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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 242 di lunedì 21 ottobre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 14 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colucci, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Mauri, Molinari, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Ruocco, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Fregolent sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente, per la sua gentilezza. Italia Viva è fortemente preoccupata per le notizie che stanno giungendo dal Cile: a oggi sono dieci i morti negli scontri e abbiamo un'occupazione militare e un coprifuoco. Questo non è bello in nessun Paese, ma il Cile ci ricorda che è entrato in democrazia da poco e nel 1973 una democrazia cilena fu stroncata dal dittatore Pinochet.

Arrivano richieste di aiuto da parte dei nostri connazionali che sono in Cile per lavoro o per studio. Quindi, noi di Italia Viva chiediamo al Governo di venire in Aula per un'informativa urgente sulla situazione cilena o, quantomeno, in Commissione affari esteri, perché la situazione che i nostri connazionali ci hanno denunciato, con mail e telefonate in queste ore, è veramente drammatica.

So che lei si farà, quindi, portavoce della nostra richiesta e fin da subito la ringraziamo di questa cortesia.

PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza verrà informata della sua richiesta e chiaramente anche il Governo è presente e, quindi, avrà ascoltato la sua richiesta.

Discussione della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 concernente iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese (ore 15,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 concernente iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese (Vedi l'allegato A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 ottobre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 ottobre 2019).

Avverto che è stata altresì presentata la mozione Molinari ed altri n. 1-00268, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Avverto inoltre che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare il deputato Marcello Gemmato, che illustrerà la mozione Meloni ed altri n. 1-00266 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi parlamentari, esponenti del Governo, la mozione presentata da Fratelli d'Italia, a prima firma del nostro leader, Giorgia Meloni, vuole porre l'accento su un comparto fondamentale della nostra economia, vale a dire le libere professioni. Le libere professioni rappresentano un asset fondamentale, un valore aggiunto all'economia della nostra nazione, cosa che è vera nei numeri e cosa che è vera nella sostanza. Nei numeri; con 2,3 milioni di unità, infatti, si concentra in Italia la maggiore percentuale di professionisti censiti nei 28 Paesi europei. Il 26 per cento del lavoro indipendente è rappresentato da professionisti e secondo una ricerca - il rapporto 2018 di Confprofessioni - i liberi professionisti hanno retto più di altri alla crisi economica e alla seguente stagnazione, dando un contributo notevole al nostro PIL. Basti pensare che nel 2016 rappresentavano il 12,8 per cento del PIL, nel 2011 rappresentavano il 12,4. Questi numeri sono significativi, come significativo è anche il fatto che 900 mila persone sono occupate (oltre i 2,3 milioni).

Ma non è soltanto questo importante, è importante il modello che rappresentano le professioni in Italia, ed è indubbio e innegabile che questo modello è un modello sotto attacco. Un modello che ha contribuito a rendere grande la nostra nazione, un modello che per decenni e - oso dire - per secoli ha costituito l'asse portante dell'economia e della legittimità degli atti della nostra nazione, e che oggi è evidentemente sotto attacco. Per questo il gruppo di Fratelli d'Italia ha inteso, confrontandosi con quella straordinaria realtà che sono gli ordini professionali, in una sorta di maieutica socratica, far emergere, confrontandosi, appunto, con le professioni, quelle che sono le difficoltà del mondo professionale e portarle qui in Aula, in una mozione che, per definizione, è un atto di indirizzo politico che vuole impegnare il Governo in una direzione.

Perché oggi, Presidente, è vera una cosa: che il mondo delle professioni è sotto attacco. È sotto attacco da parte di un modello che non appartiene alla nostra cultura. A me piace ricordare, come ricordavo prima, che il mondo delle professioni ha delle radici secolari. Le parlo della mia professione, quella di farmacista. Voluto da Federico II di Svevia, il quale nel 1241 intese scindere la professione medica da quella dello speziale, dando la possibilità al primo di diagnosticare e di prescrivere farmaci e invece al secondo, allo speziale, al farmacista, di poterli preparare e dispensare - lo stesso farmaco, evidentemente - e con questo ha istituito a Salerno la prima facoltà di farmacia in Italia, che si differenziava, appunto, da quella di medicina. Questa è la nostra storia secolare.

Le professioni hanno consentito quel naturale e straordinario evento dell'ascensore sociale dove, grazie a Dio, con la scuola pubblica e con l'università pubblica chi proveniva da fasce sociali più deboli poteva assurgere a ruoli dirigenziali all'interno della nostra nazione, studiando. Oggi non è così perché si sta affermando un modello diverso che è il modello anglosassone, è il modello americano, che, evidentemente, nulla ha a che fare con il nostro modello. È quel modello che prevede le cosiddette companies, dove professionisti, avvocati, architetti, ingegneri, fanno parte di un tutto, sono un piccolo granello in un ingranaggio più grande e dove si è piccoli, non si è indispensabili, si è parte di un disegno più grande, dove molte volte si viene sfruttati, molte volte si è sottopagati e viene, appunto, meno quella che è la specificità dell'essere professionista in Italia, cosa che è stata fino a ieri e che ha consentito ai nostri padri di far grande la nostra nazione.

Per questo, Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia ha inteso, con questo documento di indirizzo politico, porre l'accento e dire da che parte stiamo. Fratelli d'Italia sta dalla parte dei professionisti, gioca in questa metà campo. Non vuole subire e far subire ai nostri professionisti l'aggressione da parte del mondo delle finanze, delle lobby, di chi ci vuole tutti uguali, di chi non vuole che ci siano tante teste pensanti, ma che vuole un professionista, un avvocato, stipendiato, dipendente, sindacalizzato, che non deve pensare, deve lavorare, deve produrre debiti e deve inseguire, come un criceto, un modello economico che non ci appartiene. Proprio per questo noi abbiamo inteso incardinare questo nostro provvedimento su quattro linee distintive: in primo luogo, la difesa dell'identità dei professionisti; la riduzione della pressione fiscale (è evidente); la semplificazione delle incombenze burocratiche e la tutela della meritocrazia in un modello che funziona e che - ripeto - è un modello tipicamente italiano.

Il nostro documento si compone di 21 punti, 21 punti facilmente intellegibili nei quali noi abbiamo cercato di abbracciare quelle che erano le sensibilità di tutti i professionisti - ripeto - in questo esercizio di maieutica socratica, dove noi di Fratelli d'Italia riteniamo che ancora oggi si possa fare politica non solo sui social ma anche de visu, dal vivo, con le classi produttive, nella fattispecie con le classi professionali, perché noi siamo convinti che questa è la politica: la politica è partecipazione, come ci ricordava Alain de Benoist, uno dei più grandi teorici della Nouvelle Droite europea. Siamo convinti del fatto che dalla politica si possano dare risposte oggi alle professioni che sono sotto attacco.

Ci sono questi 21 punti, che evidentemente non andrò a commentare in toto in quanto le ristrettezze dei tempi non mi consentono di farlo in maniera approfondita.E ovviamente mi affiderò al giudizio e al commento della collega Baldini, che evidentemente integrerà il mio pensiero, e all'autorevolissimo nostro capogruppo che, domani, in dichiarazione di voto, espliciterà meglio la nostra posizione.

