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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 198 di giovedì 27 giugno 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Cavandoli, Ceccanti,  Colucci, Comaroli, D'Inca', Delmastro Delle Vedove, Dieni, Frassinetti, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Parolo, Ravetto, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Sisto, Valente, Vitiello, Vito, Zennaro e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione (Testo risultante dallo stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 12 marzo 2019, degli articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603) (A.C. 1603-bis-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1603-bis-A: Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione (Testo risultante dallo stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 12 marzo 2019, degli articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603).

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1603-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Prima di entrare nel merito dell'oggetto della votazione di oggi, credo sia giusto rilevare, in positivo, per una volta, il lavoro e il comportamento del relatore e del Governo ieri, durante la discussione degli emendamenti e credo che sia giusto renderne merito. Ma vorrei dire che l'aspetto che va sottolineato è che questo dovrebbe essere la normalità del lavoro parlamentare e invece così spesso, troppo spesso, non è stato, quindi ringrazio per la disponibilità alla riflessione suppletiva che è stata chiesta in occasione della presentazione di alcuni nostri emendamenti, sia il relatore, il collega Belotti, sia i rappresentanti del Governo, il sottosegretario Valente e il sottosegretario Giorgetti. Io credo che questo, se mi è consentito dirlo ai colleghi e alla Presidenza, dovrebbe essere - come dicevo prima - il normale metodo di lavoro parlamentare perché è evidente che la maggioranza ha la forza dei numeri, però credo che, il ragionamento e la possibilità anche di implementare e migliorare i testi non possano e non debbano essere mai negati e debbano essere invece un obiettivo da perseguire.

Nel merito, il tema del riordino dell'ordinamento sportivo era atteso da tempo e questo è un dato da cui credo sia giusto partire. Dico subito che noi abbiamo una riserva già espressa da molti di noi in altre occasioni, in particolare, per quel che mi riguarda, nella XVII, ed è lo strumento della delega, ossia la delega al Governo come strumento per realizzare il riordino. La delega lascia spazi, inevitabilmente, in alcuni casi, di discrezionalità al Governo, a nostro giudizio eccessivi, quindi avremmo preferito, da questo punto di vista, una strada più difficile - ce ne rendiamo conto -, quella del testo unico, cioè provare a riorganizzare tutta la materia e arrivare ad un testo unico. Non possiamo poi non rilevare come, in questi mesi, più che una volontà riformatrice, agli occhi dell'opinione pubblica questa vicenda sia emersa come uno scontro di potere tra il Governo, il CONI e le federazioni, mettendo quindi in ombra proprio quella necessità di riordino che ricordavo prima. Qual è l'obiettivo che, a nostro giudizio, deve perseguire, dovrebbe perseguire l'Esecutivo nello sviluppo della delega e nei successivi decreti delegati? L'obiettivo dovrebbe essere un equilibrio tra l'autonomia, che è un principio giusto, rivendicato anche in molti interventi in quest'Aula ieri delle federazioni e delle società e la trasparenza ed un uso efficiente e corretto delle risorse pubbliche. Questo credo che possa e debba essere un obiettivo condiviso e condivisibile e su questo sfideremo il Governo nelle fasi successive a provare a tenere questo punto. Detto in altri termini, noi siamo contrari - lo ribadiamo in questa sede - a un'eccessiva centralizzazione, a un'invasione forte del Governo nella materia dello sport, ma anche - lo dico con assoluta serenità - alle repubbliche indipendenti, che poi si trasformano spesso e volentieri in vere e proprie satrapie.

Quindi, da questo punto di vista, questo dovrebbe essere, a nostro giudizio, l'obiettivo. All'interno di questa, c'è un'altra sfida, a nostro giudizio, che è il superamento della legge n. 91 del 1981, quella che divide tra professionismo e dilettantismo, con logiche e parametri che risentivano necessariamente del tempo e quindi risentono del passare del tempo. Crediamo che la strada indicata dell'identificazione del lavoro sportivo, in qualche modo come superamento del modello classico professionismo-dilettantismo possa e debba essere una strada da perseguire. Vorrei anche dare un senso al lavoro - devo dire molto importante - che è stato oggetto, come dicevo prima, anche del confronto con il Governo - dei nostri emendamenti e degli emendamenti in particolare della collega Boldrini sui temi della discriminazione: vedete, credo che, accanto agli aspetti economici che ci sono e che sono stati rilevati, ai temi di principio della separazione dei poteri e dell'autonomia, ci sia al fondo e ancor più importante per noi il valore educativo dello sport, la sua funzione sociale, che si esprime in molti modi e si esprime con la capacità di trasmettere valori positivi da parte delle star dei vari sport. Da questo punto di vista, ricordiamo tutti molte campagne sociali che vedevano i campioni protagonisti come modelli positivi per indicare vie importanti di lotta contro le discriminazioni, contro la droga, contro l'AIDS, insomma ne potremmo ricordare molte. Ma io credo che sia anche giusto sottolineare il valore educativo dello sport nell'attività di base, nell'educazione dei ragazzi, nello stare insieme, nel ruolo quindi delle scuole e dello sport nelle scuole: qui si può fare una grande campagna di educazione, proprio contro le discriminazioni. È attraverso lo sport che si superano le discriminazioni razziali, che si possono superare le discriminazioni che ha ricordato con un intervento, che io voglio sottolineare, per forza e coraggio, il collega Ivan Scalfarotto. Credo che, da questo punto di vista, lì sia il luogo in cui fare Cultura con la “C” maiuscola, attraverso lo sport, attraverso l'integrazione. Vi sono temi che, portati su altri livelli, vedono posizioni differenti; ne cito uno, per essere chiari, lo ius soli, su cui c'è in questo Parlamento una posizione differente, ma quando lo riportiamo allo sport, allo “ius soli sportivo”…Ricordo qualche settimana fa, c'è stato il problema se poter ufficializzare un record italiano, fatto da un ragazzo che era nato in Italia, vissuto in Italia, allenatosi in Italia in tutti questi anni, ma che non aveva la cittadinanza italiana; ebbene, in quel momento, è emersa la quotidianità e, al di là delle questioni ideologiche, c'è un'evidenza di base del fatto che quel ragazzo, che non aveva in tasca in quel momento la cittadinanza italiana, per i suoi compagni, per i suoi competitori in quella manifestazione sportiva era italiano al 100 per cento. Quindi, credo che questo lavoro sia un lavoro importante e che vada assolutamente sostenuto.

In ultimo, un tema che è toccato da questo disegno di legge, a cui noi annettiamo molta importanza, è il tema degli impianti sportivi: c'è un problema di sicurezza, c'è un problema di ammodernamento. Un Paese misura anche la sua civiltà - lo dico con assoluta tranquillità - proprio dagli impianti sportivi. Spesso, quando andiamo all'estero, evidenziamo un altro livello di civiltà proprio dagli impianti sportivi e non mi riferisco evidentemente soltanto a quelli grandi e agli stadi, ma soprattutto a quelli in cui si fa attività di base. Ebbene, da questo punto di vista, ritroviamo un tema che a noi è molto caro, cioè il tema che occorra aprire, in questa fase economica, come misura anticiclica, proprio una grande stagione di investimenti pubblici e gli impianti sportivi possono essere, anche qui, uno strumento educativo. Quando pensiamo ai temi della sicurezza, noi pensiamo, per esempio, anche al tema di avere i grandi impianti sportivi a consumo zero, ossia con investimenti in riconversione ecologica, con tutti gli strumenti che oggi noi abbiamo a disposizione - ovviamente non solo il solare, penso al geotermico - per rendere quella struttura, quell'impianto sportivo, sostanzialmente a consumo zero; anche lì si fa educazione, come si può fare educazione, evidentemente, su altri temi. Questo è un tema su cui, se il Governo vorrà impegnarsi, se ci saranno le condizioni – e ci dovranno essere, a nostro giudizio, le condizioni – si può e si deve andare avanti.

Quindi, chiudo, signora Presidente, ricordando che, alla fine di queste valutazioni, a nostro giudizio, permangono ancora dei problemi, che abbiamo provato a evidenziare anche attraverso gli emendamenti. Da questo punto di vista, quindi, non possiamo che essere soddisfatti dell'accoglimento di alcuni nostri emendamenti, ma, come dicevo, rimangono ancora elementi di criticità sull'impianto, in un modello di bicameralismo paritario. Credo che al Senato ci possa e ci debba essere la disponibilità che c'è stata in questo ramo del Parlamento, da parte del Governo, ad affrontare gli eventuali temi e, quindi, con questo spirito, il nostro gruppo esprimerà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretari del Governo, non si può non rilevare come il Governo abbia ottenuto con questo provvedimento una delega di portata, per così dire, molto significativa. Tali circostanze, però, non possono sorprendere troppo in quanto il programma governativo aveva già manifestato le proprie intenzioni con la trasformazione di CONI Servizi in Sport e salute. Non comprendiamo come mai si sia scelto di rinominare la società in Sport e salute, senza considerare l'internazionalità del marchio CONI e il suo ruolo storico. Sarebbe, sottosegretario, come se la Coca Cola, brand più conosciuto al mondo, decidesse di chiamarsi, dall'oggi al domani, Bevanda gassata.

Il provvedimento porterà a una completa riorganizzazione del mondo sportivo e questo è sicuramente positivo, sia sul livello apicale, che nell'inquadramento civilistico delle singole federazioni, sia sul piano della giustizia sportiva e della sicurezza negli stadi. Il CONI, nello stato originario del provvedimento, veniva esautorato da qualsiasi potere, limitandosi al solo ambito olimpico; una riforma che rischia di creare difficoltà amministrative e agonistiche, nonché una sovrapposizione di poteri in ambito normativo e giudicante. Le patologie del sistema sportivo che le cronache ci hanno consegnato andavano certamente, comunque, sanate per intero, evitando il solito atteggiamento di argine mediante interventi non risolutivi in situazioni di crisi e di emergenza; le semplici modificazioni al “decreto Melandri” del 1999 non sarebbero bastate, come indicato nel decreto-legge. L'auspicio è ora l'emanazione di un testo unico, proposto dal collega Butti come emendamento, un codice dello sport che possa riformare la globalità del settore e fargli incontrare le richieste del mercato e dell'innovazione, dando forma solida ad una serie di diritti che sono tuttora in stato gassoso.

Alcune criticità nel percorso di esame in Commissione sono state risolte grazie anche e soprattutto a un atteggiamento collaborativo del relatore, che ringraziamo. Fratelli dall'Italia aveva iniziato l'approccio a questa riforma in maniera molto critica. Devo dire che, grazie al lavoro in Commissione, c'è stata la possibilità di recepire alcune osservazioni e, quindi, armonizzare il testo, e questo ovviamente ha migliorato anche l'approccio, fermo restando il giudizio critico nel metodo utilizzato per la riforma e poi nel risultato.

Un grave limite al presente disegno di legge allo stato embrionale consisteva nel non voler separare nettamente, in modo del tutto artificiale, lo sport olimpico dal resto dell'attività sportiva. In realtà, non è possibile separare l'attività sportiva da quella olimpica, dal momento che quella olimpica costituisce semplicemente il più elevato grado dell'attività sportiva e, senza una pianificazione e un lavoro sull'attività sportiva in quanto tale, nel suo complesso, non è possibile avere, appunto, i campioni olimpici. In sostanza, non si può, come è stato fatto, separare il vivaio, la cultura sportiva di base, dall'eccellenza olimpica, perché sono un tutt'uno, e non è solo una questione di architettura e di gestione della macchina, è proprio una visione per cui, come in altri Stati, pensiamo alla Russia, ma pensiamo a tanti Stati europei, dallo sport di base, dal potenziamento dello sport di base e dalla sua capacità di drenare e di costruire campioni, si ha poi l'eccellenza olimpica. Invece, con questa riforma, noi andiamo a separare di fatto la gestione dei due contesti.

Peraltro, vi sono alcune discipline sportive che nel tempo possono essere riconosciute a livello olimpico e altre che vengono disconosciute, per cui non è neppure possibile ricondurre il fenomeno olimpico all'interno di categorie stabili e sempre valide. Un nostro emendamento ha, poi, ristabilito l'aderenza del testo alle norme internazionali di diritto sportive. La Carta olimpica del CIO prevede che ciascun comitato olimpico debba autodeterminarsi nella sua struttura, garantendo il carattere della territorialità. Una delle lettere dell'articolo 1 specifica l'adesione del provvedimento alla legislazione internazionale sportiva, preservando quindi la correttezza del processo legislativo e la natura territoriale.

Questo è stato un po' il cuore del confronto con il sottosegretario Giorgetti, che ringraziamo per essere venuto in Commissione e averci messo la faccia, anche con l'altro sottosegretario, e aver accettato il confronto con la Commissione. È stato un punto dirimente e forse dobbiamo e possiamo rivendicare che, grazie al lavoro di Commissione, questo semplice ammonimento, e cioè che la giurisprudenza internazionale trovasse una sua simmetria con quella nazionale, come è sempre stato fino ad oggi, e cioè che, come previsto dalla Carta olimpica, i comitati nazionali dovessero avere una struttura territoriale e una certa autonomia, prevista, peraltro, in Italia dal CONI fin dalla sua istituzione, agli inizi del Novecento; questo, grazie a Fratelli d'Italia, adesso fa parte della legge. Per cui, disinnescando il confronto politico, perché poi sembrava fosse diventata una battaglia pro CONI e contro il CONI, anche su questo poi ci sarebbe molto da dire e da scrivere, in realtà era semplicemente un'osservazione di buonsenso sul rispetto di quello che prescrive la Carta olimpica e, grazie all'apertura mentale del relatore, questo concetto fa parte oggi della legge. Quindi, colleghi, lo dico anche a tutti i colleghi con cui abbiamo condiviso la battaglia d'opposizione nel miglioramento di questa legge, tutti quegli emendamenti che richiamavano il rispetto della Carta olimpica e che non sono passati, in realtà sono stati recepiti dalla lettera - mi sembra - e) all'articolo 1, quindi, in un certo senso, è la dimostrazione che l'opposizione, in maniera sensata, in maniera determinata possa poi, con il lavoro di Commissione, arrivare ad incidere. Quindi, di questo noi facciamo pubblica rivendicazione, anche a nome di tutti gli altri colleghi dell'opposizione che avevano fatto la stessa battaglia, perché è un intervento di buon senso; cioè, noi diciamo: ci pensino l'Avvocatura dello Stato, la Presidenza del Consiglio, il CONI, con gli uffici legislativi internazionali, ad armonizzare questa nuova riforma rispetto alla Carta olimpica; e vedrete, e vedremo, che la Carta olimpica e il CIO diranno: ragazzi, attenzione, il CONI deve avere territorialità e struttura territoriale. Quindi, di questo siamo certi e ottimisti.

Ci auguriamo, quindi, annunciando il voto di astensione al provvedimento in esame, che la funzione, specialmente quella sociale, del CONI non venga intaccata, considerate inoltre le funzioni amministrative e giudicanti.

