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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 248 di martedì 29 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Comaroli, Dadone, Luigi Di Maio, Gallo, Gebhard, Giorgis, Lupi, Maggioni, Maniero, Pastorino, Pedrazzini, Rizzo, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Tasso e Tateo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In morte degli onorevoli Giuseppe Ceni e Eugenio Melandri.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giuseppe Ceni, già membro della Camera dei deputati nella VIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Comunico che è deceduto l'onorevole Eugenio Melandri, già membro della Camera dei deputati nella XI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00266, Molinari ed altri n. 1-00268, Mandelli ed altri n. 1-00269, Gagliardi ed altri n. 1-00271 e Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 concernenti iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese (ore 10,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00268, Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), Gagliardi ed altri n. 1-00271 e Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273, concernenti iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese.

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 21 ottobre 2019, sono state presentate le mozioni Gagliardi ed altri n. 1-00271 e Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273, un'ulteriore nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 e una nuova formulazione della mozione Mandelli ed altri n 1-00269, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo cinque minuti di sospensione per l'espressione dei pareri.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Intervengo solo per avanzare all'Aula, ed avanzare quindi al Governo che prende un momento di riflessione, la richiesta da parte del nostro gruppo di votare per parti separate la nostra mozione, punto per punto. Chiediamo di fare altrettanto per le mozioni che hanno presentato le altre forze politiche, in quanto la nostra mozione ovviamente è stata la prima, ma le altre forze politiche hanno dei punti identici alla nostra, per cui vorremmo votarli e vorremmo chiedere che il Governo si esprimesse per parti separate, in modo tale da permettere a quest'Aula di avere una convergenza su temi che credo siano caratterizzanti dell'azione in favore dei professionisti e dei lavoratori autonomi. Questa era quindi una sollecitazione, credo, opportuna.

PRESIDENTE. C'è comunque una richiesta di sospensione avanzata dal Governo, quindi siamo in perfetta sintonia. Direi che la seduta possa riprendere alle 10,15. Ovviamente il Governo, considerata la diretta televisiva, è pregato di fare in fretta.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,07, è ripresa alle 10,14.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa, d'accordo con i gruppi, con un minimo di anticipo, visto che il Governo ha svolto il suo lavoro tempestivamente.

Ha facoltà di parlare a questo punto il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente, buongiorno a tutti. Iniziamo con la mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione). Il parere sull'impegno n. 1) è favorevole con una riformulazione: ad intraprendere ogni opportuna iniziativa di carattere normativo atta a garantire la diffusa applicazione del principio dell'equo compenso per le prestazioni (…); ed avviare una mirata interlocuzione con tutte le professioni ordinistiche, raccogliendo specifici contributi sulle peculiarità dei rispettivi regimi tariffari, onde poter elaborare una proposta normativa coerente e unitaria. Quindi, lo ripeto: “ad intraprendere ogni opportuna iniziativa di carattere normativo atta a garantire la diffusa applicazione del principio dell'equo compenso per le prestazioni svolte da professionisti a favore delle pubbliche amministrazioni, grandi imprese, banche e assicurazioni, principio già contemplato all'articolo 13-bis della legge professionale forense, recepito nella legge di bilancio 2018, ed avviare una mirata interlocuzione con tutte le professioni ordinistiche raccogliendo specifici contributi sulle peculiarità dei rispettivi regimi tariffari, onde poter elaborare una proposta normativa coerente ed unitaria sul tema”.

Il parere sull'impegno n. 2) è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo ad avviare un'interlocuzione per valutare un'ipotesi di riforma della materia successoria”.

Il parere sull'impegno n. 3) è contrario.

Il parere sull'impegno n. 4) è favorevole con una riformulazione: escludendo…

PRESIDENTE. L'impegno n. 4) è con riformulazione?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. In realtà, il parere sull'impegno n. 4) sarebbe favorevole: c'è solo una constatazione nell'impegno che dà atto di una proposta depositata da Fratelli d'Italia. In questo senso, non so se è opportuno tenerla nell'impegno; in ogni caso il parere è favorevole, sia che si voglia tenere sia che non si voglia tenere, però come una presa d'atto del deposito della proposta di legge di Fratelli d'Italia, non come un impegno in tal senso: questo si deve intendere.

PRESIDENTE. Se il Governo propone di toglierla è una proposta di riformulazione, tecnicamente; quindi deve decidere lei.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Io la toglierei perché è un impegno, e quindi non ci sta semplicemente. Quindi…

PRESIDENTE. Prego. Dovrebbe precisare le parole, però.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Le parole sono: “a predisporre iniziative efficaci atte a potenziare la volontaria giurisdizione, anche a favore dei soggetti incapaci, per abbreviare i tempi lunghissimi per i provvedimenti provenienti dai giudici tutelari”.

Il parere sull'impegno n. 5) è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a proseguire il percorso di approfondimento avviato in ordine alla possibilità di revisione dei compensi per i consulenti tecnici d'ufficio”.

Il parere sull'impegno n. 6) è favorevole.

Il parere sull'impegno n. 7) è favorevole con riformulazione: “a promuovere tutte le iniziative di competenza atte a garantire un più facile accesso al credito per i liberi professionisti”.

Il parere sull'impegno n. 8) è contrario, e così sull'impegno n. 9).

Il parere sull'impegno n. 10) è favorevole con la riformulazione seguente: “impegna il Governo, per il tramite dell'Ispettorato nazionale del lavoro, a diffondere il protocollo con ogni mezzo di comunicazione ed a istituire un tavolo congiunto con il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro per il monitoraggio, con cadenza almeno semestrale, sulle attività di rilascio delle certificazioni, per l'apporto di eventuali integrazioni e modifiche all'allegato tecnico di cui all'articolo 1 del protocollo e per la valutazione di eventuali iniziative congiunte di tipo formativo e informativo”.

I pareri sugli impegni n. 11), n. 12) e n. 13) sono contrari.

Sul punto 14) il parere è favorevole con questa riformulazione: “adottare un'iniziativa normativa volta a rafforzare la tutela del personale sanitario e sociosanitario nell'esercizio delle loro funzioni, attraverso la previsione di specifiche aggravanti per condotte di aggressione fisica, sia di un'aggravante a carattere generale per ogni fatto commesso con violenza o minaccia in loro danno”.

Sul punto 15) parere favorevole con questa riformulazione: “a prevedere ogni iniziativa utile a tutelare i giornalisti, nell'esercizio della loro professione, dai sempre più frequenti episodi di intimidazione ed aggressione, per salvaguardare la libertà di informazione, così come è garantita dalla Carta costituzionale”.

Sul punto 16) parere favorevole con questa riformulazione: “nel rispetto dei principi (…)”. Quindi, per la prima parte “ad adottare iniziative per rivedere la legge n. 124 del 2017, che ha consentito l'ingresso del capitale privato nel mondo della farmacia anche in via esclusiva, di fatto aprendo alle multinazionali, permettendo alle grandi catene di invadere il mercato, a scapito della figura del farmacista e di oltre 3 mila farmacie private oggi in crisi”, queste sono sempre constatazioni ovviamente. Favorevole: “nel rispetto dei principi comunitari e delle esigenze dei portatori di interessi, garantendo continuità dei servizi”. E la seconda parte diventerebbe: “a favorire la piena realizzazione della farmacia dei servizi alla persona, normata dai decreti del 18 novembre 2010, 16 dicembre 2010 e 8 luglio 2011 ed ancora scarsamente attuata”. Quindi, favorevole con riformulazione.

Sui punti 17), 18) e 19) il parere è contrario.

Sul punto 20) il parere è favorevole con riformulazione: “ad assumere iniziative per istituire un osservatorio sul mercato del lavoro”.

Sul punto 21) il parere favorevole con questa riformulazione: “a valutare iniziative volte ad aumentare il numero delle borse di studio disponibili per i laureati specializzandi in medicina, al fine di sopperire alla mancanza di specialisti di settore nelle strutture sanitarie pubbliche”.

Sul punto 22) il parere è favorevole con questa riformulazione: a valutare l'opportunità di adottare iniziative per consentire, attraverso la revisione della legge n. 340 del 2000, che il deposito dei bilanci e degli altri documenti, di cui all'articolo 2435 del codice civile (…)… Quindi, “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per consentire la semplificazione del deposito degli atti, di cui all'articolo 2435 del codice civile”.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretario Ferraresi. Se può ripetere, cortesemente, il parere - perché non è chiaro - sul punto 16). E poi se ci può dare anche il parere del Governo sulle premesse. A lei la parola.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Allora, è sulle farmacie. È favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative per rivedere la legge n. 124 del 2017, compatibilmente con il rispetto dei principi comunitari e delle esigenze dei portatori di interessi, garantendo continuità dei servizi, e stanziare le necessarie risorse, favorire la piena realizzazione delle farmacie e dei servizi alla persona, normata dai decreti del 18 novembre 2010, 16 dicembre 2010 e 8 luglio 2011 ed ancora scarsamente attuata”. Ci siamo?

PRESIDENTE. Deve andare a verbale quello che appena abbiamo ascoltato informalmente. “Stanziare” le risorse o “favorire”?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Favorire la piena realizzazione”.

PRESIDENTE. Favorire la piena realizzazione. Manca il parere sulle premesse e poi possiamo passare alla successiva mozione.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere sulle premesse è contrario.

PRESIDENTE. Contrario sulle premesse. Prego, prosegua.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Poi abbiamo la mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione). Sul punto 1), parere favorevole con riformulazione: ad adottare iniziative, affinché i ministeri vigilanti possano coinvolgere i rappresentanti delle rispettive…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, dobbiamo seguire l'ordine.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Allora, Presidente, mi dica lei.

PRESIDENTE. C'è prima la mozione Molinari ed altri n. 1-00268, è stampato nell'ordine del giorno.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Va bene. Mozione Molinari ed altri n. 1-00268. Sui punti 1), 2), 3) e 4) parere contrario. Sul punto 5) parere favorevole come sul punto 23) della mozione Mandelli ed altri n. 1-00269. Quindi, lasciare inalterata “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica la vigente aliquota in materia di regime forfettario per le partite IVA e le start-up, ma rispettivamente al 15 per cento per i ricavi fino a 65 mila euro ed al 5 per cento per le attività innovative”. Sul punto 6) parere favorevole. Sul punto 7) contrario. Sul punto 8) è parere favorevole con riformulazione uguale al punto 1) della mozione Meloni ed altri n. 1-00266. Sul punto 9) è favorevole, con questa riformulazione, aggiungendo. “a valutare l'opportunità di adottare…”.

PRESIDENTE. Le premesse, sottosegretario.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sulle premesse parere contrario.

PRESIDENTE. Se vuole procedere, mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione). Sul punto 1) parere favorevole con la riformulazione: “ad adottare iniziative affinché i ministeri vigilanti possano coinvolgere i rappresentanti delle rispettive professioni sui principali temi che riguardano i professionisti”.

Sul punto 2) favorevole con riformulazione, come il punto 1) della mozione Meloni ed altri n. 1-00266. Stessa cosa per il punto 3) e il punto 4).

PRESIDENTE. Che significa, sottosegretario, scusi?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Vuol dire che sono equiparati al punto 1). L'impegno deve essere unico oppure sono assorbiti.

PRESIDENTE. I punti 3) e 4) vanno quindi soppressi.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, perché il punto è unico, con una riformulazione che è uguale al punto 1) della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 e dei punti 2, 3) e 4).

Sul punto 5) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire il percorso di approfondimento avviato in ordine alla possibilità di revisione dei compensi per i consulenti tecnici d'ufficio”.

Sui punti 6), 7) e 8) parere favorevole.

Sul punto 9) favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative anche normative, finalizzate a declinare nell'ambito dell'ordinamento…” Insomma, iniziare con “a valutare l'opportunità di…” Questa è la riformulazione fino a “esperti contabili”.

Sui punti 10) e 11) parere favorevole.

Sul punto 12) favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a risolvere le problematiche sollevate dalla sostituzione degli studi di settore con gli indicatori sintetici di affidabilità”.

PRESIDENTE. Il resto è da sopprimere?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, certo.

Sul punto 13) il parere è favorevole con riformulazione, uguale al punto 14) della mozione Meloni ed altri n. 1-00266.

Sul punto 14) il parere è favorevole con questa riformulazione all'inizio: “a valutare l'adozione di iniziative…” Per il resto è uguale.

Sul punto 15) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative per rivedere le disposizioni introdotte con la legge n. 124 del 2017, compatibilmente con i princìpi di finanza pubblica e dell'ordinamento comunitario”, che tra l'altro è quello della formulazione Meloni. Quindi, lo ripeto: “ad adottare iniziative per rivedere le disposizioni introdotte con la legge n. 124 del 2017, compatibilmente con i princìpi di finanza pubblica e nel rispetto della normativa comunitaria”.

PRESIDENTE. Il parere sulle premesse?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. C'è ancora il punto 16, sottosegretario.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sul punto 16) dell'impegno della mozione Mandelli ed altri (Nuova formulazione) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per l'attuazione della farmacia dei servizi, prevista dalla legge n. 69 del 2009, dal decreto legislativo n. 153 del 2009 e successivi decreti attuativi in tutte le regioni italiane”. Sul punto 17) il parere è favorevole. Sui punti 18), 19), 20) e 21) il parere è contrario. Sul punto 22) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire la parola “2019” con la parola “2022”, per il resto rimane invariato. Sul punto 23) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a lasciare inalterata, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la vigente aliquota in regime forfettario per le partite IVA e le start-up, rispettivamente al 15 per cento per i ricavi fino a 65 mila euro ed al 5 per cento per le attività innovative”. Sul punto 24) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative anche nell'ambito dell'imminente disegno di legge di bilancio, volte a ridurre i costi e adempimenti a carico degli esercenti commerciali.”. Sul punto 25) il parere è favorevole come da riformulazione del punto 15) della mozione Meloni ed altri.

PRESIDENTE. E sulle premesse il parere è contrario, giusto?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, sulle premesse contrario.

PRESIDENTE. Sono finiti i pareri, collega?

ENRICO BORGHI (PD). Presidente!

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori? Prego, collega Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Solo, per cortesia, se il Governo può ripetere la riformulazione del punto 23), grazie.

PRESIDENTE. Punto 23), sottosegretario Ferraresi, della mozione precedente che era la n. 1-00269.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a lasciare inalterata, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la vigente aliquota in regime forfettario per le partite IVA e le start-up, rispettivamente al 15 per cento per i ricavi fino a 65 mila euro ed al 5 per cento per le attività innovative”.

PRESIDENTE. A posto così. Passiamo alla mozione successiva, la n. 1-00271 Gagliardi ed altri.

EMANUELE FIANO (PD). Le premesse?

PRESIDENTE. Abbiamo già detto che il parere del Governo è contrario sulle premesse della precedente mozione. Possiamo procedere con la mozione n. 1-00271 Gagliardi ed altri.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Per quanto riguarda la mozione n. 1-00271 Gagliardi ed altri, sul punto 1) il parere è favorevole con riformulazione uguale al punto 1 della mozione Meloni ed altri. Sul punto 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il percorso di approfondimento avviato in ordine alla possibilità di revisione dei compensi per i consulenti tecnici d'ufficio”. Sui punti 3 e 4 il parere è favorevole. Sui punti 5), 6), 7) e 8) il parere è contrario. Sul punto 9) il parere è favorevole con questa riformulazione: “ad assumere iniziative per istituire un osservatorio sul mercato del lavoro.”. Sul punto 10) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad adottare iniziative per introdurre la trasmissione telematica dell'“esterometro” su base trimestrale”. Sul punto 11) il parere è contrario. Il punto 12) è assorbito, in quanto si fanno le stesse valutazioni del punto 9) della medesima mozione, pertanto il parere è favorevole con la riformulazione.

PRESIDENTE. Deve, comunque, esprimere il parere in modo che resti agli atti. Il parere è contrario, immagino…

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, sul punto 12) il parere è contrario in quanto, ovviamente, già al punto 9) ci sarà un parere favorevole con riformulazione che lo assorbirà.

PRESIDENTE. Abbiamo finito per quanto riguarda gli impegni; manca il parere del Governo sulle premesse della mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo adesso alla mozione Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 (Ulteriore nuova formulazione).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere sulla mozione Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 (Ulteriore nuova formulazione) è favorevole per quanto riguarda le premesse e gli impegni, tranne il parere sul punto 11), che è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa, anche di tipo normativo, volta a semplificare il regime tributario e fiscale dei professionisti, ivi incluso il sistema degli ISA.”

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni, tranne che per la riformulazione proposta sul punto 11). Bene.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ricordo che, a seguito delle intese intercorse tra tutti i gruppi, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente, buongiorno rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il nostro è un popolo di santi, poeti, navigatori e professionisti. Ogni anno, oltre 250 mila persone scelgono la strada della libera professione, che in questo modo diventa un vero e proprio polmone del mercato del lavoro in Italia e che, conseguentemente, è il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa. Un mondo che costituisce un solido apporto al prodotto interno lordo del nostro Paese, e questo non lo dice il sottoscritto: lo certifica l'osservatorio di Confprofessioni, che però ci dice anche che c'è un prezzo da pagare. Il proliferare di quanti scelgono la libera professione costituisce un sistema che crea ricchezza, crea occupazione e incide positivamente sul PIL interno ma che, da qualche anno, vi incide meno, quindi necessita di un supporto, di un aiuto, perché aiutare la libera professione significa aiutare i lavoratori autonomi, significa difendere il PIL e, conseguentemente, significa difendere il nostro Paese.

Oggi parliamo di una realtà professionale diversa da quella di una quindicina di anni fa, che deve fare i conti con un mercato ipercompetitivo, che subendo, come dire, una certa sregolatezza di comportamenti, ha declassato le prestazioni professionali a categoria merceologica, dove il primo grado di valutazione negli appalti della pubblica amministrazione è il massimo ribasso, dove le competenze, secondo taluni giudici, hanno solo valore simbolico; basti ricordare che un consulente tecnico di ufficio, con tutto il suo bagaglio di esperienza e preparazione, viene compensato con soli 4 o 5 euro all'ora, cioè meno di quanto percepisce un bracciante agricolo, e lo dico con il massimo, ripeto massimo, rispetto per quest'ultimo; dove le inefficienze della burocrazia vengono scaricate sistematicamente sulle spalle dei professionisti. È proprio in questa cornice che emerge tutta la contraddizione della professione. Le profonde differenze tra nord e sud, il gap di genere e il precariato dei giovani, la significativa contrazione dei redditi (meno 20 per cento in dieci anni) sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno socio-economico spesso sottovalutato - dobbiamo dirlo - dalla politica, ma che incide profondamente nei meccanismi della crescita economica e dell'occupazione del nostro Paese. Ci sarebbe ancora tanto da dire, Presidente, ma molto - e in maniera esauriente - è stato illustrato in sede di discussione generale.

In conclusione, il MAIE è favorevole a ciò che parla di riduzione della pressione fiscale, di semplificazione della burocrazia, di equo compenso, di investimento nella libera professione e - dico - anche nel lavoro autonomo rappresentato dall'artigianato e dal commercio, che costituiscono concrete opportunità di crescita e di occupazione…

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Sto concludendo, Presidente. Il pubblico impiego non potrà essere una risorsa nel futuro, perché le conclamate ristrettezze di bilancio non gli consentirà uno sviluppo maggiore. Pertanto, il nostro voto sarà favorevole alle mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Io desidero esprimere il consenso per l'iniziativa del gruppo di Fratelli d'Italia, un'iniziativa che ha consentito di portare oggi all'attenzione di quest'Aula parlamentare un comparto sostanzialmente privo di rappresentanza sindacale, un comparto spesso trascurato, un comparto nel quale, molte volte, soprattutto da certi ambienti della sinistra, è stata passata una vulgata tendente a descriverli con una categoria priva di vero interesse civico, di evasori, di approfittatori delle complicazioni burocratiche.

Stiamo ragionando sulle libere professioni, figure fondamentali per un buon funzionamento del sistema istituzionale e sociale di ogni democrazia. Stiamo parlando di un comparto che dà lavoro a migliaia di persone di collaboratori e di familiari. Non credo servano sforzi particolari per comprendere l'importanza di queste figure centrali nella vita quotidiana delle nostre famiglie. Avvocati, architetti, notai, ingegneri, medici, interpreti, geometri, ragionieri, consulenti, tecnici: c'è forse qualcuno che può dire di non aver avuto bisogno della professionalità e dell'opportunità di queste persone? Stiamo parlando di professionisti che spesso hanno attraversato e attraversano ancora la crisi economica non meno di tante altre categorie, di persone che hanno dovuto resistere, spesso tenendo aperto il proprio studio contro ogni logica economica perché, comunque, non avevano alternative possibili. Alzi la mano chi non conosce un geometra o un architetto che avrebbe volentieri accettato un ruolo di dipendente in un comune o in una regione, o di un avvocato o un consulente a cui non sarebbe dispiaciuto il posto fisso all'ASL o in qualche ufficio statale, lontano dal rischio d'impresa e dai clienti che magari fanno fatica a pagare, a saldare la parcella, tra l'altro tassata anche quando non incassata. È per questo che le mozioni parlano di riduzione di pressione fiscale, di equo compenso, di revisione dei compensi per i consulenti dei tecnici nell'amministrazione della giustizia, nella disapplicazione dell'istituto sintetico di affidabilità. Sono alcuni degli elementi sui quali la mozione impegna il Parlamento e il Governo. Noi diamo il nostro consenso ed è giusto che il Parlamento riconosca e valorizzi il ruolo delle libere professioni.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Sono una risorsa - e concludo, Presidente - di questo nostro sistema, interpretano il desiderio di autoimprenditorialità, la voglia di esprimere il lavoro e il proprio talento, la propria inventiva.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Facciamo sentire l'apprezzamento di quest'Aula e diamo il nostro consenso alle mozioni che ci sostengono (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgio Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, io ringrazio chi ha presentato per primo questa mozione (anche la nostra componente - Cambiamo! - ne ha presentata una). Il tempo che ho a disposizione mi permette di enucleare e di ricordare, anche a chi ci segue fuori dall'Aula, di che cosa stiamo parlando e dell'importanza delle professioni: 1 milione e 400 mila professionisti, appartenenti a professioni tecniche e non, laureati o diplomati, e quindi iscritti ad ordini o a collegi professionali; più 28 per cento di volume d'affari negli ultimi dieci anni, sicuramente il settore che ha avuto la maggior crescita rispetto a tutti i lavoratori autonomi, per certi versi; 26 ordini professionali e un indotto di lavoratori… (All'ingresso in Aula del deputato Prisco applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate cortesemente svolgere la dichiarazione di voto al deputato Silli.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Ho sentito dire “Viva l'Umbria” e mi associo. Chiedo scusa, Presidente, ma sa, l'euforia: facciamo tutti politica.

PRESIDENTE. La capisco.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Con l'indotto, 1 milione e 600 mila professionisti arrivano a dare lavoro a circa 6 milioni di dipendenti, quindi parliamo di numeri importantissimi. Per assurdo, chi ha liberalizzato inizialmente le professioni è stato un Governo di sinistra, con un Ministro, l'allora Ministro Bersani, di sinistra - si può dire di estrema sinistra e questo francamente è un qualcosa di tutto italiano -, di fatto togliendo quelli che sono i tariffari e quello che è l'equo compenso sostanzialmente. Successivamente è arrivata un'altra legge per ristabilire l'equo compenso, per evitare che le professioni diventassero una sorta di giungla dove si ammazzano tra giovani professionisti e professionisti meno giovani, e questa legge sull'equo compenso, però sostanzialmente è caduta nel nulla per l'intervento del Garante della concorrenza. Ora, in cuor mio - e posso parlare anche a nome di tutta la componente di Cambiamo! - sono un liberista, da un punto di vista economico, quindi dico “evviva la concorrenza”; è anche vero, però, che è preciso compito del Governo cercare di imporre una sorta di equilibrio tra quella che è la libera concorrenza e quella che è la legge della giungla, dove, per causa di numerosissimi nuovi professionisti si rischia di vedere degradare incarichi che varrebbero, costerebbero, migliaia di euro a poche centinaia di euro.

Mi permetto di ricordare in questo mio intervento che, oltre ai professionisti, chiaramente questo è un Paese che si regge sulle partite IVA; quindi, professionisti sì, ma anche artigiani, imprenditori di se stessi. Il nostro Paese, ahimè, è sempre stato un Paese impressionantemente statalista ed assistenzialista, un Paese che ce l'ha sempre avuta con gli imprenditori e con gli imprenditori di se stessi, un Paese che quasi non sopporta le partite IVA e tende a spremerle come se fossero degli agrumi, anche da un punto di vista fiscale. Difficilmente si sono riscontrati momenti in cui anche le partite IVA hanno potuto dire di essere state alleggerite, per certi versi, dalla pressione fiscale. Per non parlare, poi, delle casse di previdenza, che è tutto un mondo particolarissimo e una cosa italianissima. Ogni ordine, ogni collegio professionale ha la cassa di previdenza, che nella stragrande maggioranza dei casi è in crisi, e ogni anno i professionisti devono versare una percentuale maggiore perché la cassa di previdenza - un po' come succede all'INPS - non ce la fa a seguire quelli che sono i pensionamenti dei professionisti. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Io devo ringraziare, per certi versi - anche se mi costa molto - il Governo, per aver accolto alcuni punti della nostra mozione, ma devo toccare con mano che tutti i punti che trattano di imposizione fiscale, di diminuzione dell'imposizione fiscale, di abbassamento delle tasse sono stati sostanzialmente bocciati, ed è qui che emerge lo spirito realmente statalista ed assistenzialista di un Governo che preferisce regalare i soldi con il reddito di cittadinanza o con altre prebende a chi sostanzialmente sta a casa e non fa niente, prendendo questi soldi, ammazzando chi produce ricchezza e chi cerca di lavorare ogni giorno. Noi, come componente di Cambiamo! voteremo a favore della prima mozione che è stata presentata e spero che gli altri componenti della minoranza e, perché no, anche della maggioranza, facciano lo stesso. Concludo con una cosa semplicissima: l'IMU deve essere deducibile al 100 per cento. L'IMU per i professionisti deve essere deducibile al 100 per cento! Il Governo veramente dia una prova di tenere in conto questa grandissima realtà che sono i professionisti con una semplicissima operazione nella prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ricordo a tutti i colleghi deputati che siamo in diretta televisiva. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Beh, il punto di partenza della riflessione che si sta facendo sulle libere professioni sono i numeri, perché i numeri hanno una capacità evocativa della dimensione del fenomeno di cui parliamo importante. Dire che le libere professioni contribuiscono a formare il 12,4 per cento del PIL italiano significa dare un dato evidente della loro importanza. Certo, segnaliamo anche che è un dato che va negli ultimi due anni diminuendo, ma forse è ancora più significativo valutare che rappresentano il 26 per cento della quota del lavoro indipendente che, secondo un calcolo molto prudente, essendo 1 milione e 400 mila, i liberi professionisti italiani danno lavoro direttamente a 900 mila unità lavorative e, con l'indotto - siamo a 2,3 milioni - i numeri evidentemente salgono.

Esistono in Italia ben 27 ordini professionali e questo pure è un dato significativo, perché dà un'idea di quanto sia variegata la formazione dell'area delle libere professioni e ci fa capire che quest'area non può essere trattata e approcciata in maniera generalizzata, in maniera univoca. Il mondo delle libere professioni è multiverso, è variegato, è in continua evoluzione; questo impone al legislatore che si affronti il tema delle libere professioni in maniera integrata, tenendo conto non soltanto di modelli legislativi unitari, ma anche delle esigenze specifiche delle singole categorie e, Presidente - ci tengo a sottolinearlo -, anche della realtà socio-economica nella quale le singole categorie operano. È evidente che un avvocato che opera al Sud, che un medico che opera al Sud, che un ingegnere che opera al Sud si confronta con una realtà socio-economica fortemente diversa e quindi la sua attività rispecchia, ripete, riflette, essendo attività di servizio, questa realtà. Non si spiegherebbe, altrimenti, il dato significativo e allarmante, Presidente, per cui i liberi professionisti del Sud producono un reddito pari al reddito medio meno il 38 per cento, con punte di meno 60 per cento in Calabria. È un dato significativo di cui il legislatore non può non tenere conto.

Certo, questo mondo è stato all'attenzione della scorsa legislatura. La legge n. 81 del 2017 ha legiferato in maniera importante su molti aspetti del mondo delle libere professioni e ne parlerà più compiutamente e più meritoriamente chi di quella legge si è occupato. Per titoli, ricordo l'introduzione e l'ampliamento del congedo parentale, della maternità flessibile, una nuova valutazione del concetto di malattia, la promozione della formazione con l'integrale deducibilità dei costi di master e corsi di formazione fino al 10 per cento, ma anche l'idea di istituire un tavolo tecnico permanente presso il Ministero del Lavoro - purtroppo ancora non istituito - e l'idea di prevedere, presso gli uffici di collocamento, uno sportello per i liberi professionisti. E poi, ancora, con la legge di bilancio per il 2018 finalmente l'equo compenso in maniera strutturale. Sono interventi che, però, ancora non sono entrati nel nostro ordinamento giuridico. Paghiamo anche qui lo scotto di un'attività legislativa che incontra nella fase dell'attuazione un ritardo notevole: ne possiamo parlare ma non possiamo ancora valutarne gli effetti. Allora, questa legislatura e questo Governo dovrebbero innanzitutto darsi il cimento dell'attuazione degli arresti della precedente legislatura. Questo è un giorno importante per ricordare quanto si è fatto in termini di previsione e quanto ancora si deve fare in termini di attuazione.

Voglio, però, svolgere qui, andando verso la seconda parte del mio intervento, una riflessione sul ruolo politico e sociale che io ritengo debbano assumere le associazioni di rappresentanza dei liberi professionisti nell'era del professionista 4.0. Secondo me, bisogna iniziare a riflettere su un potenziamento degli ordini professionali circa la possibilità che loro eroghino welfare, cioè prestino ai loro iscritti attività che possiamo definire genericamente di welfare. Non è una previsione alternativa, evidentemente, al ruolo centrale dello Stato, ma integrativa rispetto ad esso. Però, gli ordini sono ramificati nel territorio, sono presenti ad ogni livello sociale e, ad esempio, farsi carico del calo di fatturato di un professionista che non dipende da cause sue proprie, un professionista che però magari dà lavoro a tre dipendenti, o farsi carico della difficoltà di un professionista per ragioni di malattia, o, ancora, della difficoltà di uno studio in cui la guida è femminile a portare avanti la sua attività in una realtà socio-economico depressa, qual è quella del Mezzogiorno, in cui c'è anche il disagio della logistica, del raggiungimento dei tribunali, dopo che la geografia giudiziaria - e parlo degli avvocati, ad esempio - è stata fortemente ridimensionata, tutto ciò significa svolgere una funzione di assistenza che ha un valore sociale e politico tanto più frammentata è la realtà socio-economica nella quale si inserisce.

Intendo dire che, pur sempre nell'ambito di un quadro normativamente regolato a livello centrale, bisogna immaginare che gli ordini di categoria possano, quali reti importanti e forti della nostra società, iniziare a svolgere non soltanto una funzione propulsiva che riguarda la produzione di reddito e ricchezza (che è sicuramente una funzione importante per quello che abbiamo detto in premessa, perché essi creano condizioni nella società della comunicazione di formazione e di assistenza e spesso con le nuove metodologie anche a distanza), ma anche una funzione da parte di questi ordini inclusiva, cioè di tenuta della società, di formazione della coscienza sociale rispetto ad alcuni temi.

Intendo proporre la visione e l'idea degli ordini delle libere professioni come quella di una “legatura sociale” - mi consenta, Presidente, di utilizzare questa espressione - che faccia da supplenza rispetto alla crisi di legature storiche che hanno tenuto insieme la società italiana e penso alla religione: penso alle ideologie, penso alla funzione politica. Dunque, una legatura che ci consenta di resistere un po' meglio e un po' più forti ai danni economici che sono venuti nelle parti più basse della società dalla globalizzazione come fenomeno economico e ai danni sociali che sono venuti e stanno venendo dal populismo come fenomeno sociale; una legatura di identità, di formazione e di assistenza che possa riportare al centro della discussione un soggetto che stiamo smarrendo e la cui identità si sta sbiadendo, che è il cittadino italiano, che è annientato dal richiamo alla cittadinanza, utilizzata solo per funzioni strumentali di lotta politica.

È il cittadino italiano che, però, ci deve consentire di tenere ancora presente che esiste un cittadino lombardo e un cittadino campano che non hanno le stesse possibilità né le stesse esigenze. Dunque, gli ordini professionali, che abbracciano tutti i livelli e gli strati della società e che contribuiscono a tenere in piedi un sistema di offerta di servizi spesso fondamentali; si pensi al ruolo sociale di uno psicologo o di un assistente sociale, piuttosto che di un avvocato che si occupa di una delicata questione di famiglia, purché non si pensi soltanto ai processi economici, alla produzione di ricchezza o alla risoluzione di conflitti quali quelli che si generano nella materia penale.

Questa funzione, questo ruolo sociale, questa legatura, gli ordini la potrebbero svolgere in una società in cui c'è bisogno sempre di più, non essendoci una posizione unitaria o una visione di blocco sociale, come si diceva una volta, ma esistendo tanti frammenti sociali da collegarsi faticosamente l'uno all'altro, per dare coesione al nostro ordinamento giuridico e sociale. Questa legatura la potrebbero svolgere gli ordini professionali, tra l'altro, proprio perché gli ordini professionali garantiscono lavoro autonomo e indipendente, le libere professioni sono capaci di produrre identità, ricerca e formazione. È sulla conoscenza che si sviluppa la loro attività principale e, dunque, nel processo di troppa lenta formazione dell'identità del professionista europeo potrebbero svolgere una funzione ulteriore per la formazione dell'identità del cittadino europeo. Ci dice Draghi, congedandosi dopo il suo lungo e proficuo mandato, che c'è bisogno di formare l'identità del cittadino europeo. Ebbene, il cittadino italiano può contribuire a formare l'identità del cittadino europeo anche tramite l'attività delle associazioni di categoria che governano le sorti dei liberi professionisti italiani, che sono un punto centrale della nostra società, che esprimono l'idea della libertà ma che devono anche poter contribuire alla formazione di una società in cui valga il principio dell'eguaglianza. Credo che questa sia la prospettiva sulla quale questo Parlamento deve lavorare e in questa prospettiva dichiaro e annuncio il voto favorevole sulla mozione, a prima firma Gribaudo, proposta dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, dobbiamo assumere un impegno in quest'Aula e dobbiamo fare in modo che l'iniziativa parlamentare opportuna - e dirò perché è opportuna anche quella che è derivata dal gruppo di Fratelli d'Italia - non sia esclusivamente un auspicio, ma che questa legislatura si ponga in continuità con quella precedente, che, più di tutte, ha assunto la consapevolezza dell'importanza per il Paese del ruolo dei liberi professionisti; cercherò, quindi, di declinare e di spiegare il perché.

Ritengo sia innanzitutto necessario un salto culturale politico che invada, che attraversi le politiche del Governo nell'assumere consapevolezza del contributo dei professionisti per il patrimonio del Paese e per la sua competitività. Dobbiamo stabilire se quanto affermato adesso e quanto hanno affermato i colleghi prima sia un modo di dire o sia effettivamente così.

Noi dobbiamo partire da un dato di fatto, da ciò che anima anche le politiche di bilancio e le politiche innovative che i Governi che si susseguono cercano di mettere in campo e, cioè, come si aumenta il livello di competitività del nostro Paese. Siamo abituati a ragionare in termini di efficienza, di raggiungere sempre migliori e maggiori risultati di efficienza del sistema economico e produttivo. Siamo orientati a giudicare la competitività del Paese che passa attraverso, certamente, il suo grado di innovazione e la sua capacità di innovarsi, la sua capacità di sfidare i mercati, la sua capacità di essere Italia nel mondo, ma una gran parte di questo obiettivo o di questi macro-obiettivi passa attraverso la funzione dei professionisti, i quali a largo raggio attraversano diversi settori del campo economico e sociale della vita del Paese. E il contributo al PIL del mondo delle professioni è solo un indicatore. Dovremmo misurare come quel contributo al PIL fondamentale, oltre il 12,4 per cento, in realtà sia corrispondente ad una retribuzione adeguata del mondo dei professionisti. Dovremmo, per esempio, leggere e capire, incrociando i dati, quanta attività professionale nel Paese la potremmo definire come ordinaria, quanta la potremmo definire specializzata, quanta la potremmo definire super specializzata rispetto ai fabbisogni nuovi che il Paese e la nostra economia hanno. La mozione a prima firma della collega Gribaudo pone e traccia i temi fondamentali e le domande che attendono risposta; però, per onestà intellettuale, dobbiamo dirci, per continuare un lavoro positivo, che non siamo all'anno zero. Ringrazio il Governo perché, mozione per mozione, è entrato nel merito dei singoli punti, e molti dei punti ci mettono insieme. È evidente che quelle sono le domande a cui noi dobbiamo dare risposta. Nella scorsa legislatura si è avvertita la necessità innanzitutto di intervenire sulla tassazione, per esempio, partendo dalla cancellazione dell'aliquota previdenziale, dal 33 per cento della Fornero fino al 25, stabilizzandola con la legge di bilancio nel 2017. Lo spartiacque - lo dico alla collega Gribaudo - è rappresentato dalla legge n. 81 del 2017, che ha normato sul congedo parentale, sul trattamento di maternità, su malattie e infortuni, sulla deducibilità dei costi sostenuti per la formazione permanente, così come per la deducibilità per gli oneri di garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni. E questo è uno dei primi grandi, giganteschi temi che riguardano il mondo delle libere professioni rispetto alle prestazioni che si effettuano. Così è stata molto importante la novità in materia di aggregazioni, reti e società. Ho letto nelle diverse mozioni che su alcuni casi si vuole discutere, per esempio, sul settore delle farmacie, ma l'obiettivo di mettere in rete competenze e professioni anche attraverso lo strumento della società tra professionisti, se andiamo a leggere i numeri, sta dando risultati importanti in termini di valore aggiunto anche rispetto a nuove domande che emergono nel Paese rispetto a fatti che fino a qualche anno fa non erano considerati, per i quali abbiamo bisogno, invece, di professionisti specializzati. Sulla legge che ho citato, però, vorrei segnalare al Governo, a seguito di una mia interrogazione in Commissione lavoro e della risposta datami dal sottosegretario, come in effetti sulla legge n. 81 non sia stato ancora attuato, o meglio costituito, il tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo, che ritengo assolutamente fondamentale. Il sottosegretario nella risposta mi ha detto che non c'è un termine perentorio, ma che sicuramente è intenzione del Governo farlo. Bene, lo dobbiamo fare e dobbiamo trovare il modo anche per un'ampia partecipazione; senza costituire decine di osservatori e decine di tavoli, dobbiamo trovare il modo per cui dentro quel tavolo di coordinamento non solo ci siano tutte le rappresentanze, ma ci siano, all'interno, dei tavoli che studino specifiche materie, e, tra queste, anche una riflessione aggiuntiva, che noi mettiamo nella mozione e che, devo dire, non ho rilevato nelle altre mozioni, un focus particolare sui professionisti che operano nel sud del Paese.

Infatti anche lì c'è un rapporto diretto tra minore competitività del Sud e minore redditività e partecipazione al PIL dei professionisti. C'è un rapporto diretto, quasi scientifico: dove il mondo delle professioni riesce meglio a insinuarsi, a integrarsi e a prestare le proprie competenze, lì c'è un maggiore valore aggiunto in termini di competitività e di sviluppo economico del Paese. Ma c'è un dato iniziale problematico ed è rappresentato dalle vere e proprie barriere all'ingresso per i giovani professionisti, un po' in tutte le professioni: barriere di ordine economico, barriere di ordine anche culturale, barriere di ordine sociale, per esempio per la tutela in termini sociali dei giovani professionisti che avviano un'attività e che, nell'avviare un'attività, dopo che hanno fatto sacrifici di studio e sacrifici economico-familiari per conquistare il titolo professionale abilitante allo svolgere quella professione, se entrano nel libero mercato, incontrano immediatamente delle barriere. Le più banali, ma le più costose, le più complicate: disporre di un ufficio, disporre di una biblioteca tecnica attrezzata, disporre di una formazione permanente. Sono barriere che determinano o che potrebbero determinare professionisti di “serie A” e di “serie B”, e, primo fra tutti, come barriera all'ingresso, esiste il tema del minore accesso al credito. Il sistema bancario eroga il credito sulla base delle garanzie e un giovane professionista, che deve dotarsi - concludo - di una dotazione tecnica e di una dotazione professionale adeguata, non può sostenere i costi necessari ad entrare nel mercato.

