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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 257 di martedì 12 novembre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cestari, D'Ambrosio, D'Ettore, De Maria, Del Re, Luigi Di Maio, Gallo, Gebhard, Giorgis, Iovino, Lupi, Maggioni, Maschio, Nardi, Noja, Pedrazzini, Rizzo, Paolo Russo, Schullian, Scoma, Sorte, Stumpo e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per garantire la tutela dei consumatori circa l'utilizzo delle etichette con la dicitura “senza olio di palma” – n. 3-00962)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Silvestroni n. 3-00962 (Vedi l'allegato A). La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi, ha facoltà di rispondere.

MIRELLA LIUZZI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'etichettatura alimentare costituisce un aspetto fondamentale per garantire la corretta informazione al consumatore circa la qualità di un prodotto. Come rappresentato dall'onorevole interrogante, la citata forma di etichettatura è attualmente disciplinata dal Regolamento europeo (UE) n. 1169/2011, che ha dettato nuove disposizioni in materia. Tuttavia, la dicitura “senza olio di palma” sulle etichette dei prodotti alimentari non ha una regolamentazione ad hoc armonizzata a livello europeo. In tal caso, dunque, trovano applicazione i criteri generali, stabiliti dagli articoli 7 e 36 del citato Regolamento (UE) n. 1169/2011, che disciplinano la corretta informazione al consumatore. In particolare quest'ultima, in generale, si realizza quando si utilizzano i cosiddetti factual statement, cioè informazioni di fatto, che il produttore può scegliere volontariamente di indicare sui propri prodotti con la giusta accortezza. Il Ministero dello Sviluppo economico, a tal proposito, ha confermato che le indicazioni come “free from”, esempio, olio di palma, possono venire apposte sotto la responsabilità dell'operatore del settore, il quale si assumerà la responsabilità su quanto dichiarato. Si è anche chiarito che la responsabilità dell'operatore non consiste solo nel fornire un'informazione veritiera rispetto agli ingredienti impiegati, ma consiste anche nel non ingannare il consumatore, rispetto alle aspettative che possono essere ingenerate dal messaggio riportato.

In proposito, si sottolinea che lo stesso codice del consumo chiarisce che non si debbano attuare pratiche commerciali che possano falsare il comportamento del consumatore, inducendolo a una scelta che altrimenti non avrebbe preso. Pertanto, pur confermando la possibilità di apporre le indicazioni volontarie sull'etichetta, va ricordato che quest'ultima non deve indurre in inganno il consumatore. Si specifica, infatti, che un'azienda che non utilizzi un certo ingrediente e ne dà evidenza, per non incorrere in una pratica commerciale scorretta, avrebbe l'onere di informare il consumatore circa la sostituzione dell'ingrediente mancante con un altro. Ad esempio, nel caso specifico dell'olio di palma, andrebbe specificata la sua sostituzione con un altro grasso vegetale o animale, che abbia quantità analoghe o addirittura superiori di grassi saturi. Infatti, andrebbe attuata una più ampia strategia, per limare quanto più possibile non solo l'uso dell'olio di palma, ma tutta la categoria contenente alte percentuali di grassi saturi, posto che, come riferisce il Ministero della Salute, dal punto di vista squisitamente nutrizionale, l'olio di palma rientra in quel gruppo di oli vegetali ad alto contenuto di acidi grassi saturi.

Conseguentemente, con riferimento al primo quesito posto dall'interrogante, si conferma che il Ministero dello Sviluppo economico è a conoscenza dei fatti rappresentati e che già oggi, a legislazione vigente, gli organi di controllo, come Antitrust, NAS e via dicendo, possono verificare se le informazioni riportate in etichetta rispondano in modo errato alle aspettative dei consumatori ed eventualmente intervenire.

Riguardo poi al secondo quesito, si concorda con quanto rappresentato dal Ministero della Salute, ovvero sul fatto che la regolamentazione di indicazioni quali, ad esempio, “senza olio di palma” deve essere rapportata e condivisa a livello unionale. Ciò al fine di uniformare e rendere più efficaci i messaggi, poiché nello specifico essi vengono percepiti dal consumatore come un valore aggiunto del prodotto alimentare che li riporta.

Si condivide, infine, l'opportunità di coinvolgere anche la Commissione, al fine di verificare una corretta interpretazione dell'articolo 36 del Regolamento (UE) n. 1169/2011, rispetto ai cosiddetti factual statement e all'ingannevolezza della dicitura in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Silvestroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Sono parzialmente soddisfatto, in quanto, dalla risposta del sottosegretario, si evince che effettivamente c'è questo problema, che c'è un problema anche eventualmente di una pratica commerciale scorretta. Infatti, con il dire “senza olio di palma” si può dare una falsa, sicuramente, interpretazione da parte del consumatore, perché quando noi vediamo scritto “senza glutine” è riscontrato che in alcuni soggetti il glutine fa male e, quindi, lì si fa un'opera giusta nel dire e avvisare che quel prodotto è senza glutine e che, quindi, chi ha quel tipo di patologie può prenderlo. In questo caso, siccome non è stato riconosciuto, a quanto sembra, da parte di tutti gli organi, l'Istituto superiore della sanità, la Comunità europea e la sanità mondiale, che l'olio di palma, faccia male alla salute, scrivere “senza olio di palma” può indurre il consumatore a un inganno. Allora, apprezzo che è stato riconosciuto dal Governo che questa tematica effettivamente va regolamentata, però, forse, dovremmo essere un po' più incisivi e magari legiferare in materia. È vero che poi il produttore è lui responsabile, che ci sono i controlli, poi, però, se il Governo magari potesse, come dovrebbe, legiferare e dire che o si mette “senza olio di palma” mettendo, come è stato detto, quali sono gli ingredienti con cui è fatto il prodotto, oppure potrebbe essere, in realtà, eliminato il “senza olio di palma”, perché se non è riscontrato che è nocivo, è inutile scrivere “senza olio di palma”. Per far quello, il compito è del Governo, che deve incidere legiferando in tal senso.

(Iniziative in ordine all'utilizzo della fascia tricolore da parte degli amministratori locali, anche in relazione alla vicenda della partecipazione di un assessore del comune di San Vito Chietino ad una manifestazione di solidarietà a favore del sindaco di Riace – n. 3-00279)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delmastro Delle Vedove e Lollobrigida n. 3-00279 (Vedi l'allegato A).

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, colleghi e deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Delmastro Delle Vedove richiama all'attenzione il tema del corretto uso della fascia tricolore da parte degli amministratori comunali. Come è noto, l'articolo 50 del Testo unico degli enti locali stabilisce che la fascia tricolore con lo stemma della Repubblica e lo stemma del comune, da portarsi a tracolla, sia il distintivo del sindaco. Al riguardo il Ministero dell'Interno, con propria circolare del 4 novembre 1998, ha fornito specifiche indicazioni sull'impiego del distintivo stesso, anche al fine di uniformare l'uso su tutto il territorio nazionale. In particolare, è stato evidenziato che l'uso della fascia tricolore da parte del soggetto che rappresenta la comunità locale, si caratterizza per il suo valore altamente simbolico. L'alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone, pertanto, un uso corretto e conveniente della fascia tricolore. Rileva a tal fine anche quanto disposto dall'articolo 54 della Carta costituzionale, che, nell'imporre a tutti i cittadini il dovere di fedeltà alla Repubblica, statuisce per gli amministratori l'ulteriore dovere di adempiere con disciplina ed onore le funzioni ad essi affidate. La citata circolare evidenzia anche che, nell'uso corrente, si è affermata la consuetudine che il sindaco indossi la fascia in tutte le occasioni ufficiali, in qualunque veste intervenga. In tale contesto, allorquando il sindaco sia assente o impedito temporaneamente, l'utilizzo della fascia spetta solo al vicesindaco, fatte salve specifiche disposizioni di settore, come ad esempio nel caso della celebrazione di matrimoni. L'uso della fascia tricolore, pertanto, ove per delega dello stesso sindaco avvenga da parte di altri soggetti incardinati nell'amministrazione comunale o facenti parte di organismi o enti cui partecipano gli enti locali con propri rappresentanti, è ammesso solo nelle ipotesi indicate nella citata direttiva.

Nell'interrogazione si fa riferimento all'intervento di un assessore del comune di San Vito Chietino, il 6 ottobre 2018, alla manifestazione “Riace non si arresta”, che si è svolta nel comune di Riace, in provincia di Reggio Calabria. La partecipazione dell'assessore che indossa la fascia tricolore al citato evento, non connotato dal carattere dell'ufficialità, è stata anche divulgata pubblicamente, con immagini apparse sulla pagina Facebook del comune di San Vito Chietino, dove peraltro si osserva che la citata fascia è stata messa al contrario. Il prefetto di Chieti, venuto a conoscenza dei fatti, ha provveduto con un'apposita nota a richiamare l'attenzione dei sindaci sul corretto utilizzo della fascia tricolore, nel rigoroso rispetto delle direttive contenute nella circolare soprarichiamata.

Non sono previsti dallo stato ulteriori interventi in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Sì, evidentemente sono soddisfatto, laddove abbiamo ripreso lo sconveniente e scellerato utilizzo di una fascia tricolore - se ho ben inteso - da parte di un assessore che non trovava nulla di meglio che partecipare con la fascia tricolore, peraltro rovesciata, al contrario, a una manifestazione a favore di una persona sotto processo in questo momento per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sotto processo per irregolarità nell'affidamento del servizio della raccolta dei rifiuti, sotto processo per la gestione dei fondi dell'accoglienza. Stiamo parlando di Mimmo Lucano, l'eroe dei due mondi dell'immigrazionismo, che era così tanto eroico che ha inanellato un delitto dietro l'altro, secondo il teorema accusatorio della procura confermato dal riesame, il quale - voglio leggerlo a beneficio e a ricordo di me stesso prima ancora che dell'Aula - dice testualmente: Lucano vìola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti. Orbene, deve essere sancito a caratteri cubitali, in questa nazione, che nessuno può usare il tricolore per rappresentare una comunità cittadina per andare a manifestare a favore di una persona sotto processo, per di più che vìola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti; per tacere del fatto che questo straordinario uomo, l'eroe dei due mondi dell'immigrazionismo si faceva lecito nelle intercettazioni telefoniche di dire: “io sono un fuorilegge”, “per disattendere queste leggi balorde”, “vado contro la legge”, per poi organizzare matrimoni combinati, sempre secondo il teorema accusatorio. Orbene, ringrazio quindi il Governo, che ha voluto, seppure con un atteggiamento decisamente felpato e soffuso, richiamare il fatto che quella fascia non poteva essere utilizzata così, manco l'avesse utilizzata correttamente, perché questi erano così incapaci che neanche sapevano montarsi un tricolore addosso. Ma soprattutto ha ribadito, seppure, evidentemente, con il linguaggio protocollare del Governo, che non si va a manifestare per l'amichetto Mimmo Lucano, qualunque considerazione se ne abbia, anche se lo si considerasse l'eroe dei due mondi dell'immigrazionismo. Per noi di Fratelli d'Italia è comunque immorale quello che abbiamo sentito nelle registrazioni, anche non venisse condannato, ma in ogni caso non si va a manifestare con la fascia tricolore al fianco di una persona sotto processo per gravissimi e allarmanti reati di questo tipo, anche se appartiene alla tua parrocchia di galassia dell'estrema sinistra no global immigrazionista. Quindi, per questi motivi, seppur con una evidentemente sfumatura caratteriale diversa, mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo.

(Iniziative a sostegno del personale di polizia penitenziaria della casa di reclusione di Asti, in particolare al fine di migliorarne le condizioni di sicurezza ed incrementarne l'organico – nn. 3-00955 e 3-01100)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Giaccone n. 3-00955 e n. 3-01100, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con gli atti di sindacato ispettivo, l'onorevole interrogante richiama una serie di eventi critici verificatisi presso la casa di reclusione di Asti, in particolare un'aggressione, perpetrata il 15 novembre del 2018, da parte di un detenuto ai danni di un agente di polizia penitenziaria, una manifestazione di protesta collettiva poste in essere da 40 detenuti nel medesimo periodo, ed un altro più recente episodio di aggressione ad un agente di polizia penitenziaria da parte di un detenuto verificatosi lo scorso 5 settembre. L'onorevole interrogante, individuando tali fatti come indice sintomatico dell'inadeguatezza della dotazione organica della struttura, con le conseguenti ricadute pregiudizievoli per la sicurezza del personale di polizia penitenziaria ivi in servizio, chiede di sapere se ed in che termini il Ministro della Giustizia intende intervenire a sostegno del personale della casa di reclusione di Asti, al fine di aumentare la sicurezza e l'organico degli agenti e quali iniziative urgenti intenda adottare, in particolare se non ritenga di promuovere urgentemente una visita ispettiva da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al fine di verificare l'effettiva situazione denunciata.

Preliminarmente occorre rilevare che ambedue gli eventi critici occorsi a novembre del 2018 sono stati prontamente ed efficacemente gestiti con la solerte adozione di misure che hanno consentito l'immediato ripristino di una condizione di regolarità. In particolare, a seguito dell'aggressione ai danni di un agente della polizia penitenziaria, lo stesso pomeriggio del 15 novembre 2018, su nulla osta del dirigente medico, veniva disposto l'isolamento cautelare del detenuto resosi autore del fatto. Il giorno seguente gli veniva irrogata la sanzione dell'esclusione dell'attività in comune per quindici giorni, e due giorni dopo ne veniva disposto il trasferimento presso la casa circondariale di Torino, dotata di annesso reparto di osservazione psichiatrica. Tra l'altro, veniva redatta a suo carico comunicazione di notizia di reato per le fattispecie criminose di cui agli articoli 582 e 340 del codice penale.

Con specifico riferimento alla manifestazione di protesta posta in essere il 13 novembre dello scorso anno dai detenuti della sezione A2 a causa del malfunzionamento e vetustà degli apparecchi televisivi, detto che la stessa rientrava nell'arco della medesima giornata, a seguito di una serie di confronti tra il comandante di reparto e i detenuti, occorre dare atto che per tali fatti si procedeva al trasferimento di tutti i detenuti coinvolti nella protesta. Epilogo di segno analogo è seguito anche al più recente evento critico dello scorso settembre, in quanto, al fine dell'immediato ripristino di una situazione di irregolarità, il detenuto resosi responsabile dell'aggressione in argomento veniva collocato in isolamento cautelare e deferito al consiglio di disciplina, per poi essere sanzionato con l'esclusione dalle attività in comune per quindici giorni, mentre il successivo 10 settembre ne veniva disposto il trasferimento presso la casa di reclusione di Saluzzo per motivi di ordine e sicurezza.

Deve dunque escludersi allo stato una situazione di particolare criticità o allarme sicurezza presso l'istituto in argomento, ed occorre dare atto delle politiche gestionali tese al progressivo incremento dei livelli di sicurezza nelle strutture detentive perseguite dal Ministro della giustizia. In tale direzione si iscrive la circolare adottata ad ottobre dello scorso anno dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria proprio per la valorizzazione dell'istituto del trasferimento per ragioni di ordine e sicurezza ex articolo 42 della legge n. 354 del 1975, a cui si è fatto ricorso nel caso di specie. In questa sede è opportuno evidenziare i benefici che ne possono conseguire in termini di incremento dei livelli di sicurezza, tangibile anche nel più consistente ricorso a tale strumento che si è registrato dalla data di adozione della circolare al mese di marzo scorso: 1.550 detenuti trasferiti rispetto al numero ben più esiguo di occasioni in cui si è fatto ricorso nel medesimo periodo nel biennio precedente (1.143). Con provvedimento del 18 aprile 2019 è stato inoltre istituito un apposito gruppo di lavoro, composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il precipuo compito di individuare, tra l'altro, specifici strumenti organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario. Le risultanze dei lavori del summenzionato gruppo, conclusosi lo scorso 29 maggio, sono attualmente oggetto di uno studio attento e mirato, che si tradurrà nell'adozione a breve di direttive attraverso cui ottimizzare la prevenzione e la gestione di eventi critici. Occorre altresì dare atto dell'avvio di procedure per dotare gli operatori penitenziari di innovativi e più efficaci equipaggiamenti. Sempre nel solco del potenziamento dei sistemi di sicurezza all'interno delle carceri, nel programma di edilizia penitenziaria del 2019 sono stati inclusi i lavori di adeguamento degli impianti tecnologici di sicurezza. Nella medesima direzione si iscrivono la dotazione di strumenti per il rilevamento di cellulari introdotti illecitamente e la schermatura della loro ricezione, nonché lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza e di allarme. Per quanto attiene alla dotazione organica del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la casa di reclusione di Asti, va innanzitutto evidenziato che le scoperture che si registrano nel ruolo degli ispettori e dei sovrintendenti appaiono bilanciate, quanto meno numericamente, dagli esuberi nel ruolo degli assistenti e degli agenti assistenti: 181 unità in servizio su 130 in pianta organica.

In ogni caso, al di là del dato numerico, al fine di un riequilibrio anche di ordine funzionale, con riferimento alla carenza di sovrintendenti, va ricordato in questa sede che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, del ruolo, sia maschile che femminile, del corpo, i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale. Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario, in virtù delle quali si confida, a breve, di poter disporre di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa di reclusione di Asti, che, va ricordato, lo scorso mese di luglio ha beneficiato dell'incremento di otto unità.

PRESIDENTE. L'onorevole Giaccone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Presidente, no, mi dichiaro insoddisfatto della risposta, prendo atto di tutta una serie di iniziative che sono state prese a livello nazionale sul lavoro e sulla sicurezza nelle carceri, però non posso non rilevare come, chiaramente nell'interrogazione si citavano due episodi specifici, ma la situazione del carcere di Asti, purtroppo, va avanti da diverso tempo, cioè troviamo molte, molte aggressioni nell'arco temporale. Ma vede, è chiaro che chi si rende responsabile di questi atti deve essere punito - e dico: ci mancherebbe altro! -, il problema è cosa fare per evitare che si riverifichino queste situazioni, chiaramente.

Tra l'altro, la invito, sottosegretario, magari, a verificare, perché, a quanto ci risulta su segnalazioni anche di sigle sindacali, la protesta del novembre 2018 di 40 detenuti che per quattro ore si sono rifiutati di entrare nelle celle, ci risulta che non abbia sostanzialmente avuto un seguito a livello di provvedimenti disciplinari e, se così è, ci pare grave. Comunque, i problemi vanno avanti da ben più di un anno. È trascorso un anno quasi tra queste due interrogazioni, ma partono sostanzialmente da quando il penitenziario diventa una casa di reclusione ad alta sicurezza. È evidente a tutti che una struttura di questo tipo, per caratteristiche intrinseche della popolazione carceraria ospitata, necessita sostanzialmente sia di un controllo su quanto avviene all'esterno, cioè all'indotto che una popolazione carceraria di questo tipo può portare sul territorio, un indotto di cui mi permetto dire la città di Asti non ha particolarmente bisogno, ma, soprattutto, riguardo alla sicurezza degli operatori che nel carcere lavorano. È chiaro che si fa un gran parlare di tutela dei detenuti e, chiaramente, siamo d'accordo: fortunatamente, da quando 250 anni fa Beccaria scriveva Dei delitti e delle pene molta strada è stata fatta, ma non ci pare che gli stessi progressi ci siano e la stessa attenzione sia posta quando occorre tutelare e mettere in sicurezza gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria. Su questo la nostra posizione è chiara e incontrovertibile, noi siamo convintamente schierati da sempre a favore di chi tutela la legge e la nostra sicurezza. Pertanto, non sono e non debbono più essere tollerabili aggressioni verso chi porta una divisa, sia nel carcere di Asti, che negli altri penitenziari e nelle altre carceri d'Italia. Prendo atto della risposta, la esorto comunque a mettere mano alla situazione del carcere di Asti, implementare gli organici della Penitenziaria e sincerarsi che, anche di fronte a fatti molto gravi, vengano sempre presi i necessari provvedimenti disciplinari. Apro un inciso: a quanto mi risulta, in realtà, nell'ultimo anno sono arrivati 50 detenuti in più e non c'è stato un corrispondente aumento degli agenti nel penitenziario di Asti.

(Iniziative ispettive presso gli Uffici giudiziari di Catanzaro in relazione a vicende connesse al processo per l'omicidio di Matteo Vinci – n. 3-01099)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Palmisano ed altri n. 3-01099 (Vedi l'allegato A).

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in epigrafe, l'onorevole interrogante sollecita i poteri ispettivi del Ministro della Giustizia in merito alla vicenda giudiziaria relativa all'omicidio di Matteo Vinci, dilaniato da un'autobomba comandata a distanza, in cui rimase gravemente ferito anche il padre, avvenuto il 9 aprile 2019 a Limbadi.

In particolare, l'interrogante rileva che - dopo l'arresto dei cinque presunti autori della strage, da parte della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, in data 26 giugno 2019 e il deposito della richiesta di rinvio a giudizio, in data 16 maggio 2019 - il GUP ha rinviato l'udienza preliminare, fissata per il 7 giugno 2019, per la notifica effettuata tardivamente, il 4 giugno 2019 in luogo del 28 maggio 2019, nei confronti di uno degli imputati agli arresti domiciliari e per illegittimo impedimento, per motivi di salute, di uno degli imputati detenuto in carcere, così determinando lo slittamento dell'udienza al 21 giugno 2019.

In virtù di tali rilevate circostanze, l' interrogante, nel riferire anche di una lettera del 31 luglio 2018, con cui il legale della famiglia Vinci denunciava la situazione processuale determinata dalla mancata notifica ad uno degli imputati e lo stato di profonda prostrazione dei genitori di Matteo Vinci, allarmati dai possibili esiti del processo, chiedeva al Ministro della Giustizia di verificare, attraverso lo strumento ispettivo, le ragioni della tardiva notifica dell'udienza preliminare e altresì quelle della mancata partecipazione al processo, in videoconferenza, dell'imputato impedito a presenziare per ragioni di salute.

Invero, gli elementi acquisiti hanno, invece, evidenziato che: la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura è pervenuta all'ufficio del GUP in data 16 maggio 2019, un mese prima della scadenza del termine di fase delle misure cautelari in atto; l'ufficio ha tempestivamente avviato (in pari data) le richieste di notifica a mezzo Polizia giudiziaria, tuttavia la prova dell'avvenuta notifica relativa all'imputata Di Grillo non è pervenuta in tempo utile per la celebrazione dell'udienza del 7 giugno 2019; nel corso dell'udienza del 7 giugno 2019, veniva rilevata la tardività della notifica dell'imputata Di Grillo Lucia - in realtà effettuata in data 4 giugno 2019 da parte dei Carabinieri di Messina - e per tale ragione, oltre che per l'impedimento per motivi di salute dell'imputato Di Grillo Domenico, attestato dalla guardia medica dell'istituto penitenziario di Avellino, si procedeva al rinvio alla data del 21 giugno 2019; solo successivamente all'udienza perveniva la nota dei Carabinieri di Messina, inviata per posta ordinaria, attestante l'avvenuta notifica in data 24 maggio 2019 all'imputata Di Grillo Lucia; la successiva udienza del 21 giugno 2019 ha avuto regolare corso ed è stato disposto il rinvio a giudizio innanzi alla Corte d'assise di Catanzaro di tutti gli imputati ad eccezione di Di Grillo Lucia, che ha optato per il rito abbreviato.

