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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 235 di mercoledì 9 ottobre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 10,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delmastro Delle Vedove, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Fusacchia, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Nel cinquantaseiesimo anniversario del disastro del Vajont.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. È un po' con commozione e con un senso, così, di smarrimento, che farò questo discorso. Il 9 ottobre del 1963 una parte del monte Toc franò nell'invaso del Vajont, a monte di Longarone, in provincia di Belluno, causando un'onda di fango e di morte, che investì gli abitanti della valle e causò la morte di 1910 persone, moltissimi furono i bambini.

Quella di oggi è una data divenuta monumento morale contro il più incauto e incosciente sfruttamento della natura da parte dell'uomo. Una ferita atroce nel cuore dei veneti e non solo. Un monito affinché la politica sia buon governo, capacità di prevenire e intervenire, creando condizioni di sicurezza, e sia strumento essenziale per dare sempre garanzie di giustizia.

Ancora una volta sentiamo di essere in linea con gli Alpini e, in particolare, con un loro slogan: “ricordare i morti, per aiutare i vivi”.

Tragedie come il Vajont sono state per il Veneto una lezione per acquisire una nuova cultura della prevenzione. Le operazioni di soccorso furono affidate ai militari e agli altri Corpi dello Stato, che trovarono, però, al loro fianco centinaia e centinaia di cittadini accorsi spontaneamente in quel mare di fango e di morte. Forse in quell'esperienza c'è, se non nell'embrione, il grande precedente della Protezione civile veneta: oggi una fantastica realtà solidale di migliaia di volontari, in centinaia di gruppi operativi, sempre pronti. Gente che sa guardare e operare oltre le condoglianze e le lacrime di circostanza, forse il miglior omaggio alle vittime di 56 anni fa, 1910 morti. Sperando che una tragedia del genere non potrà mai più ripetersi, né in Veneto, né in nessun'altra parte del mondo, preghiamo per le vittime di 56 anni fa, per i bambini scomparsi in quell'immane tragedia, che erano pronti a crearsi un futuro, una famiglia e dei figli. Noi non li dimenticheremo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il collega De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prendo la parola oggi, a nome mio e di tutto il gruppo del Partito Democratico, per onorare la memoria delle vittime della catastrofe del Vajont.

Pochi mesi fa, le comunità colpite dal disastro hanno avuto l'onore di avere la visita del Presidente Mattarella, che, riconoscendo le colpe dello Stato, ha portato le scuse della comunità nazionale e ha voluto incontrare i superstiti e le scuole come simbolo, da una parte, della memoria del disastro e, dall'altra, della rinascita dei nostri territori, affidata alle nuove generazioni.

Il 9 ottobre è diventata, come sappiamo, la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali, causati da un incosciente sfruttamento della natura da parte dell'uomo.

Possiamo dire oggi che dalle operazioni di soccorso in quel mare di fango - affidate in principio ai militari e ai Corpi pubblici, a cui si affiancarono successivamente centinaia di cittadini - si è avviato il percorso che consente, oggi, al nostro Paese di avere un sistema di Protezione civile all'avanguardia.

Tragedie come il Vajont sono per il Paese, quindi, una grande lezione per continuare a coltivare la cultura della prevenzione. Chi oggi fa parte della classe dirigente di questo Paese ha il dovere di imparare dagli errori e dagli orrori e di pianificare la presenza dell'uomo in armonia con la natura.

Il tema del dissesto deve essere centrale nelle politiche del nostro Paese, la prevenzione il faro di tutte le azioni. Questo è anche il modo concreto per rispondere alle sollecitazioni positive dei tanti ragazzi scesi in piazza nei giorni scorsi.

Il mio territorio ha toccato con mano gli effetti dei cambiamenti climatici un anno fa, con la tempesta “Vaia”, che ha drammaticamente devastato le valli dolomitiche. Le istituzioni tutte facciano in quei luoghi un laboratorio per costruire politiche ed azioni che garantiscano la sostenibilità del nostro futuro.

Ricordare il Vajont vuol dire anche ricordare le lentezze dei procedimenti della giustizia: in questo caso come in altri simili, ha trascinato troppo nel tempo l'accertamento delle responsabilità, mortificando ancora una volta quelle comunità.

Doveroso ricordare, per questo, chi ha combattuto per la verità e la giustizia e che pochi mesi fa ci ha lasciato: il giudice Mario Fabbri, che mezzo secolo fa si occupò per primo del caso della strage del Vajont e che riuscì a provare le responsabilità del disastro che provocò quasi 2 mila vittime. Fabbri faceva parte di una classe dirigente raffinata, colta e capace di mettere gli interessi della collettività davanti ai propri. La tragedia del Vajont ci insegna che il Paese, ancora oggi, ha bisogno di una classe dirigente capace di mettere gli interessi della collettività davanti ai propri, sempre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Sono passati 56 anni, ma le cicatrici del disastro del Vajont sono ancora visibili in quella terra, a cavallo tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Un disastro provocato dall'imperizia dell'uomo, che sfidò la natura provocando alla fine il crollo di un intero monte sul quale era appoggiata la diga, miracolosamente rimasta in piedi.

La montagna si abbatté sullo specchio d'acqua, riempiendolo sostanzialmente di detriti e provocando la fuoriuscita di tutta l'acqua raccolta nel lago artificiale creato dalla diga. Ne scaturirono due enormi onde d'acqua, che si abbatterono in due direzioni opposte: una verso il paese di Erto, in Friuli, lambendolo senza travolgerlo; l'altra scavalcò la diga e con una forza impressionante si riversò sulla valle, spazzando via in quattro minuti di flusso tutto ciò che trovò. Morirono almeno 1910 persone e poco più di un terzo di esse furono identificabili. La quantità di materia che scese dal monte Toc è stata calcolata in 270 milioni di metri cubi, per rendere l'idea qualcosa come 9-10 volte la capacità di una diga di medie e grandi dimensioni.

A otto anni di distanza, la Cassazione dichiarò due colpevoli per quel disastro, un disastro che si poteva evitare, si poteva prevedere. Si poteva lanciare l'allarme alle prime avvisaglie dei movimenti della montagna, ma non si fece.

Quel disastro deve ancora oggi farci riflettere sull'importanza di investire sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, su una cultura della prevenzione che, troppo spesso, viene tralasciata e ci auguriamo che questo Governo rimetta al centro questo tipo di investimenti che in passato eravamo riusciti a rimettere al centro dell'agenda politica.

Cosa accadde quella notte tremenda di ottobre del 1963 lo ha scritto con parole straordinariamente semplici un bellunese illustre, Dino Buzzati, sulle pagine del Corriere della Sera: “Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il sasso era grande come una montagna, il bicchiere alto centinaia di metri, e giù, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi” e a cui noi, oggi, come gruppo di Italia Viva ci uniamo nel ricordo di tutta quest'Aula, affinché non si ripropongano più eventi di questo tipo, ma soprattutto con la vicinanza a quelle terre colpite e ancora oggi ferite da quella tragedia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, come detto e già ascoltato, il 9 ottobre 1963 tra i 25 e i 30 milioni di metri cubi di roccia di fatto caddero su quelle popolazioni, caddero su Longarone, sui centri limitrofi, e si riversarono poi nella valle del Piave. Quasi 2 mila vittime, quasi 2 mila vittime tra bambini, tra donne, tra uomini. Di fatto, Presidente, dei paesi che sono stati sconvolti dalla furia di quanto fondamentalmente è stato causato evidentemente dall'uomo.

Io non lo so se molti colleghi sono passati, sono stati in quelle zone: ecco, io consiglio loro una visita, perché quasi 2 mila persone sono scomparse, quasi 2 mila persone sono morte; ma la cosa incredibile è vedere ancora e al giorno d'oggi la diga che sta lì, la diga che sta ferma, immobile, dura, ruvida, non scalfita da questo, che fondamentalmente è uno dei più grandi, purtroppo, disastri delle nostre comunità. La diga è lì.

Sono stati più forti gli uomini e le donne di quei territori, hanno saputo rialzarsi; hanno saputo tra l'altro rialzarsi trasformando il Vajont in un monumento etico, morale della nostra Italia. Un monumento etico e morale che di fatto va contro, con la schiena dritta e la fronte alta, a quelli che furono l'ambizione e il cinismo degli uomini e dell'uomo, che per un mero ritorno economico - dobbiamo dirlo - andò avanti nel perseverare rispetto ad un'opera che evidentemente era sbagliata e che nei calcoli non poteva reggere.

Il 9 ottobre 1963 quella diga si è trasformata, Presidente, nella diga del disonore. Ed io vorrei ricordare a tutti noi, vorrei ricordare alle persone che forse ci seguono che nelle nostre zone di montagna, quindi tra Veneto e Friuli, si dice che le montagne non stanno mai ferme. Le montagne sappiamo che si muovono, le montagne camminano, le montagne respirano e non tutto può essere chiaramente previsto dagli scienziati e dall'uomo. Ecco, che questo, Presidente, sia un ricordo imperituro rispetto alla memoria di quasi 2 mila persone, che sia un ricordo imperituro di quanto, rispetto a quella follia, l'uomo ha perseverato e ha continuato a fare, mettendo evidentemente a rischio non soltanto le vite, ma un intero sistema di quelle zone. E chiaramente rappresento in questo mio intervento tutto lo spirito e l'unione del gruppo Fratelli d'Italia nello stringerci ancora una volta, come facciamo fortunatamente ogni anno qui dentro, in una preghiera e in un monito, affinché questo tipo di tragedie non esistano più, né nel nostro Paese, né da qualche altra parte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, intanto voglio ringraziare dal profondo del cuore tutti gli intervenuti per le parole che hanno usato, perché i miei colleghi veramente hanno usato delle parole importanti, da tutti i gruppi politici, e questo dimostra la grande sensibilità che ognuno di noi ha di fronte a certe tragedie. E poi devo anche ringraziare il comune di Longarone, che ogni anno, cara Presidente, ricorda con forza, con tanti contenuti questa immane tragedia; che ci deve ricordare soprattutto che la montagna si muove, come si diceva nell'ultimo intervento, e che la difesa del suolo e la protezione dei nostri territori devono essere una priorità fondamentale, per il Governo, per il Parlamento, e dico anche per l'Europa e per tutti gli enti locali.

Questa premessa la faccio perché le parole dei miei colleghi hanno detto tutto sulla tragedia di Longarone, del Vajont. Però c'è tanto da dire anche per il futuro, perché non può un ente come l'Enel privare la provincia di Belluno di un centro di monitoraggio delle dighe e delle piene, come vorrebbe fare. È stato sospeso il provvedimento, però quel centro importantissimo, che controlla tutte le dighe del Nord Italia, probabilmente verrà chiuso; e anche questo dev'essere un monito e un allarme che lancio, perché se parliamo di Vajont e se parliamo di quella grandissima tragedia non possiamo dimenticare che ce ne possono essere di altre, che gli eventi alluvionali e meteorologici sono sempre più forti, sempre più improvvisi, sempre più cattivi, e che possono creare ancora delle tragedie. E allora all'Ente nazionale per l'energia elettrica lanciamo tutti assieme un grande monito, un grande grido di allarme: attenzione a chiudere posti, centri di monitoraggio che possono salvare tante vite umane. Questo lo voglio fare, e ho voluto proprio prendere la parola per ricordare la tragedia, ma per guardare con forza al futuro. E non possiamo dimenticare, come ricordava il collega De Menech, che un anno fa, il 29 ottobre 2018, abbiamo avuto una tremenda alluvione, “Vaia”, che ha condizionato un po' tutta l'economia della provincia di Belluno; e con grande forza, come è successo con il Vajont, cara Presidente, c'è stata la volontà di tutti gli italiani, di tutti i veneti, di tutti i bellunesi di alzare la testa, di lavorare, di riprendere per mano il territorio, e in parte il territorio è già stato aggiustato. Ecco, con queste parole, con la voglia di guardare il futuro, con il lancio di un grido d'allarme verso qualcuno che vorrebbe chiudere anziché aprire, io ringrazio il Parlamento di questo importante ricordo, perché significa avere sensibilità, verso gli altri e verso l'ambiente (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Credo che sia giusto in quest'Aula, nell'anno in cui si esercita la sovranità popolare, fare un esercizio come quello che stiamo facendo adesso, l'esercizio del dovere della memoria: dovere di ricordare quelle donne, quegli uomini innocenti che persero la vita in un attimo, in pochi secondi, il 9 ottobre 1963. Molti di loro non verranno neppure ritrovati, divennero polvere. Ma anche ricordare, a memento per l'oggi, che il profitto non può essere mai anteposto alla sicurezza, alla tutela della vita umana, alla tutela di un territorio fragile come quello del nostro Paese. Ed invece in quegli anni ci si comportò diversamente, nonostante gli accorati avvertimenti di articoli giornalistici come quelli della giornalista de l'Unità Merlin, che denunciò per anni inascoltata quello che si stava facendo, i rischi che si stavano correndo, ahimè, che cosa sarebbe potuto succedere. E ha ragione il collega Rizzetto: andare ad Erto, andare a Casso, vedere lo splendido museo che racconta com'era quella valle prima del disastro del Vajont, che cosa è stata la dimensione gigantesca di quell'onda che ha distrutto una comunità e poi si è riversata su Longarone e sulla valle sottostante. Insomma, credo che dobbiamo trarre tutti una lezione dal disastro del Vajont del 1963, e credo che per molte parti la società italiana l'abbia recepita: oggi sicuramente sul tema delle dighe c'è una maggiore consapevolezza dei rischi ed ovviamente degli impatti legati alla morfologia dei territori e alla geologia.

È però - lo voglio dire a nome del gruppo di Liberi e Uguali - una ferita che è ancora aperta nella coscienza civile dell'Italia, perché non è stata quella, come altre, una tragedia ineluttabile: è stata una tragedia che si sarebbe potuta evitare. Quindi, in qualche modo, credo che rimanga ancora il peso di quei morti sulla nostra coscienza anche se sono passati ormai molti anni da quegli eventi. Credo che debba essere - concludo con questo, signora Presidente - un memento continuo. Ricordare, esercitare il dovere della memoria è fondamentale perché quegli errori, quei drammatici errori compiuti in quegli anni, quell'anteporre, come dicevo all'inizio, il profitto alla sicurezza non debbano più ripetersi, perché è del tutto evidente che quelle morti potevano essere evitate (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo quell'evento del 9 ottobre del 1963, 56 anni fa. Non ero presente, ma lo ricordo dal racconto di parenti e amici della mia regione, perché ricordo che ha colpito le due cittadine di Erto e Casso in Friuli-Venezia Giulia, il vicino Veneto anche del paese di Longarone. Pensate che solamente in una notte sono morte 1.917 persone: è stata una tragedia per tutti noi e l'ONU l'ha definita come una tragedia, una grande tragedia dell'umanità dovuta all'incuria dell'uomo. Gli esperti parlarono di una bomba d'acqua di portata immensa, paragonabile - pensate - alla bomba atomica di Hiroshima. Per questo, a nome del MoVimento 5 Stelle, voglio ricordare questa enorme tragedia di quel tempo. Quegli anni erano gli anni del boom economico, vi era un Paese che era ottimista in quell'epoca, ma la sensibilità ambientale forse non era al centro delle politiche di quel tempo e non aveva anche la giusta collocazione. Per questo voglio ricordare a tutti noi che siamo seduti in quest'Aula che la tutela dell'ambiente non deve avere colore politico, ma dobbiamo andare tutti nella stessa direzione perché tragedie come queste non possano accadere nuovamente.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 11)

LUCA SUT (M5S). Quindi, ringrazio tutti, anche i colleghi che sono intervenuti, anche chi non è della mia regione, quella del Veneto, perché è giusto ricordare tragedie come queste (Applausi).

PRESIDENTE. Mi unisco al ricordo delle parole di cordoglio che sono state pronunciate in relazione alla tragedia del Vajont.

Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00241, Mulè ed altri n. 1-00242, Lollobrigida ed altri n. 1-00250, Ilaria Fontana, Braga, Fregolent, Stumpo ed altri n. 1-00252 e Gagliardi ed altri n. 1-00254 concernenti iniziative volte alla realizzazione dell'opera "Gronda di Genova", nel quadro dello sviluppo infrastrutturale del Paese (ore 11,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00241, Mulè ed altri n. 1-00242, Lollobrigida ed altri n. 1-00250, Ilaria Fontana, Braga, Fregolent, Stumpo ed altri n. 1-00252 e Gagliardi ed altri n. 1-00254, concernenti iniziative volte alla realizzazione dell'opera "Gronda di Genova", nel quadro dello sviluppo infrastrutturale del Paese (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 ottobre 2019, è stata presentata la mozione Gagliardi ed altri n. 1-00254, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Allora, in estrema sintesi, ci siamo proposti, al di là di dare parere favorevole alla mozione Ilaria Fontana ed altri, di modificare le altre per dare il parere. Quindi, parto dalla mozione Molinari ed altri n. 1-00241. Esprimo già anche il parere sulle premesse?

PRESIDENTE. Sì, su tutto.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Allora, sulle premesse si esprimono perplessità sui capoversi 5, 21, 23 e 24, pertanto su di essi il parere è contrario. Sul dispositivo si esprime parere favorevole a condizione che venga modificato nel seguente modo. Alla fine del dispositivo, dopo le parole: “Gronda di Genova”, aggiungere le seguenti: “ad avviare i lavori secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell'opera rispetto all'esigenza di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio, secondo modalità ecocompatibili”.

