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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 224 di martedì 17 settembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 16,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 settembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Braga, Brescia, Buffagni, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Molinari, Morassut, Morelli, Patassini, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Vianello, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della nomina di sottosegretari.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 16 settembre 2019, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera:

“Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data 13 settembre 2019, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato i seguenti Sottosegretari di Stato:

alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: dottoressa Laura Agea; senatore Gianluca Castaldi; senatrice professoressa Simona Flavia Malpezzi; dottor Andrea Martella; senatore professore Mario Turco;

per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale: onorevole dottoressa Emanuela Claudia Del Re; Marina Sereni; onorevole dottor Manlio Di Stefano; senatore dottor Ricardo Antonio Merlo; onorevole dottor Ivan Scalfarotto;

per l'Interno: senatore Vito Claudio Crimi; onorevole dottor Matteo Mauri; onorevole dottor Carlo Sibilia; dottor Achille Variati;

per la Giustizia: onorevole dottor Vittorio Ferraresi; onorevole professor Andrea Giorgis;

per la Difesa: dottor Giulio Calvisi; onorevole dottor Angelo Tofalo;

per l'Economia e le finanze: onorevole dottoressa Laura Castelli; senatore dottor Antonio Misiani; Pier Paolo Baretta; professoressa Maria Cecilia Guerra; onorevole dottor Alessio Mattia Villarosa;

per lo Sviluppo economico: onorevole dottor Stefano Buffagni; onorevole dottoressa Mirella Liuzzi; dottor Gian Paolo Manzella; onorevole dottoressa Alessia Morani; dottoressa Alessandra Todde;

per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo: onorevole dottor Giuseppe L'Abbate; per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare: onorevole dottor Roberto Morassut;

per le Infrastrutture e i trasporti: Giancarlo Cancelleri; senatore dottor Salvatore Margiotta; onorevole dottor Roberto Traversi;

per il Lavoro e le politiche sociali: senatore Stanislao Di Piazza; dottoressa Francesca Puglisi; per l'Istruzione, l'università e la ricerca: onorevole dottoressa Anna Ascani; onorevole dottoressa Lucia Azzolina; dottor Giuseppe De Cristofaro;

per i Beni e le attività culturali: dottoressa Lorenza Bonaccorsi; onorevole dottoressa Anna Laura Orrico;

per la Salute: senatore professor Pierpaolo Sileri; dottoressa Sandra Zampa.

Con la più viva cordialità,

  firmato: Giuseppe Conte”.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che la componente politica “MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero”, costituita all'interno del gruppo Misto, ha reso noto che il deputato Antonio Tasso ricopre il ruolo di rappresentante della componente medesima a far data dal 12 settembre 2019. Comunico altresì che il presidente del gruppo parlamentare Misto ha reso noto che il deputato Antonio Tasso è stato nominato vice presidente del gruppo, in rappresentanza della componente politica “MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero”.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che in data 12 settembre 2019 il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati la deputata Vannia Gava, in sostituzione della deputata Angela Colmellere, dimissionaria.

Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1476-A, 1678, 1679 e 1771.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 settembre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 settembre 2019).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo emendativo della Convenzione del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004; b) Protocollo emendativo della Convenzione del 31 gennaio 1963 complementare alla Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 1476-A) (ore 16,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1476-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo emendativo della Convenzione del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004; b) Protocollo emendativo della Convenzione del 31 gennaio 1963 complementare alla Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1476-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che le Commissioni III (Affari esteri) e VIII (Ambiente) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Affari esteri, deputato Cristian Romaniello. A lei la parola.

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore per la III Commissione. Grazie Presidente, colleghi deputati, sottosegretario Di Stefano, nella mia esposizione mi concentrerò sulla cornice giuridico-internazionale all'interno della quale si inseriscono i due Protocolli in esame, con particolare riferimento alla legge 31 dicembre 1962 n. 1860 sull'impiego pacifico dell'energia nucleare. I due Protocolli, firmati a Parigi il 12 febbraio 2004, intervengono in tema di responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, modificando per la terza volta la Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 e la complementare Convenzione di Bruxelles del 31 gennaio 1963, già modificata nel 1964 e nel 1982. Entrambe le Convenzioni miravano a fornire adeguata protezione al pubblico da possibili danni e davano comunque garanzia di esercizio di attività. La Convenzione di Parigi e la complementare Convenzione di Bruxelles sulla responsabilità civile di parti terze nel campo dell'energia nucleare, adottata nell'ambito dell'OCSE, costituiscono il primo strumento internazionale sulla questione della responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare e detta regole uniformi da adottare negli Stati che ne sono parte. Attualmente, essi sono sedici: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia e Regno Unito. Austria e Lussemburgo hanno firmato ma non hanno ancora ratificato la Convenzione.

Il secondo strumento è rappresentato dalla Convenzione di Vienna sulla responsabilità civile da danno nucleare, adottata il 21 maggio 1963 nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, che ha lo stesso oggetto della Convenzione di Parigi ed è ispirata ai medesimi princìpi. Entrambe le Convenzioni miravano a fornire, sia un'adeguata protezione al pubblico da possibili danni, sia una possibilità di esercizio per l'industria, tuttavia l'incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986 ha evidenziato le insufficienze della normativa internazionale richiamata e in particolare della definizione di danno nucleare risarcibile. Per fare fronte a tale situazione la comunità internazionale decise di collegare tra loro gli Stati parte delle due Convenzioni, di Parigi e di Vienna, le quali, per quanto ispirate da principi comuni, avevano ambiti e applicazione diversi. La Convenzione di Parigi e la complementare Convenzione di Bruxelles infatti hanno portata regionale, in quanto ne sono parte gli Stati dell'Europa occidentale e sono aperte all'adesione libera di tutti gli Stati membri dell'OCSE, mentre i Paesi non membri OCSE possono accedere solo con il consenso delle altre parti contraenti. La Convenzione di Vienna ha invece portata universale poiché vi aderiscono Paesi estranei all'area europea e trova applicazione al danno, ovunque sofferto. Pertanto, nel 1988, fu adottato il Protocollo comune relativo all'applicazione delle Convenzioni di Vienna e di Parigi, mirato a instaurare legami convenzionali tra gli Stati parte dell'una e dell'altra Convenzione. In virtù del Protocollo congiunto, se un incidente si verifica sul territorio di uno Stato contraente della Convenzione di Parigi, hanno diritto a essere risarcite sia le vittime che si trovano nel territorio dello Stato che sia parte di essa, sia coloro che, per effetto di quell'incidente, abbiano subito danni nel territorio di uno Stato aderente alla Convenzione di Vienna. Restano pertanto esclusi i Paesi che non sono parti né dell'una, né dell'altra Convenzione, tra cui ad esempio gli Stati Uniti d'America. Nel 2004 la Convenzione di Parigi è stata oggetto di un'ulteriore modifica, ossia il Protocollo emendativo che ci apprestiamo a ratificare, che è volto a migliorare la compensazione delle vittime di danni causati da incidenti nucleari, aumentando i risarcimenti ed estendendo il regime di responsabilità civile ai danni ambientali. In particolare, il Protocollo prevede che il gestore dell'impianto nucleare sia responsabile per gli incidenti occorsi all'impianto, inclusi quelli verificatisi nel corso del trasporto delle sostanze nucleari, indipendentemente dal fatto che la colpa possa essere provata. Inoltre, viene ampliato il concetto di danno e introdotto il risarcimento dei danni immateriali alle persone e ai beni, del costo delle misure di ripristino…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore per la III Commissione. Ho un minuto? Purtroppo, non riuscirò a concludere la lettura della relazione, quindi la consegno…

PRESIDENTE. Lei vada avanti, poi casomai la fermo io, con un po' di tolleranza.

