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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 207 di venerdì 12 luglio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 10 luglio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Colletti, Delmastro Delle Vedove, Frusone, Giaccone, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Molinari, Parolo, Ruocco e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della nomina di un Ministro senza portafoglio e del conferimento di incarichi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 11 luglio 2019, il Presidente del Consiglio dei ministri, ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, su mia proposta, con decreto in data 10 luglio 2019, ha nominato Ministro senza portafoglio l'onorevole dottoressa Alessandra Locatelli.

Inoltre, con miei decreti in data odierna, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, ai Ministri senza portafoglio, onorevole dottor Lorenzo Fontana e onorevole dottoressa Alessandra Locatelli, rispettivamente, gli incarichi per gli affari europei e per le disabilità e la famiglia. Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte".

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 11 luglio 2019, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la senatrice Michelina Lunesu, in sostituzione del senatore Christian Solinas, cessato dal mandato parlamentare.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti in ordine alle modalità di gestione del sistema tangenziale di Torino - n. 2-00449)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Fornaro n. 2-00449 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Fornaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente, rappresentante del Governo. Interpelliamo il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in ragione della situazione legata alla gestione della cosiddetta tangenziale di Torino. La città metropolitana - va ricordato - di Torino, che equivale ai confini della vecchia provincia di Torino, gestisce oltre 3 mila chilometri di strade, di primo secondo e terzo livello, oltre a viadotti, ponti e gallerie e le strade di primo livello sono collegate al sistema autostradale. Con una delibera dell'ormai lontano 1954 la provincia di Torino approvò la costituzione di Ativa, spa, Autostrada Torino-Ivrea Valle d'Aosta spa. Nella società Ativa, con prevalente capitale pubblico, avente come scopo quello di costruire e gestire la tangenziale autostradale di Torino, la provincia deteneva all'epoca il 50 per cento del capitale e partecipava al capitale stesso anche il comune di Torino ed altri soggetti. Realizzata l'infrastruttura, l'Ativa è stata interessata all'inizio degli anni Novanta, come molte altre società, a un processo di privatizzazione, con la cessione della quota detenuta dal comune di Torino e la riduzione significativa di quella della provincia di Torino. Oggi la maggioranza azionaria è della Società iniziative autostradali e servizi - Sias Spa, Gruppo Gavio, e di Mattioda Autostrade Spa. Attualmente la società ha la gestione delle autostrade Torino-Ivrea Valle d'Aosta, Ivrea-Santhià e Sistema autostradale tangenziale di Torino e della diramazione autostradale Torino-Pinerolo, nonché la progettazione, la costruzione e la gestione degli eventuali completamenti, diramazioni e raccordi. La durata della concessione ha reso possibile ammortizzare totalmente le spese degli investimenti, fino ad arrivare a utili consolidati, che consentono di sostenere la manutenzione dell'infrastruttura viaria. Negli anni vi sono state opere di prolungamento della rete viaria, di ramificazione, raccordi e interventi straordinari causati da calamità naturali, che hanno prodotto un pedaggiamento costante per l'accesso alla tangenziale, pedaggiamento che reca una forte iniquità, testimoniata da atti pubblici a vari livelli amministrativi.

La concessione è scaduta nell'Agosto del 2016. Anche in ragione di questo e quindi sulle prospettive future della gestione di Ativa, della tangenziale in particolare, il 19 Dicembre del 2017, il consiglio metropolitano di Torino approvava un ordine del giorno in merito ai nuovi criteri per il rinnovo delle concessioni autostradali a tutela dei territori. L'ordine del giorno segnalava come la gestione unificata del sistema tangenziale di Torino, con l'autostrada Satap, con la Torino-Piacenza, sempre del Gruppo Gavio, penalizza fortemente la città metropolitana dal momento che, in primo luogo, determina l'impossibilità per la stessa di candidarsi, come gestore qualificato della conduzione di 3 mila chilometri di strade all'indicenda gara, ai sensi della recente normativa in materia di società a partecipazione pubblica, in quanto non potrebbe giustificarsi il coinvolgimento dell'ente nella gestione di un sistema viario insistente in prevalenza al di fuori del territorio di competenza; in secondo luogo, la espropria del ruolo di rappresentazione delle necessità di gestione degli assi territoriali locali, con sistemi autostradali interconnessi, senza possibilità di incidere sulle scelte del concessionario; in terzo luogo, la priva di una fonte di risorse finanziarie che è servita a coprire il fabbisogno finanziario connesso alla manutenzione della viabilità di competenza metropolitana interconnessa al sistema tangenziale autostradale; detto in altri termini, gli utili che la provincia ricavava dalla Ativa, cioè in relazione al 18 per cento della sua presenza nella società, venivano reinvestiti nella manutenzione ordinaria della viabilità provinciale. In quell'ordine del giorno, si impegnava il sindaco metropolitano, che è anche il sindaco di Torino, a proporre al Governo, in primo luogo, di mantenere autonoma e separata la concessione per la gestione del sistema tangenziale di Torino, diramazione autostradale Torino-Pinerolo, asse autostradale di Moncalieri-Torino, l'autostrada A5 Torino-Ivrea-Quincinetto, il raccordo A5/SS11, la bretella di collegamento A4/A5 Ivrea-Santhià, prospettando un accorpamento con l'altro asse autostradale insistente esclusivamente sul territorio metropolitano, che è l'autostrada A32 Torino-Bardonecchia. In secondo luogo si chiedeva di affidare - e arriviamo un po' al cuore della proposta della città metropolitana di Torino - la gestione del sistema tangenziale autostradale di Torino alla città metropolitana stessa, e/o a propria società in house, affinché le tariffe dei pedaggi forniscano adeguata copertura ai piani e ai programmi di manutenzione pluriennale delle tratte autostradali e della viabilità interconnessa di competenza metropolitana, favorendo in questo modo una più equa rimodulazione del sistema di pedaggiamento, evitando disparità di trattamento tra i cittadini dell'area metropolitana.

In terzo luogo, qualora l'affidamento diretto si rivelasse non praticabile, anche in ragione delle norme europee, si chiedeva di proporre al Ministero una modalità di gara che valorizzi l'esperienza torinese, di una gestione mista, pubblico-privata, valutando l'opportunità quindi di partecipare alla gara di prossima indizione per la concessione autostradale, con compagini societarie costituite da partnership miste, pubblico-private, coinvolgendo quindi il sistema pubblico, in analogia con i principi espressi in materia di equilibrio economico-finanziario dall'articolo 165 del nuovo codice degli appalti, escludendo dalla rete autostradale oggetto del bando ovviamente le tratte esterne al perimetro della città metropolitana.

In quarto luogo, nel caso in cui il Ministero ritenesse di non provvedere a quanto richiesto, di prevedere comunque per la città metropolitana di Torino misure compensative rapportate al costo di manutenzione della rete stradale di competenza della tratta autostradale citata.

Per quanto è di nostra informazione, il precedente Governo aveva espresso parere contrario su questa proposta della città metropolitana, mentre non ci consta che l'attuale Ministro Toninelli su tale richiesta abbia ancora espresso un parere. Quindi siamo qui ad interpellare il Governo per sapere quali siano gli orientamenti del Ministero interpellato sulle proposte recate dall'ordine del giorno approvato dal consiglio metropolitano di Torino e, ove fossero in corso operazioni di evidenza pubblica per il rinnovo della concessione autostradale, che ricordo è scaduta nel 2016, quali siano gli indirizzi dati dal Ministero per determinare i contenuti del bando stesso, ovviamente nel rispetto dei contenuti e della gara stessa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. L'articolo 37 del decreto-legge del 6 dicembre 2011, n. 201, e relativa legge di conversione, nell'istituire l'Autorità di regolazione dei trasporti, ha tra l'altro previsto che la stessa autorità provvede, con particolare riferimento al settore autostradale, a stabilire per le nuove concessioni, sistemi tariffari dei pedaggi basati sul metodo del price cap, con determinazione dell'indicatore di produttività X a cadenza quinquennale per ciascuna concessione; a definire gli schemi di concessione da inserire nei bandi di gara relativi alla gestione o costruzione; a definire gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali per le nuove concessioni; a definire gli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali, allo scopo di promuovere una gestione plurale sulle diverse tratte e stimolare la concorrenza per confronto.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti - in qualità di concedente e in attuazione di quanto previsto all'articolo 178, commi 1 e 3, del codice dei contratti pubblici - ha richiesto all'ART gli schemi di concessione da porre a base di gara per l'affidamento in concessione delle tratte autostradali A5 Torino-Ivrea-Quincinetto, A4/A5 Ivrea-Santhià, Sistema Tangenziale di Torino, diramazione Torino-Pinerolo e A21 Torino-Alessandria-Piacenza. L'ART - in attuazione della delibera n. 70/2016 in materia di definizione degli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali e nell'ambito del procedimento avviato con la delibera n. 83/2017 - ha individuato, con un'altra delibera successiva, gli elementi per la definizione dello schema di concessione da inserire a cura del concedente nel bando di gara per l'affidamento congiunto delle tratte autostradali in argomento, nonché il sistema tariffario prima descritto.

Tale affidamento congiunto consente di sfruttare maggiormente le economie di scala che si generano con l'aumento dimensionale delle tratte in concessione, a beneficio dell'utenza finale.

