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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 236 di giovedì 10 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Bergamini, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Liuni, Lorefice, Losacco, Maggioni, Mauri, Molinari, Morelli, Parolo, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Francesco Silvestri, Sisto, Tasso, Vignaroli, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Presidente, esprimiamo forte preoccupazione per l'avvio dell'azione militare della Turchia nel Nord-Est della Siria: un'operazione militare lanciata sotto un nome “Fonte di pace” e definita dal Presidente Erdoğan “una missione il cui scopo è prevenire la formazione di un corridoio del terrore nel confine meridionale del Paese e portare la pace”. Ma in realtà si tratta di un attacco contro le milizie curde YPG al confine tra Turchia e Siria, le cui criticità sono oggettive da molti punti di vista.

Dal punto di vista in primis umanitario, con l'ulteriore spargimento di sangue e il coinvolgimento di civili inermi. Secondo poi, per la sicurezza e la stabilizzazione della regione: i miliziani di YPG, insieme alla coalizione internazionale, hanno combattuto e sconfitto Daesh, catturato 12 mila combattenti, di cui ora il Califfo al-Baghdadi chiede la liberazione, invocando una nuova chiamata alle armi, con il rischio concreto che ISIS torni a minacciare la sicurezza della Siria, ma soprattutto dell'Europa; e per la stabilità della regione, con riferimento alla quale ho potuto constatare, in una recente missione che ho svolto in Siria, essere in corso un processo politico di pacificazione, con la creazione del Comitato costituzionale dei 150 a Ginevra sotto l'egida ONU, il cui lavoro rischia di essere pesantemente compromesso. Inoltre, per la gestione dell'immigrazione: vi sono 5 milioni di profughi siriani, di cui 3 milioni 600 mila soltanto in Turchia. Abbiamo registrato le recenti affermazioni del Presidente Erdoğan, che minaccia di aprire i cancelli verso l'Europa e lasciar andare questi immigrati, per cui l'Europa versa ogni anno ad Ankara 6 miliardi di euro. E da ultimo, per ragioni economiche, con la sfida lanciata nel Mediterraneo da Ankara, che è entrata in acque cipriote, sfidando ENI e Total.

Insomma, l'Europa e l'Italia non possono ignorare scelte militari, economiche, diplomatiche che incidono pesantemente sui diritti umani, commerciali e comunitari. Per queste ragioni, Presidente, chiediamo al Ministro Di Maio di venire quanto prima a riferire in Parlamento in merito alla posizione che l'Italia, Paese che ricordo essere nel G7 e avere legami forti, storici con il popolo siriano, intende assumere, non solo rispetto all'escalation di violenza in Siria, ma anche al ruolo del nostro Paese e dell'Europa nella crisi siriana e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, anche come Fratelli d'Italia (l'ho già fatto ieri in ufficio di presidenza della Commissione difesa) vorrei chiedere l'audizione del Ministro della Difesa, ma a questo punto anche del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: perché è ovvio, dobbiamo capire l'Italia quali passi stia compiendo per fermare l'escalation di guerra ai confini della Siria, l'aggressione che la Siria sta subendo e il popolo curdo.

In Siria abbiamo già commesso troppi errori nel passato, abbiamo destabilizzato un'intera area sottovalutando a volte degli eventi che sono accaduti ed hanno purtroppo portato al massacro di migliaia di civili, tra cui anche cristiani. Oggi vengono riportate notizie che ci sono molti curdi civili che sono stati uccisi, ma anche i cristiani sono stati uccisi da questi bombardamenti.

Col collega Delmastro Delle Vedove abbiamo chiesto che il Governo italiano chieda all'Unione europea delle sanzioni verso la Turchia. Anche il Senato degli Stati Uniti sta valutando questa ipotesi, anche se forse gli Stati Uniti sono stati troppo teneri verso la Turchia, abbandonando la popolazione curda, un loro alleato, davanti all'avanzata turca.

Quindi, Presidente, chiediamo un intervento: il Ministro venga in Aula a riferire. Chiediamo che il Governo si faccia sentire in maniera più forte di quanto è avvenuto in questi giorni: l'abbiamo chiesto in Commissione esteri, l'abbiamo chiesto in Commissione difesa. Fratelli d'Italia chiede quindi una voce forte dell'Italia contro la Turchia per fermare un'escalation che può portare a gravi conseguenze.

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, la sua richiesta, come quella del collega Perego, si aggiunge alle richieste che sono già pervenute ieri da numerosi altri gruppi. Immagino, quindi, che il Governo, che è già stato prontamente da noi e dalla Presidenza informato, darà comunicazione rispetto alla sua disponibilità ad informare quest'Aula della situazione su cui è stato richiesto di intervenire.

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2-bis).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 9 ottobre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 9 ottobre 2019).

Avverto, inoltre, che alla Nota di aggiornamento è annessa, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, una Relazione con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, modificando il piano di rientro.

A tale proposito ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e del richiamato articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e la modifica del piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei suoi rispettivi componenti.

Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e la modifica del piano di rientro, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del DEF, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.

Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che, una volta espresso il parere sulla risoluzioni riferite alla Relazione, dovrà altresì indicare quale risoluzione relativa alla Nota di aggiornamento intenda accettare, atteso che, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

Si procederà infine ai voti, secondo le modalità precedentemente indicate.

(Discussione - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Giorgio Lovecchio.

GIORGIO LOVECCHIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, onorevoli colleghi, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche di finanza pubblica del Documento di economia e finanza, in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il Documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici, le osservazioni e le eventuali modifiche e integrazioni del DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio.

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2020-2022 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, DEF 2019. La Nota è suddivisa in tre sezioni, relative al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alla strategia di riforma del Governo. Nella mia relazione mi soffermerò dapprima sul quadro macroeconomico, dando conto dello scenario tendenziale e dello scenario programmatico, e successivamente passerò all'analisi della finanza pubblica e degli interventi programmati.

Per quanto concerne il quadro macroeconomico, la Nota di aggiornamento presenta una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il triennio successivo rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile, in considerazione del permanere di una sostanziale debolezza degli indicatori congiunturali per la seconda parte dell'anno, dovuta al fatto che l'indebolimento del ciclo economico mondiale, considerato fino a pochi mesi fa un fenomeno temporaneo, sembra ora invece destinato ad incidere sulla dinamica della crescita economica anche nel medio periodo.

Il rallentamento interessa pressoché tutte le economie avanzate, specialmente quelle maggiormente esposte alla flessione degli investimenti e del commercio mondiale.

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, il permanere del rischio di uscita senza accordo del Regno Unito dall'Unione europea, la crisi del mercato dell'auto, nonché il rallentamento di alcune grandi economie emergenti, determinano una contrazione della domanda mondiale non soltanto nel breve, ma anche nel medio periodo, riducendo la produttività e gli incentivi ad investire. Relativamente all'anno in corso la Nota mette in rilievo l'esiguità del recupero dell'economia italiana nei primi mesi del 2019, dopo la flessione della seconda metà del 2018 e il permanere di una sostanziale debolezza degli indicatori congiunturali anche per la seconda metà dell'anno. Nel primo trimestre 2019 il PIL è aumentato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, per poi decelerare allo 0,03 per cento nel secondo trimestre. La sostanziale stagnazione dell'attività economica nel 2019 è determinata da una crescita della domanda interna molto contenuta e dall'apporto negativo connesso all'accelerazione del processo di decumulo delle scorte da parte delle imprese già in atto dal secondo trimestre 2018.

Un contributo positivo, invece, è fornito dalle esportazioni nette. Il rallentamento dell'attività economica nel 2019 è legato principalmente al venire meno del contributo del comparto manifatturiero, la cui espansione è stata robusta fino a tutto il 2017. Tale settore è quello che sta risentendo maggiormente della decelerazione del commercio internazionale e anche del sensibile calo della produzione tedesca. Nel quadro di peggioramento del ciclo economico, la Nota mette in evidenza il miglioramento delle condizioni finanziarie in termini di tassi di interesse e di quotazioni nei mercati azionari. In particolare, gli spread sui titoli corporate e bancari si sono notevolmente ristretti e il differenziale rispetto al Bund è quasi tornato al livello medio dei primi quattro mesi del 2018, con il rendimento a dieci anni al livello più basso mai registrato. Il recupero dei mercati finanziari italiani è considerato uno sviluppo decisamente positivo per l'economia nazionale. Se la percezione di minore incertezza evidenziata dal restringimento dello spread sovrano si diffonderà dai mercati finanziari anche ai consumatori e alle imprese, la domanda interna potrebbe rafforzarsi anche in presenza di un quadro internazionale ancora difficile.

Nel complesso, posto che gli indicatori ciclici non fanno ancora intravedere una chiara inversione di tendenza del ciclo internazionale, la previsione di crescita annuale del PIL reale viene ridotta allo 0,1 per cento rispetto allo 0,2 del DEF, in considerazione sia dell'esiguità del recupero registrato dal PIL rispetto al quadro trimestrale del 2018, 0,15 punti percentuali in termini reali, sia del permanere di una sostanziale debolezza degli indicatori congiunturali nel secondo semestre dell'anno. Le valutazioni più recenti riportate nella Nota indicano una crescita del PIL intorno allo zero nel terzo trimestre e un intervallo di 0,0-0,2 per cento per la crescita negli ultimi tre mesi dell'anno. La Nota di aggiornamento presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico, coerenti con lo scenario aggiornato riguardante le variabili esogene internazionali.

Le previsioni del quadro tendenziale incorporano gli effetti sull'economia del quadro normativo vigente, comprese le clausole di salvaguardia che prevedono aumenti di imposte indirette nel 2020 e 2021, il cui impatto negativo sulla crescita del PIL, tenuto conto degli effetti ritardati, è stimato in poco più di 0,4 punti percentuali nel 2020, 0,6 nel 2021 e 0,1 nel 2022. Lo scenario programmatico incorpora, invece, l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2020. Le due previsioni, che coincidono per l'anno in corso, si differenziano negli anni successivi in relazione alle future misure di politica fiscale. Per quanto riguarda lo scenario tendenziale alla luce del mutato contesto internazionale e dei più recenti indicatori congiunturali, che prefigurano una dinamica molto modesta della crescita anche nei mesi finali dell'anno in corso, con effetti di trascinamento negativo nell'anno successivo, la Nota rivede la previsione tendenziale di crescita del PIL reale rispetto al quadro programmatico definito nel DEF 2019 allo 0,1 per cento nel 2019, allo 0,4 per cento nel 2020, allo 0,8 per cento nel 2021 e all'1 per cento nel 2022.

La revisione maggiore rispetto al programmatico di aprile si concentra nel 2020, con un ribasso di 4 decimi di punto, anno in cui si sconta la revisione degli effetti di trascinamento e la minore crescita del 2019. La stima del PIL reale per il 2019, infatti, scende allo 0,1 per cento principalmente influenzata dalle prospettive al ribasso del quadro internazionale, che si riflettono nella debolezza degli indicatori congiunturali anche nella seconda metà dell'anno. L'impatto complessivo dei cambiamenti delle variabili esogene e della crescita del PIL reale è valutato nella Nota pari a meno 0,1 per cento punti percentuali per il 2019, nullo per il 2020 e positivo per il 2021 e 2022, anche per effetto di un miglioramento dei rendimenti sui titoli di Stato.

Per quanto concerne lo scenario programmatico, la Nota chiarisce che la manovra di finanza pubblica per il 2020 comprenderà la disattivazione dell'aumento dell'IVA, il finanziamento delle politiche invariate e il rinnovo di altre politiche in scadenza, tra cui gli incentivi a Industria 4.0, nonché ulteriori misure mirate a stimolare la crescita, quindi la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, il rilancio degli investimenti pubblici, l'aumento delle risorse per l'istruzione e la ricerca scientifica e tecnologica, il sostegno e il rafforzamento del sistema sanitario universale. Nello scenario programmatico la crescita del PIL reale è prevista pari allo 0,6 per cento nel 2020, che salirebbe all'1 per cento nel 2021 e nel 2022. In particolare, nel 2020 il mancato aumento dell'IVA previsto dalla legislazione vigente porta da un lato ad una maggiore crescita della domanda interna e dall'altro ad un incremento più contenuto dei deflattori dei consumi e del PIL, con un effetto netto positivo sul PIL reale e su altre variabili macroeconomiche quali l'occupazione. Si riduce lievemente, tuttavia, il PIL nominale. La crescita del PIL reale nel 2020 è infatti prevista allo 0,6 per cento, mentre il PIL nominale crescerebbe del 2 per cento rispetto al 2,3 per cento delle previsioni tendenziali. L'occupazione, in particolare, crescerebbe di un decimo di punto in più rispetto al tendenziale sia in termini di occupati che di ore lavorate. Il surplus delle partite correnti sarebbe leggermente inferiore a causa del miglior andamento della domanda interna. Ricordo che le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF 2019 sono state sottoposte alla valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Le previsioni sono state valutate sia nello scenario tendenziale, basato sulle previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, sia nello scenario programmatico, che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo intende porre in essere con la legge di bilancio.

La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche. In accordo con il Ministero dell'Economia e delle finanze, tuttavia l'UPB estende l'esercizio di validazione anche alle previsioni dello scenario tendenziale. L'orizzonte della validazione concerne il periodo oggetto del documento programmatico di bilancio, ossia il biennio 2019-2020. Gli anni successivi 2021 e 2022 non sono oggetto di validazione. L'UPB valuta tuttavia il realismo delle previsioni del Governo al di fuori del processo di validazione. Nella lettera al MEF dello scorso 23 settembre l'UPB ha validato il quadro macroeconomico tendenziale 2019-2020, valutando positivamente la plausibilità delle stime del Governo per tale biennio, ma anche sottolineando i rilevanti fattori di rischio sia per il biennio di validazione sia per i due anni successivi. Nell'audizione al Senato svolta nella giornata dell'8 ottobre, l'UPB ha comunicato di aver validato anche il quadro macroeconomico programmatico, giudicandolo all'interno di un accettabile intervallo di valutazione, pur evidenziando, analogamente a quanto rilevato in relazione al quadro macroeconomico tendenziale, disallineamenti su alcune variabili rispetto alle attese del panel di previsori, nonché fattori di rischio legati all'evoluzione delle esogene internazionali che potrebbero comportare una crescita inferiore nei prossimi anni. Come detto in precedenza, la Nota di aggiornamento del DEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni di finanza pubblica del DEF e gli obiettivi programmatici.

Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica, le previsioni tendenziali, che incorporano gli aumenti dell'IVA previsti a legislazione vigente, indicano per tutti gli esercizi considerati una riduzione dell'indebitamento netto rispetto alle previsioni del DEF 2019. In particolare, in rapporto al PIL, la stima del deficit nominale 2019 si attesta al 2,2 per cento del PIL rispetto al 2,4 già indicato nel DEF 2019, per l'effetto congiunto del miglioramento dell'avanzo primario dall'1,2 per cento all'1,3 per cento e della riduzione della spesa per interessi dal 3,6 al 3,4 per cento. Quanto agli esercizi successivi, le stime relative al saldo passano per il 2020 dal 2 all'1,4 per cento, per il 2021 dall'1,8…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lovecchio. Volevo chiedere ai colleghi della Lega se possono…c'è molto entusiasmo, vedo, grazie.

GIORGIO LOVECCHIO, Relatore per la maggioranza. …dall'1,8 all'1,1 per cento e per il 2022 dall'1,9 allo 0,9 per cento. L'indebitamento netto strutturale, calcolato al netto delle misure una tantum e depurato della componente ciclica del saldo, che risulta pari a circa l'1,5 per cento in rapporto al PIL nei dati riferiti al 2018, assume nel periodo previsionale considerato i seguenti valori stimati: 1,2 per cento nel 2019, 0,5 per cento nel 2020 e infine 0,4 per cento nel 2021 e nel 2022.

Rispetto alle stime del DEF di aprile, la revisione indica, a legislazione vigente e tenendo conto, quindi, degli incrementi di gettito derivanti dalle clausole di salvaguardia, una riduzione del deficit strutturale per ciascuno degli esercizi considerati. Tale dinamica, basata sulla legislazione vigente, tiene conto degli effetti sul quadro di finanza pubblica degli aumenti di imposte indirette, le cosiddette clausole di salvaguardia, con aumenti del gettito, dal 2020, di circa 23 miliardi e, dal 2021, di 28,7 miliardi. Nel triennio 2019-2021, rispetto alle stime del DEF, si registra una riduzione della spesa corrente primaria e un contenuto incremento nel 2022 pari a 0,6 miliardi. Viene confermato, in particolare, il profilo crescente, già delineato nel DEF, della spesa per prestazioni sociali che, nella nuova previsione, registra in termini nominali un incremento su base annua del 3,9 per cento nel 2019. Negli anni seguenti il trend di crescita prosegue con incrementi annui del 3,3 per cento nel 2020, del 3,2 per cento nel 2021 e del 2,5 per cento nel 2022.

Come spiegato nella nota, rispetto alla previsione del DEF di aprile, la stima della spesa pensionistica nel 2019 è rivista al ribasso di circa 1,4 miliardi. La revisione è dovuta per un importo di circa 1,2 miliardi al minor numero di domande di pensionamento anticipato rispetto alla platea dei soggetti che avrebbero potuto beneficiare delle agevolazioni di recente introdotte - tra cui quota 100 - e di una valutazione prudenziale delle domande che perverranno entro la fine dell'anno.

Nell'aggregato di spesa delle altre prestazioni sociali sono inoltre registrati, per l'anno 2019, i risparmi per il reddito di cittadinanza e il reddito di inclusione, valutati sulla base dei dati di monitoraggio relativi alle domande accolte e a quelle prevedibili fino a fine anno. Il risparmio di spesa per il beneficio, incluso nelle nuove previsioni, ammonta a circa 400 milioni, che si aggiungono al risparmio di circa 500 milioni già considerato, secondo la nota, nel DEF di aprile. La NADEF 2019 aggiorna, quindi, il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2019-2022 e, in particolare, il percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio periodo; al riguardo ricordo, in via preliminare, che la Commissione europea, in seguito alle più recenti proiezioni e al rapporto sulle spese legate all'invecchiamento, considerata la dinamica sfavorevole prevista per il nostro Paese, ha rivisto l'obiettivo di medio termine per l'Italia portandolo dal pareggio di bilancio, richiesto nel periodo 2017-2019, a un surplus strutturale dello 0,5 per cento del PIL. Gli obiettivi di finanza pubblica del Governo e le valutazioni sul percorso di avvicinamento all'OMT sono desumibili, oltre che dalla NADEF, anche dalla relazione che il Governo è tenuto a presentare al Parlamento, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, al fine di illustrare l'aggiornamento del piano di rientro. La legge prevede che eventuali scostamenti temporanei del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico siano consentiti esclusivamente in caso di eventi eccezionali, quali gravi recessioni economiche, gravi crisi finanziarie, gravi calamità naturali e previa autorizzazione approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, indicando nel contempo il piano di rientro rispetto all'obiettivo di medio termine. Il piano di rientro può essere aggiornato, oltre che al verificarsi di eventi eccezionali ulteriori rispetto a quelli che hanno determinato l'adozione del piano medesimo, anche qualora, in relazione all'andamento del ciclo economico, il Governo intenda apporvi modifiche.

