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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 183 di lunedì 3 giugno 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 maggio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Davide Aiello, Piera Aiello, Amitrano, Ascari, Bartolozzi,   Battelli, Benvenuto, Bianchi, Boldrini, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Castiello, Colucci, Cominardi, Covolo, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Fassino, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maniero, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Nesci, Paolini, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Suriano, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio delle dimissioni di un Vice Ministro.

PRESIDENTE. Comunico che in data 30 maggio 2019 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto, in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei ministri, ha accettato le dimissioni dalla carica di Vice Ministro e di sottosegretario di Stato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, rassegnate dall'onorevole dottor Edoardo Rixi. Con viva cordialità. Firmato: Giuseppe Conte”.

Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica (ore 15,09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 1648-A, 1660 e 1680.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015, e Protocollo sull'assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale (A.C. 1648-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1684-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015, e Protocollo sull'assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1648-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire in sostituzione del relatore la deputata Marta Grande, Presidente della III Commissione.

MARTA GRANDE, Presidente della III Commissione. Grazie, Presidente. L'Accordo al nostro esame si inserisce nell'ambito della strategia europea per l'Asia centrale, che interessa, oltre al Kazakhstan, il Kirghizistan, il Turkmenistan, l'Uzbekistan e il Tajikistan e che trova applicazione in una serie di ambiti, in una prospettiva di partnership che coinvolga le rispettive società civili. In particolare, l'accordo in esame è il primo di una nuova generazione firmato da uno Stato dell'area. Il Kazakhstan ha perseguito negli anni, quale parte della propria politica estera, un percorso di progressivo avvicinamento all'Unione Europea, incardinato dal programma presidenziale del 2008, The Path to Europe, e realizzato poi, sia con la firma di alcuni Memorandum di intesa in materia di energia e trasporti, sia con l'intensificazione di contatti ad alto livello con l'Unione europea e con i suoi Stati membri. L'accordo è composto da nove titoli e 287 articoli, 7 allegati e un protocollo. Il titolo I detta i principi generali e gli obiettivi dell'accordo, stabilendo che il rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto costituisce un elemento essenziale dell'accordo. Le parti si impegnano inoltre a favorire della realizzazione dei principi dell'economia di mercato, quale presupposto per promuovere lo sviluppo sostenibile e la crescita economica. Il Titolo II definisce i termini del dialogo politico: le parti si impegnano a sviluppare un dialogo politico efficace in tutti i settori di reciproco interesse, al fine di promuovere la pace, la stabilità e la sicurezza a livello internazionale e regionale, l'osservanza del diritto internazionale, nonché il rafforzamento del ruolo delle organizzazioni internazionali, in particolare dell'Organizzazione delle Nazioni unite e dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il Titolo III rappresenta la parte più corposa e articolata dell'Accordo che regola lo scambio di merci, la cooperazione doganale, gli ostacoli tecnici agli scambi, le questioni sanitarie e fitosanitarie, i movimenti di capitali e i pagamenti, la proprietà intellettuale, gli appalti pubblici, le materie prime e l'energia, il commercio e lo sviluppo sostenibile, la concorrenza, le imprese di proprietà dello Stato, la trasparenza e la risoluzione delle controversie. Inoltre, occorre rilevare che, a tutt'oggi, il Kazakhstan non è riconosciuto dall'Unione europea come Paese a economia di mercato, ma come economia in transizione. La sfida che l'accordo rafforzato pone al Paese asiatico è quella di riuscire ad attuare nell'ambito dell'Unione economica euroasiatica, le riforme strutturali necessarie a raggiungere, in prospettiva, i livelli dell'Unione europea nell'instaurazione di un'economia di mercato.