Prego il Governo: va verificato lo stato di attuazione della raccomandazione europea del 6 maggio 2003, n. 361, che assimila le libere professioni alle imprese; ciò consente di riconoscere i professionisti come beneficiari dei fondi strutturali europei. Ora, è chiaro che ogni regione lavora in modo autonomo. Le posso garantire, rivolgendomi ai sottosegretari presenti, che - concludo, Presidente - non tutte le regioni hanno attivato i fondi strutturali a favore dei professionisti; e nella cabina di regia del Ministero dobbiamo mapparli e invitare, nella programmazione autonoma delle regioni, a destinare parte delle risorse dei fondi ai professionisti.

A nome del gruppo Italia Viva, esprimo quindi voto favorevole alla mozione Gribaudo ed altri n. 1-00273 (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie al sottosegretario, che ha chiesto all'inizio la sospensione per poter lavorare insieme a un tema che noi sentiamo particolarmente importante per questa nostra Italia; ed è per questo che, su sollecitazione del presidente Meloni, che è prima firmataria di quest'atto, Fratelli d'Italia ha voluto elaborare una mozione che permettesse, oggi, agli italiani di ascoltare dalla viva voce delle rappresentanze parlamentari dei loro eletti quelle che sono le posizioni dei partiti su un comparto che è fondamentale per la nostra economia e che rappresenta un pezzo d'Italia. Scherzando, forse – spero –, una collega ha detto, quando noi abbiamo chiesto la diretta televisiva: attenzione, calerà lo share della RAI, danneggerete la RAI. Penso che ci sia ben altro da tagliare sul canale pubblico italiano che la discussione parlamentare sui problemi reali della gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché credo che, invece, dovremmo fare ancora più discussioni pubbliche, perché quel canale ha senso se le persone possono utilizzarlo al posto del fantomatico streaming, che è sparito da alcune forze politiche e dalla vita di alcune forze politiche, e possa essere invece utilizzato per far conoscere quello che qui dentro raccontiamo, quello che qui dentro ci impegniamo a realizzare e quello che qui dentro possiamo permettere al popolo di conoscere come volontà, e poi di vedere incarnato in atti normativi.

Ringrazio i colleghi che hanno riconosciuto a Fratelli d'Italia di avere portato e sollecitato questa mozione, ma anche e soprattutto perché, da quando abbiamo raccontato il metodo che abbiamo utilizzato per costruire questa mozione, anche loro hanno fatto lo stesso. Ci siamo rivolti agli ordini, ai professionisti, alle rappresentanze di categoria: abbiamo chiesto a loro quali sono le idee, quali sono le proposte che possono rendere più agevole, più semplice la vita dei liberi professionisti, delle partite IVA, la vita di coloro che in Italia rappresentano un pezzo del mondo del lavoro, un pezzo dell'Italia che produce.

Permettetemi, però, di dedicare ad alcuni professionisti in specifico questo risultato, perché questa mozione l'abbiamo chiusa dopo il giro di ascolto, molto lungo e durato mesi, proprio in Umbria. Insieme al collega Prisco e insieme a Donatella Tesei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ascoltammo i professionisti in Umbria, e Fratelli d'Italia scelse di aprire la campagna elettorale con la giornata di ascolto delle libere professioni. Ebbene, anche questo risultato che Fratelli d'Italia ha conseguito in Umbria, che il centrodestra ha conseguito in Umbria, forse, nasce dall'assenza di distanza tra noi e il corpo elettorale, tra noi e il popolo. Noi ascoltiamo e riportiamo, e questa discussione di oggi è una sollecitazione a tutti di ricominciare ad utilizzare questo virtuoso sistema, che permette ad una democrazia rappresentativa di essere una democrazia degna di questo nome.

Abbiamo inserito, in questo atto, le istanze di avvocati, di medici, di farmacisti, di commercialisti, di architetti, di ingegneri, di psicologi e, ancora, di tanti altri che meriterebbero di essere citati, cercando di affrontare questo tema con la sensibilità di tanti colleghi di Fratelli d'Italia che sono, essi stessi, liberi professionisti. L'abbiamo fatto credendo che sia necessario ricostruire quel tessuto virtuoso che, in Italia, veda i cittadini rappresentativi di istanze, di potenzialità, di possibilità e non, invece, quello che oggi sta accadendo sempre di più, per cui i cittadini sono visti come oggetto di interesse da parte dello Stato in quanto portatori di gettito a copertura di spese, spesso folli.

Milton Friedman ricordava e precisava che, se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non puoi essere sorpreso se crei disoccupazione. Ebbene, lo dico qui, in questo Parlamento, dove è stato approvato un provvedimento inutile come il reddito di cittadinanza, invitando, oggi, tutti a riflettere sui risultati di quella azione normativa che non ha portato in Italia un solo posto di lavoro, che non ha creato un solo momento occupazionale, che non ha dato risposte al territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oltre gli altri problemi, e, magari, ragionare su come poter investire su quell'Italia che produce e che lavora.

Noi crediamo che le cifre parlino chiaro: oggi, le libere professioni - lo diceva già qualche altro collega - rappresentano il 12,5 per cento del prodotto interno lordo di questa nazione; 4 milioni di persone occupate, direttamente o attraverso l'indotto, grazie alle libere professioni; il 19 per cento dei professionisti europei è un professionista italiano. Ebbene, lo Stato italiano deve guardare a questo comparto economico come un grande investimento di questa nazione, un investimento fatto attraverso la scuola pubblica, un investimento fatto dalle famiglie che hanno sofferto e faticato per far studiare i loro figli è un investimento che va protetto, è un investimento che va valorizzato. Come? Questa è la domanda che ci siamo fatti e abbiamo interrogato, per l'appunto, i liberi professionisti, le loro rappresentanze, gli ordini, per capire quali erano e quali fossero le possibilità di risolvere alcuni problemi; e credo che alcune risposte, già oggi, arriveranno attraverso una mozione. Le mozioni sono atti di indirizzo: spesso, per chi è fuori da qui, i nostri termini tecnici sono complessi, non si comprendono a fondo, e la differenza tra una legge, una norma e un atto di indirizzo è che l'atto di indirizzo richiama, poi, chi governa a realizzare una norma che diventa, nella vita quotidiana, qualcosa di attivo. Ebbene, oggi noi, come minoranza, abbiamo fatto delle proposte, tante proposte – non esauriscono il tema – e alcune sono state raccolte come indirizzo dal Governo, e le ricorderò, però, poi, devono diventare atti concreti, questo è l'auspicio. È un auspicio che noi, che siamo minoranza, nella prossima finanziaria tradurremo in atti concreti, in emendamenti, quando si tratta di coperture finanziarie, o in proposte di legge. Ed è lì che la maggioranza potrà definirsi in grado di tradurre questi indirizzi in atti oppure, invece, si dimostrerà velleitaria, come noi temiamo. Quindi, tra pochi giorni, sapremo se siete all'altezza del compito che oggi il Parlamento italiano vi fa assumere.

Abbiamo una situazione nella quale, a fronte del grande senso di responsabilità, ogni giorno i nostri liberi professionisti si alzano nella giungla della burocrazia e vengono inseguiti da uno Stato che tutto appare, meno che uno Stato amico: c'è un importante quotidiano che dice che, solo nell'ultimo anno, quarantanove nuovi adempimenti vengono imposti ai cittadini italiani.

Burocrazia e imposizione fiscale. Noi abbiamo chiesto di ragionare di questi argomenti, cercando di spiegare - lo tentiamo da tempo, per la verità - che la fatturazione elettronica era un orpello che non avrebbe permesso di battere l'evasione fiscale, che era una scusa per fare gettito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che gli indici sintetici di affidabilità non sono lo strumento che possa aiutare a battere l'evasione fiscale, che gli studi di settore erano una bestemmia. Ma c'è una parte di questo Parlamento che ha guardato - lo ripeto - ai liberi professionisti, alle partite IVA, agli autonomi come oggetto di interesse per il gettito e, poi, non li ha tutelati. Ricordava qualcuno Bersani, il primo protagonista di liberalizzazioni selvagge, che permettevano l'ingresso del capitale e che danneggiavano le libere professioni, rafforzando i grandi centri, le grandi multinazionali e indebolendo coloro che si erano formati e rappresentavano, per storia e per cultura, una ricchezza per la nostra nazione.

Abbiamo lavorato, in questi mesi, per riuscire a trattare di una vicenda - è il nostro punto n. 1 -, cioè l'equo compenso. L'equo compenso, lei, sottosegretario, l'ha accettato riformulato. Noi abbiamo una normativa, in Italia, abbastanza imprecisa, sulla quale bisogna lavorare e su cui Fratelli d'Italia ha presentato già una proposta di legge: bisognerebbe, intanto, farla applicare. Noi abbiamo chiesto ai nostri rappresentanti di ANCI nazionale: nel congresso nazionale dell'ANCI, Fratelli d'Italia proporrà un ordine del giorno che impegna tutti i sindaci della nostra nazione ad applicare l'equo compenso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per dare l'esempio nella pubblica amministrazione, perché la contrattazione tra il libero professionista e i soggetti forti non veda penalizzata la qualità del servizio. Purtroppo, anche qualche sentenza negli ultimi giorni, noi la riteniamo farneticante. Vado a chiudere. Abbiamo parlato della riforma delle successioni, sperando che l'accoglimento non sia che la riformeremo per far pagare le tasse anche ai morti dopo i vivi, ma che sia una semplificazione della burocrazia. Le farmacie: si è detto del problema dell'ingresso del grande capitale che limita al farmacista la sua condizione di professionista formato e garante del servizio per i pazienti. E, poi, l'accesso al credito; lo status di pubblico ufficiale per i medici e i paramedici che vengono aggrediti nei nostri ospedali e che vanno salvaguardati. E così per i giornalisti, borse di studio per gli specializzandi, un'altra cosa che lei ha voluto accogliere, seppure riformulata: vedremo in che cosa si tradurrà, cifre economiche che possano affrontare il problema. Però, sottosegretario, sulle tasse non avete voluto sentir parlare, sulla burocrazia non avete accettato nulla di quello che abbiamo proposto…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …né la Flat tax incrementale - e chiudo -, che è una nostra proposta caratterizzante e che permetterebbe di incrementare il gettito di questa nazione senza danneggiare, ma facendo emergere il sommerso.

Allora, io credo che questa Italia debba sanare un punto - chiudo davvero - e cito un attento osservatore delle dinamiche di questa nazione, Checco Zalone, circa ciò che oggi avviene per i cittadini che hanno la fortuna di avere la tredicesima.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). “Si chiama tredicesima: se il tuo cuore non conosce questa gioia allora taci, perché i tuoi dei ti hanno condannato alla partita IVA”. Ebbene, noi liberiamo dagli dei e da chi ha condannato le partite IVA a vivere con sofferenza questa nazione; liberiamo e diamo la possibilità di produrre ricchezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, affrontiamo un tema a me molto caro, quello delle professioni, dei lavoratori e delle lavoratrici a partita IVA, al quale ho dedicato molto del mio impegno parlamentare fin dalla scorsa legislatura, non a parole ma costruendo politiche per i professionisti e con i professionisti. Purtroppo, però, le mozioni che sono state presentate dalla destra - ahimè, per l'ennesima volta - si legano ad un grande equivoco dei bisogni del mondo contemporaneo delle professioni, ovvero che i loro problemi di reddito, di crescita, di sviluppo siano unicamente legati alla fiscalità. Questo è il grande comodo errore che la destra continua a compiere e lo ha fatto anche Salvini quando ha promosso l'estensione del regime forfettario chiamandolo impropriamente Flat tax, un regime già introdotto dai nostri Governi e che agiva, certo, sulla leva fiscale, ma, ripensato da voi, ha di fatto riportato il mondo degli autonomi a perdere stimoli nell'aggregazione, mentre invece ciò che serve sono competenze che si uniscono, perché nell'economia della conoscenza i saperi devono essere sommati per competere a livello globale e non isolati. In un mondo che corre, rinchiudere ciascuno nel proprio recinto è esattamente la visione sovranista in salsa italiana che non sa andare oltre il proprio orticello. Diciamolo chiaramente: eliminare l'aliquota forfettaria del 20 per cento per i ricavi fino a 100 mila euro era doveroso, perché si tratta di una misura che legittima disuguaglianze, falsificando impropriamente la concorrenza e oggi voi ripercorrete lo stesso sentiero pericoloso perché mettete lavoratori in contrapposizione tra di loro, dipendenti contro autonomi. Fermiamo queste strumentalizzazioni, colleghi: è stato importante discutere delle professioni oggi, ma non mettiamo i lavoratori gli uni contro gli altri. La manovra finanziaria è un disegno complesso che darà risposte a milioni di persone, di lavoratori, di pensionati e renderà finalmente universale l'approccio agli strumenti di welfare familiare. Certo, occorre fare attenzione e in questo sentiero non va colpito chi non lo merita, mentre si correggono dei regimi che sono fortemente iniqui. Per questo siamo soddisfatti della decisione del Governo di non cambiare le regole in corsa per centinaia di professionisti che hanno scelto il regime forfettario di 65 mila euro meno di un anno fa. Ma i problemi delle professioni non si risolvono sempre e solo spostando una aliquota o con uno spot. Noi rivendichiamo anche un metodo, un metodo molto diverso, che ha portato alla legislazione della scorsa legislatura, che è stata citata - li ringrazio - dai colleghi di Italia Viva e dai colleghi di LEU. Questo metodo di confronto, di ascolto e di costruzione ci ha consentito di dare risposte vere, soprattutto alle generazioni più giovani, alla mia generazione, che più di altre ha pagato il prezzo delle trasformazioni del lavoro. Fino a pochi anni fa, a causa della spaccatura esasperata della crisi economica fra i diritti dei lavoratori autonomi e quelli dei lavoratori dipendenti, chi sceglieva di mettersi in gioco con le proprie competenze, con la voglia di fare e di aprire una partita IVA non aveva nessuna tutela di carattere sociale. Ebbene, nella scorsa legislatura, abbiamo voluto sanare quella frattura e lo abbiamo fatto con la legge n. 81 del 2017, il cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, che con il metodo poc'anzi ricordato ha finalmente esteso diritti come la maternità, la malattia, l'infortunio a chi ne era sempre stato privo, e non a caso è stata citata nella mozione di ciascuno di voi. Con quella legge noi abbiamo investito risorse non per aumentare disuguaglianze attraverso il fisco, ma per incentivare la formazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) fino a renderla deducibile fino a 10 mila euro l'anno e lo abbiamo fatto anche per dare nuove opportunità ai professionisti; anche per questo li abbiamo equiparati alle piccole e medie imprese dando loro la possibilità di accedere ai finanziamenti europei. Noi, poi, a differenza di altri, abbiamo sì corretto le distorsioni della riforma Fornero, senza tuttavia creare altre ingiustizie. Abbiamo riportato l'aliquota previdenziale al 25 per cento, mentre invece sarebbe cresciuta fino al 33 per cento: prima l'abbiamo fermata al 27 e poi l'abbiamo fermata e bloccata definitivamente al 25 per cento nella legge di bilancio 2017. Inoltre abbiamo introdotto nell'ordinamento, dopo anni di difficili discussioni, il principio dell'equo compenso, che è stato citato anche qui da tutti. Vorrei sottolinearlo perché è stato citato da destra e da sinistra da persone che sono da ben più tempo della sottoscritta in Parlamento, che tuttavia hanno considerato per molti anni questa battaglia sbagliata. Mi fa piacere che oggi ci sia questa unanimità: spero che non sia solo a parole ma che sia nei fatti. Rivendico quella battaglia perché quel principio, oggi citato da tutti, è un principio costituzionale che attende di essere attuato per tutte le categorie professionali e che noi abbiamo introdotto nel decreto fiscale del 2017 e al quale non è stato dato alcun seguito dal Governo precedente. Lo dico perché è un principio di giustizia sociale. È tuttavia un dibattito su cui la discussione è ancora molto aperta: ci sono moltissime voci autorevoli che continuano a sostenere che la vera concorrenza stia nel poter offrire sempre un prezzo più basso e che la vera libertà per i giovani stia nel poter fare prezzi da fame o, addirittura, di lavorare gratis. Ma come si fa, dopo dieci anni di studio e praticantato, ad avere la forza economica per lavorare gratis o per pochi soldi e fare concorrenza attraverso i grandi committenti o magari nella pubblica amministrazione con studi professionali che hanno trenta-quaranta anni di esperienza? Evidentemente non è fattibile e lo sappiamo.

Ed è per questo che il primo datore di lavoro, che è il datore di lavoro pubblico, non deve sfruttare questa debolezza dei giovani professionisti. La mancanza di parametri legittima soltanto la legge del più forte. Ecco allora, colleghe e colleghi, che credo sia proprio questa, oggi, tra le tante battaglie, quella su cui non possiamo più arretrare perché il lavoro è lavoro e, come tale, deve essere pagato e non sfruttato soprattutto, ripeto, dallo Stato. Non servono nuove leggi: lo dico per i colleghi che ho sentito dire, in quest'Aula, che hanno presentato nuove proposte di legge. Le leggi, come avete citato nelle vostre mozioni, ci sono già. Non servono quindi altre scuse: serve procedere con l'emanazione del decreto, parametri indicati dalle norme che sono state introdotte precedentemente e i luoghi della discussione ci sono. Certo c'è il Ministero della Giustizia e sappiamo che si sta facendo un lavoro ma dico che c'è anche il Ministero del Lavoro e su questo invito il Governo a convocare quanto prima il tavolo dei professionisti, così come prevede la legge n. 81 all'articolo 17: quell'articolo che abbiamo voluto perché il mondo delle professioni è cambiato, si è allargato e vanno rispettate, e a tutti deve essere dato pari spazio e pari dignità, perché il lavoro autonomo cambierà ancora e noi abbiamo il dovere di farcene carico.

Ci sono poi altre storture da correggere e cambiamenti del mondo del lavoro ai quali le leggi devono adeguarsi. Per questo, unitariamente con le forze di maggioranza, oggi esprimiamo indirizzi chiari al Governo per la valorizzazione del mondo delle professioni e per proseguire nell'opera di universalità dei diritti del lavoro. Chiediamo l'impegno a confermare e completare la rivoluzione universalistica del welfare perché alle casse professionali sia consentito di erogare forme di sostegno ai propri iscritti prevedendo l'eliminazione della doppia tassazione sui rendimenti degli investimenti, attraverso la riduzione progressiva dell'aliquota al 26 per cento. Lo Stato, per le professioni prive di casse, deve fare la sua parte a partire dal riordino e dall'unificazione degli strumenti di sostegno alla famiglia che non dovranno più riguardare solo i dipendenti, ma anche i titolari di partita IVA. C'è la gestione separata dell'INPS da allargare per rendere più forti maternità, tutelare la malattia a garanzia del reddito per le partite IVA non ordiniste, vista anche la recente sentenza della giustizia europea che sancisce il diritto dei lavoratori autonomi a godere di un assegno di disoccupazione come avviene per i lavoratori dipendenti. Il sostegno ai professionisti in difficoltà deve essere potenziato e devono essere individuati strumenti per affrontare seriamente il ritardo dei pagamenti, non solo della pubblica amministrazione, ma anche e soprattutto tra i privati.

Non possiamo poi non ricordare la necessità di un confronto serio e oggettivo per arrivare a una vera semplificazione fiscale, come hanno chiesto in particolare i commercialisti a proposito della revisione del sistema degli ISEE e dell'emanazione dell'obbligo di trasmissione delle liquidazioni trimestrali dell'IVA che, date tutte le novità in materia di fatturazione elettronica, pare a questo punto superflua.

Potrei andare avanti gli impegni sono tanti: rivediamo i codici Ateco per venire incontro alla grande trasformazione tecnologica delle professioni ma non mi dilungo oltre, Presidente, so che ho poco tempo. Mi faccia però dire che noi non accettiamo che si riducano le rivendicazioni dei professionisti ad una mera battaglia fiscale o ad uno scontro tra lavoratori con nomi diversi, ma con gli stessi bisogni. La diversità del nostro approccio, cari colleghi, sta proprio nel fatto che, come ci ha insegnato Bruno Trentin, per noi mettere al centro i diritti del lavoro vuol dire mettere al centro i diritti della persona, intesi come diritti universali e indivisibili di cittadinanza, e, per questo, non riusciamo a vedere muri tra autonomi ordinisti e non ordinisti, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. La sinistra è da sempre dalla parte di chi vede nel lavoro una forza di emancipazione e di affermazione della propria dignità e non cambia niente se chi lavora sta in una catena di montaggio o ha la partita IVA.

Noi con l'ascolto e il confronto, un metodo condiviso, vogliamo davvero dare valore al settore variegato che costituisce il mondo delle professioni e che rappresenta un ingranaggio di qualità del sistema produttivo italiano. Ecco allora che chiediamo che, sin dalla prossima legge di bilancio, il Governo che, con le parole di Conte, si è impegnato in quest'Aula a dare attuazione in primis all'equo compenso, possa effettivamente già realizzarlo e, con questa mozione, diamo indirizzi precisi.

Per cui esprimo voto favorevole e ringrazio ancora il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente e membri del Governo, onorevoli colleghi, in Italia al comparto dei liberi professionisti rappresenta un settore vitale per il nostro Paese, considerato che, secondo il rapporto 2018 dell'Osservatorio sulle professioni di Confprofessioni, conta circa 2.400.000 professionisti iscritti agli albi professionali, 1.400.000 iscritti alle casse previdenziali, e ci colloca come lo Stato con il numero maggiore di professionisti in Europa. In termini percentuali, rappresenta il 26 per cento dei lavoratori indipendenti in Europa, e oggi in Italia dà lavoro a 900 mila persone con contratto di lavoro dipendente, sviluppando il 12,4 per cento del PIL.

Questa mozione nasce per dar voce a questi 2.400.000 professionisti, che in questi anni di grande difficoltà economica del Paese hanno continuato ad andare avanti tra mille problemi e mille provvedimenti legislativi che hanno aumentato la burocrazia e le incombenze, ma soprattutto che hanno dovuto fare i conti con una tassazione tra le più alte in Europa. Difendere il mondo delle libere professioni in questo Paese significa combattere una battaglia culturale, perché la stessa previsione dell'obbligo di iscrizione all'albo garantisce la qualità elevata delle prestazioni fornite dai professionisti e la rispondenza alle norme della deontologia professionale.

Forza Italia, grazie a un'intuizione del Presidente Berlusconi, ha istituito nell'organigramma del partito un dipartimento apposito per le libere professioni, che mi onoro di coordinare e che in questi anni ha costantemente prestato ascolto alle tematiche rappresentate dalle professioni ordinistiche e non ordinistiche. Si tratta di un settore variegato, che coinvolge tre grandi filoni, quello giuridico, quello sanitario e quello tecnico, e che necessita di un'attenzione particolare da parte del Governo: che non si limiti però a provvedimenti spot, ma si realizzi nella più ampia tutela di tutte le specificità delle singole professioni interessate.

Nei suddetti ambiti di operatività, giuridico, sanitario e tecnico, i professionisti concorrono, attraverso la propria attività, alla realizzazione e attuazione di diritti che hanno uno specifico riconoscimento a livello costituzionale: penso, ad esempio, al diritto alla salute. La loro funzione, in settori così centrali per i diritti individuali e il buon funzionamento della cosa pubblica, comporta l'esigenza di garantire il decoro dei professionisti e la sostenibilità delle professioni: decoro e sostenibilità che non possono essere garantiti se non con politiche e misure attente, adeguate al ruolo sociale dei professionisti e al bagaglio di competenze ed eccellenze che essi rappresentano.

Ecco, i 25 impegni enucleati in questa mozione servono a dare risposte concrete a professionisti, partite IVA e piccole imprese. Questi 25 impegni servono per mettere finalmente al centro delle politiche del Paese questo comparto così importante.

Primo impegno tra tutti, la concreta attuazione del principio dell'equo compenso, commisurata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, inserito nella legge di bilancio 2017 proprio grazie all'intervento di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): garantendone l'applicazione a tutte le prestazioni professionali con soggetti diversi dai consumatori, abbiano natura pubblica o privata, ed estendendone l'applicazione alla prestazione degli altri professionisti iscritti agli ordini, compatibili e non compatibili con il futuro del Paese.

Appare necessario un intervento che riesca ad attuare questo principio. Forza Italia ha presentato una proposta di legge nel mese di luglio, di cui sono primo firmatario, che permetta di evitare casi come quello previsto dall'avviso pubblico del 26 febbraio 2019 apparso sul sito del Ministero dell'Economia e delle finanze, nel quale si chiedeva la manifestazione di interesse per incarichi di consulenza di professionisti a titolo gratuito. Questo per Forza Italia è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! La necessità di una disciplina specifica serve ad evitare proprio che la magistratura, in assenza di norme certe, interpreti il principio in maniera restrittiva, come accaduto con la sentenza n. 11410 del settembre 2019, che ha dichiarato legittimo quel bando nel quale si chiede la gratuità di una prestazione di un'opera professionale.

In secondo luogo, si chiede una più ampia concertazione con le categorie interessate, allorché si sviluppino interventi normativi che riguardano i professionisti, istituendo presso i Ministeri vigilanti tavoli di lavoro o osservatori permanenti con rappresentanti di ogni singola professione. Per fare un esempio concreto, riterrei indispensabile la concertazione con la rete dei professionisti tecnici e le associazioni del Terzo settore, per permettere finalmente un coordinamento tra le norme in materia di barriere architettoniche, magari facendole confluire in un testo unico: questa sarebbe davvero una norma di civiltà per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

È evidente che la mancata concertazione determina uno scontento generale, che ha portato, ad esempio, la settimana scorsa gli avvocati penalisti allo sciopero per la riforma della prescrizione, che di fatto - voglio ricordarlo qui a tutta l'Aula - crea la figura dell'imputato a vita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Oppure il caso dello sciopero dei commercialisti, che nel mese scorso protestavano per le disfunzioni create nell'applicazione degli ISA, che hanno sostituito gli studi di settore. Basterebbe, dunque, prestare ascolto alle proposte del Consiglio dei commercialisti e degli esperti contabili per ovviare a queste problematiche. Basterebbe prestare attenzione alle proposte presentate congiuntamente da commercialisti e Confindustria, per porre rimedio alle criticità particolarmente evidenti dell'operatività dei sostituti d'imposta e nel settore IVA, che complicano la gestione delle imprese e degli studi professionali. Basterebbe adottare iniziative normative finalizzate a garantire un rapporto equo tra fisco e contribuenti, valorizzando gli istituti della cooperazione e del controllo del rischio fiscale, e garantendo la certezza del diritto e la proporzionalità della risposta sanzionatoria. In una parola, il Paese ha bisogno di semplificazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per quanto concerne le professioni sanitarie, si evidenzia la necessità di garantire una maggiore sicurezza agli operatori, per evitare le continue aggressioni al personale medico e infermieristico. È necessario stanziare maggiori risorse per garantire la realizzazione della farmacia dei servizi in tutte le regioni italiane, come chiesto dalla Conferenza delle regioni il 17 ottobre scorso; e bisognerebbe anche ripensare le disposizioni introdotte con la legge n. 124 del 2017, che ha consentito l'accesso della titolarità nelle farmacie anche alle società di capitali. Bisogna adottare iniziative per rimodulare ed implementare le risorse dedicate al settore delle prestazioni veterinarie, sia nel settore privato che in ambito pubblico; equiparare lo status contrattuale degli specializzandi in lauree sanitarie non mediche a quelli degli altri sanitari. Inoltre occorre prevedere una maggiore tutela per i giornalisti, che, nell'esercizio della loro attività professionale, sono sempre più frequentemente oggetto di episodi di aggressione e intimidazione; nonché assumere iniziative relativamente alle situazioni di crisi aziendali del comparto dell'editoria, che prefigurano un drammatico ridimensionamento degli organici, e reintrodurre, già con la prossima legge di bilancio, i contributi diretti a favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici, anche al fine di evitare ulteriore perdita di occupazione in un settore così delicato; ma, soprattutto, scongiurando la conseguente riduzione del pluralismo e l'abbassamento della qualità dell'informazione in favore di chi produce false informazioni, in spregio ai principi liberali e democratici su cui si fonda la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Infine, il Governo dovrà assolutamente rivedere quanto ipotizzato in questi giorni sulle misure previste in manovra che toccano le partite IVA. Noi di Forza Italia rimarchiamo con forza la nostra battaglia affinché non venga annullata la flat tax al 20 per cento per le partite IVA con redditi tra 65 e 100 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), recentemente introdotta dalla legge di bilancio 2019, ma, anche, che venga mantenuta la flat tax al 15 per cento per le partite IVA fino a 65 mila euro. Non esiste alcuna ragione per una simile scelta, se non una sorta di persecuzione verso i ceti libero-professionali e verso le dinamiche attive e meritocratiche che le caratterizzano. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che il nuovo regime ha prodotto, sì, agevolazioni per i professionisti, ma ha anche generato gettito per la finanza pubblica, contribuendo alla lotta per il sommerso. In buona sostanza, non ammetteremo penalizzazioni per questi professionisti, perché è incomprensibile pensare che uno Stato cambi i regimi fiscali ogni anno, rendendo il cittadino esposto ad ogni intemperia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): non possiamo pretendere che i cittadini abbiano fiducia in uno Stato che cambia continuamente idea. Per quanto ci risulta, oggi la manovra di bilancio dovrebbe contenere un diluvio di piccoli interventi, che avranno come conseguenza un aggravio di costi, adempimenti e sanzioni e che si abbatteranno su professionisti e commercianti, acuendo le loro problematiche, tartassandoli fiscalmente e opprimendoli burocraticamente. Per questa ragione, a partire dalla prossima manovra del 2020, metteremo in campo tutte le iniziative utili per abbassare le tasse e per diminuire la burocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per questi motivi annuncio il voto favorevole sulle mozioni presentate dai colleghi di centrodestra, e invece ci asterremo sulla mozione della maggioranza: una mozione timida, che non affronta alcun problema e che, quindi, non darà alcuna risposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Presidente, egregi colleghi, gentili colleghe e rappresentante del Governo, la mozione presentata dal gruppo Lega-Salvini Premier vuol dare attenzione ai liberi professionisti, e, con loro, agli artigiani e alle piccole imprese. In Italia sono ben 2 milioni e 14 mila gli iscritti agli albi professionali, 1 milione e 400 mila quelli iscritti alle casse previdenziali e quelli in attività. A questi si aggiunge un entourage di 900 mila dipendenti, con un indotto di 2 milioni e 300 mila occupati, un esercito di cittadini, che contribuiscono per circa il 15 per cento al PIL nazionale. Le libere professioni abbracciano ambiti ampli e di grande varietà, dagli avvocati agli architetti, dai medici ai giornalisti, gli agronomi, gli infermieri, gli informatici e tanti altri. Questa moltitudine di attività professionali e produttive ha scontato una grave crisi, tra il 2008 e il 2013, causata per lo più dall'abolizione delle tariffe minime, ad opera del noto “decreto Bersani”. Ma ancora adesso, nonostante tutto, mantengono grande attrattività per i giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro, essendosi registrato un saldo positivo di ben 200 mila unità dal 2011 al 2017. E, per il 65 per cento di questi nuovi professionisti, si tratta di donne. L'Italia è il Paese europeo con più professionisti e i liberi professionisti italiani rappresentano il 19 per cento del totale dell'Unione europea, confermando il nostro Paese al primo posto. A fronte di questi numeri, Governo, Parlamento e istituzioni non possono permettersi di trascurare questa rilevante classe produttiva. Il Governo precedente, grazie alla Lega, si era impegnato nel trovare soluzioni che favorissero i professionisti, gli artigiani e le piccole imprese, cioè le partite IVA medio-piccole sia nella fase iniziale che nello svolgimento della loro attività, sia in funzione di semplificazione e convenienza fiscale, ma anche come rimedio alla concorrenza sleale ed illegale di chi esercita la professione anche eludendo completamente fisco e previdenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi riferisco, Presidente, alla tassazione forfettaria e agevolata di chi inizia la propria attività, che, grazie alla Lega, poteva beneficiare - e ci auguriamo che potrà farlo ancora nei prossimi anni -, dell'aliquota vantaggiosa al 5 per cento, per cinque anni, se resta sotto il limite dei 65 mila euro annui di fatturato. Mentre, per le partite IVA già attive, è stata introdotta la flat tax al 15 per cento con contabilità semplificata, senza IVA, IRAP e senza obbligo di fatturazione elettronica. Un regime di tassazione chiaro e semplice, in funzione antievasione e di emersione del lavoro nero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Del resto, è dimostrato che i soggetti sconosciuti al fisco sono spinti a regolarizzare la loro posizione solo con una semplificazione degli adempimenti e della contabilità e con una tassazione conveniente, che permetta loro di vedere i risultati economici della propria attività, mentre non serve l'aumento delle sanzioni repressive, che per essere attuate necessitano di controlli e processi giudiziari, imponendo, quindi, ulteriori costi a carico dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'aumento delle tasse e delle sanzioni non fa che agevolare l'economia sommersa, creando gravi danni ai lavoratori onesti, che pagano a fatica tutte le tasse imposte, comprese quelle occulte, come quelle verso le banche, per dotarsi di strumenti elettronici per ricevere i pagamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I dati dell'Osservatorio delle partite IVA del primo semestre 2019 confermano che l'incremento delle nuove posizioni IVA, rispetto allo scorso anno, è accompagnato proprio dal successo per l'opzione per i regimi forfettari, esercitata da quasi metà delle nuove partite IVA, cioè ben 160 mila unità. Inoltre, per incentivare questi nuovi contribuenti ad aumentare i loro affari e a crescere, la Lega aveva già previsto nell'ultima legge di bilancio uno step successivo, che doveva entrare in vigore proprio fra pochi mesi, il 1° gennaio 2020, una flat tax del 20 per cento per chi fattura oltre i 65 mila, ma nel tetto di 100 mila euro. Si voleva così mantenere una disciplina fiscale di favore per i medi professionisti, senza troppa disparità di trattamento con chi resta sotto il tetto dei 65 mila euro. Su questa implementazione della flat tax, il nuovo Governo della “coalizione Ursula” ha già deciso uno stop, uno stop che per noi, del gruppo Lega, è totalmente ingiustificato, sia perché è irrispettoso che un Governo consideri e tratti un'importante categoria produttiva del Paese, come sono appunto i liberi professionisti, come presunti evasori - basta pensare che volevano prevedere un Daspo per i commercialisti - e sia perché la storia e i dati statistici insegnano che l'elevata tassazione comporta maggiore evasione, mentre l'abbattimento determina maggior gettito per lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Scopriamo, invece, che, nella mozione della maggioranza giallo-fucsia e nei pareri sulle mozioni di opposizione, qualunque impegno sul mantenimento del regime forfettario, nonostante gli ottimi risultati dal punto di vista delle entrate tributarie e della regolarizzazione dei lavori dei professionisti, è scomparso. Evidentemente - e siamo al 29 di ottobre - la maggioranza non ha ancora trovato un accordo su quanto vuole fare. Altrimenti, perché tanto ritardo nello scrivere, nel varo della legge bilancio? Modificare o eliminare il regime forfettario sarebbe deleterio per la programmazione delle attività dei singoli professionisti, che finalmente riuscivano ad abbinare le proprie competenze tecniche specifiche con la semplicità del regime fiscale, ottenendo un risparmio anche in burocrazia. Tanto - possiamo dirlo oggi - i professionisti hanno ben compreso chi sta dalla loro parte, a cominciare da quelli che vivono in Umbria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Mentre la maggioranza giallo-rossa si fermava a Norcia, persino il capo dello Stato Mattarella dichiarava che le istituzioni devono assicurare regole semplici, amministrazioni efficienti e una fiscalità equa. E voi non volete obbedirgli?

E cosa c'entrano regole semplici e fiscalità equa con gli indici sintetici di affidabilità? Quest'anno, alla loro prima applicazione, hanno dato risultati insoddisfacenti, evidenziando disparità ingiustificate e ingiustificabili, tanto da far proclamare uno sciopero ai commercialisti. Ma il Governo ha cassato la nostra richiesta di impegnarsi ad esentare dalla dichiarazione ISA tutte le attività professionali, commerciali e artigiane con fatturato fino a 400 mila euro e che le preannunciate misure di incremento dei sistemi di pagamento digitale abbiano anche la finalità di portare al superamento definitivo degli ISA per i commercianti.

In nome della semplificazione burocratica e della riduzione degli adempimenti fiscali, che sono i costi e oneri che gravano interamente sui lavoratori professionisti, abbiamo chiesto, peraltro conformemente alla mozione di maggioranza, che venisse eliminato l'obbligo di invio delle liquidazioni periodiche IVA per i soggetti che già utilizzano la fatturazione elettronica. Si tratta, infatti, di un'inutile duplicazione di adempimenti, visto che gli stessi dati già transitano dagli uffici tributari. Abbiamo, però, ricevuto parere negativo.

Per la crescita dei professionisti, anche nella considerazione degli altri Paesi europei, deve essere valorizzato e incrementato l'accesso ai fondi UE, la formazione e l'autoregolamentazione, quali priorità per promuovere le professioni liberali in Europa, ampliando la possibilità di partecipare ai bandi per l'accesso ai fondi strutturali europei.

Incongruenze, inoltre, si sono verificate a livello previdenziale. In una realtà in cui la prevalenza delle casse autonome rende residuale l'istituto previdenziale nazionale, ciò però non ha evitato il contenzioso con la gestione separata dell'INPS e con pronunce che ne hanno annacquato l'estraneità. In relazione a queste pronunce, occorre che ci sia una netta presa di posizione da parte del Governo, posizione che noi abbiamo chiesto, però il Governo, avendo dato parere negativo, evidentemente non intende occuparsene, lasciando in questo caso soli i professionisti.

Infine, i professionisti devono vedere rispettate le proprie prerogative costituzionali, anche in relazione al proprio compenso, che deve essere equo, conformemente all'articolo 36 della Costituzione, nei confronti di tutti i clienti, non solo dei grandi clienti, come prevedeva la legge del 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E l'applicazione dell'equo compenso deve essere monitorata, sia in ambito pubblico che privato, anche mediante l'istituzione di un apposito Osservatorio nazionale ministeriale, composto da un rappresentante per ciascuno dei consigli nazionali degli ordini professionali. L'obiettivo è quello di non attaccare la dignità dei professionisti, permettendo e addirittura legittimando compensi vili o addirittura nulli. E per noi del gruppo Lega Salvini Premier deve considerarsi equo il compenso determinato nelle convenzioni solo quando risulta essere almeno conforme ai parametri contenuti e definiti dai decreti ministeriali.

Per questi altri motivi riteniamo che l'attuale maggioranza giallo-rossa deve cambiare atteggiamento nei confronti dei liberi professionisti, sostenerli con una fiscalità equa, ascoltarli nelle proprie istanze, come abbiamo fatto noi, semplificare gli adempimenti burocratici, senza continue modifiche di adempimenti, e soprattutto che non vengano considerati come una categoria di presunti evasori o dei bancomat, da vessare quando mancano coperture per la manovra finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, noi non vogliamo che, spinti dal mantra della sinistra italiana per cui le tasse sono una cosa bellissima, la tassazione forfettaria e le semplificazioni ottenute dalla Lega al Governo si vanifichino.

Ribadisco, quindi, la vicinanza del gruppo Lega-Salvini Premier alle libere professioni, perché siano sempre più una delle spinte propulsive per la crescita dell'economia italiana e che mantengano la loro dignità e alta considerazione da parte del Governo.

Dichiaro, quindi, la votazione favorevole per quello che riguarda la mozione a prima firma Molinari n. 1-00268 e l'astensione nei confronti della poco convincente mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il mondo delle libere professioni ha subito, negli anni, un notevole sviluppo. Abbiamo assistito alla nascita e al consolidamento di un elevato numero di professioni, che si basano su abilità specifiche di nuovo tipo. Anche le professioni più tradizionali si sono modificate per dare risposta alle nuove esigenze della società.

