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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 254 di giovedì 7 novembre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 novembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Cecchetti, Colucci, Comaroli, De Lorenzis e Nobili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'ex Ilva.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'ex Ilva.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho ovviamente ritenuto doveroso riferire immediatamente attraverso un'informativa in quest'Aula. Il tema è quello che è emerso in modo plastico in questi giorni e riguarda lo stabilimento di Taranto dell'ex Ilva, oggi gestito da ArcelorMittal.

Come sapete, il 4 novembre 2019, la società ArcelorMittal ha notificato ufficialmente ai commissari straordinari la volontà di recedere dal contratto stipulato in data 28 giugno 2017 e divenuto successivamente efficace dal 1° novembre 2018, poco più di un anno fa. Il recesso di ArcelorMittal dai propri impegni contrattuali è soltanto l'ultimo tassello di una serie di eventi risalenti nel tempo e che hanno visto il coinvolgimento, a vario titolo, di molti Governi e di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.

Intendo, quindi, iniziare da una cronologia, una cronistoria degli eventi che si sono succeduti in questi anni a partire dal 2012, non per mero interesse di elenco, ma perché ritengo che conoscere alcuni elementi per quest'Aula - così come farò più tardi al Senato - e per l'opinione pubblica, sia indispensabile per comprendere la situazione di oggi, valutarne la portata e anche valutare tutte le azioni che saranno necessarie per dare garanzie di continuità produttiva allo stabilimento.

Come è noto, il 26 novembre 2012 la magistratura tarantina disponeva il sequestro dell'acciaieria per gravi violazioni ambientali, con conseguente sequestro dei prodotti finiti e semilavorati dello stabilimento. A seguito del sequestro, l'allora Governo Monti interveniva con il decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, dichiarando Ilva stabilimento di interesse strategico nazionale e dettando specifiche misure per garantire la continuità produttiva aziendale e la commercializzazione dei prodotti, anche di quelli realizzati antecedentemente alla data di entrata in vigore del medesimo decreto. Considerata, quindi, la natura di società esercente uno stabilimento di interesse strategico nazionale, il Governo Letta assoggettava poi lo stabilimento ad una speciale disciplina (ai sensi degli articoli 1 e 2 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61) disponendo il commissariamento dell'Ilva Spa e prevedendo, nel contempo, la prosecuzione dell'attività produttiva funzionale alla conservazione della continuità aziendale ed alla destinazione prioritaria delle risorse aziendali alla copertura dei costi necessari.

Fu, inoltre, stabilita la predisposizione di un piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria disciplinante le azioni ed i tempi necessari per garantire il rispetto delle prescrizioni di legge e dell'autorizzazione integrata ambientale. Il Piano ambientale sarebbe poi stato formalmente adottato con DPCM, il 14 marzo 2014.

In ragione dei requisiti dimensionali, occupazionali e di indebitamento della società, con decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 21 gennaio 2015, l'acciaieria veniva ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della cosiddetta Legge Marzano, e dichiarata insolvente con sentenza del tribunale di Milano.

Il 5 gennaio 2016, a seguito dell'autorizzazione all'esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali di Ilva, predisposto dall'organo commissariale, veniva pubblicato l'invito a manifestare interesse.

Pochi mesi dopo, con il decreto-legge del 9 giugno 2016, n. 98, la procedura di gara veniva modificata, introducendo un sub-procedimento di valutazione delle proposte di modifica al Piano ambientale del 2014 contenute nelle offerte. In questo modo si voleva dare massima rilevanza alla tematica ambientale, che si inseriva nella procedura di vendita divenendo presupposto della stessa.

Entro la scadenza, per la presentazione delle manifestazioni di interesse, fissata al 30 giugno 2016, pervenivano due offerte da parte di società di nuova costituzione: AM Investco Italy S.r.l. - cordata formata da ArcelorMittal, da Marcegaglia Carbon Steel (al 15 %) e da ArcelorMittal SA (al 34 %) e AcciaItalia S.p.a. (cordata formata da Acciaieria Arvedi S.p.a. (al 10 %), Cassa depositi e prestiti (al 27,5 %), Delfin (al 27,5 %) e JSW Steel Limited, vale a dire il Gruppo Jindal, (al 35 %).

Durante lo svolgimento della gara e la valutazione delle offerte, con lettera del 10 aprile 2017, la DG per la concorrenza della Commissione europea segnalava alle autorità italiane che per una delle due offerte presentate, quella di ArcelorMittal, sarebbe stato necessario l'espletamento, da parte della Commissione medesima, della procedura di controllo delle concentrazioni e che ciò avrebbe comportato il possibile allungamento dei tempi della procedura di vendita anche oltre il 2017 e la imposizione di possibili prescrizioni. La lettera suggeriva, pertanto, di tener conto, nell'ambito della valutazione delle offerte, del possibile “rischio di natura regolatoria”.

Al fine di superare i rilievi della Commissione europea, i commissari straordinari di Ilva, supportati da un parere dell'Avvocatura dello Stato richiesto dall'allora Ministro Calenda, inoltravano ai due concorrenti una comunicazione volta ad acquisire dai medesimi la disponibilità a: prorogare la validità ed efficacia delle offerte presentate, onde coprire il prevedibile maggior tempo per l'autorizzazione dell'operazione di concentrazione di dimensione comunitaria; a non modificare in ogni caso il piano industriale proposto - e i connessi livelli occupazionali - ove l'autorizzazione all'operazione di concentrazione di dimensione comunitaria avesse richiesto all'aggiudicatario la dismissione di asset relativi a mercati interessati; negoziare, a valle dell'eventuale aggiudicazione, la durata delle garanzie previste in contratto sino al completamento degli investimenti previsti nel piano industriale - con i connessi livelli occupazionali - ove questi si collocassero temporalmente in un periodo successivo alla durata delle garanzie previste dal contratto posto a base di gara.

Soltanto ArcelorMittal forniva risposta positiva a tutte le richieste di disponibilità formulate dai commissari straordinari, confermando altresì l'impegno ad individuare e perseguire per Ilva le soluzioni tecnologiche più sostenibili ed efficienti e con il minore impatto ambientale, compresa la tecnologia DRI.

Diversamente, la cordata AcciaItalia forniva riscontro solo parzialmente positivo alla richiesta dei commissari, dichiarandosi non disponibile a prorogare il termine di validità della propria offerta vincolante oltre il 30 giugno 2017.

La procedura si concludeva con l'attribuzione dei relativi punteggi così assegnati.

Piano industriale - AM InvestCo: 25,5; AcciaItalia: 30.

Piano ambientale - AM InvestCo: 12; AcciaItalia: 15.

Minori risorse finanziarie da reperirsi tramite finanziamenti con intervento statale a beneficio di Ilva in amministrazione straordinaria: AM – 5; AcciaItalia: 5.

Canone e prezzo di acquisto: AM Investco: 50 - AcciaItalia: 30,8. Conseguentemente, il punteggio complessivo risultava essere: la cordata ArcelorMittal: 92,5 punti su 100 e AcciaItalia 80,8 punti su 100.

Una semplice notazione: nonostante AcciaItalia avesse conseguito una valutazione migliore, sia relativamente al piano industriale, che relativamente al piano ambientale, come può constatarsi dall'attribuzione dei relativi punteggi, ArcelorMittal risultava vincitrice di fatto, in ragione del parametro economico legato al canone e, più in generale, al prezzo di acquisto (1,8 miliardi contro 1,2 miliardi offerti da AcciaItalia), la valutazione del quale, evidentemente, superava da sola la sommatoria degli altri parametri di gara. Pertanto, in data 29 maggio 2017, i commissari straordinari formalizzavano al Ministero dello Sviluppo economico la proposta di aggiudicazione della gara alla prima classificata, ArcelorMittal. A valle, però, dell'istanza di aggiudicazione, la cordata AcciaItalia (amministratore delegato di allora: Lucia Morselli, attuale amministratore delegato di ArcelorMittal Italia) presentava espressa richiesta al Ministero di riaprire la procedura di gara, indicendo una seconda fase finalizzata ad ottenere offerte migliorative mediante l'esperimento di una procedura di rilanci.

Al riguardo, l'allora Ministro Calenda, considerato che il bando di gara non prevedeva espressamente un'ulteriore fase negoziale, né una successiva fase di rilanci, e che la suddetta richiesta era intervenuta, pertanto, nella fase finale della gara stessa, e cioè non solo dopo l'apertura delle buste, ma anche dopo la valutazione delle offerte da parte dei commissari, chiedeva, in data 31 maggio 2017, un parere all'Avvocatura generale dello Stato sulla legittimità, stante la disciplina normativa e negoziale di riferimento, di un'eventuale decisione dell'amministrazione di soprassedere dall'immediata aggiudicazione per esperire detta fase di rilanci.

Sul punto i legali di ArcelorMittal, con propria nota indirizzata ai commissari, auspicavano la sollecita conclusione della procedura di gara nel rispetto delle relative regole, segnalando da subito che un'eventuale decisione di segno opposto, ivi inclusa l'apertura di una fase di rilanci, si sarebbe posta in contrasto con le regole di gara, nonché con i principi di trasparenza, par condicio e non discriminazione, ai quali, secondo il diritto italiano, tali procedure devono conformarsi, riservandosi pertanto la tutela dei propri interessi nelle competenti sedi.

Ciò detto, in data 1° giugno 2017 - dunque il giorno dopo la richiesta del parere - l'Avvocatura dello Stato, seppur rilevando un generale principio di flessibilità che informava la procedura di cessione nell'ambito delle procedure d'amministrazione straordinaria, evidenziava la criticità, sia per ragioni di diritto che di merito, di un'eventuale apertura della seconda fase, sicché, alla luce del parere dell'Avvocatura, il Ministro riteneva di non poter accogliere la richiesta di AcciaItalia e, con decreto del 5 giugno 2017, autorizzava i commissari straordinari del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria a procedere all'aggiudicazione dei complessi aziendali del citato gruppo ad AM Investco Italy S.r.l., vale a dire alla cordata guidata da ArcelorMittal.

In data 28 giugno 2017, i commissari del gruppo Ilva e ArcelorMittal sottoscrivevano il contratto di affitto con obbligo di acquisto dei rami d'azienda. ArcelorMittal presentava, quindi, in data 5 luglio 2017, apposite domande di autorizzazione dei nuovi interventi e di modifica del piano ambientale, che venivano autorizzati su proposta del Ministro dell'Ambiente e del Ministro dello Sviluppo economico, previa delibera del Consiglio dei ministri, in data 29 settembre 2017.

In data 7 maggio 2018 si concludeva anche la citata procedura antitrust con la decisione della Commissione europea che approvava, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, l'acquisizione di Ilva da parte di ArcelorMittal.

La decisione, però, veniva subordinata alla realizzazione di alcuni rimedi, al fine di mantenere una concorrenza effettiva sui mercati siderurgici europei, a vantaggio dei consumatori e delle imprese, tra cui, nello specifico, l'eliminazione del gruppo Marcegaglia dal consorzio acquirente e numerose cessioni a carico del gruppo ArcelorMittal, tra cui l'impianto di Piombino, ma anche altri stabilimenti in Belgio, Lussemburgo, Macedonia, Repubblica Ceca e Romania.

In data 10 luglio 2018 perveniva al Ministero dello Sviluppo economico una lettera a firma del presidente della regione Puglia indirizzata al neo nominato Ministro – in data 2 giugno 2018 -, il Ministro Di Maio, nella quale, in relazione alla procedura di cessione del gruppo Ilva alla cordata capitanata da ArcelorMittal, venivano segnalate «zone d'ombra che andrebbero chiarite al fine di accertare se effettivamente tale aggiudicazione sia avvenuta in favore della migliore offerta».

