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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 244 di mercoledì 23 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Colletti, Colucci, Corda, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Liuni, Lollobrigida, Lupi, Maggioni, Morani, Morassut, Occhionero, Pedrazzini, Paolo Russo, Schullian, Scoma, Tasso e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Salutiamo gli studenti, che hanno finito con la loro visita, del liceo artistico “Alessandro Caravillani” di Roma. Grazie per la vostra presenza, qui oggi (Applausi).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (A.C. 2100-A) (ore 10,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2100-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Ricordo che nella seduta del 12 ottobre 2019 sono state respinte le questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2100-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Affari costituzionali, deputato Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Per fortuna questo non è un provvedimento di tasse, Presidente. È un provvedimento che riguarda Disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Il decreto-legge n. 105 del 2019, oggi all'esame dell'Assemblea, è finalizzato ad assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, nonché degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati attraverso l'istituzione di un perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e la previsione di misure volte a garantire i necessari standard di sicurezza rivolti a minimizzare i rischi.

Nel corso dell'esame in sede referente, oltre alle modifiche apportate al testo del decreto-legge, sono state previste, inoltre, nuove disposizioni per l'esercizio dei poteri speciali del Governo che si aggiungono a quelle già previste.

Passando all'illustrazione del contenuto degli articoli 1 e 2, l'articolo 1, comma 1, modificato in sede referente, istituisce il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, al fine di assicurare la sicurezza di reti, sistemi informativi e servizi informatici necessari allo svolgimento di funzioni o alla prestazione di servizi, dalla cui discontinuità possa derivare un pregiudizio alla sicurezza del nostro Paese. Il comma 1 fa riferimento alle amministrazioni pubbliche, nonché ad enti e operatori nazionali, pubblici e privati, aventi una sede nel territorio nazionale, come specificato nel corso dell'esame in sede referente, le cui reti e sistemi informativi e informatici sono necessari per l'esercizio di una funzione essenziale dello Stato, oppure sono necessari per l'assolvimento di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato, oppure il cui malfunzionamento, interruzione, anche parziale, o uso improprio possono pregiudicare la sicurezza nazionale.

Il comma 2 demanda l'individuazione dei soggetti inclusi nel perimetro ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del CISR entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame. Come previsto dal comma 4-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, sullo schema di decreto è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere nel termine di trenta giorni, decorso il quale il decreto può comunque essere adottato.

Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri individua i soggetti inclusi nel perimetro secondo i seguenti criteri: il soggetto esercita una funzione essenziale dello Stato, ovvero assicura un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato; l'esercizio di tale funzione o la prestazione di tale servizio dipende da reti, sistemi informativi e servizi informatici; oppure, come specificato ancora nel corso dell'esame in sede referente, l'individuazione avviene secondo un criterio di gradualità, tenendo conto dell'entità del pregiudizio per la sicurezza nazionale che - in relazione alle specificità dei diversi settori di attività - può derivare dal malfunzionamento, interruzione, anche parziale, ovvero dall'utilizzo improprio delle suddette reti e dei predetti sistemi informativi e servizi informatici. Resta ferma, per gli organismi di informazione e sicurezza, la specifica disciplina di cui alla legge n. 124 del 2007.

Il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dovrà fissare, sulla base di un'analisi del rischio e di un criterio di gradualità che tenga conto delle specificità dei diversi settori di attività, i criteri che i soggetti inclusi nel perimetro dovranno seguire nel compilare l'elenco delle reti, dei sistemi e dei servizi rilevanti ai fini della presente disciplina. Tale elenco dovrà essere aggiornato con cadenza almeno annuale.

Si prevede, inoltre, sempre per una modifica intervenuta in sede referente, che per le reti, i sistemi informativi e i servizi informatici attinenti alla gestione delle informazioni classificate si applichi quanto previsto dal regolamento adottato ai sensi dell'articolo 4, comma 3, lettera l) della legge n. 124 del 2007. In attuazione di tale disposizione è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 novembre 2015, n. 5, recante disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di Stato e delle informazioni classificate e a diffusione esclusiva, integrato poi dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3 del 2017.

L'organismo tecnico di supporto al CISR, integrato da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, provvede alla predisposizione di tali criteri adottando “opportuni moduli organizzativi”. Entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri gli elenchi così predisposti sono inviati: alla Presidenza del Consiglio dei ministri dai soggetti pubblici e dai soggetti che intendono fornire servizi fiduciari qualificati o svolgere l'attività di gestore di posta elettronica certificata o di gestore dell'identità digitale oppure dai soggetti che intendono svolgere l'attività di conservatore di documenti informatici, rispettivamente qualificati; al Ministero dello Sviluppo economico dai soggetti accreditati dall'AgID, cioè quelli individuati all'articolo 29 del Codice dell'amministrazione digitale.

Quindi la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Mise inoltrano i rispettivi elenchi: al DIS, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, organo incaricato a livello nazionale di coordinare le questioni relative alla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi e la cooperazione transfrontaliera a livello di Unione europea e designato, dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 65 del 2018, quale punto di contatto unico per tali questioni, anche per le attività di prevenzione, preparazione e gestioni delle crisi svolte dal Nucleo per la sicurezza cibernetica; e all'organo per la regolarità e sicurezza dei servizi di telecomunicazione presso il Ministero dell'Interno, il quale assicura i servizi di protezione informatica delle infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale individuate con decreto del Ministro dell'Interno, 9 gennaio 2008, operando mediante collegamenti telematici definiti con apposite convenzioni con i responsabili delle strutture.

L'articolo 1, comma 3, modificato, demanda a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro dieci mesi dalla conversione del decreto-legge, la definizione di un duplice profilo: le procedure secondo cui i soggetti del perimetro segnalano gli incidenti aventi impatto e le misure volte a garantire elevati livelli di sicurezza. Per quanto riguarda le procedure di segnalazione degli incidenti su reti, sistemi informativi e sistemi informatici rientranti nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, i relativi soggetti devono notificare l'incidente al CSIRT italiano, Gruppo di intervento per la sicurezza informatica in caso di incidente. Questo CSIRT procede poi a inoltrare tempestivamente la notifica al DIS. Questa trasmissione è prevista anche qualora siano interessate attività demandate al Nucleo per la sicurezza cibernetica. Il DIS assicura infine una duplice ulteriore trasmissione all'organo del Ministero dell'Interno preposto alla sicurezza e regolarità dei servizi di telecomunicazioni e alla Presidenza del Consiglio dei ministri ovvero al Ministero dello Sviluppo economico in base ai soggetti che hanno proceduto alla notifica.

Per quanto riguarda le misure di sicurezza esse devono assicurare elevati livelli di prevenzione e salvaguardia delle reti, sistemi informativi e sistemi informatici rientranti nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, tenendo conto degli standard definiti a livello internazionale e dell'Unione europea, come specificato nel corso dell'esame in sede referente.

In particolare, queste misure devono essere definite così da agire su più versanti: la struttura organizzativa preposta alla gestione della sicurezza, le politiche di sicurezza e gestione del rischio; le politiche di sicurezza, struttura organizzativa e gestione del rischio; la mitigazione e la gestione degli incidenti e loro prevenzione; la protezione fisica e logica e dei dati informativi; l'integrità delle reti e dei sistemi informativi; la gestione operativa; il monitoraggio, test e controllo; la formazione e consapevolezza e l'affidamento di forniture, sistemi e servizi di tecnologie dell'informazione e della comunicazione anche mediante definizione di caratteristiche e requisiti di carattere generale, standard e di eventuali limiti, come specificato nel corso dell'esame referente. L'elaborazione delle misure di sicurezza sopramenzionate è realizzata, secondo l'ambito di competenza, dal Mise o dalla Presidenza del Consiglio. È prevista l'intesa con il Ministero della Difesa, il Ministero dell'Interno, il Ministero dell'Economia e delle finanze, il DIS.

Ai sensi del comma 4-bis, il parere delle competenti Commissioni parlamentari è espresso nel termine di trenta giorni, decorso il quale il decreto può essere comunque adottato. Il comma 5 prevede un aggiornamento almeno biennale delle previsioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. È anche previsto l'aggiornamento biennale per l'altro decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di determinazioni dei soggetti che fanno parte del perimetro di sicurezza. In entrambi i casi, in base a ciò che abbiamo modificato in sede referente, è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, sempre nel termine di 30 giorni.

L'articolo 1, comma 6, modificato, rimette a un regolamento, da emanarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro dieci mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, la definizione delle procedure, delle modalità e dei termini ai quali devono attenersi le pubbliche amministrazioni, gli enti e gli operatori nazionali pubblici e privati inclusi nel perimetro ai sensi del DPCM, che intendano procedere all'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi ICT, destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi informativi e per l'espletamento dei servizi informatici individuati nell'elenco trasmesso alla Presidenza del Consiglio e al MISE. Questa disciplina non si applica agli affidamenti delle forniture di beni, sistemi e servizi necessari per lo svolgimento delle attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati e quelli per i quali è stata dal regolamento disposta una deroga in quanto per la loro acquisizione è indispensabile procedere in sede estera. Sempre per modifica introdotta in sede referente, non si tratterà di tutti i beni, sistemi e servizi ICT potenzialmente oggetto di acquisto ma solo dei beni appartenenti a categorie individuate da un decreto della Presidenza del Consiglio, anche questo da emanarsi entro dieci mesi dalla conversione.

Il comma 7 individua alcuni compiti del CVCN, Centro di valutazione e certificazione nazionale, con riferimento all'approvvigionamento di prodotti, processi, servizi di tecnologie dell'informazione e della comunicazione e infrastrutture, qualora, ovviamente, destinati a reti e sistemi appartenenti al perimetro di sicurezza. Il CVCN contribuisce all'elaborazione delle misure di sicurezza, per ciò che concerne l'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi ICT; svolge attività di valutazione del rischio e di verifica delle condizioni di sicurezza e dell'assenza di vulnerabilità note, anche in relazione all'ambito di impiego, dettando, se del caso, prescrizioni di utilizzo al committente; elabora e adotta schemi di certificazione cibernetica qualora gli schemi di certificazione esistenti non siano ritenuti, per ragioni di sicurezza nazionale, adeguati alle esigenze di tutela del perimetro. Al fine delle attività di cui alla lettera b) il CVCN si avvale anche di laboratori che esso accredita. Il comma 19 prevede l'autorizzazione di spesa, pari a 3 milioni 200 mila euro, per il CVCN per il 2019, 2 milioni 850 mila per gli anni successivi e 750 mila euro dall'anno 2024.

Il comma 8 determina alcuni obblighi per gli operatori dei servizi. La disposizione prevede alla lettera a) che i soggetti, se inclusi nel perimetro, osservino le misure di sicurezza previste nei decreti allorché esse siano di livello almeno equivalente a quelle adottate con l'apposito DPCM attuativo del presente decreto-legge. Se, tuttavia, non c'è questa equivalenza, le eventuali misure aggiuntive necessarie al fine di assicurare i livelli di sicurezza previsti dal presente decreto-legge sono da definirsi dalla Presidenza del Consiglio o dal MISE a seconda dei soggetti. La lettera b) dispone in merito ad alcuni obblighi in capo ai soggetti sopra ricordati. In particolare, dispone che essi assolvano all'obbligo di notifica degli incidenti aventi impatto sulle reti, sui sistemi informativi e sui sistemi informatici del perimetro. Con l'adempimento a tale obbligo si intende ottemperato l'obbligo di notifica già previsto dalle norme vigenti sopra ricordate (decreto legislativo n. 65 del 2018).

I commi da 9 a 11 recano un articolato sistema sanzionatorio. Il comma 11 punisce con la pena della reclusione da uno a cinque anni coloro che, allo scopo di ostacolare o condizionare l'espletamento dei procedimenti, di cui al comma 2, lettera b) (procedimento di compilazione e aggiornamento degli elenchi delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici) e di cui al comma 6 (procedimenti relativi all'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi ICT destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi informativi) o delle attività ispettive e di vigilanza da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri e del MISE: forniscono informazioni, dati o fatti non rispondenti al vero; omettono di comunicare i predetti dati. All'ente responsabile, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, che reca la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, si applica la sanzione pecuniaria fino a 400 euro.

Il comma 9 disciplina una serie di illeciti amministrativi.

Il comma 12 individua le autorità competenti all'accertamento delle violazioni e l'irrogazione delle sanzioni amministrative. Le autorità competenti vengano individuate nella Presidenza del Consiglio dei ministri per le amministrazioni pubbliche e nel Ministero dello Sviluppo economico per gli altri operatori privati interni al perimetro. La Presidenza del Consiglio e il MISE sono, dunque, le autorità chiamate a vigilare sul rispetto degli obblighi previsti dai commi 2, 3, 6 e 7 della disposizione in commento e ad irrogare le sanzioni amministrative pecuniarie.

PRESIDENTE. Colleghi, anche se siamo pochi basta parlare piano e il collega Fiano non viene disturbato.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Il comma 14 specifica che per le violazioni delle disposizioni dell'articolo 1 i dipendenti delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali pubblici inclusi nel perimetro di sicurezza possono incorrere in responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile. Il comma 15 prevede che le autorità titolari delle attribuzioni quali configurate dal decreto-legge assicurino gli opportuni raccordi con il DIS e con l'organo del Ministero dell'Interno per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione. Il comma 16 prevede che la Presidenza del Consiglio dei ministri possa avvalersi per lo svolgimento di funzioni attinenti al perimetro dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID).

L'articolo 1, comma 19-bis, introdotto in sede referente, affida al Presidente del Consiglio dei ministri il coordinamento della coerente attuazione delle disposizioni del decreto-legge che disciplinano il perimetro, anche avvalendosi del DIS che assicura gli opportuni raccordi con le autorità titolari delle attribuzioni e con i soggetti coinvolti. Il Presidente del Consiglio dei ministri - e questa è una riformulazione di un emendamento presentato dal collega Iezzi - è altresì tenuto a trasmettere alle Camere una relazione sulle attività svolte dopo l'adozione degli atti normativi secondari previsti dall'articolo 1.

L'articolo 1, comma 17, reca due novelle al decreto legislativo n. 65 del 2018 che aveva dato attuazione alla direttiva UE recante misure per un livello elevato di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi. La prima attiene all'identificazione degli operatori di servizi essenziali, prevedendo che il MISE trasmetta l'elenco nazionale di servizi essenziali al punto di contatto unico nonché all'organo del Ministero dell'Interno; la seconda prevede che anche l'organo del Ministero dell'Interno sia parte del network chiamato a collaborare per l'adempimento degli obblighi di cui al decreto legislativo n. 65 di cui prima.

L'articolo 1, comma 18, dispone, inoltre, che gli eventuali adeguamenti delle reti, dei sistemi e dei servizi siano effettuati con le risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 2 autorizza, al comma 1, il MISE ad assumere a tempo indeterminato un contingente massimo di 77 unità di personale. Il comma 2 prevede, inoltre, che fino al completamento delle procedure di assunzione, il MISE, fatte salve le unità dedicate all'assolvimento delle esigenze connesse alle operazioni condotte dalle Forze armate per la difesa nazionale anche nell'ambito del Trattato dell'Atlantico del Nord, può avvalersi, per le esigenze del CVCN, di un contingente di personale non dirigenziale appartenente alle pubbliche amministrazioni.

L'articolo 2, comma 3, autorizza la Presidenza del Consiglio ad assumere fino a 10 unità di personale con un'autorizzazione di spesa di 640 mila euro a decorrere al 2020.

Il comma 4 reca l'autorizzazione alla Presidenza del Consiglio, fino al completamento delle procedure per l'assunzione a tempo indeterminato, di avvalersi di personale non dirigenziale appartenente alle pubbliche amministrazioni, di esperti o consulenti in possesso di particolare e comprovata specializzazione in materia informatica.

Il comma 5 dispone che il reclutamento del personale necessario al funzionamento del CVCN e allo svolgimento delle funzioni di digitalizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri avviene attraverso l'espletamento di uno o più concorsi pubblici.

Per quanto riguarda le modifiche introdotte nel corso dell'esame in sede referente alla disciplina dei poteri speciali di cui al decreto-legge n. 21 del 2012, ricordo che nel corso dell'esame è stato introdotto il nuovo articolo 4-bis il quale detta disposizioni in materia di esercizio dei predetti poteri speciali del Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori energia, trasporti e comunicazioni, recando norme analoghe a quelle contenute nel decreto n. 64 del 2019 (oggetto di modifica è il citato decreto in tema di poteri speciali del Governo in quei settori sopracitati): viene in generale allungato il termine per l'esercizio dei poteri speciali da parte del Governo; si amplia l'oggetto di alcuni poteri speciali; sono modificati e integrati gli obblighi di notifica finalizzati all'esercizio dei poteri speciali; viene modificata la disciplina dei poteri speciali in tema di tecnologie 5G; viene ridefinito il concetto di soggetto esterno all'Unione europea e sono precisati i criteri per determinare se un investimento estero è suscettibile di incidere sulla sicurezza o sull'ordine pubblico.

In tale contesto segnalo che, rispetto al contenuto del decreto-legge n. 64 del 2019, l'articolo aggiuntivo 4-bis introduce ulteriori circostanze che il Governo può tenere in considerazione per l'esercizio dei poteri speciali nel caso in cui l'acquirente di partecipazioni rilevanti sia un soggetto esterno alla UE.

Inoltre, si sottopone all'obbligo di notifica anche l'acquisizione a qualsiasi titolo, in luogo del solo acquisto, di beni o servizi relativi alle reti 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all'Unione europea. Si consente di aggiornare i regolamenti che individuano gli attivi di rilevanza strategica tramite decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in luogo di decreti del Presidente della Repubblica, anche in deroga alle procedure richieste dalla legge n. 400 del 1988. Viene semplificata la procedura per l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti. Si disciplina la notifica riguardante delibere, atti e operazioni relativi a specifici asset di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nei settori dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni, in presenza di condizioni particolari relative alla provenienza dell'acquirente, ovvero agli effetti delle operazioni compiute. Lascio ora la parola al collega relatore per la IX Commissione, Scagliusi, per l'illustrazione degli altri articoli.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione trasporti, deputato Scagliusi.

EMANUELE SCAGLIUSI, Relatore per la IX Commissione. Grazie, Presidente. In accordo con il relatore della I Commissione, il collega Fiano, illustro il contenuto delle disposizioni del decreto-legge relative alle materie di competenza della IX Commissione (Trasporti), soffermandomi, quindi, sugli articoli 3 e seguenti del provvedimento in esame, nel testo risultante dagli emendamenti approvati dalle Commissioni riunite. Ricordo innanzitutto che l'articolo 3, modificato nel corso dell'esame in sede referente, detta disposizioni di raccordo tra il decreto-legge e la normativa in materia di esercizio dei poteri speciali governativi sui servizi di comunicazione a banda larga basati sulla tecnologia 5G. In particolare, il comma 1 stabilisce che le disposizioni del decreto-legge si applicano ai soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica anche per i contratti o gli accordi, ove conclusi con soggetti esterni all'Unione europea, relativi ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, rispetto ai quali è prevista dall'articolo 1-bis del decreto-legge in materia di poteri speciali, n. 21 del 2012, una notifica alla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine dell'eventuale esercizio del potere di veto o dell'imposizione di specifiche prescrizioni o condizioni.

La procedura del citato articolo 1-bis è modificata dal successivo articolo 4-bis. Il comma 2 detta norme in materia di esercizio dei poteri speciali. Esso stabilisce che, dalla data di entrata in vigore del regolamento previsto dall'articolo 1, comma 6, i poteri speciali sono esercitati previa valutazione degli elementi indicanti la presenza di fattori di vulnerabilità che potrebbero compromettere l'integrità e la sicurezza delle reti e dei dati che vi transitano da parte dei centri di valutazione di cui all'articolo 1, comma 6, lettera a), ossia il CVCN e il Centro di valutazione del Ministero della difesa, sulla base della disciplina prevista in attuazione del regolamento.

Il comma 3 stabilisce una disciplina transitoria, prevedendo la possibilità di ridefinire, nel termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del predetto regolamento, le condizioni o le prescrizioni relative ai beni e servizi acquistati con contratti già autorizzati con i provvedimenti di esercizio dei poteri speciali relativi a soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale, al fine di garantire livelli di sicurezza equivalenti a quelli previsti dal decreto-legge in esame, anche con prescrizioni di sostituzione di apparati o prodotti che risultino gravemente inadeguati sul piano della sicurezza.

Con una modifica introdotta nel corso dell'esame in sede referente sono precisati i presupposti sulla base dei quali è possibile intervenire sugli approvvigionamenti di materiali necessari alla rete 5G già autorizzati in sede di esercizio dei poteri speciali. Si dispone, infatti, che qualora a seguito delle valutazioni svolte dai centri di valutazione emergano elementi indicanti fattori di vulnerabilità che potrebbero compromettere l'integrità e la sicurezza delle reti e dei dati che vi transitano, possono essere disposte misure aggiuntive, anche prescrivendo, qualora indispensabile al fine di risolvere le vulnerabilità accertate, la sostituzione degli apparati e dei prodotti. L'articolo 4 interviene in materia di poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori ad alta intensità tecnologica, il cosiddetto golden power, contenuti nel decreto-legge n. 21 del 2012, materia trattata anche dal successivo articolo 4-bis.

L'articolo 4-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, reca appunto norme in materia di esercizio dei poteri speciali del Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, sostanzialmente riproducendo e integrando il contenuto del decreto-legge n. 64 dell'11 luglio 2019, decaduto a seguito della mancata conversione in legge. Le norme in esame, come già il decreto-legge n. 64, modificano il decreto-legge n. 21 del 2012 in tema di poteri speciali del Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Sono in sintesi proposte le seguenti modifiche: viene in generale allungato il termine per l'esercizio dei poteri speciali da parte del Governo, con contestuale arricchimento dell'informativa resa dalle imprese detentrici degli asset strategici; si amplia l'oggetto di alcuni poteri speciali; sono modificati e integrati gli obblighi di notifica finalizzati all'esercizio dei poteri speciali, prevedendo specifici termini; viene modificata la disciplina dei poteri speciali in tema di tecnologie 5G; sono ampliati i criteri per determinare se un investimento estero è suscettibile di incidere sulla sicurezza o sull'ordine pubblico e la definizione di “soggetto esterno all'Unione europea”.

Rispetto al contenuto del decreto-legge n. 64, l'articolo aggiuntivo 4-bis: introduce ulteriori circostanze che il Governo può tenere in considerazione per l'esercizio dei poteri speciali, nel caso in cui l'acquirente di partecipazioni rilevanti sia un soggetto esterno all'Unione europea; sottopone all'obbligo di notifica anche l'acquisizione a qualsiasi titolo, in luogo del solo acquisto, di beni o servizi relativi alle reti 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all'Unione europea; consente di aggiornare i regolamenti che individuano gli attivi di rilevanza strategica tramite decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, in luogo di decreti del Presidente della Repubblica, anche in deroga alle procedure richieste dalla legge n. 400 del 1988; viene semplificata la procedura per l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti; disciplina la notifica riguardante delibere, atti e operazioni relativi a specifici asset di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nei settori dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni, in presenza di condizioni particolari relative alla provenienza dell'acquirente, ovvero agli effetti delle operazioni compiute.

L'articolo 4-bis, comma 1, lettera d), introduce anche due nuovi articoli nel decreto-legge n. 21 del 2012. In particolare, l'articolo 2-bis, riproducendo l'articolo già introdotto dal decreto-legge n. 64 del 2019, impone alle autorità di regolazione e garanzia di settore di collaborare fra loro e con il Gruppo di coordinamento anche attraverso lo scambio di informazioni, al fine di agevolare l'esercizio dei poteri speciali; in tali casi le autorità di regolazione e garanzia non possono opporre il segreto d'ufficio. L'articolo 2-ter, comma 1, coordina l'esercizio dei poteri speciali con i procedimenti disciplinati dalle norme europee sul controllo degli investimenti esteri diretti nell'Unione, disciplinando il dialogo tra autorità nazionali e Commissione europea. Il comma 2 rimette a un regolamento di delegificazione la possibilità di ridisciplinare i termini per l'esercizio dei poteri speciali nei settori della sicurezza e della difesa, nonché degli asset strategici di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, per individuare procedure semplificate, tenendo conto del grado di potenziale pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa, della sicurezza nazionale e dell'ordine pubblico, inclusi quelli relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti, e alla continuità degli approvvigionamenti, nonché dell'esigenza di assicurare l'armonizzazione delle procedure nazionali con quelle relative ai meccanismi di controllo, scambio di informazioni e cooperazione definite ai sensi della normativa dell'Unione europea.

Viene, infine, previsto che presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sia istituito il punto di contatto per l'attuazione del regolamento sugli investimenti esteri diretti, di cui all'articolo 11 del Regolamento (UE) n. 2019/452. I commi 2 e 3 dell'articolo 4-bis recano la disciplina transitoria. L'articolo 5, modificato nel corso dell'esame in sede referente, dispone circa alcune attribuzioni emergenziali in capo al Presidente del Consiglio, in caso di rischio grave o crisi di natura cibernetica.

In particolare, prevede che il Presidente del Consiglio - su deliberazione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR) - possa disporre la disattivazione, totale o parziale, di uno o più apparati, o prodotti impiegati nelle reti, nei sistemi o per l'espletamento dei servizi interessati. Come specificato nel corso dell'esame in sede referente, entro 30 giorni il Presidente del Consiglio è tenuto ad informare il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica delle misure disposte.

Siffatto intervento “disattivatore” deve risultare indispensabile e realizzarsi per il tempo strettamente necessario all'eliminazione dello specifico fattore di rischio o alla sua mitigazione, secondo un criterio di proporzionalità. Tale attribuzione del Presidente del Consiglio è prevista operare allorché si verifichi un rischio grave e imminente per la sicurezza nazionale connesso alla vulnerabilità di reti, sistemi informativi e sistemi informatici, secondo la formulazione del testo definito nel corso dell'esame in sede referente.

L'articolo 6 reca la clausola di copertura finanziaria, mentre l'articolo 7 disciplina, infine, l'entrata in vigore del decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, se ritiene. Si riserva di intervenire in altra occasione.

È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Castaldi, il cyber è la nuova frontiera del confronto geopolitico tra le grandi potenze. Viviamo in un mondo connesso, aziende e Governi dipendono dalla Rete per tutto: dalle movimentazioni della finanza, allo spostamento di truppe sul terreno. Il visionario aforisma dei colonnelli cinesi Liang e Xiangsui è corretto: “Ci sono reti sopra le nostre teste e trappole sotto i nostri piedi. Non abbiamo, dunque, possibilità di fuga”. Una galassia di conflitti freddi e caldi che investono “Stati canaglia” e non, imprese e gruppi eversivi; un nuovo teatro d'operazione, dove i soldati diventano hacker e, al posto di un fucile, imbracciano la capacità di gestire codici e malware.

Le organizzazioni criminali e la concorrenza sleale si avvantaggiano del nuovo spazio per acquisire nuovi profitti, con gravi ricadute sul sistema Paese e sull'Italia tutta. Proviamo a sintetizzare: quanto più si svilupperà la tecnologia legata ad Internet of things, big data e, nel prossimo futuro, quella collegata all'intelligenza artificiale e al cognitive computing, tanto più emergeranno forme nuove e sempre più sofisticate di minacce cibernetiche. Non è uno scenario di finzione: secondo il New York Times, potenze occidentali avrebbero testato un virus informatico, un worm per essere più precisi, che avrebbe effettivamente sabotato le centrifughe delle centrali nucleari iraniane, rallentando così la sua strada verso lo sviluppo della bomba atomica tramite il virus Stuxnet.

Nel 2007, l'Estonia si trovava di fronte alla prima cyber-aggressione organizzata verso un'intera nazione, che venne poi battezzata “Web War 1”. Gli attacchi si susseguirono per tre settimane: erano altamente sofisticati e di grande scala e hanno duramente colpito le infrastrutture critiche - elettricità, sistemi di difesa, servizi finanziari e molto altro -, che dipendono, infatti, da computer connessi tra di loro, appunto, in Rete.

È notizia di queste ore, di questa mattina, la scoperta da parte dei servizi di intelligence britannici di un'organizzazione denominata Turla, che avrebbe trafugato informazioni e documenti da trentacinque nazioni, di origine russa ma mimetizzati da hacker iraniani. Gli operatori Turla sono, infatti, riusciti ad infiltrarsi nei computer di Oilrig, una centrale di hacker basata a Teheran, e a compiere raid digitali ai danni di Governi, università e organizzazioni militari di decine di nazioni, apparendo, quando scoperti, come un operatore iraniano. Sono realtà che le strategie militari e i servizi di sicurezza hanno messo in conto, aggiornando i propri documenti strategici; dall'altra parte, le nazioni si sono dotate di strumenti normativi avanzati per rispondere alle minacce.

La dialettica fra le grandi potenze ha spesso assunto, nella contemporaneità e nella quotidianità, toni e tratti di netta contrapposizione. L'analisi è chiara: sono in azione faglie che dividono gli Stati Uniti, da una parte, la Repubblica popolare cinese, dall'altra, in una competizione che investe anche il campo tecnologico. Il 5G, negli Stati Uniti e non solo, specialmente nei Paesi dell'Alleanza atlantica, è diventato un tema cardine del dibattito di sicurezza nazionale.

La rete mobile di quinta generazione progettata per rivoluzionare la connettività su scala globale e i suoi possibili impieghi sono numerosi e totalmente innovativi: dalle auto senza pilota, fino alla chirurgia robotica, tutto il comparto delle tecnologie in fase di sviluppo, nei prossimi dieci anni, necessiterà di questa infrastruttura, rendendo lo sviluppo della stessa una questione di vitale importanza per i colossi tecnologici mondiali. Un aumento così consistente nella velocità di trasmissione - circa cento volte più veloce del 4G - e nella larghezza della banda sarà indispensabile a soddisfare la domanda di connettività aggiuntiva proveniente da dispositivi che, fino ad ora, non avevano avuto bisogno di una rete Internet: non solo automobili ed elettrodomestici, ma anche infrastrutture critiche, come i sistemi idrici ed elettrici.

Per la prima volta nella storia, la Cina, grazie alla sua impresa di punta nel settore, Huawei, e la sorella meno conosciuta ma più infiltrata nel mercato occidentale, ZTE, potrebbe essere il principale fornitore di questa rete su scala mondiale. Huawei e ZTE non sono solo dei colossi tecnologici mondiali: Huawei è anche un'azienda a partecipazione nazionale, sebbene abbia forma privata, che dispone di ventuno istituti di ricerca dislocati in tutto il mondo, tra cui Canada, Stati Uniti, Regno Unito, oltre a numerosi altri Paesi dell'Unione europea, nonché ampi collegamenti con decine di dipartimenti informatici universitari. Che cosa avvenga in questi centri, non è dato sapere.

ZTE non nasconde la partecipazione azionaria maggioritaria del Governo: siamo stati noi di Fratelli d'Italia, in Commissione TLC, ad interrogare, durante l'audizione, l'amministratore delegato di ZTE Italia che, candidamente, ha affermato che ZTE Italia ha il 51 per cento di proprietà del Governo cinese. Per cui, c'è un problema oggettivo di sicurezza, che noi con questo decreto dovremmo tamponare.

La questione del 5G sta acquistando un'importanza primaria, soprattutto per quanto concerne i presunti rischi alla sicurezza nazionale americana e dell'area atlantica. Oltre alle tensioni che circondano lo sviluppo della Rete ultraveloce, negli ultimi mesi, si sono sollevate anche numerose voci circa i rischi della catena di approvvigionamento, approvvigionamento globale delle telecomunicazioni, in particolare dalle agenzie di intelligence, come la National security agency. Preoccupazioni condivise anche dai nostri servizi di sicurezza che, nell'annuale relazione al Parlamento, hanno evidenziato i rischi degli atteggiamenti predatori, sottosegretario, di alcune potenze potenzialmente ostili, e non stiamo parlando, ovviamente, di Paesi europei. “Paesi terzi ostili potrebbero esercitare una pressione sui fornitori di 5G per facilitare attacchi cibernetici a servizio dei loro interessi nazionali”, recita un recente documento della Commissione europea sui rischi del 5G. L'Ue mette in guardia da quelle aziende che presentano un “forte legame con uno Stato dove non ci sono controlli legislativi” - e questo è sempre il virgolettato -, “o democratici né altri equilibri”. Ma noi con la Cina ci facciamo il memorandum e sottoscriviamo degli accordi che gli hanno permesso e gli permetteranno una maggiore penetrazione delle aziende; memorandum segretato, con gli allegati secretati, con cui abbiamo permesso alla Cina di entrare nel nostro mercato, anche delle infrastrutture, senza neanche il controllo diretto, almeno fino ad oggi.

Le compagnie di telecomunicazioni cinesi più importanti, ovvero Huawei e ZTE - la seconda, come detto di proprietà statale -, secondo quanto contenuto nell'articolo 7 della legge cinese sull'intelligence emanata nel 2007, hanno, come tutte le aziende cinesi, l'obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell'esercizio del proprio lavoro all'estero. Capisce, sottosegretario, il tema è molto attuale e urgente. Anche Huawei Italia, come detto da esperti del settore, è inserita nel perimetro di applicazione delle disposizioni della legge, per cui dovrebbe essere oggetto, una volta approvata questa legge, della messa in sicurezza da parte dello Stato italiano.

Mettere in sicurezza il 5G, infatti, è al centro dello scontro globale tra Washington e Pechino, ma anche proteggere con specifici obblighi le parti informatiche più sensibili e cruciali del nostro Paese e della nostra nazione: questo è il cuore del provvedimento, che colma un vuoto normativo lasciato dalla decadenza del decreto sul golden power dello scorso luglio, quello di cui parlava prima sia il collega Fiano, sia il relatore.

In combinato disposto con la direttiva NIS, il nuovo perimetro di sicurezza nazionale cibernetica rafforzerà con elevate misure di sicurezza reti e sistemi attraverso appunto il golden power e uno scrutinio tecnologico la cui violazione potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale, un deciso balzo in avanti dopo numerosi tentennamenti.

È giusto essere un'economia di mercato che incentivi gli investimenti esteri, ma ci sono settori, come ad esempio le reti, che devono essere attentamente soggette a monitoraggio. Attraverso la rete 5G, le aziende cinesi, che operano in uno stato di quasi monopolio, potrebbero avere accesso anche ai dati sensibili di milioni di cittadini in tutto il mondo. Un esempio è su Roma, dove il sindaco Raggi ha candidamente annunciato in maniera enfatica l'accordo con Huawei per le telecamere a riconoscimento facciale, tecnologia avanzatissima - poi vedremo come è stata sviluppata in Cina, a danno dei diritti umani - che darà questi dati, in teoria, a disposizione di Roma e della capitale, ma chissà anche di chi altro. La sicurezza dei dati e la privacy dei cittadini, altro grande pilastro della sicurezza delle nazioni occidentali, andrebbe a scontrarsi inevitabilmente, secondo i più critici, con la preponderanza assoluta della legge sull'intelligence cinese. Non siamo certamente contrari all'applicazione della tecnologia, ovviamente senza rischi per la salute umana, ma chiediamo che le aziende cinesi in particolare chiariscano i propri rapporti con lo Stato e aderiscano alle regole del gioco, le nuove regole del gioco che l'Unione europea e l'Italia si stanno dando.

Questo dunque è lo scenario sul quale si viene oggi a incastonare la nuova definizione di perimetro di sicurezza nazionale. Se l'obiettivo della direttiva NIS è quello di rafforzare la resilienza dei servizi civili, quelli cioè il cui malfunzionamento potrebbe causare disagi o danni alla popolazione o al tessuto produttivo, l'obiettivo del perimetro è quello di identificare e tutelare tutti quei servizi e i relativi operatori, sia privati che pubblici, che svolgono un ruolo cruciale per gli interessi dello Stato - citando l'articolo 1 -, e i cui malfunzionamenti potrebbero dunque creare gravi pregiudizi per la sicurezza nazionale.