Da quanto emerge dall'ultimo rapporto Confprofessioni 2018, l'Italia si conferma, tra i 28 Paesi dell'Unione europea, come il Paese che conta il maggior numero di liberi professionisti, l'unica nazione a superare il milione di professionisti. La consolidata presenza delle libere professioni nel mercato del lavoro costituisce, tra l'altro, un indicatore della ricchezza economica dei Paesi europei. Sia pure con qualche eccezione nei Paesi più ricchi, si riscontra tendenzialmente un maggior ruolo e contributo delle libere professioni. L'aggregato dei liberi professionisti in Italia dà occupazione a circa 900 mila dipendenti e rappresenta - si è già ricordato - il 12,4 per cento del PIL nazionale. Un dato rilevante è la crescente presenza femminile: tra il 2011 e il 2017, periodo in cui il numero di liberi professionisti si è accresciuto di quasi 200 mila unità, le donne hanno contribuito a questa crescita con oltre 130 mila unità, il 66 per cento. Le donne, soprattutto in taluni campi, fanno proprio da traino alla crescita delle libere professioni. C'è un ribilanciamento di genere in atto, anche se è troppo timido ancora per alcune professioni ritenute tendenzialmente più maschili. In particolare, poi, i professionisti dell'area legale, medica e amministrativa rappresentano lo zoccolo duro della libera professione in Italia, costituendo quasi un terzo dell'universo professionale. Mai dimenticare che è proprio grazie al loro apporto professionale che è possibile dare attuazione ad alcuni diritti garantiti dalla nostra Costituzione, come ad esempio il diritto alla difesa e il diritto alla salute.

Tutti questi dati dimostrano come il mondo delle libere professioni costituisca una leva strategica non solo per il tessuto economico-sociale, ma anche per la crescita culturale del nostro Paese, ed è per questo che dobbiamo prestarvi particolare attenzione. Dobbiamo prima di tutto impegnarci ad introdurre misure che mirino alla parità di genere nella retribuzione, ma non solo, e rafforzino il sistema di welfare e protezione sociale quale rete capace di sostenere, tra le altre cose, le mamme che lavorano e si trovano a dover conciliare, spesso con grande difficoltà, vita familiare e vita lavorativa.

Ricordo che questo Governo, sin da quando è nato, ha puntato, tra gli interventi prioritari per migliorare la qualità della vita dei cittadini, proprio sul potenziamento del sistema degli asili nido, da rendere peraltro gratuiti per i redditi più bassi. È necessario prevedere che ogni nuova misura di welfare, in particolare proprio gli strumenti per la valorizzazione e il sostegno delle responsabilità familiari e genitoriali, sia prevista non solo per i lavoratori dipendenti, ma anche per i titolari di partita IVA. È necessario, inoltre, intervenire per consentire alle Casse professionali la possibilità di erogare forme di welfare a sostegno dei propri iscritti.

Quello delle libere professioni, si è detto, è un settore dinamico, soggetto alle numerose sfide di un mercato sempre più aperto, più competitivo, globalizzato, ove però emergono ancora profonde diversità territoriali. Persiste - è innegabile - il divario tra Nord e Sud. Dall'ottavo Rapporto sulla previdenza privata, elaborato dal centro studi dell'Associazione degli enti di previdenza privati, emerge che il reddito dichiarato dai liberi professionisti del sud Italia è mediamente del 38 per cento inferiore rispetto al reddito dichiarato nelle altre parti del Paese, con punte estreme, come quella dei professionisti della Calabria, che dichiarano addirittura un reddito del 60 per cento inferiore rispetto a quello dichiarato dai colleghi del Trentino-Alto Adige.

Per far fronte a questo divario, già con la legge di bilancio 2019, abbiamo previsto l'estensione della misura “Resto al Sud” ai liberi professionisti under 46, una misura pensata al contempo anche per far fronte alle diversità di reddito tra le generazioni. Sì, perché le nuove generazioni, talvolta, sono a rischio di una nuova proletarizzazione e sono, quindi, quelle più bisognose di tutela. Come non pensare al fenomeno della monocommittenza per gli avvocati? E allora è arrivato il momento di avere il coraggio di dare risposta a tutti quei giovani avvocati, che, pur lavorando presso studi professionali ben avviati e contribuendo con competenza e dedizione ad affrontare il carico di pratiche anche molto complesse, hanno spesso un trattamento equivalente o peggiore rispetto a quello riservato ad un normale impiegato, ma al contempo hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del loro dominus. Insomma, molti oneri, pochi onori e tanta incertezza, che rende quasi impossibile programmare il futuro ai giovani avvocati.

Del resto, l'ultimo rapporto Censis, presentato proprio qui, del 3 ottobre 2019 ci dice che, sì, dal 2000 in poi c'è stato un aumento del numero degli iscritti agli albi forensi, ma è sempre aumentato con tassi di incremento sempre più contenuti: pensate che la crescita tra il 2017 e il 2018 è stata solo dello 0,3 per cento. Siamo di fronte a tassi di crescita da zero virgola, sia per quanto riguarda il numero di nuovi iscritti, sia per i redditi: una fotografia allarmante, che ci dice che fare l'avvocato non è più attrattivo. Bisogna intervenire, allora, per invertire questa tendenza e restituire dignità alla professione forense, che svolge un ruolo fondamentale quale garante del diritto di difesa nel processo e di tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Per fare ciò, è rinunciabile innanzitutto il rispetto dell'articolo 36 della Costituzione, il quale sancisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Ebbene, questo principio sacrosanto viene spesso calpestato nella realtà quotidiana, fino a pretendere gratuitamente prestazioni professionali anche molto complesse. Ecco perché, per rafforzare e monitorare l'attuazione della disciplina vigente sull'equo compenso con particolare riferimento proprio all'avvocatura, il 2 luglio scorso è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero della Giustizia e il Consiglio nazionale forense, volto ad istituire, presso il Ministero della Giustizia, il Nucleo centrale di monitoraggio sull'equo compenso, una vera e propria cabina di regia che, attraverso le segnalazioni dei nuclei di monitoraggio locali pure attivati, dovrà vigilare costantemente sull'esatta e rigorosa applicazione della disciplina dell'equo compenso.

Ma il problema dell'equo compenso non frustra soltanto gli avvocati, ma tutte le libere professioni. Per questo riteniamo che sia necessario potenziare le attività del tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo, di cui all'articolo 17 della legge n. 81 del 2017, per la definizione dei parametri per i professionisti non iscritti ad ordini o non inclusi nelle tabelle di cui ai decreti ministeriali del decreto-legge n. 1 del 2012.

Ma bisogna muoversi anche in altre direzioni: occorre offrire tutele concrete nei contratti commerciali e nei casi di ritardato pagamento; dobbiamo dare risposta ad ulteriori criticità tuttora esistenti, come le tasse troppo alte, l'incertezza causata da norme che cambiano in continuazione, i rischi connessi al mercato e dovuti alla concorrenza al ribasso da parte di altri professionisti, di imprese multinazionali, franchising, l'insicurezza dovuta alla discontinuità della domanda e, per alcune professioni, i rischi connessi all'evoluzione tecnologica e allo spiazzamento indotto dalle nuove tecnologie. Si deve, inoltre, lavorare per uno snellimento burocratico e per una semplificazione della normativa fiscale.

Ed ancora, dobbiamo impegnarci per consentire ai professionisti italiani di beneficiare delle opportunità che già oggi l'Europa ci offre, si pensi ai fondi strutturali europei, e per promuovere una maggiore mobilità dei liberi professionisti all'interno dello spazio europeo. Il mondo delle libere professioni va verso un futuro, ormai imminente, ove saranno proprio le tecnologie digitali a definire le competenze di un professionista, il professionista 4.0. Molti, soprattutto giovani, si stanno già attrezzando, anche per guadagnare un vantaggio in termini di competitività sul mercato; molti altri, invece, continuano a mantenere una posizione di retroguardia. Ed è allora proprio nei loro confronti che dovremmo fornire quegli strumenti per conoscere e approfondire le opportunità che si aprono con le tecnologie digitali, per orientare il lavoro professionale in innovativi percorsi di sviluppo. Il digitale è una rivoluzione che coinvolge tutti e tutto, non può essere osteggiata e ostacolata, ma deve essere compresa e orientata. Sin dall'inizio della legislatura stiamo mettendo in atto delle misure per recuperare il gap digitale, che mina la competitività del nostro Paese. Si pensi alle misure quali Impresa 4.0, start-up, piccole e medie imprese innovative, Fondo nazionale innovazione, Blockchain, intelligenza artificiale, tutti interventi voluti dal MoVimento 5 Stelle che esprimono l'indirizzo generale per cui innovazione e digitalizzazione devono essere il fulcro per dare slancio al Paese.

Per questo anche la formazione professionale deve essere la specificità del professionista 4.0, bisogna favorirla anche tramite agevolazione fiscale e tributaria.

Colleghe, colleghi, non è facile prevedere il futuro in una società e in un'economia che cambiano così velocemente, ma il modo migliore per proteggere il variegato mondo delle professioni è sostenerlo, guidarlo, accompagnarlo nel cambiamento. Gli impegni contenuti nella mozione di maggioranza vanno tutti in questa direzione, ed è per questo che esprimo, a nome del gruppo parlamentare, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole e, a seguire, distintamente ciascun capoverso del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario; infine, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 6), nonché ai capoversi 1), 2), 4), 5), 7), 10), 14), 15), 16), 20), 21) e 22) del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione) limitatamente al capoverso 3) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione) limitatamente al capoverso 8) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 9) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 11) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 12) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 13) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 17) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 18) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al capoverso 19) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ci prendiamo una piccola pausa. Desidero esprimere a nome dell'Assemblea gli auguri più sentiti alla nostra collega Patrizia Marrocco, che ha dato alla luce il piccolo Alessandro Joseph (Applausi). Auguri da parte dell'Assemblea.

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione della mozione Molinari ed altri n. 1-00268.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima, i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, distintamente ciascun capoverso del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario; in fine, la premessa su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 6), nonché ai capoversi 5), 8) e 9) del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, per le parti non assorbite. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 1) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 2) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 3) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 4) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente al capoverso 7) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Molinari ed altri n. 1-00268, ne verrà ora posta in votazione la premessa. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00268, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione la mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione). Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima, i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, distintamente ciascun capoverso del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario; in fine, la premessa su cui poi il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi 6), 7), 8), 10), 11) e 17), nonché ai capoversi 1), 2), 5), 9), 12), 13), 14), 15), 16), 22), 23), 24) e 25) del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, per le parti non assorbite. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 3) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Si tratta del capoverso 3) del dispositivo, sottosegretario Ferraresi, su cui incombe il parere contrario del Governo. Mozione n. 1-00269, 3) capoverso. Trattasi sempre del punto 3) dell'impegno, sottosegretario. Lei aveva detto che andava espunto e, conseguentemente, il parere è contrario: siamo ai punti 3) e 4), le torna?

Revochiamo la votazione per chiarire questo punto.

Come detto poco fa, avendo il sottosegretario Ferraresi dichiarato di voler espungere questo punto 3) e il successivo punto 4), tecnicamente il parere deve intendersi contrario. Con questa precisazione, confermando il parere contrario del Governo, riapro la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 3) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 4) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 18) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 19) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 20) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente al capoverso 21) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione della mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, distintamente ciascun capoverso del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario; infine la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente ai capoversi 3) e 4), nonché ai capoversi 1), 2), 9) e 10) del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 5) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 6) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 7) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 8) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 11) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente al capoverso 12) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00271, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Dovremmo passare alla mozione Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 (Ulteriore nuova formulazione).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Confermo i pareri sulla mozione Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 (Ulteriore nuova formulazione): quindi, favorevole sulle premesse e una riformulazione sul punto 11). Inoltre, chiedo di modificare il punto 16), quindi, il parere sarebbe favorevole, con una riformulazione di questo tenore: “a valutare l'opportunità di assumere iniziative per riordinare il sistema delle detrazioni fiscali per le spese veterinarie”.

PRESIDENTE. La deputata Gribaudo accetta.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gribaudo, Dori, Fregolent, Pastorino ed altri n. 1-00273 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Discussione del disegno di legge: S. 1476 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato) (A.C. 2203) (ore 12,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2203: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali.

Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Murelli ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali (Vedi l'allegato A).

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione.

In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Diego Binelli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Murelli ed altri n. 1.

Deputato Binelli, ha problemi di microfono? Può sostituirlo con quello affianco, ovviamente cambiando postazione. La ringrazio, e chiedo scusa. A lei la parola, deputato Binelli.

DIEGO BINELLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Lega ha presentato l'odierna questione pregiudiziale per segnalare la non conformità del decreto in esame a precetti costituzionali e a consolidati orientamenti della Corte costituzionale in materia di assunzioni a tempo indeterminato e delle prescritte intese in Conferenza Stato-regioni.

In via preliminare, vorrei ricordare che l'articolato reca disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per far fronte ad importanti crisi aziendali. I temi in esso trattati appaiono, pertanto, riconducibili alla materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato, con riguardo a ordinamento civile e penale, alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e alla tutela della concorrenza. Rientrano, invece, nella legislazione concorrente le norme concernenti “tutela e sicurezza del lavoro” e il “sostegno all'innovazione per i settori produttivi”.

Ciò premesso, con riferimento all'articolo 4 del testo in esame, che interviene sull'ANPAL Servizi S.p.A., prevedendo assunzioni a tempo indeterminato di tutto il personale che ha prestato servizio con contratto a tempo determinato, occorre evidenziare come tale previsione esuli dalla necessità ed urgenza di supportare detta società nei compiti ad essa assegnati per l'attuazione del reddito di cittadinanza e dalla nuova programmazione comunitaria. Sul punto, infatti, giova ricordare che, come ribadito da giurisprudenza costituzionale costante, il ricorso alle sole procedure riservate agli interni, in assenza di contestuale concorsi per i candidati esterni, determina la violazione dell'articolo 52 comma 1-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 che prevede “la possibilità per l'amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l'accesso dall'esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso”. L'ANPAL Servizi S.p.A. è una società in house, a tutti gli effetti ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, operante alle dipendenze dello stesso e direttamente funzionale al perseguimento delle politiche e delle finalità del medesimo Ministero. Pertanto, è soggetta alle regole concorsuali che la giurisprudenza di legittimità costituzionale ha delineato per i soggetti di diritto pubblico, nonché ai principi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione stabiliti dalla Costituzione. Con riferimento agli articoli 8 e 13 del decreto-legge in oggetto emergono, invece, evidenti profili di illegittimità costituzionale a norma della sentenza n. 251 del 2016 della Corte costituzionale, in quanto tali norme non prevedono la necessaria intesa tra le regioni e le province autonome in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano nell'adozione dei decreti ministeriali ivi previsti. Sul punto giova ricordare che, con la sentenza n. 251 del 2016, la Corte Costituzionale, su istanza della regione Veneto, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge Madia per la parte in cui delegava il Governo alla riforma della pubblica amministrazione, affermando che l'intesa nella Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e di Bolzano è un necessario passaggio procedurale anche quando la normativa statale sulla materia oggetto di competenza concorrente, di cui all'articolo 117, terzo comma, deve essere attuata con decreti legislativi delegati ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione. Tali decreti, sottoposti ai limiti temporali e qualitativi e condizionati a tutte le indicazioni contenute nella Costituzione e nella legge delega, non possono sottrarsi alla procedura concertativa proprio per garantire il pieno rispetto del riparto costituzionale delle competenze. Come spiegato dalla Corte costituzionale la legge Madia prevede che i decreti attuativi, pur incidendo su materie di competenza sia statale sia regionale, siano adottati sulla base di una forma di raccordo con le regioni che non è l'intesa ma è il semplice parere, non idoneo a realizzare un confronto autentico con le autonomie regionali. Anche la sede individuata dalle norme impugnate non è idonea, dal momento che le norme impugnate toccano sfere di competenza esclusivamente statali e regionali: il luogo idoneo per l'intesa è dunque la Conferenza Stato-regioni e non la Conferenza unificata.

Ciò detto, appare evidente che l'articolo 8 non rispetta quanto stabilito dalla citata sentenza n. 251 del 2016 della Corte costituzionale. La norma, infatti, consente che il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili sia alimentato anche attraverso versamenti da parte di soggetti privati, a titolo spontaneo e solidale, e demanda a un decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze e con il Ministero delegato per la famiglia e la disabilità, ove nominato, senza prevedere l'intesa in Conferenza Stato-regioni, prescritta dalla Corte costituzionale con riguardo all'adozione dei decreti attuativi di cui alla legge Madia per la riforma della pubblica amministrazione.

Stesso discorso deve farsi con riferimento anche all'articolo 13 che, al comma 1, destina la quota annua dei proventi derivanti dalle aste CO₂ al Fondo per la transizione energetica del settore industriale e al Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone e prevede, al comma 2, l'istituzione, presso il MISE, del Fondo per la transizione energetica del settore industriale, i cui criteri di utilizzo sono demandati ad un decreto del Ministro per lo Sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e con il Ministro dell'Economia e delle finanze, senza l'inserimento della previa intesa in Conferenza Stato-regioni.

Per tutti questi motivi, Presidente, il gruppo Lega ritiene che nel decreto in esame siano stati violati importanti requisiti di carattere costituzionale e, in particolare, le esigenze di confronto autentico con le autonomie regionali ribadite dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. Appare, quindi, necessario non procedere all'esame del disegno di legge n. 2203 per non creare pericolosi precedenti legislativi all'interno del quadro ordinamentale ed evitare evidenti e probabili ricorsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Premetto che il decreto-legge in esame detta disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e in particolare per garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori particolarmente deboli, quali i cosiddetti rider, i lavoratori con disabilità, i lavoratori socialmente utili e i lavoratori di pubblica utilità e i lavoratori precari.

Nello specifico il decreto-legge si articola in due capi: il primo dedicato alle disposizioni in materia di tutela di lavoro; e il secondo contenente disposizioni relative alle crisi aziendali e agli ammortizzatori sociali per far fronte a importanti crisi industriali in corso in vari territori del Paese, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire il sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti. Questo quantomeno l'intestazione, poi nella pratica è un altro discorso. Segnaliamo che è singolare che l'urgenza decretata nei primi giorni dello scorso mese di agosto sia stata procrastinata nei due mesi successivi all'ombra della formula “salvo intese”, per approdare in quest'Aula solo alla fine del mese di ottobre, cioè quasi tre mesi più tardi. L'elaborazione del decreto-legge è stata profondamente modificata dal confronto-scontro avvenuto poi nel corso dei mesi che hanno preceduto la formazione del nuovo Governo, pur conservandone, nella sostanza, le due anime di cui accennavamo: quella del lavoro e quella della risoluzione di crisi aziendali. Tuttavia, l'urgenza decretata per la soluzione delle numerose crisi aziendali che attanagliano il Paese, attraverso un provvedimento straordinario che si poneva, almeno nei proclami, come destinato ad affrontare radicalmente la questione dei tavoli di crisi, nei fatti non lo è, dal momento che siamo giunti a 158 tavoli di crisi, che continuano ad aumentare, con 300 mila occupati diretti a rischio, che diventano molto di più se si considerano quelli indiretti, che pare che siano altre 70 mila unità.

È evidente che ancora una volta, pur non rispondendo con immediatezza alle finalità già annunciate con urgenza dal provvedimento in oggetto, si è fatto ricorso a una decretazione d'urgenza che mina alla base il mantenimento di un corretto equilibrio fra gli organi costituzionali e, in particolare, quanto prescritto dall'articolo 70 della Costituzione. Inoltre, il testo del decreto-legge - questo è molto importante a nostro parere - contiene norme ordinamentali che sono per loro natura estranee al contenuto di un provvedimento d'urgenza quali, a mero titolo esemplificativo, l'articolo 4 con il quale si autorizza ANPAL Servizi Spa a procedere ad assunzioni a tempo indeterminato di tutto il personale che abbia già prestato servizio con contratto a tempo determinato, operando una stabilizzazione che non solo non risulta in alcun modo giustificata dai compiti relativi all'istituto del reddito di cittadinanza, ma soprattutto appare, nel suo contenuto, del tutto incompatibile con la decretazione d'urgenza.

La giurisprudenza costituzionale - ricordiamo in particolare la sentenza n. 227 del 2013 della Corte costituzionale - con riguardo alle assunzioni nelle amministrazioni pubbliche, ha affermato che non «è sufficiente ipotizzare che vi sia stata una procedura selettiva purchessia, atteso che questa Corte ha già stabilito e oggi ribadisce che “il previo superamento di una qualsiasi ‘selezione pubblica', presso qualsiasi ‘ente pubblico', è requisito troppo generico per autorizzare una successiva stabilizzazione senza concorso, perché esso non garantisce che la previa selezione avesse natura concorsuale e fosse riferita alla tipologia e al livello delle funzioni che il personale successivamente stabilizzato è chiamato a svolgere”». Di conseguenza, ANPAL Servizi Spa, in quanto ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, non può operare sul fronte delle stabilizzazioni in deroga rispetto alla disciplina legittima, essendo tenuta ad attenersi agli inderogabili principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità nella pubblica amministrazione che l'articolo 97 della Costituzione ribadisce.

Il provvedimento all'esame di quest'Aula, quindi, non solo viola tra gli altri gli articoli 70 e 97, ma contravviene anche ad uno dei principi fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da sempre fondato i percorsi argomentativi legati al rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità ed urgenza per la legittima adozione dei decreti-legge.

E, quindi, la nostra questione delibera di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2203 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per rispondere alle questioni pregiudiziali presentate dai colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia. In particolare, le questioni pregiudiziali riguardano gli articoli 4, 8 e 13 della legge di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019. In merito all'articolo 4, il rilievo di legittimità costituzionale riguarda la mancanza dei presupposti di necessità ed urgenza e il contrasto col principio del concorso pubblico, con riferimento ad ANPAL Servizi Spa. Bene, l'urgenza di provvedere alle assunzioni a tempo indeterminato nasce dalla circostanza che, con l'introduzione del reddito di cittadinanza e del piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, è stata avviata una fase di profonda trasformazione delle politiche attive, a partire dal potenziamento dei servizi pubblici per il lavoro, che per oltre vent'anni si sono basati su una rete di servizi inadeguati, soprattutto sotto il profilo della dotazione di personale.

In questo contesto, si inserisce l'azione di ANPAL, chiamata a porre in essere azioni di sistema, sia a livello centrale che a livello territoriale, d'intesa con le regioni. Al fine di garantire l'avvio e il funzionamento del reddito di cittadinanza, quindi, abbiamo previsto da parte della società ANPAL Spa l'immissione nel sistema di circa 3 mila navigator, che sono destinati a svolgere l'assistenza tecnica e il supporto operativo agli operatori dei centri per l'impiego, sulla base delle convenzioni stipulate con le singole regioni. Al riguardo, si precisa che ANPAL Servizi può prevedere assunzioni a tempo indeterminato del personale già in servizio a tempo determinato. Questa possibilità si desume dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 175 del 2016, in quanto le società a controllo pubblico stabiliscono con propri provvedimenti – in questo caso ANPAL ha adottato un regolamento interno – criteri e modalità di reclutamento per il personale, nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità; e anche dei principi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001. Quindi, in caso di mancata adozione di questo provvedimento, trova diretta applicazione il suddetto articolo 35. Il legislatore, quindi, ha tenuto conto delle caratteristiche delle società in house, e ha voluto contemperare le caratteristiche dei poteri della società che rimangono private con le esigenze di trasparenza e buon andamento proprie della pubblica amministrazione, posto che, come si ricorda appunto nelle pregiudiziali, queste società sono a controllo pubblico, in questo caso ANPAL è a controllo pubblico. L'articolo 19 del decreto legislativo n. 175 del 2016 non autorizza la società in house a procedere ad assunzioni in modo indiscriminato e totalmente libero, ma richiede due condizioni: la prima è che la società in house determini con propri provvedimenti criteri e modalità per il reclutamento del personale; la seconda è il rispetto, da parte di tali provvedimenti, dei principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità. In questo caso, appunto, ANPAL ha adottato un regolamento interno per l'assunzione del personale, in coerenza con quanto disposto all'articolo 19, ed ha anche stabilito la possibilità di assumere a tempo indeterminato il personale in servizio a tempo determinato, trattandosi di personale già selezionato sulla base dei criteri di trasparenza, imparzialità e buon andamento, e quindi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001.

È, quindi, necessario che ANPAL si doti in tempi rapidi di un'organizzazione capace di supportare, sia a livello centrale che a livello territoriale, l'intero processo di sviluppo delle politiche attive del lavoro; e per fare ciò in modo efficiente, ANPAL deve dotarsi di personale a tempo indeterminato, personale con lavoro stabile. Per questi motivi, non si ravvisa alcuna violazione degli articoli 70, 77 e 97 della Costituzione, come eccepito nella pregiudiziale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVIDE AIELLO (M5S). Per quanto riguarda, invece, gli articoli 8 e 13 – e mi avvio a conclusione -, il rilievo che è stato sollevato dalle questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni riguarda la mancata previsione delle convenzioni per quanto riguarda gli accordi tra Stato e regioni. Queste non sono state previste perché le materie oggetto del decreto-legge non sono appunto di competenza regionale. Per questo, anche riguardo agli articoli 8 e 13, non si rilevano profili di illegittimità costituzionale.

Invito pertanto l'Assemblea a respingere le questioni pregiudiziali, in quanto il provvedimento in esame non presenta profili di illegittimità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, anche noi voteremo contro queste due questioni di costituzionalità. Si tratta di un provvedimento importante: affronta il tema del lavoro, la tutela del lavoro, i free rider, e anche situazioni di crisi aziendali importanti, da Isernia alla Sicilia alla Sardegna; interviene sul progetto “Mare-Monti”, che riguarda le Marche. Insomma, un provvedimento che invece ha i requisiti di necessità ed urgenza, così come chiede la Corte costituzionale, perché affronta delle crisi del Paese: tutela del lavoro dei più deboli, ma anche crisi aziendali importanti.

Le questioni che ci vengono sottoposte riguardano, una, la società ANPAL, per quanto riguarda la stabilizzazione; e, l'altra, la destinazione di due fondi, uno energetico, e quindi che riguarda l'efficientamento energetico, e l'altro che riguarda il lavoro anche dei disabili, e la competenza delle regioni. Secondo noi, non viola la materia della legislazione concorrente, in quanto starà poi al Mise, quando emanerà i decreti attuativi, coinvolgere anche le regioni.

Sul punto dell'ANPAL è stato già detto, ma ci voglio tornare perché il riferimento indicato nelle questioni pregiudiziali è errato. Non si tratta infatti di una violazione dell'articolo 52-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, perché in questo caso l'ANPAL (l'ha detto anche il tribunale di Roma) non viene considerata statale ma una società pubblica; e il tribunale di Roma, con il decreto n. 81121 del 2 agosto 2019, ha escluso definitivamente l'applicazione diretta dell'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, ed ha invece sottolineato come ANPAL Servizi debba rispettare la normativa introdotta dal decreto legislativo n. 175 del 2016. È, quindi, tenuta al rispetto delle previsioni di cui all'articolo 19, comma 2, di questo provvedimento, e non di ciò che viene indicato nelle questioni pregiudiziali, cioè l'articolo 52-bis che ho già indicato.

La giurisprudenza, dunque, il tribunale di Roma sottolinea come ANPAL Servizi debba reclutare il proprio personale previa selezione pubblica, e non pubblico concorso. Questo è importante per quanto riguarda tutto quel tema, che viene invocato nelle questioni pregiudiziali, della stabilizzazione, della violazione del principio di imparzialità; che, invece, dev'essere rispettato, così come quello di trasparenza, ma invocando un regolamento interno, che ANPAL si è data, e quindi seguendo i criteri della selezione pubblica che comunque devono garantire le regole che sono implicite, e che comunque debbono rispettare anche l'imparzialità, ma non l'obbligo di un pubblico concorso.

Questo equivoco, quindi, va chiarito: l'ha chiarito il tribunale di Roma, ma anche il legislatore. Inoltre, questo provvedimento rispetta il principio dell'articolo 97 della Costituzione. Proprio in tale esigenza deve essere rispettato e valorizzato il personale precario. Si ha un'estrinsecazione del buon andamento della pubblica amministrazione e deve rinvenirsi un legittimo limite all'esigenza di imparzialità, che è connessa ad una procedura di reclutamento.

Quindi, la previsione dell'articolo 4 della presente legge di conversione consente all'amministrazione di eseguire ugualmente il buon andamento della pubblica amministrazione, così come contenuto nell'articolo 97, perché si valorizza il personale, si tiene conto della professionalità, si fa affidamento su un percorso anche di formazione, che il personale ha dovuto fare negli anni.

Tutto questo vuol dire rispetto del principio della valorizzazione del personale e anche di un diritto alla stabilizzazione, inteso come conservazione di un percorso professionale che non deve essere disperso e come anche volontà del legislatore di assecondare il fabbisogno di una società comunque pubblica, come ANPAL Servizi, che è importante e che può avere un ruolo strategico anche nel reclutamento e nell'accesso al lavoro, così come nei provvedimenti. Per quanto riguarda l'altro aspetto …

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Concludo. Nel rapporto con la regione, come ho già detto, comunque in questo caso si incide sulle norme di bilancio e di finanziamento, che sono comunque di competenza statale. Quindi, per questi motivi voteremo contro queste questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, colleghi e colleghe, riguardo alle pregiudiziali presentate sul decreto-legge n. 101 del 2019, vorrei sottolineare che, sebbene debba essere sempre meritevole di sottolineatura e oggetto di attenta riflessione il richiamo all'utilizzo contenuto e puntuale della decretazione d'urgenza rispetto alla regola costituzionale, per cui la funzione legislativa è esercitata dalle Camere, considerate fra l'altro le implicazioni negative che l'abuso della decretazione può determinare sul corretto ed equilibrato funzionamento del nostro sistema istituzionale, ritengo, però, che annoverare il provvedimento all'esame, che da qui a poche ore convertiremo in legge, come forzatura rispetto alla cornice giuridica prevista dall'articolo 77 della Costituzione sia una strumentalizzazione. Anche perché quest'atto, più di altri, soddisfa pienamente i requisiti di necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione, quali condizioni per procedere con la decretazione, sia sotto il profilo della forma, omogeneità nelle disposizioni contenute e corrispondenza fra titolo e contenuto, così come previsto dalla legge n. 400 del 1988, all'articolo 15, e a maggior ragione soddisfa quei requisiti, a livello sostanziale, del provvedimento.

Colleghi, infatti, mi chiedo e vi chiedo, riferendomi per ragioni di tempo solo ad alcune delle osservazioni contenute nelle pregiudiziali presentate, cosa in questo Paese sia più urgente e necessario del potenziamento, anche in termini di organico da stabilizzare, dell'Agenzia nazionale per il lavoro, così come previsto all'articolo 4 dal decreto, fra l'altro con modalità che, come già detto bene dal collega che mi ha preceduto, sono previste in regolamento, rispettoso della legge nazionale.

Aggiungo, sempre dal punto di vista sostanziale, che l'agenzia nazionale per il lavoro - non dimentichiamolo - rappresenta lo strumento centrale per animare e rilanciare azioni e percorsi di quelle politiche attive del lavoro fondamentali per accompagnare i nostri giovani, ma non solo, nel percorso di inserimento nel mondo del lavoro e per formare e orientare donne e uomini, che, espulsi dal mondo produttivo, a cinquant'anni, devono acquisire competenze per essere reinseriti in nuovi contesti lavorativi.

E, ancora, cosa c'è di più necessario e urgente rispetto all'attivazione di politiche e strumenti, che, nei territori in cui crisi industriali complesse e oramai di lungo periodo rischiano di chiudere, senza possibilità di ritorno e di appello, percorsi di desertificazione produttiva e democratica? Mi riferisco a quanto previsto dall'articolo 13, relativamente all'istituzione del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale e a quello per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate le centrali a carbone, attraverso il trasferimento dei proventi dalle aste di CO2. Rispetto al rilievo specifico di costituzionalità, secondo il quale in relazione ai decreti attuativi non sarebbe stata prevista l'intesa con le regioni, aggiungo che ci sono tante intese, che al riguardo determinano la richiesta delle regioni allo Stato di correre, rispetto alla costruzione e all'attivazione di strumenti, che, all'interno di una cornice di sviluppo sostenibile, diano risposte strutturali alle crisi aziendali e ai temi dell'occupazione e della competitività dei territori. Per questo ritengo e riteniamo che i rilievi di costituzionalità invocati siano assolutamente assenti, appaiano del tutto immotivati e siano sorretti, appunto, da motivazioni che, al limite, potranno tornare nella discussione di merito, che noi andremo ad affrontare a breve. Per questo voteremo contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, signor sottosegretario, colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da Lega e Fratelli d'Italia, e lo faremo per motivi semplici e di tutta evidenza. In primo luogo, perché in Costituzione vi è un articolo che segna un punto di equilibrio tra organi costituzionali, Parlamento e Governo, l'articolo 70 della Costituzione, che affida la funzione legislativa alle Camere, e voi lo tradite. In secondo luogo, perché si dichiara l'urgenza di un provvedimento che, nei fatti, non la soddisfa e non me ne vorrà la collega Mura: non c'è nessuna strumentalizzazione. In terzo luogo, perché questo decreto-legge contiene norme ordinamentali, che sono per loro natura estranee al contenuto tipico di un provvedimento di urgenza. Penso - l'abbiamo sentito più volte, ma lo diceva bene il collega Zucconi di Fratelli d'Italia - proprio alla norma con la quale si autorizza ANPAL Servizi Spa ad operare la stabilizzazione.

Per non parlare dei dubbi di legittimità costituzionale, in tema di procedure riservate al personale interno, per l'assunzione a tempo indeterminato nelle società a partecipazione pubblica. È proprio per questi motivi, per questi dubbi che noi nutriamo - e non capisco come facciate a non nutrirne voi - che non concordiamo con la risposta che testé ha dato il collega del MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Aiello. I dubbi ci sono e i dubbi restano.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata Bartolozzi, chiederei al Governo un po' di attenzione per gli interventi in Aula.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Venendo al merito di quello che è stato definito il decreto “salva imprese”, credo che, con un pizzico di onestà intellettuale, avuto riguardo agli effetti che produrrà, dovreste chiamarlo non più “salva imprese”, ma “ammazza imprese”, “chiudi imprese”, “danneggia imprese” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Un vero progetto complessivo, una visione organica manca. Manca una visione del futuro del Paese. Non potete pensare di tutelare i lavori irrigidendone il mercato. E penso ai rider: bisogna ritrovare il sistema di priorità, partendo da chi il lavoro lo crea. Questo si chiama sviluppo, tutto il resto è puro assistenzialismo, di cui l'Italia, il Paese che fa della salvaguardia della dignità della persona e del lavoro il proprio orgoglio, non ha proprio bisogno. E voi che fate? Voi aprite i tavoli per poi chiudere le imprese. I 138 tavoli attivi di gennaio sono diventati 158, con il coinvolgimento di oltre 200 mila lavoratori, stando a quello che dice il Ministro Patuanelli. In realtà, pare che siano arrivati a 180, con quasi 250 mila lavoratori coinvolti, senza contare le crisi a livello territoriale. Non un tavolo di crisi aziendale chiuso, in un anno e mezzo. E forse questo è il motivo per il quale il Ministro Di Maio è migrato altrove. Anzi, mi correggo, l'unico appena concluso è, purtroppo, proprio quello della Whirlpool di Napoli, chiusura dello stabilimento e cessione ad una società, pare con precedenti poco rassicuranti per i lavoratori coinvolti. Purtroppo, anche in questo provvedimento, non c'è assolutamente nulla per la risoluzione delle crisi aziendali. Certamente prorogare gli ammortizzatori sociali, in particolari circostanze, è provvedimento indispensabile per dare ossigeno ai lavoratori, ma il progetto di soluzione di una crisi non può esaurirsi con il sostegno dei lavoratori in termini di cassa integrazione. Continuando così, su questa china, riuscirete, sì, in un'unica impresa, quella di fare più danni all'economia italiana di quelli prodotti dalla grande crisi internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Murelli ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ) ( All'ingresso in Aula del deputato Caparvi applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier s candiscono: “Elezioni! Elezioni! Umbria! Umbria!”).

Suppongo sia entrato un altro deputato umbro, il messaggio è arrivato forte e chiaro, colleghi… colleghi… vi prego di mantenere un contegno e consentirci di proseguire nella nostra votazione, già dobbiamo attendere il rientro di tutti i deputati che si sono assentati, mi pare già questa una pena.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13,45 con la discussione sulle linee generali del provvedimento.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,45.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolina, Battelli, Enrico Borghi, Brescia, Castelli, Colucci, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delrio, Ferraresi, Gregorio Fontana, Frusone, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Invernizzi, L'Abbate, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Morani, Orrico, Pedrazzini, Paolo Russo, Scoma, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Spadoni, Tasso, Traversi, Villarosa, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2203.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di conversione n. 2203.

Ricordo che prima della sospensione della seduta sono state respinte le questioni pregiudiziali presentate.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2203)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Barzotti.

VALENTINA BARZOTTI, Relatrice. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento giunge oggi, qui in Aula, dopo un iter in Senato, alla X e XI Commissione e un approfondimento alla Commissione lavoro della Camera. A seguito di questo iter sono intervenute importanti modifiche, che hanno significativamente migliorato il decreto-legge.

Si tratta di un provvedimento importante, ma soprattutto necessario, perché risponde alle esigenze provenienti direttamente dai cittadini e perché si propone una serie di obiettivi di carattere indifferibile. Presidente, questo provvedimento contiene le prime tutele in materia di lavoro tramite piattaforma digitale. È stato, infatti, finalmente fornito un quadro sistematico di riferimento nazionale per una parte di quei lavoratori che si trovano a lavorare su piattaforme digitali, che sono i cosiddetti rider. Si tratta di un primo passo in un quadro del mercato del lavoro in costante mutamento e dove luogo e tempo di lavoro costituiscono delle coordinate sempre meno orientamenti.

Ma l'intervento legislativo è tanto altro: non solo l'introduzione di tutele prime, Presidente, ma anche: rafforzamento dei diritti e delle tutele di determinate categorie di lavoratori e di lavoratrici, potenziamento delle attività di prevenzione e soluzione delle crisi aziendali, nonché diverse misure a tutela dell'ambiente.

Il provvedimento si divide in due Capi ed è composto complessivamente da 29 articoli. Il primo Capo va dall'articolo 1 l'articolo 9; il secondo Capo, invece, che si occupa esclusivamente di misure di tutela delle crisi aziendali, va dall'articolo 9 all'articolo 15. A livello di impianto giuridico, posso dire che il Capo I, dove si interviene in materia di rider, rappresenta il primo approccio legislativo ai cambiamenti che si stanno verificando nel tessuto economico e sociale del Paese. Questi sono i primi passi del diritto del lavoro nel vasto mondo del web.

L'articolo 1, al comma 1, lettera a), prende atto che la destrutturazione della prestazione lavorativa rende sempre più sfumata la differenza tra lavoro subordinato e collaborazioni coordinate e continuative. Ecco, quindi, una formulazione normativa che amplia le fattispecie di collaborazione a cui si applica la presunzione circa la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato. Si prevede, infatti, che esse possano concretizzarsi in prestazioni di lavoro prevalentemente – e non più esclusivamente – personali, e si sopprime il riferimento ai tempi e al luogo di lavoro quale elemento essenziale dell'organizzazione, da parte del committente, delle modalità di esecuzione della prestazione lavorativa stessa. In secondo luogo, la norma dispone l'estensione della disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai casi in cui tali rapporti di collaborazione si svolgano mediante piattaforme digitali.

Coerentemente con tale impostazione, nella successiva lettera b), vengono rafforzate le tutele per gli iscritti alla gestione separata dell'INPS. Si interviene, infatti, riducendo da tre a una sola mensilità il requisito contributivo per la gestione separata dell'INPS, al fine di usufruire dell'indennità giornaliera di malattia, dell'indennità di degenza ospedaliera, del congedo di maternità e del congedo parentale. Inoltre, la norma dispone contestualmente il raddoppio delle attuali aliquote per la determinazione della misura dell'indennità giornaliera di malattia e dell'indennità di degenza ospedaliera.