La proposta di affidare, ai sensi del predetto articolo 178, comma 8-ter, la gestione sempre congiunta delle concessioni assentite alle società ATIVA e SATAP A21 ad una società in house di altre amministrazioni pubbliche, anche appositamente costituite, appare giuridicamente percorribile, a condizione che vengano rispettate le seguenti condizioni: a) costituzione di una società partecipata interamente da soggetti pubblici territorialmente interessati da entrambe le concessioni (regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna), senza la partecipazione di soggetti privati; b) iscrizione della suddetta società affidataria in house nell'elenco ANAC e previa dimostrazione, da parte della stessa, della convenienza economica per lo Stato del suddetto affidamento rispetto alle potenziali condizioni offerte dal mercato. Tale nuova società dovrebbe, inoltre, presentare un piano economico-finanziario della durata massima di 12 anni, che, nel rispetto del nuovo sistema tariffario introdotto dall'ART, preveda la corresponsione ai concessionari uscenti di un valore di subentro stimabile intorno ai 305 milioni di euro e la realizzazione di nuovi investimenti per circa 900 milioni. Le simulazioni finanziarie effettuate sulla base di tali input richiedono un ricorso all'indebitamento di circa 270 milioni di euro, un apporto di equity di circa 190 milioni di euro con un rendimento pari al 4,3 per cento; c) esercizio, da parte del concedente MIT, del controllo sulla nuova società con conseguente nomina di tutti gli organi societari e potere di approvazione preventiva di ogni deliberazione del consiglio di amministrazione eccedente l'ordinaria gestione.

Ciò premesso, in mancanza della presentazione formale di tale proposta nei termini e alle condizioni sopra indicate, per l'individuazione del nuovo concessionario delle tratte autostradali in argomento il MIT procederà alla pubblicazione del bando di gara europeo entro il termine massimo del 31 dicembre 2019, in attuazione del decreto-legge cosiddetto “sblocca cantieri”.

Tra le novità previste nel bando di gara segnalo: a) una durata massima della nuova concessione di 12 anni; b) la realizzazione di un nuovo programma di interventi di messa in sicurezza e di manutenzioni straordinarie delle infrastrutture di circa 900 milioni di euro, tra i quali rientrano: la messa in sicurezza dal rischio esondazione del Nodo idraulico di Ivrea; l'adeguamento sismico e miglioramento della sicurezza di viadotti, cavalcavia e sovrappassi; interventi di protezione laterale e adeguamento barriere di sicurezza sovrappassi; l'adeguamento sovrappassi della viabilità provinciale a ponti di prima categoria; il completamento del piano di risanamento acustico; c) la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria di complessivi 685 milioni, pari ad un costo medio annuo di 57 milioni circa; d) il pagamento, a carico del nuovo concessionario, dell'indennizzo di subentro ai concessionari uscenti ATIVA e SATAP A21 - qualora dovuto all'esito della quantificazione dei benefici finanziari consuntivati dai medesimi concessionari uscenti dalle date di scadenza delle rispettive concessioni sino al subentro del nuovo concessionario - fissato in via previsionale e nella misura massima pari a circa 305 milioni di euro, di cui 171 milioni in favore di ATIVA e 134 in favore di SATAP A21; e) drastica riduzione delle tariffe autostradali a carico degli utenti grazie all'adozione del nuovo sistema tariffario definito dall'ART con delibera n. 119 del 2017; f) obbligo, per il nuovo concessionario, di mantenere tutto il personale dipendente dei concessionari uscenti ATIVA e SATAP A21; g) obbligo per il nuovo concessionario di presentare al concedente, entro il termine di 12 mesi dalla data di efficacia della nuova convenzione, la progettazione di fattibilità tecnica ed economica, con correlata analisi costi-benefici, relativa all'introduzione di un sistema di pedaggio di tipo free flow multilane sul Sistema tangenziale di Torino e sulla diramazione Torino-Pinerolo, con l'installazione di portali sull'asta principale in prossimità di tutti gli svincoli in entrata e in uscita attualmente esistenti e con relativa eliminazione delle barriere dei caselli di esazione di Falchera, di Bruere, di Beinasco, di Trofarello, di Settimo Tangenziale e di Vadò; h) obbligo per il nuovo concessionario di presentare, su richiesta del concedente, studi di fattibilità tecnica ed economica, con correlate analisi costi-benefici, di nuovi interventi finalizzati al miglioramento della funzionalità e fruibilità delle infrastrutture, nonché della viabilità di adduzione alle infrastrutture medesime.

PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FEDERICO FORNARO (LEU). Ringrazio il sottosegretario Dell'Orco per la risposta, che pare definisca in maniera puntuale qual è l'orientamento del Ministero rispetto alla gara e ha puntualmente - devo dire - definito quali sono i criteri con cui il bando verrà scritto e portato all'attenzione dei nuovi concessionari, mi pare di capire entro il 31 dicembre 2019, cioè entro quest'anno.

Al di là, però, delle formule, credo che occorra guardare anche alla sostanza: la sostanza dice, per esempio, che il bilancio di ATIVA del 2017, a fronte di 134 milioni e 800 mila di ricavi, ha avuto un utile di 40 milioni, quindi siamo ampiamente e largamente sopra quel 4,3 di utile che è definito nel prossimo business plan della società; ciò ovviamente anche in ragione degli investimenti che sono richiesti, molto significativi: 900 milioni per la messa in sicurezza, ad esempio, del Nodo idraulico di Ivrea e manutenzione straordinaria di viadotti, oltre una cinquantina di milioni circa per manutenzione ordinaria.

Il punto, però, sottosegretario - e usiamo anche ATIVA, in qualche modo, e questa vicenda come emblematica e paradigmatica di altri tratti autostradali - è che, essendo trascorsi molti anni, di fatto quell'infrastruttura è già stata pagata, cioè mettiamo sostanzialmente in concessione, mettiamo a bando, un'infrastruttura che è stata pagata.

E, quindi, noi crediamo che o si ritorna, secondo il modello che è stato definito dall'amministrazione della città metropolitana, a una gestione pubblica, perlomeno per quel che riguarda il Sistema tangenziale di Torino, o si elimina il pedaggio, e quindi in qualche modo si riconosce che quell'infrastruttura è stata già pagata e, quindi, l'economia di scala che lei ricordava, collegando oltre al tratto tangenziale di Torino anche la Torino-Alessandria-Piacenza e, ovviamente, la Torino-Milano, e quindi si libera sostanzialmente dal pagamento la tratta autostradale; oppure quelle che nei documenti risultano essere drastiche riduzioni, alla fine, nella storia dei sistemi autostradali, non si sono mai verificate; alla fine sono rimasti i pedaggi, si è verificata una situazione che spesso, come dire, è andata ben al di là del legittimo utile da riconoscere al soggetto privato.

Da questo punto di vista non è chiaro dalla sua risposta, ma magari ci sarà poi modo anche per un'interlocuzione nelle vie brevi, se questo fatto che lei ha sottolineato, cioè che la società in house può essere una soluzione, è stato comunicato alla città metropolitana di Torino oppure no; se viene appresa in questo momento o sarà appresa via organi di stampa, oppure è stata fatta e in che data, a questo punto, un'esplicita risposta a quella che era stata una delibera che, ricordo, è del consiglio metropolitano di Torino del 19 dicembre del 2017. Ovviamente, per fare una valutazione complessiva - in questa sede questo non è possibile, anche perché abbiamo appreso per la prima volta di queste linee e di questi criteri -, occorrerà, quindi, aspettare il bando.

Certamente noi riteniamo che questa situazione di proroga debba concludersi nel più breve tempo possibile - e, quindi, dicembre 2019 è sicuramente un tempo ragionevole -, ma, a questo punto, ritorniamo con forza su questo aspetto: cioè, essendo già stata sostanzialmente pagata quell'infrastruttura, troviamo, ricerchiamo una soluzione, che potrebbe essere anche un modello - mi permetto di segnalarle, signor sottosegretario - anche per altre tratte autostradali. Perché qui non ci troviamo di fronte a costruzione di nuovi tratti autostradali, che, ovviamente, devono seguire tutti i criteri che sono stati ricordati in precedenza, nel rispetto del ruolo e delle funzioni dell'Autorità di regolazione dei trasporti e, ovviamente, delle norme comunitarie; qui ci troviamo di fronte, invece, ad una infrastruttura già ampiamente pagata e, quindi, estromettere completamente il pubblico da questo punto di vista, senza avere certezze, peraltro, che ci sia un beneficio non per le amministrazioni pubbliche, ma per i cittadini, francamente, rischia di essere, al di là delle volontà anche dell'Autorità di regolazione, così come è stato, peraltro, nel passato, un sostanziale regalo ai soggetti privati che vinceranno il bando e, quindi, avranno la concessione.

Quindi, siamo perché si trovino, anche nel bando - è una richiesta formale -, delle forme di compensazione per quel che riguarda la città metropolitana di Torino che deteneva e detiene il 18 per cento di Ativa; cioè, come viene riconosciuto, da questo punto di vista, un eventuale subentro per quel che riguarda le due società. All'interno di questa partita del subentro, chiediamo che sia garantito, eventualmente, nel modo migliore possibile, l'interesse pubblico e, in questo caso, gli interessi patrimoniali della città metropolitana di Torino.

