Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 190 di giovedì 13 giugno 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 giugno 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Benvenuto, Bianchi, Billi, Bitonci, Bond, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Castiello, Colletti, Colucci, Corda, Covolo, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ehm, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Gallo, Gariglio, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Maggioni, Maniero, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Pastorino, Picchi, Rizzo, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Stumpo, Tofalo, Vacca, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,31).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, intervengo perché ritengo sia giusto stigmatizzare il comportamento irrispettoso e sabotatore dei lavori di una Commissione di garanzia, com'è la Bicamerale sulla vigilanza RAI di questa mattina. Questa mattina erano all'ordine del giorno le risoluzioni presentate dal PD e dal MoVimento 5 Stelle sul doppio incarico del presidente della RAI, Marcello Foa, nel suo ruolo di presidente di garanzia, previsto dalla legge, e, una successiva nomina, sempre di Foa, di presidente nella società controllata Rai Com, società operativa che si occupa di tutta la distribuzione commerciale dei prodotti RAI, votazione che faceva seguito a diverse riunioni della Commissione in cui, con atteggiamenti dilatori, non si addiveniva a un voto finale, ma questa mattina, come dicevo, la maggioranza ha fatto mancare il numero legale. Non solo è irrituale, ma credo sia anche irrispettoso; pertanto, ritengo sia giusto che anche quest'Aula ne sia messa a conoscenza, e, per il suo tramite, ne venga messo a conoscenza anche il Presidente della Camera. Io credo che ci sia necessità, anche tra di noi, di un minimo di rispetto delle istituzioni e - lo risottolineo - di un ruolo di garanzia di una Commissione, come quella di Vigilanza RAI, che ha ovviamente tra gli argomenti e i temi da tutelare quello della garanzia del pluralismo del servizio pubblico gestito dalla RAI. Credo che questo sia un episodio da stigmatizzare e che necessiti, quindi, anche di un intervento da parte del Presidente della Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (PD). Presidente, stamattina, per la seconda volta, alle 8 del mattino si è convocata la Commissione bicamerale di Vigilanza per discutere del secondo incarico di Foa. È una cosa che va avanti dal 16 aprile, un argomento che si discute dal 16 aprile, quando in sede di audizione del Presidente Foa i senatori Primo Di Nicola e Paragone hanno detto pubblicamente che era illegale il doppio incarico di Foa, e da lì poi il PD ha presentato una risoluzione. Da due giorni le agenzie titolano “manca il numero legale”, ma in realtà sia i 5 Stelle che la Lega erano lì, dietro la porta a discutere; non manca il numero legale perché era troppo presto o c'erano degli assenti, non c'era accordo politico. Le forze di maggioranza hanno umiliato le istituzioni, perché due volte di seguito hanno fatto convocare la Commissione ma poi non sono entrati, e non entravano perché non trovavano un accordo. È un calpestare le istituzioni, calpestare i colleghi parlamentari, i funzionari, ma soprattutto giocare con un'azienda che ha un bilancio di 2 miliardi di euro che vengono consegnati con il canone da tutti i cittadini. Io la prego di riferire al Presidente di questo comportamento, che umilia tutti, ma soprattutto gioca con i risparmi e con i soldi degli italiani.

PRESIDENTE. Ovviamente in questo momento la Presidenza non può che prendere atto di ciò che è stato sollevato e chiaramente lo trasmetterò al Presidente della Camera, così come richiesto dai colleghi Fornaro e Anzaldi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1248 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato) (A.C. 1898) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1898: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.

Ricordo che nella seduta di ieri è iniziato lo svolgimento degli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Riprendiamo, quindi, l'esame degli ordini del giorno. La deputata Giuditta Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/60.

GIUDITTA PINI (PD). Presidente, noi anche oggi stiamo cercando di illustrare gli ordini del giorno su questo decreto perché è l'unica cosa che, come sempre più spesso accade, possiamo fare davanti ai provvedimenti del Governo. Questo, in particolare, è un provvedimento che è arrivato proprio al limite temporale della sua approvazione anche perché la maggioranza ha aspettato che finissero le elezioni europee per poi dopo fare cassa e fare i conti al suo interno, ovviamente attraverso non un dibattito politico, come sarebbe più che normale, ma attraverso una serie di scambi e contro scambi all'interno delle leggi dello Stato: questo ormai è prassi e ne prendiamo atto. All'interno di questo decreto c'è, come in ogni decreto fatto dal Governo gialloverde qualunque cosa. In particolare, in questo caso, come in altri casi, quelli che poi ci rimetteranno di più saranno i lavoratori, in particolare i lavoratori più deboli. Lo dico perché ieri sentivo, durante l'illustrazione da parte dei miei colleghi, quasi uno stupore nel vedere come il Governo non si interessasse della sicurezza dei lavoratori - d'altronde il Governo non si interessa neanche dell'illustrazione degli ordini del giorno, perché chiacchiera, si figuri se gli può interessare la sicurezza dei lavoratori -, ma una delle prime cose che fece il Ministro del lavoro, Di Maio, tutto contento, fu quello di tagliare i premi INAIL, circa mezzo miliardo in tre anni. Lo annunciò tutto contento addirittura con un tweet, ma indovinate un po' dove sono stati tagliati questi soldi? Questi soldi sono stati tagliati ai fondi per incentivare la formazione e gli investimenti per la sicurezza sul lavoro. Ovvio, tanto in questo Paese muoiono centinaia di lavoratori ogni anno mentre svolgono il loro lavoro, siamo uno dei peggiori in Europa, quindi qual è la cosa migliore da fare, onorevoli colleghi? Tagliare i fondi e poi dopo vantarsene via tweet. La stessa cosa accadrà attraverso questo decreto, che si chiama in modo furbino “sblocca cantieri”, in realtà ovviamente ci sono una serie di regalie e di prese di posizione politiche che soprattutto una parte di questo Parlamento ha sempre - almeno su questo bisogna dargliene atto - senza vergogna rivendicato. Per esempio, ci sono le gare al massimo ribasso - si aumenta ancora il limite per i casi in cui si possono fare -, e indovinate un po' dove si andrà a risparmiare? Nei materiali e nei contratti dei lavoratori. Si parla, poi, visto che siete abbastanza bravi a fare propaganda, di una slide pubblicata dal MEF il 30 maggio - ma ieri è tornata in auge, perché lo “sblocca cantieri” è arrivato qua - in cui si dice che finalmente il Governo sblocca le grandi opere e c'è una mappa, fatta molto male, in cui si vedono le opere che teoricamente questo decreto dovrebbe sbloccare, ma sono opere che questo decreto in realtà non sblocca, perché non funziona così, infatti dovrebbe essere il Ministro Toninelli a dirci che cosa vuole fare da grande, visto che fa il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

Per queste opere, - questo è molto interessante - il Governo del cambiamento, che ha addirittura creato - giustamente, se vogliamo - un Ministero per il Sud, che ha preso moltissimi voti nel Meridione di questo Paese - dico anche, per carità, meritatamente - fa questa slide, di cui si vanta e che addirittura viene ricondivisa - va be', insomma, abbiamo capito che avete un problema con i social in questo periodo, anche se è strano, però -, in cui vengono indicate otto opere sbloccate al Nord, zero nelle isole e 30 chilometri in Calabria. Questa è esattamente la visione che voi avete del Paese, di come volete questo Paese, e non avete neanche ascoltato le conclusioni finali del Governatore della Banca d'Italia, che ha detto che il 70 per cento delle opere incompiute in questo Paese è nel Meridione, e che nel Meridione ci va solo il 30 per cento soldi.

Anzi adesso voi li avete proprio tolti tutti. Allora, voi vi chiederete: perché, se tu sei di Modena e ti interessi, non sei contenta delle cose? No, perché, prima di tutto, qua noi dovremmo rappresentare il popolo e il Parlamento della Repubblica italiana e, se vogliamo far crescere questo Paese, dovremmo smetterla di fare i regalini ai nostri amichetti, che hanno magari qualche ditta da qualche parte e iniziare a pensare in modo costruttivo al futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Massimo Ungaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/88.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente, buongiorno. Come evidenziato dall'ANCI, durante lo svolgimento delle audizioni per questo provvedimento, il più grande cantiere da sbloccare è quello relativo alla ricostruzione a seguito del terremoto che ha afflitto questo Paese negli ultimi anni. Nel provvedimento si introduce una serie di disposizioni finalizzate a prevedere che le istruttorie per il rilascio delle concessioni di contributo e di tutti gli adempimenti conseguenti possano essere curate dai comuni, d'intesa con l'Ufficio speciale per la ricostruzione. Si prevede quindi un passaggio di competenze dagli uffici speciali per la ricostruzione ai comuni. Questa è una scelta che, se pur condivisibile, rischia di rimanere del tutto inattuata, uno strumento vuoto per un limite di impostazione contenuta nel provvedimento. La cessione di funzioni, per diventare davvero operativa, deve sempre essere accompagnata da un robusto passaggio di risorse umane e finanziarie, cose di cui i comuni, soprattutto i comuni piccoli, non dispongono. In questo senso appaiono del tutto inadeguate le disposizioni dell'articolo 22 del provvedimento, che consentono in particolare al commissario straordinario e ai comuni di stipulare ulteriori contratti di lavoro a tempo determinato per gli anni 2019 e 2020 per sole 200 unità. Vede, Presidente, l'attuale Vicepremier Di Maio, nel 2016, durante una visita nei territori colpiti dal sisma, dichiarava. “Il sindaco di Accumoli non ha neanche il segretario generale del comune. è una figura importantissima per verificare la legittimità degli atti e il funzionamento della macchina amministrativa. Nessuno fino ad ora ha dato la disponibilità a ricoprire quel ruolo. C'è qualche segretario comunale che voglia rendersi disponibile per il comune di Accumoli? È urgente. Contattate il sindaco”. Questo fu l'appello postato via Facebook dall'allora Vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Si era appunto recato ad Accumoli ed aveva incontrato il primo cittadino, Stefano Petrucci. E diceva: “In questi giorni, nelle zone colpite dal sisma delle Marche, dell'Umbria e del Lazio, sto conoscendo quelli che da queste parti veramente tirano la carretta. In prima fila, ci sono sicuramente i sindaci, che sono in seria difficoltà con il personale del comune, decimato dal terremoto e ridotto all'osso già da prima”. Una chiara indicazione affinché il Governo dia parere favorevole al mio ordine del giorno, di cui sono appunto primo firmatario. Non lasciate soli i comuni, a cominciare appunto dal comune di Macerata e dai comuni della regione delle Marche, perché rischiate di paralizzare i lavori di ricostruzione con questa disposizione contenuta nel provvedimento. Infatti, in questi ultimi anni, a fronte di una legislazione nazionale che ha talvolta preso in considerazione lo stato dei comuni, vi sono state spesso leggi che invece hanno fortemente messo in discussione le basi stesse della vita amministrativa, sociale ed economica delle piccole realtà più marginali. Nel corso degli ultimi anni, il solco che separa grandi città e comunità locali sembra essersi accentuato sempre di più. Si impone quindi con estrema urgenza il tema della capacità operativa dei comuni, quindi comuni che hanno bisogno appunto di soluzioni complesse e diversificate, ancorate alla cultura del territorio, ma aperte alle innovazioni più ardite, per non ampliare ulteriormente appunto il solco che li separa dalle aree più sviluppate del Paese. Occorre quindi consolidare le realtà locali ed offrire loro strumenti efficaci ed appropriati appunto per uscire dalla crisi e dall'emergenza del terremoto in cui versano e cercando di scongiurare il pericolo di estinzione a cui sono inesorabilmente destinati. Nell'attuale situazione occorre fornire indicazioni chiare, capaci di sollevare da una situazione di precarietà e di continua preoccupazione le popolazioni che vivono nei centri del cratere del terremoto e vanno date risposte certe e concrete a coloro che investono in attività economiche, alle famiglie che vivono ed operano per sostenere un domani sereno per le generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Diego Zardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/82.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente. Preliminarmente, prima di passare all'illustrazione del mio ordine del giorno, io vorrei fare un focus rispetto anche a come si sono svolti i lavori per l'approvazione di questo decreto. Nella scorsa legislatura, era quasi quotidiana la critica puntuale, precisa, ligia rispetto a come si svolgevano i lavori con la precedente maggioranza: quelli che oggi appunto hanno l'onere del governo del Paese allora erano minoranza e ci accusavano frequentissimamente dell'utilizzo della decretazione d'urgenza e anche dell'apposizione della fiducia per l'approvazione dei decreti. È evidente che mai forse, come in questo caso, ci sia stata una soppressione delle prerogative del Parlamento per la possibilità di intervenire su un provvedimento così importante, tra l'altro con un titolo ambizioso come quello di decreto “sblocca cantieri”. L'apposizione della fiducia, in una condizione così limitante come l'interruzione della discussione generale, l'impossibilità di intervenire anche con il più piccolo degli emendamenti ci costringe ovviamente a intervenire soltanto grazie a questi ordini del giorno. Da questo punto di vista quindi il nostro biasimo è totale rispetto alla possibilità del Governo di andare avanti con queste modalità.

PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per cortesia. Collega Fatuzzo.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente, grazie onorevole collega. Quindi, sostanzialmente questi ordini del giorno ci consentono di entrare anche nel merito di alcune critiche che noi consideriamo assolutamente fondamentali. Per esempio questo “sblocca cantieri” rischia di sbloccare ben poco e rischia sostanzialmente, diciamo così, di intervenire su una delle maggiori critiche rispetto al Governo e alla sua attività, ovvero le divisioni che hanno veramente bloccato i cantieri del Paese; le non scelte di questo Governo hanno bloccato i cantieri di questo Paese, mentre questo decreto rischia di sbloccare l'illegalità (con la sospensione del codice degli appalti, che è stato accusato, come un capro espiatorio, di essere responsabile di una serie di lungaggini, cosa non vera e i dati lo dimostrerebbero, solo se avessimo la volontà di andare a guardarli); questo decreto, in sostanza, crea un vuoto legislativo, crea confusione rispetto agli operatori e quindi rischia di non andare assolutamente nella direzione auspicata. Da questo punto di vista, noi riteniamo che questo sia un grave errore da parte del Governo. Arrivando poi al concreto del mio ordine del giorno, qui si emancipa tutta la falsità delle promesse dei partiti di maggioranza, dei due Vicepremier, del Governo tutto, rispetto a territori che sono stati colpiti duramente alcuni anni fa da terremoti devastanti, nonostante il Governo precedente avesse fatto una serie di interventi sostanzialmente per rilanciare l'economia e per cercare di far ripartire la ricostruzione, che è uno dei punti fondamentali. Questo provvedimento rischia di essere soltanto un involucro vuoto, un involucro vuoto senza norme adeguate che riescano a far ripartire la ricostruzione. Da questo punto di vista, noi riteniamo che anche l'appello dell'ANCI debba essere ascoltato ed è per questo che chiediamo l'approvazione dei nostri ordini del giorno riguardo ai territori terremotati, in particolare, quelli della provincia di Macerata che sono oggetto dell'ordine del giorno che reca la mia prima firma.

Per quanto riguarda l'intervento che io chiedo, la ragione è che la disposizione dell'articolo 22 sostanzialmente comporta maggiori competenze degli uffici speciali per la ricostruzione dei comuni e, se la scelta può essere anche ritenuta condivisibile da parte nostra, come dicevo prima, la norma rischia di essere un involucro vuoto se non si consente a quei comuni di poter aumentare la capacità assunzionale; è per questo che chiediamo l'impegno esplicito del Governo, senza remora alcuna, affinché si possano aumentare le risorse nel prossimo provvedimento utile, per ampliare appunto la capacità assunzionale dei comuni di Pieve Torina, San Ginesio e Sant'Angelo in Pontano, che sono appunto in provincia di Macerata. Per questo chiediamo il voto favorevole su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Lacarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/109.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto, intitolato con uno slogan, ma credo che questo rappresenti forse l'esplicazione peggiore di quella che è stata l'attività del Governo in quest'anno e dimostra il totale asservimento che una forza che compone la maggioranza sta piano piano rappresentando rispetto alla forza che la sta fagocitando, in buona sostanza, alludo al MoVimento 5 Stelle.

E questo provvedimento ne è l'esemplificazione più chiara, perché tutti i principi fondanti del MoVimento 5 Stelle vengono calpestati in modo brutale: addio alla legalità e alla trasparenza. La famosa scatoletta di tonno che sarebbe stata aperta in questo Parlamento va a farsi benedire; e lo dico a ragion veduta quando si parte dal primo articolo del provvedimento che addirittura introduce un principio di legislazione creativa, perché parlare di un provvedimento a prova, perché di questo si parla, è veramente un principio giuridico che è ai limiti del surreale e del grottesco. Si dice, infatti, a un certo punto all'articolo 1 “a titolo sperimentale” alcune norme del codice degli appalti, cioè di una struttura normativa che è fondamentale per garantire legalità e trasparenza, vengono sospese “a titolo sperimentale”. Ma che cosa vuol dire? Vuol dire che si fanno le leggi a prova? Se vanno bene, le teniamo e, se non vanno bene, poi le abroghiamo? Credo che mai nella storia di questo Parlamento si sia assistito a una simile abnormità e il contenuto del provvedimento non fa che essere coerente con lo stravolgimento dei principi a cui facevo riferimento innanzi.

Un anno fa in quest'Aula si discuteva della delicata questione del Palagiustizia di Bari e quando, da questi banchi, fu fatta la proposta di immaginare la nomina di un commissario che potesse rapidamente trovare una soluzione con poteri straordinari, vista l'eccezionalità della situazione, ebbene ci fu una ferma risposta del Ministro Bonafede che disse: no, assolutamente, noi non siamo disponibili a spendere soldi pubblici per i commissari, per cui è finita l'epoca dei commissari che girano l'Italia per risolvere i problemi. Ebbene, voi state introducendo una norma che, invece, stabilisce che il commissario è un organismo che viene nominato, per così dire, con una tale ordinarietà che offende tutti i principi che tutti noi siamo stati abituati ad osservare finora. Di fatto, state introducendo la possibilità che, per ciascuna opera pubblica, ci sia una gestione peraltro demandata al Ministro dell'Interno, quindi a una delle due forze di maggioranza e questo non fa che confermare quanto dicevo innanzi in ordine al totale asservimento che ormai il MoVimento 5 Stelle ha nei confronti della Lega.

Uno dei principi introdotti è l'aggiudicazione al massimo ribasso: ma voi sapete che cosa vuol dire aggiudicare una gara sulla base della più bassa offerta presentata? Significa che in un contesto economico di grave difficoltà per le imprese, come quello che stiamo vivendo, un'offerta al massimo ribasso – e ciò ve lo posso dire dall'alto della mia esperienza di amministratore locale, ed è la ragione per cui noi evidenziamo il dato dell'approdo in Parlamento senza aver affrontato le difficoltà tipiche che vive un amministratore locale ogni giorno nell'amministrare la propria città - significa che le imprese, che ovviamente sono ormai con l'acqua alla gola, che presentano un'offerta soprattutto per aggiudicarsi l'opera e per poter accedere, attraverso l'aggiudicazione, anche al credito bancario finiranno per avviare l'opera per poi, a un certo punto, interromperla, perché non saranno in grado di far fronte, con il prezzo che hanno offerto, all'esecuzione dell'opera e troveranno l'escamotage tipico, che viene utilizzato in questi casi, ossia la presentazione delle riserve e, quindi, l'utilizzo dello strumento della perizia di variante. Ciò significherà bloccare l'opera e significherà soprattutto fare sì che le imprese risparmino, attraverso l'offerta che fanno,…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO LACARRA (PD). …un po' sulla materia prima, sul materiale utilizzato, ma soprattutto sulle maestranze. È questa, quindi, la ragione per cui noi abbiamo presentato questo ordine del giorno, vale a dire per fare in modo che almeno le maestranze siano tutelate attraverso l'applicazione dei contratti collettivi perché, altrimenti, queste ci rimetteranno dall'applicazione del provvedimento, quei lavoratori…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MARCO LACARRA (PD). …che voi dite di difendere e per i quali, invece, non ci sarà possibilità di difesa con questo strumento normativo.

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Borghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/97.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Con l'ordine del giorno n. 9/1898/97 da me presentato intendiamo sollevare un tema contenuto all'interno della normativa in esame che riteniamo debba essere ulteriormente ripreso con riferimento in particolare ad alcune questioni che riguardano i collegamenti internazionali del nostro Paese. Ci riferiamo al tema del commissariamento e alla esigenza che, nel momento in cui la Camera ha espresso un voto di fiducia e quindi si accinge a varare una normativa che, come abbiamo avuto modo di esprimere in diversi interventi, non ci convince, non riteniamo sia adeguata, va in una logica di deroga che alla fine non consente neanche la possibilità di realizzare gli interventi, perché immaginare…

PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, collega Cunial.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente.

PRESIDENTE. Collega, Cunial. Le chiedo di liberare i banchi del Governo.

ENRICO BORGHI (PD). Capisco che oggi è una giornata difficile per il sottosegretario Crimi…

PRESIDENTE. Prego, collega, prego.

ENRICO BORGHI (PD). …ma dovrebbe avere la pazienza di ascoltare, grazie. Naturalmente…(Commenti del Sottosegretario Crimi). Va beh, se il Governo intende anche…

PRESIDENTE. Chiaramente è il deputato che viene richiamato ovviamente, visto che si è avvicinato al sottosegretario.

ENRICO BORGHI (PD). …sindacare l'operato anche della Presidenza…

PRESIDENTE. Collega, vada avanti.

ENRICO BORGHI (PD). …possiamo anche sospendere i nostri lavori, ci interrompiamo.

PRESIDENTE. Collega, vada avanti e non si preoccupi. Vada avanti… nessuno… vada avanti.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, posso recuperare il mio tempo, immagino? Grazie. Dicevo che c'è un elemento che non funziona all'interno della normativa, cioè il fatto che si dispone un generico commissariamento in totale deroga a tutte le normative per non meglio precisati interventi di carattere infrastrutturale. In questo modo, cioè, il Parlamento sta dando una sorta di delega in bianco al Ministro il quale disporrà - non si capisce bene sulla base di quali criteri, di quali indirizzi, di quali priorità - il commissariamento, cioè l'espropriazione delle competenze delle autorità competenti per la realizzazione di una serie di infrastrutture. Il commissario avrà il potere di deroga di tutte le normative esistenti. Possiamo facilmente immaginare quale possa essere il groviglio di carattere amministrativo, interpretativo e probabilmente, possibilmente anche di carattere penale, che una normativa oggettivamente criminogena come questa innesca ma tant'è: è una scelta che avete fatto e da domani, se il provvedimento tra pochi minuti diventerà legge, il prode Ministro Toninelli avrà il potere di commissariare il Paese dalle Alpi alle Piramidi o quasi. Detto tutto questo, occorre comunque stabilire una serie di principi ai quali informare la normativa perché altrimenti rischiamo di vedere il commissariamento per la realizzazione della circonvallazione del paesino di Roccacannuccia e non vedere magari l'accelerazione dei provvedimenti per quanto riguarda opere di una certa rilevanza. L'ordine del giorno in esame fa emergere un tema di carattere generale all'interno del quale vi sono due elementi di una certa particolarità ma che impongono l'esigenza di un'accelerazione. Il primo è il tema di stabilire che i collegamenti internazionali del nostro Paese abbiano una priorità, perché abbiamo l'esigenza di recuperare un gap infrastrutturale nei confronti dei Paesi con noi confinanti; abbiamo già stanziato nelle pieghe dei bilanci dell'Anas risorse importanti ma non sono ancora stati attivati e, nel caso specifico, l'ordine del giorno richiama due aspetti in particolare, che sono la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza della strada statale 34 del Lago Maggiore e la realizzazione delle opere di allargamento e di completamento viario della strada statale 337 della Val Vigezzo, nel tratto compreso tra il comune di Re e Ponte Ribellasca, opere che sono già state finanziate e per le quali l'Anas sta traccheggiando, per le quali vi è già un accordo di programma.

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO BORGHI (PD). Noi chiediamo - concludo, signor Presidente - con questo ordine del giorno, vedo che non mi ha fatto recuperare il tempo, prendo atto…

PRESIDENTE. Sì, collega, abbiamo stoppato il timer.

ENRICO BORGHI (PD). Prendo atto: ho il timer anch'io qui.

PRESIDENTE. Ha dieci secondi.

ENRICO BORGHI (PD). Dieci secondi. Noi chiediamo con questo ordine del giorno che l'Aula impegni formalmente il Governo nella direzione che ho esposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1898/123 il deputato Emanuele Fiano, che, se non è presente in Aula, si intende che vi abbia rinunciato. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/1 Cunial, parere favorevole, mentre sui successivi ordini del giorno n. 9/1898/2 Occhionero, n. 9/1898/3 Fornaro e n. 9/1898/4 Muroni, parere favorevole, se riformulato nel senso di inserire le parole: “a valutare l'opportunità di introdurre, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/5 Federico Conte, parere favorevole a condizione che, prima della parola: “prevedere”, siano inserite le parole: “valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/6 Epifani, parere favorevole, se riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'istituzione di un Fondo”, sopprimendo le parole delle ultime tre righe da: “destinando” fino alle parole: “del Fondo stesso”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/7 Pastorino, parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità che, per gli interventi infrastrutturali (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/8 Fratoianni, parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità di”, prima della parola: “autorizzare”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/9 Speranza, parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità di”, prima della parola: “adottare”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/10 Stumpo, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/1898/11 Rostan, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/12 Fassina, parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità di”, prima della parola: “assumere”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/13 Palazzotto, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/14 Saltamartini, parere favorevole.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1898/15 Cenni è inammissibile.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/16 Plangger, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/17 Tombolato, parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, dopo le parole: “a valutare l'opportunità”. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/18 Bubisutti, n. 9/1898/19 Raffaelli, n. 9/1898/20 Lucchini e n. 9/1898/21 Marchetti, parere favorevole.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/22 Valbusa e n. 9/1898/23 Piastra, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1898/24 Badole risulta ritirato.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/25 Parolo, n. 9/1898/26 Cavandoli, n. 9/1898/27 Giarrizzo, n. 9/1898/28 Giuliodori, n. 9/1898/29 Lapia e n. 9/1898/30 Liuzzi, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/31 Alberto Manca, parere favorevole, se riformulato premettendo le seguenti parole: “nell'ambito della ridefinizione dell'ordinamento e dei compiti della componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a valutare l'opportunità di rendere operative le sedi citate in premessa”. Il resto rimane identico.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/32 Martinciglio, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/33 Paxia, parere favorevole, se riformulato nel senso di introdurre, dopo le parole: “a valutare l'opportunità”, le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1898/34 Perantoni risulta ritirato.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/35 Terzoni, parere favorevole, se riformulato nel senso di espungere le parole: “a valutare l'opportunità”, sostituendole con le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/36 Tripodi, n. 9/1898/37 Zolezzi, n. 9/1898/38 Barbuto, n. 9/1898/39 Bella e n. 9/1898/40 Ciprini, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1898/41 D'Uva risulta ritirato.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/42 Ilaria Fontana e n. 9/1898/43 Gallinella, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/44 Rospi, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere a tutti gli impegni: “a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative volte a (…):” e, poi, i quattro impegni.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/45 Boschi, parere favorevole, se riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di aumentare le risorse (…)”. Il resto rimane invariato, a parte la seguente correzione: “del comune di Teramo” e non “dei comuni di Teramo”: probabilmente, nel fare gli ordini del giorni seriali è scappata una “i” e qualcuno se ne è dimenticato.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/46 De Maria, parere favorevole, se riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di aumentare le risorse (…)”. Il resto è invariato.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/47 Fassino, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di aumentare le risorse (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/48 Franceschini, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di aumentare le risorse (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/49 Marattin, n. 9/1898/50 Madia, n. 9/1898/51 Orfini, parere favorevole, se riformulati nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/52 Martina, parere favorevole, se riformulato nel senso di inserire, prima della parola: “aumentare”, le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/53 Benamati, parere favorevole, se riformulato nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità di prevedere”.

Sull'ordine del giorno De Micheli n. 9/1898/54, il parere favorevole è condizionato a questa riformulazione: “impegna il Governo ad assicurare che la ricostruzione in Emilia-Romagna venga completata”, e qui rimane invariato, aggiungendo: “dalle strutture preposte,” rimane invariato; devono essere espunte le parole: “senza disperdere il patrimonio professionale acquisito in questi anni”.

Sull'ordine del giorno Vazio n. 9/1898/55, parere favorevole condizionato a premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Siani n. 9/1898/56, parere favorevole condizionato a premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce? Colleghi!

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ordine del giorno Topo n. 9/1898/57, parere favorevole condizionato al premettere le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Incerti n. 9/1898/58, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima del testo dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Pagani n. 9/1898/59, parere favorevole condizionato a che siano inserite le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Pini n. 9/1898/60, parere favorevole condizionato a che siano introdotte prima dell'impegno le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Rizzo Nervo n. 9/1898/61, parere favorevole condizionato a che siano inserite le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Campana n. 9/1898/62, parere favorevole condizionato alla riformulazione: introdurre prima dell'impegno le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Mancini n. 9/1898/63, anche in questo caso parere favorevole condizionato alla riformulazione: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Mor n. 9/1898/64, il parere è favorevole a condizione che siano introdotte prima dell'impegno le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Noja n. 9/1898/65, anche in questo caso, Presidente, il parere è favorevole, condizionato ad una riformulazione: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Colleghi, però facciamo veramente fatica ad ascoltare i pareri: vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Colleghi!

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ordine del giorno Del Barba n. 9/1898/66, parere favorevole, condizionato ad una riformulazione: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Colaninno n. 9/1898/67, il parere favorevole è condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Bonomo n. 9/1898/68, il parere è favorevole, condizionato alla riformulazione: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Portas n. 9/1898/69, il parere favorevole è condizionato alla riformulazione: introdurre prima dell'impegno le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Ubaldo Pagano n. 9/1898/70, parere favorevole condizionato alla riformulazione: introdurre prima dell'impegno le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Gavino Manca n. 9/1898/71, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Frailis n. 9/1898/72, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Ordine del giorno Osnato n. 9/1898/73, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno Prisco n. 9/1898/74, parere favorevole condizionato alla riformulazione: dopo le parole “a valutare l'opportunità” introdurre le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”

Ordine del giorno Rizzetto n. 9/1898/75, parere favorevole. Ordine del giorno Silvestroni n. 9/1898/76, parere favorevole. Ordine del giorno Trancassini n. 9/1898/77, parere favorevole. Ordine del giorno Varchi n. 9/1898/78, parere favorevole. Ordine del giorno Ciaburro n. 9/1898/79, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno Cardinale n. 9/1898/80, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Nardi n. 9/1898/81, parere favorevole con l'introduzione delle parole: “a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Zardini n. 9/1898/82, parere favorevole a condizione che sia riformulato: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Carè n. 9/1898/83, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Navarra n. 9/1898/84, parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Dal Moro n. n. 9/1898/85, il parere è favorevole a condizione che sia riformulato: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Melilli n. 9/1898/86, il parere può essere favorevole se il presentatore accetta la riformulazione seguente: prima dell'impegno introdurre le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno Schirò n. 9/1898/87, anche in questo caso il parere è favorevole, a condizione che il presentatore accetti la riformulazione che preveda l'introduzione delle parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno Ungaro n. 9/1898/88, parere favorevole a condizione che il presentatore accetti la riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” introdotta prima dell'impegno.

Ordine del giorno Paita n. 9/1898/89. Questo è un parere favorevole condizionato ad una riformulazione un po' più complessa, Presidente: “impegna il Governo ad attivarsi nei confronti del commissario straordinario affinché valuti l'opportunità di individuare, nell'ambito dei poteri ad esso attribuiti, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, misure di sostegno in favore dei cittadini”, e il resto invariato.

Sull'ordine del giorno Bruno Bossio n. n. 9/1898/90, parere favorevole condizionato all'introduzione, dopo la parola “velocizzare”, di “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; e prima dell'impegno, introdurre le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno Rotta n. 9/1898/91, invito al ritiro o parere contrario.

Sull'ordine del giorno Raciti n. 9/1898/92, il parere è favorevole a condizione che il presentatore accolga la richiesta di riformulazione con l'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di istituire”, ed il resto invariato.

Sull'ordine del giorno Pizzetti n. 9/1898/93, parere favorevole condizionato alla riformulazione seguente: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/94 Fragomeli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/95 Losacco il parere è favorevole, condizionato a che siano premesse le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/96 Anzaldi, il parere favorevole, condizionato all'introduzione delle parole “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/97 Enrico Borghi il parere favorevole, a condizione che siano introdotte le parole “a valutare l'opportunità di” prima dell'impegno.

Sugli ordini del giorno nn. 9/1898/98 Pellicani e 9/1898/99 Gariglio c'è un invito al ritiro o parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/100 Pezzopane, il parere favorevole, a condizione della seguente riformulazione: al primo impegno “impegna il Governo a procedere alla ricostituzione” - anziché restituzione - “delle risorse del Fondo per la ricostruzione materiale che il DL in esame ha dirottato verso la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 2018”; al secondo impegno, espungere le parole “a prevedere misure di”, quindi “a potenziare il personale dei comuni ricadenti nei territori colpiti dal sisma e armonizzare i trattamenti salariali ed accessori”; al terzo impegno, espungere le parole da “ad aprire un tavolo” fino alle parole “al fine di”, e introdurre le seguenti: “ad adottare ogni iniziativa utile volta alla stabilizzazione del personale impegnato nella ricostruzione del terremoto del 2009 secondo le norme vigenti”; al quarto impegno, sostituire le prime parole con “ad attivarsi presso la Commissione europea affinché per i beneficiari delle misure (…) e poi il testo rimane invariato; sull'ultimo impegno, il parere è favorevole senza alcuna riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/101 Morgoni il parere favorevole è condizionato a una riformulazione un po' più complessa: inserire, in premessa dell'impegno, le parole: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica:” e poi, a seguire, i primi tre impegni rimangono invariati; il quarto impegno: “ad attivarsi presso la Commissione europea affinché per i beneficiari delle misure (…)” eccetera, eccetera, e dopo le parole “24 agosto 2015” introdurre le parole: “avvenga limitatamente al riconoscimento della franchigia”; l'impegno successivo: “ad assumere ogni iniziativa utile al fine di garantire l'obbligo (…)” e il resto invariato; l'impegno successivo: parere favorevole senza riformulazione; il successivo: “ad assumere ogni iniziativa utile volta ad incrementare le risorse a favore della riduzione dei contributi previdenziali e assistenziali (…)” fino alla fine; il successivo: “a valutare l'opportunità di istituire un Fondo per lo sviluppo (…)”; il successivo: “a valutare l'opportunità di prevedere l'affidamento a società in house providing (…)”; il successivo: dopo le parole “ad intervenire” introdurre le parole “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; il successivo: premettere le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; e l'ultimo: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/102 D'Alessandro il parere è favorevole, condizionato a che siano premesse le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/103 Carnevali il parere è favorevole, anche se il tema è già stato affrontato nel decreto Calabria.

Sugli ordini del giorno nn. 9/1898/104 De Menech, 9/1898/105 Serracchiani, 9/1898/106 Gribaudo, 9/1898/107 Carla Cantone, 9/1898/108 Mura, 9/1898/109 Lacarra, 9/1898/110 Viscomi, 9/1898/111 Zan e 9/1898/112 Lepri, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1898/113 Scalfarotto è inammissibile.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, io le chiedo la possibilità di avere una sospensione di dieci minuti per definire gli ulteriori pareri, se è possibile.

PRESIDENTE. D'accordo. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,40.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Chiedo al sottosegretario Crimi se è possibile riprendere con i pareri. Eravamo all'ordine del girono n. 9/1898/114 Quartapelle Procopio.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/114 Quartapelle Procopio, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/115 Ascani il parere è favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, dopo: “altresì”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/116 Piccoli Nardelli il parere è favorevole, condizionato all'introduzione prima dell'impegno delle parole: “a valutare l'opportunità compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/117 Di Giorgi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/118 Ciampi il parere è favorevole condizionato all'introduzione delle parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/119 Rossi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/120 Prestipino il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/121 Rosato il parere è favorevole se condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle seguenti parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità, nelle aree a forte rischio di dissesto idrogeologico”. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/122 Migliore il parere è favorevole a condizione che dopo la parola: “corpo”, sia introdotto: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/123 Fiano il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/124 Di Maio Marco il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/125 Ceccanti il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/126 Giorgis il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/127 Pollastrini il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/128 Librandi il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo la parola: “corpo”, delle parole: “ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/129 Buratti, identico all'ordine del giorno n. 9/1898/165 Fidanza, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino alla fine del periodo. Quindi che si fermi alle parole: “articolo 26”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/130 Braga il parere è favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/131 Del Basso De Caro il parere è favorevole, condizionato all'introduzione, dopo: “impegna il Governo”, delle parole: “a valutare l'opportunità di:” e poi, a seguire, gli impegni.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/132 Orlando il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/133 Gadda, il parere è favorevole, condizionato all'introduzione delle parole: “a valutare l'opportunità di”, prima dell'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/134 De Filippo, il parere è favorevole a condizione che prima di: “intervenire tempestivamente”, siano introdotte le parole: “a valutare l'opportunità di”, per poi proseguire con: “intervenire tempestivamente nel caso in cui (…)”

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/135 Critelli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/136 Miceli il parere è contrario su tutte le premesse ed è favorevole all'impegno, a condizione che siano espunte le parole: “anche normative”.

PRESIDENTE. Quindi è una riformulazione nel senso di espungere le premesse…

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Espungere tutte le premesse, lasciare solo l'impegno: “nell'ambito delle sue proprie prerogative ad adottare tutte le necessarie iniziative e misure, al fine di evitare (…)”, e così via.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/137 Bazoli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/138 Verini il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le premesse e siano tolte nell'impegno le parole: “anche normative” e siano espunte le parole, nelle ultime due righe, da: “ripristinando”, fino a: “gara”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/139 De Luca, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Collega Borghi, siamo nella fase dei pareri… Non ha sentito? Richiede il parere di quale ordine del giorno? Bene, sottosegretario Crimi, se riesce a ripetere il parere dell'ordine del giorno n. 9/1898/137 Bazoli... a noi risulta favorevole.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, sull'ordine del giorno n. 9/1898/137 Bazoli, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/140 Bordo il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino al termine dell'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/141 Annibali, il parere è favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino a: “progettazione”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/142 Mauri, il parere è favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino alla fine dell'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/143 Morassut, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino alla fine dell'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/144 Berlinghieri, il parere è favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “al fine”, fino alla fine dell'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/145 Sensi, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/146 Moretto, il parere è accoglibile come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/147 Spena il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/148 Fatuzzo il parere è favorevole (Applausi del deputato Fatuzzo). Sull'ordine del giorno n. 9/1898/149 Mulè, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/150 Sozzani, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le parole da: “al fine” fino alla fine.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1898/151 Cortelazzo risulta inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/1898/152 Ruffino ed altri.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole condizionato a che siano premesse le parole: “a valutare l'opportunità compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica di”.

Ordine del giorno n. 9/1898/153 Elvira Savino: parere Favorevole, a condizione che siano premesse le parole: “a valutare l'opportunità compatibilmente con i vincoli europei di”.

Ordine del giorno n. 9/1898/154 Gelmini: parere favorevole condizionato a che siano premesse le parole: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di assumere iniziative volte a sostenere le imprese” eccetera.

Ordine del giorno n. 9/1898/155 Giacometto: parere favorevole a condizione che siano premesse le parole: “a valutare l'opportunità” e che siano espunte le parole da: “utilizzando” fino alla fine.

Ordine del giorno n. 9/1898/156 Mazzetti: parere favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “anche al fine” fino al termine.

Ordine del giorno n. 9/1898/157 Gagliardi: parere favorevole a condizione che sia premesso: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Ordine del giorno n. 9/1898/158 Mandelli: parere favorevole a condizione che siano introdotte le parole, dopo “a valutare l'opportunità”: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Ordine del giorno n. 9/1898/159 Siracusano: invito al ritiro o parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/1898/160 Marrocco: parere favorevole condizionato alla premissione delle parole: “a valutare l'opportunità compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Ordine del giorno n. 9/1898/161 Battilocchio: parere favorevole se premesse le parole: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/1898/162 Acquaroli: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1898/163 Butti: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1898/164 Caretta: Presidente, il parere è favorevole alla condizione che sia riformulato nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di estendere le misure previste dalle lettere a) e b) del comma 2 dell'articolo 11-septies del decreto-legge n. 135 del 2018 anche ai figli delle vittime decedute a causa degli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria”.

PRESIDENTE. Poi, c'è l'ordine del giorno n. 9/1898/165 Fidanza, che è identico all'ordine del giorno n. 9/1898/129 Buratti.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “al fine” fino alla fine dell'impegno.

Ordine del giorno n. 9/1898/166 Foti: parere favorevole a condizione che siano espunte le parole da: “al fine” fino alla fine.

Ordine del giorno n. 9/1898/167 Gemmato: parere favorevole condizionato all'introduzione delle parole, dopo “a valutare l'opportunità”: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1898/168 Lollobrigida risulta ritirato.

Ordine del giorno n. 9/1898/169 Mollicone.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole, a condizione che siano premesse le parole: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/1898/170 Morani: parere favorevole, a condizione che nel primo impegno siano espunte le parole da: “al fine” fino al termine del periodo e che nel secondo impegno ci si fermi a: “ricorso ad interventi emergenziali.” e che la parte successiva sia espunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Io voglio evidenziare una questione di competenza della Commissione giustizia. Il 20 giugno è calendarizzato per l'Aula un provvedimento in quota opposizione in materia di ingiusta detenzione. Ebbene, era prevista per la giornata di oggi la votazione degli emendamenti, per poi trasferire il testo alle altre Commissioni e dare il mandato al relatore. La Commissione questo punto lo ha cancellato dall'ordine del giorno con la motivazione che oggi il Governo non sarebbe disponibile ad essere presente in Commissione.

Quindi, tutto è stato rinviato a martedì e martedì, ovviamente, saremo a due giorni dalla fissazione del provvedimento in Aula. Io penso che la Presidenza della Camera debba farsi interprete del disagio di fronte all'assenza del Governo, anticipata, tra l'altro, il giorno prima, cosa mai successa in questo anno e mezzo di lavori della Commissione e, guarda caso, capita in vista di un provvedimento in quota opposizione.