Nell'ambito di tale processo di transizione, segnalo l'adesione del Paese all'Organizzazione mondiale del commercio, avvenuta il 27 luglio 2015. L'accordo impegna ciascuna parte ad accordare alle merci dell'altra il trattamento della Nazione più favorita e il trattamento nazionale, nonché a non istituire o mantenere restrizioni quantitative all'importazione o all'esportazione in conformità a quanto previsto rispettivamente dall'Accordo generale sulle tariffe e il commercio. Il Titolo IV è dedicato alla cooperazione nei settori dell'economia e dello sviluppo sostenibile e copre un'ampia gamma di tematiche, quali il dialogo economico, la gestione delle finanze pubbliche, la fiscalità, l'energia, i trasporti, l'ambiente e i cambiamenti climatici, l'industria, il diritto societario, i servizi bancari e assicurativi, il turismo, l'agricoltura, le politiche sociali e la salute. Il Titolo V contiene disposizioni su cooperazione giuridica, protezione dei dati personali, migrazione, asilo e gestione delle frontiere, lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, contrasto del traffico delle droghe illecite, della criminalità organizzata e transnazionale, della corruzione e della criminalità informatica. Il Titolo VI riguarda altre politiche di cooperazione, ovvero istruzione e formazione, cultura, ricerca e innovazione, audiovisivi e media, società civile, sport, protezione civile, attività spaziali, tutela dei consumatori, cooperazione regionale. Il Titolo VII attiene alla cooperazione finanziaria, tecnica e specifica, che al fine del conseguimento degli obiettivi dell'accordo, il Kazakhstan può beneficiare di assistenza finanziaria da parte dell'Unione Europea, sotto forma di sovvenzioni e prestiti, in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e con le istituzioni finanziarie internazionali. Il Titolo VIII delinea il quadro istituzionale dell'accordo, istituendo un Consiglio di cooperazione, con il compito di monitorare l'attuazione dell'accordo e con il potere di aggiornare o modificarne gli allegati previo consenso delle parti. Detto questo, non avendo più molto tempo, confido in una celere conclusione dell'iter parlamentare di autorizzazione della ratifica di questo importante accordo di partenariato, che concorrerà a consolidare il già solido quadro delle relazioni tra l'Unione europea e il Kazakhstan e saprà efficacemente rispondere alla crescente importanza della regione, ai fini della stabilità, della sicurezza e della diversificazione energetica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019 (A.C. 1660) (ore 15,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1660: Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1660)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Formentini.

PAOLO FORMENTINI , Relatore. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a esaminare la ratifica del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019, a poche settimane di distanza dal settantesimo anniversario della sigla, avvenuta a Washington il 4 aprile 1949 del Trattato istitutivo della NATO da parte di dodici Paesi fondatori, tra cui l'Italia. I tempi oggi sono radicalmente mutati, e con essi l'Alleanza, che da organizzazione militare preposta alla difesa dell'Occidente contro i Paesi del Patto di Varsavia, è oggi divenuta un'organizzazione impegnata in sfide inerenti la tutela di pace e sicurezza, prestando una doverosa attenzione al fianco Sud della NATO, con l'istituzione dell'hub di Napoli. Ciò premesso, informo i colleghi che la firma del Protocollo di accesso consente alla Macedonia di partecipare alle riunioni della NATO, come osservatore, in attesa che la procedura di ratifica venga ultimata, presumibilmente nel 2020. Ricordo che la sottoscrizione del Protocollo e l'avvio delle successive procedure di ratifica da parte dei 29 Stati membri dell'Alleanza e del Governo di Skopje, sono stati condizionati al positivo completamento, da parte macedone e greca, dei processi costituzionali interni, legati alla ratifica degli accordi di Prespa, nel contesto del cambio di denominazione dello Stato balcanico in Repubblica di Macedonia del Nord. Tali accordi, sottoscritti nel Giugno scorso, hanno posto fine alla trentennale disputa tra ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Grecia, sulla legittimità dell'uso del nome Macedonia.Il Parlamento macedone ha approvato il cambio del nome del Paese in Macedonia del Nord l'11 Gennaio scorso, con 81 voti favorevoli su 120, aprendo la strada alla futura integrazione euro-atlantica del Paese. Nella stessa seduta, l'Assemblea ha ratificato altri tre emendamenti costituzionali, come richiesto dalla Grecia.

Segnalo, inoltre, che il Protocollo in esame si limita a regolare i tempi e le modalità dell'adesione di Skopje alla NATO e ricalca fedelmente la formulazione degli atti equivalenti, utilizzati in occasione dei recenti allargamenti dell'Alleanza, da ultimo nel caso del Montenegro che, nel giugno 2017, ne è divenuto il ventinovesimo stato membro.

I Paesi dei Balcani occidentali, tra i quali spicca la Macedonia, hanno fatto enormi progressi dalla dissoluzione dell'ex Jugoslavia e dai conflitti degli anni Novanta, fino a diventare, in alcuni casi, contributori attivi alla sicurezza internazionale, attraverso la partecipazione ad operazioni NATO e alla coalizione globale anti Daesh.

Permangono, tuttavia, alcune criticità legate ai processi di costruzione dello Stato e delle istituzioni, alla lotta al crimine organizzato, alla radicalizzazione e alla corruzione, che caratterizzano una regione in cui le tradizionali esigenze di sicurezza e nuove sfide non convenzionali si intersecano in maniera inscindibile.

