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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 194 di venerdì 21 giugno 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 14,25.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 giugno 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Rampelli, Rosato e Francesco Silvestri sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi (A.C. 1807-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1807-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Interverremo più diffusamente in dichiarazione di voto finale nel merito del provvedimento. Noi non votiamo la fiducia e non la votiamo per una questione di forma, che poi, però, è sempre sostanza, perché siamo all'ennesima fiducia e questo Parlamento continua a essere sempre più trasformato in un notaio invece che nel legislatore. Non la votiamo per questo siparietto increscioso che c'è stato sui fondi per il Sud, che ha dimostrato come vi siano delle dinamiche completamente avulse da quello che è il merito dei provvedimenti e quello che ha a che fare con ciò che servirebbe per far ripartire la crescita del Paese. Inoltre, non la votiamo nel merito perché è una collezione di piccoli provvedimenti. Infatti, ve ne sono alcuni che, in realtà, c'erano già in passato e sono stati reintrodotti, come il “super ammortamento”, e ce ne sono altri che non sortiranno alcun effetto perché non centrano il problema, come i tentativi, attraverso gabbie fiscali al Sud, di riportare qualche cervello in fuga o perché sono misure sbagliate, come i condoni, o, ad esempio, misure che potrebbero non essere coerenti con la normativa comunitaria, come, per esempio, quando si parla di contributo dello Stato alle società partecipate.

In conclusione, non voteremo a favore per una semplice ragione: non contribuisce alla crescita, non aiuta la crescita a dispetto del nome, crea ancora una volta più incertezza e più confusione nel quadro normativo, non incoraggia gli operatori economici, non incoraggia le imprese a investire e non incoraggia l'attrazione di investimenti da fuori. Questo clima d'incertezza è un clima di scarsa fiducia e per la crescita servirebbe altro, servirebbe altro in Italia ma - e mi permetta di dire e di concludere su questo, Presidente - servirebbe altro in Europa, dove ovviamente dovremmo, per la crescita, cercare di scampare la procedura d'infrazione; dovremmo renderci conto che ormai siamo completamente isolati e nell'angolo. La foto delle ultime ore è una foto dove la Spagna ha abilmente preso il posto del Regno Unito, in questo trittico fra Francia, Germania e Spagna. Noi siamo in panchina seduti in un angolo, con un Premier di un altro Paese, il Regno Unito dimissionario, che vuole uscire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. A nome della componente MAIE del gruppo Misto preannuncio il voto a favore sulla fiducia richiesta dal Governo in merito al provvedimento di conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, più comunemente denominato “decreto crescita”. È un provvedimento che riteniamo molto importante perché con esso si gioca la partita della ripresa economica e degli investimenti e dovrebbe portare a uno sblocco della stagnazione attraverso l'introduzione di una serie di incentivi, agevolazioni e novità fiscali.

Mi riserverò di entrare un po' più nel merito di tale provvedimento in sede di dichiarazione di voto finale e, pertanto, ribadisco la fiducia al Governo da parte della componente MAIE del gruppo Misto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Come Minoranze Linguistiche esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia così come sarà nel voto finale. Nel provvedimento, che, in realtà, è diventato un decreto omnibus, vi sono alcune norme e misure utili come quelle di proroga relative al terzo settore. Vorremmo dire che ci sono nonostante tutto, nonostante un iter parlamentare in cui è stato difficile lavorare in modo efficace e nel quale non sono state accolte molte proposte di merito e fra queste quelle che abbiamo proposto come Südtiroler Volkspartei e PATT. Ci lascia perplessi che ciò sia avvenuto in molti casi a causa di scelte dovute a incapacità di ascolto.

Almeno in premessa il “decreto crescita” avrebbe dovuto sostenere, in primo luogo, le piccole e medie imprese e gli artigiani, cioè coloro che sono l'economia reale di questo Paese, il cui ruolo richiede incentivi per rendere la loro dimensione competitiva.

In realtà, è stato fatto l'opposto e una delle prove, a nostro giudizio, si trova all'articolo 10, con l'introduzione per il beneficiario della possibilità di trasformare le detrazioni fiscali in uno sconto a carico dell'imprenditore, cioè l'effetto di escludere dal mercato molte piccole imprese che non hanno la liquidità necessaria per sostenere quel che diventa così un costo immediato.

Più che coraggio e visione, per citare il Presidente del Consiglio, talvolta se non sempre - e concludo, Presidente - occorre semplicemente ascoltare i piccoli imprenditori e riferirsi alle loro reali condizioni e necessità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la componente Noi con l'Italia-USEI non voterà la fiducia a un Governo che consideriamo ancora fortemente a guida MoVimento 5 Stelle. Ammettiamo, però, che in riferimento al “decreto-legge crescita”, su cui è stata chiesta la questione di fiducia, vediamo alcuni aspetti interessanti sui quali ovviamente si esprimerà nella dichiarazione di voto finale il presidente Lupi. Però, sottolineiamo che il “decreto-legge crescita” presenta aspetti positivi in tema di sostegno alle imprese e di semplificazione. In particolare, prevede una riduzione del cuneo fiscale, il “super ammortamento”, una riduzione dell'aliquota IRES e la riduzione dell'IMU per i beni strumentali, aspetti che consideriamo di impronta legata al programma per cui siamo stati eletti e su cui ci troviamo assolutamente sensibili.

Siamo, però, nel nostro Paese, anche per ragione dell'Esecutivo, in una situazione economica molto grave. Imputiamo questa situazione a due misure principali: una sicuramente è “quota cento” ma, soprattutto, il reddito di cittadinanza, provvedimenti - e soprattutto quest'ultimo - che hanno fatto crescere pesantemente la spesa corrente, ponendo il nostro Paese in una situazione in cui il deficit in rapporto al PIL è in crescita, il debito pubblico è in aumento, la povertà, soprattutto al Sud, prosegue a crescere, in cui aumenta il numero di tavoli di crisi, tra l'altro senza trovare soluzioni per le imprese in difficoltà, e sale la disoccupazione, soprattutto quella giovanile.

Allora, ci troviamo sicuramente - e concludo - nella disponibilità a lavorare su provvedimenti che aiutino le imprese che per noi sono la spina dorsale del Paese e che sono l'unica realtà che può creare ricchezza e posti di lavoro. Sarebbe necessario un provvedimento di sistema. Aspettiamo con attenzione che ciò accada e daremo il nostro contributo ma, ovviamente, sul tema della fiducia, per coerenza con quanto fatto anche in altre occasioni, non possiamo che votare contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo, il gruppo di LEU, voterà contro la fiducia al Governo che, lo ricordo, è la seconda in due o tre settimane, insomma, e si ripropone in questo caso questa formula reiterata di bicameralismo zoppo. In “questo giro” è andata meglio a noi, nel senso che il provvedimento abbiamo potuto esaminarlo qui, e tornerà all'attenzione del Senato sostanzialmente blindato, perché la scadenza del decreto, come sappiamo, è il giorno 29 e, quindi, l'altro ramo del Parlamento lo vedrà soltanto volare sopra il tetto del Senato.

Al di là di queste considerazioni, che ribadiamo ogni volta, questo - e lo ribadisco, così come ho detto nella discussione sulle linee generali - è stato un provvedimento disordinato che, diciamo, è triplicato nei suoi contenuti nel corso della discussione in Commissione dell'ultima settimana.

Quindi, un provvedimento complicato che contiene tantissime norme e, soprattutto, il cui iter all'interno della Commissione è durato ben quattro settimane, come ha sottolineato qualcuno - ieri la collega Cattoi della Lega - ma dimenticando di dire che nelle prime due settimane sostanzialmente le due Commissioni riunite, finanze e bilancio, hanno svolto soltanto degli esercizi e degli allenamenti in Commissione, perché nel merito non si entrava mai, in attesa che il Governo, e quindi i due contraenti del Governo, Lega e MoVimento 5 Stelle, sciogliessero i nodi di tenuta e di contenuto relativamente al prosieguo dei lavori al Senato sul decreto “sblocca cantieri”. Questo ha fatto sì che la Camera stessa sia stata bloccata da questa situazione e, poi, soltanto una volta sciolti questi nodi, si è arrivati alla conclusione di un percorso che nell'ultima settimana ne ha viste un po' di tutti i colori.

Ma questo al netto - lo dico e lo ribadisco - della volontà anche dei colleghi amici relatori o dei presidenti di Commissione, perché si è stati un po' ostaggio tutti del Governo nel momento in cui emendamenti dei relatori, pochi del Governo, due, ma dei relatori arrivavano e continuavano ad arrivare anche oltre gli accordi tra i gruppi.

La cosa paradossale è che, una volta subemendati da parte dei gruppi di maggioranza e di opposizione, ritornava molto spesso una riformulazione dell'emendamento dei relatori che, sostanzialmente, vanificava anche il subemendamento che le opposizioni o la maggioranza stessa avevano presentato.

Quindi, si è concluso in bellezza con il rinvio in Commissione di ieri; un rinvio in Commissione che ha bloccato di nuovo i lavori della Camera, come sappiamo, per un'altra giornata, per la presenza di un grosso problema politico, che è stato poi risolto all'interno dei lavori della Commissione ieri, tra la mattina e il pomeriggio, con l'intervento della Ministra Lezzi, che sostanzialmente ci ha lasciati un po' senza parole, perché si è scusata parlando di incomprensioni o di pareri contrari della Ragioneria che c'erano e non c'erano, mentre il giorno prima, attraverso le agenzie e attraverso i giornali, si era fatta nel vero senso della parola esplodere con chissà quale manina che avrebbe prodotto chissà quale testo della parte relativa allo spostamento dallo Stato alle regioni della gestione del Fondo di sviluppo e di coesione.

Questa è stata un po' la giornata di ieri. Peraltro, segnalo che questo emendamento, l'emendamento in questione, l'emendamento della discordia, era stato votato lunedì notte intorno alle 22 ed era una terza riformulazione; quindi, poi, ieri sostanzialmente non abbiamo capito cosa abbia scatenato le ire della Lezzi.

Questa è un po' la cronistoria di un provvedimento che al suo interno ha delle cose anche buone e delle cose che abbiamo sottolineato come positive. Voglio sottolineare e far lasciare agli atti che contiene sostanzialmente tutto il provvedimento di semplificazione fiscale, la cosiddetta pdl Ruocco, che è stata votata all'interno dell'Aula qualche settimana fa e sul quale il nostro gruppo aveva dato un voto di astensione proprio ravvisando anche degli elementi di positività all'interno del provvedimento.

Però, accanto a delle cose positive - ne cito alcune: le disposizioni sul Fondo per il credito alle aziende vittime dei mancati pagamenti, forme di super ammortamento, i vari fondi di garanzia che ci sono - poi ci sono tante criticità che ha anche esposto ed esporrà in sede di dichiarazione di voto finale il collega Fassina. Ne cito alcune: quella dell'articolo 10, la cito io, ma ve lo hanno detto in tutti i modi anche le associazioni di categoria, quali Confartigianato, perché, sostanzialmente, all'articolo 10 si dà la possibilità di ricevere, in luogo della detrazione per interventi di efficienza energetica e rischio sismico, un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante. Il fornitore, poi, se lo recupererà in cinque quote annuali. Questo è un provvedimento che sostanzialmente abbiamo chiesto di modificare, e quindi di estendere la platea dei soggetti a cui poter cedere questo credito, finanche al sistema bancario. Ci è stata bocciata questo tipo di iniziativa perché, sostanzialmente, in ultimo, l'utilizzo del sistema bancario creerebbe debito pubblico, ma, di fatto, una soluzione va trovata; e quella che è stata trovata, ovvero un allargamento della platea dei possibili soggetti in grado di acquisire questo credito, non risolve un problema che penalizza fondamentalmente le piccole e medie imprese che verranno esautorate e scavalcate nelle loro iniziative commerciali e imprenditoriali da soggetti evidentemente più grandi.

Lo dico sempre, parlo sempre un po' delle stesse cose, ma il fatto che abbiamo votato a favore del “salva Popolare di Bari”, ovvero un criterio che la Commissione e il Governo hanno individuato per poter utilizzare le attività per imposte anticipate, le famose DTA, come crediti d'imposta, lo abbiamo salutato con favore e ci auguriamo che questo tipo di iniziativa possa essere intrapresa anche per Banca Carige.

Ancora oggi sui giornali, come ieri, leggiamo di soggetti potenzialmente interessati al salvataggio di Banca Carige: come dico sempre, come ho detto anche al relatore, noi siamo favorevoli e disponibili anche a valutare opzioni governative, ovvero iniziative relative alla trasformazione di DTA in crediti d'imposta. Basta che poi non arrivino due persone, che possiamo essere io e Fratoianni, e tagliamo la metà ai dipendenti, così siamo capaci tutti a salvare le banche.

L'intervento dello Stato è previsto all'interno del decreto Carige attraverso la ricapitalizzazione precauzionale; quella non deve essere un'estrema ratio a questo punto, dopo che tanti mesi sono passati. Deve essere una cosa da mettere sul tavolo della discussione come un provvedimento che noi tutti abbiamo votato; anzi, colgo l'occasione e mi rivolgo alla Presidenza: qualche mese fa ormai avevo chiesto, insieme al capogruppo Fornaro, di poter audire il Governo anche su questa questione di Banca Carige. Ad oggi, son passati due mesi, ho capito che c'è stato un po' di trambusto, ma questa questione non è stata più affrontata; quindi, rinnovo - mi pare per la terza volta - alla Presidenza l'invito affinché possa farsi tramite perché il Governo venga a relazionare in Aula sullo stato di attuazione di un decreto che abbiamo approvato non più tardi di quattro o cinque mesi fa.

Un'altra questione, che ho sottolineato anche nel corso dei lavori della Commissione, è che anche questa volta in termini di semplificazione non è stato possibile abolire le comunicazioni dei dati di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto, le comunicazioni trimestrali. Questo era un obiettivo di questo Governo, anzi, era stato annunciato a settembre-ottobre dell'anno scorso in occasione della presentazione della pdl Ruocco “semplificazione”, che conteneva questo provvedimento. Ad oggi, non siamo ancora pronti, l'Agenzia delle entrate non è ancora pronta, ma questo è un vero tema che riguarda la semplificazione, e mi auguro che, da qua a qualche mese, in occasione della legge di bilancio, si possa finalmente arrivare ad una conclusione di questa che ormai è diventata una roba insostenibile, nel momento in cui la presenza della fatturazione elettronica, non da ieri, ma da un po' di tempo, rende forse questo un automatismo che solleverebbe piccoli imprenditori, e comunque professionisti, da questa incombenza che a oggi oggettivamente è antistorica ed evidentemente necessita di uno strumento percorribile e utilizzabile da parte di tutti.

Sulla questione dei comuni ci sono delle buone proposte, delle buone soluzioni; manca ancora tanta strada. Ripeto, rinnovo sempre l'invito, anche all'interno della Commissione, di poter studiare e trovare il modo di pensare a un provvedimento che metta un punto alle varie richieste che vengono dall'Associazione dei comuni, dai comuni stessi, dai nuovi amministratori, senza dover rincorrere ogni volta l'emendamento nel corso dei lavori del singolo provvedimento.

Infine, ci sarebbero tanti altri argomenti. Un cenno ai risparmiatori truffati dalle banche: anche in questa fase diciamo che l'obiettivo non è stato colto, nonostante gli annunci in campagna elettorale, e quindi le varie richieste non sono state assecondate, nemmeno quella di poter ricorrere a un arbitrato.

Questi sono elementi che sbrigativamente - vado a concludere - ho citato come elementi negativi all'interno di un provvedimento, ripeto, enorme, disordinato nella sua conduzione più che sulla gestione, e che vedrà il voto contrario del nostro gruppo, così come vedrà il voto contrario alla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, quando si iniziò a evocare il varo di un “decreto crescita”, siamo andati più o meno tutti nel panico, soprattutto noi deputati dell'opposizione. Un provvedimento fatto non dal bugiardino di Firenze, ma dal Governo del cambiamento, capitanato nientepopodimeno che dall'“avvocato del popolo”. Abbiamo pensato sarebbe stato uno schianto e abbiamo avuto la positiva suggestione che si sarebbe dato impulso all'industria, all'economia, al commercio, all'agricoltura, al turismo, a tutte le attività produttive, per aumentare il PIL, portandolo almeno ai livelli dichiarati nella recente manovra finanziaria.

Abbiamo ingenuamente pensato che ci sarebbe stato un nuovo progetto industriale, l'abbattimento del cuneo fiscale, i dazi di civiltà per contrastare la concorrenza sleale cinese e dei Paesi emergenti, la tassa piatta, almeno quella tante volte evocata dal presidente del nostro partito, Giorgia Meloni, sui cosiddetti redditi incrementali, l'azzeramento delle tasse sulle nuove assunzioni, lo sblocco della TAV, per arrivare al Nord, fino a Lione, ma anche verso Sud, fino a Palermo, colmando con un passante anche lo Stretto di Messina.

Abbiamo immaginato un grande piano di manutenzione del territorio e di prevenzione sismica; qui si parla dei terremoti più recenti soltanto per dire che la manutenzione delle casette prefabbricate sono a carico dei comuni, il che è abbastanza ridicolo.

Io ho addirittura pensato - lo confesso intimamente - che forse il Governo penta-leghista avrebbe persino riesumato l'IRI, la Cassa del Mezzogiorno e le partecipazioni statali ma, già dall'esame del primissimo testo, quello del Consiglio dei ministri del 20 marzo, si è annusata la sòla, come si dice così dalle mie parti, anche se temo che ormai sia diffuso un po' in tutto lo Stivale. Il 24 aprile, con l'approvazione - ovviamente con riserva - del testo abbiamo avuto la conferma: si trattava del solito, immancabile, tanto vituperato, anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura, decreto omnibus: 50 articoli per 50 provvedimenti a pioggia, che poi sarebbero diventati 60 con l'esame delle Commissioni; dunque, la solita ridda di provvedimenti che ci lasciano quasi intravedere che dal vecchio penta partito si sia passati appunto alla soluzione penta-leghista (c'è sempre un penta di mezzo). Poi ci siamo ricordati che uno dei due soggetti che fanno parte del Governo e che lo sostengono si ispira esplicitamente al principio filosofico della decrescita felice, quindi il titolo del decreto non poteva che essere un ossimoro: crescita no, assolutamente; decrescita, forse; infelice sì, anzi sicuramente.

Abbiamo avuto qualche ulteriore conferma vedendo il grande pasticcio, tra i vari pasticci che sono stati messi in onda su queste frequenze, per quel che attiene la capitale d'Italia - il “salva-Roma”, articolo 38 - e il tentativo, abortito, di dare ossigeno alle famiglie romane, che pagano la terza IRPEF e la prima Tari d'Italia a causa dei 13 miliardi di debito intrapresi fino al 2008; lo voglio dire per i colleghi del Partito Democratico che, troppo spesso, ironizzano su questo, ma c'è poco da ironizzare perché fino al 2008 questi debiti sono stati fatti da chi ha governato Roma, cioè da Rutelli e da Veltroni, quindi c'è poco da scherzare. Originariamente i debiti - vedo che insistete, quindi ancora non avete studiato bene -, fino al 2008, sono stati intrapresi da chi ha governato nelle due consiliature precedenti; si tratta, appunto, dei sindaci del Partito Democratico, Rutelli e Veltroni. Originariamente, nella formulazione iniziale, i debiti li avrebbe pagati lo Stato, come è giusto fare per tutte quelle amministrazioni che si trovano in dissesto, anche perché non si capisce bene la ragione per cui noi, spesso e volentieri, ci siamo qui trovati, Presidente, a discutere del “salva-Ilva”, visto che la famiglia Riva se ne era andata col bottino nei paradisi fiscali, ma noi abbiamo dovuto comunque rifondere per garantire un futuro industriale a un'azienda di primissima scelta. Non si capisce la ragione per la quale tante volte abbiamo dovuto provvedere alla messa in sicurezza di questioni che non stavano in piedi neanche con l'attaccatutto; abbiamo dovuto mettere le mani nel portafoglio per salvare il Monte dei Paschi di Siena, sempre per via di sprovveduti amministratori legati al Partito Democratico, piuttosto che Banca Etruria, piuttosto che Carige; però, poi, quando ci sono cittadini in difficoltà perché qualcuno li ha amministrati male, chissà perché, misteriosamente, non si può tentare di soccorrere famiglie che nessuna colpa hanno, se sono state, appunto, male amministrate, cioè se i cittadini sono stati male amministrati, in questo caso dal Partito Democratico.

Dunque, questo provvedimento sul “salva-Roma” è un provvedimento che, così come formulato, paradossalmente stabilisce il principio che i mutui che saranno rinegoziati con Cassa depositi e prestiti, che avranno un tasso di interesse più basso e che quindi produrranno dei risparmi, vedranno questi risparmi indirizzati al salvataggio di altre amministrazioni in crisi. Quindi, praticamente, il “salva-Roma”, attraverso Roma, diventa un salva comuni in dissesto. Noi siamo d'accordo - lo voglio subito sottolineare, già l'ho detto e lo ripeto - sul fatto che questi comuni debbano essere soccorsi; riteniamo però che non ci siano le idee molto chiare - per utilizzare un eufemismo - da parte di questo Governo sulla capitale d'Italia.

Quello che non accettiamo è che la capitale d'Italia - ma potremmo parlare delle capitali di qualunque nazione del pianeta - possa essere equiparata a tutti gli altri comuni. Diciamo che è una contraddizione in termini: se esiste una capitale, è perché questa capitale deve svolgere un ruolo, ha un compito, anche di volano economico. Se la capitale funziona, sicuramente ci sarà un consequenziale prodotto interno lordo in crescita, quindi una capacità di far girare la macchina economico-occupazionale della nazione nella giusta direzione. Non è così per questo Governo, le idee sono, appunto, molto, molto confuse. Mao Tze Tung diceva: quando sotto il cielo stellato c'è confusione, la situazione è favorevole. Potrebbe quindi esserci anche una situazione favorevole, nel caso in cui il Governo dovesse sciogliersi e dovessimo andare ad elezioni anticipate, probabilmente con una nuova maggioranza più solida, più armonica, più compatibile, più coerente, potendo dare maggiori soddisfazioni in questa fase storica al nostro popolo.

Voglio dire, Presidente - poi chiudo velocemente questo capitolo, per avviarmi a concludere l'intervento -, che quando si parla della capitale, penso che un Governo che non ha pregiudizi sia disposto a rivederne il ruolo, soprattutto se contestualmente manifesta un desiderio di rivedere le autonomie. Anche noi siamo d'accordo su questo, ancorché il vizio d'origine cessi, quindi si possa riparlare, ritrattare delle autonomie differenziate insieme allo status giuridico particolare per Roma Capitale, insieme al trasferimento delle risorse, dei beni materiali oltre che delle risorse economiche, insieme al potenziamento dei comuni, che sono il primo impatto che ha un cittadino con la pubblica amministrazione e che devono crescere nella loro capacità di essere efficienti e di fornire le risposte ai bisogni dei cittadini. In questo quadro, con armonia, c'è una maggioranza bulgara potenzialmente: il Partito Democratico ha fatto la riforma del Titolo V e non può essere contrario a rivedere questo sistema.

Noi siamo favorevoli, a patto che tutto ciò venga fatto in maniera organica e che si possa introdurre l'elezione diretta del Capo dello Stato come organo di garanzia. La Lega Nord è assolutamente il centravanti della squadra, da questo punto di vista; il MoVimento 5 Stelle ha ciò nella pancia, quindi noi potremmo tranquillamente varare un provvedimento in tal senso senza grandi contrasti, a patto, appunto, che non ci siano i pregiudizi, che sono stati invece manifestati in questo decreto. Ultima raccomandazione, Presidente: questo Governo, almeno in parte, si è contraddistinto attraverso lo slogan “prima gli italiani”. Sarebbe auspicabile che insieme si possa dire anche “prima l'italiano”, cioè italiano inteso come nostra lingua (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dentro questo decreto - vado a braccio - c'è scritto: patent box, social lending, Smart & Start e Digital Transformation, cyber security, big data analytics, crowdfunding online. Presidente, non siamo la Camera dei Lord, siamo il Parlamento della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È possibile dare l'opportunità a tutti i cittadini italiani, anche quelli che non conoscono la lingua inglese, anche quelli che non sono istruiti - perché questo la democrazia propone e impone - di comprendere quello che è scritto dentro i decreti?

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). Io penso che sia indispensabile prestare attenzione. Io mi affido anche a lei affinché si possa richiamare il Governo a utilizzare la lingua italiana e le cose che fa, belle o brutte che siano, possano essere giudicate dai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, suggerirei maggiore prudenza, cautela, nei titoli ad effetto dei decreti che questo Governo sforna come non mai: “Decreto crescita”? Mi verrebbe subito da domandare a quale crescita fate riferimento, se voi stessi, non particolarmente inclini alla cautela nel dare i numeri, ci confermate che al massimo questo provvedimento potrebbe smuovere il PIL in modo quasi impercettibile, cioè dello 0,1 per cento in più, se tutto va bene.

Dite la verità, in realtà più che “di crescita” è “decrescita”, che a voi sembra buona, quando è felice, ma è sempre decrescita.

