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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 226 di martedì 24 settembre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 18 settembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Corneli, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Formentini, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maniero, Mauri, Molinari, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Perconti, Perego Di Cremnago, Rampelli, Ravetto, Rizzo, Romaniello, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Valentini, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 settembre 2019, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti): “Conversione in legge del decreto legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica” (2100) – Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Avverto che, in data 19 settembre 2019, è pervenuta alla Presidenza la comunicazione che, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, si è costituito il gruppo parlamentare “Italia Viva”, di cui fanno parte i seguenti deputati: Lucia Annibali, Michele Anzaldi, Maria Elena Boschi, Nicola Carè, Matteo Colaninno, Camillo D'Alessandro, Vito De Filippo, Mauro Del Barba, Marco Di Maio, Cosimo Maria Ferri, Silvia Fregolent, Maria Chiara Gadda, Roberto Giachetti, Gianfranco Librandi, Luigi Marattin, Gennaro Migliore, Mattia Mor, Sara Moretto, Luciano Nobili, Lisa Noja, Raffaella Paita, Ettore Rosato, Ivan Scalfarotto e Massimo Ungaro, già iscritti al gruppo Partito Democratico; Gabriele Toccafondi, già iscritto al gruppo Misto.

Comunico inoltre che, con lettera pervenuta in data 23 settembre 2019, la deputata Maria Elena Boschi ha reso noto di essere stata designata quale Presidente del gruppo parlamentare “Italia Viva” e che l'ufficio di presidenza risulta altresì composto dai deputati Luigi Marattin, vicepresidente con funzioni vicarie, e Mauro Del Barba, tesoriere.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari e cessazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 23 settembre 2019, i deputati Beatrice Lorenzin e Serse Soverini, già iscritti alla componente politica del gruppo parlamentare Misto “Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica”, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico. La presidenza di tale gruppo, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto le richieste.

La componente politica del gruppo parlamentare Misto “Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica” è, quindi, da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito minimo di tre deputati richiesto per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 settembre 2019, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Emilio Carelli, in sostituzione della deputata Mirella Liuzzi, entrata a far parte del Governo.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 settembre 2019, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, la deputata Rosalba Cimino, in sostituzione della deputata Fabiana Dadone, entrata a far parte del Governo.

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative per la piena efficienza del servizio di elisoccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con particolare riferimento alle criticità riscontrate nella regione Liguria - n. 3-00787)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Rizzone n. 3-00787 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signori deputati, con il trasferimento della flotta Canadair dal Dipartimento di Protezione civile e degli elicotteri Sikorsky ed AB412 dal Corpo forestale dello Stato, la componente aerea del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è divenuta la più importante flotta aerea civile dello Stato. È composta da settantasei aeromobili ed è gestita, in parte, con professionalità interne al Corpo nazionale, ed in parte è affidata all'esercizio esterno di imprese aeronautiche, secondo requisiti tecnico-operativi definiti e controllati dallo stesso Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Per la flotta Canadair, costituita da diciannove aerei, il contratto prevede, per il 2019, la disponibilità in servizio di otto aeromobili nella parte dell'anno meno interessata dagli incendi, mentre, nel periodo più critico, la possibilità di impiego raggiunge i quindici aeromobili.

Analoghi profili operativi sono previsti per i quattro elicotteri pesanti antincendio Sikorsky, dei quali due sono in esercizio, a rotazione, nel corso dell'anno. L'impiego contemporaneo dei quattro aeromobili è previsto durante la campagna antincendio boschiva estiva.

Il problema dell'effettiva disponibilità è limitato ai 33 elicotteri AB412, parte dei quali transitati in non perfetta efficienza operativa dal Corpo forestale dello Stato.

L'accrescimento dei compiti istituzionali del Corpo e la vetustà della flotta AB412 richiedono, pertanto, un'attenta programmazione su base nazionale ed un rigoroso rispetto delle cadenze dei fermi tecnici, in modo da garantire con continuità un'ottimale copertura operativa dell'intero territorio nazionale.

Per quanto attiene specificamente il reparto volo di stanza in Liguria, il Corpo nazionale ha stipulato con quella regione una convenzione per gli interventi di soccorso tecnico-sanitario integrati, con oneri finanziari a carico della stessa regione.

Detta convenzione non prevede il servizio di elisoccorso sanitario che, ai sensi del regolamento (CE) n. 216/2008 e del regolamento (UE) n. 965/2012, non rientra tra i compiti istituzionali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Detti interventi, quindi, possono essere effettuati solo in via residuale, in assenza di altri mezzi di emergenza, ove vi sia necessità di soccorso urgente per salvare vite umane.

Presso il reparto volo di Genova sono in servizio gli elicotteri AB412 di cui si è già detto, disponibili nelle tre versioni, Standard, “SP” ed “EP”, quest'ultimo di più recente costruzione ed in grado di garantire maggiori prestazioni. Il reparto volo di Genova opera anche con un elicottero A109S, di proprietà della regione Liguria.

Aggiungo che gli elicotteri AB412 non sono in assegnazione esclusiva ai singoli reparti volo del Corpo, ma sono rischierati dall'Ufficio centrale per il soccorso aereo del Dipartimento dei vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile, in funzione delle esigenze tecnico-operative di volta in volta emergenti, tenuto conto anche dell'estensione del territorio di competenza dei reparti.

Nei giorni 9 e 10 giugno scorsi, non è stato possibile movimentare alcun altro mezzo dai reparti volo dei vigili del fuoco (tale circostanza avrebbe comportato l'inoperatività degli stessi, con ripercussioni su territori ben più ampi dell'intera Liguria) ed il reparto volo di Genova ha potuto garantire l'operatività solo con l'elicottero AB412 (sigla VF-115), comunque idoneo all'espletamento dei servizi in argomento.

Il già citato Ufficio centrale per il soccorso aereo, cui erano note le limitazioni operative a Genova, ha quindi reso successivamente disponibile anche un elicottero AB412-“EP”, al fine di ripristinare la normale attività di soccorso integrato.

Per garantire sempre maggiore efficienza al servizio di elisoccorso tecnico e copertura adeguata su tutto il territorio, il Corpo nazionale sta già attuando un programma di controllo particolarmente incisivo su tutte le attività di manutenzione dei propri aeromobili. Nel lungo periodo è prevista la sostituzione della linea di volo AB412 con elicotteri di nuova generazione AW139, in grado di assicurare livelli di efficienza decisamente superiori. Tale progetto di aggiornamento è già iniziato ed infatti sono stati commissionati i primi otto elicotteri, di cui due già in linea di volo. Nei prossimi anni è in programma l'acquisto ulteriore di dieci elicotteri.

PRESIDENTE. Il deputato Rizzone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti.

MARCO RIZZONE (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Sibilia e, per suo tramite, il Ministro dell'Interno Lamorgese, per la soddisfacente risposta relativa alle criticità inerenti il servizio di elisoccorso dei Vigili del fuoco in Liguria, interrogazione che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo ritenuto doveroso presentare dando seguito alle preoccupazioni dei cittadini.

Come sapete, la Liguria, e Genova in particolare, purtroppo sono state colpite, per non dire martoriate, da numerose disgrazie negli ultimi anni: dalle terribili alluvioni, fino alla tragica caduta del ponte Morandi poco più di un anno fa. Oltre a questi eventi, per fortuna eccezionali, i cittadini liguri, nella quotidianità, patiscono non pochi disagi a causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e dello stato di alcune infrastrutture. In queste condizioni, quando si verifica un'emergenza ed è richiesto il pronto intervento dei reparti di soccorso, in molti casi, l'elicottero può essere davvero ciò che fa la differenza. Proprio per questo, riteniamo sia fondamentale potenziare il parco mezzi a disposizione dei vigili del fuoco, che prontamente intervengono quando si verificano le disgrazie salvando vite umane.

A tal proposito, non possiamo, dunque, che accogliere con soddisfazione la decisione da parte del Ministero di acquistare otto più dieci veicoli di nuova generazione AW139, in grado di assicurare livelli di efficienza decisamente superiori rispetto ai vecchi modelli AB412.

Questi elicotteri, che consentiranno di ammodernare la flotta dei vigili del fuoco, sono peraltro progettati e prodotti in Italia da Leonardo Spa, un'azienda, come sapete, partecipata dallo Stato, fiore all'occhiello dell'industria aeronautica italiana e leader tecnologico nel settore apprezzato a livello globale. Riteniamo che questo investimento sia un ottimo punto di partenza per supportare un servizio nazionale fondamentale per il soccorso tecnico urgente. Ricordo che dopo il crollo del ponte Morandi, a Genova, il primo medico arrivato sul luogo della tragedia atterrò proprio con un elicottero dei vigili del fuoco del nucleo genovese, che colgo l'occasione ancora una volta di ringraziare. Occorre altresì ricordare che il servizio prestato dagli elicotteristi liguri è operativo grazie ad una convenzione con regione Liguria che presenta un assetto unico a livello nazionale. Il servizio prevede infatti un soccorso cosiddetto HEMTS (Helicopter Emergency Medical and Technical Service), che si avvale di due piloti, un tecnico elicotterista, due sommozzatori, due aerosoccorritori, un medico e un infermiere, equipaggio che può essere configurato per entrare in azione dalle montagne al mare a seconda delle esigenze. Segnalo che questa convenzione per l'effettuazione del servizio HEMTS, stipulata con la regione Liguria, rappresenta un modello vincente, corroborato, peraltro, da un rapporto costi-benefici assolutamente vantaggioso, ma costituisce purtroppo l'ultimo baluardo come servizio pubblico di elisoccorso nel nostro Paese; un servizio che, costituendo un esempio virtuoso, riteniamo non debba essere privatizzato. È notizia di questi giorni la proroga della suddetta convenzione sino a fine anno 2019 e una volontà di proseguire nei prossimi anni il lavoro svolto dal nucleo elicotteri dei vigili del fuoco e il 118 in sinergia con la regione. Ci auguriamo che tale rapporto possa essere duraturo nel tempo. Concludo confidando in un investimento di risorse umane ed economiche nel nucleo elicotteri Liguria, per ovviare a eventuali problemi tecnici e proteggere un servizio altamente professionale e unico nella sua composizione, che garantisce sicurezza ai cittadini liguri da oltre vent'anni.

(Orientamenti in merito alla realizzazione della centrale di compressione del gas della società Snam a Sulmona, in provincia de L'Aquila - n. 3-00815)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Gian Paolo Manzella, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pezzopane n. 3-00815 (Vedi l'allegato A).

GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, l'atto in discussione richiama l'attenzione su una questione particolarmente sentita, e da tempo, sul territorio abruzzese, quella della realizzazione da parte della società Snam Rete Gas, gestore regolato della rete di trasporto gas italiana, della centrale di compressione gas nel comune di Sulmona, e più in generale della tratta di metanodotto in quel territorio al servizio dell'infrastruttura Massafra-Minerbio. Qualche parola in via preliminare su questa infrastruttura, la cosiddetta dorsale adriatica. Si tratta infatti di un'opera di grande importanza per il Paese, destinata ad affiancare il gasdotto Transmed ed assicurare la diversificazione di approvvigionamento di gas. In particolare, l'infrastruttura è funzionale a garantire il trasporto di volumi di gas dai punti di entrata dal sud del Paese, diversificando così corridoi energetici che attraversano il territorio nazionale, aumentando la sicurezza del sistema di trasporto del gas naturale, migliorando anche la rete di trasporto gas regionale incrementandone potenzialità e affidabilità. Tale è la rilevanza che l'opera non ha solo una valenza italiana ma è inclusa dalla Commissione europea tra i progetti di interesse comunitario. Nell'ambito di tale infrastruttura, composta da cinque sezioni funzionalmente autonome, è previsto l'impianto di compressione o spinta di Sulmona, che a regime si aggiungerà ai dodici attualmente presenti nel nostro Paese e la cui finalità è potenziare la capacità di compressione già in esercizio. Più precisamente, l'impianto assicura al gas la spinta necessaria a viaggiare lungo la rete. Come tale è un impianto fondamentale al funzionamento dell'intera rete gas, tanto più che esso servirà anche il campo di stoccaggio Stogit di Fiume Treste a Chieti. Come premesso, si tratta di una vicenda il cui iter di autorizzazione comincia in data 17 giugno 2011, quando la Snam Rete Gas Spa ha presentato istanza di autorizzazione alla realizzazione dell'esercizio autorizzativo al Ministero dello sviluppo economico, che ha avviato il relativo procedimento istruttorio.

Nell'ambito di questo procedimento di valutazione di impatto ambientale ed autorizzativo, durato oltre otto anni, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e il Ministero dello sviluppo economico hanno verificato, ciascuno per gli aspetti di competenza, che il tracciato del metanodotto Sulmona-Foligno e la localizzazione della centrale derivassero da una dettagliata analisi di campo geologica, geomorfologica e idrogeologica del territorio, con particolare attenzione ai bacini fluviali e a tutti i corsi d'acqua interferiti, nonché alla natura dei terreni, adottando le più opportune modalità di attraversamento fluviale e di ripristino morfologico. Tale procedura ha avuto un punto di snodo cruciale in data 22 dicembre 2017, allorché la Presidenza del Consiglio, superando la mancata intesa con la regione Abruzzo, ha deliberato, in considerazione della rilevanza strategica dell'opera ai fini della diversificazione delle fonti e delle rotte dell'approvvigionamento energetico, nonché in considerazione dell'interesse comunitario, di superare il dissenso emerso in Conferenza di servizi, consentendo la prosecuzione del procedimento di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell'opera in questione nel rispetto delle prescrizioni fornite agli enti coinvolti nel procedimento. Conseguentemente, il Ministero dello sviluppo economico, con decreto direttoriale 7 marzo 2018 ha approvato il progetto definitivo della suddetta opera e autorizzato la costruzione e l'esercizio della medesima come da progetto approvato.

Veniamo ora alla risposta ai quesiti sollevati dall'onorevole Pezzopane. Riguardo al primo di essi, in merito all'ubicazione dell'impianto di compressione e alla possibilità di delocalizzare il tracciato, si informa che la localizzazione delle opere in progetto è, come visto, frutto di una lunga analisi di dettaglio, ma che è preciso impegno di questo Ministero adoperarsi per quanto di competenza per assicurare la maggior compatibilità ambientale possibile all'intera infrastruttura e a massimizzare le positive ricadute sul territorio della medesima. Si precisa, in questo senso, che è attualmente ancora in corso il procedimento di autorizzazione integrata ambientale relativamente all'impianto di compressione. Se è questa dunque la situazione sul piano del procedimento, l'interrogazione offre l'occasione per precisare che sul piano dell'impatto sul sistema dei parchi la località Case Pente, nel comune di Sulmona, area individuata per la realizzazione della centrale di compressione della Snam, risulta esterna al sistema delle aree protette e tutelate, distando circa 2,4 chilometri dal perimetro del Parco nazionale della Maiella e dell'omonima area protetta nazionale; e per il metanodotto le prescrizioni VIA hanno comunque portato ad attribuire specifica attenzione alla questione centrale dell'attraversamento di aree protette. Con riferimento poi alle criticità evidenziate rispetto ai profili sismici che caratterizzano i territori interessati, si evidenzia che la società Snam Rete Gas, già in sede di progettazione, ha considerato gli effetti diretti di un sisma potenziale sulle tubazioni interrate, allineandosi alle indicazioni delle normative più avanzate in campo internazionale. Inoltre, è in essere la predisposizione di ulteriori indagini geologiche e geotecniche di dettaglio propedeutiche all'identificazione di eventuali fenomeni di microtettonica e frana. In aggiunta, il Ministero dello sviluppo economico, facendo anche seguito ad un preciso impegno assunto con il comune di Sulmona nel corso del procedimento di autorizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, ha avviato nel novembre 2018 una collaborazione con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia diretta a garantire al territorio la massima indipendenza nella valutazione, condotta appunto da enti scientifici di altissimo livello. Entro la fine del 2019, dunque prima dell'inizio dei lavori, saranno disponibili questi risultati degli studi svolti dagli esperti. Relativamente alla seconda richiesta espressa dall'onorevole interrogante, si ribadisce che nel corso dell'itinerario di approvazione il Ministero dello sviluppo economico ha avuto un confronto continuo con tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, e che, proprio in esito a tali confronti, sono state valutate localizzazioni alternative della centrale di compressione, sia in un diverso sito nello stesso comune di Sulmona sia in un diverso comune.

In conclusione, anche in questa sede, e nella prospettiva di ogni ulteriore decisione, il Ministero dello Sviluppo economico conferma la piena attenzione al confronto con le comunità locali, con gli altri Ministeri competenti, nonché con le autorità interessate.

PRESIDENTE. Colleghi, è in visita alla Camera una delegazione dell'Assemblea nazionale del Vietnam, guidata dal Vicepresidente Phung Quoc Hien, alla quale rivolgiamo un cordiale saluto. Benvenuti (Applausi).

La deputata Stefania Pezzopane ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e, tramite lui, il Ministro. La risposta è molto dettagliata, signor sottosegretario, e richiama un percorso complesso che abbiamo seguito in questi anni con apprensione e con attenzione, cercando di approfondire le carte, di verificare i pareri, di sentire le ragioni di tutti. Rimane, però, signor sottosegretario, il dissenso delle popolazioni, per il tramite delle loro istituzioni rappresentative; rimane il dissenso della regione, di qualsiasi regione, ovvero di tutte le amministrazioni regionali, così come si sono avvicendate nel tempo; rimane il dissenso dei comuni, delle associazioni, di gran parte della popolazione. Quindi, evidentemente, c'è qualcosa che non va, quanto meno nel rapporto tra i Ministeri che hanno seguito questo percorso, la Snam e il territorio.

Io ho seguito questa vicenda fin dalle origini, ricordo il primo tracciato della Snam, che non era quello che oggi è all'attenzione dei Ministeri, non ricadeva in prossimità e dentro le aree Parco, non ricadeva all'interno di aree sismiche di grave pericolosità, come testimoniano gli eventi accaduti e succedutisi in questi anni che hanno interessato, non solo la parte abruzzese del tracciato, ma anche la parte marchigiana ed umbra.

Mi voglio infilare nell'ultimo spiraglio che lei, nella risposta, mi dà, ovvero in quello spazio in cui riferisce sia dell'ambito dell'ulteriore verifica ambientale, sia dell'ambito del ruolo che il Ministero intende esercitare, così come da accordo con il comune di Sulmona; mi voglio inserire in quel suo impegno di ulteriori verifiche, e io ve le raccomando ulteriori verifiche, perché lo spostamento del tracciato da parte della Snam da una zona più collinare e costiera alla zona interna è motivato esclusivamente dall'interesse economico di Snam ad accorciare i tempi e, soprattutto, a diminuire le spese dell'infrastruttura.

Per noi rimane un'infrastruttura non voluta; non voluta in quei territori. Nessuno mette in discussione la necessità e il bisogno di dotarsi di questa infrastruttura che, come lei ha ricordato, ha una rilevanza internazionale; quello che le popolazioni e le istituzioni hanno sempre messo in discussione è la qualità del tracciato, la prossimità dei Parchi e la presenza di aree sismiche ad alto rischio.

PRESIDENTE. Concluda, deputata Pezzopane.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Concludo, dicendomi parzialmente soddisfatta di questa risposta. È molto articolata e, quindi, la ringrazio dei dettagli che ha fornito e anche dell'atteggiamento positivo che lei ha avuto in questo contesto, però, davvero, le raccomando di seguire bene, in tutti i passaggi, questa vicenda e di aprire un confronto vero con le istituzioni e con le popolazioni; un confronto vero, in cui sia partecipe anche la Snam, che esca e scenda dal piedistallo in cui si è messa e dialoghi con le popolazioni sui pericoli, sulle paure e sui rischi di questa opera.

(Iniziative di competenza per verificare l'impatto ambientale e sanitario dello stabilimento della società Italiana Coke sito nel comune di Cairo Montenotte, in provincia di Savona - n. 3-00969)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Rizzone n. 3-00969 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste, fermo restando che le stesse non attengono alla diretta competenza del Ministero dell'Ambiente, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta in primo luogo quanto comunicato dalla regione Liguria. Secondo quanto riferito dall'amministrazione regionale, relativamente alla situazione autorizzativa per l'impianto dell'Italiana Coke Srl è stata rilasciata l'Autorizzazione integrata ambientale dalla provincia di Savona il 15 gennaio del 2010. In data 22 maggio 2015, la ditta ha presentato istanza di riesame AIA. Al riguardo, la regione ha evidenziato che il riesame complessivo dell'AIA è stato presentato in conformità alle disposizioni di cui all'articolo 29-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006. I termini per il riesame avviato dalla provincia sono stati interrotti al fine di procedere alla verifica di assoggettabilità a screening in forza dell'allora vigente legge regionale n. 38 del 30 dicembre 1998. Tuttavia, a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 2017, la predetta legge regionale è stata abrogata con legge regionale n. 29 del 28 dicembre 2017.

Il riesame dell'AIA è stato riavviato dalla provincia di Savona nel corso del 2018 e la Conferenza dei servizi si è chiusa in data 19 dicembre 2018 con parere favorevole. Attualmente si è in attesa della pubblicazione del relativo provvedimento di autorizzazione.

Per quanto attiene, invece, la qualità dell'aria della zona circostante l'impianto in argomento, la Regione Liguria ha evidenziato che la stessa è soggetta a monitoraggio da parte di ARPAL. La rete regionale di qualità dell'aria, gestita da ARPAL, dispone nella zona in esame di tre postazioni. A tale riguardo, secondo quanto riferito dalla stessa ARPAL, dal 2014, per il comune di Cairo Montenotte, si sono riscontrati superamenti del valore obiettivo del benzopirene negli anni 2016, 2017 e 2018 in corso di comunicazione, mentre non si sono mai riscontrati superamenti del valore limite per il benzene.

L'Agenzia ha, inoltre, evidenziato, con specifico riferimento al superamento dei limiti di emissioni di benzene in atmosfera menzionati nell'indagine epidemiologica realizzata dall'unità operativa complessa di epidemiologia clinica dell'IRCCS Policlinico San Martino di Genova, che le rilevazioni di benzene effettuate dallo stesso nel periodo marzo 2011 - febbraio 2012 sono state eseguite tramite campionatori passivi, metodo non equivalente a quello previsto dal decreto legislativo n. 155 del 2010. Pertanto, tali misurazioni hanno carattere indicativo. Inoltre, il valore di 11.1 microgrammi su metro cubo è stato riscontrato in un'unica postazione, molto vicina al perimetro dello stabilimento, mentre nelle altre postazioni i valori misurati sono molto inferiori. Infine, sempre secondo quanto riferito da ARPAL, le mappe di isoconcentrazione di benzene indicano valori prossimi o superiori al valore limite soltanto nell'area dello stabilimento, decrescendo rapidamente allontanandosi dallo stesso.

