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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 240 di mercoledì 16 ottobre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Boschi, Brescia, Covolo, Delmastro Delle Vedove, Di Muro, Frusone, Galizia, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Maniero, Ravetto, Paolo Russo, Schullian, Scoma, Silli, Francesco Silvestri, Sisto, Tasso, Tateo, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, grazie. Intervengo perché, in questi giorni, assistiamo all'ennesima provocazione di una minoranza presente sul suolo italiano che, a distanza di cent'anni, non ha ancora compreso che si tratta, appunto, di un territorio italiano e che la sovranità appartiene al popolo, anche quello di lingua tedesca, certo, ma, soprattutto, al popolo italiano.

Vedete, dopo aver strizzato l'occhiolino alla richiesta del doppio passaporto, dopo aver strizzato l'occhiolino alla richiesta di grazia per i bravi ragazzi della Valle Aurina, i terroristi bombaroli, quelli che si sono macchiati del sangue degli italiani e delle forze dell'ordine italiane a Cima Vallona, ma anche in tanti altri posti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oggi ci troviamo a discutere con un consiglio provinciale che, in barba allo statuto, loro, e alla Costituzione di tutta l'Italia, cancella o vorrebbe cancellare di fatto la scritta “Alto Adige”. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti, così, di una questione di lana caprina, ma, invece, è un messaggio politico chiaro, un messaggio politico reiterato, tra l'altro, dalle dichiarazioni del presidente della giunta provinciale, Kompatscher che, addirittura, dice che lo Stato non si sognerà mai di impugnare una legge della provincia autonoma di Bolzano. Io credo che questo sia un palese attacco alla sovranità dello Stato, alla nostra Costituzione.

Trovo abbastanza imbarazzante anche che ci siano reazioni così blande: il Ministro Boccia, sì, ha detto che avrebbe impugnato, in maniera abbastanza fredda, in maniera abbastanza timida, questa legge; il PD, addirittura, che oggi è al Governo e, quindi, fa parte di quella coalizione che dovrebbe rappresentarci oggi, allo stato, addirittura, nel consiglio provinciale dell'Alto Adige, si astiene; così come fa la Lega, che ha una visione un po' in corto circuito rispetto a quale sia il concetto di “prima gli italiani” o “prima gli altoatesini” o “prima i tedeschi”.

In questo caso, è un concetto assolutamente razzista nei confronti di chi, come gli italiani, oggi difendono la sacralità dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a distanza di cent'anni, dopo migliaia di morti sulle Dolomiti, sul Grappa, sul Piave e che, oggi, si trovano veramente sviliti da certi atteggiamenti razzisti nei confronti degli italiani.

Io credo che se non ci fosse stato Fratelli d'Italia e non ci fosse stato il nostro consigliere provinciale Alessandro Urzì - che approfitto e ringrazio - l'unico eroe ad opporsi, in un ambiente assolutamente ostile, a queste politiche antitaliane, oggi non saremmo qui a discutere, oggi non ci sarebbe il presidente della provincia che ritratta la sua posizione rispetto a questo tema.

Perché, guardate - l'ho premesso -, non è una questione di lana caprina, e non è una questione di lana caprina perché, con la stessa legge, cari colleghi deputati, si autorizzano, con una legge provinciale, i medici che conoscono solo il tedesco, che, quindi, non parlano né capiscono l'italiano, all'esercizio della professione, attraverso il proprio ordine o collegio professionale, nell'ambito della provincia di Bolzano. Questo è drammatico: significa che si autorizza uno straniero, seppure austriaco, ad operare non conoscendo la lingua italiana, che è sancita per statuto, la lingua principale anche di quell'area, ad operare, lasciando, di fatto, i pazienti italiani a doversi relazionare con un medico che né parla né capisce la propria lingua. Questa è una vergogna nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Qui l'orgoglio nazionale, lo spirito è semplicemente imbarazzante.

Allora, vedete, noi chiediamo al Governo che venga a riferire in Aula e venga a riferire sul perché si tollerano sacche di assoluta mancanza di rispetto costituzionale, di assoluta illegalità nei confronti del popolo italiano, quel popolo italiano che, ripeto, ha speso la propria vita per difendere quei sacri confini: lo hanno fatto i sardi, lo hanno fatto i calabresi, lo hanno fatto i pugliesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); non lo hanno fatto solo i veneti, i bellunesi e i lombardi; lo hanno fatto tutti gli italiani e, ad oggi, quegli italiani sono profondamente sviliti.

Io chiedo che il Governo venga a riferire in Aula, perché il tema è troppo importante, e lo è anche sotto il profilo dell'integrazione: non è possibile che oggi si spendano migliaia di parole per integrare, giustamente, chi viene da fuori e lo straniero e, a distanza di cent'anni, non ci si sia ancora resi conto che c'è una popolazione che vive in minoranza sul suolo italiano, che ancora non abbia compreso le regole della civile convivenza né, tanto meno, le regole dell'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole De Carlo, naturalmente, riferirò al Presidente Fico della sua richiesta, affinché possa inoltrarla al Governo.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Guido Crosetto (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-quater, n. 1).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Guido Crosetto (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-quater, n. 1).

Ricordo che, per l'esame del documento, è assegnato a ciascun gruppo un tempo di 5 minuti, 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato. A questo tempo si aggiungono 5 minuti per il relatore, 5 minuti per richiami al Regolamento e 10 minuti per interventi a titolo personale.

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Roberto Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce sull'istanza di deliberazione in materia di insindacabilità, avanzata da Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti.

La Giunta ha dedicato all'esame della questione le sedute del 19 settembre 2018, del 3, del 10 e del 17 aprile, dell'8 maggio, del 2 e dell'8 ottobre 2019. L'interessato è intervenuto in audizione il 10 aprile, fornendo chiarimenti e rispondendo ai quesiti posti dai componenti della Giunta.

Si tratta di una vicenda ormai risalente, consistente nel fatto che il 12 gennaio 2012 Guido Crosetto era stato invitato alla trasmissione televisiva «Porta a Porta» per commentare la deliberazione assunta, quello stesso giorno, dalla Camera dei deputati su una richiesta di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Nicola Cosentino. Durante la trasmissione, Guido Crosetto aveva riportato, in risposta ad una specifica domanda del conduttore Bruno Vespa, le parole di alcuni colleghi intervenuti per dichiarazione di voto (i deputati Lehner e Contento, quest'ultimo del suo stesso gruppo parlamentare), i quali a loro volta avevano fatto riferimento a talune vicende personali del magistrato Nicola Quatrano, considerate fatti notori, su cui lo stesso magistrato aveva più volte rilasciato dichiarazioni agli organi di stampa. Da ciò era originata la querela del dottor Quatrano, sporta nei confronti sia di Guido Crosetto sia del conduttore Bruno Vespa.

Sotto il profilo del merito, vorrei mettere in evidenza che Guido Crosetto era stato chiamato a commentare, all'interno del programma televisivo di approfondimento politico, il voto espresso poche ore prima nell'Aula della Camera su una domanda di autorizzazione riguardante Nicola Cosentino. Nel riportare parti del dibattito che si era appena svolto in Assemblea, in cui aveva parlato anche un esponente intervenuto a nome del suo gruppo, Guido Crosetto aveva evidentemente riproposto la posizione del gruppo cui apparteneva e che egli aveva fatto propria.

In altri termini, come chiarito anche in occasione della sua audizione presso la Giunta, Crosetto aveva inteso utilizzare espressioni altrui per esplicitare le ragioni del voto proprio. Non essendo intervenuto personalmente nel dibattito parlamentare, durante l'intervista televisiva Crosetto aveva citato le parole dei colleghi, con ciò confermando, di fatto, di aver condiviso - ai fini della propria scelta di voto - la posizione ed il pensiero espressi da chi aveva parlato a nome del gruppo; tale circostanza, peraltro, non era irrilevante o banale, giacché Guido Crosetto non aveva mai manifestato sulla vicenda posizioni di particolare sostegno al collega coinvolto nel procedimento all'esame della Camera. Il voto, inoltre, era stato espresso in forma segreta, così come previsto dal Regolamento della Camera; nell'organizzazione dei lavori in Assemblea per l'esame della questione, come di consueto, erano stati contingentati i tempi, per cui, oltre ai relatori di maggioranza e di minoranza, era intervenuto per dichiarazione di voto un solo deputato per ciascun gruppo.

Durante la trasmissione televisiva, Guido Crosetto non ha, pertanto, riprodotto la posizione espressa da altri colleghi, bensì ha semplicemente esposto le ragioni della propria scelta, a commento di un atto tipico quant'altri mai e cioè il suo voto, espresso in forma segreta, di cui esplicitava per la prima volta le motivazioni.

In questo caso, Crosetto esplicitava all'esterno le ragioni di un atto tipico indubitabilmente personale, e cioè il proprio voto, non a caso espressamente citato dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione. La Giunta si è, dunque, correttamente attenuta ai criteri più volte chiariti dalla giurisprudenza, e cioè: la sussistenza di un ordine cronologico che veda prima l'espressione di contenuti in atti o sedi proprie; la loro riproposizione extramoenia; la sussistenza del nesso funzionale tra quanto affermato in atti tipici e l'esternazione delle affermazioni.

Concludendo, a fronte di tali elementi di natura personale, sotto il profilo giuridico la Giunta ha ritenuto che le dichiarazioni contestate all'onorevole Crosetto andassero più correttamente inquadrate nel campo della piena applicazione delle prerogative costituzionali, in ragione del loro diretto collegamento con l'atto parlamentare tipico per eccellenza, e cioè il voto.

Tanto premesso, la Giunta, a maggioranza, ha pertanto ritenuto che - nel caso di specie - sia applicabile la prerogativa di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, deliberando nel senso della insindacabilità delle dichiarazioni rese da Guido Crosetto, oggetto della contestazione dell'avvocato Quatrano, e conferendo al sottoscritto relatore il mandato a riferire in tal senso in Assemblea.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Ho poco tempo e cerco di essere rapido. Innanzitutto, corre l'obbligo di ringraziare il relatore, perché ha fatto un ottimo lavoro, e ringraziare anche tutti i funzionari della Giunta, perché senza il loro contributo davvero avremmo un grosso handicap rispetto alle sedute di Giunta.

Questo, Presidente, è un caso di scuola. Io, naturalmente, mi limito a citare un fatto in maniera sintetica. Noi abbiamo un ruolo qui dentro, noi espletiamo le nostre funzioni, portiamo all'esterno i lavori parlamentari e questo portare all'esterno deve essere necessariamente tutelato, nella misura in cui, naturalmente, si rispetti la continenza, cioè quelle che sono le dichiarazioni effettivamente rese in quest'Aula. Addirittura, il collega, onorevole Guido Crosetto, si è limitato a spiegare quelle che sono state le ragioni del voto. Quindi, davvero penso che sia un caso di scuola.

Comprendo, cioè riesco ancora a comprendere, non condividendole, ma riesco ancora a comprendere le battaglie contro l'articolo 68 rispetto alle richieste di autorizzazioni, perché la logica dell'essere uguali ai cittadini può ancora convincermi, ma in questo caso non si tratta di autorizzazione a procedere, si tratta di sindacabilità o meno delle dichiarazioni espresse rispetto alle proprie funzioni, e qui non ci siamo.

Mi permetta, Presidente, poi, di fare un'ultima annotazione rispetto all'uomo politico. Noi stiamo parlando di un uomo che ha sempre rispettato l'avversario, non considerandolo mai un nemico. È riconosciuto da tutti come la massima espressione della politica sana, vera. Ritengo che Guido Crosetto non debba preoccuparsi di un eventuale merito della vicenda, perché sarebbe - e lo dico da avvocato penalista - assolto in questa vicenda. Ma ancor di più, rispetto a quello che è accaduto, noi dobbiamo tutelare un parlamentare che si è sempre distinto rispetto agli altri (Applausi di deputati del gruppo Misto e del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Conte. Non è presente in Aula: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, signora Presidente. Ringrazio anch'io il relatore, onorevole Cassinelli, per il prezioso lavoro svolto. All'origine della vicenda - lo ha illustrato il relatore - ci sono le dichiarazioni rese da Guido Crosetto in occasione della sua partecipazione, il 12 gennaio 2012, al programma televisivo «Porta a Porta». La puntata, lo ribadisco, era andata in onda poche ore dopo la conclusione del dibattito parlamentare, all'esito del quale la Camera dei deputati aveva deliberato di negare l'autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino.

Nel corso della trasmissione Crosetto rispondeva ad una domanda del conduttore e riportava le parole di alcuni colleghi intervenuti in dichiarazione di voto qualche ora prima, colleghi che, a loro volta, avrebbero riferito vicende relative al giudice Nicola Quatrano, che lo stesso magistrato avrebbe più volte confermato rilasciando dichiarazioni agli organi di stampa. Da qui era originata la querela per diffamazione sporta dal dottor Quatrano nei confronti di Guido Crosetto e del conduttore Bruno Vespa.

Guido Crosetto è stato ascoltato in audizione presso la Giunta nella seduta del 10 aprile scorso e ha confermato come, in occasione della sua partecipazione alla trasmissione «Porta a Porta», avesse inteso richiamare alcuni contenuti dell'intervento svolto in Assemblea dal deputato Lehner, collega di gruppo, limitandosi a circostanze già note, perché apparse su organi di informazione circolanti sui mezzi di comunicazione. Crosetto chiariva anche che le dichiarazioni da lui rese nel corso della puntata erano rivolte esclusivamente a illustrare, su sollecitazione del conduttore, il contenuto del proprio voto, spiegandone, quindi, le ragioni. Crosetto, quindi, aveva richiamato le parole del collega intervenuto poche ore prima in Aula, intendendo così fare propria la posizione assunta dal suo gruppo. Lo ha ricordato anche il collega Cassinelli: Crosetto non era intervenuto in Aula personalmente, i tempi del dibattito parlamentare erano stati contingentati e il voto era stato espresso in forma segreta.

Premesso questo, l'Aula oggi, come sappiamo, è chiamata a verificare la sussistenza o meno di un nesso funzionale tra quanto oggetto di attività parlamentare tipica nelle sedi proprie e quanto oggetto di contestazione in sede processuale, senza entrare nel merito della fondatezza o meno delle dichiarazioni rese extra moenia. Su questo punto, la costante giurisprudenza costituzionale richiede il concorso di due requisiti, ossia, la sostanziale corrispondenza di significato tra le opinioni espresse nell'esercizio e nelle funzioni e gli atti esterni e un legame di ordine temporale tra l'attività parlamentare e l'attività esterna, così che questa venga ad assumere una finalità divulgativa della prima. Rispetto, allora, a tali requisiti, si ritiene che Guido Crosetto, durante la trasmissione televisiva, non abbia inteso riproporre la posizione espressa da altri colleghi, come sostenuto dal relatore Cassinelli, bensì abbia voluto esporre la propria a commento di un atto tipico, il voto, il suo, espresso qualche ora prima in forma segreta.

Allora, è evidente come Crosetto abbia inteso esplicitare all'esterno le ragioni della propria espressione di voto che, lo ricordo, rappresenta l'atto funzionale tipico, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, secondo cui i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Allora, il voto di Guido Crosetto è l'atto parlamentare tipico al quale occorre fare riferimento. A queste considerazioni si aggiungono anche fatti nuovi, emersi successivamente rispetto al dibattito che si era svolto nella precedente legislatura, ossia che il dottor Quatrano ha ritirato la querela nei soli confronti del conduttore, Bruno Vespa, e che Guido Crosetto, come è noto, si è nel frattempo dimesso dalla carica di deputato nel marzo del 2019 per motivi personali. Per tutte queste ragioni dichiaro il voto favorevole del gruppo di Italia Viva nel senso della insindacabilità delle dichiarazioni rese da Guido Crosetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, noi in Giunta abbiamo espresso un voto di astensione sulla proposta del relatore Cassinelli e daremo questa indicazione di voto anche in Aula e la ragione per cui abbiamo deciso di esprimere questa valutazione risiede nella circostanza che si tratta di una questione tecnicamente molto delicata e molto discutibile, sulla quale, nella scorsa legislatura, in Giunta per le autorizzazioni, il Partito Democratico aveva preso una posizione diversa da quella che oggi esprimerà anche in quest'Aula. Tale posizione, ad una valutazione più accurata e anche in ragione dei fatti nuovi che sono emersi successivamente, riteniamo debba essere parzialmente corretta con un voto di astensione che rende ragione di una questione che presenta profili che possono portare in una direzione piuttosto che in un'altra e sulla quale noi riteniamo pertanto di doverci astenere.

Adesso, non mi limito a ripetere le circostanze di fatto sulle quali siamo chiamati a votare, quindi, sul tema della insindacabilità e dei fatti che hanno portato alla querela nei confronti dell'onorevole Crosetto, ma noi sappiamo che c'è una giurisprudenza della Corte costituzionale molto chiara e molto rigida sul tema dell'insindacabilità che richiede, perché l'immunità del parlamentare possa essere concessa e possa essere riconosciuta, una perfetta corrispondenza tra un atto tipico fatto in Aula o, comunque, nello svolgimento delle attività tipiche del parlamentare e quanto viene riportato esternamente. Sappiamo anche che la giurisprudenza della Corte dice che non è possibile avvalersi di una sorta di immunità di gruppo, cioè avvalersi delle opinioni espresse da altri parlamentari in Aula, magari dello stesso gruppo parlamentare, per potersi avvalere di una immunità che renda insindacabile dichiarazioni che riprendono, appunto, espressioni fatte da altri parlamentari dello stesso gruppo in Aula, avvalendosi, così, della immunità. E questa è la ragione per la quale nella scorsa legislatura, aderendo in maniera, insomma, pedissequa alle argomentazioni e alle ragioni portate dalla Corte su questi temi si era deciso di assumere una decisione che andava nel senso della sindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Crosetto per la ragione che lui, appunto, aveva espresso le motivazioni del suo voto, richiamando il contenuto di una dichiarazione fatta da altri deputati del suo gruppo, in quest'Aula. È vero, però, che successivamente sono intervenuti fatti nuovi, tra cui una sentenza della Corte di cassazione del 2016, della Corte di cassazione civile, che a me pare abbia interpretato in maniera un pochino più corretta, anche aprendo a un quadro di valutazione della insindacabilità degli atti dei parlamentari che a me pare più in linea con le necessità di guarentigie che devono coprire le attività in quest'Aula e che mi pare calzi al caso di specie, perché mi pare che sia idonea a coprire, in qualche modo, anche la vicenda che riguarda il collega Crosetto.

Cito brevemente, e poi concludo, Presidente, la regola di diritto che è stata stabilita dalla Corte di Cassazione che dice esattamente che le esternazioni del membro del Parlamento, ancorché rese al di fuori della sede istituzionale, sono legate da nesso funzionale alle attività proprie del parlamentare ogni qualvolta costituiscono espressione della sua funzione e divulgazione all'esterno dell'attività stessa, a prescindere quindi dagli atti tipici di questa, non essendo invece coperte da immunità le opinioni personali, pur se a valenza politica e/o di critica politica, quindi, a prescindere dagli atti tipici. La conseguenza di questo ragionamento della Corte è che affermare che le opinioni manifestate da un parlamentare non sono punibili quando siano espressione della funzione di parlamentare non significa che le dichiarazioni debbano essere espressione, anche con identità di tempi e di contenuti, di una concreta iniziativa o di atti parlamentari tipici, ma è sufficiente che si pongano in linea di continuità con il ruolo rivestito dal parlamentare all'interno della Camera di appartenenza, anche nelle articolazioni nelle quali si compiono i lavori parlamentari e appaiano utili a divulgare all'esterno la partecipazione dei parlamentari a questi lavori e le finalità politiche perseguite.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALFREDO BAZOLI (PD). Ora, a me pare che questa giurisprudenza modifichi un po' anche la valutazione che va fatta su casi di questa natura e questo ci induce a modificare il nostro atteggiamento. Quindi, noi ci esprimeremo con un voto di astensione sulla fattispecie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Presidente, come Forza Italia, noi, in Giunta, abbiamo già condiviso il contenuto e le conclusioni a cui è pervenuto il relatore che ha compiuto una ricostruzione molto attenta della vicenda e, soprattutto dal punto di vista giuridico, ha fornito una serie di argomentazioni ineccepibili in ordine alla valutazione di non sindacabilità della dichiarazione o delle espressioni utilizzate dall'allora deputato, onorevole Crosetto, nel corso di una nota trasmissione televisiva.

A me preme sottolineare come - dato, questo, che emerge in maniera estremamente chiara dalla relazione - questa vicenda sia anche sintomatica di un certo tipo di rapporto che ha attraversato molte stagioni della nostra storia politica, recente e meno, tra magistratura e politica, perché qui non solo i protagonisti della vicenda sono un magistrato e un parlamentare ma, soprattutto, perché in questa storia, come è stato ricordato nella relazione, addirittura un tribunale - anzi, non solo il tribunale, ma anche un giudice monocratico - non ha accolto inizialmente la richiesta di sindacabilità e, quindi, l'eccezione che era stata ritualmente sollevata, a riprova del fatto che le tutele e le guarentigie costituzionali assicurate ai parlamentari vengono sottoposte a una lettura per così dire critica da parte di alcuni magistrati, tanto che l'allora Presidente della Camera formalizzò una segnalazione al Consiglio superiore della magistratura per la gravità di questo episodio, perché si trattava di una palese violazione dell'articolo 68 della Costituzione.

D'altra parte, il magistrato interessato a questa vicenda, il dottor Quatrano, ha ricevuto in passato - oggi peraltro nel libero foro - l'attenzione del Parlamento. Voglio ricordare che chi parla, nella XVI legislatura, unitamente a un gruppo di altri colleghi, fu costretto a presentare un'interrogazione perché, rispetto a un provvedimento votato dal Parlamento, quindi una legge dello Stato, l'allora magistrato in una dichiarazione pubblica invitava alla disobbedienza rispetto a quella legge, evidentemente non condividendone contenuti e impostazione, e se questo normalmente non è possibile ad alcun cittadino, giacché viviamo in uno Stato di diritto, meno che mai a chi dovrebbe garantire per funzione la tutela e l'attuazione e assicurare la corretta applicazione proprio delle leggi dello Stato. Tuttavia, indipendentemente da tutto questo, la vicenda è di estremo interesse perché, come è stato ricordato anche da alcuni interventi che mi hanno preceduto, qui siamo di fronte alla definizione dell'ambito di applicazione del diritto di manifestazione del pensiero e delle idee del magistrato nell'esercizio della sua funzione.

L'onorevole Crosetto sostanzialmente aveva espresso in quella trasmissione qual era il convincimento che lo aveva portato ad assumere una certa determinazione in ordine al voto da dare su quel documento parlamentare e, dunque, se noi non riteniamo che sia assicurata protezione e guarentigia alle ragioni del voto reso da un parlamentare e, soprattutto, alle ragioni poste a fondamento della decisione di votare in un determinato modo, davvero svuotiamo e priviamo il Parlamento e i parlamentari di qualsiasi protezione, ovviamente costituzionale, della loro funzione.

Credo che, correttamente, le conclusioni rassegnate dal relatore e condivise largamente dalla Giunta ribadiscano un concetto che è a tutela non solo della persona fisica - l'onorevole Crosetto, che ha sempre svolto il suo mandato con assoluto prestigio e con decoro e onore così come la Costituzione richiede - ma rappresentino la riaffermazione di un diritto di protezione di tutto il Parlamento che, come la storia ci ricorda e ci dimostra, non è mai superfluo ribadire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Non voglio ripetere quanto già detto dai colleghi ma qui, oggi, ci troviamo a dover difendere la libertà di parola di un parlamentare, la libertà di parola che abbiamo tutti noi e che svolgiamo a tutela dei cittadini che ci hanno eletto e che è riconosciuta dall'articolo 68 della Costituzione. L'onorevole Guido Crosetto si è trovato all'interno di una tribuna politica, di una trasmissione che, per eccellenza, è quella che dà voce ai politici italiani e, all'interno di quella trasmissione, cosa ha fatto? Ha parlato e ha spiegato perché ha votato in un certo modo. Quindi, egli non ha fatto altro che dare la spiegazione di un'attività tipica, la più importante che un parlamentare possa svolgere, che è quella di votare. Ha spiegato quali sono le motivazioni e ha richiamato le parole di altri colleghi ma, soprattutto, ha voluto dare contezza del perché ha votato in quel modo. In quella fase non era pensabile che lui dovesse trattenere o nascondere le motivazioni di un proprio voto: figuratevi se magari all'indomani fossero uscite delle motivazioni diverse da quelle che lui realmente pensava, perché magari per un'interpretazione sbagliata avrebbe dovuto limitare la propria possibilità di parola.

Per questo motivo riteniamo che sia stato un atto assolutamente tipico quello del voto e quello di spiegare le proprie motivazioni, le motivazioni di quel voto. Quindi, condividendo totalmente le conclusioni della Giunta e ritenendo che vi sia insindacabilità per quelle dichiarazioni, preannuncio che il voto della Lega sarà favorevole sulla relazione della Giunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati e deputate, noi nel corso dei lavori in Giunta abbiamo espresso voto contrario sulla relazione del deputato Cassinelli e questa è la nostra indicazione di voto. È giusto mettere a conoscenza la Camera che si tratta di un caso che noi ereditiamo dalla scorsa legislatura, caso su cui ha lavorato a lungo, in modo preciso e puntuale, la Giunta nella XVII legislatura, in cui la relatrice era l'allora deputata Rossomando.

La Giunta precedente ha votato quasi all'unanimità la piena sindacabilità delle affermazioni dell'allora deputato Crosetto. Le ragioni vertono su due motivi, come possiamo sintetizzare. C'è l'orientamento della Corte costituzionale, il quale è molto stringente sulle dichiarazioni rese dai deputati extramoenia e sugli atti tipici che i deputati svolgono all'interno del Parlamento; e poi soprattutto per le affermazioni che l'allora deputato Crosetto ha fatto durante la trasmissione televisiva. Voglio sottolineare che l'allora deputato Crosetto è andato in trasmissione a giustificare e a dare ragione del voto che aveva appena espresso. Era un voto contrario sulla procedibilità per la misura cautelare di custodia in carcere del deputato Nicola Cosentino, ma le affermazioni che ha fatto durante la puntata sono delle affermazioni piuttosto gravi nei confronti del giudice Quatrano. Tra l'altro, ha riportato un fatto - sì è vero - notorio, ma un fatto dove abbiamo un provvedimento di archiviazione del tribunale di Roma e un provvedimento di archiviazione da parte del CSM, ovvero dei documenti che erano stati acquisiti dalla Giunta. Inoltre, nel giustificare il suo voto il deputato Crosetto ha fatto delle considerazioni anche personali, quindi non si è limitato solo ed esclusivamente a riportare delle dichiarazioni fatte da altri deputati, ma ha fatto anche delle considerazioni e, sostanzialmente, ha espresso un suo pensiero. Noi non dobbiamo valutare il merito delle affermazioni fatte dal deputato Crosetto; dobbiamo solamente stabilire se vi è un nesso tra le dichiarazioni extramoenia che ha fatto e l'attività parlamentare che lui ha compiuto all'interno della Camera. In questo - ribadisco la stima per il deputato Crosetto - non ci pare che le dichiarazioni siano coperte dall'immunità ex articolo 68, comma 1, della nostra Costituzione. Quindi, ribadisco il voto contrario del MoVimento 5 Stelle sulla relazione del collega Cassinelli, che ringrazio per il lavoro che ha fatto, ma i nuovi argomenti non ci portano a cambiare valutazione e indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Documento IV-quater, n. 1 concernono opinioni espresse da Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Misto).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Salute e la Ministra dell'Interno.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Tempi di adozione del decreto istitutivo della banca dati destinata alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento – n. 3-01027)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Magi n. 3-01027 (Vedi l'allegato A). Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, la legge di bilancio del 2017 ha finanziato con 2 milioni di euro l'istituzione della banca dati per i testamenti biologici dei cittadini, stabilendo anche che entro 180 giorni dalla entrata in vigore della legge il Ministero avrebbe emanato un decreto per stabilire le modalità di registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento sanitario. Successivamente il Ministero ha istituito un gruppo di lavoro, ma non si è ancora arrivati all'emanazione del decreto. L'Associazione Luca Coscioni ha dovuto fare una diffida per chiedere appunto che venisse eseguito e venisse fatto quanto previsto dalla legge. Attualmente si è arrivati ancora a una richiesta di intervento del TAR da parte della stessa associazione: è fissata un'udienza nel dicembre 2019. Sono, quindi, a chiedere se riusciremo ad avere il decreto del Ministero prima che, ancora una volta, i giudici debbano intervenire su una materia così delicata.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere. A lei la parola, Ministro.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Presidente, voglio esprimere gratitudine all'onorevole Magi per aver voluto sottoporre alla nostra attenzione un tema così delicato e rilevante. Come è noto, il Parlamento ha approvato la legge sulle DAT, la n. 219, in data 22 dicembre 2017. È mia intenzione fare quanto di mia competenza per attuare la predetta norma nel più breve tempo possibile.

Come è noto, la legge di bilancio 2018 ha previsto l'istituzione presso il Ministero della Salute della banca dati destinata alla registrazione delle DAT, da disciplinare con decreto del Ministro della Salute. Già in questa prima fase di insediamento intendo assicurare la piena operatività della predetta banca dati. Voglio rassicurare che siamo alle battute finali di un complesso iter procedurale, che ha visto: primo, l'istituzione di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti del Ministero della Salute, delle regioni, del Ministero dell'Interno e dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali; secondo, l'acquisizione di un primo parere del Consiglio di Stato in data 18 luglio 2018; terzo, l'acquisizione del parere del Garante per la protezione dei dati personali, avvenuto il 29 maggio 2019; quarto, l'intesa con le regioni, intervenuta in data 25 luglio 2019; e poi, da ultimo, un nuovo parere, ancora interlocutorio, del Consiglio di Stato. Il mio Dicastero ha già provveduto a trasmettere i chiarimenti recentemente richiesti dal Consiglio di Stato.

In merito alla pendenza del ricorso proposto dall'Associazione Luca Coscioni innanzi al TAR del Lazio, il Ministero della Salute, come evidenziato, si è già attivato, ponendo in essere tutti gli ulteriori adempimenti istruttori al fine di giungere alla definitiva adozione del decreto, così da ipotizzare, entro la data fissata per la trattazione del ricorso del 16 dicembre, la cessazione della materia del contendere. Infine posso anticipare che sono state già avviate anche le attività di progettazione della banca dati nazionale DAT attraverso uno specifico contratto, che ha consentito di impegnare i 2 milioni di euro appositamente stanziati con legge finanziaria del 2018.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Ministro per la risposta, che considero assolutamente esaustiva e soddisfacente nei termini in cui ce l'ha illustrata. L'importanza di questo strumento, della banca dati di raccolta dei testamenti biologici dei cittadini è decisiva per rendere effettivo, evidentemente, il diritto, che altrimenti resterebbe unicamente sulla carta.

La banca dati serve a raccogliere e a conservare in modo affidabile e a rendere poi consultabile, se necessario, a livello nazionale, appunto, le disposizioni anticipate di trattamento sanitario. Come è noto, in questo caso, una grande conquista legislativa, che è stata appunto segnata dalla legge n. 219 del 2017, rischierebbe altrimenti di restare un diritto non pienamente godibile.

Nel ringraziare ancora il Ministro, auspico che, su tutta la materia del fine vita, il nostro Parlamento riesca, quindi, a dare seguito a quanto deciso dalla Corte costituzionale con la sentenza sul suicidio assistito e a fare un ulteriore passo in avanti importante.