Mi permetto di sottolineare e di evidenziare alcuni punti, però: innanzitutto, partirei dalle casse previdenziali dei professionisti. Oggi i professionisti molte volte prendono delle pensioni che sono poco più o, mi permetto di dire, poco meno di una pensione sociale. Allora, per venire incontro, noi riterremmo che gli investimenti operati dalle casse dei professionisti vengano tassati come vengono tassati i titoli di Stato, ovvero passando dal 27 per cento al 12,5 per cento.

Vorremmo che il Governo si impegnasse ad abolire un'altra stortura, cioè l'IVA sulla prestazione del medico veterinario. Il veterinario è un medico, ciò che dispensa non è un bene materiale: è un atto professionale e, come tale, non deve essere soggetto ad IVA.

A prevedere - e questo è un punto molto importante - di conferire lo status di pubblico ufficiale a tutti gli operatori sanitari, che siano medici o paramedici, in modo da evitare quell'ignominia che purtroppo le cronache quotidiane ci consegnano, ovvero l'aggressione ai nostri operatori sanitari, soprattutto quelli che sono in frontiera, quelli che sono nei pronto soccorso, quelli che sono negli ambulatori medici, che devono prestare il primo soccorso ai nostri cittadini e che oggi, sempre più, sono soggetti ad aggressioni da parte di delinquenti. Ora, riconoscere lo status di pubblico ufficiale potrebbe migliorare e assicurare soprattutto questi aggressori alle patrie galere.

Altro punto sempre inerente ai medici è quello di fornire più borse di studio ai medici specializzandi. Oggi abbiamo un imbuto: si laureano parecchi studenti in medicina, in pochi riescono ad entrare nelle specialità. Questo crea un disservizio a livello degli ospedali pubblici, in quello che è il quarto sistema sanitario nazionale al mondo, fonte Bloomberg. Oggi noi non abbiamo specializzandi; alcune regioni, vedi il Veneto, secondo me anche con una forzatura, assumono medici non specializzati per farli stare in corsia. Basterebbe - e lo dico con un tono acceso, ma di vera partecipazione, al Governo - aumentare le borse di studio in specialità. Dobbiamo investire, piuttosto che far venire medici stranieri pensiamo a non far andare i nostri medici all'estero, facciamoli specializzare in Italia, facciamoli lavorare nei nostri ospedali.

Vorremmo anche, e sempre in tema di sanità, e sempre per sconfiggere quel modello anglosassone e americano che non ci appartiene, turbocapitalista, rivedere la legge n. 124 del 2017; quella legge voluta l'anno scorso da un Governo del PD, e quindi ci risulta poi strano che il PD, che dovrebbe essere la sinistra, si schieri apertamente a favore del turbocapitalismo. O meglio, non ci stupisce più, perché, evidentemente, le cronache degli ultimi mesi e anni ci consegnano questa fotografia infausta. Però, oggi noi abbiamo, dall'agosto dell'anno scorso, del 2017, la possibilità da parte dei gruppi finanziari di poter entrare nel mercato farmaceutico, delle farmacie, delle farmacie private convenzionate, che per secoli hanno assicurato la distribuzione di salute capillarmente sul territorio, non in capo a farmacisti, come è stato fino a due anni fa, ma in capo a società di capitali.

Questo, evidentemente, crea una sperequazione fra chi oggi è farmacista in periferia e che evidentemente sarà massacrato dall'ingresso del capitale nel circuito economico e distributivo farmaceutico, perché chi sta sul cucuzzolo della montagna, nei paesi piccoli, sotto dimensionati, ovviamente verrà ad essere schiacciato da questa nuova forma di economia. Ma soprattutto, Presidente, si apre anche la stura, con l'ingresso del capitale in farmacia, a che i gruppi criminali organizzati possano entrare a gamba tesa in un mercato sano della nostra nazione, e quindi entrare e riciclare denaro sporco. Purtroppo ciò che dico è già stato fatto oggetto di attenzione da parte della magistratura, in Lombardia, segnatamente a Milano: la 'ndrangheta ha cercato di acquisire delle farmacie e per fortuna la nostra magistratura ha sventato questo tipo di acquisizioni. Quindi, le nostre preoccupazioni non sono infondate.

Mi avvio a concludere: applicare una flat tax al 15 per cento sul reddito incrementale, vecchia e storica battaglia di Fratelli d'Italia. Non l'avete voluta fare, contestualizziamola ai professionisti, contestualizziamola a quelle aziende che fatturano meno di 50 milioni di euro e che hanno meno di 250 dipendenti. Questo potrebbe servire a dare un'iniezione di risorse alla nostra economia e, soprattutto, a far emergere il nero, che è parte, purtroppo, della nostra economia e che sicuramente non si aggredisce ponendo limiti…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCELLO GEMMATO (FDI). … al contante - sì, mi avvio a concludere -, ma si combatte con una seria politica fiscale.

Concludo, Presidente, lasciando il senso del nostro impegno a favore delle categorie professionali ai miei colleghi. Ritengo che Fratelli d'Italia in quest'Aula, oggi, questo pomeriggio, stia dettando la linea e dando il passo rispetto a quello che dovrebbe essere il comportamento della politica rispetto alle professioni; professioni che tanto hanno dato alla nostra nazione e che oggi si sentono mortificate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lorenzoni, che illustrerà la mozione Molinari ed altri n. 1-00268, di cui è cofirmataria.

EVA LORENZONI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, membri del Governo, i liberi professionisti in Italia rappresentano circa il 6 per cento della forza lavoro e contribuiscono a produrre il 15 per cento del PIL nazionale; rappresentano il 19 per cento del totale dei liberi professionisti in Unione europea, confermando il nostro Paese al primo posto, non solo considerando la numerosità, bensì anche il rapporto professionisti-popolazione, che nel nostro Paese si attesta a 17 ogni mille abitanti.

Nel corso degli ultimi decenni questa categoria è stata l'unica componente del mercato del lavoro che ha retto i pesanti urti della crisi economica, nonostante le numerose difficoltà che ha affrontato e sta tuttora affrontando. Le minacce a cui sono esposti i liberi professionisti sono rappresentate principalmente dall'elevata tassazione e dalle continue modifiche normative.

La protesta indetta dai commercianti lo scorso 30 settembre contro gli ISA ne è la prova.

Colleghi, diciamocelo pure con chiarezza: questo atteggiamento di continue modifiche normative non fa altro che aumentare gli oneri burocratici ed amministrativi, generando un sentimento di sfiducia e abbandono nei confronti delle istituzioni, quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini.

Geometri, architetti, avvocati, ingegneri, sono queste le categorie professionali che vivono più criticità, non solo per le problematiche che affliggono indistintamente tutti i professionisti, ma anche sotto il profilo previdenziale, perché coinvolti nella cosiddetta operazione Poseidone attuata dall'INPS nel 2011, con la quale l'Istituto ha iscritto d'ufficio presso la gestione separata tutti i liberi professionisti iscritti ad ordini o casse con redditi professionali, non assoggettati al prelievo del contributo soggettivo presso gli enti previdenziali di riferimento, pretendendone il versamento contributivo.