Ci chiediamo, inoltre, se questo Governo intenda seguire anche questa volta la teoria dello scambio: da una parte la Lega si occupa di sport, dall'altra i 5 Stelle della riforma della cultura, che arriverà a breve in questo ramo del Parlamento, una sorta di do ut des, come se le leggi dello Stato fossero un album di figurine. Su un tema di rilevanza centrale, come quello del riordino dell'ordinamento sportivo, l'approccio del Governo, forse, sarebbe dovuto essere diverso, più partecipativo e improntato alla condivisione delle scelte con le parti interessate, e non legato a tattiche per tenere coeso l'Esecutivo. Su questo, visto che il sottosegretario Giorgetti non si occupa solo di sport, segnalo a lui e alla parte più attenta del Governo agli interessi del centrodestra, che questa divisione per ambiti sta provocando una alterazione della macchina amministrativa dello Stato, quindi non in termini di scelte di indirizzo del Governo, che sarebbero legittime.

Tuttavia, mentre la Lega si occupa della riforma dello sport, viene delegata ai Cinquestelle la riforma della cultura e degli altri ministeri che stanno governando. Notizia di queste ore: in Consiglio dei ministri è arrivata una riforma della cultura - udite, udite - che non si limita a riorganizzare gli uffici, ma che determinerà il segretario generale come figura apicale rispetto anche al Ministro, ovvero, con la scusa di una riforma interna e procedurale, si sta scardinando quella distinzione dei compiti e delle funzioni per cui i tecnici fanno i tecnici e i politici fanno i politici.

Con la riforma portata avanti nella cultura, come ha denunciato giustamente il sottosegretario Borgonzoni, ma anche nel Mise e negli altri ministeri a guida grillina, noi avremo, al di là di chi governa, un ceto di tecnici che gestirà la macchina, per cui i ministri e i sottosegretari, caro sottosegretario Giorgetti, potranno soltanto tagliare nastri, mentre i dirigenti apicali gestiranno i fondi, le scelte strategiche, addirittura i rapporti con il Quirinale.

Quindi, concludo con questo appello: noi ci asterremo su questa riforma, perché è stata abbastanza, con il sistema delle deleghe, imposta al Parlamento, ma fate attenzione alle altre perché sono incostituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento sul quale oggi siamo chiamati ad esprimerci con il voto, in materia di ordinamento sportivo, disposizioni di riorganizzazione del movimento sportivo, delle professioni sportive, sicuramente era un atto necessario e, probabilmente, non più rinviabile, perché il mondo delle organizzazioni dello sport andava riformato. Però il provvedimento reca ben cinque deleghe e rappresenta solo uno degli atti e dei tasselli sui quali il Governo intende intervenire con delega, sottraendo, in tal modo, al Parlamento, che è il luogo deputato a legiferare, la possibilità di confrontarsi fino in fondo su contenuti e su misure concrete, e non su criteri e principi direttivi.

Tra l'altro, i principi direttivi talvolta sono in questa legge di riordino, legge-delega, estremamente stringenti piuttosto che direttivi.

Ora, noi non sappiamo se, dopo questo tipo di intervento, avremo - e lo chiedo al sottosegretario Giorgetti, attraverso il Presidente - uno sport meglio organizzato e più efficiente nelle proprie presenze sul territorio. Sicuramente avremo, però, uno sport meno libero; lo avremo meno libero perché, proprio, nell'ottica di accentramento del potere decisionale e gestionale che è propria di questo Governo, questo Governo prosegue quanto ha avviato già con la legge di bilancio 2019, sottraendo, di fatto, al CONI il suo ruolo di coordinamento e di stimolo della pratica sportiva quale Confederazione delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate.

Non solo, il CONI agisce quale punto di contatto, anzi, temo che agiva quale punto di contatto tra mondo sportivo nazionale e quello internazionale.

Il problema, proprio per la natura stessa di Forza Italia, è che noi abbiamo sempre rivendicato, indicato e lavorato per un modello che prevedesse più società e meno Stato, dove le attività imprenditoriali, ancor di più attività come quelle sportive, non avessero una presenza invasiva, una presenza, che è tutta da verificare, da parte dello Stato; e senza, tra l'altro, polemizzare sul percorso che ha portato alla presentazione dell'emendamento che porta, alla fine, alla creazione dell'istituzione “Sport e Salute”, probabilmente l'ipotesi iniziale, la ratio potrebbe in parte anche essere condivisa, ma pongo una domanda, sempre al sottosegretario e sempre attraverso il Presidente, nella consapevolezza che sia inutile attendersi risposte a domande che non ci si pone, ma ci provo. “Sport e Salute” dovrebbe anche, probabilmente, nella ratio, nella volontà e negli obiettivi del Governo, sottrarre le federazioni ad un rapporto che potrebbe rappresentarsi come coercitivo da parte dei vertici del CONI, perché poi i vertici del CONI vengono eletti dalle federazioni, ma siamo certi che lo sport sarà più libero e siamo certi che sia meglio che le federazioni di fondo dipendano dal potere esecutivo, dipendano dal Governo piuttosto che dall'ente che era e che sarebbe chiamato ad organizzarle? Questo lo verificheremo nel tempo, però sicuramente è in antitesi con quella che è la nostra storia, il lavoro fatto in questi anni per sottrarre al potere coercitivo e a volte invasivo dello Stato.

Ma, tra le altre cose, mi pare che questo modello CONI abbia prodotto dei risultati. Sull'ultimo mi domando, se non ci fosse stata l'ostinazione anche e soprattutto del CONI in una determinata fase iniziale, se, in qualche modo, non vi fosse stato quel tipo di intervento, sarebbe stato forse possibile raggiungere il risultato straordinario, per il quale ci congratuliamo ancora una volta e manifestiamo tutta la nostra soddisfazione, dell'ottenimento dell'assegnazione delle Olimpiadi 2026 a Milano e Cortina?

Anche perché - non credo di ricordare male - nell'audizione che ci fu al Senato con il sottosegretario Giorgetti, nel settembre scorso, qualche perplessità, se non di più di qualche perplessità e di qualche disimpegno da parte del Governo, e in particolare della componente maggioritaria, ancora oggi, dei 5 Stelle, estremamente ostinata, all'organizzazione delle Olimpiadi venne manifestata. E ricordo le dichiarazioni del presidente del CONI, che, invece, rivendicava il diritto ad andare avanti fino in fondo perché Milano, Cortina e, purtroppo, non il Piemonte, per com'è andata, ottenessero l'assegnazione delle Olimpiadi. Ma questo fa parte oramai del passato, che sembra un passato remoto, ma è di pochi mesi fa.

Sulle criticità della legge delega il mio pensiero va immediatamente, come ho detto anche ieri in occasione della presentazione di uno specifico emendamento, all'apertura delle società sportive alla rappresentanza dei tifosi e delle tifoserie. A parte lacune evidenti per norme che non fanno alcun riferimento al codice civile, e quindi bisogna capire come tutto questo verrà codificato davvero fino in fondo, ho sentito ieri il collega Belotti dire: ma cosa volete che siano cinque minuti nell'assemblea dei tifosi per l'incisività che i tifosi possono avere nella gestione delle società. Innanzitutto, se non incidono nulla cinque minuti, mi domando perché farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Secondo, dico, ma se non sono cinque minuti e, con riferimento all'ipotesi addirittura, permettetemi, un po' velleitaria, che la presenza dei tifosi possa o avrebbe potuto evitare il fallimento di 145 società, soprattutto nelle serie minori, temo che invece la presenza dei tifosi, ai quali va tutta l'amicizia, tutto quello che volete, sono anche io tifoso e, tra l'altro, avendo fatto il giornalista per tanti anni, nasco, come tanti giornalisti, come giornalista sportivo...Ma veramente immaginate che la presenza dei tifosi non possa, invece, rivelarsi come un impedimento, un intralcio anche nella volontà stessa del mondo imprenditoriale ad avvicinarsi alle società sportive? Penso soprattutto, da un lato, alle società di calcio, ma penso anche ad altri tipi di attività, penso alla pallacanestro, penso alla pallavolo.

Questa è una legge delega anche per la semplificazione: avete trovato il modo per rendere più complicate le cose semplici.

E le società sportive, tra l'altro, dovranno modificare lo statuto. Io non voglio ripetere i casi che ho citato ieri, però, giusto perché resti agli atti, vale la pena ricordarne almeno qualcuno. Le tifoserie sicuramente sono in gran parte sane, ma nella premessa si dice “per tutelare gli interessi dei tifosi”: allora, ci sono interessi più che legittimi, che sono quelli della passione, che sono quelli dell'aspettativa dei successi che dovrà raggiungere la propria squadra del cuore, ma ci sono interessi non legittimi, che sono stati già argomento e interesse anche della magistratura. Voglio ricordare la vicenda della Juventus con il coinvolgimento di esponenti vicini alla 'ndrangheta; voglio ricordare - lo ripeto - la finale di Coppa Italia del 2014 Fiorentina-Napoli, quando, dopo la morte di un tifoso del Napoli, fu necessario, in maniera irrituale e dico inopportuna, che si trattasse con il capo tifoseria perché la partita si giocasse. Insomma, di casi di invasività della tifoseria non ordinata, non corretta, ce ne sono tanti. C'è qui al tavolo del Comitato dei nove il collega Provenza, che tra l'altro è un ex calciatore, ex allenatore o attuale allenatore, che ricordava come i tifosi abbiano… Capisco che un po' di populismo, soprattutto per lui, che è salernitano, nei cent'anni dalla Salernitana va bene, ma, diamine, c'è un'eccessiva invasività della politica. Dello sport si interessa troppa gente! Già delle squadre di calcio si interessano troppe persone che dovrebbero occuparsi d'altro, mettiamo anche i tifosi…

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Casciello.

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, in merito ad alcune criticità, ci dispiace che non è stato accolto l'emendamento sulla disciplina delle associazioni sportive dilettantistiche. Noi immaginavamo il solo obbligo di comunicare al prefetto, alla provincia e alla città metropolitana la presenza negli organi direttivi di esponenti politici, altra anomalia che allontana la gente dall'attività…

PRESIDENTE. Onorevole Casciello, concluda, per favore.

LUIGI CASCIELLO (FI). Tutto questo, però - concludo davvero, Presidente, e le chiedo scusa -, anche alla luce del risultato ottenuto per Milano e Cortina, anche per l'atto di grande attesa che ancora abbiamo di rispetto per le istituzioni e per le leggi di delega, anche per la fiducia che in qualche modo riponiamo e vogliamo riporre ancora una volta, magari non come nell'incontro che ci fu al Senato la scorsa volta a proposito delle Olimpiadi, in maniera chiara, noi annunciamo il voto di astensione di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, mi sia concesso di iniziare queste dichiarazioni di voto con una metafora sportiva: noi stiamo giocando gli ultimi minuti di un secondo tempo di una partita sulla quale ovviamente lascio a voi decidere la disciplina, però dove non c'è stata concessa, non ci è stata data la possibilità di giocare il primo tempo: è accaduto durante la legge di bilancio, quando, con un comma, si è deciso di riorganizzare la governance dello sport. Guardate, noi siamo consapevoli che rappresentiamo il nostro Paese un po' in una situazione abbastanza particolare, unica, con quello che è stato quell'organismo, che è il CONI, che da 105 anni, con quelli che poi sono stati anche i diversi decreti che sono intervenuti rispetto alle proprie funzioni, ha rappresentato un po' il soggetto di riferimento, anzi il soggetto di programmazione delle politiche sportive, ha rappresentato il soggetto di relazione col mondo politico del Governo. Ed è chiaro che noi abbiamo visto all'interno di quell'iniziativa, cari membri del Governo, un potenziale vulnus, un caos istituzionale, perché ovviamente, da un lato, chi doveva fare, che in base alla normativa presente era il CONI, non aveva e non ha le risorse, e chi ha le risorse in questo momento ovviamente non doveva far nulla. E, quindi, l'abbiamo detto fin dall'inizio, però il metodo è una parte fondamentale, importante del percorso di approdo di questa legge delega, perché prima di spogliare il CONI del 90 per cento delle risorse che gli sono state assegnate annualmente fino a oggi per trasferirle alla nuova società Sport e Salute Spa noi ritenevamo che fosse opportuno, preliminare, fondamentale, doveroso delimitare quelli che erano gli ambiti di competenza del CONI, delle federazioni, quindi preoccupandosi prima delle competenze rispetto alle risorse, attraverso anche un confronto, che era opportuno fosse preventivo e partecipato in modo diverso. Ciò anche perché si sono usati in questa riforma termini come trasparenza, partecipazione, sostegno al movimento dilettantistico, una narrazione che ha un'ambizione di ridisegnare lo sport nel nostro Paese, però nel risultato finale si è passati, in questo momento, da quello che era un percorso di coinvolgimento sì partecipato di 12 milioni di tesserati, tra federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva e discipline sportive associate, alla nomina, da parte del Governo, di tre membri della nuova società che rappresenta e rappresenterà la cassaforte appunto dello sport italiano. E ribadendo quello che abbiamo detto in questi mesi - ma ve lo dico tranquillamente, speriamo anche di sbagliarci, nel caso saremo i primi a riconoscere l'errore -, si rischia e si toglie quell'autonomia fondamentale che un settore trasversale come quello dello sport ha, e questa autonomia viene sottoposta, dal nostro punto di vista, prima di tutto al potere politico.

Ma come dicevo all'inizio, siamo bravi sportivi, abbiamo quindi provato a giocare il secondo tempo, consapevoli non tanto del divario tecnico in campo, ma della forza fisica, quella sì, quella dei numeri, senza però riuscire a ottenere alcun risultato di fronte a una maggioranza che, in nome e per conto di una riforma epocale prodotta dal Governo del cambiamento, aveva già deciso quella che era l'impostazione, contenuta tutta in quella legge di bilancio. E nonostante - e li ringrazio - sia il relatore che il sottosegretario Giorgetti e il sottosegretario Valente ieri abbiano dimostrato un'attenzione all'ascolto, devo dire, però, che, dal nostro punto di vista, quello che era l'impianto complessivo del provvedimento che è stato portato, soprattutto quella che era stata una serie di nostre proposte che non sono state accolte, risulta essere per noi ovviamente un'iniziativa che era già stata decisa. È stato così sull'articolo 1, il cuore del provvedimento, e le nostre proposte le abbiamo fatte per ribadire che affidare al CONI il solo ruolo di governo dell'attività olimpica rappresenta un errore, perché non si può pensare di separare, di scindere la preparazione olimpica dal lavoro delle tante società sportive dilettantistiche di base iscritte alle federazioni, che rappresentano la forza del movimento sportivo italiano e che sono il primo luogo di contatto tra lo sport e i futuri campioni. E se si vuole dare risposta e attenzione a quell'importante mondo, faccio presente alcune delle problematiche che quel mondo solleva: si parla di responsabilità personale dei legali rappresentanti in quel mondo, si parla del problema della fiscalità e del rapporto con l'Agenzia delle entrate; in quel mondo, lì si, parla delle difficoltà delle risorse economiche private, in riduzione, a fronte della crisi che ha toccato il nostro Paese, si parla di mancanza generazionale nel ricambio del volontariato, si parla di investimenti sull'edilizia sportiva. Pensate che la regione dalla quale provengo, che è la ricca Emilia Romagna, ha impianti sportivi che per il 76 per cento sono stati realizzati prima del 1990, prima dei Mondiali di calcio. Ecco, queste sono le tematiche che io ritengo essere sentite dallo sport di base.