L'11 luglio 2018 il Ministro sottoponeva la questione all'attenzione dell'Autorità nazionale anticorruzione, invocandone il «competente giudizio tecnico-giuridico» e trasmettendole il relativo incartamento. In data 19 luglio, l'ANAC rispondeva evidenziando tre profili di criticità in relazione alla procedura di gara e segnatamente: la decisione, pur a fronte di un consistente ampliamento del margine temporale per l'attuazione degli interventi previsti nel piano ambientale, di non riaprire la procedura di gara nell'interesse di tutti gli altri soggetti invitati a manifestare il proprio interesse, conseguentemente precludendo la partecipazione di un maggior numero di partecipanti, nonché la presentazione di offerte qualitativamente migliori; il presunto mancato rispetto, da parte della cordata aggiudicataria, di alcuni termini intermedi relativi a prescrizioni di carattere ambientale posti col decreto del Ministro dell'Ambiente e la decisione di non dare luogo ad una o più fasi di rilancio delle offerte, contrariamente alla più consolidata prassi di mercato e in assenza di ragioni ostative di carattere normativo, con ciò rinunciando all'opportunità di poter soddisfare al meglio l'interesse pubblico, in termini tanto economici quanto ambientali e occupazionali.

Alla luce di quanto ravvisato dall'ANAC, venivano, dunque, ritenuti sussistenti i presupposti per dare luogo, il 24 luglio 2018, a un procedimento per l'eventuale annullamento in autotutela della procedura di gara, al fine di verificare l'effettiva sussistenza degli ipotizzati vizi di legittimità e delle ragioni di interesse pubblico.

Nell'ambito di detto procedimento, in data 7 agosto 2018, veniva richiesto un apposito parere all'Avvocatura generale dello Stato e il successivo 21 agosto, nel condividere sostanzialmente quanto espresso dall'ANAC in merito alla decisione di non dare luogo alle fasi di rilanci, faceva presente che la mancata valutazione delle nuove offerte e il rilancio formulato da AcciaItalia poteva assumere rilievo quale elemento sintomatico della figura di eccesso di potere, integrante uno dei presupposti per l'eventuale esercizio del potere di autotutela ai sensi della legge n. 241 del 1990. In particolare, l'Avvocatura escludeva che un'eventuale deroga alla lettera di procedura che non disciplinava le fasi dei rilanci avrebbe potuto configurare una violazione della par condicio dei partecipanti; riteneva, inoltre, che l'eventuale decisione di aprire ai rilanci avrebbe potuto trovare ragione nella clausola 9, punto 2, della lettera di procedura medesima, che rimetteva ai commissari un amplissimo potere discrezionale, sia pure finalizzato agli obiettivi pubblicistici della procedura. L'Avvocatura faceva, quindi, presente che «nel caso di specie, la possibilità di addivenire a un legittimo esercizio del potere di annullamento» doveva «ancorarsi ad un interesse pubblico concreto ed attuale particolarmente corroborato». Tuttavia, tale interesse pubblico concreto e attuale all'annullamento non veniva più ritenuto sussistente in quel momento, considerato, tra l'altro, che: si erano, medio tempore, tenuti incontri con ArcelorMittal al fine di sollecitare la società stessa a formulare proposte migliorative in termini ambientali e occupazionali, incontri poi protrattisi anche durante la vigenza del procedimento medesimo; ArcelorMittal si era impegnata ad assumere una serie di iniziative tese al migliore soddisfacimento dell'interesse pubblico, al mantenimento di più elevati livelli occupazionali e alla maggiore tutela della salute dei lavoratori dell'Ilva, dei cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi oltre che dei profili ambientali; detti impegni, infine, si erano tradotti, in data 6 settembre 2018, nella sottoscrizione di uno specifico accordo sindacale tra Ilva e tutte le sigle sindacali che prevede, inter alia: l'assunzione da parte di ArcelorMittal sin da subito di 10.700 lavoratori, vale a dire 2.200 persone in più del numero offerto da ArcelorMittal all'epoca della presentazione della propria offerta vincolante e 700 in più di quanto contrattualmente previsto; la garanzia che, al termine dell'amministrazione straordinaria, tutti coloro che risultavano ancora alle dipendenze della medesima avrebbero ricevuto da parte di ArcelorMittal una proposta di assunzione a tempo indeterminato e, pertanto, di fatto l'assenza di esuberi; la garanzia del regime di tutela previsto dall'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, in favore di tutti gli assunti da Ilva antecedentemente al 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act; l'impegno da parte di ArcelorMittal all'erogazione di premi di produttività ai dipendenti, indipendentemente dall'andamento della società, già a partire dagli anni 2019 e 2020.

Nella sostanza, tra le parti di un addendum al contratto, il cosiddetto “Addendum ambientale”, ArcelorMittal, in estrema sintesi, assumeva impegni rafforzativi, integrativi e ampliativi delle obbligazioni già contratte, prevalentemente tesi a integrare e a migliorare i profili di tutela ambientale e della salute dei cittadini: a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, anticipando le scadenze fissate per l'ultimazione dei relativi lavori, ponendo delle scadenze intermedie per la realizzazione di alcuni interventi e misure, impegnandosi a mantenere le emissioni di polvere entro i limiti consentiti anche a fronte di futuri eventuali aumenti della produzione, eccetera.

Veniva anche considerato che: pur sussistendo i sopra evidenziati profili di illegittimità, non riguardavano più interessi concreti e attuali all'annullamento degli atti, che, in autotutela non poteva – e non può – fondarsi sul mero riscontro di una pregressa illegittimità; i risultati conseguiti con la sottoscrizione della sopra citata documentazione, in termini di impatto sociale, economico, occupazionale, ambientale e di tutela della salute, non potevano, nell'esercizio di bilanciamento dei diversi interessi che la legge impone di effettuare, non ritenersi prevalenti, nel caso di specie, rispetto all'esigenza, seppure meritevole di tutela, di ripristino della legalità violata, nonché in buona parte idonei a soddisfare l'interesse pubblico cui era finalizzata la non avvenuta fase dei rilanci; inoltre, AcciaItalia Spa, nelle more, era stata posta in liquidazione e successivamente cancellata dal registro delle imprese e, di conseguenza, un eventuale annullamento degli atti, con retrocessione del procedimento alla fase dei rilanci, non avrebbe avuto, a quel punto, alcun effetto utile.

Per queste ragioni, si disponeva dunque di non procedere all'annullamento degli atti di gara e, intercorso dunque, come detto, l'accordo sindacale, il contratto diveniva efficace tra le parti, con decorrenza 1° novembre 2018.

Effettuata, sia pure sommariamente, una ricognizione dei principali eventi relativi alla procedura di gara, vorrei dedicare una parte sostanziale della presente informativa alla cosiddetta “questione dell'immunità (o esimente) penale”.

Con riferimento, quindi, alla questione dell'immunità penale e del suo impatto su Ilva, occorre in primo luogo ripercorrere il susseguirsi delle varie norme.

Il decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, ha previsto, all'articolo 2, comma 6, che l'osservanza del Piano ambientale, anzitutto, non potesse dar luogo alla responsabilità amministrativa dell'ente ex decreto legislativo n. 231 del 2001 e, in secondo luogo, non integrasse responsabilità penale o amministrativa dei commissari straordinari e/o dei soggetti da questi funzionalmente delegati, in quanto conforme alle migliori regole in materia ambientale, di tutela della salute e dell'incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro.

Successivamente, il decreto-legge n. 98 del 2016 ha esteso la predetta disciplina anche all'affittuario o acquirente sino al 30 giugno 2017, termine poi prorogato fino a 18 mesi decorrenti dalla data di adozione del DPCM modificativo del piano ambientale.

Con riferimento al profilo temporale, permettetemi un po' di chiarezza. La disposizione letteralmente prevedeva che il regime di tutela trovasse applicazione con riferimento alle condotte poste in essere in attuazione del Piano fino alla scadenza del 30 giugno ovvero per un periodo ulteriore non superiore ai 18 mesi decorrenti dalla data di entrata in vigore del DPCM del 29 settembre 2017. In tale secondo caso, dunque, si sarebbe arrivati al 29 marzo 2019.

Focalizzando l'attenzione solo sul primo dei due possibili termini, quello cioè del 30 giugno 2017, occorre tuttavia ricordare che il decreto-legge n. 244 del 2016 aveva ancorato alla scadenza dell'AIA in corso di validità (vale a dire al 23 agosto 2023) il termine ultimo per l'esecuzione dei lavori previsti dal Piano ambientale. Quindi, nella sostanza, il termine ultimo per l'ultimazione del Piano ambientale era stato posticipato al 23 agosto 2023 e così anche il perimetro temporale di operatività della norma relativa alla cosiddetta immunità penale, e dello stesso avviso era anche il parere, reso in data 14 settembre 2017, dell'Avvocatura generale dello Stato.

Anche sulla scorta di alcuni accadimenti dei primi mesi del 2019 - il riferimento è, in primo luogo, alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 24 gennaio 2019 e, in secondo luogo, alla decisione del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale ordinario di Taranto di sollevare, in data 8 febbraio 2019, questione di legittimità costituzionale in via incidentale con riferimento, inter alia, alla esimente di cui al decreto-legge n. 1 del 2015 - il Governo ha deciso di intervenire ancora una volta a livello normativo sull'impianto dell'articolo 2, comma 6, del citato decreto-legge.

Ed infatti, con il cosiddetto “decreto crescita”, è stato circoscritto l'esonero da responsabilità amministrativa dell'ente derivante da reato - ex decreto legislativo n. 231 del 2001 - alle condotte connesse all'attuazione dell'AIA nell'osservanza del Piano ambientale e, soprattutto, è stato stabilito che l'esonero da responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell'affittuario e dell'acquirente di Ilva (o dei loro delegati) operasse esclusivamente per le condotte poste in essere in attuazione del Piano ambientale solo fino al 6 settembre 2019, e non oltre.

ArcelorMittal ha fatto presente che tali modifiche normative avrebbero potuto avere un effetto dirompente sull'operazione e sul contratto, non mancando di rappresentare altresì che la citata esimente penale aveva rappresentato un elemento fondamentale nella determinazione a contrarre, una condicio sine qua non in assenza della quale non vi sarebbe stato alcun accordo giuridicamente vincolante.

Anche su questo punto credo che sia opportuno fare chiarezza. Al momento della presentazione della propria offerta vincolante, irrevocabile e incondizionata - 6 marzo 2017 - ArcelorMittal aveva accluso al materiale presentato all'attenzione dei commissari straordinari, quale allegato n. 15, una “nota su questione normativa che intendiamo portare alla vostra attenzione” (il titolo della nota era questo).

Con tale documento, ArcelorMittal si soffermava sulla modifica normativa che in quel momento aveva interessato l'articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 2015 e, a questo riguardo, notava che il “milleproroghe” di allora avrebbe dovuto prevedere altresì che il periodo di non punibilità fosse esteso a tale nuovo termine, cioè il 23 agosto 2023.

La modifica introdotta - cito le parole di ArcelorMittal - prevede invece che la durata del periodo di non punibilità applicabile ad acquirenti e affittuari non sia più allineata al termine ultimo per l'attuazione del Piano ambientale e che possa terminare al più tardi entro il 31 marzo 2019, cioè ben prima di tale termine. Ciò appare in contrasto con la ratio della norma e della sua piena estensione (in precedenza prevista) ad acquirenti e affittuari. Concludeva Mittal dicendo che la mancata estensione del periodo di non punibilità al 23 agosto 2023 rappresenta una criticità rilevante per acquirenti e affittuari che si auspica venga risolta quanto prima tramite un ulteriore intervento legislativo.