Nel complesso, gli indicatori di finanza pubblica prevedono un sostanziale scostamento dei valori programmatici rispetto a quelli tendenziali. Lo scenario macroeconomico in cui si muovono la NADEF e la relazione presentata dal Governo tiene conto del marcato rallentamento della crescita che, iniziato nella seconda metà del 2018, si è consolidato a partire dal 2019. Il divario tra il prodotto effettivo e quello potenziale si è allargato rispetto all'anno precedente per effetto delle più sfavorevoli condizioni cicliche. Il saldo di bilancio strutturale è stimato pari a meno 1,2 per cento del PIL nel 2019, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente, a meno 1,4 per cento nel 2020, a meno 1,2 per cento nel 2021 e a meno 1 per cento nel 2022.

Il Governo fa presente che già il risultato stimato per il 2019 rappresenta l'inizio del percorso di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, nell'ambito di una politica di rilancio dell'economia che non comprometta gli equilibri di finanza pubblica e intervenga anche attraverso la riduzione della spesa corrente e l'efficientamento di tutta la spesa primaria.

Secondo il Governo, la manovra per il triennio 2020-2022 punta a preservare la sostenibilità della finanza pubblica e a creare, al contempo, spazi fiscali per completare l'attuazione delle politiche di inclusione e attivazione del lavoro già in vigore e per rilanciare la crescita economica nel segno della sostenibilità ambientale e sociale.

Più specificatamente, per quanto concerne l'aggiustamento strutturale richiesto dalle regole europee, il Governo, nell'ottica di un auspicabile orientamento della politica di bilancio dell'area euro verso uno stimolo alla crescita e tenuto conto della necessità di intervenire sull'aumento del rapporto debito-PIL, afferma di aver deciso di puntare a un saldo strutturale in rapporto al PIL quasi invariato nel 2020, con l'impegno a migliorare il saldo strutturale negli anni successivi. Il Governo fa presente che la scelta effettuata contempera l'esigenza di ricondurre verso il basso l'evoluzione del rapporto debito-PIL e di correre il rischio, soprattutto nel breve periodo, di effettuare politiche pro-cicliche. Aggiunge, quindi, che nel 2020, in un contesto economico ancora debole, in cui dovrebbero presentarsi i primi segnali di ripresa del ciclo internazionale, sarebbe inopportuno dare luogo ad eccessive strette fiscali, per cui misure di portata maggiore a quella necessaria per compensare gli effetti sul bilancio della disattivazione delle clausole IVA sarebbero controproducenti.

L'avanzo primario nominale mostra una dinamica differenziata negli anni, con una riduzione per il 2019 all'1,3 per cento e per il 2020 all'1,1 per cento, mentre nel 2021 e 2022 si prevede un aumento dall'1,3 all'1,6 per cento. Il saldo del settore statale vedrà un peggioramento nel 2020 rispetto al 2019 per poi avviarsi verso un percorso di riduzione entro il 2022 per meno 1,3 per cento. La dinamica degli interessi passivi è prevista in diminuzione dal 3,7 per cento nel 2018 al 2,9 per cento nel 2022, a fronte del 3,8 per cento nel 2022 previsto dal DEF 2019. Il calo degli interessi sembra essere guidato dalla migliore performance dei titoli del debito pubblico italiano rispetto alle stime del DEF del 2019 per effetto di un minore spread.

Per quanto concerne gli interventi programmati, come già anticipato, la NADEF prevede la disattivazione dell'aumento dell'IVA, il finanziamento delle politiche invariate…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIORGIO LOVECCHIO, Relatore per la maggioranza. Mi avvio alla conclusione, evidenziando che il Governo è quindi impegnato a proseguire in una politica di rilancio dell'economia, in grado di coniugare la crescita e l'innovazione con la sostenibilità sul piano sociale, ambientale ed economico, per rilanciare il potenziale di sviluppo del nostro Paese. Le misure che saranno introdotte, anche in risposta alle raccomandazioni rivolte all'Italia, formulate dal Consiglio ECOFIN del 9 luglio 2019, mirano a intervenire su fattori interni di debolezza strutturale, intercettando, allo stesso tempo, tendenze globali in materia di ambiente, lavoro, capitale umano e diritti. Tutto ciò considerato, esprimo, pertanto, una valutazione positiva sulla Nota di aggiornamento in esame.

PRESIDENTE. La relazione, comunque, è stata stampata e, quindi, eventualmente, la parte che non è stato possibile leggere è a disposizione dei colleghi.

Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata Lucaselli, che non è presente, ma anche la sua relazione è stata stampata ed è a disposizione dell'Aula.

Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, alcune brevi osservazioni; nell'annunciare il voto favorevole della nostra componente si rileva come le dinamiche della formazione del Governo hanno lasciato certamente poco tempo alla elaborazione di questa Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019. Ci si augura che i provvedimenti nella manovra di bilancio abbiano un maggiore respiro. Forse, sarebbe stata più utile una sterilizzazione selettiva dell'IVA, per lasciare più spazio ad un intervento più significativo sul cuneo fiscale e contributivo. L'andamento dello spread risulta incoraggiante per il nuovo Governo, tuttavia, è necessario tenere presente che lo spread sovrano è ancora oggi il doppio di quello spagnolo e il quadruplo di quello francese e pensare che la Spagna fino al 2016 aveva uno spread maggiore del nostro. In questo campo la fiducia è decisiva e la si rafforza sia con la sicurezza dei conti pubblici in ordine, sia con la crescita dell'economia.

Per sostenere la ripresa è necessario mettere in campo una strategia organica di riforme strutturali. La presentazione del programma nazionale di riforma nella prossima primavera sarà un'occasione decisiva per impostare l'attuazione di una simile strategia

Sul tema delle coperture c'è stata una discussione abbastanza intensa sulla correttezza dei 7 miliardi di copertura, derivanti dal contrasto all'evasione fiscale. Io penso che la questione fiscale resta al centro dell'azione complessiva del Governo e che su questo campo occorre bilanciare il diritto alla privacy con il dovere di pagare le tasse.

In altri termini, non basta raccogliere i dati con sensibilità fiscale, ma è necessario poterli utilizzare. La fatturazione elettronica, ad esempio, non riguarda quelli che la fattura non la fanno. Si può già cominciare a fare qualcosa in concreto e, comunque, va utilizzata pienamente la tecnica del contrasto di interesse tra contribuenti, mettendo in un angolo l'abitudine odiosa di un doppio prezzo su molti servizi: lo vuoi con la fattura o senza?

In conclusione, la questione di fondo, il nostro punto debole, è il controllo della spesa. Il problema si porrà comunque, anche se si cambiassero le politiche fiscali in Europa, come è auspicabile, andando verso un controllo della spesa pubblica primaria al netto degli interessi in termini nominali su un orizzonte triennale. Perché per noi molte cose non cambierebbero? Perché tra il 2000 e il 2019, con Governi diversi – e concludo - la nostra spesa pubblica primaria è cresciuta in termini nominali del 60 per cento, mentre il PIL è cresciuto solo del 43 per cento. Senza un intervento sulla spesa non si dà un respiro alla manovra. Con queste osservazioni, annunciamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, Noi con l'Italia-USEI voterà contro la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Innanzitutto, perché parte da un presupposto sbagliato. Ridurre il rapporto debito-PIL è praticamente impossibile, forniti i dati che abbiamo ascoltato anche in relazione di apertura, perché, se il PIL cresce poco sopra lo zero per cento e se il deficit scende troppo lentamente, il debito pubblico si avvicinerà sempre di più al 140 per cento. Quindi, è veramente difficile credere a una riduzione del rapporto debito-PIL. Aggiungiamo a questo che la rimodulazione dell'IVA è annunciata, ma il Governo non spiega come modulerà questa ridefinizione.

La cosa più grave, però, crediamo che sia considerare che un quarto della copertura all'interno della Nota - quindi per 7 miliardi - è prevista dal recupero di evasione fiscale. Ci sembra impossibile. Anche obiettivi meno ambiziosi nel passato non sono stati rispettati. Abbiamo il dubbio che, invece, anche questi 7 miliardi vengano prelevati attraverso tasse alle imprese e alle famiglie, proprio con un atteggiamento quasi punitivo verso chi crea ricchezza e posti di lavoro nel nostro Paese. Se aggiungiamo poi la sparizione totale della flat tax, ci sembra proprio che non si scommetta su chi in questo Paese crea lavoro e crea valore.

Pensiamo, invece, che la strada doveva essere quella del taglio del cuneo fiscale, che non avviene come dovrebbe. Ci sono miliardi che sono stati utilizzati per politiche assistenziali come “quota 100” e soprattutto come il reddito di cittadinanza, 17 miliardi che potevano essere molto efficaci nel taglio del costo del lavoro. Invece, continuano a essere investiti su una spesa improduttiva, perché si diceva che doveva sparire la povertà con il reddito di cittadinanza, generare crescita e, invece, abbiamo capito che fare deficit su spesa improduttiva non crea certamente crescita.

Va aggiunto a questo, parlando del tema della scuola, che il Ministro Fioramonti aveva annunciato 3 miliardi in più di investimento, invece dalla Nota si comprende quanto la spesa pubblica sulla scuola scenda da 3,5 punti sul PIL a 3,4. Le uniche valorizzazioni che sono state annunciate dal Ministro Fioramonti parlano della tassazione sulle merendine e della sostituzione del crocefisso con cartine geografiche. Ma di cosa stiamo parlando? Ma di quale programmazione e di quale crescita nel nostro Paese? Non ci sono idee e, quelle poche che ci sono, sono confuse.

Per venire poi al tema della famiglia, abbiamo appreso quest'oggi che del bonus figli si parla, ma non si fa nessuna previsione economica. Non si capisce cosa accadrà alle famiglie che hanno due, tre, quattro figli.

Ed infine il tema delle infrastrutture. Anche su questo argomento - l'abbiamo visto nel dibattito ieri - non c'è chiarezza da parte del Governo. Probabilmente, c'è una conflittualità all'interno delle forze di maggioranza, ma senza infrastrutture non si garantisce l'adeguata competitività al nostro Paese.

Noi diciamo “basta” al marketing politico. Crediamo che l'esemplificazione delle falsità che vengono raccontate sia proprio quello che è successo col taglio dei parlamentari: si dice che si risparmierà un miliardo di euro, quando addirittura l'Osservatorio dei conti pubblici ci dice che il risparmio sarà di 57 milioni, 1,37 euro a cittadino.

Pensiamo, quindi, che sia una manovra vuota e priva di contenuti. La cosa più sicura è che i partiti di maggioranza hanno intenzione di vivere - ho concluso, Presidente - facendo deficit e per noi questo non è accettabile ed è la ragione per cui voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, come è noto, definisce l'impianto della politica economica del Governo e definisce le linee di indirizzo della politica economica. Non è il luogo in cui valutare le ipotesi di misure puntuali. Come è noto, quel luogo è la legge di bilancio e avremo modo di discutere, emendare e approvare le singole misure. Quindi, non mi voglio addentrare nel regno delle ipotesi che leggiamo sui giornali. Vorrei, invece, stare sul punto delle linee di indirizzo della politica economica.

Abbiamo bisogno non soltanto di descrivere quello che accade intorno a noi, abbiamo bisogno anche di capire quali sono le ragioni per cui avvengono i fenomeni che troviamo descritti nella Nota di aggiornamento al DEF, come li abbiamo trovati descritti nel Documento di economia e finanza. Si legge, appunto, nella Nota di aggiornamento di venti protezionistici, di un rallentamento delle economie emergenti, di indebolimento dei consumi e degli investimenti, di turbolenze politiche, come la Brexit. Sono ovviamente tutti fenomeni in corso, rispetto ai quali però dobbiamo provare a capire le cause.

Perché, ad esempio, la Banca centrale europea, dopo aver iniettato 2 mila 600 miliardi di euro nell'economia dell'Eurozona, si trova costretta, anche attraverso un aspro dibattito interno… È di stamattina la notizia che il Comitato di politica economica della Banca centrale aveva sconsigliato Draghi rispetto a una ripresa e a una riapertura del rubinetto del quantitative easing. Perché la Banca centrale è costretta a riproporre un intervento così eccezionale e, dopo tutta quell'iniezione di liquidità, l'inflazione ancora fa fatica a salire sopra l'1 per cento? Perché i dazi sono diventati uno strumento così rilevante nell'agenda di politica economica?

Credo che noi dobbiamo affrontare queste questioni di fondo, altrimenti rimaniamo prigionieri di una discussione che non ci porta molto lontano e rischia di essere molto astratta. In estrema sintesi, la ragione di fondo è che l'assetto regolativo dei mercati globali e del mercato unico europeo è insostenibile. È puntato, è finalizzato, è alimentato da una ordinaria svalutazione del lavoro, che genera inevitabilmente un deficit cronico di domanda interna. È un impianto che ha funzionato nell'ultimo trentennio, perché è basato su un consumatore di ultima istanza, in particolare quello degli Stati Uniti, che è anche un debitore di ultima istanza. È un meccanismo che ha funzionato a debito: debito privato in misura prevalente, poi anche debito pubblico. Ma è un meccanismo che, in quanto alimentato dal debito di una parte - appunto i consumatori degli Stati Uniti, che hanno assorbito e non riescono più ad assorbire quell'eccesso di esportazioni che arriva dall'Unione europea e della Cina - non può funzionare.

Insomma, siamo di fronte a un passaggio storico. Si chiude il trentennio dell'estremismo mercantilista e va preso atto che continuare su quella rotta è una soluzione impraticabile. Quella rotta è insostenibile, appunto, per ragioni strutturali che valgono a livello globale e valgono per il mercato unico europeo, in particolare dopo l'allargamento a ventotto che ha messo dentro lo stesso campo di gioco giocatori con livelli di welfare drammaticamente diversi, condizioni salariali drammaticamente diverse e che non poteva che alimentare una concorrenza al ribasso innanzitutto sulle condizioni del lavoro e sulle micro e piccole imprese. Queste sono le ragioni che poi portano a quella deflazione cronica che richiede sistematicamente, solo per galleggiare, massicce immissioni di liquidità come quella che si riavvia in queste settimane. E queste sono le ragioni per cui si arriva ai dazi, le misure protezionistiche, che sono l'inevitabile conseguenza dell'estremismo mercantilista. Vorrei sottolineare, anche a proposito degli attacchi e dei commenti che ho sentito in questi giorni su quanto avviene dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti, che la scelta dell'amministrazione americana sta dentro il quadro delle regole del WTO ed è una scelta che poggia su una decisione del WTO che rileva il comportamento anomalo che c'è stato nell'Unione europea, a proposito di protezionismo.

Quindi, siamo a un passaggio di fase e da questo dovremmo partire per discutere cosa fare. La questione fondamentale oggi, cioè, non è più come alimentare le esportazioni attraverso un ulteriore giro di concorrenza al ribasso, in particolare sulle condizioni del lavoro. La questione fondamentale oggi è come rianimare la domanda interna in ciascun Paese europeo. Ovviamente, a tal fine, sono rilevanti i due strumenti di politica economica di cui discutiamo, in modo anche ossessivo, ossia la politica monetaria che, ho ricordato, è stata appena riavviata in tutta la sua potenza residua, che è rimasta poca, in realtà, dato quanto è stato già fatto; e, poi, la politica di bilancio che certamente può aiutare. Ma questi due strumenti sono insufficienti, se è vera l'analisi che ho provato a tratteggiare, che siamo cioè di fronte all'insostenibilità di un meccanismo di svalutazione interna. Dunque, il terzo strumento che dobbiamo prendere in considerazione è proprio la regolazione dei mercati: devono essere regolati i mercati in modo che si argini la concorrenza al ribasso sulle condizioni del lavoro, sulla domanda interna e, quindi, vanno definiti argini a movimenti di capitali, di merci, di servizi e di persone, non soltanto a livello globale ma anche dentro il mercato unico europeo. Il dumping sociale e il dumping fiscale vanno arginati, altrimenti noi non riusciremo mai a recuperare una dimensione minima di crescita adeguata ai bisogni che abbiamo di fronte, innanzitutto il lavoro e il welfare. Quindi, in questa fase, più che il Keynes delle politiche di bilancio va recuperato il Keynes del Bancor, quello che appunto individuava i meccanismi per compensare gli eccessi di surplus commerciale e ciò vale in particolare per quanto avviene dentro l'Unione Europea.

Allora, che fare su questo piano? Questo è il piano su cui si misura il protagonismo rivendicato giustamente dal Governo Conte II, dal Ministro Gualtieri l'altra sera, nell'audizione in Commissione Bilancio. Il protagonismo italiano non deve essere tanto finalizzato a recuperare qualche decimale di flessibilità sul deficit: il protagonismo italiano dovrebbe essere esercitato nel definire un'agenda di discussione che aggredisce le cause strutturali che determinano l'anemia dello scenario in cui siamo immersi. Vuol dire, ad esempio, intervenire su alcune direttive europee: la direttiva sui lavoratori dislocati, ancora la direttiva Bolkestein, la direttiva sul cosiddetto mobility package, la mobilità che riguarda il trasporto di merci da una parte all'altra del mercato unico europeo. Vuol dire ragionare sulle implicazioni di un ulteriore allargamento del mercato unico. Guardate che nessuna politica di bilancio espansiva può compensare gli effetti recessivi di un ulteriore allargamento del mercato unico, che immette nella competizione condizioni del lavoro così lontane dagli standard che abbiamo faticosamente conservato. Vuol dire intervenire e rimettere in discussione alcuni punti della revisione del meccanismo europeo di stabilità, perché si va verso una direzione che colpisce gli interessi del nostro Paese. Vuol dire rimettere in discussione i meccanismi che determinano l'obiettivo di medio termine di bilancio. Se ne sono accorti in pochi, ma dal pareggio di bilancio siamo passati a un surplus dello 0,5 l'anno scorso, senza nessuna discussione politica. In questo quadro, dunque, si inserisce l'intervento di finanza pubblica. Ho sentito tante critiche anche negli interventi che mi hanno preceduto: una manovra timida; poche risorse sul cuneo; il senatore a vita Mario Monti ha invocato una Greta per il debito pubblico. Tante critiche, francamente ho sentite poche soluzioni alternative. Nessuno ha detto che bisognava fare più deficit: tutti, o quasi tutti, hanno insistito sulla spesa corrente, anche prima il collega che stimo molto, il collega Tabacci.