(Iniziative di competenza in merito al regime comunitario di aiuti in tema di energia e ambiente, con particolare riferimento a specifiche attività nell'ambito del settore tessile - n. 2-00447)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giacomelli ed altri n. 2-00447 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Giacomelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Grazie, Presidente, la illusro. Signor sottosegretario, con una comunicazione della Commissione, l'Europa ha fissato, nel 2014, il regime degli aiuti alle aziende cosiddette energivore ed ha fissato riferimenti chiari: intanto, la soglia minima di consumo, che è di un gigawattora anno, e due parametri importanti: il primo, l'intensità degli scambi commerciali, cioè l'esposizione dei settori a cui si danno gli aiuti alla concorrenza internazionale; il secondo, la cosiddetta intensità energetica, cioè il costo che il consumo dell'energia ha dentro il processo produttivo, nel costo complessivo di lavorazione.

Alla comunicazione della Commissione si aggiungono due tabelle, chiamate allegato 3 e allegato 5. Sostanzialmente, queste tabelle, recepite dalla Commissione, sono il frutto di un confronto, di un accordo fra le grandi associazioni produttive, manifatturiere degli Stati membri. E cosa sono queste tabelle? Queste tabelle, attraverso i codici ATECO, codici NACE, se si preferisce, identificano i settori, le lavorazioni ammesse al beneficio, cioè che hanno una combinazione di intensità di scambi, di intensità energetica tale da essere ammessi al beneficio. All'allegato 3 si riferiscono settori che hanno il 10 per cento di intensità di scambi, il 10 per cento di intensità energetica, oppure il 4 per cento degli scambi e il 20 per cento di intensità energetica o, infine, l'80 per cento di intensità degli scambi, il 7 per cento di intensità energetica. Le imprese che rientrano in questi codici sono direttamente ammesse al beneficio, a patto, naturalmente, di rispettare la soglia di consumo.

All'allegato 5 si parla di settori per i quali l'intensità di scambio è prevista al 4 per cento, ma le imprese che operano in questo settore devono dimostrare l'intensità energetica pari almeno al 20 per cento per essere ammesse al beneficio.

In Italia, sopravvive un regime di aiuti diverso da questo, fino al 2017: un regime, cioè, fondato sul valore del consumo assoluto di energia, con una soglia di 2,4 gigawattora. È il Governo Gentiloni, con la riforma del 2017, ad allineare il nostro Paese al regime europeo. In quel momento, noi ponemmo immediatamente, il Governo Gentiloni pose immediatamente la necessità di una rivisitazione degli allegati 3 e 5, alla luce della realtà specifica del nostro Paese, fatta più di piccole imprese, di sistemi distrettuali, che non di grandi gruppi produttivi. La Commissione rinviò al momento di una consultazione, da aprirsi entro due anni, questa valutazione. Ora la Commissione ha aperto una consultazione per raccogliere valutazioni e indicazioni finalizzate a prorogare questo regime degli aiuti.

Io pongo un problema generale di attivazione del Governo, perché immagino che vi siano molti settori nei quali è necessaria una rivisitazione, ma pongo, in particolare, un problema specifico, che riguarda il distretto tessile di Prato. Negli allegati 3 e 5 vi sono codici relativi al tessile - la preparazione di fibre tessili, la filatura, la tessitura -, ma mancano alcuni di questi codici e, in modo specifico, manca il codice 13.30 relativo alla nobilitazione, alla definizione, al finissaggio, che è una fase importante della lavorazione.

Qual è il punto? Il punto è che la realtà del distretto di Prato è caratterizzata da una elevatissima articolazione del processo produttivo, per cui ad ogni fase della lavorazione corrisponde, di fatto, uno specifico e diverso opificio, una diversa azienda. Allora, non ha senso misurare l'intensità degli scambi delle fasi intermedie, delle fasi che non hanno un diretto accesso al mercato. Nel momento in cui si riconosce che il prodotto del distretto tessile è esposto alla concorrenza internazionale e ha necessità di tutela, non ha senso che la misura si applichi ad alcune delle fasi di lavorazione e non ad altre.

Quindi, noi che cosa chiediamo al Governo? Intanto, diciamo al Governo che si sono attivate immediatamente l'amministrazione comunale, la regione, la Confindustria locale per partecipare in modo attivo alla consultazione e far correggere questa anomalia e reinserire tutti i codici della lavorazione tessile. Chiediamo al Governo il sostegno alle ragioni del distretto di Prato e l'attivazione di tutti i canali necessari a portare a buon fine l'operazione.

Il mancato beneficio ad una fase di lavorazione, di fatto, si ripercuote sull'intero distretto, evidentemente, quasi annullando l'effetto positivo che, finalmente, la riforma degli energivori aveva portato. È per questo che è fondamentale l'iniziativa del Governo.

Guardi, signor sottosegretario, noi non chiediamo il riconoscimento di un trattamento di favore, chiediamo un ragionamento di equità: se il tessile, come tale, è riconosciuto come un settore esposto alla concorrenza - naturalmente, a patto che rispetti intensità energetica e soglia di consumo - e, dunque, meritevole degli aiuti, bene allora ci si attivi perché si corregga una errata interpretazione della realtà che è avvenuta nella predisposizione di queste tabelle.

Il distretto di Prato conosce bene il tema della progressività dei percorsi e della pazienza: ha pagato per lunghi anni un'interpretazione, in Italia, del sistema di aiuti agli energivori che penalizzava il distretto. Ha pagato e sta pagando una concorrenza che non è solo esterna alla Comunità europea, ma interna da parte di altri Stati membri; una concorrenza sleale che non ha gli stessi oneri, che non rispetta gli stessi parametri, che non ha gli stessi vincoli. Dunque, conosciamo bene la pazienza nei percorsi progressivi di costruzione di condizioni di parità nella produzione e nella concorrenza, ma siccome questa norma c'è, siccome queste misure si ipotizzano prorogate per due anni, crediamo che sia l'occasione per fare un gesto che non è un apprezzamento a un territorio o a una regione particolare, ma è un gesto che va nell'interesse generale del Paese, perché il distretto tessile di Prato - parliamo, in questo caso, di circa 500 aziende che sono interessate alla questione che sto ponendo - è uno dei punti di forza nel sistema produttivo nazionale e ha una sua specificità di valore riconosciuta nella dimensione internazionale. È dunque necessario a nostro avviso, e questo chiediamo, che il Governo si attivi a sostegno delle ragioni, delle buone e fondate ragioni che le istituzioni locali e Confindustria locale stanno manifestando.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Con l'atto in discussione, gli onorevoli interpellanti richiedono quali siano le iniziative che il Ministero dello Sviluppo economico compirà in merito al regime comunitario di aiuti in tema di energia e ambiente, con particolare riferimento a specifiche attività nell'ambito del settore tessile. Premesso che lo scorso 14 maggio la Commissione europea ha avviato la procedura di consultazione sulla disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia 2014-2020, per verificare se le norme in vigore siano ancora idonee allo scopo ai fini della proroga della validità delle stesse di ulteriori due anni, preme specificare in questa sede che il Ministero dello Sviluppo economico intende fornire il proprio contributo alla consultazione e inserirsi in questo processo di revisione.

Ciò sarà effettuato sulla base delle evidenze di questi anni di applicazione della disciplina di cui si discute. Pertanto, saranno messe in luce tutte le eventuali criticità rinvenute, anche in considerazione delle peculiarità nazionali, nonché delle esigenze di determinati settori, tra cui quello dell'energia e senz'altro quello del tessile. Da quanto finora emerso nell'ambito dell'attuazione della misura energivori nazionale, infatti, si evidenzia che alcuni settori, affini a quelli ricompresi negli allegati 3 e 5 della disciplina, non risultano ammissibili alle riduzioni sui costi per il finanziamento delle fonti rinnovabili di energia, in quanto non sarebbero inclusi nei suddetti allegati. Tuttavia, i citati settori risultano comunque esposti alla concorrenza internazionale e le imprese che vi operano svolgono un'attività ad intensità elettrica elevata, analoga a quella di settori inclusi.

Tra questi, sono da considerarsi anche le lavorazioni del tessile, come segnalato appunto dagli onorevoli interpellanti. Pertanto, tenuto conto che la consultazione mirata al settore energia è ancora in corso, si rappresenta che il Mise sta inviando una serie di osservazioni, compresa quella di integrare i codici NACE, attualmente non ricompresi nell'allegato 3, per ricomprendervi settori attualmente non inclusi dalla Commissione, fornendo adeguata evidenza con dati oggettivi che giustifichino l'inserimento del codice Ateco 13.30 nell'allegato 3 delle linee guida sugli aiuti di Stato in materia di energia e ambiente.

