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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 250 di giovedì 31 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Castelli, Cavandoli, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morelli, Orrico, Parolo, Pastorino, Pedrazzini, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Traversi, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi è il 31 ottobre, la legge di bilancio doveva essere presentata il 20 ottobre. Abbiamo già fatto presente alla Presidenza l'indecente compressione dei tempi quando c'è stata la presentazione della Nota di aggiornamento al DEF, sostanzialmente con delle audizioni formali fatte in una mezza giornata perché non c'era tempo. Ora, è evidente che, se la legge di bilancio non arriva immediatamente, questo ramo del Parlamento sostanzialmente non toccherà palla, perché, calendario alla mano, andando prima la legge di bilancio al Senato, noi rischiamo qua di fare solo da passacarte.

Quindi, sollecitiamo la Presidenza affinché questa fantomatica legge di bilancio - che si legge sui giornali e che cambia ogni quarto d'ora, con tasse che entrano ed escono, anzi entrano e basta - venga presentata immediatamente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, volevo tranquillizzare l'onorevole Garavaglia - che evidentemente ha la memoria corta - sul fatto che, a differenza di quello che è successo l'anno scorso, onorevole Garavaglia, lei avrà la possibilità di esaminare la manovra economica, perché noi l'anno scorso non abbiamo neanche potuto vederla (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). Voi vi siete presentati all'ultimo minuto e noi abbiamo solo potuto votarla senza neanche vederla. Ogni tanto un po' di decenza, onorevole Garavaglia, non fa male (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)!

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Per il suo tramite, vorrei ricordare all'onorevole Garavaglia le stesse cose che ha ricordato adesso l'onorevole Giachetti, tant'è che io, con indecente comportamento, l'unico modo che ho avuto di rapportarmi con l'onorevole Garavaglia sul testo della legge di bilancio è stato un lancio. E siccome nella scorsa occasione in cui abbiamo votato la legge di bilancio è dovuta intervenire la Corte costituzionale, onorevole Garavaglia, per ricordarci che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui la legge più importante dell'anno sarebbe passata dalle Aule parlamentari senza neanche discutere un emendamento, vedrà che noi faremo meglio di quello che voi avete fatto, il che non è difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoCommenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. A noi non sembra assolutamente il caso di fare raffronti col pregresso…

EMANUELE FIANO (PD). È meglio!

RICCARDO ZUCCONI (FDI). …perché, altrimenti, se ci si confronta con il peggio, non si migliora mai. Allora, pare il caso anche a noi di richiamare il fatto che i ritardi ci sono, che le norme che sono contenute, tra l'altro, in questa legge di bilancio toccano in modo sostanziale anche delle riforme in campo fiscale e che dare interviste tutti i giorni non fa altro che mettere in fibrillazione non soltanto le aziende, ma anche i professionisti.

Ci auguriamo che questa volta si possa veramente intervenire dando norme certe e dandole con i tempi giusti, anche tenendo conto del fatto che, con le ISA e altre manovre che hanno cambiato la legislazione fiscale, ci sono già importanti aspetti di confusione all'interno delle stesse.

Per cui cerchiamo di fare un appello anche noi, perché veramente si portino a termine queste operazioni e si possa portare in Aula tutta la legge finanziaria, compresa la parte fiscale che è così importante.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, scusi? Non sulla stessa materia perché ha parlato già il suo collega Zucconi. Vuole aggiunger qualcosa di nuovo?

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Sì, signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie. Io già mi ero permesso, in una seduta precedente, di evidenziare questo aspetto: in questo momento la Camera e il Senato sono contro la legge, perché è stata votata la legge che istituiva la Commissione d'inchiesta per il Forteto e non è mai stata convocata la prima volta formalmente, anzi è stata convocata due volte e poi sconvocata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È una cosa contro la legge, perché è stata approvata una legge che prevede la convocazione.

Allora, chiedo a quest'Aula: cosa avete ancora da nascondere? Cosa volete proteggere? Chi volete proteggere ancora su questa vicenda? Ci sono minori che sono stati abusati, vite che sono state distrutte, una connivenza politica è stata dimostrata, il segretario locale dell'allora PD-PDS ha avuto la casa comprata dal Forteto! C'è una connivenza politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), giudiziaria, giornalistica. Lo stupratore Fiesoli è stato convocato con tutti gli onori al Senato a spiegare come si educavano i minori. Cos'altro volete nascondere? Cosa volete giustificare? Perché non convocate la Commissione d'inchiesta? Siete contro la legge, state sfidando ancora la legge per proteggere degli orchi! Per quale motivo lo fate?

EMANUELE FIANO (PD). Presidente!

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Sono indignato, non solo contro il Partito Democratico, ma anche contro il MoVimento 5 Stelle, che ha raccolto voti andando a far finta di voler proteggere le vittime e oggi si nasconde su questa vicenda e non ha il coraggio di battere i pugni per chiedere la convocazione immediata della Commissione Forteto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Faccio presente, comunque, che il Presidente Fico, proprio nella riunione dei capigruppo che si è tenuta nella giornata di ieri, si è riservato di convocare, non appena avesse potuto sentire le esigenze della Presidente del Senato. Quindi, comunque, la questione è attenzionata dalla Presidenza della Camera e quanto prima avverrà la terza convocazione di questa Commissione.

ANDREA MANDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, chiedo scusa?

ANDREA MANDELLI (FI). Sempre sulla legge di bilancio, Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Vorrei anch'io sottolineare la necessità di capire bene il calendario che ci aspetta, perché noi eravamo all'opposizione nel passato anno e siamo all'opposizione anche quest'anno. Quello che io vedo è che il ritardo sta provocando, ovviamente, una compressione dei tempi che la Camera, in seconda lettura, patirà in maniera molto importante.

Quello che io chiedo è che sulla legge più importante dell'anno la minoranza possa avere il tempo di fare il proprio lavoro, cioè cercare di suggerire le modifiche che ritiene più opportune. Quindi, per suo tramite, vorrei davvero sollecitare affinché sia definita questa benedetta legge, che si possa incardinare al Senato e, quindi, cominciare a ragionare di fatti e non di indiscrezioni sui giornali.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Non sulla stessa materia. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Non sulla stessa materia. Dato che ci apprestiamo a votare un decreto-legge imprese e per la risoluzione delle crisi aziendali, come gruppo di Fratelli d'Italia, credo che, per evitare che in questa stanza si faccia solo ed esclusivamente dell'ipocrisia, sia necessario che sia presente in quest'Aula, oggi, per sentire come si evitano le crisi aziendali, un esponente del Governo del MIUR, perché, per esempio, ancora oggi, il MIUR deve 17 milioni di euro a Manital, che non paga lo stipendio ai dipendenti da mesi, mesi e mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché voi siete inadempienti.

Allora, ritengo che sia veramente ridicolo che si parli di risoluzione di crisi aziendale, quando il Governo è un cattivo pagatore, quando il Governo è inadempiente e quando il Governo, per le sue inadempienze, mette sulla strada migliaia di lavoratori che attendono uno stipendio da mesi.

PRESIDENTE. Vorrei precisare: intanto, che il Governo è presente, vivo e vegeto, e quindi ha ascoltato e, se riterrà e quando riterrà, potrà rispondere; secondariamente, che esiste una distinzione chiarissima e non di carattere formale tra i richiami all'ordine dei lavori e i richiami al Regolamento, che dovremmo cercare tutti di sforzarci di rispettare. Io, in questa fase, dato che abbiamo dato i 20 minuti, come da consuetudine, ho tollerato anche degli interventi non esattamente propri, quando scadranno i 20 minuti bisogna che ciascuno rispetti il nostro Regolamento alla lettera, perché altrimenti la seduta non sarà più gestibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1476 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato) (A.C. 2203) (ore 9,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2203: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali.

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, sull'ordine del giorno Acquaroli n. 9/2203/1, parere favorevole. Ordine del giorno Borghi n. 9/2203/2, parere contrario. Ordine del giorno Giannone n. 9/2203/3, parere favorevole con la seguente riformulazione: inserire le parole “a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica”. Ordine del giorno Bucalo n. 9/2203/4, parere contrario. Ordine del giorno Foti n. 9/2203/5, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a monitorare periodicamente l'evolversi della situazione, anche mantenendo attivo presso il Ministero dello Sviluppo economico, il tavolo di cui in premessa, qualora ne sussistano le condizioni, al fine di un'opportuna convocazione dello stesso nel caso in cui dovessero manifestarsi ulteriori criticità anche successivamente all'aggiornamento della procedura e fermo restando il ruolo e le competenze dei commissari giudiziali in tale fase; a valutare l'opportunità di assumere ogni utile iniziativa, al di là del monitoraggio dell'operato dei commissari giudiziali da parte del Ministero dello Sviluppo economico e nei limiti di propria competenza, affinché sia resa, con l'urgenza che il caso richiede, l'espressione del parere del comitato di sorveglianza per il completamento dell'istruttoria del Ministero finalizzata all'autorizzazione e all'esecuzione del predetto programma della procedura… (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Un po' di pazienza, sottosegretaria Puglisi, un secondo soltanto, c'è qualcosa che non è stato ascoltato.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Rileggo la riformulazione, non c'è problema.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, riproviamo, ma era obiettivamente un po' lunga.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ripeto: “a monitorare periodicamente l'evolversi della situazione, anche mantenendo attivo presso il Ministero dello Sviluppo economico il tavolo di cui in premessa, qualora ne sussistano le condizioni, al fine di una opportuna convocazione dello stesso nel caso in cui dovessero manifestarsi ulteriori criticità, anche successivamente all'aggiornamento della procedura e fermo restando il ruolo e le competenze dei commissari giudiziali in tale fase”; secondo punto: “a valutare l'opportunità di assumere ogni utile iniziativa, al di là del monitoraggio dell'operato dei commissari giudiziali da parte del Ministero dello Sviluppo economico e nei limiti di propria competenza, affinché sia resa, con l'urgenza che il caso richiede, l'espressione del parere del comitato di sorveglianza per il completamento dell'istruttoria del Ministero finalizzata all'autorizzazione e all'esecuzione del predetto programma della procedura”.

Ordine del giorno Cirielli n. 9/2203/6, parere favorevole. Ordine del giorno Bellucci n. 9/2203/7, parere favorevole. Ordine del giorno Prisco n. 9/2203/8, parere favorevole con la seguente riformulazione: inserire le parole “a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica”. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/2203/9, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica, iniziative per agevolare l'inclusione lavorativa delle persone con spettro autistico”. Ordine del giorno Lollobrigida n. 9/2203/10, parere contrario. Ordine del giorno Maschio n. 9/2203/11, parere contrario. Ordine del giorno Silvestroni n. 9/2203/12, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a individuare misure economiche e normative compatibili con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato volte a consentire alle imprese ubicate nei territori colpiti dal sisma di beneficiare di sostegni finanziari volti a contrastare le inevitabili crisi imprenditoriali e industriali post-sisma”.

Ordine del giorno Baldini n. 9/2203/13, parere favorevole con la seguente riformulazione: inserire le parole “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Montaruli n. 9/2203/14, parere favorevole con riformulazione: “a provvedere, nell'ambito delle proprie prerogative, a sottoscrivere un nuovo accordo di programma con la regione Piemonte che preveda risorse, ai sensi della legge n. 181 del 1989, pari a 50.000 milioni, destinate a finanziare le proposte progettuali connesse a Torino area di crisi complessa, come garantito dal Presidente del Consiglio in carica”. Ordine del giorno Mantovani n. 9/2203/15, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica, di adottare iniziative per salvaguardare i lavoratori dello stabilimento di Vittuone”. Ordine del giorno Zucconi n. 9/2203/16, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a garantire i livelli occupazionali e la realizzazione di un piano di risanamento di Sanac Spa”. Ordine del giorno Gemmato n. 9/2203/17, parere favorevole. Ordine del giorno Rotelli n. 9/2203/18, parere favorevole. Ordine del giorno Frassinetti n. 9/2203/19, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica, di adottare iniziative per salvaguardare i lavoratori di Mercatone Uno”. Ordine del giorno Donzelli n. 9/2203/20, parere contrario. Ordine del giorno Ciaburro n. 9/2203/21, parere favorevole. Ordine del giorno Delmastro Delle Vedove n. 9/2203/22, parere contrario; la motivazione è che ciascuna regione può, nell'ambito della propria autonomia, adottare il modello della regione Piemonte.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretaria…

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ho dato la motivazione, chiedo scusa. Ho motivato il “no”, Presidente.

PRESIDENTE. Quindi resta comunque il parere contrario e non si trattava di una riformulazione.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì, esatto, ho spiegato perché il parere è contrario. Ordine del giorno Trancassini n. 9/2203/23, parere favorevole. Ordine del giorno Varchi n. 9/2203/24, lo possiamo accantonare un attimo?

PRESIDENTE. Lo accantoniamo. L'ordine del giorno Varchi n. 9/2203/24 è accantonato.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. E accantoniamo anche l'ordine del giorno Lucaselli n. 9/2203/25. Ordine del giorno Ferro n. 9/2203/26, parere favorevole. Ordine del giorno Galantino n. 9/2203/27, parere favorevole. Ordine del giorno Deidda n. 9/2203/28, parere contrario. Ordine del giorno Caretta n. 9/2203/29, parere favorevole. Ordine del giorno Luca De Carlo n. 9/2203/30, parere favorevole. Ordine del giorno Caiata n. 9/2203/31, parere favorevole. Ordine del giorno Osnato n. 9/2203/32, parere favorevole. Ordine del giorno Epifani n. 9/2203/33: accantoniamo anche questo. Ordine del giorno Gribaudo n. 9/2203/34, parere favorevole con la seguente riformulazione: “assicurare che ANPAL Servizi Spa proceda con un percorso di assunzioni a tempo indeterminato nel rispetto delle procedure previste dalla legge e dal proprio regolamento”.

Ordine del giorno Serracchiani n. 9/2203/35: lo accantoniamo. Ordine del giorno Mura n. 9/2203/36, parere favorevole con la seguente riformulazione: inserire le parole “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Viscomi n. 9/2203/37, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica, di proseguire nel percorso di stabilizzazione dei lavoratori LSU e LPU già individuato dall'articolo 1, commi 446 e 449, della legge n. 145 del 2018”. Ordine del giorno De Luca n. 9/2203/38, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Rampelli n. 9/2203/39, parere favorevole. Ordine del giorno Mollicone n. 9/2203/40

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Donzelli?

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Sull'ordine del giorno De Luca n. 9/2203/38. Sentivo il Governo dire che era riformulato. Non è nostro né mio, ma volevo comprendere. “A valutare l'opportunità di”: è riformulato così, mentre vado a leggere l'ordine del giorno inizia con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”. Quindi, il Governo chiede la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di a valutare l'opportunità di”? È una ripetizione. Chiedo solo per comprendere, perché il Governo mi sembra un po' in difficoltà su questo.

PRESIDENTE. Sentiamo la sottosegretaria Puglisi.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Va bene così. Il parere è favorevole e basta, senza riformulazione.

Ordine del giorno Rampelli n. 9/2203/39, parere favorevole; Mollicone n. 9/2203/40, parere favorevole (a questo punto, controlliamo come iniziano), con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; Butti n. 9/2203/41, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di prevedere che l'impresa committente rispetti gli obblighi e osservi gli adempimenti previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008 per garantire la sicurezza dei riders”; Rossi n. 9/2203/42, parere favorevole; Losacco n. 9/2203/43, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; Bignami n. 9/2203/44, parere favorevole. L'ordine del giorno Zangrillo n. 9/2203/45 è inammissibile. Ordine del giorno Polverini n. 9/2203/46, parere contrario. L'ordine del giorno Minardo n. 9/2203/47 è inammissibile. Ordine del giorno Musella n. 9/2203/48, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; Mazzetti n. 9/2203/49, parere favorevole; Dattis n. 9/2203/50, lo accantoniamo; Gregorio Fontana n. 9/2203/51, favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica”; Bond n. 9/2203/52, lo accantoniamo; Gelmini n. 9/2203/53, parere favorevole; Bagnasco n. 9/2203/54, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano il territorio nazionale”; Porchietto n. 9/2203/55, favorevole con la seguente riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Squeri n. 9/2203/56, favorevole con la seguente riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Baratto n. 9/2203/57, parere favorevole con riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Sandra Savino n. 9/2203/58, favorevole con riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Fiorini n. 9/2203/59, favorevole con riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Baldelli n. 9/2203/60, favorevole con riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”; Polidori n. 9/2203/61, favorevole con riformulazione: “a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tentare di favorire soluzioni positive sul piano produttivo ed occupazionale in relazione ai tavoli di crisi che riguardano l'intero territorio nazionale”.

Ordine del giorno Mugnai n. 9/2203/62, parere favorevole con la stessa riformulazione di cui sopra; Barelli n. 9/2203/63, favorevole sempre con la stessa identica riformulazione; Martino n. 9/2203/64, favorevole con identica riformulazione di poco fa; Paolo Russo n. 9/2203/65, favorevole con identica riformulazione; Casino n. 9/2203/66, favorevole con identica riformulazione; Tartaglione n. 9/2203/67, favorevole con la stessa riformulazione; Sisto n. 9/2203/68, favorevole con identica riformulazione; Occhiuto n. 9/2203/69, favorevole con identica riformulazione; Scoma n. 9/2203/70, favorevole con identica riformulazione di poco fa; Cappellacci n. 9/2203/71, favorevole con riformulazione identica.

Ordini del giorno Davide Crippa n. 9/2203/72, Ehm n. 9/2203/73, Maraia n. 9/2203/74 e Scanu n. 9/2203/75, parere favorevole. L'ordine del giorno Terzoni n. 9/2203/76 è inammissibile. Ordine del giorno Rachele Silvestri n. 9/2203/77, parere favorevole. Gli ordini del giorno Lorefice n. 9/2203/78, Perconti n. 9/2203/79, Cominardi n. 9/2203/80 e Ianaro n. 9/2203/81 sono inammissibili.

Ordine del giorno Buompane n. 9/2203/82, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”; D'Orso n. 9/2203/83, parere favorevole. L'ordine del giorno De Lorenzo n. 9/2203/84 è inammissibile. Ordine del giorno Manzo n. 9/2203/85, parere contrario. L'ordine del giorno Alberto Manca n. 9/2203/86 è inammissibile.

Ordine del giorno Amitrano n. 9/2203/87, parere contrario; D'Alessandro n. 9/2203/88, parere favorevole; Moretto n. 9/2203/89, lo accantoniamo; Fregolent n. 9/2203/90, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”; Lattanzio n. 9/2203/91, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”; Basini n. 9/2203/92, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”; Grimoldi n. 9/2203/93, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere; Iezzi n. 9/2203/94, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”.

Ordini del giorno De Martini n. 9/2203/95, Castiello n. 9/2203/96, Claudio Borghi n. 9/2203/97, Gastaldi n. 9/2203/98 e De Angelis n. 9/2203/99, parere favorevole.

Ordine del giorno Cecchetti n. 9/2203/100, parere favorevole con riformulazione: “valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di prevedere”; Piastra n. 9/2203/101, parere favorevole; Maccanti n. 9/2203/102, parere favorevole; Tonelli n. 9/2203/103, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; Molinari n. 9/2203/104, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Molinari n. 9/2203/104 è con riformulazione.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Esatto. Adesso vi è una serie di ordini del giorno con riformulazione, tutti con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”. Si tratta degli ordini del giorno Ziello n. 9/2203/105, Caffaratto n. 9/2203/106, Murelli n. 9/2203/107, Stefani n. 9/2203/108, Durigon n. 9/2203/109

PRESIDENTE. Ordine del giorno Zicchieri n. 9/2203/109.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. A me risulta l'ordine del giorno Durigon n. 9/2203/109, ma ci sarà un errore.

PRESIDENTE. Il presentatore è Zicchieri e la seconda firma è di Durigon.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Va bene.

Poi, ordini del giorno Eva Lorenzoni n. 9/2203/110, Cavandoli n. 9/2203/111, Paolini n. 9/2203/112: sono tutti pareri favorevoli…

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretaria, ci vuole dire qualcosa il deputato Donzelli. Vediamo se è utile. Lo deve dire al microfono, deputato Donzelli. A lei la parola.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo scusa, ma ho capito poi che era di Zicchieri e non di Durigon, ma non ho sentito, forse non è stato detto, il parere. Ho sentito “Durigon, Zicchieri, Durigon, Zicchieri”. Vorrei capire il parere (Commenti dei deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. La sottosegretaria sta elencando una serie di ordini del giorno su cui il parere è favorevole con identica riformulazione. Giusto, sottosegretaria?

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Era per abbreviare i tempi, non c'è problema.

PRESIDENTE. No, fa bene, continui a citare gli ordini del giorno su cui…

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Cito gli ordini del giorno su cui c'è il parere favorevole del Governo con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”, e sono il n. 9/2203/111 Cavandoli, il n. 9/2203/112 Paolini, il n. 9/2203/113 Galli, il n. 9/2203/114 Capitanio, il n. 9/2203/115 Legnaioli, il n. 9/2203/116 Lolini, il n. 9/2203/117 Di San Martino Lorenzato di Ivrea, il n. 9/2203/118 Viviani, il n. 9/2203/119 Tombolato, il n. 9/2203/120 Gerardi, il n. 9/2203/121 Saltamartini, il n. 9/2203/122 Badole, il n. 9/2203/123 Alessandro Pagano. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/124 Zoffili parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti della finanza pubblica”; questa è la riformulazione.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, un attimo soltanto, sottosegretaria, fermiamoci un secondo perché avevano chiesto la parola… no, a posto, siamo a posto così, possiamo proseguire con il n. 9/2203/125 Cestari.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sul n. 9/2203/125 Cestari parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/2203/126 Andreuzza è inammissibile. Sul n. 9/2203/127 Binelli il parere è favorevole con la riformulazione: “nei limiti della finanza pubblica”. Sul n. 9/2203/128 Dara il parere è favorevole con la riformulazione: “nei limiti della finanza pubblica”. Sul n. 9/2203/129 Foscolo il parere è favorevole con la riformulazione: “nei limiti della finanza pubblica”. L'ordine del giorno n. 9/2203/130 Di Muro è inammissibile. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/131 Patassini parere favorevole con la seguente riformulazione “a valutare l'opportunità di” e così sono favorevoli con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” gli ordini del giorno n. 9/2203/132 Guidesi, n. 9/2203/133 Picchi, n. 9/2203/134 Raffaelli, n. 9/2203/135 Boldi, n. 9/2203/136 Belotti, n. 9/2203/137 Patelli, n. 9/2203/138 Bellachioma, n. 9/2203/139 Colla, n. 9/2203/140 D'Eramo, n. 9/2203/ 141 Giaccone, n. 9/2203/142 Fantuz, n. 9/2203/143 Ribolla, n. 9/2203/144 Donina e n. 9/2203/145 Furgiuele.

Sul n. 9/2203/146 Moschioni, invece, parere contrario e sul n. 9/2203/147 Vinci parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; e così anche gli ordini del giorno nn. 9/2203/148 Lazzarini, 9/2203/149 Maggioni, 9/2203/150 Vanessa Cattoi, 9/2203/151 Latini, 9/2203/152 Parolo, 9/2203/153 Andrea Crippa, 9/2203/154 Potenti, 9/2203/155 Ferrari, 9/2203/156 Sutto, 9/2203/157 Tomasi, 9/2203/158 Morelli, 9/2203/159 Sasso. Sul n. 9/2203/160 Pettazzi, invece, parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti della finanza pubblica”.

Sul n. 9/2203/161 Maturi parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”, e così l'ordine del giorno n. 9/2203/162 Racchella. Sul n. 9/2203/163 Rixi parere contrario; sul n. 9/2203/164 Lucchini parere contrario, il n. 9/2203/165 Bordonali è inammissibile, sul n. 9/2203/166 Frassini parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” e così sugli ordini del giorno n. 9/2203/167 Tarantino e n. 9/2203/168 Centemero….

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2203/168 Centemero, sottosegretaria, è ritirato.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Va bene. E così gli ordini del giorno n. 9/2203/169 Cantalamessa, n. 9/2203/170 Covolo, n. 9/2203/171 Pretto, n. 9/2203/172 Giglio Vigna, n. 9/2203/173 Piccolo, n. 9/2203/174 Loss, n. 9/2203/175 Locatelli, n. 9/2203/176 Colmellere, n. 9/2203/177 Boniardi, n. 9/2203/178 Paternoster, n. 9/2203/179 Bisa, n. 9/2203/180 Bazzaro, n. 9/2203/181 Gusmeroli, n. 9/2203/182 Liuni, n. 9/2203/183 Tiramani, n. 9/2203/184 Tateo, n. 9/2203/185 Formentini, n. 9/2203/186 Giacometti, n. 9/2203/187 Toccalini, n. 9/2203/188 Billi, n. 9/2203/189 Invernizzi, n. 9/2203/190 Vallotto, n. 9/2203/191 Morrone, n. 9/2203/192 Fogliani, n. 9/2203/193 Golinelli, n. 9/2203/194 Gobbato, n. 9/2203/195 Marchetti, n. 9/2203/196 Caparvi, n. 9/2203/197 Zordan, n. 9/2203/198 Valbusa. Sul n. 9/2203/199 Bubisutti, invece, c'è parere favorevole. Sul n. 9/2203/200 Gava parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”. Sul n. 9/2203/201 Panizzut parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”.

Il n. 9/2203/202 Durigon è inammissibile, il n. 9/2203/203 Bitonci è inammissibile, il n. 9/2203/204 Coin è inammissibile; sul n. 9/2203/205 Bianchi il parere è favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”. Il n. 9/2203/206 Manzato è inammissibile.

PRESIDENTE. Così come il n. 9/2203/207 Garavaglia e il n. 9/2203/208 Comencini.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sul n. 9/2203/209 Turri il parere è favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”. Sul n. 9/2203/210 Benvenuto il parere è favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili” (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Un attimo.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Rallento?

PRESIDENTE. Che succede?

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Caretta, si alzi e prenda la parola. Mi dica, qual è il problema?

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Scusi, Presidente, sul n. 9/2203/205 il parere è favorevole con riformulazione?

PRESIDENTE. Sì, il n. 9/2203/205 Bianchi.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Però, a questa velocità sinceramente non riesco a prendere nota. Se gentilmente mi può ripetere dal n. 9/2203/206 in avanti.

PRESIDENTE. Lo faccio io. Gli ordini del giorno n. 9/2203/206 Manzato, n. 9/2203/207 Garavaglia e n. 9/2203/208 Comencini sono inammissibili. Sugli ordini del giorno n. 9/2203/209 Turri e n. 9/2203/210 Benvenuto il parere è favorevole con riformulazione da parte del Governo. Quindi, abbiamo il n. 9/2203/211 Gagliardi. A lei la parola, sottosegretaria.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sul n. 9/2203/211 Gagliardi parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di (…) nei limiti delle risorse disponibili”.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretaria. Ha chiesto di parlare Ziello, vediamo se è qualcosa di inerente, probabilmente sì. Prego, a lei la parola.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Ci siamo persi il parere sull'ordine del giorno n. 9/2203/169 Cantalamessa, sottosegretario.

PRESIDENTE. Glielo ripesco io. Parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”, quella di rito. Ancora?

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Voglio sapere la riformulazione corretta del Governo sull'ordine del giorno Cantalamessa. “A valutare l'opportunità di” c'è già scritto sul nostro ordine del giorno, quindi qual è la riformulazione del Governo?

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. C'è un errore, chiedo scusa. Quindi, resta quello. Sull'ordine del giorno…

PRESIDENTE. Aspetti, aspetti, perché, per carità, tutto può accadere, però dobbiamo correggere il parere del Governo. Sul n. 9/2203/169 Cantalamessa il parere è favorevole senza riformulazione, perché la riformulazione data dal Governo è identica a quanto previsto dagli impegni dell'ordine del giorno.

Quindi, il parere del Governo sull'ordine del giorno n. 9/2203/169 Cantalamessa diventa favorevole. Va bene? Siamo arrivati all'ordine del giorno n. 9/2203/211 Gagliardi.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Si propone una riformulazione: a valutare l'opportunità di (…), nei limiti delle risorse disponibili. L'ordine del giorno n. 9/2203/212 Silli è inammissibile. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/213 Plangger, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Abbiamo terminato, ma abbiamo degli ordini del giorno accantonati.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Scusi, solo per un chiarimento perché, in realtà, anche nel nostro, anche nel mio ordine del giorno n. 9/2203/211, nell'impegno c'è scritto “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. La sottosegretaria ha aggiunto…

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. È evidente che c'è qualche errore, su questo punto, quindi dove c'era...

PRESIDENTE. No, in questo caso non c'è un errore, c'è un'aggiunta da parte del Governo, cioè “nei limiti delle risorse disponibili”, che non era presente negli impegni del suo ordine del giorno, collega Gagliardi. Però, gli interventi nel merito degli ordini del giorno vanno fatti dopo l'acquisizione dei pareri da parte del Governo, perché, altrimenti, facciamo due volte la stessa discussione. Mi dica, se è un fatto formale, aggiunga. Prego.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). È una questione legata sempre alla riformulazione, sennò, poi, non siamo in grado di capire…

PRESIDENTE. Certamente.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). …se possiamo accogliere o meno la riformulazione. Non ci sono impegni di spesa in questo ordine del giorno, perché, in realtà, si chiede che i lavoratori già in cassa integrazione vengano, comunque, impiegati per lavori part time o per attività formative. Quindi, non ci sono impegni di spesa, per questo chiedevo un chiarimento.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, però questo è un intervento di merito. Quindi, se possibile, se lo deve riservare per la fase successiva del nostro dibattito.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Presidente, non so - e, francamente, non le sto chiedendo questo - se ci siano dei precedenti rispetto al fatto che il Governo viene in Aula e chiede l'accantonamento su pareri degli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ce ne sono, diversi, sì.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Appunto. Non so se ci siano stati precedenti da questo punto di vista. Le chiedo, però, questo sull'andamento dei nostri lavori. Siccome ho visto che gli accantonamenti richiesti dal Governo sugli ordini del giorno riguardano il tema dell'Ilva di Taranto, che è stato tanto discusso…

PRESIDENTE. La posso interrompere soltanto un attimo? Poi, può proseguire tranquillamente quanto desidera, nei limiti del Regolamento. Il Governo ha tenuto da parte questi ordini del giorno perché non erano una materia di pertinenza delle persone che rappresentano il Governo e che sono presenti qui. Già abbiamo, nel frattempo, acquisito - la collega Morani è in grado di darci i pareri - le decisioni del Governo in materia. Quindi, siamo pronti, se lei desidera, ad acquisire il parere del Governo sugli ordini del giorno accantonati poco fa. Prego, prosegua.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Per cui procediamo così, nel senso che il Governo ci darà il parere sugli ordini del giorno accantonati adesso…

PRESIDENTE. Subito.

GUIDO GUIDESI (LEGA). …e noi possiamo proseguire con la votazione, senza nessuna sospensione?

PRESIDENTE. Assolutamente, senza sospensioni. Il Governo è pronto a dare i pareri adesso. Do la parola alla sottosegretaria Morani.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/2203/2 Enrico Borghi cambia in favorevole. Rispetto, invece, all'ordine del giorno n. 9/2203/20 Donzelli, proponiamo la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di individuare da subito iniziative concrete per salvaguardare il futuro dei lavoratori”. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/24 Varchi, parere favorevole, con la seguente riformulazione: all'impegno, inserire l'inciso: “a valutare l'opportunità di”. Sugli ordini del giorno n. 9/2203/25, n. 9/2203/33 e n. 9/2203/35, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Allora, sull'ordine del giorno n. 9/2203/35 Serracchiani, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/33, parere favorevole: è a firma Epifani, dobbiamo citare i nomi, chiedo scusa. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/25 Lucaselli già aveva detto, parere favorevole. Prego, sottosegretaria.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/50 D'Attis, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/89, parere favorevole…

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2203/52 Bond…

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/89 Moretto, parere favorevole.

PRESIDENTE. Questi erano gli accantonati, se non ci sono ripensamenti sui precedenti pareri espressi…

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Io ho anche l'ordine del giorno n. 9/2203/163, che era sospeso.

PRESIDENTE. Aspetti un attimo. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/163 Rixi aveva dato un parere contrario, sottosegretaria.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Sì, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Era già così.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Era solo per un chiarimento, perché nella formulazione dell'ordine del giorno n. 9/2203/14 Montaruli, poi ripresa dall'esponente del Governo, si fa riferimento ad un accordo di programma con la regione Piemonte per la consistente somma di 50 mila milioni. Ho l'impressione che ci sia un refuso tipografico. Ci piacerebbe molto, ma…

PRESIDENTE. Mi pare un'osservazione pertinente.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Visto che volevo intervenire in un unico intervento e non fare ostruzionismo, come, invece, ci viene accusato, è corretto: sono 50 milioni di euro, non 50 mila, ovviamente. Quindi, correzione formale.

PRESIDENTE. Perfetto, grazie. Correzione formale effettuata. Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 9/2203/1 Acquaroli, parere favorevole. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Acquaroli. Ne ha facoltà. Chiede di votarlo, deputato Acquaroli, questo ordine del giorno?

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Sì, Presidente, vorrei votarlo per rafforzare l'impegno del Governo anche rispetto a quella che è la situazione della Whirlpool non solo in Campania, ma anche nelle Marche. Quella di questa azienda è una situazione che si protrae, ormai, da anni: c'è una crisi che, praticamente, viene gestita in diverse tappe e crea apprensione, incertezza anche in territori che sono stati gravemente colpiti dal sisma, territori per i quali questa azienda rappresenta una speranza importante. Ci sono centinaia di migliaia di lavoratori che sono in continua ansia, perché la rimodulazione, la ristrutturazione dell'azienda, le notizie che arrivano da Napoli con una volontà di cedere un ramo d'azienda creano delle incertezze in territori dove non ci sono alternative occupazionali, in territori dove, oggettivamente, la chiusura o la cessione ulteriore di rami d'azienda o dell'azienda ad altri gruppi creerebbe un deserto nel deserto. Per questo, vorrei che questo ordine del giorno fosse rafforzato con un voto del Parlamento e con un impegno preciso del Governo, che richiami l'azienda a fare chiarezza e a creare quelle condizioni in modo tale che si possa finalmente dare una programmazione e un progetto industriale di assoluta chiarezza e trasparenza, che dica finalmente alle istituzioni territoriali, che dica alle maestranze, che dica a tutte quelle professionalità che sono coinvolte, quella che è la vera intenzione. Il Governo deve prendere anche atto che, in questa fase di incontro-scontro - ricordiamo che l'ex Ministro Di Maio, l'anno scorso, aveva cantato vittoria, tutti noi avevamo cantato vittoria per i suoi annunci - con un gruppo così importante, è giusto tenere in considerazione che si parla di vite di centinaia di migliaia di persone che coincidono con la sopravvivenza di interi distretti industriali.

In questo senso noi richiamiamo a un massimo senso di responsabilità, cercando di capire quello che potrebbe essere il punto d'incontro tra la proprietà e quelle che sono appunto le rappresentanze del nostro Governo per cercare di andare incontro alle esigenze del mercato, ma cercando anche di tutelare il lavoro perché poi - lo diciamo senza polemica - non è che il reddito di cittadinanza può essere la soluzione a tutti i mali, né è la soluzione a tutti i mali. Allora, se dobbiamo trovare un punto d'incontro, voglio portare anche una testimonianza rispetto ad alcune visite e alcuni incontri intervenuti con alcuni industriali del Fabrianese, che mi testimoniavano la preoccupazione perché, se Whirlpool abbandona questi territori, veramente non c'è alternativa alla disperazione. In questo senso, vorrei che questo ordine del giorno fosse votato con piena consapevolezza di quanto sta accadendo in questi mesi e in questi anni in Parlamento e che l'impegno del Governo sia ancora più forte rispetto a quanto abbiamo visto nel decreto, rispetto a quanto leggiamo sui giornali, rispetto a quello che è stato nell'accogliere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/1 Acquaroli, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2203/2 Enrico Borghi con il parere favorevole del Governo: va bene così. Ordine del giorno n. 9/2203/3 Giannone con proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie, Presidente. Volevo chiedere la cortesia al sottosegretario se può ripetermi la riformulazione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sottosegretario, siamo all'ordine del giorno n. 9/2203/3 Giannone: se può ripetere, cortesemente, la riformulazione.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “A valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Va bene? Accolto?

VERONICA GIANNONE (MISTO). Accolgo la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2203/4 Bucalo, sul quale il parere è contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/4 Bucalo il parere è contrario: non c'è una richiesta di riformulazione. Prego, deputato Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, a me pare che la collega Bucalo abbia posto una questione che dovrebbe essere di interesse del Governo e francamente sconcerta il parere contrario ad un ordine del giorno che, tra l'altro, poteva essere riformulato secondo le formule di rito, e cioè “a valutare l'opportunità di”. Ma è ammissibile che noi non votiamo un ordine del giorno nel quale si dice: “impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa idonea allo scopo di garantire ai lavoratori sopracitati una regolarizzazione del rapporto di lavoro direttamente con Poste Italiane Spa con trattamenti economici conformi al contratto collettivo di categoria, anche al fine di salvaguardare la situazione occupazionale”.

Allora, non ho ben chiaro se il problema del Governo sia il problema di non essere d'accordo nel merito, la qual cosa sarebbe oltremodo grave, perché stiamo parlando di crisi aziendali ma stiamo parlando di un complesso di lavoratori che si trovano, ancorché i soggetti datoriali siano diversi sia di natura pubblica sia di natura privata, nelle identiche condizioni. Non si vede una ragione sola per la quale vi dovrebbe essere un problema di copertura finanziaria a questo provvedimento, atteso che l'impegno viene rivolto a Poste Italiane Spa e, quindi, non grava direttamente sui conti pubblici, né tanto meno sul bilancio dello Stato.

Allora, mi pare che questo ordine del giorno in esame sia stato effettivamente maltrattato, a prescindere dalla valutazione di merito. Non si può fare una valutazione general-generica su duecento ordini del giorno, esprimendo su centottanta “a valutare l'opportunità di” e “nei limiti di finanza pubblica” come formula di rito e, su un ordine del giorno specifico, che investe un tema importante non solo e non tanto per la Sicilia, ma anche e soprattutto per la Sicilia… Beh, a me pare che questa sia una discriminazione che non trova una ragion d'essere. Allora, il Governo si è così opposto ad una formulazione che, a mio avviso, già di per sé era chiara e poteva essere chiaramente accettata, ma, stante che la proponente era disponibile ad accettare una riformulazione, una riformulazione che, torno a ripetere, non è che avrebbe cambiato le sorti del Paese - lei, Presidente, sa meglio di me che questi sono atti di indirizzo e di estremo indirizzo: del resto, la tonnellata che ne viene approvata, se dovesse avere un'attuazione immediata il giorno seguente comporterebbe evidentemente ben altra situazione…

PRESIDENTE. Colleghi… Chiedo scusa, deputato Foti. Prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Allora, mi permetto di richiamare l'attenzione del Governo proprio per un rispetto paritario del trattamento nei confronti dei parlamentari. Abbiamo ordini del giorno che erano ben più impegnativi sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo di questo ordine del giorno, eppure il Governo ha tranquillamente - lei l'ha sentito prima, lo ringraziamo per questo, il sottosegretario – ha letto una serie di riformulazioni che potremmo dire in alcuni casi fatte a fotocopia, perché vi sono almeno quindici ordini del giorno - lo vedrà nel prosieguo dei lavori, signor Presidente - che, se accettate dai proponenti, finiscono per essere esattamente lo stesso ordine del giorno. Vi è un gruppo di ordini del giorno formulati, ad esempio, da alcuni parlamentari di Forza Italia nei quali la riformulazione di rito è quella di sottrarre la regione di competenza e inserire tutto il territorio nazionale, che vengono, in caso di accettazione della riformulazione, accolti. Allora, a fronte di un atteggiamento siffatto, è possibile chiedersi perché l'ordine del giorno della Bucalo debba presentare il male assoluto? Io non lo vedo: non ne vedo i contenuti gravi; non ne vedo il merito grave…

PRESIDENTE. Si avvii a concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). …non ne vedo soprattutto la lettera. Quindi, il mio appello, signor Presidente, che rivolgo al Governo, se il Governo mi ascolta, è di riformulare il presente ordine del giorno. Per questa ragione, prima di chiederne la votazione, perché in tal caso chiederemo la votazione, chiedo al Governo di accantonarlo un attimo per verificare se non sia possibile procedere in modo diverso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. La sua formulazione è molto secca: chiede di assumere direttamente in Poste Italiane i lavoratori che lavorano in appalto e diciamo che questo non è un impegno che il Governo si può assumere. La riformulazione possibile è di “valutare ogni iniziativa idonea a favorire la stabilità occupazionale dei lavoratori in subappalto con Poste Italiane”.

È l'unica riformulazione possibile.

PRESIDENTE. Sta bene. Mi pare che il deputato Foti concordi con questa proposta di riformulazione. Quindi, non c'è bisogno di votarlo: giusto, deputato Foti? Va bene così. A posto.

Passiamo, quindi, all'ordine del giorno Foti n. 9/2203/5, dove c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta dal proponente.

L'ordine del giorno Cirielli n. 9/2203/6 ha un parere favorevole da parte del Governo.

L'ordine del giorno Bellucci n. 9/2203/7 ha un parere favorevole da parte del Governo.

C'è una proposta di riformulazione sull'ordine del giorno Prisco n. 9/2203/8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, proprio l'articolo introdotto come novella normativa al Senato, l'articolo 6-bis di questo provvedimento…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Prisco, lei dovrebbe dirci se accetta la riformulazione del Governo o no.

EMANUELE PRISCO (FDI). Ci arrivo, Presidente, ci arrivo. Mi faccia motivare… Mi consenta di motivare, Presidente.

PRESIDENTE. Se non si vota, non… Le spiego, guardi, così ci accordiamo subito: se lei non accetta la riformulazione e chiede di andare al voto, può intervenire per dichiarazione di voto.