Alla lettera c) si introduce, nel decreto legislativo n. 81 del 2015, il cosiddetto Testo unico dei contratti di lavoro, il Capo V-bis, interamente dedicato alla tutela del lavoro tramite piattaforme digitali con riferimento ai rapporti di lavoro non dipendente. Il Capo V-bis offre uno scenario normativo equilibrato e complessivo sia dal punto di vista soggettivo che dal punto di vista oggettivo. Con specifico riguardo al compenso, l'articolo 47-quater si apre richiamando la contrattazione collettiva, chiarendo che la concertazione tra rappresentanze sindacali e datoriali potrà individuare i criteri di determinazione del compenso complessivo dei rider, e che tali criteri potranno tenere conto delle concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa nonché dell'organizzazione del committente. La ratio sottesa a tale impostazione, evidentemente, è quella di incentivare il ruolo degli organismi intermedi, che avranno un ruolo fondamentale di renderci interpreti delle esigenze di tali lavoratori, nonché del cambiamento intrinseco a tali tipologie di lavoro. Laddove ciò non dovesse verificarsi, la norma presta un minimo di tutela a questi lavoratori, che non possono e non devono restare soli, e non perché le piattaforme digitali siano un nemico, Presidente, anzi, ma perché i rischi che attengono a queste nuove forme di lavoro costituiscono sfide nuove - perché coinvolgono la rete – ma, al contempo, storiche del diritto del lavoro, dove la prestazione lavorativa è obbligazione di mezzi e non di risultato.

All'interno del provvedimento troviamo quindi il nuovo articolo 47-sexies, in materia di protezione dei dati personali, che richiama il GDPR, e l'abolizione del cottimo in misura prevalente. L'articolo 47-quater prevede infatti un compenso minimo orario parametrato ai minimi tabellari stabiliti dai contratti collettivi nazionali di settori affini o equivalenti sottoscritti dalle parti sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale.

Infine, come disposto dal comma 3, ai medesimi lavoratori deve essere garantita un'indennità integrativa per il lavoro svolto di notte, durante le festività o in condizioni meteorologiche sfavorevoli, determinata dai contratti collettivi o, in mancanza, con decreto dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Sempre a tutela di questi lavoratori, si prevedono contratti espliciti in forza del successivo articolo 47-ter, che stabilisce che i contratti sono approvati per iscritto, nonché il diritto dei lavoratori di ricevere ogni informazione utile per la tutela dei loro interessi, dei loro diritti e della loro sicurezza. A tale tipologia di lavoratori autonomi si applica, inoltre, sulla base dell'articolo 47-quinquies, la disciplina antidiscriminatoria e quella tutela della libertà e dignità prevista per i lavoratori subordinati.

Proseguendo nella logica del rafforzamento delle tutele, il successivo articolo 47-septies prevede l'assoggettamento dei lavoratori alla copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Ai fini del calcolo del premio si assume come retribuzione quella convenzionale giornaliera di importo corrispondente alla misura del limite minimo di retribuzione giornaliera in vigore per tutte le contribuzioni dovute in materia di previdenza e assistenza sociale rapportate ai giorni di effettiva attività, indipendentemente dal numero delle ore giornaliere lavorative.

Inoltre, le imprese che si avvalgono anche della piattaforma digitale sono tenute al rispetto del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché a tutti gli adempimenti cui sono tenuti i datori di lavoro ai fini dell'assicurazione INAIL. L'articolo 47-octies, infine dispone l'istituzione di un osservatorio permanente al fine di assicurare il monitoraggio e la valutazione indipendente delle disposizioni in esame, nonché proporre revisioni della disciplina rispetto ai mutamenti della dinamica sociale. Ai componenti dell'osservatorio non spetta alcun compenso o emolumento, comunque denominato.

Terminata la disamina delle norme in materia di rider, passo quindi all'illustrazione delle ulteriori disposizioni, soffermandomi solo su quelle materie di tutela del lavoro e dei soggetti più fragili.

L'articolo 2 del decreto-legge riduce da 3 mesi a 1 il requisito contributivo per usufruire dell'indennità di disoccupazione, la cosiddetta Dis-Coll. Per far fronte all'emergenza occupazionale relativa ad ANPAL Servizi Spa e al fine di stabilizzare molti lavoratori precari di questa società, il decreto assegna, ai fini dell'assunzione di personale a tempo determinato, uno stanziamento di un milione di euro annuo.

Con l'articolo 5-bis, invece, si dispone l'affidamento alla Sispi Spa, interamente partecipata dall'INPS, delle attività di contact center multicanale verso l'utenza, nel rispetto delle disposizioni nazionali ed europee in materia di in house providing, alla scadenza naturale dei contratti in essere nell'ambito delle stesse attività.

La scelta in questo caso è chiara: si preferisce non esternalizzare il servizio pubblico ma gestirlo direttamente tramite strumenti propri e, al contempo, promuovere la stabilità dei rapporti di lavoro.

Si è deciso poi di dare continuità a quanto stabilito con la legge di bilancio per il 2019, continuando il potenziamento dell'attività ispettiva dell'ispettorato del lavoro, autorizzando con l'articolo 5-ter l'assunzione a tempo indeterminato di un contingente di personale ispettivo pari a 150 unità a decorrere dal 2021.

L'articolo 6, al comma 1, posticipa dal 31 ottobre al 31 dicembre 2019 il limite temporale per le possibili proroghe da parte di enti territoriali e di enti pubblici delle convenzioni e dei contratti a tempo determinato relativi ai lavoratori socialmente utili o impegnati in attività di pubblica utilità. Come si legge nella relazione illustrativa, la norma, che interessa Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, è volta a evitare soluzioni di continuità tra quanto percepito per lavori socialmente utili o per contratti a tempo determinato e lo stipendio conseguente all'assunzione a tempo indeterminato. Il successivo comma 1-bis amplia l'ambito delle pubbliche amministrazioni che possono ricorrere alle suddette procedure di assunzione.

L'articolo 6-bis, invece, introduce modifiche al regime di scorrimento delle graduatorie dei concorsi di accesso al pubblico impiego approvate nel periodo dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2015, con l'intento di armonizzarne i termini di validità. Inoltre, per le graduatorie approvate nel 2011 si prevede la verifica della perdurante idoneità dei soggetti iscritti entro e non oltre il 31 marzo 2020 attraverso uno specifico esame-colloquio, previa frequenza obbligatoria di corsi di formazione e aggiornamento organizzati da ciascuna amministrazione.

L'articolo 8 consente poi la possibilità che il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili possa essere alimentato anche attraverso versamenti volontari da parte di soggetti privati a titolo spontaneo e solidale.

Veniamo ora al Capo II, che reca disposizioni relative al rilancio, al recupero e alla riqualificazione di imprese in aree di crisi industriale complessa.

Per iniziare, l'articolo 9 attribuisce ulteriori risorse alle regioni Sardegna e Sicilia per la prosecuzione, nel 2019, di trattamenti di integrazione salariale straordinaria in deroga o di mobilità in deroga riconosciuti ai lavoratori occupati o già occupati in aree di crisi industriale complessa. Per il nuovo intervento finanziario è stabilito un limite pari a 3,5 milioni di euro per la regione Sardegna e a 30 milioni per la regione Sicilia.

Un ulteriore incremento degli stanziamenti viene poi stabilito dall'articolo 9-bis, che aumenta per il 2019 le risorse finanziarie destinate alla proroga di trattamenti straordinari di integrazione salariale concessi per riorganizzazione, crisi industriale o contratti di solidarietà.

Per quanto riguarda l'area di crisi industriale complessa “Venafro-Campochiaro-Bojano e aree dell'indotto”, l'articolo 10 dispone l'estensione della disciplina della mobilità in deroga anche ai lavoratori che, alla data del 31 dicembre 2016, risultino beneficiari di un trattamento di mobilità ordinaria o di un trattamento di mobilità in deroga, a condizione che agli stessi siano contestualmente applicate le misure di politica attiva individuate in un apposito piano regionale.

Il successivo articolo 10-bis dispone poi uno stanziamento di 5 milioni di euro per il 2020 per la realizzazione dell'intervento in variante e in ammodernamento del primo tratto del progetto stradale denominato “Mare-Monti”, finalizzato a sviluppare il collegamento stradale tra le aree del cratere del sisma del 2016, l'area di crisi industriale complessa del distretto Fermano Maceratese e la rete autostradale del territorio della regione Marche.

Importante anche l'intervento fatto all'articolo 11, che autorizza il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali a concedere, nel limite di 10 milioni di euro per l'anno 2019 e 6,9 milioni di euro per l'anno 2020, l'esonero dal versamento del contributo addizionale dovuto in caso di ricorso al trattamento di integrazione salariale alle imprese operanti nel settore della fabbricazione di elettrodomestici che occupano più di 4 mila lavoratori, hanno unità produttive nel territorio nazionale, di cui almeno una in un'area di crisi industriale complessa, e hanno stipulato un contratto di solidarietà finalizzato al mantenimento della produzione esistente con la stabilità dei livelli occupazionali tramite la riduzione concordata dell'orario di lavoro avviata nel 2019 e per almeno quindici mesi.

La concessione del beneficio è subordinata alla stipula di un accordo governativo tra impresa e organizzazioni sindacali dei lavoratori in cui vengono definiti gli impegni aziendali relativi alla continuità produttiva e al mantenimento stabile dei livelli occupazionali nonché all'autorizzazione della Commissione europea.

Si rileva, poi, che sulla base dell'articolo 11-bis, le regioni e le province autonome concorderanno il trattamento di mobilità in deroga previsto dall'articolo 1, comma 251, della legge n. 145 del 2018, a valere sulle risorse già loro assegnate e non ancora utilizzate, previa autorizzazione da parte dell'INPS e a seguito della verifica della disponibilità finanziaria.

L'articolo 11-ter invece estendo il diritto a percepire l'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale - divenuto di carattere strutturale dal 2019 - anche a coloro che risultino in possesso dei requisiti nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2018. La norma è finalizzata ad assicurare a questa categoria di lavoratori autonomi finiti nel limbo degli esodati un diritto essenziale, ossia quello alla pensione.

Passando, infine, all'articolo 12, esso, per potenziare la struttura di cooperazione tra il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per il monitoraggio delle politiche volte a contrastare il declino dell'apparato produttivo, dispone l'assegnazione fino a un massimo di dodici funzionari di area III del comparto funzioni centrali, dipendenti dalle pubbliche amministrazioni e dotati delle necessarie competenze ed esperienze in materia di politiche industriali, analisi e studio in materia di crisi di imprese.

Segnalo, infine, che la norma introduce per la prima volta le Commissioni parlamentari tra i soggetti con i quali la struttura è chiamata a collaborare e prevede la possibilità per i parlamentari eletti nei territori nel cui ambito si verificano le situazioni di crisi di impresa oggetto di intervento di essere invitati a partecipare ai lavori della struttura medesima.

Importanti sono anche gli interventi a carattere ambientale che si trovano in questo testo, sia in materia di tutela dell'ambiente sia, soprattutto, per quel che concerne un'idea differente di economia che guarda al futuro attraverso la sua riconversione ambientale.

Si parte con l'articolo 13 che compie un primo intervento nell'ambito delle azioni volte a favorire la decarbonizzazione su cui, comunque, vi è ancora tanto da fare.

Grande importanza hanno anche gli articoli 13-bis e 13-ter che intervengono, rispettivamente, in materia di controlli e sanzioni concernenti gli incentivi relativi alle energie da fonti rinnovabili e il finanziamento del Fondo per la crescita sostenibile. A tale ultimo riguardo, rilevo che l'aumento delle risorse è finalizzato al sostegno sull'intero territorio nazionale della nascita e dello sviluppo di società cooperative di piccole e medie dimensioni costituite in misura prevalente da lavoratori provenienti da aziende in crisi.

L'articolo 14, recante disposizioni urgenti riguardanti l'Ilva Spa, è stato soppresso dal Senato, mentre l'articolo 14-bis introduce disposizioni in materia di cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). Ai commi 5 e 6 si prevede la costituzione, presso il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di un gruppo di lavoro composto da personale con competenze giuridiche e di natura tecnico-scientifica.

Per finire, l'articolo 15 introduce modifiche all'articolo 47 del decreto-legge n. 34 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 2019, che ha istituito il Fondo salva opere per garantire il rapido completamento delle opere pubbliche. Le modifiche sono volte a consentire l'accesso alle risorse del Fondo anche ai fornitori nelle ipotesi di affidamenti da parte di contraente generale, a prevedere la surroga del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti nei diritti dei beneficiari del Fondo, oltre che nei confronti dell'appaltatore o dell'affidatario del contraente generale, anche verso il contraente generale, nonché a disciplinare la procedura per l'accesso a favore delle imprese beneficiarie alle risorse del Fondo salva opere anche in pendenza di controversie giurisdizionali, contributive e fiscali.

Per i motivi sopra elencati è del tutto evidente l'importanza degli effetti positivi che verranno prodotti da questo decreto e per questo non possiamo che ritenerci soddisfatti per il complesso lavoro svolto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente. È iscritta a parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, il decreto in conversione è costituito da due parti: la prima parte riguarda la tutela del lavoro; la seconda le crisi aziendali.

Io ho scelto, in questa sede, di illustrare solo alcune delle norme che compongono il corposo testo del provvedimento, soffermandomi, in particolare, sui passaggi legati alla vita dei lavoratori.

Continuiamo, infatti, una strada che abbiamo già iniziato con il “decreto dignità” che ci ha permesso di sferrare un duro colpo al precariato e di ripristinare anche delle tutele che erano state sottratte. Con la norma sui rider, ad esempio, facciamo finalmente chiarezza su questa categoria di lavoratori, perché dobbiamo ricordare, Presidente, che il legislatore deve comunque sempre garantire l'incolumità e la sicurezza dell'intera collettività e, quindi, anche di chi presta un servizio e di chi ne usufruisce. Sappiamo, comunque, che i rider fanno parte di una compagine economica molto più ampia legata alla gig economy e alla sharing economy, che constano più di 700 mila lavoratori e, quindi, sebbene siano una piccola parte tuttavia anche a questi lavoratori dobbiamo garantire il rispetto dell'articolo 36 della Costituzione che sancisce in primis una retribuzione proporzionata e sufficiente a garantire al lavoratore una vita dignitosa e anche alla sua famiglia. Per questo abbiamo trovato un punto di equilibrio proprio tra le esigenze della digitalizzazione e la tutela dei diritti irrinunciabili dei lavoratori. Inoltre, con la nuova norma il rider che lavora presso una piattaforma rimane tecnicamente autonomo, però tutta la parte legata alle tutele, quindi l'assistenza, la previdenza, l'orario di lavoro, le ferie e il TFR, viene equiparata a tutti gli effetti a quella di un lavoratore subordinato.

Quindi, andiamo a superare anche la qualificazione giuridica, perché ricordiamo che c'è stato un ampio dibattito proprio sul riconoscimento giuridico di questa categoria e in Commissione lavoro, nei mesi precedenti, avevo anche depositato una risoluzione che mirava proprio a raggiungere gli obiettivi che questo provvedimento oggi porta. In base alla legge, infatti, sono i contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a definire i criteri con cui devono essere generati i compensi complessivi dei rider, tenendo conto, comunque, della modalità di svolgimento della prestazione e anche dell'organizzazione del committente. Il decreto specifica, poi, che i lavoratori hanno il diritto di avere tutte le informazioni in merito ai loro diritti e alla loro sicurezza, senza essere discriminati.

Presidente, con questo provvedimento poniamo fine a un problema grande anche per un'altra categoria di lavoratori, i cosiddetti “commercianti esodati”. Sono stati chiamati così non a caso perché sono finiti in una sorta di limbo e non potevano andare più in pensione, dopo una vita di lavoro, tra l'altro. Nei mesi precedenti noi abbiamo ricevuto anche numerose mail in cui queste persone denunciavano questo problema in cui si trovavano e a oggi abbiamo trovato una soluzione perché grazie a un indennizzo possono infatti colmare il gap dei due anni precedenti e finalmente possono accedere alla pensione. Sono quelle risposte tangibili e concrete che ci rendono soddisfatti del lavoro svolto.

In più andiamo a risolvere un'annosa questione che riguarda la stabilizzazione dei lavoratori dell'ANPAL Servizi, una società in house del Ministero del Lavoro. Negli anni precedenti io ho avuto modo di conoscere i precari della regione da cui provengo, quelli dell'ANPAL Piemonte. Una parte di loro è arrivata perfino a fare lo sciopero della fame per rivendicare un contratto stabile. In questo caso, quindi, io mi sento di ringraziare la Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per l'impegno profuso e per il risultato ottenuto in questo ambito di ANPAL Servizi.

Come dicevamo, nella seconda parte del provvedimento si parla di crisi aziendali. Ricordiamo che già nel “decreto emergenze” eravamo intervenuti reinserendo la cassa integrazione per cessata attività e con questo provvedimento, invece, andiamo ad aumentare i fondi per accedere alla cassa integrazione straordinaria per crisi e per riorganizzazione aziendale. Si tratta di una misura che è assolutamente necessaria, perché rappresenta una boccata d'ossigeno sia per i lavoratori ma anche per le aziende che stanno attraversando effettivamente un periodo di difficoltà. Inoltre, potenziamo il team che al Ministero dello Sviluppo economico si interessa di gestire le vertenze e i tavoli di crisi. Sembrerà banale, però aumentare il personale in questo ambito significa anche gestire e controllare meglio il monitoraggio di ogni crisi aziendale, e in più garantiamo la possibilità ai parlamentari nazionali di partecipare a questi tavoli di crisi. In realtà - lo specifichiamo, appunto, nella legge - viene stabilita una prassi che era già in corso con l'inizio di questa legislatura, però è importante perché, così facendo, noi diventiamo effettivamente i veri portavoce e facciamo da ponte, da tramite tra quelle che sono le istanze territoriali dei nostri territori, le esigenze occupazionali e produttive, e, ovviamente, i Ministeri competenti.

Questi strumenti erano assolutamente necessari per affrontare le troppe crisi che imperversano sul nostro territorio nazionale. Ricordiamo, infatti, che anche il Ministro Patuanelli ha ricordato come ci siano quasi 160 tavoli di crisi al Ministero dello Sviluppo economico. Però, a questo Governo chiedo anche un grande atto di responsabilità, un gesto forte, una presa di posizione per riuscire a distinguere una volta per tutte chi specula e chi investe veramente, e quindi chi dà lavoro e chi, invece, crea delle politiche a scopo solo di lucro, sulla pelle dei cittadini e, ovviamente, di migliaia di famiglie.

Questo perché, secondo me, scoraggiare le attività speculative a vantaggio di quelle produttive non significa applicare politiche staliniste. Ricordiamo, infatti, che oltre alla sacrosanta libertà di impresa esiste comunque anche la responsabilità di impresa.

Ho seguito, in questi mesi, alcune delle crisi aziendali, in particolare del Piemonte, la regione da cui provengo; alcune avevano una storia molto più antica, altre più recenti. Ne cito qualcuna, e sicuramente non sono tutte: per esempio, Mercatone, Comdata, Embraco-Ventures, Olisistem e così via. Però quello che ho potuto notare, Presidente, è che, analizzando queste crisi, ci sono sempre dei passaggi comuni, come fallimenti, bancarotta fraudolenta, evasione. E quante volte poi ci ritroviamo gli stessi personaggi che girano attorno a queste crisi aziendali e, oltretutto, replicano le stesse dinamiche truffaldine, senza essere poi puniti. È per questo che chiedo una distinzione, una netta separazione tra chi fa impresa, e quindi produce ricchezza per il bene del Paese, e chi, invece, specula.

Ricordiamo, poi, che in questo provvedimento abbiamo pensato anche ai lavoratori disabili. L'articolo 8, modificato al Senato, permette a chiunque di versare in maniera volontaria e spontanea un contributo al Fondo per il diritto al lavoro dei disabili.

Come si evince da quanto appena sintetizzato, Presidente, questo decreto adotta una visione organica di insieme e prova a sciogliere quei nodi che fanno parte proprio del mondo del lavoro; soprattutto si mette al fianco dei più deboli, dei più fragili e di chi spesso viene penalizzato o, addirittura, totalmente ignorato. Questo decreto è un primo passo, però è un passo che assolutamente era non più procrastinabile; questo perché, se è vero che cambia il mondo del lavoro, non devono comunque cambiare i diritti delle persone e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente, buongiorno. Guardi, Presidente, ho ascoltato con attenzione quanto appena affermato dalle due colleghe del MoVimento 5 Stelle che ieri con noi erano in Commissione lavoro a cercare di capire come… anzi, noi a cercare di capire come migliorare questo decreto, che, tutto sommato, noi consideriamo acqua fresca rispetto al titolo altisonante che reca. Ci sono, al netto delle bandiere che è legittimo portare avanti e innalzare in quest'Aula, secondo me una serie, Presidente, di inesattezze che sono veramente palesi rispetto a quanto scritto e rispetto a quanto voteremo con fiducia, quindi senza, evidentemente, visti i tempi, neanche la possibilità di poter emendare al meglio questo tipo di provvedimento.

Ho appena ascoltato la collega parlare dei commercianti esodati. Bene, ci mancherebbe altro. Il problema è che questo Governo, come, devo dire, altri Governi, non ha trattato il tema “esodati” molto bene. Ad oggi, in Italia esistono ancora tra i 6 mila e i 7 mila esodati che, sì, piangono tutti i giorni perché non riescono ad andare in pensione, ma i commercianti esodati sono una minima parte rispetto a questo alveo, fondamentalmente, a questo gruppo di persone che ancora, grazie purtroppo alla politica, grazie a quello che, Presidente, fu il peggior Esecutivo della storia repubblicana, che fu l'allora Governo Monti e la Ministra Fornero, e grazie all'articolo 24 della legge finanziaria di allora, non riescono ancora ad andare in pensione dopo 30, 35 o 40 anni di lavoro, perché sono ancora in un limbo.

Quindi, va bene parlare di commercianti esodati; pensavo che questo Governo riuscisse, evidentemente, anche rispetto ai proclami del Partito Democratico, cinque anni rispetto ed in pancia alla XVII legislatura, a fare qualcosa anche per altre persone, ed evidentemente non è stato così.

State prendendo delle piccole, delle micro parti rispetto a dei temi troppo enormi, innanzi a quello che la vostra politica attualmente, negli ultimi anni, negli ultimi mesi, devo dire, negli ultimi tre o quattro mesi sta portando avanti, e non state trattando la radice del problema.

Quando i colleghi e quando la maggioranza parlano, Presidente, ancora e per l'ennesima volta, del rifinanziamento delle cosiddette casse integrazioni, ecco, cerchiamo di fare un passo indietro rispetto alle casse integrazioni. La cassa integrazione è uno strumento virtuoso, la cassa integrazione nasce molti anni fa come uno strumento di ripresa per qualche mese dell'attività aziendale, sottosegretario, per poi far ripartire l'azienda stessa.

Ebbene, Presidente, purtroppo le politiche industriali e anche le politiche parlamentari di questo Paese negli ultimi anni hanno trasformato le cosiddette casse integrazioni soltanto in un preludio di chiusura delle aziende. Voi non trovate un'azienda, ad oggi, che è in cassa integrazione e che probabilmente nei prossimi mesi non dovrà chiudere la saracinesca e mandare per strada centinaia, se non migliaia, di persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), chiaramente creando un costo sociale elevatissimo.

E, quindi, è per quello che dico che questo è un decreto che non va, di fatto, al cuore del problema, ma va al corollario del problema stesso, non stendendo fondamentalmente le linee guida per la ripresa industriale, e non soltanto industriale, lavorativa di un Paese che si merita la ripresa stessa.

Per quanto riguarda - questo è un qualcosa che mi diverte molto, Presidente, ne abbiamo discusso ieri in Commissione in modo abbondante - la cosiddetta presenza dei deputati e dei senatori, quindi Camera e Senato, rispetto alle riunioni del Mise innanzi alle crisi industriali (lo ricordava prima la collega, ce ne sono circa 160 ancora in essere) , vorrei dirlo ai deputati alla prima legislatura o a coloro che, evidentemente, non ricordano questo passaggio: l'esclusione dei parlamentari all'epoca - forse lei lo ricorderà - in pancia alle riunioni del Mise rispetto alle crisi industriali è stata partorita, di fatto, perché due parlamentari del MoVimento 5 Stelle all'epoca hanno videoregistrato in modo piratesco una riunione tutto sommato che doveva restare a porte chiuse al Ministero dello Sviluppo economico, rendendo queste immagini e queste registrazioni audio fruibili alla cosiddetta rete.

In quel momento, giustamente, il Mise dice: no, guardate, voi non potete più partecipare, perché se questo è il vostro comportamento, da asilo, fondamentalmente, non potrete più partecipare. Ad oggi, quindi non votata la fiducia su questo passaggio, ai parlamentari, Presidente, una volta che si iscrivono alle riunioni del Mise, il Mise stesso manda ogni settimana - a me, ad esempio, la manda ogni settimana - la lista delle riunioni rispetto alle 160 crisi industriali attualmente in essere e noi possiamo andare in qualità di auditori rispetto alle stesse.

Questo decreto fa molto peggio, perché include il carattere di potenzialità; tant'è vero che nell'emendamento approvato al Senato c'è scritto che i parlamentari “possono” essere chiamati. Però, se c'è qualcuno che al Mise un giorno ha un mal di pancia o se non funziona un climatizzatore, il parlamentare non può essere chiamato. Non so se mi spiego: è un carattere etimologico del testo stesso, tant'è vero che Fratelli d'Italia ha chiesto che i parlamentari “devono” essere chiamati in pancia a queste riunioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché sono parlamentari che dal territorio gestiscono o, perlomeno, cercano di dare una mano rispetto alle crisi aziendali, non elevandosi, chiaramente, voglio dire, a risolutori estremi o divini dei problemi, ma il parlamentare dovrebbe avere non la possibilità, dovrebbe avere l'obbligo di andare a seguire quelle che sono le crisi industriali, seppur nella sua zona d'appartenenza o nel suo collegio o nella sua regione.

Attualmente, sottosegretario, il problema è questo: cioè, se i parlamentari possono essere chiamati, questo non è un aspetto né un passaggio di lana caprina, ma è sostanziale. Quante volte, dopo qualche decreto, la politica e gli aspetti paralleli alla politica hanno dovuto emanare delle circolari interpretative perché dentro questi fogli non si capisce nulla di quello che c'è scritto? Questo è un caso. I parlamentari possono essere invitati. Se qualcuno, oggi, si alza in seno alla discussione generale e mi spiega perché i parlamentari possono essere o non possono essere - essendoci un carattere di evidente potenzialità rispetto al periodo che hanno emendato al Senato -, allora io mi siedo e vi faccio un applauso; però, attualmente, nessuno è riuscito a dirmi nulla.

Ricordavano le colleghe che, attualmente, ci sono oltre 160 tavoli di crisi industriale al Ministero dello Sviluppo economico. Io cosa evinco da questo dato? Evinco il fallimento del fortunatamente ex Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che non è riuscito, in un anno e mezzo, a risolvere una crisi che sia una (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Perché, vede, Presidente, se ancora ho sentito nei passaggi quello che, molto spesso, una certa parte politica staliniana - mi permetta, visto che ho sentito questo termine “staliniana” - reputa e pensa dei nostri imprenditori, parlando di lucro nei confronti dei cittadini, parlando di impresa quasi come se gli imprenditori - e c'è ancora questo termine - fossero “prenditori” e non effettivamente coloro che creano lavoro nel nostro Paese, allora abbiamo sbagliato tutto e hanno sbagliato anche i colleghi del Partito Democratico che si sono fidati, nel mettere la loro firma, nei confronti di persone che considerano i nostri imprenditori dei padroni.

Noi ricusiamo questo tipo di iniziativa parlamentare e, sotto questo punto di vista, se volevate essere bravi e coerenti con quello che avete detto nei confronti delle imprese in questi anni, allora perché non avete ripristinato l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per cui siete scesi in piazza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché non avete parlato di questo? Potevate metterlo qui il ripristino dell'articolo 18, ma io non ne trovo traccia.

Vede, Presidente, quando leggo il titolo della discussione del disegno di legge, il disegno di legge parla di una cosa molto chiara, e vado a citarla: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge (…) recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali. Tutela del lavoro e risoluzione delle crisi aziendali: per quanto mi riguarda, questo è un decreto che andrà a creare altre crisi aziendali.

Se vogliamo parlare di crisi aziendali, perché non avete fatto nulla su Whirlpool? Perché non avete fatto nulla su Pernigotti? Perché non avete fatto nulla su Mercatone Uno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Quando l'imprenditore è così cattivo che non è gestito, in questo caso, e nelle more di quanto ho appena ascoltato, dallo Stato… E ricordo che trent'anni fa, quando la politica si occupava di impresa, essa veniva accompagnata gentilmente alla porta; adesso, probabilmente, c'è una collaborazione molto più ampia tra politica ed impresa, e va bene, ci sta; sono i tempi che corrono, purtroppo, che forse non riescono a definire esattamente quello che è la vera impresa nel nostro Paese, visti i governanti del nostro Paese.

Ebbene, quando si parla di imprenditori come di persone che vanno, di fatto, a speculare su tutto quello che è il lavoro - che, fortunatamente, qualcuno crea, qualcuno, invece, specula ad oggi, in Italia -, mi spiega, Presidente, perché il Governo italiano, con cui, ad esempio, Mercatone Uno aveva un'interlocuzione molto seria e molto ampia, non ha impedito a Mercatone Uno di vendere le quote della sua azienda ad un'altra azienda, ad una holding di Malta, laddove - penso sia assolutamente conosciuto dai più - non ci sono tutte queste tutele anche a livello fiscale, piuttosto che a livello di garanzie nei confronti dei lavoratori?

Dove eravate quando la Mercatone Uno, in una notte, vende a Malta? Nessuno ha controllato, ad esempio, che centinaia di persone, il giorno dopo, sarebbero state per strada, perché è stata - quella sì - una vera operazione speculativa, tra l'altro, gestita in parte anche dalla politica, perché ci sono stati dei tavoli su Mercatone Uno. Ve l'hanno fatta sotto il naso e non ve ne siete neanche accorti.

Perché non avete risolto, in pancia a questo decreto, il caso dell'Embraco? Perché non state guardando quello che sta succedendo, ad esempio, tra Auchan e Conad (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), laddove centinaia e migliaia di lavoratori andranno a perdere il posto di lavoro? Non sapete nulla di questa roba qui e venite a risolvere un decreto dal titolo altisonante come questo con qualche norma, a spizzichi e bocconi, sui rider, piuttosto che sul disastro che state per compiere su Ilva.

Qualcuno mi dirà: ma guarda, all'articolo 11, ci sono dei soldi, ci sono dei finanziamenti, c'è del denaro contante, ad esempio, per quanto riguarda le aziende operanti nel settore degli elettrodomestici, ovvero c'è qualche milione all'esonero rispetto ai contributi che queste aziende devono pagare ai propri lavoratori. Il risultato di tutto questo è che, con riferimento ai 17 milioni contenuti anche in questo decreto, che voi state dando, ad esempio, a Whirlpool, Whirlpool vi ha già salutato non oggi, vi ha già salutato un mese fa, vendendo e svendendo la proprietà dell'azienda ad un'altra azienda svizzera, che, sì, manderà per strada centinaia di lavoratori. Questo per dirle, Presidente, che il problema qui non è affrontato, il problema, vede, è a monte.

Abbiamo rinnovato da qualche mese, ad esempio, il Parlamento Europeo: io non ho sentito nessuno, ancora, a parte il gruppo di Fratelli d'Italia, con i suoi esponenti nel Parlamento europeo, parlare, ad esempio, di tassazione differente intramoenia. Mi spiego: se Whirlpool vende ad un'azienda svizzera e se un'azienda del Friuli-Venezia Giulia o del Veneto o della Lombardia o della Campania vuole delocalizzare, stanno un attimo a delocalizzare, e sa perché, Presidente? Perché, intramoenia, cioè all'interno della stessa Europa, ci sono delle fasi e delle percentuali che parlano di tasse che sono evidentemente differenti. Ma voi lo sapete in Slovenia, ad esempio - parlo del sottoscritto -, a circa 20-25 minuti da casa mia, quant'è la tassazione unica sui redditi? Se non lo sapete, ve lo dico io: è al 19 per cento, quando invece, in Italia, è più del doppio, più del triplo. Allora, il problema è una concorrenza interna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che noi dobbiamo andare a cercare di incidere nei confronti della stessa Europa, perché oramai le aziende come Whirlpool, Presidente, o Electrolux non vanno più a delocalizzare in Brasile, in Serbia o in India o da qualche altra parte nel mondo, ma vanno in Ungheria, vanno in Polonia: a Varsavia, il costo di una lavatrice è esattamente la metà rispetto a quello di una lavatrice fatta a Porcia. La metà: e voi pretendete, con qualche milione rispetto a qualche multinazionale, dato a pioggia, di risolvere il problema. E poi, peggio mi sento, quando si parla, e lo rinnovo, ancora di finanza in questo caso e di economia speculativa: allora, se questa è economia speculativa, non dovete dare i fondi a queste aziende che fanno economia speculativa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché state cercando un pannicello caldo nei confronti di aziende che, secondo voi, fanno economia speculativa e, poi, in questo decreto gli diamo i soldi? Allora, non capisco e lo rinnovo, tant'è vero che Whirlpool vi ha salutato allegramente e bellamente, dopo che il fortunatamente ex Ministro dello Sviluppo economico aveva dichiarato, con dei post urbi et orbi, che da Whirlpool non verrà licenziato nessuno. Questo disse Di Maio, qualche mese fa! Whirlpool non licenzia, anzi - scrisse in quel post -, richiamerà dei lavoratori in Italia perché noi stiamo gestendo questa crisi. Whirlpool se ne è andata. Questo è il risultato. Abbiamo parlato di Whirlpool, di Pernigotti, di Mercatone, di Embraco, di Auchan, potremmo parlare di altre decine di aziende, Presidente, ma non abbiamo ancora parlato del vero vulnus che c'è all'interno di questo provvedimento, che è il caso Ilva, il caso ArcelorMittal.

Allora, lo diciamo chiaro: noi siamo sicuramente per la riqualificazione ambientale di quel sito ma siamo anche per il lavoro. Allora succede che senza scudo la città di Taranto muore; senza scudo ArcelorMittal chiude; senza scudo la politica sta porgendo il fianco a questa azienda, quasi come fosse, voglio dire, un'opportunità, nel poter lasciare il nostro Paese e lasciare il nostro Paese significa lasciare a casa e a piedi tra le 13 mila e le 15 mila persone in quella zona, più l'indotto. Mi stupisce profondamente una dichiarazione del Ministro Provenzano quando, qualche giorno fa, disse: ma, vedete, che c'è già l'articolo 51 del codice penale che va di fatto a garantire questo tipo di passaggio. Sbaglia! Sbaglia clamorosamente: il Ministro sbaglia perché - lei lo sa, Presidente - già all'epoca della gara che ArcelorMittal vinse, allora in quella gara lo scudo c'era già dal primo giorno. Tra l'altro, è lo stesso scudo, guarda caso, che hanno voluto gli altri contendenti a questa gara, che era una cordata capeggiata da Cassa depositi e prestiti, e che hanno detto una cosa molto semplice, lineare, basica: guardate che Ilva ha cinque forni, due sono sotto sequestro. Se questi due forni non riusciamo ad utilizzarli, lo stabilimento chiude, muore con tutti i suoi dipendenti, con tutto il suo indotto in termini lavorativi. Allora, lo Stato italiano, Presidente, che cosa fa? Lo ricordo un po' per ricostruire la vicenda: dà una sorta di scudo, quindi dice ArcelorMittal coloro che si sono aggiudicati la gara, dà la possibilità a questa azienda, a questa multinazionale, di poter usare non tre forni, cinque forni. Sottoscrive un contratto con questa azienda. Con l'abrogazione dell'articolo 14 al Senato, lo Stato italiano viene meno ad un contratto con un'azienda che ha investito 4,2 miliardi in Italia. Se lei mi dice, se voi mi dite qual è la serietà di uno Stato che fa e compie questo tipo di azioni, allora io vi dico, sono tranquillo sul fatto che nessuno d'ora in poi verrà a trattare con lo Stato italiano e nessuno, d'ora in poi, verrà a garantire la sua presenza in termini di mercato e in termini di investimento, oggi, in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché se le carte sono cambiate ad oggi così, in corso d'opera, allora è chiaro che nessuno potrà mai fidarsi, Presidente, del nostro sistema produttivo né tantomeno – né tantomeno – della nostra politica. È un tradimento, è un paradosso: è un tradimento fatto dallo Stato. Chiudere i due forni su Ilva, ad oggi, significa chiudere la possibilità di circa il 40-45 per cento della produzione di acciaio, ad oggi, in Italia e vedete, se non ve ne siete accorti, che, Presidente, rispetto a tutti gli asset di carattere internazionale, i mercati guardano tre elementi. Uno di questi tre elementi è l'andamento della produzione e del costo dell'acciaio. Noi ci stiamo precludendo qualsiasi tipo di iniziativa rispetto a questo mercato. Siamo un Paese completamente fuori controllo, ma poi la cosa più interessante è che… mi rivolgo chiaramente anche ai colleghi del Partito Democratico che hanno trattato l'Ilva all'epoca in termini di crisi. Anche ieri il collega Epifani - lo vedo adesso - ricordava che già Ilva è in difficoltà perché non è al pieno della sua produzione: peggio mi sento quando andranno a meno 40 per cento di produzione. Allora, non avete capito una cosa fondamentale: che se questa è un'azienda se ne va da Taranto, vorrei capire dopo chi fa la riqualificazione ambientale di quel luogo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non la farà più nessuno: la deve fare ArcelorMittal, come da contratto! Ma se se ne vanno, nessuno la farà e la gente continuerà a morire, purtroppo.

E, in seconda battuta rispetto a questo tema, se l'Italia non sarà più un competitor internazionale europeo per quanto riguarda la produzione di acciaio, allora mi dite dove l'Italia e l'Europa stessa, al netto della grande e potente Germania, andranno a comprare le forniture di acciaio? Allora ve lo diciamo noi: le forniture di acciaio andremo a comprarle in Cina, esattamente dove non rispettano l'ambiente ed esattamente dove una barra di acciaio viene costruita con il sangue dei lavoratori i cui diritti sono messi sotto le scarpe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): questo succederà. Ma, anche su questo punto di vista e sotto questo punto di vista, non ci siamo capiti e non ve ne siete resi conto. Si parla poi di misure spot rispetto a nuovi fondi: qualche milione di euro ad alcune regioni quali la Sardegna e la Sicilia.

Ma, Presidente, vorrei capire una cosa, al netto del fatto che possiamo essere d'accordo - ci mancherebbe altro - con gli incentivi a queste due regioni: Sardegna e Sicilia sono le uniche due regioni d'Italia che soffrono di crisi industriali? Perché, il Piemonte non soffre di crisi industriali? Il Friuli Venezia Giulia non soffre di crisi industriali? La Toscana non soffre di crisi industriali? La Calabria non soffre di crisi industriali? Vorrei capire dove sono andati a finire i soldi che il Primo Ministro Conte ad esempio - è soltanto un mero esempio tra i tanti - aveva promesso rispetto alla crisi industriale a Torino: buona parte di questi soldi (se non ricordo male 150 milioni) sono andati quasi ed esclusivamente a FCA e hanno lasciate sguarnite tutte le altre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la vostra politica di incentivi? Ma allora, rispetto a quanto abbiamo detto prima, volete dare sempre i soldi a chi fa un'economia speculativa? Evidentemente sì.

