Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 234 di martedì 8 ottobre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA.

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Claudio Borghi, Luigi Di Maio, Gallinella, Giorgis, Maggioni, Rizzo, Rosato e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione del Comitato per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 7 ottobre 2019, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato per la sicurezza della Repubblica il deputato Raffaele Volpi, in sostituzione del deputato Riccardo Molinari, dimissionario.

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza a salvaguardia delle coltivazioni olivicole, con particolare riferimento alla provincia di Matera, in relazione al batterio Xylella fastidiosa - n. 3-00904)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Losacco n. 3-00904 (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe L'Abbate, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, rilevo in premessa che l'emergenza Xylella è una delle priorità che abbiamo inteso affrontare tempestivamente per arginare le ripercussioni di carattere ambientale, economico e sociale causate dall'epidemia. In tal senso si è reso necessario identificare in tempi stretti le azioni prioritarie da attuare, per arrestare l'avanzata verso nord delle contaminazioni, in linea con le disposizioni dell'Unione europea. Ricordo, infatti, che l'esigenza di una rimozione immediata delle piante infette, per evitare l'espansione della contaminazione, è stata confermata dalla recente sentenza della Corte di giustizia del 5 luglio scorso, che ha condannato l'Italia per la mancata applicazione delle misure obbligatorie, previste dalla decisione (UE) 2015/789 contro la Xylella fastidiosa.

Un'emergenza come questa va affrontata con serietà e determinazione. Le risorse ci sono, dobbiamo spenderle bene ed efficacemente e dobbiamo essere in grado di farlo dal prossimo 1° gennaio. Le priorità sono evidenti: salvaguardare e rigenerare il paesaggio olivicolo; sostenere e investire nella ricerca; salvaguardare il reddito di imprese e lavoratori.

In tale direzione l'incontro che abbiamo avuto lo scorso 19 settembre con la regione Puglia, Agea, il Crea, le associazioni nazionali di categoria e i rappresentanti del mondo produttivo, è stato finalizzato alla condivisione delle misure da attuare per fronteggiare l'emergenza e da inserire nel Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, previsto dal decreto-legge cosiddetto emergenze agricole, con un plafond a disposizione di oltre 300 milioni di euro nei prossimi due anni.

In tale contesto, oltre all'evidente necessità di proseguire nel monitoraggio del territorio per contenere al massimo l'avanzata del batterio, è emersa l'esigenza di attivare con tempestività tutte le misure volte al rilancio dell'economia agricola del territorio colpito dalla Xylella, a compensare le imprese che hanno subito danni a seguito dell'emergenza, a potenziare gli interventi volti a contrastare l'avanzata del batterio, a semplificare le procedure di utilizzazione degli impianti e a mantenere sul territorio il valore aggiunto connesso allo smaltimento del legname. È stata, altresì, sottolineata l'esigenza di disporre di efficaci strumenti di informazione, per rendere ufficiale ed oggettiva la comunicazione sulla presenza del batterio.

Per affrontare la complessa gestione dell'emergenza è indispensabile adottare un duplice approccio, per difendere i territori indenni e convivere con la batteriosi nelle aree contaminate del Salento. Mi riferisco, in particolare, all'applicazione puntuale delle misure di quarantena, abbattimenti immediati delle piante infette e lotta contro i vettori, nell'area di confine con le aree indenni, e al ricorso di idonee pratiche tecniche, agronomiche, chimiche e biologiche, al fine di recuperare il potenziale produttivo delle piante infette, nei territori ove la batteriosi è insediata e l'abbattimento di tutte le piante non è attuabile a causa dell'estensione del focolaio.

In tale ambito il ruolo dei monitoraggi, tuttora in corso, è fondamentale. Preciso al riguardo che, al 13 settembre scorso, nei primi venti chilometri di zona infetta, ove è obbligatorio il taglio immediato di tutte le piante positive alla Xylella, sono state identificate 233 piante contaminate, di cui 133 già abbattute dal servizio fitosanitario regionale o dai proprietari. Restano, quindi, da abbattere cento alberi di olivo, che ricadono nella zona di sei comuni delle province di Brindisi e Taranto. Nella zona infetta più a sud, ove non vige l'obbligo di eradicazione, la regione Puglia ha condotto un monitoraggio nella Piana degli ulivi monumentali e lungo la costa adriatica, individuando complessivamente 886 piante infette, di cui 301 abbattute.

Con riferimento al territorio della provincia di Matera, ove insiste il comune di Ferrandina, è evidente che, essendo prossimo al confine dell'area demarcata per Xylella fastidiosa in Puglia, esso è a forte rischio di contaminazione, nel caso non si adottino tutte le misure previste dalle disposizioni unionali. Assicuro all'interrogante che prestiamo massima attenzione alle legittime preoccupazioni relative al territorio del materano ed evidenzio che i servizi fitosanitari regionali effettuano indagini annuali, i cui risultati sono periodicamente trasmessi al Ministero e alla Commissione europea, per ricerca di Xylella nelle aree verdi, coltivate e nei vivai, e che nessuna contaminazione è stata ad oggi riscontrata in Basilicata.

PRESIDENTE. L'onorevole Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie Presidente. Io ringrazio il Governo e ringrazio il sottosegretario L'Abbate per la risposta. È noto che la Xylella continua ad essere una pericolosa emergenza, non solo per la Puglia, ma per l'intero Paese. Poco tempo fa la Coldiretti ha denunciato, dati alla mano, la preoccupante avanzata della Xylella fastidiosa in territorio di Puglia, con un'estensione in risalita e, appunto, un orientamento verso Matera. Da qui la ragione di questo atto di sindacato ispettivo. Anche sulla base del richiamato VII aggiornamento del monitoraggio 2018/2019, il numero di piante infette sale a 885, dopo campionamenti e analisi. C'è preoccupazione, siamo per entrare nel vivo della campagna olivicola. Coltivatori e frantoi sono in allarme da tempo, viene legittimamente chiesto di intensificare le attività di monitoraggio e abbattimento per preservare il patrimonio arboreo.

Ferrandina, che è a 35 chilometri da Matera, è uno dei centri a maggiore vocazione, con una coltivazione particolare conosciuta come “Majatica”. È in corso il riconoscimento per la Dop e vi sono alberi monumentali, come il famoso “Patriarca”, che costituisce un patrimonio nazionale. La notizia che la Xylella possa sconfinare determina, quindi, molta apprensione per salvaguardare migliaia di alberi in questi territori. Anche qui l'olio verde rappresenta una vera eccellenza.

Chiediamo, quindi, al Governo di intensificare, d'intesa con le regioni e, quindi, anche con la regione Basilicata, un'azione di capillare monitoraggio, per contrastare l'avanzata del virus e preservare anche la “Majatica”, e di velocizzare l'iter per il riconoscimento del Dop.

Siamo certi che il nuovo Governo saprà far tesoro degli errori del passato e non sottovalutare gli allarmi in essere. Vanno contrastate forme di pseudoscienza, che hanno rallentato il contrasto e che hanno fatto condannare l'Italia dalla Corte di giustizia europea, per non aver rispettato le misure prescritte per il contrasto. Sottosegretario, lo sa benissimo anche lei: in Puglia e in Basilicata, ovunque vi sia un albero di ulivo, troviamo anche pressante la richiesta di far presto, per mettere in sicurezza un patrimonio inestimabile.

(Iniziative volte a rafforzare gli organici delle forze dell'ordine in provincia di Matera, con particolare riferimento alla stazione dei carabinieri di Ferrandina - n. 3-00631)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Achille Variati, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00631 (Vedi l'allegato A).

ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Illustre Presidente e signori deputati, in via preliminare desidero assicurare, in particolare all'interrogante, che la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella cittadina di Ferrandina, e più in generale in tutta la provincia di Matera, è attentamente seguita dal Ministero dell'interno attraverso i presidi territoriali delle forze dell'ordine.

La mia affermazione è confermata dal fatto che nella citata provincia, nel 2018, l'andamento della delittuosità ha fatto registrare un decremento generale del 3,3 per cento dei delitti complessivi rispetto all'anno precedente. Peraltro, i primi otto mesi di quest'anno confermano tale andamento, con un ulteriore decremento generale di quasi il 15 per cento, rispetto all'analogo periodo del 2018. L'aumentata azione di contrasto delle forze di polizia ha portato all'arresto di 633 persone nel 2018, mentre nel 2017 erano state 315.

Nei primi mesi del 2019 gli arrestati sono stati 164, rispetto ai 56 dello stesso periodo dell'anno precedente.

Nonostante i dati siano incoraggianti, tuttavia, nel territorio in questione si sono effettivamente verificati diversi furti consumati o tentati ai danni di istituti bancari, il più delle volte con l'utilizzo di esplosivo per forzare gli sportelli bancomat, come da lei, onorevole, segnalato. A tale proposito debbo segnalarle che, pur in presenza della costante azione di vigilanza svolta dalle forze di polizia, alcune delle attività criminose sono state facilitate dall'assenza di impianti di videosorveglianza o dalla carenza e mancata funzionalità degli impianti presenti. L'episodio da lei citato nell'interrogazione è avvenuto a Ferrandina il 16 marzo scorso, quando ignoti si sono introdotti all'interno della filiale della Popolare di Bari, dove, utilizzando esplosivo, hanno trafugato circa 40 mila euro dal bancomat. Sul posto è intervenuto inizialmente il personale della stazione carabinieri, che ha interessato l'autorità giudiziaria, a cui si è unito successivamente il personale del commissariato di Pisticci. Dai primi accertamenti è emerso che i malviventi (quattro), con il volto travisato, si sono allontanati a bordo di un'autovettura facendo perdere le proprie tracce. Le attività di indagine sono ad oggi ancora in corso. Informo, in ogni caso, che grazie all'intensificazione dei servizi di controllo coordinato del territorio nell'area in questione, dallo scorso mese di marzo ad oggi non si sono registrati ulteriori furti aggravati ai danni di apparecchiature bancomat, né altre rapine in generale, mentre rimane pressoché invariato il numero dei furti (ventotto) rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente (venticinque).

Con riferimento alle richieste di potenziamento degli organici delle forze dell'ordine, ricordo che sul territorio del comune di Ferrandina l'Arma dei carabinieri opera con l'omonima stazione e con gli assetti investigativi e di pronto intervento del comando della compagnia di Pisticci. Il comando generale dell'Arma dei carabinieri, interessato al riguardo, ha comunicato che il proprio dispositivo territoriale è stato recentemente incrementato di due unità, che appare adeguato alle esigenze di controllo e vigilanza dell'area. Peraltro, non sono al momento sicuramente ricomprese ipotesi di razionalizzazione. In ogni caso, al fine di corrispondere alle avvertite esigenze di una maggiore percezione di sicurezza da parte dei cittadini, il comando legione ha intensificato le attività di prevenzione, accrescendone altresì la relativa visibilità. Nel corso della stagione estiva appena conclusa, inoltre, per le esigenze dei reparti territoriali della provincia di Matera sono stati assegnati, quali rinforzi temporanei, trentadue militari dell'Arma dei carabinieri e sei della Guardia di finanza. Per quanto concerne l'organico della Polizia di Stato, nella città e nella provincia di Matera ricordo che, nel corso di quest'anno, sono stati disposti aumenti per un totale di trentadue unità di personale, dei quali sedici in servizio e altri dieci - la rassicuriamo, onorevole - prenderanno servizio nel prossimo mese di dicembre, e ulteriori sei unità nel mese di aprile del 2020.

PRESIDENTE. L'onorevole Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALBERTO LOSACCO (PD). Sì, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario Variati per la risposta puntuale. Come diceva il sottosegretario, non è la prima volta che in questo territorio, come in quello della vicina Puglia, ci siano assalti di questo tipo a sportelli bancari e Postamat. La modalità è sempre la stessa, nonostante recentemente, come diceva anche il sottosegretario, vi siano stati degli arresti e alcune organizzazioni criminali siano state sgominate. Resta quindi la necessità di rafforzare i presidi per la sicurezza, quindi ben vengano queste integrazioni che il Governo ha previsto e di cui il sottosegretario ci ha dato evidenza.

L'episodio mi consente di sollevare una questione che si trascina da un po' di anni. Ferrandina è un centro molto importante della provincia di Matera, con numerose attività economiche, agricole e industriali; la sua stazione ferroviaria, che è posta a valle del paese, a pochi chilometri dal centro abitato, è di fatto la stazione ferroviaria di Matera; nell'area industriale, che tra l'altro ora ricade nella ZES ionica, spesso si registrano furti, atti vandalici, una questione sollevata spesso dalle organizzazioni di categoria anche presso la prefettura di Matera. La sicurezza è una variabile imprescindibile per lo sviluppo e la crescita economica. Tra l'altro, il territorio in oggetto, per la Polizia di Stato, ricade sotto la competenza del commissariato di Pisticci, che a sua volta è oberato di carichi di lavoro, dovendo coprire un territorio vastissimo con pochi mezzi e pochi uomini a disposizione, un territorio che va dalla costa ionica fino alla montagna materana. Inoltre, l'evento “Matera Capitale della Cultura europea 2019” sottrae ulteriore personale a questo commissariato. La stessa locale stazione dell'Arma dei carabinieri, che si è sempre distinta per operatività e prossimità alle comunità, avrebbe necessità di essere adeguatamente rafforzata con più uomini e mezzi. C'è bisogno di una più capillare rete di videosorveglianza, di risorse per garantirne l'implementazione. La domanda di sicurezza dei cittadini è una questione molto delicata. Nel contrasto agli assalti ai bancomat e ai furgoni portavalori serve una maggiore incisività perché sono azioni che evidenziano una strategia criminale pericolosa e soprattutto organizzata spesso con modalità paramilitari. Sappiamo che il nuovo corso del Governo intende privilegiare non la comunicazione ma l'operatività e siamo convinti che quanto richiesto possa essere attentamente esaminato nelle modalità opportune, assicurando al territorio in questione un numero congruo di forze dell'ordine per garantire un adeguato controllo del territorio.

(Iniziative di competenza volte a favorire l'accessibilità degli utenti sordi ai programmi televisivi, in attuazione del vigente contratto di servizio della Rai - n. 3-00659)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Maria n. 3-00659 (Vedi l'allegato A).

MIRELLA LIUZZI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, in primo luogo vorrei ringraziare l'onorevole interrogante per l'interrogazione presentata, perché mi consente di affrontare una tematica spesso ignorata, quella dell'accessibilità. In accordo con l'interrogante, infatti, ritengo che il tema dell'offerta dedicata alle persone con disabilità deve rappresentare uno degli elementi centrali della missione del servizio pubblico svolto dalla RAI, ed è quello che negli ultimi mesi il Governo si è impegnato a sostenere. In proposito, va in primis ricordato che il contratto di servizio tra Ministero dello sviluppo economico e RAI riferibile al quinquennio 2018-2022 prevede specifici articoli dedicati a tale tema: l'articolo 10 disciplina l'offerta dedicata alle persone con disabilità; l'articolo 23 ha previsto l'istituzione di un apposito comitato di confronto; l'articolo 25, comma 1, lettera h), sancisce gli obblighi specifici per l'espletamento del servizio pubblico. Attualmente, sulla base della citata normativa, la RAI ha il compito di sottotitolare almeno l'85 per cento della programmazione delle reti generaliste tra le ore 6 e le ore 24, al netto dei messaggi pubblicitari e di servizio (annunzi, sigle, eccetera), nonché tutte le edizioni al giorno di TG1, TG2 e TG3 nelle fasce orarie meridiane e serali, garantendo la massima qualità della sottotitolazione. Nel 2018 la sottotitolazione ha coperto 16.040 ore, 1.500 in più rispetto al 2017, pari all'88 per cento, a fronte di un obbligo dell'85, dato quest'ultimo che si inserisce in un trend pluriennale in continua crescita. Inoltre la RAI deve estendere progressivamente la sottotitolazione e le audiodescrizioni anche alla programmazione dei canali tematici, con particolare riguardo all'offerta specificatamente rivolta ai minori. In proposito informo che l'attività è già stata avviata in forma sperimentale su alcuni canali tematici dedicati a tale offerta e verrà progressivamente estesa in forma più strutturata anche negli altri. Per quanto riguarda i sottotitoli, sono invece in fase di completamento le necessarie attività di verifica di carattere tecnico-operativo per elevare la qualità dei programmi sottotitolati e migliorarne sempre di più la quantità.

Alla luce dell'attuale contratto di servizio è stato altresì previsto che sia tradotta in lingua dei segni LIS almeno un'edizione al giorno di TG1, TG2 e TG3, assicurando la copertura di tutte le fasce orarie. Al riguardo, la Rai ha informato che il TG1 è tradotto nella LIS tutti i giorni, alle ore 7,30 del mattino, mentre il sabato e la domenica viene trasmesso alle ore 9,30; il TG2 trasmette nella lingua dei segni tutti i giorni alle ore 18,10, il sabato alle 18,05 e la domenica alle 19,30; il TG3 ha la propria edizione per i portatori di disabilità sensoriale tutti i giorni alle ore 15,10, mentre il sabato alle ore 14,50 e la domenica alle 12,55; infine, Rai News ha la propria programmazione tradotta tutti i giorni alle ore 21,30.

Per favorire l'accesso al servizio alle persone con disabilità visiva si specifica, inoltre, che già nel 2018, a fronte di un obbligo temporalmente collocato nel 2020, la RAI ha audio-descritto il 76 per cento dei prodotti audiovisivi in prima serata. È attualmente in fase di implementazione a Torino, con il centro ricerche, un progetto finalizzato a verificare sul campo le potenzialità delle nuove tecnologie speech to text, supportato dai servizi di intelligenza artificiale, come ausilio alla sottotitolazione, al fine di estendere progressivamente la fruibilità anche dell'informazione regionale.

La RAI ha inoltre segnalato che sta lavorando per assicurare l'accesso delle persone con disabilità e con ridotte capacità sensoriali e cognitive all'offerta multimediale, ai contenuti del sito RAI, del portale RaiPlay e dell'applicazione multimediale di Radio Rai, in collaborazione con enti, istituzioni e associazioni che operano a favore delle persone con disabilità, nonché sta predisponendo tutti gli strumenti idonei per la raccolta di segnalazioni relative al cattivo funzionamento dei servizi di sottotitolazione e audio-descrizione, ai fini della tempestiva risoluzione dei problemi segnalati.

Preme evidenziare, infine, che con decreto del 31 gennaio 2019 è stato costituito il comitato di confronto, previsto dall'articolo 23 del contratto di servizio, che ha carattere consultivo ed esprime pareri e proposte sulla programmazione sociale, con particolare attenzione all'offerta dedicata alle persone con disabilità. Dunque, per la prima volta, dopo decenni, abbiamo una sede di confronto continuo tra le associazioni dei disabili, la RAI e il Ministero dello sviluppo economico, proprio al fine di garantire la migliore accessibilità possibile.

Con riferimento alla specifica domanda dell'interrogante, vorrei ricordare che una delle ultime attività del citato comitato riguarda la costituzione di alcuni gruppi di lavoro, proprio finalizzati a migliorare il monitoraggio della sottotitolazione e della lingua dei segni LIS. Inoltre, per quanto riguarda il tema della sottotitolazione delle edizioni principali dei TG ad oggi non sottotitolate, vale a dire quelle del TG1 delle 13,30, del TG3 delle 19 e del TG2 delle 20,30, è stato richiesto alla RAI di avviare le attività necessarie e la RAI ha prontamente risposto alla richiesta, avviando, ad esempio, l'allestimento di un secondo studio, l'acquisizione di risorse umane e così via. In conclusione, dunque, ritengo che questo Governo stia ponendo in campo tutte le forze affinché nessuno rimanga indietro.

PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e sono soddisfatto delle parole che ho sentito, certamente per il report del lavoro che è già stato fatto, ma soprattutto per gli impegni molto significativi e anche per l'attenzione che ho sentito nell'intervento; si tratta, appunto, di impegni che riguardano ulteriori azioni della RAI con un ruolo di monitoraggio evidente del Governo, come il sottosegretario ha riferito, qui.

La scelta di fare questa interrogazione l'ho presa il 1° marzo di quest'anno, perché proprio qui, di fronte a Montecitorio, ci fu una manifestazione molto bella dei cittadini e del comitato permanente cittadini sordi, che era proprio dedicata al tema dell'accessibilità dei servizi televisivi, in particolare della tv pubblica; poi c'è anche un tema che riguarda ovviamente le tv private, su cui bisognerebbe cercare di agire nel modo migliore possibile, ma certamente la nostra possibilità di azione è diversa, è molto maggiore nei confronti della RAI, che è la tv pubblica, rispetto alla quale c'è un ruolo del Governo e anche un ruolo della Commissione di vigilanza parlamentare. Mi colpì molto il fatto che i cittadini presenti a quella manifestazione non chiedessero sconti o non chiedessero di non pagare il canone, anzi, chiedevano di fare fino in fondo il loro dovere di utenti, di cittadini, ma, appunto, anche di vedere pienamente riconosciuto il loro diritto di accedere ai programmi televisivi, quindi, in particolare, ai programmi della RAI nelle modalità che sono state qui ricordate. Ciò riferendosi a due grandi punti di riferimento: la Costituzione della Repubblica - quindi, il principio di uguaglianza dei diritti e delle opportunità tra tutti i cittadini - e la Convenzione dell'ONU, che riguarda i diritti delle persone portatrici di disabilità, che è stata sottoscritta anche dal nostro Paese e che, appunto, indica la necessità di garantire pari opportunità ai portatori di disabilità.

Il tema dell'accesso ai programmi televisivi è un tema di grande rilievo da questo punto di vista e riguarda, appunto, l'uso dei sottotitoli, così come riguarda l'uso della lingua italiana dei segni, che peraltro è un tema su cui, secondo me, dovremmo ragionare in modo anche più generale. Io, ad esempio, ho presentato una proposta di legge rispetto ai concorsi pubblici per favorire la presenza di dipendenti pubblici che sappiano utilizzare la lingua italiana dei segni e possano essere un riferimento per i cittadini che utilizzano questo strumento di comunicazione; pensiamo, ad esempio, quanto ciò possa essere importante in un pronto soccorso.

Tornando all'argomento oggetto dell'interrogazione, l'accessibilità ai programmi televisivi è una grande occasione di pari opportunità e credo che il livello di civiltà, di democrazia e di qualità democratica di un Paese si misuri tantissimo rispetto a come vengono garantite pari opportunità alle differenze e alle persone portatrici di disabilità. È un modo di far crescere i diritti di tutti ed è un modo, appunto, di adempiere anche a un'idea della società, della nostra Repubblica, che è quella scritta nella nostra Carta costituzionale.

Questo dei programmi televisivi può sembrare un argomento di nicchia, ma, ovviamente, invece, è un tema di grandissimo rilievo ed è bene che il Governo se ne faccia carico nel modo in cui è stato detto oggi; bene che si implementino le iniziative della RAI e si mettano in campo ulteriori opportunità. Per quanto mi riguarda - e credo di poter dire col sostegno del mio gruppo parlamentare - intendo seguire lo sviluppo degli eventi, seguire quello che accadrà e verificare che gli impegni molto importanti che la RAI ha preso - e che sono stati ricordati qui - siano rispettati e che davvero vi sia l'attenzione che ho sentito, anche qui, da parte del Governo che ritengo importante e positiva.

(Rinvio dell'interrogazione Fatuzzo - n. 3-00200)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Fatuzzo n. 3-00200. Avverto che su richiesta dell'onorevole Fatuzzo e con il consenso del Governo lo svolgimento dell'interrogazione è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative di competenza volte a contrastare il fenomeno dei siti Internet non ufficiali che vendono a prezzi maggiorati i biglietti di ingresso ai musei italiani - n. 3-01007)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Toccafondi n. 3-01007 (Vedi l'allegato A).

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, signora Presidente. L'onorevole Toccafondi, sulla base di alcune segnalazioni di avvenuti acquisti online di biglietti di ingresso agli Uffizi a prezzo maggiorato, chiede se il Ministero sia a conoscenza di tale problema e quali iniziative intenda approntare per fronteggiare la situazione del bagarinaggio online. Vorrei innanzitutto segnalare che il Ministero e il direttore degli Uffizi seguono già da tempo e con attenzione questo fenomeno; in particolare, una di queste società, titolare di un dominio con caratteristiche del tutto analoghe a quello ufficiale e recante una denominazione atta ad indurre i visitatori ad acquistare i biglietti a prezzi maggiorati, è stata convenuta dal direttore degli Uffizi - come sapete, ormai dotato di autonomia e titolare del sito ufficiale www.uffizi.it - davanti al WIPO, che è l'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale. Il direttore in tale sede ha lamentato che il nome del dominio registrato dal convenuto, identico a quello ufficiale e tale da ingenerare confusione, fosse stato registrato al fine di sfruttare questa confusione e, quindi, in malafede. La società convenuta replicava che il sito era ormai online dal 2008, che la stessa parola “uffizi” sarebbe in realtà un nome comune che corrisponde al plurale della parola “uffizio”, ovvero una forma arcaica della parola “ufficio” e che trattandosi di una parola comune essa potesse essere soggetta a copyright, e, quindi, ad un diritto esclusivo al suo uso, solo se unita in combinazione con altre parole che le attribuissero un carattere sufficientemente distintivo, come “Galleria degli Uffizi”, questa sì riferibile al museo statale ricorrente; che, invece, se utilizzata da sola, la parola “uffizi” non sarebbe stata soggetta a copyright.

Con decisione del 2 aprile scorso, il panel del WIPO, con ampia motivazione, ha accolto la domanda dell'ufficio statale e ha deciso che il dominio con il nome uffizi.com fosse trasferito alla nostra Galleria degli Uffizi. Tuttavia, la causa non si è ancora conclusa e procede davanti al tribunale dell'Arizona, seguita anche dall'Avvocatura generale dello Stato. Ho voluto riferire questo precedente per dare, da un lato, la misura dell'interesse con il quale l'amministrazione dei beni culturali segue questo problema e, dall'altro, l'impegno di attività amministrativa e di risorse finanziarie che esso comporta. Vorrei infatti precisare che in tale battaglia di contrasto a questo deprecabile fenomeno sono coinvolti la Polizia postale, la Guardia di finanza, i Carabinieri e, come sopra riferito, l'Avvocatura.

Gli articoli di stampa dell'estate scorsa riferiscono che a queste azioni di contrasto al crimine si affiancherà anche il comune di Firenze, notizia questa accolta con estremo favore dalla Direzione delle gallerie.

Vorrei rassicurare, pertanto, l'onorevole interrogante circa il fatto che non solo il Ministero è al corrente della situazione ma che è da anni impegnato a contrastare il fenomeno, tanto che si è potuta ottenere la chiusura di numerosi siti abusivi.

Concludo con una precisazione in merito alla “posizione” del sito ufficiale www.uffizi.it sui motori di ricerca, precisando che esso, in realtà, è il primo dopo i siti con gli annunci a pagamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo e ringrazio la sottosegretaria della risposta. Sono assolutamente convinto che la strada sia quella che ci è stata descritta poc'anzi, ovvero di un'azione congiunta, iniziando dal Governo e dal Ministero per i Beni e le attività culturali insieme in questo caso - e grazie all'autonomia - al Museo degli Uffizi, l'amministrazione comunale e quant'altro, anche perché il tema è, sì, qui riferito oggi agli Uffizi, ma è così in tutti i grandi musei nazionali.

Io ho digitato in questo momento le parole “Uffizi” e “biglietto” nel più importante motore di ricerca e il sito ufficiale degli Uffizi arriva al quarto posto, dopo gli annunci a pagamento - sì è vero - ma arriva al quarto posto. Questo per uno straniero è incomprensibile. Si presume che sia possibile acquistare online in tutti i siti senza aggiunta di ulteriore aggravio economico. Se poi vedo i primi 50 siti che emergono dalla ricerca, 49 o 48 sono, appunto, a pagamento, cioè richiedono un quid ulteriore rispetto al costo del biglietto ed è inammissibile perché è il nostro biglietto da visita.

E, poi, per quale motivo in più ci dovrebbe essere una rendita di posizione per chi in fondo cosa offre? Offre solo la vendita di un biglietto, così come i canali ufficiali, e magari quei biglietti maggiorati sono comprati pochi minuti o poche ore prima proprio sul canale ufficiale. Quindi, è una cattiva luce rispetto al nostro Paese e al nostro sistema dei musei.

Per questo chiedo al Governo di proseguire speditamente nella sua azione.

Online, sui siti non ufficiali, proprio ieri sera, un biglietto cumulativo Uffizi, Boboli e Palazzo Pitti costava, su uno di questi siti, 48 euro, con validità un giorno. Sul canale ufficiale la validità è di tre giorni e il costo è di 38 euro. Perché? Per quale motivo? Non ci possiamo arrendere perché un sito è locato in altri Paesi del mondo e non è giusto sia per la città di Firenze sia per l'Italia, perché - ripeto - questo tema è un tema che riguarda tutti i grandi musei nazionali.

Online, sui siti non ufficiali, il singolo biglietto per gli Uffizi costa addirittura 28,5 euro anziché 24 euro, ovvero 20 euro più 4 euro della prenotazione sul sito ufficiale. Non c'è un motivo plausibile, anche perché in questi siti non ufficiali si presuppone che si saltino le file e non è così, lo sappiamo; e, anzi, l'unica modalità per avere la certezza dell'orario d'ingresso è proprio acquistare sul sito ufficiale.

Insomma, ce n'è abbastanza per dire che non è un piccolo problema, perché finiamo spesso e non volentieri assolutamente su siti, quotidiani e televisioni di tutto il mondo come persone che hanno sì una grande cultura artistica e museale ma non riescono a gestirla.

(Iniziative per la messa in sicurezza, il recupero e la fruizione della Rocca di Ripafratta nel comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa - n. 3-01008)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciampi n. 3-01008 (Vedi l'allegato A).

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Ciampi chiede quali iniziative di competenza il Ministro per i Beni e le attività culturali intenda adottare per assicurare interventi di conservazione di beni culturali di proprietà privata in situazione di degrado, con particolare riferimento alla Rocca di Ripafratta.

Vorrei precisare che le notizie mi sono state fornite dal competente soprintendente per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio delle province di Pisa e Livorno, ovvero dall'ufficio che presiede il territorio da decenni.

Il castello di Ripafratta è stato sottoposto alle disposizioni di tutela in quanto bene d'interesse culturale ai sensi della legge n. 1089 del 1939 e, successivamente, ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999.

Com'è noto, l'articolo 30, comma 3, del codice dei beni culturali e del paesaggio dispone che i privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione. Per questo motivo la Sovrintendenza ha in più occasioni, nel corso degli anni, sollecitato i proprietari a intraprendere interventi volti al recupero funzionale della struttura e dell'area. Dagli archivi della stessa Sovrintendenza risulta, in particolare, che sin dal 1980 i proprietari sono stati invitati “a voler provvedere, entro breve tempo, ai lavori di restauro del manufatto in oggetto e, quindi, a prendere contatti con questa Sovrintendenza” - cito testualmente -, invito al quale i proprietari non hanno mai dato riscontro tanto che la Sovrintendenza lo ha reiterato nel 1981 e poi ribadito nel 2001 e, da ultimo, il 14 gennaio 2019. Nella propria nota la stessa Sovrintendenza invita i signori proprietari a predisporre “con urgenza un progetto di restauro complessivo dell'immobile in questione da sottoporre a questa Sovrintendenza per la preventiva approvazione, a salvaguardia di una testimonianza di notevole interesse culturale”.

Pertanto, in virtù dell'ultima comunicazione e anche a seguito di un incontro con i proprietari dell'immobile, avvenuto nel mese di gennaio 2019, la Sovrintendenza è rimasta in perdurante attesa di un progetto di restauro del castello di Ripafratta per le successive valutazioni.

Permettetemi di ricordare, inoltre, che la normativa italiana di tutela, a fronte degli obblighi conservativi che impone a tutti i proprietari, possessori o detentori di beni culturali, prevede anche un loro affiancamento da parte del Ministero per i Beni e le attività culturali, che può concorrere alla spesa da questi sostenuta per l'esecuzione degli interventi previsti fino alla metà dell'ammontare della spesa. Oltre a tale contributo in conto capitale, il proprietario può usufruire di un contributo in conto interessi sul mutuo assunto per la realizzazione degli interventi conservativi necessari (articoli 35 e 37 del codice). Ulteriori sgravi fiscali in forma di detrazione di imposta sono previsti dall'articolo 15, comma 1, lettera g), del testo unico delle imposte sui redditi, relativamente alle spese sostenute dai soggetti obbligati alla manutenzione, protezione o restauro delle cose vincolate, nella misura effettivamente rimasta a carico.

Nessuna di queste possibilità è stata finora presa in considerazione da parte dei proprietari. È vero quanto rilevato dall'onorevole interrogante circa il fatto che il codice prevede che alcuni oneri conservativi possono essere eseguiti direttamente dal Ministero, soprattutto se sono lavori di particolare rilevanza o su beni in godimento pubblico. Occorre, tuttavia, evidenziare che la Rocca di San Giuliano Terme permane di proprietà privata e non è in godimento pubblico e, quindi, le somme eventualmente spese, a carico del bilancio pubblico e, quindi, dei contribuenti, dovrebbero essere recuperate ponendole in capo ai proprietari del bene e recuperate nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato oppure potrebbe disporsi un successivo impegno della proprietà ad aprire al pubblico il bene, circostanze queste che occorre definire unitamente alle altre parti interessate.

La Sovrintendenza, come dianzi accennato, ha comunicato di aver incontrato i proprietari lo scorso gennaio ma il progetto di restauro del castello, che era stato annunciato in quell'incontro, non è pervenuto. La stessa Sovrintendenza, sentita di recente per le vie brevi, ha anticipato un possibile interessamento del comune nell'acquisizione dell'immobile e la costituzione di un gruppo di lavoro al quale dovrebbe partecipare anche l'università di Pisa, oltre che, appunto, il comune e la Sovrintendenza, per valutare e concordare soluzioni progettuali che coinvolgano la proprietà e le altre amministrazioni interessate.

La Sovrintendenza, dal canto suo, ha già da tempo manifestato il proprio impegno a seguire i lavori. Mi assumo sin d'ora l'onere di fornire ogni aggiornamento ulteriore che mi venga richiesto al riguardo.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciampi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LUCIA CIAMPI (PD). Grazie, signora Presidente, ringrazio il Governo e la sottosegretaria Bonaccorsi. Sono parzialmente soddisfatta, non completamente soddisfatta. Ringrazio naturalmente il Ministero, che con il nuovo Governo sembra dimostrare un'attenzione rinnovata verso il diffuso e ricchissimo patrimonio nazionale artistico, monumentale e architettonico, un'attenzione che purtroppo il precedente Ministro non ha avuto. Il nostro è, infatti, un patrimonio immenso, ma che deve essere spesso restaurato e valorizzato, anche per elevare l'offerta turistica dei territori. La Rocca di Ripafratta ne è un esempio significativo: riconosciuta peraltro come bene culturale nazionale, è sottoposta a vincolo. Si tratta di un castello medievale che fa parte del sistema difensivo di confine della Repubblica pisana nei confronti della Repubblica di Lucca. È un monumento di rilevante valore storico e architettonico, caratterizzato da un recinto a pianta poligonale irregolare, occupato al centro da una torre quadrangolare e da altre due torri adiacenti alle mura, la cui struttura originaria risale al 970.

Da troppo tempo questo complesso, che risiede nel territorio comunale di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, versa in condizioni fatiscenti, tali da impedire ogni tipologia di utilizzo e fruizione. La fortificazione è circondata dalla vegetazione e in attesa di urgente intervento di messa in sicurezza, oltre che di conservazione. Gli stessi rinvenimenti archeologici affiorati con gli scavi sono stati gravemente danneggiati dall'incuria: una serie di crepe si sono aperte nelle mura perimetrali e il versante del fiume è soggetto a un movimento franoso, che a lungo andare potrebbe mettere a rischio l'incolumità della struttura.

