genera dal punto di vista della spesa per i sistemi sanitari nazionali, regionali e locali, l'obesità oggi è una voce di bilancio sempre più insostenibile se non saremo in grado di dotarci di politiche di prevenzione e di cura adeguate. L'impatto economico di questa malattia e dell'eccesso di peso ponderale si stima pari al 4 per cento della spesa sanitaria nazionale, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro, cioè l'8 per cento della spesa sanitaria nella regione europea in costi diretti e il doppio se consideriamo che tali patologie sono responsabili anche di costi indiretti.

Con un fardello pari a circa 53 mila morti all'anno stimati l'obesità non si può che definire una vera e propria emergenza sanitaria, con serie conseguenze per gli individui e per la società in termini di riduzione sia dell'aspettativa, sia della qualità di vita e con notevoli ricadute economiche in termini di costi diretti e indiretti.

Un anno fa, a settembre 2018, la stessa Assemblea delle Nazioni Unite ha inserito come priorità di azione la lotta alle malattie non trasmissibili e all'obesità, con particolare richiamo a uno sforzo da parte degli Stati membri nella direzione della prevenzione. Questo Parlamento, con il voto di oggi, mi auguro saprà dimostrare un'alta attenzione e sensibilità nei confronti del tema dell'obesità e delle persone con obesità.

Per questo, quindi, nel nostro Paese oggi dobbiamo considerare l'obesità come una priorità nazionale a livello sanitario, politico, clinico e sociale, riconoscendo che si tratta di una malattia seria, altamente disabilitante e mortale, e che la stessa rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie non trasmissibili. È proprio questa la definizione che il legislatore deve adottare e il punto di partenza per lo sviluppo delle azioni della mozione che andremo a votare. Cosa può fare, allora, la politica, insieme alle società scientifiche, alle associazioni dei pazienti, ricerca, sanità, scuola e comuni? Costruire quelle alleanze operative che tengano alta l'attenzione sulle attività di prevenzione, sulla diagnosi precoce e sulle cure più appropriate da mettere in campo per una maggiore conoscenza e consapevolezza del problema.

In questi giorni di pianificazione e confronto sui numeri della manovra è importante concentrare le nostre richieste per uno sforzo sulla prevenzione. Non è una missione semplice da attuare concretamente né indolore dal punto di vista economico, ma solo così potremo veramente affrontare i rischi di insorgenza dell'obesità. Tali alleanze saranno inquadrate all'interno di un piano nazionale dedicato. È senz'altro importante che il prossimo piano nazionale della prevenzione dia attuazione ancora più stringente ai propri contenuti, ma l'obesità deve avere il proprio piano, cioè un documento condiviso dal Ministero con le regioni che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune, inteso a promuovere interventi basati sull'unitarietà di approccio centrato sulla persona con obesità.

All'interno degli ambienti scolastici e lavorativi dobbiamo promuovere programmi per la prevenzione dell'obesità e per la lotta alla sedentarietà, attraverso iniziative coordinate che implementino l'attività sportiva, l'attività fisica, la sana alimentazione e l'informazione sulla promozione dei corretti stili di vita, compresa la qualità relazionale. Anche iniziative congiunte con i territori per campagne di informazione alla popolazione saranno fondamentali per attivare azioni a tutela della persona con obesità. Sono, infatti, da combattere tutte le forme di discriminazione e bullismo. Lo stigma sull'obesità, ovvero la disapprovazione sociale, è una delle cause che, attraverso stereotipi, linguaggio e immagini inadatte, finisce per ritrarre l'obesità in modo negativo. Il fenomeno del bullismo sui giovani con obesità rientra tra i fattori persistenti nell'ambiente scolastico. Per questo, strumenti operativi, come la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza che sta lavorando proprio su questi temi, sono essenziali.

Il nostro sforzo deve tendere a coinvolgere le regioni, gli enti locali, i sindaci e le autorità sanitarie, concentrandoci su interventi all'interno delle nostre comunità mirati a un cambiamento permanente delle abitudini alimentari e dello stile di vita dei cittadini, con il coinvolgimento del mondo della scuola, dello sport e delle famiglie, e la pianificazione sostenibile di healthy cities, città della salute per la salute. Dobbiamo mettere in campo iniziative coordinate secondo un approccio multidisciplinare, perché l'obesità riflette e si accompagna al grande tema delle disuguaglianze, innestandosi in un circolo vizioso che coinvolge gli individui che vivono in condizioni disagiate, i quali devono far fronte a limitazioni di tipo sociale, organizzativo ed economico che rendono difficile compiere scelte adeguate per migliorare il proprio stile di vita.

Queste sono le ragioni e i propositi espressi dal testo di una mozione che si presenta unitaria, condivisa e sottoscritta da tutti i capigruppo politici che, come primo firmatario, voglio ringraziare per l'impegno comune che ha portato solidi contenuti in votazione oggi. Ringrazio il mio gruppo, Forza Italia, per aver sostenuto la calendarizzazione di questo testo, riconoscendone l'urgenza e la necessità oltre che la lungimiranza rispetto ai traguardi che potremo raggiungere. Questa mozione è l'espressione della ferma convinzione di tutti noi di poter innescare una nuova stagione legislativa dotata di strumenti operativi per l'obesità, grazie alla stretta collaborazione con le società scientifiche e con le associazioni dei pazienti, che ringrazio, a mia volta, per aver curato, insieme al mio gruppo politico e ai firmatari, i suoi contenuti e la sua disseminazione.

Brevemente qualche dato che rende l'idea della portata del testo che andremo ad approvare. Dal punto di vista epidemiologico, in Italia sovrappeso e obesità interessano quasi un adulto su due.

Il 10,4 per cento sono obesi, il 36 per cento pre-obesi e uno su tre tra i bambini con meno di otto anni, record negativo, purtroppo, del più alto tasso di obesità infantile d'Europa. In entrambe le fasce di età, si osservano delle differenze in base al genere. L'analisi territoriale conferma come l'eccesso di peso sia un problema molto diffuso soprattutto al Sud e nelle isole, in particolare tra i più giovani. Anche per la sedentarietà emerge lo stesso forte gap territoriale nord-sud. Si riscontra un divario anche tra zone rurali e centri urbani. Dal 2001 al 2017 gli incrementi più elevati nella prevalenza dell'obesità si sono osservati nei centri delle aree metropolitane e nelle loro periferie: fattore determinante il crescente e inarrestabile fenomeno dell'urbanizzazione. Oltre a un gradiente nord-sud, la disomogeneità è data da altri fattori, come quelli legati al livello d'istruzione e al livello socio-economico. Un elevato titolo di studio rappresenta, infatti, un fattore protettivo per l'obesità. Particolare preoccupazione desta, come detto, l'elevata comorbilità associata, specialmente di tipo cardiovascolare.

Dal punto di vista legislativo, come detto, l'obesità non è oggi riconosciuta come malattia e non è conseguentemente inserita fra i LEA, né la sua cura segue un modello simile a quelli adottati per le malattie croniche. Da qui dobbiamo partire se vogliamo seriamente affrontare questo tema.

Dal punto di vista organizzativo, infine, non esiste un efficiente sistema hub-spoke per i centri di obesità, insufficienti e disomogeneamente distribuiti nel territorio, così come i curricula formativi dei medici non prevedono l'acquisizione di abilità e competenze specifiche rispetto a questa malattia. Con oggi potrà scaturire ampia consapevolezza e devono stabilirsi trattamenti e cure mediche che sostengano l'attività di programmazione a livello di politica sanitaria e combattano l'obesità.

In occasione della Giornata mondiale nazionale dell'obesità, lo scorso 8 ottobre, come intergruppo parlamentare “obesità e diabete”, insieme a “Io-Net” abbiamo sottoscritto la Carta dei diritti e doveri delle persone con obesità - e per questo vorrò farla avere anche al sottosegretario Zampa - e con il voto di oggi possiamo dimostrare il nostro impegno ad assolvere alcuni fra i punti fondamentali ivi contenuti.

Ringrazio il Governo per la condivisione alla mozione, accolgo la riformulazione dell'articolo 1 del sottosegretario Zampa e ancora una volta voglio ringraziare di cuore tutte le forze politiche qui presenti in Parlamento per avere sottoscritto unitariamente un'unica mozione.

Mi avvio alle conclusioni, Presidente. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Questo, come tutti sappiamo, è l'articolo 32 della nostra Costituzione. Potremmo trovarci nella triste condizione di non poter dar seguito al dettato costituzionale? Sì, se non attueremo presto efficaci politiche di contrasto al dilagare del sovrappeso e dell'obesità. Sì, se non sapremo tenere in debita considerazione che, entro il 2030, una migrazione di massa porterà 1,47 miliardi di persone dalle campagne alle città, investendo l'ambito urbano di malattie come l'obesità e altre malattie croniche non trasmissibili. Sì, se non investiremo più in formazione, prevenzione e promozione della salute per i nostri cittadini. No, se a partire da oggi sapremo affrontare con responsabilità il compito affidatoci dalle persone con obesità, dai loro familiari e dalle loro reti di assistenza, di cura e ricerca, e rendere le nostre città e i nostri territori luoghi di salute più inclusivi e più equi. Sono le loro testimonianze che mi spingono oggi a esprimere il voto favorevole di Forza Italia e a sollecitare la convinta adesione di tutti affinché l'obesità sia affrontata da questo Parlamento come una seria malattia da contrastare e da prevenire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Sutto. Ne ha facoltà.

MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, la mozione che ci accingiamo a votare concerne iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità. Come è stato ben evidenziato anche nel corso della discussione generale, questa condizione rappresenta oggi una delle maggiori problematiche di salute che affligge la popolazione a livello mondiale, in particolar modo quella dei Paesi occidentali. Le indagini della FAO e dell'Organizzazione mondiale della sanità hanno studiato l'evoluzione storica dell'obesità e del sovrappeso. I risultati sono impressionanti, cari colleghi. Negli ultimi quarant'anni c'è stato un picco vertiginoso: circa il 30 per cento della popolazione globale è in sovrappeso. Le persone che soffrono di problemi di salute perché in sovrappeso o in condizioni di obesità vengono stimate nell'ordine dei 2 miliardi e anche oltre. E risulta in crescita anche la percentuale di coloro che muoiono a causa delle malattie correlate: 4 milioni di persone ogni anno. Preoccupano poi non poco i dati relativi ai Paesi europei: circa il 50 per cento della popolazione adulta del continente è in sovrappeso e tra questi circa il 20 per cento in condizione di obesità.

Si parla ormai di un'epidemia nella maggior parte degli articoli dedicati a questo tema, un'epidemia purtroppo che non conosce sosta.

Con specifico riguardo all'Italia, poi, il problema riguarda in via prevalente le fasce più giovani della popolazione e risulta, per questo motivo, ancora più delicato. Molti articoli di stampa, sulla base degli ultimi studi dell'Organizzazione mondiale della sanità, hanno menzionato l'Italia tra i Paesi europei a rischio, con un bambino su cinque in condizioni di sovrappeso od obesità. I fattori che hanno contribuito a determinare questo scenario sono molteplici e spesso anche interconnessi tra loro, tant'è che, con riferimento all'obesità, si parla spesso di patologia cronica con cause multiple. Si riscontrano, come noto, fattori di rischio genetici, metabolici e comportamentali, ma è stata oggetto di studio anche la stretta correlazione esistente tra obesità e disuguaglianza sociale. L'obesità, infatti, affligge principalmente le categorie svantaggiate della popolazione, che hanno minor reddito e anche minore istruzione, che hanno maggiori difficoltà nell'accesso alle cure e che, spesso, non si trovano nella condizione di acquistare e selezionare gli alimenti da portare in tavola. Questo fenomeno, che da anni si osserva nella società americana, è stato recentemente riscontrato anche nel nostro Paese. Alimentazione e attività fisica sono comportamenti fortemente influenzati dalle condizioni sociali, economiche e culturali. Possiamo, quindi, sfatare un luogo comune di qualche tempo fa, che vedeva nell'obesità solo un problema per i ricchi. In realtà, non è così, è esattamente il contrario, cari colleghi.

Un altro elemento da valutare con molta attenzione è quello che riguarda le patologie collegate all'obesità. Si tratta, infatti, di una condizione che rappresenta un importante fattore di rischio per le principali malattie croniche, tra cui malattie cardiovascolari, in particolare infarti ed ictus, ipertensione e il diabete di tipo 2. Molto evidente è anche la correlazione con alcune forme di tumori, in particolare il tumore del colon, del retto, renale, della prostata e anche della mammella. Alla luce di queste evidenze mediche, si comprende bene l'impatto che il disturbo in questione ha sugli equilibri del nostro Servizio sanitario nazionale. Secondo uno studio pubblicato dall'OCSE, l'obesità incide per una percentuale considerevole della spesa sanitaria, a cui vanno aggiunti 2,7 anni di riduzione della vita media e una produzione inferiore per un ammontare pari a 571 mila lavoratori a tempo pieno. L'impatto viene quantificato tra i 6,5 e i 16 miliardi di euro a seconda delle proiezioni.

Sono questi profili di massimo interesse che ci hanno spinto a sottoscrivere questa mozione, condividendone da subito l'impianto e gli impegni che, riepilogo brevemente. In primis, sicuramente, il tema della prevenzione. Sappiamo che l'obesità è una condizione recidiva: circa il 50 per cento dei soggetti che ne soffrono in età pediatrica o adolescenziale ne soffrirà anche da adulto, con complicanze fisiche e psicosociali piuttosto rilevanti. Ecco spiegata, allora, l'importanza della prevenzione: bisogna agire alla radice, iniziando naturalmente dalle scuole e dai programmi di educazione sanitaria, incentivando il consumo di cibi sani, l'attività fisica - e qui rammento la nostra riforma che abbiamo fatto per lo sport e la salute, sensibilizzando ulteriormente, e auspichiamo che venga poi portata avanti per ovvi motivi - e i corretti stili di vita, nel rispetto delle indicazioni contenute, tra l'altro, nel Piano di azione europeo e nel Piano nazionale di prevenzione 2014-2018.

Da valutare con favore anche l'impegno alla tutela della persona con obesità negli ambienti lavorativi e scolastici, evitando discriminazioni e intervenendo, altresì, sulla nota problematica del bullismo. È stato dimostrato, infatti, che le persone con obesità sono oggetto di stigma, ovvero di un giudizio negativo costante, pervasivo e ampiamente tollerato, che rende loro difficile la vita e peggiora anche più o meno direttamente la loro salute. Alcune delle indagini condotte sul tema hanno evidenziato come i bambini in eccesso di peso abbiano molte più possibilità di subire prevaricazioni e anche forme di bullismo, ma il problema esiste anche per gli adulti e soprattutto per le donne, che sono anche più spesso colpite da disturbi del comportamento alimentare.

Questo pregiudizio incide sugli avanzamenti di carriera, sulle procedure selettive ed aggiunge sofferenza, aggravando ulteriormente le condizioni psicofisiche di queste persone. È un pregiudizio che causa depressione, ansia, scarsa autostima, che, a loro volta, sono fattori di rischio per lo sviluppo dell'obesità e per l'aggravamento della malattia verso gli stadi più gravi. È quindi necessario intervenire anche su questi temi culturali, come si sottolinea in maniera senz'altro condivisibile nella mozione in esame.

Abbiamo, poi, il tema prettamente sanitario, che riguarda la tutela del diritto alla salute delle persone con obesità. Anche qui le iniziative sono molte: definizione della patologia, anche a livello giuridico; una creazione di un quadro normativo di riferimento; approccio multidisciplinare e definizione del ruolo degli specialisti. C'è, poi, l'impegno all'elaborazione di un piano di contrasto all'obesità, in collaborazione con le regioni, al fine di armonizzare la disciplina, definire obiettivi comuni e garantire finalmente un livello di prevenzione e servizi su tutto il territorio nazionale.

Tutti questi impegni, cari colleghi, necessitano di essere attuati nel superiore interesse alla tutela della salute pubblica. Servono misure concrete sul piano sanitario, culturale e anche sociale per arginare quella che, già oggi, a detta delle organizzazioni internazionali, è una problematica assolutamente rilevante per tutti i Paesi occidentali, ivi inclusa anche l'Italia. Servono anche le risorse per garantire gli investimenti in prevenzione e l'erogazione delle prestazioni essenziali. Ci auspichiamo che, di fronte ad uno scenario così preoccupante e così allarmante come quello che abbiamo tutti quanti descritto, vi sia una presa di coscienza da parte del Governo e che si mettano al primo posto non già i vincoli finanziari e di bilancio, bensì i diritti fondamentali dei cittadini, come quello alla salute, garantito dall'articolo 32 della Costituzione.

Per queste ragioni, signor Presidente e colleghi deputati, ribadisco, a nome del gruppo che rappresento, il voto favorevole alla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, gentili colleghe, membri del Governo, la valutazione di una mozione così ambiziosa, che pone al centro iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità, non può prescindere dallo scenario che abbiamo di fronte, che è relativo soprattutto alla transizione demografica ed epidemiologica. In gioco vi è il tema essenziale della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale: i tassi di sedentarietà e di obesità disegnano una situazione che non possiamo esimerci dal definire drammatica. Ma quello che deve, in qualche modo, responsabilizzare le nostre azioni e scuotere le nostre coscienze è rappresentato dal fatto che sovrappeso e obesità affliggono maggiormente le categorie sociali svantaggiate, che si trovano di fronte a limitazioni di vario genere, le quali rendono proibitive scelte adeguate a molti cittadini relativamente alla cura della propria alimentazione e all'attività fisica. L'accentuarsi di queste diseguaglianze, anche sotto questo profilo, appare sempre più inaccettabile.

La nostra sfida - lo abbiamo detto e lo abbiamo sentito da molti colleghi oggi, in quest'Aula - deve partire oggi nell'affrontare, con coraggio e determinazione, il problema dell'obesità infantile. Una sfida globale, che richiede un approccio coordinato, integrato, con settori anche diversi da quello sanitario: penso, in particolare, ai trasporti, all'ambiente, all'istruzione, al mondo dell'associazionismo. Intraprendere programmi di prevenzione sull'obesità infantile e per la lotta alla sedentarietà comporta delle iniziative rivolte alla promozione della salute intesa in una dimensione imprescindibile, che è quella bio-psico-sociale, partendo dall'implementazione, a livello scolastico, dell'attività fisica e sportiva, dalla sana alimentazione, dall'informazione e promozione di corretti stili di vita e, in particolare - ci tengo particolarmente a sottolinearlo - alla qualità relazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È quello che noi dobbiamo mirare a recuperare anche all'interno delle istituzioni, e non solo chiederla ai cittadini. Se esistesse un farmaco in grado di dare gli stessi effetti benefici dell'esercizio fisico, sarebbe il medicinale più prescritto al mondo: questo lo afferma l'Organizzazione mondiale della sanità già nel 2008. Noi abbiamo il dovere di porre in essere tutte le azioni che rendano il cittadino consapevole rispetto alla promozione dell'esercizio fisico, partendo, però, da un concetto: che il benessere individuale è il primo obiettivo per esprimere appieno le proprie potenzialità e, quindi, contribuire in maniera decisiva al benessere sociale. La ricerca del benessere individuale non può essere percepita come un atteggiamento egoistico o edonistico, ma va concepita come il primo gradino per il raggiungimento del benessere sociale. Un cittadino, quindi, che diventa protagonista del proprio ben-essere e non destinatario passivo di misure volte al miglioramento del suo stato di salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'incremento dell'attività fisica rappresenta, da questo punto di vista, un potenziale importante, importantissimo per risolvere il crescente problema dell'obesità, apportando benefici anche e primariamente dal punto di vista psicologico e sociale a tutte le età, soprattutto quando la scelta di praticare attività fisica e sportiva è sostenuta da componenti di divertimento e di passione, valori che non dobbiamo dimenticare anche in questo ambito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, poi, c'è il versante della sana alimentazione, il tema di trasferire tutta la conoscenza scientifica e le valutazioni emerse dalla medicina basata sull'evidenza in modelli di prevenzione che siano efficaci ed efficienti. Ma può essere sufficiente continuare ad ascoltare parole retoriche, per esempio, sul cibo preparato nelle mense ospedaliere o scolastiche, che sia soltanto a base di verdure e prodotti biologici? Può essere sufficiente ascoltare solo un linguaggio retorico? Occorre assolutamente che ci sia una rivalutazione dei produttori locali, che il cibo sia di stagione, che ci sia il più basso utilizzo di plastica nel confezionamento dei cibi, che ci sia il rispetto per l'ambiente, per il lavoro nella produzione alimentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo ripeto: per il lavoro.

Pertanto, lo dico con forza - ho sentito anche con attenzione alcuni cenni da parte dei miei colleghi, quelli che mi hanno preceduto -, non è la dieta mediterranea che va promossa, ma è la coltura-cultura mediterranea che va diffusa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché la mediterraneità tiene conto dei processi di produzione del cibo, il valore e le condizioni del lavoro svolto per produrre il cibo, le tradizioni e, soprattutto, il rispetto per l'ambiente. Vale a dire, come la tradizione millenaria della Scuola medica salernitana ci insegna, mettere in relazione l'essere umano con il contesto ambientale, spaziale e temporale a cui appartiene. In questa ottica, la città si configura come il giusto scenario per rendere efficaci gli interventi di prevenzione che abbiamo immaginato: una strategia coordinata di sanità pubblica, che coinvolga le istituzioni, il settore pubblico e privato in azioni congiunte, in diversi ambiti e in differenti contesti. Questo è particolarmente vero se si parla di mobilità pubblica e, nello specifico, di trasporto attivo. È necessario, quindi, investire in una progettazione urbana funzionale agli spostamenti in bicicletta o a piedi, in una regolamentazione del traffico, favorire la realizzazione di aree e percorsi naturalistici, supportare lo sviluppo del trasporto pubblico.

La grande occasione che oggi abbiamo e che il nostro Paese ha da un punto di vista non solo politico, ma, soprattutto, culturale è proprio quella di mettere insieme una serie di azioni che affondano le radici nella nostra storia, ma anche nella nostra singolare predilezione ad accogliere il progresso e l'innovazione, senza trascurare il valore della persona nella dimensione bio-psico-sociale.

Il nostro comune obiettivo deve essere difendere il sistema sanitario pubblico in una fase critica di trasformazione, della quale dobbiamo cogliere il senso e soprattutto la complessità.

Abbiamo chiesto - e qui mi rivolgo al Governo - una serie di impegni che si fondano su un approccio multidisciplinare integrato e personalizzato, partendo dal concetto dell'unicità di ciascun individuo. Dobbiamo chiedere però anche a noi stessi l'impegno di portare al centro della scena principale della politica una sfida che miri a migliorare la qualità di vita di ogni singolo cittadino, nella logica di un concetto di salute nelle sue varie dimensioni: fisica, psichica, sociale, economica e relazionale. Invito tutti ad ascoltare queste mie riflessioni conclusive, perché penso che la qualità della relazione rappresenti davvero l'impegno che oggi noi assumiamo solennemente in quest'Aula. E devo citare il mio compianto maestro, il professor Mario Coltorti, che, in una delle sue visioni, diceva: oggi il nostro è un mondo di solitari, crediamo di essere insieme agli altri, di essere continuamente interconnessi, ma siamo tutti drammaticamente soli. Se questa è la fotografia della condizione attuale, noi non vogliamo e non possiamo assistere passivamente a questa situazione. E questa mozione, della quale il Parlamento deve essere orgoglioso, apre uno spiraglio verso il futuro. Dobbiamo avere però il coraggio di parlare di questi temi in maniera non retorica, abbiamo il dovere di cogliere questa occasione, parlare a tutti i cittadini di uno scenario nuovo, possibile, realizzabile, sostenibile, attraverso l'adozione di stili di vita salutari, un'alimentazione più adeguata e praticabile, il rispetto dell'ambiente, la vivibilità delle nostre città, il miglioramento delle nostre relazioni.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA PROVENZA (M5S). Lo dico in maniera forte a tutti i colleghi presenti in Aula, lo dico in maniera decisa al Governo, lo dico in maniera accorata a tutti i cittadini, perché tutto ciò ha a che fare con il tema drammatico dell'obesità e del sovrappeso…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da qualche decina di secondo, dovrebbe concludere.

NICOLA PROVENZA (M5S). Chiudo con la dichiarazione di voto, Presidente, e la ringrazio… ma che in maniera simbolica può rappresentare una nuova modalità di affrontare i temi della politica socio-sanitaria e non solo, in maniera integrata ed efficace. Nell'auspicio di questo reale recupero della qualità della relazione nella condivisione dei principi che ispirano questa mozione, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi altri n. 1-00082 (Nuova riformulazione), come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Ricordo che la riformulazione riguarda il primo impegno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1015 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 1990) (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1990: Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1990)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1990)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, grazie. Noi voteremo a favore, come gruppo di Italia Viva, di questo provvedimento. È importante, segnaliamo che si parla di una legge di ratifica che si aspettava da tempo, essenziale per una seria cooperazione internazionale e per dare efficacia alle sentenze anche dell'autorità giudiziaria italiana. Non dimentichiamoci che la disciplina in vigore risaliva addirittura a una Convenzione del 1879, emendata da un protocollo del 1881, e quindi arriviamo con molto ritardo, e davvero con la necessità di intervenire. Segnalo solo che nel Trattato di 24 articoli è previsto anche il rifiuto obbligatorio nella consegna qualora il Paese non garantisca, per esempio, su reati puniti con la pena di morte. Qualora il richiedente richieda di trasferire una persona condannata nel proprio Paese alla pena di morte, ci si può rifiutare di consegnare.

Quindi, sì al Trattato, a questi 24 articoli che tengono conto di tutte le garanzie, ma, nello stesso tempo, consentono all'Italia di mantenere e di dare una risposta seria anche in materia di cooperazione internazionale.

Come è stato detto, si tratta della ratifica ed esecuzione di un trattato di estradizione, quindi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie, Presidente. Il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra il nostro Paese e l'Uruguay, un Accordo fatto a Montevideo l'11 maggio 2017, ha l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria tra i nostri due Paesi, i quali si impegnano reciprocamente a consegnarsi persone e ricercati che si trovano nel territorio dei singoli Stati per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva disposta dalle relative autorità giudiziarie.

Il Trattato mira a rendere la cooperazione giudiziaria più efficace nel contrasto alla criminalità. Come già ricordava il collega Ferri, tra il nostro Paese e l'Uruguay c'è un Trattato molto risalente, al 1800, per esattezza al 1879, quindi c'era certamente la necessità di aggiornare questo Trattato tra i due Paesi.

L'adozione di norme volte a regolamentare in modo preciso la materia dell'estradizione è imposta dall'attuale realtà sociale e dal progressivo intensificarsi delle relazioni tra gli Stati, che porta con sé lo sviluppo anche di fenomeni criminali transnazionali.

Voglio ricordare che dalle carceri di Montevideo in Uruguay è evaso un boss della 'ndrangheta che era ricercato in Italia da oltre 23 anni. Risulta evidente come, alla luce di tali eventi sconcertanti, la ratifica del Trattato bilaterale con l'Uruguay in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione assuma un carattere di particolare rilevanza e, per questi motivi, esprimo convintamente il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ricordo che il Parlamento, in questa legislatura, la XVIII, ha già approvato i seguenti disegni di legge di ratifica ed esecuzione aventi ad oggetto accordi di estradizione: il Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; l'Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; l'Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016, approvato definitivamente dalla Camera il 6 novembre 2019 ed oggi legge; il Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017, approvato definitivamente dalla Camera il 6 novembre 2019 e non ancora pubblicato.

Ancora, l'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015, approvato definitivamente dal Senato il 9 gennaio 2019 ed oggi legge; il Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015, approvato definitivamente dal Senato l'11 luglio 2019 ed oggi legge; l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017, approvato definitivamente dal Senato l'11 luglio 2019 ed oggi legge; il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakistan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; il Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakistan fatto ad Astana…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Formentini, se la interrompo; diciamo che dovrebbe stare nel merito dell'attuale Trattato che ci apprestiamo a ratificare, se fosse possibile, perché….

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Sì, sto appunto elencando ciò che abbiamo già approvato, è inerente la materia. Dicevo, approvato dalla Camera…

PRESIDENTE. Stiamo parlando di accordi con altri Paesi, con altre nazioni.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Sì, aventi ad oggetto la medesima materia.

PRESIDENTE. Non c'è il nesso, diciamo così, con questo Trattato.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Il nesso è quello che noi già abbiamo fatto e va a sostenere la bontà dell'iniziativa.

PRESIDENTE. Va bene, prosegua.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). …11 luglio 2019, approvato definitivamente dal Senato ed oggi legge; il Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misura di sicurezza… questo lo avevo già letto. Il secondo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, fatto a Strasburgo l'8 novembre 2001; il terzo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Strasburgo il 10 novembre 2010; il quarto Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Vienna il 20 settembre 2012, approvato definitivamente dal Senato l'11 luglio 2019 ed oggi legge; la Convenzione relativa all'estradizione tra gli Stati membri dell'Unione europea, con allegato, fatta a Dublino il 27 settembre 1996.

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo di nuovo, però lei dovrebbe stare nel merito del Trattato di cui stiamo discutendo e che ci apprestiamo ad approvare; non può fare tutto l'elenco dei trattati che abbiamo fatto dal 1930 ai giorni nostri (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ho chiesto quale fosse il senso, non mi è stata fornita una risposta sinceramente…

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, lo lasci parlare, è nel merito!

PRESIDENTE. Comunque, scusi, questo mestiere, fino a prova contraria, lo faccio io (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). Quindi, ho chiesto al deputato Formentini che creasse il nesso logico, perché in questo momento il Regolamento, come sa, prevede che si parli nel merito del Trattato e dovrebbe parlare del Trattato. Se mi fornisce e fornisce a tutta l'Aula delle informazioni relativamente alla compatibilità con il Trattato tra Italia e Uruguay gliene sarei e gliene saremmo grati.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Ripeto, perché forse non sono stato chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sto elencando i disegni di legge di ratifica ed esecuzione che già abbiamo approvato nel corso di questa legislatura, la XVIII. Proseguo con la lettura (Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Bravo!”). Approvato definitivamente dal Senato l'11 luglio 2019. Poi, l'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Serbia, eccetera eccetera.

Ma adesso posso smettere, perché credo d'aver reso chiaro il concetto del perché è importante concludere questo tipo di accordi, e questi disegni di legge quindi conseguenti di ratifica ed esecuzione.

Tornando al disegno di legge in esame, la ratifica del Trattato di estradizione tra l'Italia e l'Uruguay rappresenta un ulteriore passo al fine di migliorare la cooperazione giudiziaria tra i due Paesi e favorire il contrasto alla criminalità, incidendo nel settore giuridico penale. Il Trattato ha come oggetto sia l'estradizione processuale che quella esecutiva, ed è importante laddove determina che l'estradizione possa aversi solo laddove il fatto oggetto del procedimento penale sia previsto come reato in entrambi i Paesi.

L'accordo muove dal riconoscimento della rapida evoluzione delle realtà sociali e commerciali, caratterizzate da una sempre più intensa collaborazione tra i due Paesi in diversi settori. Dobbiamo quindi adottare norme per disciplinare con rigore e precisione il settore dell'assistenza giudiziaria penale.

Infine, ben venga l'introduzione di misure di razionalizzazione e semplificazione, che garantiscano lo svolgimento delle procedure di estradizione con modalità e tempi di realizzazione più efficaci. Credo che l'importanza evidenziata dal lungo elenco, ma ripeto, utile di disegni di legge di ratifica ed esecuzione approvati che ho fatto, evidenzi l'importanza di concludere accordi di estradizione con vari Paesi del mondo, e per questo il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Bravo!”).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Presidente,…

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

Colleghi, facciamo parlare il deputato Olgiati.

RICCARDO OLGIATI (M5S). …vorrei, se possibile, partire elencando anche tutti i trattati approvati nella XVII legislatura, così da dare continuità a quanto ha detto il collega Formentini.

A parte gli scherzi, il testo sottoposto al nostro esame riguarda la ratifica e l'esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017. Il Trattato di estradizione si inserisce nell'ambito degli strumenti finalizzati all'intensificazione ed alla regolamentazione dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia con i Paesi al di fuori dell'Unione europea, con i quali si persegue l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto alla criminalità.

Il Trattato è composto da 24 articoli e disciplina i profili dell'estradizione processuale e di quella esecutiva per le parti, individuando i reati per cui l'estradizione possa essere richiesta e concessa, nonché i motivi obbligatori e facoltativi per opporre un rifiuto.

Reputiamo fondamentale l'approvazione del disegno di legge al fine del rafforzamento dei rapporti di cooperazione del nostro Paese con realtà extraeuropee, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto alla criminalità, anche a carattere transnazionale. Raccomando una rapida approvazione del provvedimento di ratifica, che concorrerà a rafforzare le già eccellenti relazioni tra Italia e Uruguay, basate su fortissimi vincoli storici e culturali e anche sulla presenza di una vasta collettività italiana e di origine italiana, particolarmente numerosa e influente nel Paese sudamericano. Per questi motivi il MoVimento 5 Stelle esprime voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1990)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1990:

S. 1015 – “Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1016 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 1991) (ore 12,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1991: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1991)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1991)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà. Diamo voce al deputato Pastorino: provi a cambiare microfono.