Ecco, non vorremmo semplicemente che questa fosse l'anticamera per uno slittamento del provvedimento la cui discussione sulle linee generali in quest'Aula è già prevista per il 20 giugno.

PRESIDENTE. Collega, ovviamente trasmetterò la sua segnalazione al Presidente della Camera.

Ordine del giorno n. 9/1898/1 Cunial, favorevole.

Ordini del giorno n. 9/1898/2 Occhionero, n. 9/1898/3 Fornaro, n. 9/1898/4 Muroni, n. 9/1898/5 Federico Conte, n. 9/1898/6 Epifani, n. 9/1898/7 Pastorino, 9/1898/8 Fratoianni e n. 9/1898/9 Speranza, parere favorevole con riformulazione; prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.

Ordine del giorno n. 9/1898/10 Stumpo, contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. In questo ordine del giorno noi vi chiediamo una cosa molto semplice, direi elementare, viste le mostruosità contenute in questo decreto-legge. Vi chiediamo di verificare in tempi rapidi e di riferire alle Camere l'andamento degli effetti del decreto…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, c'è una collega che sta intervenendo; vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

ROSSELLA MURONI (LEU). Dicevo, Presidente, che si cerca di riportare il ruolo delle Camere e del Parlamento con un ordine del giorno che chiede al Governo semplicemente di anticipare i tempi della verifica degli effetti di questo decreto così controverso e così dannoso (e abbiamo avuto modo di spiegarlo in mille modi).

Stamattina su Il Sole 24 Ore, in un articolo di Giorgio Santilli, si svela anche perché c'è timore di verificare fino in fondo gli effetti anche immediati di questo decreto. In realtà, questo è un decreto ingestibile: lo “sblocca cantieri” non solo non sbloccherà i cantieri ma complicherà ancora di più la macchina burocratica e organizzativa dello Stato e forse sarà necessario poi fare un decreto per sbloccare lo “sblocca cantieri”. Si è calcolato che servono 18 decreti attuativi che il Ministro Toninelli dovrebbe emanare rapidamente per dare seguito alle decisioni presenti nel decreto “sblocca cantieri”.

Abbiamo visto l'operatività del MIT in questi mesi e abbiamo visto anche - io credo - la mancanza di autorevolezza e di coerenza del Ministro Toninelli, quindi siamo molto preoccupati perché, non solo nel merito questo è un decreto dannoso ma anche nel metodo, nei tempi e nella gestione questo è un decreto assolutamente ingestibile per la macchina dello Stato. Quindi, non solo torniamo indietro rispetto alle regole, alla legalità e alla trasparenza, ma si torna indietro anche rispetto all'operatività.

In Commissione è stato detto di sbloccare le firme e, quindi, di dare avvio ai lavori più rapidamente, ma avete totalmente fallito l'obiettivo - e questo ve l'abbiamo già spiegato - e state anche peggiorando la situazione rispetto all'assetto attuale ed è per questo che temete di venire a riferire in Aula gli effetti controversi di questo decreto in maniera rapida (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/10 Stumpo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/11 Rostan il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/12 Fassina il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/13 Palazzotto il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/14 Saltamartini il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/16 Plangger il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/17 Tombolato il parere è favorevole con riformulazione: va bene.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/18 Bubisutti, n. 9/1898/19 Raffaelli, n. 9/1898/20 Lucchini e n. 9/1898/21 Marchetti il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/22 Valbusa il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/23 Piastra il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/25 Parolo, n. 9/1898/26 Cavandoli, n. 9/1898/27 Giarrizzo, n. 9/1898/28 Giuliodori, n. 9/1898/29 Lapia e n. 9/1898/30 Liuzzi il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/31 Alberto Manca il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/32 Martinciglio il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/33 Paxia il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/35 Terzoni il parere è favorevole con riformulazione: va bene. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/36 Elisa Tripodi, n. 9/1898/37 Zolezzi, n. 9/1898/38 Barbuto, n. 9/1898/39 Bella, n. 9/1898/40 Ciprini, n. 9/1898/42 Ilaria Fontana e n. 9/1898/43 Gallinella il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/44 Rospi il parere è favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/45 Boschi il parere è favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione perché con questo ordine del giorno chiedevamo un impegno molto semplice al Governo: innanzitutto, di ricordarsi che esistono ancora delle popolazioni che sono state duramente colpite dal terremoto del Centro Italia e che sono state completamente dimenticate da questo Governo, così come è stato completamente abbandonato il tema della ricostruzione. In questo provvedimento si sono date, come al solito, piccole e parziali risposte, compresa quella di estendere la possibilità di affidare direttamente ai comuni, anziché agli uffici speciali per la ricostruzione, la possibilità di svolgere alcuni adempimenti perché possano arrivare i contributi ai soggetti che ne hanno diritto per la ricostruzione privata.

Noi, però, crediamo, pur condividendo la responsabilità in capo ai comuni, che i comuni debbano essere dotati anche di risorse e, soprattutto, di personale sufficiente ad affrontare questi nuovi impegni e questi nuovi adempimenti. Riteniamo, quindi, che l'impegno del Governo in termini di risorse sia del tutto insufficiente; ma, del resto, è insufficiente l'impegno del Governo fin dall'inizio del suo mandato su tutto il tema del terremoto, purtroppo.

E lo diciamo davvero con amarezza, dopo aver visto molte vetrine e sfilate di esponenti della Lega e del MoVimento 5 Stelle in campagna elettorale nelle zone colpite dal terremoto, salvo poi essersene completamente dimenticati dal giorno dopo; e non lo diciamo soltanto noi, lo dicono soprattutto gli abitanti di quei territori, che non mancano di levare la propria voce di protesta anche fuori da questi palazzi. Ma, del resto, è l'abitudine di questo Governo quella di fare provvedimenti a costo zero, non mettere risorse su niente: non le mettono sul terremoto, ma non le mettono, in generale, in un provvedimento, questo dello “sblocca cantieri”, che dovrebbe, insieme al decreto-legge “crescita” che stiamo discutendo in Commissione, far ripartire l'economia del nostro Paese e portare ad una crescita in un momento in cui, per colpa di questo Governo, siamo sostanzialmente in stagnazione, se non addirittura peggio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,10)

MARIA ELENA BOSCHI (PD). E quante risorse mettono complessivamente per i due provvedimenti? Irrisorie. Tanto è vero che, per stessa ammissione del Governo, i decreti-legge “sblocca cantieri” e “crescita” insieme, ad essere particolarmente ottimisti, porteranno ad un impatto dello 0,1 per cento del PIL sulla crescita del nostro Paese, e quindi sostanzialmente niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sono misure a costo zero, e quindi cosa si fa per cercare di dare l'illusione agli imprenditori, alle imprese e ai lavoratori che, in realtà, ci sia un Governo che si preoccupa per loro, che dà delle risposte? Si cambiano le regole, perché cambiare le norme comunque non costa niente, o almeno apparentemente non costa niente, perché i costi riflessi dell'incapacità e dell'incompetenza di questo Governo poi si fanno sentire pesantemente per le imprese e per i lavoratori. E, del resto, l'incapacità di questo Governo a sbloccare i cantieri, a far ripartire le opere, a dare davvero la possibilità agli investimenti di essere effettuati nel nostro Paese è dimostrata anche dalla totale assenza del Ministro Toninelli, non soltanto questa mattina in Aula, ma durante tutto l'esame di questo provvedimento, sia al Senato che alla Camera; ed è una forte mancanza di rispetto da parte del Ministro per i lavori di questo Parlamento.

Non credo che la presenza del Ministro avrebbe portato a un miglioramento nel testo, a fare scelte più sagge, sono sincera, quindi non ne sento la mancanza; credo solo che l'assenza del Ministro dal Ministero avrebbe evitato altri problemi che la presenza del Ministro lì, invece, ogni giorno determina. Per sbloccare i cantieri in questo Paese basta semplicemente cambiare ministro, perché, grazie al Ministro Toninelli, abbiamo quasi 50 miliardi di opere pubbliche, di investimenti già previsti, bloccati. Questo è un Governo che riesce soltanto a bloccare i cantieri, che riesce soltanto a dire “no” a TAV, “no” alle grandi opere, o, al massimo, a rinviare senza data. E, allora, cosa si fa per dare la colpa sempre ad altri, per scaricare ad altri? Si cambiano le regole, si fa il gioco delle tre carte e si cambiano in peggio, come avviene in questo provvedimento. Si limitano i poteri dell'ANAC, si ridà la possibilità di alzare il subappalto, la possibilità, addirittura, poi di concedere in subappalto alle ditte che hanno partecipato alla gara senza aggiudicarsela i lavori.

Scelte gravissime, che vanno a portare indietro le lancette dell'orologio, ma, soprattutto, le lancette della legalità, della trasparenza e della correttezza nel nostro Paese. Credo, quindi, che questo Governo debba farsi un esame di coscienza serio, perché sta mettendo a rischio la legalità, sta mettendo a rischio la trasparenza e sta mettendo a rischio, con la propria incapacità e inettitudine, tanti posti di lavoro, continuando a bloccare le opere e continuando a non ridurre le tasse, a non puntare sugli investimenti, per utilizzare le poche risorse a disposizione esclusivamente per misure di carattere assistenziale. Se vogliamo sbloccare le opere nel nostro Paese, l'unica cosa che possiamo fare è cambiare Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di apporre la mia firma sull'ordine del giorno presentato dalla collega Boschi; voglio firmarlo perché lo condivido parola per parola, come condivido l'intervento che ha or ora fatto a sostegno di questo ordine del giorno. Noi avevamo presentato, come Partito Democratico, sulla problematica del personale, delle carenze di personale dell'area sottoposta ai terremoti del 2016 e 2017, degli emendamenti puntuali, anche con le coperture, ma questi emendamenti sono stati tutti bocciati, nemmeno discussi.

In particolare, il comune di Teramo, che è uno dei comuni facenti parte del cratere sismico dei terremoti 2016-2017, è un comune con un altissimo numero di pratiche da gestire e purtroppo con un bassissimo numero di addetti che hanno la competenza di esaurire le pratiche, quindi con questo emendamento si andava a colmare una lacuna, lo stesso sindaco di Teramo nelle audizioni aveva chiesto l'approvazione dell'emendamento. Chiediamo almeno di mantenere la formulazione con cui la collega Boschi aveva proposto il tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, intervengo semplicemente su questo ordine del giorno, anche se il mio intervento poi si intende chiaramente su tutti gli ordini del giorno che sono praticamente identici se non cambiando il nome del comune, per precisare, perché rimanga agli atti, che con questo decreto, al fine appunto delle condivisibili - come hanno scritto anche i presentatori dell'ordine del giorno - scelte di delegare ai comuni alcune attività legate alle pratiche per la ricostruzione, c'è una previsione di ulteriori 200 unità di personale. Quello è un dato di fatto. Ne servono ancora altre? Sicuramente ne serviranno ancora altre, ma adesso ci sono già in questo decreto 200 unità di personale in più, che si aggiungono alle 700 che sono state di volta in volta, con vari decreti, aumentate in modo graduale. Ricordo appunto che in prima battuta erano 350, poi sono state aumentate di altri 350 un anno e mezzo circa dopo, oggi le aumentiamo di altre 200, e così faremo progressivamente, man mano che le esigenze si vanno manifestando. Se i comuni che aderiranno a questa opzione saranno tali da necessitare di ulteriori unità di personale, saranno presi in considerazione, ovviamente; se un solo comune su 140 dovesse chiedere la possibilità di seguire le pratiche, in teoria potrebbe anche avvalersi di 200 unità solo quel comune, detto in termini un po' paradossali, per spiegare la ratio di questa norma. Quindi, ci tenevo a precisare, per ripristinare un po' la correttezza delle informazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Boschi n. 9/1898/45.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boschi n. 9/1898/45, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno De Maria n. 9/1898/46: c'è una proposta di riformulazione del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Presidente, anch'io rifiuto la riformulazione proposta e chiedo che l'ordine del giorno venga messo in votazione, devo dire anche in modo ancora più convinto dopo aver sentito le parole del Governo. È vero, anche quest'ordine del giorno pone il tema di dotare i comuni che ricevono nuove funzioni del personale, delle risorse umane necessarie per poterle espletare. Lo diceva già con molta efficacia la collega Boschi prima di me: si sono dette tante parole sul sostegno alle aree terremotate, lo stesso Presidente Conte ha motivato l'urgenza di questo provvedimento parlando delle aree terremotate, in realtà nel provvedimento c'è pochissimo, e appunto quel poco che c'è, questo trasferimento di alcune funzioni ai comuni, non viene adeguatamente sostenuto sul piano delle risorse finanziarie e delle risorse umane.

Peraltro, in questo stesso provvedimento è prevista l'istituzione di una nuova Spa presso il Ministero delle infrastrutture prevedendo 200 nuove assunzioni, quando già in legge di bilancio per quello stesso Ministero erano state stanziate già altre risorse nella stessa direzione. Ci pare che si costituiscano le condizioni per assunzioni discrezionali da parte del Ministro, che non so quanto realmente poi potranno servire all'attività della pubblica amministrazione, dello Stato. Forse, per esempio, quelle risorse, quelle 200 unità si potevano già destinare in aggiunta ai comuni per affrontare queste nuove funzioni che vengono loro delegate. Quindi noi abbiamo presentato un insieme di ordini del giorno - è vero, articolati in diverse aree del territorio, il mio riguarda tre comuni della provincia di Macerata - per mettere in evidenza questo problema, cioè la necessità che i comuni vengano messi in grado di svolgere davvero le nuove funzioni a cui vengono chiamati con questo provvedimento.

In generale ricorriamo allo strumento dell'ordine del giorno perché il Governo, come sappiamo, ha deciso di mettere la fiducia su questo decreto, c'è un ricorso continuo al voto di fiducia da parte di questo Governo, crediamo anche perché il grado di conflittualità interna alle forze di maggioranza porta a trovare tutte le modalità per impedire il più possibile la discussione parlamentare. Noi questi temi avremmo voluto porli con emendamenti, quindi in un modo più stringente, ma appunto, di fronte al fatto che è stato posto il voto di fiducia, ricorriamo all'unico strumento possibile, che appunto sono gli ordini del giorno. E continueremo in questa iniziativa - lo facciamo ora e lo faremo in ulteriori provvedimenti -, per far sì che le aree terremotate vengano dotate di tutti gli strumenti, di tutte le condizioni per poter affrontare i problemi che sono ancora aperti in quelle realtà del nostro territorio. Questi ordini del giorno, poi, sono dentro una valutazione nostra complessivamente molto negativa di questo decreto: si parla di sblocca cantieri, in realtà - veniva anche questo detto con molta efficacia - i cantieri sono fermi per l'insipienza del Governo, del Ministero competente. Ci sono quasi 50 miliardi di risorse che non vengono impegnate, bisognerebbe muoversi a impegnare le risorse che ci sono, piuttosto che trovare la scorciatoia di un'azione sulle regole che non aumenterà in nessun modo la possibilità di realizzare opere pubbliche nel nostro territorio ma toglierà dei controlli, aumenterà il rischio di malaffare e corruzione, metterà a rischio la salute dei lavoratori. È quindi un provvedimento che non porterà nessun beneficio, ma che, anzi, comporterà rischi molto seri per il Paese. Quindi, dentro un giudizio complessivamente negativo sul provvedimento, speravamo - mi pare che non sia così - che ci fosse dal Governo, almeno per le aree terremotate, un qualche gesto di attenzione e di sensibilità. Ovviamente, da parte nostra, da parte del Partito Democratico, non rinunceremo a sollevare in questa sede e in ulteriori provvedimenti questo tema così importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Maria n. 9/1898/46, con il parere contrario del Governo, non essendo stata accettata la proposta di riformulazione del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno Fassino n. 9/1898/47: prendo atto che non viene accettata la proposta di riformulazione del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Signor Presidente, innanzitutto vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno Fassino n. 9/1898/47, e illustrarlo. Come ha ben inteso il sottosegretario Crimi, che ci ha anche risposto, questi sono ordini del giorno che riguardano i comuni, tutti i comuni dell'area terremotata, io ne elenco alcuni della provincia di Macerata.

Sottosegretario, nel momento in cui lei ci dà il parere favorevole con la riformulazione “nei limiti della finanza pubblica”, dimostra che non ha inteso il grido d'allarme che l'ANCI, non il Partito Democratico, nelle audizioni ha posto in essere, perché, nel momento in cui ai comuni vengono date nuove competenze e poi di fatto non vengono trasferite risorse umane e risorse finanziarie, capisce che questo trasferimento di competenze in più rischia di essere, innanzitutto, un aggravio per quanto riguarda quei sindaci, che hanno già paura di eventuali ricorsi e di eventuali denunce (sappiamo quanto è complicato il mestiere del sindaco) e, dall'altro, non gli vengono neanche date quelle risorse umane e finanziarie che fanno sì che le nuove competenze effettivamente si traducano in attività concreta per la ricostruzione. In questo provvedimento, come nel “decreto crescita”, che stiamo discutendo adesso nelle Commissioni Finanze e Bilancio, quando volete fare dei favori ai vostri amici, le risorse le trovate, quando avete voluto fare il favore al Ministro Toninelli di sistemare 200 persone attraverso una società all'interno del MIT le risorse si trovano e quindi il pareggio di bilancio, che vi ricordate solamente quando dovete dare i pareri al Partito Democratico, lo mettete da parte. Poi, quando improvvisamente invece dovete dare delle risposte, non soltanto al Partito Democratico - che si fa portavoce in questo caso delle richieste dell'ANCI, che, essendo qualcosa che riguarda i comuni è apartitico, per definizione – ma anche all'ANCI, ai cittadini, che vi hanno anche votato in passato e forse oggi vi voterebbero con meno entusiasmo (anzi le europee hanno dimostrato che vi votano con meno entusiasmo), non date le risposte e dite che c'è la necessità “entro i limiti della finanza pubblica”. La clausola “entro i limiti della finanza pubblica” in questo decreto, come nel “decreto crescita” determina lo 0,1 per cento del PIL, quindi vuol dire che questo Paese è fermo e uno dei modi per farlo ripartire è proprio dare ai comuni la possibilità di spendere, cosa che voi non fate, né in questo provvedimento, né – lo ripeto – con il “decreto crescita”, dove ci dovrebbero essere altri provvedimenti che riguardano quello che è l'altro pilastro per la crescita, cioè consentire alle imprese di crescere e di investire, ma neanche lì lo fate. Quindi, con il suo parere favorevole con riformulazione è come se ci dicesse “no”, perché in realtà tutti questi ordini del giorno dovevano essere accolti così come sono e questa riformulazione “entro i limiti della finanza pubblica”, quindi entro i limiti di bilancio, è una riformulazione che voi fate per pararvi, ma in realtà determina il blocco della possibilità per i comuni di provvedere veramente perché avranno bisogno di personale e avranno soprattutto bisogno di risorse, che non prevedete né in questo provvedimento né nel “decreto crescita” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Ho aspettato il quarto intervento da parte dei colleghi del Partito Democratico per spiegare loro e dire loro che il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore, e aveva già votato a favore di questi ordini del giorno finalizzati al potenziamento del personale nei comuni, anche se avete dimenticato molti comuni e alcune dimenticanze sono sospette rispetto ai vostri ordini del giorno, che avrebbero dovuto riguardare 138 comuni e non parte di essi, però vorrei ricordare ai colleghi del Partito Democratico che noi stiamo cercando di convincere - noi di Fratelli d'Italia forse più di tutti - questo Governo, il commissario Farabollini e il sottosegretario Crimi a portare la ricostruzione su un altro binario. L'ANCI non dice esattamente quello che dite voi, l'ANCI chiede una svolta nella ricostruzione e, se tutti quanti chiedono una svolta, se tutti quanti chiedono un cambio di marcia è perché la ricostruzione che avete immaginato voi, la ricostruzione che avete impostato voi si è rivelata totalmente fallimentare. Io credo che il vostro ragionamento dovrebbe partire da una sana autocritica. Noi abbiamo detto ad Errani, alla prima riunione, che il modello della ricostruzione così come era stato immaginato, era fallimentare perché voi avete applicato la peggiore burocrazia alla ricostruzione, cioè avete applicato a una macchina che aveva urgenza di correre la burocrazia che ne limita ogni possibilità di corsa.

Ecco, io credo che, se vogliamo fare un dibattito serio - lo dico ai colleghi che parleranno successivamente del Partito Democratico -, dobbiate metterci una parola di autocritica; ne guadagnerà il dibattito e ne guadagnerà anche molto la vostra credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/47 Fassino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

L'onorevole Franceschini non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1898/48.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/48 Franceschini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/49 Marattin.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno richiama l'attenzione su un tema cruciale, spesso frainteso, cioè su cosa serva veramente per aumentare le capacità di investimento da parte dei comuni, in questo caso fra l'altro ci rivolgiamo a comuni del cratere sismico nei terremoti che hanno colpito il centro Italia qualche tempo fa, quindi la valenza è ulteriormente rafforzata. Quando parliamo di incrementare le capacità di realizzazione degli interventi infrastrutturali dei comuni, spesso c'è la tentazione di ricorrere al solito vecchio adagio, vale a dire ci vogliono più soldi, ci vogliono più risorse e bisogna aumentare gli stanziamenti di bilancio. Abbiamo avuto numerose occasioni nel passato e nel presente di capire come questa, in realtà, non sia una condizione, sicuramente necessaria, ma certamente non sufficiente. Nel corso degli ultimi quattro anni, i vincoli di finanza pubblica degli enti locali sono stati progressivamente allentati fino a essere di fatto azzerati con le sentenze della Corte costituzionale, in particolare la n. 101 del marzo 2018, vale a dire quella che nei fatti cancella ogni vincolo di finanza pubblica, a parte l'equilibrio di bilancio. Eppure, anche in quel caso - questo è un tema di cui bisognerebbe parlare meglio e andare oltre gli slogan, come spesso non riusciamo a fare - la capacità di realizzare investimenti da parte dei comuni non sta aumentando, così come non è aumentata quando il Governo di centrosinistra ha eliminato il patto di stabilità per passare al pareggio di bilancio, poi ulteriormente cancellato dalla Corte Costituzionale. Ma non abbiamo visto in questi anni riprendersi in maniera sostanziale la spesa in conto capitale.

Se ci fosse bisogno di citare qualche dato, cito il rapporto di finanza pubblica della Corte dei conti, presentato qualche giorno fa in Senato, che lo dimostra. Dunque, cosa voglio dire? Bisogna ridurre gli stanziamenti per investimenti negli enti locali? Sicuramente no. Sto dicendo che non è lì l'inghippo del meccanismo: l'inghippo del meccanismo, secondo noi, è in una serie di questioni nella cosiddetta fase di attraversamento degli investimenti, cioè quella che parte dallo studio di fattibilità fino al pagamento dei SAL, degli stati avanzamento lavori; è una filiera lunga con un sacco di cose dentro. In questo ordine del giorno che, ripeto, ha una valenza ulteriormente rafforzata dal fatto di riferirsi ai comuni sismici, che come sappiamo hanno un così impellente e drammatico bisogno di migliorare le proprie capacità di intervento infrastrutturale, ci concentriamo e parliamo della parte della filiera riguardante la capacità dei comuni di avere uffici tecnici all'altezza del compito…

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUIGI MARATTIN (PD). …studi tecnici, uffici tecnici all'altezza del compito significa rafforzare le capacità assunzionali dei comuni non in toto. Noi non siamo, per lo meno io sicuramente non sono, a favore di un liberi tutti, di tutte le assunzioni, di tutti i comuni, di ogni tipo di figura professionale, ma so per certo che, nei comuni, vent'anni di vincoli di finanza pubblica probabilmente non del tutto necessari - infatti rivendico la scelta nel 2016 del Governo Renzi di abolire il Patto di stabilità interno - hanno fatto appassire le capacità di progettazione e, all'interno degli uffici tecnici dei comuni, hanno fatto appassire tali capacità. È evidente che, alla fine, il fatto di non poter pagare gli investimenti rendeva inutile iniziare una cospicua attività di progettazione ha reso necessario, come chiediamo in questo ordine del giorno, in particolare per alcuni comuni in provincia di Macerata, incrementare le capacità assunzionali di figure tecniche al fine in particolare di permettere l'avvio, ma non sono d'accordo con il collega che ha parlato poco prima di me, perché non è vero che sulla ricostruzione del terremoto del Centro Italia non si è fatto nulla; è vero invece che occorre accelerare la ricostruzione e, a nostro modo di vedere, questa si può accelerare soltanto dotando i comuni delle figure tecniche e professionali in grado di assumere tale sfida e di portarla a compimento come meritano i comuni di quelle zone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/49.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/50 Madia con proposta di riformulazione da parte del Governo, che non è accettata dal presentatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/50 con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/51 Orfini, con proposta di riformulazione del Governo. Non ci sono richieste di intervento, pertanto passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/51 Orfini, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/52 Martina, con proposta di riformulazione del Governo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/52 Martina, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/53 Benamati con proposta di riformulazione da parte del Governo, che è accettata dal presentatore.

Ordine del giorno n. 9/1898/54 De Micheli con proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, in questo caso intervengo per non accettare invece la riformulazione dell'ordine del giorno in esame. Ieri, Presidente, giusto per la cronaca, abbiamo discusso molto in quest'Aula - lo hanno detto anche i colleghi - della desolante incapacità dei due decreti-legge, n. 32 e n. 34, cosiddetti crescita e sblocca-cantieri, di rimettere in moto l'Italia. Nell'ambito della discussione avevo sollevato anche il tema delle grandi opere, fra cui il movimento del passante di mezzo di Bologna, ferme non perché lo sblocca-cantieri le fermasse ma perché non c'era la volontà del Governo. Apprendo oggi dalla stampa che invece sarebbe intenzione del Ministro Toninelli, che ieri ha incontrato i comitati, far procedere l'opera. Presidente, già il fatto che cito qui, nell'attesa che si convochi la conferenza dei servizi, ci dice un po' della confusione in cui versa il Governo. Con questi due ordini del giorno, n. 9/1898/53 da me presentato, di cui ho accettato la riformulazione del Governo, e n. 9/1898/54 De Micheli, nel quale insieme alla collega De Micheli chiediamo invece il voto nella versione originale, vogliono sottolineare proprio l'ipocrisia che c'è in quest'Aula da parte del Governo. Di cosa stiamo parlando, Presidente? Stiamo parlando del destino di 135 giovani professionisti che lavorano per Invitalia nel quadro di un accordo di programma con la regione Emilia-Romagna per l'assistenza alle pratiche di ricostruzione del post-sisma.

Una situazione che, in condizioni di vigenza del decreto cosiddetto dignità, impedisce un rinnovo dei loro tempi determinati e richiede una soluzione, per noi la stabilizzazione, ma comunque una soluzione per consentire a quelle importanti risorse umane non solo di avere una certezza personale, professionale, nella loro vita privata ma per impedire che, su un territorio, ci sia la scure dello stop delle attività ricostruttive. Allora, con l'ordine del giorno n. 9/1898/53, il Governo ci ha detto sostanzialmente che valutando l'opportunità, nelle more delle disponibilità di bilancio, si può prevedere, nel primo provvedimento utile, la possibilità di dare continuità lavorativa a questi professionisti.

Io l'ho accettato, pur in forma dubitativa, per non lasciare alibi al Governo. Ci stanno parlando di duecento nuove assunzioni, ci stanno parlando di una società centrale che deve lavorare su queste cose, però quando vado all'ordine del giorno n. 9/1898/54 a prima firma De Micheli, e mia, mi trovo una riformulazione che francamente, signor sottosegretario, ha dei contenuti kafkiani. A parte l'aggiunta, per le proprie competenze, delle strutture preposte, tese a non far rallentare la ricostruzione in Emilia Romagna - e voi aggiungete “sorvegliando anche le strutture preposte” -, però nell'ultimo capoverso, laddove si dice di questa esigenza di mantenere questa velocità di ricostruzione, che è un esempio per il Paese, ci cancellate “senza disperdere il patrimonio professionale acquisito in questi anni”. Delle due, l'una: o ci stiamo prendendo in giro oppure non capisco, non c'è la volontà. Ma se non c'è la volontà è meglio dirlo. Signor sottosegretario, mi rivolgo a lei per il tramite del Presidente, metta anche qui una formula dubitativa, dica: “cercando di mantenere le professionalità costituite”, ma non può in questo caso, di fronte ad una situazione di questo genere, espungere una frase di questo tipo, perché qui siamo in confusione.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Concludo, Presidente. Io ve lo dico: fate questo passo, dimostrate di avere un'omogeneità di pensiero anche su queste situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, con una formula dubitativa, comunque, anche valutando la possibilità di non disperdere il patrimonio professionale acquisito, può essere accoglibile. Non c'è nessuna volontà di disperdere il patrimonio acquisito esperienziale.

Vorrei solo fare una precisazione in questo senso: l'ordine del giorno serve ad assicurare che la ricostruzione prosegua con gli stessi standard. Questo è quello che conta fondamentalmente, anche, eventualmente, non disperdendo quelle professionalità già acquisite che, comunque, non saranno disperse, perché, come lei stesso ha più volte citato, sono tante oggi le opzioni possibili anche per non disperdere quella professionalità in vari ambiti. Voi sapete che sono stati aperti nuovi gruppi di lavoro e altre attività in cui giovani ingegneri potranno trovare il loro sbocco, magari anche un po' più stabile rispetto a quello che oggi fanno in maniera precaria. Quindi, altre opportunità sicuramente ci sono da quel punto di vista.

In merito al modello della ricostruzione positiva sicuramente in Emilia Romagna, si è svolto tutto con una certa celerità rispetto ad altre regioni. È pur vero, però, che sul mio tavolo io ricevo centinaia - lo ripeto: centinaia - segnalazioni di esposti in procura relativi alla ricostruzione in Emilia Romagna. Quindi, forse, anche lì, andrebbe aperto un po' quel vaso di Pandora per cercare di superare quell'immagine un po' edulcorata del “va tutto bene”, perché, anche lì, forse, qualche cosa da rivalutare ci sarebbe. Non ha nulla a che vedere, ovviamente, con il personale, ma, complessivamente, sul tipo di governance scelta per quella regione.

PRESIDENTE. Deputato Benamati, telegrafico, perché ha praticamente esaurito il tempo. Prego.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Ovviamente il Governo riapre, in questo caso, la discussione sull'ordine del giorno. Io non farò un intervento lungo, Presidente, capisco la sua posizione. Io accetto la riformulazione, perché in questo intendo cogliere la questione d'onore del sottosegretario che, sulle 135 persone, c'è un impegno morale di questo Governo alla soluzione.

Dopodiché, per quanto riguarda la ricostruzione in Emilia Romagna, abbiamo due idee completamente differenti, e questo è lecito in politica. Se ci sono, però, fatti che attengono alla materia giudiziaria di cui il sottosegretario è a conoscenza, è invitato a recarsi nelle sedi preposte; ove abbia segnalazioni vaghe, questo è un altro discorso e attiene alla sua persona. Sulla valutazione politica è un'altra questione. Io, comunque, accetto l'ordine del giorno concludo così come riformulato, e concludo, Presidente, con un impegno d'onore di questo Governo.

PRESIDENTE. Diamo, quindi, per accolto l'ordine del giorno n. 9/1898/54 De Micheli.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/55 Vazio, sul quale c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Grazie, Presidente. Ho ascoltato la proposta di riformulazione e mi ha un po' stupito, quindi tento di chiedere al sottosegretario Crimi di valutare di rimuovere l'integrazione che lui propone, cioè “valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, perché ritengo che non c'entri assolutamente nulla. Noi cosa chiediamo? Chiediamo, al fine di salvaguardare la continuità delle operazioni portuali - stiamo parlando del disastro del crollo del ponte Morandi e, quindi, delle ricadute sul porto di Savona e di Vado Ligure -, di estendere le disposizioni di cui all'articolo 9-ter della legge n. 130 del 2018.

Stiamo parlando, in buona sostanza, di salvaguardare la continuità delle operazioni portuali che sono già esistenti presso il porto di Genova. Quindi, non mi pare che vi sia un impegno economico finanziario richiesto aggiuntivo rispetto a quello che è già previsto: si tratta, in buona sostanza, di un allargamento, di una estensione della norma già esistente.

Ma la cosa mi stupisce, sottosegretario, perché, parliamo di un decreto dove derogate a ogni tipo di norma, violando quei principi e quei criteri fondamentali che presidiano la legalità e l'ambiente, nelle ore in cui noi ascoltiamo da parte di autorevoli membri del Governo, nella fattispecie il Ministro dell'interno, proporre il condono del contante contenuto nelle cassette di sicurezza, che sono oggettivamente riferibili ad attività criminose, ad attività delle associazioni criminali, nelle ore in cui è stato arrestato un consulente, preteso consulente, della Lega. Ebbene, quando queste persone vengono arrestate, si propongono di derogare a norme di qualsiasi tipo, a fronte di una richiesta di estensione di una previsione normativa al porto di Savona, mi si viene a dire che, sotto questo profilo, si ritiene di resistere e di non estendere questa norma, salvo nei limiti di finanza pubblica, cosa che, in realtà, non c'entra assolutamente niente. Onorevole Crimi, per l'onestà intellettuale che le si può riconoscere, può valutare l'opportunità di rimuovere questo tipo di obiezione? Perché non c'entra assolutamente nulla. E sotto questo profilo, chiedo al Governo di modificare il parere, seppur favorevole, togliendo questa limitazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Vazio. Il rappresentante del Governo non è d'accordo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/55 Vazio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno Siani n. 9/1898/56, con proposta di riformulazione da parte del Governo. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siani n. 9/1898/56.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno Topo n. 9/1898/57, con proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Topo. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TOPO (PD). Presidente, aggiungo una riflessione alle cose che sono state già dette a proposito di questo ordine del giorno e della richiesta formulata al Governo.

Intanto, diciamo che è giusta la previsione, cioè quella di attribuire ai comuni i compiti istruttori che si riferiscono all'esame di pratiche su edifici privati. Teniamo conto che la ricostruzione è, tra l'altro, un grande cantiere da sbloccare. Ora, i comuni si prendono un carico se c'è, in contemporanea, l'attribuzione di una dotazione organica: bisogna guardare il numero di pratiche, il numero di attività da svolgere e non si può far riferimento ad un numero generico ed indistinto. La norma o è una norma puntuale, oppure rischiamo, contrariamente a quello che dice il sottosegretario, che nessun comune, se non ha certezza del personale, si prenda questo carico: altrimenti la bloccano loro, la ricostruzione.

Che diciamo noi nell'impegno? Aumentare la dotazione, aumentare le risorse, quindi un impegno preciso: perché? Perché questo permetterà ai comuni, di fronte ad una decisione del Parlamento, di valutare con cognizione di causa: sanno benissimo che se è necessario assumere altro personale, il Parlamento nel primo provvedimento utile provvede e questo è tutto! Una cosa elementare, altrimenti la norma, come segnaliamo nell'ordine del giorno, diventa di difficile applicazione. Nessuno si prenderà questa responsabilità se non c'è certezza della dotazione organica, sapendo che poi dovrà provvedere ad ottemperare a questi compiti.

Io invito quindi a rivedere il giudizio perché possiamo accettare un impegno, ma non possiamo accettare una valutazione a farsi: diventa una norma assolutamente inapplicabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non accettando quindi la riformulazione, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Topo n. 9/1898/57.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno Incerti n. 9/1898/58, sempre con proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Signor Presidente, non accetto questa riformulazione. Innanzitutto vorrei ribadire che - lo dico al sottosegretario Crimi tramite la sua persona - siamo costretti agli ordini del giorno, perché ormai in questo Parlamento sono l'unico strumento che abbiamo, visti i ripetuti voti di fiducia, per esercitare il nostro ruolo di rappresentanza. Inoltre, ciò è ripetitivo non perché non sappiamo scrivere gli ordini del giorno, ma semplicemente perché toccano un tema serio: quello delle risorse attribuite ai comuni che devono gestire le fasi di emergenza nelle calamità naturali. “Valutare l'opportunità” non può bastare ad un sindaco che si trova a gestire queste fasi: lo sa chiunque ha fatto l'amministratore. La regione Emilia-Romagna, durante le fasi emergenziali immediate, chiese a tutti quei sindaci che si erano rivolti, immediatamente, come primo elemento, di rafforzare le risorse umane, perché il personale è lo strumento principale con cui dare immediate risposte durante le fasi di ricostruzione. La regione Emilia-Romagna dette immediatamente delle risposte in tal senso.

Colgo l'occasione, sempre per ricordare al sottosegretario Crimi che si assuma le responsabilità delle parole che ha detto rispetto alle valutazioni sulle fasi ricostruttive della regione Emilia-Romagna. Bene, allora, anche in questo caso, in questo ordine del giorno, che non fa altro che sottolineare le necessità dei comuni, siamo di fronte a norme che sono anche condivisibili, come ad esempio quella dell'articolo 23, ma che di fatto rimangono delle scatole vuote. Se siamo d'accordo che queste disposizioni consentano il passaggio di competenze dagli uffici speciali ai comuni, cosa che noi vediamo in modo favorevole e condividiamo, è chiaro che questa cessione di funzioni non può che essere accompagnata che da un robusto passaggio di risorse umane e finanziarie. In questo senso, quindi, continua ad essere inadeguata la risposta che ci viene data, anche rispetto ad ulteriori assunzioni, perché di fatto non c'è un impegno vero. Allora, a nome anche di tutti quei sindaci di quei comuni (io ne cito qualcuno della provincia di Ascoli Piceno), noi chiediamo, con questo ordine del giorno, che chiedo di mettere ai voti, un impegno serio ad aumentare le risorse nel prossimo provvedimento utile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. La proposta di riformulazione è stata respinta dalla deputata Incerti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Incerti n. 9/1898/58.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Intanto salutiamo studenti ed insegnanti di Istituto comprensivo Anzio IV “Giovanni Falcone” di Anzio, in provincia di Roma, che sono qui ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno Pagani n. 9/1898/59, con proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manca. Ne ha facoltà.

GAVINO MANCA (PD). Presidente, prima di tutto per chiedere al collega Pagani di apporre la firma all'ordine del giorno, e per dire che non accettiamo la riformulazione.

E prima di andare a spiegare l'argomento di questo ordine del giorno, Presidente, mi consenta di svolgere una brevissima riflessione, che io penso in quest'Aula stia sfuggendo, penso debba essere ricordata, e penso debba essere ricordata da tutti i colleghi che interverranno: ovvero che questa è l'undicesima fiducia che pone questo Governo, ovvero che questa è l'ennesima volta in cui non viene data a questo Parlamento l'opportunità di un confronto serio e democratico su temi importanti, Presidente. Penso che questo sia un elemento che non debba essere dimenticato e debba essere messo in evidenza, perché questa capacità di portare avanti una democrazia del genere sicuramente non aiuta.

Fatta questa piccola premessa, signor Presidente, ed in riferimento all'ordine del giorno che vado ad illustrare, e facendo riferimento anche ai diversi contributi avvenuti durante le audizioni, specialmente quello dell'ANCI che evidenzia che il più grande cantiere da sbloccare è quello della ricostruzione, proprio in riferimento a questo e più precisamente alla ricostruzione dei luoghi dove sono avvenuti gli eventi sismici, chiediamo con questo ordine del giorno che non sia reso vano il passaggio di competenze dagli Uffici speciali per la ricostruzione ai comuni. Non basta una semplice cessione di funzioni, se questa non viene accompagnata da un cospicuo passaggio di risorse finanziarie ed umane, soprattutto, queste ultime, molto limitate ed individuate in circa 200 unità. Quindi, Presidente, maggiori risorse nel provvedimento, utili per ampliare la capacità assunzionale dei comuni colpiti.

Per concludere, voglio dire a questa maggioranza che non basta uno “sblocca cantieri” se non si mette mano a una vera e propria programmazione del settore. Occorre combattere la stagnazione degli investimenti pubblici ed un anno di Governo gialloverde, più rivolto a provvedimenti assistenzialistici che a provvedimenti di crescita, non fa ben sperare. Nelle audizioni è stato evidenziato da tutti, anche dalla Corte dei conti. Il decreto, infatti, si pone solo l'obiettivo di rendere più veloce la spesa pubblica, nel tentativo disperato di questo Governo di raggiungere quella crescita dello 0,1 per cento che non si raggiunge e non si riesce a raggiungere. Ma per il futuro e per una crescita costante non sembrano esserci ancora indirizzi chiari su come selezionare gli interventi da finanziare; programmazione e selezione che sono, invece, in grado di influenzare la crescita di lungo periodo. Per il momento abbiamo assistito a dei grandi “no” alle grandi opere e permettetemi di evidenziare in queste ore, per l'ennesima volta, un po' di ansia, vista la presenza in queste ore, nella mia città, del Ministro Toninelli, che in campagna elettorale verrà a fare le ennesime promesse senza mantenere alcun impegno di quelli assunti fino a questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Manca.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/59 Pagani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/60 Pini, così come era stato formulato originariamente, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/61 Rizzo Nervo, con il parere contrario del Governo in quanto la riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/62 Campana, con il parere contrario del Governo in quanto la proposta di riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/63 Mancini, con il parere contrario del Governo in quanto la proposta di riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/64 Mor, con il parere contrario del Governo in quanto la proposta di riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/65 Noja, con il parere contrario del Governo in quanto la proposta di riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

Contrordine… revoco l'indizione della votazione.

Aveva chiesto di parlare la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Solo per apporre la mia firma sugli ordini del giorno nn. 9/1898/65 Noja e 9/1898/66 Del Barba.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/65 Noja, con il parere contrario del Governo in quanto la proposta di riformulazione non viene accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/66 Del Barba.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Barba. Ne ha facoltà, per 5 minuti.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, Presidente. Signori del Governo, sbloccare i cantieri significa prendere in considerazione l'intero processo attraverso cui si snoda un cantiere e, quindi, ci sono nel provvedimento anche degli aspetti che potrebbero concorrere positivamente a questa indicazione, ma che denotano, come nel caso di questo ordine del giorno, una certa miopia nell'abbracciare l'intero procedimento.