Attraverso la nostra azione abbiamo cercato di rendere più stringente la delega del finanziamento da parte di Sport e Salute alle federazioni, agli enti di promozione sportiva, alle discipline sportive e sociali, con criteri trasparenti, oggettivi, certi, nonché ai centri sportivi scolastici, perché se siamo onesti intellettualmente - voi tutti lo sapete -, è sicuramente una delega con principi validi, ma se non ha la necessaria copertura economica e finanziaria è una delega che non troverà attuazione. Ed è stato così sulla disciplina del limite dei mandati, sulla disciplina delle rappresentanze delle società degli atleti e gli agenti sportivi, sulla costruzione e sulla ristrutturazione degli impianti sportivi, sulle discipline della mutualità dello sport professionistico. Vi abbiamo invitato a votare emendamenti abrogativi perché - lo abbiamo detto anche ieri in Aula -, più che pensare a nuove norme attraverso ulteriori decreti, era meglio rendere attuative e far funzionare norme già esistenti che il precedente Governo, nella passata legislatura, con il Ministro Lotti aveva messo in campo.

Ed è stato così quando, ultimamente, abbiamo evidenziato anche l'errore di introdurre una norma sulla rappresentanza di tifosi con organi consultivi negli atti costitutivi delle società sportive: non tanto perché contrari in modo aprioristico al coinvolgimento dei tifosi, che con la loro passione… riconosco la loro importanza in questo sistema, nella vitalità dello sport; ma perché sono stati introdotti criteri di delega stringenti, come la platea dei votanti, la tipologia di voto, l'espressione di pareri vincolanti, in assenza – perché è stato introdotto in un secondo momento – del coinvolgimento delle leghe professionistiche dilettanti.

Ed è stato così sull'estensione del professionismo alle donne. Io riconosco l'attenzione dimostrata anche ieri dal Governo, e ne sono grato, accogliendo nella delega sul rapporto di lavoro sportivo il tema delle pari opportunità nell'accesso, sia nel settore dilettantistico che nel settore professionistico. Intervenendo però, come abbiamo cercato di fare, con un nostro emendamento sulla legge n. 91 del 1981, avremmo dato una risposta immediata, puntuale, a quello che è un principio che oggi trova un ampio consenso anche nell'opinione pubblica, certo, che sicuramente è il frutto di un risultato, dell'entusiasmante avventura azzurra che le nostre ragazze stanno compiendo ai Mondiali di Francia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Tra pochi minuti il Governo otterrà da questo ramo del Parlamento la delega; ma proprio per il bene e l'attenzione, membri del Governo, che noi vogliamo a questo importante sistema che è quello dello sport, per il valore che esso stesso rappresenta nel mondo delle politiche pubbliche da un punto di vista educativo, da un punto di vista sociale… L'ultima indagine ISTAT ci ricorda come lo sport è caratterizzato e vive grazie al volontariato: stiamo parlando di 1 milione di persone, nove persone su dieci lo fanno in modo gratuito. E quindi per il valore anche aggregativo che ha lo sport, per il valore di crescita collettiva, di sviluppo del benessere della persona e anche di crescita economica che lo sport rappresenta, io confido che il Governo qui rappresentato, nel redigere i vari decreti legislativi di riordino e di riforma, renda partecipi di questo lavoro i tanti portatori di interessi positivi che il mondo dello sport ha. E sono sia i vertici che la base, siano esse le federazioni, gli enti di promozione sportiva, le discipline sportive associate, le leghe, le associazioni di atleti e atlete, gli agenti, i tecnici, i direttori, gli enti locali, con l'attenzione che ovviamente queste persone e questi corpi intermedi meritano: perché siamo arrivati ad importanti risultati nello sport, ma basta veramente poco per mettere in tensione il sistema sportivo italiano.

Avremmo voluto esprimere - e lo dico chiaramente - un voto diverso rispetto a quello contrario, perché lo sport, per sua natura, è inclusivo, non divide; e personalmente l'immagine dello sport è quella bellissima foto, a pochi minuti dalla proclamazione a Losanna con l'assegnazione a Milano-Cortina, dove le istituzioni sportive, le istituzioni politiche, insieme, hanno festeggiato il risultato: quella, per noi, è l'immagine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ce lo ricordava, proprio in audizione, un autorevole membro italiano del CIO, come dal 1945 ad oggi appunto su questa materia ci siano sempre stati sostegni trasversali; ma oggi, purtroppo, non sarà così.

In conclusione – concludo veramente, signor Presidente –, vorrei rivolgere un augurio di buon auspicio. La cronaca sportiva in modo ricorrente porta alla nostra attenzione storie come quella di Great Nnachi, figlia di nigeriani, nata in Italia, la quale, seppur cresciuta nel nostro Paese, non ha visto riconosciuto il suo record di salto con l'asta nella categoria. Nonostante abbia studiato in Italia, e di fatto la sua educazione ed i suoi valori siano italiani, esattamente come quelli dei suoi coetanei, in quanto straniera il suo eccezionale risultato sportivo non può essere omologato. Di storie come quella di Great in questo Paese ne esistono tante, e seppur non arrivino alla cronaca nazionale perché non hanno superato record, raccontano di sacrifici, impegno nello sport, fatiche, speranze deluse: un tradimento morale il nostro, quello nei confronti di tanti giovani di origine straniera…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rossi.

ANDREA ROSSI (PD). …che credono nell'Italia e che vorrebbero far parte a tutti gli effetti di una comunità, passando attraverso quello che è il settore da sempre che unisce i popoli, le culture, le tradizioni, attraverso la passione comune, senza frontiere. Ecco, l'augurio che voglio rivolgere è appunto che lo ius soli sportivo, come credo, valga tutto questo; l'augurio che la politica sappia dare risposte ai sogni sportivi di questi giovani, che sono il futuro del nostro Paese, il simbolo di un'Italia che non arretra e di un'Italia che non ha paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belotti. Ne ha facoltà.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Grazie. Approvare oggi questa legge, dopo soli tre giorni dalla storica vittoria al Comitato olimpico a Losanna, può essere vista – e rubo le parole del collega Mollicone dell'altro giorno – come una fortunata combinazione astrale, oppure come un'opportunità incredibile di avviare una riorganizzazione dello sport italiano, basata sull'efficienza, che porterà Milano, Cortina, la Lombardia, il Veneto, il Governo, il CONI e tutto il Paese a costruire un'Olimpiade che sarà un orgoglio per tutti noi.

Per far sì che Milano-Cortina 2026 diventi un'edizione modello, da un lato, bisognerà evitare sprechi, ritardi, intoppi burocratici, dall'altro, sotto l'aspetto sportivo, è importante programmare la crescita di atleti che diventino poi campioni; e per questo servono investimenti. Ecco perché c'è bisogno di una svolta. Il CONI gestisce quasi mezzo miliardo di euro, ma solo una minima parte finisce a finanziare l'impiantistica sportiva, che è alla base sia dello sport amatoriale che di quello agonistico ad alti livelli; il resto si perde nel mantenere l'apparato. Un po' come quegli enti parco, che spendono il 70 per cento in personale e burocrati, e solo il 30 per cento per tutelare e valorizzare il territorio.

Per dare un numero, prendiamo il bando “Sport e periferie”, uno dei più importanti: sono circa 200 milioni l'anno di soli fondi statali. Dal 2015 sono stati realizzati solo 45 interventi, a cui ne vanno aggiunti altri 84 ancora in corso; in totale, è stato speso solo l'8 per cento dei finanziamenti messi a disposizione. È chiaro che qualcosa non funziona, ed è ancora più chiaro che serve semplificare per rendere la macchina più efficiente e snella, perché così stiamo sprecando un sacco di risorse. Talvolta ad ingolfare la macchina c'è un sistema troppo incancrenito da padri-padroni all'interno delle varie organizzazioni sportive. Serve un ricambio per coniugare l'entusiasmo dei nuovi con l'esperienza dei vecchi: ecco perché si è voluto inserire il limite dei mandati alle cariche nelle varie federazioni. Sport e salute sarà quindi una struttura più snella e pratica, con il compito di ripartire i fondi alle organizzazioni sportive e di occuparsi dello sport di base, lasciando al CONI la responsabilità di seguire le manifestazioni olimpiche; e dopo la vittoria di lunedì, immaginiamo che al CONI non mancherà certo il lavoro, visto l'appuntamento in casa che ci aspetta fra sette anni.

Nelle audizioni sono stati sicuramente più gli elogi e le aspettative che le critiche: dagli atleti, ad esempio, è arrivato un forte apprezzamento, perché avevamo, anzi abbiamo, una legge ormai superata, la n. 91 del 1981, che ha quasi quarant'anni e che deve essere aggiornata. Abbiamo introdotto la figura del lavoratore sportivo; abbiamo ribadito in più punti il principio delle pari opportunità tra uomini e donne; abbiamo dato dignità agli arbitri, l'unica categoria dove ogni tipo di offesa è ammessa, non solo dagli spalti… ed io, in questo, ovviamente non è che sia esente, e lo ammetto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Ma anche dagli studi televisivi e dalle colonne dei giornali. Bisogna cambiare cultura, altrimenti legittimiamo, anche nelle partite dei bambini, genitori che aggrediscono gli arbitri o piccoli giocatori che insultano, se non picchiano, i direttori di gara (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ed infatti per la prima volta viene considerato come lavoratore sportivo anche l'arbitro.

Attenzione: si sono sentite critiche, sfruttando un po' l'onda mediatica dei Mondiali di calcio femminile, perché abbiamo voluto penalizzare le donne e non abbiamo introdotto in legge il professionismo delle atlete; questo nella prima fase. Questa è una scelta - lo ricordo come ho fatto ieri - che devono compiere in autonomia le federazioni, non noi, perché il professionismo non è tutto oro; anzi. Ad esempio, per il calcio femminile, questo boom sta portando alcune squadre storiche, che nella dimensione dilettantistica hanno sempre primeggiato, ad essere schiacciate, tanto da essere nell'impossibilità di reggere i costi; e sono quindi costrette a chiudere, lasciando scoperto un territorio proprio nel periodo del boom del calcio femminile, e privando quindi dei punti di riferimento più importanti le giovani calciatrici.

Nonostante questo ieri in ultimo, con la disponibilità del Governo, abbiamo fatto un'apertura al professionismo, proprio per cercare di predisporre un provvedimento legislativo con la più ampia condivisione possibile. Al di là delle polemiche ci ha fatto piacere il parere delle referenti dell'Associazione nazionale atlete in audizione in Commissione, che hanno testualmente affermato di trovare nel disegno di legge molte delle loro richieste. Quindi un'affermazione che va alla sostanza per costruire con i fatti le vere pari opportunità.

Per la prima volta, su sollecitazione della Federazione sport equestri, abbiamo anche inserito il concetto dell'animale-atleta, in particolare per il cavallo: una sensibilità importante visto che, fino ad oggi, i cavalli da corsa venivano equiparati per la burocrazia agli animali da macello con pratiche complesse, ad esempio, per il trasporto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 10,20)

DANIELE BELOTTI (LEGA). Si è pensato anche alle scuole e quindi alla massima diffusione dello sport visto come salute fin da bambini. I centri sportivi scolastici nelle scuole di ogni ordine e grado elevano il sistema scolastico italiano ai modelli anglosassoni, nei quali lo sport rappresenta un perno all'interno della didattica. Pochi mesi fa abbiamo approvato all'unanimità una legge sull'educazione motoria che introduce, fin dalla scuola primaria, l'ora di educazione fisica con insegnanti laureati in scienze motorie. Abbiamo accolto con favore l'emendamento di Fratelli d'Italia che richiede i laureati abilitati anche nelle attività dei centri sportivi scolastici. Non potevamo pensare di affidare i nostri bambini a personale di elevata professionalità al mattino e poi nella stessa palestra, al pomeriggio, avere istruttori improvvisati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Con i centri sportivi scolastici abbiamo pensato soprattutto ai quartieri più difficili e degradati, dove magari non esiste nemmeno una piccola polisportiva e quindi la scuola e il suo centro sportivo gratuito diventano l'unica alternativa alla strada per i giovani e anche su questo, proprio in segno di apertura e di condivisione, abbiamo accolto alcune sollecitazioni a firma dell'onorevole Prestipino.

Ma lo sport non è solo benessere e salute: per qualcuno è anche business, un grosso business. Intorno al mondo dello sport del calcio, in particolare, girano un sacco di soldi che purtroppo attirano anche avvoltoi e sciacalli pronti a speculare sulla passione dei tifosi ma anche degli atleti. Per tale motivo abbiamo introdotto il principio che il titolo sportivo possa essere ceduto solo previa valutazione economica di un esperto nominato da un giudice: perché l'abbiamo fatto? Per tutelare i creditori; per impedire a personaggi loschi di sfruttare il mondo dello sport per i loro traffici. L'ho ricordato ieri ma ci tengo a ribadirlo anche oggi. il caso Parma calcio. Vi ricordate di un tal Giampietro Manenti? Aveva comprato il Parma calcio, una società che ha vinto la Coppa UEFA, in cui sono passati fior di campioni, con un euro. Uno che aveva la sua auto, una Citroen C3, sequestrata per 1.900 euro di multe non pagate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ha tenuto per due mesi sotto scacco una città intera e tutta la serie A. Ecco perché abbiamo previsto per la prima volta l'istituzione di un organo di rappresentanza dei tifosi: un collegio, da tre a cinque membri, eletti ogni tre anni dagli abbonati che parteciperà, pur senza diritto di voto, alle assemblee dei soci, proprio perché l'abbonato di fatto è come un azionista e non è solo un cliente. Per motivare la nostra scelta basta solo un dato: 145 fallimenti di società di calcio dalla serie A alla serie D negli ultimi quindici anni, un numero impressionante che ha umiliato decine di migliaia di tifosi, intere comunità colpite al cuore e alla schiena da presidenti speculatori che hanno fatto solo i loro interessi o, peggio, in alcuni casi addirittura hanno usato il calcio come una lavatrice di lavoro sporco. Da qui nasce anche l'emendamento del collega Furgiuele sul divieto delle scommesse nella Lega dilettanti, la vecchia serie D. Non ci sono stipendi ma ci sono le scommesse: è un terreno troppo facile per la criminalità organizzata e per chi vuole falsificare i risultati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Belotti.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Chiudo solo con i ringraziamenti, se mi permette.

PRESIDENTE. Prego, certo.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Ci tengo a rimarcare il clima di collaborazione e condiviso in sede di Commissione in merito al disegno di legge ognuno, con la sua legittima posizione, ma con un atteggiamento costruttivo da parte di tutte le forze politiche. Ci tenevo a sottolinearlo perché ritengo che lo sport abbia in sé la capacità di unire e fare gioco di squadra. Lo abbiamo visto per le Olimpiadi di Milano…

PRESIDENTE. Grazie molte.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Grazie al Presidente…

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Belotti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà. Noto con piacere che il gruppo che era molto animato adesso si è silenziato (Applausi). Prego, onorevole Mariani.