(Iniziative, d'intesa con le regioni, per l'abolizione del cosiddetto “super ticket” sulle prestazioni sanitarie, al fine di evitare disparità di trattamento sul territorio nazionale – n. 3-01028)

PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fornaro ed altri n. 3-01028 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria. A lei la parola.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione nasce dalla nostra preoccupazione verso una disuguaglianza, che non possiamo accettare e che è stata introdotta dalla legge finanziaria del 2011. Mi riferisco al “super ticket, che è un ticket regionale aggiuntivo, che prevede un odioso balzello di 10 euro sulle ricette di diagnostica e di visite specialistiche ambulatoriali, non obbligatorio, di discrezionalità regionale. Ne consegue un'applicazione non uniforme del “super ticket” sul nostro territorio nazionale e, quindi, una disparità di trattamento nell'accesso alle prestazioni sanitarie da parte dei nostri cittadini, che non si concilia con lo spirito dell'articolo 32 della Costituzione e con i principi fondanti il Servizio sanitario nazionale, che si ispirano all'uguaglianza, all'universalità e all'equità. Abbiamo, nelle ultime ore, notizie circa la possibilità, da parte di questo Governo, di abolire definitivamente il “super ticket” a partire dal 1° settembre. Le chiediamo, quindi, conferma, in merito alla possibilità futura di parità di accesso per i nostri cittadini alle prestazioni sanitarie, ribadendo la nostra volontà di azioni mirate in tal senso.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio l'onorevole Occhionero per avere dato l'opportunità di una riflessione nel Parlamento su un tema così delicato. Ed è l'occasione utile, per me, per potere anche riferire l'esito delle decisioni che abbiamo attuato nel Consiglio dei ministri di ieri. Infatti, nella manovra di bilancio che abbiamo appena approvato e che sarà in discussione in Parlamento, c'è la previsione dell'abolizione del “super ticket. Questo avverrà a partire dal 1° settembre. Sono già in bilancio le risorse necessarie per coprire lo spazio temporale, dal 1° settembre al 31 dicembre, e ci saranno tutte le poste per coprire le annualità successive. Quindi, possiamo dire, in maniera molto chiara e definitiva, che il “super ticket”, dal 1° settembre, non sarà mai più pagato da nessuno nel nostro Paese.

Io ho sempre considerato il “super ticket” un elemento di discriminazione e di diseguaglianza nelle nostre realtà regionali, un elemento di diga all'accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale. Io penso che, ogni volta che un solo cittadino non accede al Servizio sanitario nazionale per ragioni economiche, si è di fronte ad una sconfitta per lo Stato. E, allora, mi consenta di poter dire che la scelta fatta ieri rappresenta invece una vittoria per lo Stato, perché diamo modo a tutti di poter accedere, nel pieno rispetto del mandato dell'articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività. Io ritengo che le scelte assunte ieri dal Consiglio dei ministri vanno esattamente in questa direzione.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Fornaro ha facoltà di replicare. A lei la parola.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la conferma di questa notizia, che per noi rappresenta un importante obiettivo raggiunto. È ovviamente l'inizio di una più ampia strategia, che deve recuperare e rilanciare - ma sappiamo che su questo potremo contare sul suo impegno - il sistema sanitario pubblico. Da questo punto di vista, come ha ricordato la collega Occhionero, c'è un tema di lotta alle disuguaglianze e questi anni di crisi ci hanno portato in dote, purtroppo, anche milioni di italiane e di italiani che non si possono pagare le cure. Hanno rinunciato a curarsi, ed è ovviamente una cosa, non solo non rispettosa della Costituzione, ma indegna di un Paese civile.

Quindi, dovremo lavorare in questa direzione, per superare questa odiosa barriera che si è venuta a creare anche in ragione della crisi economica. L'abolizione del “superticket, da questo punto di vista, rappresenta un primo significativo cambiamento in positivo.

Ovviamente c'è un tema più generale - lei lo ha già sollevato in alcune occasioni -, il tema dei ticket sanitari e, in prospettiva, una revisione dei ticket, nella direzione anche qui della Costituzione, ovvero di una progressività: chi ha di più deve dare di più.

Ovviamente questo impatta, purtroppo, con una situazione in cui spesso le dichiarazioni dei redditi non fotografano in Italia esattamente le ricchezze prodotte dalle singole persone. Occorrerà mettere in campo opportuni accorgimenti, ma certamente questa è una strada.

Quindi, siamo ancora a ringraziarla per questa notizia e per questo impegno, sperando che ci possano essere ulteriori buone notizie nella prossima legge di bilancio, in ordine al finanziamento del fondo sanitario nazionale e soprattutto alla ripresa di investimenti nell'edilizia sanitaria, che è un altro di quei temi che ci vede in arretrato e su cui bisogna recuperare velocemente tempo. Ancora grazie.

(Iniziative volte a garantire l'operatività del fascicolo sanitario elettronico, la sicurezza dei dati sensibili e l'utilizzo del medesimo fascicolo per la programmazione sanitaria e la ricerca scientifica – n. 3-01029)

PRESIDENTE. La deputata Fabiola Bologna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01029 (Vedi l'allegato A).

FABIOLA BOLOGNA (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, ha istituito il fascicolo sanitario elettronico e l'infrastruttura nazionale per l'interoperabilità tra i fascicoli sanitari elettronici regionali.

Il modello attualmente operativo obbliga l'assistito ad accedere al proprio fascicolo, secondo le modalità e le credenziali stabilite dalla regione di appartenenza e, in caso di trasferimento in altra regione, a riaccreditarsi al portale realizzato da quest'ultima.

Con circolare n. 3 del 2 settembre 2019 l'Agenzia per l'Italia digitale ha disciplinato la procedura di accesso al fascicolo da parte degli assistiti, per favorire la fruibilità del servizio, attraverso un unico portale di accesso nazionale.

Si chiede al signor Ministro se la recente evoluzione sul fascicolo sanitario elettronico sia adeguatamente sostenuta da metodi tecnologici innovativi, tali da assicurare, in riferimento ai dati sensibili trattati, l'immutabilità e l'incrociabilità dei dati, per il controllo continuo della veridicità e dell'autenticità sia delle fonti che dei singoli accessi, e sia in grado di fornire i dati utilizzabili anche per la programmazione sanitaria, la ricerca scientifica e la valutazione della qualità delle cure.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Anche in questo caso ringrazio gli interroganti, perché pongono l'attenzione su un tema che considero altamente strategico per il futuro del nostro sistema sanitario nazionale. L'informatizzazione, la digitalizzazione e l'utilizzo dei dati sarà un punto centrale del mio mandato e dello sforzo di riforma del nostro Servizio sanitario nazionale.

Il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, all'articolo 12, ha istituito il fascicolo sanitario elettronico, che ha proprio lo scopo di raccogliere l'insieme dei dati e dei documenti di tipo sanitario e sociosanitario, per agevolare l'assistenza al paziente, garantendo la completezza informativa del suo quadro clinico.

Trattandosi di dati sensibili, al fine di garantire il rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, l'accesso al fascicolo sanitario elettronico, sia per i cittadini che per i professionisti sanitari, avviene attraverso metodi di autenticazione forte a due fattori, che garantiscono un maggior livello di sicurezza, tra i quali il sistema pubblico di identità digitale e la carta nazionale dei servizi.

Già il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2015, n. 178, ha specificato le misure di sicurezza e le regole tecniche per l'accesso, la conservazione e la codifica dei dati, nonché l'interoperabilità del fascicolo sanitario elettronico, sia da parte degli utenti che dei sistemi, attuate in conformità alle previsioni del codice di amministrazione digitale e nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali.

Per la consultazione in sicurezza dei dati contenuti nel fascicolo sanitario elettronico sono assicurati, oltre ai sistemi di autenticazione già citati, protocolli di comunicazione sicuri, basati sull'utilizzo di standard crittografici, la cifratura e separazione dei dati sullo stato di salute, procedure di anonimizzazione degli elementi identificativi diretti e, infine, la tracciatura degli accessi e delle operazioni effettuate.

Segnalo, inoltre, che sul portale fascicolosanitario.gov.it è possibile visualizzare tutta la documentazione tecnica anche relativa alle misure di sicurezza per la protezione dei dati.

Da ultimo e come ulteriore elemento di garanzia della rilevanza che il Ministero attribuisce alla tematica in esame, segnalo che è stato istituito presso il Ministero della Salute, nell'ambito della cabina di regia del nuovo sistema informativo sanitario, il tavolo tecnico di monitoraggio e indirizzo per l'attuazione del fascicolo sanitario elettronico, che nella seduta dello scorso 29 maggio ha sottoposto all'approvazione della medesima cabina di regia i contenuti, i formati e gli standard delle ulteriori tipologie di documenti previsti.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Speranza. La deputata Fabiola Bologna ha facoltà di replicare.

FABIOLA BOLOGNA (M5S). Ringrazio il signor Ministro e sono soddisfatta della risposta. Le enormi potenzialità della sanità digitale devono essere sempre supportate da una tecnologia avanzata e centralizzata, che garantisca il pieno controllo dei dati sensibili e allontani la possibilità di qualsiasi tentativo di alterazione o sottrazione di dati.

Inoltre, il fascicolo sanitario nazionale in un Paese che, da una parte, sarà composto da molti anziani soli, con patologie croniche, che evolverà verso una medicina di precisione personalizzata, dovrà garantire un'ottimizzazione dei tempi di lavoro per le incombenze burocratiche. Dovrà, quindi, garantire la consultazione immediata e puntuale della documentazione relativa alla storia clinica, agli esami eseguiti, alle prescrizioni del cittadino, facilitando il lavoro di tutti gli operatori sanitari nell'assistenza sanitaria e sociale ed evitando inutili duplicazioni di esami e sovrapposizioni di servizi, con notevole risparmio di tempo e di risorse, che potranno essere liberate per altri cittadini. Questo a vantaggio della collettività e della sostenibilità del sistema sanitario nazionale, grazie.

(Elementi e iniziative di competenza in merito all'attuazione del decreto-legge n. 35 del 2019 con riferimento alla possibilità di assunzione dei medici specializzandi e alle relative funzioni – n. 3-01030)

PRESIDENTE. La deputata Lisa Noja ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Filippo ed altri n. 3-01030 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LISA NOJA (IV). Grazie, signor Presidente. Onorevole Ministro, la nostra interrogazione affronta il tema dell'emergenza legata alla mancanza organica di medici; è una carenza che è destinata a peggiorare: i dati dell'ultimo studio ANAAO ci dicono che, al 2025, andranno in pensione almeno 6.500 medici specialisti; i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale che andranno in pensione nei prossimi tre anni saranno circa 20.000 e l'entrata in vigore di “quota 100” rischia di peggiorare questo dato, con un potenziale pensionamento di circa 38.000 unità.

Fino al 2028 le stime ci dicono che andranno invece in pensione circa 33.292 medici di famiglia. Rischiamo, quindi, un'organica mancanza di medici nel nostro Servizio sanitario nazionale tra pediatri, medicina di emergenza e medici di base.

Con il decreto n. 35 del 2019 è stata assunta una serie di iniziative: noi chiediamo lo stato di attuazione di queste iniziative nelle varie regioni e, in particolare, della misura appunto che consente alle aziende sanitarie di assumere a tempo determinato specializzanti e se non ritenga utile un atto chiarificatore di quali saranno le funzioni e le competenze di questi professionisti, grazie.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio gli interroganti perché anche questo mi sembra che sia un tema decisivo e sarà al centro della mia attenzione sin dai primi passi del mandato governativo. Voglio ricordare che su questa problematica pochi giorni fa ho ricevuto un documento da parte della Conferenza delle regioni, approvato all'unanimità, che rappresenta dal mio punto di vista un vero e proprio grido di dolore, quindi credo che su questo dobbiamo mettere la massima attenzione.

Una nuova serie di misure stiamo provando ad approfondirle, non solo per la sfida del Patto per la salute con le regioni, ma anche rispetto al disegno di legge di bilancio 2020, che potrà provare a fornire già qualche prima soluzione.

Nel dettaglio, per fare fronte alla fuoriuscita di medici specialisti dal Servizio sanitario nazionale si è già provveduto al reperimento di risorse aggiuntive da destinare alla formazione specialistica.

Voglio ricordare che nel 2019 il numero di contratti statali finanziati è stato incrementato di 1.800 unità, facendo un significativo passo in avanti; in particolare sono state adottate, tra le altre misure, le seguenti: le borse disponibili per la medicina generale per il triennio 2018-2021 sono passate da 1.018 a 2.093; inoltre, la legge di bilancio passato ha stanziato ulteriori 10 milioni di euro. Le borse disponibili per la specializzazione in pediatria sono state significativamente aumentate: 545 sono quelle finanziate con fondi statali per il 2019, ovvero 136 contratti in più rispetto all'anno precedente, cui si aggiungono 71 contratti finanziati dalle regioni e da enti terzi. Per la specializzazione in medicina di emergenza ed urgenza sono previsti, per l'anno accademico 2019-2020, 229 contratti aggiuntivi rispetto ai 162 finanziati nell'anno precedente; anche per tale specializzazione, per la prima volta, è stato assicurato il fabbisogno formativo rappresentato dalle regioni.

Quanto alla norma da lei richiamata, che consente agli specializzandi dell'ultimo anno di corso di partecipare ai concorsi per la dirigenza medica, l'obiettivo di tali disposizioni è quello di migliorare il percorso di formazione e di mettere celermente i giovani professionisti nel Sistema sanitario nazionale, evitando che i tempi tecnici intercorrenti tra il conseguimento del diploma di specializzazione e la pubblicazione dei bandi di concorso possano determinare una dispersione degli specialisti, spesso attratti dalle strutture private.

Queste disposizioni sono, e dovranno sempre essere, pienamente coerenti con quanto indicato dalla sentenza n. 249 del 2018 della Corte costituzionale, la quale ha affermato che la disciplina statale prefigura una progressiva autonomia operativa del medico in formazione, con la possibilità di eseguire interventi assistenziali, perché ciò avvenga con gradualità, in coerenza con il percorso formativo e comunque con la supervisione di un medico strutturato, preferibilmente il tutore.

Colgo l'occasione, da ultimo, per segnalare che è prossimo l'avvio di un confronto con il MIUR e le regioni per addivenire ad un'intesa finalizzata alla uniforme applicazione delle citate disposizioni su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Vito De Filippo ha facoltà di replicare.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti della sua risposta, soprattutto sul quadro generale di impegni che lei descrive, che noi condividiamo e proveremo a sostenere in tutti i modi, come abbiamo fatto in questi anni anche nell'attività del Parlamento. Il problema degli organici e del personale nella pubblica amministrazione è sempre un grande problema: come può sicuramente notare e come ha descritto anche nella sua risposta, nella sanità non è soltanto un grande problema, ma è anche un grave problema, perché produce effetti distorsivi, tra i quali quello più riconosciuto, anche censito e stimato in questi ultimi anni è quello della emigrazione di tantissimi medici italiani in molti Paesi europei, perché non trovano spazio e possibilità nel nostro Sistema sanitario nazionale.

Siamo molto d'accordo sull'applicazione di quella norma, che era contenuta nel cosiddetto “decreto Calabria” e che sostanzialmente era un intervento, come dire, emergenziale rispetto a un contesto più complessivo, che la collega Noja ha descritto in maniera molto puntuale: noi avremo bisogno, nei prossimi anni, di tantissimi medici, di tantissimi specialisti. Il doppio imbuto formativo e lavorativo dovrà essere risolto con una strategia complessiva, che non riguarderà sicuramente soltanto il Ministero della Salute ma, come giustamente lei ha richiamato, anche il Ministero dell'Istruzione, perché il mondo dell'università deve saper accogliere questa quantità enorme di formazione di cui noi abbiamo bisogno con ulteriori investimenti, anche lì in termini di organici e in termini di strutture.

Per questa ragione siamo d'accordo sull'impegno che lei descrive sul tema del personale, sapendo che anche l'intervento della norma che noi abbiamo commentato in questa interrogazione era un piccolo passo, ma abbiamo bisogno di fare una azione più strategica e più sinergica, per dare una risposta complessiva al Sistema sanitario italiano.

(Iniziative di competenza per il contrasto ad irregolarità e abusi nell'amministrazione della sanità, anche alla luce delle vicende giudiziarie in ambito sanitario che hanno interessato la regione Umbria – n. 3-01031)

PRESIDENTE. Il deputato Prisco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01031 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, negli ultimi decenni l'Italia è stata investita da numerosi scandali in ambito sanitario, che hanno interessato da ultimo la regione Umbria. La più recente inchiesta della Guardia di Finanza sulla sanità umbra ha riguardato, appena pochi mesi fa, alcune irregolarità che sarebbero state commesse nel corso di assunzioni in azienda ospedaliera di Perugia, che ha portato poi anche alla caduta anticipata del governo regionale. Al netto del merito giudiziario, che sarà ovviamente chiarito nelle aule di tribunale, dopo lo scandalo e nonostante l'arrivo dei nuovi commissari straordinari, la sanità umbra rimane afflitta da gravi carenze e inefficienze organizzative, quali la mancanza di personale sanitario in molti ospedali della regione e la lunghezza dei tempi di attesa per ottenere prestazioni sanitarie, che ha fatto collocare, dal tribunale del malato l'Umbria, tra gli ultimi posti per quanto riguarda alcune liste d'attesa. Le chiediamo quindi, signor Ministro, anche alla luce…

PRESIDENTE. Deve concludere.

EMANUELE PRISCO (FDI). …della notizia che ha interessato il commissario dell'Ospedale di Terni tra gli indagati nell'inchiesta “concorsopoli”, quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di impedire ulteriori irregolarità o abusi nell'amministrazione della sanità e tutelare i diritti…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE PRISCO (FDI). …dei cittadini umbri, come previsto dall'articolo 32 della Costituzione italiana.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Il Ministero della Salute ha assunto diverse iniziative, che hanno tenuto conto della necessità di apportare un miglioramento del Servizio sanitario nazionale in termini di lotta alla corruzione ed agli sprechi, nella consapevolezza che la trasparenza e l'integrità costituiscono le condizioni essenziali per la tutela del diritto alla salute, per la sostenibilità del medesimo Servizio sanitario nazionale e per la salvaguardia dell'indispensabile rapporto di fiducia tra il cittadino e lo stesso sistema di welfare.

Sul punto intendo proseguire nella linea di stretta e proficua collaborazione con l'ANAC: sono state realizzate importanti sinergie negli ultimi anni, per prevenire eventuali rischi corruttivi attraverso l'adozione di misure di prevenzione e una implementazione delle procedure di verifica, controllo e valutazione tra tutti i livelli istituzionali. Già con la determinazione ANAC n. 12, del 28 ottobre 2015, recante Aggiornamento 2015 al Piano nazionale anticorruzione, è stata prevista una specifica sezione dedicata alla sanità, che contempla misure di trasparenza, di prevenzione e contrasto di eventuali rischi corruttivi. Il 21 aprile 2016, con accordo stipulato tra l'ANAC e il Ministero della Salute e successivo atto integrativo del 26 luglio 2016, è stata avviata una collaborazione reciproca, con lo scopo di verificare e valutare la corretta attuazione ed implementazione dei piani triennali di prevenzione dalla corruzione e sulla trasparenza da parte delle aziende sanitarie, nel rispetto delle raccomandazioni ed indirizzi diramati dall'ANAC.

Inoltre, intendo continuare nella linea di garantire la massima trasparenza nella selezione dei direttori generali, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 171 del 2016. Tale decreto, nel disciplinare il sistema di conferimento degli incarichi ai direttori generali, ha introdotto, tra gli elementi su cui si fonda la valutazione dell'attività dei direttori stessi, anche l'adempimento degli obblighi di trasparenza, nella consapevolezza che essa costituisce una delle principali leve a garanzia dell'integrità del Sistema e della sua sostenibilità.

Per quel che riguarda, in particolare, la salvaguardia dei principi di trasparenza e correttezza nell'ambito delle procedure concorsuali, gli stessi assumono, in questo ambito, un ruolo di particolare rilievo.

Proprio al fine di assicurare un quadro chiaro di regole certe e snelle, volte a garantire la selezione dei migliori, il Ministero della Salute, in collaborazione con i rappresentanti delle regioni, del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero dell'Economia e delle finanze, ha avviato una revisione generale della vigente normativa concorsuale per l'accesso al Servizio sanitario nazionale, al fine di definire procedure semplificate ed efficienti, che riducano i rischi di fenomeni corruttivi.

Entrando ancor di più nel merito, la task force di cui al decreto ministeriale del 27 marzo 2015 ha effettuato, nei giorni 18 e 19 aprile 2019, una visita ispettiva presso l'azienda ospedaliera di Perugia, proprio per verificare le possibili ricadute sulla qualità e la sicurezza dell'assistenza sanitaria erogata ai cittadini a seguito di condotte potenzialmente corruttive poste in essere nell'ambito delle procedure concorsuali di assunzione.

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Tra le iniziative avviate al fine di fare chiarezza sui fatti in esame, il Ministero della Salute ha stipulato con la regione Umbria, in data 30 aprile 2019, un importante accordo di collaborazione. Assicuro in ogni caso - e concludo - il massimo impegno del Ministero della Salute per garantire la legalità e la trasparenza, nel rispetto delle attribuzioni della magistratura inquirente.

PRESIDENTE. Il deputato Emanuele Prisco ha facoltà di replicare.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, per dire che non sono soddisfatto delle risposte del Ministro. Io capisco che sia Ministro da poco e poco c'entri, ovviamente, con questi fatti, nonostante il presidente della commissione sanità della regione Umbria sia espressione del suo stesso partito. La sanità umbra assorbe l'80 per cento circa del bilancio regionale, ed è gestita da funzionari - mi permetta - tra virgolette almeno definiamoli “inadatti” (quelli nominati dal PD, intendo), visto che ormai non ce n'è più nessuno, del management sanitario, che non sia stato investito da provvedimenti giudiziari.

Credo quindi che, nell'inadeguatezza del governo regionale umbro, almeno il Governo nazionale debba prendere dei provvedimenti. Io capisco che anche i suoi alleati, i nuovi alleati del MoVimento 5 Stelle si siano ormai arresi in Umbria a cambiare qualcosa: sono partiti moralizzatori perché volevano aprire il palazzo come una scatoletta di tonno, ma in nome del “patto della poltrona” che avete siglato qui a Roma, stanno facendo di tutto per lasciare il PD, lo stesso identico PD che c'era prima, al governo dell'Umbria. Per fortuna saranno i cittadini, il 27 ottobre, a cambiare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Le segnalo che, nonostante l'encomiabile impegno che la stragrande maggioranza del personale medico-sanitario mette nel proprio lavoro, credo sia necessario, quanto mai urgente, un intervento anche del Governo per garantire ai cittadini umbri, ed in particolare ai malati, un livello di efficienza che garantisca, che possa sopperire a quelle carenze di cui ho parlato anche prima e di cui il tribunale del malato si è fatto carico.

Credo che sia tempo di intervenire con forza, e non soltanto professare linee di principio, che possono sembrare auspicabili, ma che poi nella concretezza dimostrano… Come anche gli atti e le notizie di questi giorni hanno confermato, le scelte operate dalla task force come commissari di Governo non sono state sicuramente efficaci…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE PRISCO (FDI). …perché è notizia di ieri, dicevo nella premessa, che anche il commissario dell'azienda e dell'Ospedale di Terni è stato interessato da un provvedimento giudiziario nell'ambito della stessa inchiesta “concorsopoli” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative del Governo volte a fronteggiare l'incremento degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, nonché in materia di redistribuzione dei richiedenti asilo in ambito europeo – n. 3-01032)

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vinci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01032 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Presidente, il 23 settembre scorso, in occasione del summit convocato a La Valletta, è stata sottoscritta una dichiarazione comune di intenti su base volontaria e temporanea tra Italia, Francia, Germania e Malta, alla presenza della Finlandia, in qualità di Stato avente la Presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, e della Commissione europea, su una procedura per garantire lo sbarco di migranti che giungano illegalmente in Europa a bordo di navi prevalentemente delle ONG, e la successiva redistribuzione solo dei richiedenti asilo tra gli Stati europei eventualmente aderenti all'accordo.

Gli stessi dati del Ministero dell'Interno enunciano un numero di ingressi illegali via mare, a settembre 2019, quasi triplicato rispetto allo stesso mese del 2018: passati da 947 a 2.386. Si chiede se e quali reali e concrete iniziative il Governo intenda porre in essere per fronteggiare l'escalation di sbarchi e nei riguardi del mancato accordo in sede europea.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, quanto esposto dagli onorevoli interroganti mi consente di fare il punto sulle iniziative intraprese dal nostro Paese in tema di politiche migratorie, a partire da questo rinnovato clima di solidarietà che ho registrato a Malta alla fine di settembre e che considero presupposto necessario per l'effettiva condivisione ed una vera e propria strategia europea di governo del fenomeno.

Ritengo un risultato importante aver coinvolto due Paesi grandi, quali la Francia e la Germania, ad un tavolo comune con l'Italia e Malta. È stata un'occasione preziosa per dialogare e per discutere di politiche migratorie, condividendo metodi ed obiettivi, nella prospettiva di pervenire ad un nuovo patto di solidarietà europeo.

Il metodo di lavoro comune che è stato adottato si fonda sulla convinzione che il sistema di gestione dei flussi deve essere più equo e bilanciato: in questo senso, la dichiarazione congiunta di intenti, che è stata sottoscritta in quella sede, pur costruita sull'adesione volontaria, è, tuttavia, cogente negli obblighi applicativi e rappresenta un indiscutibile deciso passo in avanti. Si tratta di una metodologia di lavoro che, per l'Europa, rappresenta una novità; inaugura un percorso complesso e impegnativo che è stato impostato con serietà per il raggiungimento di obiettivi concreti ed equilibrati.

Tale percorso intende coniugare il necessario rigore contro i trafficanti di esseri umani con il rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di solidarietà che sono alla base della costruzione dell'integrazione europea, cui non intendiamo rinunciare.

È evidente che non considero l'intesa di Malta un punto di arrivo, quanto, piuttosto, una forte spinta a sviluppare una strategia complessiva di riforma delle politiche migratorie.

Sono convinta, in particolare, che occorra innovare il sistema comune europeo di asilo e definire una nuova cornice di cooperazione e di sviluppo con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori.

È in questo quadro che è ormai indispensabile intervenire sul principio di Paese di primo approdo che discende dall'applicazione del Regolamento di Dublino.

Ho avuto modo di illustrare questi temi al Consiglio affari interni della scorsa settimana in Lussemburgo. A fronte di alcuni Stati europei che non hanno mostrato aperture, ho comunque verificato che altri Paesi stanno maturando delle posizioni favorevoli.

Tengo a sottolineare - e concludo - che non credo si possa parlare di una escalation degli sbarchi sulla base del dato citato dagli onorevoli interroganti relativo al solo mese di settembre. L'incremento numerico in effetti c'è stato ed è, se vogliamo, riconducibile anche all'ultimo mese di…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. …ottobre, ed è riconducibile all'aumento degli sbarchi autonomi, che non costituisce un fenomeno nuovo dal momento che, nel 2018, i migranti giunti con piccoli natanti sono stati circa 6 mila, mentre dall'inizio di quest'anno sono 6.800…

PRESIDENTE. Concluda, per favore, ha esaurito il suo tempo.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. …con una tendenza all'incremento che ha cominciato a manifestarsi già nel mese di marzo.

Il Governo ha la piena consapevolezza che le politiche necessarie per la gestione del fenomeno debbano andare oltre la mera contabilità statistica.

PRESIDENTE. Il deputato Vinci ha facoltà di replicare.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a nome dei firmatari mi dichiaro non soddisfatto. Volevamo sentire delle soluzioni concrete e non delle promesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sono bastati solo 40 giorni del nuovo Governo per far comprendere a tutti i cittadini italiani quali sono le differenze tra chi vuole difendere i confini del proprio Paese e chi invece usa la parola “accoglienza” per spalancare i porti e le porte.

Sono triplicati gli sbarchi, questo è un dato ufficiale fornito dal suo Ministero; poi lo può interpretare come vuole, ma il dato è quello. Il preaccordo europeo, sottoscritto durante il vertice di Malta il 23 settembre per il ricollocamento dei migranti sbarcati in Italia, non prevedeva la rotazione dei porti italiani, ma la rotazione dei porti europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Invece, oggi ci ritroviamo ad avere soltanto la rotazione dei nostri porti, Francia e Germania si sono già tirate fuori.

Al Consiglio dei ministri degli interni tenutosi in Lussemburgo, infatti, su ventotto Paesi, soltanto Irlanda, Portogallo e Lussemburgo hanno dichiarato di essere favorevoli alla redistribuzione, mentre la Germania ha subito specificato che, se da qualche centinaia i migranti diventano qualche migliaia, lei si tira fuori. Stiamo parlando di decine di migliaia che da sempre arrivano nel nostro Paese e qui ci sentiamo dire che, se ne arriva qualche migliaio, loro escono? Stiamo scherzando?

Si parla, poi, di salvare vite umane, questo è il ritornello che proviene più spesso, che fuggono dalle guerre; però, se si va a vedere poi i Paesi dai quali provengono queste persone, sono la Nigeria, il Pakistan, il Senegal, altri Paesi nei quali non c'è la guerra, nei quali i cittadini italiani vanno a lavorare, spesso in vacanza, e, cosa ancor più grave, gli stessi immigrati spesso tornano in quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Le voglio ricordare che lei è pagata per difendere i confini del nostro Paese, per far rispettare le nostre leggi sull'immigrazione, per parlare non con le ONG, ma con le forze dell'ordine, non per far portare nel nostro Paese la volontà dei poteri forti.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Faccia come la Francia e la Germania, che chiudono le loro frontiere e se ne fregano anche dell'Accordo di Malta. Per questo noi urliamo: “Stop invasione” (I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono cartelli recanti la scritta: “Stop invasione”)!

PRESIDENTE. Prego i colleghi di rimuovere immediatamente gli striscioni che hanno esposto. Non costringetemi a richiamarvi all'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Vergogna, vergogna!).

Ricordo a tutti che le interrogazioni a risposta immediata… Colleghi! I commessi intervengano e requisiscano i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

(Iniziative di competenza in ordine alla situazione di degrado rilevata nel comune di Roma, con particolare riguardo alla gestione dei rifiuti, anche valutando la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale – n. 3-01033)

PRESIDENTE. La deputata Calabria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01033 (Vedi l'allegato A).

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Presidente. Ministro Lamorgese, Roma Capitale ormai da troppo tempo versa in uno stato di profondo degrado, nella completa inerzia dell'amministrazione comunale e nella totale inadeguatezza del sindaco Raggi nell'approntare una concreta soluzione efficace e tempestiva per quella che si configura come una vera e propria emergenza. Stiamo parlando di danni ingenti al manto stradale, stazioni della metropolitana chiuse, l'ultima è di stamattina, 425 milioni già stanziati e inutilizzati per la riqualificazione delle metro A e B, decine e decine di immobili occupati abusivamente, che diventano delle vere e proprie zone franche, teatro di terrore, teatro di orrori, dove mercanti di morte avvelenano ogni giorno i nostri figli. E poi il caos rifiuti: Roma è totalmente invasa dai rifiuti.

Da ultimo, grazie a un servizio del programma le Iene, la procura della capitale ha aperto un'inchiesta in relazione alla mancata raccolta dei rifiuti derivanti dalle attività commerciali.

PRESIDENTE. Concluda.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Chiediamo con questa interrogazione, dunque, al Ministro Lamorgese di promuovere le opportune iniziative di competenza, volte a individuare immediate soluzioni e, inoltre, se vi siano i presupposti per lo scioglimento dello stesso consiglio comunale, con conseguente ricorso al commissariamento della città.

PRESIDENTE. Avverto che la presente interrogazione deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Marrocco, Ruggieri e Spena, le cui firme non figurano per un mero errore materiale nel testo stampato.