Tuttavia, vorrei portare alla memoria dell'attuale maggioranza che noi della Lega abbiamo da sempre avuto a cuore l'interesse di questa importante fascia produttiva, anche perché, ricordiamocelo, i liberi professionisti in Italia sono circa 1,4 milioni, con un indotto di 2,3 milioni di occupati. Pertanto, vorrei anche ricordare i numerosi interventi portati avanti dalla Lega tramite la manovra di bilancio, tra cui il forfettario per gli autonomi, il quale ha ridotto il tax gap di 1,8 milioni in un anno, la mini flat tax per i professionisti con ricavi fino a 65 mila euro, che da sola ha portato un'apertura di oltre 40 mila nuove partite IVA ogni mese. Questa grande adesione non ha dimostrato altro se non che i giovani, nonostante tutto, continuano ad essere attratti dalle libere professioni, e pertanto meritano più attenzione, l'attenzione di questo Parlamento e del Governo.

E ancora, proprio in favore dei giovani professionisti, vorrei ricordare anche la flat tax al 5 per cento per cinque anni per le start up, un'aliquota agevolata per l'avvio dell'attività e l'esonero da diversi adempimenti, come la fatturazione elettronica.

Purtroppo, in questi giorni, la stampa riporta brutte notizie in merito alla manovra 2020, parlando di cambiamenti in peggio. Ad oggi, infatti, non sembra che questo Governo stia dimostrando particolare attenzione nei confronti di questa importante fascia economico-produttiva, considerata quasi esclusivamente come categoria di evasori da perseguire e tassare.

Il regime analitico per chi rimane al forfettario, così come la cancellazione della flat tax al 20 per cento per chi fattura tra i 65 mila e i 100 mila euro, sono la dimostrazione di un passo indietro rispetto a quanto fatto dalla Lega con la manovra di bilancio dello scorso anno. Perciò ci impegneremo e faremo di tutto per tutelare i liberi professionisti e le imprese e difenderemo a denti stretti quanto fatto da noi l'anno scorso.

Per questo motivo abbiamo presentato la seguente mozione che auspichiamo il Governo valuti attentamente per dare risposte concrete e certezze al mondo delle libere professioni, oggi, purtroppo, in balia di continue dichiarazioni contrastanti da parte delle forze che compongono la maggioranza di questo Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, oggi interveniamo sulla questione dei professionisti in Italia. L'ambito dei professionisti, il comparto dei liberi professionisti - è già stato ricordato negli interventi che mi hanno preceduto - rappresenta un settore assolutamente vitale per il nostro Paese: sono circa 2,4 milioni i professionisti iscritti agli ordini professionali, tra questi, un milione 400 mila sono iscritti anche alle casse di previdenza tenute dagli ordini professionali.

L'Italia è il Paese che, in Europa, ha più professionisti; è stato già detto, è stato ricordato, ma giova ribadirlo: i professionisti italiani sono il 26 per cento dei professionisti europei. Questa è un'anomalia, ma in positivo, perché il nostro sistema dei professionisti - è stato già ricordato, ma, ripeto, giova ribadirlo - ha retto, regge, regge il Paese, crea ricchezza, crea occupazione: sono 900 mila le persone con contratto di lavoro dipendente dei liberi professionisti. Crea PIL: le libere professioni, nel nostro Paese, generano un PIL pari al 12,4 per cento. Nonostante la stagnazione, la non crescita che il nostro Paese ha in essere, ormai, dal 2008, il sistema dei professionisti è riuscito a reggere, ed è riuscito a reggere in modo migliore rispetto ad altri comparti. Quindi, difendere i liberi professionisti significa difendere il Paese, difendere il PIL, significa difendere lavoratori autonomi. Dove operano i professionisti, soprattutto quelli ricompresi all'interno degli ordini professionali? Nell'ambito giuridico, nell'ambito sanitario e nell'ambito tecnico, garantendo diritti costituzionali, quali il diritto alla salute, il diritto alla difesa, il diritto all'abitazione, il diritto all'ambiente.

L'onorevole Gemmato, poco fa, presentando ed illustrando la mozione a prima firma dell'onorevole Meloni, ha ricordato con orgoglio di essere iscritto ad un ordine, quello dei farmacisti, e ne ha ricordato l'origine. Anch'io, Presidente, sono iscritto ad un ordine, quello degli avvocati, all'ordine di Vicenza in particolare, e mi piace qui cogliere l'occasione per ricordare come questi ordini abbiano una tradizione antica. L'ordine degli avvocati di Vicenza, per dire, conoscendolo meglio di altri, trova la sua origine già nello statuto del comune di Vicenza, nel 1264; all'epoca, si costituivano le fraglie e, per quanto riguardava notai e giudici, c'erano, invece, i collegia. Quindi, abbiamo una tradizione antica, ci sentiamo portatori di una tradizione antica che noi non vogliamo abbandonare, che noi non vogliamo veder travolta da sistemi, che pure apprezziamo in altro ambito, come quello anglosassone, che però non fanno parte della nostra storia e che, evidentemente, noi non possiamo condividere. Quindi, il primo punto che credo debba essere declamato oggi da parte di un professionista che, però, milita nel partito di Forza Italia, è quello, appunto, della tutela degli ordini professionali, che, fino ad oggi, garantiscono qualità della prestazione, dignità della professione, deontologia.

Ma io credo che oggi si possa dire anche qualcosina di più: va difeso il lavoro autonomo. Il lavoro autonomo è l'unica opportunità di crescita e di occupazione. Noi lo sappiamo bene, l'industria ormai non potrà, nei decenni futuri, produrre nuova occupazione, perché, evidentemente, progresso tecnologico e algoritmi distruggono lavoro.

Il pubblico impiego non potrà essere una risorsa nel futuro, perché le ristrettezze di bilancio, a tutti note, non consentiranno di sviluppare di più il pubblico impiego. Quindi, dobbiamo investire nel lavoro autonomo, che è libere professioni, ma io dico anche artigianato e commercio di prossimità. Pensiamo all'Italia dei borghi e dei campanili - all'interno di cui si colloca il lavoro autonomo che, ripeto, fino ad oggi, ha consentito di reggere meglio che in altri Paesi quella che è stata la crisi - che garantiscono quella flessibilità sociale che tanto aiuta il nostro Paese ad andare avanti e a reggere.

Dobbiamo, peraltro, evitare anche la proletarizzazione delle professioni, lavorando sotto il duplice profilo della deontologia e della qualità della prestazione, ma anche, Presidente, declinando l'applicazione di un principio fondamentale, che è stato affermato per la prima volta con la legge di bilancio del 2018, che è quello dell'equo compenso per i professionisti. È stato declinato, per ora, soltanto per quanto riguarda la professione forense, ed è stato un grande successo del Consiglio nazionale forense, ma, nella mozione che anche Forza Italia è sul punto di presentare, che sarà presentata ad horas, noi chiederemo che questo principio fondamentale, per tutelare, per garantire una sostenibilità economica delle libere professioni, di tutte le libere professioni, almeno di quelle che hanno la tutela degli ordini, venga ad essere esteso non solo alla categoria degli avvocati, ma anche a quella di tutti gli altri ordini professionali.