Veniamo alla mozione Mulè ed altri n. 1-00242. Sulle premesse si esprimono perplessità sui capoversi 7, 8 e 9, pertanto su di essi il parere è contrario. Sul dispositivo, invece, si esprime parere favorevole a condizione che venga riformulato nel seguente modo. Per il primo capoverso: “a confermare gli impegni per la realizzazione della Gronda, quale opera infrastrutturale strategica per Genova, la Liguria e il nordovest del Paese, secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell'opera rispetto all'esigenza di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio, secondo modalità ecocompatibili”. Secondo capoverso: “ad adottare iniziative per prevedere, nelle more dell'avvio dei lavori della Gronda, misure adeguate di immediata applicabilità volte ad assicurare la viabilità della città di Genova, in modo tale da porre fine ai disagi e ai danni, diretti e indiretti, in termini di diritto alla mobilità, nonché di produttività e competitività che stanno subendo famiglie, lavoratori e imprese di Genova, della Liguria e dell'intero nordovest del Paese”.

Venendo alla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00250, sulle premesse si esprimono perplessità sui capoversi 11 e 15, pertanto su di essi il parere è contrario. Sul dispositivo si esprime un parere favorevole a condizione che venga riformulato nel seguente modo. Alla fine del dispositivo, dopo le parole: “Adeguamento del sistema A7-A10-A12”, aggiungere le seguenti: “secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell'opera rispetto all'esigenza di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio, secondo modalità ecocompatibili”. Venendo, quindi, alla mozione Ilaria Fontana n. 1-00252 ed altri, il parere è favorevole. Infine, rispetto alla mozione Gagliardi e altri n. 1-00254, sulle premesse si esprimono perplessità sui capoversi 4 e 5, pertanto su di essi il parere è contrario. Sul dispositivo si esprime parere favorevole a condizione che venga modificato nel seguente modo, quindi in modo completo: “ad avviare i lavori per la realizzazione dell'opera nota come Gronda di Genova secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell'opera rispetto all'esigenza di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio, secondo modalità ecocompatibili”.

PRESIDENTE. Sottosegretario, rispetto alla mozione Mulè n. 1-00242, il terzo capoverso che non ha…

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il terzo capoverso non lo riteniamo congruo con l'argomento Gronda, quindi, pur nell'interesse del tema, che è sicuramente strategico, però non ci sembra il momento di affrontarlo.

PRESIDENTE. Quindi, la riformulazione è nel senso della soppressione del terzo capoverso, va bene, mentre il secondo resta identico.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Dunque vorrei iniziare questo intervento dalle conclusioni, perché l'unico messaggio che vorremmo trasmettere al Governo è che il cantiere della Gronda deve essere aperto subito. Ho detto “subito” perché abbiamo già perso anche troppo tempo prezioso e ho detto “deve” perché non ci sono ipotesi alternative accettabili.

Anche la riformulazione oggi proposta dal Governo ritengo che sia poco chiara, e quindi, in questo senso, ci impedisce di condividere la mozione della maggioranza perché il tavolo delle trattative o comunque il tavolo di studio, il gruppo di studio, il gruppo di lavoro dovrebbe eventualmente occuparsi, secondo quanto sostiene il Governo ma lo dice soltanto nelle premesse, delle opere collegate alla Gronda e, quindi, senza incidere nel percorso principale e già definitivo. In realtà, però, tali premesse non vengono trasposte nell'impegno e, quindi, riteniamo che, viste anche le dichiarazioni del sottosegretario Traversi alla stampa in queste settimane e comunque in generale alle dichiarazioni della parte grillina del Governo, non sia un impegno preso in maniera seria, altrimenti sarebbe stato inserito nella parte dispositiva e crediamo che sia soltanto un modo per dilazionare ulteriormente, dilatare i tempi dell'apertura della Gronda, evitando così gli scontri, un movimento spontaneo che si sta creando e che scenderà in piazza nel caso in cui il cantiere non partirà in tempi brevi.

Infatti, il Ministro, già la scorsa settimana, aveva in qualche modo anticipato l'atteggiamento del Governo, nonostante le sue prime dichiarazioni, appena insediatasi, quando disse: “la Gronda si farà”. Invece in Aula, in risposta a un question time sottoscritto dai deputati di Cambiamo!, il Ministro De Micheli testualmente diceva: nei giorni scorsi ho incontrato sia il sindaco che il presidente della regione per costituire un gruppo di lavoro al fine di arrivare in tempi rapidi all'individuazione di soluzioni condivise. Ora, ripeto, qua, in questa risposta non c'è scritto che le soluzioni condivise riguarderanno soltanto le opere collegate e, quindi, in questo senso o il Governo specifica che si riferisce solo ad opere collegate o non possiamo che ritenere che sia semplicemente un'attività dilatoria. Di Gronda si è iniziato a parlare oltre trent'anni fa e si è arrivati al progetto definitivo soltanto nel 2016, signor Presidente. Ora pensare di rimettere mano al tracciato e, quindi, al progetto, magari anche perdendo ulteriori trent'anni, è una cosa paradossale. Genova ha bisogno di quella infrastruttura per evitare che ci sia un congestionamento del traffico passante dalla città e, se ne aveva bisogno negli anni Ottanta, figuriamoci oggi con l'aumento della circolazione dei veicoli su strada, soprattutto del traffico pesante che viene dal porto e che ha necessità di accorciare, non allungare i tempi di transito sulle infrastrutture. Non solo, ricordo - lo faccio a beneficio di tutti - che nel 2017 il Ministero delle Infrastrutture ha dichiarato la Gronda un'opera di pubblica utilità. Mi domando, già che nel frattempo sono stati spesi 50 milioni tra espropri e opere preliminari, già che la società concessionaria del tratto autostradale ha aumentato i pedaggi affinché una quota dei pedaggi potesse essere devoluta alla realizzazione dell'opera, allora mi domando, considerato che nel 2017 è stata dichiarata di pubblica utilità, come mai, trascorso poco meno di un anno, nel 2018, il Ministro Toninelli incaricava un gruppo di studiosi di effettuare un'analisi costi-benefici sull'opera. Ma su quale base, cioè chi ha chiesto eventualmente al Ministro di effettuare l'analisi costi-benefici? Dico ciò perché le istituzioni sono tutte fermamente convinte che l'opera debba essere realizzata e, non solo, che debba essere realizzata in tempi brevi, così come tutte le associazioni di categoria che si sono espresse in questi mesi, così come i cittadini. Quindi, il dubbio è che si sia trattato come sempre solo e semplicemente di una posizione ideologica.

Un altro dubbio che vorrei che venisse fugato in questa giornata è il seguente: perché continuare a temporeggiare sull'opera, parlando di tavolo di lavoro, quando tutti vi chiedono di partire e in “tutti” vorrei anche inserire i parlamentari liguri del Partito Democratico, oggi un po' Partito Democratico e un po' Italia Viva, che per mesi si sono battuti insieme a noi, in quest'Aula, chiedendo che il cantiere della Gronda partisse? Ora di questo probabilmente dovranno dare spiegazioni più che a noi, che sicuramente stanno prendendo in giro, a tutti i loro elettori e a tutti i cittadini che oggi si trovano ad avere rappresentanti che cambiano idea a seconda del momento, dell'aria e del Governo che decidono di sostenere. Infine, signor Presidente, concludo così come ho iniziato, la Gronda si deve fare; è necessario far partire immediatamente il cantiere; non accetteremo risposte differenti e poi, se mi permette ancora, vorrei ricordare che su un'opera altrettanto importante, un'infrastruttura che per il Nord è determinante, e mi riferisco alla TAV, è già caduto un Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo, così come abbiamo già fatto in discussione generale, rispetto alla vicenda della Gronda tenendo a precisare alcuni aspetti e ringraziando il Governo per il lavoro che ha fatto nel tentativo di tenere insieme, non la maggioranza ma l'intero Parlamento su un tema che, se davvero tutti consideriamo di interesse nazionale, se davvero tutti la riteniamo un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del quadrante nord-ovest del nostro Paese e non soltanto di esso, avrebbe dovuto vedere già dal primo intervento un atteggiamento diverso da parte di tutti. Con la mozione da noi presentata e con gli impegni che chiediamo al Governo, chiediamo di non lasciare più adito ad alcuna discussione che ho sentito e che potrei continuare a sentire sul fatto che la Gronda deve essere fatta e deve essere fatta subito. Deve essere fatta naturalmente con tutte le condizioni al contorno e noi abbiamo chiesto anche di fare le verifiche perché ci sia la possibilità di fare miglioramenti per le opere di contorno, così come abbiamo scritto nelle premesse e perché si facciano tutti i lavori in una modalità ecocompatibile. Vorrei vedere se c'è qualcuno che, invece, ritiene che vadano fatti in modo diverso, magari utilizzando chissà quali strutture e strumenti. Da questo punto di vista, e non mi serve dilungarmi - lo faranno anche gli altri colleghi di maggioranza con i quali noi abbiamo firmato e sottoscritto la mozione –, noi ancora ora riteniamo che sia possibile non soltanto approvare la mozione di maggioranza ma provare ad approvare le mozioni presentate per dare il senso che l'opera serve a tutti, non a una parte; serve al Paese e non è una battaglia politica degli uni contro gli altri. È un tentativo che vorremmo provare a realizzare anche per svelenire il clima che è stato costruito non soltanto sulla vicenda ma, purtroppo, su troppe cose: il Governo del Paese serve al Paese e non serve alle parti politiche. Per questo vi chiedo un sussulto in più e anche un'attenzione per quanto abbiamo provato a fare poco fa, ossia chiedere di trovare un accordo complessivo su più mozioni che potessero dire la stessa cosa e provare a chiudere la vicenda che da troppi anni attende una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente e onorevoli colleghi, Governo, credo che sia necessario partire innanzitutto nel ragionamento, che dobbiamo articolare oggi, dal ricordarci a che cosa serve la Gronda, che cos'è questa infrastruttura di cui il Paese discute molto.

È un'opera autostradale che completa la maglia infrastrutturale della città di Genova e del suo porto. Con il Terzo valico e il nodo ferroviario, l'architettura del trasporto su ferro sarà completata, sia per le merci che per i passeggeri, e quest'opera completa il disegno complessivo del territorio. Per chi? Per la portualità ligure. La Liguria ha tre porti, è il principale hub portuale italiano per traffico container (oltre 4 milioni di TEU), è il principale hub crocieristico (3 milioni di crocieristi), è uno snodo fondamentale del traffico traghetti, anche transfrontaliero, e quindi la Gronda è un'opera decisiva per quella realtà. La Gronda è anche, lo ricordo a tutti, in questo caos generale in cui… Presidente, è difficile parlare in queste condizioni.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi… per favore.

RAFFAELLA PAITA (IV). Dicevo che la Gronda è un dovere morale che tutti noi abbiamo nei confronti di una città ferita: a seguito del crollo del ponte Morandi abbiamo tutti ribadito quanto fosse importante rafforzare le infrastrutture liguri, quanto, ciò che è avvenuto, dovesse costituire un monito e un impegno di modernizzazione per quel territorio. Si è detto che si sarebbe dovuti arrivare a un obiettivo immediato, e cioè la ricostruzione rapida del ponte e poi la realizzazione della Gronda, un'opera capace finalmente di separare il traffico di attraversamento da e per la città di Genova. La città finora ha resistito, anche grazie a un'opera che c'è già sul territorio, ma oggi soffre e ha bisogno di essere aiutata. È il tempo di svoltare ed è il tempo di arrivare a realizzare quell'impegno. Ora, stiamo parlando - lo dico perché magari non tutti conoscono i dettagli di questa infrastruttura - di un'opera che è stata approvata in ogni passaggio autorizzativo, anche ambientale. Si è discusso per decenni di quale fosse il tracciato giusto. Nel 2010 viene sancito il tracciato alto, e per la prima volta in Italia, si svolge il dibattito pubblico per un'opera. Si è discusso ogni dettaglio. Con il centrosinistra in regione Liguria si è andati avanti, si è chiusa la conferenza dei servizi, in continuità anche il centrodestra ha lavorato per lo stesso obiettivo. Poi arriva il Governo Renzi, arriva il Ministro Delrio, e con il Ministro Delrio i passaggi sono stati tutti autorizzati e approvati. A questo punto la palla è passata al nuovo Governo e - lo dico con chiarezza - qui si blocca tutto, non per polemica, ma perché leggo, nelle mozioni che sono state presentate dalle forze di minoranza, un tentativo di rivisitazione storica, di rimozione, che credo debba essere chiarito. Ecco, il Governo precedente ha perso tempo prezioso che avrebbe potuto invece utilizzare per andare avanti. Io non so se sbaglio, non so se ricordo male, ma a me sembra di ricordare che nel Governo precedente il Vice Ministro fosse Edoardo Rixi, esponente della Lega, e sottosegretario alle infrastrutture appunto il sottosegretario Siri; entrambi avrebbero dovuto occuparsi di sbloccare quest'opera, che ancora, invece, è ferma.

Allora, la verità è che noi dobbiamo fare i conti con quello che è accaduto di recente ma anche con i limiti che si sono evidenziati in passato, ed è inutile girare intorno alla questione. La Gronda è il paradigma di quello che è accaduto in Italia negli ultimi anni: molto spesso le opere sono rimaste bloccate, anche per l'avvio di una stagione che io chiamo della ideologizzazione delle infrastrutture, che è una stagione che ha fatto danni enormi alla nostra economia, cioè di chi pensa che ci sia un'equivalenza tra le opere infrastrutturali e la corruzione o il malaffare, di chi pensa che sia meglio non fare che fare.

Ora, parliamoci chiaramente, in quel territorio c'è anche una grande responsabilità, non soltanto quelle che dovranno essere accertate dalla magistratura, ma anche del concessionario, che magari in passato non ha creduto fino in fondo alla realizzazione della Gronda, che non ha sempre lavorato per accelerare quell'iter, però noi oggi dobbiamo assumere la decisione di sbloccare il Paese; di sbloccarlo perché ci sono 36 miliardi di opere bloccate, perché c'è la necessità di alleggerire le procedure, perché noi dobbiamo fare un grande piano di sviluppo trasportistico e logistico. E perché? Perché parlare di infrastrutture significa dare concretezza a una visione del futuro, di come vogliamo stare nel mondo o di vivere il futuro, da protagonisti o da rassegnati al declino, se vogliamo essere un Paese aperto e collegato, oppure se vogliamo essere un Paese chiuso. Ce lo insegna la nostra storia, la più antica: l'apertura è parte della nostra identità. Sta lì la nostra forza, nei cambi, negli scambi; sta lì la forza delle nostre imprese che esportano bellezza, tecnologia, sapere; sta lì il nostro futuro. E ogni volta che ci siamo chiusi noi abbiamo perso. Aprirci significa progresso, crescita, lavoro, benessere, giustizia sociale. L'ideologia della decrescita felice ha mostrato tutti i suoi limiti. La decrescita non è felice, la decrescita - diciamolo con grande chiarezza, una volta per tutte - è un privilegio per pochi e un'ingiustizia per tanti, a partire dai più deboli. Quindi, noi dobbiamo lavorare senza paura per rilanciare questi temi, per collegare i nostri territori.

È questo il momento di dire “sì”, di non avere paura, dopo una stagione di tanti “no”. Io credo che, da questo punto di vista, il fatto di avere individuato, nella discussione di oggi, un punto di mediazione alto, che supporta il Ministro, che si è detto favorevole all'apertura dei cantieri immediata, sia un fatto positivo, un successo, e il nostro documento - lo dico anche qui senza polemiche - è quello più netto dal punto di vista del concetto dell'avvio dei lavori per la realizzazione dell'opera, gli altri girano intorno al tema. D'altro canto, non può che essere così, perché quando governavano altri i cantieri erano bloccati. Quello è un documento nettissimo e chiude definitivamente la porta al tema delle modifiche progettuali. Se noi modificassimo il progetto della Gronda oggi, sapremmo di dover ripartire daccapo dal punto di vista dell'iter autorizzativo, ed è la ragione per la quale Italia Viva ha fatto una battaglia, anche dentro la maggioranza, perché su quei punti ci fosse estrema chiarezza. “No” a ripartire daccapo, “sì” a realizzare immediatamente i cantieri. E “sì” anche a una condivisione col territorio, ma a una condivisione che sia tesa a migliorare un concetto fondamentale: le opere collegate.

Vengo brevemente su questo punto, perché credo che sia molto importante per la Liguria e per Genova. In questi giorni - lo avrete letto tutti - è stato lanciato un piano importantissimo dall'architetto Boeri, che riguarda la realizzazione di un intervento sotto il ponte nella zona del Polcevera. È una zona martoriata, che ha vissuto le contraddizioni dei nostri tempi, dello sviluppo industriale, dello sviluppo limitrofo portuale, che è stata davvero in grande difficoltà, e col crollo del ponte Morandi ovviamente tutto ciò è divenuto ancora più serio, ancora più difficile. Ecco, quel piano, che parte dall'idea che c'è la possibilità di realizzare interventi sul territorio anche in un'ottica ambientale, credo che possa essere uno degli elementi su cui ragionare proprio sul tema dell'aggiornamento delle opere collegate, cioè di quello che noi chiediamo in più nella realizzazione della Gronda, a favore del territorio. E penso che a questo possano essere agganciati altri obiettivi, come gli interventi nella zona di Voltri, come l'intervento sulla Val Fontanabuona, insomma temi che riguardano la nostra realtà. C'è un giovane presidente di municipio della zona del Polcevera che ha fatto un lavoro enorme.