Vi è ampia convergenza tra le forze politiche del nostro Paese circa l'esigenza di sostenere la stabilizzazione, il consolidamento istituzionale, la democratizzazione, lo sviluppo economico e sociale della regione balcanica e della Macedonia del Nord in particolare. Occorre, infatti, evitare che nel Paese si rafforzi la criminalità organizzata, fenomeno di cui saremmo i primi, in ragione della contiguità geografica, a pagare le conseguenze, per farne invece uno spazio economico aperto all'export e agli investimenti italiani.

Per questi motivi, auspico che la ratifica del Protocollo in esame sia approvata a larga maggioranza, come segnale di apertura e di disponibilità da parte italiana nei riguardi della Macedonia del Nord.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 960 - D'iniziativa dei senatori: Ferrara ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017 (Approvata dal Senato) (A.C. 1680) (ore 15,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1680: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1680)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire in sostituzione della relatrice la deputata Marta Grande, Presidente della III Commissione.

MARTA GRANDE, Presidente della III Commissione. Grazie, Presidente. Il progetto di legge in esame recante Ratifica dell'accordo del giugno 2017 tra l'Italia e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo, relativo alla sede romana dell'organizzazione, riproduce parzialmente il testo di un disegno di legge presentato nel corso della XVII legislatura, approvato dalla Camera dei deputati nel novembre del 2017, ma il cui iter di esame al Senato non fu ultimato a causa della conclusione della legislatura.

L'accordo in esame deriva sia dall'opportunità di considerare il mutato quadro istituzionale interno dell'IDLO, sia di dare riscontro a specifiche esigenze segnalate dall'organizzazione medesima al fine di consolidarne la presenza nel nostro Paese.

Ricordo che l'IDLO, istituita nel 1988 e dal 2001 in possesso dello status di osservatore presso le Nazioni Unite, è l'unica organizzazione intergovernativa esclusivamente dedicata alla promozione dello stato di diritto. Attualmente i membri dell'IDLO sono 31: tra gli altri, oltre a numerosi Paesi membri dell'Unione europea, gli Stati Uniti d'America, la Cina, l'Afghanistan, il Kenya, l'Egitto, il Sudan, il Mozambico, le Filippine, il Salvador.

Come accennato, l'organizzazione, che ha il proprio quartier generale a Roma e dal 2014 un ufficio distaccato all'Aja, svolge attività a sostegno di comunità e Governi nel settore delle riforme legislative e dello sviluppo delle istituzioni, al fine di promuovere pace e giustizia, sviluppo sostenibile e opportunità economiche. Si occupa, inoltre, di attività di ricerca nel settore del diritto e sui temi della giustizia.

Nel corso degli anni, l'IDLO ha effettuato interventi inoltre 170 Paesi, attraverso una rete di circa 2500 esperti, in collaborazione con 47 associazioni indipendenti. Ha, inoltre, organizzato corsi di formazione per oltre 20 mila giuristi provenienti da tutto il mondo.

Quanto ai finanziamenti, IDLO riceve contributi volontari, sia per i suoi progetti specifici, sia per le operazioni generali, da una varietà di donatori, quali Stati, organizzazioni multilaterali, fondazioni private, aziende e soggetti individuali.

Fondamentali sono in particolare quei contributi, definiti core, che consentono una programmazione flessibile e prevedibile delle attività, comprese le spese di funzionamento. L'Italia è tradizionalmente uno dei principali donatori di risorse core di IDLO. Negli ultimi anni, tuttavia, a fronte di una diminuzione delle risorse messe a disposizione dal nostro Paese, sono emersi, tra i più importanti donatori di finanziamenti core, gli Stati Uniti d'America e soprattutto i Paesi Bassi. Nel quadro di un tentativo mirato a trasferire la sede IDLO a l'Aja, i Paesi Bassi si sono, infatti, impegnati ad erogare i finanziamenti fino ad un massimo di 17 milioni e mezzo di euro in quattro anni. Il nostro Paese si è opposto con successo alla proposta olandese di trasferimento, riuscendo a mantenere a Roma il centro dell'organizzazione.

Il testo in via di ratifica, dunque, mira a consolidare la presenza in Italia della sede dell'IDLO, scongiurando il rischio di un suo possibile trasferimento all'estero. Il nuovo Accordo, composto da 18 articoli, dispone l'inviolabilità della sede centrale dell'organizzazione, stabilendo che essa goda di immunità giurisdizionale in relazione ai suoi atti di natura pubblica o privata e che possa predisporre idonee procedure per la soluzione delle controversie con il suo personale.