Per quanto riguarda, poi, la politica del Governo giallorosso che oggi governa questo Paese, siamo molto preoccupati, Presidente, perché, dalle notizie di stampa, ci rendiamo conto che è in atto un'aggressione a quel sistema, tutto sommato accettabile, di flat tax, che era stato adottato per quanto riguarda le partite IVA fino a 65 mila euro di reddito e fino a 100 mila euro. Colpire questo tipo di normativa che, da un lato, garantisce stabilità di gettito, dall'altro, consente una deburocratizzazione e facilitazione della presentazione delle denunce dei redditi, a nostro giudizio, sarebbe un gravissimo errore. Abbiamo pure letto che, proprio in queste ore, probabilmente, si stanno incontrando il capo politico del MoVimento 5 Stelle, Di Maio, e il Premier Conte per trattare anche questi temi. Noi lo diciamo fin da ora: sia ben chiaro, noi siamo contrari a che queste normative che agevolano le partite IVA e che consentono loro di lavorare senza trovarsi con un carico fiscale eccessivo vengano ad essere colpite.

Peraltro, nella mozione che è in corso di presentazione, Forza Italia chiederà anche un'estensione, proprio per favorire l'ingresso nelle libere professioni, soprattutto, dei giovani o delle fasce marginali, della “no tax area” fino a 13 mila euro di reddito.

Chiudo, con riferimento a due punti della nostra mozione che intendo sottolineare in modo specifico. Il primo è la tutela degli operatori sanitari: qualcuno ne ha già parlato in quest'Aula, credo che sia un punto essenziale. Oggi, troppo spesso, gli operatori sanitari, soprattutto, quelli di primo impatto, dei pronto soccorso, si trovano aggrediti, malmenati, piuttosto che offesi, da parenti di presunti assistiti o meritevoli di assistenza. Io credo che questo sia un fenomeno assolutamente deprecabile, che dovrà essere punito, da una parte, represso, dall'altra, ma che dovrà anche essere prevenuto attraverso tutta una serie di iniziative: non solo quella del trattamento della qualifica di pubblico ufficiale da riconoscere in capo agli operatori sanitari che operano in questi luoghi di prossimità, ma anche attraverso tutta una serie di organizzazioni della struttura sanitaria che possano meglio garantire la loro sicurezza.

Dall'altra parte, l'attuazione della cosiddetta farmacia dei servizi, che è già stata prevista dalla legge n. 69 del 2009 e successivi decreti attuativi, perché uno dei temi che sono al vaglio, soprattutto delle regioni, per quanto riguarda la spesa sanitaria, è quello della medicina di prossimità, della medicina del territorio e l'utilizzo delle farmacie come presidi, anche medici, nel territorio per quanto riguarda diagnostica e analisi, che credo debba essere un atout da utilizzare nella politica sanitaria dell'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, noi oggi affrontiamo ed esponiamo una mozione a sostegno dei liberi professionisti, a sostegno di quel mondo che tanto contribuisce a sostenere il nostro prodotto interno lordo. Il contributo dei professionisti al PIL italiano, secondo i dati del Ministero dell'economia e delle finanze, è del 12 ,4 per cento, ed è cresciuto dai 188 miliardi di euro del 2011 ai 207 miliardi di euro del 2016. In base al rapporto 2018 sulle libere professioni, curate dall'Osservatorio sulle libere professioni, queste coprono il 26 per cento del mercato del lavoro indipendente, occupando circa 900 mila dipendenti. L'Italia, anche per il 2017, si attesta quale Paese europeo con il maggior numero di liberi professionisti. Con oltre 1,4 milioni di unità, nel nostro Paese si concentra infatti il 19 per cento di professionisti censiti nei 28 Paesi dell'Unione europea. L'elevata specializzazione è uno degli elementi che maggiormente caratterizzano la libera professione, che abbraccia una realtà estremamente articolata: dalle discipline artistiche alla consulenza aziendale, dalle scienze umane alle professioni tecniche, dai servizi alla persona alle funzioni di supporto amministrativo. I professionisti italiani rappresentano l'architrave del mercato dei servizi, che si rivolge ai cittadini privati come alle imprese, al settore primario come alla pubblica amministrazione. I professionisti dell'area legale, medica e amministrativa rappresentano lo zoccolo duro della libera professione in Italia, costituendo quasi un terzo dell'universo professionale. Se il fatturato complessivo dei liberi professionisti è cresciuto negli ultimi sei anni, anche i redditi medi delle professioni ordinistiche confermano una dinamica positiva. Però, se è anche vero che, secondo i dati del MEF, il volume di affari dei professionisti è passato da 188 miliardi del 2011 ai 207 miliardi del 2016, Presidente, è anche vero che negli ultimi tre anni il mondo delle professioni attraversa una crisi economica particolarmente difficile, con un'annessa anche crisi di sistema. Infatti il campo è connotato da alcune criticità. Tra i rischi cui è esposta l'attività professionale nella percezione degli interessati, si individuano, in particolare, quelli connessi al contesto politico-normativo e al framework regolativo entro il quale agiscono le imprese, quelli connessi a fattori di mercato, con specifico riguardo alla concorrenza da un lato e alla domanda di servizi dall'altro; come anche quelli connessi all'evoluzione tecnologica, fattore che in misura crescente interviene sul mercato creando nuove opportunità e finanche nuove professioni, ma anche con effetti di spiazzamento. La tassazione avvertita è troppo alta, rappresenta la principale minaccia a cui poi è esposta l'attività professionale. Sono stati cancellati nella scorsa legislatura gli aumenti dell'aliquota previdenziale della riforma Fornero, prevista sopra il 33 per cento per il 2018, tenuta ferma al 27 per cento per due anni e finalmente resa stabile con una legge di bilancio del 2017. È fondamentale potenziare il sostegno ai liberi professionisti, non solo quanto alla tassazione, ma anche offrendo servizi dedicati alla consulenza e orientamento su fisco e welfare, nonché tutele concrete nei contratti commerciali e nei casi di ritardati pagamenti. La giustizia europea ha recentemente riconosciuto il diritto dei lavoratori autonomi ad essere titolari di un assegno di disoccupazione al pari dei lavoratori dipendenti.

Infatti, la legge n. 81 del 2017 modifica la disciplina del congedo parentale per le lavoratrici e i lavoratori autonomi iscritti in via esclusiva alla gestione separata. Nello specifico, si prolunga il congedo parentale da tre a sei mesi, fruibile non più entro il primo ma entro il terzo anno di vita del bambino, e si estende la possibilità di riceverlo in base ai contributi versati; si consente alle lavoratrici iscritte in via esclusiva alla gestione separata di fruire del trattamento di maternità a prescindere dall'effettiva astensione dall'attività lavorativa, quindi in maniera piuttosto flessibile; in materia di formazione permanente vengono stimolate e rese interamente deducibili ai fini IRPEF dal reddito da lavoro autonomo, nel limite dei 10 mila euro all'anno, le spese sostenute per le iscrizioni a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale, nonché le spese di iscrizione a convegni e congressi, comprese quelle di viaggio e soggiorno; si prevede la integrale deducibilità degli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornite da forme assicurative o di solidarietà; si istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo al fine di coordinare e di monitorare gli interventi in materia. È dunque necessaria la piena attuazione delle deleghe previste dalla legge suddetta, nonché la possibilità, per le casse professionali, di garantire prestazioni di welfare per i propri iscritti che includono la possibilità di un sostegno al reddito nei casi di calo del fatturato indipendentemente dalla volontà del professionista. Non ultimo, andrebbe incentivata la presenza femminile negli ordini professionali, un mondo che continua a vedere fra le proprie fila ancora molti più uomini rispetto alle donne.