Ora l'applicazione del provvedimento. Ci sono ben quattro decreti attuativi che devono chiudere il cerchio, individuando i giusti vendor negli aspetti di procurement sia nel settore privato che pubblico e gli aspetti legati al golden power. ZTE è presente con proprie tecnologie nella nostra PA nel consorzio istituzionale, va messa in discussione la presenza nelle nostre reti e nell'accesso ai nostri dati. Sottosegretario, ZTE - ribadisco - ha il 51 per cento di proprietà del Governo cinese, quindi penso che rientri nella diretta applicazione di questo atto, di questo provvedimento normativo, quindi lo facciamo qui come appello, nel rispetto dei livelli occupazionali, che venga monitorata e che venga vigilata questa azienda. L'inserimento di Huawei Italia nella black list da parte del Dipartimento del commercio americano negli scorsi mesi ha imposto al legislatore una riflessione chiara e netta sul mosaico delle leggi e delle disposizioni che regolano la nostra sicurezza nazionale, che già al primo Cdm ha avuto priorità. Nella corsa della globalizzazione, l'Italia deve avere i giusti strumenti per poter affrontare le nuove minacce al sistema Paese, in particolare alle infrastrutture critiche.

Non è giustamente terminato il processo di strutturazione di un'architettura, abbiamo appunto soltanto tracciato un perimetro sulla sicurezza nazionale. Come proposto anche da alcuni autorevoli commentatori, dal professor Mensi su Formiche.net, il Parlamento provveda al recepimento immediato e urgente del codice europeo delle comunicazioni elettroniche, la direttiva (UE) n. 2018/1972, la cui scadenza è fissata a dicembre 2020, contenente una serie di misure per calibrare i poteri delle autorità competenti alle sfide per la sicurezza e attivare in taluni casi un raccordo con i gruppi di intervento per la sicurezza informatica, in linea appunto con la direttiva NIS. Euromedia Research certifica che un'azienda su due ha subìto un attacco, il 44 per cento delle aziende dichiara di aver rilevato uno o più attacchi informatici, subendo una perdita economica giudicata considerevole nella maggior parte dei casi. Più della metà, il 60 per cento degli intervistati, non ritiene che l'azienda per cui lavora prenda in giusta considerazione la sicurezza informatica, opinione suffragata dal fatto che nel 42 per cento dei casi nessun dipendente, o solo alcuni, il 36 per cento, hanno partecipato a un corso per acquisire le basi di un comportamento consapevole che non esponga l'azienda a inutili rischi.

Sostanzialmente ci muoviamo ancora in un terrain vague. Il passaggio è ora, dopo aver dotato la nazione degli strumenti normativi adeguati, a fronteggiare la situazione vigente e anche incentivare lo sviluppo di alta tecnologia e competenze elevate, destinando dei fondi per un laboratorio cyber per la crescita di start up ad alto tasso di innovazione e formazione di risorse umane. Onorevoli, Governo e Presidente vi vorrei attirare un attimo su questo punto degli investimenti, anche di quelli previsti da questo provvedimento, vorrei attivare un attimo la vostra attenzione. Mentre noi dedichiamo qualche spicciolo, per quello che è il bilancio statale, alla sicurezza nazionale, la Cina investe 7 miliardi di dollari in start up sull'innovazione, che poi viene utilizzata - e vedremo - a scapito dei diritti umani e testata su esseri umani discriminati. Ma questo è un altro tema. Sette miliardi di dollari; questo Governo invece investe qualche centinaio di milioni. Fratelli d'Italia è per garantire la sicurezza della nazione anche nel mondo cyber, ovviamente. Nell'ultimo biennio il tasso di crescita del numero di attacchi cibernetici è aumentato di dieci volte rispetto al precedente, fino a più di 1.500 attacchi, con particolare gravità verso i reati cyber verso la pubblica amministrazione, che hanno visto un aumento del 150 per cento. Cresce inoltre la numerosità di attacchi specificamente mirati, poiché il settore della PA risulta sempre più attraente da parte di individui o gruppi organizzati di carattere criminale o con finalità politiche, con furti di dati, da semplici credenziali di posta a elementi più sensibili, ad account bancari. Fratelli d'Italia ha da sempre portato avanti la richiesta di tutelare le infrastrutture chiave della nostra nazione da attacchi stranieri, stabilendo un perimetro di sicurezza nazionale e chiarezza sui rapporti. Fratelli d'Italia si asterrà, probabilmente, sul provvedimento, ma manteniamo un atteggiamento positivo sul tema della difesa dei confini e dell'interesse nazionale.

Il tema è ancora più ampio. Le grandi imprese hanno iniziato ad assumere sempre più controllo e sempre più potere: Facebook ha più abitanti, ovvero gli utenti, di alcuni continenti reali, per prendere un dato conosciuto. Mettere il digitale al centro dell'agenda italiana per arrivare a competere con i colossi statunitensi e asiatici, arrivare di fatto ad una sovranità digitale che possa mettere la persona al centro, garantendone la libertà e la salvaguardia dei dati nell'ottica dell'interesse nazionale, con un'etica rinnovata ed un umanesimo che concili l'individuo con la sua identità digitale, traducendo ovviamente in atti concreti la difesa dello Stato e del cittadino. Come legislatori dobbiamo anticipare i tempi. Oggi parliamo di 5G, ma dobbiamo definire le regole dell'intelligenza artificiale nel suo utilizzo in ambito civile e militare considerando anche l'aumento esponenziale dei progressi tecnologici. Su questo, sull'innovazione, sulla necessità di investire in innovazione, vorrei citare - e concludo - un fatto documentato: come la Cina sviluppa l'innovazione con 7 miliardi di dollari finanziando le start up? E dove fa i test dei suoi campioni? Lo fa nello Xinjiang o Uguristan, dove ci sono 25 milioni di cittadini discriminati, contenuti nei centri di rieducazione, dove vengono torturati - anche su questo ci sono documentazioni e testimonianze recentissime -, ma soprattutto dove è stato realizzato, grazie allo studio e allo sviluppo dell'innovazione, grazie a nuove start up, una sorta di controllo digitale totale, un panopticon digitale, dove i cittadini di quest'area in particolare, ma in tutta la Cina, con discriminazione anche su base religiosa, sono obbligati a scaricare un'applicazione della polizia, sono obbligati a farsi monitorare le abitudini personali e quotidiane come dove ho fatto rifornimento alla macchina, dove ho dormito questa notte, perché sono stato a casa del mio vicino. Ci sono centinaia di droni realizzati a forma di colomba, talmente verosimili che persino gli uccelli si traggono in errore, e con questi droni vengano inviati riconoscimenti facciali, posizioni GPS e monitorate tutte queste persone, questi esseri umani. Ecco, questo è il laboratorio cinese sull'innovazione, e su questo noi lanciamo da quest'Aula un allarme, un allarme alla sinistra, che è sempre pronta a battersi per qualsiasi diritto umano e poi forse dimentica quello che avviene in Cina.

Attenzione, noi siamo favorevoli all'innovazione, ma l'innovazione non può essere testata sulla pelle di esseri umani e non può portare a un controllo digitale assoluto. C'è il tema della sovranità digitale, dell'identità digitale, della libertà digitale, sono nuovi temi su cui Fratelli d'Italia è all'avanguardia e sfida questo Governo e queste forze politiche, in particolare mi riferisco ai 5 Stelle, che si sono presentate alla nazione come il partito della rete, come la forza politica della rete, salvo poi scoprire che le candidature venivano decise attraverso una piattaforma piena di buchi, di assoluta mancanza di rispetto per la privacy; annuncio che, in Commissione cultura, ricerca e scienza, avremo delle audizioni proprio sulla proposta di legge presentata da Fiano e Boschi per istituire una Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle fake news; anche Fratelli d'Italia ha presentato una proposta di legge abbinata; abbiamo chiesto che venga in audizione anche Casaleggio, così, magari, ci racconta come viene gestita la sua mirabolante piattaforma. Su questo noi lanciamo un'allerta, affinché, grazie a questo provvedimento, al di là della posizione di Fratelli d'Italia, il Governo italiano e l'Unione europea si facciano valere in tutte le sedi perché sia rispettata la sovranità digitale che deve coincidere con la sovranità nazionale.

Noi abbiamo un nuovo scontro geopolitico che è uno scontro tra nazioni fisiche, con confini fisici, ma che devono avere anche una propria sovranità digitale tutelata, e nazioni digitali, come le grandi piattaforme Over The Top, che vanno regolamentate, vanno tutelate e su cui va tutelata la libertà di espressione. Per questo nella nostra proposta di legge sulle fake news, invece di fare come fa la sinistra che tutela soltanto le piattaforme e non gli utenti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), noi vogliamo tutelare i cittadini, gli utenti italiani, per cui chiederemo che tra le finalità ci sia quella che qualsiasi condizione d'uso, di qualsiasi piattaforma social extra nazionale, debba rispettare la Costituzione italiana sulla libertà d'espressione e tutte le norme relative alla libertà editoriale e alla libertà di espressione.

Fratelli d'Italia è, quindi, e concludo, a favore dei nuovi diritti, a favore dell'innovazione, a tutela dell'uomo e della persona umana in ogni parte del mondo. È iniziata una nuova guerra fredda cibernetica e bisogna rendersene conto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo Paolo Roseti di Biccari, in provincia di Foggia, che sono qui ad assistere ai nostri lavori, benvenuti (Applausi).

È iscritto a parlare il collega Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Presidente, sottosegretario, la globalizzazione, il fenomeno forse più significativo del nostro tempo, è stata resa possibile anche e soprattutto dalla creazione dello spazio cibernetico, ossia di una nuova dimensione nella quale gli esseri umani, nel prossimo futuro, verosimilmente anche le intelligenze artificiali, possono agire e interagire a distanza. È proprio grazie ai progressi delle tecnologie di comunicazione e all'impiego diffuso di dispositivi elettronici e di monitoraggio che si intrecciano quotidianamente, nello spazio cibernetico, miliardi di interconnessioni, si scambiano conoscenze a livello globale e viene raccolto un gigantesco numero di dati e di informazioni, compresi quelli di natura personale e sensibile, i famosi Big Data.

È innegabile, al tempo stesso, come lo spazio cibernetico presenti delle vulnerabilità ovvero dei punti di debolezza attraverso i quali è possibile acquisire illegalmente dati e informazioni che transitano nello spazio cibernetico ovvero compromettere in tutto o in parte il funzionamento di servizi e sistemi digitali. Non a caso, al giorno d'oggi, possiamo dire di essere nell'epoca dove le guerre si combattono in un universo parallelo, quello digitale; dopo terra, mare, aria e spazio, il cyberspace rappresenta la quinta dimensione della conflittualità. Per semplificare, questa nuova guerra, quindi, è diventata cyber e globale, ciò deriva dal fatto che la società moderna è sempre più pervasa e dipendente da sistemi tecnologici e complessi e, in particolare, dall'interconnessione tra reti telematiche e informatiche nello spazio cibernetico. È innegabile, infatti, che negli ultimi due decenni le reti e i sistemi informativi, ma, più in generale, lo spazio cibernetico, quale strumento di comunicazione senza confini, hanno avuto un impatto eccezionale, esteso a tutti gli aspetti della nostra società. Il cyberspace aperto e libero, infatti, ha promosso anche l'inclusione politica e sociale a livello mondiale, ha abbattuto le barriere tra Paesi, comunità e cittadini, rendendo possibile l'interazione e lo scambio di informazioni e di idee in tutto il globo. Non solo, ha anche creato un forum di libertà di espressione e di un sempre maggiore esercizio dei diritti fondamentali. Si tratta, dunque, di uno spazio che nel corso degli anni ha subito una forte evoluzione e trasformazione, anche in base al contesto in cui si è andato a ramificare.

In questo senso, Presidente, vediamo, ad esempio, come il mondo abbia iniziato a confrontarsi con l'affermazione del fenomeno terroristico di matrice religiosa su scala globale che, in pochi anni, si è imposto alla nostra attenzione come pericolo in grado di colpire in modo feroce in diversi punti del pianeta, sfruttando a proprio vantaggio sia le maglie lasciate aperte dai vari sistemi di sicurezza di molti Paesi, sia i moderni mezzi di comunicazione digitale, particolarmente efficaci nel garantire un rapido flusso di informazioni.

È altresì vero, infatti, come gruppi terroristici fondamentalisti, quali Daesh o, già prima, Al Qaeda, abbiano sempre fatto impiego in modo specifico e massiccio dei vari strumenti di comunicazione e, in particolare, di Internet e dei social media, non solo per fini propagandistici, ma, più recentemente, anche per controllare, manovrare, attivare e dirigere all'interno dello scacchiere globale i propri lupi solitari, le proprie cellule dormienti e, ancora, per fornire guide e vademecum utili alla radicalizzazione e all'auto addestramento dei cosiddetti foreign fighters.

Il cyberspace è la realtà più complessa e articolata che l'essere umano abbia mai concepito, costituita dall'unione di reti, di dati e dalla stratificazione di software che interconnettono cose, uomini e macchine a livello globale. Ne è prova il fatto che le economie dei Paesi moderni, ma in misura crescente anche di quelli emergenti, poggiano sempre più sull'utilizzo dello spazio cibernetico e i programmi di trasformazione digitale non fanno altro che aumentare questo inscindibile legame. In questo contesto, non può negarsi che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, Information and Communication Technologies, siano diventate la spina dorsale della crescita di molti Paesi e, al contempo, una risorsa critica da cui dipendono non solo i settori dell'economia mondiale moderna, ma anche la politica. Infatti, i sistemi informativi digitali e, in particolare, Internet, mediante la loro interconnessione in tutte le nazioni del pianeta svolgono un ruolo essenziale nell'agevolare i movimenti transfrontalieri di beni, servizi e persone, a tal punto che la nostra vita quotidiana, i diritti fondamentali, le economie locali, nazionali e sovranazionali sono strettamente dipendenti dal regolare funzionamento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione tra reti.

In questa cornice generale è, di fatto, evidente che non sono a rischio solo gli individui e le aziende ma, più nel complesso, lo stesso bene comune della sicurezza nazionale. Si pensi alle drammatiche conseguenze che potrebbero derivare dall'alterazione dei sistemi che regolano le grandi linee di trasporto o le reti energetiche, impattando in maniera significativa sulla sfera economica di un Paese, colpendone duramente i suoi interessi nazionali, o, addirittura, dalla manomissione di moderni sistemi di comando e controllo militare di difesa e di sicurezza governativa. Gli attacchi cibernetici possono infatti originare da qualsiasi punto della rete globale e per la loro peculiarità sono idonei a determinare rilevanti conseguenze sul funzionamento e l'integrità della rete informatica di un Paese.

Le operazioni nello spazio cibernetico si svolgono con una velocità di oltre 20 mila volte maggiore di quelle nello spazio fisico, di oltre 200 mila volte maggiore di quelle nell'aria e di 10 milioni di volte maggiore di quelle in terra e in mare; questo denota il fatto di quanto sia facile attaccare e difficile contrastarle nella pratica. Anche per questa ragione, la tutela del cyberspace, sia in ambito europeo che in quello dell'Alleanza atlantica, è divenuta ormai anche per numerosi servizi di intelligence, una priorità sotto molteplici aspetti: giuridici, economici, industriali, tecnologici, nonché di spionaggio e di difesa militare.

Proprio perché la tematica assume un'importanza strategica anche per la difesa, da diversi anni la sicurezza cibernetica costituisce oggetto di analisi nell'ambito delle relazioni sulla politica delle informazioni per la sicurezza predisposta dal Governo, precisamente dal Presidente del Consiglio dei ministri, trasmessa al Parlamento. Le ultime rivelazioni evidenziano un costante trend di crescita dei fenomeni di minaccia collegati con il cyberspazio in termini di sofisticazione, pervasività e persistenza, a fronte di un livello non sempre adeguato di consapevolezza in merito ai rischi e di potenziamento dei presidi di sicurezza. I soggetti pubblici costituiscono la maggioranza delle vittime di attacchi cyber, con il 71 per cento degli attacchi, mentre si attestano intorno al 27 per cento gli attacchi contro i soggetti privati. A fronte di tale minacce, la difesa italiana, al pari dei principali Paesi della comunità internazionale, sta da tempo rafforzando le proprie capacità militari nel dominio cibernetico, sia attraverso apposite strutture di comando e controllo per lo svolgimento di operazioni nel cyberspace, sia studiando le diverse sfaccettature di tale dominio, al fine di poter operare in contesti interconnessi e federati.

Al riguardo, il Piano nazionale per la protezione cibernetica ha previsto la realizzazione del Comando interforze le per operazioni cibernetiche (CIOC), deputato alla protezione dei sistemi delle reti del Dicastero della difesa, nonché all'effettuazione delle operazioni in campo cibernetico. Il CIOC, che ho avuto modo di visitare pochi giorni fa, rappresenta un'eccellenza italiana nella capacità di condurre operazioni del dominio cibernetico. Stiamo parlando della punta di diamante del nostro sistema di difesa cibernetica interforze, in grado di prevenire, localizzare, difendere e contrastare le azioni avversarie, a danno dei sistemi dei servizi della Difesa, sia sul territorio nazionale, sia sui teatri operativi fuori dai confini nazionali, nel quadro delle missioni internazionali.

A fronte di tutto ciò, è estremamente necessario definire il perimetro cibernetico nazionale, individuare quanto di più cruciale ci sia per la vita di una nazione, garantendo protezione ai cittadini, imprese e istituzioni. Guardiamo, dunque, con favore al provvedimento, anche se mi preme sottolineare che nelle Commissioni competenti siamo intervenuti per apportare miglioramenti al testo. Nello specifico, in Commissione difesa, siamo intervenuti al fine di prevedere il coinvolgimento del Parlamento nella definizione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, stabilendo, nello specifico, il parere delle Commissioni parlamentari competenti e l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Sempre per gli aspetti più propriamente della difesa, il provvedimento stabilisce che, per le forniture di beni, sistemi e servizi ICT, da impiegare su reti, sistemi informativi e sistemi informatici del Ministero della difesa, il predetto Ministero procede attraverso un proprio centro di valutazione, in raccordo con la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello sviluppo economico per i profili di rispettiva competenza.

Desta evidenti perplessità il fatto che tale attività dovrà svolgersi nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, quando in realtà tale attività comporterebbe degli oneri ben precisi.

Nelle Commissioni competenti, Forza Italia ha presentato proposte concrete, volte, da un lato, a correggere evidenti storture relative all'assunzione di personale per il Centro di valutazione e certificazione nazionale e, dall'altro, a modificare il sistema sanzionatorio, che, così come è strutturato, risulta piuttosto sproporzionato rispetto alle finalità.

Se condividiamo la finalità di fondo del provvedimento, vediamo anche le criticità contenute al suo interno: quella più rilevante riguarda la disposizione prevista dall'articolo 3, comma 3, che apre una sfera molto ampia di retroazione da parte del Governo su contratti e accordi già stipulati nell'ambito del settore delle telecomunicazioni 5G. Questi accordi, che alla luce della normativa sulla golden power sono già state assoggettati ad un regime autorizzatorio speciale quando stipulati con soggetti esterni all'Unione europea, potrebbero essere ora di nuovo oggetto di revisione a seguito delle norme dettate dal presente decreto. Con questa disposizione si produrrà un periodo temporale di incertezza che riguarderà tutti i contratti e gli accordi già stipulati, da marzo 2019 fino ai 60 giorni successivi all'entrata in vigore di un provvedimento attuativo che il Governo dovrebbe adottare entro dieci mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione; il che significa, se va tutto bene, novembre 2020.

Le esigenze di difesa e della sicurezza nazionale sono certamente importanti, ma anche la libertà degli operatori di spiegare la propria attività di impresa, investendo soprattutto in ricerca e sviluppo: non può essere, questa, completamente congelata.

Un altro tema che deve essere sottolineato riguarda il fatto che la vera partita relativa al perimetro di sicurezza nazionale cibernetica sarà giocata con i provvedimenti attuativi, i molti provvedimenti attuativi previsti da questo decreto, che oggi si limita a porre soltanto criteri e princìpi. Sarà dunque opportuno che il Governo coinvolga, almeno a livello consultivo, gli operatori del settore nella redazione della normativa di natura più tecnica.

C'è, infine, un aspetto al quale ho già fatto riferimento in relazione al Centro di valutazione del Ministero della difesa, ma che riguarda tutto il tema della sicurezza cibernetica: la formazione del personale che sarà preposto ad assicurare quest'opera di prevenzione e difesa è fondamentale, perché le tecnologie sono in continua evoluzione e richiedono aggiornamento continuo. Questo decreto, purtroppo, non considera questo aspetto. Forza Italia ha già presentato emendamenti in tal senso in Commissione e li ha ripresentati per l'Aula; ci auguriamo che ci sia lo spazio per poterli accogliere, perché si tratta di un tema di fondamentale importanza.

Signor Presidente, Forza Italia ha affrontato in Commissione e affronterà l'esame in Aula con spirito costruttivo e senso di responsabilità. Ci auguriamo davvero che altrettanta responsabilità ci sia da parte del Governo e della maggioranza per poter apportare ulteriori miglioramenti al decreto in esame. Molto è stato fatto, ma il percorso da fare è ancora lungo. Vincere la sfida della cyber security non solo ci permetterà di proteggere quello che abbiamo oggi, ma è condizione fondamentale per creare solide basi di una reale indipendenza digitale. Solo operando oggi scelte corrette e coraggiose, saremo in grado di sviluppare e valorizzare quelle competenze che renderanno possibile una crescita economica e sociale attraverso la diffusione in sicurezza di tecnologie e servizi del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Il decreto che stiamo esaminando riveste un'importanza strategica per l'Italia, perché parlare di sicurezza cibernetica per un Paese significa trattare uno dei temi cruciali per la sicurezza nazionale e discutere di come rafforzare le proprie difese dagli attacchi ai quali, in quest'epoca, siamo forse maggiormente esposti.

L'evoluzione tecnologica e il progetto digitale hanno avuto un impatto assai rilevante sulla vita quotidiana di ogni individuo, ancor prima, forse, che sulle nostre istituzioni, che ne sono, tuttavia, interamente coinvolte e che, sempre più, saranno chiamate ad utilizzare gli strumenti che la rivoluzione digitale mette a disposizione, anche alla finalità non solo di sviluppo, ma anche di difesa dei nostri confini e dei nostri cittadini.

L'impatto di un mondo interconnesso e la straordinaria semplificazione che esso comporta in gesti quotidiani che un tempo richiedevano sforzi ed energie molto maggiori, viene spesso sottovalutato nella rilevanza che ciò ha sulla tutela della sicurezza, della privacy, di informazioni sensibili. Ciò vale per le persone e per lo Stato, dunque questo decreto rappresenta un notevole passo avanti per l'Italia rispetto alla condizione esistente fino ad oggi.

Prima di svolgere alcune considerazioni sul merito del provvedimento, vorrei dire che il decreto in questione rappresenta davvero un passo in avanti, un salto di qualità prima di tutto culturale. Mi auguro che la discussione che stiamo svolgendo nelle Aule parlamentari possa al più presto articolarsi anche al di fuori dei palazzi della politica e coinvolgere la società, perché il più grande progresso che serve e che non si può ottenere con nessun decreto, riguarda la consapevolezza diffusa tra i cittadini di questi temi, promuovendo una cultura della sicurezza cibernetica, che ancora non possiamo dire essere del tutto presente nella società italiana. Eppure ve ne è un enorme bisogno, in un'epoca e in un mondo in cui ogni comportamento, ogni azione, persino ogni passo che noi compiamo con il nostro smartphone in tasca, viene trasformato in dato da immagazzinare.

Questa è la realtà con cui dobbiamo misurarci, che impone interventi adeguati per assicurare un principio che, peraltro, come Italia Viva abbiamo inserito anche nella nostra Carta fondamentale dei valori, ossia l'inviolabilità dell'identità, la tutela dei dati personali e la dignità delle persone, che sono il fondamento del patto di cittadinanza che lega un popolo alle proprie istituzioni.

Venendo in maniera più specifica al merito del provvedimento, la prima questione da sottolineare è che questo testo ha il merito di definire il quadro di insieme entro cui inserire gli interventi che sono previsti per la sicurezza cibernetica, istituendo il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, al fine di assicurare la sicurezza di reti, sistemi informativi e servizi informatici necessari allo svolgimento di funzioni o alla prestazione di servizi, dalla cui discontinuità, cioè dal blocco eventuale di questi servizi, possa derivare un pregiudizio per la sicurezza nazionale, quindi una minaccia per la sicurezza di tutti i cittadini e delle nostre imprese.

Attraverso il Centro di valutazione e certificazione nazionale del Ministero dello sviluppo economico viene stabilito un sistema di controllo delle condizioni di sicurezza e dell'assenza di pericolosità per prodotti, apparati e sistemi usati al fine di assicurare il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture ricomprese all'interno del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Contestualmente a questo, si prevede un'estensione della cosiddetta golden power, cioè dei poteri speciali del Governo di dettare specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di aziende, o parti di aziende, chiaramente. Nel decreto in esame, l'estensione di questa speciale e potente facoltà del Governo, da utilizzare certamente con la massima cura e con la massima parsimonia, viene estesa anche alla stipula di contratti o accordi per l'acquisto di beni o servizi relativi alla progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione delle reti di infrastrutture tecnologiche, inclusa anche la tecnologia cosiddetta 5G.

Il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica rappresenta, allora, uno sforzo davvero senza precedenti del nostro Governo sulla strada della creazione di un sistema armonico di governance e di norme e di interventi comuni per garantire la sicurezza dei nostri cittadini; uno sforzo che va accolto sicuramente con grande favore e con positività, anche alla luce delle quotidiane notizie che vengono distribuite dalle cronache dei giornali, dai giornali di settore, che ci rendicontano di continui attacchi informatici o tentativi di attacchi informatici alle nostre istituzioni e alle nostre aziende, sempre più spesso per finalità di tipo criminale oppure di intelligence oppure di sottrazione di dati, informazioni sensibili e utili ai fini industriali, ai fini politici, ai fini economici; e addirittura vere e proprie operazioni militari, che un tempo si svolgevano sul campo, sul terreno, e oggi invece si svolgono nello spazio cibernetico.

Per questi motivi, riteniamo fondamentale questo provvedimento, e vi abbiamo anche contribuito come Italia Viva con appositi emendamenti, anche volti ad assicurare tempi più rapidi di risposta da parte del Governo sull'autorizzazione di investimenti importanti sotto il profilo non solo della ricaduta economica, ma anche della tutela della sicurezza nazionale. Dicevo, abbiamo contribuito a migliorare questo testo, assicurando anche il coinvolgimento più forte del Parlamento nella fase di attuazione delle norme, e anche quindi indirettamente degli operatori del settore: che sono, da un lato, tra i soggetti più esposti e a più alto rischio di attacchi connessi ai tentativi di condizionare la vita del nostro Paese, per le delicate attività che svolgono e che gestiscono; e, dall'altro, però, con la propria attività quotidiana, vantano competenze, esperienze e conoscenze che possono essere utili al legislatore e alle autorità competenti per assumere decisioni maggiormente consapevoli ed inclusive di tutti gli elementi e le informazioni disponibili e possibili.

L'Italia ha il dovere di mantenere il passo del progresso tecnologico, ma allo stesso modo serve essere più consapevoli delle implicazioni che tutto ciò ha sulla nostra sicurezza per via delle minacce esterne.

Questo è un pericolo crescente, come dimostrano i dati. Il 2018 è stato un anno molto negativo per la cyber security: l'Associazione italiana per la sicurezza informatica ha registrato un aumento assai rilevante degli attacchi informatici. Se dal 2011 al 2017 si sono registrati mediamente 88 attacchi mensili, nel 2018 il numero è aumentato addirittura a 129, ed è stimato ad una media di 150 attacchi mensili nel corso del 2019.

Rispetto agli anni passati, nel 2018 è stato registrato un aumento di attacchi gravi, con finalità di cybercrime, del 43,8 per cento, e per quelli invece riferibili ad attività di cyberspionaggio addirittura del 57,4 per cento.

Sono dati che ci confermano come le tecnologie in continua evoluzione accompagnino, ad una semplificazione di molti processi e di molti aspetti della vita quotidiana dei cittadini e delle imprese, anche una spiccata vulnerabilità delle stesse e del nostro sistema nazionale: una vulnerabilità che viene sfruttata da chi vuole attaccare il nostro Paese per compiere furti d'informazione e tentare di modificare alcuni processi anche decisionali, o condizionare addirittura l'opinione pubblica.

I dati, le informazioni, le reti, lo spazio cibernetico sono il nuovo fronte di scontro tra potenze, il teatro entro il quale opera la nuova frontiera del terrorismo globale, quella appunto cibernetica. Lo sviluppo tecnologico, a cui non intendiamo in alcun modo rinunciare, è gravido di opportunità, ma è gravido anche di minacce, dalle quali abbiamo il dovere di difenderci, e questo decreto-legge è un primo importante passo al quale dovranno certamente seguirne altri; ma siamo convinti che con questo testo si gettino le basi per alzare un argine molto forte e più solido alla difesa dagli attacchi esterni, dagli attacchi di tipo informatico, e si possa dare anche un contributo ad avere una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini e delle aziende sull'importanza, appunto, della difesa cibernetica. Soprattutto, si mette in campo un sistema di azioni coordinato in maniera collegiale da tutte le istituzioni principali del nostro Paese, affinché la sicurezza dei cittadini e delle imprese sia maggiormente garantita e non sia rappresentata solamente in maniera a volte farsesca: come sentiamo non solo su questi temi, ma in maniera più ampia, ad esempio quando parliamo di flussi migratori o altri argomenti, che non c'entrano con questo testo, ma che mi fa piacere ricordare. Perché oggi parlare di sicurezza significa parlare di tantissimi argomenti, non solo di ordine pubblico, non solo di confini nazionali, ma anche del perimetro della sicurezza nazionale cibernetica.

Per cui questo decreto-legge - che sicuramente avrà bisogno di tempi rapidi nella sua attuazione, avrà bisogno di non far attendere i cittadini, le imprese, gli operatori più del dovuto nell'emanazione dei decreti attuativi - è però un passo importante, che ci sentiamo di sostenere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tombolato. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA TOMBOLATO (LEGA). Presidente Rosato, colleghi, il decreto-legge oggi in conversione istituisce, come noto, il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica: un vero e proprio recinto per quanto riguarda la sicurezza nazionale da garantire in ambito elettronico, digitale e delle telecomunicazioni in genere. All'interno di tale recinto rientrano enti ed operatori pubblici e privati, che saranno individuati dal Presidente del Consiglio con proprio decreto, i cui sistemi informatici sono necessari per lo Stato italiano, e un loro malfunzionamento potrebbe pregiudicare la sicurezza nazionale. Grazie agli interventi degli operatori in sede referente nella definizione di regole e criteri di tale perimetro, potranno partecipare le competenti Commissioni parlamentari. Tutti i soggetti all'interno del perimetro saranno dunque obbligati a segnalare eventuali malfunzionamenti ai loro sistemi mediante apposite procedure, maggiormente dettagliate dopo l'esame in sede referente in Commissione trasporti, e devono seguire specifici iter per l'acquisizione di sistemi informatici.

Rispetto a quest'ultimo profilo, un ruolo importante è svolto dal nuovo Centro di valutazione e certificazione nazionale, istituito presso l'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione dal Ministro dello Sviluppo economico. Questo Centro curerà infatti la valutazione dei rischi connessi all'acquisto o all'approvvigionamento di beni, di risorse umane e di servizi informatici da un determinato fornitore. Ovviamente, per funzionare questo Centro necessita di risorse umane, e pertanto il decreto-legge gli attribuisce specifiche facoltà assunzionali.

Le procedure previste dal decreto-legge sono assistite da un sistema sanzionatorio particolarmente dettagliato, in cui un ruolo fondamentale è svolto dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero dello Sviluppo economico, chiamati ad accertare le eventuali violazioni a seconda che si tratti di amministrazione pubblica o di operatori nazionali privati.

Al Presidente del Consiglio spettano poi poteri eccezionali in termini di disattivazione degli apparati, nell'ipotesi di crisi cibernetica o di rischio grave.

Da ultimo - ed è probabilmente la questione più rilevante di tutto il decreto-legge - si interviene sui poteri speciali (golden power) esercitabili da Governo, ampliando l'ambito delle loro applicazioni ai settori ad alta intensità tecnologica e soprattutto alle reti 5G.

L'articolo aggiuntivo proposto dal Governo, infatti, riproduce testualmente il decreto non convertito in legge condiviso dalla Lega quand'era parte del Governo; la proposta emendativa interviene sul decreto-legge n. 21 del 2012, prevedendo un obbligo di notifica alla Presidenza del Consiglio entro 10 giorni dalla conclusione di un contratto o di un accordo di fornitura. Sulla base informativa il Governo potrà decidere se esercitare i poteri di veto o chiedere l'adempimento di speciali prescrizioni, che dovranno essere comunicate entro 30 giorni (termine ultimo modificato dalla Commissione), salvo proroga di altri 20 giorni in caso sia necessario svolgere approfondimenti.

I tempi più ristretti in tema di notifica e richieste di informazioni, rispetto a quelli originariamente previsti dal decreto-legge, sono evidentemente il frutto di un'attenta ponderazione compiuta in seno alla Commissione trasporti in sede referente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. La legge di conversione, che qui ci accingiamo ad approvare, rappresenta un atto importante del Parlamento e un atto importante della legislatura in corso. Ora con l'atto in esame andiamo a mettere un tassello indispensabile per assicurare la sicurezza del nostro Paese, la sovranità del nostro Paese, delle persone e delle aziende che vivono e operano in esso. È un atto importante che si sta compiendo con un impegno corale delle forze politiche e dei membri delle due Commissioni che hanno esaminato il decreto-legge e la legge di conversione. Hanno esaminato sia la parte originaria del testo del decreto-legge che c'è stato presentato sia quello che è oggi l'articolo 4-bis che ripropone il contenuto del decreto-legge n. 64 del 2019 che era stato lasciato decadere, in quanto non convertito, dal precedente Governo: infatti era decaduto il 9 settembre di quest'anno.

Con il decreto-legge ci siamo mossi nella logica di assicurare la sicurezza e l'integrità della nazione e dei servizi che sono indispensabili alla nostra nazione e li abbiamo contemperati nell'esame in Commissione, cercando di avere riguardo alle esigenze del mondo produttivo, alle esigenze delle aziende che organizzano i servizi e che non possono essere bloccate per troppo tempo dalla necessità di implementare le loro reti e, inoltre, introducendo quello che un tempo si sarebbe detto il ruolo centrale del Parlamento, con la previsione, per una serie di adempimenti collegati e successivi al decreto-legge, della necessità di un'informativa in Parlamento e di un parere del Parlamento. Sappiamo che abbiamo di fronte una grande sfida. Il problema della sicurezza cibernetica tocca non solo gli Stati e non solo le imprese: tocca direttamente le nostre case, come è già stato detto, attraverso i nostri smartphone, tocca le nostre persone e tra qualche tempo potrebbe toccare gli stessi nostri corpi vista l'evoluzione della medicina che sempre più…

PRESIDENTE. Possiamo consentire che il Governo ascolti e anche il relatore.