Successivamente, la Commissione dovrà valutare la validità della suddetta richiesta. Ciò detto, voglio ricordare, oltre all'intervento nella procedura di consultazione posta in essere dalla Commissione europea, nei termini che poco fa ho citato, che il Ministero dello Sviluppo economico sta compiendo una serie di iniziative, tutte volte a dare sostegno alle imprese operanti nel settore energetico, nonché in quello tessile. Tra queste, quindi, voglio ricordare il decreto “semplificazioni” e il decreto “crescita”, con cui, da ultimo, si è dato un forte impulso alla ripresa economica del Paese, in un momento di congiuntura economica internazionale sicuramente difficile. Da ultimo, si rappresenta che è in corso di predisposizione un nuovo DDL in materia di energia, in cui si continuerà a cavalcare l'onda dello sviluppo in tale settore e a trovare soluzioni immediate, anche normative, alle problematiche rappresentate dalle imprese di settore. Questo Governo, infatti, è dalla parte delle imprese, nonché dei loro lavoratori, ed intende in tutti i modi possibili salvaguardare la capacità competitiva dei poli di eccellenza dell'industria del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e dell'impegno che il sottosegretario manifesta a nome del Governo. Io non dubito che alle parole faranno seguito i fatti; d'altronde, le questioni sono facilmente verificabili. La consultazione termina il 19 luglio, quindi vi è un'urgenza e una rapidità che consente anche di misurare lo sforzo di ciascuno. Tuttavia, l'impegno che il sottosegretario ha assunto di rappresentare e sostenere le ragioni dell'inserimento del codice 13.30 e degli altri relativi al tessile nelle tabelle è soddisfacente, e non dubito che Confindustria, le altre associazioni economiche locali, le realtà interessate in queste stesse ore forniranno o concorreranno a fornire al Ministero dello Sviluppo economico tutti gli elementi a sostegno della tesi, in modo da svolgere un'azione coordinata ai fini dell'ottenimento. Naturalmente, credo che sarà questa la sede in cui potremo valutare, al termine di questo percorso, che conosce la consultazione, conosce l'interlocuzione fra gli Stati membri, che conosce l'intervento attraverso i settori e le commissioni tecniche che operano a Bruxelles, e che dunque andrà costruito e coordinato insieme, e fare un bilancio dell'azione svolta nella questione che riguarda il tessile, ma, più in generale, nell'adeguare quegli allegati realizzati prima che l'Italia adeguasse il proprio sistema a quello europeo per valutare come Parlamento e Governo, oltre alle realtà economiche interessate, siano riusciti a far valere le ragioni dell'interesse generale del Paese.

(Iniziative volte a garantire adeguate prospettive ai giovani laureati in medicina e chirurgia, alla luce del numero delle borse di specializzazione previste dal relativo bando per l'anno accademico 2018/2019 - n. 2-00448)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Tuzi ed altri n. 2-00448 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Tuzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, premesso che in data 2 maggio 2019 sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca è stato pubblicato il bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria per l'anno 2018/ 2019 e sono state previste 8.776 borse di specializzazione, 8 mila sono finanziate con risorse statali, 612 con fondi regionali, 164 con risorse di altri enti pubblici e/o privati. Nonostante però le borse siano state ampiamente incrementate rispetto al passato, non riescono a coprire le richieste, in quanto più di 18 mila medici risultano laureati, ma in parte impossibilitati alla frequenza di corsi di specializzazione per mancanza di posti. Quindi, ad oggi, solo un medico su tre ha la possibilità di continuare la carriera post laurea, impedendo di fatto ad oltre 12 mila medici di proseguire il proprio percorso di formazione. Di questi, 1.500 ogni anno emigrano ad un costo per il nostro Paese di oltre 225 milioni di euro. Il meccanismo suesposto crea il cosiddetto imbuto formativo, formato da medici che, seppure laureati, non riescono a entrare nei percorsi di specializzazione; e a ciò si aggiunge la gobba pensionistica, alimentata anche da quota 100, che porterà nel 2025 ad una carenza di oltre 16.500 specialisti, in particolare specialisti di emergenza e urgenza e pediatri. E il prossimo anno si stima approssimativamente l'uscita di oltre 16 mila nuovi medici laureati, che si aggiungono agli 8 mila di quest'anno, e diventerebbero, quindi, oltre 24 mila possibili nuovi candidati, con l'imbuto formativo che potrebbe drammaticamente aumentare.

Si chiede di sapere se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali siano gli interventi di pianificazione strategica volti a fornire delle risposte concrete e non più rinviabili ai medici in attesa di entrare nei percorsi di specializzazione, essendo necessarie soluzioni strutturali che permettano una corretta programmazione, così evitando in futuro importanti carenze di organico dovute ai mancati investimenti degli ultimi dieci anni.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha facoltà di rispondere.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Saluto l'onorevole Tuzi. La ringrazio per la sua interpellanza urgente perché mi offre l'opportunità di riferire su quanto fatto da questo Governo in poco più di un anno per garantire la formazione post laurea dei giovani medici. Proprio lunedì scorso, come lei ha anche menzionato, è stato pubblicato sul sito del Ministero il decreto con il quale sono stati distribuiti tra le università per l'anno accademico 2018-2019 i posti presso le scuole di specializzazione medica e, a seguito di successive comunicazioni delle regioni sui contratti finanziabili con risorse regionali, è stato adottato un nuovo decreto, integrativo del precedente, che prevede un ulteriore aumento dei posti.

Ebbene i contratti di formazione medica specialistica per l'anno accademico 2018-2019 sono aumentati in modo molto significativo rispetto a quelli degli anni scorsi, grazie ai nuovi stanziamenti inseriti nella legge di bilancio per il 2019, che ha previsto fondi statali aggiuntivi pari a 22,5 milioni di euro per l'anno 2019, a 45 milioni di euro per l'anno 2020, a 68,4 milioni di euro per l'anno 2021, a 91,8 milioni di euro per l'anno 2022 ed a 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2023. Difatti, ad oggi, il totale dei contratti è di ben 8.905, a fronte dei 6.934 assegnati lo scorso anno accademico. Di questi, ben 8.000 sono finanziati con risorse statali, ossia 1.800 contratti statali in più rispetto all'anno scorso, un aumento del 29 per cento. Erano, infatti, 6.200 l'anno scorso e 6.109 nell'anno accademico precedente 2016-2017. Ad essi vanno aggiunti ulteriori 741 contratti finanziati con fondi regionali, a fronte dei 640 dello scorso anno accademico, e 164 finanziati con risorse di altri enti pubblici o privati che erano, per il 2017-2018, solo 94.

Come lei ben sa, l'altra strada percorribile per poter entrare a pieno titolo nel Servizio sanitario nazionale è l'accesso al corso di formazione specifica in medicina generale. Ebbene, il numero di borse disponibili per l'accesso al corso di formazione specifica in medicina generale è stato progressivamente e significativamente incrementato negli ultimi anni, passando da 1.018 unità per il triennio 2014-2017 a 2.093 unità per il triennio 2018-2021, con un incremento percentuale pari al 106 per cento.

Tanto illustrato, è di tutta evidenza che gli interventi posti in essere dall'Esecutivo ridimensioneranno considerevolmente la questione dell'imbuto formativo da lei menzionata, consentendo ad un numero ben maggiore di laureati in medicina e chirurgia di accedere alle scuole di specializzazione e a quelle di formazione specifica in medicina generale. Ma l'impegno del Ministero non si esaurisce qui; si proseguirà, infatti, anche nei prossimi anni, nella direzione intrapresa di un costante aumento dei contratti delle specializzazioni mediche per dare ai nostri giovani medici la concreta possibilità di completare il proprio percorso formativo e di ottenere la specializzazione necessaria, come è noto, per l'ingresso nel Servizio sanitario nazionale. In tale direzione stiamo anche lavorando, in sinergia con il Ministero della Salute, nell'ottica di una parziale revisione della disciplina sulla formazione specialistica che, pur salvaguardando il ruolo indefettibile delle università nel percorso di specializzazione, possa meglio corrispondere al reale fabbisogno di medici nei prossimi anni. Oltre a ciò, nella consapevolezza della necessità di ovviare alla fuoriuscita di medici specialistici dal Servizio sanitario nazionale, oltre al reperimento di risorse aggiuntive da destinare alla formazione specialistica, questo Esecutivo ha ritenuto indispensabile assicurare ulteriori specifiche misure. Mi riferisco al cosiddetto decreto-legge “Calabria”, convertito dalla legge n. 60 del 2019, con il quale è stato modificato il limite di spesa del personale degli enti del Servizio sanitario nazionale. Infatti, il nuovo parametro, previsto dall'articolo 11 di detto decreto-legge, supera il rigido limite di spesa del personale previsto dalla legge n. 190 del 2009, rappresentato dalla spesa sostenuta nel 2004 diminuita dell'1 per cento, attraverso l'introduzione di un innovativo meccanismo flessibile che consentirà alle regioni di poter incrementare progressivamente la propria spesa di personale in relazione agli incrementi annuali del Fondo sanitario, tenendo conto dei propri specifici fabbisogni.

Inoltre, per far fronte al fenomeno dei cosiddetti “concorsi deserti” relativo soprattutto ad alcune specialità, sono state adottate specifiche misure già con la legge di bilancio per il 2019: mi riferisco, in particolare, all'articolo 1, commi 547 e 548, i quali hanno previsto la possibilità di poter partecipare ai concorsi per la dirigenza sanitaria anche ai medici in formazione specialistica iscritti all'ultimo anno del relativo corso. Infine, per ridurre i tempi di immissione nel Servizio sanitario nazionale dei giovani professionisti e di prevenire conseguentemente possibili fenomeni di dispersione degli specialisti stessi, ricordo che il Parlamento il 25 giugno scorso, in sede di conversione del decreto-legge n. 35 del 2019, nella legge n. 60, ha approvato una norma che consente agli specializzandi del quarto anno di corso, non solo di poter partecipare ai concorsi, ma anche di essere assunti immediatamente con contratti a tempo determinato durante il periodo di formazione specialistica. Resta fermo l'impegno del Governo ad adottare tutti gli strumenti possibili coinvolgendo università e regioni per risolvere questo potenziale aumento esponenziale di candidati medici per i prossimi anni che potrebbero non trovare un'occupazione. Siamo tutti responsabili del futuro del sistema sanitario e della formazione dei giovani medici.

