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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 249 di mercoledì 30 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Ministra dell'Interno. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese italiane, con particolare riferimento al Mezzogiorno – n. 3-01067)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Suriano ed altri n. 3-01067 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Suriano se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Ringrazio il Ministro per la sua presenza qui oggi perché ci dà l'occasione di parlare di uno dei pilastri della nostra politica estera, che appunto è la politica commerciale, la promozione con l'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.

I recenti dati economici, infatti, rivelano che l'export italiano è in continua crescita, anche grazie al fatto che il nostro made in Italy è un prodotto di eccellenza. Dal 2010 al 2017 le esportazioni sono cresciute del 6,4 per cento e nei primi nove mesi di quest'anno l'Istat certifica che le vendite nei mercati extraeuropei sono cresciute del 4 per cento.

In questo scenario siamo lieti che finalmente ci sia stata una riforma che sposta le competenze di cui parliamo, insieme alla vigilanza dell'Agenzia dell'ICE, al Ministero degli Affari esteri.

Auspichiamo che in futuro si vada verso una maggiore sinergia tra istituti di cultura, ICE e ambasciate, per la promozione del sistema Paese.

Chiediamo, quindi, al Ministro quali strategie intenda adottare e quali iniziative intenda assumere, anche alla luce del nuovo assetto organizzativo promosso per sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, avendo riguardo anche alle imprese del nostro Meridione.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Deputate e deputati, il trasferimento delle competenze in materia di politica commerciale e internazionalizzazione del sistema produttivo non è un mero riordino delle attribuzioni della Farnesina. È, piuttosto, una riforma lungamente attesa dagli operatori economici, che si pone nel quadro di un più ampio disegno di valorizzazione della diplomazia economica e che colloca l'internazionalizzazione del sistema Paese ancor di più al centro della politica estera italiana. Non dimentichiamo, infatti, che l'export rappresenta oltre il 30 per cento del PIL italiano.

In tale contesto, la promozione del made in Italy costituisce un asse portante di questa strategia, con un'attenzione speciale alle piccole e medie imprese e alle esigenze delle aziende del Mezzogiorno. Queste ultime, e non solo, beneficeranno sicuramente degli effetti della riforma in termini di semplificazione e snellimento di procedure, facilità di interazione con un unico interlocutore istituzionale, rapidità di coordinamento e incisività di intervento.

Lasciatemi dare alcuni esempi concreti: innanzitutto, stiamo intensificando i tavoli tecnici coordinati dal Ministero degli Affari esteri, come quello svoltosi ieri alla Farnesina e dedicato all'export degli agrumi in Cina, un mercato dall'enorme potenziale con la partecipazione di Mise, Mipaaf, ICE Agenzia, Ambasciata d'Italia a Pechino, regione Siciliana, Distretto degli agrumi di Sicilia, numerose aziende, associazioni e consorzi.

Inoltre, stiamo puntando ad accrescere la proiezione delle imprese del Sud Italia nei mercati del Mediterraneo e del Nord Africa. Dopodomani sarò a Rabat, dove conto di firmare la dichiarazione istitutiva del partenariato strategico tra Italia e Marocco e proporrò di organizzare un business forum a margine del primo vertice governativo, auspicabilmente già il prossimo anno.

Per il 2020, a seguito di consultazioni con il mondo imprenditoriale, abbiamo già individuato alcuni Paesi prioritari, che saranno destinatari di missioni di sistema o settoriali: Messico, Brasile, India e Vietnam, oltre alla Cina, dove sarò tra pochissimi giorni in occasione del China International Import Expo di Shanghai.

In tali missioni, grazie alla razionalizzazione delle competenze generata dalla riforma, potremo valorizzare più efficacemente settori produttivi di punta del nostro Sud, come l'agroindustria, ma anche in generale le eccellenze del nostro Mezzogiorno in termini di attrazione turistica.

Non a caso, sempre per essere concreti, abbiamo scelto Matera per la presentazione, il 20 ottobre scorso, del padiglione italiano di Expo Dubai 2020, insieme al Ministro degli esteri emiratino, appositamente intervenuto su nostro personale invito.

Al contempo, continueremo a cogliere ogni opportunità per presentare agli investitori stranieri le Zone economiche speciali localizzate nel nostro Sud.

Siamo consapevoli di come per le aziende meridionali il primo ostacolo del cammino verso i mercati esteri sia spesso la mancanza di informazione e formazione. La riforma consentirà di rafforzare il roadshow per l'internazionalizzazione, in collaborazione con ICE, SACE SIMEST e le Camere di commercio con particolare attenzione verso questo genere di imprese.

Lavoreremo, infine, per incrementare la partecipazione di aziende del sud, in particolare PMI, in fiere internazionali, in Italia e all'estero, e per rafforzare a beneficio delle aziende del meridione lo strumento del Temporary export manager, che mette a disposizione delle singole imprese un consulente specializzato in strategie volte all'internazionalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Di Stasio, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Ministro. Ho ascoltato con attenzione la sua risposta e posso dire di ritenermi soddisfatta dell'impegno profuso dal Governo e dal Ministero degli Affari esteri per promuovere e dare una nuova spinta al commercio estero.

In particolare, siamo convinti che questa possa essere davvero la strategia giusta per dare impulso vitale alle imprese del Sud Italia, per le quali questa tipologia di sviluppo rappresenta un'urgenza non più derogabile.

Sostenere a livello governativo le imprese esportatrici a collocarsi in maniera sempre più efficace sul mercato estero è indispensabile per far sì che il potenziale imprenditoriale possa esprimersi al massimo delle capacità.

L'internazionalizzazione delle imprese è la risposta per essere competitivi. Competitività è la parola chiave per far notare la propria presenza nel mercato internazionale ed ampliare il business aziendale.

Sappiamo ormai che far parte del circuito commerciale globale non è soltanto una scelta opzionabile, ma uno step necessario per poter continuare ad esistere. Sfruttando l'internazionalizzazione, i marchi possono far crescere la propria reputazione internazionale, con conseguenti ricadute positive in tutto il Paese.

L'Italia ed il made in Italy continuano a rappresentare un'eccellenza mondiale e nel commercio estero possiamo continuare a distinguerci per qualità e varietà dei prodotti, nostri biglietti da visita in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in ordine alla prevista scadenza del Memorandum di intesa Italia-Libia in materia di contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani – n. 3-01068)

PRESIDENTE. La deputata Boldrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartapelle Procopio ed altri n. 3-01068 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LAURA BOLDRINI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, con la nostra interrogazione chiediamo se il Governo intenda modificare radicalmente, come noi riteniamo, il Memorandum d'intesa, firmato con la Libia nel 2017. Consideriamo necessario questo cambiamento perché in quel Paese è, nel frattempo, scoppiata una guerra civile e non lo si può certo considerare un porto sicuro.

Sono necessarie profonde modifiche al Memorandum perché rapporti delle Nazioni Unite e inchieste giornalistiche hanno documentato come i centri di detenzione si siano trasformati in luoghi di violenza, in luoghi di tortura, di violazioni sistematiche dei diritti umani. Per questo, l'ONU ne chiede la chiusura e il trasferimento dei richiedenti asilo in altri Paesi. Questi rapporti, signor Ministro, ci dicono anche che componenti della Guardia costiera libica sono collusi con i trafficanti di esseri umani. Noi chiediamo e lo chiediamo a lei, perché per noi non si tratta certo di un disimpegno verso la Libia, signor Ministro, ma di un profondo cambiamento, quello sì, grazie.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Memorandum d'intesa tra Italia e Libia ha rappresentato la cornice politica di riferimento in cui si sono sviluppate le numerose attività condotte dal Governo italiano a sostegno delle autorità libiche, in particolare nella gestione dei flussi migratori e la lotta contro l'immigrazione clandestina.

In merito ai contenuti del Memorandum, desidero formulare tre considerazioni. Il documento può essere modificato e migliorato, ma è innegabile come abbia contribuito, attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche, a ridurre in maniera rilevante gli arrivi dalla Libia (da 107.212 del 2017 a 2.722 all'ottobre 2019) e, conseguentemente, le morti in mare nel Mediterraneo centrale.

L'Italia è, ad oggi, l'unico partner effettivo delle autorità libiche nella lotta al traffico di esseri umani. Una riduzione dell'assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione delle attività della Guardia costiera libica, con conseguenti maggiori partenze, tragedie in mare e peggioramento delle condizioni dei migranti nei centri. Un'eventuale denuncia di questa intesa, che non è stata richiesta dall'onorevole interrogante, rappresenterebbe un vulnus politico in una fase già delicata di conflitto militare.

Ad ogni modo, il Governo intende lavorare per modificare in meglio i contenuti del Memorandum, con particolare attenzione ai centri e alle condizioni dei migranti.A tal fine proporrò di convocare una riunione della Commissione congiunta italo-libica, prevista dall'articolo 3 del Memorandum. In particolare, dovremmo favorire un ulteriore coinvolgimento delle Nazioni Unite, della comunità internazionale e delle organizzazioni della società civile per migliorare l'assistenza ai migranti salvati in mare e le condizioni nei centri, alla luce del fatto che la Libia non è firmataria della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951. Il Governo sta già lavorando con l'UNHCR, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e la Commissione europea per migliorare la situazione dei diritti umani nei centri, come emerso anche dal senior official meeting umanitario sulla Libia, tenutosi il 21-22 ottobre scorsi alla Farnesina. Di questo ho discusso anche con l'Alto Commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. L'Italia sin dall'inizio ha svolto un importante ruolo di facilitatore tra l'UNHCR e le autorità libiche, contribuendo a superare le criticità per l'apertura a Tripoli del centro di transito Gathering departure facility, gestito dai libici insieme all'UNHCR, nel quale vengono accolti rifugiati particolarmente vulnerabili, nell'attesa di essere ricollocati in Paesi terzi. È questo il nostro modello a cui intendiamo lavorare, anche nel quadro della modifica del Memorandum. Continueremo a sostenere i rimpatri volontari dalla Libia gestiti dalla Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e dall'UNHCR e a lavorare per l'attuazione di corridoi umanitari anche in ambito europeo. Ricordo infatti che l'Italia è l'unico Paese ad avere organizzato evacuazioni umanitarie dirette dalla Libia di migranti particolarmente vulnerabili, 859 ad oggi.

PRESIDENTE. La deputata Lia Quartapelle Procopio ha facoltà di replicare.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie Ministro, lei ha ragione; è giusto valutare il peso politico di questi accordi con la Libia; proprio per questo, non si può procedere per una via burocratica con un tacito rinnovo. La Libia è un tassello troppo importante - lei lo sa bene - per la nostra politica estera e le notizie sulle violazioni dei diritti umani sono così orrende che si deve procedere prima di tutto a una verifica dei risultati prodotti dagli accordi. Non si può procedere a un rinnovo dell'accordo così come è, ma bisogna, come lei suggerisce, convocare al più alto livello il comitato misto e verificare quanto è stato svolto in questi tre anni e procedere con le modifiche che noi abbiamo in questi mesi suggerito. Bisogna prima di tutto rispondere all'appello delle Nazioni Unite e promuovere un piano di evacuazione straordinaria, anche attraverso l'attivazione di corridoi umanitari che siano finalmente europei e non solo italiani, e bisogna passare, nella gestione dei campi, a rispondere e a corrispondere a quel modello di gestione delle Nazioni Unite che per il momento esiste in un solo campo sui 19 esistenti. Uno degli obiettivi di questo Governo è di voltare pagina rispetto a 14 mesi di indifferenza e propaganda. Occuparsi di migrazioni non vuol dire solo occuparsi delle barche dei migranti quando arrivano nelle acque territoriali italiane, ma vuole dire avere un approccio concreto e umano, che riconosca il dovere degli Stati di proteggere i propri confini e il diritto degli individui a cercare una vita migliore, anche in altri Paesi. Tre anni fa si iniziò a lavorare insieme alle autorità libiche per combattere i trafficanti; tre anni dopo è giusto sottoporre a verifica quel meccanismo, modificandolo e rafforzandolo, per quanto riguarda in particolare i corridoi umanitari, lo svuotamento dei campi, la presenza delle organizzazioni internazionali nei campi e la protezione dei diritti umani in quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative, in ambito internazionale, in relazione ad un asserito conflitto di interessi connesso ad un incarico professionale assunto dal Presidente del Consiglio dei ministri precedentemente all'incarico di governo – n. 3-01069)

PRESIDENTE. Il deputato Foti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Meloni ed altri n. 3-01069 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia, a fronte di una vicenda imbarazzante, della quale il Financial Times, buon ultimo, ha dato atto, avremmo di gran lunga preferito che fosse il Presidente del Consiglio Conte a venire spontaneamente a riferire all'Aula della vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), così come avrebbe imposto, se non altro, un principio di rispetto dello Stato. Ma, al di là di questo, i fatti sono imbarazzanti. Vede, il parere reso dal giurista avvocato Conte, prima di diventare Presidente del Consiglio dei ministri, pochi giorni dopo, una volta che è diventato Presidente del Consiglio dei ministri, è stato recepito in un atto del Governo. È ovvio che vi sia scarsa credibilità internazionale per un Paese che vede queste cose. E allora noi chiediamo al Ministro degli Affari esteri: che cosa sta facendo per chiarire all'opinione pubblica internazionale che gli atti del Governo sono sempre assunti nell'ambito e nel rigore del principio di imparzialità della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio Presidente e premetto che il Presidente del Consiglio sarà ben lieto di venire a rispondere in Aula; mi pare che sia stato richiesto poc'anzi, quindi avrete modo anche di confrontarvi direttamente con il Presidente del Consiglio.

In merito all'interrogazione a risposta immediata riguardante l'articolo pubblicato sul Financial Times, ho richiesto una dettagliata nota, che mi ha fatto pervenire direttamente il Presidente del Consiglio e di cui vorrei dare i punti principali per sintesi, sperando di stare nei tempi.

Nei primi giorni del maggio 2018, quando ancora svolgeva la professione di avvocato e non era stato designato Presidente del Consiglio, il professor Giuseppe Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l'incarico di redigere un parere giuridico pro veritate circa l'applicabilità della disciplina della cosiddetta golden power e dei conseguenti obblighi di notifica, con riferimento alle operazioni compiute nei confronti della società Retelit. Questo è stato l'unico contatto professionale da lui avuto con la società Fiber 4.0, dal momento che ha precisato di non avere mai svolto per essa altre attività di assistenza o difesa giudiziale o stragiudiziale. Il Presidente del Consiglio, al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche indiretto, si è astenuto da qualsiasi attività o coinvolgimento riguardante il procedimento di esercizio della golden power. In particolare, il Presidente Conte non prese parte alla seduta del Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata la questione: l'intera seduta del Consiglio dei Ministri fu presieduta dall'allora Vicepresidente del Consiglio, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Successivamente, la questione tornò all'attenzione della Presidenza del Consiglio per il procedimento sanzionatorio nei confronti della società Retelit per la tardività della notifica dell'operazione. Anche per quest'ultima questione, il Presidente del Consiglio si astenne da qualsiasi forma di trattazione, diretta e indiretta, delegando per tutte le relative attività e per l'intero procedimento il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini. La correttezza dell'operato del Presidente Conte è stata certificata anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, istituzionalmente deputata nel nostro ordinamento a vigilare sulle ipotesi di conflitto di interessi. La medesima Autorità è stata sollecitata a valutare un potenziale conflitto di interessi del Presidente del Consiglio Conte a seguito di alcune segnalazioni ad essa pervenute. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera del 24 gennaio 2019, ha ritenuto di non dover avviare alcun procedimento ai sensi della legge n. 215 del 20 luglio 2004, non ritenendo sussistenti i presupposti per l'applicazione della legge in materia di conflitto di interessi. Relativamente alla restante parte del quesito posto dagli interroganti, garantisco che per parte italiana sarà assicurata la piena attuazione, ove le investigazioni lo richiedessero, di quanto previsto dal diritto internazionale in materia e in particolare delle relative disposizioni del Trattato tra la Santa Sede e l'Italia del 1929.

Per quanto di mia competenza, vorrei infatti rassicurare che i trattati vigenti tra la Santa Sede e l'Italia prevedono adeguati meccanismi di collaborazione e cooperazione, anche in materia giudiziaria, ispirati al principio di imparzialità che, ove ne ricorressero le condizioni, potranno contribuire ad accertare eventuali ulteriori questioni relative a questa vicenda. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Foti ha facoltà di replicare.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, le risposte testé rese dal Ministro Di Maio erano già note per essere state diffuse tramite agenzia, ma mi permetto di farle presente una cosa, signor Ministro: se non vi fossero stati dubbi, per quale ragione il Presidente del Consiglio si sarebbe astenuto da tutta l'attività, come lei ha riferito? È ovvio che la non partecipazione risolve il problema del conflitto di interessi sotto il profilo giuridico, ma non risolve il problema dell'etica nella politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non risolve il problema di un atteggiamento che, signor Ministro, ma se l'immagina se lei fosse ancora sui banchi dell'opposizione? Certo, non sui banchi dell'opposizione di destra, perché non l'avremmo voluta, ma lei avrebbe fatto carte quarantotto: ma si immagina quale campagna social avrebbe guidato, per denunciare questo scandalo?

Noi, invece, chiediamo un'altra cosa. Sappiamo bene che il Presidente del Consiglio, Conte, ha reso un parere quando era avvocato Conte, ma noi riteniamo che il fatto stesso che, dopo pochi giorni, fosse stato recepito integralmente il suo parere come giurista, ed è recepito sotto il profilo politico-amministrativo, rappresenta un vulnus dei comportamenti della persona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che andava anticipato all'opinione pubblica e non lasciando che, come sempre, l'Italietta debba essere così rappresentata da tutti i giornali internazionali e poi gli andiamo a spiegare che l'Agcom o un'altra agenzia, in questo caso, quella della tutela del mercato, ci ha detto che non c'è nulla di rilevante sotto il profilo amministrativo e financo sotto il profilo penale. È lì dove noi chiediamo al Governo un atteggiamento responsabile. Non si può chiedere alla moglie di Cesare di essere sopra ogni sospetto e noi, guardate, non lo chiediamo alla moglie di Conte: chiediamo che Conte sia al di sopra di ogni illazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

(Iniziative di competenza volte a rendere disponibili i finanziamenti della misura prevista dalla legge di stabilità per il 2015, denominata «Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate» – n. 3-01070)

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01070 (Vedi l'allegato A).

SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, con la legge di stabilità per l'anno 2015, la legge n. 190 del 2014, articoli 1, commi da 431 a 434, l'allora Governo Renzi ha promosso la costituzione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, nonché l'adozione di un piano, da approvarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto dal comma 431 e con il comma 434 ha istituito un apposito Fondo. In seguito, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2017, è stata approvata la graduatoria in seguito alla valutazione dei progetti. Numerosi sono stati i progetti che hanno beneficiato di queste importanti risorse ma in seguito alla data del 31 luglio 2017 la stipula delle convenzioni risulta bloccata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, con la conseguenza che i comuni, che sono comunque presenti in graduatoria, non hanno potuto beneficiare delle risorse disponibili.

Signora Ministro, a nome di Italia Viva siamo qui a domandarle se intenda assumere iniziative al fine di sbloccare i finanziamenti delle misure adottate nella legge stabilità del 2015.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministro senza portafoglio per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Il piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate ha rappresentato un'iniziativa politica di rilievo per la quale sono state stanziate ingenti risorse al fine di ridurre i fenomeni di marginalizzazione e di degrado sociale. Le finalità del piano sono di portata molto ampia e sono strettamente connesse all'esercizio della delega in materia di pari opportunità e di politiche per la famiglia, in quanto attraverso i progetti di recupero e di riqualificazione si intende favorire quel miglioramento del tessuto sociale che è condizione indispensabile per una più ampia fruizione dei diritti della persona e delle formazioni sociali. Purtroppo, a oggi il piano risulta solo parzialmente attuato. Dopo il finanziamento dei primi progetti, avvenuto tra la fase di approvazione del bando, con il già citato DPCM del 15 ottobre 2015, e l'approvazione della graduatoria, con il DPCM del 6 giugno 2017, nel corso del precedente Governo sono sorte delle problematiche attuative in ordine al finanziamento di ulteriori iniziative e all'implementazione degli interventi. La graduatoria complessiva si compone di 451 progetti ma, in relazione alle disponibilità finanziarie del Fondo inizialmente previsto, con i provvedimenti richiamati sono state, infatti, individuate solamente le amministrazioni collocatesi ai primi 46 posti. La possibilità di scorrimento della graduatoria dalla posizione 47 in avanti, prevista successivamente nel caso si fossero rese disponibili ulteriori risorse, non è stata invece ancora percorsa. Passando dai beneficiari ai numeri, ciò significa che solo 79 milioni sono già stati impegnati per le prime 46 convenzioni, mentre gli ulteriori 119 milioni, stanziati per il 2018 e il 2019, sono ancora disponibili per lo scorrimento. Ulteriori 90 milioni, inoltre, sono stati resi disponibili dal CIPE solo per i comuni del Sud. Nel complesso vi sono, dunque, circa 210 milioni ancora da impegnare. Posto che per questo Governo è assolutamente prioritario risolvere la questione del blocco della procedura per la concessione dei contributi, personalmente mi impegno ad assumere ogni possibile iniziativa di competenza. È nostra intenzione dare seguito al programma nel tempo più breve possibile, perché le esigenze di riqualificazione dei territori sono comuni a tutto l'arco politico e a tutti i livelli di governo coinvolti. Riteniamo, dunque, che, a maggior ragione in un contesto di risorse economiche scarse, sia da scongiurare il rischio che problemi burocratici possano ulteriormente ritardare le erogazioni di risorse già stanziate e impedire alle amministrazioni interessate di dare una rapida e piena attuazione ai progetti e alle misure proposte.

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di replicare.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Ministro. Italia Viva si ritiene soddisfatta della risposta. Come recita il comma 431 dell'articolo 1 delle legge n. 190 del 2014, la predisposizione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate avviene attraverso l'elaborazione, da parte dei comuni, dei progetti di riqualificazione costituiti da un insieme coordinato di interventi diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. Proprio per questo, come lei ricordava, le finalità del piano sono connesse all'esercizio della delega in materia di pari opportunità e di politica delle famiglie. Dunque, 451 progetti presentati sono la dimostrazione di una straordinaria risposta da parte degli enti locali. In tutto, complessivamente, 288 milioni stanziati, 79 milioni erogati per le 46 convenzioni, 119 per lo scorrimento dal quarantasettesimo posto in avanti e gli ulteriori 90 milioni da parte del CIPE per i comuni del Sud sono l'altrettanta straordinaria risposta data dal Governo fino al 2017. Dunque, la sua volontà di sbloccare gli impedimenti burocratici che ne hanno impedito l'erogazione, è la risposta che i comuni volevano sentirsi dire. I 46 comuni che hanno beneficiato dei 79 milioni sono molto felici, ma gli altri comuni aspettano e, quindi, la sua risposta positiva ci soddisfa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative volte a prevedere la proroga della durata delle concessioni del demanio idrico al fine di equipararle a quelle del demanio marittimo – n. 3-01071)

PRESIDENTE. La deputata Gagliardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01071 (Vedi l'allegato A).

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Signori Ministri, con l'ultima legge di bilancio sono state prorogate di quindici anni tutte le concessioni demaniali marittime a carattere ricreativo e turistico, quindi, per intenderci, quelle oggetto della tanto discussa “direttiva Bolkenstein”. Da questa proroga, però, sono rimaste escluse le concessioni del demanio idrico-fluviale, che sono zone in cui normalmente vengono svolte prevalentemente attività imprenditoriali di rimessaggio, darsene per le imbarcazioni da diporto alla foce dei fiumi. Sinceramente, ritenendo questa disparità incomprensibile per le varie imprese che operano in questi due ambiti, chiediamo, appunto, al Governo se voglia assumere iniziative volte a prorogare la durata delle concessioni del demanio idrico, equiparandole a quelle quindicennali del demanio marittimo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Gagliardi per la sua gentile interrogazione che, come ha giustamente evidenziato, partendo da un caso specifico, in realtà, poi, ha riguardo all'intero Paese. Come è noto a questa Assemblea parlamentare, la competenza sul sistema della gestione delle acque interne - lacuali e, quindi, fiumi e laghi, in buona sostanza - afferisce alle regioni e agli enti locali, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998. Ciò non di meno, nella legge di stabilità del 2019 effettivamente, come ricordato dall'onorevole Gagliardi, il Parlamento legiferò la proroga quindicennale delle concessioni demaniali. Nella medesima norma è stata prevista l'emanazione di un decreto di natura regolamentare che deve occuparsi - e leggo il virgolettato - “dei criteri per strutturare la revisione organica delle norme connesse alle concessioni demaniali marittime”.