Con specifico riguardo all'avvocatura, un grande limite è rappresentato dall'incompatibilità tra la subordinazione o parasubordinazione e la professione, una realtà amara che riguarda moltissimi professionisti, i quali hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato ad un normale impiegato ma hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del loro datore di lavoro. Ben si potrebbe pensare e valutare di eliminare tale incompatibilità nel caso di svolgimento di attività dipendente o parasubordinata in via esclusiva presso lo studio legale. Nel campo, tuttavia, non possono non essere segnalati due interventi legislativi di massima importanza per il settore delle libere professioni: le norme in materia di equo compenso dei liberi professionisti, introdotte nell'ultimo scorcio della precedente legislatura, e l'abolizione del meccanismo dello split payment IVA per i liberi professionisti, disposti dal cosiddetto “decreto dignità” del Governo Conte. In relazione all'equo compenso, in fase di conversione del decreto-legge n. 148 del 2017, si sono così ampliate le tutele per i professionisti: nella disciplina originaria, al fine della determinazione del compenso per la prestazione, bisognava tener conto dei parametri ministeriali, mentre a seguito della novella, nelle convinzioni preordinate unilateralmente dai cosiddetti clienti forti (banche, assicurazioni), il compenso deve risultare conforme a detti parametri. La sanzione della nullità colpisce ogni patto che stabilisca un compenso non equo per i liberi professionisti, e le stesse norme definiscono equo il corrispettivo determinato nelle pattuizioni coi clienti quando risulti proporzionato alla quantità e alla qualità dell'opera svolta e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione nonché conforme ai parametri previsti con decreto ministeriale, ma limitatamente alla professione forense. Lo scorso 2 luglio il Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato il protocollo d'intesa insieme al presidente del consiglio nazionale forense per l'istituzione del nucleo centrale di monitoraggio della disciplina dell'equo compenso per la professione forense. Grazie all'accordo viene istituito presso il Ministero della giustizia il nucleo centrale di monitoraggio della corretta applicazione della disciplina in materia di equo compenso. Il monitoraggio avverrà grazie a una rete che opererà a livello locale, con la partecipazione dei nuclei locali disposti dai consigli dell'ordine degli avvocati. Peraltro, la progressiva crescita del terziario di mercato e della domanda di servizi professionali ad alto contenuto cognitivo ci porta a parlare della quarta rivoluzione industriale di professionisti 4.0.

Il tema del lavoro autonomo oggi è cruciale: la quarta rivoluzione industriale sta progressivamente segnando la crisi del modello produttivo incentrato sulla contrapposizione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo professionale.

La realtà è che tutto il lavoro sta cambiando e ci troviamo dinanzi all'urgenza di dare risposte a professionisti e imprese che puntano su valore e competenze, a prescindere dallo specifico rapporto giuridico instaurato.

La figura del professionista degli anni a venire dovrà essere costruita sulla base di un approccio integrato. Un ruolo fondamentale, a questo proposito, può e deve essere svolto dalle associazioni di rappresentanza, quali soggetti deputati a veicolare le istanze del professionista 4.0, un professionista consapevole del proprio valore che accetta la concorrenza e agisce nel mercato. Le priorità dei liberi professionisti italiani si concentrano sulla necessità di attuare politiche convergenti in materia di sicurezza, di crescita economica, di armonizzazione fiscale e di tutela della salute e del territorio. Si tratta di temi ampi e complessi che si declinano in misure di sostegno alla crescita e all'occupazione, con una maggiore apertura del mondo del lavoro verso i giovani e le donne, con il potenziamento delle politiche di welfare e di assistenza sanitaria, ma anche attraverso la regolamentazione dei nuovi mercati e delle tecnologie digitali, al fine di evitare gli effetti di dumping, anche nel mercato dei servizi professionali e, al contempo, per favorire una maggiore mobilità transfrontaliera.

L'equivalenza tra l'attività di un libero professionista e le piccole e medie imprese è ormai un concetto consolidato, anche nel nostro ordinamento legislativo e giurisprudenziale, dopo che l'Unione europea ne ha sancito il concetto di pari dignità all'iniziativa economica; un riconoscimento che ha consentito ai professionisti di accedere alle opportunità di finanziamento e di aiuti riconosciuti all'origine solo ed esclusivamente alle attività di impresa e, al contempo, di ottenere le stesse opportunità in termini di partecipazione a bandi di gara pubblici. È realtà per i liberi professionisti l'accesso ai fondi europei ma anche al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese. Nella legge di bilancio 2019 è altresì estesa ai liberi professionisti under 46 la misura “Resto al Sud”. Inoltre, il regime forfettario con imposta sostitutiva unica al 15 per cento, introdotto dalla legge di stabilità del 2015 per i contribuenti che hanno conseguito nell'anno precedente ricavi, ovvero percepito compensi fino a un massimo di 50 mila euro, è stato, nel 2019, esteso fino a 65 mila euro, semplificando quindi le condizioni di accesso, la cosiddetta flat tax.

Siamo ancora lontani dalla realizzazione di un effettivo mercato europeo delle professioni. Il processo di armonizzazione avviato dall'Unione europea con la direttiva 2005/36/CE permette il riconoscimento delle qualifiche professionali conseguite in uno Stato europeo, al fine di esercitare la professione in uno Stato europeo corrispondente.