Vorrei che in questa discussione partissimo da qualche dato di realtà. La spesa corrente, la spesa primaria corrente italiana è tra le più basse dell'Eurozona; ha una dinamica che è di gran lunga inferiore alla media dell'Eurozona. Nello scenario tendenziale, esclusa la spesa pensionistica, che, come sapete, ha dinamiche proprie, tutte le altre macrovoci di spesa sono previste in diminuzione: da quella per i redditi da lavoro dipendente, a quella per i consumi intermedi, a quella per la sanità. Sarebbe utile che i numerosi assertori di interventi coraggiosi sulla spesa, che è uguale a spreco, dicessero pure quali programmi vogliono tagliare: presentate qualche emendamento in Commissione bilancio; indicate quali programmi specifici volete tagliare e discutiamo. A me pare che è evidente che nella spesa corrente ci siano tuttora sacche di inefficienza e di sprechi, ma c'è un sottofinanziamento di servizi fondamentali a cominciare dalla sanità. Se noi riuscissimo a recuperare 500 milioni di sprechi dalla sanità, potremmo abolire i superticket, per esempio, che sono un elemento profondamente iniquo. Inoltre è necessario puntare sulla spesa per investimenti, in particolare nel Mezzogiorno.

L'intervento di finanza pubblica previsto fa qualche passo avanti ma è evidente che abbiamo bisogno di una stagione diversa, concentrata nel Mezzogiorno, per interventi che fanno risanamento ambientale, che fanno risanamento sociale e, in proposito, oltre agli asili nido, punto fondamentale e sacrosanto è un intervento da fare sulla casa, sul diritto all'abitare, che è in condizioni drammatiche. Ci sono centinaia di migliaia di famiglie che non si possono permettere un'abitazione a condizioni di mercato, data anche la qualità del lavoro e la precarietà del lavoro. Riguarda, in particolare, le giovani coppie. Non è una fascia residuale di poveri: è un pezzo di classe media che non ha accesso all'abitazione e a tutto quello che ne consegue in termini negativi.

Allora, ragioniamo di spesa, ragioniamo di spesa in modo serio, documentato - chiudo, Presidente -, facciamolo nell'ambito della cosiddetta autonomia differenziata. Giustamente, finalmente, il Ministro Boccia rimette in ordine il discorso: si parte da livelli essenziali delle prestazioni. Partiamo da là e, sulla base di quanto definito in termini di livelli essenziali delle prestazioni, procediamo verso una spending review che non sia un disinvolto intervento di taglio sulla spesa. In questo modo, noi potremo fare un'operazione che va nella direzione che auspicavo all'inizio, cioè di intervento a sostegno della domanda interna. Sulla base di quanto ho provato a sintetizzare, Liberi e Uguali esprime un voto favorevole alla risoluzione sulla Nota di aggiornamento al DEF (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo una lunga fase di dibattito in Aula e, poi, di dichiarazioni di voto. Inviterei tutti coloro che non sono interessati a seguire questa fase ad uscire dall'Aula o, comunque, a conservare un atteggiamento rispettoso di chi interviene. Colleghi, anche quando interviene il Presidente, grazie.

È iscritto a parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. Quintino Sella diceva che il bilancio di uno Stato contiene vizi e virtù di un popolo. Noi oggi iniziamo la sessione di bilancio: questo è il primo documento, ci sarà poi il documento programmatico di bilancio inviato al Parlamento e, soprattutto, la legge di bilancio, che, da qui al 31 dicembre, definiranno come questa Repubblica, questo settore pubblico vuole allocare le sue risorse nei prossimi tre anni, ed è un po' l'occasione, come diceva Quintino Sella, di guardarci in faccia, capire chi siamo, capire i nostri vizi e le nostre virtù.

Come è stato affrontato in questi anni, in questi mesi di legislatura ogni argomento inerente la politica economica? È stato affrontato secondo quello che un grande giornalista recentemente scomparso, Vittorio Zucconi, qualche tempo fa, ha detto. Egli ha detto che l'odio e la rabbia sono come le famose baionette di Napoleone: possono essere utili per vincere, ma, poi, quando ti ci siedi sopra, sono scomode per governare. Cioè, che cosa è successo ogni volta che, in quest'Aula, abbiamo affrontato le problematiche inerenti la politica economica, l'allocazione delle risorse pubbliche, il bilancio del nostro Stato, questo contenitore che contiene vizi e virtù del popolo? Le abbiamo affrontate secondo una commedia delle parti, secondo cui chi stava all'opposizione rilanciava con un “più uno”, un più uno in ogni stanziamento di bilancio, in ogni posta di politica economica, e chi stava al Governo, invece, faceva i conti, suo malgrado, con la realtà. Poi, in questi anni, ovviamente, chi stava al Governo è andato all'opposizione, e viceversa, e abbiamo assistito ad inversioni di questo tipo.

Io sto parlando prima dei colleghi Borghi e Garavaglia, non so chi dei due parlerà (in realtà, c'è un po' di differenza quando parla uno o quando parla l'altro), perché, temporaneamente, il gruppo di Italia Viva ha meno deputati di quello della Lega - ma questa è una cosa che, con il tempo, si può superare -, quindi io non so cosa esattamente i colleghi diranno, però lo posso immaginare. Quello che penso, quando sento parlare gli esponenti dell'ex maggioranza, che attualmente sono all'opposizione, è che l'errore fondamentale che in questa Repubblica un po' tutti abbiamo fatto, quando siamo stati con le leve in mano della politica economica - che spero che questo Governo non farà -, è cadere nell'illusione, nella tentazione di poter promettere agli italiani tutto e subito.

Se ci pensate, anche le reazioni a questo quadro di finanza pubblica sono, più o meno, qualcosa del genere: non è una manovra abbastanza espansiva, non c'è questo, non c'è quell'altro o, se c'è qualcosa che c'è l'anno prossimo, è un problema perché ci dovrebbe essere quest'anno. La sindrome del promettere tutto e subito a tutti è una sindrome che è pericolosa per la qualità del nostro dibattito pubblico e la qualità della nostra democrazia, perché non fa i conti con il bagno di realtà con cui tutti, prima o poi, ci siamo scontrati.

Io ho trovato illuminante un pezzo dell'audizione dell'ufficio parlamentare di bilancio, in cui si dimostra che, in realtà, la politica economica implementata nel 2019, cioè dall'ex maggioranza di cui la Lega faceva parte, è stata una politica fiscale restrittiva, prociclica; cioè, invece, di contrastare il ciclo economico che stava scendendo, è stata una politica prociclica. Quindi, il paradosso qual è stato? Che noi abbiamo avuto al Governo chi proclamava, chi sperava, chi anelava, chi chiedeva un grande spazio di bilancio per fare la flat tax, per fare 50 miliardi di deficit, eccetera, invece, poi, si è costretto, alla prova della realtà, a fare una politica fiscale che, ex post - lo riconosco, ex post non è la stessa cosa che ex ante -, si è rivelata addirittura restrittiva; oppure è stato costretto, quando era al Governo, a dire il 2,4, per poi tornare al 2 per cento, per poi andare al 2,4, per poi tornare al 2,2. Dunque, queste oscillazioni continue davano l'idea di una maggioranza che si stava dilaniando fra il delirio di onnipotenza e la disperazione da impotenza, che è il rischio che avviene a chiunque guidi la politica economica: si pensa che, una volta seduti su quei banchi, tutto può essere fatto con la politica economica, con la politica fiscale, ma poi, invece, si fa i conti con un Paese che ha condizioni di finanza pubblica che non permettono a tutti di promettere tutto e subito.

È un Paese che, con una revisione statistica abbastanza sfortunata, anche se dettata dai criteri statistici europei, porta il nostro debito pubblico alle soglie del 136 per cento del PIL, che sono valori molto preoccupanti. È una situazione di finanza pubblica che ci rende l'unico Paese occidentale - questa è una cosa un pochino più tecnica - ad avere un costo medio del debito che è superiore al tasso di crescita nominale del PIL. Significa che ti porti sulle spalle un elefante che continua a crescere: cioè, nella dinamica di accumulazione del debito pubblico, il solo fatto di avere un debito che ti costa più di quanto tu riesci a crescere, ti porta ad affaticarti nella tua corsa.

Allora, quello che è successo è che, alla fine, chiunque sia seduto in questi banchi si è dovuto dibattere fra il delirio di onnipotenza di chi dice “arrivo lì e risolvo tutti i problemi” e la disperazione di impotenza del dover fare i conti con la realtà; e fare i conti con la realtà è una cosa che, nella nostra comunicazione con chi sta fuori di qui, non siamo mai riusciti a fare. Non siamo neanche mai riusciti a fare un discorso di realtà che partisse da un altro dato, che abbiamo sottolineato durante le audizioni. Tutti coloro che sono venuti in audizione, anche con riferimento a tutti i documenti e alle analisi sulla nostra politica economica negli ultimi anni, in realtà, quando vanno a vedere l'impatto delle variabili esterne (la guerra dei dazi, il protezionismo, la Brexit, l'attentato in Arabia Saudita che provoca un aumento del costo del petrolio), osservano che tutte le variabili esterne, finanche la politica monetaria della BCE, hanno un impatto macroeconomico sulla nostra situazione, sulla nostra capacità di produrre reddito, sulla nostra capacità di aumentare i salari, sulla nostra capacità di aumentare l'occupazione, che è dalle due alle cinque volte superiore di ogni politica economica domestica. Cioè, noi ci arrabattiamo su uno 0,1 o uno 0,2 per cento di PIL su questa o quella misura, quando l'impatto delle variabili esterne, nel nuovo mondo nel quale da qualche anno siamo catapultati, ha un impatto dalle due alle cinque volte superiore ad ogni misura che discutiamo qui dentro.

Tutto questo bagno di realtà che noi non facciamo mai, non facciamo mai quando siamo all'opposizione e che non ci viene neanche tanta voglia di fare quando siamo al Governo, sta distorcendo il modo in cui affrontiamo la politica economica. Dire che il 2,2 per cento di deficit-PIL di questa Nota di aggiornamento non è molto diverso dal 2,4 per cento del balcone, è un modo distorto di affrontare la politica economica. Perché il 2,4 per cento del balcone, chi è seduto da questa parte dell'Aula, lo criticava l'anno scorso non perché è un numero particolarmente alto perché ce lo dice qualcuno, ma perché…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Erano loro sul balcone!

LUIGI MARATTIN (IV). Ma noi criticavamo chi è andato sul balcone, Claudio, lo criticavamo l'anno scorso e lo critichiamo anche quest'anno. Non perché 2,4 è un numero particolarmente alto, ma perché, se tu fai il 2,4 di deficit, con un PIL, che si pensava allora dovesse crescere all'uno e mezzo per cento - usando una metafora che usiamo spesso, recentemente -, stai prendendo una tachipirina con la febbre a 35 e mezzo. Se, invece, fai il 2,2 per cento con una crescita del PIL che sta attorno allo zero, e uno potrebbe dire, se volesse fare polemica politica, che sta attorno allo zero anche per colpa delle politiche sbagliate del Governo precedente, stai prendendo la tachipirina quando hai la febbre a 38 e mezzo.

Ma se noi usciamo di qui e diciamo che, siccome 2,2 è abbastanza vicino a 2,4, allora ci siamo rimangiati quello che abbiamo detto l'anno scorso, non stiamo rendendo un buon servizio al Paese e non stiamo facendo un buon dibattito di politica economica.

Probabilmente, l'onorevole Garavaglia dirà nel suo intervento che questa manovra alza le tasse; alza le tasse perché lo scorso anno il Governo cosiddetto gialloverde aveva previsto che, dal 1° gennaio, andasse in vigore una nuova mini flat tax per le partite IVA che fatturano fino a 100 mila euro. Ovviamente, l'onorevole Garavaglia si scorda di ricordare - si scorderà, sono sicuro che si scorderà di ricordare - che questa flat tax non è mai entrata in vigore. Quindi, eliminare un incremento presunto o futuro di tasse, non è aumentare le tasse.

Lo sapete come si può spiegare un po'? Faccio un paragone a me caro: l'anno scorso la Juventus è stata eliminata ai quarti di finale di Champions League con l'Ajax, un risultato deludente. Se quest'anno la Juve dovesse arrivare nelle semifinali di Champions (Commenti)… sono orgoglioso di esserlo. Se la Juve dovesse arrivare nelle semifinali di Champions, voi che cosa direste? Che ha fatto un risultato migliore dell'anno scorso perché le semifinali sono maggiori dei quarti di finale, oppure che è una delusione perché si era detto che l'anno prossimo si sarebbe arrivati in finale? Cioè, è evidente che i confronti di finanza pubblica si fanno in confronto a cosa è stato l'anno scorso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), non in confronto a quello che io avevo detto che sarebbe stato; altrimenti, se arrivo in finale di Champions, dico: va be', siccome avevo detto che l'avrei vinta, sto perdendo. Fra l'altro, nella fattispecie, ovviamente, io sarei chiaramente deluso di arrivare in finale e perdere, ma qui stiamo parlando di cose persino più serie del calcio e, quindi, vale la pena essere chiari.

Noi votiamo questa risoluzione che accompagna la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza perché, per una volta, si concentra su tre priorità: intanto, cerca di non raccontare bugie al Paese; non dice al Paese che, siccome siamo arrivati noi un mese fa, adesso possiamo dipingervi un mondo tutto rose e fiori e a colori, perché chiunque abbia fatto questo non ha reso un buon servizio al Paese e ha dato l'idea di non avere la credibilità necessaria che la politica in questo Paese ha perso.

Noi diciamo che il menù fondamentale di questa sessione di bilancio è evitare il più grande aumento di tasse sui consumi che questa Repubblica avrebbe mai visto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva): 23,1 miliardi di euro, a me non interessa capire da dove arrivano; se proprio devo capire da dove arrivano, arrivano in piccola parte dal Governo precedente, circa 4 miliardi, e per la restante parte è una palla che sta rotolando dal 2011 in questa Repubblica, quando al Governo c'eravate sempre voi. Capito? Quindi, queste cose che a volte non si capisce (Commenti della deputata Comaroli)… Le cosiddette clausole di salvaguardia sono una palla che rotola lungo la finanza pubblica italiana dal 2011, furono introdotte nel 2011, io attendo una smentita formale su questo, onorevole Comaroli, ma questo è quello che succede.

Il menù principale di questa legge di bilancio è evitare questo tipo di aumento, perché aumentare l'IVA non è una buona idea, né dal punto di vista politico, perché questo è un Governo che nasce per evitare l'aumento dell'IVA, né dal punto di vista economico, perché alzare le tasse sui consumi in periodi di redditi stagnanti è una pessima idea, che ha un impatto negativo soprattutto sui più deboli. Quindi, noi siamo contenti che questo Governo abbia ribadito l'impegno a non aumentare il gettito aggregato IVA (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) perché sarebbe stata una brutta idea.

L'altra priorità è il Welfare. Questa manovra contiene, è vero, una piccola riduzione programmata di tasse sul lavoro, poi nella maggioranza c'erano e ci sono idee articolate su quando giocarselo quel chip, se valga la pena giocarselo sei mesi più tardi con risorse più consistenti o subito con risorse molto contenute, ma adotteremo una linea comune e sarà la linea di tutti. L'importante è che si dica che il menù dei successivi anni di politica economica includono una forte azione di riforma dell'IRPEF, che è un'imposta vecchia in questo Paese, funziona molto male per una serie di motivi che abbiamo più volte spiegato e che non c'è modo e tempo, ora, di riprendere. È un'imposta che fra poco compie cinquant'anni, che è nata in un periodo in cui l'Italia funzionava diversamente e noi siamo contenti che nella risoluzione ci sia un impegno preciso a lavorare su una riforma dell'IRPEF, che dia, nel 2021, agli italiani una nuova imposta sui redditi molto più leggera, soprattutto sui redditi medio-bassi, di quella attuale.

E poi abbiamo la priorità, sul 2020, per quanto riguarda il Welfare per la famiglia. Grande parte del gap del PIL italiano col resto d'Europa si spiega con i dieci punti di distanza che abbiamo in occupazione femminile. Noi abbiamo, da anni, dieci punti percentuali in meno di offerta di lavoro femminile rispetto agli altri Paesi d'Europa. Possiamo pensare che sia perché le donne italiane non hanno voglia di lavorare, noi non crediamo sia quella la risposta; oppure possiamo pensare che sia perché non abbiamo un servizio di Welfare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) fatto per stimolare l'offerta femminile. E allora, in questa manovra, vogliamo asili nido gratis per il maggior numero possibile di italiani, vogliamo un piano straordinario di nuovi asili nido, vogliamo il congedo parentale per il padre, vogliamo politiche per l'assistenza agli anziani, perché spesso le donne non possono lavorare in quanto sono quelle che in famiglia assistono gli anziani, e quello secondo noi deve essere il menù principale del 2021.

Per quanto riguarda le riforme strutturali - chiedo venti secondi su questo - non facciamo più una legge sulla concorrenza in questo Paese: doveva essere un obbligo annuale, ne abbiamo fatta solo una durante il Governo Renzi; vogliamo che torni ad essere un obbligo annuale perché questo è un Paese che ha bisogno di più concorrenza e più liberalizzazioni.

Vogliamo un'attenzione alla scuola che non sia il solito ritornello sulla scuola. Gli istituti tecnici superiori - cioè, quando un ragazzo esce dalla scuola superiore, invece che andare all'università può andare in istituti tecnici superiori, che formano le professionalità che mancano all'economia italiana - hanno un tasso di occupabilità dell'82 per cento e hanno l'1,7 per cento degli studenti iscritti.

O noi invertiamo questo trend, o non riusciremo mai a colmare il gap di competenze sul mercato del lavoro. Noi faremo di tutto, il gruppo di Italia Viva farà di tutto affinché il bilancio dello Stato contenga sempre più virtù di questo popolo, che sono tante, e sempre meno vizi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Le chiedo la cortesia, tramite lei, di spiegare al collega Marattin che quella per la Juventus - e la sua collega Fregolent potrebbe spiegarglielo bene - è una immensa e splendida fede che ognuno di noi qui può avere, mentre quello per i conti pubblici e per i parametri europei è il risultato di opinabilissime scelte di burocrati, spesso non molto affini all'interesse del nostro Paese.

Capisco che su quei banchi un po' si faccia confusione tra dogmi, io mi tengo quello della Juve, sui parametri europei, invece, continuo la mia contestazione e la mia analisi critica verso quello che è il risultato per il bene del nostro Paese.

Detto questo, la discussione di oggi, evidentemente, nelle aspirazioni di ognuno di noi avrebbe dovuto essere la consacrazione di un risultato, del raggiungimento di obiettivi che avrebbero dovuto consentire agli italiani, in teoria, di stare meglio, di poter finalmente tirare il fiato, di poter finalmente programmare un futuro migliore per sé stessi, per le proprie famiglie e magari anche per le proprie aziende. E mi tocca usare il condizionale, evidentemente, perché così non è stato, perché ciò che auspicavo poc'anzi non si è verificato.