Quanto al recente prosieguo dei procedimenti e a possibili questioni processuali: nel corso del procedimento con rito abbreviato nei confronti della Di Grillo, non sono state sollevate eccezioni di natura processuale relative alla sua posizione; nel procedimento in Corte d'assise nei confronti di tutti gli altri, l'eccezione di nullità dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare - e con essa, del successivo decreto dispositivo del giudizio - per omessa notificazione dell'atto ad uno dei due difensori di fiducia designati, sollevata dal difensore di Mancuso Rosaria, è stata respinta all'udienza del 17 settembre, sul presupposto che al momento dell'emissione del decreto di fissazione dell'udienza preliminare l'imputata era assistita da due difensori, di cui uno regolarmente citato, e che l'eccezione sull'omessa notificazione al codifensore avrebbe dovuto essere sollevata nella prima udienza utile, quella del 7 giugno 2019, cosa che non è stata fatta, determinando la sanatoria del vizio ai sensi dell'articolo 184 del codice di procedura penale, come pacificamente stabilito dalla giurisprudenza di legittimità a sezioni unite. In ragione di quanto esposto, appare evidente l'assenza di qualsivoglia forma di responsabilità, in capo al magistrato titolare dell'udienza preliminare, in relazione a presunte irregolarità ovvero ritardi nella trasmissione delle notifiche agli imputati della data d'udienza preliminare. Le stesse risultano regolarmente emesse ed inviate in tempo utile al rispetto dei termini normativamente previsti; e solo per il recapito tardivo al giudice della prova della avvenuta notifica, spedita tramite posta dalla Polizia giudiziaria, si è determinato il disservizio, cui è conseguito il rinvio dell'udienza, tra l'altro determinato anche dal legittimo impedimento di altro imputato regolarmente attestato da certificazione del medico del carcere di Avellino. Pertanto, alla luce delle risultanze emerse dalle informazioni acquisite, non si può rilevare nella vicenda in esame alcun vulnus procedurale o altre situazioni meritevoli di approfondimento da parte di questo Dicastero.

PRESIDENTE. L'onorevole Perantoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario, mi dichiaro pienamente soddisfatto della sua risposta. La vicenda riportata in questa interrogazione, cioè la morte assurda di un giovane professionista incensurato, ucciso barbaramente con modalità di stampo mafioso, sottolinea la necessità di una presenza dello Stato più tangibile, soprattutto in territori come quello calabrese, in cui i sodalizi criminali rappresentano una drammatica realtà.

Ed è in particolare in questi luoghi che le istituzioni devono intervenire stando vicino ai cittadini onesti, a coloro che si schierano contro ogni forma di criminalità. Lo Stato deve far sì che questi non diventino territori abbandonati, terreno fertile per il dilagare delle attività criminali e delle lotte tra le varie cosche per imporre la propria supremazia. Le sue parole, diciamo, fanno ben sperare. Una serie di politiche sociali e nuovi investimenti, ampliamento delle risorse per le forze dell'ordine: questo è ciò che più occorre per dare più fiducia a tutti i cittadini in una giustizia che li faccia sentire protetti e sicuri.

Nel caso di Matteo Vinci significherà dare una risposta concreta a una famiglia colpita da un immenso dolore e che nutre grande preoccupazione per quelli che potrebbero essere gli esiti del processo e delle sorti dei presunti autori della strage.

(Iniziative in relazione alla formazione linguistica negli istituti professionali, nonché nelle scuole secondarie di primo e secondo grado – n. 3-01101)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Businarolo e Perantoni n. 3-01101 (Vedi l'allegato A).

La sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Onorevole Businarolo, in merito alla questione da lei segnalata sottolineo che la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale di cui al decreto legislativo n. 61 del 2017, da lei citato, introduce forti caratteristiche di flessibilità e di personalizzazione dei percorsi, correlandoli alle richieste del territorio e del mondo del lavoro.

In particolare, relativamente alle lingue straniere, nel biennio di ciascun indirizzo è previsto lo studio della lingua inglese per un monte ore di riferimento pari a 198 nel biennio e per alcuni indirizzi anche quello di una seconda lingua per un numero minimo di 99 ore da distribuire nel biennio.

Inoltre, le scuole possono incrementare il numero di ore destinate alle suddette discipline avvalendosi degli spazi di flessibilità e delle quote di autonomia. Nel triennio è, inoltre, prevista per tutti gli indirizzi la prosecuzione dello studio della lingua inglese e, in continuità con il biennio, l'apprendimento della seconda lingua straniera in quelli che la contemplano nei primi due anni. Anche in questo caso, la scuola può rafforzare lo studio delle suddette discipline utilizzando gli spazi di flessibilità e le quote di autonomia.

Inoltre, nella dichiarazione degli indirizzi di studio in percorsi richiesti dal territorio numerose istituzioni scolastiche stanno potenziando l'inglese tecnico nell'area di indirizzo, per soddisfare le richieste del mercato del lavoro soprattutto nei settori più esposti alla dimensione internazionale.

Relativamente, poi, alle scuole secondarie di primo grado, come è noto, il decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009, nel disciplinare sia il tempo normale che il tempo prolungato, ha previsto per entrambi i modelli organizzativi l'insegnamento di una seconda lingua comunitaria per due ore settimanali, fermo restando che le istituzioni scolastiche, nell'esercizio dell'autonomia didattica, possono regolare i tempi dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni, anche articolando il monte ore annuale di ciascuna disciplina, definendo unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione, aggregando le discipline in aree e ambiti disciplinari.

Il medesimo decreto n. 89, all'articolo 5, comma 10, ha introdotto, a decorrere dall'anno scolastico 2009-2010, l'insegnamento dell'inglese potenziato, anche utilizzando le due ore di insegnamento della seconda lingua comunitaria o i margini di autonomia.

Pure se dai dati a disposizione dell'amministrazione si ricava che l'opzione dell'insegnamento dell'inglese potenziato al posto di due lingue comunitarie è stata esercitata da un numero residuale di scuole, si ritiene che intervenire a livello normativo per eliminare dalle scuole secondarie di primo grado tale facoltà potrebbe costituire una limitazione dell'esercizio dell'autonomia scolastica, come sancita dalla legge n. 59 del 1997 e dal regolamento attuativo di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, e un limite stabilito all'offerta formativa proposta alle famiglie.

Quanto alla questione da lei rappresentata della reintroduzione della terza ora nelle scuole secondarie di primo grado della seconda lingua comunitaria, ricordo che il decreto n. 89, all'articolo 5, regolamenta il quadro orario settimanale e annuale delle discipline prevedendo per tempo normale trenta ore, di cui nove di italiano, storia e geografia, tre ore d'inglese, due ore di seconda lingua comunitaria e un'ora di approfondimento in materie letterarie.

Tenuto conto dei traguardi per lo sviluppo della competenza e degli obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola secondaria di primo grado e del profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione previsti dal decreto ministeriale 16 novembre 2012, si ritiene che l'ora di approfondimento in materie letterarie sia necessaria e propedeutica al raggiungimento della competenza alfabetica funzionale di cui al quadro di riferimento europeo delle competenze chiave per l'apprendimento permanente, allegato alle raccomandazioni del Consiglio del 22 maggio 2018. Tale considerazione trova un suo fondamento anche alla luce della composizione sempre più multietnica e multilinguistica delle classi e dell'inderogabile necessità che gli studenti, al termine del primo ciclo di istruzione, posseggano la capacità di comunicare in forma orale e scritta in situazioni diverse, raccogliere ed elaborare informazioni, formulare ed esprimere argomentazioni in modo convincente e appropriato al contesto, sviluppare il pensiero critico e la disponibilità al dialogo costruttivo e socialmente responsabile.

In riferimento al tempo prolungato, le 36 ore settimanali, elevabili fino a 40, si articolano in quindici ore di italiano, storia e geografia, tre ore d'inglese e due ore di seconda lingua comunitaria. L'approfondimento può essere effettuato a scelta su una delle discipline presenti nel quadro orario, quindi anche sulla seconda lingua comunitaria, in base alle richieste delle famiglie e a quanto deliberato dal collegio docenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Perantoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, la riforma degli istituti professionali riveste grande importanza, soprattutto perché è diretta a favorire l'inserimento degli studenti nel mondo del lavoro attraverso l'acquisizione di competenze e strumenti che li rendano competitivi al pari dei loro colleghi a livello europeo.

In quest'ottica assume importanza la formazione linguistica, che nel nostro Paese riveste una posizione sempre più secondaria, mentre la conoscenza di almeno due lingue straniere consentirebbe una formazione più completa per gli studenti italiani, anche in considerazione delle richieste provenienti dai diversi settori lavorativi, dalla gastronomia alla moda, al turismo, per i quali la conoscenza delle lingue straniere rappresenta un elemento che certamente costituisce un requisito fondamentale.

Per questi motivi auspico che il Governo possa, nella ridefinizione della normativa, promuovere il plurilinguismo nelle scuole, riportando quelle ore dedicate all'insegnamento delle lingue straniere comunitarie nelle scuole secondarie di primo e secondo grado che via via purtroppo sono andate scomparendo. Per questi motivi, quindi, non posso dichiararmi che parzialmente soddisfatto della risposta che ha dato. La ringrazio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Colletti è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

In morte dell'onorevole Luigi Turchi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Luigi Turchi, già membro della Camera dei deputati dalla IV alla VI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Apprendiamo dalla stampa, oramai da qualche giorno, di un'escalation di violenze a Hong Kong. Chiediamo quindi al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio che venga a riferire in Aula, esprimendo la posizione del Governo italiano su questo tema.

Sono altresì preoccupato, siamo altresì preoccupati perché il Ministro Di Maio ha espresso, tramite dichiarazioni stampa, di non voler interferire in vicende altrui; ma crediamo che l'Italia, un grande Paese come l'Italia, abbia il dovere di favorire il dialogo quando si sviluppano queste escalation di violenze, come quelle che ci sono state e ci sono tuttora a Hong Kong. Oltretutto alcuni nostri partner storici come gli Stati Uniti hanno anch'essi dimostrato preoccupazione.

Sollecito inoltre la calendarizzazione in Aula di una mozione a firma Formentini, che tratta proprio di questo tema. E oltretutto faccio presente che il 27 novembre alla Fondazione Feltrinelli sarà presente Joshua Wong, leader del movimento che chiede a Hong Kong una serie di diritti riguardanti democrazia e libertà. Chiediamo quindi che il Ministro degli Affari esteri Di Maio venga a riferire in Aula rispetto alla posizione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Sullo stesso argomento? Sull'ordine dei lavori?

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Sì, signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Semplicemente, anche da parte nostra, a nome della componente Cambiamo!, per chiedere che il Ministro Di Maio venga in Aula a dire cosa pensa questo Governo di quello che sta avvenendo a Hong Kong, e soprattutto le posizioni che questo Governo ha nei confronti della Repubblica Popolare Cinese. La politica estera è la più alta forma di politica: credo che le Camere debbano sapere quello che la Farnesina ha intenzione di fare e come ha intenzione di muoversi.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà tra venti minuti, quindi alle 15,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,10 è ripresa alle 15,30.

Seguito della discussione della proposta di legge: Ciprini ed altri: Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura (A.C. 1027-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1027-A: Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura.

Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo sono intervenute in sede di replica

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la relatrice, deputata Ciprini.

TIZIANA CIPRINI, Relatrice. Presidente, poiché abbiamo acquisito il parere della Commissione bilancio solo poco fa e poiché sono emersi degli aspetti tecnici da approfondire in merito alla condizione posta nel parere, chiederei di rinviare il provvedimento in Commissione, per permetterci di approfondire e compiere i giusti approfondimenti e valutazioni.

PRESIDENTE. Penso che tutti i colleghi deputati abbiano ascoltato le parole della relatrice, deputata Tiziana Ciprini. Se non vi sono obiezioni, il provvedimento in esame si intende rinviato in Commissione.

Mi pare che non ce ne siano, quindi questo è quanto determinato.

Seguito della discussione delle mozioni Locatelli ed altri n. 1-00267, Meloni ed altri n. 1-00220, Fiorini ed altri n. 1-00281, Giannone ed altri n. 1-00283 e Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284 concernenti iniziative di competenza in materia di affidamento di minori, anche alla luce delle vicende che hanno coinvolto la rete dei servizi sociali della Val d'Enza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Locatelli ed altri n. 1-00267, Meloni ed altri n. 1-00220, Fiorini ed altri n. 1-00281, Giannone ed altri n. 1-00283 e Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284 concernenti iniziative di competenza in materia di affidamento di minori, anche alla luce delle vicende che hanno coinvolto la rete dei servizi sociali della Val d'Enza (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 11 novembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Simona Flavia Malpezzi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, anche dopo e a fronte dell'attenta discussione che vi è stata nella giornata di ieri, il Governo ha provato a trovare delle riformulazioni per ogni mozione, sia nelle premesse che nella parte degli impegni. Io chiedo all'Aula, poiché le riformulazioni sono tante e diverse, solo un attimo di attenzione perché temo possano sfuggire alcuni dettagli.

Parto dalla mozione Locatelli ed altri n. 1-00267

PRESIDENTE. Sottosegretaria Malpezzi, le chiedo la cortesia di aspettare un attimo che si faccia il necessario silenzio in Aula.

Colleghi deputati, la sottosegretaria Malpezzi sta dando i pareri sulle mozioni chiamate poco fa, su cui saremo impegnati nelle votazioni tra breve. Ci siamo? Colleghi! Prego, sottosegretaria Malpezzi, a lei la parola.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mozione Locatelli ed altri n. 1-00267, il parere è favorevole a fronte delle seguenti riformulazioni e anche soppressioni. Per quanto riguarda il terzo capoverso della premessa, l'indicazione è quella di sopprimerlo, poiché quello che viene espresso è oggetto di indagine. Poi, tredicesimo capoverso della premessa, sopprimerlo e sopprimere il quindicesimo capoverso; il resto della premessa rimane e verrebbe accolto.

Riformulazione inoltre per il sedicesimo capoverso della premessa, che sarebbe riformulato nel seguente modo: “tali questioni non possono essere relegate in secondo piano, ed è dunque indispensabile restituire ad esse la giusta centralità, nel rispetto di tutte le famiglie che invocano trasparenza e che hanno inviato negli ultimi mesi centinaia di segnalazioni con riguardo al tema in esame”.

Vado con gli impegni invece. Per quanto riguarda l'impegno n. 1) parere favorevole se riformulato nel modo seguente: “ad adottare iniziative per garantire il rafforzamento della cooperazione tra i soggetti istituzionali preposti alla tutela dei diritti dei minori e delle famiglie, anche valutando l'eventuale continuità con gli obiettivi stabiliti nel protocollo d'intesa siglato durante il mandato del precedente Governo, tra il Ministro dell'Interno e il Ministro per le disabilità e la famiglia”. Impegno n. 2) parere favorevole se riformulato nel modo seguente: “ad approntare un sistema di monitoraggio per verificare che i provvedimenti di allontanamento del minore siano disposti nel rispetto e nell'attuazione delle normative vigenti”. Parere favorevole sull'impegno n. 5), se riformulato nel modo seguente - quindi gli impegni n. 3) e n. 4) rimangono identici - “a valutare l'opportunità di…” e rimane tutto il resto. Gli altri impegni rimangono tali quali sono stati presentati. Chiederemmo una correzione all'impegno n. 9), laddove si dice “a promuovere campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema dei diritti dell'infanzia…”, al posto delle parole “sullo strumento dell'affidamento” sostituire con “dell'affido” e sopprimere “sui valori ad essi sottesi”. Questo per quanto riguarda la mozione Locatelli n. 1-00267.

Per quanto riguarda la mozione Meloni 1-00220, il parere è favorevole a fronte della riformulazione del sesto capoverso della premessa, che sarebbe riformulato nel modo seguente: “dall'inchiesta “Angeli e demoni” sta emergendo un quadro complessivo drammatico che - se confermato - è assolutamente preoccupante, soprattutto se si considera che dietro tale sistema si celerebbe un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro”, sopprimendo quindi la parte conclusiva. Rimangono nello stesso modo, invece, i capoversi settimo, ottavo, nono, decimo, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo della premessa. Si chiede la riformulazione del capoverso quindicesimo della premessa nel modo seguente: “l'attuale sistema di affido dei minori presenta evidenti criticità e lacune”, sopprimendo la parte restante. Sulla parte degli impegni, per l'impegno n. 1) riformulazione nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di rendere disponibile periodicamente…”, verrebbe tolto “con cadenza annuale, secondo criteri uniformi” e l'impegno rimarrebbe tale; impegno n. 2) “a valutare l'opportunità di promuovere la definizione e la disciplina…” e per il resto rimane identico; impegno n. 3) rimane uguale; impegno n. 4) riformulato nel modo seguente: “a continuare a garantire…” invece che “ad adottare iniziative”, poiché le iniziative sono in corso e quindi “a continuare a garantire”; ancora, impegno n. 5) riformulato nel modo seguente “a continuare a garantire che l'affidamento sia effettivamente temporaneo…” e il resto rimane identico; impegno n. 6) “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per istituire una procedura formale e omogenea a livello nazionale che regoli la collaborazione tra il servizio pubblico e le organizzazioni del privato sociale delegate per la gestione dell'affido, formalizzandone l'autorizzazione e il riconoscimento e stabilendo le relative responsabilità”, quindi c'è una riformulazione nella parte finale, oltre alla modifica all'inizio dell'impegno. L'impegno n. 7) rimane tale. L'impegno n. 8) : “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per istituire la figura dell'operatore dell'accoglienza familiare temporanea, un professionista con competenze educative…”, e poi, leggo “…con esperienza di lavoro nell'ambito del disagio minorile e familiare che avrà il compito di lavorare direttamente con le famiglie di origine e con quelle affidatarie o con le strutture di accoglienza”.

Impegno n. 9): “a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di sezioni specializzate per la famiglia e per i minori in tutti i tribunali e le corti d'appello, favorendo la procedura d'urgenza, la semplificazione dei riti e la specializzazione del sistema”; impegno n. 10): “a valutare l'opportunità di promuovere (…)” e rimane pressoché identico.

Sempre per mantenere l'ordine, sulla mozione Fiorini e altri n. 1-00281 le premesse rimangono pressoché invariate e il parere è favorevole, si chiede la soppressione dell'ultima premessa, capoverso ventitreesimo, in quanto si tratta di riportare parti di cronaca giornalistica smentita da altre fonti giornalistiche, quindi chiederemmo di non inserire una parte simile all'interno di una premessa che chiede un impegno al Governo, ma vorremmo basarci sulle fonti. Per gli impegni, invece, si chiede la riformulazione dell'impegno n. 1): “a promuovere tutte le iniziative anche normative utili a garantire realmente che la permanenza fuori famiglia rispetti i principi di appropriatezza e temporaneità, per il periodo strettamente necessario e attraverso programmi di sostegno, affinché la famiglia possa recuperare le proprie competenze di cura” e si chiede una riformulazione dell'impegno n. 8) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per prevedere, sempre nell'ambito del citato sistema di raccolta di dati nazionale e in collaborazione con le regioni, un censimento di tutte le figure preposte al rapporto con i minori che operano nelle Ausl e nella rete dei servizi sociali”.

Per quanto riguarda la mozione Giannone ed altri n. 1-00283 il parere, anche in questo caso, è favorevole su tutte le premesse. L'impegno n. 1) non può essere accolto, semplicemente perché la competenza che viene richiesta non è una competenza del Governo. Si chiede la riformulazione dell'impegno n. 2) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di istituire un sistema informativo unitario che contenga una banca dati dei minorenni privi di un ambiente familiare, basata su indicatori uniformi e comuni a tutto il territorio nazionale, per monitorare il numero e le caratteristiche dei minorenni fuori famiglia, le tipologie del percorso di accoglienza, i tempi e le modalità di uscita dallo stesso; o una banca dati del numero e della tipologia delle strutture di accoglienza; o una banca dati degli affidatari”. Si chiede la riformulazione dell'impegno n. 4): “a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative…” e il resto rimane identico; stessa cosa per l'impegno n. 5, si chiede di sostituire le parole “assumere iniziative” con “continuare ad assicurare, nel caso di famiglie con problemi economici, la piena applicazione della legge n. 184 del 1983…” e rimane identico il resto; stessa cosa per la riformulazione dell'impegno n. 6) “a valutare l'opportunità di assumere iniziative per garantire l'effettiva temporaneità dell'affidamento…”. Invece si chiede di sopprimere assolutamente l'impegno n. 9) in quanto lede il diritto di privacy, quindi non è possibile.

Per quanto riguarda la mozione Rizzo Nervo ed altri n. 1-00284 anche in questo caso il parere è favorevole su tutte le premesse e si chiede una riformulazione dell'impegno n. 5): “promuovere l'adozione, per quanto di sua competenza, di tutte le misure volte ad assicurare una tempestiva e un'adeguata presa in carico delle famiglie in difficoltà al fine di promuovere la genitorialità e prevenire gli allontanamenti ove sia certo che non vi siano casi di violenza o di abusi e, qualora l'allontanamento si dovesse rendere necessario, un adeguato monitoraggio del percorso per il recupero delle competenze genitoriali con un costante monitoraggio del progetto educativo del minorenne fuori famiglia.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Il tema su cui dibattiamo oggi, dal punto di vista mediatico, ha assunto una grande tensione, ma è un tema che viene da lontano; è un tema che viene da lontano perché, in questi anni, c'è stata, io credo, la volontà, forse anche non dichiarata, forse anche nascosta, forse anche non voluta, di fare in modo che la politica dovesse produrre scienza. Io credo che questo non sia corretto. Non voglio citare solo i fatti di questi ultimi giorni sui quali, evidentemente, il dibattito è stato molto intenso; ricordo l'ex scuola Olga Rovere di Roma, il caso di Lanfranco Schillaci, a cui fu portato via il figlio e poi si suicidò; il caso di Lorenza e Delfino Covezzi di Modena, che sono passati attraverso sofferenze per poi vedersi alla fine riconosciuti nella loro dignità di genitori e così via.

Ecco, io credo che in questi anni abbiamo assistito, anche sulla scia della legge n. 180 - diciamocelo pure - a situazioni particolarmente antipatiche. Voglio citare, per esempio, il Consiglio d'Europa; nel 2011, ci fu una campagna informativa del Consiglio d'Europa che diceva: uno su 5, dove si diceva che un bambino su cinque in questa nostra Europa sarebbe stato a rischio di violenza sessuale: uno su cinque vuol dire 30 milioni. Io non so chi è in grado di sostenere che possa essere vera una situazione del genere, perché nella storia delle battaglie civili, a mio avviso, arriva sempre il momento in cui la passione lascia il passo all'ideologia e trasforma l'impegno - anziché in un impegno di solidarietà, in un impegno determinato a fare una cosa buona - in una sorta di militanza politica; il problema viene semplificato, il pericolo viene ingrossato, l'ideologia produce una nomenclatura dirigente che tende ad amplificare il problema per giustificare la propria esistenza, il proprio stipendio e il proprio posto di lavoro.

Ecco, io credo che oggi noi abbiamo sollevato questo problema. Occorre fare in modo che venga superata questa visione ideologica in cui, lo ripeto, la politica desidera - e non deve farlo assolutamente - produrre scienza. Le motivazioni che sono state prodotte oggi nelle mozioni, che sono state presentate dal centrodestra, noi le condividiamo pienamente, per cui il nostro voto sulle mozioni di Forza Italia e Fratelli d'Italia è scontato, mentre sulle altre mozioni ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. C'è chi si occupa e si preoccupa dei minori da molto tempo e chi ha scoperto, ahimè, questo tema soltanto negli ultimi mesi; c'è chi si interroga, studia, cerca da anni meccanismi per garantire la tutela dei minori, i loro diritti, dentro il delicatissimo equilibrio con le famiglie, le istituzioni e la società, e chi ha cominciato a parlare di affidi e figli solo negli ultimi mesi, per ragioni evidentemente legate all'attualità politica, con l'intento non di trovare soluzioni, di studiare i problemi e di costruire sistemi più efficienti, ma di alimentare una polemica politica dai connotati chiaramente strumentali. Mi riferisco al cosiddetto caso Bibbiano, evocato di continuo da alcune parti politiche e diventato oggetto di una sgradevole strumentalizzazione, soprattutto perché compiuta proprio sulla pelle di quei minori che si dice, invece, di voler difendere.