DAVIDE GARIGLIO (PD). …la medicina sempre più utilizzerà dei supporti per le cure che in qualche modo si connetteranno dentro il nostro corpo. Il 5G, l'Internet delle cose e gli smartphone, l'evoluzione della medicina produrranno una capacità di penetrazione direttamente nelle nostre vite delle reti. Per tale ragione, l'atto in esame non è solo un atto di sicurezza del Paese: è un atto che arriva fino alla sicurezza della singola persona fisica. È stato fatto in un clima di collaborazione e di cooperazione: mentre è naturale aspettarsi nella dialettica parlamentare la contrapposizione maggioranza-minoranza su ogni provvedimento qui - voglio dirlo - si è visto mettere avanti l'interesse nazionale; si è cercato di andare alla ricerca delle soluzioni migliori tecnicamente sostenibili e politicamente in qualche modo anche condivise. Non capisco per questo alcune osservazioni critiche che mi hanno preceduto in particolare da parte del collega Mollicone, quasi che affrontare il tema fosse una novità nel Parlamento e soprattutto fosse una novità da parte delle forze di centrosinistra. Dunque, non per turbare il clima di cui ho detto ma per mettere i puntini sulle “i” e metterli dove serve, voglio dire che il centrosinistra, in particolare il Partito Democratico, non si è mai sottratto ad affrontare i temi, anzi se ne è fatto carico, iniziando, per non andare troppo indietro nel tempo, dal lavoro puntuale fatto nella scorsa legislatura e in particolare dall'adozione del Piano nazionale della protezione cibernetica nel marzo 2017, se non erro, che è stato l'atto strategico fondamentale per assicurare nel nostro Paese, in una logica di difesa da attacchi che possono arrivare anche da reti immateriali ma presenti, fino all'adozione del decreto legislativo n. 65 del 2018 in attuazione di una direttiva del 2016, la cosiddetta direttiva NIS, la direttiva (UE) 2016/1148 dell'Unione europea, che si propone di individuare misure per un livello comune elevato di sicurezza delle nostre reti.

E, quindi, al collega Mollicone mi permetto di replicare, dicendo che noi non parliamo: facciamo dei fatti - glielo dico anche se non è presente qui in Aula - li abbiamo fatti nella scorsa legislatura e li portiamo avanti oggi con un provvedimento che è il naturale sviluppo di tasselli, l'evoluzione di tasselli posti a livello normativo nella scorsa legislatura. Ora i relatori hanno bene illustrato il contenuto del provvedimento: non credo nemmeno sia utile qui ripercorrere passo passo l'articolato del provvedimento ma voglio notare che non può non vedersi con grande senso di soddisfazione il fatto che nel Paese si individui per la prima volta il perimetro della sicurezza nazionale cibernetica, cioè ci si pone il problema di assicurare le reti, i sistemi informativi, i servizi informatici e tutto ciò che è necessario per le funzioni e i servizi essenziali dello Stato, dal cui malfunzionamento e dal cui attacco in altre parole può derivare un pregiudizio grave alla sicurezza nazionale. Sarà un decreto della Presidenza del Consiglio, come è stato detto, a individuare i soggetti che hanno un tale rilievo nelle funzioni dei servizi essenziali dello Stato da dover essere inclusi nel perimetro nazionale di sicurezza cibernetica. Questi soggetti saranno tenuti a procedure di segnalazione degli incidenti e a misure di sicurezza e anche su questo abbiamo previsto il parere delle Commissioni per l'individuazione di tali soggetti e per la gradualità della predisposizione delle misure di sicurezza. Su questi soggetti un regolamento del Presidente del Consiglio dei ministri dovrà definire le procedure, le modalità e i termini a cui dovranno attenersi per procedere all'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi di ICT destinati a essere impiegati sulle loro reti e anche in questo caso abbiamo introdotto il passaggio in Commissione per conoscere le modalità con cui si svolgerà quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. La comunicazione che questi enti dovranno fare alle autorità governative preposte dovrà comprendere una valutazione del rischio e su esso dovrà tenersi la valutazione del Centro di valutazione e certificazione nazionale che potrà effettuare verifiche e imporre test di hardware e software e i contratti conseguenti dovranno contenere clausole risolutive e sospensive per far sì che non si possano perfezionare i risultati di questi contratti in assenza del visto del Centro di valutazione e certificazione nazionale. Sono individuate risorse finanziarie. Sono individuate all'articolo 2 anche risorse di personale per far funzionare tali strutture e, inoltre, sono introdotti tre articoli in seguito, l'articolo 3, l'articolo 4 e l'articolo 4-bis, che intervengono su quelli che noi chiamiamo i cosiddetti golden power. L'articolo 3, per quanto riguarda i servizi di comunicazione a banda larga legati al 5G e per quanto riguarda i soggetti inclusi nel perimetro, prevede che in qualche modo vengano monitorati tutti i contratti con soggetti di Paesi esterni all'Unione europea relativi al 5G e qui vengono estesi i poteri speciali di cui al decreto-legge n. 21 del 2012 fino a prevedere l'esercizio del potere di veto e l'imposizione di specifiche prescrizioni.

L'articolo 4 successivamente riprende ed estende il golden power del Governo nei settori ad alta intensità tecnologica. Viene ampliato il perimetro dei beni oggetto di questo articolo: sono assoggettati a notifica al Governo gli acquisti da parte di soggetti extra UE di partecipazioni in società che detengano infrastrutture e tecnologie critiche. Quindi, si estendono anche i concetti giuridici, quindi si mette un perimetro di protezione non solo sui singoli apparati tecnologici ma sulle intere scatole societarie per difendere l'integrità delle reti.

Infine l'articolo 4-bis, come abbiamo visto, riproduce il contenuto del decreto-legge, che non era stato convertito, in tema di poteri speciali del Governo nel settore della sicurezza e della difesa nazionale e delle attività strategiche per quanto riguarda l'energia, i trasporti e le telecomunicazioni.

Se di questo decreto abbiamo detto - i relatori hanno detto compiutamente -, mi sia consentito di utilizzare il tempo che abbiamo per allargare lo sguardo e riprendere qualche considerazione sviluppata nel corso della legislatura dal professor De Vincenti, che in quella legislatura ricoprì importanti incarichi di Governo. Voglio parlare di reti infrastrutturali, perché questo è il tema dentro cui ci muoviamo. Le reti infrastrutturali di un Paese sono le portanti dei servizi: vale per il trasporto, per la distribuzione di energia, per il servizio idrico, per le telecomunicazioni. Sono strumentali, le reti, per raggiungere tre obiettivi: concorrere allo sviluppo economico, perché sono veicolo degli scambi materiali e immateriali; il secondo obiettivo è la coesione sociale, perché le reti mettono insieme persone e luoghi distanti tra di loro; il terzo obiettivo è assicurare l'autonomia e la sicurezza del Paese, ed è questo obiettivo, in qualche modo, che ci ha portato oggi a discutere qui di questi temi.

Negli ultimi decenni nel nostro Paese - ma non solo - tutte le reti sono state interessate da processi di liberalizzazione e di privatizzazione. La liberalizzazione è frutto di scelte che nascono in ambito comunitario; le privatizzazioni, in Italia o negli altri Paesi in cui sono avvenute, sono invece decisioni dei Governi nazionali. Le reti strategiche sono quindi passate dall'essere gestite da monopoli pubblici in mercati protetti a essere gestite da aziende di diritto privato sottoposte a regolazione proconcorrenziale nel contesto di mercati liberalizzati.

Allora, come si garantisce - ed è il problema che abbiamo - l'interesse pubblico in questo doppio passaggio, liberalizzazione e privatizzazione? Alcuni criteri di interesse pubblico connessi a questo tema sono, per quanto riguarda i cittadini: la necessità che le reti siano capillari, che le tariffe siano eque, che sia possibile scegliere il fornitore; per quanto riguarda il sistema economico, l'interesse pubblico è che ci sia l'ampia concorrenza dei servizi che viaggiano sulla rete, che ci sia un'equa tariffazione dei diritti di pedaggio, che ci sia certezza degli investimenti e dell'adeguamento tecnologico della rete, tema sotteso indirettamente in questo decreto. Per quanto riguarda la sicurezza nazionale, l'interesse pubblico è che la rete sia integra e sicura sia rispetto a guasti interni sia rispetto ad attacchi esterni di qualsiasi parte. L'adeguamento tecnologico e la sicurezza delle reti sono elementi fondamentali ed è per questo che il Parlamento italiano ha dedicato così ampio spazio in questi anni al tema dell'adeguamento della sicurezza delle reti e lo vediamo qui oggi.

Ci sono altre questioni connesse alle reti: il servizio universale e i conseguenti connessi obblighi di servizio pubblico. Per definizione non può essere lasciato solo alle dinamiche di mercato raggiungere il servizio universale. Un insieme minimo di servizi - nelle telecomunicazioni potremmo dire “un minimo di larghezza di banda” - dev'essere accessibile a prezzo garantito a tutti i cittadini, dovunque siano sul territorio nazionale, e questo non lo può fare il mercato da solo e non lo fa, tant'è che lo deve fare lo Stato. C'è, poi, il problema delle separazioni delle reti dall'erogazione dei servizi, realizzato più o meno bene in alcuni settori - e penso ai trasporti - e molto più difficile da realizzarsi ancora oggi in alcuni altri settori, tipo le telecomunicazioni. C'è, inoltre, il problema della proprietà delle reti. Infatti, chi ha la rete, chi ha la proprietà della rete deve garantire gli investimenti necessari per adeguare la rete alle nuove tecnologie e mantenere la rete ad alti standard di qualità e di sicurezza ed è il problema, che in qualche modo è stato affrontato nel dibattito politico ma non in quello parlamentare negli ultimi anni, del ritorno o meno in mano pubblica delle reti che sono oggi dei privati ed è un problema che in qualche modo dovremmo porci. Infatti, la proprietà delle reti è un problema connesso agli investimenti infrastrutturali sulle reti, alla qualità e alla sicurezza delle reti.

Mi sia consentito, con un po' di campanilismo, citare un precedente del mio comune, la città di Torino. Alla fine dell'Ottocento la città di Torino era in una rapida espansione industriale. Vennero costituite, con capitali stranieri, due compagnie tranviarie che facevano viaggiare i tram sui binari, tram trainati ovviamente da cavalli. Dopodiché anche qui ci fu un'evoluzione tecnologica perché comparve l'elettricità e, allora, in consiglio comunale si discusse animatamente. Tra i consiglieri comunali che discutevano di questo tema ve n'era uno particolarmente esperto, che si chiamava Galileo Ferraris, il quale propose una soluzione, cioè l'alimentazione per rete elettrica della nuova linea tranviaria. Poi, come sempre, le idee intelligenti non sono spesso seguite di primo acchito e, infatti, si seguì l'idea degli accumulatori, che fu poi fallimentare e venne poi sostituita dalla rete elettrica aerea che ancora oggi alimenta le tranvie. Ma in quell'occasione nel dibattito del consiglio comunale dell'epoca, dominato saldamente dai liberali, si ritenne che, in un contesto di espansione della città, le reti tranviarie costituissero un monopolio naturale e che, quindi, fosse giusto che un monopolio naturale fosse di proprietà di un ente pubblico. Quindi, il comune di Torino decise di acquisire e di municipalizzare le società private che gestivano il servizio e con capitali municipali, con soldi pubblici, si decise di implementare la rete, di fare l'upgrade della rete e produrre, appunto, l'alimentazione dei tram con rete elettrica per via aerea, tanto voluta da Galileo Ferraris. Questo per dire che la storia cambia le tecnologie e cambia i contesti ma i problemi che la politica deve affrontare sono sempre gli stessi.

Allora, lo dico perché qui abbiamo fatto tutti insieme un lavoro importante. Ringrazio il Governo, ringrazio i relatori e i membri della Commissione che hanno lavorato molto approfonditamente su temi estremamente tecnici e difficili da tenere in un contesto unitario. Abbiamo fatto un grande lavoro che ha portato a incrementare la sicurezza di questo Paese, a vantaggio di tutti coloro che vivono in questo Paese e di tutto il mondo occidentale. Ora dobbiamo capire come gestire l'evoluzione del settore, sapendo che stiamo parlando di una materia la cui evoluzione tecnologica è esponenziale - una velocità esponenziale - e dovremo porci il problema di come finanziare e di come monitorare lo sviluppo della rete e di come assicurare nel tempo la sicurezza e l'integrità, attraverso la rete, delle imprese, dei cittadini e delle istituzioni pubbliche e private, sapendo che le sfide saranno sempre nuove, che la tecnologia ci darà prodotti sempre più forti, sempre più innovativi, sempre più all'avanguardia e noi, in qualche modo, saremo chiamati, coi tempi della politica e dell'amministrazione, a rincorrere un'evoluzione che a oggi non sappiamo nemmeno immaginare.

Allora, io auspico che, con il clima di consenso e anche di patriottismo che abbiamo visto nell'esame di questo provvedimento, questo Parlamento e coloro che siederanno su questi scranni nei prossimi anni possano concorrere a mantenere, integrare e implementare il livello di sicurezza che noi oggi con questo provvedimento ci proponiamo di raggiungere (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, sono contento di intervenire subito dopo il collega Gariglio, che mi pare abbia ben espresso lo spirito di questo provvedimento e lo spirito con il quale, secondo me, il Parlamento deve atteggiarsi in sede di conversione, e per la verità credo che si stia già correttamente atteggiando visti anche i lavori che sono stati svolti dalla Commissione.

Io ho preso atto con soddisfazione, signor sottosegretario, che quasi il primo provvedimento di questo Governo sia stato questo decreto-legge che, per la verità, come è stato detto non introduce nulla di nuovo, perché una parte era già stata emanata dal precedente Governo come disegno di legge e un'altra parte era stata emanata come decreto-legge poi non convertito. Infatti, si rischiava di produrre un effetto con la crisi di Governo - effetto naturalmente paradossale, non intenzionale - per cui non solo, signor Presidente, si sarebbe determinato l'aumento dell'IVA, non solo si sarebbero determinate altre conseguenze, come la mancata approvazione del taglio dei parlamentari, ma si sarebbe perso anche questo pezzo messo dal precedente Governo all'esame del Parlamento, sia pure sotto la forma uno di disegno di legge e l'altro di decreto-legge, anche se quel decreto-legge sembrava comunque, ahimè, procedere lentamente ed essere condannato alla non conversione.

Invece, a inizio di attività del Governo, questa materia viene messa in sicurezza, che è materia, come giustamente è stato dichiarato, di sicurezza nazionale e di assicurare che un buon andamento del nostro vivere sociale, civile, delle attività produttive del nostro Paese possa procedere in sicurezza. Di cosa si tratta, signor Presidente? Ecco perché mi auguro che questo clima possa essere poi colto dai gruppi di opposizione, come lo stanno già accogliendo, proprio perché una parte era stata emanata anche nel periodo in cui la Lega era al Governo, e, quindi, immagino lo condivida.

Si tratta, signor Presidente, di stabilire qualcosa - anche qui aveva ragione il collega che mi ha preceduto - le cui basi erano state già poste con il recepimento della direttiva NIS nella scorsa legislatura e con altri provvedimenti. Per cui non è vero che si parte da zero, però era giusto arrivare a questa definizione nel momento in cui la nostra società, il nostro mondo, le nostre comunicazioni, le nostre attività procedono giustamente sempre di più verso la digitalizzazione: vale a dire che tutte le imprese, tutte le attività, tutte le funzioni, tutti i servizi ritenuti essenziali per il funzionamento dello Stato, che impattano su questo provvedimento, devono attenersi ad un sistema di sicurezza, in relazione a proteggere i dati, le attività, le reti che sono coinvolte dal servizio e dalla funzione che svolgono per conto dello Stato in quanto pubblica amministrazione, enti pubblici, società pubbliche, ma anche società private, qualora la svolgano in concessione o per conto dello Stato, e che devono, quindi, entrare a far parte di questo cosiddetto perimetro di sicurezza nazionale.

Noi, quindi, cominciamo a porre le basi, gradualmente, come è ovvio che questo accada, per cui mettiamo in sicurezza il Paese; difendiamo letteralmente il nostro Paese da una proliferazione di attacchi che per varie ragioni sono sempre più presenti e sono sempre più invadenti in questo campo. Per cui un Paese che decide di sottrarsi a difendere questo campo di attività, il campo cibernetico, è un Paese che rinuncia a difendersi. Ecco perché mi sembrerebbe strano che il Parlamento si possa dividere su questo argomento, che è un argomento tipico non solo di sicurezza nazionale, ma di autonomia e indipendenza del Paese, ma anche di sovranità nazionale, che non è più solo, come, Presidente, lei sa, la difesa dei confini delle Alpi o del Mediterraneo, ma anche di quelli che giustamente sono stati chiamati i confini digitali, che per molti versi sono i più difficili da difendere, ma sono anche i confini che è più necessario difendere.

Naturalmente, questo prevede una serie di prescrizioni per le imprese, le società, le amministrazioni che entrano a far parte del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica in funzione delle attività che svolgono; però vi è una gradualità, giustamente prevista, e le imprese devono farsi carico anche dei costi che comporta svolgere questi servizi essenziali per lo Stato, proprio perché questi servizi essenziali devono essere svolti nella necessaria sicurezza. Il che comporta, fra l'altro, anche una serie di obblighi, di denunce quando ci sono attacchi, di fare in modo che le attività di messa in sicurezza devono essere necessariamente coordinate fra di loro. Insomma, il nostro Paese sarà un po' più sicuro quando sarà coordinato. Penso, per esempio, al sistema sanitario, ma penso anche alla fatturazione elettronica: noi continuiamo giustamente a rendere sempre più digitale il Paese, a mettere sempre più dati nel sistema cibernetico da parte delle imprese, delle famiglie e delle aziende, ma questo comporta dei rischi. Se non c'è il perimetro di sicurezza nazionale, noi esponiamo potenzialmente tutto il Paese, tutta la rete industriale, la rete sociale del nostro Paese, a dei rischi gravissimi. Quindi, è un provvedimento assolutamente necessario; poi, per carità, tutto è perfettibile, sono stati fatti degli emendamenti. Alcuni emendamenti vanno nella giusta direzione, altri forse un po' meno, ma questo lo vedremo in corso d'opera; sono stati previsti anche i pareri parlamentari, naturalmente sui decreti che il Governo dovrà emanare per regolamentare meglio questa materia, però è un atto fondamentale e, ripeto, mi piace che sia il primo atto del nuovo Governo, pur essendo io un parlamentare di opposizione, il primo nuovo decreto che il Parlamento esamina, e spero che possa essere esaminato con questo spirito, con questa prospettiva, che nessuno si chiami fuori dal difendere il nostro Paese. Qui è davvero in gioco l'autonomia, l'indipendenza e la sovranità dell'Italia, in un quadro di interrelazioni con l'Unione europea, perché è impensabile che, per ogni aspetto della sicurezza, un Paese si possa difendere da solo, è sicuro da solo; quindi, viene bene inserito in un contesto di regole che l'Unione europea sta emanando, e, per gli aspetti militari e di difesa, che anche sono preponderanti, anche con l'Alleanza atlantica. È stato detto giustamente che il dominio cyber è ormai riconosciuto anche tecnicamente come il quinto dominio militare. Dico ancora di più: non è solo il quinto dominio militare, un dominio a se stante, ma è un dominio che pervade tutti gli altri. Quindi, non vi è una separazione, una specializzazione, come può avvenire per gli altri domini anche nella formazione. No, questo è un dominio che interviene su tutto, e, quindi, ha una sua importanza e una sua valenza strategica. Voglio così introdurmi alla seconda parte del mio intervento: i pochi attenti ai lavori parlamentari, Presidente, ricorderanno che, prima di sospendere la nostra attività per le ferie estive, ero intervenuto in Aula sull'ordine dei lavori per richiamare il problema della rischiata mancata conversione in legge del decreto che modificava e rafforzava i poteri della golden power sul 5G, emanati con il decreto Brexit. Anche lì mi sarebbe piaciuto un sussulto di dignità parlamentare e di coscienza nazionale per far sì che le ferie fossero sospese, questa volta per una ragione di sicurezza nazionale, cioè per convertire quel decreto-legge che pendeva al Senato e di cui era stata, ahimè, annunciata un po' frettolosamente la decadenza da parte del precedente Governo. Poi ho visto che ha prodotto comunque degli effetti che poi, come è giusto e corretto, è accaduto che questi effetti sono stati sanati nel corso dell'iter di conversione di un altro decreto-legge, quello che prorogava i poteri delle authority; e comunque in questo decreto-legge, che era disegno di legge in passato e, credo giustamente, sia diventato anch'esso decreto- legge, quella normativa è confermata e rafforzata. Perché questo è importante? Perché questo è ancora di più necessario? Perché il 5G è una tecnologia formidabile, è una tecnologia che, però, pone esponenzialmente un aumento delle potenzialità e delle possibilità, ma anche un aumento delle possibilità e delle potenzialità dei rischi, per il numero di connessioni che saranno possibili, per il numero di oggetti che saranno connessi, oltre che, naturalmente, il numero di individui. Ma oltre questo, che è banale, quindi che sarà connesso a tutte le nostre attività, le nostre città, il 5G ha una caratteristica particolare: non è solo l'evoluzione, come qualcuno dice, dal 4G al 5G. No, una volta che sarà impiantata questa tecnologia nel nostro Paese, in Europa, nel mondo, questa scelta sarà irreversibile; cioè, le scelte che noi stiamo conducendo in queste settimane, in questi giorni, in questi mesi, produrranno degli effetti sulle generazioni future irreversibili. Non sarà più possibile tornare indietro; quindi, se si compiono degli errori oggi, se ci sono dei vizi, dei difetti che vengono introdotti oggi, e di cui, magari, si rischia di accorgersi poi fra decenni, questi vizi non sarà più possibile rimuoverli. Una volta che saremo entrati nella vita a 5G questa sarà una vita dalla quale non sarà più possibile tornare indietro. Come già oggi è difficile - un pochino si può fare - utilizzare ancora l'orologio analogico, ma per certe televisioni non funziona più, per il 5G questo non sarà più possibile. Quindi, o noi mettiamo in sicurezza oggi il passaggio a questa tecnologia o non lo faremo mai più. È una responsabilità, signor Presidente, non solo di questa generazione, ma di questa classe dirigente, governativa e parlamentare.

Avere questa sensibilità significa prescindere dal ruolo che momentaneamente siamo chiamati a cogliere, di maggioranza, di opposizione, di un gruppo di qua e di un gruppo di là, e naturalmente anche qui, poiché ci sono degli interessi enormi in gioco, come prima per il campo cibernetico, per cui le imprese saranno costrette a subire dei disagi, dei costi per mettere in sicurezza la loro partecipazione ad un servizio che svolgono per conto del Paese. Anche qui, ci sono interessi, che io naturalmente rispetto, che sono interessi commerciali, finanziari, anche a vantaggio dello Stato, ci sono investimenti che sono stati già compiuti, ci sono dei tempi che si allungano, ma tutto ciò, tutti questi interessi, per carità legittimi, possono prevalere sull'interesse di un Paese, di uno Stato, rinunciando ad una preventiva opera di messa in sicurezza di quello che sta accadendo e che dovrà accadere, visto che, se non lo facciamo ora, non lo faremo mai più e non potremo farlo mai più? Io credo che debbano prevalere le scelte di sicurezza nazionale, anche se questo comporta dei ritardi, anche se questo comporta dei costi per lo Stato, ma anche per le imprese. E poiché abbiamo introdotto ora questa normativa, è giusto che si abbia la possibilità di dare un'occhiatina anche a quello che è successo prima, che è ancora in corso, che produce degli effetti, visto che la sperimentazione è in corso.

Non possiamo sottrarci a svolgere questa attività - il Paese, lo Stato, la Presidenza del Consiglio, il Governo, con il supporto del Parlamento (anche qui, sono stati introdotti, opportunamente, dei poteri, delle attività di controllo), pena compiere qualcosa che non è ancora… Senza perdere di vista che noi stiamo parlando di qualcosa che vede, ancora oggi, l'Italia e l'Europa come un'enorme risorsa: potenzialmente, il più grande mercato mondiale di consumatori è oggi in Europa e noi, naturalmente, queste scelte le dobbiamo compiere in raccordo con l'Europa, con l'Unione europea. Un Parlamento, un Governo, un Paese, un partito che pensa di potersi chiamare fuori e di mettersi contro le logiche dell'Unione europea, si mette contro se stesso. Non è il ragazzo che cresce e se ne va di casa, no: è qualcosa di molto peggio, che io dico non è neanche possibile immaginare.

Quindi, sono scelte vanno compiute insieme all'Unione europea, che, anche in queste settimane - vedremo, poi, i documenti che saranno fatti ufficialmente -, sta indicando certe direzioni di marcia. Anche noi, naturalmente, saremo chiamati a compiere delle scelte di campo che, per adesso, non abbiamo ancora compiuto, ma prima non c'erano questi strumenti. Prima dell'adozione della norma contenuta nel “decreto Brexit”, il nostro Paese non aveva alcuno strumento per intervenire su questa normativa, su questa tecnologia: era esclusivamente soggetta alle leggi - per carità, sacrosante e positive - del libero mercato, ma non vi era nessun richiamo al tema della sicurezza di questa nuova tecnologia, di questa rete; affidata in base alle regole del libero mercato, funzionava in base alle offerte. No, è un tema serio, delicato che porterà, come dicevo prima, degli effetti irreversibili: abbiamo il diritto e il dovere di fare adesso dei controlli.

Ecco perché io credo che l'introduzione, in questo decreto-legge sacrosanto, del decreto-legge che introduceva delle modifiche alla prima normativa sul 5G fatta qualche mese fa sia stato un altro elemento positivo, che vedo con grande favore, fermo restando, naturalmente, che tutto è perfettibile, le attività di dettaglio - siamo in un work in progress -, però anche questo dà la sensazione di una consapevolezza che, finalmente, viene manifestata da Governo e Parlamento e di una responsabilità che ci viene affidata alla quale io mi auguro non ci sottrarremo.

Concludo, dicendo che è chiaro che qui ci sono degli aspetti che riguardano anche la nostra collocazione internazionale, la nostra collocazione geopolitica: questo è inevitabile che accada, in un società come quella attuale. Allora, anche qui, ci vogliono calma, sangue freddo, lucidità, oggettività. Non c'è dubbio che queste scelte debbano essere compiute anche tenendo presente il quadro geostrategico al quale appartiene l'Italia, le relazioni internazionali che ci sono, le scelte che compiono gli altri Paesi che, sappiamo bene, non sono scelte univoche: ci sono alcuni Paesi occidentali che stanno andando in una direzione, altri che vanno in un'altra direzione, altri che ancora non hanno compiuto le scelte.

Noi siamo in una via intermedia: ci siamo dotati degli strumenti per compiere le scelte, ma non abbiamo ancora compiuto le scelte definitive, che sicuramente devono avvenire tenendo presente il quadro di alleanze a cui apparteniamo, giustamente, e la nostra appartenenza all'Unione europea. Però questo è un tema che non può essere eluso e, anche qui, abbiamo una responsabilità enorme come classe dirigente politica, in questo particolare momento storico, a non sottrarci al compito di compiere queste scelte con senso di indipendenza, di autonomia, di libertà, guardando al valore principale che dovrebbe improntare la nostra attività: l'interesse nazionale.

Su questi temi, l'interesse nazionale è un tema prevalente: non possono essere fatti sotterfugi, non possono esserci valenze politiche, non possono esserci interessi di altra natura che possono prevalere sull'interesse nazionale, anche perché, ripeto, sono scelte la cui portata e la cui importanza non solo è ampiamente sottovalutata, tranne che dagli addetti ai lavori, ma avrà degli effetti immensi sulla vita delle prossime generazioni che non volerle assumere secondo il principio della prudenza e dell'interesse nazionale sarebbe un errore storico. Mi auguro che questo Parlamento - ma nessuno, e parlo, naturalmente, alla mia parte politica, ai gruppi di opposizione - non voglia sottrarsi per ragioni di opportunità o per altre ragioni, che pure possono essere legittime, che guardano ad altri interessi, però l'interesse nazionale deve essere prevalente. Mi piacerebbe, Presidente, che su questo il Parlamento e il Governo dessero all'esterno l'immagine chiara di un Paese forte, di un Paese che su questo è forte e unito nel difendere la propria sicurezza e la propria sovranità e che sappia parlare con chiarezza al mondo intero, rivendicando la grande storia di questo Paese e auspicando, anzi, essendone certo, che questo Paese può avere ed avrà, se operiamo tutti con lo spirito dell'interesse nazionale, anche un grande futuro (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Termini. Ne ha facoltà.

GUIA TERMINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi abbiamo in Aula la discussione sul disegno di legge di conversione del decreto legge denominato “cyber security”, che ha come oggetto la sicurezza cibernetica e che prevede l'istituzione di un solido perimetro di sicurezza nazionale, misure ad hoc e poteri speciali, al fine di garantire la sicurezza delle strutture informatiche e tecnologiche di interesse rilevante per il Paese. Il Governo con questo provvedimento ha dato un segnale di sensibilità senza precedenti, contribuendo in tal modo ad assicurare un elevato livello di sicurezza delle reti e dei servizi. Per tale motivo, il disegno di legge ha infatti riscontrato trasversale apprezzamento tra tutti i soggetti auditi in Commissione.

Il primo obiettivo che pone il disegno di legge è quello di stabilire in quattro mesi la deadline per individuare le amministrazioni pubbliche, gli enti e gli operatori pubblici e privati che entreranno a far parte del perimetro cibernetico a tutela della sicurezza di reti e servizi definiti strategici. Sempre in quattro mesi, l'organismo tecnico di supporto al CISR, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, con un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, dovranno stabilire i criteri in base ai quali i soggetti predisporranno e aggiorneranno, con cadenza almeno annuale, un elenco delle reti e dei sistemi informativi e dei servizi informatici sensibili di rispettiva pertinenza, comprensivo della relativa architettura e componentistica, che verrà, poi, diffuso agli organismi di competenza.

Entro dieci mesi, dovranno essere definite le procedure secondo cui i soggetti che fanno capo al perimetro notifichino gli incidenti che hanno impatto su reti, sistemi informativi e servizi informatici e, sempre nel termine di dieci mesi, è prevista la definizione delle misure volte a garantire gli elevati livelli di sicurezza previsti per i soggetti identificati.

Un'altra previsione di particolare rilevanza è prevista dall'articolo 1, dove il disegno di legge prevede che la comunicazione che i soggetti inclusi nel perimetro trasmettono al CVCN, il Centro di valutazione e certificazione nazionale, comprenda anche la valutazione del rischio associato all'oggetto della fornitura.

Entro quarantacinque giorni da tale comunicazione, prorogabile di altri quindici, una sola volta in caso di particolare complessità, il CVCN può effettuare verifiche e imporre condizioni e test di hardware e software. Decorso tale termine senza che il CVCN si sia pronunciato, i soggetti che hanno effettuato la comunicazione possono proseguire nella procedura di affidamento.

Il disegno di legge, all'articolo 3, pone inoltre particolare attenzione anche al tema della tecnologia 5G, in quanto i servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati su questa tecnologia sono definiti come attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e di sicurezza nazionale. Lo sviluppo di tale tecnologia in un ambiente sicuro, esente da vulnerabilità e che tenga conto anche dello scenario geopolitico internazionale si pone come elemento imprescindibile per garantire la sicurezza di tutto il sistema Paese. Proprio per questo, l'articolo 3 amplia l'esercizio dei poteri speciali, assicurati attraverso la normativa in vigore col decreto-legge n. 21 del 15 marzo 2012, effettuando stringenti verifiche sulle eventuali vulnerabilità presenti sulle reti e i sistemi basati sulla tecnologia 5G. Tale verifica dovrà essere svolta dal CVCN, istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico, che avrà la facoltà di imporre dunque condizioni e test di hardware e software e potrà decidere la sostituzione di apparati o prodotti che risultino gravemente inadeguati sul piano della sicurezza.

Al fine di mettere in sicurezza le reti a banda larga in 5G anche per quanto riguarda contratti già approvati, si introduce una disciplina transitoria che prevede, ove necessario, la sostituzione di apparati o prodotti che risultino gravemente inadeguati entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del nuovo regolamento.

Due punti di rilievo riguardano i poteri della Presidenza del Consiglio sul perimetro cibernetico. Infatti si prevede il passaggio di poteri sul perimetro cibernetico dall'AgID, l'Agenzia per l'Italia digitale, alla Presidenza del Consiglio. Sarà, infatti, la Presidenza a occuparsi delle attività di ispezione e verifica dei soggetti pubblici tenuti a rispettare determinati standard di sicurezza. La responsabilità sui soggetti privati resta invece in capo al Ministero dello Sviluppo economico.

In base all'articolo 5, il Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Comitato interministeriale per la sicurezza, ha la facoltà di disattivare dispositivi o gli apparati impiegati nelle reti in caso di cyber attacchi, e quindi in presenza di un rischio grave e imminente per la sicurezza nazionale, oltre che l'invio di commissari per ispezioni presso le aziende produttrici da parte anche del Ministro per lo Sviluppo economico.

Concludo, Presidente, sottolineando, a nome del MoVimento 5 Stelle, l'importanza di questo provvedimento, che senz'altro potrà garantire al nostro Paese, anche in virtù dell'ormai consolidato scenario di geopolitica internazionale, un elevato standard di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati da cui dipende l'esercizio di una funzione essenziale dello Stato.

Lo sviluppo della tecnologia in un ambiente sicuro, protetto da eventuali vulnerabilità, la prevenzione dei rischi, la previsione di una risposta tempestiva alle possibili aggressioni e la garanzia di un ripristino celere della funzionalità dei sistemi in caso di crisi rafforzano, a nostro avviso, la competitività del nostro Paese e la salvaguardia degli interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Termini. Volevo cogliere l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti di due scuole che sono con noi: la scuola media “Ugo Foscolo” di Perugia e la scuola secondaria di primo grado “Ugo Guidi” di Forte dei Marmi, in provincia di Lucca (Applausi). Grazie, ragazzi, e grazie ai vostri insegnanti.

È iscritto a parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, intervengo su questo tema che ha acceso anche un dibattito in quest'Aula, e forse è una delle cose più significative e strategiche di cui abbiamo discusso in quest'ultimo periodo in quest'Aula. È un tema, la cyber security, su cui il nostro Paese ha urgente necessità di attrezzarsi per essere al pari, essere concorrenziali con gli altri attori nel panorama internazionale su questo settore.

È con la nascita della tecnologia, della digitalizzazione, che sono nati i primi problemi; non a caso si chiamano bug i problemi informatici, perché negli anni Cinquanta i primi problemi dell'architettura elettronica erano proprio gli scarafaggi, e poi questo termine è stato mutuato nei problemi dell'informatica.

Ma la storia dei malware, dei virus, è lunga. Si parte dagli anni Settanta, quando i primi virus, i primi problemi sono nati quasi per gioco, quasi per vedere se c'era la possibilità di portare del codice malevolo su un altro computer remoto. Si parla degli anni Settanta per il primo virus della storia, ma poi la storia è stata lunga: è stato nel 1999 quando un ragazzo di quindici anni è entrato nel sistema informatico del Dipartimento di Stato USA; e poi successivamente, quando, a un certo punto, gli attacchi informatici, gli episodi di criticità informatiche hanno anche travalicato i confini. Forse ci ricordiamo, era il 2010, quando Stuxnet - si chiamò così -, un virus, ha attaccato il sistema atomico dell'Iran, ed era un codice malevolo progettato in Occidente.

Capiamo le criticità e i rischi, che già nel 2010 c'erano, appunto se un software va a intaccare il programma atomico di un Paese. E, successivamente, in fin dei conti, sono all'ordine del giorno episodi di spionaggio industriale, perché basta una chiavetta regalata in una convention aziendale che contenga del codice malevolo e si può anche fare spionaggio industriale.

Quindi, sul tema della cyber security c'è da stare molto attenti, proprio perché ci sono anche segreti industriali rilevanti che possono ovviamente essere oggetto di questi attacchi.

Io riporto quello che racconta il rapporto Clusit sulla sicurezza ICT in Italia del dipartimento di informatica dell'Università di Milano, e leggo testualmente da questo rapporto che, dal punto di vista quantitativo, nel quinquennio 2014-2018, la crescita degli attacchi gravi è stata del 77,8 per cento, mentre nell'arco del solo biennio 2017-2018 il numero di attacchi gravi è cresciuto del 37,7 per cento. Non solo, perché la severity, cioè la magnitudo di questi attacchi, è contestualmente peggiorata, agendo da moltiplicatore dei danni.

Questi dati avvalorano la nostra convinzione - recito dal rapporto - che sia avvenuto un vero e proprio cambiamento di fase nei livelli globali di cyber insicurezza causata dall'evoluzione rapidissima degli attori, delle modalità e delle finalità degli attacchi. Dobbiamo sforzarci di tenere presente che il cybercrime, l'espionage e l'information warfare del 2018 non sono più quelli del 2014 o anche solo del 2016, anche se continuiamo a utilizzare le stesse espressioni per farvi riferimento.