Ora, è questo a mio parere il luogo giuridico specifico ed è la modalità secondo me da seguire, dove potrà trovare soddisfazione la questione che lei propone, chiaramente, tra l'altro con un provvedimento anche più rapido rispetto ad una fonte primaria, tenendo conto, però, che la competenza per materia specifica è affidata ad un comitato tecnico interministeriale che è presieduto dal Ministero delle Politiche agricole e concertato con il Ministero delle Politiche comunitarie, in quanto la materia in parola ha anche un'evidenza di natura comunitaria.

Si precisa, nel caso specifico, infatti, che la norma in parola della legge di stabilità del 2019 fu anche osservata dalla Commissione europea, proprio per il caso, in ordine al concetto di proroga rispetto al concetto, invece, di evidenza pubblica.

Ma, detto questo, il Ministero dell'Ambiente, che io rappresento, pur non avendo una competenza specifica, ma solo di natura concertuale, si farà carico di parlare con i Ministri cui ho fatto riferimento, il Mipaaf e il Ministero delle politiche comunitarie, in ordine alla sua questione, affinché se ne trovi una soluzione che dia reciproca soddisfazione.

PRESIDENTE. La deputata Gagliardi ha facoltà di replicare.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Dunque, ringrazio il Ministro Costa per l'attenzione che anche in altri ambiti ha manifestato riguardo agli atti ispettivi che vengono presentati dai vari deputati. Da un lato, mi conforta sapere che in qualche modo il Ministro dell'Ambiente se ne occuperà, dall'altro, magari, mi preoccupa un po' di più il fatto che verrà delegato ad un tavolo tecnico, ad una normativa di carattere secondario, che magari potrebbe tardare un po' ad arrivare.

Ora, senza voler avere il primato su questa idea, però esiste una mia proposta di legge, già depositata nella primavera scorsa, che potrebbe essere utilizzata, che semplicemente estende la normativa che abbiamo adottato per le concessioni marittime, chiamiamole così, quelle dei litorali del mare, alle concessioni demaniali che, invece, riguardano il demanio idrico, proprio perché nel demanio idrico operano tante imprese che comunque svolgono attività importanti; perché comunque le darsene, così come i rimessaggi, hanno bisogno spesso di investimenti importanti, che naturalmente non possono limitarsi ad una durata così piccola come quella che oggi è prevista per le concessioni del demanio idrico, che va da due a sei anni.

Ovviamente, ci possiamo rendere conto di quanto possa essere difficile prevedere un investimento importante.

Allo stesso tempo, mi viene da fare un'ulteriore riflessione: si tratta di una disparità di trattamento che non ha ragione di essere, proprio perché comunque sono imprenditori al pari di quelli del demanio marittimo; quindi, in qualche modo, dobbiamo cercare di dargli una risposta e di andare incontro anche alle loro esigenze.

Conosco molto bene questa realtà perché, venendo da una zona della Liguria dove c'è una foce del fiume, che è il fiume Magra, conosco l'impegno e il tipo di attività che viene svolta dalle darsene e so quanto è importante, anche magari nei momenti più difficili, come quando ci sono eventi atmosferici avversi, avere un controllo del territorio anche da parte di questi imprenditori.

Quindi, ribadisco la necessità di procedere con un intervento normativo, che sia di primo o di secondo livello non importa, e mi affido al Ministro Costa, che so che in qualche modo si farà parte attiva, affinché questo risultato possa essere raggiunto in tempi brevi, perché anche questi imprenditori hanno diritto in qualche modo di poter guardare al futuro con un pochino più di serenità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

(Iniziative di competenza per la nomina di un Commissario straordinario per l'emergenza ambientale, la salute e la sicurezza pubblica nella Valle del Sele, in provincia di Salerno – n. 3-01072)

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01072 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Come lei già sa, il 12 settembre scorso si è consumato l'ennesimo incendio in un deposito di pneumatici nella zona industriale della città di Battipaglia, in provincia di Salerno. È l'ennesimo episodio inquietante collegato alla gestione del ciclo dei rifiuti nella Valle del Sele e in generale nella provincia di Salerno, che è strettamente collegato a un tema che riguarda la salubrità dell'aria che si respira, soprattutto nelle città di Battipaglia ed Eboli, la tutela dei terreni di quell'area che sono destinati a produzioni di eccellenza, l'inquinamento del mare di quell'area, che è risorsa paesaggistica straordinaria.

Vista l'eccezionalità della situazione, le chiedo se intende valutare l'opportunità di nominare un commissario straordinario di Governo per l'emergenza ambientale e la sicurezza nella nostra Valle del Sele.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio gli onorevoli Conte e Fornaro per questa interrogazione, che apprezzo molto in quanto pongono al centro dell'attenzione parlamentare una questione che territorialmente sta assumendo sempre più la connotazione di gravità ambientale.

Tanti mi scrivono, singoli cittadini, non soltanto soggetti organizzati. Parliamo del distretto dei rifiuti a cavallo del territorio ricompreso tra le zone distali tra Battipaglia, Eboli e Pontecagnano, nel salernitano. Effettivamente più soggetti, sia pubblici che privati, nelle aree confinanti dei tre comuni, in un territorio quindi abbastanza ristretto, hanno visto proliferare siti di deposito, stoccaggio e lavorazione di rifiuti di vario genere, dagli RSU ai rifiuti speciali.

Recentemente taluni impianti, come rammentato dall'onorevole precedentemente, sono stati dati alle fiamme. Ricordiamo che per questa tipologia di impianti la competenza del rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali, che sono un po' la regola, il vademecum di gestione, è esclusivamente in capo alla regione Campania, che deve necessariamente prevedere anche il livello di soglia di emissioni odorigene, perché parliamo anche dell'elemento specifico, di cui tantissimi cittadini in quella zona si lamentano. Come ho avuto modo di rappresentare ai comitati di quel territorio, quando li ho visitati a Eboli, l'8 agosto ultimo scorso, e reincontrati in un incontro successivo a Roma, il 26 settembre, recentemente, quindi, la regione Campania, in applicazione dell'articolo 272-bis del Testo unico per l'ambiente, tra l'altro recentemente approvato (quindi è molto giovane come articolo), ha la facoltà di legiferare nel campo di queste sostanze.

Alla luce di tale competenza, però, visto che non è una competenza specifica del Ministero dell'Ambiente il caso di specie, il sottoscritto ha recentemente incontrato il vicepresidente della regione Campania, nonché assessore delegato all'ambiente, acquisendo - e, devo dire la verità, questa è una buona notizia, a mio parere - la piena disponibilità a legiferare in tempi strettissimi in ordine alle sostanze in emissione e la disponibilità a rivedere le AIA concesse e in scadenza, o nuove, ovviamente, a concedersi, in modo da favorire i cittadini rispetto alla problematica.

Al contempo, ho anche acquisito la disponibilità all'acquisto, per l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Campania, di quelli che tecnicamente si chiamano “nasi”, ovverosia quella tecnologia avanzata, tra l'altro italiana, che serve a valutare la soglia di emissioni, e questi sono in acquisto nei prossimi mesi.

In ordine alla densità di impianti sul territorio, si rileva che la specifica competenza, viceversa, non è più della regione, ma è della provincia, e in questo caso i comuni di pertinenza, come Eboli, mi risulta hanno già fatto istanza per poter modificare il fattore di pressione di insediamento ambientale, sul quale sto spingendo molto, come moral suasion, per una delocalizzazione.

Infine, ho segnalato per aprire un fascicolo informativo al NOE dei carabinieri, affinché si possa capire la mano criminale che c'è dietro questo fenomeno; però, ovviamente, là aspettiamo il fascicolo informativo nei limiti di ciò che il codice di procedura penale ci consente.

Vengo a chiudere. Lei ha ragione: qualora questi passaggi, che mi sono stati segnalati come passaggi in strettissimi tempi, non dovessero sortire l'effetto che tutti auspichiamo, per non dover commissariare nessuno, io aprirei quel fascicolo, ovviamente dopo le decretazioni previste dalla norma.

Attualmente, prendiamo l'impegno positivo che hanno dato gli enti pubblici e aspettiamo il tempo tecnico perché questi possano avere sviluppo. Se ci sono, ritorniamo nell'ordinarietà, che è, credo, il leitmotiv di tutti quanti noi. Con l'ordinario riusciamo a risolvere il problema; se non ci riusciamo, sicuramente dovremo riaprire quanto lei ha suggerito.

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Ministro, la ringrazio per la risposta, che è completa, esaustiva. Conosco il suo valore, il suo impegno, la sua dedizione a questa discussione e a questa problematica. Sono stato presente, come ricorderà, in occasione delle sue visite e il resoconto che ci fa dell'attività in corso è sicuramente una notizia positiva. Però, mi permetto di ritornare sul tema del rapporto tra intervento ordinario e intervento straordinario perché questi episodi incendiari - se ne occupa anche la Gabanelli con un'inchiesta che riguarda la Lombardia in questi giorni - hanno un'eccezionalità intrinseca che riguarda anche la tempistica.

Quel territorio è un territorio già ferito e martoriato da episodi che riguardano le gestioni commissariali e delle emergenze del passato: discariche chiuse, non completamente bonificate (Parapoti, Castelluccia, Eboli, Coda di Volpe); e, ancora, la questione delle ecoballe, un processo molto lungo, gravoso, completato con difficoltà; i miasmi nauseabondi, l'inquinamento delle falde acquifere nella zona della quarta gamma, della filiera zootecnica che produce la mozzarella DOP.

Siamo, per quanto riguarda il turismo, alle porte del Cilento, dove il Centro scientifico di studi sulla dieta mediterranea intestato ad Angelo Vassallo sta lanciando un progetto mondiale sugli studi che riguardano la biodiversità, che dovrebbe essere attrattore e promotore di sviluppo per quanto riguarda un regime alimentare, una dieta italiana da esportare nel mondo. Abbiamo un dato che riguarda la salute dei cittadini, che è ingravescente.

Tutto questo mi fa disperare circa il fatto che le procedure ordinarie e i livelli locali della pubblica amministrazione - voglio chiarirlo, senza nessun addebito ai singoli amministratori, che non riguarda la discussione, ma sul funzionamento di competenze molto complesse e articolate, la cui stratificazione lei ha ricordato essere molto connessa, costipata in rapporti anche spesso non chiari - fanno sì che una macchina amministrativa, che sappiamo essere strutturalmente debole tra il livello comunale, quello provinciale e quello regionale, non sia in grado neanche di fare una valutazione completa in tempi ragionevoli, figuriamoci di intervenire.

E allora, prendo per buona la parte finale della sua dichiarazione, che veramente mi dà soddisfazione e, cioè, che un contingentamento dei tempi da parte del Ministero per avere una risposta possa essere lo spartiacque per passare dal livello ordinario a quello straordinario; a problemi straordinari, soluzioni straordinarie. Io confido nel suo buon operato, sono sicuro che farà il meglio per un territorio che ospita 200 mila – 200 mila! – abitanti, si estende per 36 ettari ed è una parte molto ricca, bella e virtuosa della regione Campania.

(Orientamenti del Governo in merito alla dichiarazione dello stato di emergenza per le zone della provincia di Alessandria, della Valle Stura in Liguria e dell'Oltrepò Pavese, recentemente colpite da eccezionali eventi atmosferici – n. 3-01073)

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01073 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei saprà, tra il 19 e il 22 di ottobre, si sono abbattuti sul Piemonte, la Lombardia e la Liguria dei temporali di straordinaria eccezionalità. Tanto per darle il metro, nel solo comune di Gavi, in 24 ore, sono precipitati 438 millimetri d'acqua: quindi, questo evidenzia come siamo di fronte a degli eventi assolutamente insoliti. Questi eventi hanno colpito, in particolare, il sud della provincia di Alessandria, la Valle Stura in Liguria e l'Oltrepò Pavese e hanno creato una serie di danni ingenti sui territori: i comuni più colpiti sono stati, senza ombra di dubbio, il comune di Castelletto d'Orba e di Rivanazzano Terme. Ma, oltre a questo, abbiamo assistito, in quei giorni, a evacuazioni su tutto il territorio per la messa in sicurezza delle persone, abbiamo visto reti viarie principali interrotte, reti fognarie danneggiate, dissesto idrogeologico diffuso, centri abitati danneggiati, con case pericolanti e, soprattutto, abbiamo dovuto anche piangere una vittima per queste alluvioni.

Con questa interrogazione vorremmo sapere come il Governo intende rispondere alla richiesta formale di regione Piemonte, regione Liguria e, a breve, anche di regione Lombardia sullo stato di emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della protezione civile e dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. In modo preliminare, confermo che le regioni Piemonte e Liguria, con note, rispettivamente, del 22 e del 23 ottobre 2019, hanno trasmesso la richiesta per la deliberazione di stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri relativamente agli eventi meteorologici richiamati dagli onorevoli interroganti. Al riguardo, rappresento che sono in corso le attività istruttorie previste dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2012 al fine della verifica dei presupposti per la citata deliberazione. In particolare, due squadre del Dipartimento della protezione civile stanno effettuando, proprio in questi giorni, i necessari sopralluoghi sui siti colpiti, sulla base delle segnalazioni delle regioni, insieme con personale tecnico delle medesime regioni e degli enti locali interessati.

Per quanto riguarda la Lombardia, invece, preciso che, per gli eventi in questione, allo stato attuale, non è pervenuta da parte della regione alcuna richiesta di deliberazione dello stato di emergenza.

Faccio inoltre presente che le eventuali disposizioni derogatorie alla normativa vigente, anche in tema di procedure per la rimozione e lo smaltimento dei fanghi, che dovessero ritenersi necessarie, sono, di norma, richieste e motivate dalla regione interessata nell'ambito dell'istruttoria per la redazione dell'ordinanza di Protezione civile, emanata a seguito dell'eventuale deliberazione del Consiglio dei ministri. In particolare, come rappresentato dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, successivamente alla citata delibera, si potrà intervenire con iniziative urgenti che, fatti salvi gli obblighi derivanti dalle normative europee, individuino soluzioni tecniche e normative finalizzate ad accelerare le procedure relative agli interventi di emergenza e, nel contempo, a garantire la veloce rimozione dei materiali litoidi e fangosi, al fine di prevenire situazioni di pericolo e assicurare il recupero del patrimonio edilizio e il ripristino delle infrastrutture e dei servizi.

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, devo dirle che prendiamo atto delle verifiche in corso, ma ci aspettavamo una risposta più chiara e definitiva, dato che i danni sono assolutamente ingenti e immagino che chi sta facendo le ispezioni non potrà che rendersene conto e, soprattutto, perché, come lei ben sa, la dichiarazione dello stato di emergenza è prodromica per permettere, poi, alle regioni di garantire i finanziamenti ai privati e alle aziende che hanno subito questi danni. Quindi, visto e considerato che parliamo di territori in cui ci sono case sventrate, persone evacuate, imprese agricole che non hanno più la loro impresa, credo che lo stato di emergenza sia doveroso per permettere, poi, il risarcimento di queste persone.

Condivido con lei quello che ha detto sul tema della rimozione dei fanghi: infatti, ringrazio la regione Piemonte, perché ha già provveduto ad emettere un'ordinanza che sta andando incontro alle esigenze dei sindaci per affrontare questa emergenza e poter trattare il materiale, i detriti e lo spostamento degli stessi in maniera legale e tutelata.

Invito, però, il Governo ad una riflessione: bisognerebbe pensare a degli strumenti normativi che garantiscano ai sindaci, nello stato di emergenza, di poter intervenire a garanzia della sicurezza dei propri cittadini, evitando di rischiare di finire sotto un procedimento penale, perché l'ordinanza è uno strumento emergenziale, ma occorrerebbe, dal nostro punto di vista, una riflessione strutturale.

Le segnalo anche altri episodi, altre situazioni su cui il Governo dovrebbe mettere attenzione. Tra i danni infrastrutturali che le citavo, ce n'è uno particolarmente grave, sulla strada di collegamento principale, la Novi-Ovada, che ha visto il crollo di un ponte tale per cui questa strada provinciale ora è completamente interrotta. Quindi, abbiamo la provincia di Alessandria che è isolata in quella fase: l'unico modo per arrivare ai due comuni è passare dall'autostrada. Quindi, lì credo che il Governo dovrebbe, in qualche modo, garantire un intervento.

Le segnalo anche un problema riguardante la città di Alessandria, che, fortunatamente, non ha avuto danni gravi, ma che ha visto la chiusura del ponte Bormida per ragioni di sicurezza, per diverse ore: questo perché la piena ha dovuto comportare la chiusura del ponte. Da anni si parla della costruzione di un secondo ponte che diventa necessaria, perché, in una situazione come quella di quei giorni, la chiusura dell'unica via di collegamento con Spinetta Marengo, che è una parte della città, che cuba 10 mila abitanti, porta a gravi problemi di sicurezza e, soprattutto, isola quella parte della città a tutte le strutture che possono garantire il soccorso, ai pompieri, alla polizia e quant'altro. Quindi, un intervento per un secondo ponte sul Bormida credo sia necessario.

Chiudo: c'è il tema delle imprese agricole nelle aree golenali e nelle aree alluvionabili. Ci sono imprese che, strutturalmente, sono nelle casse di laminazione e nelle aree golenali, che vengono alluvionate ogni anno e, quindi, di fatto, garantiscono un servizio per l'incolumità pubblica, che non hanno risarcimenti e non sono assicurabili. Anche su questo, credo che il Governo debba mettere attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a promuovere una task force operativa al fine di contrastare lo spaccio di stupefacenti e garantire adeguate condizioni di sicurezza a Roma – n. 3-01074)

PRESIDENTE. La deputata Spena ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01074 (Vedi l'allegato A).

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente, grazie, signora Ministra. Sappiamo che le cronache quotidiane qui, nella città di Roma, ci consegnano la capitale d'Italia ostaggio di reati violenti dettati soprattutto o connessi all'utilizzo di sostanze stupefacenti, soprattutto, tra i più giovani. Da ultimo, abbiamo visto morire Luca Sacchi per le mani di due suoi coetanei, di cui uno sicuramente con precedenti penali per spaccio di droga; per non dimenticare, signor Ministro, anche la nostra Desirée Mariottini a San Lorenzo e il nostro carabiniere Mario Cerciello, ucciso al quartiere Prati di Roma.

La relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga segnala che, nel 2018, la regione Lazio spicca su tutte le altre per sequestri di droga in dosi, e questo grazie anche all'intervento delle nostre forze dell'ordine.

Noi siamo qui a chiedere se lei non ritenga di promuovere dei capillari controlli antidroga, quindi dei controlli straordinari sulle nostre piazze, sui luoghi di incontro, anche in prossimità delle nostre scuole e, soprattutto, anche in orari notturni in prossimità delle discoteche, per ripristinare la sicurezza e la legalità che Roma chiede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo è consapevole dell'allarme sociale suscitato non solamente a Roma dall'abuso di droga, dalla loro diffusione, anche tra i minori, e dai reati che frequentemente sono connessi allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti. Sono, invero, già operative iniziative su più livelli per prevenire e contrastare, attraverso mirati moduli di intervento, un fenomeno la cui diffusione desta non da ora comprensibile preoccupazione nell'opinione pubblica anche per i visibili effetti di marginalizzazione e di degrado che connotano gli spazi pubblici maggiormente esposti.

Per quanto concerne Roma Capitale, le misure attuate riguardano in primo luogo il lavoro delle forze dell'ordine e sono dirette al controllo e al presidio delle cosiddette piazze di spaccio e delle zone interessate dalla movida. Nell'ambito di specifiche e articolate strategie operative sono anche effettuati controlli straordinari, soprattutto nelle ore notturne, in aree sensibili come quelle limitrofe alle infrastrutture di trasporto pubblico, ai parchi e, più in generale, ai luoghi di aggregazione talora teatro di gravi fatti di cronaca. Su un piano più generale si è scelto di strutturare stabili sinergie con gli altri interlocutori istituzionali coinvolgendo anche le realtà locali tramite gli osservatori territoriali della sicurezza, organismi istituiti presso ogni municipio della capitale in stretto collegamento e coordinamento con la Prefettura di Roma. Da qui il coinvolgimento di scuole e istituti scolastici di ogni grado e ordine nell'area cittadina e nel suo hinterland, dove è attuato uno specifico piano per prevenire e contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti in esecuzione del progetto “Scuole sicure” finanziato dal Ministero dell'Interno.

Nel corso del primo semestre del 2019 le misure di controllo del territorio attuate dalle Forze dell'ordine a Roma hanno consentito di sottoporre a verifica complessivamente 43 mila persone, circa 900 locali e più di 22 mila veicoli. La Direzione centrale per i servizi antidroga coordina, al momento, 31 indagini che riguardano il territorio della capitale. Posso assicurare che la soglia dell'attenzione info-investigativa è elevata. Con una recente direttiva di qualche giorno fa rivolta ai prefetti della Repubblica ho inteso conferire nuovo e vigoroso impulso all'azione di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tenendo conto dei dati e degli elementi di analisi del territorio che emergono dal lavoro dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, ho chiesto di implementare politiche della sicurezza integrata maggiormente orientate al controllo dei luoghi particolarmente sensibili, anche attraverso una complessiva strategia di intervento codificata in un piano coordinato. Ciò anche nell'intento di garantire il massimo livello di coordinamento delle forze in campo e realizzare interventi di maggior impatto nelle aree dove si registrano più elevate criticità. Ho, altresì, richiamato la necessità di intensificare e mettere a sistema quelle misure, anche di natura preventiva, previste dall'ordinamento per la tutela della sicurezza urbana come il cosiddetto Daspo urbano e il divieto di accesso e di stazionamento presso gli esercizi pubblici per coloro che siano stati condannati per i reati in materia di stupefacenti. Le iniziative avviate a Roma, come su tutto il territorio nazionale, saranno monitorate con l'obiettivo di dare forza alla presenza dello Stato e impedire l'esistenza di zone franche per le condotte delittuose connesse allo spaccio di stupefacenti.

PRESIDENTE. La deputata Spena ha facoltà di replicare.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Ministro. Sono alquanto rassicuranti le sue parole così come lo sono state questa mattina quelle del prefetto che, poche ore fa, abbiamo incontrato con una delegazione di Forza Italia. Sa perché siamo preoccupati, signora Ministra? Perché noi, qui a Roma, già viviamo tante emergenze - l'emergenza rifiuti, l'emergenza traffico, l'emergenza buche – e, quindi, non vorremmo che questa diventasse un'emergenza che, ancora di più, peggiori la nostra capitale. Tuttavia, è vero che oggi possiamo considerarla quasi una piaga sociale, una catastrofe sociale, soprattutto per i più giovani, che oggi, con pochi euro, riescono ad acquistare una dose; è divenuto, così, il piacere al più basso costo possibile e addirittura in alcuni strati sociali, in alcune zone della nostra Capitale, lo spaccio è diventato quasi un reddito di cittadinanza, soprattutto nelle zone dove ormai è cronico lo spaccio di sostanze stupefacenti, un po' modello tipo Scampia. Ricordiamo, quindi, Tor Bella Monaca e San Basilio, ma non solo, perché, come diceva anche lei, ci sono nella nostra Capitale quelle famose piazze aperte dove si possono acquistare dosi di droga a cielo aperto, quasi come se fosse una sorta di commercio ambulante. Ritengo, quindi, necessario sostenere i nostri giovani, bisogna colmare i vuoti che ormai attanagliano la vita dei nostri giovani e puntare sulla società educativa. Se proprio dovessimo mettere una tassa sullo zucchero, una tassa sulle bibite zuccherate, questa sia, spero, una tassa di scopo che vada a sostenere tutte quante le attività educative e vada a ripristinare i famosi corsi professionali ed educativi che possono dare speranze di collocamento al lavoro. Infatti, la parola centrale poi, alla fine, nella politica, è sempre una, che accomuna un po' tutte quante le nostre tematiche, cioè il lavoro. Se noi diamo ai nostri giovani la speranza di un futuro migliore rispetto a quello pessimo del presente, quindi, di poter progettare, attraverso una sistemazione lavorativa, allora, credo, che il Paese potrà ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,59, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Daga è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro):

“Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti” (2222) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario il deputato Emanuele Cestari, in sostituzione del deputato Tullio Patassini, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” la deputata Michela Rostan, in sostituzione della deputata Lucia Annibali, dimissionaria.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1476 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato) (A.C. 2203) (ore 16,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2203: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

Colleghi! Colleghi!

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, la precarietà del contesto politico è evidente: nel momento in cui il Governo pone la questione di fiducia, è chiaro a tutti, non serve sottolineare i numeri delle elezioni di domenica scorsa in Umbria per capire come sia ballerina la realtà.

A confermarlo poi è un'autorevole e coerente dichiarazione del segretario del PD, che ci dice che qui serve un cambio di passo.

È una dichiarazione davvero originale, perché di solito i primi 100 giorni di un Governo servono per tracciare il proprio programma, per lasciare la propria traccia, per dare il senso di ciò che si vuole fare, per fare i primi atti e le prime indicazioni sulla attività che si vuole svolgere. In questo caso no; in questo caso il capo della seconda forza politica che sostiene il Governo chiede un cambio di passo - ed è passato solo qualche mese dall'inizio dell'attività - mentre il capo della prima forza politica è in conflitto con se stesso, perché dichiara che ha sbagliato a fare l'alleanza con la seconda forza politica.

