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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 199 di venerdì 28 giugno 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Brescia, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Lorefice, Losacco, Parolo, Ruocco, Valente e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative, di concerto con la regione Toscana, volte a valorizzare le professionalità presenti all'interno dei centri per l'impiego, nell'ambito del potenziamento dei servizi in materia di politiche attive del lavoro e nel rispetto delle disposizioni sull'accesso al pubblico impiego - n. 2-00416)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Cenni ed altri n. 2-00416 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Cenni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, l'interpellanza di questa mattina riguarda la situazione dei centri per l'impiego in regione Toscana. Lei sa benissimo che la normativa relativa alle politiche attive sul lavoro ha avuto una serie di aggiornamenti conseguenti il processo di riforma, a partire dall'attuazione della legge n. 56 del 2014; ha seguito la legge delega n. 183 del 2014, che ha assegnato con chiarezza alle regioni la competenza nella gestione dei centri per l'impiego e delle misure di politica attiva, da erogare attraverso i centri per l'impiego territoriali o, comunque, attraverso la rete di tutti i soggetti accreditati.

La Toscana è stata la prima regione a dotarsi di una legge di riordino istituzionale, anche per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale che era nelle province; fra questi, anche il personale che già si occupava di politiche attive in materia di lavoro. In particolare, la regione Toscana ha adottato una sua normativa, la legge n. 59 del 2014, con l'obiettivo di predisporre tutti gli elementi che caratterizzano il modello toscano di erogazione di servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione, una volta conclusa la fase transitoria, di una Agenzia regionale del lavoro come ente regionale di riferimento. Infatti, successivamente, con la legge n. 28 del 2018, è stato disciplinato il processo riorganizzativo del mercato del lavoro e, quindi, l'istituzione dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego (ARTI).

Il 28 giugno di un anno fa è, quindi, è stato trasferito all'Agenzia regionale il personale a tempo indeterminato, quello appartenente alla qualifica dirigenziale e alle categorie del comparto delle funzioni locali delle province risultante dall'elenco e dalle convenzioni stipulate fra la regione e gli enti medesimi. Sempre ad ARTI è stato trasferito il personale a tempo determinato appartenente alle categorie del medesimo comparto, quello di qualifica dirigenziale risultante dalle convenzioni sopra menzionate, quello il cui rapporto di lavoro fosse in corso alla data del trasferimento.

Questo modello, quello voluto e perseguito dalla regione Toscana relativo ai centri per l'impiego, ha voluto sostanzialmente valorizzare una sinergia molto proficua, che ha dato buoni risultati, fra settore pubblico e privato e, quindi, mediante l'appalto di servizi per il lavoro utili ad assicurare in tutte le sedi i migliori standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi regionale. Ecco, questo modello di governance ha permesso, nel corso degli ultimi anni, l'inserimento di molte professionalità provenienti dal settore privato, a diverso titolo e anche con diverse forme contrattuali, e questo ha rappresentato un elemento, sinceramente, di forza nelle politiche attive.

La Conferenza Stato-regioni, il 17 aprile scorso, ha approvato il piano per il potenziamento dei centri per l'impiego dal punto di vista infrastrutturale, con la previsione di indire concorsi entro il 30 di giugno. La regione, al fine di potenziare i servizi di politica attiva sul territorio, ha previsto, per quanto di sua competenza, 709 assunzioni in tre anni, dal 2019 al 2021, nei centri per l'impiego. Nelle scorse settimane, è stato anche siglato un accordo per il potenziamento del personale con le organizzazioni sindacali. In questo accordo, in questo protocollo si è convenuto che, rispetto alle normative per l'accesso al pubblico impiego, occorre, comunque, valorizzare queste professionalità maturate, anche con le forme che hanno visto l'utilizzo e l'integrazione con operatori del settore privato.

Il consiglio regionale si è pronunciato, lo hanno fatto con una risoluzione approvata da tutte le forze politiche, esprimendo con chiarezza la richiesta che le professionalità che, a vario titolo e con diverse forme contrattuali, operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana possano essere valorizzate al massimo e tutelate anche nella fase di predisposizione dei concorsi e, quindi, della definizione e messa a norma dei centri per l'impiego, come la legge prevede.

Ecco, noi sappiamo che, ovviamente, questo significa prendere iniziative adeguate e concordate anche con il Governo, affinché le scelte che vengono assunte non trovino ostacoli nelle normative in essere. E, in questa direzione, il presidente della regione Toscana, il 29 maggio, quindi, oramai, un mese fa, ha scritto ai Ministri Bongiorno e Di Maio, chiedendo un incontro, chiedendo un tavolo per definire al meglio le modalità utili e le scelte da compiere per la predisposizione dei bandi di concorso.

A tal fine, io sono a chiedere quale sia la volontà del Governo in questa direzione, se c'è la disponibilità ad attivare con urgenza questo tavolo di confronto per salvaguardare queste figure utilmente nella fase concorsuale, anche, ovviamente, con l'obiettivo di predisporre il lavoro più utile per il miglior funzionamento dei centri per l'impiego.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Michele Geraci, ha facoltà di rispondere.

MICHELE GERACI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevede, nell'ambito del Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza, di cui al comma 255 del medesimo articolo 1, un importo fino a 467 milioni di euro per il 2019 e 403 milioni di euro per il 2020 destinato ai centri per l'impiego, di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 14 settembre 2015, al fine del loro potenziamento, anche infrastrutturale.

Inoltre, con la medesima disposizione, a decorrere dal 2019, le regioni e le province autonome, le agenzie e gli enti regionali, o le province e le città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale, sono stati autorizzati ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, fino a 4 mila unità di personale da destinare ai centri per l'impiego, avvalendosi delle risorse appositamente stanziate (120 milioni di euro per il 2019 e 160 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020), a valere sul Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza.

Successivamente, l'articolo 12, comma 3, del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019 ha previsto: a) che al fine di rafforzare le politiche attive del lavoro e di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2013, n. 131, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, è adottato un piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro; b) che il piano di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, di durata triennale ed aggiornato annualmente, debba individuare specifici standard di servizio per l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia e i connessi fabbisogni di risorse umane e strumentali delle regioni e delle province autonome, nonché obiettivi relativi alle politiche attive del lavoro in favore dei beneficiari del reddito di cittadinanza; debba disciplinare il riparto e le modalità di utilizzo delle risorse, di cui all'articolo 1, comma 258, primo periodo, della legge 30 dicembre 2018, n. 145.

Con la medesima disposizione, è stato previsto uno stanziamento aggiuntivo di 160 milioni per il 2019, di 130 milioni per il 2020 e di 50 milioni di euro per il 2021.

Infine, il comma 3-bis del medesimo articolo 12, sempre al fine di rafforzare i centri per l'impiego autorizzato e finanziato, l'assunzione da parte delle regioni e delle province autonome, delle agenzie e degli enti regionali o delle province e delle città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale, di complessive 3 mila unità di personale a decorrere dall'anno 2020, e di ulteriori 4.600 unità di personale a decorrere dal 2021.