Quello che avrebbe dovuto accadere poteva essere il risultato di un'azione di Governo che trovava la sua maggioranza all'interno, magari, di un Parlamento che fosse reale espressione del sentimento della nostra nazione. Purtroppo, oggi questo non è così, non è rappresentato, è chiaro che siamo in una situazione assolutamente anomala. Noi abbiamo contestato la formazione di questo Governo. Non lo riteniamo ovviamente illegittimo, lo riteniamo inopportuno, lo riteniamo - ancora di più oggi, alla luce di questa Nota aggiuntiva al Documento di economia e finanza - molto distante da quelle che sono le esigenze e le volontà degli italiani e, quindi, siamo evidentemente molto, molto critici.

Siamo critici, oltre che per motivi evidentemente politici, anche per il quadro economico che ci viene sottoposto. Il Paese ha una crescita assolutamente irrilevante, in media è quasi la metà dei nostri partner europei, è quasi un terzo di quella degli Stati Uniti, abbiamo delle previsioni ancora più gravi, direi drammatiche, anche a fronte di uno scenario internazionale che, va riconosciuto, appare sempre in peggioramento, abbiamo una domanda interna che è assolutamente stagnante.

I consumi delle famiglie diminuiscono, il commercio è in crisi e l'acquisto dei beni durevoli - quale, per esempio, l'automobile - che sono quelli che magari un italiano comprerebbe perché si sente più sicuro e più tranquillo, diminuisce. Inoltre, sono diminuiti gli acquisti di beni strumentali e quindi le imprese non sono certo così serene da poter progettare un proprio futuro e anche i servizi, il commercio, i trasporti, la ristorazione e il settore del turismo sicuramente soffrono. Evidentemente, quindi, c'è una sensazione d'insicurezza all'interno della nostra cara Italia che non permette agli italiani di poter riattivare il volano dei consumi.

È chiaro che questa mancanza di fiducia deriva sicuramente dall'azione del Governo cosiddetto “gialloverde” ma ancora di più deriva dalla prospettiva che presenta il Governo “rossogiallo”. Lo dico perché in verità poi c'è un'Italia che va assecondata, c'è un'Italia che riesce a essere leader, c'è un'Italia che è ancora il faro al quale noi dobbiamo tendere nell'azione di governo ed è un'Italia che andrebbe sostenuta da un Governo serio, che avesse come luce l'interesse nazionale, perché l'export ancora nel 2019, nonostante lo scenario internazionale, è in crescita e ha ancora buone performance: le aziende italiane stanno serenamente sui mercati internazionali e in certe categorie sono addirittura leader di quei mercati internazionali.

E allora è chiaro che partendo dal made in Italy dobbiamo tutelare e assecondare queste realtà, perché poi non possiamo piangere se questi imprenditori - che spesso sono piccole e medie imprese magari a conduzione familiare - dalla mia vicina Belluno si trasferiscono magari in Carinzia o in Slovenia, se così trovano una possibilità di rimanere in piedi mentre noi continuiamo a soffocarli di tasse. E' su questo che io avrei voluto vedere una prospettiva di crescita.

C'è il grande tema della crisi della Germania, una crisi che si annuncia e, anzi, in parte è già effettiva, che può rischiare di trascinare dietro di sé tutta la crisi che purtroppo è già evidente nel manifatturiero italiano. E, allora, mi chiedo come si comporterà l'Europa, perché vediamo che, come al solito, c'è un'Europa matrigna quando la crisi è italiana e sembra quasi che dobbiamo fare ammenda, chiedere scusa e riempirci ulteriormente di tasse e imposte per cercare di recuperare questo parametro che, ripeto, è una variabile umana e non è un dogma divino, mentre quando succede a qualche altro Paese europeo, anche legittimamente purtroppo, di essere in crisi subito arrivano con i soccorsi da Bruxelles e da Francoforte.

Non posso non notare che la previsione contenuta in questo Documento - sulle imposte indirette, soprattutto - è vertiginosa. L'aumento è vertiginoso e io sono molto preoccupato. Noi crediamo che sia un modo surrettizio di mantenere una tassazione altissima mascherandola dietro queste imposte indirette e sono molto preoccupato per le raccomandazioni che l'Unione europea ci fa, raccomandazioni che sostanzialmente non fanno altro che prefigurare nuovi sacrifici e nuove lacrime e sangue per gli italiani, perché quando si parla di valori catastali da riordinare è chiaro che, visto che è anche un'antica passione di molti di quelli che mi siedono di fronte, stiamo andando verso una patrimoniale più o meno evidente, l'ennesima patrimoniale sulla casa, sulla prima casa magari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), su quella che è la base della comunità nazionale italiana! Noi siamo assolutamente virtuosi perché abbiamo fondato tradizionalmente il nostro nucleo familiare sulla proprietà della prima casa e questo capisco che dia fastidio ai grandi poteri economici e finanziari di Bruxelles e di Francoforte, che vedono così immobilizzate, a mio modo di vedere virtuosamente, grandi risorse finanziarie che magari avrebbero preferito investiti in prodotti finanziari per le loro banche e per le loro assicurazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

A questo punto io sono perplesso, Presidente, sull'ennesima richiesta di limitazione del contante. Siamo tutti a favore della lotta all'evasione e siamo tutti convinti che il sommerso sia uno dei problemi del nostro Paese, però ricordo sommessamente a me stesso che l'Italia non è l'unico Paese in cui c'è evasione fiscale. Così ricordo a me stesso che la Germania non è moltissimo distante a livello di evasione dell'Italia dato, che è il secondo Paese in Europa e in Germania, appunto, nessuno ha chiesto di mettere il limite al contante. Quando è stato proposto dal solito falco Schäuble questi ha dovuto assolutamente ritirare la proposta a furore di popolo. La Francia che, invece, ha un limite piuttosto elevato di utilizzo del contante ha però un'evasione molto simile a quella della Germania. Quindi, è chiaro che facendo uno più uno, forse questa non è l'unica o la principale - e forse non lo è per niente - prospettiva che può aiutare l'Italia a uscire dall'evasione. Come spesso si è detto ma poco si è fatto, ci sono quei grandi gruppi che in Italia vengono a depredare le nostre risorse che, però, poi si dimenticano di pagare le tasse nel nostro Paese su cui magari si potrebbe lavorare. Ci sono grandi elusioni fiscali su cui bisogna lavorare, magari spesso afferenti al mondo finanziario e creditizio che sicuramente non ha trovato in questi anni coperture da chi siede in questi banchi e, magari, in altri banchi c'è stata qualche forza politica più compiacente.

Devo fare velocemente anche un'analisi di quello che è stato fatto. Dal Documento vediamo che, purtroppo, la riforma previdenziale di “quota 100” non ha raggiunto i numeri che si auspicava. Non è chiaro cosa intenda fare il Governo rispetto all'APE sociale e a “opzione donna”, che sono importanti provvedimenti.

Abbiamo letto, proprio nelle parole contenute nel DEF che, Presidente, il reddito di cittadinanza sostanzialmente non è partito: ha distribuito qualche soldino ma non ha prodotto nessunissimo effetto. Io ho raccolto le richieste, anche incessanti, di molti sindaci che aspettano di capire quando arriveranno questi lavoratori cosiddetti “socialmente utili” che stanno prendendo il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché a me viene in mente la storia di Achille Lauro - non il cantante ma il politico - della scarpa prima e dopo le elezioni. Allora, se non vediamo gli effetti anche positivi, presuntamente positivi, del reddito di cittadinanza ma solo il fatto di aver distribuito qualche soldino, credo che qui si possa cominciare a pensare che sia stata una manovra clientelare e non questa manovra virtuosa per produrre occupazione e benessere per i nostri concittadini.

E, allora, devo dire che anche sulle infrastrutture sono molto deluso. Fratelli d'Italia è per le infrastrutture e per lo sviluppo sicuramente compatibile nel nostro Paese. E, allora, non abbiamo notato nessun perseguimento delle strategie che erano state indicate questa primavera. Per quanto riguarda le infrastrutture, abbiamo visto che non è partita la struttura della progettazione delle grandi opere. Inoltre, non ci sono ancora i fondi materialmente stanziati per le opere stesse e sebbene nell'elenco ci sia una marea, anche con grandi voli sintattici, di titoli di progettazione e di ideazione di opere ferroviarie però non si vede neanche una traversina posata sul territorio. Non abbiamo visto, se non grazie, appunto, all'azione del centrodestra, un'idea di perseguimento della TAV e non abbiamo visto Presidente - e questo per noi è molto grave perché noi su questo non molleremo un metro – il ripristino della viabilità interrotta dopo il terremoto del 2016 nel Centro Italia; viabilità che avrebbe dovuto essere ripristinata e che, invece, ancora soffre.

Non abbiamo visto niente, Presidente, su un altro tema che a noi è sicuramente caro, quello dell'edilizia residenziale pubblica. Non è stanziato un euro per le nuove edificazioni, non è stanziata una qualche somma, che, purtroppo, anche questa è bloccata chissà in quale meandro di decreto o di struttura, per la manutenzione ordinaria e straordinaria e, purtroppo, solo a Milano, dove io vivo, ci sono 22 mila persone in lista d'attesa per le case popolari. Ci sono decine e decine di migliaia di famiglie che aspettano una casa che, ricordo a me stesso, è un diritto; ed è un diritto in primis per gli italiani, che hanno pagato per tanti anni la Gescal che maldestramente un Governo di sinistra tolse levando i finanziamenti proprio all'edilizia residenziale pubblica. In questo Paese, dopo i grandi investimenti degli anni Venti e del “Piano Fanfani”, sull'edilizia residenziale pubblica non si è fatto più niente e, quindi, noi abbiamo bisogno di dare delle case agli italiani e poi anche agli stranieri che ne hanno diritto.

Voglio capire poi, perché il Ministro in audizione non è riuscito a convincerci, cosa si farà, sebbene con quei quattro soldi, perché qui si parla di 29 miliardi, di cui 23 già impegnati per la sterilizzazione dell'IVA, ad andare incontro alla possibilità di incentivare l'occupazione.

Noi abbiamo presentato un piano che ha il titolo “Più assumi meno paghi”: bene, io non so con 2,7 miliardi come si faranno a creare questi incentivi e queste defiscalizzazioni. Non ci sono state spiegate quali sono le intenzioni; una vaga dichiarazione d'intenti, ma ben poco, Presidente. Non abbiamo visto niente sulle famiglie, non si va verso quel quoziente familiare che noi aspettiamo. Non si parla di un pagamento di un assegno che assomiglia a quegli 80 euro, che sicuramente non hanno cambiato la vita degli italiani, checché ne dica qualcuno. E soprattutto, non si vede niente in favore della natalità, che è un grande problema della nostra nazione. Presidente, noi abbiamo evidenziato anche nella scorsa audizione al Ministro alcune problematiche, come quella dell'accesso al credito per le imprese, e il Ministro ci ha spiegato con molta enfasi, con un'espressione anche intensa e compita, che le politiche di accesso al credito non sono di competenza nazionale ma stanno in capo alla Commissione europea, insomma, tutte le solite agenzie europee. Evidentemente lui, credo, forse si sentiva ancora un po' sballottato tra il suo recente ruolo passato di presidente della commissione nell'Unione europea, però si è dimenticato di evidenziare che lui partecipa al Consiglio dell'Unione europea come Ministro, quindi potrà e dovrà chiedere delle possibilità di miglioramento rispetto all'accesso al credito, che è il grande problema delle imprese italiane, che, come dicevo prima, vanno sostenute, perché sono capaci di stare sui mercati.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). Vado a concludere. Non abbiamo capito - o meglio lo abbiamo capito, ahimè - perché si dichiara contrario alla flat tax, anche la flat tax incrementale, quella che abbiamo proposto noi, quella che va ad agevolare i redditi ulteriori rispetto all'anno precedente e che potrebbe in qualche modo essere un volano di sviluppo, perché lui ci ha ricordato la grande prerogativa costituzionale della progressività. Noi non discutiamo questo, anzi riteniamo, come hanno fatto dei costituzionalisti più bravi di me, che anche la flat tax possa essere mitigata con della progressività, però mi chiedo: la progressività, cosa ha portato? Ha portato meno debito pubblico? No. Ha portato più risorse ai ceti meno abbienti? No.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). Vado a concludere. Ha portato più soldi ai ceti medi per far ripartire i consumi? Nemmeno. Ha portato più potere d'acquisto dei pensionati? Nemmeno. Allora forse c'è bisogno di uno shock fiscale, di qualcosa di diverso. Concludo veramente dicendo, Presidente, che qui siamo di fronte alla consacrazione di un fallimento evidente della finanziaria che abbiamo appena affrontato, e purtroppo questo fallimento prelude a un fallimento ulteriore, forse ancora più grave, che colpirà il nostro Paese e gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Signor Presidente, innanzitutto mi impegno a non introdurre elementi calcistici nelle mie considerazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo chiamati a valutare il quadro di riferimento della legge di bilancio, la Nota di aggiornamento al DEF. Sarà una cosa ovvia, ma ricordo che per farlo in modo corretto, utile, bisogna innanzitutto collocarsi in una prospettiva pluriennale, bisogna innanzitutto chiedersi che cosa si eredita dal passato, che costituisce il punto di partenza della costruzione del quadro, e dove si vuole andare. Cosa abbiamo ereditato dal passato? In tema di crescita, zero. Un peggioramento del quadro internazionale lo ha in parte determinato, ma gran parte della responsabilità va a ricadere sui fattori che hanno fatto crollare la fiducia di questa economia nella metà dell'anno scorso, e ci ricordiamo bene cosa sia successo. Inoltre, la politica di bilancio che il Governo precedente ha perseguito ha paradossalmente ridotto i margini di manovra e quindi gli strumenti per fronteggiare una possibile caduta della crescita, che purtroppo c'è stata. Come già ricordava l'onorevole Marattin, anzi, l'Ufficio parlamentare di bilancio stima che per il 2019 ci si potrebbe ritrovare in una restrizione fiscale prociclica, cioè il peggiore dei casi di gestione della finanza pubblica. L'importante è sapere perché ci saremmo arrivati.

Secondo me ci siamo arrivati non perché è stato esplicitamente ricercato, ci mancherebbe altro, ma perché è stata subita la stance di bilancio da parte del Governo in atto, è stata semplicemente ricevuta e determinata da fattori fuori controllo. Li ricordo rapidamente: una minore spesa per le misure fondamentali, che indica banalmente che queste misure fondamentali, che avrebbero dovuto aumentare la spesa (reddito di cittadinanza e “quota 100”) erano mal fatte, hanno prodotto risultati quasi opposti a quelli anticipati, anzi in alcuni casi hanno prodotto risultati dannosi (penso a “quota 100”); ma anche misure prese in precedenza: miglioramenti sensibili alla lotta all'evasione grazie ai provvedimenti, per esempio, fatturazione elettronica e dichiarazione precompilata, introdotti nella precedente legislatura; calo della spesa per interessi, su cui tornerò; blocco spesso inspiegabile degli investimenti pubblici; e naturalmente l'aumento dell'IVA. Quindi abbiamo ereditato crescita zero, niente spazi di bilancio. È chiaro che bisogna cambiare prospettiva. Compito di questo quadro di riferimento della legge di bilancio è quindi, innanzitutto, avviare una transizione verso un sentiero di crescita sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, oltre che di finanza pubblica. A me sembra chiaro, nel dibattito che ho sentito fino ad adesso questo non è stato menzionato. Ma naturalmente, da dove vengono i motori di questa transizione? Da dove vengono le spinte alla crescita? Ce ne sono diverse di componenti, ma non devono essere fatte operare liberamente l'una e l'altra, occorre collocarle in un quadro coerente. Le cito, senza nessun ordine di priorità: naturalmente la prima è il blocco dell'aumento dell'IVA, ma poi la riduzione del cuneo fiscale, l'accelerazione degli investimenti della pubblica amministrazione locale e degli enti locali, un'ulteriore riduzione di spesa per interessi e poi la ripresa di un'agenda strutturale.

Il blocco dell'aumento del valore dell'IVA ha un valore in sé, ovviamente, ma anche un valore sulle aspettative e sulla fiducia, soprattutto quella dei consumatori, che negli ultimi tempi è diminuita, come mostra un aumento della propensione al risparmio, che è un segno di sfiducia sul futuro ancora, di incertezza, che va invece aggredita. Si è molto discusso in questi giorni sulle misure di copertura: non entro nel merito, saranno dettagliate in legge di bilancio e quindi valuteremo le proposte del Governo. Ma non si può evitare di ricordare che, a parità di gettito IVA, una rimodulazione dell'aliquota può migliorare la distribuzione del potere d'acquisto a favore delle fasce di reddito più basse. Questo va visto in congiunzione con la riduzione del cuneo fiscale. Quindi, un insieme di misure che migliora l'impatto sociale della manovra. Occorre accelerare l'attivazione degli investimenti pubblici già finanziati. Non dimentichiamoci - ce lo ripetiamo ogni volta - che gli investimenti pubblici hanno, come si dice, un moltiplicatore molto elevato. Quindi, mobilitare risorse che già ci sono avrebbe benefici molto più efficaci di quanto a volte si tenga in considerazione. E poi occorre puntare a un'ulteriore riduzione dell'onere per interessi. Non ci sono cause ineliminabili che giustificano la distanza che ancora separa l'Italia dagli altri principali Paesi della zona euro come la Spagna e la Francia, lo ricordava l'onorevole Tabacci. Gran parte della differenza è spiegata dall'ancora insufficiente fiducia dei mercati e degli investitori, oltre che da ritardi strutturali. La fiducia, ricordo, si costruisce con pazienza e costanza, si distrugge facilmente e rapidamente. Le vicende dello spread degli ultimi mesi sono molto chiare in proposito. Vorrei ricordare un fatto banale: la Banca centrale europea fissa la politica monetaria e i tassi di riferimento per l'intera zona euro; gli spread dipendono dalla percezione del rischio del Paese in questione, dalla qualità dei suoi fondamentali dalla valutazione della sostenibilità della politica economica, quindi non dipendono soltanto dalla politica monetaria della BCE. È un fatto che lo spread è cresciuto repentinamente nella prima dell'anno, quando, a seguito delle elezioni europee, sembrava più vicina la possibilità di un Governo sovranista, è cresciuto di nuovo in estate, quando la prospettiva di elezioni anticipate sembrava vicino; in ambedue i casi lo spread è disceso quando queste possibilità sono evaporate. C'è poi l'agenda strutturale, veniva ricordata già da alcuni colleghi: è stata cancellata dal Governo precedente, è invece fondamentale per sostenere la produttività e la crescita nel lungo periodo.

È indispensabile è una vera strategia di crescita, va ovviamente collegata alla prospettiva di investimenti per un'economia e una società verde. Bisogna tradurre in misure concrete questa visione importante.

Bisogna anche ricordarsi e tener presente che le misure strutturali danno più benefici degli stimoli di breve periodo, ma i benefici richiedono tempo per essere pienamente apprezzati. Lo dimostrano i miglioramenti tangibili delle misure strutturali contro l'evasione fiscale, che adesso cominciano a dare, quasi a pieno regime, risultati importanti. Dovranno entrare, queste misure strutturali, in modo chiaro nell'agenda per la crescita: presuppongono una visione e un orizzonte temporale di medio termine per la politica e il dibattito nella società.