L'Agenzia ha precisato che tra le attività previste dal decreto AIA n. 236 del 15 gennaio 2010 il gestore deve realizzare, in trenta punti individuati con l'autorità competente, il monitoraggio dei BTEX con “radiello” per quattro campagne stagionali con durata di installazione dei radiello per un totale di trenta giorni ciascuna. In due occasioni le campagne sono state effettuate anche da ARPAL su incarico del comune, così come previsto dall'AIA stessa. Dai risultati delle quattro campagne suddette si evince che, delle 30 postazioni individuate, l'unica in cui la media supera il valore di 5 microgrammi su metro cubo è la postazione K1, ossia una postazione a ridosso del perimetro della ditta e precisamente prossima alla centrale di cogenerazione alimentata a gas di cokeria, pertanto ricca di benzene.

Inoltre, dai dati disponibili sulla base dei campionamenti effettuati da ARPAL alle emissioni in atmosfera, sulle quattro ciminiere al servizio dei forni risulta un unico superamento di benzene, a seguito del campionamento ARPAL del 7 e 12 ottobre 2010, dove è stata determinata una concentrazione di 7,92 mg/Nm3, a fronte di un limite di 5.0 mg/Nm3.

Ferme restando le considerazioni che precedono, avendo riguardo agli aspetti attinenti alla salute pubblica, occorre comunque tener conto dell'indagine epidemiologica svolta dalla citata unità operativa del Policlinico San Martino di Genova, richiamata anche dal Ministero della salute. Tale indagine avrebbe infatti documentato, per la Val Bormida, tassi di mortalità e ricovero, soprattutto per il tumore allo stomaco, significativamente superiori a quelli liguri, sia nei maschi che nelle femmine, a cui contribuiscono tutti i comuni, sebbene la tendenza di questo risultato nel tempo, almeno per i ricoveri, sembra in diminuzione.

Inoltre, secondo lo studio in questione richiamato dal Ministero della salute, la frequenza di malattie emolinfopoietiche in tutta la Val Bormida non è difforme da quella regionale, ma in alcune aree, in particolare nei comuni di Cairo Montenotte e Altare, si evidenzia un eccesso degno di nota, soprattutto per i linfomi. Peraltro, sussiste una discrepanza tra carico sanitario femminile, in diminuzione, e maschile in aumento, che farebbe supporre un'ipotesi causale incidente sui lavoratori dell'industria.

L'indagine raccomanda la prosecuzione della sorveglianza epidemiologica sui tumori del sistema digerente, le neoplasie emolinfopoietiche e le malattie circolatorie, in grado di integrare il dato sanitario con quello di monitoraggio atmosferico.

Alla luce delle informazioni acquisite, e tenendo conto della rilevanza del tema in argomento, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero della salute si rendono pertanto disponibili a partecipare ad un tavolo di confronto insieme agli enti locali e gli altri soggetti competenti relativamente al quadro epidemiologico emerso nello studio richiamato e ai risultati delle attività di monitoraggio atmosferico, anche al fine di valutare eventuali conseguenti iniziative da porre in essere.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Rizzone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO RIZZONE (M5S). Presidente, sottosegretario, grazie della soddisfacente risposta all'interrogazione del MoVimento 5 Stelle sulle problematiche ambientali connesse all'impianto produttivo di Italiana Coke Srl sito a Cairo Montenotte, in provincia di Savona. Come è noto, per noi del MoVimento 5 Stelle la tutela dell'ambiente e della salute del cittadino sono temi fondamentali e imprescindibili. Qui abbiamo un caso di una cokeria che distilla carboni fossili a ciclo continuo, ventiquattr'ore su ventiquattro, trecentosessantacinque giorni all'anno, producendo inquinanti che impattano nocivamente sulla salute di chi lavora e vive nei dintorni dell'impianto. E non si tratta di eccessive preoccupazioni di noi 5 Stelle, fissati con l'ambiente e la salute, ma di gravi situazioni reali evidenziate anche da alcuni studi, come diceva lei, della ASL 2 della regione Liguria, tramite l'unità di ricerca epidemiologica dell'Ospedale San Martino di Genova. Se l'indagine svolta documenta per la Val Bormida tassi di mortalità e ricovero, soprattutto per il tumore allo stomaco, significativamente superiori alla media della Liguria, ebbene, allora non possiamo stare a guardare o barricarci dietro cavilli burocratici che fanno apparire formalmente tutto in regola: se la gente si ammala e muore significa che dobbiamo intervenire.

Ricordo che l'impianto in questione complessivamente considerato non è stato mai sottoposto alla valutazione di impatto ambientale: nonostante il provvedimento di assoggettamento a VIA del 13 ottobre 2016, che avrebbe imposto la cosiddetta VIA ex post, non è seguita alcuna valutazione di compatibilità dell'impianto con il sito. L'amministrazione regionale, attraverso un'operazione a mio avviso un po' poco attenta ai canoni della ragionevolezza, ha escluso che l'impianto venisse sottoposto a valutazione di impatto ambientale, argomentando semplicemente che la legge regionale, che prevedeva la cosiddetta VIA ex post, era stata abrogata, e dunque tutto in regola.

In data 2 agosto 2019 la provincia di Savona ha rinnovato l'autorizzazione integrata ambientale, la cosiddetta AIA, a favore della Italiana Coke, subordinando però il rilascio della stessa al rispetto delle prescrizioni ambientali in essa previste, motivo per cui il provvedimento è stato impugnato da Italiana Coke con un ricorso al TAR. A nostro avviso, l'AIA contiene prescrizioni adeguate e non eccessive come ritiene la Italiana Coke: anzi, al di là delle singole prescrizioni, emerge un limite istruttorio enorme, ossia la mancata valutazione del parametro sanitario. Lo stesso piano di monitoraggio allegato al provvedimento di AIA non prende in considerazione gli aspetti sanitari; la direttiva UE 2010/75 tuttavia prevede che, nel corso delle ispezioni da effettuare presso le installazioni soggette ad AIA, debba essere verificato non soltanto il rispetto delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione, ma anche gli impatti potenziali e reali delle installazioni interessate sulla salute umana e sull'ambiente, tenendo conto dei livelli e dei tipi di emissioni, della sensibilità dell'ambiente locale e del rischio di incidenti, per cui devono essere effettuati anche monitoraggi sui rischi della salute a prescindere dal rispetto delle prescrizioni autorizzative.

In sostanza, nell'ambito del piano di monitoraggio post AIA, l'autorità competente di AIA deve condurre una valutazione del parametro salute sulla base delle emissioni reali prodotte dall'impianto, anche considerando le misure ambientali disponibili. Sta di fatto che, nel frattempo, nei comuni di Cairo Montenotte e Altare si evidenzia un eccesso degno di nota soprattutto per i linfomi (cito le testuali parole dello studio); ed inoltre sussiste una discrepanza tra carico sanitario femminile in diminuzione e maschile in aumento, che farebbe supporre un'ipotesi causale incidente sui lavoratori dell'industria. L'indagine citata raccomanda la prosecuzione della sorveglianza epidemiologica sui tumori del sistema digerente, le neoplasie emolinfopoietiche e le malattie circolatorie, in grado di integrare il dato sanitario con quello di monitoraggio atmosferico.

Concludo dicendo che, nonostante tutto, è indubbiamente apprezzabile il fatto che, a seguito di questa interrogazione presentata dal MoVimento 5 Stelle, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministero della salute si siano resi disponibili a partecipare ad un tavolo di confronto con gli enti locali e gli altri soggetti competenti per valutare come intervenire e tutelare concretamente la salute dei cittadini. Se vogliamo avere un futuro, questo deve essere sostenibile; un futuro sostenibile passa non solo attraverso un costante monitoraggio e controllo dei livelli inquinanti e un'attenta analisi delle patologie subite dalla popolazione, ma anche e soprattutto attraverso un'evoluzione in ottica green degli impianti industriali, cosa peraltro in grado di creare anche nuovi posti di lavoro.

(Elementi in ordine all'attuazione delle linee guida per l'educazione alimentare redatte dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca nel 2015 e iniziative per un loro eventuale aggiornamento - n. 2-00306)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Elvira Savino n. 2-00306 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Elvira Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELVIRA SAVINO (FI). Presidente, sì, la illustro brevemente.

Sottosegretario, come lei saprà, le linee guida MIUR 2015 per l'educazione alimentare evidenziano che l'educazione alimentare ha tra i propri fini il generale miglioramento dello stato di benessere degli individui attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l'eliminazione dei comportamenti alimentari non soddisfacenti, l'utilizzazione di manipolazioni più igieniche di cibo e di acqua, un efficiente utilizzo delle risorse alimentari ed un corretto uso delle materie prime. Un'alimentazione sana non deve solo rispettare le necessità qualitative e quantitative dell'organismo, ma deve armonizzarsi con la sfera psicologica di relazione dell'individuo. La finalità dell'educazione alimentare si persegue con il raggiungimento di alcuni obiettivi significativi per la salute e il benessere della popolazione scolastica già nel breve e nel medio periodo. È necessario collocare l'atto del mangiare nella sua dimensione più propria, ovvero un atto complesso, che non coinvolge soltanto gli aspetti della fisiologia, ma è determinato anche da fattori di tipo psicologico, sociale e culturale in senso lato.

Come conseguenza, ogni programma di educazione alimentare si deve comporre di contributi, spunti ed esperienze dirette, tali da consentire all'insegnante e al formatore un'esperienza integrata con i programmi e con gli obiettivi didattici delle diverse aree e materie. Sono indicate delle linee progettuali da seguire per attivare nelle scuole iniziative formative e didattiche in tema di educazione alimentare, tra le quali prevedere momenti di informazione e di formazione specifici, disciplinari e interdisciplinari, tesi a garantire il coinvolgimento di tutte le risorse necessarie, coinvolgendo le famiglie in tutte le fasi di questa attività, anche alla luce del patto di corresponsabilità educativa; un approccio interdisciplinare nel quale ogni disciplina sarà chiamata a contribuire all'organizzazione e all'ampliamento delle conoscenze, delle abilità necessarie e utili all'esercizio dell'educazione alimentare e scolastica; il coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado, secondo modalità che inquadrino la diversità come risorsa e non come limite. Le linee guida prevedono inoltre il contributo e il coordinamento offerto dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti locali, dalle camere di commercio, industria e artigianato e da tutti i soggetti potenzialmente utili allo sviluppo dell'attività e al raggiungimento degli obiettivi educativi, comprese le fondazioni e le imprese sociali; l'inserimento di questa attività nel piano formativo della scuola, a garanzia di una piena assunzione di responsabilità, condivisione e continuità di attività didattiche in tema di educazione alimentare; il pieno coinvolgimento, come ho detto, delle famiglie e di tutti i soggetti di riferimento del territorio, quali appunto la ristorazione, specialmente quella scolastica, gli enti locali, le aziende produttrici, le associazioni di categoria, il mondo della distribuzione, i circuiti della comunicazione, al fine di realizzare attività efficaci di educazione alimentare.

Chiedo quindi se e come le linee guida del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca del 2015 per l'educazione alimentare siano state implementate nelle scuole di ogni ordine e grado, e se sia stato attivato un sistema di monitoraggio da parte del suddetto Ministero in merito a questa questione e se, alla luce dei risultati conseguiti, non ritenga opportuno procedere al loro eventuale aggiornamento, includendo il momento del pasto e della mensa scolastica come fattore imprescindibile per la piena realizzazione degli obiettivi posti, appunto, dalle linee guida e della rilevanza del setting esperienziale degli alunni.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Savino, ritengo che la scuola sia il luogo di elezione naturale per un'efficace educazione alimentare, grazie al proprio radicamento territoriale, alla specifica ricchezza interculturale, al dialogo e all'osservazione continua e quotidiana dei bambini e dei ragazzi, al presidio costante e interdisciplinare del percorso formativo, tale da offrire la possibilità di costruire connessioni cognitive mirate.

Ritengo altresì che considerare tutti i valori degli alimenti, tra i quali la sostenibilità, sia una chiave fondamentale per garantire significatività ed efficacia all'educazione alimentare, così da superare un approccio focalizzato troppo spesso alla sola nutrizione. Si tratta, certo, di una sfida complessa ma stimolante, alla quale un sistema educativo di istruzione e di formazione al passo coi tempi è chiamato a rispondere in maniera adeguata. Per tale ragione anche la legge n. 107 del 2015 aveva individuato l'educazione alimentare come elemento fondamentale.

Consapevole di tale complessità, il Ministero si avvale da tempo del supporto di un apposito comitato tecnico-scientifico per l'educazione alimentare che annovera al suo interno professionalità provenienti da molteplici ambiti, in grado di coniugare competenze tecniche specifiche e opportune sensibilità pedagogiche. Il predetto comitato ha elaborato le linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana, del 2011, dopo aver coinvolto oltre cento istituti scolastici e i referenti regionali per l'educazione alimentare. Attualmente il comitato sta lavorando all'aggiornamento delle linee guida del MIUR per l'educazione alimentare redatte in occasione di Expo 2015.

In merito al sistema di monitoraggio da lei auspicato, la informo che è stato presentato in occasione della conferenza stampa per la Giornata mondiale dell'alimentazione, il 16 ottobre scorso, il documento L'educazione alimentare nelle scuole italiane. Il rapporto analizza i risultati di una ricerca condotta dalla Fondazione italiana per l'educazione alimentare, con il sostegno del Ministero e il supporto metodologico dell'Università Cattolica di Milano, volta a comprendere meglio la realtà dell'insegnamento dell'educazione alimentare presso le istituzioni scolastiche. Il rapporto è consultabile sul sito istituzionale del Ministero.

Aggiungo sul tema della ristorazione scolastica che presso il Ministero della Salute è stato istituito un apposito tavolo tecnico per la redazione delle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, ospedaliera e assistenziale, di cui all'articolo 144, comma 2, del decreto legislativo n. 50 del 2016. Tali linee di indirizzo mirano a fornire indicazioni per uniformare sul territorio nazionale, a livello regionale, le attività di ristorazione. Del suddetto tavolo tecnico, a seguito di specifica richiesta, è entrato a far parte anche un rappresentante del nostro Ministero. Il Ministero ha potuto così contribuire, nello specifico, all'elaborazione di quei contenuti inerenti l'educazione alimentare che, declinati anche alla luce delle predette linee guida per l'educazione alimentare, evidenziano come gli aspetti valoriali della ristorazione scolastica vadano oltre i requisiti di sicurezza alimentare e nutrizionale, di cui anche lei parlava, fino ad abbracciare i valori della condivisione e dell'uguaglianza, dell'equità sociale, della cultura, della percezione delle caratteristiche sensoriali e di qualità.

Un'esperienza della mensa quindi che, come da lei auspicato, deve essere in grado di trasferire valore educativo, didattico e formativo al momento della ristorazione scolastica, nonché all'investimento, non solo economico e nutrizionale, ma anche culturale, che esso rappresenta in concreto.

Concludo ricordando i numerosi protocolli d'intesa sottoscritti dal Ministero con altri dicasteri, istituzioni e organizzazioni nazionali e internazionali, enti, associazioni di settore sui temi dell'educazione alimentare; nonché sui temi dell'educazione alla salute, alla cittadinanza globale, allo sviluppo sostenibile, finalizzati ad un approccio sistemico e integrato all'educazione alimentare.

PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ELVIRA SAVINO (FI). Intanto ringrazio la sottosegretaria e il Ministero, che hanno voluto rispondere alla presente interpellanza e mi dichiaro parzialmente soddisfatta, nel senso che sono assolutamente auspicabili le cose che ha detto, ma non del tutto ancora realizzate perché, come lei ha specificato, conviene con me che il tema dell'alimentazione è di stretta attualità, molto importante, ma soprattutto il tema della corretta alimentazione dei bambini è delicato, va trattato nella sua interezza, è un tema complesso, rispetto al quale non bisogna indulgere a soluzioni estemporanee o battute, come è avvenuto in questi giorni.

Lei sa che il Premier Conte, nei giorni scorsi, ha ipotizzato l'eventualità di tassare le merendine, salvo poi correggersi dicendo che si trattava di una battuta. Io magari le chiedo di fare lei da tramite tra il Parlamento e il Premier, per suggerirgli che rispetto alle tasse, ma anche e soprattutto rispetto all'alimentazione dei bambini, ossia un tema che attiene alla loro salute, forse non è consigliabile fare battute o indulgere ad atteggiamenti superficiali.

Io e molti colleghi, in questa legislatura ma anche nella scorsa, abbiamo presentato molte proposte di legge e atti di sindacato ispettivo volti ad approfondire il tema, di grandissima importanza. Ad esempio, una questione importante sarebbe concentrarsi sulla necessità di ridurre il consumo di zucchero, che è fondamentale. Magari andrebbero incentivati prodotti o detassati prodotti che non lo contengono o che sono sani da un punto di vista alimentare. Quindi, discutiamone, parliamone, troviamo le soluzioni migliori per i nostri bambini, però non assumiamo atteggiamenti superficiali o, ancor peggio, non evitiamo di affrontare il tema. Riteniamo che un approccio più sensato di quello punitivo sia quello, invece, educativo ed è per questo che il tema dell'educazione alimentare, con tutto quello che si porta dietro, ossia gli aspetti attinenti alla socialità, all'autostima, alla consapevolezza di sé e al benessere psicofisico e alla crescita dei nostri ragazzi sia fondamentale e, quindi, è fondamentale promuoverlo, incentivarlo e monitorare che sia presente nelle scuole.

Rispetto alle scuole un tema importantissimo, che lei ha evidenziato e che tuttavia ancora fatica ad essere pienamente realizzato, sono le mense. Ora, la mensa è importantissima perché consente di raggiungere obiettivi molto importanti dal punto di vista della salute dei bambini, perché educa a comportamenti alimentari corretti che potrebbero valere per il futuro e, quindi, può ridurre il rischio di malattie importanti come l'obesità e tutte le malattie cardiovascolari come il diabete e le malattie cardiache legate ad un'alimentazione scorretta e all'eccesso ponderale. Pertanto la mensa sta assumendo un valore nuovo, cioè il valore di diritto e di tutela della salute dei bambini.

Quindi, è importantissimo che i docenti siano adeguatamente informati e educhino i ragazzi a tale consapevolezza anche sempre relativamente alla variazione dei pasti, alla porzionatura degli stessi perché, come lei stesso ha detto, l'approccio rispetto a vent'anni fa è completamente cambiato. Il bambino non va più sfamato, ma va educato e quindi la pausa pranzo fornisce un momento non solo di corretta alimentazione, ma anche di rispetto delle regole, socialità e rispetto degli altri. E, invece, purtroppo ancora adesso - bisogna dirlo - la mensa è considerato un servizio a domanda individuale, legato spesso alle esigenze di bilancio dei comuni e non come un servizio essenziale, che dovrebbe essere garantito a tutti. La mensa scolastica è veramente un momento importante e dovrebbe avere quattro requisiti fondamentali. Dovrebbe essere inclusiva, nel senso che non dovrebbe essere impedita ai meno abbienti o ai morosi; dovrebbe essere accessibile nel senso prevedere tariffe che sia possibile che siano usufruite da tutti; educativa, come abbiamo detto, avendo un valore formativo e di socialità e anche educare alla riduzione degli sprechi. Purtroppo, in Italia, il 50 per cento dei ragazzi della scuola primaria e secondaria non ha accesso alla mensa e quell'uniformità di cui lei parlava e che tutti auspichiamo purtroppo ancora non esiste, perché c'è un divario enorme nell'accesso a questo servizio tra Nord e Sud; le regioni più penalizzate ovviamente sono quelle del Sud Italia, come lei saprà. Le faccio alcuni esempi: gli alunni che al Sud non usufruiscono della refezione scolastica sono l'81 per cento in Sicilia; l'80 per cento in Molise; il 74 per cento in Puglia; il 66 per cento in Campania; il 63 per cento in Calabria; e questo, onestamente, è un fatto molto grave.

Inoltre mi lasci dire che la mensa riveste un ruolo importante anche dal punto di vista dell'interculturalità, perché sappiamo tutti che le scuole ormai sono multietniche e quindi il momento del pasto, dell'aggregazione che consente la mensa, può avere un importante effetto anche dal punto di vista dell'integrazione e su questo bisognerebbe - immagino che voi siate sensibili - proporre delle politiche specifiche.

Mi avvio a conclusione dicendo che a mio avviso sarebbe opportuno forse istituire un fondo per la gratuità delle mense, che sia garantita a tutti i bambini e che secondo me potrebbe avere anche effetti positivi sul Servizio sanitario nazionale, perché è in età scolare che i bambini formano la loro coscienza alimentare: i bambini che hanno una buona consapevolezza relativa a una corretta alimentazione, che si alimentano correttamente da bambini, probabilmente saranno degli adulti non obesi, senza malattie cardiache, senza diabete e malattie cardiovascolari e questo potrebbe avere delle ricadute positive anche sul Servizio sanitario nazionale.

Pertanto le chiedo di continuare questo monitoraggio, del quale la ringrazio e anche per avere appunto risposto alla mia interpellanza, e di perseguire questi obiettivi, che sono decisamente importanti e vanno seguiti con attenzione, grazie.

(Iniziative per l'inserimento dei temi relativi alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere nella programmazione scolastica e universitaria - n. 3-00811)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ascari n. 3-00811 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente. Onorevole Ascari la ringrazio, in quanto mi offre l'opportunità di affrontare un tema a me molto caro, quello della lotta alla violenza contro le donne.

Sono consapevole che c'è ancora molto da fare, sotto il profilo della prevenzione, nella battaglia contro il maltrattamento delle donne, per questo sono convinta che l'educazione al rispetto dei giovani e dei giovanissimi sia fondamentale per porre fine alla terribile piaga del femminicidio.

In tal senso, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca svolge già molteplici attività, tra le quali un'intensa collaborazione con la Presidenza del consiglio dei ministri nell'ambito del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, che - lo ricordo - deriva dal Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 93 del 2013. Obiettivo prioritario del piano è rafforzare proprio il ruolo del sistema nazionale d'istruzione e formazione.

Il Ministero, direttamente coinvolto, agisce su due livelli: il primo, quale agente di cambiamento per una cultura del rispetto, della lotta alla discriminazione, agli stereotipi e ai pregiudizi connessi ai ruoli di genere e alla violenza, nonché per la promozione delle pari opportunità; il secondo, quale veicolo di sostegno, inclusione e accompagnamento all'autonomia per le donne e le ragazze, con particolare attenzione alle minori vittime di violenza.

Al riguardo, già la vigente normativa - articolo 1, comma 16, legge n. 107 del 2015 - prevede che il piano triennale dell'offerta formativa assicuri l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza maschile contro le donne e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dal richiamato articolo 5 del decreto-legge 93 del 2013.