PRESIDENTE. L'onorevole Tuzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie Presidente, grazie Vice Ministro, mi ritengo soddisfatto per quanto esposto perché dalle sue parole si comprende che esiste una visione concreta di cambiamento e che c'è la giusta sensibilità e il giusto impegno per realizzarla. Non possiamo nascondere, però, che il nostro Paese oggi si trova ad affrontare una vera e propria emergenza di carenza di medici, a causa di anni di politiche scellerate che hanno avuto come risultato migliaia di contratti atipici, Co.co.co., convenzioni, chiamate a gettone, contratti usati in maniera stravagante, che hanno alimentato la platea dei “camici grigi” senza futuro e prospettive in Italia. Allo stato attuale la capacità formativa degli atenei e della rete formativa è in grado di formare fino a 11 mila medici. Tradotto, se noi investiamo e portiamo a 15 mila le borse, sempre 11 mila persone riusciamo a formare: segno che il sistema attuale, così come è strutturato, non funziona più. Dal prossimo anno avremo 24 mila possibili candidati per via dell'anno dei ricorsi: un sistema che rischia di rendere vano anche l'ottimo lavoro svolto da questo Governo, come lei ha appena spiegato in Aula. Siamo arrivati a quasi 9 mila borse, oltre alla medicina generale, un record mai raggiunto prima, e l'investimento fatto supera per la prima volta nella storia di questi concorsi il numero di laureati. Ciò apre a una semplice, ma necessaria riflessione: ciò che in anni di Governo chi ci ha preceduto non è riuscito a fare, questo Esecutivo lo ha realizzato in pochi mesi. È riuscito a dare una prima ma fondamentale risposta a una situazione emergenziale che purtroppo questo Governo ha ereditato, limitando i danni il più possibile. Siamo comunque consapevoli che non potremo andare avanti in questo modo, anche perché il problema non è limitato alle borse. Solo che questo è un lavoro complesso, ed è giusto spiegarlo anche a chi ci ascolta affinché non si sottovaluti l'importanza del cambiamento che stiamo proponendo. Oltre al suo Ministero, sono coinvolti anche il Ministero dell'Economia e delle finanze e quello della Salute e ci tengo a ringraziare in particolar modo il Ministro Grillo per il lavoro che sta svolgendo, perché, nella nostra idea, per determinare il numero di borse di specializzazione, si deve rispettare il fabbisogno richiesto dalle regioni in relazione alla capienza della rete, del nostro sistema formativo universitario e alla sostenibilità economica della spesa dei contratti. E, oltre che per il Ministero della Salute e il MIUR, tutto passa per la Ragioneria dello Stato e, dunque, per il Ministero dell'Economia e delle finanze. Da medico ho vissuto personalmente il limbo che vivono i “camici grigi”, ma lo Stato ha l'obbligo di dare risposte a queste persone, risposte concrete a questi medici che chiedono solo di essere formati e lo Stato ha l'obbligo di non lasciare nessuno indietro. Il medico laureato, abilitato che entra nel sistema delle specializzazioni è a tutti gli effetti un professionista e va valorizzato con contratti di formazione-lavoro pensati per i medici e per le esigenze del Sistema sanitario nazionale. È il momento di pensare, quindi, a un meccanismo diverso: un nuovo contratto di formazione-lavoro condiviso con le regioni e con l'università; un ampliamento della rete formativa che comprenda gli ospedali del territorio, ma senza diminuire la qualità della formazione universitaria. Infatti, ad oggi abbiamo il paradosso di un sistema che per anni, da un lato, ha vietato ai medici in formazione l'attività professionale e, dall'altro, ha assistito passivamente all'inevitabile collasso dei servizi sanitari per carenza di dottori.

Sono certo, dopo aver ascoltato la sua risposta, che c'è la volontà di trovare la migliore soluzione possibile e da questa soluzione passa il futuro del nostro Paese e del diritto alla salute per tutti i cittadini. Pochi medici infatti - ed è bene ricordarlo - significano minori servizi o servizi di qualità inferiore per i pazienti e sono convinto che il MIUR voglia fare tutto il possibile per garantire ai cittadini una sanità pubblica efficiente e un pieno diritto alla salute.

(Iniziative di competenza volte al perfezionamento della convenzione siglata da Inps, Ispettorato nazionale del lavoro, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, in materia di rappresentanza delle organizzazioni sindacali per la contrattazione collettiva nazionale di categoria - n. 2-00443)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gelmini ed altri n. 2-00443 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Polverini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Noi chiediamo al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, al quale adesso abbiamo aggiunto anche lo sviluppo economico, di sapere, appunto, a che punto è la convenzione che il Ministero del Lavoro doveva far sottoscrivere all'INPS con le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese.

Non sfuggirà al Vice Ministro, Presidente, che nei due rami del Parlamento sono in discussione, da una parte, una proposta di legge e, dall'altra, delle risoluzioni sul salario minimo e non sfuggirà nemmeno che, proprio nella giornata di ieri, il neopresidente dell'INPS ha appena sostenuto che, in questo Paese, ci sono troppi sindacati gialli.

Sì, questo è quello che sostengo anch'io ed è il motivo principale per cui abbiamo sottoposto questa interpellanza al Governo, perché il sistema del mercato del lavoro nel nostro Paese fino a oggi ha un sistema di rappresentanza sindacale e datoriale molto strutturato, che c'è stato anche invidiato, ed è ancora invidiato da tanti Paesi non solo dell'Europa ma anche del resto del mondo, che ha garantito livelli di salari e di retribuzioni adeguati, tant'è che noi pensiamo che tutta la discussione sulle retribuzioni troppo basse per i lavoratori italiani sia dovuta al fatto che non si è mai intervenuti in termini di politiche fiscali con quel taglio al cuneo che ogni Governo, anche questo, annuncia e che poi, in realtà, mai avviene.

È proprio lì che c'è l'erosione negli anni, anche perché ricordo a me stessa che sono soltanto i lavoratori dipendenti e i pensionati ad avere la trattenuta alla fonte e, quindi, non sono nelle condizioni, anche volendo, di essere evasori.

È stato denunciato anche in questi giorni da primarie organizzazioni sindacali, non ultima la segretaria generale della CISL, Annamaria Furlan, che sono il 15 per cento i lavoratori che stanno fuori da quello che è il sistema della contrattazione collettiva. Quindi, io mi domando per quale motivo, anche in considerazione che in questo ramo del Parlamento si stanno discutendo due proposte di legge di cui una a mia prima firma e una a firma della collega Gribaudo sulla rappresentanza e rappresentatività, il Governo intenda comunque ignorare ancora quello che potrebbe essere un atto propedeutico, appunto, al raggiungimento della reale rappresentanza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese per poi, appunto, arrivare a cancellare quei contratti gialli che, insisto, anche ieri sono stati richiamati dal neo-presidente Tridico.

Io penso che la legge sulla rappresentanza e la discussione sul salario minimo debbano camminare insieme e credo che il Governo abbia il dovere di farlo, tanto più nel momento in cui ci è stato annunciato, durante un'audizione alla Camera dei deputati, che si è raggiunto un accordo con le principali organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese sul salario minimo che dovrebbe, comunque, passare attraverso la contrattazione. Dunque, io mi domando perché, nelle more dell'approvazione del provvedimento, che, come ho detto, è già in questo ramo del Parlamento, non si proceda a dare seguito, invece, a quanto previsto dall'accordo interconfederale, sottoscritto ben cinque anni fa, cioè il 10 gennaio 2014, che è stato siglato, appunto, tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria e poi sottoscritto anche dalle altre organizzazioni dei lavoratori e dalle altre organizzazioni di rappresentanza delle imprese. Questo accordo si pone come obiettivo, appunto, quello di un riconoscimento concreto e reale di rappresentanza, di chi rappresenta le imprese e di chi rappresenta i lavoratori nel momento in cui si sottoscrive un accordo, proprio per disboscare quella giungla, come ormai la chiamerei, di tante associazioni che hanno portato molti lavoratori ad avere retribuzioni troppo basse. Quell'accordo, addirittura, ha subito dei cambiamenti nel momento in cui sono mutate le condizioni, per esempio dopo la grande discussione sul CNEL, che io continuo a sostenere, però, nella mia proposta di legge come soggetto per la raccolta del dato elettorale e la ponderazione del dato associativo, e addirittura le organizzazioni sindacali hanno fatto un passo in avanti indicando l'INPS e l'ispettorato nazionale del lavoro come luogo, appunto, della raccolta dei dati. Addirittura raggiungono un'intesa per una convenzione con l'INPS che poi, però, viene bloccata dal Ministero del Lavoro.