Dal documento sopracitato era dunque possibile evincere che, al momento della presentazione della propria offerta vincolante, irrevocabile e - cosa più importante – incondizionata, ArcelorMittal palesava di aderire ad una interpretazione restrittiva della novella normativa appena apportata alla norma in questione dal “milleproroghe”, lamentando cioè che la durata dell'esimente penale non fosse stata estesa fino al 23 agosto 2023, analogamente a quanto fatto con il termine per l'esecuzione del Piano ambientale; cioè ArcelorMittal, nella sua nota, dice “per noi l'esimente termina il 31 marzo 2019, questa cosa potrebbe essere un problema e auspichiamo che venga prorogata”. Nonostante questo, hanno fatto l'offerta vincolante.

Pur criticando l'atteggiamento del legislatore - la mancata estensione del periodo di non punibilità al 23 agosto 2023, rappresentata come criticità - e augurandosi un intervento normativo correttivo - si auspica quindi un elemento normativo – palesava, ArcelorMittal, la chiara intenzione di non voler condizionare la propria offerta a tale, auspicato, intervento normativo, la miglior prova di ciò rinvenendosi, anzitutto, nella qualificazione dell'offerta medesima come incondizionata e, in seconda battuta, alcuni mesi dopo, con la sottoscrizione di un contratto che non disciplinava minimamente la questione – sottoscrizione, peraltro, avvenuta ben prima che, sul profilo della durata temporale dell'esimente penale, l'Avvocatura generale dello Stato fornisse interpretazione di diverso avviso (il parere, come detto, sarebbe arrivato al Ministero dello Sviluppo economico nel settembre 2017).

Dalle considerazioni che precedono, pareva emergere come ArcelorMittal non fosse nella condizione di poter legittimamente invocare la risoluzione del contratto e, con essa, lo scioglimento del vincolo giuridico.

Fermo restando quanto precede, occorreva in ogni caso prendere in considerazione la possibilità che ArcelorMittal, a fronte di detto intervento normativo, potesse ipso facto preferire sciogliersi unilateralmente e arbitrariamente dal negozio contrattuale.

Quindi, con decreto n. 101 del 2019, il Governo ha previsto che le condotte poste in essere in attuazione del predetto Piano ambientale, nel rispetto dei termini e delle modalità ivi stabiliti, non possano dare luogo a responsabilità penale o amministrativa, perché costituiscono adempimento di doveri imposti dal suddetto Piano ambientale.

Inoltre, si è previsto che, solo per l'affittuario o l'acquirente (e i soggetti da questi funzionalmente delegati), la disciplina dell'esimente si applichi con riferimento alle condotte poste in essere in esecuzione del Piano ambientale sino alla scadenza dei termini di attuazione stabiliti dal Piano stesso per ciascuna prescrizione ivi prevista, che venga in rilievo con riferimento alle condotte poste in essere da detti soggetti (ovvero dei più brevi termini che l'affittuario o acquirente si sia impegnato a rispettare nei confronti della gestione commissariale di Ilva), mantenendo ferma in ogni caso la responsabilità in sede penale, civile e amministrativa eventualmente derivante dalle violazioni di norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Questo il passaggio del decreto-legge n. 101 del 2019.

Come è noto, il decreto-legge n. 101 del 3 settembre 2019 è stato convertito in legge lo scorso 2 novembre da parte del Parlamento senza l'articolo 14, con il che il dispositivo normativo è tornato ad essere quello risultante a valle del decreto-legge “crescita”.

Conseguentemente, a partire dal momento della conversione, cioè dal 2 novembre, l'esimente penale non è già più applicabile.

Rammentata l'evoluzione normativa della disposizione in commento, desidererei soffermarmi sugli avvenimenti delle ultime ore.

Con lettera del 4 novembre 2019 (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), destinata ai commissari straordinari, ArcelorMittal ha comunicato l'esercizio del diritto di recesso dal “contratto di affitto con obbligo di acquisto di rami d'azienda in data 28 giugno 2017”, come modificato in data 14 settembre 2018 e integrato in data 20 marzo 2019.

Nella missiva viene evidenziato che la legge 2 novembre 2019, n 128, ha eliminato la protezione legale prevista dall'articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 2015, che costituiva, a detta della società, un presupposto essenziale su cui l'affittuario aveva fatto esplicito affidamento e in mancanza del quale non avrebbe neppure accettato di partecipare all'operazione né tanto meno di instaurare il rapporto disciplinato dal contratto. Secondo ArcelorMittal, quindi, si applicherebbe l'articolo 27, punto 5, del contratto, relativo al recesso.

A valle di detta missiva, alle ore 4 del mattino di lunedì 5 novembre, è stato notificato all'organo commissariale di Ilva un atto di citazione presso il tribunale di Milano, con il quale ArceolorMittal domanda in via principale di accertare e dichiarare l'efficacia del diritto di recesso, esercitando gli effetti dell'articolo 27.5, del contratto con comunicazione in data 4 novembre 2019, e, in via subordinata, di pronunciare la risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta, ovvero, in base ai principi in tema di presupposizione, in via di ulteriore subordine, di annullare il contratto per dolo o di risolvere il contratto per inadempimento di Ilva in amministrazione straordinaria, ovvero per eccessiva onerosità sopravvenuta, ovvero ancora in forza delle clausole risolutive espresse contenute nei singoli contratti di affitto attuativi.

Questa, ovviamente, non è un'aula di tribunale, tuttavia vorrei rappresentarvi, con riguardo alla principale tesi avanzata da ArcelorMittal, quella del recesso, alcune brevissime notazioni, cercando di essere sia schematico che oggettivo: l'articolo 27.5 del contratto di affitto con obbligo di acquisto dei rami d'azienda di Ilva e delle altre società del gruppo, anch'esse in amministrazione straordinaria, altro non è che la conseguenza diretta della impugnativa effettuata dinnanzi al TAR di Lecce e, poi, trasferita per competenza al TAR Lazio, da parte della regione Puglia e del comune di Taranto, del DPCM 29 settembre 2017 che ha approvato le modifiche al Piano ambientale; posto che il rispetto del piano ambientale costituiva e costituisce condizione per la prosecuzione delle attività produttive e che le modifiche richieste da ArcelorMittal e consentite dalla normativa vigente erano collegate all'attuazione del piano industriale oggetto dell'offerta, ArcelorMittal ha voluto disciplinare gli effetti contrattuali derivanti dall'eventuale accoglimento, in tutto o in parte, di tali ricorsi.

La disciplina contrattuale regolamenta, quindi, il caso in cui, entro la data di esercizio, cioè entro la data in cui ArcelorMittal avrebbe dovuto esercitare l'obbligo di acquisto, sia intervenuta una sentenza definitiva, una sentenza esecutiva di primo grado non sospesa, un DPR di accoglimento di un ricorso straordinario proposto dalle organizzazioni ambientaliste o dalle organizzazioni di consumatori, nonché di singoli cittadini, non sospeso, un provvedimento amministrativo o legislativo non derivante da obblighi comunitari con cui venga disposto l'annullamento integrale del DPCM 29 settembre 2017, ovvero l'annullamento parziale tale da rendere impossibile l'esercizio dello stabilimento di Taranto, anche in conseguenza dell'impossibilità, a quel momento, di adempiere ad una o più delle prescrizioni da attuare, ovvero dell'impossibilità ad adempiervi nei nuovi termini come risultanti dall'annullamento di parte qua. Entro quindici giorni dal verificarsi di una delle evidenze di cui al precedente punto, ArcelorMittal ha il diritto di recedere dal contratto attraverso una comunicazione scritta alla società in amministrazione straordinaria.

Ulteriore previsione contenuta all'articolo 27.5, direttamente connessa alle precedenti, è relativa alla sopravvenienza di un provvedimento legislativo o amministrativo, non derivante da obblighi comunitari, che comporti modifiche al piano ambientale e che renda non più realizzabile sotto il profilo tecnico o economico il piano industriale.

Dalle previsioni contrattuali sopra richiamate discende, dunque, che il diritto di recesso disciplinato in contratto consegue esclusivamente da provvedimenti giudiziari, amministrativi o legislativi che comportino l'annullamento totale o parziale del piano ambientale, tale da rendere impossibile l'esercizio dello stabilimento, ovvero la modifica dello stesso DPCM, tale da rendere non più realizzabile sotto il profilo tecnico ed economico il piano industriale. Quindi, presupposto necessario per l'applicazione del 27.5 del contratto è, dunque, un intervento sul piano ambientale e sul DPCM 29 settembre 2017 e non un qualsiasi altro intervento anche normativo che non impatti su tale DPCM. Sembrerebbe, dunque, fuori centro l'affermazione di AMI secondo cui la legge di conversione del decreto “crisi”, eliminando la protezione legale “ha un impatto irrimediabilmente dirompente sul contratto, perché, tra l'altro, comporta una modifica del piano ambientale che rende non più realizzabile il piano industriale” e, pertanto, dovrebbe applicarsi “l'articolo 27.5 del contratto”. Tale provvedimento legislativo non comporta alcuna modifica del piano ambientale, eliminando la tutela legale che è estranea al piano ambientale quale atto amministrativo regolante l'esecuzione degli interventi ambientali.Da quanto sopra schematicamente riportato, anche in una interpretazione sistematica e non solo letterale, la modifica del DPCM 2017 è elemento necessario alla fattispecie che determina l'insorgenza del diritto di recesso, ma, come detto, il DPCM non è stato neanche minimamente intaccato.

Certamente, questa non è la sede più opportuna per disquisizioni di tipo giuridico-legali, però volevo rappresentare e portare alla vostra attenzione in maniera quanto più possibile e asettica alcuni dati e spunti, tratti del contratto, dal quale tre giorni fa ArcelorMittal ha palesato di voler recedere.

Altra vicenda che merita una sintetica ricostruzione è quella relativa all'altoforno n. 2 dello stabilimento produttivo di Taranto, il cosiddetto “AFO2”. Lo scorso 17 settembre, la prima sezione penale del tribunale di Taranto si è pronunciata in merito all'appello presentato da Ilva in amministrazione straordinaria avverso l'ordinanza del giudice monocratico del medesimo tribunale con cui era stata rigettata la concessione alla facoltà d'uso di AFO2, condizionatamente all'adempimento delle prescrizioni già impartite dalla procura di Taranto per la messa in sicurezza dell'impianto medesimo, nell'ambito del decreto di sequestro preventivo emesso nel 2015 per gli accadimenti che avevano portato alla scomparsa di Alessandro Morricella, operaio, avvenuto in data 12 giugno 2015.

Ricordo che la restituzione condizionata dall'altoforno 2 era stata disposta dalla procura di Taranto a seguito dell'emanazione del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, che aveva normativamente disposto la facoltà d'uso dell'impianto sottoposto a sequestro. Va detto che a seguito del decreto di sequestro la procura aveva emesso nel settembre dello stesso anno il decreto di restituzione condizionata all'adempimento di specifiche prescrizioni per la messa in sicurezza; successivamente, con nota del 27 giugno 2017 e consulenza tecnica del 2019, Ilva aveva illustrato le ragioni di carattere tecnico in virtù delle quali alcune prescrizioni erano state ritenute non attuabili, mentre altre erano state eseguite come richiesto.

Il 31 luglio 2019, il giudice monocratico presso il quale era incardinato il giudizio di cognizione per l'omicidio colposo di Alessandro Morricella aveva rigettato l'istanza di concessione di uso dell'altoforno 2 per una serie di motivazioni. Il giudice riteneva, inoltre, che nemmeno potrebbe valere il richiamo al principio di proporzionalità tra il pregiudizio alle ragioni di Ilva derivante dallo spegnimento dell'altoforno e le esigenze da tutelare, perché tale principio non potrebbe in ogni caso condurre ad una sostanziale vanificazione della finalità degli effetti della misura applicata. Pertanto, concludeva il giudice monocratico, l'eventuale concessione di un'ulteriore facoltà d'uso si sarebbe tradotta “in un inammissibile surrogato del cosiddetto decreto salva-Ilva” (parole del giudice).