Presidente, tutto l'aspetto delle piattaforme digitali in seno al decreto-legge alla fine può anche andar bene, attenzione; però, non è con una sola piattaforma digitale che risolviamo i problemi in Italia; non è soltanto andando a diminuire da tre mesi ad un mese la dis-coll, la disoccupazione, che andiamo a risolvere i problemi in Italia, perché noi qui, signori, abbiamo bisogno, necessitiamo di qualcosa di assolutamente strutturale. E sicuramente non è strutturale una misura completamente propagandista e spot fatta innanzi ed in pancia ai cosiddetti rider. Anche in questo caso mi sono chiesto una cosa: ma, insomma, cosa avete risolto con i rider? Avete risolto che il raider può essere un dipendente o può non essere un dipendente: perché sino ad oggi non era già così? Cioè in un unico colpo rispetto ai rider avete scontentato coloro che chiedevano flessibilità, che io capisco, e avete scontentato anche coloro che, invece, chiedevano il lavoro subordinato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi oggi un raider può essere dipendente o può essere una sorta di autonomo. Bene le tutele minime per quanto riguarda, come prima accennato, i cosiddetti rider - ci mancherebbe altro - ma anche qui vi siete scordati una cosa: il fatto che molte aziende queste tutele minime già le applicano. State vendendo cioè come vostra un'iniziativa che già molte aziende autonomamente stavano portando avanti. Ma, secondo voi, è possibile che un raider non possa guadagnare - questo è il paradosso - sul numero di consegne? Questo state dicendo. State andando di fatto in termini di lavoro, in termini di welfare, contro uno dei sistemi portanti delle colonne sociali del nostro Paese cioè chi più lavora più prende. A questo punto, voi volete assoggettare tutti i rider ad un qualcosa di prevalente che non sono il numero di consegne e, quindi, il lavoro e la quantità del lavoro stesso fatto da questa persona ma, secondo voi, la retribuzione a consegna non deve essere prevalente. Per quanto mi riguarda, pur tutelati da mille tutele, la retribuzione a consegna deve essere prevalente perché premia il merito, qui e in altri casi, rispetto al lavoratore stesso. Per quanto ci riguarda, poiché avete parlato di tutela dei raider, noi vi abbiamo offerto la possibilità attraverso una fase emendativa abbastanza ampia, non ostruzionistica ma abbastanza ampia, sottosegretario, ad esempio di parlare di alcune cose che voi non avete inserito nel decreto-legge. Qualcuno farà la formazione sulla sicurezza stradale ai rider? No, non c'è nel decreto. Qualcuno offrirà la possibilità o meglio sarà previsto l'obbligo in questo caso (dovrebbe esserci l'obbligatorietà certo) per queste persone di dotarsi e per queste aziende di dotare i propri riders, i propri fattorini di casco e di giubbotto catarifrangente, ad esempio? Se voi andate qui fuori, a Roma, oggi, queste persone sono senza casco e sono senza giubbetto catarifrangente e domani sarà la stessa cosa perché non avete previsto le minime tutele sotto questo punto di vista nei confronti di costoro che voi volete tutelare. Ma state tutelando una categoria per cui noi abbiamo ascoltato in Commissione sia le aziende, Presidente, sia i rider, coloro che volevano un contratto subordinato, sia invece coloro che evidentemente dicono: guardate, noi siamo quasi, anzi siamo degli autonomi; ci gestiamo il nostro lavoro; se vogliamo andare a lavorare oggi, lavoriamo; se vogliamo rifiutare una consegna, la rifiutiamo. E voi state completamente decapitando un intero settore che, molto probabilmente, con questi passaggi, dovrà licenziare le persone; non potrà assumerle ma dovrà licenziarle. Poi perché - mi chiedo - non devono essere estese queste garanzie anche ad altri lavoratori in questo senso; mi viene in mente un esempio: non so, i padroncini, perché non possono essere assoggettati anche loro ad un lavoro subordinato? Se io faccio il padroncino e lavoro in modo prevalente per una sola azienda, perché non posso essere tutelato come i rider, ad esempio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Un disastro epocale rispetto al problema delle graduatorie, dello scorrimento delle graduatorie di concorso ad oggi in Italia: avete sbloccato delle graduatorie, ma non avete prorogato tutte le graduatorie, come, tra l'altro, votato nella scorsa legge di bilancio. Se qualcuno non se ne fosse accorto, nella scorsa legge di bilancio, Presidente, abbiamo prorogato tutte le graduatorie di concorso. Ad esempio, voi state bloccando, con il ministro Dadone, lo scorrimento dei concorsi del 2019, quindi i più recenti, i più freschi. Ma perché state bloccando queste graduatorie quando, sottosegretario, la pubblica amministrazione, ad oggi, in Italia ha bisogno e necessita di un virtuoso ed importante processo di turnover? E quando, di fatto, sbloccate alcune graduatorie e non altre, voi state creando degli idonei di serie A e degli idonei di serie B, degli idonei che secondo voi hanno merito e degli altri idonei che non hanno merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): mi spiegate qual è la differenza tra uno che ha fatto un concorso, in termini di graduatoria a scorrimento, nel 2019, e uno che lo ha fatto nel 2014? Che accordi avete preso con alcuni e che non accordi non avete preso con altri? Allora, ne state facendo non una questione di merito, ma ne state facendo una questione opportunistica. Se prima si parlava di economia speculativa, voi state facendo una politica speculativa rispetto a queste persone, perché, ad oggi, ci troviamo innanzi a migliaia di ragazzi e di ragazze che hanno studiato e che hanno superato - chiaramente non da vincitori, ma da idonei - eventuali scorrimenti di graduatoria in pancia alla pubblica amministrazione, ma che si trovano completamente fuori da questo circuito. Un esempio drammatico, Presidente: noi abbiamo votato - non abbiamo votato il provvedimento, ma, all'epoca, eravamo d'accordo, come gruppo parlamentare - il passaggio “quota 100”. Secondo noi poteva essere un passaggio, seppur migliorabile - perché, per quanto ci riguarda, dovrebbe essere fatta prima “quota 41” e non “quota 100” ovvero persone che, dopo 41 anni di lavoro, di sudore e di contributi non riescono ancora ad andare in pensione e si vedono sorpassati da quelli che invece evidentemente vanno con “quota 100” - ma guarda caso “quota 100”, secondo i dati, è stata utilizzata, per più del 70 per cento, da coloro che gravitano all'interno della pubblica amministrazione, ma per un motivo semplicissimo: perché coloro che gravitano all'interno della pubblica amministrazione, quando entrano a far parte di questo circuito (a 25 o a 30 anni) sanno perfettamente che, molto probabilmente, andranno in pensione con quel tipo di attività, con quel tipo di lavoro, pagano i contributi mese per mese, non sono i discontinui del settore privato. E chiaramente, Presidente, vi sono migliaia di persone che vanno in pensione. Siete mai entrati in un comune, in un'amministrazione comunale o in un municipio negli ultimi mesi? Quanti sindaci, Presidente, ci stanno dicendo che, dal 1° di gennaio del prossimo anno, avranno 7, 8, 10 funzionari in meno, perché vanno in pensione con “quota 100”? Bene, giusto, ma voi chiaramente bloccate parte degli scorrimenti delle graduatorie e quindi lascerete i vostri sindaci e i nostri sindaci senza personale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiudo Presidente: noi abbiamo proposto delle cose che ci sembravano intelligenti. Non siamo stati ascoltati. Abbiamo proposto, ad esempio, il fondo per le crisi industriali: ebbene, colleghi, ancora ad oggi non esiste un fondo per le crisi industriali, ma esistono 170 milioni, sottosegretario, di rinnovo parco auto blu, ad oggi, in Italia; probabilmente, quei soldi avremmo potuto investirli meglio. Abbiamo previsto investimenti, con i nostri emendamenti, rispetto al lavoro dei più deboli: abbiamo presentato degli emendamenti per coloro che soffrono di spettro autistico, ce li avete bocciati; abbiamo presentato emendamenti rispetto alla Thomas Cook, che è un'azienda multinazionale che lascerà a casa - chiudo - 21.000 dipendenti e lascerà 300 milioni di debiti in Italia; abbiamo presentato degli incentivi rispetto al lavoro stabile, prendendo le risorse dai risparmi del reddito di cittadinanza. Oggi, sottosegretario, meno del 7 per cento di coloro…

PRESIDENTE. Concluda onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Concludo: meno del 7 per cento di coloro che hanno avuto accesso al reddito di cittadinanza ha firmato il patto per il lavoro: una strage, sotto questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi noi, Presidente - concludo e la ringrazio per la pazienza - voteremo in modo contrario sia all'ennesima fiducia di questo novello, ma vetusto Esecutivo e cercheremo di portare le nostre idee nelle piazze, cercheremo di portare le nostre idee in Commissione, cercheremo di portare le nostre idee in pancia alla prossima legge di stabilità, sperando che questo Esecutivo finalmente abbia un po' di occhi e un po' di orecchi per poterci ascoltare, la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, è evidente a tutti che ci apprestiamo ad esaminare e votare un provvedimento che si colloca a scavalco tra due Governi diversi. È altrettanto evidente, direi, a tutti che ci apprestiamo ad esaminare e votare un decreto, contenente disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione delle crisi aziendali, profondamente modificato al Senato, la cui conversione scade tra qualche giorno e che ha quindi zero possibilità di modifica e di intervento qui alla Camera dei deputati. La nostra analisi pertanto terrà conto in premessa di questo contesto, perché è evidente che un provvedimento che nasce con obiettivi così elevati avrebbe potuto essere più ambizioso ed efficace. Ma, come diceva Marcel Proust, quando si fa quel che si può si fa quel che si deve ed è con questo spirito che noi di Italia Viva ci siamo avvicinati alle disposizioni contenute in questo provvedimento.

Positivo è il giudizio su molte norme contenute nel provvedimento, come, ad esempio, lo stanziamento di risorse per le aree di crisi complessa, le norme che, a vario titolo, potenziano gli ammortizzatori sociali e la tutela per il lavoro autonomo, l'estensione - come già citato - dell'indennizzo per le aziende che hanno cessato l'attività commerciale, le misure a tutela dell'occupazione nei territori dove è prevista la chiusura delle centrali a carbone; e ovviamente positivo è anche il giudizio per l'introduzione del concetto di cessazione di qualifica di rifiuto, nota anche come end of waste, che apre la strada al concreto avvio di una vera economia circolare, sbloccando tanti progetti che sono fermi nei nostri territori. Ovviamente auspichiamo che i criteri siano definiti in maniera puntuale ed oggettiva, ma soprattutto nei tempi – rapidi - con cui corre l'economia reale e la richiesta delle imprese.

Tra le norme nel campo del lavoro, merita evidenza l'intervento per le lavoratrici e i lavoratori organizzati da piattaforme digitali, tra i quali vi sono anche i rider: si stima che in Italia possono raggiungere le 700 mila unità e per 150 mila di queste persone il lavoro con le piattaforme digitali rappresenta la principale fonte di reddito. Queste norme non possono che essere un primo passo nel percorso di lettura e intervento, in un mondo del lavoro in profonda trasformazione. Ogni nuovo strumento di tutela del lavoratore ha per noi un valore indiscutibile, che ha a che fare con la dignità della persona e dei suoi progetti di vita. Al contempo, riteniamo però indispensabile una realistica riflessione a lungo termine sull'introduzione di norme specifiche per alcune categorie, che tradiscono, a nostro parere, un approccio universale di garanzie del lavoratore e sulla complessità delle stesse. L'obiettivo, a nostro parere, dovrebbe essere quello di proseguire nella strada avviata con il Jobs Act, che anche a seguito di queste modifiche normative rimane intatto nel suo impianto e che intendeva e intende ampliare i diritti, coniugando tutele e flessibilità.

Restando all'interno del capo di norme dedicate al lavoro, non posso non sottolineare, inoltre, l'importante risultato, ottenuto anche grazie al gruppo di Italia Viva al Senato, in merito alla stabilizzazione dei lavoratori precari di ANPAL servizi, società in house del Ministero del Lavoro, nella quale si consumava la profonda contraddizione per cui coloro che dovrebbero aiutare i precari e i disoccupati a trovare lavoro erano precari a loro volta. La norma introdotta rimedia, secondo noi, a questa profonda ingiustizia. Passando velocemente al capo relativo alle risoluzioni delle crisi di impresa, non possiamo che approvare il potenziamento della struttura di cooperazione tra MISE e Ministero del Lavoro ed in particolare dell'unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi. Personalmente, però, non posso esimermi dall'evidenziare le perplessità che nutro in merito alla necessità di introdurre una norma che regoli la presenza dei parlamentari ai tavoli di crisi, in quanto credo profondamente che in tali sedi ciò che deve prevalere è un approccio aziendale, necessario per una soluzione sostenibile economicamente e socialmente delle problematiche che si pongono. Ciò che serve ai tavoli di crisi, da parte della politica, è un serio impegno risolverle, non a mettersi delle stellette.

Veniamo infine al caso Ilva, che merita indubbiamente un passaggio: dopo la soppressione dell'articolo 14, prendiamo atto delle dichiarazioni di impegno assunte dal Ministro Patuanelli in Aula, al Senato. Non possiamo esimerci, però, credendo anche di affiancare il Ministro stesso, dall'esporre le nostre serie preoccupazioni per i 10 mila lavoratori di Taranto e dell'indotto, per i cittadini della città pugliese, che rischiano di vedere interrotti i percorsi di risanamento ambientale e riconversione dell'impianto produttivo, per l'intero sistema produttivo italiano, che vedrebbe depotenziarsi il principale fornitore di acciaio e il principale polo siderurgico europeo, nel caso in cui ArcelorMittal abbandonasse la sede. Oggi il sito di Taranto fornisce il 35 per cento della domanda italiana di acciaio; e per dare dei numeri, con la chiusura dello stabilimento l'import italiano di acciaio salirebbe a 10 milioni di tonnellate rispetto alle 5,6 attuali, producendo pesantissimi effetti sulla manifattura italiana. Proprio oggi inizia a Milano l'European Steel Conference, vertice dei produttori del settore dell'acciaio, che discuteranno del profondo momento di difficoltà che sta vivendo la siderurgia europea ed italiana: pur in condizioni di sovraccapacità produttiva dei Paesi OCSE, l'Italia, infatti, rimane un importatore di acciaio. Forte sarà l'appello che verrà da quella sede ai Governi per interventi decisi e chiari in sede europea; e alle legittime richieste in merito a norme chiare sulle importazioni e per il sostegno della produzione, si aggiunge quindi il delicato momento che vive lo stabilimento Ilva di Taranto. Ogni garanzia ambientale, occupazionale e industriale passa attraverso la continuità produttiva, e crediamo che il Governo debba profondere ogni azione possibile per garantirla. Oggi è finito il tempo delle riflessioni, dei tentennamenti, dei cambi di idee, dell'ambiguità: oggi è il tempo delle scelte chiare da assumere, per dare un futuro certo allo stabilimento, e confidiamo quindi che il Ministro nelle prossime settimane saprà darlo.

Nel complesso oggi, Presidente, votiamo un decreto che si colloca a cavallo di un cambio di guida al Governo, che risolve alcuni nodi, ma che lascia aperte alcune questioni fondamentali per il Paese. Lo riteniamo un utile passo avanti, ma certo c'è ancora molto da fare.

Noi di Italia Viva riteniamo che questo Governo, a differenza del precedente, debba essere il Governo del fare; e per fare bisogna cambiare la visione delle politiche economiche, bisogna tornare ad investire nella parte produttiva del Paese, sostenere le imprese per tutelare i lavoratori. Serve concretezza e lungimiranza, a partire dall'imminente legge di bilancio. Ovviamente garantiremo il nostro contributo, sapendo che abbiamo saldi questi princìpi e che miriamo alla crescita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, abbiamo avviato oggi l'esame del decreto-legge in materia di lavoro e di crisi aziendali. La parola “esame” ovviamente è un eufemismo, perché questa Camera non ha avuto la possibilità di esaminare davvero, come imporrebbe la nostra Costituzione, un provvedimento che è giunto blindato in questo Parlamento.

Che il decreto fosse immodificabile è stato chiaro fin dalla sua assegnazione: un provvedimento che, come è avvenuto al Senato, avrebbe dovuto essere assegnato all'esame congiunto delle Commissioni lavoro e attività produttive, e invece è stato destinato solo all'esame della Commissione lavoro. In Commissione, per quanto riguarda gli emendamenti presentati, c'è stata solo la possibilità di illustrarli. In Aula non ci sarà neppure questa possibilità, dal momento che è stato già annunciato che al termine di questa discussione arriverà la questione di fiducia: la seconda sullo stesso provvedimento, dopo quella del Senato. Anche questo è un evidente sintomo della debolezza all'insegna della quale nasce questo secondo Governo Conte: il Governo delle quattro sinistre, che non è d'accordo su nulla se non sulla volontà di allontanare il più possibile le elezioni; e in effetti, alla luce del risultato delle regionali in Umbria, devo ammettere che è difficile darvi torto.

Se il nuovo Governo si è sporcato le mani con le folli divisioni interne alla maggioranza e sull'immunità per l'Ilva, e con la doppia fiducia, bisogna precisare che questo decreto è l'ultimo atto del Governo precedente: è il suo canto del cigno.

C'è certamente qualcosa di paradossale nel destino che ha costretto il Partito Democratico e LEU a dover difendere un decreto-legge di uno dei Ministri che, dall'opposizione, hanno criticato di più nelle materie che un tempo erano il principale campo d'azione della sinistra, cioè il lavoro e le politiche industriali.

Questo decreto-legge è il testamento fallimentare del Ministro Di Maio, nella sua doppia veste di Ministro del lavoro e delle politiche sociali, e di Ministro dello sviluppo economico; un doppio incarico che in circa un anno e mezzo ha prodotto doppi disastri. Nel campo del lavoro, dove l'emblema dell'incapacità è rappresentato da quel reddito di cittadinanza che nel primo anno di applicazione si è rivelato un clamoroso fallimento; nel campo delle attività produttive, sul versante specifico della politica industriale, il fallimento è rappresentato dalle tante crisi mal gestite, in alcuni casi neanche gestite dal Ministro Di Maio, delle quali la Whirlpool è stato l'ultimo drammatico esempio.

Ho parlato di testamento fallimentare perché questo decreto-legge è una cambiale da onorare che il Ministro Di Maio ha lasciato ai suoi successori, Catalfo e Patuanelli, un debito di promesse roboanti mai mantenute. Esempi di queste promesse non mantenute sono i rider da un lato e l'Ilva dall'altro. Ai rider e ai lavoratori della piattaforma digitale erano stati promessi mari e monti, per poi presentare una proposta normativa che danneggia gli stessi rider e danneggia le imprese digitali che danno loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): direi, proprio un capolavoro nel quale solo Di Maio poteva riuscire!

L'Ilva invece è un esempio di un dossier spinoso e complesso, che certamente non è nato con il governo dei 5 Stelle, ma che un Ministro dei 5 Stelle come Di Maio ha dimostrato di non avere la capacità - e probabilmente la voglia - di gestire come sarebbe stato obbligo fare. Una gestione nata male e finita peggio, molto peggio, con il folle emendamento soppressivo imposto dal gruppo 5 Stelle al Senato sotto ricatto di non votare la fiducia al Governo.

Parto proprio dalla vicenda dell'Ilva, per entrare nel merito di un provvedimento sul quale si può emettere solo un giudizio negativo. Per onestà intellettuale si deve riconoscere che il bubbone Ilva non è esploso un anno fa. Si tratta di una situazione estremamente complessa, che ha visto annodarsi, intrecciarsi tra loro questioni di grande rilievo, che riguardano la crisi di una grande azienda e del settore siderurgico, una rilevante questione occupazionale che impatta sull'intero territorio e un altrettanto grave questione di inquinamento ambientale.

Ciò detto, alla luce della situazione che si è venuta a creare, cioè l'ingresso dell'ArcelorMittal in Ilva, in previsione di una norma che garantisse l'immunità penale e amministrativa per il pregresso, la decisione di eliminare dal decreto-legge quello scudo rappresenta semplicemente una follia, perché non avrà altro esito che l'abbandono pressoché immediato dell'ArcelorMittal (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). I 5 Stelle, assecondati dalla debolezza del PD, di Renzi e di LeU, per sbandierare un presunto giustizialismo ideologico stanno condannando alla perdita del posto di lavoro molti operai dell'Ilva di Taranto, proprio nello stesso decreto-legge con cui vorrebbero tutelare il lavoro, risolvere le crisi industriali e risanare l'ambiente. Sembra una barzelletta di quelle di Grillo, ma purtroppo è tutto vero.

Per rimanere comunque alle disposizioni del capo che riguarda le crisi industriali, colleghi, consentitemi di fare cenno all'articolo 12 del provvedimento. Questo articolo tende potenzialmente a incrementare le attività di prevenzione e soluzione delle crisi industriali, aumentando fino a 12 unità le apposite strutture del MiSE. Detta così, questa norma potrebbe anche essere condivisibile, per quanto però le crisi industriali non si prevengono o risolvono grazie a 12 o 10 funzionari in più o in meno, ma grazie ad adeguate politiche, sia preventive che di sostegno alle crisi già in atto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma passando alle norme sul lavoro, come ho già avuto modo di anticipare, le disposizioni sui rider lasciano più di una perplessità. Sono condivisibili e direi sacrosante le garanzie riconosciute in materia di malattia e infortuni. Su questo, Forza Italia, il mio gruppo, non ha presentato emendamenti. Molto meno condivisibili sono le disposizioni che pongono il divieto di calcolare la retribuzione sulla base delle consegne effettuate. Un divieto posto in maniera così secca significa non avere presente la specificità di questo lavoro. Un rider, che fa dieci consegne in due ore perché è più bravo degli altri, ha più voglia degli altri o, semplicemente, ha bisogno di più soldi, sarà pagato come i suoi colleghi che fanno, nelle stesse due ore, due consegne anziché dieci. Quindi, si vuole prevedere una parte di stipendio fisso? Va bene, anzi, forse è giusto, ma non si può eliminare il criterio della produttività, perché si fa un'ingiustizia agli stessi rider (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allo stesso modo, in un rapporto che, alla luce della tecnologia e delle richieste del mercato, si sviluppa senza che il datore di lavoro e il lavoratore si incontrano mai fisicamente, perché magari sono a centinaia di chilometri di distanza, non si può imporre l'obbligo di un contratto scritto, cartaceo, prevedendo sanzioni addirittura in caso di inottemperanza. Qui siamo veramente all'anacronismo e alla follia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), anche se su questi aspetti Forza Italia ha presentato emendamenti migliorativi, che però, purtroppo, a causa della blindatura del provvedimento non hanno potuto trovare il minimo spazio.

Tra le altre disposizioni in materia di lavoro, due mi hanno colpito in particolare. La prima è quella contenuta nell'articolo 5-ter, la quale, per rafforzare - udite, udite - la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e l'attività di contrasto agli infortuni sul lavoro, prevede assunzioni di personale ispettivo dal 2021. Quando ho letto questa norma, ho pensato si trattasse di un errore di stampa, ma purtroppo non è così: siamo alla seconda barzelletta di Grillo. La sicurezza sul lavoro, cari colleghi, è un'emergenza. Solo nei primi sette mesi dell'anno scorso, per limitarci i dati ufficiali dell'INAIL, le denunce con esito mortale sono state 599: ben dodici in più dell'anno precedente, che già aveva segnato un record in negativo per le morti sul lavoro. L'emergenza, dunque, c'è, c'era lo scorso anno, c'è ancora oggi. Si può anche discutere se questo tragico fenomeno lo si contrasta con nuove assunzioni di personale ispettivo, ma se si decidono le assunzioni, si devono fare subito perché i lavoratori stanno morendo ora e non aspettano il 2021 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Una norma del genere, inserita per giunta in un decreto, si chiama in un solo modo, cara Ministra, egregia Ministra Catalfo: una bella presa in giro!

L'altra norma che andrebbe spiegata - e mi auguro davvero che il rappresentante del Governo abbia la cortesia di farlo in sede di replica alla discussione generale - è quella relativa alla internalizzazione del contact center multicanale dell'INPS. Se ho ben capito, l'INPS, per continuare a garantire i servizi informativi, prende la SISP e la trasforma in INPS Servizi Spa e prevede la stabilizzazione del suo personale. Ma siamo sicuri che tutto questo sia necessario per garantire i servizi informativi INPS? Siamo sicuri che sia la soluzione meno onerosa per le casse di INPS e, dunque, per le tasche degli italiani?

Il Governo ce le dice due paroline in merito al perché si compie questa operazione e questa ennesima stabilizzazione? Ebbene, cari colleghi, vogliamo davvero difendere il lavoro e rilanciare il nostro sistema economico? Le cose da fare sono altre: abolire o quantomeno ridurre considerevolmente le risorse destinate al reddito di cittadinanza - che è un istituto che, oltre a non funzionare, come il Governo stesso ha scritto nella NADEF, è un incentivo proprio a non trovarlo - destinandole, come chiede una mozione di Forza Italia che è ai punti successivi dell'ordine del giorno, alla riduzione del costo del lavoro: il cosiddetto cuneo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), l'unica soluzione che può garantire più risorse ai lavoratori e più capacità di assumere alle imprese.

Ci vogliono forti investimenti pubblici in formazione e lavoro, a tutti i livelli e, soprattutto, nell'ambito dei settori specialistici. Ci vuole un confronto costante tra università e imprese per studiare, come avviene da tempo in Lombardia, percorsi formativi in grado di fornire i lavoratori alle aziende che li richiedono. C'è bisogno di interventi per aumentare il lavoro femminile e ridurre le differenze, che ancora sono troppe e ampie, tra uomini e donne. Bisogna mettere in condizione gli enti locali - in conclusione e lo dico come ex sindaco - di assumere personale dove serve (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e dove ovviamente ci sono bilanci in ordine, consentendo a questi enti, ad esempio, di poter far più ricorso ai lavoratori di pubblica utilità, scontando però le assicurazioni INAIL.

Purtroppo, di tutto questo non c'è niente in questo decreto e, conseguentemente, il nostro giudizio non può essere che fortemente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Presidenza saluta la delegazione del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Palermo, che assiste ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

È iscritta a parlare l'onorevole Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Questo decreto ha un obiettivo preciso: la tutela del lavoro, la tutela di ogni forma di lavoro, precario, stabile, autonomo e i nuovi lavori, che sono tanti, la tutela del lavoro in ogni settore, per ogni attività, per ogni tipo di produzione.

Quando parliamo di lavoro dobbiamo tenere presente sempre le tutele, i diritti individuali e anche quelli collettivi, tutele che riguardano uomini e donne, i giovani e gli adulti; tutele quando il lavoro c'è e tutele quando il lavoro non c'è, e quindi avere attenzione alle tante, troppe crisi aziendali, che hanno colpito il nostro Paese e il nostro sistema produttivo in questi anni.

Se pensiamo al lavoro che c'è, dobbiamo avere chiaro il fatto che c'è stata una profonda trasformazione, con processi di cambiamento che ci obbligano alla ricerca di nuove modalità di tutele legate a diverse forme di organizzazione del lavoro, ove ci sono lavoratrici e lavoratori che vivono condizioni di precarietà, e sono tanti, molte forme vecchie e nuove di precarietà. Il lavoro a tempo, le collaborazioni, l'occasionale, a tempo determinato, ove tanti giovani sono privi di diritti, dove la maggioranza sono donne e quando sono prive di diritti le donne, ne va anche di una condizione sociale ancora più pesante.

Con questo decreto si danno risposte importanti, necessarie, utili; tutele che riguardano prestazioni previdenziali, relative agli iscritti alla cosiddetta gestione separata dell'INPS, per facilitare e riconoscere prestazioni che riguardano diritti universali, ma anche costituzionali, quali ad esempio l'indennità di malattia, di degenza ospedaliera, di maternità, parentale, e così via.

Anche la riduzione di requisiti per il diritto all'indennità di disoccupazione è importante. Di fronte a tanti disoccupati, noi abbiamo bisogno di rivedere anche i requisiti in positivo. Tutto ciò perché abbiamo l'obiettivo di tutelare tantissime persone coinvolte nel lavoro.

E credo che la dimostrazione concreta di questo obiettivo sia prevista anche dall'articolo 4 sulla condizione del personale di ANPAL Servizi, che deve finalmente essere stabilizzato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nelle tante audizioni in Commissione lavoro abbiamo ascoltato preoccupazioni, proposte e sollecitazioni da parte dei rappresentanti delle professioni, delle imprese, dei lavoratori, sollecitazioni a fare bene e presto.

Se pensiamo, come dicevo prima, alle tante crisi aziendali, penso alla disperazione di chi perde il lavoro, il salario, e deve vivere - solo per chi può, perché non tutti ci arrivano - con gli ammortizzatori sociali. E quando questi finiscono e le aziende non riprendono a produrre o chiudono la fabbrica - da ultimo la Whirlpool, ma c'è una lunga fila, la lista è lunga -, quando di fronte hai un destino di disoccupato, per troppo tempo, e hai una famiglia, hai dei figli, allora abbiamo l'obbligo morale, sì, l'obbligo morale - non sarà il bene del mondo questo decreto, ma risponde a un obbligo morale - di intervenire, di non lasciare soli i lavoratori e le loro famiglie.

Occorre nell'immediato garantire loro almeno il sostegno al reddito per vivere, ed è questa una questione morale, per aiutare tutti quelli coinvolti nelle crisi aziendali, in attesa, ovviamente - e questo è un problema fondamentale per noi, perché non rinunciamo a batterci per questo -, di rientrare nel lavoro, a creare nuovo lavoro, ma nel frattempo bisogna aiutarli.

Infatti, con questo decreto si prevede il finanziamento della cassa integrazione guadagni speciale, così come è previsto lo stanziamento di ulteriori risorse per le aree di crisi di Sardegna, Sicilia e di tutte le regioni interessate, basta leggerlo il decreto. Nessuna area sarà esclusa, ogni area sarà salvaguardata, e non è roba da poco.

Così come sono previste deroghe per i trattamenti di mobilità. Tutte questioni che aiutano le persone che non hanno lo stipendio fisso. Così come sono previsti incrementi di risorse per sostenere agevolazioni per imprese che nascono - molte cooperative - dando occupazione a disoccupati provenienti da aziende in crisi: se le aziende nascono per questo, vanno aiutate, naturalmente.

Si tratta, quindi, di un articolato che ha l'obiettivo concreto di aiutare, difendere e tutelare il lavoro in tutte le sue forme. Sono migliaia i lavoratori e le lavoratrici che attendono queste risposte, che attendono queste tutele, e sono centinaia le imprese, piccole e grandi, piccole e medie, di ogni tipo, che hanno bisogno di questi strumenti e decisioni legislative. Certo, non pensiamo di superare una fase di crisi così profonda solo con questo decreto-legge, non siamo così sprovveduti, e non intendiamo fare demagogia.

Aiuta, certo, ma non basta; ma è un aiuto che non possiamo negare. Chi vota contro nega questo aiuto. Poi, so bene che occorrono politiche industriali che riguardano anche la siderurgia, l'acciaio, tutto il nostro manifatturiero antico che deve diventare nuovo, innovarsi; che riguardano investimenti, politiche di rilancio, di sviluppo, ricerca e formazione, politiche ambientali, politiche che invertano un mercato del lavoro troppo precario di questi anni. Flessibilità e mobilità sì, ma precariato no; ragioniamo, sono tre parole profondamente diverse.

So bene che tutto questo si deve affrontare con un'azione e con scelte a largo raggio, con politiche legate fra di loro, con politiche intrecciate ove formazione e salario camminano insieme, e questo decreto è fortemente intrecciato, questo decreto fa parte di un progetto di un'azione a largo raggio.

Infine, non sottovalutiamone i contenuti: è un aiuto anche alle organizzazioni sindacali che contrattano ai tavoli, e contrattano insieme alle aziende in quanto rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici, come previsto dallo Statuto dei lavoratori, che esiste ancora, non è stato abolito, e che difendiamo, perché ha un senso rispetto alla rappresentanza. Questo vuol dire essere ai tavoli, che non vieta ad altri di partecipare, anzi stimola tutti noi a partecipare a dare un aiuto; ma non dimentichiamo la rappresentanza.

Detto questo, il PD lo sosterrà con convinzione, come abbiamo fatto in Commissione lavoro, perché ce n'è assolutamente bisogno. Certo, ci sarà bisogno di andare avanti, ma noi lo faremo. Ho detto che questa è una risposta a chi oggi si trova in queste difficoltà, ho detto che abbiamo bisogno di politiche industriali, abbiamo bisogno di mandare avanti quello che questa mattina abbiamo chiamato la questione delle professioni. Abbiamo un programma forte per il lavoro, questo è un pezzo importante, per questo lo sosteniamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a discutere oggi un provvedimento molto importante, un decreto-legge che contiene disposizioni urgenti per la tutela del lavoro nonché per salvaguardare le imprese in crisi. Beh, forse questo era il buon intendimento del precedente Governo, che invece ha subìto contraccolpi e tradimenti interni, e così pure questo provvedimento, che mano a mano si è sgretolato perché il Ministro Di Maio non ha saputo gestire le numerose crisi aziendali facendo tavoli inutili. Forse se ne è reso conto, ed è per questo che nel nuovo Governo è scappato al Ministero degli esteri. Sono infatti circa 160 le crisi aziendali aperte, una di queste è il famoso caso Whirlpool. Anche in questa occasione l'ex Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Di Maio, dichiarava che era già pronta una norma ad hoc per salvare l'azienda, peccato che invece l'azienda abbia ampiamente dichiarato che tali misure erano insufficienti e che il tavolo convocato con il Presidente del Consiglio, Conte, e il Ministro Patuanelli si sia concluso con un nulla di fatto, con i lavoratori che ad oggi hanno solo una certezza: il 1° novembre l'azienda chiude. Di Maio è scappato all'estero e il nuovo Ministro, Catalfo, non è più tornato ad affrontare i lavoratori Whirlpool, non ha più avuto il coraggio di metterci la faccia, facendo promesse quando invece non poteva mantenerle, specialmente quando ha realizzato che la situazione gli è sfuggita di mano, o meglio le aziende sono fuggite o fuggiranno da queste politiche anti-imprenditori e anti-lavoratori.

Se volete parliamo dell'Ilva, grande cavallo di battaglia del Ministro Di Maio. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, dite che fine ha fatto l'articolo sull'Ilva. È stato abrogato. Cari cittadini, sapete cosa vuol dire? Che le priorità non siete più voi, non è più l'Ilva, non sono più i lavoratori, ma sono solo le loro poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infatti, con l'abrogazione dell'articolo 14 questo Governo fa solo un gran piacere ad ArcelorMittal, che dopo essersi liberato della proprietà a Piombino ora avrà in mano la miglior giustificazione possibile per liberarsi anche dell'Ilva e far uscire definitivamente il nostro Paese dal mercato dell'acciaio, regalando la produzione ai turchi. E noi non avremo mai i soldi per le bonifiche e per il risanamento dell'area, e lo avrete voluto voi.

Questo Governo non è nemmeno stato in grado di ascoltare la voce degli 800 e più rider che, sia in audizione che tramite lettera, hanno espresso più volte la loro contrarietà a questo provvedimento. Da mesi, anzi da un anno ormai, i rider sono stati al centro di promesse e polemiche di ogni tipo o parte del Ministro Di Maio e dei 5 Stelle. Sembrava il primo provvedimento da fare, subito, ma poi l'unica voce ad essere stata ascoltata è stata proprio quella di chi il rider lo fa davvero. Invece, in nome di rider sono stati ascoltati e intervistati personaggi che non li rappresentano e che hanno difeso forse i propri interessi o chissà di chi, visto che quando sono venuti in audizione non hanno saputo rispondere a quale sindacato o associazione facessero parte o quanti rider rappresentavano.

Le norme contenute nel decreto per la tutela del lavoro non solo non migliorano le condizioni di lavoro dei rider, ma le peggiorano. La prima novità del decreto è l'introduzione di una retribuzione minima oraria prevalente rispetto al cottimo, a patto che venga effettuata almeno una consegna. Parliamoci chiaro: il cottimo non è una parolaccia. Il cottimo è una delle forme di retribuzione previste dal nostro codice civile e per un lavoro come quello delle consegne, che ha una delle forme più meritocratiche, la norma è controproducente. Che ci sia un minimo garantito può andare bene in alcune fasce orarie in cui c'è meno lavoro, ma il fatto che tale minimo debba essere prevalente rispetto al corrispettivo legato alle consegne rischia di diminuire i loro compensi invece che aumentarli. Si creerebbe così una distorsione per i rider più meritevoli, per chi ha veramente voglia di lavorare e di impegnarsi. Abbiamo proposto in tutti i modi di rimuovere il riferimento alla prevalenza del minimo garantito, perché ci sono molti altri modi per tutelare i rider senza limitare le loro possibilità di guadagnare ma voi non li avete nemmeno considerati, pensando solo che il cottimo fosse sbagliato e che tutti volessero essere assunti e subordinati. Avere una partita IVA vuol dire autonomia, capacità di gestione e di organizzazione e voi state eliminando questa possibilità. Vi parla una parlamentare che ha sempre avuto partita IVA e che sa cosa vuol dire flessibilità. Loro chiedono questo, e non un contratto di subordinazione. L'altra castroneria prevista da questo decreto è l'obbligo di assicurazione INAIL. Ebbene, l'assicurazione INAIL non l'hanno nemmeno i vigili del fuoco e voi volete portarla ai lavoratori autonomi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Molti di loro hanno altre attività: lavorano e studiano e la flessibilità che garantisce questo lavoro è per molti di loro un criterio di scelta fondamentale. Tutte le piattaforme con cui collaborano offrono già gratuitamente pacchetti assicurativi privati. È vero che sono spesso carenti e sicuramente migliorabili, ma l'assicurazione INAIL non è una loro richiesta.

La nostra proposta era semplice e basata sia sulle richieste degli stessi lavoratori autonomi sia delle associazioni di categoria e sindacali che li rappresentano: definire standard minimi di tutela da rispettare e lasciare libere le piattaforme di stipulare l'assicurazione con compagnie private o con l'INAIL.

Non c'è stato nessun confronto sul merito dei loro reali bisogni e delle tutele e nemmeno il Ministro Catalfo ha voluto ascoltare la loro voce. Non verranno, quindi, risolti i problemi di trasparenza sul funzionamento del sistema di ranking, non verranno risolti i problemi sulla struttura dei guadagni e la portabilità della reputazione, non verranno garantiti i corsi di sicurezza stradale o distribuiti caschi e luci di sicurezza per chi va in bici. I prossimi incidenti li avrete voi sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), i prossimi lavoratori autonomi senza lavoro li avrete voi sulla coscienza. Ah, no. La vostra soluzione è bella e pronta: c'è l'assistenzialismo con il reddito di cittadinanza pagato da tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Basta con le false campagne elettorali e le false banderuole. Guardate in faccia la realtà, perché voi il mondo del lavoro e delle imprese non lo conoscete. Se i dati non sono un'opinione, allora ciò che state per approvare non è ciò che vogliono i lavoratori, non è ciò che vogliono i datori di lavoro, non è ciò che vogliono i sindacati. Insomma, è un po' come questo Governo: non lo vuole proprio nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma nemmeno la bastonata presa ieri in Umbria è bastata.

Nel decreto avete poi voluto sistemare, per modo di dire, il problema degli indennizzi mancati che interessano numerosi commercianti, costretti a chiudere le loro attività per la crisi del 2017-2018. Mi spiace che la deputata Costanzo l'abbia raccontato in modo non corretto. Grazie alla Lega - con un nostro emendamento - in legge di bilancio dal 1° gennaio 2019, cioè da quest'anno, è tornato a essere strutturale il Fondo per gli indennizzi da cessazione di attività commerciali in crisi, cancellato dal Governo PD nel 2016 e ripristinato dal nostro Esecutivo. Il problema è sorto a fronte di una circolare INPS, a maggio 2019, che vietava la richiesta a chi aveva fatto domanda e a chi aveva i requisiti nel biennio 2017-2018. Questi lavoratori si trovavano privi dell'indennizzo che spetterebbe loro e sono bloccati in un limbo senza le giuste tutele. Grazie all'intervento della Lega, con mie specifiche interrogazioni e la risposta del già sottosegretario Durigon, si erano venuti a creare i presupposti per una soluzione di tipo strutturale che andava a correggere questa stortura con una semplice nuova circolare da parte dell'INPS. Ebbene, cosa avete fatto? Per intestarvi questa battaglia avete inserito una norma in questo decreto illudendo i commercianti, perché lo sapete benissimo che serve un decreto attuativo e i tempi sono lunghissimi. Ci sono decreti attuativi che non sono ancora mai stati emanati - e basta guardare il sito del Governo -, cosa che Conte aveva promesso di sistemare ma fino a oggi ancora non funziona. Avete illuso, quindi, quei poveri commercianti che hanno versato per anni i loro contributi e ora, avendone i requisiti, pretendevano giustamente il loro indennizzo.

