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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 216 di venerdì 26 luglio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 25 luglio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Castiello, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Durigon, Gregorio Fontana, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Molteni, Parolo, Picchi, Rizzo, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Valente, Vignaroli, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 25 luglio 2019, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):

S. 1374. – "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, recante misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione UEFA Euro 2020" (approvato dal Senato) (2019) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, XI e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha proceduto, in data 24 luglio 2019, all'elezione di un vicepresidente, in sostituzione del senatore Christian Solinas, dimessosi dal mandato parlamentare. È risultato eletto il senatore Pasquale Pepe.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito la deputata, segretaria di Presidenza, a dare lettura delle petizioni pervenute.

FEDERICA DAGA , Segretaria, legge:

Uberto Crescenti, da Pescara, e altri cittadini chiedono che non si aderisca a politiche di riduzione acritica dell'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera, nella speranza irrealistica di governare il clima (345) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Francesco di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

disposizioni più restrittive in materia di candidabilità dei sindaci alle cariche di parlamentare o di presidente o consigliere regionale (346) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione di una tariffa unica nazionale per tutte le autostrade italiane (347) - alla VIII Commissione (Ambiente);

interventi per la tutela, anche fitosanitaria, degli ulivi e dell'olio di oliva italiano (348) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

iniziative per favorire il rientro in patria degli italiani residenti all'estero (349) - alla III Commissione (Affari esteri);

Luca Nascimbene, da Casteggio (Pavia), chiede l'istituzione del Ministero delle politiche giovanili (350) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Francesco Palladino, da Torremaggiore (Foggia), chiede l'equiparazione dei compensi percepiti dagli scrutatori per le elezioni europee a quelli previsti per le elezioni politiche e amministrative (351) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:

una riforma dello Stato in senso federale (352) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

la revisione organica delle norme costituzionali concernenti la magistratura (353) – alla II Commissione (Giustizia);

l'attribuzione dell'autonomia speciale alla regione Veneto e modifiche agli articoli 116 e 117 della Costituzione (354) alla I Commissione (Affari costituzionali);

Mirko Antonio Spampinato, da Motta Sant'Anastasia (Catania), chiede nuove norme in tema di rappresentanza sindacale del personale militare (355) - alla IV Commissione (Difesa);

Maria Rosaria Monaco, da Vecchiano (Pisa), chiede un intervento di riordino dei servizi di sicurezza a carattere militare (356) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Luca Gadenz, da Sagron Mis (Trento), chiede misure per ridurre il costo della vita nelle zone di montagna a rischio di spopolamento (357) - alla V Commissione (Bilancio);

Luca Marco Comellini, da Cerveteri (Roma), chiede modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze armate (358) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);

Fabio Donato, da Castrovillari (Cosenza), chiede iniziative volte a evitare che soggetti privati cui è affidata la gestione di archivi pubblici riproducano o comunque utilizzino a fini di lucro i documenti conservati nei medesimi archivi (359) - alla VII Commissione (Cultura);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede il ripristino del servizio militare obbligatorio (360) - alla IV Commissione (Difesa);

Paolo Vandone, da Spoleto (Perugia), chiede una riforma fiscale basata sul principio del cosiddetto "contrasto di interessi" (361) - alla VI Commissioni (Finanze);

Roberto Buizza, da Pisa, e altri cittadini chiedono che, al fine di combattere i cambiamenti climatici in atto, siano adottate iniziative per agire sui processi produttivi e i sistemi di trasporto, perseguendo l'obiettivo di ridurre a zero le emissioni nette di gas serra entro il 2050 (362) - alla VIII Commissioni (Ambiente).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a prevedere l'assegnazione in via prioritaria delle supplenze sul sostegno ai docenti frequentanti i corsi universitari di specializzazione attualmente in svolgimento – n. 2-00456)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Pentangelo n. 2-00456 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Antonio Pentangelo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONIO PENTANGELO (FI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Vice Ministro, nella mia attività politica, signor Vice Ministro, prima di giungere in quest'Aula, ho avuto l'onore di essere eletto in vari organismi territoriali, quelli più vicini al cittadino, ed è stata un'esperienza molto utile perché mi ha insegnato la buona pratica dell'ascolto dei bisogni della gente, tutti i giorni, dei bisogni più profondi, quelli più seri, quelli che, come una goccia, scavano nella roccia. Non ho perso questa consuetudine e continuo a fare tutto ciò, ad ascoltare, ritenendola una delle forme dell'agire politico più adatte. Sono nato, risiedo e sono stato eletto in Campania, una terra una volta detta “felice”, ma che al momento condivide con tutte le regioni italiane il disagio nel fornire uno dei beni pubblici più preziosi, che è quello dell'istruzione, che è oggetto della nostra interpellanza. Ho visitato molte scuole, sono stato facente funzioni della provincia di Napoli, quindi avevo anche la delega alla scuola e ho verificato che, ancora oggi, esiste una drammatica carenza all'interno degli insegnanti di sostegno. A soffrirne, in effetti, sono tutti, studenti, famiglie, alunni e il disagio maggiore, ovviamente, pesa sugli studenti disabili, i quali hanno diritto di frequentare al meglio e come tutti gli altri la scuola, avendo il supporto dell'insegnante di sostegno.

La scarsità di docenti specializzati è la causa maggiore di questo disagio; i docenti non sempre godono di un adeguato e doveroso sostegno nel proprio specifico processo formativo. La questione è al centro di numerosi dibattiti che spaziano - come lei ben sa - dai piani di assunzione, considerati inadeguati alla precarietà lavorativa. Naturalmente l'attività di sostegno è specifica, non è delegabile, non è esercitabile da chiunque, non dovrebbe essere delegata e infatti la legge prevede che sia affidata a docenti di ruolo specializzati. Si tratta di docenti che hanno seguito un percorso accademico particolare, finalizzato ad apprendere specialistiche metodologie didattiche.

Vengo quindi, signor Vice Ministro, al punto centrale dell'interpellanza, che mira a poter disporre di un numero maggiore di insegnanti di sostegno qualificati. L'insegnante di sostegno - lo ricordo a me stesso - è quello dotato del possesso di un titolo universitario valido per insegnare, ma che possiede altresì anche un ulteriore titolo di specializzazione. I dirigenti scolastici, con enormi difficoltà, per garantire una qualche forma di assistenza, devono accedere, non solo alle graduatorie dei docenti che hanno l'abilitazione, ma anche a quelle dei docenti di terza fascia, cioè privi di qualsiasi titolo prescritto per tale insegnamento. Si consideri che, dei circa 140 mila docenti di sostegno, necessari a sostenere i 250 mila studenti affetti da una disabilità, ne sono stati assunti poco più di 13 mila e di questi ne sono entrati in ruolo circa 1.682, circa il 13 per cento del totale. Mi appare quindi particolarmente urgente sollevare la questione per cercare di far adottare dal Governo delle misure idonee ad arginare lo squilibrio che si è creato. Ovviamente, se non si corresse ai ripari, l'anno prossimo si rischierebbe di provvedere nello stesso modo, come l'anno scorso, a delle nomine annuali, ricorrendo a docenti privi di specializzazione, che tra l'altro non riescono a risolvere un problema che indubbiamente c'è. Segnalo che, l'anno scorso, sono state circa 41 mila le supplenze concesse in deroga, quindi propongo una procedura parzialmente alternativa per assegnare queste cattedre, che mi sembra più efficace e razionale, nell'ordine di tutto ciò che ovviamente si può fare. Come ben sa, il Ministero ha previsto la futura assunzione di 14.500 circa insegnanti di sostegno: questi docenti hanno già superato il concorso di Stato e sono in via di acquisizione della specializzazione del sostegno, infatti stanno frequentando il corso di specializzazione universitario a ciò previsto. La parte teorica sta per terminare, mentre il tirocinio pratico in classe inizierà con il nuovo anno scolastico e terminerà nel marzo 2020. L'intervento è apprezzabile anche se il numero dei futuri docenti rimane comunque insufficiente al numero invece richiesto per garantire la continuità didattica senza i continui cambi che avvengono in corso d'anno, e che creano un grande disagio agli studenti; le posso dire, per esperienza diretta, per aver ascoltato tante persone, in particolare a quelli affetti da sindrome autistica, che soffrono in particolar modo di questi cambi.