Noi, in fin dei conti, abbiamo replicato nel digitale buona parte della nostra vita: abbiamo i dati finanziari, i dati sanitari, i dati legali, le nostre comunicazioni. In fin dei conti, si parla di sfera pubblica, perché sì, sulla cyber security bisogna mantenere la sicurezza degli impianti strategici come impianti energetici, idrici, oltre che gli impianti militari, ma è chiaro che anche il sistema di comunicazione privato fa parte di un perimetro - e qua la definizione del provvedimento - che è imprescindibile, perché è quella sfera fra il privato e lo strategico nazionale in cui dobbiamo avere cautela.

In fin dei conti, se le guerre di ieri sono state combattute con i missili e i proiettili, già le guerre di oggi è nei fatti che si combattono attraverso anche dei PC, e il nostro Paese deve attrezzarsi.

Chiuderò con un aspetto positivo per il nostro Paese. Però, c'è da fare attenzione su un aspetto, che è quello appunto della ricerca scientifica, perché nel 2017 il Governo di allora aveva fatto il Piano nazionale per la sicurezza cibernetica, che è rimasto in parte inattuato. Sarà compito di questo Governo provvedere alle mancanze dei vecchi Governi, perché questo Piano prevedeva la nascita di due centri, il Centro nazionale per la cyber security e il Centro nazionale per la crittografia.

Sono importanti entrambi, perché se la cyber security è quella disciplina fondamentale che, appunto, permette la sicurezza delle nostre infrastrutture, il recupero e la risposta tempestiva agli attacchi, la crittografia, però, è quella scienza, non una disciplina, ma una scienza, che sta alla base della cyber security, ed è su quella su cui dobbiamo puntare, per avere delle mura solide, non solamente delle mura, ma delle mura solide per la nostra infrastruttura. Allora, avevo presentato un emendamento, abbiamo presentato un ordine del giorno per stimolare il Governo a intervenire su questi aspetti, perché di questi aspetti bisogna tener conto. Infine, a nome del MoVimento 5 Stelle mi permetto di fare un plauso ai ragazzi della nazionale italiana hacker che il 12 ottobre scorso sono arrivati secondi a Bucarest nella gara promossa dall'Unione europea e dall'Agenzia europea per la sicurezza delle reti, dove hanno dimostrato le loro capacità difensive e offensive nel regno dei sistemi informatici.

Ecco, secondo me, quello che c'è stato il 12 ottobre, è l'esempio e l'emblema di come in Italia i cervelli non manchino, anche in questo settore, ed è da lì che secondo me dobbiamo partire per potenziare questo settore che è strategico per la difesa nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Serritella. Ne ha facoltà.

DAVIDE SERRITELLA (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, in linea di principio, l'approccio del decreto-legge n. 105 del 2019 rappresenta un significativo punto di partenza nella disciplina della tutela delle infrastrutture critiche, soprattutto ove a questa affianca la tutela della sicurezza dello Stato attraverso l'individuazione di soggetti, amministrazioni pubbliche, enti ed operatori nazionali, pubblici e privati, da includersi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, nonché la definizione di criteri in base ai quali, pur non rientrando nel novero delle infrastrutture critiche, tali soggetti saranno chiamati all'osservanza di precisi obblighi volti all'assicurazione di elevati livelli di sicurezza in quanto esercenti di funzioni o di servizi essenziali per lo Stato.

Il decreto rappresenta un primo passo concreto verso un'Italia più sicura contro gli attacchi informatici che possono arrivare da soggetti privati, così come da nazioni concorrenti. La nuova normativa che il nostro Paese si appresta ad adottare ci renderà tra i Paesi più avanzati in tema di sicurezza in Europa. Tuttavia, in sede di conversione del presente decreto abbiamo ritenuto necessario rafforzare la tutela della sicurezza nazionale in ambiti di rilevanza strategica. C'è sempre stata da parte del MoVimento 5 Stelle, signor Presidente, un'elevata sensibilità su questo tema. Lo scorso marzo abbiamo modificato il decreto 15 marzo 2012, n. 21, che disciplina le norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Abbiamo ritenuto importante estendere tali poteri, il cosiddetto golden power, ai servizi di comunicazione a banda larga basati sulla tecnologia 5G. Secondo recenti studi la copertura 5G in Italia potrebbe raggiungere il 30 per cento della popolazione nel 2020, per poi arrivare all'85 per cento entro il 2023. L'impatto positivo per il PIL, a partire dal 2020, sarà pari al più 0,3 per cento per 15 anni; tradotto in euro, lo sviluppo del 5G in Italia dovrebbe portare benefici per circa 80 miliardi nell'arco di tempo citato.

Le infrastrutture di rete 5G diventeranno presto delle risorse chiave per la trasformazione digitale innescata dalla quarta rivoluzione industriale, mentre l'industria manifatturiera sta evolvendo verso un'organizzazione distribuita, dalla produzione caratterizzata da dispositivi connessi, i cosiddetti IoT, processi a bassa energia, robot collaborativi e produzione e logistica integrate. I servizi di comunicazione end-to-end forniti dalla rete 5G saranno infatti fondamentali, con la sua bassa latenza, l'elevata affidabilità e l'alta densità. Le reti 5G verranno quindi utilizzate soprattutto per comunicazioni in ambito IoT: dal collegamento mobile di robot, macchine e linee di produzione allo sviluppo di nuove applicazioni di monitoraggio, basate sulla raccolta in tempo reale di dati provenienti dagli impianti. Molteplici i vantaggi: un aumento della produttività a fronte di costi ridotti, la possibilità di riconfigurare più facilmente macchine e linee produttive per una maggiore flessibilità, la disponibilità di un flusso di dati e informazioni analizzabili in tempo reale per una manutenzione preventiva. Come è risaputo il 5G è una tecnologia che aumenta la superficie che può essere soggetta ad attacchi, quindi, continueremo a prestare la massima attenzione; più in generale, continueremo a focalizzare i nostri interventi a tutela di un settore attinente la gestione delle reti e dei servizi dai quali dipende l'esercizio di attività fondamentali per l'interesse dello Stato, con ampi risvolti sui settori civili, sociali ed economici del Paese. Anche per questo abbiamo ritenuto importante aggiungere il nuovo articolo 4-bis al presente decreto, al fine di modificare e rafforzare ulteriormente i poteri speciali del Governo. In estrema sintesi, viene in generale allungato il termine per l'esercizio dei poteri speciali da parte del Governo, con contestuale arricchimento dell'informativa resa dalle imprese detentrici degli assets strategici; si amplia l'oggetto di alcuni poteri speciali; sono modificati e integrati gli obblighi di notifica finalizzati all'esercizio di poteri speciali; viene modificata la disciplina dei poteri speciali in tema di tecnologia 5G per rendere il procedimento sostanzialmente simmetrico rispetto a quello per l'esercizio dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale; viene ridefinito il concetto di soggetto esterno all'Unione europea e sono precisati i criteri per determinare se un investimento estero è suscettibile di incidere sulla sicurezza o sull'ordine pubblico.

Colleghe e colleghi, vogliamo far crescere l'Italia, avvicinare maggiormente il cittadino e i sistemi alle nuove tecnologie, rendendo più efficienti i servizi pubblici. Tutto ciò è reso possibile grazie alle nuove tecnologie che agiscono da catalizzatori di innovazione, sostenibilità e competitività. Dobbiamo, però, farlo, rispettando i più elevati standard di sicurezza; l'enorme mole di dati raccolti, elaborati e condivisi dai sistemi di interconnessione digitale tra oggetti fisici che comunicano in rete con l'ambiente circostante possono rappresentare una sfida insormontabile. Una delle sfide per le industrie e per i Governi è la protezione della privacy e della sicurezza dei dati. Essendo collegati alla rete, tutti i dispositivi possono essere soggetti ad attacchi hacker, che potrebbero compromettere il funzionamento del network stesso e causare furti di dati personali e pubblici. Ad esempio, un attacco cyber a una centralina elettrica, se non opportunamente contenuto, potrebbe causare problemi alla rete elettrica, fino al caso estremo di un black-out. Per questo, grazie al decreto in esame, andremo a prevenire eventuali rischi e lo faremo, non pregiudicando lo sviluppo tecnologico del Paese, ma elevando gli standard di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, è proprio vero che prendere la parola in quasi solitudine - ringrazio l'onorevole D'Attis di lenire questa sensazione, ma non è una solitudine logistica, è una solitudine giuridico costituzionale - non è certamente facile, perché, Presidente, questo è un provvedimento che dà l'idea, dal punto di vista strutturale, della sciatteria che questo Governo impone a determinati percorsi legislativi, laddove per sciatteria non si intende soltanto superficialità, ma si intende conclamata ricerca di soluzioni che garantiscono quel precario equilibrio tipico delle sedie che hanno una gamba più corta dell'altra che, in qualche modo, sono costrette a mettere ad ogni secondo una zeppa, una pietra, una carta, per garantire un minimo di stabilità a chi su quella sedia, non ho detto poltrona, si siede e in qualche maniera pretende di governare la cosa pubblica con modalità da brivido parlamentare.

Questo è un provvedimento che ha in un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri una caratteristica incredibilmente drammatica, è una delega in bianco reiterata, in cui la domanda è: che cosa stiamo votando, il Parlamento, oggi, che cosa vota, qual è l'oggetto del voto del Parlamento? I provvedimenti diventano sempre più governativi, sempre meno parlamentari, sempre più accerchiati nell'ambito della capacità persuasiva della democrazia del dibattito parlamentare, sempre più asciugati nella loro capacità di essere discussi; cioè, i provvedimenti non si discutono, si impongono, mediante due metodi: o i decreti-legge e la fiducia ovvero delle deleghe in bianco che rimettano poi al potere esecutivo la scelta sostanziale che invece deve essere del Parlamento. Ecco, questo è un Parlamento che comincio a non comprendere; forse più che il taglio dei parlamentari ci vorrebbe l'accrescimento del senso della coscienza parlamentare.

Dovremmo ripristinare il piacere di un dibattito in cui il Governo “va sotto” - l'espressione che si utilizza - perché il Parlamento la pensa diversamente, in cui il Governo discute con il Parlamento, in cui non c'è il timore di un'opinione del Parlamento diversa da quella del Governo, perché questo è il modo di fare le leggi, questa è la democrazia rappresentativa, non la scellerata ricerca di numeri che a tutti i costi consentono la impermeabilizzazione dei provvedimenti. E qui siamo di fronte ad una serie di scelte, perché poi, come nel processo penale, più indizi gravi, univoci e concordanti danno l'idea di una prova: qui c'è la prova che questo Governo raccogliticcio, d'occasione, un Governo contro è un Governo che fa massacro dei principi della democrazia rappresentativa.

Questo è un provvedimento, Presidente, che individua, demanda la individuazione dei soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica a questa tipologia di provvedimento, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge che stiamo esaminando. Non basta: il DPCM dovrà fissare anche i criteri che i soggetti inclusi nel perimetro dovranno seguire nel compilare l'elenco delle reti, dei sistemi e dei servizi rilevanti ai fini della disciplina in questione.

E ancora, questo rinvio ad un DPCM dal contenuto assolutamente incerto riguarda le procedure di notifica degli incidenti prodottisi sulle reti, sui sistemi informativi, sui sistemi informatici inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Noi, in altri termini, oggi votiamo semplicemente un rinvio: “veditela tu”, diciamo noi al Presidente del Consiglio dei ministri. Ma questo è un Parlamento, un “veditela tu” così ampio, cioè, mi fate capire il nostro ruolo qual è? Qual è il nostro ruolo? Qual è il nostro ruolo? Cioè, qui io, per carità, magari sarà un decreto straordinariamente qualitativo ma il metodo - pochi colleghi sparutamente presenti in quest'Aula, pochi ma ottimi, direi - non può essere quello, come posso dire, dell'accettazione supina del potere dell'Esecutivo sul Parlamento.

Questo leitmotiv, questo tormentone è ormai molto diffuso, direi che la scorsa legislatura è stata maestra di un Esecutivo che si è sovrapposto al Parlamento, ma, come si sa, le brutte abitudini sono quelle che si prendono prima. Quando qualcuno introduce una brutta abitudine, immediatamente la brutta abitudine che porta la comodità di un Esecutivo che fa a meno del Parlamento… perché questa è la verità, Presidente; soprattutto la componente pentastellata del Governo fa a meno del Parlamento, del Parlamento non sa che farsene, non sa che farsene! Voi, con quel sorriso sulle labbra che rivela soltanto incoscienza e qualche volta incompetenza, non fate altro che sottolineare che il Parlamento non serve: tagliate i numeri, intervenite pesantemente, imponete soluzioni che non stanno né in cielo, né in terra, perché vi basta la vostra piattaforma per decidere che cosa fare. Ormai questo è diventato un luogo comune, quasi non se ne accorge più nessuno che le decisioni del Parlamento sono assunte su una piattaforma informatica, tra l'altro dalla trasparenza dubbia, ovviamente, nessuna piattaforma informatica può essere assolutamente trasparente, figuriamoci quella che tende a decidere al posto del Parlamento.

Allora, quando è questa la volontà che viene espressa da coloro che portano le svolte culturali, ma io, quando ho letto questa mattina l'intervista del Ministro della giustizia, che ho avuto il piacere di interrogare in Commissione giustizia anche questa mattina…si è parlato di svolta culturale, ma anche Robespierre pensava che la ghigliottina fosse una svolta culturale; cioè il periodo del terrore giudiziario era una svolta culturale, vi era la gente che portava i nobili sul patibolo; diceva Napoleone Bonaparte - Presidente, mi consenta qualche leggerezza quando il tempo non è così tiranno nel dibattito parlamentare - che la stessa gente, lo stesso popolo che ti porta in trionfo, poi ti porta al patibolo. Io credo che questo accadrà. Anche quella era una svolta.

Ma voi pensate davvero che caricando “a ciuccio”, come si dice dalle parti mie, i reati di sanzioni, voi possiate arrivare con la pena e con il terrore al raggiungimento di uno Stato che possa definirsi libero? E qui il Partito Democratico ha delle responsabilità immense da questo punto di vista: immense! Svegliatevi! L'ho detto già un'altra volta in Aula: che il Partito Democratico recuperi la sua dignità, per evitare che questo scempio possa andare avanti. Uno Stato “manettaro”, uno Stato che fa del processo penale e ve lo dirò di qui ad un attimo… anche in questo provvedimento, Presidente, le sanzioni delle norme penali la fanno da padrone, ci si riempie la bocca di anni di reclusione: che bello, le norme che portano cinque, sei, sette, otto anni di reclusione, che soddisfazione, che bello Stato è questo, che sequestra, che confisca, che fa del processo penale uno strumento, Presidente, che vale addirittura prima della sentenza! Cioè, non contano le sentenze: la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva è trasformata in una presunzione di colpevolezza a prescindere dalla sentenza, neanche definitiva! Siamo di fronte ad un attacco concentrico ai principi fondanti dello Stato, con i pubblici ministeri e le procure che si trovano improvvisamente sempre in primo piano e col giudice che scende precipitosamente verso il precipizio dell'indifferenza, perché delle sentenze nessuno sa più che cosa farsene. Conteranno i sequestri, le misure cautelari, i sequestri preventivi per equivalente, dove, se sei accusato di un reato, ti sequestrano la casa del nonno. Noi corriamo dei rischi enormi!

E questa occasione, questa - per dirla con Ungaretti - pretestuosità, che qualche volta nella vita va raccolta, cioè un'occasione che, con un sistema quasi da eterogenesi dei fini, serva per mettere in guardia su quello che sta accadendo sotto i nostri occhi, in questo provvedimento e soprattutto nella proposta emendativa del Governo 4.01, incontra una spettacolare violazione dei principi della Corte costituzionale. La Corte costituzionale ha più volte sancito e impedito - dico una banalità per coloro che hanno un minimo di approccio ai provvedimenti della Corte - la reiterazione dei decreti-legge, è scritto nella Costituzione. I decreti-legge non si possono reiterare: una volta che sono decaduti, sono decaduti. Che cosa sta accadendo, che cosa accade in questa legislatura? Che un decreto-legge, il n. 64 del 2019, presentato durante l'estate dal precedente Governo - ma il filo conduttore del “manettarismo” giustizialista anche nei procedimenti dei Cinquestelle c'è comunque, questo tentativo di forzare la mano su procedure e su tutto quello che è possibile forzare, pur di non affermare che il Parlamento ha una sua dignità rappresentativa - è decaduto senza conversione. Bene, è decaduto senza conversione e che cosa accade? Le norme vengono reintrodotte con questa proposta emendativa 4.01. Cioè, il decreto-legge è decaduto, qual è il problema? È decaduto? Beh, con un emendamento io lo faccio rivivere, cioè reitero il decreto-legge in una forma ancora più grave: quella di un emendamento, quindi molto meno garantista rispetto a quella che, invece, è la struttura di un decreto-legge. Cioè, qui stiamo veramente facendo il gioco delle tre carte, il gioco di “questa carta vince e questa carta perde”, siamo di fronte a giochi di prestigio, di cattivo prestigio, che offendono il minimo di percezione di una correttezza, di un'ortodossia, nella gestione costituzionale delle norme.

Il Governo Conte 1 - il Conte primo mi sembrerebbe un po' troppo monarchico - ci ha dato già la possibilità di capire, non una volta, che inserire decreti prossimi alla scadenza in altri provvedimenti e poi lasciarli morire è una prassi.

E dato che, come sempre, quando ci sono delle affermazioni di carattere processual-probatorio, bisogna offrire le prove di quello che si dice, io vi segnalo tre casi - tre casi! - in cui il decreto-legge, prima della scadenza, è stato inserito in un provvedimento legislativo e poi lasciato morire: decreto-legge 5 ottobre 2018, n. 115 “Disposizioni urgenti in materia di giustizia amministrativa, difesa erariale, regolare svolgimento delle competizioni sportive”, trasfuso, prima della scadenza, 5 dicembre 2018, nella legge di bilancio 2019, nell'articolo 1, commi da 647 fino a 650.

Secondo, decreto-legge 28 giugno 2018, n. 79. Presidente, noi parliamo nell'illusione che le parole in quest'Aula rimangano scolpite da qualche parte. È come se ciascuno di noi si illuda che rappresentare la difesa dei principi costituzionali non sia un'operazione soltanto per consentire all'Aula di raggiungere l'obiettivo di chiudere la discussione generale, ma possa significare, anche senza che qualcuno ci ascolti, una sorta di scossa per le coscienze. Perché poi le idee non è sempre necessario ascoltarle in diretta: si possono diffondere, le idee hanno una loro forza penetrativa, hanno la capacità di raggiungere l'obiettivo indipendentemente dalla contestualità; non sono come i social, in cui devi percepire immediatamente il messaggio, e se non rispondi dopo 30 secondi ce n'è un altro che rende tardiva la tua risposta. Le idee non hanno tempo: hanno la capacità di raggiungere l'obiettivo indipendentemente dalla velocità di trasmissione. È con questa illusione, che qualche volta significa speranza, vi segnalo che il decreto-legge 28 giugno 2018, n. 79, “Proroga del termine di entrata in vigore degli obblighi di fatturazione elettronica per le cessioni di carburante”, che sarebbe scaduto nel mese di agosto, è confluito nell'articolo 11-bis del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, esattamente con la stessa tecnica: prima della scadenza inserito in un provvedimento.

Terzo. Qui gli indizi diventano una prova schiacciante, senza possibilità di difesa. Il decreto-legge 29 dicembre 2018, n. 143, “Disposizioni urgenti in materia di autoservizi pubblici non di linea”, è inserito nel contenuto del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, che, anche se approvato al n. 143, è poi stato considerato il treno più veloce per inserire quelle disposizioni (e mi sembra che la parola “treno” sia stata bene utilizzata) contenute in quel decreto-legge, che poi è stato lasciato scadere. Io ringrazio il legislativo di Forza Italia per avermi dato queste particolari indicazioni, che consentono di dare alle affermazioni un contenuto, una sostanza, una credibilità direi plastica.

Questo articolo aggiuntivo, Presidente, è composto tra l'altro da sette pagine, e modifica in radice il decreto-legge n. 21 del 2012 già in vigore. Allora, la decretazione d'urgenza addirittura modifica in questo caso, con questo inserimento anomalo, l'intera disciplina del decreto-legge del 2012. E ricordo male, Presidente, ma il Presidente della Camera scrisse una lettera all'allora, che è anche l'attuale, Presidente del Consiglio, per richiamare il Governo ad un più consono utilizzo della decretazione d'urgenza? Lo ricordo male? Non credo di ricordare male. Quando si deve allora modificare il decreto-legge n. 21 del 2012, è uno schiocco di dita che consente di riformarlo? Cioè, è un coup de foudre, è una conversione sulla via di Damasco, è un dolo d'impeto, categoria a me più vicina? O si tratta di un percorso che ha una sua maturazione, non lo so, e, allora, perché si utilizzano questi strumenti e questi sistemi? Il Governo è stato assolutamente scorretto, non ho timore di utilizzare questa espressione, dal punto di vista procedimentale. Poteva inserire questo articolo aggiuntivo di sette pagine, 4.01, nel testo dell'originario decreto-legge sulla sicurezza cibernetica, consentendo - scusate se è poco - al Presidente della Repubblica di vagliare, di vigilare, anche su queste norme; oppure emanare un decreto-legge autonomo. Ma, dato che, come diceva il mio maestro, la verità ha diverse vie di ingresso sui temi, questo è anche un articolo aggiuntivo che ha molti problemi di ammissibilità. Le presidenze delle Commissioni I e IX hanno affermato che sono ammissibili, perché riconducibili alle materie trattate dagli articoli 3 e 4 del decreto-legge che stiamo esaminando. La valutazione è discutibile, dico testualmente: il perimetro del decreto-legge riguarda la sicurezza cibernetica, e gli interventi svolti all'articolo 3 e all'articolo 4 sono limitati a ricondurre le tematiche trattate dall'articolo 1-bis (il 5G) e 2, gli attivi strategici nel settore dell'energia, trasporti e comunicazioni del decreto-legge 2012, alle disposizioni del decreto-legge in esame. La modifica, quindi, in materia di esercizio del golden power in settori diversi dalla sicurezza cibernetica è nettamente al di fuori del perimetro del provvedimento che stiamo esaminando, e questo è un dato obiettivo. È un dato obiettivo! Io capisco chi oggi - diciamo così - difende un provvedimento di questo genere indipendentemente, senza se e senza ma, per il solo piacere di portarlo a termine; ma le regole sono regole! Le regole sono regole! La politica è politica se rispetta le regole; se no non è politica, è altro!

Concludo, Presidente, il mio intervento, entrando in medias res sulle norme che sanzionano penalmente le condotte. È come, ad esempio, un bimbo, che mette le dita nella nutella, che non deve assolutamente toccare, allora la mamma lo chiude dieci giorni nella sua stanzetta, senza poter vedere la televisione. Questo accade in questo provvedimento: una pena della reclusione da 1 a 5 anni, quindi misure cautelari possibili, per carità: esiste un reato senza una misura cautelare? Ma voi riuscite a pensare un processo penale che non debba dare adito a misure cautelari? Ma per carità! Le misure cautelari sono un must, sono una necessità. Ma se non c'è il carcere preventivo che diritto penale è, secondo voi? Sorridete, tanto quello che fate si ritorcerà contro di voi, per forza, naturalmente: lo Stato non guarda in faccia a nessuno. Voi proponete uno Stato etico, catartico nei confronti degli altri, e non vi rendete conto che i sorrisi di coloro che, dai banchi del MoVimento 5 Stelle, accompagnano queste mie parole, sono tragici. Vuol dire che non capite, non vi rendete conto, e questo è drammatico! Non sapete dove sta di casa il concetto di garanzia e di presunzione di non colpevolezza e di libertà personale che non è sottoposta alle procure, ma è sottoposta ai principi di garanzia costituzionale! La libertà è un diritto, la privazione della libertà è un'eccezione! Per voi non esiste un processo penale che non sia privativo della libertà personale: il carcere è uguale al rimprovero penale. Una vergogna, Presidente, una vergogna! È qualche cosa che non si può concepire. Lo dico con molta franchezza: il concorso pieno, morale e materiale, del Partito Democratico è incredibile in tutto questo. È incredibile! Io mi rifiuto di credere che in pochi giorni vi sia stato un cambiamento così repentino di coscienza, di garanzia, di capacità di percezione: coloro che hanno cercato di difendere la Costituzione, addirittura di riformarla, adesso la sconfessano per mantenere in precario equilibrio un Governo che al prossimo voto esploderà come una bolla di sapone.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Una bomba.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Una bomba di sapone: non è male questa intuizione del collega Fiano. Una bomba di sapone! Per carità, me la riciclerò per il prossimo intervento, citando ovviamente l'autore dai banchi del Comitato dei nove. Da 1 a 5 anni: coloro che allo scopo di ostacolare o condizionare l'espletamento dei procedimenti di compilazione e aggiornamento degli elenchi delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici, nonché dei procedimenti relativi all'affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi informativi e delle attività ispettive e di vigilanza da parte della Presidenza del Consiglio - che fanno? - forniscono informazioni, dati o fatti non rispondenti al vero, rilevanti per l'aggiornamento degli elenchi surricordati o ai fini delle comunicazioni previste nei casi di affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi - udite, udite - omettono di comunicare i predetti dati, informazioni o elementi di fatto. Cioè, la semplice omissione di comunicazione di questi dati, da 1 a 5 anni. Ma insomma, a me sembra una cosa veramente fuori logica! Fuori logica! Ma di che cosa stiamo parlando? Si può catturare qualcuno per questi reati, per questa omissione? Che può essere casuale, può essere temporanea!

Ma il problema non è il buonsenso: è l'ipotesi di accusa. Noi dobbiamo convincerci che il processo penale oggi non è la sentenza del giudice: è l'iniziativa del pubblico ministero; è la misura cautelare che può essere attivata prima che arrivi un giudice a decidere nel merito soltanto su un fenomeno di gravità indiziaria, che ovviamente è soggetto alle fughe delle opinioni di ciascuno.

E se questo è vero, Presidente, se qualcuno ometterà di comunicare i dati, le informazioni o elementi di fatto su questi procedimenti, sarà punito da uno a cinque anni. E, attenzione, i dipendenti pubblici, per la semplice violazione delle disposizioni dell'articolo 1, possono ricevere una causa di responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile. È il sistema delle sanzioni in base al quale la sanzione conta più del precetto, dove il risultato finale è un deterrente sanzionatorio indipendentemente da quello che viene rimproverato. Io non lo voglio un Paese pieno di sanzioni; voglio un Paese che è capace di prevenire, che è capace di attivare, che è capace di stimolare al rispetto delle regole, ma, se noi introduciamo una sorta di rogo per qualsiasi strega, vera o falsa che sia, e qualsiasi gesto ponga in essere, dove ci stiamo avviando nei settori dell'economia, nei settori della cultura? Qualsiasi fenomeno diventa un fenomeno che porta ad un clima manettaro.

E allora, Presidente, noi ovviamente sul provvedimento in dichiarazione di voto assumeremo un nostro atteggiamento legato certamente ai contenuti, ma faccio una denuncia sul metodo con cui questa legge è stata scritta, che è una sorta di summa - non teologica, ovviamente - di quanto accade abitualmente nel massacro delle regole parlamentari, nella esaltazione di principi sanzionatori, nel segnale di pericolo che lancio soprattutto al Partito Democratico - ai 5 Stelle non c'è speranza - ma al Partito Democratico appunto lancio un segnale di pericolo: attenzione, sappiate fare governo delle cose e sappiate fermare questa discesa pericolosissima verso l'inferno delle garanzie.

Credo, Presidente, che aver utilizzato questa discussione generale per una lettura direi quasi a campione di una serie di svarioni, mi auguro ascrivibili a colpa cosciente e non a fatti dolosi, che preoccupano per la lettura generale del Paese, sia stata doverosa e quasi quasi ringrazio coloro che hanno stilato questo provvedimento, uno dei pochi provvedimenti su cui si riesce a dire qualche cosa in Parlamento che non sia semplicemente di stile; li ringrazio perché, nel patologico, mi hanno dato l'occasione per poter segnalare, mi auguro, elementi ai quali, in un prossimo futuro e probabilmente spero prima – prima – che questo Governo cada - mi riferisco, ripeto, soprattutto a coloro che, con tanta saggezza, hanno preso tante volte la parola dai banchi del Partito Democratico, e mi rivolgo a loro - siano capaci di mettere un fermo. È come quando c'è un vento forte e bisogna fermare l'imposta: fermate questa imposta, chiudete questa finestra al giustizialismo e raggiungiamo un obiettivo che quantomeno, sia pur nel dissenso delle opinioni, sia passabile per la prosecuzione democratica del dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Governo, sottosegretario, nello spazio cibernetico transitano quotidianamente dati e informazioni che attengono alla sicurezza nazionale. Penso ai dati che riguardano gli interessi primari di un Paese: interessi militari, interessi politici, scientifici, interessi industriali, interessi che riguardano i singoli cittadini, ma, in particolar modo, i loro dati più riservati. Lo spazio cibernetico, per l'appunto, rappresenta un nuovo dominio operativo di importanza strategica per lo sviluppo economico, sociale e culturale dei diversi Paesi. Contemporaneamente, però, lo stesso spazio cibernetico e, quindi, lo spazio virtuale rappresenta una competizione appesa ad uno spazio, sulla quale si può creare una competizione economica, ma soprattutto geopolitica per l'ampiezza dei settori che ne sono coinvolti.

Come dimostrato anche nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione difesa in sede referente, non esiste un settore, in questo momento, che non si poggi pesantemente sul cyberspace: servizi economici e finanziari, sistemi di comando e controllo militare, sistemi di fornitura di energia elettrica o acqua, l'assistenza sanitaria, le telecomunicazioni, dispositivi fisici con i quali interagiamo quotidianamente sono controllati da sistemi informatici. A questo riguardo, è stato autorevolmente osservato in dottrina come sempre più frequentemente i dispositivi fisici con i quali interagiamo quotidianamente o su cui si basano i servizi fondamentali per la nostra vita quotidiana - penso alle automobili, alle televisioni, agli smartphone - sono controllati da sistemi informatici. In questi sistemi, sfruttando il legame tra il mondo fisico e quello informatico, un hacker può riuscire a ottenere il controllo della porzione fisica del sistema e, quindi, far sì che un attacco informatico abbia effetti catastrofici sul mondo fisico, con possibili conseguenze sull'ambiente oppure addirittura sulla vita delle persone. A questo proposito, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 105 del 2019 reca una serie di misure urgenti volte a potenziare la sicurezza cibernetica del Paese. Tali iniziative si inseriscono nel più generale quadro strategico nazionale per la sicurezza e la difesa cibernetica, il quale, considerati i molti ambiti di competenza e, per altro verso, il carattere trasversale e asimmetrico della minaccia cibernetica, coinvolge una pluralità di soggetti istituzionali. Ricordo che, in tutti i principali contesti nazionali, europei ed internazionali nei quali si analizzano le principali sfide alla stabilità, alla sicurezza e alla crescita dei popoli la minaccia cibernetica viene da tempo considerata come una minaccia insidiosissima, mutevole nei suoi tratti essenziali, in continua evoluzione, rapida nel bersaglio da aggredire e capace di produrre effetti a distanze non raggiungibili con gli ordinari strumenti convenzionali di attacco. Gli attacchi cibernetici infatti possono originare da qualsiasi punto della rete globale e per la loro peculiarità sono idonei a produrre danni al funzionamento di servizi essenziali per la società, paragonabili a quelli prodotti nell'ambito di un conflitto combattuto con armi convenzionali, Presidente.

Con riferimento al comparto difesa, il nostro Paese sta da tempo rafforzando le proprie capacità militari nel dominio cibernetico quale elemento essenziale di sicurezza per la condotta delle operazioni, la protezione delle informazioni e la tutela delle nostre Forze armate, che ringrazio per il lavoro che fanno ogni giorno, ricoprendo un ruolo essenziale tra i soggetti pubblici che fanno parte dell'architettura strategica nazionale della cyberdefence. Gli attacchi cyber hanno, infatti, una diretta incidenza nei confronti di tutti gli ambiti di interesse della difesa come l'organizzazione della sicurezza, la gestione dei sistemi d'arma sempre più dipendenti dall'ambito informatico e soprattutto la condotta di operazioni militari.

Nell'ambito del rafforzamento dell'architettura strategica nazionale per la protezione cibernetica, il decreto-legge assegna nuove competenze al Dicastero della difesa, che tengono conto delle specificità del comparto, nelle diverse misure strategiche del provvedimento.

In primo luogo, in estrema sintesi, l'articolo 1 istituisce il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica al fine di assicurare la sicurezza delle reti, dei servizi informativi e dei servizi informatici necessari allo svolgimento di funzioni o alla prestazione di servizi dalla cui discontinuità possa derivare un pregiudizio alla sicurezza nazionale. L'individuazione, appunto, dei soggetti nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica è demandata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Ricordo, a questo proposito, che il Ministro della Difesa è uno dei membri di questo Comitato.

Specifiche disposizioni, appunto, regolano poi le forniture di beni, sistemi e servizi relativi alle tecnologie per l'informazione e la comunicazione destinati ad essere impiegati sulle reti o i sistemi informativi della difesa e i sistemi informatici di interesse del Ministero della Difesa. In relazione a tali forniture, il predetto Ministero si avvale di un proprio centro di valutazione, in raccordo con la Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dello Sviluppo economico.

Conclusivamente, Presidente, nel sottolineare l'importanza del provvedimento, tengo in questa sede a ricordare l'esame, particolarmente accurato, che la Commissione difesa ha svolto in sede consultiva, giungendo all'elaborato di un parere nel quale si sottolinea, tra l'altro, la necessità di coinvolgere il Parlamento negli esami degli schemi di decreti previsti dall'articolo 1 del decreto-legge e attuativi di passaggi importanti del disegno di legge. Si tratta di una richiesta già recepita dalle Commissioni affari costituzionali e trasporti che, in sede emendativa, hanno novellato il testo del decreto-legge nel senso auspicato dalla Commissione difesa.

A questo proposito, ringrazio il presidente della Commissione difesa, il deputato Gianluca Rizzo, per avere organizzato i lavori della Commissione in modo da garantire un'ampia istruttoria e un ampio dibattito sui numerosi punti del provvedimento che interessano il comparto della difesa e sui quali sono convintamente deciso e orientato che il Governo tornerà nuovamente su questi temi in seguito.

Ricordo, infine, che sul tema della difesa cibernetica la Commissione difesa ha svolto, nella precedente legislatura, un'indagine conoscitiva che credo sia orientata a rinnovare anche in questa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2100-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la I Commissione (Affari costituzionali), deputato Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Per il suo tramite uso solo pochi secondi perché mi è parso di ascoltare nell'autorevole intervento del presidente Sisto, che ascolto sempre con grande interesse, una sorta di messa in mora della validità della presentazione, da parte del Governo, dell'emendamento che reca l'articolo aggiuntivo 4-bis, come se questo fosse, in spregio della sentenza n. 360 del 1996 della Corte costituzionale, l'esercizio di una reiterazione, la quale è vietata da quella sentenza, di un decreto precedentemente decaduto.

Quella sentenza, Presidente - e per il suo tramite lo dico al presidente Sisto, per il quale nutro sempre grande stima ma che non si è tanto soffermato, in questo caso, sui contenuti di questo decreto quanto sulla forma - prevede due possibilità e due specifiche casistiche nel caso che il tema di un decreto venga riproposto. Il primo si fonda sul fatto che la disposizione iterata abbia dei presupposti giustificativi di natura straordinaria e questo, presidente Sisto, se lei ha approfondito il merito di questo decreto, ha natura grandemente straordinaria perché noi abbiamo l'esigenza, condivisa da tutti i partiti presenti in quest'Aula, di mettere in sicurezza il perimetro cibernetico di questo Paese; tema, peraltro, svolto con straordinaria profondità dal suo collega di partito Vito al termine del cui intervento avevo pensato di capire che l'opinione di Forza Italia fosse a favore di questo decreto. La seconda è se il Governo caratterizza con contenuti normativi nuovi la disposizione iterata.