LUCA PASTORINO (LEU). Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di LEU: solo questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cosimo Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, anch'io punto sulla sintesi: parere favorevole del gruppo Italia Viva, voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Presidente, vedo che la sintesi viene molto apprezzata dai colleghi e ovviamente mi atterrò anch'io a questo, segnalando che evidentemente il Trattato in esame riveste una particolare importanza, perché la comunità ecuadoriana in Italia è molto numerosa: sono più di 80 mila persone, molti dei quali sono anche ormai residenti stabilmente nel nostro territorio. Quindi il Trattato è assolutamente necessario e ha ovviamente l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e la cooperazione di polizia nel contrasto alla criminalità a carattere transnazionale. Per questi motivi esprimo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo del Governo della Repubblica italiana con il Governo della Repubblica dell'Ecuador mira a combattere la criminalità transnazionale, rendendo più efficace nel settore penale la cooperazione giudiziaria internazionale. Le parti impegnate nell'Accordo saranno tenute a prestarsi vicendevolmente la massima assistenza giudiziaria. Questa mutua collaborazione giudiziaria riguarderà questioni decisive come l'esecuzione di indagini, la ricerca e l'identificazione delle persone, la trasmissione di documenti e perizie e il trasferimento di persone detenute per il compimento di atti processuali. Con questo disegno di legge, tuttavia, si conta di ratificare anche un secondo Accordo che facilita il processo di estradizione regolando in modo preciso tutta una serie di punti importanti, dal divieto di riestradizione all'arresto provvisorio, dalla modalità di consegna alla procedura semplificata di estradizione. L'Accordo muove dal riconoscimento della rapida evoluzione delle realtà sociali e commerciali caratterizzate da una sempre più intensa collaborazione tra i due Paesi in diversi settori, la quale ci impone di adottare norme per disciplinare con rigore e precisione il settore dell'assistenza giudiziaria penale e regolare il processo di estradizione. Per queste ragioni e per tutte quelle che ho esposto prima il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. Il testo sottoposto al nostro esame riguarda la ratifica dei seguenti trattati: Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 e il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015. L'Ecuador è un Paese di quasi 17 milioni di abitanti che vanta con l'Italia rapporti crescenti sul piano economico, finanziario, commerciale, anche in ragione della presenza di una nutrita comunità di cittadini ecuadoregni residenti nel territorio italiano quantificabile in più di 80 mila persone. Proprio l'incremento dei rapporti bilaterali implica inevitabilmente la necessità di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi anche sul piano giudiziario penale. Il Trattato di estradizione è finalizzato a promuovere e regolamentare i rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale e, in particolare, in materia di estradizione. Attraverso un nuovo accordo i due Paesi si impegnano reciprocamente a consegnarsi persone ricercate che si trovino sul territorio di uno dei due Stati per dare corso ad un procedimento penale (estradizione processuale) o per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva (estradizione esecutiva) disposte dalle rispettive autorità giudiziaria.

Per quanto concerne invece il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale, esso è composto di 27 articoli e vorrei evidenziare come sia finalizzato a promuovere una migliore collaborazione in materia giudiziaria penale tra Italia ed Ecuador conformemente ai principi del diritto internazionale, aggiungendosi peraltro alla Convenzione multilaterale del 1983 sul trasferimento delle persone condannate già sottoscritta da entrambi i Paesi. Tenuto conto, inoltre, che reputiamo importante una rapida approvazione del disegno di legge al fine del rafforzamento dei rapporti di cooperazione del nostro Paese con realtà extraeuropee, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto alla criminalità anche a carattere transnazionale, il MoVimento 5 Stelle esprime voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1991)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1991: S. 1016 - "Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 " (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

VINCENZA LABRIOLA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

VINCENZA LABRIOLA (FI). Vorrei fare un intervento sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Sulla questione Ilva. È di questi minuti un'agenzia che riporta di un incontro che questa sera avverrà tra i deputati del MoVimento 5 Stelle e il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per parlare della questione dell'ex Ilva di Taranto. Ieri sera il titolare del MISE ha incontrato i senatori pentastellati. Noi vorremmo sapere se la questione ex-Ilva è una questione che riguarda il Paese o beghe interne all'interno del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non si può…

PRESIDENTE. La ringrazio, però, lei sta facendo un richiamo sull'ordine dei lavori, quindi, dovrebbe cortesemente spiegarci qual è la proposta che lei sta avanzando, ai sensi del nostro Regolamento, sennò devo toglierle la parola.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Presidente, noi chiediamo un'informativa urgente da parte del Ministro Conte su questa questione molto delicata, che non riguarda beghe interne del MoVimento 5 Stelle, ma riguarda tutto il Paese e, visto che il Premier Conte ha richiamato all'unità politica del Parlamento, io penso che al di fuori da quest'Aula si possano fare tutte le dichiarazioni possibili e tutte le dichiarazioni di intenti possibili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), però della questione Ilva si è parlato sempre fuori da quest'Aula, ma nessuno ci ha messo la faccia, in quest'Aula. Io credo che il Premier Conte debba venire.

Un'altra questione, Presidente; questa mattina al decreto fiscale sono state dichiarate inammissibili…

PRESIDENTE. Scusi, l'ordine dei lavori è uno, la proposta è una e lei l'ha fatta, mi consenta, le ricordo oltretutto che il Governo si è già presentato per parlare dell'Ilva, qui, in Aula, quindi…

VINCENZA LABRIOLA (FI). Chiederei, semplicemente, Presidente, un secondo, di monitorare le ammissibilità sul decreto fiscale che oltre a ritenere inammissibile…

PRESIDENTE. Non è materia competente. La ringrazio.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1017 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 1992) (ore 12,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1992: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1992)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1992)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà. Vediamo se funziona il microfono.

LUCA PASTORINO (LEU). Funziona, sì. Presidente, per dichiarare il voto favorevole del gruppo di LeU.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Annuncio il voto favorevole del gruppo Italia Viva. Ci riportiamo alle argomentazioni del relatore nella seduta della Camera durante la discussione generale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Francesca La Marca. Ne ha facoltà.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica dei due trattati tra l'Italia e il Costa Rica, in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria in materia penale. In realtà, siamo chiamati a completare l'opera già avviata nella precedente legislatura e rimasta per strada, solo per l'interruzione della stessa legislatura. L'Italia ha un chiaro interesse a rafforzare la cooperazione con il Costa Rica, nel quadro dei rapporti bilaterali tra i due Paesi. A fronte, infatti, di una ristretta comunità di costaricani presenti nei nostri confini, circa cinquecento, il nostro Paese, da qualche tempo, sta conoscendo un deciso incremento nei rapporti con questo Paese centramericano, sia sul piano commerciale che su quello turistico. È naturale e positivo, dunque, che la cooperazione trovi sviluppi anche sul piano giudiziario e penale.

L'esigenza più viva è quella di aggiornare le regole di cooperazione in materia di estradizione, visto che per trovare richiami di convenzioni a tale riguardo occorre risalire al 1873. In base a questo Accordo, i due Paesi potranno operare con maggiore speditezza e linearità, sia per dare corso a un procedimento penale che per arrivare all'esecuzione di una condanna definitiva. Gli stessi effetti di velocizzazione e di più adeguata collaborazione ci si aspetta dall'entrata in vigore dell'altro Trattato, relativo alla cooperazione giudiziaria penale tra Italia e Costa Rica. Per queste ragioni e per l'interesse a sviluppare i rapporti con un Paese in positiva evoluzione, il Partito Democratico voterà a favore delle due ratifiche al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame reca la ratifica di due Accordi che ritengo complementari e cioè un Trattato di estradizione tra Italia e Costa Rica e un Trattato, sempre tra i due Paesi, di assistenza giudiziaria in materia penale. Si tratta di un provvedimento il cui esame era già iniziato nella scorsa legislatura, ma non completato e, quindi, siamo chiamati, oggi, a portarne a termine l'iter parlamentare; un provvedimento necessario visto l'aumento costante dei rapporti economici e turistici tra i due Paesi. Quindi, ratificando questi Accordi è nostra intenzione dotarci di strumenti aggiornati per la tutela della legalità internazionale, superando la Convenzione per la reciproca estradizione dei criminali risalente al maggio 1873 che, fino ad oggi, regolava la cooperazione giudiziaria penale e in materia di estradizione.

In Costa Rica vivono oltre 5.800 cittadini italiani. a fronte di circa 500 costaricani in Italia e ritengo che sia doveroso dar loro un quadro normativo moderno che regoli la vita tra i due Paesi, di cui questi Accordi sono una parte importante. Ratificando questi Accordi miglioreremo la cooperazione giudiziaria tra i due Paesi e contribuiremo in maniera più efficace alla lotta contro la criminalità internazionale.

Particolare rilevanza assume il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale, composto di 27 articoli, di cui tralascio i particolari, per sottolineare semplicemente il fatto che grazie a questo Accordo i due Paesi possono assistersi reciprocamente in tutto quello che è connesso con il processo penale, dalla ricerca di persone allo svolgimento di interrogatori, passando per lo scambio di informazioni.

Quindi, si tratta di strumenti nuovi e adeguati a contrastare la criminalità a livello transnazionale, in un contesto di sempre crescente globalizzazione; strumenti che ritengo importanti per il nostro Paese e per il bene della tranquilla comunità italiana in Costa Rica e che mi portano ad annunciare convintamente il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito Comencini. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 1992 riguarda la ratifica ed esecuzione di un Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Costa Rica. L'obiettivo dell'accordo è di reprimere la criminalità attraverso il reciproco rispetto della sovranità e del mutuo vantaggio. Riteniamo utile questo accordo perché impegna ciascuna parte contraente a consegnare all'altra le persone ricercate perché siano sottoposte a un procedimento penale o a una condanna penale definitiva. L'accordo prevede che l'estradizione sia concessa in diversi casi, ad esempio quando essa è formulata per eseguire una sentenza punibile con una pena detentiva di almeno un anno oppure quando al momento della formulazione della domanda di estradizione per il soggetto in questione la durata della pena privativa della libertà ancora da scontare sia di almeno sei mesi. Riteniamo l'accordo in questione anche equilibrato e prudente. Secondo quanto concordato, l'estradizione non è realizzabile nei casi in cui lo Stato richiesto abbia fondati motivi per ritenere che l'altro Paese contraente intenda processare la persona della quale ha richiesto l'estradizione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza politica, eccetera. Lo stesso vale nel caso in cui lo Stato richiesto abbia validi motivi per ritenere che lo Stato richiedente non sottoporrà la persona che intende estradare a un processo che rispetti i diritti minimi di difesa. Infine, riteniamo vantaggioso per il nostro Paese quanto previsto nell'accordo circa la richiesta di arresto provvisorio. Essa impegna lo Stato richiesto a procedere a un arresto della durata massima di 60 giorni nei quali lo Stato richiedente può formulare richieste di estradizione. Riteniamo che questi accordi siano importanti anche nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti, dato che la Costa Rica si trova in una posizione strategica, in una posizione di rotta di questi traffici di sostanze stupefacenti, ma anche di possibili traffici di esseri umani. Si trova, appunto, al confine tra Nicaragua e Panama, con il Mar dei Caraibi e il Pacifico da una parte e dall'altra. Collaborare in queste materie e cercare di contrastare questo tipo di criminalità è fondamentale. Ritengo anche opportuno ricordare che si tratta di un piccolo Paese di 4 milioni 800 mila abitanti, ma strategico, anche dal punto di vista economico, per i rapporti con noi e con tutta l'Europa; fra l'altro, ci sono anche diversi pensionati che hanno deciso di andare a vivere là con la loro pensione, per cui mantenere e rafforzare questi rapporti è importante. Non ultimo, sotto l'aspetto giuridico-penale o, comunque, in materia di diritti, è importante anche ricordare che in Costa Rica c'è la sede della Corte interamericana dei diritti umani e dell'Università per la Pace delle Nazioni Unite. Quindi, per queste ragioni il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Come già ricordato precedentemente, ricordo che il Costa Rica vanta con l'Italia crescenti rapporti sul piano economico, turistico e commerciale. Nello specifico, l'accordo bilaterale di estradizione è finalizzato ad aggiornare i rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale, aggiornando la Convenzione per la reciproca estradizione dei malfattori risalente al maggio 1873. Attraverso il nuovo accordo i due Paesi si impegnano reciprocamente a consegnarsi persone ricercate che si trovino sul territorio di uno dei due Stati per dar corso a un procedimento penale o per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva disposta dalle rispettive autorità giudiziarie.

Nel caso di estradizione processuale è necessario che il reato sia punibile in entrambi gli ordinamenti con una pena detentiva non inferiore a un anno; per l'estradizione esecutiva si prevede, invece, che al momento della presentazione della domanda di estradizione la durata della pena ancora da espiare non sia inferiore a sei mesi. L'estradizione sarà concessa unicamente quando il fatto, per cui si procede o si è proceduto, nello Stato richiedente sia assoggettato a sanzione penale anche dalla legislazione dello Stato richiesto. Più nel dettaglio, tale accordo disciplina i profili dell'estradizione processuale e quella esecutiva per le parti, individuando i reati per cui l'estradizione possa essere richiesta e concessa, nonché i motivi obbligatori e facoltativi per opporvi un rifiuto. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1992)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1992: S. 1017 - "Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1138 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 1993) (ore 13,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1993: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1993)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1993)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

La interrompo soltanto un momento per salutare il Ministro Gina D'Alessandro Ricart, dell'Ambasciata della Repubblica Dominicana a Roma, che è qui presente in tribuna per assistere ai nostri lavori (Applausi).

Prego, deputato Pastorino, a lei la parola.

LUCA PASTORINO (LEU). Anch'io ringrazio, saluto e dichiaro il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Seguo il luminoso esempio dei miei colleghi e dunque dichiaro il voto favorevole del gruppo del PD (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare una ratifica molto importante, che già era nell'ordine del giorno della scorsa legislatura. Lo richiamo velocemente. Si tratta, infatti, di un Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica italo-domenicano, che intende fornire un quadro giuridico di riferimento per approfondire e disciplinare i rapporti bilaterali nei settori della cultura, della scienza e della tecnologia, dell'insegnamento linguistico, favorendo la collaborazione e lo scambio fra istituzioni accademiche, universitarie, archivistiche e fra biblioteche. Tale Accordo assume un significato ancora più importante nella misura in cui nella Repubblica Dominicana è presente una vivace comunità italiana, cosa che ho potuto constatare di persona, una comunità di oltre 6.500 cittadini italiani. che chiede maggiori relazioni culturali. oltre che nei settori previdenziali. Inoltre, l'Italia è tra i principali fornitori del Paese caraibico, cosa che sta a testimoniare l'esistenza di rapporti già solidi tra i due Paesi e basterebbe ricordare che il Palazzo Nazionale fu progettato dall'architetto italiano Guido D'Alessandro, per volere di Rafael Trujillo, e realizzato tra il 1944 e il 1947.

L'Accordo al nostro esame si compone di 20 articoli, che sono utili a costruire l'ambiente adatto a porre in essere quegli scambi di risorse umane e tecnologiche, che permetterà di arricchire la vita culturale dei due Paesi. Pur non entrando nel merito dei singoli articoli, vorrei ricordare che l'articolo 5 prevede che le parti si impegnino a favorire la creazione di istituzioni culturali e scolastiche nei due Paesi: un fatto di grande rilievo per la comunità italiana che vive nella Repubblica Dominicana, perché la presenza di scuole italiane sul territorio permetterebbe di mantenere una continuità educativa con la madrepatria e la stessa cosa vale per i cittadini dominicani residenti in Italia. Quindi, un Accordo che ritengo, assieme al mio gruppo parlamentare, positivo e utile, non solo ai due Paesi in generale, ma anche alle esigenze concrete delle famiglie italiane che vivono all'estero. Per questo motivo annuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto - l'avevamo saltato, le chiedo però la cortesia di fare una dichiarazione brevissima - il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io telegraficamente, per confermare il nostro voto favorevole, auspicando che questo porti a consolidare i rapporti già ottimi tra due Paesi, con enormi potenzialità del ruolo dell'Italia in quel territorio per i prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 1993 riguarda la ratifica ed esecuzione di un Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Dominicana, per migliorare e regolamentare i rapporti bilaterali in diversi ambiti, quali la cultura, la scienza, la tecnologia, l'insegnamento linguistico, facilitando lo scambio e la collaborazione fra istituzioni accademiche, universitarie, archivistiche e fra le biblioteche. L'obiettivo dell'Accordo è di circostanziare i propri settori di intervento e favorire il mutuo arricchimento culturale, artistico e scientifico, attraverso lo scambio di docenti, ricercatori e di esperti, e ovviamente di materiale. L'Accordo prevede l'avvio di ricerche congiunte su temi di comune interesse e l'insegnamento della lingua e letteratura dell'altra Parte contraente, mediante l'instaurazione di apposite cattedre e rettorati. Nell'Accordo è previsto anche lo sviluppo della cooperazione nei settori della tecnologia e della scienza, e in altri ambiti quali la sanità e la salvaguardia dell'ambiente. Infatti, le Parti si impegnano a organizzare conferenze e seminari scientifici e tecnologici, alla partecipazione congiunta a programmi dell'Unione europea per le ricerche scientifiche e, ovviamente, allo scambio di documentazione. Riteniamo utile l'Accordo perché arricchisce ed espande le potenzialità intellettuali e culturali del nostro Paese, ma al tempo stesso le tutela. Le Parti, infatti, si impegnano a proteggere i diritti sulla proprietà intellettuale, rimandando alle disposizioni di accordi internazionali firmati da entrambe le Parti. Tutte le informazioni scientifiche e tecnologiche, soggette ai diritti di proprietà intellettuale, non saranno divulgate a terze parti senza il consenso scritto di entrambe. Pertanto, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Ricordando anch'io quanto sia importante l'Accordo di ratifica quest'oggi in esame, annuncio il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1993)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1993:

S. 1138 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1170 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 1994) (ore 13,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1994: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A. C. 1994)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1994)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, tranquillizzo subito i colleghi, non parlerò per più di un minuto. In queste due settimane, noi abbiamo votato una decina di accordi bilaterali, quasi sempre all'unanimità, a parte quest'ultimo, e senza dibattiti particolarmente entusiasmanti. Io credo che sarebbe il caso che la Presidenza della Camera valutasse se non è il caso di far sì che, almeno laddove i Trattati passano attraverso l'accordo di voto all'unanimità, in Commissione di merito e in Commissione esteri, si possa evitare di trascorrere ore e ore per votare documenti che, poi, vengono votati all'unanimità, senza un grande dibattito. Secondo me, sarebbe una semplificazione che aiuterebbe e consentirebbe a tutti noi di essere più presenti su temi che, poi, diventano centrali rispetto a questi, che vengono ratificati qualche anno dopo.

PRESIDENTE. La ringrazio per l'indicazione e il suggerimento. Forse, ci dovremmo lavorare un po', perché andrebbe fatta anche una modifica al nostro Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie. Mi limito a dichiarare il voto favorevole del gruppo di LEU.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Dichiaro il voto favorevole di Italia Viva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. A me spiace rompere questa, spero, solo stanca unanimità di facciata dell'Aula, perché se fossimo intimamente convinti, come Parlamento, di quello che stiamo andando a votare, almeno per coloro che hanno votato a favore, ci sarebbe fortemente da preoccuparsi. I trattati internazionali e gli accordi internazionali - lo abbiamo già detto la volta scorsa - sono il modo con cui l'Italia sta al mondo, il modo con cui noi delineiamo la nostra identità nel mondo; scegliamo, per il tramite di questi accordi e trattati internazionali, quali relazioni internazionali strategiche intrattenere, con chi, su quali motivi e per quali motivi; scegliamo quale è la nostra partnership internazionale.

Oggi cosa abbiamo deciso, Presidente della Camera? Cosa decide quest'Aula con il solo voto contrario di Fratelli d'Italia? Decide che noi avremo un rapporto internazionale strategico con Cuba e, segnatamente, all'articolo 4 del Trattato che andiamo a votare, che noi ci scambieremo con Cuba informazioni riguardanti tecniche speciali investigative, formazione e addestramento delle forze di polizia. Con Cuba.

A me spiace anche il voto dei colleghi del centrodestra, perché, forse, al centrosinistra debbo ricordare cosa c'è a Cuba, ai colleghi del centrodestra spero di non doverlo ricordare. Ma, giacché sembra che qui siamo tutti smemorati, Fratelli d'Italia si incaricherà di ricordare cosa c'è a Cuba: c'è un regime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A Cuba marciscono nelle prigioni gli oppositori politici; a Cuba non c'è il diritto di libera manifestazione; a Cuba non c'è il diritto di libera espressione del proprio pensiero; a Cuba, nell'ottobre del 2018 - non vent'anni fa -, sono stati arrestati 202 oppositori politici solo perché erano oppositori politici; a Cuba, oggi, marciscono in prigione, in spregio a tutti i diritti politici, civili, sociali e umanitari, gli oppositori pacifici di quel regime.

A Cuba noi stiamo, quindi - mi dispiace dirvelo, colleghi -, armando le mani dei dittatori e degli aguzzini, stiamo aiutando la polizia, gli sgherri del regime, a incarcerare le persone, li stiamo addestrando con questo Trattato, gli insegniamo le tecniche investigative, come se avessero ancora bisogno di saperne qualcuna in più per incarcerare il pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Voglio riprendere un tono più calmo, però, credetemi, Fratelli d'Italia, quando si tratta di difendere la libertà nel mondo, la libertà da un regime criminale, che esercita una dittatura criminale e comunista contro la libertà del pensiero (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare il deputato Delmastro Delle Vedove.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Lo so, Presidente. Presidente, io li capisco, era la meta dei loro viaggi politici quando era una terra meravigliosa il comunismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Adesso era talmente meravigliosa, che è diventata la meta dei viaggi sessuali, perché quel regime ha ridotto le donne a prostituirsi per l'intero Occidente! Vergogna! Infamia e vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

E dirò a questa smemorata sinistra, che in quest'Aula dà sfogo ai suoi istinti più animaleschi e antichi di richiamo della giungla (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove, è pregato di utilizzare un linguaggio adeguato a quest'Aula.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Il richiamo della giungla verso il comunismo evidentemente ce l'hanno, perché meno di sei mesi fa, in Parlamento europeo, questa stessa sinistra, che, forse, lì viene un po' edulcorata e contenuta, ha votato una risoluzione con cui il Parlamento europeo, all'unanimità, censura il Partito Comunista di Cuba: dice che non c'è una società pluripartitica, dice che mancano le libertà fondamentali, dice che mancano i diritti politici, dice che mancano i diritti politici civili, dice che gli oppositori politici vengono perseguitati e tenuti arbitrariamente in carcere; ha censurato che, solo nell'ottobre del 2018, ci sono stati 202 arresti arbitrari, ha ricordato che Eduardo Cardet è da tre anni che è in carcere per libertà di espressione; ricorda che non esiste neanche la banale libertà religiosa.

Questa sinistra l'ha votato al Parlamento europeo, chiedendo che venissero sospesi i rapporti con Cuba. In Italia questa sinistra, invece, sente forse ancora di più il richiamo della giungla e vota oggi un trattato con cui, all'articolo 4, ci impegniamo a fornire gli strumenti agli aguzzini e agli sgherri del regime, ci impegniamo a fornire strumenti per incarcerare il dissenso, per mettere in galera chi la pensa diversamente, per mettere in galera chi dice che il socialismo reale è fallito ignobilmente nella prostituzione delle donne cubane, che per fame si devono prostituire. E allora, Presidente, per Fratelli d'Italia l'Italia non può stare al fianco di un regime che incarcera agli oppositori democratici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi stiamo armando le mani degli aguzzini di regime, state conferendo strumenti per soffocare la libertà a Cuba, siete al fianco dei boia. Sappiano i dissidenti cubani, anche in Italia, che almeno noi di Fratelli d'Italia militiamo, senza se e senza ma, nel campo della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lasciando volentieri il ben poco onorevole compito di affollare il campo dell'oppressione di Stato a questa sinistra e a chi ha stancamente votato questo accordo internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie Presidente, ma innanzitutto voglio esprimere tutto il mio compiacimento per il fatto che i colleghi di Fratelli d'Italia, grazie al caso cubano, abbiano scoperto l'importanza del pluralismo politico, della tolleranza religiosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), del rispetto verso i comportamenti sessuali di ogni genere. Dico ciò davvero con sincero compiacimento e spero che queste parole che abbiamo ascoltato - al di là della parte su Cuba, su cui poi interverrò - verranno replicate dai colleghi di Fratelli d'Italia ogniqualvolta ci troveremo di fronte, in casa nostra e fuori dai nostri confini, a casi eclatanti di violazione - lo ripeto per comodità dei nostri colleghi - a casi eclatanti di violazioni dei diritti umani, del pluralismo religioso, della tolleranza verso i comportamenti sessuali di ogni genere. Perché vedete colleghi, vede Presidente, mi rivolgo attraverso lei ai colleghi di Fratelli d'Italia, secondo il PD la battaglia per i diritti umani, per il pluralismo religioso, per la tolleranza verso i comportamenti sessuali di ogni genere non ha e non deve avere colore politico e va combattuta ogni qual volta ci si trovi di fronte a violazioni di ogni genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In questo senso, il provvedimento che oggi discutiamo rappresenta un passo importante per esercitare la doverosa pressione che dobbiamo continuare a esercitare sul regime cubano, affinché prosegua nella direzione giusta la transizione difficile nella quale quel Paese è impegnato. Sappiamo che Cuba da alcuni anni è nel mezzo di una transizione complicata, difficile e dagli esiti incerti; da una parte ci sono stati sicuramente miglioramenti che non possiamo sottovalutare, sul piano istituzionale, sul piano di alcune limitate libertà concesse ai cittadini di Cuba, da un regime che rimane purtroppo un regime monopartitico e autoritario; dall'altra, per l'appunto, quel regime continua ad essere un regime che conculca le principali libertà individuali, che è molto lontano dal garantire i minimi standard pluralistici e che, secondo le principali associazioni che monitorano nel mondo questi ambiti - penso per esempio ad Amnesty International, penso a Reporters Sans Frontières - continua ad essere ai gradini più bassi delle classifiche internazionali, in quanto a rispetto dei diritti umani e a tutela del pluralismo politico, religioso e sessuale. Proprio per questo noi dobbiamo insistere, proprio per questo noi dobbiamo insistere nel rendere condizionabile quel regime ai vincoli internazionali e il provvedimento che approviamo oggi rappresenta un passo di parte italiana. D'altra parte, voglio ricordare che anche l'Unione europea, proprio pochi anni fa, nel 2017, ha siglato con Cuba un accordo complessivo - il primo di questo genere - che prevede anche un importante capitolo sul rispetto dei diritti umani, che deve proseguire e rendersi sempre più stringente da parte cubana. Quindi questo è il nostro impegno come PD e questo noi ci auguriamo debba essere l'impegno del Parlamento italiano, che con questo accordo di cooperazione compie un passo non di apertura incondizionata, ma di incoraggiamento a Cuba, affinché superi i limiti democratici e pluralisti nei quali è ancora avviluppata, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie Presidente, l'accordo in materia di cooperazione di polizia ha l'obiettivo di rafforzare ed intensificare la collaborazione e il reciproco scambio di informazioni e prassi tra Italia e Cuba al fine di prevenire e combattere la criminalità e il terrorismo, creando lo strumento giuridico idoneo a regolamentare la cooperazione di polizia, intensificando i rapporti fra gli omologhi organismi di questi due Paesi. Questa collaborazione di polizia avrà una ricaduta positiva per quanto riguarda i reati legati allo sfruttamento sessuale, soprattutto dei minori. Il provvedimento è aderente ai profili di compatibilità con la normativa nazionale, con l'ordinamento europeo e con gli altri obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia, tra cui rilevano in materia la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961. La conclusione di tale accordo e la sua conseguente ratifica mi vede particolarmente soddisfatto, anche in qualità di Presidente della Sezione bilaterale di amicizia Italia-Cuba nell'ambito dell'Unione interparlamentare, per le conseguenze positive che si prefigge di produrre, grazie all'intensificarsi della collaborazione di polizia tra i Paesi contraenti. Vorrei ricordare che i rapporti dell'Italia con Cuba sono particolarmente rilevanti e cresciuti negli ultimi anni sul piano culturale e sul piano economico-commerciale il nostro Paese è tra i primi dieci partner commerciali della Repubblica caraibica, come sul piano della cooperazione. Infine, colgo questa occasione per rivolgere un particolare ringraziamento alla nostra collega Fitzgerald, deputata di Forza Italia eletta nella circoscrizione Nord e Centro America, la quale, incontrando e rappresentando le istanze delle numerose comunità della cosiddetta Grande Italia fuori d'Italia, ci permette di tenere legami forti e proficui con i nostri connazionali all'estero. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie Presidente, sarò breve. Onorevoli colleghi, signori membri del Governo, Viceministro Sereni, Viceministro, membri della maggioranza, colleghi dell'opposizione (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), questa intesa in materia di cooperazione di polizia impegna i Governi di Roma e de L'Avana a rafforzare la collaborazione ed il reciproco scambio di informazioni per prevenire e combattere la criminalità e il terrorismo, creando importanti strumenti giuridici per regolamentarne le rilevanti modalità di attuazione. Presidente, mi permetta di sottolineare come questa intesa sia stata già approvata al Senato. Ritengo che sia anche importante sottolineare il fatto che questo provvedimento ricalchi un atto analogo presentato dal Governo nella scorsa legislatura, che non riuscì, però, a completare il proprio iter. Gentile Viceministro Sereni, pertanto questo disegno di legge di ratifica si compone di ben quattro articoli. Importante, secondo me, è sottolineare soprattutto l'articolo n. 3: è un articolo che riguarda gli oneri economici dell'Italia, che sarebbero pari a poco più di 81.000 euro. Il testo di questo accordo bilaterale, pertanto, consta di un preambolo e di 13 articoli.

Mi preme rimarcare inoltre come, dopo avere esplicitato l'obiettivo di intensificare la cooperazione bilaterale attraverso lo scambio di informazioni, la formazione e l'addestramento congiunto del personale, questa intesa, signor Presidente, individua nel Dipartimento della pubblica sicurezza del nostro Ministero dell'Interno e nella direzione generale della polizia nazionale, per la parte cubana, le autorità responsabili della sua gestione.

Signor Presidente, gentile Vice Ministro, importante - e direi quasi fondamentale - è sottolineare il fatto di come i settori della cooperazione in questo caso includano, tra gli altri, la lotta alla criminalità organizzata transnazionale, alla tratta degli esseri umani e del traffico di droga, alle armi e ai migranti, oltre alla repressione dei reati economici.

Gentile Presidente, Vice Ministro Sereni, questi sono obiettivi che noi riteniamo assolutamente condivisibili. Tra le modalità della cooperazione bilaterale italo-cubana, in questo caso, si prospetta e sono previsti lo scambio di informazioni… Scusi, signor Presidente, non riesco a sentirmi.

PRESIDENTE. Temo che il problema maggiore provenga dal suo gruppo. Colleghi…

SIMONE BILLI (LEGA). Scusi, signor Presidente, devo ricominciare.

PRESIDENTE. Ci vorrebbe il silenzio necessario per dare la possibilità…

SIMONE BILLI (LEGA). Devo ricominciare. Signor Presidente, signor Vice Ministro, dicevo prima come i settori della cooperazione, a mio parere, siano importanti da sottolineare, in questo caso. E includono, tra gli altri, la lotta alla criminalità organizzata internazionale alla tratta degli esseri umani e del traffico di droga, alle armi e ai migranti, oltre alla repressione dei reati economici. Quindi, come dicevo prima, signor Presidente, Vice Ministro Sereni, riteniamo questi obiettivi assolutamente condivisibili. Molto importante, però, voglio sottolineare anche il fatto che, tra le modalità della cooperazione bilaterale italo-cubana che si prospetta, sono previsti lo scambio di informazioni e di prassi operative, misure per l'attuazione di operazioni congiunte, l'identificazione e, badate bene, anche la riammissione di cittadini di uno dei due Paesi presenti in posizioni di irregolarità nel territorio dell'altro Stato.

Inoltre, sono previsti lo scambio di esperti, la cooperazione fra istituti e centri di istruzione nelle materie di pertinenza, la collaborazione nella formazione e nell'addestramento delle forze di polizia. Pertanto, signor Presidente, può quindi avere una valenza anche ai fini del controllo dei flussi migratori irregolari, come noi della Lega consideriamo una priorità politica. Signor Vice Ministro, altri articoli in questo caso disciplinano la modalità per le richieste di assistenza e i casi per opporre eventualmente un rifiuto. Questi casi per opporre eventualmente un rifiuto sono quando sono riconducibili a situazioni pregiudizievoli per i diritti umani, la sovranità, la sicurezza e l'ordine pubblico di una delle due parti.