Non appartiene più al mio partito, è rimasto nel Partito Democratico, ma io credo che sia giusto ricordare quello che lui ha fatto e il valore, anche, dei giovani nel nostro territorio. In quei giorni di difficoltà, in cui lui si è rimboccato le maniche e ha tenuto unito un territorio, ha detto: ricominciamo dai millimetri, perché è quella la distanza massima che ci deve essere tra noi e la gente; si chiama Federico Romeo, si è battuto per quella realtà, ha ottenuto dei risultati e noi dobbiamo aiutare tutta la classe dirigente genovese ad avere la possibilità di risolvere questo enorme problema.

C'è il tema delle concessioni, vedremo il Governo che cosa proporrà, revisione, revoca, sono temi che deve in qualche modo chiarire il Governo, ma noi dobbiamo avere un obiettivo unico, centrale: il fatto di garantire che un investimento di 4 miliardi rimanga sul territorio genovese, che quale che sia la decisione sul tema delle concessioni a rimetterci non sia Genova e non sia la Liguria.

Poi, dobbiamo raggiungere un altro obiettivo, e ho chiuso: il fatto di fare meglio rispetto al Governo precedente. Loro verranno ricordati come quelli che hanno bloccato complessivamente l'opera, credo che questo nuovo accordo di Governo possa essere anche, magari con il giusto stimolo che viene dal nostro punto di vista sul tema delle infrastrutture, il Governo, invece, che va avanti, che dice dei “sì”, che realizza infrastrutture, che crede nella crescita e nello sviluppo di Genova, della Liguria e del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo e colleghi, l'esegesi che ha fatto prima la collega Paita di questa vicenda è abbastanza sintomatica del livello a cui siamo arrivati in termini di opere pubbliche. Non è un caso che il cartello dei “no” abbia pian piano impoverito questo Paese, sia sotto il profilo culturale, sia sotto il profilo scientifico, sia, anche, sotto il profilo delle opere pubbliche. C'è un dato che appare abbastanza inconfutabile, e ce lo dice la storia, se in passato nella storia abbiamo verificato che in un ventennio si potevano ricostruire i Paesi, nella cronaca dei giorni nostri in un ventennio non si riesce a decidere quale sia il miglior progetto per la Gronda di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo è sintomatico di una cultura del “no” che si è andata riaffermando. Diceva prima, la collega che mi ha preceduto, che il tema della decrescita felice non può essere accolto, ma proprio perché non è possibile accoglierlo, bisogna capire con quale felicità la collega sta oggi in maggioranza con coloro i quali sono stati i propugnatori della decrescita felice, perché anche sotto il profilo politico forse questi chiarimenti andrebbero ogni tanto dati.

Allora, all'insegna del “fermiamo tutto e rifacciamo i conti”, questa è stata una legislatura che per il momento in cui oggi è, si è contraddistinta soltanto per dare di conto. Ma quali sono stati i conti che sta pagando il sistema Italia intanto che qualche Ministro come Toninelli si trastullava tra un conto e l'altro? Ebbene, ce lo dicono le imprese: Astaldi, Grandi Lavori Fincosit, Tecnics, CMC, richiesta di concordato, Condotte, amministrazione straordinaria… stiamo parlando di quelle aziende e di quelle società che in passato, non soltanto realizzarono opere gigantesche in Italia, ma che erano all'avanguardia nel mondo per la realizzazione delle opere pubbliche. Questo è stato il grande risultato dei cartelli del “no” di cui questo progetto è sintomatico: inizia negli anni Ottanta, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, e dagli anni Ottanta sono passati quasi quarant'anni e dobbiamo ancora decidere, questo Governo deve ancora decidere se approvare o meno il progetto esecutivo.

Ma quale è il Paese che attende quarant'anni per realizzare un'opera pubblica? È ovvio che questo Paese è fermo, è ovvio che questo Paese è bloccato, ma non è bloccato dalle leggi, è bloccato dalla farraginosità di un sistema che, giorno più che giorno, premia il veto politico che prevale sull'aspetto tecnico, perché questa è la storia di ordinaria follia che caratterizza il tema oggi al nostro esame: uno studio di fattibilità che viene preparato nel 2002, un protocollo d'intesa che nel 2007-2008 prevede la progettazione della nuova A7 nel tratto Genova Ovest-A12, arriviamo a dieci anni dopo, finalmente si arriva al decreto del Ministero delle infrastrutture che approva il progetto definitivo e sancisce la pubblica utilità dell'opera. Uno direbbe: finalmente siamo a posto. No, si aprono altri fronti e tra questi fronti che si aprono ve n'è uno abbastanza delicato; noi abbiamo cercato di affrontarlo nella nostra mozione e debbo dire al rappresentante del Governo che gli unici due punti delle premesse di cui viene richiesta l'esclusione sono esattamente: un punto approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Genova, quello relativo al fatto che nessuna progettazione alternativa è stato oggetto di un confronto pubblico e con gli enti locali e - udite, udite - la parte che riguarda il concessionario, che è copiata, pari pari, dalle conclusioni contenute nell'allegato 3 dell'analisi costi benefici e analisi giuridica relativa alla Gronda, commissionata dal Ministero delle infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cioè, in buona sostanza, prima, facciamo fare l'analisi, poi, recepiamo l'analisi e, quindi, escludiamo dagli atti parlamentari il risultato dell'analisi, perché diversamente risulterebbe troppo compromettente per la parte politica oggi rappresentata dal sottosegretario in Aula.

Ebbene, io penso che ci sia un limite alla decenza, così come, diciamolo onestamente, è un limite alla decenza che viene superato nel momento in cui dopo quarant'anni dall'avvio dell'idea, si deve venire in un'Aula della Camera dei deputati per impegnare il Governo a fare quello che sarebbe soltanto suo dovere e sarebbe stato il dovere anche di alcuni Governi precedenti e, cioè, finalmente quello di decidere di fare, anziché quello di decidere di non fare, di aspettare, con tatticismi che la politica può accettare, ma che l'economia rifiuta.

Allora, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, anche questi tentativi di riformulazione ci appaiono un disquisire dei massimi sistemi, per non volersi assumere la responsabilità politica, perché quella tecnica non è del Governo. Il Governo non apre i cantieri, il Governo deve impedire che i cantieri rimangano chiusi a causa delle sue non decisioni, questo è il problema politico e non altro. Allora, proprio perché questo è il problema politico, nella nostra mozione chiaramente si dice che il Governo, senza indugi, approvi il progetto esecutivo, che è l'unica condizione che consentirà, finalmente, poi, al concessionario di poter porre in essere tutti gli atti relativi all'apertura del cantiere. È vero che è un'opera da 4 miliardi di euro, ma dirò di più, il blocco di questa opera da 4 miliardi di euro rischia di costarci un miliardo di euro di risarcimenti. Allora, preferite non far nulla e continuare a pagare risarcimenti o, finalmente, fare le opere che servono a questo Paese e lasciar perdere i risarcimenti e la politica dei risarcimenti?

Ecco, Fratelli d'Italia è la destra che guarda al futuro, la destra della modernità, la destra che non ha avuto paura di fare nella storia le sue scelte a favore del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a favore dell'opinione pubblica, a favore delle infrastrutture, perché noi sentiamo parlare di alta velocità, oggi, quando vi era un periodo in cui i treni andavano esattamente alla stessa velocità e senza bisogno di avere rotaie dedicate. Ecco, signor Presidente, a quell'Italia che noi abbiamo consegnato, chiediamo di avere un'altra Italia che funzioni. Oggi, vi siete assunti la responsabilità di farla funzionare voi, fatelo perché siete già in ritardo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, colleghi, signori del Governo, io non credo davvero che questo debba essere tema di polemiche. La città di Genova è stata colpita da un colpo atroce nell'agosto 2018, una ferita alla città, una ferita al Paese che, oltre ai lutti, ha provocato anche l'emersione di un'evidenza, ossia la sottodotazione delle infrastrutture del primo scalo del Paese. È stato ricordato negli interventi precedenti come questo lavoro di recupero rispetto a questo gap è andato avanti nel corso degli anni - la partenza del Terzo valico - e, tuttavia, sono state ricordate le difficoltà con le quali è stato affrontato il tema della Gronda di Genova. Ora io penso questo: possiamo alzare i toni quanto si vuole ma non si può negare che il Partito Democratico e le forze che sostenevano la realizzazione della Gronda oggi realizzano un successo politico e questo successo politico è la conseguenza di una scelta che abbiamo fatto nella costruzione di questo Governo, cioè superare il metodo del conto cosiddetto “contratto”. Come funzionava questo metodo? Tu fai una cosa che va bene a te, io ne faccio un'altra che va bene a me; su quelle su cui non siamo d'accordo le prendiamo e le mettiamo in un cassetto e ognuno fa la sua campagna elettorale parallela, ognuno dicendo che ha impedito l'opera oppure l'altro dicendo che l'opera la vorrebbe fare ma l'altro gliela impedisce. Ecco, noi oggi superiamo esattamente questo metodo e questo metodo è superato da un'affermazione che è contenuta nella mozione: la Gronda si fa, ma si affrontano le eventuali problematicità che emergeranno dal confronto con il territorio e con gli enti locali.

È negare l'esigenza della realizzazione dell'opera? No, io credo che sia esattamente il contrario. Lo dico perché gli enti locali, a partire dal presidente della municipalità del nostro partito, che è stato richiamato, per arrivare al sindaco e alla regione hanno già esplicitato con chiarezza una univocità che non sarà messa in discussione da questo confronto; però non dobbiamo avere paura del confronto. I decisionisti italiani hanno un'accezione del tutto particolare dell'idea della progettazione. Soltanto in Italia la progettazione non prevede passaggi di partecipazione strutturata nel corso del tempo, che non è il demonio, che non è il nemico della realizzazione delle opere. In Francia, dove il dibattito pubblico è previsto da moltissimo tempo, le opere sottoposte a confronto spesso arrivano in fondo con costi e realizzazioni progettuali migliori di quelli della partenza, perché c'è una saggezza, se si sa guidare il confronto, anche nella capacità di ascoltare le obiezioni che possono emergere dal territorio e dalle popolazioni che in qualche modo si possono, in un primo momento, opporre alla realizzazione di un'opera. Però, voglio aggiungere una cosa. Qui si alzano i toni, si dice che la colpa è dei comitati, si esplicitano giustamente anche le contraddizioni che ci sono state. Io voglio riprendere una cosa che è stata detta dalla mia collega Paita. Quest'opera non si è fatta in larga parte perché il concessionario non la voleva fare. Se c'è una responsabilità sulla quale noi dovremmo discutere con chiarezza, affianco a quelle penali che emergeranno, è il fatto che sostanzialmente questo concessionario, che era il gestore della rete su cui passava tutto il traffico così com'era, non aveva nessun interesse serio a realizzare un'alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio dire ciò con molta chiarezza perché, nel frattempo, questo concessionario - e io lo dico anche a quelli della maggioranza di cui facciamo parte, che spesso abbaiano alla luna e pensano di fare un danno al concessionario bloccando le opere - intanto i soldi li ha già presi: ha preso i soldi degli utenti nel corso di questi anni per non fare l'opera. Allora, oggi noi, sbloccando quest'opera, facciamo davvero un passo avanti, perché li costringiamo a spendere quei soldi per la ragione per cui li hanno presi.

Voglio dire che questo passaggio ci dovrebbe aiutare a fare una discussione meno astratta su come funzionano i monopoli nel nostro Paese, su ciò che ha funzionato nei controlli su di essi e su ciò che non ha funzionato, che non è semplicemente minacciare revoche ma è, più realisticamente, l'esigenza di costruire un sistema nuovo di controlli e di programmazione pubblica che veda i concessionari come strumento e non, invece, come soggetti che elaborano la programmazione stessa. Io penso che questo sia il passo ulteriore che possiamo fare sulla base di questa mozione e possiamo anche farlo con uno spirito che io mi permetto ancora di invocare qui.

Nel corso di queste settimane e di questi mesi che abbiamo alle spalle, se c'è stato un fatto positivo in Liguria è che non si sono fatte le barricate: si è discusso, si sono rimboccate le maniche e tutti insieme abbiamo provato ad affrontare il problema; così il sindaco e il presidente della regione di centrodestra, il presidente del municipio di centrosinistra. Lo abbiamo fatto anche noi cercando in questa discussione di non strumentalizzarla. Dunque, io invito i colleghi dell'opposizione a fare altrettanto. C'è la reale possibilità di fare un passo avanti e se anche un successo politico della maggioranza può diventare un successo politico di tutti, riconosciamolo, facciamolo. Questo è un Paese che si divide più del necessario. In questo momento noi siamo nelle condizioni di dire che un'opera che da molto tempo giaceva in un cassetto può diventare qualcosa di concreto. Dico ciò da Ministro dell'Ambiente, che nel 2013 aveva firmato la valutazione di impatto ambientale di quest'opera: guardate quanto tempo è passato. Oggi noi possiamo dare una risposta concreta al territorio e possiamo anche farlo tutti quanti insieme.

Se la giornata di oggi viene invece utilizzata per fare una microcampagna elettorale, per provare a vedere se ancora una volta si nega l'evidenza del fatto che oggi in questa mozione per la prima volta si scrive che i lavori devono partire, non si rende un servizio né al Paese, né alla Liguria, ma si fa semplicemente quello che si è fatto in questi anni attorno a questo tema, cioè propaganda: “Io la volevo fare ma non me l'hanno fatta fare; loro la vogliono fare ma noi glielo abbiamo impedito”. Forse ciò porta qualche voto ma non porta crescita, non porta benessere e, soprattutto, non rende giustizia a quelle persone che, per la sottodotazione e per l'inadeguatezza delle infrastrutture del nostro Paese, hanno pagato persino con la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, io ho ascoltato i vostri interventi con attenzione. Allora, si può giocare con le parole - è l'arte della politica - però non si può giocare, né vi permettiamo di giocare col futuro del Paese, perché è un valore non negoziabile e perché nessuno in quest'Aula lo può fare: non c'è attenuante!. In politica si può cambiare idea e lo si fa anche, purtroppo, per convenienza personale, per paura magari di sottoporsi al giudizio degli elettori con operazioni di trasformismo, però ci occupiamo della Gronda e, allora, non dovete e non avete il diritto di giocare con le parole. Noi qui decliniamo parole come “coerenza”, “libertà” e “indipendenza” e allora, sulla Gronda, su questa mozione, noi denunciamo di trovarci nell'anticamera del più vile degli attentati alla coerenza, del più infido degli imbrogli alla libertà, della più grossolana impostura dell'indipendenza, che non ha neanche i caratteri del compromesso tanto si disvela nella sua rachitica e amorfa inconsistenza.

Noi non giochiamo con le parole: non ci giochiamo né noi di Forza Italia, né gli altri partiti del centrodestra. Allora, diciamo parole chiare e parole di verità, perché il giochino di realizzare l'opera lo avete già fatto - i signori grillini - con la TAV: ve lo ricordate il contratto? Ci impegniamo a realizzare la TAV rivedendo integralmente il progetto: quattordici mesi di ammuina per non fare nulla e solo con una mozione che ha fatto cascare poi anche il precedente Governo la TAV si è fatta.

Oggi ci proponete di scrivere nella mozione di avviare i lavori secondo soluzioni condivise e aprendo i tavoli: non ci facciamo prendere in giro, non prendete in giro l'Italia e il Paese! L'incubo della TAV ce lo siamo lasciati alle spalle e non lo vogliamo rivivere con la Gronda, perché sulla Gronda il popolo si è pronunciato in maniera inequivocabile dieci anni fa, nel 2005. Voi colleghi del Partito Democratico e voi colleghi di Italia Viva, a che gioco state giocando?

State giocando al gioco del massacro dello sviluppo e del progresso. E lo farete se, in maniera farisaica, non voterete la nostra mozione. Lo farete perché voterete “no” e rinnegherete le vostre battaglie, rinnegherete i vostri impegni, rinnegherete le vostre stesse parole. Sapete perché? Perché il primo e più qualificante impegno della mozione presentata oggi da Forza Italia altro non è che la fedele riproduzione lessicale e letterale di un impegno contenuto nella risoluzione di Genova presentata a questa Assemblea il 4 settembre 2018 dal presidente dei deputati del Partito Democratico, Graziano Delrio, ve la rileggo: “si impegna il Governo a confermare gli impegni per la realizzazione della Gronda quale opera infrastrutturale strategica, provvedendo all'assunzione degli atti amministrativi conseguenti e necessari al tempestivo avvio dei lavori.” Oggi il vostro Governo vi ha fatto cancellare questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! che avete scritto voi, ve lo rimangiate! E non giocate con le parole, perché non ve lo consentiamo.