La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Desidero preliminarmente evidenziare che le ipotesi di scioglimento dei consigli comunali su iniziativa dei prefetti competenti territorialmente sono previste da specifiche disposizioni di legge. Si tratta di fattispecie tipizzate dall'ordinamento, poiché la sanzione dello scioglimento incide sull'autonomia di rango costituzionale degli enti locali. Ricordo che i consigli comunali possono essere sciolti, a norma dell'articolo 141 del Testo unico degli enti locali, quando compiono atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico. Inoltre, si può pervenire allo scioglimento quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per cause espressamente indicate dal legislatore e riferibili a vicende di natura personale o politica riguardante gli organi elettivi.

Sono previste, poi, altre specifiche ipotesi che attengono alla mancata approvazione del bilancio e degli strumenti urbanistici generali. Allo stato le condizioni previste dalle norme appena citate non appaiono sussistere. Per quanto riguarda, poi, i fondi per la riqualificazione delle linee A e B della metropolitana, risulta che lo stanziamento di 425 milioni di euro, cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, sia a carico del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con il quale, nel dicembre 2018, la giunta capitolina ha approvato uno schema di convenzione per interventi destinati all'ammodernamento della rete. Roma Capitale ha riferito al riguardo di avere avviato le attività preliminari e le progettazioni necessarie per l'espletamento delle gare per l'esecuzione dei lavori e per l'acquisizione delle forniture, al fine di assicurare il rispetto delle previsioni della convenzione.

Quanto alla gestione dei rifiuti urbani nella capitale, restano ferme le competenze assegnate al comune e alla regione dall'ordinamento vigente. Il Ministero dell'Ambiente ha riferito della conduzione di specifici tavoli tecnici tra regione Lazio, prefettura, comune e città metropolitana per il monitoraggio sull'andamento della raccolta dei rifiuti stessi, la realizzazione dell'impianto di gestione e l'attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti. Sono emerse al riguardo alcune criticità del sistema impiantistico, che richiedono interventi strutturali al fine di evitare le problematiche che periodicamente si verificano sul territorio. Il Ministero dell'Ambiente ha assicurato il monitoraggio sullo stato di avanzamento delle attività per scongiurare ogni rischio per la salute umana e per l'ambiente. Costante rimane, comunque, l'attenzione della prefettura relativamente agli interventi necessari a garantire la piena vivibilità del territorio, anche attraverso il coordinamento di tutte le iniziative necessarie a prevenire pericoli per la sicurezza pubblica connessi alle segnalate criticità.

PRESIDENTE. La deputata Calabria ha facoltà di replicare.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Ministro. Prendo atto delle sue parole ma la risposta non può ritenerci soddisfatti perché si evidenzia il mantenimento di un approccio totalmente limitante, totalmente limitato, quasi si voglia configurare la città di Roma, la Capitale d'Italia, come un piccolo comune qualsiasi. Bene, questo no: stiamo parlando di Roma, della Capitale d'Italia, del fulcro della storia, della tradizione e della grandezza italiana e occidentale. Capisco l'imbarazzo del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico: Roma è sicuramente per questi partiti un tema scivoloso e imbarazzante nel momento in cui questi due partiti, anche a livello locale, si sono combattuti anche ferocemente. Capisco ancora di più l'imbarazzo quando si accarezza l'idea per un prossimo futuro di un'alleanza, quando si sono rimpallati responsabilità istituzionali sul tema di Roma e anche sul tema dei rifiuti molte più volte. Ecco, noi speravamo che, invece, almeno su questo tema, sul dossier rifiuti, l'alleanza del PD e dei Cinque Stelle potesse portare qualche risultato: così non è stato. E allora qualche numero: 13 assessori cambiati in soli tre anni; 6 amministratori delegati di AMA che si sono dimessi al grido “via gli incapaci; per colpa degli incapaci ci dobbiamo dimettere”, quegli stessi incapaci che li avevano messi a quel posto. In piena sintonia con il giudizio dei romani sull'amministrazione capitolina, sull'amministrazione romana, se il Governo non vede margini di commissariamento, i romani e noi li vediamo eccome, perché non si può continuare a guardare dall'altra parte; lo Stato non può abdicare al suo ruolo mentre Roma affoga tra i rifiuti e il degrado, perdendo ogni giorno un poco di più della bellezza e della grandezza che l'hanno resa famosa nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative, anche normative, in merito all'improprio uso da parte di terzi di divise e simboli appartenenti alle forze dell'ordine, anche in considerazione dei recenti episodi occorsi presso gli istituti penitenziari di Spoleto e San Gimignano – n. 3-01034)

PRESIDENTE. Il deputato Ceccanti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01034 (Vedi l'allegato A).

STEFANO CECCANTI (PD). Signora Ministra, il tema che vogliamo sottoporle oggi è il carattere inaccettabile dell'uso a fini di parte di simboli che appartengono a tutti. Nell'interrogazione facciamo riferimento solo ai tre ultimi episodi che riguardano l'ex-Ministro Salvini, che notoriamente usa molto queste tecniche propagandistiche, sia in una trasmissione televisiva sia in due visite a istituti carcerari, annettendo l'immagine di forze di polizia a sé e alla propria parte politica. Per questo le proponiamo il seguente quesito: se non intenda adottare iniziative anche normative che affermino l'illegittimità dell'uso di divise e simboli appartenenti alle forze dell'ordine da parte di terzi e se non ritenga di promuovere un'indagine amministrativa circa le modalità mediatiche con cui sono state effettuate le visite nelle carceri di Spoleto e di San Gimignano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'ordinamento vigente prevede norme di natura primaria e secondaria che disciplinano l'uso della divisa laddove la stessa costituisca il segno distintivo di un ufficio o di un impiego pubblico. In particolare l'articolo 498 del codice penale, concernente il reato ora depenalizzato di usurpazione di titoli ed onori, prevede, per la fattispecie dell'uso abusivo della divisa in pubblico, una sanzione amministrativa pecuniaria. Credo sia anche opportuno segnalare come sia da ritenersi che detto illecito si configuri solo laddove si vesta l'intera divisa d'ordinanza al fine di indurre l'opinione pubblica ad un'errata identificazione della persona che la indossa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In effetti con la citata disposizione il legislatore ha inteso tutelare la pubblica fede, sanzionando i comportamenti suscettibili di creare false apparenze con la conseguenza di indurre in errore i terzi sulla reale qualifica del soggetto agente. Un analogo orientamento è stato espresso anche dalla Corte di Cassazione con sentenza dell'aprile del 2012. Sul caso specifico, segnalato dagli onorevoli interroganti, il Ministero della Giustizia ha riferito che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria si è riservato la facoltà di avviare opportune verifiche volte ad individuare, a fini disciplinari, l'eventuale coinvolgimento di appartenenti al corpo nella cessione del capo di vestiario di cui trattasi, fermo restando che articoli, come quello in questione, possono essere acquistati da rivenditori autorizzati oltre che oggetto di possibili contraffazioni.

Lo stesso Dicastero, relativamente alle visite effettuate dal senatore Salvini presso gli istituti penitenziari di Spoleto e San Gimignano, nel comunicare che nessun aspetto di criticità sia stato segnalato dalle direzioni degli istituti interessati, ha sottolineato come, ai sensi delle disposizioni vigenti, i membri del Parlamento possono visitare gli istituti di pena senza preventiva autorizzazione, come ben noto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Laura Boldrini, che ha sottoscritto in data odierna l'interrogazione, ha facoltà di replicare. Pregherei cortesemente di far parlare la deputata Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD). La ringrazio, signora Ministra per la risposta che ha voluto dare alla nostra interrogazione. Signor Presidente, è chiaro che nessuno di noi qui intende mettere in discussione il potere ispettivo di un parlamentare di visitare i luoghi di detenzione e anche di verificare le condizioni delle persone che vi sono trattenute così come le condizioni di lavoro del personale. Ma con la nostra interrogazione noi abbiamo voluto denunciare due fatti. Il primo è stato già anticipato dal mio collega professor Ceccanti, cioè che l'ex-Ministro e attuale senatore Salvini al fine proprio di propaganda politica - vedete colleghi questo fine - propaganda politica di partito (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Direi di piantarla per cortesia. Non è la curva di uno stadio questa e siamo in diretta televisiva.

LAURA BOLDRINI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Se è ancora possibile parlare in quest'Aula senza i “buu” da stadio, le sarei profondamente grata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), signor Presidente, siamo in un'aula parlamentare. Dicevo che amava e ama tuttora indossare le magliette delle forze dell'ordine, anche adesso che non è Ministro. Ma le forze dell'ordine sono al servizio dello Stato, signor Presidente, dunque al servizio di tutti i cittadini e le cittadine, indipendentemente dal loro orientamento politico. Quindi, signora Ministra, lo ritengo molto grave perché si rischia di ledere - colleghi e colleghe - il prestigio e l'imparzialità delle stesse forze dell'ordine.

Inoltre, c'era il secondo aspetto, signor Presidente: il fatto che noi vogliamo denunciare è che non si può andare in un penitenziario, in un carcere, come ha fatto il segretario della Lega, strumentalizzando quindi le sue prerogative di potere ispettivo, e fare i comizietti (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier) e convocare queste adunanze per fare dei comizi a carattere elettorale, perché non ci sfugge, signor Presidente, che questo è stato fatto…

PRESIDENTE. I colleghi possono parlare quando è il loro turno

LAURA BOLDRINI (PD). È stato fatto in una regione dove si va alle elezioni, in Umbria, tra pochi giorni (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier). E allora, cari colleghi, un po' di civiltà istituzionale. Capisco che è chiedere molto, forse troppo. Il senatore Salvini poi ha dato…

PRESIDENTE. Concluda per favore.

LAURA BOLDRINI (PD). …ampio spazio mediatico, facendo riferimento anche a fatti falsi (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier). Ha detto delle bufale quando ha detto che un detenuto tunisino ha morso l'orecchio…

PRESIDENTE. La ringrazio deputata Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD). No, signor Presidente, mi consenta di finire perché mi hanno interrotto.

PRESIDENTE. Prego, ma deve concludere perché ha esaurito il tempo.

LAURA BOLDRINI (PD). Dunque, ha detto che è stato morso l'orecchio di una guardia, di un agente della polizia, quando non è vero. Tutto questo, tutto questo non è concepibile, ci vuole rispetto! Ci vuole rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Applausi ironici del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16 con le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Angiola, Ascari, Boschi, Brescia, Cirielli, Covolo, D'Uva, Dal Moro, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferraresi, Fusacchia, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Maggioni, Molinari, Parolo, Scoma, Sisto, Tasso, Trano e Vitiello sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Gentile Presidente, gentili deputate e gentili deputati, permettetemi, preliminarmente, di rivolgere un commosso pensiero alle famiglie dei due poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego (L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi - Applausi). Questa mattina si sono svolti i funerali: non mi è stato possibile partecipare per l'impegno al Senato e oggi, qui, alla Camera, però, come avete dimostrato, ci uniamo tutti in un commosso, partecipe pensiero e siamo tutti vicini ai loro cari e ai loro familiari.

Il prossimo Consiglio europeo ha una duplice valenza politica, in chiave europea e in chiave italiana. È il primo Consiglio europeo dopo la nomina dei vertici delle istituzioni dell'Unione europea e si svolge poche settimane prima dell'avvio del mandato della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del nuovo Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Questo Consiglio europeo, inoltre, sarà il primo al quale parteciperò come Presidente del Consiglio di un nuovo Governo che vede nell'Europa un pilastro della collocazione internazionale dell'Italia e che è pronto ad impegnarsi affinché il nuovo ciclo europeo dia finalmente ai cittadini dell'Unione le risposte che da tempo attendono.

Come ho avuto modo di affermare in occasione del discorso per il voto di fiducia, è dentro il perimetro dell'Unione europea, non fuori da esso, che si deve operare alla ricerca del benessere dei cittadini italiani, aggiornando e, anzi, rivitalizzando un progetto che ha assicurato per decenni pace, prosperità, sempre maggiori opportunità per tutti, a partire dai più giovani.

Il futuro che intendiamo assicurare al nostro continente caratterizza i temi in agenda in questo Consiglio europeo: dalla discussione sulla Turchia, alla Brexit, dal quadro finanziario pluriennale, all'allargamento, fino ai cambiamenti climatici. Su questi temi l'Italia intende fare la sua parte, affinché l'Europa agisca con piena coesione e assuma, anche nel medio e lungo termine, decisioni efficaci, decisioni sostenibili. Reputo essenziale che si lavori, a maggior ragione in questa fase che prelude all'entrata in carica dei nuovi vertici istituzionali europei, con spirito costruttivo e unitario. Quanto l'unità e la coesione siano imprescindibili per la sicurezza stessa dell'Europa ce lo ricorda, ove mai ce ne fosse bisogno, l'intervento militare turco nel nord-est della Siria, che mette a rischio la stabilità, la sicurezza dell'intera regione, causando nuove sofferenze ai civili e ulteriori sfollati e ostacolando l'accesso all'assistenza umanitaria, al punto da mettere a serio rischio le prospettive del processo politico guidato dalle Nazioni Unite per la pace in Siria e i progressi finora raggiunti dalla coalizione globale anti-Daesh. Questo scenario è tristemente simboleggiato dall'uccisione dell'attivista curda Hevrin Khalaf (L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi – Applausi). La decisione turca ripropone, dunque, l'esigenza improcrastinabile di una posizione comune dell'Unione europea.

L'Italia, da subito orientata, anche unilateralmente, verso la moratoria nella vendita di armi alla Turchia, ha fermamente voluto, fin dalla fine della settimana scorsa, farne oggetto, in sede europea, di un dibattito. Dopo le conclusioni del Consiglio affari esteri di lunedì scorso, tale moratoria assume maggiore valore politico, maggiore efficacia. Il Governo italiano, che ha subito dato seguito al provvedimento di sospensione di export di armi alla Turchia, è convinto che si debba agire con la massima determinazione per evitare ulteriori sofferenze al popolo siriano e, in particolare, curdo e per contrastare azioni destabilizzanti della regione. Questi obiettivi saranno tanto più efficaci, se raggiunti attraverso il coordinamento europeo e in sede multilaterale. Va, inoltre, ribadito come le preoccupazioni di sicurezza turche relative al nord-est della Siria debbano essere affrontate, sì, ma con strumenti politici, con strumenti diplomatici, non con l'azione militare e, in ogni caso, nel rispetto del diritto internazionale.

Di Turchia, al Consiglio europeo, si parlerà anche in relazione alla questione delle interferenze di Ankara nella zona economica esclusiva di Cipro. L'Italia continua a seguire con la massima attenzione la situazione e a partecipare alla concreta solidarietà europea che, nei giorni scorsi, ho personalmente potuto esprimere, nel corso di un colloquio telefonico, con il Presidente cipriota Anastasiades. L'Italia invita la Turchia, come rimarcato dalla Farnesina nel comunicato del 5 ottobre scorso, ad astenersi da azioni illegali. L'Unione europea ha proseguito compatta nel sostegno a Cipro, tenendosi pronta a dare seguito all'opzione di targeted measures, decisa al Consiglio europeo di giugno scorso. È essenziale, assolutamente essenziale, evitare che su questo fronte ci sia il rischio di un'escalation. Alla Turchia diversi Stati membri continuano a guardare, anche dopo le dichiarazioni non condivisibili del Presidente turco Erdogan sui rifugiati. Io ho definito simili dichiarazioni assolutamente inaccettabili. Sul tema migratorio continuo a rivendicare la priorità di un approccio equilibrato dell'Unione europea. Le conclusioni del Consiglio europeo non devono inviare segnali sbilanciati su singole rotte migratorie: si farebbe, infatti, il gioco di chi organizza i traffici di esseri umani e si accrescerebbero divisioni fra Stati membri su come attuare quella responsabilità condivisa che, in base alle prescrizioni contenute nei medesimi Trattati, deve caratterizzare l'azione europea sull'immigrazione.

Nel suo complesso, la discussione sarà l'ulteriore occasione per sottolineare ai miei omologhi europei che il meccanismo concordato il 23 settembre scorso a Malta e discusso poi, successivamente, nel corso del Consiglio giustizia e affari interni del 7 e dell'8 ottobre, rappresenta una tappa significativa, certo non risolutiva, in un percorso che l'Italia inquadra nella costruzione di un sistema europeo sostenibile ed efficace, sia nella redistribuzione, sia, con pari priorità, nei rimpatri. Tema, quest'ultimo, su cui il Governo italiano è intensamente impegnato, come dimostra il decreto “Paesi sicuri” che è stato adottato di recente.

Dobbiamo continuare a lavorare affinché l'Europa intraprenda una decisa e coordinata azione sui rimpatri, rivolta ad accordi europei di riammissione e con una lista europea di Paesi di origine sicura. Evitare fenomeni di pool factor, infatti, è primario interesse del nostro Paese, laddove alcuni Stati membri dell'Unione europea lo utilizzano, purtroppo, per giustificare la loro mancata solidarietà.

Un altro tema dell'agenda del Consiglio europeo, cruciale anch'esso per il futuro dell'Europa, è quello di Brexit. Sapete, la scadenza è fissata al 31 ottobre 2019 e il rischio di un “no deal” si sta approssimando, mentre i negoziati sulla revisione del cosiddetto backstop sul confine irlandese hanno registrato, proprio in questi ultimissimi giorni, alcuni progressi in avanti, senza tuttavia arrivare ancora ad una svolta decisiva.

In questo quadro, l'Italia è impegnata su due principali obiettivi. Il primo: proteggere i nostri cittadini e le nostre imprese dall'incertezza, e, in caso di mancato accordo, dalle conseguenze del “no deal”. Il secondo obiettivo: lavorare fino all'ultimo per trovare un'intesa con i britannici, sostenendo il lavoro del capo negoziatore Barnier ed evitando sterili rimpalli di responsabilità.

In questa fase, dobbiamo ribadire l'unità tra i 27 Stati membri dell'Unione europea e sostenere un approccio negoziale pragmatico, senza che la nostra valutazione sia caratterizzata da approcci ideologici.

Al momento gli ostacoli principali ad un'intesa sono due: il primo riguarda la governance del backstop, con un diritto di veto nordirlandese; il secondo è il confine doganale tra le due Irlande, che resta in piedi, la cui invisibilità resterà tutta da costruire durante il periodo di transizione, senza adeguate garanzie giuridiche.

Se entro il 31 ottobre riusciremo a superare questi problemi, avremo un accordo, altrimenti dovremo prepararci allo scenario di una nuova proroga, se il governo britannico la chiederà, oppure a un'uscita senza accordo.

In tale ultima evenienza, vorrei ricordare, in Italia abbiamo già provveduto, mettendo in sicurezza il Paese con un decreto-legge, cosiddetto Brexit, il decreto n. 22 di quest'anno, 2019, convertito in legge da questo Parlamento con la legge n. 41; e poi abbiamo anche varato vari piani operativi su dogane, assistenza alle imprese, servizi finanziari, diritti dei cittadini, coordinati da una task-force insediata presso Palazzo Chigi.

Quanto al quadro finanziario pluriennale, questo Consiglio europeo può e deve rappresentare un progresso in un negoziato che si presenta su un piano apparentemente tecnico, ma dalla forte valenza politica, perché esso definisce obiettivi, modalità dei fondi europei per il prossimo decennio (stiamo parlando dell'arco temporale dal 2021 al 2027) e la loro adeguatezza alle ambizioni che l'Unione intende perseguire; solo apparentemente procedurale, perché, in realtà, ancora riferita a decisioni concludenti, la discussione a questo Consiglio europeo mira a identificare i principali nodi del negoziato e a facilitarne i prossimi passi in vista del Consiglio europeo di dicembre, che deve auspicabilmente consentire di giungere alle battute finali del negoziato stesso.

Il carattere generale della discussione e delle conclusioni, quindi, non deve trarre in inganno. Riflettere su questioni come il livello complessivo del quadro finanziario pluriennale, le entrate, le ripartizioni delle risorse tra le diverse politiche, la condizionalità per l'accesso, per l'utilizzo dei fondi, non è un esercizio meramente teorico: tocca, infatti, settori in cui la sensibilità dei singoli Stati membri dell'Unione non è affatto uniforme.

È noto che tale negoziato è soggetto a complesse procedure di approvazione e diversi passaggi tra le istituzioni europee - Parlamento, Consiglio, Commissione - la cui durata è da contemperare con l'esigenza di chiudere in tempi utili un accordo ed avviare la programmazione il prossimo anno per un utilizzo tempestivo dei fondi sin dal 2021. Ma le pressioni sulla tempistica del negoziato non devono, a nostro avviso, far premio sulla qualità dell'intesa.

Come è avvenuto nei precedenti Consigli europei, considero essenziale riaffermare con forza le priorità, le linee rosse della nostra posizione, della posizione italiana. Nella sostanza riteniamo che la proposta originaria della Commissione, sebbene non ambiziosa rispetto a quanto auspicato da noi e dal medesimo Parlamento europeo, rappresenti un compromesso sufficientemente equilibrato, sia per la dimensione complessiva delle risorse, sia per la loro distribuzione tra le varie rubriche.

La Commissione europea ha proposto un tetto alla spesa pari - lo ricordo - all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri. Secondo i dati forniti dalla stessa Commissione, nel tenere conto delle conseguenze della Brexit, il volume proposto è sostanzialmente analogo a quello del bilancio in vigore, ovviamente diviso tra 27 Stati membri. Inoltre, il saldo complessivo per il nostro Paese migliora.

A fronte di questi elementi positivi sui volumi di spesa, vi sono però alcune criticità che riguardano i criteri di distribuzione, le modalità di spesa, di funzionamento di alcune condizionalità, come pure un elemento di grande attenzione sulla spesa per la politica migratoria. Mi riferisco, in particolare, al criterio della convergenza esterna per la politica agricola comune, all'indice di prosperità relativa per la coesione, ai meccanismi di flessibilità, alle condizionalità macroeconomiche relative allo Stato di diritto e alle nuove risorse proprie.

La proposta formulata nei giorni scorsi dalla Presidenza finlandese è apparentemente equidistante fra quella della Commissione e quella degli Stati, che definirei minimalisti, che vogliono cioè limitare la spesa complessiva all'1 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri.

Il segnale che proviene dalla proposta di Presidenza di turno è, invece, negativo, perché finisce per diminuire l'ambizione del bilancio stesso per renderlo inadeguato alla posta in gioco. Un'ulteriore riduzione del bilancio comporterebbe, infatti, gravi difficoltà dell'Unione nel perseguire direttamente o sostenere gli Stati membri nel raggiungimento di obiettivi di eccellenza nella ricerca, nell'innovazione, nell'azione a protezione del pianeta, negli investimenti indispensabili a costruire un'Europa migliore per i nostri giovani, nella stessa gestione dei flussi migratori.

D'altro canto, la discussione in Consiglio europeo dovrà tenere conto delle indicazioni ricevute dal Parlamento europeo per un bilancio ancora più ambizioso all'1,3 per cento.

Per quanto riguarda le entrate, il nostro Paese ha sempre sostenuto la fondamentale - ma purtroppo non ancora condivisa - esigenza di modernizzare il modo in cui l'Unione Europea finanzia il proprio bilancio, in primis attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie, che non solo allentino la dipendenza del bilancio europeo dai contributi degli Stati membri, ma contribuiscano a promuovere priorità politiche dell'Unione, quali miglior finanziamento e più efficace funzionamento del mercato interno, la progressiva armonizzazione del quadro fiscale in chiave anti-elusione e in chiave anti-dumping.

Negli ultimi mesi abbiamo proseguito il confronto e il dialogo con le istituzioni europee e con gli altri Stati membri. Sul piano nazionale questo Governo può contare su un coordinamento rafforzato, che fa capo al Ministero per gli affari europei, in stretto raccordo con il MAECI e con il Ministero dell'economia e delle finanze e sul Comitato interministeriale per gli affari europei, con l'obiettivo di identificare le reali capacità nazionali di attrazione dei fondi europei e di spesa e di individuare appropriate strategie negoziali.

La prospettiva temporale del prossimo quadro finanziario pluriennale è decisiva, attenzione, anche per la lotta al cambiamento climatico. Dopo la complessa discussione al Consiglio europeo di giugno, il confronto in questo Consiglio europeo sarà orientato in chiave internazionale, dunque, sui seguiti del Climate Action Summit dell'ONU che si è tenuto lo scorso settembre, dove a nome del Governo ho sostenuto l'obiettivo della decarbonizzazione al 2050 e ho anche illustrato i cardini del nostro percorso di transizione energetica, ho confermato il nostro impegno in vista della COP25 e, ovviamente, il nostro impegno in vista della COP26 che ci sfida, come sapete, in una partnership con il Regno Unito. Rimane essenziale per l'Italia giungere ad un consenso, superando le divisioni, emerse anche al Consiglio europeo di giugno, rispetto a un'ambizione europea che, per il Governo italiano, è ineludibile anche sul piano nazionale. Abbiamo lanciato un Green New Deal per riorientare l'intero sistema produttivo verso uno sviluppo sostenibile e per incentivare i comportamenti socialmente responsabili di tutti gli attori economici. Giovedì 10 ottobre abbiamo approvato in Consiglio dei ministri il decreto-legge “clima”, uno dei tasselli fondamentali di questo più ampio Patto per l'ambiente che il Governo in maniera corale intende perseguire.

Poche ore or sono, abbiamo approvato in Consiglio dei ministri anche il decreto fiscale e il disegno di legge per il bilancio e anche lì ritroverete, adesso che saranno sottoposti alla vostra discussione, notevoli nuove misure per quel che riguarda questo Green New Deal. Sono misure, nel complesso, attraverso le quali abbiamo intenzione di rafforzare sensibilmente il contrasto all'emergenza climatica. Mi aspetto che il tema dell'ambiente alimenti una discussione proficua sul prossimo ciclo istituzionale e sull'attuazione dell'agenda strategica 2019-2024, approvata al Consiglio europeo dello scorso giugno. Questa discussione avverrà, infatti, alla presenza della Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che, mai come in precedenza, non vi sarà sfuggito, ha posto il tema ambientale e i suoi risvolti anche sociali al centro delle priorità e della visione per il futuro dell'Europa. Senza un'azione rapida e inclusiva verso gli obiettivi ambientali e sociali, senza un impulso decisivo e coraggioso di tutte le istituzioni europee, l'Europa, infatti, potrà alimentare solo delusione nei cittadini del continente e in particolare nei giovani e sfiducia dagli stessi Stati membri. La sfida ambientale, così come quella sociale, suggerisce, infatti, inevitabilmente, di scommettere sulla collaborazione tra Stati e su un rinnovato multilateralismo, fondato su un'agenda condivisa che rifiuti impulsi isolazionisti e autoreferenziali.

Il Consiglio europeo affronterà, inoltre, il tema dell'allargamento, sulla base delle conclusioni raggiunte al riguardo, ieri, 15 ottobre, dal Consiglio Affari generali. L'Italia continua a sostenere le conclusioni favorevoli all'avvio dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord; rimaniamo, inoltre, fermamente contrari a un'eventuale prospettiva di decoupling riguardo ai due Paesi, perché essa invierebbe un segnale completamente negativo, riteniamo, per l'intera regione. Ieri sono stato a Tirana, ho fatto visita a tutti i rappresentanti delle maggiori istituzioni e questa mia visita, ovviamente, è stata un segnale concreto, ma anche simbolico, che ha voluto riaffermare il pieno e convinto sostegno dell'Italia ad una decisione positiva, affinché il percorso europeo di Tirana e di Skopje prosegua, con un approccio responsabilmente riformatore della leadership di quei Paesi. Sarebbe infatti miope da parte europea, speriamo non avvenga, decidere un ulteriore rinvio, dopo quello del Consiglio europeo di giugno scorso, riguardo ad una tappa che, comunque, come detto, non attenua di certo i doveri dei due Paesi balcanici nei confronti dell'Unione europea. Si tratta in sostanza di comprendere che una bocciatura, senza dargli neppure l'occasione di svolgere per così dire i compiti a casa, allontanerebbe quei Paesi dall'orizzonte europeo; non c'è da augurarselo, tanto più considerando che l'allargamento è un processo che consente agli Stati membri controlli ben più efficaci, una volta avviati i negoziati di adesione - perché è di questo che stiamo parlando, non della concreta adesione, ma di avviare i negoziati di adesione - e chiaramente rispetto ad un'esclusione che, invece, inviterebbe Tirana e Skopje a dinamiche di instabilità politica, con conseguenze anche sul piano regionale.

Si ragionerà, prevedibilmente, anche di dazi USA. Il Governo segue il tema con la massima attenzione, con l'obiettivo di evitare un impatto negativo sul made in Italy. Al riguardo, intendo favorire in tutti i modi un approccio costruttivo nel quadro di un negoziato bilaterale con Washington. La linea dell'Europa deve non solo tenere conto delle nostre sensibilità nazionali, ma riconoscere e perseguire la necessità di evitare una spirale di guerra commerciale che sarebbe deleteria, deleteria per tutti. Anche alla luce del forte declino del commercio internazionale, delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, una spirale protezionistica è, infatti, la strada meno consigliabile per due partner strategici come Unione europea e Stati Uniti che dovrebbero, invece, piuttosto, lavorare insieme per sviluppare un sistema di commercio equo, con parità di accesso al mercato, con attenzione agli emarginati dalla globalizzazione, con attenzione alla sicurezza e alla lotta al dumping sociale, ambientale e fiscale.

È, inoltre, essenziale una riflessione, a Bruxelles, e intendiamo continuare a esserne attivi promotori, per l'individuazione di misure compensative - compensative interne, intendo dire -, volte a tutelare le filiere più colpite dai dazi americani, non ultime quelle agricole. L'Italia continuerà a far valere con convinzione la sua posizione, come ha fatto finora, nelle interlocuzioni con gli alleati americani, per proteggere i nostri prodotti, per tutelare gli interessi italiani.

Gentile Presidente, gentili deputate e gentili deputati, dal nostro Paese può e deve giungere un contributo di alto profilo a quel lavoro comune per il futuro dell'Europa che i Governi europei, insieme alla nuova Commissione europea, col Parlamento europeo, sono chiamati a svolgere. Al riguardo è essenziale una piena e approfondita condivisione d'intenti, di visione tra Governo e Parlamento sulle priorità europee e sulle posizioni dell'Italia nei vari Consigli europei. È solo in Europa e con l'Europa e in questo sistema integrato che possiamo costruire per le giovani generazioni un futuro migliore e sostenibile, che possiamo sperare di tutelare la sicurezza e il benessere del continente, di fronte alle crescenti tensioni globali che giungono a minacciare la stabilità dello scacchiere mediterraneo e, pertanto, dell'intero continente. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

Colleghi… colleghi…

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo dovrà trattare, ancora una volta, della questione Brexit, per ora prevista per il 31 ottobre. In queste ore il Regno Unito e l'Unione europea stanno negoziando ulteriori modifiche a quell'accordo di recesso già negoziato con il Governo May. In caso di nuovo accordo questo verrà sottomesso al voto del Parlamento britannico che, se non sarà approvato, la legge ben obbliga il Governo britannico a chiedere all'Unione europea un nuovo rinvio di tre mesi.

Come gruppo di Italia Viva, come gruppo fermamente europeista, noi vorremmo ovviamente che i nostri amici britannici cambino idea e restino fermamente dentro all'Unione, ma se la Brexit deve avvenire l'accordo, fin qui delineato, è la soluzione migliore per tutelare i diritti acquisiti dei nostri concittadini in quel Paese, la nostra economia e i rapporti tra Regno Unito e Unione europea.