Alla struttura viene, altresì, riconosciuta la qualifica di organizzazione intergovernativa con personalità giuridica internazionale e viene concessa l'esenzione dalla tassazione diretta anche al personale italiano regolarmente impiegato presso la struttura, analogamente a quanto fatto da altri Paesi. Il testo accorda, inoltre, all'organizzazione alcune agevolazioni finanziarie per il raggiungimento dei suoi obiettivi istituzionali, stabilisce norme in materia di assicurazioni sociali e sanitarie per il personale, nonché per il loro transito e soggiorno nel territorio della Repubblica italiana. Altre norme individuano i privilegi e immunità per i rappresentanti degli Stati, i membri del consiglio consultivo e gli esperti impegnati in missioni ufficiali per conto dell'organizzazione, nonché per il personale stabile della struttura.

Gli oneri economici del disegno di legge, riformulati nel corso dell'esame al Senato, sono valutati complessivamente in 326 mila euro annui.

Concludo, auspicando una rapida conclusione dell'iter di approvazione di questo progetto di legge, poiché l'attività dell'IDLO si integra coerentemente con quella di altre organizzazioni internazionali aventi sede a Roma, operanti nel campo della sicurezza alimentare e dello sviluppo della dell'agricoltura sostenibile.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Golinelli ed altri: Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino (A.C. 622-A) (ore 15,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 622-A: Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino.

La ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 622-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la IV Commissione (Difesa) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Paolo Ferrari.

ROBERTO PAOLO FERRARI , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge n. 622, d'iniziativa del deputato Golinelli, ha come scopo quello di riconoscere i meriti del Corpo degli alpini e a tal fine prevede l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, da celebrarsi nella data del 26 gennaio di ciascun anno, mantenendo così vivo il ricordo della battaglia di Nikolaevka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio 1943 e tramandando alle nuove generazioni i valori che gli alpini incarnano nella difesa della sovranità e dell'interesse nazionale e nell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato.

Il Corpo degli alpini è il più antico Corpo di fanteria da montagna attivo al mondo, istituito con il Regio Decreto 15 ottobre 1872, con lo specifico compito di preparare truppe destinate alla difesa dei confini montani. Nella loro lunga storia, gli Alpini sono stati impiegati in ogni teatro operativo. Inoltre, gli Alpini in tempo di pace hanno svolto sia compiti militari e di difesa dell'arco alpino, sia compiti di soccorso e assistenza in occasione di calamità naturali.

Dal primo intervento, effettuato nel luglio 1873 dalla 14a Compagnia Alpina di Pieve di Cadore a favore della popolazione di Alpago (Belluno), colpita dal terremoto, migliaia sono stati gli interventi umanitari e di soccorso effettuati dagli Alpini, che hanno così riscosso l'apprezzamento della popolazione e delle istituzioni; dalle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina del 1908 a quelle svolte in occasione del disastro del Vajont, nel 1963; dall'intervento nei terremoti del Friuli, dell'Irpinia e del Molise a quelli dell'alluvione della Valtellina, nel luglio del 1987; nel sisma dell'Umbria e delle Marche del 1997 e nel recente terremoto de L'Aquila.

Infine, nel corso dell'ultimo trentennio le truppe alpine sono state impiegate nell'ambito di numerose missioni militari internazionali di pace, come, ad esempio, in Libano, nei Balcani, in Mozambico ed in Afghanistan. L'esame della proposta di legge, composta da cinque articoli, è stato avviato dalla Commissione difesa lo scorso 21 febbraio, e dopo le audizioni del presidente dell'Associazione nazionale alpini e del rappresentante dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, che hanno permesso alla Commissione di acquisire preziose testimonianze dei valori etici e morali fondanti del senso di appartenenza del Corpo degli alpini, è stata condotta una rapida attività emendativa, che ha consentito di trasmettere un testo largamente condiviso alle Commissioni competenti per il parere. L'esame in Commissione si è quindi concluso il 9 maggio scorso. In tale seduta sono stati approvati due emendamenti che ho presentato al fine di recepire le condizioni apposte nel parere favorevole espresso dalla Commissione bilancio, mentre le Commissioni affari costituzionali, cultura, affari sociali e questioni regionali hanno espresso parere favorevole.