Chiedo, quindi, al Governo di adottare una misura per risollevare in parte il problema, e che ha il pregio di essere già stata adottata in passato e con successo. I circa 14 mila docenti specializzandi, dopo la formazione teorica all'università, dovranno necessariamente svolgere un tirocinio pratico - lo prevede la legge - di affidamento in classe, seguendo il più delle volte le direttive di docenti, per quanto encomiabili, svolgono il loro lavoro, apprezzabile, però privi del titolo prescritto per tale insegnamento; e che hanno sicuramente approfondito altre materie, la matematica, professori di storia, di filosofia, ma che ovviamente non hanno quella specificità degli studi dovuti per il sostegno.

I tirocinanti sicuramente sono specializzati, signor Vice Ministro, se non altro perché, tra pochi giorni forse, finiscono un corso di preparazione teorica, che quindi li mette in grado di conoscere compiutamente la materia per aver seguito dei singoli corsi universitari. Viste le condizioni descritte, fatte di supplenze affidate anche a chi non ha le competenze necessarie (e dico ancora che vanno comunque ringraziati, perché almeno pongono rimedio una falla, cercano di arginare il fenomeno), propongo allora che le supplenze possano essere affidate anche ai futuri docenti, ora specializzandi. Ciò sarebbe razionale e semplice: basterebbe che il Ministro, signor Vice Ministro, all'atto dell'annuale emanazione della circolare con la quale impartisce le istruzioni e le indicazioni operative in materia di supplenze, dopo ovviamente, ripeto, dopo la previsione dell'assegnazione dei docenti specializzati e prima di assegnare la cattedra ai docenti senza il titolo previsto, inserisca al centro, e quindi indichi anche i docenti che stanno frequentando il corso di specializzazione.

La soluzione mi appare ragionevole e a somma positiva, perché farebbe il vantaggio di tutti: degli studenti, delle famiglie, della scuola, dei docenti, dei dirigenti che penano per risolvere nell'attribuzione delle varie cattedre; e avrebbero già, gli specializzandi, molte competenze acquisite, sebbene in linea teorica. Docenti che nel vostro caso sono distribuiti proporzionalmente in tutta Italia, quindi con una formazione teorica quasi terminata, mentre quella pratica, cosa buona, si svolgerebbe in classe, e il tirocinio si trasformerebbe nel primo anno di insegnamento: sarebbe un bel premio da assegnare a chi ha dimostrato di avere passione sicura e competenze oramai acclarate.

Quindi, chiedo a lei se intende adottare il provvedimento suggerito per disporre di 14.552 potenziali supplenti vocati per il sostegno, che svolgerebbero con soli pochi mesi di anticipo la professione che hanno scelto, dotati di adeguate competenze, e che forse risolverebbero anche tanti suoi problemi. In questo modo un numero maggiore di studenti sarebbe ben supportato, godendo di una guida sicura, di una presenza costante, affidabile al loro fianco, aiutandoli, ripeto ancora, perché è quello il nostro bisogno, l'interesse di chi fa politica: aiutando quindi concretamente studenti, famiglie e i tanti dirigenti scolastici che ogni anno devono risolvere il problema nel modo migliore possibile consentito dalle regole emanate dal Ministero, ma sempre dimostratesi purtroppo insufficienti, e certo questo non per colpa sua. Regole che vi chiedo di modificare con urgenza, signor Vice Ministro, per il bene dei tanti nostri studenti che hanno bisogno di tutta la nostra cura e attenzione.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha facoltà di rispondere.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Buongiorno, grazie Presidente, saluto l'onorevole Pentangelo.

Come da lei richiamato, l'attribuzione dei docenti di sostegno è fondata sui principi affermati dalle sentenze della Corte costituzionale nn. 80 del 2010 e 275 del 2006, che hanno stabilito che, e cito: “Il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all'educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali; è altresì la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”.

Alla luce dei principi citati, il Ministero continuerà ad assegnare il necessario sostegno a tutti gli alunni con disabilità certificata, nessuno escluso; ciò in quanto il diritto all'istruzione dello studente con disabilità è oggetto di specifica tutela, sia nell'ordinamento internazionale che in quello interno, e si configura come diritto fondamentale.

Chiarito quanto sopra, non posso che condividere con lei il fatto che esista una evidente carenza di personale scolastico specializzato sul sostegno. Tale mancanza rappresenta una delle maggiori problematiche, anche rispetto alla continuità didattica. A ciò si aggiunga il costante e graduale aumento degli studenti e studentesse con disabilità.

A questa pesante criticità - che, mi preme evidenziarlo, abbiamo ereditato - stiamo ponendo rimedio. Credo difatti che la particolare attenzione che questo Ministero sta, al momento, dedicando al tema della disabilità sia ampiamente dimostrata da specifiche e adeguate iniziative che brevemente le illustro.

Abbiamo riunito più volte l'Osservatorio permanente per l'inclusione scolastica, che non si riuniva ormai da moltissimo tempo: la prima convocazione è datata 27 giugno 2018, a pochi giorni dall'insediamento di questo Esecutivo. Al fine di assicurare continuità nel reclutamento di docenti specializzati, è stato avviato un nuovo ciclo di corsi di specializzazione per ben 42 mila posti complessivi nel triennio; le prove selettive per l'accesso al primo ciclo annuale, come da lei citato, di circa 14 mila posti si sono già tenute. Nella legge di bilancio abbiamo inoltre semplificato l'accesso ai corsi di specializzazione, prevedendo che possano parteciparvi anche i giovani laureati, siano essi abilitati o meno. Questo Ministero ha dato, per di più, una particolare priorità all'attuazione delle disposizioni in tema di inclusione scolastica, tant'è che già il 24 luglio 2018 il Ministro Bussetti ha presentato all'Osservatorio permanente per l'inclusione scolastica gli schemi di tutti i provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 66 del 2017.

È stato peraltro predisposto, con il fondamentale apporto delle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità, anche il correttivo al predetto decreto legislativo, al fine di superare le criticità emerse, e sullo stesso è già stato acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti. Ebbene, stiamo già adeguando il testo, tenuto conto delle osservazioni espresse dalle stesse Commissioni. Una volta adottata la definitiva delibera del Consiglio dei ministri, il provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Si tratta, con tutta evidenza, di iniziative che, in aggiunta alla creazione di un Dicastero per la disabilità, confermano il concreto impegno di questo Governo e di questo Ministero per la promozione di un'effettiva inclusione scolastica.

In conclusione, vengo allo specifico quesito da lei sollevato. Le comunico che è intenzione di questo Ministero, dopo aver letto anche la sua interpellanza, valutare, in occasione anche del confronto con le organizzazioni sindacali, la percorribilità della soluzione da lei prospettata nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. Il deputato Antonio Pentangelo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONIO PENTANGELO (FI). Sarò velocissimo. Vice Ministro, grazie per la risposta: era quello che speravo nell'interesse dei ragazzi e delle famiglie, che ritengo soddisfacente, se e quando ovviamente avrà attuazione, per garantire, nelle condizioni date, il miglior supporto a questi studenti. D'altronde, il nostro suggerimento, il mio suggerimento era proprio perché si desse un aiuto ad un qualcosa che purtroppo ad inizio anno scolastico scoppia, e scoppia in maniera fragorosa. Io la ringrazio. Spero che queste 14 mila persone, che tra l'altro sono in attesa di completare questo corso, potranno darvi una mano; e più che dare una mano a voi, cosa sicuramente utile, che diano una mano ai tanti dirigenti scolastici, alle tante famiglie e ai tanti ragazzi che attendono.