In attuazione di tale previsione, il Ministero ha quindi adottato le linee guida nazionali “Educare al rispetto” per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione, che definiscono un quadro di riferimento per consentire alle scuole di introdurre le tematiche legate alla parità tra i sessi, alla prevenzione della violenza maschile contro le donne e di tutte le discriminazioni.

In questo quadro normativo rientrano iniziative già avviate dal Ministero, quali il sostegno mediante fondi PON alla progettualità nelle scuole di ogni ordine e grado per la promozione della parità tra i sessi e la lotta alle discriminazioni; la realizzazione di incontri di sensibilizzazione e approfondimento sulla violenza maschile contro le donne, nel corso della settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione; a tal riguardo, in occasione dell'ultima giornata internazionale contro la violenza nei confronti delle donne, il 25 novembre scorso, il Ministero ha invitato, con la nota numero 4884 del 21 novembre, tutte le istituzioni scolastiche ad effettuare un approfondimento sui temi collegati alla lotta alla violenza contro le donne; in questa circostanza è stato indetto il concorso nazionale “Nuovi finali: le scuole contro la violenza sulle donne” che ha coinvolto le istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado; gli studenti sono stati chiamati a realizzare un video per evidenziare stereotipi o pregiudizi che sottendono forme di violenza contro le donne e che contraddicono il concetto di parità e di rispetto reciproco.

E ancora: iniziative finalizzate alla promozione delle pari opportunità come il mese delle Stem (Science Technology Engineering and Mathematics), che offre alle scuole una serie di strumenti utili a diffondere la passione per le materie scientifiche e tecnologiche, contribuendo anche a sradicare un pericoloso stereotipo di genere, che impedisce il pieno sviluppo delle potenzialità e dei talenti femminili; di fatti lo scorso 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, è stato bandito il concorso nazionale Stem femminile plurale; il concorso ha proposto la realizzazione di un progetto a scelta tra due aree tematiche: scienziate di ieri e di oggi e il diritto di contare. Entrambe le aree hanno inteso promuovere un maggior coinvolgimento delle studentesse nelle materie tecniche e scientifiche, per un progressivo azzeramento del divario di genere sia formativo che professionale.

Il Ministero ha inoltre emanato il Piano nazionale per l'educazione al rispetto, per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione, favorire il superamento di pregiudizi e diseguaglianze secondo i principi sanciti dall'articolo 3 della Costituzione italiana.

Per quanto concerne i libri di testo ed in particolare l'invito da lei rivolto ad evitare che gli stessi propongano una narrazione della figura femminile stereotipata, evidenzio che l'adozione dei libri di testo è espressione fondamentale della libertà di insegnamento e dell'autonomia didattica delle istituzioni scolastiche.

Il compito dell'Amministrazione, in materia di adozione di libri di testo, consiste nel sostenere l'azione delle scuole con atti di indirizzo rispettosi della sfera di questa autonomia, che deve articolarsi ad estrinsecarsi all'interno di un quadro di riferimento unitario, al fine del perseguimento dei livelli essenziali delle prestazioni.

Condivido comunque la sua preoccupazione in merito all'opportunità che gli autori dei libri di testo pongano particolare attenzione a non presentare situazioni e circostanze che possano far emergere stereotipi nei confronti del genere femminile.

A tal proposito, ricordo che nell'ambito del progetto POLITE (pari opportunità nei libri di testo), gli editori aderenti all'Associazione italiana editori hanno adottato un codice di autoregolamentazione, volto a garantire, nella progettazione e realizzazione dei libri di testo e dei materiali didattici, particolare attenzione allo sviluppo dell'identità di genere come fattore decisivo nell'ambito dell'educazione complessiva dei soggetti in formazione.

Per concludere, per quanto riguarda la tematica da lei rappresentata circa l'inserimento dello studio di questioni di genere all'interno delle classi di laurea, con particolare attenzione a quelle che formano professionalità che per loro natura si dovranno confrontare con il fenomeno della violenza nei confronti delle donne, si fa presente che le università, nella loro autonomia, offrono già insegnamenti mirati ad un'educazione di genere o comunque a fornire spunti di riflessione ed approfondimento sulle tematiche del rispetto e della non violenza.

È tuttavia lasciata all'autonomia degli stessi atenei l'attivazione di appositi percorsi o corsi formativi in ordine alle tematiche da lei rappresentate. Il Ministero comunque non mancherà di raccomandare l'approfondimento dei temi in argomento agli organismi preposti, quali la CRUI e la Conferenza dei Presidenti di Corsi di laurea.

Ribadisco in questa occasione l'impegno del Ministero, così come già previsto nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, a pianificare una serie di interventi volti ad eliminare le disparità di genere nell'istruzione e garantire un equo accesso a tutti i livelli di istruzione e formazione, con particolare cura delle categorie più vulnerabili, a individuare e diffondere strategie per la promozione di un'istruzione di qualità per tutte le donne e le ragazze in ambienti dedicati all'apprendimento che siano sicuri, non violenti ed inclusivi per tutti, a rafforzare la governance istituzionale per interventi integrati tra i diversi attori, sia a livello nazionale che regionale e locale.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie Presidente, gentile sottosegretaria Ascani, la ringrazio per la risposta all'interrogazione da me presentata e mi dichiaro soddisfatta, perché conferma la serietà dell'impegno che questo Governo intende dimostrare per suscitare nella società e nelle istituzioni una reazione ferma e convinta contro la violenza di genere.

Stimolare un generale cambiamento di vedute e di atteggiamenti rispetto al tema della parità sociale tra donna e uomo deve essere una priorità per la politica e siamo molto soddisfatti che il Governo voglia agire in senso preventivo, partendo dall'educazione proprio delle giovani generazioni.

Questo tema mi sta molto a cuore: da prima firmataria del codice rosso, già divenuto legge dello Stato, ho voluto dedicare il mio mandato parlamentare alla difesa dei diritti delle donne e dei soggetti sociali più deboli.

Per questo ritengo che l'educazione sia l'arma più potente che abbiamo per combattere l'odio e la violenza, inclusa quella di genere.

Nella proposta di legge, a mia prima firma, sul tema, avevo già inserito un apposito articolo per garantire che le istituzioni scolastiche divenissero il baluardo della nostra società contro questa piaga; educazione alla legalità, diritto all'integrità personale, dell'identità di genere e del contrasto della violenza di genere, prevenzione, perché educare significa prima di tutto prevenire. Ma anche l'annosa questione dei libri di testo, come citava prima, passando per la formazione universitaria, canale principale attraverso il quale si formano oggi le professionalità che domani andranno a trattare casi di violenza di genere.

Pertanto, non posso che esprimere riconoscenza per gli indirizzi che lei ci ha poc'anzi rappresentato, una risposta su tutta la linea che può indicare oggi, in maniera chiara, il percorso tracciato da questo Governo. Le violenze sulle donne, le discriminazioni di genere, le visioni stereotipate della figura femminile vanno sconfitte, in primo luogo con l'educazione, con una formazione attenta sia degli studenti sia dei docenti, i quali, come lei ha giustamente notato, devono essere oggetto di un costante aggiornamento professionale su questi temi per poter successivamente trasmettere ai giovani una sensibilità diversa. La repressione non basta. Solo l'educazione e la formazione continua potranno cambiare radicalmente la mentalità e i comportamenti sociali, che sono frutto di una visione culturale antica e ormai superata della figura femminile e dei suoi ruoli. Siamo davvero soddisfatti, sono davvero soddisfatta che il Governo si sia dimostrato ricettivo e attento a queste problematiche, proponendo soluzioni di ampio respiro e un approccio sistemico, mirando a rinnovare i programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, anche con il coinvolgimento e l'ausilio delle associazioni degli editori di libri di testo scolastici e incidendo anche nella formazione universitaria di questi utenti che, per gli indirizzi professionali che sceglieranno, si dovranno confrontare con il fenomeno della violenza di genere. Sappiamo che il Ministero è molto sensibile a questi temi e sono felice che vorrà intraprendere nuove e più utili attività per contrastare questi odiosi fenomeni che non possono più essere accettati nella società italiana di oggi. Voglio solo concludere con un antico proverbio africano che diceva: Chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina, chi educa una donna educa un popolo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Laura Boldrini, già iscritta al gruppo parlamentare Liberi e Uguali, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 1387 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 2017); S. 1388 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019 (Approvato dal Senato) (A.C. 2018).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dal Senato, nn. 2017 e 2018: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 2017 e 2018)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Antonio Zennaro.

ANTONIO ZENNARO, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, Governo, come è noto il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. L'analisi delle risultanze del rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2018 consente di ricostruire il quadro di quanto avvenuto nell'ambito del perimetro dell'amministrazione statale, raccordando, attraverso appositi trattamenti contabili, i dati finanziari del rendiconto stesso con quelli del conto economico dello Stato, che costituisce un sottosettore di rilievo nel più generale conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, ossia l'aggregato contabile utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei in termini di indebitamento netto e di debito pubblico. Al fine di meglio contestualizzare il rendiconto nel quadro di finanza pubblica, è pertanto opportuno integrarne l'analisi con una sintetica ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica per il 2018.

A questo riguardo, si evidenzia che nel 2018 il PIL nominale è stato pari a 1.756,982 miliardi di euro, con una crescita dell'1,7 per cento rispetto all'anno precedente; mentre in termini di volume, il PIL reale, la crescita è stata dello 0,9 per cento rispetto al 2017. Con riguardo ai saldi di finanza pubblica, i dati riferiti all'esercizio 2018 appena concluso resi noti dall'ISTAT attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni pari in valore assoluto a meno 37,505 miliardi, corrispondente al 2,1 per cento del PIL. Il dato indica un miglioramento di circa 3,8 miliardi rispetto all'anno 2017, anno nel quale l'indebitamento è risultato pari a meno 41,285 miliardi, corrispondenti al 2,4 per cento del PIL. Dal confronto fra il 2018 e il 2017, emerge che hanno contribuito al predetto miglioramento sia un incremento del saldo primario (più 3,1 miliardi), sia una riduzione della spesa per interessi (meno 0,6 miliardi).

Limitando l'analisi ai principali aggregati del conto economico della pubblica amministrazione, si rileva che al miglioramento del saldo concorre principalmente un incremento delle entrate per 12,5 miliardi, che determina effetti più che compensativi rispetto all'incremento delle spese, per 8,7 miliardi. Il saldo di parte corrente nel 2018 è stato positivo e pari a 17,168 miliardi, a fronte dei 19,295 miliardi del 2017. Tale peggioramento di 2,1 miliardi, pari all'11 per cento, è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 15,4 miliardi, a fronte di un incremento delle uscite correnti di circa 17,5 miliardi.

La pressione fiscale nel 2018 resta invariata, rispetto al 2017, al 42,1 per cento del PIL. Le spese finali del 2018 hanno mostrato un incremento in valore assoluto rispetto al 2017, impatto che è stato parzialmente stemperato nei suoi effetti peggiorativi sui saldi dalla crescita economica registrata nell'anno, da cui è conseguito un netto incremento delle entrate correnti rispetto al 2017.

In valore assoluto, le spese si attestano nel 2018 a 853,6 miliardi, in aumento dell'1 per cento rispetto al 2017, anno in cui l'analogo valore era stato di 844,9 miliardi. Nel complesso diminuisce leggermente l'incidenza delle spese complessive rispetto al PIL, passando dal 48,9 per cento del 2017 al 48,6 per cento del 2018. La variazione complessiva è il prodotto dell'incremento di 2,3 punti di PIL della spesa corrente, a fronte di una riduzione dello 0,9 per cento della spesa per interessi e una riduzione del 13,1 per cento della spesa in conto capitale. Per quanto riguarda, infine, il debito pubblico, a fine 2018 era pari a 2.321,957 miliardi di euro (132,2 per cento del PIL), in aumento di 52,947 miliardi di euro rispetto ai 2.269,01 del 2017 (131,4 per cento del PIL), con un incremento del rapporto debito/PIL dello 0,8 per cento. Venendo ora al contenuto del disegno di legge di Rendiconto per l'esercizio finanziario 2018, la gestione di competenza ha fatto conseguire, nel suo insieme, un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni definitive.

Anche a raffronto con l'esercizio precedente, i dati di consuntivo evidenziano un miglioramento sia del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato. Più contenuto, invece, risulta il valore positivo del risparmio pubblico. In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) presenta nel 2018 un valore negativo per circa 20 miliardi di euro, con un miglioramento di oltre 9 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2017, dovuto al sensibile aumento delle entrate finali (+8,6 miliardi) ed alla riduzione delle spese finali (-473 milioni). Il miglioramento del saldo è ancora più evidente (circa 24 miliardi) se confrontato con le previsioni definitive, che prevedevano un valore negativo del saldo di -43,9 miliardi. Si registra, invece, un peggioramento del risparmio pubblico, il quale passa dai 31,6 miliardi di euro registrati nel 2017 ad un valore di 27,4 miliardi (corrispondente all'1,6 per cento del PIL), con una riduzione di circa 4,2 miliardi rispetto al 2017. Tale situazione è determinata dal maggior incremento delle spese correnti (+13 miliardi) rispetto al complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie (+8,9 miliardi). Se confrontato con le previsioni definitive, il risparmio pubblico presenta, invece, un miglioramento di quasi 22 miliardi. Il dato del ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta nel 2018 a 225,1 miliardi (con un'incidenza sul PIL del 16,6 per cento), evidenziando un miglioramento di 44,8 miliardi rispetto al 2017, riprendendo quindi, dopo il dato del 2017, il trend in discesa registrato negli ultimi anni.

Il valore del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato registrati nel 2018 si mantengono comunque al di sotto del limite massimo fissato dalla legge di bilancio per il 2018 (tetto stabilito, rispettivamente, in -45.470 milioni e in 274 mila milioni). Il miglioramento del saldo netto da finanziare discende da una gestione di competenza 2018 che evidenzia un aumento degli accertamenti di entrate finali (+8,6 miliardi) rispetto all'anno precedente, ascrivibile alle entrate tributarie, ed una lieve flessione degli impegni delle spese finali. Dal lato della spesa, la flessione degli impegni finali nel 2018 è frutto di una contrazione delle spese in conto capitale (-13,6 miliardi) e di un incremento della spesa corrente (+13,1 miliardi) rispetto al 2017.

Relativamente agli impegni complessivi di spesa, essi ammontano nel 2018 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 816,7 miliardi. Rispetto ai risultati dell'anno precedente, la gestione presenta una riduzione degli impegni complessivi di spesa di -37,4 miliardi di euro (-4,4 per cento), determinata, in particolare, oltre che dalle spese in conto capitale, dal rimborso delle passività finanziarie (-37 miliardi). Questo dato si riflette in una diminuzione della «capacità d'impegno» (cioè del rapporto tra le somme impegnate e gli stanziamenti definitivi) nel 2018 rispetto al 2017.

Venendo ora alla gestione dei residui, si rileva che, nel complesso, il conto dei residui al 31 dicembre 2018 espone residui attivi per 203,9 miliardi di euro e residui passivi per 140,36 miliardi di euro, con un'eccedenza attiva di 63,57 miliardi di euro. Quest'ultima presenta, rispetto all'inizio dell'esercizio, una diminuzione di 2,6 miliardi di euro circa, dovuto ad una riduzione del volume dei residui attivi per 136 milioni di euro e un aumento dei residui passivi per 2,4 miliardi di euro.

Venendo alla gestione di cassa - alle cui risultanze concorrono la gestione di competenza e la gestione dei residui - la stessa è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

In termini di cassa, come già riscontrato per la gestione di competenza, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2017. Passando in rassegna i saldi della gestione di cassa al lordo delle regolazioni contabili, si osserva che nel 2018 il saldo netto da finanziare è risultato pari a 45,9 miliardi, con un miglioramento di 16,3 miliardi di euro rispetto al risultato raggiunto l'anno precedente.

Il risparmio pubblico risulta di -9,5 miliardi di euro, con un miglioramento di oltre 2,9 miliardi rispetto al dato del 2017. Esso indica che i pagamenti per spese correnti hanno superato gli incassi registrati sulle entrate correnti. 

Il ricorso al mercato si attesta nel 2018 su di un valore di circa -251 miliardi di euro, anch'esso in miglioramento rispetto al 2017, anno in cui tale saldo aveva raggiunto il valore assoluto più elevato degli ultimi anni. Si ricorda che nel 2015 era stato di 300,9 miliardi, di 286,4 miliardi nel 2014 e di 248 miliardi di euro nel 2013. Tutti e tre i saldi registrano valori migliori rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive. 

Si rileva che le attività finanziarie hanno presentato nel 2018 un aumento complessivo di 20,1 miliardi di euro, passando da 636 a 656 miliardi di euro.

Passando al disegno di legge di assestamento, si ricorda che esso ha la funzione di consentire a metà esercizio un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

Per quanto riguarda il contenuto delle singole disposizioni del disegno di legge, l'articolo 1 dispone l'approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2019 (approvato con la legge n. 145 del 2018) indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell'entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri.

L'articolo 2 dispone la riduzione degli importi dei fondi previsti dagli articoli 26, 27, 28 e 29 della legge di contabilità e finanza pubblica rispetto a quanto stabilito dall'articolo 3, comma 5, della legge di bilancio 2019. In particolare, si tratta del Fondo di riserva per le spese obbligatorie, il cui importo viene ridotto di 130 milioni di euro; dei Fondi speciali per la reiscrizione in bilancio di residui passivi perenti delle spese correnti e in conto capitale, ridotti di 50 milioni di euro; del Fondo di riserva per le spese impreviste, ridotto di 150 milioni; del Fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa, ridotto di 500 milioni.

Venendo ora all'analisi dei risultati finanziari determinati dal disegno di legge di assestamento per il 2019, la relazione allo stesso evidenzia, in termini di competenza, un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, che si attesta ad un valore di -58,9 miliardi rispetto ad una previsione iniziale di -59,4 miliardi. 

Il miglioramento di 435 milioni di euro del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali è dovuto essenzialmente all'effetto positivo per 1,92 miliardi di euro derivante dalle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento in esame, in parte compensato per -1,48 miliardi dalle variazioni per atto amministrativo.

Anche gli altri saldi evidenziano un andamento positivo: il risparmio pubblico, dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi, registra un miglioramento di 364 milioni rispetto alla previsione iniziale.

I dati relativi al ricorso al mercato (pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, queste ultime date dalla somma delle spese finali e del rimborso prestiti) evidenziano un impatto positivo sul saldo, per complessivi 5,3 miliardi passando da -290,9 miliardi di euro a circa -285,6 miliardi.

Le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento risultano coerenti con i livelli programmatici di saldo netto programmatico fissati con la legge di bilancio e, nel complesso, riflettono in larga parte l'adeguamento degli stanziamenti di bilancio alle stime già formulate con il DEF 2019. Per altra parte, le maggiori spese trovano corrispondente compensazione in un aumento delle entrate o nella riduzione delle altre voci di spesa.

Il miglioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, in termini di competenza, rispetto alle previsioni iniziali, è dovuto essenzialmente ad un decremento delle spese finali per 668 milioni di euro (che passano da 637.991 a 637.323 milioni di euro), parzialmente compensato da una riduzione delle entrate finali di 232 milioni di euro.

Il miglioramento deriva dall'effetto congiunto delle variazioni per atto amministrativo adottate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2018 e delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento.

Si sottolinea che le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento sono volte ad ottenere un miglioramento del valore dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni di circa 5,6 miliardi, secondo quanto stimato nella relazione tecnica che accompagna il disegno di legge in esame, in linea con quanto convenuto dal Governo italiano nell'ambito della negoziazione avviata con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita per l'anno 2018.

In particolare, le proposte di variazioni delle entrate del provvedimento di assestamento determinano un miglioramento dell'indebitamento netto di complessivi 4.965 milioni di euro, derivante interamente dall'aumento delle entrate risultante dal monitoraggio degli introiti.

Le proposte di riduzione delle spese determinano un miglioramento dell'indebitamento netto di 626 milioni di euro.

In relazione alla correzione complessiva dei saldi di finanza pubblica, la relazione tecnica precisa, inoltre, che ulteriori 0,5 miliardi di euro di riduzione dell'indebitamento netto derivano dai maggiori introiti delle cosiddette "Aste CO2" e dalle maggiori entrate per flussi con l'Unione europea. Si tratta di misure i cui effetti finanziari non incidono, tuttavia, sul disegno di legge di assestamento in esame, in quanto agiscono al di fuori dal perimetro del bilancio dello Stato.

Si ricorda, infine, che il 30 luglio scorso è stato convertito in legge dal Parlamento il decreto-legge n. 61 del 2019 che, insieme al disegno di legge di assestamento in esame, completa l'insieme delle misure adottate nell'ambito della negoziazione avviata dal Governo italiano con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita per l'anno 2018, per ulteriori 1,5 miliardi di euro in termini di risparmi.

Con riguardo alle proposte di variazioni formulate con il disegno di legge di assestamento, le stesse vanno distinte tra quelle concernenti le entrate e quelle relative alle spese.

Per quanto concerne le entrate finali, il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per 1.022 milioni di euro rispetto alle previsioni formulate con la legge di bilancio.

Le variazioni alle entrate del bilancio dello Stato disposte con il provvedimento di assestamento in esame sono state elaborate per tenere conto del quadro macroeconomico definito nel Documento di economia e finanza (DEF) di aprile 2019, assunto a base per l'aggiornamento delle stime per l'anno 2019, nonché degli andamenti effettivi del gettito registrati a tutto maggio dell'esercizio in corso. Dal monitoraggio emerge, in particolare, un miglioramento delle entrate finali tale da compensare, in larga parte, la contrazione scontata nelle stime dello scorso aprile, derivante dal nuovo quadro macroeconomico.

Per quanto riguarda la variazione complessiva delle entrate, si evidenzia che 6.716 milioni di euro riguardano la riduzione delle entrate tributarie, determinata, da un lato, dall'adeguamento in riduzione per 9.191 milioni di euro della stima al quadro più aggiornato del DEF 2019 e, dall'altro lato, dall'andamento più favorevole per 2.475 milioni registrato nei primi mesi dell'anno. In termini di composizione, la variazione totale si distribuisce sostanzialmente in egual misura tra imposte dirette e imposte indirette.