La Rocca è - come diceva lei, sottosegretario - una proprietà privata, e gli attuali proprietari, pur non attivando alcun recupero funzionale dell'area, hanno rifiutato di donare tale bene al comune. Colgo l'occasione di ringraziare la regione Toscana, che recentemente ha stanziato 100 mila euro di contributi straordinari per l'acquisto della Rocca, e l'amministrazione comunale di San Giuliano Terme, per le iniziative promosse e le risorse destinate con la finalità di acquisire la struttura quale bene pubblico. Ringraziamenti vanno anche ai cittadini, che stanno condividendo questo obiettivo, e all'Università di Pisa, che sta collaborando alla stesura di progetti di recupero e gestione della Rocca.

Il recupero della Rocca, per il suo valore identitario, storico e comunitario e la sua importanza per la crescita turistica, economica e occupazionale del territorio, rappresenta infatti un'opportunità di sviluppo significativa per l'intera comunità. Ora, credo che lo Stato ed il Ministero debbano fare la loro parte. La legge prevede già lo stanziamento di misure conservative urgenti e inderogabili, di cui il sovrintendente territorialmente competente può disporre per interventi volti ad assicurare la conservazione dei beni culturali di proprietà privata in stato di pericoloso degrado: interventi che devono essere, però, maggiormente efficaci e tempestivi.

La tematica relativa al restauro e alla fruizione di beni culturali di proprietà di soggetti privati è, infatti, oggetto di discussione in molte aree dell'Italia, e sono già sorte molte problematiche sulla mancanza di finanziamenti pubblici adeguati. Mi auguro che la prossima legge di bilancio sia l'occasione giusta per risolvere i problemi. Per questo sono parzialmente soddisfatta: io credo che il Ministero debba farsene carico.

Faccio riferimento anche al fatto che è stata approvata in commissione cultura della regione Toscana una mozione che impegna la giunta a promuovere un confronto tra i diversi soggetti pubblici interessati e la proprietà, per valutare la possibilità di acquisizione da parte del comune di San Giuliano Terme del bene, e la stessa mozione invita a un confronto col comune, l'Università, fondazioni (esiste una fondazione), un'associazione culturale e la proprietà, per il progetto di recupero e per la possibilità di reperire risorse per l'acquisto. In tale mozione si fa riferimento anche alla necessità di un interessamento diretto del Ministero.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta. che riprenderà alle ore 14.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gebhard, Lupi, Pastorino, Schullian, Tasso e Vitiello sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie signora Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, l'attenzione oggi della Camera e del Paese è in buona parte concentrata sul voto, che ci sarà nel pomeriggio, sulla norma di riforma costituzionale che riguarda il numero dei parlamentari.

Tuttavia, mi sembrava necessario - per me è atto dovuto e sentito - sollevare qui, in apertura di questa discussione, una questione di enorme importanza, che non avviene nell'ambito del dibattito politico italiano, ma che dovrebbe coinvolgerlo molto più di quanto invece sta accadendo.

Lontano da qui, a qualche migliaio di chilometri dai confini del nostro Paese, sta per esplodere una nuova guerra.

Le guerre, signora Presidente, colleghi deputati e colleghe deputate, sono sempre ingiuste, ma tra queste ci sono guerre ancora più ingiuste: quella che sta per scatenarsi nell'area nord orientale della Siria, una guerra di aggressione da parte dell'esercito turco nei confronti delle forze dell'SDF, composte in larga parte da curdi siriani, quei curdi - e quelle curde: è bene ricordarlo - che formando le milizie delle YPG hanno in modo decisivo contribuito alla sconfitta dell'esercito del califfato dell'Isis, nella straordinaria resistenza di Kobane, in una lunga lotta, che ha contato oltre 11.000 combattenti caduti; tra di loro - lo voglio ricordare - c'è anche qualche italiano, che è andato là a combattere per la libertà di quel Paese, di quei territori e anche per la nostra libertà.

I curdi e le curde del nord-est della Siria hanno svolto un ruolo decisivo in quella vicenda e hanno, in quell'area del Paese, costruito un esperimento di liberazione e di democrazia straordinariamente avanzato, un esperimento democratico di autogoverno, capace di mettere insieme culture, storie, etnie diverse, in aree del mondo nelle quali esperimenti di questo tipo non hanno quasi mai molta fortuna, un esperimento democratico capace di mettere al centro il ruolo delle donne, da ogni punto di vista: nel governo del territorio, nella conduzione militare, in generale nella ricostruzione di una società capace di dare speranza a quell'area del Paese, ma anche a tutto il resto del mondo.

Io credo che di fronte a quella che rischia di annunciarsi come una carneficina sostanzialmente autorizzata, salvo poi qualche retromarcia un po' imbarazzata dalla scelta statunitense di ritirarsi da quelle aree, di fronte a quella che rischia di annunciarsi come un'ennesima carneficina, il nostro Governo non possa rimanere in silenzio.

E dunque, per suo tramite chiedo al Governo, al Ministro D'Incà che è qui, al Ministro degli Esteri e al Presidente del Consiglio di attivarsi in ogni sede internazionale perché venga scongiurato questo attacco, perché venga difeso chi ci ha difeso, chi ha difeso la libertà propria e la libertà di tutti e di tutte.

Quell'intervento va bloccato, il nostro Paese ha gli strumenti per porre in sede internazionale, in tutti gli organismi internazionali, a cominciare dalla NATO, posizioni che possano produrre un risultato efficace.

È arrivato il momento di decidere se vogliamo essere alleati di un regime che incarcera nel suo Paese, in Turchia, migliaia di insegnanti, di oppositori politici, di giornalisti o se vogliamo essere alleati di un popolo che, con fierezza, ha resistito e combattuto anche per la nostra libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). Grazie Presidente, intervengo per chiedere che il Governo e in particolare il Ministro della Giustizia Bonafede venga a riferire in Aula sulla vicenda di Fabiana Luzzi, la giovane donna (anzi, la ragazza: aveva soltanto 16 anni) che il 25 maggio del 2013 è stata prima accoltellata, per ben 24 volte, poi lasciata agonizzante e infine cosparsa di benzina e bruciata viva dal suo fidanzato, di poco più di un anno più grande di lei.

Ebbene, a distanza di sei anni da quell'efferato, da quell'atroce omicidio, i genitori di Fabiana sono costretti a vedere l'assassino di loro figlia passeggiare tranquillamente per le strade di Corigliano, il paese in provincia di Cosenza dove vive la famiglia di Fabiana e dove si è consumato il delitto e questo grazie a permessi premio che sono stati concessi all'assassino da parte dell'autorità giudiziaria.

Adesso nessuno vuole mettere in discussione la prospettiva della rieducazione, che deve rappresentare la finalità ultima della detenzione, soprattutto quando ci si trova dinanzi a condannati di così giovane età, però i modi, i tempi, la frequenza con cui sono stati concessi questi permessi, per ben tre volte nel corso di questo anno, ci lasciano perplessi, anzi, a dir poco indignati.

Ecco perché crediamo che il grido di dolore della famiglia di Fabiana, del papà di Fabiana, che si è rivolto al Presidente della Repubblica e al Ministro Bonafede, di cui conosciamo la sensibilità su questi temi e che ha immediatamente attivato l'Ispettorato per effettuare le verifiche del caso, non debba cadere nel vuoto, per Fabiana e per tutte le donne che trovano il coraggio di denunciare, per uscire dalla trappola della violenza.

Lo dobbiamo a Fabiana, lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo alle tante donne che trovano il coraggio di denunciare, perché Presidente, noi, in quest'Aula, possiamo scrivere le leggi migliori del mondo, quelle più efficaci in assoluto, ma, se la magistratura non applicherà con il massimo del rigore e il massimo della severità gli strumenti legislativi che il legislatore le offre, ogni sforzo sarà vano.

Ecco perché chiediamo che il Ministro della giustizia venga qui in Aula a riferire per fare chiarezza su questa vicenda e anche per testimoniare l'impegno e l'attenzione delle Istituzioni e del Parlamento sul tema della violenza sulle donne (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Si impone all'ordine del giorno il tema, che è stato sollevato poc'anzi anche da un altro intervento, della questione curdo-siriana-turca, con le minacce, che sono state pronunciate con solennità, di voler intervenire da parte del Governo di Erdogan, con le proprie forze militari, in un'area che è stata devastata in questi anni da una guerra che ha unito elementi di guerra civile e di guerra internazionale per procura; è comunque una vicenda profondamente destabilizzante per gli equilibri del Medio Oriente, è come un domino, con effetti che si sono riverberati anche sull'Europa.

È un tema importantissimo, perché la Turchia è membro della NATO e quindi noi abbiamo anche titolo, come membri della NATO, di essere coinvolti nelle questioni della sicurezza comune. Questa cosa ci riguarda, è un tema che riguarda l'Europa, perché l'Europa si è impegnata in più sedi, con più risorse, per anni, sulla questione della gestione dei problemi del confine siriano ed è una questione anche del Consiglio di sicurezza, che si è espresso in tantissime occasioni in favore di una soluzione pacifica in quell'area.

Ora tutto questo è minacciato in modo imminente e credo che sarebbe un problema di grandissima portata, un intervento destabilizzante e tutti dobbiamo essere consapevoli di questo e dovremmo discuterne e in questa sede e con il Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. I venti di guerra che sono stati annunciati via twitter, una inedita quanto estremamente preoccupante innovazione sul piano dei profili delle relazioni internazionali, sono estremamente preoccupanti. Noi non vogliamo che il Mediterraneo si trasformi in un teatro di guerra, non vogliamo che si riapra una ferita che, con grande fatica, con grande costo umano e con grande tensione, si era rimarginata: ci riferiamo alla vicenda dell'Isis nel teatro del confine turco-siriano.

Noi vogliamo che il nostro Paese sia un protagonista della ricomposizione del quadro internazionale, per le motivazioni che sono state ricordate e per il ruolo che il nostro Paese ha nel teatro del Mediterraneo e, se mi permette, per i precetti che la nostra Carta costituzionale sancisce, che escludono, in ogni caso, la guerra come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali.

Siamo convinti che il nostro Governo saprà essere attento e puntuale interlocutore nel quadro della comunità internazionale, all'interno del sistema di difesa al quale apparteniamo, nel contesto e nel concerto delle nazioni.

Per questo motivo e per il ruolo indispensabile che il Parlamento deve svolgere in questo contesto, ci uniamo alle richieste che altri gruppi di maggioranza hanno formulato per chiedere che il Governo venga a riferire in Parlamento e, insieme con le forze parlamentari, con tutte le forze parlamentari, elabori una posizione compiuta del nostro Paese secondo le indicazioni che, in queste ore, abbiamo formulato in questo contesto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Basini. Ne ha facoltà.

Scusi collega, chiedo ai colleghi di non passare davanti al collega Basini mentre interviene, grazie. Prego.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Grazie. Intervengo, sempre sull'ordine dei lavori, sul problema sollevato dalla collega, onorevole Carfagna. Ho sentito troppe volte discorsi come quelli della Carfagna: non usciremo mai da questa situazione fino a che questo Parlamento, che rappresenta la volontà sovrana del Paese, non affronterà il problema della responsabilità civile e, talvolta, penale dei magistrati che sbagliano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,25.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 214-515-805-B - D'iniziativa dei senatori: Quagliariello; Calderoli e Perilli; Patuanelli e Romeo: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato) (A.C. 1585-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato, n. 1585-B: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari.

Ricordo che, nella seduta del 7 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su una proposta di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1585-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (MISTO). Presidente, io ho già votato favorevolmente a questa riforma e, quindi, lo farò anche questa volta, non perché ritengo sia una priorità per gli italiani e nemmeno perché ritengo che cambi la vita delle persone, semplicemente la voterò perché è una riforma che a molti cittadini piace: alcuni ritengono che siamo troppi qui dentro e, in certi casi, hanno magari ragione, quindi credo che la voce degli italiani vada ascoltata. Va detto, però, anche un'altra cosa: va detto che il popolo italiano è stato drogato da informazioni errate, da falsa propaganda e, con la mia breve esperienza di cittadino prestato alla politica, posso affermare che i soldi veri, quelli che si sprecano, non sono dentro quest'Aula (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

I colleghi proponenti dicono che la riforma porterà un risparmio quantificato di un miliardo in dieci anni: fa effetto dire che si taglierà un miliardo di euro ai costi della politica, ma, nei fatti, parliamo dello 0,007 per cento della spesa pubblica (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, ovviamente, questa è solo una previsione, perché sono fermamente convinto che il nuovo Parlamento avrà necessità di aumentare le spese di esercizio, dato che i territori rappresentati saranno più grandi. Aggiungo che Camera e Senato, insieme, ci costano circa un miliardo e mezzo di euro l'anno e, quindi, se si tagliassero anche tutti i parlamentari, il risparmio sarebbe soltanto dello 0,02 per cento della spesa pubblica.

Dicono che taglieranno 345 poltrone, lo fanno come un vanto. In pratica stanno dicendo ai cittadini che ci pagano lo stipendio: sono un incapace, sono improduttivo, il mio ruolo è limitato a fare il pigia-bottoni e, quindi, non voglio questo posto. Ma queste sono scelte personali, perché ci sono tanti parlamentari che lavorano, che studiano i problemi dei cittadini (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In questo luogo per me ancora sacro, ho avuto l'onore di conoscere tante persone preparate, che non si limitano a fare propaganda su Facebook o utilizzare quest'Aula come palcoscenico per dire una marea di menzogne (Applausi di deputati dei gruppi Misto, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia).

Con il taglio delle poltrone, il MoVimento 5 Stelle dice che, in dieci anni, i risparmi potranno essere reinvestiti per costruire 133 nuove scuole, oppure 67 mila aule per i nostri bambini, ma anche per comprare 13 mila ambulanze, assumere 25 mila infermieri o 11 mila medici. A me sembra di sentire Totò, nella parte di Antonio La Trippa, nel film “Gli onorevoli”, quando promette ai suoi concittadini di impegnarsi per la costruzione di scuole, strade, acquedotti, case, ricordando, poi, a coloro che credono in quelle parole che sono degli ingenui, che sono dei fessi.

Diciamo ai cittadini anche ciò che non verrà tagliato, perché Camera e Senato, i Ministeri, le regioni continueranno ad avere tutte quelle figure che rappresentano la parte più onerosa. Il ruolo di Premier, per esempio, continuerà ad avere la figura del portavoce, che ci costa 170 mila euro l'anno: non è accettabile che i cittadini paghino 170 mila euro per un portavoce, senza nulla togliere all'incarico. Gli F-35 li taglieranno o no? Ci sono 50 miliardi di euro in ballo: i cittadini attendono queste risposte. Ieri ho letto che i 5 Stelle vogliono ridimensionare il programma: bene, ho una mozione pronta da quasi un anno e ci sarebbero anche le firme di alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle, però, per correttezza non l'ho mai presentata, non voglio essere l'artefice di qualche espulsione; se poi c'è qualcuno che voglia firmarla, lo dica pubblicamente. Detto con la loro lingua, con tre F35 risparmiamo oltre un miliardo, con 30 F35 risparmieremmo oltre 10 miliardi. Ma credo che non verrà ridimensionato proprio nulla, anzi, l'Italia aderirà al nuovo programma; non potevamo certo farci mancare il nuovo giocattolo, il Tempest. E mentre questo nuovo Governo non può venire meno agli impegni con gli americani, con l'Europa, con la Cina, mentre spendiamo tutti questi miliardi, questo Governo sta venendo meno agli impegni con gli italiani. Infatti non si trova qualche milione di euro, quindi spiccioli, per pagare gli straordinari dei nostri cittadini in divisa, che aspettano ancora gli arretrati, mentre pregano per non essere ammazzati per strada (Applausi di deputati dei gruppi Misto, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Le auto blu le taglieranno o no? Perché mi sembra che dal taglio delle auto blu dicevano che avrebbero trovato le risorse per il reddito di cittadinanza. E, a proposito di reddito, mentre dicono agli italiani che risparmieranno un miliardo dai costi della politica, come intendono recuperare 6 miliardi già buttati dalla finestra per eliminare la povertà? Miliardi che dovevano far crescere il Paese, per quelli che non dovevano stare a casa a “divaneggiare”. Dove è finito il potenziamento dei centri per l'impiego, che doveva formare i beneficiari del reddito e doveva procurare manodopera per i comuni? A me sembra che questo reddito di cittadinanza, al netto dei posti per i navigator, nato per una bellissima causa, ovviamente, sia servito per finanziare lavoratori in nero, qualche italiano furbacchione e qualche ex brigatista che passa la sua vita su Facebook ad offendere le istituzioni.

Dico questo perché, facendo un giro in piazza San Pietro, i clochard sono ancora tutti lì e qualcuno magari sta aspettando il reddito di cittadinanza. Inoltre, c'è un piccolo dettaglio: noi siamo 60 milioni di italiani e, se la matematica non è un'opinione, significa che l'unico risparmio che verrà prodotto per gli italiani sarà un caffè al bar, niente di più e niente di meno. Quindi, nella migliore delle ipotesi, dopo questo taglio gli italiani potranno permettersi un caffè al bar all'anno. Allora, ho dovuto cercare una motivazione più grande per votare una riforma costituzionale di questa portata. Visto che questa riforma non cambierà la vita degli italiani, ho scelto di votarla per un solo motivo: vedere quelli che oggi sostengono di avere cambiato il Paese andare a casa, mangiarsi le mani, mordersi i gomiti, perché penseranno che potevano cambiare il Paese, ma non lo hanno fatto.

Puoi tagliarti lo stipendio per versare i soldi al tuo partito, puoi rinunciare ad un'indennità e puoi far finta che i soldi di esercizio e il potere degli incarichi non esistano, quando con quel potere sappiamo benissimo che si possono assumere amici, amici degli amici. Addirittura siamo arrivati ai parenti di sangue, vero segretaria? Altro che meritocrazia! Poltrone su poltrone, spreco su spreco. Io qui tagli non ne vedo, vedo solo tanta ipocrisia. Quindi voterò la riforma del taglio ai parlamentari solo perché, se in quest'Aula ci deve stare gente improduttiva, che può obbedire solo al suo capo politico, che può premere un pulsante, allora è meglio che se ne stia a casa (Applausi di deputati dei gruppi Misto, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signora Presidente, Ministro D'Incà, rappresentanti del Governo, se siamo arrivati a questa discussione senza qualità e con poca dignità istituzionale, vuol dire che la responsabilità della politica nel nostro Paese è così pesante e carica di colpe da rasentare una condanna senza appello. La politica non guida, è ridotta al traino di un'opinione pubblica che prende sempre più le distanze dalla politica stessa. Basta guardare i numeri della partecipazione alle consultazioni elettorali. Noi parliamo di modificare la Costituzione: quando nel 1946 si votò, gli italiani che andarono alle urne raggiungevano il 90 per cento; nel 1948 ancora il 92; lo scorso anno il 72 per cento. Un quarto circa, quindi, degli elettori italiani non ha una grande tensione di partecipare alle urne.

E certo, il collega che è intervenuto prima di me ha dato delle motivazioni rovesciate, ma si possono anche capire, vista la retorica con cui si cerca di presentare questa riforma. La questione di fondo appare quella di operare un taglio; come se, per perdere peso, noi volessimo amputare un arto. Si prospetta un risparmio simbolico e si afferma una prospettiva di maggiore efficienza delle Camere, ovviamente dandola per acquisita, come se meno parlamentari possano fare meno danni.

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce? Colleghi!

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Questo è il modo di presentare la riforma che stiamo discutendo. In realtà, alla base di questa riforma costituzionale non c'è alcuna analisi sul funzionamento delle Camere, sulla qualità e sulla selezione dei candidati. Si sfiora la negazione sul valore della rappresentanza, il cui peso, anche assoluto e territoriale, viene ridotto in maniera così evidente che alcune regioni potrebbero non essere rappresentate. Il MoVimento 5 Stelle ne ha fatto una filosofia, mutando la natura della rappresentanza del parlamentare al ruolo di portavoce dei cittadini. Ma, se si tratta di essere portavoce, forse sarebbe necessario un taglio molto più rilevante: potrebbe bastare un solo portavoce, uno per ogni gruppo politico in cui si articola l'orientamento degli elettori. Anche nel recente passato vi era stata qualche deplorevole semplificazione. Si sarebbe voluto, da parte di qualcuno, dare il voto solo ai capigruppo, ricorderete l'origine di quella proposta, così come avviene nelle assemblee delle società per azioni.

Ognuno parla e vota per il pacchetto di azioni che detiene. Altro che casta, si va verso l'affermazione di un sinedrio sempre più ristretto. Ma, d'altro canto, se la democrazia rappresentativa va superata con forme di democrazia diretta, è inevitabile l'affermarsi di oligarchie sempre più autoreferenziali. Così accade se si mette mano alla riforma costituzionale partendo dal numero dei parlamentari senza raccordarlo ai principi della rappresentanza. È solo una modalità di risposta ai peggiori istinti populisti, che, come è evidente, hanno una natura molto trasversale, non c'è un populismo mirato. E poi si vaneggia sull'introduzione del vincolo di mandato, come se questo fosse il rimedio al fenomeno della migrazione parlamentare. Come mai dal 1946 al 1994, quasi cinquant'anni, sono stati solo 11 i casi di parlamentari che hanno cambiato collocazione partitica? Ci sarà una qualche ragione? Se contrapponiamo quegli 11 al migliaio delle legislature successive, si capisce che la contabilità non torna. Questo era la Prima Repubblica, con i suoi partiti ben radicati nella realtà. La seconda e la terza, non so, qualcuno ha richiamato la quarta, con la crisi dei partiti in barba all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, diventati strumenti della degenerazione costituzionale dei partiti personali e con il progressivo ridimensionamento della funzione parlamentare, a tal punto che le leggi le fa esclusivamente il Governo, onorevole D'Incà, con la tecnica dei decreti-legge, dei maxiemendamenti del Governo stesso con fiducia incorporata, in automatico insomma, la fiducia incorporata nel maxi emendamento che viene presentato e che risolve il problema.

E quest'Aula sta a guardare, non è in condizioni di interferire. E stendiamo un velo pietoso sulla qualità della legislazione, via via in sistematico peggioramento: basta rileggere le relazioni critiche del Comitato per la legislazione su ognuno dei provvedimenti che si è alternato nel corso di questi anni. I partiti personali hanno finito per rinnegare lo spirito della Costituzione, i costituzionalisti ad avanzare qualche superficiale e non impegnativa critica, con la conseguenza che il peso della difesa della Costituzione si è trasferito quasi esclusivamente sulle spalle del Presidente della Repubblica. Ho assistito l'altro giorno a Milano all'assemblea di Assolombarda e al rincuorante tributo reso dal Teatro alla Scala, con i partecipanti tutti in piedi, al Presidente Mattarella.

Un applauso senza fine, che sembrava un soprassalto di coscienza civile oppure l'emergere di un senso di colpa per il venir meno di così tanta responsabilità civica. Ho visto il documento dei capigruppo di maggioranza: dà il senso di una qualche consapevolezza, ma non sarebbe stato meglio allora accompagnare questa quarta e definitiva lettura ai completamenti di revisioni costituzionale che vengono richiamati in questo documento? Non sarebbe stato più logico fare così? Il timore che questa ultima lettura sia solo uno scalpo da esibire e di questo sono molto preoccupato…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi… colleghi... per cortesia…

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). …ma non importa, lasciamoli parlare. Io vorrei completare il mio intervento. È proprio questa ragione politica che mi porta ad affermare il mio dissenso nel merito e nel metodo con cui si è costruita questa revisione costituzionale così delicata da stravolgere lo spirito dei padri e delle madri costituenti. Non posso dare il mio voto in questa quarta lettura, dopo tre voti contrari non posso che astenermi, consapevole che questo atto entra nell'accordo di Governo, di cui ho votato la fiducia con convinzione, e la confermo pienamente, ma ricordo che l'accordo richiamava la necessità di inserire la questione della riduzione dei parlamentari in un quadro definito e organico dei rapporti istituzionali tra Parlamento e Governo, in modo da non violare la natura parlamentare del nostro assetto costituzionale. Si doveva completare il disegno per fare una cosa sensata e non procedere con percorsi separati. Sarebbe bastato rinviare questo quarto voto e allineare le diverse questioni costituzionali che sono aperte, le funzioni delle Camere, la sfiducia costruttiva, i grandi elettori per l'elezione del Capo dello Stato, che vengono richiamate nel documento dei capigruppo, ma se vengono richiamate, perché non sono state riallineate? In conclusione, mi permetto di dare un consiglio all'onorevole Di Maio, capo politico del MoVimento 5 Stelle: se i costituenti avessero agitato la Costituzione come uno scalpo da esibire l'uno contro l'altro, questo Paese non sarebbe stato ricostruito dalle rovine della guerra. La ricerca di compromessi politici di qualità e di spessore coincide con l'arte della politica. Mi creda, onorevole Di Maio, non agiti questo scalpo perché potrebbe ritorcersi contro. Certamente, la democrazia troverà delle modalità con cui reagire a questo che avviene oggi, in quest'Aula parlamentare. La democrazia della rappresentanza ha ancora molte cose da dire e da fare. Svilire il Parlamento non è un esercizio utile alla difesa della libertà e della democrazia. Questa testimonianza la rendo per affermare il senso più profondo del servizio parlamentare, che spero di aver reso con dignità e con onore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Antonio Lombardo è diventato papà del piccolo Andrea. Esprimo al collega, alla mamma ed al neonato gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro, io cerco di riiniziare da come ho concluso nella prima lettura che facemmo qui, alla Camera dei deputati, perché temo che sul discorso del taglio del numero dei parlamentari ci siano delle paure ingiustificate e si faccia anche una retorica fasulla su quello che è il significato di questo taglio. Dire che ridurre il numero dei parlamentari è un attentato alla Costituzione, è un attentato alla rappresentatività dei cittadini nel territorio, è una lesione del Parlamento, io credo che non possa corrispondere alla realtà di quello che realmente accade e di quello che realmente è il Parlamento oggi.

Quando parliamo di rappresentanza bisogna anche spiegare e convincere noi stessi su che cosa significa per noi rappresentanza. Molti di voi ricorderanno che nel mio collegio era candidato Minniti, un calabrese, io sono di Pesaro. Non vinse, per carità, Minniti oggi è qui in Parlamento per altre circostanze, ma non credo che questa si possa chiamare rappresentanza, perché lui non è qui a rappresentare il territorio in cui era candidato come rappresentante uninominale; oppure, a rappresentanza dei piccoli partiti o dei partiti minori, che, in questo caso, si troverebbero in difficoltà per il fatto che abbiamo una legge elettorale che andrà sicuramente cambiata, che pone delle soglie di sbarramento di più difficile accesso.

Però, guardate, il più antico Parlamento dell'Europa, quello dell'Inghilterra, elegge i propri rappresentanti in maniera maggioritaria ormai da tantissimi anni e loro non si fanno un problema di rappresentanza, anzi, l'elezione uninominale di quei deputati è ancora più favorevole alla rappresentanza di quel territorio. Oppure, si dice che si fa un taglio lineare, come si sono fatti tanti tagli lineari in passato, senza aver costruito attorno al taglio dei parlamentari tutta una serie di provvedimenti atti a rendere il taglio efficace. Ma guardate, non è che si poteva fare una legge elettorale che funzionasse bene con 630 deputati o con 400 deputati o che si poteva fare un Regolamento della Camera con 630 deputati, poi sperando o pensando che potesse funzionare anche con 400. Questa è la stura, è il momento in cui noi mettiamo in fila tutte quelle idee che nel passato non si sono mai verificate, perché il Regolamento parlamentare sono sette anni che sono qui, si è sempre detto che si vuole cambiare e non si è mai cambiato, una legge elettorale efficace e semplice per i cittadini, che dia valore agli elettori e a quanto esprimono con il voto, non si è mai fatta, anzi, si sono fatte leggi elettorali incostituzionali, e di conseguenza io credo che sia il momento in cui noi possiamo schiarirci le idee e fare qualcosa di buono per il Paese. Un'altra cosa in cui credo è che il più non è “meglio: avere 630 non è meglio ad ogni costo che averne 400. Forse è ora di porsi la questione di come noi scegliamo la nostra classe dirigente, di come noi eleggiamo i nostri parlamentari, perché non credo che qui dentro tutti siamo convinti che 630 sia il numero migliore per dare maggiore rappresentanza e maggiore efficacia a questo Parlamento. Forse, avere delle persone con delle qualità, con delle peculiarità, scelte dai cittadini in modo adeguato, con una legge elettorale adeguata, ci può dare effettivamente un Parlamento migliore. Quindi, non è, dal mio punto di vista, una questione di numeri, non è mai stata una questione di numeri, è sempre stata una questione di persone, è sempre stata una questione di idee, è sempre stata una questione di onestà intellettuale.

Io faccio parte di una componente che è della maggioranza: ci sono state riunioni di maggioranza, anche recenti, per far “ingoiare” a quei partiti un voto sulla riduzione dei parlamentari che non volevano fare, dando in cambio delle altre riforme. Io ringrazio di non avermi invitato a quel tavolo, perché non sarebbe stato un tavolo a cui avrei partecipato volentieri, perché chiedete delle cose francamente assurde, che non hanno niente a che vedere col taglio dei parlamentari, non hanno niente a che vedere con la coltivazione del proprio elettorato. Come si può pensare di poter scrivere in Costituzione che il Senato viene eletto in maniera regionale o pluriregionale? Ma stiamo scherzando? Ma veramente vogliamo inserire in Costituzione questo dettame? Come si fa a dire che il Senato può essere eletto in maniera regionale o pluriregionale? Non ha assolutamente senso questa cosa, se non giustificata dal fatto che i piccoli partiti hanno più margine di elezione se il territorio è più ampio, ma allora lo fate per voi, non lo stiamo facendo per i cittadini.

Così come - e mi dispiace dirlo - fanno una legge elettorale totalmente proporzionale. Io credo che sia fuori dal tempo tentare di fare una legge elettorale totalmente proporzionale, non tanto perché la Lega ha depositato un referendum, che, se dovesse andare al voto, sicuramente ci direbbe chiaramente che gli elettori e i cittadini vogliono una legge elettorale maggioritaria, come avvenne alla fine della Prima Repubblica, ma perché con la legge elettorale maggioritaria la scelta del candidato e la rappresentanza del territorio con quel candidato è migliore che con la legge proporzionale che volete fare voi, in cui volete candidare chi volete, dove volete, come volete, con la certezza che quel candidato venga matematicamente eletto: e, quindi, lo state facendo nuovamente per voi, non lo state facendo per i cittadini.

Ora, io, anche in merito alla centralità del Parlamento, che molto è attaccata rispetto al taglio del numero dei parlamentari, avrei qualcosa da dire. Spezzo una lancia rispetto a quei Presidenti di Camera e Senato, in questa e anche nelle passate legislature, che hanno tentato di dare centralità al Parlamento, che hanno tentato in qualche modo di respingere le istanze del Governo per cercare di dare a questo Parlamento più dignità. Ma credo che quelli che vogliono meno centralità del Parlamento siamo prima di tutto noi stessi, che non vogliamo disturbare il manovratore, che ci riserviamo una marginalità nell'attività legislativa e, quando decidiamo di fare qualcosa di un pochino più incisivo, sempre che non sia prodotto dal Governo, è fare comunque una legge delega. Questa non è centralità del Parlamento e non è avendo meno parlamentari che noi avremo meno centralità. Noi avremo più centralità se noi deputati chiederemo più centralità e ci adopereremo per avere più centralità. Così come non credo che possa esistere la verità per cui con meno deputati i capi politici hanno più potere sul Parlamento stesso. Guardate, semmai credo che sia il contrario: con meno deputati bastano pochi deputati che cambiano casacca per mettere in crisi un Governo e per mettere in crisi un partito e non è sempre e comunque mai una questione di numeri. Insomma, è la scelta delle persone che fa la differenza tra persone capaci, fedeli o meno fedeli.

Anche sul vincolo del mandato vorrei aggiungere qualcosa. Guardate, che nella nostra Costituzione il vincolo di mandato non esiste, ma siamo un po' tutti qui dentro con il nostro vincolo di mandato attaccato alla schiena: ci auto-vincoliamo singolarmente o in gruppo nelle scelte del gruppo e del partito e non nelle scelte personali. Faccio parte di una componente che appoggia la maggioranza ma all'interno di questa componente ovviamente siamo eterogenei: io e il collega Tasso siamo ex, provenienti dal MoVimento 5 Stelle e prendiamo le radici e le ragioni dal MoVimento 5 Stelle; il nostro collega Borghese invece è un eletto all'estero e giustamente c'è anche da sottolineare che se il taglio dei parlamentari a livello nazionale è cosa buona e giusta, all'estero forse qualche problema a questo punto anche di legittimità successiva costituzionale il taglio può porlo, perché dire che si hanno solo quattro senatori con 6 milioni di italiani residenti all'estero votanti, credo che qualche problema in futuro potrà porlo. Detto questo e per tutte le cose che ho premesso, con orgoglio e convintamente voterò “sì” al provvedimento così come il mio collega Tasso. Annuncio anche che il mio collega Borghese per le ragioni che ho premesso non parteciperà al voto (Applausi di deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che il collega Guglielmo Golinelli è diventato papà del piccolo Giulio Attilio. Al collega, alla mamma e al neonato esprimo gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. La democrazia parlamentare è il nostro modello costituzionale e anche in caso di modifiche costituzionali devono essere preservati principi che regolano ruolo, funzioni e rappresentanze del Parlamento. Non vi può essere una riforma costituzionale che sia estranea o in conflitto con tali princìpi ed equilibri. È certamente condivisibile l'obiettivo di rendere i lavori parlamentari più efficienti e snelli. La realizzazione di questo dipende però non soltanto dal numero dei parlamentari ma, in primo luogo, da un corretto rapporto fra Governo e Parlamento. Così, anche a nostro giudizio, la riduzione del numero dei parlamentari deve essere coerente con le scelte costituzionali che non hanno mai posto in discussione la democrazia rappresentativa, al di là delle possibili preferenze per sistemi elettorali maggioritari o proporzionali o per Regolamenti parlamentari nei quali sia prevalente il ruolo del Governo piuttosto che un rapporto più paritario fra maggioranza e minoranze. Qual è infatti il principio fondamentale che regola i diversi sistemi parlamentari? È il senso del limite e la forza di un sistema democratico concepito sulla base di pesi e contrappesi che anche nella recente crisi di Governo è prevalso. Come deputati della Südtiroler Volkspartei voteremo a favore della riforma costituzionale perché, a differenza di quanto avvenuto nelle precedenti letture da parte delle Camere, stavolta tale riforma è stata inserita in un contesto riformatore più ampio.

Per questa ragione condividiamo il documento sulle future riforme, perché ne condividiamo gli impegni assunti a compiere una riforma organica e per le garanzie introdotte a tutela dei diritti delle minoranze linguistiche. Anche se restano punti critici aperti in riferimento alle ulteriori scelte di merito di queste riforme, se il percorso individuato sarà rispettato da chi oggi si è assunto l'impegno di delinearlo e sostenerlo, siamo fiduciosi che si possa dare al Paese un nuovo e migliore sistema parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-C10VM). Grazie, Presidente. Sgombriamo subito il campo da un equivoco di fondo, perché penso che nessuno qui dentro sia a favore delle spese inutili. Piuttosto, occorre mettere in dubbio il concetto di utilità che noi qui contribuiamo a fornire rispetto ad una riforma costituzionale che va a detrimento del lavoro del parlamentare e sgombriamo il campo dall'equivoco anche rispetto alla posizione del sottoscritto, perché io sono contro questo taglio, così come è stato imposto dal Governo, perché qui il lavoro del Parlamento si è visto davvero poco come in tutti gli altri provvedimenti di legge di quest'ultimo anno e mezzo. Sono contro perché manca di organicità.