Sappiamo dai giornali di questa inchiesta giudiziaria, denominata “Angeli e Demoni”, circa un presunto traffico di affidi illegali di minori che sarebbero stati strappati con l'inganno alle famiglie e fatti oggetto di un mercimonio; il tutto intorno alla comunità di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, che si avvaleva a sua volta di consulenti esterni molto discussi. Pare che siano indagate 27 persone, in un'indagine cominciata l'anno scorso, grazie peraltro proprio ai servizi sociali comunali. Secondo l'accusa gli assistenti sociali e i terapeuti avrebbero manipolato le testimonianze dei bambini allo scopo di toglierli alle famiglie d'origine e affidarli a nuclei di propria conoscenza, lucrandoci. Sono uscite indiscrezioni a inchiesta ancora in corso; sono uscite anche intercettazioni ambientali, con colloqui che hanno mostrato molti lati inquietanti, ma la magistratura sta lavorando e sta lavorando bene, con scrupolo, con decisione e con grande attenzione.

Ecco perché sarebbe buona norma lasciare le inchieste giudiziarie nelle aule di giustizia, è lì che si forma, in un lungo procedimento, la verità, quasi sempre faticosamente, con una doverosa ricerca di equilibrio fra le parti, con riscontri, prove ed accertamenti. Portare le inchieste giudiziarie ancora in corso dentro il dibattito politico è segno, evidentemente, non solo di una drammatica povertà di argomenti, ma anche di una pericolosa subalternità della politica ad altri poteri. Le stesse parti che in genere si lamentano della politicizzazione dell'azione giudiziaria, quando sono colpite loro, poi, politicizzano le inchieste giudiziarie per farne un'arma polemica, oltretutto strumentale e mistificatoria contro altre parti politiche.

Io penso che tutto questo produca, innanzitutto, un danno al tema stesso che noi intendiamo trattare. Qui, vorrei tornare proprio all'inciso iniziale; c'è chi si occupa di minori da anni, studiando i casi, valutando i numeri e cercando soluzioni e chi se ne occupa solo per fare polemica politica. Dedicherei la mia attenzione ai primi, anche in questa sede, utilizzando l'occasione di un buon lavoro parlamentare fatto in queste settimane, con i colleghi della maggioranza, sul tema degli affidi, per illuminare un mondo troppo spesso oscurato, che è quello della situazione minorile in questo Paese. Non so quanti dei polemisti dell'ultima ora abbiano letto i dati contenuti nel decimo Atlante dell'infanzia a rischio di Save the Children. La pubblicazione fa un bilancio drammatico della condizione dei bambini e degli adolescenti in Italia negli ultimi dieci anni e ci dice che in Italia sono oltre un milione 260 mila i bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta e che negli ultimi dieci anni sono triplicati, passando dal 3,7 del 2008 al 12,5 del 2018. In Italia, un giovane su sette abbandona precocemente gli studi; non solo, su oltre 40 mila scuole sono oltre 7 mila quelle vetuste e più di 21 mila quelle senza il certificato di agibilità.

Allora, Presidente, ci rendiamo tutti conto di quali condizioni sociali noi costruiamo per i nostri bambini? L'Italia è uno dei Paesi europei che investe meno sull'infanzia; la spesa sociale media annua per l'area famiglia e minori è di 172 euro pro capite; è un Paese vietato ai minori, dice bene Save the Children, ed è difficile dargli torto. Noi ci preoccupiamo, giustamente, anche in questo dibattito, di fare luce e di strutturare meccanismi di maggiore tutela nei percorsi fra i vari soggetti istituzionali in tema di affido, ma prima di questo, tuttavia, noi dovremmo avere una macro-preoccupazione, chiamiamola così, di carattere più generale, che riguardi tutta la condizione minorile nel Paese. Ebbene, io penso proprio di sì, soprattutto se assumiamo come base di discussione, come si fa anche con queste mozioni, le grandi Convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, come quella dell'ONU, del 1989, o quella europea di Strasburgo, del 1996, atti fondamentali nel costruire il rapporto fra il bambino e la sua famiglia, ma anche il rapporto fra il bambino e la società, il sistema dei doveri pubblici, dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Naturalmente, con questo non vogliamo sottrarci al tema più specifico, quello del minore nel rapporto con i familiari, della responsabilità genitoriale e dell'intervento dello Stato, quando questo si rende necessario, ma vorrei che questo non vivesse scollegato da un discorso complessivo che non può non essere fatto, se si intende mettere al centro del dibattito il minore, i suoi interessi, i sui diritti e non l'adulto che lo ha generato. Anche sul tema specifico degli affidi, noi dobbiamo, ad esempio, fare uno sforzo per allargare lo sguardo, per includere la questione in un contesto molto più largo, molto più ampio. L'affido, lo sappiamo tutti, nasce come una soluzione estrema per problemi gravi e, quindi, si intreccia a violenza, maltrattamenti, violenza di genere, violenza familiare, disagio materiale, emarginazione; sono le condizioni, definite dal codice, di abbandono morale o materiale a determinare scelte drastiche. Allontanare un bambino dalla sua famiglia non è una routine, è un gesto estremo, è un gesto difficile che viene compiuto in situazioni gravi, da una catena decisoria che è molto articolata, che certo può commettere errori, ma che agisce nell'interesse del minore, interesse che però deve o, meglio, dovrebbe proseguire nel meccanismo che si attiva immediatamente dopo. E allora qui il sistema, ahimè, mostra crepe e carenze su cui opportunamente la mozione parlamentare che sosteniamo indica delle proposte su cui impegnare il Governo. Proponiamo, ad esempio, di fissare i livelli essenziali delle prestazioni per tutti i servizi rivolti ai minori; proponiamo la presa in carico delle famiglie in difficoltà per promuovere la genitorialità e prevenire gli allontanamenti quando la situazione non sia ovviamente legata a violenze ma a indigenza e marginalità; proponiamo, inoltre, la vigilanza sui conflitti di interesse, con la separazione netta - la separazione netta! - fra chi decide sugli affidi e chi poi li gestisce; poi proponiamo, punto a me caro, il cosiddetto “sostegno di vicinanza”, cioè la possibilità che siano famiglie della stessa comunità locale ad attivarsi e a farsi carico dei minori in difficoltà senza che questi vengano allontanati dai contesti di origine, una sorta di scambio solidale in cui le famiglie affidatarie intervengono a sostegno della famiglia d'origine aiutandola a superare le proprie difficoltà senza traumatizzare il minore. Sempre nell'ottica di fare la cosa più giusta per il minore, chiediamo anche un intervento sulla cosiddetta “PAS”, la sindrome di alienazione parentale definita, nella maniera più assoluta, come priva di qualunque fondamento scientifico da tutti gli organismi internazionali e, ciononostante, viene a volte tirata in causa in modo inopinato per intervenire in decisioni di natura giudiziaria, arrivando addirittura a interrompere il rapporto tra la madre e il figlio, un espediente traumatico ed altamente pericoloso. E allora, in conclusione, noi proponiamo una serie di misure che non solo aumentano le tutele e le garanzie ma ci preoccupiamo di mettere al centro il minore e non l'adulto con meccanismi che ne proteggano tutte le fasi della crescita. Abbiamo fatto uno sforzo per inquadrare il tema dell'affido non nella contingenza strumentale della polemica politica o nello sguardo corto dell'attualità ma nel contesto ampio, molto più ampio, della condizione minorile nel Paese, nell'area vasta del disagio e della povertà, nella soluzione generale di un lavoro istituzionale più intenso e più allargato sui temi della famiglia, del disagio e della tutela del minore, perché la tutela è tale solo se allarga il suo abbraccio a tutto il contesto e organizza meglio i suoi strumenti altrimenti è solo propaganda, solo strumentalizzazione, che è un altro modo e un altro mondo, meno rozzo ma non meno dannoso, di mancare di rispetto ai bambini e di esercitare violenza sull'infanzia e sull'adolescenza di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretaria, questo dibattito, anche se è un po' rumoroso, è un dibattito che io considero molto importante dopo una rovinosa comunicazione negli ultimi mesi su una materia sulla quale bisognerebbe concentrarsi e avvicinarsi con molto rigore, con molta serietà e io direi anche con molta disciplina per noi che siamo legislatori. Non serve in questa materia, come anche in altre circostanze, fare la eco a clamori mediatici, che quotidianamente caratterizzano la nostra attività, o addirittura a casi giudiziari come quello della Val d'Enza. Lo voglio dire soprattutto avendo ascoltato la discussione sulle linee generali ieri che ripropone un rimbombo di questioni soprattutto da parte di alcune forze politiche della minoranza che sono generalmente impiantate su profili anche di garantismo, e lo dico ai colleghi della Lega, di Forza Italia, di Fratelli d'Italia. Anche in questo caso le responsabilità sicuramente sono personali e vanno sanzionate se ci sono. Io spero che gli organi inquirenti e la stessa magistratura se ci sono responsabilità le sanzionino in maniera anche esemplare.

È una discussione importante, così come abbiamo potuto leggere, anche al di là di qualche forzatura che c'è nelle premesse e in alcuni impegni delle mozioni che stiamo valutando. Tuttavia, mi fa molto piacere che anche l'atteggiamento del Governo, questa volta grandemente responsabile, riproponga anche alle minoranze e alle mozioni della minoranza ipotesi di riformulazione, perché anche in quelle mozioni si intravede un punto importante. Qual è il punto importante che stiamo discutendo? La centralità - come dire - cosmica del bambino e dell'infanzia, con tutta la sua bellezza e con tutta la sua fragilità, soggetti che, come si dice, hanno una bassa contrattualità sociale e i cui sistemi di welfare, i cui sistemi sociali e anche di cura di questa parte della nostra comunità devono essere particolarmente sofisticati e particolarmente attenti.

La garante per l'infanzia e l'adolescenza qualche mese fa, nel mese di luglio quando c'era ancora l'altro Governo, ha scritto una bellissima nota, che io consiglio ai colleghi che ancora non l'hanno fatto di leggere, una nota dettagliata che descrive e contiene - e io vorrei commentarla - gran parte anche del lavoro futuro e degli impegni che noi dovremo saper assumere dopo aver approvato queste mozioni. Non a caso, quella nota della garante per l'infanzia si concentra molto anche sul tema della comunicazione, richiamando e sollecitando l'ordine dei giornalisti ad adottare strumenti e linguaggi consoni a questa materia e rispettando sempre e comunque l'anonimato su questa materia, perché è una materia molto delicata nella quale non bisogna fare mai incursioni indebite nemmeno in termini di linguaggio.

Ebbene, quella nota di luglio della garante per l'infanzia e l'adolescenza ripercorre una lunga storia sui minori e anche sugli affidi, che è la materia di queste mozioni, dalla Convenzione di Roma del 1950 a quella di New York del 1989 fino alle due fondamentali norme che sicuramente appaiono oggi un po' desuete in alcune parti ma che sono all'attenzione delle mozioni e soprattutto nella mozione della maggioranza, che intende costruire piste di lavoro operativo per migliorare la normativa nazionale.

Colleghi, voi sapete che, al di là del dibattito e del rimbombo in quest'Aula che c'è stato anche in occasione della discussione sulle linee generali, non c'è stata nessuna forza politica che si sia opposta all'istituzione della Commissione d'inchiesta. Siamo stati tutti concordi, abbiamo facilitato il percorso parlamentare, siamo stati in quella circostanza, come è noto, molto responsabili affinché nessun lembo di queste questioni resti coperto, oscuro e opaco. Abbiamo tutti la necessità di disvelare fino all'ultimo punto e fino all'ultimo momento questioni che possono così grandemente imbarazzare, angosciare e drammaticamente sconvolgere e inquietare le nostre comunità.

Ebbene, la garante per l'infanzia ci segnala il lavoro che deve fare il Parlamento in quella nota che è contenuta in buona parte negli impegni che la maggioranza ha voluto raccogliere in una mozione unitaria. Ma la Garante per l'infanzia si rivolge all'autorità giudiziale, ai comuni, alle regioni, ai Ministeri, al Consiglio superiore della magistratura, al consiglio nazionale forense, ai giornalisti, come dicevo prima, e a ognuno di questi ambiti, a ognuna di queste responsabilità della nostra vita nazionale affida puntuali elementi operativi sui quali lavorare soprattutto su questo delicatissimo tema dell'adozione e dell'adottabilità, che ovviamente incide in maniera così decisiva e anche drammatica sulla vita dei nostri ragazzi.

C'è da fare un grandissimo lavoro nei prossimi anni e noi speriamo che, anche dopo qualche elemento di frastuono nel dibattito su questo tema, il Parlamento, come ci consiglia anche il Governo, riconquisti quella responsabilità e proceda verso un'attività legislativa che deve migliorare ancora i procedimenti, come diciamo nella nostra mozione, di adottabilità, creare un confine ancora più puntuale sulle responsabilità genitoriali, fare in modo che anche alcuni responsabili di questo procedimento, a partire dall'ufficio delle procure e dei PM, vengano rafforzati nei prossimi anni, con la collaborazione di psicologi, di neuropsichiatri infantili, ossia di professionalità che possano sorreggere, correggere, essere ausiliari, in quelle circostanze delicate, con riferimento ad un'attività che è assolutamente importante, difficile e complessa.

Noi abbiamo voluto scegliere la via della responsabilità e condividiamo molto l'impostazione che anche il Governo, quest'oggi, ha voluto segnalare con i pareri sulle mozioni. Speriamo che si abbassino i toni clamorosi dei mesi precedenti e il Parlamento giunga quest'oggi ad approvare testi che possono dare indicazioni operative di marcia al nostro lavoro nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Malpezzi, ha delle precisazioni da fare? Prego.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Solo un chiarimento: nella spiegazione precedente avevo detto, per quanto riguarda la mozione Fiorini ed altri n. 1-00281, che si chiedeva la soppressione dell'ultimo paragrafo riguardante le premesse, in realtà è il penultimo.

PRESIDENTE. Perfetto. Così è determinato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. La prossima settimana celebreremo la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza: l'Assemblea l'ha adottata proprio nel 1989 e l'Italia l'ha ratificata nel 1991. In quella Convenzione sono sanciti i diritti dei bambini e, in particolare, è sancito il diritto di ogni bambino a conoscere i propri genitori, a poter vivere con i propri genitori, ad essere tutelato dagli Stati membri nella propria educazione e nella propria crescita, ad essere ascoltato nel caso in cui si decida su di lui e per lui. Quella Convenzione sancisce dei diritti fondamentali e lo fa in maniera puntuale, prendendosi cura della persona di minore età. Purtroppo, oggi, ci troviamo ad affrontare una mozione che si occupa di quei bambini allontanati dai propri genitori, che tradisce tutto questo, perché questa mozione parla di tutti quei bambini che, in realtà, non hanno potuto vivere con i propri genitori, non hanno visto uno Stato vicino, non hanno visto delle istituzioni capaci di proteggerli, ma, in realtà, proprio coloro i quali che erano deputati a difendere, a tutelare, ad accompagnare la crescita dei più piccoli, invece, hanno abusato di loro.

Allora, da una parte, è un momento triste per l'Italia, perché, nel 1991, si era impegnata a far sì che ciascun bambino potesse ricevere le giuste cure e la giusta protezione e, invece, così non è stato. Purtroppo, abbiamo parlato in questi mesi dei bambini della Val d'Enza, di Bibbiano e ne abbiamo parlato perché la situazione che si è venuta a palesare è una situazione drammatica, non è una situazione ordinaria che poteva essere sottaciuta e alla quale non si poteva dare la giusta attenzione.

In realtà, però, purtroppo, mi corre obbligo anche di dire che quanto scoperto dalla situazione di Bibbiano non è una novità. Proprio nel gennaio del 2018, fu proposta una relazione, un documento approvato dalla Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza che sanciva lo stato di totale fallimento dell'istituzione italiana e dei servizi italiani deputati alla protezione dei minori. Lo diceva in maniera puntuale, addirittura proponendo in modo allarmante il fatto che, in Italia, non esiste un monitoraggio dei bambini che vengono allontanati dai propri genitori.

Si pensa, attraverso dei monitoraggi che sono stati fatti dagli operatori del settore provenienti dal privato sociale, che, forse, sono 44 mila i bambini che sono allontanati dai propri genitori. Ebbene, lo Stato italiano non sa, di tutti quei 40 mila, il nome e il cognome; non sa per quale motivo sono stati tolti dai genitori; non sa da quanti anni quei bambini sono lontani dai propri genitori; non sa da quanto tempo è stata attuata una procedura di affidamento; non sa quando quei bambini troveranno le giuste cure o nelle braccia dei propri genitori o nelle braccia di genitori adottivi o affidatari. Lo Stato italiano non sa niente di tutto ciò, in quest'anno, nel 2019.

Io credo che, a fronte di questo, ci doveva essere un allarme unanime, gridato forte e chiaro dai Governi che, durante le indagini, si sono succeduti: perché l'indagine conoscitiva è finita nel 2018, ma, in realtà, è stata istituita nel 2015. Quindi, in quegli anni - 2015, 2016, 2017, 2018 -, si stavano accumulando prove incontrovertibili dello stato di abbandono, sì, dei minori, ma da parte delle istituzioni e dello Stato italiano. E questo devo dire che è vergognoso, quindi, quando si parla di utilizzare parole moderate, calma, pazienza, io credo che si dovrebbe, prima di tutto, fare i conti con quanto denunciato da questa relazione e da quanto poco, invece, è stato fatto dallo Stato e anche dalla Garante dell'infanzia e dell'adolescenza, che mi sarei immaginata che, non vedendo accolte le dichiarazioni di questa relazione, addirittura si sarebbe incatenata al Parlamento pur di vedere la protezione di quei minori.

Quindi, Bibbiano non è un fatto accaduto per caso, così, fuori dall'attenzione delle istituzioni, come non lo è stato neanche il Forteto. Sapete benissimo che il Fiesoli, nel 1985, venne condannato e, poi, successivamente, fino al 2000, gli furono affidati dei bambini. E tante altre situazioni ci sono in Italia, semplicemente non le conosciamo perché non vengono monitorate: non c'è un numero verde al quale poter fare una denuncia, non c'è un'attivazione di un servizio che possa accogliere quelle denunce. Eppure, in questi mesi, tante sono state le richieste di mamme e papà che hanno visto la loro famiglia distrutta a fronte di questi allontanamenti.

C'è una responsabilità dei servizi sociali, delle istituzioni, dello Stato, degli assessorati, della politica, del tribunale dei minori? Beh, sì, sì che c'è e noi dovremmo fare i conti con questo e dovremmo essere tutti uniti nel poter dichiarare la gravità di quanto sta accadendo.

Per questo, Fratelli d'Italia ha presentato una propria mozione e ha presentato una propria mozione con delle proposte molto chiare. In queste proposte ci duole il parere del Governo, che ha voluto riformulare il nostro primo impegno, togliendo proprio quella richiesta di fare un monitoraggio annuale, perché uno dei mali degli affidi illeciti in Italia è il fatto proprio che il monitoraggio non c'è, e non c'è neanche quella scadenza che, per legge, dovrebbe essere rispettata. E allora, oggi, non più serve un monitoraggio triennale: siamo talmente tanto indietro che, annualmente, dovremmo andare a monitorare quella che è una priorità.

Ci duole vedere come anche il Governo ha voluto espungere la parte finale dell'ultima previsione dei nostri impegni, nella quale sottolineavamo proprio la gravità anche di aspetti non del tutto trasparenti, il cosiddetto conflitto di interesse, che è caratteristico di alcuni operatori, che vediamo che fanno i giudici onorari, ma, contemporaneamente, sono presidenti di cooperative o che gestiscono centri e case famiglie che accolgono i minori. Crediamo che, in quel punto, Fratelli d'Italia volesse sottolineare quello che è alla luce di tutti e che è stato anche attenzionato in un ultimo decreto da parte delle istituzioni.

Ci dispiace perché noi, in ciascuno di quei punti che abbiamo proposto, troviamo un senso nella risoluzione proprio degli affidi illeciti. E, quindi, chiediamo un monitoraggio puntuale annuale, chiediamo delle sezioni specializzate per la famiglia e per i minori in ciascun tribunale e in ciascuna corte d'appello, perché il tribunale dei minori, in Italia, non funziona e questo lo dobbiamo verificare a fronte anche delle poche risorse umane, ma anche della poca capacità per la quale sono stati voluti.

Chiediamo che l'affidamento previsto per legge con un massimo di due anni venga rispettato, perché oggi nel 60 per cento dei casi non è così e anche questo monitoraggio diciamo che è approssimativo, quindi forse la situazione è ancor peggiore. Crediamo che non ci siano degli affidamenti, quindi, a tempo indeterminato; chiediamo che ci sia il Difensore dei minori, che non intervenga soltanto nel momento in cui sia dichiarato lo stato di abbandono e di adottabilità, ma che sin dall'inizio possa difendere colui il quale non è in grado di farsi ascoltare da solo e che quindi deve essere difeso più degli adulti e più di chiunque altro. Chiediamo che questi minori vengano ritenuti delle vittime sociali, perché questi bambini che non hanno più i genitori e che non hanno una famiglia affidataria in molti casi capace di avere delle cure amorevoli, non li difende nessuno e soprattutto sono delle vittime che non possono essere riconosciute, perché non vengono ascoltate e, quindi, è giusto che loro vengano ascoltati. Chiediamo che questo Parlamento, laddove approvi una mozione così fondamentale, perché protegge i fragili tra i più fragili, i minori, lo faccia in maniera piena, adesiva, coerente e con il vigore che necessita, perché il valore di uno Stato – il valore di uno Stato, sottosegretario – si misura dalla capacità di difendere i più fragili e non vi sono più fragili dei minori, non vi sono. Quindi credo che in questo momento il Parlamento dovrebbe avere un sussulto di dignità, di coerenza, di amore per coloro i quali hanno necessità di essere protetti sopra ogni cosa.