Per le imposte dirette, la riduzione complessiva è di 3.713 milioni, di cui 5.413 milioni già considerati nelle stime dei tendenziali di finanza pubblica. Quanto alle imposte indirette, la flessione complessiva è di 3 mila milioni, per lo più ascrivibile all'adeguamento al quadro di previsione del DEF, solo in parte mitigata dall'andamento più favorevole atteso sulla base dei risultati già conseguiti, in particolare, per i proventi del gioco del lotto (per 475 milioni), al lordo delle maggiori spese per gli aggi da corrispondere ai concessionari del gioco e per il pagamento delle relative vincite (per 270 milioni), nonché per il gettito IVA. Si evidenzia, quindi, che 5.594 milioni di euro si riferiscono, invece, all'incremento delle entrate extra-tributarie, spiegato in larga parte dai maggiori utili di gestione della Banca d'Italia già versati allo Stato per l'importo complessivo di 5.710 milioni, di cui 1.710 milioni quali maggiori entrate rispetto alle previsioni del DEF. Ulteriori 1.915 milioni di euro riguardano le maggiori entrate per i dividendi che saranno versati dalle società pubbliche, di cui 1.430 milioni non previsti nelle stime del DEF. Infine, 100 milioni di euro riguardano le entrate da alienazione, ammortamento e riscossione di crediti. Siccome la relazione riguarda ancora altre pagine, però di natura molto tecnica…

PRESIDENTE. Può anche consegnare, collega.

ANTONIO ZENNARO, Relatore. …allora posso consegnare la relazione e si esprime un parere positivo.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Carlo Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, nel corso della seduta odierna siamo chiamati a discutere di due documenti fondamentali per il nostro bilancio pubblico, a pochi giorni dalla presentazione al Parlamento da parte del nuovo Governo, cosiddetto giallo-rosso, della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che credo dovrà essere presentato nella giornata di venerdì, quello che costituisce la base programmatica per la legge di bilancio del prossimo triennio e che, a sua volta, sarà da inviare alle Camere entro il 20 ottobre prossimo.

Si tratta, come dicevo, di due documenti di finanza pubblica che ci consentono, in primo luogo con il Rendiconto generale dello Stato per l'anno finanziario 2018, di definire il risultato della gestione finanziaria di un anno cosiddetto elettorale, anno in cui per cinque mesi il Governo è stato in capo ad una maggioranza di centrosinistra, guidata dall'attuale commissario europeo Paolo Gentiloni, e per i successivi sette mesi è stata in capo alla ormai ex maggioranza giallo-verde con il professor Giuseppe Conte; in secondo luogo, ci consente, con l'istituto dell'assestamento, di evidenziare un aggiornamento, a metà esercizio 2019, degli stanziamenti di bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente; assestamento che, ricordo, è completamente frutto del lavoro del Governo precedente, del Governo Conte I, se così si può definire, anche se per paradosso quest'Aula sarà chiamata ad approvarlo con una maggioranza diversa rispetto, ad esempio, a quella che lo ha approvato nell'aula del Senato nel mese di luglio, quella maggioranza diversa che, appunto, oggi sostiene il cosiddetto Governo Conte-bis e che ha una natura totalmente diversa rispetto a quella precedente.

Per quanto riguarda l'esame del Rendiconto 2018, il disegno di legge di approvazione ha carattere formale e risulta, come è noto, sostanzialmente inemendabile. Questo provvedimento, tuttavia, la cui iniziativa è riservata al Governo ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, evidenzia le risultanze contabili della gestione amministrativa delle risorse di competenza statale. Il Parlamento, pertanto, è chiamato ad esprimere una valutazione complessiva senza poter modificare il contenuto dell'atto, valutazione complessiva che spesso non trova la giusta attenzione da parte dell'opinione pubblica e, devo dire, neanche da parte di quest'Aula oggi, ma che contiene in sé - per via della partecipazione, non certo per l'attenzione dei presenti - alcuni indicatori che meritano, ad esempio, al contrario anzi, di essere sottolineati anche in funzione delle scelte future nell'impiego delle risorse pubbliche, che, lo ricordo a me stesso e ai pochi presenti, sono poi le risorse dei cittadini contribuenti.

Fra gli indicatori da evidenziare in questa sede vi è l'avanzo della gestione di competenza, pari a quasi 24 miliardi di euro, che segna un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni contenute nell'assestamento 2018.

Le operazioni complessive di bilancio - lo ha detto il relatore - danno luogo a circa 841 miliardi di euro di accertamenti di entrate e a circa 817 - per l'esattezza 816.702 milioni - per quanto riguarda gli impegni di spesa, generando un avanzo complessivo di circa 24 miliardi di euro (23.975 milioni, per l'esattezza).

Si registra tuttavia un peggioramento del risparmio pubblico, che passa dai 31,6 miliardi registrati nel 2017 ad un valore di 27,4 miliardi nel 2018, che corrispondono all'1,6 per cento del PIL, con una riduzione complessiva pari a circa 4,2 miliardi. Tale situazione è determinata dal maggior incremento delle spese correnti per circa 13 miliardi - lo ha detto prima - rispetto al complesso delle entrate tributarie ed extra tributarie, che invece sono cresciute di circa 8,9 miliardi. Per quanto riguarda invece il debito pubblico, a fine 2018 era pari a 2.321,957 miliardi di euro, il 132,2 per cento del prodotto interno lordo, in aumento di circa 53 miliardi rispetto ai 2.269,01 del 2017, che valevano il 131,4 per cento del PIL, con un incremento del rapporto debito-PIL pari allo 0,8. Si tratta di un'inversione di tendenza rispetto alla progressiva, sebbene contenuta, riduzione degli anni precedenti, al trend in discesa degli anni precedenti, e già questo sarebbe un indicatore che dovrebbe metterci in allarme. Se poi invece dovessimo fare riferimento, come ci suggerisce oggi Banca d'Italia, alle nuove metodologie di Eurostat nel ricomputare i bilanci pubblici sovrani, con il trasferimento contabile nel perimetro del debito pubblico dei buoni fruttiferi postali emessi da Cassa depositi e prestiti, il dato drammatico per l'anno 2018 in fatto di rapporto debito-PIL sarebbe del 134,8 per cento, in sostanza 58 miliardi in più. Questo è un dato che ci deve far riflettere, evidentemente. Per quanto riguarda infine il totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale, se da un lato assistiamo ad una lieve riduzione complessiva, pari allo 0,1 per cento, rispetto al 2017, passando da 612,1 miliardi del 2017 a 611,6 miliardi del 2018 (500 milioni in meno), dall'altro lato non possiamo non sottolineare come la spesa di parte corrente abbia generato impegni per circa 562 miliardi, in aumento (più 13,1 miliardi) rispetto al 2017, mentre gli impegni di spesa in conto capitale, quindi per investimenti, abbiano registrato, al contrario, una riduzione di circa 13,6 miliardi rispetto all'anno precedente, scendendo da 63,2 a 49,6 (meno 21,5 per cento circa).

Insomma, la spesa complessiva è rimasta pressoché invariata - alla faccia dei proclami che si sono succeduti in fatto di spending review, o revisione della spesa, per dirla in italiano -, ma in compenso, ad una spesa buona, quella per gli investimenti, che generano sviluppo, è stata preferita, sia dal Governo Gentiloni, per la propria parte, i primi cinque mesi, sia dal Governo Conte I, nei successivi sette, la spesa corrente, dispersa in mille rivoli o peggio nelle promesse propagandistiche insostenibili economicamente. Se, come si è detto, il rendiconto è una sorta di fotografia di un esercizio finanziario annuale, ed è sostanzialmente non modificabile, diverso è invece il discorso che si può fare per la legge di assestamento, che interviene circa a metà anno per aggiornare l'equilibrio dei conti pubblici. Al di là del tema certamente positivo dello scampato pericolo rispetto ad una procedura di infrazione per deficit e debito eccessivo da parte della Commissione europea, che avrebbe ulteriormente minato la situazione dei nostri conti pubblici - tema su cui magari torneremo successivamente -, ritengo importante sottolineare preliminarmente le direzioni lungo le quali la delegazione di Forza Italia in Commissione bilancio, guidata dall'onorevole Mandelli, ha presentato le proprie proposte emendative al disegno di legge in esame, attraverso l'impiego di maggiori risorse per alcuni interventi. Il primo: stimolare la competitività e lo sviluppo delle imprese con interventi di sostegno tramite la leva della fiscalità, secondo la ben nota equazione per cui a meno tasse corrispondono più investimenti, più sviluppo e quindi più lavoro; sostenere concretamente e non con interventi spot le politiche sociali e gli interventi a favore della famiglia, coerentemente con quanto il gruppo di Forza Italia aveva già proposto in occasione della discussione del decreto cosiddetto “crescita”.

Stiamo parlando di IVA agevolata sui prodotti per l'infanzia e sulla detrazione, per un importo pari al 20 per cento, per l'acquisto di prodotti alimentari e non alimentari destinati ai lattanti di età inferiore ai 12 mesi; interventi concreti, non spot. Rafforzare, ancora, il comparto sicurezza aumentando la dotazione sia organica sia finanziaria dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato, perché riteniamo che il diritto alla sicurezza deve essere preservato attraverso la messa in condizioni delle forze dell'ordine di operare al meglio. Adeguare, infine, la dotazione finanziaria del fondo finalizzato a sostenere i progetti di fusione dei comuni, un tema che ci sta particolarmente a cuore, come dimostrano, peraltro, gli atti di sindacato ispettivo che sono stati proposti nelle scorse settimane dai colleghi Cattaneo, Mugnai, e ricordo ancora le prese di posizione del presidente vicario dell'ANCI nazionale, l'onorevole Pella. Un tema, dicevo, che sta a cuore anche a chi, come me, proviene da una regione, che è il Piemonte, che conta quasi 1.200 comuni, molti di essi sotto i 1.000 abitanti, e che negli ultimi tempi ha visto concretizzarsi proprio qualche progetto di fusione tra piccoli comuni sulla base di trasferimenti decennali promessi dall'autorità statale, che invece, nel 2019, incredibilmente sono stati tagliati, mediamente del 40 per cento.

Con il nostro emendamento, che abbiamo presentato sia in Commissione sia in Aula, a prima firma del presidente Gelmini, chiediamo di adeguare l'entità di tali trasferimenti, per una cifra che abbiamo stimato intorno ai 31 milioni di euro, per evitare che dei processi virtuosi, che si sono già avviati nel corso del 2019, si interrompano, e per evitare evidentemente di rompere un patto con quelle piccole comunità locali che, attraverso un processo che appunto è virtuoso, che parte dal basso, che coinvolge la popolazione tramite l'istituto referendario, hanno accettato la sfida di rendere più efficiente il livello di governo locale, cercando di migliorare i servizi pubblici che offrono ai cittadini, attraverso economie di scala che una struttura di dimensioni più grandi probabilmente potrebbe garantire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per il 2019 stiamo parlando, in Italia, di 166 amministrazioni pubbliche che hanno istituito 167 enti a seguito di fusione, e che per effetto dei contributi una tantum erogati dal Ministero dell'Interno per le spese di investimento - lo sapete - in alcuni casi hanno paradossalmente aggiunto, al danno della riduzione dei trasferimenti decennali rispetto alla ripartizione del 2018, la beffa di avere meno risorse a disposizione, non potendo sommare i contributi che sarebbero spettati ai comuni originari prima appunto delle varie fusioni. Con il nostro emendamento, dunque, ci auguriamo che il Fondo, che oggi ha una disponibilità pari a 46,5 milioni di euro, venga adeguato per venire incontro alle giuste sollecitazioni delle amministrazioni locali e dell'ANCI e per, ripeto, tornare a livello del 2018.

Più in generale, invece, per quanto riguarda l'assestamento, possiamo affermare che si tratta di un documento ispirato, anzi direi dettato, dall'Unione europea, con buona pace dei contraenti del precedente accordo di governo. Forza Italia ha ovviamente visto con favore la conversione in legge del decreto legge del 2 luglio scorso, n. 61, perché prevedeva importanti risparmi di spesa corrente, pari a circa 1,5 miliardi di euro, in merito ai provvedimenti bandiera del Governo giallo-verde, a cominciare dal cosiddetto reddito di cittadinanza; l'assestamento, pari a 6,1 miliardi, in questo caso completa la manovra di allora. L'entità complessiva, che è 7,6 miliardi, della correzione del deficit per l'anno in corso fa sì che l'Italia rientri nei parametri – 2,1 per cento circa – e non si sia aperta una procedura di infrazione che, come dicevo prima, sarebbe stata ulteriormente devastante. Averla scongiurata è certamente un fatto positivo, evidentemente; resta però un dato: il faro dell'Unione europea è costantemente acceso sui nostri conti pubblici e, quel che più conta, sulla sostenibilità del nostro debito complessivo. Ciò significa che l'attuale, e peraltro politicamente di segno opposto rispetto a quella precedente, maggioranza parlamentare, nel Documento di economia e finanza, dovrà affrontare, riducendo il tendenziale di deficit, alcune sfide molto importanti, a cominciare dal disinnesco delle clausole di salvaguardia dell'IVA, per circa 23 miliardi solo nell'anno 2020 e 28 miliardi nell'anno successivo, e le mancate privatizzazioni del 2019, pari a 18 miliardi, delle quali non si hanno notizie, tutte le misure spot in aggiunta che sono contenute nei 29 punti programmatici della nuova maggioranza parlamentare, frutto dell'accordo tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle.

Certo che la fantasia non vi manca, e il florilegio di nuove tasse e balzelli che autorevoli esponenti dell'attuale Governo hanno ideato solo nell'ultima settimana è lì a dimostrarlo, passiamo dalle merendine ai voli aerei, dalle accise sui diesel alle tasse sui prelievi al bancomat; è tutto un tentativo di rastrellare risorse per finanziare ulteriore spesa corrente che, per definizione, come ho cercato di dire precedentemente, è improduttiva in termini di sviluppo futuro.

Noi di Forza Italia, ieri come oggi, abbiamo un'altra impostazione, radicalmente diversa, e crediamo che le risorse pubbliche che, lo ripeto ancora una volta, sono le risorse dei cittadini contribuenti, debbano essere impiegate per investimenti e per il taglio delle tasse, appunto, alle famiglie e alle imprese. Riteniamo sia, questo, l'unico modo per invertire una rotta che, anche secondo l'OCSE, ci vedrà caratterizzati da una crescita del prodotto interno lordo, sia nel 2019 sia nel 2020, vicina allo zero; un trend che certamente è condizionato da una situazione economica mondiale molto difficile e dai segnali di incertezza e di sfiducia in tutta l'area euro, ma che certamente sconta la bassa produttività del nostro sistema Paese, il deficit infrastrutturale, le troppe tasse e una burocrazia asfissiante. Sono questi i nodi da affrontare in via prioritaria, non altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pietro Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, nella fase attuale della legislatura, caratterizzata da un cambio di maggioranza parlamentare a sostegno del nuovo Governo appena insediatosi, l'iter parlamentare dei provvedimenti oggi all'esame dell'Aula assume connotati del tutto particolari. I due disegni di legge in tema di rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018 e in tema di assestamento di bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019 sono stati predisposti, infatti, dal precedente Governo e approvati in prima lettura dal Senato con i voti favorevoli della precedente maggioranza. Tuttavia, la natura dei due provvedimenti e la loro importanza nel ciclo di bilancio ci obbligano ad assumere atteggiamenti responsabili e indipendenti dalle valutazioni più specificatamente di merito sulle scelte di politica economica e finanziaria formulate dal precedente Governo, che abbiamo sempre contrastato con chiara fermezza in quest'Aula.

Il rendiconto generale dello Stato, infatti, è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, rende noti al Parlamento, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, i risultati della gestione finanziaria. Viene, in tal modo, consentito il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale; il rendiconto, pertanto, nel certificare la gestione dell'anno precedente, costituisce la necessaria base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell'anno in corso, quindi, l'assestamento, e si costituiscono le previsioni per l'anno successivo, quindi, la legge di bilancio 2020. L'assestamento di bilancio dello Stato consente l'aggiornamento, a metà dell'esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche in base alla consistenza dei residui attivi e passivi accertati in sede di rendiconto dell'anno precedente. Conseguentemente, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente. L'entità dei residui attivi e passivi sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene infatti definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto. Il disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2020 che il Governo presenterà nel prossimo mese di ottobre assumerà, quindi, come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi, i risultati definiti, contenuti nel Rendiconto 2018, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2019.

È del tutto evidente, pertanto, come il rendiconto 2018, l'assestamento 2019 e la prossima legge di bilancio del 2020 siano strettamente legati tra loro. Tuttavia, la valutazione della gestione finanziaria per l'anno 2018 e delle scelte di politica economica e finanziaria per l'anno 2019 non può che riprodurre nel merito tutte le considerazioni negative già espresse dal Partito Democratico, durante la prima parte della legislatura, sulle decisioni che hanno guidato l'azione di Governo a maggioranza Lega-MoVimento 5 Stelle.

Si tratta di decisioni sul merito delle quali non mi soffermerò nello specifico, ma decisioni che abbiamo contrastato con convinzione, ponendo in evidenza, da un lato, il trascurabile impatto che esse avrebbero esercitato sulle prospettive di crescita del Paese e, dall'altro, sottolineando i seri rischi di tenuta del bilancio dello Stato e, conseguentemente, le concrete possibilità di ricorrere all'inasprimento della pressione fiscale per fare fronte agli inevitabili squilibri tra le entrate e le spese pubbliche. Tuttavia, l'insediamento del nuovo Governo, sostenuto da una nuova maggioranza che vede nel Partito Democratico uno dei principali alleati, impone un atteggiamento diverso ed esclusivamente tecnico nei confronti dei due disegni di legge oggi in discussione. Infatti, pur non condividendone i contenuti, la loro approvazione è necessaria proprio per dare una svolta alla politica economica e finanziaria del Governo, da realizzare a partire dalla prossima legge di bilancio.

Si tratta di una svolta che vedrà il Governo e il Parlamento, nel prossimo triennio, impegnati in un ampio progetto riformatore, i cui assi portanti saranno l'alleggerimento della pressione fiscale nel rispetto dei vincoli di equilibrio della finanza pubblica, attraverso la neutralizzazione dell'aumento dell'IVA, la riduzione delle tasse sul lavoro e la rimodulazione delle aliquote dell'imposta sul reddito, il potenziamento delle politiche sociali e il sostegno alle famiglie, una convincente transizione in chiave ambientale del nostro sistema industriale, la promozione di un massiccio piano di sostegno all'innovazione tecnologica, quale principale misura strutturale per favorire l'aumento della produttività, vera causa del divario di crescita tra l'Italia e i principali Paesi europei negli ultimi 25 anni, un grande piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro nel Mezzogiorno per ridurre il divario territoriale presente nel nostro Paese, e un rinnovato impegno a favore delle giovani generazioni, attraverso l'incremento delle risorse destinate alla scuola, all'università e alla ricerca.

Naturalmente, questi obiettivi saranno possibili solo se il Paese potrà riguadagnare centralità nella politica europea, dopo un periodo di forte e improduttivo isolamento. Con la formazione della nuova Commissione e il recupero di autorevolezza dell'Italia in Europa, infatti, si può aprire una nuova fase di programmazione nella quale ci auspichiamo possano essere introdotte nuove regole di bilancio, con maggiore efficacia anticiclica, per rilanciare i piani di investimento e aumentare i margini di flessibilità allo scopo di rafforzare la crescita e la coesione sociale. Con l'approvazione del rendiconto per l'esercizio finanziario 2018 e l'assestamento per l'anno finanziario 2019, non aderiamo a scelte di Governo che non abbiamo condiviso e che ci consegnano un Paese in grave affanno, ma ci apprestiamo a formulare una scelta di carattere meramente tecnico che ci permette di avere quegli strumenti necessari per promuovere, a partire dalla prossima legge di bilancio, un'azione di Governo che metta da parte la quotidiana consultazione dei sondaggi elettorali e che abbandoni la tentazione di una perenne campagna elettorale, pagata al prezzo dell'assoluta mancanza di una visione di futuro per l'Italia.

Il Paese ha bisogno di un Governo che cominci, davvero, a governare, ponendo dinnanzi a sé, con lealtà, gli interessi degli italiani, dando loro prospettive, piuttosto che trasmettere paure, affrontando la realtà dei fatti, piuttosto che il sollecitarne false percezioni, e garantendo agli italiani impegno, competenza e serietà, piuttosto che approssimazione e superficialità. Abbiamo un grande lavoro nei prossimi anni da svolgere, cominciamo a farlo consapevoli della grande responsabilità che l'azione di Governo porta con sé; può aiutare le persone a essere più libere, ad avere coscienza di sé, dei propri doveri e dei propri diritti, può riconoscere e valorizzare le capacità e il talento nelle donne e negli uomini e proteggere chi, per qualche imprevisto, nella vita è rimasto indietro, ma, soprattutto, l'azione di Governo può aiutarci a immaginare il mondo di domani e preparare i cittadini ad essere attori protagonisti e non semplici comparse. Mettiamoci, dunque, al lavoro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, siamo chiamati a discutere del rendiconto generale dello Stato che, come tutti sappiamo, è quello strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Nel 2018 il PIL nominale è stato pari a 1.756.982 milioni di euro, con una crescita dell'1,7 per cento rispetto all'anno precedente; in termini di volume e PIL reale, la crescita è stata dello 0,9 per cento rispetto al 2017, confermando l'inversione di tendenza avviata nel 2014. I residui attivi al 31 dicembre 2018 ammontano complessivamente a 204 miliardi di euro circa; la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2018 complessivamente un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni definitive. Anche a raffronto con l'esercizio precedente, i dati di consuntivo evidenziano un miglioramento sia del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato. Nell'anno economico che si chiude si è data molta importanza con il passato Ministero dell'Interno alla prevenzione del rischio e soccorso pubblico per quel che concerne la missione Soccorso civile, in particolare in riferimento al dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile per il quale sono stati stanziati 5 milioni di euro. Una misura finanziata anche dal Ministero dell'Economia e delle finanze con 100 milioni di euro a cui si aggiunge il programma Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste della missione Ordine pubblico e sicurezza di pertinenza delle capitanerie di porto per 1.540.000 euro del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Il programma Sicurezza democratica della missione Ordine pubblico e sicurezza del dipartimento del tesoro ha visto impegnato il Paese con lo stanziamento di 15 milioni di euro. Si è dato corso all'approntamento e impiego carabinieri per la difesa e sicurezza della missione Difesa e sicurezza del territorio per 10 milioni di euro. Il Ministero dell'Interno ha assorbito il 9,8 per cento delle risorse risultando il Dicastero più finanziato come emerge anche dalle tabelle e dagli istogrammi.