EMANUELE PRISCO (FDI). Perfetto, allora non accetto…

PRESIDENTE. Altrimenti, lei deve soltanto dire se accetta la riformulazione del Governo.

EMANUELE PRISCO (FDI). Se ho capito bene, la riformulazione del Governo…

PRESIDENTE. Quindi, lei sta parlando per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno.

EMANUELE PRISCO (FDI). Se ho capito bene la riformulazione del Governo, per come l'ho intesa, a mio avviso, è difficile accettarla, e quindi chiedo di intervenire…

PRESIDENTE. Per dichiarazione di voto. A lei la parola.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie.

Dicevo, l'articolo 6 del provvedimento introduce sostanzialmente la revisione della validità delle graduatorie della pubblica amministrazione, ripristinando sostanzialmente per alcune di esse, solo per alcune di esse, il termine triennale precedentemente previsto.

Io, Presidente, ho difficoltà… Provo lo stesso.

PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

Stiamo parlando, sottosegretaria, dell'ordine del giorno Prisco n. 9/2203/8.

EMANUELE PRISCO (FDI). L'obiettivo di questo ordine del giorno era esattamente quello di invitare il Governo a una decisione volta ad armonizzare l'articolo 6-bis con i generali termini di validità delle graduatorie triennali, perché viene operata sostanzialmente una - come dire? - armonizzazione puntuale solo per alcune graduatorie. Per esempio, nonostante vi sia un forte fabbisogno nella pubblica amministrazione, rispetto a quelle previste dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 165 del 2001, rimangono escluse dal provvedimento quelle del 2019, quindi le graduatorie dei concorsi banditi nel 2019; quando, in realtà, noi sottoponiamo al Governo l'esigenza di intervenire con un successivo provvedimento normativo volto a rimuovere questo limite.

Il fatto che il Governo, piuttosto che fermarsi al fabbisogno reale di personale… Che dovrebbe essere automaticamente finanziato, perché se vi è una carenza per il funzionamento della pubblica amministrazione, vi dev'essere anche una compensazione in termini di personale assunto. Che lo prenda dalla graduatoria 2019 o che lo prenda dalla graduatoria 2017 o 2018 è esattamente la stessa cosa, quindi non si capisce perché venga posto nel parere un vincolo di finanza pubblica, quando in realtà quel fabbisogno è irrilevante rispetto a quale graduatoria venga utilizzata…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato Prisco, un attimo soltanto.

EMANUELE PRISCO (FDI). Però, Presidente, lei però… Io capisco…

PRESIDENTE. Intanto, per chiedere all'Aula di fare silenzio. Anche se va detto per onestà intellettuale che il brusio è…

EMANUELE PRISCO (FDI). È fisiologico.

PRESIDENTE. …in stereofonia, nel senso che viene da destra, quindi anche dalla parte del suo gruppo oltre che da sinistra.

Colleghi, dovremmo tentare di fare silenzio, anzi ci dobbiamo riuscire. Chi vuole conversare può accomodarsi fuori dall'Aula, dove può farlo senza disturbare chi intende lavorare.

La seconda informazione che volevo darle, se le interessa, è che la sottosegretaria ha qualcosa da dire in merito a questo ordine del giorno, se vuole ascoltarla.

EMANUELE PRISCO (FDI). No, concludo il ragionamento, perché è anche abbastanza complesso tecnicamente, ma il punto di merito segna la differenza.

Viene posto, nella riformulazione del Governo, un termine che è “nel rispetto della finanza pubblica”, quando noi in realtà invitiamo il Governo a rimuovere il vincolo normativo che esclude i concorsi 2019 dallo scorrimento delle graduatorie.

Riteniamo sia irrilevante il fatto che venga considerato quale graduatoria viene utilizzata ai fini delle assunzioni, perché se si assume con una graduatoria 2018 è esattamente equivalente al fatto che lo si faccia con quelle che vengono completate nel 2019. Ed anzi, il fatto che venga di principio ristabilito il limite triennale ha l'obiettivo esattamente di poter utilizzare le graduatorie presenti, e quindi di non dover rispendere nuovi soldi pubblici per bandire nuovi concorsi.

Per questo motivo, ritengo che questa riformulazione vada riscritta, probabilmente escludendo quei limiti che vengono posti all'ordine del giorno proposto; altrimenti, chiediamo che sia votato così com'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Onorevole, le graduatorie del 2019 e lo scorrimento degli idonei è possibile operarli perché le graduatorie sono triennali, e dunque da qui al 2019, 2020, 2021 e 2022 sarà possibile già nei fatti farle scorrere, assumendo gli idonei qualora i vincitori del concorso non bastassero a colmare le esigenze.

Dopodiché, il Ministero della pubblica amministrazione (non è, questa, materia del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali) sta valutando semmai la possibilità di cambiare per tutti la normativa sui limiti dell'assunzione degli idonei; ma intanto volevo rassicurare lei e le istanze di chi lei ha rappresentato che assolutamente per tre anni gli idonei possono entrare.

PRESIDENTE. Quindi, il parere viene confermato come da riformulazione proposta, o c'è qualche variazione, in conclusione, sottosegretaria?

Sta bene. Quindi, lo possiamo porre in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine… Deputato Prisco, prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Per chiarezza, la riformulazione, se non l'ho capita male nella velocità con cui il sottosegretario l'ha letta, pone un limite di finanza pubblica: quando noi diciamo (Commenti)… Ma non esiste la finanza pubblica sul limite giuridico, no? O le scorri o non le scorri, quale scorri…

PRESIDENTE. Ha parlato il Governo, deputato Fiano.

EMANUELE PRISCO (FDI). …è irrilevante per il limite di finanza pubblica, esiste a prescindere. Se io decido di fare 100 assunzioni, da dove le faccio è esattamente irrilevante. Ha cioè posto un termine inutile.

PRESIDENTE. Sta bene, mi pare che…

EMANUELE PRISCO (FDI). Per questo chiediamo di rimuovere la riformulazione che è stata offerta. Probabilmente faceva riferimento ad un altro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo ha chiarito. Mi sembra che siano chiarissime le posizioni tra loro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prisco n. 9/2203/8

Revoco l'indizione della votazione. Aveva già chiesto di parlare il deputato Gemmato.

Prego, deputato Gemmato. Ha facoltà di parlare.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, appare dalle parole del sottosegretario una preclusione nei confronti, non dico del collega Prisco, perché immagino non esista, ma della proposta da lui portata. Se, sottosegretario, lei dice che è già previsto, non vedo la difficoltà che la sua forza politica, e quindi il Governo, ha nell'accettare questa proposta: che è una proposta di buonsenso e viene evidentemente da chi fa amministrazione, da chi è stato consigliere comunale, da chi è stato assessore, da chi ha amministrato la cosa pubblica a livello periferico, e oggi sa le difficoltà che chi fa il sindaco, chi amministra piccole comunità incontra, nel momento in cui non ha personale, deve reperirlo e le lungaggini burocratiche legate ai concorsi portano dei buchi nell'amministrazione.

Questo è il senso dell'ordine del giorno presentato dal collega Prisco, e non vedo perché in maniera preclusiva non viene accolto; perché poi noi lo sappiamo, gli ordini del giorno non sono per voi, infatti, vincolanti e, quindi, non producono effetti immediati. Ci sembra - e lo ribadisco - una preclusione. Per questo il gruppo di Fratelli d'Italia chiede a lei, sottosegretario, di poter rivedere la posizione e, quindi, di accogliere l'ordine del giorno del collega Prisco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzetto. Ne ha facoltà. Preventivamente rammento che ciascun deputato ha a disposizione, sugli ordini del giorno, cinque minuti, che può distribuirsi nei vari interventi. Quindi, massimo due interventi, per un totale di cinque minuti. A lei la parola, deputato Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente, molto meno dei cinque minuti, perché quanto prima affermato dal sottosegretario è un qualcosa di assolutamente assurdo. Mi spiego. Come ricordava prima il collega Prisco, non esiste nessun limite di finanza pubblica, rispetto allo scorrimento delle graduatorie, perché o mettete un limite di finanza pubblica in pancia alle graduatorie del 2019 e mettete un limite di finanza pubblica in pancia a tutte le graduatorie che avete sbloccato, così come non avete fatto in termini di limiti di finanza pubblica, sottosegretario, o ritira la riformulazione rispetto ai limiti della finanza pubblica. Infatti, o facciamo un erga omnes rispetto allo scorrimento delle graduatorie, ma lei di fatto non può imporre un limite… Forse vuole intervenire? No, vedo che…

PRESIDENTE. Lei vada avanti, deputato Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Lei non può, sottosegretario, porre un limite rispetto ad una fascia di graduatorie nei limiti di finanza pubblica. Mi ripeto, perché prima forse non mi ha ascoltato. Allora, o mettete un limite di finanza pubblica rispetto a tutte le graduatorie, anche evidentemente a quelle che avete sbloccato in seno a questo decreto, o non può metterlo rispetto ad un ordine del giorno, la cui valenza, voglio dire, lei mi insegna, è semplicemente e meramente un atto di indirizzo, non performante ed obbligatorio nei confronti dell'Esecutivo. Quindi, la prego. Lei, in questo caso, sta facendo un errore. Non esiste il limite di finanza pubblica, rispetto allo scorrimento di una graduatoria. Esistono le graduatorie, esistono i vincitori, esistono gli idonei e, man mano che la pubblica amministrazione vada a bisognare rispetto alle posizioni in essere, senza limiti di finanza pubblica… perché, vede - e, concludo, Presidente -, se avessimo dovuto applicare il limite della finanza pubblica, Presidente, va da sé, è un sillogismo assolutamente normale e di sufficiente comprensione: avremmo dovuto inserire un limite di finanza pubblica anche in pancia allo stesso concorso, cosa che così evidentemente non è stata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Io sono d'accordo con questo ordine del giorno, che voterò. Il tema degli idonei è un tema importante. Sono ragazzi e ragazze che hanno superato un concorso, hanno superato delle prove scritte, si sono impegnati, e questa è una norma, che ha introdotto il Governo gialloverde, eliminando le graduatorie dalla mattina alla sera, senza una giustificazione. Mi sembra che su questo punto si debba riflettere e tornare indietro. Penso che sia un punto centrale, perché non solo hanno superato delle prove, ma poi c'è anche un risparmio per la finanza pubblica, perché sono prove di concorso che sono costate alle amministrazioni, soprattutto dei piccoli comuni. Vi è il sacrificio che fa un piccolo comune anche nell'espletare un concorso. Quindi, davvero, anch'io invito il Governo a non sottovalutare questo tema, è molto sentito, è un atto di giustizia e, anche tecnicamente, annullare delle graduatorie che avevano una validità di tre anni, mi sembra che contrasti, non solo col buonsenso, ma anche con quelle norme di diritto basilari.

Quindi, chiediamo a questo Governo di tornare indietro, rispetto a una norma che, tra l'altro, ha fatto il Governo giallo-verde, che noi non abbiamo votato e che abbiamo sempre criticato. Quindi, ci vuole chiarezza. Non è un tema di finanza pubblica, ma va risolto, perché è una tutela di diritti di persone che hanno espletato un concorso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prisco n. 9/2203/8, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine giorno Rizzetto n. 9/2203/9. C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, se posso, vorrei un attimo l'attenzione del Governo, rispetto alla riformulazione, che non accetto e, quindi, chiedo di intervenire. Infatti, sottosegretario, e vedo anche il Ministro D'Incà, che saluto, questo, vede Ministro e vede sottosegretario, è un ordine del giorno. Prima ho detto al sottosegretario, nella confusione che contraddistingue per quanto vi riguarda la giornata odierna, che sapete perfettamente, chi frequenta queste Aule, da qualche mese o da qualche tempo, sa perfettamente quale può essere la valenza in termini di mera indicazione, quasi statistica a volte dei parlamentari, attraverso un ordine del giorno nei confronti dell'Esecutivo. Però, vede, sottosegretario, io molto spesso ho accettato delle riformulazioni. Su questo ordine del giorno, Presidente, io non accetto la riformulazione, perché vado a rileggerlo, a chi interessa. Questo ordine del giorno parla di una cosa molto chiara: “ad adottare iniziative per agevolare l'inclusione lavorativa delle persone autistiche, prevedendo delle agevolazioni e sgravi adeguati per l'avvio di un'attività di lavoro autonomo…”. Noi, con questo ordine del giorno non vi chiediamo, di assumere in pancia alla pubblica amministrazione, di assumere presso aziende private le persone affette da spettro autistico. Vi chiediamo semplicemente una cosa, rispetto al loro lavoro autonomo.

Mi spiego. Io sono venuto in contatto, sottosegretario, con alcune associazioni che promuovono il lavoro autonomo, per quanto riguarda le persone con spettro autistico. Ad esempio, ho incontrato una ragazza, che aveva appena aperto una piccola attività di e-commerce, quindi in un luogo protetto, che era la casa, di fronte al computer, attraverso la sua famiglia, aiutata dalla sua famiglia, quindi - lo rinnovo - in un luogo protetto. La prima cosa che a questa ragazza è arrivata da pagare, quindi, senza neanche prima incassare le fatture del proprio lavoro? La prima cosa che è arrivata a questa ragazza sono le 3 mila 700 euro l'anno, che INPS, giustamente, richiede in termini contributivi. Questa ragazza ha dovuto chiudere questa piccola attività di e-commerce. Ecco, vede, sottosegretario, vede Ministro, Presidente, io ritengo che uno dei corollari, rispetto al percorso che questo Parlamento - non soltanto questo Parlamento - sta facendo verso questa cosa incompiuta che si chiama “Dopo di Noi”, dovrebbe evidentemente essere anche l'autonomia finanziaria o l'inizio dell'autonomia finanziaria, nei confronti di questi ragazzi. Quindi, io non accetto, sottosegretario, una riformulazione che dice “a valutare la possibilità…” sulla pelle di queste persone. E, soprattutto, non accetto la riformulazione che parla di limiti di finanza pubblica…

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). …dopo che sono stati spesi 17 milioni in pancia a questo decreto per multinazionali, dopo che abbiamo speso 170 milioni per “auto blu”, dopo che abbiamo speso 17 miliardi la scorsa legislatura a favore delle banche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, collega Rizzetto, deve concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Quindi, io la prego di rivalutare la sua posizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, io credo che in questo caso lei dovrebbe volgere tutta la sua attenzione, non solo perché stiamo parlando di lavoro, di crisi aziendale, di poter garantire quella parola che spesso si è sentita nell'ultimo anno in quest'Aula e, quindi, “dignità”, ma perché in questo ordine del giorno, come ha spiegato molto bene il mio collega Rizzetto, noi parliamo di fragilità. Parliamo di persone in condizione di autismo, ma parliamo soprattutto di chi vuole fare della propria vita una cosa straordinaria, cercando di autodeterminarsi, cercando di poter costruire la propria dignità e il proprio lavoro, senza gravare sullo Stato attraverso un lavoro dipendente o attraverso un sussidio o attraverso una pensione che diventa l'unica opportunità, ma creando il proprio lavoro e il proprio futuro.

Ma su questo io credo che voi abbiate un dovere, perché ricordo come Giuseppe Conti, proprio nei suoi primi giorni… Giuseppe Conte… Conti, insomma, comunque, il Presidente del Consiglio, ha dato accoglienza ai terremotati, ma anche alle associazioni dei disabili. In quelle ore lui li ha ascoltati, dicendo che per lui sarebbe stata una priorità occuparsi di disabilità. Ha anche giustificato il fatto che non ci fosse più il Ministero per la disabilità dicendo che lui si sarebbe occupato direttamente dei disabili, proprio all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri. E allora, proprio prendendo le sue parole come una promessa, alla quale si deve mantenere fede perché è una promessa data alle persone disabili, alle persone bisognose e a chi vuole risposte concrete dallo Stato, lei dovrebbe accogliere questo ordine del giorno nella sua interezza, oltretutto anche cercando di dare una risposta e di sanare il grande disastro fatto dal reddito di cittadinanza. Lei si ricorda bene che nel reddito di cittadinanza ad essere discriminate erano proprio le persone disabili, era proprio il conteggio di quella pensione di invalidità, di quell'assegno di invalidità, che veniva riconosciuto come una ricchezza e per questo escludeva le persone disabili in molti casi dal reddito di cittadinanza. Noi non possiamo pensare che ad ogni pie' sospinto, nelle vostre iniziative, i disabili siano l'ultima ruota del carro, le persone che vogliono essere riconosciute siano l'ultima attenzione di questo Governo. Non è possibile, Ministro, io non credo che lei si voglia coprire di questa vergogna, cioè della non capacità di dare ascolto a chi ha bisogno. Il valore di uno Stato si basa sulla capacità di poter supportare i più fragili, il valore di uno Stato sta nella capacità di difendere i più fragili, e, se voi non lo farete, sarete colpevoli della vostra ignoranza, della vostra incapacità di dare attenzione, della vostra disattenzione!

Noi, con questo ordine del giorno, abbiamo voluto darvi anche concretamente una possibilità di come aiutare questi lavoratori, queste persone che vogliono aprirsi una partita IVA, che vogliono essere sostenuti, che non vogliono essere discriminati. Come diceva il mio collega Rizzetto, le aziende ricevono dei supporti nel caso in cui assumono un dipendente. Se una persona disabile, se una persona in condizione di autismo, vuole aprire una partita IVA, fare una professione e, quindi, non a carico dello Stato, ma attraverso la sua professionalità, dedizione e competenze, costruire il proprio futuro, voi dovete mettere questo accoglimento tra le vostre priorità, altrimenti tradite le promesse che avete fatto proprio al vostro insediamento, proprio in questo secondo Governo Conte: le tradite nel merito, le tradite nell'incapacità anche di accogliere una proposta che viene fatta dall'opposizione con sapienza, con ascolto di quelle categorie, raccogliendo le preghiere che ci sono state fatte dalle associazioni per persone che hanno autismo e dai loro familiari e che abbiamo messo a vostra disposizione. La mettiamo nelle vostre mani! La mettiamo nelle vostre mani, perché pensiamo che non si possa fare un passo indietro, perché pensiamo che voi non possiate essere così insensibili, Ministro, insensibili nella capacità di accogliere un ordine del giorno così semplice, così giusto, così onesto, così meritocratico, così capace di dare delle risposte a chi soffre e vuole avere uno Stato vicino! E allora, Ministro… io vedo che lei sta parlando al telefono e mi auguro, spero…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). …che lei si stia confrontando, magari con i suoi uffici, con Conte stesso, che ha voluto questa delega proprio nelle sue mani, per poterci dare una risposta…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, deve concludere.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Mi auguro che lei chiuderà quella telefonata prendendo la parola e dicendo: “sì, lo accogliamo” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché uno Stato deve essere prima di tutto…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli, ne ha facoltà… mi scusi, il Governo chiede…

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Essendoci stanziamenti anche nella legge di bilancio, nella riformulazione togliamo la dicitura: “nei limiti della finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, va bene, con questa correzione? Il deputato Rizzetto accetta la riformulazione, quindi possiamo archiviare la pratica, giusto?

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2203/10 Lollobrigida, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Il parere contrario sull'ordine del giorno a prima firma Lollobrigida è la cifra della disattenzione di questo Governo nei confronti di tutto il settore turistico, settore al quale, al contrario, Fratelli d'Italia, anche da ultimo, con l'organizzazione della seconda edizione degli Stati generali del turismo, ha sempre rivolto particolare attenzione. Questo ordine del giorno, in particolare, tratta le conseguenze del fallimento del tour operator Thomas Cook, uno dei principali tour operator europei, a cui molte grandi strutture italiane avevano affidato quasi in esclusiva la gestione della propria capacità ricettiva, con ciò gettando nello sconforto intere famiglie, lavoratori, uomini, donne, che si ritrovano da un giorno all'altro a dover fronteggiare questa crisi non voluta, come non volute e non previste sono alcune crisi che colpiscono il settore turistico quale inevitabile conseguenza delle vicende che attengono alla situazione geopolitica, si pensi, ad esempio, all'area del Mediterraneo. Quindi, noi chiediamo semplicemente al Governo di trattare i lavoratori del comparto turismo così come trattano tutti gli altri o come, secondo noi, dovrebbero trattare tutti gli altri, ossia prevedendo delle misure ad hoc per sanare queste situazioni di forte crisi non voluta, non prevista, e che perciò richiede un intervento straordinario. Quindi, io chiedo al Governo di dedicare al settore turismo, partendo da questo spunto che è la vicenda della Thomas Cook, la stessa attenzione che dicono di voler riservare ad altri comparti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Piove sul bagnato. Piove sul bagnato ancora perché il Governo, incredibilmente, non riesce nemmeno a riformulare questo ordine del giorno, è contrario, perché questo Governo è contrario a qualsiasi tutela delle aziende che si muovono nel turismo. Un'altra prova di questa contrarietà è aver spostato nuovamente la delega delle materie turistiche dal Ministero dell'Agricoltura a quello della Cultura, innescando un'altra volta, ancora per una volta, una disorganizzazione nella tutela del turismo. Si parla di crisi aziendali e pomposamente si chiama risoluzione delle crisi aziendali, questo decreto, ma non è vero! Voi state ignorando gran parte dell'economia italiana e pomposamente, ripeto, parlate di risoluzione delle crisi aziendali, quando siete voi che mettete in crisi le aziende, togliendo l'articolo 14 dal decreto e mettendo in crisi un comparto importante come quello dell'acciaio. Ma anche sul turismo non vi siete accorti del fatto che un tour operator importantissimo, uno dei principali, come Thomas Cook, ha chiuso, ha dichiarato fallimento. In seguito a questo fallimento, i dipendenti di quelle aziende che avevano conferito allo stesso l'intera capacità ricettiva, secondo voi, come stanno? E quei dipendenti sono dipendenti di “serie B” o di “serie A” o di “serie C”? Li volete prendere in considerazione? Io considero offensivo per i lavoratori del turismo che non facciate nemmeno una riformulazione di questo ordine del giorno! È grave e vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non potete chiudere in faccia così ai lavoratori del turismo qualsiasi possibilità di avere una dignità, che non volete dargli! Chiudono mille aziende ogni giorno nel campo dell'artigianato, non le vedete neppure voi. Cinquecento alberghi, solo in Spagna, sono stati chiusi. In merito ai pagamenti di quelle aziende verso i tour operator - ma voi non lo saprete, perché siete di un'ignoranza enciclopedica in materia (Commenti) -, pagano a 150 giorni: sapete cosa vuol dire aspettare per 150 giorni un pagamento? Sono milioni che quell'azienda non avrà, e sono lavoratori che non avranno più lavoro. Non sono lavoratori di serie B, prendetevi le vostre responsabilità. Si poteva tentare perlomeno una riformulazione, invece no, c'è stata la chiusura, perché il turismo in Italia, per qualche forza politica presente in Parlamento, non esiste, sono cose che riguardano altri Paesi, il turismo non esiste, non produce PIL, non impiega persone, non ha un indotto. Perché non volete avere un po' di attenzione nei confronti di queste aziende? Voi state veramente ignorando il settore turismo, lo state mortificando, e prima o poi ne raccoglierete i frutti, ma le responsabilità saranno chiare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, anch'io esprimo perplessità rispetto alla non riformulazione di un ordine del giorno che, di fatto, mette in luce uno dei problemi che, probabilmente, ci trascineremo più a lungo, soprattutto nelle aree definite più turistiche. Vi ricordo che, per l'Italia, il turismo è una delle industrie più importanti, se non la più importante, quindi attenzione a sentirsi immuni da questa problematica. Chi era Thomas Cook? La più antica agenzia di viaggi del mondo, con 21 mila dipendenti, che ha lasciato in una notte in giro per il mondo 150 mila turisti inglesi. È fallita in una notte. Si sapeva? Si poteva prevedere? Secondo me sì, perché c'è qualcosa che assomiglia molto al crack Parmalat in questa questione, cioè il fatto che, negli ultimi mesi, siano state foraggiate una serie di agenzie di revisione e una serie di istituti legali che facevano presagire come ci fosse qualcosa di losco, ossia si stesse di fatto prosciugando il conto corrente a beneficio di qualcuno vicino al board, come lo chiamano loro, non me ne voglia, Presidente, al consiglio di amministrazione di questa attività. Ma che effetti può avere questo per la nostra nazione? Effetti terribili. Vi è un'esposizione di 1,7 miliardi delle ditte che con loro hanno avuto affari e una buona parte di queste somme è anche italiana; e se noi ci voltiamo dall'altra parte… Guardate, secondo me andava inserito in questo decreto-legge, perché è evidente che, se i decreti servono per contrastare in maniera urgente delle situazioni di crisi, è evidente che, su questo, avete fallito clamorosamente, nel senso che non prevedere un intervento, prima che diventi drammatico, sul comparto del turismo, in questo settore, è stato un errore. Ma è un errore ancora più grave quello di non riformulare o non accogliere un ordine del giorno che, di fatto, vi sveglia rispetto a questo tema e non chiede altro che si faccia assolutamente luce e si prevedono ammortizzatori anche sociali per quel comparto, quello del turismo, in forte sofferenza. Se qualcuno di voi ha una visione del turismo elitaria, nel senso che dice beh, fanno turismo solo i grandi gruppi, fanno business solo gli imprenditori, in realtà qui a pagarne le conseguenze non sono solo gli imprenditori, qui sono tutti gli operai e i dipendenti di quelle imprese che lavorano in questo settore e che a Thomas Cook erano legate. Quindi, vedersi cadere questo colosso del turismo mondiale ha delle fortissime ripercussioni. Allora, già non viviamo un momento di Bengodi, se poi ci mettiamo anche noi, con la nostra demagogia, con la vostra demagogia, a non rendersi conto di quale sia la reale condizione, e nemmeno a considerare l'ipotesi di una riformulazione di questo ordine del giorno, io credo che vi assumiate una grossissima responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Presidente, intervengo solo per dire che noi voteremo a favore di quest'ordine del giorno, anche perché lo stesso ordine del giorno presentato dalla Lega è stato ritenuto inammissibile, e qui non si capiscono queste misure. Parliamo dello stesso tema, del turismo, dove il Governo è completamente assente. E ci tengo a precisare che la Spagna, che è una dei nostri competitor, proprio su questo problema ha stanziato subito 600 milioni di euro per le aziende che sono state colpite, per gli albergatori e per tutte quelle aziende che hanno bisogno di essere risarcite o in qualche modo assistite, almeno finché non vadano al riparo di questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, intervengo anch'io su quest'ordine del giorno, perché sull'argomento Thomas Cook ne abbiamo discusso in Commissione lunedì e c'era stato l'accordo con il sottosegretario di presentare un ordine del giorno sull'argomento. Noi come Lega avevamo presentato quattro emendamenti, Fratelli d'Italia aveva presentato due emendamenti, e abbiamo trovato l'accordo di presentare un ordine del giorno, perché la questione doveva essere presa in considerazione dal Governo. Ci spiace apprendere che, invece, addirittura il parere è contrario sull'ordine del giorno di Fratelli d'Italia e quello della Lega è considerato inammissibile. Non lo riteniamo proprio assolutamente concorde rispetto agli accordi che erano stati presi in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Le posizioni sono chiare, quindi non ci sono altri interventi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lollobrigida n. 9/2203/10, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno Maschio n. 9/2203/11, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, in quest'ordine del giorno si parla della situazione di crisi della Elcograf, che è un'azienda ex Mondadori ora nel gruppo Pozzoni di Verona. Noi abbiamo appena parlato della crisi del settore del turismo, il comparto dell'editoria è un settore estremamente in crisi. I motivi sono di facile comprensione: con l'incentivazione dell'uso del web abbiamo avuto un calo sensibile nel settore dell'editoria, tanto che questa Camera ha approvato una legge proprio sull'editoria che è partita dalla nostra Commissione, la Commissione cultura, analizzando tutte le problematiche di crisi in questo settore. Quindi, mi stupisco di come si possa aver votato convintamente un provvedimento che va nella direzione di salvaguardia dell'editoria e poi dare ad un semplice ordine del giorno un parere contrario che riguarda proprio un'azienda che fa editoria. Abbiamo un taglio delle commesse proprio da parte della stessa Mondadori, che assegna la stampa di libri e periodici ad altri stampatori, quindi questo è oltre più grottesco. Ora la società, per queste cause, è in perdita - pensate - per oltre 3 miliardi di euro, e se continuasse questa situazione, le conseguenze sarebbero tragiche, ci sarebbe sicuramente una riduzione del perimetro aziendale con la chiusura di uno o più stabilimenti produttivi, tra i quali Verona Rotative e anche uno stabilimento a Melzo, nella provincia di Milano; quindi, la cosa mi interessa anche da un punto di vista territoriale. Sono 440 i lavoratori a rischio, sottosegretario, sono quindi un numero consistente, un numero notevole; chiediamo quindi al Governo di rivedere la propria posizione sul parere a quest'ordine del giorno.

Chiediamo semplicemente di adottare delle iniziative per trovare delle soluzioni per salvare la Elcograf, che è poi anche un modo per risollevare tutto il tessuto produttivo veneto.

Torno alla riflessione mia iniziale. Siamo nel campo dell'editoria, abbiamo tutti a cuore lo sviluppo, la capacità e l'obiettivo di salvare l'editoria e lasciamo morire un'industria che insiste proprio su questo settore. Ribadisco questa contraddizione alla luce del fatto che abbiamo, invece, messo in campo misure per salvare l'editoria e chiedo per questo al Governo di ripensarci e di cambiare il parere su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto studenti e docenti, nel frattempo, dell'istituto professionale paritario per i servizi commerciali “Caravaggio” di Monza, che sono qui ad assistere, dalla tribuna, ai nostri lavori (Applausi). Vi ringraziamo per questo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Voglio, per suo tramite, far presente all'onorevole Fiano che noi stiamo discutendo di problematiche legate a interi comparti, come prima con l'ordine del giorno sul turismo o su aziende importanti come quella di cui ha appena parlato l'onorevole Frassinetti, semplicemente perché il suo Governo ha posto la fiducia e vedere il Partito Democratico sbraitare e agitarsi solo e soltanto perché qualcuno da questa parte, a destra dell'emiciclo, ricorda le problematiche dei lavoratori io credo che non sia un bello spettacolo. Imparassero dai 5 Stelle, che sono bravi a mettere la fiducia e a rimanere comunque in silenzio a giocare sulla loro piattaforma. Date una piattaforma anche al PD, così magari noi possiamo parlare con un po' più di tranquillità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questo ordine del giorno è veramente un paradosso che non venga accolto. Vorrei un attimo l'attenzione del Ministro e dei sottosegretari, perché se leggo la formulazione faccio fatica a capire dov'è il problema e, cioè: “impegna il Governo ad adottare ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad affrontare la grave crisi che ha investito la società Elcograf, anche attraverso l'accesso alle soluzioni previste per le aziende editoriali in difficoltà (…)”. Se ci sono delle possibilità, appunto già previste per le aziende in difficoltà, aziende editoriali, non capisco perché non venga accolto l'ordine del giorno. Per la verità non servirebbe l'ordine del giorno per dire al Governo che deve fare quello che una norma prevede e quello che è previsto dalla legge nei confronti di queste aziende.

Per cui, siamo veramente sorpresi e chiediamo al Ministro e al sottosegretario di rivedere il proprio parere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maschio n. 9/2203/11, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Sull'ordine del giorno Silvestroni n. 9/2203/12 il parere del Governo - lo ricordo - è favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, intanto chiedo al Ministro se può cortesemente rileggere la riformulazione, perché era molto lunga e non ho fatto in tempo a prenderne nota.

PRESIDENTE. Siamo sull'ordine del giorno Silvestroni n. 9/2203/12. Però, i deputati sono cortesemente pregati di prestare attenzione, perché abbiamo 213 ordini del giorno e se ogni volta dobbiamo rileggere diventa un problema. Prego, sottosegretaria Morani, a lei la parola.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. “A individuare misure economiche e normative, compatibili con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato, volte a consentire alle imprese ubicate nei territori colpiti dal sisma di beneficiare di sostegni finanziari volti a contrastare le inevitabili crisi imprenditoriali e industriali post-sisma”.

PRESIDENTE. Chiedo al deputato Silvestroni se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2203/12.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, questo decreto-legge che, come è nel titolo, doveva dare risposte, aveva l'opportunità di dare risposte sulla crisi aziendali e risolvere e salvaguardare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo, deputato Silvestroni. Immagino, quindi, che lei non accolga la riformulazione, perché sta entrando nel merito e, quindi, sta svolgendo la dichiarazione di voto.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, io accolgo la riformulazione e ne sto spiegando i motivi.

PRESIDENTE. No, se lei, in questo momento, accoglie la riformulazione dobbiamo andare avanti. O fa la dichiarazione di voto o accoglie la riformulazione.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Una dichiarazione di voto, non posso farla?

PRESIDENTE. Quindi, chiede lo stesso di votarlo nonostante sia d'accordo sulla riformulazione del Governo?

MARCO SILVESTRONI (FDI). Certo.

PRESIDENTE. Prego.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Quindi, stavo dicendo che c'era un'opportunità; l'aveva detto anche lo stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che nel suo discorso in occasione della fiducia aveva proprio detto che avrebbe dato un futuro ai terremotati dell'Italia centrale e questo futuro sarebbe stata una priorità per il suo Governo. In realtà, nella Nota di aggiornamento al DEF per i terremotati del Centro Italia c'è solo un riferimento alla viabilità, a pagina 102, un impegno sulle assunzioni del personale tecnico, sui contributi ai comuni con più di 30 mila abitanti e sulla messa in sicurezza di infrastrutture e scuole, a pagina 82.

Il decreto in esame poteva essere un primo passo per dire agli italiani, all'Italia, ma soprattutto a chi ha sofferto per il sisma del Centro Italia che forse era stata presa una nuova strada, che c'era la possibilità che, al di là delle chiacchiere sempre fatte, anche negli anni passati, questo Governo poteva essere un Governo di svolta dal punto vista della sensibilità sociale. Beh, questa cosa in realtà non è stata fatta. Non c'è e da questo Governo sui terremotati del Centro-Sud si è potuto sentire solo un grande silenzio.

E allora, sebbene sia stato accolto da parte del Governo questo ordine del giorno, anche se, come sappiamo, gli ordini del giorno in realtà sono acqua fresca, come mi dice il collega Rizzetto, tuttavia avrebbe dovuto essere il Governo, come aveva già detto il Presidente del Consiglio Conte, a pensare ai terremotati del Centro-Sud e avrebbe dovuto inserirlo nel testo di questo decreto-legge. Però, questa cosa non è stata fatta ed è questo il motivo per cui io, pur apprezzando il Governo che ha voluto accettare, riformulare ed eventualmente anche migliorare il mio ordine del giorno, chiedo ugualmente di porlo in votazione, perché le responsabilità del Governo di non pensare a chi in realtà soffre in questo nostro Paese sono gravi.

E, allora, chiedo, Presidente, che sia posto in votazione e che…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Il Governo dovrebbe prendere gentilmente posizione e i deputati dovrebbero tornare al loro posto, e comunque in nessun caso interloquire con il Governo mentre ci sono i lavori in corso.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Sì, Presidente, ho notato anche prima che il deputato Fiano, il collega Fiano, continuamente va ai banchi del Governo a impartire lezioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). In questo momento il Governo è super partes

PRESIDENTE. Lei svolga il suo intervento, lei svolga il suo intervento!

MARCO SILVESTRONI (FDI). …e non c'è bisogno che il collega Fiano…

PRESIDENTE. Questo è un compito che spetta alla Presidenza, non a lei.

MARCO SILVESTRONI (FDI). …vada a dare ordini sulle attività che devono svolgere.

PRESIDENTE. Vada avanti. Anzi, concluda, perché ha oltrepassato il tempo a sua disposizione.

MARCO SILVESTRONI (FDI). In conclusione, stavo dicendo, Presidente, che chiedo di mettere al voto questo ordine del giorno, che il Governo sensibilmente sembra aver voluto riformulare, invece si deve inchiodare alle proprie responsabilità nei confronti dei terremotati.

NICOLA STUMPO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Capisco gli arzigogoli che bisogna fare quando si sta quasi facendo ostruzionismo e diciamo che quasi può andare bene tutto, però poi bisogna anche darsi un limite. Va bene, c'è un tema, si accetta la riformulazione e si chiede il voto: non va bene allora, non va bene. Siccome il tema è serio ed è serio davvero, il Governo ha fatto il suo. Il collega ci ha detto di avere capito le ragioni, anche se ha criticato il Governo. Allora, stiamo parlando del terremoto e io penso che sia giusto approvarlo, però o si accettano le riformulazioni o non si accettano, perché altrimenti non si può continuare così (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Diciamo che il richiamo all'ordine dei lavori è abbastanza improprio, comunque lei sa perfettamente e autonomamente che questa facoltà attiene alla libera coscienza e alla libera scelta di ciascun deputato; il Regolamento lo consente.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Per chiedere il voto per parti separate tra la premessa e il dispositivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, io, che ho firmato questo ordine del giorno, sono invece contrario alla riformulazione, perché vorrei capire che senso ha - o meglio, spero di non aver ben capito - tutto ciò: se vogliamo dare gli aiuti alle imprese e alle aziende dei 138 comuni colpiti dal sisma, per quale motivo ci dobbiamo far dire dall'Europa se possiamo farlo o se non possiamo farlo? Mi aspetto dalla mia nazione che se deve intervenire in quel di Norcia o in quel di Amatrice, come già successo in passato a L'Aquila, abbia la capacità di dettare le norme più importanti, le norme migliori per quelle comunità e abbia poi la capacità di andare in Europa e spiegare quelle norme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e far capire che quelle comunità hanno diritto a sopravvivere. Chinare preventivamente la testa credo che sia veramente assurdo: è l'ultimo livello della vostra sudditanza!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Anche io sono sulla stessa linea dell'onorevole Trancassini, che mi ha preceduto, perché noi viviamo una situazione in zone fortemente colpite da una crisi oltre quella economica che travolge l'Italia; c'è anche una crisi specifica dovuta all'incapacità delle istituzioni di dare risposte veloci alla ricostruzione. Un sisma che condiziona la vita nella quotidianità e la capacità dell'imprenditorialità dei territori. Credo che in Europa noi dovremo pretendere un aiuto alle nostre imprese e dovremo farlo con quella forza e con quella capacità di chi deve difendere le partite IVA e tutti coloro che cercano un rilancio della nostra economia.

È inconcepibile che gli aiuti debbano essere ritenuti ammissibili dalla Comunità europea. Credo che la politica e le istituzioni italiane debbano intervenire a difesa dei territori e non per transare una mancia, che poi sarà sicuramente, come è avvenuto per L'Aquila, insufficiente.

Ritengo anche, signor Presidente, che questo tema sia un tema prioritario, che noi facciamo a volte anche in maniera strumentale, credo, perché dopo tre anni dal sisma dovremmo essere in grado e capaci di portare delle soluzioni concrete e attuabili, senza votare ordini del giorno, ma decreti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, per cambiare il parere: è contrario sulla premessa e invece favorevole sul dispositivo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Con questa precisazione, passiamo ai voti.

Il deputato Silvestroni, primo firmatario, ha chiesto egualmente di porre in votazione la proposta di riformulazione del Governo, ancorché l'abbia accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/12 Silvestroni, limitatamente al dispositivo, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Sottosegretaria Morani, le chiedo scusa, conferma comunque la riformulazione, anche con questa correzione del parere contrario sulla premessa, giusto? Siamo a posto così.

Avviso i deputati che andremo più veloci e quindi, se volete usarci la cortesia di non allontanarvi dall'Aula; se lo doveste fare, sarà a vostro rischio e pericolo.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/12 Silvestroni, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2203/13 Baldini, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Volevo porre l'attenzione proprio su questo ordine del giorno, che mi meraviglio che sia stato modificato con “a valutare l'opportunità”. Mi rendo conto che modificare questa parola…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, però, al di là della meraviglia, lei ci deve dire in questo momento se accetta la riformulazione da parte del Governo o se non l'accetta.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). No, non l'accetto.

PRESIDENTE. Se non la accetta, sta svolgendo la sua dichiarazione di voto. Prego.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Allora, chiedo di rivedere questa situazione, perché, dicendo “valutare l'opportunità”, non si interviene in maniera diretta sulle problematiche di questo territorio. Sto parlando di un settore dove il problema del lavoro, il problema che esiste in questo momento dato il cambiamento proprio dell'esportazione del prodotto grezzo rispetto al prodotto lavorato, è veramente tale; vi è una crisi molto importante che riguarda tutto il territorio. Insieme a questo problema, che credo che il Governo non abbia valutato, esiste poi, proprio nella stessa zona, nel distretto apuo-versiliese, un problema industriale, il problema della Sanac; il problema dell'industria del gruppo Sanac riguarda un'industria che produce refrattari per il gruppo Ilva.

Questa azienda, prima del 2015, prima del cambiamento dell'amministrazione, godeva di esportazioni che si verificavano in tutta l'Europa e in tutto il mondo; oggi, invece, è strettamente correlata e strettamente dipendente da Ilva.

Quindi, c'è un problema industriale importante: lì ci sono 130 persone, 130 lavoratori che lavorano in questa azienda che, avendo abbracciato Ilva, potrebbero aver fatto un abbraccio davvero mortale per la loro attività. Tengo a precisare che è un'azienda che funziona bene, che è attiva in questo momento, ma è troppo legata ad Ilva.

Quindi, su un territorio già privato di questa problematica industriale, andiamo anche a non intervenire direttamente su quella che, invece, è la storia, quello che è il lavoro proprio di questo territorio. Un territorio che, attraverso questo lavoro, porta anche molto turismo nelle zone limitrofe: in questo caso, sto parlando proprio del territorio di Massa, che non c'entra niente con territori, magari, di paesi limitrofi che, invece, hanno sviluppato un'attività turistica principalmente legata all'attività balneare.