Un decreto-legge quindi che potremmo intanto cominciare a definire “crescitina”. Ci saremmo aspettati che, come ripetutamente promesso in campagna elettorale… Perdonatemi se vi ricordo che, prima del vostro contratto pattizio tra poltrone e sottosegretari, tra commissari e presidenti di enti vari, viene il solenne impegno che avete assunto nel chiedere il consenso agli italiani: si chiama programma elettorale, un esercizio di corretta democrazia, di onestà per il politico. In campagna elettorale avete promesso che avreste ridotto, azzerato le accise sui carburanti, e niente è stato fatto. Ci saremmo aspettati un'azione energica per contrastare e ridurre l'evasione fiscale: nulla di nulla, nemmeno in questo provvedimento; siete stati anche richiamati dalla procura di Milano. Spesometro, split payment, redditometro, dovevano essere tutti aboliti; ed ovviamente nulla di tutto questo avete provato a fare. Pensavamo che avreste introdotto perlomeno la flat tax, e nemmeno questa. La TAV arranca e le sanzioni alla Russia permangono, come l'incertezza sulla vicenda Alitalia e l'altalena sul tema delle autonomie, tra velleità secessioniste e freni reazionari, in un permanente suq fatto di baratto senza merito, nel quale i cittadini ed i diritti sono dimenticati e marginalizzati.

Avete costruito questo provvedimento (non è la prima volta) per stanche stratificazioni, senza un disegno strategico, senza un nervo, senza la passione, senza il cuore: un ragionieristico elenco di novelle in un testo monstre, una specie di omnibus pot-pourri, fatto male anche perché questo testo potrà vedere la luce, e le sue applicazioni pratiche, solo dopo che saranno scritte ed emanate ben 39 norme attuative. Campa cavallo, figuratevi chi le vedrà! Non avete ridotto né cuneo fiscale né costo del lavoro. La crescita economica, in un Paese di trasformatori come il nostro, si può ottenere se si consente alle imprese di crescere, di internazionalizzarsi, se le si sottrae alla burocrazia asfissiante, alle pastoie vessatorie di tasse e presunzioni di colpevolezza. Serve più sicurezza, serve più certezza del diritto, servono tempi celeri della pubblica amministrazione; e soprattutto abbassare le tasse, questo sì avrebbe alimentato una crescita, quella vera e duratura, quella capace di generare ricchezza e lavoro, non assistenza e rassegnazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Inizialmente erano 50 gli articoli, poi sono diventati oltre 100, vagoni che si aggiungono, nella peggiore tradizione parlamentare: disomogeneità degli argomenti trattati e soprattutto confusione. Vi occupate di luci votive nei cimiteri, fino a norme che riguardano la Coppa UEFA, poi, per fortuna, dichiarate provvidamente inammissibili; ma ci avete provato, senza pudore e quindi spudorati, senza vergogna e quindi svergognati. Mi auguro che il Presidente Mattarella non cancelli alcuni di questi vagoni, francamente distonici, distanti, diversi rispetto agli altri, ma non me ne meraviglierei. Avete travasato la proposta di legge cosiddetta Ruocco in questo provvedimento, e meno male che il gruppo di Forza Italia ha sollecitato significative modifiche, recepite al fine di migliorare e semplificare il regime fiscale. Avremmo voluto che i 500 milioni di minore drenaggio della norma sul reddito di cittadinanza potessero essere utilizzati per interventi per le famiglie, IVA agevolata sui prodotti per neonati, riduzione dell'IVA sui pannolini, sul latte, sugli omogeneizzati, sui prodotti per l'igiene intima: nulla di tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Avremmo preferito utilizzare quelle risorse per la riduzione del cuneo contributivo sulle nuove assunzioni, esenzioni fiscali per i neo-assunti, incentivi per l'imprenditoria femminile. Vi abbiamo suggerito prudenza nel ristoro ai presunti truffati delle banche, quelli cioè che hanno investito risorse quando era già scoppiato lo scandalo, dopo il 31 dicembre 2016, con spirito evidentemente assolutamente speculativo. Vi abbiamo detto: azzerate l'Ires nel Mezzogiorno.

Certo, siamo riusciti ad introdurre le agevolazioni per i progetti di riciclo con selezioni di materiale leggero; abbiamo migliorato la performance dell'Ivass nella sua capacità e nei poteri di intervento; l'abbiamo spuntata, nonostante una vostra sostanziale ipoacusia monolaterale (non ci sentite da un orecchio, un pezzo del Governo che non ci sente) su Radio Radicale: una questione di giustizia, di servizio pubblico, ma anche una vicenda di libertà. Abbiamo frenato l'impeto distruttivo che vi anima: trent'anni di trasmissioni, una storia di civiltà, di giornalismo, ed anche di politica. che è stata preservata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Abbiamo ottenuto con un nostro emendamento la proroga della contabilità economico-patrimoniale dei piccoli comuni e misure straordinarie per i liberi consorzi comunali e le città metropolitane siciliane. Guardate, non ci piace questo spettacolo a cui assistiamo, poco edificante: quello delle risorse per esempio in questi giorni sottratte a Cassa depositi e prestiti ed ai risparmiatori italiani, in buona sostanza per coprire i vostri capricci. Mi sembrate quei genitori che scialacquano tra champagne e futilità, e poi, per coprire i debiti, razziano i salvadanai dei figlioli.

Contenti? Per nulla. Soddisfatti? Assolutamente no. Il rammarico è che la vostra approssimazione ed incertezza hanno vanificato un lavoro che per noi poteva essere migliore. Migliore poteva essere, ma mai eccellente, perché a voi manca il disegno strategico, a voi manca la missione per il Paese, a voi manca l'idea di Paese, a voi manca la voglia di comprendere qual è la linea e l'indirizzo che si deve ricercare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Continuate a provare odio per le imprese e per gli imprenditori, ritenete l'esperienza e la conoscenza un freno, pretendete di distribuire ricchezza e risorse senza produrle, cioè distribuendo attraverso il debito, quel debito che va tutto a carico dei nostri figli: un comportamento irresponsabile ed infingardo, comodo a breve, ma tutti i nodi vengono al pettine.

Con la fiducia avete stoppato anche il dibattito emendativo, non avete consentito magari qualche ulteriore miglioramento, qualche apporto, e tanti apporti servirebbero ancora, e quest'Aula poteva fare ancora tanto. E questo, proprio questo, ci pone nella condizione di non avere alcuna scelta, e convintamente esprimere il nostro disagio, che si tradurrà in un voto contrario di Forza Italia alla fiducia numero 9, alla fiducia del Governo del cambiamento; devo dire, sulle fiducie non avete cambiato nulla, come devo dire anche sulle altre vicende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Stanche litanie per coprire incertezze, incapacità, approssimazione, e devo dire, uno scontro permanente tra le due anime del Governo. Quale, quale anima delle due ha maggiore responsabilità? I pauperisti naïf che odiano gli imprenditori fino a definirli “prenditori”? O i machisti, che dovrebbero quelle imprese difenderle per natura genetica e far ripartire il Paese? Forse i secondi, complici dei primi, rischiano ora di avere maggiori responsabilità nell'aver zavorrato il Paese nella sua voglia di crescita, di crescita quella vera, non quella infelice (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la questione di fiducia viene posta, peraltro istanza non prevista dalla Costituzione ma dai Regolamenti di Camera e Senato; viene posta, in particolare in assenza di operazioni ostruzionistiche da parte delle minoranze, come in questo caso, quando le forze di maggioranza, nonostante la strabordante maggioranza numerica di cui godono nelle Aule parlamentari, verifichino che i propri problemi interni soverchiano i numeri della maggioranza parlamentare. E questo è il vostro caso per la dodicesima volta!

Gli uffici studi della Camera dimostrano che la vostra percentuale di richieste di fiducia e di decretazione supera, nella media mensile, i Governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.

Avete pensato che i contratti possano sostituire la politica ma non avete fatto i conti con il fatto che la politica bisogna saperla esplicare quando si è al Governo. Voi avete disseminato la strada di questi dodici mesi di Governo di un numero di decreti-legge superiore ai cinque Governi precedenti che vi ho citato. Ogni qualvolta avevate necessità di approvare qualcosa, avete stabilito che la necessità e l'urgenza dei temi potevano fare a meno del dibattito parlamentare e della omogeneità dei temi presentati. Avete emanato in Consiglio dei ministri fino a oggi, in dodici mesi, 21 decreti-legge e 17 li avete portati a legge di conversione. Avevate promesso - lo dico ai colleghi dei Cinque Stelle, quei pochi che ci sono - la democrazia diretta: avete proposto e realizzato la democrazia per decreto. Voi state estraniando più dei precedenti cinque Governi la democrazia parlamentare dall'attività legislativa. In tutti i decreti che vi ho citato il rapporto di giorni di discussione tra i due rami parlamentari sostanzialmente - forse con vostra soddisfazione - vede attuato il monocameralismo. I giorni in cui le discussioni dei decreti passano ad un altro ramo del Parlamento, sia che si inizi dal Senato sia che si inizi alla Camera, sono unicamente giorni di approvazione: non c'è sostanzialmente discussione e, su 47 leggi approvate dal Parlamento, 17 sono quelle di conversione di decreto-legge; 7 sono di ratifica; 14 sono di natura governativa. Dunque, voi i paladini della trasparenza, della democrazia diretta oppure del popolo che decide, guidato dal capitano, state facendo decidere, come è successo nelle ultime quarantotto ore, in alcune poche stanze segrete dei destini delle nostre leggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e state barattando principi fondamentali, di cui legittimamente sono state piene le vostre campagne elettorali - ripeto: legittimamente - bandiere ideologiche che caratterizzano i vostri movimenti politici, i vostri partiti politici, li state barattando un pezzettino alla volta, decreto per decreto. La notte scorsa c'è stato uno scambio indegno sul tema dell'autonomia, che è un tema di riforma sostanziale delle istituzioni del Paese, dell'architettura costituzionale del Paese, che volete far passare in questa legislatura senza che il Parlamento possa prendere parola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e noi non ve lo permetteremo. Avete barattato le autonomie - dico ai colleghi della Lega - con i 60 miliardi di fondi europei da distribuire tra il 2021 e il 2027, facendo tornare miracolosamente quei miliardi alla Ministra Lezzi e barattandoli in cambio di un'approvazione rapida delle autonomie in Consiglio dei ministri. Peraltro, visto che chiedete la fiducia sul Governo, bisognerebbe dire qualche parola su quello che è accaduto. Ieri, come tutti gli osservatori hanno potuto verificare di persona, è stata audita nella Commissione bilancio la Ministra protagonista dell'emendamento che ha bloccato i lavori del Parlamento per due giorni la quale, dopo essersi scusata - è sempre dignitoso e sempre bene accolto - ha sostenuto che si è trattato di un errore ma ha aggiunto che quel famoso emendamento che sottraeva a lei quei 60 miliardi era stato approvato - vedasi - con parere favorevole del Viceministro Castelli del MoVimento 5 Stelle e del relatore della legge sempre del MoVimento 5 Stelle e votato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, oltre che dai colleghi della Lega, in presenza di un parere contrario della Ragioneria di Stato, parere che non si è mai visto. Dunque o la Ministra Lezzi dice delle bugie di fronte al Parlamento e non è vero che vi fosse un parere contrario - d'altra parte noi non l'abbiamo mai visto ed è l'ipotesi più probabile - oppure nelle Commissioni riunite bilancio e finanze si è votato favorevolmente, con il parere del Governo e della maggioranza, un emendamento che valeva 60 miliardi sul quale era stato espresso il parere contrario della Ragioneria di Stato.

In entrambi i casi, chi conduce il futuro dei nostri cittadini, la qualità del Governo del Paese in questo modo incapace non è degno di guidare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non lo diciamo noi, che ci sia una incapacità di guidare il Paese, perché, se questa capacità ci fosse, voi avreste il coraggio di porre ai voti il decreto-legge o altri che contengono provvedimenti di alcuna urgenza senza ricorrere al voto di fiducia. Infatti voi sostenete - avete utilizzato questo nome - che quello in esame sarebbe un “decreto crescita”: dunque si potrebbe supporre che voi siate esperti della materia della crescita. Ma voi, in dodici mesi, avete portato il Paese alla mirabile crescita dello 0,1 e vi apprestate, dice l'Istat guidato da un presidente, che voi ben conoscete, con probabilità del 65 per cento ad un secondo trimestre dell'anno in corso a crescita negativa e voi sareste gli esperti che devono spiegarci come far crescere il Paese? È impossibile. E, infatti, il “decreto crescita” di strumenti per crescere ne ha molto pochi. Ha invece molte altre cose, molte altre contraddizioni che vi hanno costretto a ricorrere al voto di fiducia: avete dentro il salva-Roma, il salva-Catania, il salva-province siciliane dove si ricorre ai fondi europei per sanare i debiti di bilancio. Peraltro ieri anche sulla questione dei debiti fuori bilancio delle regioni vi siete inventati l'errore della vocale, come ha detto il Viceministro Garavaglia, salvo che vi siete scordati che la legge per adesso prevede che, per sanare i debiti di bilancio, serva una legge, mentre voi avete ieri deciso di estromettere i consigli regionali da tali questioni. Avete certo infarcito il decreto-legge del salva-banche: dopo aver fatto cinque anni di campagna elettorale contro il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e contro il salva-banche, avete di notte introdotto il salva-Banca Popolare di Bari. Insomma, avete tuttora mantenuto una questione aperta, che non sappiamo se avete risolto in queste ore, ossia la questione dello scudo legale per l'Ilva, per l'azienda che ha deciso di acquisire Ilva. Manca la politica: questo è il problema. Quando la politica è ridotta a contratto, a contrattazione, quando manca una visione, quando siete costretti a incontrarvi di notte per risolvere il problema di questo o di quel Ministro che protesta, quando siete costretti a scambiare la sorte di questa o di quella regione per accontentare questo o quel movimento, quando contemporaneamente di notte cercate miliardi da promettere a Bruxelles e, nel frattempo, utilizzate i risparmi degli italiani nella CDP per provare ad uscire dal pantano in cui siete ridotti a Bruxelles e contemporaneamente annunciate che comunque troverete i soldi per evitare le clausole di salvaguardia dell'IVA e per abbassare le tasse per un costo di 15 miliardi, manca la visione. Voi siete alla contrattazione tra di voi e per far questo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELE FIANO (PD). …quando manca una visione e meno male che una visione c'è stata nel decreto-legge ed è il provvedimento che ha salvato Radio Radicale di cui andiamo molto orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ho finito, Presidente, quando manca la visione e quando manca la politica, siete costretti ad emettere un decreto al mese ed una fiducia al mese, perché il luogo dove si discute, il Parlamento di tutti gli italiani, non fa per voi. Voi preferite decidere tra pochi capi, in stanze segrete, e far smettere di crescere il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'Italia è ammalata di bassa crescita. Dal 2001 al 2018 il prodotto interno tedesco è cresciuto del 25 per cento; quello spagnolo del 19; quello francese del 14; quello greco del 2 e quello italiano del meno 3 per cento. L'Italia è veramente ammalata di bassa crescita, di elevata tassazione, di elevata complicazione fiscale, contabile e burocratica.

Si bada più alla forma che alla sostanza: un Paese che ha delle peculiarità uniche, ma che unicamente non riesce a sfruttare. Possiamo, in tal senso, fare il parallelismo con le opere d'arte storiche italiane, che rappresentano il 50 per cento del patrimonio al mondo, ma che, anche esse, non riusciamo appieno a sfruttare. Ebbene, negli interventi precedenti ho sentito parlare di enorme debito pubblico, ma non ho sentito parlare di quello che è stato fatto per la crescita. Ho sentito criticare il basso incremento del PIL di questo decreto, ma ho seguito gli oltre mille emendamenti delle minoranze e non ho visto granché sulla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, bisogna forse parlare di meno e agire di più.

Ebbene, il problema, in realtà, non è neanche il debito. Io non posso credere che la Commissione europea castighi l'Italia perché mancano 5 miliardi di euro su 2.360 di debito pubblico. Il problema, in realtà, è che negli ultimi decenni l'Italia è cresciuta meno della media europea e se fosse cresciuta esattamente come la media europea noi avremmo centinaia di migliaia di posti di lavoro in più. Allora, il problema è la crescita.

Non è solo un problema di spinta economica, ma è anche un problema di riduzione di imposte. Il Governo ha messo questo nella sua agenda, l'ha già attuato nella manovra di bilancio per le piccole e medie imprese e i professionisti, lo attuerà ancora e l'ha attuato in questo decreto crescita. In questo decreto crescita abbiamo il ritorno del super ammortamento, abbiamo la diminuzione dell'IRES se si investono gli utili in azienda, abbiamo la diminuzione del cuneo fiscale, perché l'INAIL a regime diminuisce del 30 per cento, ma abbiamo anche tantissimi altri interventi. Grazie al sottosegretario Bitonci abbiamo la proroga della rottamazione, che è stata un grande risultato, perché oltre un milione e 700 mila italiani hanno potuto fare pace col fisco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non sono evasori, non era un condono; era gente che ha sacrificato la propria esistenza per pagare i propri dipendenti, per pagare i fornitori e non è riuscita a pagare lo Stato; adesso, in cinque anni potrà adempiere a un obbligo a cui non si è voluta sottrarre e al 31 luglio sarà, appunto, riaperta la rottamazione.

Sono tanti gli interventi. Ricordiamoci che prevenire è meglio che curare. Prima si è criticato il discorso del salva banche; ebbene, è stata inventata la possibilità di trasformare le differite attive in credito d'imposta per le imprese e per le banche, proprio nell'ottica di prevenire. Sono stati aumentati i fondi di garanzia alle piccole e medie imprese: grazie al nostro presidente Riccardo Molinari, per la prima volta, entra la tutela dei marchi storici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nessuno aveva pensato a tutelare il made in Italy e certi marchi: sempre a posteriori e mai prevenendo le criticità. Grazie a Giulio Centemero e a Massimo Garavaglia, il futuro, la blockchain, l'intelligenza artificiale è al servizio dei mercati finanziari, al servizio dei risparmiatori e al servizio dei controlli.

Allora, il decreto crescita è tantissima roba, tantissima roba per le imprese, per gli italiani, per tanta gente, ma il Governo ha messo la riduzione delle imposte come obiettivo e, siccome abbiamo già visto che in America il tanto vituperato dai giornali Trump ha ridotto brutalmente le imposte, ottenendo una forte crescita economica, allora la strada è quella, ma da noi la strada è anche più facile perché loro l'hanno fatto a debito e noi lo possiamo fare facendo emergere l'enorme sommerso. Il sommerso si combatte con i controlli, ma si combatte riducendo le imposte e semplificando la vita alle aziende.

Allora, voglio farvi vedere l'autorevole giornale ItaliaOggi che il 14 di giugno dice: “Venti nuovi obblighi fiscali per le imprese”, dal 2014 al 2018. Siete stati presi dal furore della complicazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); avete messo spesometro, esterometro, avete messo la comunicazione dati IVA; avete fatto di tutto per complicare la vita delle imprese, pensando che è così che si combatte l'evasione fiscale, invece è semplificando e riducendo le imposte. Allora, il progetto di legge “Semplificazioni”, A.C. 1074, dei deputati Ruocco, Gusmeroli e di tutti i componenti della Commissione finanze, i bravissimi componenti della Commissione finanze - Lega, 5 Stelle e anche col contributo delle opposizioni - è finito nel decreto crescita; decreto crescita che, per la prima volta, ha semplificazioni fiscali, togliendo lacci e lacciuoli alle imprese che non ne possono più di passare il tempo con le complicazioni per pagare delle imposte troppo onerose.

Allora, ci sono interventi per il riciclo degli imballaggi, ci sono interventi a favore delle piccole e medie imprese. Ricordiamoci che la peculiarità economica di questo Paese sono le piccole e medie imprese, sono i piccoli commercianti, sono i piccoli artigiani e questi troveranno per la prima volta nella storia una norma che agevola l'apertura e l'ampliamento dei negozi nei centri storici, nelle piccole città sotto i 20 mila abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ora, il nostro Governo ha puntato fortemente sulla crescita fin dal primo giorno e non è vero che non ha una visione: ha la visione giusta perché dal 2012 al 2018, con manovre restrittive, il debito pubblico è solo aumentato; è aumentato del 18 per cento in sei anni; questo avete fatto.

Allora, bisogna puntare alla crescita. Il Governo ha puntato diretto alla riduzione delle imposte e alla crescita di questo Paese, come l'America. Per noi, questo modo, è l'unico mezzo per uscire da questo guado, perché così stiamo tornando veramente a essere orgogliosi del nostro Paese. Noi dobbiamo assolutamente pensare all'incremento di questo Paese, alla crescita, perché questo Paese non è secondo a nessuno e, siccome volere è potere, noi ce la faremo a migliorare questo Paese: noi ci crediamo, ne siamo sicuri. Grazie a tutti: voteremo la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leonardo Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, il decreto crescita è il primo di una fase nuova per questa maggioranza e per questo Governo, Governo che, dal primo giorno, ha lavorato senza sosta per rianimare l'economia italiana, nonostante il forte rallentamento internazionale. Abbiamo già cominciato a farlo con la legge di bilancio, senza la quale, nel primo trimestre di quest'anno, forse non avremmo avuto crescita e, chissà, saremmo in recessione. Dopo reddito di cittadinanza, quota 100, investimenti pubblici, adesso dobbiamo continuare ad essere uniti e determinati e scongiurare la procedura di infrazione mettendo al centro dell'azione politica l'esclusivo interesse dei cittadini italiani. Non andiamo in Europa con il cappello in mano, Presidente, come qualcuno ha fatto negli anni precedenti, a mendicare un po' di flessibilità, per distribuire mancette elettorali.

Il Presidente Conte è andato in Europa a rappresentare l'Italia, una nazione che non intende più abbassare la testa. Ci è andato con alle spalle un Governo forte e determinato, con un consenso popolare altissimo, per spiegare bene a chi ci attacca che non esiste solo il primato della finanza, gli “zero virgola”, i vincoli europei, ma esistono persone vere, imprenditori veri, cittadini veri, che chiedono che non ci siano tagli ai servizi, chiedono meno tasse, chiedono un futuro migliore, chiedono rispetto per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Siamo persone responsabili, Presidente, che ci tengono al futuro e alla stabilità di questo Paese, anche perché dobbiamo dar conto ai nostri figli, ai nostri nipoti, perché le scelte che oggi faremo inevitabilmente ricadranno su di loro e, quindi, condizioneranno il loro futuro. Ed io, Presidente, quando rientro a casa e guardo negli occhi mio figlio penso a tutti i bambini e alla grandissima responsabilità che oggi abbiamo; ed abbiamo anche una grande possibilità di cambiare le cose oggi, adesso, e dobbiamo fare quello che i tecnici, i competenti, i professori non sono riusciti a fare negli anni passati. Ai nostri figli, ai nostri nipoti dobbiamo lasciare un Paese migliore di quello che è oggi e dar loro la possibilità di costruirsi un futuro con serenità; e pensare magari, un domani, a questo Governo come quel Governo che ha deciso di rialzare la testa e di non sottostare più a degli assurdi ed obsoleti vincoli europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ed è anche in questo contesto che nasce il “decreto crescita”, una misura a lungo attesa dalle imprese e dai cittadini italiani. Nel decreto-legge sono inserite molte norme di grande valore: solo per citarne qualcuna, penso al superamento del turnover nei comuni e nelle regioni che porterà fino a 40 mila assunzioni in più, ai 300 milioni di euro per le zone economiche speciali, ai fondi ulteriori per l'innovazione, e ancora il “salva comuni”, l'emendamento che tutela i fornitori del Mercatone Uno e, con essi, fino a 10 mila lavoratori. Inoltre, porteremo la deduzione dell'IMU sui capannoni dal 20 per cento iniziale fino al 100 per cento dal 2023, così da eliminare per sempre una delle tante ingiustizie che gravano sulle imprese italiane. Ma non solo meno IMU. Nel decreto abbiamo anche ridotto un'altra imposta pesante per le imprese, per chi produce: l'IRES, che era ferma al 24 per cento e noi gradualmente abbassiamo fino al 20 per cento. Ma da quanto tempo ce lo chiedevano le imprese, per quanti anni hanno dovuto pagare cifre spropositate su immobili che servivano a produrre ricchezza, lavoro? Troppo tempo, Presidente, però forse qui qualcuno era troppo impegnato, era distratto a scrivere proposte di legge per aumentare lo stipendio ai parlamentari piuttosto che pensare ai problemi reali dei cittadini e degli imprenditori italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Comunque il “decreto crescita” non riguarda solo le imprese, le tasse, ma riguarda anche investimenti produttivi e ricordo con orgoglio la cosiddetta “norma Fraccaro”, ossia 500 milioni di euro a tutti i comuni d'Italia che prevedono investimenti nella mobilità sostenibile, nella illuminazione pubblica efficiente, per rimuovere le barriere architettoniche o per mettere in sicurezza le scuole che frequentano i nostri figli e i nostri nipoti. Soldi che ovviamente si aggiungono ai 400 milioni di euro già stanziati in legge di bilancio e al miliardo di euro di sblocchi di avanzi di amministrazione per i comuni virtuosi e, quindi, questi tutti soldi che si sono trasformati in investimenti già da gennaio 2019.

Poi, Presidente, siamo tutti d'accordo che la priorità assoluta sia far pagare meno tasse ai cittadini italiani e agli imprenditori italiani e nella prossima legge di bilancio faremo in modo anche di andare oltre alle misure che ho appena citato e sono convinto che lavoreremo seriamente insieme ai colleghi della Lega per raggiungere questi obiettivi.

Dobbiamo portare avanti però anche altri temi importanti, fondamentali. Per esempio, dopo gli ultimi scandali che hanno coinvolto alcuni esponenti politici sul CSM, crediamo che sia necessaria una riforma della giustizia.