Signori onorevoli del PD e 5 Stelle, bastava una circolare e voi non avete voluto farla. Non avete risolto il loro problema ma, anzi, avete solo allungato i tempi e le loro illusioni. Ma loro lo sapranno come comportarsi, anche alle prossime elezioni: sì, quelle che avete perso ieri in Umbria e che perderete anche nelle prossime regionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché a voi interessano solo la poltrona e i grandi poteri, mentre i reali bisogni delle persone, dei lavoratori e delle imprese non sapete cosa vogliono dire.

In primis sarà la mia regione a darvi lo sfratto a gennaio. Sì, quella regione a cui ieri non avete voluto riconoscere nemmeno un'infrastruttura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dopo l'Umbria, il Governo è finito di nuovo fuori strada. Nel decreto-legge sulle crisi aziendali infatti finanziate solo un progetto relativo alla strada denominata “Maremonti” e riguarda il distretto fermano-maceratese. In Commissione lavoro la Lega ha presentato numerosi emendamenti sulla necessità di ripristinare alcune arterie per favorire le aziende in crisi dell'Emilia-Romagna. Ebbene, sono stati tutti bocciati. Avremmo potuto fare lo stesso con tutte le altre regioni, ma per voi la risposta sarebbe stata sempre negativa. Come si può pensare di intervenire sulle crisi aziendali se non si mette mano ai problemi infrastrutturali che sono di grave ostacolo per le stesse aziende? Non mi stupisce la risposta e la disattenzione del Governo PD - 5 Stelle per il nostro territorio. I distretti emiliano-romagnoli - ma non solo, anche tutte le altre aree produttive del nostro Paese – meritano una politica attenta anche dal punto di vista delle infrastrutture ma questo, cari 5 Stelle, è sempre stato il vostro problema, prima con il già Ministro Toninelli e con i suoi “no” mentre ora fate un “decreto crisi aziendali” senza pensare a come agevolare la loro attività.

Dissesto idrogeologico, mancanza di manutenzione adeguata, assenza di collegamenti mettono in difficoltà operativa tanti poli produttivi che avrebbero bisogno di poter intersecare agevolmente le maggiori arterie stradali. Non sistemare la rete viaria e le infrastrutture danneggiate dal dissesto idrogeologico o anche dalle alluvioni, come per esempio la mia Val Nure, significa impedire alle imprese in difficoltà di riprendersi. Per non parlare, poi, di quelle aziende che avevano lasciato la montagna e che ora intendono ritornarci o quelle nuove che volessero riaprire. È l'ennesimo capolavoro di questo Governo che pensa solo alla sua “marchetta” di 10 milioni di euro per il progetto “Maremonti” o i 30 milioni di euro dati alla regione Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per le aree di crisi aziendale senza stabilirne i criteri di utilizzo. Un altro capolavoro di questo Governo. Questa azione, però, si sarebbe potuta di certo estendere anche alle piccole e medie imprese, vero tessuto del nostro Paese che purtroppo molto spesso, anzi troppo spesso, vengono trascurate.

Visto che non l'avete ancora avuta in questo “decreto crisi aziendali”, auspico una visione più ampia con il prossimo “decreto fiscale” e con la legge di bilancio. Mettiamoci nei panni delle aziende o dei liberi professionisti che non sono solo al Nord e subiscono una pressione fiscale del 65-70 per cento. Queste aziende o i liberi professionisti lavorano per lo Stato: vi sembra giusto? Queste aziende sono la locomotiva dell'economia italiana e in questo modo voi andate a vessarle nuovamente, mettendo in difficoltà non solo loro, ma anche altre zone d'Italia. Respirano sia i momenti positivi sia le difficoltà aziendali ma danno tutto per la loro azienda, dove il datore di lavoro è in simbiosi con i suoi dipendenti.

A proposito di questo, si pensava che in questo decreto avreste inserito una norma per quelle aziende in crisi o in concordato i cui dipendenti vogliono proseguire l'attività aziendale. Mi riferisco al cosiddetto concetto dei worker buyout, molto utilizzato negli Stati Uniti ma a cui voi non avete nemmeno fatto cenno nel decreto. Ieri i nostri emendamenti per incentivare questi fenomeni, per concedere finanziamenti e anticipo del TFR e della Naspi a società cooperative al fine di salvaguardare l'occupazione e dare continuità all'esercizio delle attività imprenditoriali, li avete completamente ignorati.

Colleghi, mi accingo alla conclusione. I Governi hanno una sola possibilità: creare le giuste condizioni perché un'impresa nel nostro Paese funzioni e continui a creare lavoro. Voi lo state facendo? Non credo. Energia elettrica molto costosa, burocrazia pesante, penalizzazione fiscale che questo Governo continua ad aggiungere giorno dopo giorno, volendo scaricare sulle imprese anche i costi aggiuntivi: una follia pura. Cari colleghi, dovreste farvi un esame di coscienza e chiedervi se le crisi aziendali che tanto dite di voler risolvere non siano, in realtà, non solo conseguenza di possibili errori aziendali, ma anche vostre scelte scellerate che creano condizioni operative non sostenibili.

Cari colleghi del PD e del 5 Stelle, a differenza vostra, la Lega ha a cuore il bene del Paese e i cittadini lo stanno riconoscendo. Non vogliamo in alcun modo essere complici di chi lascia per strada lavoratori e famiglie, di chi tutela con il reddito di cittadinanza brigatisti e delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), di chi non ascolta i commercianti, tradendoli in nome di altri interessi. Ci batteremo sempre e solo per ridare a questo Paese e ai suoi cittadini un futuro di sviluppo economico e sociale, senza soggiacere ai poteri forti, perché noi sappiamo cosa vuol dire lavorare, noi sappiamo cosa vuol dire sacrificio, noi sappiamo cosa vuol dire pressione fiscale. Noi siamo e saremo sempre dalla parte dei lavoratori e degli imprenditori, valorizzando le nostre produzioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signora Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, solo qualche osservazione, perché la relatrice ha già spiegato con dovizia di dettaglio i contenuti di questo decreto e le misure che esso propone. Ho ascoltato delle parole che trovo esagerate nei modi, nei toni, compreso l'ultimo intervento. Mi dispiace, ma lo voglio dire con chiarezza: non si può dire, ad esempio, “voi non conoscete il lavoro, voi cosa ne sapete, se ci saranno morti sarà colpa vostra”. Credo che questo linguaggio sarebbe da bandire (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Poi si può essere a favore o contro, ma c'è un problema di linguaggio e di confine che non può essere superato. Non difenderò tutto il decreto: dirò le parti che mi convincono, dirò quelle sulle quali ho qualche perplessità, ma credo che questo sia il modo corretto. E lasciatemi dire che il voto dell'Umbria non è l'oggetto di questa discussione. Nessuno non vuole parlare dell'Umbria, ma ne parleremo nelle sedi proprie. Qui stiamo affrontando la trasformazione di un decreto.

Il decreto è fatto sostanzialmente di due parti: c'è una parte di atti in qualche misura dovuti, sui quali è difficile dire che non si è d'accordo, perché quando in un territorio, compreso ai parlamentari della Lega, ai parlamentari che oggi sono all'opposizione, i lavoratori, gli enti locali, i sindaci ti dicono: guarda che sta per scadere quella cassa integrazione di una crisi complessa e, se noi non l'allunghiamo, non riusciamo più a tenere assieme l'ipotesi del risanamento e la tutela di quei lavoratori, questo decreto dà una risposta. Dà una risposta a tutti i problemi? No, certo che no, ma intanto, a partire da quelle aree di crisi complessa, dà una risposta. I 30 milioni previsti per la Sicilia non sono campati in aria; corrispondono al fatto che ci sono lavoratori per i quali gli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi – e in Sicilia ce ne sono tanti, come in Sardegna – non avevano le risorse necessarie e qui vengono individuate. La stessa misura sugli LSU, ogni anno, a ogni missione di bilancio: sono da sei anni in Parlamento e ogni anno ho dovuto affrontare la questione della prospettiva degli LSU a Palermo, a Napoli, a Bari, in tutte le città italiane. Bene, qui cosa si dice? Allunghiamo il periodo per consentirgli, visto che si è deciso di fare i concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato, di non lasciare senza reddito e senza lavoro questi lavoratori. Si può essere in disaccordo? Credo di no. Vogliamo prendere l'ANPAL? Una situazione stranissima, con 600 lavoratori che da anni e anni sono precari; e sono stranissimamente precari, perché ogni tre anni a quei i lavoratori si fanno dei concorsi per riabilitarli ad essere precari. Se si decide di fare i concorsi e di risolvere quel problema, si può essere in disaccordo? Credo di no, come si fa?

E, se volete, continuo su tutte le cose. Quando ero presidente della Commissione industria mi ero battuto per avere l'area di crisi complessa nella provincia di Isernia. Qui si prevedono risorse per aiutare la crisi di quei lavoratori. Si può essere in disaccordo anche su questo? Poi, se mi si spiega, l'ho sentito, “mancano tutte le infrastrutture”: lo so anch'io, ma posso dire, con la faccia di una persona che crede in quello che dice, che non posso sentir dire, come ieri, cento infrastrutture e tutte nella provincia emiliana (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico)? Perché, le infrastrutture in Sardegna, in Campania, in Sicilia, nel Veneto, dove sono? Come mai improvvisamente tutte le infrastrutture si concentrano lì? E non sarà mai il caso che, siccome lì si vota, allora bisogna dare un segnale? Ma è serio questo modo di fare su un decreto che deve riguardare tutta l'Italia?

E, se devo partire da un'infrastruttura, mi permettete di dire che vorrei partire dove le infrastrutture mancano e dove le imprese non investono perché non ci sono i collegamenti necessari, oppure si deve fare il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)?

E poi, ancora, ci sono problemi che riguardano l'energia, la decarbonizzazione, provvedimenti che vanno verso la conversione ecologica dell'economia. Anche su questo non vedo problemi di disaccordo, quindi ho voluto citare solo questi esempi per dire che si può dire “ci vuole anche altro”, si può dire “manca una visione d'assieme”, e sono d'accordo; ma dire che si è in disaccordo su questi provvedimenti, onestamente, non me la sentirei di ascoltarlo.

Poi ci sono due questioni, sulle quali, poi, è il senso del mio intervento: una riguarda i rider e l'altra riguarda l'Ilva di Taranto.

Allora, sui rider ho sentito di tutto, così come ci sono opinioni diverse tra questi lavoratori. Naturalmente tra di noi dobbiamo convenire su un punto: stiamo parlando di un segmento della cosiddetta gig economy, l'economia delle piattaforme, che riguarda 15 mila lavoratori. Aggiungo, purtroppo, neanche tra i più qualificati, come è evidente, perché è un lavoro a contenuto povero di professionalità. Lavoro importante e dignitoso, da difendere, ma naturalmente con queste caratteristiche. Non confondiamo il tema dell'intervento su questa fetta di lavoratori con il tema dei dipendenti della gig economy, che sono 600 o 700 mila, altrimenti corriamo il rischio di fare problemi.

Allora, fino a oggi questi lavoratori vivevano nell'assenza totale di tutele; purtroppo, le parti sociali non sono riuscite a trovare tra di loro gli accordi, come avviene normalmente, e questi lavoratori erano esposti a qualsiasi forma di lavoro. In altri tempi avrei anche detto, e lo dico anche qua, a qualche sovrappiù di sfruttamento. Arriccio il naso quando sento parlare la collega Murelli sul cottimo. Ma il futuro è il cottimo che avevamo nelle fabbriche italiane negli anni Cinquanta (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), cioè la modernità ci riporta indietro? Sa perché il cottimo è stato superato, onorevole? Si ricorda nel film di Charlie Chaplin, Tempi moderni, quell'operaio che, a furia di battere a ritmi sempre più forti, alla fine usciva fuori di testa? Quello era il cottimo, e il cottimo è stato superato con degli accordi su obiettivi di produttività quantitativa e qualitativa. Quando sento dire “a chi va in bicicletta facciamogli fare il cottimo”, anche se me lo dice un lavoratore che va in bicicletta, a me si arriccia tutto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), perché il cottimo in quelle condizioni vuol dire correre a destra, a sinistra, con la strada bagnata, in mezzo al traffico, alle macchine, esporre a pericolo quei lavoratori. Posso trasformare quel cottimo in obiettivi di quantità e qualità, come è avvenuto nelle industrie italiane, o sbaglio?

Allora, con questa norma si può non essere d'accordo su tutto, io non sono d'accordo su tutto, però è una norma che ci fa fare un passo in avanti nella tutela di questi lavoratori.

E, per cortesia, non decidiamo noi, come non decide giustamente la legge, cos'è subordinato e cosa no in un settore così difficile, dove tra un lavoratore rider e l'altro puoi avere anche due situazioni diverse. Ma, per cortesia, se noi prevediamo l'INAIL, che offre una tutela forte, non mi si dica che l'INAIL e un'assicurazione privata sono la stessa cosa in termini di infortuni, di sicurezza sul lavoro, perché non è così.

La seconda cosa riguarda l'Ilva: allora, lo dicevo ieri in Commissione, qui c'è poco da girarci attorno. Il tema è delicato, difficile, non riguarda solo l'Italia. Stamattina si tiene a Milano una conferenza di tutti i produttori europei dell'acciaio, c'è una crisi europea totale.

La Thyssen chiude stabilimenti in Germania, anche produzioni a caldo; la stessa cosa fa l'altro grande gruppo in Francia, in Belgio, e quindi è un fenomeno di sovracapacità produttiva. Il mercato cala, a partire dal consumo di acciaio da parte dell'industria dell'auto, prevalentemente tedesca, e i prezzi tendono a scendere. Il costo della materia prima aumenta e i produttori che operano anche in Italia si trovano di fronte a questa difficoltà.

Noi produciamo in Italia 10 o 12 milioni di tonnellate di acciaio, ne consumiamo 13 o 14, oggi in Italia se ne producono 8, perché Taranto va a metà della sua capacità produttiva. Vuol dire che già oggi, importiamo 5 milioni di tonnellate d'acciaio. Se chiude Taranto, dobbiamo dire che noi importeremo quasi tre quarti del fabbisogno d'acciaio dell'Italia, mettendo il nostro Paese sotto lo scudo di coloro che possono invaderci; e non è più la Cina, come pure era fino a qualche anno fa: oggi sono i prodotti turchi che la fanno da padrone in Italia e i dazi americani che fanno l'altro pezzo di lavoro.

Allora, difendere Taranto vuol dire questo. Perché è difficile? Perché, tra i due diritti - diritto al lavoro e all'attività e diritto alla salute -, tu devi trovare una conciliazione possibile e necessaria.

Io non mi arrendo all'idea di sacrificare il lavoro, la prospettiva e l'occupazione alle questioni della salute, ma vorrei non sacrificare neanche, di fronte al diritto sacrosanto alla sicurezza di quei lavoratori e di quelle comunità, i problemi della prospettiva e dello sviluppo.

L'unica strada è quella di muoversi con criterio, con testa: sapere che bisogna fare quegli investimenti che non si sono fatti nel passato per mettere in sicurezza gli impianti e consentire, naturalmente, agli impianti di produrre a quei regimi di produzione che consentono di essere produttivi, sennò quegli impianti si fermano. Questa è la sfida.

Io non avrei fatto - lo dico con chiarezza - l'intervento fatto in questo decreto per quanto riguarda il recesso da quella responsabilità penale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), non perché non possa essere oggetto di discussione, perché può essere oggetto di discussione, ma se io Stato, attraverso il Governo di prima, ho fatto un accordo con quello che viene ad investire qui, sarebbe buona regola rispettare gli accordi, soprattutto quando riguardano un rapporto tra il pubblico e un soggetto privato (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Dopodiché, però - l'ho detto ieri e lo ripeto - non si faccia l'operazione opposta: io non voglio che si diano alibi ad Arcelor Mittal di lasciare l'Italia, ma non facciamo diventare questo scudo penale il cuore dei problemi, quando il cuore dei problemi è quello di cui parlavo prima, perché sennò sbaglia chi lo toglie, ma sbaglia anche chi pensa che, togliendolo, automaticamente, Arcelor Mittal se ne deve andare. Non è così, e per questo presenteremo, come LEU, un ordine del giorno che impegna il Governo, fermo restando le cose scritte in questo provvedimento, a far sì che, attraverso il rapporto con le parti, si eviti la chiusura di Taranto.

Anche perché - aggiungo e termino -, in tutte le storie e le esperienze di ristrutturazione industriale dove ci sono problemi enormi o ci sono stati problemi enormi di contaminazione ambientale, quando tu chiudi uno stabilimento, non è vero che, poi, fai la bonifica industriale più facilmente, perché la storia italiana ci dice che quando chiudi lo stabilimento, poi la bonifica non la fai più, perché non c'è più la convenienza dell'impresa a farla e perché lo Stato non ha le risorse necessarie. Porto Marghera oppure i casi sardi o tutte le altre bonifiche industriali che non si sono fatte raccontano questa verità.

Con queste motivazioni, con questi ragionamenti, a me pare, seri e fondati sui dati di fatto, noi daremo un voto positivo a questo decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Genova, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi)

È iscritto a parlare l'onorevole Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il decreto-legge che oggi ci apprestiamo a votare e, in particolare, il secondo Capo, che affronterò in questo intervento, mette a disposizione del Paese nuovi strumenti per affrontare il presente economico e occupazionale che stiamo vivendo, intervenendo, sì, in direzione del sostegno verso le imprese e i lavoratori inseriti in aree di crisi industriale complessa, ma guardando anche al futuro, per un approccio più efficace dello Stato nella prevenzione e nell'identificazione delle situazioni di difficoltà; senza dimenticare un'attenzione verso i temi della sostenibilità ambientale, in particolar modo di quella energetica, che abbiamo ritenuto opportuno declinare in questo insieme di disposizioni, che non sono - attenzione - un punto di arrivo, ma sono piuttosto la tappa di un percorso più ampio che non si esaurisce oggi, ma che oggi sostiene le imprese dei territori in particolare difficoltà economica, dove è vivo il rischio della recessione e della perdita di preziosi posti di lavoro, con il coinvolgimento dell'indotto e con conseguenze che potrebbero sconfinare dal perimetro locale; perché le regioni non sempre riescono a fronteggiare le emergenze del loro tessuto produttivo, e le emergenze, si sa, richiedono interventi urgenti per evitare pericolose emorragie occupazionali e un probabile sfaldamento dell'economia locale.

Questo è un decreto che, in fatto di crisi aziendali, guarda alle emergenze che colpiscono le fasce di lavoratori più deboli e lo fa con la consapevolezza che senza un sostegno per questi lavoratori sarebbe un colpo durissimo. Per questo assegniamo nuove risorse per le imprese collocate nelle aree di crisi industriale complessa della Sardegna e della Sicilia, al fine di permettere la prosecuzione dei trattamenti di integrazione salariale straordinaria o di mobilità in deroga. Per questo, in Molise estendiamo le disposizioni in merito alla concessione del trattamento di mobilità in deroga ai lavoratori dell'area di crisi industriale complessa Venafro- Campochiaro-Bojano e al loro indotto.

E sempre a tutela del lavoro minacciato dalla crisi guardiamo attraverso l'incremento di 90 milioni per la proroga dei trattamenti straordinari di integrazione salariale in caso di riorganizzazione, crisi aziendale e contratti di solidarietà. Ancora, guardiamo agli esclusi, quando introduciamo una nuova forma di finanziamento per alcune mobilità in deroga, in soccorso di quei lavoratori che, dopo la fine del trattamento di integrazione salariale in deroga, non posseggono i requisiti per accedere alla NASpI o quando, per i commercianti cosiddetti esodati che hanno definitivamente concluso l'attività del biennio 2017-2018, estendiamo l'indennizzo economico fino al raggiungimento dell'età in cui potranno accedere alla pensione di vecchiaia. Qui volevo sottolineare una cosa che ho sentito prima dal collega di Fratelli d'Italia, che parlava di “esodati” e di “Fornero”. Volevo ricordare al collega e al gruppo di Fratelli d'Italia che l'onorevole Meloni aveva votato proprio a favore della “legge Fornero”, quindi deve chiedere all'interno del suo partito spiegazioni, non a noi.

In questo pacchetto di misure a sostegno delle imprese siamo ben ancorati al presente, ma non per questo incapaci di guardare al futuro: quello di un'economia green. Per questo vorrei sottolineare l'intervento di regolamentazione inerente alla cessazione della qualifica di rifiuto introdotta con un emendamento al Senato. Questa sancisce l'End of waste, una grande battaglia del MoVimento 5 Stelle, l'avvio di un nuovo percorso che prende le distanze dall'economia lineare e del vecchio modello di gestione all'insegna dell'incenerimento e delle discariche, avvicinando il Paese all'economia circolare, per una gestione del rifiuto che vogliamo diventi sempre più materia prima seconda, prodotto o materiale da rimettere in commercio.

Le procedure di riciclo denominate End of waste devono essere stabilite dalla Commissione europea o dai Ministeri dell'ambiente degli Stati Ue. Stante l'evoluzione tecnologica e brevettuale di molti Stati, ma in particolare per l'Italia, che - ricordiamo - ha oltre il 79 per cento di riciclo rispetto alla media europea del 39, è necessario tentare di favorire procedure virtuose di riciclo, mantenendo il controllo centrale della filiera. Stabiliamo, inoltre, che le province possono autorizzare, caso per caso, il riciclo qualora manchino i regolamenti Ue e i decreti ministeriali, ma con la possibilità di controlli a campione da parte dell'ISPRA, interfacciandosi con il Ministero dell'Ambiente, valutando, poi, le possibili revoche. Viene, inoltre, istituito il registro delle autorizzazioni in capo al Ministero dell'Ambiente, che consentirà la diffusione di buone pratiche e il controllo di quelle dubbie.

E guardiamo sempre ad un futuro ecosostenibile e al passaggio verso un nuovo paradigma energetico, attraverso l'intervento mitigante delle decurtazioni previste dal GSE, agli incentivi per l'uso delle rinnovabili nei settori termico ed elettrico, in caso di violazioni compiute in buona fede nell'ambito delle complesse procedure di accesso agli incentivi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,50)

LUCA SUT (M5S). Continuiamo a declinare il valore della sostenibilità energetica attraverso la destinazione di una quota dei proventi delle aste di CO2 al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, che istituiamo presso il MISE e che finanzierà interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico, dando però la precedenza ai piani di riconversione sostenibile, che escludono l'utilizzo di combustibili fossili. Un'altra quota, invece, sarà destinata al Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate le centrali a carbone. Signor Presidente, colleghi, c'è una boccata di ossigeno per le imprese e i lavoratori nelle disposizioni previste nel decreto-legge che non è e non può essere la soluzione finale, ma una risposta all'urgenza delle situazioni più sensibili di crisi nei territori. C'è l'attenzione per i più deboli, c'è l'impronta ecosostenibile, ma non ci sarà, invece, per l'ex-Ilva di Taranto l'immunità penale, che è stata eliminata in Senato con la soppressione dell'articolo 14, che reinseriva l'immunità penale per il gestore dello stabilimento siderurgico fino al 2023, accogliendo, quindi, le osservazioni contrarie depositate al Senato dall'ARPA Puglia, dalla procura di Taranto - che l'aveva bollata come un'anomalia giuridica - e dal sindacato Usb. Com'è rimasto agli atti, tale misura minava il corretto bilanciamento dei diritti costituzionali e distorceva il principio costituzionale di uguaglianza: dal 2015 ciò non avrebbe dovuto protrarsi per così tanto tempo, come stabilito dal testo originario, e quindi fino al 2023. La soppressione dell'immunità avvenuta al Senato è consequenziale, inoltre, alla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha chiaramente imputato all'Italia, attraverso i ben dodici decreti salva-Ilva, un comportamento scorretto e di aver impedito ai tarantini di potersi difendere. Come chiarito dallo stesso gestore Mittal, l'immunità penale non è una condizione prevista dal contratto di affitto o di vendita dello stabilimento, pertanto la sua soppressione non rappresenta alcuna violazione dei patti da parte dello Stato italiano; semmai è il gestore Mittal che non avrebbe dovuto minacciare lo Stato sovrano come l'Italia pretendendo una norma incostituzionale a sua tutela, laddove - ricordiamo - il gestore gode di tutele garantite dal modello 231 del 2001, esattamente come tutte le altre aziende italiane e straniere che operano in Italia.

Ad esserci invece - concludo - è una visione rafforzata dell'azione del Ministero nella gestione delle crisi aziendali, il cuore del decreto, che trova il suo battito nell'assegnazione di nuove figure competenti in materia di politiche industriali in seno al MISE, figure preparate che sappiano da dove può partire e come può svilupparsi una crisi aziendale, come va affrontata o, meglio ancora, come va prevenuta, coinvolgendo anche noi parlamentari, che grazie all'approvazione di un emendamento del MoVimento 5 Stelle al Senato potremmo partecipare ai tavoli di crisi che riguardano i territori dove siamo stati eletti; quegli stessi territori che attendono da noi risposte concrete e per i quali sappiamo tutti quanto sia importante essere anche fonte diretta dell'avanzamento dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). La ringrazio, signor Presidente e colleghi. Intanto le dico subito, signor Presidente, che ho ascoltato con attenzione in particolare, fra gli altri, gli interventi dei colleghi Cantoni e Epifani, perché dalle loro parole quantomeno emerge una vicinanza e una competenza del mondo del lavoro che va sempre ascoltata. Però le dico anche che non ci possiamo prendere in giro: se si volevano approfondire i contenuti del decreto-legge, non si sarebbe apposta la fiducia, come avverrà a breve in quest'Aula, ma si sarebbe dato modo di svolgere un confronto più serrato. Al collega Epifani, per suo tramite, vorrei dire che concordo al cento per cento sulla trattazione che ha fatto di Ilva. Non voglio infierire, però le segnalo che questa maggioranza, di cui egli fa parte peraltro, ha preso ben altre decisioni e che l'articolo 14 in questo testo non c'è più. Mi pare normale per chi abbia un minimo di competenza e di consuetudine con il lavoro e la vita delle aziende che, nel momento in cui, in una situazione come quella di Ilva, si trova un'impresa che si sobbarca una rivitalizzazione della produzione e una bonifica ambientale, in regime di affitto e ancora non di acquisto dell'azienda stessa, ma poi la si mette in difficoltà, ciò non sarà conclusivo: c'è la concorrenza cinese, turca, ci sono i mercati internazionali e la produzione d'acciaio in crisi, ma certamente ogni ostacolo frapposto al lavoro dell'ArcelorMittal è un colpo basso a quell'azienda ed è il Governo che lo sta dando, non è certo l'opposizione.

In materia di tutela del lavoro e risoluzione delle crisi aziendali del decreto-legge, così come è denominato, credo innanzitutto che ci sarebbe da cambiare tale denominazione anche per smetterla con la politica degli effetti acustici sui cittadini. Sarebbe stato meglio chiamarlo, o al massimo definirlo, come sostegno alla disoccupazione e la presa d'atto delle crisi aziendali: questa è la verità. Intanto non siamo tranquilli perché, vedete, il 18 luglio 2018, l'allora Ministro Di Maio ci parlava di un certo numero di tavoli di crisi che vedevano coinvolti 189 mila lavoratori. Dopo un anno esatto non esiste un elenco aggiornato e ufficiale in merito ai tavoli di crisi aziendali attualmente aperti. Secondo quanto risulta ai sindacati e riportato da Il Sole 24 Ore, il 2 luglio 2019 i tavoli sarebbero 158 e coinvolgerebbero 210 mila lavoratori. Lo scorso 2 ottobre il Ministro Patuanelli ha confermato questo dato ma dicendo testualmente: i dati dovrebbero essere corretti, sto effettuando una ricognizione. Bene, questo dato di fatto non ci lascia tranquilli perché, in economia, una delle prime condizioni per operare è avere certezze dei dati. Non citiamo poi la situazione attuale sulla disoccupazione. Siamo tornati è vero al 2011: in agosto si è segnato il 9,5 in percentuale ma, allo stesso tempo, aumentano gli inattivi e la cassa integrazione e, sotto il dato degli inattivi, c'è anche un problema esistenziale oggi come oggi, non soltanto economico.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 16)

RICCARDO ZUCCONI (FDI). La cassa integrazione, secondo i dati INPS, che è esplosa nel giro di un anno, è aumentata del 51 per cento: nel settembre 2019 rispetto al settembre 2018 l'incremento è stato, ripeto, il 51 per cento in più.

Inoltre, ci sono gli invisibili delle crisi aziendali che sono un altro problema: 70 mila posti a rischio nell'indotto. Sono i lavoratori delle aziende dell'indotto, legati alla crisi delle fabbriche italiane; sono coloro che fanno manutenzione, pulizie, servono nelle mense, trasportano i prodotti e le materie prime e forniscono componenti. Mentre l'azienda in prima fila – Ilva, Whirlpool, Industria italiana autobus, eccetera - affronta la crisi con tutta la strumentazione degli ammortizzatori sociali, per i lavoratori dell'indotto la coperta è cortissima, spesso non c'è proprio. Alcuni numeri: 2.000 unità legate a Ilva; 500 legate a Whirlpool; 1.500 legate a Industria italiana autobus; 50 lavoratori a Piombino alla ex Lucchini; 300 operai a Trieste dove sta per spengersi l'altoforno della Ferriera; la crisi del settore automotive poi, potrebbe portare alla chiusura di oltre 150 aziende dell'indotto di FCA, per un totale di 58 mila lavoratori.

Vorrei aprire un altro capitolo che riguarda sempre le aziende. Considerata la composizione del tessuto aziendale, meriterebbe di essere approfondito anche il concetto di crisi aziendale. Qualche dato sul comparto delle imprese artigiane: chiudono in Italia più di mille imprese al mese. Nei primi sei mesi del 2019 lo stock delle imprese è diminuito di 6.564 unità. I dati più preoccupanti riguardano, tra l'altro, a macchia di leopardo, l'Emilia Romagna, la Sicilia, il Veneto; c'è stata una contrazione, nel 2018 rispetto al 2017, di 16.300 unità; la contrazione nei dieci anni 2009-2018 è l'11,3 del totale per 165 mila posti di lavoro perduti. I settori più colpiti sono l'autotrasporto, il manifatturiero, l'edilizia. Vorrei evidenziare che azienda non è soltanto quella media o grande, che in Italia ormai purtroppo è piuttosto rara, ma ci sono anche le piccole aziende e le micro-aziende che chiudono ogni giorno, arricchendo, purtroppo, ogni giorno la platea della disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche queste - che non godono di nessun ammortizzatore sociale, imprenditore compreso, che se si ammala o se l'azienda va male, rimane in mutande, senza nessun tipo di aiuto dallo Stato - stanno chiudendo e rappresentano una platea importante.

Dico, allora, che è chiaro che si sta continuando nella strada sbagliata. Per carità, su alcune norme contenute in questo decreto sarebbero stato opportuno confrontarsi, in modo da vagliare meglio, ma, in generale, la strada che sta compiendo, anche questo Governo purtroppo, dobbiamo dire, è assolutamente sbagliata. Avete rifiutato qualsiasi emendamento, qualsiasi miglioria. Prima il collega Rizzetto citava il Fondo per le crisi aziendali, che sarebbe stata un'opera di trasparenza e di logica, di buonsenso. Purtroppo, in Italia ormai si sono persi i punti di riferimento esistenziali: i principi che sorreggono il lavoro e che sono non a caso alla base della nostra Costituzione. Il lavoro non è più visto come una forma di realizzazione della persona umana, oggi fare impresa è un'assurdità già a livello esistenziale. Mi dovete dire voi perché un cittadino italiano oggi dovrebbe continuare a fare impresa, con tutte le difficoltà che sa che andrà ad incontrare. Si parla di ANPAL nel decreto, però io vorrei ricordare che con il reddito di cittadinanza si ha avuto una situazione ben diversa; nel frattempo, mentre migliaia di lavoratori rischiano di rimanere a casa, la situazione legata al reddito di cittadinanza è questa: su 982.000 percettori del reddito di cittadinanza, solo il 5 per cento ha attivato, con i centri per l'impiego, un patto per il lavoro, si tratta, lo ricordo, di un semplice impegno, non di un lavoro vero e proprio. Tra l'altro, queste 50.000 persone fanno parte di 200.000 convocati per firmare un patto per il lavoro, che non si sono neanche presentate. Quindi, il 95 per cento di questi aventi diritto ad oggi percepisce un reddito di cittadinanza senza dimostrare nessuna disponibilità al reinserimento al lavoro. Perché non fate marcia indietro su questo provvedimento, così costoso e così evidentemente inefficace? Insomma, c'è una dottrina anti-lavorista a 360 gradi, che permea tutte le norme prodotte negli ultimi dieci anni, dico io, e tragicamente incrementate nell'ultimo periodo. Troppe le leggi che mirano solo a gestire le difficoltà economiche, che esistono, e non a promuovere il lavoro e gli investimenti; troppi passaggi, collega Moretto, che si predica bene ma si razzola male, nei quali si identificano gli imprenditori come profittatori, sfruttatori, evasori, mentre si lasciano a carico delle imprese 33 miliardi l'anno per soli adempimenti burocratici. In sostanza, mentre si indebolisce lo spirito della nazione, se ne indebolisce anche il corpo produttivo ed economico: ci siamo piegati alle nuove regole del capitalismo globalista ed eterodiretto anche in Europa, aumentano i titoli derivati nella pancia anche del nostro sistema bancario, aumenta la concorrenza scorretta, anche sul piano del rispetto delle norme a tutela dell'ambiente e sul piano dei regimi fiscali all'interno della stessa UE, citiamo la carbon tax, così collegata alla difficoltà del comparto dell'acciaio e alla questione Ilva, di cui parlerà più approfonditamente un altro collega, che è più competente; aumentano ancora le guerre commerciali a livello planetario: vi segnalo che è in vendita in questi giorni il marchio Tiffany per 15-18 miliardi di dollari; l'economia internazionale si muove a questi livelli e noi rispondiamo come? Con la lotteria degli scontrini, questa è la nostra risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora diciamolo chiaramente, che anche se ci volessimo richiamare – e potrebbe essere una scusa, un'attenuante per l'operatività di questo Governo - ai principi di economie distributive, dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che non si può condividere una ricchezza che non si consente ormai più di creare.

Qui stanno cessando le possibilità stesse di fare impresa in Italia, attraverso queste misure (non questa sola, ma tutte le misure). Allora, diciamolo chiaramente: con questa mentalità, con questi balbettii, con queste ideologie, le crisi d'azienda non le risolverete, purtroppo; le aumenterete ogni giorno nel numero e nella gravità. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, io ho sentito gli interventi che mi hanno preceduto su questo decreto, che è stato chiamato “decreto salva imprese”, che ho trovato abbastanza strani, nel senso che si attribuisce a questo decreto la capacità di fare impresa. Questo decreto si chiama “salva impresa”, per fare impresa bisogna fare tutto un altro provvedimento: questa è la prima cosa che voglio dire per quanto è stato detto finora. Non credo che dai nostri interventi su questo decreto si possa dare un'interpretazione di un atteggiamento contro l'impresa da parte del Partito Democratico e da parte di questa maggioranza. Crescita e tutela del lavoro sono due cose che ormai si affiancano e vanno di pari passo; non esiste più un'impresa intesa, come gli anni passati, libera dalla tutela del lavoro. In particolare, nella situazione in cui siamo, oggi, qualsiasi impresa che regge alla crisi, tutela i propri lavoratori come patrimonio di impresa. Io penso che in questo decreto abbiamo rispettato una continuità tra tutela del lavoro, tra crescita, sviluppo ambientale e sviluppo sostenibile, e penso che ci sia un filo comune che le tiene insieme nei provvedimenti che abbiamo adottato. Si tratta di un decreto che noi abbiamo ereditato; l'abbiamo ereditato il 3 settembre dalla maggioranza precedente, lo abbiamo trovato in Senato e abbiamo dovuto lavorare a un iter molto, molto, molto corto, con tempi stretti. È un decreto al quale siamo riusciti comunque, nonostante i tempi stretti, nonostante la condizione e la contingenza in cui ci troviamo, la contingenza economica di crescita zero, nonostante l'impegno di spesa che abbiamo nei confronti delle clausole sull'IVA, siamo riusciti comunque a dargli un'impronta, un'impronta importante in termini di contributo, in termini di provvedimento, ma anche in termini - lasciatemelo dire - di innovazione culturale. Sulla questione dei riders, non la farei così facile come è stato detto finora; c'è stato un secondo me un ragionamento, che più avanti spiegherò, a mio parere non così banale. Quindi, un decreto ereditato in un contesto difficile, un impianto definito da una diversa maggioranza e tempi di approfondimenti molto stretti, come dicevo. La nostra maggioranza, con il lavoro svolto al Senato, è riuscita - e lo rivendica con orgoglio - a imporre a questo decreto un cambio di passo e un nuovo segno, un nuovo segno politico. Innanzitutto, siamo riusciti a produrre un decreto mirato e puntuale su specificità, su problemi molto specifici; quindi abbiamo anche sviluppato dei provvedimenti a mio parere molto aderenti e focalizzati, seppur circostanziati, perché sono tutte situazioni circostanziate. Non è che possiamo far diventare questo decreto salva imprese il provvedimento per il rilancio della manifattura italiana. Qui si trattava di elencare una serie di crisi e andare a tutelare i lavoratori e le aziende stesse. Abbiamo affrontato, come dicevo prima, con un atteggiamento nuovo la questione della green economy, una questione complessa, perché noi siamo abituati a ragionare qui in termini di digitalizzazione, così come abbiamo ragionato a fronte della globalizzazione; noi qui pensiamo alla digitalizzazione come apportatrice di innovazione, ma ciò non è affatto vero: lo è e non lo è a seconda dei contesti diciamo economici e sociali in cui la legislazione viene applicata.

In un Paese a crescita zero, digitalizzazione significa riduzione dei posti di lavoro. La digitalizzazione è importante ed è positiva quando ci sono delle politiche di crescita, politiche industriali e anche queste non possono essere affrontate all'interno di un decreto-legge di questo tipo; serve un piano strategico sulla digitalizzazione che riguardi il manufatturiero, i servizi, insomma un provvedimento molto più ampio e molto più complessivo.

Abbiamo parlato di tutela di lavoro, ma l'abbiamo fatto senza penalizzare l'impresa. Difendiamo l'impresa per difendere il lavoro, ma anche per difendere l'impresa stessa. Non capisco le accuse che ci sono state indirizzate. Da parte mia, da parte del mio partito, da parte di questa maggioranza non c'è alcun astio nei confronti dell'impresa e le motivazioni che sono state fornite sono motivazioni totalmente infondate.

Noi abbiamo quindi provato a dare a un decreto-legge ereditato un'impronta nuova, che rispettasse i princìpi programmatici su cui si basa questa maggioranza: lavoro, lavoro nuovo, diverso, crescita e sviluppo sostenibile; sono questi i tre assi portanti del programma di questa maggioranza, che io vedo presenti nel decreto-legge.

Sul tema dei rider, abbiamo cercato di innovare un sistema di tutele diverse proprio perché il tema dei rider, come è stato detto bene da chi mi ha preceduto, non riguarda tutto il mondo della gig economy ma è un elemento di punta, che però presenta degli aspetti che si possono poi anche estendere a molte altre attività. Siamo di fronte a un ambito di lavoro che ha diversi modi di essere approcciato o anche abitato. È vero che ci sono persone che fanno i rider perché gli serve un secondo lavoro e chiedono flessibilità, che richiedono la libertà di entrare e uscire da quest'ambito di lavoro come meglio credono, ma ci sono anche persone… Guardate che in Italia queste persone non sono poche e dobbiamo smettere di pensare che gli italiani possano scegliere il lavoro che credono e dobbiamo cambiare atteggiamento: c'è gente che è costretta a fare il rider! Allora, perché non garantire delle tutele, che fra l'altro sono minime? Abbiamo costruito un doppio binario, un doppio modo di abitare e di svolgere questo lavoro, tutelato o non. Perché a coloro che sono costretti a fare questo mestiere non dobbiamo dare delle misure minime di tutela del proprio lavoro, che hanno a che fare con la civiltà? Perché non dobbiamo pagare loro l'assicurazione in caso di infortunio? Perché non dobbiamo pagare loro i costi previdenziali? Voi vi immaginate ora il giovane ciclista che in giro per il centro urbano consegna pasti ed altre cose, ma se quella persona è costretta a fare quel mestiere per altri vent'anni o altri trent'anni, lo vedete a 50, a 60 anni sulla bicicletta, senza tutele? Questo noi abbiamo evitato, questa prospettiva: noi abbiamo iniziato a lavorare da ora per evitare questa prospettiva.