Si parte in salita, questo è evidente. Se io avessi fatto, all'epoca in cui assunsi la presidenza del Friuli Venezia Giulia, una dichiarazione del genere, dicendo che dopo due mesi dovevo cambiare passo, credo che avrei contribuito a far sì che la città di Trieste, già nota per la riforma psichiatrica, avrebbe avuto una persona in più di cui occuparsi.

Detto questo, liquido con un sorriso di comprensione il fatto che il Partito Democratico e LeU si trovino oggi a difendere il disegno di legge presentato dal Ministro che forse più di altri è stato al centro della contestazione su temi importanti come il lavoro e lo sviluppo economico. Che questo intervento nel merito sia da censurare, lo ricordo in alcuni elementi, per esempio quello dei rider, cui oggi si pone un limite all'attività del lavoro di queste persone, che diversamente devono trovarsi un qualcos'altro da fare; oppure banalmente anche l'obbligo del contratto scritto e cartaceo tra il datore di lavoro e il lavoratore, senza ricordarsi che potrebbero essere qualche volta anche a qualche decina o centinaia di chilometri di distanza. Ma ciò che pesa più di tutti sono i 160 tavoli di crisi che il Ministro Di Maio lascia in eredità al suo successore, ai quali se ne aggiungeranno ben presto molti altri, perché qui la cassa integrazione non è più un elemento di sviluppo per rilanciare le imprese in difficoltà, ma un elemento di assistenza che prende sempre più piede come compensazione.

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Non c'è uno dei 160 tavoli di crisi che sia stato risolto e se ne aggiungeranno presto degli altri, come abbiamo avuto modo di dire, nel settore della plastica, quando verrà applicata la tassa di 1 euro a fronte di uno 0,90 che costa un chilo di plastica. Ci sarà un raddoppio del costo, un dimezzamento dell'attività produttiva e avremo altre 10 mila aziende produttrici, piccole o grandi, che si troveranno in difficoltà.

È evidente che davanti a questo quadro di politica economica e in questo quadro politico indefinito che ci viene proposto il nostro voto a chi chiede una fiducia senza avere neppure fiducia in se stesso non può essere che un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, sottosegretaria, care colleghe e cari colleghi, il nostro gruppo voterà la fiducia a un Governo impegnato in questi giorni non solo ad assicurare un Governo al Paese, ma anche a mettere in campo una manovra di bilancio che metta al riparo il Paese dalle tensioni finanziarie e possa aiutarlo in una fase di rallentamento dell'economia e dell'occupazione che non riguarda solo l'Italia, ma quasi tutti i Paesi europei. Naturalmente noi facciamo voti e lavoreremo perché la manovra di bilancio sia la più forte possibile nelle condizioni date, e lavoreremo per i principi di equità, di solidarietà, la politica degli investimenti, per evitare che l'aumento delle tasse, soprattutto quelle legate all'IVA, possa compromettere i consumi, da una parte e anche le possibilità di rilancio, dall'altra. Dico ora per dopo, perché la discussione la faremo in sede di bilancio, che naturalmente trovo un po' singolare gli eccessi di critica preventiva che ho letto in queste settimane. Fino a poco tempo fa tutti guardavano alla manovra di bilancio con un terrore enorme: dove trovare i 23-24 miliardi per pagare, ad esempio, la sterilizzazione delle clausole dell'IVA? Come fare? Come fare per avere più margini di flessibilità dall'Europa? Il quadro che sta uscendo, sia pure tra luci e ombre, perché è inutile nascondersi anche le difficoltà, però consente almeno di mettere a riparo questa che tutte le forze politiche consideravano una priorità, e anch'io penso che fosse, nella situazione del Paese, assolutamente da evitare. Abbiamo ottenuto il massimo di flessibilità possibile, non credo che un altro Governo avrebbe potuto far meglio. E contemporaneamente quelle poche risorse che si sono rese disponibili sono orientate prevalentemente a sostenere, attraverso la riduzione del cuneo fiscale o attraverso altre misure, la domanda di consumo soprattutto dei ceti che in questi anni sono andati più in difficoltà.

Veniamo, invece, adesso all'oggetto della discussione di oggi, che è questo provvedimento. Noi non ci vergogniamo di sostenerlo, perché nel lavoro parlamentare, soprattutto quello fatto al Senato, molte cose si sono modificate, sono migliorate, e soprattutto trovo almeno dieci punti di questo decreto affrontare i problemi reali della condizione di vita delle imprese, dei territori e delle persone. C'è qualcuno che mi può spiegare come si fa a non votare il fatto che agli LSU, che anno dopo anno sono oggetto, almeno da sette-otto anni, di attenzione di questa Camera, si consenta, attraverso questo decreto, la possibilità di non restare, in attesa dei concorsi che li dovranno stabilizzare, senza reddito e senza protezione? C'è qualcuno che può essere contrario al fatto di intervenire con gli ammortizzatori sociali in quelle aree di crisi industriale complessa nelle quali, se non si desse questa proroga, quei lavoratori sarebbero totalmente divisi dagli impianti e dalle industrie su cui sono in campo dei progetti di risanamento e di rilancio? E ancora, c'è qualcuno che può essere contrario al fatto che seicento, tra lavoratrici e lavoratori dell'ANPAL, gli unici in Italia che sono non solo precari da decenni, ma sono sottoposti a ogni due o tre anni a prove di idoneità alle quali non corrisponde a un'assunzione ma una proroga della condizione di precarietà, finalmente si può dare la possibilità di accedere a un concorso? E ancora, si può essere contrari all'assunzione all'Ispettorato nazionale del lavoro, dopo tutto quello che abbiamo detto sulla sicurezza e sul problema dell'assenza di controlli nel campo del lavoro e delle condizioni soprattutto di coloro che operano in condizioni di nocività e di difficoltà? E si può essere contrari alla riapertura di assunzioni all'INPS, sul quale gravano non solo i compiti del più grande istituto italiano, ma contemporaneamente anche dell'istituto sul quale si stanno caricando nuove responsabilità e nuovi compiti? E ancora, si può essere contrari all'aumento delle casse integrazioni in deroga, cioè di quei lavoratori dell'indotto - ho visto che ieri, nella discussione, qualcuno giustamente ne ha parlato - che non hanno né tutele di un tipo né dell'altro tipo? E contemporaneamente, si può essere contrari all'estensione del periodo della cassa integrazione straordinaria negli altri casi nei quali, per condizioni non dipendenti dalla volontà dei laboratori, cadono gli strumenti di tutela, mentre invece sono aperti dei progetti di reindustrializzazione? O ancora, si può essere contrari a quello che il testo prevede per quanto riguarda politiche eco-sostenibili, dalla decarbonizzazione al vantaggio nell'uso di energie derivanti da fonti rinnovabili?

Potrei continuare, ma mi fermo qui. Ci sono almeno dieci o undici punti di questo decreto in cui normalmente, in quest'Aula, non ci può essere un dissenso. Ci può essere semmai un'altra critica, cioè il fatto che questi elementi sono una somma di interventi spiccioli, random, e non sono dentro una politica industriale, una politica di sistema. Questa è un'osservazione giusta, ma io non ho sentito questa critica qui, nella discussione di ieri. Ho sentito una critica indistinta, invece ora tocca a noi poter distinguere quello che c'è da quello che manca, ma con un giudizio che sia innanzitutto rispettoso della verità dei fatti e della verità dei processi.

Infine, le ultime due questioni, quelle più delicate, quelle che sono state oggetto di attenzione più forte da parte sia della discussione in Commissione e in Aula e anche fuori da quest'Aula: il problema dei rider, delle tutele di questi lavoratori della gig economy, e, dall'altra parte, della questione dell'Ilva. Ripeto qui quello che ho avuto modo di dire ieri: i rider non sono tutti i lavoratori della gig economy, quelli sono qualche centinaia di migliaia di persone, è stato anche difficile poterle definire nei numeri precisi, ma si tratta di 15 mila persone che svolgono un lavoro difficile, a basso contenuto professionale di qualità del lavoro, senza tutele e senza protezione, un tipo di lavoro che è difficilmente inquadrabile, perché in questi campi di attività quello che è subordinato e quello che autonomo non è facilmente definibile. È un tipo di attività sulla quale, purtroppo, la contrattazione collettiva tra le parti non è stata in grado di trovare una soluzione al dilemma della loro identità contrattuale.

Con questo intervento si dà loro una possibilità in più, si dà loro una tutela in più. Non si toglie la loro libertà, ma questa libertà viene sottoposta ad alcuni vincoli, senza dei quali cadremmo in una discussione che, mi permetto di dire, è molto antiquata.

Io ho sentito fare l'elogio del cottimo. Vorrei ricordare che cos'è il cottimo, che cosa è stato nelle nostre catene di montaggio. E vorrei spiegare, a chi oggi mi teorizza la virtù del cottimo, che il cottimo è stato superato per garantire ai lavoratori, da una parte, sì, più produttività, ma, contemporaneamente, anche più sicurezza, più dignità del loro lavoro. È l'uomo di Charlie Chaplin, quello è l'uomo del cottimo, quello della catena di montaggio, che alla fine fa diventare l'uomo una parte dell'ingranaggio. A me non stupisce che qualche rider abbia detto: “Preferisco avere il cottimo, così guadagno di più”. Ma mi stupisce il fatto che il legislatore non ponga un limite a questo ingiusto disegno di guadagno, perché non c'è un guadagno che può essere superiore alla tutela di garanzia della propria vita e della propria sicurezza. Non baratto una consegna in più con una sicurezza in meno. Questa è la mia storia personale e il mio credo politico e civile mi consente di dirlo a testa alta. E vorrei che almeno su questo, nei principi fondamentali, quest'Aula fosse d'accordo.

E infine sull'Ilva. Questo è l'unico punto su cui il testo non mi convince. Io non avrei tolto quello scudo. Non perché io sia convinto che quello scudo fosse la cosa migliore, perché è opinabile anche questo. Abbiamo già leggi che disciplinano il rapporto tra la responsabilità passata e la responsabilità presente. Ma perché mi rendo conto che, se un Governo, e quindi lo Stato, definisce un accordo con l'imprenditore che viene a fare un investimento, i termini di quell'accordo è bene che non cambino in un mercato così difficile, come quello dell'acciaio. Ma, detto questo, non è che si può dire che siccome si toglie questo scudo, allora a questo punto si facilita l'uscita di ArcelorMittal da Taranto. No! Perché questo non può essere e deve essere evitato. Poi, naturalmente, se vogliamo essere seri e non essere provinciali, dobbiamo sapere che questa è un'occasione che sta perdendo l'Europa. Il problema dell'acciaio non è un problema italiano. Stanno chiudendo le acciaierie in Germania, in Belgio, in Francia. In tutta Europa c'è una sovraccapacità di produzione e un sottoutilizzo della domanda. Noi siamo invasi d'acciaio che costa meno. Una volta era la Cina che ci invadeva, oggi è l'acciaio turco. Dei 13 milioni di tonnellate d'acciaio che consumiamo noi oggi ne produciamo il 60 per cento.

Se chiude Taranto, noi saremo tributari dell'acciaio proveniente dall'estero e fortunatamente i nostri imprenditori non sono quelli che dicono: “Non mi importa da dove viene, purché costi meno”. Oggi dicono: “Se io non ho la sicurezza e l'affidabilità della fornitura, metto a rischio la mia industria manifatturiera del futuro”. Per questo bisogna salvare Taranto e per questo, con un ordine del giorno, chiederemo al Governo di fare di tutto, perché le ragioni della sicurezza e della tutela di quel territorio e di quei lavoratori e le ragioni dello sviluppo degli investimenti e dell'occupazione non vengano messi in contrapposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mor. Ne ha facoltà.

MATTIA MOR (IV). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, noi non possiamo negare che il decreto, che ci apprestiamo a convertire, abbia avuto un percorso difficile e inusuale, trovandoci oggi a votare un testo che proviene dal precedente Governo e che si trova, quindi, a cavallo del lavoro di due Governi diversi. Ci siamo avvicinati al testo con senso di responsabilità verso il Paese, ma sappiamo che presenta diverse criticità. Proprio per questo, per il fatto che è stato immaginato da un Governo e votato da un altro, contiene alcuni elementi che votiamo più per la bontà media del provvedimento, che per il merito dei singoli punti. Si sarebbero, a nostro avviso, dovute affrontare con più coraggio, con una visione di più lungo periodo, le sfide che la quotidianità ci pone dinanzi, sulla tutela del lavoro e sulla gestione delle crisi aziendali, ma è stato fatto, a nostro avviso, un pochino con il freno a mano tirato. Teniamo, però, ben presente che non si risolve il problema delle crisi di impresa con il testo che oggi stiamo discutendo. “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile” diceva San Francesco. Ecco, per noi, con questo spirito, ci siamo avvicinati a lavorare su questo decreto, come punto di partenza di un percorso che vorrà portare Italia Viva a fare l'impossibile per il bene del nostro Paese. C'è ancora molto, molto da fare, tenendo però presente, come priorità, il fatto che dobbiamo puntare alla crescita della nostra economia. Se cresce il PIL, migliorano le prospettive per le aziende che sono in crisi e per i loro lavoratori e crescono le opportunità per le aziende che vogliono investire. Ai partiti che voteranno con noi, con un punto di vista però diverso rispetto al nostro, ricordiamo che dobbiamo uscire dalla logica di contrapposizione tra le tutele ai lavoratori e lo sviluppo delle imprese. Dobbiamo rafforzare queste ultime, per creare maggiori occasioni di occupazione e lavori più stabili. Detto ciò, le modifiche adottate al testo nel corso dell'esame in Commissione hanno apportato dei notevoli miglioramenti al testo base. Vi dirò con trasparenza le parti che ci convincono e quelle su cui abbiamo perplessità, focalizzandomi su tre questioni, che per Italia Viva sono particolarmente rilevanti: le azioni a favore della conversione ecologica dell'economia, quelle sul lavoro e quelle sulle crisi aziendali, con un riferimento particolare all'Ilva di Taranto. Questa maggioranza ha deciso di impegnarsi e di caratterizzarsi sui temi della sostenibilità, come mai era accaduto in precedenza. È un netto cambio di passo - lo sappiamo - che segue una presa di coscienza dell'opinione pubblica e che è bene che sia tra le priorità del Governo, così come lo è tra quelle di Italia Viva. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 13 di questo decreto, che destina la quota annua dei proventi derivanti dalle aste di CO2, nella misura di 100 milioni per il 2020 e di 150 milioni per il 2021, al Fondo per la transizione energetica del settore industriale, per finanziare interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico. È fondamentale che le centrali vengano riconvertite, ma senza che si perda un solo posto di lavoro. Sviluppo economico e sostenibilità ambientale sono per noi strettamente intrecciati ed ogni nostra azione politica deve mantenere la barra dritta su questa priorità. Inoltre, troviamo anche la nuova normativa sul cosiddetto end of waste, ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto. Questa si riferisce ad un processo di recupero, eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde questa qualifica, per acquisire quella di prodotto, intendendosi non come risultato finale, ma come processo che permette a un rifiuto di rientrare nell'economia. E questo è il principio dell'economia circolare. L'approvazione di questa norma rappresenta per noi un buon punto di partenza di quel progetto di Green New Deal, che questo Governo ha con investimenti di 50 miliardi nei prossimi dieci anni e che Italia Viva stessa ha appoggiato con delle sue proposte, a partire dalla scorsa Leopolda.

In merito al lavoro sottolineo, invece, il risultato ottenuto, anche grazie al nostro gruppo al Senato, in merito alla stabilizzazione dei lavoratori precari di Anpal servizi, con uno stanziamento di 2 milioni dal 2019, che pone fine al paradosso secondo cui coloro che dovrebbero aiutare i precari e i disoccupati a trovare occupazione sono precari a loro volta.

Il presente decreto interviene poi - e lo sappiamo - sul lavoro dei cosiddetti rider, che continuiamo a definire tali, ma che non riguarda soltanto loro, ma parla a tutti i lavoratori organizzati da piattaforme digitali. Ecco, dobbiamo essere sinceri, noi non avremmo scritto la norma in questa maniera. Avremmo fatto diversamente, avremmo preferito una disciplina più semplice, omogenea, che riguardasse alcune specificità del lavoro autonomo. I rider sono una piccola componente di un'area del mercato del lavoro, che si allarga e che avrà bisogno di risposte, che dovranno arrivare da un lavoro di lungo periodo, che dovremo fare insieme, Parlamento e Governo, per individuare le tutele da dare a forme di lavoro che cambiano troppo velocemente. Dovremo fare lo sforzo di individuare una base di diritti, che abbracci tutta l'area del lavoro subordinato e autonomo e che parli di giusta distribuzione, protezione da infortuni e da malattie, tutele previdenziali, welfare allargato e diritto di associazione sindacale, ma anche privacy e disconnessione. In attesa di questa riscrittura del diritto del lavoro, questo decreto-legge fa una cosa molto semplice: estende l'articolo 2 del decreto legislativo n. 81 del 2015, il cosiddetto Jobs Act, per chiarire che tutti i lavoratori intermediati da piattaforme digitali si vedono riconosciute le tutele del lavoratore subordinato. Si prevede, però, che si applichino le tutele del lavoratore subordinato, a meno che non intervenga la contrattazione aziendale collettiva, nella sua autonomia e responsabilità, a chiarire che dall'economia digitale c'è una specificità che richiede tutele e protezioni sancite dalla contrattazione collettiva. Ecco, per noi ogni nuovo strumento di tutela del lavoratore ha un valore indiscutibile, che afferisce con la dignità della persona e dei suoi progetti di vita, ma, al contempo, riteniamo indispensabile una realistica riflessione a lungo termine sull'introduzione di norme specifiche per alcune categorie e sulla complessità delle stesse. L'obiettivo, a nostro parere, è quello di proseguire nella strada avviata con il Jobs Act, che, anche a seguito di queste modifiche, rimane intatto nel suo impianto e intende ampliare i diritti, coniugando tutele e flessibilità. Invito i tanti che hanno criticato in questi anni questa riforma chiave del Governo Renzi, ad ammettere di avere sbagliato, perché proprio oggi, grazie ad essa, si sono estese le tutele al lavoro precario e realizzate quelle che oggi sono previste per i rider.

Rimane per fortuna aperta la valvola di sfogo della contrattazione aziendale. Auspichiamo che le migliori risposte arrivino nei prossimi mesi quando le parti sociali raccoglieranno le sfide di questo decreto-legge e quella norma del Jobs Act che esso estende, prendendo esempio dalla Francia dove, di fronte ad un problema analogo, si è deciso di puntare sulla formula degli accordi aziendali che consistono negli impegni della singola piattaforma che essa si assume con i propri collaboratori e con le aziende che sono poi tenute a rispettare nei confronti dei singoli. Italia Viva - lo ricordo - all'interno di una necessaria negoziazione di maggioranza plaude al fatto che almeno questa finestra rimanga aperta al fine di non ingessare eccessivamente un settore che produce innovazione, che offre servizi che i consumatori apprezzano e richiedono, settore che crescerà sempre di più nei prossimi anni e prendiamo atto di questa soluzione, pertanto, come un bicchiere mezzo pieno.

Passando al campo relativo alla risoluzione delle crisi di impresa non possiamo che approvare il potenziamento della struttura di cooperazione tra Mise e Ministero del Lavoro e, in particolare, delle unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi. Positivo è il nostro giudizio sullo stanziamento di risorse per le aree a crisi complessa, sull'aumento delle risorse per la cassa integrazione straordinaria e sull'estensione dell'indennizzo per le aziende che hanno cessato l'attività commerciale.

Venendo, però, al caso Ilva, che per noi è fondamentale, su questo non possiamo non dirci preoccupati. Il tema è delicato, è difficile, e sappiamo che non riguarda solo l'Italia. C'è una crisi europea: vengono chiusi stabilimenti in Germania, in Francia, in Belgio. C'è una situazione di sovraccapacità produttiva. Però, come abbiamo chiara la situazione a livello europeo, abbiamo altrettanto chiaro che il nostro Paese non può restare senza siderurgia. L'acciaio è il motore dello sviluppo di un Paese industriale, tanto più a forte vocazione meccanica e cantieristica come l'Italia, e non possiamo permetterci di depauperare la nostra economia affrontando la crisi di Ilva di Taranto in maniera ideologica. È difficile? Sì, lo è, ma tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute dobbiamo trovare una conciliazione possibile e necessaria.

Noi non ci arrendiamo all'idea di sacrificare l'occupazione alle questioni della salute ma non vorremo neppure sacrificare, di fronte al diritto sacrosanto alla sicurezza, lo sviluppo di un territorio e di una nazione. Anche in questo caso, soprattutto in questo caso, sviluppo economico e sostenibilità ambientale insieme e senza tentennamenti. Questo per i 10 mila lavoratori di Taranto, per i cittadini della città pugliese che rischiano di veder interrotti i percorsi di risanamento ambientale e di riconversione dell'impianto produttivo, per il sistema produttivo italiano che ha in Ilva il principale fornitore di acciaio e il principale polo siderurgico europeo. Ecco, oggi Ilva fornisce il 35 per cento della domanda italiana e con un'eventuale chiusura l'import salirebbe a 10 milioni di tonnellate rispetto alle 5,6 attuali e sarebbero pesanti gli effetti sulla manifattura italiana. Noi crediamo che ogni garanzia ambientale, occupazionale ed industriale passi attraverso la continuità produttiva e crediamo che il Governo debba mettere in campo ogni azione possibile per garantirla. Il Ministro Patuanelli al Senato ha preso un impegno a proseguire in questa direzione e noi ne prendiamo atto. Vi diamo oggi la vostra fiducia, ma si eviti a tutti i costi la chiusura di Taranto.

Detto ciò e andando a concludere, come Italia Viva riteniamo che questo Governo, a differenza del Governo degli slogan, il Governo precedente, debba essere concentrato sul fare in maniera pragmatica e per fare bisogna cambiare la visione delle politiche economiche e industriali. Bisogna tornare a investire nella parte produttiva del Paese e a sostenere le imprese per tutelare, di conseguenza, i lavoratori e la loro occupazione. Dal prossimo provvedimento in materia economica e di crisi aziendali ci aspetteremo ben di più di una semplice azione di sopravvivenza, ricordando un'altra volta ancora che questo testo è scritto tra due Governi, tra due maggioranze, e che noi abbiamo modificato e cercato di migliorare per andare nella direzione degli interessi dei lavoratori e dello sviluppo delle aziende. Noi crediamo nella possibilità di riduzione delle diseguaglianze e di redistribuzione del reddito come, però, conseguenza di una crescita economica e di un aumento dell'occupazione ed è questa la centralità della nostra azione politica.

Con queste motivazioni, in maniera pragmatica e costruttiva, appunto, annuncio, dunque, il voto favorevole di Italia Viva, ma il lavoro da fare per lo sviluppo del nostro Paese è tanto e non c'è un minimo di tempo da perdere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi scuso con i colleghi del gruppo per la sovraesposizione di oggi ma a volte gli atti parlamentari e i lavori parlamentari portano a questo.

Una premessa di natura politica mi pare importante: questo Governo ha chiesto la fiducia esattamente poche ore dopo che dall'Umbria si è levata una sfiducia popolare massiccia, forte e definitiva su questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un giudizio lapidario, mi sia consentito di dirlo, che non può essere esteso a tutto il territorio nazionale esclusivamente per una ragione: perché nel territorio nazionale ci è impedito di votare. Ma io penso che, nelle prossime elezioni, a partire da quelle della Calabria, dell'Emilia-Romagna e poi tutte le altre elezioni, se durerete tanto, il giudizio sarà lo stesso: è un giudizio che vi dice di andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E allora, signor Presidente, a me pare che far finta di non saperlo sia molto peggio che averne contezza e prenderne coscienza e, soprattutto, evidentemente le elezioni non insegnano nulla. Abbiamo avuto una fiducia su un decreto-legge che in definitiva questo ramo del Parlamento non è stato nelle condizioni di poter modificare e di esaminare compiutamente. La blindatura del provvedimento mette all'angolo l'articolo 70 della Costituzione: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Cosa ha fatto questa Camera, se non costringere i parlamentari di opposizione a un'attività emendativa pregevole? Io voglio qui ringraziare i componenti del nostro gruppo, a partire dall'onorevole Rizzetto e dall'onorevole Bucalo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che, in Commissione, hanno presentato le proposte di modifica di Fratelli d'Italia su questo provvedimento, proposte di buonsenso. Non erano tutte accettabili? Forse sì, ma ve ne sarà stata una che meritava almeno un giudizio positivo. E, invece, non si può, non si può perché questo decreto perde il termine di efficacia se non convertito il 3 novembre e, quindi, bisogna accelerare ogni possibile confronto parlamentare. È un repetita non iuvant di un'interpretazione ormai direi fortemente distorsiva dell'articolo 77 della Costituzione. I decreti-legge nascono e dovrebbero avere la caratteristica della necessità e dell'urgenza? Ebbene, in questo caso notiamo soltanto un piccolo particolare: è stato più ampio lo spazio di tempo dedicato a trovare l'intesa sul testo del decreto-legge rispetto al tempo di conversione del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E i temi non sono temi che meritavano di essere archiviati in questo modo, anche sotto il profilo della tutela del lavoro. Certo, io diffido personalmente e Fratelli d'Italia ha molti dubbi su coloro i quali pensano di tutelare il lavoro, avendo scarsa dimestichezza con il lavoro, ma si poteva pensare che sotto il profilo giuridico - almeno lì sì - vi fosse stata qualche illuminazione. Ebbene, io penso che chiunque abbia letto i quotidiani economici di oggi ha visto che questo decreto viene fatto a fette, in particolare su un'iniziativa che, per l'attuale Ministro degli Affari Esteri, l'ex Ministro dello Sviluppo economico, era una propria bandiera, cioè la questione dei rider. Viene fatto a pezzi perché chiaramente si dice che, volendo decidere di non decidere ma allo stesso tempo di imporre una soluzione, si finisce per creare un circolo vizioso in ragione del quale probabilmente gli effetti sperati, da una parte la stabilizzazione e dall'altra, invece, poter lasciare una quota di persone libere di intervenire, non verranno coniugati.