È il caso dell'ordine del giorno in cui si chiede di rafforzare lo stanziamento di risorse umane e finanziarie, affinché il passaggio di consegne ai comuni possa diventare effettivamente operativo e non rimanere uno slogan. Sottosegretario Crimi, non si tratta solo di fare più uno, lei si è in qualche modo lamentato di questi ordini del giorno, volendo puntualizzare come delle risorse siano state allocate; questo, l'ordine del giorno non lo vuole certo smentire, ma, in questa circostanza, non si tratta solo di dire che se ne potevano mettere di più, ma di osservare come, se non vi è uno stanziamento adeguato, non vi è uno sblocco del cantiere, non vi è uno sblocco dei provvedimenti che riguardano i comuni interessati dall'ordine del giorno. Allora, anche ascoltando la sua risposta, il dubbio che sorge è che forse non sia davvero nel vostro interesse o, comunque, non sia nella vostra cultura di Governo, probabilmente, visto che ci si ostina a voler mantenere questo stanziamento insufficiente, anche secondo ANCI; l'obiettivo è quello di poter annunciare gli slogan, poter proseguire con gli annunci, forse non si vuole nemmeno risolverli i problemi, ammesso di esserne capaci o, comunque, non lo si vuole fare troppo velocemente.

Ne emerge una perversa cura del mantenimento del bisogno, più che uno sblocca cantieri. Ecco, questo è l'obiettivo di questo ordine del giorno; l'insistere, anche rispetto alla sua riformulazione, vuole proprio stimolarvi a passare dall'annuncismo ai fatti, perché, anche il voler ribadire così minuziosamente che l'ordine del giorno è accettato, però, laddove vi siano le disponibilità finanziarie, con una formulazione del tutto inutile e superflua, è davvero indice, dal nostro punto di vista, di un disimpegno. Se, come lei ha detto, e io sono assolutamente convinto della sua personale buona fede, quando lo afferma in quest'Aula, la volontà è quella di mettere più soldi e più risorse, allora questo impegno prendetevelo chiaramente nel prossimo provvedimento utile, non nascondetevi dietro formule che, in realtà, non possono essere accettate nemmeno da chi presenta questo ordine del giorno.

La realtà è che per voi è impossibile farlo, perché vi manca la cultura dello sviluppo e dell'investimento, non vi mancano i soldi, vi manca la cultura dello sviluppo e dell'investimento; soldi ne avete a miliardi, li avete presi dalle tasche dei giovani, accendendo sul loro futuro dei mutui pesantissimi che, forse, non potranno nemmeno più ripagare, e vi piace bruciarli al bar, sparando la cavolata del giorno che fa salire lo spread. Quindi, il problema non è un problema di soldi, il problema è un problema di priorità, di scelte e di cultura di Governo. Per questo motivo, non è possibile accettare nemmeno la vostra pretestuosa riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/66 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/67 Colaninno, con una proposta di riformulazione da parte del Governo. Bene, si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/67 Colaninno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/68 Bonomo, con una proposta di riformulazione da parte del Governo. Bene, si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/68 Bonomo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/69 Portas, con una proposta di riformulazione da parte del Governo. Bene, si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/69 Portas, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/70 Ubaldo Pagano, con una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Grazie, Presidente, questo ordine del giorno colma una grave lacuna del testo che cede funzioni ai comuni colpiti dai terremoti, senza stanziare fondi per esercitarle, ma è evidente che di ciò che c'è scritto nel testo importa a pochissimi tra i banchi del Governo, l'importante, per qualcuno, era mettere mano al codice degli appalti e, a quanto pare, per cambiare a proprio piacimento le norme sugli appalti senza destare alcun sospetto è sufficiente licenziare un decreto che porti il titolo di “sblocca cantieri”, poco importa se il provvedimento fa tutto tranne che sbloccare i cantieri. L'importante è poter esporre sui social un bel cartello con la scritta grande: “sblocca cantieri”.

Il principale motivo per cui si è deciso di produrre questo decreto che stiamo convertendo in legge è l'intenzione di velocizzare la realizzazione delle opere pubbliche, questo è l'incipit della relazione di accompagnamento, così ci è stato detto per settimane, il che, mi permetta la battuta, fa un po' ridere, visto che da un anno si tengono in cantina 50 miliardi di fondi pubblici già stanziati e si mantengono fermi 49 cantieri per la realizzazione della TAV.

Ma, al Governo gialloverde non interessano i fatti, a loro interessano i titoli e, allora, lasciamo a voi, che siete campioni della disciplina, il compito di inventare i titoli, noi vi esponiamo i fatti. Ad esempio, è un fatto o no che nel primo trimestre di quest'anno si è registrato il 20 per cento in più di opere avviate e che proprio nel momento in cui il codice degli appalti stava dando il meglio di sé, entrando pienamente a regime, si sceglie di cambiare un'altra volta le regole, creando confusione e incertezza? È un fatto che l'approvazione di questo provvedimento rischia di bloccare i cantieri per mesi se non per anni, oltre che creare confusione e incertezza tra gli operatori del settore. È un fatto o no che ci potrebbero volere almeno mesi, se non anni, per approvare il nuovo regolamento attuativo che voi preconizzate in questo provvedimento ed altri decreti attuativi per far diventare operative le nuove norme? È un fatto che l'ANAC venga quasi completamente estromessa ed espropriata di qualsiasi funzione di vigilanza; è un fatto che si riabilitano gli appalti integrati, sì, quelli forieri di varianti e di lievitazione dei costi, perché vi è una commistione assoluta tra controllore e controllato; è un fatto o no che si reintroduce la logica del massimo ribasso, a danno della qualità delle opere pubbliche e, soprattutto, fregandosene totalmente della sicurezza dei lavoratori?

È un fatto, infine, che si aprono le porte a un'orda di commissari che potranno fare il bello e il cattivo tempo con milioni e milioni di euro dei cittadini italiani, quando, solo qualche settimana fa, urlavate contro la politica dei commissariamenti e lasciavate, ad esempio, che situazioni incancrenite, come quella del Polo della giustizia di Bari, in realtà fossero senza una soluzione ancora oggi. Insomma, oggi fate un clamoroso autogol, un'imperdonabile passo indietro sul fronte della trasparenza e della legalità.

Se fossero presenti in tutte le loro facoltà politiche e animate i parlamentari del MoVimento 5 Stelle, oggi avremmo assistito a grandi iniziative di protesta contro se stessi, evidentemente, ma forse loro non sono presenti o sono semplicemente controfigure che stanno partecipando a un lavoro che, in realtà, è stato portato avanti esclusivamente dai leghisti, cioè la parte che è uscita forte dal risultato elettorale e da questa campagna elettorale.

Allora, in conclusione, voglio ricordarvi che soltanto qualche giorno fa è uscita sul sito del Ministero dell'Economia e delle finanze una cartina, una grafica pubblicata che elogiava gli stravolgimenti che sarebbero stati occasionati dallo “sblocca cantieri”. Ecco, in quei punti, a parte le bugie conclamate, tralasciando l'evidente cartina dove Padova è finita in Trentino e sta per essere annessa alla Svizzera, avete notato che dieci di quelle undici opere strategiche per il nostro Paese sono tutte collocate da Firenze in su. Insomma, mi rivolgo ai deputati del MoVimento 5 Stelle, che solo un anno fa hanno preso il voto di circa un meridionale su due: vi rendete conto che con questa iniziativa in realtà nulla viene fatto per la parte che avrebbe più bisogno…

PRESIDENTE. Concluda.

UBALDO PAGANO (PD). …di politiche di coesione e di sviluppo per l'intero Paese?

Allora, almeno per le aree colpite dal terremoto provate a fare qualcosa di concreto e non semplicemente promesse su 200 funzionari in più che non si sa neanche come possano essere distribuiti, come ricordava anche il collega di Fratelli d'Italia, su 188 comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/70 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Prendo atto che il presentatore non accetta la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/71 Gavino Manca e insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/71 Gavino Manca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Ordine del giorno n. 9/1898/72 Frailis, accolto dal Governo purché riformulato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, Presidente. No, non aderiamo alla proposta di riformulazione di questo ordine del giorno perché riteniamo che per soddisfare le esigenze e il grido d'aiuto delle popolazioni colpite dai terremoti ci voglia ben altro rispetto alle - anche generiche - rassicurazioni da parte del sottosegretario Crimi.

La verità è che su questo argomento e su questo decreto la maggioranza e il Governo hanno soltanto granitiche certezze e hanno davvero poca voglia di ascoltare le posizioni che arrivano un po' da ogni parte, sindacati, imprenditori e non soltanto. Ieri c'è stata la presa di posizione chiara, molto chiara e netta, da parte della rete delle professioni tecniche, vale a dire gli addetti ai lavori, ingegneri, geometri, geologi e quant'altro insomma, che hanno detto che così non va e lo hanno detto molto chiaramente. Tra l'altro, hanno messo in guardia la maggioranza e il Governo dal riesumare l'appalto integrato, perché affidare allo stesso soggetto progettazione ed esecuzione, dicono, alimenta il ricorso alle varianti in corso d'opera, fa lievitare i costi e dilata i tempi di realizzazione e tutto questo con tanti saluti al risparmio e allo snellimento dei tempi, questi ultimi elementi che soltanto voi avete nella vostra fervida immaginazione. E, poi, la sospensione temporanea e la riduzione del 40 per cento della soglia del subappalto, che è una misura rischiosa; ve lo hanno detto chiaramente e, peraltro, ve l'ha detto con passione e con molta più competenza ed esperienza di me la collega Carla Cantone, che è qui al mio fianco.

Ma io vorrei, Presidente, per un attimo rassicurare un po' tutti. La collega Boschi nel suo intervento si è chiesta dove fosse il Ministro Toninelli, che non è qui in Aula (d'altra parte, ci ha un po' abituati alla sua assenza); il Ministro Toninelli attualmente è in Sardegna, non per vacanze, ovviamente, ma perché ad Alghero si vota domenica per il rinnovo del consiglio comunale. Il Ministro Toninelli, ovviamente, nel suo comunicato, diffuso in mattinata dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ci dice che è lì per incontrare ANAS e le amministrazioni locali in merito ai lavori della superstrada Sassari-Alghero. Per carità, noi non sottovalutiamo l'importanza di questo incontro e il Partito Democratico non potrà sicuramente essere tacciato di non essersi occupato di questi temi in passato e anche in tempi molto più recenti, però questa concomitanza in qualche modo è anche sospetta.

E poi il Ministro Toninelli, questa sera, a Roma, alle 17, era atteso a un vertice per il futuro drammatico dei lavoratori del porto canale di Cagliari: ci sono 700 posti di lavoro a rischio e ci sono 700 famiglie che rischiano di finire sul lastrico. Il Ministro Toninelli, però, tutto questo non lo ha considerato: il Ministro Toninelli è in Sardegna, ad Alghero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/72 Frailis, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Ordine del giorno n. 9/1898/73 Osnato, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1898/74 Prisco, parere favorevole con proposta di riformulazione da parte del Governo; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione e accolgono la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/74.

Ordini del giorno n. 9/1898/75 Rizzetto, n. 9/1898/76 Silvestroni, n. 9/1898/77 Trancassini, n. 8/1898/78 Varchi e n. 9/1898/79 Ciaburro, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1898/80 Cardinale, accolto con proposta di riformulazione da parte del Governo.

Prendo atto che la presentatrice non accetta la proposta di riformulazione del Governo e insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/80 Cardinale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/80 Cardinale, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'odine del giorno n. 9/1898/81 Nardi, sul quale vi è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Presidente, sbloccare i cantieri è un proponimento che noi condividiamo, è un proponimento giusto, e quindi l'annuncio da parte del Governo dell'intenzione di mettere mano per affrontare i vari temi e le varie questioni che riguardano i cantieri, primo fra tutti il più grande cantiere che noi abbiamo nel nostro Paese, cioè quello della ricostruzione dai sismi, dai grandi drammi che sono avvenuti nel corso degli anni scorsi, ci ha visto, diciamo così, propositivi, perché noi - e lo dico con umiltà, rispondo al deputato di Fratelli d'Italia che prima ci ha in qualche modo rimproverato - con umiltà ci abbiamo provato, abbiamo provato ad aggredire e ad affrontare le tante questioni che stanno dietro un problema evidente del nostro Paese, cioè quello che troppo spesso i cantieri sono in ritardo, ci mettono anni e non finiscono mai, e le abbiamo in qualche modo anche elencate, le conosciamo, i problemi sono conosciuti. E, allora, c'è un problema che è legato alla corruzione, perché, quando si parla di cantieri, spesso, troppo spesso, purtroppo si parla di corruzione. Si parla di progettazione, cioè una difficoltà nel progettare, a volte anche una carenza di progettazione, che poi comporta ritardi, varianti in corso d'opera che in qualche modo appesantiscono. In assoluto su tutti la burocrazia, cioè il fatto che comunque una pluralità di enti concorrono alla fase preliminare dei cantieri, che in qualche modo rallenta, porta una serie di ritardi nella progettazione. Il personale: come in questo caso, come nell'ordine del giorno che oggi espongo, insomma, il personale, la qualità del personale, ma anche la capacità di avere una dotazione organica che oggettivamente renda possibile l'espletamento di tutte le competenze, che sono molte e molteplici, perché, come dicevo prima, le questioni legate ai cantieri sono di tanta natura.

Per non dimenticare - e non lo voglio dimenticare, ma è bene che ce lo diciamo -, uno degli altri temi che rallenta i cantieri è dato dal fatto che c'è una quantità enorme di contenziosi: contenziosi in fase di gara, contenziosi in seconda battuta, quando i cantieri sono in essere. Tutte queste questioni sono conosciute e noi ci saremmo aspettati un provvedimento - lo ripeto, lo dico con grande umiltà - che, come noi, provasse a mettere mano alla pluralità delle questioni in campo, per provare a snellire i procedimenti, per provare a dare una risposta seria alle città, prima di tutto quelle che hanno subito i sismi, ma in generale a tutto il Paese. Nella realtà, invece, abbiamo trovato pezzi e bocconi, solo propaganda, solo spot, come ormai è chiaro che questo Governo propone a ogni piè sospinto, tra l'altro con un'antipatica presa di posizione e, Presidente, glielo dico proprio con molta rabbia, ma le nostre prerogative di parlamentari, la mia prerogativa di parlamentare di poter intervenire su un provvedimento sono negate da questo Governo. Voglio capire chi è che ci metterà mano, se è il Presidente della Camera, se è il Presidente del Senato, se è il Presidente della Repubblica, ma è intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che ci sia sempre e costantemente una negazione di un diritto dei parlamentari, che è quello di intervenire sui provvedimenti, perché ognuno di noi ha e deve dire delle cose. Siamo stati eletti per questo, questo non è un postificio, questo non è un votificio: questo è un luogo in cui si discute, si dibatte, ci si confronta e poi si decide. La maggioranza chiaramente deciderà maggiormente e sarà aiutata dalle minoranze, questa è la democrazia, per lo meno come l'hanno indicata i nostri padri costituenti. Però, siccome siamo nella fiera dell'ipocrisia, siamo anche qui nella fiera dell'ipocrisia, mi consenta, Presidente, perché si boccia il referendum costituzionale, però poi, in maniera ipocrita, si fa funzionare una Camera a senso unico, in maniera alternata. A chi tocca? Tocca alla Camera o tocca al Senato? Come se ci fosse un monocameralismo imperfetto.

Questa cosa è intollerabile e incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo e chiedo alla Camera che si ponga rimedio, perché andiamo contro i dettati costituzionali. Così come è ipocrita, come in questo ordine del giorno, dire che vanno bene, che bisogna dare ai comuni più competenze, quando parliamo di comuni che hanno cinquecento, mille abitanti, e che hanno uno o due dipendenti. E come fanno? Questa è la fiera dell'ipocrisia! E come fanno ad affrontare le centinaia di pratiche sulla ricostruzione? Gli si dice: ma vi abbiamo messo a disposizione, vi metteremo a disposizione - li scegliamo noi presso l'unità di missione - una serie di personale, senza sapere effettivamente quando queste persone entreranno, quante saranno comune per comune, quali saranno le esigenze. E voi pensate di sburocratizzare il Paese così? Pensate di dare una risposta alle tante domande, alla domanda di fare presto e bene nel nostro Paese? Beh, vi sbagliate, questa è l'ipocrisia di un Governo e non è più tollerabile. Mi auguro che anche le popolazioni colpite dal sisma, che da tanto, troppo tempo aspettano le risposte, possano e debbano alzare la testa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Per il suo tramite un po' mi rifaccio a quanto detto dal collega di Fratelli d'Italia, onorevole Trancassini, che è stato ripreso dalla collega che ha appena parlato, dove noi abbiamo condiviso e stiamo votando a favore di questi ordini del giorno presentati dal PD; però, se tutto quello che oggi viene detto, viene contestato, in qualche modo fosse stato fatto da chi ha preceduto questo Governo, forse voteremmo con maggiore enfasi e sicuramente con maggiore consapevolezza. Riscrivere le regole era la cosa più semplice, riscrivere le regole per gli appalti, evitare che i subappalti ormai arrivassero a quel famoso cartello per cui in alcune zone, come diceva la collega, sui tanti cantieri si rallenta per problemi di criminalità. Il famoso massimo ribasso, che ormai vede gare aggiudicate con un 44 per cento di ribasso e con, ovviamente, le conseguenze del caso sui materiali utilizzati. Per fare una battuta, invece di cemento, latte di mandorla. Sui contenziosi, su tutto ciò che riguarda, per esempio, la certificazione antimafia e che non ha visto nelle prefetture il rafforzamento di unità che potessero espletare in tempi ragionevoli per gli enti locali le aggiudicazioni quando la gara veniva espletata, piuttosto che la riforma fatta sulle province, che credo sia una riforma “aborto”, che andrebbe rivista, soprattutto per quello che riguarda una nazione che sulla viabilità provinciale spesso ha sicuramente basato il proprio sviluppo. Sicuramente non siamo soddisfatti di questo provvedimento, ma non siamo soddisfatti neanche dei provvedimenti che lo hanno preceduto. Noi continuiamo a votare rispetto a quello che in qualche modo riteniamo giusto per i nostri territori. Sono stata presidente di provincia quando le province erano tali, insieme alla collega Pezzopane. Ricordo di essere stata lì ospite in occasione del terremoto de L'Aquila. Sono passati tanti anni, forse tanti lustri, per poter oggi puntare il dito e non dire che cosa abbiamo fatto noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/81 Nardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Sull'ordine giorno Zardini n. 9/1898/82 vi è una proposta di riformulazione da parte del Governo: prendo atto che non si accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zardini n. 9/1898/82, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Sull'ordine del giorno Carè n. 9/1898/83 c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carè. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD). Presidente, non accettiamo la riformulazione, semplicemente perché dare un parere favorevole all'ordine del giorno e porre delle condizioni ben precise - la condizione è quella che se ci sono le risorse finanziarie o umane si possono sbloccare i cantieri - mi sembra un po' eccessivo. Il così chiamato “sblocca cantieri”, Presidente, secondo il Governo, si prefigge di semplificare e accelerare le procedure di gara, l'apertura del mercato degli appalti pubblici alle piccole e medie imprese e realizzare con maggiore flessibilità, volta alla promozione della concorrenza, misure per la ricostruzione dei comuni colpiti dai terremoti del 2016 e 2017, però, con quelle condizioni, con questa riformulazione, naturalmente non si fa altro che accrescere l'ansia, la confusione e l'incertezza della comunità o delle comunità e dei comuni che sono stati colpiti da questi eventi sismici. Quindi credo che saranno inevitabilmente le popolazioni di questi comuni che hanno creduto ancora una volta nelle promesse di ricostruzione fatte da questo Governo a dover subire l'ennesimo duro contraccolpo dovuto naturalmente alla frenata e ai paletti che sono stati posti per questo ordine del giorno. Ci sono delle misure giuste non più rinviabili che chiediamo: abbiamo chiesto da tempo le assunzioni del personale, tutti i miei colleghi ne hanno discusso già prima, le assunzioni del personale per i comuni, per gli uffici speciali della ricostruzione, il prolungamento della busta paga pesante, la scelta diretta dei piccoli lavori sulla ricostruzione privata. Ebbene, secondo me, comunità, lavoro e sicurezza sono le parole chiave per la rinascita di questi territori.

Io mi rifaccio all'ordine del giorno, signor Presidente, anche perché i territori come Ussita, un piccolo comune, ma importante, in Italia, di 409 abitanti, nella provincia di Macerata, Visso, un comune italiano di mille abitanti, o ancor di più Sarnano, di 3 mila abitanti o poco più, situato nel cuore dei Monti Sibillini, fanno parte dei borghi più belli d'Italia e riflettono il ricchissimo e variegato patrimonio storico-culturale italiano che tutti quanti nel mondo ci invidiano. Per questo motivo ci dobbiamo effettivamente dare una mossa e non porre paletti, ma mettere a disposizione dei numeri ben precisi per iniziare questa ricostruzione. Credo che un coinvolgimento democratico che venga dal basso, con una base di informazioni scientifiche e storiche, sia necessario nei mille luoghi a rischio sismico, con un'altra idea di sviluppo che coniughi progettualità, sostenibilità al lavoro, soprattutto per i giovani tecnici, laureati, maestranze da impegnare in quella che a parole è la nostra grande ricchezza: il paesaggio, la bellezza, l'arte, i centri storici, i siti archeologici, il cibo, i beni immateriali, la tradizione alta di cui noi italiani possiamo essere fieri, non soltanto in Italia ma in tutto il mondo. È per questo che io chiedo al Governo, al sottosegretario, attraverso di lei, signor Presidente, che provveda a dare dei numeri ben precisi per sbloccare queste risorse e non soltanto un numero ad hoc.

Quindi credo che per aiutare tanti comuni come Sarnano, Ussita e Visso in Italia bisogna effettivamente sbloccare i cantieri, e per sbloccare i cantieri bisogna dare dei numeri precisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carè n. 9/1898/83, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Sull'ordine del giorno Navarra n. 9/1898/84 vi è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, col presente provvedimento, denominato “sblocca cantieri”, il Governo si prefigge la semplificazione delle procedure di gara e lo snellimento dei percorsi burocratici per la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche. Nel nostro Paese il cantiere che richiede l'intervento più urgente è rappresentato dalla ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici del 2016 e 2017. Sui ritardi della ricostruzione post-terremoto potremmo stare a parlare qui per ore, ma quella della polemica è una strada che ormai interessa poco, perché di fatto non porta nulla di costruttivo per le comunità del cratere sismico. La gente vuole fatti concreti, è stanca di ascoltare le promesse del Governo e lo scaricabarile del commissario straordinario. C'è un solo dato di fatto sul quale riflettere: il terremoto è un fatto straordinario, con conseguenze straordinarie, la conseguenza più logica, dunque, è pensare e legiferare in modo straordinario ed efficace, per dare finalmente risposte a una comunità stanca e disillusa. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vito Crimi da quasi un anno si ripete nell'annunciare un decreto per le emergenze, afferma che occorrerebbe uno shock per velocizzare la ricostruzione, ma lo shock per le comunità colpite dal sisma è rappresentato dall'incapacità di un Governo che ha trattato in numerosi decreti il tema terremoto senza riuscire a mettere in campo alcun intervento organico che affronti con sistematicità le esigenze della ricostruzione. Gran parte delle misure adottate sono proroghe e pochissime sono le novità, nemmeno operative. È passato un anno e i territori colpiti dal sisma sono letteralmente stati abbandonati. Siamo fermi, ci sono commissioni inutili, procedure avviluppate ed inesistenti. Il Governo aveva promesso un cambio di passo, il commissario ha lasciato le comunità colpite dal terremoto in un silenzioso stallo. Aveva giurato che sarebbe stato sempre tra gli amministratori e in contatto con i cittadini, ma non lo sta facendo. Nel territorio colpito dal sisma sono bloccati i trasferimenti per gli stipendi del personale dei comuni e così i trasferimenti per la rimozione delle macerie. Nei comuni mancano i vigili, mancano i segretari, non si possono rinnovare i contratti a termine, e i funzionari, se dovessero vincere un concorso pubblico o privato che sia se ne vanno altrove. Il Commissario straordinario si è chiuso a riccio dentro la sua struttura e in compagnia di regole e procedure spesso farraginose. Bisogna fermare il metodo degli emendamenti pro-ricostruzione infilati nell'ultimo decreto utile, serve un testo unico per la ricostruzione coerente e partecipato. Per accelerare la ricostruzione nelle aree colpite dal terremoto sono state introdotte una serie di disposizioni al fine di garantire una maggiore efficienza nell'adempimento delle procedure burocratiche connesse alla ricostruzione, tra queste è stata prevista una maggiore sinergia tra l'ufficio speciale per la ricostruzione e i comuni attraverso un passaggio di funzioni e competenze a questi ultimi. Tuttavia, il trasferimento di funzioni e competenze ai comuni è irrilevante in assenza di risorse umane adeguate che possono svolgere e attuare le nuove competenze ed esercitare le nuove funzioni.

Si tratta di un impegno amministrativo enorme perché enorme è il numero di cantieri e di procedure amministrative da avviare, seguire e portare a compimento. È necessario, pertanto, accompagnare i provvedimenti già esistenti con ulteriori interventi legislativi che prevedano un significativo investimento in risorse umane e finanziarie per i comuni, al fine di ampliarne la capacità assunzionale e dare risposta alle domande di concretezza espresse da una comunità che, sempre più sfiduciata, aspetta risposte per una ricostruzione non solo di interi edifici, ma anche per una rinascita sociale che, purtroppo, con le indecisioni e la colpevole inerzia del Governo, stenta a ripartire.

Per queste ragioni, ritengo insufficiente l'impegno del Governo, così come previsto dalla riformulazione proposta, e dichiaro il mio voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/84 Navarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Il deputato Dal Moro non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno.

Passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/85 Dal Moro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Ordine del giorno n. 9/1898/86 Melilli, riformulato dal Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/86 Melilli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Deputato Melilli, mi scusi, accetta la riformulazione? Allora, revoco l'indizione della votazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/87 Schirò, accettato dal Governo con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, Presidente. Io non accetto la riformulazione e chiedo di mettere in votazione l'ordine del giorno. Il parere favorevole con riformulazione, così come suggerito dal Governo, non è sufficiente a garantire le richieste precise provenienti dal territorio che quell'ordine del giorno ha inteso interpretare. La riformulazione è di fatto una neutralizzazione della richiesta avanzata dal mio ordine del giorno e significherebbe per me accettare in qualche modo di essere uno strumento di propaganda di questo provvedimento, che non condivido per le sue gravi ricadute in termini di legalità, tutela dei diritti dei lavoratori, salvaguardia dell'ambiente e dei cittadini, come abbiamo detto tante volte in questi giorni. Dunque, al di là degli schieramenti di maggioranza e di minoranza e delle posizioni dei singoli gruppi parlamentari, invito i colleghi a votare favorevolmente su questo ordine del giorno, che riguarda una questione di vitale importanza, con evidenti implicazioni di carattere etico, riguardando la ricostruzione delle zone colpite dal sisma degli anni 2016 e 2017. Si tratta di esigenze provenienti dal territorio e da coloro che ogni giorno devono misurarsi con le esigenze, talvolta drammatiche, delle popolazioni, richieste che l'ordine del giorno ha cercato soltanto di interpretare e di raccogliere. La questione nodale in sostanza è questa: la concreta applicabilità delle misure, che in alcuni punti lo stesso provvedimento prevede, dipende dalla possibilità del commissario straordinario e dei comuni di disporre di risorse sufficienti a consentire l'assunzione del personale necessario ad adempiere alle incombenze loro assegnate. Nessuno può pensare che i comuni, nello stato in cui in generale versano, in particolare i comuni in provincia di Macerata colpiti dal sisma, possano affrontare a mani nude gli impegni complessi e gravosi che la ricostruzione comporta. Il voto favorevole, quindi, non rappresenta un riconoscimento dato ad una forza parlamentare o ad un singolo deputato, quanto un segnale di attenzione rivolto alle istituzioni locali che sono in prima linea nella difficile opera di ricostruzione.

È un segnale di speranza per gli amministratori che, a prezzo di sacrifici e comunque in modo generoso, sono chiamati ogni giorno a dare risposte ai loro amministrati. Mi auguro che possa prevalere il senso di responsabilità di fronte ad esigenze obiettive e giuste.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/87 Schirò, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Benvenuto, Borghese, Brescia, Colletti, Colucci, Corda, Covolo, Daga, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Lupi, Maggioni, Micillo, Molinari, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Sisto, Vitiello e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 9/1898/88 Ungaro, sul quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole, subordinatamente a una proposta di riformulazione. Risulta alla Presidenza che tale proposta non sia stata accettata dal presentatore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantini. Ne ha facoltà.

LAURA CANTINI (PD). Sì, grazie Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno a prima firma Ungaro ed intervengo perché riteniamo necessario sfruttare ogni spazio residuo di discussione su questo decreto. Dopo che ci siamo visti negare, ancora una volta, la possibilità di contribuire a migliorare questo provvedimento, sia in Commissione che in Aula, non potendo apportare alcuna modifica rispetto al testo già approvato dal Senato e dopo che abbiamo avuto così poco tempo anche solo per esprimere le nostre perplessità, noi non ci rassegniamo e cerchiamo, stando nel poco tempo concesso e soprattutto stando al merito, di rimettere in guardia voi parlamentari distratti e soprattutto i cittadini su quelle che saranno le conseguenze nefaste di questo provvedimento.

Lo abbiamo fatto con i nostri interventi e anche con gli ordini del giorno che abbiamo presentato e in particolare sui tanti che riguardano le zone colpite dal sisma e il tema della ricostruzione, come appunto quello su cui sto intervenendo. Purtroppo, tutto questo avviene in un'Aula distratta e dedita più a parlare del futuro di questo Governo e delle decine e centinaia di parlamentari di maggioranza che rischiano la poltrona, che interessata davvero alle sorti del Paese. Del resto, già con i provvedimenti economici fin qui approvati avete dimostrato incapacità e irresponsabilità, riportando il Paese, in un solo anno di Governo, in crisi e in recessione e oggi, con questo provvedimento, cercate di completare l'opera minando un altro pilastro dello sviluppo e dell'economia, qual è, appunto, il settore degli investimenti pubblici e degli appalti. Avevate bisogno di un capro espiatorio per nascondere la vostra diretta responsabilità sullo stallo e sul blocco in cui versano innumerevoli opere pubbliche, avete incolpato il neonato nuovo codice di mali antichi del nostro sistema amministrativo, mali antichi quali la burocrazia, la scarsità di personale preparato, l'eccessiva parcellizzazione delle stazioni appaltanti e alla fine, con questo provvedimento, avete colpito a morte il malato e non certo curato la malattia.

Sì, perché asserire che si velocizzano le opere pubbliche reintroducendo il massimo ribasso e abbassando la qualità delle progettazioni messe a base d'asta è davvero un controsenso, per non parlare del fatto di quali rischi si producono per tutto il sistema, dando la possibilità, così come previsto nel decreto, di operare senza gara e con affidamenti diretti nella stragrande maggioranza dei lavori pubblici.

Per dare, ancora una volta, l'idea di avere il pugno duro si dà luogo alla istituzione di Commissari straordinari, potenzialmente per ogni opera che il Ministero ritenga utile o semplicemente perché, magari, è di un comune politicamente amico, ma nel frattempo si spalancano le porte al malaffare e alle infiltrazioni mafiose.

Tutti sappiamo che per il settore degli appalti l'Italia purtroppo detiene un triste record negativo, però voi, con questo provvedimento, anziché provare a combattere e a sradicare il malaffare, lo incentivate, quasi portandolo a sistema.

Se poi affrontiamo, infin, il tema della ricostruzione delle aree terremotate, la cosa si fa ancora più grave ed è per questo che non accettiamo le riformulazioni, perché che i comuni delle aree terremotate abbiano bisogno e necessità di supporti reali e non solo dichiarati è un dato di fatto, a maggior ragione dopo questo decreto, che affida loro molte funzioni sulla ricostruzione. Dopo le passerelle elettorali dei vari Ministri serve perciò che ora il Governo si assuma la piena responsabilità, senza ulteriori rinvii a danno delle popolazioni.

Accettare questi ordini del giorno era credo il minimo che il Governo poteva e doveva fare rispetto a questo ennesimo provvedimento blindato, approvato, ancora una volta, con la fiducia. Per questo decidiamo di votarlo, perché rimanga agli atti questo ennesimo diniego e rinvio rispetto alle richieste che tramite noi giungono da tutti i comuni colpiti dal sisma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/88 Ungaro. Ricordo il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Colleghi, le prossime votazioni saranno più rapide, lo dico per chi esce adesso a prendere un eventuale caffè.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Volevo chiedere scusa al collega Penna, perché non lo avevo visto, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/89 Paita. Prego, onorevole Paita.

RAFFAELLA PAITA (PD). Accolgo la riformulazione.

PRESIDENTE. Accoglie la riformulazione e, quindi, l'ordine del giorno 9/1898/89 Paita si considera accolto. Passiamo all'ordine del giorno 9/1898/90 Bruno Bossio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Vorrei chiedere al sottosegretario Crimi, che però non vedo, allora al sottosegretario Santangelo, se può ripetere la proposta di riformulazione.

PRESIDENTE. Siamo sull'ordine del giorno n. 9/1898/90 Bruno Bossio, sottosegretario Santangelo, se ce l'ha sottomano.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente, allora, la riformulazione consiste nell'inserimento tra gli impegni della formula, più volte ripetuta anche in altri ordini del giorno, “a valutare l'opportunità di inserire, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, non vedo altre riformulazioni.

PRESIDENTE. Grazie, signor sottosegretario. Onorevole Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie veramente, me la sono fatta ripetere perché pensavo di non aver capito bene e soprattutto volevo sapere sempre per suo tramite, signor Presidente, se il sottosegretario e il Governo hanno capito di cosa tratta l'ordine del giorno. Lo sa il signor sottosegretario che questa opera pubblica è l'unica inserita dal Governo tra quelle da completare nel Mezzogiorno? Non l'abbiamo fatta noi quella cartina veramente brutta, dove c'è solo un'opera nel Mezzogiorno: eppure si tratta della seconda tratta del terzo megalotto della strada statale ionica, la famigerata 106, sulla cui pericolosità si sono spesi fiumi di inchiostro e di parole ma che, dopo dieci anni, solo i Governi del PD con il Ministro Del Rio hanno finalmente sbloccato. Questa strada è una delle più pericolose di tutto il Paese, come ha sempre denunciato, l'associazione “Basta vittime sulla SS 106” e le amministrazioni locali. Lo sa il signor sottosegretario che il progetto definitivo di questa prima tratta della strada è stato pubblicato nell'agosto 2017 e sono state intraprese le attività propedeutiche? Lo sa il signor sottosegretario che il 17 luglio 2018 la Corte dei conti ha registrato la delibera CIPE n. 3 del 2018 e che sono disponibili 1 miliardo e 300 milioni di euro per investimento? Allora perché riformulare l'ordine del giorno con le parole “compatibilmente alle disponibilità di finanza pubblica? Vi abbiamo lasciato 1 miliardo e 300 milioni sbloccati dai nostri Governi: che fine gli avete fatto fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Qual è la compatibilità di finanza pubblica di cui parlate? La verità è che, in questo caso come in generale su questo disegno di legge come su tutte le proposte fatte finora dal Governo del fallimento, la narrazione non coincide mai con la realtà dei fatti. Volete riformulare il mio ordine del giorno secondo la vostra narrazione? Scrivete adesso un impegno cogente, preciso su un cronoprogramma di lavori che sarebbero dovuti partire già da marzo. Francamente quello che indigna di più è il silenzio dei colleghi calabresi: ben dodici deputati del MoVimento 5 stelle che stanno zitti. Di loro rimane agli atti di questa iniziativa politica sulle infrastrutture una foto scolorita sulle scale del Ministero con Toninelli, pronti all'assalto della Calabria per portare i treni veloci e strade sicure. Smettetela con queste narrazioni false; ditelo che lo sblocca-cantieri non sbloccherà un bel nulla; diciotto decreti attuativi! E chi li fa? Chi li fa? Questo Governo e questa maggioranza che litigano su tutto? Oggi su due punti non c'è stata convergenza fra Lega e 5 Stelle e allora francamente forse ha ragione il giornalista Santini quando dice oggi, su Il Sole 24 Ore: va a finire che bisognerà sbloccare lo sblocca-cantieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto intervengo per aggiungere la mia firma a quella dell'onorevole Bruno Bossio che credo abbia stigmatizzato con grande chiarezza l'attenzione verso il Mezzogiorno d'Italia attraverso l'inserimento solo e soltanto di un'opera nel Sud che vede insomma tante presenze, tanti Consigli dei ministri, tante autorevoli figure arrivare e chiedersi come si arriva nel Mezzogiorno, quindi dei treni che in qualche modo sono pochi, poco efficienti e poco all'avanguardia. È arrivato un Frecciarossa e pensavamo fosse atterrata una navicella spaziale: c'è stato sempre detto che il Frecciarossa non poteva arrivare sotto Salerno. Stiamo vedendo quello che un po' è chiamata la strada della morte, la famosa SS 106, ancora una volta dimenticata. Ci sono tante opere che dovevano essere inserite dalla trasversale delle Serre ad un ulteriore lotto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, ma ancora una volta credo che, benché abbiate fatto incetta di voti alle politiche, perché si è ridimensionato, gli elettori alla fine sono un po' più avanti rispetto agli impegni assunti e non onorati e alle battaglie fatte in precedenza, credo che questo passerà come lo sblocca-cantieri che ha deciso che l'Italia non sia più un'Italia a due velocità ma che sia un'Italia che purtroppo velocità non ne avrà, perché non c'è uno sblocca-cantieri, c'è soltanto un blocco dei cantieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/90, Bruno Bossio con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/91 Rotta: è stata formulata una richiesta di ritiro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). No, non lo ritiro e non accetto, come avevo capito, neanche la riformulazione. Vorrei, invece, dire qualcosa in merito all'ordine del giorno. Abbiamo capito dalla discussione di questi giorni, pur una discussione contingentata dalle scelte della maggioranza, che lo sblocca-cantieri non sblocca evidentemente nulla ma complica diversamente, propone deroghe, non semplifica nulla. Soprattutto, come si evince dall'ordine del giorno in esame rispetto ad un aspetto in particolare, stiamo cioè parlando dell'interporto di Isola della Scala a Verona, capiamo che il Governo manca completamente di una visione strategica, di una programmazione rispetto ad un settore che, nonostante voi, nonostante il Governo, va ancora molto bene nel nostro Paese. Stiamo parlando della logistica, stiamo parlando in particolare del Quadrante Europa, del Consorzio ZAI, uno dei principali poli della logistica, uno dei principali hub evidentemente di collegamento tra due assi strategici, quello che va dalla Scandinavia fino a Malta e quello del Mediterraneo che va cioè dalla Spagna all'Ungheria. Evidentemente sarà il primo hub che si incontrerà una volta completato il tunnel del Brennero, che lo ricordiamo non è ancora stato completato e percorribile, lo vorremmo ricordare anche all'assente Ministro Toninelli. Stiamo parlando di un centro così importante. Do qualche numero per far capire l'entità e il volume di affari, la ricchezza che porta al Paese, i lavoratori coinvolti: 13 mila addetti, 16 mila treni tutti i giorni, 28 milioni di tonnellate di merci che passano tutti i giorni. Ebbene questo importante centro di sviluppo della logistica e del lavoro dell'infrastruttura del nostro Paese rischia di essere messo a repentaglio nel suo funzionamento, nella sua prospettiva futura dalle scelte del Governo, scelte che noi chiediamo con questo ordine del giorno, che evidentemente non viene accettato, di riporre in discussione offrendo già una soluzione: la soluzione era stata trovata precedentemente, dal precedente Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, in particolare con il protocollo del 14 gennaio 2016 che qui citiamo e nel quale diciamo che per non mettere a rischio il Consorzio ZAI - voglio ricordare che proprio in questi mesi è stata firmata un'intesa con RFI: vuol dire che la mano destra non sa quello che fa la sinistra, ovvero Toninelli non sa che cosa fa quando scrive lo sblocca-cantieri o quando si occupa di Ferrovie, se se ne occupa - ha firmato un accordo per realizzare un nuovo terminal per ospitare anche infrastrutture o treni da 750 metri. Ora siamo già in fase di progettazione: quindi c'è un investimento, ci sono dei lavori per lo sviluppo di questo importante centro della logistica. Ebbene che cosa fa il Governo invece nello sblocca o, meglio, complica cantieri? Dà 150 milioni ad un altro interporto che sta appena a venti chilometri a sud da qui ed evidentemente questo non è un reato, perché noi siamo coerentemente sempre e non a giorni alterni per una maggiore sviluppo della rotaia anziché del trasporto su gomma.

Noi chiedevamo semplicemente - ciò infatti mi rende particolarmente così stupefatta della non accettazione dell'ordine del giorno - chiedevamo un coordinamento dei lavori, cioè che lo sviluppo dell'interporto di Isola della Scala avvenisse concordemente con quanto avviene nel centro principale appunto del Consorzio ZAI. Ebbene, neanche questo. Noi vi diamo dei suggerimenti, vi diciamo: coordinatevi almeno. Quando investite delle risorse, di cui mi sembra che questo Paese non largheggi, ebbene, si investono 150 milioni così a caso, diciamo a caso, quando c'è un importante sviluppo già previsto altrove.

Allora, noi vi chiediamo ulteriormente, e chiedo al sottosegretario che vedo, di riconsiderare, perché vi diciamo semplicemente: è già scritta la soluzione. Era stata individuata precedentemente, almeno concordate e sappiate quello che fa la destra con la sinistra, in un territorio che altrimenti rischia di essere messo a dura prova dal punto di vista logistico e di trasporto per le vostre scellerate scelte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rotta n. 9/1898/91, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Ordine del giorno Raciti n. 9/1898/92.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Credo che il Governo abbia proposto una riformulazione, Presidente…

PRESIDENTE. Sì, ha proposto una riformulazione.