Vede, Presidente, vorrei capire questo: perché 400 deputati, perché non 300? In 300 il lavoro lo si fa lo stesso: l'ha fatto Leonida alle Termopili, perché non può farlo questo Parlamento? Perché non di meno? Si sta togliendo la possibilità al Parlamento di essere realmente rappresentativo del suo popolo e io a questo non posso starci, non posso cedere, perché non ne capisco il motivo, anzi, per dirla come si dice oggi, non ne capisco l'algoritmo.

Ma qual è l'obiettivo dei 400 più 250? Qual è la ragione, la genesi, ancor prima dell'obiettivo? Prima della legge costituzionale del 1963, avevamo quella quota variabile in base a un quoziente fisso rispetto al numero della popolazione. Poi, con la legge costituzionale si è invece compreso che era preferibile avere una quota fissa di parlamentari, ma sempre con un rapporto rispetto alla popolazione, che diventava cardine del lavoro parlamentare. Abbiamo avuto due bocciature, a due referendum, nel 2006 e nel 2016, per gli stessi motivi e, fatemi dire, perché non avete votato a favore e non siete stati a favore dell'ultimo referendum? Perché c'era organicità, lì c'era un obiettivo, anche condivisibile, rispetto al bicameralismo, che è diventato anacronistico. Non possiamo, Presidente, fare sempre riferimento all'America e alle grandi democrazie internazionali. Noi abbiamo una storia. L'America ha una federazione di Stati: è normale che lì siano soltanto 400, perché ogni Stato ha il suo Parlamento e vengono a confrontarsi invece in maniera confederata in 400 soltanto. Ma noi siamo l'Italia, abbiamo un'altra storia e noi stiamo tradendo le nostre radici, per quale motivo? Propaganda? È solo davvero una questione di propaganda? O c'è invece l'intesa di distruggere la democrazia parlamentare, di distruggere il lavoro che si fa qui dentro?

Nutro la necessità di fare questo intervento, questa dichiarazione di voto, per muovere tre appelli. Uno ai colleghi del PD: avete votato sempre contro questa stortura, questa distorsione parlamentare, avete accettato di fare un accordo e adesso immaginate che, rispetto alle vostre aspettative, si raggiungerà anche l'obiettivo alternativo di cambiare il sistema elettorale. Però, l'avete già visto con la prescrizione: aspettavamo la riforma del processo penale e ancora non è arrivata e gennaio è vicino! Gennaio è vicino! E questo accadrà anche con la legge elettorale, e voi lo sapete bene! Sarebbe stato meglio probabilmente andare a votare e aspettare una maggioranza più coesa per modificare il Parlamento e le regole parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio)!

Al centrodestra, ai colleghi del centrodestra, invece, chiedo di rinsavire, perché al populismo non si risponde col populismo! Al populismo si risponde con i temi, col coraggio di dire le cose come stanno e di spiegarle al popolo, non nascondendosi dietro al dito di una modifica che deprime il nostro lavoro qui dentro!

Infine, al MoVimento 5 Stelle: avete fatto un ottimo lavoro, e non lo dico con irrisione, né tantomeno con ironia, perché avete avuto la capacità di riportare il popolo al centro delle istituzioni, di riportare quella congiuntura di rappresentatività, e di questo bisogna darvi atto, darvi merito, però, rispetto a questo lavoro, fatevi dire che è un lavoro monco, perché occorreva poi, successivamente, portare il Parlamento fuori e far capire qual è il tipo di lavoro che si fa qui dentro. Avete detto a tutti quanti i vostri elettori che ci sono quattordici Commissioni, quarantacinque parlamentari impegnati in ogni Commissione, che ci sono le Giunte, ci sono le riunioni, ci sono dei lavori e degli orari che vi vedono qui dalle otto del mattino fino anche a mezzanotte di sera? Questo all'esterno lo avete detto? Avete avuto il coraggio di dirlo fuori? Avete avuto il coraggio di dire che si lavora qui dentro, che non è tutto finto?

Il senso delle istituzioni va recuperato. Il vostro lavoro deve finire recuperando il senso delle istituzioni. Avete visto il nostro Presidente della Camera? Il secondo giorno del suo mandato aveva capito che non poteva utilizzare l'autobus, perché non era soltanto Roberto Fico, era il nostro Presidente della Camera, terza carica dello Stato; e io l'ho votato perché acquisisse questa consapevolezza.

Allora, non possiamo pensare che attraverso una legge costituzionale, una riforma, si possa consumare - e lo dico assumendomi la responsabilità delle parole e il peso che ognuna di esse avrà qui dentro - una vendetta sociale perché in venti, trent'anni non si è fatto quello che il popolo si aspettava. Non è così che si aggiustano le cose, non è attraverso la vendetta! È un taglio netto rispetto ad una insignificante… rappresentatività, senso di rappresentatività! Per la propaganda siete disposti a tutto, però io sono convinto che non sono tutti così, non sono tutti quanti disposti a calpestare la dignità del singolo né tantomeno la dignità di un collettivo che lavora all'interno di queste istituzioni.

Nei miei appunti concludevo in maniera molto disillusa, un po' cattiva, ma ritengo che non si possa chiudere un intervento su una riforma epocale cercando di dare degli insegnamenti. Non ho niente da insegnare a nessuno, so soltanto che ho imparato tanto in un anno e mezzo. Ho scoperto un mondo, quello delle istituzioni, dall'interno, perché mi ero sempre limitato soltanto a leggerlo dai giornali e dai libri, quello che accadeva. Ho imparato a capire che cos'è il lavoro e come si può fare in maniera intelligente. Sì, è vero, ci sono tanti che non lo fanno allo stesso modo, c'è tanta soggettività, ognuno interpreta il proprio ruolo come ritiene, secondo coscienza e secondo il proprio scrupolo, però non si può – non si può – davvero immaginare di giustificare un'esigenza di spesa attraverso il taglio dei parlamentari, perché, consentitemi, con un caffè all'anno - io vengo da Napoli, esiste il caffè sospeso -, voi con un caffè sospeso state annullando il lavoro del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevole Presidente, vorrei segnalare alla sua attenzione che quello che riguarda il destino di molti parlamentari di questa legislatura e il destino di quelli che non entreranno nella prossima è questione personale, esattamente come quella che investe le vicende giudiziarie che sono sottoposte al voto segreto. Sono anche assolutamente certo che se il voto segreto fosse ammesso, il risultato sarebbe l'opposto. Il voto palese serve al ricatto di un Governo che utilizza il Parlamento per confermare una maggioranza che niente ha a che fare con il Parlamento. Siamo di fronte a un voto di scambio senza precedenti: per tenere in piedi un Governo illegittimo, non voluto dal popolo, si concede a una banda di parlamentari senza titolo e senza diritto, non eletti ma nominati e il cui unico rappresentante non è in Parlamento e si chiama Grillo, che ha preso i voti per tutti loro a loro, a loro 211, di fare uno stupro di questo Parlamento, stupro che ricorda quello che è avvenuto nella casa dove Grillo ha riunito le forze politiche…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di moderare i toni, chiaramente.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Lo stupro è un dato di fatto, è un dato giudiziario, è un'inchiesta, che non è come quella della motoretta su cui è andato il figlio di Salvini, su cui si è parlato per qualche mese. Qui si è parlato per un secondo di un'azione violenta contro una donna condotta da quattro uomini nella casa del capo del partito dei 5 Stelle, che è l'unico che ha preso i voti: gli altri sono tutti illegittimi! Quei 211 parlamentari…

PRESIDENTE. Collega, nessun collega è illegittimo qui dentro, quindi le chiedo di moderare i toni, e le chiedo soprattutto di attenersi al tema. Grazie.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Se lei vuole che io taccia, essendo forse di quel gruppo e avendo l'applauso degli illegittimi (Applausi dei deputati del gruppo Misto)...La legittimità deriva soltanto dal voto che uno prende; voi, di voti, non ne avete presi, li ha presi il capo del vostro partito. Ma questo è un dato marginale, rispetto al fatto che, se il Presidente della Repubblica Mattarella avesse considerato che il voto europeo è un voto sommamente politico, avrebbe verificato che la parte politica a cui credo lei appartenga è passata dal 34 al 17 per cento. Non è un dato marginale, è una rivoluzione; è un terremoto, che rovescia il dato della Lega raddoppiandolo e rovescia il dato dei 5 Stelle dimezzandolo, che vuol dire non 211 ma 50, e anzi, col taglio, 40 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Con il potere dell'intimidazione, che ebbe soltanto Mussolini quando ridusse il Parlamento da 538 a 400 deputati, voi ricattate il PD, Forza Italia e Fratelli d'Italia, i quali devono dire con voi “sì, riduciamoci”: non c'è una categoria al mondo che si riduce la pensione, che riduce il vitalizio, che riduce lo stipendio, che riduce la propria quantità; non s'è mai visto al mondo.

Ipocriti, bugiardi, falsi, che col voto segreto salverebbero quello che invece dichiarano di voler perdere con il voto palese!

Ma questo sarebbe ancora poco se noi non valutassimo che scambiare Parlamento e Governo significa usare il Parlamento e piegare una parte politica di un grande partito, quale fu il Partito Democratico, che al Senato ha votato per non ridurre e oggi qui vota per ridurre perché ricattato da un singolare movimento politico, che teme di perdere le poltrone che vedrà per l'ultima volta e per poco tempo ancora. Così io farò mio questo intervento: “Noi siamo convinti, come dicevo, che ci sia un disegno di mortificazione del Parlamento in atto, che si nutre della volontà di aggredire le regole poste a tutela delle minoranze, i contropoteri, le autorità indipendenti. Del resto, che interesse può avere la salvaguardia della democrazia liberale, rappresentativa, parlamentare, per chi come….il capo effettivo…”, eccetera.

Questa dichiarazione è stata fatta dal senatore Parrini che ha votato contro la riduzione dei parlamentari. Mi chiedo come gli amici di “Forza Italia Viva”, gli amici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)… quando - e certo è questo - la Polverini dice - e cito -: è una stronzata pazzesca. Ma non si può resistere…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di moderare i toni.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Lo dice la Polverini: io cito. Devo citare Pasolini? Devo citare Dante? devo citare Machiavelli? “Cazzus!” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Vada avanti, collega…

VITTORIO SGARBI (MISTO). Allora, la letteratura italiana ha anche di questi risvolti. Ma la Polverini dice: non si può resistere alla retorica. Lo dice lei, questa ragazza di “Forza Italia Viva” che ha dato, con il suo segnale, l'idea di un'identità di parte politica. Sì, c'è un'intervista di oggi, apparso su il Fatto, in cui dice: non si può resistere alla retorica. Ma voterebbe contro e farà bene a votare contro anche col voto palese, come voi di Forza Italia: non fatevi ricattare dalla falsità di correre dietro la demagogia! Non è questo il partito di Forza Italia! È un partito di morti se vota con i 5 Stelle: mai con i 5 Stelle, mai! Questo va detto: i 5 Stelle non esistono, sono il non essere, sono l'essere di un altro che non c'è!

Allora, in questa logica, noi siamo qua a celebrare il funerale di un Parlamento che fu, negli anni della sua storia, un Parlamento democratico, con rappresentanze reali e, invece, è la seconda volta che io partecipo - e sono l'unico a votare contro - a un suicidio non assistito. Capitò nel 1993, con l'immunità parlamentare: non c'è più l'immunità parlamentare, l'abbiamo cancellata. Il relatore fu Carlo Casini e si stabilì che i parlamentari dovevano cedere davanti a un potere che doveva rispettare il loro status, non i loro reati: bastava votare contro per i reati reali e, invece, abbiamo perso l'immunità parlamentare. Tutti, ipocritamente - si alzarono De Lorenzo, Pomicino -, tutti votarono contro l'immunità parlamentare. Oggi, tanti Pomicino e tanti De Lorenzo voteranno contro quello che vorrebbero, ma hanno paura di dire che vogliono.

LAURA RAVETTO (FI). Parla per te!

VITTORIO SGARBI (MISTO). Parlo per te, anche, parlo per te !

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Parlo per te, falsaria (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Collega!

VITTORIO SGARBI (MISTO). Parlo per te! Parlo per te! Parlo per te!

PRESIDENTE. Collega, collega Sgarbi, si rivolga alla Presidenza. Collega!

VITTORIO SGARBI (MISTO). Parlo per te! Parlo per te! So perfettamente quello che dico. Questo atto profondamente malinconico è il momento di più alta tristezza di questo Parlamento, che vorrebbe che uno non ne facesse parte. Non c'è categoria che decide di ridurre la sua rappresentanza in nome della richiesta, con la boria che avete sentito, del Ministro degli esteri: finalmente abbiamo ottenuto quello che volevamo; gli abbiamo dato il vitalizio. Però non si sono ridotti gli stipendi! Quelli che oggi sono qui abusivamente gli stipendi li prendono: rinunciassero ai loro, andassero a votare! Vedessero quanti sono, altroché (Proteste della deputata Ravetto)! Tu vuoi smettere di rompere le scatole? Scusa, vuoi parlare, quando parli tu?

PRESIDENTE. Collega Sgarbi, si rivolga alla Presidenza.

VITTORIO SGARBI (MISTO). È una forma di profonda disonestà e di voto di scambio, e di scambio di voto che rende questa azione di oggi fuori della democrazia, nella finzione che essa rappresenti, invece, un atto che il popolo chiede. Bisogna votare “sì”, dice Polverini: tira un vento nel Paese che non ammette riflessioni, resistenze, pensieri ostili; dobbiamo piegarci. Non andiamo a votare, però ci pieghiamo all'ipotesi che il Paese voglia la riduzione dei parlamentari, cioè voglia non avere rappresentanti: intere regioni saranno senza rappresentanti, non sapranno chi dire e cosa dire a nessuno. A chi tanto piace ridurre, basta andare a votare e almeno due terzi dei 211 dei 5 Stelle spariranno serenamente: si fa presto. Loro lo vogliono, se ne vadano tranquillamente! Si legge la paura nei loro occhi e il sollievo per lo scampato pericolo, grazie al PD e a “Forza Italia Viva”, che li aiuteranno a stare qui fino a quando voteranno il Presidente della Repubblica attraverso un'Aula falsa, perché saranno mille invece che 600 a votarlo. Sarebbe cosa buona e giusta che il Presidente prossimo fosse votato dall'Aula reale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Dopo questa paura che è nei vostri occhi, è inutile che cerchiate il pretesto per ridurre i prossimi: cominciate da voi stessi! Potete ridurvi tranquillamente, andarvene a casa: non sarà una grande mancanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiate il coraggio di votare contro, voi del PD, come al Senato, o avete paura che i 5 Stelle facciano cadere il Governo? Non lo faranno cadere mai; resteranno lì, attaccati a qualunque ipotesi come sono stati col Governo precedente che ha votato con loro, come questo identico, la riduzione dei parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VITTORIO SGARBI (MISTO). E la Lega non lo faccia, se non perché il suo unico e primo monito sia: contro i 5 Stelle, fino alla fine!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, colleghe e colleghi, credo che occorra riportare questo dibattito alla dimensione delle questioni centrali, importanti che stiamo per decidere e il tema della riduzione del dimensionamento ottimale di Camera e Senato è un tema che arriva da lontano, già dalle prime legislature, quando fu poi definito, nel 1963, il numero fisso, e successivamente e ancor più dalla fine degli anni Novanta. Non è, quindi, un tema nuovo e vorrei dire che il tema del numero in sé non è un tema assoluto, non c'è un numero che definisce maggiore democrazia e un numero che definisce minore democrazia. Come tutto il resto del testo costituzionale, l'obiettivo, anche della dimensione ottimale, deve essere quello di un equilibrio tra esigenze di rappresentanza e, ovviamente, esigenze di governabilità dell'istituzione.

Il tema dell'efficientamento delle istituzioni, dunque, va inserito nel più generale problema della crisi della democrazia rappresentativa che stiamo vivendo. Vedete, colleghi, noi stiamo vivendo un paradosso, il paradosso è che mai come nella storia recente la democrazia ha vinto sugli altri sistemi di Governo: sono 117 le democrazie, su un totale di 195 Paesi, di cui 90 effettive. Dopo la seconda guerra mondiale erano soltanto 18 le democrazie compiute. Ebbene, proprio in questo momento, proprio nel momento in cui la democrazia vince, è in crisi la democrazia rappresentativa, è basso il livello di fiducia nei confronti dei partiti, delle istituzioni, dei Governi e, quindi, lo dico subito con chiarezza, la questione, che oggi occupa molte pagine dei giornali, dei costi ha un rilievo assolutamente minimale, se non come segnale di autoriforma, come ha sottolineato il relatore, ieri. Ma la democrazia, questo è un punto ineludibile, ha dei costi, non si può pensare a una democrazia senza i costi e non si può pensare ad una riforma come questa solo leggendola da questo punto di vista. È evidente che è un segnale, è un segnale certamente atteso, ma non può essere questo l'unico elemento.

Nelle precedenti letture noi non abbiamo mai contestato - e sfido a trovare un intervento nostro differente - il principio che si possa ridurre il numero dei parlamentari. Avevamo evidenziato la sottovalutazione del carattere sistemico della riforma, la sua decontestualizzazione, la scelta compiuta di lavorare solo sul numero dei parlamentari e non sulle sue conseguenze, sul complesso dell'architettura costituzionale. Avevamo rilevato che attraverso la riduzione si determinava una compressione della rappresentanza territoriale e politica, in particolare al Senato. È evidente, bastano i numeri, perché 315 senatori con venti regioni, saranno 200 senatori sempre con 20 regioni e, quindi, c'è un'oggettiva compressione territoriale e soprattutto politica. Avevamo anche evidenziato un disequilibrio nel plenum del Presidente della Repubblica, cioè quello che elegge il Presidente della Repubblica, perché si tagliava il numero dei parlamentari e dei senatori e non quello dei 58 delegati regionali.

Ebbene, possiamo dire qui oggi, seppur tardivamente, che queste nostre osservazioni critiche sono state riconosciute, è pubblico un documento della maggioranza che definisce un percorso di garanzie costituzionali che devono essere introdotte nell'ordinamento, una nuova legge elettorale e un tema di riforma dei Regolamenti; entro ottobre occorrerà portare tre interventi di garanzia costituzionale; il primo per rendere uniforme l'elettorato attivo e passivo della Camera e del Senato; il secondo è un tema a noi particolarmente caro, quello di modificare la base regionale del Senato, con quale obiettivo? L'obiettivo è chiaro: nel momento in cui si va ad avere simili elettorato passivo, anzi uguale elettorato passivo di Camera e Senato - oggi abbiamo sistemi elettorali simili - bisogna, a nostro giudizio, compiere l'ultimo passaggio e avere anche una legge elettorale uguale tra Camera e Senato e questo è possibile se si supera la base regionale dell'elezione del Senato. E, infine, come dicevo, vi è il tema del riequilibrio dei delegati regionali.

E poi, entro dicembre, in conseguenza delle deformazioni prodotte, della compressione della rappresentanza politica prodotta dalla riduzione dei parlamentari, occorrerà scrivere una nuova legge elettorale, e qui voglio essere molto chiaro: io spero che il dibattito sulla legge elettorale possa essere un dibattito alto, di confronto vero tra maggioranza e opposizione, perché stiamo parlando delle regole del gioco. Bisognerà avere il coraggio che ci si confronti su due visioni della democrazia: la cultura del maggioritario e la cultura del proporzionale. Non sono tecnicalità. Ci sono anche gli aspetti tecnici, ma fondamentalmente è il confronto tra due idee di democrazia. Al tempo stesso, attenzione a non impiccarsi sui termini. Il termine proporzionale vuol dire sostanzialmente privilegiare la rappresentanza, ma il proporzionale deve essere cucito in una nazione che ha avuto molti strappi, troppi strappi, a cominciare da uno strappo profondo di fiducia tra eletti ed elettori. Ma è evidente che l'unico sistema elettorale che può limitare gli effetti distorsivi che ricordavo prima non può che essere un sistema in misura maggioritaria proporzionale.

E, infine, c'è un tema di bilanciamenti e contrappesi perché, guardate, se noi rileggiamo il testo costituzionale, bilanciamenti e contrappesi sono il cemento della nostra Costituzione e tali devono rimanere. Ecco perché noi abbiamo molto insistito da questo punto di vista su questi aspetti, così come evidentemente il tema dei Regolamenti di Camera e Senato è un passaggio importante. L'occasione è quella della riduzione del numero di parlamentari, ma dovrà esserci una rivisitazione complessiva, perché dobbiamo riuscire a tenere insieme l'equilibrio tra il diritto dei parlamentari di esprimere e di partecipare compiutamente alla fase legislativa e, al tempo stesso, la capacità del Parlamento di rispondere a domande e bisogni del Paese.

La sfida, quindi, è quella di una democrazia parlamentare che garantisca risposte rapide ed efficaci alle domande e ai bisogni di una società sottoposta allo stress di tre rivoluzioni contemporanee: la globalizzazione, la rivoluzione ambientale e quella digitale. Una democrazia parlamentare che è reduce - vorrei ricordarlo qui, anche se non saremo tutti d'accordo - da una grande vittoria, quest'estate, rispetto a chi, invece, chiedeva semplicemente pieni poteri.

È una democrazia parlamentare, però, che deve saper recuperare la fiducia dei cittadini. C'è un problema di legittimità, c'è un problema di recuperare fiducia da parte dei nostri elettori. E, guardate, un miglior funzionamento della democrazia parlamentare è, e rimane, il migliore antidoto contro il fiume carsico dell'antiparlamentarismo e, da questo punto di vista - lo dico al MoVimento 5 Stelle -, le esagerazioni propagandistiche attorno al tema dei risparmi sono un aiuto alla cultura dell'antiparlamentarismo. La risposta deve essere un'altra.

Noi oggi compiamo questo atto, lo compiamo dopo aver votato “no” nelle precedenti occasioni, per le motivazioni che ho descritto, per le garanzie che ci saranno, di pesi e contrappesi, rispetto alle sfide che abbiamo di fronte.

E, guardate, questa, a nostro giudizio, è la grande sfida: quella del funzionamento della democrazia parlamentare, dell'efficienza della democrazia parlamentare, non certo il risparmio. È la sfida che abbiamo di fronte, e di fronte a questa sfida noi abbiamo deciso di non disertare e accettiamo di affrontarla a viso aperto, nell'interesse innanzitutto di chi, attraverso la democrazia, può e deve sperare in un mondo migliore.

È con questo spirito che le deputate e i deputati di Liberi e Uguali voteranno a favore del provvedimento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Il gruppo di Italia Viva voterà a favore di questo provvedimento. Lo faremo perché siamo leali alla coalizione che sostiene questo Governo, nato sulla base di un accordo di programma che prevede anche un punto specifico che impegna tutte le forze di maggioranza. Voteremo a favore perché non consideriamo in assoluto sbagliato ridurre il numero dei parlamentari a determinate condizioni che, pur non essendo direttamente incluse in questo testo di legge, sono incluse, invece, in un accordo di maggioranza sottoscritto da tutti i capigruppo. Ma, soprattutto, voteremo a favore di questo provvedimento perché lo consideriamo un punto di ripartenza. Infatti, per noi questa legge di riduzione del numero dei parlamentari non è un traguardo raggiunto, non è la fine di un percorso ma è, appunto, una ripartenza. Il nostro voto favorevole su questo testo va interpretato, infatti, come il modo per sancire, in un rinnovato quadro politico, la ripresa del percorso di modifica e aggiornamento della Parte II della Costituzione nel solco del rispetto di quei valori liberali, democratici e repubblicani e, soprattutto, di una democrazia rappresentativa come è e come vogliamo che rimanga l'Italia. Quel percorso riformatore si è bruscamente interrotto il 4 dicembre 2016 con la vittoria del “no” al referendum che ha bocciato la riforma costituzionale che già conteneva una riduzione del numero dei parlamentari ma che includeva anche altri temi, tra cui il superamento del bicameralismo paritario, il superamento del CNEL, la revisione delle competenze tra Stato e regioni, il potenziamento degli istituti di partecipazione diretta dei cittadini e molto altro e che, in parte, sono inclusi nel programma di riforme successive che le forze parlamentari che sostengono questo Governo hanno sottoscritto con un apposito documento. Votiamo a favore di questo provvedimento perché la nuova maggioranza che si è venuta a creare ha rovesciato completamente l'impostazione del precedente Governo, che era un Governo anti-europeista, sovranista, isolazionista, più vicino al concetto di democrazia caro al Presidente Putin che poche settimane fa ha definito morte le democrazie liberali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 15,28)

MARCO DI MAIO (IV). Oggi, grazie al contributo di Italia Viva e delle forze di maggioranza, abbiamo un Governo di impostazione totalmente differente, un Governo europeista, un Governo che ha saputo assicurare all'Italia posizioni di vertice al Parlamento e alla Commissione europea, un Governo che difende le democrazie rappresentative e la centralità del Parlamento come luogo rappresentativo del popolo italiano ma, soprattutto, un Governo e una maggioranza che considerano il Parlamento anche un contrappeso al potere del Governo, soprattutto quando a guidare quel Governo c'è qualcuno che pensa di poter piegare le istituzioni a proprio piacimento e pretenderebbe di ottenere pieni poteri per fare ciò che vuole delle istituzioni.

Lo diciamo chiaramente: non votiamo a favore di questo testo perché lo riteniamo un taglio dei costi della politica. È dovere di tutti, soprattutto della maggioranza, parlare il linguaggio di verità. Il risparmio derivante da questa legge lo ha stimato molto bene l'osservatorio sui conti pubblici italiani, autorevolmente diretto dal professor Carlo Cottarelli: sarà di 57 milioni di euro all'anno, pari a 285 milioni di euro in una legislatura. Stiamo parlando dello 0,007 per cento della spesa pubblica italiana, cioè pochissimo.

Ridurre di un terzo il numero dei parlamentari non significa, dunque, ridurre di un terzo le spese di funzionamento delle due Camere. Non confondiamo il taglio dei costi della politica con il taglio dei costi della democrazia, equivoco da troppo tempo irrisolto nel dibattito pubblico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché se volessimo affrontarlo dovremmo occuparci e preoccuparci, magari usando proprio quei 57 milioni di euro di risparmi annui, di dare una mano alle migliaia di amministratori pubblici eletti dai cittadini a guidare i comuni, in particolare quelli più piccoli, amministratori che lavorano quotidianamente per il bene delle proprie comunità per pochi spiccioli al mese assumendosi, però, per contro, rischi pesantissimi sul piano penale, sul piano economico, sul piano personale e spesso chiamati a ricoprire anche più di un ruolo nelle province, nelle unioni dei comuni, negli enti territoriali. Il vero costo della politica, colleghe e colleghi, è quello legato ai danni provocati dall'incapacità e dall'incompetenza di chi in troppi casi si trova a guidare le istituzioni e ciò vale dal più piccolo comune fino al Governo del Paese.

Riteniamo decisivo per il nostro voto favorevole che si sia arrivati a sottoscrivere un impegno solenne delle forze di maggioranza a intervenire su altri aspetti che condividiamo e riteniamo prioritari. In primo luogo, si dovrà presentare nei prossimi mesi una legge elettorale che tenga conto del drastico taglio dei parlamentari che, così fatto, mina profondamente la rappresentanza di tutti i territori e di tutte le opinioni politiche. Se non lo facessimo, a sistema elettorale vigente, alle prossime elezioni potremmo avere regioni con forze politiche che ottengono il 15 per cento o anche più dei voti ma non eleggono nessun rappresentante, lasciando così milioni di elettori e territori interi senza una rappresentanza politica. Ci impegneremo invece per una legge elettorale che assicuri il pluralismo territoriale e il pluralismo politico, che garantisca le minoranze, e, soprattutto, fatto che ci sta molto a cuore, assicuri la parità di rappresentanza tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Bisogna intervenire sul diritto di voto attivo e passivo, procedendo convintamente verso l'approvazione di una legge che vada ad equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato. A ciò vogliamo si aggiunga anche un intervento per consentire la possibilità di votare ai cittadini fuori sede, oggi impossibilitati: ad ogni elezione - dobbiamo ricordare - ci sono centinaia di migliaia di italiani, forse anche di più, che non riescono a votare perché non sono nelle condizioni di farlo per motivi di lavoro, per motivi di studio, per ragioni familiari. E vogliamo anche facilitare il voto degli italiani all'estero, anche a fronte della drastica riduzione dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere; colleghi, quelli eletti all'estero, di cui dobbiamo non sottovalutare l'importanza per dare voce correttamente a oltre 6 milioni di connazionali che vivono fuori confine (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

La riduzione del numero dei parlamentari incide pure sullo svolgimento di importanti votazioni parlamentari: il Consiglio superiore della magistratura e la Corte costituzionale, ad esempio; ma incide anche sulla composizione del collegio per l'elezione del Presidente della Repubblica, attribuendo a un numero di parlamentari ridotto un'incidenza molto superiore rispetto a quella attuale del complesso dei delegati regionali. Sarà, quindi, necessario intervenire per modificare anche la distribuzione e il numero dei delegati regionali.

Nelle prossime settimane affronteremo anche altre questioni, secondo l'impegno sottoscritto da tutte le forze di maggioranza: una diversa struttura del rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo; la certezza dei tempi di approvazione sui determinanti provvedimenti; il potenziamento degli strumenti di partecipazione popolare; la revisione dei Regolamenti di Camera e Senato, per assicurare un efficiente funzionamento delle Commissioni e delle Aule parlamentari anche a fronte del ridotto numero di deputati e senatori. Per noi però rimane e rimarrà necessario intervenire su due centri nevralgici del sistema istituzionale: la differenziazione dei poteri e delle funzioni delle due Camere e la legislazione concorrente tra Stato e regioni, due punti qualificanti della nostra proposta di riforma che rimangono più che mai attuali.

In conclusione, non consideriamo sbagliato ridurre il numero dei parlamentari, ma considereremmo sbagliato, come era fino ad oggi, fermarsi qui, o se venisse presentato questo intervento come una sola, mera riduzione dei costi. Il nostro voto favorevole a questa legge è un investimento; un investimento sulla fiducia, nella volontà di questa maggioranza di provare a riorganizzare insieme il sistema istituzionale del nostro Paese. Noi ci crediamo, faremo la nostra parte e la faremo fino in fondo, confidando che anche le altre forze politiche non facciano mancare il proprio apporto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, vi chiedo un po' di silenzio, colleghi! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, per confermare il voto favorevole a questo provvedimento di Fratelli d'Italia: lo ricordo, unico partito di opposizione che anche nelle tre precedenti letture ha espresso voto favorevole senza essere legato né da accordi programmatici né da contratti di Governo. Lo ha fatto coerente con la propria storia: ricordo che fu prima il centrodestra a provare ad immaginare un taglio della rappresentanza parlamentare, anche più forte e più rilevante di quello che viene posto in essere oggi. Ricordo che nella riforma del centrodestra venivano tagliati 177 parlamentari contro i 115 previsti da questa riforma. Lo abbiamo fatto non certo per quelli che vengono paventati risparmi di spesa: ricordo, lo ha detto prima qualche collega, questa riforma produce un risparmio di circa 60 milioni di euro sugli 830 miliardi di spesa pubblica. Ma basti pensare che Palazzo Chigi, mentre noi stavamo discutendo e votando questa riforma, aveva impegnato - lo riporta Il Messaggero proprio in questi giorni - circa 170 milioni di euro per rifare il parco macchine, alla faccia dei tagli, che ci propone il Movimento 5 Stelle, ai privilegi dei politici: ai suoi Ministri le auto blu le compra, e le compra care (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Quindi, tre annualità di taglio dei parlamentari per comprare le macchine del Ministro Di Maio, del Presidente Conte e degli altri ministri del MoVimento 5 Stelle.

Lo abbiamo fatto, dicevo, e non si capisce perché in questi giorni sono arrivati, soprattutto da parte del MoVimento 5 Stelle, attacchi diretti a Fratelli d'Italia, al nostro presidente Giorgia Meloni, ingiustificati: perché eravamo stati solamente noi a votare favorevolmente e avremmo votato e voteremo anche oggi favorevolmente a questa riforma. Forse mi viene da pensar male: qualcuno diceva che ci si azzecca…

PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi, Prisco. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Io non riesco ad ascoltare l'intervento del deputato Prisco, quindi per favore, per favore, un po' di silenzio.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente.

Dicevo, non si capisce il motivo di attacchi ingiustificati nei confronti di Fratelli d'Italia e di Giorgia Meloni, proprio perché noi ci saremmo apprestati, come faremo coerentemente, a votare favorevolmente a questo provvedimento. Forse perché in molti nel MoVimento 5 Stelle in realtà sperano che questo provvedimento salti, che magari quella riduzione dei consensi evidente, che c'è, quando si voterà e se si voterà, si possa ripercuotere sulla propria posizione individuale. Ma abbia almeno il coraggio il Ministro Di Maio, il vostro capo politico, di dire in questa sede oggi che se, mancano i voti del Partito Democratico, che per tre volte, ricordiamolo, ha votato contrariamente a questa riforma, lui ne prende atto e si va a casa, si ridà la parola agli italiani, così poi lo facciamo il taglio dei parlamentari, sicuramente quelli del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È evidente, torno al punto di merito, che questa riforma va compensata con una legge elettorale che dia rispetto ai piccoli territori e alla rappresentanza dei territori più piccoli, che dia rispetto alle province, che abbiano almeno (Fratelli d'Italia su questo in Commissione fece una battaglia importante) un eletto a rappresentanza di ogni provincia, che dia garanzia di tribuna per le formazioni minori. Fortunatamente noi ce la siamo ampiamente guadagnata con coerenza, serietà e competenza, dimostrate fuori e dentro il Parlamento ogni giorno.

Di questa riforma a noi non piace una cosa: non piace che manchi il taglio dei senatori a vita. L'abbiamo detto più volte: per noi era imprescindibile anche apportare il taglio dei senatori a vita. Esistono solo in Italia: è una previsione da Ancien Régime, per cui, se uno Stato ritiene che vi siano personaggi che hanno reso illustre con la propria attività l'immagine della nazione, gli si dà un'indennità, una pensione, ma non li si tiene in Parlamento, sempre assenti tra l'altro e poco produttivi perché non producono neanche un atto, ad occupare delle seggiole che probabilmente dovrebbero essere occupate proprio dai rappresentanti del popolo. Anzi, pensandoci bene i senatori a vita una cosa l'hanno fatta in questi anni: hanno retto tutti i Governi del PD, tutti i Governi tecnici voluti dall'Europa, sicuramente tutti i Governi voluti contro la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Credo che non si possa prescindere, se vogliamo veramente un cambiamento, anche dal taglio dei senatori a vita.

Come non si può prescindere, a parer nostro, dall'elezione diretta del Capo dello Stato. Pensiamo che, sul Capo dello Stato, non debbano esservi giochi di palazzo, giochi di palazzo che hanno portato in sella anche questo Governo, che, ricordiamo, è abusivo, ha la maggioranza parlamentare ma non ha la maggioranza nel Paese. Vogliamo che il Capo dello Stato, così come i Governi, lo eleggano i cittadini. Per questo vi chiediamo che nella legge elettorale anche il Governo sia eletto dal popolo, si sappia il giorno delle elezioni chi ha vinto e va a governare, chi ha perso e va all'opposizione; e che anche i parlamentari possano essere scelti dai cittadini con le preferenze, con i voti, perché ci devono mettere la faccia e si deve poter scegliere da chi farsi rappresentare in Parlamento.

Quindi, la sfida che lanciamo al MoVimento 5 Stelle e alle altre forze politiche presenti in Parlamento, ribadendo il nostro voto favorevole a questa riforma, è: accettate la sfida del cambiamento.