Quindi, io le chiedo di poter accogliere tutta la nostra mozione e di ripensarci, perché ciò che ha tolto lo riteniamo grave e poco serioso e rispettoso dei bisogni dei bimbi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretaria, è la terza volta, nel giro di pochi mesi, che ci troviamo ad affrontare il tema della tutela dei minori: lo abbiamo fatto con una risoluzione - che questo Parlamento ha avuto la maturità di votare all'unanimità - sul tema della violenza ai minori, lo stiamo facendo nelle Commissioni congiunte II e XII per una rapida istituzione della Commissione d'inchiesta sul tema della tutela minori, ma con particolare riferimento alle strutture di accoglienza per minori e lo facciamo oggi con queste mozioni. Ci troviamo a discutere di un tema delicatissimo, che chiede massima serietà di approccio, che chiede un lavoro rigoroso, ancorato alla realtà dei fatti, ai numeri, un impegno per garantire alle bambine e ai bambini, come mi piace chiamarli piuttosto che minori, per garantire loro le migliori condizioni di benessere psicofisico, relazionale, educativo e riconoscendo che questo è un compito preminente che riguarda il futuro del nostro Paese, un compito dello Stato e che va trattato con estrema cura. Un tema - lo dico in premessa - che andrebbe invece sottratto, per la sua importanza, a ogni volontà di strumentalizzarlo, di piegarlo agli interessi della propaganda di parte, sottratto alla necessità, che a volte pare in alcuni insopprimibile, di creare nemici usando l'arma della diffamazione, dell'insulto, fomentando odio nella ricostruzione della realtà, come cinicamente viene ricostruita in modo artefatto. Abbiam visto ancora in queste ore iniziative che titolano “Fabbricanti di mostri: dal Forteto a Bibbiano, le mani della sinistra sui bambini”. Non è così che daremo un contributo a migliorare gli strumenti e a garantire una maggiore tutela alle bambine e ai bambini. Tutto questo, tutto ciò che è andato in scena per mesi, dalla vicenda di Bibbiano ad oggi, non è degno di un confronto democratico su un obiettivo strategico, ripeto, quale l'effettiva esigibilità dei diritti da parte di bambine e bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E se oggi, come in altre occasioni, ci chiamate a dire parole di chiarezza sulla ricerca, in ogni contesto del supremo interesse dei bambini e delle bambine, ad attualizzare quei valori, quelle norme di rango costituzionale e scritte nei trattati internazionali a tutela dei diritti del fanciullo, se ci chiamate a contribuire ad una puntuale e rigorosa verifica degli strumenti normativi per verificare che a quelle premesse normative corrispondano fatti conseguenti nella realtà, se ci chiamate a contribuire ad aggiornare strumenti sociali e giuridici per rispondere ad un contesto di fragilità familiare e dei ragazzi profondamente mutato, dentro ad una crisi sociale, relazionale e alla povertà educativa, se questa sarà la domanda matura che verrà da questo Parlamento, di verifica dello stato di salute della tutela dei bambini e delle bambine, beh, questa domanda troverà sempre il PD presente. Se ci chiederete invece di partecipare ad una strumentale discussione propagandistica per i vostri fini elettorali, non ci troverete disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi lasceremo la verità processuale dentro le aule di giustizia: c'è un procedimento penale in corso ed è giusto che quella sia la sede altrettanto rigorosa in cui accertare le verità. Affrontare questo tema in modo serio vuol dire anche affrontarlo sulla base dei dati, anche dei numeri. La discussione, per come si è svolta, nei toni in cui si è svolta in questi mesi, ha dato l'impressione che noi fossimo dentro ad un'emergenza sugli allontanamenti familiari. In realtà, forse, è giusto ribadire a questo Parlamento che in Italia vi sono circa 26.000 allontanamenti all'anno - ci sono i dati - e che questo dato è costante da vent'anni. Non vi è nessun incremento, nessun picco e certamente non oggi. Se ci sono elementi di emergenza che riguardano davvero le bambine e i bambini, quelli riguardano condizioni di povertà economica, sociale, relazionale, educativa, che i report delle maggiori organizzazioni che si occupano di diritti dell'infanzia ci segnalano. In Italia vi sono 2,6 allontanamenti ogni 1.000 e ci tengo a dirlo. Il quadro dell'Italia è un quadro in cui il numero di allontanamenti è nettamente inferiore a tutto il resto d'Europa: in Francia sono 9,5 ogni 1.000, in Germania 9,3, in Inghilterra 6,1; si è cercato in questi mesi di segnalare l'esistenza di un sistema Emilia Romagna, facendo un torto ad una storia di impegno sul welfare, che pur se ha verificato delle anomalie o peggio dei reati, vanno verificati e sanzionati con le giuste pene; avete cercato di rappresentare un sistema allo sbando, che appunto ha numeri di allontanamento anomali. Ebbene, l'Emilia Romagna ha 2,6 allontanamenti ogni 1.000 bambini, cioè è esattamente in media nazionale, a differenza, ad esempio, di altre regioni; penso alla Liguria, che ha numeri ben superiori: 5,2.

Dico questo ribadendo anche che il dato numerico non ci rappresenta la complessità del problema. Se invece, davvero, vogliamo realizzare uno sforzo supplementare per migliorare il sistema di tutela, allora si tratta di fare alcune scelte, che anche nella mozione richiamiamo con puntualità: c'è sicuramente da potenziare e migliorare il sistema informativo, per avere dati aggiornati e puntuali; c'è da mettere in atto un aggiornamento professionale dei servizi sociali e dei tribunali minorili, ma c'è da far ciò, però, non additandoli nella ricerca di colpevoli ma supportando quelle professionalità; c'è da investire sulle professionalità sociali, c'è da garantire in ogni comune, in ogni unione di comune delle équipe specializzate sulla tutela minori, cosa che ancora non è in tutto il Paese. Nel ribadire una volontà, che non è un solo una volontà ma è una regola scritta nelle norme e nei trattati internazionali, cioè il diritto di ogni bambino a vivere nella propria famiglia, io ci tengo anche a ribadire che questa, che è ovviamente una necessaria ispirazione di ogni nostra azione, non può tradursi in una sorta di familismo a prescindere. C'è la necessità di un lavoro sociale proattivo professionale e comunitario sui contesti di vita, per prevenire situazioni di disagio, per prevenire situazioni di abbandono, per prevenire situazioni di disagio, per prevenire situazioni di abbandono, per prevenire situazioni di abuso; ma dove queste situazioni di abbandono, di profondo disagio, sono tali da compromettere il supremo interesse del minore, quando situazioni di abuso si verificano, beh, lì sì, invece, è giusto intervenire ed è giusto anche intervenire con lo strumento dell'allontanamento, che è uno strumento che in quei casi, in moltissimi di quei casi, è di interesse in primis per la famiglia di origine. Infatti, contesti di permanenza forzata spesso sono presupposti di tragedie, mentre invece situazioni gestite con capacità, anche di allontanamenti - certo, temporanei - a volte sono il presupposto di un recupero di una capacità familiare e genitoriale che può dare a quella famiglia e a quei bambini un futuro sereno. Di queste cose abbiamo puntualmente scritto nella mozione. Abbiamo parlato di livelli essenziali delle prestazioni per gli interventi relativi ai minorenni e alle famiglie di origine, agli affidatari e alle strutture di accoglienza; dell'esigenza di un'uniformità sul territorio nazionale, che invece è attraversato, anche su questo tema, da ancora troppe diseguaglianze; abbiamo proposto di adottare un sistema informativo unitario - l'ho detto - per avere dati aggiornati, ma anche di intervenire sulla parte processuale, sul rito del procedimento, per adeguarlo ai princìpi del giusto processo, garantendo il diritto alla difesa per i genitori; ricordo poi la nomina di un curatore speciale, di un avvocato, per i bambini, nonché la necessità di aggiornare le linee di indirizzo che vi sono sull'accoglienza residenziale dei minorenni nelle strutture, come anche di definire un'adeguata e tempestiva presa in carico delle famiglie in difficoltà (quindi, un lavoro per prevenire gli allontanamenti, come dicevo). Bisogna anche - è bene dirlo - evitare quell'approccio che cerca colpevoli e non cerca invece di supportare gli strumenti; potenziare le piante organiche degli uffici giudiziari che si occupano dei procedimenti in materia di responsabilità genitoriale e minorile, mantenendo e ribadendo l'utilità - e concludo - della specificità della giustizia minorile e degli strumenti che si è data. Ecco, credo che dobbiamo sfruttare questa occasione, come le altre, per ribadire l'obiettivo comune a questo Parlamento di fare della tutela dei minori un punto centrale dell'agenda politica del nostro Paese e del Governo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Per questo, ovviamente, ribadisco il sostegno del gruppo del Partito Democratico alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Veronica Giannone, il cui intervento era saltato prima per problema tecnico. Prego, ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Presidente, innanzitutto ci tengo a dire che il caso Bibbiano, che fino ad oggi ha avuto strumentalizzazioni o meno, comunque è solo la punta dell'iceberg di un sistema, quello dell'allontanamento e degli affidi, che evidentemente ha un punto molto più debole di quello che è stato descritto adesso. Volevo riportare alcuni dati. Gli ultimi dati disponibili prodotti dall'Istituto degli innocenti per il Ministero risalgono al 2010 - quindi non ad adesso - e contano quasi 30 mila bambini; i prossimi quaderni di raccolta dei dati saranno riferiti al luglio 2014, quindi parliamo di diversi anni fa. L'Istat parla anche di 20 mila ragazzi accolti nel 2014, sempre esternamente alla famiglia, quindi in strutture; nel 2015 il Garante dell'infanzia ha fatto un sondaggio campione su 231 comuni dove è il risultato che fossero molti di più i bambini che effettivamente stanno in strutture (circa 457 mila, di cui 91 mila dei quali per maltrattamenti). Detto questo, io accetto la riformulazione di quasi tutto tranne che del punto 9, perché mi è stato detto dalla sottosegretaria che non si possono accettare iniziative di competenza affinché tutti gli incontri tra assistenti sociali, tutori, genitori e minori siano debitamente registrati tramite apparecchiature audio e video al fine di rendere effettivamente oggettivo il contenuto di tali incontri. Abbiamo detto per privacy, ma vorrei leggerle che la registrazione fonografica di un colloquio tra presenti rientra nel genus delle riproduzioni meccaniche di cui all'articolo 2712 del codice civile e ha dunque natura di prova ammissibile nel processo civile del lavoro così come in quello penale; l'unica condizione richiesta è che i dati medesimi siano trattati esclusivamente per tali finalità.

Pertanto, se vogliamo tutelare effettivamente i minori, gli audio servono, perché le relazioni fatte dagli assistenti sociali piuttosto che dai tutori, piuttosto che dai CTU non è detto siano sempre e comunque la realtà. E se avessimo comunque una controprova, quantomeno per il giudice, su richiesta anche dei genitori, per poter difendere il minore, è giusto che questa vi sia.

PRESIDENTE. Concluda.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Pertanto, richiediamo di mettere a votazione anche il punto 9, cercando di far comprendere che l'interesse è quello del minore, e l'unico modo che abbiamo per tutelarlo è proprio questo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetta Fiorini. Ne ha facoltà.

BENEDETTA FIORINI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, la gravità dei fatti emersi dall'inchiesta “Angeli e demoni” impone la necessità di avviare una profonda e immediata verifica del sistema degli affidi nell'interesse dei minori, delle famiglie e della maggioranza dei professionisti che in Italia operano seriamente salvaguardando migliaia di bambini da violenze e abusi. È quindi nell'interesse di tutti i cittadini, che hanno assistito sgomenti a quanto accaduto in Emilia Romagna, che bisogna agire subito. La nostra normativa in materia è chiara nell'affermare che il minore ha il primario diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia. La sottrazione del minore dal proprio nucleo familiare deve sempre considerarsi come una soluzione limite, praticabile solo nei casi in cui tutte le misure di sostegno alla famiglia non abbiano dato gli esiti sperati. Pertanto, è inaccettabile che si possa verificare nel nostro Paese lo sfruttamento di situazioni familiari difficili che attraverso un'assistenza adeguata possono e devono essere recuperate. Voglio ricordare che la nostra stessa Costituzione prevede l'obbligo della Repubblica di agevolare le famiglie anche nell'assolvimento dei compiti genitoriali. Durante l'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nella scorsa legislatura è emersa una forte criticità, ovvero un'eccessiva rapidità nella valutazione circa la necessità dell'allontanamento; una rapidità che invece non si rinviene riguardo al tempo di efficacia di un decreto di allontanamento, che definito come provvisorio può arrivare a durare anche anni. Inoltre, è emerso che le relazioni di segnalazione elaborate dagli assistenti sociali non sono sempre oggettive e non consentono così ai giudici di disporre delle informazioni necessarie per assumere una decisione corretta. Questi sono aspetti gravi, su cui occorre intervenire subito. Un'altra grave criticità è che nel corso del procedimento per legge deve essere nominato un tutore provvisorio che rappresenti il minore; in realtà, nella maggior parte dei casi viene nominato a tutela del minore lo stesso responsabile del servizio sociale che ha elaborato la relazione di allontanamento, con un evidente e gravissimo conflitto di interessi. Nella nostra mozione chiediamo pertanto al Governo un impegno preciso per escludere che nel corso del procedimento di affido il soggetto nominato come tutore provvisorio, che rappresenta quindi il minore, non possa essere responsabile del servizio sociale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non solo, riteniamo fondamentale che in tutte le fasi del procedimento di affido venga riconosciuto pienamente il diritto del minore e dei genitori ad essere ascoltati, il diritto ad un vero contraddittorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sempre nell'ambito dell'indagine conoscitiva, è risultato impossibile conoscere l'effettiva situazione rispetto al numero di comunità familiari presenti sul territorio nazionale; sono state moltissime le segnalazioni di casi di strutture abusive nelle quali venivano commessi reati di vario tipo ai danni dei bambini ospitanti. Colleghi, quando si parla di salvaguardia dei bambini e della tutela dei minori in una fase delicatissima come quella legata alle procedure di affido, non possiamo accettare una sorta di autocontrollo da parte delle istituzioni locali e della rete dei servizi sociali che operano nel territorio, che risultano palesemente in conflitto di interessi come è accaduto nel caso di Bibbiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Resto profondamente sconcertata dall'apprendere quanto affermato durante l'ultimo incontro nella Commissione d'inchiesta dell'Emilia Romagna, ovvero che i casi di Val d'Enza sarebbero solo un errore, che in fondo non toglierebbero i meriti al funzionamento del sistema a livello regionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'organismo dell'Emilia Romagna sarebbe quindi sano, nonostante alcuni raffreddori, perché così, purtroppo, sono stati definiti i casi di cui parliamo. Ora, ci aspettavamo che una Commissione di inchiesta letteralmente occupata da sinistra e MoVimento 5 Stelle non sarebbe andata veramente a fondo in questa vicenda, e avremmo assistito ad una farsa, però che si potesse arrivare a calpestare le sofferenze di decine di minori e delle loro famiglie, definendo queste tragiche vicende come dei raffreddori, questo, cari colleghi, era ed è davvero inimmaginabile, inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Quando anche fosse solo un bambino, uno solo, ad essere stato costretto ad anni di sedute psichiatriche, ad essere stato convinto di avere subito abusi mai avvenuti, ad essere stato strappato ai suoi genitori naturali, o venduto da un sistema malato incardinato nella rete servizi sociali, la tragedia di quel solo bambino e di quella sola famiglia è per me la dimostrazione che il sistema della mia regione, e non solo, non è sano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo rappresenta il fallimento dei sistemi di controllo, che sono assenti o inefficaci, anche da parte della politica. Affermare che il sistema degli affidi dell'Emilia Romagna, dal punto di vista giuridico, sia in linea con i dettami nazionali, non risponde alla problematica degli affidi illeciti, anzi è la riprova che ad essere gravemente insufficiente è anche l'impianto normativo esistente, su cui siamo chiamati tutti ad intervenire ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Riteniamo indispensabile che siano garantiti efficaci e costanti controlli da parte delle Autorità pubbliche indipendenti. Chiediamo un impegno al Governo a predisporre un sistema integrato di raccolta dati e la nomina di un responsabile nazionale, anche al fine di poter conoscere l'effettivo numero e la situazione reale delle strutture e delle comunità familiari che operano sul territorio nazionale. Chiediamo che vengano monitorate le modalità di affido dei minori, verificando i rapporti tra istituti, comunità, i soggetti istituzionali competenti, i servizi sociali, ONLUS e tutti gli altri soggetti che operano nel settore.

Colleghi della maggioranza, da sempre vi fate paladini delle famiglie povere e delle fasce più deboli, eppure vi chiedo ancora perché, ancora una volta, perché, ma forse è una domanda retorica, perché in questo caso non siete riusciti o non avete voluto fare chiarezza sull'operato dei vostri esponenti in Emilia Romagna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Vi siete dimenticati, non avete difeso quei genitori e quei bambini, che affermano di aver subito un trauma gravissimo, irrecuperabile, proprio da parte di quelle strutture di protezione che avrebbero dovuto, invece, tutelare il loro benessere. Noi, fin dalle prime notizie che trapelavano sull'inchiesta “Angeli e demoni”, siamo stati i primi a chiedere al Ministro Bonafede di inviare gli ispettori e far piena luce su questa drammatica vicenda. Ora apprendiamo che il Ministro della Giustizia chiede nuovi approfondimenti. Noi ci auguriamo che però non vadano a colpire il bersaglio sbagliato. Confidiamo, oggi più che mai, nel lavoro di quei magistrati che hanno scoperchiato questo scandalo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e di quelli che hanno impedito ai servizi sociali di strappare ingiustamente i minori alle loro famiglie, respingendo - e lo ricordo ancora una volta - ben l'85 per cento delle richieste d'affido proposte dai servizi sociali della Val d'Enza, che, evidentemente, erano ingiustificate.

Colleghi, è necessario far venire alla luce tutta la verità, anche quella politica. Per questo vogliamo che, parallelamente ad una modifica della normativa, venga anche approvata definitivamente, già nei prossimi giorni, la legge che istituisce la Commissione bicamerale d'inchiesta sui minori in affido (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo il dovere di dare un segnale forte al Paese e al Governo, alle famiglie che ci stanno guardando, affinché vengano prese tutte le misure necessarie a chiarire quello che resta uno dei più gravi scandali della mia regione e del Paese, affinché, attraverso una modifica del quadro normativo esistente, si promuova la creazione di un sistema normativo realmente capace di impedire il ripetersi di un caso come quello di Bibbiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Alessandra Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ringrazio tutti perché finalmente oggi siamo qui a parlare di storie drammatiche, di famiglie distrutte, di bambini, di tanto tempo sprecato in cui ci è stato detto di stare zitti e invece oggi siamo qua tutti a parlare di Bibbiano, anche la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Guardate, non è solo un problema di azioni, perché io ho letto le mozioni che sono state presentate dai colleghi molto bravi e preparati, dagli uffici, ci sono impegni veramente importanti da portare avanti tutti insieme compatti. E su questo adesso direi che siamo abbastanza in linea, salvo qualche piccola cosa da sistemare.

Però c'è un altro problema, un problema di consapevolezza, la consapevolezza che non si può andare solo avanti senza riflettere sugli errori del passato, perché se c'è ancora qualcuno che pensa, come è stato detto, che ci sono stati dei “raffreddori” e che il sistema di Bibbiano sia stato di passaggio, allora abbiamo un forte dubbio che si possa andare avanti concretamente sulle azioni che dobbiamo fare per proteggere i nostri bambini e i nostri minori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perché l'organismo Emilia Romagna non è così sano, se qualcuno non si rende conto degli errori, se qualcuno non ammette che ci sono delle persone che sono agli arresti domiciliari, delle persone che non possono lasciare la loro città, ci sono intercettazioni telefoniche, c'è un lavoro della magistratura, e queste non sono invenzioni e non l'ha detto la Lega, sono i fatti; e su questo bisogna lavorare, perché non funziona così, perché per il futuro si possa prevenire, si possa trovare il modo di avere degli spazi in cui i servizi sociali possano agire in modo integro, i tribunali in modo veloce, si possa avere una cooperazione istituzionale degna e sensata.

Certo è che, se il presidente, per esempio, dell'Emilia Romagna non accetta il confronto con un ministro, è chiaro che non andiamo lontano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché è dal confronto con le istituzioni che nasce il fatto di poter risolvere i problemi. Ecco perché oggi noi abbiamo presentato una mozione che tocca tutti i temi: parte dalle premesse, in cui non tralasciamo nulla, e arriva agli impegni. Certo è che siamo ancora indietro con questo Governo, dove abbiamo un Ministro della famiglia che nemmeno una volta ha citato Bibbiano, nemmeno si è recato a parlare con un familiare, anzi, presto depositeremo un'interrogazione, perché io voglio sapere che fine hanno fatto le segnalazioni che sono state mandate al Ministero della famiglia e che hanno diritto a una risposta, perché troppe famiglie hanno dubbi legittimi e concreti su quello che è successo e noi vogliamo legittimamente dare loro delle risposte, e chiederemo anche questo al Ministro.

È chiaro che, se abbiamo un Governo che mi propone di togliere le premesse, di togliere che è agghiacciante quello che è successo, di togliere che il presidente della regione non ha voluto confrontarsi con il ministro, di togliere che ovviamente non ci sono cose così gravi da poter essere menzionate, è difficile poi confrontarsi sul futuro, è difficile anche credere che le famiglie saranno veramente tutelate e protette da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma devo dire che negli impegni uno sforzo in più è stato fatto, perché gli impegni che abbiamo proposto noi corrispondono, grazie al cielo, sono quasi tutti sovrapponibili a quelli della maggioranza e anche a quelli delle altre forze politiche. Significa che una speranza in fondo c'è e che il dibattito politico, nonostante nasca dalle contrapposizioni e dall'incoerenza, nonostante tutto ciò sia stato messo a tacere per mesi dalla sinistra, quando a sollevare il problema sono stati i Cinquestelle, con un Di Maio che è stato anche denunciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) dal sindaco di Bibbiano per avere espresso le sue posizioni, ecco, devo dire che questa è una cosa che mi preoccupa molto.

Come si fa, senza coerenza, senza coraggio, senza parlare delle cose, ad andare avanti? Perché, guardate, un'altra cosa che vedo e che è da sottolineare nella mozione della maggioranza è che, purtroppo, nelle premesse si sottovaluta ancora quello che è successo, si cita la commissione regionale d'inchiesta speciale, che è stata istituita, che non ha portato a molti risultati, perché probabilmente non si è voluto dar peso, perché io gli atti li ho letti e durante le audizioni non erano tutti così sereni e tranquilli, durante le audizioni ci sono stati degli scontri e c'è stato chi ha detto, anche i tecnici che lavorano per la regione hanno dovuto ammettere che c'è un problema grave, che la magistratura sta indagando e che non si può far finta di niente. Però è chiaro che se anche nelle premesse di una mozione del PD, dei Cinque Stelle, della maggioranza che sta in questo Governo trovo un minimizzare una situazione che invece per tante famiglie e per tanti bambini è drammatica, ma anche se fosse per un solo bambino non si potrebbe sminuire quello che è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Da qui bisogna partire, guardare al futuro e evitare che accada ancora. Vi chiedo di guardare le vostre coscienze, e va bene gli impegni, ma riflettete anche sul passato, perché è solo ammettendo i propri errori che si può guardare al futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Quello della tutela dei minori è un tema sul quale siamo al lavoro da molto tempo. Quanto è emerso dall'inchiesta “Angeli e demoni” lo scorso giugno ha portato l'Italia e il Parlamento a riflettere profondamente sul sistema degli affidi dei minori nel nostro Paese; un sistema che ha mostrato molte fragilità e che chiede di essere ripensato, avendo cura di porre al centro di tutto la tutela del minore. Tra le lacune emerse con forza vi è la totale mancanza di un database centralizzato, completo e unitario che raccolga tutte le informazioni riguardanti i minori collocati al di fuori della famiglia di origine. Il database ci consentirebbe di poter monitorare con precisione e completezza la realtà degli affidi in Italia sia da un punto di vista numerico che da un punto di vista qualitativo, ossia della realtà nella quale il minore è stato inserito.