In Italia poi c'è un altro problema serio che molti fanno finta purtroppo di non vedere: i grandi evasori. Allora, io dico che un Governo che si definisce del cambiamento non può far finta di non vedere queste cose e deve intervenire per tutelare tutti i cittadini italiani onesti. Riteniamo che non ci siano altre soluzioni se non il carcere e, quindi, è questa la strada da intraprendere ed è questa la strada che prenderemo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, c'è il conflitto di interessi, una legge da approvare al più presto in Parlamento e voglio ricordare ai cittadini che ci ascoltano che proprio quelli che per anni hanno criticato Berlusconi per il conflitto di interessi, poi sono quelli che, avendo un conflitto d'interesse, sono finiti in un'inchiesta e penso inevitabilmente a CONSIP; ed avrebbero addirittura provato a sabotarla e tutto ciò è assurdo, Presidente. Quindi, è venuto il momento che questa legge, che è nel contratto di Governo, venga fatta e - perché no? - per noi è una priorità.

Dobbiamo, inoltre, aumentare il sostegno alle famiglie, in particolare quelle numerose, dobbiamo introdurre al più presto il salario minimo per restituire dignità a milioni di lavoratori che, fino ad oggi, sono stati sfruttati e parliamo di un aumento medio degli stipendi fino a mille euro all'anno; ovviamente, accompagneremo questa riforma con un taglio delle tasse per le imprese.

Tuttavia, Presidente, è bene ricordare che molti sono stati in silenzio quando si aumentavano le tasse, quando si tagliavano sanità ed investimenti, quando si approvava il Jobs Act; pertanto, oggi il Movimento 5 Stelle, che punta alla stabilità dei posti di lavoro, e propone il salario minimo, oggi, tutti lo attaccano, si stracciano le vesti; attaccano il Movimento 5 Stelle e mi riferisco alle opposizioni, ai sindacati, alle associazioni datoriali, e tutto ciò è assurdo.

Ci rendiamo conto, Presidente, che il salario minimo è necessario, perché 3 o 4 euro all'ora non è lavoro ma è schiavitù (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I nostri ragazzi hanno il sacrosanto diritto di poter progettare il proprio futuro ed un primo passo per garantire questo lo abbiamo fatto con il “decreto dignità”.

Voglio dare a tutti i simpaticoni, che si divertivano a definire il Ministro Di Maio, “ministro della disoccupazione” una notizia; vi rivelo un segreto: il “decreto dignità” sta funzionando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e non lo dico io, non lo dico io…

PRESIDENTE. Colleghi!

LEONARDO DONNO (M5S). Lo dicono i numeri, lo dicono i numeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e i numeri ci dicono che, nei primi quattro mesi del 2019, la variazione netta sui rapporti di lavoro a tempo indeterminato risulta positiva per 290 mila 810 contratti, più 107 per cento rispetto ai primi quattro mesi del 2018; l'Osservatorio INPS sul precariato, inoltre, ci conferma il boom delle trasformazioni da contratti a termine a contratti a tempo indeterminato, più 64,5 per cento. Altro che ministro della disoccupazione! Questa è la strada e non quella delle manovre “lacrime e sangue”, dei sacrifici, delle tasse e dei tagli lineari alla spesa sociale e produttiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lavoriamo per restituire diritti e dignità a chi lavora, Presidente, e per ridurre il peso fiscale agli imprenditori, mentre altri presentano proposte di legge per far tornare il finanziamento pubblico ai partiti e mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Sono senza vergogna, Presidente, sono senza vergogna, perché hanno votato la legge Fornero, si sono opposti a “quota 100”, attaccano il “decreto dignità” e il reddito di cittadinanza, hanno votato contro il taglio dei vitalizi, il taglio al numero dei parlamentari, hanno votato contro la legge anticorruzione e contro la legge sul voto di scambio politico mafioso. Io voglio sapere da loro se volteranno, ancora una volta, le spalle ai cittadini italiani, votando contro il salario minimo, contro il taglio delle tasse, contro la legge sul conflitto di interessi e, quindi, contro i cittadini italiani.

Concludo, Presidente. Questo è il primo decreto, è il primo passo importante nella seconda fase di questo Governo perciò andiamo avanti nell'esclusivo interesse dei cittadini italiani e, pertanto, dichiaro il voto favorevole da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle alla fiducia sul “decreto crescita” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 15,41, sospendo la seduta fino a tale ora. Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Maschio.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,45.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che prima della sospensione della seduta la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

La chiama avrà inizio dal deputato Maschio.

Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ……………..472

Votanti: ………………469

Astenuti: ………………..3

Maggioranza:…………235

Hanno risposto :.........288

Hanno risposto no:........181.

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bazzaro Alex

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buompane Giuseppe

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Coin Dimitri

Colla Jari

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Ambrosio Giuseppe

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ermellino Alessandra

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Frassini Rebecca

Frate Flora

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Loss Martina

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzato Franco

Manzo Teresa

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Piccolo Tiziana

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sapia Francesco

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Valbusa Vania

Valente Simone

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Villani Virginia

Vinci Gianluca

Viviani Lorenzo

Zanichelli Davide

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bellucci Maria Teresa

Benamati Gianluca

Benedetti Silvia

Berlinghieri Marina

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Bond Dario

Bonomo Francesca

Borghi Enrico

Brunetta Renato

Bucalo Carmela

Buratti Umberto

Butti Alessio

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantone Carla

Caon Roberto

Cappellacci Ugo

Caretta Maria Cristina

Carnevali Elena

Casciello Luigi

Cassinelli Roberto

Cenni Susanna

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Colucci Alessandro

Costa Enrico

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

Dall'Osso Matteo

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delmastro Delle Vedove Andrea

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Donzelli Giovanni

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Foti Tommaso

Fragomeli Gian Mario

Frassinetti Paola

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gemmato Marcello

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Incerti Antonella

La Marca Francesca

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Lollobrigida Francesco

Lucaselli Ylenja

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marattin Luigi

Marin Marco

Martina Maurizio

Mazzetti Erica

Meloni Giorgia

Miceli Carmelo

Minniti Marco

Montaruli Augusta

Mor Mattia

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Muroni Rossella

Nardi Martina

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Novelli Roberto

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Paita Raffaella

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Portas Giacomo

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Prisco Emanuele

Raciti Fausto

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Rizzo Nervo Luca

Romano Andrea

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotelli Mauro

Rotta Alessia

Russo Paolo

Sangregorio Eugenio

Sarro Carlo

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Scoma Francesco

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Soverini Serse

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Topo Raffaele

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Valentini Valentino

Varchi Maria Carolina

Vazio Franco

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Vito Elio

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zardini Diego

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Plangger Albrecht

Rossini Emanuela

Sono in missione:

Berti Francesco

Borghese Mario

Buffagni Stefano

Businarolo Francesca

Campana Micaela

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Carfagna Maria Rosaria

Castelli Laura

Castiello Giuseppina

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Cominardi Claudio

Del Re Emanuela Claudia

Delrio Graziano

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Durigon Claudio

Ehm Yana Chiara

Fantinati Mattia

Ferraresi Vittorio

Fioramonti Lorenzo

Fontana Lorenzo

Frusone Luca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gelmini Mariastella

Giachetti Roberto

Grande Marta

Grillo Giulia

Guerini Lorenzo

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lupi Maurizio

Maggioni Marco

Migliore Gennaro

Molteni Nicola

Picchi Guglielmo

Rizzo Gianluca

Rosato Ettore

Schullian Manfred

Silvestri Francesco

Sisto Francesco Paolo

Spadafora Vincenzo

Spessotto Arianna

Tofalo Angelo

Vignaroli Stefano

Villarosa Alessio

Vitiello Catello

Volpi Raffaele

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,18).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,23.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,18 è ripresa alle 17,25.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

In morte del sindaco Emanuele Crestini.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come sapete oggi è deceduto Emanuele Crestini, sindaco di Rocca di Papa, a causa delle inalazioni e delle gravi ustioni riportate mentre si adoperava, dopo l'esplosione nel palazzo del municipio, per portare in salvo le persone che si trovavano all'interno.

Il suo gesto eroico e generoso resterà sempre nella memoria del nostro Paese quale dimostrazione esemplare di altruismo e di responsabilità verso la propria comunità, fino all'estremo sacrificio.

Ho già fatto pervenire ai familiari di Emanuele Crestini e a quelli di Vincenzo Eleuteri, deceduto nei giorni scorsi in esito alla medesima sciagura, il più profondo e commosso cordoglio a nome di tutta l'Assemblea, cordoglio che desidero ribadire unitamente ai nostri sentimenti di vicinanza alla cittadinanza tutta di Rocca di Papa che sta vivendo un momento molto difficile e doloroso. Invito i colleghi a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Prolungati Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Questa notte è arrivata la notizia che mai avremmo voluto sentire, mai avremmo voluto arrivasse: il sindaco di Rocca di Papa ci ha lasciato dopo dieci giorni di sofferenze in ospedale, dopo che già un dipendente del comune, Vincenzo Eleuteri, ci aveva lasciato cinque giorni prima; una notizia che ci ha lasciato senza fiato, senza parole. Il sacrificio di Emanuele Crestini è il sacrificio di tanti sindaci, di tanti uomini, di tante donne che indossano con onore quella fascia tricolore che dalla propria cittadinanza viene loro riconosciuta e il tragico destino ha voluto che Emanuele morisse tre anni esatti dopo che la cittadinanza di Rocca di Papa gli aveva riconosciuto il tributo più grande, di diventare sindaco della propria città. Emanuele, per chi ha avuto l'onore di conoscerlo, era un uomo semplice, un uomo buono, un uomo che, appunto, non ha abbandonato la nave nel momento peggiore, ma quel giorno, in quella tragica esplosione, ha aspettato che tutti fossero salvi, ha aspettato fino all'ultimo minuto, assicurandosi che nessuno fosse più nella sede del proprio comune, e poi, solo dopo, è uscito, onorando quella fascia tricolore che portava, onorando il consenso che Rocca di Papa gli aveva riconosciuto, dimostrando di essere un uomo con la “u” maiuscola, dimostrando di essere un amministratore degno di rappresentare le istituzioni tutte, dimostrando di avere rispetto per quei doveri che aveva sottoscritto il giorno che è diventato sindaco, quei doveri che gli sono, ahimè, diventati fatali. Emanuele non vorrebbe essere considerato un eroe, perché Emanuele ha fatto e ha compiuto quel gesto sapendo che era suo dovere fare così, ma credo che Emanuele invece debba essere riconosciuto come un eroe, che ad Emanuele Crestini, al sindaco di Rocca di Papa, vada riconosciuto il tributo di essere un eroe e di essere morto come un grande eroe italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Pochi minuti per ricordare il primo cittadino di Rocca di Papa qui con tutti voi in quest'Aula. Il primo cittadino di Rocca di Papa, un paese dei Castelli romani, qui nel Lazio; il suo nome è Emanuele Crestini, definito in questi giorni, ancor più adesso che ci ha lasciati, il sindaco eroe, il sindaco simbolo di quell'Italia che noi amiamo vedere, di quell'Italia fatta dai territori rappresentati e di cui noi andiamo orgogliosi. Insieme al suo delegato, Vincenzo Eleuteri, deceduto anche lui pochi giorni fa, hanno lasciato per ultimi l'edificio comunale andato in fiamme, proprio per accertarsi che tutti fossero in salvo; ed è stato quel tempo in più, trascorso da valoroso comandante nel luogo dell'incendio, che gli è stato fatale. Aveva deciso però che bisognava preoccuparsi prima dei cittadini, dei dipendenti e degli altri consiglieri.

Ha continuato a lottare nei giorni a seguire, abbiamo avuto speranza per lui, ma tutto è andato all'incontrario. L'unica consapevolezza, l'unica consolazione, anzi, di questa tragedia è sapere che la bambina, che era stata coinvolta nell'incidente e che è stata operata, è uscita finalmente dalla terapia intensiva. La famiglia, la comunità di Rocca di Papa, tutti i Castelli Romani e tutti noi dobbiamo essere orgogliosi di essere stati rappresentati da un sindaco, come Emanuele Crestini, che ha messo al primo posto il senso del dovere, l'appartenenza, l'amore verso la propria città, verso la propria bandiera. Non sarà facile sostituirlo, ma il suo esempio deve essere per tutti noi la strada maestra (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Conoscevo Emanuele Crestini sin da quando era un ragazzo; è stato un sindaco, ma, soprattutto, è stato una brava persona, Emanuele Crestini era una gran brava persona. La tragedia che lo ha coinvolto, la tragedia che ha coinvolto la comunità di Rocca di Papa, la tragedia che ha coinvolto, come è stato già raccontato, i bambini, il suo gesto eroico, la morte del suo delegato, Vincenzo Eleuteri, in un atto spontaneo ed eroico, rappresenta quella che è stata sicuramente un'espressione di una vita.

Emanuele ha fatto il consigliere comunale, il consigliere comunale di opposizione e aveva un sogno, quello di diventare sindaco del comune di Rocca di Papa. Ebbene, questo sogno, in realtà, ieri sera, lo ha ucciso, lo ripeto, lo ha ucciso e, quindi, Emanuele deve rimanere come esempio di quella passione politica che deve farci riflettere sempre, tutti. La politica non è solo casta, la politica, a volte, è anche gesti così, come questi: respirare i fumi tossici che ti bruciano i polmoni per salvare i tuoi colleghi, i tuoi dipendenti, per salvare dei bambini.

Ha onorato fino all'ultimo momento quella fascia tricolore che ha sempre indossato con onore. Quindi, l'invito, e non è un invito demagogico, è quello di dare tutti noi una vicinanza alla madre e alla compagna.

Emanuele aveva una bambina di 9 anni, rimasta orfana, quindi, il nostro dovere, lo ripeto, è non demagogico, non retorico, ma di sincera vicinanza alla sua famiglia.

Ciao, Emanuele, addio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. La notizia della scomparsa di Emanuele Crestini davvero ci riempie di tristezza, per il fatto in sé e per il modo con cui è avvenuta. Ha lottato dieci giorni tra la vita e la morte, nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma, per contrastare le ustioni. Il 10 giugno, nel palazzo del comune di Rocca di Papa, si era verificata un'esplosione per una fuga di gas - si sta indagando sulle cause -, un'esplosione violenta che aveva provocato 16 feriti, alcuni anche molto gravi, ai quali pure va il nostro pensiero, a loro e alle loro famiglie.

Ed Emanuele Crestini, benché già ferito e ustionato, non aveva abbandonato l'edificio, ma si era prodigato in quelle ore drammatiche per soccorrere i dipendenti - in un piccolo comune, un sindaco non ha molti collaboratori e quei pochi li vede tutti i giorni, lavorando fianco a fianco - ed i suoi colleghi di giunta, rimasti bloccati in quegli uffici, diventati infernali, tra questi anche il suo assessore, un altro assessore di Rocca di Papa, Vincenzo Eleuteri, che aveva 68 anni, purtroppo anch'egli morto nei giorni successivi all'esplosione.

Nel fare questo, Emanuele Crestini ha messo a rischio la sua vita, fino a perderla, ha respirato esalazioni, polveri e si è prodotto ulteriori ferite che sono diventate mortali. Stava per compiere 47 anni, lascia la moglie e una bambina di 9 anni alle quali noi rivolgiamo il nostro abbraccio commosso.

Emanuele Crestini era un lavoratore che aveva intrapreso l'impegno politico, come si dice oggi, fuori dai partiti; aveva partecipato ad una coalizione civica che aveva vinto le elezioni nel 2016, di fatto, contro gli schieramenti tradizionali, ma aveva una sua appartenenza ideale, se così possiamo dire. Aveva vinto in quella Rocca di Papa che è uno dei comuni più belli e più importanti dell'hinterland romano, uno dei 119 comuni di questa sterminata fascia di contorno della città metropolitana di Roma, un comune con un territorio davvero complesso, difficile e molto impegnativo, ricco di storia, con un paesaggio unico al mondo e un centro storico del tutto particolare, e a volte non ci rendiamo conto di quanto sia complicata la vita degli amministratori dei piccoli comuni: le poche risorse, la complessità dei problemi e il fatto che, molto spesso, si tratta di persone che poi hanno la loro attività e debbono dedicare molto tempo per l'attività istituzionale, lasciando la propria attività professionale.

Al suo lavoro di sindaco Emanuele aveva dedicato tutte le proprie energie, in modo aperto, libero, senza mai fuggire dalle responsabilità, come quando, pur tra tante polemiche, tante difficoltà e tanti problemi, perché queste son cose che comportano gestioni difficili, aveva gestito l'accoglienza dei migranti della Diciotti nel complesso Mondo Migliore che è situato proprio sulla via dei Laghi, nel suo territorio.

In questi giorni si è scritto che lui va visto come un eroe; certamente ha dimostrato di esserlo, sfidando la morte per salvare la vita degli altri e non è da tutti, non è da tutti non scappare, rientrare in quell'edificio, decidere di spendersi e di rischiare la vita, ma, oggi, noi vogliamo ricordare Emanuele Crestini come un esempio di una buona politica, a prescindere dai colori e dalle appartenenze, e di una bella Italia e come la prova delle grandi risorse umane, civili e morali di cui questo Paese dispone, alla fine, pure in questi anni difficili, in cui si parla della politica sempre in modo negativo, ma poi la politica è fatta di tante cose, è fatta anche di questi esempi, in ogni contrada e in ogni paese. E per questo noi, caro Emanuele, ti diciamo grazie per il tuo sacrificio, per l'impegno e l'esempio che hai dato a tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Non si vorrebbe mai intervenire in quest'Aula per ricordare nessuno, nessuna persona, un sindaco, persone care che si sono conosciute, men che meno persone, come il sindaco Crestini e Vincenzo Eleuteri che, prima di lui, ci ha lasciato in quella che è stata una giornata incredibile di soli dieci giorni fa; queste due figure, queste due persone, Crestini ed Eleuteri, hanno sacrificato la loro vita con un atto di amore verso il prossimo. Avrebbero potuto fare quello che è l'istinto naturale, mettersi in salvo, e, invece, sono rimasti lì, ad aiutare chi era in pericolo; sono rimasti fino all'ultimo, fino a non riuscire più a respirare.

Condividendo molte delle parole, tutte le parole che sono state dette dai colleghi, voglio soltanto aggiungere una cosa in più.

Il sindaco Crestini ha onorato il ruolo che ricopriva esattamente come la Costituzione, la nostra Costituzione, all'articolo 54, dice che bisognerebbe fare, con disciplina e onore. E lo ha fatto nelle proprie funzioni, salvando il prossimo. Questa è la cosa più bella che, io credo, possa restare ai suoi familiari, alla giovane figlia, alla piccola bimba che ha perso un padre. Noi abbiamo perso un amministratore, un bravo amministratore ma, in queste ore, c'è una bambina che non ha più un padre, e noi vogliamo dare un abbraccio forte a questa bambina, alla sua compagna, ricordando un uomo che, con disciplina e onore, ha rispettato la sua funzione fino in fondo. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cubeddu.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Grazie, Presidente, voglio ricordare di Crestini non solamente il sindaco, il ruolo, l'impegno, la funzione svolta, perché quella riguarda il senso del dovere, ma l'atto che ha compiuto è qualcosa che si legge molto spesso anche nei monumenti, nei monumenti che ricordano gli eroi che si sono prodigati oltre il dovere.

Se parlassi solo del sindaco Crestini parlerei del dovere, che ha mantenuto fino all'ultimo, quello di salvare le persone che aveva intorno sentendo la responsabilità del ruolo che svolgeva, ma lui ha fatto qualcosa di più perché, nonostante le ustioni al viso e alle braccia, lui è rimasto lì per salvare i dipendenti e tutte le persone in servizio in quel momento, nel momento della tragedia. E, allora, quelle fiamme che hanno bruciato il suo viso non hanno bruciato la sua anima; e quell'anima è l'esempio a cui dobbiamo guardare, qualcosa che va molto al di là dell'appartenenza politica, del ruolo stesso che si è svolto, lui è andato oltre, non ha camminato in senso orizzontale, ma ha camminato in senso verticale.

Guardate, la perdita di una vita, soprattutto in queste circostanze, è qualcosa che ci addolora ma, in quel gesto, in quella umanità, in quell'atto di carità estremo che l'ha portato a sacrificare la sua vita, io vedo l'altezza verso cui tutti noi dobbiamo guardare e, guardando verso quell'altezza e verso quel gesto, che si è prodigato oltre il dovere, noi troviamo il senso dell'umanità, il senso del nostro cammino, sia come uomini, sia nei ruoli che andiamo ad esercitare. E questo è un esempio che ci deve dare una grande speranza e che deve dare speranza, come mi auguro, alla bella persona che hanno avuto i suoi familiari (Applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1807-A/R.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1807-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi.

Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che gli ordini del giorno n. 9/1807-AR/62 Sensi e n. 9/1807-AR/145 De Angelis sono stati ritirati dai presentatori.

Avverto, inoltre, che per un mero errore tipografico nell'impegno dell'ordine del giorno n. 9/1807-AR/149 Capitanio le parole: “e comunque aumentabili fino a un Gbp” devono intendersi espunte.

Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento: n. 9/1807-AR/6 Cecconi e n. 9/1807-AR/57 Pettarin, concernenti la proroga di termini per l'autorizzazione e la commercializzazione di prodotti fitosanitari da parte di utilizzatori non professionali; n. 9/1807-AR/9 Deidda, volto a tutelare le professioni intellettuali, anche attraverso la reintroduzione dei minimi tariffari; n. 9/1807-AR/16 Bucalo, concernente la stabilizzazione dei precari della scuola; n. 9/1807-AR/20 Varchi, concernente la partecipazione della sessione speciale del corso per dirigenti scolastici previsto dalla legge n. 107 del 2015 dei dirigenti scolastici ricorrenti al concorso del 2011; n. 9/1807-AR/21 Cirielli, volto a prevedere una tassazione agevolata degli straordinari per il personale dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico; n. 9/1807-AR/26 Frassinetti, concernente la stabilizzazione del personale docente di sostegno; nn. 9/1807-AR/54 D'Ettore e 9/1807-AR/157 Scagliusi, volti a escludere ENAC e RFI dall'elenco dell'Istat delle amministrazioni pubbliche che sono sottoposte alle norme di contenimento della spesa previste dalla legislazione vigente; n. 9/1807-AR/60 Silvestroni, volto a congelare le tariffe di pedaggio di alcuni tratti autostradali; n. 9/1807-AR/73 Losacco, recante misure in favore delle organizzazioni di categoria del servizio NCC; n. 9/1807-AR/116 Villani, concernente la ridefinizione del numero dei posti e dei criteri di ammissione alle prove scritte per l'accesso ai corsi di tirocinio formativo per insegnanti di sostegno; n. 9/1807-AR/141 Latini, volto a prevedere una riserva di posti, nell'ambito dei posti banditi nel concorso per i collaboratori scolastici, per gli over 50 che si trovino in stato di disoccupazione da almeno due anni; n. 9/1807-AR/175 Di Lauro, in materia di regime autorizzativo delle attività di modifica degli stabilimenti di lavorazione o dei depositi di oli minerali; n. 9/1807-AR/176 Battelli, che prevede per “gli spettacoli viaggianti” l'esclusione dell'obbligo di utilizzare titoli di accesso nominativi; n. 9/1807-AR/179 Papiro, che prevede l'accesso al reddito di cittadinanza anche nel caso in cui nel nucleo familiare risultino cittadini iscritti all'AIRE, ma aventi residenza anagrafica in Italia; n. 9/1807-AR/181 Nitti, volto a prevedere la modifica della denominazione della “Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari”; n. 9/1807-AR/188 Lombardo, che introduce un limite di raccolta per le uve destinate al vino bianco.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/50.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Voglio illustrare questo ordine del giorno, che ha per oggetto il Fondo indennizzo risparmiatori. Nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione avevo presentato un emendamento, il 36.11, il quale aveva per oggetto, in particolare, le obbligazioni subordinate emesse dalla Banca Popolare di Vicenza che, com'è noto, poi è andata in default. Queste obbligazioni, il cosiddetto convertendo 2013-2018, il 25 ottobre 2015 queste obbligazioni convertibili sono state convertite, in modo del tutto inopinato, senza nessun preavviso, in azioni. Cos'era successo? Era successo che la Banca Popolare di Vicenza era stata sottoposta agli stress test della BCE, era emersa una carenza di patrimonio, e per fare fronte a questa carenza di patrimonio immediatamente la banca ha convertito le obbligazioni in azioni. L'importo complessivo di queste obbligazioni ammontava a 253 milioni. Sta di fatto che i titolari di queste obbligazioni oggi sono titolari di azioni e partecipano quindi al FIR e all'indennizzo da questo previsto, al 30 per cento, anziché al 95 per cento, come gli altri obbligazionisti. Nel corso della discussione in Commissione ho trovato una interlocuzione attenta da parte del presidente della Commissione, Claudio Borghi, da parte dei relatori e anche interesse da parte del Governo, cosicché ho ritirato l'emendamento, preannunciando questo ordine del giorno, in ordine al quale mi aspetto attenzione da parte del Governo. Tutto sommato, non costa tantissimo, tenuto conto che il FIR ha uno stanziamento complessivo di un miliardo e mezzo; abbiamo fatto dei calcoli: le erogazioni previste sulla base della normativa ad oggi vigente ammontano a circa 600 milioni, quindi c'è ampia capienza. Ripeto, questo ordine del giorno costa circa 160 milioni, secondo le nostre stime e ci aspettiamo appunto da parte del Governo, per una questione di equità nei confronti di questi obbligazionisti che, senza nessuna possibilità di reagire, senza nessun consenso, si sono trovati azionisti, una attenzione e una approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/49.