FAUSTO RACITI (PD). Che respingo, per la semplicissima ragione che è lo stesso Governo che a gennaio si impegnava a fare un decreto di ricostruzione per febbraio, e siamo a giugno; si impegnava a fare un decreto “ricostruzione” che prevedesse lo stanziamento di 300 milioni di euro, sono poco più di 230. Era un Governo che si è impegnato ad una ricostruzione nell'arco di tre anni, sono cinque. Se questi sono gli impegni pubblicamente assunti dal Governo, figuriamoci quando dovranno valutare l'opportunità di dare seguito ad un ordine del giorno. Ragione per cui chiedo il voto sull'ordine del giorno così com'è nella sua formulazione originaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Raciti n. 9/1898/92, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Ordine del giorno Pizzetti n. 9/1898/93. C'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, Presidente. Rivolgo un appello al Governo affinché accolga integralmente l'ordine del giorno che ho presentato, anche per non smentire il Ministro Toninelli. Noi stiamo parlando di un'infrastruttura che collega la Lombardia all'Emilia-Romagna, che due anni fa venne chiusa a causa dello stato di pericolosità. Grazie al Governo precedente sono stati individuati rapidamente i finanziamenti per il ripristino, l'azione è stata svolta, il ponte pochi giorni fa è stato riaperto; ma tutti hanno la consapevolezza che questo ripristino è un ripristino di fatto di durata parziale, nel senso che il tempo di vita di quella infrastruttura sta giungendo al termine, e tutti i tecnici dicono che entro dieci anni quel ponte andrà chiuso e un nuovo ponte andrà costruito.

Il Ministro Toninelli è venuto più volte a ribadire l'importanza della nuova infrastruttura e il suo impegno. Cito. È venuto il 25 aprile annunciando che, appunto, ci sarebbe stato a breve lo stanziamento, o comunque l'impegno per quanto riguarda la costruzione del nuovo ponte.

Poi è andato il 18 maggio lì dove c'è l'infrastruttura, e ha dichiarato: “Ringrazio per il lavoro fatto, ma adesso pensiamo subito al nuovo ponte. Ci siamo rotti le scatole della vecchia politica, che una volta riparata la struttura sarebbe rimasta a guardare. Lo Stato pagherà subito la progettazione del nuovo ponte, io mi impegno”. Questo concetto è stato ulteriormente ribadito l'11 giugno in videoconferenza con l'Associazione provinciale degli industriali.

Allora, io chiederei, come ho chiesto poco fa, nella seduta mattutina, al sottosegretario Crimi, se questa dicitura seriale “valutare l'opportunità di” non fosse il caso venisse tolta, perché a fronte di queste dichiarazioni del Ministro competente diretto in materia che si impegna, se poi l'ordine del giorno reca “a valutare l'opportunità dell'impegno” in sostanza, mi pare che il Governo smentisca in modo significativo l'operato del Ministro. Inviterei il Governo a non smentire l'operato del Ministro, e ad accogliere integralmente l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, signor Presidente. Il Governo, analizzando nuovamente il parere su questo ordine del giorno, accoglie favorevolmente, senza la riformulazione, sottolineando che le motivazioni non possono essere ricavate dalle argomentazioni addotte dall'onorevole Pizzetti: effettivamente questo ordine del giorno può essere semplicemente accoglibile così per come è scritto.

PRESIDENTE. Se non ci sono ulteriori richieste, l'ordine del giorno si considera quindi accolto.

Ordine del giorno Fragomeli n. 9/1898/94, parere favorevole. Va bene, onorevole Fragomeli? Benissimo.

Ordine del giorno Losacco n. 9/1898/95, c'è una riformulazione. Onorevole Losacco o onorevole Fiano o Borghi… Si vota.

Se non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Losacco n. 9/1898/95.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Ordine del giorno Anzaldi n. 9/1898/96. C'è una riformulazione, che viene accolta?

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (PD). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame prevede, all'articolo 5, norme in materia di rigenerazione urbana. Sappiamo che è un tema importante, che nella scorsa legislatura ha visto una particolare attenzione da parte dei Governi e della maggioranza di centrosinistra. È purtroppo triste, però, constatare che oltre il titolo c'è ben poco nel provvedimento. È una nota strategia comunicativa, quella di cercare di vendere il nulla che si nasconde dietro questa maggioranza.

Del resto, non ci si poteva attendere cosa diversa, considerato che l'attuale Esecutivo porta la responsabilità politica di avere fortemente rallentato il processo di riqualificazione posto in essere con le misure adottate dai Governi Renzi e Gentiloni, per il recupero e la messa in sicurezza delle zone degradate nelle aree urbane, anche nei piccoli e medi centri. È stato il primo atto politico con il quale avete mostrato il vostro vero volto: una maggioranza che prende i voti in periferia, e poi si accanisce contro le stesse periferie. Le misure previste nel testo sono marginali e non funzionali ad un reale processo di rilancio delle suddette aree.

Nella scorsa legislatura vi fu anche un importante lavoro posto in essere da una Commissione speciale sulle periferie, che produsse un documento conclusivo molto bello e molto dettagliato, che merita ancora di essere attenzionato e di avere delle risposte. È grave che in questa legislatura si sia deciso di non dare seguito a quell'esperienza, a quel lavoro, e che invece sarebbe stato molto utile. Non volete in alcun modo occuparvi di queste questioni. Alla componente basta alimentare le paure per la sicurezza, poi, passate le elezioni non ci si fa più vedere. In quel lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie era emerso come, in molte realtà urbane, interi quartieri legati a processi industriali necessitano di interventi di recupero e riqualificazione, quartieri che sono simbolo di un pezzo di storia del nostro Paese, di fenomeni di inurbamento, di dinamiche di sviluppo, quartieri che oggi non sorgerebbero a ridosso di nuclei industriali. Così, a processi di dimissione industriale si sono accompagnati anche processi di degrado urbanistico e, con esso, di declino sociale per gli stessi abitanti. Eppure, quelle esperienze vanno tutelate anche dal punto di vista storico e culturale. Interi quartieri che hanno simboleggiato una speranza, una forma di riscatto, poi sono poi precipitati in oblio o peggio. Penso, ad esempio, ai quartieri Eni nelle varie città, da Gela, a Manfredonia, a Ravenna, a Pisticci, penso a quartieri ex Montedison, a quartieri siderurgici, che nel nostro Paese sono lì, tuttora abitati ma con grandi difficoltà, che invece costituivano anche un unicum per dislocazione, servizi, attenzione agli stessi abitanti.

Questo ordine del giorno punta a impegnare il Governo a prevedere la creazione di un fondo ad hoc e di un corrispondente commissario per il recupero e la riqualificazione di quartieri nati a seguito di processi di sviluppo industriale, con l'obiettivo di salvaguardare questo pezzo di storia del nostro Paese e riqualificare le condizioni abitative e di vita negli stessi contesti. Per questo io spero in un ripensamento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/96 Anzaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/97 Enrico Borghi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Vorrei chiedere, attraverso questo intervento, al Governo di riconsiderare la riformulazione che ha avanzato rispetto a questo testo e cerco di spiegarne anche le motivazioni. Vede, signor sottosegretario, per il tramite del Presidente, com'è noto, l'inserimento del distico “a valutare l'opportunità di” è una formula molto generica, che di fatto consente all'Esecutivo di mantenersi le mani assolutamente libere e di poter fare esattamente quello che vuole. Questo è un Esecutivo che - lo abbiamo già visto anche nei giorni scorsi - non intende molto spesso in alcun modo tenere in considerazione indicazioni che sono state fornite dall'Aula del Parlamento in maniera abbastanza stringente, figuriamoci quindi una generica affermazione di valutazione.

Perché a nostro avviso è opportuno eliminare questo testo e quindi chiediamo che il Governo dia il parere favorevole alla proposta integrale? Perché, signor sottosegretario, non stiamo parlando di una questione generica. Sono note le nostre questioni relativamente all'istituto del commissariamento - lo abbiamo detto in sede di discussione -, ma qui stiamo parlando di un tema specifico, che peraltro è stato oggetto anche ieri di un incontro dell'intergruppo parlamentare di amicizia italo-elvetica, retto con capacità dal nostro collega Romaniello, che ha avuto modo di interloquire con l'ambasciatrice della Confederazione elvetica, che ha incontrato la nostra delegazione. Noi qui stiamo parlando di due arterie internazionali, che hanno - sì - una competenza della Repubblica italiana, ma che hanno anche un servizio di collegamento nei confronti di uno Stato estero, di uno Stato che non fa parte dell'Unione europea, di uno Stato che, in un sistema di relazioni internazionali e di amicizia, ha più volte chiesto all'Italia di intervenire su queste due strade, che sono la strada statale 34 del lago Maggiore e la strada statale 337 della Val Vigezzo, le quali non solo sono arterie che servono una parte importante del nostro territorio nazionale, ma che, con la loro posizione geografica, mettono in collegamento gli abitanti del Canton Ticino con gli abitanti del Canton Vallese, assumendo quindi una assoluta peculiarità. Non si può sostenere la tesi, come è stata adombrata, che non inserire un elemento di questa natura significherebbe mantenere, come dire, in maniera omogenea questi interventi con tutti gli altri, perché - l'ho detto questa mattina e lo voglio ripetere - non stiamo discutendo della circonvallazione di un piccolo paese, ma stiamo parlando di arterie internazionali, sulle quali, peraltro, segnalo al rappresentante del Governo che sono già vigenti fondi che sono stati stanziati: 60 milioni per la SS 34 e 70 milioni per la SS 337, con degli accordi di programma e dei protocolli di intesa che sono stati sottoscritti. Questo provvedimento, signor sottosegretario, lo avete ribattezzato voi “sblocca cantieri”: voi avete detto che con questo strumento ripartono i lavori, si fanno gli interventi che erano stati bloccati, si mette in circuito tutta quella mole di interventi che sono stati mantenuti fermi. Sa qual è la conseguenza rispetto ad una inerzia dell'Esecutivo sotto questo profilo? Che siccome queste competenze vengono mantenute in capo ad ANAS, la quale ha le note problematiche di efficienza e di capacità, la lettura che verrà data da quella stazione appaltante sarà molto semplice, ovvero che non c'è una priorità per questi interventi. Se non si dice in maniera molto chiara, con un provvedimento formale del Parlamento, che vi è una esigenza di accelerazione nei confronti di queste opere, il risultato, la lettura al contrario delle burocrazie, sarà che il Governo non intende spingere in questa direzione. Siccome - non mi faccia entrare in una polemica spicciola fin troppo facile - fino nelle scorse settimane siete venuti sui territori a raccontare che avreste sbloccato, che avreste appaltato, che avreste risolto tutti i problemi, non ci vuole tanto a dare un segnale di buona volontà in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/97 Enrico Borghi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/98 Pellicani, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Con questo parere negativo, io ringrazio il Governo di aver fatto chiarezza e di aver gettato finalmente la maschera, il Governo e, in particolare, il Ministro alla confusione, Toninelli, in quanto in un provvedimento finalizzato a smontare un sistema di regole improntate alla trasparenza e alla legalità, voi avete introdotto due elementi - che pongo in questo ordine del giorno - in un provvedimento che si è caratterizzato, oltre che per contenere norme che dicono esattamente il contrario del titolo del decreto, ovvero non è uno sblocca cantieri, ma un blocca cantieri, anche per ambiguità; certo, dopo averlo scritto e riscritto decine di volte, non c'era da aspettarsi qualcosa di diverso.

Ma venendo al punto dell'ordine del giorno, io pongo due questioni molto chiare sul capitolo dei commissari che, come abbiamo avuto modo di dire nel corso della discussione e del dibattito generale, si caratterizzano per essere nominati in modo arbitrario, per dover intervenire su opere prioritarie, ma senza capire quali siano queste opere prioritarie su cui intervenire. Un commissario preciso è previsto, invece, per concludere le opere connesse al MOSE. Ora, sappiamo, l'abbiamo detto anche altre volte in quest'Aula, che si tratta di un'opera che probabilmente non si sarebbe mai dovuta realizzare, ma siamo giunti al 94 per cento dei lavori, i soldi per concluderla ci sono, sono già stati spesi 6 miliardi, per cui i lavori vanno finiti; voi individuate un commissario che non dovrà avvalersi della collaborazione dei 250 lavoratori delle imprese che hanno lavorato fino ad oggi alla progettazione e alla realizzazione dell'opera, mi riferisco ai dipendenti del Consorzio Venezia Nuova, di Thetis e di Comar, bensì delle strutture non ben identificate, ovvero, società controllate dallo Stato e dalle regioni. E questi lavoratori che stamattina sono stati convocati dal prefetto non si sa bene che fine faranno e voi, con questo ordine del giorno, avevate l'opportunità di ribadire e di precisare che fine faranno questi lavoratori di queste società che non sono citate nel decreto.

Un'altra questione importantissima è la questione che riguarda il Comitatone. Allora, il Comitatone è un comitato interministeriale, aperto alla partecipazione delle istituzioni locali nato con una legge speciale nel 1973; all'epoca ci fu un dibattito su questo punto, ma fu un fatto importante che Venezia e i problemi della salvaguardia della città e della laguna fossero stati dichiarati di preminenza nazionale e su questo, in modo democratico, furono coinvolti il Governo nazionale e le istituzioni locali per governare le decisioni relative alla salvaguardia e per la distribuzione delle risorse. Per la prima volta dopo cinquant'anni, voi ci dite che non convocherete più il Comitatone, che le risorse le ripartite per decreto, con un successivo decreto, poi, nemmeno col decreto attuale, e che il Comitatone non volete convocarlo. Non lo volete convocare - e di questo ne risponderanno anche i deputati parlamentari veneti della maggioranza - perché avete paura di confrontarvi con la città sul tema del MOSE, sul tema delle grandi navi, su tutti i temi connessi e state dimostrando un'improvvisazione e una superficialità su temi così complessi che fanno davvero paura. Fermatevi, finché siete in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/98 Pellicani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/99 Gariglio. C'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus, così Umberto Eco chiude il suo romanzo Il nome della rosa e io sono sicuro che a questo verso si è ispirato il Governo, a cui va il mio sincero apprezzamento, nello scegliere i nomi per i propri provvedimenti legislativi. Da questo punto di vista mi preme sottolineare che questo Governo è il Governo che, come mai nessun altro nel corso della Repubblica, è riuscito a dare con così tanta cura nomi evocativi ai propri provvedimenti. Questo Governo dà nomi ai propri provvedimenti legislativi con la stessa cura e con la stessa passione con cui i genitori danno i nomi ai propri figli. “Sblocca cantieri”, chapeau, inchiniamoci di fronte a questa accortezza, e tutti noi nei nostri interventi, i media, la gente fuori di qui, ripetiamo: sblocca cantieri, sblocca cantieri, sblocca cantieri. Ci state portando in giro, ci state conducendo per mano esattamente come il pifferaio di Hamelin portava i bambini fuori dalla città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Passa e ripassa, il nome resta, passa e ripassa, qualcosa rimane nella mente delle persone. “Sblocca cantieri”, con questo nome voi avete fatto una grande operazione, comunicate al Paese, fate passare al Paese che voi sbloccherete i cantieri, che la vostra volontà è di sbloccare i cantieri, dandovi un alibi: i cantieri sono bloccati, perché le norme di legge, in particolare, le norme fatte del centrosinistra negli anni passati, bloccano le opere, i lavori pubblici sono fermi per colpa delle leggi. Ora, nessuno in quest'Aula, né tanto meno il mio gruppo, nega che le norme del codice degli appalti possano essere modificate e migliorate, ma la verità è un'altra, è che siete voi che avete bloccato i cantieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), voi avete bloccato i cantieri con le vostre scelte: primo, togliendo dalle leggi di bilancio i fondi necessari per gli investimenti; secondo, bloccando persino le opere già finanziate, perfino le opere già in corso di realizzazione. Guardo solo al Nord Ovest, alla parte del Paese dove abito io. Collegamento ferroviario Torino-Lione, completamento autostradale Asti-Cuneo, Variante di Carmagnola, Terzo valico, Gronda di Genova; ebbene, per sbloccare queste opere che sono bloccate non serve nessun provvedimento legislativo e, infatti, in questo provvedimento non menzionate assolutamente queste opere. Per sbloccare queste opere serve che cambiate voi, serve sbloccare voi stessi.

Cito testualmente il Vicepremier Di Maio, comizio di Ortona, in Abruzzo; dice Di Maio: “Alla fine la TAV non si farà. Il tema non è il ridimensionamento dell'opera, è una supercazzola”. Cito testualmente l'acuto Ministro dei trasporti Toninelli: “Chi se ne frega di andare a Lione”. Cito testualmente il Presidente del Consiglio dei ministri Conte che dopo aver scritto a TELT, dando l'autorizzazione a far partire gli avvisi per le manifestazioni di interesse, dice alla società, scrive alla società: “Vi invito ad astenervi da ogni ulteriore azione che possa produrre, a carico dello Stato italiano, vincoli giuridici di sorta, in particolare vi invito a soprassedere dalla comunicazione dei capitolati di gara, al fine di evitare che soggetti terzi possano formulare offerte per la realizzazione dell'opera, condizionando per tale via le libere, definitive determinazioni che il mio Governo si riserva di assumere nel prossimo futuro”. Ebbene, il prossimo futuro è adesso; il 28 del mese di maggio sono scaduti i termini per la presentazione delle candidature.

Rimangono un po' di settimane a disposizione della commissione di TELT e, poi, al vostro tavolo, spetterà la decisione se far partire o no i capitolati di gara. Allora, se volete davvero sbloccare i cantieri e ragionare con la realtà e non con i nomi nudi vi chiediamo di approvare questo ordine del giorno e di dare mandato al TELT affinché l'opera venga realizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/99 Gariglio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Ordine del giorno n. 9/1898/100 Pezzopane, accolto dal Governo con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto all'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei chiedere al Governo di riflettere bene sull'ordine del giorno da noi proposto e di cambiare il parere, ovvero di non sottoporre questo ordine del giorno a ulteriori restrizioni e prescrizioni. Perché? Perché in questo ordine del giorno si propone, vista e considerata la bocciatura degli emendamenti, di risolvere delle questioni, alcune delle quali ce le trasciniamo da un anno e altre le avete create voi proprio con questo decreto.

Ora, perché chiedo di approvare l'ordine del giorno così com'è? Perché è già un ordine del giorno che non risolve immediatamente e se voi ci mettete tutti questi orpelli è una presa in giro vera e propria e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché le questioni che io vi pongo in questo ordine del giorno ve le ho poste già sei volte e ogni volta mi fate approvare un ordine del giorno che poi non rendete operativo.

Vi ricordo che queste questioni hanno fatto parte di un ordine del giorno nel “decreto sisma” di luglio, un anno fa; poi, nel “mille proroghe” di settembre, poi nel “decreto Genova” di ottobre, poi nella legge di bilancio di dicembre e poi nel “decreto semplificazione” di febbraio. Siamo arrivati al decreto - “sblocca niente” - “sblocca tangenti” di giugno e ancora qui mi dite di fare un ordine del giorno pluriedulcorato. Per favore, non prendete in giro gli aquilani e non fatelo nell'occasione del decennale, perché appare ancora di più una cosa odiosa e inaccettabile.

Noi vi poniamo degli obiettivi concreti e anche raggiungibili. Quantomeno ridateci i soldi che togliete alla ricostruzione dell'Aquila con questo decreto. Reinserite il DURC che avete tolto e poi affrontate con decisione la questione delle tasse sospese. Mi chiedete di mettere, in questo ordine del giorno, che si deve aprire una trattativa con l'Unione europea, ma sono già sei volte che fate approvare un ordine del giorno in cui ci dite che si deve aprire una trattativa. Apritela e non diteci ogni volta che si aprirà. Apritela questa trattativa con l'Unione europea!

E, poi, sulla questione della sicurezza delle scuole avevate assicurato grandi risposte e nel decreto in cui sbloccate tante tangenti non siete stati in grado di sbloccare una delle cose che effettivamente va sbloccata: la ricostruzione delle scuole, insieme all'edilizia pubblica nei territori devastati dal sisma. Ve lo chiedo davvero con energia, perché ritornare a casa e dire, per la sesta volta, che il Governo ci ha fatto approvare un ordine del giorno edulcorato che allontana le soluzioni è una cosa vergognosa per voi e non per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/100 Pezzopane, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/101 Morgoni c'è una riformulazione che lei, onorevole Morgoni, non accoglie.

Dunque, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio lei per avermi concesso la parola, ma voglio anche ringraziare i tanti colleghi che sono intervenuti su ordini del giorno che riguardano il tema della ricostruzione nei territori dell'Italia centrale, un tema che per l'entità e la complessità dei problemi ancora aperti non ci consente certamente di abbassare la guardia ed è per questo che sono grato ai colleghi che hanno messo la loro attenzione su questo tema.

Chiedo, comunque, la votazione di questo ordine del giorno perché anche in questo frangente il Governo non smentisce l'atteggiamento che lo ha caratterizzato nel corso dei lavori di conversione del decreto, un atteggiamento non certo riscattato dalle mille cautele e condizioni con le quali si propone di accogliere una serie di ordini del giorno, perché anche in questo passaggio conclusivo di questo decreto prevale l'attenzione a garantire gli equilibri faticosamente raggiunti tra le forze di maggioranza piuttosto che la volontà e la determinazione di cercare soluzioni concrete ai problemi e l'assenza di ogni spiraglio utile ad apportare correttivi umilia questo Parlamento, ridotto a un luogo di ratifica delle decisioni del Governo o costretto a rimettersi alla generosità del Governo, per il quale gli impegni diventano auspici.

L'ostilità pregiudiziale a qualsiasi modifica in questo caso non avrebbe neanche l'alibi di un'opposizione preconcetta esercitata dal Partito Democratico, da chi, comunque, stando all'opposizione dovrebbe essere pregiudizialmente ostile ai provvedimenti del Governo. Non è così, perché si è levato, in queste settimane e in questi giorni, un coro di voci critiche, dissensi, perplessità e timori dal servizio di bilancio del Senato, dall'ufficio parlamentare di bilancio della Camera, dalla Corte dei conti, dall'Autorità anticorruzione, dagli imprenditori dell'Anci e dalle organizzazioni dei lavoratori, dalla CNA all'Alleanza Cooperative.

Non è il Partito Democratico che si oppone; sono le forze vive del Paese, da una parte, e, dall'altra, i soggetti tenuti a salvaguardare l'impianto delle regole per evitare che il sistema si sfasci. La manomissione del codice degli appalti, perché non possiamo parlare di riforma ma di vera e propria manomissione, che nell'immaginifico del Governo dovrebbe, come d'incanto, sbloccare i cantieri porterà solo meno trasparenza, meno concorrenza e meno legalità e il vero dramma è che pagheremo un prezzo salato senza avere alcun beneficio in termini di opere realizzate o di maggiore velocità nell'esecuzione delle opere.

Relativamente alla ricostruzione post-sisma nel Centro Italia, quest'ordine del giorno ne riepiloga alcuni impegni inderogabili rispetto ai quali il Governo si riserva di valutare l'opportunità di darvi seguito, ma ciò è parte integrante dei doveri di un Governo valutare l'opportunità e direi che forse siamo al di sotto del minimo sindacale di chi detiene responsabilità pubbliche. Quindi, il Governo ci garantisce che ci penserà su ma per la ricostruzione nel Centro Italia non bastano più le parole. Di quelle ne avete spese tante, troppe, in campagna elettorale, che hanno lasciato il tempo che trovano perché erano parole ingannevoli. In questo caso, quindi, aspetteremo le riflessioni del Governo sulla proroga dello stato di emergenza, sull'incremento della dotazione del Fondo per la ricostruzione, sulla riduzione della quota di restituzione della busta paga pesante, sui finanziamenti per la zona franca urbana e sull'istituzione di un Fondo di sviluppo strutturale per i piccoli comuni (e mi fermo qui per non dilungarmi troppo).

Su questi temi l'onorevole Trancassini ci chiede di fare un'autocritica, come Partito Democratico. Ci invita a fare un'autocritica, e noi non abbiamo alcuna difficoltà ad analizzare criticamente ciò che è stato fatto dai Governi precedenti, e sicuramente riscontriamo delle criticità in una situazione molto complicata e difficile che è stata affrontata, ma l'esigenza dell'autocritica non può falsare il giudizio su ciò che è avvenuto in questi anni. I Governi precedenti, in poco più di un anno, hanno predisposto strumenti, organizzazione e iniziative per avviare la ricostruzione dopo una fase di emergenza che ha visto la necessità di dare sistemazione a 40 mila sfollati; e le risorse stanziate per la ricostruzione di questo sisma sono risorse in gran parte stanziate dai Governi precedenti, perché questo Governo, in un anno, poco più di nulla ha impegnato come risorse.

E ricordo all'onorevole Trancassini che i nostri sindaci sono abituati a rendicontare le somme ricevute dalle donazioni e non ne fanno oggetto di una contabilità separata e personale. Quindi, il Governo ci dice che non assume questi impegni che noi proponiamo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIO MORGONI (PD). Ma il Governo, se ha la facoltà di respingere questi impegni, non ha la facoltà di sottrarsi alle responsabilità che ha assunto di fronte agli italiani e di fronte alle popolazioni dei territori colpiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morgoni.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/101 Morgoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/102 D'Alessandro. Onorevole Pezzopane, lei è già intervenuta due volte, non può più. Quindi, non ci sono richieste. Lo sottoscrive l'onorevole Enrico Borghi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/102 D'Alessandro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prendiamo nota che anche la collega Ferro lo sottoscrive.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Ci sono una serie di ordini del giorno su cui il parere del Governo è favorevole. Li cito e si considerano accolti così dal Governo: n. 9/1898/103 Carnevali, n. 9/1898/104 De Menech, n. 9/1898/105 Serracchiani, n. 9/1898/106 Gribaudo, n. 9/1898/107 Carla Cantone, n. 9/1898/108 Mura, n. 9/1898/109 Lacarra, n. 9/1898/110 Viscomi, n. 9/1898/111 Zan e n. 9/1898/112 Lepri. È inammissibile l'ordine del giorno n. 9/1898/113 Scalfarotto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/114 Quartapelle Procopio, su cui il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Durante la discussione sugli ordini del giorno è successa una cosa bizzarra, perché ci siamo accorti che, arrivati a questo ordine del giorno, il Governo ha chiesto una sospensione della seduta e, una volta rientrati, avete dato contrarietà. È una cosa bizzarra perché nella giornata di oggi, forse anche per fluidificare un po' i lavori, il Governo è stato effettivamente molto permissivo nei confronti anche degli ordini del giorno dell'opposizione, e quindi ci domandiamo perché, invece, su questo ordine del giorno si siano bloccati i lavori della Camera e il Governo sia un po' corso ai ripari.

Stupisce la contrarietà, poi, a questo ordine del giorno. Leggo l'impegno, e lo leggo soprattutto a beneficio dei colleghi della maggioranza: l'ordine del giorno impegna il Governo a relazionare annualmente al Parlamento sul numero dei posti necessari per garantire l'ospitalità ai soggetti in attesa di rimpatrio e, in caso, sui costi dovuti per eventuali nuove costruzioni, completamento, adeguamento e ristrutturazione dei suddetti centri, e, laddove si ravvisi la necessità di nuove costruzioni, anche sulle aree previste per la realizzazione.

Ecco, sembra estremamente bizzarro che un Governo che in ogni istante si vanta dei numeri delle migrazioni, arrivando anche ad assumersi la responsabilità di risultati che non sono suoi, ma, probabilmente, di Governi precedenti, invece è contrario ad informare il Parlamento sul numero dei posti necessari per i rimpatri. È davvero bizzarro e viene da pensare che questa contrarietà del Governo derivi dal fatto che probabilmente, come ha dimostrato il Ministro Salvini in una conferenza stampa, il Governo non ha idea del numero di persone che devono essere rimpatriate, e quindi non ha voglia di informare il Parlamento su dei numeri precisi, che sono i numeri necessari, invece, a governare il fenomeno.

O, forse, la contrarietà deriva dal fatto che effettivamente il Governo non sta facendo quello che aveva promesso in campagna elettorale, cioè 500 mila rimpatri, e quindi informare il Parlamento che i numeri dei rimpatri effettivamente effettuati sono molto inferiori, circa 7 mila l'anno, che sono pari a quelli dei Governi precedenti, è effettivamente una brutta figura per questo Governo, che aveva promesso delle cose in campagna elettorale e invece, poi, effettivamente ne fa delle altre. La cosa che, però, più preoccupa - e qui mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle per suo tramite, Presidente - è che il Governo è contrario a un ordine del giorno che chiede trasparenza sul sistema degli appalti per la costruzione di nuovi centri per i rimpatri.

Secondo quanto inserito nel testo del decreto, infatti, al Senato è stato aggiunto il comma 30, che dispone che per la costruzione, il completamento, l'adeguamento e la ristrutturazione dei centri di permanenza per i rimpatri, ecco, in questi casi si può ricorrere alla procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara. Sostanzialmente, quindi, si possono fare degli appalti senza la gara. E qui vi chiedo: ma voi non eravate il Governo che ha annunciato in tutti i luoghi che era finita la mangiatoia sull'immigrazione?

E, nel momento in cui si tratta di fare degli appalti per delle costruzioni di nuovi centri, voi negate al Parlamento la trasparenza su questo tipo di appalti? Complimenti! Quindi, con il “no” a questo ordine del giorno voi fate due cose: primo, nascondete al Parlamento, e quindi agli italiani, i numeri effettivi dei rimpatri che state facendo; secondo, nascondete al Parlamento, e quindi agli italiani, i costi che servono per costruire dei nuovi centri. Complimenti! Io qui mi rivolgo non tanto alla Lega - capisco che il gruppo della Lega debba nascondere i fallimenti del suo Ministro della propaganda più che del Ministro dell'Interno - ma mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: veramente voi volete votare la contrarietà a un ordine del giorno che chiede la trasparenza sui costi degli appalti sul tema dell'immigrazione, quando avete detto, in tutte le occasioni, che su queste cose bisogna essere trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che su queste cose bisogna mostrare quali sono i numeri e che su queste cose è finita la mangiatoia?

Vi chiedo sinceramente: leggete l'ordine del giorno, pensateci e votate secondo coscienza, e non nascondendo quello che i vostri colleghi della Lega stanno facendo, che è molto diverso dalla propaganda che hanno fatto, con cui hanno preso i voti, e che è molto diverso da quello che alcuni di voi, io so, pensano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/114 Quartapelle Procopio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/115 Ascani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. In realtà, per capire la ratio di questo ordine del giorno, o meglio, la ratio di questo inserimento a sorpresa nello “sblocca cantieri”, bisogna cominciare da lontano, ossia dall'atteggiamento che questo Governo ha nei confronti della scuola, perché questo è un Governo strano.

È un Governo che si preoccupa di mandare la DIGOS dalla dirigenza scolastica per chiedere che cosa avviene durante un'ora di lezione; è un Governo che si preoccupa di punire un insegnante colpevole di non aver vigilato sulle opinioni dei ragazzi in contrasto con quello che pensa questo Governo, è un Governo che si preoccupa particolarmente di sorvegliare la scuola e molto poco della qualità, invece, del sistema scolastico. È un Governo che addirittura chiede ai dirigenti scolastici l'impronta digitale quando entrano a scuola, è un Governo che, nonostante si sappia che non esiste nel contratto di lavoro dei dirigenti scolastici né un orario né un luogo di lavoro, pretende però di controllarli. Ecco, questo è l'ultimo passo dell'atteggiamento e delle manie di controllo che questo Governo ha sulla scuola. Perché? Perché la priorità dello “sblocca cantieri” non è l'edilizia scolastica, come sarebbe naturale aspettarsi. Avete smantellato l'unità sull'edilizia scolastica, avete tirato lunghi quei fondi che noi avevamo stanziato rischiando di mettere in confusione le amministrazioni comunali e liberandoli soltanto all'ultimo, quando i bilanci stavano per essere licenziati, ora fate uno “sblocca cantieri” che non dice nulla sull'edilizia scolastica ma incredibilmente individua un fondo che serve per installare la videosorveglianza nelle aule delle scuole.

Cioè, la priorità di questo Governo è avere delle telecamere che inquadrino gli insegnanti e i ragazzi mentre si svolgono le elezioni, in un Paese in cui la libertà di insegnamento è costituzionalmente garantita. Allora ci dovete spiegare perché, quando si tratta di trovare i fondi per mettere a posto i controsoffitti delle aule che cadono in testa ai nostri ragazzi, ci dite che i fondi non ci sono, e poi trovate i fondi per mettere le telecamere in tutte le aule delle 8 mila scuole italiane. Questa è una colossale presa in giro! È una colossale presa in giro al mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E siccome noi qui vi chiediamo soltanto di tutelare la libertà di insegnamento, è inaccettabile che voi ci proponiate una riformulazione che parla di risorse, perché il problema è proprio che le risorse che avete, invece di spenderle per quello che serve ai nostri ragazzi, le spendete per controllare, perché la verità è che voi avete paura della scuola, avete paura di tutto ciò che è libero, avete paura di tutto ciò che può permettere alla gente di pensare liberamente e di esprimere liberamente una critica al vostro Governo. Fermatevi, finché siete in tempo, perché la scuola è la fucina del nostro Paese. Se voi colpite la scuola, continuate a colpire la scuola pensando di controllarla, porterete questo Paese lentamente a morire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ascani n. 9/1898/115, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno Piccoli Nardelli n. 9/1898/116.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, come la collega che mi ha preceduto, anch'io intervengo su un ordine del giorno relativo all'articolo 5-septies, quindi quello che crea un fondo che deve assicurare il finanziamento per i sistemi di videosorveglianza a tutela dei minori e degli anziani di cui già più volte si è parlato in quest'Aula, e che naturalmente va a sostenere un provvedimento che è ancora in discussione al Senato, dove sta subendo delle modifiche. Lo dico perché il fondo è naturalmente frutto di una preoccupazione, quella che i comuni si trovino poi di fronte a un'emergenza nel caso di approvazione della legge di cui nel frattempo si sta modificando il testo, e si trovino a dover finanziare con fondi propri un dispositivo di legge che manchi di copertura.

Quello che noi vorremmo sottolineare è che questi 160 milioni - perché sono 160 milioni - andranno in telecamere, Presidente, e in strumenti per conservare le registrazioni di quanto negli asili, nelle scuole di educazione primaria e nelle case per anziani verrà registrato. Ma noi, come molti di voi, ci siamo spesso chiesti perché si interviene dopo mesi di registrazioni. Certo, vogliamo naturalmente che si arrivi a testimoniare la colpevolezza di chi si macchia di maltrattamenti, ma perché non intervenire subito? A noi preme che questi bambini non vengano vessati, preme che non siano tartassati, allora perché non intervenire utilizzando tutti quegli strumenti che una comunità educante ci consente di utilizzare? Ciò perché nell'ordine del giorno che noi abbiamo presentato si tiene conto di un principio basilare, cioè che non serve in questi casi solo la repressione, ma serve soprattutto la prevenzione, e per prevenire voi sapete tutti che non bastano certo le telecamere, che hanno un effetto demagogico immediato ma che non servono a far sì che si possa intervenire per eliminare o per affrontare meglio il problema; laddove si interviene invece preparando, formando continuamente il personale, aggiornandolo, lavorando in équipe, con quelle équipe psicopedagogiche che sono già previste sullo 0-6 anni e favorendo la collaborazione con le famiglie per quel patto di corresponsabilità educativa a cui noi crediamo fortemente.

L'intervento dell'ordine del giorno è soprattutto su un fenomeno, che è un fenomeno particolarmente grave, quello del burnout. Voi sapete che burnout significa scoppiato, incendiato, bruciato, ed è un fenomeno in crescita notevole nelle nostre scuole, per vari motivi, perché gli insegnanti vengono sottoposti a una pressione che diventa sempre maggiore per la peculiarità del rapporto con gli studenti, con i genitori, con classi che sono numerose, con situazioni di precariato, con conflittualità che si aprono all'interno della scuola, con la necessità costante di aggiornamento, che si aggiungono poi a una trasformazione della società e di uno stile di vita che è sempre più multietnica, multiculturale, e quindi costringe anche a una crescita degli insegnanti continua, ma anche per il continuo evolversi della percezione dei valori sociali di riferimento, con l'inserimento di alunni disabili, con la delega educativa da parte delle famiglie, col susseguirsi continuo di riforme e di evoluzione scientifica con Internet e informatica.

Quindi, Presidente e colleghi, il problema è di una società che oggi si affida sempre di più ad alcune istituzioni, come quella della scuola, e ad alcune categorie, come quella degli insegnanti, e il ruolo dell'insegnante continua ad essere quello fondamentale per l'individuo, per il bambino, o per il gruppo classe. L'insegnante ha a che fare con l'uno e con l'altro, per questo ha bisogno di una formazione iniziale e di una formazione continua, in itinere, in cui il gruppo classe diventa fondamentale, va affrontato con gli strumenti adeguati. Ecco perché noi chiediamo che queste risorse che sono state trovate per strumenti diventino risorse che invece vengono investite sul personale umano che deve affrontare questi temi, su quel mondo della scuola che deve essere in grado di risolvere da solo o con l'aiuto di tutti noi i problemi più gravi che si trova davanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piccoli Nardelli n. 9/1898/116, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Ordine del giorno Di Giorgi n. 9/1898/117: qui c'è un parere contrario. Onorevole Di Giorgi?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Giorgi n. 9/1898/117.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Siamo all'ordine del giorno Ciampi n. 9/1898/118.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciampi. Ne ha facoltà.

LUCIA CIAMPI (PD). Presidente, voglio evidenziare che tutta la scuola, compresa quella dell'infanzia, è un luogo, appunto come è stato detto da chi mi ha preceduto, specifico di una comunità educante e strumenti di controllo come la videosorveglianza in un ambito così delicato, in cui bisogna muoversi con prudenza e con competenza, non possono essere l'unica risposta. Le nostre perplessità, quindi, sull'uso indiscriminato e universale di questi strumenti le ha già espresse chi mi ha preceduto. Ciò non toglie che necessariamente elementi disturbanti e assolutamente da reprimere facciano naturalmente parte della necessità dell'azione anche legislativa.

Io però voglio spendere una parola sull'attività positiva, armonica, costruttiva di tutto il personale della scuola italiana, che altrimenti sembra essere un comparto assolutamente negativo, mentre così non è. Occorre affrontare, per risolverlo, questo problema non con un aspetto semplicemente repressivo, ma attraverso il tema chiave che è quello della formazione, quindi della prevenzione attraverso la formazione.

Uno strumento di controllo occhiuto, obbligatorio, richiede necessariamente una tutela assoluta per la comunità educante tutta, un sostegno agli insegnanti, un'azione di prevenzione, grazie al supporto psicopedagogico, così come è stato previsto dalla legge “0-6”. Occorre tutelare la libertà di insegnamento, occorre avere il consenso e la corresponsabilità delle famiglie; occorre la contrattualizzazione attraverso i sindacati delle operazioni che si svolgono anche su questo settore; occorrono risorse finalizzate ad investire nella formazione degli operatori dei servizi educativi. Qui si prevede un investimento in strumenti, mentre la priorità per noi non è tanto la strumentazione, bensì la qualità della formazione. Inoltre, non è la prima volta che il comparto scuola entra anche in questa legislatura in provvedimenti omnibus, provvedimenti onnicomprensivi. Esso invece avrebbe sempre bisogno di interventi specifici di comparto, organici e non collaterali ad altri comparti e spesso marginali. Qualsiasi intervento non può non avere effetti positivi o negativi, ma comunque influenti su altri elementi, tutti collegati e tutti volti ad un obiettivo, che è la qualità dell'educazione, la riuscita armonica e serena del lavoro e dell'attività pedagogica dei discenti, in questo caso anche nella scuola dell'infanzia, in armonia e con il rispetto dei diritti degli insegnanti e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciampi n. 9/1898/118, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Ordine del giorno numero Rossi n. 9/1898/119.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, mi collego agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolar modo per quanto riguarda l'intervento sull'articolo 5-septies per il sistema di videosorveglianza di 180 milioni ed i 160 milioni di euro investiti. In quelli che sono stati gli interventi precedenti, si è evidenziato con forza soprattutto quello che rappresenta per noi il patto sociale educativo costruito nel sistema dei servizi, sistema dei servizi che ovviamente va dalla scuola fino alla terza età. Noi con l'inserimento e con l'approvazione al tempo della legge, in questo ramo del Parlamento, sull'inserimento della videosorveglianza in questo sistema dei servizi, avevamo denunciato la preoccupazione di rottura di questo patto di fiducia, di questo patto sociale; con questo ordine del giorno si è cercato, si è voluto, rafforzare, dare, un minimo di segnale d'attenzione a questo patto di fiducia, cercando di introdurre il principio almeno della consapevolezza dei genitori e dei parenti degli assistiti che fossero all'interno del sistema educativo, che fosse un sistema all'interno della terza età, appunto per legare, tenere insieme le nostre comunità, questo patto sociale. Allora perché, Presidente, parlo di patto sociale in quest'Aula rispetto ad un provvedimento che tratta un tema altro, sembra, come quello dello “sblocca cantieri”? Perché io penso che questo patto sociale, questo patto di relazione, questo patto di fiducia sul quale si fonda la nostra comunità, ad esempio con questo blocco sul codice degli appalti per due anni, noi lo andiamo a rompere anche con una parte del nostro Paese che è fatta di soggetti sani, professionalizzati, che operano per la salvaguardia e il bene della comunità, che difendono i principi della pubblica amministrazione dalla corruzione: c'è l'Anac, ma penso anche ai soggetti che tutti i giorni combattono l'illegalità, come Libera, e penso alle tante associazioni ambientaliste.

Noi andiamo a rompere questo patto, come loro hanno denunciato, in virtù di questo stravolgimento del blocco degli appalti, uno stravolgimento che rischia di rafforzare e sostenere non tanto i principi di legalità ma soprattutto di potenziale corruttela.