Ad oggi abbiamo invece solo informazioni a campione e incomplete, ottenute sulla base di iniziative libere, volute da singole istituzioni, come quelle organizzate dall'Autorità garante per l'infanzia e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Abbiamo capito che questa incompletezza di informazioni non è più tollerabile e che questo è un primo importante punto sul quale siamo già al lavoro. È fondamentale, poi, chiedere e ottenere la massima trasparenza quando si tratta di gestione di minori provenienti da famiglie ritenute problematiche; e questo soprattutto nel primario interesse dei bambini e dei ragazzi. Maggiore trasparenza comporta più controllo e, di conseguenza, più tutela. In tal senso il lavoro di monitoraggio degli affidi effettuato dalla squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori voluta dal Ministro Bonafede restituirà a breve dati e risultati preziosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quando si parla di minori e del loro benessere occorre necessariamente tener conto della loro storia, della biografia della famiglia, della complessità del caso che ci si presenta. Ed è per questo che un principio cardine non può che essere la gradualità; una gradualità che significa procedere con cautela e per gradi, soprattutto se la criticità è derivante da uno solo dei genitori, ipotizzando, ad esempio, l'allontanamento di quest'ultimo dalla casa familiare, per preservare quanto più possibile l'idea di un nucleo familiare per il ragazzo.

È proprio la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, esecutiva in Italia dal 1991, che sottolinea l'importanza della famiglia nella vita di ogni bambino e adolescente quale unità fondamentale della società e di un ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri, e in particolare dei fanciulli; così come è un diritto di ogni bambino quello di crescere e conoscere i propri genitori, di essere cresciuto da loro; come è suo diritto non essere separato dalla mamma e dal papà e mantenere rapporti regolari e frequenti con ciascuno di essi. Su questo lo Stato deve lavorare molto, perché il minore che necessita di aiuto in un momento di profonda fragilità deve poter contare su figure competenti, formate, specializzate ed in grado di aiutarlo con efficacia, empatia, riservatezza e, soprattutto, rispetto del dramma umano che il minore vive.

L'affido è dunque una soluzione estrema, a cui la giustizia minorile si vede costretta a ricorrere quando la vita e l'educazione di bambini e ragazzi sono a rischio nelle famiglie d'origine per motivi che vanno ben oltre i meri problemi economici. Solo a quel punto e solo se non è possibile risolvere i problemi tramite attività di recupero socio-economico del nucleo familiare si può procedere all'affidamento, tassativamente temporaneo, presso altri soggetti, possibilmente vicini alla famiglia del minore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questi possono essere parenti o amici stretti del nucleo familiare che hanno dato la propria disponibilità. Solo a questo punto, in caso di maltrattamenti e violenze subite in famiglia, come estrema ratio, si dovrebbe procedere alla collocazione temporanea presso famiglie affidatarie e comunità. L'obiettivo è chiaro: collocare il minore fuori dal nucleo e fuori dalla cerchia di parenti e amici stretti potrebbe costituire un gravissimo trauma per i bambini, che si vuole evitare. Questo, dall'altra parte, non vuole significare un'impostazione ideologicamente contraria alle centinaia di famiglie affidatarie in Italia. Non dimentichiamo di certo che parliamo per la quasi totalità di persone straordinarie, famiglie che si aprono e ogni giorno mettono a disposizione la propria vita e la propria casa per un minore in difficoltà. Il lavoro che stiamo portando avanti vuole anche sottolineare l'importanza di queste famiglie, la cui immagine è stata ingiustamente macchiata dai fatti di Bibbiano, e non solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Inoltre, credo sia doveroso parlare anche della violenza tra le mura domestiche, perché il problema degli affidi dei minori molte volte si intreccia con quello della violenza di genere e della tutela del soggetto vittima di violenza. Con l'approvazione del “codice rosso”, il Parlamento è intervenuto sulla tutela dei minori. Grazie a questa nuova legge, in caso di violenza all'interno della coppia il minore che assiste alla violenza è considerato vittima a tutti gli effetti, parte offesa del reato; inoltre vengono inasprite le pene per la violenza sessuale in danno di minori. Il “codice rosso” dispone che, se non sono in corso procedimenti civili di separazione dei coniugi o cause relative ai figli minori o relative alla responsabilità genitoriale, il giudice penale deve trasmettere senza ritardo al giudice civile copia dei provvedimenti adottati in relazione a un procedimento penale per un delitto di violenza domestica o di genere, per garantire, appunto, una circolarità delle informazioni.

Di fondamentale importanza sarà oltremodo la riforma dell'articolo 403 del codice civile. Non è possibile scrivere in bianco delle norme che delegano tutta la gestione della collocazione dei minori fuori famiglia senza regole e limiti ben precisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo lavoro, già per l'appunto iniziato con il “codice rosso”, è proseguito in questi ultimi mesi con un assiduo lavoro di confronto con esperti, avvocati, magistrati, vittime, famiglie, associazioni di famiglie affidatarie; questo al fine di elaborare una proposta di legge che tenga conto delle lacune e rinforzi la tutela dei minori, testo che è già in fase di discussione in Commissione giustizia. Si tratta di un testo base migliorabile, su cui stiamo continuando a lavorare trasversalmente e senza pregiudizi di sorta. Il benessere e la tutela dei nostri bambini, futuro di questo Paese, è il bene superiore al quale dovremmo tutti tendere. I bambini e le bambine hanno fame di famiglia, hanno fame di affetto, elementi essenziali e imprescindibili per una crescita armoniosa e serena; hanno necessità di stabilità, di punti di riferimento, ma soprattutto di rispetto, ed è nostra precisa responsabilità, in quanto legislatori, rispondere a questa esigenza.

Per tali ragioni, con questa mozione chiediamo al Governo di adottare, tra l'altro, iniziative utili a determinare i livelli essenziali delle prestazioni per gli interventi relativi ai minorenni, alle famiglie di origine, agli affidatari e alle strutture di accoglienza; di adottare un sistema informativo unitario sui minori collocati nelle strutture residenziali o in famiglie affidatarie; di adottare iniziative, per quanto di competenza, per escludere la sindrome di alienazione parentale come elemento su cui fondare scelte di allontanamento del minore dai contesti familiari; e, infine, di adottare iniziative, per quanto di competenza, atte a garantire la formazione e l'aggiornamento continuo del personale che si occupa di protezione della famiglia, psicologi, assistenti sociali, educatori, e una valutazione periodica delle performance.

Noi non ci siamo tirati indietro di fronte a questa responsabilità, ci abbiamo messo la testa e soprattutto il cuore. Per questo sono a dichiarare il voto favorevole su questa mozione, per tradurre le nostre intenzioni in un impegno serio che chiediamo a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Locatelli ed altri n. 1-00267 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Locatelli ed altri n. 1-00267, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 17)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00220.

Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00220, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiorini ed altri n. 1-00281, come riformulata su richiesta del Governo, e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della mozione Giannone ed altri n. 1-00283.

Ricordo che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione del 9° capoverso del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare tale capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giannone ed altri n. 1-00283, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del 9° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giannone ed altri n. 1-00283, limitatamente al 9° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della mozione Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284. Avverto che i gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzo Nervo, Bologna, De Filippo, Rostan ed altri n. 1-00284, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Nella giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace (ore 17,12).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete ricorre oggi la giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, istituita nel 2009 per ricordare tutti i nostri concittadini che hanno sacrificato la loro vita per l'affermazione dei valori di libertà, di democrazia e di pace nelle zone del mondo martoriate da conflitti. La scelta da parte del Parlamento della data di questa celebrazione non fu casuale ma fu fatta coincidere con quella della strage di Nassiriya di cui oggi ricorre il sedicesimo anniversario. In quel terribile attentato terroristico morirono 19 nostri connazionali di cui 17 militari e 2 civili. Fu un evento che scosse profondamente il Paese. Al sentimento di commozione e alla solidarietà per il dolore dei familiari delle vittime, si unì lo smarrimento per la violenza e la scelleratezza di un'aggressione che colpiva i militari impegnati in una difficile missione in Iraq. Il nostro Paese condivide con le istituzioni internazionali la cruciale posta in gioco della lotta al terrorismo, della formazione per la sicurezza e del mantenimento della pace attraverso missioni volte alla stabilizzazione di molte zone a rischio del nostro pianeta e, in una di queste, erano impegnati cinque militari italiani che lo scorso 10 novembre sono rimasti feriti in Iraq con lesioni anche gravissime a causa di un ordigno esploso al loro passaggio. Per esprimere anche a nome della Camera dei deputati la più sincera solidarietà e gli auguri per una loro pronta guarigione ho fatto pervenire una lettera al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e al Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, rinnovando anche i sentimenti di considerazione e gratitudine ai nostri militari tuttora impegnati nelle missioni internazionali. Sono loro, unitamente al personale civile che partecipa alle medesime missioni, a contribuire, attraverso un duro e generoso lavoro lontano dall'Italia e dai propri affetti, alla realizzazione di condizioni di pace e di sicurezza in Paesi interessati da situazioni di grave instabilità e crisi. Alle famiglie dei caduti di Nassiriya e di tutte le missioni internazionali rinnovo a nome della Camera dei deputati il più profondo senso di vicinanza, solidarietà e riconoscenza. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Annibali ed altri n. 1-00249, Bellucci ed altri n. 1-00090, Tateo ed altri n. 1-00282 e Carfagna ed altri n. 1-00285 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne (ore 17,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Annibali ed altri n. 1-00249, Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione), Tateo ed altri n. 1-00282 e Carfagna ed altri n. 1-00285 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 novembre 2019, è stata presentata la mozione Carfagna ed altri n. 1-00285, già iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Annibali ed altri n. 1-00249, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dalle deputate Scutellà, Rotta e Rostan che ne diventano rispettivamente la seconda, la terza e la quarta firmataria. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Mozione Annibali, Scutellà, Rotta, Rostan e altri n. 1-00249 (Nuova formulazione) parere favorevole con la riformulazione dell'impegno n. 4) nel modo seguente: “ a valutare l'opportunità che, sul sito delle pari opportunità, venga istituita una sezione accessibile open data dove venga resa disponibile la documentazione di interesse pubblico, creando anche uno strumento efficace e incisivo di segnalazione di materiale”.

Mozione Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione) parere favorevole con la soppressione dell'impegno n. 1) in quanto già superato dal Piano strategico nazionale. Leggo le riformulazioni: impegno n. 2), “a dare attuazione alle azioni concrete e agli impegni finanziari previsti nel piano operativo coerentemente con le risorse finanziarie che le amministrazioni centrali e territoriali hanno dichiarato di mettere a disposizione”; impegno n. 3), “continuare ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli”; impegno n. 4), “continuare a promuovere un'offerta formativa che assicuri l'educazione al rispetto, all'inclusione e alla parità anche attraverso una didattica curricolare orientata al superamento di tutte le forme di discriminazione dei ruoli e degli stereotipi di genere e sostenuta da una coerente formazione del personale scolastico”; impegno n. 5), “a continuare ad adottare strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza contro le donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica”; impegno n. 6), “continuare ad assumere opportune iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subìto una violenza e per i parenti delle vittime di femminicidio, anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi sociosanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti”; e impegno n. 14), “implementare le risorse destinate al Fondo per le politiche relative alle pari opportunità e, più in generale, a tutte le politiche per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e per la promozione di un'effettiva parità di genere”.

Per quanto riguarda la mozione Tateo ed altri n. 1-00282, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: soppressione del quattordicesimo capoverso delle premesse e soppressione del sedicesimo capoverso delle premesse. Per quanto riguarda gli impegni, invece, riformulazione dell'impegno n. 1) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge n. 69 del 2019, così come previsto…” e prosegue identica; ancora, riformulazione dell'impegno n. 2) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di prevedere l'obbligatorietà dei suddetti corsi per il personale individuato dall'amministrazione di appartenenza”; riformulazione dell'impegno n. 3) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per assicurare che i finanziamenti stanziati annualmente siano erogati regolarmente e senza ritardi e vincolati all'assunzione di impegni precisi, all'individuazione delle priorità e alla valutazione dei risultati ottenuti”; riformulazione anche dell'impegno n. 4), sempre aggiungendo “a valutare l'opportunità di” e rimane identico; impegno n. 5), “a valutare l'opportunità che sul sito delle pari opportunità venga istituita una sezione accessibile open data dove venga resa disponibile la documentazione di interesse pubblico creando anche uno strumento efficace e incisivo di segnalazione di materiale”; nell'impegno n. 6) aggiungere “a valutare l'opportunità di”; nell'impegno n. 7) aggiungere “a valutare l'opportunità di” (non vado avanti nella lettura perché è identico); impegno n. 8), aggiungere “a valutare l'opportunità di” e la stessa cosa per l'impegno n. 9); mentre si chiede la soppressione dell'impegno n. 10) e dell'impegno n. 11); riformulazione, invece, dell'impegno n. 12: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per stanziare adeguate risorse finanziarie, al fine di garantire l'erogazione (…)” e procede nello stesso modo.

Sulla mozione Carfagna e altri n. 1-00285, il parere è favorevole con le seguenti riformulazioni. Per quanto riguarda le premesse, si chiede di sopprimere il capoverso n. 38) e il capoverso n. 39) dovrebbe essere riformulato nel seguente modo: “seppur il 14 novembre 2018 la Camera abbia approvato all'unanimità varie mozioni sul contrasto della violenza di genere, ancora oggi mancano interventi concreti volti a dare concreta attuazione a tutti gli impegni profusi nella mozione citata”. Nel capoverso n. 43) si propone semplicemente una piccola correzione; in tale contesto si legge: “particolare menzione meritano le proposte di Forza Italia”, si aggiungerebbe: “e delle altre forze politiche di tutto l'arco parlamentare”. Dopodiché, l'impegno può essere accolto o, meglio, la premessa, scusate.

Invece, andiamo agli impegni; impegno n. 2): “a valutare l'opportunità di prevedere forme di coordinamento”, al posto di: “il coordinamento”. Impegno n. 3): “a continuare a prevedere opportune iniziative volte a promuovere percorsi di assistenza e di supporto psicologico (…)” e poi rimane identico. L'impegno n. 5) rimane, anche il n. 6). All'impegno n. 7) proponiamo: “a valutare l'opportunità di”, con una riformulazione che riguarda solamente l'incipit. Rimangono gli impegni nn. 8) e 9) e anche il n. 10). All'impegno n. 11): “a valutare l'opportunità di”, così pure per i nn. 12), 13), 14), 15) e tutti gli altri seguenti, fino alla fine.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Ancora una volta, ci riuniamo in quest'Aula a parlare di violenza sulle donne. Non se ne parla mai abbastanza, si potrebbe dire, ma, a volte però, si ha la sensazione che le parole siano troppe e le azioni troppo poche. In fondo, in momenti come questi, tutti adoperiamo espressioni di riprovazione, di consapevolezza della gravità della situazione; sembra ormai ampia la sensibilità sul tema e tutti in maniera abbastanza condivisa auspichiamo politiche che, però, a quanto pare, lasciano piuttosto inalterato il problema di base, questo possiamo dirlo.

Leggere le cronache quotidiane è sconfortante; ogni giorno ci viene consegnato un catalogo di minacce, violenze, aggressioni e discriminazioni ai danni delle donne, segnalando due grandi questioni che sono prioritarie: una che attiene alla necessità di maggiore tutela e una che riguarda invece la civiltà e la cultura della nostra comunità.

Le mozioni in esame rappresentano la gravità della situazione nel Paese, elencando i numeri, facendo questa triste, ma necessaria contabilità della violenza. L'ultima indagine ISTAT ci ha detto che il 31,5 per cento delle donne, fra i 16 e i 70 anni, ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale; parliamo di milioni di donne, segno che la violenza è iscritta nella dinamica stessa della nostra società, non è un episodio, non è un caso isolato, non è neppure, dentro questi numeri, una scelta individuale. E' una grande questione sociale e culturale, il che non esime il singolo dalla sua responsabilità, ma inserisce certamente il discorso in un contesto più generale che ha a che fare con elementi primordiali della relazione sociale, con un armamentario basico che alimenta il gesto discriminatorio, penso alla mercificazione del corpo della donna, al linguaggio che contiene elementi discriminatori anche quando nega parole come femminicidio, dicendo che basta l'assassinio per definire il delitto.

Invece, no, perché il femminicidio non è un assassino e basta, ma è l'uccisione di una donna, che voleva essere donna, che voleva essere individuo, di una donna uccisa in quanto donna, quindi non in una rapina o in una lite condominiale, ma dentro un meccanismo di dominio che voleva privarla della sua individualità e l'ha privata, alla fine, della sua vita. Penso, per esempio, alla fatica che si è fatta per cancellare quell'odiosa espressione di tempesta emotiva e passionale che, per sentenza di Corte d'Appello, aveva attenuato la responsabilità di un femminicidio, perché l'autore era accecato dalla gelosia. Per fortuna, la Corte di cassazione ha messo le cose a posto e ripristinato il valore della dignità di un corpo e di una vita che non devono mai essere violati.

Vedete, colleghi, non esiste il raptus, esiste la sottocultura del dominio, esiste la maleducazione emozionale, esiste l'incapacità emotiva di gestire sentimenti, scelte, relazioni, che non ci esime mai dalla responsabilità personale e dalla scelta; le passioni si controllano con maturità, la gelosia si gestisce con equilibrio e consapevolezza, gli istinti si frenano con giudizi e sensibilità, il dolore, soprattutto, si elabora; non ci sono attenuanti alla violenza e, soprattutto, attenzione alle strizzatine d'occhio che la società continua a fare, ovviamente, non di fronte a fatti efferati che chiaramente sono ingiustificabili, ma dentro a episodi che sembrano minori e che, però, dal profilo piccolo, proiettano un'ombra gigante; in controluce mostrano i tratti del problema vero che è una grande questione di maturità e di civiltà, quindi, di cultura e di educazione, come già dicevo prima. Lo si vede dal fatto che gran parte delle violenze sulle donne maturano dentro un contesto di conoscenza diretta fra l'autore e la vittima, spesso di legame familiare, di relazione sentimentale in corso o interrotta, dentro un corteggiamento che, al primo “no”, struttura un comportamento persecutorio, con ricorso a violenza verbale e fisica, che può arrivare fino alle forme più gravi e tragiche.

Allora, che tipo di politiche e di azioni possiamo opporre a questa situazione? Come accennavo, il fenomeno si combatte su due piani, uno di tutela, attraverso la repressione e la protezione, e uno di prevenzione, con un lavoro culturale ed educativo. Su entrambi i fronti c'è molto da lavorare. L'ISTAT ci dice che alle reti di centri antiviolenza si sono rivolte, nel 2017, oltre 43 mila donne, un numero ancora esiguo rispetto alla vastità del fenomeno, ma comunque significativo. I servizi offerti nei centri antiviolenza sono quelli che occorrono a una donna che deve sottrarsi a un contesto violento: accoglienza, innanzitutto, protezione, supporto psicologico, legale, un accompagnamento verso l'autonomia. Molto spesso, i centri antiviolenza sono collegati con case rifugio; purtroppo, la rete è ancora carente rispetto al bisogno ed è anche troppo differenziata sul piano territoriale: ci sono regioni dove le tutele sono alte e regioni totalmente sguarnite. Siamo decisamente in ritardo rispetto all'attuazione di quella rete territoriale di assistenza e sostegno prevista dal Piano nazionale antiviolenza; per questo, tra gli impegni della nostra mozione, prevediamo un nuovo piano nel triennio 2020-2023 e un suo adeguato finanziamento già nella prossima legge di bilancio per il 2020. Qualcosa si è mosso, certo, in questi anni, non siamo all'anno zero, qualcosa si è mosso sul piano normativo; abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul, abbiamo adottato una legge, sono stati stanziati alcuni milioni di euro, ma la loro spesa è stata insufficiente, ma quello che mi preme segnalare, soprattutto, è un punto, una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare le violenze subite nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche. Uscire da una relazione, soprattutto quando il partner ha il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, è davvero dura. Molte donne se denunciano il partner violento e lasciano la relazione rischiano di ritrovarsi senza una casa, senza risorse, con la paura che le difficoltà economiche possano incidere anche e soprattutto nel rapporto con i figli. Noi dobbiamo creare strumenti di welfare a sostegno dei percorsi di libertà e autonomia delle donne; questa deve essere la nostra vera mission. Esistono in altri Paesi europei, come la Spagna, e dobbiamo costruirli necessariamente anche da noi; per questo lo abbiamo inserito tra gli impegni della mozione, bisogna dare uno strumento concreto alle donne che hanno subito violenza, con un aiuto economico che le sostenga nel percorso di fuoriuscita. Il punto chiave è salvaguardare l'autodeterminazione, ovvero quel principio per cui un soggetto deve poter decidere su ciò che riguarda la sua vita e questo si fa libere dal ricatto economico.

Tra gli altri impegni della nostra mozione mi preme segnalare la necessità di promuovere la formazione e l'aggiornamento periodico del personale chiamato a intervenire e a relazionarsi con le vittime di violenza di genere, perché l'approccio, la capacità di lettura e la costruzione di percorsi certamente non si improvvisano.

Infine, la necessità di orientare fondi a gestione diretta ministeriale verso percorsi educativi e programmi specifici nelle scuole. Noi dobbiamo insegnare ai ragazzi e alle ragazze il rispetto di genere e dobbiamo introdurre nelle scuole l'educazione all'affettività. La violenza sulle donne è una grande questione di protezione, di tutela e di assistenza, di servizi ma anche una vicenda dall'enorme significato culturale. Dobbiamo scardinare linguaggi, abitudini e stereotipi, dobbiamo rovesciare un'intera dinamica sociale. È questo tutto quello che dobbiamo fare, perché, se non mettiamo mano a un'azione di sistema, ci ritroveremo in futuro di nuovo qui a parlare di violenza sulle donne, con tante belle parole e ancora troppe poche azioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi e il Governo per aver voluto condividere anche quest'anno l'impegno a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per raggiungere nel nostro Paese la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, obiettivo che purtroppo non abbiamo ancora raggiunto. Un ringraziamento va anche al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, incontrando la Commissione d'inchiesta sul femminicidio del Senato, ha annunciato l'avvio di una sinergia importante tra Parlamento e Governo per rafforzare le politiche di contrasto alla violenza di genere non solo sul piano normativo ed economico ma soprattutto culturale.

L'impegno e lo sforzo trasversale registrati negli anni ci hanno portato ad avere oggi un buon impianto normativo con misure importanti volte a garantire alle donne che subiscono violenza una protezione più incisiva ed efficace e a imprimere tempestività alla risposta giudiziaria. Tutto questo, però, sembra non bastare. Anche il 2019 è stato funestato da un numero impressionante di aggressioni, abusi sessuali e femminicidi, storie drammatiche cariche di sofferenza e di solitudine di fronte alle quali lo sgomento si rinnova ogni volta. Va detto con chiarezza che la violenza contro le donne è un problema maschile, di quegli uomini incapaci di rispettare una donna nella sua autonomia, nella sua libertà e nella sua autodeterminazione. È agli uomini, allora, che va chiesto innanzitutto l'impegno a costruire insieme una cultura del rispetto delle donne in tutti i loro modi di essere.

Dicevo che i dati e la cronaca ci impongono di fare di più dal momento che i reati contro le donne sembrano non subire battute d'arresto. Questo dimostra che una buona legge non è mai sufficiente di per sé, che l'impianto normativo che abbiamo realizzato va innanzitutto applicato ma anche corretto nelle distorsioni che ancora restano. Persistono, infatti, delle prassi di intervento contrarie alla ratio degli strumenti giuridici disponibili che violano i diritti delle donne. Questo accade ogni volta che si ritiene che i maltrattamenti nei confronti della moglie o della compagna non incidono sulle competenze genitoriali dell'uomo che ha agito con violenza quando nelle decisioni sull'affidamento dei figli minorenni prevale la regola generale dell'affidamento condiviso senza valutare il grave pregiudizio psicofisico causato ai figli dall'aver assistito alla violenza nei confronti della madre e quando si impongono diritti di visita che possono mettere a repentaglio la sicurezza della vittima o dei minori.