Non mi pare che sia poco, così come non mi pare che sia poco avere l'ambizione di dire che abbiamo risolto, o tentiamo di risolvere, delle crisi di imprese quando ci sono più di 150 tavoli aperti, 300 mila lavoratori interessati e stiamo parlando soltanto dei lavoratori di quelle aziende, volutamente ignorando un altro fatto, cioè che per il sistema industriale italiano, che è fatto di alcune aziende importanti, ma anche di una miriade di aziende piccole, le cosiddette aziende che dovevano crescere, quelle degli otto o nove dipendenti, che in realtà sono state le aziende che hanno permesso a questo Paese di tenere botta nel momento in cui c'era la peggiore crisi economica, quelle aziende fanno parte di una filiera che a catena subisce la situazione di crisi delle aziende maggiori.

E questo, quindi, era un tema che andava affrontato molto più ampiamente, dando delle prospettive, non dei pannicelli caldi, non cercando di dire “abbiamo sistemato qualcosa”, consci - perfettamente consci - che la gran parte delle aziende finirà esclusivamente per chiudere i battenti, perché quelle aziende come futuro, al 90 per cento, hanno dinnanzi quella soluzione finale. Allora, noi pensiamo che si dovesse intervenire con una politica che finalmente ridisegnasse quella che è la politica industriale dell'Italia; dell'Italia non di vent'anni fa, ma dell'Italia di oggi, che si proietta nei prossimi vent'anni anche di mercato. Presidente, penso che una riflessione che faceva nella discussione sulle linee generali l'onorevole Rizzetto non possa non trovare un'ulteriore sottolineatura: avete voluto a tutti i costi il reddito di cittadinanza - e quando dico a tutti i costi, ne parlo sia sotto il profilo politico, ma anche sotto il profilo economico, cioè del costo economico del reddito di cittadinanza - e poi andiamo a verificare che neppure il 7 per cento di chi lo percepisce ha sottoscritto il patto per il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma allora, è reddito di cittadinanza che aiuta per inserirsi nel mondo del lavoro o è soltanto un modo per tenere la gente a casa sul divano e non portarla in piazza a protestare? Questo è un tentativo di conquistare il consenso, peraltro, devo dire, molto male formulato; talmente male formulato e applicato che i risultati elettorali sono lì a dimostrare che non è né con il taglio dei parlamentari, né con il reddito di cittadinanza che il MoVimento 5 Stelle può sperare di riprendersi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi avremmo dovuto, invece, avere al nostro esame un provvedimento che si occupasse sul serio delle aziende, innanzitutto ponendosi il problema della fiscalità esasperante a cui le aziende sono sottoposte, della possibilità vera e concreta di creare le condizioni perché le stesse possano competere, di un accesso al credito che ancora oggi per molte è precluso o comunque è difficoltoso, di una flessibilità nel mondo del lavoro che non significa sfruttamento di coloro i quali prestano la loro attività. Ecco, questo sì che avrebbe potuto rappresentare un momento significativo, anche di confronto politico, anche di scontro politico, ma almeno su un tema che desse una prospettiva. Siete rimasti legati al voto di fiducia, siete rimasti legati alla blindatura del Parlamento, continuate a essere legati a ricette antiche, forse ed esclusivamente perché avete nostalgia di un rosso antico.

Ebbene, noi pensiamo, invece, dai banchi di Fratelli d'Italia di poter dire che avete perso un'occasione; un'occasione storica sotto il profilo politico ma anche istituzionale per dare un segnale alla gente che soffre, alle gente che ha bisogno, alle aziende che sono in crisi come ai lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro.

PRESIDENTE. Concluda.

TOMMASO FOTI (FDI). Al loro fianco Fratelli d'Italia non c'è da oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): c'era già ieri, c'è oggi, ci sarà domani, perché noi rappresentiamo il volto sociale di questa Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Do il benvenuto agli alunni e ai professori della scuola secondaria di Milena e Montedoro, in provincia di Caltanissetta. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Il decreto di cui oggi ci accingiamo a votare la fiducia rappresenta un cambio di passo, Presidente, rispetto al precedente Governo; un cambio di passo perché affronta il tema delle crisi industriali. E lo definirei, lo definisce il Partito Democratico…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore. Deputata Frassinetti.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Affronta il tema delle crisi industriali, ma lo fa da un altro punto di vista da quello con cui abbiamo finora affrontato il tema delle crisi industriali e rappresenta un decreto per il diritto al lavoro. Presidente, per la prima volta questo tema delle crisi industriali è l'esito di un ragionamento complessivo: non ci accontentiamo soltanto di affrontare le singole crisi, non ci accontentiamo di fare promesse; non facciamo come quando qualcuno andò in Sardegna a dire che avrebbe risolto il problema dei pastori sardi e i pastori sardi sono ancora lì, ma nessuno ci è più tornato, perché non ci sono più campagne elettorali che possano riguardarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per fortuna le crisi industriali non si utilizzano più soltanto strumentalmente in campagna elettorale, ma si risolvono, e voglio da questi banchi, a nome del Partito Democratico, ringraziare e fare un plauso al Ministro Patuanelli, che oggi ha annunciato la risoluzione di una crisi industriale importante, quella della Whirlpool di Napoli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali), che dà la possibilità di una prospettiva ulteriore in un settore strategico come quello degli elettrodomestici. Ovviamente, siamo soltanto all'inizio e oggi invitiamo il Governo tutto a rilanciare il settore, a rilanciare il sito industriale, ma abbiamo dato una risposta ed è un riconoscimento importante anche ai lavoratori che duramente hanno combattuto per il loro posto di lavoro. Dicevo che questo, però, è un decreto per il diritto al lavoro e infatti vorrei elencarli questi diritti, perché ci sono numerose estensioni di tutele, a partire dai diritti di chi quei diritti non li ha mai avuti.

Penso, ad esempio, ai riders, ai ciclofattorini, ai lavoratori delle piattaforme digitali. Presidente, è difficile individuare questi nuovi lavori all'interno di quelle che sono le definizioni classiche del lavoro: sono lavoratori subordinati o sono lavoratori autonomi? Beh, nella indifferenza di qualcuno noi oggi diamo una risposta, una prima risposta importante, che permette loro di avere un contratto di lavoro scritto, che permette loro di avere la copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, che permette loro di avere diritto ad un compenso e che permette loro di non essere discriminati e di avere la possibilità di tutelare anche i loro dati sensibili. Ma ci sono altre tutele: ad esempio, per la prima volta, ci occupiamo di quei lavoratori che sono iscritti alla gestione separata INPS e che finalmente potranno accedere, con un obbligo inferiore a quello che era riconosciuto finora, alle difficoltà che avevano finora, più facilmente all'indennità di malattia, all'indennità di maternità, alla degenza ospedaliera.

Tutti diritti che diamo per scontati, ma che diritti scontati non sono per una gran parte dei lavoratori italiani; oggi questo decreto dà loro una risposta. Vengono poi stabilizzati i lavoratori dell'Anpal servizi, per cui il Partito Democratico da mesi ha fatto una battaglia importante in tutte le sedi parlamentari; finalmente questo riconoscimento viene dato. Ci occupiamo anche dell'armonizzazione della validità dei concorsi e delle graduatorie e affrontiamo il tema delicatissimo delle crisi industriali complesse, quelle più delicate, della Sicilia, della Sardegna, così come il problema legato alle Marche, ma ci occupiamo, più in generale, anche di estendere gli ammortizzatori sociali e di dare risposta a quei lavoratori che stanno rischiando, rischiano quotidianamente, di perdere il posto di lavoro.

Ma questo non è soltanto un decreto che si occupa di crisi industriali; estende, infatti, i diritti e riconosce i diritti. Ne ricordo uno in particolare (sembrerà piccola cosa, ma è stata anche quella una battaglia importante per il Partito Democratico): in questo decreto si riconosce il diritto dei cosiddetti esodati commercianti.

C'erano dei commercianti che avevano chiuso la propria attività professionale che non potevano, però, più accedere ad alcuni incentivi e questo decreto torna a dare loro quei diritti che tanto a lungo avevano chiesto.

Dicevo, però, che questo è un cambio di passo della maggioranza di Governo: non è soltanto un decreto che dà diritto al lavoro, ma è anche un decreto che traduce in provvedimenti normativi quello che è lo spirito dell'accordo politico di questo Governo e che troviamo anche nella manovra di bilancio prossima che entrerà al Senato e, poi, alla Camera.

Un cambio di passo, perché finalmente diamo concretezza a quella economia verde che fa parte, anche per il Partito Democratico, di un rilancio del Paese, di quella crescita che il Governo precedente ha cercato con forza di annientare. Infatti, ci sono delle modifiche importanti che riguardano, ad esempio, la qualifica del rifiuto e ci sono investimenti importanti che riguardano, soprattutto, l'efficientamento energetico degli stabilimenti industriali.

Tante volte ci si è riempiti la bocca di transizione industriale, cioè di affrontare il momento nel quale le industrie tradizionali devono diventare industrie sostenibili. Bene, per la prima volta - e viene confermato in questo decreto -, abbiamo il fondo per la transizione industriale, cioè incentivi forti, importanti che vengono dati a quelle industrie che decidono, ad esempio, di lasciare il carbone e di affrontare il processo della decarbonizzazione verso l'utilizzo di fonti rinnovabili e verso un'economia sostenibile. Quindi, concretamente noi diamo voce a quell'accordo politico, che sta anche in quella manovra di bilancio che, a breve, affronteremo.

Concludo su questo, Presidente, perché l'attenzione all'economia verde, l'attenzione che abbiamo dato alla tutela dei diritti, all'estensione dei diritti a chi quei diritti non li ha, fa parte di quella impronta sociale fortissima che il Partito Democratico ha inteso dare alla manovra di bilancio. Ne parleremo, ma vorrei ricordare che, per la prima volta e con forza, grazie al Partito Democratico e alla maggioranza tutta che oggi sostiene questo Governo, noi aumenteremo i salari e gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): lo faremo con un taglio delle tasse netto, che si accompagnerà anche ad altre importanti decisioni, che riguardano la famiglia, che riguardano le persone, come l'abbattimento delle rette degli asili nido, come il fondo per l'assegno unico per le famiglie con figli, come le decisioni, le scelte che abbiamo fatto anche di investire sul futuro del nostro Paese. Perché, vede, Presidente, vedete colleghi, possiamo avere idee diverse del Paese, possiamo avere anche un'opinione diversa di come in questo Paese si possono affrontare i temi, però noi siamo tra quelli che pensano che siano importanti le soluzioni, più che raccontare le responsabilità e attribuire le colpe.

Questo racconto delle responsabilità e questa attribuzione delle colpe non hanno dato alcuna soluzione ad un Paese che rischia, oggi, di affrontare seriamente non solo una crescita zero, ma una recessione. Ebbene, anche con questo decreto, che forse è una piccola cosa, forse è una risposta soltanto ad alcune questioni concrete, noi rispondiamo, però, ad alcuni importanti temi che sono stati sollevati, da sempre, nel sistema del lavoro italiano.

Qualcuno si è lamentato del fatto che è sparito da questo decreto l'articolo sull'Ilva. Io vorrei ricordare, lo ricorderemo anche con un ordine del giorno, ma lo vorrei ricordare così come è stato fatto al Senato, che assolutamente abbiamo ben chiaro quello che per noi è importante in questo Paese. Intanto, è importante che questo Paese continui ad avere una politica industriale sulla siderurgia, perché, se vogliamo continuare ad essere Paese industriale, abbiamo bisogno di produrre acciaio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e abbiamo bisogno di produrre acciaio internamente, che è esattamente quello che, anche oggi, ha ricordato il Ministro Patuanelli, e che io ripeto in quest'Aula. Perché credo che non solo non rinunceremo e non possiamo rinunciare ad essere Paese industriale e, ovviamente, saremo un Paese industriale che investe anche sull'economia verde, ma siamo un Paese industriale che deve affrontare, prima di tutto, le grandi crisi industriali, mettendo insieme quello che, per troppo tempo, questo Paese non ha messo insieme e, cioè, il lavoro, la salute e l'ambiente.

È possibile lavorare ed è possibile farlo in un ambiente sano; è possibile rispettare la salute dei cittadini che lavorano nelle aziende e dei cittadini che vivono intorno alle aziende, ma non si può e non si deve rinunciare al lavoro.

È per questi motivi e per questo decreto, quindi, anche per la fondatezza di tutti i diritti che questo decreto riconosce, che, a nome del Partito Democratico, annuncio che voteremo la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Do il benvenuto agli studenti e ai professori dell'Istituto di istruzione superiore “Enrico Fermi” di Sarno, in provincia di Salerno. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, è la prima volta che ci apprestiamo a votare in questa Camera sulla questione di fiducia posta dal nuovo Governo e, come inizio, non c'è male: al primo provvedimento di rilievo politico siete stati costretti, signori del Governo, a mettere una doppia fiducia, prima al Senato e ora, qui, alla Camera.

Un voto di fiducia che, a dire il vero, non possiamo leggere come un atto di forza o arroganza da parte vostra, al contrario: si tratta di un atto di resa, una dimostrazione di debolezza dell'attuale Esecutivo nei confronti della sua stessa maggioranza che non è in grado di controllare.

Mi riferisco, colleghi, all'eliminazione dell'articolo 14 del decreto, con il quale si riconosceva, sulla base di accordi stipulati dal Governo solamente un anno fa, l'immunità per le responsabilità pregresse alla gestione ArcelorMittal. Il Governo aveva varato il decreto con quell'articolo; la sua maggioranza, al Senato, ha clamorosamente smentito il Governo, imponendo la soppressione della norma. E, quando si esamina un decreto-legge, a volte, capita che la maggioranza si imponga per inserire norme sulle quali il Governo ha una certa perplessità; capita molto di rado, invece, quanto è avvenuto al Senato, ovvero che si sopprimano disposizioni che il Governo aveva ritenuto necessarie e urgenti.

È inconcepibile, colleghi, che la situazione che si è creata veda l'eliminazione dal testo del decreto, che oggi ci apprestiamo a votare con la fiducia, dello scudo che garantiva un'immunità penale e amministrativa per il pregresso, in favore degli amministratori dell'ex Ilva. L'immunità era una misura prevista a garanzia dell'ingresso della nuova gestione: la decisione di eliminarla non avrà altro esito che l'abbandono pressoché immediato di Mittal. Dunque, i destini di un grande stabilimento siderurgico come l'Ilva di Taranto, quello dei suoi lavoratori, di un intero territorio, quello della città di Taranto, sono finiti vittime di una guerra tutta interna al MoVimento 5 Stelle.

In questi giorni, l'azienda ha annunciato l'avvio della cassa integrazione per 1.400 lavoratori dell'ex Ilva per ben tredici settimane; le perdite del gruppo in Italia sono salite a 500 milioni e potrebbero presto arrivare a 800 milioni.

A questo va aggiunto che l'ex amministratore di ArcelorMittal, ascoltato in audizione il 16 ottobre, ha chiarito che il mercato siderurgico europeo è in picchiata e che non è in grado di contrastare l'invasione dell'acciaio indonesiano - e solamente ad ottobre l'Unione europea ne ha sancito il blocco delle importazioni - e di quello proveniente dalla Turchia, che continua ad esportare acciaio in Europa senza pagare i 25 euro a tonnellata della CO2 che, invece, devono pagare le acciaierie europee per quanto previsto dal sistema di scambio delle quote di emissione.

Ma oltre ai motivi di forte dissenso, che pure ci sono sul contenuto di questo decreto, il nostro voto contrario alla fiducia si basa su importanti motivazioni politiche e mi riferisco, in particolare, al programma che l'attuale Governo ha dimostrato di voler realizzare. Mi riferisco all'assenza, ancora una volta, di una vera politica industriale capace di affrontare e risolvere alla radice i problemi che sono a monte di ogni crisi aziendale. Un'assenza che, da sempre, ha caratterizzato tutti i Governi di centrosinistra e i tavoli di crisi in continuo aumento ne sono la prova più evidente.

Per far ripartire il Paese servono politiche economiche adeguate: occorre abbattere il cuneo fiscale, consentendo ai lavoratori di disporre di una maggiore capacità d'acquisto; occorre, soprattutto, una nuova politica industriale che consenta alle imprese di assumere e di investire in sviluppo e ricerca.

Per far ripartire il Paese serve ripensare la formazione, quella scolastica, universitaria, professionale che deve essere improntata alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Servono profili altamente specializzati, in particolare nell'ambito delle nuove tecnologie che il progresso digitale mette a disposizione. È necessario un coordinamento tra università, istituti di formazione e imprese. Non è compito facile la realizzazione di politiche strutturali in grado di tagliare i ponti con una crisi che dura da troppo tempo, in grado di far ripartire un Paese fermo da anni: ma questo è il compito che i cittadini chiedono al Governo di assolvere. E cosa ha fatto fino a settembre il Ministro Di Maio nel doppio ruolo di titolare del lavoro e delle attività produttive? Da imprenditore, conoscendo bene quali sono le problematiche delle imprese, rispondo: poco, ha fatto molto poco. Le crisi aziendali aperte oggi in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Sardegna, sono circa 160 e continuano a crescere come funghi. La richiesta di cassa integrazione aumenta e il Governo, come nel decreto-legge in esame, stanzia nuovi soldi: ovviamente non si possono lasciare i lavoratori senza stipendio da un giorno all'altro, come è avvenuto per i lavoratori di Mercatone Uno. Ma non ci si può limitare soltanto a pompare risorse sugli ammortizzatori sociali: servono soluzioni, iniziative politiche espansive in campo industriale; servono risorse per avviare politiche che promuovano le industrie e le risorse attualmente allocate sono allocate male. Esoneriamo e mettiamo fine al reddito di cittadinanza: un istituto che è già fallito e che incentiva a non lavorare e mettiamo le nostre imprese in grado di produrre e creare benessere per il nostro Paese. È triste venire a conoscenza che il reddito è percepito da brigatisti, spacciatori di droga, proprietari di Porsche, lavoratori in nero ma è altrettanto triste sentire a un convegno, la scorsa settimana, l'assessore alla formazione e lavoro, l'assessore competente della Lombardia dire che hanno fatto una verifica e la Lombardia spende 500 milioni per il reddito e sapete quanti posti di lavoro ha prodotto ai giovani che potevano utilizzarlo in tal senso? Zero posti di lavoro e sentiamo che i giovani, piuttosto che accettare proposte di lavoro, dicono: no, è più comodo accettare il reddito di cittadinanza.

La crisi purtroppo continua ad avanzare e lo fa in tutti i settori anche come conseguenza di politiche sbagliate di molti anni fa: mi riferisco, ad esempio, all'allarme lanciato adesso dai porti turistici, nei quali sta producendo effetti la politica, guarda caso, realizzata da un Governo di centrosinistra in questo settore. Con la quintuplicazione dei canoni demaniali sono a rischio più di 2.000 posti di lavoro e più di 20 aziende e, su questo, cosa intende fare il Governo? Aspettiamo la cassa integrazione e ci limitiamo a mettere i soldi?

Concludendo, colleghi, il decreto-legge è una cambiale lasciata dal Ministro Di Maio come Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico: è una brutta cambiale che spetta al Governo e ai due nuovi Ministri onorare. È una cambiale firmata dai Cinque Stelle e adesso sottoscritta anche dal PD, da Italia Viva e da LEU. Ma quel che è peggio è che è una cambiale che pagano i cittadini italiani e l'Italia ha bisogno di voltare pagina, ha bisogno di ripartire per riprendere il posto che le spetta e tutto questo non si potrà verificare finché ci sarà questo Governo. Per questo motivo, cari colleghi e membri del Governo, Forza Italia dichiara convintamente il suo voto contrario alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giaccone. Ne ha facoltà.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza del primo atto importante del nuovo Governo e già lo affrontiamo con la posizione di un voto di fiducia. Bisogna dire che, se il buongiorno si vede dal mattino, questo non ci fa ben sperare sui prossimi appuntamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il nostro giudizio sul decreto-legge è fortemente negativo perché è stato un decreto che, ben lungi dall'essere stato migliorato nel passaggio al Senato, è stato decisamente peggiorato. Mi riferisco nello specifico alla nota questione del sito di Taranto e di ArcelorMittal. È chiaro ed evidente a tutti - è stato detto anche in discussione generale - che stiamo parlando di un tema complesso. Il problema del sito di Taranto deriva da diversi fattori: dall'abbassamento del costo dell'acciaio; dalla concorrenza dei Paesi esteri; dalla compatibilità e dalla conflittualità legata a dinamiche di salute pubblica e proprie del rapporto tra città e stabilimento. Questo è evidente: lo sappiamo e lo conosciamo. Ma è possibile coniugare salute, esigenze produttive e rispetto dell'ambiente? Secondo noi non solo è possibile ma deve essere fatto: peccato che non è stato fatto. Lo stralcio dello scudo penale previsto nel decreto-legge avrà come unica conseguenza, a nostro modo di vedere, di dare la possibilità ad ArcelorMittal di andarsene da quel sito. Bene, se questo dovesse accadere, cari colleghi, stiamo parlando di dati assolutamente importanti e rilevanti. Un'analisi commissionata dal Il Sole 24 Ore ha stabilito che, se si azzerasse la produzione di acciaio in capo a Ilva, andrebbero persi 6 milioni di tonnellate di acciaio; il valore complessivo dell'indotto darebbe una perdita di circa 24 miliardi di euro equivalente a 1,4 punti percentuali del PIL. Teniamo presente che già l'attuale situazione di Taranto ha fatto sì che nel Paese si perdessero 1,35 punti di PIL in sette anni. Ma, vogliamo essere magnanimi? Magari Il Sole 24 Ore ha ecceduto. Assumiamo allora, come disse l'ex Ministro Calenda, una perdita di circa un punto di PIL e di migliaia, se non decine di migliaia di lavoratori. Bene, colleghi, ho come l'impressione che l'idea di riconvertire migliaia e migliaia di addetti all'Ilva, che in questo caso perderebbero il lavoro, nel settore turistico-ricettivo, con questi numeri incontrerebbe qualche lieve difficoltà. Altro che decrescita felice: un'operazione di questo tipo ci porterebbe a essere dipendenti da Paesi esteri per la maggior parte del nostro fabbisogno di acciaio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Governo, con questa operazione, rischia di mettere in campo uno splendido regalo per i Paesi dove si produce a costi minori, con meno garanzie per i lavoratori e con attenzione pressoché nulla per la tutela della salute e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per inciso, giova ricordare, per chi non lo sa, che uno dei Paesi che è maggiormente concorrenziale attualmente sul mercato dell'acciaio è proprio la democraticissima Turchia di Erdogan e qui apro un inciso sperando che, dopo gli inqualificabili recenti atti della Turchia, nessuno abbia più il coraggio di caldeggiare un ingresso dei turchi nell'Unione europea.

Ma, vedete, se togliere lo scudo può creare una situazione preoccupante, il peggio è stato, a nostro modo di vedere, che lo Stato, che dovrebbe essere il garante credibile per eccellenza, di fatto ha disatteso un accordo che aveva siglato con quale risultato sulla credibilità internazionale del nostro Paese si può ben immaginare. Certo da oggi con questa bella prova di coerenza vogliamo vedere quali e quante imprese potranno essere incentivate a venire in Italia.