L'elenco delle misure strutturali necessarie a questo Paese è purtroppo lungo, e molti sono gli ostacoli strutturali che ancora bisogna aggredire. Ne ricordo alcuni particolarmente importanti, senza di nuovo alcuna priorità implicita. Misure per l'istruzione: il capitale umano è la ricchezza più grande di un Paese, è quella che produce benefici più significativi in termini di crescita nel medio periodo, è quella che richiede più sforzo istituzionale. Ma anche misure per la famiglia e l'occupazione: l'occupazione femminile, lo si ricordava (se non sbaglio lo ricordava l'onorevole Marattin), è un driver fondamentale per la crescita, e la differenza di crescita si riflette nella differenza dell'occupazione femminile molto palese. Naturalmente nelle misure strutturali va introdotta l'idea di una riforma del sistema fiscale, troppo vecchio ed obsoleto, che va, con i tempi dovuti, ripreso in considerazione.

La crescita sostenibile ovviamente richiede allo stesso tempo la sostenibilità del debito: dev'essere sostenibile dal punto di vista finanziario. Ricordo, anche a costo di risultare noioso, la regoletta aritmetica che se il tasso di interesse è maggiore del tasso di crescita, il surplus primario deve compensare questa differenza, per evitare che il debito cresca in modo insostenibile, quindi evitare che il peso sulle spalle - come ricordava l'onorevole Marattin - aumenti continuamente. Ricordo anche che purtroppo l'Italia è ancora l'unico Paese della zona euro dove il tasso d'interesse sul debito è maggiore del tasso di crescita: tutti gli altri Paesi sono riusciti a perseguire la banale regola di crescere di più e ridurre il costo del debito tramite maggiore fiducia. È un problema importante: di nuovo, le simulazioni che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha proposto in audizione mostrano l'elevata sensibilità della dinamica del debito italiano proprio a questa grandezza.

Il surplus primario quindi dev'essere sufficiente a mantenere il debito sul sentiero discendente. Si pone ovviamente un'alternativa, un trade-off fra equilibrio fiscale e sostegno alla crescita. Questo trade-off è sempre presente nell'economia: basta evitare di far finta che non ci sia. È un equilibrio difficile, ma è possibile ed anche necessario.

Mi rendo conto che parlare di debito, così come parlare di riforme strutturali, non è popolare, e in effetti nel dibattito sulla stampa compare assai poco; ma è un dibattito che sta nei fatti, e che quindi bisogna avere il coraggio politico di affrontare, anche perché le soluzioni ci sono, e non dimenticare che la dinamica del debito rappresenta una misura della fragilità del Paese. I tassi d'interesse non saranno bassi per sempre: quando cominceranno a salire, la vulnerabilità del Paese potrebbe essere messa in grave evidenza.

Ma il trade-off tra equilibrio fiscale e crescita è reso meno stringente dalla flessibilità che ci concede l'Europa all'interno delle regole esistenti. Ricordo che queste regole possono essere generose; devono però verificarsi a fronte di condizioni di credibilità del Paese, credibilità che il Paese aveva perso e che finalmente sta riconquistando in un modo prezioso. La credibilità è aumentata col nuovo Governo: abbiamo evitato il grave pericolo di un isolamento in Europa, che avrebbe avuto danni immediati in termini di costo maggiore e di sostenibilità.

Ciò permette - questo è l'ultimo punto che vorrei ricordare - al Paese non solo di ottenere benefici, ma di partecipare attivamente alla riforma in atto, al dialogo in atto di riforma delle istituzioni europee. Ricordo alcuni punti importanti per l'Europa e l'Italia. L'Unione europea ha bisogno di strumenti che facilitino la convergenza fra zone avanzate e zone in ritardo, regioni e Paesi; ha bisogno di misure che sostengano la competitività; ha bisogno di misure di stabilizzazione ciclica, tra cui l'assicurazione contro la disoccupazione, proposta italiana da qualche anno, sta finalmente assumendo importanza. Più in generale, per l'Unione europea occorre un progresso verso una vera capacità fiscale e strutturale, per sostenere in parte la politica monetaria giunta al limite possibile della sua attività anche in termini di misure eccezionali.

In conclusione, signor Presidente, la Nadef è una componente essenziale del processo di bilancio, fornisce un quadro generale e quindi dev'essere coerente, deve permettere di rispettare i vincoli, avere respiro pluriennale. Ricordo un fatto banale: se ci fosse incoerenza, incompatibilità, il non rispetto dei vincoli, non si avrebbe semplicemente la violazione di una regola, ma si avrebbe un costo aggiuntivo. Talmente alto questo costo potrebbe essere, come è avvenuto in passato, che una manovra apparentemente espansiva si tradurrebbe in una manovra restrittiva, nel suo contrario. È accaduto con il Governo precedente, non accadrà in questo caso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Forza Italia esprime una valutazione negativa, fortemente critica in relazione ai contenuti di questa Nota di aggiornamento al DEF 2019, che ha preteso di rinascere dalle ceneri del Governo precedente come fosse un'araba fenice, ed invece di altro non si è trattato che di pie illusioni nei confronti di tutti gli italiani. Diciamo questo perché purtroppo, esaminando i numeri dei documenti di economia e finanza e i loro aggiornamenti licenziati dal Consiglio dei ministri, emerge chiaramente come i numeri e le stime di questi documenti siano stati lanciati in Parlamento un po' come un tiro al piattello. Facciamo presto a vederne alcuni. Ad ottobre 2018, nella Nota di aggiornamento al DEF, il Presidente Conte, oltre a prospettarci un anno bellissimo, aveva previsto una crescita del prodotto interno lordo dell'1,5 nel 2019 e dell'1,6 nel 2020; dopo 12 mesi, lo stesso Premier ci dice che la crescita nel 2019 sarà dello 0,1 per cento e nel 2020 dello 0,6 per cento.

Il debito pubblico era previsto al 130 per cento del prodotto interno lordo, ed ora invece è al 135,7 per cento. I proventi da privatizzazione dovevano essere lo 0,3 per cento, pari a 3,5 miliardi del prodotto interno lordo, ed invece sono rivisti a 0,0 per cento; ma in questo caso, onorevoli colleghi, non stiamo parlando di “0 virgola”, ma di svariati miliardi di euro che non tornano nei conti. Errori macroscopici, del tutto inaccettabili, rispetto ai quali ogni cittadino, così come noi, potrebbe chiedersi: ma che differenza c'è tra questi valori e scegliere le cifre lanciando le freccette su un tabellone?

Dev'essere quindi cristallino, da parte del gruppo di Forza Italia, che se pensate che questa confusione sulle cifre, che inevitabilmente si ripercuoterà sulla tenuta della manovra di finanza pubblica prevista per il prossimo anno, diventerà il pretesto per tartassare il cittadino e mettere le mani nelle tasche degli italiani, secondo la logica del “tassa e spendi”, troverete una decisa e ferma opposizione da parte nostra e, sono sicuro, di tutto il centrodestra unito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Durante il dibattito in Commissione bilancio sulla Nadef il gruppo di Forza Italia, grazie al presidente di gruppo onorevole Andrea Mandelli ed ai colleghi di partito, ha evidenziato in modo chiaro come questo documento sia completamente svuotato nella sua forma, ma ancor di più nella sostanza: nella forma perché non prevede stime affidabili e realmente intelligibili per poter instaurare un confronto serio; nella sostanza perché prevede un aumento di deficit pari allo 0,8 del PIL, e poi quantifica gli effetti della manovra con uno 0,4 per cento a partire dal 2020.

Con questo provvedimento, infatti, che cosa si fa? Si decide consapevolmente di andare in deficit di 14 miliardi, si decide di indebitarsi ma a crescita zero, con una pressione fiscale che aumenterà e un'economia reale che continua a soffrire senza vedere alcuno spiraglio di fiducia. E tale prospettiva di crescita zero per l'Italia è stata confermata anche dalla “zia Fitch” e dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha rilevato come le previsioni del Governo siano da considerarsi troppo ottimistiche, addirittura soggette a forti rischi prevalentemente orientati al ribasso. E voglio segnalare all'attenzione di quest'Aula proprio il nostro posizionamento come sistema Paese sul fronte fiscale.

L'Italia possiede uno dei sistemi fiscali meno competitivi a livello di OCSE, come risulta chiaramente dall'ultima indagine del 2019 sull'indice di competitività fiscale a livello internazionale pubblicato dalla Tax Foundation. L'Italia ha il terzo sistema fiscale meno competitivo e neutrale a livello OCSE, non favorendo i consumi rispetto al risparmio, come accade con le tasse sugli investimenti e sul patrimonio. Peggio di noi solo Polonia e Francia. Nella parte bassa di questa classifica, infatti, dove si posiziona anche l'Italia, si trovano tutti quei Paesi che hanno tasse elevate sulla casa, sulle transazioni finanziarie, sugli utili aziendali, che impongono imposte sulla ricchezza e sul reddito personale elevate. Nel dettaglio, l'Italia si è classificata, su trentasei Paesi esaminati, al trentunesimo posto per quanto riguarda la tassa sull'impresa, al trentunesimo sulle tasse sul reddito personale, al ventisettesimo sul livello di tassazione sui consumi e al trentacinquesimo posto sulla tassa per la proprietà. Questo è il vero quadro attuale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E cosa ci aspetta con questa NADEF e la prossima legge di bilancio per il 2020? Nessuna prospettiva di miglioramento del quadro per nessuna categoria produttiva e per gli italiani in generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

In questo documento non c'è un'anima, non c'è una visione, non c'è una misura realmente impattante per migliorare la qualità della vita delle famiglie e dei giovani, i costi e gli investimenti delle imprese, le condizioni socioeconomiche dei lavoratori. Ma con quale coraggio, ad esempio, si paventa l'idea di rimodulare i ticket sanitari in base al reddito o di ridurre, magari, le detrazioni fiscali su spese sanitarie e case, o si annuncia una riforma del catasto, profilando un aumento della tassazione immobiliare, senza tracciare il reale beneficio dei destinatari? Con quale grado di credibilità si ipotizzano 7,2 miliardi di maggiori entrate dalla lotta all'evasione fiscale? Semmai la Commissione europea dovesse accettare questa forma di compensazione alla manovra, peraltro non accolta in passato, richiederebbe al Governo di inserire una nuova clausola di salvaguardia sul deficit da far scattare al prossimo anno, configurandosi così la ridicola situazione di mettere una clausola di salvaguardia su una clausola di salvaguardia che ha il solo obiettivo di posticipare di un altro anno l'aggiustamento dei conti richiesto da Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Cari colleghi del Governo e della maggioranza, ma qual è la vostra politica industriale per questo Paese? Ma come tutelerete i comparti che si occupano del made in Italy? Potenzierete le tecnologie digitali anche in ottica occupazionale? Ancora, l'intervento sul cuneo fiscale che è stato previsto è un intervento semplicemente risibile. Infatti, al netto degli svariati annunci, l'impegno va nella direzione di stanziare 2,7 miliardi di euro a partire dal secondo semestre 2020. Se la platea interessata fosse di dieci milioni di lavoratori con i redditi medio-bassi al di sotto dei 26 mila euro, basata sullo schema del bonus Renzi, si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese, che da luglio 2020, forse, potrebbe arrivare nelle buste paga di alcune persone. Si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte? Come in ogni sede ha evidenziato l'onorevole Zangrillo, in Commissione lavoro, nel contesto di una manovra di bilancio estremamente difficile non sarebbe stato il caso di dirottare più risorse sull'abbattimento del cuneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), invece che impiegare 8 miliardi per insistere a rifinanziare il reddito di cittadinanza, un provvedimento che ha mostrato tutta la sua inadeguatezza in termini di efficacia e bontà?

E non è dato sapere se il nuovo regime fiscale per le partite IVA fino a 65 mila euro sarà snaturato o meno, e se quello fino a 100 mila sarà definitivamente abrogato. Noi chiediamo con forza che siano confermati entrambi e chiediamo anche che sia confermata la progressiva riduzione dell'IRES, già prevista dalla legislazione vigente, al 21,5 per l'anno d'imposta 2020, al 20,5 per il 2021, per poi attestarsi al 20 per cento a decorrere dal 2022.

E non è dato sapere come saranno utilizzati i 3,3 miliardi in meno di interessi sul debito rispetto al 2018, che smentirebbero totalmente il refrain di questo Esecutivo nato per contenere lo spread e sterilizzare l'IVA (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Non parlate minimamente di flat tax, di certo questo non ce lo aspettavamo, ma nemmeno rifinanziate completamente il piano Industria 4.0 per le imprese italiane. Allora, come avete intenzione di avviare una vera rivoluzione fiscale accompagnata dall'adozione di misure puntuali finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e dei tempi della giustizia?

Il gruppo di Forza Italia ritiene che questo Paese abbia bisogno di interventi mirati e concreti, perché la povertà dilaga, il carico fiscale è alle stelle e sino a oggi poco o nulla è stato fatto, nulla, per risolvere questi problemi. Rischiamo la rimodulazione dell'IVA, che sarebbe a dire una cosa ben diversa: non il blocco dell'aumento delle tasse, ma il loro aumento certo. Questo Governo, con frequente occorrenza, fa infatti uso del verbo “rimodulare”, riferendosi alle clausole IVA. Ma che significa? Che le scaricherete sui comuni o che le si aumenterà addirittura per chi fa uso di contanti, come se di per sé l'uso del contante fosse un fattore negativo? Discriminatorio senz'altro, se andiamo a vedere i livelli disomogenei di cultura informatica, di copertura della rete, ma più semplicemente il fatto che l'IVA è un'imposta armonizzata a livello europeo, che non prevede aliquote diverse a seconda del compratore. L'audizione del Ministro Gualtieri in Commissione bilancio su questo punto è stata ben poco illuminante: adesso l'IVA non aumenterà, ma poi vediamo; le risorse per sterilizzarla ci sono, poi vedrete. Così ha dichiarato il Ministro in audizione. Non vorrei, onorevoli colleghi, che alla fine si vada a raschiare il barile proprio nelle casse dei comuni, perché è pur vero che l'aumento dell'IVA è senza dubbio un rischio da scongiurare, un imperativo categorico per un Paese che ha bisogno di rimettersi in piedi e di tornare a correre, senza lasciare indietro nessuno, ma sicuramente questo rischio non si scongiura usando i cittadini e i comuni italiani come se fossero dei bancomat (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Già è stato votato tante volte con la famosa manovra di contenimento dei saldi di finanza pubblica, non è più tollerabile pensare a queste soluzioni. I comuni italiani hanno già dato allo Stato una cifra mostruosa come 12 miliardi; i bilanci degli enti locali portano ancora i segni di quelle manovre, dei turnover bloccati per oltre sette anni, di un impoverimento del personale e di una carenza assunzionale, di una scarsità di investimenti volti a garantire servizi, come ben ha fatto notare, durante il question time, ieri, il collega onorevole Musella al Ministro Dadone.

Piuttosto, con i prossimi provvedimenti economici arriverà il ristoro dei 550 milioni di euro assicurato da più Governi, ma che i comuni ancora aspettano? Ci sarà una razionalizzazione del sistema di riscossione e dei tempi di pagamento dei crediti? Si interverrà sul tema del dissesto e del pre-dissesto? Saranno confermate misure come quella della legge di bilancio 2019 con i 500 milioni per le opere e il “decreto crescita” con i 400 milioni per l'efficientamento in favore dei comuni con meno abitanti, misure che sono state fortemente apprezzate dai comuni e di cui i comuni hanno ancora bisogno all'interno delle loro economie?

Potrei continuare con altrettante sollecitazioni, ma rispetto a queste domande non ci sono risposte nel documento al nostro esame, e quanto alle proposte zero; come zero si sta facendo sullo sblocco dei fondi per i comuni, del fondo per le periferie. Ed è bene sottolinearlo, come ha fatto il presidente dell'ANCI, Decaro, perché non sono i comuni a essere in ritardo, cari colleghi, ma è il comitato per il monitoraggio presso la Presidenza del Consiglio che ancora non ha dato il via libera. Come zero si sta facendo per semplificare e sburocratizzare i comuni terremotati o quelli di minore dimensione, che sono il simbolo della tenuta di questo Paese, del suo tessuto connettivo, con tutto il loro portato di squilibrio demografico, rischio idrogeologico e potenziale economico da valorizzare. Il gruppo di Forza Italia, invece, è soddisfatto di avere ottenuto, attraverso un emendamento in Commissione per le questioni regionali, l'opportunità di una revisione del testo unico degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Finalmente avremo l'opportunità di dar voce e attuazione fattiva ad un assetto amministrativo del Paese che richiede maggiore autonomia e minori vincoli, lacci e lacciuoli improduttivi, o meglio produttivi solo di avvisi di garanzia per i sindaci che ricoprono responsabilità enormi e sproporzionate. Per questo Forza Italia si è messa al fianco dei sindaci e Forza Italia è il partito che più è vicino agli amministratori comunali per quelle che sono le sue difese e le sue azioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Un riferimento breve, ma deciso, vorrei poi farlo al comparto della sicurezza: è una vergogna, uno scandalo, che sia stata interrotta per la prima volta nella storia di ogni legge di bilancio la consuetudine di convocare il tavolo di concertazione con le forze dell'ordine e la Polizia di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! L'attuale Esecutivo dimostra di voler evitare il confronto con i rappresentanti delle forze dell'ordine, comprimendone ipso facto la funzione, quando, invece, massimo dovrebbe essere lo sforzo di ascolto e l'impegno a garantire tutti gli strumenti operativi necessari e adeguati per la tutela dell'ordine pubblico.

Il provvedimento di cui stiamo parlando, dunque, si rivela gravemente insufficiente sotto ogni profilo.