Ma io, per il suo tramite Presidente, vorrei chiedere al collega Sisto: ma lei ha veramente letto l'intero contenuto dell'articolo 4-bis così come presentato con articolo aggiuntivo del Governo? Questo non è identico al decreto decaduto. Non è identico e, quindi, assolve alle prescrizioni della sentenza della Corte costituzionale e ha assoluta urgenza di essere ripetuto come contenuto complessivo perché, a detta di tutti i partiti presenti in quest'Aula, noi abbiamo l'esigenza di assicurare la sicurezza delle nostre reti. Era solo per questo, ovviamente, e sul resto delle opinioni del presidente Sisto, ci mancherebbe.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la IX Commissione (Trasporti), deputato Scagliusi, ed il rappresentante del Governo non intendono replicare.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta a partire dalle ore 16, dopo la commemorazione del collega Bonaiuti.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, il Ministro per gli Affari europei e la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva.

(Elementi e iniziative in relazione alla situazione dell'hotspot di Lampedusa – n. 3-01052)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Ravetto ed altri n. 3-01052 (Vedi l'allegato A).

La deputata Laura Ravetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la settimana scorsa, con alcuni colleghi del Comitato Schengen, sono stata in missione, quindi in visita, all'hotspot di Lampedusa. Secondo gli operatori presenti, i posti nell'hotspot di Lampedusa sono tra i 94 e i 96 - anzi, sono a chiederle certezza su questo dato - e abbiamo assistito alla presenza di 320 migranti. Una situazione, Ministro, insostenibile. In più, ho visto con i miei occhi una bimba di poche settimane, dei minori, delle bambine di pochi anni. Ho chiesto dove fosse la sezione dedicata ai minori e mi è stato spiegato che era inagibile a causa di un incendio doloso occorso però, Ministro, un anno e mezzo fa. Quindi, alla luce di questo, sono a chiederle: quando, in che tempi e come si riporterà l'hotspot di Lampedusa a dei numeri accettabili di presenze, possibilmente corrispondenti alla possibilità di capienza, e quando e in che termini si ripristinerà la sezione per i minori.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. L'onorevole interrogante fa riferimento alla missione svolta da una delegazione del Comitato Schengen, che il 16 ottobre ha visitato l'hotspot di Lampedusa. In relazione alle preoccupazioni manifestate circa il sovraffollamento della struttura, mi corre l'obbligo di riferire che il numero dei migranti ospitati nel centro in quella giornata era 329, ed era dovuto alla circostanza eccezionale dell'operazione di soccorso di 172 persone svoltasi proprio nella notte precedente, attraverso unità navali della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Evidenzio che era stato già programmato per la giornata del 16 ottobre il trasferimento di un consistente gruppo di migranti, al fine di mantenere adeguato il numero delle presenze all'effettiva capienza del centro e di assicurare, quindi, la necessaria assistenza. Infatti, la sera stessa del 16 ottobre 168 migranti sono stati trasferiti, mentre la mattina successiva altri 97 hanno lasciato la struttura, compresi i 60 minori non accompagnati, avviati ai centri appositamente dedicati. A seguito delle operazioni di trasferimento, nell'hotspot di Lampedusa rimanevano ospitate, il 17 ottobre, 64 persone. Oggi, a seguito di ulteriori riduzioni di presenze, nel centro sono presenti 48 migranti, 41 uomini, sette donne e nessun minore, dei quali 38 tunisini, 4 egiziani e 6 donne della Costa d'Avorio. Queste ultime, superstiti del naufragio del 7 ottobre, sono sul punto di essere trasferite, tenuto conto anche dello stato di disagio psicologico sofferto.

La situazione dell'hotspot di Lampedusa è costantemente seguita. Come ricordato nell'interrogazione, la struttura è stata interessata in passato anche da numerosi incendi, l'ultimo dei quali verificatosi nel marzo 2018, che ne hanno ridotto la capacità ricettiva a 96 unità. È mia intenzione assicurare la massima celerità nel ripristino della piena funzionalità del centro e ho già dato impulso per accelerare le opere di riqualificazione in corso. Alcuni interventi sono stati già realizzati, quelli riguardanti l'ampliamento della capacità alloggiativa inizieranno alla fine di questo mese e consentiranno, entro marzo 2020, di disporre di ulteriori 132 posti, nonché di poter dedicare una specifica area ai minori non accompagnati. Al completamento degli interventi, che prevedono anche l'allestimento di appositi spazi per i nuclei familiari, il centro potrà disporre di locali alloggiativi per complessivi 439 posti.

Altre misure sono strettamente correlate alle iniziative in corso, e mi riferisco all'esame accelerato delle domande di asilo presentate in zone di frontiera appositamente individuate secondo la procedura prevista dal decreto ministeriale 5 agosto 2019, e mi riferisco, altresì, alla lista dei Paesi sicuri, elencati nel decreto del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale del 4 ottobre 2019. L'attuazione di tali provvedimenti consentirà di esaminare le domande di asilo degli stranieri provenienti da tali Paesi entro termini particolarmente ridotti, comunque non superiori a nove giorni dalla presentazione della domanda.

PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di replicare.

LAURA RAVETTO (FI). Io ringrazio il Ministro, la ringrazio di essere venuta personalmente a rispondermi, ma mi ritengo parzialmente soddisfatta. Sono lieta che, forse anche a seguito dell'attività parlamentare di missione, si sia posta attenzione su Lampedusa e siano state smistate delle persone e soprattutto i bambini. Tuttavia, paradossalmente, mi preoccupo se sento dire dal Ministro che verranno costruiti altri 439 posti, perché gli hotspot, Ministro, anche a seguito della sua stessa circolare - o meglio del suo Ministero - del 2016 sono dei posti dove bisognerebbe rimanere il minor tempo possibile, sono dei posti temporanei. Non possiamo trasformare l'hotspot di Lampedusa in un centro di accoglienza o in un centro di rimpatrio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), Ministro. Perché, quando sono stata a Lampedusa, le istituzioni presenti mi hanno spiegato che il 90 per cento dei migranti presenti erano migranti economici, provenienti dalla Tunisia. Non parliamo, quindi, di profughi, parliamo di un Paese dove non c'è una guerra, dove ci sono accordi di rimpatrio in atto con il nostro Paese e anche accordi commerciali. Ministro, la nostra preoccupazione è che, con un Accordo di Malta scritto sull'acqua e con un messaggio sbagliato, per cui i nostri porti possono essere aperti anche ai migranti economici che poi ricollochiamo, il rischio sia che Lampedusa vada al collasso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per avviare una fase di gestione pubblica temporanea della società Alitalia volta alla definizione di un adeguato piano industriale – n. 3-01053)

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01053 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. La situazione e le prospettive di Alitalia sono sempre più gravi. Da un anno è in corso la fase finale della procedura di cessione. Leggiamo, in questi giorni, di una ulteriore proroga – condizionata è stata definita - e di un prestito aggiuntivo di 350-400 milioni. Il consorzio a cui si è giunti durante questo lungo periodo, composto dal Ministro dell'Economia, dalle Ferrovie dello Stato, da Delta e da Atlantia, mette in campo un piano industriale, che, a nostro avviso, è sostanzialmente un piano biennale di fallimento, nonostante preveda - così abbiamo letto - 2.800 esuberi, un numero enorme. Allora, chiediamo al Governo se non ritenga necessario concludere la fase di amministrazione straordinaria e passare ad una fase di proprietà e di gestione diretta dell'azienda, per arrivare a un piano industriale credibile.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

In modo preliminare, si ritiene utile effettuare alcune considerazioni sullo stato in cui versa la società. Alitalia è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria nel maggio 2017. Il Governo, al fine di far fronte alle esigenze di cassa necessarie a garantire la prosecuzione dell'attività d'impresa, ha disposto, nel 2017, complessivamente un finanziamento a titolo oneroso di 900 milioni di euro, utilizzato, oltre che per rispettare gli impegni connessi alla regolamentazione internazionale del trasporto aereo - si riferisce, ad esempio, alle somme depositate presso la IATA, - anche e soprattutto a supporto del business e delle relative esigenze economico-finanziarie della società.

Quanto all'attuale liquidità nella disponibilità della gestione commissariale, in data 18 settembre 2019, i commissari, alla presenza di tutte le parti sociali coinvolte nella vertenza, hanno fatto presente come, alla fine dello scorso mese di agosto, vi fossero risorse per all'incirca 360 milioni di euro, computo che evidentemente tiene conto anche delle somme depositate e, pertanto, non nella piena ed effettiva disponibilità della gestione commissariale.

Peraltro, non è un mistero che la cassa disponibile, dal 2017 in avanti, sia chiaramente diminuita, non potendo il commissario effettuare investimenti e/o sviluppare il business, ma dovendo limitarsi alla ordinaria operatività aziendale.

Proprio per questa ragione è assolutamente vitale che non venga perso altro tempo e che l'operazione possa finalmente decollare in via ufficiale. A questo riguardo, come è noto, su autorizzazione del Ministro dello Sviluppo economico, senatore Patuanelli, l'organo commissariale di Alitalia aveva concesso a FS una proroga per presentare l'offerta definitiva e vincolante per gli asset della società, fissando tale termine allo scorso 15 ottobre. Nelle scorse ore i commissari straordinari hanno, però, rappresentato al Mise come, entro il termine sopra indicato, Ferrovie dello Stato, quale capofila del costituendo consorzio acquirente, non abbia presentato, per una serie di ragioni, l'offerta definitiva e vincolante, manifestando l'auspicio di potere avere altro tempo a disposizione.

Ogni valutazione su quanto precede e, dunque, sugli sviluppi della procedura di cessione in essere dovrà ora essere assunta evidentemente dal Mise, quale amministrazione vigilante sull'operato del collegio commissariale. In ogni caso, l'auspicio è che FS, unitamente agli altri soggetti che allo stato compongono il suddetto costituendo consorzio acquirente, possa formalizzare quanto prima il proprio impegno e che si possa infine giungere alla firma dei contratti.

È indispensabile, peraltro, che il piano industriale della Nuova Alitalia sia ambizioso, lungimirante e coerente con le attuali dinamiche del comparto del trasporto aereo, un settore che negli ultimi anni è cresciuto costantemente a tassi ragguardevoli.

Quanto al quesito circa una possibile fase di gestione pubblica temporanea dell'azienda, finalizzata alla definizione di un credibile piano industriale, si rammenta che l'attuale procedura di cessione si sviluppa nell'ambito di ben delineati binari di natura normativa e che il dossier Alitalia è da molto tempo oggetto di particolare attenzione da parte della Commissione europea e, in particolare, della Direzione generale per la concorrenza, relativamente a presunti aiuti di Stato che sarebbero stati concessi alla società con i predetti finanziamenti. Ragion per cui debbono essere tenuti particolarmente in considerazione rilevanti profili normativi e regolamentari di promanazione comunitaria.

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro D'Incà per la risposta, però, con grande franchezza, non possiamo essere soddisfatti, nel senso che, anzi - devo dire la verità - si aggravano le preoccupazioni. Infatti, se il Ministero non riconosce la strutturale inadeguatezza del consorzio, che è oggi in fase finale della trattativa, vuol dire che si rischia di avallare un piano che non ha prospettiva, un piano che nel giro di poco tempo, di due anni, ci porta allo stesso risultato, con ulteriori centinaia di milioni di prestito della collettività, con un numero enorme inaccettabile di esuberi.

Vanno affrontate le cause strutturali che stanno dietro a tanti dei problemi che ha avuto Alitalia, cause che hanno spesso origine extra-aziendale, che non possono essere demandate al management o ai commissari di turno. È, quindi, un compito che spetta in modo prioritario al Governo.

Per quanto riguarda i profili di coerenza con le norme europee, temo che sia molto più rilevante l'incompatibilità che scaturirebbe da un ulteriore prestito, rispetto a quello che si riuscirebbe ad ottenere, nel momento in cui quel prestito venisse trasformato in azionariato dell'azienda, che non è impedito dalle direttive, dalle normative europee, per una fase temporanea, finalizzata, appunto, a costruire quelle condizioni esterne. Faccio, ad esempio, riferimento alle tariffe fuori misura che Alitalia paga a ADR Fiumicino, guarda caso alla fine la stessa proprietà che poi dovrebbe gestire e dovrebbe entrare nel consorzio che dovrebbe rilanciare Alitalia.

Quindi, riteniamo che su questo il Governo debba fare un supplemento di riflessione, perché stiamo portando di nuovo quell'azienda su un binario morto, con dei costi sociali enormi.

(Iniziative per sostenere il comparto produttivo delle materie plastiche, alla luce delle prospettate nuove misure fiscali che interessano il settore – n. 3-01054)

PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01054 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel documento programmatico di bilancio compare una tassa sulla plastica di un euro al chilo, valida dal 1° giugno 2020. Considerato che la plastica viene acquistata a 90 centesimi al Kg, l'introduzione di questa imposta determina l'aumento del 110 per cento delle tasse sull'intera filiera della plastica. La tassa rischia di colpire anche gli imballaggi composti con materiali riciclati, vanificando gli investimenti sulla ricerca.

Signor Ministro, questo è un provvedimento privo di fondamento logico: il problema non è combattere la plastica come materiale, ma combattere contro la plastica non raccolta e dispersa nell'ambiente. Ciò che manca - e a cui il Governo dovrebbe puntare - è una vera informazione ed educazione sull'importanza del corretto smaltimento. Purtroppo, si preferisce tassare anziché informare ed educare, sacrificando l'inefficienza della raccolta e gestione della plastica sulle spalle dell'industria della plastica. Basterebbe solo educare, ma per educare è necessario conoscere.

Chiediamo, quindi, al Ministro, in considerazione della grave situazione in cui potrebbe venire a trovarsi l'industria italiana della plastica - che rappresenta 10.000 aziende, 150.000 addetti e 40 miliardi di fatturato e che, senza un cambio di rotta su questa tassa, non sarà più competitiva - se il Governo non intenda adottare iniziative per sostenere il comparto produttivo della plastica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

La questione posta dagli onorevoli interroganti è complessa e delicata: da un lato, infatti, è necessario considerare gli interessi di un settore, quello chimico e petrolchimico, di assoluto rilievo nel quadro del sistema produttivo nazionale; dall'altro, è parimenti necessario considerare questioni afferenti alla tutela dell'ambiente e alla salute umana, per affrontare le quali l'Unione europea e con essa l'Italia si sono poste l'obiettivo di invertire le crescenti tendenze di consumo di plastica.

È certamente corretto fare leva su misure di informazione ed educazione sull'importanza del corretto smaltimento dei rifiuti plastici e sul valore che ne può derivare, ma ciò non è sufficiente; l'orientamento nazionale ed europeo è, infatti, quello di limitare la produzione della plastica e modificare gradualmente l'attuale modello di produzione e consumo.

È indubbio che tali interventi non possano tradursi in una discriminazione al contrario per l'industria italiana della plastica. Per questo motivo risulta doveroso tenere in considerazione, allo stesso tempo, le filiere produttive che puntano efficientemente sull'attività di recupero e riciclo, nonché quelle che trattano le bioplastiche. Non a caso, allo studio del Governo, oltre all'ipotesi di tassazione richiamata dagli interroganti, vi sono anche numerose misure propositive, che fanno leva sull'incentivazione e lo stimolo alla rinnovazione. Tra queste, in particolare, va sottolineato il credito di imposta del 36 per cento delle spese sostenute dalle imprese che acquistano prodotti realizzati con materiali derivati da plastiche miste provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e da selezioni di rifiuti urbani residui; e ancora, le agevolazioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi nell'ambito dell'economia circolare, le disposizioni in materia di rifiuti di imballaggi, le agevolazioni fiscali sui prodotti da riciclo e riuso.

Va ricordata inoltre l'iniziativa Global Start Up Program, con la quale il Mise sostiene start up titolari di brevetti non ancora presenti sui mercati internazionali, impegnate nello sviluppo di nuove idee ad alto contenuto tecnologico. In tale ambito, rientra in particolare il progetto della circular economy, che intende incentivare le emissioni low carbon nonché la produzione e l'uso di materiale innovativo sostitutivo della plastica.

In questo contesto, si colloca tra l'altro il procedimento per il recepimento dell'ordinamento nazionale della direttiva UE 2019/904 del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, la cui fase attuativa, in corso, potrebbe costituire la sede dove contemperare le opposte esigenze, eventualmente anche attraverso un confronto ed un coinvolgimento diretto con le imprese interessate.

Si conferma, dunque, l'impegno del Governo a portare avanti una politica plastic free attraverso diverse iniziative, anche normative, che garantiscano il giusto bilanciamento di tutti gli interessi in gioco.

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente, penso di interpretare anche il pensiero e il giudizio dei colleghi Colucci e Tondo, però parlo al Ministro per i rapporti col Parlamento - c'è anche il Ministro dei beni culturali - perché il Ministro dello sviluppo economico (che non c'è) faccia un po' di mente locale. Questo ci sembra un caso di masochismo spacciato da ambientalismo. Potremmo avere plastic free ma impresa zero. Tutto quello che voi ci avete qui spiegato potrebbe avere una semplice ricaduta: l'uccisione, l'assassinio, la scomparsa di un intero settore industriale, che potrebbe esattamente riconvertirsi nella direzione vostra. Ma vi è chiaro che se siamo in Europa e la concorrenza è in Europa? La trasformazione della plastica è il settimo comparto per valore aggiunto industriale in Europa. La Germania è il primo produttore e il primo settore industriale, l'Italia è il secondo. Se in Germania non mettono nessuna tassa e noi mettiamo un euro di tassa al kg alle nostre imprese italiane, cosa succede? Come competiamo? Come facciamo a trasformare anche in ecocompatibile tutto questo settore? 11.000 imprese, 150.000 addetti, abbiamo 40 miliardi di euro di fatturato in Italia: questo è uno dei settori industriali più importanti e più competitivi. Il problema, l'abbiamo detto, è certamente quello ambientale, ambiente e sviluppo possono andare di pari passo: anziché tassare, premiamo, incentiviamo, ma non uccidiamo un intero settore. E non nascondiamocelo: l'introito è 900 milioni di euro da questa tassa, 900 milioni di euro. C'è chi, in quest'Aula - penso al Ministro Franceschini - ha già avuto esperienza, come me, di un'altra tassa su un settore, quello della nautica, che doveva portare all'incasso dello Stato 400 milioni di euro: si è ucciso un intero settore e sono entrati 20 milioni di euro. Vogliamo uccidere questo settore o vogliamo insieme lavorare, perché un settore come questo possa trasformarsi, diventare competitivo, continuare a rispettare certamente l'ambiente, ma altrettanto competere in Europa e nel mondo? Siamo ed eravamo un'eccellenza in questo settore, non uccidiamolo questo settore, non facciamo masochismo in nome di un ambientalismo che non ha nessun senso, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Elementi in merito ai risultati raggiunti con l'introduzione del cosiddetto Art bonus a sostegno del patrimonio culturale e dello spettacolo – n. 3-01055)

PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Piccoli Nardelli ed altri n. 3-01055 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie Presidente. Signor Ministro, nel 2014, con il decreto-legge n. 83, è stato introdotto in Italia il credito di imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro, il cosiddetto Art Bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale e dello spettacolo, quindi a favore di beni culturali pubblici e dello spettacolo e per finanziare interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, di istituti e luoghi della cultura, fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione. Con la nuova legge sullo spettacolo dal vivo del novembre 2017 è stato esteso a tutti i teatri, alle orchestre e ai festival, quindi a tutto il mondo della cultura. Ecco, l'Art Bonus attualmente Ministro, come lei sa, in Europa è una delle più vantaggiose misure fiscali per incoraggiare il mecenatismo. Ecco, volevamo avere un aggiornamento sui risultati finora raggiunti dall'introduzione di questa importante misura, che è orientata alla valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese e dei beni dello spettacolo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie Presidente, l'onorevole Di Giorgi ha ricordato che la norma è stata introdotta nel nostro ordinamento con un voto molto largo del Parlamento nel 2014, prima con un oggetto più limitato - gli interventi sui beni culturali pubblici - poi, con alcuni interventi successivi, estesa anche ad altri campi, compresi le fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione e in ogni occasione il Parlamento ha immaginato la possibilità di estenderla ad altri settori. Naturalmente c'è un problema, come in tutti i campi, di copertura e di costi, ma credo che la strada sia comunque quella di allargare; per esempio, nella legge di bilancio di quest'anno stiamo ragionando e abbiamo ragionato sul suggerire al Parlamento la possibilità di estenderla agli Istituti italiani di cultura all'estero, che sarebbe un costo limitato, ma un segnale importante. Il bilancio lo giudico assolutamente positivo, importante dal punto di vista dei numeri per il valore materiale e per il valore pedagogico: valore materiale perché stiamo raggiungendo in questi giorni i 400 milioni di donazioni private sul pubblico, esattamente ad oggi 390 milioni e 321 mila euro, sono circa 13.000 (12.860) i donatori, quindi un numero importante. I percettori vanno per categorie: c'è stata naturalmente, come si immaginava, una grande capacità di raccolta di risorse da parte delle fondazioni lirico-sinfoniche, molto dai comuni, meno altre istituzioni, compreso il mio Ministero, con grandi spazi di miglioramento. Del resto, i comuni erano più abituati a recepire donazioni private che non il Ministero o lo Stato. C'è un grande squilibrio territoriale, che non è l'unico in Italia, ma va assolutamente corretto. Per intenderci, in Lombardia sono entrati 149 milioni di donazioni, in Sicilia 712 mila euro, in Emilia Romagna 45 milioni e 541 mila euro di donazioni, in Sardegna un milione e 442 mila. Sono grandi squilibri che derivano in parte dalla forza strutturale e imprenditoriale di quei territori, ma in parte derivano anche da una dinamicità che va assolutamente recuperata.

Per questo dico che l'altro valore, quello forse più importante, è il valore pedagogico. I Paesi in cui c'è una grande cultura del mecenatismo e della filantropia hanno quella grande cultura non per caso, ma perché è stata aiutata da decenni di incentivi fiscali per le donazioni private al patrimonio pubblico. Penso al Regno Unito, alla Francia, agli Stati Uniti. Noi l'abbiamo da quattro anni, e quindi è un percorso graduale; prima non si credeva che questa norma avrebbe funzionato, poi che sarebbe rimasta permanente, perché all'inizio era transitoria. Via via le imprese si stanno avvicinando, ma abbiamo ancora molto terreno da recuperare, e io vorrei - concludo con questo - che arrivasse in fretta il momento in cui una grande impresa italiana che non investe nel patrimonio culturale provi senso di colpa, o meglio, si vergogni di non avere destinato una parte delle risorse dei propri utili per la tutela del patrimonio culturale italiano, perché quell'impresa, qualsiasi sia, il prodotto che vende nel mondo, il made in Italy vende nel mondo perché dietro quel prodotto ci sono secoli di saperi, ma c'è anche l'immagine della bellezza, dell'arte e della cultura italiana. E, quindi, investire deve diventare una parte insostituibile per la valutazione dell'impatto sociale del bilancio di qualsiasi impresa, e quindi molto mi aspetto, molto, perché molto possono fare, in particolare dalle grandi imprese italiane che lavorano e esportano nel mondo.

PRESIDENTE. La deputata Di Giorgi ha facoltà di replicare.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non posso che essere molto soddisfatta della sua risposta e soprattutto di ciò che ha aggiunto della strategia, dell'idea che ha rispetto al patrimonio culturale, ossia la valorizzazione che diventa grandissima ricchezza per il Paese. Quindi, credo che, abituando anche i nostri giovani nelle scuole a rispettare ciò che hanno intorno, questo patrimonio immenso, abituando i nostri giovani a frequentare il teatro, a frequentare tutte le attività culturali, si può immettere nei nostri cittadini un'idea eccezionale, che è quella che attraverso la cultura tutti si cresce: crescono le persone, crescono le anime, crescono, naturalmente, anche i Paesi e l'economia del Paese. Quindi, credo che il problema lei lo abbia affrontato, è quello dello squilibrio relativamente al Sud. Avevamo dati anche noi - lei ce li ha confermati - abbastanza preoccupanti. C'è bisogno di muovere, anche con una campagna pubblicitaria, con un po' di quelle pubblicità progresso che vengono fatte; credo che, se il Ministero la ponesse in essere, potremmo avere un aiuto anche in questo senso, perché non è giusto che il patrimonio meraviglioso che c'è nel Sud d'Italia non venga ulteriormente valorizzato con l'intervento dei privati, di mecenati e, come bene lei ha detto, di grandi imprese, che, evidentemente, dovrebbero avere proprio tra i loro obiettivi sociali quello di investire nella bellezza e nel patrimonio del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

(Iniziative urgenti, anche in sede di Unione europea, per tutelare l'esportazione dei prodotti italiani a fronte del regime di dazi recentemente introdotto dagli Stati Uniti – n. 3-01056)

PRESIDENTE. La deputata Caretta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01056 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, membri del Governo, l'Organizzazione mondiale del commercio ha autorizzato gli Stati Uniti ad applicare dazi sulle merci di provenienza europea per 7,5 miliardi di euro in ritorsione per l'affaire Airbus, che coinvolge Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tale decisione rischia di compromettere notevolmente il lavoro di numerose imprese italiane, in particolare quelle che hanno fatto del made in Italy il proprio cavallo di battaglia.

Le aziende maggiormente colpite non potranno che essere quelle del settore agroalimentare, che ha registrato una crescita dell'8,3 per cento nei primi otto mesi del 2019. Il peso maggiore dei dazi viene imposto a Francia, Gran Bretagna e Germania, seguono Spagna e Italia. Dunque l'Italia risulta essere il quinto Paese dell'Unione europea colpito dai dazi USA, con un valore dell'export interessato di molto inferiore ai quattro membri del consorzio Airbus. Tali pesanti dazi costeranno alle aziende italiane circa 500 milioni di euro, nonostante l'Italia sia completamente estranea alle infrazioni commesse dagli altri Paesi in relazione all'affare Airbus. Chiediamo, quindi, al Governo quali iniziative intenda adottare, anche in sede europea, per tutelare l'intero comparto agroalimentare italiano e difendere le nostre aziende (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, ha facoltà di rispondere.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato Lollobrigida, gli altri e la deputata che ha presentato l'interrogazione per una questione che ovviamente sta a cuore al Governo e a tutto il Parlamento. Come la deputata ha sottolineato, l'OMC ha autorizzato gli Stati Uniti ad imporre dazi per quasi 7,5 miliardi di dollari sulle esportazioni dall'Unione europea a decorrere dal 18 ottobre, a seguito della nota controversia da lei citata. Per la nostra industria alimentare il mercato statunitense è stato nel 2018 il secondo sbocco assoluto, con un export pari a 4.102 milioni di euro e un saldo di 3.735 milioni. I maggiori dazi del 25 per cento su alcuni prodotti lattiero-caseari italiani, carni lavorate e liquori italiani rappresentano sicuramente un problema per il nostro export, ma, come rilevato dagli stessi interroganti, va rilevato come gli Stati Uniti non abbiano voluto colpire nello specifico l'Italia. Il nostro surplus commerciale con gli USA è, infatti, tra i più rilevanti, pari a circa un quinto dell'intero surplus europeo, ed è stata evitata l'imposizione di dazi su prodotti come vino, olio d'oliva, pasta, caffè, dolci e moda, che avrebbero avuto un impatto alquanto notevole. Conseguentemente, si stima che la percentuale di export italiano interessata dai dazi si attesti allo 0,86 per cento del totale, per un valore di 117 milioni di dollari circa. Non va poi dimenticato che il tetto dei 7,5 miliardi di dollari opera sul valore annuale del commercio e che lo United States Trade Representative, nel corso delle sue revisioni periodiche, cioè dopo i primi 120 giorni di applicazione e in seguito ogni 180 giorni, potrebbe mettere in atto il cosiddetto “carosello”, cioè selezionando nuovi prodotti o Paesi e modificando le percentuali di dazi. Il Governo, quindi, ha ben chiaro come l'impatto sul settore rischi di essere duplice: da un lato, la penalizzazione economica, dall'altro, il prodursi di un eccesso di offerta all'interno dell'Unione europea, con la conseguente pressione sui prezzi. Non di meno noi restiamo contrari ad alimentare la spirale azione-ritorsione, tipica delle guerre commerciali, visto che, come lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella ha avuto modo di sottolineare nel corso della sua recente visita a Washington, una reciproca imposizione di dazi è dannosa per entrambe le economie sulle due sponde atlantiche.

Al riguardo, mi preme ricordare come gli USA abbiano già imposto in passato dazi sull'acciaio e l'alluminio europei e come si è in attesa, purtroppo, il 13 novembre prossimo, della decisione dell'Amministrazione Trump sull'eventuale imposizione di dazi anche all'importazione di beni del settore automotive. L'Unione Europea, a sua volta, è in attesa a breve dell'analoga sentenza, questa volta nell'OMC del commercio, che dovrà pronunciarsi sul ricorso avverso il sostegno dell'amministrazione USA a Boeing. Il Governo, consapevole di quanto precede, lavorerà affinché la nuova legislatura europea possa costituire l'occasione per rilanciare un quadro di collaborazione: meglio negoziare che opporre dazi e avere guerre commerciali. Nell'immediato, per rispondere alla sua interrogazione, abbiamo avanzato al commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Phil Hogan, la richiesta di predisporre adeguate contromisure, così come è già stato fatto nel passato per mitigare gli effetti di guerre commerciali, in particolare attraverso l'attivazione dell'ammasso privato di formaggi, l'utilizzo di maggiori risorse per la promozione dei prodotti agricoli colpiti dai dazi USA e misure di compensazione, attraverso anche un fondo europeo.

Anche il commissario Hogan, nel ricordare l'imminente possibilità di ritorsione europea, ha lasciato intendere di ritenerla comunque ultima ratio, manifestando una chiara preferenza per la via negoziale con gli USA.

Vi sono, inoltre, aperture riguardo alla possibilità di intervenire con l'ammasso privato per i formaggi italiani, una volta che saranno dimostrate le necessarie condizioni. In conclusione, Hogan ha anche indicato nella politica di promozione agricola con risorse europee lo strumento più adeguato a fronteggiare la situazione attuale, segnalando che i nuovi programmi promozionali per il 2020 includeranno la possibilità di svolgere attività, anche negli USA, a sostegno di formaggi, vino e altri prodotti di interesse nazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Luca De Carlo ha facoltà di replicare.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Ministro. I dazi non sono una ritorsione, ma un risarcimento - questo è quello che dichiara Trump - e gli italiani si chiedono perché i loro produttori e, soprattutto, i loro prodotti debbano risarcire qualcuno. Gli italiani, infatti, non capiscono perché se un consorzio francese e tedesco, come Airbus, commette un'infrazione, la debba pagare l'Italia, perché di questo si tratta. Gli italiani vogliono un Governo ed un Ministro che vada in Europa e difenda l'interesse nazionale. Fanno sorridere, però, le dichiarazioni del Primo Ministro Conte, che, addirittura, dice che chiederà uno sconto, come se, invece che in un contesto internazionale di Stati sovrani, fossimo in una kasbah o in un bazar di Marrakech. Ma si sa, per battere i pugni bisogna essere autorevoli, bisogna avere il coraggio. E non voglio scomodare chi tanti anni fa, come oggi, i ragazzi di Buda e di Pest, hanno avuto il coraggio di lanciarsi contro i carri armati sovietici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma basterebbe un coraggio: quello di difendere il prodotto italiano ed essere uomini liberi, come noi, che non siamo mai scesi a compromessi e che abbiamo, da veri patrioti, sempre tutelato l'interesse nazionale. Voi, invece, purtroppo, siete sudditi di questa Europa, che avete contribuito a tenere in piedi, questa Europa della finanza, delle multinazionali e delle inique sanzioni, come quelle nei confronti della Russia, che oggi i produttori italiani pagano con oltre un miliardo di dazi. Noi siamo sovranisti, voi siete a sovranità limitata: peccato, però, che quella sovranità limitata la facciate pagare anche al popolo italiano, e questo è molto grave. Non fosse così, andreste in Europa e vi battereste per i dazi di civiltà, perché quei prodotti che sono importati da quei Paesi che non rispettano gli standard della tutela dei lavoratori, delle norme ambientali, delle norme sicurezza sul lavoro fossero gravati da dazi. Invece no, invece non tutelate i nostri produttori e lasciate che, ad infrazioni di altri Paesi, si paghi con il prodotto nazionale. Questo, però, si sa.

Ci sono milioni di italiani che meritano un Governo diverso da questo, milioni di italiani che hanno già espresso più volte nelle varie elezioni, dall'anno scorso ad oggi, la volontà di avere un Governo diverso, un Governo che faccia gli interessi degli italiani. Questo noi lo faremo, questo noi lo vogliamo fare, perché siamo patrioti e agiamo nell'interesse nazionale. Peccato che voi, con il vostro ostruzionismo e con la vostra intenzione di rimanere attaccati a quella poltrona, non ci lasciate andare a votare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza per la nomina del commissario straordinario per il completamento dei lavori del nodo ferroviario di Genova – n. 3-01057)

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Paita ed altri n. 3-01057 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, la città di Genova ha subito negli ultimi anni numerose ferite e la città di Genova ha bisogno della realizzazione di alcune opere molto importanti. Al di là della Gronda, per spezzare l'isolamento della città e anche per favorire uno sbocco sul porto, sono fondamentali la realizzazione del terzo valico dei Giovi e del nodo ferroviario. Sul terzo valico dei Giovi, come sa, la città di Genova e tutto il Paese ha perso un intero anno e mezzo: l'abbiamo perso a causa del Governo Conte 1 e del suo predecessore che, purtroppo, con l'analisi costi benefici, ha interrotto i lavori di quell'opera, che ora sono ripresi, anche se con qualche rallentamento. Ma, al fianco del terzo valico, è fondamentale la realizzazione del nodo ferroviario che, come sa, avrebbe dovuto precedere di alcuni anni quella realizzazione, innanzitutto, perché le due opere si completano a vicenda e anche le potenzialità del terzo valico possono essere colte della città - parliamo del Ponente genovese, un'area molto densamente abitata, industrializzata, lo sbocco sul porto - solo se le due cose camminano insieme.

Il Presidente Conte si era impegnato su questo. Per far ripartire il nodo ferroviario è fondamentale la nomina del commissario di Governo, perché, come sa, la ditta appaltatrice non c'è più, ha rinunciato all'appalto. È fondamentale, quindi, un intervento del Governo: volevamo sapere se lei e il Governo intendete procedere quanto prima a velocizzare i lavori e la scelta del commissario per poter, poi, procedere con la realizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Come è noto, nel decreto-legge n. 32 del 18 aprile 2019, il cosiddetto sblocca cantieri, i progetti, i potenziamenti infrastrutturali Voltri-Brignole e la linea Alta velocità Milano-Genova, Terzo valico dei Giovi e il potenziamento della Genova Campasso sono stati unificati in un unico progetto, al fine di consentire il celere riavvio dei lavori del nodo ferroviario di Genova e assicurare il collegamento dell'ultimo miglio tra il Terzo valico dei Giovi e il porto storico di Genova, con il limite di spesa di 6 miliardi e 853 milioni di euro, interamente finanziati.

Il medesimo decreto-legge ha autorizzato l'avvio della realizzazione del sesto lotto costruttivo del Terzo valico dei Giovi mediante l'utilizzo delle risorse già assegnate, nel limite di 833 milioni di euro; cantiere, questo, aperto e operativo, oggi in uno stato di avanzamento pari al 40 per cento e il cui completamento è previsto per il 2023. Per velocizzare la realizzazione degli interventi, la medesima disposizione ha previsto la nomina di un commissario straordinario.

Con specifico riguardo all'intervento in parola evidenzio che, dopo la costituzione del nuovo Governo, sono state riprese le interlocuzioni con i vari soggetti istituzionali coinvolti, al fine di pervenire all'individuazione di una figura professionale che possa adempiere al meglio alle complesse e molteplici attività che la disposizione di legge demanda al commissario; interlocuzioni che porteranno all'individuazione del commissario e all'avvio della conseguente procedura nei prossimi giorni.