Chiediamo, quindi, al suo Governo di continuare ad adoperarsi per negoziare in sede europea un accordo favorevole per entrambi le parti e, in caso negativo, di concedere ulteriore tempo al Regno Unito, bloccato ormai da tanti mesi in un grave stallo politico e istituzionale senza precedenti, per evitare a tutti i costi un'uscita disordinata, un'uscita senza accordo. Noi crediamo che il modo migliore per uscire da questa impasse sia l'indizione di elezioni anticipate o di un secondo referendum per permettere ai cittadini britannici di dire la loro dopo i gravi avvenimenti di questi ultimi anni. La vittoria del “leave”, degli euroscettici, nel 2016, è stata il frutto di una campagna referendaria che non ha esitato a usare menzogne, finanziata con modalità illecite. La Brexit è la storia del nazional-populismo che da movimento di protesta diventa forza di Governo. Il Governo Johnson è ostile all'Unione europea, è ostile al multilateralismo e vorrebbe trasformare il suo Paese in un paradiso fiscale formato Cayman gigante. Anche lui, come il Presidente Trump, Orbán e Salvini, soffia sulla paura delle persone per avanzare la propria agenda populista.

In questo momento, però, abbiamo bisogno di serietà e non di minacce di deportazione come quelle usate dal Ministro Lewis nei confronti dei nostri concittadini in quel Paese o di procedure umilianti per tanti cittadini europei che si trovano nel Regno Unito da decenni e che vengono trattati oggi come perfetti sconosciuti. Chiediamo, quindi, al suo Governo di continuare a mettere al primo posto la tutela della nostra comunità, gli oltre 700 mila italiani residenti in quel Paese. Occorre difendere le fasce più deboli, gli anziani e le persone con scarse competenze telematiche nell'ottenimento del nuovo documento di residenza e, in caso di recesso senza accordo e, quindi, di un'uscita disordinata, l'Italia comunque è pronta - lo ha detto lei - anche grazie al “decreto Brexit” che questo Parlamento ha approvato all'unanimità lo scorso aprile, un provvedimento che alloca maggiori risorse alle nostre strutture consolari, assicura la continuità normativa dei mercati finanziari e attribuisce nuovi diritti ai cittadini britannici che sono nel nostro Paese.

Detto questo, sarebbe stato meglio prevedere fori per confrontarsi sulle conseguenze imprevedibili, perché questo è un fenomeno storico nuovo e, quindi, da qui la nostra proposta di introdurre una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Brexit, come hanno fatto altri partner europei, per andare oltre all'esistente Comitato interministeriale.

Una Brexit senza accordo avrà, comunque, un forte impatto negativo per tutti, per gli investimenti e l'economia. Il Regno Unito rimane il nostro quarto mercato di esportazione: oltre 23 miliardi di euro di surplus commerciale tra i nostri due Paesi e le stime in caso di “no deal”, cioè di uscita disordinata, mostrano che è facile pensare a un dimezzamento di questi flussi, con ricadute molto negative sulle nostre esportazioni a partire dai prodotti deperibili enogastronomici e ortofrutticoli.

In tema di quadro finanziario pluriennale chiediamo che il Governo si adoperi per mettere al centro e in luce la situazione del nostro meridione, dove molte aree sono ormai molto più depresse di tante altre regioni dell'Unione europea o dell'Europa orientale. Su questo punto occorre mettere in luce l'ipocrisia dei sovranisti di Visegrád, che, da una parte, attaccano l'Unione europea e si rifiutano di risolvere i problemi dell'Unione costruendo muri contro i migranti o attuando una politica fiscale sleale e, dall'altra, prendono miliardi di fondi strutturali europei. È venuto il momento di dire basta: sospendiamo i fondi europei a chi sospende i valori europei! E, finalmente, chiediamo al suo Governo di mettere al primo posto la costruzione di un'Europa sociale e sostenibile. Solo così, dando corpo a un nuovo sovranismo europeista, sveleremo la miopia dei nazional-populisti e scongiureremo nuove future Brexit (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi. Signor Presidente, lei per noi è stato una grande delusione. Probabilmente si ricorderà un'altra occasione, prima di un altro vertice europeo, dove l'avevo esortata, con grande speranza nella sua persona, di andare a testa alta, di andare a testa alta e portare le istanze dell'Italia in quella sede. Che tristezza vederla a testa bassa, invece, a confabulare con la Merkel (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che tristezza!

Per che cosa, poi? Per cercare di fermare uno stesso membro del suo Governo! Sta salendo troppo nelle elezioni Salvini, è un problema! Da testa alta a testa bassa e contro i suoi stessi membri della maggioranza. Anche alla luce di questo, ma possiamo fidarci di lei? Di chi fa gli interessi, lei? Di chi li fa? Lei diceva sempre di “sì”: quando c'erano i nostri incontri diceva sempre di “sì” e poi arrivavano le sorprese. Io mi ricordo, tanto per fare un esempio e giusto per capire poi quando gli altarini si risvelano, delle risposte sorprendenti dette da lei a interrogazioni fatte dagli amici di Fratelli d'Italia sull'oro di Banca d'Italia e poi vedere il suo consigliere economico promosso ad personam in Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), con un ruolo senza precedenti! Capiamo molte cose, capiamo chi scriveva e capiamo per chi parlava, ma non era per la sua maggioranza.

Possiamo fidarci di un Presidente che è stato chiamato per un Governo sovranista e improvvisamente subito si ripassa al pilastro dell'Unione europea? Lei, però, in ogni caso dice sempre: “No, ma, certo, io gli interessi dell'Italia li ho fatti: ho evitato la procedura d'infrazione per il debito”. Ma lo sa, Presidente - giusto per capire -, che questo evitare la procedura significhi come per i bambini: “Ho evitato che arrivasse il babau” o qualsiasi altra cosa che non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Si ricorda o lo sa che nella stessa Nadef, che ha la sua firma, perché ha la sua firma, c'è scritta una piccola cosa? C'è scritto che c'è stata una revisione e lo sa che la procedura, quella che lei ci ha evitato, è la procedura per debito, una procedura per debito che risaliva al 2017 e allora, dato che c'era troppo debito, bisognava fare alcune cose: bisognava anche evitare di fare le rivalutazioni delle pensioni, perché quando l'avevamo mandata a negoziare dal 2,4 di deficit è arrivato togliendo il deficit e portandolo allo 2,04, cosa che ci ha costretto anche a limitare la rivalutazione delle pensioni. Ecco, questo però è un gran risultato: lo 0,3! Cosa è lo 0,3? Quello 0,3 sono 5 miliardi che erano necessari per evitare la procedura sul debito. Ebbene, nella stessa Nadef, che lei ci ha presentato, c'è scritto che a causa di un cambiamento delle valutazioni contabili quel debito proprio per quegli anni di riferimento è aumentato di 60 miliardi. Ecco, 60 miliardi è la rivalutazione del debito e, invece, lei è riuscito, con le sue grandi negoziazioni, a farne togliere 5, che poi sono stati pagati dai pensionati, e però ha evitato la procedura. Ma forse non sarebbe stato più onesto dire che queste procedure sono una presa in giro perché se 60 aumenta e invece 5 scende forse siamo in deficit di 55, eppure di procedura non se ne sente più parlare? Ci sarà un motivo forse che uno che è in buona fede e si trova a quei tavoli può dire: “Ma mi spiegate perché 60 sì, e 5 no?”, e sono numeri suoi.

Si parlerà di bilancio dell'Unione europea. Le ricordo ancora una volta, nel caso non fosse chiaro, che noi siamo contributori netti. Lei ha detto: “La nostra posizione migliora”. Ma lo sa perché la nostra posizione migliora rispetto al bilancio di cinque anni fa? Perché siamo più poveri e il sistema dell'Unione europea fa pagare di più a chi ha un reddito pro capite più alto e dato che il nostro reddito pro capite è più basso, vale a dire che ci siamo impoveriti nei cinque anni di Governo dove c'erano dentro le stesse persone del Partito Democratico che adesso la sostengono, grazie a quell'impoverimento adesso noi - che bella notizia! - paghiamo di meno per l'Unione europea. Potremmo anche cercare di peggiorare ancora di più, possiamo impoverirci maggiormente e così pagheremo ancora di meno. Fulgidi traguardi, ma in ogni caso, nonostante paghiamo di meno perché siamo più poveri, siamo sempre contributori netti e io mi aspetterei da un Presidente, che speravo fosse anche il mio, che quando si arriva a queste occasioni si ricorda che noi siamo contributori netti e il contributore netto va lui a controllare i soldi degli altri e non si fa controllare i propri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da chi? Da un lettone, che riceve il 2 per cento del PIL, anche soldi nostri? No.

Invece, purtroppo, i nuovi pilastri dell'Unione europea…E tra parentesi, una volta disattivato il “rischio Salvini”, vedrà che tutta l'attenzione che riceveva si ridurrà di molto, perché ormai è normalizzato il Governo italiano, e quindi non conta più, si passa ad altri problemi; vedrà che sarà ascoltato molto di meno rispetto a quanto era prima. Ma, in ogni caso, le ricordo che, essendo tuttora contributori netti, il bilancio deve essere il più piccolo possibile, perché, se noi espandiamo il bilancio, oltretutto che vi sarà l'uscita da parte della Gran Bretagna, significa che noi, come contributori netti, a un bilancio più grande pagheremo di più per gli altri. Forse questa cosa sfugge, invece tante volte sembra che noi andiamo lì a chiedere il bilancio più grande per far chissà che cosa. E ci sono due piccoli rischi, che le ricordo, e vedremo se saprà disattivarli questi due piccoli rischi. Un piccolo rischio è quello relativo al pagamento per l'agricoltura per metro quadro, perché, non so se lo sa, ma c'è questo lieve problema, cioè che qualcuno sta portando avanti l'idea che i finanziamenti sull'agricoltura vadano fatti a metro quadro, quindi se uno ha in Polonia un campo sterminato con un asino che bruca in mezzo al campo di 150 mila chilometri, ecco che prenderà più sussidi rispetto a un terrazzamento italiano dove, con la fatica millenaria dei propri cittadini, si è riusciti a creare una vite. Questo è un piccolo problema, e gliene dico anche un altro di piccolo problema che potrebbe ribaltare questo miglioramento dei conti derivante dal fatto che noi siamo più poveri: per esempio, sa che c'è la proposta, in termini di Green New Deal, che è una parola che piace tanto, di dare più contributi a chi è messo peggio, dal punto di vista delle emissioni, perché così viene aiutato a mettersi in pari? Quindi, noi, che siamo avanti sulla riconversione ecologica, dovremo pagare la Germania o pagare la Polonia perché loro hanno le centrali a carbone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Perché le regole sono sempre così in Unione Europea: c'è un fesso che paga, e siamo noi, e ci sono altri che incassano, e non siamo mai noi! Sempre così! Infine, per la Brexit, ho sentito dal collega di Italia Viva delle cose incredibili come “rifacciamo la votazione”. Signori, c'è stato un voto, non è che si possono rifare le votazioni fino a che non viene il risultato utile (Commenti di deputati del gruppo Italia Viva)

PRESIDENTE. Colleghi! Deputato Nobili!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Poi c'è stato un voto europeo, e qual è stato il partito, alle elezioni europee che ci sono appena state, che ha preso la maggioranza? Guardi, un partito che aveva un nome proprio difficile da interpretare: Brexit Party, primo partito di gran lunga nelle elezioni europee in Gran Bretagna. Quindi, lei si ricordi due cose: che gli inglesi stanno esercitando un loro diritto democratico e che sono nostri clienti. Noi, con la Gran Bretagna, dobbiamo andare d'accordo, perché loro comprano più nostri prodotti di quanti noi ne prendiamo da loro, quella famosa bilancia commerciale che qualche piccolo problema ci ha portato con i dazi nei confronti dei nostri prodotti per colpe non nostre, sempre parlando di gente che ci difende in Unione Europea.

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Ecco, dato che la Gran Bretagna è nostro cliente, cominciamo a portarci avanti con accordi bilaterali e agevoliamo l'uscita, perché è la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e la democrazia è quella che non vi piace, invece loro l'hanno esercitata, e quindi vediamo di andargli incontro. E rispetti il Primo Ministro Boris Johnson, quando lo vede, perché sarà arruffato, sarà meno elegante di come si presenta lei, però porta avanti delle istituzioni democratiche, qui invece non son convinto che lei lo faccia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo che si terrà da domani è molto importante per il futuro immediato dell'Unione europea.

Da tempo il MoVimento 5 Stelle ha individuato la direzione da seguire per ridare prospettiva a quei valori e ideali europei che oggi, in troppi casi, sono svuotati di senso. Noi guardiamo a un'Europa che, invece di tutelare interessi finanziari e burocratici, si apra a cittadini e imprese, dialoghi con loro, non li abbandoni a se stessi e svolga una reale funzione di rappresentanza, di elaborazione di risposte e di visione per il futuro, perché noi, signor Presidente, siamo italiani ma anche europei, ed è per questa ragione che non possiamo mettere le nostre prospettive di futuro in mano ad una macchina di numeri, ma semmai nelle mani di uomini che sapranno valorizzare e rendere prioritaria la protezione dei cittadini e soprattutto della loro libertà. Nel prossimo Consiglio europeo si dovrà affrontare il tema del bilancio finanziario, dell'agenda strategica, di clima, di Brexit, e il contesto economico nel quale si svolge il Consiglio europeo presenta vecchie ma anche nuove criticità, non dobbiamo nascondercelo. L'economia mondiale sta recentemente subendo un deciso rallentamento, in gran parte determinato dalla ripresa delle tensioni commerciali internazionali, dal rischio di una Brexit senza accordo e dall'emergere di nuove tensioni geopolitiche, in particolare in Medioriente. In questo contesto, l'Unione europea, in particolare l'Eurozona, soffre un modello di crescita fondato sulle esportazioni, che genera un deficit cronico di domanda interna e produce stagnazione. Questa situazione dovrà essere affrontata con iniziative che mettano al centro del dibattito l'esigenza di una nuova governance economica più incentrata sul conseguimento degli obiettivi di crescita, sul riconoscimento di maggiore flessibilità, sul sostegno della domanda interna, sul rilancio degli investimenti, in modo particolare di quelli ambientali, e sul conseguimento dei più alti livelli di protezione sociale dei cittadini. L'Europa dovrà consentirci di fare questo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Qualche giorno fa, il Ministro Amendola ci ha riferito la notizia che, per finanziare maggiormente settori come la ricerca, l'innovazione e la difesa e la sicurezza interna, il clima e l'ambiente, si prevedranno risparmi sulla politica agricola comune e sulla politica di coesione, che sono due pilastri storici dell'Unione Europea; eppure, Presidente, c'è di mezzo il destino dei nostri agricoltori e di regioni che sono ancora poco industrializzate, e non è giusto che siano queste persone a pagare le conseguenze di un bilancio europeo insufficiente.

Come possiamo parlare di europeismo, se poi non mettiamo in campo tutte le risorse per raggiungere obiettivi fondamentali come questi? È indispensabile allora proseguire i negoziati per finanziare anche le politiche tradizionali come la PAC e la politica di coesione, altrimenti perderemo tutti, perderà l'Europa, e ancora una volta si ridurrà la sua credibilità. Tra le priorità individuate nell'agenda strategica c'è la costruzione di un futuro più verde, più equo e inclusivo, che passa anche dal saper accogliere i cambiamenti determinati dalla transizione green, dal progresso tecnologico e dalla globalizzazione in un'ottica di inclusione e sostenibilità. Ricordo anche che a settembre si è svolto il summit dedicato al clima, dove sono state raccolte iniziative e gli impegni di governi, imprese e società civile per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Da questo punto di vista, noi siamo molto preoccupati per la posizione degli Stati Uniti, che si sono ritirati dagli impegni di Parigi, e oggi ci auguriamo che questa posizione cambi presto. L'Unione europea sta già facendo importanti passi avanti nella realizzazione degli obiettivi ambientali al 2030, ma, per dare un maggiore impulso e una maggiore certezza agli investitori, serve una strategia a lungo termine, una strategia che definisca una serie di obiettivi e valuti la possibilità di scorporare gli investimenti pubblici nel settore green dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio.

In definitiva, l'impatto ambientale e climatico, insieme alla coerenza con gli obiettivi dell'agenda strategica, dovrebbe essere un parametro trasversale per la valutazione di tutte le politiche pubbliche, e deve gradualmente portare al superamento degli stessi parametri economico-finanziari inseriti nei trattati.

Nel programma presentato dalla presidente incaricata della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si delinea un green deal europeo, con azioni in materia di cambiamenti climatici, che possano portare a traguardi ambiziosi e giungere a metà secolo a un'Unione europea climaticamente neutrale, con una nuova politica industriale di transizione ecologica, con un'economia circolare compiuta. Crediamo che questo percorso, Presidente, debba iniziare già ora, con il conseguimento degli obiettivi climatici almeno al 30 per cento.

Presidente, in queste settimane i nostri ragazzi e le nostre ragazze stanno insegnando molto a noi rappresentanti delle istituzioni: la premura per il pianeta Terra; il portare avanti battaglie giuste per il bene di tutti; la voglia di alzare la testa e chiedere a gran voce un cambiamento. Deludere la speranza di questi giovani sarebbe per noi una gravissima responsabilità politica. Non ce ne stiamo con le mani in mano! Facciamo tutto quello che possiamo fare per la sostenibilità e lo sviluppo e facciamolo subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ora, prima di affrontare il tema della Brexit, Presidente, mi lasci rivolgere l'attenzione a quanto sta accadendo in queste ore in Siria. L'intervento militare dell'esercito turco nel nord della Siria, controllato dalle forze curdo-siriane, mette a repentaglio la stabilità dell'intera area, causando il ferimento e la morte di migliaia di civili, tra cui soprattutto donne e bambini. Ed è iniziata una nuova ondata migratoria in fuga dal conflitto. I curdi sono stati e sono una delle forze che hanno sul campo maggiormente contribuito a sconfiggere l'ISIS e non rappresentano alcuna minaccia né per la Turchia né per la comunità internazionale. In questo momento penso a tutte le donne che sono nelle forze armate curde, che hanno offerto al mondo un esempio di straordinario coraggio e di straordinario valore nella difesa del loro popolo, del loro territorio e soprattutto della loro dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra le atrocità che si stanno consumando in questi giorni non posso tacere in quest'Aula e non raccontare l'omicidio di Hevrin Khalaf, a ulteriore riprova di quanto l'intera regione sia destabilizzata e sull'orlo del collasso. Questa donna, Presidente, di soli 35 anni, quasi mia coetanea, è stata barbaramente giustiziata, durante un agguato, dai miliziani filo-turchi. Ed è con questa immagine stampata nella mente che chiedo oggi che vi sia una condanna unanime in tutte le sedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nelle sedi dell'ONU, della NATO e dell'Unione europea, per ottenere un immediato cessate il fuoco in Turchia. Il nostro auspicio è che ci si adoperi con tutte le misure all'immediata cessazione delle forniture di armamenti ad Ankara, di cui il nostro Governo si sta facendo promotore nella persona del Ministro Luigi Di Maio. L'Italia è tra i Paesi in prima fila nel dare l'esempio, ma serve agire tutti e agire insieme.

E, quindi, Presidente, vengo alla Brexit. Mancano pochi giorni alla data del 31 ottobre, in cui dovrebbe formalizzarsi il recesso. Premetto, signori onorevoli colleghi, una delle culle della democrazia e della civiltà occidentale si accinge a separarsi dall'Unione europea, a scommettere sulla frammentazione anziché sulla forza dell'unione. Chiediamoci il perché. La prospettiva del no deal rischia di avere un impatto enorme sull'Italia. Come sappiamo il Regno Unito si posiziona al quarto posto tra i mercati di destinazione del nostro export. Le nostre esportazioni subiranno dunque un pesantissimo contraccolpo, che interesserà anche la comunità dei nostri connazionali residenti nel Regno Unito, la più numerosa (calcolata in circa 700 mila persone) in raffronto con gli altri Paesi europei. Ma pensiamo soprattutto al fatto che un'Europa che perde un suo Stato è un'Europa più debole. E interroghiamoci su ciò che ha portato il popolo britannico a scegliere democraticamente per la Brexit. Questo Consiglio europeo, Presidente, è un'occasione d'oro e noi non la dobbiamo sprecare. È il momento di passare dalle parole ai fatti.

A parole siamo tutti d'accordo che l'Unione europea debba rinnovarsi profondamente sotto il profilo economico, sociale e persino istituzionale. Ma, oggi, quello che serve sono scelte coraggiose. Non si può parlare di rivoluzione ambientale, se poi si porta avanti l'austerità. Le due cose non stanno insieme: o si archivia la logica dei sacrifici o sarà impossibile finanziare il grande piano verde, di cui necessita l'Italia e il continente intero. Siamo di fronte a un bivio, Presidente: vogliamo andare avanti verso il futuro o continuiamo su posizioni che si sono già dimostrate fallimentari? Troppe persone hanno pagato sulla propria pelle per gli errori di queste politiche. E, allora, impegniamoci tutti verso la giusta direzione. Oggi, Presidente, in quest'Aula, questo è quello che le chiede il Parlamento, questo è quello che chiede il popolo italiano. E noi, come MoVimento 5 Stelle, le rinnoviamo tutta la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Da cittadino di formazione triestina non posso non incominciare rivolgendo un saluto, un pensiero deferente ed imperituro, ai nostri eroi caduti a Trieste (Applausi). Ciò che è successo ci lascia ancora adesso e per sempre attoniti (Applausi).

Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi e colleghe, Governo tutto, il tema che ci occupa, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 prossimi, è dirimente. È noto a tutti che il Consiglio europeo discuterà del QFP, cioè del quadro finanziario pluriennale 2021-2027; discuterà del prossimo ciclo istituzionale e, in ciò, definirà l'agenda strategica 2019-2024 per l'Unione e provvederà, con molta probabilità, alla nomina del nuovo, anzi della nuova, presidente della BCE. È noto che si discuterà dei cambiamenti climatici, della Brexit e dei suoi sviluppi, dell'allargamento dell'Unione europea e della questione turca. È una mole di temi veramente difficile da affrontare con la dovuta completezza e decisione.

Non si deve dimenticare che, in base ai trattati vigenti, il presidente della Commissione europea è proposto dal Consiglio europeo ed è votato dal Parlamento europeo. Nelle elezioni europee del 2014 e poi in quelle del 2019, i maggiori partiti europei presentarono le proprie liste ed i propri Spitzenkandidat, i capilista indicati come candidati alla presidenza della Commissione. Questa procedura di indicazione venne condivisa nel 2014, ma non nel 2019. Nel luglio scorso, infatti, allo Spitzenkandidat, il Consiglio europeo ha preferito la presidente Ursula von der Leyen. È evidente che la particolare attenzione che in questo periodo il Parlamento europeo dedica alla espressione dei pareri sui candidati dei governi ai ruoli di commissario europeo è tributaria anche di questa situazione difficile. È palese la contrapposizione tra Parlamento europeo e Consiglio europeo ed è molto preoccupante. Tutti, Presidente, debbono ricordare che l'Unione europea è una unione sia di Stati che di cittadini. Se tra questi due pilastri non vi è equilibrio, non vi è lealtà, l'Unione europea non funziona e si indebolisce. Noi, Presidente Conte, questo non lo vogliamo. Un'Europa dei popoli è il nostro obiettivo, Presidente, non un'Europa delle burocrazie e degli apparati. Ma, in questo contesto, sempre più Europa, non sempre meno Europa. Però l'Europa che vogliamo deve essere un'Europa capace di fare il salto di qualità, deve essere capace di riconoscere finalmente al Parlamento europeo la potestà di iniziativa legislativa, deve essere così intelligente da capire che la moneta unica non basta e che la difesa e la politica estera non possono che essere i prossimi obiettivi comuni prioritari.

L'inizio della nuova legislatura europea e l'insediamento della nuova Commissione propongono, quindi, sfide importantissime sull'Europa ed all'Italia, che deve essere in questo contesto capace di essere protagonista, soprattutto negoziale, soprattutto con la propria capacità di mediazione, capace di essere quindi vero trainer del nuovo quinquennio comunitario. Dobbiamo fare squadra, Presidente, dobbiamo riconoscere le nostre manchevolezze nella fase ascendente.

Dobbiamo affrontare con decisione le 81 - mi pare che a questo numero siamo arrivati - procedure di infrazione aperte e dobbiamo cospargerci il capo di cenere sia quando si tratta di riconoscere la nostra incapacità, soprattutto a livello regionale, di spendere efficacemente i fondi comunitari, sia quando, alla fine del 2019, alla fine di quest'anno, in quest'Aula abbiamo trattato la delegazione europea 2018 e non troviamo traccia, nessuna traccia né della legge europea 2019 né della legge di delegazione europea del 2019 medesimo.

Solo così potremo difendere gli interessi del nostro Paese, in un franco e se necessario duro e durissimo confronto con i partner europei, in ciò convinti che l'interesse dell'Unione europea è l'interesse dell'Italia solo quando noi riusciamo a farci veramente parte attiva, cosa questa che attualmente non si verifica. Saranno i miei colleghi del mio gruppo a soffermarsi sui singoli punti, personalmente io mi limito ad alcune osservazioni e noto che per il cui QFP, il quadro finanziario pluriennale, nonostante il documento della Presidenza finlandese del Consiglio dell'Unione europea, manca l'accordo tra gli Stati membri su questioni di grande rilievo ed è molto probabile che, nonostante i suoi auspici e nonostante gli inviti a fare presto e ad accelerare i negoziati per un accordo entro fine anno, questo non accadrà e che è molto probabile che sia la Presidenza croata nel primo semestre 2020, che la Presidenza tedesca del secondo semestre 2020 assisteranno alla prosecuzione di questa importante trattativa. Questo ci preoccupa moltissimo: è evidente segno di inefficienza, di incoscienza e di incapacità; e, Presidente, peggio di una decisione sbagliata vi è solo la mancanza di una decisione, ed è proprio questo lo scenario che si prospetta per il QFP. Lasciando da parte le manchevolezze del QFP, le insufficienze: che fine hanno fatto i fondi asimmetrici nel QFP, Presidente? Lo chieda ai suoi colleghi, lo chieda in quella sede. Non possiamo non ricordare il documento programmatico della Presidente eletta Ursula von der Leyen e, in questo contesto, la sottovalutazione di moltissimi temi, come ad esempio la questione dell'allargamento della UE: nel documento della Presidente eletta non c'è una parola dedicata all'allargamento. Mentre l'Unione su questo tema traccheggia, a Novi Sad, come lei sa, il 13 ottobre scorso, Belgrado e non solamente Skopje e Tirana, ma Belgrado, Skopje e Tirana hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per costituire la cosiddetta Schengen balcanica. Il Presidente Vučić ha ricordato il Vertice di Trieste del 2017 e ha ricordato che in quella sede ha portato avanti la sua iniziativa del 2016 di una unione doganale nei Balcani e che questa unione doganale nei Balcani era stata considerata positivamente dai leader dei Paesi balcanici tutti e di conseguenza ora Serbia, Macedonia del Nord ed Albania stringono un patto a tre per far nascere la mini Schengen, perché non possono attendere oltre. Non possono attendere, nonostante gli appelli che spessissimo hanno fatto alla nostra nazione, i tempi di altri; ed in questo quadro non idilliaco si viene a sapere della frenata, secondo gli organi di stampa del veto francese sull'avvio dei negoziati. Apprezziamo moltissimo, in questo quadro, le parole del Ministro Amendola sul punto e concordiamo con lui sul necessario pieno sostegno all'apertura dei negoziati con Skopje e con Tirana, due Paesi che hanno, come ha detto il Ministro, diritto, per quello che hanno fatto, alla apertura dei negoziati medesimi e alla prosecuzione degli stessi. Ma Presidente, questo non basta: la presa di posizione deve essere fortissima e lei dovrà portare ad una immediata prosecuzione dell'iter, immediata. Abbiamo già perso troppo tempo, non possiamo più sostare ad attendere, non possiamo più sottostare a miopi visioni antistoriche del tema, anche se queste visioni antistoriche corrispondono con incubi francesi.

Sulla questione turca solo due parole: l'appartenenza della Turchia alla NATO, la partecipazione anche italiana alla Active Fence e le considerazioni del Segretario generale, Stoltenberg, ci preoccupano moltissimo ed in questo quadro l'ennesima pochezza delle posizioni comuni dell'Unione Europea, incapace di assumere una posizione univoca, sono una vera tragedia politica. Non vado oltre, non ne ho bisogno. La qualità di Paese fondatore, Presidente, ci carica di responsabilità grandissime, delle quali noi dobbiamo essere all'altezza. Anche se io sono personalmente pessimista sia sulla sua forza sia sull'esito di questo Consiglio europeo, spero vivamente che lei mi smentisca e che sappia contribuire fattivamente al ruolo determinante del nostro Paese nell'Unione Europea, che finalmente dobbiamo pretendere che sia madre e mai più matrigna. L'Europa è quella dei nostri popoli, Presidente, è l'Europa dei nostri princìpi comuni, è l'Europa della nostra religione comune, è l'Europa della nostra storia comune, perché, Presidente Conte, Presidente Fico, colleghi, Governo, noi siamo fieramente europei e speriamo vivamente che lo sia anche lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, quella che stiamo attraversando è una congiuntura storica epocale, il mondo così come lo abbiamo conosciuto nel secolo scorso non esiste più. Ci troviamo davanti a sfide nuove, che non sempre siamo in grado di cogliere nella loro portata storica. Quello di oggi è un mondo che cambia velocemente: transizioni economiche, politiche e sociali che prima impiegavano decenni a concludersi, adesso si esauriscono nell'arco di pochi anni, quando non già nell'arco di pochi mesi. È una dinamica che riguarda ogni aspetto della nostra vita e su questa dinamica un ruolo determinante ha avuto e continua ad avere lo sviluppo tecnologico. Viviamo in un mondo dove con la stessa velocità possiamo trasferire una quantità di denaro capace di risolvere la fame nel mondo da una parte all'altra del pianeta e dove con la stessa velocità si può innescare un conflitto nucleare che causerebbe 85 milioni di morti nei soli primi 45 minuti. Questo per dire di quanto i processi di innovazione tecnologica possono essere una straordinaria opportunità e al contempo una catastrofe, se non vi è una governance capace di orientarli ad un'idea di società, a un modello di sviluppo che sia sostenibile sul piano ambientale in primo luogo e di conseguenza su quello umano e sociale. Il capitalismo contemporaneo, Presidente, sta attraversando una fase di transizione evolutiva di quella che abbiamo conosciuto come la globalizzazione, che sta facendo emergere tutte le contraddizioni di un modello di sviluppo sempre più insostenibile. Le grandi crisi che abbiamo davanti a noi sono frutto di queste contraddizioni, che ci ostiniamo a non voler affrontare; sono crisi tra di loro interconnesse, come interconnesso è il mondo in cui viviamo. Partiamo dalla madre di tutte le crisi, quella ambientale, che ci interroga sul nostro stile di vita, sulla necessità di porre fine ad un modello di sviluppo che mette al centro l'idea che il fine ultimo della nostra economia sia il consumo incondizionato ed illimitato delle risorse naturali. Possiamo non fare i conti con gli effetti che questo modello produce sul nostro ecosistema e con l'impatto che i cambiamenti climatici hanno ed avranno sulle specie viventi sul pianeta? Troppo spesso facciamo finta di non vedere gli effetti che questi producono, per esempio sulla specie umana. Vede, i cambiamenti climatici sono all'origine di altre crisi: l'impatto che questi hanno sui flussi migratori, per esempio; l'innalzamento della temperatura sta determinando il più grande processo di desertificazione nella storia, a nord del Sahara e a sud del Sahara, e questo sta producendo un processo di deterioramento delle terre fertili, con conseguenti spostamenti migratori dalle zone rurali verso le zone urbane, con l'innalzamento del livello di tensione sociale e di conflitti, con la crescita del terrorismo. Vede, se noi oggi in quest'Aula avessimo la possibilità di guardare una mappa del planisfero e sovrapponessimo sopra ad essa la mappa dei cambiamenti climatici e dei processi di desertificazione in atto, con quella dei conflitti, scopriremo che quella mezzaluna che va dall'Africa subsahariana fino al Medioriente coincide. Ecco, sono queste le grandi sfide che noi abbiamo davanti. La stessa crisi siriana, di cui oggi parliamo nella drammaticità degli eventi con cui ci dobbiamo confrontare, nasce da due anni di siccità e di carestia, che hanno dato vita a processi di inurbamento e a tensioni sociali che poi sono stati il terreno su cui si sono innestate le tensioni anche di natura geopolitica che hanno investito il conflitto civile di quel Paese e anche le questioni che hanno riguardato poi il terrorismo.