Si parla anche molto di problematiche ambientali: problematiche che devono essere ovviamente al centro di politiche di sviluppo industriale serie. Bene, ma se ArcelorMittal se ne va dal sito di Taranto, sia chiaro che la riqualificazione ambientale, della quale si doveva fare carico l'azienda, non si farà, nessun altro avrà i mezzi per farla e il sito Ilva diventerà l'ennesimo caso di disastro ambientale in perenne attesa di bonifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Riassumendo, con il provvedimento in esame limitatamente a Taranto, se succede ciò che temiamo, perderemo migliaia di posti di lavoro, faremo scendere il PIL, diventeremo un Paese importatore di acciaio per la maggior parte del nostro fabbisogno, acquisteremo acciaio da Paesi esteri dove la tutela dei lavoratori e dell'ambiente sono a livelli più bassi che da noi, perderemo la possibilità di riqualificare il sito e tutelare l'ambiente.

Vede, signor Presidente, non posso che complimentarmi col Governo: per ottenere questi fantastici risultati non c'è neanche stato bisogno di un decreto-legge, ma di un semplice emendamento al decreto-legge. Questo va al di là delle normali capacità della politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Al netto della macro-tematica ArcelorMittal - che spero di sbagliarmi, ma temo che farà “caso scuola” su cosa non bisogna fare in queste situazioni -, l'impressione generale è che questo decreto-legge, ben lungi dall'essere frutto di un lavoro con una visione organica e lungimirante, sia piuttosto un po' un patchwork, con alcuni provvedimenti che tendono a mettere toppe su situazioni particolari, ma senza una visione ed un disegno organico; e mi sembra un po' poco per un decreto-legge che ha un titolo roboante, quale “Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali”.

Tutelare il lavoro, rilanciare l'occupazione, risolvere le crisi aziendali dovrebbe essere frutto di un'azione coordinata e di una visione condivisa del futuro. La visione è fondamentale, ma anche riguardo ad altri temi. Basti pensare ad un tema di cui troppo poco si parla, ma che è molto importante: l'Italia nel 2018 è stato il Paese dell'Unione europea con il tasso di natalità più basso. Lo sappiamo bene, stiamo parlando di un tema che investe ed è comune ai Paesi sviluppati, perché ci sono dei fenomeni che sono chiari e incontrovertibili: man mano che le società si trasformano da agricole, man mano che aumenta il tasso di scolarizzazione, decresce la natalità, questo è chiaro ed è noto. Ma l'Italia, oltre a non crescere, decresce: il rapporto ISTAT ci dice che nel 2050, se non invertiamo il trend, avremo più di 2 milioni di residenti in meno e una popolazione in età da lavoro che scenderà di 6 milioni.

Perché dico questo? Non devo insegnare a nessuno che il nostro welfare si basa sostanzialmente su due presupposti, crescita o equilibrio demografico, crescita regolare del PIL; venendo a mancare uno o entrambi di questi fattori, la previdenza entra in crisi e l'assistenza entra in crisi.

Lo dico perché, al netto dell'importanza di politiche a sostegno della famiglia o delle giovani coppie (vedremo se avremo qualcosa o cose mirabolanti nella legge di bilancio), il requisito fondamentale per dare fiducia ai giovani, una fiducia che permetta di pianificare il futuro e avere dei figli, passa anche dal titolo del decreto-legge: tutela del lavoro e risoluzione delle crisi aziendali, perché senza lavoro non c'è sicurezza economica e senza sicurezza economica non ci può essere famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi duole però constatare che, al di là del titolo, di azioni concrete, che possano realmente rilanciare, in questo decreto-legge ne vedo pochine, salvo una, come ho detto: ArcelorMittal che è sì concreta, ma temo e temiamo molto deleteria.

Certo, c'è un'altra scuola di pensiero riguardo al tema della denatalità; una scuola di pensiero che vede l'utilità di un massiccio afflusso sul territorio di persone provenienti magari da Paesi in via di sviluppo. È chiaro che questa è un'opzione che vede la Lega da sempre e per sempre fortemente contraria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché crediamo nelle politiche di sviluppo, di tutela delle famiglie e di aiuto alle giovani coppie.

Ovvio che è un dovere accogliere donne e bambini, e chiunque realmente scappi dalle guerre, ma è altrettanto un dovere chiudere le porte ai migranti economici e combattere la tratta di esseri umani portata avanti da scafisti e persone senza scrupoli attraverso il Mediterraneo. Ci dispiace vedere che col nuovo Governo la direzione, rispetto a quando Matteo Salvini era Ministro dell'interno, è cambiata: stiamo riaprendo i porti e stanno aumentando nuovamente gli sbarchi.

Vede, signor Presidente, nel mio intervento ho citato diverse volte il termine “visione”. Questo decreto-legge, l'azione del Governo in questi mesi, la NADEF, tutto quello che è stato proposto denota una mancanza di visione complessiva: manca un disegno razionale e manca un'idea di futuro. Sono spiacente di dovervi dire che questa visione non ce l'avete oggi, ma molto difficilmente ce l'avrete domani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché, come è evidente a tutti, l'unica cosa che ha accomunato le forze di questa maggioranza è stato il timore del voto e di una vittoria della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Vedete, voi siete una legittima maggioranza parlamentare, ma il voto dell'Umbria, delle regioni che l'hanno preceduta, dimostra che non siete maggioranza nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E se, come credo, continuerete ad essere sconfitti anche nelle elezioni a venire, dovreste prenderne atto, terminare questa esperienza e ridare la parola agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Signor Presidente, la Lega voterà contro la richiesta di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Presidente, i cambiamenti avvenuti negli ultimi dieci anni nel mercato del lavoro in Italia, insieme alla nascita di nuove professioni e nuove categorie di lavoratori, spesso precari e senza tutele, ci hanno imposto di intervenire su temi così importanti. Il provvedimento che votiamo oggi, infatti, garantisce dignità, guarda al futuro, rafforza la capacità imprenditoriale complessiva del nostro Paese.

Il voto di fiducia chiesto dal Governo è a nostro avviso giusto, consente al Governo di confermare la propria linea politica su temi particolarmente importanti; è un banco di prova che va affrontato, perché solo rischiando si dimostra la propria forza e le proprie convinzioni. Questo voto di fiducia, tra l'altro, inaugura una nuova stagione politica, una nuova stagione di temi caldi e necessari alla sopravvivenza della nostra Italia.

Voglio dare un numero: sono circa 180 i tavoli di crisi per 250 mila lavoratori e con questo decreto-legge viene prorogata la cassa integrazione per diverse realtà in difficoltà, tra cui le aree di crisi complessa delle regioni Sardegna e Sicilia. Arrivano inoltre 90 milioni di euro per il 2019, in aggiunta ai 180 milioni già stanziati per la proroga del trattamento di integrazione salariale straordinario concesso per la riorganizzazione delle crisi aziendali ed il contratto di solidarietà.

Come spiegato ampiamente dai miei colleghi, il decreto-legge regola inoltre il cosiddetto End of waste, la disciplina che definisce la materia prima secondaria e le relative procedure di riciclo. Sempre per l'economia green, vengono aumentate in maniera considerevole le risorse per il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, per finanziare interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico del settore, e viene incrementato il Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone. Vengono garantiti e ribaditi poi dei diritti fondamentali, come il diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente alla qualità e quantità del lavoro svolto, il diritto alla salute declinato sotto forma di tutela contro gli infortuni e le malattie professionali, il diritto al riposo e il diritto alle ferie; diritti che sono il frutto di rivendicazioni e conquiste, che vanno garantiti ed estesi, non negati ai lavoratori o assicurati a compartimenti stagni.

Questo provvedimento ha il merito di dare risposte non solo a categorie di persone rimaste fuori da una corretta regolamentazione per anni, ma anche alle tante vertenze ancora aperte nel nostro Paese. Migliorare il sistema delle politiche del lavoro nel nostro Paese ci consente di raggiungere un duplice risultato: dare risposte ai lavoratori, ma anche ai cittadini disoccupati e in cerca di un'occupazione. ANPAL ed INPS, ad esempio, avranno grazie a questo decreto-legge nuove risorse umane per poter svolgere al meglio il compito affidato loro. Oggi infatti entrambi hanno nuove competenze, legate all'introduzione del reddito di cittadinanza, una misura di civiltà, voluta dal MoVimento 5 Stelle per contrastare le disuguaglianze, sostenere la riqualificazione del personale e la formazione dei lavoratori, con l'obiettivo di aumentare l'occupazione e di contrastare le vecchie e le nuove povertà. Si tratta di questioni che una Repubblica fondata sul lavoro avrebbe dovuto risolvere da tempo. Noi oggi lo facciamo, mantenendo fede alle promesse fatte dal MoVimento 5 Stelle nell'impegno parlamentare di questi ultimi mesi. Questo voto di fiducia ribadisce gli sforzi che questo Governo già si dichiara pronto a mettere in campo ed è per questo che manifesto, a nome del gruppo, la soddisfazione per le misure contenute in questo decreto-legge.

Come detto poc'anzi, non è scontato che questa nuova maggioranza abbia voluto fronteggiare sin da subito alcune delle crisi industriali più urgenti del nostro Paese, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti.

È il segno di una volontà evidente di rafforzare ulteriormente i diritti e le tutele delle categorie più deboli, di incrementare le risorse previste per gli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi, stabilizzare il personale precario di enti pubblici e regioni, superare le criticità connesse alle graduatorie dei concorsi di accesso al pubblico impiego e rafforzare le misure di tutela ambientale.

È il momento di rimboccarsi le maniche per il bene del nostro Paese. Lo abbiamo fatto sempre, signor Presidente, e non intendiamo tirarci indietro ora.

Il nostro voto sarà favorevole sulla fiducia al Governo, perché questo provvedimento rappresenta per noi un altro passo avanti per cambiare l'Italia e renderla più giusta e competitiva, per avere sempre davanti una prospettiva solida, sia politica che economica.

Non solo, questo testo oggi in votazione è la prosecuzione naturale di un lavoro che il MoVimento 5 Stelle porta avanti da mesi, coerenti con le nostre storiche battaglie. Il decreto incarna lo spirito del movimento, garantendo maggiore trasparenza, sostenendo chi è in difficoltà, dando una mano concreta alle imprese, prevedendo un'Italia più verde.

Per tutti questi motivi, signor Presidente, ribadisco il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Giorgio Silli, il 3 settembre scorso, è diventato padre della piccola Isabella. Esprimo al collega, alla mamma e alla neonata gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea (Applausi).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,30, la seduta sarà sospesa fino a tale ora. Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Foti.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 17,30.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio al deputato Foti.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,35)

(Segue la chiama ).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti…………550

Maggioranza…...................276

Hanno risposto ……........325

Hanno risposto no………...225

La Camera approva.

Sono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascani Anna

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Benamati Gianluca

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghese Mario

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Campana Micaela

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Carabetta Luca

Cardinale Daniela

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castelli Laura

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Ceccanti Stefano

Cecconi Andrea

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Colaninno Matteo

Cominardi Claudio

Conte Federico

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Crippa Davide

Critelli Francesco

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Arrando Celeste

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Maio Marco

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Fantinati Mattia

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Federico Antonio

Ferraresi Vittorio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Fraccaro Riccardo

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Frate Flora

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giarrizzo Andrea

Giordano Conny

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Ianaro Angela

Incerti Antonella

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

La Marca Francesca

L'Abbate Giuseppe

Lacarra Marco

Lattanzio Paolo

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Liuzzi Mirella

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marattin Luigi

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Masi Angela

Mauri Matteo

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mura Romina

Muroni Rossella

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nitti Michele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Portas Giacomo

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Ricciardi Riccardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Romano Paolo Nicolò

Rosato Ettore

Rospi Gianluca

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rostan Michela

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schirò Angela

Schullian Manfred

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Soverini Serse

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Speranza Roberto

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Topo Raffaele

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Zolezzi Alberto

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Andreuzza Giorgia

Aprea Valentina

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bazzaro Alex

Bellachioma Giuseppe Ercole

Bellucci Maria Teresa

Belotti Daniele

Benedetti Silvia

Benigni Stefano

Benvenuto Alessandro Manuel

Bianchi Matteo Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Bubisutti Aurelia

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Calabria Annagrazia

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantalamessa Gianluca

Caon Roberto

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Coin Dimitri

Colla Jari

Colmellere Angela

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Cristina Mirella

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Angelis Sara

De Carlo Luca

De Martini Guido

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

D'Ettore Felice Maurizio

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Donina Giuseppe Cesare

Donzelli Giovanni

Durigon Claudio

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fiorini Benedetta

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Fontana Lorenzo

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Furgiuele Domenico

Gagliardi Manuela

Galantino Davide

Galli Dario

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giannone Veronica

Giglio Vigna Alessandro

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Invernizzi Cristian

Labriola Vincenza

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Liuni Marzio

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maggioni Marco

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marin Marco

Martino Antonio

Maturi Filippo

Mazzetti Erica

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Murelli Elena

Musella Graziano

Nevi Raffaele

Novelli Roberto

Occhiuto Roberto

Orsini Andrea

Osnato Marco

Pagano Alessandro

Palmieri Antonio

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pentangelo Antonio

Pettarin Guido Germano

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Pittalis Pietro

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Prisco Emanuele

Racchella Germano

Raffaelli Elena

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Rosso Roberto

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sasso Rossano

Savino Elvira

Savino Sandra

Scoma Francesco

Sgarbi Vittorio

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Sisto Francesco Paolo

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tartaglione Annaelsa

Tateo Anna Rita

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Tonelli Gianni

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valbusa Vania

Valentini Valentino

Vallotto Sergio

Varchi Maria Carolina

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Vinci Gianluca

Vito Elio

Viviani Lorenzo

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Nessuno

Sono in missione:

Boccia Francesco

Businarolo Francesca

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

Fioramonti Lorenzo

Grimoldi Paolo

Iovino Luigi

Marrocco Patrizia

Marzana Maria

Morassut Roberto

Sodano Michele

Tofalo Angelo

Volpi Leda

Volpi Raffaele

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento: Zangrillo n. 9/2203/45, che prevede stage formativi per giovani lavoratori presso le aziende; Minardo n. 9/2203/47, concernente l'introduzione di misure volte a favorire l'accesso al credito e forme di fiscalità di vantaggio per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno nonché la velocizzazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni; Terzoni n. 9/2203/76, volto a istituire una zona economica speciale nelle aree ricomprese nel cratere sismico del Centro Italia; Lorefice n. 9/2203/78, riguardante l'introduzione di misure in favore dei territori e delle persone che hanno subito danni a seguito dell'alluvione dello scorso 25 ottobre in Sicilia; Perconti n. 9/2203/79, volto a ricomprendere tra i lavori particolarmente usuranti le mansioni dei conducenti di automezzi speciali presso il Ministero della giustizia; Cominardi n. 9/2203/80, concernente l'introduzione di misure in favore dei lavoratori in part-time ciclico verticale; Ianaro n. 9/2203/81, riguardante la previsione di programmi di intervento a favore dei lavoratori autonomi;

De Lorenzo n. 9/2203/84, concernente iniziative per la valorizzazione professionale ed economica del personale delle regioni addetto alle attività di informazione e per la definizione delle funzioni di giornalista pubblico; Alberto Manca n. 9/2203/86, che prevede l'esenzione dal divieto di pagamento di stipendi in contanti per i datori di lavoro del settore marittimo; Andreuzza n. 9/2203/126, relativo a misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù; Di Muro n. 9/2203/130, che prevede l'introduzione di regimi fiscali più favorevoli per i redditi da lavoro e da pensione dei lavoratori italiani frontalieri in Francia e nel Principato di Monaco; Bordonali n. 9/2203/165, volto a introdurre una moratoria relativa al conferimento di rifiuti speciali in discarica nella provincia di Brescia; Durigon n. 9/2203/202, relativo alla previsione da parte dei contratti collettivi di nuove ipotesi di contratto a termine; Bitonci n. 9/2203/203, volto a mantenere la vigente normativa fiscale in materia di regime forfettario per le partite IVA; Coin n. 9/2203/204, volto a istituire una zona economica speciale nella regione Veneto; Manzato n. 9/2203/206, che prevede misure a supporto delle aziende italiane attive nel settore degli imballaggi plastici, affinché incrementino la produzione di plastica riciclata, in modo da evitare l'eventuale introduzione della “tassa sulla plastica”; Garavaglia n. 9/2203/207, volto a prevedere modifiche alla disciplina del reddito di cittadinanza; Comencini n. 9/2203/208, volto a prevedere misure di sostegno per il settore estrattivo italiano, derogando al “blocco delle trivelle” per il distretto off-shore di Ravenna; Silli n. 9/2203/212, che riconosce un indennizzo alle imprese italiane che, a causa di sanzioni imposte dalle Nazioni Unite, subiscano una perdita di fatturato.

L'onorevole Zucconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2203/16.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, e in particolar modo al Capo II del suddetto provvedimento si intende far fronte a importanti crisi industriali in corso in vari territori della nazione. Più che far fronte direi, però, che si tende a prenderne atto, visto i contenuti del decreto stesso. Il 18 luglio 2018, alla Camera dei deputati, l'allora Ministro dello Sviluppo economico, onorevole Di Maio, parlò di un certo numero di crisi, dichiarando che questi tavoli di crisi vedevano coinvolti circa 189 mila lavoratori; dopo un anno esatto, fonti da Il Sole 24 Ore e sindacali, i tavoli aperti risultano essere 158 e il numero dei lavoratori così colpiti di 210 mila. Ricordiamo poi che ci sono migliaia di aziende dell'indotto nella filiera industriale che non godono, per loro natura, neppure del sistema di tutele previsto per le grandi imprese, restando così esposte, e con loro, i lavoratori, alle crisi dei vari settori; non godono delle tutele di cui gode la grande industria, quindi sono particolarmente esposte. Citiamo, fra le altre, ad esempio, la Sanac, che è un'azienda di eccellenza nel campo dei prodotti alluminosi e che si avvale di brevetti propri anche per i cicli produttivi.

In data 3 settembre 2019 la dirigenza generale di Sanac ha ufficializzato al Ministero del Lavoro, al Ministero dello Sviluppo economico e ai sindacati la richiesta di attivazione della cassa integrazione straordinaria, raggiungendo un accordo per un numero massimo di 343 dipendenti e l'impegno a non utilizzarne oltre il 70 per cento come media sull'intero periodo, con una partenza effettiva della stessa fra novembre e dicembre prossimi. La situazione economico-lavorativa di Sanac è veramente grave, soprattutto considerando che dal 2011 vi è stata una continua contrazione della produzione e dei fatturati, e ancor più se teniamo conto della situazione di ArcelorMittal, ex Ilva di Taranto, che oggi assorbe il 62 per cento di quanto prodotto dalla Sanac Spa e ugualmente versa in pessime condizioni.

Il futuro della Sanac, che conta poco meno di un terzo dei suoi dipendenti nel solo stabilimento di Massa, è molto legato quindi alla ArcelorMittal, lo stabilimento di Taranto, e il coinvolgimento lavorativo della Sanac è talmente importante per Arcelor stessa e per lo stabilimento di Taranto che più volte quest'ultima è sembrata vicina all'acquisto di Sanac, e la proroga della fideiussione presentata a garanzia e scaduta il 30 settembre è stata rinnovata. Prendiamo atto, però, che durante la discussione del suddetto provvedimento in Senato è stato approvato un emendamento che ha comportato la cancellazione delle tutele legali, il cosiddetto scudo penale, fattore ritenuto decisivo ai fini dei precedenti accordi fra lo Stato e ArcelorMittal, dichiarato fondamentale dall'attuale proprietà ai fini dell'investimento, perché gli impianti di cui dispongono in questo momento non sono adeguati alle normative ambientali vigenti.

Noi sappiamo che esiste una crisi della produzione di acciaio in Europa, sappiamo che la concorrenza cinese, ma assai di più quella turca, mettono in difficoltà la ArcelorMittal, ma ci sembra che veramente aver dato un alibi, aver messo le zeppe fra i piedi di questa azienda, con l'occupazione che produce a Taranto stesso, ma soprattutto con il risanamento ambientale che sta producendo, sia veramente un'assurdità e chiediamo che il Governo si impegni a garantire i livelli occupazionali e la realizzazione di un piano di risanamento di Sanac Spa che vada di pari passo con un rilancio economico-produttivo definitivo dell'impianto ex Ilva di ArcelorMittal a Taranto.

PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2203/159.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo ordine del giorno con cui chiediamo al Governo di impegnarsi a cercare di ovviare a quella che per noi è una scellerata decisione sia in termini di produzione industriale, ma anche di tutela e di rispetto dell'ambiente, e non soltanto della città di Taranto, perché ovviamente dalla produzione dello stabilimento ex Ilva di Taranto dipende anche quella di altri stabilimenti, come quello di Genova in Liguria, di Novi Ligure e di Racconigi in Piemonte, di Marghera in Veneto, poiché lo stabilimento di Taranto è l'unico impianto con i forni a caldo, che fornisce acciaio, da lavorare a freddo poi a tutti gli altri impianti.

Abbiamo presentato questo ordine del giorno perché per noi chiudere l'Ilva è da pazzi, è da pazzi sconsiderati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo ripeto: chiudere l'Ilva è da pazzi e non risolve i problemi ambientali di quella città; però, in compenso, fa crollare la nostra produzione industriale, ci rende schiavi della produzione dell'acciaio di Stati stranieri, come l'India e come la Cina; provoca la violazione di un patto industriale che il nostro Stato aveva stipulato; fa scappare all'estero gli investitori e fa perdere di credibilità all'Italia. Ma in questo la maggioranza PD-MoVimento 5 Stelle-LeU e Renzi è coerente con se stessa, cioè fa perdere di credibilità alla nostra Italia. Voi state causando la fuga all'estero di ArcelorMittal…

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, i banchi del Governo. Collega Nobili, i banchi del Governo… grazie.

ROSSANO SASSO (LEGA). Immagino quanto interessi il dramma di oltre 10 mila lavoratori tra indotto e stabilimento dell'Ilva di Taranto, ce lo state dimostrando dando le spalle a chi parla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sottosegretario Morani, la prego di prestare attenzione agli interventi dei colleghi.

ROSSANO SASSO (LEGA). Immagino, perché voi state dando le spalle ai lavoratori di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi!

ROSSANO SASSO (LEGA). Una volta la sinistra si preoccupava dei diritti dei lavoratori, adesso state chiudendo le fabbriche e ai diritti dei lavoratori ci pensiamo noi…

EMANUELE FIANO (PD). L'avete votata voi! L'avete votata voi (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Collega Fiano!

ROSSANO SASSO (LEGA). Per questo vi hanno voltato le spalle prima in Umbria e adesso in Emilia-Romagna!

PRESIDENTE. Collega Fiano!

ROSSANO SASSO (LEGA). Dateci ancora le spalle, voltate le spalle a chi si batte per i diritti degli operai. Se mandate ArcelorMittal via dall'Italia, chi pagherà i costi per bonificare quella città, che ancora oggi paga l'inquinamento di trent'anni? Non c'entra niente l'attuale gestione: se mandate via ArcelorMittal chi ricollocherà oltre 10 mila lavoratori in una zona economicamente depressa come quella di Taranto? Ripeto, una volta vi preoccupavate dei diritti degli operai, ma adesso ci pensiamo noi, continuate così. L'abolizione dello scudo penale per i gestori di Taranto è una notizia molto negativa, quindi non soltanto per le migliaia di lavoratori che rischiano di essere licenziati, ma per tutta la città di Taranto, che adesso difficilmente vedrà qualcuno disposto a bonificare l'ambiente.

Siete riusciti a riprodurre il modello di Bagnoli: voi volete fare di Taranto una nuova Bagnoli, purtroppo molto più grande. È una brutta notizia per tutta la nostra produzione industriale: avete violato - l'ho detto prima - il patto industriale, state rischiando di renderci dipendenti dalla Cina e dall'India. Questo è un errore che non aiuterà Taranto ed i tarantini e non servirà a migliorare l'ambiente. La Lega al Governo era riuscita a bloccare questa infelice impostazione ideologica dei 5 Stelle; PD, LEU e Renzi, invece, avete assecondato la decrescita felice di Grillo e Di Maio. Voi volete creare una nuova Bagnoli, noi vi chiediamo almeno di far passare questo ordine del giorno e di impegnarvi un pochettino, di rivedere le vostre scelte, perché, quando verranno licenziati gli operai, quando verranno i cittadini di Taranto, purtroppo colpiti ancora dalle sciagure causate dall'inquinamento, noi diremo loro di venire presso le vostre case e presso la casa di Michele Emiliano, che tanto sta gioendo alla notizia della chiusura dell'Ilva. Prendiamo atto che, oltre a girare le spalle, volete colpire duramente e penalizzare sia i cittadini di Taranto che i lavoratori di Taranto. Prendiamo atto: ci penseremo noi della Lega ai diritti dei lavoratori di Taranto e alla salute dei tarantini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2203/26.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Per illustrare questo ordine del giorno di un provvedimento che è stato approvato al Senato in prima lettura, un provvedimento che doveva porsi come obiettivi la tutela dei lavoratori, delle assunzioni, l'ISEE, la riqualificazione ambientale e, soprattutto, affrontare le crisi aziendali.