PRESIDENTE. La deputata Paita ha facoltà di replicare.

RAFFAELLA PAITA (IV). Signora Ministro, io la ringrazio moltissimo per la risposta che ci ha dato, perché, come sa, noi abbiamo, come Italia Viva, sollecitato questa decisione prima con un'interrogazione in Commissione e, poi, oggi, con il question time, e lei ci sta fornendo una risposta che è davvero nell'interesse della collettività genovese. Sì, perché quest'opera è un'opera importantissima e il fatto che, per quanto riguarda il Terzo valico, in passato ci siano stati dei rallentamenti, anche dovuti - come diceva il collega precedentemente - all'inerzia del Governo precedente, in particolar modo del Ministro Toninelli, con l'analisi dei costi-benefici, poi successivamente superati, il fatto che, comunque, si sia scelto di unificare le due opere ha sicuramente costituito un elemento positivo.

Noi ci auguriamo che queste due opere vadano avanti speditamente: sul valico abbiamo qualche garanzia in più; per quanto riguarda il nodo ferroviario, i problemi relativi all'azienda hanno comportato in passato dei rallentamenti molto pesanti; però è chiaro che la realizzazione delle due opere è fondamentale per quella comunità, sia per quanto riguarda il tema della separazione dei traffici merci e passeggeri, sia per quanto riguarda una risposta forte e necessaria all'area portuale.

Oggi lei ci ha chiarito che la questione della nomina del commissario, tanto attesa da quella comunità per riuscire a realizzare i lavori in tempi rapidi, è finalmente in realtà e avverrà nei prossimi giorni.

Devo dire che con questa risposta noi saniamo anche i ritardi che il Governo precedente aveva accumulato su questo tema, ed è per questa ragione che noi ci riteniamo particolarmente soddisfatti.

Attendiamo questo esito positivo, affinché il tema delle infrastrutture della crescita in questo Paese non passi in secondo piano, anche perché - lo ribadisco con grande nettezza - la crescita è il principale obiettivo di Italia Viva nei prossimi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per garantire la funzionalità e l'efficienza del sistema stradale e ferroviario umbro – n. 3-01058)

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01058 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, la centralità della regione umbra è chiaramente minacciata dal fatto che i collegamenti appenninici sono in uno stato assolutamente comatoso. Io qui volevo trattare e farle due domande specifiche.

La prima riguarda la Ferrovia Centrale Umbra, che è passata a giugno, grazie al precedente Governo, sotto la gestione di RFI. Una ferrovia che, nonostante sia stata in passato elettrificata, agisce ed è funzionale solo per una parte della tratta; una parte è sostanzialmente inutilizzata. Erano stati investiti più di 63 milioni di euro per l'elettrificazione. Oggi, per percorrere da Città di Castello a Perugia si deve cambiare tra treno e bus e ci si mette, per fare 50 chilometri, quasi due ore.

Il tema è capire quello che vuol fare il Governo e quando finalmente la linea ferroviaria sarà in condizione di poter garantire il traffico, quello pendolare.

E poi la E45, assetto stradale viario principale per il Paese, che ha avuto già problemi nel tratto non umbro l'inverno scorso, ma che è in una situazione assolutamente comatosa anche nel tratto tra Terni-Orte-Viterbo e l'interconnessione con la mai completata E78, il cui primo lotto era tra quelli che dovevano essere messi a commissariamento col citato precedentemente “sblocca cantieri”, che prevedeva uno stanziamento di 100 milioni interamente finanziati e che poteva dar vita al primo lotto e al secondo lotto, che è all'esame del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che prevedrebbe il collegamento con, invece, la parte realizzata, ma non ancora funzionante, in territorio marchigiano.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente, la funzionalità e l'efficienza del sistema stradale e ferroviario umbro, con particolare riferimento alla E45 e alla Ferrovia Centrale Umbra, costituiscono senz'altro un obiettivo programmatico dell'azione di Governo. Ricordo che con le delibere CIPE n. 54 del 2016, n. 98 del 2017 e n. 12 del 2018 sono state stanziate le risorse, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione, per la realizzazione di impianti tecnologici finalizzati al miglioramento della sicurezza ferroviaria, per l'adeguamento e il rinnovo dell'infrastruttura e per l'acquisto di materiale rotabile. In particolare, è stato assegnato per gli interventi relativi alla Ferrovia Centrale, un contributo pari a 66 milioni di euro.

Per disciplinare l'attribuzione delle risorse e il monitoraggio dei lavori attualmente in corso sono state sottoscritte apposite convenzioni tra il MIT, la regione Umbria e Rete Ferroviaria Italiana quale soggetto attuatore. Quanto alla rete umbra gestita da RFI, gli interventi più importanti sono previsti sulla tratta Orte-Falconara. In particolare, è previsto il raddoppio della Spoleto-Campello per circa 10 chilometri, a partire dalla stazione di Spoleto, fino al ricongiungimento con l'attuale sede, raddoppiata, in corrispondenza della stazione di Campello, che sarà completamente rimodernata con il rifacimento dei marciapiedi e la realizzazione di un sottopasso pedonale. L'investimento previsto è di 138 milioni di euro.

Funzionale al raddoppio è il nuovo piano regolatore generale di Spoleto, che velocizzerà il transito dei treni e migliorerà le condizioni di accessibilità alla stazione di Spoleto.

Sulla stessa tratta Orte-Falconara è prevista anche la realizzazione di una linea a doppio binario tra le stazioni Terni e Spoleto, della lunghezza di circa 22 chilometri, per un investimento di 572 milioni di euro.

Quanto alla rete stradale, segnalo che l'itinerario della strada statale 3-bis, Tiberina è oggetto di investimenti pari a circa 980 milioni di euro, inseriti nel contratto di programma ANAS 2016-2020. Al fine di contenere al massimo i disagi al traffico veicolare, ANAS ha avviato i cantieri stradali in modalità scaglionata e graduale, in attuazione di un piano condiviso con gli enti locali interessati. I lavori sono relativi alla completa rimozione della vecchia pavimentazione e il consolidamento degli strati di fondazione ed al rifacimento ex novo della sovrastruttura stradale, compresa la sistemazione idraulica della piattaforma e il rinnovo della segnaletica orizzontale.

Lo scorso 17 ottobre sono stati ultimati gli interventi lungo la Tiberina nel tratto compreso fra Ponte Felcino e Collestrada, e sono stati riaperti gli svincoli di Ponte Felcino e Ponte Valleceppi in direzione Perugia-Roma, Casalina, Deruta Nord, Pontenuovo e Ripabianca. Pertanto è ancora attivo il solo cantiere in località di Collevalenza, dove il transito è consentito a doppio senso di marcia in carreggiata opposta.

Verrà tra poco aperto il cantiere in corrispondenza dello svincolo Todi-Orvieto, per la sola carreggiata in direzione sud. I lavori, con ultimazione prevista entro il corrente anno, riguardano anche in questo caso la completa rimozione della vecchia pavimentazione. Entro dicembre 2019 è prevista la conclusione degli interventi di manutenzione straordinaria degli impianti tecnologici della galleria Castelluccio. L'entità dei lavori eseguiti e da eseguire contribuiranno al miglioramento della funzionalità, dell'efficienza, ma soprattutto alle migliori condizioni di sicurezza dell'infrastruttura.

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di replicare.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Purtroppo, non mi trovo soddisfatto, anche perché, per quanto riguarda l'ex Ferrovia Centrale Umbra, non viene risposto, sostanzialmente per la tratta tra Perugia e San Sepolcro, che fine farà questa linea, su cui sono stati spesi 63 milioni di euro e sono stati acquistati anche dei treni che non possono viaggiare; si viaggia ancora con dei treni diesel che dovevamo vendere alla Libia prima dell'embargo. La tratta che funziona è di circa 20 chilometri, il resto deve essere gestito da Busitalia con i bus. Son stati spesi soldi pubblici. In una parte di questa linea, che ho visitato alcuni giorni fa, è sorta addirittura una vite, perché non viene neanche gestita la manutenzione.

Allora, su questo vorrei capire RFI cosa intende fare, se vuole dismettere questi 40 chilometri di linea, dove si sono spesi tutti questi soldi già nel 2016, come ricordava il Ministro. Doveva essere attivata nel 2018; nel 2018 è stata attivata solo per 20 chilometri, a una velocità ridotta e senza utilizzare l'elettrificazione, per cui si erano spesi soldi.

E volevo capire, invece, per la E78, di che morte dobbiamo morire, visto che ne mancano pochi chilometri, in particolare la galleria della Guinza, e siccome i progetti sono incartati al Consiglio superiore dei lavori pubblici e c'era da nominare un commissario, se il Governo intendeva o non intendeva procedere con l'opera o lasciare un'ennesima incompiuta in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Elementi in ordine all'attuazione delle disposizioni relative al “Fondo salva-opere”, nonché circa il cronoprogramma per il completamento di alcune tratte stradali rientranti nel progetto “Quadrilatero Marche-Umbria”– n. 3-01059)

PRESIDENTE. La deputata Ciprini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Terzoni ed altri n. 3-01059 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

TIZIANA CIPRINI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Il tema del completamento delle infrastrutture è centrale per assicurare il diritto alla mobilità di cittadini e imprese. Quello denominato come Quadrilatero è un asse viario prioritario per il Paese. Garantendo la connessione tra Umbria e Marche, è un'opera che servirà, una volta completata, a sostenere il riequilibrio territoriale tra aree interne e zone costiere adriatiche.

Dopo i terremoti del 2016, la Quadrilatero ha assunto ancora più importanza nella vita quotidiana di migliaia di persone, che hanno il diritto di muoversi velocemente per accedere ai servizi di base come ospedali e scuole. Inoltre, c'è bisogno di ricostruire velocemente.

La crisi dell'azienda appaltatrice Astaldi ha determinato la sospensione dei lavori e la crisi dei subappaltatori, che non sono stati pagati pur avendo realizzato alcune opere.

Il MoVimento 5 Stelle al Governo ha fatto ripartire i lavori e ha introdotto nel “decreto crescita” il “Fondo salva opere”, per assicurare la copertura di buona parte dei crediti delle aziende subappaltatrici.

Chiediamo di conoscere quando saranno aperti al traffico gli ultimi due lotti, Fossato di Vico-Fabriano e Albacina-Serra San Quirico, per i quali i lavori sono recentemente ripartiti, e quando saranno effettuati i primi pagamenti ai subappaltatori.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, per garantire il rapido completamento delle opere pubbliche e tutelare i lavoratori e le imprese, l'articolo 47, comma 1-bis, del decreto-legge n. 34 del 2019 ha previsto l'istituzione di un fondo denominato “Salva opere”, diretto al pagamento nella misura massima del 70 per cento dei crediti insoddisfatti a favore dei subappaltatori, dei subaffidatari e dei subfornitori. Il previsto decreto attuativo di individuazione dei criteri di assegnazione delle risorse e delle modalità operative è stato trasmesso al Consiglio di Stato, che proprio domani esprimerà il proprio parere.

Aggiungo che presso il MIT è stato già previsto il rafforzamento delle strutture preposte all'istruttoria delle domande e al pagamento dei crediti. In tal modo, contiamo di poter procedere all'erogazione delle prime somme dovute a partire dalla prima metà del mese di novembre.

Quanto alle opere di potenziamento della strada statale 76, direttrice Perugia-Ancona, ricomprese nel maxi lotto 2 del più ampio intervento del sistema viario Quadrilatero Marche e Umbria, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, informo che per i tratti Fossato di Vico-Cancelli e Albacina-Serra San Quirico lo stato di avanzamento dei lavori risulta essere pari all'86 per cento.

In particolare, relativamente al tratto Fossato di Vico-Cancelli (sub lotto 1.1A) di otto chilometri circa, il contraente generale ha previsto con propria gestione l'apertura al traffico della carreggiata nord, direzione Perugia-Ancona per il prossimo 29 ottobre, con limitazione di velocità o parziale utilizzo della sezione stradale; ciò, al fine di consentire l'esecuzione, nella carreggiata sud del medesimo tratto, dei lavori sul manto stradale e sulla segnaletica definitiva. I lavori dovrebbero concludersi nel prossimo mese di dicembre per il tratto Fossato di Vico-Cancelli e a fine marzo del 2020 per il tratto Albacina-Serra San Quirico.

PRESIDENTE. La deputata Terzoni ha facoltà di replicare.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, mi dichiaro soddisfatta per la risposta, in quanto il celere completamento dei lavori è di fondamentale importanza per ridare ai cittadini di quei territori il diritto di muoversi in maniera veloce, ma soprattutto sicura.

Da tempo le persone che ogni giorno si recano sul posto di lavoro, che devono accedere alle cure mediche o le donne che devono dare alla luce il proprio bimbo, perché questa strada passa in un tratto di territorio montano in cui è stato chiuso l'ultimo punto nascita, oppure che devono eseguire i lavori per la ricostruzione del sisma del 2016, sono costrette a disagi ulteriori perché si susseguono tratti completati e lotti con lavori in corso, con conseguenti rallentamenti. Per troppi decenni, in questo Paese, i cantieri delle opere pubbliche sono rimasti aperti e per realizzare un'opera pubblica sono serviti tempi biblici inaccettabili.

Il MoVimento 5 Stelle non appena entrato al Governo ha preso di petto questa situazione e ha riconvocato tutte le parti attorno ad un tavolo; un lavoro che ha visto Presidenza del Consiglio e Ministri dimostrare tutta l'attenzione per il tema del rilancio delle infrastrutture del Paese e per la vita dei cittadini di Marche e Umbria.

I lavori sono ripartiti grazie anche alla parziale risoluzione della crisi di Astaldi, ma, soprattutto, grazie alla collaborazione di ANAS, di Quadrilatero e dei parlamentari del territorio che, insieme al Governo, hanno svolto un lavoro di squadra che oggi ufficializza le date per l'apertura al traffico dei due lotti rimasti da completare sulla strada statale 76.

Sono soddisfatta anche per la risposta riguardante i pagamenti delle aziende subappaltatrici che avverranno appunto nel mese di novembre, perché era paradossale che in un Paese dove spesso le opere non si realizzano non venissero pagate proprio le aziende che, invece, quei lavori almeno li avevano svolti; aziende, come detto, di un territorio, quello umbro-marchigiano, in forte sofferenza e che dobbiamo salvaguardare in ogni modo.

Come parlamentari del territorio abbiamo seguito da vicino, passo dopo passo, tutte le vicende che hanno coinvolto questa struttura, per far ripartire quei cantieri che oggi sono aperti e che tra poco, finalmente, porteranno all'apertura dell'intera tratta.

Continueremo, comunque, a tenere alta l'attenzione affinché tutte le date siano rispettate, per inaugurare quanto prima un'opera attesa da decenni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,58, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, De Girolamo, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In morte dell'onorevole Paolo Bonaiuti.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Paolo Bonaiuti, già membro della Camera dei deputati dalla XIII alla XVI legislatura e del Senato della Repubblica nella XVII legislatura. La Presidenza della Camera ha fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signora Presidente, desidero associarmi, a nome di Forza Italia, alle parole con le quali ella ha voluto ricordare Paolo Bonaiuti. Con la sua scomparsa, molti di noi hanno perso un amico saggio e gentile. Il mondo del giornalismo e quello della politica hanno perso un esponente prestigioso, colto, autorevole, equilibrato nei giudizi.

Da giornalista, Paolo era un professionista rigoroso, da politico, è stato certamente uomo di parte, in virtù del suo ruolo, ma soprattutto per genuine, radicate e maturate convinzioni; la sua cultura riformista aveva trovato nel progetto politico di Silvio Berlusconi il suo naturale referente. Eppure, Paolo, pur ricoprendo funzioni delicatissime e di primo piano nei Governi di centrodestra, non fu mai uomo di conflitti, neppure nelle fasi più difficili, e non è mai venuto meno a quel cavalleresco rispetto per l'avversario che, insieme all'ironia efficace ma non astiosa, era una delle sue caratteristiche migliori.

Se ne è andato un gentiluomo che, anche quando prese la decisione di farsi da parte, una decisione dolorosa per lui e per noi, lo fece con stile, senza una parola di troppo, senza astio polemico verso nessuno, con profondo rispetto per una storia che è stata sua e nostra.

Chi vi parla appartenne a una bellissima squadra che Paolo Bonaiuti seppe mettere insieme a sostegno di Berlusconi a Palazzo Chigi; il Mattinale, di cui fu ideatore, anima e artefice, era un luogo di elaborazione di idee e di progetti, nel quale si ritrovarono le migliori intelligenze della cultura liberale, cattolica e riformatrice a fianco di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio e leader di Forza Italia. Gli sarò sempre grato di avermi chiamato a farne, del tutto indegnamente, parte. Paolo è mancato molto in questi ultimi anni a tutti noi di Forza Italia e alla politica italiana; le sue non buone condizioni di salute ci erano purtroppo note, non di meno la sua scomparsa ci lascia attoniti e addolorati. Siamo vicini al dolore della signora Daniela e di tutti coloro che gli hanno voluto bene. Grazie di quello che hai fatto, Paolino, non lo dimenticheremo mai; se puoi, dal cielo, non farci mancare il tuo garbato sorriso ironico e qualche consiglio saggio (Applausi – L'Assemblea si leva in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, come MoVimento 5 Stelle, ci associamo alle parole del collega riguardo alla scomparsa di Paolo Bonaiuti. Per quanto ci siano state visioni politiche differenti, però è da riconoscere quel suo stile comunicativo sobrio, anche senza rinunciare a certe punte di ironia che lo contraddistinguevano. Quindi, da questo punto di vista, anche noi ci associamo al cordoglio dei colleghi e dei familiari (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI (LEGA). Presidente, ricordare Paolo Bonaiuti, per me, che ho vissuto una stagione politica, quella dei governi Berlusconi, è ricordare una persona che, con garbo, stile, sobrietà, termini ricordati, ironia, è diventata anche l'immagine di quella stagione politica. Chiunque, con serenità e obiettività, scriverà di quella stagione politica, non potrà in qualche modo ignorare la figura di Paolo Bonaiuti. Paolo Bonaiuti, interprete e traduttore di una linea politica, interprete e traduttore di una linea politica talvolta dura, che ha suscitato grande contrapposizione, ma che, in questo ruolo di interprete e traduttore, mai ha tradito il messaggio originario e l'essenza del messaggio che il leader politico Silvio Berlusconi in qualche modo voleva mandare. Quindi, un mediatore di spigoli, con grande intelligenza, rispettato anche dagli avversari e interprete di una stagione in cui la comunicazione aveva regole e anche stili molto diversi rispetto a quelli che viviamo oggi. Sicuramente Paolo Bonaiuti avrebbe avuto difficoltà a vivere la stagione comunicativa che viviamo oggi, ma sicuramente ha lasciato una traccia, che io ricordo e che il gruppo della Lega ricorda con grande piacere e che, in qualche modo, condivide con il gruppo di Forza Italia e con i familiari (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Per me fare questo ultimo ricordo a Paolo Bonaiuti è molto difficile. Sono stata legata a lui da grande e profonda amicizia, ma anche da gratitudine, perché faccio parte di quella squadra - di cui parlava prima Andrea - di giovani, che hanno avuto l'onore di lavorare con lui per molti anni. E qui rappresento anche il saluto del Partito Democratico. In quegli anni noi abbiamo fatto un lavoro diverso, ma ricordo benissimo la stima di cui Paolo ha sempre goduto da parte di tutto il Parlamento, perché Bonaiuti era una persona capace di mediare. Forse la sua principale qualità è stata una capacità di fare sintesi e cercare sempre di fare la cosa giusta. Come giornalista, è stato interprete di una stagione incredibile. Lui, sia quando lavorava a Il Giorno che a Il Messaggero, è stato un grande corrispondente di politica estera, era nei luoghi in cui si faceva la storia, dalla caduta del muro di Berlino a Cuba, ha conosciuto ed è stato interlocutore dei grandi della terra. Come sottosegretario all'editoria, ha portato in quegli anni una ventata, forse uno degli ultimi momenti di difesa strenua della libertà di stampa e del ruolo dei giornalisti nel nostro Paese. Io ricordo bene, già all'epoca si parlava della crisi della carta stampata e della fine del giornalismo. Ecco, Paolo, in quegli anni, come sottosegretario, si è battuto fino all'ultimo perché il giornalismo continuasse ad essere una nobile e libera professione nel nostro Paese e affinché i giovani giornalisti in Italia potessero avere un futuro, esattamente come aveva avuto la sua generazione. E quella è stata una lezione importantissima, perché la libertà di stampa è una delle declinazioni della libertà. E tutta la vita di Bonaiuti, fiorentino doc, sarcastico, ironico, uomo coltissimo, è stata una ricerca profonda del senso della libertà e di come portare questa libertà, sia quando scriveva come giornalista, sia quando comunicava come politico. Dobbiamo ricordarlo così, scanzonato, ironico, irriverente, ma con una profondità di pensiero riconosciuta da tutti. Lui aveva nella sua scrivania la foto di Margaret Thatcher, era l'unica foto che teneva di tutti gli incontri che aveva avuto nella sua vita e riconosceva la grandezza di una donna straordinaria, che considerava uno dei politici più lungimiranti del Novecento.

Ma, pur essendo un riformista e un laico, aveva scoperto un grande dialogo con il mondo cattolico. Io mi ricordo telefonate e conversazioni incredibili, per la profondità con cui si affrontavano i temi dell'attualità del Paese con un altro grande, anzi un vero gigante, come Navarro-Valls, che in quel periodo storico lavorava a fianco di Giovanni Paolo II.

Questa è soltanto una parte di quello che è stato Paolo Bonaiuti, che ha lasciato sicuramente una cifra di stile, un modo di interpretare la comunicazione politica, un modo che era assolutamente unico e irripetibile. La sua cifra è rimasta in questo Paese in tanti aspetti, anche attraverso persone che non lo hanno conosciuto e che lo imitano senza saperlo.

Però, vorrei dire una cosa: accanto a Silvio Berlusconi ha passato la maggior parte della sua storia politica, gli è stato vicino come portavoce, ma è stato sempre un uomo libero; e anche alla fine, quando ha fatto una scelta diversa, sofferta, l'ha fatta in nome della sua libertà personale e dei suoi convincimenti e così dobbiamo ricordarlo: Bonaiuti, un uomo libero, un uomo colto, un uomo autonomo, che ha lasciato una traccia in questo Parlamento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessio Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Ho conosciuto molto bene Paolo Bonaiuti: editoria, informazione, comunicazione; abbiamo lavorato molto assieme. Era un uomo curioso, affascinato dalla novità: lo switch-off, la novità on demand, il pay per view, il digitale. Bonaiuti definiva tutto ciò, nelle nostre riunioni, una rivoluzione “paurosa” e scandiva le parole facendo sorridere tutti quanti, ma in realtà non era affatto preoccupato.

Bonaiuti aveva il senso dell'ironia elegante e soprattutto dell'autoironia. Era un “battutista” efficace, mai volgare, apprezzato da alleati ed avversari, non perché fosse o fosse stato più volte uomo di Governo o vicinissimo e ascoltato consigliere di Berlusconi, del quale per lungo tempo è stata un'ombra invidiata, ma per la sua semplicità.

Diplomatico infaticabile, negoziatore ad oltranza, difficile da interpretare, quindi abile nel dissimulare, nel lasciare che l'illusione della vittoria prendesse il sopravvento nel suo interlocutore. Paolo era un uomo che non perdeva mai di vista l'obiettivo finale, nel senso: compromesso sì, ma non a qualunque costo.

Un opportunista nell'accezione più felice e più calcistica del termine, col senso della misura e soprattutto della posizione, difficilmente fuori tempo, mai falloso e, se il fallo c'era, era tattico e molto delicato, da giallo pallido. Ma, al di là delle battute, Bonaiuti era un uomo capace di ascoltare in silenzio chiunque avesse qualcosa da dire. Al massimo, in segno di condivisione o di dissenso, inarcava o rilassava il sopracciglio. Non l'ho mai sentito alzare la voce una volta, nemmeno nelle fasi più concitate della fine della XVI legislatura, quella del complotto ai danni di Berlusconi, quella dei grandi dispiaceri politici e umani, quella dell'inizio della crisi economica più nera del dopoguerra e della consapevolezza che le cose non si sarebbero più aggiustate nemmeno per lui, che era unanimemente riconosciuto come il meccanico della coalizione.

Questo era Paolo Bonaiuti e con affetto la destra politica lo vuole ricordare, unendosi al cordoglio dei suoi amici dei suoi familiari (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo Paolo Bonaiuti, la sua figura politica, certo, ma anche l'uomo. Paolo Bonaiuti ha attraversato oltre vent'anni di storia politica italiana con un ruolo di primo piano accanto al Presidente Berlusconi. Lo ha fatto sicuramente da uomo di parte, ma senza mai chiudere al confronto, senza mai esasperare i toni, cercando sempre il dialogo, pur nella coerenza delle proprie idee e del proprio pensiero politico, ma senza volere imporre o affermare delle verità assertive. Proprio per la sua capacità politica, la sua intelligenza, ma anche il suo garbo, si è meritato la stima e il rispetto di tutti, come abbiamo sentito anche oggi in quest'Aula, anche da parte di chi lo ha avversato politicamente.

Nell'esprimere, a nome di tutto il gruppo di Italia Viva, vicinanza alla sua famiglia, a tutte le persone che gli hanno voluto bene, ai partiti in cui ovviamente ha svolto la sua attività politica, consentitemi un piccolo ricordo personale, avendo avuto la fortuna di conoscerlo. Nella scorsa legislatura, in alcuni frangenti i numeri della maggioranza al Senato erano abbastanza stretti e, come Ministro per i rapporti con il Parlamento, chiaramente mi consultavo, mi confrontavo con i presidenti di gruppo per assicurare le presenze; a volte, parlando con Angelino Alfano, cercavamo di dissuadere Paolo Bonaiuti dal venire in Aula, quando la sua salute comunque ormai era peggiorata e per lui diventava anche più difficile in alcuni momenti uscire di casa o era molto faticoso anche parlare. Eppure Paolo Bonaiuti ha sempre insistito per essere presente, per non mancare mai ad un voto importante, per non far venire mai meno il suo contributo politico. Lo ricordo arrivare in Aula a volte con fatica, ma sempre con grande eleganza, sempre con un sorriso e, appunto, il garbo e la gentilezza verso tutti, consapevole, come ciascuno di noi, dell'onore che abbiamo nel sedere in queste Aule, nel poter rappresentare i cittadini.

Ecco, io credo che sia un bell'esempio: una persona che ha dedicato la sua vita alla politica, che ha fatto ciò sempre con grande senso anche del dovere, con grande senso delle istituzioni e ha cercato, anche nei momenti più faticosi da un punto di vista personale, di non perdere di vista la priorità nel cercare di rappresentare i cittadini in quest'Aula. Sicuramente mancherà a tutti noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Guglielmo Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Caro Presidente, cari colleghi, il gruppo di Liberi e Uguali esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Paolo Bonaiuti e si unisce al dolore della moglie e della famiglia.

La sua è stata effettivamente una storia particolare. Innanzitutto è stato un giornalista, un giornalista serio, competente, appassionato: inviato de Il Giorno, inviato e vicedirettore de Il Messaggero. Di lui si ricordano tante cose, ma soprattutto la sua presenza nei campi di guerra; questo a dimostrazione della sua curiosità e della sua attenzione. In quella sua vicenda di giornalista, la sua professione, la sua passione, egli seppe sempre tenere distinta la propria opinione dal bisogno di autonomia. Ancora oggi si ricorda, ad esempio, la sua presa di posizione molto ferma, quando la proprietà del giornale decise di esonerare Indro Montanelli dalla direzione: le parole che egli usò in quella circostanza sono parole di assoluta fermezza e di assoluta contrarietà per quella scelta.

Poi è stato un uomo politico a tutto tondo: 18 anni, per quattro legislature deputato, per una legislatura, l'ultima, senatore. È stato otto anni sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei tre Governi di Berlusconi. È stato un'ombra costante, presente, accanto a Silvio Berlusconi. In tante occasioni di incontro che ho avuto in quel decennio, soprattutto durante gli incontri tra sindacato e Governo, io lo ricordo sempre lì, accanto, seduto, pronto a seguire tutte le discussioni e a svolgere il proprio ruolo.

Non so dire, invece, della rottura come avvenne e perché avvenne: se rottura prima personale e poi rottura politica, oppure, come spesso accade, l'una e l'altra assieme. Fatto sta che immagino quanto gli sia costata quella rottura, proprio per l'intensità del rapporto che in quegli anni si era costruito. Una rottura politica o personale è sempre dura, ma dopo una vita di quel tipo e con quel rapporto, immagino quanto possa essere stata pesante per lui.

Infine c'è l'uomo, e l'uomo è quello che qui è stato definito da chi l'ha conosciuto bene, da chi l'ha frequentato, da chi l'ha avuto come amico, come persona che frequentava tutti i giorni: una persona colta, una persona seria, una persona affidabile, una persona elegante, una persona piena di riserbo, e il modo col quale ha vissuto la sua malattia conferma tutto questo. Egli ebbe a dire, ad un certo punto della sua vita, verso gli ultimi anni, che non rimpiangeva nulla delle scelte che aveva fatto.

Bene: io penso che la sua caratteristica più profonda sia proprio quella di avere svolto una funzione sostanzialmente di servizio senza alcuna ombra né di gregarietà né di subalternità; e questo perché manteneva vivo, nel suo orgoglio di persona, il senso della propria dignità, il senso della propria autonomia di pensiero, il senso della propria libertà personale. E se dovessi indicare che esempio lascia a quest'Aula, al nostro Paese, alla nostra comunità, io credo che vada ricercato esattamente in questo: un uomo che ha saputo essere al tempo stesso uomo di servizio e uomo intimamente e profondamente libero (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, io ho avuto la fortuna e la possibilità, insieme a tanti altri colleghi, di lavorare insieme con Paolo Bonaiuti, prima in Forza Italia-Popolo della Libertà, e poi anche, con la sofferenza che aveva contraddistinto lui e noi, nella scelta della nascita del Nuovo Centrodestra e Alternativa Popolare.

Ma quello che voglio fare qui è domandarmi e domandare, anche ai tanti colleghi che non lo hanno conosciuto, perché, come ha detto qualcuno, un uomo di parte, un uomo orgoglioso di essere di parte nella sua parte politica, ha lasciato e riceve ancora oggi un giudizio così positivo su di sé. Tanti di voi non l'hanno conosciuto, perché sono nuovi, sono giovani, sono di prima legislatura; eppure in uno che ascoltasse anche semplicemente le testimonianze di oggi date dai colleghi di tutte le parti politiche, una domanda dovrebbe sorgere: perché un uomo di parte ha suscitato tra i colleghi, e anche nei commenti di tutti i giornali, aggettivi come quelli che abbiamo sentito? Un'ombra discreta, un uomo con garbo, calmo, gentile, ironico, affidabile, gentiluomo, colto, con stile; qualcuno ha usato la parola “testimone”. Ecco, io voglio partire da qui e concludere con questa parola: di che cosa Paolo Bonaiuti per me, che ho avuto la possibilità di conoscerlo e di lavorarci insieme, e anche per quelli che non hanno avuto la possibilità di conoscerlo, ma oggi possono interrogarsi sulla sua figura, di che cosa è stato testimone. Io credo che sia stato testimone, pur essendo di parte e orgogliosamente di parte, cioè vivendo con forza un ideale e un'appartenenza, di che cosa voglia dire, in politica come nella vita, come nella professione, volere e perseguire il dialogo e non lo scontro; vedere nell'altro un avversario, una persona che la pensa diversamente da te, ma non un nemico. Ha testimoniato con forza, svolgendo i ruoli che ha svolto, in particolare anche quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l'alto valore delle istituzioni. Io credo che questo ovviamente renda non formale, ma grande la sua testimonianza, a me che l'ho conosciuto e che ho avuto la fortuna di frequentarlo, e ai tanti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, di conoscerlo, ma anche a quelli che non hanno avuto la possibilità di conoscerlo.

Anch'io, come Maria Elena Boschi, voglio ricordare un piccolo episodio personale. Perché Paolo Bonaiuti era orgogliosamente un laico, un uomo laico, orgogliosamente laico, ma nella sua vita l'aveva colpito una persona, una personalità che non lo lasciava indifferente: era Papa Ratzinger, Papa Benedetto XVI. E che cosa lo colpiva, lo affascinava, da uomo laico, lontanissimo dall'esperienza religiosa della fede cristiana, di Papa Ratzinger? L'idea di Ratzinger, e l'uso che Ratzinger faceva della ragione: quella coscienza critica e sistematica della realtà che ti apre alla realtà e che ti permette di cercare con curiosità tutto ciò che ti affascina. Ecco: questo è stato per me Paolo Bonaiuti e lo è ancora oggi (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, 20 minuti sono già passati, e quindi io non sospenderò la seduta ma proseguiremo con i nostri lavori.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (A.C. 2100-A) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2100-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore per la Commissione Affari costituzionali è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore per la Commissione Trasporti e il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti 1.66 Gariglio, 1.105 Bruno Bossio e 4-bis.100 Bruno Bossio e 5.100 Corneli sono stati ritirati dai presentatori.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2100-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti rispetto ai contenuti del provvedimento, le proposte emendative 1.94 Capitanio, 3.12 Capitanio, 3.13 Capitanio, 3.01 Capitanio e 5.01 Capitanio, già dichiarate inammissibili in sede referente.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine la deputata Sara Cunial è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Colleghi, vi chiedo un po' di silenzio per cortesia, colleghi.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Leggo i pareri degli emendamenti presentati all'articolo 1 del provvedimento. Emendamento 1.1 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; 1.2 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.3 Silvestroni invito al ritiro o parere contrario; 1.7 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; gli identici emendamenti 1.19 Silvestroni e 1.20 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.23 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 1.24 Centemero invito al ritiro o parere contrario; 1.25 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; gli identici emendamenti 1.26 Capitanio e 1.27 Butti invito al ritiro o parere contrario; 1.33 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.100 Bruno Bossio parere favorevole; 1.40 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.51 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.52 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; 1.53 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.54 Centemero invito al ritiro o parere contrario; 1.58 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.60 Bergamini invito al ritiro o parere contrario; 1.96 Centemero invito al ritiro o parere contrario; 1.101 Bruno Bossio parere favorevole; 1.56 Maurizio Cattoi invito al ritiro; 1.102 Ceccanti è accantonato. L'emendamento 1.66 Gariglio è ritirato; 1.67 Capitanio invito al ritiro invito al ritiro o parere contrario; 1.72 Iezzi invito al ritiro o parere contrario… Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi! Prego.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Dunque ripeto 1.67 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.72 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; 1.73 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.74 Gariglio parere favorevole con riformulazione che leggo, Presidente: al comma 7, lettera c), dopo le parole: “schemi di certificazione cibernetica” inserire le seguenti: “tenendo conto degli standard definiti a livello internazionale e dell'Unione europea”. Con la nuova formulazione il parere è favorevole. Gli identici emendamenti 1.76 Capitanio e 1.77 Silvestroni segnalo che sono…

PRESIDENTE. Assorbiti.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. … assorbiti in caso di approvazione: devo esprimere invito al ritiro o parere contrario ma segnalo che, in caso di approvazione del precedente emendamento 1.74 Gariglio, sono assorbiti come contenuto. Emendamento 1.78 Centemero invito al ritiro o parere contrario; 1.80 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 1.79 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.81 Iezzi invito al ritiro o parere contrario; 1.82 Iezzi invito al ritiro o parere contrario;

1.83 Sisto invito al ritiro o parere contrario; 1.84 Sisto invito al ritiro o parere contrario; 1.85 Sisto invito al ritiro o parere contrario; 1.87 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 1.90 Sisto invito al ritiro o parere contrario; 1.91 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.94 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 1.105 Bruno Bossio è ritirato.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.94 Capitanio è inammissibile, collega.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Non lo sapevamo. Direi che, se non erro, abbiamo finito con l'articolo 1.