FELICE MARIANI (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare getta le basi per una necessaria razionalizzazione e una tanto attesa riorganizzazione del sistema sportivo italiano. Chi, come me, ha respirato sport fin da giovanissimo, sa bene quanto lo sport italiano necessiti di un forte rilancio all'insegna della trasparenza, della sburocratizzazione e soprattutto dell'apertura alla società tutta attraverso il riconoscimento della centralità di questa pratica come strumento di benessere psicofisico, di inclusione e aggregazione. Insomma è arrivato il momento di mettere al centro il ruolo sociale dello sport in questo Paese. Certo l'Istat ci dice che, nel 2018, il numero di sportivi in Italia è aumentato dell'1,4 per cento. Oggi siamo a più di 20 milioni di persone che praticano attività fisica. Ma possiamo ignorare le tante altre persone, la maggioranza della popolazione, che invece non la praticano? Se gli sportivi per così dire regolari sono il 25,7 per cento, il tasso di sedentarietà è pari al 35,9 per cento. Questo, badate bene, non è un problema solo dei sedentari, della loro qualità di vita e della loro salute: è un problema del Paese che deve fare letteralmente i conti con una larga fascia di popolazione più soggetta a patologie, il cui benessere è più minacciato, con ricadute sulla società anche in termini di costi economici dal momento che quelle cure sono giustamente a carico della collettività. Il problema si fa ancora più serio se consideriamo che le cifre più preoccupanti riguardano i giovani dalla fascia 11-14 anni a quella 15-17 anni: si scende da 61,5 per cento al 50,5 per cento di praticanti continuativi e, nei primi due anni della maggiore età, si scende addirittura al 39,5 per cento. Certo credo che bastino questi dati per giustificare ampiamente la necessità di un rovesciamento di prospettiva quando si parla di sport in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chi fa sport vive di più e proteggere la propria salute, vede migliorare piccole patologie e previene il declino muscolare e osseo. Al centro di un Paese in salute c'è la cultura sportiva intesa come valore fondante attraverso il quale la persona diventa soggetto fisicamente attivo e autonomo e, in un certo senso, anche un cittadino migliore. Lo sport favorisce l'integrazione e impone un impegno personale, fisico e psichico che aumenta la cognizione di sé, comunque si concluda la prova nella quale si è impegnati. Allora il nostro obiettivo deve essere innanzitutto assicurare per tutta la vita ad ogni singolo individuo la possibilità di praticare attività fisica e, per farlo, serve una programmazione di medio-lungo periodo da parte dello Stato. In tutta Europa lo sport è percepito come un diritto di ogni cittadino che le istituzioni garantiscono promuovendo un'offerta qualificata e completa che induca ad ampliare sempre di più la base dei praticanti. Purtroppo in Italia non è andata così. I passati Governi hanno mostrato scarso interesse per il mondo sportivo, delegando quasi totalmente ogni decisione al Comitato olimpico nazionale italiano, i cui vertici venivano eletti dalle stesse federazioni alle quali dovevano poi destinare finanziamenti. Da qui la necessità che abbiamo rilevato, fin dal nostro insediamento, di eliminare ogni possibile conflitto di interessi e di rimettere nelle mani dello Stato, attraverso la nuova società Sport e salute, la definizione delle linee guida e il controllo della destinazione dei fondi, mentre il CONI continuerà a concentrarsi sulle attività legate alle Olimpiadi nel rispetto dell'autonomia di tutti i soggetti.

Lo Stato torna così, con il disegno di legge delega, che stiamo per votare, ad investire sullo sport di base, oltre che sulle manifestazioni professionistiche, con l'obiettivo ben preciso di creare terreno fertile, affinché aumenti la platea dei praticanti. Vogliamo imprimere una nuova visione che sia in grado di esaltare l'essenza della pratica sportiva, dando grande attenzione alla formazione, all'educazione e alle piccole e medie federazioni. Siamo coscienti che la componente competitiva dovrà avere forte attenzione, ma i risultati prodotti dalle discipline da medaglia potranno migliorare soltanto quando avremo esteso la platea di chi pratica sport e, soprattutto, quando la pratica dell'attività fisica sarà diventata parte integrante dello stile di vita degli italiani.

La nostra riforma si basa, pertanto, su alcuni assunti basilari: più equilibrio tra promozione e competizione; meno verticismo nella strutturazione del sistema, a favore di un modello più inclusivo e partecipato; più investimenti in cultura sportiva, dedicando risorse alle istituzioni scolastiche e alle infrastrutture sportive. Ma questo disegno di legge, Presidente, ha anche altre ambizioni; puntiamo su un'adeguata partecipazione e rappresentanza delle donne nello sport, fondamentali per una democrazia che si possa definire tale. Mi lasci soffermare un attimo, e sono certo di interpretare la volontà di tutta l'Aula, sulle magnifiche prestazioni delle nostre azzurre del calcio che sabato disputeranno i quarti di finale ai Mondiali in Francia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un passaggio di turno storico, quanto meritato, che speriamo sia seguito da altri risultati positivi.

Voglio dire, però, Presidente, che dobbiamo smettere di ricordarci della parità di genere e della necessità di riconoscere i diritti delle nostre atlete solo in queste occasioni; le nostre ragazze sono delle professioniste e come tali devono essere trattate, al pari dei loro colleghi uomini. Questa battaglia il MoVimento 5 Stelle la porta avanti da anni e non smetterà oggi. Ricordo, però, che la le federazioni, già oggi, in base alla legge n. 91 del 1981, possono e devono riconoscere il professionismo femminile. Su questo punto non servono emendamenti, ma la volontà concreta del mondo sportivo e noi faremo la nostra parte per accompagnare questo processo, che non può e non deve fermarsi.

Tornando al disegno di legge voglio anche evidenziare che, grazie al nostro intervento, ogni scuola avrà la possibilità di avere un proprio centro…

PRESIDENTE. Onorevole Mariani, mi scusi, io non volevo interromperla, ci ho provato, ma c'è troppa confusione in quest'Aula, valeva anche per l'intervento precedente. Colleghi, colleghi, richiamerei a maggior silenzio; se c'è qualche discussione da fare vi accomodate e la fate fuori. Onorevole Mariani, prego.

FELICE MARIANI (M5S). Grazie. Tornando al disegno di legge voglio anche evidenziare che, grazie al nostro intervento, ogni scuola avrà la possibilità di avere un proprio centro sportivo, dove i ragazzi avranno la possibilità di trascorrere il loro tempo facendo attività motoria, anche gratuitamente. Introduciamo l'azionariato popolare nelle società professionistiche, delegando il Governo a individuare forme e condizioni di questa partecipazione; prevediamo organi consultivi per la tutela degli interessi dei tifosi, formati da tre a cinque membri, eletti dagli abbonati. Su questo punto mi soffermo per evidenziare la portata dell'innovazione: la tifoseria che viene ascoltata esprime i pareri, magari visiona i bilanci e tutela i propri interessi; si fa, insomma, parte attiva e partecipe. Questa è cultura sportiva, questo è coltivare un sano senso di appartenenza, questo è essere squadra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E a chi teme che alcuni violenti o prevaricatori possano condizionare questo processo virtuoso, rispondiamo prevedendo che non possano far parte di questi organi consultivi le persone che abbiano subito Daspo, condanne, anche in primo grado, per fatti legati a manifestazioni sportive o altre misure di prevenzione.

La nostra riforma fa tanto altro, Presidente, snellisce la burocrazia e garantisce la trasparenza, disciplina il lavoro sportivo nel suo complesso, senza distinzioni tra professionisti e dilettanti, valorizza il ruolo dei laureati in scienze motorie. Per dirlo in una sola frase, riconosce il merito, garantendo, al tempo stesso, pari opportunità per tutte e tutti; una discontinuità inimmaginabile fino a qualche anno fa, in un Paese come l'Italia, in cui lo sport muove così grandi interessi politici ed economici.

Nel corso degli anni, le più alte cariche amministrative di alcune federazioni sportive hanno subito una progressiva occupazione, divenendo dei veri e propri centri di potere, gestiti senza alcun riguardo verso i valori sportivi. Il tema delle dinastie dirigenziali all'interno delle federazioni è davvero grave e oggi iniziamo ad affrontarlo. Chi sta per tanti anni all'interno di una federazione crea un centro di potere che ha come primo obiettivo quello di autoconservarsi e, così facendo, non permette un vero ricambio generazionale. Intervenire su questo tema significa anche migliorare la qualità delle attività sportive in tutta Italia.

Ecco perché, Presidente, colleghi, abbiamo deciso che lo Stato debba riprendersi lo sport, liberarlo da conflitti di interessi e appetiti di piccoli e grandi comitati d'affari. Da uomo di sport, sono fiero di annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che finalmente rimette al centro il valore educativo e sociale, la qualità della vita e il benessere delle persone. Con questa legge possiamo dire con grande orgoglio di aver rimesso lo sport italiano nelle mani dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie, Presidente. Pur apprezzando la delicatezza dell'intervento del collega Casciello, che ha parlato per il gruppo di Forza Italia, e ovviamente anche del capogruppo Valentina Aprea, prendo la parola in dissenso dal gruppo, in quanto voterò in modo favorevole, e, ovviamente, ne spiegherò le motivazioni. L'argomento che è stato trattato si è basato quasi per intero sulla novità di fondo che questo provvedimento di delega rappresenta nel sistema sportivo nazionale. Bisogna però fare rapidamente un passo indietro e ricordare come, nell'ambito della legge di bilancio, della finanziaria del 2019, fu approvato, dai rami del Parlamento, il provvedimento che toglieva al Comitato olimpico nazionale - il CONI fino a quel momento determinava la nomina dei rappresentanti della società CONI Servizi - questi poteri e, quindi, quel provvedimento, appunto, li riconsegnava a colui il quale ha il 100 per cento della società, e cioè il MEF.

Allora, voglio sottolineare ai colleghi che il finanziamento alle federazioni sportive nazionali e agli enti di promozione sportiva, nel 90 per cento dei Paesi del mondo, viene dato direttamente dal Governo, direttamente dal Ministero o da società al 100 per cento nel possesso del Governo medesimo. Questo è quanto accade in Francia, quanto accade in Spagna, quanto accade in Portogallo e quanto accade in Inghilterra, con la società UK Sport.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Barelli.

PAOLO BARELLI (FI). Quindi, il dibattito di fondo e quello che appunto è avvenuto in quest'Aula è la modificazione di una norma che in realtà unisce il nostro Paese a quello che accade già nel 90 per cento dei Paesi. Quindi, se questa è la motivazione per la quale…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barelli.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1603-bis-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Relatore, vuole parlare? L'ha già fatto prima il ringraziamento, se ne vuole fare un altro è sempre utile… però non può parlare due volte, proprio da Regolamento non può parlare, quindi, lo accettiamo così. Il Regolamento impedisce che lei parli.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1603-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1603-bis-A: "Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione (Testo risultante dallo stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 12 marzo 2019, degli articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione della proposta di legge: Cenni ed altri: Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. Delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione (A.C. 1549-A) (ore 10,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1549-A: Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. Delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione.

Ricordo che nella seduta del 25 giugno si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento e non previamente presentato in sede referente, l'articolo aggiuntivo Brunetta 5.0101, volto a introdurre una serie di divieti concernenti la detenzione e la vendita dell'olio d'oliva, individuando le relative sanzioni.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Emendamento 1.101 Nevi: invito al ritiro o parere contrario. Identici emendamenti 1.10 Gadda e 1.100 Spena: invito al ritiro o parere contrario. Emendamenti 1.102 e 1.103 Nevi: invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.10 Gadda e 1.100 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 Nevi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, Presidente. Per specificare il nostro voto di astensione sugli articoli precedenti, intanto perché, sia sul tema della sicurezza alimentare che sull'articolo 62, noi ovviamente non mettiamo in discussione la normativa vigente e la diamo per scontata. Semplicemente, con la regolamentazione che proponiamo all'articolo 1, noi vogliamo dare un'ulteriore garanzia, non solo ai produttori, ma ai consumatori perché ci sono alcuni casi in cui alcune catene della grande distribuzione utilizzano beni di primo consumo…

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 10,55)

ANTONELLA INCERTI (PD). Faccio l'esempio classico del pane, che è un bene deperibile e fresco per antonomasia: ci sono strutture appunto della grande distribuzione che finiscono per vendere il pane a prezzo irrisorio, soprattutto a volte per accaparrarsi nuova clientela, a discapito di chi vende, ad esempio, esclusivamente il pane. Quindi, noi vogliamo dare un'ulteriore garanzia, con i nostri emendamenti all'articolo 1 e non mettere in discussione ovviamente le leggi vigenti. Per questo, noi ci siamo astenuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Sull'emendamento 2.100 Nevi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “Sono nulli tutti i contratti che prevedono l'acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari attraverso le aste elettroniche a doppio ribasso.”

Sull'emendamento 2.101 Nevi c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Sull'emendamento 2.50 della Commissione il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Le chiedo anche il parere sull'articolo aggiuntivo 2.0100 Caon.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Sull'articolo aggiuntivo 2.0100 Caon c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 2.100 Nevi su cui c'è un parere favorevole con riformulazione.

Onorevole Nevi, onorevole Caon, accettate la riformulazione?

ROBERTO CAON (FI). Accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Nevi, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0100 Caon, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAON (FI). Questo è un classico emendamento per cercare di riempire questo provvedimento che abbiamo fatto. In realtà, viene svuotato completamente. Senza un prezzo di riferimento quando si va a ribasso, è difficile fare un'asta, cioè ci serve un prezzo sotto al quale non si può andare e invece qua rimane invariato, perciò sotto certi aspetti questo provvedimento non ci dà più di tanto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0100 Caon, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).  

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Invito adesso la relatrice ad esprimere i pareri sugli articoli aggiuntivi.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Sugli articoli aggiuntivi 3.0103 Nevi, 3.0100 Caon, 3.0101, 3.0102 e 3.0104 Nevi, c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.0103 Nevi, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0103 Nevi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0100 Caon, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0101 Nevi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0102 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0104 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento soppressivo 4.100 Nevi.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere contrario.

PRESIDENTE. Essendoci solo un emendamento soppressivo, a norma di Regolamento, voteremo adesso per il mantenimento dell'articolo 4. Chi vuole mantenere l'articolo 4 voterà a favore, chi vuole sopprimere voterà invece contro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. La Commissione sull'emendamento 5.100 Nevi esprime parere favorevole, con la seguente riformulazione: al comma 1, dopo le parole: “presente legge”, aggiungere le seguenti: “nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, ai sensi dell'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea”. Conseguentemente, al comma 2, lettera b), sopprimere le parole da: “e nel rispetto” sino alla fine della lettera.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Nevi, c'è una proposta di riformulazione. Onorevole Caon, prego.