(Iniziative per garantire adeguati contributi finanziari volti a incentivare la fusione dei comuni – n. 2-00462)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cattaneo ed altri n. 2-00462 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Antonio Pentangelo se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONIO PENTANGELO (FI). Grazie, Presidente, la illustro. Colleghi, è dall'anno 2000, con l'emanazione del testo unico degli enti locali, che l'ordinamento giuridico prevede la possibilità di fusione dei comuni, solitamente piccoli comuni, in uno solo, proseguendo poi con una legislazione che ovviamente è complessa, come lei conosce, e che non ripercorro nel dettaglio; d'altronde, sono stato presidente di una unione dei comuni, una delle prime fatte in Campania, se non la prima. Il fine è noto: consentire la gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali per superare le difficoltà della razionalizzazione della spesa e ottenere una maggiore efficienza dei servizi, difficoltà causate spesso proprio dalla frammentazione dei piccoli comuni.

Si è quindi registrato un naturale crescente interesse da parte dei comuni, soprattutto quelli di ridotta dimensione, nei confronti di queste nuove forme di governance, anche in risposta al difficile quadro ordinamentale e finanziario che ha caratterizzato il comparto degli enti locali in questi ultimi anni. Le comunità in esame hanno contato sul naturale affidamento, nel rispetto della parola data dallo Stato emanando la legge; ed il rispetto della parola data tra l'altro è quello che fonda l'ordinamento giuridico, è un bene comune fondamentale perché una comunità possa dirsi veramente che viva in sicurezza e prosperità. Al momento, si mina l'una e l'altra cosa: purtroppo, nonostante il fatto che ci sia un decreto emanato nella primavera di quest'anno dal Ministero dell'interno, nonostante sia stato ribadito il diritto agli incentivi, si sta minando questa fiducia, come dicevo prima, nella parola data.

Contando sul rispetto della legge da parte delle istituzioni statali, immagino che molti amministratori comunali - come sono stato io, in passato - di questi comuni interessati, abbiano progettato una allocazione delle risorse che sarebbero dovute provenire dallo Stato, magari, sperando, come sempre si fa, di ridurre delle aliquote di tributi o di abbassare le tariffe di determinati servizi; altri amministratori, invece, probabilmente, avranno progettato di fare investimenti in opere pubbliche.

Tutte ipotesi, purtroppo, che rischiano di rimanere tali. Infatti, l'erogazione spettante ai comuni è sensibilmente diminuita, a causa di una riduzione, a mio avviso, mi perdoni, illegittima, decisa dal Governo sui contributi statali spettanti ai comuni nati da fusione.

Si tratta di una perdita che, in alcuni casi, può giungere sino al 60 per cento delle risorse attese. In questo modo, tutti quegli amministratori che hanno deciso di stare insieme o di fondersi e, quindi, di dare efficienza, dare sviluppo alle loro aree, con delle risposte anche di genere diverso, quindi, dando efficienza ed economia ai servizi pubblici resi, hanno contato su questi maggiori fondi garantiti dal Governo. Hanno fatto male, purtroppo, perché a leggere i documenti ufficiali del Governo, infatti, nella pubblicazione dello scorso 27 giugno delle tabelle contenenti le voci di riparto del contributo erariale per l'anno 2009 destinato agli enti costituiti a seguito di fusioni e incorporazioni, si rinviene, purtroppo, una spiacevole sorpresa: la scoperta di non poter disporre delle risorse sufficienti con le quali erogare i servizi pubblici, anche quelli essenziali, in qualche caso.

Infatti, sono destinate risorse pubbliche per un importo complessivo pari a 46.549.370 euro, risorse che sono certamente insufficienti rispetto ai fabbisogni; non lo dico io, ma l'ANCI afferma che all'appello mancano circa 30 milioni di euro.

Amministratori e cittadini contavano sul fatto che anche nel 2019 si sarebbe garantito il medesimo coefficiente di maggiorazione previsto dalla legge per ogni anno trascorso dalla fusione; sono conteggi che spesso noi amministratori (ora non sono più di un comune) ci trovavamo a fare durante l'anno. Il coefficiente a cui mi riferisco è quello già utilizzato per la ripartizione del 2018 delle risorse, come lei sa, tanto per essere più chiari.

Ora, il problema è: come si fa a rispondere a questi amministratori? Se il Governo, in modo unilaterale, decide un taglio al trasferimento delle risorse, io ritengo - quando prima citavo la parola data - che si mini un fondamento della nostra Repubblica. Non di solo Stato è fatta la Repubblica e, soprattutto, chi invoca maggiore autonomia e credibilità la potrà avere solo se poi questo stesso concetto lo porta avanti, altrimenti diventa uno Stato accentratore che toglie servizi o che impedisce, poi, di esercitarli.

La legge, ci hanno insegnato all'università, è tale quando è sentita, quando è valutata dalla gente e ritenuta come giusta, fondamentalmente, altrimenti diventa arbitrio. Quando poi un Governo non rispetta una sua stessa norma mette tutto in difficoltà, salta, è come un ordine sociale.

Lo dico con vera preoccupazione; è come se - mi perdoni questo paragone - dei cittadini in autonomia decidessero, un bel giorno, di ridurre i tributi locali o di pagarli in quota frazionata, con ciò mettendo in crisi tutto il sistema istituzionale, sarebbe legittimo? Non sarebbe legittimo. D'altronde, non è molto diverso da quello che avete fatto voi, negando, quindi, le risorse attese a comunità che ne hanno bisogno, ne hanno un bisogno effettivo, per alcune, direi, “vitale”, sostanzialmente vitale e, dopo anni di tagli agli enti locali, è triste ammetterlo, ma eppure è vero.

Spero che il Governo - perciò mi rivolgo a lei, con fiducia e speranza - possa ritornare sui suoi passi, comprendendo il danno economico che si fa. E' un danno anche giuridico, perché si va a minare la credibilità di uno Stato e del Governo che lo rappresenta, nei confronti delle piccole amministrazioni che soffrono nell'amministrazione quotidiana e giornaliera, nello svolgere il proprio compito, e posso dirlo per averlo vissuto direttamente.

Spero che il Governo - mi avvio alla conclusione - abbia il buonsenso di tornare sui propri passi, garantendo il pieno adeguamento del fondo di solidarietà comunale e, quindi, il contributo destinato agli enti costituiti a seguito di fusioni o di incorporazioni. Non solo per una questione di risorse, come ho detto più volte, tengo a ribadire, se non altro per una civiltà giuridica che ha formato la mia crescita culturale, ma soprattutto per il rispetto dei principi di civiltà che non possono essere violati da chi poi ne garantisce l'osservanza, lo dovete al Paese intero e alle comunità locali.

PRESIDENTE. La Vice Ministra dell'Economia e delle finanze, Laura Castelli, ha facoltà di rispondere.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. In riscontro alle osservazioni e alle richieste degli onorevoli interpellanti, si osserva preliminarmente che le risorse assegnate ai comuni, ai sensi della legge di bilancio del 2019, sono state attribuite sulla base della popolazione.

Come è noto, sono risorse da destinare alla messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, per un importo complessivo di 400 milioni di euro, tra cui 40 mila assegnati al comune di Colli Verdi.