Quindi, chiedo al Governo di rivedere questo ordine del giorno, dicendo in maniera chiara di voler intervenire su questa problematica delle aziende lapidee, di questo settore, che è un settore conosciuto in tutto il mondo e che rischia veramente di far morire un territorio, un territorio davvero importante, un territorio che porta bellezza, turismo in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

COSIMO MARIA FERRI (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Volevo sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno. Condivido queste argomentazioni: il settore del marmo è importante, come anche il know-how e, quindi, tutta la filiera produttiva. Volevo invitare il Governo a cambiare parere, perché mi sembra che, comunque, tra la riformulazione e il testo cambi poco: mi sembra davvero un ordine del giorno pacifico che poteva rimanere così e avere anche il parere favorevole del Governo. Quindi, insisto in questo senso, perché non vedo grande differenza tra l'ordine del giorno e la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il collega Ferri per l'intervento che ha appena svolto. Credo che il tema sia molto serio: è necessario aiutare chi lavora nel marmo, salvaguardare questa produzione, ma, al tempo stesso, evitare che vengano distrutte le montagne Apuane per farci il dentifricio o per esportare il marmo, la notte, di nascosto, e farlo lavorare in Cina. È necessario salvaguardare la nostra montagna, chi ci lavora da sempre, che la ama, chi riesce a produrre delle opere meravigliose; con il marmo di Carrara sono state fatte le opere d'arte più belle al mondo. È necessario tutelare questa possibilità, continuare questa estrazione, ma per farci la bellezza, l'arte, la storia, la cultura, e non il dentifricio o farci fare qualche cucina a basso costo in Cina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno va ad evocare un tema importantissimo e fondamentale non soltanto per l'indotto della zona estrattiva delle Alpi Apuane e della Versilia, ma anche per quello che rappresenta la gestione e l'estrazione del marmo per quella zona.

L'industria dei marmi - quelli italiani sono tra i più pregiati al mondo - rappresenta un settore molto importante del made in Italy. L'industria lapidea italiana vanta la quinta posizione nel ranking mondiale - nella categoria, mi scusi, Presidente - per quanto riguarda i marmi lavorati, con una quota pari al 10 per cento. La filiera conta oltre 3.200 aziende e 33.804 addetti e ha raggiunto, nel 2019, una produzione di 3,9 miliardi di euro, per tre quarti destinata all'estero, come l'ordine del giorno della collega Baldini evidenzia, anche per far fronte alle difficoltà del mercato interno e del principale settore di sbocco, che è quello, appunto, dell'edilizia, oltre a quello artistico. In calo complessivo è il numero delle cave attive, tra i materiali grezzi, 6 mila lavorati, lavorati a macchinari per l'estrazione; l'intera filiera del lapideo italiano continua a essere molto richiesta dall'estero, dagli Stati Uniti, al Medio Oriente.

A questi dati vanno aggiunti, poi, altri dati, che sono quelli del valore dell'immaginario dell'estrazione del marmo. Vedete, in questa Festa del cinema a Roma, l'evento conclusivo è stato un film su Michelangelo, una grande coproduzione russa e italiana su Michelangelo, per 15 milioni di euro, che, tra i suoi pregi, oltre a quelli di raccontare un genio italiano nel mondo, ha quello di aver ricostruito in maniera pedissequa e assolutamente corrispondente alla realtà quella che era l'industria estrattiva, nel 1500, dei marmi di Carrara e di Pietrasanta.

Considerate che quei marmi, oggi, li potete ammirare a San Pietro, li potete ammirare a Firenze, li potete ammirare a Milano, e sono marmi che furono scelti personalmente dai grandi scultori, artisti e geni del Rinascimento. Fra questi, ovviamente, svetta Michelangelo, che andava personalmente nelle cave di Carrara, personalmente sceglieva il blocco di marmo. È rimasta alla storia - e viene raccontata in questa bellissima pellicola - l'estrazione di un blocco enorme, gigantesco che, per estrarlo, Michelangelo dovette disegnare persino i morsi di ferro adatti, e gli estrattori e i marmisti di Carrara coinvolti anche nella pellicola: i discendenti di quelli che aiutarono Michelangelo erano stati scelti dal produttore del film per recitare nel film, a dimostrazione anche di quanto questa industria sia legata al patrimonio etnoantropologico della zona. Ebbene, viene raccontata l'estrazione di questo blocco che, poi, doveva essere trasformato magnificamente nella tomba di Giulio II. Tra i vari aneddoti che vengono raccontati dal film, ma che sono citati anche nelle lettere di Michelangelo - quindi, sono raccontati e narrati filmicamente, ma nascono dalla realtà e dalla cronaca storica -, c'è la descrizione della vita di questi estrattori e ci fa capire, oggi, perché Fratelli d'Italia è in prima fila per difendere quella tradizione, per difendere l'attività estrattiva dei marmi di Carrara, di Pietrasanta, di tutta la zona…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …e perché non possiamo fare altro che batterci per dare a quell'industria un futuro e ammirarla nei nostri musei d'Italia e del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Solo una considerazione in merito a questo tema del marmo di Carrara: qui si dice che, dagli anni Novanta, oltre all'estrazione, che rimane viva però, è andata in crisi la trasformazione del marmo, quindi oggi il distretto vive solo sull'estrazione. È chiaro che dagli anni Novanta è avvenuta la globalizzazione, si sono aperti i mercati internazionali e il prodotto è customizzato, cioè personalizzato, sulle esigenze dei mercati internazionali. Lo stesso Michelangelo comprava il grezzo, non è che comprava il trasformato, giusto? Allora, visto che voi chiedete un impegno, e qui è stato dato un parere favorevole con riformulazione, però chiedete un impegno generico, cioè non c'è la pagina del “come”, a me sembra che l'atteggiamento del Governo di dire “favorevole con riformulazione” - non capisco come contestarlo - sia un atteggiamento di responsabilità, perché voi, qui, la pagina del “come” non l'avete scritta. È quella che noi intendiamo fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, grazie. Io sinceramente vorrei rifarmi all'intervento del nostro collega Ferri.

Mi vorrei rifare al suo intervento perché, Presidente, tramite lei mi rivolgo al sottosegretario che sta qui in Aula: veramente con la lente di ingrandimento dobbiamo andare a cercare la differenza tra la proposta dell'onorevole collega Baldini e la riformulazione che avete fatto, è veramente molto difficile. Ho provato a rileggerla due volte e non ho capito come sia possibile che l'impegno non sia stato accolto direttamente, considerando che poi, nella quotidianità, ci andiamo a riempire la bocca e anche gli occhi, nel caso del marmo di Carrara, di queste eccellenze nazionali, che vengono invece trattate in maniera forse così veloce da una trattativa come questa che è stata portata avanti sull'ordine del giorno in un modo che, Presidente, ritengo non faccia onore all'eccellenza reale di tale produzione. Presidente, è veramente una virgola che differenzia l'impostazione. Il voto favorevole, che viene anche da appartenenti alla maggioranza, deriva proprio dal fatto che la differenza non c'è: questa differenza può essere tranquillamente cancellata, può essere tranquillamente messa da parte e accantonata e può essere preso in considerazione l'ordine del giorno come è stato presentato dalla collega Baldini. Non mi va di ripetere tutto il percorso che è stato fatto dall'onorevole Mollicone per sottolineare quanto sia importante per questa filiera e produzione nazionale di assoluto lustro. Quindi invito, tramite lei, nuovamente ad accogliere così com'è l'ordine del giorno in esame e a chiudere questo passaggio che mi sembra, per così dire, un po' inutile da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Quando una persona muore in cava, da noi si dice che è rimasto in cava perché quelle persone appartengono alla cava e appartengono al monte, quindi non muoiono. Io non accetto che si faccia della retorica su un argomento e su un settore che per quelli che vengono dalla mia terra è odio e amore continuo, perché quel marmo viene creato in quelle montagne grazie alla vicinanza con il mare e quel marmo ha portato lavoro e ricchezza ma anche distruzione e morte. Ora esistono strumenti legislativi precisi che sono di competenza della regione, la quale ha fatto un piano di indirizzo territoriale qualche anno fa che cerca di ridare una sistemazione a questo settore e c'è un'amministrazione del MoVimento 5 Stelle che sta facendo un regolamento, per la prima volta, serio e vero su un settore dove non accetto che si faccia questa retorica. Noi abbiamo un editto del 1751 che regola il settore e dal 1751 questo Paese non ha il coraggio di legiferare sull'argomento. Allora, di cosa stiamo parlando? Non si può impegnare un Governo in maniera retorica a fare interventi che non può fare. Io capisco la polemica politica, capisco tutto quanto, però ci sono argomenti e campi sui quali davvero sarebbe meglio tacere anziché dire cose del genere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). La retorica, in questo Parlamento, la sta facendo la maggioranza che blocca da anni il settore marmifero-estrattivo di Carrara (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Avete ucciso un intero territorio governando male per anni. Lei fa riferimento alla regione: la regione ha bloccato lo sviluppo di un territorio e sentirsi dire che la globalizzazione è la causa di quello che è avvenuto al distretto, non è vero. È il malgoverno del territorio: non aver realizzato le infrastrutture in regione Toscana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Manca un porto, manca la possibilità di lavorare in sicurezza. La legge regionale sui parchi ha bloccato la possibilità di fare l'economia circolare: avete bloccato assolutamente tutto. L'impegno è lavorare vicino ai territori e permettere di capire a chi appartengono le cave. Dobbiamo legiferare e chiarire l'editto del 1751. Non è retorica qui: sono persone vive, economie vive e chi ha devastato il territorio è il Partito Democratico, rendendo la provincia di Massa Carrara all'ottantatreesimo posto per disoccupazione in Italia. Vergogna, vergogna e vergogna! Voi fate retorica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo solo a sostegno di quanto fino ad ora i miei colleghi di Fratelli d'Italia hanno sostenuto rispetto all'ordine del giorno a firma Baldini, che credo abbia visto la condivisione anche in quest'ultimo intervento ma devo dire che vede da parte nostra un momento di smarrimento rispetto al collega del PD che ha parlato di cose che non si possono fare e che ha parlato di tacere. Chi può dire a noi di Fratelli d'Italia di tacere, certamente non il collega del PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo chiariamo nel rispetto del ruolo, né tantomeno con il PD né con i Cinque Stelle, nel rispetto dei ruoli e nel rispetto di quello che quest'Aula consente. Abbiamo chiesto al Governo, rispetto ad una riformulazione folle che non vede sostanzialmente nulla di sostanziale, di poter rivedere le proprie posizioni su quello che, a differenza di molti in quest'Aula, Fratelli d'Italia fa da sempre: tutelare l'identità di questa nazione e il comparto del marmo appartiene alla vera identità italiana che avete cercato di distruggere ma che noi non consentiremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Questo è un tema che invece, a differenza di quello che ho ascoltato, ha tenuto molto banco in regione Toscana e anche in provincia di Massa Carrara. Da molti anni e per molto tempo si sono fatte norme puntuali, precise, coordinate e condivise con il mondo dell'imprenditoria, con il mondo del lavoro e su esso si è trovata finalmente una quadra e quindi è stata portata in consiglio regionale e votata, a differenza di quanto ho ascoltato, una norma quadro che racchiude tutte le problematiche, molte delle quali sono solo e prettamente oggetto di disposizioni che riguardano la disciplina che deve essere emanata dalle regioni e non dallo Stato italiano. Su questo ho ascoltato cose che oggettivamente in modo evidente le persone che hanno parlato sul tema e sulla questione non conoscono: tema e questione che oggettivamente invece sono molto conosciute e anche tenute in considerazione in quel della regione Toscana. Non è un caso che è stata la norma su cui forse maggiormente c'è stata partecipazione: si sono fatti convegni, si sono fatte iniziative, si sono tenute relazioni costanti quotidiane per la costruzione di una norma che, alla fine, tiene insieme i problemi perché, a differenza vostra che amate sbraitare, chi, come noi, governa da tanti anni orgogliosamente la regione Toscana, è in grado di dare risposte ai problemi complessi e queste sono questioni complesse che chiamano in causa tante vicende: le questioni del mercato internazionale, le questioni della filiera, le questioni legate al mondo del lavoro, le questioni legate alle concessioni. Addirittura ho sentito dire che sono concessioni demaniali gestite come da privati, non sapendo che invece c'è una differenza, che esiste solo lì, che era già presente nella legge quadro che il Governo approvò ai primi del Novecento, perché stiamo parlando di alcune concessioni che riguardano un periodo molto antico, che va in là con il tempo per cui magari vi sono state anche nel corso degli anni diverse cause. Noi abbiamo provato a dare risposte concrete: credo che, con la riformulazione proposta dal Governo, l'ordine del giorno possa e debba essere accolto con la riformulazione appunto “a valutare l'opportunità di” e mi sembra come dire anche centrale. Tra l'altro, invito - lo farò anche in Commissione - a visitare il Parlamento, a visitare le cave ma soprattutto a rendesi conto di come la questione della filiera abbia un senso. E non è vero, come ho sentito dire, il fatto che il marmo si sposta in Cina. Ho ascoltato l'onorevole Baldini che è intervenuta in discussione generale, parlando di un argomento che evidentemente non conosce.

Vi invito, invito la Commissione attività produttive a venire anche a vedere come funziona l'economia circolare: come, ad esempio, si recupera anche il più piccolo granello che esce dalle cave, perché grazie a Dio, grazie all'innovazione… grazie a “Industria 4.0” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lì si è fatto un investimento importante su tutta la filiera, che ha portato crescita, ha portato lavoro e ha portato ancora il segno “più” sull'export su questo tema.

Certo che ci sono ancora diverse criticità, certo che ci sono ancora tante cose da fare. Siamo qui per questo; la norma regionale pone una serie di interventi che avranno nel prossimo anno uno sviluppo importante, soprattutto sulla lavorazione in loco per sviluppare il made in Italy,s ulteriormente. Su questo ci siamo impegnati, su questo continuiamo ad esserci; ci siamo costantemente, con le lavoratrici e i lavoratori delle cave, ci siamo costantemente con gli imprenditori del mondo del lapideo, di tutto il distretto, non solo di Massa Carrara ma di tutto il distretto apuo-versiliese. Quindi vi aspetto a Massa Carrara, nelle cave di Carrara a verificare con mano che quello che state dicendo non è vero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mugnai. Ne ha facoltà. L'avevo saltata, le chiedo scusa, per una svista. A lei la parola, deputato Mugnai.

STEFANO MUGNAI (FI). Presidente, ci mancherebbe, non c'è alcun problema. Guardi, collega Nardi, noi le cave le conosciamo, ci siamo stati più volte negli anni: quindi non è che ci deve venire qui a raccontare novelle. Le conosciamo e più volte abbiamo parlato con le cooperative, con i lavoratori, che vivono in questo momento una situazione di grande preoccupazione sulla possibilità di proseguire nella loro attività: preoccupazione figlia del Piano cave voluto dalla regione, dal Partito Democratico con l'introduzione dell'articolo 58-bis che rappresenta una vera, reale minaccia alla prosecuzione di quell'attività.

Si sta parlando di un territorio che qualche problemuccio di tenuta economica ce l'ha. È un territorio che sul settore lapideo ha costruito un'economia importantissima, e quell'economia è anche all'origine di un ambiente magnifico, bellissimo, ma che è in quel modo perché è stato modellato dall'opera dell'uomo per anni, che ha estratto il marmo da quelle montagne bellissime.

Chi, come noi, è andato a visitare le cave, sa perfettamente la cura e l'amore che le cooperative di estrattori hanno per il loro ambiente, perché da lì deriva il loro sostentamento e il sostentamento di tutta un'economia territoriale. Il problema è che sul Piano cave state sperimentando, in Toscana in maniera anticipata rispetto a ciò che avviene a livello nazionale, l'alleanza Partito Democratico-5 Stelle: volete applicare anche lì la decrescita felice. In realtà la decrescita la state applicando, ma se parlate con chi lavora nelle cave sa perfettamente e vi racconterà perfettamente che di felice non c'è veramente niente. Quindi anche noi chiediamo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno Baldini n. 9/2203/13 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Credo che la collega Baldini abbia toccato un argomento caldo. Ora si tratta veramente di vedere e di andare a vedere come vengono e da chi vengono gestite le concessioni, ormai in mano a poche famiglie.

Vendere marmo grezzo vuol dire svendere il marmo ai cinesi, che lo lavorano nel loro territorio. Il marmo dev'essere lavorato del nostro territorio, perché in questo modo salvaguardiamo la filiera lavorativa. Io voglio dare due dati: il marmo in blocchi nel primo semestre del 2019 è stato esportato per 641 milioni, il marmo lavorato per 348 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo solo di aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. La firma la si può opporre anche venendo qui ai banchi della Presidenza. Va bene comunque, messaggio ricevuto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldini n. 9/2203/13, con il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Avevo già aperto la votazione, deputato Delmastro Delle Vedove: mi dispiace. Sarò più attento, e sarà più attento anche lei al prossimo ordine del giorno.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Ordine del giorno Montaruli n. 9/2203/14, la deputata Montaruli chiede di intervenire.

C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. A lei la parola.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, non intendo accettare la proposta di riformulazione del Governo e spero che il Governo mi voglia ascoltare e sia attento, anziché colloquiare con altri colleghi…

PRESIDENTE. Chiedo al deputato D'Alessandro di allontanarsi dai banchi del Governo (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Questo ordine del giorno tratta…

PRESIDENTE. Con calma. È un compito che appartiene alla Presidenza, non c'è bisogno di urlare.

Prego, deputata Montaruli, prosegua il suo intervento.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Questo ordine del giorno tratta…

Presidente, posso intervenire? La prego di calcolarmi tutti i miei minuti.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Veniamo dalla scuola di Fiano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

FILIPPO SENSI (PD). Smettila, finiscila (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Deputato Delmastro, si contenga. Prego…Deputato Sensi!

Prosegua, deputata Montaruli. Anzi, riprenda la parola, svolga il suo intervento.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, inizio, non proseguo.

Questo ordine del giorno tratta di Torino area di crisi complessa: è circa un anno che il Presidente Conte, con il sindaco Appendino e i fantastici cinque in quel di Torino, ci viene a raccontare che esistono 150 milioni destinati a Torino area di crisi complessa. Ora, forse lo si fa pensando che all'opposizione ci siano persone che pettinano le bambole, anziché studiare il provvedimento…

PRESIDENTE. Deputata Montaruli, chiedo scusa, devo fare anche a lei l'osservazione fatta in precedenza. Lei sta svolgendo la dichiarazione di voto perché non accetta la riformulazione da parte del Governo?

AUGUSTA MONTARULI (FDI). L'ho già detto, l'ho già detto all'inizio: se vede il resoconto stenografico è la prima cosa che ho detto. Sono attenta a quello che è il mio ruolo.

PRESIDENTE. Perfetto. L'ha chiesto la sottosegretaria Morani.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Proprio perché sono attenta al mio ruolo, e non sono qui per pettinare le bambole, dicevo prima, Fratelli d'Italia ha incalzato l'amministrazione Appendino e il Presidente Conte facendo rilevare come questi 150 milioni di euro destinati dallo Stato non ci fossero. Esistono 150 milioni di euro, che vengono destinati in gran parte per gli stabilimenti di FCA, di cui 30 milioni stanziati dallo Stato, sempre per FCA, da ripartire in cinque regioni.

Incalzato su questo, il Presidente Conte è tornato a Torino, perché doveva parlare di area di crisi complessa, e ha detto che, in effetti, sostanzialmente avevamo ragione, che questi soldi non c'erano e che si era sbagliato; che con il precedente Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Di Maio ci aveva raccontato un qualcosa che non corrispondeva alla realtà per Torino e per i comuni coinvolti nell'area di crisi.

E allora cosa ha detto? Ha detto, il Presidente Conte, che c'erano fin da subito, oltre i 30 milioni ripartiti per cinque regioni già previsti nell'accordo di programma, altri 50 milioni disponibili da subito. Ora, “subito” che significa? “Subito” vuol dire che ci sono, “subito” vuol dire adesso.

Questo ordine del giorno non fa che ribadire e chiedere quello che il Presidente Conte è venuto a Torino a dirci. Il Presidente Conte viene a Torino a dirci: ci sono 50 milioni subito, e noi chiediamo: caro Governo, metticeli subito davvero e facci vedere dove sono.

Invece oggi voi ci proponete una riformulazione barbina, in cui mi chiedete, sostanzialmente, di accettare l'impegno, ma di cancellare le parole: “entro il corrente anno 2019”. Che significa questo? Che siete venuti ancora una volta in quel di Torino a raccontarci una balla, perché questi 50 milioni disponibili da subito, che il Presidente Conte ha annunciato, non esistono e neanche li volete mettere, perché non volete stanziarli entro il 2019, cioè subito.

Allora, evidentemente, io spero di essere smentita e che il Governo ci ripensi. Spero che il Governo soprattutto non smentisca il suo Premier, che è venuto in quel di Torino a raccontarci questo. E, quindi, non mi proponga ulteriormente la riformulazione e accetti l'impegno nella sua integrità. Vi prego di fare questo, perché altrimenti i torinesi sapranno che, per l'ennesima volta, il MoVimento 5 Stelle - questa volta con il PD - è venuto a Torino a raccontarci delle balle sui fondi stanziati per Torino. E faccio un appello, faccio un appello ai deputati anche del PD che sono torinesi. Faccio un appello a loro, perché si sbracciano, quando devono difendere la posizione contro l'amministrazione Appendino e dicono esattamente quello che sto dicendo io in questo momento, quando sono a Torino. Poi vengono qui a Roma, si ricordano di essere alleati di Governo del MoVimento 5 Stelle e, quindi, del sindaco Appendino e non proferiscono una parola, una, su questa presa in giro, nei confronti di Torino e dei torinesi.

Allora, io prego veramente, soprattutto i deputati di maggioranza, di mettersi la mano sul cuore, di fare per una volta il bene della propria città e non il bene del proprio interesse di partito e di convincersi a accettare l'impostazione e l'impegno di questo ordine del giorno, dalla prima lettera all'ultima. All'ultima! Perché altrimenti sarete sbugiardati. Sarà sbugiardato il MoVimento 5 Stelle, che governa la città, e sarà sbugiardato il Partito Democratico, che è all'opposizione dell'amministrazione Appendino in città, ma che qui va a braccetto con Conte, a dire delle balle alla città stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, suo tramite vorrei dire alla collega Montaruli che non si deve stupire di queste strane riformulazioni. Questo è un Governo che, nella relazione tecnica sulla legge di bilancio, dice che il Governo inasprirà le sanzioni penali contro gli evasori delle imposte. Così si trattano le imprese. E che “l'aumento della pena funge da monito a comportamenti illeciti diffusi nel settore del commercio” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, se questo è l'atteggiamento che ha il Governo nei confronti delle imprese e anche del commercio, in tema di evasione delle imposte, e parla di “monito”, Savonarola non avrebbe saputo dire meglio. Qui siamo ai richiami morali nei confronti degli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Lei si stupisce che le riformulano l'ordine del giorno. Non si stupisca! Si adegui…

ENRICO BORGHI (PD). Cosa c'entra con l'ordine del giorno!

PRESIDENTE. Deputato Zucconi, dovrebbe attenersi al testo dell'ordine del giorno, cortesemente.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). …oppure faccia come Fratelli d'Italia e si opponga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montaruli n. 9/2203/14, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Cerchiamo di non allontanarci dall'Aula, altrimenti ci impieghiamo cinque minuti per ogni votazione, solo per la votazione materiale

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno Mantovani n. 9/2203/15. C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Mantovani. Ne ha facoltà. Deve dirci se accetta la riformulazione o se, respingendola, vuole fare la dichiarazione di voto.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Sì, grazie, Presidente. Colleghi, Governo, occupo solo qualche minuto del vostro tempo, per spiegare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ci dica preliminarmente se accetta la riformulazione o no. Poi può parlare.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Sì, ci sto arrivando, per spiegare il motivo per cui non posso accettare la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Perfetto, sta facendo la dichiarazione di voto (Proteste del deputato Foti).

Deputato Foti, deputato Foti. Ciascuno mantenga il necessario contegno, per cortesia. Vada avanti lei, deputata Mantovani. Io non l'ho interrotta. Parli, prego.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie. Dunque, vorrei portare all'attenzione di quest'Aula una situazione che mi sta particolarmente a cuore. Tra i tavoli di crisi, infatti, aperti al Ministero dello Sviluppo economico, ne troviamo uno riguardante la provincia di Milano, l'Alto milanese e il mio territorio. Nel caso specifico mi riferisco al comune di Vittuone, un paese di oltre 9 mila abitanti, che è inserito in un tessuto produttivo molto significativo, dove ha sede lo stabilimento di ABB Spa, una multinazionale leader tecnologico, che sta guidando la trasformazione digitale delle industrie, con una storia di innovazione che dura da oltre centotrent'anni.

Il gruppo ABB è presente in Italia con circa 6 mila dipendenti, dislocati nelle unità produttive, ubicate nel centro, ma soprattutto al nord d'Italia. Questa azienda lavora su cinque settori, che vanno dalle reti elettriche ai motori, passando anche per l'automazione industriale e la robotica. Tale azienda, con sede a Vittuone, ha visto una procedura di licenziamento collettivo di 108 dipendenti e, nonostante la complessa situazione sia ora in via di risoluzione - e nonostante aggiungo anche l'impegno profuso da regione Lombardia negli accordi con Mise e Afol -, la tensione tra i lavoratori è ancora alta. Siamo ancora, quindi, ben lontani dal poter mettere la parola fine al pericolo, per questi lavoratori e per le loro famiglie, che stanno vivendo il rischio di perdere la propria storia professionale e, di conseguenza, di perdere il proprio salario. È per queste ragioni che non posso accettare la riformulazione proposta dal Governo e i vincoli proposti, perché sulla pelle dei lavoratori, sulla pelle di 108 famiglie, l'Esecutivo non può farne una questione di qualche spicciolo. Ed è per questi motivi che chiedo a quest'Aula il voto per sostenere 108 famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovani n. 9/2203/15, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/16 Zucconi vi era una proposta di riformulazione da parte del Governo. Zucconi non può più parlare, ci dica se la accetta. Va bene. Sugli ordini del giorno nn. 9/2203/17 Gemmato e 9/2203/18 Rotelli vi era parere favorevole da parte del Governo. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/19 Frassinetti vi era una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta.

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/20 Donzelli vi era una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donzelli. Ne ha facoltà. Ricordo che il parere era contrario ed è stato, invece, trasformato in parere favorevole con proposta di riformulazione. Prego, a lei la parola.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Dico subito che non accetto la riformulazione, almeno nessuno inizia a urlare dall'altra parte sul tema.

Perché non l'accetto? Non l'accetto perché è estremamente vaga: si parla di salvaguardare i lavoratori, facendo un riferimento vago. Peccato, però, che altri esponenti non siano stati così vaghi. Vorrei leggere alcune cose, per esempio: “noi siamo pronti a fare la nostra parte, anche se fossero necessari nuovi ammortizzatori sociali.” Queste parole le ha dette lunedì, non un mese fa, il sottosegretario Alessia Morani a Firenze. Lunedì. Capisco che appartenete al Governo di Conte, che i giorni pari governa con Salvini, i giorni dispari governa con la Boldrini, ma se lunedì si è detta una cosa, è difficile poi, il giovedì, non essere d'accordo e non dare un parere favorevole a chi chiede di individuare proroghe per un anno della Cassa integrazione lavoratori, quando lunedì si è promesso questo ai lavoratori, a Firenze, alla Bekaert. Li abbiamo incontrati - dentro la sede del PD, per carità! - per poi dire loro: non vi preoccupate, vi daremo gli ammortizzatori sociali, poi si viene in Aula e si chiede di formulare l'ordine del giorno per togliere gli ammortizzatori sociali.

Poi noi, nell'ordine del giorno, chiedevamo anche di individuare sistemi di tassazione finalizzati a scoraggiare le delocalizzazioni. Non va bene, peccato - leggo un'altra dichiarazione - che qualcun'altro diceva “è ora di smetterla di prendere in giro lo Stato, presto tornerò alla Bekaert per stare con i lavoratori e perché sta diventando un simbolo, sarà la tomba della delocalizzazione selvaggia in Italia!”: Di Maio; e poi invece si dice che non si deve intervenire con la tassazione per tutelare dalla delocalizzazione.

Peccato che la Bekaert non sta diventando la tomba della delocalizzazione selvaggia, ma sta diventando la tomba dei lavoratori, che il 31 dicembre hanno già ricevuto la lettera in cui si dice che verranno licenziati se non verrà rinnovata la Cassa integrazione. Hanno già ricevuto la lettera, in questo momento c'è un presidio dei lavoratori davanti al Mise, c'è un tavolo aperto al MISE, ma qui la maggioranza fa orecchie da mercante, non vuole impegnarsi in niente di concreto in difesa dei lavoratori, vuole soltanto dire: tuteleremo in qualche modo i lavoratori. Promesse da campagna elettorale, come avete già fatto, speculando sui 211 lavoratori dei 318 che sono in cassa integrazione, sulle loro famiglie, sui loro sogni, sulle loro speranze.

Ma non siete soli, il sindaco di Firenze, Nardella, appena eletto: “vogliamo dedicare un applauso agli operai della Bekaert, che da un giorno all'altro si sono ritrovati una lettera di licenziamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).” “Non è possibile spostare una fabbrica in un altro Paese europeo in un mese”, Nardella si commuoveva, dedicava un applauso. Siete pronti a dedicare un applauso, ma non ad impegnarvi a risolvere la cosa, né ad impegnarvi semplicemente a rinnovare la cassa integrazione, né ad impegnarvi a fare una tassazione che scoraggi le delocalizzazioni. Siete sempre i soliti ipocriti, pronti a raccontare favole, a strappare le lacrime, a fare gli applausi, ma a non fare un solo gesto concreto in difesa dei lavoratori. Ormai vi annoiano, i lavoratori, ormai parlare di lavoratori è scomodo, è più comodo parlare con le banche, è più comodo parlare con chi delocalizza, con chi ammazza le nostre imprese, con i fondi di investimento, che magari vi finanziano qualche iniziativa, piuttosto che stare con i lavoratori. E quando state con i lavoratori, come ha fatto il sottosegretario, li incontrate nella sede del PD, come ha fatto la Morani, fate loro grandi promesse, ma poi non date il parere favorevole all'ordine del giorno.

E allora, se avete un minimo di coerenza, se volete tornare a guardare quegli operai negli occhi e non tornarci solo in campagna elettorale a raccontare loro le favole, se volete non avere sulla coscienza le famiglie, dal 31 dicembre in poi, quando voi sarete a festeggiare Capodanno, loro saranno licenziati, quando appenderete la calza della Befana, loro non avranno speranza per il futuro…

PRESIDENTE. Concluda

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Perché? Perché oggi non avete il coraggio di votare un ordine del giorno per rinnovare la cassa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/20 Donzelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/21 Ciaburro vi è il parere favorevole del Governo. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/22 Delmastro Delle Vedove vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, Fratelli d'Italia tentava di affrontare la tragedia della lentezza dei pagamenti della cassa integrazione in favore dei lavoratori sospesi o a orario ridotto. Abbiamo tentato di richiamare questo centro-sinistra, questa sinistra-sinistra, il Governo giallo-rosso, richiamarlo sulla Terra, per affrontare un problema che, soprattutto per le famiglie monoreddito, acquisisce tratti inquietanti. Abbiamo tentato, come Fratelli d'Italia, di portare in quest'Aula il volto delle donne, delle madri e dei padri, che debbono tornare a casa, espunti dal processo produttivo senza colpa, per via di una di quelle 158 crisi che non siete stati in grado di risolvere; che devono tornare a casa e dire ai propri figli: sì, avremo il diritto alla cassa integrazione, la prenderemo fra sei mesi, per sei mesi non mangiate, vivete delle promesse del Governo giallorosso, perché è tanto che ci mette l'INPS a erogare la cassa integrazione. Ebbene, il Governo ha risposto che non è interessato, ha emesso il parere contrario; in questo momento, il Governo è più interessato a lavorare su WhatsApp, perché non ascolta questo tema, ma è un grave errore quello di Fratelli d'Italia, lo ammettiamo: parlare di lavoratori ad una sinistra che ha sostituito il migrante al lavoratore come figura di riferimento è opera titanica, non ce la possiamo fare.

Eppure, con quest'ordine del giorno non siamo venuti solo a dirvi cosa dovreste e potreste fare per tutelare i lavoratori, siamo venuti a dirvi cosa, orgogliosamente, Fratelli d'Italia, dove governa, in Piemonte, ha già fatto per difendere i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché in Piemonte 20 mila operai in cassa integrazione hanno diritto a percepire la cassa integrazione il giorno dopo che vanno in cassa integrazione! Perché in Piemonte c'è un assessore di Fratelli d'Italia che difende il lavoro e che ha fatto un accordo con le banche per erogare immediatamente la cassa integrazione, anticiparla senza interessi per il lavoratore.

E, allora, abbiamo percorso una strada inedita, nella convinzione che, quando si tratta di difendere i diritti dei lavoratori, Fratelli d'Italia sa percorrere strade inedite, lo ha fatto con entusiasmo, lo ha fatto con convinzione, lo ha fatto con successo. Siamo venuti qui a regalarvi questo modello, eppure voi avete svogliatamente, distrattamente, detto: va be', non ci interessa lavorare ad un modello che permetta al lavoratore di avere la cassa integrazione il giorno dopo che ne ha diritto.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12)

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Eppure voi sareste stati i primi a dovervene interessare, se non altro per risarcire le vittime della vostra incapacità. Non avete risolto una delle 158 crisi aziendali, le avete aggravate, per esempio con Manital, che attende 17 milioni dai Ministeri e non paga i dipendenti perché attende il vostro pagamento di 17 milioni.

Oppure, prima ancora le avevate aggravate quando quello scienziato di Calenda cedeva Mercatone Uno a Shernon Holding, una società con 10 mila euro di capitale che aveva sede sociale in un capannone a Malta, in un paradiso fiscale.

Io non gli avrei venduto la mia macchina usata, Calenda gli ha ceduto Mercatone Uno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Come poteva finire? Come poteva finire? Mi immagino l'attenzione di Calenda in quel momento e me lo immagino in termini bucolici: lo sguardo vispo di Calenda era probabilmente assimilabile a quello del ruminante che, quando passa il treno nelle zone di campagna, alza lo sguardo bovino tumido e vitreo e guarda passare il treno (Commenti di deputati del Partito Democratico). Con quel medesimo atteggiamento evidentemente avrà trattato Mercatone Uno. Non una sola crisi risolta: in questo decreto, che pomposamente e vergognosamente chiamate “decreto salva imprese”, non vi è una sola idea di piano industriale, non viene affrontato nulla in termini di reindustrializzazione delle aree di crisi complessa, non vi è niente sulla difesa dei marchi storici. Vi disinteressate al fatto che in questi momenti Pernigotti è passata nelle mani dei turchi, che licenzierà tutti i dipendenti e si porterà in Turchia il marchio Pernigotti, perché a voi non interessa neanche difendere i marchi storici.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Concludo. Ma c'è una sola cosa sulle imprese, c'è l'ammazza siderurgia, c'è la revoca dell'immunità penale a Ilva, perché voi avete un futuro per Ilva, che è quello dell'allevamento delle cozze. Ebbene, per Fratelli d'Italia il siderurgico italiano, 24 miliardi, 80 mila dipendenti, 8 mila solo a Taranto, deve essere difeso.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Allora vi diciamo - e concludo davvero e la ringrazio -: se non siete capaci a immaginare un piano industriale per questa nazione, almeno erogate la cassa integrazione…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …perché diversamente gli operai - e termino -dovranno arrendersi al fatto che, se stanno in Piemonte, dove governa Fratelli d'Italia, la cassa integrazione c'è, se vivono in altre regioni…

PRESIDENTE. Grazie, collega. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, ancora una volta con sorpresa commento questo parere contrario all'ordine del giorno del collega Delmastro Delle Vedove, che è un ordine del giorno di buonsenso, lungimirante, che attiene ai problemi reali di quei lavoratori che incolpevolmente si trovano in cassa integrazione. Allora chiunque abbia seguito negli ultimi anni le vicende che riguardano le grandi crisi aziendali e l'erogazione in differita della cassa integrazione non può non accorgersi di come ci sia un problema reale, un problema concreto per tante famiglie magari monoreddito, nelle quali quella cassa integrazione è l'unica fonte di sostentamento. Dovrebbe averlo molto chiaro la sedicente sinistra. Dico “sedicente” perché chi si attribuisce una qualifica che nell'immaginario collettivo è ancora - debbo ritenere per poco, con questo Governo - di coloro che si occupano dei diritti degli ultimi, dei diritti dei lavoratori, dei diritti di quei lavoratori più sfortunati di altri, che si trovano in cassa integrazione e nemmeno la percepiscono, allora dico: questo Governo, che si definisce di sinistra, veramente ha dimenticato i valori? Veramente ha dimenticato i diritti degli ultimi? Veramente ha dimenticato le migliaia di lavoratori coinvolti in questi tavoli di crisi aziendali destinati a rimanere aperti sine die, visto che questo “decreto salva imprese” in realtà tenta di nascondere il nulla cosmico con riferimento a un piano di autentico rilancio industriale del nostro tessuto produttivo? Io credo che quest'ordine del giorno avrebbe meritato ben diversa considerazione, perché, in fin dei conti, propone un meccanismo virtuoso, che è già applicato e funziona. Poi, se l'unica colpa è che questo meccanismo virtuoso è stato proposto e realizzato da un assessore di Fratelli d'Italia, allora ditelo che per voi è tutto strumentale e la polemica politica viene prima dei diritti dei lavoratori e prima dei diritti dei lavoratori in cassa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, è chiaro che, come qualche collega ha già anticipato a noi, rimane un dubbio, rimane il dubbio che quest'Aula ogni tanto, troppo spesso, ultimamente, invece di riconoscere il fondamento di un provvedimento, di un suggerimento, di un ordine del giorno, di una mozione, di qualsiasi provvedimento che venga dall'altra parte, preferisca invece piantare una bandierina, anche contraria, anche senza voler approfondire cosa in quel documento si sostiene. E adesso, che la regione Piemonte, regione, che giustamente si è interrogata, anche tramite l'assessore Elena Chiorino, su cosa potesse essere il bene per i propri lavoratori, per le proprie aziende, per cercare di far fronte a una crisi che ormai si protrae da diversi anni e che ha bisogno dell'aiuto anche delle istituzioni per poter vedere una fine, per poter permettere al tessuto sociale, produttivo ed economico di quei territori che hanno saputo fare del manifatturiero, dell'industria delle automobili e di tutto quanto ad esso connesso un'eccellenza italiana, e che ovviamente subiscono per primi la crisi, insomma quei territori hanno bisogno di un supporto, quale poteva essere il primo supporto? Il supporto poteva essere quello di aiutare i lavoratori in crisi, di dare alle aziende un supporto per stare vicini a questi lavoratori. Allora l'assessorato della regione Piemonte ha previsto di fare da garante su questa modalità di cassa integrazione, e io non capisco perché oggi non possiamo essere tutti consci che questo è stato un intervento produttivo, un intervento proficuo, un intervento che ha dato respiro a tante famiglie e che ha potuto attenuare le difficoltà, anche burocratiche, dell'attivazione appunto della cassa integrazione e che quindi oggi può essere riproposto in tante realtà che hanno crisi anche talvolta più forti di quelle della regione Piemonte, che hanno crisi più profonde, che hanno crisi magari anche di difficile previsione di risoluzione. Non si capisce veramente, Presidente. Io faccio fatica a capire perché oggi noi non possiamo serenamente approvare un ordine del giorno che istituisce una buona pratica, e la istituisce come modo da seguire per tutti coloro che svolgono questa azione nelle diverse regioni italiane. Non capisco se è una preclusione ideologica, se è un disinteresse verso il tema della crisi, perché qui, se sono le banche a essere in crisi, allora bisogna intervenire con tutti gli strumenti possibili; poi, quando, anche attraverso le banche, noi diamo dei sollievi diretti agli italiani, in questo caso ai piemontesi, ma che noi vogliamo siano di tutti gli italiani, allora si perde tutta la necessità e l'urgenza, che, invece, quando ci sono istituti di credito magari particolarmente collaterali ad alcuni centri di potere, invece bisogna accogliere immediatamente. Allora, oggi sono qui a chiedere a tutti voi se vogliamo veramente rispondere alle esigenze dei cittadini italiani come la regione Piemonte, tramite l'assessorato al lavoro, ha risposto in questi mesi oppure se vogliamo continuare a piantare bandierine ideologiche che non permettono a questo Paese di uscire da questa crisi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà, per due minuti.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, quest'ordine del giorno merita questi interventi, perché non se ne capisce il rigetto, come ha detto or ora il mio collega Osnato. Abbiamo un'occasione unica, un esempio concreto di un'amministrazione che, come quella della regione Piemonte, cerca di trovare e trova concretamente delle soluzioni, ma non vogliamo prendere atto di questo. Oltretutto, anche la difficoltà, che, si sa, è notoria, di riuscire con gli istituti di credito a trovare le modalità per ottenere un'anticipazione, in questo caso, anche questo passaggio difficoltoso, era stato ottenuto: abbiamo una platea di circa 20 mila persone e, attraverso proprio la stipula di questi due protocolli d'intesa con due istituti di credito, ci sarebbe stato un anticipo bancario delle somme esigibili. Quindi, penso che il Governo debba cambiare parere, perché proprio partendo da una concreta soluzione, si può dare sollievo a tutti questi lavoratori che sono in difficoltà. Credo che, quindi, con questa riflessione, con un esempio concreto, non ci siano motivazioni sufficienti a dover pronunciare un parere contrario. Noi riflettiamo anche su queste casse di integrazione provvisorie, ci sono molte volte delle soluzioni, ma non riescono, se non incentivate con dei modelli virtuosi, ad essere operative a favore del lavoratore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per fare un po' di storia, nel senso che questo decreto-legge non ci ha dato la possibilità di avere un dialogo e un confronto attraverso tutta quella che poteva essere una discussione emendativa e ci ritroviamo qui, per l'ennesima volta, con un voto di fiducia che non ha consentito tutto questo dialogo e questo confronto. Rispetto a questo ordine del giorno davvero io non capisco il perché del parere contrario secco, quando si suggerisce come trovare una soluzione tempestiva e urgente e quando ci laviamo la bocca tutti i giorni dicendo che dobbiamo ridurre la burocrazia e semplificare. Ecco, qui c'è una strada tracciata da una giunta regionale che prontamente e appena insediata attraverso l'assessore al lavoro Elena Chiorino ha trovato subito la risposta per poter dare un sostegno economico immediato in caso di cessazione del lavoro. Nonostante ci sia il suggerimento virtuoso, propositivo, concreto e tempestivo, qui addirittura è come se il Governo non volesse dare risposta in tempi certi a tutte queste famiglie che perdono il lavoro e che insieme a questa perdita di lavoro, però, portano anche tutto un degrado nel tessuto territoriale in cui si trovano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,15)

MONICA CIABURRO (FDI). Ora, perché questa chiusura rispetto a una soluzione? Forse perché non piace da dove arriva la soluzione? Perché la regione Piemonte appartiene a un Governo di centrodestra? Perché l'ha trovata un assessore di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È questo ciò che non possiamo accettare e capire!