Devo dire che in questo decreto, per quanto riguarda tutto questo, c'è molto poco rispetto a tante aziende in crisi, soprattutto per me, che vengo da una regione del profondo sud, come la Calabria, terra definita da tutti strategica, come il Mezzogiorno d'Italia, per il rilancio, ma io direi quel Sud che, alla fine, è sulla bocca di tutti, nel cuore di pochi e, nei fatti, di nessuno. Aziende che, ormai, negli ultimi anni, quelle che sono riuscite, quelle poche, a resistere alla crisi che le attanaglia rispetto alla riduzione, magari, delle unità lavorative, ma, soprattutto, anche quelle aziende che hanno rappresentato veramente l'unico tassello per quella disoccupazione dilagante, di cui vedo cifre e percentuali altissime, che si trovano, giorno dopo giorno, a dover combattere non soltanto con la crisi, ma anche con una politica insipiente, incapace di dare soluzioni che siano soluzioni strutturali per poter andare avanti. L'elenco sarebbe lungo e, forse, non basterebbero sedute intere per citare tutte le aziende che, in quella regione, soffrono purtroppo di queste grandi difficoltà.

Aziende che riguardano tutto l'apparato dell'edilizia, per esempio, che stanno vivendo e che hanno vissuto attraverso gli ammortizzatori, tutti coloro che, in qualche modo, hanno dovuto, invece, accedere al fondo di solidarietà, quindi con la riduzione del 50 per cento dell'orario lavorativo; tutte le aziende che riguardano i servizi, piuttosto che i grandi centri di telecomunicazione. Tra queste, ovviamente, c'è l'Abramo customer care, un'azienda di primaria fornitura per quanto riguarda questo tipo di esternalizzazione dei servizi, che si trova oggi, a distanza di trentasei mesi, con alcune unità che sono rimaste a casa, ma anche con una riduzione importante che, già nel 2019, grazie a quel famoso “decreto dignità”, ha costretto tanti lavoratori ad essere licenziati. A questo si aggiunge tutta quella parte concernente i famosi volumi preannunciati e ridotti da parte di TIM, trattandosi di un call center, che hanno visto la riduzione, nell'anno precedente, di oltre 10 milioni di euro e si profilano altri 20 milioni nella riduzione di altrettante 600 unità.

Allora, chiediamo un impegno importante a questo Governo, che possa mettere, in qualche modo, queste aziende nella possibilità di mantenere tante famiglie, di mantenere quelle unità lavorative che hanno dimostrato di conoscere bene questo settore, di assicurare, in qualche modo, un sostegno e, soprattutto, di accompagnare una trasformazione, che vede nelle aziende una grande solitudine da parte della politica; nonché di istituire quel fondo di solidarietà di cui parlavo prima, di supportare con delle leggi specifiche in questo settore…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, i banchi del Governo.

WANDA FERRO (FDI). …ma, soprattutto, quello che voglio chiedere e vorrei sapere da questo Governo, in una terra, in un Mezzogiorno d'Italia dove le aziende non combattono soltanto con la crisi del settore, ma con la carenza delle infrastrutture, con tutto quello che, troppo spesso, diciamo di fare e, poi, non facciamo, che cosa metterà in campo.

Noi di Fratelli d'Italia, che, ancora una volta, non tradiamo gli impegni presi, abbiamo sempre detto che il vero nemico dello Stato, alcune volte, è lo Stato stesso, che le aziende rappresentano quella spina dorsale importante per i nostri giovani costretti ad emigrare, per le nostre aziende, che sono veramente una risorsa importante. Mi auguro che, finalmente, alle parole seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Vinci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2203/147.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. In un provvedimento come questo, che parla di crisi aziendali, non si può che guardare quali sono anche le crisi aziendali che interessano da vicino l'editoria, che interessano un giornale, un quotidiano importante, come il Resto del Carlino, che si trova in una fortissima difficoltà.

Oggi più che mai, in un momento nel quale l'editoria è in difficoltà, perché ci sono notizie, fake news, diramate sui social senza nessun tipo di riscontro, è importante avere un'editoria forte, un'editoria sostenuta anche dal pubblico; non un'editoria di regime, non di partito, ma un'editoria libera, come quella che il Resto del Carlino, a livello nazionale, ha saputo portare avanti in questi anni, in questi molti anni e, soprattutto, anche in sede locale, dove è più difficile la difesa e la parola delle minoranze, di chi vuole portare avanti una propria idea, dove è più difficile raggiungere la grande informazione e portare avanti delle idee che contrastino con quelle della maggioranza.

Per questo motivo, abbiamo presentato un ordine del giorno proprio su questa crisi aziendale: i comitati di redazione del Quotidiano nazionale, il Resto del Carlino e Quotidiano.net hanno proclamato due giorni di sciopero, perché, per chi non ne fosse ancora a conoscenza, a seguito della presentazione del nuovo piano industriale da parte dell'editore Poligrafici Editoriale, che prevede, dal gennaio 2020, una riduzione, 112 esuberi di redattori su 283, che potrebbe essere anche affiancata dall'accorpamento di edizioni e dalla chiusura di varie redazioni, oltre allo smaltimento forzato delle ferie restanti negli ultimi sei mesi del 2020 e 2021, questa crisi aziendale, che riguarda un intero comparto, ma, in particolare, oggi, questo giornale, va a colpire proprio questo settore che sta a noi tutti caro, perché è garantito dalla politica, è garantito anche dalla nostra Costituzione.

Per questo chiediamo al Governo, in un provvedimento come questo e, comunque, negli atti che seguiranno questo provvedimento, di intervenire affinché siano tutelati i lavoratori, ma siano tutelate, soprattutto, la libertà di stampa e la libertà anche di intervenire e di contrastare molte false notizie, perché, altrimenti, se non si salvaguardano dei pezzi importanti di editoria, come il Resto del Carlino è stato in tutti questi anni, non si potrà più garantire una libera informazione. Per questo è importante che anche questo Governo che non gode della nostra fiducia, però non distrugga tutto quello che è stato fatto negli anni passati anche per la tutela dell'editoria e che porti avanti questa battaglia, perché è una battaglia che veramente sta a cuore almeno a questa parte e, crediamo, a tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2203/9.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente, sottosegretario. Dunque, Presidente, come descritto ieri non soltanto dal nostro gruppo ma da tutti i gruppi che hanno partecipato, oltre ad oggi, anche alla discussione generale del provvedimento, quello in esame è un progetto che tende alla cosiddetta - è nel titolo tra l'altro - tutela del lavoro. L'ordine del giorno n. 9/2203/9 da me presentato (a cui noi teniamo particolarmente e a cui tengo particolarmente), parla di coloro che sono oggi in Italia tra i più deboli, Presidente, proprio per l'inserimento nel mercato del lavoro e rispetto anche alle eventuali postume tutele dello stesso. Ovvero questa proposta, l'ordine del giorno, che avevamo già presentato come proposta emendativa in seno ai lavori della Commissione lavoro - ma, ahimè, sappiamo che purtroppo la volontà e le tempistiche della conversione del decreto-legge erano insufficienti purtroppo per cercare di apportarvi alcune modifiche e forse dovevate pensarci -, concerne l'inserimento delle persone con disturbi dello spettro autistico nel mondo del lavoro. La legge in materia, la legge 12 marzo 1999, n. 68, contiene, sì, disposizioni per il diritto al lavoro dei disabili ma si è rivelata ad oggi del tutto insufficiente nel senso che, purtroppo, le persone con disabilità o altre abilità o persone che evidentemente soffrono dello spettro autistico incontrano ancora molta difficoltà nel trovare un'occupazione stabile. Ecco, noi pensiamo che trovare per queste persone un'occupazione stabile sia già una prima risposta a quello che ancora oggi è un tema inevaso in materia, ossia il grandissimo, il profondissimo tema del cosiddetto “dopo di noi” rispetto alle famiglie che un domani non sanno effettivamente, purtroppo, che fine faranno queste ragazze e questi ragazzi. Presidente, attualmente non è prevista alcuna agevolazione per le persone con spettro autistico, per coloro che, evidentemente certificati dall'amministratore di sostegno o dall'assistenza degli stessi familiari, eventualmente possono anche aprire una partita IVA e questo è il contendere dell'ordine del giorno stesso: per queste persone non è prevista alcuna agevolazione rispetto all'avvio di attività. In Italia abbiamo i terroristi rossi, che prendono il reddito di cittadinanza ma non diamo i fondi per le persone con disabilità o per le persone che soffrono di spettro autistico per poter avviare un'attività in proprio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e per poter cercare di gestire sufficientemente la propria vita. L'ordine del giorno, infine, Presidente e sottosegretario, invita l'Esecutivo, anche rispetto alla prossima legge di bilancio, affinché si introducano misure a favore di persone con disturbi dello spettro autistico che avviano un'attività di lavoro autonomo.

Porto un esempio: ho conosciuto qualche settimana fa un'associazione, il cui presidente è la madre di una ragazza che soffre di autismo; questa ragazza, con molta volontà, ha aperto un sito di e-commerce, quindi in un ambiente sufficientemente tranquillo per quanto la riguarda, perché gestiva questo sito di e-commerce direttamente dal computer di casa, quindi anche vicina ai propri familiari. La prima cosa che è arrivata a questa ragazza, purtroppo, sono state le 3.700 euro dell'INPS da pagare prima ancora che ella potesse chiaramente prendere e incassare le fatture derivanti dal suo lavoro. La prima cosa che le sono arrivate sono le 3.700 euro di INPS da pagare. Faccio un piccolo conto: se noi dovessimo avviare circa 5.000 attività di questo tipo per 3.700 euro cadauno rispetto ai contributi previdenziali e assistenziali per un periodo di cinque anni, ecco noi, in cinque anni, spenderemmo sì 92 milioni di euro ma ritengo che la politica giusta sia quella che mette le risorse giuste nel momento giusto e nell'alveo di un'iniziativa giusta. Secondo noi di Fratelli d'Italia questo è un alveo assolutamente corretto dove spendere per i prossimi cinque anni circa 90 milioni che, rispetto al bilancio dello Stato, sono evidentemente una goccia nel mare ma che per queste famiglie e per questi ragazzi potrebbero rappresentare qualcosa di performante nel migliorare le proprie vite (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Tonelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di un provvedimento che, in teoria, dovrebbe essere volto a tutelare il lavoro e dovrebbe cercare di trovare una soluzione alle numerose crisi aziendali aperte all'interno del Mise. Devo dire che il problema, al di là degli intendimenti, sono i comportamenti concreti che noi rileviamo e cosa rileviamo da tali comportamenti concreti. Molte volte nella politica del Governo, che è figlio di grandissime contraddizioni e di conflitti interni, tra sfumature, eccessi di carattere ideologico e pragmatismo irrazionale, ci troviamo di fronte al fatto che abbiamo decine di migliaia di persone che stanno rischiando il posto di lavoro in queste 150 crisi aziendali. Non posso non rimarcare quanto il collega Sasso ha sottolineato prima con riferimento all'Ilva: qui ci troviamo di fronte a chi aveva promesso di risolvere in un batter d'ali il problema, mentre oggi invece ci troviamo che, sia sotto il profilo ecologico sia sotto il profilo del rischio occupazionale, per 14 mila persone ci si trova completamente in alto mare e non si ha nessun tipo di garanzia in proposito. Qui abbiamo decine di migliaia di posti di lavoro, decine di migliaia di famiglie che sono in una condizione di estrema precarietà ma sono soprattutto nelle mani sbagliate di chi, in maniera irragionevole e irrazionale, non sa affrontare, in maniera pragmatica, quelli che invece dovrebbe essere uno dei problemi principali del nostro Paese.

Il caso di cui vorrei parlare, che è un caso molto importante per la realtà territoriale in cui vivo, ossia quella bolognese, è quello della Bio-on, un'impresa di materiale bioplastico, quotata in Borsa, con sede a Bologna, che ha cento dipendenti oltre a quelli che si sono insediati nella appena aperta sezione di Castel San Pietro. La situazione desta parecchie preoccupazioni perché la Bio-on è considerata una specie di stella del mercato AIM, il settore delle piccole e medie imprese della Borsa italiana, ma nel suo dossier Quintessential ha messo in dubbio la sua reale capacità produttiva, ritenendo che la maggior parte dei ricavi derivassero da contratti con società controllate da Bio-on e, quindi, che rappresentassero un modo per manipolare il mercato. Ciò ha portato purtroppo alla crisi aziendale preoccupante perché la procura della Repubblica ha aperto un'indagine e la Guardia di finanza ha sequestrato beni per 150 milioni di euro, ha azzerato i vertici aziendali e sta procedendo per i reati di false comunicazioni sociali e manipolazioni del mercato. Questa è una situazione che va gestita con la massima celerità e con la massima responsabilità. Quello che ci preoccupa - per questo che chiediamo l'impegno al Governo - è proprio la necessità di dover gestire tale situazione affinché le centinaia di dipendenti e le loro famiglie non debbano patire per un'incapacità del sistema, in questo caso del Governo, di affrontare questo tipo di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario, il gruppo di Fratelli d'Italia ha inteso presentare un ordine del giorno dedicato ad una categoria che, dal nostro punto di vista, è stata illusa e maltrattata da un Ministro privo di scrupoli. Naturalmente, il Ministro privo di scrupoli è Luigi Di Maio ma la categoria bistrattata a cui noi facciamo riferimento è quella dei rider. Parliamo di lavoratori che, spesso, sono stranieri, molto spesso sono anche giovani italiani, che sono completamente privi di ogni tipo di tutela, che, spesso, sono sfruttati e che sono quelli che girano, cavalcando bici anche improbabili; ne abbiamo visti alcuni addirittura su monopattini e i più fortunati cavalcano motorini e girano per le nostre città al servizio di questa o di quell'impresa.

Naturalmente tralasciamo lo stato dei mezzi su cui viaggiano. E sono decine di migliaia di persone, le statistiche dicono addirittura probabilmente 50 mila persone, pagate a cottimo, che è un sistema che pensavamo fosse ormai completamente in disuso; sono persone completamente prive di garanzie sotto il profilo sanitario, sotto il profilo delle assicurazioni. Sono quelli che vengono regolarizzati, i più fortunati, con dei contratti, chiamiamoli così, decisamente anomali, decisamente atipici; comunque quando effettuano straordinari, anche laddove gli straordinari sono in regola, sono decisamente malpagati. Insomma, una categoria di lavoratori dei quali peraltro il Ministro Di Maio si era autoproclamato difensore e paladino.

Del resto la letteratura narra che quello relativo ai rider fosse proprio il primo dossier giunto sulla scrivania di Luigi Di Maio, all'epoca Ministro dello sviluppo economico e del welfare: quindi stiamo parlando di ormai un anno e mezzo fa, cioè del giugno 2018. Se non altro, ecco, c'è un fatto positivo: abbiamo dovuto attendere ormai 16-17 mesi, ma soprattutto che a quella scrivania, accanto al dossier, non vi fosse più quel Ministro, cioè Luigi Di Maio; che comunque sta facendo danni in giro per il mondo, quindi non so quale sia la cosa migliore.

Del resto Di Maio aveva promesso soluzioni a giugno 2018, poi procrastinate a settembre 2018, poi a dicembre, poi aveva pensato di inserire qualche norma all'interno di un provvedimento qualsiasi, poi abbiamo sentito parlare del decreto-legge “crescita”, poi di quello del salario minimo che nessuno ovviamente ha mai visto. E del resto noi abbiamo l'esperienza, che è stata ricordata anche da qualche collega, della Whirlpool e soprattutto dell'Ilva di Taranto, che sono due dei dossier aperti e mai chiusi, reiterati, procrastinati dallo stesso Ministro Di Maio; e sono due dossier che manifestano plasticamente anche la capacità e la competenza di un signore che improvvisamente si è trovato a fare il Ministro più potente della Repubblica, con due Dicasteri di straordinaria importanza come lo sviluppo economico e il welfare.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSIO BUTTI (FDI). Ho già terminato il mio tempo, Presidente?

Noi abbiamo allora presentato questo ordine del giorno, che impegna di fatto il committente dei contratti in questione a garantire qualche sicurezza ai lavoratori, cioè un'adeguata formazione anche in materia di sicurezza e di circolazione stradale, e che fornisca allo stesso anche i dispositivi necessari di protezione individuale. Perché vede, la procura di Milano - e poi concludo - ha aperto recentemente un'inchiesta proprio perché gli investimenti a danno di questi lavoratori stanno aumentando esponenzialmente. Noi però abbiamo anche un problema, perché ad ogni investito corrisponde anche, ahimè, un investitore, e nella stragrande maggioranza dei casi l'investitore non ha alcuna responsabilità. È quindi indispensabile che il Governo si impegni alla formazione, per quanto riguarda il codice della strada ed il suo rispetto, di questi rider (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavandoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Presidente, intervengo con un ordine del giorno che riguarda il provvedimento di cui trattiamo, la conversione in legge, che doveva recare disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali; doveva recare perché di disposizioni sulla tutela del lavoro e le crisi aziendali abbiamo letto ben poco, non ultimo l'abrogazione della norma che poteva dare un futuro a Taranto e poteva dare un futuro all'Ilva.

Io volevo sottolineare e portare all'attenzione del Governo la situazione del gruppo Ferrarini. Il gruppo Ferrarini è un gruppo eccellente, una delle nostre eccellenze dell'agroalimentare, la conosciamo tutti: compriamo il prosciutto cotto nei supermercati. Ci sono 800 dipendenti di questo gruppo, che comprende tre catene produttive e si suddivide, appunto, nel Gruppo Ferrarini e Vismara e poi nella Società agricola Ferrarini: è stata una riorganizzazione aziendale relativamente recente.

La situazione è sotto procedura concordataria aperta presso il tribunale di Reggio Emilia; ripeto, sono in tutto 800 dipendenti. Sono stati già tenuti due incontri a quei tavoli di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico istituiti dal Ministro Di Maio, e purtroppo non hanno portato grosse soluzioni: tant'è vero che questi incontri sono serviti semplicemente a capire la situazione dei lavoratori, in questi incontri con i sindacati e con la proprietà.

Ci fu chiesto, a noi parlamentari eletti sul territorio, di occuparci di questa situazione; adesso la situazione è decisamente preoccupante, Presidente, perché è il Gruppo Ferrarini ha un contratto di solidarietà per i lavoratori della Ferrarini di Rivaltella, in provincia di Reggio Emilia, e di Lesignano Bagni, e la cassa integrazione straordinaria per quelli della Vismara di Casatenovo, in provincia di Lecco.

Nel frattempo il 6 novembre prossimo il tribunale di Reggio Emilia aprirà un procedimento di revoca di ammissione al concordato preventivo relativamente a Vismara: a questo punto per i lavoratori di Casatenovo vi è il rischio concreto del fallimento della società. Per le altre due società Ferrarini resta aperta una manifestazione d'interesse e quindi potrebbe andare in porto quello che era il concordato.

Io chiedo che il Governo con il tavolo di crisi - la cui riunione è peraltro convocata il 12 novembre prossimo - si attivi per una soluzione a salvaguardia dei livelli occupazionali; e vorrei che promuovesse la ripresa di queste aziende che fanno capo al Gruppo Ferrarini (comunque si tratta di aziende che erano sane e che hanno subito una gestione probabilmente sbagliata, collegata ad investimenti sbagliati, in quanto erano azionisti di banche venete che hanno avuto un esito assolutamente infausto) e per quello che riguarda i livelli occupazionali, che sono da tutelare. Vorremmo quindi finalmente che il Governo si impegnasse ad adottare ogni utile iniziativa per salvaguardare le eccellenze produttive del nostro Paese, ma anche, visto che si sta lavorando solo con i decreti-legge, ad approvare provvedimenti che effettivamente servano per tutelare le imprese in crisi e possano riportare le aziende ad essere operative e quindi a continuare a dare lavoro ai loro dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, presento l'ordine del giorno che ho annunciato in dichiarazione generale.

Parto dal Porto Canale: un Porto Canale che è stato distrutto dalla decisione dello scorso Governo di rinnovare dei vincoli su una spiaggia inesistente, vincoli paesaggistici. Con me c'erano anche dei deputati del PD, all'epoca opposizione, che protestarono contro il Ministro a 5 stelle. Peccato che i vincoli siano stati confermati anche dal Presidente Conte, recentemente, il “Conte bis”, venuto a Cagliari a ribadire agli operai che protestavano e chiedevano spiegazioni che lui non può fare niente, quei vincoli resteranno. E il Porto Canale è deserto, per dei vincoli su una spiaggia inesistente.

Ci sono dei soldi della Sardegna. Ho protestato: perché certo mi fa piacere, gli operai e le loro famiglie respireranno, ma sono gli ennesimi soldi per un lavoro che non c'è più. Aziende che non possono ripartire perché ci manca il metano, metano che questo Governo ci vuole negare, essendo la nostra l'unica regione che non è metanizzata in Europa. La dorsale è un progetto vecchio, ci dicono; l'elettrodotto, l'elettrodotto che viene dalla Sicilia: un progetto utile ma che non serve per abbassare i costi dell'energia nel Sulcis, una terra povera che è stata inquinata da tanti anni e che spera ancora in uno sviluppo industriale. Però ci viene negato, ci viene negato da questo Governo!

Parlo di Ottana, parlo di Porto Torres. E perché intervengo presentando un ordine del giorno? Perché forse non mi ascolterà nessuno qui dentro, però mi ascolteranno fuori, perché in Sardegna ci sarà qualcuno: potranno ascoltare che c'è qualcuno e credere ancora nella politica che li rappresenta.

Non i 5 Stelle, che continuano a latitare in Sardegna; non il PD, che è uscito fuori dal Governo Pigliaru, dal Governo regionale, e che ci ha negato quelle battaglie che più ci tengono uniti: la zona franca, le bonifiche, gli accantonamenti, quei soldi che la Sardegna ha ottenuto da un ricorso contro lo Stato e che il Governo Conte ha impugnato nuovamente in tribunale.

Quei soldi che chiediamo per il nostro sviluppo, per autodeterminarci, perché io, sì, sono dei Fratelli d'Italia, ma sono anche un sardo, che qui mi lasciano libero di portare avanti le nostre battaglie senza vincoli di partito, senza vincolo di ideologia o di schieramento, quindi lo faccio liberamente, e chiedo interventi per riconvertire le centrali ENEL, alcune delle quali chiuse, perché vanno a carbone, perché vanno a olio, perché sono inquinanti. Noi in Sardegna non possiamo neanche più utilizzare il carbone, perché al di là delle decisioni dell'Unione europea, il Governo ha voluto anticipare: non potete più usare il carbone. Che cosa utilizziamo? Niente, perché il metano, ritorno a dire, ci è stato vietato dalla decisione del Governo: niente metanodotto in Sardegna. Allora noi portiamo avanti delle battaglie, come la battaglia sulla zona franca. Un'illusione? Le altre isole del Mediterraneo le stanno portando avanti, le stanno ottenendo, noi in Sardegna no. Noi in Sardegna non possiamo averle, perché dobbiamo recintare il territorio dove viviamo, ma qual è il recinto più grande e più forte, se non quello del mare, quel mare bellissimo, che per noi è anche un ostacolo, perché le merci non possono transitare, non possono andare come vogliono e come accade nelle altre regioni italiane? I trasporti che non funzionano, quella continuità che domani non mi permetterà di tornare a casa, perché i voli sono pieni e sono pochi; la crisi di Alitalia, la crisi di Air Italy, che sta vendendo e noleggiando gli aerei ai bulgari: tutte notizie che forse qualcuno non vi riporta, che qualcuno non vi dice dalla Sardegna, perché nei TG nazionali, essendo noi pochi, non vengono riportate. Allora approvate, abbiate il coraggio di approvare quest'ordine del giorno, un impegno, e dimostrate che questo Governo, quando ha fatto le sfilate in Sardegna, ci teneva veramente. Non bastano gli articoli di giornale di qualche deputato della maggioranza che rivendica, che si fa sentire, in maggioranza le cose bisogna farle, non bisogna annunciarle, bisogna farle coi propri ministri. Abbiate il coraggio di ascoltare e di aiutare la Sardegna, perché poi i voti bisogna guadagnarseli, il consenso bisogna ottenerlo con i fatti. Questi sono i fatti, non proposte campate per aria. Sono proposte che ci permettono di vivere e sopravvivere, ma soprattutto di sviluppare il nostro futuro, perché troppi sardi sono emigrati per l'inerzia della politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Murelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, voglio intervenire su quest'ordine del giorno per illustrare la grande crisi aziendali che ha colpito la Selta Spa, una delle tante 180 aziende i cui tavoli di crisi sono aperti al Mise e per cui noi parlamentari piacentini sollecitiamo da tempo una soluzione. L'azienda occupa circa 300 dipendenti, con diverse sedi sul territorio nazionale, tra cui una di queste sul mio territorio, Roveleto di Cadeo. L'azienda è un'azienda tecnologica italiana che opera nell'ambito delle infrastrutture critiche nazionali, con 45 anni di esperienza nel settore dell'automazione, delle telecomunicazioni e del cyber security, collaborando con il Ministero dell'Interno, della Difesa, con aziende importanti come Telecom Italia, Terna, Enel e Ferrovie dello Stato, per cui è un'azienda altamente strategica per il nostro Paese. La crisi è dovuta soprattutto a scelte scellerate, con un passivo di 47 milioni di euro che non possono e non devono essere pagate dai lavoratori. Certo, con il decreto del tribunale di Milano dello scorso aprile sono stati indicati tre commissari giudiziali, a giugno lo stesso tribunale ha decretato l'apertura della fase di amministrazione straordinaria, e ad agosto i commissari hanno depositato il programma della procedura con la cessazione dei complessi aziendali, riconoscendo le professionalità presenti in un'azienda importante con un asset da valorizzare, specialmente in un mercato innovativo come quello delle infrastrutture strategiche. Notizie di giornale danno i commissari al lavoro con i dipendenti per recuperare il mercato, i clienti e i partner, ed hanno la partecipazione alla fiera di Giakarta, ma questo non basta, quindi chiedo a questo Governo di adottare ogni concreta iniziativa per salvaguardare i livelli occupazionali interessati dalla crisi della Selta, ma soprattutto di scongiurare l'ipotesi di parziali cessioni dell'attività aziendale, cosa che si vocifera, perché precluderebbero la fine di un'eccellenza innovativa e strategica del nostro Paese.