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore per la III Commissione....dell'ambiente e delle misure preventive adottate dopo l'incidente per prevenire e minimizzare i danni, nonché del lucro cessante a causa di una significativa degradazione dell'ambiente. L'Italia è l'unico Stato membro a non aver concluso le procedure interne per la ratifica del Protocollo, impedendo così il deposito simultaneo deciso nel 2004. La mancata ratifica da parte italiana ha pertanto determinato l'apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

La procedura è stata annunciata con una lettera di costituzione in mora inviata alla rappresentanza permanente dell'Italia presso l'Unione europea in data 27 settembre 2012 e successivamente, il 20 giugno 2013, chiusa sulla base dell'assicurazione, da parte italiana, che si sarebbe proceduto con ogni urgenza alla ratifica. Quanto ai motivi dell'origine del ritardo italiano nella ratifica, occorre rilevare che l'Italia ha avviato una riflessione e ha espresso delle riserve sulle conseguenze derivanti dall'adozione del documento illustrativo del Protocollo, presentato alle parti contraenti dopo la firma del Protocollo.

In tale documento - e non nel Protocollo stesso - si consideravano ammissibili le richieste di risarcimento del danno nucleare per le dosi delle esposizioni alle radiazioni emesse dagli impianti durante il normale esercizio, anche al di sotto della soglia prescritta dalla normativa nazionale, assimilando tali condizioni di funzionamento a eventi incidentali.

Tale riserva ha rallentato il provvedimento per la ratifica del Protocollo, fino a quando si è addivenuti a un accordo presso il Comitato giuridico dell'Agenzia per l'energia nucleare, in cui è stata accolta la richiesta italiana e si è raggiunta una soluzione di compromesso, che lascia un maggiore margine interpretativo al legislatore nazionale in vista della trasposizione della Convenzione stessa nella normativa nazionale. Per quanto attiene al secondo Protocollo alla nostra attenzione, ricordo preliminarmente che la convenzione alla quale si riferisce, cioè la Convenzione di Bruxelles, è stata adottata nel 1963 allo scopo di fornire risorse finanziarie ulteriori per risarcire i danni derivanti da incidente nucleare. A tal fine, la Convenzione di Bruxelles stabilisce che tale risarcimento deve avvenire non solo a valere sui fondi pubblici forniti dallo Stato sul territorio del quale si trova l'impianto nucleare dell'operatore responsabile, ma anche con il contributo di tutte le parti alla Convenzione complementare di Bruxelles medesima. In particolare, il paragrafo c) del Protocollo in esame sostituisce l'articolo 3 della convenzione…

PRESIDENTE. Se trova un punto poi la autorizzo alla consegna del testo.

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore per la III Commissione. È fondamentale ratificare questo provvedimento. Per il resto deposito la relazione.

PRESIDENTE. La ringrazio deputato Romaniello. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione Ambiente, deputata Patrizia Terzoni, che è assente. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo... Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Allora passiamo agli interventi: è iscritto a parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente, un breve intervento: oggi in Aula noi discutiamolo la ratifica di due protocolli sulla sicurezza degli impianti nucleari.

È noto che il nostro Paese ha scelto di non aderire a progetti e impianti di energia nucleare.

La mia posizione, che credo sia assolutamente minoritaria in quest'Aula, non è questa: io ho votato a favore del nucleare a suo tempo e credo che questa posizione sia, per quanto mi riguarda, rafforzata anche da ciò che stiamo leggendo in questi mesi, in queste settimane e in questi giorni su ciò che accade per il petrolio in Arabia Saudita.

Ma non è questo il punto, il punto è che l'Italia è circondata dal nucleare (la Francia, la Svizzera) e io parlerò brevemente di una situazione che riguarda il nord-est del nostro Paese, il Friuli Venezia Giulia: la Slovenia, il Paese sovrano confinante con la mia regione, di cui ho avuto la fortuna di fare il presidente, ha a 120 chilometri dal confine, dalla città di Trieste, una centrale nucleare di Krsko, una centrale che è moderna, che è stata rifatta, e adesso si sta parlando del raddoppio di quella centrale.

Ho sentito delle voci, anche in quest'Aula e comunque sulla stampa locale, per fare in modo che si intervenga sull'autorità del Governo sovrano di Lubiana per impedire questo.

Io credo che abbiamo due strade: o facciamo ipocritamente la figura di quelli che chiedono di non fare una cosa che poi comunque verrà fatta, oppure io credo che sarebbe il caso di avere un atto di coraggio - e mi rivolgo al Governo che è qui presente - facendo una scelta diversa: quella centrale c'è, c'è da tanti anni, è stata ereditata dall'ex Jugoslavia, è metà di proprietà della Croazia e metà di proprietà della Slovenia, dà 600 posti di lavoro di alto livello, l'energia in quei Paesi costa il 25 per cento in meno, le casse della Slovenia e della Croazia registrano 100 milioni di entrate dall'utile di quella centrale.

Ecco, io credo che - sarò breve signor Presidente, anche perché sto chiudendo - sarebbe il caso di valutare, signor Viceministro, signor sottosegretario, se non sia il caso, anziché di opporsi in maniera velleitaria a questo raddoppio della centrale, che il Governo nazionale, le nostre società partecipate, la stessa regione Friuli-Venezia Giulia partecipino in una joint venture con quella società. La centrale è di là, rimane lì e sarebbe opportuno che noi facessimo parte di quella compagine sociale, anche perché, oltre all'utile, ci potrebbe derivare anche un'importante presenza sulla gestione della sicurezza. Insomma, anziché subire, essere protagonisti, ribaltare culturalmente il problema: ma credo che sarebbe un atto di maturità che il Governo potrebbe iniziare a fare col Ministero degli Esteri, quello di parlare con i Ministri e con i Governi sloveni e croati e capire se quella centrale che c'è, che c'è da anni, che rimane e che produce energia, anziché velleitariamente chiedere di chiuderla, partecipare noi, con le nostre forze, alla società che gestisce quella società, che gestisce quella centrale, e la messa in sicurezza di quell'impianto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI). Grazie signor Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei deputato Tondo. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1476-A)

PRESIDENTE. Il relatore Romaniello ha esaurito il suo tempo e comunque ha consegnato il testo. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, deputato Di Stefano. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 677 - D'iniziativa del senatore Petrocelli: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Trieste il 10 giugno 2011; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione culturale, fatto a Trieste il 10 giugno 2011 (Approvata dal Senato) (A.C. 1678) (ore 16,26).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1678: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Trieste il 10 giugno 2011; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione culturale, fatto a Trieste il 10 giugno 2011.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1678)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Cristian Romaniello.

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore. Grazie Presidente, colleghi deputati e sottosegretario Di Stefano, la Repubblica di Bielorussia, guidata dal 1994 e senza soluzione di continuità dal Presidente Lukashenko, è attualmente impegnata in un cauto percorso di riavvicinamento all'Unione europea e ai suoi valori.