In data 17 aprile 2019 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha sancito l'intesa sul piano di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro. Non vi è dubbio alcuno, quindi, che le assunzioni straordinarie previste dalla legge di bilancio per il 2019 e dal decreto-legge n. 4 del 2019, in quanto finalizzate all'instaurazione di nuovi rapporti di pubblico impiego, dovranno essere effettuate secondo modalità coerenti con le previsioni di cui all'articolo 97 della Costituzione. Sul punto occorre essere chiari. La Corte costituzionale ha, in più occasioni, affermato che: 1) il pubblico concorso è forma generale e ordinaria di reclutamento del personale della pubblica amministrazione; 2) la natura comparativa e aperta della procedura è elemento essenziale del concorso pubblico, sicché deve escludersi la legittimità costituzionale di procedure selettive riservate, che escludano o riducano irragionevolmente la possibilità di accesso dall'esterno, violando il carattere pubblico del concorso. Sulla base dei medesimi princìpi sopra ricordati, il giudice delle leggi ha ritenuto costituzionalmente illegittime le disposizioni legislative che prevedevano il passaggio automatico di personale di società in house, ovvero società o associazioni private, all'amministrazione pubblica. Ciò in considerazione del fatto che il trasferimento di personale da una società partecipata della regione alla regione o ad altro soggetto pubblico regionale si risolve in un privilegio indebito per i soggetti beneficiari di un siffatto meccanismo, in violazione dell'articolo 97 della Costituzione.

Nella regione Toscana, come emerge dal testo dell'interpellanza formulata, l'attività di gestione ed erogazione di servizi per l'impiego si caratterizza per l'esistenza di una sinergia tra soggetti pubblici e soggetti privati che operano per conto dei primi, sulla base di specifici contratti. Relativamente ai lavoratori impiegati presso gli operatori privati affidatari dei servizi in parola, è da escludere, alla luce sia degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, sia della giurisprudenza costituzionale sopra richiamata, la possibilità di procedere alla loro assunzione all'interno della pubblica amministrazione secondo modalità diverse dalla partecipazione e dal superamento di un concorso pubblico.

Quanto al personale impiegato presso i soggetti pubblici con contratti di lavoro flessibile, si ricorda che, ai sensi dell'articolo 1, comma 796 della legge del 27 dicembre 2017, n. 205, le regioni, le agenzie o gli enti regionali costituiti per la gestione dei servizi per l'impiego o le province e le città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni, e l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), al fine di superare il precariato e valorizzare la professionalità acquisita dal personale a tempo determinato impiegato in funzioni connesse con l'indirizzo, l'erogazione ed il monitoraggio delle politiche attive del lavoro, possono applicare le procedure previste dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, in deroga al regime delle assunzioni previsto dalla normativa vigente.

A tal fine: a) i contratti di lavoro a tempo determinato e i contratti di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data del 31 dicembre 2017 sono stati prorogati fino al 31 dicembre 2018, ovvero, in caso di avvio entro tale ultima data, dalle procedure di cui al citato articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 fino alla loro conclusione; b) è stata vietata alle amministrazioni interessate l'instaurazione di ulteriori rapporti di lavoro flessibile in relazione alle medesime professionalità, fino al termine delle procedure previste dal citato articolo 20. Conseguentemente occorre distinguere tra il personale beneficiario delle procedure di stabilizzazione previste dall'articolo 1, comma 796, della legge di bilancio per il 2018, o da altre specifiche disposizioni di legge; e quello che, non essendo in possesso dei requisiti richiesti dalla norma primaria, è escluso dalle procedure in parola. Orbene, anche quest'ultima categoria di lavoratori potrà essere assunta a tempo indeterminato, ma soltanto a seguito della partecipazione e del superamento di un concorso pubblico.

Relativamente all'esigenza di valorizzare in modo adeguato nei concorsi pubblici l'esperienza e la professionalità acquisite nel campo delle politiche attive del lavoro, si segnala che le linee guida sulle procedure concorsuali di cui alla direttiva n. 3 del 24 aprile 2018 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione prevedono che, in conformità alle vigenti disposizioni, nei bandi di concorso per l'accesso al pubblico impiego: a) possa attribuirsi rilevanza, entro limiti definiti e non discriminatori, ai titoli rappresentanti del meritevole svolgimento dell'attività lavorativa nelle materie oggetto delle prove d'esame, e comunque in settori coerenti con le funzioni che si andranno ad esercitare; b) con esclusivo riguardo all'accesso ai profili professionali più elevati, possa prevedersi come requisito di ammissione il possesso di una particolare competenza nella materia o di una specifica esperienza nel settore, adeguatamente documentata.

Con riguardo alla richiesta di istituzione di un tavolo di confronto con la regione Toscana, per poter individuare modalità premianti per la valorizzazione e salvaguardare le professionalità che, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, già operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana, si comunica che, in data 30 maggio 2019, si è tenuto a Palazzo Vidoni un incontro con il presidente della Conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini. Nel corso dell'incontro è stata manifestata, tra l'altro, la disponibilità del Dipartimento della funzione pubblica a fornire tutto il supporto necessario, anche al fine di elaborare, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle regioni sancita dal Titolo V della Costituzione, delle linee guida per assicurare l'omogeneità delle procedure concorsuali bandite dalle singole regioni per il rafforzamento dei centri per l'impiego. A seguito dell'incontro sono state avviate, e sono tuttora in corso di svolgimento, le interlocuzioni tra gli uffici del Dipartimento della funzione pubblica e le strutture della Conferenza delle regioni.

Infine, in data 14 giugno 2019 si è tenuta presso gli uffici del Dipartimento della funzione pubblica una riunione con i tecnici della regione Toscana, nel corso della quale sono state affrontate le peculiarità della situazione toscana e sono stati forniti i medesimi chiarimenti testé illustrati in risposta all'interpellanza.

PRESIDENTE. La deputata Susanna Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Devo dire che lo sono solo parzialmente, perché ho trovato nei toni della risposta un'impostazione molto burocratica. Perché vede, sottosegretario, lei ha richiamato ovviamente una serie di tavoli e di riunioni che anch'io ho citato nell'interpellanza, di cui abbiamo tutti contezza; non basta però dire che c'è stata una riunione con la Conferenza delle regioni, perché credo che la lettera scritta dal presidente della regione ai due Ministri sia successiva, anzi credo contemporanea alla riunione, perché porta data 29 maggio. Chiedeva appunto un tavolo di lavoro proprio sulla questione specifica.