E, allora, ingoiate il rospo, è farina del vostro sacco ed era avariata, e quel Governo vi disse che è avariata, tanto che vi bocciò la vostra mozione. Allora, con quale faccia, con quale dignità volterete le spalle alle vostre battaglie? Come farete a far pace con la vostra coerenza? Voi, oggi, volete immergervi nel pozzo putrido dell'opportunismo in cui siete caduti. Sulla Gronda chiedete al Parlamento di trovare soluzioni condivise, di tenere aperto un confronto con tutti gli interessati, le forze politiche; ma di che cosa state parlando? Io non ho rintracciato la firma dell'onorevole Delrio in calce alla vostra mozione, e c'è un motivo: persona retta, persona onesta intellettualmente, si sarà rifiutato di farlo, perché fu lui, il presidente dei deputati del Partito Democratico, il 20 luglio 2019 - non 2009, 2019, due mesi fa! - a dire: “Il no alla Gronda è una scelta che mortifica Genova, la Liguria, le migliaia di addetti che lavorerebbero nei cantieri”, aggiunse “Alla Gronda manca solo una firma di un dirigente del Ministero” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Cosa mettete ancora nelle mozioni “le soluzioni condivise”? “Ha tutto per partire” - sto citando il vostro capogruppo Delrio - “Ha tutto per partire essendo arrivata a progetto esecutivo”… è evidente che questa è esclusivamente una posizione di natura politica, che non c'entra nel merito! Aggiunge e conclude Delrio “Adesso, se la gronda viene bloccata, non si farà più per decenni”. Ma con quale faccia ci venite a dire di riaprire il progetto, di fare le soluzioni condivise? Decenni! Svegliatevi! Non si farà la Gronda, si ritarderà ancora sine die il suo avvio, se dovesse passare la vostra mozione. Ma lo sapete chi l'ha detto? Lo ha detto l'attuale Ministro delle infrastrutture il 6 settembre 2019, appena nominata: “In caso di nuovi progetti come la cosiddetta mini Gronda” - ha detto il vostro Ministro - “si perderebbero” - questo il verbo - “almeno altri sei anni”. Sei anni! “Me ntre invece” - aggiunse - “c'è un progetto già pronto, che non ha problemi di nessuna natura”: il Ministro delle infrastrutture, il 6 settembre. Poi, però, il Ministro deve avere contratto il virus della Toninellite, perché appena entrata nel suo ufficio - e non me lo spiego altrimenti - è tornata qui il 25 settembre e ha manifestato tutti i sintomi di questa terribile malattia, che ha già provocato danni enormi, in termini di immobilismo, al Paese. Infatti, il Ministro De Micheli, poi, ha tergiversato, è toninellianamente ripiombata nel labirinto dei tavoli, dei gruppi di lavoro, delle verifiche, delle valutazioni. Ci ha pensato, due giorni fa, in quest'Aula, il MoVimento 5 Stelle a chiarirvi il concetto… voi che oggi vi riempite la bocca… sapete che vi ha detto? Vi ha detto che, come conseguenza delle diverse perplessità emerse a seguito dell'analisi costi-benefici eseguita su mandato di Toninelli - per la serie che il fantasma dell'opera è sempre all'opera -, saranno necessari nuovi approfondimenti già richiesti dal neo Ministro De Micheli - aridanghete! - per trovare soluzioni maggiormente sostenibili. Come fate a dire, oggi, che la Gronda viene avviata, la cosa storica, la svolta storica? Ma storica de che? Voi state bloccando la Gronda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Ma non ce lo inventiamo noi di Forza Italia, Presidente, lo dice, senza mezzi termini, sempre il MoVimento 5 Stelle. Lunedì 7 ottobre, intervista al Secolo XIX del sottosegretario Traversi: “Io spero che nei tavoli di confronto si decida di modificare il progetto della Gronda”. L'ha detto lui! E voi qui, oggi, ci venite a dire che parte la Gronda? Ma vi pigliate in giro? Sì? Non prendete in giro il Paese!

E, allora, Ministro De Micheli, presidente Delrio, colleghi del Partito Democratico, di Italia Viva e chi più ne ha più ne metta, nelle variegate sinistre presenti, più chiaro di così si muore: e il morto è la Gronda! Voi dovete decidere se essere volenterosi complici per bloccare l'opera e, quindi, sbugiardare il vostro presidente di gruppo, e non solo lui, sbugiarderete molti di voi, perché tra i firmatari della mozione di oggi vi sono numerosi esponenti di PD e Italia Viva, che sottoscrissero un ordine del giorno, il 31 ottobre 2018, nel quale chiesero invano esattamente l'opposto, cioè: “La realizzazione della Gronda quale opera infrastrutturale strategica e” - udite, udite! - “confermandone il progetto e il relativo cronoprogramma”: lo avete chiesto voi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Allora, colleghi di Italia Viva, voi, come fate a dichiarare due giorni fa, a Genova, col calice alzato, in un vostro incontro, davanti ai vostri militanti, che il progetto non si ridiscute perché non volete tornare indietro e, in ultima analisi, prendere in giro i liguri e poi venite oggi a Roma e ci dite che firmate una mozione che dice esattamente l'opposto? State prendendo in giro i liguri, state prendendo in giro il Paese!

E, allora, potrei continuare ma mi avvio alle conclusioni. Se la vostra visione del futuro, se la visione del riscatto e del rilancio di Genova e della Liguria, dopo la tragedia del ponte Morandi, passava anche per la realizzazione della Gronda, beh, non si vede perché bisogna tornare indietro. Ci fu qualcuno che sosteneva che la TAV era un'opera inesistente, che c'erano i marziani che scavavano sotto la Val di Susa, e invece era una talpa, lo stesso hanno fatto con la Gronda: sono panzane galattiche. Ci sono tutte le autorizzazioni urbanistiche e ambientali. È stato effettuato il 92 per cento degli espropri, sono state ricollocate 30 unità produttive, sono stati acquisiti 270 mila metri quadrati di cantiere già pronti, è stato avviato nel 2000 l'unico grande dibattito pubblico mai avuto in Italia. Nel 2009 il dibattito pubblico ha avuto la sua conclusione positiva, il progetto consta di quante tavole? Dodicimila tavole! Ci sono dodicimila tavole già pronte. E allora, abbiate un sussulto, unitevi a noi, vi chiediamo di stare dalla parte del Paese che non si rassegna ad essere condannato all'immobilismo. Vi chiediamo di non derogare al diritto alla crescita e allo sviluppo proprio di ogni nazione. Ve lo chiede Genova, ve lo chiede la Liguria, ve lo chiede l'Italia, ricordatevi, ve lo impongono la vostra coscienza e la vostra coerenza, avete l'occasione per dimostrarlo, fatelo, ricordatelo - e concludo -: respingere le proprie esperienze equivale ad arrestare il proprio sviluppo, rifiutare le proprie esperienze significa porre una bugia sulle labbra della propria vita, e tutto ciò non è meno che rinnegare l'anima, pensateci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi e l'intervento, anche se ne ho persa una parte, del sottosegretario Traversi, visto che eravamo in una situazione surreale, dove il Governo ci ha chiesto di modificare delle mozioni senza la presenza del Governo e, nel frattempo, è iniziata l'illustrazione in Aula. Quindi, se si voleva arrivare ad un testo condiviso, probabilmente il Governo avrebbe dovuto chiedere di avere qualche minuto in più prima di entrare in Aula e di lasciare sostanzialmente privo della rappresentanza del Governo il tavolo tra le opposizioni e la maggioranza.

Lo dico perché se si vogliono portare a casa dei risultati e non si ha la volpe sotto l'ascella, bisogna farlo nel massimo della trasparenza e nel massimo del confronto. Noi avevamo chiesto alcune modifiche specifiche sull'impegnativa della mozione di maggioranza, che vanno proprio nel dipanare il fatto che il confronto con gli enti locali è giusto e corretto. Il dibattito pubblico, ahimè, c'è stato nel 2009, quando il centrosinistra governava il comune di Genova e ci sono stati 37 incontri, più altri 7 incontri pubblici con l'illustrazione del progetto, ed è emersa, proprio dalla consultazione con i quartieri di Genova e con gli enti locali, la scelta dell'attuale tracciato.

Quindi, lo dico anche ai colleghi del Partito Democratico: non si può dire, in quest'Aula, che non ci sia stato un dibattito pubblico, come ha detto l'onorevole Orlando; io allora ero anche consigliere comunale a Genova, e ho partecipato, da minoranza, a quel dibattito pubblico.

Detto questo, credo che il tema della Gronda si intrecci fortemente con la situazione infrastrutturale della realtà di Genova e dello snodo del Nord Ovest, ed in particolare anche con la tragedia che è avvenuta nel 2018 al ponte Morandi, visto che uno dei temi che era partito alla fine degli anni Ottanta era il superamento del ponte Morandi con la bretella Voltri-Rivarolo, bretella che non si è mai realizzata perché nel 1991 l'allora PDS cambiò opinione e decise di dirottare i finanziamenti già stabiliti per la bretella in altre opere a livello italiano e decise il blocco dei cantieri. Quindi, quando si vuol fare la storia di un'opera come questa, bisogna dire chi furono i protagonisti: la Gronda ripartì nel 2001, con la giunta del centrodestra che vinse nella regione Liguria.

Dopodiché gli altri temi che voglio portare avanti sono che noi non possiamo accettare le modifiche su dei punti che sono presenti in quello che è stato pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il 21 agosto, dove veniva evidenziato come l'opera non solo sia utile, ma sia necessario farla rapidamente, e come tutte le certificazioni ambientali e l'ecocompatibilità dell'opera siano state garantite anche dal Governo precedente.

Nell'ultimo anno - lo vorrei ricordare ai parlamentari, perché sembra che per un anno non si sia fatto nulla su Genova - c'è stata una tragedia, quella del 14 agosto 2018. La ricordo in quest'Aula, essendomi occupato anche del confronto parlamentare che ha portato ad un forte miglioramento del “decreto Genova” e della legge di conversione; ma vorrei ricordare agli amici del Partito Democratico, in particolare ai deputati liguri del Partito Democratico, che loro hanno votato contro il fatto di finanziare la Liguria, Genova e le opere infrastrutturali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Potevano astenersi, potevano anche non votare a favore: hanno deciso di votare contro.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12)

EDOARDO RIXI (LEGA). Quindi, quando si parla della tragedia del ponte Morandi, delle responsabilità politiche su quella tragedia e di chi ha portato poi alla ricostruzione, credo che il Partito Democratico abbia avuto un ruolo, se non altro marginale.

Poi vorrei ricordare ancora che il 28 giugno di quest'anno c'è stata una mozione in consiglio comunale a Genova contro il commissario di Governo, il sindaco di Genova Marco Bucci, che sta facendo un'opera incredibile, da parte del gruppo del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle per bloccare la demolizione di quello che rimaneva del ponte Morandi. Ciò avrebbe comportato un ritardo di quasi un anno sulla realizzazione della tabella di marcia. Se questo è aiutare la città e star vicino alla città, capite che io non mi posso fidare di una mozione vaga, dove si parla di tornare a fare consultazioni tra le forze politiche, non si capisce se sul tracciato o con chi, e soprattutto di risentire le persone interessate. Guardate che su quell'opera sono già stati effettuati il 92 per cento degli espropri, sono state spostate 37 aziende. I definitivi sono presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e sono bloccati esclusivamente perché l'ultimo Ministro si è rifiutato di firmarli, ma la procedura è finita tecnicamente, non si può tornare daccapo a discutere: qualsiasi modifica strutturale dell'opera comporta ripartire dal 2011, vuol dire perdere altri 6-7 anni per la realizzazione di un'opera infrastrutturale su un nodo delicato come quello di Genova.

E poi, visto che si è citato anche il Terzo valico, vorrei ricordare che da Vice Ministro, l'ultimo atto che ho fatto sullo “sblocca cantieri”, devo dire insieme all'attuale Ministro dei 5 Stelle Patuanelli, al MISE, allora nel dibattito che si è tenuto al Senato abbiamo inserito una modifica legislativa per consentire di proseguire il Terzo valico unitamente al nodo ferroviario di Genova. Bene, dal 30 maggio vi posso garantire che l'opera è ferma, perché Palazzo Chigi e il MEF non hanno mai né nominato i commissari né emanato gli atti attuativi.

Quindi noi, se il Governo… e mi riferisco anche alla presenza del sottosegretario; mi sarebbe piaciuto ci fosse su una questione del genere anche il Ministro De Micheli, che è venuta a Genova a garantire effettivamente che venga fatta l'opera, che di queste tematiche si torni a parlare, perché nelle prossime settimane abbiamo anche il rischio del Terzo valico, del blocco dell'opera e dei primi 500 lavoratori che rischiano di tornare a casa. Allora, su queste cose mi piacerebbe allora che la maggioranza, con i fatti e non con le parole, seguisse almeno quelle cose che avevamo già imbastito noi prima, visto che il partito di maggioranza relativa dell'attuale Governo è lo stesso che c'era nel Governo precedente, ed è lo stesso che, non più di una settimana fa, sul territorio genovese diceva che avrebbe firmato una mozione vaga per consentire di rinviare l'opera sine die. Ecco, su questo noi chiaramente non possiamo dare una fiducia in bianco al Governo, non ci fidiamo… Scusi, Presidente, non è possibile parlare in quest'Aula…

PRESIDENTE. Colleghi, è possibile abbassare il tono, per cortesia?

EDOARDO RIXI (LEGA). Su questo noi rivendichiamo il fatto che ci piacerebbe una parola certa e univoca da parte del Governo. Se poi, nei prossimi mesi, ovviamente il cantiere partirà, saremo tutti felici. A noi non interessa fare propaganda elettorale: ci serve lavorare tutti assieme, ma nella trasparenza e nella certezza che quello che si vota diventi realtà, perché troppe volte abbiamo votato cose che poi non si sono verificate; e su questo devo dire che il MoVimento 5 Stelle qualche garanzia in più che quest'opera si faccia la deve dare, visto che ancora all'ultimo evento sotto il ponte Morandi c'erano consiglieri regionali del 5 Stelle che garantivano a comitati di quartiere che la Gronda non si sarebbe fatta. Questo non è, credo, accettabile, per una serietà anche da parte degli atti parlamentari; e mi piacerebbe capire, anche nell'intervento successivo, da parte di chi andrà a enunciare il voto del MoVimento, se effettivamente siete diventati finalmente convinti che quest'opera infrastrutturale sia importante, non solo per Genova, ma per il rilancio dell'intero Paese. Per costruire noi ci siamo, per bloccare le opere bastate voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, c'è chi dipinge il MoVimento 5 Stelle come il partito dei “no”. E, allora, sapete che vi dico? Vi dico no, non è così; vi dico che è propaganda, becera propaganda contro di noi. Purtroppo la comunicazione politica al giorno d'oggi banalizza i contenuti e preferisce rimanere in superficie. Del resto, stando in superficie è più facile conquistare il consenso degli elettori: si divide l'opinione pubblica, si punta il dito contro il nemico e si stimolano reazioni viscerali; si arriva allo sdegno, all'indignazione, persino all'odio. E così il dibattito politico, farcito di fake news, finisce per ridursi troppo spesso a tifoseria da stadio, una partita dove le sfumature non sono ammesse, perché o sei bianco o sei nero, o sei per il “sì” o sei per il “no”, o sei pro o sei contro, e ciò che c'è nel mezzo non è contemplato. Tutto dev'essere contrapposto, estremizzato, semplificato, altrimenti non viene compreso, altrimenti non viene condiviso sui social, altrimenti non viene discusso al bar.

In questa partita ci vogliono far passare come quelli che dicono “no” al progresso, “no” alle infrastrutture, “no” alla crescita: ma, signori, non è affatto così, non è così. Noi diciamo “no” agli sprechi di denaro pubblico, diciamo “no” alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), diciamo “no” alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, diciamo “no” a chi provoca danni ambientali e compromette, direttamente o indirettamente, la salute dei cittadini! Perché? Perché noi siamo qui, da cittadini, a rappresentare e difendere gli interessi dei cittadini, ed è per questo che diciamo “no” a tutte quelle opere realizzate non nell'interesse degli italiani, ma solo nell'interesse dei grandi costruttori e di chi, dietro di loro, nell'ombra, lucra illecitamente. Ma attenzione, il nostro non è un “no” aprioristico, non è un “no” a prescindere. Noi non vogliamo bloccare i lavori per paura che qualcuno rubi: dobbiamo fare, piuttosto, in modo che nessuno rubi; così come non vogliamo fermare le opere quando queste sono utili, ma devono essere realmente utili.

Credo che la politica dovrebbe pensare di più al bene comune e smetterla di inseguire un facile consenso a suon di slogan contrapposti. E, proprio a proposito di consenso, vi siete mai chiesti qual è il significato profondo di questo termine? Ebbene, esso deriva dal latino consensus, participio passato di consentire, cioè cum sentire, ovvero avere lo stesso sentire, essere dello stesso parere, concordare. E, allora, se come politici miriamo davvero al consenso inteso nella sua più nobile accezione, dobbiamo concordare con i cittadini e gli enti locali cosa fare, ovviamente dopo aver analizzato i problemi in profondità, identificando soluzioni alternative che possano far convergere il più possibile le parti. Dunque, cerchiamo insieme soluzioni condivise e sostenibili, che possano conciliare la crescita economica e la salute pubblica, che possano migliorare la qualità della vita delle persone senza danneggiare l'ambiente, perché, quando si tratta di progetti che hanno queste caratteristiche e sono utili, in questi casi allora noi diciamo “sì” e lo diciamo convintamente.

Ma veniamo alla Gronda: il progetto della Gronda di Genova è un'opera che è stata molto dibattuta, un'opera che da troppi è stata strumentalizzata ai fini di propaganda politica. Pensate che c'è stato persino chi ha sostenuto che, se il MoVimento 5 Stelle non avesse richiesto le analisi costi-benefici e le valutazioni di impatto ambientale, la Gronda si sarebbe potuta già realizzare e il ponte Morandi non sarebbe caduto. Ecco, questa è una colossale falsità o, peggio, è uno schifoso sciacallaggio mediatico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche perché, banalmente, le tempistiche di realizzazione del progetto, dieci anni, non avrebbero mai consentito di avere pronta la nuova infrastruttura prima della tragedia. E queste cose, anche nel rispetto di chi su quel ponte è morto, perdonatemi, non si possono davvero sentire.