Inoltre, l'articolo 30 del decreto-legge n. 34 del 2019, convertito con modifiche, ha previsto, sempre per il 2019, l'erogazione di un contributo di 500 milioni di euro a favore dei comuni per interventi finalizzati all'efficientamento energetico.

Questo per dire che, sui comuni, questo Governo ha messo molte risorse, ha deciso di cambiare la tendenza, di invertire la tendenza e aumentare le risorse sugli enti locali.

Per i comuni con popolazione residente, al 1° gennaio 2018, inferiore o uguale a 5 mila abitanti, il contributo assegnato è pari a 50 mila euro. Con riferimento ai suddetti contributi, si ritiene di sottolineare che se, da un lato, il comune di Colli Verdi non beneficerà delle risorse complessive dei comuni che si sono fusi nel predetto ente e che sono, comunque, destinate agli altri enti del comparto comunale, dall'altro, il comune stesso riceverà il contributo straordinario per i prossimi dieci anni destinato ai comuni fusi, che per l'anno 2019 è pari a 162 mila euro.

Ciò posto, si fa presente che nella Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'Interno, relativo alle modalità, ai criteri e ai termini per il riparto e l'attribuzione dei contributi spettanti ai comuni facenti parte delle fusioni per l'anno 2019.

In particolare, si evidenzia che, al fine di favorire la fusione dei comuni, si prevede che lo Stato eroghi appositi contributi straordinari per dieci anni, decorrenti dalla fusione stessa, commisurati a una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono. Insomma, conosciamo come sono destinate le risorse; sottolineo solo la differenza tra unioni e fusioni.

Ciò detto, caro collega, le devo dire che questo è un tema che stiamo affrontando anche con le associazioni di categoria e il tema delle fusioni è in revisione anche sulla riforma del testo unico degli enti locali che è un tavolo dedicato al Ministero dell'Interno con i Ministeri competenti e che sono sicura riprenderà la sua strada, per dire che cosa? Che sul tema delle fusioni bisogna ancora fare molto e bisogna finalizzare queste fusioni, affinché queste diventino un motore di innovazione. Che cosa voglio dire? Che, delle volte, occorre dare molte risorse, come quelle previste da questa norma, e sono d'accordo con lei, il diritto di un comune che matura dei diritti nei confronti dello Stato è un diritto che deve essere sancito sempre e deve essere rispettato; ciò detto, credo che si possa fare di più e questo è il lavoro che questo Governo sta facendo. Non basta chiedere ai comuni di fondersi e dare in erogazione molte risorse che, spesso, vengono poi date a comuni magari piccoli che non hanno neanche grandissima capacità di spesa. Non voglio minimizzare la cosa, dico che, sicuramente, dobbiamo parlare con le associazioni di categoria per continuare a erogare queste risorse, ma nel contempo dobbiamo assicurarci che siano finalizzate davvero, davvero, a una direzione che vada verso il fatto che questi comuni diventino motore di innovazione, tanto quanto altri.

Ci tengo molto, perché la riforma degli enti locali sul testo unico non è cosa facile e prevede anche il fatto che, soprattutto, piccoli comuni che chiedono fusioni possano cominciare a fare dei processi molto innovativi, tipo quelli della digitalizzazione, che spesso sono dimenticati nei piccoli comuni. Cosa voglio dire? Ci sono processi che si possono, non dico, vincolare, ma accompagnare in quei comuni piccoli che magari sono distanti sia sulle funzioni che questi possono fare insieme, sia sulle attività che spesso non hanno intenzione di fare e non per volontà, ma perché non pensano siano necessarie.

Pensi se un comune, domani, si fonda con un altro e lo Stato gli chieda di utilizzare l'anagrafe digitale, per esempio; sarebbe un passo in avanti per tutti. Questo è il processo che stiamo facendo, fermo restando che sono cosciente che probabilmente abbiamo creato, pur non volendo, dei problemi ad alcuni comuni, ma sono certa che possiamo lavorare insieme perché queste fusioni siano più efficaci, possiamo raccontare alcuni casi di grande efficacia, ma anche altri di pochissima efficacia, li conosciamo, possiamo fare di più per considerare questi comuni, davvero, un pezzo del motore dell'innovazione.

Non ci sono solo le grandi città che, come dire, hanno un motore a sé, ma bisogna considerare le piccole città in un processo veramente più innovativo. In questo c'è tutta la nostra volontà.

PRESIDENTE. Il deputato Antonio Pentangelo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONIO PENTANGELO (FI). Presidente, io sono convinto che tutto quello che si vuole fare di innovativo e di sostegno per i piccoli comuni, io ho amministrato un comune di 7 mila abitanti e sono il cuore pulsante dell'intera Italia, è chiaro, fatta salva la giusta attenzione che si deve dare ai centri grandi, ovviamente con le problematiche che portano; quello che le chiedevo, che purtroppo mi ritiene soddisfatto se tutto quello che lei ha detto avverrà, e sarò qui a testimoniarlo e a dirle anche con gioia che se ciò succede è tutto di positivo, è il problema che vi è intanto, però, per le unioni dei comuni. Io l'ho vissuta la nascita delle unioni di comuni, con una fatica incredibile nel dotarla delle persone sufficienti e degli attrezzi sufficienti, e poi vederla spegnere è una cosa tragica. Quello che lei mi dice per il futuro va benissimo, intanto però la mia domanda era all'ordinario: cosa diciamo a questi? Stiamo predicando l'autonomia delle regioni, stiamo predicando un'autonomia più grande, e questi piccoli che invece si mettono insieme per darsi forza? Io dico questo: non senta le mie parole, ma il nostro Capo dello Stato, il Presidente Mattarella, che in più occasioni ha parlato dei comuni come di una frontiera, come dei veri laboratori di esperienza della sostanza del nostro Paese; quindi non tenga conto del mio appello ma di quello della più alta istituzione e diamo delle risposte a queste unioni di comuni, altrimenti lo sa che cosa succede? Pensi a quei tanti amministratori che sono al momento desiderosi di farlo e che vedono un taglio sulla spesa storica: probabilmente si mortificano, rimangono delusi, si interrompono dei processi che poi possono essere anche favorevoli per voi, perché efficienza e velocizzazione favorisce il processo aggregativo in genere, quindi spero che si abbiano ulteriori provvedimenti seguenti a questo.

(Iniziative volte ad assicurare al Mezzogiorno stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionali alla popolazione di riferimento, anche nell'ottica della preventiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni rispetto ai procedimenti in atto relativi all'autonomia differenziata - n. 2-00466)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boccia ed altri n. 2-00466 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato De Filippo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, nel prendere la parola per esporre questa nostra interpellanza, mi consentirete, Presidente, e membri del Governo, di esprimere a nome mio personale e anche del gruppo del PD, ma credo di tutti i deputati, il dolore e lo sdegno per la barbara uccisione di Mario Rega Cerciello, il vicebrigadiere che è stato ucciso questa notte in un centralissimo quartiere della nostra città.

Presidente, nella nostra interpellanza esponiamo con grandissima puntualità - mi consenta questo superlativo - la statistica della disunità con la quale dobbiamo fare i conti nei prossimi anni nel nostro Paese, che è una penisola lunga e che ha grandi differenze storiche. Prima della politica - è molto evidente dai dati che abbiamo messo a disposizione -, il Sud è stato battuto dalla matematica, clamorosamente battuto dalla matematica, nonostante elenchiamo una lunga sequenza di leggi che prevedono e impongono stanziamenti in conto capitale per il Mezzogiorno in proporzione alla popolazione del Sud con una cifra, che è quella del 34 per cento. Citiamo la norma del 2016, il decreto-legge n. 243, citiamo una legge che è stata approvata proprio negli ultimi mesi dal Governo attuale, che prevede un meccanismo ancora più sofisticato, devo dire per una parte anche condivisibile, di monitoraggio di questa attività in capo al Ministero del Sud, prontamente allestito e previsto nella compilazione e nella composizione di questo Governo, speriamo non per una mera vicenda comunicativa ma per una sostanziale attività per battere e superare questa statistica disunitaria che noi vi proponiamo. Quell'attività di monitoraggio è prevista non soltanto per le amministrazioni centrali, ma anche per tutte quelle agenzie, da Rete ferroviaria Italia ad ANAS, che devono compilare i programmi nel rispetto esattamente di quella percentuale.