Ovviamente, non sfugge a nessuno che ci sono delle norme da rispettare: nessuno chiede di mettere in campo un provvedimento o addirittura bandi di concorso che possano violare le norme. Si chiede però che ci sia un riconoscimento di questa peculiarità, perché noi stiamo parlando di professionalità che in alcuni casi da decenni si occupano della materia, lo fanno egregiamente in sinergia con i centri per l'impiego attualmente in essere, quelli che sono arrivati con il trasferimento del personale dalle province. È chiaro che occorre un lavoro serio di redazione dei bandi di concorso che non privilegi nessuno, ma che contemporaneamente eviti che ci sia una selezione del personale che rischi di penalizzare addirittura queste persone, che tuttora, in questa fase, stanno svolgendo il loro lavoro.

Mi risulta comunque che, ad oggi, non ci sia stata una risposta a questa lettera da parte dei Ministri. Quindi, considerato che la scadenza data dall'incontro con la conferenza Stato-regioni non è stata prorogata, e quindi resta questa scadenza del 30 giugno – almeno a me risulta –, io mi auguro si possa veramente, anche con le competenze tecniche che il Governo può mettere a disposizione, supportare questo percorso.

Nel frattempo la regione Toscana, pur non avendo avuto risposte, ha compiuto i primi passi, e sta varando il suo primo bando per la selezione di una prima tranche di personale, cercando ovviamente di dare l'opportunità a tutti i cittadini che vorranno partecipare di poterlo fare misurandosi con le competenze e con lo studio acquisito, ma credo anche di valorizzare le professionalità e le esperienze già sperimentate in questo settore.

Su questo, essendo la regione Toscana coordinatrice nel riparto fra le regioni di questa competenza sulla formazione, perché credo che l'assessore regionale abbia già avuto in molte occasioni modo di esprimere le proprie valutazioni su una buona riorganizzazione dei centri dell'impiego e delle politiche attive, che, poi credo, sia il comparto con cui davvero si può fare la differenza per aiutare i cittadini che si presentano sul mercato del lavoro a trovare l'occupazione che a loro compete.

(Chiarimenti in ordine ad asserite ingerenze di esponenti del Governo in relazione alla conduzione di programmi di informazione della Rai - n. 2-00414)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mulè ed altri n. 2-00414 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giorgio Mulè se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Sì, intendo illustrarla, anche perché devo confessarle che ero, come dire, tentato di chiedere la parola sull'ordine dei lavori per un fatto che è accaduto stamattina e che è strettamente connesso all'interpellanza urgente che stiamo per discutere. Presidente, poco fa, ho avuto conoscenza di questa notizia di agenzia che io leggo così come è arrivata: questa mattina, durante la diretta di Rai News da Genova, dove è avvenuta la demolizione del ponte Morandi, si è verificato un fatto gravissimo; le telecamere della all news Rai sono state per tutto il tempo su Salvini, Toti e Bucci; proprio accanto a loro c'era anche il Vicepremier Luigi Di Maio che, però, è stato tagliato dalle inquadrature di Rai News, salvo qualche rara ripresa larga. È un fatto inaccettabile, aspettiamo spiegazioni. Io devo contenere il riso, Presidente, perché questa è una nota dei parlamentari 5 Stelle della Commissione di vigilanza.

Presidente, questa interpellanza si fonda esattamente sull'ingerenza nella Rai da parte dei partiti, in questo caso da parte del MoVimento 5 Stelle del Vicepremier Di Maio, non perché lo dica l'opposizione, perché è un fatto che è stato ripetuto e ribadito da Maria Giovanna Maglie, che è una nota giornalista. Ora, però, alla luce di quello che è successo stamattina, la risposta all'interpellanza - alla quale non risponde il diretto interessato, ma viene delegato un sottosegretario, in questo connotando totale spregio da parte del Vicepremier, perché ci sono 58 deputati che si sono rivolti a lui, chiedendo spiegazioni su questo caso Maglie, perché la dottoressa Maglie dice testualmente che Di Maio ha chiesto la sua testa per la vicenda della Rai di cui si occupa l'interpellanza urgente - è un fatto di rispetto, un fatto di onore che, invece, il Vicepremier ha ritenuto di non onorare. L'evidenza rispetto al contenuto dell'interpellanza e a quello che è successo stamattina a me ricorda un passo di Leonardo Sciascia ne Il teatro della Memoria. Riferendosi a Benito Mussolini, che era un giornalista che pensava di dovere acculturare l'Italia, Sciascia, ne Il teatro della Memoria, scrive che Mussolini intendeva governare l'Italia come un redattore capo. Ebbene, guardi, ci troviamo esattamente nella stessa ipotesi. Il caso Maglie che è oggetto della discussione di questa mattina inquadra perfettamente la gravità della situazione che abbiamo davanti e che è acclarata dal fatto che ho appena riferito all'Aula e all'assente Vicepremier Di Maio, che ha preferito essere altrove, piuttosto che onorare un impegno al quale era chiamato da 58 deputati della Repubblica.

Il caso Maglie, nella sua gravità, descrive una modalità di comportamento che tracima nell'arroganza e, soprattutto, nell'assenza di spiegazioni. È un caso che avviene, Presidente, all'inizio di giugno, il 7 giugno, con un'intervista pubblica della dottoressa Maglie nella quale ripercorre il percorso accidentato che la porta all'estromissione da parte della Rai e dove, in maniera precisa, indica i mandanti, quelli che lei indica come i mandanti della sua estromissione e lo fa in maniera precisa, non si riferisce ai 5 Stelle in generale, ma identifica nel Vicepremier Di Maio il mandante della sua estromissione dall'affidamento di una striscia quotidiana su Rai Uno.

Ora, perché l'interpellanza urgente? L'interpellanza è urgente, perché, a seguito di queste dichiarazioni assai gravi, perché attengono al cuore della vita democratica del Paese, cioè al pluralismo in Rai, in quella che è stata definita più volte come la principale azienda culturale del Paese, ebbene, il Vicepremier Di Maio fugge nel silenzio, a seguito di queste dichiarazioni gravissime e, nonostante abbia partorito, a seguito di questa dichiarazione, qualcosa come – li abbiamo pure contati, Presidente - 70 post su Facebook, più svariati altri interventi, non ha trovato la favella per poter dire soltanto: non è vero, lo smentisco. Perché ciò atteneva alla sua carica, peraltro, di controllante, attraverso il Ministero dell'Economia, ed essendo lui Vicepremier dell'azienda in questione, invece non una parola.

E a questo ci siamo abituati, siamo abituati alla fuga, in questo ricorda molto quelle pratiche de Il teatro della memoria e quei personaggi citati da Sciascia ne Il teatro della memoria, senza ricorrere a Il giorno della civetta, laddove le categorie enunciate, come dire, non appartengono neanche al caso, non essendo ancora rintracciata nei comportamenti di questo Governo una categoria rispetto alle quattro enunciate ne Il giorno della civetta che si possa accostare a un comportamento così avvilente e svilente dell'istituzione da parte del Vicepremier Di Maio. Allora, perché questo silenzio? Perché un'interpellanza urgente attende quasi un mese rispetto alla sua risposta? Perché è evidente, dall'assenza del diretto interessato, che egli non obbedisce ai canoni di quello che per noi siciliani, lo dico perché il sottosegretario delegato alla risposta è anche lui siciliano, è qualcosa di sacro, che è l'onore, l'onore inteso come la capacità di essere presenti e di assumersi le proprie responsabilità; non è qui, il Vicepremier Di Maio, in una questione che lo riguarda personalmente; non riguarda un fatto politico, riguarda la persona del Vicepremier e per un fatto di onore il Vicepremier doveva essere qui e, invece, non lo è.