Cari colleghi, si spera in effetti che l'Accordo non venga gestito per rimpatriare a Cuba figure riconducibili alla dissidenza anticastrista, come alcuni colleghi prima di me hanno anche accennato.

Gentili colleghi, mi preme anche sottolineare come un articolo specifico è dedicato ai limiti all'uso di dati personali e delle informazioni classificate, mentre ulteriori disposizioni prevedono la possibilità di organizzare riunioni e consultazioni fra i rappresentanti delle competenti autorità delle due Parti, disciplinando in questo caso anche le importanti modalità per la suddivisione delle spese e prevedendo l'utilizzo dello spagnolo e dell'italiano quali lingue di lavoro.

Cari colleghi, da ultimo mi preme sottolineare come siano regolate anche le modalità per la composizione di eventuali controversie interpretative o applicative dell'Accordo, l'entrata in vigore, la sua emendabilità e la sua eventuale revoca.

Gentile Presidente, mi preme anche ricordare come al Senato, dove il provvedimento ha iniziato il suo iter, la ratifica di questa Intesa sia stata appoggiata anche dal nostro gruppo, dalla Lega. Tale atteggiamento è stato confermato anche in questo ramo del Parlamento, in sede di Commissione affari esteri. Pertanto, cari colleghi, gentile Presidente, gentile Vice Ministro, noi oggi non intendiamo cambiare posizione, anche se siamo consapevoli che molte preoccupazioni sul versante della tutela dei diritti esistono, come alcuni dei nostri colleghi hanno già menzionato più volte qui, oggi, durante questa discussione.

Presidente, Vice Ministro, permettetemi anche di sottolineare come l'Intesa sia stata sottoscritta dal Governo italiano in un periodo che era contrassegnato da un clima difensivo nei rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti, poi venuto sostanzialmente meno. Presidente, sarà quindi importante, in sede attuativa, evitare qualsiasi coinvolgimento italiano…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BILLI (LEGA). …nelle azioni condotte dal regime cubano contro la propria dissidenza all'estero. Presidente, questo Accordo penso che lo si debba ritenere importante…

PRESIDENTE. Concluda, ha finito il suo tempo.

SIMONE BILLI (LEGA). …non solo per questioni, come si può dire, di natura squisitamente politica…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BILLI (LEGA). …ma anche per la posizione geografica… (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente, molto brevemente, per annunciare il voto favorevole, da parte del MoVimento 5 Stelle, e per non comprendere comunque il voto contrario, da parte di alcuni colleghi, per settori di cooperazione che riguardano, per esempio, criminalità organizzata transnazionale, traffico di sostanze stupefacenti, tratta di esseri umani, traffico di migranti e di armi e identificazione e riammissione di cittadini per combattere la cosiddetta immigrazione clandestina.

Quindi, pur non comprendendo questa scelta, dichiaro il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1994)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1994:

S. 1170 – “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro dello Sviluppo economico.

Invito gli oratori o un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a prevenire e contrastare l'antisemitismo, con particolare riferimento al recepimento della definizione operativa proposta dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto - n. 3-01106)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Orsini ed altri n. 3-01106 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, lo spettro dell'antisemitismo continua ad aggirarsi sull'Europa. È triste dirlo nel XXI secolo, ma anche nella nostra civile Europa questo incivilissimo atteggiamento si riaffaccia in modo inquietante. Esistono due forme di antisemitismo: una importata, legata all'integralismo islamico, l'altra nata in Europa dalle peggiori ideologie del XX secolo. L'una e l'altra ci ripugnano, come ripugnano ad ogni collega in quest'Aula, ad ogni persona civile, ad ogni persona perbene. L'antisemitismo in Europa non è soltanto un atteggiamento criminale, è un atteggiamento stupido, perché colpisce una parte essenziale della nostra identità, della nostra cultura, della nostra civiltà. L'Europa senza l'ebraismo, come senza il cristianesimo, non avrebbe costituito la civiltà più libera, più prospera e più tollerante della storia dell'umanità. Per questo lottare contro l'antisemitismo, soprattutto dopo la Shoah, per un grande Paese europeo come l'Italia è un imperativo morale categorico. Dunque, signor Ministro, le chiediamo: che aspetta l'Italia ad adottare ufficialmente la definizione di antisemitismo dell'alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto?

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo sulla base degli elementi forniti dalla Ministra per le pari opportunità e della famiglia, impossibilitata ad intervenire. Il Governo è impegnato, a livello nazionale e internazionale, nella tutela e nella promozione della libertà di religione, dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche, e più in generale si adopera nel contrastare ogni forma di discriminazione e intolleranza, sostenendo le iniziative sul tema. Ricordo che l'Italia ha aderito alla Dichiarazione di condanna dell'antisemitismo, adottata in occasione della sessione informale dell'Assemblea generale dell'ONU sull'antisemitismo (gennaio 2015) su proposta israeliana e con il sostegno di 38 Paesi, tra cui gli Stati membri dell'Unione europea. L'Italia è anche membro dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), un organismo intergovernativo che promuove attività relative all'istruzione, alla memoria e alla ricerca sull'Olocausto. Durante la riunione di Bucarest del maggio 2016, questo organismo ha adottato una working definition di antisemitismo di natura non vincolante. L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) ha già, nel 2016, prontamente recepito, come riferimento per la trattazione dei casi di discriminazione, questa definizione operativa di antisemitismo. Da subito è stato necessario porre un'attenzione particolare al fenomeno dell'antisemitismo nel corso dell'attività di monitoraggio delle discriminazioni, con relativa raccolta delle segnalazioni e trattamento dei casi tramite proprio contact center. L'ufficio segnala che nel 2017 ha aperto 49 istruttorie relative ad episodi di antisemitismo, mentre nel 2018 le istruttorie sono state 52, e nel 2019 - dato parziale - 38. Inoltre, a partire dal mese di novembre 2015, l'Ufficio ha istituito l'Osservatorio nazionale contro le discriminazioni nei media e in Internet. Per quanto riguarda l'attività di sensibilizzazione, l'UNAR ha realizzato negli anni specifiche iniziative volte alla prevenzione e al contrasto dell'antisemitismo, in particolare in occasione sia del giorno della Memoria, celebrato il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime della Shoah, sia della Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, celebrata ogni anno il 21 marzo. Nel gennaio del 2018, la sottosegretaria con delega alle pari opportunità ha siglato un protocollo d'intesa con l'Unione delle comunità ebraiche italiane che impegna l'UNAR a collaborare con l'UCEI, tra l'altro per favorire l'organizzazione di iniziative e percorsi di approfondimento della storia della Shoah mediante occasioni di confronto, studio e ricerca, nonché di promuovere progetti di partenariato, iniziative culturali e di ricerca dirette a mantenere viva la memoria collettiva della Shoah ed iniziative correlate ai temi dell'antisemitismo, del pregiudizio e del razzismo. Tra le tante iniziative nel corso di quest'anno, l'UNAR ha organizzato, insieme alla Fondazione Museo della Shoah, la Conferenza “Una vita di lotta contro la discriminazione”, con la partecipazione di Serge e Beate Klarsfeld, illustri cacciatori di nazisti. La conferenza, che ha avuto luogo a Roma il 29 ottobre 2019, ha visto la partecipazione della Ministra Elena Bonetti, a testimonianza dell'impegno in prima persona di questo Governo nel contrasto ai fenomeni di antisemitismo in tutte le loro declinazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Orsini ha facoltà di replicare.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Ministro, io sono solo parzialmente soddisfatto della sua risposta. Certo apprezzo le sue parole sull'impegno nel nostro Paese sul tema dell'antisemitismo, che erano quanto mi aspettavo da lei, che conosco per essere persona non solo garbata ma sensibile a questi temi, tuttavia rimaniamo in attesa di un atto relativamente semplice, che tarda per ragioni che lei non ci ha spiegato e che è difficile credere siano solo ragioni burocratiche. Si tratta di fare nostra una definizione persino ovvia, cosa induce l'Italia ad esitare su questo concetto? Eppure, nel nostro Paese le ragioni di allarme sul tema antisemitismo non mancano, lo dimostrano le minacce alla senatrice Segre (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali), simbolo e memoria vivente della Shoah, preziosa testimone di civiltà di fronte alla barbarie di Auschwitz. Lo dimostra anche l'infelice scelta, fatta proprio l'altro giorno dal sindaco di Napoli, de Magistris, di nominare come assessore alla cultura una signora, tale Eleonora de Majo - è solo assonante, non è parente -, secondo la quale il sionismo è nazismo e che gli israeliani - dice lei - sono dei porci accecati dall'odio, negazionisti che usano metodi che ricordano quelli che portarono alla morte quattro milioni di ebrei. Quattro milioni, non sei: l'assessore alla cultura non conosce neppure la portata e i numeri della Shoah. Ma forse è proprio questo il problema: il problema è che l'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto nello stesso documento indica come esempio di antisemitismo paragonare la politica odierna di Israele a quella dei nazisti, o negare al popolo ebreo il diritto all'autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l'esistenza di Israele è un fatto razzista. Del resto, riconoscere quanto proposto dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto sarebbe un segnale forte agli irresponsabili e ai criminali; significherebbe che siamo disposti non solo a compiangere gli ebrei morti nei pogrom o nei campi di sterminio ma anche a fare qualcosa per difendere gli ebrei vivi e, con loro, con la loro libertà e sicurezza, difendere anche la nostra dignità di italiani ed europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti in ordine al rinvio al 6 marzo 2020 dell'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto delle disposizioni relative ai seggiolini cosiddetti anti-abbandono – n. 3-01109)

PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01109 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, è diventato operativo l'obbligo di installazione dei dispositivi anti-abbandono sui seggiolini per i bambini di età inferiore ai quattro anni. Chi trasporta in auto un bimbo senza esserne dotato rischia multe da 81 a 326 euro e la decurtazione di 5 punti dalla patente. Ma si è arrivati decisamente impreparati a questa scadenza: non è pronto il mercato e non sono pronti nemmeno gli utenti. Oltretutto, secondo la rivista Altroconsumo, leggendo alla lettera la norma, nessuno dei prodotti attualmente sul mercato sarebbe conforme alle caratteristiche delineate dal decreto attuativo. Per tutti questi motivi chiediamo dunque al Governo se intende effettivamente rinviare l'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto delle nuove norme sui seggiolini anti-abbandono.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo sulla base degli elementi forniti dalla Ministra De Micheli, impossibilitata a partecipare perché si è recata a Venezia con il Presidente del Consiglio, Conte, in relazione ai tragici fatti di oggi. In premessa voglio ribadire la rilevanza sociale dell'obbligo di installazione dei dispositivi anti-abbandono. Si tratta di una norma di civiltà voluta e approvata dal Parlamento con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari per evitare che accadano tragedie simili a quelle avvenute in passato. Il decreto ministeriale del 2 ottobre 2019, che ha individuato le specifiche tecnico-costruttive e funzionali di tali dispositivi, è entrato in vigore lo scorso 7 novembre, e dalla stessa data sono applicabili le sanzioni di cui all'articolo 172 del codice della strada. Preciso che si tratta di un provvedimento che la competente direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sottoposto alla preventiva consultazione dei produttori, così come delle associazioni dei consumatori e successivamente condiviso con la Commissione europea. Per incentivare l'acquisto dei dispositivi, con l'articolo 52 del decreto-legge n. 124 del 2019, il cosiddetto decreto fiscale, è stato previsto il riconoscimento di un contributo di 30 euro per ciascun dispositivo acquistato.

Nei prossimi giorni verrà adottato un decreto per disciplinare le modalità di erogazione. In considerazione delle difficoltà nell'acquisto di tali dispositivi verificatesi nel periodo intercorrente tra la data di pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale, il 23 ottobre 2019, e quello di entrata in vigore, 7 novembre 2019, evidenzio che è allo studio da parte del Governo una proposta normativa per differire al 1° marzo 2020 l'applicazione delle sanzioni e, al contempo, dichiarare privi di effetti gli eventuali verbali di contestazione elevati a partire dal 7 novembre 2019.

PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di replicare.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per la risposta: è proprio così, c'è bisogno di tempo; è vero, è una norma di civiltà, però c'è la necessità di consentire l'adeguamento a quanto previsto dalla nuova norma, un tempo di intervallo entro il quale sospendere le sanzioni, e dunque dare a tutti la possibilità di adeguarsi ad una nuova normativa che, evidentemente, deve ancora strutturarsi sul mercato.

Bisogna informare adeguatamente le persone anche con campagne mirate e credo sia utile anche un provvedimento che annulli le multe eventualmente già comminate. Non si può prevedere a carico dell'utente un obbligo che egli stesso non è nelle condizioni di adempiere, e non certamente per sua volontà, ma per mancanza del prodotto sul mercato.

E poi mi preme segnalare con forza anche un'altra cosa, quanto accennato in sede di illustrazione relativamente all'inchiesta di Altroconsumo: pare che, a ben guardare, nessuno dei prodotti attualmente in vendita sia conforme alle norme approvate. Non esistono, dunque, meccanismi automatici e tutti sembrano essere collegati ad un'azione di volontà da parte del conducente del veicolo; il che contraddice, dunque, il senso stesso della norma, che deve proteggere dal vuoto di memoria, dal cosiddetto blackout cognitivo, attivando un automatismo che non pare esserci nei prodotti in commercio. Anche perché sui seggiolini omologati, secondo la norma, non possono essere montati cuscinetti o altri prodotti, e quindi tutti i dispositivi con sensore di peso da mettere sotto la seduta del bambino non dovrebbero essere utilizzati.

E, allora, la singolarità è la certificazione di conformità dei prodotti, che al momento, invece, è semplicemente un'autocertificazione, rispetto alla quale solo in seguito ci saranno dei controlli veri e propri.

Allora - e concludo, Presidente - siamo di fronte ad una norma che entra in vigore dentro un quadro di profonda incertezza e confusione. Per tutto questo almeno il rinvio del regime sanzionatorio appare indispensabile, a dir poco opportuno, come lei già ha sottolineato; ovviamente, questo nell'interesse generale degli utenti, ma soprattutto dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Elementi in merito ai tempi di conclusione dei lavori di messa in sicurezza di alcuni viadotti sull'autostrada A14 e iniziative di competenza in merito alla temporanea sospensione dell'applicazione delle tariffe sul medesimo tratto autostradale – n. 3-01110)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01110 (Vedi l'allegato A).

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Due sono le questioni che poniamo con l'interrogazione. Il Ministro sa che ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: sull'A14, dalle Marche all'Abruzzo, di fatto l'autostrada è bloccata, si creano code con effetti devastanti sia sul traffico sia sulle tempistiche sia in termini di impatto ambientale e di sicurezza. Nonostante questa situazione, si continuano a pretendere gli stessi pedaggi autostradali, come se nulla fosse. Questa situazione è stata generata da un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Noi chiediamo la sospensione delle tariffe fino al ripristino della normalità.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Rispondo, anche in questo caso, sulla base degli elementi forniti dalla Ministra De Micheli, impossibilitata a partecipare perché si è recata a Venezia con il Presidente del Consiglio Conte in relazione ai tragici fatti di oggi.

Le barriere bordo ponte posizionate sull'autostrada A14 tra Pescara e Porto Sant'Elpidio sono state oggetto di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria nell'ambito di una più ampia indagine sulle funzionalità di tali strutture. Il provvedimento di sequestro ha comportato una limitazione della sezione stradale, con inevitabili ripercussioni sulla fluidità del traffico, considerata anche la struttura del corpo autostradale che nel tratto interessato è composto da due corsie per ogni senso di marcia.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, nell'ambito della propria attività di vigilanza sull'operato dei concessionari autostradali, ha chiesto ad Autostrade per l'Italia di predisporre un programma di riqualificazione e sostituzione delle barriere autostradali, corredato da puntuale cronoprogramma delle fasi progettuali, approvative ed esecutive.

Quanto alla possibilità di sospendere temporaneamente i pedaggi sull'autostrada A14, rappresento che gli uffici del Ministero stanno svolgendo specifici approfondimenti al fine di verificare la percorribilità della richiesta degli onorevoli interroganti.

In ogni caso, evidenzio che il concessionario durante l'esecuzione dei lavori è tenuto ad operare secondo modalità che riducano al minimo il disagio dell'utenza, a fornire un'informazione costante ed aggiornata sui cantieri attivi, nonché a rimuovere le limitazioni durante le festività o in occasione di situazioni climatiche avverse.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessandro ha facoltà di replicare.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Ministro. Consideriamo questa apertura da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti importante, anche perché nella sua parte finale lei faceva riferimento a ciò che il concessionario deve fare. Le posso garantire che in questo momento non si sta facendo, perché non ci sono comunicazioni e soprattutto è inevitabile, a seguito del sequestro, il formarsi di code anche insopportabili e non più fisiologiche.

Insisto, noi insistiamo, a nome di migliaia e migliaia non solo di abruzzesi e marchigiani, ma di tutti coloro che percorrono la dorsale adriatica e che trovano lì un imbuto nel traffico: non è possibile scaricare su cittadini, su utenza e su imprese l'onere di una manutenzione che dovrebbe essere ordinaria, di una manutenzione per la quale non dovrebbe servire l'intervento dell'autorità giudiziaria, ma il concessionario dovrebbe fare di volta in volta, senza creare questi disagi.

E, siccome questi disagi ci sono, noi ribadiamo la necessità e la richiesta di sospendere le tariffe per fatti eccezionali, cioè l'applicazione del pedaggio.

Mi auguro che nei prossimi giorni, ore, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti possa comunicare l'assunzione di questa decisione, e cioè la sospensione. La sospensione dei pedaggi non è la soluzione del problema, ma occorre fare in modo che non accada mai più, perché un onere in capo al concessionario non può scaricarsi sulla comunità.

(Misure volte a prevenire gli infortuni sul luogo di lavoro - n. 3-01107)

PRESIDENTE. L'onorevole Cubeddu ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tripiedi ed altri n. 3-01107 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro del Lavoro, poniamo alla sua attenzione il drammatico problema delle morti e degli infortuni sul lavoro. Voglio ricordare come recentemente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia messo in evidenza, in un messaggio inviato all'ANMIL, che la sicurezza di chi lavora è una priorità sociale, uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra civile convivenza.

Ebbene, i dati registrati dall'INAIL, dall'inizio del 2019 al 31 agosto, indicano in 685 le vittime perite nei posti di lavoro, compresi gli incidenti in itinere. Si contano 28 decessi in meno rispetto all'anno precedente. Vi è, poi, il capitolo dei numerosissimi infortuni dei lavoratori, molti dei quali di entità grave, che spesso portano a menomazioni e invalidità permanenti, 416.894. Osserviamo un andamento migliore rispetto all'anno precedente, 1.641 infortuni in meno; eppure, nonostante il trend degli ultimi anni, chiediamo, vista la gravità del problema, quali misure codesto Ministro intenda adottare per prevenire gli infortuni nei luoghi di lavoro.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Incidenti e vittime sul lavoro costituiscono una drammatica emergenza, alla quale riservare assoluta priorità. Occorre uno sforzo comune che veda tutti impegnati nella massima misura possibile per porre fine a questo gravissimo e doloroso fenomeno.

Il primo impegno come Ministro del Lavoro è stato quello di avviare un tavolo sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con l'obiettivo di instaurare un dialogo costruttivo tra i diversi attori coinvolti finalizzato all'individuazione di proposte condivise, tese al rafforzamento e all'eventuale aggiornamento del quadro di tutele e misure di prevenzione disciplinate dal decreto legislativo n. 81 del 2008.

Al primo incontro, tenutosi il 23 settembre scorso, hanno partecipato il Ministro della Salute, i rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, dell'INAIL, dell'Ispettorato nazionale del lavoro, dell'INPS, oltre alle parti sociali. Un nuovo incontro, lo scorso 7 ottobre, si è svolto a livello tecnico per illustrare e condividere le proposte formulate dalle diverse organizzazioni coinvolte.

Sono stati inoltre avviati tavoli tecnici di confronto con le parti sociali, anche in vista della ricostituzione della commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.

Sin dai primi incontri, è emersa la necessità di agire in più direzioni: mi riferisco al coordinamento delle banche dati sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e all'attivazione della patente a punti per le imprese, quale strumento atto a privilegiare e selezionare le imprese più virtuose nell'accesso ad appalti e commesse pubbliche, per il quale è previsto l'apposito tavolo tecnico, che si riunirà nei prossimi giorni. Aggiungo ancora che, al fine di aggiornare il quadro di regole in materia di salute e sicurezza sul lavoro, presso il Ministero che rappresento è stato attivato un tavolo tecnico sulla formazione. L'esigenza avvertita in maniera assolutamente condivisa è stata quella di un rafforzamento e miglioramento del ruolo che la formazione svolge per la prevenzione degli infortuni e la creazione di ambienti di lavoro più sani e sicuri. Per queste ragioni è stato affidato al tavolo tecnico il compito di proporre una revisione generale dei vigenti accordi Stato-regioni intesa a pervenire ad una loro unificazione e armonizzazione, in grado di superare le incongruenze e le sovrapposizioni determinatesi negli anni, finalizzata ad individuare i soggetti formatori e il sistema di accreditamento e a stabilire modalità e contenuti dei percorsi formativi e dell'aggiornamento, in modo da assicurare qualità ed efficacia.

Al fine di poter aumentare il volume degli accertamenti in materia di sicurezza sul lavoro, l'Ispettorato nazionale del lavoro, oltre alle 150 unità di personale ispettivo che potrà assumere entro il 2020, potrà – e questo è stato previsto nel decreto-legge “salva imprese” – rafforzare ulteriormente il proprio personale ispettivo con l'assunzione a tempo indeterminato di ulteriori 150 unità.

Sono convinta che quello della sicurezza sul lavoro sia prima di tutto un tema culturale, per cui è fondamentale educare alla sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso iniziative specifiche, anche a livello di educazione primaria e campagne di sensibilizzazione delle imprese e dei lavoratori e dei giovani.

Concludo pertanto ribadendo il massimo impegno mio, come Ministro direttamente interessato, e dell'intero Governo, nella convinzione che è solo attraverso la cooperazione di tutti gli attori, istituzionali e non, che è possibile aumentare il livello di consapevolezza, e conseguentemente il livello di sicurezza sul lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Aiello ha facoltà di replicare.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministro, accogliamo con favore le sue parole e siamo pienamente d'accordo sull'impegno che deve vederci tutti protagonisti nella lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro. È sicuramente positivo il confronto che verrà continuato con il tavolo che la Ministra ha voluto avviare come sua principale azione di Governo: bisogna ascoltare tutti gli attori, i soggetti per poter trovare le soluzioni efficaci. Il contributo di tutti è fondamentale per ridurre il numero di infortuni e morti sui luoghi di lavoro. Il contributo di tutti, di cittadini, dei lavoratori, dei datori di lavoro; cittadini che hanno subìto a loro volta infortuni: come ad esempio Matteo Mondini, che è un cittadino infortunato sui luoghi di lavoro che è impegnato nella diffusione della cultura della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Positivo è anche l'impegno per il monitoraggio delle varie realtà aziendali, con una particolare attenzione alle banche dati e agli incentivi alle imprese che più delle altre si dimostrano sensibili al tema della sicurezza sul luogo di lavoro. In questo senso, fondamentale è il ruolo della formazione dei dipendenti, ai quali è necessario trasmettere la cultura della prevenzione, perché si tratta proprio di un tema culturale e l'Italia, purtroppo, rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea è ancora molto indietro in questo campo.

Oltre alle assunzioni da parte dell'INL già previste per il prossimo anno, i controlli potranno essere ulteriormente rafforzati grazie ad ulteriori 150 unità e grazie a quanto previsto dal decreto “salva imprese”. Sono esempi concreti di interventi che la Ministra e noi deputati intendiamo sostenere e incrementare per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, di chi lavora ogni giorno e ha diritto alla tutela che lo Stato ovviamente deve a tutti i costi garantire.

(Iniziative di competenza in materia di Isee universitario, con riguardo all'eventualità della richiesta di borse di studio da parte di diversi componenti del medesimo nucleo familiare – n. 3-01108)

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01108 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ministro, c'è una normativa importante che riguarda il diritto allo studio universitario e alle borse di studio. Per quanto riguarda l'accesso a queste borse, ci sono una serie di criteri, tra cui quello, ovviamente centrale, dell'ISEE del nucleo familiare. Con un paradosso però evidente: per cui in chiave normativa è stato previsto di non tenere conto, nel calcolo di questo ISEE familiare, della borsa di studio che la persona percepisce, che lo studente percepisce, perché altrimenti rischieremmo il paradosso di andare sopra soglia e lo studente non potrebbe più percepirla; ma non è stato calcolato che in famiglia ci possono essere fratelli o sorelle che percepiscono un'altra borsa di studio, e quindi abbiamo tanti casi in Italia in cui un ragazzo o una ragazza non prende la borsa di studio perché la prende un fratello o una sorella, perché quella borsa di studio entra nel calcolo dell'ISEE familiare. Credo sia una lesione del diritto allo studio, sia una cosa grave a cui rimediare, a prescindere dal fatto che riguardi una persona o mille persone. Volevo chiedere al Governo e a lei che intenzioni ci sono al riguardo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha facoltà di rispondere.

LORENZO FIORAMONTI, Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Fusacchia. Le sono molto grato, perché il suo quesito mi dà la possibilità di ribadire anche in quest'Aula che garantire il diritto allo studio costituisce una qualificante priorità per l'Esecutivo di cui faccio parte.

Non possiamo più considerare accettabile che vi siano moltissimi ragazzi meritevoli la cui iscrizione all'università è messa in forse perché non siamo in grado di garantire loro di ottenere borse di studio, in quanto le risorse stanziate a tale scopo non sono sufficienti o perché i vincoli giuridico-amministrativi presentano eccessive e irragionevoli rigidità. Per iniziare a porre un concreto rimedio a questa anomalia, mi sono impegnato affinché nella legge di bilancio per il prossimo anno fosse stanziato un apposito finanziamento a favore proprio del diritto allo studio. Difatti, al comma 16 dell'articolo 28 del disegno di legge all'esame del Parlamento è previsto un incremento di 16 milioni di euro del Fondo integrativo statale per la concessione di nuove borse di studio. Con queste risorse anche la percentuale degli studenti meritevoli, pari al 3,52 per cento, che sulla base delle risorse stanziate nel 2018 non hanno potuto beneficiare della borsa di studio, finalmente ne potrà godere.

Questa prima misura dimostra concretamente che ho rispettato l'impegno assunto con gli studenti universitari a non togliere neanche un euro al diritto allo studio, quanto piuttosto ad aggiungere tutte le risorse possibili. Mi auguro che il Parlamento voglia sostenere questa misura, incrementandone la capienza finanziaria.

Mi adopererò inoltre per perfezionare lo stato di attuazione della disciplina del diritto allo studio, dando complessiva attuazione al decreto legislativo n. 68 del 2012. Avvierò i lavori di un tavolo tecnico in materia di livelli essenziali delle prestazioni e darò nuovo impulso all'Osservatorio nazionale per il diritto allo studio universitario, rinnovandolo.

Venendo allo specifico quesito da lei formulato, preciso che con riferimento alle borse di studio erogate, oltre che in base al merito, sulla base della condizione economica, a legislazione vigente rilevano i trattamenti a qualunque titolo percepiti da tutti i componenti il nucleo familiare, ad eccezione di quelli per la disabilità. Diversa è la modalità di calcolo per l'accesso a qualsiasi trattamento assistenziale, previdenziale o indennitario riconosciuto da pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 4, comma 5, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 59 del 2013. In tal caso, ai soli fini dell'accertamento dei requisiti per il mantenimento di una prestazione, non si rileva il valore della medesima prestazione già percepita dal richiedente e valorizzata nell'ISEE. Tale previsione si applica, però, per il solo beneficiario, e serve ad evitare che per effetto del percepimento del beneficio il titolare possa perdere i requisiti per mantenerlo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LORENZO FIORAMONTI, Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Concludendo, condivido con lei che uno studente meritevole non debba essere penalizzato in quanto nello stesso nucleo familiare fratelli o sorelle altrettanto capaci e che accedono ad una borsa di studio finiscono con l'alzare la soglia ISEE dell'intera famiglia. Tuttavia, mi corre l'obbligo di ricordare come la questione non sia di esclusiva e diretta competenza del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Per questo mi attiverò affinché si possa condurre un approfondimento e un confronto con il Ministero dell'Economia e delle finanze…

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

LORENZO FIORAMONTI, Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. …e il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che so per certo già essere sensibili e mostrare la volontà di adottare ogni misura in concreto capace di scongiurare qualsiasi pregiudizio che vada a danno degli studenti meritevoli.

PRESIDENTE. L'onorevole Fusacchia ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta. Sono soddisfatto della risposta. Vi aggiungo: nella misura in cui attiviamo questa interlocuzione con gli altri Dicasteri rapidamente, perché credo ci sia… E lo ringrazio anche per i soldi stanziati in legge di bilancio, ovviamente, per le borse di studio, e credo ci sia potenzialmente una finestra di opportunità con la legge di bilancio, perché non sfugge che ovviamente prevedere una riformulazione della norma rispetto alla possibilità di non calcolare l'ISEE che viene fatto scattare da borsa di studio di fratelli e sorelle ha un costo per lo Stato aggiuntivo.

Apprezzo quindi la risposta, e invito caldamente il Ministro ad attivarsi subito coi colleghi in modo che se c'è uno spazio in legge di bilancio possiamo già intervenire da subito, perché è veramente, come dire, qualcosa a cui bisogna porre rimedio perché mi metto nei panni di un figlio che ha un fratello o una sorella ma soprattutto dei genitori a cui questo Paese non si può permettere di chiedere di scegliere a quale figlio far avere la borsa di studio.

(Misure a favore del piccolo commercio e dell'artigianato con riferimento alla disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali – n. 3-01111)

PRESIDENTE. L'onorevole Dara ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01111 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA DARA (LEGA). Buongiorno, Presidente. Dai dati diffusi dalla CGIA di Mestre emerge come in dieci anni solo in Emilia Romagna si sono perse quasi 4.000 imprese del piccolo commercio e oltre 19.000 imprese artigiane. Dall'inizio della crisi le famiglie emiliano-romagnole sono state costrette a tagliare in media 800 euro l'anno di consumi e il fatturato dei negozi di vicinato è crollato del 14,5 per cento a fronte di un aumento del 6,4 per cento della grande distribuzione. Recentemente il Ministro Di Maio ha affermato che il Governo deve proseguire nella tutela delle persone che lavorano come le partite IVA e i lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di combattere i centri commerciali rimanendo aperti dodici ore al giorno sette giorni su sette. Tenuto conto della profonda crisi che il settore del piccolo commercio e dell'artigianato sta affrontando, si chiede quali misure intenda adottare in favore di questi comparti.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti che aprono un faro su due settori particolarmente colpiti dalla crisi di questi anni: l'artigianato e il piccolo commercio per diverse ragioni e per diversi motivi. Voglio fare un piccolo focus sulla prima parte della risposta cioè su cosa si sta cercando di fare a tutela di questi settori. Credo che l'aver confermato in legge di bilancio il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese con una dotazione di 670 milioni sia un primo elemento per garantire l'accesso al credito. Oltre il 99 per cento delle imprese che si sono avvalse dell'intervento del Fondo ha avuto accesso al finanziamento grazie alle garanzie prestate dal Fondo. La nuova Sabatini, una misura molto utilizzata dalle piccole e medie imprese ma soprattutto da parte degli artigiani, è stata rifinanziata non soltanto per il 2020 ma fino al 2025. In generale è stata riproposta in blocco Impresa 4.0, ma stiamo cercando in queste settimane di valutare alcune modifiche che vadano incontro alle esigenze dei piccoli e delle micro imprese e, quindi, anche del settore delle imprese artigianali. Dopodiché c'è certamente la questione del salto di innovazione che anche il piccolo commercio e l'artigianato può fare. Abbiamo fatto il bando per il manager dell'innovazione, i voucher manager innovazione con il finanziamento del 50 per cento del costo di una persona specializzata che aiuta il piccolo commerciante o l'artigiano a piazzarsi sul mercato elettronico o comunque a fare salti di innovazione: il 50 per cento è a carico dello Stato. Certamente queste sono misure che siamo riusciti a mettere in campo e a confermare in parte. Probabilmente non basta. Voi avete toccato nella vostra interrogazione la questione degli orari di apertura. Ritengo che c'è un percorso parlamentare su cui va trovata una sintesi tra le forze politiche di maggioranza e ritengo anche quelle di opposizione, visto che quel percorso è nato con una composizione diversa delle forze di maggioranza. Il Governo ovviamente farà la sua parte quando si tratterà di discutere di quei provvedimenti ma certamente va fatto un ragionamento che riguardi anche il commercio nei centri storici che compete non tanto al MISE quanto ad altri Ministeri, sulla possibilità di recuperare i centri storici e il valore del commercio presente nei centri storici andando a capire quali sono le problematicità legate alla presenza della grande distribuzione anche rispetto agli orari di apertura.

PRESIDENTE. L'onorevole Dara ha facoltà di replicare.