Le nostre proposte sono già giacenti nelle Commissioni competenti: elezione diretta del Capo dello Stato, così come quella sul taglio dei senatori a vita; facciamole insieme, diamo il segno che questa non è solo una riforma ideologica, che serve al MoVimento 5 Stelle ad affacciarsi per l'ennesima volta dai balconi di Palazzo Chigi, ma che vuole rispondere a quello che è il sentimento del Paese.

Noi l'abbiamo fatto, con responsabilità, dall'opposizione, in tutte queste quattro volte; fatelo anche voi, dimostrate che siete realmente quello che professate di essere e non solamente dei demagoghi che utilizzano questa cosa per inchiodare il Partito Democratico e Italia Viva a una maggioranza innaturale, che gli italiani non vogliono e che vogliono anzi presto mandare a casa, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie. Per favore, per favore colleghi! Colleghi, chiedo nuovamente silenzio.

Colleghi! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, i democratici voteranno convintamente l'approvazione del taglio dei parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e lo faranno…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

GRAZIANO DELRIO (PD). …e lo faranno con grande serietà (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti del deputato D'Ettore).

PRESIDENTE. Colleghi! Lasciamo proseguire! Prego. Colleghi, andiamo avanti. D'Ettore per favore!

GRAZIANO DELRIO (PD). Come membri di questo Parlamento, all'opposizione, avevamo sollevato dubbi ed erano dubbi che avevano ragioni di merito, non ragioni ideologiche, perché crediamo che un buon modo per fare opposizione sia quello di dare il proprio contributo di idee, il proprio contributo di idee e la propria sensibilità rispetto alle istituzioni, poiché i nostri interventi sono registrati li potete ritornare ad ascoltare e vedrete quali erano le ragioni di merito che qui sono state anche ripercorse dal collega Fornaro, perché erano le medesime: noi pensavamo - e pensiamo - che il Parlamento non sia un luogo oscuro, ma sia la casa della democrazia.

Riteniamo che la democrazia parlamentare sia il fondamento di questa Repubblica e che questa rappresentanza, qui riunita oggi, rappresenti a pieno titolo i cittadini, li rappresenti pienamente, questo non escludendo altre forme di democrazia anche più diretta, come quella referendaria, ma lasciando a queste forme un ruolo residuo.

E le nostra idea non è cambiata, Presidente: il Parlamento è la casa della democrazia, è luogo aperto alla partecipazione, alla conoscenza dei meccanismi istituzionali.

Il nostro “no” era un “no” convinto a difesa di questa istituzione parlamentare.

E proprio perché abbiamo ottenuto garanzie, quelle garanzie che avevamo chiesto e non ottenuto nel passaggio precedente, diciamo convintamente “sì” al taglio dei parlamentari.

Lo avevamo già fatto: avevamo già approvato un taglio dei parlamentari - come forse ricorderete - nella scorsa legislatura, abolendo il Senato, una riforma organica, che noi continuiamo a ritenere la riforma migliore per un buon funzionamento delle istituzioni, perché qui si è parlato di efficientamento delle istituzioni; è vero, esiste anche un problema di costi ed esiste un problema di numeri certamente: non è una novità la proposta che oggi ci apprestiamo ad approvare, come è stato ricordato già nella Commissione bicamerale (da Bozzi a D'Alema, alla Commissione di Violante); altre Commissioni avevano ipotizzato tagli di parlamentari più o meno simili a questo.

La cosa che mancava e che credo mancasse nella terza lettura anche fatta al Senato, era un contesto organico di riforma, un contesto organico che potesse dire che questo taglio non è una cambiale in bianco, ma è accompagnata da misure precise, che servono non a sminuire il ruolo di questa istituzione, non a risparmiare semplicemente denaro, ma servono invece a rafforzare il ruolo tra i cittadini e gli eletti e gli elettori, servono a non disperdere la rappresentatività dei territori.

Queste garanzie sono state, attraverso un lavoro serio - di cui ringrazio i colleghi della maggioranza, i colleghi dei 5 Stelle, di Italia Viva, di LeU e anche di coloro del gruppo delle Autonomie che hanno partecipato - attraverso questo lavoro, serio, si è trovata una sintesi e anche grazie al lavoro di aiuto che ha fatto il Ministro per i Rapporti col Parlamento, si è trovata una sintesi efficace, che dice semplicemente questo: le storture che avevamo denunciato e che ci portavano a dire “no” verranno corrette immediatamente, verranno eletti senatori su base pluriregionale, verranno rivisti i sistemi di partecipazione, elettorato attivo e passivo, verranno ridotti contestualmente i delegati che eleggeranno il Presidente della Repubblica, tutte le condizioni che abbiamo subito chiesto sono state subito accolte e a ottobre verranno inserite. C'è, quindi, un percorso serio.

Avevamo posto problemi sui Regolamenti di Camera e Senato, perché avrebbe comportato, questo taglio senza una revisione dei Regolamenti, una stortura nell'approvazione delle leggi, quindi non solo un deficit di rappresentanza, ma anche un deficit di funzionamento delle istituzioni e anche su questo la maggioranza ha un impegno forte, preciso. Sono tutte cose che non c'erano.

E, poi, abbiamo chiesto una revisione del sistema elettorale, proprio perché continuiamo a credere e a difendere la democrazia parlamentare, proprio perché crediamo che la democrazia parlamentare non è un residuo, che questo luogo deve continuare a svolgere una funzione importante e questo sia il luogo in cui si riequilibrano i poteri, tra l'Esecutivo e il Legislativo.

In questo luogo noi possiamo avere il controllo sugli atti di Governo e questo quindi è il luogo principale dove la democrazia si invera, dove la democrazia trova concretezza, dove la democrazia pone limiti ai poteri dell'Esecutivo, non intralciando il suo lavoro e anche in questa direzione è stato l'accordo che prevede di ricorrere in maniera residuale ai voti di fiducia - in maniera residuale ai voti di fiducia - e di ridare il voto a data certa ai provvedimenti del Governo, e di dare più centralità al ruolo del Parlamento e noi siamo molto soddisfatti e orgogliosi di ottenere questi risultati con questa maggioranza, che indica che c'è stato un reale cambio di passo.

Noi vorremmo e avremmo voluto anche che si avviasse contestualmente - qui lo dico - una revisione del ruolo del bicameralismo perfetto, perché crediamo che il bicameralismo perfetto, con questi numeri, non abbia un senso compiuto, ma questa è una riflessione che possiamo fare nei prossimi mesi, che possiamo fare insieme, magari anche a coloro che si ritengono giustamente di voler rappresentare le opinioni, le idee dei territori, perché noi continuiamo a ritenere che il fatto che vi sia una uguale ripartizione dei compiti tra Camera e Senato sia un fatto da superare, perché solo così questa riforma, che è una riforma giusta, ripeto, di riduzione del numero dei parlamentari, di riposizionamento della centralità del Parlamento, solo così questa riforma sarà completamente compiuta. E ci auguriamo che questo sia quello che potremo dare alla luce nei prossimi mesi, con un'altra discussione.

E, allora, non c'è alcuna cambiale in bianco, ma c'è un patto tra persone serie, c'è un patto di fiducia, non ci sono ricatti, non ci sono cambiamenti repentini, non ci sono svendite per la nascita del Governo. È vero, lo diciamo qui pubblicamente: il MoVimento 5 Stelle, nel momento in cui abbiamo negoziato la nascita del Governo, ha detto che senza questa riforma il Governo non sarebbe nato, senza questo voto della maggioranza al taglio dei parlamentari, ma il Partito Democratico - mi permetto di dirlo perché ero presente io anche a quel tavolo - ha detto anche che non avremmo mai votato questa riforma senza le garanzie che oggi abbiamo ottenuto, insieme al lavoro di tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non forzando, non imponendo, non dettando diktat, ma lavorando seriamente insieme per il bene del Paese e delle sue istituzioni.

Per questi motivi voteremo “sì” al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, prego, un po' di silenzio! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente, le confesso che, mentre ascoltavo l'intervento dell'onorevole Sgarbi, che apprezzo per la sua simpatia, ma soprattutto per l'intelligenza, per l'acume dei suoi interventi, pensavo che oggi io non avrei avuto un compito semplice, perché, in effetti, l'onorevole Sgarbi, nel suo intervento, ha rappresentato una parte delle riflessioni che noi, all'interno del gruppo di Forza Italia, nei giorni passati abbiamo fatto, quando ci siamo chiesti quale atteggiamento dovessimo tenere in ordine a questo provvedimento. Anche noi, onorevole Sgarbi, avevamo la preoccupazione di essere confusi con il MoVimento 5 Stelle, e il nostro atteggiamento, in qualche modo, era un atteggiamento da decidere tra due opposte esigenze: quella di differenziarci dal populismo del MoVimento 5 Stelle e, l'altra, quella, però, di rimanere coerenti con i programmi di Forza Italia e del centrodestra, con la riforma costituzionale approvata dal centrodestra nel 2005, che prevedeva, tra le altre cose, la riduzione del numero dei parlamentari.

E poi, me lo consenta, onorevole Sgarbi, glielo dico con la simpatia, l'amicizia con cui guardo a lei e alla sua intelligenza: se c'è un gruppo che non può essere tacciato, in quest'Aula, di avere prossimità con il MoVimento 5 Stelle, quel gruppo è Forza Italia, perché noi non abbiamo mai governato con loro, non ci governiamo oggi, non ci governeremo domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, è un'accusa che respingiamo al mittente, avendo scelto oggi, come qualche mese fa, di votare, però, a favore di questo provvedimento, che interpreta, sostanzialmente, una parte del contenuto della nostra riforma del 2005. Certo, quella era una riforma complessiva, organica, che prevedeva, tra le altre cose, una ridefinizione dei ruoli delle Camere, in un sistema ben bilanciato: prevedevamo il rafforzamento del ruolo dell'Esecutivo, ma anche compiti meglio definiti per le due Camere, in un rapporto, anche quello, bilanciato tra livelli di governo diversi nel Paese, tra le Assemblee legislative della Camera e del Senato e quelle delle regioni.

Quello del MoVimento 5 Stelle, che ha fatto di questo provvedimento la sua bandiera, invece, è il solito modo approssimativo e superficiale di affrontare questioni complesse. Il numero dei parlamentari può essere ridotto, noi lo abbiamo sempre sostenuto, su questo siamo d'accordo, su questo c'è stato un accordo di tutti i gruppi parlamentari in passato, ma necessita di una ridefinizione del funzionamento delle Camere e di una nuova legge elettorale, altrimenti rischia di essere un danno per i cittadini, perché riduce la rappresentanza di alcuni territori e crea anche delle Assemblee che rischiano di essere oligarchiche al loro interno. Avevate detto, insieme al PD, che avreste proposto questa miniriforma insieme ad una nuova legge elettorale, per evitare o per temperare i rischi della riduzione del numero dei parlamentari senza le riforme di contorno necessarie, e, invece, non l'avete fatto. Ci dite, oggi, che la legge elettorale la presenterete a dicembre: allora, perché approvare prima questo provvedimento e non aspettare la legge elettorale che volete presentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

La verità - mi rivolgo soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - è che a voi non interessa che il nostro sistema istituzionale sia più funzionale: vi interessa soltanto poter fare l'ennesimo spot contro il Parlamento e contro le istituzioni. Allora, sappiatelo, il taglio dei parlamentari non è una vostra invenzione, se ne parla da trent'anni in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, per due volte, il taglio dei parlamentari è stato approvato in quest'Aula: nel 2005, su proposta del Presidente Berlusconi e del centrodestra, quando si licenziò quella riforma costituzionale che, poi, il referendum bocciò, ma anche nel 2015, perché era contenuto nella riforma Renzi. Due riforme, certo, che affrontavano in maniera più organica la questione del funzionamento del nostro sistema istituzionale, da angolazioni diverse, anche suscettibili di opinioni diverse. Quindi, non siete voi ad avere inventato la riduzione del numero dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): quest'Aula l'ha già votata, oggi si voterà per la terza volta, non è una novità. E noi la voteremo, così come l'abbiamo votata quando, nel 2005, l'abbiamo proposta per la prima volta, e non la votiamo perché prevede una riduzione dei costi della politica: la democrazia non ha costo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

E poi sappiatelo, lo dico ai cittadini, se ci sentono attraverso Radio Radicale: questa riforma, che loro hanno spacciato - loro del MoVimento 5 Stelle - come una grande riforma che va nella direzione di ridurre i costi della politica, farà risparmiare: c'è un dibattito tra esperti, io mi fido più di quelli della Camera, del Servizio studi della Camera, che dice, sostanzialmente, che si risparmieranno da 37 a 50 milioni; Di Maio e Fraccaro dicono che si risparmieranno 100 milioni. Sapete quanti sono 37 o 100 milioni su 870 miliardi di spesa pubblica nel nostro Paese? Lo 0,06 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E mentre la spesa pubblica continua ad aumentare per l'inefficienza dei Governi, voi dite agli italiani che questo è il primo problema da affrontare, mentre aspettano la riduzione dell'IVA, delle tasse.

È un modo inaccettabile di proporre un tema, che è un tema giusto, perché quando si stabilì che i parlamentari nel nostro Paese dovessero essere 945, allora non c'erano le regioni e ogni regione, intanto, dalla sua costituzione, si è dotata di proprie assemblee legislative, per cui, alla fine, il numero di legislatori in questo Paese si è raddoppiato: ai 945 della Camera e del Senato, si sono aggiunti mille altri legislatori, mentre poteri dalla Camera e dal Senato sono stati devoluti verso queste assemblee regionali. Allora è chiaro che bisogna ridurre il numero dei parlamentari, ma non per ridurre i costi della democrazia, perché, ripeto, la democrazia non ha costo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Solo per voi, che avete in odio la democrazia rappresentativa, la democrazia può essere un costo: noi, invece, siamo orgogliosi di far parte di queste assemblee, non abbiamo in odio la democrazia rappresentativa. Riteniamo, invece, sì, che sia un privilegio far parte della Camera dei deputati, perché è un privilegio rappresentare gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi crediamo alla sacralità del nostro ruolo, qui, alla Camera dei deputati. Voi in che cosa credete? In Rousseau? A proposito, proponete la riduzione del numero dei parlamentari, ma, sappiatelo, in questa legislatura, il numero dei parlamentari l'avete già ridotto. Sapete perché? Perché sulla maggior parte dei provvedimenti, da quando governate, voi state lì, in silenzio, muti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): siete 218 e vi comportate come se foste uno, il vostro leader o l'output di Rousseau! L'avete già fatta la riduzione del numero dei parlamentari!

Noi oggi la votiamo in coerenza con quanto abbiamo sempre sostenuto, perché, da un lato, avvertiamo la necessità della coerenza rispetto alle nostre idee di sempre e avvertiamo anche la necessità di sintonizzare le istituzioni sul sentiment della gente: non è un modo per lisciare il pelo all'antipolitica, è che, se ci rendiamo conto che c'è una distanza tra le istituzioni e i cittadini, allora, forse, noi dobbiamo dare l'esempio, dobbiamo dire che non siamo quelli della casta che, in modo corporativo, difendono la propria corporazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma, anzi, che ci rendiamo conto della necessità di ridurre il numero dei parlamentari. Un voto meditato, però, riflettuto, per quanto mi riguarda, anche sofferto, perché, dall'altra parte, noi non vogliamo confonderci con il MoVimento 5 Stelle: siamo diversi e ne rivendichiamo con orgoglio la diversità.

Peraltro, avete detto che avete fatto il Governo per ridurre il numero dei parlamentari: avete dimostrato, allora, che siete disponibili a qualsiasi cosa pur di rimanere qui dentro, avete fatto un'alleanza con i vostri peggiori nemici pur di rimanere qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), utilizzando a pretesto il taglio delle poltrone, ma non delle vostre poltrone, delle poltrone di quelli che verranno dopo di voi. Alla faccia dell'onestà! Se questa è la vostra onestà, il Paese ne ha le tasche piene di questo modo di sentirsi onesti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Concludo. Anche il PD, oggi per bocca di Delrio, che io apprezzo, perché è un uomo mite, intelligente, dice “noi votiamo convintamente questo provvedimento”. Ma qualche mese fa ci avete tenuto qui con il vostro ostruzionismo, siete passati dall'ostruzionismo più forte e violento verso questo provvedimento, dall'opposizione più decisa, al voto convinto. La verità sapete qual è? Che questo provvedimento per voi rappresenta il biglietto di ingresso da pagare per stare seduti sulle poltrone del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Altro che taglia poltrone, è il vostro biglietto d'ingresso per il Governo, perché in nessun altro modo sareste stati capaci oggi di andare al Governo del Paese. Bene, concludo, Presidente: il taglio dei parlamentari è cosa fatta, fra poco l'Aula lo voterà. Basta alibi ora, mettetevi a lavorare sui problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avete detto che questo Governo doveva tagliare le poltrone, ridurre l'IVA: avete tagliato le poltrone, ma non ci dite come volete ridurre l'IVA e come volete ridurre le tasse e occuparvi dei problemi veri degli italiani.

Sappiatelo, gli italiani non vi giudicheranno perché avete ridotto le poltrone di quelli che verranno dopo di voi; vi giudicheranno in ragione di come avete utilizzato la vostra poltrona oggi per risolvere i loro problemi; oggi, nel presente, non domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore. Colleghi, colleghi di Forza Italia!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, sottosegretario Fraccaro, abbiamo lavorato molto insieme per arrivare fin qua e oggi siamo all'ultimo passaggio di un provvedimento la cui discussione ha preso il via anni fa, addirittura nel 1983. E già nel 2005, per la prima volta, le Camere tagliarono il numero dei parlamentari. Da allora, per due volte, due riforme costituzionali degli articoli 56, 57 e 59 furono approvate dalle Camere e per ben due volte furono bocciate dai cittadini. Oggi non è quindi la prima volta che le Camere votano questo provvedimento, nessuno può mettere una bandierina su una riforma che ha visto il Parlamento esprimersi positivamente in diverse occasioni negli ultimi quindici anni. Per questo, nel giugno del 2018, quando scrivemmo il programma del precedente Governo, siamo stati ben contenti che la riduzione a 400 deputati e 200 senatori fosse accettata.

Per questo avevamo stabilito che non avremmo commesso l'errore già fatto in passato di dare vita a mega riforme, dove il taglio dei parlamentari rappresentasse solo lo specchietto per le allodole che nascondeva ben altro.

Avevamo deciso di procedere con piccole riforme puntuali, di un articolo, chiare e trasparenti; per questo noi il taglio dei parlamentari lo abbiamo già votato tre volte, a differenza del PD che lo ha sempre bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi avremmo quindi potuto scrivere, tutto il Parlamento, una pagina di cui essere orgogliosi, in cui la politica dimostrava la capacità di autoriformarsi, oggi avremmo potuto. Purtroppo oggi non è così. È evidente a tutti che siamo solo di fronte a un vile baratto della paura: io ti do il taglio dei parlamentari, ma tu mi aiuti a distruggere il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un mercato delle vacche tra MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Renzi dove i parlamentari della maggioranza, per salvare la propria poltrona e pagare il mutuo, hanno accettato di piegarsi al sistema, rimangiando tutto quello che avevano detto nei mesi scorsi e legando il taglio dei parlamentari ad altre controriforme che rischiano di trasformare una presunta rivoluzione in una certa restaurazione.

Siamo abituati alle vostre giravolte e ai vostri tradimenti, ma ancora riuscite a stupirci. Del resto, non potrebbe essere diversamente di fronte a un partito che nasce con il “Vaffa-day” e finisce per sostenere i peggiori partiti della casta della Prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Pensiamo alla volontà di arrivare ad una nuova legge elettorale di tipo proporzionale con la scusa del taglio dei parlamentari: tutti i cittadini fuori da quest'Aula, ma anche tutti i parlamentari qui dentro, sanno che la legge proporzionale crea un sistema in cui il popolo non decide più. Nessuno vincerebbe le elezioni, il voto del popolo conterebbe zero e conterebbero solo le segreterie dei partiti.

Una vergogna! Il sistema vigente nella Prima Repubblica, oggi strenuamente difeso dal PD, da Renzi e da Casaleggio. Torneremmo alla Repubblica dei partiti, la partitocrazia, gli accordi nelle segrete stanze; una restaurazione vera e propria nel sacro nome della poltrona e nell'estrema difesa del proprio conto corrente.

Ci penseremo noi a fermarvi con il referendum sul maggioritario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Purtroppo, però, non c'è solo questo, c'è ben di peggio. Il MoVimento 5 Stelle ha anche abdicato al ruolo che gli avevano dato i cittadini nella lotta all'immigrazione clandestina. Ricordiamo le dure parole pronunciate contro “mafia capitale”, eppure oggi, per dare il via libera al taglio dei parlamentari, accettate di accordarvi con il PD per aprire le frontiere del nostro Paese e rendere più facile la cittadinanza attraverso lo ius soli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I porti aperti in cambio di una bandierina con cui fare propaganda. Quello che avete stretto non è un patto di ferro, ma l'ennesima fregatura per gli italiani. Non è un caso se alcuni parlamentari del PD hanno chiesto apertamente di collegare le due cose, lo ius soli e la riduzione del numero di deputati e senatori, quasi a dire che per ogni parlamentare in meno ci saranno 10 mila clandestini in più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è un caso se subito vi siete affrettati a far ripartire la discussione sulla legge per la cittadinanza facile, non è un caso se gli sbarchi hanno ripreso ad aumentare e con essi i morti nel Mediterraneo, per la gioia di chi ci lucra sopra. I voti dei cittadini per voi non contano, conta solo rimanere incollati alle poltrone e ad ogni costo. Nessun provvedimento, neanche il taglio dei parlamentari, può giustificare questa vergogna. Potevamo approvare questa legge ad agosto e andare alle urne: avreste colpito il vostro stipendio, ma almeno avreste salvato la reputazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi cosa rimane della riduzione del numero dei parlamentari? Ce lo avete detto mille volte: un risparmio di neanche 100 milioni l'anno, 500 milioni in una legislatura, un miliardo in due legislature. Un'inezia, se paragonata al costo, per fare un esempio, dell'accoglienza dei clandestini, che voi volete riportare in auge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): cinque miliardi in un anno, 25 miliardi in una legislatura, 50 miliardi in due legislature. Date retta ai cittadini, colleghi dei 5 Stelle, siete ancora in tempo per rifiutare questo indegno baratto che aiuta i clandestini solo per avere il sostegno del Partito Democratico e mantenere il potere ancora per qualche mese.

Dite con chiarezza che dietro al taglio dei parlamentari non c'è la volontà di cancellare il voto popolare con una legge proporzionale; dite con chiarezza che non volete tagliare i delegati regionali che eleggono il Presidente della Repubblica senza, però, toccare i senatori a vita, perché, così facendo, penalizzereste solo i territori; dite con sincerità che non c'è nessun patto oscuro con il Partito Democratico per realizzare le politiche migratorie che tanto piacerebbero a scafisti e criminalità organizzata. Ma, soprattutto, spiegateci perché non abbiamo fatto questo taglio ad agosto per poi andare ad elezioni, quando avevate la possibilità di perdere il seggio, ma salvare la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi, per fortuna, non siamo come voi, noi non scappiamo quando sentiamo la parola “elezioni”; noi non accetteremmo mai di allearci con il Partito Democratico, come avete fatto voi a Bruxelles, a Roma e in Umbria, dove avete scelto di stringere un patto con gli eredi di quella giunta che è caduta per i troppi arresti. Noi non abbiamo paura della riduzione del numero dei parlamentari. Per questo, a testa alta, siamo pronti alle barricate, se vorrete restaurare la Prima Repubblica, e votiamo a favore, come sempre abbiamo fatto, del taglio dei parlamentari. State sereni, finché potete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Ci siamo, tra pochi minuti sarà chiamata la votazione sulla riforma costituzionale che ridurrà il numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Non mi limiterò a ricordare il risparmio economico che comporta, anche se, permettetemi, quando la politica chiede ai cittadini italiani dei sacrifici o è a conoscenza di quanto sia difficile arrivare a fine mese, quella stessa politica deve dare l'esempio. Il mondo cambia con il tuo esempio, non con le tue parole, diceva un poeta a me molto caro. E allora questo Parlamento dia l'esempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché non è cosa di poco conto il risparmio e l'attenzione alle casse dello Stato, non è cosa di poco conto avere un Parlamento più efficiente, non è cosa di poco conto riformare i Regolamenti di Camera e Senato e avere un accorpamento delle Commissioni con una riduzione del numero di presidenti, vicepresidenti, segretari e relative indennità, non è cosa di poco conto. Ma, sostanzialmente, ed è questo il punto, questa è, sì, una battaglia che il Movimento ha portato avanti con fermezza, determinazione e forza, ma non è mai stata una bandierina da sventolare, non è mai stata una merce di scambio e non è mai stata una moneta con cui qualcuno voleva comprare il Movimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Movimento non è in vendita e non è in vendita nemmeno la Costituzione, noi non siamo in vendita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

ANNA MACINA (M5S). La scelta di portare avanti questa riforma non nasce sulla spiaggia e sotto l'ombrellone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non è un ricatto e non è fumo negli occhi degli italiani. Lo spirito che ci ha animato è uno spirito riformatore, ma rispettoso. Ecco perché il metodo è cambiato. Il metodo è quello di intervenire in maniera precisa e puntuale, senza stravolgimenti, questa è la novità. La Costituzione vive, è diritto vivente e allora non è avulsa dal tempo e dallo spazio, va calata nella realtà, nella complessità e nella velocità del tempo in cui viviamo adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sappiamo benissimo - per rispondere a chi è intervenuto prima o agli interventi di ieri in discussione generale - che vari e ripetuti sono stati i tentativi di arrivare ad una riduzione del numero dei parlamentari, certo che ricordiamo la Commissione Bozzi, la Commissione Violante, le altre varie Commissioni: tutti tentativi di riforma mai portati a compimento per mille motivi. Ma per noi, la democrazia deve rinnovarsi se vuole essere democrazia e ha in sé la forza per farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora perché oggi ci riusciamo? Perché in questo Parlamento e in questo momento, qui, c'è una forza democratica, riformatrice, che ha portato i cittadini nelle istituzioni, e portando i cittadini nelle istituzioni ha portato qui dentro il volere e il sentire di quelli che sono fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo percorso ha la voglia e il coraggio e anche la forza di riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Allora lasciamo il campo, se ci riusciamo, scevro dai preconcetti macchiati da ideologie dei partiti e rispondiamo ad una semplice domanda: cosa chiedono i cittadini fuori di qua (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Quanti parlamentari abbiamo, quanti sono, o chiedono risposte che siano in grado di cambiare lo stato delle cose? Allora il problema non è il numero dei parlamentari, il problema è la capacità del Parlamento di rispondere alle esigenze dei cittadini che sono fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Al più, vista la riduzione del numero dei parlamentari, sarà richiesto a partiti e movimenti politici un atto di responsabilità, un senso di responsabilità, anche quando presenteranno ai propri elettori i candidati e magari pretenderanno di offrire il meglio ai loro elettori. E allora il problema, forse, per introdurre anche il concetto legato alla rappresentatività, è anche quello del trasformismo, che nella passata legislatura ha raggiunto un picco esagerato e che ha privato i territori, a seguito del trasformismo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dei propri rappresentanti, che, una volta qui dentro, hanno scelto di aderire a programmi diversi da quelli con cui si erano presentati. Questo è anche un problema (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E parliamo della rappresentatività…

PRESIDENTE. Colleghi…

ANNA MACINA (M5S). Ricordiamocelo: quando fu scritta la Costituzione, non fu sacralizzato (Commenti del deputato Claudio Borghi)

PRESIDENTE. Deputato Claudio Borghi…

ANNA MACINA (M5S). Quando la Costituzione fu scritta, non fu né sacralizzato, né cristallizzato il numero dei parlamentari, perché si era ben consapevoli che la Costituzione deve vivere nel tempo in cui c'è. Se alcuni numeri potevano avere un senso in un momento storico diverso da questo, oggi non lo hanno più, perché oggi ai cittadini è consentito un rapporto quasi diretto con i propri rappresentanti. I canali della comunicazione…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

ANNA MACINA (M5S). …l'informazione avvicina i cittadini alle istituzioni. E, allora, torna il tema della qualità dei rappresentanti (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), più che della quantità. Torna il tema della capacità del Parlamento di portare a termine un processo decisionale, una politica capace di non fare politica fine a se stessa e per se stessa, ma capace di dare risposte ai cittadini che sono fuori dai palazzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E non è ancora tutto. Abbiamo sempre detto - lo abbiamo sempre detto, anche in seconda lettura qui alla Camera - che la riduzione del numero dei parlamentari avrebbe imposto altri processi, sia di livello costituzionale, sia di modifica dei Regolamenti, sia di modifica della legge elettorale. Certo che lo abbiamo detto. E quindi non è un contrappeso che avevamo negato prima e adesso lo diciamo, lo abbiamo sempre detto, tanto è vero che siamo già tutti al lavoro per una legge elettorale, per la modifica dei Regolamenti, per equiparare l'elettorato passivo e attivo tra Camera e Senato, strumenti atti ad arginare l'eventuale ricorso alla decretazione d'urgenza, anche questo è un tema. Perché la riflessione sul da farsi non è tanto sulla crisi della rappresentatività, quanto sulla crisi della capacità del Parlamento di imporsi, perché il Parlamento è il vero e unico organo che è depositario della sovranità popolare: questo va ricordato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Noi non ci proponiamo di distruggere o indebolire gli strumenti della democrazia rappresentativa, ma, al contrario, vogliamo valorizzarli, adeguarli al tempo, renderli più rispondenti ai tempi e alle richieste dei cittadini. E, allora, rispediamo al mittente tutte le accuse di demagogia, di anticasta; la verità è che vogliamo regalare all'Italia un Parlamento più efficiente, questa è la verità, come abbiamo sempre ribadito e come abbiamo sempre dimostrato con atti concreti, mettendoci da subito al lavoro su altri temi.

Infine, e concludo, questa mattina qualcuno, qualche giornalista, ha dipinto quest'Aula, immaginandola al momento del voto, come i tacchini che festeggiano l'arrivo del Natale: una visione distorta, anche cattiva, della politica e dei politici, anche offensiva. Bene, oggi questo Parlamento ha la possibilità di lanciare un messaggio contrario e potentissimo: questa classe politica ha la forza e la voglia di anteporre gli interessi e il bene dei cittadini, regalando loro un Parlamento efficace ed efficiente, e attento anche al suo costo, perché no, anteponendoli e facendoli risaltare rispetto allo spirito di autoconservazione della politica e dei politici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per rispondere a qualcun altro. La politica è servizio, la politica è passione, la politica, quella dal sapore buono, è al servizio dei cittadini: questo è il messaggio che oggi lanciamo al Paese e recuperiamo credibilità e recuperiamo rispetto agli occhi dei cittadini, delle istituzioni, per le istituzioni e per chi si dedica alla politica con animo sincero.

PRESIDENTE. Concluda.

ANNA MACINA (M5S). Essere un rappresentante è sostanzialmente un onore, e va sempre ricordato. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Lo dico subito con molta chiarezza e con responsabilità: noi voteremo contro questa riforma costituzionale e voteremo contro questa riforma - mi fa piacere la presenza del Ministro Di Maio in Aula - non perché vogliamo difendere le poltrone. Le spiegherò dopo, Ministro Di Maio, che le conviene usare altri argomenti, che appartengono con più dignità alla nascita del vostro MoVimento e alla vostra proposta politica. Vede, voteremo contro non per difendere le poltrone, ma per difendere, da una domanda che dovremmo farci tutti qui qualunque voto faremo, il valore delle istituzioni in cui siamo e il valore di una riforma costituzionale, che non è una lotteria; chi è da tanto tempo in quest'Aula l'ha imparato e appreso sulla propria pelle. Le riforme costituzionali non sono una lotteria: si deve decidere perché farle. Oggi l'ex-direttore di Repubblica scriveva: la riforma costituzionale si deve fare per seguire la popolarità o per seguire la responsabilità? È evidente che questa riforma costituzionale in esame, così come è stata concepita e pensata e com'è all'approvazione finale del Parlamento, è fatta semplicemente per inseguire la popolarità.

Ma, vede, lasci perdere il discorso delle poltrone, e sa perché, Ministro Di Maio? Lei oggi ne occupa una di poltrone; noi ne occupiamo una di poltrone; lei addirittura - le direbbero gli oppositori duri al suo Governo - ha lasciato un'alleanza per occuparne e per prenderne un'altra e per occupare una poltrona più prestigiosa. Il problema non sono le poltrone, le poltrone si occupano: il problema è come si usa la responsabilità che ci è data. Mai usare questo argomento, che è demagogico, e le insegno forse una cosa, senza presunzione. Sa che cos'è la demagogia? La demagogia è l'adulazione del popolo mentre lo si inganna per ottenere il suo voto. Si adula il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI), lo si inganna e si ottiene il suo voto per raggiungere un altro obiettivo.

Sarebbe stato molto più dignitoso, nell'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle, nelle sue dichiarazioni, se si fosse detto con chiarezza che voi volete la riduzione del numero dei parlamentari così com'è proposta, perché tutti quelli che sono qui da sempre chiedono la riduzione dei parlamentari, l'hanno votata nelle diverse legislature, però l'hanno accompagnata ad un disegno di riforma che dava efficienza, rappresentatività e garantiva il valore delle istituzioni.

Sapete perché voi volete con forza la riduzione dei parlamentari? Lo ha sempre detto Grillo e il vostro fondatore Casaleggio, perché su questo si dovrebbe aprire un grande dibattito tra di noi. Smettetela con la logica che la democrazia costa: la democrazia non è un costo; diventa un costo quando è inefficiente! Diventa un costo quando non è al servizio vero della propria gente. Voi volete la riduzione dei parlamentari, così come è stata fatta, perché non credete nella democrazia rappresentativa. Legittimamente, credete nella democrazia diretta. Addirittura avete teorizzato – chi voterà oggi questa riforma, si domandi se è questa la ragione per cui la vota, lo dico anche ai colleghi del PD -: “i parlamentari sono inutili; basta l'estrazione, riduciamoli”. Se è un problema di costo, perché 400 e 200? Perdonatemi, perché non 200? Perché non 100? Perché non uno che rappresenta tutti? Non a caso, voi avete detto, e c'è stato recentemente anche il manifesto di Casaleggio che lo ha detto, e lo dico a chi ci ascolta: molto bene, diretto, cittadino chi governa, nessuna intermediazione. Il tema è questo: avete detto che si deve fare questa riforma per il risparmio. Molti hanno già teorizzato e detto che non si fa, questa riforma, per il risparmio. Abbiamo detto che la domanda che noi dovremmo fare e a cui dovremmo rispondere è quello che noi facciamo in quest'Aula, che siamo qui in 630 o in 400 o in 315 o in 200, è utile o non è utile? Questa è la domanda vera: per che cosa lo facciamo e come lo possiamo fare meglio?