Riguardo, ancora, all'interpellanza, Presidente, questa vicenda del caso Maglie, che si dipana peraltro dal mese di gennaio e arriva a compimento soltanto alcuni mesi dopo, travalicando nel dibattito pubblico a fine marzo e, poi, ancora a giugno, non ha mai avuto risposte ed è soltanto la punta dell'iceberg di una situazione inaccettabile, di una serie di eventi che continuano a perpetrarsi all'interno della Rai, in palese violazione dei principi che devono guidare l'azione della tivù pubblica, perché l'informazione che viene offerta è tutt'altro che obiettiva e imparziale. La prova l'abbiamo avuta stamattina, non si è mai visto, c'è anche un libro che mi piace citare, si chiama Commissariato degli Archivi, il libro Commissariato degli Archivi era un libro che venne fatto a seguito della dittatura di Stalin in cui si riportano fotografie in cui il regime comunista sapientemente tagliava, dalle fotografie, coloro che non erano, come dire, bene accetti. Stamattina, la palese, dolosa, criminale, mancanza di obiettività, con il parallelo tentativo di ingerenza, di occupazione, quasi una minaccia, anzi, oltre la minaccia, lo abbiamo ictu oculi con quello che è accaduto a Genova. I 5 Stelle del Vicepremier Di Maio lamentano che il Vicepremier non è nell'inquadratura, perché troppo larga.

Ora, io mi chiedo, la funzione di questo Parlamento, quando assiste a un atto di prevaricazione che supera qualsiasi limite di tolleranza, qual è? Che cosa si deve fare, se non urlare il totale rigetto di condotte del genere? Cosa bisogna fare se non chiedere al diretto interessato, che è contumace questa mattina, spiegazioni su un fatto che, ripeto, risiede nella radice autenticamente democratica di questo Paese, che viene violata con un atteggiamento che è proprio di coloro che ritengono di poter fare e disfare, a loro piacimento, anche nei confronti dell'informazione.

Quando si arriva a lamentarsi di un'inquadratura che non contiene il Vicepremier, a seguito di un caso in cui una professionista come Maria Giovanna Maglie dichiara che il Vicepremier Di Maio ha voluto la sua testa, ebbene, io alzo le mani, io mi arrendo: altro che regime! Neanche il più schifoso dei regimi sarebbe arrivato a tanto! Abbiamo superato anche questo livello.

Siamo abituati oramai, ci stiamo abituando a tutto, si stanno abituando a tutto; non noi, noi siamo qui, rappresentando una fetta importante del Paese, per denunciare questo comportamento che offende in radice, non un partito o una forza politica, offende in radice la Costituzione, offende in radice la democrazia, ed è per questo che attendiamo di sapere, attraverso la voce del sottosegretario, quali sono le risposte ai nostri dubbi sollevati nell'interpellanza urgente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha facoltà di rispondere.

MICHELE GERACI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in discussione, rappresento che il contratto di servizio stipulato con la RAI per il periodo 2018-2022, prevede che la realizzazione dei programmi televisivi è affidata all'autonoma capacità editoriale della società concessionaria.

Di conseguenza, nella logica della programmazione del servizio pubblico, la scelta dei palinsesti avviene sulla base dei criteri indicati dalla stessa RAI.

Di fatto, l'azienda definisce la propria offerta sul fondamento degli obiettivi editoriali complessivi, che si inseriscono nell'ambito delle disposizioni del quadro normativo di riferimento, a partire dal richiamato contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico.

In tale quadro, si ricorda che il contratto, tra l'altro, impegna la RAI ad articolare la propria offerta tenendo conto, nell'ambito di azioni di lungo termine, dei seguenti obiettivi: a) identità collettiva e senso civico: ossia, uno degli obiettivi è quello di favorire lo sviluppo socioculturale e i principi della cooperazione, della solidarietà e della sussidiarietà; b) sistema audiovisivo: definire gli interventi in grado di valorizzare il sistema culturale, creativo e dei talenti e supportare la crescita dell'industria audiovisiva sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo, anche nella prospettiva di una sua maggiore proiezione internazionale; c) alfabetizzazione digitale: contribuire alla diffusione dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, per favorire l'innovazione e la crescita economica del Paese; d) promozione della valorizzazione dell'istruzione e della formazione professionale; e) sistema Italia: supportare il Paese all'estero, valorizzandone le eccellenze e le esperienze più virtuose in sinergia con le relazioni anche istituzionali di natura economica, culturale e scientifica.

Inoltre, sotto il profilo quantitativo, il contratto impegna la RAI a riservare non meno del 70 per cento della propria programmazione annuale delle reti generaliste ai seguenti generi: a) informazione generale e approfondimenti; b) programmi di servizio; c) programmi culturali e di intrattenimento; d) informazione e programmi sportivi; e) programmi per minori; f) opere italiane ed europee.

In conclusione, pertanto, si ribadisce che la realizzazione dei programmi televisivi è affidata all'autonoma capacità editoriale della RAI, secondo i criteri appena ricordati.

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00421

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, la replica!

PRESIDENTE. Abbiamo saltato la replica? Affermativo, sì… lei mi ha distratto, deputato Mulè, perché prima è andato un po' fuori tema e, invece di richiamarla, diciamo così, io ho quasi immaginato che avesse fatto una replica, un intervento in più.

Il deputato Giorgio Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Le chiedo scusa, a lei la parola.

GIORGIO MULE' (FI). No, ci mancherebbe, Presidente, la ringrazio. Però, vede, io penso, invece, di essere andato esattamente in tema, proprio per la risposta, che è lunare, da parte del sottosegretario, e le spiego anche perché è lunare.

La vicenda che ho richiamato, cioè della mancata inquadratura, attiene esattamente al tema dell'interpellanza, laddove si dice che l'articolo 6, comma 1, del vigente contratto nazionale di servizio, prevede che la RAI è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura a diverse formazioni politiche e sociali. Se non è questo, il tema di stamattina, qual è, quando abbiamo una palese violazione dei criteri di equilibrio, pluralismo e competenza, avendo un atto coercitivo? Viene detto come fare le inquadrature, ci si lamenta perché il Vicepremier non è inquadrato. Quindi, spiace, Presidente, ma è assolutamente in tema rispetto all'interpellanza di questa mattina.