Con l'atto di appello, la difesa di Ilva ha contestato al giudice monocratico alcuni profili dell'ordinanza impugnata. Il tribunale, nel decidere in merito all'impugnazione, addebita all'Ilva una colpevole condotta e un colpevole ritardo, non avendo mai impugnato il provvedimento della procura del 7 settembre 2015, ma nemmeno avendo mai posto pienamente in essere le prescrizioni in esso contenute. Il tribunale tuttavia riconosce che attualmente c'è la volontà concreta da parte di Ilva di adeguarsi alle prescrizioni della procura senza alcuna istanza dilatoria. Il tribunale, quindi, si ritiene incaricato dell'individuazione del punto di equilibrio tra la tutela della sicurezza dei lavoratori e la continuità della produzione industriale, e ritiene, a questo proposito, che il rischio per la sicurezza dei lavoratori, come dedotto nel decreto di sequestro, non si è estinto ma si è sensibilmente attenuato e, per tali motivi, il 17 settembre scorso, accogliendo parzialmente l'appello nell'interesse di Ilva, avverso l'ordinanza del giudice, ha concesso all'appellante la facoltà d'uso di AFO2, ovviamente con l'adempimento delle prescrizioni, entro un termine non superiore a quello originariamente concesso; ciò significa entro il 13 dicembre 2019.

Questa è la cronologia degli eventi e lo stato dell'arte su AFO2 e, come può constatarsi, la questione è attualmente pendente presso i competenti organi giudiziari. Non è nella disponibilità del Governo, a meno che il principio di separazione dei poteri sia nel frattempo venuto meno, intervenire sulla questione di AFO2, che è anche determinante rispetto a quanto dice ArcelorMittal.

Vorrei, poi, soffermarmi anche sulla situazione della città di Taranto, delle famiglie tarantine, dei cittadini di Taranto e della provincia di Taranto, ossia su tutti coloro che quotidianamente vivono la questione ambientale, la questione sociale ed economica dell'area tarantina. Non è facile affrontare una situazione articolata come quella odierna, composta da problematiche e competenze peculiari e, al contempo, molto articolate. Abbiamo, però, un'occasione, perché ci sono strutture, competenze e risorse già disponibili per il perseguimento di grandi obiettivi per riabilitare il territorio. Mi riferisco ovviamente al Tavolo istituzionale permanente per Taranto, la cui presidenza è affidata al Ministero dello sviluppo economico e al sottostante contratto istituzionale di sviluppo che vede risorse già assegnate per circa 1,1 miliardi di euro. Spetta ora a noi il compito di rendere efficace e tempestiva l'azione. Credo che sia più opportuno, piuttosto che fare tavoli, fare ricadute sul territorio efficaci ed efficienti.

L'azione politica intende dare continuità agli obiettivi individuati negli ultimi sei mesi: il lavoro di monitoraggio, attualizzazione dei contenuti e sblocco delle risorse già disponibili; tracciare un nuovo quadro di sviluppo; affiancare un'azione strategica di valorizzazione dell'economia tradizionale (cibo, turismo, cultura). Io credo che bisogna lavorare per ridare dignità al territorio di Taranto.

Veniamo ora all'incontro di ieri con la società e il futuro dell'ex Ilva di Taranto. Io ho voluto esporre i fatti che oggi tracciano il quadro della situazione per cercare di oggettivizzare alcuni argomenti di trattazione. Io voglio ribadire che parlare di Ilva, parlare del problema che oggi stiamo affrontando e cerchiamo di affrontare non è soltanto parlare di uno stabilimento siderurgico o di uno stabilimento produttivo, ma è parlare del piano industriale del nostro Paese, è parlare di una visione industriale del nostro Paese, dove la siderurgia non può non essere al centro, dove la produzione siderurgica, in Italia, non può non essere al centro per le ricadute drammatiche che il nostro Paese dovrebbe affrontare, laddove non ci fosse più produzione interna di acciaio. Io su questo voglio essere molto chiaro, perché il Governo parla con una voce sola (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): pensare alla chiusura dello stabilimento Ilva ha un'immediata ricaduta su quel territorio in termini occupazionali e, quindi, sociali, ha un'immediata ricaduta sull'indotto, ma ha un'immediata ricaduta su tutti i settori produttivi italiani, dal settore delle costruzioni a quello della cantieristica, alla cantieristica navale. Pensare di non avere produzione interna di acciaio significa non avere la possibilità di un piano industriale serio per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Prego, Ministro.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Nell'incontro di ieri, io ringrazio il Presidente del Consiglio per aver voluto prendere in carico questa vertenza immediatamente, appena esplosa, ringrazio i colleghi del Consiglio dei ministri (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, scusi Ministro.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. …che, insieme a me, si sono impegnati nell'incontro che abbiamo fatto. Il Presidente del Consiglio, da subito, ha manifestato la disponibilità del Governo di fare tutto quello che il Governo può fare mantenendo il principio di separazione di poteri, perché presso i tribunali non possiamo intervenire per consentire ad ArcelorMittal di garantire l'impegno al rispetto del piano industriale, del piano occupazionale, dell'accordo sindacale e del contratto sottoscritto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è stato l'impegno che il Governo, per bocca del Presidente del Consiglio, con la presenza di quasi tutto il Consiglio dei ministri, davanti ai vertici di ArcelorMittal, si è preso e, per tutta risposta, ArcelorMittal ha risposto in modo univoco. A prescindere da tutte le evidenze collaterali e da tutte le questioni aperte collaterali, anche risolte quelle, ArcelorMittal non si impegna in nessun modo a produrre più di 4 milioni di tonnellate anno, chiede 5 mila esuberi, non dà alcuna garanzia che queste misure siano contingenti, vista la difficoltà del mercato dell'acciaio, ma ritiene strutturale quell'impegno. ArcelorMittal ieri ci ha detto, in modo plastico, che non è in grado di rispettare il piano industriale e, di conseguenza, il piano occupazionale. E questo il Governo italiano non può accettarlo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

Io non ho mai avuto problemi nella mia vita a mettere la faccia sulle cose che faccio (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): se volete dare la responsabilità a me, datela, ma io chiedo un atto di responsabilità di tutte le forze politiche, dalla mia forza politica all'ultima forza politica di opposizione, perché questa vertenza la risolviamo col sistema Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Se vogliamo riuscire a garantire la continuità produttiva di quello stabilimento, la risposta deve essere del sistema Paese, di quest'Aula del Parlamento, dell'altra Aula del Parlamento, delle forze sociali, delle forze sindacali (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). C'è necessità di un atto di grande responsabilità di tutte le forze politiche: la politica non si deve fare, in questo caso, con dei tweet, si fa con serietà. Noi ci mettiamo la faccia e vogliamo essere seri e credibili (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e dire a quella azienda, a quella società che non può pensare di aver sottoscritto un accordo e di disattenderlo dopo dieci mesi. I commissari straordinari, nell'anno precedente, hanno ottenuto risultati economici migliori di ArcelorMittal: questa è la verità. Quell'impresa, evidentemente, non aveva intenzione di fare produzione in quello stabilimento (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo concludere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Io credo che lo dobbiamo al nostro Paese, perché in altri Paesi, quando si affrontano crisi che mettono a serio repentaglio l'economia di un Paese intero, di uno Stato intero, si risponde in modo unito e unitario, non accusandosi ripetutamente e vicendevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali si levano in piedi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi tutti, dopo, credo, dodici-tredici “decreti salva Ilva” - perdonatemi, ho perso il conto -, siamo qui a parlare ancora di quella che è una delle più importanti realtà produttive del nostro Paese. Non ho intenzione di girarci intorno, colleghi: ArcelorMittal ha deciso di uscire dall'Ilva senza “se” e senza “ma”. In questi giorni di campagna speculativa, vergognosa, maggioranza e Governo sono stati accusati del fatto che, con le modifiche introdotte al “decreto-legge crisi”, avremmo di fatto causato la perdita di più di 10 mila posti di lavoro, facendo voli pindarici e acrobazie per giustificare e sottrarre dalle proprie responsabilità imprenditoriali una multinazionale che ha sottoscritto degli impegni precisi e non interpretabili. ArcelorMittal ha chiesto lo scioglimento del contratto: non può essere giustificata la pretesa della controparte, perché quella clausola, come da lei detto, Ministro, in quell'addendum che tanto si invoca, non fa mai riferimento ad una specifica immunità penale o ad uno scudo penale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parla di modifiche legislative collegate al piano ambientale, tali da non consentire la realizzazione, sul piano tecnico-economico, del piano industriale. Non siamo in questo caso. L'azienda ritiene, quindi, che, con gli attuali livelli produttivi, non riuscirebbe a sostenere le spese di gestione e produzione, oltre che a rientrare dagli investimenti effettuati. È un tema tutto industriale, quindi, con una multinazionale che ritiene non sostenibile economicamente l'impianto di Taranto e che non può assicurare gli attuali livelli occupazionali, paventando esuberi di 5 mila persone, che significa 5 mila famiglie in mezzo ad una strada, senza contare l'indotto. Non è giustificabile tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il progetto ambientale e industriale di Mittal è stato presentato al Governo, a seguito di una gara di procedura ad evidenza pubblica, dove i termini e i contenuti erano ben noti nel bando e i dettagli del piano industriale e del piano ambientale sono parti del contratto. Mittal sta chiaramente tirandosi indietro da impegni contrattuali a seguito di una gara vinta. La verità, colleghi, è che il piano industriale fa acqua da tutte le parti e, di certo, le responsabilità non possono essere imputate allo Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, a pochi mesi dalla firma, Mittal ci viene a raccontare che il piano industriale non è sostenibile economicamente; forse, non tutti sanno che, il 16 ottobre, lo disse già in Commissione attività produttive: proprio in quell'occasione, disse che riusciva a produrre massimo 4,5 milioni di tonnellate, anziché 6.

Una serie di congiunture: contrazione del mercato, sovraccapacità produttiva, forte concorrenza sui mercati globali, aumento delle importazioni verso l'Unione europea, aumento delle importazioni dalla Turchia, necessità di applicare il prezzo della CO2 ai prodotti importati. Cose che non erano prevedibili per un'azienda che fa quello di mestiere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? ArcelorMittal avrebbe rispettato il piano di assunzioni come da contratto; peccato che contemporaneamente abbia messo più di 1.300 persone in cassa integrazione, che si aggiungono a quelle in cassa integrazione straordinaria. Facendo un breve passo indietro, vorrei ricordare che il piano industriale di Mittal ha caratterizzato una gara che ha visto l'esclusione di una cordata con Cassa depositi e prestiti, e dagli analisti finanziari la situazione è stata vista molto positivamente, con circa un 1,4 miliardi di soldi risparmiati per l'azienda.

Ancor di più, una situazione deve essere posta sotto il profilo ambientale, perché la situazione ambientale e sanitaria è allucinante, come delinea lo studio Sentieri, che evidenzia per la sede tarantina più 54 per cento di incidenza di tumori per bambini di età da zero ai 14 anni, più 21 per cento mortalità infantile, più 20 per cento di eccesso di mortalità, più 45 per cento di malattie iniziate in gravidanza: signori, questi non sono dati a caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questi sono dati che devono far riflettere sulle problematiche che ci portiamo dietro.