Vero è, invece, che il crollo del ponte Morandi ha rappresentato e portato un cambio di scenario, e di questo bisogna prendere atto. Ci troviamo oggi di fronte a una città spezzata, una città che ha dovuto far fronte ai problemi di viabilità urbana trovando soluzioni alternative, come, ad esempio, l'ampliamento della strada Guido Rossa, che oggi permette al traffico di defluire lato mare e che è diventata un'importante arteria della città. Ed ecco che allora, mutando la configurazione logistica della città, occorre rivalutare il progetto originale della Gronda, che sembra già essere obsoleto; e dobbiamo farlo insieme ai cittadini e agli enti locali, che sono, del resto, le istituzioni ad essi più vicine.

E dobbiamo farlo senza pregiudizi, senza dividerci in sterili tifoserie “sì Gronda” e “no Gronda”, perché la contrapposizione non porta da nessuna parte. Lavoriamo, dunque, insieme per Genova e per la Liguria, e troviamo in tempi rapidi soluzioni che siano il più possibile condivise ed accettate dalla popolazione. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo per il buon senso e siamo i primi a voler dotare la Liguria di infrastrutture moderne e sicure, perché è chiaro che servono, ma ci piacerebbe farlo senza sprecare soldi pubblici, senza devastare l'ambiente, senza mettere a repentaglio la salute dei cittadini. A chi non lo sapesse, ricordo che le colline da traforare secondo il progetto originario della Gronda sono piene di amianto, quell'amianto che fa morire le persone. Ora forse capite perché da anni il MoVimento 5 Stelle sostiene che si debbano prendere in considerazione soluzioni alternative, e dal nuovo studio di fattibilità fatto dal MIT, dal Ministero dei Trasporti, sono emerse cinque alternative progettuali in variante rispetto al progetto originario. E, allora, prima di partire in quarta con il vecchio progetto, valutiamole, e, se tra queste ne troviamo una migliore in termini di rapporto costi-benefici, scegliamola e facciamo l'interesse dei cittadini. Qualcuno dirà che continuare a fare analisi costi-benefici con i professoroni significa bloccare l'opera: ecco, a parte che, se un'opera non è utile, non ha senso farla, tanto più se poi costa 4,7 miliardi di euro. Sapete quanti sono 4,7 miliardi di euro? E comunque, proprio perché si tratta di un investimento enorme, stiamo molto attenti a cosa decidiamo di fare. Spendiamoli quei soldi, ma spendiamoli bene. Se poi il problema sono le tempistiche, allora spacchettiamo l'opera, la dividiamo i lotti e il prima possibile facciamo partire i lavori, laddove l'utilità pubblica è evidente. Giusto per farvi capire meglio, il progetto, di fatto, è costituito da due parti: il raddoppio dell'autostrada A7 e il nuovo tracciato dell'autostrada A10. Questi due lotti sono funzionalmente separabili tra loro e presentano diversi livelli di fattibilità.

Il primo, quello dell'autostrada A7, costa un miliardo e genera un numero significativamente più elevato di benefici rispetto al secondo, quindi possiamo iniziare da quello. L'altro lotto, quello della A10, presenta invece costi molto elevati rispetto ai futuri benefici conseguibili. Ed ecco che allora entra in gioco l'ipotesi di una variante che sostituisce il costosissimo raddoppio della A10 con il prolungamento della strada Guido Rossa fino a Multedo, a cui si aggiungerebbe un bypass Campi-Aeroporto scavato nella collina di Coronata. Il tunnel da Multedo permetterebbe di decongestionare l'Aurelia da Multedo a Cornigliano e di eliminare il traffico cittadino della A10, mentre quello di Campi di alleggerire il casello di Bolzaneto. Costo totale stimato del lotto un miliardo di euro, ben 2,7 miliardi meno del progetto originario. Per quanto riguarda le tempistiche, se l'iter approvativo sarà sostenuto da una volontà politica, sette anni invece di dieci. Quindi, l'obiettivo di alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città dal casello di Genova Ovest fino a Voltri sarebbe dunque raggiunto in tempi minori e con costi minori.

Concludo con l'augurio che l'impegno preso dal Ministro De Micheli, di costituire un gruppo di lavoro con gli enti locali al fine di verificare miglioramenti del progetto, e quindi anche queste proposte, diventi presto realtà, e, alla luce delle considerazioni fatte, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro voto favorevole alla mozione presentata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00241, Mulè ed altri n 1-00242, Lollobrigida ed altri n. 1-00250 e Gagliardi ed altri n. 1-00254 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, e pertanto il parere su tali mozioni deve intendersi contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari ed altri n. 1-00241, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mulè ed altri n. 1-00242, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00250 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ilaria Fontana, Braga, Fregolent, Stumpo ed altri n. 1-00252 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagliardi ed altri n. 1-00254 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata alle quali risponderanno la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali e la Ministra per la Pubblica amministrazione.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche con riferimento all'aggiornamento del decreto legislativo n. 81 del 2008 – n. 3-01011)

PRESIDENTE. Il deputato Guglielmo Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01011 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministra, della sua presenza. Lo scopo della presente interrogazione è semplice. Dalle sue dichiarazioni e da quelle del Presidente del Consiglio, il Governo ha detto con grande chiarezza che vuole occuparsi tra le prime questioni del tema della sicurezza del lavoro. Noi siamo d'accordo naturalmente con tale dichiarazione, anche perché avevamo visto da tempo che, mentre durante gli anni della crisi, infortuni e morti sul lavoro stavano diminuendo, come è ripartita l'economia sono anche ripartiti i morti e gli infortuni. Abbiamo presentato una proposta di legge in Commissione. Credo che sarebbe il caso - questo è il senso dell'interrogazione - che il Governo, raccogliendo la nostra proposta, valutando tutte le altre proposte in campo e sentendo le forze sociali, predisponesse uno strumento d'urgenza, magari passata la legge di bilancio perché ci rendiamo conto, per fare rapidamente quegli aggiornamenti necessari in materia di sicurezza sul lavoro.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie. Con riferimento al presente atto di sindacato ispettivo in materia di interventi volti al contrasto degli incidenti sui luoghi di lavoro, mi preme anzitutto sottolineare che questo Governo non può che condividere, nella misura più piena possibile, la preoccupazione manifestata dall'onorevole Epifani interrogante nei riguardi dell'emergenza rappresentata dalle morti sul lavoro. Sul punto desidero preliminarmente ricordare che, nell'ambito dell'elaborazione delle linee programmatiche di Governo, ho fermamente voluto riservare priorità alla messa in campo di tempestivi interventi volti alla realizzazione di un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali che assicuri livelli elevati di sicurezza e di tutela della salute nei luoghi di lavoro, oltre ad un sistema di vigilanza efficiente corredato da un adeguato apparato sanzionatorio. A questo proposito ho inteso attivare immediatamente un tavolo di confronto ad oggi riunitosi già due volte con il Ministero della Salute, INAIL, Ispettorato nazionale del lavoro, INPS e le parti sociali con l'obiettivo di avviare un dialogo costruttivo che possa far pervenire a proposte condivise finalizzate sia alla piena attuazione del testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sia al suo aggiornamento, ove si riveli necessario.

In questa direzione, in occasione del primo tavolo tenutosi il 23 settembre scorso, è stato posto l'accento sulla necessità di istituire un rating per privilegiare e selezionare le imprese più virtuose nell'accesso ad appalti e commesse pubbliche e di condividere le banche dati di cui le istituzioni coinvolte sono titolari, di rafforzare la lotta al caporalato ed attuare una formazione mirata e un pieno coordinamento delle misure a favore degli investimenti in sicurezza e rafforzare i controlli ispettivi. Riguardo a quest'ultimo punto, ritengo doveroso evidenziare che l'Ispettorato nazionale del lavoro, pur potendo contare su risorse ispettive molto limitate, ha svolto nel corso del 2018 una intensa attività di vigilanza che ha garantito comunque 20.492 accertamenti, registrando un tasso di irregolarità pari a circa l'82 per cento. Questi dati richiamano la necessità di un intervento mirato ad aumentare il volume degli accertamenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ritengo, quindi, di accogliere anche le proposte rivolteci dall'onorevole Epifani.

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Esprimo soddisfazione per la risposta della Ministra. Voglio solo aggiungere due considerazioni. Normalmente noi quando parliamo di interventi pensiamo sempre al bisogno finanziario di copertura degli interventi. Su questa materia ci sono cose che si possono fare a costi bassissimi. La questione, ad esempio, del mancato coordinamento nella politica dei controlli, le duplicazioni che ci sono, nazionalmente e localmente, che fanno sì che ci sono aziende che in vent'anni non vedono mai un controllo e aziende su cui i controlli, invece, sono ripetuti e, contemporaneamente, ispettori che vanno e interpretano, in maniera difforme dall'altro caso, la stessa norma sono cose che si possono, attraverso un ri-efficientamento e una riorganizzazione del sistema, risolvere e affrontare.

Concordo soprattutto sulla formazione. Noi parliamo e pensiamo alla formazione dei delegati di impresa. Io parlerei anche di formazione ai dirigenti e agli imprenditori. Tanti piccoli imprenditori e tanti piccoli artigiani perdono la vita, perché anche su di essi non si è fatta quell'opera di prevenzione. Quindi, io vorrei che questi due mesi fossero mesi di confronto e di studio e, all'inizio dell'anno, il Governo presentasse - io dico - un decreto-legge, in modo tale che nel giro di quattro mesi, prima del prossimo 1° maggio, il Governo possa dare al Paese una risposta forte a un tema che è un'emergenza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Tempi di adozione del regolamento ministeriale in materia di utilizzo del fondo per l'assistenza dei bambini affetti da malattia oncologica, previsto dalla legge di bilancio per il 2018 – n. 3-01012)

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01012 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Gentile Ministra, la legge di bilancio 2018 ha istituito un fondo per il triennio successivo a favore dell'assistenza per i bambini affetti da malattie oncologiche e tenuti dalle associazioni, che offrono non solo spazi, ma anche un'assistenza psicologica e sanitaria ai bambini e alle loro famiglie. Ora questo fondo è disciplinato da un regolamento, che doveva essere emanato per decreto del Ministero del Lavoro entro sessanta giorni dal 1° gennaio 2018. Questo regolamento ancora non è stato emanato, nonostante un parere favorevole del Consiglio di Stato il 30 gennaio 2019. Quindi, sono qui a chiederle i tempi, proprio perché la mancata erogazione del fondo sta mettendo in difficoltà proprio il lavoro delle associazioni.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente. L'onorevole Rossini affronta un tema particolarmente delicato e oggetto della massima attenzione da parte di questo Governo. L'assistenza alle famiglie con figli affetti da malattia oncologica e che ogni giorno affrontano la loro quotidiana battaglia per sconfiggere questo male terribile è senz'altro una priorità politica non trascurabile. Occorre favorire lo sviluppo della cultura della prevenzione e la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti colpiti dalla malattia, adottando tutte le opportune iniziative al riguardo.

Ritengo che il compito principale dello Stato sia quello di fornire un sostegno concreto alle famiglie costrette a confrontarsi con simili problematiche, sottoposte a sforzi economici non sempre sostenibili e a dure prove di resistenza psicologica. La sensibilità a tale difficile condizione ha determinato l'intervento normativo, di cui all'articolo 1, comma 338, della legge di bilancio del 2018, che ha istituito per il triennio 2018-2020 uno specifico strumento finanziario, il fondo, appunto, per l'assistenza dei bambini affetti da malattia oncologica, con una dotazione di un milione di euro annui, per ciascuno degli anni 2018 e 2019, e 5 milioni di euro per l'anno 2020. A tale fondo possono accedere le associazioni che svolgono attività di assistenza psicologica, psico-sociologica e sanitaria ai bambini e alle loro famiglie.

La norma rinvia, infine, appunto, al successivo regolamento, da adottarsi con decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, la fissazione della disciplina, concernente l'utilizzo del fondo. L'adozione del decreto ha subito un rallentamento a seguito del parere reso dal Consiglio di Stato il 30 gennaio 2019, che ha formulato talune osservazioni, che il Ministero, che rappresento, ha recepito, modificando il testo secondo quanto suggerito dal Supremo consesso. Ciò ha determinato un inevitabile ma necessario allungamento dell'iter di adozione del provvedimento. Lo scorso aprile il regolamento è stato nuovamente sottoposto all'attenzione del Consiglio di Stato, che il 23 maggio 2019 ha espresso definitivamente parere favorevole e, ricevuto in data 9 luglio 2019 il nulla osta del Ministero dell'Economia e delle finanze, sono stati compiuti i successivi passaggi previsti per legge.

Il decreto era già stato firmato dal Ministro Di Maio ma, a seguito del mutamento della compagine governativa, c'è stata la necessità di sottoporlo nuovamente alla mia firma. Il 23 settembre è stato, quindi, trasmesso per la controfirma del Ministro Gualtieri, arrivata in data odierna. Assicuro, comunque, tutto il mio impegno nel seguire le ultime fasi di adozione del regolamento, affinché venga riconosciuta la dovuta tutela alle famiglie dei bambini affetti da malattia oncologica. Ritengo, infatti, doveroso fare sentire la vicinanza dello Stato, non solo con i propositi e le parole, ma con un sostegno economico concreto, volto ad alleviare, almeno in parte, il peso che le nostre famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente.

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie Ministro, le sue parole sono davvero molto, molto confortanti, perché c'è molta attesa per l'erogazione di questi fondi. Otto mesi, anzi un anno e mezzo, hanno messo a dura prova, però il lavoro continua da parte delle associazioni. Sappiamo tutti quanto sia ritenuto determinante accompagnare i bambini e le famiglie, con un'assistenza non solo psicologica, ma, come diceva lei, anche offrendo gratuitamente spazi, dove poter ricreare una normalità infranta per la vita dei bambini e della famiglia. Pertanto, seguirò queste ultime fasi, ma dalle sue parole ho colto che l'urgenza è sentita. Quindi, possiamo rassicurare il mondo delle associazioni. Tra l'altro vi è la puntualizzazione che ha fatto il Consiglio di Stato, nel ritenere che il fondo non sia riservato soltanto alle associazioni iscritte al registro del terzo settore, ma a tutte le associazioni che prevedono per statuto l'assistenza psicologica e sanitaria ai bambini e alle famiglie toccati da questa malattia. Questo, quindi, amplia il raggio, anche proprio su quei territori dove la capillarità di un servizio così prezioso può diventare importante. Per questo la ringrazio.

(Iniziative di competenza volte ad escludere dall'accesso al reddito di cittadinanza i condannati per gravi delitti – n. 3-01013)

PRESIDENTE. L'onorevole Elena Murelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01013 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, sconcerto e indignazione ha destato la notizia che l'ex brigatista Saraceni fosse beneficiaria del reddito di cittadinanza e, come lei, sono emersi altri due terroristi, Gaeta e Etro, tutti i condannati a dieci anni.

Questa notizia è di una gravità inaudita. Io che poi sono stata relatrice sul decretone, io che ho voluto e presentato un emendamento sulle pensioni, per non farle percepire ai terroristi e ai mafiosi! La legge vieta il riconoscimento del reddito di cittadinanza a chi ha misure cautelari, a chi è condannato in via definitiva per dieci anni precedenti la richiesta. È una vergogna, uno schiaffo alla memoria delle vittime e al dolore delle famiglie coinvolte, che ci hanno scritto indignate. Alla fine delle dichiarazioni, anche del presidente INPS, sembra tutto regolare, perché la condanna risale a più di dieci anni e perché, per esempio, la Saraceni è agli arresti domiciliari, Ebbene, è uno schifo a cui non vogliamo essere partecipi. Chiedo, quindi, quali soluzioni urgenti questo Governo abbia già pensato per risolvere questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente. Con l'atto in esame gli onorevoli interroganti ritornano sul caso di Federica Saraceni. Ho già avuto modo, lo scorso 2 ottobre in quest'Aula, di manifestare profonda e umana vicinanza ai familiari delle vittime e voglio ribadirla anche oggi. Nella stessa occasione ho espresso apertamente piena condivisione della necessità di fornire, nel doveroso rispetto del quadro costituzionale, risposta a questa vicenda, come a tutti quei casi analoghi che potrebbero verificarsi.

Immediatamente dopo la seduta dello scorso question time, ho avviato un confronto tra le amministrazioni coinvolte sul tema e, dunque, tra il mio Ministero, INPS e il Ministero della giustizia, per lo svolgimento di ogni più opportuno approfondimento, che possa chiarire definitivamente i contorni della questione. Sono attualmente in corso, appunto, approfondimenti che intendono senz'altro pervenire ad un chiarimento sul piano generale, circa i requisiti di accesso al reddito di cittadinanza, ma anche far luce sulla compatibilità o meno degli arresti domiciliari, cui è sottoposta Federica Saraceni, con gli obblighi imposti dal decreto legislativo n. 4 del 2019.

Con riferimento agli ulteriori due casi posti in evidenza dagli onorevoli interroganti, dagli elementi raccolti risulta che entrambi i soggetti hanno espiato la rispettiva pena: per Etro la scadenza della stessa era fissata al 6 febbraio 2010, per Gaeta la scadenza della pena era fissata al 28 maggio 2012.

Per tale motivo e nel pieno rispetto del dettato costituzionale, che all'articolo 27 sancisce che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, il cittadino che ha espiato interamente la pena viene reintrodotto nella società in condizioni di parità rispetto a tutti gli altri, potendo godere in tal modo degli strumenti previsti dal nostro sistema di welfare.