ROBERTO CAON (FI). Accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Nevi, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo agli articoli aggiuntivi. Chiedo alla relatrice il parere.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli articoli aggiuntivi 5.0100 Nevi e 5.0101 Brunetta.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 5.0101 Brunetta è inammissibile. Il Governo?

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.0100 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Allora, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1549-A/1 Gallinella, n. 9/1549-A/2 Zanichelli, n. 9/1549-A/3 Cimino e n. 9/1549-A/4 Cenni.

PRESIDENTE. Quindi, ci sono tutti pareri favorevoli, prendo atto che nessuno insiste per la votazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego, per, di abbassare il tono della voce. Colleghi, chi intende abbandonare l'Aula lo faccia in maniera tale da poter consentire all'onorevole Fornaro di svolgere il suo intervento.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Credo che sia corretto, innanzitutto per chi ci ascolta, specificare che questo provvedimento, a prima firma della collega Cenni, che ringraziamo per aver avuto l'iniziativa di regolamentare la materia, regolamenta appunto le vendite sottocosto dei prodotti agricoli e agroalimentari, e non li vieta, questo è importante. È una forma evidentemente di promozione commerciale, di marketing cui noi siamo abituati e che è entrata anche nelle dinamiche di consumo da parte di tutti noi, ma che in questi anni aveva avuto delle distorsioni in negativo che questo provvedimento prova a limitare in maniera significativa. Qual è il punto, io credo il cuore politico di questo provvedimento? È quello di limitare, eliminare il rischio che nella filiera complessiva, che parte dall'agricoltore e, prima ancora, dai lavoratori andando su verso la grande distribuzione e poi i consumatori, in questa filiera di consumo - in questo caso non filiera produttiva - finisca per pagare il prezzo più alto l'anello più debole, quindi non già la grande distribuzione, che, come sappiamo, è in mano a grandi gruppi e ha un potere finanziario molto significativo, ma l'agricoltore, e di conseguenza i lavoratori. Per essere molto chiari…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Fornaro. Colleghi, in tutti i settori ci sono capannelli, riunioni, vi chiedo la cortesia di abbandonare l'Aula, se non avete intenzione di ascoltare gli interventi.

FEDERICO FORNARO (LEU). Come dicevo, il problema che si pone in questa fase è stato caratterizzante, purtroppo, anche di episodi molto negativi, perché dietro gli episodi di sfruttamento del lavoro nero, del lavoro degli immigrati nei campi, dietro l'assenza di sicurezza del lavoro c'era sostanzialmente questo: uno stress sul costo dei prodotti alimentari e agricoli determinato spesso dalle vendite sottocosto, di cui non si faceva carico la grande distribuzione, ma si ribaltava sostanzialmente sugli agricoltori.

Con questa proposta di legge si dice “basta” a questo fenomeno e a questo sfruttamento di filiera per i soggetti più deboli. L'obiettivo, quindi, da perseguire, che condividiamo, è quello di arrivare, invece, a un'equa remunerazione del prodotto, rilanciando quindi io credo anche una dimensione etica dell'economia, perché l'equilibrio a cui dobbiamo tendere è un equilibrio che vede soddisfatti sostanzialmente tutti gli attori: dai lavoratori, che devono avere le garanzie di sicurezza del lavoro e di adeguata retribuzione del lavoro, ai produttori agricoli, che hanno evidentemente nel mercato della grande distribuzione uno sbocco importante e significativo, alla stessa grande distribuzione, su cui nessuno ha intenti di tipo colpevolista o che vuole demonizzare - ripeto, fa parte della nostra dimensione anche di semplici consumatori -, e infine, ovviamente, ai consumatori, che potranno ancora fruire di eventuali iniziative promozionali di vendita sottocosto, ma sapendo che questo non va a determinare un danno nei confronti di qualcuno, ma è un'opportunità all'interno di una politica di strategia di marketing che ogni soggetto può andare a determinare.

Un altro punto molto importante di questo provvedimento è il divieto delle aste elettroniche al doppio ribasso. Qui stava una delle questioni e uno dei veri problemi. In occasione di un paio di question time, noi abbiamo sottoposto questo problema al Governo, perché, pur avendo valutato positivamente un accordo quadro che vedeva impegnate le associazioni e la federazione della grande distribuzione, c'erano alcuni soggetti esterni, che non hanno accettato questo accordo quadro, che continuavano a utilizzare le aste elettroniche a doppio ribasso, che vuol dire, in altri termini, fare una prima gara al prezzo più basso e farne una seconda ripartendo da questo prezzo, cioè stressando al massimo l'elemento prezzo e avendo, per esempio - vado a memoria –, un'asta per l'acquisto di alcuni milioni di pezzi di passata di pomodoro ad un costo che non copriva neppure il costo del vetro, quindi non soltanto del prodotto, della raccolta e della trasformazione. Ebbene, questo finalmente è vietato. È vietato da questa legge, è vietato credo coraggiosamente, perché, anche qui, non si può scendere sotto un certo livello di prezzo, altrimenti viene distrutta la dignità anche del lavoro.

Allo stesso modo, c'è un divieto contenuto in questo provvedimento sulle aste elettroniche per gli appalti dei servizi riguardanti la ristorazione collettiva e la fornitura delle derrate alimentari. Questo è un passaggio meno conosciuto, forse non ci riflettiamo a sufficienza, ma milioni di persone, tutti i giorni, milioni di bambini e di studenti usufruiscono delle mense scolastiche o, per esempio, i lavoratori delle mense in senso lato. Da questo punto di vista, è evidente che anche in questo caso il divieto di aste elettroniche pone l'obiettivo di un'equa remunerazione del prodotto e dell'attività, e quindi un'attenzione sui temi della qualità del prodotto, che non possono evidentemente essere cancellati soltanto dall'elemento prezzo. L'elemento prezzo è importante, perché è evidente che, anche in una fase di difficile uscita da una crisi, il costo delle mense e delle mense scolastiche è un costo che per molte famiglie diventa pesante, ma non si può andare oltre un certo livello, perché altrimenti ne andrebbe a deperimento la qualità del cibo che viene somministrato ai nostri ragazzi e a tutti noi.

In ultimo credo che sia giusto - da questo punto di vista, la proposta di legge a prima firma Cenni va anche qui nella direzione giusta - non soltanto lavorare sulle sanzioni, quindi in logica di divieto, ma anche premiare. Premiare che cosa? Premiare le filiere etiche di produzione, quindi rilanciare una dimensione etica dell'economia anche in agricoltura. C'era una precedente legge che prevedeva le reti di lavoro agricolo di qualità, con questo provvedimento si va ad incentivare questo tipo di lavoro. Si tratta di andare a premiare, aiutare, sostenere quelle aziende agricole che scelgono di stare sul mercato ma garantendo qualità, sicurezza ed equa remunerazione del lavoro, non cedendo quindi a quell'area, che purtroppo in agricoltura è molto ampia, di lavoro nero e di evasione. Credo che, da questo punto di vista, quindi, questo provvedimento vada nella direzione giusta, ci abbiamo lavorato.

Credo che sia giusto ringraziare il buon lavoro della Commissione e, oltre alla collega Cenni, anche la relatrice, Gagnarli. Credo che sia un buon provvedimento e noi, convintamente, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, da sempre Fratelli d'Italia ha seguito con particolare attenzione le tematiche legate al settore agricolo, poiché lo ha sempre considerato un fattore determinante e vitale per il nostro Paese, nonché uno dei grandi motori di sviluppo per la crescita, una crescita sostenibile che possa ridurre le disuguaglianze e soprattutto che metta al primo posto la persona e il benessere del lavoratore. Il nostro partito non si è mai tirato indietro quando c'è stato da combattere vere e proprie battaglie per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e delle imprese del settore, questo perché consideriamo quest'ultimo un importante volano per lo sviluppo del nostro territorio.

Per questi motivi, le istituzioni hanno il dovere di tutelare i produttori agricoli, i lavoratori e le imprese del settore, assicurando loro giuste condizioni lavorative, molto spesso messe in discussione da pratiche sleali, che finiscono per non rendere giustizia al lavoro svolto quotidianamente.

Per questo combattiamo da sempre l'illegalità e i fenomeni distorsivi del prezzo, che sono problematiche che interessano tutta la filiera, dai campi fino alla grande distribuzione organizzata. La vendita sottocosto dei prodotti agricoli favorisce indubbiamente la concorrenza sleale fra le imprese, ed incrementa così l'illegalità, già purtroppo ampiamente diffusa nel settore, le cui ricadute gravano sulla parte più debole: i lavoratori. Tale pratica è condannata da anni dalla giurisprudenza antitrust dei Paesi più industrializzati; è vietata inoltre nei principali Paesi occidentali, come gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, il Belgio, la Svizzera, poiché rientra fra le limitazioni della produzione, dello sviluppo tecnico e del progresso tecnologico a discapito dei consumatori, delle imprese industriali e di quelle commerciali, e in definitiva dell'intera economia nazionale.

Altra indubbia criticità è la forte discrepanza tra prezzi alla fonte corrisposti ai produttori e prezzi al bancone, con l'imposizione del prezzo da parte della grande distribuzione organizzata, che attraverso il sistema delle aste elettroniche inverse, o al doppio ribasso, abbassa il prezzi a livelli quasi insostenibili per chi produce. Le aste elettroniche, tese a far crollare in modo fraudolento il prezzo di acquisto dei prodotti agricoli ed agroalimentari, danneggiano di conseguenza anche la filiera di qualità, che non può permettersi verosimilmente di competere con i soggetti che pongono in essere tali procedure: la produzione, le imprese della distribuzione tradizionale ed in ultima analisi il consumatore, che viene fuorviato da tali politiche aggressive di formazione dei prezzi. A nostra veduta, tali pratiche scorrette sono invasive anche sotto il profilo qualitativo del cibo e per l'intera filiera del made in Italy, che è dovere delle istituzioni proteggere, al fine di preservare un'intera economia che ha sostenuto e continua a sostenere il nostro Paese.

In questa battaglia siamo chiaramente dalla parte dei lavoratori, l'anello debole della catena, e riteniamo dunque inaccettabile risparmiare sul costo del lavoro e sulla sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non bisogna però dimenticarsi neanche delle problematiche dei produttori e dei trasformatori degli alimenti: questi ultimi, con il meccanismo delle aste a doppio ribasso, vengono di fatto forzati a vendere il loro prodotto ad un prezzo che neppure lontanamente può essere ritenuto idoneo a remunerare dignitosamente il lavoro prestato, sia nell'agricoltura sia nelle industrie di trasformazione, generando anche criticità per quanto attiene la garanzia della qualità dei prodotti che i consumatori portano in tavola. La vulnerabilità dei prodotti agricoli dinanzi alle pratiche commerciali sleali risiede nella mancanza di un potere contrattuale che corrisponda a quello dei loro partner che acquistano i prodotti finali: ciò è dovuto al fatto che le alternative di cui dispongono per far arrivare i loro prodotti ai consumatori sono limitate, e tale meccanismo fa sì che all'agricoltura giunga solo il 15-20 per cento del prezzo finale del prodotto. Non ritenendo più tollerabile consentire scambi commerciali in cui il prezzo dei prodotti agricoli non tenga nemmeno apparentemente in considerazione la remunerazione del lavoro necessario per produrli, giudichiamo positivamente l'introduzione del divieto di talune pratiche commerciali attualmente ammesse, e che generano conseguenze distorsive del mercato.

Troviamo utili anche le misure previste all'articolo 5, con cui il Governo viene delegato ad adottare un decreto legislativo per la disciplina delle filiere etiche di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti alimentari e agroalimentari. Il sostegno alle imprese agricole virtuose tramite un sistema premiante di agevolazioni fiscali e di accesso ai fondi collima perfettamente con gli obiettivi di Fratelli d'Italia, fra i quali c'è indubbiamente l'intento di rendere conformi i comportamenti di tali imprese alla normativa nazionale e comunitaria, alla tutela ambientale, alla tutela dei minori, della salute e al diritto al lavoro.

Crediamo che il provvedimento in discussione possa produrre degli effetti positivi lungo tutta la filiera agricola e agroalimentare, e dare un contributo essenziale a spostare verso il basso il valore aggiunto che si crea dalla coltivazione del prodotto nei campi alla vendita al consumatore. Coerentemente quindi con i nostri principi e obiettivi, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAON (FI). Presidente, il problema delle vendite sottocosto dei prodotti agricoli, ed in particolare di quelli deperibili, è stato affrontato più volte sia a livello nazionale che comunitario. Già l'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012 prevedeva, al fine di garantire i produttori, che i contratti per la cessione dei prodotti agricoli e alimentari dovessero essere stipulati obbligatoriamente in forma scritta, ed indicare la loro durata. L'articolo 10-quater del decreto-legge “emergenze in agricoltura”, appena approvato, prevede che tali contratti debbano avere durata non inferiore a 12 mesi; prevede inoltre che, al fine di consentire l'accertamento di situazioni di significativo squilibrio nei contratti di cessione, l'Ismea elabori mensilmente i costi medi di produzione dei prodotti agricoli sulla base della metodologia approvata dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Correttamente è stato osservato che le tabelle Ismea, dove è possibile trovare mese per mese i prezzi di produzione di prodotti destinati alla nostra tavola, recano spesso dei valori solo teorici, perché nella realtà sono vari e più disparati gli elementi che concorrono alla definizione del prezzo.

L'Unione europea dal canto suo ha emanato lo scorso aprile la direttiva 2019/633, che gli Stati dovranno recepire entro il 1° maggio 2021, dopo ben tre relazioni della Commissione, 2009, 2014 e 2016, sulle pratiche sleali nella filiera commerciale alimentare, ed una risoluzione sulla stessa materia del 7 giugno 2016 del Parlamento europeo. La direttiva nelle sue premesse osserva che “le pratiche commerciali sleali sono dannose soprattutto alle imprese di dimensioni medio-piccole, le PMI, presenti nella filiera agricola e alimentare, che nell'Unione Europea costituiscono il 99,1 per cento del totale, proprio in forza della differenza del potere contrattuale tra gli attori della filiera. È opportuno favorire le denunce da parte di organizzazioni di produttori che si ritengono colpiti da pratiche commerciali sleali. Gli Stati devono poter introdurre nel loro territorio norme nazionali più rigorose, che prevedano un livello più alto di tutela dalle pratiche commerciali scorrette”. La direttiva elenca poi una serie di pratiche che devono considerarsi sleali nella filiera alimentare: dall'annullamento dell'ordine di beni deperibili con preavviso troppo ravvicinato, alla modifica unilaterale delle condizioni di un accordo di fornitura, alla restituzione di beni invenduti, all'obbligo di partecipare a spese di immagazzinamento, di esposizione pubblicitaria e addirittura a campagne di sconti promozionali.