L'Italia, dal canto suo, ha il dovere di accompagnare questa industria al miglioramento dei cicli produttivi con percorsi di efficientamento, alla loro ubicazione territoriale corretta e alla loro trasformazione mediante l'utilizzo di vettori energetici a ridotte emissioni, come fanno in altri Paesi europei. Il Governo valuti la realizzazione di un accordo di programma come quello realizzato per l'Ilva di Genova, salvaguardando il reddito dei lavoratori, la salute dei cittadini, la salvaguardia dell'ambiente, con particolare priorità di attuazione dei programmi di bonifica e realizzando una riconversione economica con tempi e strumenti finanziari certi. Basta: dodici decreti, tredici decreti salva Ilva non sono più contemplabili. Questo Paese si deve creare una strategia complessiva industriale e non è un'alternanza tra minoranza e maggioranza, ma una serietà e un rispetto che dobbiamo a tutti i cittadini italiani, in primis a quelli che subiscono gli inquinamenti di queste aree (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. È sempre una pessima notizia quando si deve dire “lo avevamo detto”, perché quando si dice “lo avevamo detto” vuol dire che si è fatta una previsione nefasta, negativa, e poi quella previsione si realizza. In questo caso non è solo una previsione nefasta, è una vera e propria tragedia quella di cui stiamo discutendo oggi. A cosa mi riferisco? Mi riferisco al dibattito parlamentare della scorsa settimana sul “decreto salva imprese”, quando, con senso di responsabilità, la Lega ha cercato di porre l'attenzione su quella che era la vicenda principale, che non era oggetto dell'attenzione del Parlamento, quasi fosse una cosa cancellata, che era il tema dell'Ilva.

Mi riferisco al fatto che l'attuale maggioranza avesse deciso al Senato, votando l'emendamento Lezzi, di cancellare quella norma sulla tutela penale che era stata concordata da ArcelorMittal e dal Mise come condizione perché ArcelorMittal mantenesse la produzione in Italia, e quindi mantenesse in Italia i posti di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Il fatto che…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Il fatto che su questo tema non ci fosse attenzione, ci ha portato a questa tragedia annunciata, perché purtroppo da quel dibattito parlamentare è emerso che il MoVimento 5 Stelle e la sua ideologia hanno vinto la battaglia. L'ideologia che voleva chiudere l'Ilva, perché c'è questa follia - non so chiamarla diversamente - per cui, per portare a Taranto lo scalpo di ArcelorMittal per una promessa elettorale, 16 mila lavoratori, la perdita della filiera dell'acciaio in Italia e la perdita della credibilità internazionale del nostro Paese sono solo un danno collaterale. Questa roba qua non si può definire che follia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E il problema è che il MoVimento 5 Stelle non ha vinto solo su questa folle battaglia; ha dimostrato di aver ragione anche su un'altra cosa, cioè sul fatto che questo Parlamento è diventato completamente inutile, come dicevano dai tempi della “scatoletta di tonno”, perché un Parlamento che non è in grado di opporsi a tutto questo, un Parlamento che, per salvare 16 mila lavoratori, mette davanti i giochi di maggioranza, la retorica artefatta, mette davanti i vincoli di accordo tra i partiti, è un Parlamento che ha perso la sua funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Davanti a 16 mila disoccupati non c'è accordo di maggioranza che tenga! Ci si oppone a questa follia per difendere il lavoro e la produzione in Italia, e questo Parlamento non lo ha fatto; questo Parlamento non lo ha fatto perché ormai questo male ci sta divorando da dentro. È il male della logica del becero giustizialismo, è il male della logica dell'ecologismo militante, è il male della decrescita felice. Felice: chiedetelo agli operai dell'Ilva in queste ore quanto è felice la decrescita; avrete delle sorprese, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Proteste del deputato Vianello). È il male (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi! La richiamo all'ordine, deputato Vianello!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). È il male per cui, oltre a far chiudere l'Ilva, in un momento in cui subiamo la concorrenza sul fisco dei nostri principali partner europei, noi pensiamo di accogliere gli investitori stranieri facendo tintinnare le manette. Non basta essere il Paese d'Europa con la più alta pressione fiscale: no, li vogliamo mandare ancora via; mandiamo via anche quelli che già ci sono (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier)! È la logica per cui, nonostante l'Italia sia sotto attacco da Trump con i dazi, non per colpa nostra ma per colpa dei partner europei sulla vicenda Airbus, noi siamo talmente geniali che ci inventiamo la tassa sulla plastica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti del deputato Donno), quando siamo il primo produttore di plastica d'Europa e mettiamo…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Deputato Donno!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …e mettiamo la tassa soltanto sulla produzione che va nel mercato interno. Quindi, dove non arrivano i dazi di Trump, i dazi ce li mettiamo da soli! Complimenti, questa è follia: follia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Colleghi!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Siamo quelli che si sono inventati l'ecotassa, la tassa sui poveri (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché l'Euro 1, l'Euro 2 e l'Euro 3 ce le hanno la povera gente (Commenti del deputato Donno)

PRESIDENTE. Colleghi! Deputato Donno!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …e con questa scelta…

PRESIDENTE. Colleghi, vi richiamo all'ordine!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …abbiamo bloccato 5 miliardi di investimento di FCA a Torino: erano cattivi e indiani anche quelli? No, li abbiamo bloccati con l'ecotassa. Siamo quelli che dicono no alle Olimpiadi a Torino e a Roma perché dietro a un grande evento c'è sempre una mangiatoia ed evitiamo gli investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo corrosi da un male che ha ridicolizzato l'Italia sulla TAV e la sta ridicolizzando ora su ArcelorMittal, con una differenza però: che sulla TAV c'era una forza politica in maggioranza che ha fatto prevalere il buon senso e la TAV si farà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); oggi c'è una maggioranza che si piega a questa logica folle per paura di andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E allora - e chiudo, Presidente - di fronte a tutto questo penso che ci siano momenti nella storia di un Paese in cui bisogna mettere davanti alcuni valori e fare delle scelte, e qui mi rivolgo ai colleghi di quella che fu la sinistra. Noi abbiamo l'obbligo costituzionale di difendere il lavoro: non è una scelta, non è un'idea politica. Se vogliamo rappresentare le istituzioni (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Colleghi!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …in maniera degna il nostro primo compito è difendere il lavoro. E allora, di fronte a questa tragedia annunciata, di fronte a questo disastro voluto, causato e ricercato dai vostri partner di Governo del MoVimento 5 Stelle, penso che, se volete chiamarvi fuori e poter ancora cercare di lavorare per estirpare questo male dal Paese e salvare questo Paese prima che vada nel baratro, avete una chance sola, che è quella di staccare immediatamente la spina a questo Governo e andare a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché il Governo politicamente finisce oggi e soprattutto…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …perché dovete dimostrare - chiudo - che nessuno abbia a pensare che più che 16 mila posti di lavoro a voi interessi difendere una manciata di posti di lavoro dei vostri ministri e dei vostri sottosegretari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier

- Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I d eputati del gruppo Lega- Salvini Premier espongono striscioni recanti la scritta: A casa voi, non gli operai Ilva!).

PRESIDENTE. Non sono tollerati i cartelli. Chiedo agli assistenti di intervenire, non è un comportamento lecito (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Elezioni! Elezioni!”). Fate passare gli assistenti! Deputati, deputati! Deputato Viviani, deputato Viviani non opponga resistenza. Giglio Vigna, la richiamo all'ordine! Bazzaro! Andiamo avanti, sapete benissimo che non è un comportamento lecito (Commenti del deputato Molteni). Deputato Molteni, deputato Molteni!

Ha chiesto di parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà (I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Mai con il PD! Mai con il PD!”- Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Colleghi, vi richiamo all'ordine! Colleghi! Ha chiesto di parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà. Date la possibilità di parlare anche agli altri colleghi. Deputati, deputati!

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi (Commenti)…

PRESIDENTE. Colleghi! Prego.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi (Commenti)…

PRESIDENTE. Prego.

MAURO D'ATTIS (FI). Onorevoli colleghi, il caso Ilva ci mette di nuovo all'angolo fra tutti i Paesi europei: nessuno più si fida di noi, la nostra politica industriale si riduce a cercare di salvare, senza però applicarvi le necessarie cure, un giorno l'Alitalia, il giorno dopo la Whirlpool, e ancora poi l'Ilva.

PRESIDENTE. Colleghi, si sta intervenendo, quindi vorremmo poter ascoltare. Grazie.

MAURO D'ATTIS (FI). Mi fa ripartire il tempo?

PRESIDENTE. Prego, non si preoccupi (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Deiana! Deputata Deiana! Deputata Deiana! La richiamo all'ordine. Prego. Prego.

MAURO D'ATTIS (FI). Il caso Ilva, Presidente, ci mette di nuovo all'angolo fra tutti i Paesi europei: nessuno si fida più di noi, la nostra politica industriale si riduce a cercare di salvare, senza però applicarvi le necessarie cure, un giorno l'Alitalia, un giorno Whirlpool e poi l'Ilva.

Queste non sono le parole, signor Ministro, di Mauro D'Attis, e né del presidente onorevole Gelmini. Sa di chi sono queste parole? Queste parole sono del socio promotore dell'innovativa coalizione europeista in salsa italiana denominata Ursula: sono le parole di Romano Prodi, che ammette pubblicamente il fallimento della politica industriale di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Caro Ministro… Sì, ve lo dice proprio Romano Prodi, non ve lo diciamo noi; ma noi ve lo stiamo dicendo da tempo, da parecchio tempo. Lo abbiamo detto anche al suo Presidente del Consiglio, che oggi non c'è, ha mandato lei; nelle sue due versioni, eh: nella versione 1, quella che finché, caro collega Molinari, era al Governo con la Lega era per l'immunità, nella versione 2, quando governa col PD, con Renzi e con LeU, che, per restare attaccato alla poltrona improvvisamente scopre di essere contrario all'immunità penale.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Tu hai governato col PD!

PRESIDENTE. Deputato Giglio Vigna, la richiamo all'ordine! È un primo richiamo formale.

Andiamo avanti.

MAURO D'ATTIS (FI). Siete in un cul de sac, caro Ministro, e purtroppo nel cul avete infilato il Paese, con le vostre continue indecisioni, le strategie elettorali, con i vostri strappi e le vostre inconcludenti marce indietro.

Al di là delle dichiarazioni di affetto, signor Ministro, perché non approvate l'emendamento proposto anche da Forza Italia per il ripristino dell'immunità? Perché non date seguito a questa proposta? Può essere che ArcelorMittal abbia trovato la scusa per svignarsela; però - è questa la cosa grave - questo Governo le ha dato il pretesto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Le dico subito che per noi è impossibile accettare i 5 mila esuberi, come anche il mantenimento della gestione soltanto dei laminatoi da parte del privato e la gestione del resto da parte dello Stato.

Il problema però, signor Ministro, è un altro, non è questo: è come ci siamo arrivati a tutto ciò. Questa sì, ha detto lei, non è un'aula di tribunale, ma mi verrebbe da dire: ci fa sapere poi quando veramente inizia l'informativa del Governo sulla questione dell'ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Perché fino adesso ci ha raccontato soltanto la storia delle carte: direbbe qualcuno, le scartoffie.

Il cul de sac è legale, perché è molto difficile trovare per voi - è evidente - la ragione legale per contrapporsi alla posizione dell'azienda. Il cul de sac è istituzionale: è un Governo che non sa bene che fare con un Presidente del Consiglio, ahinoi e ahivoi soprattutto, isolato su una vicenda che rischia di fare parecchi danni di PIL percentuale.

Il cul de sac è soprattutto politico: su questo tema non c'è una maggioranza, siete quattro partiti e parlate cinque-sei lingue diverse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); LeU: nazionalizziamo. PD: lavoriamo per l'immunità penale a tutti, oppure commissario straordinario con lo Stato che gestisce l'acciaieria; il partito di Renzi, che dopo aver tolto, col proprio voto al Senato, l'immunità, ora propone di rimetterla, e sono passati solo 15 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); 5 stelle: un disastro, perché c'è l'imbarazzo della scelta sulle posizioni. Ci sono alcuni parlamentari che l'ex Ilva o la rilanciano o la chiudono, a seconda di chi si trovano di fronte a parlare. C'è Di Maio, meglio, ci dovrebbe essere Di Maio, che è quello che insieme a Grillo doveva bloccare il TAP, la TAV, i vaccini, l'Europa, i cinesi, gli americani e i marziani, e invece è finito per regalarci il reddito di cittadinanza, svuotando le casse dello Stato e producendo occupazione zero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo stesso Di Maio che aveva chiuso l'accordo con ArcelorMittal: l'ha raccontato lei, nel suo processo verbale! Lo stesso Di Maio contro cui - ed è questo il nodo, è questo il nodo - si scaglia inferocita una senatrice ex Ministro per il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che, non entrando nel nuovo Governo, dimentica di aver approvato con il precedente Governo l'immunità, e per farla pagare al suo capo politico (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Deve concludere. Colleghi!