Prima c'è stato contestato il come: qui si dice come possiamo dare una risposta a tutti questi lavoratori che non hanno più il lavoro. Riusciamo a metterci una volta nei panni dei più deboli, di quelli che soffrono, degli ultimi di questa società? No, riusciamo a dare il reddito di cittadinanza. Qui, invece, un lavoro lo avrebbero. Dobbiamo soltanto mettere in campo, con tempi assolutamente certi, delle misure che esistono come quella della cassa integrazione, visto che non si è stati in grado di trovare altre soluzioni in tutti questi tavoli di crisi aperti e non sappiamo nemmeno a quanti tavoli si sia arrivati, perché si stanno sommando ma nessuno è stato affrontato in modo ottimale. Per cui, davvero, io chiedo al Governo di mettersi una mano sulla coscienza e di rivedere questo parere del tutto contrario rispetto a una soluzione che vi stiamo offrendo e che si può dare immediatamente rispetto a un problema. Quindi, davvero la mia domanda è: riusciamo a riformulare questo parere rispetto a questo ordine del giorno che traccia una strada, una risposta, una risoluzione a un problema in modo immediato e tempestivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, il mio sarà un intervento breve, un appello ulteriore insomma. Il collega Fornaro, che è piemontese se non sbaglio, sa bene quanto la regione può fare anche in questi casi, se ci si mette. Ciò che ha richiamato il collega Delmastro Delle Vedove in questo ordine del giorno è una cosa di tale incidenza reale e poco ideologica che io davvero non riesco a comprendere le ragioni per cui il Governo si rifiuta di valutare. Cioè, negli impegni non c'è scritto: “Bisogna fare”; si è scritto: “Valutiamo se per dare prima i soldi in tasca ai lavoratori che vanno in cassa integrazione si possano fare degli accordi con le banche”. Che cosa c'è di negativo, di sbagliato e di non accoglibile in un ordine del giorno così? Almeno il Governo ce lo spieghi nel merito; ce lo spiega e poi ci dice: “Non è accoglibile”.

Noi annunciamo che proporremo in tutte le regioni dove è presente Fratelli d'Italia quello che Elena Chiorino ha brillantemente realizzato nei pochi mesi di governo. Mettiamo in tasca alle famiglie dei lavoratori che vanno in cassa integrazione immediatamente denaro contante, perché oggi le statistiche e le rilevazioni dicono che c'è ancora un 16 per cento di italiani indigenti che non arrivano a fine mese. Questo è lo strumento per evitare che a questi si aggiungano i tanti che oggi, a causa delle crisi aziendali, entrano in queste fasce di povertà.

Io faccio appello, ancora una volta, al Governo di valutare questo ordine del giorno nel merito - probabilmente l'hanno letto male - e a non lasciarsi fuorviare da chi l'ha proposto. Fratelli d'Italia l'ha proposto ma siamo disposti, se eventualmente ci fosse una formula parlamentare, a rinunciare alla paternità di questo ordine del giorno pur di arrivare all'obiettivo che ci siamo posti nell'interesse dei cassintegrati.

PRESIDENTE. Chiedo cortesemente al deputato Borghi di alzarsi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Io credo che sia necessario rimettere le cose al loro posto. Il Governo, a differenza di tutte gli altri pareri negativi, ha spiegato le ragioni, che forse sono sfuggite. Va detto con chiarezza - e poi, ovviamente, non voglio fare l'interprete del Governo - che il parere negativo non è sul merito; è semplicemente il fatto che questa opportunità, questa possibilità utilizzata dalla regione Piemonte può essere tranquillamente copiata o, comunque, seguita anche dalle altre regioni, in qualche modo dividendo le competenze. Dopodiché - e lo dico per amore di verità - la nuova giunta regionale del Piemonte, che ha attivato questa erogazione attraverso il sistema bancario anticipando la cassa integrazione, non è andata a far altro che quello che facevano già le giunte precedenti, sia la giunta guidata dal presidente Chiamparino, sia addirittura - ed è qui presente l'assessore regionale al lavoro dell'epoca - le giunte del centrodestra, con la collega Porchietto. Quindi, nessuna novità e, francamente, quanto a lezioni, sul fatto che noi ci siamo dimenticati dei lavoratori, rimanga agli atti che la prima provincia che ha fatto l'anticipo della cassa integrazione fu la provincia di Alessandria, governata dal centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io ci tengo a lasciare una mia riflessione al dibattito d'Aula prima di intervenire nel merito dell'ordine del giorno. Ho sentito - e di questo mi dolgo - le parole dei colleghi che pensano che il gruppo di Fratelli d'Italia stia facendo un ostruzionismo sterile su questo provvedimento (Commenti). Le parole ridondanti dei colleghi, che non mi spaventano perché sono abituato ad avere a che fare con gente del genere facendo politica da tanti anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mi convincono che ciò che dico forse è giusto, ma lo dico soprattutto portando indietro le lancette dei miei ricordi quando, all'insediamento del Presidente della Camera, l'onorevole Fico, lo stesso ci aveva rassicurati rispetto al fatto che il ricorso alla fiducia sarebbe stato occasionale e che noi raramente ci saremmo trovati - come dire - a non poter discutere i provvedimenti in Aula perché, appunto, quest'Aula avrebbe avuto la dignità che merita. Poi, c'è stato il Governo 5 Stelle-Lega e poi, mutatis mutandis, il Governo PD-5 Stelle.

La decretazione d'urgenza - e, quindi, la fiducia - pone un limite alla nostra attività parlamentare. Per questo, noi deputati di Fratelli d'Italia produciamo ordini del giorno, per dare dignità a quest'Aula e per dare un contributo fattivo alla crescita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, rimandiamo al mittente il concetto di ostruzione che non ci appartiene, perché a noi appartiene e attiene il concetto di costruzione, e rispetto a questa costruzione l'ordine del giorno del collega Delmastro Delle Vedove è di assoluto buonsenso. Lui ci dice che in una regione - guarda caso governata dal centrodestra - c'è una buona pratica, cioè quella di anticipare la cassa integrazione ai lavoratori, evidentemente, per definizione in difficoltà, per non procrastinare nel tempo l'erogazione della stessa e, quindi, per non mettere in ulteriore difficoltà i nostri lavoratori.

Sommessamente ricordo che oggi la cassa integrazione - ed entro nel merito della vertenza Mercatone Uno - è in maniera ignominiosa di 400 euro - quindi minore rispetto al reddito di cittadinanza - e rispetto a questo noi questi quattrini li diamo con ritardo. Allora, io non vedo perché, sottosegretario, in questo momento non si possa dire e segnare una parola di discontinuità anche rispetto al fatto che non esistono delle ragioni che ci portano a fare questo, se non - con una battuta - le regioni. Come evidentemente sottolineava la collega Ciaburro, non vorrei che il fatto che questa proposta, essendo una proposta che viene da una regione governata dal centrodestra, allora faccia diventare ostativa l'approvazione di questo ordine del giorno. Allora sottosegretario - e concludo - un atto di dignità parlamentare…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Diciamo di sì, diciamo di sì a un atto di buon senso e sicuramente faremo del bene ai nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, allora, sinceramente, dopo questo dibattito, credo che sia ancora più importante provare a definire qual è l'obiettivo che vogliamo raggiungere con questo ordine del giorno. Ritengo che, se la regione Piemonte abbia inteso individuare questa possibilità, attraverso questo accordo con il sistema bancario, di poter anticipare la cassa integrazione guadagni straordinaria e se dagli interventi che ci sono stati successivamente su questo ordine del giorno, Presidente, ho sentito anche l'onorevole Fornaro ricordarci che la prima provincia in Italia sia stata quella di Alessandria ad aver adottato questa modalità, credo che noi dobbiamo approfittare di questo dibattito per poter fare in modo che non tanto, e non me ne vogliate, chi sta dentro quest'Aula, ma chi ci sta seguendo nel nostro dibattito da casa o dentro le amministrazioni possa sapere che è possibile copiare, moltiplicare, adottare questo sistema per poter aiutare i lavoratori, che è stato già fatto in alcune province, in passato in alcune regioni e in questo momento rinnovato, come ci ha raccontato l'onorevole Del Mastro come primo firmatario di questo ordine del giorno, nella regione Piemonte.

Credo che sia quasi incredibile come il Governo bocci un “a valutare l'opportunità”, Presidente, perché, al di là del fatto che spesso e volentieri questi ordini del giorno si limitano a diventare quasi delle pacche sulle spalle, in questo caso non è una pacca sulla spalla; come ha detto l'onorevole Gemmato, cambiamo la quotidianità di migliaia, centinaia di lavoratori, che non solo vanno in grossa difficoltà, ma che questa difficoltà ce l'hanno a volte per mesi, e questo non ce lo possiamo permettere, non se lo possono permettere soprattutto loro e le loro famiglie. Quindi l'invito - e l'incredulità è quasi… - è a rivedere questo parere da parte del Governo, perché riteniamo, come gruppo, come firmatario, al quale io le chiedo di aggiungere il mio nome, che questa buona pratica, tra parentesi adottata già in precedenza, come è uscito da questo dibattito, da altre province e regioni, possa essere mutuata in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/22 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/23 Trancassini il parere del Governo è favorevole, Sull'ordine del giorno n. 9/2203/24 Varchi c'è, invece, una proposta di riformulazione: la prima firmataria, deputata Varchi, l'accetta. Sugli ordini del giorno n. 9/2203/25 Lucaselli, n. 9/2203/26 Ferro e n. 9/2203/27 Galantino il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/28 Deidda il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galantino. Su questo ordine del giorno? Sull'ordine del giorno n. 9/2203/27? Il parere del Governo è favorevole, deputato Galantino, quindi ricordo anche a lei che deve in questo caso dirci se lo vuole far votare o meno.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, chiedo di metterlo in votazione e faccio la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Per me è molto importante che l'Aula si esprima in maniera favorevole per rafforzare questa mia richiesta che arriva dal territorio pugliese. Questo perché, come ho ricordato in sede di illustrazione dell'ordine del giorno, oltre a Whirlpool, tra le multinazionali che minacciano di lasciare a casa centinaia di lavoratori, oltre a tante aziende in crisi, e oggi si sente parlare solo di questo, mi dispiace, dicevo, oltre a Whirlpool c'è anche la Bosch, che dallo stabilimento di Modugno ha annunciato 620 esuberi, quindi sono 620 famiglie che vivono un futuro incerto. Voglio ricordare in quest'Aula che lo stabilimento Bosch rappresenta per numero di occupati la seconda industria pugliese dopo l'ex Ilva di Taranto e mi auguro davvero che il Governo prenda dei seri provvedimenti, perché a rischio ci sono un terzo dei 1.840 dipendenti del sito, esattamente un decimo della forza lavoro complessiva di Bosch Italia. Ormai questa vertenza va avanti da anni e i lavoratori vivono da mesi con contratti di solidarietà. Ricordo anche che il 27 giugno scorso al Mise si è svolto l'incontro riguardante la società appartenente al gruppo Bosch, a cui hanno partecipato diverse sigle sindacali, nazionali e territoriali, e sono stati presi degli impegni. Il 30 giugno successivo, da un comunicato del MoVimento 5 Stelle in Puglia, abbiamo appreso, attraverso gli organi di stampa, notizie rassicuranti, almeno apparentemente, e cioè che è stato avviato il piano di investimenti di 40 milioni di euro nei prossimi anni e tutto dovrebbe consentire di ridurre il numero di esuberi entro il 2022. Continuiamo a lavorare per ridimensionare gli esuberi, i lavoratori hanno già fatto troppi sacrifici. Sono indubbiamente bellissime parole, però sono passati dei mesi e nel frattempo un dipendente dello stabilimento ha avuto un malore a causa della pressione a cui è sottoposto sul luogo di lavoro, e posso capirlo, perché mi metto anche nei panni dei dipendenti, degli operai che ogni mese vedono decurtati 500 euro dallo stipendio a causa delle giornate di solidarietà.

Chiedo, quindi, al Governo di impegnarsi seriamente a risolvere la questione e chiedo a quest'Aula di votare favorevolmente questo ordine del giorno, perché dietro questi numeri ci sono delle famiglie che attendono risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/27 Galantino, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2203/28 Deidda. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Il Governo praticamente boccia questo ordine del giorno, che recita :“a valutare l'opportunità di prevedere investimenti adeguati nel territorio regionale sardo, in particolare per l'adeguamento delle infrastrutture e reti energetiche, nonché per l'avvio delle opere di dismissione e riqualificazione, anche ambientale, e di conversione delle aree interessate dalla presenza di centrali elettriche, se del caso anche promuovendo l'installazione di impianti fotovoltaici/solari termodinamici, nonché a gas di nuova generazione, salvaguardando, conseguentemente, gli attuali livelli occupazionali”.

Non vorrei ripetere quanto detto in dichiarazione generale, ma aggiungo, quindi: alla Sardegna il Governo dice no al metano; il Governo non revoca i vincoli al porto canale su una spiaggia inesistente, vincoli che erano su una spiaggia dove adesso c'è un porto, quindi non si capisce il motivo perché vengano confermati questi vincoli; il Governo ci dice no al termosolare, ci dice di no a riconvertire le centrali a olio, ci dice di no al carbone, mentre noi vogliamo convertire le centrali (e ci dice di no). Il Governo, poi, mette l'obbligo del POS, ma sapete quanti comuni in Sardegna non ricevono il segnale Internet? Sono quasi 50 quelli censiti, dove gli operatori, per avere una linea Internet, devono andare a manovella e hanno denunciato più volte questa situazione. Quindi, noi chiediamo infrastrutture, chiediamo un impegno del Governo su delle misure che salvaguardino l'ambiente, che ci garantiscano di non dover ricorrere più alla cassa integrazione, ma ci viene detto di no. Laddove, qualche anno fa, Calenda era scappato in aereo dal Sulcis inseguito dagli operai, laddove il Premier Conte è venuto a Cagliari a ricevere un premio come mediatore - non so di che cosa -, dove gli sono state chieste notizie e garanzie sull'impegno del Governo e non è stato in grado di rispondere, noi presentiamo un ordine del giorno in cui specifichiamo che ci deve essere una valutazione a prevedere questo impegno, ma il Governo dice no. Sarà per quello che forse hanno già detto i colleghi, per un'ostilità verso la Sardegna, che ha cambiato decisamente corso politico, dove Fratelli d'Italia è il primo partito a Cagliari e dove rappresenta, oggi, una realtà forte dell'assessorato all'ambiente e della giunta regionale. Non capiamo, allora, il motivo di questa ostilità, laddove ci sono strade interrotte da tre anni, dove l'ANAS non interviene, dove dice che deve fare delle analisi per controllare la stabilità di queste strade, ma non interviene. Allora, nessun tipo di infrastruttura, nessun tipo di impegno per la Sardegna da parte di questo Governo.

Ho letto gli ordini del giorno di alcuni colleghi che poi sono stati approvati: impegni generici, impegni teorici; risolvere i tavoli delle crisi, risolvere questo problema, ma qual è l'impegno concreto che, da domani, possiamo portare nell'Isola? Non c'è nessun tipo di impegno concreto e, purtroppo, mi dispiace, perché era successo così con l'altro Governo e si sta ripetendo la solita questione. L'altro giorno, sono venuti, con una cara mia amica, deputato della maggioranza, dei sindaci dell'interno della Sardegna e cosa hanno chiesto? Concretezza; hanno chiesto provvedimenti concreti, soprattutto, quando siamo la prima regione dove i sindaci sono presi di mira dalla delinquenza e dalla disperazione. Vedremo questo voto: io vi chiedo di votare in coscienza, senza apparentamento con il Governo o no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ferro. Ne ha facoltà. Ha a disposizione ancora qualche minuto.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Rispetto a questo ordine del giorno che il collega Deidda ha saputo illustrare in modo molto sintetico ma preciso rispetto ad una situazione che il popolo sardo vive, attraverso la crisi aziendale, attraverso dei parametri del PIL sotto la media nazionale, attraverso una riqualificazione ambientale di una terra che non soltanto di impresa dovrebbe vive, ma soprattutto di quell'impresa turistica che mi pare in questo decreto non abbia trovato certamente spazio. Quindi, si chiede la cifra di un miliardo all'interno di quella che sarà la manovra finanziaria per poter adeguare gli stabilimenti, per poter andare incontro alla bonifica di alcune strutture che riguardano soprattutto la parte dell'energia elettrica, ma anche per salvaguardare i tanti lavoratori che, in questo momento, vivono una situazione difficile ed incomprensibile. Altrettanto incomprensibile, se questo decreto aveva la missione non soltanto di guardare alle imprese in crisi, ma soprattutto anche alla riconversione ambientale e alla salvaguardia, è perché ci sia un parere nettamente contrario sull'ordine del giorno del collega Deidda.

Allora, dismissione, riqualificazione anche ambientale, dicevamo, perché interessa in modo particolare la parte delle centrali elettriche. Ciò si potrebbe fare attraverso - è stato detto - impianti fotovoltaici, gas di moderno utilizzo, quindi un po' con quella politica che è sempre appartenuta ai colori di questo Governo giallo-rosso, ma che, troppo spesso - lo citava ieri, credo, il collega Mollicone in un intervento - parla dell'importanza dell'ambiente, una scommessa importante di questo Millennio, il che non significa soltanto tassare la plastica, ma significa dare i giusti strumenti alle aziende e, soprattutto, come nel caso del Mezzogiorno d'Italia e ancora di più in Sardegna, evitare la migrazione per cercare posti di lavoro in altri posti che non siano la propria terra.

Allora, noi, ovviamente, ci rivolgiamo al Governo chiedendo un ripensamento, che non sia solo uno slogan - e qui mi rifaccio non al collega Mollicone, ma ad una frase che riguarda molto il Governo giallo-rosso - rispetto a coloro che che dicevano che l'ambiente l'abbiamo ereditato non soltanto dai nostri avi, ma l'abbiamo preso in prestito dai nostri figli: mi pare che, in questo caso, non l'abbiano neanche ereditato dai loro avi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MARCELLO GEMMATO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Gemmato, lei ha esaurito il tempo. Sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Da farmacista, una pillola. È intervenuto il collega Deidda, ma - noi l'abbiamo fatto notare più volte - c'è un passaggio di colleghi davanti che, oltre a distrarre chi interviene, dà un'immagine non consona all'autorevolezza della nostra Aula. Quindi, se vogliamo…

PRESIDENTE. La ringrazio, questo è un tema che abbiamo trattato anche in Ufficio di Presidenza. Grazie di avercelo fatto notare. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Dopo aver sentito gli annunci di Di Maio in occasione del “decreto dignità” di aver abolito la povertà per decreto, speriamo di non dover sentire adesso analoghi annunci di abolizione delle crisi per decreto, perché purtroppo la realtà è ben più drammatica di come la si rappresenta. Fino ad oggi questo decreto pare adottare più alcune misure tampone, che non interventi significativi per risolvere i problemi strutturali che stanno alla base delle situazioni di crisi delle aziende italiane. Ricordiamo che, attualmente, pendono 160 tavoli di crisi aziendali aperti presso il Ministero e finora nessuno è stato risolto. Nessuno significa che non considero una soluzione - neanche la mezza soluzione - adottata e annunciata su Whirlpool. Quindi, la situazione è, da questo punto di vista, drammatica. Questo dipende anche da un errore di impostazione ideologica di fondo, soprattutto, del MoVimento 5 Stelle, a cui si aggiungono agli alleati di sinistra; un errore di impostazione sbilanciato troppo su una visione assistenzialistica e troppo poco su una visione finalizzata a mettere le imprese nelle condizioni di lavorare e di creare occupazione.

Quindi, servirebbe meno reddito di cittadinanza casuale anche a pregiudicati, spacciatori, delinquenti e più investimenti a sostegno delle imprese che assumono, che creano manodopera qui in Italia e che, quindi, consentono, poi, che ci siano dei lavoratori da tutelare con misure più efficaci.

Se introduciamo misure più efficaci sul precariato, ma non ci sono le imprese che possono dare lavoro si tratta di misure che intervengono sui principi, ma non sulla sostanza. E allora questo deficit di impostazione ideologica che sta alla base si vede sia nelle soluzioni generali sia nelle misure puntuali e per questo rimango stupito che non sia stato approvato prima l'ordine del giorno del sottoscritto sulla situazione di Elcograf e ancora in questo momento auspico si possa rimediare e si possa approvare l'ordine del giorno sulla situazione della Sardegna, perché la Sardegna, vedete, ha potenziali enormi e finora è stata ampiamente sottovalutata: è evidente a tutti che le imprese italiane e, in particolare, quelle sarde hanno un deficit infrastrutturale notevole. Dobbiamo mettere le imprese in condizioni di avere un sistema industriale più solido, un sistema di infrastrutture più efficiente e devo dire che è veramente seria anche la situazione di difficoltà energetica della Sardegna. Queste difficoltà rendono più difficile alle imprese sarde la possibilità di essere competitive sul mercato. I risultati sono quelli che ha illustrato il collega Deidda, cioè anche l'emigrazione di tante risorse occupazionali sarde verso il continente e allora credo che investire su qualcosa di utile e concreto come questo miliardo di euro per potenziare il sistema industriale sardo per riqualificazioni ambientali e infrastrutturali sia fondamentale; e, quindi, come dicono gli amici sardi, accabbadda: basta sprechi sul reddito di cittadinanza, investiamo su energia, infrastrutture e industria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Per una volta devo ringraziare il collega Deidda - lo devo ringraziare per tante altre volte - per aver voluto portare questa volta la Sardegna al centro del suo intervento politico, perché ritengo che troppo spesso ci si sia dimenticati di questa regione che è ovviamente importante, come lo sono tutte, ma che spesso è uscita un po' dall'ottica di tanti Governi che hanno sovrainteso alla nostra nazione. Lo dico perché non vorrei, come dicevamo prima per il Piemonte, che anche adesso si volesse trascurare la Sardegna perché magari ha una coloritura politica diversa da quella di questo Governo. Non vorrei che qualcuno pensasse che, siccome i sardi si sono ribellati a un malgoverno ormai di tanti e tanti anni, allora vadano puniti e non vadano assecondati nelle loro legittime richieste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Credo che il collega Maschio abbia forse inconsapevolmente creato quello che deve essere l'hashtag, secondo me, di una ribellione in Sardegna contro il Governo centrale. L'hashtag sarà #accabbadda, cioè basta: la Sardegna deve essere sostenuta e assecondata dal Governo, perché da troppi anni è abbandonata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io ringrazio il collega Deidda che per una volta ha deciso di citare la Sardegna snaturando quindi il suo ruolo di parlamentare nazionale e portandosi su un livello più locale.

Non intendo entrare nel merito generale del provvedimento perché nei dieci minuti che ognuno di noi avrà a disposizione nel pomeriggio per la dichiarazione di voto sviscereremo tutte le questioni relative alle criticità di questo decreto. Però mi preme sottolineare la questione legata alla green economy o, meglio, come lei giustamente, Presidente, ci fa notare, che dobbiamo chiamare economia verde, che è stato uno dei punti da collante di questo Governo rosso-giallo o rosso-rosso-giallo e che di fatto, al di là dello slogan, non è che poi nei primi giorni abbia avuto un impatto così forte. Non dico che si doveva investire o porre, come la Merkel in Germania, 100 miliardi nel giro di pochi anni per l'economia verde ma qui semplicemente si chiedeva di riconvertire centrali a carbone in energia pulita. Non credo fosse qualcosa che esulava dal programma rosso-giallo e non occorre essere ambientalista, come lo sono io, per capire che la proposta rientra nel solco degli impegni che ci siamo presi anche a tutti i vertici mondiali per riconvertire le forme e le dipendenze dal carbone. Credo che invece si dovesse essere un attimo più pragmatici, abbandonare gli slogan e farci un po' più nazional-popolari, perché, vedete, abbandonare la Sardegna al suo destino, quando in realtà ci sono le possibilità di farne un laboratorio per la riconversione di quelle centrali a carbone, è un grossissimo errore. Poi - lasciatemelo dire - bocciare un ordine del giorno senza addirittura nemmeno dare la possibilità di una riformulazione che impegni il Governo a fare una cosa semplicissima, ossia impegnare il Governo a continuare ad applicare il programma rosso-giallo che loro hanno presentato, che voi avete presentato… Qui voi non state bocciando il nostro ordine del giorno: state bocciando il vostro programma che vi consente di stare assieme anche quando non avete nulla in comune, se non gli insulti che vi siete scambiati fino a ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Ancora una richiesta affinché il Governo possa cambiare opinione sull'ordine del giorno n. 9/2203/28 Deidda. Ritengo che la Sardegna sia sempre stata una regione bistrattata, periferica rispetto alla politica ma non dobbiamo dimenticarci che la Sardegna è un'isola con tutti i vantaggi e con tutti gli svantaggi di un'isola ma è una nostra bellezza, è una cosa bellissima per l'Italia e, ancora una volta, il Governo dimostra la cecità di fronte al turismo. Perdere la Sardegna e non dare la possibilità alla Sardegna di poter continuare la piccola e medie impresa locale e, quindi, far emigrare le persone, ma soprattutto non consentire alla Sardegna di adeguarsi dal punto di vista green, parole che adesso come diceva l'onorevole De Carlo piacciono soprattutto come spot ma non come realtà concrete. Quindi, occorre denaro, la possibilità di un intervento deciso e chiaro affinché la Sardegna rimanga veramente un orgoglio italiano, una bellezza conosciuta davvero nel mondo e dove il turismo è un turismo di élite, un turismo che porta tanto lavoro a seguito e che dobbiamo assolutamente considerare. Quindi un invito ancora al Governo a poter ripensare al parere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. L'opportunità di questo ordine del giorno del collega Deidda ci dà anche il motivo – o l'opportunità, ripeto – di valutare le nostre terre che non sono adeguate allo standard delle altre terre sul territorio nazionale. La Sardegna, nonostante sia un'isola con caratteristiche ed esigenze differenti da quelle delle altre regioni d'Italia, è rimasta indietro a causa dell'attenzione e del riscontro che la politica non ha saputo dare ad esse negli anni e oggi ci ritroviamo la classica caratteristica dello spopolamento.

Prendo spunto da questo ordine del giorno proprio per dire che uno Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale quel minimo di strutture e infrastrutture, Internet, efficientamento energetico ma su tutto il territorio nazionale questo minimo deve essere garantito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quando, invece, abbiamo il nostro Presidente Conte che va in giro all'assemblea delle Poste, dove ci sono tutti i sindaci d'Italia, a dire che dobbiamo tutelare i più piccoli, dobbiamo digitalizzare: sì, belle parole, il libro dei sogni. Ma ci rendiamo conto che per digitalizzare prima dobbiamo avere l'infrastruttura Internet garantita su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che non ci possono essere figli e figliastri, siamo tutti uguali e dobbiamo soprattutto con i più deboli, con quelli che sono rimasti indietro, riportarli allo standard nazionale perché altrimenti stiamo parlando assolutamente del nulla? Esattamente come fa un insegnante in classe che non si permette di lasciare i più fragili, più deboli, quelli che hanno tempi di apprendimento più lunghi indietro rispetto ai primi della classe, deve cercare di sollevare tutti. Quindi, chiedo al Governo di rivedere proprio come principio la possibilità di ridare dignità a questa regione…

PRESIDENTE. Concluda.

MONICA CIABURRO (FDI). …per non trovarci la regione invasa dai cinesi piuttosto che altro che fanno poi i tour operator da noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Deidda n. 9/2203/28, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Ordine del giorno Caretta n. 9/2203/29, parere favorevole.

Deputata Caretta, lei può parlare soltanto se lo vuole mettere in votazione, questo ordine del giorno, altrimenti non può contestare il parere favorevole del Governo al suo ordine del giorno.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). L'atto parla di un distretto molto importante per tutta Italia, e apprendo…

PRESIDENTE. Deduco, quindi, che lei voglia mettere in votazione l'ordine del giorno.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Chiedo che l'Aula possa votarlo.

PRESIDENTE. Sta bene.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Registro comunque, Presidente, positivamente il parere favorevole che è stato dato da parte del Governo a questo ordine del giorno, che chiede un impegno al Governo a prevedere iniziative che vadano a tutelare le aziende del distretto del vetro di Murano. Un distretto posizionato in mezzo alla laguna di Venezia (Commenti)

PRESIDENTE. Prego, prosegua. Prego. Deputata Caretta, prego. Deputata Caretta, può prendere la parola, per cortesia?

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Come dicevo, il distretto è molto importante: è posizionato in mezzo alla laguna di Venezia, al centro della storia veneta e italiana, e ha un valore economico di circa 165 milioni di euro; da inizio anni Duemila, però, ha mostrato le prime crepe nella sua capacità di tenuta e di presenza sul mercato. Quando si arriva a Venezia, una delle tappe obbligate è da sempre il Rio dei Vetrai a Murano: un luogo in cui è racchiusa una tradizione che affonda le proprie radici nel Medioevo, quando la Repubblica di Venezia era il più importante porto commerciale dell'epoca, e dove per secoli sono state create pregiate lavorazioni all'interno delle fornaci.

La situazione attuale è ben diversa, purtroppo, rispetto ai fasti di un tempo, e sta assumendo sempre più contorni allarmanti: le fornaci in attività, simbolo di questa inestimabile e secolare tradizione, sono rimaste solo una decina, a causa di una crisi fatta di concorrenza sleale, legata ai prodotti contraffatti. Oggi purtroppo, se andiamo nei negozi a Venezia, non riusciamo più a trovare il vetro soffiato dai maestri veneziani, ma troviamo delle squallide imitazioni di vetri cinesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Da dieci anni a questa parte tale crisi ha ridotto i dipendenti del distretto da circa 600, dei quali il 40 per cento è purtroppo in cassa integrazione. Le ineguagliabili lavorazioni delle aziende del distretto rappresentano un vero e proprio simbolo del made in Italy e del lavoro dei nostri artigiani.

Difesa delle tradizioni, quindi, e del lavoro economico: due motivi fondamentali, che mi hanno portato a chiedere al Governo e a presentare questo ordine del giorno, proprio per fare in modo che le nostre imprese del settore non siano abbandonate dalle istituzioni.

Con questo ordine del giorno abbiamo quindi chiesto al Governo di mettere in campo, nel più breve tempo possibile, misure concrete che possano rilanciare le aziende del distretto di Murano, in modo tale da tutelare i lavoratori e le loro famiglie. Impegnarsi concretamente per mantenere in vita una produzione che copre il 25 per cento del totale nazionale, significa quindi difendere l'economia italiana, difendere i posti di lavoro di cittadini italiani, ma significa anche difendere le nostre tradizioni.

Apprendiamo quindi con favore l'accoglimento da parte del Governo…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …di questo ordine del giorno, ma proprio perché credo che questo tassello importante delle nostre storia, cultura e tradizioni…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …appartenga a ognuno di noi, voglio proprio che l'Aula si esprima su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, il parere è cambiato: è diventato contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Avevo chiesto la parola prima che il Governo intervenisse; il patetico intervento da parte del Governo appena ascoltato apre un vulnus (Commenti) in quello che è il rapporto dialettico tra le forze democratiche che qui dentro discutono. Avrei parlato prima per dire che utilizzavo i miei due minuti di intervento a dimostrazione che non c'era volontà ostruzionistica in quello che la Caretta ha fatto (Commenti), perché è di tutta evidenza che, quando il Governo, un Governo serio, magari un Governo che tiene al rapporto con il popolo, dà un parere nel merito, il parere resta invariato rispetto alla discussione d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).

O la sottosegretaria non aveva capito l'argomento sul quale è intervenuta ora, e allora aveva dato un parere sbagliato; o la sottosegretaria oggi ha usato un'arma di reazione alla dialettica democratica parlamentare che è un'arma impropria. L'umiliazione da parte di questo Governo della dialettica parlamentare verrà osteggiata con ogni mezzo dalla nostra forza politica, che oggi difende i lavoratori, a differenza di queste mummie che tacciono rispetto a un dibattito importante com'è quello del lavoro, delle nostre aziende in crisi, dei nostri lavoratori. E allora restiamo a discuterne finché ci sarà spazio!

Sottosegretaria Morani, lo dico a lei attraverso la Presidenza: se il suo atteggiamento in queste ore, su questa discussione, dovesse restare questo, se lei non tornerà sul parere che aveva formulato nell'interesse dei lavoratori di Venezia e di Murano, da parte della nostra forza politica, avrà tutta la possibile ostilità del caso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. A proposito di mummie, se lei avesse la cortesia di far sapere al collega Lollobrigida che chi celebra in una cena ad Ascoli Piceno le mummie della marcia su Roma a noi non dà lezioni di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Per quanto riguarda… Per quanto riguarda (Commenti del deputato Rotelli – Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, non esageriamo. Deputato Rotelli… Deputato Rotelli, la richiamo all'ordine. Deputato Rotelli, si contenga. Prego, deputato Fiano, prosegua.

EMANUELE FIANO (PD). Per quanto riguarda quanto è appena accaduto, noi teniamo moltissimo al rilancio delle aziende del distretto del vetro di Murano (Commenti), e abbiamo lavorato con il Governo perché il Governo senza dubbio ponesse parere favorevole all'ordine del giorno dell'opposizione, come è successo fino adesso per decine di ordini del giorno dell'opposizione, dei quali condividiamo, insieme al Governo, il contenuto di merito.

Se dal merito si passa ad una mera tecnica ostruzionistica, e non ci si occupa del tema del rilancio delle maestranze del lavoro del vetro di Murano, ma del tema del rilancio di un partito di opposizione, allora noi rimaniamo nel merito. Il Governo farà quello che si deve fare, come ha chiarito con il parere favorevole, per il rilancio di quelle aziende. Voi fate, perché è lecito, la vostra tecnica ostruzionistica. Noi, nel frattempo, ci occupiamo dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoCommenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non era propriamente un richiamo all'ordine dei lavori (Commenti del deputato Rotelli). Deputato Rotelli, l'ho già richiamata all'ordine una prima volta, non mi costringa ad andare avanti. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Per richiamo al Regolamento. Su cosa, deputato Foti?

TOMMASO FOTI (FDI). Sul parere cambiato dal Governo, signor Presidente, per una piccola ragione. Molto pacatamente, lei, che ha presieduto tutta la mattina, sa che il gruppo di Fratelli d'Italia ha chiesto la votazione solo su tre ordini del giorno, per i quali il Governo aveva espresso parere favorevole, rispetto a un numero decisamente superiore di ordini del giorno, per i quali è stato accolto il parere favorevole senza richiesta di votazione. Alcuni casi - e i precedenti ci sono, i precedenti ci sono e mi dispiace che qualche collega faccia finta di ignorarlo - richiedono un voto rinforzato dell'Aula, perché si ritiene che il tema sia di particolare rilevanza. E su casi di particolare rilevanza abitualmente non si fanno queste sceneggiate. L'Aula è libera di respingere l'ordine del giorno, è liberissima di respingerlo, ma non si capisce perché il Governo debba cambiare parere, quando non è cambiata una virgola dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è il punto! L'Aula è sovrana sotto questo profilo.

E allora io penso che a nessuno sfugga che, se la collega Caretta non avesse voluto parlare specificatamente su questo ordine del giorno, ma fare dell'ostruzionismo, bastava che parlasse cinque minuti nell'intervento precedente. Ma di che cosa stiamo parlando?

PRESIDENTE. Le ricordo che lei ha chiesto la parola per richiamo al Regolamento, quindi dovrebbe attenersi al tema del suo richiamo al Regolamento.

TOMMASO FOTI (FDI). Quindi, io chiedo, signor Presidente, che si dia atto che il comportamento dei deputati di Fratelli d'Italia e del gruppo di Fratelli d'Italia è stato oltremodo rispettoso dell'Aula, la qualcosa non è stata da parte del Governo, che cambia il parere su suggerimento di un parlamentare della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie. Mi pare del tutto evidente che si debba rispettare tanto il diritto del gruppo e dei gruppi che volessero svolgere la propria azione, così come state facendo voi, quanto è assolutamente legittimo e da rispettare il desiderio del Governo di modificare le proprie scelte e, quindi, anche i propri pareri sugli ordini del giorno presentati.

C'è qualcun altro che ha chiesto di intervenire? Su cosa Borghi, sull'ordine lavori? Maschio, anche sull'ordine lavori. Mi pare che ci fosse prima Maschio, porti pazienza. La parola al deputato Maschio. L'ordine dei lavori lei sa perfettamente come funziona, giusto? Perché interventi impropri io non sono più disposto ad accettarli. Quindi, faccia la sua proposta sull'ordine dei lavori.

CIRO MASCHIO (FDI). Io volevo solo comunicare che chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno…

PRESIDENTE. La ringrazio.

CIRO MASCHIO (FDI). …perché alla luce di quanto è stato fatto dal Governo, che cambia idea sulla pelle delle imprese…

PRESIDENTE. La ringrazio, non c'è bisogno di entrare nel merito...

CIRO MASCHIO (FDI). …come un elefante in una cristalleria (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. …e lei l'avrebbe potuto fare, anche venendo qui, ai banchi della Presidenza.

La parola al deputato Enrico Borghi, vale la stessa raccomandazione che ho fatto al deputato Maschio. Prego.

ENRICO BORGHI (PD). Assolutamente, signor Presidente, perché si faccia constatare nel processo verbale - e poi naturalmente sarà la Presidenza a fare tutte le valutazioni che ritiene – che, nel corso dell'intervento del collega Fiano, dai banchi dell'estrema destra di questo emiciclo, ci sono state delle frasi chiaramente indirizzate all'interlocutore, che è stato definito “sionista” (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Presidente, questa cosa avviene il giorno dopo in cui la destra si è astenuta su una mozione presentata dalla senatrice a vita Segre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Italia VivaProteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non è un richiamo all'ordine dei lavori.

ENRICO BORGHI (PD). Noi chiediamo che venga portato rispetto, non tanto a un parlamentare, ma alla memoria che questo parlamentare rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoVive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

TOMMASO FOTI (FDI). Ma cosa sta dicendo! Presidente!

PRESIDENTE. Mi pare che non andremo molto avanti così. Deputato Rotelli, stia al suo posto. Deputato De Carlo! Deputato Osnato! Deputato De Carlo, riprenda il suo posto. Ha chiesto la parola il deputato Lollobrigida. (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) Su cosa, deputato Lollobrigida?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori. Deputato De Carlo, la richiamo all'ordine. Deputato Osnato, la richiamo all'ordine. La parola l'ha chiesta il vostro capogruppo, dategli la possibilità di parlare. Prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie. Allora, Presidente, io credo che rispetto alle accuse pesanti, fastidiose, rispetto a la nostra forza politica tutta, da parte del collega Enrico Borghi, che insinua che noi avremmo detto cose che si sentono nei cortei dell'estrema sinistra, della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che non si sentono da parte di Fratelli d'Italia, che ripudia qualsiasi forma di antisemitismo, che solidarizza con la senatrice Segre, ma che non vota e non voterà mai censure, come abbiamo fatto ieri in Senato, insieme alle forze politiche di centrodestra, quando ci siamo resi conto che, dietro alla firma della senatrice Segre, sfruttata e strumentalizzata in quest'ottica dalla sinistra (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), c'era lo stesso atto che la Boldrini propose in quest'Aula! La stessa censura che la sinistra vuole imporre alla nostra democrazia!

PRESIDENTE. Mi pare che stiamo assolutamente travalicando, deputato Lollobrigida.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiudo e chiedo che su quelle insinuazioni, che il collega Enrico Borghi ha fatto, immediatamente l'Aula si esprima, perché, se è vero che da questi banchi emergono posizioni come quelle che lui ha denunciato, noi ce ne assumiamo la responsabilità, altrimenti si deve scusare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), prima di continuare a blaterare, come la sinistra fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi di Fratelli d'Italia si grida: “Vergogna!”) (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. L'Aula non si può esprimere. Io suggerisco di andare avanti, se abbiamo velleità di concludere questa seduta. Deputato Delmastro Delle Vedove, ha parlato per lei il capogruppo di Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caretta n. 9/2203/29, con parere contrario del Governo (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, ha diritto di prendere la parola sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Siamo in votazione.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Abbiamo chiesto la sospensione!

PRESIDENTE. Nessuno ha chiesto la sospensione. Prenda la parola e la chieda, la sospensione. Nessuno l'ha chiesta, ha parlato il capogruppo e non ha chiesto la sospensione (Deputati del gruppo Fratelli d'Italia stanziano nell'emiciclo davanti ai banchi del Governo). Stia al suo posto… I banchi del Governo devono essere lasciati liberi, grazie.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Se lei, Presidente, non mi avesse tolto la parola, anche se il mio intervento era un po' più lungo del necessario, vista la gravità delle accuse che venivano poste dai banchi della sinistra nei nostri confronti, io interpreto quello che il collega Enrico Borghi ha detto come la volontà di chiarire un episodio di una gravità eccezionale, che lui denuncia e che noi respingiamo al mittente.

E allora, Presidente, io chiedo la sospensione immediata dell'Aula per chiarire questo episodio. Dopodiché, rinunciamo volentieri alle pause pranzo, possiamo rinunciare, ma Borghi, lei ha accusato questo partito di cose gravissime. E quindi credo che lei, prima degli altri, vorrà chiarire se in questo Parlamento c'è gente che la pensa come lei dice…

PRESIDENTE. Presidente Lollobrigida…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …oppure ha mentito, Borghi, oppure ha mentito!