È stato osservato che il contesto delle promozioni nel mercato dei prodotti di largo consumo alimentare in Italia è diventato molto complesso: secondo uno studio, su 100 euro di spesa per beni alimentari e bevande, ben 32 erano stati spesi in presenza di un'offerta promozionale. Si ritrovano coinvolti in questa spirale al ribasso persino prodotti tutelati, quali il parmigiano reggiano e il grana padano. È appunto a questo tipo di situazioni che ha fatto riferimento la protesta del gruppo di Forza Italia per il mancato intervento del Governo alla notizia della vendita ai francesi della Nuova Castelli, leader nella distribuzione del parmigiano reggiano e del grana padano, lo scorso mese: se il principale distributore di tali prodotti cade in mano straniera la filiera è comunque indebolita, perché sarà più facile imporre prezzi più bassi ai produttori. Voglio ricordare che in quell'occasione il Ministro Centinaio aveva parlato di attivare gli anticorpi nei confronti delle multinazionali; a Castelli venduta ha dichiarato: “Preferisco che arrivi uno straniero piuttosto che farla fallire”. Noi capiamo questo passaggio, però se si dice una cosa si deve mantenerla. Un sostanziale falso, visto che la Castelli gode di ottima salute, e che i suoi profitti se ne andranno in Francia: i francesi difendono le loro filiere agroalimentari, i francesi considerano strategici per l'economia nazionale anche i formaggi e il patè.

A giudizio del gruppo di Forza Italia questo provvedimento, già svuotato dalle norme recentemente approvate in materia di etichettatura e di contratti della filiera agricola, contiene un'unica norma veramente importante: quella che vieta le aste telematiche al doppio ribasso.

Queste aste si servono di un meccanismo per cui i fornitori sono costretti a fare una prima offerta di vendita dei propri prodotti su richiesta delle grandi aziende di distribuzione senza sapere chi e quanti siano i concorrenti. Al termine dell'asta condotta per via telematica, si procede ad una seconda battuta, la quale usa come base di partenza non l'offerta qualitativamente migliore, ma bensì quella di un prezzo inferiore. In questo modo si impoverisce tutta la filiera, si degrada la qualità dei prodotti e si finiscono per favorire fenomeni come il caporalato, perché, per rientrare dei costi, i produttori cercano di abbattere soprattutto il costo del lavoro. In quest'Aula è stato ricordato che, nel bel mezzo della battaglia per il riconoscimento del prezzo equo e remunerativo del latte ovino, una nota catena della grande distribuzione ha messo in atto un'asta al buio e al doppio ribasso che le ha permesso l'acquisto di 10 mila quintali di pecorino sardo al prezzo irrisorio di 5 euro al chilogrammo. Un'altra catena ha acquistato, non molto tempo, fa a 31,5 centesimi l'una 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro con un'asta on line a doppio ribasso, quando il prezzo della materia prima del confezionamento segnalato dai produttori era di 32 centesimi, senza considerare il costo dell'energia e il costo del lavoro. La norma sul divieto delle aste al doppio ribasso ci vede quindi molto favorevoli.

Quanto al resto del provvedimento la posizione di Forza Italia è molto semplice: il sottocosto non si combatte mediante il moltiplicarsi dei controlli e divieti, ma rafforzando la capacità contrattuale dei prodotti nelle loro filiere. A nostro giudizio, hanno avuto effetti di contrasto al sottocosto maggiori rispetto al contenuto di questo provvedimento le norme sui distretti del cibo introdotte con la legge di bilancio per il 2018, che sono uno strumento di politica economica finalizzata a organizzare o a sostenere i sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali e a promuovere lo sviluppo della comunità delle aree rurali unitamente allo specifico paniere dei prodotti tipici e a denominazione. La recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1546 del 2019, pubblicata il 6 marzo, ha reso disponibile alle associazioni agricole i dati detenuti dal Ministero della Salute sui flussi commerciali dei prodotti alimentari oggetto dello scambio intracomunitario e proveniente dall'estero: la sentenza consente di conoscere non solo l'origine dei prodotti alimentari importati, ma anche quali imprese di trasformazione li stanno utilizzando. Ma la maggioranza e il Governo non hanno colto alcune delle nostre proposte volte a rafforzare le filiere. Sono così stati respinti emendamenti peraltro mutuati da istanze più volte avanzate dalle associazioni agricole sulla filiera del grano, sulle garanzie ISMEA, sulla formazione delle commissioni uniche nazionali, sulle organizzazioni dei produttori. Avendo, quindi, un'idea diversa su quali siano gli strumenti per contrastare la vendita sottocosto dei prodotti alimentari, Forza Italia è perplessa rispetto al contenuto dell'articolo 1, seppur migliorato dopo l'esame della Commissione, perché va a incidere sulla libertà contrattuale delle parti.

In definitiva, elencando tutte quante le mancanze e non prendendo in considerazione i nostri emendamenti, Forza Italia ritiene questo provvedimento un'occasione mancata. Lo si poteva utilizzare per rafforzare le filiere dei produttori e non è stato fatto. Ciò nonostante, si muove in un quadro di crescente valorizzazione del lavoro dei nostri produttori agricoli. Per tali motivi il gruppo di Forza Italia preannuncia il voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, poco meno di un anno fa, noi in quest'Aula abbiamo commemorato e ricordato la tragica morte di sedici lavoratori agricoli, in Puglia. Erano tutti giovani immigrati: sono morti in due incidenti diversi, avvenuti in tre giorni. Si spostavano dai ghetti in cui vivevano ai campi della raccolta e viceversa, e sono morti in quel tratto di strada. Ecco, loro raccoglievano pomodori ad un prezzo impressionante, lavoravano a giornata e quello che non sapevano è che, mentre avveniva questo, mentre loro faticavano sotto il sole cocente nei campi, quel pomodoro, in qualche modo, era già stato acquistato; era stato acquistato con un'asta a un prezzo incredibilmente basso, molto basso, troppo basso per riconoscere la dignità del loro lavoro.

E ancora, qualche mese fa abbiamo visto le strade sarde ricoperte dal latte ovino che è stato rovesciato dai produttori, disperati per una situazione di sovrapproduzione e di calo del prezzo. C'è stata una mobilitazione grande, diffusa, che ha riguardato tutte le forze politiche, tutti i soggetti in campo, anche tanti soggetti della grande distribuzione che, a un certo punto, hanno messo in campo la disponibilità ad alzare il prezzo di acquisto del pecorino romano. Eppure, anche in quell'occasione, c'è stato un soggetto che ha provato ad allestire un'asta a doppio ribasso per abbassare ancora quel prezzo su cui si stava intervenendo, anche con risorse pubbliche.

Potrei fare altri esempi: potrei parlare di ortaggi, di ravanelli raccolti a cottimo, di altre colture, ma il tema dei prezzi troppo bassi praticati al produttore nell'acquisto dei prodotti agroalimentari e le modalità con cui questo avviene e con cui il prezzo viene spesso imposto in via unilaterale è la ragione prima per cui noi ci siamo messi a lavorare per redigere la proposta di legge che oggi stiamo discutendo e che spero verrà approvata tra pochi minuti. Consentitemi di ricordarlo: noi, oggi, stiamo discutendo una norma che è stata calendarizzata in quota minoranza, su richiesta del Partito Democratico. La proposta è stata poi condivisa da tutti, ma almeno consentiteci di dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Consentiteci di ricordare questa iniziativa, consentiteci di ricordare, come diceva prima l'onorevole Caon nel suo intervento, che abbiamo fatto buone cose, come i distretti del cibo: anche quelli sono stati un'iniziativa del Governo precedente e, perdonatemi, lo dico attraverso di lei, Presidente, al collega Caon: voi oggi dite, nella dichiarazione di voto, che non volete le aste, ma vi ricordo - forse avete sbagliato nell'iter di votazione – che voi non avete votato l'articolo che vieta le aste al doppio ribasso, a differenza di tutti gli altri gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È comunque un'iniziativa parlamentare che ha visto davvero un buon lavoro in Commissione. Ringrazio la relatrice e ringrazio tutti i colleghi che hanno contribuito a migliorare il testo, a raccogliere anche temi, punti particolari che non avevamo individuato nella presentazione del primo testo, e credo sia stato un buon risultato quello che oggi proponiamo all'Aula. Già in molti hanno parlato, sia oggi che in occasione della discussione generale, del funzionamento delle aste al doppio ribasso: io non lo riprendo, però vi consiglio qualche lettura. Vi consiglio di recuperare alcuni importanti articoli, indagini giornalistiche che sono state svolte dalla rivista Internazionale, da Avvenire, da la Repubblica, da Il fatto alimentare; vi consiglio di leggere attentamente i rapporti sul caporalato della Fondazione Placido Rizzotto, dell'Osservatorio sulla contraffazione, di leggere il bel libro che Fabio Ciconte e Stefano Liberti hanno scritto: Il grande carrello; vi invito ad ascoltare i racconti delle organizzazioni sindacali agricole, le esperienze dei sindacalisti di strada, il lavoro svolto da Oxfam. C'è un universo che si sta occupando di questo tema importante.

Guardate, c'è tanto da imparare, per tutti noi, perché i numeri del non voto ci raccontano tante cose che dovremmo imparare ad ascoltare con più attenzione ed è da questo lavoro che siamo partiti. Cosa c'è dietro ad un prezzo troppo basso? È possibile che una confezione di passata di pomodoro costi poco più di 30 centesimi? La risposta è molto semplice: no. No perché, per arrivare a quel prezzo, la catena del valore viene sconvolta e il costo di quello sconvolgimento grava inevitabilmente sul produttore agricolo e sul lavoro, che sono i due elementi più fragili della filiera. Spesso i piccoli produttori cessano la loro attività perché non ce la fanno più; sul lavoro sappiamo come va a finire, e non si dica, alzando le spalle, “è il mercato, bellezza”, perché noi qui siamo in Parlamento ed abbiamo un dovere un pochino più consistente.

Nella filiera agroalimentare i soggetti non hanno tutti lo stesso potere contrattuale: il tema non nasce oggi e non riguarda solo il nostro Paese. Negli anni, sono stati fatti importanti tentativi: ricordo l'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, che di fatto inizia ad occuparsi di pratiche sleali, o, ancora, penso alla relazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha svolto indagini sulle pratiche sleali che determinano il sottocosto e poi l'importante lavoro che è stato fatto da Maurizio Martina, quando era Ministro delle Politiche agricole, con il protocollo del giugno 2017 fra Mipaaf e la grande distribuzione organizzata.

Si è iniziato a lavorare nel merito e ad aggredire il tema; infine la recente direttiva sulle pratiche sleali n. 633 del 2019 pubblicata il 17 aprile del 2019, in materia di pratiche commerciali sleali, su cui abbiamo lavorato, anche approvando un parere unanime in Commissione. Quella direttiva, quella casistica fa un esplicito riferimento sia al tema delle aste che al sottocosto e io spero che presto ci sia un provvedimento di recepimento di quella direttiva.

Il nostro testo di legge è un testo agile e si è intrecciato, in questi mesi, con il lavoro importante che Paolo De Castro stava facendo in Europa, così come con l'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge sul caporalato, in fase di svolgimento nelle Commissioni lavoro e agricoltura della Camera.

L'intento mi pare molto chiaro, noi vogliamo contribuire a riequilibrare la catena del valore della filiera agroalimentare che, oggi, vede uno squilibrio a vantaggio della grande distribuzione e dell'industria e vogliamo farlo, innescando alcuni meccanismi virtuosi che riconoscano buone pratiche ed esperienze e investendo sulle produzioni buone, sostenibili e giuste, completando quel lavoro importante che è stato avviato dalla legge sul caporalato, una legge, anche questo voglio ricordarlo, voluta fortemente dal Partito Democratico e dal Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La norma ha al centro alcune priorità: il divieto di tenere aste elettroniche al doppio ribasso per l'acquisto e l'approvvigionamento di prodotti alimentari ed anche per la ristorazione collettiva, il contenimento della pratica sottocosto, che noi vogliamo semplicemente regolare, l'introduzione di maggiori elementi di trasparenza nella filiera e la valorizzazione delle filiere trasparenti che scelgono di investire sulla qualità, a partire dall'adesione alla rete del lavoro agricolo di qualità, prevista dalla legge n. 116 del 2014.

Ci sono state le audizioni, abbiamo ascoltato tutti i soggetti, io vorrei, però, su un punto soffermarmi, torno sulla questione del sottocosto; attenzione, non lasciamoci ingannare dall'idea che il sottocosto sia una pratica che aiuta chi ha redditi più bassi. Una corsa competitiva tutta al ribasso non può che finire strozzando i produttori e consegnando al consumatore prodotti di bassa qualità, perché avrai tagliato sulle retribuzioni, sui controlli, sulla qualità delle certificazioni e forse avrai coltivato in terre inquinate e, magari, sarai finito nelle mani della criminalità organizzata. Ed ancora voglio ricordare che tu puoi pagare anche poco il cibo con il sottocosto e con le aste, ma, poi, servono interventi pubblici e tu, cittadino, restituirai con gli interessi il tuo vantaggio dopo che avrei comprato un prodotto ad un prezzo così basso.

E, allora, concludo, colleghi, dicendo questo: noi sicuramente non risolviamo tutto con questi pochi articoli, il tema è molto vasto, riguarda i prezzi, riguarda la loro trasparenza; però, noi, oggi, diamo un messaggio importante e, cioè, diciamo che ci sono costi insopprimibili e questi costi sono la fatica degli agricoltori e la dignità del lavoro e che tutto questo contribuisce a dare valore al cibo, che è una cosa che abbiamo scelto di fare anche tutti insieme, anni fa, ospitando Expo con quel tema così delicato: nutrire il Paese, nutrire il mondo.

E, allora, io penso che noi oggi stiamo dando un contributo importante, parziale, che dovrà sicuramente vedere altri passi in avanti con il recepimento della direttiva sulle pratiche sleali, ma stiamo cercando di dare un messaggio di grande civiltà al nostro Paese, di solidarietà e sostegno agli agricoltori e, io credo, di crescita della nostra convivenza civile. Per questo annuncio il convinto voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bubisutti. Ne ha facoltà.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Gentile Presidente, componente del Governo, colleghi, questo è il mio primo intervento in Aula e c'è una comprensibile emozione, ma anche la soddisfazione di poter fare una dichiarazione di voto su una proposta di legge che vuole limitare la vendita di prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e il divieto di aste a doppio ribasso, e che ha trovato ampio consenso in Commissione agricoltura.

Ancora una volta, la Lega ha dimostrato che nella condivisione di intenti non ha preconcetti e sostiene proposte che vengono dall'opposizione, se di buon senso.

La Commissione si è impegnata a fondo nell'affrontare le emergenze che la pratica del sottocosto - e non solo - ha generato, con conseguente deprezzamento dei prodotti agricoli e la diminuzione dei redditi degli agricoltori. La normativa vigente definisce la vendita sottocosto come la vendita al pubblico di uno o più prodotti effettuata ad un prezzo inferiore a quello risultante dalla fattura di acquisto, maggiorato dall'imposta sul valore aggiunto, nonché di ogni altra imposta o tassa connessa alla natura del prodotto e diminuito dagli eventuali sconti e contribuzioni riconducibili al prodotto medesimo, purché siano documentati.