ANDREA DARA (LEGA). Naturalmente sono poco soddisfatto della risposta anche perché la direzione che sta prendendo questo Governo - lo vediamo tutti i giorni - è spremere e massacrare in continuazione gli artigiani, gli imprenditori e i commercianti. Voglio ricordare - se ne è discusso sulla stampa ma anche nello stesso Governo - l'intenzione di inserire l'obbligo del POS e voglio ricordare che Confesercenti ha detto che tale intervento costerà 2 miliardi per le piccole e medie imprese e voglio ricordare che solo 200 milioni saranno pagati dagli emiliani e romagnoli; senza contare che nella legge di bilancio non c'è assolutamente la flat tax al 20 per cento che, nel Governo Conte I, la Lega aveva inserito aiutando tutte le partite IVA e tutti i commercianti che fatturano fino a 100 mila euro. Avete tolto tale misura ed è un grande danno ai piccoli esercizi commerciali. Che dire, Ministro? Credo che se qui tutti insieme ci si fosse messi d'accordo e si fosse trovato un operaio o comunque un commerciante e lo si fosse assunto in qualche Ministero, magari pagandolo profumatamente e magari anche con obiettivi ben precisi come distruggere le aziende del Paese, ecco credo che quella persona non sarebbe stata in grado di fare il disastro che avete fatto voi in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

(Elementi e iniziative di competenza in merito allo stato di avanzamento dell'assegnazione di una gara indetta da Poste italiane per la gestione delle chiamate del servizio clienti, al fine di assicurare il rispetto della contrattazione collettiva e i livelli occupazionali – n. 3-01112)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzopane ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01112 (Vedi l'allegato A).

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al signor Ministro che già conosce il tema, essendo stato recentemente a L'Aquila e avendo avuto modo di sollevare la questione. Poste Italiane, in data 16 settembre, ha misurato la scadenza del bando di gara indetto per la gestione overtime e overflow delle chiamate del servizio clienti, una commessa importantissima di 45 milioni di euro, quattro lotti, oltre mille dipendenti. Ad oggi ancora non sappiamo a chi verrà aggiudicata e non conosciamo le condizioni: se c'è la clausola sociale; se è stato calcolato il costo del lavoro secondo le tabelle ministeriali; se è stata prevista ogni tutela normativa e contrattuale. Siamo particolarmente preoccupati per quei siti in cui c'è una grave situazione giudiziaria, situazione che potrebbe precipitare.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Chiediamo quindi notizie.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti. L'atto in discussione fa riferimento al bando di gara ad invito indetto da Poste Italiane per la gestione fuori orario del traffico eccedente delle chiamate del servizio clienti. Premetto che il tema trattato rimanda a profili di carattere gestionale interni alla società e pertanto non rientra nelle specifiche competenze del Ministero dello Sviluppo economico, i cui rapporti con Poste Italiane sono attualmente regolate da contratto di programma 2015-2019, il quale disciplina in senso più ampio le modalità di erogazione del servizio postale universale. Rispondo, tuttavia, ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti in base a quanto rappresentato dalla società medesima interpellata nel merito. Com'è noto Poste Italiane ha bandito una gara tuttora in corso al fine di assegnare i servizi di contact center che sono erogati da diversi fornitori in diverse sedi, tra cui anche la sede dell'Aquila. In base a quanto riferito la gara bandita alla fine di luglio scorso sarà aggiudicata entro il corrente mese di novembre. Preme in questa sede indicare quali sono gli specifici requisiti previsti dal bando: la clausola sociale come requisito minimo obbligatorio di partecipazione consistente nell'obbligo di assunzione delle risorse già applicate alla specifica commessa da almeno sei mesi continuativi; il rafforzamento della clausola sociale con l'obbligo di assunzione di tutti i lavoratori applicati e non di quelli strettamente necessari al nuovo fornitore, come richiesto dalla interpretazione più recente della clausola sociale; la tutela della territorialità attraverso un punteggio di gara che premia le aziende che garantiranno il posto di lavoro nello stesso comune. In tale contesto la società ha riferito che tutte le procedure di gara indette da Poste Italiane prevedono requisiti professionali e tecnico-economici in linea con la normativa vigente, i quali garantiscono la qualità e la stabilità dei servizi stessi. In conclusione, dunque, rappresento la massima disponibilità del Ministero allo Sviluppo economico, nell'ambito delle proprie competenze, ad aggiornare le citate informazioni qualora venga nuovamente richiesto.

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzopane ha facoltà di replicare.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, mi dichiaro soddisfatta di quanto il Ministro ha riportato, sottolineo però due urgenze: la prima, è vigilare, perché oltre mille lavoratori sono appesi ad un filo; la seconda, è occuparsi specificamente della questione Olisistem.

Questa azienda opera a L'Aquila e a Roma, con oltre 300 lavoratori, e questa azienda sta vivendo una vicenda giudiziaria gravissima che potrebbe precipitare. Se la gara non venisse assegnata entro il tempo giusto, queste persone potrebbero non trovarsi più nella condizione di essere lavoratori e, quindi, potrebbe accadere che la clausola sociale diventasse inapplicabile; sarebbe una tragedia.

Ecco perché ritengo opportuno, ferme restando le notizie che ci ha dato e la rassicurazione che entro il mese di novembre la gara verrà assegnata, di vigilare su questa tempistica e di tenere aperto il tavolo su Olisistem, attualmente al Ministero del Lavoro, che vede, però, un suo referente presente, perché quella vicenda parallela all'assegnazione della gara è una vicenda che, oltre L'Aquila e Roma, riguarda numerosi altri siti a Torino, Milano, Settimo Torinese e in altre realtà. Olisistem occupa oltre 2 mila persone.

Ringrazio per l'attenzione data e auspico che questa vicenda venga seguita davvero con costanza e fermezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in ordine alla revoca dei benefici economici e al pagamento delle sanzioni conseguenti alla delocalizzazione di attività industriali, in applicazione del cosiddetto decreto dignità – n. 3-01113)

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01113 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente, buongiorno, Ministro Patuanelli. Arriviamo subito al dunque: in pancia e subito dopo l'approvazione del cosiddetto decreto dignità, il fortunatamente, oserei dire, ex Ministro dello Sviluppo economico, suo predecessore, Luigi Di Maio, dichiarò, urbi et orbi, che è finita l'epoca in cui le multinazionali prendono i soldi dal nostro Paese, delocalizzano, se ne vanno e non gli facciamo pagare nulla; quest'epoca, quest'era è finita.

Considerato che noi abbiamo molti dubbi rispetto al prosieguo del cosiddetto decreto dignità, che, evidentemente, è restato soltanto nei proclami e nella testa del fortunatamente ex Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, vorremmo chiedere quante di queste aziende che hanno delocalizzato hanno reso i soldi pubblici alla nostra collettività.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti e ringrazio l'onorevole Rizzetto. Innanzitutto, nella vostra interrogazione citate il caso Whirlpool; ad esempio, faccio questo caso, Whirlpool non è un caso di delocalizzazione, è un caso di riduzione della produzione con la cessione di un ramo d'azienda, quindi, non è il caso in cui c'è una delocalizzazione fuori UE che porta alla restituzione di tutti gli incentivi pubblici ricevuti nel passato e a una sanzione dal doppio al quadruplo dell'importo ricevuto.

Io ritengo che la misura prevista nel decreto “dignità” si misuri anche in funzione della sua forza deterrente per operazioni come questa.

Innanzitutto, le direzioni generali, dalla data di entrata in vigore del decreto “crescita”, nell'erogazione degli incentivi, fanno la valutazione di quanto fatto dall'azienda anche in termini di eventuali delocalizzazioni fatte, ma soprattutto nella predisposizione dei bandi per gli incentivi e, quindi, per i contributi pubblici che le aziende ricevono per l'attuazione del loro piano industriale, viene inserita espressamente la clausola che, laddove vi fosse una delocalizzazione, ci sarebbe la retrocessione di tutto il contributo ricevuto e, ovviamente, il pagamento della sanzione dal doppio al quadruplo.

Quindi, l'effetto deterrente del decreto “dignità” è tale che non è ancora stato applicato, perché da quel momento nessuna impresa che abbia ricevuto contributi pubblici ha delocalizzato extra UE.

Chiaramente, anche nel caso di Mittal, caso eventuale di azienda che riceve contributi pubblici, non si tratta di una delocalizzazione, e, tra l'altro, non è proprietaria, ma fa una restituzione alla società proprietaria chiedendo la rescissione del contratto di affitto.

Lo ribadisco, questo è un elemento che rappresenta un forte deterrente a farlo, tanto che, appunto, non ha avuto ancora applicazione. Quando si trattava di valutare il caso Whirlpool, in queste settimane, ma anche nei mesi precedenti, quando ancora era Ministro dello Sviluppo economico il Ministro Di Maio, erano state sospese le erogazioni di contributi, proprio perché si stava valutando il comportamento dell'azienda che non aveva ancora chiarito se la cessione era una cessione o era una delocalizzazione con retrocessione delle attività produttive del suo stabilimento di Napoli in altra zona produttiva.

Questo è uno degli elementi, certamente il tema reale è quali sono gli strumenti che il Ministero dello Sviluppo economico ha a disposizione per andare a risolvere i tavoli di crisi. Questo l'ho già detto, ci sarà un'informativa in Aula che farà un po' di chiarezza anche sui numeri, visto che è stata chiesta un'informativa sul punto e farà un po' di chiarezza anche sul numero dei tavoli; non sono 158 i tavoli che si sono aperti in questi due anni, ma sono 54 quelli che si sono aperti in questo periodo, nei due Governi Conte; gli altri sono tavoli di monitoraggio ma avremo modo di parlarne.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto, ha facoltà di replicare.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, io capisco il suo imbarazzo, al netto del fatto che il Ministro Di Maio è scappato dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dello Sviluppo economico per le figuracce che evidentemente ha fatto; lei ha ricordato 158 tavoli di crisi ancora aperti, circa 210 mila lavoratori ad oggi in Italia.

Però, vede, Ministro, è nostro costume informarci rispetto alle interrogazioni che svolgiamo in Aula. Io, qui, ho un documento del Ministero dello Sviluppo economico, lei non c'era ancora al Ministero dello Sviluppo economico, e questo documento ufficiale del Ministero, Presidente, dice che, in riferimento alla mail, non risultano imprese decadute o sanzionate ai sensi dell'articolo 5, eccetera eccetera, rispetto al decreto-legge n. 87 del 2018 “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”.

Treofan sta per delocalizzare, Pernigotti ha delocalizzato, Knorr ha delocalizzato in Portogallo, la ABB ha delocalizzato ad Helsinki, molti call center stanno delocalizzando in giro per il mondo, ma non soltanto in giro per il mondo, AlmavivA è un caso di questi.

La norma l'avete scritta malissimo e l'avete scritta malissimo per un semplice motivo: perché oramai sono anni che i nostri imprenditori non vanno più a delocalizzare dall'altra parte del mondo, ma vanno a delocalizzare intramoenia, ovvero in Europa, ad un'ora e mezza di aereo dall'Italia, in Romania, in Bulgaria, in Polonia, dove il costo di una lavatrice è esattamente della metà rispetto a Porcia, in provincia di Pordenone, come lei sa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, l'avete scritta male; nessuna azienda è stata sanzionata post delocalizzazioni, quindi, gli annunci del fortunatamente ex Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio sono rimasti, Presidente, annunci solamente mediatici, perché attualmente un'azienda può delocalizzare e, quindi, potete buttare nel cestino quello che voi consideravate un elemento di estrema importanza, come il decreto “dignità”.

Mi dispiace, ma non ci siamo, speriamo che lei svolga un lavoro migliore del suo predecessore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Boccia, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Cestari, Colletti, D'Ettore, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Lupi, Maggioni, Maschio, Molinari, Morani, Nardi, Noja, Parisse, Pedrazzini, Saltamartini, Sorte, Stumpo, Tasso, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2100-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2100-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la I Commissione, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, gentile Presidente. Il decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, è stato esaminato dalla Camera dei deputati in prima lettura e trasmesso al Senato della Repubblica, con modificazioni, il 24 ottobre 2019. Nel corso dell'esame al Senato sono state apportate ulteriori modificazioni rispetto al testo approvato dalla Camera e, in particolare, sono state oggetto di modifica le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 6, 7, 9 e 19, e di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge. Tali modifiche hanno riguardato, in particolare, l'istituzione di un centro di valutazione, CEVA, presso il Ministero dell'Interno e i conseguenti adeguamenti nel testo, compresa la copertura finanziaria per la realizzazione, l'allestimento e il funzionamento del centro.

È stato altresì specificato che l'istituendo centro di valutazione del Ministero dell'Interno, così come quello del Ministero della Difesa già esistente, siano accreditati presso il centro di valutazione e certificazione nazionale, d'ora in poi denominato CVCN, e sono tenuti a impiegare metodologie di verifica e test quali definiti dal medesimo CVCN. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri saranno inoltre definiti gli obblighi di informativa di tali centri con il CVCN. Anche il titolo del decreto-legge conseguentemente è stato modificato. Originariamente recava: “Disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica” con l'integrazione: “e di disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica”, a seguito dell'introduzione del nuovo articolo 4-bis. Per quanto riguarda, in particolare, le modifiche apportate dal Senato rispetto al testo approvato in prima lettura dalla Camera e già esaminato in sede referente delle Commissioni riunite, si segnala, in primo luogo, l'articolo 1, comma 6, già modificato nel corso dell'esame in prima lettura della Camera dei deputati, che rimette a un regolamento, da emanare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro dieci mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, la definizione delle procedure, delle modalità e dei termini nei quali devono attenersi le amministrazioni pubbliche, gli enti e gli operatori nazionali, pubblici e privati, inclusi nel perimetro suddetto, ai sensi del decreto di cui prima, al comma 2, che intendano procedere all'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi ICT destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi informativi e per l'espletamento dei servizi informatici individuati nell'elenco trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dello Sviluppo economico, secondo quanto previsto alla lettera b) del comma 2 succitato.

Tale disciplina non si applica agli affidamenti delle forniture di beni, sistemi e servizi necessari per lo svolgimento delle attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati e a quelli per i quali è stata dal regolamento disposta una deroga, in quanto per la loro acquisizione è indispensabile procedere in sede estera.

A seguito di una modifica introdotta dalla Camera in prima lettura, non si tratta di tutti i beni, sistemi e servizi ICT, ma solo di quelli appartenenti a categorie individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Nel corso dell'esame al Senato è stata operata una modifica al fine di specificare con maggiore evidenza che le categorie sono individuate sulla base di criteri di natura tecnica.

Secondo quanto previsto dall'ultimo periodo del comma 6, lettera a), per lo svolgimento delle attività di prevenzione, accertamento e di repressione dei reati nei casi di deroga sono utilizzate reti, sistemi e servizi ICT conformi ai livelli di sicurezza di cui al comma 3, lettera b), dell'articolo 1, qualora non incompatibili con gli specifici impieghi cui essi sono destinati.

In particolare, il comma 6, lettera a), stabilisce che i soggetti sopra indicati, ovvero le centrali di committenza cui essi fanno ricorso ai sensi dell'articolo 1, comma 512, della legge n. 208 del 2015, danno comunicazione al CVCN, istituito presso l'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione (ISCTI) del Ministero dello Sviluppo economico, dell'intendimento di provvedere all'affidamento di tali forniture.

A seguito di una modifica approvata alla Camera in prima lettura, la comunicazione comprende anche la valutazione del rischio associata all'oggetto della fornitura anche in relazione all'ambito di impiego. Sempre a seguito della citata modifica, è stato previsto che entro 45 giorni dalla ricezione della comunicazione, prorogabile di 15 giorni una sola volta in caso di particolare complessità, il CVCN può effettuare verifiche preliminari e imporre condizioni e test di hardware e software secondo un approccio gradualmente crescente nelle verifiche di sicurezza. Nel testo approvato dalla Camera era previsto che eventualmente fosse esercitata la facoltà potestativa di imposizione di condizioni e test di hardware e software da parte del CVCN. Nel corso dell'esame al Senato è stata soppressa la parola “eventualmente”.

La medesima modifica approvata dal Senato dispone, inoltre, una riformulazione, onde specificare con maggiore immediatezza che la collaborazione, prevista a seguito di modifiche introdotte dalla Camera dei deputati in prima lettura, dei soggetti rientranti nel perimetro di cui al comma 2, lettera a), dell'articolo, sia all'effettuazione dei test da parte del CVCN.

Decorso il termine senza che il CVCN si sia pronunciato, i soggetti che hanno effettuato la comunicazione possono proseguire nella procedura di affidamento. In caso di imposizione di condizioni e test hardware e software, i relativi bandi di gara e contratti sono integrati con clausole che condizionano sospensivamente ovvero risolutivamente il contratto – il testo originario prevedeva: “l'affidamento ovvero il contratto”: modifica approvata dalla Camera dei deputati in prima lettura che ha espunto la menzione dell'affidamento come ipotetica sede altra delle clausole integratici – al rispetto delle condizioni e all'esito favorevole dei test disposti dal CVCN. Sempre con una modifica introdotta in prima lettura, si prevede che i test devono essere conclusi nel termine di 60 giorni. Decorso tale termine, come precedentemente detto i soggetti che hanno effettuato la comunicazione possono proseguire nella procedura di affidamento.

Una modifica approvata presso il Senato introduce analoga previsione per il Ministero dell'Interno. Cioè, per le forniture di beni, sistemi e servizi ICT da impiegare su reti, sistemi informativi e servizi informatici, il Ministero della Difesa può procedere, nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente, in coerenza con quanto previsto dal decreto-legge in esame attraverso un proprio centro di valutazione. Si introduce la modifica più significativa introdotta al Senato che introduce analoga previsione, appunto come dicevo, per il Ministero dell'Interno, che così può avvalersi anch'esso di un proprio centro di valutazione denominato d'ora in poi CEVA.

Per la realizzazione di tale centro Ceva, altra conseguente modifica approvata dal Senato riguarda la copertura e cioè autorizza la spesa di 200 mila euro per il 2019 e di 1,5 milioni per ciascun anno 2020-2021. Altra modifica approvata dal Senato specifica che il Ceva della Difesa e quello dell'Interno siano anch'essi accreditati presso il CVCN e sono tenuti a impiegare metodologie di verifica e test quali definite del CVCN. Inoltre, la modifica approvata dal Senato sopprime la previsione di un "raccordo" tra il Ceva della Difesa - cui ora si aggiunge, il Ceva dell'Interno - con la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello Sviluppo economico, per i profili di rispettiva competenza. Questa previsione è soppressa. La diversa previsione introdotta dal Senato dispone un obbligo di informativa di quei centri di valutazione, i Ceva, con il CVCN, secondo modalità da stabilirsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Una modifica approvata in prima lettura ha previsto l'esenzione dall'obbligo di comunicazione per gli affidamenti delle forniture di beni, sistemi e servizi ICT destinate alle reti, ai sistemi informatici per lo svolgimento delle attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati e i casi di deroga stabiliti con riguardo alle forniture per le quali sia indispensabile procedere in sede estera. Resta fermo così per lo svolgimento di quelle attività che per quei casi di deroga, l'utilizzo di beni sistemi servizi ICT che siano conformi ai livelli di sicurezza. Nel corso dell'esame al Senato è stato, però, previsto che la disposizione è applicata "salvo motivate esigenze connesse agli specifici impieghi cui i beni, sistemi, servizi ICT sono destinati". Il comma 6, lettera b), prevede che i fornitori di beni, sistemi e servizi destinati alle reti, ai sistemi informativi e ai servizi informatici individuati nell'elenco che deve essere trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dello Sviluppo economico assicurano al CVCN e, per le specifiche competenze, al Ceva operante presso il Ministero della Difesa, la propria collaborazione per l'effettuazione delle attività di test, sostenendone gli oneri. Una modifica approvata al Senato, ai fini del coordinamento con la modifica incidente sulla lettera a) del comma 6) menziona altresì il Ceva del Ministero dell'Interno. La mancata collaborazione da parte di tali soggetti fornitori è segnalata al CVCN e anche alla Presidenza del Consiglio dei ministri in casi particolari. Il comma 6, lettera c) prevede che la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Mise, secondo la ripartizione di competenza indicata nelle precedenti disposizioni, svolgano attività di ispezione e verifica in relazione a quanto previsto dal comma 2, lettera b), dal comma 3 e dalla lettera a) del comma 6, senza che ciò comporti l'accesso a dati o metadati personali e amministrativi, impartendo, se necessario, specifiche prescrizioni.

Per le reti, i sistemi informativi e i servizi informatici inseriti nell'elenco di cui al comma 2, lettera b), connessi alla funzione di prevenzione e repressione dei reati, alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, alla difesa civile (modifica introdotta in prima lettura) e alla difesa e sicurezza militare dello Stato, le attività di ispezione e verifica sono svolte dalle strutture specializzate in tema di prevenzione e di contrasto del crimine informatico delle amministrazioni da cui dipendono le Forze di polizia e le Forze armate, che ne comunicano gli esiti alla Presidenza del Consiglio dei ministri per i profili necessari. Tale attività è svolta nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi oneri. Il comma 7 dell'articolo 1 individua alcuni compiti del CVCN, con riferimento all'approvvigionamento di prodotti, processi, servizi di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) e infrastrutture associate, qualora destinati a reti, sistemi informativi e informatici ricompresi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. In base al comma 7 il CVCN: contribuisce all'elaborazione delle misure di sicurezza per ciò che concerne l'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi ICT; svolge attività di valutazione del rischio e di verifica delle condizioni di sicurezza e dell'assenza di vulnerabilità note, anche in relazione all'ambito di impiego, dettando, se del caso, prescrizioni di utilizzo al committente. Una modifica introdotta al Senato inserisce, tra i compiti, anche la definizione di metodologie di verifica e di test; ai sensi della lettera c), elabora e adotta, previo conforme avviso del CISR, schemi di certificazione cibernetica, qualora (“laddove”, recita impropriamente il testo) gli schemi di certificazione esistenti non siano ritenuti, per ragioni di sicurezza nazionale, adeguati alle esigenze di tutela del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Secondo una modifica apportata dalla Camera dei deputati in prima lettura, tali schemi di certificazione devono tenere conto degli standard definiti a livello internazionale e dall'Unione europea. Ai fini delle attività di cui alla lettera b), il CVCN (modifica della Camera) si avvale anche di laboratori da esso accreditati. Una modifica approvata dal Senato aggiunge la previsione che con il medesimo atto siano altresì stabiliti i "raccordi", ivi compresi i contenuti, le modalità e i termini delle comunicazioni tra il CVCN e i predetti laboratori, nonché tra il medesimo CVCN e i Ceva di Interno e Difesa. Ciò anche al fine di assicurare il coordinamento delle rispettive attività e perseguire la convergenza e la non duplicazione delle valutazioni, in presenza di medesime condizioni e livelli di rischio. Per le esigenze delle amministrazioni centrali dello Stato, sono impiegati i laboratori eventualmente istituiti presso le medesime amministrazioni, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il comma 9 disciplina una serie di illeciti amministrativi, prevedendo sanzioni. Il comma 19 prevede l'autorizzazione di spesa per la copertura finanziaria relativa alla realizzazione, all'allestimento e al funzionamento del CVCN di cui ai commi 6 e 7. A tal fine, è autorizzata la spesa di euro 3 milioni 200 mila euro per l'anno 2019 e di 2 milioni 850 mila euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023 e di 750 mila euro annui a decorrere dall'anno 2024. Una modifica approvata dal Senato introduce al comma 19 l'autorizzazione di spesa per il Ceva del Ministero dell'Interno, che nel testo votato dalla Camera non esisteva. Tale copertura è prevista in 200 mila euro per il 2019 e 1,5 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021. La copertura finanziaria è reperita mediante corrispondente riduzione di spesa del Fondo per l'acquisto e l'ammodernamento dei mezzi strumentali in uso alle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze. L'articolo 6, comma 1, reca la quantificazione degli oneri associati alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 19, e dell'articolo 2, commi 1 e 3. A seguito delle modifiche introdotte dal Senato - cioè la copertura che le ho appena letto, signora Presidente - relative all'istituzione del Ceva del Ministero dell'Interno, la quantificazione risulta essere, diversamente da quanto votato dalla Camera: 3 milioni 400 mila euro per l'anno 2019, 7 milioni 995 mila euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, 6 milioni 495 mila euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023. In tale ambito il Senato ha introdotto una lettera b-bis), al fine di assicurare copertura finanziaria alla previsione di un Centro di valutazione operante presso il Ministero dell'Interno, introdotta all'articolo 1, commi 6 e 19. La copertura finanziaria, come ho detto, è reperita mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 623 della legge n. 232 del 2016, il quale ha istituito un Fondo per l'acquisto e l'ammodernamento dei mezzi strumentali, anche utilizzando i meccanismi di centralizzazione degli acquisti attraverso Consip, in uso alle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire adesso il relatore per la Commissione trasporti, onorevole Scagliusi… non è in Aula… l'onorevole Scagliusi intende rinunciare all'intervento. Quindi, ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di farlo successivamente. È iscritto a parlare l'onorevole Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi è in discussione la conversione del decreto-legge riguardante il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Lo sviluppo tecnologico digitale ha raggiunto dei livelli impensabili fino a pochi anni fa e ormai tutti noi disponiamo di più dispositivi per l'accesso alla rete. L'importanza di questi dispositivi, delle reti e dei software che ormai compongono e modellano il nostro ecosistema sociale è ormai palese, come è altrettanto evidente l'interesse strategico e geopolitico che ruota attorno alla tecnologia e al dominio dello spazio cibernetico. Il decreto che voteremo oggi avrà un impatto enorme nella vita pubblica professionale e privata di tutti noi. Pensate a quanto è importante proteggere, sia oggi che nei prossimi anni, tutte le applicazioni digitali che riguardano i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione, i dispositivi sanitari elettronici, i servizi di trasporto pubblico, le cosiddette macchine senza conducente e le nostre stesse case, nelle quali viviamo con la nostra famiglia.

Lo Stato deve essere pronto a svolgere la funzione cardine della propria esistenza, cioè la difesa dell'incolumità fisica dei propri cittadini. La sicurezza digitale è un tema che tocca da vicino il MoVimento 5 Stelle: siamo tra i primi ad aver utilizzato le piattaforme digitali per l'esercizio della democrazia e per questo siamo consapevoli delle incredibili opportunità, ma anche dei gravissimi rischi a cui la nostra comunità è sottoposta.

Questo decreto è anche successivo alla gara delle frequenze 5G, gara totale conclusasi in quattordici giornate e con 171 tornate, per il valore totale delle offerte di 6,5 miliardi, che permetterà alle imprese e alle amministrazioni di offrire sempre più servizi ai cittadini e alle imprese.

In questo decreto sono individuate le amministrazioni pubbliche, gli enti e gli operatori pubblici e privati che entreranno a far parte del cosiddetto perimetro cibernetico a tutela della sicurezza delle reti e i servizi definiti strategici attraverso una serie di criteri, tipo la funzione esercitata essenziale per lo Stato o meno, la correlazione tra le funzioni e un possibile attacco cibernetico. Il Governo può, inoltre, opporre la golden power contro soggetti esterni all'Unione europea che vogliono acquistare partecipazioni azionarie in società che detengono specifici beni e rapporti, tra cui le infrastrutture e le tecnologie critiche legate alla gestione dei dati e alla cybersicurezza, nonché alle infrastrutture finanziarie.

Questo decreto prevede, inoltre, la partecipazione del Ministero dell'Interno e del MISE all'implementazione delle politiche della sicurezza, al fine di valorizzare il ruolo di tutto il Governo e tutti gli apparati statali nella difesa della Repubblica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Consideriamo l'illustrazione del relatore Fiano, che ringraziamo, importante, perché ha sottolineato che l'azione del Senato è stata rafforzativa del senso del decreto che convertiamo oggi in legge e che, di fatto, va a rafforzare l'obiettivo per cui è stato realizzato questo decreto. Io consiglierei, per il suo tramite, Presidente, al Governo di avere grande pazienza, perché Fratelli d'Italia ha a cuore questo decreto sulla sicurezza cibernetica e lo approfondirà, con il mio intervento e con successivi interventi, in ogni suo aspetto. Quindi, spero abbiate preso caffè e generi di conforto, perché noi siamo qui, perché riteniamo questo tema - come è già stato nella prima lettura - un tema prioritario non soltanto per l'innovazione, che ovviamente sosteniamo, ma, soprattutto, per il tema della sicurezza nazionale; tema su cui questo Governo double face, in tutte le sue sfaccettature - “Conte 1”, “Conte 2”, sembra la famosa canzone che, ormai, è diventata virale “Conte 1, Conte 2, io sono Conte” -, ha dovuto riparare a un grande e grave torto, quello di aver fatto decadere quello che, poi, è diventato l'articolo 4-bis, che è un po' il cuore, il senso e il significato prioritario di questo decreto, la sua missione, il suo scopo, e il motivo per cui al Senato ha cambiato anche titolo.

Quindi, la conversione del “decreto sicurezza cibernetica” è, di fatto, in dirittura di arrivo, permettendo così allo Stato italiano, finalmente aggiungiamo noi, di contrastare gli intenti predatori di alcune potenze straniere interessate al saccheggio dei gioielli industriali nazionali e delle minacce cibernetiche. La difesa della sovranità digitale italiana passa, appunto, per un rafforzamento delle difese della pubblica amministrazione da infiltrazioni ostili, formazione di figure specifiche e maggiori investimenti.

Sono in azione faglie che dividono gli Stati Uniti, da una parte, e la Repubblica popolare cinese, dall'altra, in una competizione che investe anche il campo tecnologico. Il 5G, negli Stati Uniti e non solo, anche in Europa, specialmente nei Paesi dell'Alleanza atlantica, è diventato un tema cardine del dibattito di sicurezza nazionale.

Le compagnie di telecomunicazione cinesi più importanti ovvero Huawei e quella meno conosciuta, ma non meno importante, ZTE, la seconda di proprietà statale, secondo quanto contenuto nell'articolo 7 della legge cinese sull'intelligence, hanno, come tutte le aziende, l'obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell'esercizio del proprio lavoro all'estero. Nelle aziende cinesi collegate con lo Stato ci sarebbero i cosiddetti colletti rossi, red collar, così come coniati da The Economist, alla pari di come i commissari bolscevichi controllavano l'operato dei manager nelle acciaierie sovietiche. Anche Huawei Italia, come detto da esperti del settore, è inserita nel perimetro di applicazione della disposizione della legge.

Lanciamo, quindi, un appello al Governo: dopo la definitiva approvazione del provvedimento che stiamo esaminando, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni - speriamo, dipenderà anche da voi -, ZTE sia messa in discussione nella sua collaborazione con Open Fiber, dov'è fornitore. L'infrastrutturazione delle città e dei distretti non può mancare il passaggio di elementi di sicurezza rinnovati e più forti e questo decreto che oggi convertiamo può sicuramente essere lo strumento urgente da applicarsi. Duecentosettanta città saranno collegate da reti gestite da apparati forniti da ZTE, che è controllata, indirettamente, da potenza non democratica, come appunto è la Cina, e come le ha definite la Commissione europea senza metterci il nome, ma noi siamo Fratelli d'Italia, ce lo possiamo permettere, non abbiamo certo timore, lo facciamo.

I nostri dati, i big data, fanno gola: l'applicazione del golden power venga valutata, quindi, con la massima urgenza. I metadati, grazie a Internet, al cosiddetto Internet delle cose, che Huawei raccoglie, anche con metodi sperimentali nei laboratori di Milano Segrate e in Sardegna, sono uno strumento di controllo individuale e collettivo su chi abita nella nostra nazione, su chi vi transita e sulla gestione della sua economia di lavoro e cultura.

Ma chiediamoci: da dove viene questa tanto decantata innovazione cinese e come è stata sviluppata in questi anni? Con quali sistemi? Con quali metodi? Bene, adesso vi diamo qualche dato certo e qualche analisi certa al riguardo. Dovete sapere che, in Cina, c'è una regione che ha circa 25 milioni di abitanti, che si chiama Xinjiang o Uyghuristan, come preferiscono gli abitanti che vi risiedono: questi metodi che hanno, poi, portato a questa innovazione sono già adottati come sistema di controllo sociale. Presidente, io capisco l'urgenza… Presidente, mi scusi, io capisco l'urgenza del rappresentante del Governo, ma se deve stare tutto il tempo al telefono, allora può anche uscire ed andare in Transatlantico.

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, il rappresentante del Governo è presente ai banchi, ci auguriamo che riesca anche a prestare attenzione…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Guardi, c'è una ricerca scientifica che dimostra che, quando siamo al telefono, solo il 30 per cento il nostro cervello…

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Mollicone, prosegua. Invito, naturalmente, il rappresentante del Governo a prestare attenzione. Prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Evidentemente, vuol dire che il Governo sta dedicando il 30 per cento di attenzione al dibattito parlamentare. Non mi sembra rispettoso, non solo del mio intervento, ma degli interventi in generale.