Ci sono donne che, in sede di separazione, non vengono credute, a volte fino al punto da essere giudicate madri manipolatrici quando i figli rifiutano di vedere i padri. Penso a tutte le volte in cui nei nostri tribunali si continua impropriamente a fare riferimento alla PAS, sindrome dell'alienazione parentale, una teoria priva di basi scientifiche e giuridiche, come ribadito anche dalla Corte di cassazione in due sentenze, che comporta il rischio di ulteriori vittimizzazioni e maltrattamenti di donne e bambini e che determina una prosecuzione dell'esercizio di potere e di controllo nei confronti delle donne. È positivo in tal senso il sostegno espresso dal Ministro Bonafede il 23 ottobre scorso in Commissione giustizia rispetto a iniziative parlamentari che mettono al bando l'alienazione parentale dai nostri tribunali. Abbiamo archiviato il “Pillon” e ritengo che vi siano tutte le condizioni e le ragioni per archiviare definitivamente anche questa odiosa pratica.

Sono altresì convinta che occorre intervenire sul cosiddetto “codice rosso” anche attraverso uno stanziamento di risorse dedicate per garantire maggiore efficacia alle misure in esso contenute. Non si può, inoltre, tacere il fatto che le prime applicazione di questo provvedimento abbiano evidenziato problemi applicativi e organizzativi in seno alle procure, già peraltro evidenziati e segnalati durante l'esame del testo e contenuti nel parere che il CSM aveva inviato al Ministro Bonafede, nelle more del passaggio al Senato. A questi problemi occorre porre rimedio.

Ci sono poi, colleghi, forme di violenza più sottili da definire, più difficili da stanare e più complesse da condannare, come, ad esempio, la violenza economica di cui troppo poco si parla, una forma di violenza agita attraverso il denaro e il ricatto del denaro, che tiene la donna in una condizione di subordinazione e dipendenza. I dati non ci aiutano a fotografare pienamente il fenomeno perché molto spesso questa forma di violenza si mischia con gli altri tipi di abusi sulle donne, ma è una violenza che molte volte le tiene in scacco, si riflette sul loro futuro e su quello dei loro figli, che rischiano di trovarsi in una situazione di povertà ed esclusione sociale grave. Limitazione dell'attività lavorativa, depauperamento del patrimonio, impedimento di conoscere il reddito familiare, di avere una carta di credito e un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende, fino al ricatto economico in fase di separazione, occultamento doloso delle risorse patrimoniali e mancato pagamento dell'assegno di mantenimento: sono queste le forme con cui la violenza economica si manifesta. È fondamentale, in questo senso, agire sul fronte della prevenzione con campagne di sensibilizzazione e con l'educazione finanziaria, per accrescere nelle donne la consapevolezza rispetto alle situazioni che minano la loro libertà. La prevenzione da sola, però, non basta. Occorre ridurre in modo significativo l'asimmetria di potere economico tra uomini e donne presente nella nostra società. E, allora, politiche per la parità di genere e l'occupazione femminile diventano fondamentali, così come il potenziamento di strumenti di welfare a sostegno dei percorsi di libertà e di autonomia delle donne. Penso alle buone pratiche adottate a livello regionale, quali il reddito di libertà della regione Sardegna o il contributo di libertà della regione Lazio, per citarne alcuni, strumenti, questi, pensati per aiutare le donne vittime di violenza domestica a sviluppare un progetto di libertà. L'affrancamento delle donne dall'esperienza di violenza va sostenuto con forza. Per questo si potrebbe immaginare un contributo di autodeterminazione - possiamo chiamarlo così - universale e omogeneo su tutto il territorio.

L'asimmetria di potere tra uomini e donne è alla base anche delle molestie e dei ricatti sessuali sul posto di lavoro. Anche su questo è positivo l'impegno assunto dal Governo a ratificare quanto prima la Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019.

Sul fronte della comunicazione e del linguaggio soprattutto nei casi di femminicidio si registra una tendenza dei media a far passare un messaggio fuorviante e diseducativo, proponendo una narrazione sensazionalistica che indugia sulla prospettiva dell'assassino e che incastra la donna in una passività senza via di scampo, donna che diventa così vittima due volte: del reato e del racconto che di quella violenza viene fatto pubblicamente. La spettacolarizzazione della violenza sulle donne ha fatto e continua a fare un grande danno, prima di tutto alle donne.

E, poi, la formazione e la specializzazione di tutti i soggetti, mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, e il trattamento degli autori. A tal proposito, visto che si è parlato della cosiddetta castrazione chimica, va detto, con chiarezza e una volta per tutte, che quelli di cui stiamo parlando sono reati d'odio e che l'agire violento nei confronti di una donna non nasce da un impulso fisico, cioè dall'incapacità di trattenere gli impulsi, bensì da un meccanismo personologico che dev'essere scardinato.

Tutto questo chiaramente necessita di risorse. La lotta alla violenza maschile sulle donne merita, d'altra parte, risorse umane ed economiche. Positivo, allora, è l'annuncio della Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, di destinare 30 milioni di euro in favore delle regioni per finanziare i centri antiviolenza, centri antiviolenza che, nonostante tutte le difficoltà, portano avanti da sempre la loro missione a vantaggio delle donne e dei loro figli. A loro va il nostro ringraziamento, anche per tutto quello che ci insegnano in termini di accoglienza e ascolto delle donne. È da apprezzare anche il Ministro dell'Economia e delle finanze Roberto Gualtieri che ha annunciato lo sblocco delle risorse stanziate con il Fondo per gli orfani di femminicidio.

Come vedete allora, colleghi, tanti passi importanti sono stati fatti negli anni ma tanti ancora ne restano da fare. Quella culturale sicuramente è la sfida più grande da vincere, per sgretolare definitivamente tutti quei fastidiosi pregiudizi e stereotipi di cui la violenza sulle donne si nutre.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,35)

LUCIA ANNIBALI (IV). È tempo che questo tema esca dall'angolo, che diventi parte integrante del dibattito pubblico e, dunque, politico; un dibattito, però, che deve essere più approfondito e consapevole, nella qualità e nella capacità di risposta. La violenza sulle donne non è un fatto privato: le storie delle donne sono le storie del nostro Paese, non possiamo lasciarle sole. Italia Viva, di certo, porterà avanti un impegno fattivo e concreto volto a far progredire la nostra società e il Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Noi ci ritroviamo oggi, di nuovo, in seduta per affrontare un tema spinoso, che è quello della violenza sulle donne, rispetto al quale sembra che, ogni volta, il legislatore faccia degli interventi parziali, degli interventi non definitivi, degli interventi in cui ciò che si dice è sempre meno di ciò che si fa. Lo abbiamo ribadito più volte in quest'Aula, nel corso dei lavori che hanno portato, poi, all'approvazione del cosiddetto codice rosso; lo ribadiamo oggi, a pochi giorni dal 25 novembre che, come è noto, è la Giornata mondiale in cui si testimonia il proprio impegno a favore dell'eliminazione della violenza contro le donne.

Allora, noi abbiamo studiato lo stato dell'arte, a maggior ragione dopo l'entrata in vigore del provvedimento di cui prima ho parlato. L'Istat continua a parlare di un fenomeno sommerso, ma in aumento; l'EURES parla del femminicidio come ultimo atto di una catena persecutoria nei confronti della donna; l'Organizzazione mondiale della sanità parla, addirittura, di malattia sociale. Allora, io penso alla pur significativa evoluzione legislativa, che ha portato modifiche del nostro codice penale: si pensi alla modifica introdotta nel 1996, con la quale, per la prima volta, si cominciò a parlare di reato contro la persona, in luogo dei reati contro la moralità pubblica; si pensi alla modifica che ha introdotto il reato di atti persecutori, meglio noto come stalking; si pensi, infine, all'attività che ci ha impegnati nel corso di questa legislatura, che, ad avviso di Fratelli d'Italia - ho avuto occasione di dirlo nel corso di quella dichiarazione di voto, lo ribadisco ora -, è stato un intervento non sufficiente. Perché è stato un intervento non sufficiente? Perché per combattere seriamente la violenza contro le donne ci vogliono investimenti, perché non si può affrontare un fenomeno del genere, che è diventato, ormai, endemico della nostra società, senza approntare le risorse necessarie per la specializzazione degli operatori del settore, per la formazione continua - che, ad avviso di Fratelli d'Italia, dovrebbe essere obbligatoria - delle forze dell'ordine che, talvolta, per prime, si trovano a dover individuare il fenomeno e a circoscriverlo, fornendo piena assistenza alla donna che decide di denunciare. Perché vi è una perenne carenza di organico nella magistratura e quando si prevede una norma, come quella dell'esame della persona offesa denunciante entro tre giorni, bisogna anche pensare - l'ho detto e lo ribadisco - che la magistratura conta circa 2 mila unità in meno di carenza d'organico. Allora, non si può chiedere agli uffici della procura di accelerare la procedura senza metterli nella condizione di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, colleghi - mi rivolgo, soprattutto, alle forze di maggioranza dell'epoca -, sono solo parole, e la violenza contro le donne non si combatte a parole, ma si combatte mettendo lo Stato nelle condizioni di farlo.

Spiace, francamente, che il Governo non abbia colto il senso del primo degli impegni, perché noi abbiamo chiesto, con una formula che appare perentoria, ma, a nostro avviso, è il minimo che si possa fare in casi del genere, un'attuazione piena, completa al piano straordinario che deve avere durata biennale, e non ci pare, francamente, che vi siano, in itinere, altre attività in grado di sostituire questo impegno che noi abbiamo chiesto al Governo.

La ricetta di Fratelli d'Italia è il frutto di anni e anni di impegno, di studio, di ascolto dei centri antiviolenza, delle associazioni impegnate su questo versante. La nostra ricetta propone prevenzione, anche attraverso un percorso di risveglio culturale, di risveglio delle coscienze, da farsi nelle scuole; l'aiuto anche ex post, affinché non vi siano fenomeni di reiterazione di delitti che, talvolta, una donna si trova a subire per più volte nella propria vita.

Noi siamo convinti che ci voglia un'assistenza completa, la formazione delle forze dell'ordine, la specializzazione, l'aiuto alle vittime, perché non si possono criminalizzare le nostre forze dell'ordine quando non ravvedono gli estremi di quello che, poi, diventa un dramma, se lo Stato non li mette nelle condizioni di studiare, di prepararsi e di affrontare le emergenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, noi crediamo che ci voglia una seria repressione del fenomeno, anche attraverso un maggior potere agli uffici della procura che, ad oggi, non hanno gli strumenti, non hanno l'organico, non hanno, spesso, i fondi per rivolgersi ai consulenti che svolgono un ruolo determinante in questa fase.

Infine, noi chiediamo che la politica si impegni non a cadenza annuale, quando si avvicina la data del 25 novembre e dobbiamo scrollarci le coscienze e dimostrare che noi siamo qui a fare qualcosa di buono; no, la politica si deve impegnare con un'attività di controllo seria e costante, con il monitoraggio del buon funzionamento di quegli strumenti che, di volta in volta, si apprestano per combattere il fenomeno.

Ecco perché noi, a qualche mese dall'entrata in vigore del “codice rosso”, ribadiamo tutte le perplessità che avevamo espresso nel corso di quei lavori parlamentari, perché non è piena l'attuazione di quei rimedi, non è completo il “codice rosso”, laddove non si mettono i rappresentanti dello Stato che dovrebbero realizzarlo nelle condizioni di farlo. Allora, gli impegni di Fratelli d'Italia sono molto semplici. Io chiedo davvero al Governo un ripensamento su quel primo impegno, perché credo che non sia stato compreso appieno lo spirito che ha animato la nostra mozione e che anima il nostro impegno quotidiano. Per questa ragione, io, comunque, anticipo che, ove il Governo non intenda ripensare, chiederemo la votazione per parti separate con riferimento allo specifico impegno n. 1.

Concludo, auspicando e ribadendo sul punto l'impegno di Fratelli d'Italia che la violenza contro le donne non è uno slogan da campagna elettorale rispetto alla quale si dice che la si combatte e, poi, non si mettono a pieno regime quegli strumenti che, concordemente, si ritengono sufficienti per combatterla. Quindi, noi chiediamo a tutte le forze presenti in quest'Aula di fare uno sforzo per trovare i fondi, per trovare le risorse per modifiche normative che siano veramente idonee a combattere questo fenomeno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il 25 novembre è per noi l'occasione, purtroppo, di ricordare che la violenza contro le donne è una delle vere emergenze del nostro Paese. Purtroppo, ragazze e donne uccise, non solo numeri che, però, nella loro crudezza e nella loro verità, stanno ad indicare la dimensione drammatica del fenomeno, un fenomeno che le istituzioni sono chiamate ad affrontare con maggiore vigore e maggiore visione.

Nell'ultimo anno, i femminicidi in Italia sono stati novantadue: parliamo di donne assassinate dai propri mariti, ex, compagni, colleghi di lavoro, spesso da uomini che hanno, cioè, le chiavi di casa. Una donna su tre, 7 milioni di donne nel nostro Paese, tra i sedici e i settant'anni, hanno subito nella loro vita, almeno una volta, qualche forma di violenza fisica o sessuale, spesso da parte di ex partner. Le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza nel nostro Paese, nello scorso anno, sono 50 mila, numeri appunto enormi, che ci dicono anche un'altra cosa: che la violenza, queste violenze, queste sofferenze sono una questione di identità. Le donne sono uccise, le donne sono ferite in quanto donne. La causa dunque della sofferenza e della violenza è connaturata alla loro, alla nostra identità di genere. Parliamo di un fenomeno strutturale profondamente radicato e che attiene - è molto importante - all'ordine dei rapporti tra uomo e donna. Non penso e non pensiamo naturalmente, come gruppo, che la violenza sia radicata nella debolezza delle donne, tutt'altro è piuttosto il contrario, ma di questo ci ha sottolineato anche l'importanza la rapporteur dell'Onu Rashida Manjoo e ci ha richiamato al fatto che il nostro Paese deve e può fare di più. Il problema è che molto spesso, nel nostro Paese, la forza crescente che le donne hanno conquistato nella sfera privata ma anche nella sfera pubblica, si scontra contro la pervicace incapacità di alcuni uomini di accettare la portata di questa forza. E allora noi che cosa dobbiamo fare, che cosa siamo chiamati a fare, visto che gli interventi normativi sono solo una parte? Non bastano, ma li dobbiamo fare e quando li abbiamo fatti abbiamo visto anche la loro ostinazione. In questo senso voglio ricordare in particolare quello che è stato fatto nelle scorse legislature, in particolare l'estenuante - voglio definirlo così - l'estenuante cammino della rubricazione del delitto di violenza sessuale da delitto contro la morale a delitto contro la persona: questo è un importante esempio di come il legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e le diverse forze politiche assieme possono farsi portatori di questo cambiamento, che non è solo simbolico, ma lo è. Per cambiare le mentalità, infatti, bisogna tenere strettamente connessi la cultura, le leggi, il diritto, perché le norme sono anch'esse cultura e perché gli interventi istituzionali segnalano che la violenza contro le donne è un problema che è di tutti, che è un problema dello Stato e un problema politico generale. E l'Italia allora come sta? l'Italia sta ancora in difetto, ce lo hanno detto gli esperti del Grevio, l'organismo del Consiglio d'Europa che monitora la Convenzione di Istanbul. Per fare qualche esempio, mancano posti letto per chi fugge dalle mura domestiche, teatro dell'80 per cento dei maltrattamenti, i fondi pubblici dovrebbero essere di più, ma soprattutto dovrebbero essere meglio utilizzati: lo scorso anno ne sono stati spesi solo lo 0,02 per cento, immaginate e pensate a questa cifra. Non si investe - lo abbiamo detto, lo hanno detto tutte stamattina - nella preparazione e nella formazione delle Forze dell'ordine, del personale sociosanitario, in quello che lavora nella magistratura, troppo spesso gli interventi di prevenzione e protezione sui territori sono a macchia di leopardo. Nella mozione indichiamo uno per uno i nostri impegni, nel segno degli interventi normativi attuati nel passato, lo scriviamo per migliorare e correggere e fare fronte a sempre nuove emergenze. Penso all'attivazione della legge, a dare attuazione effettiva alla legge per gli orfani dei femminicidi fatta nelle scorse legislature, quanto detto poc'anzi sul codice rosso, quanto sulla tratta e tutti gli altri impegni che sono in mozione. Sarebbe tuttavia ingeneroso sostenere che non è stato fatto nulla nel passato, un grande lavoro che deve continuamente essere oggetto della nostra manutenzione, della nostra attenzione e soprattutto non deve fare calare il nostro impegno. Ma qui voglio dirlo chiaramente: la prima forma di prevenzione, oltre alle norme, è quella generale della parità; la prima forma di prevenzione riguarda la capacità di un Paese di mettere in campo iniziative che valorizzino le capacità delle donne, che le liberano dagli ostacoli. Senza uguaglianza, c'è spazio solo per la violenza. La violenza contro le donne infatti non riguarda solo la sfera privata, ma soprattutto la sfera pubblica ed è questo di cui deve farsi carico la nostra istituzione, il nostro Parlamento e il nostro Governo, se è vero come è vero che un milione e 400.000 sono le donne che hanno subito le molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro da parte di un collega o del datore del lavoro, senza calcolare appunto i numerosi episodi di sessismo che permeano la vita delle donne, la scelta delle aziende di assumere più uomini che donne, il divario salariale tra uomo e donna, l'incessante prova delle donne per dimostrare la propria competenza, il carico di lavoro della cura, sempre e solo quasi esclusivamente a carico delle donne, le immagini pubblicitarie che ormai ci siamo abituati ad accettare, cose inaccettabili che schiacciano le donne sugli stereotipi. Il gender gap equivale a dire violenze, ce lo dice la World Health Organization, che dice che laddove il gender gap è maggiore, maggiore è la violenza sulle donne.

E anche in quest'Aula oggi lo abbiamo ribadito più volte: la violenza sta dove spesso le donne non hanno strumenti economici e le stesse possibilità degli uomini di costruire un percorso di vita di autodeterminazione, autonomo. Fin quando non ci sarà la piena uguaglianza nella società, nell'economia e nella cultura, non avremo la possibilità di combattere adeguatamente la violenza.

E poi ci sono le parole, le parole di odio, il linguaggio dell'odio, in cui la politica - va detto - non dà buona prova di sé; voglio ricordare quello che accade anche in Inghilterra, un Paese che certo, dal punto di vista della promozione dei diritti delle donne, è stato tra i primi Paesi in Europa ad adottare il voto delle donne: ben 18 parlamentari hanno deciso di non ricandidarsi per le parole d'odio, per un linguaggio e per le minacce ricevute. Vogliamo ricordare l'assassinio di Jo Cox? Vogliamo ricordare quello che è accaduto qui, in Italia, qualche settimana fa e l'indegno primato che ha l'Italia riguardo a quello che è successo alla senatrice Liliana Segre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Siamo il primo Paese che costringe una sopravvissuta ad essere scortata.

L'odio sul web, che rischia di spostarsi sulla vita reale, nella vita reale e non può più essere sottovalutato o giustificato, come qualcuno prova a fare dietro l'insopportabile strumentalizzazione della libertà di opinione: la libertà di opinione non c'entra niente. Quello contro le donne è l'espressione di un pensiero che attribuisce ruoli e capacità diverse a uomini e donne sulla base del genere e noi non possiamo accettarlo.

E, ancora, in termini di parole: parole inappropriate, è stato detto più volte oggi, le parole inappropriate che ancora dobbiamo leggere o ascoltare nelle sentenze, quando si parla di raptus, di tempesta emotiva e le parole che ci fanno i tristi resoconti, le cronache delle morti, rispetto alle tante vittime, ancora troppe, inaccettabili di violenza.

Queste mozioni quindi sono un passo importante, cui dovranno seguirne altri che dovranno vederci tutti assieme, non solo qui in Aula. È una piaga comune: è perciò che tutti e tutte, uomini e donne di questo Parlamento, dobbiamo occuparcene e nessuno si può voltare.

La violenza non è estranea, vive in mezzo a noi, nei vicini di casa, tra gli amici insospettabili, tra i genitori dei compagni di scuola dei nostri figli, è profondamente radicata nella cultura del nostro Paese, nessuno ne è immune, nessuno può voltare le spalle.

E, purtroppo, invece proprio questo fatto dell'essere comune ha portato ad una sorta di assuefazione nei confronti di un'immagine femminile umiliata, brutalizzata e priva di alcuna dignità. Ecco, questa è una parola che ci piace, la dignità, una parola chiave cui siamo chiamati a rispondere in questo tempo, perché le ragioni profonde che hanno portato ad una crisi senza precedenti nelle nostre istituzioni, nella politica risiedono nel costante non riconoscimento di una piena cittadinanza delle donne di questo Paese, non in quanto minoranza o soggetto debole, ma in quanto soggetto costitutivo, almeno al 50 per cento, del genere umano. In nome di questo, insieme, al di là degli schieramenti politici, siamo chiamati oggi non solo ad approvare queste mozioni, ma qualcosa che va ben oltre il rito parlamentare.

Con il voto di oggi vorrei che sancissimo un atto di importante promozione di una nuova cultura del rispetto, coerente con il nostro impianto costituzionale, ma soprattutto noi vorremmo dedicarlo alle bambine, alle donne di domani, a cui qualcuno ancora oggi si permette di dire che la fisica non è un mestiere per donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che invece hanno il diritto di vivere libere e di decidere il proprio progetto di vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie, Presidente. La violenza contro le donne è oggi una realtà sociale che ha raggiunto veramente i dati di un'emergenza, un vero cancro della nostra comunità. A fronte di un apparato normativo più incisivo dal punto di vista repressivo, sembra infatti che l'aggressività che sovente sfocia in delitti sia diventata una modalità quasi consueta dei rapporti uomo-donna.

Dietro un femminicidio, infatti, purtroppo c'è quasi sempre un marito o un convivente o fidanzato o un “ex qualcosa”, un pretendente respinto. È quasi come se la nostra cultura avesse subìto una regressione, finendo per valutare come fisiologica la crescente percentuale di violenza sulle donne. E stanno aumentando in maniera significativa e allarmante le violenze di gruppo, che hanno assunto come bersagli vittime casuali: in una fermata di metro, in un parco, in una stazione, come si sta orrendamente diffondendo la pratica di sfregiare le donne con l'acido.

Purtroppo, mi spiace dirlo, ma da parte degli ultimi Governi abbiamo visto davvero poco, al di là delle parole e delle promesse.

La lotta contro la violenza nei confronti delle donne è stata considerata come una tematica marginale dell'azione di Governo: quanto tempo è trascorso senza avere un Ministro per le pari opportunità, nonostante le tante richieste, partite soprattutto dai nostri banchi? Rispetto moltissimo la rappresentante del Governo, l'amica Malpezzi, ma ci spiace che anche oggi, in una giornata così importante, in cui si discute un tema che dovrebbe essere il tema di interesse principale, il Ministro non ritiene di venire qui in Parlamento ad ascoltarci.

Ecco, in questo modo, care colleghe e colleghi, si è arrestato un percorso avviato in passato che pure avete ricordato, un passato che ha visto trasversalmente lavorare tutte le forze politiche; un passato virtuoso, che poteva sicuramente essere migliorato, ma di sicuro non poteva e non doveva essere fermato.