Noi vi mettiamo a disposizione una ricognizione anche storica che, ovviamente, richiama a responsabilità non soltanto di questo Governo, lo ammettiamo con molta trasparenza. La Svimez, che annualmente compila un rapporto, ci dice che negli ultimi dieci anni mancano non meno di 4,5 miliardi di euro all'anno rispetto a quella percentuale, che ovviamente, in una distribuzione territoriale, è il minimo vitale, per le ragioni che questo divario storico, che è lungo quanto l'unità d'Italia, dovrebbe in qualche modo avere come garanzia.

Ma se non vogliamo utilizzare i dati della Svimez, che per noi sono sicuramente i dati scientifici, utilizziamo i dati dei conti pubblici territoriali che la stessa Agenzia per la coesione, quindi un organismo che fa capo al Governo, mette a disposizione, e che certificano come negli ultimi dieci anni, ancora una volta, mancherebbero non meno di 1,6 miliardi di euro al Mezzogiorno. I conti pubblici territoriali che abbiamo a disposizione - l'ultimo dato è quello del 2017 - ci certificano come la percentuale di risorse finanziarie garantite al Mezzogiorno, dove vive il 34 per cento degli abitanti del nostro Paese, è stata pari al 26,7 per cento. Questo ha prodotto un corto circuito di investimenti istituzionali assolutamente noto a chi studia questa materia, negli ultimi anni. L'aggiuntività dei fondi strutturali, l'aggiuntività del Fondo di sviluppo e coesione, cioè quegli strumenti che l'Europa e anche il nostro Paese hanno messo a disposizione per provare a superare questo divario storico, non sono quasi mai, anzi non sono mai, appunto, aggiuntivi, sono quasi sempre sostitutivi, perché provano a sostenere gli investimenti infrastrutturali e anche dei servizi pubblici che il nostro Paese dovrebbe garantire automaticamente a quella parte di popolazione del Mezzogiorno.

Noi vi poniamo due o tre semplici domande, semplicissime domande. Vogliamo ricostruire, prima di questo plateale e superficiale dibattito, che sembra tutto comunicativo e tutto sviluppato sui social sull'autonomia del nostro Paese, sul cosiddetto regionalismo differenziato, vogliamo sviluppare, un quadro sinottico della spesa correlata alla popolazione, di quello che è successo nel nostro Paese? Volete voi garantire una compilazione pur minima e sufficiente dei livelli essenziali di prestazione in tutti i servizi pubblici nel nostro Paese? Vogliamo costruire una griglia affinché dall'infanzia alla scuola, dalle infrastrutture all'ambiente, dalle politiche anche per l'industria, per il commercio e per l'artigianato vi siano attività di investimento che siano proporzionate alle differenze e anche alla quantità di popolazione? Quanto volete agire per mettere in campo azioni compensative di risorse, vista questa storia statistica disunitaria che noi vi abbiamo messo a disposizione? Credo che anche un ragionamento responsabile sul regionalismo differenziato debba partire innanzitutto da una chiarezza di date e da una combinazione di cifre che la matematica e la statistica potrebbe metterci facilmente a disposizione. Solo in un quadro di certezza finanziaria io credo che anche gli amministratori e i gruppi dirigenti delle amministrazioni del Mezzogiorno non sarebbero contrari a una virtuosa attività di monitoraggio e di governance responsabile delle attività su quel territorio. Ma mettere in competizione territori che hanno svantaggi e differenze così clamorosi significa accentuare quel divario, che, mi consentirete, da Cavour fino a Conte non siamo riusciti ancora a superare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Vice Ministra dell'Economia e delle finanze, Laura Castelli, ha facoltà di rispondere.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente mi unisco anch'io al cordoglio del collega per il carabiniere barbaramente ucciso. Io ringrazio i colleghi per questa interrogazione, perché ci permette di fare chiarezza sul percorso, che è un percorso che parte da molto lontano, dalla legge n. 42 del 2009, dalla legge sul federalismo fiscale, nel quale era scritto nero su bianco la necessità di perequare gli investimenti.

Quindi, quando il collega chiede che cosa vuole fare questo Governo nell'attuazione di uno dei punti più importanti, per quanto mi riguarda, su quello che è un testo di legge diventato attualissimo in questa legislatura e in seguito anche ai due decreti legislativi del 2011 che si occupano di perequazione degli investimenti, mai applicati ad oggi, mi trova, come dire, concorde sulla necessità di far qualcosa. Questo è il Governo che ha subito richiesto la necessità, intanto di dare delle risposte di monitoraggio, come il collega ricordava, nella necessità di verificare che ogni anno ci sia un effetto perequativo sugli investimenti, non solo sui fondi europei, ma anche sui fondi nazionali, che ricordo, come ho già detto, che erano principio fondante della legge n. 42 del 2009, mai applicata ad oggi. Questo, ovviamente, ci ha imposto di fare qualcosa e lo abbiamo fatto subito, non tanto e solo per una questione di rispetto della legge, ma perché crediamo fondamentalmente che si debba agire in questo senso se non si vuol continuare a creare un'Italia a due velocità. E lo abbiamo fatto con alcuni decreti, con contratti di programma tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ed ANAS, Rete Ferroviaria Italiana Spa, a partire da quella di cui alla delibera CIPE n. 65 del 2017 e alla delibera CIPE n. 66 del 2017.

Restano, invece, esclusi gli stanziamenti derivanti dall'utilizzo delle risorse relative al Fondo sviluppo e coesione o ai Fondi strutturali e di investimento europeo e i relativi cofinanziamenti nazionali.

Devo dire che applicare ciò che non è mai stato applicato dal 2009 ad oggi non è cosa semplice, ma c'è un impegno fortissimo di questo Governo e si può notare nei continui lavori, sia del CIPE che dei Ministeri competenti, nella distribuzione di queste risorse. Questo di fatto sarà il primo anno nel quale potremmo, sul Documento di economia e finanza, tirare una riga e fare i conteggi di che cosa è stato distribuito e in quale percentuale su tutto il territorio. Ciò detto, mentre è molto più semplice farlo sui fondi europei, sui fondi delle amministrazioni centrali e, in generale, quelli nazionali c'è un lavoro tutto da fare, che stiamo facendo.

Per quel che riguarda le specifiche richieste degli interpellanti, occorre evidenziare sui testi delle intese sull'autonomia differenziata, che attualmente prevedono che la determinazione delle risorse per le regioni interessate, sulla base della spesa a carattere permanente, a legislazione vigente destinata dallo Stato alle regioni, opera fino all'adozione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard, da effettuarsi per tutto il territorio nazionale.