La stessa Unione europea, nonostante il Consiglio abbia deciso, lo scorso febbraio, di prorogare ancora per un anno alcune misure restrittive nei confronti dell'ex repubblica sovietica, quali l'embargo sulle armi e il divieto di esportare beni utilizzabili ai fini di repressione interna, ha di recente riconosciuto in documenti ufficiali passi in avanti compiuti da Minsk per il miglioramento delle relazioni bilaterali, a partire dalla sua partecipazione proattiva al partenariato orientale ed alla ripresa del dialogo in materia di diritti umani ed espresso apprezzamento per il ruolo costruttivo svolto dalla Bielorussia nella regione.

I due Accordi oggetto della presente ratifica, rispettivamente in materia di cooperazione scientifica e tecnologica e di cooperazione culturale, sono composti ciascuno di undici articoli e definiscono il quadro giuridico entro cui far continuare a far crescere la collaborazione bilaterale, anche attraverso il coinvolgimento della società civile.

Il primo dei due Accordi è finalizzato a promuovere lo sviluppo della cooperazione nel campo della scienza e della tecnologia su base paritaria e di reciproco vantaggio, nel rispetto degli obblighi internazionali dei due Paesi, in particolare nei settori della ricerca fondamentale ed applicata, nonché della tecnologia industriale e dell'innovazione.

La cooperazione potrà essere attuata nelle forme dello scambio di documentazione e di informazioni scientifiche e tecnologiche, di scienziati e specialisti, nonché per la realizzazione di progetti congiunti di ricerca e progettazione, per l'organizzazione di seminari e conferenze e per il sostegno di commercializzazione di progetti congiunti.

Ad una Commissione mista è affidato il compito di dare attuazione all'Accordo e di verificarne l'applicazione.

È inoltre espressamente previsto che le disposizioni dell'Accordo non debbano pregiudicare i diritti e gli impegni delle parti derivanti da convenzioni internazionali o, nel caso del nostro Paese, dell'appartenenza all'Unione europea.

Il secondo Accordo, relativo alla cooperazione culturale, è a sua volta finalizzato alla realizzazione di programmi ed attività comuni per il rafforzamento della cooperazione bilaterale in ambito culturale, che potranno assumere, tra le altre, le forme dell'organizzazione di manifestazioni culturali ed artistiche, dalla promozione di contatti tra enti ed associazioni culturali, dalla traduzione di opere letterarie, dall'intensificazione dei rapporti tra istituzioni museali.

Di rilievo è anche il richiamo alla tutela del patrimonio culturale immateriale e nei confronti delle espressioni più vulnerabili delle differenti identità culturali, come richiesto dalle Convenzioni UNESCO del 1972, del 2003 e del 2005. Anche in questo caso, il compito di coordinare e monitorare l'applicazione dell'Accordo è affidato ad una Commissione mista culturale.

Il progetto di legge in esame, già approvato dal Senato, si compone di cinque articoli; l'articolo 1 e l'articolo 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dei due Accordi sopra illustrati; l'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria, di cui il comma 3 rinviene le coperture della spesa prevista per l'attuazione dei due Accordi, con conseguente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto nel bilancio triennale 2019-2021 dello Stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Alla luce di quanto fin qui esposto, conformemente al mandato ricevuto, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente, per avermi concesso per un minuto la parola, sarò molto breve, rispetto a questo tema. Siccome ho avuto la ventura, nel mio percorso politico, di essere il presidente della regione proprio nel momento in cui si facevano questi Accordi e di avere accompagnato anche una delegazione di imprenditori del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto in Bielorussia, che è l'ultimo Paese comunista rimasto - non dimentichiamoci che lì c'è un tale Lukašėnka, che governa il Paese, non dico come Stalin, ma, insomma, poco lontano da lì - a me piacerebbe capire, quando ratifichiamo otto o dieci anni dopo accordi come questi, che prevedono tecnologia, prevedono cultura, prevedono scienze, approccio scientifico, cooperazione, eccetera, mi piacerebbe sapere cosa ha prodotto in questi otto anni.

Vorrei avere qualche dimostrazione dell'utilità di tali Accordi. Non lo faccio con spirito critico, perché li abbiamo attraversati con i Governi di centrodestra e di centrosinistra, ma vorrei capire, a otto anni di distanza, se un accordo tra un Paese piccolo e abbastanza satellite, ancorché sotto un regime dittatoriale, qual è la Bielorussia, e il nostro Paese, che è un grande Paese, si possa fare. Avrei veramente piacere che fossero fornite, se non in quest'Aula, se non in Commissione, almeno per via scritta, le risultanze di questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1678)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 678 - D'iniziativa del senatore Petrocelli: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo in materia di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, fatto a Roma il 21 ottobre 2005; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, con Annesso, fatto a Roma il 16 febbraio 2007 (Approvata dal Senato) (A.C. 1679) (ore 16,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1679: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo in materia di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, fatto a Roma il 21 ottobre 2005; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, con Annesso, fatto a Roma il 16 febbraio 2007.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1679)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Avverto inoltre che, con lettera trasmessa in data odierna, la presidente della Commissione Affari esteri ha comunicato che il relatore Vito Comencini ha rinunciato al mandato e che le funzioni di relatore saranno svolte dal deputato Pino Cabras.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Pino Cabras.

PINO CABRAS, Relatore. Illustre Presidente, colleghi deputati, sottosegretario Di Stefano, il progetto di legge al nostro esame, approvato dal Senato, concerne la ratifica di due Accordi finalizzati a definire la cornice giuridica entro cui far crescere la già ottima collaborazione fra Italia e Corea del Sud nei settori delle arti, della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia. Mi preme sottolineare come la Repubblica di Corea rappresenti oggi uno dei leader mondiali in questo settore, con un'economia dinamica che attira investimenti da tutto il mondo. La Corea del Sud è uno dei Paesi che cresce di più in termini di innovazione, scienza e tecnologia. Nell'arco di pochi decenni ha, infatti, sperimentato una trasformazione radicale, passando dal sottosviluppo alla condizione di quarta economia asiatica e dodicesima a livello mondiale. Inoltre, a seguito di grandi investimenti pubblici nel sistema educativo, la Corea del Sud può vantare, secondo dati OCSE, uno dei più alti tassi di istruzione universitaria al mondo, con il 36 per cento dei lavoratori aventi un titolo di laurea.

La densità di brevetti è cresciuta innescando un impressionante circolo virtuoso tra la ricerca, la ricerca applicata e le prestazioni economiche di questo grande Paese. Il balzo in avanti del sistema si riflette perfino in una crescita esponenziale del soft power coreano in tutti i campi culturali, inclusa la musica pop, che raggiunge masse di giovani di tutti i continenti, comportando una grande novità. Venendo al merito dei testi in esame, con il primo, relativo alla cooperazione culturale, le parti esprimono il comune auspicio a voler promuovere la collaborazione bilaterale e multilaterale nei settori delle arti, della cultura, dell'istruzione, del patrimonio culturale e archeologico, dei giovani e dello sport.