La risposta è lunare e le spiego perché. Ovviamente, il sottosegretario non ha alcuna responsabilità, perché riferisce un atto che gli è stato fornito dagli uffici e, non essendo lui la persona direttamente chiamata in causa, ci mancherebbe altro, quindi, ovviamente, soltanto perché è presente qui.

Allora, per il tramite suo e, quindi, per il tramite del sottosegretario Geraci, mi rivolgo al contumace Vicepremier Di Maio. L'interpellanza aveva una domanda: se il Governo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alla vicenda che vede coinvolta la giornalista Maria Giovanna Maglie, dopo le gravissime accuse pronunciate. Questa è la domanda dell'interpellanza urgente.

Ora, nell'atto che ci è stato letto, la parola “Maglie”, il cognome proprio “Maglie”, non è stato pronunciato, neanche, come dire, maglie larghe, maglie strette, un richiamo che in qualche modo ci portasse a parlare dell'oggetto dell'interpellanza. Non c'è stato nulla!

L'atto che ci è stato riferito riporta considerazioni sul contratto di servizio 2018-2022, sull'autonoma capacità editoriale, sulla scelta dei palinsesti, sulla valorizzazione delle esperienze e delle eccellenze. Con tutto il rispetto, altro che fuori tema! Qui stiamo proprio, usando una metafora estiva, visto che ci sono anche 40 gradi, qui siamo “fuori di melone”, Presidente, ma completamente fuori, al di là del bene e del male.

Ma come? Cinquantotto deputati chiedono: signor Vicepresidente del Consiglio, hai fatto o non hai fatto quello che viene denunciato dalla signora Maglie, cioè hai chiesto la sua testa? Hai fatto un intervento diretto a gamba tesa che la tagliasse fuori dai palinsesti della RAI? Lo hai fatto o non lo hai fatto? Cosa vieni qui a far leggere un comunicato sul contratto di servizio? Ma davvero si vuol prendere in giro questa istituzione? Perché di questo parliamo! A cosa servono le interpellanze urgenti, se non a dare delle risposte? Servono a trovarci in quattro in quest'Aula il venerdì mattina o perché cinquantotto deputati vi chiedono di dire, con coraggio, non nascondendosi dietro un atto letto in Aula, con coraggio, prendendovi il coraggio delle vostre azioni, che cosa ha fatto, su chi è intervenuto, quando l'ha fatto; e, se non l'ha fatto, ci dica “no”, ci dica “no, non l'ho fatto”, non ci venga a parlare del contratto di servizio del 2018-2022, lo conosciamo a memoria!

Il problema è un altro, era un altro! Questa è codardia, siamo alla codardia, oltre che alla fuga, siamo alla codardia totale, è un atto che offende il Parlamento!

Questa mattina, Presidente, il Parlamento è stato offeso nella sua funzione. A un'interpellanza urgente, presentata da cinquantotto deputati, è stato risposto in maniera totalmente evasiva, senza alcun appiglio al contenuto, Presidente, della interpellanza urgente, non c'è stato un riferimento.

Laddove si diceva: “Salvini avrà detto che gli avrebbe fatto molto piacere che facessi io la striscia e quando gli hanno detto” - i Cinquestelle - “che era diventata una questione di Stato, avrà lasciato perdere com'è giusto che sia. Sei in pieno contratto di governo, si sono messi di traverso tutti i Cinque Stelle, non si capisce poi perché. Chi? Tutti, fino a Di Maio hanno chiesto la mia testa”. Questa era l'interpellanza!

La capacità politica, l'avere il compos sui della responsabilità politica, obbliga, avrebbe dovuto obbligare, per decenza e per rispetto a questo Parlamento, a dire parole di verità, anche un “no”, anche smentirlo, ovviamente. A che cosa servono le interpellanze urgenti, altrimenti? A dare delle risposte urgenti, non a darmi il quadro in cui si muove, nel contratto di servizio, la scelta dei palinsesti editoriali, lo sviluppo socioculturale: a me, di tutto ciò, non me ne importa un fico secco, a proposito sempre delle metafore estive!

A me interessava sapere: il Ministro Di Maio che cosa ha fatto sul caso Maglie? È intervenuto, sì o no? E, allora, di fronte a tutto questo e di fronte a un fatto sì gravissimo, Presidente, come la mancata inquadratura a schermo intero della bella faccia sorridente del Vicepremier Di Maio, altro se fuori tema, è totalmente in tema! Perché riguarda, ripeto, Presidente, qualcosa di gravissimo che attiene ai princìpi che regolano la nostra democrazia.

Qui non si tratta di avere violato l'articolo 21, l'articolo 1 e l'articolo 3. Qui ci sono decine di articoli della Costituzione che, con la risposta di questa mattina, sono stati vilipesi. Per cui le consegno tutto il mio sdegno di fronte alla risposta del sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Deputato Mulè, purtroppo, viste le sue considerazioni, sono costretto a confermarle che non era comunque in tema la sua iniziale illustrazione dell'interpellanza, basta leggere il testo dell'interpellanza per averne contezza.

(Iniziative per un'adeguata distribuzione territoriale dei centri di competenza ad alta specializzazione, inseriti nel Piano nazionale Industria 4.0, volta a incrementarne la presenza nel Mezzogiorno - n. 2-00421)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00421 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, benissimo.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, spero di essere, anzi, mi auguro di essere più fortunata rispetto a quello a cui ho assistito stamani. Una interpellanza del Partito Democratico e la sua risposta che la collega ha definito burocratica; ho appena sentito il collega del mio partito, l'onorevole Mulè, parlare di vilipendio alla richiesta legittima fatta da 58 deputati della Repubblica. Spero, mi auguro di essere più fortunata. Quindi, spero che lei non mi decanti norme, ma che mi dia una risposta effettiva alla domanda che io sottopongo nuovamente al suo esame.

Parliamo di competence center: non sto a declinare cosa essi siano, credo che lei li conosca ampiamente. La legge finanziaria del 2017 che li ha istituiti, nell'anno 2016, e il decreto del Mise del 12 settembre 2017; solo così per compendiare, il centro di competenza ad alta specializzazione è definito come un polo di innovazione costituito, secondo il modello di partenariato pubblico-privato, da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese, e il numero dei partner pubblici non può superare la misura del 50 per cento dei partner complessivi. Cosa succede? Che il 24 maggio 2018 viene pubblicata la graduatoria redatta sulla base di un bando del gennaio.

Cosa succede? In questa graduatoria i centri vengono assegnati, guarda caso, tutti al Nord: Torino, Milano, Bologna, Padova, Liguria, Pisa, Roma. Sono otto, di cui sette al Nord, uno a Napoli (Sud) e nessuno nelle isole, nessuno in Sicilia. Cinque centri al Nord, due al Centro ed uno al Sud. Ripeto, nessuno nelle isole.