Nella regione cinese dello Xinjiang sta avvenendo la più importante carcerazione di massa di una minoranza etnica della storia contemporanea: basti pensare che gli Uyguri, detenuti nei campi di rieducazione - definiti così - potrebbero essere, da stime di organizzazioni umanitarie, circa 500 mila o tra 500 mila e un milione, ma dati certi non ci sono perché non li fanno avere, diciamo. I dati sono, quindi, approssimativi proprio per la difficoltà nel raccogliere informazioni, e su questo non c'è certo innovazione né trasparenza, in un Paese che si è sempre dimostrato poco disponibile al concetto della circolazione delle informazioni e che, paradossalmente, per ironia della sorte, ora è all'avanguardia nella gestione delle informazioni, ovvero la Cina.

È dagli anni Novanta, che gli Uyguri vengono presi di mira dalle autorità di Pechino a causa delle proprie aspirazioni indipendentiste e per le continue denunce di discriminazione verso la repressione religiosa subita.

Secondo quanto riportato da alcuni detenuti, che sono riusciti a scappare da questi campi, le persone sono sottoposte a delle classi di indottrinamento, costrette a giurare fedeltà al partito comunista cinese - perché lì esiste ancora il Partito comunista cinese - in un esercizio chiamato - mi scuserete l'inglese - looking back, che impone agli Uiguri di condannare pubblicamente come fanatici i propri familiari condannati per estremismo. Perché diciamo questo e raccontiamo questo? Perché adesso vi raccontiamo come viene effettuato questo controllo grazie all'innovazione, grazie a 7 miliardi di dollari che la Cina ha investito sulle start up e che hanno portato a sviluppare sistemi di riconoscimento facciale, di innovazione, droni a individuazione personale diretta e a monitoraggio GPS proprio su questa popolazione. Il controllo ovviamente si estende anche al campo tecnologico; per la prima volta possiamo vedere come l'utilizzo dei metadati e della polizia predittiva da parte del Governo cinese non solo violi il diritto della privacy, ma permetta agli ufficiali delle Forze dell'ordine di arrestare persone in modo discrezionale e arbitrario. È vero che la Cina investe miliardi in politica e innovazione - abbiamo citato il dato di 7 miliardi e 200 milioni - ma sta costruendo un gigantesco Panopticon, una sorta di carcere digitale, in un futuro da distopia cinematografica che ricorda molto Minority Report, in cui, ricordiamo, i reati erano addirittura previsti prima che fossero commessi. Innovazione e investimenti sono sempre positivi e noi siamo dalla parte dell'innovazione, ma non possiamo non distinguere quelli di Pechino dagli altri. È di qualche giorno fa la notizia dell'avviso di conclusione delle indagini su un ex ambasciatore italiano, ora alla direzione generale della promozione del sistema Paese alla Farnesina. Non dirò il nome, ma il nome è pubblico (non dirò il nome perché siamo garantisti e quindi siamo all'inizio di un procedimento); ascoltate che cosa è emerso da questa indagine, indagine per corruzione di carattere internazionale, in merito alla quale aspettiamo, naturalmente, l'iter processuale e ribadiamo le garanzie, ma riguardo alla quale non possiamo non focalizzarci su questo tipico modus operandi di infiltrazione del cosiddetto Dragone. Questo ambasciatore, grazie al proprio incarico e ai rapporti privilegiati che aveva costruito “…anche all'interno del Ministero per lo sviluppo economico”, che voi governate, Ministero che si è curato, ricordo, del Memorandum cinese - spiegano i giornalisti che hanno visionato le carte processuali, quindi stiamo parlando di dati pubblici - era in grado “…di conoscere in anticipo le mosse dei vertici di moltissime aziende. Questo gli avrebbe permesso di svelare informazioni su certi marchi italiani, come Versace, Ferrari, società sportive come la Reggina calcio, ma per quanto sembra anche centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili, imprese specializzate nella gestione delle linee ferroviarie”. Soprattutto Huawei: i cinesi erano interessati “…ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della società di Shenzhen”, scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e quindi fonte pubblica dimostrata e dimostrabile. Le infrastrutture devono essere sovrane: è questo quello che noi riteniamo. La sovranità digitale che per primi abbiamo inserito in un atto parlamentare ed è stato accolto dal Governo, è stata messa in discussione dal processo di privatizzazione delle reti e delle telecomunicazioni. Per questo, Fratelli d'Italia ha presentato una mozione in tal senso, a prima firma Butti, chiedendo oltre alla rete fissa Tim Open Fiber, proprio il rafforzamento delle difese delle nostre infrastrutture; un richiamo che abbiamo svolto anche al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, qualche giorno fa, in un incontro organizzato a porte chiuse proprio sul tema dell'innovazione del lavoro e del digitale, davanti al Ministro Pisano. Garantire investimenti e occupazione è sicuramente prioritario e noi siamo a sostegno di questa azione, ma chiediamo che Huawei e ZTE giochino alle nostre regole del gioco, stabilendo la chiarezza dei rapporti con lo Stato italiano. Fratelli d'Italia è per garantire la sicurezza della nazione anche nel mondo cibernetico, quindi. Le difficoltà, però, del parlamentare che si occupa di innovazione sono notevoli: le competenze sono frammentate fra varie Commissioni parlamentari e ciò porta a rischi enormi per la coerenza dell'azione.

Ipotizziamo di voler normare l'impatto dell'intelligenza artificiale su un settore specifico come quello del lavoro: il vettore dovrebbe partire dalla Commissione lavoro, ma ha anche ricadute sulle Commissioni attività produttive, sulla cultura e molte altre. Dalla relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni, istituita nella scorsa legislatura, è emersa la raccomandazione di istituire una commissione parlamentare permanente dedicata all'innovazione nel suo complesso, che purtroppo manca all'attuale architettura del Parlamento. I flussi di lavoro parlamentare hanno un impatto specifico e non è possibile non evidenziare la mancanza di un approccio strategico e la scarsa conoscenza delle norme in materia, il cui problema è acuito dalla frammentazione, appunto, del lavoro in Parlamento. Come Fratelli d'Italia ho presentato - ma nell'ambito dell'Intergruppo innovazione, dove sono presenti tutte le forze politiche ce ne sono diverse di queste proposte - come responsabile dell'innovazione di Fratelli d'Italia una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare per le politiche dell'innovazione, e sullo stesso tema altri colleghi, sia di maggioranza che di opposizione, lo hanno fatto, come il collega Mitrano, come altri colleghi di altri partiti. A fronte dell'impegno del Governo su questi temi, che sono plasticamente espressi nella nomina di un dicastero ad hoc, dobbiamo fare due precisazioni: la prima è che non avete inventato il Ministero dell'innovazione perché lo inventò il centrodestra nel 2001 con Lucio Stanca; la seconda è che avete reintrodotto il Ministero di innovazione - e di questo vi va dato merito - ma peccato che vi siete dimenticati di dargli il portafoglio, quindi se c'era questa priorità e questa importanza, un Ministero sull'innovazione senza portafoglio sapete bene e mi insegnate che è un Ministero considerato di serie B; purtroppo non lo dico io, lo dice la struttura legislativa e normativa e governativa italiana. Ci auguriamo, quindi, che venga calendarizzata e su questo penso ci potrebbe essere un'ampia trasversale maggioranza, come appunto abbiamo detto anche al Ministro Pisano proprio al CNEL qualche giorno fa. Costruire un'infrastruttura normativa e amministrativa per le politiche dell'innovazione è un fattore chiave di moltiplicazione del valore dell'industria e dell'economia nazionale. Il problema, certamente, è il difficilissimo contesto in cui ci troviamo ad operare, dove una tripla crisi - istituzionale, economica, politica - sta schiacciando la nostra nazione, che appare sempre più incapace di innovare e competere in modo sistemico nella corsa della globalizzazione. La sovranità digitale italiana è messa quindi a rischio da questa distanza con altre nazioni europee ed asiatiche. Nel primo passaggio alla Camera del dl sulla sicurezza cibernetica, il Governo ha accolto numerosi nostri ordini del giorno, fra cui proprio uno sulla formazione di un'unità di crisi istituzionale per il contrasto alle minacce cibernetiche e sulla predisposizione di percorsi di formazione specifica universitaria e post universitaria su questi temi. In particolare, è inserito per la prima volta su un atto parlamentare, come dicevamo e accennavamo prima, il concetto di sovranità digitale. Ci auguriamo che il Governo dia seguito all'impegno preso e su tutte le infrastrutture strategiche Fratelli d'Italia propone l'introduzione della clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale. La proprietà deve in ogni caso rimanere pubblica e la gestione può essere affidata al privato, a patto che questo convenga allo Stato italiano, che potrà in ogni caso e senza alcuna penale intervenire direttamente nella gestione dell'infrastruttura, e a patto che gli utili generati dall'infrastruttura vengano reinvestiti nello sviluppo dell'infrastruttura stessa. Per quanto invece riguarda l'erogazione dei servizi, questi possono essere ceduti ai privati in regime di reale concorrenza, sempre amministrata, al fine di erogare il miglior servizio possibile al minor costo possibile. Ad esempio, su un'infrastruttura di telecomunicazione pubblica gli operatori privati possono vendere i propri servizi tecnologici ai cittadini pagando il fee o il pedaggio, come meglio si può definire ironicamente, allo Stato italiano. Non basta, quindi, il tracciamento del perimetro e ci auguriamo che il Governo dia seguito al provvedimento con formazione di figure specifiche, l'incentivo all'alta tecnologia e investimenti, al fine di garantire la sovranità digitale italiana. Su questo concetto io richiamo l'attenzione del Governo e abbiamo fatto anche degli emendamenti anche diciamo nella riapertura degli emendamenti nel rientro al passaggio alla Camera, perché riteniamo che debba diventare patrimonio comune.

Vedete, da una parte abbiamo delle vere e proprie nazioni digitali: Facebook, Google, Amazon e tutti i grandi cosiddetti over the top (un altro anglismo orribile); ma queste nazioni digitali hanno delle costituzioni digitali, che si sono scritte in autonomia e che diventano condizioni d'uso, che i nostri cittadini italiani e quelli europei e quelli di tutto il mondo, ormai, per prassi, nemmeno leggono. Quindi essi non sanno che in quelle costituzioni digitali non c'è alcun rispetto per le Costituzioni nazionali, quindi affermare il concetto di sovranità digitale significa affermare nuovi diritti digitali. Noi siamo cittadini italiani, viviamo in Italia, usufruiamo - ci mancherebbe altro - di piattaforme innovative che hanno delle condizioni d'uso, ma queste condizioni d'uso, queste costituzioni digitali, devono partire unicamente, principalmente e gerarchicamente, nella struttura normativa e giuridica, dal rispetto della Costituzione italiana, dal rispetto delle leggi italiane e dal rispetto della libertà d'espressione. Non è più possibile accettare che nessun cittadino italiano ed europeo possa essere arrestato digitalmente, gli possa essere impedito di parlare e di comunicare, possa essere censurato o talvolta espulso da questi luoghi digitali, perché avrebbe contravvenuto, sempre attraverso questo panopticon immateriale segnalato da chissà, magari da avversari, magari da odiatori di professione e avversatori di professione, da dieci, venti o trenta altri cittadini. Ecco, questo in Italia non può accadere. Se questo Governo che ha una forza politica che si regolamenta attraverso una piattaforma, a dire la verità un po' obsoleta, come ci ricorda il Garante della privacy, ma che ha fatto del digitale la propria cifra e la propria caratterizzazione, non porrà subito rimedio a questo vuoto normativo, noi ci avvieremo ad essere controllati, bannati e censurati, esattamente come avviene nei Paesi a limitata o negata democrazia, come purtroppo accade per la Cina oggi, che rappresenta la capofila di queste nazioni.

Noi oggi, come Fratelli d'Italia, con il collega Butti, con il nostro presidente Giorgia Meloni, con il collega Rotelli e Silvestroni della Commissione competente, abbiamo presentato una mozione che è sul 5G ma che tratta anche di questi temi e che va a fare da corollario alla conversione di questo decreto-legge, decreto-legge che deve essere immediatamente applicato perché già in Italia esistono aziende straniere, a capitale cinese. La ZTE ci è venuta a dire in audizione che aveva il 51 per cento detenuto dal Governo cinese e questo in Italia non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché la ZTE fornisce gli apparati a tutta la rete Open Fiber, perché sarà in tutte le reti e fornisce tutti i gestori telefonici, con i propri apparati e con le proprie specializzazioni tecniche.

Noi siamo convinti - e lo diciamo seriamente - dellla sicurezza cibernetica, come ci hanno ricordato anche i nostri servizi, che su questo sono molto più avanti dei nostri Governi e che da anni, anche dal Governo Renzi in poi e anche prima, ci hanno denunciato l'aggressione e la penetrazione di Paesi stranieri, che utilizzano l'economia, la finanza, la tecnologia e l'innovazione, per penetrare i mercati italiano ed europeo, per conquistare fette di mercato. Dovete venire qui in Aula a raccontarci quali sono le aziende cinesi che hanno comprato, proprio grazie a questo decreto, quote di aziende italiane. Infatti a questo è servito il Memorandum Italia-Cina: è servito a far aggredire le nostre aziende, addirittura quelle parastatali, e a fare entrare i capitali cinesi nelle nostre aziende senza controllo.

Quindi, questo decreto che oggi convertiamo servirà a creare una unità di crisi e a intervenire prontamente, su segnalazione dell'intelligence, del Ministero della difesa, anche in quei settori più amministrativi di pubblica amministrazione, per le banche dati generali, proprio per difendere il concetto di sovranità nazionale che ad oggi è diventata sovranità digitale.

Fratelli d'Italia è in prima fila ed è stata la prima forza politica a porre questi temi, temi come sovranità digitale, diritti digitali, difesa della sovranità digitale. Rivendichiamo ciò con orgoglio e siamo qui nelle fila dei nostri banchi a difendere la nostra nazione; ciò non si fa più soltanto difendendo i confini materiali ma lo si fa anche sul digitale, difendendo i nostri dati, la nostra libertà e la nostra voglia di futuro, in piena libertà di espressione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti del Liceo scientifico, musicale e sportivo “Bertolucci” di Parma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi) e anche gli studenti e il generale Nuzzo della Scuola militare dell'aeronautica “Douhet” di Firenze, che assistono sempre ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo in Aula oggi su questo provvedimento perché, dopo aver ascoltato le parole del relatore di maggioranza, ritengo che sia fondamentale per lo sviluppo economico, per la competitività del sistema nazionale, per la sicurezza e, quindi, per la sicurezza nazionale. Ritengo fondamentale questo decreto che, in maniera superficiale, completa un iter che è iniziato un anno fa. Era il Governo Conte I e, al primo atto del Governo Conte I, fu deciso di applicare la golden power sulla rete Retelit. Questo è un argomento di questi giorni e, come sappiamo, è un argomento pieno di polemiche politiche. Lo cito perché da allora - quindi dal primo atto del Governo Conte I - questo provvedimento è arrivato ad oggi, che ci troviamo nel Governo Conte II, dove la golden power è stata modificata - lo abbiamo visto fino ad oggi con questo decreto che viene in Aula - in maniera confusa. Infatti, questo Governo è nato proprio sulla golden power, quindi sul perimetro della sicurezza nazionale, quindi ciò è importantissimo, anzi fondamentale, perché interconnette tre questioni: quella dello sviluppo digitale, quindi della sicurezza digitale, quella della competitività, che è con il digitale globale, e quella della sovranità e della sicurezza nazionale, e l'una potrebbe inficiare l'altra.

Ho il timore che questo Governo - ripeto, ho sentito la relazione del relatore di maggioranza - lo stia affrontando in maniera non idonea, forse un po' superficiale.

Forse non ci si rende conto dell'importanza, che ho detto essere fondamentale, di questa che è una rivoluzione epocale, è una rivoluzione industriale che rivoluzionerà gli assetti globali e la gerarchia delle nazioni. Cioè, noi stiamo affrontando, da un anno a questa parte, proprio sulla sicurezza digitale, una rivoluzione, che è quella digitale, che potrebbe comportare - ed è qui che non ci stiamo rendendo conto - il crollo dell'Occidente e quindi la prevalenza dell'Oriente. E questo conflitto tra Occidente ed Oriente si sta consumando soprattutto proprio qui in Italia, nella nostra patria, sul nostro territorio, nel nostro Paese. Per che cosa? Per il controllo del 5G e quindi della sovranità dei dati, ma anche perché l'Italia è inevitabilmente, di conseguenza, essendo lo sbocco finale della Via della Seta, la nuova frontiera tra questa guerra che non si sta percependo, come dicevo, tra l'Oriente e l'Occidente. Allora è per questo motivo che da un anno a questa parte, dal Conte 1 al Conte bis, occorreva un decreto sulla Golden power più incisivo per mettere in sicurezza il 5G. Questo perché noi abbiamo il dovere di preservare la cultura dei diritti civili, la nostra libertà, le nostre libertà religiose, la cultura della persona, con tutta la sua sfera dei diritti, che ne rappresentano la sua dimensione plurale in tema di privacy, in tema di politica, in tema di economia. Cioè stiamo parlando di quella che è stata fino ad oggi l'evoluzione della nostra civiltà, che oggi, ripeto - non si ha coscienza di questo e lo si sta affrontando in maniera superficiale - è minacciata da chi potrebbe esercitare questo potere digitale per realizzare un nuovo dominio mondiale. Invece, il Governo come sta affrontando questo problema fondamentale? Lo sta affrontando riportando in Senato un emendamento che è stato approvato, come abbiamo sentito, ma che, possiamo dirci francamente, alla fine, è un emendamento che è servito semplicemente ad equilibrare all'interno della maggioranza una guerra di potere, cioè se lo doveva gestire il Ministero della Difesa anziché il Ministero dell'Interno. Quindi ha vinto una parte: è stato spostato dal Ministero della Difesa al Ministero dell'Interno; ma di fatto poteva incidere proprio sulla realizzazione, sulla costituzione, per la fondamentalità che ha questo decreto, che ha avuto anche l'approvazione qui alla Camera di tantissimi ordini del giorno. Poteva modificarlo, e farlo passare da un decreto che è del tutto passivo nei confronti del pericolo che stiamo percorrendo - invece è rimasto - a diventare attivo, perché sono tutte norme che agiscono nella sfera passiva, sono norme che servono per curare, non per prevenire il problema che ho appena raccontato.

Allora si poteva si poteva e si doveva fare di più. Siccome è fondamentale per Fratelli d'Italia, per noi, la sicurezza nazionale, preservare la nostra civiltà e la nostra libertà, credo avremmo dovuto votare - anche se non sono in dichiarazione di voto - contro, sia all'atto prima esaminato alla Camera sia avremmo dovuto fare probabilmente anche in Senato, ma non possiamo farlo, perché ho appena detto che è fondamentale. Comunque sia, non so poi in dichiarazione di voto se ci asterremo o no, ma ripeto, siamo preoccupati, quindi diciamo al Governo di impegnarsi di più per tutelare la conservazione di quelli che sono stati i nostri diritti civili da duemila anni in poi, che con questo inutile decreto riportato oggi, così come emendato, rischiano di non essere tutelati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO (FI). Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, avverto oggi un profondo senso di responsabilità nell'intervenire su un argomento così importante come quello che stiamo trattando oggi, che non investe solamente questioni di ingegneria costituzionale o provvedimenti di natura amministrativo-istituzionale, ma riguarda la sicurezza della nostra nazione intesa come sicurezza economica, come protezione dei dati delle nostre imprese e soprattutto come sicurezza di carattere militare. In questo momento dobbiamo discutere di un provvedimento estremamente importante, e soprattutto valutare un principio, quello della sicurezza nazionale, che non è barattabile né assoggettabile a interessi di natura economica. Noi, di fronte alla sicurezza nazionale abbiamo il dovere assoluto di guardare in faccia questo problema e fare tutto ciò che è possibile per preservarla, perché oggi inevitabilmente si decidono anche i destini delle future generazioni. Oggi dobbiamo guardare con grande attenzione a quanto può avvenire, ad esempio nella trasmissione dei dati di natura militare. Una forza politica, un movimento politico come il nostro ha sempre fatto del senso di responsabilità una bandiera, sia in politica estera - lo ricordiamo anche nella vicinanza ai nostri soldati nelle missioni all'estero - sia soprattutto su questo tema che riguarda la sicurezza nazionale, rispetto al quale crediamo non debbano prevalere gli interessi di parte ma gli interessi dell'Italia e degli italiani. Alla luce della modifica apportata al Senato, che ha introdotto la possibilità per il Ministero dell'Interno di avvalersi di un proprio centro di valutazione, il nostro giudizio complessivo sul provvedimento non cambia, ma abbiamo certamente da ridire sul metodo seguito, soprattutto al Senato, e sulla copertura individuata per l'onere previsto da questa modifica. I nostri emendamenti in Commissione e qui in Aula intervengono proprio su questo aspetto specifico, perché di tante coperture possibili, di tante coperture che potevate individuare, non capiamo il perché si sia dovuto ridurre di un milione e mezzo di euro il fondo destinato agli acquisti di mezzi strumentali per le attività delle forze di polizia e dei vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non ha senso! Stiamo parlando di una sicurezza diversa, per carità, di cybersecurity, ma perché indebolire un'altra sicurezza, che è quella rappresentata dalle nostre forze dell'ordine, per finanziare questa?

Un milione e mezzo penso che potevate trovarlo in tanti altri modi.

La situazione nazionale, ma anche quella internazionale, è aggravata oggi dalla presenza di due elementi di novità con i quali dobbiamo fare i conti: il primo è l'imminente tecnologia 5G e l'altro è rappresentato dai big data. Dobbiamo tenere in considerazione il fatto che si tratta di elementi di vantaggio e di sviluppo, ma possono diventare anche di criticità per i nostri dati sensibili. È per questo che abbiamo condiviso le disposizioni del decreto che ricomprendono esplicitamente i contratti stipulati in materia di 5G all'interno dell'istituendo perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. È noto che gli attacchi cibernetici, che comportano disastri non solamente perché vengono sottratti i dati personali, ma anche dati estremamente importanti, come quelli militari, hanno riguardato almeno per un quarto gli Stati Uniti d'America, per il 9 per cento la Cina, per il 5 la Russia e il Brasile e per il 4 per cento la Germania. Anche l'Italia non è stata esente da questo tipo di attacchi, quindi siamo di fronte a una situazione di estremo pericolo che dobbiamo valutare con grande serietà.

L'Italia non può, quindi, prescindere da una concreta difesa attraverso l'individuazione di un perimetro di sicurezza nazionale. Un tempo l'attore preminente nei conflitti, quando la politica aveva esaurito le sue parole e le carte bollate della diplomazia avevano finito la propria funzione, era la forza; oggi le nazioni sono invece rafforzate e fortificate dall'ottenimento di dati importanti, strategici, economici e commerciali, e, lo ripeto ancora una volta, militari. Per questo abbiamo la necessità di approntare una difesa di questo tipo. Mi permetto di ricordare, infine, che dobbiamo dotarci di difese immunitarie efficaci sotto questo profilo di cybersecurity anche contro la penetrazione di quelle multinazionali straniere che hanno le proprie radici anche in regimi illiberali. Proprio in questo momento, in cui anche a livello planetario assistiamo alla sfida globale tra due grandi superpotenze, gli Stati Uniti e la Cina, è compito nostro effettuare una scelta. Non possiamo rimanere nel girone degli ignavi, non possiamo rimanere tra “color che son sospesi”. Dobbiamo scegliere da che parte stare, e noi lo abbiamo fatto: noi stiamo dalla parte della libertà, noi stiamo con l'Europa. Anche se non piace nel suo complesso, un'Europa è sempre migliorabile, emendabile. Siamo eurocritici, ma non euroscettici. Abbiamo avuto già modo di dirlo in prima lettura, sia qui alla Camera che al Senato, e lo ribadiamo oggi: questo decreto è un provvedimento sicuramente necessario, ed è per questo che non abbiamo espresso nei suoi confronti un voto contrario. Se sarà efficace a raggiungere le finalità di difesa strategica alle quali ho avuto modo di accennare, oggi non siamo in grado di dirlo; dipenderà dai provvedimenti attuativi, di grande rilievo, che il Governo varerà nei tempi indicati dalle norme. La partita si gioca tutta lì, e cioè nell'individuazione dei soggetti da ricomprendere nel perimetro, nell'individuazione delle procedure di controllo, nell'armonizzazione delle attività dei soggetti pubblici - che ora sono aumentati, perché abbiamo aggiunto il Ministero dell'Interno - che dovranno assicurare tutti insieme la difesa prevista. Ribadiamo che c'è necessità che il Governo rispetti le tempistiche che lui stesso ha dettato per l'adozione dei provvedimenti attuativi, e sul punto ricordo che in prima lettura è stato accolto un ordine del giorno, del quale ero cofirmatario, in cui impegnavamo il Governo proprio su questo punto fondamentale. Come detto in precedenza, sulla modifica riguardante il Ministero dell'Interno è stato fatto un grande pasticcio; non per la sostanza, che non avremmo fatto fatica a condividere, ma per le modalità che sono state seguite e, soprattutto, per la questione della copertura. Concludendo, colleghi, Forza Italia in tema di sicurezza nazionale, in tutti i settori in cui si articola, è sempre presente e, soprattutto, disponibile a offrire un contributo costruttivo; allo stesso tempo, alla luce delle tre letture parlamentari che oggi arrivano a conclusione, siamo ancora più convinti che la scelta di astenerci su questo provvedimento sia quella più adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Spesso, quando parliamo di sicurezza, il primo pensiero che ci corre in mente va alle questioni di ordine pubblico, all'impiego di forze dell'ordine, alla necessità di potenziare personale e mezzi; tutte questioni, ovviamente, che sono prioritarie e che riteniamo importanti. La sicurezza nazionale è però un concetto ben più ampio, che non può non fare i conti con la realtà di oggi, una realtà in cui, tra le principali fonti di vulnerabilità per un grande Paese come il nostro, figura certamente anche quella della sicurezza cibernetica. Se fino a non molto tempo fa per mettere in sicurezza un luogo servivano elementi ben definiti, come la fonte del pericolo, l'area fisica da proteggere, un adeguato apparato di protezione, oggi tutto questo non basta più, non è più sufficiente. Nell'epoca dell'iper connessione, nella quale tutto, perfino i nostri comportamenti e i nostri sentimenti, diventano informazioni utili per essere trasformati in dati su cui basare business, investimenti e campagne pubblicitarie, per affrontare le questioni legate alla sicurezza serve un approccio più ampio e più moderno.

Non esistono confini ben definiti tra ciò che è sicuro e ciò che non lo è, e questo è uno dei rovesci della medaglia di quell'evoluzione digitale che, ovviamente, vogliamo promuovere e sostenere, ma che, se non gestita adeguatamente, può provocare conseguenze negative alla tutela della riservatezza del cittadino, ma anche per le imprese e per quel patrimonio di conoscenze, progetti e informazioni che viaggiano attraverso le reti e che costituiscono un grande valore aggiunto per il nostro made in Italy e per l'Italia intera. Figuriamoci quanto tutto ciò possa essere altrettanto vero e rilevante per uno Stato, per i suoi gangli vitali e per i suoi centri di potere. Se vogliamo evitare che strumenti tecnologicamente avanzati e molto utili, come telecamere intelligenti, sistemi integrati sui cloud, smart speaker, biometria, intelligenza artificiale, domotica, gestione da remoto tramite applicazioni e quant'altro rischino di diventare mezzi per accedere ai nostri sistemi informativi e al nostro patrimonio di dati, dobbiamo dotarci di una strategia nazionale di prevenzione e difesa ben definita. Ecco perché consideriamo positivo questo decreto, che, come abbiamo già fatto in prima lettura, anche in questo ulteriore e ultimo passaggio parlamentare voteremo convintamente, perché per la prima volta l'Italia si dota di una strategia organica e definisce chi deve fare cosa per rafforzare la nostra sicurezza cibernetica. In maniera sintetica proviamo a riepilogare cosa prevede questo decreto che ci accingiamo a convertire in legge. Intanto, con questo testo si dà vita al perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, al fine di assicurare la sicurezza di reti, sistemi informativi e servizi informatici necessari allo svolgimento di funzioni o alla prestazione di servizi dalla cui discontinuità possa derivare un pregiudizio per la sicurezza nazionale. È un decreto del Presidente del Consiglio che successivamente stabilirà quali soggetti pubblici e privati rientreranno in questo perimetro; chi farà parte del perimetro dovrà compilare un elenco delle reti e dei sistemi sensibili. Un altro decreto del Presidente del Consiglio andrà a specificare le procedure di segnalazione degli incidenti e le misure di sicurezza che i soggetti del perimetro dovranno adottare. Tutte le forniture ICT, inoltre, dovranno superare il vaglio del Centro di valutazione e certificazione nazionale, il CVCN. Vengono stabilite anche sanzioni per le violazioni dei nuovi obblighi. Nel caso in cui un soggetto fornisca volutamente informazioni false, ad esempio, è prevista la reclusione da uno a tre anni e all'ente una sanzione pecuniaria molto elevata. Vengono previste anche sanzioni pecuniarie scaglionate, in relazione alla gravità della condotta, da 200 mila a un milione e 800 mila euro. Per far fronte ai nuovi compiti del Centro di valutazione e certificazione nazionale vengono stanziati 3 milioni e, a scalare, altre cifre per gli anni successivi, proprio per far fronte a questi ulteriori carichi di lavoro, e il Ministero dello Sviluppo economico, presso il quale il Centro avrà sede, andrà ad assumere 77 unità di personale qualificato a tempo indeterminato per svolgere queste mansioni. Rispetto al testo approvato in prima lettura alla Camera, la più rilevante modifica apportata nella lettura del Senato è quella che attribuisce anche al Ministero dell'Interno un proprio centro di valutazione accreditato per reti e forniture ICT di competenza, pur lasciando i compiti di certificazione in capo al Mise. Italia Viva, con appositi emendamenti, in prima lettura ha contribuito alla definizione di tempi più rapidi di risposta da parte del Governo sull'autorizzazione di investimenti importanti sotto il profilo non solo della ricaduta economica, ma anche della tutela della sicurezza nazionale.

Si è assicurato anche un coinvolgimento più forte del Parlamento nella fase di attuazione delle norme, e quindi anche indirettamente degli operatori privati del settore che sono, da un lato, tra i soggetti più esposti e a più alto rischio di attacchi connessi ai tentativi di condizionare la vita del nostro Paese, per le delicate attività che svolgono e che gestiscono a contatto con milioni di nostri connazionali; e, dall'altra parte, però, proprio per la loro attività quotidiana, vantano competenze, esperienze e conoscenze, relazioni che possono essere utili al legislatore e alle autorità competenti per assumere decisioni maggiormente consapevoli od inclusive di tutti gli elementi di informazione disponibili e necessari nella nostra valutazione come Governo e come Parlamento.

Tralasciare quindi un loro protagonismo, visto che sono anche a contatto e sono anche fornitori di servizi per milioni di italiani, sia privati cittadini che imprese, sarebbe stato un errore di valutazione strategico, e con i nostri emendamenti abbiamo contribuito a prevedere anche un loro coinvolgimento diretto.

Quello degli attacchi cibernetici è un pericolo crescente, e lo dimostrano i dati. Il 2018 è stato un anno negativo per la cybersecurity: l'Associazione italiana per la sicurezza informatica ha registrato un aumento assai rilevante degli attacchi informatici stessi. Dal 2011 al 2017 si sono registrati mediamente 88 attacchi mensili; nel 2018 il numero è aumentato addirittura a 129, ed è stimata una media di 150 mensili invece nel 2019. Rispetto agli anni passati il 2018 è stato quello con il più alto aumento di attacchi gravi con finalità di cybercrime, del 43,8 per cento dei casi; appunto erano attacchi di cybercrimine, come si direbbe in italiano. Per quelli invece riferibili all'attività di cyberspionaggio, addirittura l'incremento è stato del 57,4 per cento.

Sono dati che da soli confermano come le tecnologie in continua evoluzione accompagnino ad una semplificazione di molti processi e di molti aspetti della vita quotidiana dei cittadini e imprese, e questo è sicuramente un fatto molto positivo, anche una maggiore e spiccata vulnerabilità delle persone e delle imprese, dei nostri dati e del nostro sistema nazionale.

Una vulnerabilità che viene sfruttata da chi vuole attaccare il nostro Paese, e potrebbe essere sfruttata da chi vuole attaccare il nostro Paese per compiere furti d'informazione e per tentare di modificare alcuni processi decisionali, o magari influenzare l'opinione pubblica nell'imminenza di alcune scadenze importanti per la comunità nazionale.

E dunque per la rilevanza dei temi trattati, che riguardano la sicurezza nazionale e la tutela del nostro patrimonio informativo (ed è anche per questo motivo che apprezziamo e abbiamo contribuito a migliorare le norme sul cosiddetto golden power, esteso anche alle reti di quinta generazione), non possiamo che augurarci che il Parlamento sappia mettere da parte le divisioni di parte, le bandierine di partito e unirsi su un progetto che mette al centro la tutela dell'interesse nazionale.