PRESIDENTE. Possiamo passare anche all'articolo 2, perché è un disegno di legge di conversione.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Sì, scusi, ha ragione. Emendamento 2.1 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 2.2 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 2.01 Zanella invito al ritiro o parere contrario. Leggo anche i pareri per i successivi articoli.

PRESIDENTE. Prego.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Emendamento 3.4 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; 3.6 Capitanio invito al ritiro o parere contrario; identici emendamenti 3.8 Capitanio e 3.9 Butti invito al ritiro o parere contrario; 3.10 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 3.12 Capitanio…

PRESIDENTE. È inammissibile.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Inammissibile.

PRESIDENTE. Così come l'emendamento 3.13 Capitanio. Siamo all'emendamento 3.100 Formentini.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Quindi 3.12 Capitanio e 3.13 Capitanio sono inammissibili, giusto?

PRESIDENTE. Corretto.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Emendamento 3.100 Formentini invito al ritiro o parere contrario; 3.01 Capitanio…

PRESIDENTE. È inammissibile anche questo, collega.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Sull'emendamento 4.100 Termini, con il consenso di tutti i gruppi, abbiamo presentato una nuova formulazione che le leggo, Presidente. Riformulazione dell'emendamento 4.100 Termini: “Sopprimerlo. Conseguentemente all'articolo 4-bis, dopo il comma 2, inserire il seguente: 2-bis. Sino alla data di entrata in vigore del primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito con modificazioni dalla legge 11 maggio 2012 n. 56, come modificato dal comma 1, lettera c), numero 3), del presente articolo, fatta salva l'applicazione degli articoli 1 e 2 del citato decreto-legge, è soggetto alla notifica, di cui al comma 5 dell'articolo 2 del medesimo decreto-legge n. 21 del 2012, l'acquisto a qualsiasi titolo da parte di un soggetto esterno all'Unione europea di partecipazioni in società che detengono beni e rapporti nei settori di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a) e b) nel regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 marzo 2019, di rilevanza tale da determinare l'insediamento stabile dell'acquirente in ragione dell'assunzione del controllo della società la cui partecipazione è oggetto dell'acquisto ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile e del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 2, commi 5-bis, 6 e 7 del decreto-legge n. 21 del 2012”. Con questa riformulazione il parere è favorevole.

Emendamento 4-bis.2 Zanella invito al ritiro o parere contrario; 4-bis.4 Giannone invito al ritiro o parere contrario; 4-bis.6 Cunial invito al ritiro o parere contrario; i successivi 4-bis.12 Cunial e 4-bis.13 Cunial non sono segnalati.

PRESIDENTE. Corretto.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Emendamento 4-bis.101 Grippa invito al ritiro o parere contrario. Se non erro, 4-bis.100 Bruno Bossio è ritirato.

PRESIDENTE. È ritirato.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Emendamento 5.1 Iezzi invito al ritiro o parere contrario e 5.100 Corneli…

PRESIDENTE. È ritirato.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. È ritirato. L'articolo aggiuntivo 5.01 Capitanio…

PRESIDENTE. È inammissibile.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. …è inammissibile.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito della richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.102 Ceccanti deve intendersi accantonato anche l'emendamento 1.56 Maurizio Cattoi, che incide sulla medesima parte del testo del provvedimento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.2 Capitanio e 1.3 Silvestroni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Saluto gli studenti e i docenti della scuola media “Rocco - cavalier Cinquegrana” di Sant'Arpino, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.19 Silvestroni e 1.20 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.23 Zanella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Velocissimamente, è un emendamento che prevede un sacrosanto periodo transitorio ai fini dell'applicazione dei nuovi adempimenti per i soggetti privati, perché si prevede che devono fare una valutazione economica e di fattibilità degli adeguamenti. Pertanto, ci sembra doveroso prestare attenzione alle aziende.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Centemero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.26 Capitanio e 1.27 Butti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Bruno Bossio, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Centemero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.96 Centemero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Bruno Bossio, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Gli emendamenti 1.56 Maurizio Cattoi e 1.102 Ceccanti risultano accantonati.

L'emendamento 1. 66 Gariglio risulta ritirato prima della seduta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Sull'emendamento 1.74 Gariglio vi è il parere favorevole con riformulazione, che viene accettata dal collega Gariglio.

Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.74 Gariglio, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Gli emendamenti identici 1.76 Capitanio e 1.77 Silvestroni risultano assorbiti dall'emendamento 1.74 Gariglio.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.78 Centemero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.80 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.79 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.81 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.83 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Veniamo alle tematiche penalistiche di questo provvedimento. Questo provvedimento non si sottrae alla logica della “manettizzazione” delle fattispecie penali, laddove viene proposta una pena per reati, come vedremo in questo emendamento, estremamente formali, addirittura da uno a cinque anni, con tutte le possibilità di emissione di misure cautelari, perché per questa logica e per questi provvedimenti, e mi meraviglia che il Partito Democratico…

PRESIDENTE. Scusi, collega Sisto. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, per cortesia.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. E mi meraviglia l'indifferenza del Partito Democratico sulla parificazione, sull'equazione fattispecie di rilevanza penale-possibilità di misura cautelare, quasi che non esista processo penale senza la possibilità di una misura cautelare. Indifferenza assoluta, far finta di niente, scrivere fattispecie penali che nelle mani delle procure possono diventare mannaie che si abbattono sui cittadini, senza nulla dire e senza nulla obiettare. Questa perdita di garantismo, questa amnesia costituzionale è vergognosa, lo dico con molto rispetto, ma con altrettanta decisione.

Tollerare che possano passare norme di questo genere nella totale indifferenza dell'Aula credo sia un segnale di decadenza, di decadimento dello spirito che dovrebbe animare un'Aula parlamentare, che è quello di controllo, di misura, di metronomo della legislatura. Abbiamo perso ogni ritegno, siamo nelle mani dei 5 Stelle nella giustizia, siamo nelle mani dei 5 Stelle! Ogni provvedimento e ogni norma deve significare cattura, indipendentemente dalla sua strutturazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Presidente, questo emendamento tende a sopprimere un comportamento meramente formale. Vi prego di leggerlo e di operare una sorta di esperimento, se ciascuno di noi dovesse rispondere perché omette di comunicare entro i termini prescritti i predetti dati, informazioni o elementi di fatto. Non siamo neanche di fronte a un reato di omissione qualificata, ma una semplice mancata comunicazione comporta la reclusione da uno a cinque anni.

Signori, ma ci rendiamo conto in che mani ci stiamo consegnando, che cosa stiamo scrivendo? Una fattispecie penale fondata su un'omessa comunicazione che porta a 5 anni di reclusione! Credo che lo stupore, che può sembrare del fanciullino pascoliano, ma di matrice fortemente esperienziale, non renda l'idea. Vi prego, questo è un emendamento che elimina semplicemente questo comportamento formale e restituisce ad un minimo di decenza la struttura delle norme penali. Vogliamo proseguire in questo ambito? Vogliamo fare in modo che l'indifferenza penalistica significhi un Paese giacobino, in cui qualsiasi norma autorizza una misura cautelare, in cui tutte le condotte formali, indipendentemente dalla loro gravità, comportino la mannaia delle procure (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Penso che questo non debba essere consentito. Forza Italia in questo è coerente e onnipresente; sarà, come posso dire, assillante, zelante, senza soste, addirittura ripetitiva, se questo può servire a risvegliare le coscienze di un Parlamento che, in nome della comodità governativa, dimentica i fondamentali.

Presidente, noi su tutti questi emendamenti interverremo nella speranza che una parola in più, una tracimazione dall'orlo del bicchiere dell'indifferenza possa consentire al Parlamento - come qualche volta è successo, non in questa legislatura, dove votare contro il Governo diventa un'eresia, diventa un reato, addirittura punibile in modo più grave di queste esecrabili norme che vi accingete a votare -, mi auguro che una parola in più, oltre quell'orlo di quel bicchiere dell'indifferenza, possa consentire un sussulto, e quindi la ripresa della dignità costituzionale del Parlamento. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.83 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.84 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, conformemente all'impegno assunto, con questo emendamento proponiamo un minimo di decenza nella formulazione della norma, cioè proponiamo di sostituire alla parola: “omette” la parola: “rifiuta”, perché è evidente che, come la stessa formulazione letterale del termine suggerisce, l'omissione è un semplice dato di non fare, che può essere assistito da qualsivoglia forma di elemento psicologico; e l'indagine sull'elemento psicologico della pura omissione è un'indagine di una difficoltà, ovviamente per la difesa, assoluta. Si può omettere e la semplice omissione fa scattare, esattamente come avviene nell'articolo 328, omissione di atti di ufficio, la responsabilità del soggetto che omette. Noi proponiamo di sostituire con la parola “rifiuta”, perché il rifiuto significa la certezza che quella omissione è causata dalla volontà decisa di non volere adempiere, e questo potrebbe giustificare almeno la configurabilità del delitto sotto il profilo dell'elemento psicologico, cosa che la parola “omette”, ovviamente, non consente. In pratica, colleghi, Presidente, la proposta è di sostituire la mera condotta materiale del non fare con la condotta del rifiutare di fare, cioè la certezza che quello che accade è collegabile alla decisa volontà del soggetto di non adempiere. Almeno questo, ma mi rendo conto che, probabilmente, le tecniche di normazione penale, il tentativo di trasferire nella fattispecie incriminatrice la certezza di una responsabilità secondo un fatto tipico si scontra con la volontà politica di non potersi scontentare a vicenda, laddove il Partito Democratico chiede, i 5 Stelle rispondono, laddove i 5 Stelle chiedono, il Partito Democratico risponde. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.84 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 1.85 Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Chiedo, a nome del gruppo di Forza Italia, con il capogruppo che è qui, il voto segreto su questo emendamento.

PRESIDENTE. Gli uffici stanno verificando l'ammissibilità della sua richiesta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Ho chiesto la parola, perché voglio rivolgermi a tutti i colleghi, di tutti i gruppi parlamentari: il Parlamento non è protesi del Governo e noi siamo chiamati ad un'azione normativa e legislativa che esamina i provvedimenti che il Governo propone, se li condivide, li approva come sono presentati o, se no, ha diritto di presentare degli emendamenti. Pare una premessa ovvia, ma io penso che vada ricordato. Perché? Perché io penso che le considerazioni che qui sta sottoponendo il collega Sisto non sono considerazioni banali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), attengono allo Stato di diritto e alla certezza del diritto dei cittadini di questo Paese. Io chiedo alle Commissioni e chiedo a tutti i gruppi parlamentari di non votare a scatola chiusa soltanto sulla base di una disciplina di gruppo, a cui, peraltro, in tutta la mia vita io mi sono sempre attenuto: qui sono in gioco delle questioni delicate, su cui è utile che ciascuno, intanto ascolti le ragioni dei proponenti degli emendamenti e, poi, si voti secondo una razionalità che tenga conto del merito delle questioni e di ciò che è in gioco (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Presidente, con grande rispetto delle parole del mio collega Piero Fassino, per me anche un maestro, e delle parole del collega Sisto, forse sfugge compiutamente l'argomento che stiamo trattando. La materia penalistica, che è annessa al testo del decreto convertendo, riguarda reati o possibili discrasie nella comunicazione del contenuto dei sistemi delle reti e delle infrastrutture o delle incidenti che in queste possono occorrere, che riguardano infrastrutture critiche per la sicurezza del Paese.

Quando parliamo - emendamento non di adesso, precedentemente presentato dal collega Sisto -di eventuale omissione - mi pare che il collega Sisto, se non vado errato, avesse proposto la terminologia di rifiuto di comunicazione - di dati, parliamo di un atto che può produrre un pericolo per la comunità nazionale intera di dimensioni non calcolabili, perché, con l'omissione di comunicazione su dati che riguardano infrastrutture possibilmente attaccabili, le quali contengono sia elementi critici per la difesa di quelli che oggi si chiamano i confini digitali di un Paese, sia per il possesso di dati sensibili che riguardano una porzione, più o meno, estesa della nostra comunità, stiamo parlando di condotte penalmente rilevanti che hanno una valenza che va molto al di là delle normali condotte penalmente rilevanti che siamo abituati qui a trattare.

Per cui io comprendo sicuramente lo spirito dell'intervento del collega Fassino, ma anche i rilievi, da un punto di vista della cultura giuridica e penalistica, che fa il collega Sisto; riporto tutti, però, al fatto che, prima di tutto, la Commissione giustizia, mi risulta senza contrarietà, ha espresso sui suddetti emendamenti e sull'insieme del provvedimento un parere conforme e, ovviamente, tutto questo è stato validato dal Ministero della Giustizia. Siccome capisco i termini del ragionamento che faceva il collega Sisto - li capisco in astratto -, suggerisco a tutti i colleghi di inserire quei ragionamenti…Sotto il profilo penalistico generale, comprendo l'avviso che ci dà il collega Sisto dei rischi che si corrono in un certo indirizzo e per i quali il collega Sisto, in particolare, sprona il Partito Democratico a non perdere la strada del garantismo, come è giusto sempre non perdere; lo invito, però, per il suo tramite, ovviamente, Presidente, a ricondurre la discussione entro i termini di una questione molto grande, che impatta in termini giganteschi l'intera sicurezza del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Sisto, lei è già intervenuto sull'emendamento 1.85 e ha fatto la richiesta di scrutinio segreto. È corretto? Collega, lei si è espresso sull'emendamento e, alla fine della spiegazione, ha chiesto anche lo scrutinio segreto (Commenti del deputato Sisto). Collega, l'emendamento, comunque, l'ha ampiamente spiegato, quindi non c'è stata una semplice richiesta di scrutinio. Prego, collega.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie. Emendamento 1.85: prendo atto del tentativo di normalizzazione del collega Fiano. Come si usava una volta in certi regimi: riportare tutti alla normalità delle vedute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), riportare tutti negli argini del non ragionamento, perché è evidente che le critiche alla norma non riguardano la gravità della norma, ma la tecnica di formulazione della norma. Qui si parla di una omissione secca e non di un rifiuto. Ma questo emendamento, Presidente, su cui abbiamo chiesto il voto segreto, mette fuori posto e fuori centro l'intervento, sia pure autorevole, del collega Fiano, perché io chiedo soltanto, insieme al mio gruppo, di evitare che da questi comportamenti possano scaturire misure cautelari. Chiediamo che il massimo sia ridotto a tre anni di reclusione. Niente misure cautelari per questi comportamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): rilevanza penale, ma non misure cautelari. Si può chiedere questo a un Parlamento di civiltà, a un Parlamento che non vuole che assolutamente si legittimi l'intervento tout court del carcere anche per condotte omissive? Lo si può chiedere o non lo si può chiedere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Noi vi chiediamo una condotta penalmente rilevante: bene, ma che si facciano i processi senza carcere. È possibile questo o non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Allora, Presidente, recuperando una tranquillità, io chiedo al Parlamento semplicemente, insieme al gruppo di Forza Italia, di impedire che una norma penale diventi una norma tout court cautelare.

Ridurre a tre anni significa dare rilevanza penale alla condotta ma evitare che qualcuno si possa divertire a fare il tirassegno sui cittadini prima delle sentenze. Noi questo non lo vogliamo, e ci batteremo, per questo, contro tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È un emendamento che ovviamente voteremo.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, io volevo solo riportare un attimo l'attenzione su quanto è accaduto poc'anzi, perché far parlare un collega due volte è abbastanza rischioso (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), nel senso che costituisce un precedente che, a nostro avviso, non è che si possa prendere in considerazione alla leggera, visto che, in passato, non c'è mai stato questo atteggiamento e non credo ci siano delle prassi in questo senso. Comprendo al momento la difficoltà rispetto alla gestione della richiesta, però le faccio questo esempio, Presidente, perché il collega Sisto ha parlato, chiedendo un voto segreto, ma ha giustificato non tanto la richiesta del voto segreto ma l'argomentazione, quindi, di fatto, ha svolto un intervento nel merito rispetto al contenuto dell'emendamento, tant'è che, Presidente, il collega Fassino, che gli ha fatto seguito, e anche il relatore Fiano, hanno risposto sul contenuto e non tanto sulla questione che oggi noi ci ritroviamo adesso ad analizzare. A me sembra che il tema sia quello, quindi a me non è chiaro se abbiamo concesso l'intervento su quell'emendamento oppure se siamo già passati a quello dopo (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega Crippa, stiamo verificando con gli uffici, ed effettivamente il collega Sisto, su questo emendamento, sull'emendamento 1.85, ha chiesto soltanto il voto segreto (Commenti). È intervenuto sugli emendamenti precedenti, abbiamo anche verificato con gli uffici, ed è per quello che l'ho fatto intervenire (Commenti). Colleghi!

Collega Sisto, lei ha chiesto lo scrutinio segreto, ma lo scrutinio segreto può essere richiesto dal presidente o dal segretario d'Aula, Occhiuto, che conferma, perfetto.

La richiesta avanzata dal gruppo Forza Italia di votazione a scrutinio segreto dell'emendamento Sisto 1.85 può essere accolta, in quanto la proposta emendativa in esame incide sull'articolo 25 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Fiano, lei è già intervenuto, interviene come relatore.

Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Presidente, chiedo di accantonare l'emendamento Sisto 1.85.

PRESIDENTE. D'accordo. Colleghi, sulla richiesta farò intervenire un collega a favore e un collega contro. Chi chiede di intervenire contro la richiesta di accantonamento?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare contro l'accantonamento.

PRESIDENTE. Collega Sisto, prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, con il garbo e il rispetto che ho nei confronti di quest'Aula, che credo di poter dire notorio, io chiedo che si voti questo emendamento, perché percepire la necessità di accoglierlo può avere soltanto una soluzione: che cambi il parere del relatore, cambi il parere del Governo e ci si renda conto che c'è una sensibilità verso misure penali che non siano così invasive. Allora, con il rispetto che ho per l'Aula, insisto perché l'emendamento sia votato, con molta pacatezza ma con una fermezza che deve promanare dal diritto del Parlamento di intervenire sui provvedimenti del Governo, che non è il padrone dell'Aula. Non è il padrone dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, credo che bisogna considerare che il relatore aveva chiesto di parlare anche prima che la Presidenza decidesse a favore del voto segreto.

Quindi, il tema non è una valutazione, come qualcuno ha fatto serpeggiare in Aula, relativa al voto segreto, quanto una disponibilità - credo - nell'accantonamento a valutare appunto la possibilità anche di accoglierlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.85 Sisto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 53 voti di differenza.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.87 Zanella. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.87 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.90 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.91 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Ricordo che l'emendamento 1.94 Capitanio è inammissibile e che l'emendamento 1.105 Bruno Bossio è stato ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Zanella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Velocemente, questo emendamento è volto a chiedere che quelle 10 unità che la Presidenza del Consiglio chiede di assumere con una previsione molto vaga, dicendo che devono lavorare per la digitalizzazione, fondamentalmente, abbiano una comprovata specializzazione in materia informatica. È una cosa che in qualsiasi azienda di qualsiasi posto del mondo verrebbe chiesta come base, chiaramente, senza nessun tipo di interdizione rispetto a questo emendamento, non capisco perché non possa venire richiesta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.01 Zanella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Presidente, questo emendamento, invece, fondamentalmente, istituisce un apposito fondo da destinare alla formazione tecnica del personale, che è una cosa che ci è stata richiesta da più soggetti in audizione. Se ritenete che la cyber sicurezza nel nostro Paese sia fondamentale, non si vede perché non investire sulla formazione tecnica del personale che vi andrà preposto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.8 Capitanio e 3.9 Butti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.10 Zanella. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Presidente, fondamentalmente, il comma 3 dell'articolo 3 prevede un periodo amplissimo di retroattività sui contratti già in essere, e Forza Italia, con questo emendamento, che ci pare di buonsenso, ha proposto una mediazione che è anche più corretta, dal punto di vista giuridico, perché prevede che possano essere soggetti a modifica solo i contratti stipulati in data successiva all'entrata in vigore del presente decreto-legge. La retroattività è un vizio spesso della sinistra; purtroppo, questo è un modus operandi sbagliato e noi chiediamo che non ci possa essere retroattività, in questo senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

L'emendamento 3.12 Capitanio risulta inammissibile, così come l'emendamento 3.13 Capitanio.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 Formentini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, noi siamo davvero molto preoccupati e non capiamo perché si inviti al ritiro di questo emendamento che chiede che i protocolli di sicurezza dei domini cibernetici e delle reti di trasmissione dati 5G siano conformi agli indirizzi europei e a quelli negoziati e sottoscritti nelle alleanze strategiche e militari alle quali l'Italia aderisce. Se non si vuole che siano spiate e che subiscano attacchi cibernetici le basi NATO in Italia e se non c'è ostilità all'Alleanza atlantica che paura c'è a scrivere in modo chiaro un concetto che dovrebbe essere alla base di questo provvedimento?

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Presidente, per il suo tramite vorrei dire al collega Formentini che nel testo modificato da precedenti - se mi ascolta, il collega Formentini - emendamenti - forse avendoli approvati adesso non ha la controprova del testo modificato -, noi abbiamo già inserito che tutti gli standard di verifica e di test delle strutture e delle reti sottoposte o inserite nel perimetro cibernetico di sicurezza nazionale, e dunque sottoposte alle procedure di controllo e verifica di cui al decreto-legge, devono essere adeguate - l'opinione dei tecnici italiani è che siano superiori -, ma devono essere comunque adeguate - lo abbiamo inserito nel testo - ai più elevati standard internazionali, qualunque essi siano. Volevo, quindi, tranquillizzare per il suo tramite, Presidente, che quanto richiede il collega Formentini nel suo testo di emendamento, che riceve un parere contrario, è già previsto dalle norme che abbiamo inserito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Formentini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

L'articolo aggiuntivo 3.01 Capitanio è inammissibile.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.100 Termini, su cui le Commissioni ed il Governo hanno espresso parere favorevole, purché riformulato. Collega Termini, accetta la riformulazione? D'accordo.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Termini, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4-bis.2 Zanella. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questo è un po' il cuore del provvedimento, e con la collega Zanella ed i colleghi Silvestroni e Rotelli di Commissione, questo emendamento va a rafforzare, andava a rafforzare nelle intenzioni, come i precedenti che abbiamo presentato e che non ci avete accettato, il concetto della tempestività di intervento nell'ambito della sicurezza nazionale. L'inserimento della modifica dei poteri speciali, nell'articolo 4-bis del decreto-legge, ha colmato quel vuoto normativo nella nostra strategia di sicurezza nazionale.

Il decreto, ricordiamolo, fu inserito per primo nel decreto “Brexit”, per applicare dei poteri speciali che consentissero al Governo di blindare una società qualora fosse stato in pericolo l'interesse nazionale, nelle acquisizioni e in fattori simili; in questo caso si applica anche ai vendor di tecnologia. Il Governo così potrà decidere se esercitare il potere di veto o chiedere l'adempimento di specifiche prescrizioni, con termini specifici, per le reti 5G e per le forniture ad alta intensità tecnologica. Riguarda, come sappiamo, anche gli investimenti esteri in specifiche società.

Vedete, le azioni predatorie di potenze ostili, tramite aziende con connessioni o perfino rapporti di osmosi con lo Stato di appartenenza, sono una minaccia chiara alla nostra sicurezza nazionale, come riconosciuto dai nostri servizi segreti, nella relazione in Copasir. L'ampliamento e la ridefinizione del perimetro della legge era necessario ed urgente, e rappresenta anche un chiaro segnale geopolitico. Il decadimento della norma nello scorso luglio ha lasciato quindi un vuoto, che è stato colmato con questo articolo 4-bis.

L'inserimento di Huawei Italia nella black list da parte del Dipartimento del commercio americano negli scorsi mesi, ha imposto al legislatore una riflessione chiara e netta sul mosaico delle leggi e delle disposizioni che regolano la nostra sicurezza nazionale…

PRESIDENTE. Scusi, collega, scusi. Colleghi! Prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …che già al primo Consiglio dei ministri ha avuto priorità, appunto per il tema.

Nella corsa della globalizzazione l'Italia deve avere i giusti strumenti per affrontare le nuove minacce al sistema nazionale, e in particolare alle infrastrutture più critiche, tra cui quelle della telecomunicazione. ZTE, ad esempio, è presente con proprie tecnologie nella nostra pubblica amministrazione, nonostante il 51 per cento della maggioranza dell'azionariato sia in mano alla Repubblica popolare cinese. Dopo l'approvazione del decreto-legge “cyber”, va messa in discussione tale presenza nelle nostre reti e nell'accesso ai nostri dati, tutelando ovviamente i livelli occupazionali presenti in Italia… ammesso che siano confermati, perché anche oggi Huawei ci sembrava non li confermasse del tutto.

Le compagnie di telecomunicazioni cinesi più importanti, ovvero e Huawei e ZTE, la seconda di proprietà statale, come abbiamo ricordato, secondo quanto contenuto dall'articolo 7 della legge cinese sull'intelligence emanata nel 2007, hanno, come tutte le aziende cinesi, l'obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell'esercizio del proprio lavoro all'estero. Non siamo ovviamente contrari all'innovazione e all'applicazione della tecnologia, ovviamente garantendo la salute umana, ma chiediamo che le aziende straniere, in particolare cinesi, chiariscano i propri rapporti con lo Stato di appartenenza e aderiscano alle nostre regole d'ingaggio, alle nostre regole di gioco.

Il tema è ancora più ampio: le grandi imprese hanno iniziato ad assumere sempre più controllo e sempre più potere, Facebook ha più abitanti digitali, ovvero utenti, di alcuni continenti reali, sono vere e proprie nazioni digitali. Mettere il digitale al centro dell'agenda italiana, per arrivare a competere con i colossi stranieri, è una nostra priorità; arrivare di fatto a una sovranità digitale, che possa mettere la persona al centro, garantendone la libertà e la salvaguardia dei dati nell'ottica dell'interesse nazionale, con un'etica rinnovata che concili l'individuo con la sua identità digitale, traducendolo ovviamente in atti concreti per la difesa dello Stato e del cittadino. Per questa ragione avremmo sostenuto anche questo provvedimento, ma, avendoci bocciato la maggior parte degli emendamenti, il collega Silvestroni spiegherà poi perché siamo costretti all'astensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, questa mattina in discussione generale ho rappresentato come in questo provvedimento sia stato reiterato, per la quarta volta in questa legislatura, il singolare sport di far decadere, o quasi far decadere i decreti-legge, e poi inserirli surrettiziamente in provvedimenti legislativi mediante emendamento. Il resoconto di questa casistica sarà nel verbale della seduta di questa mattina, in cui ho analiticamente indicato i casi in cui questo Governo scelleratamente ha approfittato della tecnica dei decreti-legge per farne materia, non consentita, di reinserimento nei provvedimenti ordinari.

Di seguito a questa osservazione il collega Fiano – ripeto, autorevolmente – è intervenuto con un'interpretazione autentica della sentenza della Corte costituzionale n. 360 del 1996, sostenendo che è un provvedimento che ha natura grandemente straordinaria e che, quindi, questo consentirebbe l'inserimento in legislazione ordinaria di emendamenti aventi contenuto pari a quello di un decreto-legge lasciato decadere. Stiamo parlando del decreto-legge “Fraccaro”, nato come un punto di riferimento e che poi è stato lasciato, per così dire, morire in qualche modo, ma ha avuto una improvvisa resurrezione con l'emendamento di cui ci stiamo occupando.

Bene, Presidente, mi corre l'obbligo per un fatto, come posso dire, di rispetto delle sentenze della Corte costituzionale di chiarire come l'interpretazione autentica – ripeto, pur autorevole – del collega Fiano, viene smentita dalla sentenza della Corte costituzionale, che riferisce che non è possibile reiterare il contenuto dei decreti-legge, perché questo è vietato dall'articolo 77 e che eventuali possibili situazioni di recupero dovranno così essere motivate: non potranno porsi in un rapporto di continuità sostanziale con il decreto non convertito ma dovrà in ogni caso risultare caratterizzato non da contenuti normativi straordinari - perché la straordinarietà può essere valutata da chiunque: questo è straordinario, questo è meno straordinario, questo è più straordinario, questo lo ritengo eccezionalmente straordinario - ma da contenuti normativi sostanzialmente diversi ovvero da presupposti giustificativi nuovi di natura straordinaria. È necessaria cioè la novità: ma è ovvio perché, altrimenti, sarebbe una forma meccanica di surrettizia reiterazione del decreto-legge decaduto. Questa patologia di questo provvedimento ha un'autorevolissima conferma, che riviene da quanto il presidente Brescia ha riferito in I Commissione: “Il Governo ha presentato nel pomeriggio l'odierno articolo aggiuntivo 4.01 - leggo testualmente - il quale riprende il contenuto del decreto-legge n. 64 del 2019 recante modifiche al decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21 in materia di poteri speciali”, eccetera.

Allora, il gioco delle tre carte è chiaro: qui, cioè, abbiamo ripreso un decreto-legge decaduto e lo abbiamo d'impeto inserito in un provvedimento ordinario. Io questo lo denuncio, perché mi sembra che di tutto si possa approfittare, tutto si possa dire, ma certamente non si può utilizzare il meccanismo di reiterazione dei decreti-legge travestendolo malamente da emendamento dotato magicamente di poteri straordinari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Dunque, non credo che la Corte abbia detto, almeno fin qui, quello che sostiene il collega Sisto. La Corte è diventata sempre più restrittiva, quindi io non escludo che in futuro possa dare ragione al collega Sisto. Però, la Corte ha distinto lo strumento… Sì, conosco la sentenza n. 360 del 1996, che poi è diventata anche più restrittiva sulle leggi di conversione, ma la sentenza n. 360 del 1996 si riferisce al fatto che i contenuti non possano essere messi in un altro decreto, non in una legge di conversione. Poi, successivamente, a partire dal 2002, la Corte è anche intervenuta per dire che le leggi di conversione non sanano tutto e, in particolar modo, non sanano una eterogeneità. Quindi, se il collega Sisto voleva attaccare la normativa in esame doveva sostenere che era eterogenea rispetto al resto del decreto-legge. Fin qui, la Corte non ha detto che non si possa mettere materia omogenea proveniente da un decreto-legge non convertito: poi, per carità, può darsi che da qui in poi, a partire dal fatto che se lo presenta il Governo può essere considerato non elegante, la Corte possa diventare ulteriormente restrittiva. Però, non possiamo dire, fin qui, che questo sia un atto illegittimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Presidente, vorrei entrare nel merito dell'emendamento, che è piuttosto tecnico. In realtà è un emendamento soppressivo di una modifica rispetto al testo originario inserita dal Governo e prevede di sostituire la parola “contestualmente” con “tempestivamente e per estratto”. Dal momento che praticamente sui decreti del Presidente del Consiglio dei ministri non è prevista l'espressione di un parere ma la loro trasmissione alle Camere è finalizzata solo ad informare il Parlamento del fatto che il Governo sta adottando poteri speciali in ambito economico, per noi il criterio della contestualità è più opportuno di quello della tempestività. Inoltre il riferimento “per estratto” ci sfugge, perché noi vorremmo la versione integrale del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi se cortesemente potete prestare attenzione a questa valutazione che è molto tecnica, al di là del contesto generale del golden power, su cui esprimerò il mio parere in dichiarazione di voto, vi sarei grata.

PRESIDENTE. Altri che chiedono di intervenire? No. Dichiaro aperta la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.2 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni… revoco l'indizione della votazione.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente, chiedo l'accantonamento di questo emendamento.

PRESIDENTE. Chi desidera intervenire contro l'accantonamento? O, se non vi sono obiezioni, risulta così accantonato. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4-bis.4 Giannone.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie, Presidente. Volevo chiedere la cortesia di poter intervenire un'unica volta sia per l'emendamento in esame sia per il successivo 4-bis.6 Cunial in modo tale da fare un unico intervento, se per lei va bene.

PRESIDENTE. Collega, al momento lei sta intervenendo sull'emendamento 4-bis.4 Giannone, se poi vuole allargare la tematica, prego.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Bene o male, riguarda la stessa materia. Era per quello.

PRESIDENTE. D'accordo.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Il decreto-legge mira ad assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche nonché degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati attraverso l'istituzione di un perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e la previsione di misure idonee a garantire i necessari standard di sicurezza rivolti a minimizzare i rischi, consentendo però al contempo la più estesa fruizione dei più avanzati strumenti offerti dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Quando noi parliamo di strumenti avanzati di tecnologie di informazione e comunicazione all'interno inseriamo anche il 5G. Pertanto ritengo opportuno che in questo caso, parlando di sicurezza, bisognerebbe applicare il principio di precauzione e, quindi, entrambi gli emendamenti sono stati inseriti proprio per cominciare a garantire la sicurezza della salute pubblica in materia di elettromagnetismo. Nel primo, come vede, c'è scritto l'inserimento della tutela della salute; nel secondo più specifico si cerca di riprendere la mozione che è stata votata solo due settimane fa e che era a prima firma della maggioranza. La mozione nello specifico è stata approvata e vorrei riprendere soprattutto il punto 2 della mozione che dice: “a garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, che tenga conto dei risultati della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo”. Quindi era un impegno già preso due settimane fa nella mozione mozione Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. . Il secondo emendamento, 4-bis.6 Cunial, riprende le stesse identiche parole: motivo per il quale se il Governo si è già impegnato a portare avanti questa tematica per quale motivo diventa un…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Sì, concludo. Per quale motivo allora abbiamo un parere contrario su una cosa che è stata proposta, accettata, votata e quindi su un impegno preso dal Governo due settimane fa? Chiedo cortesemente di rivalutare la situazione e magari di rivedere anche il parere da parte del Governo e del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.4 Giannone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.6 Cunial, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

L'emendamento 4-bis.101 Grippa è stato ritirato così come l'emendamento 4-bis.100 Bruno Bossio, che è stato ritirato prima della seduta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Iezzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Dovremmo ora passare agli emendamenti precedentemente accantonati. Chiedo, quindi, al relatore come intenda proseguire nell'esame del provvedimento.

EMANUELE FIANO, Relatore per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Chiedo la possibilità di continuare l'esame del provvedimento nella giornata di domani perché sugli emendamenti accantonati intendiamo fare una riflessione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Dunque, c'è una proposta di rinvio. Se non vi sono obiezioni così si stabilisce. Però, ci sono obiezioni e a questo punto porrò in votazione la richiesta di rinvio.

Ha chiesto di parlare contro sulla richiesta di rinvio il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Presidente, la prego perlomeno di darci un po' di chiarezza lei, perché noi stiamo vivendo una settimana dove non riusciamo a concludere un provvedimento perché la maggioranza non è in grado di trovare un accordo su un singolo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) ed è inaccettabile questa situazione. Mi rivolgo a lei e al Presidente Fico, perché questa situazione di gestione in base alle esigenze specifiche della maggioranza sui singoli contenuti degli emendamenti è inaccettabile. Il “SalvaMare” non è stato concluso, il decreto non viene concluso e non sappiamo se faremo una mozione.

Chiediamo semplicemente un po' di chiarezza, perché se la maggioranza non è in grado di chiarirci il parere su un emendamento dove è stato chiesto un voto segreto, per timore di andare “sotto” su quell'emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: Elezioni! Elezioni!)

PRESIDENTE. Colleghi…

GUIDO GUIDESI (LEGA). …per lo meno, ci sia la correttezza, nei confronti dell'opposizione e nei confronti di quest'Aula, e il rispetto di capire quando arrivano i pareri, quando trovano e se trovano un accordo e se riusciamo a finire una giornata e a finire il provvedimento in quest'Aula, perché da quando sono al Governo non abbiamo concluso una questione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore della richiesta di rinvio il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, io vorrei dire, se non disturba l'onorevole Guidesi, che, come sa, stimo moltissimo, che in quest'Aula il gioco delle parti si ripete e con la stessa enfasi lei (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… guardi, anche il fatto che io debba parlare tramite il Presidente non è sancito dal Regolamento; è un'usanza, diciamo, una consuetudine e, quindi, potremmo anche romperla, però facciamo finta che rispettiamo la consuetudine. Presidente, vorrei dire all'onorevole Guidesi - così siamo più contenti – che, nel gioco delle parti, con lo stesso fervore avrebbe potuto fare un intervento a favore del rinvio della seduta soltanto qualche mese fa.