Ciò vuol dire che, a seguito della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard - di fondamentale importanza al fine di stabilire la congruità delle risorse a disposizione di ciascun ente per l'esercizio delle proprie funzioni fondamentali - occorrerà rivedere l'adeguatezza delle risorse riconosciute per ciascuna funzione, anche in relazione alle funzioni trasferite e assegnate nell'ambito dell'articolo 116 della Costituzione, sempre tenendo presente gli effetti perequativi di cui tenere conto, in ossequio alla Costituzione e anche alla già citata legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale. Senza dimenticare per l'appunto - e lo sottolineo con forza - che la perequazione riguarda tanto la spesa corrente, forse più semplice in qualche modo da applicare, ma anche e soprattutto la spesa di investimento. Questo è un obiettivo molto chiaro che questo Governo sta perseguendo fin dal primo giorno, non solo perché c'è il tema delle autonomie in discussione ormai quotidianamente, ma perché la legge lo prescrive dal solo 2009 e, quindi, in ottemperanza della legge, nella convinzione che così si possano garantire quei diritti fondamentali costituzionali che sono scritti chiarissimi nella nostra Carta fondante e si possa continuare a pensare ad un'Italia che procede - si spera - sempre più velocemente, ma unita.

PRESIDENTE. La ringrazio, Vice Ministro Castelli. La Presidenza esprime vicinanza alla famiglia del vice brigadiere Mario Rega Cerciello e la solidarietà all'Arma per la vile uccisione di un carabiniere di 35 anni, colpito stanotte a Roma mentre era in servizio. Quindi, ci associamo a quanto già descritto e denunciato sia dal Vice Ministro Castelli sia dal deputato De Filippo.

Il deputato Francesco Boccia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei ripartire dall'ultimo passaggio della Vice Ministra Castelli, che ringraziamo per la chiarezza. Io penso che per il Parlamento questa risposta del Governo possa essere un buon punto di ripartenza.

Voglio ripartire dalla fine del delle valutazioni che il Governo ha fatto. Quando la Vice Ministra, quindi a nome del Governo, ci dice che a seguito della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sarà necessario rivedere le risorse adeguate per ciascuna funzione, sta ponendo l'accento sul tema principale che è alla base di questa interpellanza urgente firmata dai deputati del Partito Democratico, e cioè i livelli essenziali delle prestazioni sono la precondizione per capire i livelli di perequazione necessari nel Paese. E la risposta del Governo mi sembra molto chiara. Ovviamente è una risposta che imporrà una discussione nuova nella maggioranza attuale e che stride, purtroppo, con la posizione delle prime proposte dei decreti della Ministra competente, che, in realtà, ci aveva rappresentato un altro modello: partiamo, definiamo questo percorso di start attraverso la spesa storica, ripartiamo su scala regionale - era una cosa che aveva fatto accapponare la pelle a tutti gli osservatori, poi richiamerò quei dati che ha sottolineato il collega De Filippo - indipendentemente dalle condizioni; non solo i livelli essenziali delle prestazioni non erano citati, ma indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche.

Va sottolineato che la ripartizione su scala regionale del Fondo per l'edilizia scolastica, del FUS, della cassa integrazione, dei fondi per la ricerca e sviluppo sono stati tolti dal dibattito politico. Siccome il nostro auspicio è che il Parlamento poi torni ad essere sovrano sulle regole che disciplineranno l'attuazione del Titolo V della Costituzione, ci auguriamo che questo passaggio fatto oggi dal Ministero dell'Economia diventi centrale nel dibattito politico, perché non accetteremmo mai un “partiamo e poi si vedrà”; no, non partiamo, definiamo i livelli essenziali delle prestazioni, rivediamo se serve la definizione delle risorse per ciascuna funzione e poi, come è giusto che sia, applichiamo la Costituzione. Perché finora, Presidente, nel dibattito politico che c'è stato più fuori dal Parlamento che nel Parlamento, perché che noi lo stiamo riportando con gli strumenti che abbiamo, questo è l'obiettivo della giornata di oggi, fuori dalle Aule del Parlamento il dibattito è stato caratterizzato da: “serve efficienza, corriamo, e dopo si vedrà”, “si parte e poi dopo aggiustiamo”. No, non partiamo, e attuiamo soprattutto tutta la Costituzione, perché i livelli essenziali delle prestazioni e il Fondo di perequazione hanno la stessa dignità di tutte le altre parti della Costituzione, che vengono spesso richiamati in particolar modo dalla Lega.

Chiudo sottolineando alcuni aspetti, che il collega De Filippo ha richiamato, che sono nell'interpellanza e che mi auguro che possano essere utili al Governo, dalla Svimez, alla relazione dei conti pubblici territoriali della stessa Agenzia per la coesione, ma, insomma, io vorrei sottolineare l'ultimo dato disponibile, quello del 2017, che tra l'altro, Vice Ministra Castelli, tocca la ripartizione delle risorse: il Sud ha ottenuto il 26,7 per cento di risorse rispetto al 34,4, ed è stato un anno importante, il 2017, perché la media dei quindici anni precedenti fino al 2015, perché nel 2016 e 2017 è andata sempre più aumentando, era del 22 per cento. Quindi, come diceva De Filippo, come dicevano tutti i colleghi, lo diceva la collega Enza Bruno Bossio, che hanno sottoscritto questa interpellanza, il Sud non ha mai avuto più del 22 per cento di risorse negli ultimi sedici, diciassette anni.

La disunità è, diciamo, certificata dall'aritmetica. Le infrastrutture - e sottolineammo soprattutto quelle connesse all'Alta velocità - ci dicono che su 1.467 chilometri di binari dell'Alta velocità pagata con le tasse di tutti gli italiani, a partire da quelli del Mezzogiorno, che hanno pagato attraverso la fiscalità ordinaria l'Alta velocità al Nord, al Sud l'Alta velocità in questo momento è del 16 per cento.

Quindi, capisco la riflessione della Vice Ministra quando fa riferimento ad alcune valutazioni connesse ai fondi strutturali, ma le risorse europee dovevano essere aggiuntive per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, non sostitutive; e se c'è un errore compiuto nella programmazione economica territoriale, è stato quello, soprattutto per alcune grandi regioni del Mezzogiorno sui grandi progetti di investimento nazionali, di considerare le risorse europee come sufficienti. Non erano sufficienti e lo dimostra l'impatto economico sull'occupazione, sull'output, cioè sulla crescita del PIL anche su scala regionale, e, più in generale, sullo stimolo agli investimenti privati che in alcune regioni - penso alla Calabria, penso alla Sicilia - non ci sono stati.

Non ci sono stati perché mancavano le condizioni per stimolare l'economia endogena. Quindi se, così come oggi ci dice il Governo, quel nodo, quello dei livelli essenziali delle prestazioni, diventa centrale e diventa fondamentale, allora lasciamo al Parlamento la discussione e la decisione sovrana sul modello di attuazione dell'autonomia.

Ricordo a tutti con una cifra qual è il conto che va pagato al Mezzogiorno: 61 miliardi. E non sono i conti degli interpellanti, sono i conti che vengono fuori dai conti pubblici territoriali, che sono stati anche oggetto di un dibattito molto serrato sulla stampa, soprattutto del Mezzogiorno, in questi mesi. Penso alle battaglie fatte da Il Quotidiano del Sud, da Il Mattino, da La Gazzetta del Mezzogiorno, dal Giornale di Sicilia, dalla Gazzetta del Sud. Sono tanti i giornali del Mezzogiorno che hanno concentrato la loro attenzione, in questi mesi, su questi temi.

Allora, il Parlamento abbia il coraggio - lo dico alla Vice Ministra Castelli - di affrontare con chiarezza la genesi di tutto questo e procediamo all'attuazione del Titolo V; facciamola insieme, ma facciamola con trasparenza, senza propagandare le tesi alla Brambilla del lavoro-guadagno e pago-pretendo, secondo le quali da una parte ci stanno tutti i virtuosi e dall'altra tutti gli spreconi, da una parte tutti i presentabili e dall'altra tutti gli impresentabili, perché non è così, non è così.