Sul Sud, vuoto pneumatico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): a parte la premessa, poi non definisce neanche con precisione la quota di investimenti che dovranno essere destinati al Mezzogiorno. E chiedo a questo Governo: se è vero che far crescere il Sud significa far crescere l'Italia intera, quando arriveremo all'attuazione di un grande piano strategico per il Sud che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialistiche e guidi il Meridione nel processo di allineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati su iniziativa e merito? Quando l'Agenzia di coesione sarà dotata di veri poteri perché questo Paese inizi a parlare di capacità di spending e non sempre e solo di review e tagli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

Quando realizzeremo un vero shock fiscale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'aliquota Ires, favorendo le imprese estere, ma anche italiane, che oggi delocalizzano? Vi aspettiamo al varco in legge di stabilità e vedremo se i vostri buoni propositi saranno suffragati da atti concreti e non saranno i soliti slogan, vuoti di contenuti e di proposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il Paese ha bisogno di una scossa, onorevoli colleghi, ha bisogno di più investimenti, più meritocrazia, più sicurezza, di più difesa del risparmio e di meno tasse, meno Stato, meno burocrazia, più lavoro per i giovani e attenzione massima per le autonomie locali. Per far questo c'è bisogno di un Governo forte, autorevole, in grado di imporre una svolta, prima di tutto, in termini di fiducia e certezze dello scenario di intervento; di un Governo fondato sulla legittimazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che possa fare delle scelte anche difficili, ma che abbia una politica economica e una prospettiva di rilancio del Paese rispetto alla vostra palude di veti incrociati che stanno rendendo il nostro Paese il fanalino di coda dell'economia europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Cari colleghi, c'è bisogno di un Governo di centrodestra che gli elettori sono già pronti a votare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà. Colleghi, i colleghi di Forza Italia giustamente prima richiamavano gli altri colleghi a maggior silenzio; adesso, penso che i colleghi della Lega saranno silenziosi.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, una premessa di procedura. Mi rivolgo proprio alla Presidenza. Il documento è arrivato in ritardo, il Governo l'ha presentato in ritardo, e questo ha compresso molto i tempi di discussione: poche audizioni, addirittura otto minuti a gruppo per fare le domande. Ora, noi non ce la facciamo, non siamo antidemocratici come il PD, non ce la faremo a fare un'indegna gazzarra come è stata fatta l'anno scorso con il povero Ministro Tria; tuttavia, che almeno ci sia la possibilità di fare le domande, questo sì. Ci rivolgiamo al Presidente Fico, che non c'è, citandolo - il Presidente Fico che è rimasto eletto Presidente di tutti noi - e quindi la Presidenza deve garantire ai gruppi e a tutti una serena discussione di legge di bilancio, con i tempi opportuni.

Veniamo alla Nota di aggiornamento e al perché la Lega vota contro questa Nota di aggiornamento. Va bene, non si aumenta l'IVA: ci mancherebbe altro; l'IVA non è aumentata negli anni scorsi, è aumentata una volta sola con il Governo Letta, con i voti del PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il fatto che non aumenti l'IVA è il minimo e per i cittadini è perfettamente ininfluente: il 22 adesso, il 22 dopo, quindi non cambia proprio niente. Cosa c'è, allora, in questa Nota di aggiornamento che è la base della futura legge di bilancio? C'è questo mitico Green New Deal, solito provincialismo tutto italico: investimenti per l'ambiente. Va bene, ci sono già più di 100 miliardi di legge a bilancio, ma il problema non è mettere fondi, mettere fondi per gli investimenti, è spenderli, è fare spesa d'investimento. Noi abbiamo fatto una cosa buona con il Governo precedente, che ha fatto aumentare del 15 per cento la spesa di investimento dei comuni: più 15 per cento, perché? Due cose semplici: possibilità di spendere tutto l'avanzo di amministrazione senza vincoli - libero - e due bei fondi, quasi un miliardo di euro, ai comuni con una regola semplice. L'unica regola è: ti do i soldi, caro sindaco, li devi spendere; se non li spendi vanno al sindaco di fianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma l'altra cosa bella di queste misure, di questi fondi, è che andavano a tutti, non al tal sindaco perché è della Lega o del PD, o di sinistra o di destra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); ora, noi ci chiediamo, il sindaco è un sindaco ed è sempre quello, quindi va sempre bene, ma verranno mantenuti questi fondi con queste regole - tutto a tutti - oppure si farà come in Umbria, dove i soldi vanno solo agli amici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Veniamo a questi 30 miliardi, la base della legge di bilancio, una legge di bilancio di 30 miliardi. Abbiamo detto che non aumenta l'IVA; forse non aumenta l'IVA e bene fanno Confcommercio e Federalberghi ad alzare le barricate; diciamo che “forse” non aumenta, perché il Ministro Gualtieri continua a parlare di rimodulazione; il Ministro Boccia, anche lui, continua a parlare di rimodulazione (dice che verrà una proposta in Parlamento e il Parlamento deciderà); vedremo, però, se permettete, noi non siamo così tranquilli.

Oltre a questo mancato aumento dell'IVA che, come abbiamo detto, è perfettamente ininfluente, allora, che cosa c'è - o, meglio, cosa non c'è - nella futura legge di bilancio? C'è uno sconto di 2 miliardi e mezzo: due miliardi e mezzo su 820 miliardi di spesa, sai che roba, proprio poca cosa; se, in più, a questa piccola riduzione del cuneo, si farà, come viene detto, il cosiddetto salario minimo, ecco, non ci siamo completamente, perché questo vuol dire aumentare i costi per le aziende, perché due miliardi e mezzo non compensano minimamente questa misura. Ma che cosa non c'è? Non ci sono i 3 miliardi che voleva a questo punto l'ex Ministro Fioramonti: diceva che si dimetteva se non c'erano i tre miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Ministro che vuole togliere i crocifissi, il Ministro che dice “sì tassiamo le merendine, tanto Ferrero è il più ricco d'Italia”: ebbene, a questo punto che si dimetta.

Tuttavia, non ci sono neanche i fondi per l'assegno unico. Si diceva: facciamo questo assegno unico, ma adesso si inizia a dire che è un obiettivo di medio termine, che lo faremo nella legislatura…insomma, non si farà niente.

Ma da dove arrivano questi 30 miliardi? È facile: metà vengono da un maggior buco entrate-uscite - deficit - e metà maggiori entrate, cioè tasse. Il deficit, grande risultato del nostro essere così rispettatati in Europa, è del 2,2: come l'anno scorso, come due anni fa. Quindi, anche qui, non è quel gran risultato; è il 2,2, come negli ultimi due anni, o meglio, forse 2,2, perché il Ministro Gualtieri in televisione ha detto che l'Europa ci autorizza per 12,6 miliardi, ma a casa mia 12,6 miliardi fanno 2,1 e non 2,2, quindi vedremo. Alla peggio, manca 1,8 miliardi, tanto, falso in bilancio per falso in bilancio, avete messo 7,2 miliardi di evasione fiscale: mettetene 9 e morta lì (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'altra metà: maggiori entrate. Bene, maggiori entrate: 15 miliardi di tasse. Sì, c'è una piccola riduzione della spesa di 0,1, sì di 1,8 miliardi su 820 miliardi, va bene, ma il resto è in tasse. Da dove arrivano? C'è questa cifra incredibile di 7,2 miliardi - non ci credete neanche voi, lo sappiamo, è evidente - che è una cosa che non sta né in cielo, né in terra. Temiamo, però, delle cose molto preoccupanti, sotto questo aspetto. Finirà che uno non paga la multa e, perché non ha pagato la multa, non avrà diritto alle agevolazioni nel 730 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): questo temiamo che succeda.

Poi, è già stato scritto qui, si tagliano le agevolazioni fiscali. Tagliare le agevolazioni fiscali significa, semplicemente, come al solito, colpire il ceto medio: sopra quale reddito toglierete la possibilità di detrarre le spese mediche? Sopra quale reddito toglierete la possibilità di detrarre i lavori di ristrutturazione? Questo è quello che dovete dire agli italiani.

Poi ci sono le mitiche tasse ecologiche che piacciono tanto agli amici dei 5 Stelle, alla ex collega Castelli, ma sempre tasse sono; non è che se ci metti “ecologico” dietro non è una tassa: cosa sono queste tasse ecologiche? Sono la tassa sulla busta di plastica dell'insalata, quindi compri l'insalata nella busta di plastica e paghi una tassa; è la tassa sul biglietto aereo, la tassa sul gasolio. Questo è quello che ci aspetta: il superbollo perché uno ha una macchina vecchia, quindi il povero che non ha i soldi per cambiare la macchina si troverà il superbollo perché inquina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Insomma, alla fine, che cosa c'è in questa manovra? Poco o niente; è una manovra vuota, con nuove tasse e maggiori tasse. Il Governo precedente, piaccia o non piaccia, almeno aveva una visione, aveva uno scopo: favorire i più deboli, favorire gli esclusi, favorire le aziende più piccole, favorire i dipendenti con quota 100, favorire gli autonomi con il regime dei minimi. Mi ricorda l'amico Bitonci: 600 mila nuove aperture, grazie a questo regime.

Quindi, caro Marattin, fare marcia indietro su questo significa avere meno posti di lavoro. Seicentomila nuove partite IVA sono posti di lavoro. L'articolo 1 della Costituzione dice che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul lavoro dipendente: anche il lavoro autonomo è lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! È pericolosissimo dire che chi ha partita IVA è evasore a prescindere. Questo è un messaggio devastante.

Ma veniamo alla conclusione. Questo è un Governo monocolore PD, la sostanza è questa. Il Ministro dell'economia è del PD, il commissario europeo è del PD, chi ha in mano l'economia ha in mano il Governo. Cari amici dei 5 Stelle, voi non toccherete palla e voterete al buio. Questa è la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E il PD lo conosciamo, gli italiani lo conoscono. Il PD è “tassa e spendi”. Chi è che ha inventato l'IRAP? Visco, il PD. Chi è che ha portato la prima aliquota Irpef dal 21 al 23 per cento, due punti di Irpef in più? Prodi del PD. Chi è che ha aumentato l'IVA ultimamente? Letta del PD. Quindi, è chiaro: PD uguale tasse. E voi 5 Stelle voterete per le tasse del PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Però, tanto, prima o poi si vota anche fuori da qui e, fuori da qui, il popolo non premia chi mette le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Faro. Ne ha facoltà (I deputati della Lega-Salvini Premier scandiscono: “Mai col PD!”). Colleghi, penso che il messaggio sia stato ricevuto, grazie. Prego, onorevole Faro.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza rappresenta il primo atto di questa nuova maggioranza, nata per senso di responsabilità nei confronti degli italiani e dell'intera nazione, in un momento di grave instabilità per il nostro Paese, un'instabilità che non è stata certo provocata dal MoVimento 5 Stelle. Molto spesso ci si dimentica del perché siamo qui e oggi colgo l'occasione per ricordarlo. Il nostro Paese viene da un decennio molto difficile, nel quale la crisi economica si è sentita con particolare intensità, anche a causa di scellerate politiche di austerità, scaricate su cittadini, lavoratori ed imprese. Davanti a questa sofferenza il Parlamento e il Governo hanno il dovere di mettersi in ascolto e di aprire una nuova stagione di investimenti, di crescita dell'occupazione e sostegno alle imprese, con particolare attenzione all'ambiente e alla tutela del territorio. E, invece, i cittadini italiani hanno dovuto subire una crisi di Governo in piena estate, una crisi che ha gettato il Paese in un clima di incertezza, con gravi rischi dietro l'angolo, a partire da quell'aumento dell'IVA, che insieme all'esercizio provvisorio avrebbe bloccato l'economia e le riforme che i cittadini aspettano da troppo tempo. L'esercizio provvisorio avrebbe messo a rischio persino l'integrale rifinanziamento di misure come il reddito di cittadinanza e “quota 100”, uno sfregio a centinaia di migliaia di cittadini, che hanno accolto queste misure con entusiasmo…

PRESIDENTE. Colleghi, richiamo a maggior silenzio in Aula. Colleghi, grazie. Anche i banchi del Governo liberiamo, grazie.

MARIALUISA FARO (M5S). Siamo orgogliosi di avere evitato a milioni di famiglie una stangata di oltre 500 euro l'anno di aumenti dell'IVA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e di aver pensato prima agli italiani che agli interessi di partito, a differenza di qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non solo. Questo Governo nasce anche per avvicinare la politica alla cittadinanza, e il primo fondamentale passo, che il MoVimento 5 Stelle rivendica con orgoglio, è il taglio dei parlamentari, che abbiamo approvato nella giornata storica di martedì 8 ottobre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto; finalmente, dopo anni di sacrifici e austerità inflitta ai cittadini, dà l'esempio per prima la politica e continuerà a farlo, portando avanti una spending review seria e coraggiosa, per migliorare l'efficienza della spesa pubblica e per investire i risparmi di questa revisione nel benessere degli italiani.

La Nota al DEF, però, non è solo il blocco di 23 miliardi di IVA. È una seria spending review e anche molto altro ancora. Ci tengo a ricordare, in primo luogo, l'istruzione e la cultura, due tra le massime priorità di un Paese, che deve trattenere i suoi giovani, garantire loro la possibilità di studio, ricerca e professionalizzazione, e valorizzare al massimo l'innovazione scientifica e tecnologica, anche in un'ottica di politica industriale. Pensiamo ad un'Italia all'avanguardia, sia investendo nella formazione e nel sostegno salariale dei docenti, che formeranno i giovani, sia destinando maggiori finanziamenti per il diritto allo studio. Per contrastare i fenomeni dell'analfabetismo funzionale e della povertà educativa, l'azione di Governo continuerà ad impegnarsi per diminuire i gap culturali ed educativi, a partire dalle periferie e dalle zone più disagiate del Paese.

Ma la cultura e l'istruzione si intrecciano anche con le politiche giovanili e dello sport. E sono orgogliosa che il MoVimento 5 Stelle possa esprimere sia il Ministro dell'Istruzione che il Ministro dello Sport, due Ministeri che sono stati spesso e volentieri sottovalutati, eppure sono centrali nella crescita futura del nostro Paese.

Altro campo decisivo in un Paese come l'Italia è la giustizia. L'impegno è di rendere il sistema più efficiente, attraverso una drastica riduzione dei tempi dei processi. Non si può attendere anni per una sentenza. I cittadini hanno bisogno di una giustizia che sia veloce e certa e lo stesso richiedono le imprese, che per investire hanno necessità di un quadro giuridico…

PRESIDENTE. Onorevole Faro, mi scusi, capisco che interromperla è fastidioso, ma è ancora più fastidioso vedere che c'è questa disattenzione e questa confusione in Aula. Colleghi! Prego, onorevole Faro.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie. Come dicevo, non si possono attendere anni per una sentenza. I cittadini hanno bisogno di una giustizia che sia veloce e certa e lo stesso richiedono le imprese, che per investire hanno necessità di un quadro giuridico stabile nel tempo ed efficiente.

Più in generale, questo Governo dovrà continuare sulla strada dell'innovazione e della digitalizzazione della pubblica amministrazione, una piccola grande rivoluzione che riguarda non solo la giustizia, ma tutti i servizi pubblici.

Continueremo anche il lavoro già iniziato per sostenere le famiglie, il fulcro di ogni comunità nazionale che si rispetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo avevamo già detto in campagna elettorale e rimarremo coerenti. L'Italia deve avvicinarsi, su questo tema, alle migliori esperienze europee, a partire dalla Francia, nella quale la demografia gioca a favore della crescita e non contro. Pensiamo, in particolare, ad un pacchetto per le famiglie, che preveda il sostegno alla genitorialità e alla natalità, facilitando l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia. Anche i congedi parentali andranno rivisti e serviranno misure sugli asili nido, per aumentarne il numero e la qualità su tutto il territorio nazionale, a partire dai territori dove il servizio è più carente o addirittura completamente assente. Inutile specificare che spesso questi territori si trovano nel Sud Italia.

L'altro pilastro della NADEF e della manovra che verrà è la riduzione delle tasse sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) o più precisamente del cosiddetto cuneo fiscale.

Ricordo solo di passaggio che, per le imprese, abbiamo già ottenuto alcune conquiste di peso: l'aumento della deducibilità dell'IMU sui capannoni, che salirà progressivamente fino al 100 per cento; la riduzione graduale dell'Ires; l'ampliamento degli incentivi per le assunzioni stabili, un finanziamento senza precedenti dei centri per l'impiego, cioè nelle cosiddette politiche attive del lavoro. Ma andremo oltre: confermeremo anche quest'anno l'ecobonus e le misure di Impresa 4.0; lavoreremo per la prevenzione degli infortuni e per un salario minimo che incentivi la parità di genere nelle retribuzioni e soprattutto sgraveremo imprese e lavoratori di 2,7 miliardi di peso fiscale nel 2020 e di oltre 5 miliardi nel 2021. È scritto nero su bianco nella Nota di aggiornamento al DEF e non intendiamo sottrarci a questo solenne impegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Famiglia e lavoro si incontrano nel tema del sostegno alla genitorialità e della natalità e della conciliazione vita-lavoro. In questo senso, devono essere fatti passi avanti nella direzione di una maggiore flessibilità organizzativa. Basti pensare al cosiddetto smart working o alla possibilità di una maggiore flessibilità oraria. Non di meno è opportuno portare avanti i provvedimenti già adottati nel recente passato e che vanno nella direzione menzionata, come Opzione donna e APE sociale. L'Italia è il Paese della qualità e della tradizione per eccellenza. Per tale ragione è necessario un potenziamento delle risorse e degli strumenti per promuovere l'export e il made in Italy, una garanzia per i nostri cittadini all'estero. Orgogliosi delle nostre aziende, dobbiamo continuare a sostenerle nei processi di internazionalizzazione. È un bene che la Nota di aggiornamento al DEF contenga anche una menzione particolare per l'innovazione, che oggi è finalmente al centro dell'agenda politica come testimoniato dalla concreta presenza di un Ministero ad essa dedicato. Bisogna proseguire sul percorso iniziato che, nella scorsa legge di bilancio, ha già visto l'istituzione dell'importante Fondo di innovazione nazionale, che tanti benefici potrà portare al nostro ecosistema industriale. Bisogna tuttavia andare avanti, andare oltre, rafforzando strumenti esistenti come il pacchetto di misure Industria 4.0 e stimolando, tramite crediti di imposta, la formazione 4.0. È essenziale per portare l'innovazione direttamente all'interno delle nostre piccole e medie imprese. Incentivi che non devono mancare specialmente laddove fare impresa è difficoltoso, come il sud Italia ma non solo. In questo senso è opportuno che siano rinnovate e rafforzate le zone economiche speciali.

E pensare che, davanti a tutte queste necessità urgenti, qualcuno ha provato a distruggere tutto mettendo il Paese davanti ad una crisi folle, senza pensare alle gravi conseguenze che ne sarebbero seguite. Ritorno su questo punto, Presidente, perché non è accettabile che un partito, che aveva l'occasione di cambiare il Paese, ora si lamenti di questo Governo accusandolo di ogni nefandezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Gli italiani…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

MARIALUISA FARO (M5S). Avevate l'opportunità di cambiare questo Paese…(Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti del deputato Giglio Vigna)

PRESIDENTE. Onorevole Giglio Vigna! Prego, onorevole Faro. Colleghi, pregherei maggior silenzio, grazie.

MARIALUISA FARO (M5S). Gli italiani non vogliono assistere a crisi di Governo senza alcun senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma vogliono…(I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Venduti! Venduti!”)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi della Lega, colleghi della Lega, è un argomento che abbiamo già trattato in quest'Aula, è un argomento che abbiamo già trattato in quest'Aula. Onorevole Faro, se vuole concludere sul DEF.

MARIALUISA FARO (M5S). Ci provo, Presidente. Non è facile. Gli italiani non vogliono assistere a crisi di Governo senza alcun senso (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier) ma vedere approvate le misure economiche…Presidente, così non si può andare avanti…

PRESIDENTE. Onorevole Faro, sono le regole in cui lei mostra la sua capacità di andare avanti in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

MARIALUISA FARO (M5S). Non è facile. Non sento neanche la mia voce.