Ma voi pensate che con un Parlamento che è fatto di 400 deputati e di 200 senatori, di cui 60 saranno sottosegretari, le Commissioni saranno fatte da 7, 8, al massimo 9 deputati, pensate che questo sia più efficienza? Alla faccia delle lobby che poi non possono intervenire all'interno e condizionare la democrazia. Ma voi pensate che sia giusto eliminare la rappresentanza territoriale di tutti i territori? Ma voi sapete qual è il numero proporzionale di rappresentanti per le grandi nazioni come Francia, Gran Bretagna, Germania? Oggi andremo a uno su 150 mila, a 1 su 300 mila e, se dovesse passare anche la riforma dell'abbassamento dell'elettorato attivo, andremo ad una proporzione che non esiste in nessun Paese occidentale nella rappresentanza tra deputato e cittadino. È questo che vogliamo? Ministro Di Maio, è quanto lei vuole? È quello per cui lei ha dedicato e dà il suo tempo? Lei occupa una poltrona, come la occupo io, e la occupiamo per servire il bene del Paese e abbiamo la responsabilità di far funzionare, di rappresentare, di far innamorare i cittadini a queste istituzioni. Guardate, sapete perché votiamo contro con orgoglio? Lo avete scritto voi nel vostro documento che voi, i deputati di maggioranza, oggi avete sottoscritto. Invito tutti a leggerlo. Nel documento dite: votiamo a favore della riforma ma bisogna migliorarla perché, primo, mette in discussione la legge elettorale che non c'è. Oggi approviamo una riforma costituzionale con una legge che è quella attuale. Domanda agli amici del PD: siccome voi credete nella democrazia parlamentare, oggi approviamo una riforma costituzionale che entra in vigore, cari amici di LEU. Ma se il Governo, come molti di noi si augurano, dovesse cadere - è la legge della democrazia parlamentare - e si dovesse andare alle elezioni, avremo una riforma costituzionale, che tutti quelli che votano oggi dicono che non può funzionare, che entra in vigore e che quindi porterà ad una rappresentanza del Parlamento, di Camera e Senato, non rappresentativa, sbagliata e che andrà a rendere più inefficiente e meno democratico il sistema del Paese. Vi sentite la responsabilità di votare oggi questo? Garantiamo che fra un mese il Governo non crollerà? Ma è la democrazia, dove andiamo? Andiamo avanti. Si parla dell'età, si parla dei principi di base regionale, del peso dei deputati, dei Regolamenti parlamentari, delle circoscrizioni territoriali. Stiamo, cioè, approvando una riforma costituzionale per la diminuzione del numero dei parlamentari assolutamente legittima. Noi siamo sempre stati a favore della riduzione del numero dei parlamentari ma laddove si cambiava il bicameralismo perfetto, laddove si dava più potere all'Esecutivo, laddove si pensava ad un disegno più organico. Perché dobbiamo sprecare questa occasione? Siamo tutti d'accordo, c'è un consenso popolare, per una volta facciamo bene il nostro compito, facciamolo fino in fondo. Non rincorriamo semplicemente. Lo capisco, Ministro Di Maio e MoVimento 5 Stelle, è chiaro che il MoVimento 5 Stelle è in difficoltà e questa è la politica: si fa una legge, si insegue una riforma per dire: “Vedete, almeno l'abbiamo fatta”. Ma non si può, quando si assume una responsabilità che riguarda non solo voi ma tutti e quelli che verranno dopo di noi, non si possono fare le riforme costituzionali in quel modo. L'abbiamo già pagato noi; abbiamo già scontato noi quando abbiamo fatto questi errori nel centrodestra o nel centrosinistra. Ecco qual è la ragione per cui noi voteremo contro ed è una domanda di responsabilità: siamo qui a rappresentare un intero Parlamento chi è in maggioranza e chi è in opposizione, chi è di destra e chi è di sinistra, chi ha voluto che i cittadini arrivassero da movimento, diventassero istituzione oggi ricoprendo cariche, discutendo, litigando per arrivare a occupare una poltrona, un sottosegretariato. Sì, il MoVimento 5 Stelle finalmente si è sporcato le mani e ha discusso perché uno doveva fare il Ministro o non lo doveva fare, doveva fare il sottosegretario o non lo doveva fare. Non è sbagliato: è la passione; è il sentirsi più responsabili. Ebbene smettetela con questa ipocrisia; smettiamola di inseguire la demagogia; abbiamo il coraggio di dire: no, non si può fare così. Si può fare tutti insieme rapidamente, ma cambiando: è un appello, è una domanda ma è anche il coraggio di non aver paura di chi ti indica e ci dice una cosa che non è vera. La responsabilità oggi per noi, per seguire il bene di queste istituzioni, è votare “no” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, in questo momento, in quest'Aula, molti colleghi e molti membri del Governo si apprestano a stappare bottiglie di champagne, a organizzare caroselli, ad affacciarsi dai balconi, io voglio segnalarvi una grande assenza in quest'Aula, che è l'assenza di una qualsiasi tensione costituente, che è quella cosa che si determina quando una classe dirigente avverte, Ministro Di Maio, la responsabilità e la necessità di uno sforzo comune per determinare un momento fondante per una comunità politica, un momento costituente, appunto. Invece noi assistiamo a un Parlamento che sfregia se stesso, e lo fa in preda alla demagogia. La demagogia non è solo quella cosa che porta ad adulare i cittadini provando a trarne un beneficio in termini di consenso, ma è quella cosa che danneggia i cittadini. Abbiamo trascorso, colleghi, due mesi di dibattito avvelenato, nel quale sembrava che chi non usasse almeno tre volte la parola “poltrone” parlando non avesse nulla da dire. Questo è uno sfregio, colleghi, che il Parlamento porta a se stesso, e nel portarlo lo porta ai cittadini, perché mente ai cittadini. Mente sul fatto che il Parlamento sarà più efficiente, lo abbiamo sentito ancora una volta in maniera infondata ripetere poco fa dalla collega del MoVimento 5 Stelle. Il Parlamento non sarà più efficiente. Chi ha un minimo di esperienza di lavori parlamentari sa benissimo che, semmai, il Parlamento avrà una difficoltà maggiore a portare avanti parallelamente, nelle Commissioni, l'esame di più provvedimenti. Ma sapete benissimo che si danneggiano i cittadini non raccontando loro che ci sarà una compressione del pluralismo nelle Aule parlamentari. E i correttivi che state immaginando e i correttivi che sono contenuti all'interno del documento della maggioranza, che è stato poche ore fa reso pubblico, purtroppo peggioreranno questa situazione. La Corte costituzionale aveva lanciato un allarme nel 2018, in quella sentenza che voi stessi citate sempre sulla legge elettorale, dicendo: attenzione, la compressione della democrazia e del pluralismo non avviene solo con gli sbarramenti nelle leggi elettorali, avviene anche con lo sbarramento implicito che si determina se si abbassa troppo il plenum delle Assemblee. Ed è esattamente questo che avverrà, con i correttivi che creeranno un bicameralismo perfettissimo: non ci sarà più alcuna differenza di elettorato attivo e passivo tra Camera e Senato e, per rincorrere i danni di questa riforma, si andrà ad eliminare anche la ripartizione su base regionale del Senato, quindi noi avremo due Camere esattamente uguali, espressione della stessa base elettorale. Tanto valeva avere una sola Camera di 600 membri, ci sarebbe stata più possibilità di esprimere la pluralità di soggettività politiche e sociali del nostro Paese. Un'altra menzogna che avete detto e che continuate a raccontare ai cittadini è la storia degli standard europei: per effetto di questa riforma il nostro Paese sarà quello che avrà il rapporto peggiore tra elettori ed eletti. Ma c'è una questione che forse è un po' all'origine del problema. Noi tutti ricordiamo la precedente lettura di questa riforma costituzionale qui alla Camera, e io ricordo, in dichiarazione di voto, i colleghi del MoVimento 5 Stelle - eravamo lì, al banco dei nove -, citare solennemente Calamandrei, nella sua avvertenza - mi viene da dire, a questo punto, citata un po' a sproposito, forse - che in occasione delle riforme costituzionali i banchi del Governo dovrebbero essere vuoti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

Invece noi abbiamo assistito al fatto che questo taglio dei parlamentari, questa riduzione del numero dei parlamentari, da punto numero 10 dell'accordo politico di maggioranza, nel giro di due settimane è diventato, per bocca degli stessi esponenti del MoVimento 5 Stelle e non solo, purtroppo, il principale obiettivo dell'azione di Governo. Qua sta uno dei più grossi scivolamenti demagogici a cui abbiamo assistito.

Io spero davvero - e faccio un appello - che in quest'Aula ci sia un sussulto di autonomia dei parlamentari, ci sia la possibilità di trovare il coraggio di ripensarci, di esprimere un voto contrario, come io farò, ad una riforma non perché, come è stato detto, c'è uno spirito di autoconservazione; perché bisogna cominciare a dire delle verità e a dirle soprattutto quando queste verità sono impopolari, soprattutto quando queste verità sono difficili. Altrimenti, cari colleghi, vi ricordo l'emendamento che avevo proposto provocatoriamente in occasione della prima lettura: di portare la Camera dei deputati a 40 membri e il Senato a 20. Questo avrebbe probabilmente risolto molti problemi a chi in quest'Aula ha una concezione della democrazia parlamentare come di qualcosa che va rapidamente superato, ma io credo avrebbe ulteriormente danneggiato i cittadini italiani e la nostra democrazia.

Ripensateci, siamo ancora in tempo, e il nostro voto è contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, colleghi, il taglio dei parlamentari che oggi votiamo in sé non rappresenterebbe una riforma completa, né rappresenta una riforma equilibrata, e nemmeno renderà il nostro Parlamento più incisivo nel lavoro: queste misure sarà necessario che vengano accompagnate da successive modifiche e riforme, e con questo voto oggi la maggioranza e noi, come parte della maggioranza, ci impegniamo ad inserire questa misura in un contesto più ampio, strutturale, di riforma del Parlamento.

Certo è che è un passaggio storico questo, e non possiamo nasconderci che con questo taglio noi sacrifichiamo una parte della rappresentatività di questo Parlamento. Non vi nascondo che, secondo me, quando ci si inoltrerà nella riforma della legge elettorale, e i territori si imbatteranno un po' sull'impatto che avrà, quindi sulla perdita di rappresentatività, anche i nostri cittadini inizieranno a riflettere in modo diverso sul ruolo che ha il parlamentare, sul ruolo del Parlamento.

Dico che non è detto che si possa in futuro tornare a riconsiderare il numero che oggi abbiamo in questo Parlamento, ma se lo si farà dovrà essere un Paese nuovo a farlo, un Paese diverso, perché credo che il taglio dei parlamentari oggi sia un prezzo che il nostro Paese deve pagare per far attivare uno scatto culturale nei cittadini e anche nei partiti. È molto simile a quelli che sono i sacrifici sull'ara degli antichi greci: sacrificare un pezzo di rappresentatività e forse anche di democrazia per far riconsiderare e riconquistare un valore a questo Parlamento.

Dico questo perché non penso succeda solo a me, ma a noi parlamentari, che, sui nostri territori o quando viaggiamo nel Paese, sentiamo tristemente un atteggiamento proprio di discredito verso il Parlamento e anche verso il ruolo del parlamentare, ritenuto anche inutile.

E anche rispetto ai partiti sarà molto importante recuperare il ruolo che ha la persona qui: un volto, un voto, è importante e può essere determinante per il Paese.

Quindi, questo taglio è un prezzo che si deve pagare, a mio parere, per far rilanciare anche il nostro Parlamento e il ruolo del Parlamento. È importante che si inserisca in una riforma più strutturale e, quindi, l'impegno sarà di mantenere l'accordo preso e cercare di minimizzare, ma di adattare tutto il lavoro e le procedure anche parlamentari a questa misura che prendiamo oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, la componente Cambiamo!-10 Volte Meglio voterà a favore di questo provvedimento e così voteranno tutti gli appartenenti a questa componente. Prima di entrare nel merito dell'intervento, faccio riferimento ad alcuni interventi che mi hanno preceduto. Voteremo a favore per tutta una serie di ragioni che enucleerò nel corso del mio intervento, ma rifacendomi all'intervento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle io, francamente, quando mi sento dire che cosa vogliano i cittadini fuori di qua, mi verrebbe da dire: probabilmente i cittadini fuori di qua vorrebbero un altro Governo, probabilmente i cittadini fuori di qua vorrebbero andare a votare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio); il voto europeo è stato chiarissimo, quindi, io non ci sto semplicemente ad appiattirsi su quello che vorrebbero i cittadini fuori di qua, non abbiamo la palla di vetro.

È un po' come dire che questo taglio della democrazia, questo taglio dei parlamentari porterebbe un risparmio. Ebbene, io mi appello a chi di economia un po' ne capisce e vi invito a fare dei calcoli sulla base del nostro debito pubblico e su quelli che sono gli interessi che la Repubblica italiana vota ogni ora sul debito pubblico. Ebbene, il taglio di questi parlamentari se lo rimangerebbero o se lo rimangeranno dodici/sedici ore di interessi sul debito pubblico. Queste cose vanno dette ai cittadini; non si può ostentare una riforma di questo tipo come se fosse la panacea di tutti i mali e come se bastasse tagliare pochi parlamentari per risolvere i problemi di questo Paese o per risparmiare chissà quanti miliardi di euro.

Il nostro Paese ha fatto dei regali meravigliosi da un punto di vista artistico nel mondo e c'è un'opera di Gaetano Donizetti che si intitola L'elisir d'amore; mi è venuta in mente proprio riflettendo sul mio intervento di oggi. Nell'opera L'elisir d'amore c'è un'aria che si chiama Udite, udite, o rustici, cantata dal dottor Dulcamara. Mi è venuto in mente il Ministro Di Maio; il dottor Dulcamara è una sorta di imbonitore delle folle, è una sorta di impostore - non me ne voglia, signor Ministro, è un'opera di Gaetano Donizetti -, che arriva in un Paese e vuole vendere l'elisir d'amore, questo elisir che è una sorta di panacea di tutti i mali; si sente nell'opera di Donizetti che questo elisir guarirebbe il mal di fegato, farebbe diventare belle le donne brutte e belli gli uomini brutti, farebbe innamorare chi è restio ad innamorarsi, risolverebbe tutti i problemi del mondo.

Ebbene, questo provvedimento, voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, lo volete vendere come se fosse un elisir d'amore, come se fosse la panacea di tutti i mali, come se servisse a ritrovare una verginità che avete perduto.

Voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, avete tradito i vostri elettori sulla TAV, li avete traditi sulla TAP, li avete traditi sull'Ilva che doveva essere chiusa ed è ancora aperta, li avete traditi sul “mai con il PD”, li avete traditi sui due mandati, inserendo il mandato “zero”, li avete traditi sugli F35 che, se fosse per me, dovremmo comprarne mille, cosa che, invece, avete sempre osteggiato, salvo poi, adesso, negli ultimi giorni, sentire il Presidente Conte, che da Presidente del Consiglio di estrema destra è diventato un Presidente del Consiglio di estrema sinistra, magicamente dire: dobbiamo riparlare con gli americani degli F35. Avete stuprato l'onore e la dignità dei vostri militanti sull'argomento “euro sì, euro no”, li avete violentati sull'Europa, votando per Ursula Von der Leyen (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio e Lega-Salvini Premier)!

Avete detto basta alle sanzioni con la Russia e ci sono ancora le sanzioni con la Russia e, poi, ultimo, ma non il meno importante, avete sempre detto: dimissioni in caso di avviso di garanzia, dimissioni in caso di avviso di garanzia! C'è qualcuno dei 5 Stelle che si è dimesso dopo un avviso di garanzia? Non mi pare. E le dirò, signor Ministro, che non mi sembra di avere letto niente da parte sua riguardo alla condanna dei genitori di Renzi. Io sono un garantista e, per quanto mi riguarda, si è assolutamente innocenti fino al terzo grado di giudizio; lei lo avrebbe messo alla gogna in piazza e, invece, sono ventiquattro ore che è muto, ed è un silenzio imbarazzante per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio e Lega-Salvini Premier)! Non voglio alzare i toni, perché semplicemente…

PRESIDENTE. Deputato Silli, si rivolga a me.

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Signor Presidente, mi rivolgo a lei, come mi rivolgo ai suoi colleghi del MoVimento 5 Stelle, come vorrei rivolgermi ai colleghi del PD, che ho sempre reputato, quantomeno un partito serio, per quanto io l'abbia sempre combattuto; registro che non è così e che la democrazia purtroppo è stata trasformata in una pezza da piedi. Voteremo a favore, perché siamo convinti di questo voto, ma è una vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, lasciate concludere…

GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Colleghi del PD, l'ho detto all'inizio che votavamo a favore, dovete studiare e stare un po' più attenti! Perché siete passati da pagliacci, oggi; vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Signor Presidente, Governo, colleghe e colleghi. C'è dubbio alcuno sul fatto che il nostro sistema vada riformato e ammodernato? Non c'è alcun dubbio che questo sistema vada riformato e ammodernato, anzi, è quello che si dice ormai da decenni, che si è tentato di fare da decenni e più andiamo avanti e più il ritardo con il quale noi operiamo è un ritardo colpevole. È il taglio del numero dei parlamentari la riforma che serve per sanare le inefficienze e la lentezza del processo legislativo e produrre un doveroso risparmio dei costi della politica? È del tutto evidente, signor Presidente, colleghi del Governo, colleghi parlamentari, che non è il taglio dei parlamentari che risolve questo tema e, per carità di patria, risparmiamoci almeno la miserabile considerazione sul risparmio dei costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tutti coloro che sono intervenuti hanno chiaramente detto e dimostrato che questa è una cosa… mi verrebbe da dire che un parlamentare vale forse un quarto, un quinto, in termini di costi, di quanto costano gli staff dei Ministri, dei Vice Ministri, dei sottosegretari, che pure vengono tenuti e ampliati ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); facendo bene a non fare il demagogico richiamo ai costi della politica.

Ma lasciamo perdere i costi della politica. Quello che davvero servirebbe al nostro sistema per fare un reale salto di qualità sarebbe, innanzitutto, il superamento del bicameralismo perfetto, lo sappiamo tutti, lo abbiamo sempre detto tutti, si è lavorato spesso per farlo, non si è mai riusciti ad ottenerlo; ma lì c'è il cuore che nasce dalla Costituente; viene spiegato chiaramente, il bicameralismo perfetto, in anni molto particolari e difficili, nasce per impedire che ci possa essere un Governo che effettivamente governi con la capacità di realizzare le proprie riforme, il proprio progetto senza essere continuamente minacciato nel rapporto tra i due rami del Parlamento. Questa è la ragione per cui nasce il bicameralismo e, nel passaggio degli anni e delle riforme, viene sempre individuato come il primo corto circuito per un'effettiva capacità del sistema di potere operare.

Sarebbe necessario, quindi, oltre al superamento del bicameralismo, il rafforzamento del ruolo degli enti locali nella legislazione ordinaria; penso, per esempio, a una Camera ad hoc, come esiste in tanti Paesi europei, dove non solo il problema delle regioni, ma il problema degli enti locali e della loro capacità di incidere sul processo legislativo sarebbe probabilmente molto utile. Sarebbe molto importante per raggiungere l'obiettivo di ammodernare e riorganizzare il sistema riorganizzare le competenze regionali, anche per venire incontro a richieste di autonomia, ma garantendo reale equità nella distribuzione dei servizi essenziali. Sarebbe molto importante per riequilibrare la distorsione che c'è nei rapporti tra il Governo e il Parlamento, il Governo che ormai invade il Parlamento e monopolizza l'attività legislativa attraverso i decreti-legge e la fiducia che dovrebbe essere limitata, dando, però, al Governo la possibilità di fissare delle priorità e dei tempi per poter garantire che i propri provvedimenti vengano approvati nelle due Aule del Parlamento. E poi c'è, per esempio, l'abolizione degli enti inutili, penso al CNEL.

Ecco, io penso che queste sarebbero - e ce ne sarebbero anche delle altre - delle sostanziali riforme che consentirebbero di migliorare il nostro sistema, ammodernarlo, riorganizzarlo e renderlo molto più efficace di quanto non sia adesso. Non lo penso solo io, signor Presidente: tutti sappiamo che queste sono le vere riforme che servirebbero al Paese, ma ammetterlo significherebbe dire, signor Presidente: “Scusate, tre anni fa abbiamo sbagliato” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e vale per noi, vale per i commentatori, vale per gli esperti, vale per i costituzionalisti che adesso improvvisamente si rendono conto che il problema non è il taglio dei parlamentari ma il bicameralismo perfetto. Noi lo sapevamo perfettamente. Il tema della riduzione dei parlamentari è la conseguenza di una riforma strutturale del sistema che tu devi fare, non è l'obiettivo che ti devi dare, perché se tu tagli i parlamentari e non metti mano al sistema avrai, comunque, gli stessi identici problemi che ci siamo trovati in questi 40-50 anni, identici; non cambierà nulla il fatto che ci sia qualche parlamentare in meno, perché i problemi e le riforme da fare sono quelle di cui ho parlato prima.

Queste riforme, signor Presidente e colleghi, erano all'ordine del giorno due anni fa, tre anni fa, ma per colpire politicamente una persona, e, nella fattispecie, Matteo Renzi, avete scelto, con il “no” al referendum, di condannare il Paese per chissà quanti altri anni al pantano nel quale ci troviamo.

Oggi ci troviamo a votare una riforma - e mi avvio alla conclusione - che si basa sui numeri e non sulle funzioni, una riforma che forse porterà voti, onorevole Di Maio, ma che certamente procurerà danni e con i correttivi ai quali necessariamente si sta ponendo mano - vedi l'unica legge elettorale possibile con il taglio dei parlamentari, che è una legge proporzionale - rischiamo di aumentare i danni che facciamo già col taglio dei parlamentari. E tutti sanno, fuori dall'ipocrisia, che l'unica legge che possa compensare i problemi che crea semplicemente il taglio dei parlamentari è una legge proporzionale, e lo vedrete e lo vedremo, lo ricordava anche il collega Magi nel suo intervento.

E, allora, perché questa pseudoriforma? Onorevole Presidente della Camera e colleghi, si fa questa riforma perché bisogna offrire lo scalpo da gettare in pasto agli istinti peggiori dell'elettorato, compiendo una gigantesca presa in giro del popolo e una vera truffa politica ai suoi danni e, purtroppo, il popolo se ne accorgerà. Ridurre emblematicamente tutto al venir meno delle poltrone è il tributo che una certa presunta classe dirigente rende alla poderosa fabbrica dell'antipolitica. Peccato, signor Presidente, purtroppo è fin troppo chiaro - ed è molto facile da constatare - che quando si produce antipolitica è perché non si è proprio capaci di produrre politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Con questa legge si allargherà il divario di rappresentanza tra l'eletto e l'elettore e non è un particolare non indifferente (non ho tempo per farlo, molti colleghi lo hanno spiegato); si penalizzerà ancora di più la rappresentanza territoriale a favore di quella politica; a prescindere dalla legge elettorale, si allontanerà ancora di più la prossimità del cittadino dal suo eletto; la distorsione della rappresentanza politica aumenterà e aumenterà l'astensionismo, mentre noi avremmo, invece, il bisogno opposto, quello di tornare a far riavvicinare le persone alla politica. L'aumento del bacino elettorale – non lo sottovaluti, signor Presidente –, qualunque sarà la legge elettorale, farà aumentare in modo consistente i costi delle campagne elettorali. E, da ultimo, lo dico perché con il collega Portas abbiamo in qualche modo anche condiviso questo intervento, c'è un piccolo particolare: abbiamo fatto una legge - lo dico soprattutto al centrodestra - che era quella per garantire il voto agli italiani all'estero e, quindi, la rappresentanza degli italiani all'estero.

Sappiamo perfettamente, però, che con questa riforma la più grande penalizzazione che avremo l'avremo proprio ed esattamente in quel settore.

Ciononostante, signor Presidente e colleghi, io voterò a favore su questo provvedimento, perché sto nella maggioranza e sono leale. Mi era già capitato nella scorsa legislatura, egregio Presidente, quando mi trovai a dover esprimere voto contrario su un provvedimento di cui ero il primo firmatario, che era quello per la legalizzazione delle droghe leggere. In onore alla lealtà che si deve all'essere in maggioranza, io mi alzai in piedi e dissi che stavamo commettendo un grave errore, esattamente come sto facendo adesso, e votai contro sulla mia proposta di legge. Una parte - non tutti, perché ce ne sono di nuovi - di coloro che stanno nei banchi del MoVimento 5 Stelle mi coprirono di fango per questo. Forse oggi potranno apprezzare che la coerenza della lealtà in politica è qualcosa che vale, anche se non nell'immediato, nel corso del tempo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ecco, le dico, Presidente, che io lo voterò e sarei poco credibile se dovessi dire che lo voterò convintamente. Non lo voto convintamente; lo voto perché sta dentro a un accordo di programma di questo Governo.

Ho concluso, signor Presidente. Quindi, io oggi voterò “sì”, ma non finisce qui per quel che mi riguarda. Finisce qui con questo voto il mio dovere di lealtà al Governo su questo tema. Esprimerò il mio voto, ma il mio dovere di lealtà su questo tema si ferma qui. Un secondo dopo il mio voto su questa riforma mi adopererò affinché, insieme alla mia firma, vi sia il numero necessario tra Camera e Senato per ottenere lo svolgimento del referendum e qualora riusciremo a mettere insieme le firme necessarie sarò il primo a costituire o, comunque, costituirò un comitato senza alcun dubbio per il “no” su questa riforma. Può darsi, signor Presidente, che come tutti dicono sarà una battaglia già persa, perché guai a mettersi contro la corrente del populismo - ho concluso - ma io sono abituato a fare le battaglie in cui credo mettendoci la faccia, anche quelle che appaiono impossibili. Con il MoVimento 5 Stelle, caro Presidente, ne ho fatta una che era impossibile: era quella per diventare sindaco di Roma. Credo che adesso i romani si rendano conto che cosa abbia voluto dire dare fiducia a chi proponeva determinate cose al governo di Roma, se ne stanno accorgendo adesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Farò la mia battaglia e ci metterò la faccia e, concludendo, attenderò con serenità l'invio a casa da parte del Ministro degli Affari esteri della piccola poltrona che ha promesso a chi si sarebbe schierato contro questa legge elettorale. Lo faccio convinto che la forza delle proprie ragioni e il battersi per i propri ideali siano la linfa che serve per alimentare la buona politica, quella più nobile, quella alla quale non rinuncerò mai (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Fico. Io voglio ringraziare la presidenza del mio gruppo, che ha difeso con coerenza la propria posizione nell'intervento appassionato e molto bello del collega Occhiuto, che ha anche difeso il gruppo da attacchi che onestamente mi sono sembrati gratuiti. Voglio anche ringraziare la presidenza del mio gruppo che permette a me oggi di continuare a mantenere con coerenza la posizione che sin dall'inizio dell'iter di questo provvedimento ho assunto; perché io, così come qualche tempo fa e a differenza di altri, ritenevo che questo provvedimento fosse sbagliato, e continuo a ritenere che sia sbagliato.

Ho ascoltato tanti interventi in quest'Aula nel corso di questi mesi e anche nelle ultime ore, ieri e oggi, tutti interventi che per la loro consequenzialità logica porterebbero a votare contro; eppure sono tutti interventi che non fanno altro che enumerare le mille, anzi forse il miliardo, se volete, di buone ragioni per cui bisognerebbe votare contro e, invece, alla fine portano alla dichiarazione di voto a favore. Ecco, io per fortuna non sono nelle condizioni dell'amico e collega Giachetti: io non faccio parte della maggioranza, non sono leale a questa maggioranza e non mi sento per nulla in dovere di votare questa roba qui.

Con questa premessa, Presidente, io esprimo anche la solidarietà ai moltissimi colleghi che la pensano come me e che per disciplina di partito in tutti i gruppi, in particolare nella maggioranza, avrebbero voglia di fare altro rispetto a questo provvedimento che dalla riforma del numero dei parlamentari sta prendendo più la piega di un provvedimento sull'eutanasia, quindi lasciando magari anche la libertà di coscienza su temi etici, diciamo così. Vedete, il contenuto di questo provvedimento secondo me non solo è inutile, ma è anche dannoso. Questo provvedimento riduce la rappresentanza, e quindi la democrazia proprio paradossalmente mentre si va verso un ampliamento della base elettorale.

Che cosa avreste dovuto fare? Avreste dovuto prendere questo provvedimento, lasciarlo morire qui, prenderlo come emendamento, metterlo al Senato nella riforma dell'elettorato attivo e passivo del Senato, e aprire una discussione complessiva sulle riforme: quella che poi era la proposta Fornaro, la proposta Delrio, la proposta che anche noi come opposizione avanzammo prima dell'estate. Poi sarà pure cambiato tutto, ma l'idea di fare le riforme un pezzo per volta era una follia prima dell'estate ed è una follia oggi.

Allora discutere queste riforme nella loro complessità, e anche nel loro complesso, avrebbe avuto senso. Invece no, si continua così. Ora, io vorrei veramente che qualcuno mi spiegasse in che modo la riduzione dei parlamentari rende più efficiente il funzionamento del Parlamento. Me lo dovete spiegare, mi dovete convincere di questa cosa, perché non c'è una ragione al mondo che sia in grado di dimostrare quello che voi dite. Allora, guardate, c'è un significato politico molto chiaro: questa riforma è il primo punto su cui si è cementata la maggioranza giallo-rossa; e guardate, questa maggioranza giallo-rossa, che ha trovato il suo punto fermo in questa operazione, ha deciso che questa era un'operazione politica e di potere.

Anche i tempi sono molto singolari. A volte leggiamo i fatti della politica con le categorie della politica: sbagliamo di grosso! Io mi sono chiesto: quale sarà la ragione di geopolitica internazionale per cui proprio oggi, proprio nel primo calendario utile, proprio alla ripresa dei lavori, dobbiamo fare questa cosa? Non c'è nessuna di queste ragioni: c'è semplicemente il fatto che a metà mese il Movimento 5 Stelle fa “Italia 5 stelle”, e giustificherà la propria esistenza in vita dicendo “dopo dieci anni abbiamo tagliato i vitalizi, abbiamo tagliato le poltrone”. Questo è l'obiettivo politico, questo è il motivo per cui oggi siamo qui, e non fra sei mesi: per il timing, per l'agenda del MoVimento 5 Stelle. Questo è il dato di fatto!

Una riforma disorganica, non c'è nulla oltre il taglio dei parlamentari: non c'è il superamento del bicameralismo perfetto, non c'è la forma di Governo. Il centrodestra da sempre è presidenzialista: avessimo mai trovato un argomento simile su questo! Avessimo mai parlato di qualcosa di più concreto di oltre questo! Non c'è mai stato nulla, se non l'insultante argomentazione dei tagli dei costi della politica, dei tagli alle poltrone. Io lo trovo insultante!

Siamo passati o passeremo dai professionisti della politica ai professionisti dell'antipolitica. Allora sarò forse un inguaribile romantico, ma io credo che la politica con la “p” maiuscola in certe occasioni debba avere il coraggio di avere un po' la schiena dritta, che quando c'è un vento forte che soffia, fosse anche quello dell'antipolitica, andare di poppa rispetto a quel vento non sia un gesto particolarmente coraggioso. Chi vuole navigare con intelligenza sa che quando il vento è forte, si naviga anche bene stringendo la bolina. Certo, serve intelligenza, serve coraggio; ma che cos'è la politica, se non è intelligenza e coraggio?

Guardate, c'è un appello e un monito che io mi sento di dover fare a questa Assemblea, sulla scorta di quello che ho detto esattamente la volta scorsa, nell'occasione in cui l'Assemblea è stata chiamata a pronunciarsi su questo.

In primo luogo, che sarebbe doveroso far pronunciare il corpo elettorale su questo, e io mi auguro che in un patto tra gentiluomini fossero gli elettori ad avere l'ultima parola su questo, e che venisse proprio dai banchi della maggioranza questa proposta, dai deputati della maggioranza, come altri in passato fecero. Anche perché questa proposta nella scorsa lettura passò con 314 voti a favore: gli stessi 314, se fossero trasferiti in questa lettura, comporterebbero il respingimento della proposta. Non è che la volta scorsa è passata con 500 su 630: già la volta scorsa probabilmente c'era già stato un taglio dei parlamentari. Per cui l'appello è quello di far pronunciare gli elettori su questo.

E il monito è sempre lo stesso: attenzione, la corsa ad essere il più popolare tra i rivoluzionari è uno sport molto pericoloso. Robespierre, detto l'incorruttibile, era il più popolare tra i rivoluzionari, fino a un minuto prima che gli tagliassero la testa. Pensateci (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, io vorrei spiegare perché non posso votare a favore di questa proposta di riduzione dei parlamentari: di questa proposta di riduzione dei parlamentari, non della riduzione dei parlamentari.

In primis, c'è da dire che la Costituzione non appartiene a nessun partito politico, a nessun movimento politico; non appartiene, in realtà, neanche a noi la Costituzione, appartiene sempre ai posteri, perché andrà a dirimere le controversie e i contrappesi con cui i futuri partiti si dovranno confrontare durante le elezioni e dopo. Però, la Costituzione non è neanche un totem intoccabile: in realtà, la Costituzione può essere modificata; però, deve essere migliorata, non deve essere peggiorata, perché la Costituzione vive anche il suo tempo.

So anche che ci sono molti miei colleghi, e intendo soprattutto molti colleghi del mio gruppo parlamentare, che hanno forti dubbi su questa proposta, e anche illegittimamente mi faccio un po' latore dei loro dubbi. Vorrei spiegarlo un po' più nello specifico. Perché ogni modifica della Costituzione porta, in realtà, a dei problemi di bilanciamento dei poteri, e sono questi i problemi di cui spesso in realtà noi non ci accorgiamo nel nostro dibattito, ma che andranno a pesare sui dibattiti futuri.

Spesso si è parlato, in quest'Aula, su tre direttrici delle motivazioni che hanno portato a questa riforma di riduzione dei parlamentari: risparmio, efficienza e rappresentatività. Io mi domando: ma non ci potevano essere delle alternative in un dibattito parlamentare, secondo queste direttrici, che portassero maggiore risparmio, maggiore efficienza e maggiore rappresentatività? Perché, invece di una riduzione tout court di un terzo dei parlamentari eletti, non si è dibattuto se valesse la pena avere ancora il bicameralismo nella nostra Costituzione, e forse se non sia il caso, con i dovuti bilanciamenti, di arrivare a un monocameralismo? Il bicameralismo ce lo portiamo dal dibattito in Assemblea Costituente: ricordo che il Partito Comunista portava un'idea di monocameralismo, e dall'altro canto, gli altri partiti dell'arco costituzionale, in realtà avversavano il monocameralismo perché avevano paura delle istanze rivoluzionarie di quel Partito Comunista; ed è per questo che, all'interno del dibattito in Assemblea Costituente, si è arrivati a questo compromesso, perché il bicameralismo perfetto è stato un compromesso, tra chi, in realtà, voleva un Senato di non eletti – perché c'erano anche questo nel dibattito costituente – chi voleva un bicameralismo imperfetto e chi voleva il monocameralismo tout court. Dopo tutti questi anni si può ridiscutere questo totem, è da ridiscutere; però in maniera meno semplicistica, Presidente.

Ma, in realtà, cosa avrebbe portato, ad esempio, un monocameralismo? Parliamo di risparmio: avrebbe portato alla diminuzione di 315 parlamentari, siamo lì, con questa riduzione. Avrebbe portato a una riduzione delle spese dei gruppi parlamentari. Avrebbe portato alla riduzione di un'istituzione completa come il Senato, quindi ad un risparmio molto superiore rispetto al risparmio che si prefigge questa riforma. Ma parliamo di efficienza. Non avremmo avuto due Camere che sostanzialmente fanno la medesima cosa. E poi la mia domanda è: ma è più efficiente un Senato con 315 membri o un Senato con 200 membri? Ma come faranno 200 membri a fare quell'attività di controllo dell'azione del Governo a quell'attività legislativa, a quell'attività di rappresentanza e di essere presenti sul territorio, essendo così pochi? Come si informeranno? Sa come accadrà, Presidente? Accadrà che riceveranno e saranno molto più propensi a ricevere magari proposte e emendamenti da lobby, da associazioni, da persone che surrettiziamente vorranno fare delle politiche di governo, senza poter approfondire.

E noi, in realtà, in questo Parlamento dovremmo essere chiamati ad approfondire le tematiche su cui poi votiamo.