Nello specifico, l'Accordo prevede l'adozione di iniziative finalizzate a incoraggiare l'insegnamento delle rispettive lingue nei due territori, nonché a promuovere lo scambio di documenti ed esperti, le collaborazioni universitarie e quelle fra gli enti governativi competenti in materia di spettacolo e cultura. Voglio segnalare anche le previsioni relative allo sviluppo della cooperazione diretta fra musei e istituzioni archeologiche, all'assegnazione di apposite borse di studio per studenti e insegnanti e quelle finalizzate a prevenire e eliminare il traffico illegale di opere d'arte. Il testo prevede, inoltre, l'istituzione di una commissione mista preposta all'attuazione delle misure del Trattato. Quanto all'Accordo in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, composto di undici articoli e di Annesso sulla proprietà intellettuale, è finalizzato a superare un precedente Trattato bilaterale di settore risalente al 1984, con l'obiettivo di promuovere la collaborazione nei settori di mutuo interesse sia sul piano bilaterale, in particolare mediante la stipula di specifici accordi fra ministeri, istituzioni, università e centri di ricerca coinvolti nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica, sia su quello multilaterale.

Fra i settori prioritari di cooperazione vengono indicate le seguenti materie: fisica, chimica, energia, telecomunicazioni, nanotecnologie, ingegneria elettronica e civile, agricoltura, industria alimentare e trasporti. Fra le attività di cooperazione il testo annovera lo scambio di esperti e di informazioni, l'organizzazione congiunta di seminari, la realizzazione di progetti congiunti di ricerca e formazione e l'erogazione di borse di studio. Il testo prevede, inoltre, un sostegno specifico alle attività di cooperazione da parte dei rispettivi Governi, sia pure nei limiti delle disponibilità dei fondi, nonché l'impegno per una tutela della proprietà intellettuale nei termini specificati dall'Annesso dell'Accordo medesimo. A una commissione mista è affidato il compito di dare attuazione all'Accordo e di verificarne l'applicazione. Il disegno di legge, già approvato dal Senato, si compone di cinque articoli. Gli articoli 1 e 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dei due Accordi sopra illustrati.

L'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria. Il comma 1 autorizza la spesa di 180 mila euro per il 2019 e il 2020 e di 190.450 euro a decorrere dal 2021 per l'attuazione dell'Accordo culturale. Il comma 2 autorizza la spesa di 610 mila euro per il 2019 e il 2020 e di 624.720 euro a decorrere dal 2021 per l'attuazione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica. In conclusione, auspico che il provvedimento venga approvato con il più vasto consenso possibile nella comune consapevolezza del ruolo strategico che l'Italia deve esercitare in Estremo Oriente, profilandosi sempre di più come Paese capace di produrre eccellenze tecnologiche e di stabilire sinergie con Stati partner particolarmente avanzati, tra cui la Corea del Sud detiene, come menzionato, una indubbia posizione di leadership (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritta a parlare la deputata Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Presidente, colleghi deputati, Governo, la ratifica al nostro esame ripropone, sia pure parzialmente e limitatamente ai soli due Accordi con la Corea del Sud, un progetto di legge che, presentato nel corso della scorsa legislatura ed esaminato dalla Commissione Affari esteri del Senato il 28 giugno 2017, non poté vedere completato il proprio iter parlamentare per la chiusura della legislatura. Nelle precedenti legislature XV e XVI non erano mancati, peraltro, analoghi provvedimenti finalizzati ad autorizzare le ratifiche degli Accordi in oggetto, il cui iter, tuttavia, non si era concluso. Gli Accordi in via di ratifica sono finalizzati a definire la cornice giuridica entro cui far crescere la già ottima collaborazione fra Italia e Corea del Sud nei settori delle arti, della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia.

In particolare, con il primo dei due testi, quello sulla cooperazione culturale, che si compone di 22 articoli, le parti esprimono il comune auspicio a voler promuovere la cooperazione bilaterale e multilaterale nei settori delle arti, della cultura, dell'istruzione, del patrimonio culturale ed archeologico, dei giovani e dello sport, come sancito agli articoli 1 e 2. L'Accordo prevede l'adozione di iniziative finalizzate ad incoraggiare l'insegnamento delle rispettive lingue nei due territori, nonché ad agevolarne lo studio e a promuovere lo scambio di documenti ed esperti, le collaborazioni universitarie e quelle fra gli enti governativi competenti in materia di spettacolo e di cultura.

Di rilievo anche le previsioni relative allo sviluppo della cooperazione diretta fra musei ed istituzioni archeologiche, all'assegnazione di apposite borse di studio per studenti ed insegnanti e finalizzate a prevenire e ad eliminare il traffico illegale di opere d'arte. Il testo prevede, inoltre, l'istituzione di una commissione mista preposta all'attuazione delle misure del Trattato.

L'Accordo in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, composto di undici articoli e di un annesso sulla proprietà intellettuale, è finalizzato a superare un precedente trattato bilaterale di settore risalente al 1984 e a promuovere lo sviluppo della cooperazione scientifica e tecnologica nei settori di mutuo interesse, sia sul piano bilaterale - in particolare, mediante la stipula di specifici accordi fra Ministeri, istituzioni, università e centri di ricerca coinvolti nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica - che su quello multilaterale.

Fra i settori prioritari individuati per la collaborazione vengono indicati, fra gli altri, quelli della fisica, della chimica, dell'energia, delle telecomunicazioni, delle nanotecnologie, dell'agricoltura, dell'industria alimentare, dell'ingegneria elettronica e civile e dei trasporti. Fra le attività di cooperazione, il testo annovera lo scambio di esperti e di informazioni, l'organizzazione congiunta di seminari, la realizzazione di progetti congiunti di ricerca e formazione e l'erogazione di borse di studio.

Il testo prevede, inoltre, un sostegno specifico alle attività di cooperazione da parte dei rispettivi Governi, sia pure nei limiti delle disponibilità dei fondi e l'impegno per una tutela della proprietà intellettuale nei termini specificati dall'annesso dell'Accordo medesimo. Ad una commissione mista è, inoltre, affidato il compito di dare attuazione all'Accordo e di verificarne l'applicazione.

Il disegno di legge, modificato nel corso dell'iter al Senato, si compone di cinque articoli. L'articolo 1 e l'articolo 2 contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dei due Accordi italo-coreani in materia di cooperazione culturale e di cooperazione scientifico-tecnologica. L'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria. In conclusione, tengo inoltre a sottolineare come la Corea rappresenti oggi uno dei leader mondiali in questo settore e, quindi, è grande l'attenzione che il Governo coreano dà agli investimenti e alla ricerca sull'innovazione tecnologica con l'obiettivo di far parte dei dieci Paesi leader mondiali in tale ambito.

Ritengo importante che l'Italia, che ha l'intento di porsi in una posizione strategica in Estremo Oriente, profilandosi sempre più come un Paese capace di produrre eccellenze tecnologiche e di stabilire sinergie con Stati partner particolarmente avanzati, veda la Corea del Sud come un interlocutore privilegiato.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1679)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo sui locali del Segretariato permanente situati in Italia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019 e a Roma il 9 febbraio 2019 (A.C. 1771) (ore 16,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1771: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo sui locali del Segretariato permanente situati in Italia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019 e a Roma il 9 febbraio 2019.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1771)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Yana Chiara Ehm.

YANA CHIARA EHM, Relatrice. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, sottosegretario Di Stefano, la ratifica in discussione oggi porta come oggetto l'istituzione del Segretariato permanente dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, istituita in occasione del Vertice di Parigi del 13 luglio 2008 dai Capi di Stato e di Governo di 43 Paesi con l'obiettivo di rafforzare il partenariato euro-mediterraneo.