Non è la prima volta che noi interveniamo su questo tema, perché ci teniamo realmente ad aumentare i salari dei lavoratori e a farli rappresentare da organizzazioni che siano in grado di rappresentarli e non da chiunque vada da un notaio - o nemmeno - e poi si definisce associazione datoriale o dei lavoratori. Ecco, noi ci chiediamo per quale motivo questa convenzione sia sospesa, per quale motivo questa riflessione, che ci è stata annunciata in Commissione lavoro dal sottosegretario al lavoro, non è ancora terminata e forse, diciamo, nella difficoltà di leggere anche la risposta nel momento in cui si è presentato in Commissione lavoro evidentemente non riesce nemmeno a concludere questa riflessione perché nel frattempo da allora sono passati diversi mesi.

Ecco, io mi auguro che siamo giunti alla conclusione e che realmente questo Governo voglia dare ai lavoratori italiani dei salari dignitosi. Per farlo si deve e si può avvalere delle organizzazioni di rappresentanza, della loro storia e della loro capacità, anche perché qui non parliamo solo del salario ma parliamo di diritti, parliamo di tutela, parliamo di tutta quella grande questione che le organizzazioni hanno già affrontato negli anni e a cui hanno dato delle risposte, come il welfare aziendale, come la previdenza integrativa e come tante grandi questioni che rischiano altrimenti di sfumare o, addirittura, di diventare strumento in mano a organizzazioni non legittimate ad esserlo dai lavoratori o dalle aziende, appunto, e che sono strumenti per fare altro.

Quindi, ci chiediamo che cosa manca per arrivare al perfezionamento di questa convenzione, se c'è realmente la volontà di farlo, se c'è realmente la volontà di far procedere l'INPS in questa direzione, perché noi riteniamo, come ho detto, che, nelle more della legge sulla rappresentanza e probabilmente, anche se noi siamo in disaccordo, sul salario minimo, questo possa, comunque, garantire retribuzioni migliori.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha facoltà di rispondere.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente, e saluto l'onorevole Polverini. Con riferimento al presente atto di sindacato ispettivo, desidero in primo luogo far notare che quanto affermato in premessa dall'onorevole interpellante, in merito al fatto che la contrattazione collettiva sia riuscita da decenni a garantire il soddisfacimento dei diritti dei lavoratori a percepire un compenso adeguato, non trovi purtroppo riscontro in tutti quei casi in cui i singoli lavoratori si trovano a guadagnare 3 o 4 euro l'ora per racimolare quelle poche centinaia di euro mensili appena sufficienti per garantire la sopravvivenza. Chi attualmente accetta queste retribuzioni è perché non ha alternative per fronteggiare situazioni di difficoltà economica.

Non ritengo, dunque, corretto questo attacco preventivo al disegno di legge sul salario minimo orario, in quanto la tutela dei lavoratori e la piena attuazione del diritto a percepire, in omaggio all'articolo 36 della nostra Costituzione, una retribuzione proporzionata e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un'esistenza libera e dignitosa dovrebbe essere una partita politica sulla quale trovare la massima condivisione anche da parte delle forze politiche d'opposizione.

Ciò premesso, voglio qui ribadire che questo Governo ha piena consapevolezza di quanto sia centrale il tema della rappresentatività sindacale, posto che l'intero quadro delle tutele e dei diritti riconosciuti dalla legge è subordinato al rispetto dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla definizione di un quadro regolatorio capace di valutare, in modo oggettivo e affidabile, la misurazione e la certificazione della rappresentatività sindacale a livello nazionale.

Sul piano del censimento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, l'INPS, sulla base di apposita direttiva del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, ha attivato nel 2015 un'apposita convenzione per la rilevazione dei lavoratori associati alle organizzazioni sindacali, intesi nel senso di lavoratori aderenti, sulla base di formale delega di rappresentanza, nelle aziende che applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro, sottoscritti dalle federazioni di categoria aderenti a Confindustria, in applicazione del testo unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014. In particolare, dal 2015, l'istituto acquisisce attraverso le dichiarazioni Uniemens, le informazioni relative al numero dei lavoratori aderenti alle organizzazioni sindacali presenti nelle aziende che applicano i contratti collettivi nazionali del lavoro, riconducibili, come ho detto, all'area di rappresentanza di Confindustria, il cosiddetto dato associativo.

Posso confermare che il dato sui contratti collettivi nazionali e le organizzazioni sindacali censite, citato nell'interpellanza, è in linea con i dati attualmente in possesso dell'INPS, 68 contratti collettivi nazionali e 170 organizzazioni sindacali censite. Dunque, mi preme evidenziare che non vi è nessuna perplessità o tentennamento del Governo nel proseguire questo percorso riformatore che, pur riconoscendo la strategicità del ruolo svolto dai sindacati nella gestione delle dinamiche e delle relazioni industriali, sia in grado di consentire una chiara definizione e verifica del grado di rappresentatività dei sindacati medesimi, in omaggio ai principi di libertà e di pluralismo sindacale.

Sono certo, dunque, che procedendo verso questa direzione matureranno tutte quelle condizioni utili a garantire la definizione di uno strumento capace di misurare il grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali in maniera dinamica, e non come dato precostituito.

PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

RENATA POLVERINI (FI). Ovviamente, Presidente, non posso essere soddisfatta della risposta, perché diciamo che, per essere gentile, questo è un linguaggio che, una volta, veniva definito politichese; oggi, probabilmente, è fuori moda anche questa parola, visto che la politica è diventata qualcosa diciamo di non evidentemente bello, per come viene rappresentata.

Vede, Presidente, io intanto rimango molto colpita dal fatto che il sottosegretario si sia ritenuto attaccato semplicemente dall'avere espresso la nostra opinione sul salario minimo. In questo Paese, almeno da quando io sono nata, vige una democrazia, una democrazia anche delle idee, si ha la possibilità di esprimerle; in quest'Aula, in maniera molto garbata, noi ci siamo limitati a dire che riteniamo che la contrattazione collettiva nazionale possa essere lo strumento principale per garantire retribuzioni adeguate e che il Governo potrebbe limitarsi, per fare questo, a ridurre il cuneo fiscale; immediatamente, i lavoratori sarebbero molto più ricchi e le imprese avrebbero molte più risorse da investire in produttività. Quindi, è soltanto un'opinione, non è un attacco, gli attacchi li so fare e, sinceramente, questo non lo ritengo tale.

Piuttosto, mi ritengo molto colpita, in termini negativi, senza voler togliere nulla al sottosegretario Fioravanti, dal fatto che nemmeno un rappresentante del Ministero del Lavoro abbia trovato il tempo di venire a rispondere a questa interpellanza, ma sono abituata, perché il Ministro Di Maio, ogni volta che presento anche un'interrogazione o un question time, per essere precisi, il mercoledì, non si è mai degnato di arrivare e ha sempre mandato il Ministro Fraccaro; evidentemente, non so, non gradisce il mio impegno.

Vede, sottosegretario, Vice Ministro, non lo so, penso Vice Ministro, così l'ha chiamata il collega del MoVimento 5 Stelle, ha ragione, ci sono, purtroppo, lavoratori che prendono 3-4 euro di retribuzione e sa quali sono? Sono quelli a cui il Ministro Di Maio, con grande spazio alla comunicazione, come è uso fare, aveva promesso una risposta immediata, già diversi mesi fa, tanti mesi fa, all'inizio di questa legislatura; e sono i riders, ai quali ancora, però, non è stata data alcuna risposta; tanti tavoli, incontri con le regioni, si è venuti qui in Parlamento a raccontarci che cosa sarebbe accaduto dopo che uno di quei lavoratori, e lo ricordiamo qui, in quest'Aula, aveva perso una gamba, perché fu travolto, a Milano, da un tram. Ecco, sono quelli i lavoratori ai quali purtroppo questo Paese ancora dà 3-4 euro di retribuzione, non sono gli altri.

Sapete quale sarà il problema? Il problema sarà che con il salario minimo, visto che lei ha ritenuto questo un attacco, noi daremo subito probabilmente 9 euro, dentro i quali io non ho capito che cosa c'è, se c'è tutta la parte del welfare, se c'è tutto il TFR, se c'è la quota per gli enti bilaterali, chi lo sa se siete in grado di comprendere questo meccanismo così complesso, ecco, probabilmente daremo 9 euro. E, poi, nel corso degli anni, questi 9 euro saranno il livellamento per tutti i livelli retributivi, come lo sono stati gli 80 euro del Governo Renzi, che sono diventati, allora, il livello massimo per i rinnovi contrattuali, anche per il rinnovo dei bancari che si fece in quel periodo, superati solo dal contratto degli autoferrotranvieri perché non si rinnovava, credo, da dieci o undici anni e perché è una categoria che ancora è in grado di fermare e di immobilizzare delle città.

Sa che cosa succederà? La stessa cosa che è successa – lo voglio dire qui per la sensibilità della Presidente Carfagna sulla questione femminile – con il 30 per cento delle quote rosa nei consigli di amministrazione; lei mi trovi un consiglio di amministrazione che ha una presenza superiore al 30 per cento delle donne; la stessa cosa succederà nel momento in cui, per legge, si impone un tetto.