Di contro un Ministero fondamentale per il Paese e per la sua produttività come quello per le Politiche agricole ha visto ridurre la sua capacità di spesa. La missione Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, come ha rilevato la Corte dei conti, ha subito una riduzione complessiva del 10,7 per cento rispetto al 2017. Nel 2018 lo stanziamento complessivo nel bilancio dello Stato era pari a 916,9 milioni di euro; mentre lo stanziamento definitivo per la predetta missione nel 2017 era stato di 1.027 milioni di euro. Ad essere penalizzate sono state soprattutto le politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale con un meno 20 per cento insieme alle politiche competitive della qualità agroalimentare, della pesca, dell'ippica e mezzi tecnici di produzione con un meno 2,5 per cento. Dobbiamo di sicuro invertire la tendenza.

Lo stesso dicasi per il risparmio pubblico che ha registrato un peggioramento: esso passa dai 31,6 miliardi di euro registrati nel 2017 ad un valore di 27,4 miliardi - 1,6 per cento del PIL - con una riduzione di circa 4,2 miliardi rispetto al 2017, dovuto ad un aumento delle spese correnti per più 13 miliardi rispetto al complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie per un più 8,9 miliardi. Rispetto alle previsioni definitive il risparmio pubblico registra, invece, un miglioramento di circa 22 miliardi.

È stato, invece, un anno positivo per alcune missioni decisive per la crescita della collettività. La missione Istruzione scolastica ha registrato impegni per 49.222 milioni, che è pari a più 5,9 per cento rispetto al 2017, destinati principalmente al finanziamento dei programmi concernenti l'istruzione secondaria di secondo grado e quella primaria. C'è poi la missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia che ha evidenziato impegni per 33.952 milioni pari a più 5,8 per cento rispetto al 2017, destinati al finanziamento del programma Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale, spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attività. Nella missione Competitività e sviluppo delle imprese gli impegni pari a 25.326 milioni, quindi più 17,6 per cento rispetto al 2017, sono assorbiti principalmente dal programma Interventi di sostegno tramite il sostegno della fiscalità. Tutti segni positivi del nostro stare dentro il Governo del Paese.

Nota dolente riguarda ancora l'evasione fiscale. La riduzione delle entrate finali di 1.022 milioni euro sia per la competenza sia per la cassa è dovuta ad una diminuzione di 6.716 milioni di euro delle entrate tributarie sia in termini di competenza sia di cassa. Per le entrate tributarie i maggiori accertamenti sono relativi alle tasse ed imposte sugli affari di 9,5 miliardi, più 5,6 per cento; agli introiti per lotto, lotterie ed altre attività di gioco di 545 milioni, più 4 per cento, ed in piccola parte anche ai monopoli, più 0,5 per cento pari a 52 milioni di euro.

In lieve riduzione le imposte sul patrimonio e sui redditi di 263 milioni, pari a meno 0,1 per cento.

Per le entrate extratributarie (-1,1 per cento), la diminuzione riguarda principalmente i proventi di servizi pubblici minori (ben -727 milioni, pari a -2,4 per cento), e gli interessi su anticipazioni e crediti vari del Tesoro (per -618 milioni, pari a -12,2 per cento). In aumento, invece, i prodotti netti delle aziende autonome ed utili di gestione pari a 213 milioni di euro in più, che sarebbero più 9,1 per cento.

Sarebbe auspicabile intensificare e approfondire l'attività di promozione del rispetto degli obblighi fiscali iniziata dall'Agenzia delle entrate nel 2015 che punta ad aumentare il gettito non attraverso i controlli e le sanzioni ma con la spinta gentile all'adempimento. Negli ultimi tre anni l'Agenzia ha individuato un numero crescente di contribuenti - 700 mila nel 2016, 1,4 milioni nel 2017 e 1,9 milioni nel 2018 - le cui dichiarazioni presentavano incongruenze e anomalie rispetto agli altri dati degli stessi o di altri contribuenti con cui le dichiarazioni stesse sono state incrociate. Li ha quindi invitati attraverso apposite lettere a versare le imposte dovute attraverso le dichiarazioni integrative e ha ottenuto in questo modo un gettito aggiuntivo di 1,8 miliardi di euro. Si tratta di un'attività di contrasto all'evasione ad alto rendimento sociale che risparmia risorse pubbliche e private, prevenendo, anziché reprimendo, l'evasione.

Per quanto riguarda il conto generale del patrimonio, dalla situazione patrimoniale dello Stato al 31 dicembre 2018 risultano attività comprensive di attività finanziarie, attività non finanziarie prodotte e attività non finanziarie non prodotte per un totale di circa 976,1 miliardi di euro e passività interamente finanziarie per un totale di circa 2.879 miliardi con una eccedenza passiva al 31 dicembre 2018 di 1.902,9 miliardi con un peggioramento di circa 27,5 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2017. Il peggioramento patrimoniale trae origine da un aumento delle attività per 28.322 milioni di euro assorbito, però, da un aumento delle passività pari a 55.819 milioni di euro.

Con riferimento alle dismissioni dei beni immobili la Corte dei conti ha notato che gran parte degli immobili non suscettibili di utilizzazione da parte delle pubbliche amministrazioni è stato trasferito agli enti territoriali e che c'è una maggiore rigidità degli altri asset di cui lo Stato è proprietario poiché la maggior parte dei fabbricati sono utilizzati dalle stesse pubbliche amministrazioni - 77 per cento - mentre gli altri - il restante 23 per cento - non sono generalmente in condizioni ottimali: sono in ristrutturazione o sono concessi in uso ad altri soggetti. Inoltre il piano di valorizzazione del patrimonio pubblico prevede la gestione da parte dell'Agenzia del demanio di circa 2,3 miliardi di euro da investire per 1,1 miliardi per la riqualificazione sismica ed energetica degli immobili dello Stato e per 1,2 miliardi per gli interventi di razionalizzazione degli usi governativi per l'abbattimento della spesa per locazioni passive. È senza dubbio quello del patrimonio un asset da riconsiderare per una messa a valore dell'intero sistema.

Concludo con quello che la Corte dei conti evidenzia sull'attività del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sui processi di riforma già avviati. È stato questo un anno di significative novità intervenute con l'introduzione della cosiddetta “quota 100” e con l'istituzione del reddito di cittadinanza quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, con il conseguente superamento dei precedenti strumenti di contrasto alla povertà quale il sostegno per l'inclusione attiva (SIA) ed il reddito di inclusione (REI). Sul punto viene sottolineato dalla Corte dei conti come dalla comparazione degli stanziamenti iniziali per l'esercizio 2018 e 2019 emerga un incremento di risorse, dando quindi conto di un sensibile riorientamento delle politiche pubbliche a favore degli interventi per pensioni e assistenza alla cui gestione il Ministero è chiamato. Il reddito di cittadinanza è una misura da difendere, uno strumento epocale che necessita sicuramente di accorgimenti contro i furbetti ma che riuscirà a dire ancora molto sul cambiamento nel nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Gentile Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, l'analisi del Rendiconto generale e delle disposizioni per l'assestamento del bilancio purtroppo non ha mai avuto, per tante ragioni, la giusta attenzione da parte delle forze politiche.

Eppure, il valore di questi documenti, da sempre ignorati nel dibattito pubblico, e non solo di merito, ma anche di ordine politico, sono atti che rappresentano la premessa più importante rispetto alla sessione di bilancio che si sta per aprire e dovrebbero quindi consegnare al Parlamento un quadro il più possibile chiaro e definito e attendibile, per facilitare sia l'esame della nota di aggiornamento al DEF, che approderà tra pochi giorni alle Camere, sia quella della prossima legge di bilancio 2020.

Quest'anno poi questi due documenti hanno anche la prova del fuoco del cambio del Governo, quindi una circostanza particolare: chi non approvava questo documento qualche mese fa, ora si troverà dall'altra parte della barricata.

Tecnicamente il disegno di legge del rendiconto 2018 espone le risultanze dei due Governi che si sono avvicendati lo scorso anno: fino al 31 maggio il Governo Gentiloni poi, fino a pochi giorni fa, il I Governo Conte, quello con il colore giallo-verde, scontando poi le variazioni di bilancio e i numeri contenuti nell'assestamento 2018, approvato proprio con il Governo Conte successivamente.

Parliamo dunque di un provvedimento su cui, come dicevo, parte della maggioranza che oggi siede al Governo aveva espresso un voto negativo, l'aveva anche espresso con toni duri e che ora appoggerà, per mantenere sostanzialmente in vita la legislatura, ponendosi di fatto in perfetta continuità con la linea politica del Governo precedente.

Lo stesso dicasi per il disegno di assestamento 2019, che contiene i numeri che hanno contribuito ad allontanare la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per debito eccessivo.

I saldi delle nuove cifre appostate in entrata e in uscita hanno infatti delineato un quadro dei conti pubblici che ha ridotto il deficit per il 2019 a poco più del 2 per cento, dopo tutta la manfrina e la tiritera della passata legge di bilancio, quando eravamo sul balcone a festeggiare il 2,4 per cento, ridotto a un 2,04 per cento e ora sotto il 2.

Ha consentito anche di migliorare, per conseguenza, il valore del rapporto debito-PIL; ne discende una diminuzione dell'indebitamento netto derivante dalle proposte del disegno di legge di assestamento e per ulteriori risorse complessivamente di 6,1 miliardi.

A questa cifra vanno poi aggiunti l'1,5 miliardi del decreto-legge n. 61 del 2 luglio, che ha registrato le minori spese del reddito di cittadinanza e “quota 100”, che riportano il complesso delle somme riportate a riduzione del deficit a circa 7,6 miliardi.

A questo proposito, il gruppo di Forza Italia ha sempre sottolineato, fin dall'approvazione della legge di bilancio 2019, il rischio di andare incontro a una procedura di infrazione, che sarebbe stata a dir poco devastante per il Paese.

Come molti di voi ricorderanno, durante lo svolgimento dell'ultima sessione di bilancio Forza Italia aveva denunciato con molta forza i limiti di un eccesso di spesa corrente, soprattutto per quanto riguarda la destinazione delle risorse per l'avvio di una misura secondo noi completamente inutile, proprio dopo quest'anno di rodaggio, come il reddito di cittadinanza, evidenziando allo stesso tempo l'adozione di interventi troppo poco incisivi, troppo facili sul piano degli investimenti, sullo sblocco dei cantieri e sul sostegno di ricerca e innovazione, interventi che di fatto sono stati migliorati solo parzialmente con il cosiddetto “decreto crescita”, quasi invece per nulla migliorati con il cosiddetto “sblocca cantieri”, che ci hanno portato a una crescita pari allo zero, che anche in questi giorni è stato ulteriormente sancito dall'Istat.

Del resto, col decreto crescita sono stati destinati solo 400 milioni dell'anno in corso per lo sviluppo e dopo il decreto sblocca cantieri rimangono bloccati - scusate il gioco di parole - 16 miliardi utili per opere cantierabili.

Come già sottolineato, sicuramente con l'assestamento il Governo giallo-verde ha preso atto della gravità della situazione in cui eravamo arrivati e ha scongiurato l'avvio di una procedura di infrazione per eccessivo scostamento del deficit, che era un pericolo enorme per il Paese, ma ciò non toglie che, anche se questa è una nota positiva, rimangono le critiche di Forza Italia a una manovra economica che ha concentrato il grosso del Governo su risorse disponibili nelle misure bandiera del precedente Governo.

Per tali ragioni, il gruppo di Forza Italia ha presentato un pacchetto di emendamenti in Commissione, proponendo di incrementare le risorse con quattro linee di intervento molto chiare.

La prima è una linea che tende a stimolare la competitività e lo sviluppo delle imprese con interventi di sostegno, tramite il sistema della fiscalità e agevolazioni fiscali per le imprese stesse.

Un secondo pacchetto di proposte va a favore del sostegno dei diritti sociali, delle politiche sociali, degli interventi a favore delle famiglie.

La terze proposta che abbiamo fatto è in favore del comparto della sicurezza, mai come in questo momento bisognosa di attenzioni, aumentando la dotazione dell'arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato per la tutela dell'ordine pubblico, uno dei temi sentiti davvero dagli italiani.

Infine, un intervento che riguarda la tematica dei trasferimenti in materia di fusione dei comuni, come già ricordato dal mio collega Giacometto qualche minuto fa: una questione delicata, delicata, su cui Forza Italia si è molto impegnata e su cui ritiene di dover continuare ad impegnarsi, proprio perché crediamo che questo sia un fatto molto importante. La questione è nota: nel 2019 sono stati adeguati gli stanziamenti che consentirebbero di dare seguito al patto sottoscritto tra decine e decine di comuni di molte regioni, che hanno scelto di fondersi, potendo contare su una norma di legge con un finanziamento adeguato. Ora abbiamo un taglio del 40 per cento di queste risorse. Con l'emendamento che abbiamo voluto presentare, a prima firma del capogruppo di Forza Italia, l'onorevole Gelmini, chiediamo dunque di adeguare per tempo tali stanziamenti, la cui diminuzione rischia di bloccare quei processi virtuosi che invece dovrebbero essere fortemente sostenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Si tratta di una tariffa di 31 milioni di euro, che è - diciamolo - una goccia, veramente una goccia nel bilancio pubblico di centinaia di miliardi di euro, ma ha un valore grandissimo per le comunità locali, i cui cittadini hanno deciso liberamente, con uno strumento così importante come quello del referendum, di aggregare i comuni, di darsi una mano, di dare una risposta sistemica ai cittadini e l'hanno fatto anche grazie a quello che noi abbiamo scritto con le leggi che abbiamo approvato. Ricordo, al riguardo, che a giugno dello scorso anno il Ministero dell'interno aveva predisposto una tabella riepilogativa, con la quale venivano ripartite le risorse messe a disposizione dei comuni che sono stati oggetto di fusione o fusione per incorporazione: con il comunicato n. 2 del giugno 2019, la Direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno ha pubblicato sul proprio sito, dopo il parere condizionato all'integrazione delle risorse ottenute durante la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, nella seduta del 6 giugno 2019, la tabella che contiene le voci di riparto del contributo erariale, per l'anno 2019, agli enti costituiti a seguito di fusioni e incorporazioni; a 67 enti istituiti, a seguito della fusione di 166 amministrazioni, sono state destinate risorse, per il 2019, per un importo complessivo mal contato di 47 milioni di euro, contributi statali che risultano insufficienti rispetto al fabbisogno dei comuni. Mancano dunque questi 31 milioni di euro ai comuni che hanno scelto la fusione e che servirebbero a garantire lo stesso coefficiente di maggiorazione previsto per ogni anno di anzianità della fusione, già autorizzato per le ripartizioni del 2018. Io penso ad esempio, a titolo proprio così esemplificativo, al comune di Colli Verdi, nel Pavese, che deriva dalla fusione di tre comuni, Canevino, Ruino e Valverde, beh, di fronte a uno stanziamento iniziale si trovano in una situazione di difficoltà, proprio perché noi non riusciamo a mantenere quello che abbiamo promesso.

Si tratta di una situazione che crea enormi problemi e criticità a tante piccole realtà locali che, per garantire servizi pubblici e qualità di vita ai cittadini, avevano deciso di fare un passaggio così importante.

Col nostro emendamento ci auguriamo quindi che il nuovo Governo si faccia carico del problema e venga incontro alle sollecitazioni delle amministrazioni locali dell'ANCI.

Ovviamente ci fermiamo qua, ma vi aspettiamo tra qualche giorno con il DEF, vi aspettiamo con la proposta della nuova legge di bilancio, perché ovviamente vorremmo vedere cosa sarete in grado di fare o perlomeno di non fare per questo Paese, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marialuisa Faro. Ne ha facoltà.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie Presidente, rappresentanti del Governo e colleghi, nella scorsa legge di bilancio, che impostava la manovra del 2019, ci si è posti come obiettivo principale quello di porre l'attenzione verso le fasce più deboli della popolazione, in particolare quelle che hanno subìto maggiormente gli effetti negativi della crisi economica e di alcune riforme. Mi riferisco ai disoccupati e ai lavoratori prossimi alla pensione. In particolare faccio riferimento alla normativa di quota 100, che finalmente rende giustizia a tanti pensionati che dal giorno alla notte si sono ritrovati con l'età pensionabile spostata in avanti e all'istituzione del reddito di cittadinanza, una misura necessaria in un Paese con 5 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà, che vivono una condizione di totale emarginazione sociale.

A questi interventi di importanza civile e sociale abbiamo aggiunto interventi che mirano a riattivare la parte degli investimenti con la creazione di due Fondi, uno presso il Ministero dell'Economia, da ripartire tra i diversi ministeri, e l'altro per gli enti locali, verso i quali abbiamo posto particolare attenzione, sbloccando gli avanzi di amministrazione e stanziando ulteriori risorse per le piccole opere di messa in sicurezza, sviluppo economico ed efficientamento energetico dei comuni.

Oltre che su interventi di carattere dichiaratamente sociale e sulle risorse finalizzate alla crescita, la scorsa manovra si è concentrata anche su singole problematiche irrisolte come quella dei risparmiatori truffati, ai quali è stato garantito il risarcimento grazie allo stanziamento di 1,5 miliardi di euro. È stata loro semplificata la vita e garantita la certezza del ristoro a tutti coloro che ne avevano diritto, estendendo poi il Fondo di solidarietà anche a tutti quegli obbligazionisti che fino a quel momento erano stati esclusi.

Altro elemento centrale della scorsa manovra è stato il tema dell'innovazione, finalmente tornato al centro dell'agenda politica. È stato istituito, presso la Cassa depositi e prestiti, il Fondo nazionale innovazione con una dotazione iniziale di un miliardo di euro per il sostegno al venture capital ed è stata prevista la possibilità, per il Ministero dello Sviluppo economico, di investire direttamente in fondi di venture capital, così da favorire il rafforzamento e la crescita dell'ecosistema delle start-up italiane e di tutto il settore dell'innovazione digitale - e non solo - del nostro Paese.

È stato, infine, creato un Fondo finalizzato alla sperimentazione delle tecnologie emergenti, come l'intelligenza artificiale, la blockchain e l'Internet delle cose, con dotazione iniziale di 15 milioni, e si è proseguito con tutta una serie di incentivi relativi a Industria 4.0. È stato poi dato avvio a un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione che prevede lo stanziamento di diverse centinaia di milioni di euro per permettere l'assunzione a tempo indeterminato di personale nei vari ministeri: dalla Giustizia all'Interno, all'Ambiente, ai Beni culturali, agli uomini e alle donne delle Forze Armate, perché l'obiettivo è anche quello dell'efficientamento della macchina della pubblica amministrazione.

Per quanto riguarda la sanità, sono stati stanziati 328 milioni per incrementare il numero dei contratti di formazione specialistica e 4 miliardi in favore del Fondo sanitario nel prossimo triennio. Tutto questo è stato realizzato senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ai quali abbiamo scongiurato l'aumento dell'IVA che sarebbe scattato senza un nostro intervento e che avrebbe avuto un impatto fortemente negativo sui consumi e sulla crescita economica. Al contrario, molte piccole e medie imprese e partite IVA hanno iniziato a pagare meno tasse grazie all'estensione del regime forfettario fino a 65 mila euro e alla riduzione strutturale dell'IRES sugli utili reinvestiti, senza dimenticare la deducibilità dell'IMU sui capannoni e sui beni strumentali, salita al 50 per cento e che arriverà fino al 100 per cento nei prossimi anni.

A seguito del disegno di legge di assestamento vi sono state alcune variazioni degli stanziamenti degli stati di previsione. Come di consueto, ci sono programmi di spesa che sono stati oggetto di rimodulazione: in particolare, si evidenzia un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio che si attesta a un valore di meno 58,9 miliardi rispetto a una previsione iniziale di meno 59,4 miliardi, con un miglioramento di 435 milioni di euro del saldo netto da finanziare. In particolare, si evidenzia la riduzione di un miliardo delle entrate complessive dovuta a una diminuzione delle entrate tributarie pari a meno 6,7 miliardi, per lo più determinata dall'adeguamento della stima al quadro più aggiornato del DEF 2019 e compensata, però, in parte dall'andamento di segno opposto di quelle extratributarie, pari a un più 5,6 miliardi, da attribuirsi ai maggiori utili di gestione della Banca d'Italia e ai dividendi, maggiori rispetto alle previsioni, che saranno versati dalle società pubbliche.

Per quanto riguarda le spese finali, si evidenzia una riduzione rispetto alle previsioni di 668 milioni, su cui incide positivamente la riduzione della spesa per interessi, la riduzione di spese correnti e quella delle spese in conto capitale. In termini di competenza le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento determinano una riduzione del saldo netto da finanziare pari a 1,9 miliardi rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio.

Come è noto, l'assestamento 2019 è anche frutto di una proficua negoziazione avviata dal Governo e dal Presidente Conte con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita per l'anno 2018. A seguito di tali negoziazioni si sono adottate una serie di misure che comporteranno una correzione del saldo di bilancio pari a 7,6 miliardi di euro in termini nominali, così composta: un maggior gettito rispetto alle previsioni per circa 6,2 miliardi, dovuto a maggiori entrate fiscali rispetto alle previsioni, con maggiori contributi, e alle entrate relative ai maggiori dividendi della Banca d'Italia e della Cassa depositi e prestiti. A ciò si aggiungono i risparmi attesi da “quota 100” e dal reddito di cittadinanza che, come ampiamente anticipato al momento della loro approvazione, produrranno risparmi pari a 1,5 miliardi nel 2019.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,12)

MARIALUISA FARO (M5S). In conclusione, per effetto di tali misure il deficit 2019 è stimato al 2,04 per cento del PIL, in riduzione rispetto al 2,5 previsto in primavera dalla Commissione europea. Questo risultato ci ha consentito di evitare l'avvio di una procedura di infrazione e ci consente oggi di affrontare la prossima manovra economica con maggiori margini. Pertanto, con i nostri provvedimenti abbiamo aiutato chi negli ultimi anni ha pagato la crisi e ha subito le politiche di austerità attraverso il finanziamento, appunto, di misure sociali a lungo attese, un piano di investimenti pubblici, soprattutto locali, e una minore pressione fiscale su alcune categorie di imprese, il tutto mantenendo la stabilità finanziaria del Paese nonostante una minore crescita economica sia in Italia sia in Europa.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2017 e 2018)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Antonio Zennaro, che vi rinunzia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, senatore Misiani.

ANTONIO MISIANI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il relatore, onorevole Zennaro, e i deputati che sono intervenuti nel corso della discussione sulle linee generali; qualche elemento di replica e cercando di rispondere agli interrogativi che sono stati posti in questa sede o almeno alla maggioranza di essi.

L'onorevole Giacometto ha posto la questione della riclassificazione del debito pubblico comunicato dalla Banca d'Italia. Voglio ricordare - e lo ha già fatto l'onorevole Giacometto, ma è giusto sottolinearlo - che questa riclassificazione, che porta per il 2018, ultimo anno della riclassificazione, il rapporto tra debito e PIL dal 132,2 per cento inizialmente quantificato al 134,8 per cento, è frutto esclusivamente di una riclassificazione legata all'adozione di una nuova metodologia da parte della Banca d'Italia che investe, nello specifico, la classificazione dei buoni postali fruttiferi che, con la nuova metodologia, vengono incorporati nello stock di debito pubblico per un ammontare di 58,2 miliardi di euro. È, appunto, una riclassificazione e come tale va trattata, anche tenendo conto degli equilibri complessivi della finanza pubblica.