Qual è la realtà per la quale, però, io non riesco a comprendere il fervore dell'onorevole Guidesi? È per quanto riguarda gli emendamenti di ieri. Nella fattispecie, ieri è stato accantonato un emendamento dell'opposizione, non della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico) su cui era stato richiesto l'intervento del MEF perché c'era un problema di coperture - si diceva – e, quindi, esattamente per raccogliere le istanze dell'opposizione, si è preso del tempo e non si è concluso il provvedimento e io penso che questa sia un'ottima pratica parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Perché oggi stiamo sospendendo? Poiché l'onorevole Guidesi sta qui dentro da quanto basta - e lo dico a lei perché glielo dica -, sa perfettamente che la decisione non la prende la maggioranza o il Governo ma si deve riunire una cosa che si chiama il Comitato dei nove, che deve esaminare, perché il relatore si è preso carico di rivedere la posizione su un emendamento, e insieme, perché formalmente si deve riunire il Comitato dei nove e quindi comunque si dovrebbe sospendere la seduta, valutare qual è la posizione su quell'emendamento.

Quindi, al di là del fatto che ogni occasione è buona per gridare “elezioni”, magari se imparassero quali sono i tempi per andare alle elezioni, eviterebbero di gridarlo in Aula e ci saremmo già andati (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), però a parte questo noi stiamo rinviando non per buttare l'aria (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

ROBERTO GIACHETTI (IV). Mi piace perché il fermento dopo ore di… va beh! Comunque, dico semplicemente che la sospensione che si è fatta ieri e che si fa oggi è per valutare degli emendamenti accantonati, dell'opposizione. Penso che sia un'ottima pratica parlamentare, anche se magari questo, nel precedente Governo, non era un rito particolarmente consumato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e penso che noi dobbiamo cambiare anche in questo.

Quindi, io sono assolutamente favorevole al rinvio e domani, siccome non dobbiamo esaminare un intero provvedimento ma rivedere solo alcuni emendamenti che nella serata di oggi e nella notte, se sarà necessario, saranno rivisti, avremo i pareri, concluderemo i provvedimenti e, comunque, saranno molti di più di quelli che non sono stati fatti nell'anno e mezzo nel quale - non so se ve lo ricordate - si doveva andare a mozioni perché non c'era nulla da votare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio del provvedimento a domani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 57 voti di differenza.

Il seguito dell'esame del provvedimento si intende, pertanto, rinviato alla seduta di domani.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito dell'esame del disegno di legge n. 1939-A “SalvaMare”. Poiché, tuttavia, la V Commissione (Bilancio) non ha espresso il parere sulle proposte emendative presentate dalla Commissione nella giornata odierna, il seguito del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

L'ordine del giorno reca il seguito delle mozioni concernenti iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Adelizzi. Prego.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, adesso dovremmo passare all'esame, come lei ci ha ricordato, della mozione presentata dai colleghi di Fratelli d'Italia, che riguarda le libere professioni. Ovviamente si tratta di un tema tanto importante quanto complesso e, siccome la mozione era calendarizzata da varie settimane, ma il testo è stato depositato solo pochi giorni fa, come maggioranza, non abbiamo avuto la possibilità di approfondire (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi… Colleghi! Colleghi! Prego, collega Adelizzi.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Sì, come dicevo, Presidente, come maggioranza non abbiamo avuto la possibilità di approfondire bene le questioni e, quindi, giustamente, depositare una mozione abbinata di maggioranza.

PRESIDENTE. Colleghi…

COSIMO ADELIZZI (M5S). Quindi, alla luce di tutto quello che ho detto, chiedo a quest'Aula e chiedo a lei, Presidente, di rinviare l'esame di questa mozione alla prossima settimana (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come primo punto all'ordine del giorno, ovviamente, dopo il decreto che probabilmente ci arriverà dal Senato. Grazie a tutti.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Colleghi, su questo ovviamente farò parlare un collega a favore e uno contro. Ha chiesto di parlare contro il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, è abbastanza sconcertante la proposta che viene adesso posta in votazione, per un semplice motivo. Perché noi potevamo capire, come ha detto il collega Giachetti, se vi è un tentativo di andare nel Comitato dei nove sui provvedimenti precedenti, per andare incontro all'opposizione. Qui, invece, si va del tutto contro all'opposizione, perché una mozione calendarizzata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, consegnata entro i termini previsti dal Regolamento, per la quale è già stata esaurita la discussione generale, non viene posta in votazione - perché occorre il parere del Governo, le dichiarazioni di voto e la votazione, - soltanto perché, da quello che abbiamo capito, la maggioranza non ha le idee chiare sulle libere professioni. Non ne abbiamo dubbio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Se avessimo avuto il dubbio che avevate le idee chiare sulle libere professioni, non avremmo presentato una mozione! Tantomeno al Governo!

E, allora, io penso, signora Presidente, che non si possa continuare in questo modo: non si esaurisce l'ordine del giorno, alle 18.30 è già chiusa, anche oggi, la seduta; neppure si pensa ad una convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo per chiarirci le cose; ma soprattutto si mette questa mozione dopo il decreto-legge, per il quale sappiamo che probabilmente vi sarà un voto di fiducia, non sappiamo quanti ordini del giorno verranno presentati, non sappiamo quante dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, a termine di Regolamento, verranno svolte. E, quindi, molto probabilmente, si rischia anche di andare oltre il mese della calendarizzazione di questa mozione, con la Conferenza dei presidenti di gruppo convocata per mercoledì prossimo, per stabilire il calendario del successivo mese. Beh, io penso che se questo è il cambiamento che ha portato questo Governo, l'ho già detto una volta, viva la restaurazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a favore della proposta di rinvio, il collega Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Io mi riconduco a una considerazione che ho fatto nell'intervento precedente, oltre a condividere quello che ha detto il collega Giachetti. Se il Parlamento non è semplicemente una protesi del Governo e dell'Esecutivo, chiamata semplicemente a votare, a prescindere da qualsiasi considerazione e valutazione, è del tutto ovvio che si possa considerare il dibattito che in quest'Aula c'è. E, considerando questo dibattito, si prenda anche il tempo per trarre delle considerazioni e delle valutazioni finali, che, tenendo conto della discussione, propongano poi il voto all'Aula. E, così come Giachetti ha prima giustamente richiamato all'utilità di un confronto che consenta a questo Parlamento di pronunciarsi con cognizione di causa, vale anche in questo caso. Quindi, io credo che noi abbiamo il dovere di votare a favore, proprio per tutelare l'autonomia di quest'Aula dall'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio dell'esame delle mozioni all'ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 79 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Come primo firmatario della mozione che abbiamo rinviato qualche secondo fa col voto dell'Aula, solo per stigmatizzare che la maggioranza non ha niente da dire su 2 milioni e 400 mila professionisti che generano il 12,4 per cento del PIL. Ed è veramente uno scandalo sentirsi dire che non hanno ancora preparato una mozione su un comparto fondamentale per il Paese, un comparto che genera, ripeto, quasi il 13 per cento del PIL (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier). Credo che gli italiani devono sapere che non siamo pronti a dire niente su loro. È una cosa che è uno scandalo per il Parlamento e per il Paese!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, la collega Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Io stessa, Presidente, per stigmatizzare quanto ho appena sentito, perché sinceramente la maggioranza un testo condiviso ce l'ha. E segnalo anche in modo particolare che il Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…calma colleghi!

PRESIDENTE. Colleghi…

CHIARA GRIBAUDO (PD). Colleghi, tranquilli. Stia sereno, collega, non si preoccupi.

PRESIDENTE. Collega Gribaudo, si rivolga alla Presidenza, grazie.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Stia serenissimo…

PRESIDENTE. Colleghi!

CHIARA GRIBAUDO (PD). Stia serenissimo… stia serenissimo, collega! Allora, dicevo, il Partito Democratico, come noto, a differenza di altre forze politiche che hanno preso la parola in quest'Aula parlando dei professionisti, ha fatto due leggi, una sull'equo compenso, una, la legge n. 81 del 2017, che parla alle professioni e ha dato nuovi diritti e nuove tutele, per esempio, alle donne che hanno le partite IVA (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, prima (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Sì, perché l'avete scritto nel testo delle vostre mozioni, colleghi, andate a leggere gli atti.

PRESIDENTE. Colleghi…

CHIARA GRIBAUDO (PD). Andate a leggere gli atti. E, a proposito di questo, volevo solo spiegare meglio la posizione, visto che la maggioranza ha lavorato in questi giorni a un testo, un testo che tiene conto delle tante richieste del mondo del lavoro autonomo e del mondo delle professioni; su quel testo noi stiamo aspettando, per la verità, aspettiamo che arrivi l'ultimo definitivo parere di uno dei Ministeri, perché questo tema è un tema trasversale, che riguarda più aspetti e quindi ha più complessità; manca ancora una parte dei pareri della mozione che abbiamo preparato e quindi con grande serenità la discuteremo. Sappiate però che anche voi dell'opposizione citate le nostre leggi, le leggi che abbiamo approvato la scorsa legislatura. Perché? Perché c'è chi, anziché fare solo propaganda, ha lavorato e ha prodotto delle norme, in questo Paese, che sono esattamente quello che ci richiedono i professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il collega Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie Presidente, in questa gara in cui sentivo stigmatizzare l'intervento che stigmatizzava che stigmatizzava; mi permetto di sottolineare ai colleghi del Partito Democratico, che rivendicavano di essere pronti a discutere dei professionisti, perché quando erano al Governo hanno lavorato bene, il dettaglio che il MoVimento 5 Stelle, con cui loro ora sono al Governo, quando loro erano al Governo erano profondamente contrari a quello che facevano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e facevano un'opposizione feroce a quello che loro hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e la difficoltà è tutta qui: che il Partito Democratico sui professionisti vuole venire a rivendicare quanto fatto e il MoVimento 5 Stelle non lo può fare, perché erano opposizione feroce, perché in tutto questo voi rinviate ogni provvedimento, di rinvio in rinvio, ma l'unica cosa da fare sarebbe rinviare agli elettori italiani questa situazione e ridare la parola al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto parlare il deputato Luigi Bianchi. Colleghi, se dovete uscire dall'aula vi chiedo di farlo in silenzio, abbiamo una serie di interventi di fine seduta. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Qui parla il primo ministro Imre Nagy: “Oggi all'alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale, con l'evidente intento di rovesciare il Governo legale e democratico di Ungheria. Le nostre truppe sono impegnate nel combattimento. Il Governo è al suo posto. Comunico questo fatto al popolo del nostro Paese ed al mondo intero”. Queste parole furono pronunciate il 4 novembre del 1956, sul finire della rivoluzione ungherese, quando oramai l'Armata Rossa era presente sul territorio magiaro con 200 mila uomini e 4 mila carri armati, più di quanti ne usò la Germania per invadere l'Unione Sovietica nel 1941. Studenti, braccianti, operai, il 23 ottobre di quell'anno, cominciarono a protestare contro la dittatura del partito comunista ungherese, chiedendo migliori condizioni di lavoro, salari più equi e adeguati accessi ai corsi accademici. Le manifestazioni furono sostenute da milioni di cittadini ed il Partito dei Lavoratori ungheresi nominò Primo Ministro Imre Nagy, che concesse buona parte di quanto richiesto dai manifestanti. L'Unione Sovietica di Chruščëv non tollerò questo sussulto di libertà e soffocò la rivolta in pochi giorni. I morti furono quasi 3 mila. Il mondo occidentale rimase inerme, ma il popolo ungherese fu il primo a dare uno scossone all'ideologia bolscevica, aprendo la strada alla Primavera di Praga del 1968. Inoltre, il sacrificio di tante persone non fu vano e anche nella sinistra italiana si aprì un grande dibattito; il socialista Pietro Nenni disse: “Quanto di meglio noi possiamo fare per i lavoratori ungheresi è aiutarli a risolvere i problemi da essi posti a base del rinnovamento della vita pubblica, nel loro e negli altri Paesi dell'Europa orientale (…)”.

Tuttavia, famosa fu la presa di posizione dell'allora dirigente del Partito Comunista, Giorgio Napolitano, che condannò gli insorti ungheresi e disse: “L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo”. Colui che diventò Presidente della Repubblica ci impiegò cinquant'anni a comprendere che quella posizione era profondamente disumana e solo nel 2006 ammise: “Nenni aveva ragione”.

Presidente, concludo: onorevoli colleghi, gli ungheresi del 1956 ci hanno fatto comprendere che l'ideologia comunista è qualcosa che reprime libertà e democrazia. Coloro che la perseguono oggi sono pericolosi per i valori oramai assodati nella nostra Repubblica ed in tutto l'Occidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'ItaliaDeputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier intonano versi tratti dalla canzone: “Avanti ragazzi di Buda”).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Ci sono altri colleghi che vorrebbero intervenire! Colleghi! Colleghi, per cortesia! Colleghi! Colleghi, inutile dirvi che non si dovrebbe cantare in Aula, credo che lo sappiate meglio di me. Colleghi! Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Proseguiamo con gli interventi di fine seduta.

Ha chiesto intervenire il deputato Luciano Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, nella serata del 5 settembre un non ben identificato mezzo per trasporti eccezionali che passava dalla Strada Statale 121 Catania-Paternò urtava il cosiddetto ponte Graci, compromettendone la stabilità e nel giro di poche ore ANAS abbatteva il ponte ormai compromesso.

In seguito a questo incidente mi sono subito attivato per chiedere ad ANAS e all'assessore regionale competente di effettuare un sopralluogo per capire lo stato dell'arte e comprendere i tempi dell'eventuale ricostruzione, vista l'importanza di quello che rappresenta il collegamento viario principale tra le due comunità di Misterbianco e Motta Sant'Anastasia, la cui mancanza provoca un significativo aumento di traffico proprio lungo la statale 121, che, tra le altre cose, è una strada in cui si continuano a verificare incidenti mortali e sulla quale non si riscontra la presenza di autovelox o di telecamere per la videosorveglianza.

In data 5 ottobre, giorno del sopralluogo effettuato con l'assessore regionale Falcone, lui dichiara che l'opera verrà inserita in un accordo quadro di ANAS tramite convenzione tra regione, il comune di Motta Sant'Anastasia che detiene la proprietà e ANAS stessa.

In data 15 ottobre il governatore Musumeci dichiara di avere consegnato la delibera di giunta nelle mani del sindaco di Motta, con tanto di foto nel sito della regione Sicilia, senza che però vi sia effettuale traccia di questo documento, e ad oggi questo documento non è pubblico e non è rintracciabile in nessun modo.

Ora, la domanda sorge spontanea per i cittadini che hanno sentito dire a Falcone che questo ponte verrà ricostruito nel giro di pochi mesi: ma questo documento esiste o non esiste? O forse esiste solo una nota presidenziale, da quello che apprendo dagli uffici della regione, che significherebbe che il documento dovrebbe avere l'OK dall'ARS, dall'Assemblea regionale siciliana, e quindi potrebbero passare anche diversi mesi prima di diventare un'effettiva delibera di giunta. I cittadini hanno bisogno di sapere come stanno le cose e, se questa delibera di giunta esiste, che sia resa pubblica, altrimenti questi soggetti che rappresentano importanti istituzioni perdono assolutamente di credibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. L'istruzione è uno dei principali strumenti per favorire l'integrazione, l'inclusione sociale e garantire opportunità di crescita, soprattutto quando si parla di disabilità. Uno Stato civile, pertanto, deve assicurare gli strumenti necessari per agevolare l'accesso a risorse e servizi, affinché tali diritti vengano doverosamente rispettati, facendo fede a ciò che è riconosciuto a livello internazionale dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sui diritti delle persone con disabilità.

Accade, però, che in alcune zone della Sicilia, in particolare nella provincia di Messina, tali diritti vengano minimizzati anche dagli enti che dovrebbero farsi garanti degli stessi, per cui ragazzi come Calogero, residente a Longi, dall'inizio dell'anno scolastico sono vergognosamente messi in difficoltà a recarsi alla propria struttura e, ancor peggio, a poter sviluppare le proprie qualità individuali, relazionandosi con gli altri studenti, a causa della mancanza del servizio che dovrebbe permettergli di raggiungere il plesso scolastico, con scarsa risposta da parte degli enti di riferimento alla richiesta di un supporto adeguato.

Dopo mesi di battaglie il ragazzo provvisoriamente è riuscito a trovare una soluzione alternativa, ma è vergognoso pensare che abbia dovuto farlo solo grazie all'aiuto di un legale e che molti studenti nelle medesime condizioni non possano avere la stessa garanzia, perché Calogero rappresenta uno dei tanti ragazzi disabili della zona nebroidea ai quali ancora oggi in maniera imbarazzante viene limitato il proprio diritto alla formazione e all'istruzione, e reso difficile fare parte integrante di una società in tutti i suoi passaggi.

Riduzione delle risorse, gare per l'affidamento del trasporto scolastico degli istituti di secondo grado che vanno deserte, poca predisposizione da parte della regione siciliana, e conseguentemente della città metropolitana, a trovare soluzioni concrete.

Destinare trattamenti simili ai soggetti ai quali dovremmo garantire possibilità e non limiti è inaccettabile.

Concludo, Presidente: sarebbe il caso di non dimenticare che l'evoluzione di una società parte sempre dall'abbattimento delle barriere, perché la libertà comincia laddove finiscono i limiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire in quest'Aula perché oggi è arrivata una notizia dal Piemonte molto preoccupante: la Mahle, che è un'azienda tedesca del settore auto, ha deciso di chiudere gli stabilimenti di Saluzzo, in provincia Granda, e de La Loggia nel torinese, che significa 450 posti di lavoro.

Si tratta, appunto, di una chiusura e una scelta davvero inspiegabile, e vorrei, innanzitutto, da qui esprimere tutta la solidarietà mia e del mio gruppo parlamentare a questi 450 lavoratori e alle loro famiglie.

Credo, però, che ci sia una parola da dire: questa chiusura è davvero inaccettabile anche perché da anni i sindacati chiedevano investimenti per riorganizzare e riammodernare l'attuale produzione di motori diesel. L'azienda però, di fronte alla contrazione del mercato dell'auto, ha deciso di spostare altrove le proprie produzioni. E allora da qui mi rivolgo, signora Presidente, al presidente della regione Alberto Cirio e al Ministro Patuanelli affinché intervengano immediatamente rispetto a questa scelta, perché non possiamo, in una terra come il Piemonte, dove l'automobile è nata e cresciuta, lasciare che un'azienda importante come questa vada altrove. Ai 450 lavoratori e alle loro famiglie ancora una volta rinnovo l'impegno e la disponibilità a trovare delle soluzioni, quelle più utili per mantenere i posti di lavoro sul nostro territorio, e la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di membro della Commissione agricoltura mi sento in dovere di portare alla vostra attenzione e dell'Aula tutta quanto accaduto tre giorni fa nella mia terra. Ebbene, due milioni di litri di vino sono stati sversati nei campi con il sabotaggio compiuto nei confronti dei silos di due cantine di San Severo e di Torremaggiore. Un fiume di vino ha inondato il terreno ed è stato sottratto alle tavole dei consumatori. Su diciannove serbatoi dell'Antica Cantina, dei criminali incappucciati ne hanno aperto quindici, dissipando il vino custodito all'interno della struttura della storica cooperativa che da ottantasei anni serve ben 300 soci dell'agro di San Severo. Si tratta di un vero e proprio oltraggio alla terra, alla biodiversità, alla fatica e alla produzione di tanti viticoltori appassionati, soci e conferitori delle due realtà dell'Alto Tavoliere.

Un atto criminoso e infamante ai danni del territorio, che ha già causato una perdita secca di un milione di euro. Quello versato e distrutto era vino già opzionato per la vendita interna e l'export, un prodotto già trasformato, frutto del lavoro di un intero anno nelle vigne e nelle campagne della vendemmia che si sta concludendo. Tutto questo in un momento già difficile per la Capitanata, attraversata dalle ultime denunce sui roghi e sui rifiuti tombati nei campi del Basso Tavoliere, come emerge da un'inchiesta dell'Avvenire. La criminalità per gli agricoltori non può essere, come ormai è divenuta, un costo insostenibile ed irrecuperabile, un cosiddetto sunk cost, ovvero costo sommerso.

In un territorio che si spopola non possiamo consentire che l'unica leva di sviluppo che cresce, ossia l'agricoltura, sia funestata da atti che minano la convivenza civile e la dignità lavorativa ed umana di centinaia di famiglie. Il sabotaggio impoverisce la comunità e tutta l'agricoltura di Capitanata. Chiedo alla Ministra Bellanova di venire a San Severo e a Torremaggiore ad assicurare vicinanza e sostegno alle imprese colpite, che rischiano ora di non vedersi più corrisposto il giusto prezzo per un anno di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Onorevoli colleghi, l'esigenza di proteggere gli ecosistemi marini e limitare lo sfruttamento delle risorse ittiche sono ormai priorità ineludibili per ogni ordinamento, ma, se da un lato sono da apprezzare e incentivare gli impegni a livello legislativo tesi a ridimensionare lo sforzo e la capacità di pesca, dall'altro non pare superfluo evidenziare come tale situazione porti ad un grave squilibrio fra sostenibilità ambientale e sostenibilità economico-sociale. Si apprende da notizie di stampa che sono molte le imprese operanti in questo settore che stanno chiudendo i battenti in quanto non sono in grado di adeguarsi ai gravosi processi di ristrutturazione e riconversione che l'attuale situazione richiede. Stando a quanto lamentato attraverso i media dai pescatori tarantini, il trattamento sanzionatorio previsto dalle norme che disciplinano la materia, invece che operare da deterrente, sta ottenendo un effetto diverso: quello di determinare l'interruzione delle attività di pesca, con le comprensibili ricadute a livello occupazionale. Ciò che viene chiesto da chi lancia questo grido di allarme è che si trovi al più presto in sede europea un bilanciamento di esigenze, perché diventare un pescatore responsabile non può e non deve voler dire diventare un imprenditore irresponsabile, incapace di creare reddito per sé e per il suo equipaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi alle 17,30 le rappresentanze del comparto sicurezza e difesa e del soccorso pubblico, come previsto dalla legge, hanno incontrato, o meglio, incontreranno quando finiranno magari le comunicazioni con Macron e verranno ricevute dal Presidente del Consiglio dei ministri, per discutere la manovra finanziaria o, quanto meno, quelli che saranno i trattamenti destinati e le eventuali rivendicazioni da parte delle rappresentanze del personale. Ma una cosa devo rilevare, e questo in violazione, chiaramente, dello spirito della legge: la ratio della norma è quella di consentire al Governo di prendere atto di quelle che sono eventuali istanze e richieste da parte dei rappresentanti del comparto, perché non è sufficiente mostrare solidarietà quando dobbiamo ricordare Pierluigi o Matteo - sono gli ultimi due anche di una lunga serie di quest'anno (sono sette le persone nel mio ambiente che sono, purtroppo, cadute per servire questo Paese) -, servirebbe maggiore disponibilità. E quello che noi chiediamo non soltanto a questo Governo, ma a tutta l'Aula parlamentare è che si prosegua nella strada intrapresa precedentemente sotto la pressione di Matteo Salvini come Ministro dell'interno. Dieci anni di debilitazione dell'apparato, dieci anni di tagli lineari hanno compromesso l'efficienza, la funzionalità del servizio che viene prestato, del primo servizio che viene prestato alla comunità. Il primo step è stato compiuto l'anno scorso: sono stati postati quasi 3 miliardi per gli organici e per tutta una serie di altri interventi di carattere logistico. Ebbene, questo Governo deve intraprendere, deve proseguire su questo, perché servirà un decennio per rimediare ai danni effettuati. Questo è l'augurio che desidero esprimere, l'invito al Governo, l'invito a tutti i colleghi dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Ad aprile scorso, avevo segnalato un grande rischio concreto per molti lavoratori impiegati nel servizio di contact center multicanale INPS-Equitalia, a L'Aquila, ma non solo, gli stabilimenti sono anche in altre parti del nostro Paese. Avevo segnalato come si rischiava seriamente di perdere posti di lavoro nella transizione contrattuale seguita alla procedura di gara per l'affidamento della fornitura del servizio di contact center INPS-Equitalia. Purtroppo, ero stata facile profeta e ciò sta drammaticamente accadendo; per questo chiedo un intervento immediato e diretto del Governo, del Ministro del lavoro e dell'INPS, che accetta passivamente quello che sta accadendo su una commessa di un ente pubblico. Chi si è aggiudicato la procedura aveva garantito il rispetto della clausola sociale, che significa assicurare ai lavoratori la riassunzione ai medesimi livelli occupazionali e salariali; purtroppo questo non sta accadendo, purtroppo la clausola sociale rischia di essere elusa.

Per questo, chiedo a lei, Presidente, di comunicare l'urgenza al Ministro del lavoro, di convocare le parti, di convocare l'INPS e il nuovo soggetto a cui è stata affidata questa importante commessa, perché mai e poi mai possiamo perdere posti di lavoro, che dovranno operare per una società che lavora per un ente pubblico importante come l'INPS e per una commessa importante per Equitalia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Vorrei porre all'attenzione di quest'Aula e, per il suo tramite, al Governo, la difficile e gravissima situazione nella quale si trova, già da molti mesi, lo stabilimento della FIAT di Melfi, che è noto per essere quello più avanzato in termini tecnologici, non soltanto nel nostro Paese, ma, nella rete degli stabilimenti della FIAT, mi sentirei di dire a livello planetario. La stessa situazione riguarda anche altri stabilimenti, come quello di Mirafiori nel Piemonte. Ebbene, 10.500 lavoratori - tanti sono quelli dello stabilimento di Melfi, diretto e nell'indotto, che lavorano in quell'azienda - stanno vivendo una inquietudine crescente: lavorano uno o due giorni alla settimana e siamo al più basso livello di produzione nella storia di quell'azienda.

Il Ministro Patuanelli ha convocato, qualche giorno fa, un importante vertice con tutti gli attori dell'automotive del nostro Paese, ed è sicuramente una cosa importante ed utile, ma la mia esperienza mi porta a sollecitare il Governo in una direzione: la FIAT deve manifestare, deve, in qualche modo, descrivere qual è la sua strategia industriale nel nostro Paese, in una fase di transizione complicata nel settore dell'auto, che ci dovrebbe portare, da qui a poco, anche alla costruzione di nuove macchine più ecosostenibili, come quelle elettriche, che sono sicuramente nella strategia di quell'azienda. Solo con questa direzione di marcia noi avremo la possibilità di dare garanzie occupazionali a 10.500 lavoratori, uno dei più grandi siti industriali del nostro Paese.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

VITO DE FILIPPO (IV). Purtroppo, la cronaca quotidiana, molte volte, si occupa di tante aziende, ma non rimbomba nel nostro Paese adeguatamente la drammaticità di questo evento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente. Il 21 ottobre scorso, a Torino, ha preso fuoco la Cavallerizza Reale, sito del patrimonio UNESCO dal 1997. La città è ritornata ad altri incendi drammatici - quello del Regio del 1936, quello dello Statuto nel 1983, che portò a 64 morti, e quello della Cappella del Guerini nel 1997 -, ma, a differenza dei tre precedenti che ho citato, che potesse accadere questo alla Cavallerizza Reale c'erano tutti i presupposti. Dal 2014 è occupata da centri sociali, e non solo e, nonostante le numerose sollecitazioni fatte alle amministrazioni locali affinché trovassero una soluzione e risolvessero la questione della Cavallerizza, non abbiamo avuto risposte.

Io intervengo in quest'Aula, signora Presidente, per chiedere al Ministro dell'Interno di occuparsi della Cavallerizza Reale, facendo sgomberare questo sito e facendo ritornare questo patrimonio dell'umanità dell'UNESCO alla cittadinanza torinese. La Cavallerizza Reale paga uno stato di abbandono che perdura da anni. Basta guardare la foto per rendersi conto, vedere le scritte sui muri, è un luogo in cui è inaspettato vedere questo degrado, visto che è patrimonio dell'UNESCO: a dirlo è Franco Bernabè, presidente della Commissione italiana per l'UNESCO. Quindi, chiedo al Governo italiano, visto che la sindaca Appendino non riesce a farlo, di occuparsi del sito della Cavallerizza Reale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, il consiglio direttivo della Federazione trentina delle pro loco e i loro consorzi, a firma del presidente Enrico Faes, ha voluto diramare una nota in merito all'infelice uscita del senatore Renzi durante un dibattito televisivo con il senatore Salvini, al quale si è rivolto dicendo: “Se fai il Ministro stai nelle istituzioni, non fai le pagliacciate in piazza, altrimenti vai a fare il presidente della pro loco”.

Vorrei ricordare che le pro loco nascono in Trentino e, con precisione, a Pieve Tesino, a partire dal 1881, con il pregevole scopo di promuovere e sviluppare il territorio attraverso l'operato di volontari – e, sottolineo, di volontari -, che mettono a disposizione il proprio tempo con grande amore per la propria terra e con un forte senso di appartenenza alla comunità. Il lavoro e l'operato svolto dalle pro loco, onorevoli colleghi, non dobbiamo dimenticare che ha un duplice effetto benefico, perché, oltre a migliorare paesi e città e, quindi, a migliorare la vita di tutti i nostri cittadini, sono quelle stesse pro loco che valorizzano il patrimonio culturale, ambientale e storico delle nostre comunità.

Come deputati trentini che qui rappresento, ma non solo, a nome di tutti i colleghi deputati della Lega, vogliamo dare il nostro appoggio e sostegno a tutte le pro loco che sul territorio nazionale svolgono questa importante funzione sociale. Auspichiamo che dai rappresentanti delle istituzioni italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) ci si rivolga alle associazioni di volontariato non attraverso l'utilizzo di termini denigratori, ma, piuttosto, con il massimo rispetto, ricordando sempre che la vita vera, e sottolineo, la vita reale, comprende centinaia e migliaia di persone che mettono a disposizione il proprio tempo in modo del tutto gratuito e volontario, cercando di dare il meglio per la propria comunità. Se oggi siamo costretti a ripristinare l'educazione civica nelle scuole, forse, è anche, in parte, colpa delle persone che, in questi ultimi anni, hanno amministrato male e senza alcun senso civico, allontanandosi dalla comunità per rinchiudersi non solo nei palazzi, ma anche e, soprattutto, in un malsano egoismo.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

VANESSA CATTOI (LEGA). Termino, Presidente. Grazie, invece, ai volontari, che ci ricordano sempre come sia bello e importante dare agli altri, e soprattutto amministrare al meglio per il bene di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Maria Carolina Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, io intervengo sulla scorta di quanto dichiarato oggi dal Ministro Lamorgese durante il question time, quando ha dichiarato di voler aumentare l'hotspot di Lampedusa a 439 posti totali. Continua, quindi, l'atteggiamento vessatorio nei confronti degli abitanti di Lampedusa e Linosa, abitanti che già sopportano la lontananza, purtroppo non solo fisica, delle istituzioni, con collegamenti non sempre efficienti e comunque a un costo troppo elevato per i residenti, e una sanità a malapena sufficiente per gli abitanti dell'isola stessa. Si consideri, ad esempio, che le visite specialistiche non vengono garantite ogni giorno, come se uno potesse scegliersi quando rompersi una gamba.

Allora, io credo che, nei confronti di queste isole, dopo il fallimento, totale, dell'Accordo di Malta, che era stato sbandierato da questo Governo come la panacea di tutti i mali legati al fenomeno dell'immigrazione incontrollata, si debba prendere atto che l'Italia, avendo accettato un atteggiamento omissivo da parte dell'Europa nei confronti dell'isola di Lampedusa, deve correre ai ripari, e lo deve fare prevedendo, ad esempio, misure di fiscalità più vantaggiosa per gli abitanti di quest'isola, perché con le modifiche che questo Governo vuole introdurre, soltanto al numero degli immigrati che possono essere ospitati, si otterrà un solo risultato: uccidere la naturale vocazione turistica di Lampedusa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), che con il suo mare, le sue spiagge e le sue bellezze naturali è una meta apprezzata in tutto il mondo, per trasformarla nel più grande campo profughi d'Europa. Noi questo non ve lo permetteremo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XI Commissione (Lavoro):

S. 1476. – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” (approvato dal Senato) (2203) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 24 ottobre 2019 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. (C. 2100-A)

Relatori: FIANO, per la I Commissione; SCAGLIUSI, per la IX Commissione.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ("legge SalvaMare").

(C. 1939-A)

e delle abbinate proposte di legge: MURONI e FORNARO; RIZZETTO e MANTOVANI. (C. 907-1276)

Relatrici: MURONI e DEIANA.

La seduta termina alle 19.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Bellachioma e Gava hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Morrone ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 20 il deputato Nobili ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 30 il deputato Marco Di Maio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 31 il deputato Comencini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 44 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2100-A - em. 1.1 462 462 0 232 193 269 74 Resp.
2 Nominale em. 1.2, 1.3 472 472 0 237 201 271 73 Resp.
3 Nominale em. 1.7 468 468 0 235 200 268 73 Resp.
4 Nominale em. 1.19, 1.20 472 472 0 237 204 268 73 Resp.
5 Nominale em. 1.23 474 474 0 238 206 268 73 Resp.
6 Nominale em. 1.24 471 471 0 236 200 271 73 Resp.
7 Nominale em. 1.25 479 479 0 240 205 274 72 Resp.
8 Nominale em. 1.26, 1.27 478 478 0 240 205 273 72 Resp.
9 Nominale em. 1.33 479 479 0 240 204 275 71 Resp.
10 Nominale em. 1.100 487 275 212 138 275 0 70 Appr.
11 Nominale em. 1.40 480 479 1 240 204 275 70 Resp.
12 Nominale em. 1.51 488 488 0 245 210 278 70 Resp.
13 Nominale em. 1.52 488 488 0 245 213 275 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.53 481 480 1 241 209 271 69 Resp.
15 Nominale em. 1.54 489 489 0 245 212 277 69 Resp.
16 Nominale em. 1.58 487 487 0 244 210 277 69 Resp.
17 Nominale em. 1.60 486 486 0 244 209 277 69 Resp.
18 Nominale em. 1.96 489 489 0 245 214 275 69 Resp.
19 Nominale em. 1.101 496 280 216 141 280 0 69 Appr.
20 Nominale em. 1.67 489 488 1 245 211 277 69 Resp.
21 Nominale em. 1.72 493 493 0 247 217 276 69 Resp.
22 Nominale em. 1.73 491 491 0 246 215 276 69 Resp.
23 Nominale em. 1.74 rif. 493 283 210 142 282 1 69 Appr.
24 Nominale em. 1.78 488 487 1 244 211 276 69 Resp.
25 Nominale em. 1.80 494 494 0 248 217 277 69 Resp.
26 Nominale em. 1.79 490 490 0 246 215 275 69 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.81 490 490 0 246 213 277 69 Resp.
28 Nominale em. 1.82 492 492 0 247 213 279 69 Resp.
29 Nominale em. 1.83 482 479 3 240 211 268 69 Resp.
30 Nominale em. 1.84 476 473 3 237 209 264 69 Resp.
31 Nominale em. 1.87 480 480 0 241 206 274 68 Resp.
32 Nominale em. 1.90 480 480 0 241 208 272 68 Resp.
33 Nominale em. 1.91 481 481 0 241 204 277 68 Resp.
34 Nominale em. 2.1 479 479 0 240 207 272 68 Resp.
35 Nominale em. 2.2 481 481 0 241 206 275 68 Resp.
36 Nominale art. agg. 2.01 476 476 0 239 203 273 68 Resp.
37 Nominale em. 3.4 471 471 0 236 201 270 67 Resp.
38 Nominale em. 3.6 476 476 0 239 204 272 66 Resp.
39 Nominale em. 3.8, 3.9 482 482 0 242 207 275 66 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.10 478 478 0 240 202 276 66 Resp.
41 Nominale em. 3.100 477 477 0 239 202 275 66 Resp.
42 Nominale em. 4.100 rif. 481 283 198 142 282 1 66 Appr.
43 Nominale em. 4-bis.4 452 451 1 226 5 446 66 Resp.
44 Nominale em. 4-bis.6 452 451 1 226 14 437 66 Resp.
45 Nominale em. 5.1 455 455 0 228 201 254 66 Resp.