PRESIDENTE. Presidente Lollobrigida, per quanto tempo chiede la sospensione?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Il tempo di cui Borghi avrà necessità per capire che cosa è accaduto, vedendo i verbali.

PRESIDENTE. Le richieste devono essere quantificate, deputato Lollobrigida. Deve darci un ordine…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Per noi anche cinque minuti possono essere utili per far capire al collega che ha sbagliato.

PRESIDENTE. Dobbiamo ascoltare il parere degli altri gruppi, se non c'è accordo la richiesta di sospensione avanzata dal deputato Lollobrigida verrà messa in votazione.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, la ringrazio. Io avevo chiesto la parola per un richiamo al Regolamento prima che lei accettasse - devo dire che sono abbastanza stupito - una richiesta di sospensione dell'Aula per fare una verifica non si capisce bene su che cosa. Potrebbe avere un tempo illimitato, perché lei sa perfettamente che, per sapere se è stata detta o meno quella parola, lo si fa attraverso l'Ufficio di Presidenza, tutta una serie di cose, non si risolve con una chiacchiera tra l'onorevole Fiano e l'onorevole Lollobrigida. Quindi, non capisco su che cosa noi mettiamo in voto una sospensione dell'Aula.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di sospensione, si esprime l'Aula.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Mi dispiace, mi permetto di confutarle che non è che, se io faccio una richiesta perché fuori piove, noi sospendiamo l'Aula. Ci deve essere una ragione legata ai lavori dell'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). Però, le aggiungo il richiamo al Regolamento: siccome, se effettivamente sono state fatte quelle affermazioni, sono di una gravità inaudita, la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza - e il mio richiamo è al primo comma dell'articolo 59 - se nell'immediato non è in grado di verificare che effettivamente siano state dette quelle parole, ha tutti gli strumenti a posteriori perché sia verificato e, una volta verificato, se risponde a verità, di operare attraverso la censura che stabilirà l'Ufficio di Presidenza in relazione alla gravità di quello che è stato detto.

Quindi, io penso che, se le cose che sono state dette sono vere, sono di una gravità inaudita…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Se non è vero?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Se non è vero?

ROBERTO GIACHETTI (IV). …vanno verificate e che, Presidente, con tutto l'affetto, non possiamo verificarle noi qua adesso…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Se non è vero? Uno può dire quello che vuole?

ROBERTO GIACHETTI (IV). …vanno verificate con gli strumenti dell'Ufficio di Presidenza. E quindi le devo dire, con molta franchezza, che il mio inizio di richiamo al Regolamento finisce dicendole che io rispetto moltissimo ovviamente e, le devo dire, apprezzo moltissimo come lei sta presiedendo, quindi non è una critica minimamente, temo però che non ci sia una ragione formale per sospendere la seduta su un argomento del genere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente, incredulo di così tanta generosità, finalmente mi lascia parlare. Io, dato che condivido in pieno ciò che ha appena detto il collega di Italia Viva, mi pare - non so dove sia transumato - però è altrettanto vero (Proteste dei deputati del gruppo Italia Viva)… Me li contenga, me li contenga… me li contenga, non riesco a parlare, Presidente…

PRESIDENTE. Vada avanti. Comunque, le faccio presente che prima ha parlato per lei il suo capogruppo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). No, io chiedo un'altra cosa! Posso (Commenti dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Prego. Lo sta già facendo. Prima… prima…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Può dire a questi signori che posso? Perché nella loro logica bisogna mettere sempre il bavaglio alle persone (Commenti dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)

PRESIDENTE. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Dato che quanto ha affermato il collega è vero, cioè sarebbe un'affermazione gravissima, ma, se non fosse mai stata detta, si tratterebbe di una diffamazione e di una calunnia gravissima, nel pieno stile del PD. Io chiedo che lei acquisisca nel più breve tempo possibile i video, perché io ritengo di poter invocare un Giurì d'onore perché ledono l'onorabilità del mio gruppo, della mia persona, le diffamazioni, le calunnie di Borghi, per il quale chiedo un Giurì d'onore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E poi vedremo se questo gruppo ha dichiarato certe cose o se le infamità provengono da gruppi che si inventano, come sempre, calunnie e diffamazione ai danni degli altri gruppi.

PRESIDENTE. Io la ringrazio intanto per aver avanzato questa proposta, che da un punto di vista regolamentare è del tutto corretta. Questa proposta andrebbe formalizzata e la Presidenza, ovviamente, verificherà se ci sono i presupposti una volta che sarà formalizzata. Quindi, se non c'è altro gruppo che intende parlare, io procederei, prima della concordata sospensione dei lavori.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sull'ordine dei lavori, velocissimamente, soltanto per stemperare il clima e precisare che, comunque, da questi banchi non è pervenuto assolutamente nessun insulto, nessuna offesa, nell'ambito di quanto riferito dal collega Borghi e poi inviterei il collega Borghi ad andarsi a rileggere il senso e il significato della parola sionista (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), che comunque non è un'offesa. Quindi, vatti a leggere il significato di sionista…

PRESIDENTE. Non è un intervento sull'ordine dei lavori…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …sostenitore del movimento sionista, che non è certo un insulto o un'offesa.

PRESIDENTE. Colleghi, occorre attenersi a quanto previsto dal nostro Regolamento. Ci sono, da parte degli altri gruppi che non si sono espressi, delle obiezioni da svolgere e soprattutto, il gruppo di Fratelli d'Italia mantiene la richiesta di sospensione dei lavori o è superata dalla richiesta del Giurì d'onore?

Ha chiesto di parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà. Sentiamo prima se il deputato Lollobrigida intende mantenere la richiesta di sospensione, oppure se è superata dall'intervento del collega Delmastro Delle Vedove, che chiede…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). È superata, va bene.

PRESIDENTE. È superata, va bene. Deputato Guidesi, a lei la parola.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Presidente, noi non siamo intenzionati ad essere coinvolti in questo dibattito, che, tra accusa abbastanza forte e quello che è successo negli ultimi momenti, credo che un po' debba far riflettere anche sulla gestione dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), lo dico in maniera obiettiva e senza nessuna e indicazione nei confronti della maggioranza, però la gestione dell'Aula da parte della maggioranza, nelle ultime due settimane, forse un pochettino, colleghi della maggioranza, vi deve un po' far riflettere. Lo dico a beneficio di tutti e senza accusare nessuno. Arrivati a questo punto e arrivati al punto da non riuscire ad interpretare come sia giusto procedere rispetto al fatto che le accuse del collega Borghi al gruppo di Fratelli d'Italia debbano e possano essere verificate nei contenuti e nel contesto, io credo che sia opportuno, per il prosieguo dell'Aula e per riportare un pochettino di ordine istituzionale all'interno di quest'Aula, convocare una capigruppo affinché si possano chiarire alcune situazioni e non si possono tenere i deputati ostaggio di questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che è un pochino anche imbarazzante, Presidente.

PRESIDENTE. Proseguiamo i nostri lavori a questo punto, nell'attesa anche che venga formalizzata la richiesta di Delmastro Delle Vedove, ferme restando tutte le procedure e le particolarità che sono previste per l'attivazione del Giurì d'onore da parte del nostro Regolamento. Nel frattempo, se non interviene una richiesta di sospensione da parte dei gruppi, che non compete direttamente e per editto alla Presidenza di turno, io proseguo chiamando l'ordine del giorno successivo.

Quindi, o qualcuno chiede la sospensione anche tecnica, oppure passiamo agli ordini del giorno successivi. Aspetto comunque che venga formalizzata una richiesta. C'è un accordo da parte dei capigruppo per la sospensione? A me non è stato formalizzato, quindi se c'è qualcuno, me ne venga a parlare. L'ordine del giorno Luca De Carlo n. 9/2203/30 ha il parere favorevole da parte del Governo, come l'ordine del giorno Caiata n. 9/2203/31 e l'ordine del giorno Osnato n. 9/2203/32. Ancora, sull'ordine del giorno Epifani n. 9/2203/33 c'è il parere favorevole da parte del Governo. Poi abbiamo l'ordine del giorno Gribaudo n. 9/2203/34, sul quale vi è una riformulazione avanzata da parte del Governo, che viene accolta.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, sulla riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2203/34, nella parte finale, invece di “legge e proprio regolamento” diventa “normativa vigente”.

PRESIDENTE. Va bene, deputata Gribaudo? A posto. Sull'ordine del giorno Serracchiani n. 9/2203/35, parere favorevole. Ordine del giorno Mura n. 9/2203/36

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, rimane la formulazione iniziale con parere favorevole.

PRESIDENTE. Parliamo dell'ordine del giorno Mura n. 9/2203/36, giusto? Ordine del giorno Viscomi n. 9/2203/37, parere favorevole con proposta di riformulazione: è accolta. Ordine del giorno De Luca n. 9/2203/38, parere favorevole. Ordine del giorno Rampelli n. 9/2203/39, parere favorevole. Ordine del giorno Mollicone n. 9/2203/40, parere favorevole. Ordine del giorno Butti n. 9/2203/41, parere favorevole con riformulazione: chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, prima di suscitare polemiche, le dico subito che non accetto la riformulazione del Governo e, quindi, effettuerò una dichiarazione di voto per poi chiedere all'Aula di esprimersi. Innanzitutto, per complimentarmi anche con il Governo, che ha espresso una riformulazione su un testo che francamente anch'io faccio fatica a riconoscere - eppure l'ho scritto -, in quanto per responsabilità che non sono addebitabili né al sottoscritto, né al Presidente, né al Governo, ma è un semplicissimo errore di drafting, di redazione, l'impegno del Governo è stato letteralmente stravolto. Quindi, i miei complimenti, perché siete riusciti a riformulare una cosa che era oggettivamente incomprensibile anche per me, che, ripeto l'ho scritto. Detto questo, noi vorremmo essere anche onesti in materia di rider, perché questa è la materia che tratta l'ordine del giorno. Sappiamo perfettamente che la materia venne avocata a sé dall'allora Ministro dello Sviluppo economico e del welfare, Di Maio, ed eravamo nel mese di giugno del 2018, ora, a distanza di quasi un anno e mezzo, onestamente speravamo, in materia di rider, che qualcosa in più, qualcosa di meglio fosse partorito da questo Governo. Di fatto, in questi diciassette-diciotto mesi di lacunosa latitanza da parte del Governo, nonostante le promesse del Ministro Di Maio, fortunatamente sono stati altri gli organismi istituzionali e territoriali che si sono occupati dei destini ma anche del presente di questa fascia professionale dei rider, una sorta di - passatemi il termine - sussidiarietà obbligata, perché laddove non arriva lo Stato, laddove non arriva il Governo, fortunatamente sono altri gli enti territoriali che assumono la responsabilità di risolvere problemi sacrosanti. Quindi, questo è un concetto fondamentale, la sussidiarietà, che ancora una volta ha salvato l'inadempienza da parte del Governo e, soprattutto, ha coperto l'incapacità e l'incompetenza dell'allora Ministro e di questo Governo. E penso alle regioni che sono intervenute, penso ai comuni che hanno portato sollievo a questi lavoratori, anche se siamo convinti che la maggior parte di questo sollievo sia stato provato dai rider nel momento in cui Di Maio non è più il Ministro competente, quindi non è più al welfare e allo sviluppo economico. Recentemente, peraltro, la procura di Milano ha inteso aprire una inchiesta - e lo sta facendo in modo anche approfondito - per il numero eccessivo di incidenti stradali che hanno coinvolto i fattorini, i lavoratori di cui stiamo parlando anche per le precarie condizioni di lavoro, ma soprattutto per i mezzi precari che utilizzano per lavorare. Anche perché, lo dicevamo ieri nell'illustrazione degli ordini del giorno, è un ragionamento banale ma quanto mai concreto, come spesso accade per i ragionamenti appunto banali: per ogni vittima, cioè per ogni operatore, per ogni investito, c'è purtroppo anche un investitore che spesso non è responsabile dell'accaduto, ed è quello che abbiamo verificato negli incidenti accorsi ai rider. Nelle grandi città - ma ormai il fenomeno è abbastanza disseminato anche per le città di medie proporzioni - noi vediamo sfrecciare rider su mezzi, anche improbabili, assolutamente diversi, dalle biciclette, dai motorini: a me è capitato, la settimana scorsa, a Milano, di vedere un paio di giovanotti con un corpetto catarifrangente viaggiare su dei monopattini, e molto spesso non rispettano il codice della strada.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIO BUTTI (FDI). Mi avvio alla conclusione, Presidente, ma credo di avere almeno ancora un minuto. Perché non rispettano il codice della strada? Non lo rispettano semplicemente perché non lo conoscono, da qui la nostra richiesta di procedere, attraverso i committenti, con una seria formazione di questi rider in materia di sicurezza e di circolazione stradale. Il problema, qui, è di formazione professionale, di fornire loro, sempre a carico dei committenti, anche dei dispositivi necessari per la protezione personale, quindi dai caschi a, come abbiamo detto, le pettorine catarifrangenti e altro, per mettere in sicurezza loro e anche gli automobilisti, che, purtroppo, a causa della loro imperizia, causano degli incidenti. Non accettare l'ordine del giorno e, quindi, riformularlo come è stato riformulato, significa procrastinare una situazione che francamente è inaccettabile. Visto che ho ancora un po' di tempo vorrei dire qualcosa sul profilo dei rider e sul perché siamo preoccupati dall'utilizzo di questi mezzi. Il profilo dei rider è quello, soprattutto sotto il profilo anagrafico, di giovani per lo più abbondantemente sotto i trent'anni - la loro media è di circa 27 anni -, che lavorano abitualmente, sempre in media, per circa 15 ore alla settimana, quindi sono dei giovanotti in assoluta e in piena energia.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIO BUTTI (FDI). Ho concluso. Quindi, chiediamo al Governo di fare in modo che, attraverso un'adeguata formazione professionale, si possa risolvere il problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Presidente, vorrei fare anch'io solo una piccola riflessione su quest'ordine del giorno presentato dal collega Butti, che riguarda un tema sempre più diffuso tra i giovani e le famiglie del nostro Paese, ovvero la consegna a domicilio, in particolare la consegna di prodotti della ristorazione. Sono impegnati in questo settore prevalentemente giovani volenterosi a cui è giusto riconoscere progressive tutele in ordine al salario ed anche ai relativi contributi previdenziali.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Credo sia altrettanto fondamentale che gli operatori siano adeguatamente formati ad operare in sicurezza all'interno del contesto urbano, quindi, credo, vadano istituiti appositi corsi di formazione che certifichino standard adeguati.

PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il tempo.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Concludo. Credo che il Governo non possa non prendere un impegno concreto sulla sicurezza stradale in generale ed in particolare sulla sicurezza dei cosiddetti rider (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare il deputato Osnato, che però ha esaurito il suo tempo. Mi dispiace: purtroppo, il nostro Regolamento è impietoso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Butti n. 9/2203/41, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine giorno Rossi n. 9/2203/42: il parere è favorevole.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, deputato Rizzetto?

WALTER RIZZETTO (FDI). Sul Regolamento, Presidente, articoli 8 e seguenti, se posso.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, io non voglio riaccendere la polemica che poco fa si è vista in quest'Aula ma, Presidente, rispetto a quanto accaduto prima - e lo dico con la massima calma in quest'Aula - chiedo veramente a tutti i colleghi di applicare un certo tipo di responsabilità rispetto all'Aula stessa.

PRESIDENTE. Il richiamo al Regolamento…

WALTER RIZZETTO (FDI). È proprio questo, Presidente, è il rispetto. Mi scusi, è il rispetto.

PRESIDENTE. Questa questione l'abbiamo superata e affrontata con la proposta del deputato Delmastro Delle Vedove.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, se mi permette, non l'abbiamo superata per un semplice motivo. Io sono d'accordo con quanto prima affermato dal collega Giachetti, ma dopo che il collega Giachetti ha dichiarato una posizione di buon senso, mettendo il “se” è stata affermata quella parola, ci troviamo con un tweet del collega Andrea Romano di qualche minuto fa, che vado a citare, a proposito di antisemitismo e di destra…

PRESIDENTE. Concluda, perché io non voglio togliere la parola d'imperio.

WALTER RIZZETTO (FDI). …che dice che i deputati di Fratelli d'Italia gridano “sionista!”. Questa è una balla clamorosa…

PRESIDENTE. Non si può fare un richiamo al Regolamento sulla base di un tweet, perché altrimenti qui staremmo al richiamo al Regolamento permanente.

WALTER RIZZETTO (FDI). No, Presidente. Allora, noi chiediamo di cancellare quel tweet ingiurioso da parte del collega Andrea Romano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Rizzetto.

Ordine del giorno Losacco n. 9/2203/43, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo che viene accolta.

Ordine del giorno Bignami n. 9/2203/44, con parere favorevole da parte del Governo.

Ordine del giorno Polverini n. 9/2203/46, con parere contrario da parte del Governo. Prendo atto che la collega Polverini chiede che il suo ordine del giorno n. 9/2203/46 sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polverini n. 9/2203/46, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno Musella n. 9/2203/48, su cui c'è una proposta di riformulazione avanzata dal Governo che viene accolta.

Ordine del giorno Mazzetti n. 9/2203/49: parere favorevole.

Ordine del giorno D'Attis n. 9/2203/50: favorevole.

Prendo atto che il deputato D'Attis chiede che il suo ordine del giorno n. 9/2203/50 sia posto in votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, non è un ordine del giorno qualsiasi per quanto mi riguarda. Io non sono abituato a intervenire giusto per prendermi il minuto di gloria, ma siccome si tratta di un ordine del giorno che riguarda il futuro dell'ex ILVA a Taranto non solo le chiedo di intervenire, ma è anche nella mia facoltà chiederle il voto su questo ordine del giorno, perché vorrei che si esprimesse l'Assemblea. Non rubo altro tempo a nessuno.

PRESIDENTE. È un suo diritto, ci mancherebbe altro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno, che è stato accolto dal Governo senza riformulazione, dice chiaramente di attuare con urgenza ogni iniziativa utile a evitare, anche alla luce del nuovo contesto normativo prodotto dalla soppressione dell'articolo 14 del decreto in questione, la chiusura dello stabilimento dell'Ilva. Però, l'ordine del giorno Epifani n. 9/2203/33 impegna il Governo a garantire che le parti rispettino gli impegni presi con l'accordo del 6 settembre 2018. Gli impegni presi nel 2018 riguardavano anche l'immunità (era compresa l'immunità). Quindi, il Governo ci deve far capire, accogliendo due ordini del giorno che sono palesemente in conflitto fra di loro, che cosa intende fare: o garantire gli accordi del 6 settembre 2018, o garantire la continuità dell'impresa con la normativa che è stata approvata in questo provvedimento.

La questione è molto delicata perché sull'Ilva ci siamo spesi - ci siamo spesi nella scorsa legislatura - anche se in questa legislatura, purtroppo, non abbiamo avuto l'onore di poterci confrontare con il Governo su una questione così importante. Però, non si può neanche pensare e consentire che alla luce di quello che è avvenuto, dove il MoVimento 5 Stelle, che era al Governo con il “Conte uno” e con il “Conte due”, prima ammette l'immunità, poi toglie l'immunità, e poi dice - adesso - che si valuterà un'altra forma regolamentare per garantire la continuità dell'Ilva. Allora, alla luce di questo dovete spiegarmi che cosa volete fare: volete continuare con l'accordo del 6 settembre, o andiamo avanti con la legge che stiamo approvando oggi che toglie l'immunità all'Ilva?

Quindi, io penso che il Governo in questo momento debba comunque intervenire e dirci che cosa vuole fare. È molto semplice dire che si può coniugare ambiente e lavoro, ma questa parola bisogna anche declinarla, perché purtroppo 13 decreti, la vendita, il piano ambientale e l'Addendum non hanno prodotto gli effetti per i quali sono stati emanati questi decreti. Quindi, anche alla luce della preoccupazione che emerge sul territorio e alla luce dell'ennesimo incidente che è avvenuto proprio questa mattina alle 8,30 all'interno dello stabilimento, dove c'è stata una fuoriuscita di catrame e, non essendoci le vasche di contenimento, il catrame è arrivato alle fogne, ciò inevitabilmente andrà a inquinare le falde acquifere. Chiedo quindi quale garanzia ci date, perché l'immunità è stata quel vessillo per le prossime campagne elettorali, ma di certo non si risolveranno i problemi di salute dei tarantini, non si risolveranno i problemi sociali dei tarantini né, tanto meno, si garantirà il rilancio dell'azienda. Quindi auspico che il Governo intervenga e ci chiarisca che cosa voglia fare in merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno e ricordare che venire meno agli impegni presi, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro, è intollerabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/50 D'Attis, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/51 Gregorio Fontana si accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/52 Bond parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2203/53 Gelmini favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2203/54 Bagnasco parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/55 Porchietto vi è una proposta di riformulazione, che viene accolta dall'interessata. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/56 Squeri vi è una riformulazione: accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/57 Baratto viene accettata la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/58 Sandra Savino vi è una riformulazione: a posto. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/59 Fiorini vi è una riformulazione da parte del Governo: viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/60 Baldelli vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/61 Polidori vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/62 Mugnai vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/63 Barelli vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/64 Martino vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/65 Paolo Russo vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/66 Casino vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/67 Tartaglione vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/68 Sisto a posto, sull'ordine del giorno n. 9/2203/69 Occhiuto vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/70 Scoma vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/71 Cappellacci vi è una riformulazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/72 Davide Crippa vi è parere favorevole, così come sugli ordini del giorno n. 9/2203/73 Ehm, n. 9/2203/74 Maraia, n. 9/2203/75 Scanu e n. 9/2203/77 Rachele Silvestri.

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/82 Buompane - gli altri sono inammissibili - vi è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/83 D'Orso il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2203/85 Manzo c'è un parere contrario del Governo: viene ritirato. L'ordine del giorno n. 9/2203/86 Alberto Manca era inammissibile, il n. 9/2203/87 Amitrano è ritirato, il n. 9/2203/88 D'Alessandro è favorevole, così come il n. 9/2203/89 Moretto. C'è una proposta di riformulazione sull'ordine del giorno n. 9/2203/90 Fregolent, che viene accolta. La proposta di riformulazione del n. 9/2203/91 Lattanzio viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/92 Basini la proposta di riformulazione viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/93 Grimoldi la riformulazione del Governo è accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/94 Iezzi è accolta. Gli ordini del giorno n. 9/2203/95 De Martini e n. 9/2203/96 Castiello hanno invece il parere favorevole da parte del Governo, così come il n. 9/2203/97 Claudio Borghi, il n. 9/2203/98 Gastaldi e il n. 9/2203/99 De Angelis. Invece c'è una proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2203/100 Cecchetti, che viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/2203/101 Piastra e n. 9/2203/102 Maccanti c'è il parere favorevole da parte del Governo. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/103 Tonelli vi è una riformulazione da parte del Governo: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/104 Molinari c'è una riformulazione, che viene accolta. Abbiamo poi il n. 9/2203/106 Caffaratto, il n. 9/2203/107 Murelli, il n. 9/2203/108 Stefani, il n. 9/2203/109 Zicchieri, il n. 9/2203/110 Lorenzoni, il n. 9/2203/111 Cavandoli e il n. 9/2203/112 Paolini. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/105 Ziello c'era una proposta di riformulazione, che viene accolta. Invece sull'ordine del giorno n. 9/2203/113 Galli, sul n. 9/2203/114 Capitanio, sul n. 9/2203/115 Legnaioli, sul n. 9/2203/116 Lolini, sul n. 9/2203/117 Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, sul n. 9/2203/118 Viviani, sul n. 9/2203/119 Tombolato e sul n. 9/2203/120 Gerardi vi è la stessa proposta di riformulazione: immagino che siano tutte accolte, esatto. Poi abbiamo ancora il n. 9/2203/121 Saltamartini con proposta di formulazione sempre identica. Sull'ordine del giorno n. 9/2203/122 Badole stessa proposta di riformulazione, poi ci sono il n. 9/2203/123 Alessandro Pagano, il n. 9/2203/124 Zoffili e il n. 9/2203/125 Cestari, sempre con riformulazione accolta dagli interessati. Gli ordini del giorno n. 9/2203/127 Binelli, n. 9/2203/128 Dara, n. 9/2203/129 Foscolo con identica proposta di riformulazione: accolta. Poi abbiamo ancora, con la stessa identica proposta di riformulazione - io li cito, se qualcuno non è d'accordo mi ferma -, gli ordini del giorno n. 9/2203/131 Patassini, n. 9/2203/132 Guidesi, n. 9/2203/133 Picchi, n. 9/2203/134 Raffaelli, n. 9/2203/135 Boldi, n. 9/2203/136 Belotti, n. 9/2203/137 Patelli, n. 9/2203/138 Bellachioma, n. 9/2203/139 Colla, n. 9/2203/140 D'Eramo, n. 9/2203/141 Giaccone, n. 9/2203/142 Fantuz, n. 9/2203/143 Ribolla, n. 9/2203/144 Donina, n. 9/2203/145 Furgiuele. Abbiamo, invece, sull'ordine del giorno n. 9/2203/146 Moschioni, un parere contrario da parte del Governo e lo votiamo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/146 Moschioni, con il parere contrario da parte del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Abbiamo, a questo punto, una sequenza di pareri favorevoli con medesima riformulazione sugli ordini del giorno - facciamo come prima, chi non è d'accordo mi ferma - n. 9/2203/147 Vinci, n. 9/2203/148 Lazzarini, n. 9/2203/149 Maggioni, n. 9/2203/150 Vanessa Cattoi, n. 9/2203/151 Latini, n. 9/2203/152 Parolo, n. 9/2203/153 Andrea Crippa, n. 9/2203/154 Potenti, n. 9/2203/155 Ferrari…

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Solamente per chiedere al Governo di riconsiderare in questo lotto di ordini del giorno l'apposizione della riformulazione “a valutare l'opportunità di”, perché l'impegno del Governo è ad adottare ogni utile iniziativa per salvaguardare le eccellenze produttive del nostro Paese con riferimento alla crisi aziendale oggetto dell'ordine del giorno. Mi pare che il Governo, se ritiene di dover valutare l'opportunità di salvaguardare eccellenze del Paese, penso che possa mutarlo in un parere favorevole, non debba procedere con delle valutazioni ulteriori o in opportunità di salvaguardare eccellenze.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Accolgo la proposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Quindi, diventa parere favorevole senza condizioni. Quindi, riprendiamo l'elenco dei riformulati: n. 9/2203/156 Sutto, n. 9/2203/157 Tomasi, n. 9/2203/158 Morelli, n. 9/2203/159 Sasso, n. 9/2203/160 Pettazzi…

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Soltanto, se il collega Pettazzi lo consente, per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/2203/160.

PRESIDENTE. D'accordo.

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Chiederei, se è consentito, di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/2203/160, che, oltre a toccare un tema molto rilevante, mi consente di cogliere l'occasione per ricordare che la prossima settimana è l'anniversario dei venticinque anni dall'alluvione del Basso Piemonte, un'alluvione che ha contato decine e decine di morti, dei danni notevolissimi, e che, però, ha consentito a questa terra di dar vita ad una risposta, ad una reazione molto forte e molto costruttiva.

La Protezione civile si è costituita, si è costruita e si è organizzata sulla base di quegli eventi. Ecco, una terra che di certi eventi tragici ha saputo fare tesoro: lo faccio oggi, perché non so se sarà previsto un ricordo, la prossima settimana, da parte di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Quindi, ordine del giorno sottoscritto.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Solo per sottoscrivere, se i colleghi sono d'accordo, l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. D'accordo.

JESSICA COSTANZO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per chiedere di poter sottoscrivere, se il collega è d'accordo, l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Non ci sono opposizioni, quindi l'ordine del giorno è sottoscritto.

Possiamo proseguire con l'ordine del giorno n. 9/2203/161 Maturi, sempre con proposta di riformulazione da parte del Governo: accolta.

Ordine del giorno n. 9/2203/162 Racchella: accolta.

Ordine del giorno n. 9/2203/163 Rixi, sul quale c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Chiediamo di metterlo in votazione, perché ci sembra questo un ordine del giorno su una parte del provvedimento assolutamente significativa, nel senso che il provvedimento, nel suo complesso, ci sembra non abbia una grande efficacia, come tutti i colleghi hanno messo in evidenza in queste giornate di lavoro, sulla questione appunto delle crisi aziendale, ma questa dell'Ilva di cui stiamo parlando è sicuramente la parte più significativa, più importante di tutto il provvedimento di cui stiamo discutendo in questi giorni. È importante per l'entità dell'azienda di cui stiamo parlando: più o meno, 20 mila lavoratori direttamente impegnati, ma altre decine di migliaia in maniera indiretta, nell'indotto o in altre attività, occupati da questa presenza industriale nel nostro Paese; è importante per l'entità economica: tutto compreso, sfioriamo il punto di PIL; è importante dal punto di vista della filiera industriale, perché, comunque, il nostro Paese resta fortunatamente una grande potenza manifatturiera, anche e soprattutto, in campo meccanico e la produzione dell'acciaio di base, ovviamente, è indispensabile a questa filiera. Dovesse avere problemi importanti l'acciaieria di Taranto, saremmo obbligati ad importare, ancor più di quanto già non facciamo, acciaio da altri Paesi, Paesi che, ricordo - ma è un discorso che facciamo spesso -, producono tranquillamente, sportivamente, lo stesso acciaio senza porsi tutti i problemi che ci poniamo noi. Chiaramente, sbagliano loro, però non possiamo mettere in concorrenza sistemi industriali completamente diversi. Ma è importante soprattutto perché, su una cosa così dirimente, mi sembra che il Governo non possa cavarsela dicendo le cose che abbiamo sentito in questi giorni.

La questione la conosciamo tutti, il tutto nasce dalla crisi aziendale dei precedenti proprietari dell'Ilva di Taranto. Nel 2015, il Governo di sinistra, con il PD, con il suo esponente di allora, Calenda, riuscì, in qualche modo, a chiudere un accordo con l'azienda, con la multinazionale indiana in cui c'erano precise prescrizioni per quelli che dovevano essere i subentranti alla gestione dell'azienda dopo il commissariamento.

Questa cosa è stata rivista, poi, parzialmente, con il Governo dell'anno scorso, in realtà migliorando la situazione, perché, come ricordiamo tutti, a fronte di una proposta iniziale degli indiani di mantenere gli occupati, meno circa 1.500 persone che sarebbero dovute andare in cassa integrazione, in realtà, si era chiuso con la piena occupazione e il recupero di tutti gli occupati. Incredibilmente, in queste settimane - abbiamo visto nel passaggio scorso, la settimana scorsa, al Senato - è stata tolta una parte fondamentale del contratto, che è quella del cosiddetto scudo penale - in maniera devo dire un po' impropria, però per rendere chiara la questione di cui parliamo -, rispetto al quale, precisiamo, nessuno va a togliere responsabilità oggettivamente riconducibili agli attuali gestori, soprattutto, non si discute nemmeno nella sicurezza del lavoro e in altre questioni, ma anche in questioni ambientali, se direttamente imputabili ai nuovi gestori.

Il problema è che, trattandosi non di una fabbrichetta, ma di un impianto industriale immenso, con problematiche ambientali altrettanto immense, hanno chiesto, i nuovi gestori - ed era stato accettato da parte del Governo italiano, quindi, dal nostro Paese, rappresentato dal Governo pro tempore legittimo - una serie non di coperture a fronte di responsabilità direttamente imputabili, ma una copertura a fronte delle necessariamente preventivabili difficoltà nel recuperare situazioni non perfettamente conosciute dal punto di vista della necessità di interventi ambientali. Questo - è veramente il caso di dirlo - è il minimo sindacale per un'azienda che arriva dall'estero e che prende in considerazione di gestire una situazione del genere.

A fronte di questo, il PD che aveva firmato con Calenda quell'accordo, ha accettato, invece, la posizione imposta dal MoVimento 5 Stelle che, come sappiamo, attraverso alcuni suoi importanti esponenti locali, ma non solo, vorrebbe chiudere quell'azienda e metterci dall'allevamento di cozze, alla serra per tulipani, secondo i vari esponenti. Ecco, questa è la dimostrazione di questo Governo, nato esclusivamente per questioni terze - non andare a votare, non far vincere il centrodestra, non far vincere la Lega - e, a fronte di questo, è disponibile, soprattutto la parte PD, a rinunciare a quello che era stato un suo preciso impegno solo pochi anni fa, ma, soprattutto, alla sua dichiarata volontà di mantenere tutto quello che è industriale, occupazionale, produzione di ricchezza nel nostro Paese.

Quindi, veramente, il PD dovrebbe spiegare come ha fatto a cambiare totalmente posizione su una questione così importante; ci spieghi come fa ad andare in televisione, in piazza, nei comizi, sui giornali a dire che si vuole mantenere occupazione, crescita nel Paese e filiere industriali, quando, a fronte di una situazione così importante, si è proprio “attapirato” alla posizione dei 5 Stelle che, manifestamente, al di là delle parole, è rimasto sulla sua posizione della decrescita felice, in cambio non si capisce bene di che cosa.

Quindi, invito i colleghi del PD a rivedere le loro posizioni e a garantire ai nuovi gestori quello che, nel contratto di qualche anno fa, il vostro Governo aveva loro garantito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. Velocemente. Il Governo dovrebbe accogliere questo ordine del giorno, perché, comunque, è la sintesi dei due ordini del giorno precedentemente accolti: in uno si dice che doveva mantenere gli accordi del 6 settembre, nel nostro ordine del giorno accolto si dice che bisogna rispettare gli accordi presi con questo provvedimento. Questo ordine del giorno fa una sintesi dei due ordini del giorno precedentemente accolti. Io penso personalmente che ArcelorMittal, che è venuto in questi giorni in Commissione attività produttive a riferire sulla crisi aziendale dell'Ilva, se è così grande leader mondiale, deve poter produrre acciaio anche senza l'immunità, ma questa è una mia opinione personale.

Valuto altresì che non si può giocare con un territorio che da troppi anni è in crisi, che da troppi anni vive una tensione sociale e che l'immunità rappresenta l'unica cosa che questo Governo possa fare: toglierla. Mentre per mettere mani…

PRESIDENTE. Concluda.

VINCENZA LABRIOLA (FI). …alle esigenze del territorio, che sono quelle di bonifica, sono quelle del lavoro, sono quelle della decontaminazione, sono quelle delle bonifiche, quelle della salute, bisogna far altro e questo altro noi oggi non lo vediamo. Quindi, invitiamo il Governo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

VINCENZA LABRIOLA (FI). …a venire a dare un'informativa urgente su una questione delicata, di cui tutti parlano fuori dall'Aula, ma su cui nessuno ha il coraggio di venire in Aula a riferire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, intervengo su questo ordine del giorno anche per motivare il voto del mio gruppo, espresso serenamente dopo l'opinione e il parere che il Governo ha rilasciato, perché ho sentito parole, in quest'Aula, verso il mio gruppo, che, forse, sono, senza spirito polemico, sull'Ilva, ingenerose.

È difficile dire che un gruppo che ha difeso con dodici decreti l'esistenza dell'acciaio in Italia e questo stabilimento contro le allora opposizioni, fra cui si annoveravano anche autorevoli colleghi che sono intervenuti, possa essere oggi tacciato di volere chiudere l'acciaio italiano. È altresì difficile sostenere che in questo dibattito il Governo non abbia espresso, con i propri pareri, una sostanziale conferma del movimento in atto per tutelare questa realtà. È chiaro, ci sono problemi in questo momento che non derivano tanto e solo dal tema sollevato in questo ordine del giorno, ma da una crisi di sistema dell'acciaio che sta mettendo in discussione – impropriamente, dico io – il piano industriale dell'azienda che ha acquisito. Ma questo, signor Presidente, è materia di discussione specifica della tutela degli interessi nazionali rispetto a un contratto fatto dal Paese. Il Governo ha approvato ordini del giorno chiarissimi in questo senso e con questa volontà. Lo stesso Ministro Patuanelli ieri - e i colleghi della X Commissione lo sanno - a una domanda precisa del nostro gruppo, ha indicato con chiarezza la linea strategica di tutela dell'acciaio italiano da parte del Governo. Questo significa la salvaguardia del patrimonio del ciclo integrale che ha sede a Taranto.

Lei mi dirà, signor Presidente, allora perché no a questo ordine del giorno? Beh, signor Presidente, però qui facciamo politica: non è che siamo con l'anello al naso e la sveglia al collo. Il tema è molto semplice: anche qui lo dico senza nessuna vena polemica. Una volta che abbiamo detto che tutti siamo per la salvaguardia di quanto abbiamo di importante nel settore, mi permetta di dire che l'ordine del giorno - lo dico ai colleghi - dice di promuovere il ripristino sostanzialmente dell'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 1 del 2015, che aveva prodotto il nostro Governo, ma che, guarda caso, era stato abolito - e qui c'erano delle ragioni rispetto anche agli interventi di pronuncia di tribunali e giurisdizionali - dal “decreto crescita”, il decreto-legge n. 34 del 2019, del passato Governo. Ora, invece, di fare un ordine del giorno per risanare qualcosa, si sarebbe potuto allora evitare di votare quella cancellazione che forse oggi ci darebbe più serenità nel valutare questa posizione. Però, transeat: è politica. Abbiamo detto sostanzialmente è stato approvato un ordine del giorno in Senato e sono stati approvati molti ordini del giorno…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Concludo, Presidente. Noi vogliamo tutelare l'acciaio italiano e la siderurgia: lo abbiamo dimostrato, lo stiamo facendo. Questo ordine del giorno ci pare abbastanza pretestuoso e poteva evitare di avere ragione se non ci fosse stato il decreto-legge n. 34 del 2019 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Una sola precisazione. Ho ascoltato con attenzione i colleghi che sono intervenuti precedentemente e sono imbarazzata nel vedere un rimpallo di responsabilità: se uno avesse fatto, se l'altro avesse potuto. Avete solo da fare adesso: il decreto ve lo permette (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, non date la colpa a qualcun altro, oggi siete maggioranza e allora fate, perché la cosa assurda è vedere ordini del giorno della maggioranza che impegnano il Governo su una cosa che voi non state scrivendo all'interno del decreto. Allora, nuova maggioranza, se la vecchia maggioranza, in cui mi permetto di ricordare c'è una parte significativa che continua ad essere maggioranza, condivide che c'è un vulnus da sanare per permettere al sistema dell'acciaio di continuare a produrre in Puglia, fatelo. Non c'è nessuno che ve lo vieta, anzi è quello che vi stiamo chiedendo da giorni nelle Commissioni e oggi in Aula. Quindi, per cortesia, l'anello al naso non ce l'abbiamo noi, e cercate di non mettercelo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Grazie, Presidente. In ordine all'impegno che invita il Governo a valutare le conseguenze derivanti dall'applicazione della disposizione con cui si stabilisce di sopprimere l'immunità penale ed amministrativa già concessa ai gestori dell'ex stabilimento Ilva, oggi ArcelorMittal, è bene chiarire quanto segue. Eliminare un salvacondotto che non risulta essere contemplato in nessun altro Paese che fa della legalità e della democraticità i suoi principi fondamentali risponde ad una ineludibile esigenza di giustizia. La stessa esigenza che da anni viene invocata da chi vive in un territorio, come quello di Taranto, messo a dura prova da una produzione industriale le cui esternalità negative stanno incidendo in maniera massiva ed incontrollata sulla salute e sull'ambiente. Far passare il concetto secondo cui gli attuali gestori del siderurgico possano abbandonare il sito produttivo tarantino proprio perché non garantiti da uno scudo penale è fuori da ogni logica e non risponde ad alcun criterio imprenditoriale degno di tale nome. Nonostante i problemi legati alla crisi del mercato dell'acciaio, pare che gli attuali gestori dello stabilimento ex Ilva abbiano la forza economica e le capacità tecnologiche per far marciare il sito industriale del capoluogo ionico in maniera sostenibile, salvaguardando sia il livello occupazionale sia quello ambientale: soprattutto quello ambientale, perché quanto è accaduto e sta continuando ad accadere a Taranto, con la morte di bambini e malattie di ogni tipologia che non risparmiano alcun cittadino, non è più ammissibile, così come non è più possibile piegarsi a logiche ricattatorie tentando di trasformare tutele penali in merce di scambio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Se qualcuno in quest'Aula aveva dei dubbi in merito alla vicenda Ilva e all'ipotesi, sempre più probabile, di chiudere uno stabilimento che è strategico nella nostra produzione industriale, la collega De Giorgi, del MoVimento 5 Stelle, ha chiarito ogni dubbio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo lo dico al collega della sinistra che è intervenuto prima.

Allora, se il Governo ha deciso di fare un cratere nelle province di Taranto ma anche nella provincia di Bari e di Matera con i lavoratori in crisi dello stabilimento Natuzzi, ai quali si aggiungono gli oltre 3 mila dello stabilimento ex Ilva di Taranto, lo dicesse, lo dicesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se avete deciso di inaridire e depredare una zona che già di per sé non è florida, come quella la zona ionica della Puglia, ditecelo ma abbiate il coraggio di dirlo anche quando tornate nei territori, perché questa supercazzola che abbiamo sentito questa mattina, dove avete rimpallato le responsabilità a chi c'era prima di noi, non è credibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siete una maggioranza bipolare e, per cortesia, lo ricordo ancora una volta nel momento in cui mandate a casa ArcelorMittal non servirà neanche metà del vostro stipendio per bonificare la città di Taranto e per favore smettetela di speculare sulle morti dei tarantini che non sono causate da ArcelorMittal di oggi ma da trent'anni, da trent'anni di produzione! Quindi se l'Ilva chiude tutto, chiude il diritto alla salute e chiude soprattutto il diritto al lavoro di quella città (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Intervengo solo per chiedere, Presidente, ai rappresentanti del Governo se questa sia la linea del Governo, perché è una risposta chiara: volete chiudere l'Ilva, 12 mila persone a casa. Eh beh, sì, evidentemente se la pregiudiziale posta da ArcelorMittal è questa, questa è la vostra soluzione. Chiedo al rappresentante del Governo se questa sia la linea del Governo o solamente di una parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Presidente, innanzitutto vorrei ricordare ai colleghi della Lega, che chiedono di tornare al passato, che il decreto-legge “crescita” lo hanno votato con noi ad aprile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); però magari a seconda dei Governi si scelgono le strategie politiche.