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Anche questo ordine del giorno, come quello presentato prima di me dall'onorevole Zanettin, va a influire sul Fondo indennizzo risparmiatori, sulle persone che sono state truffate proprio specificatamente su questo dagli istituti bancari.

Allora, l'articolo 36 di questo provvedimento prevede un rimborso di circa il 30 per cento di tutti coloro - vado molto veloce, in modo stringente - che hanno subito un grave danno economico. Noi con questo ordine del giorno vogliamo fare chiarezza e vogliamo dire che non tutti i truffati sono uguali, cioè noi chiediamo che chi si è già visto riconosciuto da un tribunale che c'è stato un comportamento fraudolento nei confronti di chi è stato truffato (quindi, la sentenza è passata in giudicato), che queste persone, che hanno già ricevuto giustizia nei tribunali, ricevano giustizia anche dal Parlamento e anche dal Governo, cioè vengano rimborsate per il 100 per cento della cifra che hanno perso, altrimenti è quasi incostituzionale trattare in modo uguale due categorie diverse. Dunque, noi chiediamo che per coloro che si sono visti riconoscere in tribunale di avere subito un comportamento fraudolento, venga rimborsato per il 100 per cento.

Le risorse economiche che ci sono, secondo le nostre stime, sono sufficienti; eravate partiti da un miliardo e mezzo di euro e oggi siamo a 600 milioni, ma noi riteniamo che siano cifre sufficienti per rimborsare tutti. Quindi, chiediamo al Governo di valutare la possibilità, anzi, di intervenire con un atto concreto e di dire che chi è stato truffato venga rimborsato per il 100 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/102. Colleghi, colleghi, per favore un po' di silenzio! Colleghi! Prego.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Io ci tenevo a illustrare in quest'Aula il mio ordine del giorno perché non è mai facile fare opposizione e soprattutto un'opposizione costruttiva che sia utile alle persone che lavorano; invece, in questo caso, con i nostri question-time e con i nostri interventi alla Camera, noi siamo riusciti a ottenere un risultato che io credo sia importante. Infatti, nella legge di bilancio, che non è stata discussa da questo Parlamento, era stata inserita una norma, al comma 1126 della legge di bilancio, che andava a danneggiare i lavoratori colpiti da infortuni sul lavoro. È una norma fortemente ingiusta che, purtroppo, nel dibattito pubblico era stata in qualche modo banalizzata, anche dal Ministro Di Maio, come un taglio delle tariffe INAIL e basta, mentre invece in quel comma erano contenute delle altre aberrazioni molto forti, soprattutto in danno dei lavoratori che - ripeto - avevano subito infortunio, in modo particolare sul risarcimento.

Ecco, mi fa piacere, se devo trovare solo una nota positiva, che in questo caso, finalmente, dopo le nostre interrogazioni parlamentari, dopo il nostro agire serio nelle Commissioni di competenza e dopo aver audito, anche qui, gli esperti in materia, il Governo abbia fatto marcia indietro, ma ancora non su tutti gli aspetti di quel comma che ha modificato il testo unico sulla sicurezza durante la legge di bilancio. Mi riferisco, in modo particolare, al tema del risarcimento e, soprattutto, alla discrezionalità che i giudici hanno per poter ridefinire e rimodulare la prestazione da lasciare ai lavoratori. C'è ancora questa ultima correzione da fare. Il Governo ha già dimostrato che aveva sbagliato e ha corretto. Dunque, con questo mio ordine del giorno richiedo un'attenzione al Governo - anche se, ahimè, di nuovo, non c'è un sottosegretario che si occupa della materia del lavoro nel “decreto crescita” che sia presente in Aula e di questo ne sono ancora una volta rammaricata - e tengo a ribadire l'importanza di un ordine del giorno che consentirebbe di dare giustizia a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che, oltre al danno, con queste norme, subiscono anche la beffa di non vedersi riconosciuto il risarcimento che gli spetta. Visto che sono tanti i lavoratori e le lavoratrici che nel nostro Paese muoiono proprio a causa degli incidenti sul posto di lavoro, io chiedo al Governo di mettersi la mano sulla coscienza e di accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Caiata ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/18.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Sono profondamente dispiaciuto di aver dovuto presentare questo ordine del giorno perché, molto banalmente questo decreto, denominato anche per la soluzione o risoluzione di specifiche situazioni di crisi, ha trascurato quella che è la crisi delle piccole società sportive italiane e noi, invece, avevamo gridato lo stato di difficoltà di questi volontari della periferia e speravamo tanto che in questo decreto vi fossero delle risposte a questa crisi. Presidente, il mondo dello sport, in questo momento in Italia ma in tutto il mondo in generale, è diviso sostanzialmente in due: da una parte abbiamo il grande calcio, le grandi società sportive, il calcio milionario, il calcio degli ingaggi miliardari, il calcio degli sponsor, degli stadi pienissimi, delle grandi platee, quello che, onestamente - dobbiamo essere sinceri -, piace a tutti; dall'altra parte abbiamo, invece, il calcio minore o, in genere, quello degli sport minori, quello che si svolge nelle periferie, nei piccoli paesi, nei piccoli centri, quello che aiuta i giovani a stare lontano dalle tentazioni, quello che porta i giovani fuori dai bar e fuori dalla droga e che li porta verso centri sportivi dove si insegnano ancora valori importanti, dove si insegna a essere uomini e si insegna a essere delle persone perbene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, volendo adottare quella che è la definizione del mio presidente di Lega Pro, che è una definizione fatta propria da una piccola società di provincia, il Pontedera, che svolge una funzione eccezionale, è il calcio dei pulmini, è il calcio dei campanili, è il calcio dei pulmini che vanno a casa a prendere i bambini e li portano al campo per insegnargli a essere delle persone che affrontano la vita con il rispetto delle regole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è il calcio che dà il forte senso di appartenenza a una comunità, quello che dà il senso di identità alle nostre città. Sì, è anche il calcio che ci divide, quello che ci fa litigare, ma è anche quello che ci accomuna nella fede e nel senso di appartenenza. È il calcio dei volontari, di quelli che fanno, come dicevo prima, la vera prevenzione sociale.

Quindi, Presidente, noi abbiamo, da una parte, questo calcio milionario e, dall'altra, invece, questo calcio con pochissimi fatturati; abbiamo, da una parte, il calcio del super professionismo e dei super fatturati e, dall'altra parte, abbiamo il calcio dei piccoli fatturati e che, più del professionismo, è il calcio dei volontari. Ebbene, è incredibile, ma questi due mondi sono sottoposti esattamente agli stessi obblighi, agli stessi doveri e, soprattutto, agli stessi costi.

Quindi, quando nel “decreto crescita” abbiamo scoperto che il Governo del cambiamento, il Governo che si fa forte contro i poteri forti, aveva proposto un emendamento che riguardava il mondo del calcio, abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché abbiamo detto: “Sarà sicuramente un emendamento che guarda a noi piccoli volontari di provincia”. Immagini il nostro stupore, invece, quando abbiamo scoperto che cosa prevede questo emendamento. Ebbene, questo emendamento prevede - e l'allarga al mondo del calcio - la defiscalizzazione al 50 per cento del rientro in Italia dei cervelli, solo che in questo caso si tratta non dei cervelli ma di giocatori o di allenatori: le viene in mente qualcosa? Allenatori italiani che ritornano dall'estero, con ingaggi milionari che vengono detassati al 50 per cento: al 50 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Per cui, stiamo parlando di diversi milioni di euro.

Dall'altro lato, c'è quello che noi avevamo chiesto, cioè 20 milioni di defiscalizzazione da reinvestire nelle strutture sportive per darci un minimo, perché i nostri comuni non ci aiutano non per mancanza di volontà ma per mancanza di risorse, perché non vengono dotati. Ebbene, questi 20 milioni non si sono trovati, Presidente.

Allora, io immagino, spero e mi auguro fortemente che questo ordine del giorno, che impegna il Governo a muoversi in questa situazione e a capire l'enorme funzione sociale di questi volontari di periferia, venga accolto. Aiutateci a fare del bene ai nostri ragazzi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/23. Colleghi, per favore, un po' di silenzio; c'è troppo brusio in Aula. Per favore! Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Non esiste per Fratelli d'Italia crescita economica - a proposito del presente decreto-legge - senza difesa strenua della filiera delle eccellenze agroalimentari e vitivinicole italiane che, al contempo, rappresentano un tratto distintivo del saper fare italiano e quindi, in ultima istanza, uno dei tratti più importanti dell'identità italiana. Sconfiggere la crisi significa per Fratelli d'Italia anche scongiurare l'acquisizione di grandi imprese italiane soprattutto da capitali esteri, e, me lo conceda, in particolar modo se questi capitali esteri provenissero da quei cugini d'Oltralpe che ormai da tempo hanno deciso una guerra economica predatoria nei confronti del tessuto dell'agroalimentare italiano. Non sarà sfuggita a nessuno di noi la guerra economica protratta dalla Francia per il tramite di Lactalis nell'acquisizione sistematica di tutte le aziende agroalimentari italiane: Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli, Cademartori, solo per fare alcuni nomi; ora la Nuova Castelli, leader nella distribuzione del Parmigiano Reggiano, tratto saliente tipico identitario dell'industria agroalimentare italiana; tratto identitario, direi, in genere italiano. Ora, il primo atto della Lactalis di fronte all'acquisizione della Nuova Castelli, e quindi dopo l'epilogo, dopo l'ennesimo epilogo dell'industria italiana, è stato quello di abbassare unilateralmente il prezzo pagato per il Parmigiano Reggiano, per impoverire il tessuto produttivo e, magari, anche per abbattere quell'eccellenza del Parmigiano Reggiano, perché, se poi quell'eccellenza non c'è più, anche se non lo distribuisco più, la battaglia economica contro l'Italia l'ho vinta dopo avere vinto quella predatoria.

Ebbene, allora, per difendere il tessuto produttivo, per difendere le nostre eccellenze agroalimentari, per difendere i nostri lavoratori - perché, quando viene rivisto al ribasso il prezzo del nostro agroalimentare, ciò fatalmente si riverbererà sui nostri lavoratori - noi chiediamo con questo ordine del giorno di adottare ogni opportuna iniziativa perché venga estesa la disciplina dei poteri speciali prevista dal decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, il cosiddetto golden power, anche alla filiera agroalimentare e della moda. Noi dobbiamo comprendere che le battaglie in Europa, anche in Europa, non solo dall'estero, si giocano sulle acquisizioni predatorie e sul depauperamento dei loghi italiani, dei marchi identitari italiani.

Noi chiediamo a questo Governo che applichi il golden power anche sulla filiera delle eccellenze agroalimentari, della moda e del tessuto italiano, difendendo occupazione, difendendo qualità, difendendo un tratto identitario tipico della nostra nazione. Voglio sperare che anche questo Governo, che ha faticato a estendere il golden power sul 5G e su Huawei, difendendo interessi strategici nazionali, quanto meno, dato che non ci sono i cinesi dall'altra parte, ma i francesi, questa volta stia a schiena dritta e difenda l'eccellenza agroalimentare, della moda e del tessuto italiano, applicando la golden power e quindi scongiurando acquisizioni predatorie ai danni dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno prevede di inserire Piombino e Livorno, che sono aree di crisi complessa, all'interno delle ZES, perché sono porti importanti, perché il porto di Piombino e l'area di Piombino hanno subito anche la crisi congiunturale complessa, le difficoltà delle acciaierie. In più, Livorno è una città che viene da anni di difficoltà economica, di crisi occupazionale.

Livorno e Piombino sono due realtà importanti, due realtà che economicamente possono essere di rilancio per tutta la costa, non solo toscana, ma del Centro Italia; due aree che hanno, però, bisogno di una mano. L'appello che ho raccolto con questo ordine del giorno proviene dalle istituzioni. Hanno fatto un appello a quest'Aula tutti insieme il sindaco di Piombino, appena è stato eletto, Francesco Ferrari, supportato dal centrodestra, il sindaco di Livorno appena eletto, supportato dal centrosinistra, il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, supportato dal centrosinistra, e anche il MoVimento 5 Stelle di Livorno. Quindi, diciamo che trasversalmente tutte le forze politiche e sociali del territorio hanno fatto appello a quest'Aula e al Governo per riconoscere Piombino e Livorno come zone economiche speciali. È necessario farlo, credo che quest'Aula non possa non rispondere a questo appello per rilanciare l'economia, l'occupazione, per rilanciare la forza di quel territorio.

Mi auguro che quest'Aula, davanti a un ordine del giorno che è supportato da tutte le forze politiche, non voglia girarsi dall'altra parte, ma voglia dare al Governo la forza di intervenire, se necessario, anche normativamente, altrimenti con le strade che si reputano più opportune, per poter procedere a riconoscere queste due aree di crisi complesse e importanti come Piombino e Livorno all'interno delle ZES (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, con tutto il rispetto, le chiederei però, anche per le prossime volte, di chiamarmi “deputato Augusta Montaruli” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché, in questo mondo arcobaleno, dove tutti possono definirsi come vogliono, io posso avere ancora il diritto di autodefinirmi “deputato”, fino a quando almeno la Camera dei deputati rimarrà la Camera dei deputati e non la Camera dei deputati e delle deputate o la Camera dei deputat… con l'asterisco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In ogni caso, venendo all'ordine del giorno…

PRESIDENTE. Colleghi!

AUGUSTA MONTARULI…colleghi senza asterisco, l'ordine del giorno che voglio illustrare, che è l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/32, rileva in tema di edilizia popolare.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per favore, senza brusio. Non andiamo avanti se c'è questo brusio in Aula.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). L'ordine del giorno che intendo illustrare è l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/32, un ordine del giorno che presentiamo in relazione a quella norma, contenuta nel “decreto crescita”, che prevede l'introduzione nel nostro ordinamento del codice antifrode, che viene ormai previsto per chi utilizza gli alloggi di proprietà per l'affitto breve o per essere inserito nei circuiti di case vacanze. Noi riteniamo che la casa sia un diritto, un diritto che deve essere rispettato sempre e certamente, un diritto su cui non ci deve essere alcun tipo di speculazione; ovviamente, se si ravvisano delle frange e degli spazi di evasione, questi, giustamente, devono essere richiamati.

Infatti, voi prevedete delle sanzioni, signori del Governo, per chi violerà il codice antifrode. Ebbene, dove andranno a finire queste sanzioni, è quello che ci chiediamo; dove andranno a finire i soldi di chi evade? Noi chiediamo, attraverso questo ordine del giorno, che i fondi di chi evade e chi specula sulla casa vadano a finire nelle risorse per l'edilizia popolare.

Le frange più deboli della nostra società richiedono come il pane che gli venga garantito il diritto alla casa. Ed è un tema anche all'interno di questo Parlamento controverso, ma credo che tutti ci possiamo trovare concordi nel ritenere che servano più risorse per la ristrutturazione degli alloggi popolari, per la costruzione degli alloggi popolari, per il recupero di strutture che possono essere adibite all'emergenza abitativa, per il finanziamento di leggi, che già ci sono, sull'autorecupero, facendo così un passo concreto nei confronti di chi, nella nostra società, è più debole e purtroppo vede il diritto alla casa negato, anche quando spesso viene riconosciuto attraverso le graduatorie ma purtroppo soltanto formalmente, perché poi, nella sostanza manca il numero necessario di alloggi da assegnare.

Per cui, in tantissime città ci troviamo nel paradosso che abbiamo un tot di aventi diritto all'alloggio popolare e poi, però, questo diritto non viene a sua volta rispettato perché non ci sono gli alloggi fisicamente da assegnare e da consegnare. Per cui, oltre il calvario delle graduatorie, una volta raggiunta la graduatoria e raggiunto il punteggio necessario, si aggiunge il calvario di dover attendere mesi, a volte anni, l'alloggio a cui si ha diritto. Allora noi chiediamo che le risorse provenienti da chi evade vengano stanziate a favore di chi invece il diritto alla casa lo vede negato, riequilibrando così una situazione sociale fortemente ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/28.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, noi abbiamo portato avanti in Commissione, e oggi la riproponiamo con un ordine del giorno, quella che secondo il gruppo di Fratelli d'Italia è una questione che deve necessariamente trovare a questo punto una soluzione: l'articolo 32 di questo provvedimento si occupa di misure sul made in Italy, e noi abbiamo sempre ritenuto - ripeto, lo abbiamo detto in Commissione attraverso i nostri emendamenti, purtroppo non capiti, lo ribadiamo oggi attraverso la presentazione di quest'ordine del giorno - che l'Italian sounding, quindi il problema relativo alla possibilità di acquistare prodotti che sembrano italiani ma che di fatto non lo sono, sia una pratica che vada sviscerata e affrontata in maniera sostanziale. Il made in Italy nel food, ma non soltanto nel food, ovviamente, è oramai un brand che si vende quasi sostanzialmente da solo. I consumatori scelgono di acquistare made in Italy e quindi scelgono di acquistare prodotti che riecheggiano all'italianità non solo perché si sentono rassicurati dalla qualità implicita di questi prodotti, ma perché vengono conquistati da un insieme di valori che il marchio Italia comunica: pensiamo al rimando ai nostri territori, alle nostre tradizioni, al nostro stile. Una recente ricerca sulle vendite fatta all'interno delle GDO ha evidenziato come l'elemento che fa vendere di più, ovvero quello che attrae maggiormente i consumatori, è proprio la presenza sul prodotto della bandiera italiana sulla confezione. Questo è facilmente comprensibile, se consideriamo che in moltissimi Paesi l'italiano non si parla e quindi la prima comunicazione avviene attraverso i simboli, e ovviamente la bandiera italiana rappresenta per chi compra e non ha l'attenzione di leggere la provenienza del prodotto una certezza sulla provenienza dello stesso. Quello che accade, però, che è quello al quale purtroppo siamo ormai abituati, è che la nostra bandiera viene utilizzata indifferentemente, anche su prodotti che non sono di origine italiana, su prodotti che non provengono da aziende che insistono sul territorio italiano. Quindi abbiamo pensato che per sconfiggere l'Italian sounding una delle prime mosse da fare, che ci saremmo aspettati e che abbiamo riproposto attraverso quest'ordine del giorno, fosse proprio l'impossibilità di utilizzare la bandiera su prodotti che non siano certificati come italiani. Riteniamo che questo possa valere ovviamente per i prodotti del food ma che in genere possa essere esteso anche ad altri prodotti. Sappiamo bene, soprattutto nel Sud, che questo è un settore che fattura 10 miliardi di euro ed impiega 200 mila persone lungo tutta la filiera. Riteniamo che, considerato tutto quello che viene perso proprio perché vengono acquistati beni che si ritengono italiani ma che italiani non sono per provenienza e territorialità, e dovendo parlare di crescita e ammesso che questo provvedimento affronti veramente i problemi della crescita, sicuramente dovrebbe essere affrontato l'utilizzo della nostra bandiera, che non può e non deve essere dato indistintamente a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Ferro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/13.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, quest'ordine del giorno, il numero n. 9/1807-AR/13 credo che si rivolga e chieda un'attenzione particolare da parte del Governo rispetto a un altro settore trainante e importante per identità, per tradizione e per lo sviluppo, che riguarda ovviamente le imprese agricole, che in base alle regole catastali, spesso e volentieri, rispetto alla tassazione alle quali sono soggette, non possono poter accedere a tante possibilità strumentali, ma soprattutto di innovazione. Esse rappresentano un fattore di rilancio, ma soprattutto, anche secondo quello che i numeri ci dicono in termini di ragione, un settore sempre in maggiore ampliamento. Quest'ordine del giorno porterebbe, ovviamente, non soltanto a una riduzione rispetto alla tassazione IRES, pari al 24 per cento, derivante dall'incremento della quota deducibile e dall'ammortamento, ma potrebbe fare accedere soprattutto alla misura degli investimenti innovativi per quanto riguarda il Piano nazionale 4.0.

Credo anche che, secondo i dati sottolineati da parte di Confindustria, di un aumento nell'ultimo semestre 2017 di coloro che producono macchine rispetto a quelle aziende che hanno ormai delle strutture vecchie, in media di 13 anni, significherebbe poter potenziare un settore fondamentale che sta crescendo, un settore che in qualche modo diventa fondamentale per il nostro Paese. Noi auspichiamo che quest'ordine del giorno venga accolto, perché riteniamo che puntare sulle imprese agricole e metterle nelle giuste condizioni di poter investire e innovarsi significa in qualche modo parlare di crescita, altrimenti dovremmo pensare che questo nome, “crescita”, rimane uno slogan fine a se stesso, un po' come quando ieri, credo proprio Giorgia Meloni, ha fatto un tweet dicendo che si è posta la fiducia su uno strumento che è stato individuato e lanciato da questo Governo come qualcosa che doveva rimettere in moto l'economia di questo Paese, ma forse c'è bisogno di un vero atto di fede.

Auspichiamo che gli ordini del giorno che sono stati fin qui discussi, insieme ad altri che discuteremo, possano trovare la ragionevolezza di questo Governo, che, ahimè, in Commissione, su tutti gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia, ha voluto dimostrare una grande cecità. Ma soprattutto, troppo spesso il titolo non è sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/3.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente noi ci siamo letti questo decreto, abbiamo cercato di capirlo, di sviscerarlo con le persone che sono state in Commissione per il gruppo di Fratelli d'Italia.

Tuttavia, come anticipava prima il Vicepresidente Rampelli, fondamentalmente ci saremmo fidati di questo passaggio parlamentare che, di fatto, avrebbe dovuto sviluppare in meglio quello che sta in pancia alle aziende italiane. Ma vede, Presidente, io quando me lo sono letto, non ho potuto fare a meno, provenendo anche nella mia attività, prima di fare il parlamentare, quindi ante 2013, da quell'ambito, non ho potuto esimermi dal sottolineare, vede, un passaggio che penso sia tra i peggiori rispetto a quello che c'è scritto in questi fogli. Mi riferisco agli interventi (ritengo che più di qualche parlamentare qui in quest'Aula se ne sia occupato negli anni) di riqualificazione energetica e antisismica, che voi sapete avere quota parte di detrazione fiscale negli anni per quanto riguarda i fruitori, che di fatto negli anni hanno anche cercato di tenere vivi tutta una serie di lavori e di lavoratori, proprio attingendo alle cosiddette detrazioni fiscali.

Ora, nella noia di quest'Aula (mi rivolgo a lei, Presidente, e direttamente al Governo), a me non sembra serio trasformare di fatto le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e antisismica in un contributo. Allora, per coloro che hanno l'ardire di ascoltarci e di seguirci in queste ore, cosa propongono, scrivono, sottoscrivono e votano questo Esecutivo e questa maggioranza? In soldoni significa che se una persona compie un intervento di ristrutturazione edile, e prenderà per i prossimi dieci anni rispetto alla dichiarazione dei redditi il 55 per cento di essa (fatto 1.000 ci sono 550 euro suddivisi in dieci anni), c'è la possibilità - un'idea veramente geniale, devo dire - da parte dell'azienda fornitrice di offrire la detrazione fiscale a livello di scontistica immediata. Mi spiego: se lei, Presidente Fico, rompe la caldaia a casa e attraverso l'ecobonus va a comprarsi un'altra caldaia da 1.000 euro, le 550 euro, le 650 euro possono essere direttamente scontate dall'azienda che gliela fornisce. Quindi lei la caldaia non la paga 1.000 euro per andare a prendersi la detrazione nei prossimi dieci anni, ma l'azienda che le fornisce questo prodotto le fa subito uno sconto in fattura di 550 o di 650 euro.

E fin qui tutto bene: potrebbe essere l'uovo di Colombo per rilanciare questo mercato. No, tutto male. Perché lei mi trova oggi un'azienda, soprattutto una piccola azienda, un artigiano, una PMI, una micro-impresa che in questo momento della propria vita lavorativa ed aziendale possano permettersi di non incassare tutta la fattura? Io non ne trovo una! A meno che non si vada a parlare con i grandi e grossi competitor di questi mercati, che hanno qualche miliardo da parte tanto per essere chiari, che invece hanno la possibilità economica di farla, questa roba qui! Però l'idraulico di sotto casa o l'elettricista di sotto casa non ha la possibilità di scontare immediatamente rispetto alla fattura la detrazione fiscale. E peggio mi sento quando di fatto… Vedo e saluto il sottosegretario Crippa, che ha seguito anche questi argomenti, e gliene rendo merito, in questi anni. Peggio mi sento, dicevo, quando quanto anticipato al cliente dal fornitore di fatto può essere ripreso, se sono interventi di riqualificazione energetica e di adeguamento antisismico, in cinque anni, mentre rispetto alla cessione dell'ecobonus addirittura attendiamo dieci anni.

Allora, a meno che le cose non siano cambiate rispetto a questo passaggio, io vorrei proporre questo ordine del giorno semplicemente per obbligare (anche se l'ordine del giorno è abbastanza “molle” come impegno) comunque l'Esecutivo a creare un tavolo tecnico con i principali attori del settore, le associazioni… Perché dopo andiamo tutti a batterci il petto da Confindustria, da Confartigianato, al Festival del lavoro, per dire “siamo vicini alla piccola-media impresa”, ma con questo passaggio di fatto la piccola-media impresa viene depredata di quello che fondamentalmente è il suo guadagno.