Ebbene, dopo tutto quanto illustrato e premesso, invitiamo il Governo a favorire un totale riequilibrio di genere nel comparto delle libere professioni, in modo tale che la nuova generazione di professionisti si diriga anche verso quelle professioni che restano ancora a stretto appannaggio maschile; ad adottare gli opportuni provvedimenti finalizzati all'estensione anche ai liberi professionisti delle tutele di welfare previste per i dipendenti; a consentire alle casse professionali la possibilità di erogare forme di welfare ai propri iscritti, a tal fine provvedendo all'eliminazione della doppia imposizione sui rendimenti degli investimenti delle casse, attraverso una riduzione costante dell'aliquota del 26 per cento; a prevedere per ogni nuova misura di welfare, in particolare per quanto concerne il riordino e l'unificazione degli strumenti esistenti, per la valorizzazione e il sostegno della responsabilità familiare e genitoriale che la sua fruibilità sia prevista anche per i titolari di partita IVA e non solo per i lavoratori dipendenti; a potenziare il sostegno ai liberi professionisti in difficoltà, ad offrire loro servizi dedicati alla consulenza e all'orientamento su fisco e welfare, nonché a tutelare gli stessi nei contratti commerciali, soprattutto nei ritardati pagamenti, e, in riferimento specifico all'avvocatura, a prevedere deroghe quanto all'incompatibilità tra la subordinazione o para subordinazione e la professione; ad adottare ogni iniziativa, anche di tipo normativo, volta a semplificare il regime tributario e fiscale dei professionisti e a rivedere, semplificando il sistema degli indici sintetici di affidabilità, ed eliminare l'obbligo di trasmissione delle liquidazioni trimestrali dell'IVA; più in generale, a sostenere la realizzazione di un effettivo mercato europeo delle professioni, in linea con quanto previsto con la direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, il gruppo Noi con l'Italia esprime apprezzamento per questa mozione; esprime apprezzamento perché questa mozione pone all'attenzione dell'Aula e della politica un comparto che, spesso, è stato ampiamente trascurato. Già chi mi ha preceduto ha ricordato come le libere professioni siano una parte importante del sistema complessivo del nostro Paese, importante come numero, importante come percentuale di presenze e importante come qualità del prodotto. Le libere professioni forniscono assistenza alla pubblica amministrazione, al cittadino, ai servizi di cui abbiamo bisogno ed è un comparto - ci terrei a sottolinearlo, signor rappresentante del Governo - che ha sofferto la crisi molto più degli altri e l'ha sofferta nel disinteresse generale, perché sono singoli, non sono sindacalizzati e non sono una grossa massa che fa effetto. Queste persone hanno dovuto soffrire momenti difficili. Provate a pensare, in ogni Paese, a ogni persona che conoscete, quanti geometri o ragionieri avrebbero preferito chiudere l'ufficio e andare a lavorare nell'ufficio tecnico del proprio comune, quanti avvocati avrebbero chiuso per andare a fare il segretario comunale in qualche comune, perché non facevano fattura, non facevano tornare i conti; hanno dovuto tener duro e hanno tenuto duro in questi anni di difficoltà in un momento in cui, appunto, hanno dovuto resistere da soli. Ma essi hanno dovuto resistere, hanno dovuto farlo: non avevano alternativa. Un geometra che non lavorava, a cinquant'anni, che cosa fa? Un architetto che aveva pochi incarichi, un avvocato che non apriva lo studio o in cui poca gente entrava, non potevano certo mettersi a fare concorsi: hanno dovuto tenere duro, pagare le tasse ugualmente e sono ancora oggi una presenza importante nel nostro contesto.

Io credo che queste persone - bene ha fatto Fratelli d'Italia a porre il tema - vadano apprezzate, anche perché lo hanno fatto - e desidero dirlo - in un contesto ideologico particolarmente complicato, in cui i liberi professionisti sono spesso visti come evasori, come persone che fanno i furbi, come persone che non sono responsabili, ma invece non è così, perché tante di queste persone, la maggior parte di queste persone, ha un rapporto istituzionale profondo, una correttezza professionale antica, una volontà di fare il proprio dovere.

Allora, siamo favorevoli a questa mozione, che parla di riduzione della pressione fiscale, che parla di semplificazione burocratica, che parla di equo compenso, che parla di revisione dei compensi per i consulenti dei tecnici degli uffici della giustizia (pensiamo che oggi un tecnico d'ufficio prende 4 o 500 euro all'ora per quello che fa), che parla della disapplicazione dell'ISA, l'indice sintetico di affidabilità, che non è altro che lo studio di settore di prima. Pensiamo anche a questo, che è paradossale: lo Stato ci dice quanto dobbiamo guadagnare, il professionista dichiara quello che deve guadagnare, anche se è di meno di quanto dovrebbe, per restare negli indici che gli vengono comunicati e, poi, nonostante tutto, può subire delle verifiche. Solo in un Paese strano come il nostro possono accadere queste cose e quindi noi diamo il nostro assenso a questa mozione e porteremo il nostro contributo, perché siamo convinti che quella parte del Paese di cui oggi l'Aula si sta occupando è una parte importante, produttiva, seria e che può dare un contributo non solo alla comunità ma anche alle istituzioni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Signora Presidente, libere professioni e politica: penso che mai rapporto sia così complicato. A parole tutti sono a favore di questi professionisti, di questi lavoratori che, come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, sono una fetta importante di chi produce e lavora nel nostro Paese, ma, poi, alla fine dei fatti non vengono trattati in modo giusto e con attenzione adeguata dalla politica. Quando c'è una legge di stabilità, di solito si chiamano i sindacati, quelli rappresentativi, anche quelli degli imprenditori, ma mai le reti dei professionisti; eppure, poi, le misure che riguardano come pagare le tasse le si prevede in questa importante misura. Nella passata legislatura, quella che si è conclusa nel 2018, abbiamo cercato, come maggioranza, di porre un'attenzione organica al lavoratore autonomo, creando il famoso Jobs Act dei lavoratori autonomi, prevedendo delle garanzie per quanto riguarda l'indennità di paternità e di maternità, che è molto complicata per i liberi professionisti, perché chiunque sia titolare di uno studio non può assentarsi per interi mesi, pena il rischio della perdita, ovviamente, dei clienti. Quindi, devono essere fatte delle compensazioni.

Penso che bisognerà riformare il welfare in questo senso, con riferimento ad esempio alla detraibilità totale per le baby-sitter, perché è ovvio che la maternità, vista da una libera professionista, non è quella dei dipendenti. Pare che vi siano, appunto, soltanto le categorie dei dipendenti e degli imprenditori e mai dei liberi professionisti. Quando lo si è cercato di fare in questa maniera, come avevo anticipato prima, con il Jobs Act, devo dire che poi, per concretizzare le misure lì presenti, ci è voluto un po' di tempo e alcune non sono ancora eseguite. Penso al tavolo continuo con il Ministero di grazia e giustizia, che è competente per gli ordini professionali e le libere professioni.

Oggi, delle libere professioni non si può parlare come un tempo. Ho sentito prima persone che dicevano: “io sono un avvocato”. Ecco, quando io mi laureai in giurisprudenza e cominciai a fare la professione forense, vi erano delle materie molto semplici; ti chiedevano se volevi diventare civilista, penalista o amministrativista. Oggi il mondo dell'avvocatura, per esempio, non è quello che ho conosciuto io, anche se mi sono laureata nel 1997 e non 250 mila anni fa. Non è quello che ho conosciuto io, perché oggi abbiamo un'Europa sempre più importante anche per quanto riguarda le normative. Oggi, grazie alla globalizzazione, spesso le transazioni sono internazionali e, quindi, gli studi si devono aprire ad un mondo esterno che era impensabile ai nostri tempi.