Passando al dispositivo della proposta di legge, l'articolo 1, come già ricordato, riconosce il giorno 26 gennaio di ciascun anno quale Giornata nazionale della memoria del sacrificio alpino, al fine di conservare la memoria dell'eroismo dimostrato dal Corpo d'armata alpino nella battaglia di Nikolaevka, uno degli scontri più significativi avvenuti durante la seconda guerra mondiale a seguito del crollo del fronte sul Don, dopo la grande offensiva dell'Armata Rossa iniziata il 12 gennaio 1943. La storiografia militare ricorda tale battaglia per l'esempio di coraggio, di spirito di sacrificio e di alto senso del dovere offerto da tutti gli alpini coinvolti nel combattimento, senza distinzione di grado e di origine. Le perdite italiane furono altissime, ma nonostante ciò la battaglia viene considerata un successo, poiché le truppe dell'Asse, pur decimate e completamente disorganizzate, riuscirono a raggiungere Šebekino il 31 gennaio 1943, località al di fuori della tenaglia russa. Il 16 gennaio 1943, giorno d'inizio della ritirata, il Corpo d'armata alpino contava 61.155 uomini, dopo la battaglia di Nikolaevka si contarono 13.420 uomini usciti dalla sacca, più altri 7.500 feriti o congelati; circa 40 mila uomini rimasero indietro, morti nella neve, dispersi o catturati.

La grande umanità, il coraggio, l'abnegazione e lo spirito di sacrificio dimostrato dagli uomini che presero parte a quella pagina di storia militare italiana ci è stato raccontato anche da illustri autori italiani che vi parteciparono, come Mario Rigoni Stern, che descrisse quei drammatici giorni nella sua opera Il sergente nella neve, Nuto Revelli, che scrisse La guerra dei poveri, e Giulio Bedeschi, che ci ha lasciato la sua testimonianza nel romanzo autobiografico Centomila gavette di ghiaccio, oltre che dal padre cappellano, il beato don Carlo Gnocchi, nel suo Cristo con gli alpini.

L'articolo 2 prevede che in occasione di tale giornata possano essere promosse e organizzate, a cura degli organi competenti di ciascuna provincia o ente territoriale di livello equivalente, cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche e mostre fotografiche, nonché testimonianze sull'importanza della difesa della sovranità nazionale, delle identità culturali e storiche, della tradizione e dei valori etici di solidarietà e di partecipazione civile.

Con il comma 2, introdotto dalla Commissione mediante l'approvazione di un emendamento, è stato poi previsto, ove possibile, il coinvolgimento dell'Associazione nazionale alpini nella promozione delle iniziative che possono essere organizzate per celebrare la solennità istituita con l'iniziativa legislativa.

L'articolo 3 stabilisce che l'istituenda giornata non è considerata solennità civile. Al riguardo, ricordo che l'articolo 3 della legge n. 260 del 1949 considera esplicitamente alcune ricorrenze solennità civili agli effetti dell'orario ridotto e dell'imbandieramento degli uffici pubblici. La legge n. 54 del 1977 ha poi disposto che le solennità civili previste per legge non determinano riduzione dell'orario di lavoro negli uffici pubblici né, quando cadono nei giorni feriali, costituiscono giorni di vacanza o possono comportare riduzioni di orario per le scuole di ogni ordine e grado.

L'articolo 4, in considerazione dell'alto valore educativo, sociale e culturale che rivestirà la ricorrenza da istituire, prevede al comma 1 che gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possano promuovere iniziative per la celebrazione della Giornata medesima.

Infine, l'articolo 5 specifica che dall'attuazione della legge non devono derivare nuovi oneri per la finanza pubblica.