Poi, al collega che mi ha preceduto poco fa, vorrei ricordare un'altra cosa: sono stati i vertici di ArcelorMittal in audizione qualche giorno fa a confermare quello che dicevamo da tempo, ovvero che l'immunità non c'è nel contratto e in alcuna documentazione e nelle trattative tra lo Stato e ArcelorMittal. Quindi, non continuiamo a dire cose inesatte, perché quell'immunità non c'è da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, vorrei un attimo entrare nel merito di questo ordine del giorno, n. 9/2203/163 Rixi, perché mi sembra di capire che la Lega stia passando da “prima gli italiani” a “prima gli indiani” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti del deputato Patassini), perché si vuole con questo ordine del giorno chiedere la reintroduzione dell'immunità a una singola azienda, a una multinazionale…

PRESIDENTE. Deputato Patassini!

GIANPAOLO CASSESE (M5S). …non tenendo conto che ci sono già norme ordinarie per tutte le aziende che in questo Paese realizzano piani ambientali seguendo prescrizioni nel rispetto della legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dicevo, prima gli indiani. Io vorrei chiedere ai miei colleghi della Lega, per il tramite del Presidente: quando iniziamo a parlare dei tarantini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? In questo ordine del giorno non c'è un rigo che parli di territorio, non un rigo per la salute, non un rigo per l'ambiente.

Vorrei anche leggere una parte di questo ordine del giorno, perché si dice che le tensioni, tali tensioni conseguenti alla rimozione dell'immunità, porteranno ripercussioni negative in altri impianti del Paese, vengono citati, ma sorvolo; però vado a leggervi testualmente questo: “Lo stabilimento di Taranto è l'unico impianto con forni a caldo che fornisce acciaio da lavorare a freddo ai restanti stabilimenti siderurgici sul territorio nazionale”. Giusto. Vi siete chiesti perché solo a Taranto sia rimasta l'area a caldo? Vi siete chiesti perché è chiuso - lo citate - l'impianto di Genova, vi siete chiesti perché è stata chiusa l'area a caldo di Genova? La risposta è molto semplice: era inconcepibile, era inaccettabile per i costi della salute e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sono chiuse le aree a caldo in tutta Italia: solo a Taranto, solo a Taranto è aperta l'area a caldo!

PRESIDENTE. Deputato Liuni!

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Senza tener presente, Presidente, una cosa molto importante: che l'area a caldo di Taranto - tra l'altro, ampliata rispetto alle origini, anche dopo la chiusura di Genova: a Genova si chiudeva, a Taranto si ampliava - è un impianto dieci volte più grande di quelli che erano ritenuti inaccettabili, dieci volte, ed è attigua alla città. Quindi, quindi (Commenti del deputato Gemmato)

PRESIDENTE. Deputato Gemmato… Si può parlare: si prende la parola e si parla, non c'è bisogno di interrompere.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Mi sarei quindi aspettato, nell'ordine del giorno, magari qualche parola in più per la salute: magari chiedere al Governo di fare presto per il decreto interministeriale sulla valutazione del danno sanitario preventivo, perché dobbiamo sapere qual è il danno delle produzioni sulla salute dei cittadini tarantini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E poi vado quasi a concludere; ma, consentitemi: qui si continua a dire, ho sentito ieri, anche in questi giorni, che ArcelorMittal potrebbe andare via perché si toglie l'immunità. Ma neanche un bambino crede più…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). …che ArcelorMittal possa andare via per questo: ArcelorMittal è in difficoltà da tempo, da tempo già minaccia di tagliare ancora l'occupazione, di volere scontistiche sui costi.

Vuole scaricare sullo Stato i costi delle sue perdite.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Concludo, Presidente, e mi scuso. Vuole scaricare appunto sullo Stato i costi di queste perdite non previste, perché ci sono i costi dei dazi, i costi della crisi dell'auto, dell'acciaio.

PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Va bene. Concludo dicendo che è arrivato il momento di rispettare Taranto e i cittadini di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, le chiedo scusa se intervengo per la seconda volta, ma non posso…

PRESIDENTE. Lei non deve scusarsi: è un diritto parlare per lei. Ha ancora quattro minuti a disposizione, quindi parli.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Ma non posso che mettere in evidenza una delle più grandi pagine di ipocrisia alle quali ho assistito da quando sono parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il MoVimento 5 Stelle si è presentato a Taranto durante le elezioni scorse dicendo che l'Ilva doveva essere chiusa, parco giochi e altro, molto altro.

Bene, io ho presentato un ordine del giorno e ho chiesto che venisse votato, il n. 9/2203/50. Sa come chiudeva, Presidente? “Impegna il Governo ad attuare con urgenza ogni iniziativa utile ad evitare la chiusura dello stabilimento Ilva”. Bene, mentre il collega parlava, c'erano tutti quelli che applaudivano, che pochi minuti fa hanno votato a favore del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); e contemporaneamente, a distanza di qualche minuto, battono le mani ad un intervento svolto che ovviamente va verso la direzione completamente opposta. E sa perché va verso la direzione opposta? Perché quel parlamentare, insieme ad altri tre, quattro parlamentari della città di Taranto, torneranno a Taranto, e ad alcuni tarantini diranno che bisogna chiudere, ad altri, magari a quelli delle imprese, diranno che bisogna aprire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E le dirò di più: dove si è consumata la ipocrisia della giornata di oggi. Ho stampato il risultato della votazione dell'ordine del giorno D'Attis n. 9/2203/50, su cui tutta l'Aula ha votato a favore. Non si capisce perché i quattro deputati tarantini dei 5 Stelle, pur presenti in Aula, non hanno avuto il coraggio di schiacciare o bianco o rosso o verde (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier). Questo è quello che devono portare ai tarantini, e soprattutto alle loro coscienze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Mah, io penso che qui, in quest'Aula, qualcuno non si renda conto che stiamo giocando con il fuoco: giocando con l'industria italiana, giocando con l'industria anche europea, perché quello dell'acciaio è un tema sul quale forse non tutti hanno la percezione di cosa stia avvenendo. Se l'Europa, e l'Italia in particolare, rinuncia all'acciaio, noi siamo finiti, non siamo più un Paese industriale per come siamo stati caratterizzati fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, quindi, su questo argomento io noto una straordinaria superficialità di approccio, che denota una mancanza assoluta di cosa significhi cessare una produzione di questo tipo, con tutti i risvolti che ha sull'indotto, che è una cosa spaventosa. L'indotto dell'acciaio regge in piedi mezza economia italiana. È una cosa della quale io penso che dovremmo prendere coscienza in questo Parlamento, perché si gioca con una roba talmente seria che veramente mi vengono i brividi. Io vengo da Terni: so perfettamente cosa significa avere sul territorio un'industria siderurgica, con tutti gli annessi e connessi in termini ambientali, ma non possiamo dire che per risolvere i problemi ambientali bisogna chiudere l'industria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per risolvere i problemi ambientali bisogna fare quello che ha fatto il gruppo di Forza Italia con il sottoscritto, Mariastella Gelmini e altri deputati: lo Stato deve investire più soldi per la tutela ambientale, al fine di far andare avanti quell'industria in serenità e in pace con la popolazione, e non mettere in contraddizione industria e ambiente. Perché così è facile, a risolvere i problemi ambientali chiudendo le industrie sono tutti capaci.

Noi dobbiamo risolvere il problema ambientale aumentando la capacità produttiva dell'industria possibilmente. E quindi, su questo, Forza Italia marca una differenza fondamentale sul tema dello sviluppo economico e anche dello sviluppo sostenibile, perché noi abbiamo bisogno di un investimento dello Stato italiano soprattutto nelle zone produttive del Paese e di quelle che fanno produzioni strategiche, tra cui c'è l'acciaio, l'energia elettrica e l'industria del trattamento dei rifiuti, per esempio, di cui abbiamo parlato altre volte. Sono queste le tre produzioni strategiche che contraddistinguono un Paese industriale da un Paese non industriale. E allora io penso che qui veramente si sta giocando con il futuro del nostro Paese, con il futuro di migliaia di piccole e medie imprese e con il futuro di migliaia di lavoratori, non solo a Taranto, non solo a Taranto! Chi pensa che la questione delle acciaierie di Taranto sia una questione che riguarda solo quella città, non sa niente! Non sa niente di industria e non sa niente nemmeno del futuro sviluppo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Io confesso che ho ascoltato con attenzione e con interesse l'intervento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma non ho capito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io non ho capito e vorrei che ci dicessero più chiaramente se questo complesso industriale debba essere chiuso o meno, perché mi sembra che ci sia un po' di confusione di ruoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siete al Governo o siete all'opposizione? Perché, se siete al Governo, non lo dovete proclamare, lo dovete chiudere. E se lo volete chiudere, ce lo dovete dire. Non possiamo continuare a far finta di niente, di stare da una parte e parlare come se stessimo da un'altra.

Signor Presidente, questa dell'industria è una questione delicata, ci sono ordini del giorno su questo decreto che vuole dare una mano alle imprese in situazione di difficoltà. Anche io ho presentato un ordine del giorno su un'azienda del mio territorio, la Ferrosud di Matera, che si occupa da anni di acciaio, vagoni ferroviari, e che attraversa una fase di difficoltà, che viene data in affitto d'azienda ad un'altra azienda, ma i sindacati ritengono che non ci sia tutela occupazionale. Allora ho presentato un ordine del giorno in cui chiedo al Governo di destinare risorse al sostegno dell'occupazione. Ma per chi non è pratico di quest'Aula, vogliamo dire che cos'è un ordine del giorno? Un ordine del giorno è una legge? È un impegno ufficiale? No, credo di no, è un impegno di parola, lo possiamo definire così? È congrua come definizione? Allora, signor Presidente, se questo impegno di parola, che è stato accolto, lo hanno accolto il PD, che come parola aveva detto “mai con i 5 Stelle”, e i 5 Stelle, che come parola avevano detto “mai col PD”, allora mi viene il dubbio che questo impegno di parola sia una parola che valga poco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quindi, pur accolto, questo ordine del giorno, sinceramente ci lascia abbastanza perplessi.

Questo decreto vuole dare una mano alle aziende in crisi: quale mano? Una mano sinistra, una mano cupa, una mano cattiva, come dice la parola stessa sinistra. Oggi devo riconoscere che, da questo punto di vista, c'è un grande tempismo, perché non so se l'ha detto qualcuno prima di me, ma oggi è Halloween, e quindi la sinistra sta facendo una cosa mostruosa con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e su questo devo riconoscere un'assoluta pertinenza. Signor Presidente, mi permetta di dire altre due cose che mi ero appuntato. Che senso ha, oggi, dare una mano alle aziende in crisi, se quelle aziende fino a oggi le abbiamo totalmente demonizzate? E rimaniamo nel tema di Halloween. Abbiamo demonizzato la figura dell'imprenditore, abbiamo demonizzato la figura delle partite IVA e abbiamo demonizzato tutti coloro che intraprendono e cercano di dare un futuro migliore a loro, ai loro figli e ai loro lavoratori. La crisi aziendale, per chi fa impresa, è quasi sempre tutti i giorni 16 del mese. Il 16 è il giorno in cui si pagano gli F24 e gli F24 sono una tassazione eccessiva, vessante, sul costo del lavoro, che mette in difficoltà le imprese tutti i giorni. Quello di cui abbiamo bisogno è di diminuire il costo del lavoro, così evitiamo la crisi. Presidente, sta richiamando me? Un minuto?

PRESIDENTE. Era un minuto, poco meno adesso.

SALVATORE CAIATA (FDI). Non mi sembrava di essere stato…

PRESIDENTE. Se non parla i secondi scorrono. Prego.

SALVATORE CAIATA (FDI). Sì, va bene. Dicevo che dovremmo veramente riflettere sul valore dell'impresa, perché qui siamo al “salva imprese”, ma il valore dell'imprenditore, di quegli imprenditori, perché vede, anche qui, ce ne sono di diversi tipi. Ci sono gli imprenditori nostri, quelli che stanno da questa parte, quelli che tutti i giorni si alzano, investono il loro denaro e le loro energie per dare un futuro migliore, che pensano e che, come in effetti fanno, pagano tutti i mesi gli stipendi, i contributi e i loro impegni che hanno assunto con le banche. Poi ci sono altri imprenditori, che stanno da altre parti, vogliamo dire così?

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). Sono quelli che sostengono che quando guadagno, guadagno io, ma quando perdo, non pago i debiti che ho contratto con le banche. E quasi sempre questi debiti con le banche…

PRESIDENTE. Concluda. Ha esaurito il suo tempo.

SALVATORE CAIATA (FDI). Vogliamo ricordare il caso del Monte dei Paschi di Siena (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dove nell'elenco dei grandi debitori ci sono tutti imprenditori della sinistra che hanno investito con risorse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie. Il richiamo della campanella serve a segnalare a ciascun deputato, per una questione di organizzazione, che ha a disposizione un tempo dato: solitamente, se ci sono cinque minuti, si scampanella ad un minuto. Quindi, non era un'azione di disturbo, deputato Caiata, ma uno strumento per farle organizzare meglio l'intervento.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. Il dibattito che sta avvenendo in Aula è molto surreale, dove, all'interno della maggioranza, ma dall'inizio, quando c'erano i giorni…

PRESIDENTE. Deputata Labriola, lei ha già parlato, ha parlato due volte, quindi…

VINCENZA LABRIOLA (FI). Sì, noi chiediamo, come gruppo di Forza Italia…

PRESIDENTE. Deve fare il richiamo al Regolamento, guardi, se no mi costringe a toglierle la parola. Lei ha già parlato, se ha un richiamo al Regolamento puntuale, ovviamente ha diritto di illustrarlo…

VINCENZA LABRIOLA (FI). Volevo chiedere una informativa urgente da parte del Governo. Io vorrei che venisse il Presidente Conte…

PRESIDENTE. Quindi, è sull'ordine dei lavori…

VINCENZA LABRIOLA (FI). …a riferire in Aula, perché, guardi, sulla questione Ilva, è dall'inizio dell'insediamento di questo Governo che non si capisce in che direzione si sta andando. Ci ricordiamo tutti il super Ministro Di Maio, che si è rivolto all'ANAS, si è rivolto (Commenti di deputati del MoVimento 5 Stelle)… Noi non abbiamo parlato così, quando avete parlato voi, quindi un po' di rispetto…

PRESIDENTE. Deputata Labriola, lei ha già parlato nel merito…

VINCENZA LABRIOLA (FI). …ha chiesto ad ANAS, ha chiesto…

PRESIDENTE. …ora ha fatto una richiesta precisa al Governo di venire a riferire in Aula sull'Ilva…

VINCENZA LABRIOLA (FI). …adesso la questione Ilva… signor Presidente… signor Presidente… quello che sta avvenendo sull'Ilva è uno scempio…

PRESIDENTE. La proposta l'abbiamo ascoltata, porti pazienza…

VINCENZA LABRIOLA (FI). È uno scempio! Non…

PRESIDENTE. Va benissimo, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Molto velocemente, perché negli interventi che mi hanno preceduto si è chiesto che in quest'Aula fossero pronunciate parole di chiarezza (Commenti della deputata Labriola)… Se la collega si calma…

PRESIDENTE. Deputata Labriola, deputata Labriola. Prego, deputata Moretto.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Dicevo, pochi minuti, perché nei precedenti interventi è stato chiesto che in quest'Aula fossero pronunciate parole di chiarezza in merito al tema del quale discutiamo, ovvero del futuro dell'Ilva. E io credo che le parole di chiarezza che meritano i cittadini di Taranto, i lavoratori dell'Ilva e tutto il territorio pugliese siano parole che vanno in un senso organico e non in un argomento strumentale alla polemica politica oggi, qui, in quest'Aula.

E credo che le parole di chiarezza siano contenute in un ordine del giorno che è stato accolto favorevolmente dal Governo proprio questa mattina, che è l'ordine del giorno n. 9/2203/89, a mia prima firma, nel quale, con parole di chiarezza - invito i colleghi a rileggerlo - si stabilisce che il Governo si impegni proprio per garantire il pieno rispetto e la piena realizzazione del piano ambientale per il sito di Taranto, perché vengano garantiti appieno gli impegni assunti sul piano occupazionale, perché vengano garantite tutte le tutele della salute dei cittadini di Taranto che sono necessarie, che il Governo si impegni per garantire il mantenimento dell'attività produttiva del sito di Taranto dell'Ilva, che monitori che tutti gli impegni assunti vengano portati avanti, e che quindi gli argomenti vadano ben oltre singoli aspetti di dibattito politico.

Quello di cui ha bisogno l'Ilva oggi sono queste parole di chiarezza. Il Ministro Patuanelli si è assunto degli impegni precisi in Aula al Senato, ma anche, l'altro giorno, in audizione presso la X Commissione di questa Camera. Noi non abbiamo motivo di credere che non agirà in questo senso, e quindi credo che le parole di chiarezza che in quest'Aula siano necessarie sono contenute nell'ordine del giorno n. 9/2203/89, che ad ampio raggio affronta la questione. Ovviamente ci aspettiamo sicuramente dei passi avanti nelle prossime settimane, e siamo assolutamente convinti che i cittadini di Taranto e i lavoratori dell'Ilva non meritano che in quest'Aula si consumi una bagarre partitica che non ha nessuna utilità per il loro futuro, la loro salute e l'ambiente nel quale vivono (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (M5S). Grazie, Presidente. Il percorso di riconversione è fondamentale tanto quanto la salvaguardia dei livelli occupazionali, ecco perché il tavolo ministeriale, oltre a definire le tempistiche per la chiusura dell'impianto a caldo, dovrà dare risposte in merito al futuro dei lavoratori. Queste parole, che io condivido perfettamente, sono del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Fedriga, per quanto riguarda il siderurgico che c'è a Trieste, in cui hanno fatto veramente una grandissima azione, perché? Per un semplice motivo, perché quell'impianto, che è dieci volte più piccolo dell'Ilva di Taranto, crea dei problemi nella salute della popolazione e nell'ambiente, per cui prevedono la chiusura dell'area a caldo, e mi sembra una cosa sacrosanta. Così come, tra il 1999 e il 2005, ha chiuso l'area a caldo a Genova, dieci volte più piccola di quella di Taranto, perché? Perché creava eventi di malattia nella popolazione, e quindi, anche lì, siamo pienamente d'accordo.

Allora, mi chiedo per quale motivo a Trieste, a Genova, al Nord, la chiusura dell'area a caldo con impianti molto più piccoli, quindi meno inquinanti, è possibile, perché crea eventi di malattia, e invece, a Taranto, nel Sud, i cittadini devono essere soggetti a eventi di malattia e morte per un'industria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E, allora, signori, perché sennò parliamo di razzismo ambientale, e non è concepibile! Quest'Aula, così come al Senato, questa maggioranza, come anche quella di prima, hanno fatto qualcosa di meraviglioso: togliere un'immunità penale a un'azienda – straniera, tra l'altro – che adesso è uguale a tutte le altre in tutta Italia. Non c'è immunità penale. Ci sono tutele legali, dovute ovviamente all'AIA, al modello n. 231 del 2001, a tutte quelle che sono le garanzie, che se vengono rispettati i patti e i piani non c'è nessun problema. E allora, allora, perché incaponirsi e darla a un'azienda, che, ricordiamolo, è sotto sequestro perché produce eventi di malattia e morte soprattutto in età pediatrica a Taranto? A Taranto non è possibile più andare avanti in questo senso, assolutamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Abbiamo questa situazione, che non è accettabile. Noi parliamo continuamente con i lavoratori, e allora cosa è successo? Andatevi a leggere le memorie depositate al Senato: la regione Puglia, il presidente della regione Puglia, contrario all'immunità all'Ilva; la procura di Taranto, contraria all'immunità all'Ilva; il sindaco di Taranto, contrario all'immunità all'Ilva; il sindacato USB, 1.300 lavoratori Ilva, contrario all'immunità Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E non ho capito per quale motivo chi non vive a Taranto ci deve venire a imporre un'immunità a una fabbrica che ci ammazza! “Signori onorevoli” è un appellativo che ci dobbiamo meritare, e noi l'abbiamo fatto, questa maggioranza l'ha fatto, togliendo un qualcosa che è contro il principio costituzionale che la legge è uguale per tutti e nessuno deve esserne al di sopra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E, allora, dobbiamo essere maturi, affrontiamo il problema con maturità: c'è un problema di inquinamento, c'è un problema occupazionale, dobbiamo affrontarlo insieme, ma non dobbiamo assolutamente dare a un privato straniero la possibilità di ricattare lo Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Lo Stato italiano non si ricatta! Non si ricatta! Se qualcuno vuole essere ricattato, per cortesia, non faccia più parte di questo Parlamento. Taranto libera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni)!

ROSSANO SASSO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Sasso, lei ha già parlato, quindi non può intervenire una seconda volta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Guardi, io credo che l'atteggiamento rispettoso della Lega su questo provvedimento e su situazioni come quella di Taranto, sulle tragedie ambientali che sono state esposte, anche con comprensibile passione, dai colleghi del MoVimento 5 stelle, si dimostri dal fatto che non stiamo avendo un atteggiamento ostruzionistico, dal fatto che, pur non condividendo il contenuto di questo decreto, abbiamo troppo rispetto per quei lavoratori, di quelle crisi aziendali di cui abbiamo parlato nei nostri ordini del giorno per pensare di bloccare un decreto che rifinanzierà la cassa integrazione e che darà risposte sociali ad alcune parti del Paese. Quindi, noi non vogliamo speculare sul lavoro, sui lavoratori e sui drammi ambientali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), però siamo tenuti, proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti dei lavoratori e nei confronti dell'ambiente, a dire qualcosa sul tema dell'Ilva. Lo dobbiamo dire perché il quadro che esce da questo dibattito è un quadro a dir poco surreale. Io ho apprezzato le parole del collega del Partito Democratico, mi sono sembrate parole di buon senso, l'ho visto in difficoltà, esattamente come siamo stati in difficoltà noi quando abbiamo dovuto votare un “decreto crescita” che condividevamo per tanti aspetti, ma che prevedeva una norma che andava a cambiare quegli accordi sottoscritti tra lo Stato italiano e ArcelorMittal che prevedevano questa tutela di cui si sta tanto parlando.

Allora, punto primo, qualcuno dice: non è vero; se non è vero che quegli accordi, sottoscritti dal Ministro Di Maio e avviati prima dal Ministro Calenda, non prevedevano questa immunità, allora quale norma avremmo votato nel “decreto crescita” che ha cambiato la situazione? E di quale norma staremmo parlando adesso, amici del 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Evidentemente c'era un accordo - ma, ripeto, lo dico con la massima serietà e il massimo rispetto per le posizioni di tutti -, c'era un accordo sottoscritto dal nostro Paese con questi investitori stranieri, portato avanti da due Governi di colori diversi, che aveva l'obiettivo di fare che cosa? Di garantire prima di tutto l'occupazione nel nostro Paese, perché stiamo parlando di persone, 16 mila lavoratori tra Taranto, Genova e Novi Ligure, per un'azienda che è la prima datrice di lavoro a Taranto, la seconda a Genova e la prima a Novi Ligure, quindi ci rendiamo conto dell'importanza occupazionale di questa azienda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dare garanzie sui posti di lavoro - e io vi dirò, amici del 5 Stelle, Di Maio ha fatto pure meglio di Calenda, da questo punto di vista, perché ha garantito che tutti i lavoratori siano riassorbiti - e garantire la produzione dell'acciaio in Italia, perché non sfuggirà che quella che è la seconda manifattura industriale d'Europa non può non avere un settore fondamentale come l'acciaio. Perché io capisco la logica della decrescita felice, ma non possiamo costruire le auto con la canapa intrecciata, abbiamo bisogno dell'acciaio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo bisogno dell'acciaio, e questo non è un discorso ideologico, è un discorso concreto.

Allora, io vorrei capire, su un tema così delicato, qual è la posizione del Governo, perché abbiamo sentito il PD dire: “dobbiamo garantire il rispetto degli accordi sottoscritti dal nostro Governo con un investitore internazionale per una questione di credibilità del nostro Paese”; sottoscrivo. Se noi passiamo come un Paese che prende un accordo, riceve investimenti miliardari, e poi, un anno dopo, cambiamo le carte in tavola per ragioni ideologiche, non so chi altro vorrà ad investire in Italia. Questo è un primo problema.

Punto secondo: noi diciamo che vogliamo tutelare l'ambiente. L'accordo sottoscritto prevedeva proprio quest'arco temporale di cinque anni in cui ArcelorMittal potesse continuare la produzione per garantire l'occupazione e, allo stesso tempo, farsi onere di bonificare quell'area, che non hanno inquinato loro, ma che devono in qualche modo andare a bonificare proprio per rispondere alle esigenze ambientali di Taranto.

E, quindi, anche dal punto di vista ambientale, se li mandiamo via, chi le fa queste bonifiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Se l'obiettivo è mandare via i cattivi indiani, chi dà quei posti di lavoro e chi fa le bonifiche? Sono questioni che voglio porre.

E, poi, mi si viene a dire: “Voi della Lega non siete più per prima gli italiani ma prima gli indiani”. Ragazzi, ma i 16 mila lavoratori diretti e gli oltre 20 mila ulteriori dell'indotto lavorano in Italia e quei 4 miliardi di euro di fatturato sono PIL italiano e non PIL dell'India. E vi do una notizia: se l'acciaio non lo facciamo più noi, lo importeremo proprio dall'India, dalla Turchia e da quei Paesi dove i bambini, sì, muoiono per l'inquinamento, sì, i lavoratori non hanno tutele, sì, non ci sono i sindacati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, noi vorremmo avere parole chiare dal Governo, perché abbiamo sentito due posizioni diverse: una posizione ragionevole del PD, una posizione espressa dal Ministro Bellanova, che si richiama all'area d'Italia Viva, che dice proprio adesso una cosa che condivido: “Discutiamo e ragioniamo ma non dobbiamo cacciare ArcelorMittal, perché non è questo l'obiettivo del Governo e non dobbiamo chiudere Taranto” e una posizione del MoVimento 5 Stelle che è palesemente diversa. Il MoVimento 5 Stelle ci ha fatto capire che lo stabilimento va chiuso (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e va chiuso perché, se non si rispetta quel contratto, se non si rispetta quell'accordo sottoscritto dal nostro Paese, allora, si blocca la produzione a Taranto ma non perché va in galera il padrone ma perché è il capoturno, è l'operaio che non vuole più fare il capoturno se non ha quella tutela e sono i sindacati che ci dimostrano questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Concludo, Presidente. Lo dico veramente con il massimo rispetto: amici del MoVimento 5 Stelle, non pensate di fare un torto ai padroni indiani se chiudiamo ArcelorMittal; noi facciamo un torto agli operai, ai nostri lavoratori, a quelle famiglie, perché non potremo costruire il parco giochi, come diceva Grillo. Io mi auguravo che fosse una battuta ma, governandoci insieme, mi sono accorto che invece parlava sul serio, accidenti, e questo è un problema per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In quel parco giochi se a Taranto non abbiamo più lavoro non ci potrà andare nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Grazie, concluda: ha esaurito il tempo da un po'. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, come tutti sanno, perché mi sono battuta tante volte in questo Parlamento e in quest'Aula per difendere le ragioni del mio territorio e della realtà di Genova, anche e soprattutto quelle produttive, credo di avere condotto delle battaglie su questi temi e, con me, la forza politica da cui provengo e la forza politica a cui ho aderito. Ecco, se c'è una cosa odiosa - e lo dico in modo molto chiaro al collega Molinari - è vedere un balletto sulla pelle dei lavoratori che contrapponga ambiente a lavoro. Allora, o le forze di questo Parlamento sono in grado di mantenere fermi entrambi gli obiettivi oppure sarà una sconfitta per tutti: per gli operai e per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

E quello che non torna della ricostruzione storica del collega Molinari è un dato molto chiaro. Se oggi noi abbiamo questa difficoltà nella vicenda di ArcelorMittal è perché il Governo, di cui lui ha fatto parte e in cui lui aveva una responsabilità molto chiara, quella vicenda dell'immunità l'ha lasciata inevasa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Sì, Molinari, è andata così nella primavera dell'anno scorso, è andata esattamente così e oggi tu rimuovi il fatto storico.

Certo, dobbiamo trovare una soluzione. Mi spiace, mi spiace (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Deputato Pagano. Lasciate proseguire la deputata Paita.

RAFFAELLA PAITA (IV). Colgo un'irritazione, perché si raccontano i fatti come sono e non ha argomenti con cui rispondere e credo, dunque, che sia profondamente irritato da se stesso, cioè da quello che non ha fatto la forza politica a cui lui appartiene.

La vicenda è molto chiara e va risolta e ovviamente va risolta non per garantire l'immunità alle persone che precedentemente hanno gestito l'azienda ma per garantire che gli investimenti sul futuro debbano essere fatti e che ci sia una pace sociale all'interno di quella realtà.

Noi ci impegneremo anche nell'immediato futuro perché le cose siano affrontate con serietà, perché una realtà produttiva fondamentale nel nostro Paese continui a esistere e continui a produrre lavoro. Però, non siamo disponibili - e lo dico, Presidente, per suo tramite al collega Molinari e alla Lega - a vedere ricostruita una realtà storica in cui loro hanno un'enorme, gigantesca responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. A me è sembrato di ascoltare dalle parole del collega onorevole Molinari un intervento di grande onestà intellettuale e, quindi, mi sembra abbastanza gratuito l'attacco che gli è stato rivolto adesso dalla collega Paita, perché ha riconosciuto alcune delle questioni che, in relazione alla vicenda dell'ILVA, sono state messe in campo e da tempo sono in discussione in questo Parlamento e sono state affrontate, con il medesimo approccio che ha tentato in qualche misura di provare a salvaguardare ambiente e posti di lavoro, da Governi di segno totalmente diverso.

Però, colleghi, è possibile che concetti come coerenza, onestà intellettuale e linearità in questo Parlamento si debbano chiedere proprio al MoVimento 5 Stelle? Ve lo diciamo perché forse siamo gli unici che non sono stati al Governo né prima né adesso. Però, probabilmente dovremmo verificare qual è la dinamica politica del MoVimento 5 Stelle quando si intesta battaglie come quella dell'ILVA a Taranto o quella del TAV al Nord, in Piemonte eccetera. Il MoVimento 5 Stelle ha radicato la sua presenza sul territorio attraverso l'acquisizione e inglobando battaglie locali, magari, estreme, di gruppi ben organizzati sul territorio, che poi ha sistematicamente disatteso nel corso degli anni, soprattutto con la sua presenza al Governo. Allora, se cercate onestà intellettuale, coerenza e linearità non andate a chiedere al MoVimento 5 Stelle e non andate al Governo con il MoVimento 5 Stelle, perché dal MoVimento 5 Stelle avrete solo l'incoerenza e la convenienza sistematica di tradire queste battaglie che quotidianamente vengono prima assorbite nel programma del MoVimento 5 Stelle e poi sistematicamente disattese.

Non stupisce che i colleghi di Taranto del MoVimento 5 Stelle non votino l'ordine del giorno D'Attis n. 9/2203/50. Avrebbe stupito forse il contrario, perché una forza che non è una forza di governo, quando sta al Governo, fa pasticci. Per questo serve responsabilità, linearità e coerenza quando si è al Governo. Per questo non ci stupiamo che, ancora oggi, in questo contesto stiamo esaminando un tema così noto alle cronache, così noto a quest'Aula del Parlamento, così noto ai Governi che si sono succeduti e, ahimè, credibilmente anche a quelli forse che si succederanno. Dunque, dovremmo fare una riflessione su qual è l'etica della politica, che non è soltanto il non rubare ma è quella di promettere cose che si possono mantenere, è la serietà, è non raccontare balle agli elettori, non raccontare che “noi si è una cosa, gli unici capaci, puri e puliti e tutti gli altri sono ladri, imbroglioni e delinquenti” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Questo è il dibattito che ha portato in questo Paese il MoVimento 5 stelle ed è per questo che ogni volta che ci si scontra con qualcosa di più concreto, dall'ILVA al terremoto, ci si trova di fronte a problemi concreti dove la faccia del MoVimento 5 Stelle cade giù perché prima ci sono state promesse e balle e poi la dura realtà dei fatti, e ieri, con la Lega e oggi col PD, il MoVimento 5 Stelle continua a provare lo stesso medesimo imbarazzo, oggi come ieri e oggi come domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ROSSANO SASSO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Sasso, lei insiste per prendere la parola. Ha parlato per lei il presidente del gruppo poco fa. Lei ha già parlato due volte. Io le faccio accendere il microfono, però l'avviso che se il richiamo all'ordine dei lavori che lei annuncia non è pertinente, siccome qui siamo tutti contro l'evasione e l'elusione, io non accetterò elusioni e le toglierò la parola. Prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, innanzitutto la ringrazio per questa sua gentile concessione. Il richiamo all'ordine dei lavori è perché nel frattempo è intervenuta una novità. Io chiedo che il Governo, che è qui presente ed è rappresentato anche dal Ministro, si esprima su questo che riguarda proprio la materia di cui stiamo parlando.

Abbiamo di fronte un tema molto importante e grave, su questo la maggioranza deve saper costruire una sintesi.

PRESIDENTE. Non è pertinente, non è un richiamo all'ordine dei lavori, chiedo scusa.

ROSSANO SASSO (LEGA). Non deve fare un nuovo cimitero e una nuova Bagnoli. Lo ha dichiarato il Ministro del Lavoro…

PRESIDENTE. Non si può fare. La ringrazio, il messaggio è chiaro. Se vuole, può prendere la parola al termine dei lavori, negli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Questo tema dell'Ilva è sicuramente particolarmente significativo e rischia di essere la cartina di tornasole della condizione delle industrie nel nostro Paese. Le scelte che sono state fatte e che stanno portando all'esodo degli investitori su Ilva a me personalmente non sorprendono, perché sono figlie di quella vocazione anti-industriale che il MoVimento 5 Stelle porta avanti in maniera pervicace e sistematica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e che sta facendo tanti danni in questo Paese. Quindi, davvero non riesco a sorprendermi; mi addolorano queste scelte, ma non sono sorpresa. Quello che mi sorprende è l'atteggiamento del Partito Democratico, che invece si sta accodando (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) alle scelte scellerate del MoVimento 5 Stelle, insieme ad un novello liberale come Matteo Renzi, che dà vita ad un nuovo partito, da quel partito dice di voler tutelare le imprese, ma alla fine, con riferimento all'Ilva, mi pare che la direzione intrapresa dal MoVimento 5 Stelle sia quella che poi viene seguita dal Partito Democratico e anche da Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché qualche volta bisogna anche essere coerenti, perché delle giravolte di Matteo Renzi siamo abbastanza stanchi.

Cosa succede, quindi, se gli indiani scappano e se ne vanno? Saremmo davanti ad un caso di amministrazione straordinaria, con un duro, durissimo contenzioso con lo Stato italiano, e questo è sotto gli occhi di tutti. Ma c'è un problema più grande, cari colleghi, che è il danno che viene inferto alla reputazione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché chi avrà la volontà di partecipare a un nuovo bando di gara dopo aver visto tutte le azioni che il Governo ha messo in campo per impedire a degli investitori stranieri di salvare l'acciaio italiano? E certo, poi ci sono di mezzo 14 mila lavoratori e ci sarà una dipendenza dell'Italia dall'estero per quanto riguarda l'approvvigionamento dell'acciaio. Noi, nel precedente Governo, abbiamo chiesto un'informativa su tutti i casi di crisi aziendale: il Ministro Di Maio non si è mai presentato in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per voler rispondere alle nostre domande e illustrare la condizione dei 158 tavoli di crisi.

Prendiamo atto che il Ministro Patuanelli ha dato, invece, prontamente la disponibilità, e di questo lo ringraziamo, ma gli diciamo anche che non daremo tregua, perché Forza Italia non permetterà che l'industria italiana venga ammazzata sistematicamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché non si può pensare di cavarsela dando una mancetta con il reddito di cittadinanza, buttando via 9 miliardi di euro e costringendo le imprese italiane a scappare. Quindi, su questo tema attendiamo con interesse il Ministro, per l'informativa, ma saremo presenti in quest'Aula tutte le volte che si tratterà dell'impresa italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/163 Rixi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/164 Lucchini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Abbiamo adesso una serie di ordini del giorno su cui il Governo ha proposto una riformulazione identica. Quindi, come abbiamo fatto prima, li chiamo; se i firmatari non sono d'accordo interrompono la lettura. Ordine del giorno n. 9/2203/166 Frassini, n. 9/2203/167 Tarantino, è ritirato invece il n. 9/2203/168 Centemero; sull'ordine del giorno n. 9/2203/169 Cantalamessa il parere è favorevole; ordini del giorno n. 9/2203/170 Covolo, n. 9/2203/171 Pretto, n. 9/2203/172 Giglio Vigna, n. 9/2203/173 Piccolo, n. 9/2203/174 Loss, n. 9/2203/175 Locatelli, n. 9/2203/176 Colmellere, n. 9/2203/177 Boniardi, n. 9/2203/178 Paternoster, n. 9/2203/179 Bisa, n. 9/2203/180 Bazzaro, n. 9/2203/181 Gusmeroli, n. 9/2203/182 Liuni, n. 9/2203/183 Tiramani, n. 9/2203/184 Tateo, n. 9/2203/185 Formentini, n. 9/2203/186 Giacometti, n. 9/2203/187 Toccalini, n. 9/2203/188 Billi, n. 9/2203/189 Invernizzi, n. 9/2203/190 Vallotto, n. 9/2203/191 Morrone, n. 9/2203/192 Fogliani, n. 9/2203/193 Golinelli, n. 9/2203/194 Gobbato, n. 9/2203/195 Marchetti, n. 9/2203/196 Caparvi, n. 9/2203/197 Zordan, n. 9/2203/198 Valbusa. Il n. 9/2203/199 Bubisutti ha un parere favorevole tondo. Abbiamo, invece, ancora la riformulazione identica degli ordini del giorno n. 9/2203/200 Gava e n. 9/2203/201 Panizzut; abbiamo gli ordini del giorno n. 9/2203/205 Bianchi, n. 9/2203/209 Turri, n. 9/2203/210 Benvenuto e n. 9/2203/211 Gagliardi, e ci fermiamo qui, perché il n. 9/2203/213 Plangger… Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/2203/211 Gagliardi il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Molto velocemente, ringraziamo il Governo perché ci ha dato un'apertura. È un ordine del giorno di buonsenso, che prevede sostanzialmente che chi è a casa in cassa integrazione di fatto offra il proprio lavoro ad aziende che hanno bisogno di manodopera, cercando di fare formazione…

PRESIDENTE. Ci deve dire solo se accetta la riformulazione o no. In caso contrario, significa che lei non la sta accettando e vuole che venga messo in votazione.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Accettiamo la riformulazione, ma il Governo ha detto che sarebbe in base alla disponibilità finanziaria; però, in questo ordine del giorno non è previsto niente che sia dipendente dalla disponibilità finanziaria. Vorrei che rimanesse a verbale.

PRESIDENTE. Va bene, sta entrando nel merito. Se la accetta bene, se non la accetta lo poniamo in votazione. Ci dica lei: è accettato, benissimo.

Sull'ordine del giorno n. 9/2203/213 Plangger vi è parere contrario del Governo. Lo votiamo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2203/213 Plangger, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giannone: la deputata è in Aula? Si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi: si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Silli: si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Aspetto solo un secondo…

PRESIDENTE. Aspettiamo che si componga un ordine in Aula. I colleghi deputati che vogliono parlare possono accomodarsi velocemente fuori dall'Aula, senza disturbare i deputati che devono intervenire in dichiarazione di voto. Colleghi, grazie. Prego, a lei la parola.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, Presidente. Ho già avuto modo di intervenire, sia nella discussione generale sia nella dichiarazione sul voto di fiducia, a portare le valutazioni del gruppo di Liberi e Uguali in ordine a questo decreto. Siccome non vorrò ripetere tutti i punti, uso questi dieci minuti per confermare un'opinione che ci eravamo fatti, anche alla luce del dibattito e, invece, aprire due o tre questioni che, secondo me, il decreto presuppone, ma non è, ovviamente, in condizione di risolvere.

Avevo affermato che il decreto contiene una serie di interventi non di grandissimo respiro, spesso anche di dimensione limitata, ma in grado di rispondere a problemi che lavoratori, imprese e territori hanno. E avevo anche detto che non riuscivo a capire come mai interventi come quelli relativi al superamento del precariato all'ANPAL, le assunzioni all'INPS, le assunzioni di ispettori del lavoro, il principio di riequilibrio sui tre anni delle idoneità, il prolungamento delle casse integrazioni guadagni straordinarie, gli interventi per gli ammortizzatori di Sicilia, di Sardegna, del Molise o, ancora, altre due questioni come la fine vita dei rifiuti e anche alcune cose sulla decarbonizzazione potessero avere il voto contrario dell'Aula. Non riuscivo a capire, e debbo dire che l'intervento di Molinari, il capogruppo della Lega, stranamente ha confermato questa mia valutazione, perché lui ha detto, testualmente: “non facciamo ostruzionismo perché ci rendiamo conto che molti dei provvedimenti sono provvedimenti che vanno incontro ad esigenze attese dei territori e dei lavoratori”. Quindi, è esattamente quello che io penso debba stare alla base del giudizio positivo di questo decreto. Fra l'altro, voglio solo aggiungere, rispetto alle cose che avevo detto e anche alla discussione che c'è stata, un tema di cui nessuno ha parlato, cioè che la misura sulla fine vita dei rifiuti è una misura solo apparentemente secondaria, perché, per tutte le cose che abbiamo detto sulla conversione ecologica dell'economia, della sostenibilità ambientale e dell'industria del riciclo, industria nella quale l'Italia è ai primissimi posti in Europa, una misura come questa aiuta, fa chiarezza, supera le contraddizioni dei testi legislativi preesistenti, aiuta cioè esattamente nel corso di questa conversione ecologica.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 15,05)

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Poi, c'erano i due problemi, quelli che hanno avuto più discussione: il tema dei rider e il tema dell'Ilva. Sui rider confermo l'opinione che si tratta di un passo in avanti significativo, perché rafforziamo le tutele per questi lavoratori, diamo spazio alla contrattazione collettiva per quanto riguarda l'identità e l'idoneità degli strumenti di contrattazione e, anche se non tutto è perfetto nel testo sui rider, io credo che, partendo in questo modo, ci sarà poi tempo, soprattutto se la contrattazione collettiva aiuta in questa direzione, a perfezionare le norme di difesa dei lavoratori.