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). Concludo. Il risultato di tutto questo sarà inevitabilmente l'aumento del lavoro nero. Io concludo quindi dicendo: spero che il Governo ascolti almeno un ordine del giorno, affinché si riesca a creare un tavolo per una concertazione quantomeno decente in questo ambito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Prisco ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Meloni n. 9/1807-AR/31, di cui è cofirmatario.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/31, che ho sottoscritto insieme alla presidente Meloni e al collega Silvestroni, relativamente all'articolo 31 del decreto-legge “crescita”, articolo che fa riferimento all'istituzione del Fondo per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività produttiva sul territorio nazionale. Questo tema è un tema assai caldo: il processo di delocalizzazione, in atto soprattutto su alcuni importanti ambiti produttivi della nostra nazione, è un processo in atto e in crescita ormai da tempo. Si consideri il dato, lo studio condotto dall'ufficio studi del Politecnico di Milano, che afferma che tra il 2009 e il 2015 il numero delle aziende italiane all'estero è cresciuto di circa il 12,7 per cento: si è passati da 31.672 aziende a 35.684; un trend che sappiamo essere in crescita, che sappiamo non arrestarsi qui. Un'azienda delocalizzata sappiamo che si porta all'estero non solo l'impianto produttivo: si porta all'estero il mercato, si porta all'estero il proprio know-how, si porta all'estero le conoscenze, la tradizione, la capacità che hanno fatto un brand di quel prodotto; e l'hanno fatto le manifatture e le maestranze italiane.

Chiediamo quindi di approvare urgentemente un provvedimento che escluda le aziende delocalizzate al di fuori del territorio nazionale dalla fruizione del Fondo per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale, perché bisogna sì salvaguardare i livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività produttiva sul territorio nazionale, ma quello delle imprese che decidono di rimanere, restare, pagare le tasse e dare lavoro in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi se vuoi fare un prodotto italiano, con i soldi degli italiani, sostenuto dai soldi degli italiani, lo fai in Italia, tieni l'azienda in Italia, paghi le tasse in Italia, e soprattutto lo fai fare agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Ciaburro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/61.

MONICA CIABURRO (FDI). Presidente, io vorrei illustrare l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/61, a mia firma e dell'onorevole Caretta, che ha come oggetto quello che riguarda l'ex articolo 38, i debiti degli enti locali. In questo articolo bene è stato fatto per quello che riguarda il cosiddetto “salva Roma”, è stata data la possibilità anche alle regioni di riconoscere i debiti fuori bilancio, ma per l'ennesima volta si premia la parte forte, o comunque più forte degli enti locali, e si lasciano di nuovo in braghe di tela quelli che sono i piccoli comuni. Quando un piccolo comune si trova in dissesto, chiaramente è un dissesto che crea sofferenza amministrativa, ma anche e soprattutto crea sofferenza nei propri cittadini, ai quali ahimè si possono garantire solo quelli che sono i servizi indispensabili, ma si è obbligati ad applicare le tariffe al massimo di tutte quelle che sono le tasse comunali, non discrezionalmente da parte di un'amministrazione. E l'amministrazione si vede anche costretta a non poter più partecipare a nessun tipo di bando, perché non può mettere la quota di cofinanziamento. Di conseguenza, si crea un arresto totale su tutta quella comunità.

I piccoli comuni sono molto sofferenti, e non tener conto di loro significa avere una visione distorta, miope e non equa: riuscire a comprendere che sono in difficoltà i capoluoghi di provincia, quelli superiori ai 60 mila abitanti, va bene, ma i piccoli, perché creare una sofferenza in più? Tutti devono avere le stesse opportunità, ed uno Stato che non le garantisce, ma anzi provoca disparità e le alimenta, è uno Stato che viene meno ai suoi doveri primari: come se un sindaco discriminasse i propri cittadini, anziché difendere soprattutto i più deboli e tutelarli. Questo Governo si fa bello a parole sui piccoli comuni, che sono l'ossatura importante del nostro territorio, lo presidiano, lo difendono, lo tutelano; ma soltanto a parole, perché poi nei fatti in questo decreto-legge vediamo che il provvedimento volta le spalle a questi piccoli comuni.

L'abbiamo chiamato, l'avete chiamato “decreto crescita”, ma è una crescita che si rivolge solo a qualcuno e invece per altri la fa diventare una decrescita accompagnata, oppure a giorni alterni. Un comune in dissesto è molto sofferente: perché riconoscere tale sofferenza solo a qualcuno e ad altri la si nega? Molti comuni hanno anche una vocazione turistica alla quale non possono più destinare nessun tipo di impegno economico e soprattutto tale sofferenza si riversa anche su tutte le attività economiche che ruotano magari intorno a impianti di risalita e, ahimè, anche in questo caso trovare gestori che facciano questo mestiere è sempre più difficile, proprio per i costi che si determinano. Quindi, quei comuni sono ulteriormente abbandonati a se stessi e soprattutto tali situazioni rischiano e mettono a dura prova le persone che, con resilienza, restano ancorate ai territori più marginali. Chiedo all'Aula di provare a dare risposta al mio ordine del giorno con un voto favorevole, prendendo atto della miopia contenuta nel decreto, che riconosce solo una parte di tale sofferenza. Se c'è un dissesto, c'è per ogni tricolore di ogni municipio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie. Deputata…

MONICA CIABURRO (FDI). Mi scusi, c'è un errore materiale.

PRESIDENTE. Su cosa?

MONICA CIABURRO (FDI). Per mero errore materiale è stato scritto: “i comuni sotto i cinque mila abitanti”, invece si intendevano i comuni sotto i diecimila.

PRESIDENTE. Ma su quale ordine all'ordine del giorno?

MONICA CIABURRO (FDI). Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/61.

PRESIDENTE. Prendiamo nota.

Il deputato Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/38.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). È da molto tempo che cerchiamo di richiamare il Governo sulla problematica legata genericamente al sisma, alla ricostruzione e alle 138 comunità che giocano questa partita indipendentemente dalla capacità mediatica del Governo e, permetteteci, anche indipendentemente dalla capacità del Presidente Conte di andare in piena campagna elettorale a promettere quanto poi non ha minimamente mantenuto. In realtà, oggi la ricostruzione è ferma: è evidente, lo sanno tutti; lo sa anche l'ANCI, che ha scritto e detto ripetutamente quali sono le problematiche e soprattutto qual è la via d'uscita. Una è cercare di dotare i comuni del personale necessario per far fronte a tutte le richieste di evasione delle procedure necessarie per avviare la ricostruzione.

Ricordo, Presidente, a lei, ai sottosegretari e al Ministro presente, che nell'ultimo decreto, il cosiddetto “sblocca cantieri”, sono stati assegnati nuovi incarichi in capo ai comuni...

PRESIDENTE. Deputato Tripiedi! La richiamo all'ordine immediatamente. Deputato Triepiedi! Prego, deputato Trancassini.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che con l'ultimo decreto sblocca-cantieri abbiamo assegnato ai comuni ulteriori poteri, cioè di occuparsi delle cosiddette schede B, le piccole inagibilità, ma non abbiamo assegnato il personale necessario.

La richiesta dei comuni e dell'ANCI era di oltre 700 dipendenti, mentre con lo sblocca-cantieri ne avete assegnati soltanto 200. Con un emendamento al decreto-legge, noi vi abbiamo chiesto di favorire le assunzioni da parte dei comuni direttamente, cioè di togliere gli obblighi e i vincoli assunzionali che hanno i comuni colpiti dal sisma; non lo avete fatto e ciò è sorprendente perché parlate di investimenti, parlate della possibilità di creare posti di lavoro e vi inventate tremila navigator. In realtà, poi, invece, i comuni, i piccoli comuni e i comuni che giocano la partita della ricostruzione avrebbero bisogno e hanno anche le possibilità di assumere; tuttavia i vecchi e superati vincoli assunzionali non permettono a tali comuni di far fronte alle loro necessità. Ci avete bocciato gli emendamenti relativi alla questione; con l'ordine del giorno in esame chiediamo che il Governo si impegni sul tema.

Mi auguro che lo si faccia, essendo pochissima cosa. Registriamo che sul tema della ricostruzione continuiamo ad essere in sintonia con i territori, con i comitati e con i sindaci. Non riusciamo, invece, ad essere in sintonia con il Governo, che è molto, molto più bravo sulla teoria che sulla pratica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/27.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Illustro l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/27 da me presentato non prima però di evidenziare un problema di metodo politico, evidentemente, procedurale, perché noi avremmo voluto partecipare in maniera attiva alla stesura di questo importante provvedimento per la nostra nazione, ma l'ennesimo ricorso - forse è il dodicesimo - alla dodicesima richiesta di fiducia ha praticamente impedito alla forza politica di Fratelli d'Italia di poter attivamente partecipare alla stesura del provvedimento in esame. Dico ciò con rammarico, Presidente, perché il suo intervento di insediamento un anno fa in questa Camera l'ho apprezzato; io l'ho applaudita e l'ho votata, questo è notorio, tuttavia ricordo perfettamente che lei diceva che questa maggioranza non avrebbe fatto ricorso all'istituto della fiducia se non in maniera del tutto casuale, occasionale e in modo numericamente ridotto. Ci troviamo purtroppo alla dodicesima - ripeto che posso sbagliarmi, vado a memoria - richiesta di fiducia che, evidentemente, tarpa le ali a chi come noi dall'opposizione vuol dare un contributo attivo in Aula alla stesura di provvedimenti importanti come questo. Ci tenevo a ricordarglielo perché - lo ripeto - avevo apprezzato il suo intervento e le sue parole. Spero che la maggioranza ritrovi il senso della democrazia partecipata all'interno dell'Aula e dia la possibilità a noi di Fratelli d'Italia, che da destra vogliamo dare un contributo attivo alla vita democratica del nostro Paese, di farlo attivamente. È ciò che cerco di fare in questo ordine del giorno, che sarebbe stato un emendamento portato in Aula, mentre oggi invece ha la valenza di un ordine del giorno, per quel che può valere, ma noi siamo sicuri che, nel momento in cui verrà approvato, varrà. Per questo motivo glielo cito e lo spiego all'Aula. Il decreto-legge in esame, all'articolo 19-ter, dispone modifiche al Fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti. Ora è prevista la concessione di finanziamenti alle piccole e medie imprese che entrano in crisi a causa della mancata corresponsione di denaro da parte delle loro aziende debitrici che risultino imputate in un procedimento penale. In particolare, a seguito della modifica che voi avete apportato, potranno accedere al tale Fondo anche le piccole e medie imprese che risultino parti offese in un procedimento penale. Presidente, è difficile parlare…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…colleghi, per favore, dobbiamo abbassare la voce. Prego, deputato Gemmato.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Quindi la concessione - mi accingo alla conclusione - dei predetti finanziamenti è subordinata all'accertamento di un'adeguata documentazione comprovante i presupposti per l'erogazione di questo indennizzo, nell'ambito delle procedure di concessione dei predetti finanziamenti è nota proprio la problematica relativa al tardivo invio da parte dei tribunali e del MISE della documentazione attestante appunto i requisiti. Per questo noi chiediamo, Presidente, che siano le stesse aziende a produrla e, quindi, ad estrapolare il documento per fare in modo che gli indennizzi possano arrivare alle loro aziende (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Allora, per economia dei lavori, una premessa che vale per tutti gli ordini del giorno, Tutti gli ordini del giorno accolti, o come raccomandazione o con parere favorevole, sono comunque accolti con la seguente premessa che riformula automaticamente tutti gli ordini del giorno: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. La seconda considerazione che vale per tutti gli ordini del giorno, chiaramente, data l'ora e i tempi, è che non si considerano tutte le premesse, si considerano unicamente gli impegni. La terza considerazione è che quando ci si trova di fronte a dei pareri contrari, attenzione, non sempre si è entrati nel merito, si è entrati nel merito unicamente degli emendamenti segnalati dai gruppi. Laddove gli emendamenti non siano stati segnalati dai gruppi, la contrarietà non è nel merito, ma è banalmente perché non sono stati segnalati.

Fatte queste premesse, diamo i pareri. Allora, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/1 il parere è favorevole. Posso dire il nome del presentatore, ma sono duecento, ci mettiamo un sacco di tempo in più. Siccome sono in ordine, secondo me può bastare il numero. Vado piano così guadagniamo più tempo.

PRESIDENTE. Viceministro Garavaglia, una domanda, quindi le premesse significa che si intendono espunte?

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Espunte, certo, e quindi si valutano gli impegni, con la considerazione, che vale per tutti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/1 Ciampi il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/2 Nardi è accolto come raccomandazione. Sugli ordini del giorno nn. 9/1807-AR/3 Rizzetto, 9/1807-AR/4Plangger e 9/1807-AR/5 Gebhard il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/6 Cecconi il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/6 Cecconi è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/7 Colletti è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/8 Toccafondi è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/9 Deidda è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/10 Mollicone è accolto, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/11 Lollobrigida il parere è favorevole con questa riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di chiarire il ruolo del responsabile del pagamento dell'imposta, al fine di evitare che allo stesso siano attribuite responsabilità improprie”.

Gli ordini del giorno nn. 9/1807-AR/12 Foti, 9/1807-AR/13 Ferro, 9/1807-AR/14 Acquaroli e 9/1807-AR/15 Bellucci sono accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/16 Bucalo è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/17 Butti, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/18 Caiata, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/19 Caretta, il parere contrario.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/1807-AR/20 Varchi e n. 9/1807-AR/21 Cirielli sono inammissibili.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/22 De Carlo, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/23 Delmastro Delle Vedove, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/24 Donzelli è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/25 Fidanza è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/26 Frassinetti è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/27 Gemmato è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/28 Lucaselli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/29 Mantovani, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/30 Zucconi, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/31 Meloni, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/32 Montaruli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/33 Osnato, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/34 Prisco è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/35 Rampelli è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/36 Rotelli, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/37 Maschio è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/38 Trancassini è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/39 Gallo, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/40 Giacometto, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/41 Brunetta è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/42 Mazzetti, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/43 Sandra Savino è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/44 Bond è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/45 Novelli, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/46 Baldelli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/47 Minardo, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/48 Baratto, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/49 Marin è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/50 Zanettin, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/51 Mulè, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/53 Prestigiacomo, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/54 D'Ettore è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/55 Mandelli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/56 Bignami il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/57 Pettarin è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/58 Gelmini è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/59 Spena, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/60 Silvestroni è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/61 Ciaburro il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/62 Sensi è inammissibile, anzi è ritirato.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/63 Fassina, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/64 Pastorino, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/65 Boldrini, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/66 Fornaro, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/67 Muroni, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/68 Stumpo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/69 Occhionero il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/70 Rospi il parere è favorevole come raccomandazione, solo al primo impegno, quindi, espunto il secondo impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/71 Paita, il parere è favorevole a condizione che sia riformulato in questo modo; togliendo dall'impegno le parole da: “e in particolare” fino a: “arco temporale per”. Cioè vive unicamente l'ultima frase: “impegna il Governo ad evitare che il saldo del prestito ponte venga di fatto addebitato sulle bollette dei cittadini italiani”. Riformulato così, il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/72 Gariglio è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/73 Losacco, il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/73 Losacco è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/74 Nobili è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/75 Pellicani, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/76 Bruno Bossio, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/77 Boschi, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/78 Giachetti, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/79 Benamati è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/80 Bonomo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/81 Marco Di Maio, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/82 Gavino Manca, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/83 Moretto, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/84 Noja, il parere è contrario. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/85 Zardini, n. 9/1807-AR/86 Mor, n. 9/1807-AR/87 Librandi, n. 9/1807-AR/88 Colaninno e n. 9/1807-AR/89 Mancini.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/90 Boccia. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/91 De Menech il parere è favorevole con questa riformulazione: inserendo all'inizio dell'impegno: “a valutare la strategicità, ai fini del territorio bellunese, nel quadro ordinamentale delle ZES,… “.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/92 Del Barba, n. 9/1807-AR/93 Fragomeli, n. 9/1807-AR/94 Fregolent, n. 9/1807-AR/95 Marattin, n. 9/1807-AR/96 Melilli, n. 9/1807-AR/97 Topo e n. 9/1807-AR/98 Ungaro.

Gli ordini del giorno n. 9/1807-AR/99 Ascani, n. 9/1807-AR/100 Miceli e n. 9/1807-AR/101 Anzaldi sono accolti come raccomandazione.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/102 Gribaudo, mentre è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/103 Serracchiani.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/104 Lacarra, n. 9/1807-AR/105 La Marca, n. 9/1807-AR/106 Schirò e n. 9/1807-AR/107 Gadda.

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/108 Pezzopane è accolto come raccomandazione.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/109 Buratti, n. 9/1807-AR/110 Del Basso De Caro e n. 9/1807-AR/111 Orlando.

Gli ordini del giorno n. 9/1807-AR/112 Braga e n. 9/1807-AR/113 Morgoni sono accolti come raccomandazione.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/114 Carnevali e n. 9/1807-AR/115 Lepri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/116 Villani è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/117 Cavandoli, n. 9/1807-AR/118 Tombolato, n. 9/1807-AR/119 Saltamartini, n. 9/1807-AR/120 Andreuzza, n. 9/1807-AR/121 Colmellere, n. 9/1807-AR/122 Zordan, n. 9/1807-AR/123 Furgiuele, n. 9/1807-AR/124 Vanessa Cattoi, n. 9/1807-AR/125 Comaroli, n. 9/1807-AR/126 Foscolo, n. 9/1807-AR/127 Giaccone, n. 9/1807-AR/128 Rixi, n. 9/1807-AR/129 Viviani, n. 9/1807-AR/130 Di Muro, n. 9/1807-AR/131 Fogliani, n. 9/1807-AR/132 Bordonali, n. 9/1807-AR/133 Stefani, n. 9/1807-AR/134 Gastaldi, n. 9/1807-AR/135 Paolini, n. 9/1807-AR/136 Lolini, n. 9/1807-AR/137 Liuni, n. 9/1807-AR/138 Gerardi, n. 9/1807-AR/139 Pretto e n. 9/1807-AR/140 Golinelli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/141 Latini è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/142 Patassini, n. 9/1807-AR/143 Bubisutti e n. 9/1807-AR/144 Molinari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/145 De Angelis è stato ritirato.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/146 Murelli, n. 9/1807-AR/147 Covolo, n. 9/1807-AR/148 Cecchetti e n. 9/1807-AR/149 Capitanio.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/150 Aprea e si accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/151 Pella.

Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/152 Faro, n. 9/1807-AR/153 Lorenzoni, n. 9/1807-AR/154 Buompane, n. 9/1807-AR/155 Angiola e n. 9/1807-AR/156 Liuzzi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/157 Scagliusi è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/158 De Lorenzis, n. 9/1807-AR/159 Raffa, n. 9/1807-AR/160 Ficara, n. 9/1807-AR/161 D'Uva, n. 9/1807-AR/162 Scanu, n. 9/1807-AR/163 Sut, n. 9/1807-AR/164 Vallascas, n. 9/1807-AR/165 Barzotti, n. 9/1807-AR/166 Cassese, n. 9/1807-AR/167 Federico, n. 9/1807-AR/168 Varrica, n. 9/1807-AR/169 Vianello, n. 9/1807-AR/170 Zolezzi, n. 9/1807-AR/171 Curro', n. 9/1807-AR/172 Iovino, n. 9/1807-AR/173 D'Arrando e n. 9/1807-AR/174 Lapia.

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno nn. 9/1807-AR/175 Di Lauro e 9/1807-AR/176 Battelli sono inammissibili.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno nn. 9/1807-AR/177 Galizia e 9/1807-AR/178 Ianaro.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/179 è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/180 Scerra.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/181 Nitti è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno nn. 9/1807-AR/182 Lattanzio, 9/1807-AR/183 Alaimo, 9/1807-AR/184 Dori, 9/1807-AR/185 Caso, 9/1807-AR/186 De Girolamo e 9/1807-AR/187 Parentela.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 1807-AR/188 Lombardo è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/189 Gagnarli, n. 9/1807-AR/190 Gallinella, n. 9/1807-AR/191 Amitrano, n. 9/1807-AR/192 Siragusa, n. 9/1807-AR/193 Ciprini, n. 9/1807-AR/194 Tucci, n. 9/1807-AR/195 Testamento, n. 9/1807-AR/196 Invidia, n. 9/1807-AR/197, n. 9/Lovecchio e n. 9/1807-AR/198 Donno. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/199 Perantoni, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1807-AR/200 Suriano, n. 9/1807-AR/201 Martinciglio, n. 9/1807-AR/202 Pignatone, n. 9/1807-AR/203 Giarrizzo e n. 9/1807-AR/204 Segneri.

PRESIDENTE. Il gruppo del Partito Democratico ha ritirato la richiesta di votazione elettronica, quindi si potrà votare per alzata di mano.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/1 Ciampi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/1807-AR/2 Nardi è accolto come raccomandazione; sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/3 Rizzetto il parere del Governo è contrario. Deputato Rizzetto, chiede di porlo in votazione?

WALTER RIZZETTO (FDI). Sì, grazie, Presidente, e vorrei motivare la richiesta di votazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, prego.

WALTER RIZZETTO (FDI). Capisco anche la stanchezza e la voglia di chiuderla, ma, mi dispiace, io non posso esimermi… A parte che non capisco la motivazione, neanche di una rivalutazione della proposta in termini di ordine del giorno, ma una bocciatura tout court dello stesso.

Allora, io vi ricordo che siamo tutti, e siete tutti, molto bravi ad andare alle varie riunioni, degli artigiani, di Confartigianato, non c'è una giornata, Presidente, in cui qualche esponente di questo Esecutivo non si metta al fianco dei nostri artigiani e delle nostre piccole e medie imprese. Allora, la risposta a tutto questo, a quanto voglio dire la proposta in termini di ordine del giorno va ad esplicare fondamentalmente, a circoscrivere è questa, è quella di Giovanni Rivaroli, che il presidente di CNA, persona che voi ascoltate. Presidente, però è abbastanza difficile parlare in queste condizioni.

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi, per favore… colleghi.

WALTER RIZZETTO (FDI). Dicevo, la risposta a questa norma, pessima, che il Governo ha portato avanti la dà esattamente la persona che molti del Governo hanno frequentato o stanno frequentando, facendosi le foto a fianco di questa persona, ovvero del rappresentante degli artigiani e delle piccole e medie imprese, che si chiama Giovanni Rivaroli, di CNA. No, Presidente io veramente, a questo punto la smetto, però, perché penso sia…

PRESIDENTE. Colleghi…

WALTER RIZZETTO (FDI). Però, Presidente, mi scusi…allora, a questo punto…Lei deve garantire che un deputato a cui viene…

PRESIDENTE. Infatti, stiamo richiamando da molto tempo. Colleghi…colleghi… sottosegretario...

WALTER RIZZETTO (FDI). Non c'è alcun intenzione ostruzionistica, ci mancherebbe altro…

PRESIDENTE. Andiamo avanti, prego.

WALTER RIZZETTO (FDI). Quindi, lo mettiamo in votazione, perché la proposta che, in termini di ordine del giorno, andava semplicemente a istituire, senza alcuna risorsa finanziaria, un tavolo tecnico rispetto al fatto che questo Governo sta andando molto vicino ai grandi fornitori e molto lontano dai piccoli artigiani, voi la state esattamente buttando via. Rinnovo il mio invito e non capisco il perché: almeno aveste proposto fondamentalmente un credito d'imposta ceduto direttamente alle banche, per evitare che la piccola e media impresa e gli artigiani non possano acquisire credito a compensazione finanziaria rispetto alla stessa che non dovrebbe esserci.

Quindi, Presidente, io chiedo che sia posto in votazione l'ordine del giorno. Pensavo ci fosse una maggiore apertura da parte dell'Esecutivo rispetto semplicemente a un tavolo tecnico laddove, ad esempio - e non soltanto - CNA potesse venire a reclamare questi diritti - perché è evidente che se un piccolo artigiano non riesce a fare tutta la fattura ma deve scontare la detrazione fiscale in fattura è ostaggio dei grandi gruppi finanziari che possono farlo -, così state dando una spallata notevole agli artigiani e alle piccole e medie imprese. Rendetevene conto, prendetevi le vostre responsabilità e chiaramente, Presidente, lo mettiamo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/3 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/4 Plangger è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/5 Gebhard, parere contrario. Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/5 Gebhard, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/7 Colletti, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/8 Toccafondi, accolto come raccomandazione. Colleghi, colleghi! Non andiamo avanti se non c'è un po' di silenzio.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/10 Mollicone, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/11 Lollobrigida, favorevole con riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/12 Foti, n. 9/1807-AR/13 Ferro, n. 9/1807-AR/14 Acquaroli e n. 9/1807-AR/15 Bellucci, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/17 Butti, parere contrario. Lo vuole porre in votazione?

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/17 Butti, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/18 Caiata, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/19 Carretta, parere contrario. Lo vuole porre in votazione? Andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/22 Luca De Carlo, parere contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione del suo ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/22 Luca De Carlo, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/23 Delmastro Delle Vedove, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/24 Donzelli, accolto come raccomandazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, chiedo, se possibile, di rivalutare la raccomandazione, perché comunque è già scritto: “a valutare l'opportunità”, che di fatto non è già impegnativo ma una raccomandazione. Quindi è già implicita nell'impegno la raccomandazione. Quindi, chiedo se è possibile riformulare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. È accolto.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1807-AR/25 Fidanza, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/27 Gemmato, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/28 Lucaselli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/29 Mantovani, parere contrario. Prendo atto che i presentatori chiedono che l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/29 Mantovani sia posto in votazione, con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/29 Mantovani, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordini del giorno n. 9/1807-AR/30 Zucconi, n. 9/1807-AR/31 Meloni e 9/1807-AR/32 Montaruli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/33 Osnato, parere contrario. Prendo atto che il deputato Osnato chiede che il suo ordine del giorno n. 9/1807-AR/33 sia posto in votazione.