Chiedo azioni concrete a questo Governo, non come avete fatto con l'Ilva, abrogando direttamente l'articolo, in questo decreto che ha solo nel titolo la risoluzione di crisi aziendali ma non ha una visione o propone uno strumento per risolvere nemmeno uno dei 180 tavoli di crisi aperti. Chiedo quindi di dimostrare che questo Governo non è un Governo delle poltrone, non è un Governo di incapaci, ma un Governo che faccia veramente qualcosa per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che vado ad illustrare ha come oggetto la crisi del Mercatone Uno. Abbiamo attualmente - ed è risaputo - in carica tre nuovi commissari, incaricati dal Ministero per gestire quest'amministrazione straordinaria di questo colosso della vendita di mobili ed elettrodomestici. Siamo tutti a conoscenza del flop della gestione precedente, che aveva affidato l'azienda alla Shernon Holding Srl, fallita nel giro di nove mesi accumulando circa 90 milioni di euro di debiti e lasciando oltre 1.800 lavoratori senza prospettive. Ed è proprio di questi lavoratori che si vuole occupare Fratelli d'Italia, con questo ordine del giorno. Specifico che l'attenzione di quest'ordine del giorno è sul Mercatone Uno di Cesano Maderno, in Brianza, dove ci sono 52 dipendenti che dal 25 maggio 2018 si trovano in cassa integrazione ed hanno, con un accordo effettuato anche coi sindacati, ridotto il loro stipendio proprio per cercare di aiutare, di collaborare per superare la crisi dell'azienda e per continuare a lavorarci. Purtroppo, nonostante questo sforzo che è stato fatto dai lavoratori, non ci sono state delle finalità positive, anche se resta meritoria l'iniziativa dell'amministrazione straordinaria, che ha cercato di trovare un acquirente a questo storico marchio e che dovrà garantire di rimanere aperto almeno per un biennio. Ma la problematica, l'impegno che si chiede al Governo è proprio quello relativo allo stipendio dei lavoratori. Nella gestione della crisi aziendale appare evidente, come richiesto dai lavoratori, che c'è stata un'integrazione, che va integrato il reddito per far tornare le buste paga dei lavoratori alle condizioni precedenti. Bisogna calcolare la cassa integrazione guadagni straordinaria non sullo stipendio ridotto - perché erano stati ridotti, ricordiamoci, per una finalità ben precisa che poi non si è concretizzata - ma va calcolata sulla base antecedente. Quindi, chiediamo, ci auguriamo - ma siamo quasi convinti che il Governo non potrà non accogliere quest'ordine del giorno - di individuare le risorse necessarie per retrocedere i contratti di lavoro, ripristinando le condizioni precedenti la cessione di Mercatone Uno a Shernon Holding, per liberare dalla povertà 1.860 lavoratori, destinati altrimenti a percepire molto meno di quello che era stato stabilito. Quindi, anche nella operosa Brianza ci sono operai che soffrono, che hanno bisogno di impegni del Governo, e soprattutto di essere sollevati da questa ingiustizia che, se fosse confermata, sarebbe davvero un atto contrario ai principi di tutela dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Piastra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

CARLO PIASTRA (LEGA). Presidente, questo è un provvedimento che dovrebbe occuparsi della tutela del lavoro e della risoluzione delle crisi aziendali, non mi sembra però che i temi più importanti siano stati trattati: della contraffazione, della tutela dei lavoratori, del rilancio dei centri storici, nulla di questo è stato trattato. Prima il collega Sasso giustamente poneva l'attenzione sull'Ilva: anche qui, il Governo, oltre che qui in Aula, ci ha voltato le spalle, ma è il meno, l'ha fatto a tanti lavoratori che aspettano reali risposte a una situazione veramente di disagio.

Nel territorio del bolognese, in cui risiedo, ci sono diverse realtà in difficoltà, dalla Breda Menarini a La Perla, purtroppo anche la situazione di cui tratta quest'ordine del giorno, che è la situazione della Nike di Casalecchio.

La Nike - la conosciamo tutti - è una azienda, una multinazionale, che produce calzature, abbigliamento e accessori sportivi, che chiuderà entro luglio 2020. In soli dieci anni Nike Italia è passata da 250 dipendenti bolognesi del 2009 ai trenta attuali; ora questi dovranno probabilmente trasferirsi a Milano oppure subiranno la perdita del posto di lavoro. Sembra, peraltro, che, per chi dei trenta dipendenti fosse impossibilitato a trasferirsi a Milano, la sola opzione sarebbe quella delle dimissioni volontarie, che non garantiscono alcuna copertura reddituale da ammortizzatore, giacché occorrono meno di 80 minuti di viaggio per raggiungere Milano. Mancano i presupposti, quindi, per le dimissioni per giusta causa.

La logica puramente numerica e di larga scala delle multinazionali non può sempre e comunque prevalere su un generale diritto di tutela dei lavoratori e delle rispettive famiglie. Pertanto, con il presente ordine del giorno, chiediamo un impegno del Governo ad avviare, qualora non fosse già stato istituito, un tavolo istituzionale di confronto con la partecipazione dei vertici aziendali delle rappresentanze sindacali e delle istituzioni locali, al fine di valutare tutte le possibili misure a salvaguardia dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Baldini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. È un ordine del giorno per chiedere al Governo adeguate iniziative per la tutela del settore lapideo del distretto Apuo versiliese, per intenderci, il famoso marmo di Carrara. È un ordine del giorno per chiedere proprio di salvaguardare sul territorio la filiera produttiva del marmo, la filiera che parte dall'estrazione alla trasformazione, fino alla lavorazione finalizzata proprio alla produzione del prodotto finito. La vendita dei blocchi grezzi all'estero, secondo le statistiche del primo semestre del 2019, è per i blocchi grezzi di 641,314 milioni di euro, contro i 349,916 milioni per i marmi lavorati. Quindi, il valore del marmo grezzo esportato è il doppio rispetto al materiale del marmo lavorato sul territorio. Questo è assurdo, perché stiamo regalando fatturato ad aziende estere, soprattutto cinesi, che usano la nostra risorsa primaria, il nostro eccellente marmo, per sviluppare e creare lavoro con materia di prima qualità proprio nel nostro Paese, contrariamente a quello che accade, dove viene estratta la materia prima, dove viene venduta a un costo basso rispetto al suo valore.

La filiera del marmo è per il territorio e per tutta l'Italia una realtà importantissima dal punto di vista produttivo e occupazionale, oltre a rappresentare un orgoglio italiano per l'eccellenza qualitativa del marmo e per il valore aggiunto dell'artigianalità e dell'innovazione aziendale, che da sempre il settore è stato capace di esprimere. Ci tengo molto a sottolineare che questi aspetti rappresentano un grande valore sul territorio, anche dal punto di vista storico e dal punto di vista culturale, un valore identitario che rende le persone del luogo orgogliose delle proprie capacità lavorative, artigianali e artistiche, che nel tempo hanno consolidato attraverso il loro lavoro, un lavoro molto difficile e molto pesante; persone che sanno bene che, una volta persa la filiera del marmo, si perde tutta quella difficile faticosa cultura, che ha reso noto nel mondo quella zona del nostro Paese. Si perde la qualità del prodotto made in Italy, di quel prodotto che è conosciuto e apprezzato nel mondo, grazie alla cultura e al lavoro di chi veramente lo conosce e di chi ha saputo tramandarlo, di generazione in generazione. Questo significa amare, far lavorare e valorizzare il territorio, significa proprio volere rappresentarlo per la propria specificità, nel rinnovamento e nel rispetto della cultura che permette alle persone di poter vivere bene.

La Cina, con la sua potenza commerciale ed economica, compra marmo grezzo anche da altri mercati, come Turchia, Egitto e Iran e mi chiedo come si farà poi a parlare di marmo pregiato, se quel marmo bianco, scelto da Michelangelo e dai più grandi scultori del mondo, architetti e operatori del settore che sono andati e continuano ad andare in quei luoghi, per acquistarne i prodotti e conoscerne anche i segreti…se troveranno quel marmo come prodotto finito più all'estero che in Italia, paradossalmente, dove viene estratto. Chiedo al Governo di intervenire con adeguate iniziative per salvaguardare questo distretto del marmo, proprio con i relativi livelli occupazionali e produttivi, consentendo nel contempo la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e culturale, legato proprio alla storia di quel territorio, patrimonio di lavoro e di bellezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Tomasi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

MAURA TOMASI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Direi che, uno dopo l'altro, questi ordini del giorno snocciolano il grande problema della crisi aziendale italiana. Mi sembra di vivere veramente, come si suol dire, una Caporetto.

Io oggi illustro questo ordine del giorno, che riguarda un'altra industria metalmeccanica, la Demm. Ricordiamo che Demm Spa è uno stabilimento industriale che opera a Porretta Terme. Vorrei evidenziare che questa industria occupa 191 lavoratori, ma ciò che maggiormente bisogna prendere in considerazione è che Porretta Terme vive prevalentemente su questa azienda. Gli abitanti di Porretta Terme sono 4.700 e 191 lavoratori significa far perdere a questo territorio tutta la sua capacità lavorativa.

Che cosa è successo? La Demm, che faceva parte del gruppo Paritel, a seguito del fallimento, è stata sottoposta ad amministrazione controllata, e fin qui può andare tutto bene, se non fosse che questa azienda è stata posta naturalmente in vendita, così come prevede la normativa; la vendita è stata accolta da un'azienda tedesca, la quale attraverso la propria controllata, la Svc Srl, ha formalmente presentato una manifestazione di interesse. L'accordo però prevedeva che in questa manifestazione di interesse 170 lavoratori avrebbero dovuto continuare a lavorare; 40 di essi avrebbero abbandonato per propria scelta, perché sarebbero stati a zero ore, perché in uscita volontaria, ma per gli altri avrebbero dovuto quantomeno fare un gruppo di lavoro, un turno di lavoro, che consentisse l'occupazione di tutti questi 170 dipendenti. Peccato, però, che oggi, così come ci dicono i sindacati, di questi 170 dipendenti soltanto 50, a turnazione di 25, sono occupati, mentre gli altri sono privi di lavoro e privi di reddito. Ma c'è di più. La Svc Srl., che tra l'altro, appunto, ripeto, è una controllata della holding tedesca, sta pure chiudendo un altro stabilimento a Varese, con la perdita di altri 174 posti di lavoro. Chiedo, pertanto, che il Governo si impegni in questo senso a cercare davvero delle soluzioni, ma soprattutto che questi tavoli, numerosi tavoli aperti, abbiano un risvolto positivo e che non siano semplicemente aperti per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Ciaburro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

MONICA CIABURRO (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo disegno di legge vuole trovare disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e anche per la risoluzione dei tavoli di crisi aziendali che, come è già stato segnalato, sono tantissimi in Italia, ormai da troppo tempo. Ultimamente se ne è aperto un altro, che riguarda la Mahle, che ha una sede a Saluzzo e un'altra a La Loggia. Già dal 24 di ottobre ultimo scorso è iniziata la procedura di licenziamento; un fulmine a ciel sereno, perché non era stata preannunciata, anzi avevano dato garanzie di rimanere quantomeno fino al 2021-2022.

Questa crisi e questa procedura di licenziamento coinvolge 453 dipendenti, di cui 244 nella sede di La Loggia e 209 a Saluzzo, in provincia di Cuneo, con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Si tratta dell'ennesima crisi industriale in una regione, il Piemonte, dove si concentrano oltre un terzo delle imprese della componentistica auto made in Italy. È una crisi, quella dell'automobile in Piemonte, la cui produzione è calata dell'80 per cento in dieci anni, che non si arresta e che dopo l'ex Embraco, la Olisistem e la Lear, non ha risparmiato nemmeno la Mahle.

Il Governo sembra non accorgersi della profonda crisi del settore diesel e, dopo essersi schierato apertamente contro quest'ultimo, non si è curato affatto di incentivare delle alternative. La Mahle, che a quanto pare ha deciso di trasferirsi in Polonia, è una delle tante multinazionali che sono solite operare per anni nel nostro Paese e, nel momento in cui le condizioni economiche non sembrano essere vantaggiose come un tempo, o comunque, sono più vantaggiose altrove, decidono di delocalizzare e spostare la produzione all'estero, con buona pace dei lavoratori e delle loro famiglie. Le istituzioni sono rimaste troppo spesso a guardare questo fenomeno, senza provare in alcun modo a porre un freno a queste delocalizzazioni.

È arrivato il momento che il Governo agisca e metta in campo tutti gli strumenti possibili per scongiurare nuove delocalizzazioni di aziende site in Piemonte, come in tutto il territorio nazionale, anche in relazione alla possibile fusione fra FIAT-Chrysler e Peugeot e, quindi, alla logica possibilità della chiusura di nuovi stabilimenti e alla perdita di nuovi posti di lavoro.

L'articolo 4 della Costituzione riconosce il diritto al lavoro a tutti i cittadini ma, soprattutto, promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Sembra che il nostro Governo, invece, crei le situazioni e le condizioni affinché si vada altrove, perché è più conveniente, perché è più vantaggioso. Un esempio preciso rispetto alla Mahle è che un pistone se in Italia, nelle sedi di cui ho parlato, costa 12 euro in Polonia ne costerebbe solo 7; se un lavoratore in Italia prende uno stipendio medio di 1.400 euro in Polonia ne prenderebbe 600, e sto parlando di un'azienda che non ha i bilanci in default, in crisi e quant'altro, anzi sono assolutamente attivi. Per cui, non è una crisi vera e propria, ma è una strategia aziendale.

Quindi, questo ordine del giorno chiede al Governo, appunto, di mettere in campo tutti quei provvedimenti e quelle misure che concretamente possano fermare e arginare questo licenziamento in corso ma, soprattutto, di andare a definire e a stabilire delle condizioni che possano rendere agli imprenditori che operano in Italia ancora possibile il lavoro, in un mercato che diventa quasi sempre un mercato che non è competitivo rispetto ad altri e, soprattutto, mette in condizioni di sfavore quelli che operano in Italia e che, quindi, cercano di delocalizzare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Blindare questo provvedimento - che, insomma, ha un titolo ambizioso: “(…) per la risoluzione delle crisi aziendali” - è un gravissimo errore. È un grave errore anche per quello che è il nostro compito, perché come rappresentanti di comunità, come rappresentanti dei territori, noi abbiamo il dovere in quest'Aula di raccontare le problematiche del nostro territorio e di impegnarci in tutti i modi, in ogni modo legittimo e democratico, per rappresentare le istanze delle nostre comunità e cercare di portare a casa qualche risultato. Non lo possiamo fare: non abbiamo potuto presentare emendamenti, non abbiamo potuto rappresentare le istanze dei territori e possiamo soltanto limitarci a presentare degli ordini del giorno. Ecco, io mi auguro che gli ordini del giorno che abbiamo presentato come Fratelli d'Italia, due di questi in particolare, quelli che mi accingo rapidamente a descrivere, siano presi davvero seriamente in considerazione. Uno, generico, sulle problematiche dei paesi colpiti dal sisma, perché nel “decreto terremoto” non potremo parlare di aspetti economici, perché questo ci è già stato detto, e pensavamo che questa potesse essere l'occasione per dire che per le aziende che stanno all'interno del cratere e che vivono delle crisi aziendali, per quelle aziende ci deve essere - ci dovrebbe essere - un'attenzione maggiore.

E poi, volevamo parlare della crisi del nucleo industriale di Rieti. Noi abbiamo oltre 500 persone che rischiano il posto di lavoro e la crisi di questa provincia è una crisi anche strutturale. Abbiamo presentato una serie di emendamenti per cercare di avere un collegamento migliore con la capitale, ma sono stati sistematicamente bocciati. Insomma, volevamo parlarvi di questa provincia e non lo possiamo fare se non attraverso un ordine del giorno.

Vede, Presidente, io non mi sento tranquillizzato dall'intervento del rappresentante del neopartito di Renzi che ha detto che finalmente non c'è un Governo che parla per slogan. Per la verità, a noi non piaceva nemmeno il precedente Governo, ma ricordo al collega che chi parlava per slogan oggi fa il Ministro degli Affari esteri e chi parlava per slogan fa ancora il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché visita sistematicamente i luoghi colpiti dal sisma e ripete, come ha ripetuto recentemente, per la quarta volta, che è tutto fatto e che a breve la soluzione della ricostruzione, così come quella delle crisi industriali, vedrà finalmente la luce.

E poi volevo, per ultimo, parlarvi di un gruppo di lavoratori, i quarantatré lavoratori della Elexos, ex Schneider. Chiedo l'attenzione del sottosegretario Morani perché su questo per davvero vorrei che si andasse oltre l'ordine del giorno.

Questi quarantatré lavoratori hanno investito, pensi, il loro TFR, hanno investito le loro indennità, hanno investito oltre 3 milioni di euro per salvare l'azienda. La loro problematica è ferma nell'ennesimo tavolo al MISE. Io credo che di fronte a questi sforzi, di fronte alla volontà di salvarsi il posto di lavoro, la volontà di lavorare a tutti i costi e di salvare l'azienda, una politica seria debba fare di più. Dobbiamo fare di più, dobbiamo andare oltre l'ordine del giorno, dobbiamo andare oltre quello che può essere semplicemente la corresponsione di un'indennità a stretto giro, dobbiamo avere la capacità di mettere in campo strategie e una visione. Ecco, da questo punto di vista io mi auguro, onorevole Morani, che ci sia la disponibilità del Governo. Da parte nostra, c'è la massima collaborazione, c'è la massima disponibilità per dimostrare che la politica, quando vuole, sa scrivere delle belle pagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Cestari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

EMANUELE CESTARI (LEGA). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno voglio portare all'attenzione del Governo, in tema di crisi aziendali, il caso dell'ex Magneti Marelli, ex perché oggi si chiama solo Marelli da quando, a maggio, è stata ceduta ai giapponesi del gruppo Calsonic Kansei, un'azienda, come sappiamo, leader nel settore della fornitura di prodotti e componentistica ad alta tecnologia per l'industria automobilistica. Nelle scorse settimane la proprietà giapponese ha annunciato, però, la cassa integrazione per 910 lavoratori e consideriamo che la pianta organica completa ne prevede 1.150. Quindi, quasi la totalità di tutti i lavoratori sono stati collocati in cassa integrazione ordinaria, in questo momento per tredici settimane.

Sin dall'acquisto della proprietà giapponese i sindacati lamentano la mancanza di un piano industriale convincente sul futuro aziendale, specie in un momento delicato come quello che sta vivendo il settore dell'auto. Il timore è che la richiesta della cassa integrazione possa rappresentare un primo segnale di disimpegno della nuova proprietà nel nostro Paese. Ricordo anche altresì che è depositata una nota di sindacato ispettivo tuttora ignorata dal Governo e, quindi, con questo ordine del giorno chiedo almeno al Governo di valutare l'opportunità di convocare in tempi rapidi un tavolo istituzionale con l'azienda, al fine di verificare la sussistenza di una strategia aziendale idonea nel medio e lungo periodo e, soprattutto, per salvaguardare i livelli occupazionali di questa realtà produttiva.

Vede, Presidente, e concludo. Il tema delle crisi aziendali ovviamente è un tema delicato e importante che troppo spesso negli ultimi anni vede partecipi le cronache italiane. Abbiamo multinazionali, portatori di interessi e capitali esteri che vengono e acquistano le nostre aziende per poi farsi di nebbia, nebulizzarsi, sparire e mettere i nostri dipendenti in cassa integrazione. Quantomeno si richiede - e io credo che sia doveroso, dal punto di vista del Governo richiedere – almeno un tavolo e capire le intenzioni in questo caso per salvaguardare questi dipendenti della prestigiosa Magneti Marelli, oggi Marelli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Varchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per raccontare una crisi che è poi la storia di una generazione, una generazione che ha dovuto sopportare che il precariato diventasse certezza, una generazione che spesso ha trovato come unico impiego quello dei call center. E anche il settore dei call center non è risparmiato dalla crisi. Infatti, solo in Sicilia ci sono a rischio 20 mila posti di lavoro. Almaviva, con le sue sedi a Palermo, Catania, Napoli e Milano, fa parte del quinto gruppo privato italiano al mondo.

A Palermo ci sono centinaia e centinaia di donne e uomini che su questo lavoro hanno costruito la propria vita, hanno costruito la famiglia, nell'impossibilità di trovare qualcos'altro, di trovare qualcosa di meglio. Questo settore è stato profondamente colpito dalle delocalizzazioni, dalla concorrenza sleale in materia di costo del lavoro. Oggi i lavoratori di Almaviva Palermo ricevono sostegno tramite un fondo di integrazione salariale, che tuttavia è in scadenza il prossimo 30 novembre, e si spera che a dicembre arrivi qualche mese di cassa integrazione. Nel tempo abbiamo ascoltato tantissimi esponenti politici, perché questa vertenza va avanti ormai da anni, anche tra le file dell'attuale maggioranza, che questa sera sono vuote, ma in passato alcuni di loro…sono quasi vuote, vedo che l'onorevole Fiano si sbraccia, quindi diamo atto della presenza dell'onorevole Fiano.

Molti di loro, quando si sono trovati a Palermo e in altre città che ospitano le sedi di Almaviva, hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori. E allora credo che, se quella non era una solidarietà pelosa, ma la solidarietà di chi realmente vuole fare qualcosa, quel momento sia adesso. E allora, con la collega e presidente del mio partito Giorgia Meloni, con il collega Ciro Maschio, vogliamo proporre al Governo degli impegni molto semplici a sostegno dei lavoratori di Almaviva, affinché vi siano delle pronte soluzioni di riqualificazione e di riconversione anche attraverso lo studio delle nuove tecnologie, la formazione ad hoc per questi lavoratori. Vogliamo che si intervenga una volta e per tutte per arginare il fenomeno devastante del dumping salariale, della delocalizzazione, che, unita ad una contrazione dei volumi, all'aumento del costo del lavoro e alla riduzione delle commesse - si pensi alle grandi società di telecomunicazioni - sta distruggendo questa realtà.

In una sola parola, noi chiediamo al Governo, anche attraverso un'opera seria e concreta per fare chiarezza sui volumi di traffico che vengono delocalizzati all'estero (e ne siamo tutti testimoni ogni giorno, ogni qualvolta proviamo a contattare questi gestori attraverso i nostri telefoni cellulari) pochi impegni, ma che siano concreti, per risolvere il problema di chi già ha dovuto sopportare troppo a lungo, come i lavoratori di Almaviva, un lavoro spesso precario, ma che era l'unica alternativa per non lasciare la propria terra. E allora lo dico da siciliana, da palermitana, che vede moltissimi coetanei e anche persone meno giovani che ormai da anni lavorano in questa realtà e che rischiano di vedere con un colpo di spugna, o, peggio, per la colpevole distrazione di una maggioranza di Governo, cancellata ogni speranza per il futuro in merito a questo impiego.

E allora, se è vero, e io personalmente ci credo poco, che questo decreto può risolvere le grandi crisi aziendali, le grandi vertenze che il nostro Paese si trova ad affrontare sulla pelle di decine di migliaia di lavoratori, che almeno si pensi anche ai lavoratori di Almaviva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Galantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, voglio farle notare che si parla di imprese, si parla di lavoratori, ma, a parte la Lega e Fratelli d'Italia, quest'Aula è praticamente vuota (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Comunque questo ordine del giorno arriva dritto dalla mia terra, in Puglia, perché vede, Presidente, non c'è solo Whirlpool tra le multinazionali che minacciano di lasciare a casa centinaia di lavoratori. Oggi si sente parlare…

PRESIDENTE. Colleghi!