PRESIDENTE. L'onorevole Murelli, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ELENA MURELLI (LEGA). Grazie Ministro, ma mi ritengo assolutamente insoddisfatta, in quanto la risposta in corso non mi basta.

Se lei ha citato il 2 di novembre, io cito che la notizia è emersa dieci giorni fa e in dieci giorni si poteva decretare con urgenza e trovare una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Bisogna evitare al più presto che il reddito di cittadinanza venga percepito da ladri, pedofili, stupratori, spacciatori, ma soprattutto assassini e terroristi. Sì, da quelli che minavano lo Stato ed ora pretendono i soldi dallo Stato stesso.

Il reddito di cittadinanza è una misura assistenziale per le persone povere, ma non per i condannati, ma non per persone che non hanno voglia di lavorare. Abbiamo inserito il patto per la formazione, il patto per il lavoro, l'accettazione di almeno una delle tre offerte, abbiamo inserito i lavori socialmente utili, ma nulla di tutto questo è ancora stato organizzato e gestito.

Quotidianamente i giornali riportano uno scandalo, un uso scandaloso per uso improprio delle carte del reddito di cittadinanza: ci sono navigator senza computer, senza offerte di lavoro, persone che percepiscono il reddito di cittadinanza senza fare nulla e ora ci sono pure i terroristi.

Voi siete responsabili del fallimento di questa misura.

La Lega non vuole essere complice, Matteo Salvini lo ha dichiarato ovunque: la non partecipazione ai lavori d'Aula dei nostri deputati è stata la forma di protesta, perché noi siamo e saremo sempre dalla parte dello Stato, di chi lo rispetta, di chi lo difende e da chi di soldi ne ha veramente bisogno e che ha voglia di lavorare, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier gridano: “Vergogna!”).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Murelli. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

(Iniziative volte alla stabilizzazione dei lavoratori precari di Anpal Servizi S.p.a., al fine di potenziare le strutture nazionali per le politiche attive del lavoro nell'ottica di un miglior funzionamento della disciplina sul reddito di cittadinanza – n. 3-01014)

PRESIDENTE. La deputata Debora Serracchiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-01014 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente. Signora Ministro, parliamo di un tema che lei so conoscere ed è un tema che ha interessato questo Parlamento da tempo: noi oggi vorremmo trovare una soluzione, parlo in particolare di Anpal Servizi, che è una società controllata da Anpal. Noi abbiamo fatto un investimento importante in questi mesi e stiamo continuando a fare un investimento altrettanto importante nelle politiche attive del lavoro.

Ebbene, ci sono 654 persone che sono precarie, che hanno diritto ad una stabilizzazione e noi vorremmo chiederle appunto con questa interrogazione di darci qualche indicazione utile, che possa essere appunto utile a queste persone al fine di verificare se non ci siano le possibilità di stabilizzarli per utilizzare le competenze, le esperienze e le capacità che questi 654 lavoratori e lavoratrici hanno e che possono mettere a disposizione di Anpal.

PRESIDENTE. La Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, la vicenda dei lavoratori precari di Anpal servizi, sollevata dall'onorevole interrogante, è ben nota al mio Ministero, che sin dal primo momento ha posto in essere ogni misura idonea per affrontarla in modo organico e risolutivo.

Prima di tutto è opportuno sottolineare che la questione affonda le proprie radici nella mancanza di visione ascrivibile alle passate gestioni dell'agenzia, infatti è tangibile che il precariato in Italia Lavoro S.p.A., oggi Anpal Servizi S.p.A., nasce dall'inizio degli anni 2000.

Dai dati in nostro possesso sono oggi presenti in azienda 91 tra collaboratori e lavoratori a tempo determinato con almeno quindici anni di anzianità, 113 con almeno dieci anni, 304 con almeno cinque anni.

Per consentire all'Agenzia di intervenire nei prossimi mesi a tutela dell'attuale forza lavoro, l'intervento normativo previsto dal decreto n. 101 del 2019 ha eliminato il limite di un milione di euro, al fine di procedere ad un maggior numero di assunzioni; la norma infatti prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per il suo funzionamento e un milione per le spese di personale, al quale potranno aggiungersi le altre fonti di finanziamento.

Tuttavia, al momento, il Ministero non ritiene priva di dubbi la possibilità di attivare una procedura di stabilizzazione intesa come automatica trasformazione di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

Da un punto di vista normativo, infatti, la trasformazione automatica non deve violare i principi del decreto legislativo n. 165 del 2001, a cui devono attenersi anche le società a controllo pubblico.

Inoltre, lo stesso regolamento interno di Anpal Servizi, adottato nel 2017, non è mai stato sottoposto all'approvazione del CDA di Anpal: risulta, infatti, in corso un'indagine aperta nel dicembre 2017 dalla procura della Corte dei conti nei confronti della stessa agenzia.

Ad oggi, una soluzione che si sta delineando come percorribile, in coordinamento con la funzione pubblica, è quella di procedere, in accordo con il nuovo piano industriale di Anpal Servizi, che sarà varato a breve, a bandire un concorso in parte riservato al personale già dipendente.

Conclusivamente, fermo l'impegno a fornire risposta alla problematica evidenziata dall'onorevole interrogante, non posso fare a meno di evidenziare che la complessità della stessa, anche per effetto dell'indagine contabile in corso, impone il compimento delle più scrupolose verifiche anche in coordinamento con il Dipartimento della funzione pubblica.

PRESIDENTE. La collega, onorevole Gribaudo ha facoltà di replicare.

CHIARA GRIBAUDO (PD). La ringrazio Presidente e, soprattutto, ringrazio la signora Ministra.

È credo la sesta volta che portiamo, come gruppo parlamentare, in quest'Aula il problema dei precari, che sappiamo che viene ovviamente da lontano, ma non abbiamo mai smesso di batterci, perché sono 654 persone preparate e formate e sono quelle che dovrebbero accompagnare la lotta alla disoccupazione.

Quindi le risposte che lei ha dato ci rassicurano, perché significa che ci sarà un decreto ad hoc e questo è esattamente quello che serve per parlare con queste lavoratrici e questi lavoratori, perché le risposte loro se le aspettano e se le aspettano soprattutto da questo Governo.

Ovviamente, sono le persone che devono essere in qualche modo accompagnate rispetto a dei processi necessari, ce ne rendiamo conto.

Riteniamo fondamentale e come lei saremo soddisfatti quando, insieme, avremo risolto il problema, per cui la ringrazio intanto per questa risposta e sappia che noi saremo qui per cercare di dare a queste persone la dignità che meritano, visto che loro lavorano per combattere la disoccupazione, sono altamente formate e si meritano questa stabilizzazione. Grazie, Ministra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per prevedere più incisivi controlli ai fini della concessione del reddito di cittadinanza e garantire la massima trasparenza ed efficienza di tale misura – n. 3-01015)

PRESIDENTE. La deputata Carmela Bucalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01015 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il reddito di cittadinanza ad oggi è risultato carente.

Sono evidenti, tanti, gli aspetti negativi: da una verifica effettuata sia da parte della Guardia di finanza sia dall'INPS, risulta che circa il 60 per cento delle richieste controllate sono fraudolente.

Inoltre, fra i percettori di questo sussidio risultano esservi anche soggetti che sono stati condannati per gravi reati, ultimo è il caso della brigatista Saraceni.

Così come il tanto promesso avviamento al lavoro ha subito un notevole ritardo, tale da renderlo inefficace.

Pertanto, signor Ministro, io la invito e la interrogo se non ritiene di disporre maggiori e più incisivi controlli affinché si possano eliminare queste situazioni di illegalità e si possa avere una maggiore trasparenza ed efficienza per questa misura.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, con riferimento alla richiesta dell'onorevole Lollobrigida voglio rappresentare quanto segue. In primo luogo, mi preme evidenziare che negli ultimi anni, una progressiva e iniqua redistribuzione della ricchezza in Italia, come in altri Paesi occidentali, ha aumentato il divario tra i diversi strati sociali.

Il reddito di cittadinanza si inserisce all'interno di questo contesto sociale ed economico come misura fondamentale di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alle disuguaglianze e all'esclusione sociale ed è rivolto a una platea di potenziali beneficiari nel rispetto di stringenti requisiti.

La serietà con cui abbiamo costruito questo provvedimento è indice della volontà di attuare al meglio la misura, sostenendo e tutelando le persone che vivono in stato di povertà e colpendo chi voglia sfruttare questo strumento senza averne i requisiti.

L'impianto sanzionatorio costituisce un elemento fondamentale del decreto istitutivo del reddito, tant'è che, per chi lo percepisce in modo fraudolento, sono previsti dai 2 ai 6 anni di carcere.

Al fine di evitare abusi, è stato disposto un apparato di controlli e sanzioni assenti in precedenti norme di analoga natura, anche incrociando le banche dati dei vari enti.

Oltre a questo, si è provveduto ad incrementare i contingenti del personale dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza volti al contrasto del lavoro irregolare nei confronti dei percettori del reddito che svolgono attività lavorativa in violazione delle disposizioni vigenti.

Voglio evidenziare che l'Ispettorato nazionale del lavoro ha attestato di aver impegnato notevoli risorse, dedicando a tale attività un'apposita sezione del documento di programmazione dell'attività di vigilanza per il 2019.

In questo documento è infatti previsto che, ogni qualvolta venga accertata l'occupazione di lavoratori in nero, sia automaticamente verificata l'eventuale presenza di beneficiari di reddito di cittadinanza, anche attraverso l'accesso a specifiche banche dati, tra cui quella dell'INPS.

Tale meccanismo ha permesso, nel primo semestre del 2019, di accertare la presenza di 185 lavoratori in nero percettori della misura, testimonianza più che importante del buon funzionamento dell'apparato dei controlli.

Non posso, quindi, che affermare, in conclusione, che il reddito e la pensione di cittadinanza si confermano come misure necessarie per il nostro Paese. Sapere che 960 nuclei familiari (circa 2,4 milioni di persone) non vivono più al di sotto della soglia di povertà è per noi motivo di grande orgoglio.

Abbiamo assicurato la tenuta sociale del Paese e, con la seconda fase del reddito, completeremo il percorso, così come è avvenuto in altri Paesi europei, quali la Germania. È un primo passo verso un sistema più egualitario e siamo sempre più convinti che essere parte di questo cambiamento sia giusto, oltre che doveroso.

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno Ministro e buon lavoro. Vede, Ministro, lei certifica quello che noi domandiamo, quello che noi chiediamo in modo abbastanza critico.

In un Paese, come l'Italia, dove i nostri giovani laureati alla ricerca di un lavoro vanno all'estero, ma chi dovrebbe, in realtà, andare all'estero e non ha mai avuto un lavoro va agli Esteri, il reddito di cittadinanza diventa, sotto questo punto di vista, un aspetto meramente, purtroppo, assistenziale: 704 mila beneficiari, nessun impatto rispetto al mercato del lavoro. Nessun impatto: questi sono dati certificati. Cioè, probabilmente, la gente sta a casa e non cerca un posto di lavoro, tanto è vero che, ad esempio, le regioni sono in estrema difficoltà nei confronti dei cosiddetti navigator, di politiche attive, all'orizzonte, non se ne vede l'ombra, i tanto agognati centri per l'impiego in termini di riforma sono ancora lì, non c'è nessuna riforma dei centri per l'impiego.

Tra l'altro, quello che dico è certificato, Presidente, da ISTAT, che, qualche giorno fa, ha detto che c'è un incremento degli inattivi rispetto al mercato del lavoro e, quindi, l'incremento degli inattivi, cioè di coloro che non cercano neanche più il lavoro, colleghi, è la pena di contrappasso del reddito di cittadinanza, è la chiusura, è il crollo dell'architrave rispetto alle politiche sociali di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La stessa NADEF, Ministro, dice che non emerge - vado a citare - l'incremento del tasso di partecipazione. C'è una disoccupazione strutturale attorno al 10-11 per cento ed è altrettanto chiaro che, se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non sorprenderti se crei disoccupazione.

Per quanto ci riguarda, Ministro, il vero reddito di cittadinanza, ad oggi, in Italia, si chiamano piccole e medie imprese e si chiamano imprese. L'Italia ha bisogno, Ministro, di lavoro, ha bisogno di abbassare le tasse, ha bisogno di meno burocrazia, ha bisogno di far ripartire l'occupazione per far alzare saracinesche sempre più pesanti ai nostri artigiani e a coloro che veramente il lavoro lo creano in Italia, che sono i nostri artigiani, le nostre imprese. Studiate, studiate e pensateci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per rafforzare gli strumenti di partecipazione dei cittadini alla valutazione della performance delle pubbliche amministrazioni – n. 3-01016)

PRESIDENTE. La deputata Alaimo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01016 (Vedi l'allegato A).

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, il decreto legislativo n. 74 del 2017, di riforma del decreto legislativo n. 150 del 2009, ed in particolare l'articolo 19-bis, ha inserito importanti novità all'interno del processo valutativo della performance, con la partecipazione diretta dei cittadini e degli utenti in merito alla qualità dei servizi resi, riconoscendo la possibilità di segnalare le proprie osservazioni e incrementando così la trasparenza dell'attività pubblica.

Chiedo se, valutando lo stato di attuazione di quanto previsto all'articolo 19-bis sopra richiamato, la Ministra non intenda rafforzare lo strumento della partecipazione, al fine di valorizzare il ruolo attivo dei cittadini nella valutazione della performance delle amministrazioni, anche con riferimento agli enti locali, anche fissando metodologie standard sui servizi forniti dagli enti pubblici per effettuare indagini e rilevazioni del grado di soddisfazione degli utenti.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, voglio ringraziare gli interroganti per l'atto di sindacato ispettivo, perché mi permette di annunciare con particolare soddisfazione che il Dipartimento per la funzione pubblica, grazie anche al supporto della Commissione tecnica per la performance, che qui oggi mi sento di ringraziare, sta ultimando quelle che sono le linee guida rivolte a tutte le amministrazioni, proprio al fine di dare una completa applicazione ad una norma che è stata introdotta oltre due anni fa, e la pubblicazione, posso già dire in questa sede, avverrà entro la fine di novembre.

Come ha ricordato prima l'interrogante, questo articolo sancisce proprio i diritti da parte dei cittadini e degli utenti di partecipare alla valutazione delle performance organizzative della pubblica amministrazione, imponendo alla pubblica amministrazione anche di adottare dei metodi, dei sistemi di valutazione che siano in grado di rilevare il livello di soddisfazione da parte dei cittadini.

L'obiettivo credo che ci dovremmo dare, che mi dovrei dare, è quello di avere una pubblica amministrazione come una casa di vetro, ma anche una pubblica amministrazione che sia in grado di trovare in sé i framework di competenza che siano in grado di dare delle risposte alle esigenze reali del Paese. Come farlo? Proprio grazie all'impulso dei cittadini, degli utenti, delle imprese, di quelli che ogni giorno usufruiscono dei servizi della pubblica amministrazione. Non sarà sufficiente semplicemente incidere con queste linee guida, bisognerà anche incidere molto sulla formazione e su questo, con la Scuola nazionale della pubblica amministrazione, stiamo già intervenendo proprio per creare dei corsi di formazione anche per chi già sta all'interno della pubblica amministrazione.

Le linee guida prevedono una serie di linee di indirizzo proprio rispetto al principio di partecipazione. Io ne ricorderò alcune per sommi capi, poi, per i dettagli, rimando al complesso della risposta: ci sono dei moduli di valutazione partecipativa della performance che sono proprio collegati e fondati sul rapporto di collaborazione tra l'utente e il pubblico cittadino, che sono volti non soltanto ad una valutazione in fase finale di quello che è lo strumento che viene posto, il servizio che viene erogato dalla pubblica amministrazione, ma anche una formazione e una valutazione in fase di programmazione, perché l'obiettivo è quello di creare un nuovo patto tra la pubblica amministrazione e i cittadini.

Oltre a questo, tra gli obiettivi, c'è poi quello di avere una mappatura degli stakeholder e di creare proprio un riscontro tra le valutazioni effettuate dagli utenti e il miglioramento e la capacità di autoadeguamento della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La deputata Alaimo ha facoltà di replicare.

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, Ministra, per l'esaustività della risposta e per l'attenzione che riserva al tema della partecipazione dei cittadini nel processo di misurazione della performance. Al riguardo, è evidente come gli interventi normativi del passato non siano riusciti a realizzare l'obiettivo prefissato, ossia quello di riconoscere al cittadino, che, poi, è il destinatario diretto dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni, un ruolo attivo nella valutazione della performance dei dipendenti.

Sulla base di quanto da lei detto, in attesa della pubblicazione delle linee guida rivolte a tutte le amministrazioni, colgo con piacere che i principali contenuti delle stesse saranno orientati all'introduzione di modelli di valutazione partecipativa e, quindi, di una forma di valutazione esterna delle performance, fondata sul rapporto di collaborazione tra amministrazione pubblica e i cittadini mediante l'utilizzo di metodologie oggettive, nonché alla previsione di forme di coinvolgimento degli utenti sempre più ampie che prevedano una partecipazione dei soggetti anche nella fase di programmazione delle caratteristiche dei servizi erogati.

La trasformazione della PA passa da un rapporto più trasparente e collaborativo con i cittadini, accompagnato da una radicale trasformazione digitale.