Perché dico questo? Perché la mozione, che la maggioranza si presterà a depositare, parla di un pezzo importante delle libere professioni. Ovvio che bisogna modificare molto di più. Innanzitutto, gli ordini professionali devono essere in grado di rinnovarsi; sono importanti, vengono da lontano, devono andare lontano. Oggi abbiamo una tecnologia importante, che aiuta i liberi professionisti, quando la politica li aiuta ad eseguire le pratiche burocratiche in maniera semplice, a semplificare le procedure. È anche vero che è una tecnologia che, a volte, crea concorrenza. Oggi, qualsiasi avvocato che voi conosciate vi dirà che il cliente, quando si approccia a lui per la prima volta, arriva già con una mazzetta di fogli prestampati, avendo cercato su Google o altri motori di ricerca alcune frasi e avendo, quasi più o meno, scritto un ricorso, convinto di aver in mano la materia. Oggi fare la libera professionista, quindi, vuol dire aprirsi anche a quelle tecnologie che rendono tutto molto più complicato. Per quanto riguarda le opportunità, noi le avevamo previste in termini di risorse, con Industria 4.0, che riguardava anche le libere professioni, per corsi di formazione e aggiornamenti costanti, ma anche un modo di tutelare i lavoratori, che, in questi anni, non è stato fatto.

Le libere professioni sono state un ammortizzatore sociale naturale. Chi non aveva lavoro, spesso intraprendeva una libera professione per evitare di non avere completamente occupazione, ma non vi erano quelle tutele previste invece per altre imprese; per esempio, negli studi legali, quando un proprio dipendente doveva rimanere a casa, veniva licenziato tal quale, non vi erano ammortizzatori sociali che potessero facilitare e attenuare lo shock di lasciare a casa un proprio lavoratore.

Il regime forfettario, come è stato ricordato dal collega di maggioranza del MoVimento 5 Stelle, è stato introdotto nel 2015 - a occhio mi ricordo che il Presidente del Consiglio si chiamava Matteo Renzi - ed è stato esteso nel 2019, come è stato giustamente ricordato.

Noi di Italia Viva, in questi giorni, abbiamo sottolineato come non si possa rimodulare in modo peggiorativo questo punto importante, che ha determinato la possibilità per le professioni di pagare delle tasse in maniera equa e giusta, e rivedere in maniera peggiorativa questo elemento non vedrà noi d'accordo.

C'è una presenza importante delle donne nelle libere professioni, sempre di più libere professioniste sono donne. Anche in questo caso, come nel resto del mondo lavorativo, guadagnano meno degli uomini e, quindi, dobbiamo fare una giusta battaglia perché il compenso, che viene dato alle lavoratrici, sia lo stesso di quello dei lavoratori.

E poi, forse, bisognerà rivedere quella che è stata una riforma di tanti anni fa, di un collega importante come Pierluigi Bersani, che, con le liberalizzazioni, tolse quello che era il compenso minimo, pensando, in questo modo, di allargare il mercato delle professioni soprattutto ai giovani professionisti. Oggi, dopo 13 anni - quando uno fa una cosa magari la fa con intenti positivi, poi dopo 13 anni si può vedere se quegli effetti siano stati positivi o negativi -, si può dire che la battaglia sui prezzi è stata talmente elevata e, ovviamente, in maniera peggiorativa, che la dignità stessa del lavoratore, che fa una libera professione, oggi viene messa fortemente a rischio e, quindi, forse bisognerà rivedere l'intero comparto.

Quindi, per concludere, io penso che quello che ci vuole per le libere professioni sia sempre di più una connessione con una nuova università (che non può più essere quella che mi laureò almeno vent'anni fa), affinché vi sia un nuovo mercato delle libere professioni, una riforma che veda da protagonista gli ordini professionali e una politica che non si permetta mai più di dire, ad esempio, “Daspo ai commercialisti”, come qualche settimana fa si è letto sui giornali. Come tutti i lavoratori, ci sono lavoratori preparati e lavoratori non preparati, imprenditori onesti e imprenditori non onesti, pubblici dipendenti onesti e pubblici dipendenti non onesti, non è far parte delle libere professioni che vuol dire essere evasori tal quale. Fare pagare meno le tasse vorrebbe dire farle pagare tutte e, soprattutto nelle libere professioni, dove ci sono studi piccoli, talvolta piccolissimi, renderebbe più facile l'emersione del nero.

Penso che gli ordini professionali abbiano colto il momento importante per arrivare a un disegno nuovo delle professioni. Noi, come Italia Viva, li abbiamo avuti nel tavolo, sabato 19, a la Leopolda, ho presieduto io il tavolo sulle libere professioni e, esattamente a noi, come a tutte le altre forze politiche, hanno detto: noi siamo pronti a dialogare con la politica, vorremmo più rispetto. Lo abbiamo detto a tutte le forze politiche presenti nell'ordine costituzionale, tutti quelli che ci hanno chiamato a dare un proprio contributo, e a tutti loro diciamo sempre: quando c'è una legge di stabilità, vorremmo essere ascoltati ufficialmente, come altri organi e sindacati di lavoratori e imprenditori vengono ascoltati. Quindi, io lo dico al Governo: penso che, visto che la manovra deve essere ancora discussa e in queste ore si sta discutendo, ci sia il tempo per incontrare questi professionisti, per evitare l'errore di approvarla senza aver sentito anche la loro voce.

Per questo motivo, io mi faccio portatrice di quanto richiesto, ma penso che anche altre forze politiche abbiano ottenuto la stessa richiesta e, ovviamente, nelle prossime ore si depositerà anche la mozione di maggioranza, dove nero su bianco verranno indicati questi punti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Mi fa molto piacere intervenire su questa mozione dove si parla di professioni, veramente una componente importante del sistema economico italiano. Prendo la parola per parlare della professione medica.

Oggi i medici sono troppo poco tutelati. Nel caso generale della sanità sono, purtroppo, i pazienti a farne le spese. Direi di analizzare alcuni punti.

Il punto primo: non ci sono più i minimi ordinistici. Cioè, un tempo c'era un tariffario minimo, che garantiva al malato il rapporto costo-beneficio, cioè la qualità rispetto alla prestazione. Si rischia di passare, quindi, nella sanità da una qualità low cost ad una low quality, proprio una bassa qualità.

Il punto secondo: la legge che ha tolto il divieto di promuovere e commercializzare la pubblicità in sanità. C'è stata una legge di stabilità del dicembre 2019.

La pubblicità oggi è molto diffusa, la troviamo sui tram, la troviamo sulle strade, la troviamo da tutte le parti, ma viene fatta da multinazionali o da grandi gruppi, e i professionisti, cioè i medici, si devono adeguare ad un sistema commerciale sanitario. Esiste, quindi, la commercializzazione dell'informazione medica. Qui si apre un ulteriore grande capitolo, cioè la responsabilità di parlare di scienza: pensiamo semplicemente anche a Google, a come i pazienti oggi vanno dal medico e rivolgono delle richieste sanitarie avendo letto su Internet qualche loro sintomatologia.

Un punto terzo, molto importante, è che il medico oggi deve lavorare con una sanità gestita sempre di più da multinazionali, da grandi gruppi, dove si fa ricerca non soltanto per qualità sanitaria, ma soprattutto per economia.

Quindi, c'è un grido veramente di allarme da parte dei medici, un grido comune; un grido che parte dai medici di base, dagli ospedalieri, dai liberi professionisti, dato che il ricambio generazionale è stato percepito veramente con ritardo: soltanto oggi c'è un aumento negli accessi ai corsi di laurea – a Milano è circa del 10 per cento –, perché prima addirittura era in riduzione. Di fatto, la situazione è molto critica: nel marzo 2019 una delibera di giunta della regione Veneto ha autorizzato le ASL del Veneto ad assumere medici a tempo determinato, medici in pensione, per sopperire a delle necessità sanitarie.