C'è - e chiudo - un'idea di fondo, che ritengo profondamente sbagliata: noi abbiamo un Governo che vive oggettivamente di contraddizioni, perché da un lato introduciamo il sistema di videosorveglianza, delle telecamere, quindi diventiamo controllori; dall'altro, invece, intervenendo sul codice degli appalti, intervenendo con questo decreto-legge, andiamo a minare i principi di sicurezza e di legalità, di trasparenza, nascondendo, quindi, rispetto ad un'incapacità presente all'interno di questo Governo, un'idea di voler portare all'immobilità totale le nostre opere pubbliche ed i grandi interventi, che sono, come dicevamo, lo specchio del totale fallimento politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rossi n. 9/1898/119, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/120 Prestipino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Beh, leggi “sblocca cantieri”, arrivi alla scuola e, da parlamentare e, da insegnante, mi aspetto che ci siano i soldi sull'edilizia scolastica, sulla scuola, per riparare le palestre, per riparare le aule, per dare un luogo di comunità condivisa ai nostri ragazzi. Invece, ti accorgi che il provvedimento sulla scuola sono soldi per la videosorveglianza, punto. Per carità, cosa buona e giusta, perché i fatti di cronaca ci hanno insegnato a tutti che esistono orrendi e raccapriccianti episodi ai danni dei nostri bambini, però buonsenso e conoscenza profonda della scuola vorrebbero che i soldi andassero non solo a dei meri strumenti, ma andassero agli animi, ai cervelli, alle professionalità, cioè alle risorse umane e culturali che il mondo della scuola deve avere e si merita; invece, di tutto questo non c'è niente. Ne abbiamo parlato in Commissione scuola e cultura, non tutti erano d'accordo sulla videosorveglianza tout-court sulle persone, sui professori, sugli insegnanti, sulle comunità di bambini, perché questo provvedimento andrebbe, cari colleghi e caro sottosegretario, integrato con soldi e risorse umane specifiche per sostenere gli insegnanti.

La mia collega parlava del burnout: da insegnante, vi dico che è un fenomeno diffusissimo, complesso, è già legge sulla scuola dell'infanzia, dovremmo pensare anche a estenderlo alla scuola di secondo grado, per esempio. I professori, gli insegnanti vanno supportati con corsi di formazione, vanno supportati con la protezione della loro privacy. Ci sono in ballo le personalità dei minori, la libertà di scelta dei metodi educativi e di insegnamento e della riservatezza di tutte le persone che lavorano oggi nel mondo della scuola.

È apprezzabile la volontà di garantire gli indifesi, i nostri bambini, i nostri anziani, ma non si prevede alcun altro stanziamento per la formazione: questa è una parola di cui non bisognerebbe soprattutto riempirsi la bocca, ma riempirla di contenuti, darle un senso effettivo.

Guardate, il burnout - e l'Organizzazione mondiale della sanità da pochi giorni l'ha riconosciuta una malattia a tutti gli effetti - colpisce le professioni ad alto rischio di stress; l'insegnamento è una di quelle. Allora, va bene sorvegliare, ma va bene sostenere i nostri docenti, i nostri insegnanti, le comunità intere delle famiglie dei nostri ragazzi con un percorso di formazione di indirizzo serio.

Guardate, Erasmo da Rotterdam diceva che il rapporto tra discente e docente è il più alto e importante gradino verso la conoscenza, ma Erasmo da Rotterdam pensava alla conoscenza quella bella e quella pura, e forse non avrebbe apprezzato l'occhio del Grande Fratello nelle scuole, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/120 Prestipino. Ricordo il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/121 Rosato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione, perché gli ordini del giorno che seguono sono tutti abbastanza simili e io vorrei chiedere al Governo di ripetere, per cortesia, qual è la diciamo integrazione che propone all'Aula per considerare l'ordine del giorno accolto.

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì grazie signor Presidente, allora, per l'esattezza, subito dopo la parola “corpo” inserire “ove l'analisi del rischio dei rilievi ne rilevi la necessità” e questa riformulazione vale per gli ordini del giorno n. 9/1898/121 Rosato, n. 9/1898/122 Migliore, n. 9/1898/123 Fiano, n. 9/1898/124 Marco Di Maio, n. 9/1898/125 Ceccanti, n. 9/1898/126 Giorgis, e n. 9/1898/127 Pollastrini.

PRESIDENTE. Anche il n. 9/1898/128 Librandi, le dicono. Va bene. Onorevole Giorgis?

ANDREA GIORGIS (PD). Ma devo dire che sono davvero colpito, Presidente, da tanta attenzione, da tanta precisione, perché quell'inciso obiettivamente lo si può considerare implicitamente già ricompreso nel dispositivo, è ovvio che un'opera di manutenzione o di ammodernamento o di adeguamento si fa solo se si conferma essere necessaria, quindi, Governo, la prego di pensare che abbiamo presentato un ordine del giorno non per far sprecare delle risorse pubbliche, ma avendo esclusivamente a cuore la necessità di rendere il Corpo dei vigili del fuoco in grado di operare al meglio.

Ecco, mi colpisce, ripeto, questa precisione, questa cura per le parole, che non ho invece riscontrato su questioni qualificanti questo decreto: penso al modo in cui sono state scritte le disposizioni che reintroducono l'appalto integrato, penso alle disposizioni che prevedono una rinnovata proliferazione delle stazioni appaltanti, penso al modo in cui è stato previsto un incremento delle possibilità di subappalto o penso alle disposizioni che hanno innalzato le soglie per i cosiddetti affidamenti diretti o a quelle norme che hanno, di fatto, marginalizzato in maniera, del tutto incomprensibile, il ruolo dell'ANAC; per non dire poi di quello che è un aspetto, a mio giudizio, davvero incredibile: quello della reintroduzione del criterio del massimo ribasso.

Ora, se ci fosse stata da parte del Governo la stessa cura, la stessa attenzione ad esplicitare ciò che pure noi consideravamo ovvio su questi temi, forse noi avremmo un decreto che non servirà solo a ridurre la qualità delle opere, a mettere in discussione la tutela del lavoro, a compromettere la concorrenza e a rendere più difficili il contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni criminali, ma probabilmente la spiegazione di questa discrepanza di attenzione sta in quella considerazione che altri colleghi hanno già fatto e che vale anche per altri provvedimenti, cioè la cura alle parole è solo ed esclusivamente nei titoli, la sostanza poi smentisce, in maniera purtroppo radicale, ciò che i titoli vogliono evocare, perché qui - lo ha ricordato bene, da ultimo, il collega Gariglio - noi ci troviamo di fronte a un decreto che tutto fa meno che sbloccare i cantieri e velocizzare la realizzazione delle opere, un po' come il “decreto sicurezza”, che tutto ha fatto tranne che rendere il nostro Paese più sicuro e la condizione degli stranieri più conforme al principio di legalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, dopo l'intervento del collega Giorgis, intervengo sull'ordine dei lavori per richiedere al Governo una maggiore e più attenta valutazione proprio per consentirci di terminare in maniera omogenea e corretta i nostri lavori. Abbiamo già assistito nel corso della formulazione dei pareri ad una oggettiva discrasia tra gli ordini del giorno della maggioranza, che sono stati accolti tout-court, e gli ordini del giorno dell'opposizione, nei quali sono stati inseriti tutta una serie di orpelli, di precisazioni, di ridondanze quali, da ultimo, quelle fatte rilevare dal collega Giorgis, perché stabilire che le sedi del Corpo dei vigili del fuoco debbano essere fatte ove ci sia l'effettiva necessità è di assoluta ridondanza e si svilisce - da qui il punto, signor Presidente - la natura dell'indirizzo del potere del Parlamento. Guardi, due secondi fa, il Governo ha dato un parere favorevole all'ordine del giorno n. 9/1898/94 Fragomeli sul commissariamento della strada statale 36 della Valtellina e ha dato parere contrario a un mio ordine del giorno uguale su altre strade esattamente nelle stesse caratteristiche. Bisogna che il Governo sotto questo profilo comprenda che o c'è una omogeneità nel trattamento degli ordini del giorno e si considera che la minoranza non è qui per il gusto di perdere tempo ma per svolgere la propria funzione, oppure, se veniamo considerati come i figli di un dio minore, avremo anche i nostri modi con i quali ripristinare normali e corrette relazioni, perché non è che, se si è della maggioranza, si ha sempre ragione e se si è dell'opposizione si ha sempre torto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non so se il sottosegretario Santangelo ha valutazioni da fare, perché stiamo parlando naturalmente di questo. Non ce ne sono. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/121 Rosato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/122 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, per chiarezza, chiedo dove il sottosegretario suggerisce di inserire la riformulazione, esattamente dopo quale parola, perché cambia il senso del paragrafo.

PRESIDENTE. Posso ripeterglielo quasi anch'io, però se il sottosegretario vuole essere così cortese da ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/122 Migliore.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ci mancherebbe. Rileggo interamente l'impegno dell'ordine del giorno in modo da essere complessivamente anche più chiaro: “impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile a reperire ulteriori risorse da destinarsi alla costruzione di nuove sedi dei vigili del fuoco o all'ammodernamento di quelle esistenti, tenuto conto in particolare delle criticità esistenti e delle esigenze del Corpo, ove l'analisi del rischio ne rilevi la necessità, nelle aree delle isole minori”. Ora, restando nel merito che, con tale riformulazione, il parere del Governo è positivo e significa che il Governo condivide nel merito l'intero ordine del giorno, che è composto anche da una premessa che il Governo lascia immutata, è sodisfatta la richiesta dell'opposizione di avere una massima apertura da parte del Governo, tanto è vero che diversi ordini del giorno sono stati approvati. Quindi, lo sforzo da parte del Governo c'è tutto anche nell'attenzione e, sotto questo punto di vista, vorrei rassicurare, ove possibile, anche le opposizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente. Ma io capisco tutte le riformulazioni, però qui parliamo. Il Ministro Salvini poche ore fa in quest'Aula, in piedi a pochi centimetri da dove sta il sottosegretario, ha annunciato nuove assunzioni nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Quale rischio dovete calcolare per annunciare a quest'Aula che adotterete ogni iniziativa utile a reperire fondi per nuove sedi? Per realizzare nuove sedi, che servono, non c'è da calcolare alcun rischio! Quindi, io le ho fatto ripetere cortesemente il testo perché se lei mi mette che deve calcolare l'evenienza di un rischio per realizzare nuove sedi, vuol dire che l'ordine del giorno non serve a nulla perché io non so come lei calcolerà il rischio. La realizzazione di nuove sedi fa parte di un piano organico, quindi l'opposizione chiede al Governo di adottare ogni iniziativa utile a reperire ulteriori risorse - noi non sappiamo se le reperirete e, quindi, sta nella vostra potestà - per realizzare nuove sedi dei vigili del fuoco delle quali il Corpo nazionale dei vigili del fuoco dice che c'è bisogno. Se lei aggiunge una perifrasi che valuta una condizione di rischio, che al limite potrebbe riguardare sedi pericolanti, ma siamo in tutt'altra evenienza: qui c'è necessità di localizzazione di nuove sedi. Lei mi mette una perifrasi che annulla l'efficacia del possibile indirizzo che il Parlamento vuol dare al Governo e, in questo senso, noi non l'accettiamo. Io la invito, se lei pensa di voler accogliere il senso di questa nostra iniziativa, ad utilizzare una frase al limite che riguarda solo le manutenzioni e che chiarisca che volete realizzare le nuove sedi, se reperirete i fondi, perché la prima parte è ipotetica; altrimenti vuol dire che non le volete realizzare ed è inutile utilizzare perifrasi.

DARIO BOND (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Faccio proprio e chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno e voglio rimarcare che, ieri, nel question time del Ministro Salvini, con riguardo proprio al discorso dei vigili del fuoco il Ministro ha rimarcato le varie cifre: 220 milioni, 37 milioni di investimenti e 500 milioni per quanto riguarda le nuove sedi. Quindi, tolga quella parte che riguarda la mancata possibilità di realizzare, perché ha ragione l'onorevole Fiano quando dice che quel passaggio è fuori luogo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/122 Migliore.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1898/123 Fiano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Per il suo tramite, Presidente, suggerisco al sottosegretario di valutare che, nelle ultime due righe, c'è già scritto “tenuto conto in particolare delle criticità esistenti”. Quindi, il testo che le sottoponiamo dice già che voi prendete questo impegno, laddove esistono delle criticità. Avete già un testo che dice completamente: proveremo a trovare risorse, interverremo laddove ci siano delle criticità, quindi non capisco quale sia la difesa che dovete avere dall'approvazione di questo tipo di ordine del giorno, considerando peraltro - le ho citate io e le ha giustamente citato anche il collega Bond - le parole di ieri del collega Salvini che sembrava stesse inondando di denaro, dobloni e rubli - sì - l'intero Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Qui si dice “…ad adottare ogni iniziativa utile a reperire ulteriori risorse” e, se non le reperirete, non lo farete, “tenuto conto delle criticità esistenti”: che cosa dobbiamo dire di più per farvi vedere che c'è la possibilità che decidiate voi?

Guardi, io lo dico per voi, non per noi, per voi, perché quello che noi diremo domani fuori da quest'Aula, è che voi nuove caserme dei vigili del fuoco non le volete fare. Qui c'è scritto “tenuto conto delle criticità”; se reperirete risorse; poi ieri Salvini ha detto quello che ha detto, quindi non si capisce perché siate contrari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). A questo punto io vorrei porre una domanda ai rappresentanti politici del MoVimento 5 Stelle: se prendiamo per buone le dichiarazioni fatte ieri dal Ministro Salvini qui, che ha detto che si fanno nuove caserme dei vigili del fuoco e ci sono 500 milioni…

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, lei ha un minuto.

ENRICO BORGHI (PD). Un minuto, sì. Il rappresentante del Governo è del MoVimento 5 Stelle. La domanda politica è: ma siete contrari voi del MoVimento 5 Stelle a fare nuove caserme? Dovete darci una risposta, perché il Governo non può venire qui in due giorni e dire un giorno “le facciamo” e il giorno dopo “non le facciamo”. È così, scusate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fiano n. 9/1898/123, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/1898/124.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Di Maio . Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, mi accodo agli interventi che hanno preceduto la discussione di questo ordine del giorno. Noi stiamo cercando di contribuire all'attività del Governo con uno strumento di indirizzo che chiede di trovare più soldi per realizzare un maggior numero di caserme dei vigili del fuoco e per poter ammodernare e ristrutturare quelle esistenti. In questo provvedimento sono previsti 5 milioni di euro all'anno, dal 2019 al 2023, per effettuare tutti questi interventi: è evidente che sono risorse insufficienti. Quello che chiediamo è un impegno a cercare più soldi, compatibilmente con le criticità esistenti. Non capiamo perché si debbano andare a porre ulteriori precisazioni quando già sono contenute nel testo. Allora, o si torna indietro rispetto alla proposta di riformulazione, o, evidentemente, siamo costretti a procedere con la richiesta di voto. Peraltro, è una richiesta reiterata, è una richiesta che abbiamo avanzato anche in altri decreti-legge, in altri disegni di legge che si sono esaminati, è una richiesta che stiamo sottoponendo non avendo avuto fortuna con gli emendamenti sotto forma di ordine del giorno, per cui è un semplice impegno. Però, evidentemente, c'è una scelta politica, che è quella di non andare nella direzione di investire più soldi per dare più strumenti, più strutture ai vigili del fuoco e ai cittadini. Se questa è la volontà, ditelo chiaramente, ma non proponete riformulazioni ridondanti, che non fanno altro che svilire il significato stesso dell'ordine del giorno e lo strumento che noi stiamo proponendo. Abbiate il coraggio di prendere una posizione chiara e di dire se siete favorevoli o no a trovare maggiori risorse: se non siete favorevoli, i vigili del fuoco e i cittadini ne prenderanno atto, se siete favorevoli probabilmente vi prenderete anche un applauso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/1898/124, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Ordine del giorno Ceccanti n. 9/1898/125. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Come hanno già detto i colleghi precedenti, è un po' surreale l'atteggiamento del Governo nel non volere sbloccare un parere, soprattutto perché questo intento di precisione estrema stilistica è portato avanti in relazione ad un provvedimento che ha tante perle. Richiamo in particolare una cosa sola: il comma 20 dell'articolo 1 di questo provvedimento, su cui a noi vengono fatte osservazioni stilistiche, è suddiviso in 26 lettere, la maggioranza delle quali a loro volta suddivise in numeri, in alcuni casi in sotto numeri, lettere e numeri e sotto numeri che introducono sostituzioni in specifici commi di articoli del codice dei contratti pubblici. Insomma, il testo è un guazzabuglio, ma se noi presentiamo un ordine del giorno ci dev'essere una purezza stilistica: un doppio standard che non si giustifica. Quindi, qui non si sblocca nulla: almeno la giornata di oggi passerà alla storia per aver sbloccato Radio Radicale, nonostante il parere del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceccanti n. 9/1898/125, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgis n. 9/1898/126, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ordine del giorno Pollastrini n. 9/1898/127. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Presidente, insisto sul voto per le ragioni che hanno espresso con grande chiarezza i colleghi prima di me e per qualche motivo in più. Uno è che esiste un testo e questo testo - mi scusi, sottosegretario - è ancora ambiguo, pasticciato, ed esiste un contesto: vedere il testo nel contesto io penso sia sempre parte della responsabilità della politica. Allora, il contesto in cui noi ci troviamo a discutere di ogni emendamento, è quello su cui sono intervenute colleghe e colleghi con intelligenza e passione, quello di un Governo, di una maggioranza che finora hanno chiuso le porte, le finestre a cambiamenti veri, sostanziali di questo decreto-legge; aggiungo che è stato fatto ciò in un momento particolare, particolarmente drammatico della vita del nostro Paese, ma anche - questa non è una cosa secondaria - nella valutazione che noi siamo tenuti a dare. Quindi, lasciare agli atti, lasciare agli atti! So che appariamo noiosi, ridondanti a molti in quest'Aula, ma lasciare agli atti la nostra opinione equivale a consegnare il nostro pensiero non ad un archivio polveroso, ma alla volontà di combattere, in nome di una contrarietà, in alcuni casi, per alcuni capitoli di questo decreto-legge, indignata. Vedete, rubo le parole di un importante scrittore che diceva: “Se fossi un antiquario mi dedicherei alle cose vecchie; sono uno storico e per questo amo la vita”. Ecco, noi preferiamo metterci nelle scie dello storico, perché a noi piace la storia e continuiamo ad imparare.

Ed allora amiamo la vita, la vita di quelle ragazze e quei ragazzi in movimento per l'ambiente, che questo decreto-legge - l'hanno illustrato l'onorevole Braga e tanti altri – umilierà, per le sue ambiguità. Amiamo la vita, in particolare di quei lavoratori e di quegli operai che vanno nei cantieri e che avranno meno insicurezze, amiamo la vita messa in discussione da tutti, da mafia, camorra e 'ndrangheta, e una illegalità diffusa. Per queste ragioni, vedete, noi esprimiamo sempre un'opinione di merito. Credo che le colleghe e i colleghi abbiano mostrato grande sapienza, grande competenza, ma insieme, sì, esprimiamo anche una valutazione politica, politica, perché crediamo in una politica seria e utile. E allora, ne parlava l'onorevole Gariglio, a proposito di linguaggio, voi mettete la fiducia su questo decreto e contemporaneamente togliete la fiducia…

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore vuole intervenire?

BARBARA POLLASTRINI (PD). …ho quasi finito, Presidente. Dicevo, voi mettete la fiducia e contemporaneamente togliete la fiducia: associazioni, civismo, sindaci e sindacati, proclamate la sicurezza e levate la sicurezza, parlate di crescita e penalizzate aziende che vorrebbero competere nella trasparenza, parlate di partecipazione e le zone terremotate non vengono sufficientemente ascoltate. Ma vedete, e ho finito, Presidente, una spiegazione l'ha data in quest'Aula, non frequentatissima, da quei banchi, ieri sera, un collega della maggioranza, quando ha detto: basta lacci, basta laccioli. Allora, finisco così: non vi è servita la lezione di una crisi dura, di una diffusa questione morale, a farvi considerare il fallimento di quelle ricette? Non è servita a farvi meditare sulle conseguenze drammatiche della bulimia di potere e di un capitalismo, quando è lasciato a essere selvaggio, senza un governo razionale e intelligente della politica? Non vi è servito tutto questo? A noi sì, perché dicevo, noi amiamo la storia e perciò amiamo la vita futura, noi sì! E quando ci sono delle criticità, le sappiamo correggere. Se ad un incrocio la lampadina di un semaforo si guasta, la buona norma è sostituire la lampadina, non togliere il semaforo, come state facendo voi, sulle regole. Temo che portandovi via il semaforo, ora davvero i drammi si moltiplicheranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/127 Pollastrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/128 Librandi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione. Illustrissimo sottosegretario, i Vigili del fuoco sono un'istituzione che da sempre, nel nostro Paese, è amata e apprezzata. La valenza del loro lavoro è riconosciuta da tutti, non solo in Italia. Nel 2017, i Vigili del fuoco italiani hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento World of Firefighters - Conrad Dietrich Magirus Award, che premia ogni anno i Vigili del fuoco che si sono distinti in maniera particolare, a livello mondiale, in interventi di soccorso. La squadra italiana che si è confrontata in finale con altri team di nove Paesi è stata riconosciuta come la migliore al mondo per l'efficienza, la professionalità ed il coraggio dimostrato in occasione del sisma del 2016 in centro Italia. I vigili del fuoco sono sempre stati al fianco ed al servizio degli italiani nei momenti più difficili delle gravi tragedie che hanno colpito il nostro Paese. Tutti li ricordiamo in azione in occasione di calamità naturali, terremoti o inondazioni. Le immagini dei Vigili del fuoco che scavano nelle macerie di Amatrice, o de L'Aquila, o in mezzo alla neve di Rigopiano, o fra i resti del ponte di Genova, sono presenti nella memoria di tutti noi. Ma i Vigili del fuoco sono anche quelli che ci sono vicini e ci aiutano nei piccoli o grandi problemi quotidiani, che capita ad ognuno di noi di dover affrontare. Sempre presenti, sempre al nostro fianco, sempre al servizio dei cittadini, in condizioni di emergenza, trasferendoci sicurezza e competenza.

Seppure negli ultimi anni siano stati compiuti molti sforzi per migliorare le loro condizioni operative, tecniche ed economiche, sennò non potevano vincere il primo premio al mondo l'anno scorso, dobbiamo tendere gradualmente ad incrementare gli organici, ad adeguare le sedi operative, ad ammodernare le loro dotazioni. Apprezziamo lo stanziamento di 5 milioni di euro previsto dal decreto “sblocca cantieri” per l'acquisto, la costruzione e l'adeguamento delle sedi di servizio del Corpo, ma non bastano, ci vuole molto di più. La riformulazione, inoltre, rende ancora più inefficace l'azione del Governo, come hanno detto i miei colleghi. Per quanto questa azione debba essere condotta con impegno e costanza in tutto il territorio nazionale, vorrei richiamare la vostra attenzione sulla necessità di sostenere fortemente l'azione dei Vigili del fuoco nei territori montani: i fenomeni delle valanghe in inverno, degli incendi boschivi in estate e del diffuso dissesto idrogeologico delle aree montane, che si manifestano in molte occasioni, con frane, smottamenti o esondazioni, sono delle peculiari criticità di questi territori, che richiedono una presenza costante, capillare e ben organizzata delle squadre di Vigili del fuoco, a tutela della sicurezza e, in tante occasioni, della salvezza dei cittadini e dell'ambiente.

Con questo ordine del giorno chiediamo, perciò, al Governo di considerare le particolari esigenze delle aree montane e adottare ogni iniziativa utile a reperire concretamente ulteriori risorse da destinare alla costruzione in tali zone di nuove sedi di Vigili del fuoco o al miglioramento di quelle esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. I colleghi Ferro, Caretta e Ciaburro hanno sottoscritto l'ordine del giorno, così come il collega Enrico Borghi e i colleghi Gribaudo, Paita, Gadda, immagino che tutti gli altri lo firmeranno in forma scritta, insieme a Marco Di Maio, Rotta e De Maria, che hanno sottoscritto anche loro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/128 Librandi, con il parere contrario del Governo, nonostante le sottoscrizioni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/129 Buratti, che poi sarà identico all'ordine del giorno n. 9/1898/165 Fidanza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buratti. Ne ha facoltà.

UMBERTO BURATTI (PD). Grazie, Presidente. Accettiamo la riformulazione, grazie.

PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo dunque all'ordine del giorno n. 9/1898/130 Braga. Prendo atto che accetta la riformulazione. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/131 Del Basso De Caro. Accetta la riformulazione? No, non la accetta e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Prego, ne ha facoltà.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Non accetto la riformulazione perché questo è uno dei casi nei quali la locuzione “valutare la opportunità di”, che sovente è in uso, non va bene, non è sufficiente.

C'è, invece, una valutazione di necessità, è un problema di coordinamento normativo. Badate, il disegno di legge che oggi è in votazione innova molto più radicalmente di quanto non si pensi il codice dei contratti, decreto legislativo n. 50 del 2016, e tra le innovazioni che apporta vi è naturalmente il ritorno al regolamento di esecuzione unico, che prende luogo delle linee guida. Si dice, nel disegno di legge, che nei sei mesi il regolamento completerà l'iter; è una benevola previsione, molto positiva, forse, fantasiosa, perché le linee guida del vecchio regolamento de Lise, quelle del 2006, impiegarono quattro anni per completare l'iter. Ma il problema di diritto temporale che sorge riguarda proprio il recepimento nel nuovo testo di una serie di provvedimenti che non sono attualmente oggetto di modifica e che, però, sono superati dallo ius superveniens e, quindi, sono inapplicabili; è scritto molto bene nell'ordine del giorno e, quindi, non vi infliggerò la ulteriore sanzione delle letture, ma il tema sul quale desidero che l'Aula si esprima è esattamente questo, quello, cioè, non di prevedere la possibilità o di valutare l'opportunità, ma di stabilire l'esigenza per coloro che saranno gli immediati fruitori del codice, quindi, immagino, cittadini, imprese, amministratori, di evitare di soggiacere ad interpretazioni molto arbitrarie. Quindi, l'impegno che si chiedeva al Governo era quello di chiarire la vigenza delle linee guida e dei decreti ministeriali fino all'approvazione del regolamento unico, valutando, qui sì, l'opportunità di prevedere anche una eventuale disciplina transitoria; poi, ancora, di recepire i contenuti delle linee guida nelle materie che saranno contenute nel regolamento unico, assicurare il coinvolgimento di ANAC, che è completamente pretermesso nel disegno di legge, ed, ancora e da ultimo, prevedere l'iter parlamentare nelle Commissioni ai fini dell'espressione del parere di competenza sul regolamento unico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/131 Del Basso De Caro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 16,14)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/132 Orlando, con il parere favorevole del Governo. Non si insiste per la votazione. Passiamo dunque all'ordine del giorno n. 9/1898/133 Gadda, sul quale c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Gadda, accetta la riformulazione?

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. Chiedo un ripensamento da parte del Governo. Signora Presidente, il termine evocativo “sblocca cantieri” dovrebbe fare immaginare una semplificazione di norme e procedure per consentire competitività e trasparenza nella realizzazione di opere pubbliche. Lo dirò in modo banale, realizzare le opere che servono nei tempi e a costi certi, questo chiede il Paese e questo avete raccontato in tante campagne elettorali. Con queste premesse, ci saremmo aspettati coraggio, misure all'altezza di queste aspettative, misure di sistema e strutturali, basate su un principio di trasparenza e certezza nella disciplina degli appalti pubblici e il Partito Democratico non si è tirato indietro rispetto a questo. Ogni norma, ogni riforma necessita di un punto di valutazione ed eravamo a vostra disposizione per migliorare questo decreto, per migliorare questo provvedimento. Invece, intervenite con misure estemporanee per le quali servirà un nuovo regolamento generale, per le quali serviranno diciotto decreti attuativi, insomma, si getterà il sistema nell'incertezza e ben sappiamo quanto l'incertezza sia la peggior nemica delle aziende sane.

Sull'incertezza, consentitemi una valutazione per quando si mette mano alle riforme; già questo terreno scivoloso l'avete sperimentato in altri provvedimenti, due giorni fa, addirittura, nel “decreto crescita”, ancora una volta rimettete mano, approvando un emendamento della Lega, alla riforma del terzo settore, le riforme sono dei passaggi importanti, bisogna saperle leggere, bisogna saperle valutare e perché procedete così? Perché è una vostra caratteristica, procedere per collage di interessi sparsi. Nel “decreto crescita”, pensando di fare un favore probabilmente alle bande musicali, date un danno a tutti gli enti del Terzo settore e alle bande musicali stesse e, quindi, probabilmente, quando si mette mano a una riforma, si devono valutare tutti gli effetti.

Ma, tornando al decreto e all'ordine del giorno, non siete intervenuti sul vero tema, la riduzione dei tempi delle procedure e nulla avete fatto, nulla avete posto in essere per effettuare un contrasto vero alle infiltrazioni della criminalità organizzata, che sono il vero tema, il vero elemento che mina la competitività del Paese, la sana concorrenza tra imprese. Quindi, che cosa si fa in questo decreto? Si sospende, perché è il vostro modo di procedere, così come da mesi fate per i miliardi bloccati di opere pubbliche, per la incapacità di questo Governo di decidere.

In queste ore, ho letto, anche con un sorriso, le affermazioni del Ministro Centinaio che stava commentando l'indagine che ha pubblicato proprio ieri Nomisma, che fotografa la situazione delle opere pubbliche e lega l'assenza, la carenza di opere pubbliche, soprattutto nel Meridione d'Italia, alla difficoltà che le nostre aziende, persino nel settore agroalimentare, hanno nel competere in un mercato sempre più complesso, e questa assenza di opere pubbliche, fisiche ed immateriali, di fatto, risponde a quell'esigenza che noi abbiamo, quella bandiera che voi sbandierate ad ogni dove sul famoso made in Italy. Il Ministro Centinaio ha affermato, questa mattina: “Basta farsi concorrenza all'estero con armate Brancaleone”. Probabilmente, l'armata Brancaleone questo decreto l'avrebbe scritto meglio di quello che avete fatto voi in questo provvedimento. E, cosa fate? Sospendete un principio cardine del codice degli appalti, la riduzione delle stazioni appaltanti, perché, viene il dubbio, da questo punto di vista, credo che non vi interessino la qualità e l'ottimizzazione dei processi. Sospendete e ritornano parole che avevamo immaginato di eliminare dal nostro orizzonte: l'appalto integrato, il massimo ribasso, la pratica del subappalto; tutti temi, lo sappiamo tutti, che sono fortemente connessi a un altro argomento che è stato citato da tanti colleghi questa mattina, che è assente dai radar di questo Governo: la sicurezza sul lavoro.

E, poi, sui commissari avete fatto il capolavoro. Voi state dando un messaggio al Paese fondamentale, essenziale. Voi state dicendo che per fare le opere pubbliche in questo Paese non servono norme chiare e certezza nella loro applicazione, bisogna ritornare, come è sempre stato fatto in questi decenni di storia repubblicana, all'emergenza, a commissari, con una accezione, però, a commissari che non fanno più riferimento, perché avete sospeso questa misura, all'albo che ANAC, con difficoltà e con competenza, aveva messo in atto. Però, anche questo, si tratta di commissari di cui non sappiamo nemmeno di quali opere pubbliche si dovranno occupare, perché questo probabilmente lo attenderemo dal Ministro Toninelli, un Ministro che in questi lavori parlamentari non si è visto e che, probabilmente, nei suoi cassetti ha ancora le analisi costi-benefici.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gadda.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Quindi, e concludo, chiedo al Governo di ripensare alla valutazione di questo ordine del giorno, dove si chiede semplicemente di valutare, a fine anno, gli effetti di queste sospensioni. Non si chiedono costi aggiuntivi, si chiede semplicemente di valutare gli effetti delle sospensioni. Una misura di buonsenso, una richiesta di buonsenso che credo non possa che essere accolta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/133 Gadda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Prendo atto che l'onorevole De Filippo non accetta la riformulazione proposta dal Governo e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1898/134.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/134 De Filippo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Ordine del giorno n. 9/1898/135 Critelli, parere favorevole, non si insiste. Ordine del giorno n. 9/1898/136 Miceli, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1898/136, onorevole Miceli?

CARMELO MICELI (PD). Presidente, vorrei che si desse lettura della riformulazione, ove possibile.

PRESIDENTE. Quindi, chiede al sottosegretario di leggere nuovamente la riformulazione. Prego, sottosegretario.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, signora Presidente. Allora, la riformulazione consiste nell'eliminare le premesse e nel modificare l'impegno, espungendo le parole “anche normative”. Quindi, l'impegno rimane così come è stato indicato dal sottoscrittore a meno di queste due parole.

PRESIDENTE. Onorevole Miceli, accetta la riformulazione?

CARMELO MICELI (PD). No, Presidente, e chiedo di intervenire.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Veramente non riesco a comprendere una simile proposta di riformulazione. Nel motivare l'ordine del giorno c'eravamo semplicemente permessi di ricordare quello che state concretamente facendo e, al di là dei giudizi, credo che sia doveroso ricordare che state eliminando, sospendendo e rendendo inattivo l'obbligo per i comuni non capoluogo di provincia di centralizzare le procedure di cui all'articolo 37, comma 4, il divieto dell'appalto integrato che, anzi, state reintroducendo nella formula sperimentale e l'obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all'albo istituito presso l'Anac, di cui all'articolo 78.

Inoltre, state introducendo la possibilità offerta agli enti aggiudicatari nei settori ordinari di decidere di esaminare l'offerta prima della verifica dell'idoneità degli offerenti, estendendo dunque questa norma anche ai settori ordinari; avete introdotto l'aumento del 40 per cento rispetto a quanto previsto dal codice dei contratti rispetto alla soglia prevista per il subappalto rispetto all'importo complessivo del contratto dei lavori e avete, nel contempo, sospeso l'obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta.

Ancora, avete del tutto esautorato - o quasi del tutto esautorato - l'Autorità nazionale anticorruzione per buona parte delle sue prerogative; avete eliminato l'albo dei direttori dei lavori negli appalti affidatari dei contraenti generali; avete cancellato il divieto di affidare i lavori in subappalto anche alle imprese partecipanti alla stessa gara, così consentendo di fatto a priori la possibilità di un cartello tra le gare e, quindi, un condizionamento della gara stessa e, inoltre, avete moltiplicato a dismisura e a discrezione libera dell'Esecutivo la nomina dei commissari. Come se non bastasse, in particolare rispetto all'articolo 4-ter avete pure previsto la possibilità che i commissari, nella specie il commissario incaricato di occuparsi della vicenda del sistema idrico del Gran Sasso, in forza del comma 9, possa da solo e nel rispetto semplicemente di un decreto ministeriale derogare anche alla normativa finalizzata al rilascio della certificazione antimafia.

Ecco, rispetto a tutto questo, ci eravamo permessi di segnalare due aspetti e non tanto rimarcare, infierendo, quello che aveva detto l'ufficio parlamentare di bilancio, che aveva criticato la mancanza di una strategia complessiva e che aveva criticato il modo spurio di legiferare, quanto piuttosto ci eravamo permessi di segnalare come esistesse, anche e soprattutto, un problema di tecnica redazionale della norma, perché, in concreto, se si prevede la possibilità di aggredire un codice come quello degli appalti, che è un codice fatto di pesi e contrappesi e che è stato studiato nel tempo molto bene, e si prevede di delegiferare rispetto a questo, che è una legge, attraverso una norma di rango inferiore, cioè un decreto ministeriale, di fatto si realizza quella che tecnicamente si chiama “delegificazione spuria”, con un rischio di anticostituzionalità connesso in questa tecnica operativa.

Rispetto a ciò chiedevamo il minimo sindacale, sottosegretario, cioè chiedevamo semplicemente un impegno di carattere generico a che, attraverso anche - e non senza - ma anche e soprattutto delle norme, si salvaguardasse quella che è la costruzione legislativa in tema di lotta alla criminalità organizzata. Rispetto a questo - e le dico la verità - l'offerta di una riformulazione che tolga “anche”, cioè il vincolo normativo, appare poco comprensibile o, meglio, le devo dire che forse fino a ieri - anzi, forse prima delle elezioni - sarebbe apparsa poco credibile. Quando poi, però, ieri si verificano dei fatti di cronaca che portano all'arresto di consulenti del principale partito di maggioranza, nonostante i numeri di quest'Aula principale partito di maggioranza, vero king maker della maggioranza, e quando, nel contempo, si verifica la disperazione del principale vero partito di maggioranza con l'assoluta necessità di rimanere in quest'Aula tutto mi appare molto più chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/136 Miceli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Ordine del giorno n. 9/1898/137 Bazoli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1898/138 Verini, parere favorevole con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno.

WALTER VERINI (PD). Presidente, è possibile che sia riletta la riformulazione prima di decidere?

PRESIDENTE. Sottosegretario, se può rileggerla.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, ci mancherebbe. L'ordine del giorno è accettato con le seguenti riformulazioni: vengono tolte tutte le premesse e l'impegno del Governo è riformulato nel seguente modo che leggerò: “nell'ambito delle sue proprie prerogative, ad adottare tutte le necessarie iniziative e misure di monitoraggio sull'applicazione, al fine di evitare qualunque cedimento della struttura normativa ed organizzativa atta a contrastare le infiltrazioni mafiose nel sistema degli appalti pubblici, in particolare con riferimento al subappalto”.

PRESIDENTE. Onorevole Verini, accetta la riformulazione?

WALTER VERINI (PD). No, Presidente, perché ho voluto che venisse riletta davvero perché volevo essere sicuro di avere capito bene. Per esempio, nel dispositivo noi chiedevamo il ripristino delle verifiche sui requisiti dei subappaltatori in sede di gara. Bene, questa cosa non è stata accettata. Allora ci poniamo alcune domande, anche se ho avuto come l'impressione che il Governo non sia stato molto ricettivo sulle proposte; è un'impressione, per carità, magari ho capito male. Ma vi rendete conto - lo dico, tramite il Presidente, a lei che in questo momento rappresenta il Governo pro tempore - che la sfida di questo Paese è cercare di tenere insieme velocità con legalità, velocità dell'esecuzione con la trasparenza? Questa è la sfida che qualsiasi Governo serio - noi ci abbiamo provato, in parte riuscendoci - si deve porre. Voi, invece, avete fatto un capolavoro: non riuscite a garantire né la velocità, né la legalità.

Siete costretti a fare una cosa che pomposamente e impropriamente chiamate “sblocca cantieri”, perché è un anno che bloccate l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), è un anno che bloccate i cantieri. E allora davvero - lo dico con un po' di polemica, naturalmente - tenere insieme queste due cose sarebbe un obbligo, come vi hanno detto e vi hanno chiesto, ma per fare diversamente, associazioni professionali, tutto il mondo antimafia, l'Anac, le organizzazioni sindacali. La stessa ANCE vi ha detto “cambiate delle cose”, per non parlare delle cose che egregiamente hanno detto i colleghi delle zone terremotate. Eppure voi con questo provvedimento ripristinate delle cose inaccettabili, pericolose: la sospensione di parti significative del codice degli appalti; la coincidenza, in certi casi, di controllato e controllore, cosa che sembrava appartenere al passato; la logica opaca, emergenziale, dei commissariamenti; il ripristino dei massimi ribassi; l'innalzamento delle soglie per le procedure di evidenza pubblica per le gare, lasciando spazio a chissà quali discrezionalità.

Queste sono cose serie che obiettivamente aprono la strada a interrogativi inquietanti. E su una cosa, su cui non credevo davvero alle mie orecchie, voi avete messo in discussione una richiesta, quella di verificare la qualità delle imprese subappaltatrici. Bene, a voi non interessa che magari queste imprese possano non essere serie, non interessa che possano magari essere colluse con la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non vi interessa che magari queste imprese possano sfruttare il lavoro non rispettando i contratti, non vi interessa che queste imprese possano non rispettare le regole per la sicurezza sul lavoro. Ecco perché non credevamo alle nostre orecchie, dovrebbero essere cose elementari. Allora, concludendo e chiedendo di votare questo nostro ordine del giorno, voglio fare un'ultima amara riflessione. Per uno dei partner del Governo, la Lega, è evidente che la legalità è un optional (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e per l'altro partner del Governo, i 5 Stelle, è un'ipocrisia; e lo si vede, perché anche su un tema che vi dovrebbe unificare, quello che dice Salvini della sicurezza, abbiamo l'impressione che l'unica sicurezza di cui Salvini sappia parlare è quella delle cassette di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dentro cui ci possono essere proventi anche di soldi che vengono da traffici illeciti. Per questo motivo chiediamo di votare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Presidente, grazie. Credo che ovviamente sta a lei decidere se quanto appena sostenuto dall'esponente del Partito Democratico fosse intanto concernente l'ordine del giorno che si stava discutendo. Dopodiché mi permetta, però, che lezioni di morale da esponenti umbri del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), che hanno ridotto l'Umbria nelle condizioni che ben sappiamo, dove è in corso un'indagine giudiziaria gravissima, stante la penetrazione di esponenti di altissimo livello del Partito Democratico in quelli che sono i concorsi e che hanno messo a rischio la sanità pubblica dei cittadini, noi non le accettiamo, sia chiaro, onorevole Verini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito sempre a stare sugli ordini del giorno e poi ad evitare che la critica politica possa trascendere in dileggio o comunque in insinuazioni atte ad offendere altri gruppi politici, così da garantire il buon andamento dei lavori.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/138 Verini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/139 De Luca, su cui c'è un parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno noi chiedevamo un impegno al Governo di modificare una normativa che loro hanno inserito in questo presunto decreto “sblocca cantieri” e che ha modificato in modo parziale, temporaneo e disorganico la regolamentazione sul cosiddetto end of waste, cioè sul completamento del ciclo di rifiuti per alcuni materiali che sono utilizzati dalle nostre aziende in settori strategici e importanti della nostra economia. Con la normativa che avete inserito in questo codice degli appalti dello “sblocca cantieri” e la modifica al codice degli appalti voi non avete dato risposta alle problematiche delle tantissime aziende del nostro Paese nel settore delle costruzioni, delle demolizioni o della gomma, e, soprattutto, non avete colto l'occasione offerta dalle direttive sulla transizione verso l'economia circolare per poter utilizzare e dare una mano a tante imprese green del nostro Paese. Ma questo non ci stupisce perché, d'altra parte, sono più di tre mesi che voi non riuscite a nominare un Ministro per le politiche europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e di questo, francamente, dovreste assumervene la responsabilità. Per cui non ci stupisce la vostra incapacità di rispettare queste direttive. L'ordine del giorno riguardava un aspetto, quindi, essenziale e coglieva una delle problematiche più forti che noi stiamo rilevando in queste ore. Quello che noi abbiamo sostenuto da tempo, cioè che il codice degli appalti poteva, sì, essere modificato, ma in modo serio e in modo responsabile. Il Paese, come ha ricordato Cantone nelle scorse ore, ha bisogno in questo settore specifico di chiarezza, di stabilità e di certezza delle regole e delle norme. Voi state facendo l'esatto contrario e state creando un disorientamento enorme negli operatori economici e in tutti i funzionari pubblici che dovranno procedere nelle prossime settimane o nei prossimi anni ad applicare le nuove norme disorganiche che saranno il risultato di questo decreto.