Un'amministrazione più aperta e trasparente è la chiave di volta per avvicinare i cittadini e la PA, per trasmettere più fiducia nelle istituzioni e, soprattutto, per migliorare la qualità delle attività e dei servizi pubblici resi alla collettività. Dare più spazio agli utenti e ai cittadini significa anche saper gestire e soddisfare al meglio le richieste del pubblico, capire i bisogni e le necessità e rispondere ad essi in maniera affidabile, e in questo grande disegno la pubblica amministrazione svolge un ruolo fondamentale. E allora sono certa che l'impegno che sarà profuso, tanto dal Ministro quanto da tutto il Governo, sarà in grado di realizzare una PA moderna, trasparente e meritocratica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per far fronte all'attuale carenza di organico nel ruolo dei segretari comunali, nel quadro di una più ampia programmazione dei reclutamenti della Pubblica Amministrazione – n. 3-01017)

PRESIDENTE. L'onorevole Ferri ha facoltà di illustrare l'interrogazione D'Alessandro e Ferri n. 3-01017 (Vedi l'allegato A).

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Portiamo in quest'Aula, signora Ministra, la voce dell'ANCI, ma la voce di tanti sindaci, soprattutto dei piccoli comuni. Prima si parlava di efficienza, di rapporto cittadino-pubblica amministrazione. Ecco, la fiducia dei cittadini passa dal funzionamento del proprio comune, il sindaco che incontri per la strada al quale chiedi notizie sulla viabilità, sui tanti problemi che riguardano il tuo comune; e il funzionamento del comune è essenziale per ridare la fiducia ai cittadini e dare forza a quei piccoli comuni, a quei sindaci che lavorano con impegno e professionalità. E per far funzionare un comune occorre un segretario comunale e oggi mancano i segretari comunali. C'è una grande emergenza e dobbiamo intervenire, signora Ministra, per dare una risposta. Ci sono segretari comunali in alcune regioni che hanno 18 comuni che devono svolgere un servizio di legalità, di funzionamento. Il segretario comunale oggi è essenziale, quindi chiediamo di intervenire e di porre fine a questa emergenza.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi che hanno posto il quesito, perché mi permettono di specificare quello che è il concretizzarsi dell'azione del Governo rispetto alle criticità dell'applicazione della misura denominata “quota 100”, in particolare che rischia di comportare per gli enti locali, in particolare, come diceva lei, quelli di ridottissime dimensioni, delle difficoltà oggettive nella gestione dei servizi. Ben oltre 1700 comuni - questo secondo i dati nazionali dei segretari comunali di giugno 2019 - attestano che mancano segretari titolari, che devono essere individuati dal capo dell'amministrazione, quindi dal sindaco o dal presidente, tra gli iscritti all'albo.

L'articolo 14 del decreto-legge citato introduce in via sperimentale, per il triennio 2019-2021, delle misure di pensionamento anticipato. Sappiamo, però, bene tutti che la pubblica amministrazione vede un'età media dei dipendenti che è intorno ai 52 anni e la percentuale, invece, degli under 35 si attesta intorno al 2 per cento. Pertanto, gli effetti dell'entrata in vigore di “quota 100” non potevano non essere particolarmente significativi.

Per quanto riguarda, però, nello specifico la questione dei segretari comunali, ho preso atto del fatto che sia ANCI che UPI hanno presentato al Ministero dell'interno, con una lettera datata 24 luglio 2019, proprio la grave carenza dei segretari comunali e la necessità di provvedere ad una semplificazione delle procedure di reclutamento e di procedere celermente all'indizione del settimo corso-concorso. Peraltro, il Ministro dell'interno ha confermato che, oltre ad essersi insediata la commissione di concorso per l'assunzione di 291 segretari, le cui prove si svolgeranno entro la fine del corrente anno, è stato programmato l'avvio di un'ulteriore selezione di 171 segretari, che sarà bandita appena terminato l'iter di approvazione della relativa procedura.

È, quindi, mia ferma intenzione, anche d'intesa con le parti interessate, individuare delle soluzioni che consentano di superare le difficoltà che sono state denunciate, ad esempio con l'elaborazione di procedure di immissione accelerate per il prossimo corso-concorso o con una rivisitazione delle modalità di convenzione tra i comuni in materia di segreteria associata, oppure con l'ampliamento e rimodulazione delle fasce demografiche inerenti con le professioni C e B dei segretari comunali.

Confermo, inoltre, con particolare riguardo alla possibilità di ridurre i tempi necessari alla nomina dei nuovi segretari comunali iscritti all'albo, che il Dipartimento per la funzione pubblica è realmente interessato e impegnato, insieme ad altri dicasteri, per trovare una rapida soluzione per riuscire ad offrire una risposta che sia concreta rispetto alle esigenze dei comuni.

PRESIDENTE. Il deputato Camillo D'Alessandro ha facoltà di replicare. Prego, onorevole D'Alessandro.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Intanto grazie, Ministro, per la sua risposta e per la puntuale ricostruzione della attuale legislazione in materia di reclutamento dei segretari comunali. Intanto, Ministro, la situazione è grave ed è talmente grave che i tempi del corso-concorso rischiano di non rispondere alle esigenze che hanno i comuni. Quando parlo di esigenze, parlo del blocco dell'attività amministrativa in capo alle amministrazioni comunali: qui si rischia di bloccare gli appalti, di bloccare l'attività ordinaria, finanche di bloccare l'attività relativa alle procedure amministrative per le elezioni comunali. Questo accade, soprattutto, nei piccoli comuni e nelle aree interne.

Allora, il tema che noi le abbiamo posto con la nostra interrogazione non è solo rivolto al corso-concorso e al prossimo corso-concorso. Lei sa che ANCI le ha posto un tema ultroneo, cioè se si possono individuare ulteriori strumenti di reclutamento del personale per far fronte alle emergenze. Non è questa la sede, non c'è il tempo per confrontarci, noi ci faremo carico, anche come Italia Viva, di fare delle proposte, però esiste una esigenza di reclutamento. E io, Ministro, per il poco tempo che ho, le pongo solo due riflessioni, poi ci lavoreremo insieme se lei riterrà: la prima riguarda il personale della pubblica amministrazione, che può essere utilizzato anche attraverso la forma dei vicesegretari da collocare; e la seconda riguarda il personale esterno alla pubblica amministrazione, le professionalità che possono essere individuate. Io sono convinto che, se mettiamo in campo un mix, la programmazione con i corsi-concorsi, e gli altri strumenti aggiuntivi per far fronte all'emergenza, noi non lasciamo e abbandoniamo i comuni.

Concludo, facendomi tramite delle mail che ho ricevuto in queste ore, per dirle, Ministro, che i sindaci stanno firmando qualunque cosa, si stanno assumendo ogni responsabilità, proprio per la carenza dei segretari comunali. Dobbiamo fare subito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

(Tempi di adozione dei decreti attuativi relativi alle disposizioni del decreto-legge n. 34 del 2019 in materia di assunzione di personale negli enti locali – n. 3-01018)

PRESIDENTE. Il deputato Musella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01018 (Vedi l'allegato A). Prego, collega.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. L'articolo 33 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, il cosiddetto “decreto concretezza”, introduce novità in materia di assunzione di personale nelle regioni a statuto ordinario e nei comuni. Precisamente, il comma 2 del suindicato articolo introduce una modifica del sistema di calcolo e delle capacità assunzionali dei comuni. La nuova disciplina, però, non è immediatamente applicabile, in quanto è previsto un decreto ministeriale attuativo. Infatti, solo a decorrere dalla data che verrà individuata con apposito decreto attuativo, i comuni potranno effettuare assunzioni. Quindi, le chiedo, signor Ministro, come e in quali tempi intenda provvedere all'emanazione dei decreti attuativi richiamati in premessa, per aprire finalmente una stagione di ricambio generazionale tanto attesa dagli enti locali, reduci da un decennio in cui il valore aggiunto della professionalità del personale è stato sacrificato sull'altare dell'austerità finanziaria.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministra.

FABIANA DADONE, Ministra per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Anche in questo caso ringrazio gli interroganti perché mi permettono, anche qui, di porre una questione, e svilupparla nei limiti del tempo, che è centrale per l'azione del Governo, quello delle nuove assunzioni e del rafforzamento, e del ringiovanimento anche, della macchina della pubblica amministrazione, che deve essere finalizzato ad una più regolare e qualitativa erogazione dei servizi per cittadini, per imprese e per famiglie, su tutto il territorio nazionale.

L'articolo 33 del “decreto crescita” ha proprio introdotto delle misure volte a consentire alle regioni a statuto ordinario e ai comuni di effettuare nuove assunzioni, anche in misura superiore al numero delle cessazioni. La citata norma pone dei parametri ulteriori, rispetto a quella dell'entità delle risorse disponibili, che sono: il numero di abitanti, l'entità di ulteriori entrate da parte delle singole regioni, dei singoli comuni e del numero dei dipendenti in servizio.

I comuni e le regioni che si trovano al di sotto del limite di spesa per il personale - un limite che dovrà essere indicato nel decreto attuativo - potranno effettuare le assunzioni oltre il turnover. Quelli che superano detto limite dovranno, invece, procedere ad una riduzione della spesa per il personale in modo graduale, sempre con possibilità, però, di sostituire tutti i dipendenti cessati, quindi con un turnover al 100 per cento.

L'elaborazione dei provvedimenti dei decreti attuativi è attualmente in fase avanzata. Principalmente il lavoro si è concentrato sull'individuazione dei criteri che, sia nel rispetto dei valori costituzionali che dei contenuti della norma primaria, devono valorizzare la determinazione dell'entità della popolazione di residenza, le cosiddette fasce demografiche, perché quello che vogliamo è sicuramente garantire ai comuni e agli enti territoriali di avere i funzionari, ma anche di averli con un alto grado di professionalità e sulla base delle esigenze delle entità territoriali e anche dei “comuni polvere”, come ricordavano prima i colleghi.

I decreti attuativi sono in definizione, e anche un'altra novità importante è in definizione, cioè quella di dare una definizione chiara e univoca al processo di adeguamento al nuovo regime di assunzione da parte dei comuni. Io sono insediata da un mese, però ho chiesto subito agli uffici, sia al mio staff che a quelli del Dipartimento, di riprendere in mano le fila del dialogo, sia istituzionale che con i rappresentanti degli enti locali, proprio per rispondere a queste esigenze. E oggi pomeriggio, appena rientrata in ufficio, riceverò sia ANCI, UNCEM e Conferenza delle regioni proprio per parlare dei temi che sono a loro più cari, quindi quelli delle unità assunzionali e anche dei segretari comunali.

PRESIDENTE. L'onorevole Musella ha facoltà di replicare.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Noi di Forza Italia abbiamo sollevato più volte, nel corso della discussione del “decreto crescita”, la necessità e l'urgenza di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione. Questo è uno dei problemi grossi del nostro Paese, a cui si può ovviare evidentemente assumendo i nostri giovani e evitando magari assurdi provvedimenti come, per esempio, l'assunzione di navigator, in modo tra l'altro precario, e l'erogazione del reddito di cittadinanza, addirittura adesso concesso anche, scandalosamente, a dei terroristi. Questi provvedimenti approvati, appunto, hanno tolto di fatto le risorse che dovevano essere, invece, impiegate per assumere i nostri giovani - che scappano all'estero in modo indeterminato - nei nostri comuni, che hanno obiettivamente del personale che legittimamente a volte vuole e deve andare in pensione. I comuni italiani hanno la necessità, poi, di trasformarsi digitalmente, cosa che si potrà fare con successo solo con nuove leve lavorative.

Quindi, purtroppo, rispetto alla sua risposta io non posso essere soddisfatto, perché non si fissano le date. Questo provvedimento doveva già entrare in funzione per i comuni, per le nostre amministrazioni, da luglio, quindi oggi, 60 giorni dopo l'emanazione del decreto, non abbiamo ancora il decreto attuativo, lei mi ha detto che ci sta lavorando. Avete un'occasione per risolvere molti dei problemi, anche dal punto di vista occupazionale, della nostra società, mi auguro che lo fa farete con grande solerzia e grande velocità, perché i nostri cittadini non aspettano e hanno bisogno che i comuni, che sono il front office dello Stato nei confronti appunto della nostra popolazione, abbiano la possibilità di vedere risolti i problemi e i bisogni in tempi molto rapidi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, ci arrivano notizie molto preoccupanti sul fronte turco-siriano di un attacco turco contro le amministrazioni curde nel nord della Siria: scene di panico tra la popolazione civile, bombardamenti aerei. Tutto questo va fermamente condannato. Dopo anni di morti, di profughi, di violenze senza fine, la Siria non merita un altro conflitto di questo tipo; un conflitto, tra l'altro, i cui esiti sono certamente imprevedibili e rischiano di avere una scala regionale molto preoccupante.

L'Italia si deve attivare al più presto per chiedere la convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Consiglio della NATO, di cui la Turchia è membro, e in teoria è un nostro alleato all'interno della NATO.

Chiediamo che il Ministro Di Maio venga al più presto a riferire su questa escalation.

È ora che, come europei, ci prendiamo le nostre responsabilità verso un teatro vicino, che ha molte conseguenze sulle nostre vite e dal quale siamo da troppo tempo lontani: abbiamo delegato ad altri la gestione delle vicende in quella regione. È ora che ci prendiamo le nostre responsabilità e che agiamo al più presto per evitare l'escalation e per favorire una composizione e la pace (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro, immagino sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Sì, signor Presidente, per associarmi alle parole della collega Quartapelle. Già ieri, in apertura della seduta, il collega Fratoianni, a nome del nostro gruppo, aveva sollevato la questione ed espresso preoccupazioni rispetto a quelli che erano stati annunci, da parte del Governo turco, di un possibile, imminente attacco, che purtroppo, stando alle notizie di stampa di questi minuti, sarebbe iniziato.

Quindi, siamo a ribadire la richiesta, già espressa ieri, che l'Europa non stia a guardare, che un conflitto, che solo apparentemente è distante da noi, debba essere assolutamente evitato, attraverso, ovviamente, i mezzi della diplomazia. Da questo punto di vista, i tempi sono un elemento fondamentale.

Quindi, siamo di nuovo a ribadire anche noi che il Ministro degli Affari Esteri, Di Maio, venga in Aula perché ci possa e ci debba essere un dibattito in questa sede, una presa di posizione chiara dell'Italia in tutti i consessi in cui noi siamo presenti, perché sia scongiurato questo attacco alla Siria e ovviamente questo attacco al popolo curdo (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro e onorevole Quartapelle, senz'altro riporteremo comunque al Governo le vostre segnalazioni.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angiola, Boccia, Brescia, Colletti, D'Uva, Dal Moro, Delmastro Delle Vedove, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Lollobrigida, Maggioni, Molinari, Parolo, Paolo Russo, Schullian, Scoma, Sisto, Tasso, Trano, Traversi, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annuncio dell'elezione del presidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che il Comitato per la sicurezza della Repubblica ha proceduto in data odierna all'elezione del Presidente. È risultato eletto il deputato Raffaele Volpi, a cui vanno i nostri auguri di buon lavoro (Applausi). È un applauso bipartisan.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 8 ottobre 2019, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” la senatrice Rosellina Sbrana, in sostituzione del senatore Gianfranco Rufa, dimissionario.

Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento (ore 16,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per schede per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento.

Ricordo che a tale elezione si procede a seguito della richiesta formulata, con lettera in data 3 ottobre, dal gruppo Partito Democratico che, in ragione di modificazioni intervenute, si è venuto a trovare privo di un proprio rappresentante nell'Ufficio di Presidenza.

Conformemente alla prassi relativa alle votazioni per schede, la chiama sarà effettuata secondo l'ordine alfabetico.

Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome. Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.

Saranno altresì considerate nulle le schede recanti segni di riconoscimento.

Le preferenze espresse in favore di deputati aventi lo stesso cognome non saranno considerate valide… Posso chiedere maggior silenzio?...ove non rechino anche il nome del deputato ovvero, quanto meno, la lettera iniziale del nome o il gruppo di appartenenza.

Ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del Regolamento, risulterà eletto il deputato appartenente al gruppo del Partito Democratico che otterrà il maggior numero di voti.

Indìco la votazione per schede per l'elezione di un Segretario di Presidenza.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico.

Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama dei deputati.

(Segue la votazione ) .

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Invito i deputati Segretari a procedere, nella sala dei Ministri, allo spoglio delle schede.

Sospendo la seduta fino al termine delle operazioni di scrutinio.

La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 18,40.

Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento:

Presenti e votanti…464

Ha ottenuto voti: Andrea De Maria 352.

Voti dispersi…2

Schede bianche…78

Schede nulle…32.

Proclamo pertanto eletto Segretario di Presidenza il deputato Andrea De Maria (Applausi).