In conclusione, auspico che anche in quest'Aula, così come già accaduto in Commissione, in considerazione del meritevole intento e per gli alti valori che sottendono alla presente proposta legislativa, si possa raggiungere un'ampia condivisione da parte dei gruppi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: prendo atto che si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Giovanni Luca Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento oggi all'esame dell'Aula propone l'istituzione di una giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, per celebrare e raccontare alle giovani generazioni i valori nella difesa della sovranità, nell'etica della partecipazione civile e della solidarietà, che caratterizzano il Corpo costituito il 15 ottobre 1872 come specialità dell'Arma di fanteria destinata all'impiego della difesa dei valichi e nelle guerre di montagna. La data prescelta dagli onorevoli presentatori l'iniziativa è il 26 gennaio, nel ricordo della battaglia di Nikolaevka, dove il sacrificio degli Alpini di tutta la nostra formazione presente consentì il ripiegamento dei militari italiani superstiti dalla campagna di Russia. Le “penne nere”, che al pari di tutte le Armi e specialità furono impegnate sul fronte russo nel Corpo di spedizione italiano in Russia prima e nell'Armata italiana in Russia dopo, durante il secondo conflitto mondiale, sono motivo di orgoglio per la storia d'Italia. Uno spirito unico e distintivo, una grande determinazione furono, in particolare, i punti di forza delle truppe italiane, non soltanto dunque quelle alpine. Esse, dall'atto della loro costituzione, proprio così come è stato per gli alpini, si sono sempre contraddistinte non solo per il carattere della loro unità ma soprattutto perché fonte di straordinaria coesione nei momenti di maggiore difficoltà e per il fatto di costituire una comunità legata ai territori, che non è composta dai soli militari in servizio bensì anche da coloro i quali si trovano in congedo, basti pensare ai raduni delle Associazioni d'Arma, che richiamano tuttora centinaia di migliaia di partecipanti in tutto il territorio nazionale; da qui la proposta di celebrare il 26 gennaio di ogni anno la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino. La data prescelta rimanda ad una delle più importanti e sanguinose battaglie, che videro in prima linea il Corpo d'armata alpino nella seconda guerra mondiale, in particolare nella campagna in Russia, durante il ripiegamento delle residue forze dell'Asse a seguito del crollo del fronte sul Don dopo la grande offensiva dell'Armata Rossa, iniziata il 12 gennaio 1943.

Ricordare le tragedie di Russia tra il 1942 e il 1943 significa fare memoria dunque dell'ultima di una lunga serie di guerre volute dal fascismo e dalle forze economiche e industriali che appoggiarono la sua politica estera di aggressione e di conquista.

Ricordare la Russia in primo luogo significa allora condividere la verità storica su cui quel conflitto bellico scatenò il nazismo e il fascismo, suo alleato e corresponsabile di tale immane tragedia. I milioni di morti che si contarono alla fine del 1945 vanno ascritti tutti alla loro responsabilità; 26 milioni di cittadini e cittadine dell'ex Unione Sovietica, sottospecie umana - cito testualmente -, furono aggrediti e sterminati non solo dai tedeschi, ma anche dalle nostre truppe composte da alpini, carabinieri, artiglieri, fanti, bersaglieri e personale del Genio. Se la storia va studiata, ricordata ed insegnata anche con le sue tragedie, oggi possiamo affermare solennemente, anche alla luce dei princìpi costituzionali, che le Forze armate della nostra Repubblica non saranno mai utilizzate in guerre di aggressione, come invece fu la guerra di Russia. Oggi per il sottoscritto, signora Presidente, colleghi, ricordare la Russia significa anche fare memoria della mia terra di Puglia, la mia città di Mesagne, che donò alla patria uno tra i suoi più illustri figli, Giovanni Messe, posto al comando proprio del corpo di spedizione italiana in Russia. Uno dei più famosi generali italiani, che raggiunse il grado di Maresciallo d'Italia; un ottimo ufficiale, tenuto in conto anche dagli angloamericani e successivamente parlamentare della Repubblica dal 1953 al 1968. Le nostre truppe furono impiegate sia per combattere sul campo di battaglia che in rastrellamenti, distruzioni di villaggi, fucilazioni. Se le nostre unità, per il numero e la disposizione, ebbero un ruolo minore nelle operazioni belliche, esso non fu per questo meno criminale. Stavamo dalla parte sbagliata e facevamo una guerra come in tutte le guerre, in cui si uccide o si viene uccisi perché pietà l'è morta. In questo c'è una sola condizione che accomuna le nostre Forze armate, ora come allora: l'ineguagliabile spirito di corpo, la generosità, la formidabile volontà, la calda umanità, la capacità di affrontare i pericoli della vita, lo spirito di sacrificio che diedero la forza a questi uomini di uscire a testa alta da tale tremenda odissea.

A quei valorosi soldati che, con grande dignità e senso di responsabilità, affrontarono durissimi sacrifici e sofferenze, tali che la nostra mente oggi non riesce a concepire, a tutti i caduti che sulle gelide nevi della steppa russa e nei letali lager sovietici immolarono la loro vita vada la nostra riconoscenza ed un imperituro ricordo. Oggi abbiamo il dovere morale di ricordare il prezioso patrimonio che ognuno tra essi ha lasciato alle nuove generazioni: l'amore di patria, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio e di umana solidarietà, il senso di responsabilità, il desiderio di vivere in pace e libertà. Insomma, i valori che i nostri militari hanno portato e tuttora portano sempre dentro i loro cuori e che noi tutti abbiamo il dovere di fare nostri.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buratti. Ne ha facoltà.