Voi avete inserito, creato - lo ricordavamo ieri - un nuovo istituto giuridico nel nostro ordinamento, quello della sospensione a titolo sperimentale delle norme e delle regole del codice degli appalti, e, francamente, ancora non avete chiarito al Paese e a quest'Aula di cosa si tratta. Come faranno i comuni che non dovranno più rivolgersi per obbligo alle centrali di committenza a organizzare e a procedere a delle gare d'appalto, se non sanno cosa succederà tra due anni, cosa succederà delle linee guida dell'Anac, sospese per un anno e mezzo? Dopo un anno e mezzo cosa succederà?

E, soprattutto, questi comuni non capoluogo di provincia che dovranno applicare nuove regole transitorie come faranno a procedere alle gare se avete tagliato le risorse a questi enti e se questi enti non hanno il personale adeguato, perché con “quota 100” c'è una carenza enorme di personale nella pubblica amministrazione e voi non ponete rimedio a queste problematiche?

Dovevate razionalizzare le 56 mila stazioni appaltanti che esistono nel nostro Paese, invece avete creato nuovi commissari straordinari con poteri che non sono definiti e previsti da questa normativa e che saranno oggetto di contenziosi enormi in sede civile, in sede amministrativa e probabilmente anche in sede contabile. Avete creato altri due organismi e due società, la società Sport e Salute Spa e la società Italia Infrastrutture Spa, ma non avete chiarito ancora oggi quali sono le loro attribuzioni e le loro competenze specifiche e soprattutto gli strumenti di governance di cui sono destinatarie queste strutture. Avete poi previsto questa modifica normativa per il sotto soglia, per gli appalti sotto i 5 milioni e mezzo di euro, introducendo di nuovo il principio del minor prezzo: questo è un principio grave, perché da solo mette a rischio la qualità delle opere e la sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Questo è un problema enorme, di cui non potete non farvi carico. C'è un tema conclusivo - e mi avvio a terminare - per alimentare e incentivare gli appalti, le gare, i servizi, le opere pubbliche nel Paese: l'Italia avrebbe bisogno di stabilità innanzitutto politica, e voi avete fatto l'esatto contrario in questo quasi anno di Governo, perché avete creato incertezza sui grandi temi delle grandi opere, penso al TAP, penso alla TAV, per la quale avete fatto partire i contratti con la cosiddetta clausola di dissolvenza. Di quale stabilità parlate, da un punto vista politico-istituzionale? Soprattutto, per far partire le opere e le gare bisogna mettere le risorse e i soldi, e bisogna immaginare strumenti seri di pagamento alle aziende che vantano crediti verso la pubblica amministrazione, e voi state perdendo credibilità da giorni perché proponete di pagarli con moneta virtuale e con “mini BOT”. Le imprese scappano da questo Paese, lo stiamo vedendo ogni giorno, purtroppo, sulla pelle di tanti lavoratori. Le imprese ormai stanno aspettando la vostra futura proposta di essere pagati col Gratta e Vinci o con i biglietti della Lotteria Italia.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). Il Paese ha bisogno di serietà e di responsabilità, ed è quello che avreste dovuto fare modificando il codice degli appalti. Per questo siamo contrari e vi chiediamo un ripensamento su questo ordine del giorno e su tutta la riformulazione del codice degli appalti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, ritenendo che non si possa perdere l'occasione di adeguarsi al pacchetto di direttive europee circa l'economia circolare, chiedo l'autorizzazione a sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Luca n. 9/1898/139, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Sull'ordine del giorno Bordo n. 9/1898/140 c'è un parere favorevole con riformulazione: Onorevole Bordo, accetta la riformulazione?

MICHELE BORDO (PD). No, non accetto la riformulazione, perché se accettassi la riformulazione proposta dal Governo l'ordine del giorno non avrebbe più ragione di esistere, ed è questo il motivo per il quale richiamo l'attenzione del Governo, che ha proposto una riformulazione francamente incomprensibile e irragionevole. Poi, alla fine, mi permetterò - anche se so bene che non potrei farlo - di suggerire al Governo una nuova riformulazione, che potrebbe andare incontro anche all'esigenza, comprensibile, eventualmente, che il Governo pone con la riformulazione che ha proposto.

Tra le ragioni per le quali noi abbiamo espresso la nostra contrarietà nei confronti di questo provvedimento, di questo decreto, c'è anche ciò che è contenuto nell'articolo 4. Cosa prevede l'articolo 4? L'articolo 4 prevede la possibilità che il Presidente del Consiglio dei ministri, attraverso un DPCM, possa individuare opere ritenute prioritarie e strategiche e nominare dei commissari che avrebbero la possibilità di agire in deroga, cioè al di sopra della legge. Tralascio tutta la discussione che su questa materia c'è stata nella scorsa legislatura quando alcuni deputati che ora sono nella maggioranza erano all'opposizione, mi ricordo ancora gli interventi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e anche del capo politico del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, quando noi ci permettevamo di affrontare qualche emergenza nominando i commissari che avevano il potere di agire in deroga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma tralascio questo aspetto, che è tutto politico, voglio stare al merito. Voi introducete una norma che può addirittura anche essere incostituzionale, perché comunque dovrebbe esserci sempre una legge a stabilire i criteri, i presupposti per agire in deroga, e non un atto amministrativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la ragione per la quale noi diciamo una cosa molto semplice, in questo ordine del giorno: diciamo che impegniamo il Governo a valutare gli effetti applicativi della normativa introdotta richiamata in premessa, cioè la richiesta di agire in deroga con un DPCM, al fine di prevedere con strumento normativo di rango primario l'individuazione di criteri precisi per l'individuazione delle opere ritenute prioritarie. Il Governo, nella proposta di riformulazione, dice praticamente che accoglie l'ordine del giorno, ma a condizione che salti tutta la parte che va da “al fine” fino a “prioritarie”: capite bene che così l'ordine del giorno non avrebbe più senso, sarebbe stato meglio se il Governo avesse espresso un parere contrario, ed è la ragione per la quale chiedo al Governo di ripensarci. Semmai, potrebbe scrivere, potrebbe proporre, anziché eliminare la parte da “al fine di prevedere” fino a “prioritarie”… Se il Governo però ascoltasse, probabilmente… Governo?

PRESIDENTE. Il Governo è presente e sta ascoltando.

MICHELE BORDO (PD). Se il Governo ascoltasse, probabilmente potremmo anche venirci incontro. Se anziché proporre l'eliminazione della parte che va da “al fine” fino a “prioritarie”, voi proponeste “al fine di prevedere, eventualmente con strumento normativo di rango primario”, salveremmo tutto e andremmo incontro sia al problema che noi poniamo, cioè che si possa agire in deroga attraverso una norma di rango primario, sia la possibilità che voi, dopo un po', facciate un approfondimento su come ha funzionato la norma che avete introdotto al fine di valutare eventualmente l'utilizzo poi di una norma di rango primario. Mi pare assolutamente ragionevole l'ordine del giorno, e anche la riformulazione che forzando mi sono permesso anche di proporre. Onestamente mi aspetterei dal Governo che venisse incontro a questa proposta che ho avanzato, perché, se anche così non fosse, evidentemente saremmo di fronte veramente ad una posizione assolutamente irragionevole e incomprensibile e che non potremmo assolutamente accettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi sembra che il Governo non intenda replicare. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bordo n. 9/1898/140, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/141 Annibali, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Non accetta la riformulazione, quindi insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/1898/141 Annibali.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/142 Mauri, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Mauri, non accetta la riformulazione?

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD). Grazie Presidente, non accetto la riformulazione per una ragione abbastanza chiara; io ho voluto inserire apposta - mi confido con lei - questo termine alla fine del mio ordine del giorno: “impegna il Governo a valutare gli effetti”; per cui mi sono detto: se già io scrivo “a valutare” non mi metteranno un altro “a valutare a valutare”, perché “a valutare” al quadrato non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E invece, come al solito, questa classe dirigente che si ritrova questo Paese in questo momento riesce a valutare anche al quadrato.

Ma mi sa che le valutazioni non le ha fatte benissimo, se non altro per questo: quando si parla di codice degli appalti bisogna fare molta attenzione; uno, perché codice è una parola seria, che definisce l'insieme delle norme che presiedono alla gestione di quel singolo settore e per cui è una cosa importante.

Derogare al codice non suona bene, soprattutto se la seconda parola è “appalti” e c'è una cosa su cui bisogna stare molto attenti, su cui noi spesso e volentieri, come dire, mettiamo tutta la nostra attenzione anche da amministratori; e guardate, da amministratori - qui ce ne sono anche abbastanza, ma probabilmente non in maniera sufficiente - a me fa molto specie quando mi rendo conto, pensando alla scorsa legislatura, che tanti qui ci hanno spiegato come si stava al mondo, come si dovesse legiferare, quanta attenzione hanno messo sulle regole quando quelle regole ritenevano fossero in qualche modo essere in pericolo, e invece come, con la stessa leggerezza con cui si comportavano giusto qualche anno fa, adesso fanno esattamente il contrario, e cioè l'incoerenza con la quale alcuni si comportano in quest'aula.

Perché guardate, ci sono tre elementi che, a mio modo di vedere, devono essere sempre tenuti in grande considerazione quando si parla di amministrazioni pubbliche: regole chiare, trasparenza, programmazione.

Derogare al codice, definire uno o più commissari, che non si sa su quali opere andranno, che potranno essere indicati adesso o più avanti, vuol dire contraddire esattamente questi tre principi fondamentali e bisogna anche non avere alcuna visione strategica per poter pensare di fare le cose a spizzichi e bocconi.

Questo sempre ammesso e non concesso che ci sia tutta la buona fede che noi possiamo concedere, perché altrimenti qualcuno potrebbe anche pensare che lasciare troppo le mani libere a qualcuno possa portare anche a qualcosa di spiacevole e io, sinceramente, sto vedendo troppo spesso questo Governo e questa maggioranza imporre regole molto rigide, molto rigide a chi è debole e invece lasciare le mani molto libere a chi è molto forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/142 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/143 Morassut, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente, io chiedo il voto su questo ordine del giorno, non accetto la formale e rituale riformulazione del Governo, perché vorrei che restasse, anche qui come in altri passaggi e in altri ordini del giorno, un atto formale che sancisca il voto di questa maggioranza, il voto contrario a questo ordine del giorno, che deve restare agli atti, per quanto poco possa contare, ma deve restare agli atti la responsabilità che voi vi assumete con questo provvedimento e nel dire “no” ad alcune sollecitazioni che sono contenute in questi ordini del giorno.

Qui abbiamo avuto una lunga discussione e le cose ce le siamo dette, le abbiamo dette, ma la questione fondamentale è che voi avete portato questo provvedimento nella più totale confusione, col terrore della scadenza, nel pieno di una protesta di parti consistenti del Paese e le questioni che noi abbiamo sollevato non sono questioni che riguardano una battaglia politica solo dell'opposizione: ci sono gli orientamenti di parti importanti di istituzioni, c'è un fermento e c'è una preoccupazione tra gli operatori economici, nel mondo del lavoro, tra le professioni tecniche, perché questo è un problema che riguarda il Paese nel suo complesso, non è una battaglia politica settoriale.

Quando si parla di edilizia, quando si parla di appalti, quando si parla di opere pubbliche -, peraltro in una discussione in cui il Ministro Toninelli è stato un fantasma dell'opera, fantasma delle opere pubbliche noi non l'abbiamo mai visto né sentito in Commissione e in Parlamento, una discussione così delicata - quando si parla di questa materia si parla dello scheletro del Paese, si parla del capitale fisso, cioè dell'intelaiatura dei beni, del patrimonio che manda avanti l'economia di una nazione.

È un tema che tocca la sovranità del Paese, la sua autonomia e la sua forza nella competizione internazionale e voi non vi potete permettere, colleghi della maggioranza e del Governo, di portare una discussione di questo tipo nel Parlamento con questo straccio di provvedimento, rabberciato in Senato e che arriva in Parlamento, alla Camera, senza la possibilità di una dialettica democratica trasparente.

Riguarda il complesso del Paese, lo scheletro del Paese e riguarda lo sviluppo, i caratteri dello sviluppo.

Se lo sviluppo è infetto, se ci sono preoccupazioni sulla tenuta morale di questo provvedimento, sarà anche lo scheletro del Paese a risultare infetto e a quel punto una nazione può crollare.

Voi, nella maggioranza, ci si riempie la bocca di sovranismo e di trasparenza, ma questo provvedimento è contro la nazione, è contro la trasparenza, rende il Paese più debole in un mondo che è diventato più competitivo e dove anche nel campo delle opere pubbliche e dell'edilizia ci sono grandi player avanzati, tecnologicamente avanzati, dove il nostro Paese rischia di essere, col suo sistema di imprese e con queste correzioni, ancora una volta fanalino di coda.

E poi ci sono altre due questioni: una che riguarda naturalmente l'ordine del giorno; il tema della trasparenza e della democrazia: le abbiamo sperimentate le conseguenze dei commissari messi su tutto, dei commissari che diventano plenipotenziari, ma in assenza totale di trasparenza e nella più totale discrezionalità.

Sono esperienze che abbiamo fatto e che hanno inciso sul tessuto democratico e sul rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, tra le imprese e le istituzioni, non debbo elencare qui i casi.

E c'è un problema che riguarda - ho concluso, su questo voglio concludere - che riguarda una grande questione civile e di civiltà, che è il diritto al lavoro. Lo ha ricordato molto bene ieri la nostra collega Cantone, nel riferimento al Metello di Pratolini: qui si rischia il ritorno al mercato delle braccia, soprattutto nel Mezzogiorno. Ed è questa che emerge da queste correzioni al codice e alle procedure una scelta che si va ad incrociare con quello che è stato approvato in questo Parlamento nell'ambito dei decreti sulla sicurezza: quelle schiere di invisibili, di immigrati, che arriveranno in Italia non controllati, perché con quei decreti sono stati abbassati i livelli di controllo degli accessi, molte di quelle persone, finiranno sotto il mercato nero del mercato delle braccia, in un sistema più chiuso, più arretrato, più vecchio e medievale. Questa è la responsabilità che vi state prendendo, colleghi della maggioranza che rappresentate - e ho chiuso - il Paese più cupo. Noi vogliamo rappresentare un altro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/143 Morassut, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/144 Berlinghieri, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/144 Berlinghieri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/145 Sensi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1898/146 Moretto, accolto come raccomandazione. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/146 Moretto, con il parere contrario dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/147 Spena, n. 9/1898/148 Fatuzzo e n. 9/1898/149 Mulè, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/150 Sozzani c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che si accetta la riformulazione. L'ordine del giorno n. 9/1898/151 Cortelazzo era inammissibile.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/152 Ruffino, n. 9/1898/153 Elvira Savino, n. 9/1898/154 Gelmini, n. 9/1898/155 Giacometto, n. 9/1898/156 Mazzetti, n. 9/1898/157 Gagliardi e n. 9/1898/158 Mandelli c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che si accettano le riformulazioni.

Sull'ordine del giorno n. 9/1898/159 Siracusano c'è un invito al ritiro o parere contrario. Onorevole Siracusano, non lo ritira? Prego.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Onorevoli colleghi, sottosegretario Crimi, in realtà non mi sorprende il parere contrario su questo ordine del giorno, che invita il Governo a valutare l'opportunità di riaprire il cantiere del ponte sullo Stretto di Messina. Non mi sorprende perché il Ministro Toninelli in tutte le circostanze ha definito il ponte solo ed esclusivamente come un enorme spreco di denaro pubblico, ritenendolo un'opera necessaria soltanto ai grandi lobbisti. Evidentemente, il Ministro Toninelli, che accusa i nostri Governi di questa grande colpa, non ha neanche memoria storica e non conosce i fatti, in quanto, sottosegretario Crimi, il nostro Governo aveva avviato i lavori del ponte sullo Stretto con un progetto che era stato definitivo, stipulando i contratti, iniziando a fare delle opere secondarie come la variante di Cannitello.

Nel 2011, invece, sotto il Governo Monti, il ponte sullo Stretto fu tolto dalle priorità e le risorse stanziate per il ponte furono dirottate sull'alta velocità Milano-Genova. Ancora oggi noi paghiamo le spese di questa scelta scellerata e immotivata, che effettivamente ha un costo. Noi ancora paghiamo queste spese. E infatti, sottosegretario, la sottoscritta, insieme al collega Germanà, che ha cofirmato questo ordine del giorno, insieme al sindaco di Messina e al sindaco di Villa San Giovanni, abbiamo presentato un esposto alla Corte dei conti per valutare il danno erariale per la mancata realizzazione del ponte sullo Stretto.

In questa circostanza io invito il Governo a fare un'ulteriore riflessione sulla strategicità di quest'opera per tutta l'economia del Mezzogiorno e perché il ponte sullo Stretto non è soltanto un collegamento tra Sicilia e Calabria, ma fa parte del corridoio europeo Palermo-Berlino. C'erano state date anche delle rassicurazioni, non certo dal Ministro Toninelli, ma da esponenti della Lega, nel corso di un congresso svolto a Messina, da Rete civica per le infrastrutture ed era stata promossa un'apertura rispetto a questa ipotesi. Ecco, invito nuovamente il Governo a riflettere sull'opportunità di quest'opera e i colleghi a votare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, sottoscrivo questo ordine del giorno, se mi è consentito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/159 Siracusano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/160 Marrocco e n. 9/1898/161 Battilocchio c'è un parere favorevole con riformulazione, prendo atto che si accettano le riformulazioni.

Sugli ordini del giorno n. 9/1898/162 Acquaroli e n. 9/1898/163 Butti il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/1898/164 Caretta, n. 9/1898/165 Fidanza, n. 9/1898/166 Foti, n. 9/1898/167 Gemmato e n. 9/1898/169 Mollicone c'è un parere favorevole con riformulazione, prendo atto che accettate la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1898/170 Morani c'è un parere favorevole con riformulazione, prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1898/170 Morani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbassare il tono della voce. Prego, onorevole Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, questo è un provvedimento che parte da un'esigenza assolutamente sentita e legittima che ha a che fare con il ruolo della pubblica amministrazione, che quando non funziona ha implicazioni su due questioni, su due aspetti fondamentali: da un lato, la crescita, lo sviluppo economico, perché ovviamente lo Stato è presente nella società, in un modo o nell'altro, e dall'altro, una pubblica amministrazione che non funziona e amplifica anche le disuguaglianze.

Qual è la situazione che abbiamo in questo Paese da un po' di anni? A mio avviso, ormai, si è creata una situazione di stallo leggibile in maniera relativamente facile: abbiamo il Parlamento e il Governo che legiferano e che spesso fanno delle leggi che non sciolgono i compromessi, abbiamo preso sempre più, negli anni, a legiferare per deroghe, per proroghe, per micro emendamenti, costruendo stratificazioni normative su stratificazioni normative e questo, poi, ovviamente, arriva ad un certo punto nella pubblica amministrazione, che deve attuare quelle normative, ma non avendo sciolto i compromessi nel momento di scrivere le norme, diventa difficile scioglierli quando poi arrivano in capo al singolo dirigente della singola amministrazione pubblica e, quindi, che cosa succede? Il dirigente è tentato dal rallentare, perché, come dire, è un atto che va spesso oltre quello che gli competerebbe ed ecco che si crea la lentezza della burocrazia. Poi, quando alla fine deve attuare, decide di dare necessariamente un'interpretazione e parte, il secondo dopo, lo sport nazionale che non è il calcio, ma è il ricorso al TAR e, quindi, entra in gioco pure tutta quella dimensione di giustizia amministrativa per cui sappiamo come finisce, finisce tutto in uno stallo enorme. Tra l'altro, questo poi si ripercuote anche nella cultura profonda del Paese a livello dei diversi livelli di Governo.

Qualche settimana fa, Presidente, ero a colloquio con il sindaco di una città importante del sud Italia che mi diceva con una battuta che ormai la sua giunta non fa più delibere a partire dalle leggi, fa delibere a partire dalla ‘sentenza x' della Corte di cassazione, della ‘sentenza y' del TAR, quindi, stiamo chiudendo il cerchio in una maniera abbastanza perfetta, mi verrebbe da dire.

Quindi, la pubblica amministrazione con cui ci ritroviamo in questo momento è una pubblica amministrazione fatta totalmente di procedure, dove vige una totale cultura del giuridichese, mi verrebbe da dire, dove si lavora molto poco per il raggiungimento di obiettivi, ognuno cerca di fare al meglio il proprio pezzettino di una procedura e tutti, però, si dimenticano, inevitabilmente, di chi sta alla fine e di chi sta a valle di tutto questo meccanismo, che poi è il cittadino, il singolo cittadino o la singola impresa.

Questa cultura della procedura è molto difficile da smontare, anche perché, ultimamente, si sta collegando con un altro pezzo di cultura - ovviamente uso queste parole tra virgolette - che secondo me è ancora più pericolosa, e qualcuno l'ha citata nel corso del dibattito su questo provvedimento, che è la cultura del sospetto. Siccome, c'è, ormai, un pregiudizio negativo nei confronti di chiunque operi nel pubblico, abbiamo negli ultimi anni ingessato completamente tutto o cercato di ingessare tutto e questo ha portato a una progressiva deresponsabilizzazione delle figure che, poi, nelle pubbliche amministrazioni devono attuare le nostre norme e cercare di fare quell'azione sempre più efficace e sempre più efficiente che servirebbe per fare un effettivo servizio a vantaggio dei cittadini.

L'ultimo punto che volevo citare è che chiaramente abbiamo delle pubbliche amministrazioni con poco personale. Questo, lo dico da liberale, lo dico da persona che non può essere tacciata di statalismo, però, molte delle nostre amministrazioni non hanno sufficiente personale e spesso il personale che c'è ormai è un personale anziano, avanzato per età, che non è necessariamente aggiornato e qualificato per affrontare le sfide che abbiamo oggi e che una società così complessa come quella del mondo di oggi richiede di dover affrontare.

Allora, di che cosa ci sarebbe bisogno, in tutto questo? Ci sarebbe bisogno di farle queste assunzioni di giovani leve, di giovani competenze che si sono formate nel mondo là fuori, di rivedere anche i meccanismi, mi verrebbe da dire, di selezione, di ingresso nella pubblica amministrazione, perché la pubblica amministrazione funziona ancora un po' troppo con il concetto che uno si laurea, entra nella pubblica amministrazione e ci sta per la vita e se uno ha fatto 10 o 15 anni di esperienza fuori è praticamente impossibile entrare allo stesso livello, come dire, di competenza nella pubblica amministrazione.

Però, è chiaro che questi nuovi meccanismi di reclutamento non possono essere quelli dell'articolo 14-bis che avete messo nello “sblocca cantieri” che prevedono che, se a un certo punto nelle graduatorie non ci sono le figure che cercano, i comuni possono fare una selezione solo per titoli, perché mi immagino a che cosa possa portare il fatto che il singolo comune, nel singolo Paese, nella singola città, faccia una procedura solo per titoli, quindi, non necessariamente ad andare a ricoprire i fabbisogni che quella amministrazione ha identificato ma a decidere magari chi si vuole assumere e poi a cercare quali sono i fabbisogni e a scriverli per poter assumere quella persona.

L'altra cosa di cui ci sarebbe assolutamente bisogno, Presidente, è il creare degli incentivi diversi dentro la pubblica amministrazione per chi ci lavora, degli incentivi che abbiano anzitutto a che fare con le competenze organizzative e non con la capacità sofisticata di non farsi tanare in un ricorso davanti al TAR, per quello che dicevo prima. Poi ci sarebbe bisogno di più discrezionalità per i dirigenti e per gli amministratori, e qui voglio citare un rapporto che è uscito un po' di tempo fa da parte del Forum disuguaglianze diversità che dice: più discrezionalità, indirizzando i dirigenti e gli amministratori a occuparsi di prendere decisioni che appaiano più adatte al raggiungimento dei risultati, non quelle che appaiano più aderenti all'interpretazione prevalente delle procedure.

Allora, uno potrebbe dire: ma, perché, se facciamo questa analisi e condividiamo questa cosa, poi uno non lo vota questo provvedimento? Non lo vota perché apparentemente ci avete raccontato che stiamo andando in quella direzione, ma se uno se lo legge questo provvedimento, vede che stiamo facendo abbastanza il contrario, perché stiamo riempiendo ulteriormente il Paese di deroghe e di deroghe ad hoc, perché non c'è nessun tipo di ripensamento dei meccanismi di valutazione; certo, c'è una previsione che fra un po' di tempo qualcuno dovrà venire a riferire in Parlamento, a vedere che cosa è successo, e ci mancherebbe altro, viste tutte queste deroghe che stiamo mettendo e questa situazione di imprevedibile incertezza che stiamo creando, ma quei meccanismi di valutazione vanno ripensati in corso d'opera, vanno ripensati a livello di valutazione di come il sistema degli incentivi possa cambiare per i funzionari, i dirigenti pubblici, le stazioni appaltanti e tutti gli altri che devono poi attuare questo tipo di provvedimento.

E, poi, non c'è granché sulla trasparenza, mi verrebbe da dire. Ora, si può accettare di andare in una certa direzione, ma a condizione che la pubblica amministrazione, che lo Stato, che le stazioni appaltanti, che tutti quelli che poi devono operare con queste nuove regole si ritrovino veramente a vivere in una casa di vetro. Qui, avete fatto un provvedimento pieno di deroghe, pieno di facoltà e di possibilità, mettiamola così, ma senza creare un meccanismo per cui aumenta la capacità diffusa dei cittadini di controllare quello che sta succedendo e, ovviamente, non c'è nessun meccanismo di coinvolgimento su tutta una serie di prese di decisione da parte dei cittadini, di decisioni partecipate; e non stiamo parlando di cose di nicchia, di cose sofisticate, basterebbe vedere quello che fanno già tante realtà locali o regionali in Italia o quali sono tante buone prassi che ci sono fuori.

Infine, Presidente, qui c'è un problema molto serio a monte, questo è un decreto-legge che manca di un disegno e, quindi, non si può pensare di raggiungere obiettivi sofisticati, di cambio di rotta, ad esempio sulla discrezionalità all'interno della pubblica amministrazione, intervenendo in maniera chirurgica. Il Governo e la maggioranza hanno fatto un provvedimento non troppo tempo fa che si chiama “spazza corrotti”, dove la nostra lettura è che sostanzialmente paralizziamo tutto, perché, con il terrore di essere considerato un corrotto, sostanzialmente, non si può più fare una telefonata, se si lavora nella pubblica amministrazione, perché il giorno dopo si può essere tacciati di aver cercato di raggirare chissà quale norma. Quindi, la mattina fate lo “spazza corrotti” e il pomeriggio fate lo “sblocca cantieri”. Io credo che rifletta perfettamente la duplice anima di questa maggioranza e di questo Governo.

Il problema è che sono due provvedimenti che noi contestiamo entrambi ma una certezza ce l'abbiamo: insieme rendono schizofrenico questo Paese e rendono schizofrenica la possibilità di lavorare dentro una pubblica amministrazione. Quindi, non è solo questione di una quantità infinita di decreti attuativi che prenderanno tempo per sbloccare questo “sblocca cantieri”, come qualcuno ha ripetuto, ma è un problema sostanziale che ha a che fare con la cacofonia delle norme che complessivamente questo Governo e questa maggioranza stanno restituendo a chi lavora nel pubblico. Concludo, Presidente, con trenta secondi che rubo alla fine su una cosa che mi sta particolarmente a cuore, perché all'interno di questo provvedimento abbiamo messo l'articolo 5-septies che prevede l'istituzione e il finanziamento di un Fondo al Ministero dell'Interno di 5 milioni per il 2019 e di 15 milioni per ogni anno dal 2020 al 2024 per installare sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso ogni aula di ciascuna scuola dell'infanzia del Paese.

PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere, onorevole Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Concludo, Presidente. La prima cosa è: e nei bagni che facciamo? Nei corridoi che facciamo? Cioè, creiamo delle norme totalmente demagogiche e andiamo a creare un clima di sospetto dentro la scuola dell'infanzia pensando che questa norma, Presidente, possa servire veramente a fare repressione di chissà quali reati (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Preliminarmente a nome della componente MAIE del gruppo Misto dichiaro il voto favorevole sul provvedimento in esame. Come ho detto ieri in sede di dichiarazione di voto sulla fiducia, un provvedimento che persegua il rilancio del settore dei contratti pubblici e l'introduzione di nuove misure per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali merita di essere valutato alla prova dei fatti. È innegabile, comunque la si pensi, che la burocrazia rappresenta un macigno insostenibile a ostacolo della richiesta di lavoro e, quindi, di conseguenza dell'occupazione, perché in questo caso si tratta di oltre 2.300 opere, grandi e piccole, che attendono di partire, in alcuni casi, e di ripartire, in altri.

Nello “sblocca cantieri” ci si riferisce al risparmio energetico, alla rigenerazione urbana, all'innovazione tecnologica, alle infrastrutture ferroviarie e ai servizi pubblici essenziali come scuole e ospedali e, quindi, la ripartenza del cantiere Italia è un'operazione quanto mai opportuna e necessaria. Faccio un esempio per tutti partendo dallo snellimento delle procedure a cui un'azienda deve sottostare per l'approvazione di un progetto fino alla gara di appalto, cioè in buona sostanza il percorso che va dalla sua ideazione fino al momento dell'autorizzazione. Presidente, ho ascoltato con molta attenzione le argomentate opinioni di tutti e qualche domanda francamente me la sono fatta. Questo in esame è un provvedimento che risolve tutti i problemi? No, certo che no! È un provvedimento estremamente rivoluzionario? No, non lo è neanche per quello, ma di certo è un decreto-legge che intende imprimere una dinamicità che porti, come ho detto in altre occasioni, al superamento di una immobilità mortifera e fatale per i cittadini e per il Paese. Perciò, ribadisco il voto favorevole della componente MAIE del gruppo Misto sul decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Noi siamo qui a discutere di un decreto che ha preso il nome di “sblocca cantieri”. Ci si sarebbe aspettati con questo nuovo Governo gialloverde e considerando anche le dichiarazioni e il dibattito parlamentare che i colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle hanno fatto durante la legislatura precedente, cioè durante cinque anni in cui si è discusso della situazione della crisi economica italiana e anche del tema del codice degli appalti, che qui oggi questo Governo ci portasse delle misure assolutamente - queste sì! - rivoluzionarie. Misure totalmente nuove, innovative, che capovolgevano completamente i meccanismi e gli assetti a cui c'eravamo abituati e a cui abbiamo lavorato tanto per risolvere una delle crisi più forti del sistema italiano e, cioè, il fatto che i dieci lunghi anni di crisi economica del sistema Paese, inseriti in dieci lunghi anni di crisi economica europea, hanno portato 600 mila posti di lavoro in meno in media, quindi 600 mila famiglie che vivevano di edilizia e di lavori pubblici, la chiusura di 120 mila aziende e la grande crisi delle grandi e tradizionali aziende di lavori pubblici italiane, che nei decenni si sono aggiudicate gare e hanno lavorato nelle più grandi opere non solo italiane ma anche europee e mondiali. Quindi, in questo provvedimento, che ha questo nome così altisonante, “sblocca cantieri”, ci si sarebbe aspettato almeno una soluzione diversa a queste tematiche.

E invece no! Abbiamo un grandissimo tema politico: i cantieri che sono bloccati in questo momento in Italia sono bloccati dalla politica e non dal vecchio codice degli appalti e da normative pretestuose ma sono bloccati, appunto, dall'incapacità di questa classe dirigente di assumersi delle responsabilità. L'unica cosa che sa fare questa classe dirigente è andare in televisione, fare slogan, fare social, dividersi le sponde di maggioranza e opposizione: no-TAV, sì-TAV, no contro i cantieri in Emilia-Romagna, “sì, non sblocchiamo quel pezzo: io lo voglio, io voglio la TAP, io voglio la TAV”, ma poi il risultato di questo pasticcio è una grandissima operazione di depistaggio mediatico di cui poi le vittime sono le opere pubbliche italiane e, quindi, la nostra capacità di mettere in campo un'infrastruttura logistica adeguata alle esigenze di un Paese che sta perdendo campo di competitività ogni giorno in tutti i settori, un Paese, tra l'altro, a vocazione export per cui non solo le persone ma anche le merci si muovono sulle grandi piattaforme logistiche, un Paese che sta fermo al palo in una condizione di isolamento che ci viene marcata ogni giorno dalle pagine economiche internazionali non solo dei giornali italiani ma di quelli più conosciuti e che ci vede prossimi a una misura di infrazione. Tutte queste cose si tengono insieme, si tengono insieme!

Allora, noi abbiamo circa 50 miliardi di opere pubbliche già cantierate, già bloccate, bloccate! In questo “sblocca cantieri” di queste opere non c'è traccia. La soluzione politica a questi problemi non c'è e, quindi, dico ai tanti imprenditori, che guardano, con occhio amorevole e con il cuoricino “love”, negli occhi forze politiche che gli stanno promettendo da mesi di riavviare il grande cantiere Italia, che qui il grande cantiere Italia non solo non è avviato ma è bloccato. Lo dico ai tanti lavoratori e lavoratrici del Nord Italia, lo dico a chi fa della produzione e dell'export la propria ragione di vita. Qui di questa roba non c'è niente!

L'altro grande slogan è che questo provvedimento avrebbe velocizzato le opere e avrebbe velocizzato il sistema dell'amministrazione. Qui cadiamo in un'altra trappola di comunicazione e di depistaggio. Infatti, questo strumento è privo di una qualsiasi chiarezza strategica e questo lo ha denunciato l'UPB, che è l'ufficio di bilancio preposto all'analisi degli atti parlamentari. Io non la prenderei come una denuncia burocratica in quanto l'UPB ci aveva già detto che la legge di bilancio che ci avevano presentato ci portava a sbattere e ci ha già detto che molte delle misure che sono state presentate ci avrebbero portato in una situazione di crisi che si è ogni volta verificata. Adesso l'UPB ci dice che questo strumento non ha una visione strategica. Ma basta leggerlo: non ha nessuna visione, cioè non si comprende dove si va a parare.

Non dà, quindi, né certezza normativa né chiarezza interpretativa a chi poi le gare le deve fare, cioè i funzionari della pubblica amministrazione, ne dà una certezza su quali criteri basarsi alle imprese che devono partecipare. Soltanto questa mirabolante invenzione delle deroghe, che sospende l'applicazione della nuova legge e della vecchia, e lascia per questioni di grandissima importanza una finestra che va da oggi al 2020, per chiunque sia non dico un esperto di diritto, ma abbia contezza di come funziona il sistema dei ricorsi al TAR, i contenziosi, i problemi inenarrabili che da sempre si collegano ai ricorsi alle gare, questa roba non va da nessuna parte e finirà per rallentare un processo e fare esattamente il contrario di quello che si era prefisso la norma, e cioè velocizzare i sistemi di autorizzazione.

Non solo, ma oltre a questo tema delle deroghe, che è stato, badate bene, fatto notare da tutti coloro che si occupano di tribunali amministrativi e che lavorano in questi o di chi fa arbitrati o degli avvocati che si occupano di diritto amministrativo, questo è un ginepraio che si apre, a cui si accompagna la lentezza di applicazione di questo provvedimento. Noi abbiamo centottanta giorni per i regolamenti attuativi, da fare diciotto e passa decreti attuativi, più le circolari di applicazione. Scusatemi, ma voi pensate veramente che questo provvedimento sarà operativo da qui a trenta giorni, e poi a centottanta? Con il concerto da dare da vari ministeri, il Presidente del Consiglio sui vari atti, è impossibile!

Quindi, noi avremo un fantastico obiettivo raggiunto, cioè che dopo la lenta, lunga e faticosa elaborazione del vecchio codice degli appalti nella scorsa legislatura, che, ovviamente, prima di diventare operativo ci ha messo un po' di tempo, e cominciavamo a vedere gli effetti adesso, invece di, non so, un work in progress, nessuno è innamorato delle proprie leggi, no, si diceva: bene, questo poteva funzionare meglio, possiamo aggiustare il tiro su quest'altro punto, cosa normale, perché è la manutenzione dell'amministrazione e la manutenzione normativa. No, si rismonta tutto, creando una grande confusione in tutti gli operatori, con l'unico obiettivo di rallentare ancora l'attuazione di questa norma e creare ancora una situazione di incertezza e di confusione che ci costerà miliardi e miliardi di euro e una mancata efficacia produttiva e di stimolo alle nostre aziende che, in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo, non ci possiamo permettere.

E questo è l'effetto di un modo sconsiderato, schizofrenico, di Governo tra una maggioranza fatta da due componenti che, invece di avere una visione politica per l'Italia, hanno un contratto di Governo, dove negoziano comma contro comma di questo contratto in base a una porzione di proprio elettorato. E sono veramente basita di fronte alle scelte fatte dal MoVimento 5 Stelle sull'ANAC, sull'abolizione del bando di selezione dei commissari, il bando di selezione, il bando nazionale: si ritorna a una totale e completa discrezionalità. Dopo che per cinque anni ci dicevate che le norme che noi facevamo sull'anticorruzione non erano sufficienti, le avete abolite, siamo tornati all'anno zero, alla nomina degli amici degli amici, senza nessun criterio. Altro che la politica fuori dalle nomine! Qui c'è una politica che non si sa manco da chi è fatta, chi sono, per quanto tempo, con quali specificità.

Il massimo ribasso: siamo ritornati ad una dimensione delle gare al massimo ribasso, che non è il prezzo più basso, è qualcosa che va molto più sotto, che sacrifica completamente la qualità dei lavori pubblici, sacrifica le aziende che lavorano in sicurezza, che lavorano con criteri dirigenziali, a favore di aziende che, purtroppo, poi abbiamo visto di che tipo sono.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Ma pensate a chi fa le gare per fare l'asfalto delle strade nelle vostre città, le buche di Roma.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lorenzin.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Ma, secondo voi, come sono entrate certe aziende nel sistema delle gare? Chi si può permettere gare così basse, dove non vengono rispettati i parametri di qualità e di sicurezza? Chi ricicla soldi e chi fa operazioni completamente a danno della sicurezza dei lavoratori.

PRESIDENTE. Onorevole Lorenzin, la invito a concludere. Ha esaurito il tempo a sua disposizione.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). E voi ve li siete dimenticati i lavoratori! Concludo: avrei avuto molte cose da dire su un provvedimento così complesso, ma sicuramente è un fallimento, perché non porta il sistema delle gare italiane e dei lavori pubblici da nessuna parte e torna indietro sugli affidamenti diretti, sulle gare al ribasso, sul tema dei subappalti, ad un'epoca che pensavamo di avere finalmente superato…

PRESIDENTE. Onorevole Lorenzin, non mi costringa a toglierle la parola, concluda.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Concludo e ovviamente do il parere negativo a questo provvedimento di Civica Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Preannuncio che la componente delle Minoranze linguistiche SVP e PATT esprimerà un voto di astensione, motivato specificamente dall'accettazione di una norma di proroga all'articolo 177 del codice degli appalti che stabilisce che i titolari di concessioni di rete dovranno affidare una quota pari all'80 per cento dei propri contratti mediante procedure di evidenza pubblica. Il nostro emendamento, accettato al Senato, sostanzialmente sposta il termine per l'adeguamento al 31 dicembre 2020, in modo da dar tempo alla magistratura o al legislatore di risolvere nel merito la questione interpretativa. Nella sola regione Trentino-Alto Adige c'erano mille posti a rischio, specialmente nel settore dell'energia, dei rifiuti e della mobilità. Non hanno, però, trovato considerazione alcune nostre proposte di semplificazioni sugli appalti a beneficio dei Vigili del fuoco o emendamenti cari ai piccoli comuni sugli affidamenti di modico valore fino a mille o 5 mila euro. Con la fiducia posta alla Camera, inoltre, è stata negata un'ulteriore discussione sul provvedimento, per cui non sono state utilizzate bene tutte le possibilità di sburocratizzazione e di aumento della certezza di diritto maturate durante la discussione al Senato di questo provvedimento.

Per queste ragioni, ribadiamo il nostro voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Diciamo subito, in modo da poter riservare il tempo che ci rimane per spiegare le ragioni del nostro voto, che, come anticipato ieri dall'onorevole Tondo e dall'onorevole Sangregorio, il nostro gruppo si asterrà su questo provvedimento; e diciamo che si astiene semplicemente perché, anche se un minimo, anche se poco, anche se lo 0,008 per cento in più, è evidente che è un provvedimento di cui c'è necessità per iniziare, dopo la presa di coscienza di questa maggioranza, a individuare una strada che riporti le opere pubbliche e l'attività edilizia di lavori pubblici al centro dell'azione del Governo, che dia un minimo di prospettiva. Alcune cose, nel confronto tra Governo e associazioni di categoria e imprese, sono state recepite; il voto di astensione ci sembra un segnale non pregiudizievole e non prevenuto che, come componente, vogliamo dare.

Ma messo il punto, e cito solo per esemplificare, proprio perché non è una dichiarazione di voto che non è entrata nel merito del lavoro svolto, la necessità di rivedere il codice degli appalti, la norma sulle centrali uniche di committenza, il tema degli appalti sotto soglia, cioè sono tutti elementi che vengono recepiti da questo provvedimento e che arrivano certamente da sempre da un dibattito e da un confronto tra l'attività del Governo e le associazioni di categoria che interpretano e che rappresentano un settore che, come conosciamo tutti e come sappiamo tutti, purtroppo, in questi anni, è il settore industriale che più ha patito la crisi nel nostro Paese: 120 mila imprese fallite e 600 mila posti di lavoro persi.