La vendita sottocosto non deve penalizzare il produttore o il fornitore, al quale deve essere riconosciuto un prezzo equo e remunerativo che riesca, almeno, a coprire i costi di produzione. La vendita sottocosto, così come l'abbiamo ridefinita in Commissione agricoltura, va a tutelare l'anello più debole della filiera agroalimentare. Il minore introito da parte della grande distribuzione non può e non deve ricadere sul produttore primario. Fino a oggi, la pratica del sottocosto ha messo spesso il produttore in condizioni di accettare accordi commerciali a svantaggio di una sua equa retribuzione.

Tale sistema, in particolare per quanto riguarda i prodotti alimentari freschi e deperibili, non consente la valorizzazione al meglio della specificità delle nostre produzioni di qualità; allo stesso tempo, però, non è corretto criminalizzare l'operato della grande distribuzione, perché esiste un problema reale per quanto riguarda i prodotti freschi e deperibili; questi, essendo appunto soggetti a deterioramento a fine giornata, nei giorni successivi non sono più vendibili e, quindi, è giusto permettere alla grande distribuzione di poter smaltire l'eventuale invenduto, tenendo presente che questa pratica va anche a vantaggio del consumatore.

La norma, così come è stata elaborata in Commissione agricoltura, ammette comunque la vendita sottocosto di prodotti alimentari freschi e deperibili, ma solo nel caso in cui si registri dell'invenduto a rischio deperibilità o nel caso di operazioni commerciali concordate in forma scritta. In questo modo, la grande distribuzione potrà continuare ad effettuare le vendite sottocosto, perché si tratta di prodotti che devono essere esitati in tempi brevi e brevissimi, per evitarne il deterioramento.

Con questo provvedimento agevoliamo anche il consumatore che trova un'occasione favorevole d'acquisto, perché può scegliere i prodotti agroalimentari a un prezzo inferiore che, altrimenti, non avrebbe potuto acquistare. Altro aspetto non trascurabile è che la vendita del prodotto a un prezzo inferiore al costo d'acquisto evita anche che lo stesso diventi un rifiuto.

Dobbiamo tenere presente che la vendita sottocosto per i prodotti freschi e deperibili è strettamente legata anche allo spreco alimentare. Lo spreco alimentare è definito quell'insieme di prodotti alimentari che hanno perso valore commerciale e che non sono più appetibili, ma che possono essere ancora destinati al consumo umano. Parliamo di prodotti perfettamente utilizzabili, ma non più vendibili, che sarebbero altrimenti destinati ad essere eliminati e smaltiti, in assenza di un'ulteriore possibilità di vendita.

Se avessimo adottato un divieto tout court del sottocosto sui freschi e deperibili ci saremmo trovati di fronte a una modifica sostanziale delle logiche di approvvigionamento, da parte delle imprese distributive, che sarebbero state molto più restrittive in termini di quantitativi acquistati, proprio per evitare il rischio di rimanere con la merce invenduta a fine giornata.

Questi minori acquisti presso i fornitori, con conseguente perdita di fatturato per questi ultimi e minore produttività, e non di minore importanza, avrà anche ricadute occupazionali. Inoltre, ci sarebbero state anche ripercussioni sui consumatori, che difficilmente avrebbero potuto reperire prodotti freschi a fine giornata, perché l'esercizio commerciale non avrebbe più quell'assortimento che oggi gli è garantito.

Altro punto importante di questa proposta di legge è rappresentato dal divieto delle aste elettroniche a doppio ribasso. Tali aste dovrebbero essere orientate ad impedire la diffusione di fenomeni distorsivi della concorrenza; al contrario, sono diventate oggi un utilizzo illegittimo a danno dei produttori e dei trasformatori. Con questo meccanismo, i produttori fino ad oggi sono stati obbligati a vendere il loro prodotto ad un prezzo non ritenuto idoneo a remunerare dignitosamente il lavoro prestato. Il prezzo generato dalle aste elettroniche al buio al doppio ribasso influenza tutto il mercato, con danni sia per i produttori, ma anche per i consumatori, sotto il profilo qualitativo del cibo e della sicurezza e per l'intera filiera del made in Italy. Con questi meccanismi, i produttori sono costretti a tenere il prezzo più basso possibile per aggiudicarsi l'asta, con evidenti conseguenze anche sui lavoratori.

Questo sistema si rivale sul più debole: le aziende cercano di ottenere il prodotto agricolo ai prezzi più bassi possibili e i produttori si vedono costretti a risparmiare sul costo del lavoro. È importante sottolineare che, con questa proposta di legge, si va a tutelare anche chi lavora tutti i giorni nei campi, si va a tutelare il benessere dei lavoratori, ovvero di chi opera nell'intero settore. Con questo provvedimento, per quanto possibile, andiamo a contrastare il caporalato. Il Ministero delle Politiche agricole ed in particolare il Ministro Centinaio si è pienamente impegnato e si sta impegnando nel contrasto al fenomeno e intende garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli. Per la Lega, fondamentale è e sarà sempre la tutela del lavoratore agricolo e l'attenzione sulla pratica del caporalato ne è un esempio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Con questo provvedimento, si incentiva anche il ricambio generazionale, si incide sulla concorrenza impari, si promuove la necessità di una leale collaborazione, a beneficio di tutte le categorie, nell'interesse di tutti i protagonisti. Abbiamo il dovere, come istituzioni, di proteggere e tutelare i nostri prodotti e le nostre eccellenze agroalimentari, in quanto è anche su questo che si basa l'economia italiana. Per quanto sopra esposto, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maglione. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE (M5S). Grazie, Presidente. Io parto da uno spunto dell'onorevole Cenni: io quel libro l'ho letto e da quel libro ho avviato quelle riflessioni, che era giusto fare nel momento in cui la politica è chiamata a decidere su temi che riguardano l'interesse, in questo caso della filiera agricola. Io quel libro l'ho letto e l'ho trovato estremamente interessante e da quel libro ho preso una serie di spunti, perché uno dei passaggi di quel libro che più mi è piaciuto è quello in cui, da consumatori, veniamo definiti “cacciatori”, ma non cacciatori di qualità, bensì cacciatori di sconti. E allora noi politici dobbiamo chiederci che cosa sono questi sconti, se questi sconti sono positivi o meno all'interno di quella filiera, che noi, come Commissione Agricoltura e, in questo caso, come Camera dei Deputati dobbiamo tutelare. Dobbiamo chiederci il perché un barattolo di pomodoro può costare 39 centesimi, o il perché un litro d'olio può costare 2,90 euro, dobbiamo chiedercelo perché forse, molto probabilmente, dietro a quel prezzo c'è qualcosa che non va e allora a quella domanda forse basterebbe trovare una risposta, senza tante elucubrazioni, andando a monitorare quelli che sono i prezzi della filiera. E forse scopriremmo che un barattolo di pomodori al produttore costa già 35 centesimi e quindi è abbastanza improbabile che possa costare, sullo scaffale di un supermercato, 39 centesimi, quindi c'è qualcosa che non va, c'è qualcosa per cui il valore commerciale di questo bene si sta perdendo. E allora è giusto che la politica si chieda chi sta pagando per questo eccessivo sottocosto all'interno di quello scaffale. Ed è questo che ha fatto la Commissione Agricoltura, grazie alla proposta di legge dell'onorevole Cenni e grazie all'ausilio di tutti i commissari della Commissione Agricoltura, ringrazio in particolare la relatrice Gagnarli per il lavoro svolto di messa insieme delle varie anime della Commissione stessa. È venuta fuori questa norma, che intende andare a normare, e in qualche modo a controllare, questo sistema di ribassi all'interno di questa filiera di produzione e di distribuzione.

Siamo intervenuti - e non sto qui a ripeterlo perché già largamente ripetuto dai miei colleghi - su due temi fondamentali. Il primo è quello delle aste a doppio ribasso, che abbiamo detto che ormai non si possono più praticare all'interno della filiera commerciale, che noi abbiamo nella grande distribuzione, perché sono un sistema per ottenere un costo così basso, che molto probabilmente non premierà il produttore, ma premierà solo la grande distribuzione e i punti vendita. E poi siamo intervenuti sul sottocosto, in particolar modo, andando a tutelare quelli che sono i prodotti reperibili, dando la possibilità ai punti vendita di poter offrire una scontistica su questi prodotti entro il giorno dopo, in modo tale da evitare al consumatore - e in questo caso andiamo a tutelare anche il consumatore - la possibilità di consumare dei prodotti che sono forse alcune volte qualitativamente scadenti.

Infine, la norma - e mi attengo insomma a quello che ritengo forse uno dei passaggi più importanti della norma stessa - prevede l'introduzione delle cosiddette filiere etiche, perché la politica fa la politica nel momento in cui riesce a programmare e a progettare verso il futuro e, in questo caso, con l'introduzione di queste filiere etiche all'interno di quelle che sono le filiere di produzione e di distribuzione dei prodotti agricoli e agroalimentari, introduciamo il concetto di etica, cioè quel concetto che deve far sì che, all'interno di quella filiera, giustamente a tutti sia garantito un equo guadagno, sia a chi produce, sia a chi distribuisce, sia a chi vende. E questo come lo si fa? All'interno della norma, noi diamo una delega al Governo affinché il Governo stesso si occupi di mettere in piedi, attraverso delle agevolazioni fiscali, aiutando gli imprenditori agricoli che intendono aderire alla rete del lavoro equo, insomma tutti quegli strumenti normativi che sono capaci di indirizzare la filiera stessa verso la produzione di un prodotto che sia equo per quello che è il guadagno dell'intera filiera e soprattutto garantisca anche il consumatore, perché - come diceva la collega della Lega - è giusto che venga tutelato anche il consumatore, perché il consumatore è quell'utente finale che alla fine usufruisce di quel bene, e soprattutto venga tutelato quello che è il marchio che noi, come politici, abbiamo sempre difeso. Penso che noi tutti siamo intervenuti in qualche trasmissione, siamo intervenuti in Aula, siamo intervenuti in qualunque consesso pubblico per rimarcare l'importanza del made in Italy, però l'importanza del made in Italy la si ottiene anche tutelando quelli che sono i giusti prezzi all'interno della filiera che produce quel made in Italy, perché, nel momento in cui io porto un prodotto che è un made in Italy, che è un'eccellenza, all'interno dello scaffale di un supermercato ad un costo che è inferiore, rispetto a quello che dovrebbe essere il reale valore commerciale, in quel momento sto svilendo anche quello che è il made in Italy, sto svilendo quella che è la professionalità alla base di quella produzione, sto svilendo quello che è l'anello debole di quella filiera, ossia il produttore, quell'imprenditore agricolo che ogni mattina si alza, si rimbocca le maniche e, con il sudore della sua fronte, produce quelle eccellenze che noi proponiamo all'interno dell'intero contesto commerciale agricolo e agroalimentare perché riteniamo che sia il nostro valore di eccellenza, il nostro valore di surplus. Quindi, intervenire su questo tipo di corto circuito all'interno della filiera era necessario. Questo non significa che gli sconti non sono cosa buona, anzi gli sconti sono lo giusto strumento per permettere a tutti i cittadini di poter accedere anche a merci a cui forse, in un contesto normale, non potrebbero accedere, però è importante che, nel fare questo, a quegli stessi cittadini venga riconosciuta la possibilità di poter avere un prodotto che sia sostenibile dal punto di vista della filiera, ma soprattutto di qualità e quindi in qualche modo andare a intervenire per far sì che la grande distribuzione, che non va in qualche modo criminalizzata, però incominci a ragionare in termini di filiera e quindi non pensi unicamente a trarre profitto a danno di tutta l'intera filiera.

Quindi, questa è l'anima che ha sostenuto questo provvedimento all'interno della Commissione agricoltura e mi dispiace che la componente di Forza Italia in questo momento, se non ho capito male, si asterrà dalla votazione e mi dispiace anche prendere atto che, nonostante sia contro le aste a doppio ribasso, abbia votato contro l'articolo che aboliva le aste a dopo ribasso, però ne prendiamo atto. Nonostante, ciò va detto che, comunque, all'interno della Commissione c'è stato un largo lavoro d'intesa tra tutti i gruppi parlamentari e si è avuta la possibilità di migliorare quel testo, che è partito, ripeto, dall'onorevole Cenni e che oggi stiamo discutendo in Aula e che a breve approveremo. Quindi, detto questo, e ringraziando ancora tutti e soprattutto ponendo ancora una volta l'accento sul fatto che, ancora una volta, il MoVimento 5 Stelle, senza fare questioni di appartenenza, ha semplicemente dato spazio e dato vita ad una discussione, all'interno della Commissione, insieme al collega di maggioranza, ad un provvedimento che era giusto, perché in politica non conta l'appartenenza, ma dovrebbe contare quello che è giusto fare. E questo provvedimento era giusto farlo e per questo motivo il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA. Grazie, Presidente. Voglio associarmi ai giudizi positivi espressi dai colleghi per questo provvedimento, che è un provvedimento accolto con favore dai produttori, è un provvedimento che rafforza la filiera, che dà un segnale di discontinuità rispetto alle pratiche sleali, quindi è un provvedimento che, anche personalmente, sosterrò e voterò con convinzione. Voglio, però, approfittare della parola, Presidente, se mi consente, per rivolgere un saluto all'Aula, perché questo è il mio ultimo intervento in questa legislatura (Applausi), poiché lo scorso 26 maggio sono stato eletto al Parlamento europeo e, quindi, ho, in queste ore, deciso di esercitare l'opzione a favore di questo ruolo, che, peraltro, ho esercitato già in passato. Lascio quest'Aula con un po' di commozione, ringraziando la Presidenza, ringraziando i funzionari, i commessi e i dipendenti della Camera, che sempre ci aiutano e ci supportano, ringraziando i colleghi di tutti i gruppi, per la collaborazione che ho avuto modo di instaurare con loro, soprattutto negli organi in cui ho lavorato sempre con passione e buona fede, a partire dalla Commissione trasporti e dalla delegazione parlamentare per il Consiglio d'Europa.

Voglio, inoltre, rivolgere un ringraziamento e un saluto di cuore ai miei colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), alla mia presidente Giorgia Meloni, al mio capogruppo Francesco Lollobrigida e a tutti i colleghi che sono stati parte di una storia breve, ma molto intensa, una bella squadra, figlia di una grande storia che continueremo ad onorare e io cercherò di farlo nel mio piccolo anche in questo nuovo ruolo in Europa, dove c'è tanto bisogno d'Italia, c'è tanto bisogno di difendere la nostra storia, la nostra cultura, gli interessi della nostra patria. Grazie, Presidente (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Fidanza. Ritengo di interpretare un sentimento comune, nel formulare al collega i migliori auguri per il mandato europeo che sta per assumere e nel ringraziarlo per l'impegno profuso nello svolgimento dell'attività parlamentare (Applausi).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA GAGNARLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Solo per ringraziare la prima firmataria del provvedimento, per aver portato questo tema in discussione, tutti i commissari della Commissione agricoltura, che hanno lavorato al provvedimento in maniera seria e approfondita e hanno portato al miglioramento del testo, e gli uffici che ci hanno, come sempre, sostenuto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, saluto l'Associazione parlamentare Canada-Europa, che ha incontrato la Commissione affari esteri e comunitari e il gruppo di amicizia Canada-Italia dell'Unione interparlamentare. Li salutiamo, assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1549-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1549-A: "Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. Delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi).