È stato richiesto dal gruppo Fratelli d'Italia il voto mediante procedimento elettronico.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/33 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordini del giorno n. 9/1807-AR/34 Prisco e n. 9/1807-AR/35 Rampelli, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/36 Rotelli, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/36 Rotelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordini del giorno n. 9/1807-AR/37 Maschio e n. 9/1807-AR/38 Trancassini, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/39 Gallo, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/40 Giacometto, contrario. Vuole porlo in votazione?

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/40 Giacometto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/41 Brunetta, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1807-AR/42 Mazzetti, contrario. Vuole porlo in votazione?

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/42 Mazzetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/43 Sandra Savino 43 è accolto come raccomandazione: va bene.

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/44 Bond è accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, molto brevemente, capisco che c'è un problema di orari, ma volevo solo chiedere al Governo di uniformare il parere a quello espresso sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/91 del collega De Menech, che è la stessa identica cosa. Allora, per il collega De Menech si esprime parere favorevole, mentre questo praticamente si accoglie come raccomandazione. Capiamoci, o l'uno o l'altro, sono due cose uguali.

PRESIDENTE. Il Governo?

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Cambio il parere in favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/44 Bond il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/45 Novelli il parere è contrario. Il presentatore vuole che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/45 Novelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

È stata ritirata la richiesta da parte del gruppo di Fratelli d'Italia del voto elettronico nominale. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/46 Baldelli il parere è favorevole.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente..!

PRESIDENTE. Chiedete il voto elettronico? Sta bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/47 Minardo il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/48 Baratto il parere è contrario. Il presentatore vuole che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/48 Baratto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

L'ordine del giorno n. 9/1807-AR/49 Marin è accolto come raccomandazione.

LUIGI MARATTIN (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Una domanda, Presidente: il Viceministro Garavaglia ha detto nel suo intervento che in tutti gli ordini del giorno si consideravano cancellate le premesse e che avremmo votato solo l'impegnativa con la specificazione dei vincoli di finanza pubblica; ma se l'impegnativa richiama a quanto espresso in premessa cosa votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Si deve intendere, secondo me, anche soppressa la parte del…

LUIGI MARATTIN (PD). E quindi sopprimiamo l'impegnativa?

PRESIDENTE. Ci dica il numero dell'ordine del giorno.

LUIGI MARATTIN (PD). Il primo di cui mi sono accorto è l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina, ma non escludo che ce ne fossero altri, anche già votati.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina il parere è contrario.

LUIGI MARATTIN (PD). Mettendolo in votazione, richiamando l'unica parte esistente e un qualcosa che non è più esistente, cosa votiamo? Questa è la domanda.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina il parere contrario si intende integralmente, su tutto l'ordine del giorno. Quando il parere è contrario, votiamo tutto l'ordine del giorno.

LUIGI MARATTIN (PD). Ho capito ma, Presidente, al di là del parere contrario, questo ordine del giorno viene messo in votazione e, una volta messo in votazione, votiamo un qualcosa che non è definito, questa era la domanda. Quindi, come facciamo?

PRESIDENTE. Se passa, è chiaro che c'è anche la premessa, perché con il parere contrario si mette tutto in votazione; quindi, se passasse, entrerebbe anche la premessa.

LUIGI MARATTIN (PD). Quindi, ogni volta, se passano, rivive la premessa.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/50 Zanettin il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/51 Mulè il parere è contrario. Il presentatore vuole che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/51 Mulè, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, non si comprende la motivazione del parere negativo proprio perché si voleva trovare una soluzione alle lungaggini burocratiche. Costi e tempi della burocrazia ostacolano l'imprenditorialità: infatti, per lo svolgimento di adempimenti burocratici, i titolari delle piccole e medie imprese impiegano in media 45 giorni l'anno di lavoro e la burocrazia costa circa 5 miliardi di euro l'anno. Questo, sommandosi alla crisi, è un enorme limite all'innovazione e alla crescita delle attività, e, più in generale, al benessere del sistema economico. Si chiedeva, quindi, con questo ordine del giorno al Governo di valutare l'opportunità di semplificare le procedure legate all'avvio delle attività imprenditoriali, anche consentendo di iniziare subito l'attività e definire le procedure burocratiche in un congruo arco di tempo di almeno tre anni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/52 Vietina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/55 Mandelli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/56 Bignami il parere è contrario. Il presentatore vuole che sia posto in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1807-AR/56 Bignami, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sull'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/1807-AR/53 il parere era favorevole. Ordine del giorno Gelmini n. 9/1807-AR/58: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Spena n. 9/1807-AR/59: parere favorevole.

Sull'ordine del giorno Ciaburro n. 9/1807-AR/61 c'è parere contrario: prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciaburro n. 9/1807-AR/61, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Sull'ordine del giorno Fassina n. 9/1807-AR/63 c'è il parere è contrario del Governo: prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fassina n. 9/1807-AR/63, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sull'ordine del giorno Pastorino n. 9/1807-AR/64, c'è il parere è contrario del Governo: prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastorino n. 9/1807-AR/64, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno Boldrini n. 9/1807-AR/65: parere favorevole. Sull'ordine del giorno Fornaro n. 9/1807-AR/66 c'è il parere contrario del Governo: prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fornaro n. 9/1807-AR/66, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sull'ordine del giorno Muroni n. 9/1807-AR/67 c'è il parere contrario del Governo: prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Muroni n. 9/1807-AR/67, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

L'ordine del giorno Stumpo n. 9/1807-AR/68 è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno Occhionero n. 9/1807-AR/69 c'è il parere contrario del Governo, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Occhionero n. 9/1807-AR/69, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sull'ordine del giorno Rospi n. 9/1807-AR/70 c'è il parere favorevole del Governo se è accolto come raccomandazione il primo impegno: va bene. Sull'ordine del giorno Paita n. 9/1807-AR/71 c'è parere favorevole con riformulazione. L'ordine del giorno Gariglio n. 9/1807-AR/72 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Nobili n. 9/1807-AR/74 è accolto come raccomandazione.

Avverto che è stata ritirata la richiesta di votazione nominale, quindi si voterà per alzata di mano.

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Nobili n. 9/1807-AR/74 non accetta l'accoglimento come raccomandazione e insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Nobili n. 9/1807-AR/74, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Pellicani n. 9/1807-AR/75 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno pellicani n. 9/1807-AR/75, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/1807-AR/76 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/1807-AR/76, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Boschi n. 9/1807-AR/77 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Boschi n. 9/1807-AR/77, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/1807-AR/78 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Giachetti n. 9/1807-AR/78, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

L'ordine del giorno Benamati n. 9/1807-AR/79 è accolto con raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno Bonomo n. 9/1807-AR/80 è accolto con raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/1807-AR/81 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/1807-AR/81, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Gavino Manca n. 9/1807-AR/82 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Manca Gavino n. 9/1807-AR/82, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Moretto n. 9/1807-AR/83 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Moretto n. 9/1807-AR/83, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno Noja n. 9/1807-AR/84 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Noja n. 9/1807-AR/84, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Zardini n. 9/1807-AR/85: parere favorevole. Ordine del giorno Mor n. 9/1807-AR/86: parere favorevole. Ordine del giorno Librandi n. 9/1807-AR/87: parere favorevole. Ordine del giorno Colaninno n. 9/1807-AR/88: parere favorevole. Ordine del giorno Mancini n. 9/1807-AR/89: parere favorevole.

Sull'ordine del giorno Boccia n. 9/1807-AR/90 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Boccia n. 9/1807-AR/90, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Sull'ordine del giorno De Menech n. 9/1807-AR/91 c'è parere favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno Del Barba n. 9/1807-AR/92 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Del Barba n. 9/1807-AR/92, con il parere contrario del Governo.

È respinto

Sull'ordine del giorno Fragomeli n. 9/1807-AR/93 c'è il parere contrario del Governo: passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Fragomeli n. 9/1807-AR/93, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Fregolent n. 9/1807-AR/94.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Signor Presidente, mi stupisce il parere contrario al mio ordine del giorno, che prevede che ci sia il rimborso degli imprenditori che hanno un debito nei confronti della pubblica amministrazione in tempi celeri, ma non con i mini-BOT. Posto che il Premier Conte ha detto che è contrario ai mini-BOT, che il Ministro Tria ha detto che è contrario ai mini-BOT, vuol dire che il Governo che ha dato parere contrario è contrario al Premier Conte e al Ministro Tria: ne prendo atto, però penso che sia abbastanza assurdo, quindi chiedo se magari, capendo che cosa c'è scritto nell'ordine del giorno, non vogliano cambiare il parere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Fregolent n. 9/1807-AR/94, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Marattin n. 9/1807-AR/95, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Melilli n. 9/1807-AR/96, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Topo n. 9/1807-AR/97, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Ungaro n. 9/1807-AR/98, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Ascani n. 9/1807-AR/99, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno Miceli n. 9/1807-AR/100, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno Anzaldi n. 9/1807-AR/101, accolto come raccomandazione. Va bene.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Gribaudo n. 9/1807-AR/102, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Serracchiani n. 9/1807-AR/103, parere favorevole.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Lacarra n. 9/1807-AR/104, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno La Marca n. 9/1807-AR/105, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Schirò n. 9/1807-AR/106.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Solo un attimo, perché vorrei dire che mi stupisce il parere contrario, in quanto qualche settimana fa un ordine del giorno simile del mio collega Ungaro, durante il decreto-legge “semplificazione”, era stato approvato. Per cui mi chiedo se gli ordini del giorno alla fine vengono davvero letti per bene e mi stupisce questa cosa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Schirò n. 9/1807-AR/106, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Gadda n. 9/1807-AR/107, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Pezzopane n. 9/1807-AR/108, accolto come raccomandazione.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Buratti n. 9/1807-AR/109, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Del Basso De Caro n. 9/1807-AR/110, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Orlando n. 9/1807-AR/111, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Braga n. 9/1807-AR/112, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno Morgoni n. 9/1807-AR/113, accolto come raccomandazione.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Carnevali n. 9/1807-AR/114, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Lepri n. 9/1807-AR/115, con il parere contrario del Governo.

È respinto.

Ordine del giorno Cavandoli n. 9/1807-AR/117, parere favorevole.

Ordine del giorno Tombolato n. 9/1807-AR/118, parere favorevole.

Ordine del giorno Saltamartini n. 9/1807-AR/119, parere favorevole.

Ordine del giorno Andreuzza n. 9/1807-AR/120, parere favorevole.

Ordine del giorno Colmellere n. 9/1807-AR/121, parere favorevole.

Ordini del giorno dal Zordan n. 9/1807-AR/122 al Golinelli n. 9/1807-AR/140, parere favorevole.

Ordini del giorno dal Patassini n. 9/1807-AR/142 al Molinari n. 9/1807-AR/144, parere favorevole.

Ordini del giorno dal De Angelis n. 9/1807-AR/145 al Capitanio n. 9/1807-AR/149, parere favorevole.

Ordine del giorno Aprea n. 9/1807-AR/150, parere contrario del Governo. Chiede di porlo in votazione?

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'ordine del giorno Aprea n. 9/1807-AR/150.

È respinto.

Ordine del giorno Pella n. 9/1807-AR/151, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordini del giorno da Faro n. 9/1807-AR/152 a Liuzzi n. 9/1807-AR/156, parere favorevole.

Ordini del giorno da De Lorenzis n. 9/1807-AR/158 a Varrica n. 9/1807-AR/168, parere favorevole.

L'ordine del giorno Vianello n. 9/1807-AR/169 è stato ritirato.

Ordini del giorno da Zolezzi n. 9/1807-AR/170 a Lapia n. 9/1807-AR/174, parere favorevole.

Ordini del giorno Galizia n. 9/1807-AR/177 e Ianaro n. 9/1807-AR/178, parere favorevole.

Ordine del giorno Scerra n. 9/1807-AR/180, parere favorevole.

Ordini del giorno da Lattanzio n. 9/1807-AR/182 a Parentela n. 9/1807-AR/187, parere favorevole.

Ordini del giorno da Gagnarli n. 9/1807-AR/189 a Siragusa n. 9/1807-AR/192, parere favorevole.

Ordini del giorno da Ciprini n. 9/1807-AR/193 a Donno n. 9/1807-AR/198, parere favorevole.

Ordine del giorno Perantoni n. 9/1807-AR/199, parere contrario.

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, c'è un cambio di parere: parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno Perantoni n. 9/1807-AR/199, quindi parere favorevole.

Ordini del giorno da Suriano n. 9/1807-AR/200 a Segneri n. 9/1807-AR/204, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, contrariamente alle mie abitudini, dichiaro - anche in relazione all'evidente interesse dell'Assemblea - di depositare il mio intervento, in modo che resti agli atti il voto contrario della componente +Europa-Centro Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

È assente: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, io credo che, avendo fatto la scelta di una programmazione come quella che abbiamo fatto, trovandoci qui il venerdì pomeriggio, sia anche irrispettoso nei confronti della portata di questo decreto-legge non svolgere un intervento che spieghi le ragioni della posizione della nostra componente e dica e ridia dignità anche al lavoro che si è fatto, che piaccia o non piaccia. Per questo non depositerò l'intervento e cercherò, seppur sinteticamente, di spiegare qual è la nostra posizione, che, dico sin da subito, come aveva anticipato l'onorevole Colucci, porterà all'astensione della nostra componente su questo decreto-legge.

Perché ci asteniamo? Perché innanzitutto noi non tifiamo per il peggio: non appartiene alla nostra cultura politica e alla nostra responsabilità la logica del “tanto peggio tanto meglio”, tante volte teorizzata negli anni passati, perché questa logica si fonda solamente sulla rabbia, sulla paura, sul disgusto, sulla frustrazione. Noi crediamo che i temi posti, dalla crescita allo sviluppo, siano temi fondamentali e crediamo che se qualcosa di buono, seppur in piccolo, si fa, questo debba essere valorizzato; ma il giudizio si ferma qui, perché tutto il resto è purtroppo uno spettacolo desolante.

Il giudizio si ferma qui perché, ovviamente, da tanti anni, come nei nostri programmi, noi avevamo chiesto, seppur in questo decreto-legge lo si fa in tre anni, che i beni strumentali delle imprese, che sono i capannoni, le sedi, le strutture dove le imprese lavorano, possano diventare ed essere considerati appunto beni strumentali e che quindi l'IMU possa essere considerata un costo e detratta integralmente dai bilanci. Si passa dal 40 al 50 per cento, al 60, al 70 e quindi crediamo che questo sia oggettivamente un passo in avanti da tanto tempo, anche se andrà a regime nel 2021-22. Crediamo, per esempio, che quando si sbaglia, responsabilità del Governo, anche se all'inizio il furore ideologico ha preso questo Governo, sia quella di accorgersi degli errori che si compiono, per cui ritornare al super-ammortamento, alla possibilità per le imprese di investire e di portare a deduzione gli investimenti che si effettuano, crediamo che sia assolutamente un elemento positivo, così come altri elementi che sono stati sottolineati dal collega Colucci.

Dicevo che invece lo spettacolo è assolutamente desolante se si pensa alla riduzione che si è operata della sfida alla crescita.

Primo, perché lo stesso Governo, unendo il decreto-legge “crescita” che ci ha presentato, e che - ricordo - ha avuto una lunghissima gestazione, e lo “sblocca-cantieri”, che abbiamo appena approvato, dice che il contributo di questi due decreti alla crescita sarà dello 0,1 per cento nel 2019 e, al massimo, dello 0,3 per cento nel 2020. Le risorse stanziate nel provvedimento in esame sono 400 milioni di euro: pochi, importanti, ma sono irrilevanti rispetto alla sfida che si è posta. Questo doveva essere il decreto crescita e investimenti, è diventato semplicemente un decreto crescita ma, se la crescita è crescita, non può essere un omnibus, cioè in un decreto non si può mettere tutto e il contrario di tutto. Così come, ovviamente, l'occasione che si è persa è confrontarsi insieme, avere una strategia, di capire come, ad esempio, che è stato fatto un errore nella legge di bilancio a investire 17 miliardi di euro - dico 17 miliardi di euro, per i pochi che ci ascoltano e per quelli che leggeranno i verbali - per “quota 100” e per reddito di cittadinanza e oggi diciamo che vogliamo come priorità, giustamente, abbassare le tasse o ridare forza ai salari. Bastava semplicemente con il buon senso darsi delle priorità e prendere quei 17 miliardi di euro, che hanno aumentato ovviamente il nostro debito, perché sono andati tutti a debito, che hanno fatto aumentare le clausole di salvaguardia e decidere di metterle sulla flat tax o piuttosto sulla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e per permettere che il salario reale dei dipendenti aumentasse. Questo significa governare; significa darsi delle priorità; significa sapere che, se le risorse sono poche, queste risorse devono essere utilizzate al meglio; significa smetterla di fare demagogia senza un minimo di criterio, di concezione generale, pensando e trasformando questo contratto di Governo ormai in un patto del baratto, che non può più andare avanti, perché il patto del baratto è semplicemente: io do una cosa a te, tu ne dai una a me.

Cosa succederà nella discussione tra flat tax e salario minimo? Non stanno insieme la flat tax come concezione e il salario minimo, perché l'elemento fondamentale della riduzione della pressione fiscale, che è quello di liberare risorse a imprese e a cittadini, non va sull'idea del salario minimo, che incentra l'aumento non sul mercato e sul rapporto tra la domanda e l'offerta, sulla contrattazione, sulla possibilità non di aumentare i costi delle imprese, ma di diminuire i costi delle imprese e di aumentare i salari. Il salario minimo è la scorciatoia demagogica, statalista, populista, così come il reddito di cittadinanza, che porterà questo Paese non a crescere ma a decrescere.

Ho fatto degli esempi per dire come questo decreto poteva essere un'occasione importante - mi avvio alla conclusione - invece perde questa occasione: tappa qualcosa; mette qualcosa di importante presente in alcuni programmi, in particolare nel programma del centrodestra; paga lo scotto ad altri provvedimenti. Io sono convinto che la Lega non possa pensare che il futuro industriale di questo Paese sia la statalizzazione di tutto: la statalizzazione della concessione delle autostrade; la statalizzazione di Alitalia: quello che c'è scritto qui, in questo decreto, è la possibilità – che ormai da decenni non ripercorrevamo più, perché l'Alitalia è costata più di 9 miliardi di euro alle tasche dei contribuenti italiani – di permettere al Tesoro di entrare nel capitale di Alitalia, cioè riportandola dalla sfera privata. Perdono i privati; è il mercato; il Governo, il pubblico interviene per regolamentarlo, per dargli prospettive, per individuare un progetto strategico, non è possibile e non è immaginabile che si ritorni alla vecchia concezione dell'IRI, della statalizzazione di tutto, del tanto paga Pantalone, tanto pagano i cittadini. Novecento milioni di euro la maggior parte dei quali coperti con l'aumento della bolletta elettrica sono stati prestati a Alitalia, dopo un referendum fatto tra i lavoratori, assolutamente irresponsabile, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze; di questi 900 milioni di euro si dice chissà quando saranno restituiti, cioè a babbo morto. Nel frattempo, ascoltiamo su Alitalia, o leggiamo, compagnie di giro che dovrebbero dare prospettive strategiche e industriali al Paese.

Queste considerazioni ci portano, da una parte, a dire che ci asteniamo perché ovviamente anche una briciola è sempre una cosa migliore del niente; ma, dall'altra, a dire: così non si può andare avanti, tanto più che pende sul nostro Paese una spada di Damocle, che qualcuno irresponsabilmente non sta considerando, che potrebbe rendere vani tutti i decreti “crescita”, “sblocca-cantieri”, eccetera. Infatti, una procedura di infrazione - lo dico e lo ridico - sul debito e non sul deficit, altro che “decreto crescita”, perché la prima cosa che chiederà a tutti noi qui, laddove si dovesse andare incontro ad essa, è di fare 100 miliardi di euro immediati per ridurre il debito, una vera patrimoniale che non va né a crescita né a reddito di cittadinanza né a “quota 100”, ma metterà in ginocchio imprese, famiglie e il nostro Stato. Questa è l'irresponsabilità di questo Governo.

L'astensione del nostro gruppo non è, ovviamente, un segnale positivo al Governo, ma semplicemente un segnale positivo sui provvedimenti e sui contenuti presenti, seppur disorganici, ma che comunque ci sono e che in tutti questi anni avevamo sempre condiviso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. La ringrazio per la comprensione del problema che c'è stato prima e, a nome della componente MAIE del gruppo Misto, dichiaro il voto favorevole al provvedimento di conversione in legge del decreto-legge del 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, più comunemente denominato “dl crescita”. È un provvedimento molto importante perché su esso e sul “decreto sblocca-cantieri” si gioca sostanzialmente la partita della ripresa economica e degli investimenti, che poi dovrebbe portare proprio ad uno sblocco della stagnazione attraverso l'introduzione di una serie di incentivi, agevolazioni, novità fiscali. Utilizzo in via prudenziale il condizionale, ma ho fede che a breve si possa passare al tempo presente. Questo ottimismo deriva anche dagli ultimi dati che arrivano dal mondo del lavoro riferiti ai primi tre mesi del 2019 con l'aumento dei contratti a tempo indeterminato e, viceversa, la diminuzione di quelli precari. Sono informazioni che arrivano da fonti qualificate e autorevoli: INPS, INAIL, Istat, ANPAL…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi… deputato Cantalamessa… colleghi… colleghi della Lega, per favore… colleghi del MoVimento 5 Stelle… Prego, deputato Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie. In un Paese dove l'economia è ferma, il PIL scende, il debito pubblico aumenta e la tassazione mette in difficoltà, decisamente, cittadini ed aziende, il “decreto crescita” assume un ruolo importante e che sicuramente sarà al centro del prossimo Documento di economia e finanza. Sono tante le novità che ci hanno convinto: la reintroduzione e la proroga del super ammortamento per le imprese relativa all'acquisto dei beni strumentali nuovi con le relative indicazioni previste dall'articolo 1 del Capo I del provvedimento; la maggiorazione della deducibilità dell'IMU dalle imposte sui redditi che, dal 2020, passerà dal 40 al 60 per cento; il nuovo bonus casa per le imprese di costruzione e di ristrutturazione immobiliare fino al 2021, le cui novità contenute in termini di semplificazione fiscale e di variazione operativa, come detto, andrebbero ad incentivare l'interesse delle imprese. Ora, nel Capo II, tra gli altri, apprezziamo gli articoli dal 30 al 30-quater, cioè i contributi ai comuni per interventi di efficientamento energetico e di sviluppo territoriale sostenibile.

Certo queste non sono cifre stratosferiche, non sono cifre che cambieranno l'economia di una comunità ma lo ritengo un utile segnale di attenzione per le realtà territoriali che si dibattono in una selva enorme di difficoltà. Ricordo le norme in materia di edilizia scolastica, le agevolazioni per la promozione dell'economia locale in tema di turismo, artigianato, ambiente, beni culturali, tempo libero e commercio. Questi sono interventi previsti per attività commerciali ed artigianali situate in territori di comuni fino a 20 mila abitanti e rappresentano un ventaglio di opportunità per tante zone, come quella Daunia garganica da cui provengo, e possono costituire un importante rilancio economico e sociale. Ancora, ricordo gli interventi, ad esempio, a favore di imprese private nel settore radiofonico, che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale e qui parlo con cognizione di causa di questo articolo 30-quater, avendo esperienza personale in questo ambito.

Il Capo III riguarda la tutela del made in Italy e costituisce un atto fondamentale a difesa delle eccellenze del nostro Paese che hanno necessità di essere preservate da tentativi di imitazione e sono sovente attaccate in questo senso, proprio perché sono delle eccellenze universalmente riconosciute, altrimenti non verrebbero prese in considerazione. In questo contesto trova legittimazione l'introduzione del registro dei marchi storici, che consentirà alle aziende in crisi di poter accedere agli aiuti di Stato ed evitare di vendere o svendere il marchio italiano all'estero. È, quindi, previsto anche lo stop allo sfruttamento dell'Italian sounding, cioè di quelle, come dire, parole “civetta” che rimandano all'Italia, insinuando che vi possa essere un collegamento fra il prodotto e il nostro Paese, anche quando non vi sia un legame oggettivo.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, dicendo che col Capo IV vengono introdotte ulteriori misure per la crescita, tra le quali mi piace ricordare il Fondo indennizzo per i risparmiatori e il Piano grandi investimenti per le zone economiche speciali. Insomma, in definitiva, si tratta di un corposo articolato che ha come comune denominatore la semplificazione e l'abbassamento in positivo su imprese ed aziende. Pertanto, per questo e per tanto altro, a nome della componente MAIE e del gruppo Misto dichiaro il voto favorevole al decreto crescita.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, io depositerei la mia dichiarazione di voto, perché rimangano agli atti le ragioni del nostro voto di astensione (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Anch'io consegnerei la dichiarazione di voto contraria di Liberi e Uguali; sottolineo soltanto due punti, il primo, che nel provvedimento c'è una norma grave che riguarda l'ente per lo sviluppo dell'irrigazione in Puglia, Lucania e Irpinia, che viene trasformato in Spa, quindi, si privatizza la gestione dell'acqua pubblica e, poi, un auspicio, che dopo il risultato positivo raggiunto su Radio Radicale si possa raggiungere un risultato positivo anche sul capitolo più generale dei finanziamenti all'editoria per il pluralismo nell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Noi, invece, come gruppo di Fratelli d'Italia, discuteremo, perché lo riteniamo un atto di correttezza nei confronti di tutti i colleghi, noi compresi, che hanno lavorato all'interno della Commissione bilancio per oltre un mese, perché dobbiamo ricordare che questo provvedimento è arrivato nella Commissione ancora prima che iniziasse la campagna elettorale per le europee, siamo arrivati davvero a stento e con enorme fatica alla fine. Oggi, arriviamo alla fine di questo percorso, purtroppo, identico a tanti altri intrapresi da questo Governo.