UMBERTO BURATTI (PD). Grazie, Presidente. La proposta di legge n. 622, che stiamo discutendo, prevede l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, individuandola nella data del 26 gennaio, quel 26 gennaio nel quale si ricorda, appunto, la battaglia di Nikolaevka. L'articolo 1 afferma che lo scopo del provvedimento è quello di tramandare alle nuove generazioni i valori che incarnarono gli alpini nella difesa della sovranità e dell'interesse nazionale e nell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato. Certo, Nikolaevka è la battaglia dove gli alpini della Tridentina riuscirono a sfondare l'accerchiamento.

Ogni anno l'Associazione nazionale alpini già ricorda quelle battaglie, la battaglia di Nikolaevka e quella di Valujki. Ogni anno chi, come me, ha servito il nostro Paese nel Corpo degli alpini organizza, predispone, celebra quel momento. L'Associazione nazionale alpini è articolata in sezioni e in gruppi, e in ogni piccola realtà dove c'è uno o più alpini quel giorno viene celebrato; lo celebriamo e cerchiamo anche di celebrare il ricordo dei nostri morti con un altro motto, che è quello di aiutare i vivi ricordando i nostri morti, tutti coloro i quali sono andati avanti. Pensate, nel 1993, a cinquant'anni di distanza da quella tremenda battaglia, gli alpini hanno voluto donare qualcosa in Russia: laddove era la sede del Corpo d'armata alpino, nella città russa di Rossosch, hanno realizzato un asilo. L'operazione si chiamava Operazione Sorriso; quell'operazione voleva essere anche cercare di ricordare tutti i morti, di entrambe le parti, non solo quelli degli alpini, ma anche quelli dei russi. Credo che in quell'operazione ci sia quello spirito che gli alpini cercano, da sempre, di portare avanti; tramandare quei valori, tramandare quei ricordi, le gesta di quei ragazzi, le tante medaglie al valore, in quei giorni, in quei mesi, dal dicembre del 1942 al gennaio del 1943; quelle gesta che sono state riportate ci parlano di accadimenti terribili, ma ci sono anche molte storie che non sono state scritte, magari non hanno avuto una medaglia né d'argento né di bronzo né d'oro, ma sono quei ricordi che i superstiti, alcuni di loro, hanno tramandato.

Vengo da una realtà di mare, da un paese di mare, Forte dei Marmi, ma ha alle spalle le Alpi Apuane, zona di reclutamento alpino. Ebbene, anche da lì partirono in tanti. E, allora, mi piace ricordare un ufficiale medico, il tenente Lirio Barberi, che, dopo la battaglia di Nikolaevka, decise di rimanere lì con gli alpini e con gli altri soldati feriti; e così lascio libero il suo attendente, dicendo: tu vai pure, rientra con gli altri, ma io voglio rimanere qui, ad aiutare i feriti. Di quel tenente, del tenente Lirio Barberi, non si è più avuta notizia, non si è saputo più niente. Pensate, aveva una fidanzata che è rimasta tale, non si è mai sposata; ha conservato quell'amore e quel ricordo, così come i familiari del tenente Lirio Barberi. Ebbene, come lui sicuramente sono tanti che in quelle tremende battaglie in terra di Russia sono rimasti; grazie anche all'attività posta in essere da Onorcaduti, in questi anni alcuni sono rientrati.

Ma allora mi piace pensare e ricordare citando le parole di Mario Rigoni Stern, il quale scriveva: “Ecco, sono ritornato a casa ancora una volta. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita”. Lui amava dire: sì, io sono tornato a baita, la sua baita che lui stesso aveva costruito, che è a Asiago, dove è nato e dove poi ha finito i suoi giorni. Uomini come lui ci hanno tramandato queste storie. Ebbene, oggi noi, con questa legge, vogliamo ricordare questo sacrificio alpino.

Ma per rispettare veramente quel sacrificio di quegli uomini, di quelle battaglie, ma anche di quelli che poi hanno continuato, portando avanti il testimone di soldati d'Italia che hanno fatto il loro dovere, noi dovremmo cercare di impegnarci quotidianamente, perché non deve essere solo quella giornata del 26 di gennaio, ma dovrebbe essere un ricordo, un qualcosa che ci stimola, che ci accompagna ogni giorno, perché, allora, solo così, riusciremo davvero a dare concretezza a quei valori, non a metterli solo nel calendario, come del resto accade anche per altre ricorrenze che le leggiamo, ahimè, solo in quel calendario.