Naturalmente, la stessa cosa vale per l'Ilva. La discussione che c'è stata prima è una discussione che dimostra come su questo tema ci sono sensibilità molto diverse e anche punti di vista molto diversi. Io voglio dire, prima ancora di entrare in questo punto, che il limite di questo decreto è esattamente quello che il decreto non poteva affrontare: cioè, si tratta di tanti provvedimenti parziali, tutti utili, tutti i necessari, ma che hanno senso solo se il Governo e la maggioranza sono in grado di avere poi, nel tempo, ma partendo da oggi, la costruzione di alcune priorità di politica industriale e di politica territoriale, senza le quali quei provvedimenti corrono il rischio di essere pura assistenza. Questa è la vera questione. Quindi, i limiti del decreto sono insiti nella natura dei temi che il decreto affronta. Quello che manca è quello che dovrebbe far fare al Governo quel salto di qualità in grado di far uscire il Paese da quei problemi di ritardo strutturale che noi abbiamo. E, da questo punto di vista, io indico tre priorità, non per il decreto, ma per il dopo decreto, a partire dalla manovra di bilancio.

È stato raggiunto l'accordo tra FCA e il gruppo Peugeot. Bene. Siccome il problema dell'auto e della filiera dell'auto è un problema di politica industriale di primissima grandezza in Italia, sarebbe il caso che il Governo, assumendo una propria iniziativa autonoma, si fornisse di qualche elemento di strategia industriale per superare quei vuoti che oggi registriamo, soprattutto, nella filiera della componente auto, rispetto alle nuove forme di trazione e che non è detto che l'accordo tra Peugeot e FCA sia in grado di risolvere. Perché? L'Italia, che è un grande produttore di automobili, può restare senza una apprezzabile capacità di investimento nel campo delle batterie a celle di litio? Possiamo comprare le batterie solo, oggi, dalla Cina e, domani, dalla Francia e dalla Germania? O anche l'Italia dovrebbe avere un piano di investimenti da questo punto di vista? Oggi, la filiera di servizio al settore dell'auto rappresenta tre o quattro volte occupati e PIL rispetto all'industria dell'auto. Se noi non siamo in grado di modificarla in ragione delle nuove frontiere tecnologiche, noi perdiamo posti di lavoro senza sostituirli in alcun modo. Quindi, da questo punto di vista, lo stimolo dell'accordo tra FCA e Peugeot deve spingere il Governo ad assumere un'iniziativa di politica industriale, come ha fatto Macron e come ha fatto la Merkel. Non siamo meno di loro da questo punto di vista.

La stessa questione vale per l'acciaio. Cos'è mancato nella discussione dell'acciaio di oggi? Sembra che il problema dell'acciaio di oggi riguardi solo Taranto. Il problema dell'acciaio non è un problema italiano, il problema dell'acciaio sta diventando un problema europeo: tutti i Paesi europei stanno chiudendo e ridimensionando la propria capacità produttiva di acciaio, a partire dall'acciaio piano a caldo. Bene, abbiamo bisogno che l'Europa e l'Italia abbiano un grado di produzione di acciaio, nella sicurezza ambientale, in grado di essere di riferimento per gli utilizzatori dell'acciaio.

Come è stato detto, l'automobile non è soltanto informatica: è informatica e acciaio, cioè tutto quello che oggi sembra nuova tecnologia e i nuovi prodotti hanno spesso bisogno dell'acciaio come prima. Non possiamo restare privi di questo acciaio e mi permetto di dire che non è che l'acciaio a caldo si fa solo a Taranto perché ha chiuso Genova o Novi Ligure. Infatti, c'è una parte importante di produzione a caldo dell'acciaio che si fa nel Nord Italia e che non è ascrivibile oggi al gruppo di ArcelorMittal, se vogliamo essere onesti e guardare le cifre come stanno.

Naturalmente aggiungo acciaio e alluminio, e politica di riciclo dell'acciaio e dell'alluminio, di riuso, perché questa è una strategia di politica industriale che ha un senso.

Anche da questo punto di vista, ci vuole più politica europea. Contro i dazi americani, non basta l'Italia; contro le importazioni a basso prezzo e a basso costo dalla Turchia, non basta l'Italia. Ci vuole una politica europea, esattamente come ci sarebbe voluta nel campo delle batterie della nuova trazione elettrica a livello europeo. Più Italia e più Europa, non l'Italia contro l'Europa, chiaro? O l'Europa senza l'Italia.

E apro e chiudo una parentesi, perché il Governo italiano dovrebbe anche guardare un po' a quanto accade sulla fusione tra Fincantieri e Stx, perché è assolutamente assurdo che la Commissione apra una procedura di infrazione per monopolio quando il mercato dei grandi contenitori marittimi oggi non è una questione di mercato interno ma è una questione di competizione internazionale con la Corea, con la Cina, con gli altri Paesi. Per questo dico che ci vuole più politica industriale.

Infine, le due ultime questioni. Dal testo dei provvedimenti restano fuori due momenti di bisogno di quadro d'insieme. Uno relativo alle assunzioni nei settori pubblici. Qui si affronta il tema sul triennio delle idoneità; in un altro provvedimento i precari della scuola. Ritengo che il Ministro per la pubblica amministrazione avrebbe bisogno, come ne ha bisogno il Parlamento, di un quadro d'assieme della questione del rapporto tra esuberi, assunzioni e criteri di assunzione. In secondo luogo, il rapporto che avverto con grande forza sugli ammortizzatori sociali. Secondo me il Jobs Act sbagliò a ridurlo quando proprio avevamo ancora la crisi aperta.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Abbiamo affrontato a pezzi e bocconi: abbiamo bisogno di fare un punto serio sullo stato degli ammortizzatori sociali per evitare di fare figli e figliastri. Le condizioni più forti le tuteliamo allargando e allungando; le condizioni più deboli, specie dell'indotto, le lasciamo morire. Ritengo che un Paese abbia bisogno di una politica industriale e una politica della tutela del lavoro che abbia queste caratteristiche (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, credo che il primo dovere di quest'Aula sia un po' ricostruire cercando di riassumere ciò che è accaduto nel lungo dibattito di ieri e di oggi sul provvedimento, perché è veramente surreale ciò che abbiamo ascoltato e ciò che abbiamo ascoltato soprattutto da chi in qualche maniera, solo fino ad agosto, ha avuto pesanti responsabilità o irresponsabilità di Governo.

Abbiamo capito che, in realtà, al Governo non c'era la Lega: c'erano i marziani; erano verdi uguali ma erano marziani scesi al Governo e non si sono resi conto che, ad esempio, c'erano emergenze che loro hanno lasciato tutte sul tappeto. E non si capisce oggi, proprio perché sono stati al Governo, perché votano contro e su che cosa votano contro.

Cerchiamo di capire su che cosa il centrodestra vota contro. Vota contro il processo di stabilizzazione dei LSU. Vota contro la possibilità di fare un concorso finalmente all'ANPAL. Vota contro le nuove aggiuntive assunzioni all'INAIL, e tutti sappiamo che cosa significa per quanto riguarda il rapporto, purtroppo crescente, sulle morti da lavoro. Vota contro le assunzioni all'INPS. Votano contro l'aumento della cassa integrazione in deroga. Votano contro l'estensione del periodo della cassa straordinaria. Votate contro le politiche di sostenibilità. Votate contro il Fondo di transizione energetica. Votate contro la possibilità del riuso del rifiuto nel momento in cui cessa di essere rifiuto.

Votate contro queste cose perché queste cose sono scritte dentro il decreto-legge e votate contro, badate bene, anche alla prima normativa che cerca di dare minimi ma certi diritti al popolo più o meno ampio dei rider: una grande questione affrontata puntualmente da chi ha governato in precedenza e lasciata sul tappeto.

Su questo - lo abbiamo detto anche nella dichiarazione di voto con il mio collega Mor - non è che riteniamo che il prodotto definitivo, che è uscito dal lavoro del Senato e delle Commissioni e che è arrivato qui, sia il massimo della soddisfazione, perché ci sono punti della normativa, per esempio, su cui ulteriormente riflettere. Però, sicuramente quei lavoratori oggi hanno certamente acquisito dei diritti che non avevano. E si è contrapposto a questa visione, anche legittimamente critica, l'idea straordinaria, nuova, moderna innovativa, di ritornare al cottimo, cioè la difesa in Aula del principio del cottimo senza però coniugarlo ad alcuna tutela sociale.

È stato straordinario aver ascoltato questi dibattiti da parte di chi ci dice che siamo lontani dalla realtà: probabilmente sono lontani dal mondo del lavoro. Come se un lavoratore, un giovane facesse la scelta di vita di girare con il caldo, con il freddo in bicicletta senza nessuna tutela. Probabilmente c'è un bisogno e quel bisogno va soddisfatto con un lavoro, anche con quel lavoro, e lo Stato risponde introducendo norme delle quali, ripeto, in futuro noi dovremo ritornare ad occuparci, perché poi c'è l'altra faccia della medaglia che mi porta dritto pure al caso Ilva.

Il lavoro non è solo da tutelare e tutelabile: il lavoro è da mantenere e da creare e, per mantenerlo e crearlo, ci vogliono gli investitori. Ci vuole, cioè, che la risorsa norma finanziaria e la risorsa norma normativa - perché di questo si tratta - sposi, incontri, incroci sia la tutela sia la possibilità che si faccia l'investimento anche sul settore dei rider. Questo mi porta dritto al discorso che abbiamo affrontato su Taranto.

Guardate che un problema enorme non si risolve con le battute e, dobbiamo dircelo, non si risolve con gli ordini del giorno. Gli ordini del giorno danno un indirizzo e qui si è dibattuto come se non avessimo approvato ordini del giorno che riguardano il caso Ilva. Invece li abbiamo approvati: quello a prima firma della collega Moretto, per esempio, che impegna il Governo a fare delle cose serie, ma sappiamo tutti che l'indirizzo del Parlamento si svolge in questa fase e poi c'è il lavoro del Governo che noi controlleremo nella fase successiva.

Ma è evidente, colleghi, che se tu vuoi intervenire in termini di sicurezza ambientale, per la salute e per la tutela dei posti di lavoro, ci vuole l'investitore perché se non c'è l'investitore tu non fai né la rigenerazione dello stabilimento né tuteli l'occupazione e, quindi, se fosse dipeso da noi l'aver stralciato un accordo precedente, noi abbiamo espresso tutti i nostri dubbi, perché non mi illudo del fatto che mantenendo l'ombrello, la tutela penale sugli attuali dirigenti, noi avremmo risolto il caso. È evidente, infatti, che fino all'altro giorno la stampa specializzata ha raccontato che cosa sta accadendo nelle acciaierie di tutta Europa dove chiudono i forni in Germania, in Francia, alcuni in Italia. Per cui so bene che quella non è la condizione che consente all'imprenditore di rimanere a Taranto ma la precondizione sì. Ripeto: ma la precondizione sì. La precondizione che non nasce da una unilaterale volontà: nasce da un accordo tra Stato e impresa; tra chi investe e investe sulla base di un accordo in cui lo Stato dice che cosa deve fare l'investitore a Taranto.

Noi dobbiamo rivedere, se serve, i termini di un accordo; però, guardate, è pericoloso, si dà un messaggio sbagliato agli investitori del mondo, che in qualche maniera non ci si può fidare degli accordi che si assumono. Perché gli accordi che si assumono poi si rispettano, e se questi accordi nella verifica devono essere modificati, lo Stato ha la sua potenza normativa, legislativa per farlo, ma non per chiudere ad un accordo che aveva assunto. Anche perché se lo fa, deve mettere in campo l'alternativa: si può decidere una cosa del genere, ma ci vuole l'alternativa. Non può essere il buio l'alternativa, non può essere il punto interrogativo l'alternativa: chi governa non governa, operando una scelta senza sapere che cosa accade dopo. Che cosa accade dopo è la domanda etica che un Governo, una maggioranza, la politica devono porsi. Il che cosa accade dopo a Taranto non è esattamente chiaro.

E allora noi dobbiamo riprendere le fila del ragionamento. Dobbiamo cercare di fare in modo che venga ripensata fino in fondo anche la decisione dello stralcio, in ragione di una politica industriale del Paese capace di essere capita, compresa, finanziata e sostenuta - lo dico al sottosegretario - anche con la risorsa delle norme: non sempre serve la risorsa finanziaria, a volte servono le norme, le norme che cambiano, le norme che agevolano, le norme che consentono. E questo non si fa: non lo dobbiamo fare noi, non lo deve fare nessun partito, non lo devono fare neanche i nostri alleati dei 5 Stelle, a cui mi rivolgo; non lo si deve fare nella contrapposizione salute-impresa. Si deve fare nella consapevolezza che è difficile, ma che si può camminare esattamente…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Vado alle conclusioni, Presidente. Su due binari.

Per cui abbiamo capito su che cosa vota contro il centrodestra, non abbiamo capito la Lega perché, nel votare contro, non ha risolto una delle questioni che pure ha posto nell'Aula nel dibattito di queste ore. Ho capito che abbiamo dato delle risposte, e in futuro, se riuscissimo tutti a tornare alla sobrietà delle parole…

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Presidente, concludo veramente. La sobrietà delle parole sa dove sta? Che se noi chiamiamo un decreto-legge “decreto-legge crescita, interventi urgenti sulle crisi aziendali”, cioè diamo e conferiamo a queste parole una straordinaria importanza, poi i cittadini si aspettano una straordinaria risposta.

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere veramente.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Torniamo a legiferare anche con la sobrietà delle parole (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, guardi, sulla scorta di quanto ho appena ascoltato, vado anch'io citare il titolo del decreto-legge: è un decreto-legge recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione delle crisi aziendali. Sottosegretario, voi con questo decreto-legge le creerete le crisi aziendali: non andrete a risolverle, state facendo esattamente il contrario rispetto a quanto state cercando di circoscrivere in un decreto-legge, che obiettivamente - probabilmente lei in cuor suo lo sa - è assolutamente insufficiente. Insufficiente perché non risolve alcuna crisi!

Guardi, noi siamo molto felici, e lo dico veramente con convinzione, rispetto al fatto che Whirlpool ieri torna indietro rispetto a quanto aveva dichiarato qualche giorno fa, anche se la società stessa, lei lo sa, dice che è insostenibile il sito di Napoli, purtroppo. Ma diciamola forte e chiara una cosa: Whirlpool torna indietro non per meriti del Ministro Patuanelli, ma per meriti degli operai e dei dipendenti che si sono messi di traverso ai cancelli di questa azienda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per cercare quantomeno di non svenderla ad una multinazionale svizzera.

Avete utilizzato, sia con il Ministro Patuanelli sia all'epoca con il Ministro, il fortunatamente ex Ministro dello sviluppo economico Di Maio, toni democristianamente trionfali sulla pelle delle persone; il problema non è ancora risolto. Non è ancora risolto perché, vede, ci sono ancora molti casi che rispetto al titolo di questo decreto-legge non sono stati risolti, e questo poteva essere l'alveo di iniziativa giusta per poterli risolvere.

Ne cito alcuni: Bekaert, la ex Embraco, l' Industria Italiana Autobus, la Flex di Trieste, che nelle ultime ore probabilmente manderà a casa cento persone. Prima il collega Epifani parlava della grande industria rispetto alle batterie di stoccaggio per quanto riguarda il mercato dell'elettrico; avevamo un'azienda in Italia che si chiamava Fiamm, in provincia di Vicenza: ce la siamo lasciati scippare dalle mani di Hitachi! Questa è la condizione purtroppo del nostro Paese: 160 crisi industriali ancora in essere, e questo dimostra evidentemente l'incapacità dell'ex Ministro dello sviluppo economico Di Maio; e in un Paese, sottosegretario, dove i giovani in cerca di lavoro devono emigrare, un giovane al primo lavoro va agli affari esteri. Questa è la fotografia plastica purtroppo della nostra società, della nostra politica, della nostra nazione!

Per quanto riguarda (e cercherò di essere abbastanza rapido) i cosiddetti rider, avete fatto un pasticcio, nel senso che non avete risolto nulla. Attualmente i rider possono essere considerati, sulla base di quanto scritto, lavoratori autonomi o lavoratori subordinati: e quindi che cosa avete risolto rispetto a prima? Ci sarà sempre questo doppio binario, che creerà chiaramente due categorie di lavoratori; e siete andati di fatto a scontentare coloro che volevano un lavoro subordinato, ma siete andati a scontentare anche coloro che di fatto volevano un lavoro autonomo. Questo avete fatto con questo decreto-legge: avete creato un ennesimo ibrido, che di fatto non va a premiare per l'ennesima volta anche, dico anche, il merito di persone che magari, se vogliono lavorare di più, qualche soldo a casa a fine mese, meritano di lavorare di più.

E poi vede, una cosa: vi siete stracciati le vesti da mesi rispetto sì ad un alveo dove effettivamente c'era qualcosa da dire; ma una cosa vi ricordo e ve la ricorderò sempre, da qui alla legge di stabilità: non avete ancora messo a posto, ad esempio, un'altra categoria di lavoratori che è molto più vicina a noi, che è quella dei collaboratori parlamentari, per cui il Presidente Fico aveva già detto mesi fa che ci avrebbe messo mano, ma a loro nessuno pensa! È soltanto un esempio per farvi capire quanto e quante differenze avete recato in seno a questo provvedimento.

Avete tradito per l'ennesima volta le speranze di coloro che si vedevano già quasi proiettati all'interno del mondo della pubblica amministrazione, bloccando parte delle graduatorie, le graduatorie del 2019, creando di fatto idonei di serie A e idonei di serie B. Prima in modo abbastanza ingenuo il sottosegretario, non capendo assolutamente quello di cui stava parlando, ci ha detto che serviva… No, non era lei: lei prima non c'era. Ci ha detto che serviva, per lo scorrimento delle graduatorie 2019, rispetto ad un nostro ordine del giorno, l'invarianza finanziaria: non esiste l'invarianza finanziaria sullo scorrimento delle graduatorie.

Gridate ad una vittoria per quanto riguarda la nuova cassa integrazione. Allora, anche qui io vorrei essere molto chiaro: la cassa integrazione non è una vittoria del nostro Paese, la cassa integrazione è una sconfitta del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché più del 70 per cento delle aziende che oggi vanno in cassa integrazione chiudono! Il paradigma di queste aziende è la chiusura! La cassa integrazione è soltanto il passo prima della chiusura.

Tra l'altro a giugno di quest'anno c'è stato un incremento della cassa integrazione del 99 per cento. Dietro il boom della cassa integrazione ci sono aziende che in questo decreto-legge avrebbero dovuto cercare e trovare delle risposte, che evidentemente non ci sono. Appesantirete le buste paga dei dipendenti rispetto alla legge di stabilità, ma alleggerirete inevitabilmente l'indotto delle aziende.

Perché a questo punto alle aziende nessuno ci pensa: il cuneo fiscale per le aziende, da dove andiamo a tirarlo fuori? Abbiamo parlato sì, giustamente, virtuosamente di cuneo fiscale per i dipendenti, ma non abbiamo ancora parlato di costo del lavoro, che è uno dei drammi del nostro Paese e che è uno dei motivi per cui gli imprenditori italiani, piccola e media impresa e non soltanto piccola e media impresa, fanno sempre più fatica nell'alzare la saracinesca e molto spesso se ne vanno.

E guarda caso non se ne vanno più dall'altra parte del mondo, ma se ne vanno ad un'ora di aereo, in Europa, all'interno della stessa Europa, che non ha le stesse caratteristiche in termini fiscali e di peso e di costo del lavoro che purtroppo ha l'Italia.

Noi abbiamo proposto, il gruppo Fratelli d'Italia ha proposto, sia in Commissione, sia in Aula, degli aspetti secondo noi performanti, rispetto a quello che qui dentro sta scritto. Abbiamo parlato di formazione per quanto riguarda i riders, abbiamo parlato di crisi irrisolte, proponendo un fondo, ad esempio per quanto riguarda sia le delocalizzazioni, sia perché, tra l'altro, quello del decreto allora firmato dal Ministro Di Maio non funziona, perché nessuna azienda che se ne è andata dall'Italia ha restituito i famosi soldi che effettivamente in quel “decreto dignità” il Ministro Di Maio, evidentemente, voleva farsi restituire. E allora abbiamo cercato, con delle proposte emendative, di migliorare e non c'è stata data la possibilità, purtroppo. C'è stata data, sì, un minimo di possibilità rispetto agli ordini del giorno, ma lei sa perfettamente quanto possono contare gli stessi.

Ho ascoltato con molta attenzione, prima, i colleghi che, anche giustamente, in un impeto importante all'interno di quest'Aula, hanno parlato di ArcelorMittal, piuttosto che di Ilva. Vedete, colleghi, il problema non è quello che dicevano alcuni tra i nostri colleghi qui dentro, rispetto anche al risanamento ambientale o a quello che effettivamente può vivere la città di Taranto. Il problema è che lo Stato italiano ha, di fatto, stralciato un contratto regolare con un'azienda che ha investito 4,2 miliardi. Allora, se mi dice di no, se mi dice che quell'immunità non c'era all'epoca, perché avete abrogato l'articolo 14 al Senato? Si poteva non abrogare quell'articolo 14 del Senato, se non c'era quanto voi in questo momento dite.

E poi, due dati molto rapidi e molto immediati. L'asset dell'acciaio, come lei mi insegna, è un asset tra i principali rispetto alle economie mondiali, ma una volta che questa azienda se ne va, chi farà il risanamento ambientale a Taranto? Lo farà lo Stato? Io penso di no. Io penso che se questa azienda se ne va, e probabilmente se ne andrà, lasceremo per strada 13 mila, 14 mila, 20 mila persone e nessuno andrà a fare il risanamento ambientale in quei luoghi - è questo il vero dramma -, andando poi a comprare l'acciaio laddove i diritti dei lavoratori sono sotto la suola delle scarpe, in Cina, che notoriamente non è una nazione che guarda all'ambiente con molto senso e con molto senno.

In sintesi estrema - e vado a chiudere, Presidente - voi ce l'avete, ancora una volta, con le aziende italiane, che voi chiamate “i padroni”. Voi avete ancora questo termine in testa. Secondo voi gli imprenditori, ad oggi, in Italia, sono padroni. Le grandi multinazionali, che voi dite essere speculatori economici, ebbene, vengono premiate, come in questo caso, con milioni di euro per la non delocalizzazione. Ma attenzione: il caso Whirlpool deve chiaramente farci drizzare le antenne, perché non sarà un caso isolato.

Addirittura, andate contro i cittadini - e mi spingo oltre, Presidente, veramente chiudendo questo mio intervento e annunciando il voto a sfavore, chiaramente, su questo provvedimento -, perché andrete addirittura, con la prossima manovra di bilancio, a tassare maggiormente i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

WALTER RIZZETTO (FDI). Una su tutte: se un anziano di 70-80 anni andrà a comprare in farmacia i medicinali e non li pagherà con una carta di credito, non potrà neanche detrarre la spesa stessa. Questa è una vergogna, sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiudo! Vede, Presidente, questo, come altri, è un fallimento. L'altro ieri, il Ministro Di Maio…

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo… non voglio toglierle la parola, per cortesia.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiudo. … il Ministro Di Maio ha parlato dell'Umbria come un fallimento. Il vero fallimento che noi vediamo è nel vostro Governo, perché state stracciando tutto quello che è la nostra architrave dei diritti sociali nel mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente, anche della cortesia di permettere al nostro gruppo, Noi con l'Italia-USEI, di intervenire in sede di dichiarazione di voto. Già il collega Tondo, in occasione del voto di fiducia al Governo, aveva spiegato non solo le ragioni per cui avevamo votato contro e abbiamo votato contro la fiducia, ma perché votiamo contro questo decreto-legge. Votiamo contro questo decreto-legge non perché il contenuto, il tema, che si propone di affrontare il decreto-legge non abbia un obiettivo e non si dia un compito assolutamente rilevante: tutela del lavoro e risoluzioni delle crisi aziendali. Credo che sia un obiettivo che si debba porre prioritariamente chi governa, credo che sia un obiettivo che si debba porre l'intero Parlamento.

Allora, la ragione del nostro voto contro è nel merito e nelle modalità con cui il Governo, quello di transizione, cioè quello precedente e quello attuale hanno confermato i contenuti di questo decreto, non modificandolo o modificandolo in peggio al Senato; la ragione è quindi sui contenuti del decreto stesso. Mi fa piacere che sia presente il sottosegretario, nonché futuro Vice Ministro Buffagni, perché lui è uomo del nord e non perché al nord contrariamente che al sud si comprenda di più o di meno che cosa vuol dire tutelare l'occupazione o risolvere le crisi aziendali, ma perché, stando nella realtà, come lui è e come lo siamo noi, si comprendono, se si ha il coraggio di farlo, gli errori che si commettono.

Io voglio partire ricordando - era presente anche il Vice Ministro Buffagni - un intervento fatto del già presidente, emerito presidente, della Banca centrale europea, Mario Draghi, in Università Cattolica, in occasione del conferimento della laurea honoris causa. Lo dico anche perché molti non erano presenti, ma non hanno letto neanche quell'intervento. Quell'intervento diceva, partendo dall'esperienza del presidente Draghi, quali dovevano essere e quali dovrebbero essere le caratteristiche del policy maker, cioè - e qui dovremmo parlare l'italiano - del decisore pubblico, cioè di chi ha la responsabilità di decidere rispetto alla soluzione dei problemi.

La prima grande caratteristica Draghi la elencava dicendo che si tratta della conoscenza. Un decisore pubblico, un policy maker, deve conoscere e approfondire la realtà che si trova ad affrontare. Bene: il primo punto è che se vogliamo tutelare l'occupazione e risolvere le crisi aziendali, dobbiamo condividere un punto di partenza, cioè che l'occupazione non la dà lo Stato, come diceva prima il collega, non la dà la Cassa integrazione (quello è solo un elemento di welfare, che permette di affrontare transitoriamente crisi che vengono a crearsi). L'occupazione la danno le imprese e le imprese sono il soggetto che bisogna tutelare, sviluppare e garantire. L'occupazione la dà la crescita e conoscere vuol dire che se si teorizza la decrescita felice, non si fa occupazione, non si tutela e non si risolvono le crisi aziendali, anzi si implementano le crisi aziendali.

Vede, forse lei è giovane, troppo giovane e non si ricorda che negli anni Settanta uno degli slogan che andava più di moda, in particolare nella sinistra, era quello per cui, per garantire il lavoro, nei cortei sindacali e nelle manifestazioni, si diceva: “lavorare meno, lavorare tutti”. La realtà ha dimostrato che il problema non è lavorare meno e lavorare tutti, perché a lavorare meno non si lavora neanche tutti, cioè l'Italia non cresce, il sistema non diventa competitivo e, quindi, non si raggiunge l'obiettivo. Lavorare di più e lavorare tutti, cioè creare le condizioni perché la povertà e la dignità passano attraverso il lavoro, non attraverso l'assistenza. Questo vuol dire conoscenza e un decisore pubblico deve farlo. Perché dico questo? Mi sto inventando le cose? Io non posso credere che lei non condivida ciò. L'esemplificazione è il caso Ilva: il caso Ilva è chiarissimo su un'idea e una concezione che è esattamente lontana dalla possibilità di risolvere le crisi aziendali, di capire che l'occupazione la garantiscono le imprese e che il primo obiettivo non è l'assistenzialismo, che la povertà la si combatte mettendo risorse, creando le condizioni per cui le imprese si sviluppano.

Ilva: l'abbiamo gestita tutti, quindi tutti hanno responsabilità, quindi è inutile dire che la responsabilità è di uno o dell'altro. Conoscenza: in un Paese industriale come l'Italia, secondo Paese manifatturiero - il primo è la Germania - l'acciaio e la produzione dell'acciaio sono un elemento fondamentale oppure no? Piaccia o non piaccia, rispondiamo! Se è no, lo si chiude; se è sì, dobbiamo creare le condizioni per cui quell'industria, che è di eccellenza, permanga.

L'ambiente può andare di pari passo allo sviluppo? Assolutamente sì. A Taranto si sono commesse vergogne e irresponsabilità, cioè in nome dello sviluppo dell'impresa si sono sacrificati la salute e l'ambiente? Assolutamente sì, ma la soluzione del problema non è dire che 15 mila persone vanno a fare a Taranto l'allevamento delle cozze, perché lì non solo si lavora di meno, ma non lavora nessuno.

E non solo non lavora nessuno nel Sud, tra l'altro drammaticamente con il più alto tasso di disoccupazione in Italia, ma non lavora nessuno nel sistema italiano. Allora, secondo elemento di conoscenza. Viceministro, lei non può non sapere queste cose: uno degli elementi fondamentali nell'economia occidentale - in quella orientale e in quella comunista assolutamente no - si chiama certezza del diritto. Piaccia o non piaccia, la certezza del diritto che uno Stato garantisce è fondamentale per la garanzia degli investimenti, l'attrazione degli investimenti e il rischio d'impresa che un imprenditore si assume. Piaccia o non piaccia. Ma come si fa a cambiare le carte in tavola - lo diceva prima benissimo la capogruppo di Forza Italia, Maristella Gelmini - quando un'impresa, piaccia o non piaccia, giusto o sbagliato che fosse, ha investito 4,2 miliardi di euro, e gli erano state date delle condizioni? Lo Stato era Renzi, lo Stato era Letta, lo Stato è Monti, lo Stato è Conte I, lo Stato è Conte II, nel senso che lo Stato è la comunità italiana, garantiva un certo contratto con le leggi, ma se le cambi, chi verrà più a investire nel nostro Paese? Chi mai metterà più un euro e chi mai svilupperà l'occupazione nel nostro Paese? Non si tratta di essere contro un'impresa o a favore dell'altra, di contrapporre la tutela dell'ambiente, la tutela della salute o lo sviluppo industriale, si tratta di conoscere le regole basilari che stanno alla base di uno sviluppo, chiaramente se condividiamo che l'occupazione la danno le imprese. Se non condividiamo questo, ci si può permettere tutto, se la decrescita felice è l'obiettivo.

Anche per chi ci ascolta deve essere chiaro, la povertà la si può combattere in due modi: il primo, creare sviluppo e occupazione e dignità del lavoro; il secondo, creare assistenzialismo. Questi due modi, nell'Occidente e nel mondo contemporaneo, sono stati perseguiti: l'assistenzialismo non crea libertà e fa dipendere la persona dallo Stato e dal potente di turno; la possibilità dell'occupazione, della dignità del lavoro e dell'intrapresa, invece, rende libera la persona e la comunità e gli ridà dignità. La ricchezza la si ridistribuisce non tassandola o individuando uno Stato etico, ma la si distribuisce solo creando ricchezza, solo dando a tutti la possibilità di usufruirne, solo reintroducendo il cosiddetto ascensore sociale. Ecco, queste sono le caratteristiche di un policy maker che deve assumersi la responsabilità di decidere. Se non si conosce, il contenuto, che è nel decreto, ovviamente, è totalmente in contrapposizione con l'obiettivo che ci si pone. Ci sono alcuni elementi positivi? Assolutamente sì. Io credo che il tema, per esempio, della tutela della sicurezza del lavoro sia un obiettivo che dobbiamo porci assolutamente tutti. Quasi 600 morti in sette mesi sono un pugno nello stomaco che colpisce tutti, ed è evidente che bisogna farlo. Ma anche qui - lo so che il problema non è di volontà politica, ma magari di risorse che non ci sono -, si combattono e si evitano i morti sul lavoro solo se si aumentano i controlli o se si aumentano i controlli e si crea una cultura dello sviluppo dell'impresa e della tutela del lavoratore che vanno in una certa direzione?

È evidente che se si aumentano i controlli, ma se per i controlli mettiamo le risorse al 2021, si è in contraddizione. Concludo. Avrei voluto dire altre cose, ricordando le altre due caratteristiche, Presidente - ed ho finito -, che Draghi diceva. La seconda: il coraggio, il coraggio di assumere decisioni; non decidere è come decidere. Non avete deciso perché non avete avuto, MoVimento 5 Stelle, il coraggio di deludere gli ambientalisti e ideologici di Taranto, e avete deciso di chiudere l'Ilva. La terza caratteristica è l'umiltà. Ma ricordiamoci, concludendo - e lo ricordo a tutti -, quello che diceva Winston Churchill a riguardo dell'impresa: molte persone vedono l'impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altre invece come una mucca da mungere, pochissime la vedono come è in realtà, un robusto cavallo che in silenzio traina un pesante carro. Ecco, io mi auguro che chi verrà dopo a governare possa considerare l'impresa come questo robusto cavallo che traina un pesante carro dove siamo tutti noi, cioè il bene comune (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Presidente, per giudicare i contenuti di questo decreto occorre avere presente le condizioni del lavoro nel nostro Paese, conoscere le situazioni di crisi di ogni settore e di ogni area del nostro Paese, perché ciò che le tiene insieme è un declino industriale che dura da troppi anni, una precarietà diffusa che aumenta costantemente. La precarietà è quando ti viene sottratto il diritto di avere dei diritti e quando non hai certezze occupazionali, un'azienda che chiude e i lavoratori e le lavoratrici rimangono senza sostegno al reddito. Ma la precarietà si accompagna spesso allo sfruttamento, alla negazione di ogni diritto, ed è proprio sullo sfruttamento più vergognoso che dobbiamo intervenire. So bene che c'è bisogno di investimenti, di politiche industriali, di formazione e ricerca, di relazioni industriali positive con le parti sociali, questo Governo lo sa e si sta impegnando concretamente, basti pensare alla Whirlpool, che grazie a questo Governo e al Ministro del Mise ha ritirato la vendita, la procedura di cessione, e si riprenderà a produrre e nel frattempo continua il confronto sul futuro dello stabilimento. Ed è importante questo, per i lavoratori di Napoli e non solo di Napoli. Oppure, la FCA di Termini Imerese, che rientra nelle aree di crisi complesse: grazie a questo decreto abbiamo un anno di tempo per la reindustrializzazione di quel sito produttivo, e sono contenti almeno di questo risultato, visto che erano alla disperazione. Certo, non è risolto il problema neanche lì, ma un aiuto c'è. C'è una lunga lista di interventi che si stanno affrontando al Mise e al Ministero del Lavoro. So perfettamente che la fase che viviamo non può esaurirsi con questo decreto, sì, certo che lo so, ma è certamente un passo avanti importante, utile. Mai incominciamo, mai si può fare qualcosa di utile. Il punto è sicuramente creare lavoro e nel rispetto di tutto il lavoro, quello dipendente, quello autonomo, quello delle imprese di qualità, quello precario e flessibile, quello povero e quello innovativo, quello che si occupa di mettere in sicurezza il nostro territorio - e sappiamo quanto ce n'è bisogno -, quello che produce welfare, quello che produce cultura, quello che rilancia le grandi filiere produttive industriali, e potrei continuare. Allora, questo decreto va visto e valutato come una parte importante di una politica per lo sviluppo e l'occupazione che consenta di far ritornare il nostro Paese in cima alla classifica dei Paesi che sanno contemporaneamente produrre beni e produrre diritti e giustizia sociale. Dobbiamo ritornare lì e si deve lavorare per questo, si è perso fin troppo tempo. Queste sono le priorità di un Governo che ha a cuore i cittadini e il Paese. Se ci si occupa solo di chiudere i porti agli immigrati, non si va da nessuna parte. Infatti, ora tocca a questo Governo riprendere il filo dello sviluppo e dei diritti, ripartire dalle vere priorità per il nostro Paese. Questo decreto ha l'obiettivo della tutela del lavoro, di ogni forma di lavoro. Sono problemi non più rinviabili, tutele che riguardano prestazioni previdenziali relative agli iscritti nella cosiddetta gestione separata dell'INPS, per facilitare e riconoscere prestazioni che riguardano diritti universali costituzionali, quali ad esempio l'indennità di malattia e la maternità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anche la riduzione dei requisiti per il diritto all'indennità di disoccupazione è importante. La stabilizzazione del personale dell'ANPAL Servizi è un'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il finanziamento e le proroghe della cassa integrazione speciale sono urgentissimi: l'avete scritto nei vostri ordini del giorno; ulteriori risorse per le aree di crisi complesse di tutte le regioni interessate, nessuna esclusa e deroghe per i trattamenti di mobilità. Ieri chi ha votato contro ha perso l'occasione di aiutare persone, imprese, giovani e donne che vivono una condizione drammatica, di grande disagio e spesso di povertà profonda. Chi ha votato contro ieri - e poi vedremo alla fine - dovrà rispondere ai lavoratori delle aree di crisi complesse, che sono tante: cosa gli dite? Che avete votato contro perché non vi piaceva il decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché non vi piaceva la maggioranza di Governo? Perché non l'avete preparato voi? Cosa gli andate a dire? Votando contro avete votato contro migliaia di lavoratori e di lavoratrici e centinaia di imprese. Bell'affare avete fatto e non vi si salva la coscienza con gli ordini del giorno che avete presentato. È il decreto che prevede quella cassa integrazione che avreste dovuto votare.

Noi con questo decreto abbiamo scelto di stare dalla parte giusta, dalla parte di chi ha bisogno di diritti, di aiuto, di un futuro. Per questo - concludo perché non ci sono molte parole da dire se non quelle che stiamo facendo una cosa giusta - noi del PD siamo orgogliosi - sì orgogliosi - di aver contribuito a definire questo decreto, di averlo sostenuto, di averlo votato e di rivotarlo e di sostenerlo poi in tutti i settori e nelle aree che fanno parte delle decisioni contenute nel decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Claudia Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Credo che non sia stata una giornata facile. È stata una giornata combattuta, una giornata che ha visto la maggioranza prendere anche posizioni che credo non siano facili o, meglio, prendere delle decisioni che disattendevano quelle di una maggioranza precedente, composta ancora da una parte considerevole di maggioranza, che decideva di cambiare idee. Qualcuno prima ha immediatamente additato il centrodestra, dicendo: “Voi cambiate idea, voi non volete il lavoro, voi voterete contro su questo decreto perché siete contro il lavoro, le politiche del lavoro, le politiche contro le crisi”. No, noi siamo solo coerenti. Noi lo abbiamo detto dal primo giorno, anche quando il Governo aveva una composizione diversa, che avremmo votato provvedimenti che erano a favore del Paese e non contro il Paese, e questo provvedimento è contro la crescita del Paese ed è contro la tutela dei lavoratori e la salvaguardia dei lavoratori dalle crisi aziendali.

C'è un problema, in particolare, che ancora una volta la maggioranza ha espresso posizioni non condivisibili sia nel metodo, sia nel merito; nel metodo perché, tanto per cambiare, dobbiamo rincorrere quelle che sono le richieste di posizione della questione di fiducia sia al Senato sia alla Camera su qualsiasi tipo di provvedimento; questo è un problema sì nostro, ma è anche un problema vostro, soprattutto di coloro i quali nelle precedenti legislature protestavano rispetto a degli interventi autoritari che prendevano le precedenti maggioranze; è di merito perché all'interno di questo decreto ancora una volta non c'è scritto quello che avete provato a raccontarci questa mattina.

Io non voglio tornare puntualmente su quanto è già stato detto a più riprese, soprattutto per quanto riguarda Mittal. Io mi permetto, però, di fare alcuni passaggi e invito i colleghi della maggioranza ad andare a risentire le audizioni: io l'ho fatto. Vi invito ad andare a sentire il minuto 52 dell'audizione in cui l'ex AD dell'ArcelorMittal affermava, a domande ben precise, passaggi che se qualcuno di voi avesse gestito crisi aziendali saprebbe interpretare.

Questo signore ha detto, nero su bianco, che non erano indicate garanzie su una tutela pregressa rispetto ad atti compiuti da terzi, ma che auspicava che il Governo italiano permettesse all'azienda di avere pari dignità sul mercato e pari tutele sul mercato. Allora, andiamo ad ascoltare le cose che si dicono, perché io oggi ho sentito dire tante di quelle inesattezze in quest'Aula che dette al bar hanno un certo effetto, ma dentro a un'Aula parlamentare da parte della maggioranza significano responsabilità rispetto a ciò che accadrà a 13-14 mila lavoratori soltanto in un sito industriale.

Aggiungo alcuni passaggi che credo siano importanti da fare e che non sono ancora stati fatti. Nell'aprile 2018 il mio gruppo parlamentare, Forza Italia, ha interrogato il Governo sulla massiccia importazione dell'acciaio dall'Indonesia e ha chiesto perché non si metteva mano alla messa alla gogna - permettetemi questo termine - anche dell'Indonesia che produceva per conto della Cina o triangolava per conto di questo Paese la produzione che poi spacciava per indonesiana. Perché la spacciava per indonesiana? Perché in realtà, non essendo un Paese a cui si potevano applicare dazi antidumping, era possibile importare in Europa dell'acciaio che chiaramente aveva un prezzo molto più vantaggioso rispetto a quello prodotto in Europa.