PRESIDENTE. Ce la può fare.

MARIALUISA FARO (M5S). Ma vedere approvate le misure economiche e sociali di cui hanno sempre più bisogno ogni singolo giorno che passa. Ai cittadini interessano i fatti e non gli scontri e le divisioni di partito e, a proposito di fatti, vorrei chiudere questo mio intervento ricordando il Green New Deal, un'espressione inglese che parla di una svolta verde e che dice molto di quello che serve all'Italia e non solo nei prossimi decenni. Il concetto è che non deve più esistere una crescita fine a se stessa ma solo una crescita che rispetti la salute e l'equilibrio dell'ecosistema in cui i cittadini vivono e lavorano quotidianamente. Investire nell'ambiente garantisce non solo più alti tassi di sviluppo economico ma anche minori spese socio-sanitarie e una più alta qualità della vita in genere e il presente e il futuro di un Governo attento al benessere della maggioranza delle persone. Per realizzare questo piano ambizioso di riconversione economica ci sono 50 miliardi di investimenti da far partire, una serie di incentivi che abbiamo confermato e che andremo gradualmente ad ampliare e una progressiva riduzione degli incentivi alle fonti più inquinanti senza colpire le categorie più deboli ma, anzi, avvantaggiandole attraverso una crescita più sostenuta. Nella nuova stagione politica che si sta aprendo lo Stato per primo dovrà favorire il ricorso alle fonti rinnovabili: 50 miliardi distribuiti in due fondi che dovranno essere interamente spesi da qui a quindici anni, un piano ambizioso che programma non solo il domani ma il futuro dei nostri figli (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per avviare questa riconversione…Presidente, però mi scusi: gli altri interventi li abbiamo ascoltati in silenzio (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva)! Collega Faro, stavo richiamando i colleghi della Lega. Lei faccia il suo intervento e io presiedo l'Aula.

MARIALUISA FARO (M5S). Per avviare questa riconversione industriale un ruolo fondamentale lo può e lo deve svolgere l'innovazione (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva)….

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi, non capisco il senso della provocazione, non capisco chi accoglie la provocazione (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Fiano - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Onorevole Fiano, onorevole Fiano, ho richiamato più volte i colleghi della Lega.

MARIALUISA FARO (M5S). L'Italia che comincia…

PRESIDENTE. Onorevole Fiano! Onorevole Fiano, si accomodi! (I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: Elezioni, elezioni! - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva). Onorevole Faro, concluda il suo intervento. Onorevoli della Lega! Onorevoli della Lega!

Sospendiamo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,53, è ripresa alle 11,55.

PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo la seduta. Colleghi, riprendiamo la seduta! Stiamo approvando il DEF. Richiamerei tutti i colleghi a fare silenzio in Aula, in particolare il gruppo della Lega (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Onorevole Molinari, chiedo a lei di far rispettare l'ordine al suo gruppo in quest'Aula, grazie. Onorevole Faro, ha ancora un minuto. Prego.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie, Presidente. Concludo (Applausi ironici dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'Italia che comincia ad emergere da questa Nota di aggiornamento al DEF è molto diversa dal passato: è un'Italia intelligente, che abbandona tecnologie e privilegi obsoleti per aprirsi finalmente ad un futuro in cui famiglie, impresa, lavoro e ambiente siano al centro dell'azione politica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva - Applausi ironici dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non sarà facile, soprattutto, per le gravi difficoltà che ha avuto e che ha dovuto affrontare la nostra finanza pubblica negli ultimi anni, ma questo documento è un passo nella direzione giusta, ed è con convinzione che dichiaro, a nome del MoVimento 5 Stelle, il voto favorevole alla risoluzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva - Applausi ironici dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Faro, ricordo pochi interventi così applauditi.

Dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Francesco Silvestri, Delrio, Boschi e Fornaro n. 6-00084, riferita alla Relazione, di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che è in distribuzione.

Avverto altresì che sono state presentate le seguenti risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento al DEF 2019, che sono in distribuzione: Francesco Silvestri, Delrio, Boschi e Fornaro n. 6-00085, Molinari, Gelmini e Lollobrigida n. 6-00086.

(Replica e parere del Governo - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito ad esprimere il parere sulla risoluzione riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, nonché a dichiarare quale risoluzione intenda accettare con riferimento alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019. Prego, Viceministro.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con questo documento si aprono i lavori dei prossimi mesi e, quindi, auguro buon lavoro a tutto il Parlamento, per quel che riguarda il lavoro che faremo insieme. Devo dire che mi dispiace, vorrei dire che sono vicina ai colleghi che, purtroppo, non si possono esprimere senza una opposizione (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

Signor Presidente…

PRESIDENTE. Signora Viceministro, il Governo faccia la sua parte, che l'Aula fa la sua.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Si esattamente, Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Colleghi della Lega (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Spetta a me presiedere l'Aula. Signor Viceministro, esprima il parere sulla Nota.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, ho il diritto di intervenire nel dire che questo Parlamento, oggi, ha espresso delle posizioni anche molto comuni. Tutti i partiti in questo Parlamento hanno parlato di politiche anticicliche, tutti i partiti in questo Parlamento, se si fossero ascoltati, avrebbero sentito che tutti hanno parlato di protagonismo italiano e tutti hanno parlato di programmazione. Questo Governo ha ascoltato tutti i partiti in Parlamento (commenti del deputato Ziello)

PRESIDENTE. Collega Zilli, lei dovrebbe aiutare…

ZIELLO. Ziello…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega Ziello, ci siamo capiti, però; vede, collega Ziello, ha capito subito a chi mi riferivo!

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Se posso concludere, senza rubare tempo ai lavori. Questo Documento di economia e finanza ha tre pilastri importanti, che sono (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Avete fretta? Che sono le politiche di welfare, le politiche della famiglia, che sono le politiche degli investimenti. Alcuni colleghi hanno parlato di poca comprensione rispetto al sud: le politiche degli investimenti perequativi sono all'interno delle norme a legislazione vigente (Commenti del deputato De Carlo)

PRESIDENTE. Onorevole De Carlo!

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Scusi, sbaglio o il Governo può replicare?

PRESIDENTE. Non si preoccupi, Viceministra, lei sta facendo la sua replica, faccia la sua replica.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Pensavo di aver capito male. C'è un tema importante, che è quello dell'evasione e della digitalizzazione: su questo tema, il Governo fa sul serio e fa sul serio sulle frodi (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… lo vedrete, lo vedrete, perché la maggioranza dei cittadini è corretta e porta sulle sue spalle il peso dello Stato e ora è il momento di intervenire in maniera concreta sulle frodi e sull'evasione. Questo è un punto importante che già sta portando molte risorse al bilancio dello Stato…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Castelli. Colleghi, è inaccettabile che il rappresentante del Governo non possa fare la sua replica. Dovrebbe essere interesse di tutta l'Aula ascoltare la replica del Governo. È prevista la replica del Governo e il Governo ha diritto a farla.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Perché non c'è il Ministro in Aula?

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Il Ministro è all'Eurogruppo, purtroppo è occupato…

PRESIDENTE. Colleghi, c'è il Viceministro che ha l'autorevolezza del ruolo per fare la sua replica.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Comunque, concludo, dicendo che, visto che tutti siamo d'accordo e tutti quanti hanno detto che sono d'accordo sulla lotta all'evasione, la lotta all'evasione è centrale, e sarà centrale perché, oltre alle risorse che già abbiamo stanziato per ridurre il cuneo fiscale, altre risorse ancora dalla lotta all'evasione saranno dedicate alla riduzione del cuneo fiscale.

Presidente, esprimo i pareri sulle risoluzioni. Riguardo alla relazione al Parlamento, il Governo dà un parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza n. 6-00084, mentre, per quel che riguarda la risoluzione n. 6-00085 riferita al DEF, accetta quella del gruppo di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

(Votazioni - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri, Delrio, Boschi e Fornaro n. 6-00084, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, con il parere favorevole del Governo. Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

Essendo stata approvata la risoluzione Francesco Silvestri, Delrio, Boschi e Fornaro n. 6-00084, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, se i tecnici sono pronti, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri, Delrio, Boschi e Fornaro n. 6-00085, riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2019, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

È così preclusa l'ulteriore risoluzione riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2019.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà. A che titolo?

SIMONE BALDELLI (FI). Sull'ordine dei lavori, Presidente, per rilevare che, per soli tre voti, la maggioranza ha avuto la possibilità di approvare la risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Con quattro assenti quella risoluzione saltava! Significa che, date le condizioni politiche precarie nelle quali avete messo in piedi questo accordo di maggioranza, questo po' po' di Governo, e dato il primo punto che è stato alla base della vostra coalizione di Governo, cioè la riduzione del numero dei parlamentari con quel provvedimento che avete votato l'altra volta e che comporterà delle conseguenze inenarrabili negli equilibri e nella fibrillazione di quest'Aula, ricordatevi che oggi per tre voti non siete andati a casa. Fatecela, una riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli, questa era una valutazione di carattere politico.

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, nella seduta di martedì 15 ottobre, alle ore 10, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sull'operazione militare intrapresa dalla Turchia nel nord-est della Siria, così come richiesto da quasi tutti i gruppi parlamentari. Nella stessa seduta non avrà, pertanto, luogo lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

In ricordo di Filippo Penati.

PRESIDENTE. Ricordo ai gruppi, negli interventi di fine seduta, di rispettare rigorosamente i tempi che sono stati attribuiti.

Ha chiesto di parlare il collega Martina. Ne ha facoltà.

Poiché vi sono alcune commemorazioni, richiederei il silenzio in Aula. Prego, onorevole Martina.

MAURIZIO MARTINA (PD). Grazie, Presidente. Prendo la parola qui, questa mattina, per ricordare Filippo Penati, sindaco di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2002, presidente della provincia di Milano dal 2004 al 2009, candidato alla presidenza di regione Lombardia nel 2010, consigliere regionale, poi, dal 2010 al 2012.

Filippo Penati è stato un uomo delle istituzioni in tutto e per tutto, è stato un dirigente prima del Partito Comunista, poi del Partito Democratico della Sinistra, dei Democratici di Sinistra e del Partito Democratico. È stato prima di tutto un sindaco, un sindaco appassionato della sua città, malato di politica prima di tutto, un sindaco attento al cambiamento, in anni difficilissimi per quella città e quelle terre, in anni di grandi trasformazioni, trasformazioni complesse, la fine della grande città operaia, l'inizio di un cambiamento profondo che ha modificato fisicamente, socialmente ed economicamente una parte rilevante del Paese e certamente Milano, la sua area metropolitana e, indubbiamente, anche la storia e l'esperienza di Sesto San Giovanni.

Filippo Penati si è formato in tutto e per tutto in una esperienza straordinaria di militanza di partito, ha imparato in quella città che cosa ha significato la cultura del lavoro e la cultura delle istituzioni. È stato un riformista, un riformista vero, un riformista combattente, un uomo sempre attento alle trasformazioni, un politico curioso, un politico irrequieto. E' stato un uomo del popolo, uno che, anche quando ha avuto l'onere e l'onore di assumere incarichi di prestigio, incarichi importanti, non ha mai smesso di avere i piedi per terra, di ascoltare la voce, i bisogni, gli interessi, le inquietudini delle persone che voleva rappresentare. E ha fatto una cosa importante per tutti noi: in anni difficilissimi per il centrosinistra, soprattutto al nord, ha rotto il monopolio politico dei nostri avversari in quelle terre, vincendo in particolare nel 2004 la presidenza della provincia di Milano e diventando, così, un riferimento.

Ha provato anche ad affrontare alcuni temi spinosi, penso ai temi della sicurezza, penso ai temi della riforma dello Stato in chiave federale. Ha sempre cercato di contribuire in modo originale anche allo sviluppo del nostro progetto politico nazionale, quello dell'unità dei riformisti nel Partito Democratico.

Filippo Penati ha anche sofferto moltissimo, oltre alla malattia, ben prima della malattia. E io voglio dire qui che, anche di fronte ai momenti difficilissimi che ha avuto, lui si è sempre difeso con forza, nel pieno rispetto delle istituzioni, nel pieno rispetto della magistratura. Lui ha sempre cercato di difendersi fino in fondo, come è accaduto, nel pieno rispetto degli interlocutori che aveva davanti.

Se vi capiterà di prendervi un minuto, leggetevi una delle ultime interviste di Penati, rivolta al PM che lo accusò, purtroppo venuto a mancare anche lui pochi mesi fa. Le sue parole di umanità, nonostante quella travagliata vicenda, secondo me dicono dell'uomo, più di tante mie parole. Ha pagato un prezzo carissimo per quello che è accaduto e bisogna anche dire qui oggi che ha pagato una pesante solitudine, che io davvero non auguro a nessuno.

Ho il dovere di ricordare anche che non si è mai tirato indietro nell'impegno per gli altri, fuori dai riflettori, oltre le telecamere; anche in questi anni recenti di solitudine, si è sempre dedicato agli altri e voglio ricordare, in particolare, la sua passione per l'insegnamento: insegnava a dei ragazzi in difficoltà e se c'era una cosa che chiedeva era di poter continuare a insegnare a quei ragazzi fino alla pensione, cosa che per fortuna è riuscito a fare.

Io voglio ricordarlo con un'ultima sua riflessione, proprio qualche settimana fa, uno degli ultimi suoi post, potete andare a rivederlo. Scrive: “In questi giorni la mia mobilità deve essere assistita da una sedia a rotelle. Ho fatto il sindaco per anni, ho sempre cercato di impegnarmi per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Pensavo fosse efficace il mio lavoro, ma questa esperienza mi ha dimostrato che non è così, e me ne scuso”.

Ecco, io voglio ricordare Filippo Penati per questo, voglio ricordarlo per le ragioni, le buone ragioni che ha portato alla causa della nostra esperienza politica. Lo voglio ricordare come un uomo fieramente di parte, al servizio di tutti. E' sempre stato un uomo fieramente di parte, al servizio di tutti, oltre le appartenenze. E, allora, anche da qui mi permetto di dare alla sua famiglia e a quanti gli hanno voluto bene, tanto bene, il nostro abbraccio forte. Grazie (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Anche io prendo, a nome di Italia Viva, la parola per commemorare e per ricordare Filippo Penati, che ho avuto la fortuna di conoscere, seppure brevemente, nell'arco della mia esperienza politica. Prima di me, molto bene lo ha ricordato il collega Martina e mi associo alle sue parole per quanto attiene, in particolare, a quell'evoluzione che ha contraddistinto la vita e l'impegno politico di Filippo Penati.

Siamo di fronte a un uomo la cui passione principale si è tramutata in un servizio ai cittadini e che nell'ambito della sua esperienza - lui fu uno dei protagonisti della prima stagione dei sindaci, quella che lo vide eletto nel 1994 come sindaco di Sesto San Giovanni - si avvicinò, attraverso anche una modifica istituzionale, al rapporto non solo con la sua popolazione, i cittadini e le cittadine del suo comune, ma in generale per perseguire quell'intento di costruire una relazione stabile tra istituzioni e cittadinanza.

Questa è la sua commemorazione ed è per questo motivo che io, in primo luogo, esprimo la vicinanza e l'affetto del nostro gruppo alla famiglia e alle persone che gli hanno voluto bene. Però, non posso omettere che la sua è anche una vicenda sulla quale ciascuno di noi dovrebbe riflettere, qui e fuori di qui, perché un uomo che ha sempre deciso di difendersi nei processi, nel rispetto delle istituzioni è stato però oggetto - e questo è parte grande della sua sofferenza, e lui lo ha ricordato anche in una recente intervista in relazione anche all'aggravarsi della sua condizione di salute - di un'azione ingiusta, determinata da ciò che, forse impropriamente, viene definito populismo penale.

L'idea che si possa avere un rispetto delle istituzioni e un rispetto delle persone ci deve portare a dire che nessuno debba mai soffrire al di là di quelle che sono le circostanze definite dalla magistratura e dalle sentenze, per un'azione che travolge anche mediaticamente la propria vicenda umana. Noi pensiamo che le garanzie della Costituzione non siano parole scritte sulla carta, siano parte viva della nostra coesistenza e del nostro patto civile. Ed è per questo che, in questo ricordo, vorrei che ci fosse anche un monito sia per quelli che l'hanno lasciato solo sia per quelli che hanno parlato, fin troppo e a sproposito, della vita di una persona, che meritava ben altro rispetto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Non è facile commemorare un amico. Filippo Penati è stato un amministratore, ma prima di tutto è stato un uomo, un uomo che ha lasciato un segno profondo nel suo percorso terreno, breve; perché Filippo è stato un amministratore forte, un uomo del Nord, un uomo curioso che spesso si è interrogato, nelle lunghe giornate in cui si dibatteva della differenza tra il Nord e il Sud, e con me, che sono un uomo del Sud, aveva stretto un rapporto e spesso è venuto anche a capire, a cercare di capire le differenze. Ed era una persona che non lasciava mai nulla al caso. Ha provato a interpretare il suo modo di essere e il suo modo di fare ed è stata una delle poche persone capace di tenere insieme le generazioni.

Prima di me, ha parlato Maurizio Martina e la sua generazione, quella di tanti altri in Lombardia, è cresciuta grazie alla capacità di un uomo di guardare oltre, di non fermarsi soltanto a quello che già conosceva, ma di provare a sperimentare, a mettere insieme le generazioni, a mettere insieme le differenze. Ecco, se io dovessi davvero ricordare Filippo Penati per qualcosa credo che la cosa più importante che lui sia riuscito a fare era quella di non fermarsi nella semplicità, ma andare sempre in profondità, cercare di tenere insieme le cose, e lo ha fatto nei momenti più difficili, nei momenti in cui si è sentito solo, dove alcuni non lo hanno abbandonato completamente - erano in pochi, veramente in pochi - e in cui ha avuto la forza di reagire come soltanto le persone forti e coraggiose sanno fare.

Filippo per me è stato e resta un amico, un uomo sorridente, capace, forte, leale, un uomo di cui continueremo a parlare per quello che ha fatto prima, e non per quello che ha subito nell'ultima fase (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Io ho conosciuto Filippo Penati come avversario politico, come politico attivo nella provincia di Milano, come assessore della provincia di Milano dopo la presidenza Penati. Pur conoscendolo come avversario, sono certo che Milano ricorderà con riconoscenza Filippo Penati, un uomo leale, legato alle istituzioni, vicino concretamente alle esigenze dei cittadini. Devo dire che addolora fortemente che nell'ultima parte della sua vita abbia dovuto affrontare momenti difficili, spesso in solitudine, ma sempre con grande dignità, come del resto accade, ahimè, ingiustamente a tante persone che si occupano dell'attività pubblica e - fatemi dire - soprattutto nell'area milanese.

Durante la presidenza della provincia, Penati non ha mai fatto mancare il suo sostegno alle esigenze della città e, da persona che viene dal mondo delle imprese - fatemi dire -, è stato particolarmente vicino al mondo imprenditoriale e ai problemi di una città attiva come Milano e come è la sua provincia in questo versante.