Nello specifico, l'Assemblea è formata da delegazioni parlamentari dei Paesi membri dell'Unione europea, del Parlamento europeo, di quattro Paesi rivieraschi europei (Albania, Bosnia-Erzegovina, Principato di Monaco e Montenegro) e di undici Paesi partner mediterranei (Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Mauritania, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia). Nella formazione attuale, 280 parlamentari compongono l'Assemblea: 140 fanno parte dei Parlamenti europei e 140 appartengono ai Paesi della sponda sud. La Presidenza dell'Assemblea è assicurata a turno, per un periodo di un anno, dai quattro Paesi che fanno parte dell'Ufficio di Presidenza (cosiddetto Bureau).

La Presidenza di turno organizza riunioni periodiche - di norma quattro - del Bureau ed una sessione plenaria. Nel quadriennio 2016-2020 i Paesi componenti dell'Ufficio di Presidenza sono l'Italia, che ha esercitato la Presidenza di turno nel periodo maggio 2016- maggio 2017; il Parlamento egiziano, che ha esercitato la Presidenza di turno nel periodo 2017-2018; il Parlamento europeo, che ha esercitato la Presidenza di turno nel periodo 2018-2019; e la Turchia, attuale Presidente di turno.

Nell'ambito dell'Assemblea sono costituite cinque Commissioni permanenti: la Commissione politica, di sicurezza e dei diritti umani; la Commissione economica, finanziaria, per gli affari sociali e l'istruzione; la Commissione per la promozione della qualità della vita, degli scambi tra le società civili e la cultura; la Commissione per i diritti della donna nei Paesi euro-mediterranei; la Commissione per l'energia, l'ambiente e l'acqua. È inoltre istituito il Gruppo di lavoro sul finanziamento e la modifica del regolamento della medesima Assemblea parlamentare.

In occasione della sessione plenaria che si è svolta a Roma il 12-13 maggio 2017, a conclusione del turno di Presidenza italiana, con una modifica regolamentare, è stata prevista l'istituzione di un Segretariato permanente dell'Assemblea parlamentare con il compito di assicurare il necessario raccordo tra la Presidenza di turno, l'Ufficio di Presidenza e le Commissioni permanenti.

Grazie ad un'efficace azione congiunta dei Presidenti delle Camere (che hanno assunto l'iniziativa di promuovere la candidatura di Roma) - in particolare, la Vicepresidente Spadoni, oggi qui presente, che io personalmente ringrazio -, del comune di Roma (che ha messo a disposizione dei locali siti in Trastevere) e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il nostro Paese è riuscito ad ottenere un importante risultato: il 13 luglio 2018, infatti, in occasione della riunione dell'Ufficio di Presidenza, è stata decisa all'unanimità l'assegnazione della sede del Segretariato permanente dell'Assemblea parlamentare alla città di Roma.

Successivamente, il 6 e il 9 febbraio 2019 è stato concluso l'Accordo sui locali del Segretariato permanente situati in Italia, sottoscritto dall'allora Presidente dell'Assemblea parlamentare, nonché Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e dall'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi.

Passando ai contenuti dell'Accordo, costituito da un preambolo e da sette articoli, tra le altre cose, precisa gli aspetti relativi ai costi di messa in opera e di gestione e a quelli collegati alla manutenzione e all'occupazione della struttura collocata all'interno del complesso monumentale “Buon Pastore”. Prevede, inoltre, la concessione ai membri del Segretariato permanente delle immunità e dei privilegi che sono specificati nell'Allegato II, tra cui un'adeguata assicurazione sanitaria e di previdenza sociale e l'esenzione dalle imposte dirette e dai controlli finanziari nello svolgimento delle proprie attività.

Inoltre, disciplina la responsabilità internazionale derivante, nel territorio italiano, dalle attività del Segretariato permanente e del suo personale e stabilisce che la risoluzione di eventuali controversie in merito all'interpretazione e all'applicazione dell'Accordo sia risolta mediante trattative e consultazioni tra le parti.

Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo in esame si compone di cinque articoli: i primi due contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 autorizza, a partire dall'anno 2019, un contributo annuo di 10 mila euro per far fronte agli oneri derivanti dalla messa in opera e manutenzione dei locali messi a disposizione del Segretariato e un contributo annuo di 25 mila euro per mettere a disposizione del Segretariato, almeno nella prima fase, un contabile.

Auspico una rapida conclusione dell'esame di questo provvedimento quale elemento propedeutico all'insediamento in Italia della sede del costituendo Segretariato permanente, chiamato a svolgere un ruolo peculiare di facilitatore del dialogo euro-mediterraneo, valorizzando la funzione dei Parlamenti degli Stati membri dell'Assemblea e contribuendo all'elaborazione di proposte politiche efficaci per affrontare le sfide comuni, migliorare la conoscenza reciproca e rispondere alle aspettative dei cittadini.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. È iscritta a parlare la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. L'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, la APUpM, costituisce il versante parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, che, nel 2008, ha raccolto e rilanciato la sfida avviata dal processo di Barcellona del 1995 attraverso il quale si puntava a fare del Mediterraneo un'area di pace, sviluppo e libero scambio.

Il Parlamento italiano ha deciso di presentare la candidatura di Roma come sede del Segretariato permanente dell'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo con una lettera del 30 marzo 2018 a firma dei Presidenti delle Camere, come ha anche ricordato la relatrice Ehm nel suo intervento precedente.

La candidatura è stata altresì promossa da Roma Capitale, che ha dato la disponibilità dei locali destinati ad ospitare la sede. Il Parlamento italiano ha presentato un dossier qualificato in occasione dell'ufficio di presidenza dell'Assemblea svoltosi a Il Cairo il 28 aprile scorso. A luglio, alla prima riunione del bureau di presidenza sotto la presidenza del Parlamento europeo, è stata decisa all'unanimità l'assegnazione della sede del Segretariato permanente dell'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo alla città di Roma. Sono personalmente particolarmente orgogliosa di questo risultato. Abbiamo dovuto contendere la candidatura a Istanbul e Marsiglia, fortemente sostenute dai rispettivi Paesi. La vittoria di Roma è stata frutto di importanti sinergie che siamo riusciti a stabilire tra istituzioni, grazie al lavoro della Camera, del Senato, del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, di Roma Capitale e del Parlamento europeo attraverso l'allora Vicepresidente David Sassoli, al momento Presidente.

Questa è la dimostrazione che, quando si fa squadra, i risultati, anche quelli di grande rilievo, arrivano. Sappiamo tutti che nel corso degli ultimi anni ci sono stati cambiamenti a livello globale che hanno interessato in modo particolare la regione euro-mediterranea. Pensiamo, ad esempio, alla crisi economica del 2008, ai cambiamenti avvenuti in molti Paesi dell'area a partire dal 2011, alle situazioni di conflitto che ancora coinvolgono alcuni Stati, come la Siria e la Libia, e che sono fonte di destabilizzazione per tutta la regione; inoltre, il terrorismo, le ondate di rifugiati e i flussi migratori che ovviamente ne sono derivati. Nonostante queste difficoltà, l'Assemblea ha continuato a funzionare, cosa che ne evidenzia l'importanza, e ad essere luogo di dialogo e confronto. È stato e sarà - mi auguro - un luogo dove lavorare tutti insieme per affrontare le sfide comuni che avremo di fronte e che ovviamente non è possibile risolvere da soli.