Hanno preso parte alla votazione:

Acquaroli Francesco

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baldino Vittoria

Baratto Raffaele

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Annalisa

Baroni Massimo Enrico

Bartolozzi Giusi

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bazzaro Alex

Bella Marco

Bellucci Maria Teresa

Belotti Daniele

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benedetti Silvia

Benvenuto Alessandro Manuel

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Boniardi Fabio Massimo

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Bubisutti Aurelia

Bucalo Carmela

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Calabria Annagrazia

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantalamessa Gianluca

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Caon Roberto

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Caretta Maria Cristina

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Casciello Luigi

Casino Michele

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cassinelli Roberto

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Ceccanti Stefano

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Cenni Susanna

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Coin Dimitri

Colaninno Matteo

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Conte Federico

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Davide

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Cunial Sara

Currò Giovanni

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Luca

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Martini Guido

De Menech Roger

Deiana Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

Della Frera Guido

Delmastro Delle Vedove Andrea

Delrio Graziano

D'Eramo Luigi

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Marco

Di Muro Flavio

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Ermellino Alessandra

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Formentini Paolo

Fornaro Federico

Foscolo Sara

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frate Flora

Fregolent Silvia

Furgiuele Domenico

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gariglio Davide

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

Lacarra Marco

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Liuni Marzio

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Longo Fausto

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Loss Martina

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Manzato Franco

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Mariani Felice

Marin Marco

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Maschio Ciro

Masi Angela

Maturi Filippo

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minardo Antonino

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Morelli Alessandro

Moretto Sara

Morgoni Mario

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Murelli Elena

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nitti Michele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Alessandro

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Perego Di Cremnago Matteo

Pettazzi Lino

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Portas Giacomo

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Racchella Germano

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Raffaelli Elena

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rotelli Mauro

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schirò Angela

Scutellà Elisa

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Sgarbi Vittorio

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Siragusa Elisa

Sisto Francesco Paolo

Sodano Michele

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tartaglione Annaelsa

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccafondi Gabriele

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Topo Raffaele

Torto Daniela

Trancassini Paolo

Trano Raffaele

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Tripodi Maria

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valbusa Vania

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varchi Maria Carolina

Varrica Adriano

Vazio Franco

Versace Giuseppina

Vianello Giovanni

Vietina Simona

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Vinci Gianluca

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Raffaele

Zan Alessandro

Zanettin Pierantonio

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Sono in missione:

Amitrano Alessandro

Ascani Anna

Azzolina Lucia

Boccia Francesco

Bonafede Alfonso

Buffagni Stefano

Businarolo Francesca

Carfagna Maria Rosaria

Castelli Laura

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Dadone Fabiana

Del Re Emanuela Claudia

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

D'Incà Federico

Ferraresi Vittorio

Fioramonti Lorenzo

Fontana Gregorio

Fraccaro Riccardo

Franceschini Dario

Frusone Luca

Fusacchia Alessandro

Gebhard Renate

Giaccone Andrea

Giacomoni Sestino

Grande Marta

Grimoldi Paolo

Guerini Lorenzo

L'Abbate Giuseppe

Liuzzi Mirella

Lollobrigida Francesco

Lupi Maurizio

Maniero Alvise

Marrocco Patrizia

Marzana Maria

Morani Alessia

Morassut Roberto

Orrico Anna Laura

Pastorino Luca

Rampelli Fabio

Saltamartini Barbara

Scalfarotto Ivan

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Sibilia Carlo

Spadafora Vincenzo

Speranza Roberto

Tofalo Angelo

Traversi Roberto

Villarosa Alessio

Volpi Leda

Convocazione di Commissioni parlamentari di inchiesta per la loro costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con la Presidente del Senato, la Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” e la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario sono convocate per la loro costituzione martedì 22 ottobre 2019, alle ore 18, presso la sede di Palazzo San Macuto.

Modifica nella composizione della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna la Presidente del Senato ha nominato quale componente della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti il senatore Vincenzo Presutto, in sostituzione del senatore Mario Turco, entrato a far parte del Governo.

Organizzazione dei tempi di esame della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del 2019 (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comencini. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi: “Non il valore, non l'armi, non i condottieri, ma la Madonna del Santo Rosario ci fece vincitori”. Così, 448 anni fa, il Senato veneto faceva scolpire a Palazzo Ducale, a Venezia, la memoria della strepitosa vittoria di Lepanto, attribuendolo alla Madonna Ausiliatrice dei cristiani.

Nelle acque di Lepanto, in Grecia, il 7 ottobre 1571, la flotta della Lega Santa, voluta da Papa Pio V, vinse quella epica battaglia. L'armata cristiana schierava 204 galee, metà delle quali erano veneziane. A Lepanto fu salvata l'Europa e la civiltà cristiana, minacciata dalle orde turche. Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la patria, si recitava il Santo Rosario. Il trionfo fu attribuito, quindi, all'intercessione della Vergine Maria, tanto che San Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della vittoria, poi divenuta Madonna del Rosario. Gli schiavi cristiani, che sulle navi turche riuscirono a sciogliersi dalle catene, combatterono anch'essi per la gloria di Cristo.

Non si può inoltre oggi scordare il sacrificio di Marcantonio Bragadin, governatore di Cipro e degli altri eroici comandanti della guarnigione veneziana che a Famagosta furono martirizzati dagli ottomani, un ricordo tragicamente attuale.

Viva San Marco, viva l'Europa cristiana, per cui combattiamo e combatteremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Comencini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Grazie Presidente. Era l'11 luglio quando in Commissione trasporti adottavamo e votavamo la revisione del codice della Strada, mandandolo in Aula.

A distanza di tre mesi non vediamo ancora il provvedimento. Sappiamo che è stato calendarizzato, ma i tempi si allungano. In questo provvedimento c'erano interventi importanti: le strisce gratuite blu per i disabili e c'era molto sulla sicurezza stradale.

Continuiamo ad attendere che il Governo calendarizzi questo provvedimento importantissimo, auspichiamo ovviamente che, oltre alle chiacchiere, ai manifesti e ai tweet, questo Governo si svegli a portare un provvedimento così importante e che va nella direzione di agevolare i cittadini. Riguardo a questo mi collego anche all'IVA per le autoscuole, perché quest'IVA ricadrà molto probabilmente, anzi sicuramente sui cittadini finali.

Dicono che vogliono armonizzare, rimodulare tutto questo percorso ma auspico davvero che, magari con una semplice circolare ministeriale mandata all'Agenzia delle Entrate, facciano una specifica dove si ricordi che quello delle autoscuole è un servizio che riguarda la sicurezza stradale, è un servizio che viene fatto ai nostri ragazzi e non deve essere sempre aumentato con costi che poi vengono pagati dalle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Donina, ci ha fatto fare 450 anni di salto in avanti rispetto al suo collega.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. C'è una pressante emergenza sociale e lavorativa che attraversa le marinerie del basso Adriatico ed in particolare quelle pugliesi.

Io provengo da Manfredonia, che ospita una delle più importanti flottiglie pescherecce e ho contezza di quanto questo disagio sia reale e percepito.

Le normative europee, secondo quanto lamentano i pescatori e gli armatori, sarebbero disattente ed inique rispetto alla realtà delle condizioni di lavoro e delle caratteristiche del Mar Adriatico, dalla larghezza delle maglie delle reti - penalizzanti per i pescatori del Basso Adriatico, il cui pescato è di taglia notoriamente più piccola rispetto a quella degli altri mari europei - alla severità delle sanzioni, ritenute spesso non rispettose delle difficoltà del lavoro in questione ed illogiche nella loro applicazione.

Ad esempio, se viene commessa un'infrazione si applicano dei punti come dire in diminuzione, di penalizzazione; questi punti vanno applicati nel contempo sia al peschereccio che al comandante, come se io prestassi l'auto ad un conoscente, costui commettesse un'infrazione e i punti, oltre che sulla sua patente, fossero tolti alla mia auto e quindi questo, come è facile immaginare, diventa un grande problema per chi deve affrontare il lavoro.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tasso, molte grazie.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmisano. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, voglio portare all'attenzione di quest'Aula l'ultimo gravissimo caso che vedrebbe coinvolti, ancora una volta, minorenni ospiti di una comunità educativa: è notizia di pochi giorni fa che in una di queste strutture in provincia di Bari, a Valenzano in particolare, alcuni minorenni sarebbero stati oggetto di continue vessazioni e maltrattamenti.

La Guardia di finanza ha ricostruito una serie di episodi, che si sarebbero verificati tra il 2012 e il 2019, in cui i ragazzini sarebbero stati costretti a mangiare alimenti scaduti, a fare docce con acqua gelata, a raccogliere escrementi e carcasse di animali nei giardini della struttura.

Ai ragazzi più turbolenti venivano somministrati sedativi, il più delle volte anche questi scaduti, e venivano segregati per giorni nelle loro stanze. Sono due gli indagati da parte della Procura: la direttrice e rappresentante legale della cooperativa e un educatore di 29 anni, per i quali il sostituto procuratore ipotizza il reato di maltrattamento.

La direttrice dovrà rispondere anche del reato di truffa ai danni di alcuni comuni del Barese e all'educatore viene contestato anche un caso specifico di violenza nei confronti di un ragazzo, che sarebbe stato schiaffeggiato e strattonato.

Quello che emerge è un quadro di maltrattamenti e irregolarità diffuse che, se dovesse essere confermato, sarebbe di una gravità inaccettabile, anche perché – ricordiamo - stiamo parlando di bambini che provengono da contesti familiari disagiati, difficili e che dovrebbero essere protetti e tutelati e non certo maltrattati.

Questo ennesimo episodio evidenzia la necessità e l'urgenza di disporre controlli più efficaci e più severi nei confronti di queste comunità di accoglienza ed è proprio quanto stiamo facendo con l'istituzione della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle case famiglia, che ha proprio il compito di fare luce sul mondo degli affidi minorili e rendere trasparente l'attività delle case famiglia, in maniera da evitare episodi di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (M5S). Grazie Presidente. Colleghi, siamo abituati a sentire i colleghi della Lega dire: “Chi paga?”; e allora vi racconto una storia: il TAR Lombardia con decreto cautelare ha sospeso gli effetti della delibera della Regione Lombardia del 31 luglio 2019, che autorizza la cattura di migliaia di uccelli selvatici ai fini di richiami vivi mediante l'utilizzo di reti, i roccoli. I roccoli sono un antico metodo di caccia giudicato dannoso in quanto non selettivo e utilizzano esche vive per attrarre le prede e farle incastrare nelle reti. Questa delibera regionale viola la legge nazionale n. 157 del 1992 e le direttive europee.

Ma cosa stiamo rischiando a causa della Lega e di regione Lombardia? Una procedura di infrazione europea da centinaia di milioni o forse miliardi di euro.

I nostri consiglieri regionali Verni e Alberti hanno immediatamente informato il Ministro dell'ambiente Costa, che ha prontamente emesso la diffida, senza la quale non si sarebbe potuta avviare la procedura. In seguito sono stato coinvolto dai consiglieri affinché potessi entrare in contatto con la Presidenza del Consiglio, appena in tempo per fare emettere la diffida alla deroga.

Il periodo era sfavorevole, perché il Governo non si era ancora insediato e le deleghe non erano ancora state affidate ai Ministeri. Dopo settimane di lavoro con le diverse Direzioni, la delega è stata affidata al Ministro Boccia, che ha accolto la richiesta e ha emesso il provvedimento.

L'intervento della Presidenza del Consiglio conferma che i roccoli sono illegali. Nonostante ciò, ieri la giunta lombarda ha deliberato che non ci sarà alcun adeguamento alle norme vigenti. Insomma, della legge qualcuno direbbe “me ne frego”. Pertanto sono costretto a chiedere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di ritirarla di imperio. Ma la tutela ambientale, della salute degli animali o il rispetto per la legge sono solo slogan? Autonomia, indipendenza, secessione e poi, se siete causa di una multa milionaria o miliardaria, chi paga? Tutti i cittadini italiani, mica la Lega! Volete pieni poteri, violate le leggi, non tutelati gli animali, mettete le mani nelle tasche degli italiani. Noi andremo avanti a lavorare per impedire questa tassa targata Lega per una pratica che rischia di nuocere ad esemplari di specie protette. Un doveroso ringraziamento al Ministro Boccia, al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro dell'Ambiente Costa e un'ultima informazione: da questa mattina abbiamo certezza che la procedura di infrazione sarà avviata se non blocchiamo (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romaniello. Colleghi! Colleghi!

L'onorevole Romaniello stava facendo… Pregherei i colleghi di rispettare i tempi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Intervengo per un sollecito al Governo. In data 11 ottobre 2018, quasi un anno fa, ho depositato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01346, riguardante la costruzione di un costosissimo viadotto nell'isola di Sant'Antioco, che costerebbe allo Stato 66 milioni, una cosa inutile. Il 19 giugno 2019 ho depositato l'interrogazione a risposta scritta 4-03117, annunciata nella seduta del 20 giugno 2019, riguardante il progetto di deposito costiero di gasolio in località Tortolì Arbatax, un punto ad alta densità turistica. Non avendo ancora ricevuto risposta, sollecito il Governo a provvedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cabras. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie Presidente, in queste ore stiamo seguendo con una certa apprensione l'evolversi della situazione nel nord-est della Siria, dopo l'attacco che è stato sferrato dalla Turchia, un attacco che non può essere giustificato nemmeno con un'azione anti Isis, anti Daesh, in quanto i curdi siriani sono stati tra i primi a combattere il fenomeno del terrorismo islamico portato avanti dai tagliagola dell'Isis.

Ricordo la strenua resistenza e la liberazione nelle città di Kobane e di Raqqa, che ha dato onore ai guerrieri curdi in chiave antiterroristica, contro appunto il terrorismo islamico.

La Lega, in questo momento di preoccupazione, esprime ferma condanna per l'azione che è stata portata avanti dalla Turchia, e che sta portando avanti la Turchia, e assoluta solidarietà nei confronti del popolo curdo.

Fatta questa accorata premessa, però, chiediamo al Ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, di riferire urgentemente all'Assemblea di quest'Aula in merito ai dettagli che sono a sua conoscenza su quanto sta accadendo, la posizione del nostro Paese in merito a questa situazione, a questa crisi internazionale, e anche qual è la posizione e qual è il ruolo che il nostro Paese ha intenzione di assumere davanti a quello che sembra essere l'ennesimo massacro del popolo curdo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, ci sono già delle vittime civili a Ras al-Ayn, nel nord-est della Siria, dopo l'attacco proditorio voluto e rivendicato da Erdogan contro le organizzazioni e le popolazioni del Kurdistan siriano. Già sono in campo richieste per la convocazione urgente, domani mattina, del Consiglio di sicurezza, da parte del Regno Unito, della Polonia, della Francia, del Belgio e della Germania; e noi, il nostro Paese, abbiamo il dovere non solo di esprimere solidarietà nei confronti di quei nostri fratelli curdi che per troppe volte sono stati traditi dopo aver pagato un tributo altissimo, di sangue, per difendere anche noi dal terrorismo islamista dell'Islamic State, ma abbiamo la necessità - e mi associo in questo alla richiesta che veniva fatta prima - di avere una comunicazione urgente da parte del Ministro degli Affari esteri, Di Maio, e un intervento del nostro Paese perché un'azione multilaterale innanzitutto chieda il cessate il fuoco e, dopo il cessate il fuoco, realizzi uno strumento di protezione, una fascia di protezione che consenta l'integrità del territorio siriano e la possibilità della prevenzione di atti violenti nei confronti della popolazione siriana (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Onorevole Migliore, lo dico dopo la sua sollecitazione così come quella dell'onorevole Coin e dei gruppi del Partito Democratico e di LeU di stamattina: il Governo è informato sulla necessità, sulla richiesta che è arrivata, di un'informativa in quest'Aula sui temi che lei ha sottolineato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie Presidente. Presidente, vorrei ricordare Filippo Penati, ex sindaco di un comune italiano in provincia di Milano. Vede, Presidente, Filippo Penati ebbe il coraggio di chiedere scusa. Deve sapere che lui passò da una condizione di piena salute a una condizione di disabilità. Lui era ex sindaco, e pensò, all'epoca, di aver fatto abbastanza per le barriere architettoniche e tutto il resto, mentre invece, quando era sulla sedia a rotelle, era disabile, non autosufficiente, eccetera, si accorse che non lo aveva fatto, e chiese scusa. Vorrei riportare qui un suo virgolettato: “In questi giorni la mia mobilità deve essere assistita da una sedia a rotelle. Ho fatto il sindaco, e il mio impegno per l'abbattimento delle barriere architettoniche non è mancato. Pensavo fosse efficace, ma questa esperienza mi ha inesorabilmente dimostrato che non è così e me ne scuso”. Io lo ringrazio per queste scuse, e veramente mi chiedo se per fare qualcosa per la disabilità si debba essere disabili. Ma a lui veramente do il mio grazie, anche solo per il coraggio che ha dimostrato, di chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dall'Osso, anche per questo ricordo di Filippo Penati.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi in Germania sono accaduti dei fatti molto gravi, ci sono stati due morti; sono stati oggetto di attentati in un cimitero, ma anche alla Sinagoga, cittadini di religione ebraica. Un fatto grave, non solo per la Germania, ma per tutta l'Europa. Una cultura dell'odio che attacca cittadini nel momento più importante di festività, lo Yom Kippur. Quindi, esprimo, a nome del MoVimento 5 Stelle, la vicinanza ai cittadini di religione ebraica della Germania e a tutte le comunità ebraiche europee.

PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Zennaro. La Camera si associa a questo ricordo del tragico attentato che è stato fatto in Germania, e le sue parole sono molto opportune.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 10 ottobre 2019 - Ore 9,30:

> Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019. (Doc. LVII, n. 2-bis)

Relatori: LOVECCHIO, per la maggioranza; LUCASELLI, di minoranza.

La seduta termina alle 19.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Molinari e a. 1-241 500 500 0 251 225 275 60 Resp.
2 Nominale Moz. Mulé e a. 1-242 501 501 0 251 226 275 60 Resp.
3 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-250 501 501 0 251 226 275 60 Resp.
4 Nominale Moz. Fontana I. e a. 1-252 501 495 6 248 271 224 60 Appr.
5 Nominale Moz. Gagliardi e a. 1-254 502 499 3 250 227 272 59 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.