È stato sottolineato il tema degli investimenti. È vero, guardando, in particolare, al rendiconto 2018, che evidenzia una serie di andamenti positivi del saldo primario e dell'indebitamento netto - sto ragionando sui numeri del conto economico delle amministrazioni pubbliche -, che l'andamento delle spese in conto capitale è forse l'unico dato realmente deludente. Però, è un tema significativo di cui abbiamo discusso più volte nelle Aule parlamentari di questo Paese. Il rallentamento e, in particolare, il rallentamento del 2018, è, se vogliamo, un numero paradossale perché cade in anni che invece hanno segnato, nelle ultime tre leggi di bilancio, dei rilevantissimi stanziamenti per gli investimenti, in particolare delle amministrazioni centrali. Le ultime tre leggi di bilancio, peraltro adottate da Governi di diverso colore politico, hanno stanziato complessivamente 126 miliardi di euro fino al 2033 per gli investimenti delle sole amministrazioni centrali. Quindi, dopo anni di drastica riduzione degli investimenti pubblici, dal punto di vista degli stanziamenti c'è, invece, un oggettivo rilancio, che però non trova riscontro in sede di rendiconto, credo e penso che ne siamo tutti convinti, innanzitutto per problemi di lentezza della macchina amministrativa, per le note difficoltà del quadro regolatorio e anche per un impoverimento della capacità progettuale e amministrativa, a livello locale così come a livello centrale, che continua a rallentare il ciclo degli investimenti e che rappresenta uno dei nodi principali su cui intervenire. Infatti oggi, in particolare per quanto riguarda, lo ripeto, le spese in conto capitale delle amministrazioni pubbliche, non c'è tanto un problema di stanziamenti di risorse disponibili, quanto un tema di capacità di spesa delle risorse già stanziate.

È naturalmente un tema primario dal punto di vista della politica economica perché dal rilancio degli investimenti pubblici, così come dal rilancio degli investimenti privati, passa una gran parte della possibilità di ripresa di un'economia che, come veniva ricordato dagli intervenuti, nel 2019 si è sostanzialmente fermata e anche per il 2020 non offre, ad oggi, prospettive di ripresa significativa, quantomeno per quanto riguarda il quadro tendenziale.

È stato sottolineato il tema della spending review. Vorrei ricordare un dato, credo, significativo del rendiconto del 2018: nel 2018, per la prima volta, è stato incorporato nel ciclo di bilancio il processo di spending review definito con la riforma della normativa in materia di contabilità. Allora venne posto un obiettivo di un miliardo di euro: il risultato a rendiconto è superiore, c'è stato un risparmio di 1,3 miliardi di euro. È chiaro che parliamo di 1,3 miliardi di euro risparmiati su un ammontare complessivo di spesa delle pubbliche amministrazioni superiore di 800 miliardi di euro, però credo che sia un numero incoraggiante e la testimonianza che non è vero che è impossibile fare una seria e rigorosa revisione della spesa nel nostro Paese. Se poi guardassimo alla dinamica complessiva della spesa pubblica negli anni più recenti, troveremmo che, in realtà, c'è stato un contenimento della dinamica rispetto al passato; è chiaro che c'è tanto da fare da questo punto di vista, però credo che questo numero del 2018 sia un elemento di incoraggiamento per il Governo e per il Parlamento.

L'onorevole Giacometto – ma non solo, anche altri deputati – ha posto il tema della questione dei contributi per le fusioni dei comuni. È un tema significativo innanzitutto dal punto di vista politico, non tanto dal punto di vista quantitativo, perché parliamo di un fabbisogno, credo, quantificabile in una trentina di milioni di euro. Non c'è stato un taglio degli stanziamenti, gli stanziamenti sono stati confermati nell'ammontare già previsto precedentemente. Se vogliamo, questa misura è vittima, tra virgolette, del successo degli incentivi, che sono stati via via rafforzati negli anni, per le fusioni di comuni; siccome sono aumentati i comuni che hanno scelto liberamente di fondersi con altre amministrazioni, lo stanziamento inizialmente previsto si è rivelato insufficiente nell'anno in corso. Ecco, vorrei sottolineare all'Aula della Camera che il tema è oggetto di attenzione, di grande attenzione da parte del Governo. C'era un lavoro già avviato da parte del Governo precedente, in particolare dalla Vice Ministra Castelli; proseguiremo questo lavoro di reperimento di fondi, per tentare di porre rimedio ad una carenza di risorse che, è vero, rischia di indebolire un patto che lo Stato, il Governo centrale, ha fatto con quelle comunità locali che hanno deciso di fondersi, di dare vita a nuovi comuni più grandi anche sulla base di contributi molto generosi che erano previsti dalla legislazione vigente, che credo che noi abbiamo il dovere di garantire alle comunità locali interessate.

Non possiamo intervenire nel disegno di legge di assestamento per ragioni di tempistica che potete facilmente immaginare, però ci ripromettiamo il prima possibile di porre rimedio a questa problematica e, naturalmente, siamo certi che ce la ricorderete nei passaggi successivi di discussione di provvedimenti di natura finanziaria.

L'onorevole Navarra ha evidenziato un tema che io credo importante, naturalmente tutti lo avete sottolineato; sono due provvedimenti che vengono discussi dalla Camera dei deputati a cavallo tra due Governi con maggioranze diverse che si sono succeduti in queste settimane. Un tema, però, credo possa mettere d'accordo tutti: l'approvazione del rendiconto e dell'assestamento è la condizione sine qua non per avviare il ciclo di bilancio della legge di bilancio per il 2020, e quindi, dal punto di vista dell'intervento che ha fatto l'onorevole Navarra, per porre in atto le scelte programmatiche su cui il nuovo Governo ha ottenuto la fiducia.

L'onorevole Lovecchio ha ricordato il tema dell'evasione fiscale, che è un grande problema del Paese perché, come ci ricordano le relazioni che vengono allegate al Documento di economia e finanza, ogni anno, sono 110 miliardi l'ammontare di risorse che vengono sottratte al fisco e all'INPS.

Anche da questo punto di vista, però, credo che l'assestamento del 2019 dia delle notizie confortanti. È stato ricordato il positivo andamento delle entrate, che è pari a 5 miliardi di euro in termini di indebitamento netto, 2 miliardi e mezzo dei quali sono maggiori entrate tributarie. Gran parte di quei 2 miliardi e mezzo di euro sono legati al recupero di evasione fiscale connesso all'introduzione della fatturazione elettronica nel nostro Paese.

Non è vero, quindi, che ridurre e abbattere l'evasione fiscale in Italia sia una missione impossibile. Il tema dell'estensione della tracciabilità delle transazioni economiche con la fatturazione, con lo scontrino elettronico che è entrato in vigore quest'anno e andrà a regime dal primo gennaio del 2020, con una serie di misure, la lotteria degli scontrini introdotta dal precedente Governo e, come noi auspichiamo, incentivi - e sottolineo: incentivi - all'uso delle carte elettroniche per il pagamento da parte dei consumatori, ecco, questa può essere una strada molto importante e fruttuosa per recuperare un ammontare di risorse significativo, cruciale naturalmente per finanziare gli impegni rilevantissimi che attendono il Paese nella prospettiva della legge di bilancio per il 2020.

Chiudo con il tema della correzione da 7,6 miliardi di euro che è stata ricordata da vari interventi: come è noto, il disegno di legge di assestamento va letto in connessione con il decreto-legge n. 61 del 2019, che è stato da poco convertito in legge dal Parlamento. Il decreto-legge n. 61, come è noto, registra un importante risparmio di 1,5 miliardi di euro nel 2019 legati alle minori spese rispetto alle previsioni su quota 100 e reddito di cittadinanza, che erano i provvedimenti chiave della legge di bilancio per il 2019. Il disegno di legge di assestamento che voi siete chiamati a discutere e a votare migliora ulteriormente l'indebitamento netto per 6,1 miliardi, 5 entrate, 0,6 miliardi sulle spese e mezzo miliardo di euro per le aste CO2.

Questa manovra correttiva, che complessivamente vale 7,6 miliardi, è stata molto importante perché ha permesso all'Italia di evitare la procedura di infrazione per debito che pendeva sul nostro Paese.

L'avvio di quella procedura di infrazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze negative, avrebbe vincolato, sostanzialmente per molti anni, la decisione di bilancio del nostro Paese.

Credo che sia un risultato molto importante; lo abbiamo sottolineato, anche quando molti di noi erano all'opposizione del precedente Governo, come un risultato positivo per l'Italia, che evita la procedura di infrazione grazie a questa manovra correttiva e riporta il deficit, l'indebitamento netto dal 2,4 per cento quantificato dal DEF 2019 al 2 per cento con cui, con tutta probabilità, chiuderemo l'anno in corso.

Rimangono naturalmente - ho veramente concluso - degli impegni molto rilevanti per la definizione della manovra del 2020, lo avete ricordato anche voi. La clausola di salvaguardia IVA vale 23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 miliardi per il 2021. È questo il punto di partenza per la definizione della prossima manovra di bilancio, avremo naturalmente occasione di tornare a discuterne con l'imminente presentazione della Nota di aggiornamento e la presentazione del disegno di legge di bilancio che avverrà nel giro di poche settimane.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 1640-A, 1641-A,1767, 1770-A, 1814, 1815 e 1850-A.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Roma il 16 aprile 2012 (A.C. 1640-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1640-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Roma il 16 aprile 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1640-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Pino Cabras.

PINO CABRAS, Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il Qatar è una delle realtà più dinamiche e innovative dell'area mediorientale. Dopo essere rimasto per lunghi decenni un satellite dell'Arabia Saudita, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, l'ex emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ha deciso di sostenere i progetti volti a sfruttare l'enorme giacimento di gas, risorsa energetica all'epoca ritenuta poco conveniente, posto al largo delle coste qatariote, il più grande del mondo. Nel decennio successivo il Qatar è diventato il più grande esportatore al mondo di gas liquido e il suo PIL è passato da 8 a 192 miliardi di dollari. Sfruttando le sue ingenti risorse finanziarie, l'emiro ha quindi avviato una trasformazione dell'immagine del Paese all'estero, che ha progressivamente portato ad associare il nome del Qatar al lusso, all'innovazione e allo sport.

L'emirato è diventato uno dei più grandi investitori del mondo, con un patrimonio detenuto dal suo fondo sovrano stimato tra i 100 e i 200 miliardi di dollari. Il piccolo Stato della penisola arabica ha ottenuto un grande ritorno di immagine e di soft power con l'apertura del canale satellitare all-news panarabo Al Jazeera.

Dalla sua nascita, nel 1997, questa emittente televisiva ha offerto per la prima volta uno spazio in cui commentatori di tutto il mondo arabo potevano confrontarsi e, soprattutto nel periodo della Seconda intifada, di cui Al Jazeera ha saputo offrire un esemplare servizio di copertura informativa, è diventata il simbolo del Qatar nel mondo.

Ulteriore simbolo dell'influenza acquisita da Doha è l'assegnazione al Qatar dell'organizzazione dei mondiali di calcio del 2022, importante vetrina internazionale.

Sul fronte interno, il Qatar si struttura internamente come una monarchia assoluta, in cui il potere è concentrato nelle mani della famiglia regnante, gli Al Thani. Nel 2008 è entrata in vigore una nuova Costituzione, a seguito di un referendum al quale ha partecipato anche l'elettorato femminile, che prevede formalmente l'elezione popolare dei due terzi del Parlamento, i cui membri sono oggi nominati dall'emiro. Le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea consultiva non si sono, tuttavia, ancora tenute e il Parlamento continua a esercitare un'influenza del tutto marginale nella vita del Paese.

Il Governo del Qatar ha prestato grande attenzione allo sviluppo del sistema educativo e al miglioramento degli standard di vita e al benessere sociale. Nel 2013, il Paese ha speso per il settore educativo circa il 4,1 per cento del PIL, il tasso più alto della regione, e il tasso di alfabetizzazione, che raggiunge il 96,7 per cento, è notevolmente più alto della media regionale.

Il Paese risulta, insieme agli Emirati Arabi Uniti, il meno corrotto in tutta l'area mediorientale, ma è sul fronte delle libertà civili e politiche che non raggiunge standard adeguati. La mancanza di un sistema di partiti rende di fatto assenti le forme di opposizione politica organizzata. Anche la libertà di stampa e quella di opinione risultano limitate, sebbene il Qatar ospiti e finanzi l'emittente satellitare Al Jazeera, nota in tutto il mondo per lo standard conforme ai grandi media globali con cui confeziona il suo palinsesto.

Una categoria scarsamente tutelata dal diritto - e quindi più a rischio - è quella dei lavoratori immigrati, soprattutto i lavoratori che lavorano per le imponenti infrastrutture necessarie a ospitare i campionati mondiali di calcio del 2022, segnati da scarsa attenzione rispetto alla sicurezza e ai diritti del lavoro.

Nel panorama internazionale, il Qatar è riuscito ad affermarsi per il suo attivismo diplomatico e sotto la guida di Hamad bin Khalifa ha iniziato a ritagliarsi un proprio ruolo nella regione, intrecciando una fitta rete di contatti e alleanze internazionali, spesso anche in apparente contraddizione tra loro; ciò l'ha posto spesso in contrapposizione con l'Arabia Saudita già nel corso degli anni Novanta, fino alla crisi odierna. Il Qatar mira a salvaguardare i legami preferenziali con i partner occidentali, Stati Uniti in primis, di cui ospita due importanti basi aeree e, da segnalare, nell'ambito di un certo attivismo diplomatico, Doha ha ospitato le sessioni negoziali fra i talebani e gli Stati Uniti. Le divergenze con l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono emerse nel 2017…

PRESIDENTE. Deve concludere.

PINO CABRAS, Relatore. Cerco di accorciare e di andare sul centro dell'intesa su cui lavoriamo: un Accordo composto da un preambolo di 13 articoli, relativi al settore dell'istruzione fino a quello dell'università e della ricerca. Ha un particolare rilievo l'articolo 2, in forza del quale le Parti intendono favorire la partecipazione a corsi di formazione congiunti nel settore dell'istruzione. Tali corsi dovranno essere concordati tra le parti almeno quattro mesi prima dell'inizio. C'è un articolo, l'articolo 4, inteso a disciplinare lo scambio di esperienze e informazioni relativamente alla scuola dell'infanzia e dell'istruzione tecnica e professionale. Poi ci sono articoli su borse di studio e cooperazione accademica tra facoltà.

Dal punto di vista delle disposizioni finanziarie, si prevede di autorizzare una spesa di 196.165 euro a decorrere dall'anno 2019, dettagliata nella relazione tecnica allegata al disegno di legge.

Confido in una rapida approvazione del provvedimento, che concorrerà a perfezionare le nostre relazioni bilaterali, considerata l'importanza crescente di tutte le relazioni in questi anni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che non interviene.

È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie. Solo per dire che il gruppo di Fratelli d'Italia voterà favorevolmente a tutte le ratifiche di cui discutiamo oggi e che andremo a votare domani, e lo facciamo nell'assoluta convinzione che ci siano dei principi che devono ovviamente essere rispettati, quindi la cooperazione internazionale, rispetto tra l'altro a moltissimi temi fondamentali, come sono quelli della formazione e, vedremo poi con la prossima ratifica, dell'innovazione tecnologica. Insomma, sono tutti temi davvero importanti. E oggi più che mai riteniamo che la cooperazione internazionale, indipendentemente da quelle che sono le visioni ideologiche rispetto alle posizioni di tutti i partiti, non possa ovviamente superare quella che è la necessità di cooperazione internazionale rispetto ad alcuni temi.

Abbiamo sentito che il Qatar, dal 1995 in poi, ha sviluppato un nuovo percorso e, ovviamente, in questo nuovo percorso noi consideriamo anche tutti quegli italiani che oggi vivono e lavorano in quei territori. Ci sono norme - come quella prevista dall'articolo 3, che prevede la possibilità di aiutare percorsi di studio, per esempio sulla lingua italiana in uno Stato estero - che non possono che vederci favorevoli. Per cui, il gruppo Fratelli d'Italia voterà favorevolmente a questa ratifica e a tutte quelle che seguiranno.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1640-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo italiano e il Governo di Singapore di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Roma il 23 maggio 2016 (A.C. 1641-A) (ore 15,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1641-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo italiano e il Governo di Singapore di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Roma il 23 maggio 2016.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1641-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Pino Cabras.

PINO CABRAS, Relatore. L'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica si pone il duplice obiettivo di sviluppare i rapporti di amicizia fra Italia e Repubblica di Singapore e approfondire e strutturare ulteriormente la collaborazione in campo scientifico e tecnologico, già prevista dall'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra la Repubblica italiana e quella di Singapore firmato nel 1990 e reso esecutivo con legge n. 140 del 1996, prevedendo anche la possibilità di finanziare progetti di attività congiunte.

I legami culturali tra Italia e Singapore sono cresciuti nel tempo, anche grazie alla volontà della città Stato di accreditarsi sempre più come realtà cosmopolita e all'avanguardia.

Lo Stato di Singapore, uno dei principali centri finanziari ed economici globali, vanta il quinto reddito pro capite più elevato al mondo e costituisce il primo acquirente destinatario delle esportazioni italiane nella regione, con particolare riferimento ai settori di più alto valore aggiunto. Anche gli investimenti sono in stimolante crescita, tant'è vero che a Singapore sono attive e con sede stabile oltre 300 nostre aziende. Questo Accordo si inserisce nel contesto dell'alto livello di tecnologia raggiunto e applicato da Singapore, non è dunque difficile comprendere perché la città Stato del Sud-Est asiatico possa essere considerata come una piattaforma ideale per lo sviluppo e la sperimentazione dei sistemi che un giorno troveranno posto nelle smart city di tutto il mondo.

Grande impulso ha conosciuto negli ultimi anni la cooperazione interuniversitaria tra Italia e Singapore, che vede coinvolte, da una parte, numerosi importanti atenei italiani e, dall'altro, le più importanti Università di Singapore, quali la National University of Singapore, la Nanyang Technological University, la Singapore Management University e altre ancora.

Il contenuto dell'Accordo si compone di un breve preambolo e di 10 articoli.

L'articolo 1 prevede lo sviluppo delle attività di cooperazione tra le due parti per scopi pacifici, a vantaggio reciproco, nell'ambito delle scienze e della tecnologia; successivamente si precisa che questa cooperazione intende promuovere prosperità economica per scopi pacifici e indica che tale cooperazione avverrà mediante i rispettivi enti di cooperazione, e ne specifica le modalità.

Ulteriori articoli possono stabilire che si istituisca una commissione congiunta, da riunire alternativamente in Italia e in Singapore, con il compito di supervisionare l'attuazione e l'approvazione di programmi e protocolli.

Il disegno di legge di ratifica: gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo e il relativo ordine di esecuzione; l'articolo 3 reca la copertura finanziaria degli oneri, pari a 362 mila euro annui a decorrere dall'anno 2019, valutati in 78 mila euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e 87 mila euro annui a decorrere dall'anno 2021.

In questo modo si cerca di dare una continuità piena agli altri elementi, che lascio poi alla lettura, perché deposito la relazione, suggerendo che si approvi quanto prima.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si sarà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Giamaica per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocolli, fatto a Kingston il 19 gennaio 2018 (A.C. 1767) (ore 15,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1767: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Giamaica per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocolli, fatto a Kingston il 19 gennaio 2018.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1767)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Riccardo Olgiati.

RICCARDO OLGIATI , Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Giamaica per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocolli, fatto a Kingston il 19 gennaio 2018, si inserisce nel contesto generale di ampliamento della rete di convenzioni stipulate dall'Italia per evitare le doppie imposizioni con l'obiettivo di realizzare un'equilibrata ripartizione della materia imponibile fra i due Stati contraenti. La relazione illustrativa evidenzia che la struttura dell'Accordo si conforma agli standard più recenti del modello elaborato dall'OCSE, pur accettando l'inserimento di alcune disposizioni ispirate al modello di convenzione predisposto dall'ONU nel quadro di un necessario compromesso con le richieste della controparte, caratterizzata da un diverso grado di sviluppo.

Il testo dell'Accordo accoglie gli elementi costituenti il livello minimo del progetto OCSE e G-20 inseriti nella Convenzione multilaterale per l'attuazione di misure finalizzate a prevenire l'erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti, firmata dall'Italia il 9 giugno 2017. Sono state, inoltre, recepite talune altre raccomandazioni e migliori prassi mutuate dallo stesso progetto. È opportuno ricordare che il progetto BEPS, approvato dal G-20 al Summit di Antalya nel novembre 2015, si articola in 15 azioni, finalizzate ad assicurare che il contesto fiscale internazionale sia caratterizzato da maggiore coerenza tra sistemi di tassazione societaria, più trasparenza nella tassazione delle imprese multinazionali e l'allineamento della tassazione al luogo di creazione del valore. La finalità ultima è quella di combattere l'elusione fiscale internazionale, rendendo più difficile lo spostamento di base imponibile dei Paesi ad alta tassazione verso quelli con pressione fiscale bassa o nulla.

La perdita di gettito a livello globale attribuibile ai fenomeni BEPS è stimata in una forbice compresa tra 100 e 240 milioni di dollari, pari ad un intervallo tra il 4 e il 10 per cento del gettito fiscale dell'imposta sulle società, stima che viene comunque definita prudente. In questo contesto mi preme sottolineare che il nuovo Accordo, che si compone di 32 articoli e di un protocollo, delinea un quadro giuridico stabile che consentirà alle imprese italiane di operare in Giamaica ed intrattenere rapporti economici e finanziari con soggetti di tale Paese in condizioni paritarie o concorrenziali rispetto agli altri investitori esteri, garantendo contestualmente gli interessi generali tutelati dall'amministrazione finanziaria italiana. In particolare, l'articolo 26 dell'Accordo, che disciplina le procedure amichevoli in materia di risoluzione delle controversie, prevede che, quando si ritenga che le misure da uno o da entrambi gli Stati contraenti possano comportare un'imposizione non conforme alle disposizioni dell'Accordo stesso, si può sottoporre il caso all'autorità competente dello Stato contraente di cui si è residenti o a quella dello Stato contraente di cui si ha la nazionalità. Sul piano degli oneri finanziari, l'articolo 3 del disegno di legge contiene una clausola di invarianza finanziaria, per la quale dall'attuazione della legge non devono pervenire oneri per la finanza pubblica. A tale proposito, la relazione tecnica allegata al provvedimento precisa che l'attuazione dell'intesa non produrrà effetti finanziari sul gettito fiscale. In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, che si inquadra nell'azione di contrasto dei fenomeni di elusione e di evasione fiscale che il nostro Paese deve perseguire con fermezza, sia a livello nazionale sia sul piano globale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che non ritiene di intervenire. Non essendoci iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica ed audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Bulgaria, con Allegato, fatto a Roma il 25 maggio 2015 (A.C. 1770-A) (ore 15,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1770-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica ed audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Bulgaria, con Allegato, fatto a Roma il 25 maggio 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1770-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Santi Cappellani.