Il Segretariato diverrà operativo una volta che il Parlamento avrà approvato il disegno di legge in esame, e ovviamente, a questo proposito, così come ha già auspicato la relatrice Ehm, mi auguro che ci sia un veloce iter anche al Senato per la ratifica. Uno dei suoi primi obiettivi sarà quello di lavorare in modo continuativo per dare costante impulso all'attività dell'Assemblea e dei suoi organi, anche attraverso la definizione di un bilancio che possa garantire all'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo gli strumenti necessari ad assicurarne l'operatività e l'efficienza. La realizzazione di progetti concreti nell'area mediterranea sarà l'elemento chiave per favorire sviluppo e coesione, promuovendo il raggiungimento di obiettivi comuni. Penso, ad esempio, ai progetti relativi alla tutela del Mediterraneo, come il progetto “Plastic Busters”, promosso dall'Università di Siena, che mira a prevenire, ridurre e rimuovere i rifiuti marini dal Mar Mediterraneo; il “Med4Jobs”, che ha l'obiettivo di contribuire alla crescita dell'occupazione, in particolare dei giovani e delle donne; il progetto di bonifica della laguna di Biserta, nel nord della Tunisia, nonché il progetto dell'impianto di desalinizzazione per la striscia di Gaza, per non parlare dei progetti nel campo dell'istruzione e della formazione, come quello dell'Università euro-mediterranea di Fez.

Molto ci sarà da fare per costruire un rapporto fertile con l'area del Mediterraneo, che ci ha sempre visti protagonisti e che, sono sicura, potrà trovare nel Segretariato con sede a Roma un aiuto molto importante. L'Assemblea opera in un'area di grandi tensioni, e il suo scopo sarà quello di promuovere e consolidare i rapporti tra i Paesi appartenenti alle due sponde del Mediterraneo e di valorizzare la potenzialità dell'area.

Voglio ribadire che questa è stata una grande vittoria per il nostro Paese. Il fatto che Roma sia stata indicata come la sede del Segretariato permanente rappresenta per l'Italia un riconoscimento importante, che spinge il nostro Paese ad assumere sempre di più un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale.

Desidero qui ringraziare l'amministrazione capitolina e anche la sindaca Virginia Raggi, che ha dato la disponibilità dei locali per il Segretariato. Inoltre, ringrazio ovviamente anche l'amministrazione della Camera, per il supporto, e auguro un buon lavoro alla dottoressa Fabrizia Bientinesi, che è stata designata come Segretaria generale del Segretariato e il cui apporto, devo dire, è stato prezioso. Ringrazio infine il Presidente della Camera, Fico, che mi ha delegato in questo delicato incarico di diplomazia parlamentare, inviandomi sia alle riunioni de Il Cairo che a quelle di Strasburgo, e mi ha permesso di seguire in toto l'iter e partecipare a tutti gli incontri del bureau (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1771)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossana Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Presidente, colleghi, domenica 15 settembre ricorreva l'anniversario della nascita di Fausto Coppi - un campione, anzi il campionissimo -, e ho deciso di richiamare questa ricorrenza anche nell'Aula della Camera, perché penso valga la pena di tratteggiare brevemente la sua figura e ricordare anche qui le sue imprese sportive. Nato appunto il 15 settembre a Castellania, un ragazzo semplice, che incomincia a lavorare come garzone di salumeria a Novi Ligure, dove incontra Biagio Cavanna, mitico allenatore di Girardengo, che lo indirizzerà verso il ciclismo. Nel 1938 vince la sua prima gara e poi il Giro d'Italia, la maglia rosa, il record dell'ora. La guerra interrompe questa brillantissima carriera. Viene mandato in Africa e lì fatto prigioniero dagli inglesi. Nel 1946 Coppi si accasa alla Bianchi, e nasce il mito dell'uomo solo al comando, il campionissimo, l'airone, uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi, passista eccezionale, ma anche eccezionale scalatore. Ha vinto cinque volte il Giro d'Italia, due volte il Tour de France, nel 1949 e nel 1952 vinse entrambe le competizioni. Cinque affermazioni al Giro di Lombardia, tre Milano-Sanremo, campione del mondo professionisti nel 1953, campione del mondo di inseguimento nel 1947 nel 1949, primatista dell'ora dal 1942 al 1956.

La sua popolarità era e rimane immutata, come la sua fama. Il comune dove è nato, Castellania, che si chiama, dalla primavera, Castellania Coppi, lo ha celebrato domenica con una mostra e una gara, la Caserta-Castellania, che ricorda appunto il suo ritorno dopo la parentesi bellica. A celebrarlo c'erano migliaia di persone, ma a celebrarlo è un intero territorio, un'intera nazione, e mi è sembrato giusto parlarne in questa Aula. Su di lui sono stati scritti 250 libri. Prendo una frase di un cronista sportivo del Corriere della Sera: Coppi è stato un fenomeno sportivo ma anche sociale e di costume, negli anni in cui il ciclismo era il primo sport d'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (MISTO). Grazie, Presidente. È accaduto domenica, ed è toccato ad un'alpina. Per molti solo l'ennesimo suicidio, per me una sorella che non rivedremo mai più. Ed anche questa volta si dirà che aveva problemi personali, privati; quando si va ad approfondire, invece, si scopre qualcosa che chi vive fuori dalle mura di una caserma non può nemmeno immaginare. Presidente, io penso che dobbiamo tenere alta l'attenzione, dobbiamo tutelare le nostre donne e i nostri uomini in uniforme, perché i numeri ci dicono che stiamo sbagliando qualcosa. Mi appello anche ai comandanti, ad ogni livello, perché si faccia chiarezza su questi suicidi, in cui le vittime sono superiori alle morti nelle missioni, non certo luoghi di divertimento. Oggi, non a caso, ricorre il decimo anniversario in anniversario della strage di Kabul, in cui l'odio talebano fece strage di paracadutisti. E sempre oggi un militare impegnato nell'operazione “Strade sicure” è stato pugnalato alla gola, fortunatamente senza gravi conseguenze. Cerchiamo di capire che cos'è che non funziona nel sistema difesa.

La mia non è rabbia, è un forte desiderio di verità e di giustizia per quelle persone che spesso vengono abbandonate dallo Stato, militari che hanno superato tutti i test per affrontare una guerra e che all'improvviso decidono di farsi fuori da soli. Nell'esprimere la mia vicinanza alla famiglia della nostra alpina e a tutto il Corpo di appartenenza, approfitto di questo spazio a mia disposizione per ringraziare quelle associazioni vicine ai militari e vicine alle loro famiglie e mi inorgoglisce sapere che ci sono ancora oggi persone che vivono per dare una mano al prossimo, a chi è più debole. Per loro, da parte mia, c'è tanta, tanta stima (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Leggo dal giornale il Giornale: “Fuoriclasse nella spada e re della cardiologia. La scherma è in lutto”. Anche io ricordo uno sportivo; parlo di Mario Mangiarotti, appartenente a una famiglia di campioni della scherma, che tutti coloro che hanno un po' di anni nel proprio certificato di nascita ricordano aver tenuto molto alta la bandiera dell'Italia nelle Olimpiadi e nei campionati mondiali in uno sport che non è certo fonte di danaro, come accade, oggi, purtroppo, in maniera esagerata.