Ma parliamo anche di rappresentatività: attualmente, alla Camera c'è un rappresentante ogni 95 mila abitanti, diventerà uno ogni 150 mila; al Senato uno ogni 190 mila, diventerà uno ogni 300 mila. Presidente, con un monocameralismo avremmo avuto una rappresentatività di uno ogni 95 mila, sarebbe stato pienamente rappresentativo e avrebbe provocato un risparmio molto superiore. Peccato, però, che questo dibattito non è stato fatto, o non si è permesso di fare questo dibattito parlamentare.

Ma parliamo di altri problemi, parliamo dei senatori a vita: attualmente, nonostante vi siano interpretazioni difformi, vi sono cinque senatori a vita, oltre gli ex Presidenti della Repubblica, cinque, con 315 senatori eletti dal popolo. Con questa riforma avremmo cinque senatori a vita, con 200 senatori eletti dal popolo. Questo vuol dire che adesso i senatori a vita rappresentano l'1,56 per cento del Senato; dopo questa riforma, senatori non eletti rappresenteranno il 2,43 per cento del corpo del Senato. Quindi, i senatori a vita non eletti avranno molto più potere. E io faccio un esempio: perché i senatori a vita non sono stati ridotti o addirittura eliminati? C'erano anche dei miei emendamenti che andavano su questo punto. E faccio un esempio specifico: io sono stato eletto in Abruzzo; l'Abruzzo, con questa riforma, avrà quattro senatori. I senatori a vita saranno cinque, quindi i senatori a vita rappresenteranno e avranno la rappresentanza di più di un milione e 300 mila abitanti che eleggeranno i propri rappresentanti, e questo è un vulnus, è un vulnus sul bilanciamento dei poteri.

E parliamo di rappresentanza regionale: con questo provvedimento, noi facciamo un grande spot e un grande favore al Trentino Alto Adige, cioè alle due province autonome di Trento e Bolzano, che solo grazie a questo provvedimento avranno sei senatori su 200, e il Trentino Alto Adige ha circa un milione di abitanti. Faccio sempre l'esempio dell'Abruzzo: abbiamo un milione e 300 mila abitanti, quindi il 30 per cento in più. Quanti senatori avremo? Quattro, quindi il Trentino avrà il 50 per cento dei senatori in più, pur rappresentando il 30 per cento degli abitanti in meno, e questo non vale solo per l'Abruzzo - ora, io sono abruzzese, si potrebbe dire: “Fai l'interesse della tua regione” - vale per le Marche, che avranno cinque senatori, vale per la Liguria, vale per la Sardegna. Il Trentino Alto Adige avrà un senatore ogni 171 mila abitanti, l'Abruzzo uno ogni 326 mila, le Marche uno ogni 300 mila, la Sardegna uno ogni 327 mila abitanti.

Ora, è passato molto tempo dalla Seconda guerra mondiale; il Trentino Alto Adige ha uno statuto speciale di un'ampiezza abnorme, ha già molti più diritti rispetto a tutte le altre regioni a statuto ordinario e quindi, avendo adesso ancora questi privilegi, noi gli diamo una sovrarappresentanza nel futuro Senato. Questo significherà, in realtà, depredare la rappresentanza delle regioni più piccole, ma anche delle regioni del Centro-Sud Italia a favore della rappresentanza di una regione già sovrarappresentata e che già ha un'autonomia sconfinata, sia in termini di legge sia in termini di tassazione. Come può, Presidente, un abruzzese o un marchigiano o un sardo dare più rappresentanza, in questo modo, a qualcuno del Trentino Alto Adige?

Io vorrei una parificazione, se è possibile, della rappresentanza, ma qui abbiamo addirittura che il Trentino è più rappresentato in termini assoluti, nemmeno percentuali, rispetto a queste altre regioni. E io, mi dispiace, da abruzzese non posso votare, come secondo me non potrebbe votare neanche un sardo, neanche un marchigiano e neanche un ligure questa riforma in questo modo (Applausi di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). La si poteva modificare, avevo presentato emendamenti. E mi faccia dire, Presidente: io ora non intervengo su altre cose e altri problemi, però qui si è avuto un dibattito surreale, Presidente. Io mi aspettavo in realtà un dibattito molto più tecnico e ampio, abbiamo chi ha votato “no” per tre volte e adesso vota convintamente “sì” alla medesima proposta di legge, perché ci sono dei correttivi. Ma mi domando: stiamo riformando la Costituzione, i correttivi bisognava farli durante il dibattito di riforma, non dopo, non è un regolamento condominiale, che possiamo ritornare qui fra un mese a rimodificarlo. Poi c'è chi ha votato “sì”, ma in realtà, come la Lega, non era molto favorevole, voleva far cadere il Governo forse anche per non votare questo taglio dei parlamentari e, per esigenze comunicative, ora è costretta a votare “sì” e idem Forza Italia, che non ha votato in prima lettura e adesso vota a favore (Commenti di deputati di Forza Italia-Berlusconi Presidente). E poi c'è - chiedo scusa al collega Giachetti se intervengo sulla sua dichiarazione - chi vota “sì”, però in realtà vuole votare “no” e farà parte dei comitati del “no”. Ora mi dispiace, collega Giachetti, ma tutto questo non è neanche troppo accettabile, diciamo, in un dibattito forse a cui siamo abituati in quest'Aula, molto surreale; ognuno dovrebbe prendere convintamente, in questo caso, le proprie posizioni. Io invito davvero i deputati a prendere le proprie posizioni in maniera individuale, pesando questa riforma e pensando quali saranno le problematiche che questa riforma si porterà appresso nel prossimo futuro, perché noi stiamo legiferando per il futuro ed è proprio per questo motivo, Presidente, che io non ho votato in prima lettura questa riforma ed ho presentato, altresì, degli emendamenti che, ahimè, sono stati bocciati ed è anche per questo motivo che non potrò votare neanche in questa seconda lettura, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio onorevole Presidente e Presidente del Consiglio, preliminarmente io vorrei riferirmi alle inqualificabili accuse che sono state rivolte dall'onorevole Sgarbi a noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qui non c'è nessuno che siede abusivamente in queste Aule, qui non c'è nessuno che ha fatto scambio di voto, qui esiste una classe politica che è stata eletta con voto libero dai cittadini, che hanno scelto, perché sono stanchi di essere presi in giro, di ricevere promesse che non sono mai state mantenute. Io la prego, signor Presidente, di informare l'onorevole Sgarbi che tra le fila del MoVimento 5 Stelle siedono professionisti qualificati (Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Siedono professionisti qualificati, con anni di esperienza professionale alle spalle e anche politica. Ci sono, è vero, molti giovani, che lui non perde mai occasione di denigrare e svillaneggiare. Sono ragazzi che, è vero, probabilmente voteranno a favore di una norma che non consentirà a buona parte di loro di non poter essere più rieletti, ma chi lo farebbe? Io voglio dare atto a tutti loro, a tutto questo Parlamento, a tutti i deputati e senatori, anche se non del tutto convinti - ma questo è legittimo, che non sempre si possa essere pienamente convinti - che voteranno a favore di questa legge, lo faranno non perché sono obbligati, ma perché sono consapevoli che comunque una risposta a questo Paese bisogna darla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La politica ci sta insegnando che è passione, è rabbia, sono alti ideali, ma sono anche insulti - vediamo - quotidiani. Questo, purtroppo, è il panorama, dove tutti, comunque, sono alla ricerca del consenso. Questo attrae i cittadini, i non addetti al lavoro e, cioè, coloro che stanno attenti a dove sta andando il Paese, ma il loro problema è quello di vivere spesso o, addirittura, sopravvivere, di queste discussioni, non hanno interesse. E i cittadini osservano questo spettacolo che, talvolta, è veramente indecoroso. L'onorevole Sgarbi dimentica spesso, quando si trova in quest'Aula, che questo non è un palcoscenico televisivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dove tutto, purtroppo, è lecito: qui le parole debbono avere un valore e un peso. Allora, noi oggi votiamo una riforma che è stata certamente da lungo attesa e che costituisce un'attuazione di un punto qualificante per il MoVimento 5 Stelle. È una riforma che elimina gravosi oneri a carico della collettività, ma non è questo il problema, lo abbiamo sottolineato: essa va direttamente incontro ad un sentimento diffuso dei cittadini, è innegabile questo, e dobbiamo saperlo interpretare. Non è, quindi, una generica manifestazione di rozza antipolitica, ma è un necessario collegamento tra il nostro Parlamento e i cittadini che noi qui rappresentiamo. Noi oggi dobbiamo compiere un passo importante ed è un passo ineliminabile: questa legge - deve essere chiaro - non ha come obiettivo primario la riduzione dei costi, ma deve restituire credibilità ad una politica che non è più credibile. Noi dobbiamo semplicemente restituire fiducia ai cittadini, dobbiamo dimostrare che vogliamo incidere sulle radici profonde della democrazia, che, poi, è la rappresentanza dei cittadini stessi. Dobbiamo tenere, tuttavia, presente che un altro delicatissimo compito ci attende, onde non rendere vano questo voto di oggi, ed in questo senso io voglio orientare il mio intervento. Noi non possiamo non coordinare questa riforma, come anche autorevoli ed indipendenti commentatori hanno osservato, con le disposizioni dell'attuale legge elettorale, allo scopo di evitare che, contro il nostro intendimento, alla riduzione del numero dei parlamentari corrisponda un affievolimento della voce dei cittadini che noi rappresentiamo. Io ho molta fiducia nella sensibilità e nel senso di responsabilità di tutto questo Parlamento e mi auguro che, armoniosamente, si riescano a varare i provvedimenti che saranno conseguenti a questo voto, in una sana prospettiva democratica, al fine di migliorare il rapporto tra gli elettori e gli eletti. Prima di concludere, dichiarando, naturalmente, il mio voto favorevole, vorrei ricordare all'onorevole Occhiuto, che ha dichiarato che Forza Italia non ha prossimità con il MoVimento, che è il MoVimento che non ha prossimità e non vuole averne con Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per manifestare le ragioni che mi inducono a differenziarmi, su questo provvedimento, dalla posizione del mio gruppo e, soprattutto, per esprimere alcune motivazioni di questa mia posizione, che sono largamente condivise nel mondo degli italiani all'estero, dal quale io stessa provengo, e dalle loro rappresentanze istituzionali. Comprendo l'orientamento del mio gruppo che, dopo aver condotto una ferma opposizione al taglio secco dei parlamentari, oggi vota a favore perché ha ricevuto, nell'ambito della maggioranza di Governo, assicurazioni in ordine alle garanzie relative al funzionamento delle Camere e alla possibilità di avere, nel nuovo Parlamento, una reale rappresentatività delle forze politiche e dei territori.

Lo comprendo, però non posso condividere con il voto perché, comunque, questo taglio lineare aggrava pesantemente uno squilibrio di rappresentatività nella circoscrizione estero rispetto a quelle metropolitane, uno squilibrio che già esiste al momento della sua costituzione e della sua organizzazione normativa. Dopo la riduzione di un terzo, cioè da 18 a 12, degli assegnati alla circoscrizione estero, la rappresentanza degli italiani all'estero, in molte importanti aree del mondo, si ridurrà, di fatto, ad un'espressione sostanzialmente simbolica. Si aggraverà, inoltre, un'iniquità che i numeri esprimono in modo inequivocabile: mentre il corpo elettorale degli iscritti all'AIRE, in dodici anni, è cresciuto del 56 per cento, dopo questa riforma, per eleggere un deputato in Italia, ci vorranno poco più di 150 mila cittadini elettori, per eleggerlo all'estero ce ne vorranno 688 mila; per eleggere un senatore all'estero, ce ne vorranno più di un milione.

Per continuare a garantire una reale rappresentanza, non soltanto simbolica, ma effettiva, si imporrà ora la necessità di rafforzare il ruolo degli organismi rappresentativi nelle collettività italiane sul territorio. Con il taglio dei parlamentari eletti all'estero si introduce un vulnus su un piano tra i più delicati, quale è quello dei diritti di cittadinanza, e io non posso accettare che una legge di rango costituzionale differenzi i cittadini sulla base della loro residenza: un criterio che non esiste in nessuna parte della Costituzione.

Sono convinta inoltre che, riaffermando questi principi, non solo difendo i diritti degli italiani all'estero, ma faccio un servizio utile per il Paese intero, per l'Italia. Mentre l'emigrazione è ripresa seriamente e gli italiani regolarmente residenti all'estero stanno toccando i 6 milioni, con questo provvedimento noi inviamo un messaggio negativo, scoraggiante, e questo accade proprio mentre il nostro sistema Paese aumenta il bisogno di internazionalizzazione e di una forte proiezione a livello globale. Per questo, vorrei che tutti interpretassimo questa mia posizione non come un caso di coscienza, ma come un appello convinto ed accorato al Governo e al Parlamento, senza distinzione, perché tutti considerino con maggiore lungimiranza e convinzione la grande opportunità che al Paese è data per il suo rinnovamento e per la sua proiezione nel mondo di oggi: quella di avere, in molti crocevia del mondo, milioni di persone disposte a partecipare alla vita culturale e civile dell'Italia e al suo accreditamento internazionale. Per queste ragioni, signor Presidente, esprimerò un voto di astensione sul provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, liberiamo i banchi del Governo. Prego.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Presidente, mi ascolti, per favore. Sa perché sono proprio felice? Ma sono felice, felice, felice! Siete tutti qua, ma veramente, siete qualcosa di veramente meraviglioso! Voi vi volete castrare da soli, siete fantastici, ma veramente!

Presidente, tra pochi giorni - tra pochi giorni, Presidente, ma quanto son felice! - nella sua Napoli, ci sarà una festa bellissima, piena di cantanti, veramente bella, dove voi avete avuto un consiglio di fare un bonifico, specificando come oggetto il vostro codice fiscale, perché non siete tracciati. Presidente, voi non siete tracciati, siete liberi, siete proprio liberi ed è proprio bello questo.

Presidente, è la prima volta che intervengo con lei - scusi, Presidente, l'altro Presidente - la saluto, perché veramente mi fa proprio piacere vederla. Si rende conto di quello che stanno facendo? Comunque…

Io non vorrei che fosse una barzelletta, ma, come hanno ricordato prima alcuni deputati - lei, forse, doveva arrivare - il risparmio sarà dello 0,007 per cento, cioè un agente segreto, neanche fosse un agente segreto (Applausi di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Presidente, ma, veramente.. Qui c'è un vostro avvocato che ha detto che non voterà: non se la sente di votarlo. Perché? Perché si creano proprio discriminazioni fra una regione e l'altra.

E poi, Presidente - e mi riferisco a lei, Presidente Roberto, di Napoli - proprio con questa gioia che ho dentro le dico: ma come è possibile dare così tanta importanza a una società a rischio limitato, a una Srl, a rischio limitato? A rischio limitato!

ANDREA COLLETTI (M5S). A responsabilità limitata!

MATTEO DALL'OSSO (FI). A responsabilità limitata, a responsabilità limitata, avvocato, a responsabilità limitata, ha ragione. A responsabilità limitata, mamma mia!

PRESIDENTE. Dall'Osso, si attenga al tema.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Il tema è questo!

MATTEO DALL'OSSO (FI). Scusi, signor Roberto. Il fatto è questo, e vorrei rassicurare i colleghi che siedono alla mia destra: state facendo veramente il passo più lungo della gamba, riferendomi a loro, perché andrete a finire nel burrone, e dal burrone poi non vi rialzate.

Questo non è un taglio alla casta, questo è un taglio alla democrazia; è questo quello che state facendo, state tagliando la democrazia. Questo è l'ultimo voto e dovete crescere subito e ora, e non ci sarà la Srl. Tanto, comunque, il Governo non cade. Presidente, adesso lo dico a lei: il Governo comunque non cade. Pensi che io fui sospeso trenta giorni, se non mi ricordo male, perché manifestai contro una riforma costituzionale del Governo di prima, che era il Governo del PD…ah beh, sì, anche adesso è al Governo, ma comunque. Ma ci rendiamo conto, ma ci rendiamo conto? Ma veramente (Applausi di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)!

Presidente, comunque, guardi, verrei veramente nella sua Napoli; sono venuto tante volte, ma ci vengo veramente volentieri, non per la festa, ma per vedermi Napoli (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Signor Presidente, voterò tra poco insieme ai colleghi del mio gruppo per la riduzione del taglio dei parlamentari, e voterò per due ragioni: la prima è per lealtà alla maggioranza che si è costituita. Faccio politica da molti anni e so qual è il valore della lealtà di una compagine. In secondo luogo per coerenza, perché io, come i colleghi del mio gruppo, due anni fa sostenni la riduzione del numero dei parlamentari, la votai in quest'Aula e andai a fare campagna elettorale perché i cittadini italiani la votassero nel referendum. Però, nel momento in cui esprimo, quindi, un voto favorevole, vorrei sottoporre a quest'Aula, e le vorrei sottoporre soprattutto ai colleghi dei 5 Stelle e al Ministro degli esteri, che è il capo di questo partito, due considerazioni. La prima considerazione è già stata richiamata: il taglio dei parlamentari è una misura di riforma in quanto stia dentro a un processo di riforma che comporta altre misure.

Le ha richiamate efficacemente il mio capogruppo Delrio, intervenendo precedentemente. La riforma dei parlamentari ha un senso se è parte di un processo di riforma: di riforma della legge elettorale; di riforma delle circoscrizioni, garantendo un adeguato rapporto tra rappresentanti e rappresentati; di riforma dei regolamenti parlamentari; di riforma che tenga conto che stiamo per approvare - io mi auguro - un provvedimento di rafforzamento delle autonomie regionali, che comporta una revisione anche del rapporto tra Parlamento e istituzioni regionali.

A mio avviso, un processo di riforma, e spero che lo si riprenderà, dovrebbe anche essere capace di affrontare il tema del superamento del bicameralismo perfetto, che nei sistemi democratici parlamentari oggi è un'anomalia. Allora io dico tutto questo per una ragione, perché è stato sottoscritto un patto tra i partiti della maggioranza e i loro capigruppo nella giornata di ieri - è stato reso noto oggi - che comporta che, dopo aver fatto il taglio dei parlamentari, si metta mano a una parte di queste riforme che vi ho richiamato.

Siccome nel corso del dibattito questo tema delle altre riforme non è stato frequentemente richiamato - è stato richiamato solo dal nostro capogruppo -, vorrei dire ai colleghi della maggioranza che quella lealtà che porta me a votare oggi per questo provvedimento comporta che con la stessa lealtà si metta mano alle altre riforme che sono previste dal patto che abbiamo sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quelle riforme non sono una foglia di fico, non sono una foglia di fico soltanto per garantire che oggi si faccia il taglio dei parlamentari; sono parte organica del provvedimento che oggi assumiamo.

La seconda considerazione che voglio sottoporre all'attenzione vostra, in particolare dei colleghi dei 5 Stelle e del Ministro degli Affari esteri, è il modo con cui questo provvedimento, che noi stiamo per assumere, viene rappresentato agli elettori. Sono mesi e mesi che questo provvedimento viene rappresentato come taglio delle poltrone e taglio degli stipendi. Io, con la stessa lealtà con cui voterò, dico che questo modo di rappresentare questo provvedimento è sbagliato e devastante, perché è un modo che delegittima il Parlamento agli occhi dei cittadini.

Il Parlamento non è uno spreco di denaro pubblico, perché, se così fosse, non dovremmo ridurlo di 345 ma di 630. Il Parlamento non è una sede dove siedono 630 approfittatori o mangiapane a tradimento, ma i rappresentanti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il Parlamento è una sede nella quale siedono dei rappresentanti che sono stati scelti ed eletti, con la legge elettorale che è in vigore, dal corpo elettorale; sono i rappresentanti di quella volontà popolare che qui si traduce in atto normativo o legislativo. Allora, prego davvero gli amici dei 5 Stelle e il Ministro degli Affari esteri, che di questa battaglia ha fatto un elemento caratterizzante anche del suo profilo politico, di tenere conto di tutto questo, perché il taglio dei parlamentari non può essere lo strumento per togliere quella credibilità alle istituzioni che ancora il collega Trizzino, qualche secondo fa, richiedeva e richiamava.

Queste sono le ragioni che mi hanno portato a intervenire. Penso che la politica sia responsabilità, che la politica sia delega fondata sulla trasparenza, che la politica sia rappresentanza, e per questo noi siamo in questa sede. E voglio aggiungere anche che, siccome viene spesso motivato il taglio dei parlamentari come una riduzione dei costi della politica, sarà bene anche sgomberare il campo da un equivoco che ci trasciniamo dietro dalle vicende di Tangentopoli, cioè da oltre vent'anni. Ossia, si confonde quello che è un giusto e assoluto vincolo per la politica, e cioè che la politica sia finanziata in modo trasparente, con un'affermazione, un concetto privo di qualsiasi senso, e cioè che la politica non debba costare. La politica, come qualsiasi attività umana, ha un costo; il problema è che la si finanzi in modo trasparente, lecito e legale, questo è il punto, non che non debba costare. Perché se, per fare un convegno, si affitta un teatro o un cinema, il proprietario di quel cinema chiede un affitto; se si stampa un manifesto, il tipografo chiede di essere pagato; se si mette in piedi una manifestazione, chi la organizza ha dei costi. La politica è un'attività umana che ha dei costi; quindi, sgomberiamo il campo dall'idea che non debba costare. Questa è una ragione che ha portato questo Parlamento ad approvare un provvedimento sbagliato, che è quello di togliere qualsiasi forma di finanziamento alla politica, perché, appunto, era fondata sul presupposto che la politica non costasse. Ma siccome, come ogni attività umana, la politica costa, se togli forme di finanziamento pubblico andrà a finire che incentiverai forme di finanziamento privato non del tutto lecite e trasparenti; e quindi, anziché il fine di garantire una politica più credibile, si mettono in essere scelte che la politica la inquinano e la rendono meno credibile agli occhi dei cittadini. Ecco, io volevo fare queste considerazioni e chiudo con un'ultima considerazione…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO FASSINO (PD). Ho finito, signor Presidente. Vedete, quando a ciascuno di noi sono state date, dalla propria famiglia, nell'adolescenza, delle regole, a me una è stata data dai miei genitori ed è che devi avere per gli altri lo stesso rispetto che rivendichi per te. Allora, siccome in quest'Aula ognuno di noi rivendica per sé rispetto, ecco, io chiedo a tutti di avere per gli altri lo stesso rispetto che ciascuno rivendica per sé (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VITTORIO SGARBI (MISTO). Chiedo di parlare per un richiamo Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Quali articoli?

VITTORIO SGARBI (MISTO). Sull'articolo 68 e seguenti. Comunque, le volevo semplicemente dire che, per quello che riguarda leggi ordinarie relative al Parlamento, agli organi delle regioni e alle leggi elettorali, quale questa è, è previsto il voto segreto. Chiedo che si rifletta su questa cosa. Il voto segreto riguarda le persone, la riforma elettorale e tutto quello che non può essere abbandonato a un voto semplicemente di riduzione, senza prospettiva. È legge elettorale e ci vuole il voto segreto! Se poi volete approfittare anche di questo, fatelo, la democrazia è sospesa e non c'è legittimità!

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, il voto segreto non può chiederlo solo lei, lo devono chiedere trenta deputati. In ogni caso, questa è materia costituzionale e il voto segreto non è previsto.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Grazie, Presidente. Soltanto per ringraziare, nella doppia veste di presidente della Commissione e di relatore, sinceramente tutti coloro che renderanno possibile questa epocale riforma (Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), che rappresenta un passo concreto nel lungo percorso di riavvicinamento tra le istituzioni e i cittadini. Grazie a tutti davvero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Con riferimento a quanto richiesto dal collega Sgarbi, noi vorremmo chiedere e proporre - visto che è un argomento serio, perché seguirà all'approvazione di questo anche un'altra espressione, quella sulla legge elettorale, che è completamente connaturata a questo tipo di espressione - se esistono gli estremi, perché, voglio dire, se questo è un argomento, e quindi noi proponiamo di sospendere l'Aula per capire da lei quale sia l'applicazione della cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, in questo caso non sussiste, perché è materia di legge costituzionale e non riguarda le materie che sono espresse nell'articolo 49 del Regolamento. Altrimenti, come sempre, ci sarebbe anche in questo caso stato il voto segreto.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1585-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 1585-B: S. 214-515-805-B - D'iniziativa Dei Senatori: Quagliariello; Calderoli e Perilli; Patuanelli e Romeo: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato).

Ricordo che per l'approvazione occorre la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, per favore, le riprese sono vietate. Quindi posate…

(Segue la votazione).

Non bisogna effettuare riprese, prego.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Presidente, guardi là!

PRESIDENTE. Sto guardando ovunque, lo dico a tutti (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…E' cosi (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Presenti 569, votanti 567, astenuti 2, maggioranza 316, favorevoli 553, contrari 14.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In morte degli agenti di polizia Matteo Demenego e Pierluigi Rotta.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come purtroppo sapete, lo scorso 4 ottobre l'agente scelto Matteo Demenego e l'agente Pierluigi Rotta sono stati uccisi nel corso di un'operazione di servizio presso la questura di Trieste, uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro.

Confrontarsi con queste tragedie è difficile e doloroso, tanto più se vittime di un atto così vile ed efferato sono due giovani di 31 e 34 anni, pieni di entusiasmo e di speranza. Matteo Demenego e Pierluigi Rotta interpretavano il proprio lavoro come missione e impegno civile al servizio della comunità tutta.

Ritengo sia doveroso, in questo triste momento, esprimere anche riconoscenza ed apprezzamento a tutte le donne e a tutti gli uomini della polizia di Stato, che, con professionalità, dedizione e spesso rischiando la vita, sono impegnati ogni giorno su tutto il territorio nazionale nella difesa della legalità, della sicurezza, della giustizia e della democrazia del nostro Paese.

Per rendere omaggio agli agenti caduti e per esprimere, anche a nome della Camera dei deputati, la solidarietà e la vicinanza ai familiari, ho trasmesso una lettera al capo della polizia e al questore di Trieste, rinnovando i sentimenti di considerazione e gratitudine per il quotidiano impegno degli operatori della polizia di Stato.

Invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali e prolungati applausi).

Sospendo brevemente la seduta che riprenderà fra cinque minuti. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Seguito della discussione delle mozioni Cunial ed altri n. 1-00183, Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00251 e Palmieri ed altri n. 1-00253 concernenti iniziative volte alla tutela della salute in relazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, con particolare riferimento alla tecnologia di quinta generazione, nota come 5G.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cunial ed altri n. 1-00183, Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00251 e Palmieri ed altri n. 1-00253 concernenti iniziative volte alla tutela della salute in relazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, con particolare riferimento alla tecnologia di quinta generazione, nota come 5G (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 7 ottobre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00255 e Capitanio ed altri n. 1-00256 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la sottosegretaria di Stato per la Salute, Zampa, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. La ringrazio, signora Presidente. Vi chiederò un po' di pazienza perché la materia è molto complessa e sono numerosi i punti su cui esprimerò il parere del Governo. Le mozioni in esame, a cui si risponde per il Governo a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, come è stato ricordato, vertono sui possibili rischi per la salute umana connessi all'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, utilizzati dalla tecnologia per telecomunicazioni 5G, le cosiddette 5G reti di quinta generazione, di prossima introduzione, ma già in sperimentazione in alcune aree del territorio nazionale. Come rappresentante del Governo e, nello specifico, come sottosegretario di Stato presso il Ministero della Salute, ancora prima di avviare ogni necessario approfondimento ai fini delle valutazioni che intendo svolgere sulla tematica in esame oggi, che presenta oggettivi profili di complessità e attualità, ritengo doveroso rammentare che la tutela della salute pubblica è una competenza istituzionale e inderogabile del Ministero della Salute e,in particolare, nelle attività di prevenzione che, per la materia in esame, sono svolte anche con il supporto dell'Istituto superiore di sanità. Posso perciò assicurare che sarà posta in essere ogni attività e ogni iniziativa utile a monitorare l'impatto della nuova tecnologia sulla salute umana.

Nel merito ricordo che, quando in Italia il 5G sarà utilizzato, si avvarrà delle bande di frequenza 694-790 MHz, 3.6 e 3.8 GHz, 26.5 e 27.5 GHz, brevemente citata come banda 26 GHz. Attualmente le frequenze utilizzate per i servizi di telefonia mobile ricadono nel loro complesso nell'intervallo 800 MHz-2.6 GHz. Oltre alle bande di frequenza utilizzata, una differenza notevole del 5G rispetto alle precedenti tecnologie per le telecomunicazioni consiste nell'applicazione di questa tecnologia non solo alla telefonia mobile ma anche al cosiddetto Internet delle cose, in cui vari dispositivi wireless comunicano tra loro. Verranno a questo fine utilizzate le frequenze nella banda 26 GHz, che spesso sono indicate come onde millimetriche. Le onde elettromagnetiche a frequenze così elevate si propagano, come è noto, difficilmente sulle lunghe distanze. Per questo motivo sarà necessario utilizzare, in maggiore misura rispetto alle attuali tecnologie di telefonia mobile, small cells: aree di territorio coperte dal segnale a radiofrequenza le cui dimensioni sono molto inferiori a quelle delle macrocelle, che possono essere anche di qualche decina di chilometri. Ciò comporterà l'installazione di numerose antenne. Questa proliferazione di antenne sembra essere una delle principali cause di preoccupazione nel pubblico circa i possibili rischi per la salute connessi alle emissioni elettromagnetiche del 5G. Occorre invece sottolineare che per la copertura radioelettrica di celle di dimensioni più piccole di quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare saranno necessarie potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione spaziale dei livelli di esposizione più uniforme, con picchi di emissioni più bassi nelle zone di prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene per le macrocelle.

Quanto alle singole mozioni in esame - e vengo ai punti in discussione -, ritengo opportuno effettuare considerazioni e precisazioni in merito ad alcune delle premesse formulate nella mozione 1-00183, a prima firma Cunial, sulla base dei dati di natura tecnica resi noti dall'Istituto superiore di sanità. Vado sinteticamente: al primo punto delle premesse, il Governo non conviene con quanto ivi previsto; così pure non si conviene sul secondo punto delle premesse. Ovviamente dove non indicherò il numero del punto - in questo caso il terzo - è perché invece non c'è dissonanza e quindi la premessa è accettabile. Non si conviene con il secondo punto delle premesse, non si conviene con il quarto punto delle premesse, non si conviene con il quinto punto delle premesse, non si conviene con il sesto punto delle premesse, lo stesso per il settimo punto, così pure per l'ottavo punto e di conseguenza, in questo caso, anche con il nono punto, che discende dall'ottavo. Non si conviene per l'undicesimo punto delle premesse né per il dodicesimo; non si conviene sui punti 13, 14, 15 e 16 delle premesse; non si conviene sul ventesimo punto delle premesse; non si conviene sul punto 21 delle premesse. Da quanto indicato emerge che la mozione in esame, già nelle premesse, che sono parte integrante della stessa mozione, non può essere condivisa quindi nel suo impianto generale.

Passando ai singoli impegni della stessa mozione su cui il Governo è chiamato a dare il parere ai fini della votazione, si osserva che all'impegno numero 1 si consiglia la riformulazione nel senso di prevedere “valutare l'opportunità di”, ovvero parere contrario. All'impegno numero 2 si consiglia la riformulazione nel senso di prevedere “valutare l'opportunità di”, oppure parere contrario. All'impegno numero 3, in considerazione che l'impegno è volto a iniziative per minimizzare il rischio sanitario, il Governo esprime un parere favorevole, a condizione che sia riformulato nel senso di lasciare al Governo “l'opportunità di avviare”. All'impegno numero 4 parere favorevole, a condizione che sia inserita la formula “valutare l'opportunità di”. All'impegno numero 5 si consiglia la riformulazione nel senso di prevedere “valutare l'opportunità di”, ovvero parere contrario. All'impegno numero 6 si consiglia riformulazione nel senso di prevedere “valutare l'opportunità di”, ovvero parere contrario. All'impegno numero 7 si consiglia la riformulazione prevedendo “valutare l'opportunità di”, ovvero parere contrario. All'impegno numero 8 si consiglia la riformulazione nel senso di prevedere “valutare l'opportunità di”, ovvero parere contrario. Passo alla valutazione in ordine agli impegni formulati nella mozione n. 1-00251 a prima firma Scagliusi, Bruno Bossio ed altri…

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria Zampa, solo per chiarire, quindi gli impegni sono tutti riformulati e ovviamente, in caso la riformulazione non venga accettata, sarà parere contrario. Ovviamente è contrario, se non viene accettata la riformulazione. Per le premesse, parere contrario sui tutte?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sulle premesse, ho indicato tutte le premesse in cui il Governo non conviene e ci sono quelle non numerate, non citate, su cui invece è parere favorevole.

PRESIDENTE. D'accordo. Grazie mille.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. In questo caso si conviene, perché sono premesse. Passo alla mozione n. 1-00251 a prima firma Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri: il parere è favorevole. Elementi di valutazione, invece, in ordine alla mozione n. 1-00253 a prima firma Palmieri ed altri: il parere è favorevole a condizione che venga espunto il primo impegno e che venga riformulato il terzo con la formula “valutare l'opportunità di”. Passo alla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00255: al primo impegno il parere è contrario, anche per estraneità della materia; al secondo impegno il parere è favorevole; al terzo impegno, parere favorevole, a condizione che lo stesso si concluda laddove si indica, quindi a conclusione della frase, “sui territori”; sul quarto impegno, parere contrario, anche per estraneità di materia.

Sulla mozione Capitanio ed altri n. 1-00256: sul primo impegno, parere favorevole; sul secondo impegno, pur apprezzando le finalità, si osserva che l'impegno non può essere assolto esclusivamente dal Governo centrale, in quanto impatta sulle competenze degli enti locali, a cui fa capo largamente questa materia, pertanto si suggerisce la seguente riformulazione: “valutare la fattibilità di adottare”. Al terzo impegno il Governo esprime un parere favorevole; al quarto impegno il parere è favorevole, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere le parole da “per il tramite” fino a “pubblico radiotelevisivo”; al quinto impegno il parere è favorevole; al sesto impegno parere favorevole, a condizione che sia riformulato inserendo all'inizio dell'impegno le parole “valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Sulle ultime due mozioni, sottosegretaria, dovrebbe dare anche il parere sulla premessa, l'ha dato sugli impegni.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il Governo conviene sulle premesse.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sara Cunial. Collega, lei ha esaurito il suo tempo, però, ovviamente, le darò due minuti per poter fare la sua dichiarazione di voto. Prego.

SARA CUNIAL (MISTO). Presidente, ringrazio il Governo e apprezzo lo sforzo, soprattutto, per quanto riguarda la possibilità di valutare - come è stato modificato il testo - per quanto riguarda gli impegni, quindi, in questo caso, accetto la riformulazione degli impegni e, soprattutto, vi ringrazio per il primo impegno che comunque prevede la valutazione anche di moratoria di qualsiasi forma di sperimentazione, nel caso che. Mi dispiace un po' che ovviamente le premesse non siano state riconosciute, in quanto, in nome del progresso, la tecnologia io credo che sia sempre stata pretesto per sostenere la salute dei mercati a scapito degli esseri viventi, ne abbiamo avuto tantissimi esempi, come amianto, PVC, PFAS, nicotina, DDT, glifosato, cromo, radiazioni ionizzanti, OGM e così via che, oggi, purtroppo, sono considerati crimini contro l'umanità. Ma mentre questi possono essere evitati, per il 5G, data la sua caratteristica diffusione ubiquitaria, ciò non sarà più possibile; ecco, perché chiedevamo la moratoria e, quindi, non si darà più scampo a chi invoca il sacrosanto diritto di non essere radiato. Trasformeremo il territorio, quindi, da bene comune a gabbia per cavie, sottomettendo la scienza al profitto. Mentre in discussione, ieri, il PD ha dichiarato di preferire lo sviluppo, il MoVimento 5 Stelle il lavoro e il progresso e Forza Italia ha richiamato la responsabilità nei confronti degli investitori…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SARA CUNIAL (MISTO). …noi comunque sottoscriviamo questa mozione e senza alcuna paura staremo al fianco dei milioni di cittadini e amministratori coraggiosi che, oggi, chiedono a gran voce la tutela della salute innanzitutto, così come la nostra Costituzione tra l'altro prevede (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Collega, quindi, anche per le premesse accetta la riformulazione della sottosegretaria che chiedeva di espungere alcune parti?