SANTI CAPPELLANI, Relatore. Presidente, la cinematografia bulgara soltanto da pochi anni si sta ritagliando a fatica un suo spazio nel panorama occidentale, panorama al momento esclusivamente festivaliero, cioè raramente destinato al circuito delle sale cinematografiche. All'interno dei festival, però, le produzioni bulgare e italo-bulgare sono riuscite recentemente a imporsi. Ricordiamo, ad esempio, Directions Tutto in una notte a Sofia, di Stephan Komandarev, selezionato in Un Certain Regard a Cannes, nel 2016, e nello stesso anno, al Festival di Locarno, la vittoria del Pardo d'oro, andato a Bezbog (Godless), di Ralitza Petrova. Grande successo hanno avuto anche i festival dedicati al cinema bulgaro a Roma, arrivato alla XVIII edizione, e a Milano, così come le proiezioni di film italiani in Bulgaria, grazie all'Accordo del 1967, che oggi andiamo ad aggiornare, rendendolo adeguato alle nuove forme di fruizione delle opere filmiche. Per motivi storici e politici il cinema bulgaro non è stato indipendente dalla censura fino a tempi relativamente recenti. La sua storia è anche importante; il primo film bulgaro è del 1915: Il bulgaro è galante di Vasil Gendov.

Abbandonata la fase pionieristica del film muto, dal 1940 sino al crollo dell'asse comunista esso è dipeso interamente dal Ministero della Propaganda, con le ovvie conseguenze sull'indipendenza autoriale. Al contrario, recentemente, come ha denunciato in un'intervista Andrej Slabakov, il problema dell'industria cinematografica bulgara è quello di reperire fondi. Per ovviare a questa situazione gli autori bulgari sono costretti a una sorta di autocensura, che consiste nell'ideare prodotti che possano piacere al cosiddetto Occidente, soprattutto festivaliero, con film - sempre parole di Slabakov - eccessivamente etnici e documentaristici. Un'impossibilità di fondo, insomma, che impedisce alla cinematografia bulgara di confrontarsi col mercato, che oggi si è allargato a dismisura arricchendosi grazie a innumerevoli piattaforme di fruizione, di ambiti remunerativi destinati a crescere, anche se di nicchia.

Il fenomeno delle piattaforme sulle quali è possibile fruire dalle grandi produzioni hollywoodiane ai piccoli film indipendenti è talmente vasta che oggi parlare semplicemente di cinematografia è oltremodo riduttivo, non a caso, questo nuovo accordo che andiamo a ratificare inserisce la parola “audiovisivo”. La vecchia maniera di intendere il cosiddetto cinema di confine, destinato, appunto, ai colti fruitori di festival, va superata, cercando di dare il massimo aiuto ai cineasti e ai videomaker per allargare il proprio pubblico su scala mondiale. Le piattaforme streaming, non essendo collegate ad alcun supporto materiale, le pellicole, o spaziale, le sale cinematografiche, permettono, grazie ai sottotitoli, di raggiungere il proprio pubblico ovunque, con un risultato massimo a fronte di un minimo investimento.

È proprio per questo che il cinema bulgaro è da sempre abituato ad esprimere le proprie idee in situazioni di difficoltà. L'Accordo di scambio tra Italia e Bulgaria è, quindi, una possibilità di arricchimento culturale per entrambi i Paesi, portando industria laddove ancora manca e ricevendo in cambio freschezza e coraggio di sguardo. Non parliamo, inoltre, soltanto di autori e di registi, ma anche di tecnici, senza i quali i prodotti audiovisivi non esisterebbero, tecnici che, oggi, soprattutto in Italia, sanno bene come confezionare un prodotto destinato alle piattaforme streaming, abbattendo i costi di produzione. Non sto qui a elencare, inoltre, tutti i vantaggi che l'industria culturale porta con sé, in termini di indotto, grazie al turismo, alla circolazione delle idee, degli sguardi, delle immagini e delle storie e grazie alla ricezione degli addetti ai lavori e quant'altro. Per queste ragioni confido in una pronta approvazione del provvedimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo a repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 961 - D'iniziativa dei senatori: Pacifico ed altri: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di note tra il Governo della Repubblica italiana e la Multinational Force and Observers (MFO) emendativo dell'Accordo di sede del 12 giugno 1982, fatto a Roma il 7 e 8 giugno 2017 (Approvata dal Senato) (A.C. 1814) (ore 15,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1814: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di note tra il Governo della Repubblica italiana e la Multinational Force and Observers (MFO) emendativo dell'Accordo di sede del 12 giugno 1982, fatto a Roma il 7 e 8 giugno 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1814)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Pino Cabras.

PINO CABRAS, Relatore. Grazie, Presidente. Lo scambio di note in esame modifica l'Accordo di sede della Multinational Force and Observers (MFO), stipulato con il nostro Paese il 12 giugno del 1982, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge n. 968 del 1982 ed emendato con un Addendum del 1995. Multinational Force and Observers trae origine dagli accordi di pace israelo-egiziani di Camp David del 17 settembre 1978 e dal successivo Trattato bilaterale di pace, firmato il 26 marzo 1979 a Washington, ed è un'operazione multinazionale incaricata di attività di peacekeeping nella penisola del Sinai, dove è dislocata dal 25 aprile 1982.

La direzione generale della MFO è a Roma e uffici di rappresentanza sono ubicati in Egitto e Israele. I 12 Paesi partecipanti all'organizzazione, ossia Australia, Canada, Colombia, Isole Figi, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Uruguay, Stati Uniti e Italia, contribuiscono anche finanziariamente allo svolgimento della missione con i propri contingenti, allo scopo di osservare, verificare e riferire ogni violazione al trattato di pace. In particolare, l'Italia partecipa alla missione con un contingente della Marina militare, denominato anche Coastal Patrol Unit, unica forza navale della MFO, a cui è stato affidato il compito di verificare la libertà di navigazione nello stretto di Tiran, che unisce il golfo di Aqaba al Mar Rosso e le zone contigue allo stesso stretto. Tale compito viene assicurato con tre pattugliatori costieri classe Esploratore, permanentemente assegnati al contingente in Sinai, nell'ambito del X gruppo navale costiero. Il nostro Paese, che è il quarto contributore in termini di personale impiegato e ospita, come accennato, il quartier generale della struttura nella città di Roma, ha inteso acconsentire alla modifica dell'Accordo di sede originario, per aggiornarne i contenuti all'evoluzione nel frattempo intercorsa e resa necessaria a seguito del peggioramento delle condizioni di sicurezza nella regione del Sinai.

Il progetto di legge, approvato dal Senato all'unanimità il 30 aprile 2019, riproduce in parte il testo del disegno di legge A.C. 4609 approvato alla Camera il 22 novembre 2017, ma il cui iter al Senato si è interrotto al termine dell'esame in Commissione esteri, in seguito alla conclusione della XVII legislatura. La modifica proposta è finalizzata a incrementare fino a 14 il numero massimo di funzionari ai quali estendere le immunità e i privilegi concessi in virtù dell'Accordo, con l'esclusione di quelli aventi nazionalità italiana, estendendo tali immunità e privilegi anche ai rispettivi congiunti. Si tratta dei medesimi privilegi, immunità, esenzioni e facilitazioni accordate ai membri delle rappresentanze diplomatiche di rango equipollente.

Il comma 2 in commento, nella formulazione originaria dell'Accordo di sede, riconosceva immunità e privilegi a due funzionari, passati a 7, dopo la modifica introdotta con l'Addendum del 1995. Gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo e il relativo ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 contiene la copertura degli oneri, pari a 42 mila euro annui, a decorrere dall'anno 2019. L'articolo 4, infine, prevede l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Auspico che si proceda adeguatamente all'approvazione di questa legge.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 962 - D'iniziativa dei senatori: Vanin ed altri: Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra la Repubblica italiana e il Consiglio d'Europa circa l'Ufficio del Consiglio d'Europa a Venezia e il suo status giuridico, fatto a Strasburgo il 14 giugno 2017 (Approvata dal Senato) (A.C. 1815) (ore 15,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1815: Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra la Repubblica italiana e il Consiglio d'Europa circa l'Ufficio del Consiglio d'Europa a Venezia e il suo status giuridico, fatto a Strasburgo il 14 giugno 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1815)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Sabrina De Carlo.

SABRINA DE CARLO, Relatrice. Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, il Memorandum in esame è volto ad attribuire all'unità informalmente operante a Venezia sin dal 2011, lo status giuridico internazionale di Ufficio del Consiglio d'Europa, già presente in molti Stati europei. In particolare, all'Ufficio di Venezia è affidata la gestione di attività di cooperazione euromediterranea nel settore della promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, promosse dal medesimo Consiglio d'Europa, anche in sinergia con iniziative analoghe dell'Unione europea. Si tratta di attività che rivestono un'importanza cruciale, diretta a contribuire alla formazione di una ben precisa identità culturale europea, fondata su valori condivisi che trascendono le diversità culturali dei vari Stati membri. L'istituzione di un Ufficio periferico del Consiglio d'Europa ha la finalità di rappresentare il Segretario generale di fronte alle autorità nazionali con riferimento a tutti gli scopi istituzionali assegnati all'Ufficio stesso e di condurre politiche di comunicazione attiva, volte ad aumentare la visibilità dell'organizzazione stessa, dei suoi valori e delle sue attività tra l'opinione pubblica.

In particolare, l'istituzione di un'articolazione periferica del Consiglio d'Europa a Venezia permetterà al locale capo della struttura di agire per conto del Segretario generale del Consiglio stesso, consentendo una più agevole gestione amministrativa e contabile dell'Ufficio.

La conclusione di un Memorandum d'intesa è stata proposta dal Segretario generale del Consiglio d'Europa nel 2014 e il testo, condiviso anche con il comune di Venezia e con la regione Veneto, è stato negoziato dal nostro Ministero degli affari esteri, accogliendo le osservazioni trasmesse dalle amministrazioni interessate. Tra le disposizioni più rilevanti del Memorandum, segnalo l'articolo 2, che definisce gli obiettivi dell'Ufficio, e i successivi articoli da 3 a 6, che specificano le tipologie di personale di cui sarà dotato l'Ufficio, funzionari del Consiglio d'Europa, compreso il personale assunto localmente, e funzionari distaccati.

L'articolo 7 riconosce all'Ufficio l'esercizio della personalità giuridica del Consiglio d'Europa e, quindi, il potere di acquisire e disporre di beni mobili nonché di agire in giudizio; mentre gli articoli da 8 a 12 precisano le immunità e i privilegi di cui gode l'Ufficio, tra cui l'immunità da giurisdizione, salvi i casi in cui il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa vi abbia espressamente rinunciato, l'autonomia finanziaria e valutaria, che consente all'Ufficio di trasferire i propri fondi da un Paese all'altro o all'interno di ciascun Paese e convertire ogni valuta in suo possesso in qualunque altra valuta, l'esenzione da ogni imposta diretta, nonché dai dazi doganali e proibizioni e restrizioni all'importazione e all'esportazione. Sempre in tema di privilegi e immunità, segnalo che l'articolo 20 del Memorandum prevede l'esenzione da accise, dazi e tasse sull'acquisto di beni e di servizi ad uso ufficiale e che l'articolo 21 stabilisce l'esenzione dall'applicazione della legislazione italiana sulla previdenza sociale. Gli articoli dal 26 al 30 definiscono regole e procedure per l'entrata in vigore, la durata, l'eventuale rinnovo e interruzione della validità del Memorandum. In particolare l'articolo 26 stabilisce che l'ufficio sarà istituito per un periodo iniziale di tre anni al termine dei quali il Comitato dei ministri deciderà se rinnovarne i Termini di Riferimento. Quanto al disegno di legge in titolo, approvato dall'Aula del Senato, i primi due articoli contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione. L'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria degli oneri connessi all'attuazione dell'Accordo valutati complessivamente nell'ordine di 40 mila euro annui che derivano dall'esenzione da imposte sui redditi prevista per le due unità di personale assunte localmente.

Vorrei infine sottolineare che, con la ratifica di questo Accordo, si contribuisce a rafforzare un'immagine diversa della città di Venezia quale luogo di incontro e di scambio di culture, popoli e civiltà, di integrazione interculturale e rispetto dei diritti umani attestata dalla presenza di prestigiosi organismi internazionali come la Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, la nota Commissione di Venezia, e l'Ufficio regionale dell'UNESCO per l'Europa.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà seguito alle repliche.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa su un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica e assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi, fatta a Saint-Denis il 3 luglio 2016 (A.C. 1850-A) (ore 15,59).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1850-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa su un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica e assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi, fatta a Saint-Denis il 3 luglio 2016.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1815)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Olgiati.

RICCARDO OLGIATI, Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, la Convenzione del Consiglio d'Europa al nostro esame, conclusa presso lo Stade de France a Saint-Denis il 3 luglio 2016, è stata firmata finora da 32 Stati e ratificata da 10 ed è entrata in vigore il 1° novembre 2017 dopo la ratifica della Convenzione di tre Stati membri (Francia, Monaco e Polonia). Essa delinea un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica e assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi anche al fine di contrastare i comportamenti violenti e di assicurare servizi efficienti in occasione di eventi sportivi. L'attuale quadro giuridico internazionale vigente in materia è rappresentato dalla Convenzione europea sulla violenza e le intemperanze degli spettatori durante le manifestazioni sportive e in particolare le partite di calcio, la cosiddetta Convenzione n. 120 adottata sulla scorta delle reazioni delle opinioni pubbliche dei Paesi europei alla tragedia avvenuta il 29 maggio del 1985, nello stadio Heysel di Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Nell'ultimo decennio è divenuto evidente come la Convenzione n. 120 non risponda più alle esigenze di contrasto del fenomeno della violenza negli stadi e necessiti di un aggiornamento, poiché confligge con le più recenti raccomandazioni e prassi instauratesi nel settore. Per tali ragioni si è giunti all'elaborazione di questo nuovo testo predisposto da un comitato di esperti cui hanno preso parte rappresentanti della Fifa, della Uefa, dell'Associazione Lega calcio professionistico europeo, dell'Interpol e dell'Unione Europea. I princìpi cui la Convenzione si ispira si focalizzano sulla necessità, da una parte, di adottare un approccio pluristituzionale che integri i tre pilastri della sicurezza fisica (safety), della sicurezza pubblica (security) e dell'assistenza e, dall'altra, di promuovere uno spirito di collaborazione tra tutti gli enti e i soggetti portatori di interessi coinvolti in un evento sportivo. In questo quadro la Convenzione prevede una serie di misure volte a prevenire e punire atti violenti e intemperanze degli spettatori mediante divieti di accesso e sanzioni da applicare nel Paese dove il reato è stato commesso o nel Paese di residenza o di cittadinanza del trasgressore. Con la Convenzione gli Stati firmatari si impegnano a incoraggiare gli enti pubblici e operatori privati, rispettivamente enti locali e organi di polizia, squadre di calcio, federazioni sportive nazionali e sostenitori a collaborare in occasione della preparazione dello svolgimento delle partite di calcio; a garantire che gli Stati siano conformi a quanto previsto dalle norme nazionali e internazionali in materia ai fini di una gestione efficace e sicura dei flussi dei partecipanti agli eventi sportivi; a redigere e provare a perfezionare i piani di emergenza nel corso di regolari esercitazioni congiunte; a garantire che gli spettatori si sentano benvenuti e ben trattati nel corso degli eventi sportivi; a rendere gli stadi più accessibili ai bambini, agli anziani, alle persone con disabilità, migliorando anche i servizi sanitari e i punti di ristoro; a intensificare la cooperazione internazionale di polizia mediante la designazione di un punto nazionale di informazione sul calcio all'interno delle forze di polizia, per facilitare lo scambio di informazioni e dati personali in occasione delle partite di calcio e di rilievo internazionale. Piuttosto che essere indebitamente prescrittiva, la Convenzione riflette la necessità che gli Stati adottino e applichino i suoi principi alla luce della propria legislazione nazionale e delle proprie specifiche caratteristiche e tradizioni.

Per quanto attiene ai contenuti del disegno di legge vengono in rilievo gli articoli 3 e 4. Il primo individua presso il Ministero dell'Interno, dipartimento della pubblica sicurezza, il Punto d'informazione nazionale per il calcio, previsto dall'articolo 11 della Convenzione; mentre l'articolo 4 reca la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'attuazione della Convenzione pari a 27.030 euro a decorrere dall'anno 2019, connessi al funzionamento dell'istituendo Comitato sulla sicurezza fisica e sulla sicurezza pubblica per gli eventi sportivi.

Segnalo che, nel corso dell'esame in sede consultiva, la Commissione Cultura ha espresso sul provvedimento in esame un parere favorevole con osservazioni finalizzate a richiamare la necessità di promuovere anche a livello internazionale lo spirito di collaborazione tra tutti gli enti e i soggetti portatori di interessi coinvolti nell'organizzazione e gestione di eventi sportivi attraverso un maggiore coinvolgimento dei tifosi delle squadre e degli atleti.

Confido in una rapida approvazione del disegno di legge al nostro esame che consentirà l'adozione da parte del nostro Paese di una serie di impegni elaborati a livello paneuropeo e codificati nella Convenzione che tengano conto dei cambiamenti sociali legati allo sport fra cui la trasmissione delle partite di calcio in luoghi pubblici distanti dagli stadi e gli spostamenti sempre più numerosi dei tifosi per assistere alle partite delle proprie squadre.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor relatore. Cogliamo l'occasione per salutare l'ambasciatore della Mongolia in Italia, Jambaldorj Tserendorj, che è presente qui da noi accompagnato dall'onorevole Pagano che salutiamo (Applausi).

Proseguiamo con il nostro lavoro. Prendo atto che il rappresentante del Governo non ritiene di intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non ci saranno repliche.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Giacomo Portas, già iscritto al gruppo Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia Viva. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Mi coglie quasi impreparato, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non è mai accaduto, onorevole Fatuzzo!

CARLO FATUZZO (FI). Prego?

PRESIDENTE. Non è mai accaduto coglierla impreparata.

CARLO FATUZZO (FI). Mi capita anche questo e spero di cavarmela egualmente. Vede, Presidente, stamattina, venendo in treno, ho appreso una vicenda, ma non è un caso unico: ho avuto segnalazioni da più parti. Quattro anni per avere la mia liquidazione, scrive a un giornale un ex docente e poi prosegue: dopo 42 anni di contributi sono andata in pensione nel settembre 2017 e solo in questi giorni ho avuto il decreto di calcolo della mia liquidazione: 100.310 euro che, tassati, equivalgono a 85 mila eccetera netti. Il tutto versato in tre, diconsi tre, rate: ora nel 2019, in precedenza nel 2020 e nel 2021, oppure nell'ordine inverso, ma insomma si capisce. E molto educatamente conclude: non discuto sulla correttezza della procedura, la legge è legge, però avere tutto ciò che mi spetta dopo ben quattro anni dal pensionamento trasmette in me un senso di profonda tristezza e iniquità. Vorrei segnalare questa situazione perché sarebbe ora che il nuovo Governo si preoccupasse di pagare la liquidazione non dopo tre o quattro anni ma, come invece si usava una volta, subito e immediatamente: è qualcosa che non va giù ai pensionati e concludo in modo diverso da come lei è abituato a sentirmi con: giù le mani dalle pensioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, i fratelli Pellini nel maggio 2017, sono state condannati in via definitiva a 7 anni di reclusione per disastro ambientale aggravato provocato attraverso un ingente sversamento illecito di rifiuti in una vasta area della provincia di Napoli. Ma dopo appena dieci mesi di reclusione gli stessi sono stati scarcerati a seguito della decisione della procura generale presso la corte di appello di Napoli, che ha calcolato una riduzione di pena sotto i 4 anni grazie a tre anni di indulto concessi dalla legge n. 241 del 2006, per cui i fratelli Pellini, nonostante i gravissimi reati ambientali commessi, ora si trovano a espiare una pena alternativa al carcere di appena tre anni e mezzo.

Un impero costruito dai Pellini, e solo a discapito di tutta la collettività. Infatti, reati come questi causano danni anche alla salute pubblica per l'aumento delle patologie tumorali nelle zone con alto tasso di inquinamento. Tra le vittime di tumore ci sono giovani vittime. Ricorderemo anche una bimba di appena 5 mesi morta per un cancro al cervello.

Dunque, mi rivolgo ai Ministri della Giustizia e dell'Ambiente affinché intervengano in modo forte, perché nulla è stato fatto per alleviare i danni provocati sul territorio e per alleviare il dolore delle famiglie delle vittime. A giorni - e possiamo dire il giorno 26 come data - uscirà la sentenza del tribunale di sorveglianza e mi auguro che i Pellini non riceveranno alcun beneficio dalla legge in quanto i danni da loro causati all'ambiente sono irreparabili. Concedere il beneficio anche della pena alternativa sarebbe un chiaro segnale negativo della giustizia verso i cittadini. Ovviamente, nessuna sentenza potrà ridare la vita ai bambini e il sorriso alle loro famiglie, perché i reati commessi sono di una gravità senza precedenti. La natura ormai è stata avvelenata da questi personaggi e nulla - nulla! - tornerà come prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliorino. Ne ha facoltà.

LUCA MIGLIORINO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie colleghi. È notizia di questi giorni quella di presunti pestaggi avvenuti all'interno del carcere di massima sicurezza di San Gimignano. La procura di Siena ha avviato un'indagine nei confronti di 15 guardie penitenziarie per appurare presunti episodi di maltrattamento ai danni di un detenuto tunisino. Come riportano i servizi giornalistici sia locali sia nazionali, quattro di queste guardie carcerarie sono state sospese dal servizio in attesa dello svolgimento delle indagini. Ritengo che sia compito della giustizia assicurare che ogni illecito commesso venga individuato e perseguito secondo la legge e abbiamo piena fiducia che su questo caso specifico sarà fatta piena chiarezza quanto prima. Proprio per garantire l'ottimo lavoro delle guardie penitenziarie e il difficile lavoro che svolgono non è accettabile che il sistema carcerario italiano possa anche solamente ipotizzare atteggiamenti di tale violenza che, se confermati dalla magistratura, vanno pesantemente stigmatizzati nei confronti sia degli esecutori materiali sia di coloro che avevano il compito di controllare.