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Carlo Fidanza.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Carlo Fidanza, eletto parlamentare europeo, ha dichiarato alla Presidenza di optare per tale carica, dimettendosi dalla carica di deputato nazionale.

Trattandosi di un caso di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 5-bis della legge 24 gennaio 1979, n. 18, la Camera prende atto dell'opzione espressa dal deputato per la carica di parlamentare europeo e della conseguente sua cessazione dal mandato di deputato nazionale, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento.

Proclamazione di una deputata subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un subentrante al deputato Carlo Fidanza, che ha optato per il Parlamento europeo, comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 26 giugno 2019, ha accertato che la candidata che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo della lista n. 16 Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni nella III Circoscrizione - Lombardia 1, nell'ambito del collegio plurinominale 03, risulta essere Maria Teresa Baldini.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputata, a norma   dell'articolo 17-bis, comma   3, del Regolamento,  per la III Circoscrizione - Lombardia 1, nell'ambito del collegio plurinominale 03, Maria Teresa Baldini.

Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

Colleghi… colleghi… vi prego, ho avuto un po' di pazienza, però adesso consentiamo ai colleghi di svolgere gli interventi di fine seduta. Prego, onorevole De Menech.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. “Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, presentano una varietà di forme scultoree, che è straordinaria nel contesto mondiale. Queste montagne possiedono inoltre un complesso di valori di importanza internazionale per la scienza della terra.” Con queste parole, dieci anni fa, il 26 giugno 2009, da Siviglia, l'UNESCO ha riconosciuto le Dolomiti patrimonio mondiale, per il loro valore estetico e paesaggistico, per l'importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico. Le Dolomiti UNESCO non sono un'interrotta catena di cime, bensì nove sistemi montuosi, tra loro separati da valli, fiumi e altri gruppi di montagne: 142 mila ettari che formano il bene UNESCO, costituiscono una sorta di arcipelago, distribuito su un'area alpina molto più vasta e suddivisa in 5 province diverse tra loro dal punto di vista istituzionale e amministrativo. “Ma se io dico che la mia terra è uno dei posti più belli, non già dell'Italia ma dell'intero globo terracqueo, tutti cascano dalle nuvole e mi fissano con divertita curiosità. La mia patria si chiama Belluno e benché sia capoluogo di provincia, vado constatando da decenni che quasi nessuno, tranne i bellunesi, sappia dove sia”: questo diceva il grande Dino Buzzati. In questi ultimi dieci anni, anche grazie al riconoscimento Dolomiti UNESCO, Belluno e le Dolomiti sono sicuramente più conosciute e riconosciute. Lasciatemi chiudere questo ricordo ricordando per l'appunto la figura dell'allora presidente della provincia, Sergio Reolon, che, con tenacia e determinazione, aiutato dai suoi assessori, dai tecnici, ma soprattutto dall'orgoglio di tutti i bellunesi e tutti i dolomitici, ottenne questo straordinario risultato, pensato per gli abitanti di una montagna che deve continuare ad essere vissuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, come componente della Commissione politiche dell'Unione europea mi è inevitabile evidenziare come i fondi europei siano una grande opportunità di ricchezza, una risorsa volta a riqualificare il territorio e farlo crescere nel suo potenziale. Eppure proprio quei fondi che avrebbero dovuto essere finalizzati alla crescita e allo sviluppo, nella mia terra sono stati perennemente persi per una buona parte a causa dell'incapacità di strutturare progetti validi o di gestirli e il più delle volte quelli utilizzati hanno avuto finalità mirate a tutto eccetto che a fare l'interesse dei cittadini. Basta pensare che nella classifica della cosiddetta capacità di assorbimento dei fondi strutturali, ossia il rapporto tra la spesa effettuata e i fondi a disposizione, la Sicilia si è sempre collocata agli ultimi posti in Europa, declassandosi, di fatto, rispetto a molte altre regioni.

Ho appreso con grande amarezza che la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ha respinto il ricorso dell'Italia contro il taglio di 380 milioni di euro per la Sicilia per gravi carenze di gestione e di controllo dei fondi. La questione è legata al periodo opaco di fondi assegnati nel settembre 2000-2006, caratterizzato dalla mancanza di trasparenza, irregolarità, assenza di controlli, violazioni che hanno fatto di queste risorse, più che un potenziale, una vera mangiatoia per pochi attori. Considerata che questa è la conferma che chi avrebbe dovuto agire nell'interesse e nel bene della Sicilia non solo ha perso l'opportunità di dimostrare amore per quest'ultima, ma ha causato un ulteriore danno a una terra già devastata da tempo, come già richiesto dai miei colleghi all'ARS, sollecito il presidente Musumeci a dimostrare un po' di rispetto e fare luce sulla vicenda, affinché ai veri colpevoli vengano attribuite le responsabilità e le relative conseguenze di questo ennesimo disastro, perché, ancora una volta, a pagare le colpe dell'inadempienza e dell'incapacità di chi soffoca costantemente la crescita e lo sviluppo non siano, come sempre, i siciliani e la dignità della stessa Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per riportare a quest'Aula quello che è successo - ne siamo venuti a conoscenza stamattina - nella mia zona, nel Reggiano. Si parla dell'operazione cosiddetta “Angeli e demoni”, con cui ci sono stati una ventina di arresti, fra cui il sindaco di Bibbiano, del PD, ma gli arresti hanno coinvolto anche medici, operatori sociali, e quello che è più agghiacciante è che questi fatti coinvolgevano dei bambini, decine di bambini. È stato descritto come un illecito e redditizio sistema di gestione dei minori. Ecco, Presidente, questa cosa ha dei tratti agghiaccianti, perché la finalità - leggo testualmente dagli articoli di giornale che stanno uscendo in queste ore - era di sottrarre figli a famiglie in difficili situazioni sociali e affidarli, dietro pagamento, ad altri genitori.

E, per ottenere questo scopo, sarebbero stati usati metodi per manipolare la memoria di questi piccoli minori e i racconti di queste vittime, per falsificare i documenti con false relazioni su abusi subiti dai piccoli, terapeuti travestiti da cattivi delle fiabe per incutere paura, disegni contraffatti. Questa è una cosa agghiacciante! I reati contestati - e per questo ringrazio il Nucleo operativo dei carabinieri per il lavoro svolto - sono frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento sui minori. Questa storia è agghiacciante! Di questo volevo informare l'Aula e sicuramente è il campanello d'allarme di una situazione più grande.

Vorrei ringraziare i portavoce del MoVimento 5 Stelle che da tempo stavano seguendo la faccenda, Paola Soragni a Reggio Emilia, Stefania Ascari che portato alla Camera poco fa un fatto simile, e che stanno lavorando assieme ai colleghi su una proposta di legge per riformare questo sistema e a un'indagine conoscitiva. Presidente, auspico tempi celeri della magistratura e pene severe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Le chiedo scusa, ma ho un attimo di difficoltà nel prendere la parola per una notizia che mi ha effettivamente sconvolto. Nella relazione al Parlamento sull'attività svolta nel 2018, il presidente dell'Anac Raffaele Cantone mette in evidenza che la Campania e la Calabria sono le regioni che presentano le maggiori criticità in tema di corruzione. Il dato emerge nel capitolo sugli indicatori di rischio corruttivo e la cosa preoccupante è che questo primato al contrario appartiene ad una regione, la mia Campania, in cui l'organizzazione assistenziale sanitaria esistente non riesce a fornire risposte adeguate ai bisogni di salute dei propri cittadini, nonostante le tante buone pratiche che la grande maggioranza degli operatori porta avanti ogni giorno.

Quindi, invece dell'hashtag “mai più ultimi”, suggerirei l'hashtag “sempre primi in una classifica al contrario”. Questo grave sos dell'Anac impone un'attenzione critica sulla capacità di un governo del servizio sanitario regionale della Campania; e parlo di sanità perché c'è anche la ASL di Salerno, la ASL della mia città di nascita, tra i diciotto soggetti ispezionati dall'Anac nel 2018 per prevenzione della corruzione e obblighi di trasparenza. E da quanto risulta al centro delle verifiche all'ASL di Salerno ci sono assenteismo e rispetto delle misure di prevenzione in materia di appalti, contratti, incarichi e concessioni di servizi.

E, visto che il linguaggio di populismo militante utilizzato dal massimo livello istituzionale della regione Campania invoca continuamente un'operazione verità, sono qui a ribadire che l'operazione verità vada fino in fondo, ma vada in fondo nell'esclusivo interesse dei cittadini salernitani, che sono costretti, loro malgrado, ad ascoltare una narrazione ossessiva che si discosta completamente dall'evidenza della realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Il 27 giugno 1980 il Dc9 Itavia, con 81 persone a bordo, fu abbattuto nei cieli di Ustica; persero la vita i 77 passeggeri e i 4 membri dell'equipaggio. Questa mattina, come tutti gli anni, l'associazione dei familiari delle vittime ha ricordato quella terribile strage insieme al comune di Bologna. È prima di tutto grazie al loro impegno il motivo per cui si sono fatti tanti passi avanti nell'accertamento della verità, anche in sede giudiziaria. Il Dc9 Itavia fu coinvolto in un vero e proprio atto di guerra, in spregio alla stessa sovranità dell'Italia. Negli anni successivi alla strage abbiamo assistito a vere e proprie azioni di depistaggio a livello nazionale e internazionale, ma ormai il quadro di quello che è accaduto è chiaro. Mi è già capitato di sollecitarlo in varie occasioni con atti di sindacato ispettivo, promossi, in particolare, con il collega Verini: occorre dare più forza ad un'azione diplomatica volta a raccogliere da altri Paesi, le cui forze armate erano presenti quel giorno nel contesto della strage, le informazioni in loro possesso. È un dovere verso le vittime e i loro familiari e rappresenta la condizione per difendere davvero l'autorevolezza e la dignità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, signora Presidente. Prendo la parola per denunciare una situazione di emergenza che si è verificata nel mio Molise: è di poche ore fa la notizia che il commissario ad acta della sanità della regione Molise ha firmato la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Termoli. E' un fatto di inaudita gravità, deciso in sintonia con il tavolo tecnico, un organo abominevole fatto di burocrati, di ragionieri che, conti alla mano, decidono come e cosa fare della sanità molisana. Lo fanno in completo disprezzo di quelli che sono i diritti alla salute, il destino delle donne che devono partorire e dei bambini che devono nascere ma anche degli anziani, dei cardiopatici.

Vedete, spostano, tagliano, solo perché la regione Molise è una regione in rientro dal deficit. Ma io dico una cosa: il diritto alla salute non è forse un diritto di tutti? E allora, nel mio Molise si muore perché la TAC è rotta, perché il pronto soccorso è chiuso e ora non si potrà nemmeno più nascere. Ma dove sono finiti tutti i ministri di questo Governo che facevano lunghe passerelle nelle strade del mio Molise? Dove sono adesso, io mi chiedo? Il Ministro Grillo ieri ha detto che non servono soluzioni fantasiose per risolvere il problema della sanità in Molise, come ad esempio i medici militari. Bene, io dico una cosa: voi non solo non avete buonsenso, ma certo non avete nemmeno fantasia.

Allora mi chiedo: falce alla mano, come fate a tagliare di qua e di là senza nemmeno rendervi conto che stiamo toccando i diritti alla salute dei nostri concittadini? Dico questo: attenzione, non solo il Molise esiste, ma il Molise continuerà a esistere, nonostante le scelte scellerate di questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, stiamo osservando - lo dico prima di tutto da cittadino reggiano - con particolare attenzione e anche preoccupazione ciò che sta accadendo in Val d'Enza, nella nostra provincia, relativamente all'indagine definita “Angeli e Demoni”, che riguarda soprattutto presunti e possibili maltrattamenti su minori e riguarda una potenziale, possibile frode e abuso d'ufficio. È una situazione che tocca tutta la nostra realtà territoriale, che è sempre stata una realtà che, in termini di servizi e attenzione alla persona, è sempre stata un punto di eccellenza e d'avanguardia per il sistema Paese.

Guardiamo a ciò con preoccupazione, rilevando però solo un fatto, ossia che, in questo momento, vi è un'azione giudiziaria, vi è un'indagine in corso, e sentire da queste banchi emettere già delle sentenze, come ha fatto prima il collega Zanichelli, mi sembra abbastanza inopportuno e improprio.

Torno a ripetere, siamo attenti e fiduciosi che la magistratura faccia il suo corso, ma attenti e fiduciosi affinché quel sistema, per quanto riguarda la difesa della persona e della rete dei servizi nel nostro territorio, continui a fornire sempre risposte importanti ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 28 giugno 2019 - Ore 11,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 12,30.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 26 giugno 2019:

  - a pagina 95, prima colonna, ventesima riga, dopo la parola “annuale” inserire le parole “alle DSA”.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati D'Ambrosio, Emiliozzi, Gabriele Lorenzoni, Tripiedi e Vinci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 1 i deputati Bonomo, Gadda e Nobili hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 i deputati Casciello e Pella hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 8 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1603-bis-A - voto finale 436 342 94 172 267 75 86 Appr.
2 Nominale Pdl 1549-A - em. 1.101 441 348 93 175 92 256 86 Resp.
3 Nominale em. 1.10, 1.100 440 319 121 160 66 253 85 Resp.
4 Nominale em. 1.102 443 413 30 207 67 346 85 Resp.
5 Nominale em. 1.103 447 417 30 209 69 348 84 Resp.
6 Nominale articolo 1 447 377 70 189 377 0 84 Appr.
7 Nominale em. 2.100 rif. 453 452 1 227 452 0 83 Appr.
8 Nominale em. 2.101 448 447 1 224 70 377 83 Resp.
9 Nominale em. 2.50 453 452 1 227 452 0 83 Appr.
10 Nominale articolo 2 452 387 65 194 387 0 83 Appr.
11 Nominale art. agg. 2.0100 452 448 4 225 75 373 83 Resp.
12 Nominale articolo 3 446 444 2 223 444 0 83 Appr.
13 Nominale art. agg. 3.0103 451 425 26 213 71 354 83 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale art. agg. 3.0100 446 444 2 223 68 376 83 Resp.
15 Nominale art. agg. 3.0101 441 413 28 207 70 343 83 Resp.
16 Nominale art. agg. 3.0102 448 423 25 212 71 352 83 Resp.
17 Nominale art. agg. 3.0104 449 423 26 212 74 349 83 Resp.
18 Nominale mantenimento articolo 4 453 452 1 227 381 71 83 Appr.
19 Nominale em. 5.100 rif. 452 451 1 226 451 0 83 Appr.
20 Nominale articolo 5 454 454 0 228 454 0 83 Appr.
21 Nominale art. agg. 5.0100 447 435 12 218 98 337 83 Resp.
22 Nominale Pdl 1549-A - voto finale 429 369 60 185 369 0 81 Appr.