Ma torno all'altro tema, il tema principale: una delle crisi più importanti, delle contraddizioni più importanti è la crescita a dismisura delle disuguaglianze, che rappresenta appunto la contraddizione che sta esplodendo più di tutte e con cui dobbiamo fare i conti. Un modello economico che non prevede alcun limite al profitto, che prevede come corollario che si accresca la forbice delle disuguaglianze; un modello che prevede questo livello di ricchezza accumulato nelle mani di pochi deve per forza prevedere che questo sia pagato in termini di sfruttamento e condizioni di povertà da parte di molti, sia sul piano geografico - Nord e Sud del pianeta come del nostro Paese - che sul piano sociale, dove una cerchia sempre più ristretta di persone detiene ricchezza, e quindi anche potere di influire e di incidere su istituzioni democratiche sempre più deboli.

Quante volte scelte di buonsenso in politica sono state ostacolate da interessi di natura economica particolari, da interessi nazionali, come spesso vengono chiamati nel dibattito pubblico. Presidente, la scelta di sospendere la vendita di armi alla Turchia, per esempio, è una scelta coraggiosa, perché richiede di rinunciare a profitti importanti per le nostre aziende, essendo noi uno dei principali esportatori di armi verso quel Paese; ma è una scelta che oggi abbiamo il dovere di fare e che dobbiamo fare con coraggio e fino in fondo, scegliendo anche di sospendere le forniture in essere: lo dobbiamo alla nostra cultura, alla nostra civiltà, che ci impedisce in qualsiasi modo di essere complici del massacro in corso in questo momento in Rojava.

È questo, signor Presidente, che oggi mette in ginocchio le democrazie liberali, come le abbiamo conosciute nel secolo scorso; è questo che alimenta la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, che sta permettendo che il nazionalismo si ripresenti ancora una volta sul palcoscenico della storia, con tutto il suo carico di tragedia e di morte.

Noi non possiamo pensarci al di fuori di questo mondo, signor Presidente; l'Europa non può farlo e la crisi del processo di integrazione europea va affrontata proprio a partire da queste valutazioni: o l'Europa trova la capacità di dare risposte all'altezza del presente, o l'Europa presto o tardi non sarà. L'Europa è nata per garantire pace e stabilità ai popoli, e oggi, più che mai, le istanze che portarono alla nascita dell'Unione europea sono valide.

L'Italia deve quindi assumere in questo momento un ruolo da protagonista. Ci troviamo davanti al cambiamento degli equilibri geopolitici, all'innesto di guerre commerciali tra colossi come gli Stati Uniti e la Cina, così come di guerre che non sono commerciali, come quelle che si cominciano a combattere, in primo luogo sul piano energetico e che hanno una refluenza nelle tensioni che in questo momento vediamo in Yemen tra Arabia Saudita ed Iran.

Presidente, l'Italia deve assolvere un ruolo da protagonista: il ruolo di Paese fondatore, ridando nuovo impulso al processo europeo. Il Consiglio europeo che lei si appresta ad affrontare è un Consiglio europeo che avviene in questo momento storico e che ha all'ordine del giorno temi di una rilevanza tale che forse non basterebbero due, tre o quattro mesi per affrontarli. Però su questi temi c'è da fare una riflessione ed è quella che le consegno, signor Presidente. Nell'augurarle un buon lavoro io penso che noi dobbiamo porre all'ordine del giorno non solo il tema del rilancio degli investimenti sul bilancio europeo, ma anche come mirare quegli investimenti. Noi dobbiamo guardare ad un bilancio che investa in primo luogo sull'ambiente e sull'inclusione sociale, che determinano la crisi principale di credibilità delle nostre istituzioni. Abbiamo allo stesso tempo la necessità però di avviarlo con riforme strutturali, del fisco europeo e della sicurezza sociale: non è pensabile che ancora oggi esistano 28 sistemi fiscali differenti, che permettono fenomeni di dumping fiscale come quelli a cui assistiamo.

Concludo, Presidente, dicendole che dovremo affrontare il tema della Brexit e su questo io penso che l'Italia debba in tutti i modi battersi per scongiurare un'ipotesi di no deal e, con rispetto della crisi politica che in questo momento vi è nel Regno Unito, provare anche a chiedere un allungamento dei tempi della trattativa, anche per consentire, eventualmente, che nella libertà della propria scelta democratica il popolo inglese possa ripensare la sua scelta.

Sulle migrazioni, politiche strutturali per affrontare temi strutturali, ma soprattutto diritti umani come linea guida. Vede, Malta è un passo in avanti notevole perché ci parla di un metodo che è in primo luogo condivisione nell'affrontare una crisi epocale come quella migratoria, ma allo stesso tempo, non è la soluzione. Malta è un primo passo: la soluzione in primo luogo è creare politiche, perché chi fugge dalla guerra o dalla Libia, che è un Paese in guerra, abbia la possibilità di farlo in sicurezza, attraverso vie legali e canali umanitari.

La Libia resta il centro della crisi migratoria: noi non possiamo consentirci oltre di essere corresponsabili della più grande violazione sistemica dei diritti umani che è in corso sul pianeta, nei centri di detenzione libica anche finanziati dall'Unione europea e dal nostro Paese.

L'Europa, Presidente, ha bisogno di essere cambiata: cambiarla è l'unico modo per salvarla. Questa è la sfida che abbiamo davanti, questa è la sfida che io oggi voglio consegnarle, augurandole buon lavoro per il Consiglio europeo del 17 e del 18 ottobre (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente Conte, vede, le debbo confidare una cosa con assoluta franchezza che credo sfiori il candore, uscendo dal protocollo che si deve tenere in quest'Aula allorquando si affrontano temi e tematiche così importanti per il futuro dell'Italia, prima ancora che dell'Europa. Le devo confidare che lei è un personaggio talmente - come dire? - proteiforme, multiforme, cangiante, versipelle, che ho dovuto buttare via l'intervento che mi ero preparato. Lei ha la capacità di squadernare il suo interlocutore politico: per quanto uno si abitui alle sue piroette, nessuno arriva mai a comprendere dove lei riuscirà a posizionarsi!

E allora, la prima cosa che, a nome di Fratelli d'Italia, voglio dire a questo Governo, è: quanta distanza di clima da un anno fa, da un anno e mezzo fa! Ho avuto quasi l'irrefrenabile, compulsivo desiderio di venire lì a toccarla per vedere se era un ologramma o se era lei; se era lo stesso Giuseppe Conte di un anno, un anno e mezzo fa, quando si definiva - era - il sedicente “avvocato del popolo” - noi immaginavamo - italiano, mentre oggi ha parlato con la retorica tipica del “proconsole d'Europa” in terra d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E perché dico “il proconsole d'Europa” in terra d'Italia? Perché l'esordio è stato incredibile! L'esordio meritava - come dire? - Zelig, l'uomo nella commedia di Woody Allen che chiunque ha davanti assume le sue fattezze. Lei per la prima volta, penso, come Presidente del Consiglio nell'esordio non si è rivolto a questo Parlamento; o meglio, con le capacità retoriche che tutti noi le riconosciamo, lei si è rivolto a questo Parlamento perché qualcun altro sentisse. Allora, rispetto a un anno, un anno e mezzo fa, quando si parlava di un'Italia forse anche un po' troppo garibaldina, che sarebbe andata su a mostrare i muscoli all'Europa, che avrebbe voluto cambiare i meccanismi, che avrebbe voluto difendere le frontiere, che avrebbe voluto cambiare meccanismi infernali e diabolici delle gabbie economiche, oggi abbiamo il Presidente Conte che ha tenuto a dire: l'Italia è centrale in Europa, l'Italia non discute la sua posizione in Europa. Le poteva solo più sfuggire: sappia, Merkel, che siamo qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E allora lei non ha parlato a questo Parlamento: lei ha parlato a questo Parlamento per lanciare un messaggio ai padrini politici che hanno reso possibile che lei fosse Presidente del Consiglio, in spregio alla volontà popolare italiana! E questo glielo debbo dire perché è una sensazione che mette a disagio un partito che crede che prima di tutto il Presidente del Consiglio debba difendere sempre e comunque e a prescindere, senza se e senza ma, gli interessi del popolo italiano.

Questo esordio, quindi, a noi di Fratelli d'Italia non è piaciuto per nulla. Credo abbia straordinariamente ragione Trump, quando parla di “Giuseppi”. Due ce ne sono di “Giuseppi”: uno è stato Giuseppe Conte, avvocato del popolo, che ad agosto ha terminato più o meno decorosamente la sua parabola politica; da quella “tomba” - politica, s'intende - è fiorito il proconsole d'Europa in terra d'Italia.

E allora, da lì, da questo atteggiamento multi-cangiante, multi-pelle, versipelle, ecco i vari “Conte” che poi si sono avvicendati nell'intervento di oggi. Il Conte rinunciatario: sulla Turchia il Conte rinunciatario ha detto “…l'esigenza improcrastinabile di una decisione comune europea”. Quale? Quale? Ieri la sua maggioranza in Commissione esteri ha respinto vergognosamente la risoluzione di Fratelli d'Italia che chiedeva di bloccare definitivamente il processo di adesione della Turchia all'Unione europea, perché un Paese che invade la sovranità marittima di Cipro, membro dell'Unione, un Paese che dichiara unilateralmente guerra alla Siria, un Paese che si affianca ai miliziani di ISIS per fare la pulizia etnica dei curdi, non può trovare ingresso in Europa per Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E ieri avete non solo bocciato questo, ma anche la più timida e subordinata richiesta - mi sentivo quasi un moderato d'antan, mi sentivo un Giolitti della situazione -, abbiamo detto: “va be', se non avete il coraggio di dire mai più la Turchia in Europa, almeno abbiate il coraggio di sospendere i fondi di pre-adesione, di chiedere che vengano sospesi i fondi di pre-adesione e gli aiuti finanziari”. Non lo sa? Glielo dico io: 58 miliardi diamo alla Turchia. Non avete avuto il coraggio neanche di fare questo. Oggi ho scoperto che Italia Viva, che si è risvegliata dal torpore che ha manifestato in quest'Aula fino all'altro giorno, decide che, sì, ci sono dei fondi della Comunità europea che non devono più andare a nessuno, sono quelli che vanno a Erdogan e ai sovranisti, perché Italia Viva, che ieri bocciava la richiesta di Fratelli d'Italia di sospendere i fondi alla Turchia di quel nano di Erdogan che voi trasformate in sultano con i soldi europei, dice: “no, a Erdogan continuiamo a dargli 58 miliardi perché possa sterminare tutti i curdi che vuole, ma non diamo più un euro e affamiamo invece i sovranisti”.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,27)

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Ecco, questo è quello che rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E ancora, lei ci diceva che lei ha precisato, ha avuto modo di dire - qui ha toccato vette di un lirismo ridicolo straordinario - che: “ho precisato alla Turchia di astenersi sull'area marittima di Cipro da azioni illegittime unilaterali”. Presidente, non so i nostri servizi come funzionino, credo bene; a me basta leggere i giornali, però, per sapere che in questo momento nella zona marittima di esclusiva, nella ZEE di Cipro, c'è una nave, che si chiama Yavuz, che trivella nelle concessioni che erano di ENI, accompagnata da due navi militari turche e da un sottomarino turco. Lei è fuori partita, ma cosa ha chiesto loro di astenersi da attività illegittime unilaterali? Le hanno già fatte, mentre lei glielo chiedeva, tanto è il prestigio internazionale di questo Governo, sprovvisto di qualsivoglia suffragio popolare. Lo hanno già fatto! La Francia ha mandato una fregata; noi avevamo annunciato una fregata, che poi si è persa nelle nebbie, probabilmente non è riuscita ad uscire dai porti.

E questo era il Conte rinunciatario. Poi abbiamo assistito a un Conte accomodante nei confronti dell'Europa: lei ha tenuto nuovamente, non a dire a questo Parlamento cosa vuol fare sui migranti, ma a riferire, per il tramite di questo Parlamento, ai suoi padrini europei cosa vuol fare per i migranti. E, allora, ha nuovamente insistito con la retorica della redistribuzione: provi a invertire gli addendi come chiede Fratelli d'Italia, come sembrava volesse fare lei nella sua prima versione politica. Prima di parlare dei meccanismi di redistribuzione, le è così difficile pensare che dovremmo parlare dei meccanismi per mettere in sicurezza le frontiere europee e che in quello dovremmo coinvolgere tutte le nazioni europee? E, se vogliamo mettere in sicurezza i confini europei, stia pur certo che la solidarietà dei Paesi di Visegrád non mancherà, ma la solidarietà per farsi invadere i Paesi di Visegrád non gliela danno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E poi il Conte più realista del re. Su che cosa? Su Brexit. Straordinario questo Conte, impermeabile ad ogni riflessione di prospettiva su come si sia incrinato quel meccanismo per il quale l'Inghilterra negli anni Settanta pietiva, si inginocchiava per entrare in Europa, ed oggi esce dall'Europa. Ma, al di là di tutte le valutazioni, della protezione delle nostre industrie, della protezione della libertà del popolo inglese di decidere del suo destino e del suo futuro - perché quello è un popolo che ancora vota, ha questo maledetto vizio della democrazia, per cui si esprime, vota e si autodetermina -, uno straccio di analisi seria su che cosa non funziona in questa Europa! Vada a ripescare i suoi appunti di un anno fa, glielo aveva già scritto qualcuno cosa non funzionava in questa Europa. Oggi è qua a spiegarci che non capisce questa malattia del XXI secolo che avrebbe colto tutti, tutta la popolazione inglese, e che li conduce fuori dall'Europa. Non una forma di autocritica. Per Francia e per Germania, certo, l'Europa è una terra di occasioni, come lo era negli anni Settanta per l'Inghilterra; per l'Inghilterra e per l'Italia un po' meno.

E ancora, quando ci dice trionfalmente: “proteggeremo il mercato comune”, Presidente, le do una notizia. Oltre al ben più famoso trattato di Aquisgrana, che lei certamente avrà studiato all'università, da quando è diventato Presidente del Consiglio hanno fatto un altro trattato, che si chiama sempre di Aquisgrana, ma non è quell'eroico trattato di Aquisgrana che lei avrà studiato al liceo classico come me. È quel trattato con il quale Francia e Germania, i campioni dell'europeismo a cui lei manda messaggi perché sono i suoi padrini politici, hanno creato una zona economica franca, negando per antonomasia il concetto di mercato comune, creando un mercato comune per tutto il resto d'Europa e un mercato a un'altra velocità per Francia e Germania. Ha osato balbettare qualcosa per dire che l'Italia non sta fuori dal club di serie A dell'Europa perché siamo fra i fondatori di questa benedetta Europa?

E ancora, un Conte senza visioni sull'Europa verde: prima di colpire a sangue le single-use plastics, prima di arrenderci a questo, sapendo, magari, che fa un miliardo di fatturato in Italia con 3 mila addetti, è possibile chiedere, con una prospettiva di molto più ampio respiro, per esempio che l'Europa si ponga il problema dei dazi di civiltà, perché non è l'Italia che inquina il pianeta, ma sono i cinesi vostri amici e certe altre nazioni emergenti che fanno dumping ambientale, dumping salariale e dumping sociale, o dobbiamo fare una spruzzatina di retorica ambientalista?

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi avvio a terminare: capisce, per questi e tanti altri motivi…

PRESIDENTE. La sto solo avvisando.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …ma il tempo è tiranno, e il Presidente Rampelli è ancor più tiranno, dittatoriale direi, e quindi non ho più tempo. Per questi…

PRESIDENTE. L'ho solo avvisata.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …e per tantissimi altri motivi debbo dire che quello che stava dall'altra parte dell'oceano, quel Trump, non sbaglia mai neanche nei suoi tweet: i Giuseppi sono due, l'avvocato del popolo con oggi ha terminato definitivamente la sua parabola politica, è partito il proconsole in terra d'Europa, il proconsole europeo in terra d'Italia. Lunga vita al proconsole, almeno sin quando non si andrà al voto, perché, quando si andrà al voto, chi difende la produzione nazionale, chi difende i confini nazionali, chi difende la produzione industriale italiana, sa che non può scegliere il proconsole, ma si sceglie un Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è un evento di portata storica e, indipendentemente da come avverrà, questo processo è destinato a influenzare il futuro dell'Unione europea, e dunque il futuro di ognuno di noi. Il complesso negoziato e l'impasse politica che si sono determinati nel Parlamento britannico hanno messo in evidenza la profondità dei legami che 45 anni di partecipazione del Regno Unito al processo di integrazione hanno determinato e quanto sia difficile reciderli. Basti pensare che la separazione implica l'abrogazione o la revisione di oltre 12 mila atti legislativi e un migliaio di trattati; del resto, sappiamo che nessun Paese europeo può resistere da solo nella competizione commerciale, economica e tecnologica con grande potenze come Stati Uniti e Cina.

Davanti a noi, dunque, abbiamo due possibilità: cercare di rimetterci sul cammino tracciato dai padri fondatori e tornare a fare politica comune oppure arretrare ancora nel processo di completamento dell'Europa. Noi del Partito Democratico, assieme alle forze politiche europeiste che guardano al futuro dell'Europa, e quindi al futuro anche dell'Italia, non possiamo abbassare la guardia e condividiamo le priorità da lei indicate per questa fase. Mi consentirà, signor Presidente, di focalizzare questo mio intervento su un aspetto di dirompente attualità, vale a dire sulle ricadute che la Brexit, soprattutto nell'ipotesi della sua versione più dura, di un'uscita senza accordo, potrà avere sulla condizione di alcuni milioni di cittadini europei residenti, spesso da decenni, in Gran Bretagna. Il tema delle migrazioni, come tutti sappiamo, è certamente uno dei principali motivi di confronto in questo importante e delicato Consiglio europeo nel quale ella porterà le istanze del nostro Paese, tenendo conto anche delle posizioni che emergeranno in questo nostro dibattito.

Da eletta all'estero, nella ripartizione Europa, vorrei ricordare che i migranti non sono solo quelli che arrivano nel nostro Paese, ma anche quelli che hanno lasciato e continuano a lasciare il nostro Paese. In Europa, considerando le diverse ondate migratorie che hanno caratterizzato la società italiana solo negli ultimi settant'anni, ci sono ormai diversi milioni di persone arrivate alla terza generazione. Sono circa 3 milioni i cittadini europei interessati dalla Brexit, come è stato già ricordato, e tra questi i nostri connazionali sono circa 700 mila, la quota più elevata rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Numeri che di per sé evidenziano l'estrema complessità della situazione e la costante e vigile attenzione con cui essa deve essere seguita.

Non posso tacere, inoltre, che per il nostro Paese, oltre ad un problema di tutela dei diritti acquisiti dei connazionali già presenti in Gran Bretagna, in presenza di una ripresa dei flussi in uscita, soprattutto di giovani, esiste anche un problema di orientamento e di prospettiva per coloro che in Italia non trovano opportunità di lavoro e di realizzazione.

Il Regno Unito è stato per alcuni anni la meta prioritaria, assieme alla Germania, di questi percorsi di mobilità, sicché quando si parla delle conseguenze della Brexit è necessario tenere in considerazione non solo le dinamiche politiche che si sviluppano in quel Paese ma anche le dinamiche sociali che si svolgono nel nostro Paese. So bene che si sta facendo un serio e onesto tentativo per rafforzare il sistema degli incentivi al ritorno in Italia per quanti nel recente passato hanno scelto la strada dell'estero e so anche che il Governo da lei presieduto intende proseguire con determinazione su questa strada. Ma è necessario comunque essere realisti e riconoscere che la prospettiva dell'emigrazione continuerà ad essere aperta e viva per un certo numero di anni e, quindi, è necessario anche prevedere forme di orientamento e di accompagnamento in Italia e all'estero soprattutto per le famiglie che emigrano. Certo, la tutela dei connazionali residenti nel Regno Unito è oggi prioritaria. Sono stati compiuti passi indiscutibilmente necessari come il “decreto Brexit” per assicurare la stabilità finanziaria e l'integrità dei mercati, la tutela dei diritti dei cittadini britannici residenti in Italia e opportunamente il rafforzamento della nostra rete consolare nel Regno Unito per garantire l'assistenza nei confronti della comunità italiana e la creazione di una task force presso la Presidenza del Consiglio con il compito di monitorare l'attuazione dei piani operativi adottati dal nostro Governo. Tuttavia, si tratta solo dei primi passi i cui effetti vanno visti nella concretezza delle situazioni. Intanto perché, come certi casi di lungo permanenti venuti all'attenzione delle cronache e dell'opinione pubblica, non tutti hanno avuto una convincente informazione sulla necessità di iscriversi per ottenere il permesso di permanenza. Ogni volta poi che ci si riferisce alle nostre comunità all'estero, se ne parla in modo indifferenziato come se si trattasse di un blocco socialmente e culturalmente omogeneo; mentre nella realtà dei fatti esse sono variegate e differenziate al loro interno. Dobbiamo sempre tenere presente che in queste comunità vi sono stratificazioni eterogenee e che, quindi, quando si tratta di operazioni amministrative dalle quali pure dipende il nostro concreto esercizio di diritti, vi sono persone più informate e persone meno informate, persone che hanno una maggiore confidenza con gli strumenti informatici-comunicativi e persone che ne hanno meno o non ne hanno affatto. Per tale ragione continuo a ripetere che occorre sfuggire agli stereotipi delle nuove migrazioni e partire realisticamente sempre da coloro che hanno un maggiore bisogno di accompagnamento e di sostegno.

Su questa linea di realismo al Presidente del Consiglio mi permetto di fare un'ulteriore considerazione. Nonostante l'impegno di rafforzamento delle dotazioni di personale dei terminali della nostra amministrazione in Gran Bretagna, il disagio al quale i nostri connazionali vanno incontro nei contatti con la nostra pubblica amministrazione è ancora elevatissimo, troppo forte per un Paese moderno e di cospicua storia migratoria come l'Italia. Noi eletti all'estero siamo letteralmente subissati da richieste di aiuto per aspetti che riguardano spesso la possibilità di stabilire solo l'iniziale contatto con gli uffici della nostra amministrazione. La Brexit dà un carattere di emergenza a questa situazione di lontananza e di distacco ma le assicuro, signor Presidente, che si tratta di una questione da affrontare in una dimensione generale e con la maggiore urgenza possibile. Ne va della concreta possibilità di far valere le prerogative del cittadino e ne va anche dell'immagine di Paese moderno che l'Italia ha il dovere di accreditare all'estero, ogni volta che deve confrontarsi con altri Paesi, soprattutto se si tratta di partner europei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato con attenzione quanto da lei esposto. Con piacere prendiamo atto delle sua consapevolezza che il perimetro dell'Unione europea fornisce la cornice entro la quale anche l'Italia deve muoversi onde contribuire ad uno sviluppo sostenibile non soltanto del territorio nazionale ma dell'intera area europea. Il suo elenco degli argomenti essenziali per il prossimo Consiglio europeo ovviamente è stato esaustivo. Non intendo, quindi, ripeterlo e mi limito a qualche riflessione aggiuntiva. Lei ha accennato alla necessità della rivitalizzazione del progetto europeo che dovrà pure essere aggiornato se adeguato alle nuove realtà economico-sociali e alle nuove esigenze di natura soprattutto ambientale. Condividiamo tali necessità, ricordando comunque che l'Europa ha bisogno di ritrovare valori comuni, valori che trascendono aspetti meramente economici o di sincronizzazione normativa, comunque opportuna, e che consentono di trovare, nell'immediatezza di problemi già sorti e che sorgeranno nel futuro, soluzioni condivise e responsabili. Proprio in questa ottica l'allargamento dell'Unione europea non può avere di mira unicamente le opportunità derivanti dall'allargamento del mercato unico comune ma deve pure ritrovarsi in una comunanza di valori e di visioni condivise o quanto meno condivisibili tra cui, in primo luogo, la lotta al cambiamento climatico. Sempre nella stessa ottica della condivisione di visioni vanno affrontati il nodo del quadro finanziario pluriennale, nonché la posizione dell'Unione europea in riferimento al tema della Brexit, nonché situazioni internazionali come l'attacco turco nel nord-est della Siria. Auspico che questa maggioranza non riproponga gli scontri politici che hanno caratterizzato la precedente e mi auguro che lei, Presidente Conte, abbia la capacità di proporsi come mediatore serio e credibile per rappresentare le istanze italiane nel Consiglio non nell'interesse egoistico di questo Paese, ma nella consapevolezza che solo un'Europa unita possa garantire stabilità, giustizia, benessere e sopravvivenza al nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Prego, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, onorevoli colleghi, pochi mesi fa i cittadini europei sono stati chiamati ad eleggere i membri del Parlamento europeo. Gli elettori hanno mandato un messaggio chiaro: hanno rifiutato le spinte sovraniste, populiste ed euroscettiche ed hanno, invece, chiesto con determinazione un'Europa più unita e solidale. La prima grande sfida a cui è chiamato un continente che sceglie di mantenere un alto standard di diritti, di welfare e di protezione sociale è restare sulla frontiera della crescita, dell'innovazione e dunque della redistribuzione solidale del reddito prodotto, perché ormai da qualche decennio non siamo il continente più popoloso, né quello più dinamico né quello più giovane. La nostra forza è nel restare il continente più innovativo e più equo; quello capace di assicurare ai suoi cittadini le migliori condizioni di vita. Per raggiungere questo traguardo le azioni strategiche che secondo noi di Italia Viva lei, signor Presidente, dovrebbe proporre in Europa sono molteplici. Primo tema, la riduzione del carico fiscale non tramite ricette di austerità ma grazie a un piano serio e concreto di lotta all'evasione, all'elusione fiscale e contributiva. I cittadini europei sono pronti a capire che il costo del lavoro in Italia sia maggiore di quello in Romania e Serbia: non possono però accettare che il livello di tassazione sia così differenziato tra Stati membri. Così come non è accettabile che una multinazionale possa di fatto eludere le tasse nei Paesi dove produce reddito. Un mercato comune ha bisogno di regole comuni perché la competizione sia leale ed effettiva. Non possiamo più consentire che i recettori netti di fondi europei, come molti Paesi dell'Europa centro-orientale, di fatto, beneficino di contributi che vengono usati per sostenere la loro competizione sleale. Il Parlamento europeo ha approvato lo scorso 29 marzo la risoluzione n. 240 sull'evasione e sull'elusione fiscale e ha stimato in 825 miliardi il costo annuo dell'evasione. È una cifra enorme che potrebbe essere utilizzata a favore dei cittadini europei e per il rilancio dell'economia continentale, sperimentando le migliori tecniche esistenti per il contrasto degli interessi. Secondo tema cruciale: affrontare la grande sfida delle migrazioni con una collaborazione reale fra Stati membri in tema di sbarchi e ricollocazioni. I venti di guerra che giungono dal Medio Oriente preannunciano nuove ondate di rifugiati verso l'Europa. Sulla riforma del Regolamento di Dublino l'Unione europea può diventare più forte o può disgregarsi.

Terzo tema: il rapporto con l'Africa. Siamo alla vigilia di una vera e propria rivoluzione sociale ed economica del continente africano. Sta a noi europei favorire una crescita ordinata, equa e sostenibile dell'Africa accompagnandola con lo sviluppo di istituzioni democratiche solide o assistere inermi a un nuovo neocolonialismo di marca cinese o ad uno sviluppo disordinato che decreterebbe l'espulsione coatta di milioni di africani dalla loro terra. L'Africa deve poter riaccogliere i suoi figli che vogliono tornarci. Sosteniamo lo sviluppo e la crescita dell'economia africana e facciamo in modo che chi viene accolto in Europa possa poi ritornare nel suo Paese di origine come messaggero della rinascita dell'Africa con un lavoro in mano, grazie al sostegno educativo e culturale europeo e una visione più chiara dei processi democratici.

Altra azione strategica dell'Europa deve essere quella di sostenere a livello europeo il lavoro giovanile, attivando contributi per la formazione, senza disparità fra i vari Paesi: se non siamo più un continente giovane, dobbiamo essere un continente per i giovani.

Da ultimo, un tema di grande attualità: le problematiche commerciali tra gli Stati Uniti e l'Unione europea vanno risolte il prima possibile, perché sono un danno per l'economia di entrambe le sponde dell'Atlantico. L'Italia, pur non essendo parte del consorzio Airbus, dovrà subire pesanti penalizzazioni delle sue esportazioni verso gli Stati Uniti. Il migliore aiuto che dobbiamo dare ai nostri piccoli e medi imprenditori è quello di farci promotori di un'incisiva iniziativa diplomatica tra USA e Ue e Paesi europei del consorzio Airbus per una soluzione rapida e leale. Airbus restituisca i sussidi e l'America rimuova i dazi, che, come sappiamo, possono arrivare a 7,5 miliardi di dollari annui, per tre anni. Per i soldi elargiti agli azionisti di Airbus non possono pagare…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). …il Consorzio del Parmigiano reggiano e i produttori di arance e mandarini. Al contrario dei dazi, in sede europea, come sfida all'amministrazione Trump, dobbiamo riprodurre con forza una nuova stagione di negoziati per un accordo commerciale tra le due sponde dell'Atlantico, perché è nel mutuo commercio…

PRESIDENTE. Deputato Librandi, le chiedo scusa, ma ha esaurito abbondantemente il suo tempo.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). …che troveremo quelle risorse necessarie per migliorare la vita quotidiana dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, Governo, onorevoli colleghi. Noi, signor Presidente, temiamo questo ennesimo vertice europeo: non lo temiamo come deputati, ma lo temiamo come cittadini; lo temiamo perché la sua presenza in Europa è sempre stata negativa per questo Paese. In Europa lei ha deciso di tradire il progetto di un Paese indipendente dai poteri forti e, poi, ha ceduto alle lusinghe dell'eurocrazia. In Europa avete deciso la creazione di questo suo nuovo Governo: chissà, quindi, quale altro pezzo di sovranità del nostro Paese lei svenderà in questo vertice (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Con l'avvicinarsi di Brexit, molti dei suoi parlamentari criticano quel voto, il voto dei cittadini di Gran Bretagna, dicendo che hanno sbagliato. Da questi banchi della Lega, noi rispondiamo: ma come vi permettete? Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Con quale ardire criticate la libera espressione democratica di un popolo? Il popolo non sbaglia mai: il popolo si esprime. Invece di pensare di giudicare il voto degli altri Paesi, pensate ai nostri connazionali in Gran Bretagna.

Certo, signor Presidente, l'Unione europea, in parte muore a Londra, ma non per colpa della Gran Bretagna, per colpa dell'atteggiamento di Bruxelles; come in parte muore tra Belfast e Dublino, dove mai dovrà esserci l'hard border, insulto alla storia d'Irlanda; muore a Budapest, cari colleghi, dove non si comprende l'oscenità di come si possa multare chi non la pensa in linea con il pensiero unico di Bruxelles. L'Unione nasce per tollerare i principi e le differenze reciproche, le differenze reciproche tollerate, non distrutte, signor Presidente! L'Europa muore a Barcellona, dove i catalani si risvegliano dal sogno europeista sotto una raffica di manganellate della Guardia civil e di sentenze di arresto dei giudici spagnoli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)! L'Europa, signor Presidente, muore ad Atene, dove la sanità pubblica non funziona più e i bambini muoiono negli ospedali! L'Europa muore a Biarritz, dove Merkel e Macron decidono la nascita del “Conte bis”. L'Europa muore in Libia, dove gli interessi di uno dei Paesi vincono sull'interesse dell'Unione e sull'interesse dei libici. L'Europa muore di ignavia a Kobane, dimenticandosi del popolo curdo, che con le donne e gli uomini del suo valoroso esercito regolare ha sconfitto Isis e reso l'Europa più sicura, un'Europa nella quale la Turchia non entrerà mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Ma questa Ue muore anche sull'isola di Kos e sull'isola di Lampedusa, dove solo la politica dei posti chiusi di Matteo Salvini ha fermato la mattanza di esseri umani provocata da chi vuole i porti aperti: meno partenze, meno morti, più partenze, più morti! E poi l'Europa muore a Ventimiglia, dove Schengen non esiste più; a Claviere, nel mio Piemonte, dove la gendarmeria francese sbatte i migranti in territorio italiano, in mezzo alle Alpi, in pieno inverno; muore a Malta, dove l'Italia viene presa in giro sulla redistribuzione…

MARZIO LIUNI (LEGA). Il Governo può fare finta di ascoltare?