MAURO D'ATTIS (FI). …e per non farla vincere al suo capo politico, emenda ed elimina così l'immunità, con un emendamento al Senato arrivato al momento giusto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Ministro, non siete credibili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Io devo dire: per fortuna che nello scorso Governo, insieme al MoVimento 5 Stelle, pur non avendo condiviso quel Governo, c'erano gli amici della Lega (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché con quella immunità (Commenti del deputato Giacomelli)

PRESIDENTE. Colleghi! Deputato Giacomelli.

MAURO D'ATTIS (FI). Con quel mantenimento dell'immunità, abbiano dato un senso alle parole e ai contratti. Adesso non siete più credibili, perché avete detto troppe bugie.

PRESIDENTE. Deve concludere. Deve concludere.

MAURO D'ATTIS (FI). Oggi non avete portato niente. Avete cambiato troppe volte le vostre posizioni; e il problema, caro Ministro, è che siete al Governo del Paese, se non ve ne siete accorti, e la vostra credibilità, che è pari a zero, sta affossando la credibilità dell'Italia. Meglio se andate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, lei oggi ci ha fatto un resoconto puntuale: noi siamo al suo fianco. L'appello che lei ha fatto a tutte le forze politiche e sociali per difendere la dignità di questo Paese, è un appello che ci trova partecipi, solidali, e noi combatteremo con lei fino alla fine (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Mi lasci dire che lei ha ragione, e questa è una cosa molto importante: lei ha illustrato i motivi per cui il Governo è dalla parte della ragione. Però, mi lasci dire, me lo lasci dire con la morte nel cuore, che se noi avessimo ragione e perdessimo 5 mila posti di lavoro, noi avremmo torto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E quindi oggi è l'inizio di un lavoro durissimo, che deve continuare insieme con chi ci sta: io mi sarei aspettato altre parole dall'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); con chi ci sta. Me le sarei aspettate perché difendere la produzione industriale di questo Paese, difendere l'industria, come lei ha detto oggi, con parole chiarissime, che lei vuole difendere l'industria in questo Paese…

CLAUDIO DURIGON (LEGA). Ricordati un anno fa che dicevi!

PRESIDENTE. Durigon!

GRAZIANO DELRIO (PD). Siccome lei lo ha detto con parole chiarissime, io credo che lei stia difendendo la sovranità nazionale, e chi vuole difendere l'Italia oggi sta dalla parte del Governo, dalla parte dell'Ilva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali).

Mi lasci dire che Ilva è una prova di forza e di coraggio per questo Paese, per questo Paese più che per il Governo. Di forza, perché non possiamo consentire alle multinazionali di scorrazzare in questo Paese, violando accordi già presi, perché gli accordi sono fatti con le comunità locali, le comunità locali come quella di Taranto che tanto hanno sofferto, che tanto stanno soffrendo. I patti non si riscrivono, questo dev'essere chiaro, sulla pelle dei lavoratori: non si possono riscrivere i patti, i piani industriali, non si possono riscrivere gli impegni che sono presi sulla pelle dei lavoratori. E chiunque vuol far pagare i suoi errori, gli errori che ha commesso, come lei ha illustrato bene, efficacemente, in questo anno e mezzo di impegni… ebbene, gli errori di Ilva non possono essere fatti pagare ai lavoratori, e questo dev'essere molto chiaro. Perché chi vuole far pagare quegli errori ai lavoratori troverà un intero Paese schierato contro, e troverà un Governo disposto a compiere un'azione legale profonda ed efficace per impedire che questo diventi un precedente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Né Whirlpool né l'Ilva né ArcelorMittal possono andare in un'altra direzione.

Ed è anche, oltre che una prova di forza per questo Paese e per questo Governo, una prova di coraggio, signor Ministro. Perché dobbiamo avere il coraggio di difendere ogni singolo posto di lavoro (Una voce dai banchi di Forza Italia: con il reddito di cittadinanza!): prima viene il lavoro; prima dei calcoli di partito, prima dei calcoli di territorio viene il lavoro, vengono i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Noi vogliamo essere al loro fianco fino a quando questa vertenza non sarà conclusa.

Dobbiamo avere il coraggio di difendere la produzione industriale, perché, come ho detto, è difendere la sovranità nazionale e dobbiamo avere il coraggio di affrontare il problema della coesistenza tra l'industria e l'ambiente, perché è possibile produrre ricchezza e produrre lavoro in armonia con l'ambiente. È possibile, è doveroso ed è stato il lavoro che si è cercato di fare in tutti questi anni: mettere a disposizione - io ero sottosegretario di Stato quando cominciammo quel lavoro con il procuratore Greco - e far ritornare il miliardo di euro che i Riva avevano portato via da questo Paese per il risanamento ambientale che deve proseguire ed è cominciato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). Per questo abbiamo cercato di avere un piano industriale con un partner, una gara internazionale.

Queste scelte sono quelle che hanno determinato la possibilità finalmente per noi di risolvere definitivamente l'Ilva ma speravamo di avere incontrato un partner affidabile e oggi ci accorgiamo che questo partner sta venendo meno ai suoi impegni.

Allora, noi dobbiamo assolutamente affrontare questa coesistenza tra l'ambiente e il lavoro e la decarbonizzazione dell'Ilva è un percorso inevitabile e necessario, chiunque lo dovrà gestire. E lo dobbiamo all'ambiente, perché è possibile produrre anche andando in una direzione nuova. Questo Governo non deve solo salvaguardare i posti di lavoro ma deve anche indicare nuove vie di sviluppo e nuove modalità di sviluppo ed è un'ambizione che non vi dovete, non ci dobbiamo limitare.

Da ultimo, mi permetta di dire che il decreto “Di Maio” era stata un'ottima mediazione - ripeto: era stata un'ottima mediazione - ed è stato un errore dare un alibi all'azienda: voglio dirlo con molta franchezza in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Per noi è stato un errore dare un alibi all'azienda ma, come lei ha detto, come ha detto ieri sera il Presidente del Consiglio, possiamo rimediare in cinque minuti. Basta discutere di questo: è un alibi che l'azienda ha, lo sappiamo noi, lo sapete voi; è un alibi a cui non dovete dare credito. Lo sapete benissimo che, se anche stasera ci fosse il decreto del Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Concluda.

GRAZIANO DELRIO (PD). …noi non avremmo una revisione delle intenzioni di ArcelorMittal: questo è chiaro e questa è la verità! E, se dite il contrario, dite bugie al Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Rixi, Giorgetti…

GRAZIANO DELRIO (PD). Taranto, come dice…

EDOARDO RIXI (LEGA). Togliamo gli alibi!

PRESIDENTE. Deputato Rixi!

GRAZIANO DELRIO (PD). …come dice un grande filosofo la speranza è la passione del possibile. La passione per il possibile futuro industriale del Paese e la passione per il futuro dei nostri lavoratori, la passione e la speranza per il futuro di Taranto e dell'Italia. Taranto è l'Italia, Taranto è il futuro di questo Governo. Questo Governo deve giocare tutto su Taranto, perché noi, proprio partendo dalle periferie del Paese, possiamo dimostrare di aver avviato una stagione nuova, una stagione diversa, una stagione di chi si occupa davvero del lavoro e dell'industria e non si occupa delle accuse alle ONG o altre cose che non c'entrano un bel fico secco con il lavoro e il benessere di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, noi abbiamo bisogno…

PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

GRAZIANO DELRIO (PD). Ho concluso, Presidente. Taranto è la speranza, quindi, di questo Paese. Signor Ministro, noi ci siamo, non facciamo morire questa speranza, non lasceremo che questa speranza muoia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con stupore assisto al dibattito d'Aula di quest'oggi e mi chiedo, Ministro, se lei afferisca a quel pensiero, per così dire, alternato del MoVimento 5 Stelle che nasce - voglio ricordarlo a tutti - durante la campagna elettorale con il pensiero autorevolissimo del comico Grillo che ci raccontava che, al posto dell'Ilva, ci sarebbe dovuta essere una grande oasi, un parco all'interno del quale i bambini dovevano giocare. Non si capisce con quali soldi, non si capisce con quale progettualità ma tanto era.

Poi è venuto il vostro leader Di Maio che, all'esito dell'accordo con ArcelorMittal, dice e scrive: abbiamo raggiunto il miglior accordo sindacale ed ambientale possibile.

Quindi, riferendomi al collega dei 5 Stelle che diceva che il piano industriale fa acqua da tutte le parti, non capisco il Ministro Di Maio cosa abbia firmato all'epoca, se oggi autorevoli esponenti del suo partito dicono che fa acqua da tutte le parti.

La settimana scorsa, a corrente alternata, il PD, il MoVimento 5 Stelle, la maggioranza, LEU votano un emendamento al decreto-legge sulle crisi aziendali nel quale sostanzialmente si toglie l'immunità penale ad ArcelorMittal. Il primo esito del decreto sulle crisi aziendali è produrre una crisi aziendale.

Per questo, Ministro, con orgoglio, da militante prima ancora che da deputato di Fratelli d'Italia, sono orgoglioso di dire che il nostro Partito non è mai stato con voi così come non è stato con il PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Orgogliosamente, rivendico il fatto che noi siamo stati sempre dalla stessa parte della barricata al fianco del popolo tarantino, perché - voglio ricordarlo a tutti quanti prima che a me stesso - l'Ilva ha rappresentato in bonis il 2,5 per cento del PIL nazionale. Se noi dovessimo oggi chiudere l'Ilva, avremmo una perdita di 24 miliardi di euro, pari all'1,4 per cento del nostro PIL; se ArcelorMittal avesse portato a termine il suo piano industriale, avremmo avuto un più 3,7 per cento del PIL meridionale e, quindi, avremmo avuto tutta un'altra storia.

Oggi voi con la vostra insipienza, con la vostra approssimazione avete dato l'alibi a Mittal per andare a casa ed aprire una delle crisi più profonde nel Meridione della storia repubblicana italiana.

Per questo, Ministro, le dico che l'attenzione del Governo deve essere massima e Fratelli d'Italia sarà al vostro fianco nel momento in cui intendeste fare cose intelligenti. Innanzitutto, partendo dall'aspetto sanitario: il piano Mittal prevedeva di appostare in bilancio 1,1 miliardi di euro per la bonifica. Questo avrebbe significato, quantomeno, iniziare a porre un termine a quell'ignominia decennale che vede bambini e anziani morire per tumore. Ciò si somma all'applicazione del decreto ministeriale n. 70 del 2015 che, con la chiusura degli ospedali, in particolare in Puglia, in particolare in provincia in Taranto, invece di dare una mano strutturale in tema di sanità ai tarantini toglie assistenza pubblica. È un'ignominia e anche per questo, Ministro, da lei ci aspettavamo, anche rispetto a questo, parole di chiarezza e parole di verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ministro, noi rappresentiamo quella corrente politica ideale che non crede nella decrescita felice e che crede che il nostro Paese ha un futuro e tale futuro non può prescindere dalla bellezza della nostra terra, dalla bellezza della Puglia, dal nostro mare e dalla nostra cultura, ma non può prescindere neanche dalla produzione industriale.