Infatti, il numero di centri di eccellenza e di esempi virtuosi del Mezzogiorno come del Nord si spreca. Il nodo è rimettere tutto insieme e rimettere tutto insieme evitando che si dica ancora una volta che ora partiamo e dopo vediamo. No, non partiamo da nessuna parte: il Parlamento attua il Titolo V. Non è un caso che il presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini sulla scuola la pensi esattamente come il presidente Conte; però, Vice Ministra Castelli, mi consentirà, non la pensano come Conte e Bonaccini né Zaia né Fontana, e quindi questo è un problema politico che abbiamo il dovere di affrontare.

E allora questi temi, che sono rilevanti rispetto alle modalità con cui attueremo il Titolo V, è bene che vengano discussi in Parlamento. Tutto possiamo permetterci - ho chiuso davvero, Presidente - tranne, in questa vicenda, di essere neutrali. Chiamo in soccorso Dante, ricordando che per i neutrali, nei momenti che contano - all'epoca erano di grandi crisi morali, in questo caso potrei dire di grandi crisi sociali - ci sono sempre dei posti caldi, pronti all'inferno.

In questa vicenda storica non si può essere neutrali. Quindi, noi apprezziamo la risposta della Vice Ministra Castelli nella misura in cui questa risposta diventa un punto fermo nel dibattito pubblico sull'autonomia e mi auguro che i colleghi della Lega al Governo con la Vice Ministra Castelli prendano atto che questa è una precondizione per discutere di autonomia in quest'Aula.

Noi, ovviamente, ci auguriamo di poter contribuire, come partito e come gruppi parlamentari, nella decisione finale con un voto che non potrà non avvenire nelle Aule del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza in ordine alla compatibilità ambientale di un progetto di parco eolico nel comune di Conza della Campania, in provincia di Avellino - n. 2-00469)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Maraia ed altri n. 2-00469 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Maraia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GENEROSO MARAIA (M5S). Sì, Presidente, la illustro.

PRESIDENTE. A lei la parola.

GENEROSO MARAIA (M5S). La regione Campania, con decreto dirigenziale n. 257/2012, ha autorizzato la realizzazione di un parco eolico nel comune di Conza della Campania, in provincia di Avellino. Il suddetto parco eolico è adiacente all'area protetta costituita dall'Oasi WWF Lago di Conza e sembrerebbe interferire con l'habitat e con le specie animali protette che vi nidificano.

Il sito Oasi WWF Lago di Conza rientra nella rete Natura 2000 ed è sito di interesse comunitario istituito ai sensi della direttiva 92/43/CEE “Habitat”, nonché zona di protezione speciale individuata con codice IT8040007 ed istituita con direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

L'area protetta dell'Oasi WWF Lago di Conza ricopre un ruolo di primario rilievo per l'intera area del Mediterraneo, in quanto presenta un'elevata biodiversità faunistica e vegetazionale ed assume una rilevanza strategica per la popolosa avifauna che vi nidifica, oltre che rappresenta un fondamentale crocevia per le migrazioni di numerosi esemplari, in quanto posta lungo la rotta migratoria tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico.

Nel caso di realizzazione di impianti eolici che possano interferire, anche indirettamente, con l'habitat naturale e le specie protette che in esse abitano, la normativa di cui all'articolo 5, comma 4, del DPR n. 357 del 1997, al fine di proteggere i siti di interesse comunitario, SIC, e le zone di protezione speciale, ZPS, impone la necessità che i soggetti proponenti la realizzazione di impianti eolici da costruire in prossimità di siti protetti SIC e ZPS producano un apposito studio di incidenza dedicato alle interferenze causate dall'opera con i siti della rete Natura 2000, da redigere ai sensi dell'allegato G del DPR n. 357 del 1997.

Il citato studio di incidenza è mirato alla valutazione degli impatti che gli impianti eolici da realizzare in prossimità dei siti protetti potrebbero avere sugli obiettivi di conservazione di tali siti, e pertanto gli impatti devono essere valutati al fine di determinare se l'effettiva realizzazione degli impianti possa pregiudicare o meno l'integrità dei siti Natura 2000.

Nella fattispecie, risulta che la società che sta realizzando l'impianto eolico, soggetto proponente, non abbia prodotto lo studio di incidenza previsto dall'articolo 5, comma 4, dell'allegato G del DPR n. 357 del 1997, e che, pertanto, l'autorizzazione unica rilasciata dalla regione Campania con decreto dirigenziale n. 257 del 2012 difetti di un atto presupposto. L'assenza di uno studio di incidenza viene confermata anche dallo staff amministrativo valutazioni ambientali della regione Campania, che, con nota protocollo 0114708 del 20 febbraio 2019, ha affermato che - cito la nota della regione Campania - “dal riscontro di questo staff della scheda istruttoria e del verbale della commissione, si può solo supporre che la valutazione di incidenza non è stata presentata dal proponente. Si precisa, infatti, che la valutazione di incidenza è un procedimento che si attiva esclusivamente ad istanza di parte, istanza mai pervenuta a questo ufficio perché mai presentata dal proponente”.

Faccio notare qui che è la stessa regione Campania che, da una parte, con decreto dirigenziale, autorizza il parco, l'impianto eolico, e, dall'altra parte, smentisce se stessa, dicendo appunto che nessuna valutazione di incidenza ambientale è pervenuta presso i suoi uffici.

Inoltre il DPR n. 357 del 1997, articolo 5, prevede il coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente nelle procedure di autorizzazione e di impatto ambientale, data la valenza comunitaria e nazionale per i siti protetti quali l'Oasi WWF “Lago di Conza” e, contrariamente a quanto disposto dalla normativa citata, non risulta che il Ministero dell'Ambiente sia stato coinvolto nelle procedure autorizzative. Risulta, inoltre, che il WWF abbia evidenziato che la realizzazione dell'impianto eolico, stante l'assenza di qualsivoglia studio di incidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del DPR n. 357 del 1997 costituisca un pericolo per la tutela dell'habitat e dell'avifauna dell'Oasi WWF “Lago di Conza” e ha diffidato la regione Campania a revocare l'autorizzazione unica n. 257 del 2012 alla realizzazione del parco eolico. Si evidenzia, inoltre, che l'impianto da realizzare è superiore a 30 Megawatt e che, per effetto delle modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 104 del 2017, per tali categorie di impianti è richiesta la valutazione di impatto ambientale di competenza statale.

Sulla vicenda è intervenuta anche l'autorità giudiziaria, che ha sequestrato tutte le carte del procedimento dai competenti uffici regionali. La cosa molto grave è che, malgrado ciò, i lavori sono in fase di ultimazione e procedono molto spediti, tanto da arrecare un danno all'habitat del sito protetto. Chiedo se il Ministero in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se, sulla base degli elementi di valutazione in suo possesso, sia possibile escludere che il parco eolico in questione costituisca un pericolo per l'habitat e l'avifauna presente nel sito di interesse comunitario e nella zona di protezione speciale dell'Oasi WWF “Lago di Conza”, inserita nella rete Natura 2000 e, in caso contrario, quali azioni di tutela del sito intenda intraprendere, anche in considerazione dell'asserita assenza della valutazione di incidenza sui siti di interesse.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, approfitto per mostrare le nostre condoglianze alla famiglia del vicebrigadiere, Mario Cerciello Rega, e ne approfitto anche per dare un abbraccio a tutta l'Arma dei carabinieri, che oggi ha una ferita profonda al corpo dello Stato.