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Muore a Malta, dove l'Italia viene presa in giro sulla redistribuzione dei migranti; e muore a Roma, dove un'altra libera espressione di democrazia, le richieste di autonomia di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, vengono ignorate, perché, come già detto, per voi il popolo, quando vota, sbaglia. Questa Unione europea decadente muore e a farla morire siete voi, siete voi con le politiche che allontanano i cittadini dal concetto stesso di Europa.

Ora, signor Presidente, ci propinate questa nuova ideologia del global warming. Non è certo questo il momento di discutere sulla fondatezza o no di questa teoria, ma è questo il momento per dirvi che se voi e i vostri amici in Europa proverete a giustificare con questa nuova ideologia un aumento di tasse, magari, alle nostre piccole imprese, facendo quindi un favore ai grandi gruppi europei, ebbene, signor Presidente, sappiate che i cittadini non ve lo permetteranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Trovate, se volete, le risorse per questo vostro New Green Deal, o come lo chiamate: trovatele, ma senza mettere le mani in tasca alle nostre imprese e ai nostri cittadini! Provateci a mettere le mani in tasca ai nostri cittadini e alle nostre imprese: provateci e la reazione del Paese sarà fortissima; la protesta sarà piazza per piazza e, naturalmente, signor Presidente e onorevoli colleghi, fra i poteri forti e il popolo, la Lega starà, come sempre, dalla parte del popolo! Andate, quindi, a questo vertice, signor Presidente Conte: la vostra Unione europea ha i giorni contati; al suo posto nascerà la nostra Europa, alla quale noi stiamo già lavorando, l'Europa dei cittadini e dei liberi popoli. Grazie, onorevoli colleghi, grazie signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia – Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, con l'avvicinarsi del prossimo Consiglio europeo, che si svolgerà a breve, è bene ricordare come la nuova Agenda strategica 2019-2024 per l'Unione indichi le priorità dell'Unione europea, definendo quattro principali tematiche che guideranno l'azione dell'Europa nel ciclo istituzionale in corso. La prima, proteggere i cittadini e le libertà; la seconda, sviluppare una base economica forte e vivace; la terza, costruire un'Europa verde, equa, sociale e ad impatto climatico zero; la quarta, promuovere gli interessi e i valori dell'Europa nel mondo.

In particolare, con riferimento alla costruzione di un futuro più verde, più equo e più inclusivo, l'Agenda ribadisce la necessità di accogliere appieno i cambiamenti determinati dalla transizione green, dal progresso tecnologico, dalla globalizzazione, in un'ottica di inclusione e sostenibilità. In questo contesto, si inserisce la trasformazione del sistema energetico verso la tanto conclamata e voluta decarbonizzazione. Un processo di cambiamento che richiederà uno sforzo corale e sistemico, perché non si tratta solo di sostituire fonti fossili con rinnovabili e programmare un'efficienza energetica, ma, bensì, è molto più profondo. È necessario, infatti, un rinnovamento che esiga la capacità di innovazione dei Paesi, un adeguamento delle regole, l'integrazione tra diversi sistemi e segmenti dei settori energetici, e un coerente coordinamento dei livelli di governance.

Le priorità italiane in questo percorso, a nostro avviso, dovranno essere focalizzate sulla ricerca e sullo sviluppo dell'innovazione nei settori dell'energia pulita e dell'efficienza dei processi, non solo per la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche per far fronte ad una più ampia crisi ambientale, che si manifesta in un costante degrado delle condizioni del suolo, dell'acqua e dell'aria.

Proprio in quest'ottica, il Governo italiano ha lanciato, nel dicembre 2018, il PNIEC, Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, come da regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, il Piano introduce misure volte a garantire la creazione di un sistema energetico sicuro, sostenibile e competitivo e a raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030 a livello europeo, a loro volta in linea con gli obiettivi della COP21 di Parigi. Il PNIEC promuove l'innovazione della tecnologia quale fulcro per sostenere la transizione energetica, ad esempio, attraverso il raddoppio dei fondi pubblici per la ricerca e l'implementazione di tecnologie in grado di rendere i sistemi energetici più sostenibili ed efficienti, secondo quanto previsto dall'iniziativa di Mission Innovation, per cui ricordiamo che l'Italia si è appena impegnata a raddoppiare i fondi pubblici entro il 2021, prevedendo il passaggio dai 222 milioni del 2013 ai 444 del 2021. Le iniziative multilaterali come, appunto, Mission Innovation, in cui sono coinvolti l'Italia e molti Paesi membri del G20, rappresentano lo strumento strategico per incoraggiare e rafforzare la ricerca, lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie pulite. Nell'ambito delle attività di Mission Innovation, abbiamo apprezzato il lancio della challenge n. 8, la cosiddetta Renewable and clean hydrogen innovation challenge, finalizzata alla promozione dell'idrogeno come vettore di energia e all'accelerazione dello sviluppo in un mercato globale dell'idrogeno. L'idrogeno è un promettente fattore energetico, a basse emissioni di carbonio, con molteplici usi finali, come nel settore della mobilità, e potrà svolgere un ruolo strategico soprattutto nel ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la sicurezza e la resilienza dei nostri sistemi energetici; inoltre, può essere utilizzato come accumulo di energia a lungo termine, consentendo, così, quella famosa e tanto richiesta integrazione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili su larga scala nel sistema energetico del Paese, come quella derivante da impianti fotovoltaici ed eolici.

L'Italia considera prioritaria la produzione di idrogeno green, e non grey, come molti Paesi, anche europei, stanno sostenendo, in maniera, a mio avviso, assolutamente inopportuna, un idrogeno green, da fonti rinnovabili, utilizzando il processo di elettrolisi che comporta effetti positivi in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e in termini di riduzione dei cambiamenti climatici in corso. Attualmente, però, più del 95 per cento dell'idrogeno viene prodotto da fonti fossili; dobbiamo assolutamente lavorare per superare questa fase e far sì che tutta la nuova produzione avvenga mediante elettrolisi da fonti rinnovabili.

In Italia, la crescente penetrazione delle fonti rinnovabili non programmabili condurrà a una serie di sfide relative alla stabilità e flessibilità del sistema elettrico, sfide che dobbiamo cogliere appieno e dobbiamo oggi sfruttare quelli che possono essere considerati dei difetti di overgeneration, ovvero di produzione di energia elettrica da impianti eolici o fotovoltaici, dove ci sono difficoltà di trasferire quell'energia attraverso le reti; lì, occorre andare a utilizzare quei sistemi energetici come sistemi di accumulo, mediante idrogeno. L'idrogeno, come detto prima, può essere utilizzato per accumulare energia anche a lungo termine e riconvertirla in elettricità, per la necessità di fornire anche backup ai sistemi di rete. Tutto questo perché, di fatto, oggi, l'accumulo rappresenterà, per tutta l'Europa e per il nostro Paese, che ha un'altissima penetrazione di fonti rinnovabili, una sfida importantissima che noi dovremo saper cogliere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pertanto, sia il settore pubblico che quello privato devono unire le forze per identificare tecnologie e nuovi modelli di business che devono, oggi, accelerare lo sviluppo e la diffusione di soluzioni innovative per utilizzare al meglio l'energia prodotta dalle rinnovabili.

Nell'ambito dei programmi interessanti a livello europeo, servirà dar forza ai progetti IPCEI, i grandi progetti di comune interesse europeo. Sono state selezionate sei principali catene del valore, dette CSV, ritenute strategiche per l'Europa; e, sulla base degli impegni degli Stati membri e dell'industria europea, l'Unione europea intende definire dei piani di azione specifici per ognuna delle priorità individuate. Le sei catene strategiche del valore sulle quali l'Europa intende investire sono: veicoli connessi verdi e autonomi, salute intelligente, industria a basse emissioni di carbonio, tecnologie e sistemi ad idrogeno, Internet delle cose, sicurezza informatica.

In questo contesto, il Ministero dello sviluppo economico, in parallelo con diversi altri Paesi europei, in passato, ha fatto pervenire, lo scorso febbraio, alle aziende, un invito a manifestare interesse con l'obiettivo di identificare quelle che potrebbero partecipare a un primo grande progetto europeo, riguardante la progettazione e la produzione in Europa di celle e moduli di batterie innovative, rispettose dell'ambiente, con altri partner di Stati europei. La continua innovazione tecnologica e la contestuale rapida obsolescenza elettronica, infatti, in un contesto di transizione energetica, conducono verso una forte crescita del fabbisogno di batterie, sia per l'elettrificazione dei veicoli sia per le applicazioni fisse. Data la natura di questo settore e del suo peso economico, l'affermarsi di un'offerta industriale nel settore delle batterie sicuramente è un obiettivo che considero prioritario per il nostro Paese.

Ma l'obiettivo della decarbonizzazione deve essere affrontato anche lì dove sembra molto lontano da poter essere raggiunto, ad esempio, nell'industria pesante, Presidente. Troviamo esempi replicabili, all'estero, dell'utilizzo, per esempio, dell'idrogeno, come in Svezia e in Austria dove sono nati, in questi ultimi anni, impianti pilota per la produzione di acciaio senza l'impiego di combustibili fossili. Si stima che un impianto pilota austriaco avrà un regime di capacità produttiva di 1.200 metri cubi di idrogeno verde l'ora. Pensiamo a industrie italiane localizzate in territori difficili, dove da anni e anni paghiamo la cassa integrazione, da troppo tempo, come ad esempio in Sardegna dove progetti innovativi, focalizzati sulle rinnovabili e mirati ad abbassare la richiesta energetica da fonti fossili possono veramente portare il nostro Paese a una vera svolta green (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ritengo, Presidente, infine, fondamentale, sempre in ambito dei percorsi di sperimentazione e di ricerca, accompagnare la conversione dell'industria estrattiva petrolifera marina con valutazioni su tecnologia e produzione di energia rinnovabile da maree e da fonti marine.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Questo, però, ci tengo a dirlo: buon lavoro, la strada che abbiamo davanti sulle rinnovabili e il loro sfruttamento è una strada importantissima, ma la deve combattere l'Unione europea tutt'assieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marina Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, nel prossimo Consiglio europeo gli Stati membri affronteranno importanti questioni inerenti il futuro dell'Europa. È opportuno sottolineare come il nostro Paese parteciperà a questo appuntamento in un clima di rinnovata fiducia nei confronti dell'Unione europea e con una riacquisita autorevolezza, in linea con il nostro status di Paese fondatore e di seconda potenza manifatturiera europea.

Lo scenario economico nel quale si svolge il prossimo Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi; lo slancio espansivo dell'economia mondiale ha recentemente subito un deciso rallentamento, in gran parte determinato dalla ripresa delle tensioni commerciali internazionali, dall'acuirsi del rischio di uscita senza accordo del Regno Unito e dall'emergere di nuove tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente. In questo contesto, l'Unione europea e in particolare l'Eurozona soffrono un modello di crescita fondato sulle esportazioni che genera un deficit cronico di domanda. Il rallentamento della crescita globale si è inevitabilmente riflesso sull'area dell'euro, dove l'evoluzione del PIL risulta più debole rispetto alle attese, in particolare nei Paesi europei maggiormente integrati nelle catene globali del valore. Una situazione che dovrà essere affrontata con iniziative che mettano al centro del dibattito, già a partire dal prossimo Consiglio europeo, l'esigenza di una nuova governance economica in ambito europeo, più incentrata sul conseguimento degli obiettivi di crescita economica da parte degli Stati membri, sul riconoscimento di maggiori spazi di flessibilità, sul sostegno alla domanda interna, sul rilancio degli investimenti, in particolare di quelli ambientali, e sul conseguimento di più elevati livelli di protezione sociale dei cittadini, dunque sulla dimensione sociale dell'economia.

Il nostro Paese dovrà farsi protagonista della promozione di riforme e impegni concreti, da realizzare nel corso dell'attuale legislatura per ridurre le disuguaglianze esistenti tra economie e tra cittadini e per ridare un senso di marcia all'Unione europea più incentrato sul sostegno alla domanda interna e sugli aspetti sociali. Dobbiamo impegnarci ad ottenere fin da subito impegni concreti per l'adozione del Patto sociale per l'Europa, per migliorare l'accesso al lavoro, in particolare dei giovani, e per la revisione degli strumenti della governance economica, al fine di conferire una maggiore centralità alla crescita economica sostenibile ed inclusiva.

Se vogliamo affrontare con successo le sfide che riguardano la protezione dei cittadini e delle libertà, la crescita economica forte e vivace, la realizzazione di un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico “zero”, la promozione degli interessi e dei valori dell'Europa nel mondo è indispensabile fare scelte precise e finanziare le nuove priorità: migrazioni, difesa e sicurezza, i settori fondamentali per la competitività, che sono ricerca, innovazione, infrastrutture e digitale; e pure le politiche tradizionali, come la politica agricola comune e la politica di coesione. Infatti, solo una corretta distribuzione delle risorse avrà un concreto impatto sugli obiettivi e sulle sfide che ci attendono.

Dobbiamo impegnarci a negoziare una definizione del bilancio europeo che sia all'altezza di queste sfide, che consenta livelli di finanziamento efficaci sia per le nuove politiche sia per le politiche tradizionali ritenute prioritarie per l'Italia, sostenendo le proposte di integrare il quadro finanziario con nuove risorse proprie che possano ridurre i trasferimenti dei bilanci nazionali e alleggerire il carico fiscale sui cittadini.

Tra le nuove priorità il fenomeno migratorio rappresenta un tema centrale nell'agenda europea e merita per questo attenzione particolare. Prioritaria risulta una risposta coordinata e condivisa che permetta di definire una strategia comune e in grado di coniugare il rigore nella lotta al traffico di esseri umani e all'immigrazione illegale con il rispetto dei diritti umani e della solidarietà, che è alla base dell'integrazione. Ci sono, rispetto a questo, alcune azioni che il nostro Paese ha il dovere di promuovere in sede europea. Bisogna promuovere una gestione strutturale e multilivello del fenomeno migratorio, ispirata a una concreta solidarietà nei confronti degli Stati membri maggiormente esposti alle pressioni migratorie, sostenendo, a tal fine, la necessità di una politica comune europea sulle migrazioni che abbandoni l'approccio emergenziale a favore di una logica della responsabilità condivisa che affronti il tema in modo strutturale.

Va rivisto il cosiddetto “Regolamento di Dublino” che deve definire, tra le altre cose, un meccanismo di ricollocazione obbligatoria e vincolante, pena la perdita di fondi europei per gli inadempienti. Bisogna contrattare e negoziare l'istituzione di nuovi strumenti come i corridoi umanitari, che consentirebbero di evitare lo sfruttamento e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, e l'attribuzione di risorse adeguate e strumenti tecnici e finanziari stabili per la gestione del fenomeno migratorio, con particolare riferimento alla dimensione esterna che investe la collaborazione con i Paesi di origine e transito, con l'obiettivo di ricondurre a unità le linee di finanziamento precedenti. Bisogna promuovere una decisa e coordinata azione europea sui rimpatri per negoziare e concludere accordi europei di riammissione con una lista europea di Paesi di origine sicura.

Il fenomeno migratorio è un fenomeno strutturale e complesso. Noi dobbiamo essere consapevoli che dalla determinazione con cui si affronteranno insieme queste azioni dipenderà la coesione sociale e la qualità della vita nelle città europee.

Abbiamo, dunque, davanti a noi una fase nuova. Le scelte che l'Unione europea farà rispetto all'allocazione delle risorse saranno determinanti per la vita in Europa dei prossimi anni. È tempo di scelte chiare e precise per dimostrare nei fatti che l'economia è al servizio dell'uomo e del cittadino e non il contrario.

La realizzazione della dimensione sociale dell'economia è una sfida di cui l'Europa intera deve farsi carico, perché ne ha bisogno l'Europa ma ne ha bisogno il mondo intero. Se non lo facciamo noi, chi altro lo può fare? E lo dobbiamo fare con la consapevolezza che soltanto un'Europa forte, coesa e coraggiosa, che parla con una sola voce su questi temi, è in grado di essere protagonista sulla scena internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Molinari ed altri n. 6-00087, Delrio, Francesco Silvestri, Boschi e Fornaro n. 6-00088, Gelmini ed altri n. 6-00089, Lollobrigida ed altri n. 6-00090 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Agea, che esprimerà il parere sulle risoluzioni presentate.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere contrario relativamente alla risoluzione Molinari ed altri n. 6-00087. Il Governo esprime parere favorevole relativamente alla risoluzione Delrio, Francesco Silvestri, Boschi e Fornaro n. 6-00088. Il Governo esprime parere favorevole, ad eccezione dei seguenti impegni - che adesso leggo - sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00089: al punto 3, lettera d), nell'ultima riga dopo le parole: “da destinare” aggiungere le parole: “anche ad opere infrastrutturali”; al punto 4, lettera c), aggiungere, dopo le parole: “mercato unico”, le seguenti: “sostenibile ed inclusivo”.

Relativamente alla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00090 il Governo esprime parere contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Un augurio a lei che partecipa al primo Consiglio europeo da Presidente del Consiglio di un nuovo Governo. Ne ha bisogno perché lo scenario economico e politico è denso di rischi e di incertezze.

Concordiamo pienamente con la sua affermazione che l'Europa è comunque un pilastro istituzionale decisivo per il futuro del nostro Paese. Questa posizione rassicurante si avvicina allo spirito dei padri fondatori e in questo senso ha la nostra fiducia.

Il presidente Borghi ha detto che non ci si può fidare di lei, ma la sfiducia di chi ha teorizzato che si sta in Europa battendo i pugni sul tavolo fino al completo isolamento del nostro Paese suscita in noi equivalente fiducia. Borghi ci ha poi offerto un paio di altre perle di scetticismo antieuropeo: poiché l'Italia è un Paese contributore netto, allora il bilancio europeo deve essere il più ristretto, il più piccolo possibile; e, ancora: su Brexit agevoliamone l'uscita, con il sottinteso inespresso che così ci portiamo avanti con il lavoro per quando sarà il nostro turno.

Presidente, sulla Turchia è sufficiente che lei dica che con le azioni a Cipro e nel nord-est della Siria si è sancita l'incompatibilità tra Turchia e Unione europea, altro che procedure di allargamento! E ricordi che la politica estera comune per l'Europa è un'affermazione di esistenza e la stessa logica politica va proposta sul quadro finanziario pluriennale per l'Europa a 27…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). … è una discussione - concludo - altrettanto decisiva per il futuro dell'Europa. Una riduzione del bilancio ne affermerebbe la progressiva marginalità. È necessario per impegnare risorse adeguate per finanziarne le nuove priorità quali migrazioni, difesa, sicurezza, ambiente e cambiamenti climatici. E ricordi ai suoi colleghi, in particolare a quelli di Visegrád, che si sta in Europa non per i fondi ma per i valori.

In questo senso c'è il nostro voto favorevole sulla risoluzione presentata dai capigruppo di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Presidente Conte, nell'annunciare il voto favorevole della nostra componente, mi rivolgo a lei pensando a quello che ci ha detto sulla sua presenza al consiglio d'Europa. Ha usato “presenza” e oggi la presenza nei luoghi e avviare incontri veri tra le persone è molto importante, soprattutto pensando alla situazione in Siria.

Quello che voglio dire è che l'Europa non si muova solo come sistema di procedure ma metta in campo le presenze delle persone. Le relazioni umane diventano importanti proprio quando scatta un'impenetrabilità dei sistemi, quando scattano questi gruppi contrapposti in caso di guerra. Ricordiamoci che l'Unione Europea è nata grazie all'amicizia di persone che erano su fronti contrapposti. Quindi, l'augurio di portare la sua personalità ma capendo anche l'importanza del ruolo e come si possa giocare in questi casi.

Sull'aumento delle spese comunitarie vorrei fare un accenno. Questo potrebbe non essere compreso dai nostri cittadini. Forse ci vuole un segnale, forse un'ottimizzazione delle spese amministrative dell'Unione europea, come anche un segnale l'Europa dei cittadini se lo aspetta. Potrebbe essere affidata qualche competenza comunitaria al Comitato delle regioni (ne stiamo parlando da tempo). Considerate questo segnale che si può dare a un'idea di Europa dei cittadini, che ha bisogno di segnali concreti.

In ultima cosa, le priorità politiche dell'Unione. Le chiedo di portare a Bruxelles l'attenzione per i giovani, soprattutto per i giovani vulnerabili come sono i neomaggiorenni soli, senza famiglia…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). …che si stanno creando e in tutti i Paesi europei si sta pensando a quali politiche mettere in atto per accompagnarli nella fase più cruciale, dai 18 ai 25 anni, che è quella dell'integrazione nella società e dell'avvio al lavoro…

PRESIDENTE. La ringrazio. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Che l'Europa metta in agenda questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghe e colleghi, la risoluzione proposta dal gruppo di maggioranza segna il nuovo cambio di passo dell'Italia all'interno delle istituzioni europee: finalmente torniamo ad essere protagonisti dell'Unione europea. Questo ce lo consegna la nostra storia, oltre che i princìpi internazionali e di integrazione sanciti nella nostra Carta costituzionale. E dopo il precedente Governo, che con la sua politica antieuropeista ci aveva relegato ai margini delle istituzioni europee, ora è il momento di tornare ad essere dei validi protagonisti all'interno del panorama europeo. E lo dobbiamo fare non come esecutori acritici delle direttive di Bruxelles, ma come Paese che è in grado di dare una linea, una direttiva a quello che è il futuro della nostra Unione Europea. Il prossimo Consiglio dei ministri si inserisce in un quadro internazionale di grande preoccupazione e di grandi incertezze: mi riferisco alla questione della Siria, di cui si è già ampiamente discusso, che però ci consegna una fotografia drammatica, di un'intollerabile debolezza di un'Unione europea che non è ancora in grado di trovare una strategia politica europea comune, che non riesce ancora ad avere un'unica, sola, grande e forte voce in grado di incidere in maniera profonda su quelli che sono gli scenari internazionali come quello che oggi si sta consumando in Siria, laddove appunto l'intervento delle Forze armate turche sta cercando di soffocare nel sangue un esempio di Governo democratico caratterizzato dalla tutela dei diritti delle minoranze, della parità di genere. Ecco, bisogna fermare questo fuoco nemico, prima che si finisca ad avere un inferno che poi non si riesce più a governare.

Tutto ciò accade anche per lo sciagurato atteggiamento e disimpegno degli Stati Uniti, che evidenzia ancor di più la necessità da parte dell'Unione Europea, rispetto alle politiche isolazioniste come quelle di Trump, a trovare un fronte comune, una politica comune europea. Bene ha fatto il nostro Governo a schierarsi a favore di tutti coloro che hanno condannato l'azione turca, e a mettere in campo tutte quelle pressioni diplomatiche ed economiche nei confronti di Ankara perché smetta per sempre questa aggressione militare. Questo atteggiamento dovrà necessariamente averlo con forza il nostro Presidente, anche nel prossimo Consiglio.

Anche gli scenari economici, in realtà, sono piuttosto preoccupanti. Penso al rischio di una nuova recessione economica, laddove i segnali dell'economia della Germania ci fanno presagire questo, e che ci obbligano quindi a rivedere la politica economica dell'Unione europea, a rinnovarla, mettendo al centro dell'agenda una centralità assoluta dell'obiettivo di crescita economica oltre che sociale, il superamento di tutte le disuguaglianze sociali, il rafforzamento delle misure del welfare, l'investimento sull'istruzione, un grande piano di investimenti ambientale.

Abbiamo un po' anche ironizzato sulla volontà della Presidente Ursula von der Leyen di istituire la figura di un Commissario che difenda lo stile di vita europeo: beh, in realtà, non è poi così anomala questa richiesta, perché è proprio accanto alle libertà, alle democrazie, alla lotta per il welfare, al sostegno della protezione sociale e al riassorbimento delle disuguaglianze che si caratterizza poi lo stile di vita europeo, che va certamente protetto e tutelato.

Il prossimo Consiglio europeo si occuperà anche del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, e bisognerà trovare un equilibrio tra quelle che sono le nuove priorità - mi riferisco, per esempio, alla questione migratoria, ai settori della competizione e della tecnologia e dell'innovazione, al digitale - insieme alle politiche più classiche - penso a quella agricola, a quella di coesione -, ed è necessario porre particolare attenzione anche a quelle che sono le politiche di genere e alla possibilità, sempre più emergente e necessaria, della figura femminile di inserirsi all'interno del mondo del lavoro alle stesse condizioni dell'uomo. Ecco, basta con le politiche di austerità, sì invece agli interventi di misura fiscale che intervengono appunto sulle grandi piattaforme digitali, che troppo spesso aggirano il fisco attraverso paradisi fiscali o attraverso il pagamento di aliquote irrisorie e che quindi sottraggono fondi che gli Stati membri e l'Europa potrebbero destinare alle misure sociali.

E, poi, c'è il tema delle migrazioni. Ecco, anche questo un tema delicato, che ha sempre visto negli ultimi tempi l'Italia da sola, da sola a fronteggiare l'arrivo di chi fugge dalle guerre e dalla miseria. Questo nuovo Governo - mi fa piacere poter dire - sta cambiando volto e sta cercando di coniugare umanità a sicurezza, solidarietà a sicurezza. L'Italia non ha bisogno di chi soffia sul fuoco della paura, di chi aizza le paure, e l'Europa non credo che sentirà la mancanza di coloro che fino ad ora l'hanno fatto. Invece, abbiamo bisogno di sostenere le politiche di stabilità, di sviluppo economico e sociale e di crescita democratica di tutti quei Paesi da cui provengono i migranti. Ecco, allora solo questo può essere un buon e forte pilastro per una politica efficace ed efficiente dell'Unione Europea anche su questo tema. Sicuramente il Vertice di Malta, così come è stato già detto, rappresenta un grande passo avanti, perché si fonda sulla compartecipazione nella gestione dei flussi migratori; è, però, necessario anche penalizzare coloro che non vogliono partecipare alla redistribuzione di queste risorse e dei flussi migratori.

La Presidenza della Commissione europea ha delineato anche un grande Piano verde, con azioni concrete in materia di cambiamenti climatici: l'Europa dovrebbe diventare il modello da seguire, anche a livello internazionale, per la lotta al contrasto dei cambiamenti climatici attraverso un modello economico e produttivo ecosostenibile. Anche su questo fronte si è aperta una grande discussione a livello internazionale, che ha visto i Governi di destra e nazionalisti negare l'impatto delle azioni umane sui cambiamenti climatici e, quindi, a non voler porre in essere azioni concrete. Le posizioni negazioniste dell'amministrazione Trump o del Presidente Bolsonaro ci dimostrano come tutto ciò abbia un impatto negativo all'interno dell'Unione europea; invece questa risoluzione va nella giusta direzione anche rispetto a questo tema.

Il prossimo Consiglio si svolgerà poche settimane prima della data del 31 ottobre, e, lo abbiamo già detto, dobbiamo scongiurare in tutti i modi questo no deal, che creerebbe problemi economici al nostro Paese. E dobbiamo fare in modo di garantire i diritti di tutti i cittadini italiani che si trovano in questo grande Paese, che, ahimè, si trova a vivere il più buio periodo della sua storia, una grande incertezza politica ed economica, e questo proprio a causa delle politiche nazionaliste e ostili alla collaborazione degli Stati.

Concludo. Questa risoluzione di maggioranza offre un po' la via, delinea il cammino e la linea di indirizzo che riporta l'Italia al centro delle istituzioni europee, nel cuore delle politiche decisionali. L'Unione europea deve essere protagonista anche a livello globale, e per farlo deve rafforzare una strategia politica comune, che tenga conto degli interessi di tutti i popoli europei e che sia in grado di comunicare, di interloquire e di essere al pari e competitiva con i grandi soggetti del mondo contemporaneo, mi riferisco agli Stati Uniti e alla Cina. Essere protagonisti nel dibattito globale politico internazionale significa adottare misure europee nelle politiche economiche e sociali, e su questa linea si sta muovendo il nostro Governo, al quale faccio i miei più cari auguri di un buon lavoro.

Per questi motivi il gruppo di Liberi e Uguali si esprime attraverso un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli deputati, il nostro gruppo parlamentare, Italia Viva, è soddisfatto anzitutto per la discontinuità e per il diverso approccio nei rapporti con l'Unione europea di questo Governo rispetto alla precedente maggioranza a trazione sovranista. Dicevo un diverso approccio - nell'augurarle, signor Presidente del Consiglio, buon lavoro per il prossimo Consiglio europeo - perché siamo di fronte ad un approccio più costruttivo, più propositivo, lontano dalle logiche di contrapposizioni, delle quotidiane minacce, perfino degli insulti, che hanno caratterizzato i rapporti di importanti esponenti del precedente Governo con molti partner europei.

Bene quindi che sia finito l'isolamento dell'Italia: da soli non esistono possibilità per far fronte alle sfide enormi e alle complessità globali che abbiamo di fronte, per l'Italia, per le famiglie, per le imprese, per il lavoro.

Signor Presidente, il Consiglio europeo in programma domani e dopodomani non potrà non reagire e prendere iniziative estremamente severe, in seguito alla drammatica crisi in Siria. Consideriamo l'operazione militare unilaterale della Turchia contro il popolo curdo un orrore puro, una barbarie contro i civili, una concreta minaccia alla pace nel mondo. I curdi sono stati in prima linea per combattere l'estremismo dell'ISIS e l'azione militare turca rischia di restituire forza allo Stato islamico. Molti terroristi sono già scappati e alcuni di questi, con una violenza inaudita, hanno barbaramente violentato e assassinato un simbolo di pace come Hevrin Khalaf (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Non sono accettabili, dunque, i toni estremi usati dal Presidente turco Erdogan, che è arrivato persino a minacciare di inviare in Europa oltre 3 milioni e mezzo di rifugiati siriani. Non dobbiamo essere contro il popolo turco, ma vogliamo condannare l'atteggiamento del Governo turco, con la massima fermezza, e condividiamo la scelta dell'Italia di interrompere la fornitura immediata di armi alla Turchia, annunciata l'altro giorno, in quest'Aula, dal Ministro degli Affari esteri, Di Maio.

Allo stesso tempo vorremmo che un atto così grave, che viola il diritto e la legalità internazionale e rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza, ricevesse anche dal Consiglio europeo reazioni adeguate e sanzioni economiche. Questo conflitto, peraltro, giunge in un momento caratterizzato da un elevato grado di complessità per l'Unione europea, attraversata da forti tensioni, sia all'interno che all'esterno.

La prima questione fonte di grande instabilità è determinata dalla Brexit, una questione che - lo ricordava prima il mio collega Massimo Ungaro - ad oltre tre anni di distanza dal referendum, che ha sancito la vittoria del leave, si presenta ancora non risolta. Il conto alla rovescia per il 31 ottobre ormai è partito, ma ancora non è chiaro quale potrà essere l'esito finale della controversia, un'incertezza che continua a fare male a tutti. Ci devono fare riflettere, quindi, cari colleghi, i populismi e i sovranismi. Vediamo quale caos, quali danni e quali preoccupazioni stanno creando a una grande democrazia, come quella del Regno Unito. Signor Presidente del Consiglio, noi di Italia Viva chiediamo un impegno al Governo per minimizzare l'impatto negativo sulla nostra comunità italiana nel Regno Unito, sulle persone anzitutto – ben 700 mila – e sull'economia. Ricordo che parliamo del nostro quarto mercato export, con oltre 23 miliardi di surplus commerciale bilaterale. Italia Viva e le altre forze di maggioranza richiamano l'importanza di un impegno per un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea e per la conclusione di un Accordo di recesso che non metta in pericolo l'integrità del mercato interno.