Il resto, però, del tempo lo voglio trascorrere, lo voglio usare per chiarire esattamente, invece, la contraddizione che questo provvedimento ha. È un decreto “sblocca cantieri”: bene, questo decreto è il segno chiaro della contraddizione di un Governo che non può stare in piedi e che non può essere unito non per un contratto di programma, ma per un patto del baratto. Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me, anche se le due cose che ci diamo sono contraddittorie l'una con l'altra. La ragione per cui siamo arrivati a tre giorni dalla scadenza su questo decreto è semplicemente perché non c'era una cosa su cui il Governo nella sua maggioranza era d'accordo.

Si può essere d'accordo, non si può essere d'accordo, ma il tema oggettivo per un anno si è nascosto, cioè che da un anno si sono bloccate tutte le opere pubbliche nel nostro Paese, e questa è la paralisi, perché questo decreto dice esattamente questo, può piacere o non piacere. Perché dopo un anno il Governo sente la necessità di fare un decreto “sblocca cantieri”? Perché, nonostante tutte le premesse, dopo un anno di attività del Ministero dei Lavori pubblici, il settore dei lavori pubblici è fermo, impantanato, stoppato. A furia di analisi costi-benefici, a furia di discussioni se una cosa è giusta e l'altra è sbagliata tutto è bloccato. E una cosa deve capire il Governo, in particolare il Ministro delle Infrastrutture, cioè che il fattore tempo non è una variabile indipendente, è una variabile fondamentale nel settore della ripresa dell'economia, ma in particolare in questo settore. Bloccare per sei mesi le opere pubbliche per un pregiudizio o per discussioni all'interno della maggioranza vuol dire bloccare l'attività e la ripresa di questo Paese per anni. Dopo questo provvedimento - che vedremo quanto è utile o quanto è inutile -, in ogni caso non si sbloccheranno domani le opere, ma verranno impiegati tempi e mesi prima che le opere possano ripartire. Facciamo un esempio per tutti. Ci sono state le audizioni di ANAS e Ferrovie dello Stato nelle Commissioni preposte ad analizzare questo decreto: che cosa hanno detto innanzitutto? Che c'era un elenco di opere che potevano essere appaltate già quest'anno, e che potevano vedere l'avvio dei cantieri. Bene. La scelta in legge di bilancio di prendere risorse di cassa, che vuol dire di risorse presenti, non risorse appostate a bilancio in conto capitale - forse la differenza tra conto capitale e cassa il Ministro Toninelli non la conosce -, cioè se si danno 900 milioni di euro e si tolgono 800 milioni di euro di cassa a Ferrovie dello Stato per coprire il reddito di cittadinanza, è una scelta politica che ovviamente porta alla realizzazione del reddito di cittadinanza, ma blocca la possibilità, nel 2019, di fare gli appalti già programmati di Ferrovie dello Stato. ANAS ha dovuto rinviare tutti gli appalti già programmati nel 2019 al 2020, e non lo ha fatto per cattiveria - poi si può giudicare la competenza o meno del nuovo amministratore delegato di ANAS - ma lo ha fatto perché il Governo ha dettato una linea all'interno della legge bilancio che ha privilegiato il reddito di cittadinanza o “quota 100” rispetto ai lavori pubblici e alla programmazione dei lavori pubblici.

Vediamo un'altra contraddizione, chiarissima, che esiste in questo provvedimento, l'ha sottolineata anche Il Sole 24 Ore, con l'editoriale di oggi di Giorgio Santilli. C'era un problema chiaro, evidente, sotto gli occhi di tutti: per colpa di tutti o per colpa di nessuno la legislazione che si è venuta a creare ha portato a una deresponsabilizzazione dei funzionari pubblici. L'assunzione di responsabilità da parte di funzionari pubblici di livello centrale o periferico non c'è più, c'è la paura, c'è la non assunzione di responsabilità. Due elementi erano stati individuati: uno era il tema del danno erariale che si può provocare con le scelte che vengono fatte, il secondo elemento era quello dedicato all'abuso d'ufficio. Come l'ha risolto il Governo con il decreto “sblocca cantieri”? Esattamente non affrontando il problema, affrontando un'unica questione, e qui è il patto del baratto, dove vince l'ideologia del MoVimento 5 Stelle, che dice: abbiamo un unico obiettivo, ossia, siccome dall'inizio dell'anno abbiamo criminalizzato le concessionarie autostradali - poi ci divertiremo a vedere che cosa succederà con Alitalia, quali saranno i partner per il rilancio industriale di Alitalia, ma apro e chiudo la parentesi -, qualora si dovesse prevedere una revoca delle concessioni, tuteliamo il funzionario pubblico che revoca le concessioni. Ma questo ha risolto il problema? No, non l'ha neanche affrontato. Quando il Vice Presidente del Consiglio Salvini ha detto con chiarezza l'unica cosa chiara che si deve dire, non perché si vuole truffare, non perché si vogliono difendere i funzionari delinquenti, ma perché questa è la realtà, cioè che la norma sull'abuso d'ufficio va rivista, pioviti cielo, è venuta giù una contraddizione da parte del MoVimento 5 Stelle per cui è successo tutto quello che è successo. Per cui, ovviamente per non far cadere la maggioranza, la Lega ha dovuto fare un passo indietro su questo. Da questo punto di vista, abbiamo una norma che è un'offesa al diritto, come ha detto Giorgio Santilli su Il Sole 24 Ore.

Andiamo avanti a fare altri esempi. Dovrebbe essere una norma sblocca cantieri: meraviglioso, avete trovato la panacea che risolve tutti i mali. Quando il Governo, passato, nel 2014, ha fatto la legge “sblocca Italia”, io ovviamente non commento le discussioni e le critiche che dal MoVimento 5 Stelle in quest'Aula venivano portate, ma questa è la legge della maggioranza e dell'opposizione, a me piacerebbe invece entrare nel merito, dire le cose che di quel decreto hanno funzionato, dire quelle che non ha funzionato, cambiarle, perché l'obiettivo del vecchio Governo o di questo Governo è uno solo, anche se possono essere stati fatti degli errori, le norme non hanno funzionato. Ma ci mancherebbe altro! Il Parlamento su queste cose deve dimostrare senso di responsabilità, perché se l'Italia è ferma, se si continuano a perdere posti di lavoro, se le imprese grandi e piccole falliscono, non abbiamo un problema di colore politico, di schieramento di maggioranza e opposizione, abbiamo un unico problema, che è quello di creare le condizioni perché si possa ripartire. Sapete quanto bisogna aspettare - lo dico a chi ci ascolta, a chi leggerà ovviamente i verbali - perché questo decreto urgente “sblocca cantieri” possa entrare in vigore? Semplicemente l'attuazione di diciotto decreti attuativi. Chiunque conosce un minimo di funzionamento della pubblica amministrazione, del Governo, sa che prima che si facciano diciotto decreti attuativi non passano dieci giorni, non passano venti giorni, non passano trenta giorni, ma passano mesi! Cioè, questo decreto è assolutamente inutile! Pur individuando delle norme - alcune delle quali io condivido -, non diventa assolutamente immediatamente attuativo, perché bisogna fare diciotto decreti attuativi.

Vado verso la conclusione. Un'ultima cosa: aspettiamo ancora di conoscere l'analisi costi-benefici da parte del Ministero delle Infrastrutture su alcune opere che sono rimaste bloccate e di cui non si parla più. L'Alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova è un'opera essenziale per il completamento di quell'asse, ma è stata bloccata perché qualche genio, forse lo stesso professore che ha fatto l'analisi costi-benefici della Torino-Lione, deve farla. Ma se vogliamo sbloccare i cantieri, almeno le opere che sono finanziate le vogliamo realizzare oppure no?

Detto questo, concludendo, l'unico auspicio è questo: su alcuni temi dovremmo deporre le armi dello scontro ideologico e dovremmo iniziare a lavorare insieme, cercando di capire che cosa dobbiamo fare perché questo tema, che è drammatico, si possa risolvere. Non mi sembra che sia il percorso intrapreso, ma il voto di astensione è almeno un voto di speranza, è un voto di fiducia che il gruppo Noi con l'Italia-USEI vuole dare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Signora Presidente, correva l'anno 2015; è una mattina ricca di soddisfazione quella che segue una lunga notte di lavoro: ieri sera la maggioranza ha finalmente accolto le richieste del MoVimento 5 Stelle votando in Commissione ambiente e territorio alcuni emendamenti per ciò che concerne la legge delega per la riforma del codice appalti. Lentamente, come una goccia che giorno dopo giorno scava la pietra, il gruppo dei portavoce 5 Stelle in Commissione ambiente è riuscita a far passare alcuni concetti cardine del nostro mandato: onestà, il nuovo codice rappresenterà un punto di svolta nella lotta alla corruzione; trasparenza, gli atti dei singoli appalti, flussi finanziari compresi, dovranno essere pubblici; tutela del territorio, coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte che riguardano i territori di appartenenza. Grazie a due emendamenti che ho presentato saranno rafforzate le procedure di gara, gli affidamenti e i resoconti anche per le società in house, per le quali si definisce chiaramente l'obbligatorietà della trasparenza e della pubblicità degli atti.

La rivoluzione non finisce qui, come gruppo abbiamo incassato vittoria anche per emendamenti che rappresentano di fatto un punto di svolta nella lotta a tangenti e corruzioni: il principio del massimo ribasso nelle gare d'appalto sarà fortemente limitato con l'eliminazione delle offerte anomale.

I controlli sui subappalti saranno molto più stringenti; verrà introdotto il criterio di rotazione nella definizione delle modalità di affidamento e le stazioni appaltanti dovranno pubblicare online i flussi finanziari relativi agli appalti a conclusione dei lavori. In questo modo sarà possibile per chiunque seguire il flusso finanziario, quanto preventivato, quanto incassato, quanto speso e soprattutto per quale motivo, legato alla realizzazione di un'opera pubblica. Verrà premiato chi denuncia fenomeni corruttivi negli appalti; le varianti in corso d'opera saranno limitate e verificate, se non esplicitamente giustificate; saranno infine posti paletti ai conflitti d'interesse tra progettisti e stazioni appaltanti. Onestà, trasparenza e tutela del territorio: concetti che grazie al lavoro dei portavoce Cinque stelle stanno a poco a poco entrando nell'agenda dei lavori delle nostre Camere. Avete presente la teoria del piano inclinato? Questa corsa non si può più fermare”. Ecco, Presidente, queste parole non sono mie: io non avevo più parole per dire la pericolosità del provvedimento e, quindi, ho preso a prestito quelle del collega Massimo De Rosa che, nella scorsa legislatura, ha provato a dire, come me, quanto sia sbagliato intervenire per decreto-legge sul testo unico in materia di edilizia. Ora il cosiddetto decreto sblocca-cantieri mette nero su bianco tutto ciò che nella scorsa legislatura veniva denunciato e combattuto. Del collega De Rosa avrei voluto condividere la soddisfazione per essere riusciti a modificare e migliorare il decreto-legge, ma purtroppo non c'è stato spazio né tempo per il confronto e la condivisione. Mi sembra che il piano inclinato lo abbiate ribaltato e che la corsa sia finita addosso a un muro. È sempre più manifesta, Presidente, l'impossibilità di governare insieme per Lega e Cinque Stelle ma anche la determinazione e la forza con cui, invece, insieme riescono a distruggere. La sospensione prevista nel decreto cosiddetto sblocca-cantieri riguarda norme di assoluta rilevanza, norme nate per rispondere a fenomeni corruttivi e di malaffare che troppe volte nel nostro Paese abbiamo registrato sul fronte dei lavori pubblici: la centralizzazione delle stazioni appaltanti, il divieto dell'uso dell'appalto integrato, la nomina dei commissari dall'albo. Poiché, cioè, non siete in grado di decidere in accordo, decidete di non decidere, limitandovi a sospendere le regole: tana liberi tutti, un vero capolavoro. Il decreto-legge allungherà di qualche mese la vita del Governo, ma metterà a rischio la vita di migliaia di lavoratori dell'edilizia, visto che i costi della sicurezza rientreranno nell'offerta generale senza un minimo di trasparenza: un oltraggio per i 303 morti sul lavoro già registrati nel 2019, di questi il 14,7 nel settore delle costruzioni. E poi c'è il massimo ribasso tanto vituperato nella precedente legislatura. Ora, grazie a voi, qualsiasi lavoro fino a 5 milioni di euro può essere affidato indistintamente o con la regola del massimo ribasso o con il sistema dell'offerta più vantaggiosa, disciplina questa che porterà le stazioni appaltanti a non fare alcuno sforzo per cercare la qualità e a utilizzare sempre la fattispecie del massimo ribasso. Il divieto di appalto integrato è sospeso per due anni, gli obblighi per i general contractor vengono cancellati e poi la scelta di nominare i commissari straordinari che operino in deroga al codice degli appalti e l'aumento delle stazioni appaltanti che affidano di fatto lo sviluppo territoriale infrastrutturale all'infiltrazione del malaffare nella realizzazione delle opere pubbliche. Inoltre non si può che rilevare come richiamare e rilanciare la pratica del silenzio-assenso anche in relazione ai nullaosta relativi ai beni paesaggistici culturali rientri in un vecchio armamentario che si riteneva superato; come la scelta di comprimere da 60 a 30 giorni il termine perché i cittadini possano esercitare appieno il loro diritto alla partecipazione, avendo il tempo necessario per poter redigere proprie osservazioni proprio su quelle grandi opere che hanno maggiore impatto ambientale, sociale ed economico: questa è la vostra partecipazione.

Questo, però, Presidente, è anche il decreto delle occasioni mancate: avevamo l'occasione davvero di occuparci di rigenerazione urbana fermando il consumo di suolo e di economia circolare, facendo ripartire gli impianti che sono assolutamente necessari a portare il Paese fuori dall'emergenza rifiuti e per rafforzare un'industria innovativa e di qualità ed invece anche sulle disposizioni che prevedono la cessazione della qualifica di rifiuto è del tutto evidente che siamo di fronte a un compromesso al ribasso. La disposizione, infatti, fa riferimento a una norma del 1998 senza tenere in conto di ciò che è successo negli ultimi vent'anni nel Paese in questo settore. L'effetto che si potrebbe ottenere da tale compromesso al ribasso potrà essere assurdo se non ridicolo, perché potrà avvenire che ciò che è permesso in Veneto non lo sia in Lombardia: una sorta di autonomia differenziata dello sviluppo industriale del Paese. Un altro aspetto da non trascurare riguarda la rigenerazione urbana: così come proposta è poco chiara e contraddittoria. Non si comprende quale direzione si voglia prendere poiché si prefigura la modifica dei famosi standard urbanistici: in particolare si interviene sui limiti di distanza di edificazione dei fabbricati in contesti cittadini e lo si fa con disposizioni che addirittura appaiono contraddittorie tra di loro. L'unico auspicio che possiamo farci, Presidente, è che gli eventuali danni in conseguenza delle disposizioni in esame che abbattono alcuni punti cardine imposti in passato non per furore ideologico bensì per una tutela collettiva non siano eccessivi e che il Paese non debba pagare caro il malsano patto in atto tra le forze della maggioranza. Non so se è chiaro: il cosiddetto decreto sblocca-cantieri non farà ripartire i cantieri, né aumentare i posti di lavoro. In compenso darà una bella accelerata di illegalità, corruzione e insicurezza per i lavoratori nei cantieri e per i cittadini che usufruiranno delle opere realizzate.

In Commissione ambiente abbiamo fatto finta di fare le audizioni ben sapendo che, in realtà, il Governo e la sua maggioranza sono sordi e avrebbe posto la fiducia sul provvedimento. Quanto abbiamo potuto fare è parlare in un microfono in Commissione e ora in Aula affinché rimanga agli atti che le parti sociali e l'opposizione avevano posto questioni di sicurezza, qualità delle opere, legalità e regole.

Il gruppo LEU, di cui annuncio il voto contrario al provvedimento, aveva presentato emendamenti che andavano nella direzione di migliorare il decreto-legge, ma non c'è stato da parte della maggioranza la voglia né ci è stato dato il tempo di discuterli. Sono stati bocciati a batteria in Commissione e nemmeno sono arrivati in Aula. Altro che il Governo del cambiamento, qui si torna alla legge obiettivo di lunardiana memoria. La Lega governa e comanda con i voti dei Cinque Stelle: complimenti. La Lega, presentando il decreto-legge sblocca-cantieri, ha riproposto la sua ben chiara filosofia della legge obiettivo. L'unica cosa che è cambiata è uno degli attori: prima c'era Forza Italia, ora sostituita dall'attor giovane MoVimento 5 Stelle. Ah no, chiedo scusa, ora voi lo chiamate contratto di Governo, prima invece lo chiamavate inciucio (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Sul testo in esame il nostro voto non potrà essere favorevole e siamo anche dispiaciuti: non può esserlo per le ragioni che sono state spiegate dai colleghi che sono intervenuti in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici e poi anche in Aula. Non può esserlo per le ragioni che, cercando di non ripetermi, spiegherò nella dichiarazione di voto partendo proprio da quel complicato, a tratti astruso, articolo 1 che, di fatto, riassume la filosofia del provvedimento ossia la sospensione dell'attuale codice degli appalti di renziana memoria.

Per essere chiari - sono indotto a dire questo dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei colleghi del PD - non è che il codice degli appalti partorito dalla sinistra fosse la cosa migliore per le imprese, per le amministrazioni locali e per i cittadini. Lo dico perché sentire critiche così aspre, così serrate al testo in esame proprio da parte della sinistra e una contestuale incondizionata difesa del codice prodotto da Matteo Renzi è stato a tratti ridicolo e, nella migliore delle ipotesi, paradossale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il problema vero è che questo è un provvedimento pavido, è un provvedimento privo di coraggio, è un provvedimento che non osa, che genera incertezza, che dispensa e dispenserà confusione soprattutto nelle pubbliche amministrazioni ma che non dà risposta né agli operatori né ai cittadini. Ad esempio per le aree colpite dal sisma e per la ricostruzione qui, in questo testo, c'è assai poco, forse nulla rispetto a quelle che erano le richieste: è possibile? Vuol dire che state proseguendo sulla rotta tracciata dalla sinistra che è una rotta fatta di tante parole e di pochissimi fatti; sulla rotta della freddezza e del cinismo con cui non date risposte alle popolazioni che sono state prima flagellate dal sisma e poi dalla burocrazia imperante, una rotta confermata ahimè anche dal Premier Conte che proprio nel bel mezzo della campagna elettorale per le europee ha convocato in fretta e furia i sindaci del cratere a Norcia per promettere cose che poi in questo provvedimento non ci sono e che ci sono state ricordate dai colleghi che mi hanno preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E qui abbiamo un sistema, che è il sistema dei lavori pubblici, che soffre, che muore di burocrazia, perché di burocrazia si muore anche fisicamente, come purtroppo abbiamo appurato. Qui non c'è certezza del diritto e l'Italia non può essere attrattiva per investitori esteri che pure sono interessati a finanziare la realizzazione di opere importanti per noi, per il nostro sistema, perché c'è troppa confusione, perché c'è troppa burocrazia, perché c'è troppa procedura inutile. Siamo diventati gli zimbelli a livello europeo perché in Italia occorrono quattro anni per realizzare un'opera di medie proporzioni, anzi di piccole proporzioni, per un importo di 500 mila euro, ne occorrono sette per opere di un importo di 50 milioni di euro e occorrono addirittura 15 anni per la realizzazione di opere di importi di 100 milioni di euro. E il dramma vero è che di questi 15 anni, ben 8 si passano semplicemente sulla burocrazia, cioè sui tempi morti che stanno costringendo le imprese a chiudere. E questa è una situazione che ci è stata consegnata dai Governi della sinistra.

Noi dubitiamo che i cantieri si sblocchino magicamente con il provvedimento in esame, ma se ci aveste dato ascolto, avreste potuto cominciare con lo sbloccare opere finanziate per 150 miliardi, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e questo lo abbiamo appurato. Sbloccare opere già finanziate per 150 miliardi significa dare lavoro ad almeno due milioni di persone, significa lottare compiutamente contro il fenomeno della disoccupazione, altro che navigator e reddito di cittadinanza, caro sottosegretario Crimi. Ma voi non potete fare questo, non potete farlo perché siete spaccati anche sulla gerarchia delle opere infrastrutturali determinanti per lo sviluppo del Paese. E non basta commissariare il Ministro, nascondendolo ai taccuini, nascondendolo alle telecamere, ma quel che è peggio nascondendolo anche al Parlamento perché noi non siamo riusciti a vedere il Ministro Toninelli, che è il Ministro competente per materia, né in Commissione, né tanto meno in Aula, e questa è una cosa assurda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non potete pensare di continuare a nasconderlo al pubblico ludibrio per quelle che sono le sue competenze, che non è riuscito nemmeno a mantenere. Anche perché nasconderlo, francamente, è difficile, vista la sua inadeguatezza, che non può essere, naturalmente, occultata. E se avesse un minimo di dignità, dopo essere stato esautorato in questo modo dal suo stesso Governo, dovrebbe dimettersi, il Ministro Toninelli!

E ricordiamoci anche che ogni euro pubblico investito in infrastrutture attiva investimenti per circa 3 euro e mezzo, e queste statistiche dovrebbero interessarvi, così come dovrebbe interessarvi il fatto che avete bloccato 203 opere in capo ad Anas per un importo di 16 miliardi, le avete posticipate di due, anche tre anni; come dire, da una parte bloccate e dall'altra tentate di sbloccare.

E anche l'articolo 5 sulla rigenerazione urbana e il consumo di suolo: che scommessa persa, sottosegretario Crimi, che scommessa persa! Questa materia avrebbe meritato un provvedimento ad hoc, in grado di mettere ordine nel ginepraio normativo che parte dalla legge urbanistica del 1942 e arriva ai giorni nostri, un provvedimento ad hoc in grado di dare a questa materia, quella della rigenerazione urbana, la dignità culturale, affrontando quindi le questioni sociali, storiche, economiche, urbanistiche, dei nostri territori; un provvedimento in grado di alleare soggetti pubblici e privati in una perfetta simbiosi, che ci ricollega alla sussidiarietà: fin dove arriva il pubblico, bene, il pubblico non ci arriva, ci arriva il privato, nel rispetto delle leggi, questa è la cosa fondamentale. E poi? Arrivare preparati al 2050, rispettando l'obiettivo europeo del consumo di suolo a saldo zero. Questo articolo 5 è contraddittorio, è insufficiente, è stato scritto in modo confuso anche laddove - questa è l'autonomia al contrario - non obbliga più le regioni a derogare in materia di altezze, di distanze e di densità, rispetto al decreto ministeriale n. 1444 del 1968. Il potenziale innovativo, che per la verità era già abbastanza scarso, di questo articolo dedicato alla rigenerazione urbana si è perso per strada.

Qui non si favorisce l'intervento sul patrimonio edilizio esistente, qui non c'è il contenimento del consumo del suolo. Questo è un colpo al cuore di cittadini, di imprese e di sindaci, che speravano in norme che potessero agevolare il recupero dei nostri centri storici, delle nostre aree dismesse e delle nostre città. Eppure, Fratelli d'Italia ha avanzato delle proposte importanti, ad esempio: il termine perentorio ai processi autorizzativi con sanzioni per i trasgressori, la semplificazione degli adempimenti preliminari, la protezione assicurativa per chi autorizza lavori importanti, l'assunzione di professionisti competenti per aiutare la velocizzazione delle procedure. Noi chiediamo meno burocrazia, meno filtri, e voi proponete un carrozzone, che finirà per appesantire le procedure, mi riferisco a Investitalia, a Strategia Italia, a cose che abbiamo già visto, in questo provvedimento, e ad altri carrozzoni di questo genere.

E poi ci sono state delle perplessità anche nel tentativo di rivedere surrettiziamente i poteri e le competenze di ANAC. Quando si interviene in materia di subappalti e, comunque, di appalti pubblici, occorre conoscere qualche numero, ad esempio circa le interdittive antimafia, di cui certamente ha cognizione l'ANAC. Ebbene, tra il 2015 e il 2018, le imprese interdette sono state 1922, con un incremento del 56 per cento, e questo lo dobbiamo sempre ai provvedimenti della sinistra, per essere chiari. Immaginatevi che cosa potrà accadere, allentando i controlli e limitando i poteri di ANAC. Del resto, sono tanti gli amministratori pubblici - e mi avvio alla conclusione, Presidente, ringraziandola per la cortesia - che ricorrono preventivamente alla consulenza di ANAC, e sapete perché? È semplice: perché non si sentono tutelati dalle leggi, che sono contraddittorie, che sono confuse, che lasciano troppo spazio discrezionale ai magistrati. E allora, se qualcuno vuole rivedere il potere di ANAC, forse ritenuto eccessivamente invasivo, lo deve fare in un altro modo, non surrettiziamente in questo provvedimento. E quando un provvedimento - e concludo veramente, Presidente - fonda il proprio significato sulla sospensione dell'esistente, su una mediazione al ribasso tra alleati di Governo, quello è un provvedimento che non può ambire ad un grande futuro. E per questi motivi, il nostro sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Grazie, Presidente. È ovvio che noi partiamo da un dato certo, che è quello che il codice degli appalti del 2016 non ha funzionato. Non ha funzionato perché basterebbe frequentare qualche volta gli enti locali, comuni, province e i soggetti gestori che hanno la necessità di fare le gare pubbliche per la legge e per la trasparenza. Ha creato, ovviamente, una rivoluzione, a cui poi si devono adeguare con corsi di formazione, con aggiornamenti, i funzionari addetti e preposti, perché non si può sbagliare a fare una gara e a giudicare un lavoro, perché, conseguentemente, scaturiscono controversie, ricorsi e tutto quello che noi conosciamo, che impantana ordinariamente e quotidianamente la pubblica amministrazione.

Chi vi parla non è difensore e tanto meno ultras del codice degli appalti del 2016 e tanto meno del decreto che andremo a votare tra qualche decina di minuti, penso. C'è, però, una psicosi che attraversa tutto questo percorso, perché, nella finanziaria del 2019, sono state inserite delle deroghe nell'attribuzione di appalti, voi ricorderete, da 40 mila a 150 mila e da 150 mila a 350 mila, dove, in maniera se volete anche un po' troppo sbrigativa, si era trasferito mediaticamente da parte del Governo…nei piccoli territori, nelle piccole comunità si può attribuire direttamente l'appalto.

Non accade perché, nella peggiore delle ipotesi, anche nelle piccole comunità, nei piccoli comuni i tre preventivi vengono chiesti, proprio per evitare tutta una serie di imbarazzi anche da parte dei funzionari. Queste norme andavano applicate a tutto il 2019, per cui da quando è entrata in vigore ed è stata pubblicata la legge di bilancio, i funzionari, le migliaia di funzionari delle CUC e chi, ovviamente, aveva la possibilità di fare le gare internamente, si sono aggiornati. Cosa accade? Accade che viene approvato il decreto “sblocca cantieri”; anche qui, sulla denominazione dei decreti, in questa legislatura, mi pare che ci sia il massimo della fantasia e, a volte, anche della sventura. Cosa accade? Forse non tutti i colleghi in quest'Aula affollata sono a conoscenza di cosa accade e cosa è accaduto con l'approvazione del decreto. Il decreto è in vigore, per cui da 200 mila euro e un euro, le gare vengono assegnate con il vecchio sistema, aperte, per cui possono parteciparvi anche 300 aziende. Voi direte: alla faccia, ottimo, trasparenza, legalità e tutto quello che ne conviene. Un piffero! Appesantimento delle procedure, ovviamente lungaggini, perché espletare una gara con trecento offerenti o con dieci o quindici, com'era la vecchia negoziata, capite che è completamente differente, ma questo è in vigore e lo “sblocca cantieri” ha di fatto, fino alla conversione e pubblicazione di questo decreto, bloccato i piccoli cantieri - non so se ve ne siete resi conto - perché i funzionari hanno detto: caspita, ma se abbiamo iniziato ad appaltare con la deroga al 2019, 40, 150 mila con tre preventivi, da 150 mila a 350 mila, con dieci o quindici offerte, adesso da 200 mila in poi c'è la libera offerta; si sono fermati, in attesa che la psicosi della maggioranza di Governo metta in qualche maniera un orientamento alla procedura.

Per cui, per questi 45 o 50 giorni, nella migliore delle ipotesi, le stazioni appaltanti si sono fermate, in attesa della correzione che, dico io, per fortuna è avvenuta, per fortuna è avvenuta, perché, come saprete e capirete, esiste un albo fornitori di cui ogni centrale di committenza si dota, alcuni funzionari si spingono anche a promuovere un albo fornitori di caratura europea, per cui, per il principio della rotazione, tu dovresti anche, se capita, chiamare un'azienda di Parigi, di Berlino o di Vienna, alla faccia della norma della legge di bilancio che andava nella direzione di agevolare, poi, le aziende nel territorio. Allora, cosa accade? Accade che nel decreto, anzi nella modifica del Senato di qualche giorno fa, si è rilanciato rispetto alle modifiche della legge di bilancio come un assegno postdatato, è stato tutto quanto o, quantomeno, la parte prevalente, la parte nevralgica dell'articolo 1, posticipata al 31 dicembre 2020.

Però, attenzione, guardate che questo andirivieni che avviene ogni sei mesi o ogni anno, sicuramente non va nella direzione di sbloccare le opere, non va nella direzione di semplificare le procedure e, tanto meno, di agevolare nei territori quella che è l'economia locale.

Ciò a tal punto che, a proposito del metodo, come è noto, l'abbiamo detto in tutte le lingue in Commissione e anche nei molteplici interventi della giornata di oggi negli ordini del giorno, in Commissione e tanto meno in Aula, noi non abbiamo toccato palla sul decreto, noi abbiamo preso atto del confezionamento avvenuto dall'approvazione al Senato e non abbiamo potuto neanche dibattere francamente di nessun tipo di emendamento migliorativo. Un paio li cito, perché rimangano agli atti. Se si vuole veramente andare incontro alle aziende, spesso, anche alla liquidità delle aziende e, spesso, anche alla lungaggine, ed è un tema di questi giorni i debiti che ha la pubblica amministrazione nei confronti delle aziende, noi, avremmo proposto con un emendamento di aumentare dal 20 al 30 per cento la quota di anticipazione che potrebbe essere riservata all'azienda che, prima di iniziare i lavori, anzi, alla stipula del contratto, può richiedere. Questo perché voi capite e sapete quali sono le spese e le lungaggini prima di produrre uno stato di avanzamento lavori, il certificato di pagamento e il conseguente poi pagamento da parte delle stazioni appaltanti.

Noi avremmo osato di più sulla percentuale di subappalto, il Governo del cambiamento ha istituzionalizzato un metodo molto chiaro, quello democristiano, doroteo, con tutto il rispetto di tutti i colleghi che hanno quella tradizione – io non ce l'ho, però la rispetto – cosa è successo? Il decreto parla del 30 per cento, l'emendamento al Senato originariamente è del 50, il professor Basini mi insegna che 50 più 30 fa 80, diviso 2 fa 40, ecco, questo è il nuovo metodo del Governo del cambiamento, un metodo doroteo, ne prendiamo atto, ma noi non ci spaventiamo e tanto meno ci stupiamo. Avremmo fatto anche altri emendamenti migliorativi, non ce ne è stata data la possibilità, perché le procedure sono ovviamente quelle che conosciamo, però, c'è da considerare questo tipo di ragionamento: ci sono, invece, alcune modifiche a quel codice, particolarmente ingessato, quello del 2016, che secondo noi vanno nella direzione non di risolvere i problemi, tutt'altro, perché la vera causa negativa è quella di legare tutto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Si, onorevole Cortelazzo, la invito a concludere.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Tento, in trenta secondi, di concludere. Nella direzione di posticipare tutto al 2020, salvo la norma che entra in vigore sine die, che è quella della negoziata fino a 150 mila e dai 350 mila al milione. Noi avremmo sicuramente voluto fare di più; capiamo e comprendiamo, poco, la timidezza, rispetto a quella che era la spinta iniziale di qualche giorno fa, prendiamo atto che il decreto ha comunque migliorato percettivamente poco, ma ha migliorato il testo e il codice degli appalti 2016 per cui il voto del gruppo, folto, sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Signora Presidente, siamo all'atto finale di una messa in scena che dura ormai da più di due mesi. In questa vicenda, però, c'è un grande assente, manca il principale protagonista o quantomeno la comparsa di questa rappresentazione, il Ministro delle Infrastrutture che, mai, neanche una volta, nei cinquanta giorni in cui questo decreto è stato ostaggio della maggioranza al Senato e, nemmeno qui alla Camera, nei tempi compressi della Commissione e dell'Aula, si è degnato di confrontarsi con il Parlamento sui contenuti di un pessimo provvedimento, che investe direttamente le sue competenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Uno sfregio al normale confronto democratico, ma anche l'attestazione della sua inconsistenza e irrilevanza in questo Governo; chissà se nell'immancabile tweet che siamo certi arriverà da qui a pochi minuti il Ministro Toninelli si renderà almeno conto che il suo nome verrà associato per sempre a uno dei più disastrosi interventi normativi nella materia degli appalti pubblici.

Un provvedimento che ci riporterà all'epoca del suo illustre predecessore, il Ministro Lunardi: dal Governo del cambiamento, al revival della stagione dei commissari straordinari dell'era Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), del subappalto senza regole e controlli, del trionfo del massimo ribasso e della cattiva qualità delle opere pubbliche. Avete chiamato questo decreto “sblocca cantieri”, ma altro non è che l'ennesima pagina della vostra inarrestabile propaganda, perché lo sapete anche voi che questo provvedimento non sbloccherà nessuna delle oltre 200 grandi opere ferme, né rimetterà in moto e in circolo nemmeno uno di quei 49 miliardi di investimenti bloccati per colpa delle vostre divisioni, della vostra incapacità di decidere e di governare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): dalla TAV al Terzo valico, dalla Pedemontana lombarda alla statale ionica, centinaia di infrastrutture dal Nord al Sud del Paese.

Questo decreto stravolge il codice degli appalti nonostante ci sia una delega sospesa al Senato che dovrebbe, secondo le vostre intenzioni, operare una riforma organica. Questo decreto ha un solo intento, quello di togliere di mezzo le norme che avevano consentito in questi anni di mettere mano ad alcune degenerazioni del sistema degli appalti pubblici, vicende che fino a qualche anno fa avevano generato scandalo e prodotto una reazione collettiva nel Paese. Su quella spinta nel 2016 ci si era dati un obiettivo ambizioso e si era costruito un percorso di confronto e condivisione ampio, dentro e fuori il Parlamento, una scommessa che nasceva dal desiderio di dotare l'Italia di un codice che favorisse la qualità: qualità del progetto, per porre fine alla vergogna delle varianti in corso d'opera e della lievitazione di tempi e costi; qualità delle stazioni appaltanti e delle imprese del settore. Un percorso di riforma ambizioso, non perfetto, certo, ma che, come ci dicono i dati del CRESME o della stessa ANAC, ha prodotto in questi anni un'evoluzione positiva del sistema. I numeri ci raccontano di un boom negli affidamenti e nella progettazione di opere pubbliche, di una crescita nel primo semestre di quest'anno del 38 per cento rispetto al 2016 del mercato degli appalti.

Questo, però, continua a essere il Paese che vive in un'oscillazione continua tra moti di indignazione e di reazione agli scandali, alle ruberie e alle storture del sistema per passare, un minuto dopo, all'invocazione di ricette miracolose che, in nome di parole evocative, come semplificazione e sburocratizzazione, spianano la strada alla peggiore deregolamentazione da cui faticosamente con l'attuale codice si era cercati di uscire solo due anni fa.

Sembra passato un secolo, colleghi, da quando in quest'Aula nella scorsa legislatura il MoVimento 5 Stelle ci faceva la lezione sulla trasparenza e la lotta alla corruzione. Usava parole di fuoco sui commissari straordinari, sul massimo ribasso, sulle procedure in deroga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) quando, ricordo, all'indomani del crollo di un viadotto in Sicilia realizzato con il sistema del general contractor, denunciavano lo scandalo di imprese che operavano in assenza di qualsiasi controllo pubblico, di opere incompiute, di inchieste giudiziarie che svelavano malaffare e presenza delle mafie nel settore degli appalti. Oggi, invece, possiamo dirlo: a trionfare è il “Siri pensiero”. Certo, potete anche continuare a illudervi di aver incassato un grande risultato politico buttandolo fuori dal Governo, ma votando questo decreto state realizzando esattamente quanto teorizzava il sottosegretario leghista Siri, amico di quel Paolo Arata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) arrestato l'altro ieri con l'accusa di intestazione fittizia, corruzione e autoriciclaggio, e collegato dagli inquirenti a finanziatore della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Ecco cosa diceva qualche settimana fa il sottosegretario Siri: “Per combattere la corruzione non serve il codice, né l'ANAC. Via tutto! Basta il buon senso”.

Già, il buonsenso, si vede che adesso voi lo chiamate così. Ma dietro questo provvedimento c'è tutt'altro. C'è un'idea criminogena che vi accomuna e che è il vero collante di questa maggioranza, cioè la convinzione che l'unico modo per realizzare gli investimenti in Italia sia quello di non rispettare le regole, cancellare le norme che garantiscano legalità e contrasto alla corruzione, consentire di fare affari sull'abbassamento della qualità e pazienza se poi, come è successo nel passato, questo comporta aumento dei costi e dei tempi.

Infatti, quello che conta e che è importante da dire è che bisogna fare, fare in fretta e che non conta fare bene. La colpa dei ritardi è delle regole, quelle di cui bisogna liberarsi. Ma se anche volessimo accettare e provare a velocizzare e semplificare la realizzazione dei lavori pubblici, sapete anche voi - e lo avete riconosciuto - che dentro questo decreto non c'è traccia di nessuna misura utile ad aprire i cantieri; al contrario, si interrompe il percorso di centralizzazione e qualificazione delle stazioni appaltanti, si torna a subappaltare fino al 40 per cento delle opere senza nessun controllo sui requisiti dei subappaltatori anche nei settori più a rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, quali il movimento terra e il ciclo del calcestruzzo, come dimostrano molte inchieste della Direzione distrettuale antimafia.

Si ritorna alla regola del massimo ribasso, si innalza la soglia delle opere che potranno essere affidate senza gara fino a 150 mila euro, che sono una larga parte dei lavori pubblici nel nostro Paese e, quindi, senza nessuna trasparenza e concorrenza. Inoltre, si cancella l'obbligo di scegliere i commissari di gara esterni e qualificati attingendo dall'albo ANAC, che sopprimete; si reintroduce lo strumento dell'appalto integrato e mettete in piedi l'ennesima scatola vuota, Infrastrutture Italia S.p.A., solo per fare un po' di assunzioni al di fuori delle regole trasparenti di selezione di personale. Eppure, lo sapete anche voi che il combinato disposto tra il subappalto selvaggio e il massimo ribasso spingerà la competizione verso il basso e questo si scaricherà sui lavoratori, soprattutto su quelli meno qualificati, sui giovani professionisti, sulle imprese che fanno della qualità un valore; si aprirà di nuovo la strada alla criminalità organizzata e alle mafie, come ci hanno spiegato in tutti i modi i sindacati e le associazioni impegnate sul fronte della legalità. È un intervento scomposto e disorganico quello che state facendo. È un delirio di onnipotenza farvi dire che renderete operativo il nuovo regolamento in 180 giorni. Ci sono voluti quattro anni per fare l'ultimo regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, complice anche la pessima qualità normativa del testo che state approvando, condannate il sistema a una lunga fase di incertezza e di instabilità: un ibrido rispetto alle finalità e agli obiettivi di logica unitaria e coerente che una modifica del settore avrebbe richiesto come rilevato anche dall'ufficio parlamentare di bilancio.

Poi affossate l'ANAC, senza nemmeno avere il coraggio e la dignità di farlo apertamente. Ignorate colpevolmente i segnali di allarme che sono venuti anche in questi giorni dal presidente Cantone. A fronte di oltre 2 mila aziende che operano negli appalti pubblici colpite da interdittive antimafia, indebolite non solo la lotta alla corruzione ma la vigilanza, che significa prevenzione delle strutture del sistema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mentre approvate queste norme, voi stessi riconoscete che sono inutili, che non sbloccheranno niente, tant'è che prevedete di nominare un numero indefinito di opere prioritarie e, per queste opere, commissari straordinari che potranno agire in deroga a tutto.

Siete spregiudicati - e lo dico ai colleghi della Lega - perché riuscite anche a farvi difendere su questo. I danni di questo provvedimento li peseremo presto nei prossimi mesi, ma quelli della vostra incoerenza li stanno già pagando i territori colpiti dal sisma, a cui non state dando nessuna risposta, nonostante le promesse che lei, sottosegretario, e il Presidente Conte avete fatto in quei territori.

Tra pochi minuti approverete questo decreto che non sbloccherà l'Italia ma sbloccherà - quella sì! - l'illegalità. Da domani non ci saranno più cantieri aperti in Italia: ci saranno cantieri meno sicuri, lavoratori meno tutelati, più imprese che riusciranno a farsi strada aggirando le regole, facendo accordi sottobanco, fuori dalla trasparenza e dalla libera concorrenza, con quei funzionari e politici disonesti; una minoranza certo, una minoranza che voi, però, non volete debellare e che si sentiranno liberi di agire fuori da ogni controllo.

State ripristinando nel settore delicatissimo degli appalti pubblici la logica del “caro amico”: “Scelgo chi mi pare, poi tanto un modo per metterci d'accordo lo troviamo” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) un sistema che ha consegnato questo Paese per decenni a scandali, ritardi e ruberie. Vi ostinate a proclamarvi Governo del cambiamento ma siete il Governo della peggiore restaurazione. Non sbloccherete né i cantieri, né questo Paese ma vi assumete una pesante responsabilità nel riportare indietro la lancetta del tempo di vent'anni e a pagare il prezzo della vostra incompetenza e spregiudicatezza saranno, ancora una volta, i lavoratori, le imprese sane e oneste di questo Paese. Per tutte queste ragioni noi voteremo “no” e continueremo in ogni modo, anche fuori di qui, a denunciare i pericoli e i danni di questo provvedimento e a combattere un Governo che fa male all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Ha già detto a nome dei Democratici la collega Braga cose molto puntuali e precise. Io intervengo quasi a titolo personale, Presidente, avendo seguito per due anni il percorso del recepimento delle direttive europee. Lo dico perché abbiamo lavorato in Commissione a lungo con i colleghi del MoVimento 5 Stelle e con i colleghi anche di Forza Italia per questo recepimento e per rendere a questo Paese finalmente un quadro normativo certo e serio: e serio! Lo dico perché vorrei dare due numeri. Sono molto rattristato dal disinteresse e quasi dal fastidio che questa discussione ha provocato oltre che dall'assenza.