Mario Mangiarotti è deceduto a 98 anni a Bergamo. Io l'ho conosciuto di persona nella mia attività, in quanto lui era anche medico e perito medico legale nelle controversie dei pensionati per inabilità. Avrebbe compiuto a metà luglio 99 anni. La scherma italiana ha dato l'addio a Mario Mangiarotti, fratello minore di Dario ed Edoardo e figlio di Giuseppe, famiglia di fuoriclasse nel fioretto, nella squadra individuale e a squadre. Sono dispiaciuto di dover prendere la parola per questo fatto, avrei voluto poterlo fare nei decenni addietro quando lui era campione per celebrarne le gesta che sono sempre degli esempi per i giovani e per coloro che, oggi giovani, domani saranno anziani e pensionati. Viva i pensionati; pensionati all'attacco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Virginia Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento di stasera è per sollecitare la risposta a una mia interrogazione, la n. 5-02503 rivolta al Ministro dell'Interno, con la quale ho chiesto chiarimenti sulla situazione paradossale venutasi a creare nel comune di Pagani in provincia di Salerno. Lo scorso giugno è stato eletto primo cittadino il signor Alberico Gambino, già sindaco di Pagani, che nel 2012 ha visto lo scioglimento del comune per infiltrazioni camorristiche. Secondo una sentenza della Suprema Corte di cassazione del 16 maggio 2019, pubblicata l'11 giugno - quindi tra il primo e il secondo turno di elezioni -, il signor Gambino è stato definitivamente dichiarato incandidabile, avendo ritenuto la Cassazione a lui addebitabile lo scioglimento.

Nel frattempo, però, è stato proclamato sindaco della città di Pagani. In una confusione normativa generale su un caso così anomalo il sindaco Gambino amministra la città, pur sapendo di rischiare l'annullamento di tutti i provvedimenti da lui adottati; cionondimeno, il signor Gambino, nello svolgimento dei consigli comunali, utilizza molto spesso un linguaggio e dei toni a dir poco offensivi e ingiuriosi nei confronti dei consiglieri di opposizione. Il suo comportamento offende le istituzioni e i valori democratici.

Nei giorni scorsi, infatti, in sede di consiglio comunale, il signor Gambino ha ripetutamente offeso un consigliere di opposizione, Santino Desiderio, definendolo delinquente e utilizzando un linguaggio che svilisce e offende la dignità della persona umana. Questa condotta è inaccettabile e va condannata senza mezzi termini.

Vorrei ricordare, inoltre, che lo stesso Presidente Conte, durante il suo discorso alle Camere, ha invitato tutti i rappresentanti istituzionali ad adottare un linguaggio sobrio e moderato nella dialettica politica. Non possiamo accettare l'atteggiamento di chi usa le sedi pubbliche per soddisfare un suo innato bisogno di protagonismo. Pagani non è un palcoscenico; abbiamo il dovere di tutelare i cittadini da queste condotte e non possiamo più tollerare la confusione normativa in cui dilaga la mala politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 18 settembre 2019 - Ore 11:

1. Seguito della discussione dei progetti di legge:

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo emendativo della Convenzione del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004; b) Protocollo emendativo della Convenzione del 31 gennaio 1963 complementare alla Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare, emendata dal Protocollo addizionale del 28 gennaio 1964 e dal Protocollo del 16 novembre 1982, fatto a Parigi il 12 febbraio 2004, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

(C. 1476-A)

Relatori: ROMANIELLO, per la III Commissione; TERZONI, per l'VIII Commissione.

S. 677 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE PETROCELLI: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Trieste il 10 giugno 2011; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione culturale, fatto a Trieste il 10 giugno 2011 (Approvata dal Senato). (C. 1678)

Relatore: ROMANIELLO.

S. 678 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE PETROCELLI: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo in materia di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, fatto a Roma il 21 ottobre 2005; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, con Annesso, fatto a Roma il 16 febbraio 2007 (Approvata dal Senato). (C. 1679)

Relatore: CABRAS.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo sui locali del Segretariato permanente situati in Italia, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019 e a Roma il 9 febbraio 2019. (C. 1771)

Relatrice: EHM.

(ore 15)

2. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione dei risultati di operazioni di intercettazione nei confronti del deputato Sozzani. (Doc. IV, n. 5-A)

Relatrice: BISA.

3. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Sozzani. (Doc. IV, n. 4-A)

Relatore: DI SARNO.

La seduta termina alle 17,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROMANIELLO (A.C. 1476-A)

CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore per la III Commissione. (Relazione – A.C. 1476-A). Grazie Presidente, colleghi deputati, sottosegretario Di Stefano, nella mia esposizione mi concentrerò sulla cornice giuridico-internazionale all'interno della quale s'inseriscono i due Protocolli in esame, con particolare riferimento alla legge 31 dicembre 1962, n. 1860, sull'impiego pacifico dell'energia nucleare.

I due Protocolli, firmati a Parigi il 12 febbraio 2004, intervengono in tema di responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare modificando - per la terza volta - la Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 e la complementare Convenzione di Bruxelles del 31 gennaio 1963, già modificate nel 1964 e nel 1982.

Entrambe le Convenzioni miravano a fornire adeguata protezione al pubblico da possibili danni e davano comunque garanzie di esercizio di attività.

La Convenzione di Parigi e la complementare Convenzione di Bruxelles sulla responsabilità civile di Parti terze nel campo dell'energia nucleare, adottata nell'ambito dell'OCSE, costituiscono il primo strumento internazionale sulla questione della responsabilità civile nel campo dell'energia nucleare e detta regole uniformi da adottare negli Stati che ne sono parte.

Attualmente essi sono sedici: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo. Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera. Turchia e Regno Unito. Austria e Lussemburgo hanno firmato ma non ancora ratificato la Convenzione.

Il secondo strumento è rappresentato dalla Convenzione di Vienna sulla responsabilità civile da danno nucleare, adottata il 21 maggio 1963 nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), che ha lo stesso oggetto della Convenzione di Parigi ed è ispirata ai medesimi principi.

Entrambe le Convenzioni miravano a fornire sia un'adeguata protezione al pubblico da possibili danni sia una possibilità di esercizio per l'industria.

Tuttavia, l'incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986 ha evidenziato le insufficienze della normativa internazionale richiamata e, in particolare, della definizione di danno nucleare risarcibile.

Per fare fronte a tale situazione, la Comunità internazionale decise di collegare tra loro gli Stati Parte delle due Convenzioni, di Parigi e di Vienna, le quali. per quanto ispirate da principi comuni, avevano ambiti di applicazione diversi. La Convenzione di Parigi e la complementare Convenzione di Bruxelles, infatti, hanno portata regionale, in quanto ne sono parte gli Stati dell'Europa occidentale, e sono aperte all'adesione libera di tutti gli Stati membri dell'OCSE, mentre i Paesi non membri OCSE possono accedere solo con il consenso delle altre Parti contraenti.

La Convenzione di Vienna ha invece portata universale, poiché vi aderiscono Paesi estranei all'area europea e trova applicazione al danno ovunque sofferto.