Ministro, mi permetto di regalarle, al fine del mio intervento, un libro - Acciaio Mare - scritto da Angelo Mellone, un uomo di cultura ascrivibile idealmente alla nostra area politica, il quale ci ricorda che l'Ilva ha rappresentato per decenni un momento di riscatto per la nostra Nazione. L'Ilva ha consentito ad intere generazioni di non emigrare; Taranto è diventata terra di immigrazione piuttosto che di emigrazione. Noi a questa storia idealmente ci vogliamo congiungere e per questo, Ministro, occorrono azioni forti, occorrono azioni non approssimative e mi consenta di dirlo: le vostre, fino ad oggi, sono state azioni politicamente approssimative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Rispetto a questa approssimazione si erge il grido di dolore di Fratelli d'Italia e noi ricordiamo che, nel terzo millennio, esiste un'altra Italia possibile e noi la possiamo rappresentare nel momento in cui il popolo italiano ci darà la forza per andare al Governo e rappresentare un'altra storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Vista la serietà del momento, premetto che noi non intenderemo urlare né agitare cartelli né tantomeno usare i lavoratori di Taranto per chiedere le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Signor Ministro, io la ringrazio: capisco sia caduto nel vuoto perché (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… se ne sono già andati …

ROBERTO GIACHETTI (IV). Adesso basta!

PRESIDENTE. Deputato Giachetti (Commenti del deputato Giachetti)! Deputato Giachetti! Deputato Giachetti! Colleghi, colleghi… Prego.

SARA MORETTO (IV). Grazie. Signor Ministro, la ringrazio per aver accolto, e ritenendola doverosa, la richiesta di Italia Viva, che pur calde reazioni aveva provocato, di informare il Parlamento sullo stato di avanzamento della crisi relativa allo stabilimento ex Ilva di Taranto. E la ringrazio anche per le parole chiare che ha avuto rispetto al fatto che non si possa rinunciare alla produzione interna al nostro Paese di acciaio.

Mi permetta però, anche, Ministro, di iniziare con una buona regola che vale per lei come per tutti noi: una partita si gioca fino al novantesimo minuto e, se necessario, anche nei tempi supplementari, non ci si siede ad un tavolo affermando che comunque chi sta seduto davanti a noi ha già deciso di andarsene; così la partita è già chiusa e a perdere sarebbero i 20 mila lavoratori diretti e indiretti di Taranto e delle altre città sede di stabilimenti, le loro famiglie, la città di Taranto e il sistema produttivo italiano. La chiusura dell'ex Ilva lascerebbe in un territorio già profondamente devastato e compromesso un fantasma industriale, un piano di risanamento ambientale interrotto, migliaia di famiglie senza sostentamento e senza futuro, e in quel caso sarebbe la politica tutta, davvero tutta, ad esserne responsabile; non possiamo assolutamente permettercelo.

Oggi non è più il tempo dei tentennamenti e delle ambiguità e non è nemmeno il tempo dei teatrini delle responsabilità, come anche lei giustamente ha detto. Avremmo sperato che la Lega oggi evitasse di rendersi ridicola in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se avesse un po' di onestà con se stessa si sarebbe astenuta da accuse o lezioni, quando è stata protagonista delle modifiche normative che ci portano qui, oggi. Molinari ha la memoria corta, perché parte da settembre e dimentica aprile, quando è stata introdotta la norma che poneva la scadenza della tutela legale a settembre; e dimentica anche il mese di agosto, quando la crisi di Governo innescata dalla Lega avrebbe fatto decadere il decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Deputati! Ziello! Deputato Rixi!

SARA MORETTO (IV). E dimentica anche tutti gli anni in la Lega ha governato questo Paese e nel quale il tema dell'Ilva era già presente. Ecco, io credo che oggi sia il tempo di superare questo giochino delle accuse, che gli italiani fuori di qui non possono comprendere. Italia Viva non ha mai cambiato idea. Quando Matteo Renzi guidava il Governo del Paese, furono emanati dodici decreti per tenere aperta l'ex Ilva. In quei decreti fu introdotta - prima dell'assegnazione a Mittal, quindi sgomberiamo il campo dalle norme ad personam - la tutela legale. Non abbiamo mai sposato l'idea che l'Ilva vada chiusa, mai! Crediamo che l'amministrazione straordinaria debba essere una fase transitoria, uno strumento di garanzia ma non un destino senza tempo. Nemmeno situazioni ibride di commissariamento possono essere la soluzione. Il più grande polo siderurgico europeo dal quale dipende il 35 per cento della fornitura di acciaio del sistema produttivo italiano merita un piano industriale serio e una prospettiva di mercato chiara. Il Governo avrà il nostro sostegno per mettere in campo tutte le azioni necessarie e urgenti per garantirlo.

E iniziamo, Presidente e Ministro, con sgomberare il campo da qualsiasi alibi che possa giustificare il recesso di Mittal dall'impegno che ha assunto. La tutela legale non fa parte del contratto, anche per noi non è causa di recesso, questo è chiaro; aggiungo però che una norma introdotta prima dell'arrivo di Mittal - come dicevo prima - è una norma sulla quale c'è stato un balletto che ha attraversato tutti i quattordici mesi del Governo precedente e si è concluso con una soppressione, con l'impegno però di trovare una nuova soluzione (Commenti del deputato Rixi). Ecco, la soluzione crediamo che sia il fatto che la tutela legale debba essere reintrodotta al più presto, già nel decreto fiscale, con lo stesso perimetro di prima o con un carattere generale, ma si faccia subito.

Ripartiamo da qui, Ministro, in un rapporto che non deve prevedere diktat da parte dell'azienda, di nessun tipo, tantomeno che intacchino unilateralmente l'accordo sindacale - non è possibile accettare una politica di netti esuberi e di tagli lineari per 5 mila lavoratori - ma che deve vedere l'impegno determinato del Governo per evitare ipotesi di chiusura, anche parziale, dello stabilimento.

Auspichiamo anche, tra le cose, nel rispetto di tutti gli accertamenti dovuti di fronte alla tragica morte di una persona e nel rispetto dei ruoli di ciascuno, che i tempi della messa a disposizione della banchina di Taranto siano davvero brevi. Siamo convinti che la congiuntura che sta vivendo il mercato dell'acciaio debba essere seriamente affrontata in tutte le sedi politiche istituzionali, anche europee, con il protagonismo del Governo italiano ma anche degli italiani eletti in tali sedi.

Ministro, questa informativa viene nel cuore della trattativa che lei sta conducendo con ArcelorMittal, in un contesto difficilissimo, in cui l'azienda ha annunciato una volontà chiara di recesso. Colga questa occasione, come anche ci ha chiesto, come il rafforzamento di un mandato politico chiaro per il mantenimento della continuità produttiva dell'ex Ilva e del suo indotto. Se questo sarà il suo operato, Italia Viva sarà al suo fianco senza ambiguità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, signor Presidente. Io ho trovato le parole del Ministro - e non lo dico per forma - condivisibili, il nostro gruppo le condivide e da parte nostra, così come ha fatto il collega Delrio per il Partito Democratico, avrà tutto il sostegno necessario nella fase che si apre, perché noi non siamo nella fase in cui le cose si stanno chiudendo, siamo esattamente nel momento in cui le cose si aprono. Da questo punto di vista, la ringrazio di essere qui oggi, a poche ore di distanza dall'incontro con Mittal; le chiedo di tornare non appena sarà chiaro cosa intende fare Mittal (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), perché a quel punto il problema che avremo di fronte cambierà: non sarà più che cosa dovremmo chiedere a questi, sarà di capire esattamente che cosa dovremo fare per tenere aperta l'Ilva e mantenere l'occupazione, la produzione e gli investimenti ambientali.

Mi faccia dire che, così come è condivisibile il bisogno di difendere l'acciaio italiano come garanzia del nostro sistema manifatturiero, la stessa cosa vale per l'alluminio, la stessa cosa vale per Alitalia e la stessa cosa vale per la trazione elettrica dell'automotive e per la filiera dell'indotto, che da solo, come sappiamo, vale milioni di posti di lavoro.

Infine mi faccia dire che c'è un problema europeo di cui vorrei che il Governo si facesse carico, perché c'è un problema di mercato grande che riguarda l'acciaio (prezzi delle materie prime che crescono, invasione dell'acciaio a basso costo e a bassa qualità) ma c'è un problema per il fatto che l'Europa non ha nessuna strategia europea di difesa di fronte a questa tendenza. E la discussione dell'altro giorno tra la Commissaria Vestager e il presidente di Confindustria francese se fare i campioni europei o se aprire soltanto alla concorrenza interna è demenziale, perché l'Europa non può affrontare le grandi sfide, soprattutto dove ha bisogno di asset fondamentali come l'acciaio, discutendo se bisogna fare gli spezzatini o costruire grandi campioni europei: senza grandi campioni europei in alcuni settori, noi non ce la facciamo, questo è il cuore del problema!

Infine arriviamo al cuore del problema. Questa mattina, guardando una delle trasmissioni sull'Ilva, hanno fatto un sondaggio per chiedere agli italiani di chi fosse la responsabilità di quello che sta accadendo e mi ha colpito la risposta, perché la maggior parte degli italiani pensa che la colpa sia di questo Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un secondo. Immediatamente un punto sotto c'è la responsabilità del Governo precedente (Commenti del deputato Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Deputato Borghi!

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Cioè, cos'è che mi ha colpito? Che la responsabilità di ArcelorMittal, cioè della proprietà, viene molto dopo le responsabilità dei soggetti pubblici e questo non va bene, perché tutta questa storia comincia con il fatto che Riva, che ha avuto gratis dallo Stato questa acciaieria, ha fatto profitti e non ha fatto investimenti ambientali (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico)! Lei comincia dal 2012, ma la storia comincia prima e ce la stiamo trascinando! Perché mi serve dire questo? Perché io vorrei fare una domanda a chi oggi gestisce l'azienda: scusate, dodici mesi fa - dodici! - fanno un accordo sindacale dove si assumono più occupati di quelli dell'accordo precedente, danno ed estendono la tutela dell'articolo 18 a tutti i 10 mila e 800 dipendenti; ma che cosa è cambiato da quel novembre del 2018 al novembre del 2019, dove vi chiedono di poter mandare a casa 5 mila dipendenti e produrre solo 4 milioni di tonnellate? Tutto ciò senza aver fatto investimenti perché la parola che manca in tutto questo discorso è: che cosa ci ha messo ArcelorMittal, oltre le perdite, in questa attività (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico)? Gli investimenti sui parchi minerari si stanno facendo con i soldi che il tribunale di Milano ha tolto ai Riva! Che cosa ci hanno messo?

Non sarà - ed è questo il mio interrogativo - che si è voluto prendere per togliere un concorrente e non darlo agli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico) e non fare gli interessi della costruzione di quella zona di quella città? Questo è il mio interrogativo. E in ragione di questo, quando arriveremo e se dovessimo arrivare, perché poi deciderà il tribunale di Milano, innanzitutto, se considerare legittimo o meno, e se la dovesse considerare illegittima, il Paese chiederà i danni a chi ha prodotto questo disastro. E bisognerà pensare a un'altra strada e in quell'altra strada non c'è niente da fare, si deve passare attraverso una rinnovata e qualificata presenza pubblica, non da sola, ma io credo che, di fronte a sfide di questa portata, il sistema Paese non solo non debba escludere altre strade, ma debba considerarla tra gli asset fondamentali per ricostruire e ripartire. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Quattro sostantivi per definire, fino ad oggi, ciò che ci insegna e ciò che decide e ci dice il caso Ilva. Il primo: signor Ministro, con la demagogia non si governa. Avete fatto false promesse al popolo tarantino, ai cittadini tarantini, nella campagna elettorale, avete detto che si chiudeva l'Ilva e che si doveva chiudere il processo produttivo, quando siete andati al Governo non l'avete fatto e questo ha prodotto grandi contraddizioni all'interno del vostro Movimento. Per diciotto mesi, il MoVimento 5 Stelle, all'opposizione o in maggioranza, perché avete fatto maggioranza e opposizione al vostro interno, non ha saputo affrontare il vero cuore della vicenda.