Un voto unitario di tutto il Parlamento, evitando le astensioni tattiche e talvolta pretestuose che ci sono state da parte delle opposizioni nelle precedenti letture, sarebbe un segnale apprezzato, che renderebbe il nostro Paese più forte e più autorevole; e pensiamo che quando si lavora per accrescere la sicurezza nazionale non dovrebbero esserci distinguo di parte. Per cui ribadisco il nostro sostegno a questo provvedimento, e ci auguriamo che anche gli altri gruppi non vogliano far mancare il proprio appoggio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, il provvedimento di cui discutiamo quest'oggi porta all'attenzione di quest'Aula un tema che è indubbiamente particolarmente attenzionato in questi ultimi anni, che è quello della cybersicurezza.

Come sappiamo, la cybersicurezza raccoglie un insieme di discipline impiegate per garantire i sistemi informatici dall'intrusione degli hacker e ovviamente dall'intrusione di ospiti indesiderati. Si tratta, quindi, di un insieme di tecnologie, di processi e di pratiche che sono elaborati per proteggere le reti, i computer…

Non sento la mia voce, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, credo che l'onorevole Lucaselli faccia fatica a svolgere il suo intervento, quindi in tutti i settori vi prego di raggiungere gli scranni e di abbassare il tono della voce. Se lasciate liberi anche i banchi del Governo…

YLENJA LUCASELLI (FDI). Quando mi autorizza, Presidente, io…

PRESIDENTE. Chiedo anche al Ministro D'Incà, all'onorevole Molinari, all'onorevole Fiano di liberare l'emiciclo… Prego, onorevole Lucaselli, proviamo.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie. Dicevo, quindi, che la cybersicurezza racchiude tutte quelle norme che si occupano di tecnologia, di processi, di pratiche per elaborare e proteggere le reti, i computer e soprattutto i dati dagli attacchi informatici. Non sfuggirà…

No, Presidente, è veramente complesso.

PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi. Sospendo la seduta, perché è difficile per l'onorevole Locatelli svolgere il suo intervento…

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente.

Per quanto, Presidente?

PRESIDENTE. No, se i colleghi non raggiungono i loro scranni la sospendo, sono costretta a sospenderla. Però credo che siano tutti collaborativi, per cui sono sicura che sarà nelle condizioni di svolgerlo. Prego, riproviamo.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Eppure, dovrebbe essere un argomento molto sentito da tutti, perché quando si parla di sicurezza delle reti, in realtà, pensiamo di parlare di qualcosa molto distante da noi…

PRESIDENTE. Onorevole De Carlo!

LUCA DE CARLO (FDI). Era per sospendere l'Aula…

PRESIDENTE. È una sua collega, oltretutto. Prego.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Dicevo, è un argomento che dovrebbe interessare tutti quanti, poiché quando parliamo di cybersicurezza parliamo di qualcosa che non è troppo lontano da noi, perché il controllo delle reti, in realtà, rappresenta il controllo delle nostre vite: tutto quello che facciamo ormai dipende da quello che accade nelle reti. E questo perché non ci rendiamo conto che ogni giorno, quotidianamente noi utilizziamo il telefonino, utilizziamo un computer, utilizziamo un bancomat.

Ebbene, quando parliamo di cybersicurezza noi parliamo anche di questo, non parliamo soltanto della sicurezza dei confini nazionali. E questo provvedimento ha indubbiamente preso in esame una serie di elementi, e, come dicevano prima i miei colleghi, dovremo discuterne diffusamente; di questi, però, io vorrei approfondire solo alcuni temi.

Iniziamo col dire che la cybersicurezza di fatto non riguarda soltanto la pubblica amministrazione e quello che compete i nostri ministeri e la sicurezza dei nostri confini: riguarda, per esempio, anche la sicurezza delle nostre imprese. Un'indagine condotta negli Stati Uniti da una compagnia leader nel settore della cybersicurezza ha rilevato che oltre la metà delle aziende italiane, quindi il 55 per cento, è stata vittima di un attacco informatico negli ultimi 24 mesi, con delle ricadute evidenti sull'andamento delle loro attività. Tra gli effetti più comuni, in particolare per il 31 per cento delle imprese, c'è stata la dichiarazione di aver subito una vera e propria interruzione dei servizi: il che di fatto rappresenta un problema non soltanto per l'attività imprenditoriale, ma poi per tutto quello che attorno a quella attività imprenditoriale si diffonde.

I ricercatori ci hanno anche spiegato che nel nostro Paese il dato di attacchi da parte degli hacker è molto elevato, non soltanto per quanto riguarda le aziende pubbliche, ma anche e soprattutto per le aziende private.

Questo è quello che accade nelle imprese; a questo mi permetterei di accomunare anche quello che accade, per esempio, nel caso dei pagamenti elettronici. In questi giorni in cui stiamo per discutere in legge di bilancio di tutto quello che accade anche attraverso i pagamenti elettronici, questo è indubbiamente un altro tema che dovrebbe essere…

È veramente molto complesso.

PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi di abbassare il tono della voce in tutti i settori? Magari non ve ne accorgete, ma anche parlando al telefono o parlando tra di voi…

YLENJA LUCASELLI (FDI). Dicevo quindi che, in questi giorni di trattative per tutto ciò che ha a che fare con la legge di bilancio, non sfuggirà che anche ciò che accade per i pagamenti elettronici è evidentemente sotto i riflettori degli organi di informazione, e dev'essere all'attenzione della classe politica e dei cittadini come mai è avvenuto in precedenza.

Ora il provvedimento in esame si occupa indubbiamente di una questione che è al passo con i tempi. Lo fa però in un modo al quale, purtroppo, siamo abituati cioè con una sorta di approssimazione, perché i temi vengono affrontati tutti in maniera molto vaga e senza affrontare i temi fondamentali nel merito. Le questioni che vengono trattate dal provvedimento sono di fatto concentrate molto sulla parte relativa ai nostri Ministeri, all'organo di sicurezza, ai militari; ma poi non ci siamo preoccupati di controllare e verificare ciò che accade quotidianamente e che di fatto ha un riflesso effettivo sulle nostre vite. Uno dei sondaggi, quello del Global State of cybersecurity, è particolarmente interessante su questi dati perché ci racconta di attacchi mirati. Quindi abbiamo la possibilità di effettuare una fotografia di quanto accade nel mondo della cybersicurezza ma a questa fotografia non riusciamo a dare risposte. A tutto questo dobbiamo poi aggiungere che il provvedimento obiettivamente anche in fase di coperture non riesce ad attribuire alla materia l'importanza che essa dovrebbe rivestire. Stiamo discutendo in Commissione bilancio anche della legge sul bullismo, del cyberbullismo, quindi ci rendiamo conto di come questi temi attraversano tutte le materie e attraversano una serie di questioni giuridicamente rilevanti per lo sviluppo della nostra nazione. Eppure ancora una volta, quando si parla di temi così importanti, di fatto non riusciamo a destinare le somme necessarie affinché questo possa diventare poi concretezza pratica e quindi avere risvolti pratici. È chiaro che anche in questo caso avremmo voluto un approfondimento maggiore su alcuni temi; avremmo voluto la possibilità da parte del Governo di dibattere in maniera concreta su quello che sono tutti i risvolti intesi in cybersicurezza e avremmo voluto rinvenire all'interno della manovra di bilancio stanziamenti che si potessero occupare in maniera effettiva e concreta della norma di cui trattiamo. Un provvedimento, quindi, come dicevo e concludo, molto generico che non dà la possibilità di risolvere i veri problemi e non dà comunque di fatto la possibilità di rendere concreto quello che dovrebbe essere un interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

COSIMO ADELIZZI (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo oggi in Aula di un decreto-legge che, come tutti sapranno, è alla terza lettura, dopo essere stato approvato in prima lettura alla Camera, in seconda al Senato e, quindi, è tornato qui in terza lettura. Ci stiamo confrontando su piccole modifiche quindi relativamente al terzo passaggio parlamentare ed è per queste motivazioni che, sempre con il massimo rispetto per il dibattito parlamentare e per i rapporti tra maggioranza e opposizione, dopo aver ascoltato gli interventi di almeno un collega per ogni forza politica e anche per poter proseguire più celermente con l'esame del decreto-legge sul riordino dei Ministeri che, come tutti sanno, è in scadenza mercoledì, per questi motivi chiedo a nome della maggioranza un voto per interrompere la discussione generale (Commenti del deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È stato, quindi, chiesto di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento. Essendo stata avanzata richiesta di voto nominale, la votazione sulla chiusura della discussione avrà luogo con procedimento elettronico con registrazione dei nomi. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento a un oratore contro e a uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, restiamo sempre più sconvolti dalle richieste di questa drammatica maggioranza in pancia ai provvedimenti che sta cercando con molta fatica di portare avanti in quest'Aula. Per suo tramite, Presidente, vorrei riferire al collega che ha chiesto di fatto l'interruzione della discussione generale che a noi interessa sì sicuramente il provvedimento sul riordino dei Ministeri, sul quale evidentemente ci sarà probabilmente un voto di fiducia, ma ci interessa ancor di più andare a sviluppare in un'Aula parlamentare che dovrebbe essere sovrana, anche e soprattutto nei confronti del Governo, una discussione a trecentosessanta gradi su quello che voi fate passare, anche se in terza lettura, come una cosa fondamentalmente da stoppare in termini di discussione generale. Quindi, vedo al Governo due illustri esponenti del MoVimento 5 Stelle che ricorderanno sicuramente che quando il MoVimento 5 Stelle era all'opposizione ci si arrampicava sui banchi del Governo proprio per non chiudere la discussione generale. Siete diventati peggio di quello che contestavate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, quindi, Presidente, la nostra risposta rispetto a quanto ho appena ascoltato - perché poco ce ne frega che è intervenuto abbondantemente un esponente per gruppo - è che a noi interessa portare avanti sul provvedimento, come su tutti i provvedimenti, una discussione ampia così come il Regolamento ci indica, tutte le nostre possibilità di intervento sullo stesso. Guardate, ve lo diciamo subito che siamo disposti a restare qui venerdì, sabato e anche domenica per cercare di portare effettivamente a termine dei provvedimenti che, lo rinnovo, sì sono in terza lettura ma che, secondo noi, necessitano evidentemente, visto che le iscrizioni sono anche molte in discussione generale, di un qualcosa di più rispetto ad un voto procedurale sullo stop alla discussione generale perché, così facendo, si va a decapitare ulteriormente la democrazia parlamentare di quest'Aula. Quindi, per quanto ci riguarda, è un no assoluto allo stop della discussione generale. Noi, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, siamo disposti a restare in Aula anche sino a stanotte proprio per portare avanti quegli argomenti che per quanto vi riguarda sono noti e stranoti e, per quanto ci riguarda invece, necessitano ancora di un approfondimento importante. Quindi il nostro voto sarà assolutamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore della richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Grazie, Presidente. Nel ricordare che stiamo parlando di un provvedimento che né in prima né in seconda lettura ha avuto voti contrari ma solo l'astensione da parte delle opposizioni, siamo a favore di quanto appena dichiarato dal collega Adelizzi e, quindi, siamo a favore dello stop della discussione.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento e per non più di trenta minuti, un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, testé si è svolto un voto che la dice lunga sul rapporto che il Governo intende tenere con l'opposizione e che quest'Aula intende tenere con l'opposizione e che è fin troppo evidente vista la chiusura della discussione, dopo che la discussione generale è durata meno di tre ore, durata che, generalmente, su questi provvedimenti, anche nel passato, è il minimo sindacale; non mi pare che vi fossero degli interventi ostruzionistici, se vogliamo vedere, nessuno dei deputati di Fratelli d'Italia ha superato i dieci minuti di intervento, al massimo il collega Mollicone è arrivato a quindici, ma era anche uno dei nostri relatori sul provvedimento in prima lettura. Quindi, mi pare che vi sia una volontà di andare al muro contro muro, di cui noi prendiamo atto e diciamo anche, però, al tempo stesso che chi semina vento raccoglie tempesta, sul piano politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché non si può pensare che questi sgarbi rimangano solo agli atti parlamentari e non vi sia anche una reazione politica in quest'Aula.

Noi dobbiamo dire, tra l'altro, che avevamo già denunciato, nel corso dell'esame del provvedimento, l'anomalia di questo decreto-legge, perché le condizioni di necessità e di urgenza sul provvedimento, in realtà, a nostro avviso, mal sussistono o non sussistono affatto. Sarà solo qui il caso di richiamare che il provvedimento che entrerà in vigore, una volta convertito in legge, prevede poi l'adozione di due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per poter essere concretamente attuato, uno, dopo quattro mesi e, uno, dopo dieci mesi. Allora, non si vedono né la fretta e l'urgenza di chiudere questa discussione generale nel modo in cui si è fatto e neppure vi era l'urgenza per l'adozione di questo decreto-legge.

Nel merito, come è noto, tra parentesi lo dico per i male informati, il gruppo di Fratelli d'Italia non aveva assunto una posizione contraria; anche in occasione dell'esame nella prima lettura, noi avevamo espresso un voto di astensione, sicché, anche sotto questo profilo il colpo di mano di alcuni istanti fa lascia abbastanza esterrefatti, soprattutto da parte di coloro i quali, quando erano all'opposizione, dicevano che usare la chiusura della discussione è un atto di violenza e, oggi, praticano quella stessa violenza che, in passato, avevano contestato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ogni allusione al MoVimento 5 Stelle è puramente voluta.

Allora, signora Presidente, che cosa possiamo dire di più? Diciamo che su questo provvedimento noi, a questo punto, discuteremo uno per uno gli emendamenti, cercando di portare un contributo di idee su quelli, perché sugli emendamenti evidentemente non potete fare altro, a meno che non vogliate, anche su questo provvedimento, chiedere il voto di fiducia, ma in questo caso vorrebbe dire che il vostro timore è soltanto quello di non riuscire a chiudere il provvedimento in tempo per andare a casa domani sera.

Noi, invece, sosteniamo e continuiamo a ribadire che questo è un provvedimento importante, che meritava la discussione parlamentare anche in seconda lettura, tenuto presente che, ad esempio, il Senato non è intervenuto su alcuni temi: due li ho già sottolineati, quelli dei due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che verranno adottati dopo quattro e dieci mesi, rispettivamente, ma, ad esempio, ricordo anche il fatto che il Centro di valutazione e certificazione nazionale abbia la possibilità di assumere 87 unità di personale, 77 della fascia terza e 10 della fascia seconda, a partire dal 2020 e non “entro” il 2020. Quindi, anche sotto questo profilo, noi abbiamo un personale che verrà recuperato con assunzioni a tempo indeterminato nei prossimi anni e nel frattempo qual è la conclusione? Che si prevedrà del personale non dirigenziale, appartenente alla pubblica amministrazione, trasferito temporaneamente presso il Centro; il che vuol dire che, anche sotto il profilo della continuità amministrativa, avremo personale diverso che si occuperà, nel corso degli anni, della materia che viene definita di necessità ed urgenza, tanto da meritare un decreto-legge.

Ecco, io non penso, quindi, che sia il caso di dover esaminare oltre questo atto di sopraffazione che l'Aula ha voluto riservare e - voglio dire - ha voluto riservare soprattutto al gruppo di Fratelli d'Italia, perché era l'unico gruppo che si era iscritto a parlare con i suoi parlamentari presenti e che ha ricevuto questo atto, previsto dal Regolamento, ma di violenza sotto il profilo politico, questo possiamo sicuramente annotarlo, anche e soprattutto perché, con molto fair play, ad esempio, il collega Mollicone aveva sviluppato per larga parte il suo intervento, mentre il rappresentante del Governo, ad esempio, era impegnato in un'amabile conversazione telefonica. Lo dico, sotto questo profilo, perché evidentemente anche le ragioni che venivano espresse con la più valida delle correttezze non hanno trovato udienza.

Allora, che dire, avete voluto fare questo voto, ve ne assumete la responsabilità; noi non avevamo iscritto nessuno sugli emendamenti e non avremmo iscritto nessun parlamentare a parlare sugli emendamenti, perché ci interessava dare un contributo in discussione generale, sapendo che il provvedimento è praticamente blindato e, quindi, tutti gli emendamenti sarebbero stati respinti, ma rivediamo la nostra strategia d'Aula e interverremo massicciamente su ognuno degli emendamenti presentati e interverremo tutti sugli ordini del giorno presentati per i cinque minuti che il Regolamento ci consente. Avevamo previsto di chiudere la seduta per le ore 20, sono certo che con questo voto riuscirete anche nella disperata impresa di non realizzare questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la Commissione Affari costituzionali, onorevole Fiano, il relatore per la Commissione trasporti, onorevole Scagliusi, e il rappresentante del Governo non intendono replicare.

Sospendiamo a questo punto, brevemente, la seduta, al fine di consentire al Comitato dei nove di riunirsi per esprimere il parere sugli emendamenti presentati.

La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18,04.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Chiedo ulteriori quindici minuti di sospensione dell'Aula - col consenso degli altri gruppi - perché sono in corso dei colloqui circa l'evoluzione della discussione sul provvedimento in atto. Abbiamo bisogno ancora di qualche minuto per verificare il merito del provvedimento e alcuni punti di discussione. Sono in corso dei colloqui con il Governo e con tutti i gruppi presenti in Aula.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 18,20.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,35.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fiano. Chiedo al Governo di rientrare in Aula e di sedere ai banchi del Governo. Prego, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Le chiedo la possibilità di prorogare la sospensione fino alle 18,45 per i motivi di prima.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,45.

La seduta, sospesa alle 18,36 è ripresa alle 18,45.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere. Onorevole Fiano, prego.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.1 Iezzi, parere contrario. Sugli emendamenti 1.2 Mollicone, 1.3, 1.4 e 1.5 Iezzi, 1.6 Zanella, 1.7, 1.8 e 1.9 Iezzi, invito al ritiro o parere contrario…

PRESIDENTE. Scusi, dopo l'emendamento 1.8 Iezzi, c'è l'emendamento 1.11 Iezzi, da fascicolo.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Sì, invito al ritiro o parere contrario, così come sui successivi emendamenti 1.13, 1.12, 1.14, 1.15 e 1.16 Iezzi, invito al ritiro o parere contrario.

Vado avanti, perché è un decreto-legge. All'articolo 6, sugli identici emendamenti 6.1 Silvestroni e 6.2 Zanella, invito al ritiro o parere contrario.

Sugli identici emendamenti 6.3 Silvestroni e 6.4 Mulè, invito al ritiro o parere contrario.

Sugli identici emendamenti 6.5 Mulè e 6.6 Silvestroni, invito al ritiro o parere contrario.

Sugli identici emendamenti 6.7 Silvestroni e 6.8 Zanella, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La ringrazio, Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Iezzi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 1.2 Mollicone, sul quale c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Non accettiamo, ovviamente, l'invito al ritiro. Non comprendiamo questa chiusura verso il concetto di sovranità digitale, che è l'aggiornamento di quella nazionale.

Riteniamo che la sicurezza cibernetica, nello spazio politico globale, sia ormai rilevante. La questione del 5G e la protezione dagli attacchi cibernetici sta acquisendo, infatti, un'importanza primaria, soprattutto per quanto concerne i presunti rischi alla sicurezza nazionale di cui tratta, appunto, questo decreto.

Il rapporto Clusit 2019 indica come, nell'ultimo biennio, il tasso di crescita del numero di attacchi cibernetici sia aumentato di dieci volte rispetto al precedente, fino a più di 1.500 attacchi, con particolare gravità verso i reati cibernetici nei confronti della pubblica amministrazione, che ha visto un aumento del 150 per cento.

Cresce, quindi, il numero di attacchi specificamente mirati verso il settore della PA, sempre più attraente da parte di individui o gruppi organizzati di carattere criminale o con finalità politiche, con i furti di dati, da semplici credenziali di posta a elementi più sensibili, come account bancari o documenti.

Questo è, dunque, lo scenario sul quale si viene oggi ad incastonare la nuova definizione di perimetro di sicurezza nazionale che, come ci ha ricordato il relatore Fiano, è stata modificata anche rispetto proprio all'articolo 4-bis e, quindi, è stato modificato addirittura il titolo proprio per significare e rappresentare l'importanza di questo strumento normativo per la difesa e la sicurezza nazionale e, aggiungiamo noi, la sovranità digitale.

Registriamo che alcuni dei nostri suggerimenti sono passati con la formula dell'ordine del giorno, ma non comprendiamo questa chiusura su questo emendamento.

In particolare, il Governo potrà dare alla Presidenza del Consiglio e alla Difesa indicazione di creare un'unica centrale di unità di crisi e, poi, vi è il fatto che, per la prima volta, come ho ricordato nella discussione generale, in un atto parlamentare si parli del concetto di sovranità digitale.

Non ci spieghiamo, collega Fiano e, Presidente, per sua vece e per suo tramite, colleghi del Governo, per quale ragione voi accettiate, abbiate accettato la sovranità digitale in un ordine del giorno e non la possiate includere nella narrativa di un decreto che di questo tratta. Cioè, per la prima volta, l'Italia, attraverso questo decreto convertito in legge, si occuperà e affermerà una vera e propria sovranità digitale: la difesa da attacchi cibernetici delle proprie strutture e infrastrutture tecnologiche, dai software all'hardware della pubblica amministrazione e, ovviamente, del Ministero strategico della Difesa e degli altri apparati dell'Interno e di intelligence.

La sovranità digitale rappresenta il vero tema del nostro tempo: i colossi digitali rappresentano, ormai, continenti, nazioni digitali non soggetti ad alcuna regolamentazione, interessati soltanto ai profitti. Uno scenario da fiction fantascientifica, dove grandi compagnie hanno sostituito lo Stato anche nel monopolio della forza organizzata. Per ora i social network hanno sostituito i giudici e i meccanismi giudiziari nella condanna di opinioni e di idee.

Colleghi, io concludo l'illustrazione di questo emendamento e invito i colleghi della maggioranza a sostenerlo comunque, perché pensiamo che non ci sia nulla di male nel trasporre il concetto di sovranità nazionale, verso la quale tutti noi, penso, ci riconosciamo, nel concetto contemporaneo di sovranità digitale, che è assolutamente concernente rispetto a questo atto normativo.

Ma lancio un allarme, che è quello del quanto investiamo nella sovranità digitale: voi e noi dobbiamo renderci conto che purtroppo - e concludo, Presidente - stiamo andando a votare un atto che è giusto in teoria, ma che in pratica mette pochi spiccioli rispetto ai miliardi di dollari investiti dalla Cina e dalle altre grandi nazioni. Non solo, ma denunciamo che questi soldi, quelli per i centri di monitoraggio, i centri che poi, materialmente, andranno a realizzare la sovranità digitale, la sicurezza digitale, da dove li prendono? Dal fondo per gli strumenti della polizia e delle forze dell'ordine. Come si dice a Roma, si spoglia Pietro per vestire Maria. Una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Noi riteniamo che in un provvedimento che tratta ampiamente di perimetro di sicurezza, il termine “sicurezza” debba essere sinonimo di un altro termine altrettanto chiaro, che è “nazionale”.

Io vorrei che l'Aula e che colleghi convenissero su una questione: siamo sostanzialmente circondati da entità commerciali, politiche, economiche straniere, che ormai hanno invaso il nostro mercato. Io ricordo che Telecom è ormai francese, visto che Vivendi la gestisce ampiamente, che Vodafone è inglese, che Wind è cinese, siamo circondati dai social che sono inglesi e americani come Facebook e come Twitter e possiamo parlare inevitabilmente degli apparati che vengono inseriti nei cabinet, che sono quegli armadietti - e vado a concludere - con un puffetto rosso da Telecom sono apparati realizzati da Huawei e da Alcatel. Siamo letteralmente circondati da potenze straniere, riteniamo che sia indispensabile recuperare la sovranità digitale nazionale italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, a sostegno di questo emendamento semplicemente per ricordare all'Aula, come hanno già fatto i miei colleghi, che soprattutto in materie come queste, lì dove si verte su argomenti che hanno indubbiamente a che fare con la sovranità, anche in tema digitale, in un momento in cui siamo sostanzialmente sotto attacco da parte di tutte le più grosse aziende straniere, beh ci sembrava che fosse assolutamente di buonsenso inserire un riferimento che fosse chiaro, di modo che nell'applicazione di norme come queste non si dimentichi mai un principio fondamentale, che è quello che anche in materia digitale, soprattutto perché si tratta di sicurezza, abbiamo la necessità di rivendicare il ruolo centrale della nostra nazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie signor Presidente, io intervengo su questo emendamento perché lo ritengo fondamentale. Vedete, la genesi del provvedimento è abbastanza chiara ed è da riportare a quando il Presidente del partito comunista cinese, che è anche il Presidente dello Stato cinese, viene in Italia per firmare gli accordi sulla seta: è in quel momento - e non per caso certamente - che vengono estese la golden power alla tecnologia 5G e soprattutto la possibilità di intervento sulle acquisizioni societarie. Allora pensiamo che sarebbe bene, visto che la cosa viene estesa anche agli strumenti e ai sistemi e cioè la tecnologia che verrebbe utilizzata, sarebbe certamente bene ribadire ulteriormente ed in modo più netto di quello che è stato fatto il concetto della sovranità digitale italiana, cosa che questo provvedimento in generale, secondo me e secondo noi, non fa assolutamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente grazie per la parola. Questo concetto di sovranità digitale, che è previsto in questo emendamento presentato dal collega Mollicone, non è una limitazione di diritti, Presidente, ma anzi la possibilità, la necessità di dover andare ancora più a tutelarli. Perché? Perché queste grosse company, queste grosse aziende, questi colossi si permettono di attivare delle procedure di censura semplicemente attraverso delle modalità di non rispetto delle loro piattaforme e di quello che viene previsto all'interno delle loro piattaforme. Sottolineare e inserire questo concetto - lo dico a lei Presidente, affinché possa fare da tramite con il Governo - è fondamentale, perché non limita, ma aumenta i diritti degli utenti e quindi anche dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie Presidente, anche in questo provvedimento, che sicuramente contiene spunti di natura molto tecnica, però Fratelli d'Italia, come in altri provvedimenti di carattere economico, di carattere sociale, di carattere culturale, tiene sempre come fil rouge conduttore appunto della propria azione politica il concetto di interesse nazionale e quindi non si può e non vogliamo derogare a questo principio proprio su un tema importante come quello della sicurezza digitale, della sicurezza cibernetica, della sicurezza delle trasmissioni, della sicurezza della Rete.

Quindi, con questo emendamento, il collega Mollicone evidenzia la nostra volontà di certificare anche per tabulas proprio la volontà appunto di dare una dignità istituzionale e giuridica a quel concetto di sovranità digitale nazionale: l'Italia deve sapersi tutelare e deve sapersi tutelare anche e soprattutto su questi temi di natura strettamente tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie Presidente, volevo far notare che le prime cinque compagnie americane quotate in borsa sono tutte digitali: il loro fatturato complessivo supera i 3 mila miliardi di dollari ed è maggiore non di una nazione, ma del PIL dell'intero continente africano. Nel futuro possiamo immaginarci che potremmo correre il rischio che, in una controversia giuridica tra uno Stato e una compagnia, quest'ultima possa avere ottime possibilità di vincere. La mia esperienza professionale - non lo dico io, poi vi dirò chi lo dice - ha portato a credere che il diritto dei cittadini alla sovranità digitale sia un diritto fondamentale: queste sono le parole di Casaleggio sul blog delle Stelle il 30 gennaio 2019, esattamente le parole che ho detto. Mi fa effetto pensare che oggi il MoVimento 5 Stelle voti contro la sovranità digitale nazionale italiana, quando Casaleggio sul blog delle Stelle ha teorizzato l'esatto opposto. Capiamo che siamo pronti a dire tutto e il contrario di tutto, capiamo che il Partito Democratico quando legge sovranità italiana si spaventa - e chiudo - ma vorrei dire che la Merkel, che a voi piace tanto, sta portando avanti la sovranità digitale tedesca; in Francia fa altrettanto; si parla una sovranità digitale europea, ma gli Stati europei stanno tutelando la sovranità digitale delle loro nazioni, non vedo perché non lo si possa fare in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie Presidente, rischierò di essere ripetitivo, ma è un concetto che merita di essere sottolineato: vede, noi continuiamo a dire questa parola - e l'hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto –: sovranità, ma che cosa vuol dire? La sovranità è stata ed è per noi un elemento fondamentale del nostro Stato, del nostro modo di essere, lo è stato nel passato: la difesa dei confini, dei nostri valori, della nostra identità; oggi è chiaro che andiamo verso un mondo diverso, andiamo verso un mondo che sarà completamente digitale e noi che muoviamo verso questo mondo, che cosa facciamo? Rinunciamo al concetto di sovranità? O decidiamo di estendere il concetto di sovranità che avevamo sulla nostra nazione, verso il futuro, verso il digitale? Beh, noi ci teniamo ad andare verso questa direzione: non possiamo rinunciare alla nostra sovranità digitale in Italia, Fratelli d'Italia si batterà affinché questo continui a succedere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, sul provvedimento che stiamo votando penso non solo che sia importante, ma fondamentale per lo sviluppo economico del sistema Paese, per la sovranità nazionale e quindi tutto ciò che riguarda la sicurezza della nazione, intesa come sicurezza economica, come protezione dei dati delle nostre imprese, soprattutto come sicurezza di carattere militare.

Il provvedimento sulla sicurezza cibernetica, così come è strutturato, è un atto debole, inutile, considerando che viviamo nell'era digitale, nella fase del 5G, dove il rischio dei furti di dati, d'identità e di elaborazione delle fake news può essere elevatissimo per la nostra nazione e per le nostre imprese, anche perché siamo in presenza di una quarta rivoluzione industriale e ricordo che le rivoluzioni industriali hanno modificato i sistemi mondiali negli ultimi secoli. Con questo emendamento si intende tutelare la sovranità digitale italiana: per questo sosterrò questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie Presidente, la principale perplessità che Fratelli d'Italia ha in relazione a questo testo è il fatto che si danno poteri infiniti al Presidente del Consiglio. Ora, un Presidente del Consiglio, in linea con gli ultimi, mai eletto da nessuno; ma noi dovremmo fidarci di un Presidente del Consiglio che si è fatto suggerire all'orecchio le paroline magiche dalla Merkel? Dovremmo fidarci di un Presidente del Consiglio che, mentre qui si consumava la crisi del suo Governo, se ne stava in giro per l'Europa? Dovremmo fidarci di un Presidente del Consiglio che fa parte di una maggioranza in cui un soggetto faceva il sottosegretario di un Governo, poi è andato a Malta a prendersi una consulenza, poi è andato in Francia a prendersene un'altra e pure Macron l'ha spedito a casa? Ecco, no.

Quindi, mi sembra il minimo vincolare, vincolare tutti i criteri di questa norma a quella della sovranità digitale: quantomeno, se non abbiamo la sovranità popolare, concedeteci quella digitale e virtuale, che tanto piace ai cinquestelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Noi dobbiamo valutare questo provvedimento nella prospettiva di una società che cambia molto velocemente. La tecnologia ha rivoluzionato la vita l'economia e l'attività degli enti locali e di tutti i soggetti italiani negli ultimi venti anni. Le prospettive sono sicuramente come la genesi di questa grande rivoluzione e una rivoluzione deve essere affrontata nella migliore maniera possibile, soprattutto con le istituzioni che sanno fin dall'inizio quello che vogliono e vanno a cercare una soluzione che possa essere all'avanguardia. La sovranità digitale appartiene e deve appartenere a questo perimetro, che oggi noi andiamo a definire, perché solo con la prospettiva della sovranità digitale, insieme a quella nazionale, noi potremo difendere la nostra economia e i nostri enti locali, potremo difendere la prospettiva di sviluppo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo al Governo un ripensamento su questo emendamento, che credo in qualche modo rappresenti un po' quello che è il dovere di tutti quanti noi, quello di tutelare l'identità nazionale, attraverso ovviamente la tutela di questa sovranità digitale, che è italiana, che non è da meno rispetto ad altre al mondo, ma soprattutto affinché non venga in qualche modo svenduta una ricchezza, un patrimonio nazionale, per il quale qualcuno sarà chiamato a rispondere nei confronti di un depauperamento, che avviene a discapito di altre nazioni. Allora, mi sento con una battuta di chiudere e di sollecitare il Governo: sovranità popolare no, ma almeno sovranità digitale sì (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire la perplessità di Fratelli d'Italia, in ordine all'orientamento di questa maggioranza sull'emendamento del collega Mollicone, poiché davvero non comprendo chi non dovrebbe volere questo emendamento, chi non dovrebbe volere la sovranità digitale italiana, tutelata, protetta e valorizzata adeguatamente, come hanno detto prima e meglio di me i colleghi che mi hanno preceduto, in un mondo che corre alla velocità della luce, laddove noi ci affatichiamo a ribadire il concetto di sovranità nazionale e cerchiamo di declinarlo in tutte le applicazioni che l'attualità e che il dibattito parlamentare ci impongono; eppure vediamo una forza di maggioranza relativa che tradisce le sue origini. Infatti, Presidente, può non sorprendermi l'atteggiamento della sinistra tradizionale, ma l'atteggiamento della nuova sinistra, che è il MoVimento 5 Stelle, francamente è quello di chi ha infine gettato una maschera.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Quindi auspico che vi sia davvero un ripensamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Quest'emendamento Mollicone è un emendamento soprattutto di buon senso. Parla di sovranità, sovranità che va a declinarsi sul digitale, su una materia indubbiamente nuova e innovativa, ma che, a maggior ragione, ha bisogno di tutele di sicurezza.