Bene: abbiamo comunque regolato sulla base del principio che i lavori lasciati a se stessi sono sempre penalizzanti per chi ha il minor potere contrattuale e questa, ovviamente, è quasi sempre la posizione del lavoratore non professionale che è costretto a fare il rider. Abbiamo portato il superamento del cottimo all'interno di un ambiente di lavoro: stiamo parlando di una battaglia di civiltà; siamo usciti da un arretramento. Noi abbiamo di fronte ad una scommessa veramente importante e complessa, che è quella di portare i diritti in un sistema di flessibilità estrema. È stato detto: sì, ma c'è anche il padroncino col camioncino; ma quello il camioncino se l'è comprato lui e ha deciso di fare il lavoratore autonomo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Anche i rider

SERSE SOVERINI (PD). No, non è vero, perché la piattaforma è di una società, la piattaforma organizza il lavoro, ti dice dove devi andare e se una sera piove e tu non hai il lavoro, tu quella sera non guadagni: questa è la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); questa è la differenza.

Il rider non è proprietario della piattaforma: è la piattaforma che ti dice dove devi consegnare quel pasto o quella cena.

Tu sei dipendente da quella piattaforma. Allora, queste cose vanno chiarite.

Fra l'altro, questa idea che avete che, nel lavoro flessibile, la gente debba guadagnare sul numero di pasti venduti: ma guardate che non esiste più! Ci sono i contratti che hanno un minimo garantito; e poi c'è una parte dello stipendio, come si dice, per farmi capire dalle persone, che è relativo alla produttività, a quanto fai. Cioè, stiamo parlando di cosa? Di una visione arretrata.

E anche quando prima è stato detto: “Il PD è il partito che è contro la crescita”: siete voi che non vedete la crescita in questo decreto-legge, siete voi che non vedete i provvedimenti introdotti sui rifiuti. Lì dentro c'è l'economia circolare; siete voi che avete un concetto dell'economia che è ancora quello legato agli anni Ottanta, della libera impresa e del libero mercato lasciati a loro stessi. Oggi quella cosa lì non c'è più per chi è andato a lavorare, e lo sa bene. Noi abbiamo investito con questo decreto in un sistema nuovo di economia circolare, abbiamo regolato un settore e abbiamo ricreato opportunità per le piccole e medie imprese.

Ho sentito dire prima che in Italia c'è… Come se noi privilegiassimo la media e la grande impresa: la grande impresa non c'è più. Quando voi dite che oggi c'è un rapporto troppo stretto tra imprese e politica, prima c'era un rapporto troppo stretto tra imprese e politica, c'era l'IRI, allora sì che c'era un rapporto tra politica e impresa; oggi c'è quasi solo piccola e media impresa, che non ha bisogno del rapporto troppo stretto con la politica, ma ha bisogno di una politica di visione sul settore manifatturiero. Di questo ha bisogno, perché la piccola e media impresa da sola – da sola – non è in grado di entrare in una nuova economia, cosa di cui abbiamo urgente bisogno e che dobbiamo fare, non certo con un decreto “salva imprese”.

Noi abbiamo quindi apportato modifiche alla disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto, l'end of waste, grazie alla quale sarà possibile riprendere numerose attività legate al ciclo dei rifiuti di origine urbana e industriale, realizzare nuove attività ed impianti utili a contrastare ulteriori ricadute sull'ambiente, sulla salute dei cittadini, sui costi di gestione dei rifiuti: provvedimenti che ci permettono di affermare che finalmente anche nel nostro Paese inizia a prendere corpo il settore dell'economia circolare, un settore finora bloccato, con investimenti fermi, che bloccava le prospettive di crescita occupazionale, che da oggi sarà meno esposto anche al rischio di infiltrazioni mafiose.

Voglio concludere dicendo anche che mi sembra un po' - come dire? - irriconoscente il fatto che non si sia valorizzato, per esempio, il Fondo per quanto riguarda le cooperative dei lavoratori. Sicuramente vi è sfuggito questo aspetto, ma noi abbiamo bisogno anche di provvedimenti che partano con 500 mila euro di Fondo: sì, va bene; e che tra due anni avranno 5 milioni, ma noi abbiamo bisogno anche di questi piccoli provvedimenti all'interno di un'economia sostenibile. Qui si tratta di mettere in campo un'infinità di strumenti che, anche se sono micro, dipende dalla moltitudine, non dal peso, dalla quantità di opportunità, di finestre che noi diamo alle persone per rientrare e inventare nuovi lavori. Anche qui, quel provvedimento tiene legato il lavoro, la tutela della persona con la possibilità di fare impresa; e anche qui rifiuto l'accusa che ci fate, di tenere distanti tra loro la tutela del lavoro e la crescita e la difesa dell'impresa.

Per questo motivo, con orgoglio, dichiaro il parere favorevole ed il supporto a questo decreto-legge del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzoni. Ne ha facoltà.

EVA LORENZONI (LEGA). Signora Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, ci apprestiamo a discutere oggi un provvedimento molto importante: è un decreto-legge che dovrebbe contenere - e uso apposta il condizionale - disposizioni urgenti per la tutela del lavoro, e, in particolare, per garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori. Speravamo sinceramente di trovare delle grosse novità per i cittadini, ma ovviamente non è stato così.

Questo provvedimento è emblematico di quanto questo Governo stia vivacchiando, di quanto questo Governo stia tirando a campare solo perché l'alternativa sarebbero le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo provvedimento, purtroppo, è la montagna che partorisce il topolino e rappresenta, pertanto, un'occasione persa. Un provvedimento che, sembrerà strano per la legge delle probabilità, fa danni perché non si è trovato il coraggio di intervenire su alcuni temi urgenti di fondamentale importanza per il nostro Paese e che fa danni anche perché, quando si decide di affrontare alcuni vulnus, lo si fa in modo totalmente sbagliato come nel caso dei rider (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Siete riusciti nell'ardua impresa di scontentare tutti gli attori coinvolti, rider e datori di lavoro, fregandovene di quello che vi chiedevano le categorie maggiormente rappresentative. Cari colleghi del MoVimento 5 Stelle e del PD, probabilmente vi siete chiusi un po' troppo nel palazzo, perché, se faceste come noi della Lega, sapreste che quello che i rider ci chiedono da mesi è altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sì, perché sono proprio loro ad affermare che l'applicazione di questa normativa, che vuole vietare il cottimo e li equipara ai lavoratori subordinati, peggiora ulteriormente la situazione.

Per non parlare della clamorosa retromarcia in merito all'Ilva, che ci lascia davvero di stucco. Questa mossa rischia di rappresentare un colpo mortale per l'azienda, la quale ha ora l'alibi per andarsene. Siamo molto preoccupati perché voi rischiate di lasciare a casa 10 mila lavoratori, senza contare tutti gli effetti nefasti che, a cascata, ne deriverebbero.

E poi vorrei parlare anche di un'altra occasione persa: noi chiediamo a gran voce che un soggetto che abbia riportato una condanna per terrorismo non soltanto non possa richiedere il reddito di cittadinanza, di cui ha già usufruito in passato, ma che non possa nemmeno presentarne una prima richiesta. Che amarezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Che amarezza, in questo provvedimento non c'è nulla di tutto ciò.

Abbiamo anche chiesto direttamente al Ministro del Lavoro, durante il question time di qualche settimana fa, di provvedere con urgenza, ma nemmeno in quell'occasione ci sono state date risposte rassicuranti, purtroppo.

Colleghi, non sarò io la prima a dire che viviamo in un periodo di crisi per la media e piccola imprenditoria italiana, un periodo fatto di sacrifici e di onesti cittadini che cercano in ogni modo di salvare la propria attività. La Lega ha da sempre lottato perché questo Parlamento si sforzasse maggiormente nel capire le difficoltà dei cittadini e, in particolare, degli imprenditori. Ecco perché, a nostro avviso, è fondamentale permettere ai lavoratori di un'azienda in crisi di poterla rilevare, evitando la bancarotta e la dispersione della forza lavoro. Troppe attività imprenditoriali in Italia hanno chiuso i propri cancelli, noi abbiamo il dovere di lavorare maggiormente nell'interesse dei lavoratori. La Lega ha, quindi, proposto in Commissione che i lavoratori dipendenti possano rilevare l'attività in crisi, costituendo società cooperative, grazie alla possibilità di concedere i finanziamenti e l'anticipo del TFR e della Naspi. L'impresa rigenerata può così diventare realmente il motore della piccola e media imprenditoria italiana. Credo fortemente che possa essere l'unico modo, non solo per evitare la dispersione dei lavoratori, ma soprattutto per evitare che aziende storiche possano perdere il proprio know-how, perché solo in questa maniera possiamo salvaguardare le tipicità del territorio. Le nostre richieste, ovviamente, sono state respinte dalla maggioranza, ma siamo fortemente convinti che questo serva per poter far ripartire il sistema.

Vorrei, invece, portare alla vostra attenzione, colleghi, ciò che il Governo chiede agli italiani, attraverso questo decreto-legge, circa il tema dell'end of waste, ovvero della cessazione e della qualifica del rifiuto. È bene chiarire innanzitutto che il termine end of waste si riferisce ad un processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica, per acquisire quella di prodotto. Per end of waste si deve intendere, quindi, non il risultato finale, bensì il processo che, concretamente, permette ad un rifiuto di tornare a svolgere un ruolo utile come prodotto.

La Lega ha da sempre ritenuto fondamentale la questione ambientale, ma questo decreto-legge prevede delle condizioni, a nostro avviso, insensate. Esso, appunto, prevede, solo per citare alcuni esempi, un controllo a campione sull'operato delle regioni in materia, da parte dell'ISPRA o dell'ARPA, in merito ad autorizzazioni rilasciate, processi e materiali, limitando l'operato delle regioni. Si prevede, altresì, una comunicazione all'ISPRA dei nuovi provvedimenti autorizzativi adottati, rinnovati od esaminati da parte delle regioni e un relativo controllo a campione, in contraddittorio con il soggetto interessato, delle autorizzazioni rilasciate. Il Ministero dell'Ambiente, quindi, adotta le proprie conclusioni e, se la regione non provvede ad emanare un provvedimento per l'adeguamento dell'impianto, diffida la regione stessa e procede alla nomina di un commissario ad acta. Tutta questa procedura espropria le regioni e le province autonome delle proprie competenze in materia di autorizzazione degli impianti di recupero di rifiuti, in deroga a quanto già previsto dal codice dell'ambiente. Ma, alla fine, non è nulla di nuovo: questo Governo non si smentisce e, attraverso l'ennesimo provvedimento, limita le regioni, anziché lasciare ampi spazi di manovra per una più corretta gestione del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Inoltre, cari colleghi della maggioranza, il comma 5 prevede l'assunzione di cinque unità di personale, anche estraneo alla pubblica amministrazione - ripeto: anche estraneo alla pubblica amministrazione - per l'attività istruttoria inerente l'adozione dei decreti, di cui al comma 2, articolo 14-bis, e prevede la spesa di 200 mila euro annui per gli anni dal 2020 al 2024.

Quindi, per spiegarmi meglio, anziché chiedere al Ministero di occupare il suo personale, si assume altro personale giusto per dare qualche altra poltrona in giro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E in ultimo, il comma 7 prevede che, entro 180 giorni dall'entrata in vigore di ciascuno dei decreti di cui all'articolo 184-ter, comma 2, i titolari dell'autorizzazione indicata, rilasciata o rinnovata successivamente all'entrata in vigore della disposizione in esame, nonché coloro che svolgono attività di recupero in base a una procedura semplificata, avviata successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione, presentino alle autorità competenti istanza di aggiornamento delle disposizioni definite dai decreti predetti. La mancata presentazione dell'istanza di aggiornamento nel termine indicato determina la sospensione dell'attività oggetto di autorizzazione o di procedura semplificata. Quindi, se un cittadino ha già un'autorizzazione, deve chiederne una nuova. Ma vi sembra minimamente sensato? Ma potete spiegarci perché dovete complicare inutilmente la vita dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Questo Governo - e concludo, signora Presidente - continua a dare messaggi chiari, non ha intenzione di apportare grandi modifiche ed aiutare i cittadini in difficoltà. Sinceramente nulla di nuovo, ce lo diciamo da mesi. Sarebbe bello, però, e lo dico ai colleghi della maggioranza, se almeno una volta provaste a mettervi davvero nei panni dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi pare di poter rappresentare un po' lo stupore, perché quando abbiamo iniziato a leggere questo disegno di legge e abbiamo letto l'intitolazione - che riporto: “Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” - immaginavamo di trovare un contenuto molto diverso da quello che poi abbiamo letto. Perché, vedete, le crisi aziendali si possono affrontare in migliaia di modi, noi ci saremmo aspettati un disegno di legge carico di novità in ambito fiscale, carico di novità in ambito burocratico, quindi la possibilità concreta di aiutare le aziende, e invece ci siamo trovati di fronte a un provvedimento che ha del paradossale, un provvedimento all'interno del quale c'è tutto fuorché la soluzione dei problemi delle aziende, un provvedimento nel quale c'è tutto fuorché la risoluzione dei problemi dei nostri lavoratori.

E allora, vedete, ci ritroviamo di fronte ad uno di quegli articoli dei giornali a cui ormai siamo abituati, in cui il titolo è completamente diverso dal testo, dal contenuto, da quello che viene raccontato. E fra tutte le questioni - e ce ne sono parecchie, ce ne sono, tra l'altro, moltissime che non sono neanche state sfiorate, non leggermente toccate, neanche sfiorate - ce n'è una che io vorrei approfondire, non soltanto perché sono una tarantina, nata e cresciuta a Taranto, dove si nasce e si cresce con il problema dell'Ilva, dove con l'Ilva si convive palmo a palmo, ma perché quello dell'Ilva è, in realtà, un problema nazionale. Ed è, tra l'altro, assolutamente emblematico quello che questo Governo è riuscito a fare con la questione Ilva; è assolutamente emblematico di quello che è l'atteggiamento di questo Governo, il quale, devo dire la verità, continua a percorrere la strada della ideologia, già avanzata dai 5 Stelle in tempi non sospetti, quando Grillo veniva a raccontare ai tarantini che sull'Ilva e che nell'Ilva - 356 mila metri quadrati di industria: è Taranto che è dentro l'Ilva, e non l'Ilva a Taranto -, su quei terreni, si poteva costruire un parco giochi.

E allora, vedete, il problema vero è che nessuno qui conosce quel problema, perché nessuno o pochissimi perlomeno sono venuti a Taranto a visitarla, l'Ilva, a capire che cos'è, l'Ilva. Se questo fosse stato fatto, probabilmente questa questione sarebbe stata affrontata con un minimo di serietà in più. O, quantomeno, ci saremmo aspettati un po' meno di superficialità, perché raccontare delle storie è sempre molto bello, è sempre molto intrigante, però poi bisogna passare all'operatività.

E, vedete, la questione dell'Ilva non è soltanto una questione tarantina, è una questione di interesse nazionale. Lo è perché se un Governo fa un contratto e non è capace di mantenere fede alle clausole di quel contratto, quel Governo non è coerente con le azioni che aveva fatto solo qualche mese fa.

Lo ricordiamo: su sollecitazione della Lega, all'interno del “decreto crisi” c'era tutta una parte che riguardava l'Ilva, l'immunità, la possibilità di ripristinare le questioni precedenti. Ma non è soltanto questo il problema.

Io mi rendo conto che chiedere a questo Governo la decenza di essere affidabile o di risultare quantomeno affidabile è un ossimoro, però un Governo dovrebbe fare questo.

Allora, in un momento storico in cui non si fa altro che parlare, anche in queste Aule, soprattutto da parte della maggioranza, della necessità di attirare capitali dall'estero, di attirare investimenti aziendali dall'estero, di aiutare e di collaborare con aziende estere, in un momento come questo ancora una volta si racconta una favola, una storia che non esiste, perché noi abbiamo un contratto e non siamo capaci di mantenere fede a quel contratto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, qual è l'affidabilità che questo Governo dà agli investitori esteri? Nessuna. Ciò perché la questione dell'Ilva è molto semplice, indipendentemente dalle ideologie, indipendentemente dalla questione nel suo complesso, che è molto complessa, perché l'Ilva è azienda, ci sono i posti di lavoro, ci sono 20 mila famiglie nell'indotto, e non è solo questo; è anche un problema ambientale. Allora, la forza di un Governo dovrebbe essere quella di affrontare un problema come questo con coerenza, cercando di risolvere tutti i problemi, tutti gli aspetti.

E in un momento come questo, in cui abbiamo un investitore estero, il Governo italiano decide di stipulare un contratto, di far venire degli investitori e poi di dire: guarda, sì, il contratto c'è, però, sai cos'è? La firma che io ho messo su quel contratto non vale niente. Infatti, noi abbiamo detto a tutti gli investitori esteri di tutto il mondo che la firma del Governo italiano su un contratto è carta straccia e può essere modificata in qualunque momento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Questo va a discapito non soltanto dei tarantini, questo va a discapito di tutti noi, perché la questione dell'Ilva è molto semplice, e lo dico agli amici, anzi ai colleghi, non amici, dei 5 Stelle: non è che dire che si toglie l'immunità vuol dire che gli amministratori di Mittal vengono in Italia e fanno quello che gli pare. No, il problema è tecnico, è giuridico, e mi rendo conto che probabilmente per voi è molto complesso capire anche solo il termine “giuridico”, ma ci sono dei princìpi nei nostri codici. Noi viviamo di questo, viviamo di regole, e allora la regola cosa dice? La regola dice che se un investitore viene a casa mia e mi chiede di comprare un pezzo di casa, mi chiede di comprare una stanza del mio appartamento, e lo fa in presenza di alcune condizioni e io accetto, se poi in corso d'opera, a distanza di anni, tra l'altro a lavori di ambientalizzazione iniziati, gli dico che quelle regole sono cambiate, mi spiegate quale imprenditore, quale investitore continua a rimanere sul nostro territorio? Quando Mittal è arrivato a Taranto c'erano in azione quattro forni: uno era già in demolizione, uno era per contratto in fase demolitiva e gli altri due erano operativi. Nel frattempo, però, quindi qualche anno prima, con la vecchia gestione - vi racconto questa storia perché probabilmente non la sapete, anzi sicuramente non la sapete - era stato emesso un provvedimento giudiziario, dell'autorità giudiziaria che ha bloccato con un sequestro i due forni che producono a caldo con tutta l'area delle cokerie. A caldo, che vuol dire? Vuol dire che, essendo sottoposta a un sequestro, tutta quella zona, tutta quell'area e quei forni non potevano essere utilizzati, se non in presenza di un'eccezione, e quell'eccezione è per l'appunto l'immunità.

Allora, il problema non è se vogliamo far sì che l'Ilva continui a produrre o no, il problema non è se vogliamo iniziare un'opera di ambientalizzazione seria su quei territori o no, perché a questi problemi voi non ci arrivate neanche, non avete neanche la capacità di capire di cosa stiamo parlando.

Il problema è molto più basico, però, e se vi sforzate forse a questo ci arrivate: il problema è che se io do la mia parola, in Italia, per Fratelli d'Italia, quella parola vale, ha un senso, ha un valore e va rispettata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ed essere di fronte, invece, a un Governo che trasforma la sua parola in parola sempre mutabile, in parola assolutamente evanescente, ebbene, non dà garanzia a me ma dovrebbe dare garanzia neanche a voi, perché, ricordatevi, di quelle parole che mutano prima o poi saremo tutti, tutti, condannati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Legnaioli. Ne ha facoltà.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Cari colleghi, quello che andiamo a discutere è un provvedimento importante, o meglio che sarebbe potuto essere importante per il nostro Paese, poiché contiene disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori. Però, purtroppo, siamo molto preoccupati per il contenuto di questo provvedimento e per il poco coraggio del Governo, che non ha permesso di fare questo atto, quello che gli italiani si aspettavano: una vera svolta. Non lo dico io, ma l'atteggiamento ostativo dimostrato verso gli emendamenti, costruttivi, che come Lega avevamo presentato. Pensiamo all'allargamento dei lavori usuranti. In Italia, purtroppo, ci sono ancora tanti, troppi nostri cittadini che cercano invano lavoro. Non basta infatti un reddito per restare sul divano, per dichiarare che l'occupazione è ripartita, caro Governo. Se però ora il Governo più a sinistra che si ricordi a memoria della Repubblica vuole davvero fare qualcosa per i lavoratori si occupi dei funiviari e dei loro colleghi. Per chi non conosce questa categoria - ed immagino che i compagni ed i grillini di palazzo poco sappiano al riguardo -, si tratta di lavoratori con operazioni svolte in condizioni svantaggiate, per altitudine e clima. Come possiamo pretendere che vengano svolte queste mansioni in età avanzata? In molte regioni del nord ci sono migliaia di famiglie che trovano impiego ad altitudini per noi impensabili, con mansioni impressionanti, con rischi altissimi. Se, invece di vuoti proclami, il Governo approvasse i nostri emendamenti, o comunque avviasse un tavolo costruttivo per riconoscere i diritti di questi lavoratori, non sarebbe più utile?

Per non parlare del turismo: nelle scorse settimane il settore turistico internazionale è stato sconquassato da un vero terremoto, il fallimento del gruppo Thomas Cook, uno dei principali tour operator europei. Un evento inimmaginabile, dalle conseguenze incalcolabili. Al di là delle conseguenze dirette, il default dell'azienda turistica potrebbe avere conseguenze devastanti anche sul nostro Paese, perché la Thomas Cook risulta debitrice nei confronti dei suoi fornitori per oltre 2 miliardi di euro, una cifra che espone moltissime piccole imprese italiane ad affrontare una situazione di grave difficoltà determinata dal mancato pagamento dei servizi resi nel corso dell'estate 2019 e dalla cancellazione degli ordini relativi ai prossimi mesi, per far fronte ai quali erano stati assunti rilevanti impegni. In assenza di interventi, è alta la probabilità che si scateni un effetto domino, determinando il fallimento delle strutture ricettive esposte nei confronti di Thomas Cook, e, a cascata, dei loro fornitori, senza dimenticare le possibili conseguenze per i lavoratori che prestano servizio in tali aziende.

Per evitare tutto questo il gruppo della Lega aveva proposto un emendamento per attivare un sostegno in forma di credito d'imposta entro il limite del de minimis, che le imprese saranno ovviamente tenute a restituire non appena entreranno in possesso delle somme di loro spettanza.

Anche in questo caso, però, a una soluzione proposta dalla Lega la risposta del Governo, ad oggi, non è stata adeguata alla gravità della situazione.

Col buonsenso e con i fatti si possono dare risposte a cittadini e imprese. Non bastano le consultazioni social per risolvere i problemi ma bisogna impegnarsi. Non possiamo e non dobbiamo lasciare sole le centinaia di operatori del settore colpite da questa sventura. Invito, pertanto, il Governo a farsi un esame di coscienza, anche se immagino essere difficile su questo punto, e a dare un segnale di svolta e di aiuto concreto.

Analogamente, come gruppo, avevamo chiesto di intervenire sull'articolo 10 del cosiddetto “decreto crescita”. In questo caso, infatti, appare alquanto evidente a tutti che la possibilità concessa ai beneficiari di trasformare le detrazioni per riqualificazione energetica e antisismica in contributo riconosciuto sotto forma di sconto sul corrispettivo della prestazione determini una forte discriminazione per le imprese di minori dimensioni. Per questo motivo l'ambito dell'articolo 10 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, ha previsto che l'impresa esecutrice dei lavori anticipi al cliente il credito di imposta sotto forma di sconti in fattura, fatta salva la possibilità riconosciuta in capo all'impresa di recuperare il credito d'imposta nell'arco di cinque anni tramite compensazione, ovvero cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi. Tutto bene, se non fosse che nell'ipotesi di compensazione non si è considerato che così facendo si mettono in ovvia difficoltà finanziaria le piccole imprese, costrette ad anticipare ingenti somme senza un immediato ritorno economico per il lavoro già svolto.

Sappiamo bene come questo Governo sia amico dei grandi gruppi di imprese, ma navigando su Internet, anche non volendo, avreste dovuto scoprire che oltre il 90 per cento delle imprese italiane è classificato come medio-piccole. Anche solo per una volta, almeno una volta si può e si vuole dare ascolto all'Italia che lavora, che paga le tasse, che sostiene le spese pazze di comuni che non riescono neanche a rattoppare le strade? Ecco, siete capaci di pensare a loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Se una legge non incontra le esigenze delle migliaia di piccoli artigiani che ogni giorno si spaccano la schiena per arrivare a sera è nostro obbligo morale, come istituzione, prendere in mano quella norma e rivederla e dare loro, come nel caso dell'emendamento che la Lega su questo punto ha fatto, una risposta concreta e seria per sostenere la ripresa dell'economia, che non può reggersi soltanto sul reddito da divano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Gentile Presidente, cari colleghi, concludo questo intervento con l'amaro in bocca. Sì, perché si potevano fare più cose e sicuramente anche fatte meglio. Ma si sa: ci vuole coraggio, quel coraggio che evidentemente a questo Governo manca. Trovatelo qualche volta questo coraggio. D'altra parte, lo sanno tutti gli italiani: vi state ancora leccando le ferite dopo il bagno di sangue in Umbria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ma avete la responsabilità di governare – visto il vostro inciucio di palazzo – questo Paese. Ma se non siete in grado di farlo, come milioni di cittadini pensano peraltro, fatevi da parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come al solito la maggioranza ha deciso di inserire norme di vario genere - dal lavoro dei rider e delle piattaforme all'Ilva - in un unico decreto, abusando della decretazione e con la consueta prassi di lasciare la possibilità di emendare solo ai componenti della Camera di partenza.

Il lavoro sulle piattaforme si è notevolmente diffuso anche nella nostra nazione. I gig worker italiani, in base a un'indagine dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, sono 213.150; il problema è che uno su due di questi lavora senza un vero e proprio rapporto e uno su cinque con un contratto di collaborazione.

Ed è questo che, anche con il lavoro di Fratelli d'Italia in Commissione, abbiamo voluto specificare andando a identificare la diversa natura di lavoratori autonomi e anche molto spesso volontariamente autonomi di questa categoria. Ma i cosiddetti “lavoretti” sono ormai purtroppo diventati una vera e propria alternativa necessaria e indispensabile al lavoro dipendente. Quindi, non è tanto una scelta quanto una necessità, proprio per assolvere ai propri bisogni primari. E quanti di noi e quanti di voi avremo visto e avrete visto di sera, anche nelle sere di pioggia, farsi tagliare la strada magari da un cinquantacinquenne in motorino o in bicicletta, col freddo, con la pioggia, e farlo per necessità? Poi, certo, ci sono gli studenti, ci sono i ragazzi, ci sono quelli che lo fanno con spirito positivo e che sono figli di questa economia, per cui ci possono essere anche - e sappiamo esistere - retribuzioni dignitose, fatte e impostate da ragazzi che magari studiano e possono anche guadagnare il necessario per avere una vita comunque dignitosa. Ma bisogna avere un po' lo sguardo complessivo su tutto il settore.

Vedete, questo decreto-legge fissa alcune regole sul cosiddetto lavoro on demand, a domanda, per italianizzare i prestiti inglesi, con l'intento proprio di tutelare e assicurare protezione economica e normativa ai lavoratori impiegati nelle attività di consegna di beni per conto altrui (questa è la dicitura tecnica). La diversificazione dei contratti è sicuramente il perno su cui lavorare e su cui Fratelli d'Italia, con il capogruppo Rizzetto, ha fatto un buon lavoro, un ottimo lavoro emendativo e migliorativo che voi, ovviamente, avete ignorato e non avete considerato. Ad esempio, la distinzione fra i piccoli centri, fra la periferia, dove c'è poca domanda rispetto, appunto, ai grandi centri, dove invece la domanda è costante, è sicuramente da considerare. Per questo Fratelli d'Italia, fra le varie proposte emendative, aveva chiesto che si mantenesse, si rafforzasse e si istituzionalizzasse, diciamo, il concetto della quota oraria forfettaria, in modo che laddove non c'è domanda se io metto a disposizione un'ora del mio tempo posso avere almeno riconosciuto un forfait per non aver sprecato quel tempo e laddove invece, come nei grandi centri, c'è tanta domanda io posso lavorare, come si dice in un pessimo gergo ottocentesco, a cottimo e, quindi, magari andare a guadagnare molto di più. Quindi, questa sintesi tra un'ipotesi e un approccio eccessivamente mercatista e un approccio, invece, eccessivamente statalista ha caratterizzato ed è la caratterizzazione dell'attività emendativa propositiva di Fratelli d'Italia in Commissione lavoro.

La trasformazione del lavoro, quindi, va affrontata con un approccio flessibile che possa intercettare e sintetizzare tutte le sfumature e le posizioni in campo, con l'unico obiettivo di andare a garantire i non garantiti, anche quelli dei nuovi lavori che sì sono autonomi, sono indipendenti e hanno la parte positiva del potersi autogestire il tempo, che poi è il vantaggio assoluto - la liberazione dalla fascia oraria professionale - della smart economy. Ma attenzione, poi, a evitare che questo poi possa diventare sfruttamento, come talvolta succede con grandi catene di distribuzione, penso alla polemica, poi rientrata, sui braccialetti elettronici di Amazon, che, all'interno degli stabilimenti, avrebbero dovuto controllare l'efficienza del lavoratore in base alla velocità con cui si spostava, comprese le pause per il bagno, per cui più si fermava e più si abbassava il suo ranking. Ecco, il rischio è un po' questo, che nella cosiddetta gig economy i lavoratori siano somministratori di opera e abbiano il ranking per cui, come già succede ed è testimoniato dalla gestione interna delle applicazioni con cui i rider danno la disponibilità al lavoro, alla somministrazione del lavoro, c'è proprio una valutazione delle fasce orarie scelte, per cui, se io scelgo la fascia oraria con più intensità di consegna, poi la volta successiva avrò priorità nello scegliere quella fascia oraria e così via. Quindi, c'è una sorta di Work Advisor, di selezione del lavoratore in base alle recensioni, e questo un po' ci inquieta; e quindi forse su questo pure dovremo riflettere e andare a cercare una soluzione rispetto a questo modo di valutare il lavoro. Si poteva, quindi, sicuramente osare di più, in particolare sono stati bocciati gli emendamenti di Fratelli d'Italia relativi a un altro aspetto fondamentale, che è quello della formazione e della sicurezza dei corridori, così, per soddisfare anche le giuste rimostranze del Vicepresidente Rampelli, per andare a garantire che ai ragazzi in bicicletta, quando non in motorino, che scelgono di dare la disponibilità per le consegne, venga ricordato qual è il codice della strada, il rispetto della sicurezza. Vi ricordo che all'inizio non era neanche obbligatorio il casco e la pettorina catarifrangente, che è stata inserita solo dopo tragici incidenti, anche mortali, e su questo noi dobbiamo porre grande attenzione. E invece no, avete bocciato anche questo emendamento; non siete d'accordo che ai ragazzi, molto spesso sono anche extracomunitari in bicicletta, che magari non conoscono e non è detto che abbiano la patente italiana, e li vediamo contromano sulle preferenziali di notte… Spesso questo ci preoccupa e molti incidenti sono causati dalla necessità e dall'ansia della competitività nella consegna. Più consegne faccio, più veloce sono, più ranking acquisto e più posso poi avere altre consegne. Ecco, attenzione, perché sulla logica del cottimo ci si è costruita tutta una filosofia economica, che era quella poi dello sfruttamento del lavoratore e ha portato poi, nell'Ottocento, al luddismo, e cioè alla rivolta del lavoratore, che si scaglia, rompe e distrugge quella che è la macchina che lo assoggetta al lavoro.

Ovviamente, ripeto, è un ambito con mille sfaccettature, e quindi noi dobbiamo contemplarle tutte; c'è la parte anche in cui è volontaria, in cui c'è l'entusiasmo, e lo abbiamo letto, e li abbiamo anche incontrati con il capogruppo Rizzetto quei rider che dicono: noi siamo ragazzi, siamo studenti, vogliamo lavorare da autonomi. Questa volontà, questo entusiasmo va tutelato, va ascoltato e va sostenuto, e quindi questo abbiamo fatto con il lavoro preciso e puntuale del capogruppo Rizzetto in Commissione.

La maggioranza ha poi ritenuto inammissibili gli emendamenti che avrebbero escluso i percettori del reddito di cittadinanza che si sono macchiati di reati gravi. E anche qui c'è un paradosso: questa maggioranza, nel suo asse fisso e portante dei 5 Stelle, obbliga prima la Lega e ora il Partito Democratico a istituire, potenziare e finanziare il reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza altro non è che la conseguenza della evoluzione delle crisi aziendali che sono fallite e che hanno prodotto disoccupati; per cui come si fa a sostenere che il reddito di cittadinanza, che la regolamentazione specifica, l'approfondimento sulle categorie che possano percepire il reddito di cittadinanza non fosse attinente come tematica a questo decreto? Soltanto l'imperscrutabile compagine giallo-Rousseau lo può sostenere e ce lo può dire. Noi abbiamo fatto un'osservazione semplice con gli emendamenti a prima firma del collega Rizzetto, e cioè dire: almeno non lo date ai terroristi e a chi è stato condannato in via definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siamo garantisti, ma chi si è macchiato di gravi reati di sangue, di terrorismo e anche di altri reati più gravi non può avere anche l'assistenza dello Stato in questo aspetto. Magari la retribuzione della pena che possa ricostruirgli l'identità, la civiltà, ammesso che questo sia talvolta possibile, e noi ci crediamo; va bene quindi il reinserimento, ma l'assistenzialismo a queste categorie, vi prego, no, evitiamo.

Quindi, ci chiediamo poi come mai non ci sia traccia in questo decreto, suggestivamente chiamato “delle crisi aziendali”, di misure e provvedimenti su vertenze ancora aperte. È vero che c'è un riferimento indiretto a chi produce elettrodomestici, ma sappiamo pure che la Whirlpool ha rinunciato all'offerta dello Stato; ma anche quella è la dimostrazione dell'incapacità del precedente Ministro dell'Economia, e poi vedremo di quello attuale, che comunque condivide la stessa forza politica, nel gestire questa crisi. Una crisi molto grave, che vede il nostro mercato nazionale essere preda di predatori internazionali che vengono qui, producono fino a che gli fa comodo, fino a che gli conviene, e poi, quando non conviene più, chiudono, delocalizzano e lasciano a piedi intere famiglie, centinaia di migliaia di lavoratori.

E poi Alitalia: anche qui, grazie a Dio, non è ancora aperta la crisi e speriamo non venga mai aperta, ma come si fa a non parlare di una possibile tutela, ulteriore tutela, di sancire la tutela per i lavoratori di Alitalia, quando siamo alla vigilia del nuovo prestito ponte? Ormai sembra un po' una filastrocca, sembra un po' quella famosa filastrocca infantile “ponte ponente ponte pi”, perché ogni volta non c'è, non c'è, c'è il ponte, lo facciamo, non lo facciamo, l'Europa interviene. Per carità, questo è successo con tutti i Governi, ma diciamo che voi, il vostro Governo, nella parte dei 5 Stelle, in particolare, che hanno preteso di seguire questo comparto industriale, certo non brillate né per innovazione nella proposta di soluzione delle crisi né nell'approccio strategico, nella difesa della compagnia di bandiera nazionale.

E, prima ancora di disegnare nuovi scenari industriali all'insegna dell'economia verde e della crescita sostenibile - temi che trovano in Fratelli d'Italia grande sensibilità, e lo abbiamo dimostrato anche recentemente con la presentazione della proposta di legge per l'inserimento del tema ambientale in Costituzione a firma del Vicepresidente Rampelli e di tutto il partito -, non può diventare, il cosiddetto green cleaning, questa iniziativa, un'operazione solo mediatica, di immagine, per dire quanto siamo verdi, quanto siamo ecosostenibili, quanto siamo in linea con il nuovo politicamente corretto di Greta Thunberg.

Per carità, ripeto, sono temi che pratichiamo molto prima che Grillo si svegliasse una mattina e mandasse in quel posto pubblicamente l'intero sistema italiano; fondammo addirittura associazioni ambientaliste con l'indimenticato Paolo Colli, e quindi possiamo discettare di politiche ambientali, che siano però equilibrate, che sintetizzino lo sviluppo economico e l'innovazione con il rispetto della nostra Terra, che, ricordiamo, abbiamo solo preso in prestito e dobbiamo affidare ai nostri figli.

Il Governo, quindi, pensi a difendere il lavoro, il lavoro tradizionale, il lavoro del pubblico impiego. Questa mattina abbiamo fatto la battaglia a favore dei liberi professionisti, a dimostrazione che Fratelli d'Italia è la prima forza politica in prima fila per difendere il popolo delle partite IVA, che viene sempre tartassato e umiliato da questo e anche dai precedenti Governi di centrosinistra.

Siamo perché possano essere difesi i nuovi lavori, i lavori della smart economy, come appunto quello dei rider, ma anche quelli dei cosiddetti nomadi digitali, che sono costretti magari dalla disoccupazione a lavorare in remoto o anche per scelta a lavorare in remoto e non avere più un tradizionale luogo di lavoro con le tradizionali tutele.

Le politiche di redistribuzione devono essere per Fratelli d'Italia collegate all'incremento del benessere, altrimenti è redistribuzione della miseria.

Di Maio e Patuanelli hanno promesso moltissimo: da un'analisi condotta da Il Sole 24 Ore, su oltre 180 casi trattati dal 2016 ad oggi, emerge che poco più di un terzo delle vertenze si è chiuso in modo positivo, circa il 38 per cento. Quindi, i due terzi delle crisi industriali sono ancora in atto; sono ben cinquanta le crisi naufragate; 200 mila lavoratori circa sono in bilico a causa dell'inconcludenza di questo Governo e dei Governi di centrosinistra precedenti. Ricordo, sotto Montecitorio, i lavoratori di Mercatone Uno che gridavano insulti verso il precedente Ministro dello Sviluppo economico, che ben sapete chi fosse.

Il decreto non servirà a nulla contro la desertificazione industriale che il Governo vuole portare avanti. Noi ci chiediamo, appunto, qual è la politica industriale di questo Governo: non ce n'è traccia, come abbiamo visto anche sull'Ilva.

Il lavoro non si crea con il reddito di cittadinanza. E, vedete, su questo, sempre a dimostrazione del fatto che Fratelli d'Italia mantiene la propria coerenza di posizionamento dall'opposizione, ma siamo anche propositivi, noi l'abbiamo fatta e la facciamo anche su questa legge di bilancio una proposta, che è quella di eliminare il reddito di cittadinanza, i 7 miliardi di capienza del reddito cittadinanza, e rafforzare il cuneo fiscale, andando a raggiungere e a fare un super cuneo fiscale, un intervento sul cuneo fiscale vero, di 13 miliardi, che possa permettere alle imprese anche di avere dei benefici e, quindi, di generare lavoro.

Perché in questo modo si genera lavoro, non andando a mettere, con la logica del bonus degli 80 euro, 50 euro di più in tasca al dipendente per far vedere - materialmente, si chiamerebbe voto di scambio -, che c'è stato un interessamento del Governo a rafforzare il tenore di vita. Lo sviluppo e la creazione dei posti di lavoro, da sempre, tutti gli analisti, gli economisti ce lo dicono, si fa dando l'opportunità a chi crea lavoro di defiscalizzare il costo del lavoro, di assumere, di creare, di aprire senza burocrazia, di non avere vincoli di gestione.