Per quanto riguarda l'interpellanza dell'onorevole Maraia, con riferimento alle questioni poste, occorre considerare, in primo luogo, che il DPR n. 357 del 1997 demanda alle regioni e alle province autonome la competenza sulla gestione dei siti Natura 2000, compresa l'attuazione dell'articolo 5 in materia di valutazione d'incidenza (Vinca), ad eccezione di alcuni piani e progetti di competenza statale. Tale procedura deve essere attivata ogni qualvolta un progetto o un intervento si configuri come suscettibile di generazione di interferenze negative significative su un sito di Natura 2000, in particolare, rispetto agli obiettivi di conservazione del sito stesso. In tale caso, si deve attuare un'opportuna valutazione delle incidenze correlate alla realizzazione del progetto. Analoga valutazione può essere effettuata, per interventi esterni ai siti di Natura 2000, dalle autorità competenti, nell'esercizio della propria discrezionalità tecnica, nei casi in cui sia possibile escludere aprioristicamente che l'attuazione della proposta possa generare interferenze indirette sugli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000 più prossimo.

Per quanto concerne l'impianto di produzione di energia eolica, da realizzarsi nel comune di Conza della Campania, si osserva che, sebbene il progetto non sia stato esplicitamente considerato nell'ambito di una valutazione di incidenza, è stata inserita nel provvedimento autorizzativo di cui al decreto dirigenziale n. 257 del 2012, in conformità al parere della commissione VIA, una prescrizione riguardante l'eliminazione di un aerogeneratore, in quanto “eccessivamente prossimo alla ZPS” e la definizione, di concerto con l'amministrazione comunale di Conza della Campania, di adeguate misure di compensazione ambientale.

Dalla documentazione agli atti del Ministero dell'Ambiente, risulta, tra l'altro, che, nell'approvazione della variante del progetto, di cui al decreto dirigenziale n. 205 del 2016, il numero di aerogeneratori autorizzati precedentemente, con decreto dirigenziale n. 257 del 2012, sia stato ridotto di tre, e, inoltre, sia stata stabilita la sostituzione del tipo di aerogeneratori con modelli di dimensioni inferiori.

Con riferimento al coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente nelle procedure di valutazione ambientale, si evidenzia che la competenza ministeriale riguarda, ai sensi dell'articolo 5, commi 2 e 4, del DPR n. 357 del 1997, rispettivamente i soli piani di rilevanza nazionale e i progetti di cui agli allegati II e II-bis della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni intervenute.

Tali piani e progetti devono essere assoggettati, a seconda dei casi, a procedura integrata VAS- Vinca o VIA-Vinca, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del richiamato decreto legislativo n. 152 del 2006, e di competenza statale. In tutte le altre casistiche, la competenza in materia di valutazione di incidenza si incardina in capo alle regioni e province autonome, in qualità di autorità competenti, ai sensi del DPR n. 357 del 1997.

Per quanto concerne il trasferimento alla competenza statale della valutazione di impatto ambientale, attuata con decreto legislativo n. 104 del 2017, che modifica la parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, relativamente agli “impianti eolici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore ai 30 Megawatt”, si evidenzia che, alla data di emanazione degli atti autorizzatori regionali, (decreti dirigenziali nn. 257 del 2012 e 205 del 2016), concernenti il progetto in argomento, la competenza per gli impianti eolici di potenza superiore ai 30 Megawatt ricadeva ancora in capo alle regioni. Tuttavia, il Ministero, in qualità di autorità attualmente competente per la VIA, verificherà i presupposti per attivare i dovuti controlli da parte dei Carabinieri forestali per l'accertamento di eventuali pregiudizi per l'habitat e l'avifauna derivanti dalla realizzazione dell'impianto. Inoltre, lo stesso Ministero, con nota del 22 luglio scorso, ha richiesto alla regione Campania di esprimere le proprie valutazioni in merito alla possibilità di annullare in autotutela l'autorizzazione già rilasciata, così come richiesto dall'interpellante. Nel contempo, la regione ha rappresentato che chiederà all'ARPAC, ai sensi dell'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, una verifica sull'ottemperanza alle prescrizioni contenute nel parere di compatibilità ambientale.

PRESIDENTE. Il deputato Generoso Maraia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Sono molto soddisfatto della risposta, anche perché, dopo un anno di ricerche, c'è la prima parola di verità su questa vicenda. Il Ministro conferma quelle che erano le preoccupazioni, sia mie, che degli abitanti dell'Alta Irpinia. La realizzazione del parco eolico nei pressi dell'oasi naturale WWF “Lago di Conza” della Campania, non è stata preceduta da valutazione di incidenza ambientale sugli effetti che tale impianto eolico avrà sull'avifauna presente nell'oasi; credo che questo sia molto grave. Le responsabilità della regione Campania sono evidenti: ad oggi, i lavori di realizzazione del parco eolico sono stati quasi terminati e ancora non sappiamo quali sono i rischi per le numerose specie volatili, che migrano da tutto il Mediterraneo per nidificare nell'oasi naturale.

Quanto sta accadendo è di una gravità inaudita ed è pertanto positivo che il Ministero abbia deciso di inviare sul posto i Carabinieri forestali. Chi ha sbagliato in questa vicenda dovrà pagare e sono fiducioso che anche la Procura della Repubblica si attivi per accertare le responsabilità della grave omissione avvenuta nella fase autorizzativa dell'impianto e che concluda quanto prima le indagini in corso.

La regione ha la possibilità di annullare tutto in autotutela - e lo ricorda il Ministro - per salvaguardare l'ambiente e le specie animali. Ho avanzato una richiesta in tal senso alla regione Campania già da molti mesi, ma senza ottenere quanto richiesto. Probabilmente, gli interessi delle società eoliche per la regione Campania vengono prima di ogni altra cosa.

L'Alta Irpinia è stata letteralmente martoriata da un'installazione incontrollata di impianti eolici, tanto da essere diventata in breve tempo zona satura. Il Ministro, pur non avendo una competenza diretta su questa segnalazione, oggi ha preso l'impegno concreto di fare tutto quanto possibile per avere una parola di verità su quanto accaduto.

Una parola di verità nella terra dell'eolico selvaggio può essere l'inizio di una protezione e di una presa in carico da parte dello Stato anche delle aree interne della Campania, della provincia di Avellino e di quella di Benevento, troppo spesso dimenticate dal consiglio regionale. Due province, quelle di Benevento e di Avellino, con un ambiente strepitoso, paesaggi mozzafiato e un'economia prevalentemente agraria: è mio, è nostro dovere proteggere queste due splendide province da chi vuole solo speculare, senza lasciare alcun beneficio nelle aree dove sorgono tali parchi eolici.

Ci sono aree del Beneventano e dell'Avellinese invase da centinaia di pale eoliche, che oltre a non produrre ricchezza per la nostra gente, producono anche disastrosi effetti collaterali: non solo all'avifauna come nel caso di Conza qui esposto, ma anche all'equilibrio idrogeologico, con frane, smottamenti, deviazioni di corsi d'acqua, che si trasformano puntualmente in un costo insostenibile per i comuni e gli enti locali, chiamati a pagare i danni prodotti dalle società dell'eolico.

Numerose inchieste hanno dimostrato che dietro il business dell'eolico, dietro questo affare c'è anche la mafia; e ciò costituisce un ulteriore motivo che richiama la nostra massima attenzione, non solo per la difesa dell'ambiente, ma anche della legalità e dello Stato di diritto, che deve affermare la sua esistenza in ogni angolo d'Italia, anche nella mia terra.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018 e all'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019.

PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali: S. 1387 - “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018” (approvato dal Senato) (2017); S. 1388 – “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019” (approvato dal Senato) (2018).

Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tenere conto delle determinazioni che saranno assunte dalla Conferenza dei presidenti di Gruppo in relazione all'iscrizione dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 29 luglio 2019 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 1383 - Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2019, n. 61, recante misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica (Approvato dal Senato). (C. 2000)

Relatore: ZENNARO.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00230 concernente iniziative, in ambito internazionale ed europeo, per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal cosiddetto Daesh, con particolare riferimento alle minoranze religiose in Iraq e Siria .

La seduta termina alle 10,50.