Questa circostanza, che soltanto uno dei centri sia allocato in una regione del Sud e funzionale ad un sistema territoriale meridionale, a fronte di una popolazione corrispondente al 34 per cento di quella italiana, fa emergere, signor sottosegretario, una discriminazione che non solo si riflette sulla corretta distribuzione delle risorse per le infrastrutture, ma che svolge effetti del tutto inversi rispetto all'esigenza della perequazione infrastrutturale necessaria ad affrontare il grave divario che ancora divide il Paese e che così rischia di appesantirsi ulteriormente.

Nel Mezzogiorno, come recentemente rilevato dal Governatore della Banca d'Italia, esempio emblematico del divario economico Nord-Sud è proprio il ritardo tecnologico. Infatti, la quota del valore aggiunto riferibile all'economia digitale, prossima al 2 per cento, è inferiore di oltre tre punti a quella del Centro-Nord.

Dunque, nessun centro di eccellenza, come abbiamo detto, di competence center nelle regioni meridionali e in Sicilia, nessuno nelle isole, quindi anche in Sardegna, e questo a fronte di una popolazione corrispondente all'8,5 di quella italiana.

A questo va aggiunto che in Sicilia si registra la presenza di un solo centro a Catania dell'articolata rete dei Digital innovation hub, di fatto la porta di accesso delle imprese al mondo di Industria 4.0.

Tutto questo indebolisce ogni sforzo per ridurre il divario digitale tra il Nord e il Sud Italia e determina, solo per fare un esempio, il rischio di vanificare gli ingenti investimenti fatti per potenziare l'infrastrutturazione del Sud con la banda larga e ultralarga.

Va segnalato, peraltro, che il PON legalità 2014-2020, unico in Italia, prevede uno specifico ed ingente finanziamento per la realizzazione del grande Data center di Palermo, per la realizzazione del quale la regione siciliana ha già acquisito il centro direzionale ex Asi di Brancaccio.

È chiaro che, nel caso dei competence center, le responsabilità appartengono per intero al precedente Governo, che nella legge, nel decreto e nel bando non aveva previsto alcun imprescindibile correttivo per una corretta redistribuzione territoriale al fine di garantire la conseguente equilibrata presenza di questi centri anche nel Sud e nelle isole.

Si tratta, però, adesso, signor sottosegretario, di porre urgentemente rimedio, e per questo appare necessario l'intervento attuale di questo Governo, quindi del Governo statale, in collaborazione con le istituzioni regionali e locali. Occorre prevedere immediatamente l'istituzione di un competence center con sede in Sicilia, basato sul partenariato tra le università locali, CNR, centri di ricerca e le grandi aziende dell'isola, in collaborazione con quelle della Sardegna.

Occorre da subito prevenire le obiezioni possibili in merito al fatto che i bandi siano già scaduti o che le risorse siano già, quindi, state assegnate. Non vorrei sentire questo da lei, non vorrei sentirmi dire “ma il bando è stato già fatto e le risorse sono state stanziate”, perché questa risposta è difficilmente sopportabile, sarebbe difficilmente sopportabile per milioni di siciliani che oggi ci ascoltano; e lei, signor sottosegretario - lo ricordava il collega Mulè - è palermitano come me.

Occorrono, quindi, indispensabili misure compensative per garantire una presenza equilibrata nel Mezzogiorno e nelle isole.

E allora, per concludere, vado alle domande dell'interpellanza. Mi chiedo, al di là del bando e della pubblicazione degli esiti del bando già effettuata a maggio, che cosa intendiate fare nel Sud, nelle isole, nella mia Sicilia, per invertire la tendenza che vede languire la politica di perequazione infrastrutturale in un settore essenziale qual è la digital transformation, per offrire ai giovani meridionali, ed in particolare ai siciliani, una chance in più per restare e lavorare nella propria terra di origine.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha facoltà di rispondere.

MICHELE GERACI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Come è noto, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sono definite le modalità di costituzione delle forme di finanziamento, per gli anni 2017-2018, dei centri di competenza ad alta specializzazione.

I benefici concessi a sostegno del funzionamento e dei programmi di attività dei competence center hanno l'obiettivo di costituire strutture efficienti di supporto alle imprese, in particolare alle PMI, aventi lo scopo di promuovere e realizzare progetti di ricerca applicata, trasferimento tecnologico e di formazione su tecnologie avanzate, nel quadro degli interventi connessi con il piano nazionale Industria 4.0.

Con decreto direttoriale del 29 gennaio 2018, il Ministero dello sviluppo economico ha dato avvio al bando per i costituendi competence center, in attuazione di quanto regolato dall'articolo 1, comma 115, della legge di bilancio 2017.

Entro il termine previsto del 30 aprile 2018 sono state presentate dieci domande e i relativi programmi di attività dei soggetti proponenti.

Successivamente, con decreto 8 maggio 2018, è stato costituito il comitato tecnico, il quale, a conclusione dell'attività istruttoria degli uffici competenti, ha proceduto alla valutazione delle domande e dei relativi programmi di attività presentati, stilando una graduatoria con i relativi punteggi attribuiti sulla base dei criteri indicati dall'articolo 10 del medesimo decreto.

Le risultanze di tale graduatoria, pubblicata il 24 maggio 2018, hanno individuato e approvato otto competence center.

A tal riguardo, gli onorevoli interpellanti fanno notare che, tra gli otto competence center approvati, ben cinque sono allocati al Nord, due al Centro ed uno al Sud, nessuno nelle isole.

Nel merito, quindi, è opportuno precisare che le due domande e i relativi programmi di attività che non sono stati ritenuti ammissibili si riferiscono a strutture geograficamente collocate nella regione Sicilia.

La domanda presentata dal Centro siciliano di fisica nucleare e di strutture della materia non è stata ammessa in quanto mancante dei requisiti soggettivi previsti dal bando. Il cosiddetto Centro, in qualità di soggetto capofila, è risultato privo dei requisiti soggettivi di cui all'articolo 1, lettera d), e all'articolo 5, comma 2, lettera d), del decreto direttoriale 29 gennaio 2018, essendo un ente di ricerca privato a controllo pubblico non in possesso della valutazione Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), contrariamente a quanto richiesto dal bando. Fra l'altro, il soggetto interessato non ha avviato le procedure per richiederla, né ha presentato memorie o osservazioni in merito all'esclusione. Il secondo, il programma di attività Big Data and Analytics, con soggetto capofila l'Università di Catania, non è stato ritenuto ammissibile in quanto non ha conseguito il punteggio minimo necessario in relazione ai dati quantitativi dei partecipanti al partenariato sugli elementi di valutazione richiesti. Inoltre, sono stati valutati inadeguati le risorse strumentali, il piano finanziario e la valutazione della sostenibilità economico-finanziaria della proposta progettuale, le analisi di mercato, la previsione di investimenti in attrezzature e strutture.