Su Alitalia – lo abbiamo già accennato, ma ci vogliamo tornare - presenteremo un ordine del giorno. La nostra compagnia di bandiera riceverà nuovamente il prestito ponte, mentre Patuanelli ancora annaspa nelle definizioni di un nuovo consorzio, una nuova cordata, che possa salvare l'azienda ed eventualmente rilanciarla.

Su questo anche abbiamo molto da dire, siamo intervenuti spesso, in maniera frequente, con più rappresentanti: non è possibile l'approssimazione, il dilettantismo di questo Governo che, prima, minaccia Atlantia sulle concessioni autostradali dopo i tragici fatti di Genova, poi si accorge che è lo stesso che potrebbe entrare nella cordata, è l'unico socio liquido che potrebbe sostenere la cordata e, quindi, fa un passo indietro e va lì, con il cappello in mano, ad elemosinare il sostegno di Atlantia nella cordata per salvare Alitalia. In questo modo non si governa una nazione: non si ha più nessuna credibilità nei confronti anche dei grandi gruppi industriali interni, figurarsi rispetto ai grandi fondi internazionali da cui è composta anche Atlantia.

Quindi, noi chiediamo a questo Governo, almeno nella parte più politica, del Partito Democratico - non abbiamo ancora capito cosa siano i 5 Stelle in realtà, se sono un movimento, un partito; dopo l'Umbria, dopo domenica, non sappiamo più nemmeno se esistono ancora i 5 Stelle -, ci chiediamo e vi chiediamo serietà, almeno al Partito Democratico, che qualche responsabilità, anche considerevole, ce l'ha sia su Alitalia sia sull'aeroporto di Fiumicino. È vero, colleghi del Partito Democratico? Il sindaco Montino, già senatore del Partito Democratico, non si capisce bene che cosa stia facendo lì, a Fiumicino, con la famosa terza pista; c'è stata una sorta di preveggenza lì a gestire anche i terreni intorno a Fiumicino. Vorremmo vederci chiaro su questo: quindi, Fratelli d'Italia è lì, a Fiumicino, è qui, in Parlamento, siamo vigili a livello regionale, perché vogliamo capire che cosa accade su quell'aeroporto e nel rapporto con Atlantia.

E, quindi, rispetto a questo, noi riteniamo che sia necessario rilanciare Alitalia come strategica compagnia di bandiera; ha la livrea tricolore, già solo per questo dovremmo rilanciarla. È impensabile non avere, per un Paese del G7, una compagnia aerea nazionale. I dipendenti e i lavoratori, che hanno tutta la nostra solidarietà e l'hanno avuta anche davanti al Ministero, rischiano, nonostante abbiano subito il peso di scelte manageriali discutibili, con tagli e decurtazioni, di vedere l'azienda in crisi. Ci auguriamo appunto che il Governo metta in campo tutte le iniziative possibili per la salvaguardia del vettore nazionale e della strategicità dei nostri aeroporti, tutelando i livelli occupazionali attuali.

In conclusione, colleghi e rappresentante del Governo, noi riteniamo che abbiate perso un'altra occasione per fare in maniera seria il vostro dovere, che è quello di governare l'Italia nonostante, ormai, a farlo non ve lo chieda più nessuno e, anzi, come abbiamo già ribadito pubblicamente con Giorgia Meloni non più tardi di qualche ora fa, sarebbe anche arrivato il momento che possiate cedere il governo della nazione, dal momento che non avete più il consenso elettorale per farlo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caffaratto. Ne ha facoltà.

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Signora Presidente, Governo, onorevoli colleghi, oggi dibattiamo un provvedimento molto importante, che contiene disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e questo dovrebbe essere un momento positivo per la politica. È, però, giusto ricordare che, in Italia, vi sono aperti oltre 150 tavoli di crisi ed altri si stanno aprendo, come per il caso della multinazionale Mahle che, se dovesse proseguire la sua volontà di trasferimento in Polonia dei due siti produttivi piemontesi di La Loggia e Saluzzo, creerebbe sicuramente molti problemi ai circa 400 dipendenti, oltre che agli addetti dell'indotto locale e nazionale, con le ovvie, gravi ripercussioni, anche finanziarie, sulle loro famiglie.

Mi duole ricordare che, lo scorso aprile, l'ex Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Di Maio, rispondendo in Senato ad un atto di sindacato ispettivo vertente sulla vicenda, assicurava testualmente: “Totale disponibilità del Ministero ad avviare un tavolo di confronto con le parti interessate”. Ma poi, come per tantissimi altri casi, come, ad esempio, Pernigotti, Whirlpool, Mercatone Uno ed Embraco, rendendosi conto di aver fatto solo parole, l'ex Vicepremier è scappato al Ministero degli Affari esteri dove, per dare consecutività alla sua inconcludenza, non ha neppure ancora assegnato le deleghe al Vice Ministro e ai sottosegretari.

Convertendo questo decreto-legge, si vanno a finanziare le casse integrazioni di Sardegna e Sicilia, come l'area di crisi di Isernia e, tramite l'articolo 11, si dà l'esonero al contributo addizionale per tentare di dare sollievo ad alcune grandi aziende o particolari. Mi spiace però far notare che, nuovamente, ci si dimentica di dare una mano alle partite IVA ed alle piccole aziende artigianali e commerciali, parte trainante della nostra economia, solo sempre spremute e troppo, troppo, troppo trascurate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

In merito all'Ilva, non posso non evidenziare che la retromarcia di questo Governo e della sua litigiosa maggioranza ha dell'incredibile e ci ha lasciati sbigottiti: perseguendo la vostra suicida volontà politica, potreste dare l'alibi, infatti, alla proprietà di andarsene. In questo modo, rischiate seriamente di dare alla stessa un colpo mortale, sulla pelle di 10 mila dipendenti diretti e 15 mila dell'indotto, e ve lo ricorderemo. Seppure dai voltagabbana 5 Stelle c'era da aspettarselo, perlomeno, in coerenza con la loro abitudine di dire sempre “no” ad infrastrutture e sviluppo, vorrei chiedere, per suo tramite, signora Presidente, ai colleghi del PD se non si vergognano; ma, evidentemente, l'esigenza di non andare a casa e di mantenere ancora per un po' la poltrona fa fare di tutto.

Ma, signori della maggioranza tenuta insieme dal mantra “se non stiamo insieme, vince Salvini”, vi rendete conto della credibilità internazionale che state dando alla nostra nazione? Permettetemi di mettermi nei panni di un investitore straniero, il quale rischia che un accordo sottoscritto con il Governo venga dallo stesso smentito pochi mesi dopo. Se è buono gentile, ci definisce come minimo dei pagliacci e decide di investire altrove, dove peraltro anche la tassazione è molto più conveniente.

Basta far pagare ai cittadini le vostre scellerate azioni: questo Governo sembra esser cieco di fronte ai cambiamenti avvenuti nel mondo produttivo ed economico. Colleghi, i Governi hanno solo una possibilità: creare le giuste condizioni perché un'impresa nel nostro Paese funzioni e continui a creare lavoro. Voi lo state facendo? Non credo: energia elettrica molto costosa; burocrazia pesante; penalizzazione fiscale che questo Governo continua ad aggiungere, giorno dopo giorno, una follia pura.

Cari colleghi, dovreste farvi un esame di coscienza e chiedervi se le crisi aziendali che tanto dite di voler risolvere non siano, in realtà, solo conseguenza di possibili errori aziendali ma anche di vostre scellerate scelte che creano condizioni operative non sostenibili dalle aziende.

Parliamo ora un momento di rider per i quali state facendo l'opposto di quanto la maggioranza di loro ci chiede. Quella dei rider, infatti, è un'attività flessibile per sua stessa natura e non per caso viene svolta da persone che hanno bisogno proprio di tale flessibilità. Per tale ragione la Lega aveva proposto misure migliorative: eliminare il riferimento “in misura prevalente”; un'apertura alla tutela assicurativa anche dalla parte delle assicurazioni private, ferma restando la possibilità di scegliere una assicurazione INAIL; l'introduzione di tutele aggiuntive in materia di sicurezza stradale e trasparenza sulla valutazione e retribuzione dei rider e, infine, precisazioni per cui le tutele aggiuntive non costituiscono un indice di subordinazione. Tali modifiche, come da noi proposte, avrebbero permesso la chiusura di accordi in un settore ancora non rappresentato dalle organizzazioni sindacali e datoriali esistenti. E state tranquilli, una normativa esiste, simile, già in Francia: quindi anche con l'Europa non avrebbe avuto problemi e i vostri amici non si sarebbero dovuti preoccupare di nulla.

Cari colleghi del MoVimento 5 Stelle e del PD, probabilmente vi siete abituati troppo al palazzo e non avete ascoltato o letto quanto i rider ci dicono da mesi, perché sono proprio i lavoratori, come già vi ho ricordato, ad affermare che l'applicazione di questa normativa, che vuole vietare il cottimo ed equiparare i rider ai lavoratori subordinati, peggiora ulteriormente la loro situazione. Bisogna partire da un presupposto: “cottimo” non è una parolaccia. Il cottimo è una delle forme di retribuzione previste dal nostro codice civile e utilizzarlo in modo negativo, come fa da mesi una certa parte politica, non è né una soluzione né una forma rispettosa verso i lavoratori. Che ci sia un minimo garantito per gli stessi può andare bene, soprattutto in alcune fasce orarie in cui, senza ricevere proposte di consegna, potrebbero altrimenti non avere alcuna entrata. Ma il cottimo resta per loro una garanzia di poter guadagnare e introdurre un minimo orario prevalente o, addirittura, esclusivo rischia di diminuire i compensi, invece che aumentarli, facendo perdere il lavoro a molti di loro. Mi aspettavo poi che in questo provvedimento avreste inserito le ovvie ed indispensabili correzioni sul reddito di cittadinanza. Nelle Commissioni avete bocciato tutti i nostri emendamenti correttivi, fatti anche per darvi una mano, apparentemente bocciati in modo inspiegabile, ma poi ho capito la vostra ratio: non vi conviene perché tanto a breve servirà a voi, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Vede, Presidente, ragionandoci bene, in fondo, il tutto mi è chiaro: cosa ci si può aspettare da un Governo che, tra le mille idee, ha proposto di tassare le SIM aziendali, non considerando che, a parte quelle del titolare, le altre vengono usate dai commerciali, dai responsabili degli acquisti, dai manager in generale, dagli addetti agli interventi di garanzia e da tanti altri. Si tratta di gente alla quale non si può chiedere di usare il proprio cellulare personale per motivi di lavoro ma probabilmente nella maggioranza di voi pochi sanno cosa vuol dire lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Concludo il mio intervento con tanto dispiacere perché si sarebbe dovuto fare molto di più e meglio ma purtroppo è ormai risaputo che voi, amici dei vari Macron e Merkel, a voi, servi dell'Europa e dei poteri forti, il coraggio manca (Commenti del deputato Sensi - Commenti dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Colleghi! Collega! Collega Caffaratto…collega Sensi! Collega Caffaratto, la prego di utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula senza dare a nessuno dei servi di qualcuno. La ringrazio (Commenti del deputato Ziello). So bene come fare il mio lavoro, grazie. Prego, onorevole Caffaratto.

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Ma, cari colleghi, il voto dei cittadini umbri non vi ha insegnato nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier-Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Concludo augurandomi quindi…

PRESIDENTE. Colleghi…

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). …augurandomi quindi che vogliate presto staccare la spina a questo inciucio e che con un sussulto di dignità, anche se ne dubito, vogliate velocemente mandare al voto gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei portare all'attenzione dell'Aula una crisi aziendale che riguarda il settore del marmo. Mi riferisco in particolare al distretto apuo-versiliese: per intenderci il famoso marmo di Carrara. Parlo di cave in cui Michelangelo personalmente sceglieva il marmo per sottolineare proprio la qualità eccellente che viene riconosciuta in tutto il mondo. Parlo proprio di eccellenza italiana. Parlo di un prodotto che prima veniva estratto, lavorato e anche finito sul luogo. È una filiera che oggi è in crisi perché il materiale estratto viene esportato come materiale grezzo e la lavorazione viene quasi tutta delocalizzata in Paesi come la Cina e in altri Paesi extra europei. Oggi è diminuita fortemente l'asportazione e la delocalizzazione rischia davvero di mortificare…

PRESIDENTE. Colleghi!

MARIA TERESA BALDINI (FDI). …l'immagine di questo prodotto, di questa eccellenza italiana. Le cave sono in concessione governativa ma di fatto sono in mano a poche famiglie. Una volta i marmi erano tutti venduti a trasformatori locali, oggi vengono venduti proprio così, in blocco, come materiale grezzo. Tutto il settore sta morendo. La Spagna lo ha capito da molto tempo e infatti le lastre di marmo vengono vendute direttamente alle aziende. Il marmo italiano è oro e noi lo stiamo veramente vendendo a pochissimo costo. Oggi è più probabile trovare del marmo di Carrara lavorato in Cina che a Carrara stessa. L'assurdo, la cosa più grave è che, tre anni fa, hanno dato la maggioranza delle quote in concessione agli arabi: la famiglia Bin Laden ha rilevato la maggioranza delle quote delle Cave, una cava molto importante. Si sta veramente perdendo il territorio nostro e altri Paesi vengono fatti arricchire. Penso che la Toscana potrebbe vivere soltanto con la lavorazione del marmo e, invece, non si fa niente affinché il marmo rimanga localmente ma si permette che sia esportato senza essere lavorato. Basterebbe questo per mantenere e ricreare l'aspetto produttivo aziendale di questa filiera in tutta la Toscana. Quindi pensate proprio a una rivalutazione e a un ripensamento di un territorio che sta cambiando anche l'economia: da un turismo che prima era sulle spiagge ad un turismo molto forzato perché sta perdendo il suo oro, il suo marmo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, ho solo due minuti. Mi rendo conto che probabilmente il decreto-legge è blindato e, quindi, non c'è possibilità neanche in Aula di proporre modifiche ma, prima cosa, ho partecipato la scorsa settimana ad una vertenza sindacale al MISE e credo che (guardo l'onorevole Moretto che prima è intervenuta) essere invitati al MISE a partecipare è opera difficile. Quindi almeno che con il provvedimento si possa dare la possibilità ai deputati di partecipare per le aziende del proprio territorio ad una vertenza sindacale, perché adesso è veramente difficile. Seconda cosa, condivido del provvedimento l'articolo 13-ter nel quale si dice che gli operai di aziende che sono in crisi possano costituire delle cooperative. È cosa buona e giusta ed è importante aiutarli veramente a creare questo volano di lavoro, che molte volte produce una difesa delle professionalità, ma produce anche veramente economia e ricchezza: i casi della provincia di Vicenza, su questi esperimenti, rendono questo articolo buono e percorribile. Ma il mio intervento è soprattutto sulla vertenza Wambao-ACC, la più grossa azienda di compressori del settore del “bianco” in Italia: i cinesi vogliono andarsene dall'Italia, si sono presi tutto il pacchetto degli ordini e lasciano 300 famiglie a casa, 300 operai a casa. Ma il problema qual è? È che è utile ed è importante, da parte del Ministero, cercare di entrare nel processo di vendita e della ricerca del possibile acquirente. Perché dico questo? Perché in questo provvedimento manca un articolo che serve – e guardo proprio il Ministro Federico D'Incà - che serve ad aiutare una possibile ricerca di acquirenti senza lasciare l'azienda straniera, tante volte anche multinazionale, a fare i suoi sporchi comodi e a cercare quello che cerca. In qualche maniera il Ministero, il Governo e il Parlamento debbono indirizzarli, controllarli e anche aiutarli nell'individuazione di un acquirente.

PRESIDENTE. Concluda onorevole Bond.

DARIO BOND (FI). Chiudo auspicando che, da questa esperienza della Wambao-ACC e da questa esperienza negativa che si sta per profilare, esca da questo Parlamento un articolo specifico su questa questione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, intervengo non per aggiungere qualcosa a quello che hanno già detto i colleghi, ma a volte dispiace leggere nei provvedimenti la parola Sardegna legata a misure assistenziali. Certo, fa piacere per i lavoratori, quegli ex lavoratori che ricevono ossigeno, ma questi lavoratori poi sono illusi che potranno continuare a lavorare, perché questo Governo dice “no” alla Sardegna per avere il metano, dice che siamo l'unica regione in Europa che non è dotata di metano, ma ci dice “no” alla dorsale del metano e ci dicono: “Dovete essere collegati con la Sicilia con l'elettrodotto”. Ma noi non abbiamo bisogno dell'energia elettrica, abbiamo bisogno del metano e vi chiediamo quello da tempo. Ci avete detto “no”. Abbiamo le centrali dell'ENEL; dite “no” al carbone. Mettete i soldi per riconvertire le centrali di Portovesme, per le centrali del Sulcis, di Ottana, di Porto Torres? No. Chiediamo di riconvertire quelle centrali, proponiamo di riconvertire quelle centrali con il gas, con le energie rinnovabili: dite di no. Ci sono i provvedimenti di misura assistenziale e ciò è ingiusto per un territorio come il Sulcis, come la piena di Ottana, come Porto Torres, che dovrebbero essere bonificati e dovrebbero avere una speranza. Il Sole 24 Ore ci dice che l'Italia è ultima per la mobilità sociale. Certo, i giovani non riescono a scalare la mobilità sociale. Ci avete illuso, approvando con il precedente Governo l'ordine del giorno sulla zona franca e poi non ci date niente, mentre la zona franca la stanno aprendo le altre isole del Mediterraneo, mentre la Sardegna riceve sempre dei “no”. Bene, noi non vogliamo più misure assistenziali. In Sardegna siamo autonomi, in Sardegna sappiamo sopravvivere senza gli aiuti di Stato, ma ci dovete mettere in condizione di poter sopravvivere con le misure giuste, quelle che vi chiediamo, quelle che nascono in Sardegna e non quelle che ci imponete dalle altre regioni, perché qui noi siamo pochi, come numero, ma dalla Sardegna, dalle comunità che sono sparse in Italia, vi viene fatta una richiesta che voi ignorate ogni volta: maggiori infrastrutture e le misure che ci permettano di sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Avrebbe facoltà di replicare la relatrice, l'onorevole Barzotti, che però non vedo in Aula, quindi immagino che non intenda intervenire. Anzi, è al suo posto, dovrebbe essere al banco dei nove, però intende replicare.

VALENTINA BARZOTTI, Relatrice. Grazie Presidente, non intendo replicare.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha facoltà di replicare invece la rappresentante del Governo, sottosegretaria Puglisi.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente buonasera, onorevoli, questo provvedimento, come sapete e come avete sottolineato anche in alcuni interventi, nasce con il Governo precedente, ma è stato cambiato in parti sostanziali con il contributo del nuovo Governo e con il lavoro fatto in Commissione nell'altro ramo del Parlamento. In particolare, io credo siano importanti le misure che abbiamo inserito a favore dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme digitali. Io qui, visti e ascoltati con attenzione gli interventi, vorrei dire innanzitutto che noi assicuriamo finalmente diritti a lavoratori e lavoratrici che erano totalmente privi di diritti fino ad oggi e chi lavora in modo continuativo, attraverso l'eterodirezione, attraverso una piattaforma digitale, può essere ricondotto alla tipologia di contratto di lavoro subordinato, mentre per i rider, che hanno collaborazioni appunto discontinue, grazie alla valorizzazione e al ruolo della contrattazione aziendale dei contratti nazionali di lavoro potranno avere certezze per i loro diritti fondamentali: il diritto al riposo, il diritto alla disconnessione, il diritto alla malattia e anche l'assicurazione INAIL. Grazie a questo provvedimento diamo stabilità al lavoro di 600 precari ANPAL: io credo che questa sia un'altra misura davvero importante, verrà assunto direttamente a tempo indeterminato chi aveva contratti di lavoro a termine e accederanno finalmente alla stabilità, con una procedura concorsuale, gli altri che avevano dei contratti di collaborazione coordinata. Non è vero che questo Governo non si sta occupando delle crisi aziendali: certo che ce ne stiamo occupando, lo stiamo facendo con i tanti tavoli di lavoro aperti al MISE, insieme al Ministero del Lavoro e in questo provvedimento sono stati inseriti altri 90 milioni di euro per garantire gli ammortizzatori sociali già nel 2019 e ancora 3 milioni e mezzo per la Sardegna, 30 milioni per la Sicilia, quelle risorse aggiuntive che servono appunto per gli ammortizzatori sociali delle aree di crisi complessa.

Mi sono state fatte domande puntuali: perché l'INPS ha deciso di internalizzare i servizi del contact center multicanale? Perché crediamo che sia fondamentale; per dare un servizio efficiente ai cittadini che si rivolgono appunto al contact center serve personale qualificato e dunque è intenzione dell'INPS investire nella loro formazione continua. È dunque importante aver preso in house queste attività. Avete detto che non è questa certamente la politica industriale di cui ha bisogno questo Paese: dateci il tempo. C'è una legge di bilancio dove ci saranno, lì dentro, le misure e soprattutto gli investimenti che servono, a partire per esempio dal taglio del cuneo fiscale ai lavoratori; significa sostenere la domanda interna, che è fondamentale per la crescita economica di questo Paese e per affrontare la crisi globale. Ma ancora ci sono risorse importantissime per accompagnare le nostre imprese nella delicata transizione tecnologica ed ecologica. Dunque, noi crediamo che questo sia un primo passo importante, che proseguirà per sostenere la crescita e l'occupazione, che è la vera ossessione di questo Governo.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2203)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che la V Commissione (Bilancio) e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2203)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo intervenire il Ministro.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. A nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge n. 2203, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Intanto volevo fare i complimenti al Ministro D'Incà, perché c'è sempre una prima volta, anche in questo ramo del Parlamento: anche oggi puntualmente è arrivata la prima volta del Ministro D'Incà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che ha recitato la formuletta di rito. Tra l'altro, mancava la parte “senza subemendamenti”: ricontrollatela bene, perché la formula è molto precisa e molto chiara; credo che se la stia studiando anche il collega D'Uva, visto il cursus honorum, da Questore a Ministro per i Rapporti con il Parlamento, in vista del prossimo Governo. Ecco, la prima fiducia alla Camera, la seconda, perché la prima sullo stesso provvedimento è stata presentata qualche giorno fa al Senato: quindi, Ministro D'Incà, avete ripreso subito la media di una fiducia al mese.

Io non voglio entrare nel merito di un tema importante come quello delle crisi aziendali; mi permetto di ricordare che pende da mesi una richiesta del gruppo di Forza Italia di un'informativa del Ministro. Nel frattempo è cambiato addirittura il Ministro: siamo passati appunto dal Governo del cambiamento al cambiamento del Governo, ma insomma, siamo sempre lì. Chiunque sia il Ministro, quando sarete pronti, se per cortesia poi ci fate anche un'informativa sulle attuali crisi aziendali aperte, al di là del decreto-legge: ve ne saremmo grati.

Una fiducia che giunge paradossalmente in un momento politico strano, perché voi venite qui a chiedere la fiducia del Parlamento proprio all'indomani di una sberla elettorale che avete preso in Umbria, dove la fiducia certamente non ve l'hanno data gli elettori (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Proprio voi, i fautori della democrazia diretta, voi, i fanatici della democrazia diretta, voi, quelli che quando eravate ai banchi dell'opposizione insultavate i Governi che venivano a porre la fiducia nelle stesse condizioni in cui voi oggi la ponete.

Io poi mi rendo conto, il decreto è prossimo alla scadenza, non certo per colpa dell'opposizione, ma magari per la lentezza di certi meccanismi, che hanno fatto sì che si dovesse cambiare il Governo in corso d'opera, che ci fosse un rallentamento dei lavori parlamentari; ma tant'è: abbiamo ripreso la media di una fiducia al mese, perché più o meno siete in carica da quasi due mesi e c'è la seconda fiducia. Confidiamo, Ministro D'Incà, che lei impari a memoria la formuletta, perché credo che di fiducie ne vedremo ancora diverse altre; ma speriamo di vederne il meno possibile, perché, purtroppo per noi, questo Governo sciagurato non farà il bene del Paese. E lo vedremo non solo con questi provvedimenti, ma con la manovra finanziaria di tasse e manette che state preparando, che è un altro colpo gobbo alle tasche, ai risparmi e al diritto degli italiani di essere rappresentati dalla maggioranza moderata di centrodestra, ogni volta che ci sono le elezioni, vi ricorda che c'è e che è maggioranza nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 18,10.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2203 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato - scadenza: 3 novembre 2019), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori. La votazione per appello nominale avrà inizio domani, mercoledì 30 ottobre, a partire dalle ore 17,30, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.

Dopo l'appello nominale si passerà all'illustrazione degli ordini del giorno con prosecuzione notturna ed eventualmente nella giornata di giovedì 31 ottobre. Nella stessa giornata di giovedì 31 ottobre seguiranno il parere del Governo e le votazioni sugli ordini del giorno, nonché la votazione finale, previe dichiarazioni di voto. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di domani, mercoledì 30 ottobre.

Nella giornata di domani, alle ore 15, avrà comunque luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Badole. Ne ha facoltà.

MIRCO BADOLE (LEGA). Presidente, un anno fa, il 29 ottobre 2018, si scatenava una tempesta con furia distruttiva, che andava a colpire il Nord-Est del nostro Paese, ed in particolare la provincia di Belluno. Su tutti ricordiamo le zone dell'Agordino, in particolare il comune di Rocca Pietore, le zone del Comelico, il Cadore, il Feltrino; ma anche l'Altopiano di Asiago, nel Vicentino, e molte altre zone che hanno subito più o meno danni.

La tempesta, denominata in seguito “Vaia”, ha colpito con un'alluvione che ha provocato frane e inondazioni; ma è stato soprattutto il vento a causare i danni maggiori, radendo al suolo ettari ed ettari di bosco e devastando così vaste zone montane tra Friuli, Veneto e Trentino-Alto Adige. Va dato merito al governatore Luca Zaia e ai prefetti veneti, che, viste le previsioni meteorologiche critiche, hanno avuto il coraggio di prendersi la responsabilità di far chiudere scuole, uffici pubblici, fabbriche, limitando così fortunatamente il numero delle vittime. Poteva essere una strage. Già il giorno dopo però i montanari del Nord-Est si sono prontamente rimboccati le maniche; ed in silenzio - ripeto, in silenzio - hanno iniziato a sistemare quanto era stato distrutto, dimostrando ancora una volta il loro carattere e lo spirito tipico delle genti di montagna. Devo dire che questa volta anche le istituzioni si sono mosse con celerità, stanziando subito quasi un miliardo di euro per i primi interventi di ricostruzione. Un plauso va in particolare alla regione Veneto, che ha rispettato la scadenza del 30 settembre imposta dal Ministero, cantierizzando l'intero finanziamento e dando così il via ad oltre 1.700 cantieri. Non posso, infine, non ricordare ed esaltare il lavoro svolto da tutti i volontari, ed in particolare quelli della Protezione civile veneta, immediatamente operativa e preparata ad ogni evenienza, dimostrando, ancora una volta, di essere un'eccellenza a livello nazionale e di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, un saluto anche al Ministro, il mio conterraneo Federico D'Incà. Un anno fa le mie terre venivano sconvolte dalla tempesta “Vaia”: un'ondata di maltempo fra le peggiori dell'ultimo secolo. Caddero al suolo in tre giorni, sulle aree montane del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige e della Lombardia, più di 800 millimetri di pioggia, superando i dati della grande alluvione del 1966. All'acqua si è aggiunto anche il vento, che soffiando fra i 100 e i 200 chilometri all'ora per diverse ore, ha provocato la caduta di milioni di alberi e la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine e dolomitiche. Migliaia i cittadini senza energia elettrica, senza acqua potabile, senza la possibilità di muoversi per giorni. La stima definitiva dei danni supera complessivamente i 2 miliardi di euro, solo in Veneto più di un miliardo. Per quanto concerne le foreste, a causa del vento, secondo le stime, sono stati abbattuti più di 8 milioni di metri cubi di legname. Per fortuna, il sistema dell'allerta ha funzionato e per questo il numero delle vittime, a cui va il nostro ricordo, è ridottissimo. Ancora un grazie alle migliaia di persone, dipendenti e volontari, del nostro sistema di Protezione civile, che hanno saputo superarsi ancora una volta e consentito un ritorno alla normalità delle popolazioni relativamente veloce.

Va colta oggi l'occasione per riallacciare il legame tra foresta e attività dell'industria del legno. Questa filiera va incentivata in tutte le sue parti. Per troppi anni il nostro Paese ha dimenticato questo comparto, fondamentale per mantenere la vita nelle valli alpine. Partendo da questa drammatica esperienza, il tema della cura del territorio montano deve essere centrale nelle politiche del nostro Paese. Investire in prevenzione dei rischi, ripristinando quei luoghi, deve essere un impegno di tutte le istituzioni. Solo una montagna manutenuta ed abitata può prevenire e contenere i rischi di fenomeni della portata di “Vaia”, che, per via dei cambiamenti climatici, saranno, ahinoi, sempre più frequenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Presidente. Il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania è un'eccellenza culturale nazionale e dal 1980 è il centro di rappresentazione dell'opera della città etnea. Dal 1986, con legge regionale siciliana, diviene ente autonomo regionale e, quindi, oggi riceve finanziamenti principalmente attraverso il Fondo unico regionale per lo spettacolo. Il mancato finanziamento regionale rappresenta uno schiaffo per l'ente lirico, poiché ad oggi non vengono garantiti i fondi necessari per la sopravvivenza della programmazione lirico-sinfonica della stagione teatrale 2020. Questo in virtù del fatto che l'ente teatrale ha bisogno di una programmazione finanziaria solida fino al 2021 per poter chiudere il bilancio triennale come previsto dalla legge. Allo stato attuale i fondi sono già esigui, visto che anche il comune e la città metropolitana, a causa delle difficoltà in cui versano, non erogano il loro contributo da tempo e la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo prevede parametri che rischiano di penalizzare ulteriormente il teatro catanese, che ha sempre fornito fino ad oggi una pianificazione di qualità. Nonostante la mobilitazione degli addetti ai lavori, sostenuti da tantissimi registi, attori, semplici cittadini, che hanno lanciato un appello alla politica per evitare la chiusura del teatro, la regione non sta facendo nulla per evitare il fallimento. Mi unisco, quindi, al coro di chi non vuole causare ulteriore danno al teatro, soprattutto a livello turistico alla città. Mi appello, quindi, al buonsenso della politica, ricordando che il teatro è vita e privarsene equivale a un lutto culturale di cui una regione a forte trazione intellettuale non può permettersi. Il mio auspicio è che il Teatro “Vincenzo Bellini” possa ricevere finanziamenti in funzione di parametri che lo valorizzino e che il Governo possa adottare tutte le strategie possibili per salvaguardare un patrimonio di interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, nei giorni scorsi si è svolta la ventiquattresima edizione del Premio Nazionale “Paolo Borsellino”, organizzato come ogni anno per rinnovare il ricordo del grande magistrato che ha sacrificato la sua vita nella lotta contro la mafia. Come ogni anno, la giuria ha offerto questo prestigioso riconoscimento a cittadini che si sono distinti per onestà e coerenza nel campo della giustizia, dal prefetto Franco Gabrielli, a Leonardo Guarnotta, che fu membro del pool antimafia proprio con Falcone e Borsellino, ai procuratori Prestipino e Bombardieri, ai questori di Napoli e Palermo, al generale Pasquale Angelosanto, comandante dei ROS, ad altri autorevoli i cittadini al servizio dello Stato. Tra queste figure, riconosciute come esemplari per aver saputo portare sulle proprie gambe le idee e il buon esempio di chi li ha preceduti fino a pagare con la propria vita, è stato premiato anche Luigi Leonardi, imprenditore napoletano che ha avuto la forza di opporsi alla camorra, sottraendosi dal 2001 al ricatto delle estorsioni, arrivando a denunziare diversi clan e portando all'arresto di persone pericolose. Una scelta di vita di un singolo cittadino che non si piega, una scelta di vita coraggiosa, anzi coraggiosissima, con tutte le conseguenze che essa ha comportato e comporta tuttora. Eppure, Luigi Leonardi, che viene insignito del Premio “Borsellino” in quanto cittadino incensurato che ha testimoniato denunciando la camorra ed esempio virtuoso di testimone di giustizia, per lo Stato è un'altra cosa, egli è un collaboratore di giustizia, un pentito, un uomo dal comportamento tutt'altro che esemplare. Concludo. Luigi Leonardi, dopo anni di minacce e di paura, ancora non sa perché lo Stato abbia modificato il suo status da testimone a collaboratore.

Presenterò nei prossimi giorni un'interrogazione al Ministro dell'Interno perché, su questo caso, venga fatta chiarezza e perché lo Stato colga l'opportunità per restituire a quest'uomo tutta la dignità che merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. Duecento insulti al giorno contro la senatrice Liliana Segre, duecento insulti al giorno che svelano una cultura dell'odio mostrata da chi non conosce la differenza tra il bene e il male, non comprende la sofferenza di una donna che ha vissuto sulla propria pelle l'orrore delle leggi razziali e dei campi di concentramento, venendo privata degli affetti più cari e persino della propria identità. Duecento insulti al giorno che non possiamo far finta di ignorare e che non possiamo lasciare circolare liberamente sulla rete, come se tutto fosse consentito dietro la protezione di uno schermo. Duecento insulti al giorno che non sono frutto di riflessione o di giudizi consapevoli, ma che vengono vomitati per il semplice gusto di ferire, come se fosse normale cercare rifugio dalle proprie frustrazioni, colpendo l'altrui dolore.

Quella banalità del male di cui scrisse Hannah Arendt riemerge forte nella nostra quotidianità, si annida nelle stanze dei luoghi di lavoro, negli stadi di calcio e ancor di più nelle chat e nelle piattaforme social. Per prendere coscienza di quanto sia dilagante questa tendenza alla malvagità gratuita, pensiamo alla raccapricciante scoperta di un gruppo Whatsapp denominato “The Shoah Party”, che collegava centinaia di giovani attraverso lo scambio di contenuti multimediali che mischiavano insulti razziali e immagini di violenza. A preoccupare è, appunto, questa commistione di valori sovvertiti, comune a molti individui che palesano una chiara incapacità di distinguere tra il lecito e l'illecito, il morale e l'immorale, il giusto e l'ingiusto.

Concludo, Presidente. Per combattere una così radicata facilità al disprezzo, le istituzioni devono servirsi di molteplici strumenti, per programmare azioni che mirino all'educazione emotiva, ai quali andranno aggiunte leggi per sanzionare chi continua ad inquinare luoghi reali e virtuali con messaggi di odio e intolleranza. Alla senatrice Liliana Segre non va soltanto la nostra solidarietà, ma anche e soprattutto la promessa che lavoreremo affinché consapevolezza e comprensione tornino ad essere comuni alla maggior parte degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per portare in Aula la voce dei 30 lavoratori della Domino Cucine Srl, di Scordia, in stato di agitazione, che, da agosto 2019, non ricevono lo stipendio. Sono 30 lavoratori, 30 padri e madri di famiglia che vivono nell'incertezza più totale. Hanno cercato, loro stessi, un'interlocuzione continua con la società, ma non hanno ricevuto alcuna garanzia; solo silenzio e vaghe promesse mai mantenute. La questione finora è stata avvolta nel silenzio più totale ed è mio compito, mio interesse, quello di accendere i riflettori su questa vicenda, una vicenda che riguarda non solo i 30 lavoratori, ma l'intera comunità di Scordia, che ha delle difficoltà nel mondo del lavoro e sicuramente questa non è una questione secondaria. Auspico un senso di responsabilità da tutte le istituzioni presenti, dal sindaco a quelle più alte, e spero in una ricomposizione di questa crisi. Da uomo delle istituzioni esprimo la mia vicinanza a tutti i lavoratori coinvolti e alle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Una recente ricerca dell'Unione nazionale dei comuni montani, denominata No phone zone, ha individuato ben 1.220 comuni, tra i quali ne figurano molti della regione Friuli-Venezia Giulia, in cui si registra l'assenza del segnale telefonico mobile. Tale situazione ritengo sia inaccettabile e soprattutto stride con la propaganda pubblicitaria realizzata da alcuni operatori di telefonia mobile, che, in vista del passaggio alle frequenze 5G, ipotizzano ad esempio la possibilità di svolgere operazioni chirurgiche a distanza, quando ci sono molti cittadini residenti, in particolare nelle aree montane - e per esperienza diretta voglio stigmatizzare le aree montane del Friuli-Venezia Giulia -, impossibilitati ad inviare un banale SMS o ad effettuare una chiamata. In particolare, si verifica un altro fatto: nelle aree confinarie del Friuli-Venezia Giulia con la Repubblica di Slovenia, le loro reti entrano in modo invasivo nel nostro territorio, con le conseguenze facilmente immaginabili.

Queste condizioni pongono in una situazione di estrema difficoltà e disagio i cittadini residenti in zone che si trovano appunto nelle aree confinarie e montane, che sono impossibilitati a comunicare per via di telefonia mobile, con criticità evidenti anche per quanto riguarda la sicurezza personale ma anche con riflessi fortemente negativi per i soggetti che, in tali zone, hanno attività economiche. È necessario vengano prese iniziative urgenti per risolvere questa insostenibile condizione di oscuramento telefonico, nella quale versano da anni troppi cittadini. È per questo che annuncio il deposito di un atto di sindacato ispettivo.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 30 ottobre 2019 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1476 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali (Approvato dal Senato).

(C. 2203)

Relatrice: BARZOTTI.

La seduta termina alle 18,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 il deputato Bazzaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato Novelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 18 il deputato Deidda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 34 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che ha erroneamente votato a favore;

nella votazione n. 36 i deputati Morgoni e Vinci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf rif I p. 486 484 2 243 484 0 53 Appr.
2 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf II p. 488 488 0 245 204 284 53 Resp.
3 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf III p. 488 488 0 245 202 286 53 Resp.
4 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf IV p. 489 489 0 245 204 285 53 Resp.
5 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf V p. 489 489 0 245 203 286 52 Resp.
6 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf VI p. 491 491 0 246 206 285 52 Resp.
7 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf VII p. 486 486 0 244 204 282 52 Resp.
8 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf VIII p. 490 490 0 246 205 285 52 Resp.
9 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf IX p. 494 494 0 248 209 285 52 Resp.
10 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf X p. 492 492 0 247 205 287 52 Resp.
11 Nominale Moz. Meloni e a 1-266 unf XI p. 487 487 0 244 204 283 52 Resp.
12 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 rif. I p. 493 493 0 247 493 0 52 Appr.
13 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 II p. 494 494 0 248 206 288 52 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 III p. 494 494 0 248 207 287 52 Resp.
15 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 IV p. 491 491 0 246 209 282 52 Resp.
16 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 V p. 488 488 0 245 204 284 52 Resp.
17 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 VI p. 489 489 0 245 204 285 51 Resp.
18 Nominale Moz. Molinari e a. 1-268 VII p. 493 493 0 247 204 289 51 Resp.
19 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf rif I p 497 496 1 249 496 0 51 Appr.
20 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf II p. 491 491 0 246 205 286 51 Resp.
21 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf III p. 497 497 0 249 206 291 51 Resp.
22 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf IV p. 495 495 0 248 205 290 51 Resp.
23 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf V p. 493 492 1 247 207 285 51 Resp.
24 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf VI p. 489 489 0 245 204 285 51 Resp.
25 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf VII p. 492 492 0 247 209 283 51 Resp.
26 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-269 nf VIII p. 494 494 0 248 205 289 51 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 rif. I p. 484 484 0 243 483 1 51 Appr.
28 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 II p. 489 489 0 245 204 285 51 Resp.
29 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 III p. 487 487 0 244 207 280 52 Resp.
30 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 IV p. 481 481 0 241 204 277 52 Resp.
31 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 V p. 481 481 0 241 205 276 52 Resp.
32 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 VI p. 485 485 0 243 205 280 52 Resp.
33 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 VII p. 487 487 0 244 204 283 52 Resp.
34 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-271 VIII p. 490 487 3 244 202 285 52 Resp.
35 Nominale Moz. Gribaudo e a. 1-273 rif. 488 283 205 142 280 3 52 Appr.
36 Nominale Ddl 2203 - quest. preg. 1 e 2 432 431 1 216 171 260 51 Resp.