Troppo tempo è passato senza avere un vero interlocutore istituzionale. Ancora più grave è stata la mancanza di una visibilità di una politica contro le violenze, colmata soltanto attraverso i dibattiti parlamentari, assolutamente importanti, ma che hanno poco valore se ad essi poi non segue una reale, concreta, efficace azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Tutti noi, colleghi, parliamo di percentuali, di statistiche, ciò che però non diciamo è che ancora sono tante, tantissime le donne che non denunciano: c'è una zona grigia immensa che è una grande area di impunità per i violenti. Molte donne, infatti, purtroppo, si trovano a vivere condizioni logoranti, in cui non riescono e, a volte, non possono denunciare. In situazione di forte fragilità si incassa, si subisce il dolore, si resta inermi. Ed è così che i limiti umani ci portano alla realtà, e spesso anche le donne forti diventano deboli e indifese. Quando, nonostante la paura, la rabbia, lo sconforto, la frustrazione, trovano il coraggio di denunciare, ecco, lì noi non dobbiamo abbandonarle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Se ogni anno, colleghe e colleghi, in Italia, più di cento donne, una ogni tre giorni, incontra la furia assassina, è chiaro che esiste un problema immenso di cultura, di civiltà, di legalità.

Il problema culturale emerge soprattutto nel momento in cui le donne che subiscono violenza, rivolgendosi ai servizi sociali e alle forze di polizia, soltanto in alcuni casi virtuosi riescono ad avere le informazioni adeguate in merito ai diversi servizi di supporto disponibili e sulle misure legali che le stesse possono richiedere.

Sappiamo tutti, invece, che il primo momento in cui si affronta la violenza subita è fondamentale per elaborare un trauma che può segnare per sempre la vita delle donne. Ancora oggi, in Italia, un Paese che a volte vuole apparire come il primo della classe, molte donne trovano ostacoli di interlocuzione con il personale dell'ambito sociale e sanitario, dovuto in parte a una scarsa formazione sul fenomeno della violenza e, dall'altra – ahimè - a profondi stereotipi sessisti e diseguaglianze tra i generi, oltre che a pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano situazioni di violenza, cui ancora si tende a non credere.

Siamo nel 2019, e in tema di pari opportunità le donne hanno dimostrato di essere ben altro che il sesso debole. Sono spesso madri, mogli, lavoratrici ed educatrici allo stesso tempo, e ancora oggi le donne si trovano in difficoltà nel conciliare le tempistiche tra il lavoro e la famiglia. La presenza di forti carichi familiari si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in ogni suo segmento, dall'ingresso alla progressione di carriera. A ciò si aggiungono le molte discriminazioni fondate sulle disparità di genere, le molestie e violenze a sfondo sessuale subite anche nei luoghi di lavoro.

Ci sono poi le donne più fragili, più fragili delle altre. Mi riferisco, in particolar modo, alle donne con disabilità. In questi casi il rischio di subire violenze è doppio, e le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, amici o conoscenti; molto spesso, purtroppo, sono gli uomini che si prendono cura di queste donne ad approfittare di loro.

Per questo motivo, e per le difficoltà delle donne con disabilità psichica e intellettiva non solo a denunciare, ma persino a riconoscere come tali le violenze subite in ambiente familiare, la violenza domestica sulle donne con disabilità non viene quasi mai denunciata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In tutti questi contesti si tratta di vite spezzate, spezzate ad ogni età e per tutta una vita, di chi, anche solo per una volta, subendo gesti che non sempre vengono riconosciuti come atti persecutori e non vengono denunciati, non ha più la stessa vita.

È una battaglia che va combattuta ogni giorno, senza sosta. Va considerata come una priorità dal punto di vista dell'azione di Governo, sia in termini di prevenzione e della protezione delle vittime, ma soprattutto da un punto di vista culturale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Oggi più che mai è necessario monitorare in profondità i territori, andare tra la gente, nella quotidianità, in quella costruzione di sé e degli altri che si crea già dalla prima infanzia. Serve ripartire dall'educazione, dalla formazione, dalla corretta rappresentazione che i genitori possono offrire ai propri figli. Gli impegni della nostra mozione segnano un passo importante in questo senso. Chiediamo, infatti, al Governo di farsi promotore di iniziative concrete, di incrementare l'occupazione femminile come elemento fondamentale di emancipazione e liberazione di ogni tipo di violenza, intesa soprattutto quale elemento di inclusione sociale; di stanziare risorse adeguate destinate alla formazione del personale impiegato nelle strutture di primo soccorso e di pubblica sicurezza chiamate ad interagire con le donne che hanno subito maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate.

A ciò si aggiunga che è fondamentale garantire percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subìto una violenza e per i parenti delle vittime da femminicidio. È, inoltre, necessario assicurare che i finanziamenti stanziati annualmente siano erogati regolarmente, senza ritardi, per permettere ai servizi specializzati di operare conformemente agli standard internazionali e nazionali in materia di diritti umani. I centri antiviolenza operano con enormi difficoltà. In questi anni tanti hanno chiuso e altri hanno dovuto ridurre servizi e prestazioni, altri ancora si tengono in piedi soltanto sul volontariato. Non sostenere queste realtà significa di fatto lasciare le donne più sole dinanzi alle violenze. Si tratta di punti necessari, che rappresentano un punto di partenza fondamentale per affrontare una problematica che affligge ancora oggi troppe donne.

I numerosi dibattiti parlamentari rischiano di essere alla fine inutili, se non sono accompagnati da un'azione politica positiva e costruttiva. Si deve avere il coraggio di agire, con buonsenso e convinzione. E mi permetta di dire, signora rappresentante del Governo, che noi accogliamo le richieste di modifica della nostra mozione, dei dispositivi, tuttavia, il fatto che i nostri dispositivi puntavano a impegnare il Governo a realizzare delle azioni e che le richieste di modifica, nelle quali invece si chiede “a valutare l'opportunità di”, ci sembrano una mancanza di coraggio e di convinzione da parte del Governo, che vuole apparire come un Governo impegnato in prima linea su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma quale opportunità dovete valutare? Qui si tratta di mettere in campo delle azioni sulle quali siamo sostanzialmente tutti d'accordo, e allora perché queste richieste? Sono stati forse i suoi uffici che, con il solito linguaggio burocratese, non vogliono vincolarsi? Abbia un po' di coraggio e rimoduli i pareri sulle mozioni, dimostri che c'è una reale volontà di agire in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Anna Rita Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, oggi votiamo la mozione concernente le iniziative volte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne.

Ricordo che nello scorso Governo, la Lega, su questo tema, è stata protagonista. Abbiamo introdotto il “codice rosso”, che ha realmente dato degli strumenti per contrastare la violenza contro le donne. Abbiamo risposto ad una esigenza reale: proteggere la donna che ha subito violenza. Infatti, la persona offesa, la vittima di violenza, deve essere ascoltata entro tre giorni dalla denuncia, e questo è il fulcro del “codice rosso”. E invece, oggi, scopriamo che c'è qualche forza politica che, nel contenuto delle mozioni, vorrebbe modificarla. È ovvio che, in termini numerici, gli effetti dell'applicazione del contenuto del “codice rosso” si potranno avere una volta decorso un congruo tempo rispetto all'entrata in vigore e, quindi, all'effettiva applicazione della norma. Ma già possiamo affermare che le vittime sono in diminuzione nei primi tre mesi del 2019.

Altro merito della Lega e del “codice rosso” è dato dal fatto che questa legge ha dato piena attuazione alla Convenzione di Istanbul, con l'introduzione di corsi di formazione altamente specializzati per le forze dell'ordine. Noi, nella nostra mozione, avevamo chiesto l'impegno su questo ed invece oggi il Governo ci dice che bisogna valutare l'opportunità di attivare questi corsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), così andando contro la Convenzione di Istanbul. Tutto questo è una vergogna e poi siete qui a dirmi che volete difendere le donne, se non formiamo le forze che devono aiutarci in questo: è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Ma, Presidente, sarebbe opportuno promuovere anche ogni atto legislativo per introdurre dei trattamenti terapeutici o farmacologici inibitori della libido, per contrastare il reato di violenza sessuale(Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Forse non è chiaro: le donne muoiono perché sono violentate! Noi facciamo morire le donne per ben due volte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Ma non è tutto. Come possiamo, quindi, rimanere inermi di fronte ad un altro fenomeno, che provoca sofferenza, umiliazione, violenza: questo è il fenomeno della prostituzione. Le donne che si prostituiscono vengono picchiate, malmenate, sfruttate dai loro aguzzini protettori. Purtroppo, i dati esistenti su tale fenomeno vengono raccolti con estrema difficoltà, perché è un fenomeno sommerso ed è possibile effettuare solo delle mere stime. Quindi, per aiutare queste donne, per salvaguardare queste donne, anche in Italia - come già molti Stati della Comunità europea fanno - sarebbe necessario abolire una legge che è di sessant'anni fa. Noi vogliamo che venga abolita la legge Merlin: è una questione di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Vedo che il Governo è molto attento mentre parliamo di questi temi… grazie, Governo. Per cui oggi noi non accettiamo le riformulazioni così come sono proposte dal Governo, noi faremo sempre opposizione, perché noi siamo non solo per la difesa delle donne, ma siamo anche per la difesa dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), e per tutte quelle persone che avranno bisogno del nostro aiuto, la Lega c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ci tengo a precisare, visto che c'è stato un richiamo, che la sottosegretaria Malpezzi stava cercando di coadiuvare un gruppo parlamentare in una questione relativa alla presentazione di una mozione, a una inesattezza presente su una mozione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elisa Scutellà. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e gentili colleghe, oggi parliamo di violenza di genere e non perché il “codice rosso” sia incompleto, ma semplicemente perché questo Governo dà importanza a tale tema, un tema che merita attenzione.

L'articolo 3 della Convenzione di Istanbul definisce la violenza contro le donne una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini. Già la parola dominazione dovrebbe farci riflettere: già in questa società, nel 2019, quasi 2020, ancora stiamo a parlare di un ruolo marginale che riveste la donna. E allora noi ci prendiamo l'impegno, come Governo, di dare sempre più un'eguaglianza, di far sussistere un'eguaglianza tra donne e uomini.

Ci sono tanti tipi di violenza, noi conosciamo la violenza fisica, la violenza psicologica, ma c'è un tipo di violenza che è difficilmente denunciabile e difficilmente riconoscibile, ed è la violenza economica. Molte donne si trovano schiave di questa violenza, perché non hanno un lavoro, perché non hanno una loro autonomia, non hanno un'indipendenza economica e, quindi, sono sempre schiave del loro aguzzino, perché pensano: come farò a garantire ai miei figli un tenore di vita, se lascio l'uomo che mi ha picchiata? Come farò ad andare avanti? E quindi noi dobbiamo garantire una parità lavorativa, dobbiamo garantire che le donne possano lavorare e avere una giusta retribuzione.

I tempi si evolvono, le tecnologie avanzano, ma questa visione misogina e maschilista è dura a morire. E che cosa comporta? La creazione di un connubio che porta a una escalation di odio on line. Sì, odio on line: quest'ultimo fenomeno che si sta verificando, tale per cui ci sono commenti misogini e maschilisti nei confronti delle donne, ci sono delle segnalazioni, delle foto. Allora noi dobbiamo combattere tutto questo, anche questo ulteriore fenomeno che si sta creando. E anche per questo è importante l'informazione, sono importanti i media, rivestono un ruolo fondamentale, perché devono attenersi a quelle che sono le linee della Convenzione di Istanbul, che dice che l'informazione deve fare emergere che donne e uomini sono uguali, c'è una parità, la donna non è inferiore, non ha una posizione marginale, non è schiava (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E per questo è fondamentale investire sulla prevenzione attraverso azioni che contribuiscano all'educazione: nelle scuole, nelle famiglie, nella società, dobbiamo già educare i nostri bambini, i nostri figli, da quando sono bambini, che le donne non sono delle schiave.

È bene ricordare che con la legge del “codice rosso” abbiamo fatto tanto. Ricordo agli onorevoli colleghi che abbiamo introdotto il reato di revenge porn, sappiamo tutti di cosa sto parlando, sappiamo tutti che Tiziana Cantone si è uccisa a causa della diffusione delle proprie foto, perché c'è questo fenomeno che si sta diffondendo sempre di più. Abbiamo introdotto un reato autonomo nuovo, quello della deformazione del viso, perché ci sono, purtroppo, anche queste vicende che si susseguono sempre di più. E allora l'emergenza della violenza nei confronti delle donne, purtroppo, non si ferma.

Abbiamo sentito, proprio nei giorni passati, di violenze che si sono svolte a Roma nei confronti delle donne. Nel 2017, però, si sono rivolte circa 50 mila donne ai centri antiviolenza: questo significa che le donne hanno trovato il coraggio di denunciare, hanno trovato la voglia di raccontare le loro esperienze, per sentirsi sempre più vicine a questi centri antiviolenza. E noi che cosa possiamo fare? Possiamo implementarli, possiamo dare dei soldi, possiamo far sì che questi centri antiviolenza funzionino sempre di più.

Ed è, inoltre, davvero encomiabile l'iniziativa intrapresa da alcune caserme e alcuni commissariati di polizia, e cioè quella della creazione di alcuni spazi in cui le donne vanno a denunciare, in cui le donne si sentono a proprio agio. Il lavoro sul tema della violenza di genere deve essere incessante, l'attenzione sempre alta. E allora cosa dobbiamo fare? Dobbiamo agire, prima di tutto, sulla prevenzione, fornendo alle donne degli strumenti.

Presidente, gentili colleghi e colleghe, non so se siete a conoscenza che esiste un gioco da tavolo che prevede di far diventare imprenditore il protagonista del gioco, ma imprenditore di che cosa? Dello sfruttamento della prostituzione, perché questo giocatore sfrutta la prostituzione, uccide le prostitute e vende gli organi. Questi sono giochi da tavolo che troviamo oggi in commercio e dobbiamo impedire la distribuzione di questi giochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Concludo, Presidente, con una frase non mia, ma di Kofi Annan: “La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fintanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace.”

Con questo dichiaro il voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse delle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Annibali, Scutellà, Rotta, Rostan ed altri n. 1-00249 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione della mozione Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione).

Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separati nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, e per quanto non assorbito dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione) ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bellucci ed altri n. 1-00090 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione della mozione Tateo e altri n. 1-00282.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto che il gruppo Lega-Salvini Premier ha chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa, mentre il gruppo Forza Italia ha chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare i capoversi 14 e 16 della premessa e i capoversi 10 e 11 del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Al fine di contemperare queste concomitanti richieste di votazioni per parti separate, la Presidenza porrà in votazione: dapprima il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 10 e 11; a seguire i capoversi 10 e 11 del dispositivo; quindi, solo qualora il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa, ad eccezione dei capoversi 14 e 16, e i capoversi 14 e 16 della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tateo e altri n. 1-00282, limitatamente al dispositivo, a eccezione dei capoversi 10 e 11, per le parti non assorbite, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tateo e altri n. 1-00282, limitatamente ai capoversi 10 e 11 del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Tateo e altri n. 1-00282, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00285, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo che il Governo venga a riferire su una vicenda delicata, che adesso vado a illustrare nei dettagli, particolarmente grave, di una gravità inaudita e forse mai vista in quest'Aula. Chiedo che il Governo venga a riferire nello specifico nei rapporti tra il Governo, la sua maggioranza e la criminalità organizzata, nello specifico la mafia.

Vengo a spiegare di cosa si tratta: qualche anno fa, nel 2015, Guttadauro Filippo è stato condannato, e poi questa condanna è stata confermata in tutti e tre i gradi di giudizio. Sono state anche disposte delle misure di sicurezza di particolare gravità, perché è stato dichiarato di pericolosità sociale perché, negli atti della condanna, si legge che “l'interessato occupa una posizione di elevato spessore e … per conto del quale egli ha continuato a mantenere protratti contatti con esponenti di vertice dell'organizzazione denominata Cosa Nostra quali Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro”. Si dice anche che il figlio del Guttadauro Filippo, Francesco, in particolare risulterebbe portavoce ufficiale dello zio Matteo Messina Denaro.

Dopo la condanna, ovviamente passata in giudicato, e riconosciuto quindi questo come stato di diritto - quindi quello che ho detto non è dubitabile, è lo stato di diritto - gli avvocati di Guttadauro Filippo e del figlio si sono permessi di denunciare i giudici italiani che avevano portato a questa importante verità per associazione a delinquere: cioè di fatto la mafia ha sfidato lo Stato, dicendo che l'associazione a delinquere non è la mafia ma lo Stato. Ovviamente il pubblico ministero, rispetto a questa denuncia, ha presentato una richiesta di archiviazione e gli avvocati sono andati in opposizione a questa richiesta di archiviazione.

E vengo al dunque. Nella richiesta di archiviazione in questione non ci sono fatti emblematici che difendono la richiesta di archiviazione, perché ovviamente è difficile fare diversamente, ma si cita un'interrogazione parlamentare, come unico atto, fatto probabilmente appositamente per permettere l'opposizione all'archiviazione, quindi per permettere alla mafia di sfidare lo Stato e di dire che lo Stato è un'associazione a delinquere.

L'interrogazione agli atti, si legge…Io per sicurezza sono andato a vedere sul portale della Camera dei deputati se era vero che un parlamentare si era permesso di fare un'interrogazione per aiutare la mafia a sfidare lo Stato, ho trovato l'interrogazione in questione (Proteste dei deputati del gruppo Italia Viva)

PRESIDENTE. Con calma…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Capisco che Italia Viva si dispiaccia e il PD si preoccupi, ma la verità è necessaria in quest'Aula…Chiedo al Governo di venire a riferire, ma datemi il permesso di finire.

Nella seduta n. 138…

PRESIDENTE. La richiesta, in base alle cose che lei ci sta illustrando, è indirizzata al Governo affinché venga a riferire su cosa?

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Sui suoi rapporti con la mafia e se la sua maggioranza fa gli interessi dell'Italia o della mafia (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ma in ogni caso… Deputato Donzelli…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Se mi fate finire, io sto illustrando i motivi per cui dubito che ci sia questa correttezza. Quest'Aula… Credo che in quest'Aula si sia liberi di dire…Allora, se mi permettono di finire, capisco che sia scomodo…

PRESIDENTE. Deputato Donzelli, lei è sufficientemente preparato e accorto per capire che non c'è nessuna relazione tra le competenze del Governo e la denuncia che lei, con richiamo all'ordine dei lavori…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Se mi fa finire, Presidente… Se mi dà la possibilità di finire arrivo a spiegare il nesso (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Colleghi, voi dovete stare al vostro posto. Quando è il vostro turno potete rispondere e parlare. C'è un richiamo all'ordine dei lavori che dura 5 minuti, il collega Donzelli ne ha consumati 4: che vogliamo fare? Prego, collega Donzelli, concluda (Commenti).

GIOVANNI DONZELLI (FDI). L'interrogazione in questione è della seduta n. 138 del 7 marzo 2019, la n. 4-02442. È a firma dell'onorevole Giuseppina Occhionero, già balzata alla cronaca perché il suo assistente, Antonello Nicosia, è stato arrestato per mafia; assistente che al telefono chiamava “primo ministro” Matteo Messina Denaro, e diceva, riferito a Matteo Messina Denaro: “Lui non sbaglia. Non sbagliare a parlare...”. Questo è il fatto (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. Resta il fatto, come io le ho appena detto, che questa iniziativa è un'iniziativa parlamentare….

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Esatto…

PRESIDENTE….che coinvolge il Governo nella misura in cui il Governo darà un'eventuale risposta all'interrogazione presentata. Quindi, la sua richiesta di informativa, mi perdoni, non è pertinente. Comunque, ha finito il suo tempo.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Siccome si tratta di un importante… Siccome, Presidente… Siccome, Presidente, si tratta di un parlamentare della maggioranza, io voglio sapere, visto che questo parlamentare…

PRESIDENTE. Concluda. Pochi secondi per concludere.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Visto che questo parlamentare della maggioranza è fondamentale nel votare gli atti di quest'Aula, gli atti del Governo, la fiducia a questo Governo, voglio sapere se i partiti di maggioranza stanno con il parlamentare che aiuta la mafia a fare le interrogazioni o con lo Stato (Proteste dei deputati del gruppo Italia Viva).

GENNARO MIGLIORE (IV). Come ti permetti?

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Lo voglio sapere in quest'Aula! E il Governo deve venire a dire se vuole avere in maggioranza un deputato che ha questi rapporti con la malavita organizzata.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Presidente, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, io chiedo scusa, ma non ho nessuna voglia di dibattere con un intervento inappropriato, inopportuno, assolutamente tendenzioso e falso anche nel merito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma ho bisogno di discutere con lei, ai sensi dell'articolo 8, se lei ravvisa la totale inconsistenza dell'intervento rispetto a ciò che si dice e ciò che chiede il parlamentare, che non c'entra nulla. Lei ha consentito di fare un processo dentro quest'Aula, ha consentito che un'interrogazione venisse utilizzata addirittura come strumento per un piacere alla mafia, ha consentito che si dicesse in quest'Aula che un parlamentare ha fatto un'interrogazione non si sa per quali motivi, evocando la mafia!

Lei non lo doveva consentire, caro Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Non lo può consentire!

PRESIDENTE. Guardi, per le stesse ragioni sto consentendo a lei di rispondere (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Lei deve ascoltare gli interventi e deve intervenire subito nel merito, non che si concludono cinque minuti, e che quindi in cinque minuti noi possiamo dire qualunque cosa perché lei rimane lì neutrale, consentendo ad un collega di lanciare accuse inascoltabili in quest'Aula, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quand'è che interviene il Presidente della Camera? Quando ravvisa che ciò che dice un parlamentare non è conforme, né al Regolamento né a ciò che può pretendere da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. Come non le sarà sfuggito, il parlamentare ha impiegato il suo tempo per una illustrazione. Quando io ho chiesto conto della ragione del richiamo all'ordine dei lavori, erano trascorsi quattro minuti dei cinque che aveva a disposizione (Proteste del deputato D'Alessandro).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per richiamo al Regolamento?

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Si vergogni, Presidente (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

EMANUELE FIANO (PD). Articolo 8, Presidente.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Lei si deve vergognare…

PRESIDENTE. La richiamo all'ordine, deputato D'Alessandro.

Prego, deputato Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, ai sensi dell'articolo 8, lei ha dato la parola ad un collega perché il contenuto di un intervento sull'ordine dei lavori – sull'ordine dei lavori – può prevedere, ai sensi dell'articolo 8, come lei sa bene, la richiesta della presenza del Governo per chiarire un argomento. Ma dire “voi della maggioranza cosa ne pensate dei rapporti con la mafia” non è sull'ordine dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È il contenuto di un'opinione politica. Se vuole, il collega, o ci denuncia alla procura della Repubblica come membri della maggioranza, o presenta un'altra interrogazione; ma lei, Presidente, non deve consentire ad un collega di accusare inopinatamente in quest'Aula, che non è un tribunale penale, i membri della maggioranza o chicchessia che siede in quest'Aula di eventuali connivenze con la criminalità, per il principio che quello non è oggetto di un intervento sull'ordine dei lavori. L'oggetto dell'intervento sull'ordine dei lavori poteva essere, come è stato per il 5 per cento delle cose dette dal collega, la richiesta dell'intervento del Governo in Aula. Quindi, è lei, Presidente – non noi, con le urla – a dover intervenire presso il collega se esce fuori dal dettato dell'articolo 8, perché quello compete ad un'unica persona in quest'Aula, che è lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Fiano, adesso, prima di dare la parola agli eventuali gruppi che lo richiedessero, o per eventuali ulteriori richiami al Regolamento, le vorrei ancora una volta precisare che, su mia sollecitazione, al richiamo all'ordine dei lavori è stata richiesta, in buona sostanza, un'informativa al Governo su un fatto che poi è stato ovviamente descritto, come era indispensabile fare; e quando è stata ravvisata la non competenza del Governo, è stato fatto presente ed è stato invitato il deputato Donzelli a concludere il suo intervento.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, parlo a norma dell'articolo 59, comma 1, del Regolamento. Al netto di quello che hanno detto i colleghi, signor Presidente, per accorgersi… Questo fa riferimento all'articolo 8. Per accorgersi che non si sta facendo riferimento a una richiesta al Governo non c'è bisogno di sei minuti: si è capito subito.