Per opportuna informazione, la successiva fase di negoziazione con gli otto enti promossi si è conclusa tra dicembre 2018 e gennaio 2019, cui ha fatto seguito la concessione dei benefici a partire dall'aprile 2019. Ricordo che i finanziamenti pubblici previsti da tale misura hanno la durata di 36 mesi, prorogabili di oltre 12 mesi adeguatamente motivati. Le imprese fruitrici, dopo l'avvio del progetto ed i primi tre anni di attività, dovranno essere in grado di proseguire in autonomia, nel pieno rispetto delle regole di mercato. Con l'atto in discussione si sono volute evidenziare le specificità dovute al fatto che nessun centro di eccellenza risulti operativo nelle isole, ed in particolare in Sicilia, circostanza che, a detta degli interpellanti, accentuerebbe il divario digitale esistente tra Nord e Sud, e farebbe emergere la discriminazione che si riflette sulla corretta distribuzione territoriale delle risorse per le infrastrutture, tra l'altro non prevista dalla misura che ha istituito i Competence center stessi.

Riguardo alle iniziative che il Governo intende intraprendere nel rispetto dei princìpi di coesione sociale e di perequazione territoriale nel settore della digital transformation, ricordo che uno dei principali obiettivi del Ministero dello Sviluppo economico è quello di sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale Impresa 4.0 e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell'impresa. Proprio per questo motivo la collaborazione tra industria e ricerca va rafforzata, al fine di ricomporre la frammentarietà delle misure già esistenti, abbattendo le barriere che impediscono il trasferimento tecnologico, soprattutto nei territori penalizzati geograficamente come la Sicilia. Infine evidenzio che il Ministero dello Sviluppo economico, nell'ultimo anno, ha messo a punto una serie di misure a supporto di tutta la filiera delle imprese e del loro sviluppo tecnologico, potenziando l'efficacia degli strumenti soprattutto destinati alle economie del Sud. Per tenere il passo con lo sviluppo tecnologico e digitale, è stato concepito il Fondo nazionale innovazione, con l'obiettivo di accelerare la crescita del nostro sistema dell'innovazione, mettendosi al servizio della collettività, da Nord a Sud e senza eccezioni. Le finalità di tale strumento sono indirizzate a garantire al Paese la possibilità di maturare, competere e generare nuove opportunità di lavoro qualificato, creare e distribuire benessere in maniera uniforme, specie in un settore fondamentale come quello dell'innovazione. Concludo ribadendo che il Ministero dello Sviluppo economico prosegue nel suo lavoro al fine di migliorare e rafforzare il piano Impresa 4.0, nell'ottica di risolvere eventuali criticità connesse a tale tematica.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, no, non lo sono affatto. Non lo sono affatto non per una presa di posizione aprioristica ma perché, dopo aver sentito e ascoltato le parole del sottosegretario, mi tornano in mente quelle del collega Mulè - non per citarlo nuovamente -, che si diceva avvilito, svilito e parlava di vilipendio ai parlamentari: beh, anche questa volta si è perpetrato, perché lei mi ha fatto nella prima parte, signor sottosegretario, una cronistoria di quello che io ho omesso, e mi ha raccontato com'è andata, quindi legge finanziaria, il decreto d'istituzione, il decreto attuativo; mi ha detto che le regioni che hanno partecipato erano dieci, erano dieci le domande, e mi ha accennato alle due che erano state escluse, ma in realtà sono tre, perché poi, invece, la Sardegna ha presentato, per quello che risulta, la domanda in ritardo. Però, sottosegretario, quando io ho parlato - io sono una giurista - con qualcuno che di economia forse ne sa un po' più di me, mi è stato detto, in maniera semplicistica, perché io volevo capire perché non arrivavano giù, e allora lui mi ha detto che è come far partecipare ad una staffetta, ad una gara, un normodotato e un soggetto claudicante: è logico che arriverà sempre primo il normodotato. Qui è la stessa cosa. Perché io le ho detto che il vizio nella costruzione del bando era riferibile al Governo precedente? Perché evidentemente, se tu non apporti correttivi, è logico che il bando sarebbe stato aggiudicato, essendo un partenariato pubblico-privato tra università e imprese, e quindi le somme, questi tanti soldi, 73 milioni di euro che sono stati implementati dal Ministro Calenda, sarebbero andati soprattutto Nord. Quindi non mi basta sapere il perché le regioni del Sud sono state escluse (una per mancanza di requisiti soggettivi, il Centro di fisica della Sicilia; e l'altra, quella di Catania, perché non aveva i requisiti oggettivi e non aveva terminato in tempo la domanda), non è questo ciò che io le avevo chiesto, perché questo lo sapevo già. Io volevo sapere da lei e dal Governo cosa concretamente intendete fare per superare il gap! E non mi basta neanche l'ulteriore parte della sua risposta laddove mi dice che uno dei principali obiettivi del Mise - leggo testualmente, perché l'ho trascritto - è quello di sostenere i progetti nel Mezzogiorno, perché io le chiedo: come lo volete fare? Come? Me lo dica, non me l'ha detto! Si è limitato a due frasi carine di principio - il collega dice standard, è vero, standardizzate -, quale sostegno ai progetti e quale potenziamento dei finanziamenti per le imprese al Sud, ma non mi può bastare, non basta a noi siciliani. E non dovrebbe bastare a lei, sottosegretario, che intanto lavora per implementare i rapporti Italia-Cina ma dimentica qualcosa evidentemente, perché se no oggi mi avrebbe dato una risposta diversa, più concreta. Non credo che se lei avesse dato queste risposte ai nostri partner - forse futuri - cinesi l'avrebbero apprezzato; se gli avesse dato due frasette normo-stilate senza niente dentro, non l'avrebbero certamente apprezzato. Allora, lo stesso impegno che si può apprezzare nei rapporti con altre potenze lo riversi per la sua terra, per la sua Sicilia, dando risposte concrete ai siciliani, non vuote. Ciò perché, signor sottosegretario, noi in Sicilia abbiamo, lei dovrebbe sapere, avendo studiato all'estero - io ho letto il suo curriculum - dopo la laurea, della fuga di cervelli. Le do qualche dato: dal 2002 al 2017 il Sud ha perso circa 600 mila giovani; di questi 600 mila, 240 mila sono laureati; nel 2017 - solo nel 2017! - i giovani emigrati sono stati 35 mila, quindi mancano all'appello 45.222 siciliani, giovani siciliani, che si sono trasferiti al Centro Nord per cercare fortuna? Lavoro? Questo tasso di emigrazione sfiora il 28 per cento, e io da siciliana non lo posso accettare. È per questo che non sono assolutamente soddisfatta di quello che lei oggi mi ha detto. Le chiedo come si può fare non per correggere un bando che già ha avuto i suoi effetti - lei mi ha detto che questi effetti saranno validi per 36 mesi poi con successiva proroga -, io ho chiesto cosa intendete fare, se nella prossima finanziaria intendete prevedere e istituire delle somme, dei capitoli per nuovi Competence center in Sicilia. Di tutto questo io non ho sentito nulla. La competizione al Mise, come le ho detto quando ho rappresentato l'interpellanza, è stata frutto di una competizione senza correttivi. Se noi non apprestiamo i correttivi e non aiutiamo questo partenariato pubblico-privato nel Mezzogiorno e in Sicilia, non cambierà mai nulla. Defiscalizzazione, aiuto alle imprese, potenziare le risorse per la formazione con borse di studio, posti letto, è questo quello che serve a noi! Non ci serve il reddito di cittadinanza, no!