DAVIDE GALANTINO (FDI). Posso parlare? Grazie.

PRESIDENTE. Prego, continui.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Dicevo, non c'è solo Whirlpool tra le multinazionali che minacciano di lasciare a casa centinaia di lavoratori. Oggi si sente parlare solo di questo, e mi dispiace, perché tra tantissime aziende in crisi c'è anche Bosch dello stabilimento di Modugno, che ha annunciato 620 esuberi. Ora, questo stabilimento rappresenta per numero di occupati la seconda industria pugliese dopo l'ex Ilva di Taranto; quindi a rischio ci sarebbero un terzo dei 1.840 dipendenti del sito, che corrispondono a un decimo della forza lavoro complessiva di Bosch Italia. La vertenza va avanti da anni e i lavoratori sono da mesi con contratti di solidarietà. Il 27 giugno scorso al Mise si è svolto l'incontro riguardante la società appartenente al gruppo Bosch, a cui hanno partecipato diverse sigle sindacali, nazionali e territoriali. Il 30 giugno successivo da un comunicato del MoVimento 5 Stelle in Puglia abbiamo appreso, attraverso organi di stampa, una notizia rassicurante, almeno apparentemente.

La cito testualmente: è stato avviato il piano di investimenti di circa 40 milioni di euro nei prossimi anni e tutto dovrebbe consentire di ridurre il numero di esuberi previsti entro il 2022. Continuiamo a lavorare per ridimensionare gli esuberi, i lavoratori hanno già fatto troppi sacrifici.

Bene, benissimo, bellissime parole, bla, bla, bla, ma nel frattempo è calato il silenzio e sono passati dei mesi. Un dipendente dello stabilimento ha avuto un malore a causa della pressione a cui è sottoposto nel luogo di lavoro, e posso capirlo, visto che gli operai ogni mese perdono circa 500 euro al mese a causa delle giornate di solidarietà. Chiedo, quindi, al Governo di impegnarsi seriamente a risolvere la questione, perché dietro questi numeri ci sono delle famiglie che devono combattere per arrivare a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

TOMMASO FOTI (FDI). Ultimo intervento della serata, signora Presidente, per quanto mi riguarda, perché oggi ne ho svolti parecchi. Mi permetto di rilevare che il nostro ordine del giorno n. 9/2203/5 è il primo che si occupa del problema di Selta, un'azienda leader nel settore della cyber security, che aveva un floridissimo mercato e che peraltro si è trovata in una grave situazione di crisi, con un'esposizione debitoria di oltre 47 milioni di euro, per una gestione non oculata da parte della proprietà e del consiglio di amministrazione di riferimento. Noi abbiamo chiesto più volte al Governo precedente a questo di seguire la vicenda e dobbiamo dire che effettivamente qualcosa si è mosso. Purtroppo le questioni che noi abbiamo posto non sono ovviamente allegre, perché la situazione è quella di un'azienda in amministrazione straordinaria e anche la relazione dei commissari giudiziali lascia fondate preoccupazioni, se non altro perché, al di là del know-how e delle capacità dei suoi dipendenti, l'azienda deve avere delle commesse che nel corso di questa situazione di stand by si sono perse, e quindi vanno recuperate.

Ciò nonostante, l'ultima relazione consegnata lascia da parte dei commissari giudiziali uno spiraglio per una possibile ripresa dell'attività, non solo dell'azienda, ma della capacità dell'azienda di stare sul mercato. Allora noi chiediamo innanzitutto che quel tavolo che era stato aperto su richiesta del gruppo di Fratelli d'Italia e che aveva avuto poi, il 7 maggio, la sua prima convocazione non venga abbandonato, ma venga seguito da parte anche del presente Governo, almeno per quanto sta in carica, al fine di monitorare la situazione che, torno a ripetere, rimane delicata.

La seconda richiesta che ci sembra doverosa è chiedere al Governo che, al di là del monitoraggio, che deve essere effettuato, dell'attività dei commissari giudiziali, vi sia una sollecitazione per quanto riguarda l'espressione del parere del comitato di sorveglianza, che è indispensabile per completare l'istruttoria da parte del Ministero, finalizzata, in ultima analisi, all'esecuzione del programma presentato da parte della procedura e, quindi, dei commissari giudiziali.

Noi, quindi, facciamo appello al Governo perché non soltanto accolga pienamente questo ordine del giorno, ma vi dia concreta attuazione proprio per cercare di risolvere una situazione in sé largamente compromessa, ma per cui, torno a ripetere, persino nella relazione dei commissari giudiziali, viene riconosciuta possibile una via d'uscita, stante, appunto, il grande know how che l'azienda ha e stante il fatto che il personale, come definito dai commissari giudiziali, rappresenta ancora, ad oggi, una di quelle risorse autentiche e vere, forse la risorsa più grande che l'azienda ha. Si tratta di un'azienda che occupa, almeno formalmente, 280 dipendenti; poi vi sono tutte una serie di attività che vengono svolte, ovviamente, dalla filiera ad essa collegate - e, quindi, il problema è molto più vasto -, con 5 stabilimenti aperti nel territorio nazionale.

Io penso, signor Presidente, che sia doverosa una particolare attenzione per un'impresa che, oltretutto, per il territorio piacentino, ha sempre rappresentato un'eccellenza. Vogliamo che rimanga tale non solo per il territorio piacentino, ma per tutto il territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Solo pochi giorni fa, a Torino, veniva il Presidente Giuseppi Conte a fare una bella passeggiata, parlando di Torino area di crisi complessa e ribadendo come alla città di Torino, alla regione Piemonte, sarebbero stati destinati 150 milioni di euro. Questi 150 milioni di euro è un mantra che risale fin dall'epoca di Di Maio Ministro del lavoro: 150 milioni di euro che ci sono stati snocciolati più volte, senza mai dirci da dove dovessero arrivare. Io i conti un po' li ho fatti, quindi sono andata a prendermi le carte e ho scoperto che, oibò, questi 150 milioni di euro non esistono, perché esiste soltanto un accordo di programma, firmato dal MiSE e dalla regione Piemonte, con, all'epoca, Sergio Chiamparino, che prevede 150 milioni di euro non per il Piemonte, ma per tutta Italia; 150 milioni di euro, peraltro, che non destina lo Stato, ma che, per la gran parte, destina FCA. Infatti, quell'accordo di programma prevede solo e soltanto gli stabilimenti ex FIAT, FCA: solo e soltanto quelli. Questo cosa significa? Significa che ai torinesi e ai piemontesi è stata raccontata una grandissima balla, perché al momento ci sono solo poco più di 30 milioni ed un cofinanziamento della regione di 7, quasi 8 milioni di euro: niente di quei 150 milioni di euro.

Di qua, due valutazioni. La prima: Torino non è solo FCA, non è solo gli stabilimenti FCA. “Torino area di crisi complessa”, nello stesso decreto, prevedeva l'elencazione di tutta una serie di comuni, che poi insistono in Torino e nella provincia di Torino, che con FCA non c'entrano un bel niente e non si può liquidare il problema del lavoro di Torino soltanto stanziando soldi che vanno a contribuire ad uno stanziamento, già cospicuo, che l'azienda privata fa.

Secondo aspetto: le risorse. Non potete venire a raccontarci che ci sono 150 milioni di euro, che non ci sono. Persino il PD lo dice a Torino; poi, è chiaro, voi qui siete in un'altra situazione e scoprite che è meglio tacere, però così è, perché questa è la favoletta del MoVimento 5 Stelle per ingannare i torinesi e i piemontesi.

Allora, visto che il Presidente Giuseppi Conte è arrivato a Torino l'altro giorno e visto che questo Governo ha cambiato maggioranza, e visto che nell'ultima sua visita, incalzato dalle mie domande, dalle domande di Fratelli d'Italia, ha detto che forse arriveremo a 50 milioni subito - e non erano già più 150 - e a 100 milioni, poi, ci arriveremo in un altro momento cercando dei contributi qua e là, la mia richiesta è: quali contributi? Dove li prendete? A chi li destinate? Gli imprenditori che veramente sono in crisi a Torino, in provincia di Torino e in Piemonte, li riceveranno? Avranno un aiuto o esiste soltanto FCA e il resto del territorio rimane, come al solito, penalizzato da una politica che guarda soltanto il padrone e non guarda, invece, i più piccoli? Che cosa succederà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Questo è il senso di questo ordine del giorno, che mi auguro il Governo voglia approvare, per trovare subito le voci di spesa, le voci da cui andrete a prendere i 150 milioni di euro, perché Torino e il Piemonte non accetteranno un euro in meno - un euro in meno - di quello promesso. Quindi, siamo qui a farvi le pulci e siamo qui a fare i calcoli, i calcoli giusti, non i calcoli delle favolette. Quindi, mi auguro che questo Governo abbia il coraggio di mantenere la promessa, incalzata, grazie alle nostre domande e al nostro essere “pistini”, e mantenga la promessa dandoci ragione su questo ordine del giorno e dando parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9, con l'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo sugli ordini del giorno presentati.

Convalida di una deputata.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 30 ottobre 2019, ha verificato non essere contestabile l'elezione della deputata Federica Dieni, proclamata nella XXIII Circoscrizione Calabria, collegio uninominale n. 8.

Concorrendo nell'eletta le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha, pertanto, deliberato di proporne la convalida.

Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Calendario dei lavori dell'Assemblea del mese di novembre 2019 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di novembre:

Lunedì 4 novembre (ore 14 , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231 e Piccoli Nardelli ed altri n. 1-00245 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 1623 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017

n. 1624 - Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017

n. 1625 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017

n. 1626 - Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018

n. 1988 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (approvato dal Senato)

n. 1989 - Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (approvato dal Senato)

Martedì 5 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 5 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 6 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 7 novembre (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 8 novembre)

Esame della Relazione della Giunta delle autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del senatore Roberto Marti, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 3-A)

Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 2220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (da inviare al Senato – scadenza: 25 dicembre)

Seguito dell'esame mozioni Gelmini ed altri n. 1-00261 e Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 concernenti iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica (ove non concluse nella settimana precedente)

Seguito dell'esame delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231 e Piccoli Nardelli ed altri n. 1-00245 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri

Seguito dell'esame dei progetti di legge di ratifica:

proposta di legge n. 2118 - Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017 (approvato dal Senato) (ove non conclusa nella settimana precedente)

disegno di legge n. 1909 – Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya relativo al Centro spaziale Luigi Broglio - Malindi, Kenya, con Allegato e Protocolli attuativi, fatto a Trento il 24 ottobre 2016 (approvato dal Senato) (ove non concluso nella settimana precedente)

disegno di legge n. 1623 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017

disegno di legge n. 1624 - Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017

disegno di legge n. 1625 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017

disegno di legge n. 1626 - Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018

disegno di legge n. 1988 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (approvato dal Senato)

disegno di legge n. 1989 - Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (approvato dal Senato)

Nella seduta di mercoledì 6 novembre, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

Nella seduta di mercoledì 6 novembre, alle ore 16, avrà luogo l'informativa urgente del Governo in relazione al Memorandum Italia – Libia in tema di contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani

Venerdì 8 novembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 11 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1027 - Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura

Discussione sule linee generali delle mozioni Locatelli ed altri n. 1-00267 e Meloni ed altri n. 1-00220 concernenti iniziative di competenza in materia di affidamento di minori, anche alla luce delle vicende che hanno coinvolto la rete dei servizi sociali della Val D'Enza

Discussione sulle linee generali delle mozioni Annibali ed altri n. 1-00249 e Bellucci ed altri n. 1-00090 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne

Discussione sulle linee generali della mozione Pella ed altri n. 1-00082 concernente iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 1990 - Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017 (approvato dal Senato)

n. 1991 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 (approvato dal Senato)

n. 1992 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (approvato dal Senato)

n. 1993 - Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006 (approvato dal Senato)

n. 1994 - Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014 (approvato dal Senato)

Martedì 12 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 12 (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 13 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1027 - Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura

Seguito dell'esame delle mozioni Locatelli ed altri n. 1-00267 e Meloni ed altri n. 1-00220 concernenti iniziative di competenza in materia di affidamento di minori, anche alla luce delle vicende che hanno coinvolto la rete dei servizi sociali della Val D'Enza

Seguito dell'esame delle mozioni Annibali ed altri n. 1-00249 e Bellucci ed altri n. 1-00090 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne

Seguito dell'esame della mozione Pella ed altri n. 1-00082 concernente iniziative per la prevenzione e la cura dell'obesità

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 1990 - Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo l'11 maggio 2017 (approvato dal Senato)

n. 1991 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Ecuador, fatto a Quito il 25 novembre 2015 (approvato dal Senato)

n. 1992 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (approvato dal Senato)

n. 1993 - Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006 (approvato dal Senato)

n. 1994 - Accordo in materia di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cuba, fatto a L'Avana il 16 settembre 2014 (approvato dal Senato)

Nella seduta di mercoledì 13 novembre, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

Nella seduta di mercoledì 13 novembre, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1493 - Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 20 novembre 2019)

G iovedì 14 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 novembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1493 - Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 20 novembre 2019)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle sedute di martedì 12 e mercoledì 13 novembre

Venerdì 15 novembre ( ore 9.30 )

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 18 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2211 - Conversione in legge del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (da inviare al Senato – scadenza: 23 dicembre 2019)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 1323 e 855 - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1524 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori

Discussione sulle linee generali della mozione Ferrari ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America

Discussione sulle linee generali delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00181 e Orlando ed altri n. 1-00178 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale

Martedì 19 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 novembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2211 - Conversione in legge del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (da inviare al Senato – scadenza: 23 dicembre 2019)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 1323 e 855 - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1524 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori

Seguito dell'esame della mozione Ferrari ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America

Seguito dell'esame delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00181 e Orlando ed altri n. 1-00178 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale

Nella seduta di mercoledì 20 novembre, alle ore 13.30, avrà luogo l'informativa urgente del Governo in merito alle crisi industriali in atto

Nella seduta di mercoledì 20 novembre, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 22 novembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti lunedì 25 novembre

(antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (da inviare al Senato – scadenza: 25 dicembre)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2222 - Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (da inviare al Senato – scadenza: 29 dicembre)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 687 e abbinata – Delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e la dote unica per i servizi

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1295 e abbinata - Disposizioni in materia di impiego delle guardie giurate all'estero

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 52 e abbinata – Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque

Martedì 26 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 26, mercoledì 27 e giovedì 28 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 novembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2220 - Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili (da inviare al Senato – scadenza: 25 dicembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2222 – Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti (da inviare al Senato – scadenza: 29 dicembre)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 687 e abbinata – Delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e la dote unica per i servizi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1295 e abbinata - Disposizioni in materia di impiego delle guardie giurate all'estero

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 52 e abbinata – Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque

Nella seduta di mercoledì 27 novembre, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 29 novembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

L'esame del disegno di legge S. 1570 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato – scadenza: 20 novembre 2019) sarà iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea in tempi congrui rispetto all'effettiva trasmissione da parte dell'altro ramo del Parlamento e alla scadenza del termine di conversione.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge nn. 1027, 1323 e 855, 1524 e abb, 687 e abb., 1295 e abb., 52 e abb. sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

La Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, è convocata mercoledì 20 novembre 2019, alle 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla sua costituzione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Loss. Ne ha facoltà.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Egregio Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare qui, a un anno esatto dagli accadimenti, il passaggio della tempesta Vaia che, nel toccare diverse regioni, ha lasciato un forte segno anche sul Trentino.

È difficile, anche dopo un anno soltanto, parlare di Vaia: è difficile perché i sentimenti, le emozioni e quanto si è provato in quei giorni hanno lasciato una traccia profonda dentro di noi e sul nostro territorio. Questa traccia oggi la ritroviamo in una forma diversa: non solo incarnata nella trasformazione drastica dei nostri paesaggi ma anche in una forma più forte, più conscia di consapevolezza della forza della natura sia nella distruzione come nella ripresa dopo di essa.

Vaia ha colpito in modo più forte dell'alluvione del 1966 e forse qualcuno c'è in quest'Aula che ricorda quei fatti. Ebbene, nella provincia di Trento, Vaia per la sua impetuosità ha prodotto danni ben superiori a quell'alluvione.

Le cifre degli effetti sono state importanti e il numero che più ci pesa è il numero due delle vite spezzate. Importante è stato anche l'accordo che c'è stato nell'intervento durante l'emergenza, avvenuta proprio pochi giorni dopo le elezioni provinciali e, quindi, ha visto fianco a fianco chi usciva dall'amministrazione e chi ne stava subentrando. Nella sofferenza condivisa si è visto un abbraccio di solidarietà e anche un abbraccio di volontà dei territori e delle comunità di essere uniti gli uni per gli altri, senza divisioni di sorta. C'era in gioco un territorio che è vissuto e amato da tutti e per questo da tutti è stato aiutato.

A oggi contiamo 360 milioni di danni sul territorio del Trentino e ringraziamo il Governo di allora che ne ha stanziati oltre 240 per sostenere il Trentino in questa calamità.

Vaia ha lasciato un segno che resterà visibile a lungo ed è con questo ricordo vivo nel cuore che tutta l'Italia dovrebbe essere unita e riconoscere che chi lavora bene sul proprio territorio va sostenuto e non osteggiato sia in pratica che nella forma verbale della politica per il bene di quei territori e di quelle comunità che tutti portiamo nel cuore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bubisutti. Ne ha facoltà.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Pensavo di intervenire domani perché mi avevano detto che due deputati dello stesso gruppo non potevano intervenire, ma non è un problema.

Vengo dal Friuli Venezia Giulia e credo che, dopo le parole dell'onorevole Loss, ben poco si possa dire. Anch'io volevo ricordare la tempesta Vaia che, come sapete, ha colpito profondamente anche il Friuli Venezia Giulia. Devo dire qualche cosa di diverso ed importante per il Friuli Venezia Giulia. La Loss ha ricordato l'alluvione del 1966: io ricordo il terremoto del 1976, che è stato assolutamente devastante. Non c'è paragone, ma questa tempesta ci ha veramente messo in ginocchio.

Io vengo dalla montagna: basta attraversare le nostre vallate per renderci conto di quello che è accaduto. Hai ragione, Martina, non è più lo stesso paesaggio. Questo fa male, fa molto male a chi, come me, vive ed è sempre vissuto in quei luoghi.

Ma quello che vorrei sottolineare oggi è quanto ha fatto il Friuli Venezia Giulia di fronte a questa immane tragedia. Voi sapete tutti che quello che noi abbiamo fatto dopo la tragedia del terremoto è stato importante.

Credo sia portato ad esempio: è nata la Protezione civile, che oggi è un fiore all'occhiello per tutto il territorio nazionale.

Ebbene, io oggi volevo sottolineare questo: dopo un anno dalla tempesta, il Friuli-Venezia Giulia ha dimostrato di essere all'avanguardia. Noi, lunedì, dopo un anno, abbiamo inaugurato un ponte che era completamente devastato. Ma non è stato un anno, perché con tutto quello che il Governo ha fatto, abbiamo iniziato a lavorare da marzo: quindi, in cento giorni quel ponte è stato ricostruito.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Un'ultima cosa mi permetta, Presidente. Perché abbiamo fatto tutto questo? Non solo per questa esperienza del terremoto, ma perché abbiamo avuto un presidente della regione che ha ricordato quello che ha fatto; tant'è che questa nostra ricostruzione si chiama “Zamberletti 2.0”. Grazie a questo il presidente, assieme a tutta la sua giunta…

PRESIDENTE. Onorevole Bubisutti, deve concludere.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). …ha nominato un commissario; grazie a questo commissario e a tutto il lavoro che è stato svolto dalla Protezione civile, siamo riusciti in brevissimo tempo a fare il 98 per cento dei lavori che dovevano essere fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Presidente, la ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare in questa sede oggi, nel centenario della sua nascita, Paolo Grassi, straordinaria figura del mondo della cultura a livello nazionale ed internazionale. Grassi fu, allo stesso tempo, grande intellettuale, massimo organizzatore di cultura e spettacolo in Italia, ma anche ispiratore delle più giovani generazioni sulle funzioni della cultura e sulla passione civile.

Fondamentale il suo sostegno intelligente e creativo al Festival della Valle d'Itria nella sua amata Martina Franca. La Fondazione che porta il suo nome da anni impiega il massimo impegno per tenere vivo, anche attraverso questo prestigioso Festival, il suo insegnamento.

Nel ricordare questo gigante della cultura, dico: il Festival della Valle d'Itria, così come altre importanti manifestazioni culturali che esistono nel Paese, esistono grazie a uomini come Grassi, e sono presidi di creatività e libertà vitali per far crescere il nostro Paese. Supportiamoli, rafforziamoli e sosteniamoli il più possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie, Presidente. Sono 455 giovani che, nonostante siano risultati idonei al concorso pubblico per allievi agenti della Polizia di Stato nel 2017, sono esclusi dalle graduatorie. Nel 2019 è stato attuato lo scorrimento delle stesse, e questi ragazzi avrebbero avuto finalmente l'opportunità di coronare il loro sogno; se non fosse per un emendamento della Lega, approvato nel decreto-legge “semplificazioni”, che ha applicato in modo retroattivo il riordino delle carriere, modificando di fatto i requisiti in corso, in particolare l'età di partecipazione abbassata da 30 a 26 anni e i titoli di studio di diploma scuola secondaria di primo grado.

Questi ragazzi hanno fatto ricorso al TAR del Lazio, che in attesa dell'udienza in merito, prevista per il prossimo anno, ha concesso loro di essere sottoposti alle prove fisiche, mediche e attitudinali, e di essere avviati al corso di formazione partito il 29 agosto: richiesta alla quale però l'amministrazione non ha dato seguito. L'emendamento in questione ha letteralmente portato ad essere scavalcati gli allievi agenti idonei: al loro posto, hanno avuto la precedenza i candidati con voti conseguiti nella prova scritta del concorso di gran lunga inferiori, ma in possesso dei nuovi requisiti introdotti.

La domanda è: che fine faranno i 455 idonei? I giovani, oggi, hanno bisogno di sostegno e di fatti concreti dallo Stato, non di certo di essere accantonati così, violando, tra l'altro, i loro diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io desidero portare all'attenzione dell'Aula una vicenda che riguarda un concorso per funzionario giudiziario, le cui date, il cui calendario lavori è stato pubblicato il 22 ottobre scorso; ed io credo che per i palermitani e per i siciliani, quantomeno quelli della Sicilia occidentale, questo sarà il primo concorso in cui la prova selettiva avverrà per censo. Infatti, solo chi potrà permettersi di pagare svariate centinaia di euro per recarsi a Roma potrà partecipare a questo concorso: perché al di là delle dichiarazioni roboanti di chi amministra l'Aeroporto di Palermo, dedicato a Falcone e Borsellino, è in corso un progressivo smantellamento del piano voli Palermo-Roma. Dopo l'abbandono, infatti, di Vueling, che garantiva tre voli al giorno, sono rimaste soltanto Alitalia e Ryanair. Ryanair come è noto, essendo una compagnia low cost, non assiste i barellati o non ospita passeggeri con animali a bordo. E dunque tutti coloro che non hanno la libertà di scegliere quando partire – si pensi, ad esempio, a chi viaggia per lavoro, a chi parte purtroppo per ragioni di salute, a chi parte, come in questo caso, per una prova di concorso, per cercare di guadagnarsi il proprio futuro – sono fortemente penalizzati, perché possono rivolgersi, in questa sorta di duopolio obbligato, solo a queste due compagnie. Ciò penalizza anche il turismo, perché penalizza le prosecuzioni per le tratte internazionali, per le tratte intercontinentali. La Sicilia occidentale è fortemente danneggiata da questa gestione, perché l'aereo per noi, in assenza di infrastrutture alternative realmente valide, non è una scelta: è un obbligo per muoverci dalla Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E, allora, questo Governo allora, ancora una volta lontano dalle esigenze territoriali, dagli interessi e dai diritti dei siciliani, non fa nulla per risolvere questo problema. Io chiederò, con i colleghi della Commissione trasporti, che immediatamente vengano a riferire i vertici di Gesap, i vertici di ENAC, e che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti si adoperi per sanare un'intollerabile violazione dei diritti di noi siciliani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 31 ottobre 2019 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1476 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato).

(C. 2203)

Relatrice: BARZOTTI.

2. Seguito della discussione delle mozioni Gelmini ed altri n. 1-00261 e Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 concernenti iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica .

3. Seguito della discussione dei progetti di legge:

S. 964 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AIROLA ED ALTRI: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017 (Approvata dal Senato). (C. 2118)

Relatrice: EMILIOZZI.

S. 1088 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya relativo al Centro spaziale Luigi Broglio - Malindi, Kenya, con Allegato e Protocolli attuativi, fatto a Trento il 24 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1909)

Relatrice: EMILIOZZI.

La seduta termina alle 20,50.