Ma al netto di questo, Presidente, siccome io penso, in generale, che lei sia una persona perbene, e quando lei sta lì per me è ancora più perbene e corretto di chiunque altro, io debbo pensare che lei evidentemente non si è reso conto. Perché, a prescindere dalla ragione per la quale il collega ha chiesto la parola, quello che ha detto il collega, signor Presidente, è inaccettabile, e lei aveva il dovere di censurarlo, perché erano delle parole inaccettabili (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)! Non le può accettare, signor Presidente quelle parole in quest'Aula. Quelle parole, in quest'Aula, il Presidente della Camera non le può accettare. Non siamo nell'ambito della critica politica, lei lo sa perfettamente.

Siccome io sono convinto che lei sia una persona perbene e una persona corretta, la prego di riguardare lo stenografico, saniamo questa cosa inaccettabile sul fatto che lei non si è reso conto di quello che diceva il suo collega, si riguardi lo stenografico e a posteriori perlomeno censuri parole inaccettabili, in quest'Aula, da parte di un noto provocatore (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare… Su cosa, onorevole Delmastro? Chi è che ha chiesto la parola? Non capisco: nessuno.

Benissimo, ho già dato le spiegazioni e quindi non credo che sia opportuno e utile reiterarle. Seguirò il suggerimento del collega Giachetti e andrò a visionare, a riascoltare lo stenografico. Resta il fatto che, prima di essere giunti alla questione centrale posta dal collega Donzelli, c'è stato un tempo dato, che io ho dovuto necessariamente prendermi, come faccio con tutti i colleghi, nessuno escluso, perché, per sensibilità, oltre che per il ruolo che mi trovo a ricoprire, sono abituato ad ascoltare prima di togliere la parola. L'ho fatto con tutti e continuerò a farlo perché questo è il Parlamento italiano e, salvo ovviamente giudizi e parole sconvenienti o contro il Regolamento, ognuno ha il diritto di dire quello che crede, assumendosene tutte le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Avverto che, con lettera trasmessa in data odierna, il presidente della Commissione affari costituzionali ha fatto presente che, nel corso dei lavori sul disegno di legge n. 2242, di conversione del decreto-legge in materia di trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri, i gruppi di opposizione hanno lamentato la limitatezza dei tempi a disposizione per l'esame del provvedimento in sede referente. Conseguentemente, il medesimo presidente Brescia ha rappresentato l'esigenza di un breve slittamento dell'avvio dell'esame del provvedimento.

Pertanto, secondo le intese intercorse, l'esame del disegno di legge n. 2242, già previsto - limitatamente allo svolgimento della discussione generale - a partire dalla seduta di domani, mercoledì 13 novembre, è differito a giovedì 14 novembre.

In tale seduta, dopo la conclusione della discussione generale, saranno esaminate e poste in votazione le questioni pregiudiziali Iezzi e altri n. 1 e Lollobrigida e altri n. 2, presentate a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento. Si passerà successivamente al seguito dell'esame del provvedimento.

Conseguentemente, anche il termine per la presentazione degli emendamenti si intende posticipato alle ore 9 di giovedì 14 novembre.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Sì, Presidente. Facciamo un attimo defluire la folla. Semplicemente prendo la parola per denunciare un fatto affinché rimanga a verbale e, parlando all'Aula, è come se parlassi alla nazione. Nella regione Toscana, diversi anni fa, è stata indetta una gara regionale per il trasporto pubblico locale facendo un unico lotto regionale, a differenza di molte altre regioni, dove i lotti sono stati spacchettati. Per farla breve, ci sono state alcune aziende, una squisitamente italiana e l'altra francese, che si sono contrapposte. Di fatto, ci sono stati molti ricorsi al TAR, adesso ne pende uno al Consiglio di Stato e da altre parti. Gliela faccio breve, Presidente: un'azienda squisitamente italiana rischia di perdere questo appalto per il trasporto pubblico locale su tutta la regione Toscana in funzione di un'azienda francese che sostanzialmente è un'azienda che lavora in regime quasi monopolistico nello Stato francese e con degli affidamenti dati non attraverso gara, ma attraverso normalissime leggi. Non è un'azienda soggetta a fallimento e pertanto credo che viva la concorrenza, Presidente, ma la concorrenza deve essere reale e non viziata come in questo caso, dove un'azienda quasi di Stato francese rischia di prendere il posto di un'azienda per tutto il trasporto pubblico locale italiano in Toscana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Da circa ventiquattro ore le popolazioni di Puglia e Basilicata sono state gravemente colpite da una violenta ondata di maltempo. Per cui giunga la solidarietà e la vicinanza ai cittadini, in particolare quelli della fascia ionica della Puglia e quelli della Murgia nelle zone comprese tra Gioia del Colle, Sant'Eramo ed Altamura. Oltre la solidarietà per le intemperie della natura, vada ad essi anche la solidarietà per l'incapacità dell'uomo.

In particolare ad Altamura, città flagellata e ricoperta da fiumi di fango, il sindaco della città di Altamura ha pensato bene di non emanare alcuna ordinanza di chiusura, salvo farlo alle 8,04 minuti di mattina quando ormai tutta la città era in giro e salvo poi ricevere il video di uno scuolabus che portava dei bambini altamurani che stavano andando a scuola che per poco non è rimasto inghiottito da questo fiume di fango, con i genitori intrappolati negli autoveicoli che, oltre al danno delle intemperie della natura, hanno dovuto fare i conti anche con la beffa dei cancelli delle scuole che sono stati sbattuti loro in faccia perché il sindaco aveva deciso di chiudere la scuola alle 8,10. Per cui esprimo solidarietà da parte della Lega ai cittadini di Altamura e ai cittadini di tutta la Puglia; doppia solidarietà ai cittadini che hanno sindaci incapaci, come quello di Altamura, di pensare a tutelare la sicurezza dei propri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevole colleghe e onorevoli colleghi, il commissario straordinario dell'ATS Sardegna, con delibera datata 31 ottobre 2019, ha disposto l'accorpamento del reparto di Chirurgia dell'Ospedale di Isili a quello dell'ospedale di Muravera. Un continuo e dannoso esperimento, quello perpetrato ai danni dei pazienti del territorio di Isili, che ha un precedente già nel 2017. In quell'occasione lo stesso reparto di chirurgia fu infatti accorpato a quello dell'ospedale Marino di Cagliari, un fallimento clamoroso. Nonostante i tanto decantati benefici che sarebbero derivati da tale scelta, tutto ciò ha solamente provocato la dismissione totale dei servizi del succitato reparto fino a decretarne, con l'ultima delibera, la definitiva chiusura. Questa decisione, Presidente, comporterà l'aggravarsi dei disservizi già esistenti. L'obiettivo è chiaramente continuare ad isolare un intero territorio già profondamente colpito da un nefasto disegno di politica sanitaria regionale condotto per anni dalla precedente giunta. Il tutto sembra non preoccupare minimamente i nuovi amministratori. Nuovi solo per modo di dire, perché i metodi invero restano sempre gli stessi: colpire i comuni sardi, togliendo ad esso i servizi essenziali, contribuendo alla desertificazione di un'importante area della nostra isola. Chiedo che questa volta l'ATS Sardegna, risparmiandoci i soliti comunicati stampa in cui annuncia che la sanità sarda funziona perfettamente, revochi immediatamente la decisione, restituendo sicurezza ai pazienti e garantendo loro il diritto alla salute non solo ad Isili ma a tutto il territorio circostante.

PRESIDENTE. Concluda.

MARA LAPIA (M5S). Lo si deve a tutti quei cittadini che chiedono rispetto e maggiori tutele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio, Presidente. L'Ordine nazionale dei medici così come il MoVimento 5 Stelle ha presentato un esposto in procura riguardante alcuni manifesti comparsi la scorsa settimana a Bolzano e in alcuni centri della provincia dai chiari intenti xenofobi nei confronti di medici italiani. I cartelli affissi dalla Südtiroler Freiheit, il partito separatista che chiede il distacco dell'Alto Adige dall'Italia e il suo ricongiungimento all'Austria, raffiguravano un cadavere steso sul lettino dell'obitorio sovrastato dalla scritta “Il medico non sapeva il tedesco”. La stessa provincia di Bolzano è investita, come del resto tutta l'Italia, dalla carenza di medici negli ospedali e, se prima tra i requisiti di accesso per ottenere l'iscrizione all'ordine dei medici vi era l'obbligatorietà del bilinguismo, oggi le ASL del Trentino Alto Adige, per ricorrere ai ripari, assumono medici non bilingui. Nonostante ciò, nelle strutture provinciali di Bolzano operano 1.137 medici di cui 644 di madrelingua tedesca, 475 italiani e 17 ladini. L'iniziativa messa in atto dalla Südtiroler merita la ferma condanna di tutto il Parlamento e, a nome del MoVimento 5 Stelle ma penso di poter parlare a nome dell'Aula intera, esprimo la piena solidarietà a tutti i colleghi che lavorano in Alto Adige, siano essi di lingua italiana, tedesca o di qualunque idioma, e piena solidarietà ai pazienti e ai cittadini dell'Alto Adige. L'Italia, per buona pace di alcuni, è una e una sola, indivisibile, dall'Alto Adige alla Sicilia, e noi, cari colleghi, non potremo mai permettere che il sacrificio dei nostri padri, versato durante i conflitti mondiali, possa essere calpestato da pensieri di natura separatista di qualche sparuta rappresentanza pseudo politica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, nelle scorse ore, in tutto il Centro-Sud e, in particolare, nella provincia di Matera, si sono abbattuti violenti temporali, seguiti da numerose raffiche di vento, vento che ha raggiunto anche i 140 chilometri orari, in alcune zone. Fortunatamente, signor Presidente, non ci sono state vittime, ma i danni sono stati tanti e hanno interessato gran parte della città di Matera e tutta l'area del metapontino. Nella città di Matera si registrano diversi allagamenti, soprattutto nella zona dei Sassi, mentre nel metapontino e, specialmente, nei comuni di Policoro, Scanzano Jonico e Montalbano Jonico, a causa delle forti raffiche di vento e di una tromba d'aria abbattutasi questa notte, ci sono stati diversi danni: alberi e pali divelti, tetti scoperchiati, muri ribaltati, ripetitori telefonici e tralicci dell'Enel sradicati dal terreno e diversi altri danni ancora da stimare. Numerosi danni sono stati riscontrati anche alle numerose aziende agricole presenti in quel territorio, settore, ricordiamo, già colpito a maggio da altri eventi di portata eccezionale. Le forti raffiche di vento hanno colpito anche le molte aziende turistiche presenti in zona. Questa mattina, signor Presidente, ho sentito anche il capo della Protezione civile, il dottor Borrelli, che, rassicurandomi, mi ha informato che la situazione è in continuo monitoraggio.

Signor Presidente - e concludo - per un territorio martoriato negli ultimi anni da eventi di tale portata, invito il Governo a mantenere alta l'attenzione e ad intervenire tempestivamente per il ripristino dello stato dei luoghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (M5S). Presidente, voglio portare in quest'Aula una vicenda importante che però sta passando quasi inosservata, l'acquisizione del gruppo Auchan-Sma da parte di Conad. Da mesi è aperto un tavolo di trattativa al Ministero dello sviluppo economico, ma la questione non sta avendo il giusto risalto sulla stampa locale e nazionale. Parliamo, infatti, di un'azienda con circa 1.600 punti vendita e 18 mila dipendenti in tutta Italia; più di 3 mila persone stanno rischiando il posto, senza contare poi l'indotto di circa 6 mila lavoratori. Per quanto riguarda il mio territorio, le Marche, i numeri sono preoccupanti; tra dipendenti e indotto parliamo di circa 1.500 posti di lavoro; anche in una piccola città come la mia, Osimo, sono in pericolo centinaia di posti di lavoro. Io e i miei colleghi abbiamo già incontrato i rappresentanti sindacali e i lavoratori per ascoltare le loro istanze e le loro preoccupazioni e ragionare insieme sulla soluzione più adatta.

Ringrazio fin qui il Governo per il lavoro svolto, ma invito tutti a mantenere alta l'attenzione su un tema così importante. La nostra priorità è tutelare i lavoratori, dobbiamo lavorare per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Presidente, in queste ore si sta consumando, nel comune di Terzigno, popoloso centro della provincia di Napoli, una vicenda che passa dal paradosso a una dimensione kafkiana, quella della tragedia, perché sono in corso le operazioni di sgombero e di demolizione di un fabbricato di 14 appartamenti; quindi, vi sono quattordici nuclei familiari che hanno acquistato, con regolare rogito notarile e con mutuo contratto presso istituti bancari, gli appartamenti, investendo in questa iniziativa tutti i risparmi della loro vita. Addirittura, uno di questi appartamenti è stato acquistato in un'asta fallimentare, quindi, con la gestione diretta da parte dell'autorità giudiziaria. Solo di recente si è scoperto che questo immobile non aveva la regolare concessione dei titoli abilitativi e, quindi, era stato edificato in maniera irregolare e, ad oltre 20 anni di distanza dall'acquisto, oggi, a famiglie ignare e del tutto inconsapevoli, anzi, vittime di una vera e propria truffa, viene contestata questa circostanza e, soprattutto, viene loro sottratto l'alloggio, l'unico alloggio di cui dispongono.

Si tratta di una vicenda della quale, proprio per i tratti talvolta da considerare persino assurdi, si sono interessati la stampa, le televisioni, i mass media che hanno focalizzato l'attenzione e noi siamo qui, Presidente, a chiedere che il Ministro dell'Interno intervenga per disporre la sospensione delle operazioni di sgombero e, soprattutto, di demolizione, non solo per impedire che la situazione di tensione già molto alta cresca ulteriormente nelle prossime ore, ma anche per permettere al Parlamento, secondo quanto è stato assicurato da tanti rappresentanti delle forze politiche, ivi comprese quelle di maggioranza, la possibilità, nel prossimo provvedimento attinente per materia, con l'esercizio della funzione emendativa, di prospettare una soluzione definitiva di questa vicenda.

PRESIDENTE. Concluda, deputato, ha finito il suo tempo.

CARLO SARRO (FI). Con un pizzico di buonsenso e con un intervento efficace del Ministro dell'Interno, preveniamo una tragedia e rimuoviamo una intollerabile ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Germano Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, domenica abbiamo assistito ad un atto di inciviltà allo stadio Euganeo di Padova, in occasione della partita di calcio fra i biancoscudati e il Südtirol, dove il servizio d'ordine ha impedito a un padre e a un figlio di accedere alla tribuna, portando con loro la bandiera raffigurante l'effigie del Leone di San Marco. Un fatto gravissimo, che offende prima di tutto il principio stesso di libertà e che assegna ingiustificatamente l'etichetta di pericoloso a un simbolo identitario e storico come il Leone di San Marco. Se dobbiamo attenerci a questo metro di giudizio, allora dobbiamo aspettarci che presto vieteranno l'uso della lingua veneta perché rappresentazione ostentata di “venetismo”. Mi chiedo allora perché non vietare l'entrata allo stadio a tutti quelli che indossano magliette con l'effigie di qualche personaggio moralmente discutibile, oppure con il colore di una qualsivoglia bandiera stampata sul petto.

Risulta, inoltre, che l'autorizzazione prevista riguardi esclusivamente gli striscioni e non bandiere o altri vessilli. Infatti, è accertato che, da sempre, durante le manifestazioni sportive, appaiono bandiere regionali o comunali con stemmi o simboli svincolati dai colori sociali. La bandiera veneta è simbolo di pace, cultura e legame al territorio. Vietarne l'uso è un gesto oltraggioso per la storia di un popolo e per l'Italia stessa.

Accettare quello che è successo a Padova o semplicemente non dargli il giusto peso sarebbe una mancanza di rispetto ancora più grande di quella che abbiamo subito. Viva San Marco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Questa mattina, a Siena, sono state fermate e sono indagate dodici persone che inneggiavano all'odio razziale, al fascismo e al nazismo e le cui intercettazioni hanno permesso alle questure di Firenze e di Siena, alla DIGOS, in particolare, di definire costoro: una struttura qualificata pronta per ogni evenienza. In particolare, Presidente, l'intenzione riscontrata nell'intercettazione era quella di far saltare la moschea di Colle Val d'Elsa, in provincia di Siena, sabotando le tubature del gas. Le perquisizioni nei domicili degli indagati hanno permesso di riscontrare detenzione abusiva di armi, di tritolo e di esplosivo proveniente da residuati bellici; alcune delle armi sono regolarmente dichiarate, altre no. Gli indagati, tra di loro, sostenevano di voler costituire una sorta di guardia nazionale repubblicana che, armi alla mano, senza chiamare le forze dell'ordine, potesse fare giustizia sommaria.

Ovviamente, ha precisato il procuratore capo di Firenze, le indagini sono ancora aperte. Colui che parrebbe forse il capo di questa struttura, dipendente della Banca del Monte dei Paschi, divulgava foto e scritte inneggianti le SS, Adolf Hitler e Benito Mussolini, proprie foto in tuta mimetica nella località di Dongo, noto paese sul lago di Como, dove venne catturato Mussolini, e altre immagini di questo tipo e anche foto di luoghi della città di Predappio, dove è stata fotografata, invece, la moglie di costui.

Ritengo questa una notizia molto grave, che deve destare l'attenzione di tutti noi. Ringrazio gli inquirenti per questa operazione e che vi siano movimenti…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE FIANO (PD). …movimenti insomma, associazioni extraparlamentari di estrema destra armate che progettino, in questo Paese, attentati terroristici è una notizia che desta grandissima preoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Io rischio di diventare monotono, ma devo stigmatizzare anche oggi l'ennesima pagliacciata al confine con l'Austria da parte del partito secessionista della ben foraggiata, dallo Stato italiano, Eva Klotz, che si è resa anche stavolta protagonista di un gesto che può sembrare simbolico ma che, secondo me, è un chiaro attacco all'italianità di quelle aree e anche allo Stato italiano e, cioè, è stato coperto il cippo del confine al Brennero con un nylon con una scritta “rifiuto speciale”.

Io credo che il Ministero dell'Interno dovrebbe intervenire su questo tema, perché oggi non è più possibile tollerare sacche di assoluta illegalità all'interno del nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e partendo dal presupposto che il Sud Tirolo, come loro lo chiamano, o Alto Adige, come noi italiani lo chiamiamo, è territorio assolutamente italiano, in cui devono vigere le leggi italiane.

Per cui, credo che sia intollerabile - ma non è l'unico atteggiamento - questo tipo di atteggiamento che si accompagna un po' alla provocazione solita del doppio passaporto - il passaporto austriaco e italiano - per gli altoatesini di lingua tedesca e alla provocazione, che poi non è neanche tanto provocazione, relativamente ai medici che da oggi, come sapete, potranno operare in Alto Adige, medici che non parlano nemmeno una parola di italiano, tanto è cara la salute ai nostri amici di lingua tedesca, e questo è gravissimo se si accompagna anche al già citato manifesto con il cadavere con la scritta: “Questo paziente è morto perché il dottore non sapeva il tedesco”, che è di una gravità assoluta.

Ecco, io chiedo, per il suo tramite, Presidente, che il Governo prenda una posizione forte nei confronti di questi antitaliani, che vengano revocati, soprattutto, la pensione e il vitalizio di cui gode, con i nostri soldi, la signora, per modo di dire, Eva Klotz e che venga messo assolutamente fuori legge questo partito secessionista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che nulla ha a che fare con la Costituzione italiana e che svilisce le nostre leggi. È una vergogna, Presidente!

PRESIDENTE. Siamo all'ultimo intervento di fine seduta, quello della deputata Rotta. Prego, a lei la parola, deputata Rotta.

ALESSIA ROTTA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare quanto abbiamo letto, cioè una locandina di un'iniziativa a cui parteciperà il collega di Fratelli d'Italia Donzelli. Nella locandina leggiamo: “Fabbricanti di mostri. Dal Forteto a Bibbiano: le mani della sinistra sui bambini”.

Stigmatizziamo naturalmente e stiamo anche valutando quali misure prendere e quali azioni anche in ambito penale, perché evidentemente questo linguaggio non è accettabile. Perché, se noi tutti siamo d'accordo - o almeno a parole lo siamo - nello stigmatizzare l'odio che circola nelle parole sulla rete, poi mi sembra che questo modo di raccontare le vicende non solo non sia degno di un rappresentante delle istituzioni e del Parlamento ma, invece, sia una forma di incitamento all'odio, oltre che, naturalmente, di bugie e di falsità, a maggior ragione oggi, nella giornata in cui non solo qui abbiamo discusso democraticamente una mozione che riguardava Bibbiano e qui, in questo Parlamento, stiamo dando atto, appunto, a una Commissione d'inchiesta a proposito del Forteto.

E quindi, ci sono tutti gli strumenti naturalmente a nostra disposizione per capire e comprendere i fenomeni e non per dare giudizi o fare processi, come abbiamo invece sentito un'altra volta fare - e lo stigmatizziamo ulteriormente - dal collega Donzelli, che dovrebbe attenersi maggiormente a quello che è il suo compito e, soprattutto, a quello che è il suo ruolo parlamentare, prima di fare processi agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 13 novembre 2019 - Ore 10,30:

(ore 10,30 e al termine del punto 4)

1. Seguito della discussione della mozione Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi ed altri n. 1-00082 concernente iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità .

2. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 1015 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 1990)

Relatore: OLGIATI.

S. 1016 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 (Approvato dal Senato). (C. 1991)

Relatore: OLGIATI.

S. 1017 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1992)

Relatrice: DI STASIO.

S. 1138 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006 (Approvato dal Senato). (C. 1993)

Relatrice: DI STASIO.

S. 1170 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014 (Approvato dal Senato). (C. 1994)

Relatrice: DI STASIO.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

4. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 2100-B)

La seduta termina alle 19,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 6 e 9 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Locatelli e a. 1-267 488 488 0 245 216 272 80 Resp.
2 Nominale Moz. Meloni e a. 1-220 481 481 0 241 212 269 80 Resp.
3 Nominale Moz. Fiorini e a. 1-281 rif. 481 479 2 240 479 0 80 Appr.
4 Nominale Moz. Giannone e a. 1-283 rif. p.I 484 484 0 243 484 0 80 Appr.
5 Nominale Moz. Giannone e a. 1-283 rif. p.II 480 479 1 240 221 258 80 Resp.
6 Nominale Moz.Rizzo Nervo e a. 1-284 rif. p.I 489 489 0 245 489 0 80 Appr.
7 Nominale Moz.Rizzo Nervo e a. 1-284 rif. pII 488 488 0 245 273 215 80 Appr.
8 Nominale Moz. Annibali e a. 1-249 n.f. 469 437 32 219 335 102 75 Appr.
9 Nominale Moz.Bellucci e a.1-90 n.f. rif. p.I 476 476 0 239 476 0 75 Appr.
10 Nominale Moz.Bellucci e a.1-90 n.f. rif. pII 474 469 5 235 366 103 75 Appr.
11 Nominale Moz. Tateo e a. 1-282 p.I 477 477 0 239 207 270 75 Resp.
12 Nominale Moz. Tateo e a. 1-282 p.II 477 441 36 221 99 342 75 Resp.
13 Nominale Moz. Carfagna e a. 1-285 rif. 479 479 0 240 479 0 75 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.