È inutile che lei scuote la testa, questa è l'ottica del vostro intervento in Sicilia, nelle regioni del Mezzogiorno. Voi pensate che si risolvano i problemi del divario Nord-Sud con il reddito di cittadinanza; si bloccano i cantieri e si dà reddito di cittadinanza ai ragazzi che vogliono studiare e avere una prospettiva di lungo periodo. Non è questa la risposta che vogliamo e non è questa la risposta che possiamo accettare.

E allora, Don Luigi Sturzo, nel 1959, lanciava un appello ai siciliani. Diceva: come si possono cambiare le cose? Occorrono uomini, competenze, tecnica. E allora, gli uomini non mancano, ce ne sono forse troppi; purtroppo, non pochi di noi, fra noi, mancano di competenze adeguate, ognuno nel proprio comparto. Forse, mancano iniziative valide in Sicilia e nel Mezzogiorno? Beh, io non lo credo, ce ne sono molte, tante. Allora, cosa manca? Siamo, come veniamo definiti, un popolo di denigratori? No, io non lo credo. I siciliani hanno coraggio, hanno voglia di cambiare le cose, hanno la voglia di cambiare la propria terra, non fuori, sottosegretario, in Sicilia; vogliono cambiare la loro terra, la terra dove vogliono continuare a vivere, dove vogliono lavorare e dove vogliono avere prospettive. I siciliani sono coloro i quali ignorano ciò che sanno fare gli altri? Neanche questo credo: sono quelli che svalutano quello che fanno gli altri, così svilendo l'operato degli altri mortificano se stessi? Non credo neanche questo: è l'orgoglio dei cittadini siciliani.

Allora, cosa manca? Manca quella prospettiva, che io nel vostro Governo, da giurista, ma studio economia, non riesco ad individuare. Bisogna guardare a queste terre, non fuori: se non coprite il divario infrastrutturale, economico, formativo che c'è tra Nord e Sud, ma non con etichette, investendo nel Sud, sottosegretario, la Sicilia, il Mezzogiorno, non riusciranno mai, mai a colmare il gap e, se non si colma il gap, l'Italia si ferma.

E allora, io oggi mi sarei aspettata da lei una risposta concreta per rispondere all'appello che Luigi Sturzo faceva ai siciliani nel 1959 e che io, oggi, avevo, molto più modestamente, rivolto a lei, dopo sessant'anni. Io mi auguro che non ce ne vogliano altri sessanta per avere una risposta: dovevate essere il Governo del cambiamento, non lo siete affatto. Siete il Governo - me lo consenta - parolaio, delle parole, vuote, prive di contenuti, perché se ci fosse stato, ecco, un Governo fattivo, operoso, concreto, oggi, avrebbe dato risposta non ad un parlamentare dell'opposizione, ma al popolo siciliano, al popolo del Mezzogiorno, una risposta concreta. Fondi, quando, quindi i fondi dove si dovevano allocare: io mi sarei aspettata che lei mi avesse detto che lo prevedevate nella prossima finanziaria. Niente. “Decreto crescita”: si poteva fare, non è stato fatto, io ci ho provato. Io ho cercato di avere interlocuzioni con il Governo - e vado alla conclusione, grazie, Presidente - anche nel “decreto crescita” per vedere se si potevano trovare risorse: mi viene detto che risorse non ce ne sono. Beh, non mi fermo: la prossima finanziaria è vicina, io mi aspetto un impegno, anche personale, da lei, da palermitano, sottosegretario, a ritrovare, a cercare nella prossima finanziaria i fondi perché anche le regioni del Mezzogiorno, anche le isole, Sicilia e Sardegna, possano avere le stesse possibilità di sviluppo, che sono al momento garantite solo alle regioni settentrionali.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 12,37).

PRESIDENTE. Comunico che la deputata Maria Teresa Baldini, proclamata il 27 giugno 2019, ha dichiarato, con lettera pervenuta in data odierna, di aderire al gruppo Fratelli d'Italia.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Qualche ora fa, in un tweet, credo sia suo, spero sempre di essere smentito – ma per lui, non per me – il Ministro dell'Interno, intervenendo sulla vicenda della Sea Watch, scrive testualmente che i deputati del PD che sono a bordo della nave a Lampedusa, “vanno arrestati”.

Ecco, Presidente, ci sono tante priorità nell'agenda di questi giorni, che riguardano posti di lavoro persi da questo Governo, politiche industriali dissennate, Ilva, Alitalia, procedure di infrazione, e mi taccio. E c'è la questione di queste quarantadue persone nel “Mare nostro”, che chiedono di sbarcare, che è una questione di diritto e di umanità, quindi è una questione fondamentale, una cosa prima.

Le chiedo, tuttavia, Presidente, di pronunciarsi, lei che è in Aula, e di farsi portavoce presso il Presidente Fico, di censurare le parole, non smentite, del Ministro Salvini, che chiede l'arresto di deputati della Repubblica e la compressione dei diritti e dei poteri ispettivi che, non il privilegio o l'arbitrio, ma la Costituzione ci affida.

Chiedo dalla Presidenza e dal Presidente Fico, formalmente, una parola chiara, netta, urgente di riaffermazione della separazione dei poteri, di censura e condanna di quanto chiesto dal Ministro Salvini, che è contro la nostra Costituzione, che si fonda sull'antifascismo e sulla centralità democratica di questo Parlamento, presidio delle libertà di ognuno di noi. A chi chiede via Twitter - e concludo, Presidente - l'arresto dei deputati che sono a Lampedusa rispondo da quest'Aula, che non è sorda e grigia, ma solo vuota dei deputati della Lega, che la democrazia ha le sue regole, che vanno rispettate e difese dalla ignoranza e dalla arroganza del potere.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Sensi. Riferirò senz'altro al Presidente Fico le sue rimostranze e le sue richieste, tuttavia non siamo autorizzati a fare una sorta di rassegna stampa qui, non abbiamo neanche la possibilità, ovviamente, di una risposta dai diretti interessati in ordine al fatto che queste dichiarazioni corrispondano o non corrispondano alla realtà. Comunque aspettiamo l'evolvere dei fatti e, in ogni caso, coinvolgiamo senz'altro il Presidente Fico, come lei ci ha chiesto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1 luglio 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali delle mozioni Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145, Siani ed altri n. 1-00200 e Pedrazzini ed altri n. 1-00201 concernenti iniziative per la cura e l'assistenza del paziente oncologico .

La seduta termina alle 12,40.