Parimenti, non appare risolta anche un'altra grande questione, quella dell'immigrazione. La crisi migratoria del 2015 ha trovato in seno all'Unione una risposta parziale, insufficiente e persino contraddittoria, che ha visto alcuni Paesi accogliere i migranti siriani ed altri innalzare muri di filo spinato. Sappiamo quanto cruciale sia la questione immigrazione per l'Italia. Il recente Accordo raggiunto a Malta tra sei Paesi volenterosi – oltre all'Italia, Malta, Francia, Spagna, Germania e Finlandia – rappresenta un importante primo passo da valutare positivamente sul piano politico. Nelle prossime settimane ai tavoli europei occorrerà che al primo passo ne seguano altri, affinché l'Unione prenda finalmente coscienza dell'importanza di farsi carico, nel suo insieme, della gestione dei flussi migratori. Il nuovo ciclo istituzionale europeo dovrà dimostrare la capacità dell'Unione di essere inflessibile con i trafficanti di esseri umani, ma di confermare i principi di solidarietà, fondanti l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

È necessario che, tra i Paesi membri, maturi la consapevolezza dell'urgenza di modificare le regole di ricollocamento, come pure sono maturi i tempi per siglare partenariati con i Paesi terzi.

Una terza questione non risolta riguarda, poi, lo stato di salute complessivo dell'economia continentale, che pone seri interrogativi sulla strategia di crescita, nel breve e nel medio periodo.

In primo luogo, uno stimolo alla crescita significativo potrà giungere dall'attuazione di un green deal europeo, un grande piano di investimenti per la sfida dei cambiamenti climatici, che passi attraverso una nuova visione di industria, proiettata sulla frontiera dell'innovazione tecnologica e dell'ambiente.

In secondo luogo, signor Presidente, per Italia Viva, è estremamente importante l'impegno di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e del Partito Democratico), la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, promuovendo la parità di genere nella vita lavorativa, nella conciliazione tra lavoro e vita familiare e nella retribuzione.

Infine, va ricordato che nell'ambito dell'Unione, in particolare nell'eurozona, convivono oggi due gruppi di Paesi con situazioni di finanza pubblica polarizzate. Da un lato, vi sono i Paesi con un avanzo di bilancio, come Germania e Paesi Bassi; dall'altro, i Paesi in deficit, come Francia e Italia. Mentre i primi sono invitati a spendere, i secondi si trovano con le mani legate. È, dunque, necessario ed urgente un cambio di passo, attraverso una revisione delle regole fiscali, capace di far cogliere i vantaggi offerti dalla politica monetaria straordinariamente accomodante che la Banca centrale europea ha rimesso in campo, con l'obiettivo di sostenere l'economia dinanzi alle previsioni di rallentamento. Lo scenario economico mondiale, infatti, è dominato da un clima di pesante incertezza, generata dal rischio che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina possano sfociare in una vera e propria guerra commerciale. L'Unione europea ha moltissimo da perdere, sia perché Stati Uniti e Cina occupano i primi due posti nei flussi di import-export dell'Unione sia perché l'Unione, dopo i dazi su acciaio e alluminio, teme che venga colpito un settore altamente strategico come l'automotive. E questa è un'eventualità molto negativa per tutta l'industria europea. Nel frattempo l'Unione europea - lo ricordava prima il mio collega Gianfranco Librandi - subisce comunque una penalizzazione, poiché gli Stati Uniti hanno ottenuto il via libera dal WTO ad imporre tariffe su importazioni europee fino a 7 miliardi e mezzo di dollari, come conseguenza degli aiuti illegittimi goduti dal consorzio aeronautico Airbus. Nonostante il nostro Paese sia estraneo alla vicenda, ne pagherà ingiuste e inaccettabili conseguenze e questo implica un danno per il nostro sistema produttivo, che esporta sul mercato statunitense, danno che dovrà in qualche modo essere ristorato. È per questo che noi riteniamo essenziale promuovere ogni azione, anche compensativa, diretta a difenderci dagli effetti dei dazi.

Signor Presidente, colleghi, come Italia Viva riteniamo che per l'Unione europea sia essenziale ritrovare un afflato unitario, per affrontare, in un clima di nuova fiducia, un cammino sfidante, ma ricco di complessità. Oltre a tutte le già citate questioni, è necessario che l'Unione europea compia ogni sforzo nei confronti degli Stati Uniti, per ritrovare lo spirito originario dei rapporti transatlantici.

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO COLANINNO (IV). Dopo una parentesi - e concludo, signor Presidente - che stava facendo scivolare il nostro Paese su un sentiero di progressivo isolamento nell'ambito europeo, oggi abbiamo la possibilità di recuperare a pieno titolo il posto che spetta ad un Paese fondatore, come il nostro, insieme all'Unione europea. Alla luce di queste considerazioni…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Colaninno, perché ha esaurito il tempo da un po'.

MATTEO COLANINNO (IV). …annuncio il voto favorevole del gruppo Italia Viva alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ci mancava solo che “Italia morta” votasse contro la sua risoluzione, insomma. Sarebbe stato divertente, in questi tempi poteva capitare anche questo.

Insomma, Presidente Conte, avremmo voluto sentire quanto meno una sua replica, almeno alle osservazioni dell'opposizione: lei non ha niente da dire? No, non ha niente da dire. Meno male, perché in questo periodo lei mi sembra un po'…lei sta un po' come…vediamo: Giuseppe Conte allo scranno come il parmesan sulla pizza. Insomma, quando la guardiamo alziamo gli occhi al cielo, poi apre bocca ed è una schifezza: è veramente una schifezza e adesso le dico perché. Iniziamo dai dazi, visto che parliamo del parmesan, tanto lei non ha da replicare, quindi posso parlare. I dazi: è stato detto di tutto su questi dazi: che è colpa dei sovranisti, ma vorrei ricordare ai partiti della maggioranza che l'Italia deve ancora vedere un Governo sovranista e forse l'avrebbe visto se ci aveste fatto andare a votare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è colpa dei sovranisti: è colpa di finanziamenti pubblici ad Airbus, cioè un consorzio che è sostanzialmente franco-tedesco, Francia e Germania, i suoi amici, Presidente Giuseppe Conte. Francia e Germania, Francia e Germania in una vicenda che ci fanno pagare tre volte - tre volte - questi finanziamenti pubblici ritenuti illegittimi. La prima volta perché viene pagato con finanziamenti pubblici, cioè con i soldi anche dell'Italia, un consorzio che fa concorrenza all'Italia, alle nostre aziende italiane, perché noi, in quel consorzio lì, non ci siamo e non ci siamo mai voluti entrare. Lo paga una seconda volta perché, appunto, i soldi sono andati a danneggiare le nostre aziende; e lo paga adesso la terza volta, con questi dazi che danneggiano i prodotti italiani, l'agroalimentare italiano, il made in Italy. Lo danneggia e lei cosa ci viene a dire? Sostanzialmente nulla. Mi sarei aspettata, da un Presidente che fa gli interessi della propria nazione, che dicesse che andava al Consiglio europeo, prendeva la Francia, prendeva la Germania e gli dicesse: “Ragazzi, non sono fatti nostri” e che, al tempo stesso, al caro amico che la chiama Giuseppi Conte, dicesse di esentare le nostre aziende, perché è l'unica soluzione, questa, che può essere a tutela del nostro prodotto italiano: l'unica! E le esenzioni ci sono già state in passato: ha già il compitino fatto, ha già il compitino fatto, perché per altri dazi le aziende italiane sono state già esentate. Quindi ha già il compitino fatto: non si deve inventare un bel niente sotto questo profilo! Ha già il compitino fatto, ma quando le hanno fatto il compitino, in quel di Malta, non è andata tanto bene. Io vorrei ricordare i toni trionfalistici suoi e della sua compagine di Governo: “L'Italia non sarà più sola! Evviva! Svolta! Gli immigrati finalmente verranno ripartiti!”. Ma quale ripartizione? Quale ripartizione? Dobbiamo affidare la ripartizione dei nostri immigrati al Lussemburgo, che tra un po' abbiamo più immigrati in Italia che abitanti loro nel loro Stato? Dobbiamo affidarci a questo? Perché si sono sfilati tutti e lei doveva venire qua a dire che domani va a chiedere a Francia, a Germania, ai grandi suoi amici in sede europea, come mai si sono sfilati: come mai, perché? Perché noi ancora adesso abbiamo immigrati che sbarcano in quel di Taranto, per esempio, mentre nel silenzio di questo Governo, nel silenzio di questo Governo, nulla si sta facendo in tema di immigrazione: solo sbarchi, nessun rimpatrio!

E vedete, anche su questo la risoluzione di maggioranza risulta alquanto invotabile, perché francamente alle prese in giro dovute a mozioni di intenti non ci crede nessuno. Come allo stesso tempo, mi dispiace dirlo, non possiamo votare la risoluzione degli alleati della Lega, perché l'unica soluzione che noi riteniamo per difendere la nostra Nazione da un'immigrazione selvaggia è quella del blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e mentre eravate anche voi, amici della Lega, al Governo con i 5 Stelle, il blocco navale non è stato fatto ed era l'unica soluzione possibile per evitare che le Carola Rackete, che quelle bionde, belle, ricche, viziate ragazze delle ONG diventassero delle eroine in sede europea anziché delle criminali in sede italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico): questo è!

Peccato che l'onoreficenza a Carola Rackete l'ha data la stessa Francia che ci dice “no” all'accoglienza degli immigrati, perché la solidarietà la Francia la fa solo con - permettetemi - il sedere degli altri, cioè il nostro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

A proposito, Presidente Conte, quando va in sede di Consiglio europeo, mi permetta, chieda alla Francia, visto che siete diventati così amici, i nomi dei due gendarmi francesi che in quel di Claviere hanno preso abusivamente un immigrato clandestino, l'hanno riportato in Italia, l'hanno sottoposto ad un esame illegittimamente e oggi impediscono in questo modo di andare avanti ad una inchiesta della Procura di Torino: glieli chieda i nomi! Se tornerà con questi due nomi forse ci ricrederemo un po' su di lei. E proprio sul tema dei migranti concludo. Non è un fatto di poco conto che la Turchia abbia minacciato di far venire questi migranti clandestini, in risposta ad una posizione dura dell'Italia e dell'Europa rispetto all'attacco che hanno fatto nei confronti della Siria: che dice? Ho sentito le sue parole rispetto ad altri Paesi che si affaccerebbero all'Unione europea, ma non ho sentito una parola sull'allargamento alla Turchia. Lei deve andare in Consiglio europeo - ed è questo scritto nella nostra mozione - a dire che si blocca il procedimento di adesione della Turchia alla nostra nazione e non deve bloccare solo quello! In questo momento da Roma è diretto verso Ankara un bel carro armato italiano e se davvero volete il blocco degli armamenti, dovete bloccare anche quello, perché ciò sta avvenendo in queste ore! Mentre voi dite che bloccate le armi alla Turchia, sta avvenendo questo, sta avvenendo questo. Ci sono i nostri uomini ancora schierati sui confini a proteggere il cielo turco dalla Siria in un momento in cui è la Turchia ad attaccare la Siria: è un controsenso della sua politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vada in Europa a dire queste cose: ci vada! Lei ha ragione, lei ha ragione: all'inizio del suo discorso - l'ha detto anche il mio collega Delmastro - lei ha detto che sarà il primo Consiglio in cui lei rappresenterà un nuovo Governo che vede nell'Europa il pilastro: certo, ma lei su quel pilastro c'è seduto! Perché se lei non fosse seduto su quel pilastro oggi lei sarebbe a casa; sarebbe a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) a tornare a fare l'avvocato o quello che faceva prima. Perché è solo grazie all'Europa che lei è qui. Mentre si consumava la crisi nel Governo italiano lei era altrove - non a caso - e questo processo è iniziato con la nomina del Presidente del Parlamento europeo; è continuato con Ursula, che effettivamente, in un mondo di tonni, ci poteva stare anche come abbinamento; in terzo colpo, poi, ha nominato Gentiloni per acquisire la parte del PD e di Italia morta lì (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva) a suo a suo favore.

Quindi vada in Consiglio europeo orgoglioso, orgoglioso del fatto che è un pilastro su cui si è seduto e faccia pesare tutto il suo peso corporeo: lo faccia e faccia valere gli interessi dell'Italia, che sono quelli riassunti dalla nostra risoluzione e non da quelli della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, il prossimo Consiglio europeo affronterà importanti questioni inerenti il futuro dell'Unione, e forse sarebbe stato più utile dibattere di queste problematiche nel merito, piuttosto che perdersi in offese stucchevoli e inutili, come abbiamo ascoltato nel precedente intervento, francamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia Viva). Ribadiamo un po' di serietà nel dibattito politico (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché il vertice discuterà anzitutto del quadro finanziario pluriennale…

PRESIDENTE. Fate proseguire il collega De Luca.

PIERO DE LUCA (PD). Informiamo i colleghi: il vertice discuterà anzitutto del quadro finanziario pluriennale, per chi se lo fosse perso, con cui si decide il contributo degli Stati membri al bilancio europeo e le modalità di spesa delle risorse tra il 2021 e il 2027. Partiamo allora da un assunto di fondo, che credo dobbiamo condividere tutti: lo slancio dell'economia europea ha recentemente subito un forte rallentamento a causa delle grandi tensioni commerciali internazionali, e questo impone da subito una presa di posizione forte, unita e compatta dell'Europa, che ancora non è stata avvertita a fondo. Dobbiamo dirlo con chiarezza, e speriamo emerga dai prossimi Consigli: i dazi statunitensi sono l'espressione massima del sovranismo e del protezionismo commerciale, e rappresentano una misura sbagliata e pericolosa per l'economia mondiale ed europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo dobbiamo dire! Dopo le misure protezionistiche sull'alluminio e sull'acciaio, gli Stati Uniti hanno previsto altri 11 miliardi di euro di dazi sulle esportazioni europee, che colpirebbero soprattutto i prodotti del comparto agroalimentare made in Italy. Ed allora il messaggio che dovremmo rivolgere in Consiglio ai Paesi membri, i cosiddetti sovranisti, è questo: mettiamo da parte la propaganda, lavoriamo insieme a Bruxelles per tutelare la nostra economia, perché per proteggere il nostro export nel quadro del WTO o con misure di compensazione c'è bisogno di più Europa, non di meno Europa, più Europa per difendere la nostra economia. Questo è il messaggio.

Con specifico riferimento al nuovo quadro finanziario, la proposta della Commissione prevede stanziamenti superiori, come ha ricordato il Premier, pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione a 27, a fronte dell'1,03 del precedente ciclo. Noi siamo d'accordo: c'è bisogno di un bilancio ambizioso e coraggioso.

C'è un “però” che vogliamo sottolineare: se a fronte dell'aumento del finanziamento in settori ad alto valore aggiunto (penso alla ricerca, all'innovazione, alla sicurezza, al clima, all'ambiente) si immaginano a titolo compensativo risparmi alle risorse della PAC o alla politica di coesione, noi riteniamo che dovremmo opporci con forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è il messaggio che consegniamo al Governo, semplice: no a tagli insostenibili per la politica agricola comune italiana e per il sostegno alle regioni meno sviluppate; sarebbe un disastro per il nostro Paese.

In tale contesto è evidente, come è stato ricordato nella sua relazione, che i fondi per un bilancio all'altezza delle sfide future vadano ricercati in nuove risorse proprie dell'Unione. Tra quelle proposte nel maggio 2018 alla Commissione, a nostro avviso due sono ormai irrinunciabili: l'Europa ha bisogno in primo luogo di una base consolidata comune per l'imposta sulle società, una corporate tax che consenta di armonizzare le tassazioni nazionali in chiave anti-elusione e anti-dumping. Lo ribadiamo ancora una volta, come lei ha ricordato: l'Unione del futuro non può più tollerare pratiche fiscali speculative fondate su una competizione al ribasso tra gli Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È ora di porvi rimedio, se vogliamo fare dei passi in avanti.

Così come è ora di prevedere una web tax europea, che consenta di evitare che le grandi multinazionali che producono utili in Europa paghino una tassazione ridicola in pochi Stati membri, pur fatturando e creando volume d'affari in altri Paesi. È ora di dire basta a queste pratiche.

Resta ancora aperta, infine, la discussione sui criteri di assegnazione dei fondi europei. Un punto credo sia utile sottolinearlo sin d'ora: è giunto il tempo di affermare finalmente il principio semplice, ma sacrosanto della condizionalità nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse europee. In altri termini e per estrema chiarezza: nel prossimo bilancio bisogna prevedere un blocco a monte delle risorse per i Paesi che violano principi e diritti fondamentali europei di cui all'articolo 2 del Trattato. E soprattutto, lo ribadiamo ma dobbiamo farlo davvero: tagli drastici di fondi europei per gli Stati che non aiutano i Paesi in difficoltà nella gestione del fenomeno migratorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è una misura che dobbiamo far adottare nel prossimo quadro finanziario: non si può approfittare dell'Europa solo per raccogliere gli aspetti positivi economico-finanziari, e non assumersi alcuna responsabilità condivisa nella gestione delle politiche più complesse e difficili. La revisione del regolamento di Dublino, allora, con programmi di ricollocazione vincolanti dovrà essere perseguita prevedendo misure sanzionatorie per i Paesi inadempienti, e misure incentivanti per gli Stati che rispettano i propri obblighi di solidarietà. In tale prospettiva appare irrinunciabile lavorare peraltro anche ad una più adeguata e razionale assegnazione delle molteplici risorse rivolte al tema migratorio, come ha ricordato il Ministro Amendola in una recente audizione nelle Commissioni parlamentari. L'obiettivo è di rafforzare la collaborazione con i Paesi di origine e transito, ed aiutare questi Paesi nelle azioni di sviluppo, con politiche di vicinato e con la cooperazione internazionale; e l'obiettivo principale (altro che le chiacchiere ascoltate!) è quello di aprire canali legali di arrivi in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ribadiamolo anche in questa occasione e lavoriamo per dire “no” a partenze fantasma, “no” ai trafficanti, “no” allo sfruttamento di esseri umani, “sì” ai corridoi umanitari che consentano di evitare insostenibili morti cui abbiamo assistito in questi anni nel Mediterraneo. La notizia dell'ennesimo naufragio a Lampedusa di questi giorni, di un barcone trovato a 60 metri di profondità con 12 corpi privi di vita, tra cui una madre e un bimbo abbracciati in fondo al mare, non può lasciare indifferente la politica italiana: ci stringiamo tutti intorno a queste vittime innocenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Di questi ed altri temi discuteremo e si discuterà nell'ambito del dibattito sull'agenda strategica europea. L'Europa dovrà anzitutto proteggere i propri cittadini, questo è il primo obiettivo, affinché vivano in un continente sicuro e libero. Bisognerà poi continuare a difendere con forza il sistema di libera circolazione interna istituito dall'Accordo di Schengen. Vigiliamo, guardate, con attenzione sui limiti alle deroghe richieste negli ultimi anni, facciamo attenzione a non diradare le maglie di una grande conquista dell'Unione. Guardate, rimettere in discussione Schengen vuol dire rimettere in discussione l'Europa moderna che conosciamo oggi, vuol dire alzare nuovi muri, nuove barriere, nuovi confini, che noi non possiamo più tollerare.

In un mondo sempre più caratterizzato da incertezze e complessità, l'Unione deve iniziare a giocare un ruolo forte anche nelle dinamiche internazionali. Il recente attacco nel Nord-Est della Siria riporta d'attualità questa esigenza, come lei ha ricordato. Chiariamolo, l'intervento militare turco è un fatto gravissimo, che va condannato fermamente perché contrasta con ogni norma e convenzione internazionale, e tocca una regione che ha acquisito un profondo valore simbolico, anche alla luce del modello di governo locale d'ispirazione pluralista e partecipativa. Ancor più grave la circostanza, come è stato ribadito, che il principale obiettivo dell'offensiva sia il popolo curdo, che si è reso protagonista della resistenza all'avanzata delle forze di Daesh negli ultimi anni. Particolare rilievo, poi, come è stato anche qui ricordato, nell'azione di contrasto al terrorismo hanno avuto peraltro le donne curde, che hanno offerto al mondo un esempio di straordinari coraggio e valore nella difesa del proprio popolo, del territorio e della propria identità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Ed appare inaccettabile allora, come ricordato da lei in Aula, il brutale assassinio di Hevrin Khalaf, la donna di 35 anni segretario generale del partito Futuro siriano, a cui dedichiamo un pensiero commosso a nome di tutto il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

Il Ministro Di Maio ha annunciato ieri alla Camera l'adozione immediata in un decreto-legge per il blocco futuro della vendita di armamenti alla Turchia. È una decisione importante, certo, ma non basta: è necessario che il Governo continui a lavorare, soprattutto a Bruxelles, perché l'Europa intervenga politicamente per fermare questo terribile spargimento di sangue, chiedendo un immediato cessate il fuoco; e perché l'Europa avvii tutte le azioni, insieme all'ONU e alla NATO, per ripristinare la pace e mettere in sicurezza l'area interessata, anche prevedendo delle forze di interposizione. In caso di escalation, infine, è necessario che l'Unione si adoperi perché tutte le misure sanzionatorie necessarie, di carattere economico e diplomatico, vengano adottate rapidamente negli Stati dell'Unione; e le misure sono tante, quelle a disposizione dell'Unione europea.

L'agenda strategica contiene infine un forte monito ad aumentare la competitività dell'Europa, improntando gli sforzi verso una crescita sostenibile ed inclusiva. Quanto alla lotta alla diseguaglianza, dobbiamo allora fare di più - è stato ricordato, lo condividiamo in pieno - per garantire anzitutto la parità reale di diritti e opportunità tra donne e uomini; ma è il Partito Democratico ad essere in prima fila in particolare per la battaglia a favore della parità salariale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Partito Democratico: difendiamo e realizziamo in Italia e in Europa questa priorità.

Dobbiamo poi aiutare i giovani che incontrano difficoltà nel mondo del lavoro. Lo abbiamo già ricordato in quest'Aula, vale la pena ribadirlo: sosteniamo sin dal prossimo Consiglio l'istituzione di un'indennità europea di disoccupazione per tutti i giovani che perdono temporaneamente il proprio lavoro; sarebbe una misura di civiltà estremamente innovativa.

Ed infine, come ha ricordato anche il Presidente del Parlamento europeo Sassoli, proviamo a difendere nel futuro negoziato il Fondo per indigenti, un fondo che assicura un pasto caldo a 15 milioni di persone ogni giorno e che rischia di essere cancellato dal futuro bilancio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Proviamo a difendere questa risorsa!

Insomma, il dibattito politico del prossimo Consiglio rimetterà al centro dell'agenda il senso profondo dell'Europa, quale Unione di popoli e di Stati che hanno creato un'integrazione politica, economica e culturale, tale da consentire in 70 anni crescita, benessere, sviluppo, rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali in un continente da sempre dilaniato da guerre interne. Dobbiamo evitare che nuovi egoismi e nuovi nazionalismi riaffiorino e si rafforzino nel panorama continentale.

L'impegno dell'Italia, allora, in conclusione, di uno dei sei Stati fondatori del progetto europeo, deve essere rivolto a difendere la consapevolezza che l'Unione rappresenta una grande opportunità. Non è la causa dei problemi che affliggono le nostre società, ma è l'unica possibile soluzione agli stessi nel contesto politico ed economico internazionale. Difendere l'Europa vuol dire difendere il nostro futuro, non rinunciamo a questo sogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, Presidente. Il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre tratterà i temi all'ordine del giorno del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la definizione del prossimo ciclo istituzionale indicante le priorità per i prossimi cinque anni, con la definizione dell'agenda strategica per l'Unione, le azioni necessarie in tema di cambiamenti climatici, lo stato di avanzamento della Brexit, l'articolo 50 in particolare, e le questioni di politica estera per la questione turca in Medio Oriente. Lei ha esordito, signor Presidente del Consiglio, evidenziando la duplice valenza politica di questo prossimo Consiglio, sia interna che internazionale. Concordiamo perché il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, con la definizione del bilancio a lungo termine dell'Unione europea, l'agenda strategica e le priorità dell'Unione per il periodo 2019-2024 dovranno tenere conto anche delle nuove priorità che sono state indicate dalla nuova presidente della Commissione europea.

Si apre, quindi, uno scorcio per i negoziati particolarmente importanti per l'Italia, perché la consistenza delle poste di bilancio o dei tagli previsti sui capitoli strategici dipenderanno anche per le soluzioni che avremo sulla politica nazionale nel nostro futuro. Però già nella primavera 2018 la Commissione uscente aveva presentato una prospettiva di interventi sul quadro finanziario che teneva conto delle minori entrate della Brexit, delle significative decurtazioni delle minori entrate per la politica agricola, e in particolare prevedeva un taglio da 276 a 235 miliardi per la PAC, un taglio per la politica di coesione, che, con i fondi strutturali, rappresenta la posta di bilancio che incide maggiormente sulla vita dei cittadini e contribuisce così a rendere anche sempre più profonde le distanze con le istituzioni comunitarie.

Veniva rappresentato che i finanziamenti per la PAC e la politica di coesione avrebbero subito la decurtazione di un 5 per cento e un 7 per cento e, proporzionalmente, per l'Italia, prevedeva una riduzione degli stanziamenti al 17 per cento. Questo, signor Presidente, noi lo abbiamo rilevato in tutte le sedi e, come emerso già nelle conclusioni dei precedenti Consigli europei, le posizioni divergenti da parte dei Paesi membri sulle dotazioni complessive rappresentavano già delle posizioni e anche degli accordi, degli avvicinamenti fra Stati. Noi, purtroppo, eravamo totalmente assenti; lo era il Governo e lo era il ministro allora competente. Noi lo abbiamo segnalato in tutte le sedi e in tutti gli incontri con lei, in sede di Commissioni e in sede di Aula. Questo è un tema critico che sottolineiamo ancora una volta.

Auspichiamo che, con ciò che ha rappresentato anche oggi con riferimento agli interventi del ministro e alla sua nuova organizzazione, si possa quantomeno invertire il trend della situazione, cercando di rimediare anche a tutta una serie di situazioni che dovranno anche rendersi compatibili con le sei tematiche introdotte dalla nuova presidente. Noi questo glielo chiediamo a gran voce, signor Presidente del Consiglio, perché il nuovo Esecutivo si impegni nelle sedi europee a partire già da ottobre e il primo della nuova legislatura europea dovrà essere un approccio correttivo. Un approccio che dia anche delle posizioni chiare e per noi decisive. In particolare, chiediamo di difendere le politiche tradizionali dell'Unione, anche invocando quella che è sempre stata la nostra scuola tradizionale di Forza Italia, scongiurando ogni eventuale proposta, volta a ridurre ulteriormente i fondi destinati alla PAC, opponendosi a quello che è un ridimensionamento previsto dei fondi per le politiche di coesione, con forza, ribadendo la necessità di un cambiamento dei meccanismi di assegnazione delle risorse.

In ordine a ciò, anche per operare sulla PAC anche con degli elementi che sono emersi proprio in questi giorni in un importante incontro che ha organizzato la nostra capogruppo a Milano, le sottolineiamo l'esigenza di una pianificazione e di una politica dell'agricoltura, un piano strategico per l'agroalimentare. È stato invocato a gran voce un intervento che contenga anche delle possibilità di intervento sulle infrastrutture e sulle reti. L'ortofrutta è un tema solo ad esempio che le portiamo, perché è molto importante per i riflessi che abbiamo sulle politiche, sui tagli alla PAC, da una parte, e poi sul fatto che ci lamentiamo perché la Spagna ci ha più che oltrepassato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Vi sono delle politiche che impongono una pianificazione. Ecco, dobbiamo operare affinché siano garantite adeguate risorse a quelle politiche e a quei interventi volti a proteggere e a integrare tutte le componenti più deboli della società, destinate alla crescita delle regioni, in particolare di quelle regioni nel nostro Paese che necessitano di politiche di sviluppo e di convergenza.

Anche su questo, signor Presidente, le sottolineiamo l'importanza di avviare una trattativa nelle sedi competenti, anche perché il bilancio europeo di lungo termine sia flessibile ed efficacemente impiegato in situazioni di emergenza. Quando si tratterà questo argomento sui cambiamenti climatici, che riprenderemo a breve nella sezione che ci siamo riservati, noi vorremmo che lei contestualizzasse questo tema, parlando di tutto il discorso della sostenibilità, perché, siccome è un tema che le è caro, questo sia un discorso che non tocca soltanto le politiche climatiche, ma le politiche dell'agricoltura, le scelte per le imprese e le scelte per tutte le unità produttive.

Lei ci ha parlato di un video game: non abbiamo capito bene il senso, ma lo guarderemo con attenzione. In relazione al prossimo ciclo istituzionale dell'agenda strategica 2019-2024, noi le chiediamo di impegnarsi per il rilancio dell'occupazione, la competitività, la produttività delle imprese europee, a cominciare dalle piccole e dalle medie imprese, promuovendo delle azioni indirizzate agli investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca e innovazione. Sottolineiamo l'importanza delle industrie creative per il digitale, le chiediamo di lavorare per il completamento del mercato unico e per l'armonizzazione fiscale, con regole certe, eque ed efficaci. Le chiediamo anche una certa attenzione, ancorché non sia nell'agenda specifica di questo argomento, di buttare un piccolo seme sul discorso del credito bancario, così tanto importante per noi, e di attivarsi affinché venga avviato il processo, volto a riformare alcune regole europee, a cominciare dalla governance economica (come da tutti noi evidenziato, sempre più insostenibile per tutta una serie di problematiche riflesso che arrivano nel nostro Paese), e sul Patto di stabilità. Lei vede che il Patto di stabilità, così come concepito, non solo non funziona, ma ingessa il Paese, e le chiediamo, quindi, di intervenire anche sulle criticità; di evitare che un'eventuale maggiore flessibilità concessa al nostro Paese, in ragione di valutazioni meramente politiche, sia dissipata in una legge di bilancio, che finanzi spesa corrente; e le chiediamo misure sull'impatto negativo delle tasse pagate dagli italiani e le loro abitudini di spesa, favorendo misure invece capaci di impattare sulla crescita del Paese.

Per quanto riguarda Brexit, le vorremmo evidenziare tutta una serie di temi di carattere più emotivo-culturali, ma non possiamo perché il tempo non ce lo consente, e quindi segnaliamo soltanto che è fondamentale lavorare per garantire che Brexit avvenga con un accordo e un'uscita ordinata, scongiurando il rischio del no deal, vigilando che non vengano pregiudicati i diritti dei nostri connazionali che risiedono oltre Manica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), delle imprese, dei commerci, del settore bancario e finanziario, di tutela dei prodotti italiani dell'agroalimentare e, al tempo stesso, la collaborazione bilaterale e multilaterale anche nell'ambito dell'Alleanza atlantica in materia di difesa, di sicurezza, di contrasto al terrorismo internazionale.

Su questo, signor Presidente, le segnaliamo anche l'importanza e la delicatezza di tutto il collegamento internazionale nella lotta alla criminalità, sulla quale il Regno Unito è molto all'avanguardia.