Quindi, io non ho attaccato nessuno, penso che qui, nel nostro Paese, il sindacato abbia una storia, una storia importante, che ha lasciato anche morti e feriti in battaglie, straordinarie, degli anni passati, che forse varrebbe la pena di ricordare, che è un elemento della democrazia rappresentativa; e, invece, voi, no, voi volete fare come Maria Antonietta, parlare direttamente al popolo. Ecco, non funziona così, in un Paese con una democrazia reale, concreta come quella del nostro Paese, non può funzionare così.

Quindi, mi auguro che le sue parole siano parole al vento e che, invece, le organizzazioni sindacali sappiano far valere il loro peso per portare, intanto, il Ministro del Lavoro e il neo-presidente dell'INPS a sottoscrivere questa convenzione, per poi lavorare insieme a noi sulla legge per la rappresentanza.

(Iniziative di competenza volte a contrastare la diffusione di fenomeni illeciti, in particolare con riguardo a infiltrazioni della criminalità organizzata, presso diverse strutture sanitarie in Campania, anche attraverso l'invio di una commissione d'accesso ai sensi degli articoli 143 e 146 del Testo unico degli enti locali - n. 2-00450)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Adelizzi ed altri n. 2-00450 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Adelizzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

COSIMO ADELIZZI (M5S). La ringrazio, signora Presidente, la illustro. Signor Vice Ministro, colleghe, colleghi, l'interpellanza di cui discutiamo oggi riguarda la notizia di pochi giorni fa, di una importante operazione delle forze dell'ordine che ha portato all'esecuzione, su tutto il territorio nazionale, di 126 provvedimenti cautelari, emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, su richiesta della procura partenopea. Questa indagine, una delle più estese inchieste anticamorra, ha investito in particolare il presidio ospedaliero San Giovanni Bosco di Napoli, che si è scoperto essere stato per anni la sede logistica della camorra. È emerso uno scenario criminoso allarmante, grazie anche alla testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia, i quali hanno dichiarato, così come riportato anche da alcuni articoli di stampa, che il condizionamento criminoso non sia limitato al solo presidio San Giovanni Bosco, ma riguarderebbe anche altri presidi ospedalieri della città di Napoli, quali il Policlinico, il Cardarelli ed altre strutture sanitarie della regione.

Da questa indagine, ciò che è risultato è non solo preoccupante, ma direi anche e soprattutto grave per l'incolumità dei cittadini. I soggetti colpiti dai provvedimenti cautelari sembrerebbe controllassero integralmente il funzionamento dell'ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali. Sempre dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia emerge, infatti, che uno dei sodali dell'alleanza, un portantino del San Giovanni Bosco, gestiva le aperture di reparti oppure interveniva sui sindacati; avvenivano, inoltre, assunzioni solo formali nella ditta delle pulizie, al solo fine di avere un legame tra il clan e l'ospedale, e senza svolgere la mansione per la quale erano pagati.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Mattino di Napoli del 28 giugno 2019, alcuni medici dell'ospedale hanno riferito che il clima è quello di un tessuto sociale in cui dominano la prevaricazione e la violenza, come pure, aggiungo io, l'inefficienza e lo sperpero di risorse pubbliche. Stiamo parlando dell'azienda sanitaria più grande d'Europa, dotata di nove ospedali aziendali e undici distretti e con oltre 6 mila dipendenti. Sono infatti circa un milione i cittadini a cui questa azienda sanitaria deve assicurare assistenza, ai quali si aggiungono una quota degli altri 2 milioni serviti a ovest e a est della città, e i cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio.

Quello che preoccupa particolarmente è l'inerzia da parte dei competenti uffici di vigilanza e ispezione, sia aziendali che regionali, nonché della competente direzione generale regionale e anche del “governatore” De Luca, che riveste anche il ruolo di commissario ad acta. Anzi, con legge regionale della Campania, è stato previsto che - cito testualmente -: “Per l'intera durata della gestione commissariale e per la prosecuzione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, le funzioni dell'ufficio speciale servizio ispettivo sanitario e socio-sanitario sono esercitate nell'osservanza delle disposizioni impartite dal commissario ad acta”.

È, quindi, intollerabile per noi anche solo pensare che un presidio ospedaliero importante, come il San Giovanni Bosco di Napoli, possa essere stato per anni sede logistica di una cupola camorristica.

Ma questo non resta un episodio isolato di malasanità in Campania, e sono molti altri gli episodi denunciati che hanno colpito nell'ultimo periodo la sanità nella nostra regione, tra i quali vorrei elencarne qualcuno: il disdicevole corteo di ambulanze a sirene spiegate coinvolte nella manifestazione post ballottaggio elettorale del 9 giugno 2019 a Capaccio-Paestum; l'arresto del dirigente responsabile del servizio di acquisizioni di beni e servizi dell'ASL Napoli 1 Centro, a cui vengono contestati gravi reati di corruzione, già inquisito da oltre un anno senza che si ravvisasse, in autotutela, l'opportunità di alcun provvedimento cautelare, quali la sospensione o la rotazione; l'inchiesta giornalistica Mediaset, in cui i dirigenti del dipartimento di prevenzione, competenti all'attività ispettiva, denunciano di non svolgere i propri doveri istituzionali di vigilanza e ispezione che, se compiutamente svolti, sarebbero esitati nella chiusura dei presidi ospedalieri dove è palese la fatiscenza e la mancanza di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi e dove manca perfino l'autorizzazione sindacale all'esercizio; il mancato utilizzo dei fondi destinati alla messa in sicurezza di presidi e impianti, con un uso improprio di procedure di somma urgenza che - come rilevato anche con delibera ANAC 1079 del 21 novembre 2018 - venivano sistematicamente attivate per lavori affidati per somme inferiori a 150 mila euro, che però regolarmente lievitavano in corso d'opera; infine, il mancato rispetto delle norme per la tutela della sicurezza dei lavoratori - con particolare riguardo all'assenza di un piano antincendio e di evacuazione - in costanza di convenzione per la redazione del documento di valutazione dei rischi ad un'agenzia terza, per l'ammontare di circa 4.500.000 euro.

Insomma, si tratta di vicende che rappresentano illeciti e condotte antigiuridiche gravi e reiterate, tali da determinare un andamento incontrollato dei fenomeni corruttivi e che evidenziano un chiaro e diffuso peggioramento della sanità campana, oltre a determinare un enorme smarrimento e una profonda inquietudine tra i cittadini.

Alla luce dei fatti appena narrati, chiediamo al Governo quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare la diffusione dei fenomeni illeciti, nonché l'infiltrazione ed il radicamento della criminalità, onde garantire il buon andamento e l'imparzialità delle amministrazioni, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad essi affidati e la tutela della sicurezza pubblica nel territorio campano indicato, che risulta in grave pregiudizio.

E, infine, chiediamo se non si ritenga necessario valutare se sussistano i presupposti per l'invio di una commissione d'accesso presso le strutture sanitarie indicate.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro, Lorenzo Fioramonti, ha facoltà di rispondere.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Saluto e ringrazio l'onorevole Adelizzi. Il 26 giugno scorso, la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia hanno eseguito una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 126 soggetti, di cui 37 già detenuti per altra causa, ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, nonché di altri numerosi reati. Tra gli arrestati, figurano esponenti apicali e sodali nell'organizzazione camorristica nota come Alleanza di Secondigliano, in particolare dei clan Contini e Licciardi, operanti nell'area nord della città. Le indagini, avviate nel 2012, a seguito della denuncia di un imprenditore per un'estorsione perpetrata da appartenenti al clan Contini, hanno consentito di accertare un'ampia diversificazione di attività illecite compiute dal sodalizio, alcune delle quali collegate alle infiltrazioni di suoi esponenti presso la struttura ospedaliera San Giovanni Bosco di Napoli, come menzionato dall'interpellante. Le attività hanno evidenziato come il nosocomio fosse utilizzato dai vertici del clan come punto di ritrovo degli affiliati per summit di camorra e come il luogo in cui far convergere le vittime di estorsioni e minacce, a testimonianza di una vera e propria disponibilità del sito da parte del clan Contini. Il vero e proprio controllo del territorio effettuato dal clan all'interno del San Giovanni Bosco peraltro è rappresentato anche dalle risultanze investigative, dalle quali emerge che il sodalizio criminale era in grado di infiltrarsi e di gestire, anche direttamente, numerosi servizi nella struttura ospedaliera, come la ristorazione, le pulizie e le onoranze funebri.

Quanto alle iniziative volte a prevenire e contrastare i fenomeni di illegalità nel settore, va evidenziato che, nell'ambito del protocollo d'intesa stipulato tra l'Autorità nazionale anticorruzione e la Guardia di finanza, il Nucleo speciale anticorruzione ha svolto accertamenti, con specifico riferimento a strutture sanitarie presenti nella regione Campania, volti a verificare il rispetto dei principi contenuti nel codice dei contratti pubblici, nonché l'adozione, l'applicazione e l'efficacia dei piani triennali di prevenzione della corruzione e l'osservanza delle regole sulla trasparenza. In un contesto più ampio si iscrive, inoltre, il protocollo d'intesa per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale nell'economia, dello scorso aprile, sottoscritto dalla prefettura di Napoli, dalla città metropolitana di Napoli, dalla Camera di commercio di Napoli e dai comuni dell'area metropolitana di Napoli. Il protocollo, attraverso l'applicazione di controlli antimafia nel settore delle opere pubbliche, concessione, servizi e forniture mira a incrementare le misure di contrasto ai tentativi di infiltrazione mafiosa nell'economia legale, garantendo la trasparenza e la prevenzione di ingerenze indebite nelle procedure di affidamento ed esecuzione delle opere ed autorizzazioni dei predetti settori.