SARA CUNIAL (MISTO). Sì.

PRESIDENTE. D'accordo, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Presidente, in realtà, riprendo quelle che sono le parole della collega Cunial, accettando anch'io, come cofirmataria, le riformulazioni date dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Stumpo. Prego. Prendo atto che rinuncia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luciano Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Con il voto sulle mozioni di oggi arriviamo finalmente a mettere un punto su un tema chiave per il nostro Paese, approfondito largamente con un lungo ciclo di audizioni e di indagini conoscitive. Il 5G non rappresenta solamente un'evoluzione della rete mobile, ma una tecnologia che potrà soddisfare i bisogni futuri, ormai prossimi, di cittadini ed imprese, in un mercato caratterizzato da passaggio da data center proprietari e centralizzati a cloud e sistemi distribuiti, soluzioni di intelligenza artificiale sempre più potenti, diffusione dell'Internet delle cose. Nel corso della discussione parlamentare sono stati evidenziati i vantaggi indiscussi di questa rivoluzione digitale, i benefici nel settore dell'industria, dell'agricoltura, della pubblica amministrazione, dell'istruzione e della salute; ad esempio, un medico avrà possibilità di intervenire su un paziente a distanza, tramite lo sviluppo dell'Internet delle cose sarà possibile creare nuovi posti di lavoro, visitare siti culturali a distanza, controllare meglio il traffico delle nostre città, trasmettere grandi quantità di dati e molto altro; nuove opportunità che necessitano di un'infrastruttura adeguata a supporto.

Il 5G garantisce un'altissima ampiezza di banda, una bassissima latenza per gestire una grande mole di dati da trasferire in modo veloce, costi e consumi energetici convenienti per favorire l'espansione di massa di tali tecnologie a disposizione di tutti e non di pochi, sia singoli cittadini che imprese; senza sarebbe impossibile cogliere le opportunità offerte da queste tecnologie.

Come riportato nella mozione di maggioranza che sosteniamo e che abbiamo contribuito a redigere, l'Italia si è mossa con grande anticipo, anche rispetto agli altri Paesi europei, ponendosi al secondo posto nell'indice della Commissione europea DESI su questo; ha dato attuazione al 5G Action Plan nel 2017, con la sperimentazione avviata dal MISE nell'area metropolitana di Milano, a Prato, a L'Aquila, a Bari e a Matera e, poi, in secondo luogo, con l'assegnazione dei diritti dell'uso delle bande di frequenza per il 5G attraverso un bando, un'asta pubblica indetta dal MISE nel 2018, confermandosi tra i Paesi leader in Europa per lo sviluppo del 5G. L'asta peraltro, vale la pena ricordarlo, ha generato introiti pari a 6 miliardi e mezzo di euro, nettamente superiori ai 2 miliardi e mezzo che erano stati previsti nella legge di bilancio. Purtroppo, c'è un'arretratezza dell'Unione europea rispetto a Stati Uniti e Cina che scontiamo e per questo c'è un investimento importante, ricordato e ribadito anche dalla neo Presidente Von der Leyen che ha sottolineato la necessità che l'Europa acquisisca un ruolo di primo piano nella rivoluzione digitale, eliminando gli ostacoli alla concorrenza per le imprese europee, rispetto alla competizione statunitense e cinese. Purtroppo, dai dati dell'anno 2019 emerge che l'Italia ha fatto anche dei passi indietro, collocandosi agli ultimi posti della classifica; dati sconfortanti per la nostra industria che ci impegnano a dare attuazione al 5G, pensiamo a tutti i temi dello sviluppo tecnologico, dell'Industria 4.0; il percorso verso l'adozione del 5G è un'opportunità di riscatto per l'Italia e per il suo sistema industriale.

Relativamente, inoltre, al rapporto tra 5G e salute di cui discutiamo, l'Istituto superiore di sanità in primis ha smentito possibili danni per la salute della popolazione, connessi all'introduzione del 5G. Vogliamo ricordare, peraltro, che normative nazionali sulla protezione dall'esposizione ai campi elettromagnetici e a radiofrequenza prevedono limiti di esposizione per la popolazione più restrittivi rispetto a quanto riportato dalle linee guida di riferimento internazionali. Alcuni enti locali, in particolare, piccoli comuni, in controtendenza rispetto all'Action Plan avviato dall'Italia, hanno sollevato preoccupazioni rispetto alle scelte, alle delibere, alla mancata comunicazione, alla condivisione riguardo la sperimentazione sui loro territori e noi dobbiamo essere al loro fianco e ribadire gli obblighi di copertura del territorio nazionale, proprio a tutela dei piccoli comuni, anche con riferimento al fatto che le informazioni sul punto siano fornite in maniera integrale e imparziale e basate su dichiarazioni delle istituzioni competenti.

Però dobbiamo, allo stesso tempo, prevenire il rischio della diffusione di inutili allarmismi che potrebbero arrivare a compromettere l'avanzamento tecnologico e, dunque, economico del nostro Paese. La diffusione di informazioni false può danneggiare i territori se non adeguatamente controbilanciata anche grazie all'azione sinergica e coordinata di istituzioni nazionali e locali. Consideriamo condivisibile la sensibilità del rapporto tra 5G e salute, ma vogliamo scongiurare che lecite perplessità possano essere strumentalizzate contro il progresso, contro lo sviluppo, facendo leva sulle paure dei cittadini e, con loro, degli amministratori locali chiamati a rappresentarli. Le evidenze scientifiche hanno rilevato che gli effetti dei campi elettromagnetici non dipendono dalle diverse generazioni di tecnologie adottate, ma dalle diverse bande di frequenza utilizzate. Non c'è alcun rischio aggiuntivo, quindi, rispetto alle tecnologie 3G o 4G, come non è vero che le radiofrequenze del 5G sono inesplorate, essendo oggetto di studio decennale.

L'Istituto superiore di sanità, inoltre, in audizione, proprio durante l'indagine conoscitiva, ha prodotto un rapporto secondo il quale non aumenteranno le emissioni, come qualcuno ha erroneamente affermato, ma, al contrario, verranno ridotte, con un impatto minore sulla popolazione. Per queste ragioni, a nome di Italia Viva, esprimo il nostro parere favorevole alla mozione di maggioranza, la quale impegna il Governo a effettuare un continuo monitoraggio circa i possibili rischi derivanti alla salute, ma sottolineando la necessità di tenere conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e il fatto che questo sviluppo è cruciale per le opportunità di crescita e di competitività che quello sviluppo può offrire al Paese. Le iniziative di informazione dovrebbero anche promuovere la consapevolezza rispetto a questo, cioè rispetto alle implicazioni che il 5G ha in termini di sviluppo economico. C'è ancora troppa scarsa sensibilità politica rispetto al rapporto tra il digitale e i benefici che può portare alla nostra economia e al benessere sociale. Non possiamo fermare il futuro, non possiamo in alcun modo permettere che il nostro Paese arretri di un centimetro nella competitività digitale e nello sviluppo.

Lo dico con chiarezza: noi siamo e saremo dalla parte dell'innovazione, rifiuteremo convintamente ogni richiesta di sospensiva delle sperimentazioni e ci opporremo a posizioni ideologiche non fondate su evidenze scientifiche. Ci batteremo sempre perché per affrontare le sfide del nostro tempo, come questa, come il digitale e lo sviluppo del 5G, a guidarci siano sempre scienza e competenza e mai fake news o tuttologi del web (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, il cosiddetto “5G” è la quinta generazione di tecnologie mobili wireless che offre importanti vantaggi tecnologici riconducibili sinteticamente alla velocità della connessione, esponenziale rispetto all'attuale, alla riduzione dei tempi di latenza, ovvero l'intervallo che passa tra l'invio di un segnale e la sua ricezione, fatto che dovrebbe permettere applicazioni che richiedono immediatezza tra stimolo e risposta, alla maggiore densità di dispositivi connessi, condizione essenziale per gestire il cosiddetto Internet of things, vale a dire l'estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti, alla maggiore longevità delle batterie dei dispositivi grazie al minor consumo energetico e ad altri benefici in termini di sicurezza del trasferimento dei dati e flessibilità di accesso.

Peraltro, tuttavia, la nuova tecnologia pone seri problemi sotto alcuni profili quali quello industriale, posto che, per il reperimento delle necessarie risorse per gli investimenti, i più grandi player del settore in Italia hanno preferito fare accordi industriali come, ad esempio, la TIM e la Vodafone nell'operazione INWIT per l'ottimizzazione della gestione delle torri di trasmissione, e per il fatto che la riconversione del nostro sistema produttivo e di erogazione dei servizi sia pubblici sia privati sconta ritardi nella digitalizzazione. Poi, c'è il problema ambientale, con particolare riferimento alle preoccupazioni per l'aumento del cosiddetto “elettrosmog”, e quello della sicurezza civile e industriale dei dati e, più in generale, con riferimento a gestori e componentistica che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale, fatto che pone nuove sfide sotto l'aspetto della cyber security. Da ultimo, inoltre, stanno emergendo rilevanti problemi relativi alla regolazione del sistema, sia con riferimento ai protocolli di trasmissione sia alla gestione e ai costi delle aste di assegnazione dei canali.

Il dibattito sul 5G attualmente si sviluppa attorno a tre temi fondamentali: in primo luogo, l'aumento di competitività industriale del sistema Paese Italia; in secondo luogo, la sicurezza ambientale della nuova tecnologia; infine, i problemi di sicurezza intorno alla raccolta e alla gestione dati, al fine di evitare che il sistema, fortemente orientato al digitale, rimanga esposto ad attacchi criminali e di potenze straniere. In tema di competitività occorre tener conto sia di una prospettiva di impatto economico diretto per la realizzazione delle infrastrutture sia di un nuovo impatto economico indiretto generato dai nuovi servizi che il 5G è in grado di favorire, un aspetto sul quale in tempi più recenti si sono incentrati numerosi studi che hanno stimato per l'economia italiana valori aggiunti per oltre cento miliardi a partire dal 2025.

Occorre, tuttavia, anche essere consapevoli dei costi che possono derivare dai ritardi nella realizzazione o nell'uso della nuova tecnologia e, in particolare, da una carente e inadeguata visione industriale e da un gap culturale che vede l'Italia al secondo posto nell'avanzamento delle tecnologie 5G ma solo al ventiquattresimo posto nella digitalizzazione dell'economia e della società.

Esiste, quindi, un rischio concreto che l'investimento sull'infrastruttura 5G non porti i risultati sperati.

In tema di sicurezza ambientale non sono ancora disponibili i dati in quantità e qualità sufficiente anche con riferimento al valore complessivo delle emissioni elettromagnetiche e, quindi, non solo riferibili al 5G ma a tutte quelle altre emissioni già presenti o in via di emissione.

Allo stato, le agenzie sanitarie nazionali e internazionali hanno escluso pericoli diretti per la salute umana e, anzi, indicano la nuova tecnologia 5G come meno inquinante e dannosa delle precedenti tecnologie 3G e 4G, mentre i principali enti nazionali di protezione ambientale, quali l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e le agenzie regionali per la protezione ambientale, non sembrano ancora aver avviato dei monitoraggi ambientali territoriali.

Il principio di precauzione impone di continuare a monitorare e a vigilare, posto che la questione della sicurezza è un punto essenziale e gli studi e i monitoraggi ambientali vanno intensificati ove già avviati, ovvero avviati senza indugio.

Inoltre, per quanto attiene al tema della sicurezza delle infrastrutture, la gestione geopolitica del 5G, che riguarda anche i sistemi commerciali e militari di alleanze internazionali e la nazionalità delle imprese che producono i beni e i servizi necessari alla realizzazione dell'infrastruttura 5G, costituiscono una questione di primaria importanza tanto da avere indotto il Governo a provvedere sulla golden power estesa anche all'acquisto dei materiali e servizi e non solo alle quote delle società di gestione.

Alla questione geostrategica si sovrappone almeno in parte anche il problema della cyber security che, per altro verso, è riconducibile alla tutela dei diritti economici, quali uso dei dati personali civili, diritto alla privacy e collegati, e politici, quali profilazioni elettorali, libertà di informazione e di espressione dei cittadini, questioni che occorre affrontare coinvolgendo l'AGCOM, l'AGCM, il Garante della privacy e gli altri enti e agenzie, anche europei, competenti in materia.

Per cui, noi di Fratelli d'Italia intendiamo impegnare il Governo a promuovere la digitalizzazione dell'economia sostenendo l'ammodernamento dei processi industriali e di produzione dei servizi pubblici e privati e, in particolare, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, il rinnovato sostegno ai programmi di Industria 4.0. Inoltre, chiediamo di avviare campagne di informazione volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla potenzialità della rete 5G e, comunque, vogliamo promuovere un programma pubblico di studio e di monitoraggio ambientale, coinvolgendo tutte le ARPA regionali, l'ISPRA oltre all'istituto superiore di sanità e le ASL per quanto di competenza sugli studi epidemiologici, per il rilievo delle emissioni dei nuovi impianti per il 5G e di tutte le altre emissioni elettromagnetiche presenti sui territori, al fine di avere una completa conoscenza della situazione e una valutazione di adeguatezza di interventi che possa determinare l'adozione di un'unica posizione nazionale in materia che tutte le regioni e i comuni dovranno rispettare onde evitare discriminazioni. Chiediamo, inoltre, di predisporre le linee guida per la tutela dei diritti economici, civili e politici dei cittadini esposti alla prepotenza dei grandi gestori dei servizi informatici come Google, Facebook e Amazon.

Per cui, chiediamo di approvare questa mozione per quanto esposto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Intervengo per chiederle una sospensione di dieci o quindici minuti per una rivalutazione di alcuni impegni.

PRESIDENTE. D'accordo. È abbastanza irrituale, però non ci sono problemi: ovviamente la Presidenza prende atto della richiesta del Governo.

A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,45.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 19,05.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Zampa… Sottosegretaria… Colleghi! Colleghi! Prego (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Colleghi! Colleghi! Prego, sottosegretaria.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Signora Presidente, mi scuso molto. D'altra parte, tenete conto che le mozioni… Alcune mozioni sono arrivate mentre il Governo entrava in Aula, e quindi era necessario un supplemento di approfondimento.

Torno quindi alla riformulazione. Per quanto riguarda la mozione Cunial ed altri n. 1-00183, il Governo ha deciso di rimettersi all'Aula. Per quanto riguarda la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00255, il Governo si rimetterà all'Aula. Per quanto riguarda la mozione Capitanio ed altri n. 1-00256, il Governo si rimette all'Aula. E così pure per la mozione Palmieri ed altri n. 1-00253, il Governo si rimette all'Aula (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il Governo si rimette all'Aula su tutte le mozioni, tranne la Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00251.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, sull'ordine dei lavori. Al di là del fatto che, per rispetto del Parlamento e per rispetto di quest'Aula, visto che abbiamo ritardato di dieci minuti, se al sottosegretario servivano per questi pareri corposi, direi, ulteriori minuti, potevano essere richiesti. Quindi, chiediamo maggior rispetto in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E poi su questi nuovi pareri che sono stati dati, io voglio far presente la stranezza di quello che è accaduto: ovvero, a metà delle dichiarazioni di voto il sottosegretario chiede di sospendere e modifica i pareri. Quindi, sono state fatte delle dichiarazioni di voto su dei pareri, dopodiché sono stati modificati. Noi chiediamo che si riparta con le dichiarazioni di voto fin dall'inizio, perché giustamente è tutto cambiato in corsa, e quindi i parlamentari che si sono già espressi possano ripetere il loro parere, la loro dichiarazione di voto. Ribadisco, chiediamo maggiore rispetto perché lo meritiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, chiaramente ci sono già stati dei precedenti di modifiche in corso d'opera, però ovviamente chi vuole eventualmente tornare a fare la dichiarazione di voto, direi che, chi lo chiede, lo potrà fare senza problemi.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Per richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti. Presidente, prendo spunto dall'intervento che mi ha preceduto, perché dato che in questo Parlamento spesso si parla di rispetto delle forze politiche e dei nostri lavori, vorrei specificare che questo tempo che il Governo ha preso per valutare ulteriormente le mozioni è anche dovuto al fatto che alcuni gruppi hanno depositato le mozioni, come previsto dal Regolamento, peraltro, fino all'ultimo minuto, quindi anche noi, forze di maggioranza, abbiamo preso visione dei lavori fatti dagli altri gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. D'accordo, questo era già stato specificato anche dalla sottosegretaria.

MARZIO LIUNI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Volevo dire che non è una polemica inutile: dieci minuti non sono dieci, ma sono venti, perché l'Aula doveva riprendere alle 18,45 e siccome, come diceva il collega, il Regolamento permette fino all'ultimo momento di depositare, basta chiedere il tempo, non abbiamo chiesto nient'altro.

Siamo stati venti minuti qui senza sapere cosa dovessimo fare, per cui non abbiamo fatto niente di irregolare nel far notare che, nel rispetto del Parlamento, poteva, il sottosegretario, chiedere al Presidente ulteriore tempo per approfondimenti, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Sempre sull'ordine dei lavori, intervengo per dire, signora Presidente, che noi abbiamo grande rispetto nei suoi confronti, però voi avete paralizzato il Parlamento per mezz'ora e, mentre noi eravamo paralizzati qui, avete continuato a farci invadere il nostro Paese da migliaia di clandestini... (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega, il concetto è già stato detto dai suoi due colleghi precedenti.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). E mentre voi bloccate l'Aula parlamentare, abbiamo un Ministro dell'Istruzione talmente inadatto e inadeguato che propone di togliere i crocifissi dalle aule delle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega, questo ovviamente non rientra nell'ordine dei lavori. Due colleghi suoi sono già intervenuti e chiaramente la sottosegretaria si è anche scusata.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Comunque, in mezz'ora potevate partorire anche una manovra finanziaria. Complimenti davvero, per il degrado che avete espresso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Presidente sì, mi dispiace aver visto un cambio di rotta e un cambio di posizione da parte del Governo subito dopo una riunione di maggioranza, perché così è stata definita.

Ci siamo avvicinate per poter parlare al sottosegretario e ci è stato proibito da una parte del PD e una parte del MoVimento Cinque Stelle, quindi io mi chiedo se effettivamente ancora, in questo Paese, ci sia la possibilità di avere due poteri divisi tra Governo e Parlamento.

Dopodiché faccio un appello anche alla sottosegretaria e ringrazio ancora per la vicinanza che ha avuto nei confronti di questa mozione e soprattutto degli impegni, e sicuramente sarà un interlocutore, per quanto mi riguarda, anche prossimamente e mi dispiace ancora appunto che abbia subito queste forti pressioni che le abbiano fatto cambiare idea.

Io mi rimetto, quindi, all'Aula, mi rimetto all'Aula qui dentro e al potere che hanno i parlamentari comunque di far valere il diritto alla salute di tutti i cittadini là fuori, che si aspettano una certa posizione, che non è certo quella delle pressioni che vengono dall'alto o chissà da dove, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, io credo che anche questa coda di discussione di questa sera e il dibattito di ieri sulle mozioni presentate in materia di tutela della salute in relazione ai campi elettromagnetici, con particolare riferimento al 5G, ha evidenziato che c'è bisogno effettivamente di un approfondimento per capire fino in fondo di che cosa stiamo parlando, di che cos'è il 5G e di de-ideologizzare il campo per consentire al Paese, all'Italia, una posizione matura, capace di saper coniugare progresso, scienza e tutela. Credo che nessuno dei componenti di quest'Aula abbia come obiettivo quello di nuocere alla salute. Siamo rappresentanti di interessi collettivi della comunità. In IX Commissione veniamo da un lungo e articolato lavoro di indagine conoscitiva proprio sul 5G.

Purtroppo, nel corso di questi mesi, non abbiamo visto la partecipazione di chi si dice in qualche modo preoccupato dal punto di vista della salute e dell'impatto di questa tecnologia, lo consideriamo un peccato, perché forse, se ci fosse stata una partecipazione maggiore, una consapevolezza maggiore, che è quella che chiediamo ai cittadini sulle fake news sul digitale, non vi sarebbe stato bisogno nemmeno di questo dibattito in Aula. In quella sede - e basta andare a leggere i resoconti stenografici, le memorie - sono stati forniti utili e approfondite riflessioni. Qui in quest'Aula noi esercitiamo la funzione di legislatori che la Costituzione ci attribuisce e non è consentito di comportarci come se fossimo al bar, non è consentito assecondare posizioni ai limiti del luddismo antitecnologico, spesso ipocrita, perché poi dei vantaggi della tecnologia ne facciamo largo uso tutti. Forse il device che ha più rischi per la salute è il telefonino, ma nessuno rinuncia al telefonino. Ma non è un caso che nelle premesse della nostra mozione di maggioranza siamo partiti proprio dai dati illustrati dall'Istituto superiore di sanità, per evidenziare come l'esposizione delle persone ai campi attualmente utilizzati per le telecomunicazioni siano molto inferiori ai limiti fissati per prevenire gli effetti termici. Per l'Istituto superiore di sanità - è scritto chiaramente - non vi è motivo di ritenere che le esposizioni delle persone aumenteranno significativamente e che siano pericolose, anzi disarticolano questo ragionamento evidenziando che proprio attraverso l'avanzamento tecnologico rende meno impattante il 5G rispetto alle altre tecnologie.

Noi non possiamo perdere il vantaggio competitivo che l'Italia ha su questa tecnologia: siamo stati in anticipo sul resto degli altri Paesi ad assegnare le bande di frequenza e abbiamo generato per lo Stato introiti pari a 6 miliardi 550 milioni, rispetto ai 2 miliardi e mezzo previsti nella legge di bilancio 2018. E ancor prima ci sono stati investimenti importanti sulla banda ultra larga da parte degli operatori con un aumento degli investimenti, mentre gli altri settori crollavano. Noi dobbiamo comprendere la portata di questa tecnologia, perché questo non solo ci fa essere più competitivi, ma diventa un elemento di benessere per il Paese e i cittadini. Il 5G è la tecnologia abilitante delle innovazioni più importanti di questo millennio: Internet delle cose, intelligenza artificiale, blockchain non sarebbero nulla, senza il 5G. E non è soltanto una tecnologia che rende più veloce la connessione, ma soprattutto aumenta i tempi di risposta. Questo significa che, nel rapporto tra le cose e le cose, nel collegamento tra le persone e le cose, sostanzialmente possiamo portare dei vantaggi in vari settori.

Faccio alcuni esempi: la sicurezza; la tecnologia 5G può essere usata in maniera efficace per la trasmissione di video ad altissima risoluzione, per sorvolare aree sensibili e inaccessibile in casi di calamità naturali. Pensiamo alle città intelligenti: i sensori intelligenti, in determinati punti della città, possono comunicare in tempo reale. Per non parlare proprio della sanità e della salute e dell'assistenza sanitaria: l'andamento demografico ci impone di pensare all'invecchiamento della popolazione e a migliorare la qualità della vita. Pensiamo alla domotica, agli ausili alla popolazione non autosufficiente, della telechirurgia, delle tecniche diagnostiche. Partendo da questi presupposti, non possiamo non dire che la portata dell'avvento del 5G è potenzialmente enorme e non è un caso che USA e Cina si scontrino proprio sulle tecnologie e sul 5G, facendo, in questo modo, capire, spero a tutto il mondo, come il digitale sia diventato più importante del petrolio e di altri beni primari. Nell'ambito della discussione generale di ieri ho illustrato in maniera più dettagliata le controdeduzioni tecniche e scientifiche ed ho espresso questo sulla scorta di una enorme mole di documentazione fornita dagli istituti indipendenti, per cui le richieste di sospensiva dell'esercizio 5G sono assolutamente infondate e pericolose. Anzi, proprio con il quadro delle conoscenze, dobbiamo fare in modo che queste conoscenze non restino appannaggio di un segmento, ma vadano verso tutta la popolazione. Per questo, nella nostra mozione, noi impegniamo l'Esecutivo ad approfondire gli studi sull'elettromagnetismo, ma accompagnandoli con azioni di comunicazione istituzionale. Non possiamo più assistere inermi al proliferare di fake news sui social. L'effetto virale di questa nuova declinazione dei “no vax” rischia di compromettere sviluppo e crescita del Paese. Noi chiediamo che ci sia un adeguato monitoraggio sull'inquinamento elettromagnetico, ma, nel frattempo, un'adeguata e capillare informazione, partendo dai dati scientifici.

È, quindi, auspicabile che questo allarme sia fermato: abbiamo rispetto di chi è preoccupato, ma non possiamo assecondare fobie che penalizzino il Paese, anzi, chiediamo il contrario e, cioè, che siano rimossi gli ostacoli allo sviluppo tecnologico e del 5G, per esempio, facendo ricorso anche ad interventi di tipo legislativo per rivedere e migliorare l'impianto normativo, magari, accogliendo anche la segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Così come non possiamo non sottolineare che la Nadef dedica un ampio capitolo ai temi dell'ecosistema digitale strettamente connesso alla crescita del Paese e lo stesso decreto-legge che stiamo per convertire - quello sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica - testimonia quanto sia importante questo profilo. Per queste ragioni, siamo soddisfatti del parere positivo espresso dal Governo. Pensiamo che questa sia l'unica strada in grado di coniugare progresso e sicurezza della salute, puntando sulla piena consapevolezza dei cittadini, anche perché - e concludo - sono convinta, per dirla con un grande visionario, Isaac Asimov, che “se la conoscenza può creare dei problemi, non è tramite l'ignoranza che possiamo risolverli” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, condivido ovviamente, sottolineo, l'intervento e le considerazioni che ha appena fatto la collega Bruno Bossio. Vorrei solo aggiungere due riflessioni e le aggiungo raccogliendo molte sollecitazioni che sono venute da testi diversi presentati, oltre che dalle considerazioni che ha fatto la sottosegretaria in relazione a questo. Hanno già detto alcuni colleghi che il 5G non è un semplice upgrade della tecnologia esistente, è un cambio profondo di paradigma: la velocità, la quantità di dati trasmessi, la ridottissima latenza, il cambiamento dell'infrastruttura aprono la strada a servizi innovativi che noi pensavamo confinati nella fantascienza e, certamente, portano alla rivisitazione di quelli esistenti. Certo, pongono problemi di vario ordine e le mozioni ne affrontano alcuni - quelli tecnologici, quelli del monitoraggio delle emissioni -, anche se credo non sia inutile ricordare che la normativa che riguarda il limite delle emissioni non cambia con il cambiare della tecnologia e, dunque, rimane a salvaguardia. Ma io vorrei porre qui la riflessione su altri ambiti, diversi da quelli tecnologici, che sono inevitabilmente già toccati dalla rivoluzione in atto. Penso, in particolare, al primo, quello che più direttamente ci riguarda, ed è un'esigenza profonda di adeguamento da un punto di vista giuridico, normativo. C'è un cambio di scenario profondo che è già in atto: il 5G, l'Internet delle cose, l'intelligenza artificiale, la blockchain, di fatto, stravolgono il contesto delle relazioni - le relazioni fra persone, le relazioni commerciali, le relazioni con le stesse istituzioni -, stravolgono il modo in cui la persona tutela se stessa, è tutelata e si rapporta agli altri.

Noi abbiamo un impianto giuridico: l'impianto giuridico del nostro ordinamento è, per così dire, riferito ad un tempo analogico; oggi, molte delle questioni che, inevitabilmente, sono toccate dalla tecnologia - che cambia, nella vita quotidiana, in profondità, i rapporti - non vengono disciplinate. Io penso che il primo obiettivo che il Parlamento deve darsi, e non solo il Parlamento nazionale, è tracciare le linee di una sorta di diritto del tempo digitale, che parta nuovamente dalla persona, dai diritti fondamentali e che, in qualche modo, aggiorni e produca diritto che risponda alle mutate esigenze.

Eppure, non c'è solo un ambito che si ferma all'aspetto giuridico: forse, gli interrogativi che le nuove tecnologie pongono arrivano più in profondità. Vorrei quasi dire - lo dico esitando, perché non mi piace mischiare questi aspetti - che, forse, anche il piano etico entra in gioco, se per “etico” intendiamo come ogni ordinamento si pone in relazione ai valori e alla loro tutela. Non parlo semplicemente di un tema, a cui tutti, credo, diamo importanza, che è quello dei dati, che cresceranno in modo esponenziale, fino a dare una fotografia della realtà, delle persone e delle cose più esatta di quanto la stessa razionalità personale non sia in grado di percepire (e, quindi, certo, c'è un tema di correttezza, di uso, di relazione con la disponibilità della persona, di individuazione di chi ha titolo ad usare i dati), ma penso, per esempio, al tema dell'intelligenza artificiale, che è sostanzialmente, come dice il termine, la ricostruzione, in modo artificiale, di un modo di pensare e, dunque, di scegliere di fronte ad alcune situazioni. Che si tratti di automotive o di altro, c'è, in qualche modo, un cervello artificiale che elabora e, in base alle informazioni che ha, dà una indicazione.

Ma, allora, si pone il tema: quali dati vengono immessi per formare esattamente i criteri su cui si decide di intervenire? E in che relazione stanno? Chi decide quali sono le autorità che presiedono a questa funzione delicatissima?

Infine, l'accenno soltanto, la blockchain, la disintermediazione di una serie di relazioni che oggi passano attraverso il rapporto con una professionalità specifica e che passeranno attraverso certificazioni di Rete: come cambia il quadro delle relazioni e delle responsabilità?

Infine, c'è un filo di sviluppo nella tecnologia: il 5G - l'ha ricordato il collega Nobili - è partito con una sperimentazione che l'Italia ha fatto per prima, perché avevamo fatto il piano nazionale, la strategia nazionale per realizzare la fibra: senza quel piano, non sarebbe stato possibile il ragionamento sul 5G. Ma, oggi, il contesto internazionale, di sfida e di competizione, è già oltre questi dati: l'intelligenza artificiale, per alcuni dei Paesi europei e per altri extraeuropei, è una delle priorità, anche in termini di bilancio. E così la blockchain, l'intelligenza artificiale, i big data.

Allora, io credo che serva una nuova strategia che recuperi le cose fatte, ma che indichi i nuovi obiettivi della dimensione nazionale e la relazione con la strategia europea. Per questo - e finisco -, mi permetto di lasciare agli atti tre modesti suggerimenti: il primo riguarda il Governo ed è esattamente quello che potremmo chiamare un nuovo digital act, un aggiornamento della strategia, come l'Italia definisce le proprie priorità e i propri interessi in relazione non più al piano per la fibra, che dobbiamo dare per acquisito, non più al 5G, che dobbiamo considerare il presente, ma alla blockchain e all'intelligenza artificiale, e quale ruolo, nel 5G e nelle nuove tecnologie, giocano pubblico e privato. La domanda non è affatto retorica in questo Paese dell'Europa, considerato che questo è il Paese che ha privatizzato la propria infrastruttura e il proprio incumbent. Quindi, un nuovo atto del Governo che fissi la strategia nazionale. Il secondo: penso che il Parlamento debba darsi uno strumento, non saprei quale, molti altri colleghi qui meglio di me potrebbero dire, ma per cominciare a elaborare le linee di un diritto del tempo digitale che in qualche modo affronti le questioni nuove che noi semplicemente affrontiamo con le norme esistenti, traslate a fatica, o che affidiamo ad algoritmi. Credo che la superiorità della legge debba essere riconfermata da un Parlamento che si dà uno strumento, e, siccome siamo tutti consapevoli che non basta l'ambito nazionale, uno strumento in grado di dialogare almeno con i maggiori Paesi europei. Sarebbe bellissimo arrivare in questa legislatura all'embrione di un diritto digitale europeo. E infine credo che la Presidenza della Camera abbia un ruolo che le viene anche da un'esperienza passata; forse, non sarebbe sbagliato, anzi, credo sarebbe molto utile riprendere il filo della Commissione che volle la Presidente Boldrini, che affrontava esattamente le questioni di relazione fra l'etica, il diritto e i cambiamenti della tecnologia. Credo che il tempo sia maturo perché nuovamente un'iniziativa di questo tipo, che allarga rispetto all'ambito della politica e che coinvolge davvero filosofi, tecnici, pensatori, ingegneri, giuristi, sia in grado di fare una riflessione che vada oltre l'ambito giuridico. Penso che, rispetto alla relazione di maggioranza che affronta in modo adeguato e convincente le questioni, questo tipo di indicazione possa segnare utilmente il lavoro di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, in sintesi, vista la mozione presentata e messa agli atti, su cui, tra l'altro, il sottosegretario ha detto che si rimette all'Aula, volevo dire che il 5G è uno strumento, è l'Internet delle cose, e cioè serve a fare cose. È come se fosse un'autostrada dove è necessario aiutare le automobili a percorrerla; e le automobili sono l'Industria 4.0, sono i servizi sanitari, sono le pubbliche amministrazioni. Per cui, noi speriamo che saremo tutti d'accordo che l'Italia debba essere all'avanguardia delle nuove tecnologie, ma noi non produciamo celle, trasmettitori, ricevitori. Quindi, dovremmo avere un orizzonte più importante, un nostro modello di sviluppo, che il 5G serve a sostenere. In conclusione, noi chiediamo al Governo di impegnarsi ad aiutare la nostra industria a utilizzare al meglio questa opportunità e creare una cultura digitale del made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Gentile Presidente Spadoni, non ruberò tempo all'Aula ricordando a mia volta tutti i benefici attesi da questa importante tecnologia, anche perché lo ha fatto molto bene ieri per il nostro gruppo la collega Federica Zanella, che ringrazio vivamente. Mi limiterò a interloquire brevemente con la collega Zampa, che saluto, per tranquillizzarla, nel senso che la nostra mozione è nel segno del realismo, cioè nel fatto di guardare la realtà com'è, e quindi di apprezzare tutte le circostanze che lo sviluppo tecnologico porta in sé. Nel dettaglio, noi al primo punto che lei aveva messo in dubbio, chiediamo di agevolare lo sviluppo della tecnologia 5G anche attraverso la revisione dei limiti; anche, non solamente, anche, cioè nuovamente, con realismo, prendendo atto dei progressi della tecnologia, valutare se questo è possibile senza mettere in alcun modo in pericolo la salute dei cittadini.

L'altro - e ho finito - punto che lei metteva in dubbio era quello che invitava ad assumere iniziative per adeguare la normativa del settore sulla base dello sviluppo tecnologico in atto. Nuovamente un'azione di puro e semplice realismo. Quindi, concludo lieto del cambiamento di atteggiamento da parte del Governo e con un'ultima nota di realismo, che spero possa anche tranquillizzare rispetto alle tante notizie false che circolano sulla rete e anche in quest'Aula: ma realmente qualcuno di noi può pensare che ci siano non solo legislatori così incauti come saremmo noi se mettessimo a rischio la salute dei cittadini, ma anche importantissime aziende che vanno a investire miliardi per uccidere i loro clienti? Allora credo che questo semplice argomento di assoluto e puro buon senso, assolutamente logico, possa convincere tutti sulla necessità di non perdere il treno di questa importante innovazione, sulla quale, come abbiamo sentito, l'Italia è per una volta al primo posto. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Non che vi fosse necessità di esprimere e di puntualizzare ulteriormente la posizione del gruppo di Fratelli d'Italia, avendolo fatto perfettamente il collega Silvestroni nella sua dichiarazione di voto, ma dobbiamo ammettere che l'atteggiamento quantomeno atipico, anomalo del Governo in sede di dibattito ci ha lasciati un po' perplessi; e ancor più perplessi ci lascia questa libertà di voto che il Governo lascia al Parlamento, quando dice di rimettersi all'Aula, su un tema che è strategico, su un tema che è veramente importante. Allora per noi è determinante ripercorrere alcune questioni e specificarne altre. Ad esempio, noi desideriamo chiarire subito che nessuno vuole esporre i propri figli a qualsiasi effetto nefasto, ancorché ovviamente da dimostrare e ancorché immaginario, della tecnologia; al contrario, noi vogliamo consentire loro di vivere il progresso nel modo il più possibile sicuro e sereno, però vogliamo farlo senza ipocrisia - e qui è stata dispersa in grandi, massicce dosi l'ipocrisia - e senza inutili allarmismi. Sentire su un tema di questa natura il Governo che si rimette all'Aula significa decretare una totale assenza di posizione politica da parte dello stesso, e questo è assai evidente.