Pertanto, nel 1988 fu adottato il Protocollo comune relativo all'applicazione delle Convenzioni di Vienna e di Parigi, mirato a instaurare legami convenzionali tra gli Stati Parte dell'una e dell'altra Convenzione.

In virtù del Protocollo congiunto, se un incidente si verifica sul territorio di uno Stato contraente la Convenzione di Parigi, hanno diritto a essere risarcite sia le vittime che si trovano nel territorio dello Stato che sia Parte di essa, sia coloro che per effetto di quell'incidente abbiano subito danni nel territorio di uno Stato aderente alla Convenzione di Vienna. Restano pertanto esclusi i Paesi che non sono Parti né dell'una né dell'altra Convenzione, tra cui. ad esempio, gli Stati Uniti d'America.

Nel 2004 la Convenzione dì Parigi è stata oggetto di un'ulteriore modifica, ossia il Protocollo emendativo che ci apprestiamo a ratificare e che è volto a migliorare la compensazione delle vittime di danni causati da incidenti nucleari, aumentando i risarcimenti ed estendendo il regime di responsabilità civile ai danni ambientali.

In particolare, il Protocollo prevede che il gestore dell'impianto nucleare sia responsabile per gli incidenti occorsi all'impianto, inclusi quelli verificatisi nel corso del trasporto delle sostanze nucleari, indipendentemente dal fatto che la colpa possa essere provata.

Inoltre, viene ampliato il concetto di danno e introdotto il risarcimento dei danni “immateriali" alle persone e ai beni, del costo delle "misure di ripristino" dell'ambiente e delle "misure preventive" adottate dopo l'incidente per prevenire e minimizzare i danni, nonché del lucro cessante a causa di una significativa degradazione dell'ambiente.

L'Italia è l'unico Stato membro a non avere concluso le procedure interne per la ratifica del Protocollo, impedendo così il deposito simultaneo deciso nel 2004. La mancata ratifica da parte italiana ha pertanto determinato l'apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La procedura è stata annunciata con una lettera di costituzione in mora inviata alla Rappresentanza permanente dell'Italia presso l'Unione europea in data 27 settembre 2012 e successivamente (20 giugno 2013) chiusa sulla base dell'assicurazione, da parte italiana, che si sarebbe proceduto con ogni urgenza alla ratifica. Quanto ai motivi all'origine del ritardo italiano nella ratifica. occorre rilevare che l'Italia ha avviato una riflessione e ha espresso delle riserve sulle conseguenze derivanti dall'adozione del documento illustrativo dei Protocollo, presentato alle Parti contraenti dopo la firma del Protocollo. In tale documento (e non nel Protocollo stesso) si consideravano ammissibili le richieste di risarcimento del danno nucleare per le dosi delle esposizioni alle radiazioni emesse dagli impianti durante il normale esercizio, anche al di sotto della soglia prescritta dalla normativa nazionale, assimilando tali condizioni di funzionamento a eventi incidentali. Tale riserva ha rallentato il procedimento per la ratifica del Protocollo, fino a quando si è addivenuti a un accordo. presso il Comitato giuridico dell'Agenzia per l'energia nucleare (NEA/OCSE), in cui è stata accolta la richiesta italiana e si è raggiunta una soluzione di compromesso, che lascia un maggiore margine interpretativo al legislatore nazionale in vista della trasposizione della Convenzione stessa nella normativa nazionale.

Per quanto attiene al secondo Protocollo alla nostra attenzione, ricordo preliminarmente che la convenzione alla quale si riferisce, la Convenzione di Bruxelles. è stata adottata nel 1963 allo scopo di fornire risorse finanziarie ulteriori per risarcire i danni derivanti da incidente nucleare.

A tal fine, la Convenzione di Bruxelles stabilisce che tale risarcimento deve avvenire non solo a valere su fondi pubblici forniti dallo Stato sul territorio del quale si trova l'impianto nucleare dell'operatore responsabile, ma anche con il contributo di tutte le Parti alla Convenzione complementare di Bruxelles medesima.

In particolare, il paragrafo C del Protocollo in esame sostituisce l'articolo 3 della Convenzione prevedendo che il risarcimento per ogni incidente nucleare sia effettuato fino a concorrenza di 1.500 milioni di euro. Più specificamente. la responsabilità risarcitoria dell'esercente è stabilita fino un ammontare almeno pari a 700 milioni di euro per mezzo di fondi provenienti da un'assicurazione o da un'altra garanzia finanziaria o anche da fondi pubblici. A partire da 700 e fino a 1.200 milioni di euro, devono essere resi disponibili fondi pubblici nazionali, da stanziare a opera della Parte contraente nel cui territorio è situato l'impianto nucleare dell'esercente responsabile. Se il risarcimento è di ammontare compreso tra 1.200 e 1.500 milioni di euro, interviene una forma di solidarietà inter-statale, con un riparto tra tutte le Parti contraenti o aderenti alla Convenzione.

Conformemente con quanto previsto dal Protocollo emendativo del 2004 della Convenzione di Parigi, è ribadita la distinzione tra le due ipotesi di danno: decesso o danni alle persone, da un lato, e ogni altro danno nucleare dall'altro.

Nel primo caso, l'azione risarcitoria deve essere esercitata entro trenta anni a decorrere dalla data dell'incidente nucleare, nel secondo entro dieci anni. Tuttavia, a certe condizioni, una Parte contraente può stabilire un termine di prescrizione di almeno tre anni, a decorrere dal momento in cui la persona lesa ha avuto effettiva conoscenza del danno nucleare, o avrebbe dovuto ragionevolmente esserne venuta a conoscenza.

E' stata poi presentata, nel corso dell'iter del testo in Commissione, una proposta emendativa, che interveniva sul comma 10 dell'articolo 3, al fine di introdurre nella normativa di riferimento (la legge n. 1860 del 1962) l'obbligo di rendere disponibili in un'apposita sezione dei siti internet istituzionali tutte le informazioni sui diritti al risarcimento per danno nucleare e sulle procedure, modalità e termini per l'esercizio di tali diritti, nonché i documenti utili per diffonderne la conoscenza. A tal fine i siti internet dei soggetti esercenti e dei trasportatori devono prevedere un collegamento alle sezioni dei siti internet dei ministeri. Tutto questo nell'ottica di prevenire la diffusione di fake news o di studi non ufficiali e bilanciati solo verso una parte.

Sull'importanza di questo provvedimento, a titolo esemplificativo vorrei ricordare l'incidente nucleare dello scorso 8 agosto, verificatosi in Russia, nel Mar glaciale artico a ridosso del Circolo polare e al largo di una delle basi militari coperte dal segreto di Stato. L'Agenzia nazionale atomica russa (Rosatom) ha ammesso nella sostanza la contaminazione radioattiva a distanza di due giorni dall'esplosione che, come documentato da alcune immagini satellitari, ha coinvolto il reattore di uno dei missili russi sperimentali a testata e propulsione nucleare durante un test. La notte dell'incidente la notizia ha avuto uno spazio ridotto nei telegiornali, nonostante le sette vittime (cinque scienziati e due militari) e i feriti. Quanto accaduto è preoccupante, se inserito nella cornice della corsa alle tecnologie atomiche che stanno portando avanti alcune potenze mondiali.

In conclusione, ribadisco l'importanza di procedere alla ratifica dei due Protocolli in esame, che consentono di migliorare significativamente la compensazione dei danni causati da incidenti nucleari.