La golden power rischia di essere un'arma spuntata. È ben noto come le multinazionali straniere, che hanno radici in regimi politici illiberali, come per esempio la Cina, possono influire anche nelle pubbliche amministrazioni; poi ce lo dicono i servizi, che hanno già evidenziato i rischi di atteggiamenti predatori di potenze molte volte a noi ostili. Quindi, mi chiedo, se abbiamo anche queste indicazioni dei servizi, che spesso e volentieri parlano di semplice monitoraggio, perché non accogliere quest'emendamento, che va in questa direzione, per avere più sicurezza e per avere la sovranità anche in questo campo. Penso che ciò sarebbe utile veramente e che darebbe un tocco di maggior concretezza a tutto il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Siamo consapevoli tutti di quanto la partita relativa alla sicurezza digitale sia la frontiera fondamentale, su cui si gioca in questo momento il confronto e lo scontro tra le diverse potenze a livello mondiale. Quello che non riesco a comprendere è perché, se nell'articolo 1, comma 1 - e nell'intero provvedimento - si stabilisce di istituire il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, finalizzato a evitare pregiudizi alla sicurezza nazionale, non si voglia accogliere l'emendamento Mollicone che esplicita ciò formalmente con una dicitura precisa e semplicissima, ma che è indicativa poi anche della sostanza: tutelare la sovranità digitale italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un concetto elementare ed è incomprensibile perché ci sia paura di rendere esplicito quello che si vorrebbe, almeno a parole, fare con questo disegno di legge. Quindi, io auspico un accoglimento, anche se tardivo, da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente, per sostenere questa proposta emendativa del collega Mollicone, rivolgendomi evidentemente e chiaramente al sottosegretario. Sottosegretario, secondo noi, secondo me, state trattando con un po' di leggerezza questo tema. Lei lo sa: la sovranità digitale, sotto questo punto di vista, significa difendere, ad esempio, il nostro Stato da attacchi molto importanti. Le guerre, ahimè, purtroppo non si combattono più soltanto con le armi, ma anche attraverso questo tipo di sistemi. Saper tutelare, attraverso un percorso virtuoso la sovranità digitale significa saper tutelare i segreti delle imprese, i segreti delle istituzioni ed è fondamentalmente un sottile equilibrio fra l'utilizzo di nuove tecnologie per la tutela stessa dei dati. Ecco, noi abbiamo il timore che la tutela stessa dei dati voi la stiate svendendo a qualche grande Paese estero, che viene in Italia soltanto a fare le proprie spese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. I miei colleghi pensano che su questo argomento non riesca a nominare la Sardegna, ma li smentirò perché Huawei è una di quelle grandi multinazionali che in Sardegna, a Cagliari, stanno investendo molto. Ovviamente, l'insicurezza delle voci che parlano, appunto, di mancanza di sicurezza nazionale e mancanza di sovranità ci preoccupa non poco. Specificare, invece, che tutto ciò è a tutela della sovranità nazionale sicuramente ci renderebbe molto più sicuri, anche se poi a volte, quando vedo questo provvedimento, mi fa sorridere il fatto che nella nostra isola si parla di sicurezza cibernetica ma non si riesce neanche a garantire Internet in tutti i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. In continuità con quanto detto dai colleghi, sono a richiedere un ripensamento da parte del Governo rispetto all'emendamento prodotto dal collega Mollicone. Lo dico perché mi appare strano e fantasioso il fatto che in un provvedimento nel quale si parla di perimetro di sicurezza e di golden power, non si possa trovare lo spazio per introdurre un concetto a noi caro, che immagino possa essere caro anche a voi ma che sicuramente è caro al popolo italiano, ovvero quello della sovranità declinata a livello digitale. Noi siamo amici dell'Italia, noi vogliamo difendere l'Italia, noi vogliamo che l'Italia abbia centralità anche in tema digitale e, per questo, sottosegretario, noi siamo a richiedere un ripensamento, che immagino possa venire, perché si tratta di una questione semantica, che non porta un dispendio da parte chiaramente delle casse dello Stato, che però può rafforzare il concetto di sovranità che appartiene al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Rapidamente, Presidente. Siccome ho seguito con molta attenzione gli interventi dei colleghi e sono rimasto colpito dalla comprensibile denuncia dell'onorevole Montaruli, la quale lamentava il fatto che gli ultimi Presidenti del Consiglio non sono stati eletti, volevo attraverso di lei informare l'onorevole Montaruli che questa incresciosa usanza funziona dall'inizio della storia repubblicana: i Presidenti del Consiglio non sono eletti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Mollicone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Iezzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, colgo l'occasione dello stimolo del parlamentare Giachetti e di questo emendamento per ricordare che proprio in tema di sicurezza digitale la Presidenza europea finlandese ha richiamato l'Italia, riferendosi in generale al nostro Paese come un Paese in cui c'era un vuoto normativo e dagli incerti procedimenti di tipo legislativo ed elettorale. Quindi, è vero quello che dice il parlamentare Giachetti, ma è pur vero, è altrettanto vero, che questo rappresenta un vulnus del nostro Paese, che spero al più presto cercheremo di ovviare. Quindi, andiamo a fare le correzioni più democratiche possibili per rendere il nostro Paese realmente sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Iezzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, grazie. Secondo il gruppo di Fratelli d'Italia questo è un emendamento assolutamente sensato, che peraltro chiedo personalmente quantomeno di sottoscrivere. Perché? Cosa chiede? Chiede di inserire, ovunque in questo provvedimento si parli di Ministero dell'Interno e della Difesa, anche il Ministero dell'Innovazione tecnologica, che credo sia un dato di fatto, perché in effetti stiamo parlando di sicurezza cibernetica e, di conseguenza, la sicurezza cibernetica si accompagna anche con l'innovazione tecnologica.

Però, andando ad approfondire la questione, ci consente anche di affermare in quest'Aula quanto sia vetusto, direi arcaico, il vostro modo di concepire la difesa nazionale, la difesa del Paese alle soglie del 2020. Cioè, voi ritenete che si possa parlare di difesa nazionale solo coinvolgendo il Ministero dell'Interno e il Ministero della Difesa, e fate benissimo, perché è giusto che sia così, ma, ripeto, nel 2020, su un provvedimento che parla di sicurezza cibernetica, è indispensabile coinvolgere anche il Ministero dell'Innovazione tecnologica.

Su queste vicende, peraltro, il centrodestra ci era arrivato un po' prima rispetto a quanto abbiate fatto voi, perché, lo ricordo, visto che qualcuno anche in Aula e in Commissione continua a sbagliare, il Ministero dell'Innovazione tecnologica venne istituito per la prima volta con il Governo di centrodestra, e il Ministro era Lucio Stanca - certo, probabilmente le emergenze erano altre rispetto a quelle che stiamo vivendo -, quindi nemmeno su questo siete riusciti ad essere antesignani.

Ma poi, se dobbiamo procedere con questo ragionamento, dobbiamo anche ricordare che ormai tutti i comuni, quantomeno quelli di una certa dimensione, ma anche le regioni, si sono dotati di un assessorato all'innovazione tecnologica, e se lo hanno fatto è perché evidentemente è una delega assolutamente trasversale, che ovviamente deve essere considerata come precipua per tutti gli interventi che anche nei piccoli comuni o comunque nelle regioni si vanno ad effettuare. Io posso capire che innovazione tecnologica sia un termine piuttosto difficile da comprendere, ma voglio a questo punto raccontare anche un fatto che racconta quanto sia il nostro sistema assolutamente permeabile rispetto a qualsiasi tipo di hackeraggio, perché tutto è hackerabile, cari colleghi; dalla blockchain in giù tutto è hackerabile, prima o poi. Allora, anche a Torino esisteva l'assessorato all'innovazione tecnologica, ed era retto, gestito, proprio dal Ministro Pisano, che appunto oggi è Ministro della Innovazione tecnologica, e i torinesi ancora ricordano che proprio il Ministro, allora assessore, Pisano assegnò ad un client di Google la gestione della posta elettronica in entrata e in uscita e in sosta del comune di Torino, quindi vuol dire che tutti i dati personali degli amici torinesi, dei cittadini torinesi, sono ormai custoditi, valutati, spiati, da Google, che certamente non è italiano. È arrivata al Ministero, questo assessore che era al comune di Torino, e le cose naturalmente non sono cambiate.

Quindi, noi riteniamo che sia veramente fondamentale unire - e mi avvio alla conclusione - il termine di innovazione tecnologica e quindi di associare il Ministero dell'Innovazione tecnologica al Ministero della Difesa e al Ministero dell'Interno, perché questo è un provvedimento che deve comprendere le tre deleghe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.1 Silvestroni e 6.2 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 6.3 Silvestroni e 6.4 Mulè.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Presidente, vorrei solo dire su questi emendamenti identici, sia quelli che abbiamo appena votato, sia questi che le successive due coppie di emendamenti identici, che chiedono sostanzialmente tutti di modificare la fonte di copertura finanziaria per la costituzione del Ceva del Ministero dell'interno, cioè di non trarre la fonte di finanziamento dal Fondo per l'acquisto e l'ammodernamento dei mezzi strumentali in uso alle forze di Polizia e al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che ho chiesto al Governo, che ha espresso parere favorevole, di accettare di verificare che il gruppo di Fratelli d'Italia in particolare presentasse un ordine del giorno che chiede la copertura di questo finanziamento senza trarlo dal Fondo di ammodernamento e manutenzione dei mezzi strumentali delle forze di polizia. Mi risulta che il gruppo di Fratelli d'Italia presenti questo ordine del giorno e che il Governo abbia già anticipato un proprio favorevole parere: il che credo sia un fatto politicamente rilevante.

FEDERICA ZANELLA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Intervengo solo per sottolineare che l'ordine del giorno sarà a firma Forza Italia; poi se vorrà sottoscriverlo anche Fratelli d'Italia….perché gli emendamenti nascono da noi.

PRESIDENTE. Immagino ci saranno entrambe le sottoscrizioni.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.3 Silvestroni e 6.4 Mulè, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.5 Mulè e 6.6 Silvestroni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.7 Silvestroni e 6.8 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Qual è il parere del Governo?

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le chiedo cinque minuti di sospensione, per finire di valutare un attimo…

PRESIDENTE. Può alzarsi, sottosegretario. Non ho capito.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le chiedo la cortesia di qualche minuto di sospensione, per finire di valutare.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 19,55.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,45, è ripresa alle 19,55.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ordine del giorno n. 9/2100-B/1 Mulè, favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative, anche di natura normativa, finalizzate, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica…

PRESIDENTE. Sottosegretario, aspetti un attimo. Colleghi, il sottosegretario sta dando i pareri, se non facciamo silenzio si fa fatica poi a capire, soprattutto, le riformulazioni.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ripeto, ordine del giorno n. 9/2100-B/1 Mulè, parere favorevole se così riformulato: “a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative, anche di natura normativa, finalizzate, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, a reintegrare” e così via.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/2 Prisco, favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a recepire il codice europeo delle comunicazioni elettroniche”. Ordine del giorno n. 9/2100-B/3 Delmastro Delle Vedove, contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/4 Baldini, contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/5 Acquaroli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/6 Luca De Carlo, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Ordine del giorno n. 9/2100-B/7 Rotelli, contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/8 Ciaburro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/9 Deidda, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2100-B/10 Montaruli, il parere è favorevole, però, con una riformulazione nell'impegno: “a valutare la possibilità di prevedere il rafforzamento” - e non “la realizzazione” – “di un eco-sistema Cyber” ed espungendo il quarto capoverso della premessa, quello che comincia con: “Tali disposizioni” fino a: “sicurezza Nazionale”.

PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi di abbassare il tono della voce. Il sottosegretario sta esprimendo i pareri e credo che i firmatari facciano anche fatica a comprendere le riformulazioni che vengono proposte.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/11 Butti, accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2100-B/11 è Zucconi. Allora, da adesso in poi citi anche i firmatari.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/11 Zucconi, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2100-B/12 Caretta è accolto come raccomandazione, ma espungendo il quarto capoverso delle premesse. Ordine del giorno n. 9/2100-B/13 Butti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/14 Bignami, favorevole con riformulazione: espungendo il quarto capoverso delle premesse e con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a confermare l'azione volta a sviluppare e testare sul campo” eccetera. Ordine del giorno n. 9/2100-B/15 Caiata, parere favorevole, con riformulazione, espungendo il quarto capoverso delle premesse. Ordine del giorno n. 9/2100-B/16 Gemmato, espungendo sempre il quarto capoverso delle premesse, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2100-B/17 Osnato, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/18 Silvestroni, parere favorevole, espungendo, però, il quarto capoverso delle premesse. Ordine del giorno n. 9/2100-B/19 Trancassini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/20 Mantovani, parere favorevole con la formula: “a valutare la possibilità di”, quindi, con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2100-B/21 Ferro, c'è un invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/22 Lucaselli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/23 Maschio, con questa riformulazione nell'impegno: “a valutare l'opportunità di incrementare progressivamente le risorse necessarie a garantire il più elevato livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informatici nazionali”.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con riformulazione.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ordine del giorno n. 9/2100-B/24 Varchi, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/25 Frassinetti, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2100-B/26 Lollobrigida, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2100-B/27 Foti, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ordine del giorno n. 9/2100-B/1 Mulè, c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Mulè accetta la riformulazione?

GIORGIO MULE' (FI). Se ho capito bene, quindi, si introduce: “a valutare l'opportunità di adottare le opportune misure”, è corretto?

PRESIDENTE. Può ripetere la riformulazione, sottosegretario? Grazie.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Certamente. Allora, la riformulazione è: “a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative, anche di natura normativa, finalizzate, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, a reintegrare”, eccetera.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Mulè?

GIORGIO MULE' (FI). Sì, grazie.

PRESIDENTE. Bene. Ordine del giorno n. 9/2100-B/2 Prisco, c'è un parere favorevole con riformulazione. L'accetta? Bene. Ordine del giorno n. 9/2100-B/3 Delmastro Delle Vedove. C'è un parere contrario. Prendo atto che chiedete il voto, insistete per il voto. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/3 Delmastro Delle Vedove con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2100-B/4 Baldini. C'è un parere contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/4 Baldini con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Ordine del giorno n. 9/2100-B/5 Acquaroli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/6 Luca De Carlo, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/7 Rotelli, parere contrario. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/2100-B/7 Rotelli.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/7 Rotelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Ordine del giorno n. 9/2100-B/8 Ciaburro, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/9 Deidda, accolto come raccomandazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/10 Montaruli, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione e non insistono per la votazione.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/11 Zucconi, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/12 Caretta, accolto come raccomandazione con riformulazione; mi sembra che la riformulazione sia stata accettata.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/13 Butti, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/14 Bignami, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/15 Caiata, parere favorevole con riformulazione: la riformulazione è accettata.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/16 Gemmato, parere favorevole con riformulazione: la riformulazione è accettata.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/17 Osnato, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/18 Silvestroni, parere favorevole con riformulazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/19 Trancassini, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/20 Mantovani, parere favorevole con riformulazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/21 Ferro, invito al ritiro oppure parere contrario. Prendo atto che l'onorevole Ferro insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2100-B/21.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/21 Ferro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Ordine del giorno n. 9/2100-B/22 Lucaselli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/23 Maschio, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2100-B/24 Varchi, parere contrario. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno 9/2100-B/24 Varchi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/24 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Ordine del giorno n. 9/2100-B/25 Frassinetti, parere contrario. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/2100-B/25 Frassinetti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/25 Frassinetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Ordine del giorno n. 9/2100-B/26 Lollobrigida, parere favorevole.

WANDA FERRO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/26 Lollobrigida.

PRESIDENTE. Onorevole Ferro, non ponendolo in votazione però…

WANDA FERRO (FDI). Presidente…

PRESIDENTE. Vuole comunque porlo in votazione e fare la dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/2100-B/26 Lollobrigida?

WANDA FERRO (FDI). Presidente, io voglio solo ringraziare il Governo rispetto, devo dire, a quanto è stato dato atto al gruppo di Fratelli d'Italia - primo firmatario il capogruppo Lollobrigida - per un atto che, devo dire, credo interessi tutti quanti e soprattutto gli italiani, perché le risorse che erano state tolte per un centro di valutazione operante presso il Ministero dell'Interno, pari a circa 3,2 milioni, troveranno, attraverso un impegno fattivo da parte del Governo nella prossima manovra di bilancio - i famosi 3,2 milioni sottratti alle forze di polizia e ai vigili del fuoco in un momento in cui sempre di più parliamo di doverli sostenere nuovamente - quella copertura per quanto riguarda, ovviamente, gli uomini e gli strumenti da mettere in campo.

Volevo, con una battuta, ringraziare il sottosegretario. Non lo ha fatto nelle parole, dandoci atto di un importante impegno e ordine del giorno. Noi ne diamo atto al Governo perché sappiamo riconoscere quando le nostre ragioni, messe in campo in nome e per conto dei valori delle istituzioni e dell'Italia, poi alla fine trovano accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2100-B/27 Foti, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, però ripristiniamo un minimo di condizioni accettabili per consentire all'onorevole Fornaro di svolgere la dichiarazione di voto. Prego.

FEDERICO FORNARO (LEU). Molto brevemente - lo dico soprattutto per chi ci ascolta - le modifiche che sono intervenute nel passaggio al Senato hanno riguardato, in particolare, l'istituzione di un centro di valutazione presso il Ministero dell'Interno e i conseguenti adeguamenti nel testo, compresa la copertura finanziaria per la realizzazione dell'allestimento e del funzionamento del centro stesso. È stato altresì specificato che restituendo il centro di valutazione al Ministero dell'Interno, così come era già previsto per il Ministero della Difesa, siano accreditati presso il centro di valutazione e certificazione nazionale e siano ovviamente tenuti a impiegare metodologie di verifica e test quali definiti dal medesimo.

In buona sostanza, c'è soltanto questa innovazione; per il resto, l'architettura, la funzione e il significato di questo decreto sono rimasti inalterati nel passaggio al Senato e, quindi, rimando a tutte le valutazioni che avevo già espresso in dichiarazione di voto in prima lettura, dichiarando il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Come abbiamo più volte esaminato e ribadito nell'ambito della discussione parlamentare su questo provvedimento, si tratta di un decreto della massima delicatezza, che fa compiere al nostro Paese un salto di qualità in avanti nel potenziare e rafforzare il sistema di sicurezza nazionale e affronta, finalmente in maniera organica e coinvolgendo tutti gli attori interessati, una strategia comune di prevenzione dagli attacchi cibernetici.

Rafforza, quindi, le barriere e le protezioni nei confronti dei cittadini e delle imprese e delle nostre istituzioni. Rispetto al testo approvato in prima lettura, qui, alla Camera, il Senato ha apportato una modifica che noi riteniamo anche migliorativa rispetto alla versione che già avevamo deliberato in questo ramo del Parlamento, dando al Ministero dell'Interno un proprio centro di valutazione e di monitoraggio, per cui è sicuramente un passo ulteriore che va a rafforzare la battaglia per la cybersecurity nel nostro Paese.

Crediamo che sia necessario a questo punto, come spero l'Aula, nella sua interezza, voglia fare approvando questo decreto, far sì che la sua attuazione sia rapida e, soprattutto, che metta nelle condizioni l'Italia di dotarsi al più presto di una strategia comune e, soprattutto, di azioni comuni e ponderate che siano in grado di rafforzare la protezione dal rischio di attacchi esterni, sapendo che quello della sicurezza cibernetica è oggi un nuovo teatro di scontri tra potenze ed è anche un nuovo teatro fonte di minacce esterne al nostro Paese, non solo in ambito economico, ma anche in ambito sociale e culturale. Quindi, per tutti questi motivi, come già avevamo fatto in prima lettura, come gruppo di Italia Viva, dichiaro il nostro voto a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, grazie. Purtroppo, per quanto riguarda il gruppo di Fratelli d'Italia, il passaggio di questo testo, di questo provvedimento in Senato non è stato, come si suol dire, taumaturgico, nel senso che non c'è stato il miracolo e, quindi, noi non possiamo modificare quello che era l'atteggiamento di astensione già pronunciato, in prima lettura, alla Camera.

Non siamo contrari, in linea di principio, a questo provvedimento per numerosi motivi, che, in parte, i colleghi del gruppo hanno anche enunciato, però non possiamo, evidentemente, votare a favore, nel senso che è un provvedimento certamente necessario, ma non ancora sufficiente per garantire la sicurezza, sotto tutti i punti di vista, per quanto riguarda l'aspetto cibernetico. Del resto, non parliamo di cose banali - parliamo di settori strategici, come la telefonia, il trasporto ferroviario, il trasporto dell'energia, le telecomunicazioni -, però la questione è veramente un'altra: voi ritenete davvero che questo provvedimento - quello, cioè, dell'istituzione del citato perimetro - sia sufficiente a garantire la sicurezza dell'intero sistema Paese? In realtà, non è così perché abbiamo messo a nudo, avete messo a nudo le fragilità di questo sistema, una fragilità che pervade le articolazioni dello Stato, che sono certamente permeabili a incursioni di entità straniere, che possono essere entità commerciali, entità economiche, entità politiche, financo entità militari, e che non sempre sono animate da buoni propositi.

Siamo fragili, il sistema è fragile, perché abbiamo perso tempo nella infrastrutturazione del Paese. Negli ultimi dieci anni, i Governi che si sono succeduti - dai Governi tecnici, al quinquennio del centrosinistra, ai primi due Governi di Conte - hanno sottovalutato quelle che erano le indicazioni positive dell'Europa, in questo caso, in materia di infrastrutturazione e di telecomunicazioni. Io cito, ma molto velocemente, l'indice DESI, che ci dà al ventiquattresimo posto, quindi al quartultimo posto, in ordine alla digitalizzazione di questo Paese. L'Italia ha bucato tutti gli obiettivi suggeriti dall'Europa in Agenda 2020, rischiamo di bucare anche quelli di Europa 2025.

Il Paese è stato diviso in tanti cluster: ci sono le aree bianche, nere, grigie, a seconda, ovviamente, della pervasione del mercato, ma anche della densità della popolazione, eppure queste aree non vengono infrastrutturate, ci sono aree periferiche che non sono assolutamente coperte dal segnale, quindi, il Paese è connesso a macchia di leopardo. E qui sta il vero problema: il problema sta nelle reti, nella loro sicurezza, nell'implementazione della rete, che noi di Fratelli d'Italia vogliamo pubblica e non verticalmente integrata, oltre che, ovviamente, unica. Ma il problema - e concludo - non si limita a questo, c'è anche una questione di fiducia, perché vede, Presidente, le pare che il gruppo di Fratelli d'Italia, dopo la battaglia condotta nelle scorse settimane, in particolare anche dall'onorevole Foti, possa affidare al Premier avvocato, che recentemente è scivolato su un parere pro veritate così intimamente connesso con questo provvedimento, possa dare la fiducia e il potere della gestione della golden power? Ma è evidente che non possa essere così.

La conclusione, che è amara, di questo mio intervento si rifà ad un fatto di cronaca che non è stato commentato dal Governo e, per la verità, nemmeno dalla stampa in questi ultimi giorni e, cioè, l'accordo tra TIM e Google per la gestione dei 23 data center che Telecom ha su tutto il territorio nazionale. I data center, come sappiamo, immagazzinano i nostri big data: ebbene, Telecom, che è l'incumbent e che l'ex monopolista, ha fatto un accordo con una potenza straniera, che è Google: mai sarebbe accaduto con Deutsche Telekom piuttosto che con Orange. Quindi, confermo l'astensione del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Quello di oggi è un passaggio indispensabile per garantire la sicurezza e la sovranità nazionale. Un tempo, il problema dello Stato nazionale era di difendere il confine fisico: per il nostro Paese, le Alpi e il mare; oggi, in questo contesto, vi è il problema di difendere anche i confini digitali. Lo spazio cyber è, infatti, ormai riconosciuto come il quinto dominio militare: dopo la terra, l'acqua, l'aria, lo spazio atmosferico, ora è lo spazio cyber il luogo in cui si confrontano le potenze ed è il dominio militare più pervasivo, perché interviene su tutti gli altri domini, li permea. In questo contesto tecnologico, i punti di forza dei Paesi tecnologicamente più avanzati rischiano, pertanto, di trasformarsi in un fattore di ampia vulnerabilità. Lo spazio cyber, per dirla con le parole di von Clausewitz, diventa un nuovo centro di gravità, cioè il centro dove è concentrata la massa del nemico, luogo dove l'attacco porta più scompiglio, luogo che, quindi, va attaccato con maggior forza; un centro di gravità, in questo caso, che coinvolge non solo l'apparato militare, ma tutto il sistema di comando e di controllo delle società digitalizzate.

Nelle nostre società esiste, infatti, una dipendenza generale del sistema globale da questa nuova dimensione: pensiamo all'Internet delle cose, ai big data, ai sistemi di supercalcolo, al machine learning, all'intelligenza artificiale, al 5G. La sicurezza cibernetica non tocca, dunque, solo più lo Stato e gli enti pubblici, ma anche le imprese, le famiglie, le persone, grazie a dispositivi come questi e, tra poco tempo, perfino il corpo umano.

Il dibattito che si è sviluppato in questa sede oggi non rende giustizia del lavoro che il Parlamento ha fatto su questo provvedimento, con un impegno, che mi piace ricordare qui, corale delle forze politiche, al di là delle collocazioni di parte in questo Parlamento, perché questo è un classico tema che potremmo definire, in modo anglosassone, come tema bipartisan. Un lavoro fatto anche con l'introduzione di norme frutto dei passaggi parlamentari, che hanno previsto, per tutti i provvedimenti attuativi, il parere delle Commissioni parlamentari, che hanno previsto, con l'ultima modifica introdotta dal Senato, anche l'istituzione del Centro di valutazione presso il Ministero dell'Interno; un passaggio parlamentare che ha introdotto un contemperamento tra l'interesse alla sicurezza nazionale e le esigenze del mondo produttivo, delle imprese che gestiscono servizi. Sicurezza coniugata con le esigenze di celerità e di operatività delle aziende, che ha portato un approccio di gradualità nell'adeguarsi alle normative nuove in materia di sicurezza.

Allora, voglio sottolineare un aspetto: noi, come Partito Democratico, ma penso di poter dire come centrosinistra, siamo orgogliosi del provvedimento che oggi va all'approvazione del Parlamento. Iscriviamo a nostro merito il risultato dell'approvazione odierna, con cui continuiamo un lungo lavoro fatto negli ultimi anni dal centrosinistra e dal PD, in particolare, per garantire la sicurezza nazionale cibernetica in questo Paese.

Ecco perché considero fuor di luogo le osservazioni intervenute prima dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia. Voglio ricordare a tutto il Parlamento che è merito dei Governi di centrosinistra della scorsa legislatura, nelle persone dei Presidenti del Consiglio Renzi e Gentiloni, l'averr adottato il Piano nazionale di protezione cibernetica del marzo 2017, l'aver adottato il decreto legislativo n. 65 del 2018 in attuazione della direttiva NIS e infine il provvedimento che ha portato in questi giorni all'istituzione presso il Dis del Csirt, in attuazione della direttiva NIS. Ora, con la definizione del perimetro di sicurezza cibernetica e con le norme che questo provvedimento pone a difesa delle reti e con i poteri tipo il golden power, abbiamo aggiunto un elemento importante all'architettura della sicurezza nazionale di questo Paese. Votando questo provvedimento, possiamo quindi dire oggi che aggiungiamo un elemento importante alla nostra architettura di sicurezza e che da oggi, da questo Parlamento, parte un'iniziativa che contribuirà a rendere questo Paese più sicuro, nell'interesse di tutti i cittadini, nostro, dei nostri figli e di tutta la comunità. Quindi, a nome del Partito Democratico, esprimo con molta convinzione il voto positivo rispetto all'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie Presidente, ruberei le parole di Battisti per dire: “ Ancora tu? Ma non dovevamo non vederci più?”; diciamo che la nostra situazione si attaglia perfettamente, perché ci ritroviamo a esaminare di nuovo, alla Camera, il decreto sulla sicurezza cibernetica licenziato tre settimane fa, senza un solo voto contrario, grazie al senso di responsabilità delle opposizioni che ovviamente, vista la delicatezza e l'importanza della materia, si sono astenute su questo provvedimento. Se svolgiamo questo terzo passaggio parlamentare è perché il Governo - neppure la maggioranza composita e divisa delle quattro sinistre - ma proprio il Governo improvvisamente ha avuto un ripensamento.

Ma facciamo un passo indietro: avevamo già avuto modo di significare, nella dichiarazione - primo round diciamo - che nel merito, al di là di vulnera che abbiamo cercato di sanare con emendamenti e su cui torneremo, riteniamo corretta e importante la finalità del provvedimento di individuare un perimetro di sicurezza nazionale cibernetica entro il quale confluiscano soggetti privati e pubblici, che poi saranno tenuti a una serie di obblighi, il tutto ovviamente al fine di poter difendere i cittadini, le aziende e la sicurezza dell'intera nazione da possibili attacchi cyber diversamente declinati, anche potenzialmente terroristici e sotto questo profilo la nostra attenzione è altissima: abbiamo presentato anche oggi un'interrogazione in Commissione.

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo per favore, grazie.

FEDERICA ZANELLA (FI). E sempre - grazie Presidente - siamo grati ai nostri servizi per l'ineccepibile lavoro con il quale garantiscono la nostra protezione. Un provvedimento che guarda ovviamente anche alla tutela più genericamente intesa dei nostri dati, il cui possesso e sfruttamento a livello globale rappresenta la vera posta in palio in chiave di sovranità. Detto ciò…

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo!

FEDERICA ZANELLA (FI). Scusate, posso proseguire Presidente?

PRESIDENTE. Prego.

FEDERICA ZANELLA (FI). Dicevo: detto ciò, avevamo già avuto modo di sottolineare altresì le tante forzature nel metodo. La prima, ab origine, prevedeva che il Parlamento fosse completamente estromesso dall'esame di una serie di provvedimenti attuativi fondamentali per la concreta realizzazione della difesa cibernetica, forzatura che per fortuna è stata sanata, grazie a noi, in fase emendativa. Poi c'è stato l'emendamento del Governo che ha inserito l'attuale l'articolo 4-bis, che è stata una forzatura tripla nell'aver resuscitato un decreto-legge varato e lasciato decadere, nell'ammissibilità di quell'emendamento estraneo al perimetro della materia trattata dal decreto e infine nell'aver imposto alla Camera l'esame di un intero decreto-legge, quello sul golden power, compresso in un emendamento monstre che avrà sicuramente fatto venire l'orticaria ai nostri colleghi del Comitato per la legislazione. A tutte queste si è aggiunta la forzatura in Senato, dove si è verificata una situazione a dir poco grottesca: mentre infatti la Commissione affari costituzionali stava votando gli emendamenti presentati al decreto, (ovviamente in Commissione) che venivano respinti, il Governo aveva già presentato in Aula un emendamento non solo all'insaputa dei senatori che stavano lavorando in Commissione, ma anche del suo stesso sottosegretario, che la rappresentava in quei momenti e in quei lavori.

Come emerge dai resoconti, il sottosegretario Castaldi, che è qua presente e ci è stato molto vicino e a cui va tutta la nostra solidarietà, era totalmente ignaro che il suo Governo avesse presentato un emendamento. Quindi in sostanza è stata fatta comparire direttamente in Aula una modifica di un certo rilievo, che può anche essere condivisibile per parte nostra e per questo poteva essere già presentata alla Camera, dove peraltro era già stata discussa, ma sulla quale il Governo non ha fornito uno straccio di motivazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La fretta con cui è stato introdotto l'emendamento, senza una pianificazione adeguata del lavoro, che ormai per questo Governo pare una chimera, ha portato anche a un errore di rilievo, lo abbiamo sottolineato perché abbiamo cercato di emendarlo, appunto, prevedendo un onere finanziario di circa 3 milioni in tre anni, con una copertura prevista sul taglio al fondo appositamente istituito per l'acquisto di beni strumentali da parte delle Forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco; io dico: di tante coperture che si potevano trovare, noi andiamo a privare i Vigili del fuoco e la Polizia di beni strumentali e che sono fondamentali per il loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non si poteva, per esempio, far riferimento al fondo avanzato di un miliardo e mezzo del reddito di cittadinanza, su cui sono stati anche stanziati inutilmente altri 8 miliardi? No, dal fondo in questione e io ringrazio l'attenzione del Governo per aver accolto il nostro ordine del giorno, impegnandosi a trovare le risorse e a reintegrare il fondo con altre coperture già da questa finanziaria; è un impegno, ce l'avete corretto (“si valuta l'opportunità di impegnare”), noi andremo a controllarvi, sappiatelo bene. Come, torno a ribadirlo, invece ci sono stati bocciati senza possibilità di appello - torno a ribadirlo benché la cosa abbia registrato il parere contrario di un collega, che ha anche avuto la cortesia di significarmelo in Aula - gli emendamenti volti a sanare il periodo sterminato di retroattività su contratti già in essere, che potrà penalizzare fortemente aziende che investono in settori strategici per la nostra crescita. Abbiamo visto purtroppo, nelle scorse settimane, anche in chiave ArcelorMittal, quali siano le conseguenze nelle modifiche continue a un quadro normativo e a condizioni date sulle quali le società pianificano i loro investimenti e quindi noi abbiamo cercato invano di emendare questo vulnus.