Quanto, infine, alla richiesta di inviare, presso le strutture sanitarie richiamate nell'atto, di sindacato ispettivo una commissione d'indagine ai sensi degli articoli 143 e 146 del Testo unico sugli enti locali, va ricordato che l'esercizio dei poteri di accesso presuppone analisi e valutazioni ampie e complesse, compiute in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nell'ambito di un procedimento riservato che non può acquisire rilievo esterno.

In questa sede, posso intanto assicurare che le situazioni segnalate, e in particolare quella relativa all'ospedale San Giovanni Bosco, sono costantemente monitorate dalla prefettura di Napoli per l'adozione di ogni necessaria e utile iniziativa volta al ripristino della legalità.

PRESIDENTE. L'onorevole Adelizzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Signor Vice Ministro, la ringrazio per la sua risposta, anche se non nego che avrei preferito che questa mattina qui fosse venuto a rispondere, come da designazione, il sottosegretario all'Interno, Molteni, che però probabilmente avrà avuto degli impedimenti legittimi e, quindi, ovviamente prendo atto della risposta del Governo.

Esprimiamo innanzitutto apprezzamento in merito alle attività che - come lei ha elencato - sono state già avviate in materia di prevenzione e contrasto alla criminalità e alla corruzione e quindi vorrei cogliere l'occasione per ringraziare tutte le autorità che si stanno adoperando in questa direzione, che rappresenta senz'altro un ulteriore tassello dell'importante e dell'incessante impegno di tutto questo Governo, insieme alla magistratura e alle forze dell'ordine, per tutelare la legalità in tutto il Paese e in particolare anche nel territorio campano.

Quindi, voglio ringraziare anche tutti i magistrati e tutte le forze dell'ordine che hanno collaborato nell'ambito di questa indagine, che stanno continuando a lavorare e probabilmente continueranno a lavorare, perché è notizia anche questa che sia partito un secondo filone di indagine, che riguarda i fatti accaduti negli anni successivi a quelli di cui stiamo discutendo oggi.

E voglio quindi ringraziare anche tutte le professionalità che, con impegno e dedizione, si adoperano ogni giorno all'interno di questi ospedali per il bene di tutti i cittadini e che fanno il loro lavoro onestamente.

Ovviamente, non si deve assolutamente generalizzare e per colpa di qualcuno, di qualche infiltrato della camorra, non va infangato il lavoro di chi salva vite umane e lo fa con passione e dedizione.

Esprimiamo, però, parziale soddisfazione per ciò che concerne, invece, la nostra richiesta di valutare l'invio di una Commissione d'indagine presso gli ospedali interessati. In realtà, ho ascoltato la sua risposta e non mi è chiaro se questo lavoro è stato già avviato oppure no. Ovviamente, comprendiamo perfettamente la necessità di riservatezza di alcune operazioni, auspichiamo però che, qualora ancora non sia in fase di valutazione l'invio di Commissioni di indagine e quindi ancora non sia stato avviato questo iter, lo si faccia al più presto.

Ne voglio approfittare, infine, per ricordare a tutta l'Aula, a tutti i cittadini che ci guardano, che nei giorni scorsi, come parlamentari campani del MoVimento 5 Stelle, insieme ai consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, vista la gravità dei fatti poc'anzi esposti e visto il perdurare di una situazione intollerabile e incontrollata della sanità in Campania, abbiamo chiesto un incontro ufficiale al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per valutare, tra le altre cose, la possibilità di emanare un decreto, sulla scia del decreto Calabria, anche per quanto riguarda la Campania, così come è necessario affrontare anche la vicenda del Commissario ad acta praticamente decaduto per legge, incompatibile per legge, che, però, sta andando avanti in prorogatio.

Quindi, ringrazio lei per essere venuto e ringrazio tutti quelli che stanno lavorando a queste importanti vicende e voglio ribadire che noi siamo sempre dalla parte dei cittadini e cercheremo di risolvere questi problemi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 4 luglio, la presidente della Commissione Affari sociali ha comunicato che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, ha unanimemente convenuto circa l'esigenza di un rinvio di una settimana dell'inizio dell'esame in Assemblea delle proposte di legge nn. 181, 1188 e abbinate, recanti disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori, previsto a partire dal prossimo lunedì 15 luglio. La discussione generale di tale provvedimento sarà pertanto iscritta all'ordine del giorno della seduta di lunedì 22 luglio, mentre il seguito dell'esame sarà previsto a partire da martedì 23 luglio.

Avverto, altresì, che è stata ritirata dal presentatore la mozione Lupi n. 1-00058, concernente iniziative in ordine alla realizzazione del Terzo valico dei Giovi, di cui il calendario vigente prevede lo svolgimento della discussione generale a partire dalla seduta di lunedì 22 luglio. Tale atto di indirizzo non sarà, pertanto, iscritto all'ordine del giorno delle sedute di quella settimana.

Avverto che, nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame delle seguenti proposte di legge: n. 24-A: Modifiche al codice della strada; n. 313-A: Attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d'Italia (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Con questo mio intervento voglio, ancora una volta, sensibilizzare il Governo sulla questione irrisolta del riacquisto della cittadinanza. Infatti, non passa giorno che qualche italiano all'estero, o meglio ex italiano, dato che appunto ha perduto la cittadinanza, mi chiede: quando posso riacquistare la mia cittadinanza? Io che, figlio di italiani, sono nato in Italia, che ho fatto le scuole in Italia, che ho fatto il servizio militare in Italia e che ho cugini, zii, amici e parenti in Italia, quando potrò riavere la mia cittadinanza?

Ecco, io questa domanda la faccio al Governo, che l'anno scorso ha accolto il mio ordine del giorno e ha preso l'impegno a facilitare e semplificare il percorso di riacquisto della cittadinanza a chi, nato in Italia da genitore italiano, ha perduto la cittadinanza. Quindi, l'impegno non è verso di me, lo voglio chiarire, ma è verso quegli italiani che sono italiani a tutti gli effetti, ma necessitano di una nuova norma che permetta loro di essere cittadini con pieni diritti. Lo sono già nel cuore e nella quotidianità, ma le traversie della vita, incastrate con norme non sempre conosciute, li ha portati a non poter più essere cittadini secondo la legge. Quindi, credo che sia davvero ora che la legge e la realtà tornino a coincidere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Lo scorso 3 luglio, alla cena organizzata dal Governo italiano per il Presidente russo Vladimir Putin, tra una dadolata di mela verde e pesca e delle mezzemaniche con moscardini, gamberetti e scorfano, è documentata la presenza del signor Gianluca Savoini, presidente dell'Associazione culturale Lombardia-Russia, assurto non da ora agli onori delle cronache e non solo per i suoi buoni uffici in Russia.

Le chiedo, Presidente, a quale titolo il signor Savoini fosse tra gli invitati del Governo alla cena, se fosse l'unico esponente dell'associazione da lui presieduta presente alla cena, se abbia partecipato al Forum economico Italia-Russia convocato in occasione della visita del Presidente Putin a Roma e se vi abbia partecipato da solo o assieme ad altri esponenti della sua associazione. Sintesi: perché era lì?

Pongo queste domande in Aula, e concludo Presidente, perché credo fermamente nella separazione dei poteri e nel controllo del Parlamento, che di una democrazia liberale - finché ne avremo una, vista la progressiva spoliazione della rappresentanza perseguita con spregiudicatezza da questo Esecutivo e da questa maggioranza - è architrave e presidio per tutti i cittadini; finite le mezzemaniche, altrimenti, temo purtroppo continueranno a prevalere le mezze calzette.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sensi. Sa, naturalmente, che, per ottenere risposta a queste sue domande, sarebbe opportuno presentare un atto di sindacato ispettivo al Governo e il Governo senz'altro le risponderà.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 15 luglio 2019 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica. (C. 1913)

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

BRAMBILLA; SCHULLIAN ed altri; SCHULLIAN ed altri; SCHULLIAN ed altri; GEBHARD ed altri; MOLTENI ed altri; COMAROLI ed altri; BALDELLI ed altri; GUSMEROLI ed altri; DE LORENZIS ed altri; PAGANI e PIZZETTI; BERGAMINI; CROSETTO; MULE' ed altri; GADDA ed altri; MELONI e LOLLOBRIGIDA; FRASSINI ed altri; MACCANTI ed altri; SCAGLIUSI ed altri; VINCI ed altri; VINCI ed altri; BUTTI ed altri; ZANELLA ed altri: Modifiche al codice della strada.

(C. 24-192-193-219-234-264-367-681-777-1051-1113-1187-1234-1245-1348-1358-1364-1366-1368-1399-1400-1601-1613-A)

Relatori: DE LORENZIS e DONINA.

3. Discussione sulle linee generali delle mozioni De Maria ed altri n. 1-00199 e Muroni ed altri n. 1-00223 concernenti iniziative in materia di politiche urbane e riqualificazione delle periferie .

La seduta termina alle 12,30.