Oggi sono alti i riflettori. Chissà quale politico oggi o magari giovedì si recherà a fare la visita del carcere. Noi invece, come sempre, ci saremo quando le luci saranno basse. Noi ci saremo sempre per tenere alta l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Si ritiene che l'onorevole Costanzo abbia rinunciato al suo intervento.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 25 settembre 2019 - Ore 11:

(ore 11 e ore 16)

1. Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:

S. 1387 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018 (Approvato dal Senato). (C. 2017)

S. 1388 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019 (Approvato dal Senato). (C. 2018)

Relatore: ZENNARO.

2. Seguito della discussione dei progetti di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Roma il 16 aprile 2012. (C. 1640-A)

Relatore: CABRAS.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo italiano e il Governo di Singapore di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Roma il 23 maggio 2016. (C. 1641-A)

Relatore: CABRAS.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Giamaica per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocolli, fatto a Kingston il 19 gennaio 2018. (C. 1767)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica ed audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Bulgaria, con Allegato, fatto a Roma il 25 maggio 2015. (C. 1770-A)

Relatore: CAPPELLANI.

S. 961 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PACIFICO ed altri: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di note tra il Governo della Repubblica italiana e la Multinational Force and Observers (MFO) emendativo dell'Accordo di sede del 12 giugno 1982, fatto a Roma il 7 e 8 giugno 2017 (Approvata dal Senato).

(C. 1814)

Relatore: CABRAS.

S. 962 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: VANIN ed altri: Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra la Repubblica italiana e il Consiglio d'Europa circa l'Ufficio del Consiglio d'Europa a Venezia e il suo status giuridico, fatto a Strasburgo il 14 giugno 2017 (Approvata dal Senato). (C. 1815)

Relatrice: DE CARLO SABRINA.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa su un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica e assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi, fatta a Saint-Denis il 3 luglio 2016. (C. 1850-A)

Relatore: OLGIATI.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 16,10.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ZENNARO (A.C. 2017 E A.C. 2018)

ANTONIO ZENNARO, Relatore. (Relazione – A.C. 2017 e A.C. 2018). Com'è noto, il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

L'analisi delle risultanze del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per il 2018 consente di ricostruire il quadro di quanto avvenuto nell'ambito del perimetro dell'amministrazione statale, raccordando, attraverso appositi trattamenti contabili, i dati finanziari del Rendiconto stesso con quelli del Conto economico dello Stato, che costituisce un sottosettore di rilievo del più generale Conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, ossia l'aggregato contabile utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei in termini di indebitamento netto e di debito pubblico.

Al fine di meglio contestualizzare il Rendiconto nel quadro di finanza pubblica, è pertanto opportuno integrarne l'analisi con una sintetica ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica per il 2018.

A questo riguardo, si evidenzia che nel 2018 il PIL nominale è stato pari a 1.756,982 miliardi di euro, con una crescita dell'1,7 per cento rispetto all'anno precedente, mentre in termini di volume (PIL reale) la crescita è stata dello 0,9 per cento rispetto al 2017.

Con riguardo ai saldi di finanza pubblica, i dati riferiti all'esercizio 2018 concluso, resi noti dall'ISTAT, attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni pari, in valore assoluto, a -37,505 miliardi, corrispondente al 2,1 per cento del PIL.

Il dato indica un miglioramento di circa 3,8 miliardi rispetto all'anno 2017, anno nel quale l'indebitamento è risultato pari a -41,285 miliardi (corrispondente al 2,4 per cento del PIL).

Dal confronto fra il 2018 e il 2017 emerge che hanno contribuito al predetto miglioramento sia un incremento del saldo primario (+3,1 miliardi), sia una riduzione della spesa per interessi (-0,6 miliardi).

Limitando l'analisi ai principali aggregati del conto economico della pubblica amministrazione, si rileva che al miglioramento del saldo concorre principalmente un incremento delle entrate (per 12,5 miliardi), che determina effetti più che compensativi rispetto all'incremento delle spese (per 8,7 miliardi).

Il saldo di parte corrente nel 2018 è stato positivo e pari a 17,168 miliardi, a fronte dei 19,295 miliardi del 2017. Tale peggioramento di 2,1 miliardi (pari all'11 per cento) è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 15,4 miliardi, a fronte di un incremento delle uscite correnti di circa 17,5 miliardi.

La pressione fiscale nel 2018 resta invariata rispetto al 2017, al 42,1 per cento del PIL.

Le spese finali del 2018 hanno mostrato un incremento in valore assoluto rispetto al 2017, impatto che è stato parzialmente stemperato, nei suoi effetti peggiorativi sui saldi, dalla crescita economica registrata nell'anno, da cui è conseguito un netto incremento delle entrate correnti rispetto al 2017.

In valore assoluto, le spese si attestano nel 2018 a 853,6 miliardi, in aumento dell'1 per cento rispetto al 2017 anno in cui l'analogo valore era stato di 844,9 miliardi.

Nel complesso, diminuisce leggermente l'incidenza delle spese complessive rispetto al PIL, passando dai 48,9 per cento del 2017 al 48,6 per cento del 2018. La variazione "complessiva" è il prodotto dell'incremento di 2,3 punti di PIL della spesa corrente, a fronte di una riduzione dello 0,9 per cento della spesa per interessi e una riduzione del 13,1 per cento della spesa in conto capitale.

Per quanto riguarda, infine, il debito pubblico, a fine 2018 era pari a 2.321,957 miliardi di euro (132,2 per cento del PIL), in aumento di 52,947 miliardi di euro rispetto ai 2.269,01 del 2017 (131,4 per cento del PIL), con un incremento del rapporto debito/PIL dello 0,8 per cento.

Venendo ora al contenuto del disegno di legge di rendiconto per l'esercizio finanziario 2018, la gestione di competenza ha fatto conseguire, nel suo insieme, un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni definitive.

Anche a raffronto con l'esercizio precedente, i dati di consuntivo evidenziano un miglioramento sia del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato. Più contenuto risulta il valore positivo del risparmio pubblico.

In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) presenta nel 2018 un valore negativo per circa 20 miliardi di euro (1,1 per cento del PIL, era 1'1,7 per cento nel 2017), con un miglioramento di oltre 9 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2017 (¬29,1 miliardi), dovuto al sensibile aumento delle entrate finali (+8,6 miliardi) ed alla riduzione delle spese finali (-473 milioni). Il miglioramento del saldo è ancora più evidente (circa 24 miliardi) se confrontato con le previsioni definitive, che prevedevano un valore negativo del saldo di -43,9 miliardi.

Si registra, invece, un peggioramento del risparmio pubblico (saldo delle operazioni correnti), il quale passa dai 31,6 miliardi di euro registrati nel 2017 ad un valore di 27,4 miliardi (corrispondente all'1,6 per cento del PIL), con una riduzione di circa 4,2 miliardi rispetto al 2017. Tale situazione è determinata dal maggior incremento delle spese correnti (+13 miliardi) rispetto al complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie (+8,9 miliardi) Se confrontato con le previsioni definitive, il risparmio pubblico presenta, invece, un miglioramento di quasi 22 miliardi.

II dato del ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta nel 2018 a 225,1 miliardi (con un'incidenza sul PIL del 16,6 per cento), evidenziando un miglioramento di 44,8 miliardi rispetto al 2017, riprendendo quindi, dopo il dato del 2017 (in cui tale saldo si era assestato a oltre 271 miliardi di euro), il trend in discesa registrato negli ultimi anni (260,4 miliardi nel 2014, 257,1 miliardi nel 2015, 207,1 miliardi nel 2016).

Il valore del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato registrati nel 2018 si mantengono comunque al di sotto del limite massimo fissato dalla legge di bilancio per il 2018 (tetto stabilito, rispettivamente, in -45.470 milioni e in 274.000 milioni).

Il miglioramento del saldo netto da finanziare discende da una gestione di competenza 2018 che evidenzia un aumento degli accertamenti di entrate finali (+8,6 miliardi) rispetto all'anno precedente, ascrivibile alle entrate tributarie, ed una lieve flessione (-474 milioni) degli impegni delle spese finali.

Dal lato della spesa, la flessione degli impegni finali nei 2018 è frutto di una contrazione delle spese in conto capitale (-13,6 miliardi) e di un incremento della spesa corrente (+13,1 miliardi) rispetto al 2017.

Relativamente agli impegni complessivi di spesa, essi ammontano nel 2018 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 816,7 miliardi. Rispetto ai risultati dell'anno precedente, la gestione presenta una riduzione degli impegni complessivi di spesa di -37,4 miliardi di euro (-4,4 per cento), determinata, in particolare, oltre che dalle spese in conto capitale, dal rimborso delle passività finanziarie (-37 miliardi). Questo dato si riflette in una diminuzione della "Capacità d'impegno" (cioè del rapporto tra le somme impegnate e gli stanziamenti definitivi) nel 2018 rispetto al 2017.

Venendo ora alla gestione dei residui, si rileva che, nel complesso, il conto dei residui al 31 dicembre 2018 espone residui attivi per 203,9 miliardi di euro e residui passivi per 140,36 miliardi di euro, con un'eccedenza attiva di 63,57 miliardi di euro. Quest'ultima presenta, rispetto all'inizio dell'esercizio, una diminuzione di 2,6 miliardi di euro circa, dovuto ad una riduzione del volume dei residui attivi per 136 milioni di euro e un aumento dei residui passivi per 2,4 miliardi di euro.

Venendo alla gestione di cassa - alle cui risultanze concorrono la gestione di competenza e la gestione dei residui - la stessa è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

In termini di cassa, come già riscontrato per la gestione di competenza, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2017.

Passando in rassegna i saldi della gestione di cassa al lordo delle regolazioni contabili, si osserva che nel 2018 il saldo netto da finanziare è risultato pari a 45,9 miliardi, con un miglioramento di 16,3 miliardi di euro rispetto al risultato raggiunto l'anno precedente (in cui il saldo si era attestato a -62,2 miliardi di euro).

Il risparmio pubblico risulta di -9,5 miliardi di euro, con un miglioramento di oltre 2,9 miliardi rispetto al dato del 2017. Esso indica che i pagamenti per spese correnti hanno superato gli incassi registrati sulle entrate correnti.

Il ricorso al mercato si attesta nel 2018 su di un valore di circa -251 miliardi di euro, anch'esso in miglioramento (di 53,1 miliardi) rispetto al 2017, anno in cui tale saldo aveva raggiunto il valore assoluto più elevato degli ultimi anni (paria -304 miliardi. Si ricorda che nel 2015 era stato di 300,9 miliardi, di 286,4 miliardi nel 2014 e di 248,0 miliardi di euro nel 2013).

Tutti e tre i saldi registrano valori migliori rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive.

Si rileva che le attività finanziarie hanno presentato nel 2018 un aumento complessivo di 20,1 miliardi di euro, passando da 636 a 656 miliardi di euro.

Passando al disegno di legge di assestamento, si ricorda che esso ha la funzione di consentire a metà esercizio un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

Per quanto riguarda il contenuto delle singole disposizioni del disegno di legge, l'articolo 1 dispone l'approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2019 (approvato con la legge n. 145 del 2018) indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell'entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri.

L'articolo 2 dispone la riduzione degli importi dei fondi previsti dagli articoli 26, 27, 28 e 29 della legge di contabilità e finanza pubblica rispetto a quanto stabilito dall'articolo 3, comma 5, della legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018). In particolare si tratta del Fondo di riserva per le spese obbligatorie, il cui importo viene ridotto di 130 milioni di euro; dei Fondi speciali per la reiscrizione in bilancio di residui passivi perenti delle spese correnti e in conto capitale, ridotti di 50 milioni di euro; del Fondo di riserva per le spese impreviste, ridotto di 150 milioni: del Fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa, ridotto di 500 milioni.

Venendo ora all'analisi dei risultati finanziari determinati dal disegno di legge di assestamento per il 2019, la relazione allo stesso evidenzia, in termini di competenza, un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, che si attesta ad un valore di -58,9 miliardi rispetto ad una previsione iniziale di -59.4 miliardi.

Il miglioramento di 435 milioni di euro del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali è dovuto essenzialmente all'effetto positivo per 1,92 miliardi di euro derivante dalle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento in esame, in parte compensato per -1,48 miliardi dalle variazioni per atto amministrativo.

Anche gli altri saldi evidenziano un andamento positivo: il risparmio pubblico (dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi) registra un miglioramento di 364 milioni rispetto alla previsione iniziale. I dati relativi al ricorso al mercato (pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, queste ultime date dalla somma delle spese finali e del rimborso prestiti) evidenziano un impatto positivo sul saldo, per complessivi 5,3 miliardi, passando da circa -290,9 miliardi di euro a circa -285,6 miliardi.

Le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento risultano coerenti con i livelli programmatici di saldo netto programmatico fissati con la legge di bilancio e, nel complesso, riflettono in larga parte l'adeguamento degli stanziamenti di bilancio alle stime già formulate con il DEF 2019. Per altra parte, le maggiori spese trovano corrispondente compensazione in un aumento delle entrate o nella riduzione di altre voci di spesa.

Il miglioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, in termini di competenza, rispetto alle previsioni iniziali, è dovuto essenzialmente ad un decremento delle spese finali per 668 milioni di euro (che passano da 637.991 a 637.323 milioni di euro), parzialmente compensato da una riduzione delle entrate finali di 232 milioni di euro (che scendono da 578.638 a 578.406 milioni di euro).

Il miglioramento deriva dall'effetto congiunto delle variazioni per atto amministrativo adottate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2018 e delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento.

Si sottolinea che le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento sono volte ad ottenere un miglioramento del valore dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni di circa 5,6 miliardi, secondo quanto stimato nella Relazione tecnica che accompagna il disegno di legge in esame, in linea con quanto convenuto dal Governo italiano nell'ambito della negoziazione avviata con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita per l'anno 2018.

In particolare, le proposte di variazioni delle entrate del provvedimento di assestamento (sebbene negative in termini di saldo netto da finanziare per -1.022 milioni) determinano un miglioramento dell'indebitamento netto di complessivi 4.965 milioni di euro, derivante interamente dall'aumento delle entrate risultante dal monitoraggio degli introiti.

Le proposte di riduzione delle spese (-2.941 milioni in termini di saldo netto da finanziare) determinano un miglioramento dell'indebitamento netto di 626 milioni di euro.

In relazione alla correzione complessiva dei saldi di finanza pubblica, la Relazione tecnica precisa inoltre che ulteriori 0,5 miliardi di euro di riduzione dell'indebitamento netto derivano dai maggiori introiti delle c.d. "Aste CO2" e dalle maggiori entrate per flussi con la UE. Si tratta di misure i cui effetti finanziari non incidono tuttavia sul disegno di legge di assestamento in esame, in quanto agiscono al di fuori dal perimetro del bilancio dello Stato.

Si ricorda, infine, che il 30 luglio scorso è stato convertito in legge dal Parlamento il decreto-legge n. 61 del 2019 che, insieme al disegno di legge di assestamento in esame, completa l'insieme delle misure adottate nell'ambito della negoziazione avviata dal Governo italiano con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita per l'anno 2018, per ulteriori 1,5 miliardi di euro di risparmi.

Con riguardo alle proposte di variazioni formulate con il disegno di legge di assestamento, le stesse vanno distinte tra quelle concernenti le entrate e quelle relative alle spese.

Per quanto concerne le entrate finali, il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per 1.022 milioni di euro rispetto alle previsioni formulate con la legge di bilancio.

Le variazioni alle entrate del bilancio dello Stato disposte con il provvedimento di assestamento in esame sono state elaborate per tenere conto del quadro macroeconomico definito nel Documento di economia e finanza (DEF) di aprile 2019, assunto a base per l'aggiornamento delle stime per l'anno 2019, nonché degli andamenti effettivi del gettito registrati a tutto maggio dell'esercizio in corso. Dal monitoraggio emerge, in particolare, un miglioramento delle entrate finali tale da compensare, in larga parte, la contrazione scontata nelle stime dello scorso aprile, derivante dal nuovo quadro macroeconomico.

Per quanto riguarda la variazione complessiva delle entrate si evidenzia che 6.716 milioni di euro riguardano la riduzione delle entrate tributarie, determinata, da un lato, dall'adeguamento in riduzione per 9.191 milioni della stima al quadro più aggiornato del DEF 2019 e, dall'altro lato, dall'andamento più favorevole per 2.475 milioni registrato nei primi mesi dell'anno. In termini di composizione, la variazione totale si distribuisce sostanzialmente in egual misura tra imposte dirette e imposte indirette. Per le imposte dirette, la riduzione complessiva è di 3.713 milioni, di cui 5.413 milioni già considerati nelle stime dei tendenziali di finanza pubblica. Quanto alle imposte indirette, la flessione complessiva è di 3.000 milioni, per lo più ascrivibile all'adeguamento al quadro di previsione del DEF, solo in parte mitigata dall'andamento più favorevole atteso sulla base dei risultati già conseguiti, in particolare, per i proventi del gioco del lotto (per 475 milioni), al lordo delle maggiori spese per gli aggi da corrispondere ai concessionari del gioco e per il pagamento delle relative vincite (per 270 milioni), nonché per il gettito Iva. Si evidenzia, quindi, che 5.594 milioni di euro si riferiscono invece all'incremento delle entrate extra-tributarie, spiegato in larga parte dai maggiori utili di gestione della Banca d'Italia già versati allo Stato per l'importo complessivo di 5.710 milioni, di cui 1.710 milioni quali maggiori entrate rispetto alle previsioni del DEF. Ulteriori 1.915 milioni di euro riguardano le maggiori entrate per i dividendi che saranno versati dalle società pubbliche, di cui 1.430 non previsti nelle stime del DEF. Infine, 100 milioni di euro riguardano le entrate da alienazione, ammortamento e riscossione di crediti.

Per quanto concerne le spese finali, le variazioni proposte dal provvedimento, che determinano una complessiva riduzione di 2.941 milioni di euro, interessano le spese correnti, che diminuiscono di 1.441 milioni di euro (al netto degli interessi) e di quasi 1 miliardo per la parte relativa agli interessi, ma anche le spese in conto capitale, che si riducono di 541 milioni.

Concorrono alla riduzione complessiva della spesa le riduzioni disposte in relazione agli accantonamenti operati con la legge di bilancio 2019 (ai sensi dell'articolo 1, commi 1117-1120, della legge n. 145 del 2018), disposti per garantire il rispetto degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Al riguardo si ricorda che con la delibera del Consiglio dei Ministri del 19 giugno 2019 tali accantonamenti sono stati confermati per l'anno 2019, come rimodulati dal D.M. n. 111962.

A fronte di tale conferma, il disegno di legge di assestamento in esame, oltre a effettuare ulteriori rimodulazioni dei predetti accantonamenti - con riferimento ad alcune specifiche appostazioni di bilancio, quali gli stanziamenti del Fondo per le politiche sociali (+40 milioni), diritto allo studio (+30 milioni), funzionamento università (+40 milioni) e alta tecnologia (+50 milioni) e, per 300 milioni, per il finanziamento del trasporto pubblico locale - dispone le conseguenti riduzioni degli stanziamenti di competenza e di cassa, da cui deriva il corrispondente miglioramento del saldo netto da finanziare.

In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2019 determina complessivamente un miglioramento del saldo netto da finanziare di 1.929 milioni di euro, derivante da una riduzione delle entrate finali per 232 milioni e da una variazione in diminuzione delle spese finali per 2.160 milioni.

Migliorano anche gli altri saldi: il saldo primario di 158 milioni di euro, il risparmio pubblico di 2.055 milioni e il ricorso al mercato di 6.586 milioni.

In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a -134,7 miliardi, con un miglioramento di quasi 2 miliardi rispetto alla previsione di bilancio, dovuti alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (+3.393 milioni), in parte compensate dalle variazioni per atto amministrativo che incidono negativamente per 1,5 miliardi.

Per quanto concerne gli altri saldi, il ricorso al mercato (al lordo delle regolazioni debitorie) aumenta di 6,6 miliardi rispetto al bilancio di previsione, raggiungendo un valore pari a -361,6 miliardi; il saldo primario, partendo dal valore negativo di 56,7 miliardi, raggiunge l'importo di 56,6 miliardi; il risparmio pubblico migliora di oltre due miliardi, attestandosi nelle previsioni assestate a -82,8 miliardi di euro.

Per quanto concerne le entrate finali, il disegno di legge di assestamento reca, in termini di cassa, variazioni del tutto analoghe a quelle previste in termini di competenza, ossia una riduzione per 1.022 milioni di euro rispetto alle previsioni formulate con la legge di bilancio, con una riduzione delle entrate tributarie di 6.716 milioni e un incremento delle entrate extra- tributarie di 5.594 milioni.

Riguardo alle spese finali, le variazioni per atto amministrativo determinano un aumento delle spese di circa 2,3 miliardi compensato da una diminuzione delle spese finali dovute alle proposte del disegno di legge di assestamento (-4,4 miliardi circa). Le spese in conto capitale aumentano, in complesso, in termini di dotazioni di cassa, di 226 milioni; le spese correnti al netto degli interessi aumentano di 616 milioni, mentre diminuiscono gli interessi (-1,8 miliardi circa).

Nell'ambito della dotazione di cassa della spesa corrente, va segnalata la proposta di riduzione della spesa per interessi, per un totale di 1.824 milioni di euro, rispetto alla riduzione di soli 959 milioni riferita alla gestione di competenza, conseguente ad una previsione più aggiornata rispetto a quella iniziale della dinamica dei tassi di interesse.

Venendo infine all'accertamento dei residui passivi, si rileva che nel complesso le previsioni assestate quantificano un ammontare di residui finali attivi al 31 dicembre 2018 pari a 203.940 milioni di euro, a fronte dei 245.604 milioni di residui inizialmente previsti.

Con riferimento alla spesa complessiva, l'ammontare dei residui passivi (ivi compresi, dunque. quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 509 milioni) risultanti alla chiusura dell'esercizio 2018 è pari a 140.364 milioni, con un aumento della consistenza dei residui passivi per le spese finali rispetto all'anno precedente di 2.425 milioni (passando da 137.430 milioni nel 2017 ai 139.855 milioni nel 2018, pari a +1,8 per cento).

L'aumento della consistenza dei residui finali nel 2018 è imputabile interamente ai residui di conto capitale (+7.317 milioni, circa +14,6 per cento), mentre quelli di parte corrente si riducono di 4.892 (-5,6 per cento).

In conclusione, nell'esprimere un giudizio favorevole sui provvedimenti in esame, ne auspico una tempestiva approvazione.