Abbiamo creato circa trentatré professioni sanitarie e altre ausiliarie. Ci sono, quindi, i medici, i dottori; ci sono gli infermieri, che lavorano comunque e sono dottori in scienze infermieristiche; ci sono un sacco di tecnici, un sacco di situazioni, dove veramente si è creato un disordine nell'identificazione del medico, cioè la figura di riferimento, la figura che ha responsabilità – ci tengo a sottolineare, che ha responsabilità – civile e penale nei confronti dell'operato sanitario. Quindi, il risultato è che i pazienti sono sempre più disorientati, sono confusi nel seguire i propri percorsi sanitari. Se non vengono valorizzate adeguatamente la professione medica, la figura del medico, si assisterà veramente a una grande perdita di qualità sanitaria, e quindi di cure verso il malato.

Altro punto fondamentale che io tengo a sottolineare è la ricerca, la ricerca scientifica, che dev'essere fatta da medici ricercatori; la ricerca che ha bisogno del medico ricercatore per poter legare la clinica alla ricerca, a quello che deve andare avanti. Il ricercatore collega sempre questo, ricerca e clinica; e, quindi, ha bisogno di andare avanti, ma di essere continuamente stimolato, e dev'essere una figura sempre valorizzata e sempre più messa da parte. Ricordo che senza medici non ci può essere la cura, e la formazione di un medico, di un bravo medico, è molto lunga e molto complessa. Quindi, veramente, cerchiamo di riflettere molto sulla professione medica, perché è in ballo la salute di tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Claudio Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, l'iniziativa del gruppo di Fratelli d'Italia ci ha consentito, e ci consente di fare questo dibattito sul tema delle professioni in Italia, che si intreccia inevitabilmente con una discussione sulla prossima manovra di bilancio e con un giudizio su quello che è avvenuto in questi anni. La crescita dei professionisti come settore che concorre al prodotto interno lordo nazionale, e come settore che anche ha contribuito all'internazionalizzazione dell'impresa e dell'economia italiana, è un dato sotto gli occhi di tutti.

La collega Fregolent, nel suo intervento, ha ripercorso le azioni operate nella scorsa legislatura, che ci hanno visto assieme fare una serie di provvedimenti, e questo mi consente di non ripercorrere nel dibattito quello che è stato un lavoro comune fatto dal Partito Democratico nella scorsa legislatura.

In questa legge di bilancio noi riteniamo che sia molto importante trasmettere al Paese un messaggio positivo, di coesione, di fiducia, di ottimismo, del fatto che comunque questa sarà una manovra che consente all'Italia di non avere l'aumento obbligatorio delle clausole IVA, che avverrà in un contesto di miglioramento dei conti generali, di riduzione dello spread, di ripresa della fiducia internazionale verso il Paese. L'Italia non è più un Paese a rischio nella comunità internazionale, non è vista più con preoccupazione. Questo ci può consentire, nel dibattito sulla legge di bilancio, anche di avere un discorso di verità.

Il primo discorso di verità è che i professionisti italiani, i lavoratori autonomi, meritano attenzione, ascolto; nel corso della discussione sulla legge di bilancio i provvedimenti in Parlamento possono essere modificati, migliorati; ma non dobbiamo strumentalizzare i lavoratori contro i lavoratori, non dobbiamo accedere all'idea, alla retorica degli autonomi contro i lavoratori dipendenti. Ci sono misure, nella legge di bilancio, che riguarderanno diversi aspetti del mondo del lavoro: vanno viste come un insieme di provvedimenti, e non come un terreno solo di scontro e di strumentalità politica.

Con questo spirito il Partito Democratico domani concorrerà, con le altre forze di maggioranza, ad una mozione parlamentare che possa essere la base per questo lavoro da fare nella legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la mozione Mandelli ed altri n. 1-00269, che verte su materia analoga a quella trattata dalle mozioni in discussione (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Manca. Ne ha facoltà.

ALBERTO MANCA (M5S). Presidente, colleghi, l'intreccio tra sanità e politica è spesso foriero di scandali e di ingiustizie. Il caso in oggetto è uno di questi: 1.200 famiglie, quelle dei dipendenti dell'AIAS di Cagliari, sono state messe in ginocchio dalle mancate retribuzioni. L'AIAS, una ONLUS convenzionata con la regione Sardegna, è il punto di riferimento regionale in materia di assistenza e riabilitazione. La famiglia Randazzo ne detiene saldamente il controllo, incarnandone i vertici amministrativi grazie alla pratica del rastrellamento delle deleghe dei soci, la cui compagine è rappresentata dai destinatari dei servizi e dai loro familiari; circostanze rese possibili anche dal capillare impegno politico della famiglia, capace di esprimere, negli scorsi anni, ben due consiglieri regionali e un deputato.

Nel sistema messo in piedi, l'accumulo dei debiti verso i dipendenti non è stato sanzionato dall'amministrazione regionale, cui spetta il compito di vigilare in materia di rapporti tra sanità pubblica e privata. Il divieto di gestire la sanità per conto della regione per chi non paga gli stipendi dei dipendenti è stato introdotto solamente nel 2017, ma è di fatto inattuato per ragioni burocratiche e giudiziali che ai più risultano incomprensibili. Nell'ultimo quinquennio, la regione ha versato ben 107 milioni di euro all'AIAS, eppure gli arretrati sono aumentati fino alle attuali 11, a breve 12, mensilità di stipendio non corrisposte. Tutto ciò è inaccettabile: dove sono finiti i soldi? Anche le procure si sono interessate alla vicenda, ma, al di là delle vicissitudini giudiziarie, la politica deve dire la sua.

Mi rivolgo a tutti, ma in particolare ai colleghi sardi: dobbiamo scegliere se restare in silenzio e aiutare Alberto e Vittorio Randazzo, tra le altre cose, condannato in appello per l'uso illecito dei fondi ai gruppi regionali, o esporci e chiedere giustizia per i dipendenti dell'AIAS, i quali continuano a recarsi al lavoro nonostante le oggettive difficoltà. Oggi hanno persino iniziato lo sciopero della fame.

Io sostengo la battaglia per i diritti dei lavoratori: mi appello al Governo, e presenterò un'interrogazione affinché si mobiliti per dare tutto il supporto necessario alla regione Sardegna. Occorre salvaguardare i posti di lavoro, le retribuzioni e i diritti delle persone bisognose di assistenza. Non c'è più tempo da perdere: chi di dovere adotti tutte le soluzioni necessarie e valuti anche il commissariamento dell'AIAS. Mettiamo fine al sistema Randazzo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 ottobre 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 14)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ("legge SalvaMare").

(C. 1939-A)

e delle abbinate proposte di legge: MURONI e FORNARO; RIZZETTO e MANTOVANI. (C. 907-1276)

Relatrici: MURONI e DEIANA.

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00266, Molinari ed altri n. 1-00268 e Mandelli ed altri n. 1-00269 concernenti iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese .

La seduta termina alle 16,10.