Questo provvedimento ha iniziato la sua strada, salvo intese, in Consiglio dei ministri e si è andati avanti, di volta in volta, con brusche frenate e repentine accelerazioni, a causa di due forze di Governo, la Lega e i 5 Stelle, che dimostrano e hanno dimostrato, ancora una volta, di avere idee diversissime, se non opposte, su quelli che per noi sono i temi fondamentali per la nostra nazione. Noi non abbiamo avuto pregiudizio né sorpresa nell'apprendere che il Governo aveva intenzione di approvare questo decreto e sapevamo che la manovra con la grande quota assistenziale ricoperta dal reddito di cittadinanza non avrebbe mai potuto garantire la crescita oltre gli “zero virgola”. Ebbene, da un decreto denominato per l'appunto “crescita” ci saremmo aspettati quelle misure che servono alla nostra nazione per crescere veramente; ci saremmo aspettati la flat tax, ci saremmo aspettati gli incentivi, ci saremmo aspettati gli aiuti alle famiglie. Ora, questo decreto, però, si occupa di tutto, tant'è che è stato recentemente denominato “omnibus”, ma tralascia i temi fondamentali e, quindi, si occupa di tutto, per non occuparsi di niente. L'impasse patita sul salva-Roma ne è forse la metafora più evidente, ma parla alle cronache anche quello che abbiamo dovuto vivere all'interno della Commissione bilancio, lavori caotici, disorganizzati, emendamenti e riformulazioni presentati sino all'ultimo minuto dell'ultima ora. Ecco, noi, in Commissione bilancio, avremmo voluto trovare ordine e, invece, abbiamo trovato caos, avremmo voluto trovare disciplina ed abbiamo, invece, trovato incuria.

Quello che è successo è la prova plastica dell'impossibilità di questo Governo di dare vere risposte all'Italia e agli italiani e noi continuiamo a soffrire, insieme alle imprese e alle famiglie, dei dati economici impietosi. Se si fosse onesti, adesso, il Presidente Conte dovrebbe parlare di decrescita infelice, piuttosto che di crescita felice. Abbiamo dovuto aspettare nottetempo gli accordi per gli emendamenti al Sud, abbiamo dovuto subire la presentazione di un emendamento sull'utilizzo dello “stellone” senza che fosse stata richiesta l'autorizzazione, per esempio, al Presidente della Repubblica…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, riuscite a evitare di fare capannelli, proprio dietro la collega? Grazie.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Un atto che secondo noi denota l'incapacità totale di gestire, non solo i lavori della Commissione, ma anche la possibilità di addivenire a veri accordi all'interno del Governo. Senza dimenticare, poi, che il decreto “crescita”, il decreto “omnibus”, di fatto, ha dovuto aspettare che ci fosse l'accordo anche sullo “sblocca cantieri” prima di poter vedere la luce. Insomma, un pasticcio generale.

Ovviamente l'onestà intellettuale che ha sempre distinto il gruppo di Fratelli d'Italia dall'inizio dell'attività parlamentare ci impone di salvare quelle piccolissime cose che all'interno di questo decreto devono inevitabilmente essere salvate. Per cui noi ci asterremo dal voto a questo decreto e lo faremo pensando ed essendo assolutamente convinti che questo decreto, prima, denominato “crescita” e, poi, denominato “omnibus”, per noi resta un tamquam non esset (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Depositerò il mio intervento, ma qualche considerazione su questo mese di lavoro corre l'obbligo di farla. È un po' imbarazzante per noi, oggi, essere qua a parlare di un decreto “crescita” che di crescita ha ben poco. Abbiamo tutti in mente le immagini del Governo che festeggiava la legge di bilancio e dopo sei mesi siamo qui, ancora, invece, a cercare di fare correttivi rispetto a quello che non è mai successo. È un provvedimento in cui manca una politica industriale, manca una politica fiscale, manca una chiara politica sulle famiglie, ma, soprattutto, manca un'idea generale di sviluppo del Paese.

Comunque, è anche imbarazzante pensare che voi stessi, Governo, dite che il combinato dei due decreti “crescita” e “sblocca cantieri” non produrrà che un misero 0,1 per cento sul PIL.

Si tratta di un decreto che per essere operativo dovrà avere 39 norme attuative, quindi, sostanzialmente, è il nulla assoluto, provvedimenti che cercano di correggere quello che in legge di bilancio avete sbagliato a scrivere, la mini IRES continua a essere meno conveniente, anche rispetto all'ACE e IRI, lo dice anche l'ufficio parlamentare di bilancio.

Devo stigmatizzare alla Presidenza la maniera di lavorare in Commissione; nonostante il grande impegno dei relatori, il susseguirsi degli stop and go, delle sospensioni, delle indecisioni; l'eterna necessità di mettere d'accordo le due parti del Governo non ha fatto altro che confondere le idee a tutti e siamo arrivati, quindi, alla fine, in un decreto che doveva avere 50 articoli ad averne 100, un vero assalto alla diligenza che sa molto di fine legislatura. Alla Camera, ovviamente; è “monocratico” questo provvedimento, al Senato manco passa. Quindi, una bella sconfitta per la democrazia, per quella democrazia che il Movimento 5 Stelle sosteneva con forza negli anni passati. Non commento la fiducia, l'avete sempre osteggiata, ed eccoci qui a un'altra.

Cosa abbiamo fatto, noi? Abbiamo cercato di fare qualcosa per il Paese; abbiamo proposto interventi per le famiglie, mai così attuali alla luce di quanto dice l'Istat; interventi per il lavoro, necessari; rimodulare la web tax, così com'è le pagheranno non i colossi, ma le piccole aziende italiane, quindi faremo un danno all'economia; più attenzione ai risparmiatori truffati, ce l'abbiamo messa tutta per aiutarli; Industria 4.0 va implementata; il rilancio del Mezzogiorno assente; ristrutturazione dei debiti degli enti locali. Qualcosa siamo riusciti a far passare, su qualcosa non siete riusciti a dirci di no; in particolare, mi piace ricordare, tra le tante proposte che siamo riusciti a far passare, la possibilità di avvalersi per le procedure di appalto per le scuole, di Consip e Invitalia da parte dei comuni; l'intervento su Radio Radicale, abbiamo voluto combattere per la democrazia e per l'informazione libera in questo Paese, e fondamentale per un Paese civile, e siamo contenti che alla fine siamo riusciti a garantire questa forma di libertà; rimodulare le risorse a favore dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, al Centro nazionale di adroterapia, alla Fondazione Santa Lucia di Roma, altre cose che ci pareva necessario fare.

In definitiva, dunque, anche questo provvedimento disattende gran parte degli annunci e delle promesse che oramai ci avete abituato a fare, e sembra una sine cura, un palliativo, una cosa inutile. Dichiariamo pertanto la nostra totale insoddisfazione per l'impianto della norma, ma, consci anche della grave situazione in cui versa il Paese, con grande senso di responsabilità, rivendichiamo con orgoglio di aver dato voce a quella parte del Paese che ci crede ancora, alle istanze che giungono dalle realtà produttive, alle istanze che giungono dalle professioni e, per questa ragione, dichiaro il voto di astensione del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Sì, grazie, Presidente, io non deposito la relazione, primo perché non l'ho scritta, secondo perché vi devo confessare di essere un po' perplesso da questo atteggiamento. A tutti noi piacerebbe essere in un luogo diverso il venerdì alle otto e un quarto, ma nonostante io rifugga da ogni considerazione sloganistica e demagogica, che invece sembra appassionare tanti miei colleghi, mi chiedo cosa ci sia di strano se, per una volta, ci troviamo il venerdì sera tardi a fare il nostro lavoro, soprattutto se ci troviamo in questa situazione per responsabilità di chi applaude quando qualcuno dice che deposita la relazione, e non vi fa perdere tempo.

Comunque, non vi farò perdere molto tempo neanch'io, e non vi svelo un segreto se vi dico che il Partito Democratico si era approcciato a questo decreto in modo molto laico; noi non escludevamo un voto di qualsiasi natura quando è stato annunciato un provvedimento sulla crescita, perché la crescita è il problema principale del nostro Paese; sono più di trent'anni che il nostro Paese cresce meno della media europea e sono vent'anni che, in pratica, il Paese non riesce più a crescere a un ritmo sostenuto. Eravamo ansiosi di leggere il decreto, anche perché in quel momento stavano cominciando a venir fuori le illusioni della legge di bilancio; voi ricorderete, in quest'Aula a lungo si è detto: quando entrerà in vigore la legge di bilancio che abbiamo preparato con così tanta voglia, entusiasmo, eccetera, la crescita si materializzerà, in questo Paese. Ebbene, abbiamo visto che nel primo trimestre 2019 la crescita italiana è stata dello 0,1 per cento e ieri l'Istat ci ha preavvertito che nel secondo trimestre, invece, avremo un risultato negativo. Quindi, eravamo ancora più ansiosi di vedere un “decreto crescita” nel momento in cui stava venendo fuori che anche la legge di bilancio 2019, così tanto spinta dalla maggioranza, in realtà, la crescita non la stava portando.

Allora, abbiamo visto il “decreto crescita”; siamo stati un po' perplessi dalla stima che lo stesso Governo dava dell'impatto sulla crescita, cioè, secondo voi – non secondo noi –, questo decreto aumenta il tasso di crescita del PIL nel 2019 dello 0,05 per cento, quindi un pochino perplessi dal fatto che un decreto si chiami crescita e comporti un aumento dello 0,05 per cento, lo eravamo, però poi abbiamo assistito a uno spettacolo che non esito a definire piuttosto indecente. Questo è un decreto che è stato approvato, per la prima volta, in Consiglio dei ministri il 4 aprile, però dentro non c'era nulla, tanto è vero che è stato riapprovato venti giorni dopo, poi è un decreto che è stato tre settimane nelle Commissioni bilancio e finanze riunite, dove è successo praticamente di tutto: rinvii, votazioni sbagliate, approssimazioni errori, e la cosa che più mi ha stupito è che molte volte alcune colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma non solo, di fronte al procedere lento dei lavori dovuto al fatto che il Governo o non aveva i pareri o aveva cambiato parere o non era pronto, si girava verso di noi e diceva: ma basta, insomma, come se fossimo noi a fare ostruzionismo. La verità è che quei colleghi non riuscivano neanche a capire che il motivo di quei rallentamenti non era affatto nell'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione, ma era in tutta quell'approssimazione e superficialità che il Governo stesso stava mettendo in quel decreto, poi è arrivata la Ministra Lezzi, a un certo punto, a parlare di un parere negativo della Ragioneria generale dello Stato, che in realtà non c'era. Insomma, è stato un festival di approssimazione, di superficialità e di incompetenza in alcuni punti.

Poi abbiamo visto il decreto, abbiamo visto Industria 4.0, il Ministro Di Maio all'assemblea di Confindustria ha detto: abbiamo capito che è stato un errore ridimensionarla, la rimetteremo in piedi; eppure, in questo decreto c'è un ripristino molto parziale di Industria 4.0, non c'è nulla in pratica sul ripristino del credito d'imposta in formazione, Formazione 4.0, il credito di imposta in ricerca e sviluppo. Quindi, il Ministro Di Maio era andato a Confindustria a dire un qualcosa che, in realtà, poi non si è realizzato. Abbiamo visto un emendamento ficcato all'ultimo momento sul cosiddetto contratto di espansione, che consente alle imprese oltre i mille dipendenti uno scivolo di cinque anni di prepensionamento, ma quella non è un'azione di politica economica per garantire il ricambio generazionale nelle aziende, quello è un favore fatto a una grande impresa che ve l'ha chiesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e l'avete infilato lì, lo sappiamo tutti, non è che siamo proprio gli ultimi arrivati; non si fanno le riforme del mercato del lavoro per fare un favore a una grande impresa. Abbiamo visto, sulle banche, tre provvedimenti che se li avessimo fatti noi, nella scorsa legislatura, non oso immaginare cosa sarebbe successo; provvedimenti giusti, che noi condividiamo, su Genova, perché estendete la garanzia dello Stato alle emissioni obbligazionarie che Carige farà; sulla Popolare di Bari l'avete nascosta bene come norma per avere anche il placet europeo, ma è una norma che consente alla Banca Popolare di Bari di uscire dai guai, e il relatore leghista di maggioranza, che ringrazio ancora una volta per la sua onestà intellettuale, ha pronunciato la seguente frase: è un problema se le banche vanno in difficoltà in questo Paese, quindi è giusto salvarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); quando lo dicevamo noi sono successe cose irripetibili, nella scorsa legislatura. Avete ridotto fortemente le tasse alle banche che pagano le imposte catastali per il trasferimento di immobili quando cartolarizzano i crediti, un'operazione finanziaria che se avessimo ridotto noi le tasse per chi fa operazioni finanziarie di quel tipo non so cosa sarebbe successo. Sono tre provvedimenti giusti, che noi approviamo, perché quello che il relatore di maggioranza leghista ha detto, con molta onestà, recentemente, noi l'abbiamo sempre sostenuto e ci siamo presi insulti di ogni tipo. Abbiamo visto un balletto sul cosiddetto “salva Roma”, che è stato politicamente e mediaticamente molto intelligente: avete fatto credere agli italiani che la norma salvasse il comune di Roma, quando non era affatto così, soltanto poi per permettervi, con un accordo fra Lega e 5 Stelle, di salvare veramente i comuni in dissesto o in pre-dissesto, ma non c'è nessun apprezzamento in queste parole, perché l'atteggiamento che si deve avere nei comuni in pre-dissesto e dissesto non è quello di togliere fondi a Industria 4.0, come avete fatto voi, per regalarli ai comuni che non sono stati in grado di tenere i bilanci in ordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'atteggiamento che bisogna avere nei comuni in difficoltà è supportarli in un processo di sforzo graduale verso il risanamento, ad esempio supportando i loro investimenti, non buttando i soldi in un pozzo senza fondo perché sono comuni amici e ne salviamo uno del MoVimento 5 Stelle e uno della Lega perché così andiamo avanti ancora qualche settimana in questo spettacolo che state offrendo al Paese.

Poi, abbiamo visto una norma, ficcata all'ultimo ieri, che dice che le regioni possono, per alcuni debiti fuori bilancio, che sono quelli derivanti da sentenze esecutive, non passare per il consiglio regionale, lo dicevamo ieri in quest'Aula. Non si è capito il perché e, fra l'altro, avete pure scritto la norma male e sarà completamente inapplicabile, ma ciononostante, l'avete voluta portare avanti lo stesso.

Inoltre, abbiamo visto Alitalia buttare via tutto il percorso fatto nella scorsa legislatura, che era quello di prestito ponte per arrivare da qualche parte. Quando si fa un ponte lo si fa per arrivare dall'altra parte del fiume, non per buttare soldi pubblici. La nostra strategia su Alitalia era chiara: il ponte era per arrivare a una partnership con un partner europeo forte, che era anche già stato individuato. Voi avete buttato all'aria, legittimamente, ma secondo noi sbagliando, questa strategia, per prendere un'altra caterva di soldi pubblici e buttarli di nuovo nel pozzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in uno spettacolo che, ancora una volta, come da diversi anni a questa parte, per responsabilità un po' di tutti è indecente.

Abbiamo visto ridurre il costo del lavoro nell'unica maniera sbagliata possibile. Non è facile provare a ridurre il costo del lavoro sbagliando: voi ci siete riusciti. Infatti, noi vi diciamo, da qualche tempo, che l'unico modo per ridurre il costo del lavoro è ridurre sul lato dell'impresa i contributi previdenziali assicurando nel frattempo che vengano fiscalizzati, cioè pagati dalla fiscalità generale, in modo che il lavoratore non abbia problemi di pensione. Voi, invece, che cosa avete fatto? Avete tagliato i premi assicurativi per l'INAIL in modo tale che, fra l'altro, in primo luogo ci sarà un buco nel 2022, questo è il primo caso di riduzione del costo del lavoro che non è lineare, ma a un certo punto si ferma e poi riparte e, in secondo luogo, mettendo a rischio la funzionalità dei controlli sulla sicurezza del lavoro, perché i premi dell'INAIL aiutano anche a far funzionare una struttura di verifica e di prevenzione su incidenti del lavoro. Voi stessi l'avete ammesso dicendo: ma di questo ne parleremo più avanti e ci guarderemo.

Insomma - e sto finendo, Presidente - sul “decreto crescita” a noi viene il dubbio che l'unica crescita ottenuta in questo Paese sia quella del fatturato della Casaleggio Associati che nel 2018 aumenta del 60 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che vede il suo utile aumentare del 786 per cento, sicuramente beneficia anche dei contributi che generosamente i miei colleghi gli versano tutti i mesi, in cambio di una carezza.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

LUIGI MARATTIN (PD). Concludo, sa come concludo? Con una frase che il presidente Blangiardo, che è il presidente dell'Istat nominato da questa maggioranza, ha detto ieri, all'atto della presentazione di un rapporto Istat molto interessante, che dovrebbe essere letto da chiunque abbia veramente a cuore la crescita di questo Paese. Il presidente Blangiardo diceva (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi! Collega, la invito a concludere, però. Colleghi, per cortesia.

ENRICO BORGHI (PD). Ci iscriviamo tutti, se andiamo avanti così!

PRESIDENTE. Collega Enrico Borghi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, perché c'è un brusio incredibile. Collega Marattin, le chiedo di concludere, perché ha già sforato ampiamente il suo tempo. Ovviamente, adesso stiamo stoppando il tempo. Prego.

LUIGI MARATTIN (PD). Ma stavo concludendo, non ero particolarmente disturbato anche dai colleghi, però grazie per l'intervento.

Il presidente Blangiardo ha detto, ieri: “Viene da chiedersi se siamo e saremo ancora un popolo che guarda avanti e investe sul futuro o se, invece, dobbiamo per lo più sentirci destinati a gestire il presente”. Io credo che non ci sia, in questa fase, per commentare questo decreto e per annunciare il voto contrario del Partito Democratico, miglior modo per affermare che o questo Paese comincia ad abbandonare la logica dell'inseguimento del consenso immediato, sui social magari, e pensare a inseguire il futuro…

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere però.

LUIGI MARATTIN (PD). …oppure davvero avremo problemi molto gravi.

PRESIDENTE. Grazie.

LUIGI MARATTIN (PD). La ringrazio per questo atteggiamento molto collaborativo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Io sono qui a far rispettare il Regolamento, collega; se ha sforato, ha sforato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Naturalmente, ringrazio tutti quelli che hanno collaborato per questo provvedimento in Commissione finanze e in Commissione bilancio e, naturalmente, il gruppo della Lega voterà a favore sul provvedimento del Governo. A questo punto, deposito la mia dichiarazione di voto finale agli atti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (M5S). Grazie, Presidente. Io ho piacere di depositare le motivazioni del supporto del MoVimento 5 Stelle a quest'atto. Ci tengo a ricordare che se tagliamo le tasse, se andiamo ad aumentare gli investimenti, se andiamo ad agire su queste cose è perché vogliamo che l'Italia sia un Paese da cui non dover più scappare. Se, nello stesso tempo, andiamo anche a favorire chi torna qui a lavorare, tagliando sensibilmente le tasse a chi decide di tornare a lavorare in questo Paese, è perché noi vogliamo che l'Italia diventi anche un Paese in cui si possa sperare di tornare. E con questo pensiero io dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1807-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1807-A/R: "Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

In morte dell'onorevole Franca Maria Marino Buccellato.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduta l'onorevole Franca Maria Marino Buccellato, già membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio. Stiamo ricordando una collega che è deceduta. Prego.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per unirmi al suo cordoglio, a nome di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia e di tutta la comunità militante della destra siciliana nella memoria dell'onorevole Franca Marino Buccellato, anzi Franca, come lei amava essere chiamata. Fiera rappresentante della destra siciliana, ha militato senza mai risparmiarsi, risultando eletta al consiglio comunale della sua Marsala prima, al consiglio provinciale di Trapani e alla Camera dei deputati poi. Ha sconfitto anzitempo tutti gli stereotipi, dimostrando che anche in una terra difficile come la Sicilia le idee, i valori e la tensione ideale valgono più delle quote rosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Mancherà ai militanti, mancherà agli avversari politici, mancherà a tutti quelli che l'hanno conosciuta apprezzandone la coerenza del pensiero, la signorilità dell'agire che l'hanno resa e la ricorderemo tutti sempre così, come la signora della destra siciliana. Addio, Franca (Applausi)!

Annunzio di una questione pregiudiziale.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, la questione pregiudiziale Bazoli ed altri n. 1, riferita al disegno di legge n. 1913, di conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, il cui esame e votazione sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di martedì 25 giugno, alle ore 14, con priorità rispetto agli altri argomenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Da molti mesi è in corso un'aspra vertenza sindacale tra la società Italpizza, azienda modenese leader nella produzione di pizza surgelata, e alcuni lavoratori iscritti al sindacato Si Cobas, i quali lamentano a gran voce una situazione lavorativa caratterizzata da costante precarietà e da scarse tutele. Un sistema che legittima la chiamata al lavoro via sms, lasciando così il lavoratore in balia totale dei tempi e delle esigenze aziendali. Questa situazione ha generato un clima di grande tensione, che è sfociato anche in scontri davanti all'azienda tra lavoratori e manifestanti e forze dell'ordine. L'ultimo episodio ha visto, secondo quanto riferito dalle fonti di stampa, un sindacalista dei Si Cobas, Marcello Pini, letteralmente agguantato per il collo davanti ai cancelli della fabbrica e portato via in questura.

La scorsa settimana un altro rappresentante sindacale, Simone Carpeggiani, si è visto colpire con una ginocchiata e ha riportato la frattura refertata di quattro costole, così come in altre occasioni sono rimasti feriti degli agenti di Polizia. Tutti questi episodi incresciosi e preoccupanti non possono essere taciuti e trovano la loro causa più profonda nell'ostinato rifiuto da parte datoriale di instaurare un dialogo con le rappresentanze di questi lavoratori. Allora, Presidente, oggi voglio rivolgere un ulteriore appello affinché questi lavoratori vengano ascoltati dall'azienda ai sensi del diritto sindacale costituzionalmente garantito. Da parte mia, l'impegno sarà massimo per modificare da un punto di vista legislativo un sistema obiettivamente iniquo, che, di fatto, determina esasperazione, al punto da mettere in contrasto cittadini e forze dell'ordine, le stesse forze dell'ordine che sono chiamate a tutelare quei cittadini. A Simone e Marcello voglio esprimere la mia vicinanza e a loro auguro di rimettersi quanto prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su questo tweet che il Ministro dell'Interno ha ritenuto di fare tre giorni fa. Devo dirle la verità, ci ho pensato bene se intervenire oppure no, perché è evidente che il Ministro dell'Interno che parla di una persona di etnia rom, comunque di una persona, dicendo che dovrebbe stare in carcere trent'anni, di essere messa in condizione di non fare più figli e che i figli dovrebbero esserle sottratti è una cosa che viene fatta, ovviamente, per sollevare un polverone mediatico e per farsi pubblicità. Quindi, verrebbe da dire: non ne parliamo.