Il tema in questione è oggetto di molteplici revisioni scientifiche, onorevole sottosegretario, e sono promosse da organizzazioni legate alla OMS, quindi all'Organizzazione mondiale della sanità, sono enti scientifici terzi, come si suole dire. Addirittura l'Unione europea si è espressa con dovizia di particolari sul tema e ancor più gli Stati sovrani, gli Stati nazionali. Nessuno di questi studi ha rilevato ed evidenziato effetti sulla salute associati all'esposizione ai campi elettromagnetici ad alta frequenza, cioè quei campi generati da segnali TV o da impianti di telefonia mobile che sono ricompresi nell'intervallo di frequenze che vanno dai 100 kHz ai 300 gigahertz, che sono poi quelle utilizzate dal 5G. Possibile che sulle fantasie che abbiamo letto in alcune mozioni il Governo non intenda, su un tema così delicato, prendere una posizione, lasciando quindi al Parlamento, all'Aula l'espressione di voto? E tutte queste sono frequenze che si mantengono al di sotto di limiti fissati - lo ricordava poco fa anche il collega Palmieri - dagli organismi scientifici internazionali. Il Governo non ha nulla da ridire rispetto alle valutazioni di organismi scientifici internazionali? Allora, qui c'è stato del negazionismo scientifico, e anche su questo probabilmente il Governo dovrebbe prendere una posizione. E perché ho parlato di ipocrisia? Perché vale la pena ricordare che tutti quanti, quotidianamente, il Governo dovrebbe saperlo, siamo esposti a campi elettrici e a campi elettromagnetici, che sono generati da sorgenti che qui abbiamo più volte ripetuto essere inquinanti, cosiddette sorgenti inquinanti. Quali sono? Sono i segnali radiotelevisivi, sono gli elettrodotti per il trasporto, ad esempio, dell'energia elettrica, sono gli impianti di telefonia mobile, sono gli apparecchi biomedicali che noi vediamo spessissimo nelle sale operatorie, o che servono per la diagnostica, o che servono per interventi negli studi dentistici. E vogliamo continuare, magari, parlando degli elettrodomestici comuni? Perché laddove c'è un forno a microonde, c'è ovviamente una propagazione di inquinamento elettromagnetico, e lo stesso vale per tutti gli altri elettrodomestici che abbiamo in casa.

E allora, colleghi, qui dentro noi siamo sottoposti, bersagliati, martellati da inquinamento elettromagnetico, perché ci sono centinaia di cellulari che continuano a squillare e che non smettono un secondo di trasmettere; ci sono centinaia di computer che, attivati, ovviamente, continuano a trasmettere; c'è un impianto di amplificazione che è vecchio, vetusto, arcaico, che francamente propaga un inquinamento elettromagnetico direi indiscutibile sotto tutti i punti di vista.

E poi, anche quando si parla, in alcune mozioni, delle antenne del 5G, ma possibile che il Governo non abbia una posizione, ad esempio, sul fatto che il 5G utilizzi delle antenne dinamiche, mentre il 2G, il 3G e il 4G le hanno utilizzate, fino ad adesso, statiche? Usare delle antenne dinamiche significa che non c'è dispersione di potenza, che non c'è dispersione di energia, che c'è molto meno inquinamento elettromagnetico e, quindi, vuol dire che il 5G inquinerà molto meno di quanto non inquinasse il 2G, il 3G, il 4G. E a loro volta, il 2G, il 3G e il 4G hanno migliorato l'inquinamento elettromagnetico rispetto ai cellulari TACS. Se li ricorda, onorevole sottosegretario, i 336, i 337? Quindi vuol dire che ci sarà certamente un miglioramento sotto questo punto di vista. E la scienza lo ha spiegato, lo ha spiegato nel dettaglio, possibile che il Governo non rispetti la scienza, non rispetti la condizione scientifica e si abbandoni all'Aula anche laddove sono state presentate mozioni francamente discutibili sotto tutti i punti di vista?

E ancora, sulla questione dei limiti, l'Unione Europea ha certificato, quale valore massimo di campo elettromagnetico per le frequenze del 5G, 61 V/m; il limite attualmente in vigore in Italia è di 6 V/m, quindi dieci volte meno, ed è stato sancito nel DPCM 8 luglio 2003, da quel momento in poi non c'è stato più alcun tipo di aggiornamento.

E forse questo dovrebbe porre dei quesiti anche per quanto concerne il Governo. C'è stata, recentemente, una gara per l'assegnazione delle frequenze, che è costata complessivamente 6 miliardi e mezzo agli operatori - agli operatori delle telecomunicazioni, naturalmente -; questo vuol dire che il Governo ha incamerato, ha introitato 6 miliardi e mezzo, che sarebbe anche interessante capire come saranno impiegati e distribuiti, poi, ovviamente. Ora sono gli stessi operatori di telecomunicazioni che chiedono la revisione di questi limiti, ma i casi allora sono due: perché hanno partecipato a una gara spendendo così tanto, dissanguandosi? L'hanno fatto per dabbenaggine, forse per generosità o, forse, perché chi vi ha preceduto, ma ci sono delle assonanze di colore anche con questo Governo, aveva garantito la revisione di quei limiti ovviamente in aumento? Le questioni sono ovviamente tante, perché gli operatori si sono veramente lanciati in offerte miliardarie su questo.

E ancora, in alcune mozioni si parla di impianti: il Governo non ha nulla da ridire sulla questione degli impianti? Perché in Italia sono due i tipi di impianto, onorevole sottosegretario: o sono non espandibili, e in Italia abbiamo il 62 per cento di impianti non espandibili, e cioè vuol dire che sono già stati saturati dalle tecnologie 2G, 3G e 4G, e quindi non possono ospitare il 5G, a meno che non ci sia una reingegnerizzazione, significa spendere 4 miliardi di euro: il Governo li ha, non li ha, che intenzioni ha? Possibile rimettersi all'Aula anche su un tema così importante e così strategico? Oppure, gli impianti sono espandibili, cioè possono essere compatibili con il 5G, e allora la questione, che oggi non è in discussione, è certamente quella dei limiti, ma alcune mozioni prevedevano, all'interno dei loro punti, la revisione di questi limiti di inquinamento elettromagnetico, e il Governo non ha nulla da ridire anche su questo.

E allora, il tema è un altro: noi dobbiamo coniugare le esigenze dello sviluppo con la sicurezza dei cittadini e con la tutela della salute dei cittadini. Su questo punto, il Governo deve dare delle risposte tese - e vado a concludere - a promuovere campagne di comunicazione scientifica su quelli che sono rischi del tutto immaginari, del tutto ipotetici, derivanti da ogni tipo di inquinamento elettromagnetico, e anche quello volgarmente detto casalingo di cui ho parlato poco fa. Bisogna fare, evidentemente, una campagna di informazione rispetto all'uso virtuoso della tecnologia, questo è fondamentale. Alcune mozioni lo proponevano, possibile che il Governo si rimetta all'Aula anche su questo?

E allora noi cominciamo ad avere qualche dubbio, qualche sospetto, e cioè che, in materia di 5G, di intelligenza artificiale, di blockchain, di rete unica, questo Governo non abbia assolutamente le idee chiare e il suo atteggiamento ne è una immagine plastica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimiliano Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, quest'estate ci siamo abituati ad osservare le capriole e i salti mortali che mai avremmo immaginato di vedere e all'inizio di questo dibattito avevamo anche respirato una ventata di ottimismo, sentendo i pareri del sottosegretario. La posizione che poi avete ribaltato in 20-30 minuti è una posizione di una gravità inaudita e che meriterà una riflessione e lo dovrete spiegare al mondo dell'industria, al mondo della scuola, al mondo della scienza, al mondo della medicina e, soprattutto, lo dovrete spiegare a tutti gli operatori delle telecomunicazioni, che hanno investito 6,5 miliardi nello sviluppo del 5G. Perché, con questo ennesimo ribaltone delle opinioni, voi dovrete spiegare come mai il Governo non prende posizione su una mozione che chiede di sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane.

Il nostro è un Paese che stava correndo verso l'innovazione e, invece, come avete dimostrato pochi minuti fa, l'avete costretto nuovamente a balbettare sulla tecnologia. Ma forse questa è l'immagine più plastica della sintesi di questo Governo: da una parte, un movimento che si è crogiolato nel brodo delle fake news e, dall'altro, il Partito Democratico, che ci lascia una pesante eredità in termini di analfabetismo digitale, nonostante i buoni propositi che abbiamo sentito provenire da quei banchi e che in parte condividiamo.

Ricordiamo che abbiamo ereditato dal Partito Democratico il fatto che l'Italia, nell'indice DESI, nello sviluppo di digitalizzazione della nostra società, sia al ventiquattresimo posto su 28 membri dell'Unione europea: peggio di noi ci sono solo Grecia, Polonia, Romania e Bulgaria. E sicuramente di questo presunto stop allo sviluppo del 5G rideranno i nostri competitor globali, primo di tutti la Cina.

Quanto al Partito Democratico, abbiamo sentito i buoni propositi anche dall'ex sottosegretario Giacomelli, che voleva fare un Piano di sviluppo delle telecomunicazioni, ma non solo non ha portato la fibra nelle nostre università, nelle nostre scuole, nei nostri comuni, nelle nostre amministrazioni e nei nostri ospedali, non ha portato nemmeno l'ADSL in alcuni casi, e le aziende scappano perché non riescono a digitalizzarsi. E d'altra parte, l'Italia è anche il Paese che attualmente vanta meno di 5 milioni di persone con un'identità digitale; ci ha dovuto pensare la Lega poche settimane fa a depositare un progetto di legge, perché l'identità digitale venga finalmente inserita in Costituzione. Avevamo sperato, abbiamo riposto fiducia in alcuni piccoli segnali provenienti dal nuovo Governo come la creazione da noi più volte richiesta di un Ministero dedicato all'innovazione ma, anche in quel caso, avete ucciso il bambino in culla durante la spartizione delle deleghe di fatto creando un Ministero senza risorse, senza deleghe e senza voce in capitolo. Questa posizione espressa oggi dal Governo è la rappresentazione di quello che avete creato. Di fatto, voi avete lasciato mani libere a una mozione che mette in discussione il 5G ma che mette in discussione anche la posizione dell'Istituto superiore di sanità che ha osservato che il 5G, come le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione, non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti. Per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. Presidente, noi non chiediamo di buttarci alla cieca nel dirupo dell'innovazione: con la nostra mozione chiediamo di sostenere il percorso che ci chiede la società, che ci chiedono le imprese, che ci chiede il mondo dell'istruzione, che ci chiede il mondo della mobilità sostenibile tanto da voi accarezzato. Chiediamo di proseguire in quella direzione e di effettuare un costante monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche. Questo ci chiede il futuro: il futuro ci aspetta, nonostante voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Serritella. Ne ha facoltà.

DAVIDE SERRITELLA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, con l'intervento odierno intendo rispondere in primo luogo alla mozione presentata dalla collega Cunial che contribuisce in prima persona a generare un clima di confusione e disinformazione sul tema del 5G, tema che invece ha bisogno di una narrazione il più possibile chiara e concreta per essere compreso anche da chi non è addetto ai lavori. Signor Presidente, è sotto gli occhi di tutti che il nostro mondo sia in continua evoluzione: nuove tecnologie e nuove scoperte scientifiche ci accompagnano a passo spedito da decenni. Vedere questo cambiamento e, ancor di più, essere in grado di assecondarlo e di gestirlo nel modo migliore è uno dei compiti più stringenti della politica attuale: non farlo o semplicemente negarlo rappresenta un errore imperdonabile. Il 5G è una tecnologia dalle grandi potenzialità che potrà essere applicata in diversi settori: dalla medicina ai trasporti, passando per l'istruzione, l'agricoltura e anche la pubblica amministrazione sempre per migliorare la vita dei cittadini ed è quello che vogliamo fare e vogliamo farlo nel modo migliore e più sicuro possibile. Un esempio su tutti è l'uso dei sensori per monitorare le acque libere. Il 5G sarà in grado di tenere d'occhio in tempo reale laghi e fiumi e, fornendo un'immensa mole di dati ai processori, permetterà non solo di monitorare la qualità delle acque ma, grazie all'intelligenza artificiale, di anticipare alluvioni ed esondazioni. Vogliamo davvero perdere questa possibilità? Ma pensiamo anche alla medicina: la latenza, ovvero la misura che indica il tempo di risposta tra input e output, con il 5G sarà variabile da 1 a 4 millisecondi, ossia inferiore a un battito di ciglia che è di 10 millisecondi. Questo ha permesso ad esempio al chirurgo cinese Ling Zhipei di impiantare con precisione micrometrica un neuro-stimolatore ad un paziente a 3.000 chilometri di distanza. Non si tratta, quindi, di una tecnologia per smanettoni o appassionati di navigazione on line. Si tratta di una vera e propria rivoluzione a cui noi non possiamo sottrarci senza pagarne lo scotto. Ricordo anche, cari colleghi, che nel 2019 l'Italia si è aggiudicata il secondo posto solo dopo la Svizzera nell'indice DESI, che è l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società in termini di 5G. L'asta pubblica indetta dal Ministero dello Sviluppo economico per l'assegnazione delle frequenze ha generato introiti per 6 miliardi e 550 milioni di euro, cifre nettamente superiori a quelle previste dalla legge di bilancio 2018 ovvero 2 miliardi e mezzo. Questo per rispondere anche a tutti quelli che additano il MoVimento 5 Stelle come il popolo del “no”, quello che fa perdere soldi alla collettività. Lo abbiamo sempre detto: se un'opera è utile alla collettività, saremmo sempre i primi a sostenerla e ad incentivarne la realizzazione. Arrivo ora, Presidente, ad uno dei temi più caldi in fatto di 5G, quello relativo alle frequenze e all'esposizione ai campi elettromagnetici.

Il primo aspetto che voglio sottolineare e spero sia chiaro a tutti è che le tecnologie e i sistemi di telecomunicazione che sono stati sviluppati per la tecnologia 5G impiegano campi elettromagnetici a frequenze appartenenti alla banda che, non a caso, è definita radiofrequenza, perché consentono la trasmissione e la ricezione di segnali per le radiocomunicazioni. Non si parla, quindi, come erroneamente viene riportato da tutti i detrattori del 5G di voler costruire nuove antenne più potenti e, quindi, dannose. L'obiettivo primario, invece, è quello di riutilizzare le antenne già esistenti per il 4G aggiornandole. Detto in parole povere: ci saranno più antenne ma con potenze molto basse per coprire aree più piccole; più antenne insomma, ma una minore potenza emissiva. Per fare un esempio, se Mario Rossi deve arrivare con un salto dal punto A al punto B lontano 30 metri, lo potrà fare solo se avrà una spinta tale da riuscire a coprire un tratto impossibile per il corpo umano. Immaginiamo ora di mettere ogni metro una pedana d'appoggio: la forza impiegata dal signor Rossi sarà decisamente inferiore, sopportabile e il risultato finale sarà di gran lunga migliore. Quello che vedremo, quindi, saranno antenne grosse come una cassetta del pronto soccorso applicate a pali della luce, balconi, vetrine per diffondere il segnale in modo sempre più capillare perché dia a ogni singolo destinatario, che sia uno smartphone o un sensore su un cassonetto dell'immondizia, esattamente quello che serve.

Una delle polemiche più forti riguarda la presunta maggiore esposizione ai campi elettromagnetici dovuti al 5G. Signor Presidente, tutti quanti in quest'Aula dovremmo sapere che, proprio allo scopo di proteggere la popolazione da eventuali effetti sulla salute provocati dall'esposizione ai campi elettromagnetici, sono state formulate dagli organismi preposti apposite linee guida internazionali che fissano i limiti di esposizione valutati sulla base di verifiche ed evidenze scientifiche circa gli effetti di tale esposizione. Le richiamate linee guida individuano i limiti per tutte le gamme di frequenza riservate ai servizi mobili, che vanno dai 100 MHz ai 300 GHz. La tecnologia di rete non ha alcuna rilevanza rispetto ai limiti definiti, che dipendono soltanto dalla potenza trasmessa dagli impianti e dalla frequenza utilizzata e il nostro Paese si trova ampiamente al di sotto dei limiti previsti.

Come MoVimento 5 Stelle e come Governo ci siamo sempre mossi appellandoci al principio di precauzione, tanto che abbiamo noi stessi favorito il dialogo tra tutti i protagonisti in campo, sia quelli favorevoli sia quelli contrari. Ricordo anche che l'articolo 6, comma 1, della legge 22 febbraio 2001 n. 36 ha istituito il Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, presieduto dal Ministro dell'Ambiente o da un sottosegretario da questi delegato. Tra le funzioni del Comitato c'è la promozione di attività di ricerca e sperimentazione tecnico-scientifica, la realizzazione di accordi di programma con gestori di elettrodotti, con i proprietari dei medesimi o delle reti di trasmissione finalizzate alla promozione di tecnologie e tecniche di costruzione di impianti in grado di ridurre le emissioni ambientali; la promozione di intese e accordi di programma con imprese produttrici di apparecchiature di uso domestico o lavorativo e con gestori di servizio di trasporto pubblico che producono campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici al fine di favorire e sviluppare tecnologie che consentano di ridurre al minimo le emissioni ambientali.

Al suddetto Comitato è, inoltre, riconosciuta una funzione consultiva sugli atti di competenza del Governo, nonché funzioni di monitoraggio sugli adempimenti previsti dalla medesima legge n. 36 del 2001. Le funzioni svolte dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico appaiono di grande utilità ai fini dell'opportuna tutela dell'ambiente e della salute e della sicurezza delle persone dal fenomeno dell'inquinamento elettromagnetico. Per quanto riguarda, infine, le accuse rivolte alla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) da parte della collega Cunial, vorrei ricordare che esso è un organismo non governativo formalmente riconosciuto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità composto da ricercatori indipendenti, specializzati nella ricerca sui possibili effetti negativi sul corpo umano esposto alle radiazioni non ionizzanti. Proprio questo organismo, che in questa sede intendo rimarcare come ente non governativo ed indipendente, ha definito la base per i regolamenti nazionali sottoposti a revisione nel 2018, dopo un lungo lavoro di rassegna e valutazione della letteratura internazionale intervenuta negli ultimi vent'anni. E ribadisco, i limiti emissivi stabiliti dal nostro Paese sono di gran lunga inferiori rispetto agli altri Paesi europei. Siamo gli unici, insieme a Bulgaria, Polonia e Belgio, ad aver adottato un limite pari a 6 volt/metro, laddove la media oscilla tra i 41 e 58 volt/metro. Lo sviluppo del 5G, inoltre, si inserisce in una strategia europea condivisa come espresso bene dal 5G for Europe Action Plan e dalla direttiva (EU) 2018/1972 relativa al nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Quest'ultimo ribadisce che gli Stati europei possono prevedere limitazioni per lo sviluppo delle reti che siano, però, proporzionate e non discriminatorie. Tenendo nella massima considerazione la raccomandazione n. 1999/519/CE, la stessa neopresidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha incluso la definizione di standard comuni per il 5G tra gli obiettivi principali sulla governance digitale del nuovo corso dell'Europa, e diversi comitati tecnici europei, come il 3GPP, stanno sviluppando soluzioni e standard comuni per il 5G, alcuni di queste in via di conclusione.

Il tempo a mia disposizione sta per finire, intendo quindi chiudere il mio intervento confermando che proseguiremo con gli studi e le ricerche sull'elettromagnetismo, accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l'opinione pubblica. Continueremo sempre a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e delle opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese. Infine, ci adopereremo nelle sedi più opportune, facendo, ove necessario, ricorso a interventi di tipo legislativo, per rivedere e migliorare l'impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni nazionali di rete mobile perseguendo l'obiettivo di una maggiore omogeneità e semplificazione normativa a livello locale.

Per tutti questi motivi, Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle alla mozione della maggioranza, per garantire al Paese di fare un reale e sicuro passo nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giannone. Ne ha facoltà. Collega, le ricordo che ha due minuti. Prego.

VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie mille, Presidente. Volevo ringraziare innanzitutto il sottosegretario, e volevo un attimo leggere il punto della premessa che inizialmente era stato approvato con parere favorevole e che, dopo pressioni subite da alcuni parlamentari di maggioranza, è stato invece ritirato. Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute, che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina, ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza è schiacciante, mentre il dottor Ronald Powell, un fisico laureato da Harvard, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza.

La domanda che mi pongo è se effettivamente voi della maggioranza siete interessati alla salute dei cittadini o di più agli interessi legati col 5G, perché dovremmo ricordare che siamo noi adulti a doverci occupare dei nostri figli, e dovremmo pensare anche al loro futuro. Significa anche ripulire questo mondo ed evitare di peggiorare la situazione attuale (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Sì, sì, voglio proprio intervenire, cara Renata, e adesso ti spiego il perché.

PRESIDENTE. Collega, si deve però rivolgere all'Aula.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Vediamo se riesco a farmi capire.

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Scusi, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, per renderla edotta, cioè, visto che qui siamo tutti un pozzo di scienza, siam tutti ingegneri elettronici e siam tutti malati, visto che io sono ingegnere elettronico e sono malato, e forse qualcosina saprò, vi informo che - basta che andiate su Wikipedia, questi sono dati di Wikipedia, scrivono tutti su Wikipedia - le frequenze di oscillazione delle molecole d'acqua - sapete, l'acqua è fatta da H2O, due molecole H2O - è 2,450 GHz. Sempre su Wikipedia, le frequenze del microonde funzionano a 2.400 MHz - sapete, kilo, mega, giga, tera -, sono uguali. Cosa vuol dire? Vuol dire che le frequenze di oscillazione dell'acqua funzionano alla stessa frequenza del microonde. Ora, a quali frequenze funziona la tecnologia 5G? Con tre bande, con tre frequenze principali, una è 790 MHz, l'altra è 3.800 MHz e l'altra è 26 GHz. Ora, c'è una banda che è quasi sovrapponibile. E poi, peraltro…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Finisco. Oggi, anzi, quando mi sono laureato io, il limite dei campi elettromagnetici era 7 Volt per metro; se la tecnologia 5G funzionasse correttamente, a regime, il campo elettromagnetico sarebbe di 70 Volt per metro (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, sì, bello. Bello, è così. Guarda, io ti straccio…

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza. Collega, le chiedo di concludere.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Veramente, vi straccio tutti. Vi straccio tutto, ma veramente.

PRESIDENTE. Collega! Colleghi! Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cunial ed altri n. 1-00183, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea…

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Collega Foti, su che cosa?

TOMMASO FOTI (FDI). Sul Regolamento, Presidente, solo per un motivo tecnico. Dato che il Governo si è rimesso all'Aula su quattro delle cinque mozioni, io mi permetto di dire che quando dovesse venire approvata una delle mozioni su cui il Governo si è rimesso all'Aula, bisogna vedere per le altre mozioni dove non vi siano delle parti che contraddicono la mozione appena votata dalla Camera, per il principio che non si può votare tutto e il suo contrario.

PRESIDENTE. Chiaramente si verificheranno preclusioni e anche assorbimenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cunial ed altri n. 1-00183, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00251, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palmieri ed altri n. 1-00253, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00255, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio ed altri n. 1-00256, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Davide Galantino, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi…

La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: Venduto! - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Il deputato Luca De Carlo si avvicina ai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, trattenuto dagli assistenti parlamentari - Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier, tra i quali si interpongono gli assistenti parlamentari).

Colleghi… colleghi, per cortesia… colleghi, colleghi! Collega Zicchieri… collega Zicchieri, la richiamo… collega Trancassini…

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 20,10 è ripresa alle 20,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Specifico che il collega Zicchieri è stato erroneamente richiamato, in quanto non era presente in Aula, poco prima della chiusura della seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di cambiare il microfono…

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Faccio appello a lei, affinché possa interloquire con il Governo e il Presidente del Consiglio. C'è l'urgenza di produrre un decreto organico sull'emergenza terremoto e c'è l'assoluta urgenza intanto di risolvere un problema lasciato sospeso dal precedente Governo e riguardante le tasse nelle aree terremotate del centro Italia, dato che il 15 ottobre c'è una scadenza letale per quelle popolazioni.

Chiedo, quindi, che ci sia la massima attenzione in queste ore affinché si possa inserire un emendamento in un decreto già in itinere, ma al Presidente del Consiglio va chiesto, essendo il Presidente stesso ad avere la delega e l'incarico di seguire le questioni del terremoto, di convocare rapidissimamente un tavolo interministeriale per concordare con i diversi Ministeri le misure urgenti che vanno adottate per dare una svolta alla ricostruzione nelle aree terremotate e per rispondere subito a delle scadenze non più procrastinabili e che vanno assolutamente affrontate e risolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). La ringrazio, signora Presidente. Oggi in quest'Aula giustamente abbiamo ricordato gli agenti della polizia uccisi a Trieste ma, Presidente, io voglio ricordare anche in quest'Aula altri nomi, quelli di Giovanni Lupia, 53 anni, Danilo Dalmasso, 42 anni, Giuseppe Unia, 65 anni, Giuseppe Cogno, 68 anni, Franco Burdese, 50 anni, Bruno Allasina, 67 anni, Giacomo Rosso, 23 anni, Alberto Pagliasso, 65 anni, Daniele Racca, 44 anni, Francesco Sartiero, 77 anni, e Aleksander Thani, 63 anni. Meritano di essere ricordati in quest'Aula in quanto lavoratori morti sul lavoro, morti in provincia di Cuneo. Sono undici morti dall'inizio del 2019 a oggi.

Il bollettino dell'INAIL ci parla di 600 morti in soli sette mesi. Oggi la Ministra Catalfo ha incontrato l'ANMIL, che è l'Associazione dei mutilati ed invalidi del lavoro, e si è presa l'impegno di investire personale e risorse delle strutture che, attraverso i controlli e la prevenzione, combattono le morti sul lavoro. Quell'impegno, cari colleghi, dobbiamo assumercelo noi tutti come un'urgente priorità di governo, perché ogni vita spezzata sul lavoro è una sconfitta per tutti, soprattutto per ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpaolo Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Cari colleghi e care colleghe, venerdì scorso è andato in onda un servizio di Striscia la Notizia su una questione molto problematica che sto seguendo personalmente e che sono contento sia stata posta all'attenzione nazionale.

Si tratta dell'assurda situazione che vivono a Grottaglie centinaia di cittadini costretti a pagare al comune tributi esorbitanti per essere proprietari di terreni che un tempo erano agricoli e che anni fa sono stati riconosciuti edificabili in una zona allora ritenuta di espansione urbana. Ebbene, nonostante non sia stato mai fatto né un piano di lottizzazione per quell'area né probabilmente verrà mai fatto - dunque i terreni non sono e forse non saranno mai edificati - ai proprietari viene chiesto di pagare esose imposte patrimoniali. Ho incontrato queste famiglie e vi assicuro che vivono un vero e proprio dramma: anziani che si sono visti pignorare la loro modesta pensione e alcuni la loro unica casa di residenza. Cittadini onesti che non sanno come far fronte a una situazione debitoria abnorme, immeritata e ingiusta. Tenete presente che questo problema non è circoscritto solo alla mia città o ai comuni limitrofi, che pure mi stanno contattando, ma riguarda l'intero territorio nazionale.

È evidente a chiunque che si tratta di un'ingiustizia che va assolutamente e urgentemente risolta, intervenendo a livello normativo e facendo prevalere il buon senso a tutela dei contribuenti. È necessario che vi sia una più accurata e realistica valutazione del valore commerciale dei terreni di tale fattispecie sulla base di parametri che certamente non possono essere affidati alla discrezionalità dell'amministrazione locale di turno, come nel caso di Grottaglie, né possono rischiare di essere arbitrari, come oggi di fatto nella maggior parte dei casi avviene. Ci siamo messi al lavoro per trovare una strada risolutiva.

Concludo. Siccome è in ballo la vita di molte persone e i destini di interi nuclei familiari, chiedo a voi tutti il massimo dell'attenzione e della collaborazione per porre fine a questa inaccettabile situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, stasera vi invito a riflettere sulla catena di tragici episodi che sta scuotendo gli ambienti delle Forze dell'ordine e del comparto Difesa. Giovedì scorso un sottufficiale di 34 anni della Guardia di finanza, nato a Gaeta, ma in forza al gruppo di Bologna, si è tolto la vita con la propria pistola d'ordinanza. L'accaduto segue la medesima decisione presa un anno fa da un suo concittadino e collega operante all'aeroporto “Marconi” di Bologna. Poche settimane fa, invece, a impugnare l'arma con esito letale è stato un finanziere di Formia in forza a Cremona.

Negli ultimi due anni il Corpo della Guardia di finanza è corso ai ripari attraverso convenzione con l'ordine nazionale degli psicologi, centri d'ascolto psicologico e una direttiva del comandante generale della Guardia di finanza. Ma dobbiamo chiederci: questi provvedimenti hanno funzionato? Io nutro dei dubbi. Dall'inizio dell'anno 40 casi di morte nel comparto sicurezza sono stati classificati come suicidio, il doppio rispetto all'anno 2018, e fonti ufficiali parlano di ben 48 casi di suicidio. Reputo che ci sia bisogno urgente di correre a misure di prevenzione, tenendo conto dei suggerimenti dell'Associazione dei finanzieri e dell'osservatorio nazionale per i diritti alla salute dei militari e delle forze dell'ordine.

Dietro il suicidio di un militare non c'è uno scherzo del destino; c'è, invece, un grido di aiuto da parte di chi si trova in una situazione delicatissima. Siamo chiamati a rispondere in fretta prima che quel grido si spenga, per sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo dal posto del collega Basini che, purtroppo, mi dispiace sia stato coinvolto in quell'increscioso episodio a cui abbiamo assistito poco fa.

Io avevo chiesto di intervenire per rappresentare a quest'Aula il pensiero e la vicinanza del gruppo della Lega a tutte le Forze dell'ordine e alla Polizia, gravemente colpita negli scorsi giorni dai fatti gravissimi di Trieste. Lo faccio anche per segnalare episodi meno gravi, ma lo sono solo per le conseguenze e non per gli antefatti. Proprio nelle stesse ore dei tristi fatti di Trieste, infatti, nel comune di Cecina, in provincia di Livorno, una pattuglia della Polizia di Stato interveniva per sedare un litigio presso un nucleo familiare in via Fittovecchio, nella periferia di Cecina, appunto. Si trattava di un intervento di routine da parte di due agenti, tra cui una donna, dopo la segnalazione di alcuni cittadini. I due agenti una volta scesi dall'autovettura sono stati colpiti a tradimento da una persona straniera sotto l'effetto di alcol: uno ha subito un pugno al collo, mentre la poliziotta, da anni in servizio alla questura di Livorno, in seguito ai colpi subiti per cercare di bloccare Yuri Bogdanov, di 44 anni, ha riportato un problema cardiaco per il quale ha rischiato la morte, evitata solo per il fortunato intervento dei Carabinieri chiamati a rinforzo, riusciti a bloccare l'uomo, e, infine, per il provvidenziale e professionale intervento dei medici dell'ospedale di Livorno, presso cui l'agente di Polizia è stata subito trasportata in gravissime condizioni, rischiando la morte. L'agente è oggi fuori pericolo, ma l'aggressore, che ha potuto beneficiare di una misura cautelare consistente nel solo obbligo di firma in commissariato, in attesa del processo per direttissima, che si celebrerà domattina.

Concludiamo con le parole espresse dal questore di Livorno sulla stampa di oggi: “La cosa grave è che a scatenare la violenza, come a Trieste, sia stato un motivo futile. Quindi, ora ognuno si prenda le proprie responsabilità”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giulia Sarti. Ne ha facoltà.

GIULIA SARTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, è stato rigettato il ricorso del Governo italiano contro una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, sentenza che, quindi, è diventata definitiva in materia di ergastolo ostativo. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, noi sappiamo che in Italia, nel nostro Paese, se sei un mafioso o un terrorista condannato all'ergastolo non puoi avere accesso ai benefici penitenziari, a meno che il mafioso o il terrorista non scelgano di collaborare con la giustizia e di rendere, quindi, dichiarazioni all'autorità giudiziaria.

Cosa ci sta chiedendo, in sostanza, la Corte europea dei diritti dell'uomo? Di modificare la nostra legislazione e di rivedere questo automatismo, perché il detenuto all'ergastolo dovrebbe avere la possibilità di avere accesso ai benefici anche in assenza di collaborazione, se la sua pena nel corso degli anni è mutata e magari è mutato in qualche modo il suo comportamento all'interno del carcere.

Questo per noi è inaccettabile, e ringraziamo i Ministri Di Maio, Bonafede e il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, che sono già intervenuti per ribadire che la nostra legislazione non può essere cambiata. Queste sono le battaglie di un uomo come Giovanni Falcone, che sui collaboratori di giustizia aveva ed ha fatto veramente la storia di questo Paese, che ci ha permesso di arrivare a combattere molto di più le mafie nel nostro Paese.

Dobbiamo ricordare purtroppo che anche la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sull'ergastolo ostativo, il 23 ottobre, e siamo quindi fortemente preoccupati per la nostra legislazione, per quello che succederà. Certo, ci faremo sicuramente sentire in ogni sede opportuna, ma ricordiamo ancora - e lo facciamo con forza - che il problema e la lotta alle mafie non sono semplicemente un tema italiano: la lotta alle mafie è un problema internazionale, il radicamento delle cosche ormai esiste in tutta Europa e in tutti gli Stati e i continenti del mondo, non soltanto in Italia.

Queste battaglie, quindi, devono essere affermate, speriamo anche in sede giurisprudenziale con maggiore vigore, con maggiore forza. Qui stiamo dando attuazione sostanzialmente a quelle che erano le richieste di Totò Riina nel «papello» famoso della trattativa Stato-mafia: lì c'era la richiesta di abolizione dell'ergastolo, la richiesta di abolizione del 41-bis, la richiesta anche di rivedere questo meccanismo, che vieta l'accesso ai benefici agli ergastolani. Non lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 9 ottobre 2019 - Ore 10,30:

(ore 10,30 e al termine del punto 3)

1. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00241, Mulè ed altri n. 1-00242, Lollobrigida ed altri n. 1-00250, Ilaria Fontana, Braga, Fregolent, Stumpo ed altri n. 1-00252 e Gagliardi ed altri n. 1-00254 concernenti iniziative volte alla realizzazione dell'opera "Gronda di Genova", nel quadro dello sviluppo infrastrutturale del Paese .

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,30)

3. Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento.

La seduta termina alle 20,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl cost. 1585-B - voto finale 569 567 2 316 553 14 13 Appr.
2 Nominale Moz. Cunial e a. n. 1-183 515 513 2 257 12 501 12 Resp.
3 Nominale Moz. Scagliusi e a. n. 1-251 514 481 33 241 288 193 12 Appr.
4 Nominale Moz. Palmieri e a. n. 1-253 513 512 1 257 218 294 12 Resp.
5 Nominale Moz. Lollobrigida e a. n. 1-255 512 512 0 257 220 292 12 Resp.
6 Nominale Moz. Capitanio e a. n. 1-256 506 505 1 253 215 290 12 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.