Concludo dicendo che noi siamo vicini alla sua famiglia e a quanti gli hanno voluto bene e siamo sicuri che Milano lo ricorderà sempre con affetto e riconoscenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia, con tristezza, si unisce al cordoglio per la scomparsa di Filippo Penati, alla sua famiglia e alla sua comunità politica. Per chi ha fatto politica come noi a destra a Milano e in Lombardia, Filippo Penati è stato un avversario, un avversario duro, un avversario intransigente, un avversario capace, però un avversario che ha sempre interloquito con noi con un atteggiamento umano, sapendo di avere di fronte avversari che però avevano la stessa passione politica, la stessa voglia di fare politica, la stessa intenzione di dare un contributo alla propria comunità perché la vita di ognuno di noi migliorasse.

E, allora, abbiamo tanti ricordi. È stato evocato il 1994, quella campagna elettorale a Sesto San Giovanni che io feci insieme a tanti amici, una battaglia importante dal punto di vista politico anche per il centrodestra che portò - mi ricordo - Penati, incredibilmente per quegli anni, al ballottaggio e che lo vide poi sindaco di Sesto San Giovanni.

Abbiamo tanti ricordi. Ricordo che primo segretario - credo - del PD a Milano, partecipò a una nostra festa tricolore a Largo Marinai d'Italia, questo stava anche a significare un po' la cifra della volontà di dialogo su posizioni diverse, molto diverse. Non ci fu mai la possibilità, ovviamente, di unirsi in azioni politiche, però c'era la volontà di dialogo, c'era la volontà di capire anche cosa c'era di fronte e perché c'era questa nostra opposizione - molto spesso anche in provincia - intransigente.

Allora, io credo che è giusto dire che Filippo Penati debba essere ricordato per quello che ha fatto come uomo politico, per quello che ha fatto come uomo della sinistra. Ovviamente noi riteniamo, però, che non sia neanche corretto dimenticare, purtroppo, la fase conclusiva della sua carriera politica, perché evidentemente, è stato ricordato, lui ha voluto difendersi nel processo, con rispetto delle istituzioni, della magistratura, e per chi si è trovato in queste condizioni - chi vi parla vi si è trovato - sa che non basta la consapevolezza della propria innocenza per stare sereni di fronte a quella che può apparire anche, talvolta, come una persecuzione giudiziaria. Non basta quello. E la solitudine, l'isolamento, la meschinità, la strumentalizzazione che certe volte appare in queste situazioni, o magari non appare, ma esiste veramente, sicuramente mina la serenità umana delle persone che ne sono vittime, e soprattutto spesso porta anche all'annullamento fisico.

Allora, credo che quest'Aula, su questa scomparsa di una persona comunque così rispettata e così amata, debba anche riflettere quando si affrontano i temi della giustizia, quando si affrontano i temi delle persone che hanno un ruolo politico rispetto al coinvolgimento in problematiche giudiziarie, che debba vedere noi stessi sereni e sicuramente - vado a concludere, Presidente - bisogna essere, nell'imparzialità e nella correttezza, anche consci che comunque qui rappresentiamo delle persone e che, quindi, questo ci deve essere di sprone per migliorare sempre ed evitare appunto strumentalizzazioni solamente o meschinità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi al cordoglio e alla accorate parole pronunciate da tutti, in particolare da chi più lo conosceva, come l'onorevole Martina. Noi siamo stati negli anni fieri avversari di Filippo Penati. In particolare, io, che vengo da Milano, ho iniziato la mia attività da segretario provinciale del mio movimento nel territorio milanese proprio quando Filippo Penati era presidente della provincia, quindi abbiamo avuto tante e molteplici occasioni di incontro, di dialogo, di confronto e soprattutto di scontro, perché ovviamente noi abbiamo contestato spesso le sue scelte politiche, e lo abbiamo fatto sempre nel merito. Con lui abbiamo avuto tante battaglie, tante battaglie vinte e tante battaglie perse. Indubitabilmente il ruolo che anche la storia darà a Filippo Penati sul nostro territorio, sul territorio di Milano, sia a Milano città sia alla provincia di Milano, è importante e fondamentale. Noi abbiamo sempre riconosciuto una cosa a Filippo Penati, quella di essere uomo del territorio, un po' come noi, uomini abituati a camminare tra la gente, a parlare con la gente. Abbiamo sempre notato con quale empatia il Penati sapesse dialogare con i cittadini. L'abbiamo combattuto e proprio per questo l'abbiamo rispettato, l'abbiamo rispettato come si rispettano in politica gli avversari, quelli veri, che non sono mai nemici, ma sono persone degne di stima. Purtroppo abbiamo anche seguito, negli ultimi anni, le vicende umane e giudiziarie di Filippo Penati, e da questo, è stato detto anche in precedenza, bisogna trarre un insegnamento, e fare in modo che questa vicenda non venga dimenticata, ma non per retorica, ma affinché sia un monito. Non è stato l'unico nel mondo della politica, ma credo che quello che ha subìto Penati sia qualcosa di ingiusto e di inenarrabile, sul quale bisogna riflettere. Però, oggi è il momento del cordoglio, per fare queste riflessioni, che sono doverose, ci sarà tempo. Noi ci uniamo al dolore della famiglia e al dolore dei colleghi che più lo hanno conosciuto, quindi facciamo un saluto da fieri avversari, quali sempre siamo stati negli anni (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà, per un minuto.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, si chiamava Michaela e aveva 32 anni. Ieri mattina era al lavoro, come sempre, un'operaia. Torna a casa, il marito rientra, una crisi di gelosia, l'accoltella, muore a terra, colpita da decine di ferite del coltello. Sua figlia, sei anni, era a scuola, la riprendono dopo qualche ora. Ora è sola, la madre è morta, vittima del padre. Un padre assassino e una madre che non c'è più. A Nereto, un piccolo centro dell'Abruzzo interno, una comunità tranquilla, dove non accade quasi mai nulla, una comunità oggi sotto shock. Un altro caso di femminicidio, un'altra donna ammazzata, un altro uomo che diceva di amarla e che poi, invece, non l'ha amata e l'ha uccisa.

Sì il “codice rosso”, sì le leggi, ma qui c'è da fare una battaglia culturale, e il Parlamento e tutti noi siamo chiamati in causa, perché c'è troppo odio, troppo desiderio di vendetta, troppi uomini che uccidono le donne. Io faccio appello a tutti noi e a tutti voi perché si sappia costruire qualcosa che vada oltre l'invocazione della giustizia e della galera. C'è qualcosa di più nella nostra comunità e nella nostra società che porta un uomo a tornare a casa e a uccidere a coltellate la madre di sua figlia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, ripristinare la giustizia sociale è una delle grandi sfide del MoVimento 5 Stelle, ma non è semplice. A volte il braccio di ferro tra criminalità e legalità si gioca sui diritti fondamentali, ad esempio quello alla casa, ed è quanto accaduto per anni anche in provincia di Lecce. Qui mi sono impegnato a far luce su una serie di fenomeni che mettono in stretta correlazione criminalità organizzata e occupazioni abusive degli alloggi popolari. Ho fatto due richieste di accesso agli atti ad Arca Sud, ente gestore degli alloggi, ho presentato due interrogazioni al Ministero dell'Interno, ho inviato delle lettere di sollecito ad ogni sindaco interessato, affinché procedesse con le opportune verifiche e sgomberi. I numeri di cui sono venuto a conoscenza sono da brivido: oltre 700 le occupazioni abusive e le procedure di decadenza certificate, ma potrebbero essere molte di più. Le graduatorie non scorrono: soggetti ormai ristretti al 41-bis e un tempo occupanti abusivi di decine di alloggi si permettono il lusso di lasciar vivere in quell'appartamento parenti o affiliati o addirittura il proprio cane o i pesci rossi, e tutto questo per segnare il territorio, come a dire: al diavolo la legge, prendo quello che voglio e, una volta mio, non si tocca. Questo è inaccettabile e adesso bisogna dire basta. Quella che per alcuni sarebbe la casa dei sogni, per i criminali o i furbetti di turno con qualche santo in paradiso è uno sfizio, un lusso che ci si permette beffando lo Stato apertamente, di più, umiliandolo.

Ebbene, colleghi, condivido oggi con voi un primo traguardo di questa battaglia che vede al mio fianco i portavoce comunali del MoVimento 5 Stelle della provincia di Lecce, che ringrazio di cuore. Martedì è avvenuto il primo sgombero, proprio a Lecce: una casa occupata da un affiliato della Sacra corona unita, che oggi è ristretto al 41-bis è stata svuotata, e finalmente potrà essere assegnato ad una famiglia che ne ha realmente bisogno. Ma non basta a smuovere le acque, bisogna sapersi muovere nella tempesta. Non è facile, per ristabilire legalità e giustizia ci vuole determinazione, e questa, garantisco, non manca. Io continuerò a testa alta e senza fare sconti a nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo è uno di quegli interventi che un rappresentante del proprio territorio non vorrebbe fare mai, perché mentre io parlo adesso migliaia di persone respirano diossina, respirano il risultato di roghi tossici che bruciano da mesi e mesi nel territorio della Sicilia meridionale, in particolare a Canicattì.

A Canicattì c'è un'emergenza: plastica, eternit, capannoni che bruciano da mesi e mesi, e la cosa più grave è che la politica locale non sta intervenendo, non sta facendo assolutamente nulla. Questi roghi sono reiterati, la diossina si depone nei polmoni, si depone nella frutta che viene coltivata e che noi mangiamo. Io voglio porre l'attenzione di tutta questa Camera e dei miei colleghi sul fatto che bisogna prendere dei provvedimenti: in questa sede chiedo alla magistratura e alla procura di intervenire e di individuare i responsabili di questi delitti, perché di delitti si tratta, si tratta di reati ambientali che hanno dei colpevoli che devono essere condannati. Chiedo agli amministratori di Canicattì di ascoltare la voce del proprio popolo. È un popolo che non ha voce: sono mesi che gli abitanti di quella zona denunciano il continuo reiteramento di roghi di rifiuti tossici sull'ambiente. Ma la responsabilità della salute di un territorio parte proprio dagli amministratori locali. Vede, su tutte le nostre responsabilità ce n'è una che è una priorità, ed è la salute pubblica: non possiamo accettare emergenze sanitarie e ambientali come quella che sta avvenendo a Canicattì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Presidente, ieri a Teramo, domenica a Bergamo. Teramo ce l'aveva già ricordato la collega Pezzopane; a Bergamo, in provincia, invece domenica è toccato a una donna di 36 anni, madre di tre figlie, bambine e adolescenti, Zinaida Solonari, vittima anche lei per mano di suo marito. Mariti, compagni, conviventi, noi lo sappiamo che la maggior parte dei casi di femminicidio avvengono proprio nelle reti più strette, nelle reti affettive di queste donne. Guardate, nella comunità, come in tutte le comunità, quando avvengono drammatici fatti come questo, avvengono davvero: c'è sgomento, sconforto. E vi assicuro, c'è anche un senso profondo di impotenza: come se, nonostante tutto quello che abbiamo messo in campo - dalla Convenzione di Istanbul, al programma che abbiamo approvato per il sostegno dei centri antiviolenza e degli interventi nelle scuole, al “codice rosso”, che per farlo funzionare bisogna rafforzare le istituzioni della giustizia -, non sia sufficiente per fermare questo drammatico bollettino di guerra, che tutti i giorni vede una vittima.

Siamo qui oggi non tanto e non solo per fare un doveroso necrologio di tutte queste donne: siamo qui oggi perché, credo, sia doveroso fare in modo di riprendere con forza, riprendere con tenacia, riprendere da quest'Aula parlamentare il fatto che questa dev'essere davvero una priorità di questo Paese. Abbiamo lottato tanto perché questo non fosse più un problema esclusivamente ridotto alla sfera privata, ma fosse davvero un impegno pubblico. Bene, non possiamo permetterci di non continuare a farlo. Naturalmente, la nostra vicinanza va alle famiglie, a quei territori che stanno affrontando il lutto, e a tutti noi: perché ogni vittima, ogni donna maltrattata, ogni donna che paga così a caro prezzo, è una ferita non solo per chi le sta vicino, è una ferita per la collettività, è una ferita per l'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, porto per la prima volta nella mia esperienza parlamentare il copricapo tradizionale degli ebrei, la kippah, non a caso. Le mie non vogliono essere oggi parole retoriche, non sono parole impaurite: sono parole commosse di cordoglio per le vittime di ieri in Germania, uccise da mano neonazista ed antisemita, fuori da una sinagoga, in Germania, la culla del nazismo, ancora oggi attraversata da una rinascita di movimenti neonazisti e antisemiti. Alle famiglie delle vittime, casuali, la nostra vicinanza fraterna e il nostro cordoglio. Essere attaccati nel giorno più sacro dell'ebraismo, il giorno dell'espiazione, lo Yom Kippur, da mano antisemita in Germania, nel cuore dell'Europa, non è per tutti gli ebrei del mondo una vicenda qualsiasi. L'antisemitismo è una mala pianta che non riguarda solo gli ebrei: riguarda tutti, tutti coloro che non dimenticano la lezione atroce della storia. L'antisemitismo è una spia, un segnale della decadenza civile di una società e della sua dimensione dell'odio: della nostra società, la società di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Presidente, dal 7 all'11 ottobre 1985 il nostro Paese ha attraversato una delle crisi diplomatiche più impegnative e complesse del dopoguerra. Con i fatti di Sigonella, l'allora Premier Bettino Craxi fece capire, senza mezzi termini, all'alleato americano che l'Italia non poteva accettare il ruolo di potenza a sovranità limitata. Nei giorni seguenti, quella lettera di invito di Reagan con il “Dear Bettino” e la volontà di superare in fretta l'incidente suggellò, in quel frangente, il prestigio del nostro Paese, schierato senza “se” e senza “ma” con l'Occidente anticomunista e filo-atlantico, ma pronto e determinato ad imporre la sua partita da giocatore di primo piano nello scacchiere mediterraneo e mediorientale. Quanta nostalgia per quel protagonismo, quanto rammarico per i tanti passi indietro in tale ambito di questi ultimi anni. Stride tristemente con la realtà la pretesa dell'attuale Premier Conte, che ha dichiarato: “Con gli USA sarò più duro del Craxi di Sigonella”. Paragone decisamente azzardato, audace e fuori luogo: Craxi a Sigonella non fu duro, ma fu autorevole uomo di Stato, che pretese il rispetto della normativa italiana ed internazionale nel contesto di una precisa strategia internazionale, che, ahimè, oggi fatichiamo davvero a rinvenire. In quest'Aula, che s'alzò quasi unanime nei giorni successivi alla crisi per approvare l'operato del Presidente Craxi e del suo Ministro Andreotti, ritengo doveroso ricordare, 34 anni dopo, quel momento storico di fierezza, di dignità e di orgoglio nazionale italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, c'è una pressante emergenza sociale e lavorativa che attraversa le marinerie del basso Adriatico, in particolare quelle pugliesi. Io provengo da Manfredonia, che ospita una delle più importanti flottiglie pescherecce, e ho contezza di quanto questo disagio sia rilevante e percepito. Secondo quanto lamentano i pescatori e gli armatori, le normative europee sarebbero disattente ed inique rispetto alla realtà delle condizioni di lavoro e delle caratteristiche del mar Adriatico. Si parte dalla larghezza delle maglie delle reti, penalizzanti per i pescatori dei nostri mari, il cui pescato è notoriamente di taglia più piccola rispetto al resto dei mari europei; fino ad arrivare alla severità delle sanzioni, ritenute non rispettose ed inique della difficoltà del lavoro in questione ed illogiche nella loro applicazione, tipo la diminuzione dei punti, nel contempo, ai danni del peschereccio e del comandante dell'imbarcazione: come se la mia auto fosse guidata da un'altra persona che commette un'infrazione, e, oltre alla diminuzione dei punti sulla patente del conducente, venisse penalizzata anche la mia auto. Altro elemento contestato è il divieto di rilascio in mare del pescato di scarso pregio. Ora, non sono un tecnico della materia, e quindi per le mie limitate conoscenze non posso entrare nel pieno merito della questione; ma raccogliendo le esortazioni dei pescatori, principalmente del mio territorio, ma rappresentative delle marinerie meridionali, stamattina ho inviato una richiesta urgente alla Ministro Bellanova per chiedere che venga concesso un incontro con le associazioni di categoria, oltre a quello previsto per il 24 ottobre con le federazioni della pesca, alla luce del grave disagio lavorativo dei pescatori delle marinerie interessate, che si potrebbe verificare per ogni giorno di mancato lavoro fino al momento del richiesto incontro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Presidente, colleghi: è sposata? Convive? Ha intenzione di avere figli? Ha figli? Se vuole fare questo lavoro, si dimentichi la famiglia. Queste sono solo alcune delle frasi che ogni donna si sente ripetere durante un colloquio di lavoro. Ancora oggi, nel 2019, ci troviamo a leggere notizie come questa. Il Corriere della Sera, nella giornata dell'8 ottobre, riporta la notizia di una giovane madre che, dopo avere comunicato di essere incinta del secondo figlio, si sarebbe sentita dire dal consulente del lavoro dell'azienda: non dovevi fare un altro figlio, ora al lavoro ti faremo morire. Modo utilizzato per incentivarla a dimettersi. Chiara racconta che, durante la prima gravidanza, tutto andò secondo legge; nel frattempo, ci fu un cambio generazionale al vertice dell'azienda e il nuovo datore di lavoro, in base al racconto, quando viene informato, risulta molto contrariato.

Da lì in poi inizia una serie di contestazioni sul lavoro che Chiara svolgeva. Chiara afferma che, mentre era in maternità, è venuta a sapere che la persona chiamata per sostituirla è stata assunta a tempo indeterminato. Al suo rientro, Chiara lamenta di essere stata ricevuta da un altro consulente del lavoro, che le ha comunicato di essere stata riposizionata e che l'azienda non la vuole più; e che, se non avesse accettato, sarebbe stata licenziata al compimento di un anno del figlio e che forse era meglio non presentarsi fino a quel giorno. Lamenta di avere subito demansionamenti e mobbing. Quindi, è stata costretta a rivolgersi alla CGIL e a fare causa al suo datore di lavoro. Questa storia ci dà un'ulteriore prova di quello che oggi è il mondo del lavoro per le donne.

Ritengo sia arrivato il momento che questo Parlamento affronti la questione ed intervenga con forza affinché ogni donna non si debba più trovare nella condizione di dover rispondere a domande del genere. Si deve, da un lato, intervenire per alleggerire il peso degli imprenditori, senza intaccare il diritto dei lavoratori, e, dall'altro, prevedere di sanzionare pesantemente questi comportamenti discriminatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 11 ottobre 2019 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 12,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. LVII, n. 2-bis - risoluz. 6-84 515 512 3 316 319 193 29 Appr.
2 Nominale Nota agg. DEF 2019 - risoluz. 6-85 514 512 2 257 318 194 29 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.