Guardando a quanto avevamo asserito in sede di dichiarazione di voto tre settimane fa, eravamo stati lungimiranti anche nel sottolineare il grande potere che viene concesso al Governo e al Presidente del Consiglio da questo provvedimento, sia in caso di attacco cibernetico sia per quanto riguarda il golden power. Ora quest'ultimo punto non può non riportarci alla mente l'informativa recente in merito a un presunto - presunto mica tanto - conflitto di interessi del nostro Premier proprio in relazione all'esercizio di questo potere speciale, informativa che non ci ha convinti e che rafforza, caro rappresentante e cari rappresentanti del Governo, la nostra sensazione di scarsissima fiducia nei confronti di questo Presidente del Consiglio.

Di fronte a questo quadro, ci vuole molta responsabilità oppure basterebbe semplicemente usare le parole “cultura di Governo”, quella caratteristica che manca totalmente ai Cinque Stelle, ma che latita ultimamente anche nel Pd, pare, per tenere la barra dritta e guardare agli emendamenti positivi che abbiamo indicato sinteticamente in apertura di questo provvedimento, che è senz'altro - diciamo - nelle nostre corde.

Per questo motivo, con la priorità che sempre daremo alla sicurezza dei nostri cittadini, delle nostre aziende e della nostra nazione, con forte senso di responsabilità appunto ci asterremo, come Forza Italia, su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, duole ripetersi ma evidentemente repetita iuvant e, come avevamo già avuto modo di dire in occasione della prima lettura di questo provvedimento, torniamo a sottolineare come l'unico strumento per mettere in sicurezza questo Paese sarebbero le dimissioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Facciamo davvero fatica ad affidare all'ex avvocato del popolo ulteriori poteri e competenze, ma per il grande spirito di responsabilità che ci contraddistingue e che riconosce alla Lega il 35 per cento del consenso del popolo italiano, sosterremo questo provvedimento con la nostra astensione. D'altra parte le radici di questo decreto affondano proprio nell'azione di messa in sicurezza del Paese, voluta da Matteo Salvini e oggi messa fortemente in discussione proprio dalla nuova maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi spiace dover correggere l'intervento sempre garbato e cordiale del collega Gariglio, ma il Partito Democratico, per la messa in sicurezza di questo Paese, non ha mai fatto e mai farà nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). A tal punto che, se non vi avessimo messi alle strette in Commissione, avreste pescato i fondi per questo provvedimento, sottraendoli ancora una volta alle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sulla cybersicurezza non possiamo però arretrare. Gli attacchi informatici sono aumentati dieci volte nell'ultimo biennio e, sfruttando l'intelligenza artificiale, non si limitano oggi alla semplice sottrazione dei dati, ma si spostano al campo dell'operatività di infrastrutture critiche, come reti energetiche e idriche, fino a mettere a rischio il trasporto pubblico. Lo scenario emerso dalla conferenza Cybertech Europe 2019 è inquietante. Il costo degli attacchi informatici nel 2017 è stato di 600 miliardi di dollari, quattro volte quello della stazione spaziale. Questo decreto, fortemente voluto dalla Lega, è un primo passo avanti, ma, avendo rigettato per troppa fretta moltissime proposte emendative, presenta ancora molte criticità. Concentrarsi esclusivamente sugli aspetti cyber fa perdere di vista il più vulnerabile e ovviamente problematico aspetto della sicurezza fisica delle infrastrutture critiche e sensibili, ma anche su questo avete respinto il nostro emendamento. Se ci si concentra solo sul concetto di servizio essenziale e sul fatto che un attacco possa portare alla mancata erogazione del servizio, allora si rischia di non considerare che gli attacchi potrebbero avere effetti anche ben più gravi della mancata erogazione. Se non si considerano - e il decreto-legge non lo fa - il contesto europeo e quello internazionale in temi di schemi e di requisiti di cybersicurezza già esistenti, si rischia tra l'altro di duplicare i costi per i produttori, allungare i tempi per l'omologazione dei prodotti, sfavorire gli OSA italiani e molto altro. Rileviamo una perdita di contatto con la visione olistica della protezione delle infrastrutture critiche, che suggerisce di non lasciare indietro la corretta gestione e il trattamento di tutti i rischi che incombono sul tessuto economico del Paese. Il percepito, in questo specifico momento storico, suggerisce ai destinatari delle normative l'urgenza di dotarsi di misure tecniche e organizzative nel solo ambito della cybersecurity, con detrimento evidente per la sicurezza fisica delle nostre infrastrutture. Non credo sia illogico aspettarsi che, quando gli attacchi informatici diventeranno troppo costosi, si avrà un ritorno agli attacchi convenzionali, il cui costo può essere veramente irrisorio - si veda, ad esempio, il caso di Rignano e la sospensione del servizio ferroviario - e dare luogo ad impatti devastanti, anche in termini di condizionamento psicologico dei cittadini. Allo stesso tempo la sola attenzione per l'equazione costituita da “servizio essenziale - attacco - mancata erogazione del servizio” può creare situazioni in cui il surrettizio sviamento dell'attenzione può innescare conseguenze assai dolorose. Si pensi, a titolo di mero esempio, al contesto OSA nella produzione idroelettrica e al fatto che nel rischio cibernetico sia valutato l'attacco informatico, che possa operare una chiusura di una diga e quindi portare alla sospensione della produzione, e non quello in cui la diga viene manomessa per creare un'inondazione.

Ciò è confermato dal fatto che l'obbligo di notifica, ai sensi del decreto legislativo n. 65 del 2018, copre solo ed esclusivamente gli incidenti rilevanti portati per il mezzo dello strumento informatico ed aventi come effetto la mancata produzione. Questo, tra tutti, è l'elemento più preoccupante, ovvero che l'intero sistema, che ruota intorno alle infrastrutture critiche, si stia focalizzando solo ed esclusivamente sul dominio cyber. Non bisogna poi dimenticare che la certificazione ha a oggetto una disamina delle specifiche tecniche intrinseche e capacità di cybersecurity di un componente e che errori di configurazione e uso non sono ricompresi in tale tema. Pertanto, la creazione di certificazioni nazionali rischia solo di creare troppi vincoli in sede di aggiudicazione di una gara, nonché la valutazione di un prodotto sulla base di uno schema applicato in pochi specifici contesti. In questo contesto, tra l'altro, non possiamo però dimenticare lo stato di degrado informatico, in cui l'attuale maggioranza, sia per l'eredità dei sette anni di governo Pd sia per il contributo della componente maggioritaria, sta lasciando il Paese. Speriamo che non stiate lavorando anche a una decrescita- felice o infelice- digitale del Paese. Duole ricordare in questo contesto che la banda ultra larga copre solo uno ogni mille comuni del territorio italiano, che oggi la Lega ha dovuto presentare in Commissione IX della Camera una risoluzione per sbloccare 1,4 miliardi per il consumo di banda ultra larga, dimenticati da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che abbiamo ereditato dal Partito Democratico un Paese agli ultimi posti negli indici DESI, che avete istituito un Ministero all'Innovazione, che avete dimenticato per strada, lasciandolo senza risorse e nemmeno coinvolgendolo in questa operazione.

Quindi, il contesto è preoccupante. Alcune lacune, che non ci avete lasciato colmare con i nostri emendamenti, sono preoccupanti. La sicurezza rimane una priorità per la Lega e quindi, nonostante tutto, sosterremo questo provvedimento con la nostra astensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Cattoi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO CATTOI (M5S). Signor Presidente. signore colleghe, signori colleghi, le dimensioni tecnologiche, che hanno preso possesso di ogni aspetto della vita di relazione personale, sono solo la parte a noi visibile dell'immenso intreccio di reti e sistemi informativi e informatici, che veicola la somma delle funzioni dei servizi caratterizzanti la nostra società. In particolare questo enorme spazio digitale è al tempo stesso il teatro nel quale oggi si gioca la partita più sofisticata dell'ordinata convivenza delle nazioni e della sicurezza globale. A questo mondo, poi, sono affacciati in egual misura gli interessi di chi è fruitore dei servizi offerti dalle reti, così come di chi appartiene al sempre più vasto e accelerato consesso delle imprese e dei professionisti, che sviluppano i sistemi informatici, in quello che qualcuno definisce un vero e proprio ecosistema di soggetti pubblici e privati, che si autoalimenta e cresce verso dimensioni non ancora immaginabili, ma del quale sono ormai conosciute le fragilità, in relazione agli attacchi malevoli che avvengono.

Purtroppo, anche il nostro Paese ha conosciuto di recente la capacità di penetrazione degli attacchi informatici, fino ai più alti e fino ad allora considerati i più sicuri livelli di informazioni digitali. Per questo motivo la relativa rapidità di reazione legislativa dimostrata con il presente provvedimento organico per la sicurezza cibernetica rappresenta un forte segnale di discontinuità nei tempi di adozione di misure di contrasto. In questa ottica e grazie al lavoro intenso e proficuo, operato con tutte e da tutte le componenti parlamentari, già qui alla Camera nel corso della prima lettura, lo strumento normativo era stato arricchito di elementi volti ad articolare e rendere meglio definita l'individuazione di questa area di attenzione cibernetica. È chiaro, però, che l'urgenza di rendere effettivo il pacchetto di misure così coerentemente costruito necessiterà di una rapida definizione dei provvedimenti attuativi.

Si aprono infatti scenari sempre più articolati e complessi anche sul piano della sfida tecnologico-industriale per le aziende italiane, che hanno trovato un grande slancio dalle innovazioni tecnologiche, specialmente nello sviluppo dell'interconnessione tra le diverse forme della sicurezza fisica e della sicurezza digitale.

Non è un caso che questo impulso sia dipendente proprio dalle potenzialità nei servizi digitali da remoto offerte dalla tecnologia 5G, che, d'altra parte, rende indefinita anche, e purtroppo, la superficie aggredibile da parte del crimine informatico. Anche alla luce di questa estensione a sfere di sicurezza dei dati afferenti anche ad aspetti amministrativi sensibili, tra le importanti modifiche operate al Senato va ricordata la previsione dell'affiancamento di un centro di valutazione del Ministero dell'Interno a quello già previsto dalla difesa, ognuno operante per i rispettivi ambiti di specifica competenza e con la conseguente previsione anche della copertura finanziaria, e abbiamo visto poi come il Governo verrà incontro anche a questa necessità evidenziata proprio durante i lavori di quest'Aula. Entrambi i centri di valutazione poi, del Ministero dell'Interno e della Difesa, dovranno essere accreditati presso il CVCN, che svolgerà comunque funzioni di raccordo. Questa soluzione organizzativa permetterà di valorizzare in modo ottimale le risorse umane specialistiche che già ora sono presenti nei nuclei dedicati della polizia postale, delle forze di polizia ad ordinamento militare, nelle Forze armate, che colgo l'occasione qui ora di ringraziare per il silente ed eccellente lavoro che oggi e da tempo svolgono a protezione della nostra democrazia digitale, ma che andranno integrate e potenziate nei prossimi programmi assunzionali, con i quali potrà essere dato impulso anche al replacement delle migliori intelligenze informatiche giovanili del Paese.

Per questo, concludendo, signor Presidente, siamo convinti che con questo provvedimento il Paese si appresta, per una volta senza ritardi, ad innalzare il proprio livello di anticorpi contro le insidie del crimine informatico, ed è per questo che esprimiamo, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2100-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2100-B: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica" (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casino. Ne ha facoltà.

MICHELE CASINO (FI). Egregio Presidente, signori colleghi, intervengo per portare all'attenzione del Parlamento…

PRESIDENTE. Aspetti un attimo, onorevole Casino, che faccio fatica a sentirla anch'io. Colleghi, la seduta non è finita, sta intervenendo un nostro collega.

MICHELE CASINO (FI). Egregio Presidente, signori colleghi, intervengo per portare all'attenzione del Parlamento e del Governo la questione relativa ai danni enormi causati nella mia regione dalle avversità meteorologiche delle ultime 48 ore, la Basilicata. In particolar modo, le zone maggiormente interessate sono state quelle della provincia di Matera e della fascia ionica, colpite da nubifragio di dimensioni notevoli, che ha messo in ginocchio tantissime aziende agricole, oltre che ad aver causato ingenti danni alle infrastrutture viarie. Di notevole portata sono le immagini senza precedenti che giungono dalla mia città, Matera, città capitale europea della cultura per il 2019.

Ai cittadini della Basilicata colpiti direttamente dai fatti in oggetto giunga la mia personale solidarietà e vicinanza, nella speranza che nessuno venga lasciato solo in questa fase così delicata.

Per queste ragioni invito il Governo ad agire immediatamente al fine di prendere contezza di quanto accaduto, mettendo in atto tutti gli strumenti in suo possesso per aiutare concretamente i cittadini e le imprese lucane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Mi devo aggiungere al collega che ha parlato prima di me. Matera, il Metapontino e la Basilicata sono stati flagellati negli ultimi giorni da nubifragi e da trombe d'aria che hanno devastato strutture civili e strutture rurali e hanno distrutto centinaia di colture in una delle aree più produttive non della nostra regione ma direi del Mezzogiorno. Non vorremmo ripetere il rituale delle parole di solidarietà e di vicinanza alle popolazioni, piuttosto chiediamo, in quest'Aula, che tutte le responsabilità politiche e istituzionali che si devono attivare lo devono fare in maniera veloce, immediata, a partire dalla regione Basilicata, che dovrà produrre immediatamente una delimitazione delle aree distrutte e una declaratoria dei danni nelle stesse aree. E insieme a questo provvedimento si aspetta poi, come è stato già annunciato, sia quello del Governo che un intervento potenziale del Fondo di solidarietà dell'Unione europea. Ci aspettiamo nelle prossime ore che questo evento, ancora una volta drammaticamente ripetutosi in Basilicata, venga affrontato con decisione, con forza e con determinazione dalle istituzioni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-C10VM). Presidente, innanzitutto esprimo la mia vicinanza a tutti i veneziani che la notte passata e oggi hanno avuto a che fare con un'acqua alta eccezionale, penso che ciascuno di noi abbia visto le immagini; in secondo luogo, mi stupisco di sentire colleghi di tutti gli schieramenti politici che ancora sostengono che bisogna completare il Mose. Le criticità dell'opera non si conoscono da ieri, si conoscono dal 2006, quindi sorvolerò sul fattore corruzione, che ha portato alla lievitazione dei costi dell'opera, passati dai 2 miliardi preventivati ai quasi 7 miliardi una volta ultimata; voglio parlare dell'impatto biologico. L'impatto biologico - pensate un attimo - era già paventato quando io stavo all'università: facevo biologia marina, stavo preparando la mia tesi di laurea e già sapevamo che quell'opera avrebbe causato dei problemi dal punto di vista della fauna e della flora della laguna di Venezia. In seguito è divenuto evidente l'impatto idraulico ed idrodinamico dell'opera. Perché? Perché il Mose, invece che proteggere la laguna di Venezia, la svuota dei sedimenti e la rende ancora di più dominio delle acque marine. Quindi, assieme ai canali navigabili e all'eccessiva navigazione, il Mose fa affondare ancora di più la laguna.

PRESIDENTE. Concluda.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-C10VM). I colleghi, prendendo il Mose come una soluzione, secondo me in questo caso sono assolutamente irresponsabili.

Bisogna cambiare direzione e non paventare l'opera come se fosse la soluzione dei problemi della laguna di Venezia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio intervento è per sensibilizzare quest'Aula su un pericolo ambientale, una vera e propria bomba ecologica per i cittadini pugliesi, in particolare per quelli di Altamura, in provincia di Bari. Tutto questo è stato riportato grazie ad un servizio giornalistico di un altamurano, Alessio Dipalo, ed è emerso che in una discarica della città, chiusa da anni, ma mai bonificata, si nasconde una vera e propria bomba ecologica, come dicevo in precedenza. Ci sono rifiuti speciali mai smaltiti e soprattutto il pericolo del percolato, liquido inquinante che, anziché essere smaltito, si disperde nel terreno, con il rischio di intaccare le falde acquifere presenti nella zona e di inquinare i terreni coltivati. Ad Altamura purtroppo negli ultimi anni si registra un incremento, una crescita di malattie legate al tumore. La cittadinanza è spaventata e preoccupata e gli enti locali appaiono incapaci ed impotenti a trovare una soluzione, per cui rivolgo un appello al Ministro dell'ambiente. Sono un semplice parlamentare di opposizione, ci sono colleghi che sono in maggioranza sia con i Cinque Stelle che con il PD del mio stesso paese, della mia stessa provincia: si uniscano a questo appello affinché il Ministro dell'ambiente venga ad Altamura a vedere di persona che esiste anche una Murgia dei fuochi, a parte la Terra dei fuochi. Venga il Ministro dell'ambiente ad Altamura, si uniscano a questo appello gli altri parlamentari di maggioranza, perché gli altamurani meritano rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sangregorio. Ne ha facoltà.

EUGENIO SANGREGORIO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire alla fine della seduta nella mia veste di parlamentare eletto nella circoscrizione Sud America. Come è noto, il 27 ottobre si sono svolte in Argentina le elezioni presidenziali. Personalmente ho voluto essere lì presente a fianco dei tanti emigrati di origine italiana che vivono, lavorano e operano nella Repubblica Argentina. Ho potuto constatare due cose importanti: la prima è l'alta affluenza e il forte senso civico degli elettori di origini italiane; secondo, le elezioni si sono svolte in un clima pacifico, senza scontri o violenze, e in un contesto di rispetto e di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Lega-Salvini Premier). Tutto ciò fa onore alla maturità del popolo argentino e al rispetto del ruolo della comunità italiana. Il risultato elettorale ha decretato la vittoria di Alberto Fernandez, che ha sconfitto il Presidente uscente Macri. Il mio auspicio con questo intervento è che quanto prima il Governo italiano invii un contatto con il nuovo Governo argentino all'insegna della cooperazione, della collaborazione e del forte legame che storicamente abbiamo e che caratterizzano i rapporti tra l'Argentina e l'Italia. Viva l'amicizia tra il popolo italiano e il popolo argentino (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Grazie, Presidente. La Valle Camonica è nota in tutto il mondo per la straordinaria ricchezza e la varietà di incisioni rupestri, inserite nel 1979 quale primo sito italiano nella lista del patrimonio Unesco, e quest'anno ricorre il quarantesimo. Essa rappresenta un luogo di fascino e suggestione davvero unico, in cui l'uomo e l'ambiente hanno interagito fin dalla preistoria, caratterizzandola come la valle dei segni. Il patrimonio del sito Unesco n. 94, arte rupestre della Valle Camonica, è distribuito lungo l'intera valle, con oltre 180 località, sparsa su 24 comuni e attraversa più di 12 mila anni di storia; riveste un'importanza fondamentale non solo per la qualità dei soggetti incisi e per l'evoluzione cronologica, ma anche per lo stretto legame che le incisioni hanno con la storia dell'uomo. Scoprire e conoscere l'arte rupestre camuna permette di compiere un viaggio unico e indimenticabile nella preistoria e protostoria europea, per giungere attraverso le incisioni di età storica romana, medievale e moderna, sino alle soglie del XX secolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, l'11 novembre la comunità di Foggia ha celebrato i vent'anni della tragedia del crollo di viale Giotto. Nel cuore della notte, alle ore 3 dell'11 novembre del 1999, un edificio di un quartiere popolare e popoloso della mia città, Foggia, si è accartocciato su se stesso, inghiottendosi le vite di 67 residenti, che erano a metà del loro sonno. Diciannove secondi, tanto è durata l'implosione del palazzo di viale Giotto a Foggia secondo i sismografi della Specola Nigri; 19 secondi per cancellare vite umane e pilastri, letti matrimoniali e calcestruzzo, salotti e tramezzi; 67 vite spezzate e tante intere famiglie. All'epoca del crollo l'edificio comprendeva complessivamente 27 abitazioni. Come è stato scritto da tanti giornalisti e scrittori, in questi 20 anni la più grande tragedia dell'edilizia italiana nel dopoguerra è diventata con il tempo una delle tante tragedie all'italiana. I presunti responsabili sono tutti morti, ma scatta comunque la caccia ai colpevoli. Che un pilastro non andasse in quello stabile si sapeva da molto tempo; solo dopo le indagini, però, si seppe che il palazzo era stato costruito con materiali scadenti e che nei pilastri c'era la sabbia e non il cemento. Qualcuno aveva fatto un affare del calcestruzzo ai danni delle vittime che sarebbero state sepolte nell'edificio nel 1999. Il 20 ottobre 2002, tre anni dopo il crollo, i consulenti della procura rintracciarono Pasquale Papagna, nei primi anni Settanta socio della Calcestruzzi Daunia74, da cui gli edili acquistavano materiale di bassa qualità. La tragedia di Foggia, la città con la legge 167 più ampia d'Italia e funestata dalla bolla edilizia e dalla speculazione del mattone, che anni prima aveva causato gli assassini di mafia di due vittime innocenti, Giovanni Panunzio e Francesco Marcone, impone riflessioni profonde sui metodi di costruzione e sulle innovazioni dell'abitare. Tecnica e politica insieme, unite nella legalità, possono scongiurare drammi così atroci. Il ricordo di quei giorni è ancora vivo in me e nei miei concittadini, e che questo sia da monito per tutti coloro che nel costruire abitazioni, ponti e strade non devono speculare per un proprio tornaconto personale, perché poi a rimetterci sono sempre i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Manca. Ne ha facoltà.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente, colleghi, con lo slogan “vertenza Aias, vergogna della politica sarda”, continua ad oltranza lo sciopero indetto dai lavoratori dell'Aias che oggi hanno presidiato la sede del consiglio regionale della Sardegna. L'Aias infatti, che, si ricorda, è una ONLUS convenzionata con la regione, nonché punto di riferimento regionale in materia di assistenza e di riabilitazione, non paga da un anno gli stipendi, gli assegni familiari e i TFR ai propri dipendenti. A tutto questo si somma il mancato pagamento dei fornitori e dei prestatori di servizi. Io stesso qualche giorno fa ho presentato una lettera aperta al presidente nazionale dell'Aias, nonché a tutto il consiglio di amministrazione, anche a quelli in palese conflitto di interessi, per chiedere di intervenire e di porre fine a questa situazione grave ed inaudita. Una richiesta di intervento caduta nel vuoto. Il presidente, rispondendo sia a me che all'immobile governatore della Sardegna Solinas, quest'ultimo eletto anche grazie ai voti portati in dote da un candidato nelle liste di Forza Italia della famiglia Randazzo, Alberto, e dell'attuale consigliere regionale del PSd'Az, Fabio Usai, ha ricordato che le risorse pubbliche stanziate a favore della suddetta associazione sarebbero state utilizzate per pagare le retribuzioni dei dipendenti. Tuttavia, nonostante la strenua difesa nei confronti della famiglia Randazzo, oltre a non giustificare le mensilità arretrate, ipotizza l'esistenza di crediti esigibili nei confronti della Regione, della cui esistenza ad oggi non si ha alcuna conferma. Ho difficoltà a credere all'esistenza di queste somme, considerato che negli ultimi trent'anni nessuna delle precedenti amministrazioni regionali, centrosinistra e centrodestra, con il governatore onorevole Cappellacci, ha provveduto ad erogare tali cifre e soprattutto perché ad oggi nessuno ha fornito alcuna prova dell'esistenza dei suddetti crediti. Tutta questa situazione ovviamente va a carico dei più deboli, i lavoratori e i pazienti. Chiedo pertanto ai Ministri interrogati dal sottoscritto, attraverso l'interrogazione n. 4-03905 del 23 ottobre 2019, in particolare il Ministro alla salute, di farsi carico della vicenda e di porre in essere tutte le attività di sua competenza, anche ispettiva, per verificare questa incresciosa situazione che affligge il sistema sanitario. Non si tratta infatti semplicemente di una mera questione retributiva, ma di salvaguardare i diritti dei singoli lavoratori e dell'intera collettività.

La salute quale bene primario, costituzionalmente garantito dall'articolo 32, non può passare in secondo piano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pignatone. Ne ha facoltà.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in questo momento in provincia di Caltanissetta si sta verificando una grave ingiustizia nei confronti di alcune persone fragili e delle loro famiglie. In particolare, dal 28 ottobre tutte le scuole superiori hanno visto interrompersi il servizio di assistenza disabili. Questo si verifica perché il libero consorzio non riceve più delle somme dalla regione Sicilia, e quindi non è in grado di assicurare questi servizi.

Ecco, sono ben consapevole della profonda crisi finanziaria che sta vivendo la regione siciliana, ma esistono diritti fondamentali e inderogabili, come il diritto alla salute e il diritto allo studio, che devono essere rispettati.

Come rappresentante dei cittadini, da quest'Aula chiedo che la regione ripristini con urgenza la situazione di normalità, ponga fine a questa situazione vergognosa e avvii un meccanismo stabile, perché non è possibile tutelare i diritti dei cittadini a fasi alterne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Ricorre oggi un triste anniversario per la mia città: il 13 novembre di 40 anni fa si verificò l'esplosione del padiglione Cattani dell'Ospedale di Parma. Alle 14,30 del 13 novembre 1979 un'improvvisa e devastante deflagrazione faceva sparire i tre piani dell'ala est del padiglione Cattani, provocando 21 morti fra pazienti, congiunti, medici, infermieri e addetti alle pulizie; ben tre reparti di eccellenza furono polverizzati. A causare l'esplosione, come fu rivelato in esito alle indagini, fu una bombola di ossigeno malamente installata: nessun responsabile venne individuato. Le 21 vittime oggi sono state commemorate nella mia città, e ci tenevo a ricordarlo anche in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Grazie, Presidente. Nella mattinata di ieri lo stabilimento siderurgico di Taranto è stato teatro dell'ennesimo incidente, che solo per un miracolo non ha fatto registrare una tragedia. Stando alla ricostruzione fornita da fonti sindacali, un grosso contenitore che stava trasportando acciaio liquido si è bucato, sversando il suo contenuto in una fossa. L'accaduto ha provocato fiamme tanto alte da arrivare a sfiorare le tubazioni del gas presenti nella zona. Fortunatamente l'irreparabile è stato evitato, grazie al tempestivo quanto provvidenziale intervento dei vigili del fuoco, che sono riusciti a ridurre la portata dell'incendio e a scongiurare danni agli operai.

Mi spiace ammetterlo, ma rimarcare la gravità dell'episodio e l'assoluta assenza di sicurezza all'interno di un polo industriale, che sta vivendo giorni di estrema incertezza, appare inutile: soprattutto dopo aver constatato che la manutenzione degli impianti, annunciata non molto tempo addietro con forza e convinzione dagli attuali gestori dell'ex Ilva, non pare essere mai stata posta in essere. E questo nonostante fosse stata garantita in circostanze e contesti verificatisi poco più di un anno fa, quando fu fatto credere, dal gruppo ArcelorMittal, che l'acciaieria più grande d'Europa sarebbe stata tirata a lucido, grazie a bonifiche e ad investimenti mai visti prima. Ecco, investimenti e bonifiche mai visti e che mai vedremo, per fortuna o per sventura a seconda dei punti di vista, alla luce del disimpegno che la multinazionale franco-indiana ha formalizzato da una settimana a questa parte. Un disimpegno che da alcuni viene strumentalmente imputato alla scelta del Governo di cancellare l'ormai notissima immunità penale ed amministrativa. “Senza lo scudo tutti gli imprenditori stranieri che vogliono investire in Italia scapperanno”, è stato detto; ma a questo punto mi chiedo se davvero è di questi imprenditori che il nostro Paese ha bisogno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 14 novembre 2019 - Ore 10:

1. Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali, l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate ed il seguito dell'esame):

S. 1493 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Approvato dal Senato). (C. 2242)

La seduta termina alle 21,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 9 il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 il deputato Ungaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 i deputati Berlinghieri e Fusacchia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 i deputati Bilotti e Provenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 16, 22, 23 e 27 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Pella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 i deputati Andrea Romano e Bianchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 i deputati Comencini e Mandelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 la deputata Ciampi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 33 la deputata Raffa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 la deputata Pini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 48 e 52 la deputata Bilotti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Pella e a. 1-82 n.f. rif. 458 458 0 230 458 0 77 Appr.
2 Nominale Ddl 1990 - articolo 1 454 453 1 227 453 0 77 Appr.
3 Nominale articolo 2 451 450 1 226 450 0 77 Appr.
4 Nominale articolo 3 456 455 1 228 455 0 77 Appr.
5 Nominale articolo 4 447 446 1 224 446 0 77 Appr.
6 Nominale Ddl 1990 - voto finale 467 466 1 234 466 0 76 Appr.
7 Nominale Ddl 1991 - articolo 1 462 462 0 232 462 0 76 Appr.
8 Nominale articolo 2 457 457 0 229 457 0 76 Appr.
9 Nominale articolo 3 469 469 0 235 469 0 76 Appr.
10 Nominale articolo 4 467 466 1 234 466 0 76 Appr.
11 Nominale Ddl 1991 - voto finale 468 468 0 235 468 0 76 Appr.
12 Nominale Ddl 1992 - articolo 1 468 468 0 235 468 0 75 Appr.
13 Nominale articolo 2 461 461 0 231 461 0 75 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 3 461 461 0 231 461 0 75 Appr.
15 Nominale articolo 4 457 457 0 229 457 0 75 Appr.
16 Nominale Ddl 1992 - voto finale 449 449 0 225 449 0 75 Appr.
17 Nominale Ddl 1993 - articolo 1 457 457 0 229 457 0 75 Appr.
18 Nominale articolo 2 450 450 0 226 450 0 75 Appr.
19 Nominale articolo 3 452 452 0 227 452 0 75 Appr.
20 Nominale articolo 4 447 446 1 224 446 0 75 Appr.
21 Nominale articolo 5 449 449 0 225 449 0 75 Appr.
22 Nominale Ddl 1993 - voto finale 456 456 0 229 456 0 75 Appr.
23 Nominale Ddl 1994 - articolo 1 455 455 0 228 428 27 75 Appr.
24 Nominale articolo 2 447 447 0 224 420 27 75 Appr.
25 Nominale articolo 3 454 454 0 228 428 26 75 Appr.
26 Nominale articolo 4 451 451 0 226 424 27 75 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ddl 1994 - voto finale 390 385 5 193 361 24 75 Appr.
28 Nominale Ddl 2100-B - chiusura DG 419 418 1 210 246 172 91 Appr.
29 Nominale Ddl 2100-B - em. 1.1 395 395 0 198 158 237 84 Resp.
30 Nominale em. 1.2 420 420 0 211 169 251 81 Resp.
31 Nominale em. 1.3 420 420 0 211 172 248 81 Resp.
32 Nominale em. 1.4 416 416 0 209 172 244 81 Resp.
33 Nominale em. 1.5 421 421 0 211 171 250 81 Resp.
34 Nominale em. 1.6 418 418 0 210 170 248 81 Resp.
35 Nominale em. 1.7 406 406 0 204 164 242 81 Resp.
36 Nominale em. 1.8 423 423 0 212 174 249 81 Resp.
37 Nominale em. 1.11 416 416 0 209 173 243 81 Resp.
38 Nominale em. 1.13 430 430 0 216 177 253 81 Resp.
39 Nominale em. 1.12 426 426 0 214 178 248 81 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1.14 428 428 0 215 180 248 81 Resp.
41 Nominale em. 1.15 431 431 0 216 180 251 81 Resp.
42 Nominale em. 1.16 430 430 0 216 181 249 81 Resp.
43 Nominale em. 6.1, 6.2 425 425 0 213 179 246 81 Resp.
44 Nominale em. 6.3, 6.4 417 417 0 209 183 234 80 Resp.
45 Nominale em. 6.5, 6.6 428 428 0 215 182 246 80 Resp.
46 Nominale em. 6.7, 6.8 435 435 0 218 184 251 80 Resp.
47 Nominale odg 9/2100-B/3 416 416 0 209 170 246 80 Resp.
48 Nominale odg 9/2100-B/4 416 416 0 209 169 247 80 Resp.
49 Nominale odg 9/2100-B/7 420 420 0 211 172 248 80 Resp.
50 Nominale odg 9/2100-B/21 418 418 0 210 171 247 80 Resp.
51 Nominale odg 9/2100-B/24 418 416 2 209 170 246 80 Resp.
52 Nominale odg 9/2100-B/25 421 421 0 211 171 250 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Ddl 2100-B - voto finale 390 251 139 126 248 3 77 Appr.