Perdere l'apporto tecnologico e le connessioni che ci sono con questo Paese è sicuramente una perdita importante per l'Europa e anche per il nostro Paese direttamente, per cui, proprio in questa fase, noi, che siamo sempre per spronarla ad accelerare i tempi e a cercare di indurre un'azione veloce, le chiediamo invece di patrocinare, ove più possibile, i tempi perché lo stesso Regno Unito riveda la propria posizione. Le chiediamo anche che sia garantita la certezza del diritto e la reciprocità di condizioni non soltanto per le persone fisiche ma per le imprese. Su questo lei sa che c'è tutto il tema della Corte di giustizia europea e tutto il tema della giurisdizione che deve essere anche affrontato e per essa non ci sono più le strutture e gli studi adeguati per poter trovare soluzioni compatibili. Si tratta di garantire anche un futuro costruttivo alle relazioni fra Regno Unito e Unione europea.

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTINA ROSSELLO (FI). I nostri interventi ci hanno parlato del backstop, dei cambiamenti climatici…

PRESIDENTE. È esaurito il suo tempo.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Sì, ancora un secondo, solo per dirle che sui cambiamenti climatici, quando si parla della sostenibilità, noi riteniamo che debba essere fatto un trattamento e una discussione globale del tema della sostenibilità che riguarda e si ripercuote anche sulle imprese. Rinvio alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, oggi qui dovremmo parlare del prossimo summit europeo e lo faremo, ma la prima domanda che voglio pormi è su cosa davvero dovremmo discutere con gli altri partner nel vecchio continente. Mentre noi sediamo in quest'aula, a qualche ora di aereo da noi, la Turchia ha invaso un territorio sovrano e sta macellando arbitrariamente un popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La stessa Turchia, che Bruxelles ha pagato con 6 miliardi di euro per bloccare l'afflusso di profughi, profughi che ora il dittatore Erdogan usa come arma per far tacere chiunque osi protestare contro l'invasione. Noi non ce ne stupiamo, cari colleghi: lo ha detto ieri Giancarlo Giorgetti. Noi della Lega, noi pochi, noi soli purtroppo, da circa vent'anni dentro queste stanze e nelle piazze abbiamo urlato in ogni modo che Ankara non è e non sarà mai Europa; che i valori e le idee della Turchia non possono essere accomunati ai nostri. Oggi lo scoprite tutti. Oggi, di fronte alla nobile resistenza curda, spero che finalmente si chiuda definitivamente la porta a quello che vorrebbe diventare il nuovo impero ottomano alle porte di casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Pensate, cari colleghi, con la delegazione OSCE di cui faccio parte abbiamo appena terminato l'Assemblea autunnale a Marrakech in Marocco e, in quella occasione, abbiamo assistito attoniti ai colleghi ciprioti che ci parlavano delle violazioni delle acque territoriali europee da parte turca: violazioni per le trivellazioni in mare che mettevano a rischio anche il lavoro di uno dei giganti della nostra economia, cioè l'Eni, e con loro i lavoratori italiani. Potrei continuare andando a citare le violazioni sistematiche dei diritti umani, l'assenza di una reale democrazia, la re-islamizzazione voluta dal dittatore turco. Insomma, la Turchia è un corpo estraneo alla nostra cara vecchia Europa, un corpo, Presidente Conte, che dobbiamo contrastare in ogni modo. Ieri ho ascoltato le parole del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ma, oltre alle frasi di circostanza, quando sarà al vertice, al summit europeo, Presidente Conte, lei saprà veramente dirci se siamo in grado di avere una politica estera comune o continuiamo ancora ad andare in ordine sparso? Poiché qui in Parlamento c'erano - o presumo ci siano ancora - quelli di +Europa e abbiamo il partito d'Europa più filo-Bruxelles dei 28 Stati, cioè il Partito Democratico, è inutile che ai summit europei parliamo di tutto e poi, quando è il momento di assumere una posizione chiara, ancor di più rispetto a un'invasione e a morti innocenti, finiamo per andare in ordine sparso. Ripeto: in ordine sparso, Presidente. Magari potrebbe chiedere agli altri Capi di Stato e di Governo cosa ne pensano delle centinaia di migliaia di cittadini catalani che stanno bloccando in questi giorni e in queste ore le strade e l'aeroporto di Barcellona: proprio loro, i catalani, così filo-europeisti, nuovamente traditi da Bruxelles. Noi lo ribadiamo qui comunque la si pensi: le idee non si processano, ma soprattutto le idee non si sbattono in galera arbitrariamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Voglio darle qualche ulteriore spunto, Presidente Conte, così magari invece di filosofeggiare sull'ambientalismo dei salotti, salvo guardarsi bene dall'attaccare le grandi potenze industriali inquinanti come India e Cina, magari potrebbe essere lei a farsi carico di una politica più pratica e soprattutto più tangibile, magari togliendo dall'imbarazzo i suoi colleghi europei sulla Brexit.

Pensi che è dovuta intervenire una monarca di novant'anni a dare a voi e a tutti i sostenitori del referendum numero due, quelli del popolo che sbaglia e va corretto, una lezione di democrazia, perché i britannici, Presidente, hanno scelto e la loro scelta va agevolata, non bloccata cercando a tutti i costi un casus belli per farla fallire. Si veda la questione - una delle tante - dei confini nordirlandesi. I popoli, Presidente Conte, votano: lo ricordi a Bruxelles, ma soprattutto lo ricordi a se stesso, perché prima o poi voteranno anche gli italiani, cioè voteremo anche noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E ancora, dato che è un summit europeo, magari potremmo andare a rivalutare le demenziali sanzioni contro la Russia, che costano al nostro Paese miliardi di mancate esportazioni ma soprattutto un know how che non tornerà mai più. La stessa Russia del tanto vituperato Presidente Putin, che pare essere l'unico attore dell'area nel contesto siriano e nel contesto dei curdi in grado e con la volontà di andare a bloccare la macellazione che sta avvenendo in quella zona del mondo in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sono partito, Presidente, nel mio intervento proprio con le minacce dell'aspirante dittatore musulmano ed è doveroso, Presidente Conte, che lei si faccia portavoce di una verità. L'aver pagato la Turchia per fermare i profughi non è convenuto alla Lega o a Matteo Salvini, ma è servito all'asse franco-tedesco e ai loro alleati per non essere travolti elettoralmente dai loro cittadini, che si sarebbero visti arrivare in patria 4 milioni di disperati poco prima delle elezioni europee. Ebbene, non siamo disposti a barattare le poltrone di Macron e della Merkel con il sangue del popolo curdo, quel popolo curdo che ha combattuto orgogliosamente e valorosamente contro i taglia-gola del califfato islamico del Daesh (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Presidente Conte, non è la prima volta che, per nome e per conto del mio gruppo, intervengo in Aula in vista di un summit europeo. Prima che arrivasse il Governo del “tengo famiglia”, quello dei “poltronari”, ero convinto che la spinta leghista potesse darle la forza per lavorare lì a difesa degli interessi italiani e cambiare al suo interno un'Unione europea che stava perdendo l'appoggio dei suoi Stati mediterranei ed orientali. Oggi, visti i suoi nuovi compagni di viaggio, le chiedo in tutta onestà a cosa servirà questo ennesimo summit europeo: a vedere un'Europa inetta o peggio ignava, un'Europa che tace di fronte alle proteste catalane, un'Europa che si gira dall'altra parte di fronte al sangue dei valorosi curdi, un'Europa che gioca al massacro sulla vita e sulle spalle dei cittadini britannici dopo una scelta democratica e di popolo? Dulcis in fundo, Presidente, sarebbe utile che lei andasse lì a ricordare ai partner europei che l'Italia non può tornare a essere il campo profughi di Europa. Ma lei, Presidente, non lo farà perché le basta che le diano in mano due pezzi di carta che vengono puntualmente smentiti ventiquattro ore dopo, per far finta che i problemi sull'immigrazione clandestina siano come d'incanto cancellati dalla nostra agenda politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi avvio a concludere. Come Lega noi saremo ancora una volta coerenti per un'Italia sovrana, per un'Italia fieramente e convintamente nell'Alleanza atlantica senza sbandate filocinesi, per un'Italia che porta i propri valori cristiani anche a Bruxelles, valori cristiani che non possono essere certamente quelli di un dittatore musulmano che evidentemente ha in mente un nuovo califfato alle porte d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Presidente, noi vogliamo un'Italia che difende i propri confini, stanca di essere lasciata da sola di fronte a un fenomeno globale come l'immigrazione. Vogliamo un Paese che vada in Europa da sovrano e che parli ad altri Paesi sovrani con pari dignità, ma per fare questo, Presidente Conte, servirebbe - anzi serve - un Governo diverso e, quindi, signor Presidente Conte, a differenza dei mesi passati, non le auguro un buon lavoro perché non potrà farlo nemmeno volendolo. Le auguro e auguro a noi tutti e agli italiani un lavoro veloce e che presto a difendere l'Italia e gli italiani ci sia un altro Governo ma soprattutto un altro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, alla luce degli ultimi avvenimenti che si sono registrati in uno scenario internazionale che definire delicato potrebbe risultate sin troppo riduttivo, dobbiamo assumere la piena consapevolezza dell'importanza del ruolo che riveste l'Unione europea, istituzione che costituisce, pur con tutti i suoi limiti e prendendo comunque atto degli errori commessi, l'espressione più avanzata di difesa della democrazia e del prezioso patrimonio di civiltà che si basa sulla garanzia effettiva dei diritti umani sia individuali, sia collettivi.

L'imminente Consiglio europeo sarà un'occasione da non perdere per trovare soluzioni non più rinviabili. Ormai, in quello che un po' romanticamente qualcuno chiama ancora il Vecchio continente, viviamo in una condizione di emergenze economiche e, persino, umanitarie che non consentono alcun margine di manovra; emergenze che devono essere affrontate senza cedere a ricatti o compromessi.

Non più di una decina di giorni fa, le minacce principali per l'Unione europea erano la questione migratoria e la Brexit: la prima, come noto, pesa quasi esclusivamente sul nostro Paese; la seconda sarà ancora più impegnativa, se le istituzioni europee e il Regno Unito non troveranno un accordo. Due problemi enormi, a cui la politica deve dare risposte.

Come se non bastasse, si è aggiunto un terzo problema, di portata devastante: mi riferisco, ovviamente, alla gravissima offensiva militare che la Turchia sta portando avanti nel nord-est della Siria, che se, da un lato, sta causando indicibili sofferenze alle popolazioni civili che vivono nella zona, in particolare quella curda, dall'altro, a breve, potrebbe provocare degli effetti a catena disastrosi, sia nel Medio Oriente, che in Europa. Il conflitto in Siria sta creando le premesse per l'ennesima tragedia umanitaria: secondo fonti dell'Organizzazione mondiale della sanità, sarebbero quasi 300 mila le persone sfollate, tra le quali 70 mila minori; senza dimenticare che proprio quell'offensiva aumenta i rischi collaterali, come la fuga dei terroristi dell'Isis dalle prigioni in cui erano detenuti.

In questo contesto, l'Unione europea dovrà mantenere ferma la sua posizione, da una parte, tentando di risolvere questa crisi attraverso la diplomazia, condannando, all'unanimità, l'azione militare della Turchia per ottenere l'immediato cessate il fuoco, dall'altra, intervenendo per bloccare immediatamente il rilascio delle licenze di esportazione di armi alla Turchia, obiettivo che il Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, ha già annunciato di voler perseguire con apposito decreto.

Non dimentichiamo mai cosa ha passato l'Europa negli ultimi anni a causa del terrorismo islamico: se la questione siriana non verrà risolta diplomaticamente, la minaccia terroristica potrebbe ripresentarsi in modo più temibile, massivo e virulento. È bene evidenziarlo, l'Unione europea si fonda sul rispetto dello Stato di diritto, sui princìpi di libertà e democrazia: ne deriva che l'esigenza di garantire stabilità e pace fra i Paesi sia fra le sue priorità, come ci ricorda l'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea.

La collaborazione tra i Paesi aderenti dovrà essere totale, ma non si dovrà certo fermare al conflitto siriano.

Tornando alla questione migratoria, infatti, dovremmo monitorare insieme le rotte migratorie attuali e le nuove rotte verso l'Europa, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione dell'Unione europea per rendere più efficace la politica di ricollocazione e di rimpatrio ed evitare lo sfruttamento e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, infine potenziando gli sforzi e le risorse a disposizione per promuovere un'azione coordinata a livello europeo per i rimpatri e per il reinserimento dei migranti nei Paesi di origine, laddove sicuri. Mentre, per quanto attiene all'uscita del Regno Unito dall'UE, l'ideale sarebbe un accordo soddisfacente per entrambe le parti, anche se l'Europa dovrà essere pronta all'eventuale no deal.

All'ordine del giorno dell'agenda europea, c'è, poi, la discussione del bilancio dell'Unione, con cui si deciderà sia il contributo dei singoli Stati membri, che la distribuzione delle risorse nei prossimi sette anni. Il negoziato è in una fase cruciale: per questo, è molto importante finanziare non solo le nuove sfide ritenute epocali dall'Unione, ma anche garantire i fondi necessari agli agricoltori e alla politica di coesione, che significa non abbandonare il made in Italy e le nostre regioni meno sviluppate: stiamo parlando di lavoro, impresa e benessere degli italiani.

Ovviamente, non mancano altri temi altrettanto importanti: l'Unione europea dovrà affrontare, in particolare, con grande serietà, la questione climatica per ridurre le emissioni inquinanti e tutelare l'ambiente.

Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati esterni all'Unione europea, si dovrà garantire l'alleanza storica con gli Stati Uniti, rimanendo in rapporti collaborativi sia con la Cina che con la Russia, così da non penalizzare le nostre imprese, ma, al contrario, garantire loro l'accesso a quei mercati prosperosi.

Inoltre, si punterà a rafforzare la cooperazione europea in materia di difesa e la capacità dell'Unione europea nel contrasto a quel nuovo e preoccupante fenomeno rappresentato dalle minacce ibride, anche garantendo un alto livello di cybersicurezza. Il tutto in linea con quanto illustrato in Aula dal Presidente Conte, le cui comunicazioni affermiamo di condividere pienamente.

Per questo motivo, Presidente, augurandole un buon lavoro per il Consiglio europeo di domani e dopodomani, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle ad una risoluzione di maggioranza che riafferma con forza la centralità degli interessi italiani in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari ed altri n. 6-00087, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio, Francesco Silvestri, Boschi e Fornaro n. 6-00088, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00089.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00089, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00090, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019.

Richiesta di referendum popolare ai sensi dell'articolo 138, secondo comma, della Costituzione

PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che i deputati Deborah Bergamini, Roberto Giachetti e Riccardo Magi hanno presentato, in data 16 ottobre 2019, una richiesta al fine di dare corso alla procedura per la richiesta di referendum da parte di un quinto dei componenti della Camera dei deputati - prevista dall'articolo 138, secondo comma, della Costituzione e disciplinata dagli articoli 4 e 6 della legge 25 maggio 1970 n. 352 - sul testo di legge costituzionale recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Senato della Repubblica, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta dell'11 luglio 2019, e dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, nella seduta dell'8 ottobre 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019, ai sensi dell'articolo 3 della legge 25 maggio 1970, n. 352.

Nella richiesta sono indicati, ai sensi dell'articolo 6, secondo comma, della citata legge n. 352 del 1970, i medesimi deputati Deborah Bergamini, Roberto Giachetti e Riccardo Magi come delegati a cura dei quali la richiesta di referendum sarà depositata presso la cancelleria della Corte di cassazione.

Ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 6, primo comma, della legge n. 352 del 1970, i deputati che intendano sottoscrivere la suddetta richiesta di referendum possono recarsi presso l'aula delle Giunte (Servizio prerogative e immunità, II piano, Palazzo dei gruppi) dal lunedì al venerdì, dalle ore 9,30 alle ore 18,30.

Colleghi, sarebbe opportuno e utile che faceste silenzio, oltretutto sono comunicazioni che vi riguardano e, quindi, penso che sia necessario anche ascoltare.

Una volta raggiunto il quorum costituzionale di un quinto dei componenti della Camera, i fogli recanti le firme saranno consegnati ai deputati delegati, su richiesta degli stessi, ai fini dei successivi adempimenti previsti dalla citata legge n. 352 del 1970. Sede, 16 ottobre 2019.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Posso esaurire la comunicazione? Su cosa, deputato Baldelli?

SIMONE BALDELLI (FI). Sulla comunicazione che poc'anzi lei ha letto all'Assemblea, nel disordine, anzi, nel disinteresse generale…

PRESIDENTE. Se vuole la rileggo…

SIMONE BALDELLI (FI). Perché, probabilmente, mentre i colleghi vanno via, dare comunicazioni di questo genere… secondo me, molti colleghi non hanno ascoltato quello che è stato detto e sarebbe opportuno che molti lo ascoltassero, anche perché io personalmente ho formulato l'auspicio che molti sottoscrivano questa richiesta di referendum, a partire dai colleghi della maggioranza. Perché come è stato fatto in passato è stata proprio la maggioranza spesso che si è caricata anche della condivisione del far scegliere gli elettori su un tema così importante. Però, Presidente, la pregherei se è possibile di ridare la comunicazione, perché credo che molti colleghi in questa Assemblea, magari, avendo anche votato la riduzione del numero dei parlamentari, potrebbero essere interessati a sottoscrivere quel referendum. La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Ringrazio io lei, deputato Baldelli, però come sa, perché ha svolto la mia medesima funzione, è a disposizione il resoconto e chi si fosse distratto, comunque, la può andare a consultare dai verbali pubblicati. Io penso che sia inopportuno, anche perché la comunicazione è anche lunga, io l'ho fatta poco fa, l'ho letta con…

Posso rileggere questa parte che mi sembra la più sensata, se cortesemente l'Aula mi ascolta: ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 6, primo comma, della legge n. 352 del 1970, i deputati che intendano sottoscrivere la suddetta richiesta di referendum possono recarsi presso l'aula delle Giunte (Servizio prerogative e immunità, II piano, Palazzo dei gruppi), dal lunedì al venerdì dalle ore 9,30 alle ore 18,30. Una volta raggiunto il quorum costituzionale di un quinto dei componenti della Camera, i fogli recanti le firme saranno consegnati ai deputati delegati, su richiesta degli stessi, ai fini dei successivi adempimenti previsti dalla citata legge n. 352 del 1970.

Affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta il 16 ottobre 2019, il presidente del gruppo parlamentare Italia Viva ha reso noto che è stato affidato ai deputati Silvia Fregolent e Camillo D'Alessandro l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Modifiche nella costituzione di Commissioni permanenti.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna, la I Commissione (Affari costituzionali) ha proceduto alla elezione del deputato Fausto Raciti a segretario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in sostituzione del deputato Marco Di Maio che, avendo cessato di far parte della Commissione, è decaduto da tale incarico.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 16 ottobre, il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione trasporti, ha rappresentato che nell'odierna riunione degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, si è concordato all'unanimità sull'esigenza di posticipare alla seduta antimeridiana di mercoledì 23 ottobre l'inizio dell'esame del disegno di legge n. 2100, di conversione del decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, allo stato previsto a far data da lunedì 21 ottobre.

Il provvedimento sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea nella giornata di mercoledì 23 ottobre, a partire dalle ore 10 per la discussione generale e a partire dalle ore 16 della medesima seduta per il seguito dell'esame.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo dunque agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, il 16 ottobre del 1943 la città di Roma visse uno dei giorni più tragici della sua storia, con il rastrellamento del ghetto ebraico da parte dei nazisti di Herbert Kappler. Vennero prese 1.259 persone, 689 donne, 363 uomini, 207 bambine e bambini; vennero inviati al campo di sterminio di Auschwitz e in altri Lager nazisti. Ne tornarono solo 16, quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino.

Oggi, Roma ha ricordato, come ogni anno, quel giorno, così come ogni anno, ricorda, il 24 marzo, l'eccidio delle Fosse Ardeatine. È giusto e doveroso farlo, per tenere viva la memoria, per onorare il ricordo di quelle persone e con loro dei milioni di persone uccise nei campi di concentramento. È giusto per essere vicini alla comunità ebraica di Roma, ma è giusto farlo, Presidente, e concludo, anche perché germi di odio razziale, antisemitismo, intolleranza verso i diversi o verso chi ha la pelle diversa dalla nostra sono cose quotidiane, attuali, non solo di 76 anni fa.

Gli attentati e gli eccidi nelle sinagoghe sono cose di oggi, non del secolo scorso. Utoja, il massacro dei 69 ragazzini da parte del neonazista Breivik è cosa di solo otto anni fa. Ricordare, dunque, per onorare, ma anche per tenere alta la guardia contro i rischi di oggi contro i nuovi nazismi di questo tempo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Virginia Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il mio intervento oggi è per sollecitare la risposta a un'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-02433, indirizzata al Ministro per la Pubblica amministrazione e al Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca per chiedere quali provvedimenti si intendano adottare per risolvere la problematica del personale ATA - ITP ex enti locali.

Con l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 si stabilì che il personale ATA - ITP dipendente dagli enti locali venisse trasferito alle dipendenze del MIUR dal 1° gennaio 2000, continuando a lavorare negli istituti scolastici in cui prestava servizio. Il comma 2 del suddetto articolo 8 disponeva altresì il riconoscimento al personale trasferito di tutta l'anzianità maturata presso l'ente locale fino al 31 dicembre 1999. L'accordo del luglio 2000 tra Aran e sindacati e il successivo decreto che lo recepì negarono tale riconoscimento e al personale ATA-ITP ex enti locali fu imposta un'anzianità fittizia costruita con la temporizzazione di una parte della retribuzione complessiva del 1999. Il risultato fu un inquadramento economico penalizzante: il personale transitato allo Stato, a parità di mansioni e anzianità dei colleghi già statali, si vede assegnare fasce stipendiali corrispondenti a un terzo dell'anzianità maturata nell'ente locale. Tale discriminazione tra colleghi, che dura ancora oggi, si ripercuote alla cessazione dell'attività lavorativa sull'assegno pensionistico.

I lavoratori ricorsero in giudizio e ottennero sentenze favorevoli con il riconoscimento di tutta l'anzianità maturata nell'ente locale di provenienza ma nel 2005, con la legge finanziaria per il 2006, fu introdotto l'articolo 1, comma 18, norma definita interpretativa del comma 2 della legge n. 124 del 1999 che in realtà la modificò, con enorme danno per i lavoratori. Per molti di essi fu addirittura imposta la restituzione delle somme percepite a seguito delle sentenze favorevoli emesse prima dell'entrata in vigore della legge n. 266 del 2005. Il comportamento dello Stato italiano è stato anche condannato dalle corti europee con ben nove sentenze favorevoli.

È necessario e urgente, a mio avviso, prevedere una soluzione a questo problema che ha dei gravi risvolti.

PRESIDENTE. Concluda.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Occorre, da una parte, porre fine alla disparità di trattamento economico fra dipendenti dello stesso Ministero con uguali mansioni…

PRESIDENTE. Venga al punto, perché ha esaurito il suo tempo.

VIRGINIA VILLANI (M5S). …e dall'altro ridurre il notevole contenzioso fra lavoratori e Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, più di un mese fa sono intervenuto nel mio territorio di origine, la provincia di Foggia, per sollecitare l'avvio di azioni di informazione e di sensibilizzazione rivolte ai cittadini e alle imprese per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni dei roghi. Nei Cinque Reali Siti, e non solo, amministratori, associazioni e cittadini hanno lamentato, con tavoli specifici in prefettura e con una serie di esposti, la presenza continua di incendi illegali di scarti agricoli del pomodoro e dell'ortofrutta misti a materiali plastici. Insieme a questi irregolari smaltimenti “fai da te” agricoli possono annidarsi potenziali fenomeni simili a quella della Terra dei fuochi. La Capitanata, dunque, rischia di diventare la nuova Terra dei fuochi.

Solo pochi giorni fa si è data notizia di numerose discariche abusive in quel territorio attraversato dai clan e dalla mafia, la cui violenza e pericolosità tutti conosciamo ed è funestata dal caso “Black Land”. Come dimenticare, poi, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi, nell'ottobre 1997 alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dove lo stesso ammetteva che la nuova Terra dei fuochi sarebbe stata proprio la Capitanata. In agro di Cerignola a Borgo Tressanti, una frazione in cui vivono circa 50 persone, si continuano a riversare rifiuti. I cittadini lasciano sacchetti e materiale di risulta di ogni genere, materiale che poi di notte viene regolarmente incendiato. Occorre intervenire al più presto con azioni mirate per il bene e la salute dei miei concittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. A luglio scorso è nato a Ostuni il primo comitato di quartiere, il quartiere di Santa Caterina - Zona Artigianale. Il suo obiettivo è quello di contribuire a migliorare la qualità della vita dei residenti e degli esercenti della zona. Nella zona, infatti, è presente un centro di raccolta dei rifiuti che non funziona a regola d'arte e che rende la vita dei residenti impossibile a causa del permanente cattivo odore e del degrado che genera.

Il mio plauso va a questi cittadini che hanno deciso di farsi parte attiva per risolvere queste problematiche. Domenica scorsa, infatti, il comitato ha organizzato una giornata dedicata alla pulizia del quartiere ed è stato un vero successo perché si sono viste famiglie con bambini scendere per strada per raccogliere i rifiuti abbandonati, spazzare le strade, tagliare le erbacce.

Ecco, queste sono le azioni concrete che insegnano ai nostri figli a prendersi cura dell'ambiente e a partecipare attivamente alla vita pubblica del proprio Paese. Ecco, io sono molto orgogliosa che questo sia avvenuto a Ostuni e, quindi, voglio ringraziare tutti questi cittadini e a loro va tutto il mio sostegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Il 14 ottobre scorso a Boca Chica, una cittadina balneare della Repubblica Domenicana, è stato rinvenuto il cadavere di Piero Testoni, un settantenne di Alghero, disteso sul letto della sua abitazione legato mani e piedi, la cui morte è stata provocata da asfissia per soffocamento manuale. È, quindi, evidente che dovrebbe trattarsi di un caso di omicidio, in relazione al quale auspico che il Ministero degli Affari esteri si attivi tempestivamente perché ne vengano accertate e chiarite le circostanze, al fine di dare una doverosa risposta ai familiari della vittima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Generoso Maraia. Ne ha facoltà.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente. Nei giorni passati quando ho appreso che un politico ex consigliere comunale eletto nelle file della Lega nel 2018 è indagato nell'inchiesta “Partenio 2.0” sulla presenza della camorra ad Avellino, la notizia mi ha molto amareggiato, ma non sorpreso. Ho sempre sostenuto che l'Irpinia, essendo una provincia al confine con le province di Napoli, Caserta e Salerno, non possa considerarsi immune dalla camorra. Quello che mi ha sorpreso è la coincidenza temporale tra gli arresti, avvenuti lunedì scorso, e il dialogo tra il governatore De Luca che, rivolgendosi al sindaco di Avellino, utilizzava un linguaggio volgare e un tono più simile a una minaccia che a consigli politici o istituzionali. Avellino è sotto attacco della camorra e merita da parte di tutte le istituzioni, compreso il governatore De Luca, la massima collaborazione per difendersi dal male ormai endemico. De Luca e il sindaco devono rendere chiari l'oggetto del loro acceso dialogo, perché in questo momento di tutto abbiamo bisogno ma non abbiamo bisogno dell'omertà.

Ringrazio l'operato delle forze di sicurezza, coordinate dal prefetto di Avellino, che sapranno valutare se sia opportuno inviare una commissione di accesso per verificare eventuali infiltrazioni camorristiche nelle istituzioni locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ieri il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Interno, ha affidato l'amministrazione del comune di Manfredonia, peraltro già sciolto per le dimissioni del sindaco, a una commissione di gestione straordinaria. Che cosa significa questo? Significa che, così come è avvenuto la settimana scorsa per il comune di Cerignola, ahimè sempre in provincia di Foggia, sono stati ravvisati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali.

Entrambi questi interventi colpiscono pesantemente l'onorabilità delle due città più rappresentative del territorio e immagino lo sbigottimento dei cittadini perbene, che a Manfredonia come a Cerignola sono la stragrande maggioranza. Ora, io invito questi cittadini a superare in fretta questo momento, a non abbandonarsi allo scoramento e a considerare questo doloroso passaggio come un'opportunità per rialzarsi e riprogettare il futuro di due città che devono essere riconsegnate ripulite alle future generazioni.

Gli atti adesso passano all'autorità giudiziaria, che valuterà la posizione di ogni politico, ogni amministratore, ogni consigliere, ogni dipendente comunale e delle partecipate, del recente o meno recente passato che sia, per verificare se abbiano avuto ruoli in questa storia, non dimenticando che a Manfredonia c'è una situazione di disastrosa economia, e che a Cerignola, tra l'altro, vi è un serio problema di arrogante microcriminalità. Partiamo dalla certezza che lo Stato c'è e si è fatto sentire, perché, con questi provvedimenti, lo Stato vuole in primis difendere i cittadini, i quali adesso debbono collaborare con esso.

Concludo, quindi esortando i commissari, che verranno designati a breve, i cittadini perbene ed operosi ed i giovani che rappresentano una speranza. Adesso agiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vania Valbusa. Ne ha facoltà.

VANIA VALBUSA (LEGA). Presidente, il 15 ottobre è stata la Giornata mondiale della consapevolezza sulla morte perinatale, per non dimenticare un fenomeno che solo nel nostro Paese riguarda almeno 2 mila genitori, mamme e papà, l'anno. È doveroso quindi fermarci un momento per una riflessione. Succede tutto in un attimo. Dopo momenti felici passati durante la gravidanza, arriva il silenzio, assordante, incessante, arriva il buio, la mancanza, la solitudine, lo smarrimento, il vuoto, arriva il lutto. Lo chiamano lutto perinatale: ogni giorno una donna su sei sperimenta la dolorosa esperienza di perdere il proprio bambino, nel corso della gravidanza, durante il parto o dopo la nascita. L'aborto spontaneo e non volontario nel primo trimestre avviene con un'incidenza del 15-25 per cento, mentre la morte perinatale è molto più rara. Dal punto di vista strettamente medico, si definisce come morte perinatale la perdita di un figlio avvenuta tra la ventottesima settimana di gravidanza e sette giorni dopo il parto. Quando una mamma ed un papà perdono il loro bambino affrontano un difficile ed impegnativo percorso per riuscire ad elaborare la perdita. Spesso tutto ciò che resta è il trauma di chi vive o ha vissuto il lutto. Parenti e amici non riescono, non possono di certo fornire il giusto supporto per la trasformazione del dolore, al di là delle frasi di circostanza, che purtroppo tutte le mamme hanno sperimentato. La misura del lutto non esiste, non c'è bisogno di sminuire il dolore, c'è bisogno di trasformarlo. Alle famiglie spesso manca un sostegno, sia in ospedale che sul territorio. Sono presenti alcune associazioni, come “Il Melograno” di Verona, che, con il loro progetto “Uscire dal silenzio”, sostengono le mamme ed i papà che stanno attraversando un lutto perinatale. Ma abbiamo bisogno di più, signor Presidente: realtà come questa, come quella di questa associazione, devono essere presenti in tutta Italia, perché è importante offrire cure rispettose e delicate. Dobbiamo lavorare in questa direzione, Presidente; dobbiamo arrivare ad istituire un'assistenza capillare accessibile a tutte le famiglie italiane, in qualunque momento, in qualunque comune italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 18 ottobre 2019 - Ore 9:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 i deputati Magi e Golinelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 1 la deputata Ciampi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 4 il deputato Ceccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. IV-quater, n. 1 459 383 76 192 227 156 66 Appr.
2 Nominale Risoluz. Molinari e a. 6-87 485 378 107 190 88 290 53 Resp.
3 Nominale Risoluz. Delrio e a. 6-88 492 492 0 247 294 198 51 Appr.
4 Nominale Risoluz. Gelmini e a. 6-89 493 369 124 185 77 292 51 Resp.
5 Nominale Risoluz. Lollobrigida e a. 6-90 492 325 167 163 30 295 51 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.