Ebbene, noi abbiamo lanciato l'allarme e l'abbiamo ribadito nell'autunno 2018, quando i sindacati delle acciaierie di Terni hanno espresso le stesse preoccupazioni. Abbiamo cercato di far capire in Europa - ed eravamo gli unici - che questo era un problema che affliggeva tutta l'Unione europea e che la Ue avrebbe dovuto metterci una pezza. Soltanto il 1° ottobre di quest'anno, quindi più di 18 mesi dopo, l'Indonesia è stata aggiunta all'elenco dei Paesi in via di sviluppo sottoposti a dazi antidumping. Questo è un altro problema non solo per l'Arcelor ma chiaramente per coloro i quali devono fare i conti con l'acciaio. Capite che sommare un problema di concorrenza sleale a un problema di non tutela legale rispetto al pregresso, fa sì che noi stiamo accompagnando alla porta del sistema acciaio italiano gli unici che hanno deciso di investire in una regione che faceva fatica a uscire da una situazione drammatica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora, ci sono due cose che mi lasciano perplessa: la prima è la mancanza di coraggio da parte dei 5 Stelle nel dire chiaramente che voi state cercando di stancare l'Arcelor per far chiudere lo stabilimento. Fatevelo dire: non è un problema, è una scelta, ma assumetevi le responsabilità rispetto a questa. Dall'altra, però, mi fa ancora più specie che proprio coloro che sono sempre stati, almeno a parole, i paladini dei lavoratori facciano finta di vedere all'interno di questo decreto cose scritte che non ci sono. Mi rivolgo ai principali partiti che fanno parte della nuova coalizione di Governo perché, come diceva prima il collega Benamati, “io non ho l'anello al naso” e non ce l'abbiamo neanche noi: le cose le sappiamo leggere e le ascoltiamo, perché in audizione in Commissione queste cose le abbiamo sentite.

Mi permetto di fare ancora un passaggio rispetto al tema dell'acciaio. Vi ricordo che la Turchia continua ad esportare acciaio in Europa senza pagare i 25 euro a tonnellata per la CO2: questo è previsto dal sistema di scambio, ma non ho sentito uno di voi parlare di questi temi. Questi sì che sono la tutela delle grandi industrie italiane. Come mai non ci poniamo questo problema e, tanto per cambiare, dev'essere l'opposizione a porre questo tema? Come mai non pensate di studiare un po' di più e di valutare quali sono gli effetti di una concorrenza scorretta sul nostro grande tessuto imprenditoriale?

Passo a un altro passaggio, che qualcuno forse si dimentica ma che chi arriva dalla Sardegna conosce molto bene: il tema dell'Alcoa. Questa mattina io non ne ho sentito parlare. Io mi permetto di ricordarvi l'Alcoa di Portovesme e qui abbiamo di nuovo un altro problema.

Questo è uno dei 158 o 160 o 165 tavoli - e vediamo quanti sono - perché ricordo che anche il Ministro Patuanelli ieri in Commissione ha fatto presente che il MISE non è in grado di monitorare tutti i tavoli perché non tutti i tavoli hanno la possibilità di arrivare fino al tavolo nazionale. Ma questa è una delle situazioni che ci ritroviamo ormai da dieci anni su quel tavolo e nessuno dei Governi che si sono succeduti ha tentato di risolvere. C'è stata una sola volta che si è provato, c'era un Ministro, un Ministro del Governo Gentiloni, un Ministro che arrivò addirittura con l'elicottero all'Alcoa. Poi mi ricordo che è dovuto anche un po' scappare con l'elicottero dall'Alcoa, ma questa è cronaca ed è gossip. Però si era cercato di trovare una soluzione e a febbraio 2018 proprio per l'Alcoa c'era stata finalmente la possibilità di trovare una soluzione: 135 milioni di investimento, un investitore svizzero, ma un'azienda guidata da un italiano, decine di lavoratori impiegati per riavviare e ristrutturare la fabbrica. Tutto sembrava risolto, c'era solo un problema: c'era il problema del nodo dell'energia. Noi abbiamo un problema, sappiamo che per la fabbricazione dell'alluminio il costo dell'energia rappresenta il 42 per cento dei costi.

A giugno 2018 arriva il Governo, arriva il Governo con i 5 Stelle; prima che qualcuno, tanto per cambiare, ci dica, sì, ma al Governo c'era anche un pezzo del centrodestra, vale a dire la Lega, mi permetto sommessamente di ricordare che il superministro non era un leghista. Il Ministro del lavoro, delle attività produttive, delle crisi, dell'energia, si chiamava Luigi Di Maio, il desaparecido dai tavoli delle crisi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ai quali avrà partecipato due volte. Era facile fare i comunicati stampa, ma non era altrettanto facile sedersi a quel tavolo con competenza e lavorare con i sindacati e con le rappresentanze datoriali. Bene, ritorno sempre a giugno 2018: vengono messi immediatamente in discussione gli elementi base dell'accordo energetico dell'ex Alcoa, vale a dire l'uso dell'energia elettrica prodotta dal carbone della centrale, l'agevolazione dell'interrompibilità, l'operazione tramite la quale…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). …in caso di emergenza, quale il rischio di blackout, si interrompe l'erogazione di energia, e l'agevolazione dell'interconnessione. Bene, ancora una volta avete messo in discussione accordi che erano stati presi per far ripartire il lavoro e, come se non bastasse, adesso con la plastic tax state rimettendo con la legge di bilancio in crisi 3 mila imprese con 50 mila addetti.

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Vi ricordo solo una cosa, perché voi non ve lo ricordate: ma voi lo sapete quante aziende in crisi avete in giro per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente espongono cartelli recanti la scritta “#DecretoAmmazzaImprese” associata, su ciascun cartello, a nomi di diverse imprese)? Ma voi lo sapete…

PRESIDENTE. Colleghi, abbassate i cartelli. Colleghi, abbassate i cartelli. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente).

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). …che avete delle aziende che devono essere tutelate? È una vergogna! La vostra incapacità…

PRESIDENTE. Grazie, collega. Le tolgo la parola, visto che è già andata fuori tempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Durigon. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DURIGON (LEGA). Grazie, Presidente. Noi siamo di fronte oggi a un documento che si chiama “disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali”. Bene, noto intanto, per un tema così importante, per un tema importantissimo per tutti i lavoratori, come poco fa diceva anche l'onorevole Cantone, l'assenza del Ministro principale, che era prima Di Maio, l'assenza dei Ministri attuali Catalfo e…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, c'è il collega Durigon che sta intervenendo, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

CLAUDIO DURIGON (LEGA). …l'assenza del Ministro Catalfo per le tutele del lavoro, l'assenza del Ministro Patuanelli, ma l'assenza prioritaria di chi ha costruito questo decreto, cioè il Ministro Di Maio. Questo ha una rilevanza molto importante. Ringrazio, invece, il Viceministro Buffagni perché mi ha ascoltato ed è rimasto ad ascoltare, perché saprà dare le risposte a quello che in qualche modo stiamo dicendo oggi. C'è anche il Ministro, però è il suo Ministero di competenza. Siamo coscienti che, purtroppo, fino ad oggi questo Ministero ha lottato soltanto su slogan, ha lottato soltanto principalmente su quelle che erano informazioni. Ricordo principalmente come ogni volta si veniva a garantire che la risoluzione della vertenza era avvenuta con i Baci Perugina, anzi, scusate, con i Pernigotti, i Baci Perugina ve li abbiamo dati noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dopodiché ci troviamo di fronte, ad agosto, a un decreto urgente, un decreto urgente per salvare Whirlpool. Bene, il decreto era già fatto, cara onorevole Cantone, eppure Whirlpool fino a ieri sera diceva di andarsene e ancora oggi non abbiamo garanzia per quei lavoratori di Whirlpool, che sia ben chiaro; fino ad oggi siamo sempre incanalati su quella che è una situazione vertenziale che non ha una rassicurazione. Oppure questo decreto cosa ci nasconde? Ci nasconde ancora milioni per l'Anpal, per il presidente Anpal, per il presidente del Mississippi, per il presidente che doveva in qualche modo dare risposte, quelle che erano in qualche modo le soluzioni adeguate per rimettere i percettori del reddito all'interno del sistema lavorativo. E invece ancora soldi, altri dieci milioni, più un altro milione ancora. Penso davvero che non sia un decreto, cara onorevole Cantone, che ci permette di poterlo votare, perché è un decreto che non dà risposte; è un decreto che, anzi, darà ancora meno rassicurazioni al mondo del lavoro. Avremo una situazione Ilva devastante.

Poco fa in Aula abbiamo sentito demagogia, quando si parlava di un accordo siglato dal Ministro Di Maio, che in qualche modo sta continuando anche su quelle che sono le lavorazioni a caldo. Non ci prendiamo in giro, le lavorazioni stanno continuando; si sta discutendo soltanto ed esclusivamente sull'immunità e basta. Qui la lavorazione sta andando. Altro tema importante sono le casse integrazioni. Bene, sì, fino ad oggi abbiamo salvato lavoratori soltanto mantenendoli. Vi ricordo alcuni dati che arrivano dall'INPS. La CIGO: 5.651.790 ore, più 3 per cento; la CIGS, la cassa integrazione straordinaria: 11.521.573, più 99,2 per cento; la cassa integrazione in deroga: 20.967, con una differenza di circa il 31 per cento rispetto al 2018. Questa è la salvaguardia occupazionale che in qualche modo il Ministro Di Maio e i suoi stanno continuando a mantenere.

Ieri nella dichiarazione di voto per la fiducia ho ascoltato il MoVimento 5 Stelle che in qualche modo ci indicava come 180 le vertenze aperte, le avete indicate voi; 180 con migliaia e migliaia di lavoratori che in questo momento stanno aspettando un aiuto da parte di questo Governo. Caro PD, faccio un appello come l'ho fatto anche in Commissione, se questo decreto pensate che darà le risposte adeguate a queste migliaia e migliaia di lavoratori e a queste 180 vertenze, siamo nel ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voglio presentare una vertenza, che oggi non è stata proprio toccata per nulla, si chiama la vertenza Alitalia: si rischiano di perdere 2.500 posti. Abbiamo avuto un ministro che ha indicato come, se nella gara fosse subentrata Atlantia, sarebbero cascati gli aerei. Questo era il Ministro Di Maio: una volta entrata Atlantia, ha detto, va benissimo, una grande situazione. Ecco, su questo ci giochiamo la faccia, su questi lavoratori; perciò questo decreto non conta nulla, è un decreto che fa soltanto quello che serviva per le deroghe per la cassa integrazione. Voglio fare un passaggio, invece, e qui mi rivolgo anche a chi istituzionalmente ha ricoperto ruoli diversi in ambienti diversi da questo, su quello che sta facendo il Ministro Catalfo con il decreto dei rider: è molto peggiorativo di quello che in qualche modo era stato pattuito dal precedente Governo.

Una norma ancora che scontenta tutti, lavoratori e imprese; è stata riscritta così male che fa male proprio a tutti e viene da chiedersi che senso abbia approvarla. È una norma che mette a rischio i lavori di 20 mila rider, che ci scrivono e ci chiedono di non approvarla; una norma che fa guadagnare meno i rider, perché non promette di premiare chi lavora di più; una norma che non coglie il cambiamento del mondo del lavoro, perché va nella direzione opposta alle richieste degli stessi lavoratori; una norma che non porta innovazione, non coglie i cambiamenti del mondo come la sharing economy, come la gig economy, non attrae gli investimenti esteri, ma rischia di far scappare le imprese.

Questo è quello che oggi voi del PD e di Italia Viva state approvando: una norma che non permetterà sicuramente un'innovazione a dei contratti.

Io mi accingo a chiudere, e spero - visto che non ci sono, sicuramente non sarà fatto - che non ci dicano che hanno sconfitto quelle che saranno le vertenze, come hanno sconfitto prima la povertà; che non vengano oggi a dirci che in qualche modo sono state sconfitte le crisi vertenziali. I lavoratori hanno bisogno di risposte e hanno bisogno di atti veri, di atti che possono dare una continuità. Hanno bisogno di espansione e non soltanto di ammortizzatori sociali che in qualche modo spostano sempre la chiusura di queste aziende.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,10)

CLAUDIO DURIGON (LEGA). Quindi, faccio un appello: un appello lo faccio ancora, lo faccio al PD e lo faccio a Italia Viva. Questo decreto-legge pone l'Ilva in una situazione drammatica; pone anche altre vertenze in una situazione drammaticissima; vi prego di non votare il decreto-legge e, insieme a noi, possiamo fare diversamente per portare finalmente un po' di sana espansione ai lavoratori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cubeddu. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, siamo oggi chiamati ad esprimerci sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali.

Si tratta di un provvedimento normativo complesso che interviene su numerose questioni di natura sociale ed economica offrendo soluzioni concrete ai problemi che è compito di un Governo e di una maggioranza parlamentare monitorare costantemente con i dovuti approfondimenti, al fine di approntare i necessari interventi legislativi.

In primo luogo, nel presente provvedimento, si prende atto dei contenuti e profondi cambiamenti che interessano il mondo del lavoro con la nascita di nuove mansioni, forme e modalità di espletamento ed esecuzione della prestazione lavorativa e, conseguentemente, si apprestano maggiori tutele normative ed economiche in favore di categorie di lavoratori ad oggi considerate ancora atipiche costituite in generale da coloro che prestano attività nelle forme della collaborazione coordinata e continuativa e, in particolare, dei lavoratori della cosiddetta gig economy, che lavorano interfacciandosi con piattaforme digitali - pensate appunto ai rider - ma anche alla categoria di lavoratori precari, quali gli assegnisti e i dottorandi di ricerca.

In questa direzione vanno le norme che prevedono l'applicazione della disciplina e delle tutele proprie del rapporto di lavoro subordinato a tali ulteriori nuove categorie di co.co.co., come anche l'estensione a questi ultimi della possibilità di accedere a maggiori tutele previdenziali e assistenziali presso INPS e INAIL. Pensate alle prestazioni di disoccupazione, di maternità, assicurazione contro gli infortuni.

Erano lavoratori invisibili che nessuno considerava: oggi diamo loro una disciplina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e cerchiamo di dare una tutela e non di lasciare alle persone, spesso precarie, la condizione di scegliere se avere le tutele della subordinazione, perché noi sappiamo e si sa chi opera nel mondo del lavoro; si sa che chi è in condizioni precarie spesso rinuncia alle tutele per tentare magari di avere un rapporto di lavoro più duraturo, per tentare di guadagnare qualche cosa in più; ma la tutela è una conquista, la tutela e i diritti sono conquiste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! In questo Parlamento noi abbiamo il dovere di tutelare un lavoratore anche contro la sua volontà. Ripeto: anche contro la sua volontà.

Nella stessa ottica di lotta al precariato e tutela dell'occupazione, in continuità con i princìpi che già avevano ispirato precedenti interventi normativi - pensate al decreto-legge “dignità” - si collocano le disposizioni che prevedono nuovi e più cospicui stanziamenti per stabilizzazioni e assunzioni di lavoratori precari, centinaia di lavoratori stabilizzati all'ANPAL e nuove assunzioni di personale presso gli uffici INPS, presso l'ispettorato.

Badate bene, noi stiamo assegnando nuove funzioni a questi istituti, stiamo dando la possibilità di far ripartire il nostro Paese, stiamo finanziando, stiamo stabilizzando rapporti di lavoro per un'attività e una funzione che è strategica soprattutto in questo momento.

Senza dimenticare la previsione della norma-ponte che consente di prorogare, nelle more dell'espletamento delle procedure concorsuali di assunzioni, convenzioni e rapporti con LSU o soggetti impegnati in attività di pubblica utilità; nonché lo stanziamento - pensate - di 3 milioni e mezzo per il sostegno dei lavoratori in cassa integrazione in deroga o mobilità in deroga. Come si può essere contrari a questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Con particolare riguardo alle aree di crisi complessa come in Sardegna, come in Sicilia, come nel distretto industriale di Isernia.

Tra le altre importanti misure previste hanno finalità di rilancio del settore delle opere pubbliche le modifiche proposte alle disposizioni concernenti il cosiddetto Fondo salva opere e i nuovi stanziamenti previsti per il progetto stradale “Mare-Monti” necessario a colmare il deficit infrastrutturale delle aree colpite dal sisma del 2016.

Affrontano, invece, il problema dei sempre più numerosi casi di crisi industriali e occupazionali le disposizioni che prevedono il potenziamento della struttura interministeriale Mise-Ministero del Lavoro. Si incrementano le risorse in dotazione al Fondo istituito con decreto Mise del 4 dicembre 2014. Guardate, questa è una norma fondamentale in un momento di crisi come questo. Parliamo dei workers buyout, ossia della possibilità di rigenerare imprese quando i lavoratori vengono licenziati, di far creare loro cooperative che possano parlare di economia reale, non di chiusure perché non c'è un'economia reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché si spostano finanziamenti, perché si delocalizza. Questa è l'economia sana: l'economia che porta avanti il MoVimento 5 Stelle.

Si cerca una previsione, una forma di esonero in favore delle imprese operanti nel settore degli elettrodomestici con stabilimenti situati in aree di crisi complessa, concernente i contributi addizionali dalle stesse dovuti in caso di ricorso a strumenti di integrazione salariale. Si va incontro a quei territori dove c'è una difficoltà economica notevole: pensate al caso Whirlpool. Questo si sta tentando di fare.

Inoltre, provvedimenti, interventi per l'efficientamento energetico del settore industriale, preordinati alla riduzione del costo dell'energia per le imprese soggette alla normativa ETS, Emissions Trading System, e a finanziare interventi per creare posti di lavoro alternativi laddove vengono smantellate le centrali a carbone. Si va verso il progressivo abbandono delle energie fossili per promuovere le fonti rinnovabili. Questo è il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): guardate noi stiamo dando una visione di Paese e di economia.

Le regioni potranno rilasciare o rinnovare le autorizzazioni per la cessazione della qualifica di rifiuto, perché i materiali possano tornare ad essere utili e reinseriti in un ciclo produttivo. Si sta parlando di chiusura del ciclo dei rifiuti per dire “no” alla combustione, per cercare percorsi virtuosi che tutelino la salute e considerino i rifiuti una risorsa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Inoltre, voglio evidenziare come il MoVimento 5 Stelle abbia considerato in questo provvedimento le sempre più pressanti esigenze di tutela dell'ambiente e, quindi, della salute dei lavoratori e di tutti i cittadini in genere da attuare mediante interventi e provvedimenti che magari gradualmente, ma in misura via via più penetrante, tendano a programmare il futuro, a pianificare una riconversione del sistema produttivo in termini anche di maggiore efficienza e redditività, ad incentivare attività e comportamenti virtuosi, a disincentivare invece quelli più nocivi.

Per lungo tempo, infatti, si è ritenuto che i beni primari e gli obiettivi produttivi non potessero essere perseguiti simultaneamente e che, anzi, privilegiando alcuni di essi, altri dovessero abdicare con un automatismo deleterio per l'essere umano.

Spesso infatti in passato l'azione di Governo e l'attività legislativa sono state basate sull'assioma errato che minori tutele e garanzie nel lavoro portassero automaticamente maggiore propensione all'investimento imprenditoriale, e quindi maggiore occupazione; come anche che nell'ottica di incentivare le attività economiche, in particolare taluni settori industriali, soprattutto se dislocati in zone meno sviluppate del Paese, fosse necessario per lo Stato scendere a patti con grandi aziende, sotto ricatto di queste, magari a capitale straniero, derogando a regole poste a tutela della sicurezza, a tutela dell'ambiente, o ancora non pretendendo sufficienti garanzie sul piano occupazionale o sulla serietà dei piani industriali. Nulla di più sbagliato! La storia, soprattutto recente, ci ha insegnato che non esiste sviluppo e crescita economica senza un quadro generale di regole che vengano rispettate da tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Concluda.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Io voglio concludere dicendo che, nella discussione generale, ho apprezzato chi negli interventi ha messo in evidenza la necessità di avere prudenza nell'opporsi a questo provvedimento, perché incide sulla vita di tanti lavoratori. Certo, non ha la pretesa di risolvere tutto, ma affronta ogni problema.

PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Sì, ecco, l'ultima considerazione. Anche questo provvedimento…

PRESIDENTE. Non c'è tempo per l'ultima considerazione: deve concludere.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). …è espressione di una battaglia del MoVimento 5 Stelle, e la dichiarazione di voto non può essere che favorevole per il gruppo del MoVimento 5 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, nel corso del question time che abbiamo svolto ieri, Fratelli d'Italia ha posto la questione relativa alla pubblicazione, da parte del Financial Times, di alcuni comportamenti da parte del Presidente Conte che vengono rappresentati in un modo tale che può ledere anche la dignità nazionale. In quella sede Fratelli d'Italia ha stigmatizzato il fatto che il Presidente Conte non si sia rivolto all'Aula per precisare e far sapere la realtà in ordine a quella pubblicazione. Noi ci permettiamo di chiedere - dopo che il Ministro Di Maio, nella risposta che ci ha reso, ha sicuramente aperto a questa possibilità, tant'è che ha affermato che il Presidente del Consiglio sarà ben lieto di venire a rispondere in Aula – noi chiediamo, visto che vi è il rappresentante del Governo, e segnatamente il Ministro per i rapporti con il Parlamento, di confermarci la disponibilità del Presidente Conte a venire in quest'Aula e chiarire ogni e qualsiasi questione che lo riguarda. Questa è la richiesta che noi avanziamo, e chiediamo al rappresentante del Governo di fornirci una risposta (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. La parola al Ministro D'Incà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente, solo per confermare la disponibilità del Presidente Conte nella giornata di martedì, alle ore 19 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Martedì 5 novembre, quindi, alle ore 19 ci sarà l'informativa urgente. Questa mi sembra una buona notizia.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2203:

S. 1476 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di martedì 5 novembre.

Modifica nella composizione del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, il deputato Giovanni Luca Aresta in sostituzione della deputata Fabiana Dadone, entrata a far parte del Governo.

Per fatto personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Questa mattina ho ascoltato, così come hanno ascoltato altri deputati del Partito Democratico, il termine “sionista” rivolto contro un deputato del Partito Democratico, il deputato Emanuele Fiano, un deputato, tra l'altro, appartenente alla comunità ebraica italiana. E ho sentito provenire questo epiteto dai banchi di destra del Parlamento, corrispondenti ai banchi del gruppo di Fratelli d'Italia.

Nel pieno esercizio del mio mandato parlamentare, ho stigmatizzato pubblicamente l'uso di questo termine come manifestazione di odio razziale: perché è evidente a tutti, io credo, che la definizione di “sionista” usata contro un avversario politico, e in particolare contro un avversario politico di religione ebraica, non appartiene alla discussione di politica internazionale, ma contiene un'inaccettabile manifestazione di intolleranza etnica e religiosa; una manifestazione che è inaccettabile fuori da queste Aule e tanto più in un'Aula parlamentare.

Condannare questi atteggiamenti è doveroso: è doveroso farlo fuori da quest'Aula, ma tanto più è doveroso farlo in quest'Aula. E farlo e condannare queste manifestazioni appartiene alla libera e insindacabile manifestazione del mio pensiero politico e appartiene all'esercizio del mio pieno mandato parlamentare: l'ho fatto, e lo ribadisco, come deputato della Repubblica italiana. Non abbiamo e non ho alcun timore di denunce, di querele o di ritorsioni; e anzi con l'occasione, caro Presidente, ribadisco l'assoluta necessità che venga fatta piena luce su quanto è accaduto questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che venga fatta piena luce dalla Presidenza della Camera dei deputati e che vengano adottati i provvedimenti conseguenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Caro Presidente, interveniamo a fine seduta perché vogliamo riportare un po' la verità, prima di chiudere questa giornata di lavori.

Avete appena ascoltato l'intervento del collega Andrea Romano, che ritiene, avendo esplicitato una posizione all'interno di quest'Aula, di potersi esimere dal dover rispondere nelle sedi competenti rispetto a un'affermazione che egli tramite Twitter ha fatto; e sulla base di quell'affermazione fatta attraverso Twitter le agenzie hanno ripreso e diffuso una notizia che è infondata e falsa e che il Giurì potrà verificare.

Ovviamente l'intervento “postumo” che il collega, probabilmente consigliato da qualcuno, ha pensato potesse sanare la sua responsabilità, verrà chiarito nelle sedi competenti. L'ho detto, perché l'intero gruppo di Fratelli d'Italia si è sentito colpito nella propria etica, nella propria “persona”, dalle affermazioni vergognose fatte da chi ha sostenuto una tesi che è contraria a qualsiasi intendimento di Fratelli d'Italia.

Noi abbiamo chiarito, non solo in questa sede ma da sempre, che da parte nostra c'è il ripudio di ogni forma di razzismo, di antisemitismo, lo condanniamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Se qualcuno oggi ha atteggiamenti come quelli di cacciare la Brigata ebraica dai cortei è la sinistra e l'estrema sinistra. E sarebbe grave, come si mormora in quest'Aula, che l'untrice – l'untrice, usiamo il termine manzoniano - di questa peste della falsità imputata al nostro gruppo sieda tra i banchi del Governo. È ovvio che una persona di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) difficilmente potrebbe restare tra i banchi di un Governo che rappresenta gli italiani. Quando arriverà il giudizio del Giurì, sapremo la verità e ognuno potrà assumersi le responsabilità.

Nel frattempo, di fronte agli italiani noi volevamo chiarire con forza che la sinistra ha pochi argomenti, ormai. Non riesce a trattare temi che interessino la gente - e i risultati elettorali sono di tutta evidenza - e allora strumentalmente la butta in caciara in momenti di penosa rappresentazione di se stessa, perché c'era una sinistra, un tempo, nella nazione, che aveva ben altri argomenti per convincere il popolo. E allora, nel merito, dovrebbero avere la capacità di rispondere su questo. E quindi confermiamo la nostra volontà - e lo diremo alle agenzie - di difendere i nostri diritti civili all'interno delle sedi competenti, nei confronti anche dei colleghi che continueranno a sostenere queste idiozie e lo faremo in tutte le modalità che il nostro codice civile e penale prevede (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare - mi auguro che possa essere un intervento distensivo e risolutivo – la deputata Morani. Comunque sarebbe utile - questo lo dico anche ai fini della procedura che si sta cercando di attivare con l'istituzione del Gran Giurì d'onore - che chi avesse ascoltato eventuali parole sconvenienti pronunciate in Aula possa individuare anche le persone, altrimenti è difficile l'istituzione stessa del Gran Giurì. Prego, a lei la parola.

ALESSIA MORANI. La ringrazio, Presidente. Intervengo, peraltro, per fatto personale, perché l'onorevole Lollobrigida mi avrebbe definita “untrice”. Il problema dell'onorevole Lollobrigida, però, è che, quando si dice la verità, forse ha qualche problema. Perché io ho distinto con molta chiarezza che da quei banchi è arrivato al mio collega Emanuele Fiano il grido “sionista”, l'ho sentito con le mie orecchie, non mi invento niente. Peraltro, “sionista” non è un termine di uso quotidiano e l'ho sentito in maniera proprio chiarissima, se ci fosse qualche dubbio. Io, quindi, sono molto felice che ci sia un Giurì d'onore, perché davanti al Giurì d'onore io dirò quello che ho sentito con grande nettezza e qualcuno che oggi ha pronunciato quelle parole così vergognose, dovrebbe vergognarsi.

Tra l'altro, Presidente, vengo dalle Marche, un territorio che è stato coperto di vergogna da Fratelli d'Italia perché è stata appena celebrata una cena in cui si festeggiava la marcia su Roma. Qualcuno rivendicava la marcia su Roma. Quindi, siccome c'è, da quella parte, qualcuno che ha osato dire che sono una “untrice” semplicemente perché ho detto la verità, quella parola se la rimangerà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio portare all'attenzione di quest'Aula l'ennesimo femminicidio, avvenuto questa volta a Orta Nova, in provincia di Foggia. Lunedì scorso, Filomena Bruno, di 53 anni, è stata brutalmente uccisa a coltellate, perché voleva proteggere la figlia. A ucciderla, a colpirla a morte è stato l'ex genero della donna, un pregiudicato evaso dai domiciliari e ora arrestato dalle forze dell'ordine, che ha aggredito la signora e la ha uccisa, e che aveva avuto con la figlia di Filomena una breve relazione, poi interrotta dalla ragazza che si era rifugiata in un'altra città. Sabato scorso, appena due giorni prima dell'omicidio, Filomena era stata minacciata dall'ex genero con una pistola e dopo questo evento, su raccomandazione dei Carabinieri, si era probabilmente trasferita dalla madre, con l'obbligo di comunicare ai militari ogni suo spostamento, cosa che evidentemente non è avvenuta lunedì pomeriggio, quando, mentre Filomena si trovava nel cortile della propria abitazione, probabilmente per recuperare alcuni effetti personali, è stata raggiunta e colpita a morte dal suo assassino.

Tra l'altro, è notizia di poche ore fa che la figlia di Filomena avrebbe tentato il suicidio proprio essendo venuta a conoscenza della morte della madre, quindi una tragedia nella tragedia. Dall'inizio del 2019, Filomena Bruno è la settantaduesima vittima di femminicidio nel nostro Paese. È una vera e propria emergenza sociale, a cui abbiamo dato una prima importante risposta con il cosiddetto Codice rosso. Ma non basta, occorre un netto e radicale cambio culturale. Dobbiamo educare i nostri figli, fin dai primi anni di vita, ai valori del rispetto, della tolleranza e dell'amore. Concludo, Presidente, rivolgendo un pensiero a Filomena, a sua figlia, a tutta la famiglia Bruno e a tutte le vittime di violenza (Applausi). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, ci uniamo al suo pensiero.

Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Voglio rappresentare qui una vicenda, che è al contempo paradossale e tragica: riguarda quattordici famiglie di Terzigno - un comune della provincia di Napoli, non è un comune di quelli che fanno chic, non è Madonna di Campiglio, non è Portofino, è un comune della nostra terra – quattordici famiglie che 23 anni or sono hanno acquistato un'abitazione; hanno regolarmente rogitato i mutui, le banche hanno concesso questi mutui, i notai hanno registrato gli atti di compravendita. Si trattava della loro prima casa, si trattava di sacrifici, si trattava di debiti e poi di mutui, mutui che stanno ancora pagando, che stanno ancora regolarmente onorando. Finalmente il sogno dei risparmi di una vita di lavoratori, famiglie normali, piccoli imprenditori, anche disoccupati, come dire, famiglie del nostro territorio, che non hanno una caratteristica in sé per la quale possono essere difesi da altri. Come si usa in ogni parte d'Italia, forse del mondo, ci si rivolge ai notai, ci si rivolge anche agli uffici dello Stato, e hanno acquistato queste abitazioni. Dopo venti anni, si accorgono che si trattava di edifici per i quali il comune al tempo aveva già revocato le concessioni edilizie, eppure l'atto di compravendita è stato rogitato, registrato, eppure tutto risulta assolutamente normale, ignari, quei poveri cittadini! Insomma, una vera e propria beffa, oserei dire una truffa che l'inefficienza dello Stato o, addirittura, le complicità hanno praticato ai danni di ignari cittadini, che in buona fede hanno acquistato il bene per il quale ancora pagano il mutuo.

Voglio sollecitare, Presidente, affinché si possa assumere un'iniziativa per dare fiducia a quelle famiglie e, soprattutto, per dare una prospettiva e una speranza, per evitare che uno Stato diventi forte con i deboli e debole con i forti, rispetto ad una vicenda che ha un profilo sociale, ma anche un profilo di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Prendo la parola per accendere i riflettori di quest'Aula su un triste fenomeno che colpisce il mio Molise e lo faccio proprio oggi, dopo che abbiamo lungamente dibattuto su disposizioni urgenti in materia di tutela del lavoro. Ecco, signor Presidente, nel mio Molise, negli ultimi due giorni, si sono registrate due vittime sui campi, schiacciate dai trattori su cui lavoravano. Queste stime ci devono spaventare, ma nel contempo ci devono far riflettere su quanto sia diventata complicata e rischiosa la vita dei nostri agricoltori. Il Molise, purtroppo, si pone alla cima della classifica delle morti sul lavoro, anche in rapporto appunto alla forza lavoro.

A questo punto, quindi, è evidente che noi come parlamentari e che, soprattutto, questo Governo debba prestare la massima attenzione alla tutela in materia di lavoro e deve farlo tenendo presente che la stella polare dell'azione di governo deve essere proprio quella di tutelare il lavoro, soprattutto laddove oggi, come nella mia regione, ma in tutta la nazione, il lavoro è ancora una chimera.

Non si può morire di lavoro, anzi dobbiamo fare in modo che tutti vivano in maniera dignitosa e libera la propria vita attraverso il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Margherita Del Sesto. Ne ha facoltà.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). Presidente, ieri, nella reggia di Caserta, una falla nei sistemi di controllo e di sicurezza ha consentito l'accesso non autorizzato ad un individuo che, con la propria auto, è riuscito a percorrere indisturbato i viali del parco, giungendo fino alla fontana di Venere ed Adone, tuffandosi nella sua vasca. Tale individuo non è estraneo a simili azioni dimostrative, avendone già compiuto in passato una a Roma nella Fontana di Trevi. Ha addirittura documentato il suo gesto con una diretta video sul social network Instagram: e se si fosse trattato di un malintenzionato, quali sarebbero state le conseguenze? Il sito reale, dichiarato patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 1997, attrae ogni anno circa un milione di visitatori, e già più volte in passato ha palesato inefficienze nei controlli di sicurezza e nei sistemi di videosorveglianza, causate anche dalla cronica carenza di personale. Tutto ciò appare davvero inaccettabile, così come è inaccettabile che, fino a questa mattina, la direzione della reggia non avesse ancora diffuso una nota ufficiale sull'accaduto. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, il 4 giugno 2019, tramite il Ministro Bonisoli, si è avuto un finanziamento di 400 mila euro per un intervento finalizzato al miglioramento dei livelli di protezione del patrimonio e dei visitatori dal rischio antropico, con estensione dell'impianto di videosorveglianza ed adeguamento del guardaroba, che, a quanto risulta, fino ad oggi ancora non ha avuto inizio. Considerata la sensibilità del luogo, sia dal punto di vista storico-artistico, sia perché meta di un così alto numero di visitatori, auspico che il Ministro dei Beni culturali e quello dell'Interno intervengano tempestivamente per far chiarezza sull'accaduto e per innalzare il livello di sicurezza per l'accesso al sito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente, intervengo solo per far constare agli atti il nostro ringraziamento nei confronti della conduzione della Presidenza di turno, che nella circostanza odierna ha saputo garantire imparzialità ed equanimità di giudizio. Il fatto che il Presidente di turno sia iscritto a un movimento, un partito, che oggi ha svolto un'attività di ostruzionismo, ma che abbia saputo tenere nella circostanza un comportamento assolutamente al di sopra delle parti, non fa altro che rilevarne la sua professionalità. Di questo volevamo darne atto al Presidente Rampelli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie, mi manda a casa sereno. Ha chiesto di parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Presidente, intanto la ringrazio perché le ho chiesto di parlare un po' così, “fuori sacco”, perché parto da un dato.…

PRESIDENTE. È un intervento di fine seduta, non è “fuori sacco”.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Sì, certo. Parto dall'ultima votazione che abbiamo fatto per ricondurla a un discorso più ampio. Noi abbiamo appena votato disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione delle crisi aziendali. Allora, io in quest'Aula, brevemente, in un minuto, voglio portare all'attenzione del Parlamento e del Governo i lavoratori frontalieri. Nello specifico ho presentato degli emendamenti in Commissione, su questo provvedimento, che sono stati ritenuti inammissibili; successivamente li ho presentati in Aula e sono decaduti a causa della fiducia posta dal Governo giallo-rosso; ho presentato un ordine del giorno e anche quello è stato dichiarato inammissibile. I frontalieri aspettano da agosto di sapere come verrà modificata, visto che c'era un accordo, quantomeno nella maggioranza precedente, quella norma astrusa che riguarda le targhe estere e che sta mettendo in difficoltà diversi lavoratori italiani. Mi pare che il Parlamento sia assolutamente fermo su questo tema. Io auspico un interessamento concreto, vero, efficace del Governo. Finora ho pessimi segnali rispetto alle problematiche sollevate dai frontalieri. Io ho presentato una proposta di legge che giace in qualche cassetto di qualche Commissione qui alla Camera dei deputati, che punta ad aumentare il bonus fiscale per i lavoratori attivi e a riconoscere per la prima volta un bonus fiscale per i pensionati frontalieri, però, ripeto, mi sembra di vedere poca attenzione da questo Parlamento e, purtroppo, dalle avvisaglie di queste votazioni, anche da parte di questo Governo. Io però vi dico che magari sarò da solo a portare il tema dei frontalieri che lavorano per lo più in Francia e nel Principato di Monaco, ma vi posso assicurare che le piazze saranno piene se nelle prossime manovre di bilancio, il decreto fiscale e in tutti i provvedimenti economici che il Governo sta vagliando non ci saranno misure adeguate per i nostri lavoratori frontalieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Signor Presidente, volevo ringraziare e segnalare l'evento del 10 novembre che si terrà a Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, per celebrare la Giornata delle Forze armate. È un evento a cui ho partecipato l'anno scorso, che è veramente espressione della coralità della comunità di Trentola Ducenta, che anche quest'anno celebra le Forze armate, le nostre donne, i nostri uomini in divisa, soprattutto in un momento difficile per questo comune, che è stato sciolto per infiltrazione camorristica. Volevo ringraziare, appunto, quelli che sono gli organizzatori: la sezione Combattenti e reduci, i parroci, i responsabili delle scuole, il comandante dei vigili urbani, i carabinieri e tutti coloro che si sono prodigati affinché anche quest'anno fosse forte e grande il messaggio di vicinanza a tutti i nostri uomini in divisa, a tutte le nostre donne in divisa e a tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per la nostra patria. Vive le Forze armate! Viva l'Italia!

VANIA VALBUSA (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

VANIA VALBUSA (LEGA). Intervento di fine seduta.

PRESIDENTE. Guardi, faccio un'ulteriore eccezione, perché bisogna iscriversi in anticipo per fare gli interventi a fine seduta. Oggi ce ne sono pochi, quindi possiamo fare questa eccezione. Prego, ne ha facoltà.

VANIA VALBUSA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in vista del 4 novembre, il preside del liceo classico “Marco Polo” di Venezia ha organizzato per lunedì un incontro con due ufficiali della Marina militare e della Guardia di finanza, incontro al quale un gruppo di docenti e una classe non parteciperanno perché hanno dichiarato: la Costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra. Un fatto gravissimo, Presidente, un fatto che ho ritenuto opportuno segnalarle qui questa sera, in quanto questi educatori si stanno dimostrando irrispettosi della Costituzione e delle leggi italiane. Infatti la Costituzione riconosce l'importanza delle Forze armate quali organi di difesa dello Stato italiano. I docenti hanno degli evidenti doveri inerenti alla funzione educativa e con questo atto arrecano un grave danno allo Stato italiano e all'immagine stessa della pubblica amministrazione. Il sistema scolastico rappresenta infatti un mezzo per promuovere la crescita della persona in tutte le sue dimensioni, nel rispetto ovviamente dell'ordinamento. Crediamo che chi pensa di diffondere un senso di disprezzo immotivato per le Forze armate dello Stato debba essere giudicato. Chiediamo quindi con forza l'intervento del Ministro dell'istruzione, Lorenzo Fioramonti, perché la scuola non è un'organizzazione privata e non è nemmeno un'organizzazione politica che dà voce a propagande ideologiche contro le nostre Forze armate. In un momento storico in cui troppo spesso si sente parlare di anti-Stato, di crisi valoriale, di perdita di rispetto verso chi rappresenta le istituzioni in Italia, noi della Lega-Salvini Premier, invece, Presidente, accogliamo queste e tante altre occasioni per ringraziare di cuore tutte le Forze armate, che lottano di giorno e di notte per difendere la libertà e garantire la sicurezza dei cittadini italiani tutti, anche a costo della loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 4 novembre 2019 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231 e Piccoli Nardelli ed altri n. 1-00245 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri .

2. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017. (C. 1623-A)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017. (C. 1624-A)

Relatore: COIN.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017. (C. 1625-A)

Relatore: CAPPELLANI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018. (C. 1626-A)

Relatore: OLGIATI.

S. 987 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1988)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

S. 1014 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 1989)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

La seduta termina alle 16.55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Casciello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn.1 e 2 le deputate Colmellere e Gava hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 il deputato Trancassini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 4 alla n. 11 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 i deputati Golinelli e Bellachioma hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato Golinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 i deputati Mor, Emiliozzi, Del Basso De Caro, Berlinghieri, Carla Cantone e Rizzo Nervo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 la deputata Incerti ha segnalato che ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 14 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 16 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 19 la deputata Lazzarini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 il deputato Marino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 20 e 21 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 la deputata Ciampi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2203 - odg 9/2203/1 433 433 0 217 433 0 71 Appr.
2 Nominale odg 9/2203/8 440 440 0 221 179 261 70 Resp.
3 Nominale odg 9/2203/10 436 436 0 219 180 256 70 Resp.
4 Nominale odg 9/2203/11 431 431 0 216 175 256 69 Resp.
5 Nominale odg 9/2203/12 p.I 444 441 3 221 441 0 69 Appr.
6 Nominale odg 9/2203/12 p.II 444 444 0 223 181 263 69 Resp.
7 Nominale odg 9/2203/13 434 434 0 218 177 257 68 Resp.
8 Nominale odg 9/2203/14 415 415 0 208 165 250 68 Resp.
9 Nominale odg 9/2203/15 415 415 0 208 166 249 68 Resp.
10 Nominale odg 9/2203/20 427 427 0 214 175 252 68 Resp.
11 Nominale odg 9/2203/22 438 438 0 220 180 258 67 Resp.
12 Nominale odg 9/2203/27 431 430 1 216 423 7 67 Appr.
13 Nominale odg 9/2203/28 432 432 0 217 175 257 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/2203/29 400 400 0 201 147 253 67 Resp.
15 Nominale odg 9/2203/41 412 410 2 206 166 244 67 Resp.
16 Nominale odg 9/2203/46 409 377 32 189 136 241 67 Resp.
17 Nominale odg 9/2203/50 416 413 3 207 412 1 67 Appr.
18 Nominale odg 9/2203/146 429 428 1 215 173 255 67 Resp.
19 Nominale odg 9/2203/163 396 395 1 198 141 254 67 Resp.
20 Nominale odg 9/2203/164 402 401 1 201 146 255 67 Resp.
21 Nominale odg 9/2203/213 400 396 4 199 151 245 67 Resp.
22 Nominale Ddl 2203 - voto finale 384 383 1 192 259 124 65 Appr.