Sottosegretario, lei ha la nostra simpatia, perché lei sta qui a prendersi anche le ingiurie di chi se le dovrebbe prendere, però non è molto serio, mi creda, che qui manchi il Ministro delle Infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se questo è un decreto così decisivo per il Paese, dov'è il Ministro competente, dov'è? È questo il punto. Allora, voglio dire solamente questa cosa per togliere un pregiudizio: tutti quanti, chi si occupa di opere pubbliche, chi ha fatto il sindaco, l'amministratore - purtroppo ce ne sono molto pochi in questo Parlamento -, sa che le opere funzionano o non funzionano per tre motivi essenziali. Il primo è che ci sia la disponibilità delle risorse, cioè che ci siano programmazioni di lungo periodo. Per questo, quando avete sospeso il finanziamento al piano per le periferie, avete fatto una bestialità enorme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché avete tolto certezza ai finanziamenti ai sindaci, e quindi avete bloccato le relazioni con i sindaci. La seconda cosa è la qualità del progetto. Allora, il codice appalti che effetti ha avuto sulla qualità del progetto? Le progettazioni sono aumentate del 300 per cento, l'importo delle progettazioni fino a 700 milioni di euro: erano a 100 milioni di euro. Questo era il frutto del lavoro fatto insieme. Perché volete tornare indietro a riaffidare la progettazione alle aziende? Perché il ritorno all'appalto integrato? Perché non favorire le cooperative di professionisti? Perché? L'Italia è un'anomalia sul massimo ribasso, tutti gli altri Paesi non hanno il massimo ribasso. È questa la novità che porterà il beneficio negli appalti pubblici? È questa la vostra straordinaria rivoluzione, ritornare indietro all'era berlusconiana? Questo è il punto fondamentale.

Ma i dati vi dicono anche che i lavori pubblici stavano crescendo dopo il codice degli appalti. Avete detto balle, balle! C'è un rapporto che è fatto dalla Camera, a cui avete assistito, della Commissione ambiente, vostro, un rapporto vostro, dove ci sono tutti i dati. Qualcuno li ha letti? Qualcuno li ha letti? Nel primo semestre 2018 e nel primo semestre 2017 i bandi stavano crescendo, le aggiudicazioni del 70 per cento. Avere cambiato il quadro normativo, come state facendo oggi, è il danno più grave che potete fare, il danno più grave al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che ha un bisogno come il pane di investimenti pubblici, che sotto di voi sono crollati, perché prima di voi crescevano, e questa è una grande bugia di cui vi portate totalmente la responsabilità. Adesso leggo rapidamente le opere che verranno sbloccate da questo provvedimento, signora Presidente….(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ministro Delrio, il silenzio non può essere resocontato, e quindi la invito ad andare avanti con il suo intervento.

GRAZIANO DELRIO (PD). Mi scusi, mi ero perso perché non mi venivano in mente. Non mi venivano in mente le opere che venivano sbloccate da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, adesso vi faccio l'elenco delle opere che sono sul sito del MEF come opere bloccate: non una di queste opere c'entra con il codice appalti. Sapete cos'è la Gronda di Genova? Non è sottoposta al codice appalti. Perché è bloccata? Perché è bloccata? Per un motivo politico, per un'opposizione politica. Sapete cos'è la TAV Torino-Lione? Non è sottoposta al codice appalti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sapete perché è bloccata? Per un motivo politico. Adesso vi continuo a leggere quelle che non c'entrano niente con il codice appalti, ma c'entrano con l'inefficienza del sistema. Sapete cos'è il Passante di Bologna? Non c'entra niente con il codice appalti, è partito prima. State raccontando balle! Sapete cos'è la Campogalliano-Sassuolo? È stata bloccata per un anno, sapete perché? Per motivi politici. Sapete cos'è la Jonica? Non c'entra niente con il codice appalti, era frutto della progettazione della vecchia legge obiettivo. Sapete perché è stata bloccata? Per motivi politici. Sapete cos'è il passante di Firenze ferroviario? Per motivi politici è bloccato. Che cos'è l'aeroporto di Firenze? Per motivi politici è bloccato. Il Mose per motivi politici, la Pedemontana lombarda per motivi politici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Potrei continuare per settimane a elencarvi i lavori che avete bloccato voi, con cui non c'entra niente il codice appalti! È una vergogna senza precedenti quello che state facendo!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Delrio.

GRAZIANO DELRIO (PD). Quella che state dando a questo Paese è una bugia senza precedenti. Allora voglio dire, e concludo, Presidente, al Gatto e alla Volpe, perché noi abbiamo una bellissima favola che racconta come qui ci hanno trattati tutti come Pinocchio, voi per primi, che non avete avuto l'umiltà e la pazienza di leggervi le cose che la vostra Camera vi fornisce per formarvi un'opinione libera. Non avete avuto l'umiltà e la pazienza. Il Gatto e la Volpe sono due personaggi della favola di Pinocchio, come lei sa. Il Gatto si fingeva cieco per ingannare Pinocchio e la Volpe si fingeva zoppa per ingannare Pinocchio. Ora, Di Maio e Salvini, che sono il Gatto e la Volpe di questo Governo, hanno ingannato noi, tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi hanno raccontato una serie di balle, ma ricordatevi come va a finire questa storia: va a finire che Pinocchio si sveglia e ritorna umano; invece il Gatto, che si fingeva cieco, diventa veramente cieco, e la Volpe, che si fingeva zoppa, diventa veramente zoppa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Il decreto “sblocca tangenti” - così mi piace chiamarlo - non contiene solo le norme su cui i colleghi si sono ora soffermati, ma, scorrendo un titolo lungo e altisonante, alla fine del titolo, nella seconda pagina, troviamo le parole “ricostruzione” ed “eventi sismici”. Sì, perché tra le tante bugie di questi mesi, nel primo anniversario del Governo del cambiamento, il Governo, per l'appunto, venendo meno a tutte le promesse e a tutti gli annunci, inserisce poche e scarne norme riguardanti i terremoti che sono avvenuti in questo decennio in Italia nel decreto “sblocca tangenti”. Vasi di vetro…

PRESIDENTE. Onorevole Pezzopane, la invito a utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula e rispettoso delle altre forze parlamentari; quello che lei sta utilizzando non lo è.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Vasi di vetro leggero tra vasi d'acciaio, questo sono le norme che sono state inserite, poche e insufficienti. Sottosegretario, Governo, ci avevate promesso prima la rivoluzione. In campagna elettorale, scorrazzando nelle zone terremotate, avevate annunciato la rivoluzione della ricostruzione; poi avete ripiegato sul testo unico; poi, sempre più giù, al decreto apposito per le zone terremotate; e poi siete arrivati a poche norme dentro questo decreto. Qui c'è un grave abuso delle condizioni in cui si vive in quelle zone e c'è un atto di violenza nei confronti dei terremotati, che sono stati presi in giro lungo tutto questo anno. Sottosegretario, lei aveva fatto delle promesse precise. Il Presidente del Consiglio, a Norcia ha incontrato i sindaci, annunciando che in questo decreto ci sarebbero state norme rivoluzionarie. Salvini, a Porta a Porta, ha detto che in questo decreto ci sarebbe stata la norma che avrebbe abbattuto per metà i tempi della ricostruzione e ha anche detto che ci sarebbe stata una norma che avrebbe consentito la ricostruzione pubblica con le regole del decreto Genova per il ponte. Nulla di tutto questo. Ed è - ve lo voglio ricordare ancora - la quinta volta che dite no, anzi, la sesta con questo, a delle proposte credibili e concrete. In questo decreto ci sono poche e scarne proroghe, manca la soluzione di alcune questioni su cui da un anno, decreto per decreto, continuate a dire che lo farete, ma non lo fate. E la cosa grave è che anche nei territori dite che lo farete, ma non lo fate, e le popolazioni attendono. Avete detto così al “decreto sisma” di luglio, poi avete di nuovo detto che le avreste fatte al “milleproroghe”, a settembre, e poi di nuovo al “decreto Genova”, a ottobre, e poi ancora alla legge di bilancio, a dicembre, e poi al decreto semplificazione.

Adesso in questo decreto, dove in un'accozzaglia di norme, le più svariate, dove magari qualcosa di buono c'è anche, ma molto poco e ripetitivo rispetto ad altre norme del passato, dite dei no pesanti, dei no pesanti! Sul Centro Italia dite di no all'abbattimento al 40 per cento delle tasse sospese che quei cittadini devono restituire: vergognatevi, perché avevate addirittura promesso che le toglievate del tutto per tre anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Vergognatevi, perché non siete riusciti nemmeno ad abbatterle di un pochino, cosa che noi abbiamo fatto per i terremotati de L'Aquila! Lo abbiamo fatto perché era giusto e perché è giusto farlo anche adesso. Avete detto di no alla norma per salvare le imprese del territorio aquilano, anche se lì Salvini aveva detto il giorno dopo: il primo decreto che farò nel nuovo Governo sarà un decreto che risolverà questo problema. Vi dico una cosa: in questo decreto ho volutamente omesso di presentare la norma per le famiglie delle vittime dei terremoti de L'Aquila e di Amatrice; ho omesso di farlo perché non volevo che mi dicevate di no, perché quelle persone, come le famiglie delle vittime di Rigopiano, attendono che si realizzi una promessa che avete sbandierato in campagna elettorale e che oggi non siete in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). E io non mi sono fatta dire di no, il Partito Democratico non si fa a dire di no a una questione così delicata, che riguarda delle persone, che riguarda purtroppo la morte di persone. Questa è la nostra dignità, che è la risposta migliore alla vostra indegnità su questo aspetto vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, oggi siamo qui perché è il momento del coraggio, oggi siamo qui perché il gruppo Lega e questo Governo vogliono veramente sbloccare, far ripartire l'Italia, far ripartire l'Italia dai cantieri, perché non possiamo sempre pensare che ci siano soluzioni, che ci siano vincoli o lacci. Questo provvedimento, cari colleghi del Partito Democratico, non elimina le regole, le semplifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché noi siamo rispettosi delle regole, come lo siamo sempre stati! Noi vogliamo che lavorino le imprese sane, che lavorino le imprese del territorio, che lavorino le imprese italiane: in una parola, che le imprese lavorino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ciò perché dover sempre pensare che l'imprenditore è un corrotto, dover sempre pensare che sotto un'impresa c'è qualcosa di losco, è un atteggiamento che ha bloccato l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi vogliamo dare fiducia agli italiani, perché gli italiani ci hanno dato fiducia. In effetti - e mi dispiace per l'ex Ministro Delrio -, chi per anni ha raccontato favole gli italiani non siamo stati noi e il 26 maggio gli italiani ce l'hanno dimostrato in maniera chiara e netta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Poi possiamo fare tanta filosofia, possiamo dire che ciascun comune deve per forza utilizzare la stazione appaltante centralizzata, magari ubicata in provincia: ma quale provincia, che è stata svuotata di uomini e mezzi grazie al “decreto Delrio” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo lo diciamo perché all'interno del gruppo Lega, dei 130 colleghi, quasi tutti sono stati amministratori o ex amministratori comunali; non sono stati chiusi qui in Parlamento, sulle poltrone o nelle sedi di partito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Continuiamo ad avere una visione un po' particolare del subappalto, come se nel subappalto si annidi chissà quale malversazione. Il subappalto è un'occasione per creare sinergie in un territorio, per mettere insieme le competenze, per unire le imprese locali, che magari da sole non potrebbero fare questo. Infatti, in questo decreto è stata prevista una norma per cui le attività dei consorzi non sono comprese in subappalto. In questo decreto, voi che parlate tanto di trasparenza, è stato previsto che se un'opera pubblica è composta da più lotti, essa viene vista nella sua unitarietà e non si applicano norme elusive per singolo lotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo creato un codice degli appalti lento e farraginoso: cosa ha chiesto il gruppo Lega? Cosa ha chiesto il Governo? Una moratoria di due anni e tra due anni ci siamo impegnati a predisporre una relazione in cui vedremo i positivi effetti di questo snellimento. Ricordo a tutti - l'ha già ricordato l'onorevole Butti - che per ogni euro impiegato in un cantiere si liberano 3 euro, 3 euro e mezzo di risorse: sono miliardi e miliardi che servono per far crescere l'Italia, perché questo serve, cioè PIL, opportunità, lavoro, cantieri. Ci preoccupiamo se abbiamo modificato le soglie di riferimento per gli appalti, ma le regole europee ci chiedono di mettere regole solo sopra i 5 milioni, quindi cosa abbiamo fatto in passato? Per essere più bravi degli altri, adesso rischiamo l'infrazione perché abbiamo messo regole di snellezza, quindi questo è come voler essere i primi della classe, questa è l'attenzione che abbiamo. Voglio fare altri piccoli esempi. Voglio parlare di come si possono creare sinergie con Cassa depositi e prestiti per creare delle strutture a livello infrastrutturale, in cui c'è qualcuno che si occupa non solo del finanziamento ma anche della realizzazione dell'opera. Voglio dire come in questo decreto si sta cercando di riordinare l'End of Waste, perché i rifiuti possono essere opportunità economiche, se le sappiamo cogliere. Ma in più, le grandi opere, le grandi opere strategiche: perché abbiamo messo commissari da Nord a Sud? Perché la procedura non ci permette di realizzare quelle opere: questa è la cosa fondamentale. Parliamo di Mose, parliamo di Campania, parliamo di Sicilia, cioè parliamo di commissari che abbiamo la responsabilità e l'onere di realizzare il futuro dell'Italia: questa è la funzione dei commissari.

Vorrei solo fare un esempio. Fare intervenire i sindaci nel recupero di stabili non più idonei, di condomìni fatiscenti, inserire una norma sulle aree degradate significa recuperare strutture come l'Hotel House di Porto Recanati - per chi conosce la vicenda marchigiana, perché io provengo da quel luogo - che purtroppo è assurto alla cronaca nazionale; significa dare un futuro a chi, immigrato, vive lì regolarmente, e chi in quel territorio vuole continuare a vivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da ultimo vorrei fare un cenno al terremoto. Signori del Partito Democratico, avete fatto più di trenta ordini del giorno uguali, sul niente, parlando di territori che probabilmente neanche conoscete (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per fare un esempio, volevo ringraziare - ma purtroppo non è in Aula - l'onorevole Madia, che ha citato il mio comune, anche se penso che non ci sia mai neanche venuta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! L'onorevole Madia era anche candidata nelle Marche alle scorse elezioni politiche, ma nessuno l'ha mai vista: questo è il Partito Democratico vicino al territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Abbiamo avvicinato la ricostruzione ai comuni, abbiamo spostato la busta paga pesante di quattro mesi, abbiamo dimensionato gli interventi strutturali sugli edifici in base alla gravità del danno, abbiamo semplificato tutto quello che l'onorevole Pezzopane ha complicato in questi anni, quando era al Governo. Caro onorevole, mi dispiace, ne sia consapevole…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Scusi Presidente, ha ragione, mi perdoni e mi scuso di ciò di fronte a lei per questa cosa. Quindi, cosa vogliamo noi per questa Italia? Mi permetto di citare il Vice Ministro Garavaglia: non vogliamo gilet gialli, ma vogliamo tanti gilet arancioni che ricostruiscano l'Italia per dare un futuro a questa Italia, un futuro per oggi, per domani e per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Sono d'accordo con l'opposizione su un'argomentazione che spesso ci dicono: basta parlare del passato, ora governate voi. Allora parliamo del presente che ci dice che, nel Paese, esistono 600 opere, medie e grandi, bloccate per un totale di 50 miliardi, fermi nei cassetti e i cittadini devono sapere che 50 miliardi delle loro tasse, che faticosamente cercano di pagare ogni mese, sono bloccate; i cittadini devono sapere che quella strada che potrebbe agevolare loro la vita quotidiana ha già un progetto esecutivo, ma non viene realizzata. In questo Paese, esistono 1.712 piccole opere con progetti esecutivi non ancora realizzati; passano in media due anni per opere dal costo inferiore di 100 mila euro e quindici anni per opere con un costo superiore ai 100 milioni di euro; avete bloccato ben 150 miliardi per i prossimi quindici anni nelle vostre manovre di bilancio. Dunque, questo è il presente; ripeto: questo è il presente. Vi dico: un minimo di autocritica qualcuno qui dentro se la vorrà fare o no per lo stato di cose (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)? Perché ho sentito che sono bloccate alcune opere per motivi politici. Allora, ho sentito ricordare Firenze: al comune di Firenze chi governa? In regione Toscana chi governa? In questo Paese chi governava (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)? Allora ma continuate pure a dirci… per favore però io ho ascoltato rispettosamente in silenzio tutti…

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Ricciardi.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). …gradirei un medesimo comportamento. Però continuate a dirci che il MoVimento 5 Stelle blocca il Paese, che il MoVimento 5 Stelle è quello dei “no”. Allora il MoVimento 5 Stelle ha trovato il Paese bloccato e il MoVimento Cinque Stelle sta dicendo di “sì”: “sì” al fatto che un comune non capoluogo non debba rivolgersi a una stazione appaltante ma possa procedere internamente nei lavori; un “sì” al fatto che vengano escluse le offerte anomale giudicate troppo basse e questo va a spegnere immediatamente la polemica sul massimo ribasso che ho sentito per questi due giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Diciamo “sì” al fatto che un funzionario pubblico, se per caso vede l'inadempienza dei plurimiliardari gestori di Autostrade, può denunciare tale inadempienza alla Corte dei conti che, una volta riscontrata tale inadempienza, permette all'ente di revocare la concessione senza danno erariale e le ferite di Genova sono ancora lì aperte a ricordare l'importanza di tale norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi diciamo “sì” a 400 milioni di euro prorogati per i comuni sotto i 20 mila abitanti che possono mettere in sicurezza strade e scuole; diciamo “sì” a norme decisive per la ricostruzione nelle zone sismiche, per le imprese e per le strade; diciamo “sì” al commissario unico per la depurazione, un ambito nel quale paghiamo ogni anno sanzioni all'Unione europea con un servizio totalmente inadeguato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e diciamo “sì” ai commissari straordinari per quei cantieri ritenuti prioritari bloccati.

Voi direte che entrerà il malaffare, entrerà la corruzione: bene Genova innanzitutto è già lì a dimostrare che imprese in odore di mafia e di camorra sono state escluse dai lavori e a Genova c'è il commissario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece la burocrazia e questo stato di cose non ha generato il malaffare? Io non ho mai sentito in Italia un'azienda collusa con la mafia che ha vinto una tangente per corruzione di un politico: mai grazie a questo enorme bellissimo sistema che avete messo in piedi negli anni. Allora dobbiamo dirci che è la giungla di burocrazia e di carte che è il terreno dove il criminale agisce meglio perché è il criminale che conosce il dirigente compiacente che gli suggerisce una scorciatoia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); è il criminale che crea su aziende e consorzi farlocchi per vincere un appalto; chi è che affoga in questo mare? Affoga l'imprenditore onesto; l'imprenditore, che non olia buoni uffici, perché pensa che sia premiato il suo lavoro e la sua fatica; imprenditori che fanno il solco nei comuni, aspettando una carta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo Paese abbiamo giocato sempre alla divisione imprenditori, dipendenti, partite IVA, statali. Noi l'unica linea che facciamo di demarcazione - ma non è una linea: è un solco - è tra cittadini onesti e cittadini disonesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e in questo Paese i pochi disonesti hanno avuto sempre la meglio sui tanti onesti e allora a quei tanti onesti è ora di ridare fiducia, i tanti onesti devono entrare negli uffici e non vedere frustrato il loro lavoro; devono vedere facilitato il loro lavoro. Allora si parla di anticorruzione: bene, la società che noi stiamo costruendo ora ha in sé gli ideali dell'anticorruzione, perché noi non consideriamo la corruzione un male endemico e incancellabile dal Paese. Noi l'abbiamo già cominciata a combattere con la legge più severa anticorruzione che esiste in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e la legge anticorruzione fa parte di un unico disegno con lo sblocca-cantieri, con un unico principio ovvero che il cittadino è libero di fare impresa e di fare il proprio lavoro. Poi, se questo cittadino con la connivenza di politici e dirigenti, viene preso a rubare soldi pubblici, questo cittadino va in galera, punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, guardate, ci sarebbe un metodo molto più semplice e più efficace dell'anticorruzione con cui la politica potrebbe estirpare queste cose. Mettiamo il caso - faccio un esempio - che un sindaco vinca le elezioni e la sera venga portato in corteo dalle ambulanze a sirene spiegate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e magari questa società è invischiata mani e piedi con la camorra. Bene, in un Paese, il partito prende e sbatte fuori questo esponente e, invece no, c'è un esponente di punta di quel partito che si appoggiava a questo personaggio per fargli fare clientele con le fritture di pesce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il problema non è della legge, è del partito e noi del MoVimento Cinque Stelle questa cosa la facciamo. Un unico caso, un unico caso molto meno grave di quello accaduto che purtroppo non era un esempio, non era un ipotesi, ma è successo dieci giorni fa in Campania a un sindaco del Partito Democratico, noi l'abbiamo preso e l'abbiamo sbattuto fuori…esattamente come a Roma, esattamente come a Roma (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…va beh, ora non fatemi citare l'Umbria, sarebbe troppo lunga, ne ha citato uno, basti per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prosegua nel suo intervento. Colleghi sottraete tempo… naturalmente sottraete tempo all'onorevole Ricciardi. Prego, onorevole.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Questa cosa avviene anche nel Governo Conte e dobbiamo rendere atto all'alleato di Governo che ha capito che in questa fase magari faticosamente, in questo momento il Paese ha bisogno di credibilità ma non noi come MoVimento e come Cinquestelle, noi come Governo. Non dobbiamo avere alcune ombre e davvero rendiamo atto e andiamo avanti dando credibilità ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora con l'alleato di Governo non mi nascondo nel dire che il provvedimento ha avuto un parto difficile vuoi per il clima elettorale, vuoi per la delicatezza del tema. Però abbiamo fatto ancora una volta l'interesse dei cittadini; abbiamo messo al centro le imprese e il Paese perché questo Paese ha bisogno di politica, non di tecnici; ha bisogno di politica che trovi anche compromessi ma compromessi sempre sui temi, mai compromessi morali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo motivo, con lo spirito di chi ha voglia di dire ancora tanti altri “sì” a provvedimenti come la legge sul conflitto di interesse, come la legge sul salario minimo garantito, come la legge sull'acqua pubblica, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Aiuola… Prova… uno, due, tre… uno, due, tre… prova…

PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Fatuzzo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… colleghi… onorevole Borghi… colleghi… colleghi…. colleghi… onorevole Borghi, la richiamo all'ordine…

ENRICO BORGHI (PD). Richiami all'ordine quel fascista.

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, se vuole prendere la parola sull'ordine dei lavori, se ritiene di doverlo fare, senza urlare, perché altrimenti anche alla Presidenza è difficile ascoltarla… colleghi… colleghi…

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, qui la possibilità di intimare il silenzio, ce l'ha solo la Presidenza, nessun'altro.

PRESIDENTE. È evidente che, se qualcuno dovesse averlo fatto, ha commesso un abuso, diciamo così… onorevole Fatuzzo… colleghi… andiamo avanti, colleghi… colleghi del MoVimento 5 Stelle, consentiamo all'onorevole Fatuzzo di svolgere il suo intervento, prego.

CARLO FATUZZO (FI). Posso? Grazie, Presidente. Intervengo, come sempre, in qualità di responsabile nazionale del Partito Pensionati eletto in questa Aula nelle liste di Forza Italia-Berlusconi Presidente. Debbo dire che sono molto soddisfatto di come si è comportato il Governo, per voce dell'onorevole Crimi, qui davanti a me, in questa occasione, dove ha dato parere favorevole all'ordine del giorno n. 9/1898/148, che ha chiesto - e quindi il Governo lo ha assunto - che vengano ridotte le rette che vengono pagate dagli anziani, non autosufficienti, ricoverati, e data un'indennità di retribuzione appositamente maggiore a coloro che - infermieri e assistenti - li accudiscono.

Questo è un fatto importantissimo. Auguro al Governo di trovare i fondi che si è impegnato a vedere se riesce a trovarli. Viva i pensionati, pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1898: S. 1248 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici." (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 77) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

e Lega- Salvini Premier).

Colleghi, non siamo a scuola, né tantomeno a una gita scolastica, quindi non è consentito fare selfie. Ho già chiesto la cortesia di non fare foto, fintanto che il Regolamento non lo prevede. Vi chiedo di attenervi al Regolamento, grazie.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che la deputata Daniela Cardinale, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, nella seduta di lunedì 17 giugno, diversamente da quanto previsto dal vigente calendario dei lavori, avrà luogo, a partire dalle ore 12, soltanto la discussione sulle linee generali del decreto-legge recante Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi. Il seguito dell'esame di tale provvedimento, nonché gli altri argomenti con votazioni, previsti per la settimana, saranno iscritti all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 18 giugno, dalle ore 11.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). In una insolita, silenziosa Aula del nostro Parlamento, prendo la parola, in fine seduta, per far conoscere a tutti i colleghi e a lei, Presidente, per prima, naturalmente, che lunedì scorso sono stato a visitare la casa di riposo per non autosufficienti…

PRESIDENTE. Onorevole Panizzut… onorevole Locatelli… onorevole Caiata… prego.

CARLO FATUZZO (FI). Lunedì scorso sono stato a visitare una casa di riposo per non autosufficienti in provincia di Parma, per la precisione a Fidenza, dove ho portato il saluto del Parlamento tutto, oltre che mio personale, ai ricoverati, veramente nelle condizioni peggiori che ci si possa immaginare, e al personale sanitario che lo assiste.

Mi permetto di invitare, non so se provoco un problema di politica estera, ma vorrei pregare Sua Eccellenza il Vescovo di Fidenza, a sedersi al tavolo con i proprietari della casa di riposo che sono i comuni di Fidenza e del circondario, perché, a fianco dell'edificio attualmente occupato da questa istituzione di assistenza, c'è un edificio che era adibito una volta a seminario, che adesso è disabitato, non è utilizzato in alcun modo, e sarebbe molto utile aggiungere altri posti letto a questa importante e indispensabile attività di assistenza per chi non può restare a casa, nel proprio domicilio, in condizioni per le quali ha bisogno di tutto.

Viva i pensionati, pensionati, all'attacco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, signora Presidente. Prendo la parola perché vorrei accendere i riflettori dell'Aula su un fenomeno che rischia di compromettere la sopravvivenza della mia piccola regione, il mio Molise. Sì, il Molise è la seconda tra le regioni più piccole d'Italia con i suoi 136 comuni, molti dei quali hanno un numero di residenti pari a poche centinaia, e tra questi sono solo pochissimi i giovani coraggiosi che decidono di rimanere.

Lo spopolamento di questi borghi meravigliosi rischia inesorabilmente di far svuotare questi Paesi e non possiamo correre questo rischio, perché sono posti bellissimi, incontaminati, ricchi di storia, di cultura, di sapori, di sapori che non possono essere racchiusi nelle scatolette della grande distribuzione, a rischio di perdere i profumi di questi piccolissimi borghi. È un patrimonio inestimabile non solo per il mio Molise, ma per tutta l'Italia, e non si può rischiare di perderlo. E mi riferisco, in particolare a Castel San Vincenzo, che fa parte del Parco nazionale del Lazio, dell'Abruzzo e del Molise, il cui sindaco, una donna, Marisa Margiotta, lotta tutti i giorni con le sue forze per salvare il suo piccolissimo paese. Agevolazioni fiscali, promozione turistica, valorizzazione del patrimonio culturale sono strumenti necessari per rinvigorire questi borghi. Non possiamo non prendere in considerazione la tassazione eccessiva e la burocratizzazione che ci fa correre il rischio di spopolare questi paesi stupendi: più di cento bellissimi borghi, in un territorio di pochi chilometri quadrati, che rappresentano la peculiarità della mia regione, il Molise. Ecco, il Governo non può consentire che questi posti stupendi diventino scatole vuote e che chi vi abita diventi una specie in via di estinzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 5 giugno a Napoli nel nuovo palazzo di giustizia è avvenuto un fatto sconcertante: una giovane avvocatessa subiva un'aggressione sessuale. È un fatto gravissimo reso ancor più atroce perché avvenuto nel tribunale, luogo simbolo di legge e di giustizia. Esprimo la mia personale solidarietà, ma credo di poter parlare a nome del mio gruppo, alla giovane avvocatessa.

Di episodi analoghi, purtroppo, ne sentiamo parlare tutti i giorni: molestie ed aggressioni che avvengono di continuo, dentro e fuori casa, ma anche, non di meno, vicende di mobbing sul lavoro, perché una donna libera e in carriera, in un'azienda come in politica, è percepita quasi come una minaccia, un corpo estraneo, da relegare, sottomettere ed escludere. “Non una di meno”, “se una allora tutte”, “non è normale che sia normale”, parole che devono diventare un'azione concreta, un impegno programmatico, una sensibilità condivisa e non soltanto affermazioni da spendere nei giorni di commemorazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Questa mattina, i reggiani si sono svegliati con una perquisizione nel comune di Reggio Emilia da parte delle forze dell'ordine. Ci sono vari reati, ci sono 15 indagati: turbata libertà degli incanti, falsità ideologica del pubblico ufficiale e rivelazione di segreto d'ufficio, abuso d'ufficio e corruzione. Nel mirino, si legge, in una nota delle Fiamme gialle, rilevanti appalti del comune di Reggio Emilia.

Ma Reggio non è nuova a questo tipo di inchieste; abbiamo avuto un'inchiesta sul catasto, con sei dipendenti indagati a vario titolo, un fascicolo aperto nel 2002, i reati contestati: corruzione, truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, falsità materiale e ideologica, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Tra gli indagati Salvatore Scarpino, ex dirigente del catasto, ex consigliere comunale in quota PD, tutti usciti puliti perché il fascicolo è stato prescritto nel 2014 e l'indagine archiviata, sostanzialmente un fascicolo è rimasto nel cassetto dal 2002 al 2014. Febbraio 2019, 18 dirigenti del comune di Reggio Emilia indagati per falso ideologico e abuso d'ufficio, tra essi Maria Sergio, moglie del neoeletto sindaco PD, Vecchi, sentita come persona informata sui fatti nel processo Emilia contro la 'ndrangheta, dirigente all'urbanistica nel 2008 e attuale dirigente, sempre all'urbanistica, nel comune di Modena. Nel 2008 la Corte dei conti segnala irregolarità nel regolamento, dal 2008 al 2015, il comune non fa nulla, procedendo con l'assegnazione di incarichi esterni per un totale di 10 milioni di euro. Ricordo che nel 2008, l'allora sindaco di Reggio Emilia era Graziano Delrio che adesso siede in questi banchi.

Questo, Presidente, appunto, a Reggio Emilia, la città delle persone, come la chiamano, la città dove dicono che va tutto bene e il sistema funziona. Il MoVimento 5 Stelle chiede solo una cosa per la città: massima trasparenza. Il sindaco faccia chiarezza immediatamente e convochi il consiglio comunale di Reggio quanto prima; questo, non per il MoVimento 5 Stelle, ma per i cittadini reggiani che meritano rispetto e un'amministrazione comunale scevra da qualsiasi tipo di opacità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Signora Presidente, voglio richiamare l'attenzione della Presidenza su un fatto molto grave che si è verificato oggi nel corso della Commissione ambiente. Avevamo in programma una sessione di risposta alle interrogazioni urgenti, di question time, programmata, come sempre, per la pausa dei lavori della nostra Aula; alla presentazione, al momento della convocazione, il sottosegretario Micillo, che doveva rappresentare il Governo nel dare risposta, non si è presentato e questa sessione, questa seduta di risposta alle interrogazioni urgenti non si è tenuta per l'indisponibilità, così ci è stato riferito dal presidente della Commissione Benvenuto, di un qualsiasi altro rappresentante del Governo.

Si tratta di un fatto di per sé grave, perché le interrogazioni sono uno strumento a disposizione dei deputati per interrogare, per porre questioni, atti ispettivi al Governo e che, ovviamente, rappresentano, come dire, un elemento di democrazia nei lavori di quest'Aula.

Ma è un fatto reso ancora più grave dalla circostanza che in questa sessione di risposta alle interrogazioni per il gruppo del Partito Democratico avevamo depositato un'interrogazione a mia prima firma riguardante una vicenda che ha coinvolto, in questi giorni, un soggetto titolare di una collaborazione con la sottosegretaria all'ambiente leghista Vannia Gava, il dottor Fabrizio Ghedin, coinvolto, come denunciato da un'inchiesta del giornale online Fanpage, in un tentativo di silenziamento su un'inchiesta relativa a un traffico illecito di rifiuti. Chiedevamo al Ministero dell'ambiente di rispondere urgentemente su questo fatto e, casualmente, l'interrogazione a cui avrebbero dovuto rispondere non ha avuto appunto riscontro oggi. Io le chiedo di rappresentare, tramite lei, alla Presidenza, al Presidente della Camera, la gravità di questo fatto e di volere intervenire perché il lavoro ispettivo dei deputati non venga inibito da atteggiamenti di questa natura da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Riferirò sicuramente al Presidente della Camera e naturalmente la Presidenza ritiene essenziale che il Governo partecipi sempre, come è suo dovere, ai lavori parlamentari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire nuovamente sulle vicende del Sudan, un Paese che da aprile è scosso da una serie di rivolte popolari pacifiche e democratiche che chiedono la fine di una dittatura militare durata più di trent'anni e il ritorno a un Governo civile. Ecco, lunedì ci sono stati degli scontri, successivi alla fine del Ramadan, in cui i militari hanno sparato sulla folla. Si dice che i morti siano più di 100, sono stati trovati vari cadaveri nel Nilo, sono scomparse più di mille persone e ci sono decine di donne che dicono di essere state stuprate. Dico: “si dice”, “dicono”, perché purtroppo dal 3 giugno in Sudan è stato proibito l'uso di Internet, è stato bloccato l'uso di Internet, sono stati bloccati i giornalisti, quindi, le notizie che abbiamo sono notizie molto frammentarie che arrivano solo dalle diplomazie straniere. In questo contesto, il ruolo delle diplomazie è fondamentale, da un lato, perché suppliscono alla carenza di informazioni, volute dalla giunta militare, e, dall'altro lato, perché sono fondamentali per trovare una strada per evitare la guerra civile e per trovare una composizione pacifica di un conflitto che sembra essere sempre più sanguinario.

Per questa ragione, intervengo per chiedere quale sia la posizione del Governo italiano che su questo fatto non ha ancora dato un'opinione. Noi riteniamo che sia molto importante che il nostro Paese sostenga i manifestanti pacifici e sostenga una soluzione pacifica di ritorno al Governo civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 17 giugno 2019 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi. (C. 1807)

La seduta termina alle 19,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato De Lorenzis ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 6 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 il deputato Alberto Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 10 il deputato Varrica ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 12 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Sangregorio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Iovino ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nelle votazioni nn. 13e 18 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 15 e 20 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 16, 17, 18, 20, 38, 52 e 53 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 17, 18 e 22 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Racchella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 la deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 24 il deputato Penna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 21 alla n. 24 le deputate Barzotti e Raffa hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputato Di Muro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 34 il deputato Toccafondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 35 il deputato Golinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 37 e 38 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 40, 51, 56 e 57 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 44 alla n. 56 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 46 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 il deputato Acquaroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 49 il deputato D'Ippolito ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 49, 50, 52 e 53 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 50 il deputato Alberto Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 il deputato Comencini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 63 il deputato Acquaroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 63 alla n. 65 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1898 - odg 9/1898/10 476 476 0 239 108 368 75 Resp.
2 Nominale odg 9/1898/45 475 475 0 238 205 270 73 Resp.
3 Nominale odg 9/1898/46 473 472 1 237 211 261 73 Resp.
4 Nominale odg 9/1898/47 472 470 2 236 205 265 73 Resp.
5 Nominale odg 9/1898/48 472 470 2 236 205 265 73 Resp.
6 Nominale odg 9/1898/49 481 478 3 240 208 270 70 Resp.
7 Nominale odg 9/1898/50 481 479 2 240 212 267 70 Resp.
8 Nominale odg 9/1898/51 479 477 2 239 211 266 70 Resp.
9 Nominale odg 9/1898/52 482 479 3 240 213 266 70 Resp.
10 Nominale odg 9/1898/55 471 469 2 235 210 259 69 Resp.
11 Nominale odg 9/1898/56 468 466 2 234 207 259 69 Resp.
12 Nominale odg 9/1898/57 468 466 2 234 207 259 69 Resp.
13 Nominale odg 9/1898/58 470 468 2 235 212 256 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/1898/59 471 469 2 235 204 265 68 Resp.
15 Nominale odg 9/1898/60 469 467 2 234 204 263 68 Resp.
16 Nominale odg 9/1898/61 471 469 2 235 207 262 68 Resp.
17 Nominale odg 9/1898/62 474 472 2 237 206 266 68 Resp.
18 Nominale odg 9/1898/63 471 469 2 235 207 262 68 Resp.
19 Nominale odg 9/1898/64 465 464 1 233 206 258 68 Resp.
20 Nominale odg 9/1898/65 476 474 2 238 210 264 68 Resp.
21 Nominale odg 9/1898/66 457 455 2 228 200 255 68 Resp.
22 Nominale odg 9/1898/67 457 455 2 228 202 253 68 Resp.
23 Nominale odg 9/1898/68 459 457 2 229 202 255 68 Resp.
24 Nominale odg 9/1898/69 471 469 2 235 206 263 68 Resp.
25 Nominale odg 9/1898/70 477 475 2 238 206 269 67 Resp.
26 Nominale odg 9/1898/71 469 467 2 234 204 263 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/1898/72 468 466 2 234 202 264 67 Resp.
28 Nominale odg 9/1898/80 464 462 2 232 205 257 67 Resp.
29 Nominale odg 9/1898/81 465 462 3 232 200 262 67 Resp.
30 Nominale odg 9/1898/82 469 467 2 234 205 262 66 Resp.
31 Nominale odg 9/1898/83 471 469 2 235 205 264 66 Resp.
32 Nominale odg 9/1898/84 469 466 3 234 203 263 66 Resp.
33 Nominale odg 9/1898/85 442 439 3 220 182 257 66 Resp.
34 Nominale odg 9/1898/87 440 438 2 220 180 258 65 Resp.
35 Nominale odg 9/1898/88 404 403 1 202 166 237 84 Resp.
36 Nominale odg 9/1898/90 434 433 1 217 185 248 83 Resp.
37 Nominale odg 9/1898/91 438 438 0 220 188 250 83 Resp.
38 Nominale odg 9/1898/92 438 436 2 219 183 253 83 Resp.
39 Nominale odg 9/1898/95 458 456 2 229 195 261 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/1898/96 453 451 2 226 191 260 83 Resp.
41 Nominale odg 9/1898/97 452 448 4 225 189 259 82 Resp.
42 Nominale odg 9/1898/98 443 441 2 221 186 255 81 Resp.
43 Nominale odg 9/1898/99 444 443 1 222 179 264 80 Resp.
44 Nominale odg 9/1898/100 443 440 3 221 182 258 80 Resp.
45 Nominale odg 9/1898/101 437 434 3 218 177 257 80 Resp.
46 Nominale odg 9/1898/102 430 429 1 215 173 256 79 Resp.
47 Nominale odg 9/1898/114 424 423 1 212 100 323 79 Resp.
48 Nominale odg 9/1898/115 426 419 7 210 118 301 79 Resp.
49 Nominale odg 9/1898/116 417 377 40 189 127 250 79 Resp.
50 Nominale odg 9/1898/117 423 391 32 196 141 250 79 Resp.
51 Nominale odg 9/1898/118 426 400 26 201 104 296 79 Resp.
52 Nominale odg 9/1898/119 425 422 3 212 99 323 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/1898/120 421 419 2 210 98 321 79 Resp.
54 Nominale odg 9/1898/121 430 428 2 215 165 263 79 Resp.
55 Nominale odg 9/1898/122 420 418 2 210 160 258 78 Resp.
56 Nominale odg 9/1898/123 421 421 0 211 159 262 78 Resp.
57 Nominale odg 9/1898/124 415 413 2 207 154 259 78 Resp.
58 Nominale odg 9/1898/125 412 410 2 206 150 260 78 Resp.
59 Nominale odg 9/1898/126 417 415 2 208 156 259 78 Resp.
60 Nominale odg 9/1898/127 423 421 2 211 157 264 78 Resp.
61 Nominale odg 9/1898/128 417 415 2 208 159 256 78 Resp.
62 Nominale odg 9/1898/131 418 416 2 209 161 255 78 Resp.
63 Nominale odg 9/1898/133 403 401 2 201 112 289 78 Resp.
64 Nominale odg 9/1898/134 404 402 2 202 111 291 78 Resp.
65 Nominale odg 9/1898/136 400 398 2 200 111 287 78 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 77)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/1898/138 383 366 17 184 86 280 77 Resp.
67 Nominale odg 9/1898/139 390 387 3 194 103 284 77 Resp.
68 Nominale odg 9/1898/140 388 387 1 194 89 298 77 Resp.
69 Nominale odg 9/1898/141 394 390 4 196 87 303 77 Resp.
70 Nominale odg 9/1898/142 391 388 3 195 88 300 77 Resp.
71 Nominale odg 9/1898/143 384 381 3 191 85 296 77 Resp.
72 Nominale odg 9/1898/144 376 374 2 188 78 296 77 Resp.
73 Nominale odg 9/1898/145 382 379 3 190 86 293 77 Resp.
74 Nominale odg 9/1898/146 378 375 3 188 83 292 77 Resp.
75 Nominale odg 9/1898/159 387 386 1 194 53 333 77 Resp.
76 Nominale odg 9/1898/170 387 385 2 193 119 266 77 Resp.
77 Nominale Ddl 1898 - voto finale 379 334 45 168 259 75 72 Appr.