Però penso che il Parlamento abbia una funzione che debba essere superiore a queste bassissime strategie mediatiche e che in questa casa, nella casa della democrazia, alcuni punti vadano affermati; che vada affermato che è il Governo che deve assicurare l'ordine pubblico, per esempio; che non è il Governo che dà trenta o venti o dieci anni di prigione, e lo dico davanti al Ministro della Giustizia. Non è sicuramente il Ministro dell'Interno che eroga sanzioni penali. Ma soprattutto su questa frase, che a una persona debba essere impedito fisicamente di fare dei bambini, penso che noi dobbiamo fermarci, dobbiamo fermarci prima che sia troppo tardi, signora Presidente, perché va detto con chiarezza: nel momento in cui lo Stato decide di utilizzare tecniche o decidesse di utilizzare tecniche eugenetiche, cioè di mettere in condizione qualcuno di fare o di non fare più figli, torneremmo indietro a un'epoca che purtroppo abbiamo già vissuto e che questo Paese indirettamente ha vissuto con un'alleanza terribile, di cui ancora portiamo i segni, li porta la nostra anima di popolo i segni della nostra alleanza con la Germania nazista, perché di una tecnica nazista si tratta.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Lo so, Presidente, però le chiedo davvero soltanto venti secondi di elasticità. Capisco la sua fiscalità, però sono sicuro che lei comprenda la gravità delle parole che sto pronunziando. Allora, dico questo, perché è vero che magari è facile fare quello che il Ministro dell'Interno persegue, cioè sdoganare il rutto libero, quello che prima ci vergognavamo di dire nelle peggiori…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo veramente di concludere, per rispetto anche degli altri colleghi che invece rientrano nei due minuti.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Signora Presidente, davvero la prego di non interrompermi e di farmi giungere alla conclusione del discorso. Non le prendo tanto tempo, mi creda; penso che valga la pena. Allora, dicevo, se sdoganiamo quello che come dicevamo, magari, in un momento di rabbia, diventa la posizione politica del Governo, penso che sia una cosa molto, molto grave. Ma il problema, signora Presidente - davvero chiudo - è che non vorrei mai che finissimo come quel re greco che, a furia di prendere piccole dosi di veleno, si abituò a convivere con il veleno. E allora anche se…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Signora Presidente, mi fermo qui e la lascio con questa responsabilità. Mi lasci dire che la sua fiscalità in questo caso…

PRESIDENTE. Le avevo lasciato un minuto in più, stava parlando da tre minuti e quindici secondi. Ripeto, per rispetto degli altri colleghi.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Benissimo, allora mi lasci dire che per la Vicepresidente Spadoni questo è più importante di un Ministro che pensa di sterilizzare le donne. Signora Presidente, si vergogni (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 24 giugno 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione (Testo risultante dallo stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 12 marzo 2019, degli articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603). (C. 1603-bis-A)

Relatore: BELOTTI.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

COSTA: Modifiche agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, in materia di riparazione per ingiusta detenzione ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati. (C. 1206-A)

Relatore: ZANETTIN.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Fornaro ed altri n. 1-00198 concernente iniziative di competenza per l'effettiva interruzione della esportazione e del transito di armamenti verso l'Arabia Saudita ed altri paesi coinvolti nel conflitto in Yemen .

4. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Delega al Governo in materia di turismo. (C. 1698-A)

Relatrice: ANDREUZZA.

5. Discussione sulle linee generali della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc. XXVI, n. 2). (Doc. XVI, n. 2)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; IOVINO, per la IV Commissione.

6. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

CENNI ed altri: Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. Delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione. (C. 1549-A)

Relatrice: GAGNARLI.

La seduta termina alle 20,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: BRUNO TABACCI, EMANUELA ROSSINI, ANDREA MANDELLI, PAOLO PATERNOSTER E ALVISE MANIERO (A.C.1807-A/R)

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1807-A/R). Signor Presidente, rappresentanti del Governo. Partiamo dalla modalità lessicale. Chiamate questo decreto-legge n. 34 come lo strumento adeguato per generare crescita ma sapete benissimo che non si può generare crescita con misure così disomogenee e contraddittorie.

Misure urgenti è questa la motivazione che giustifica l'utilizzo del decreto-legge, operazione che chiama in causa la certificazione dell'urgenza e della indifferibilità da parte del Presidente della Repubblica.

In realtà questo decreto-legge è stato emanato il 30 aprile; siamo al 21 giungo e siamo in prima lettura e così affermiamo di fatto il passaggio verso un sistema legislativo monocamerale.

Nel corso di queste settimane di permanenza nella Camera dei Deputati il decreto originariamente costituito da 51 articoli si è arricchito di altri 65 articoli per iniziativa del Governo o dei relatori che hanno dimostrato un grado di indipendenza prossimo allo zero, aggirando così il requisito dell'urgenza. In queste condizioni non viene compresso solo il ruolo delle opposizioni parlamentari, ma si continua a produrre una legislazione di scarsa qualità, scoordinata e non pienamente applicativa per il continuo rinvio a concerti e a decreti attuativi.

Ormai non si contano i più pertinenti richiami del Comitato per la legislazione.

Ne è nato un provvedimento omnibus che contiene tutto e il suo contrario e per questa via non vi può essere certo crescita.

Questo percorso legislativo si è intrecciato con l'iniziativa avviata dall'Europa di una procedura di infrazione per debito eccessivo a carico del nostro Paese.

Rispetto alla quale finora ci si è limitati a sbandierare una letterina di intenti, a fronte di una richiesta di impegni concreti da riconoscere con atti formali.

Non ci si può meravigliare del palese isolamento del Governo Conte che trascina con sé il nostro Paese.

Si parla di regole da cambiare e con chi? Se il nostro Governo assume atteggiamenti di sfida senza avere in mano carte adeguate. Servirebbe umiltà e non spocchia! Anche perché gli interlocutori europei sospettano che il Presidente Conte non abbia un mandato pieno a trattare. Nel corso del percorso parlamentare si è altresì tentato prima un colpo di mano (da alcuni interpretato come un baratto) tra autonomia del regionalismo differenziato e gestione dei 60 miliardi dal Ministero del Sud alle regioni.

Il Ministro Lezzi ha smentito, ma tutto lasica intendere che nel Governo su questi temi si scherza con il fuoco.

Vorrei essere molto chiaro su questo punto, sul quale dovremo tornare!

In realtà qualcuno sta lavorando sulla spesa storica, non sull'efficienza della spesa e questo spaccherà definitivamente il Paese.

Quindi la questione con l'Europa è fortemente intrecciata con quella di una malintesa autonomia.

In questo si vede tutta l'incertezza politica di Salvini non ha ancora ben capito cosa gli conviene. Ma dubito fortemente che la sua convenienza coincida con quella del Paese.

Non possiamo dunque meravigliarsi che questo decreto contenga le scelte più contraddittorie. Dopo una lunga e interminabile polemica contro chi sarebbe stato succube della finanza e preoccupato unicamente del salvataggio delle banche, ci si preoccupa di aggiungere al salvabanche la popolare di Bari. E si maschera l'intervento su Roma con altri riferiti a comuni in difficoltà finanziarie. Eppure il doveroso intervento su Radio Radicale è passato attraverso un estenuante braccio di ferro parlamentare. E nel frattempo si fanno annunci ambigui. Si martella con il taglio fiscale. Si oscilla tra nuovi condoni fiscali e una attenzione particolare alle cassette di sicurezza. E si discetta di mettere insieme l'ammontare del debito pubblico con quello del risparmio privato come se questo non richiamasse l'incombe di una patrimoniale. E intanto lo spread arretra solo per la credibilità di Draghi perché se dipendesse dal nostro Governo non avremmo scampo. Ce n'è abbastanza. Il nostro voto contrario è la conseguenza di tutto questo.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1807-A/R). Signor Presidente. Come PATT/SVP ci asteniamo sul voto al Decreto Crescita – una legge omnibus in cui troviamo poche misure veramente incisive e di crescita, ma tante occasioni mancate.

Come nota positiva, è stata accolta la nostra richiesta, insieme a quella del tavolo permanente delle bande trentine e nazionali, di far slittare di almeno un anno, al 30 giugno 2020, l'entrata in vigore del Registro Unico. Tale proroga non risolve i problemi, ma è necessaria per trovare, auspichiamo, soluzioni per attuare una snellezza burocratica e mantenere agevolazioni fiscali per le piccole realtà del terzo settore, tra cui le bande musicali e chi si occupa di servizi essenziali sui territori come la gestione di ambulanze. Vogliamo ribadirlo: il terzo settore è la vera leva di crescita, perché salvaguardia le comunità dallo spopolamento di servizi alla persona, cultura formazione e aggregazione sociale. Dobbiamo tutti fare un'azione propulsiva per una crescita del ruolo del Terzo settore quale partner capillare sui territori di pubblico e privato.

Tra le occasioni mancate, ci ha particolarmente deluso la mancanza di ascolto degli interessi delle piccole e medie imprese che verranno penalizzate con l'art.10, perché introduce la possibilità per il beneficiario di trasformare le detrazioni fiscali in uno sconto a carico dell'imprenditore: ciò significa escludere dal mercato molte piccole imprese e artigiani che non hanno la liquidità necessaria per sostenere questo anticipo.

In ultimo, ciò che manca in questo momento, drammaticamente, è la consapevolezza del Governo di giocarsi una partita importante per il Paese. Stiamo scontando una preparazione tecnica e un'incertezza di prospettiva. La difficoltà che riscontriamo nel lavoro parlamentare, la poca incisività alla fine dei provvedimenti, anche a causa dei aggiustamenti in corsa da parte del governo, ingolfando di fatto il lavoro delle Commissioni, è un agire oramai che dura da mesi, come se il tempo perduto fosse sempre possibile recuperarlo. Ma non è così. Un anno di litigi e provocazioni con i partner europei ci hanno portato al rischio reale e immediato di una infrazione che già solo come rischio sta impattando sfavorevolmente su come pensiamo il futuro del paese. Abbiamo bisogno di recuperare una rotta, lo si potrà fare se si inizia ad usare con serietà e competenza gli strumenti di bordo.

ANDREA MANDELLI (FI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1807-A/R). Presidente, membri del Governo, Onorevoli Colleghi. È abbastanza imbarazzante intervenire oggi in Aula su un decreto denominato "Crescita" che alla crescita del Paese contribuirà ben poco. Abbiamo ancora ben presenti le immagini dei festeggiamenti sul balcone di Palazzo Chigi, ricordiamo ancora le parole che profetizzavano "un anno bellissimo", ma se oggi, dopo 6 mesi, siamo qua ad esaminare un decreto che denominate “Crescita”, di fatto sanciamo il fallimento della legge di bilancio che, invece, secondo voi doveva contenere tutte le soluzioni per far ripartire il Paese. Infatti, questo provvedimento dispone solo qualche correttivo rispetto alla legge di bilancio 2019, mentre le nuove misure e le risorse messe in campo sono del tutto insufficienti a rilanciare con forza la ripresa economica dell'Italia.

Manca una nuova politica industriale, manca una nuova politica fiscale, manca una nuova politica sulle famiglie ma, soprattutto, manca un'idea generale di sviluppo del paese. Non a caso il Governo stesso con l'entrata in vigore del Decreto Crescita e del Decreto Sblocca cantieri prevede uno stimolo aggiuntivo all'economia dello 0,1% di Pil per il 2019. Peraltro, nonostante l'urgenza delle misure elencate, il decreto, per essere pienamente operativo, avrà bisogno dell'emanazione di ben 39 norme attuative, tra decreti ministeriali e altri atti a carico delle amministrazioni coinvolte nella gestione delle nuove misure.

Non vi è traccia di alcun intervento costantemente invocato dalle imprese e dalle categorie sulla riduzione del cuneo fiscale. Per quanto riguarda la tassazione di impresa si allevia solo marginalmente l'aggravio complessivo del prelievo previsto dalla legge di bilancio 2019.

Pur rivista, la mini-Ires, continua a essere, infatti, meno conveniente del regime Ace-Iri come peraltro evidenziato dall'Ufficio Parlamentare del Bilancio.

A tutto questo si deve aggiungere che, a seguito dell'esame del provvedimento protrattosi in Commissione diverse settimane, con il solito iter disorganico, fatto di attese continue per mettere d'accordo le due facce della medaglia del Governo, nonché per controllare quanti fondi possano ancora essere utilizzati dopo le misure assistenzialistiche della legge di bilancio e del decreto sblocca-cantieri, il Decreto crescita è diventato un provvedimento "monstre" degno dei più classici assalti alla diligenza di fine Legislatura, che dai 50 articoli iniziali ne conterrà oltre 100, in un testo finale molto eterogeneo e disarticolato.

Come d'abitudine, il provvedimento viene emanato da un'unica Camera perché non ci sarà il tempo di modificarlo al Senato con buona pace del bicameralismo, e con l'ennesima richiesta di fiducia, (ancora echeggiano nell'aula i vostri richiami alla democrazia della scorsa Legislatura).

Forza Italia, responsabilmente, ha presentato molti emendamenti qualificanti per migliorare l'impianto complessivo e il respiro politico del provvedimento.

Proposte che il Governo ha respinto in Commissione. Cosa abbiamo proposto? Interventi per le famiglie, come ad esempio, quella dell'IVA agevolata sui prodotti dei neonati, dalla riduzione dell'aliquota iva su pannolini, latte in polvere e liquido, così attuali alla luce dei dati pubblicati dall'ISTAT. Interventi per il lavoro, la riduzione del cuneo contributivo sulle nuove assunzioni e incentivi per l'imprenditoria femminile, nonché riequilibrio dei tassi di occupazione maschile e femminile. Rimodulazione della web tax. Attraverso la presentazione di proposte cruciali senza le quali la web tax colpirà inopinatamente, non i colossi del web, ma aziende italiane. Più attenzione per i risparmiatori truffati dalle banche. Implementazione di Industria 4.0. Interventi per il rilancio del Mezzogiorno. Ristrutturazione dei debiti di tutti gli enti locali.

È però con soddisfazione che registriamo che su alcune proposte che abbiamo fatto non avete potuto dire di no. E mi riferisco in particolare alle agevolazioni per progetti di riciclo nell'ambito della innovazione tecnologica ed economica circolare. Ai poteri di intervento dell'IVASS contro i rischi sistemici. Possibilità anche per le scuole di avvalersi di Consip e Invitalia per le procedure di appalto. Radio Radicale. Dopo mesi di battaglia politica, fuori e dentro il Parlamento, per la difesa della libertà di stampa e di informazione, il Gruppo Forza Italia può intestarsi insieme ad altre forze politiche che avevano presentato proposte sostanzialmente analoghe, l'emendamento approvato in Commissione con il parere contrario del Governo a favore di Radio Radicale per lo stanziamento di ulteriori 3 milioni di euro per il 2019, al fine di garantire la prosecuzione dell'attività dell'emittente, che svolge un importante ruolo di servizio pubblico da oltre 30 anni. Ripristino graduatorie per assunzioni di educatori e insegnanti. Rimodulazione delle risorse in favore dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) di Pavia e la Fondazione Santa Lucia di Roma. Proroga della contabilità economico patrimoniale dei piccoli comuni. Misure straordinarie per il riequilibrio corrente regionale e dei liberi consorzi comunali e delle città metropolitane siciliane. La riproposizione degli emendamenti sulle semplificazioni fiscali già approvati con la PdL Ruocco. In definitiva, dunque, anche questo provvedimento, disattende gran parte degli annunci e delle promesse e rischia di rivelarsi un palliativo e non una cura! Dichiariamo, pertanto, la nostra totale insoddisfazione per l'impianto della norma, ma, consci della grave situazione in cui versa il Paese, e con grande senso di responsabilità, rivendichiamo con orgoglio il nostro impegno per migliorare i contenuti del decreto, dando voce alle giuste istanze che giungono dalle realtà produttive e dal mondo delle professioni. Per questa ragione, dichiaro il voto di astensione del gruppo di Forza Italia su questo provvedimento.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1807-A/R). Grazie Presidente, Onorevoli colleghi, Membri del Governo. Mi trovo a commentare il decreto crescita dopo poche ore che è stato approvato nelle commissioni riunite finanze e bilancio.

Innanzitutto, penso sia doveroso ricordare da dove siamo partiti, quindi da un risultato elettorale, quello de! 4 marzo 2018, che non aveva dato una maggioranza politica stabile a questo Paese ma raggiunta poi, con grande senso di responsabilità, tramite un contratto di governo ed è cosi iniziato un cammino assieme al Movimento 5 Stelle: questo era in sostanza quello che chiedevano la gran parte degli italiani, cioè far partire un governo, per far ripartire l'Italia!

In questo primo anno di governo abbiamo approvato molti provvedimenti importanti: penso alla lotta all'immigrazione selvaggia, immigrazione selvaggia che era esplosa nei 7 anni di disastrosi governi tecnici che ha portato in Italia oltre 600.000 persone, la stragrandissima parte delle quali non scappava certo dalla guerra e che abbiamo mantenuto fino a qualche mese fa a 35 euro al giorno, facendo spendere agli italiani oltre 5 miliardi all'anno e creando problemi a non finire, problemi non solo di carattere economico ma anche sociale e di sicurezza.

Dati alla mano, l'impegno di Matteo Salvini per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione clandestina ha portato ad un abbassamento degli arrivi in Italia di oltre il 95% e conseguentemente è stato praticamente azzerato il numero delle morti durante la traversata della speranza, Persone che partivano principalmente dalla Libia, che venivano raccolte in modo molto sportivo da navi delle ONG e portate in Italia, per la gioia di tante cooperative che hanno fatto un sacco di soldi.

Nessun Governo ha mai ottenuto un simile risultato, eliminazione degli sbarchi e il conseguente salvataggio di migliaia di vite umane.

Finalmente la pacchia è finita e per molti è finito anche un vergognoso business di esseri umani.

Come non ricordare poi tanti altri provvedimenti che sono stati adottati dai nostri Ministri, parlo per esempio dell'impegno per la tutela dei prodotti agricoli italiani, della difesa del marchio del made in Italy.

Penso anche a provvedimenti fiscali come le semplificazioni fiscali che sono stati approvati da poco, ricordo con molto orgoglio la mini flat tax che è partita dal primo di gennaio per tutte quelle aziende sotto i 65.000 euro di fatturato annuo ricordo l'introduzione dell'educazione civica nelle scuole, i tanti provvedimenti a favore della famiglia, che era stata dimenticata dai precedenti governi ricordo l'introduzione della legittima difesa, grazie alla quale finalmente ci si può difendere a casa nostra, senza il rischio di essere indagati, processati e magari incarcerati solo per aver difeso la propria famiglia, mentre i delinquenti ce li ritroviamo tranquillamente in strada dopo pochissimi giorni ricordo il primo passo compiuto per l' introduzione della mini naia e tanti altri provvedimenti di natura economica e fiscale come la pace fiscale che ha permesso a milioni di contribuenti di sistemare le proprie pendenze con il fisco evitando sanzioni, interessi e more che nella stragrande parte dei casi superavano di moltissimo il capitale richiesto provvedimento, questo, che ha permesso allo stato di recuperare un gettito di decine di miliardi di euro ricordo il famoso e atteso saldo e stralcio per le piccole pendenze, crediti vecchi e non più esigibili da parte dello Stato

Da Parlamentare Veneto ricordo orgogliosamente l'enorme impegno del Ministro Erika Stefani per portare a casa l'autonomia della Regione e del Popolo Veneto, sancita dal referendum del 22 ottobre 2017 e votato da 2.328.000 Cittadini Veneti

un governo del cambiamento, ma potrei definirlo anche governo del coraggio, coraggio di cambiare le cose, coraggio di affrontare le problematiche anche le più ardue, come la sfida ad un'Europa che finalmente sta cambiando, quell'Europa che noi vogliamo più mamma e meno matrigna.

Questi sono i provvedimenti che a noi piacciono questi sono i provvedimenti che noi auspichiamo, come quelli che abbiamo previsto anche nel decreto crescita, che ad esempio mirano a sostenere il sistema bancario, quel sistema bancario che purtroppo a causa di scellerate gestioni ha causato danni a non finire all'economia nazionale perché in moltissimi casi le banche hanno smesso di fare banca, hanno smesso di supportare cittadini e aziende ma si sono concentrate nel vendere azioni e obbligazioni che solamente dopo pochi anni si sono rivelati carta straccia. Ecco queste sono le banche che noi contrastiamo queste sono le banche che noi non vogliamo noi siamo per le banche di una volta quelle dove ci si poteva rivolgere con la propria busta paga per chiedere un mutuo per comprarsi la prima casa, per far su una famiglia e fare dei figli. Queste sono le banche che a noi piacciono e che piacciono agli italiani. Nel “crescita” sono stati previsti molti altri provvedimenti di buon senso come ad esempio la reintroduzione del super ammortamento, il taglio delle tariffe INAIL, gli incentivi per l'acquisto di auto e moto elettriche rottamando i vecchi motori inquinanti, la riapertura dei termini per la rottamazione ter, la nuova Sabatini per incentivare l'acquisto di macchinari, lo slittamento del pagamento delle imposte dal 30 giugno al 30 settembre per quanto riguarda tutte le imprese soggette a lsa, nuovi fondi a favore di tutti i Comuni italiani per immediati interventi e altri fondi aggiuntivi per i piccoli Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti, provvedimenti che senz'altro andranno a beneficio di cittadini e aziende provvedimenti attesi da molto tempo e che finalmente vedranno la luce, per tutte queste ragioni, Sig. Presidente, orgogliosamente e convintamente stiamo sostenendo l'azione del Governo del cambiamento e del Governo del coraggio.

ALVISE MANIERO (M5S). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1807-A/R). Grazie Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi. Il Decreto Crescita interviene in una fase delicata per l'economia del nostro Paese, che viene da anni di politiche di austerità che ne hanno indebolito il tessuto sociale ed economico. Viene soprattutto dopo una legge di bilancio nella quale abbiamo cercato di invertire la tendenza, realizzando misure espansive di sostegno a quelle fasce della popolazione che hanno pagato in prima persona le conseguenze di politiche europee fallimentari, e nella quale abbiamo cercato di dare nuovo impulso alla mano pubblica in tema di investimenti.

Quello che ci accingiamo a votare è un decreto denominato “Crescita”. Ebbene è proprio la crescita, al di là della propaganda e dei discorsi di parte, ciò che manca al nostro Paese. E non da oggi, ma da anni. Una crescita asfittica che pesa sull'Italia da almeno 20 anni e che nessun Governo è riuscito a riportare su livelli degni e duraturi nel tempo. Questo perché al di là del colore e delle posizioni delle diverse forze politiche, ci troviamo a convivere con problemi strutturali che riguardano anzitutto la costruzione europea dentro la quale ci troviamo.

E non è un caso che l'Europa si ritrovi oggi coinvolta in tensioni internazionali, come testimoniato dal botta-risposta tra Draghi e Trump di ieri. A una prima fase di destabilizzazione interna sta ora facendo seguito una seconda fase di destabilizzazione esterna, che coinvolge nostri partner storici come gli Stati Uniti. Verrebbe da chiedersi a chi giovi tutto questo. Non certo all'Europa, la cui crescita latita. E non latita solo in Italia, signor Presidente, ma in tutta Europa. La Germania ha tagliato le proprie stime di crescita per il 2019 dall'1,9% allo 0,5%.

Stiamo entrando nella fase in cui la politica deve riprendere in mano le redini delle decisioni. I cittadini si aspettano risposte e questa maggioranza è determinata nel volergliele dare. È su questi presupposti che si inserisce il Decreto Crescita, che contiene numerose misure, in molti casi davvero importante per le imprese e i cittadini di questo Paese. Penso al superamento del turn over nei Comuni e nelle Regioni, che secondo le stime ci permetterà di avere fino a 40.000 assunzioni in più negli enti locali. Penso ai 500 milioni per finanziare gli investimenti pubblici dei Comuni per opere di efficientamento energetico, tema sul quale ci stiamo muovendo con decisione. Oppure penso all'ampliamento della platea dei risparmiatori truffati, un tema annoso che conosco bene perché ha coinvolto tanti concittadini del mio territorio. C'è poi l'intervento per tutelare i fornitori di Mercatone Uno con tutti i loro dipendenti. E poi ancora tutto il pacchetto di inventivi agli investimenti delle imprese, all'innovazione, all'edilizia antisismica, nonché gli interventi in materia fiscale come l'incremento della deducibilità dell'IMU sugli immobili strumentali e l'abbassamento dell'Ires sugli utili accantonati. Infine, non meno importante, il pacchetto di interventi per la tutela del made in Italy e il contrasto all'Italian sounding.

Il Decreto Crescita rappresenta allora un primo passo di quello che dovrà poi essere delineato con ancora maggiore incisività nella futura legge di bilancio. Come è stato più volte detto, dopo una prima fase in cui si è dovuto intervenire sulle emergenze sociali lasciateci in eredità, ci stiamo adesso avviando verso una seconda fase nella quale sarà prioritario rimettere al centro gli interessi di chi lavora, dalle imprese, mi rivolgo in particolare alle piccole e medie imprese che rappresentano l'ossatura del nostro sistema produttivo, e i lavoratori, coloro i quali negli ultimi decenni hanno visto il loro potere d'acquisto e le loro condizioni di vita crollare vertiginosamente, a causa di riforme sbagliate incentrate sulla precarizzazione contrattuale e sulla moderazione salariale. In questo senso il taglio del cuneo fiscale e il sostegno ai salari sono misure necessarie e che dovranno essere andare di pari passo.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA n. 194

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 il deputato Cannizzaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1807-A/R - odg 9/33 434 434 0 218 88 346 49 Resp.
2 Nominale odg 9/1807-A/R/36 435 435 0 218 86 349 49 Resp.
3 Nominale odg 9/1807-A/R/40 434 352 82 177 85 267 49 Resp.
4 Nominale odg 9/1807-A/R/42 436 436 0 219 166 270 49 Resp.
5 Nominale odg 9/1807-A/R/45 438 361 77 181 87 274 49 Resp.
6 Nominale odg 9/1807-A/R/48 439 439 0 220 167 272 49 Resp.
7 Nominale odg 9/1807-A/R/51 437 435 2 218 162 273 49 Resp.
8 Nominale odg 9/1807-A/R/52 438 432 6 217 156 276 49 Resp.
9 Nominale odg 9/1807-A/R/56 437 436 1 219 83 353 49 Resp.
10 Nominale odg 9/1807-A/R/61 435 433 2 217 161 272 49 Resp.
11 Nominale odg 9/1807-A/R/63 436 436 0 219 84 352 49 Resp.
12 Nominale odg 9/1807-A/R/64 430 373 57 187 82 291 49 Resp.
13 Nominale odg 9/1807-A/R/66 439 436 3 219 138 298 49 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/1807-A/R/67 435 380 55 191 15 365 49 Resp.
15 Nominale odg 9/1807-A/R/69 435 434 1 218 138 296 49 Resp.
16 Nominale Ddl 1807-A/R - voto finale 352 303 49 152 270 33 48 Appr.