Il secondo sostantivo: irresponsabilità. È irresponsabilità, se ha ragione lei, aver dato alibi all'azienda. È da irresponsabili, sapendo le condizioni che avevate davanti, e parlo al Ministro in questo caso e non al capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Senato, aver creato, qualora fosse vero quello che lei ci dice, le condizioni perché questo accadesse. Siete degli irresponsabili, perché due settimane fa - l'ha detto bene il collega della Lega - questo Parlamento vi aveva chiesto di modificare solo quel punto e di non dare alibi ad ArcelorMittal (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ve l'avevamo chiesto! Era quell'appello all'unità, detto da lei e detto dal capogruppo Delrio, che vede un'unità intera del Parlamento difendere la produzione e i posti di lavoro. Ma voi siete irresponsabili.

Terzo sostantivo: approssimazione. Il MoVimento 5 Stelle, bisogna dirlo con chiarezza, ha guidato la politica industriale di questo Paese negli ultimi diciotto mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avete guidato, prima con Di Maio e poi con lei, lo sviluppo e la politica industriale di questo Paese. L'approssimazione è il sostantivo con cui voi avete guidato. E sa perché? Perché le contraddizioni o si risolvono oppure fanno i danni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente). O è la decrescita dell'infelice, e non c'è produzione industriale, non c'è sviluppo industriale, non c'è il sistema industriale, o c'è l'appello che lei ha fatto nel suo ultimo pezzo dell'intervento che dice “unità per il lavoro”, ma il lavoro lo danno le imprese! Le imprese danno il lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente), gli investimenti, che si attraggono in questo Paese, le imprese…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). … non sono nemici. L'imbarazzo - e glielo dico e concludo, signor Presidente - perché in tutta la prima parte del suo intervento lei era imbarazzato perché ha letto - e non a caso - un burocratese: date, notizie, non si è capito assolutamente nulla di quello che lei ha letto. E sa perché? Perché non era il MoVimento 5 Stelle, era il Ministro che rispondeva e leggeva la nota fatta dai funzionari, che dovevano difendere una approssimazione di politica industriale di guida che avete fatto per diciotto mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Poi c'è stato…

PRESIDENTE. Deputato Lupi, concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …l'imbarazzo - e concludo - dell'appello all'unità. L'appello all'unità funziona ed è giusto, e lo accogliamo, ad una condizione: che non solo il Ministro, ma il Governo intero e tutta la politica decida la scelta. Imprese, lavoro, salute, ambiente, persona, sono al centro di questa politica, mettete da parte la decrescita felice, lasciate perdere la demagogia, mettetevi a lavorare nella diversità tutti insieme, allora ci si sta, se no ci state portando nel baratro, come l'Ilva insegna (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, prendo la parola per dovere istituzionale e per rispetto ai lavoratori dell'Ilva, colpiti direttamente dalla pesante iniziativa di recesso dal contratto Ilva di ArcelorMittal. Questo dibattito parlamentare, ahimè, appare molto inadeguato, non fornisce una risposta all'altezza di questo passaggio così difficile, non solo per l'economia, ma per la dignità del nostro Paese. E devo dire agli amici della Lega che potevano anche evitarsi questa strumentale sceneggiata. Ministro, la prendo in parola. La produzione siderurgica - lei ha detto - non può non essere al centro della produzione industriale del nostro Paese. Ecco, il Governo sia conseguente. La siderurgia non è un'attività da cui liberarsi. Mi lasci, però, dire che la ricostruzione che lei ha fatto non è andata al cuore del problema. Forse bisogna tornare al piano industriale presentato dall'ingegner Bondi, commissario straordinario per l'Ilva nella tarda primavera del 2014, e chi si ricorda sa a cosa faccio riferimento. Purtroppo, quel piano non fu neppure preso in considerazione dal Governo del tempo, nell'illusione di vendere l'impianto di Taranto ad ArcelorMittal. Ora il Governo si impegni in un confronto duro su questa vicenda, perché i contratti sottoscritti vanno rispettati e non si può abbandonare un piano industriale dopo dodici mesi. Comunque sia, una volta accertate le reali intenzioni di Mittal, il Governo non può rinunciare alla produzione siderurgica, perno dell'industria manifatturiera del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):

S. 1493. – "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i Beni e le attività culturali, delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello Sviluppo economico, degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, delle Infrastrutture e dei trasporti e dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni" (approvato dal Senato) (2242) – Parere delle Commissioni III, IV, V, VII, VIII, IX, X, XI e XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sostituzione di un componente della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

PRESIDENTE. Comunico che la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa il senatore Francesco Mollame, in sostituzione del senatore Gianluca Castaldi, dimissionario.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 1027-A, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Deputato?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). È un problema tecnico, scusi un secondo.

PRESIDENTE. Se non è pronto passiamo all'intervento successivo. Ha chiesto di parlare la deputata Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie. Presidente, con il taglio ai vitalizi anche per gli ex parlamentari abbiamo posto fine ad una grande ingiustizia sociale, facendo fede al principio costituzionale per cui tutti i cittadini sono uguali e meritano lo stesso tipo di trattamento. Dopo averlo approvato nei palazzi di Camera e Senato, abbiamo invitato le regioni, che ancora conservavano questo assurdo privilegio, a seguire il nostro esempio. Non è stata una sorpresa, però, vedere che i rappresentanti della mia regione abbiano subito mostrato riluttanza per una richiesta, a dir loro, artefice di un massacro sociale - sì, proprio così: massacro sociale -, ponendo un vero e proprio scontro istituzionale con lo stesso Governo centrale. E dopo il tentativo di impugnare la legge, con il rischio di perdere finanziamenti importanti per la Sicilia, con molto ritardo, sembrava si fosse riusciti a trovare una tregua. E mentre ieri si aspettava una risposta di buonsenso, ecco arrivata la beffa. Grazie alla proposta di legge presentata dal presidente Miccichè e dal deputato Cracolici, passata ieri in Commissione speciale, con un taglio ridicolo di appena il 9 per cento e con la validità di soli cinque anni, la casta, nascondendosi sotto la scusa dell'incostituzionalità, è riuscita a tutelare i propri interessi.

Con ciò, dando il via libera a un taglio dei vitalizi ridicolo e irrispettoso. L'ennesima presa in giro per i siciliani, l'ennesimo schiaffo morale a tutti quei cittadini che, con enorme fatica, riescono a raggiungere appena una pensione dignitosa.

Mi rivolgo agli artefici di questa beffa: se siete così convinti di essere nel giusto, uscite dai palazzi, scendete nelle piazze, guardate negli occhi i cittadini e spiegate come mai volete mantenere questi privilegi e, magari, dite che lo meritate per il vostro operato. Apprezzerei quanto meno il coraggio.

Rimane il fatto che non posso che provare vergogna per chi non è in grado di rappresentare in modo degno la mia Sicilia (Commenti della deputata Bartolozzi).

PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi, deputata Bartolozzi, non è modo.

Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, il 9 novembre ricorreranno i trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, simbolo dell'uscita di milioni di persone dal totalitarismo comunista che ha assoggettato per quasi mezzo secolo i popoli dell'Europa orientale. Secondo lo storico Stéphane Courtois, il comunismo, in tutte le varie forme in cui si è manifestato, ha causato 100 milioni di morti. Il Muro stesso ha una sua tragicità: le famiglie spezzate, le vite divise. Chi cercava di passare dall'altra parte, fuggendo dalle miserie della dittatura comunista della Repubblica democratica tedesca, veniva arrestato o persino ucciso. Durante quegli anni bui, secondo dati ufficiali, furono uccise dalle guardie comuniste, le temibili Vopos, almeno 455 persone.

Provo a raccontarvi velocemente una delle tante storie, la storia di Elena Sciascia, ragazza italo-tedesca. È una storia d'amicizia e coraggio. Nata nel 1935, Elena attraversa la guerra e, negli stessi giorni in cui attraversa la paura, impara il coraggio. Berlino non è solo la sua città; è anche il suo muro, è anche una linea che divide anime: la Repubblica federale e la Repubblica democratica, nomi che oggi sembrano passati, ma che un tempo segnavano una distanza siderale tra i due mondi. Elena ha 24 anni quando diventa amica di Eva, una berlinese che vive a Est. Due anni dopo l'incontro, di notte, il 13 agosto 1961, soldati e operai della Repubblica democratica di Germania iniziano a stendere un filo spinato che disegna un confine da non oltrepassare: diventerà una rete, un muro, prima alto e poi alto con i riflettori, cani e torrette mitragliatrici. Ma nessun muro uccide la speranza delle due ragazze.

Vedete, colleghi, oggi in Commissione cultura è stata approvata una risoluzione all'unanimità. C'è voluta una mediazione politica, ancora oggi nel 2019, e ringrazio la collega Flavia Piccoli Nardelli per averla portata avanti, perché c'erano ancora forze politiche in questo Parlamento che non volevano che si scrivesse la parola comunista su una risoluzione.

PRESIDENTE. Colleghi.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ebbene, c'è una legge italiana, la legge che ci ricorda che il 9 novembre è la Giornata, appunto, del ricordo contro tutti i totalitarismi e l'abbattimento del Muro di Berlino, di cui abbiamo proposto la celebrazione con la risoluzione a prima firma della collega Paola Frassinetti, che ricordava che era il simbolo dell'oppressione comunista. Finalmente il Parlamento italiano, oggi, nella riunione della Commissione, ha approvato una risoluzione che guarda sicuramente al futuro, che guarda sicuramente, in maniera unitaria, al monito contro ogni totalitarismo ma ricorda a tutti noi, ai ragazzi che frequentano, appunto, le scuole e le università, che il 9 novembre si celebra l'abbattimento del muro di Berlino dall'oppressione totalitaria comunista.

Io ringrazio il Parlamento per questa dimostrazione di serietà e di maturità storica e politica, e saremo a Roma, a Milano con Giorgia Meloni, a Berlino davanti a quel Muro a consegnare un mazzo di fiori per onorare la memoria di tutte le vittime del comunismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Solo per annunciare, anche a margine di una discussione - quella di oggi - significativa per questo Paese, una nostra interrogazione in funzione del fatto che L'Espresso ha pubblicato un articolo nel quale viene riportata la notizia secondo cui Salvini e la Lega avrebbero investito 300 mila euro in bond di ArcelorMittal.

Ora, questa è una notizia vera, soprattutto in un momento in cui, nel Paese, si sta discutendo di ArcelorMittal in relazione allo stabilimento Ilva.

Vorremmo capire - e lo chiederemo nell'interrogazione che depositeremo a breve - quali sono i rapporti: quali rapporti sono intercorsi? Perché uno investe 300 mila euro in una società che governa il più grande impianto siderurgico del nostro Paese? E perché, stando al Governo, toglie prima il famoso scudo, il cosiddetto scudo, per poi provare a rimetterlo, facendo deflagrare in qualche modo anche questa discussione? Queste sono domande lecite che noi ci porremo. Le ha poste il giornalista de L'Espresso e mi dicono che, anche a margine dell'iniziativa di stamattina, fuori dal Parlamento alcuni giornalisti hanno chiesto notizie a Salvini di questo e lui ha negato.

Bene, lo aspettiamo e pensiamo che invece questa questione vada indagata con forza, perché - e l'abbiamo dimostrato oggi - questo è un tema serio per il nostro Paese. ArcelorMittal è un'azienda che si sta comportando male, malissimo con il nostro Paese, e pensare che un partito, come quello della Lega, e Salvini abbiano investito 300 mila euro nelle sue azioni è un atto che dovrà essere chiarito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 8 novembre 2019 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 15,50.