Allora, l'alpino è un uomo che si confronta con la terra che si alza in piedi, perché, vedete, conquistare la pianura è semplice, la pianura si fa presto, ma quando l'uomo si confronta con la montagna è la terra che è in piedi, sei alla pari, è faticoso, è difficile; perché c'è quello spirito di corpo? Perché l'alpino, come del resto sa chi va in montagna, ha il suo zaino, porta con sé le sue cose e, magari, aiuta gli altri, ma, nel Corpo degli alpini è chi sta davanti, di solito è l'ufficiale, che apre e fa la strada. Io ricordo il mio comandante, il capitano Biagio Abrate, all'epoca comandante alla scuola ufficiali del 104° corso allievi ufficiali, che io ho fatto nel lontano 1981; c'erano due metri di neve e il nostro comandante stava lì davanti, ad aprire la pista; è il comandante che sta davanti, tutti gli altri dietro, è il comandante che dà l'esempio, ma ciascuno ha il suo zaino e porta quello che a lui serve.

Allora, quella dimostrazione che gli alpini hanno sempre fatto, che gli alpini continuano a fare, anche chi, come il sottoscritto, non ha più la divisa addosso; nell'Associazione Nazionale Alpini c'è un bellissimo esempio di fratellanza, di aiuto, con la Protezione civile, abbiamo un ospedale da campo pronto a intervenire in ogni momento. Allora, qui, si apre anche un'altra riflessione: forse, a questi ragazzi, ai ragazzi di oggi, noi dovremmo, in qualche maniera, cercare di trasmettere qualcosa e di educarli anche a questo; in che modo e in che forma, non lo so, forse potrebbe essere anche un'occasione questa per ripensarci, magari un periodo nel quale si svolge attività di protezione civile, che possa essere un'attività formativa vera, concreta. E, allora, con quell'impegno per le nostre comunità, anche i nostri giovani di oggi possano portare il ricordo di quel sacrificio alpino.

Voglio chiudere solo con alcune parole che il direttore Fontana del Corriere della Sera ha scritto in occasione del centenario della costituzione dell'Associazione Alpini che è avvenuto il 12 maggio scorso con l'adunata nazionale di Milano, una splendida adunata. Scriveva: “Nell'era dell'istantaneità e dei social media, arena in cui le opinioni faziose diventano corpi contundenti contro chi la pensa diversamente, la lezione che arriverà dall'adunata di Milano sarà importante. Una lezione di convivenza e di civiltà, di orgoglio del proprio ruolo, unito, però, a una grande capacità di dialogo, di confronto e di accoglienza. Questo Paese ha bisogno di serietà e di sobrietà. Le troppe polemiche stanno facendo perdere il senso del futuro e di quanto sia importante un lavoro comune per costruirlo. Credo che dagli alpini arriverà l'esempio: un'altra strada è possibile, basta saperla percorrere”. Vediamo di percorrere quella strada che gli alpini nella storia e quotidianamente percorrono, per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Zicchieri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ZICCHIERI (LEGA). Presidente, colleghi, ci apprestiamo ad approvare in quest'Aula una legge che sancisce ciò che nei fatti già avviene; il 26 gennaio di ciascun anno si ricorda la battaglia di Nikolaevka in gran parte dell'Italia, battaglia combattuta e vinta, unica nelle campagne di Russia della seconda guerra mondiale, il 26 gennaio del 1943.

Ma non è questo che si ricorda, si ricorda il sacrificio di quei ragazzi che facevano parte della Tridentina, unica delle divisioni italiani ancora in grado di combattere, alla quale fu assegnato il compito di iniziare un assalto che in piena ritirata gli italiani riuscirono a sostenere, sotto il fuoco di armi pesanti e dell'artiglieria dei sovietici. Come riportato da molte fonti, ma non ancora, purtroppo, in modo adeguato dai libri di storia, pur decimata e completamente disorganizzata, la Tridentina riuscì a raggiungere Šebekino il 31 gennaio del 1943, al di fuori della tenaglia russa. Il 16 gennaio del 1943, giorno d'inizio della ritirata, il Corpo d'armata alpino contava 61.155 uomini. dopo la battaglia di Nikolaevka si contarono 13.420 uomini sopravvissuti e circa 7.500 feriti o congelati. Circa 40 mila uomini rimasero indietro, morti nella neve, dispersi o catturati. Migliaia di soldati vennero presi prigionieri durante la ritirata e radunati dai sovietici in vari campi. Solo una percentuale minima di questi prigionieri ha fatto ritorno in Italia a partire dal 1945.

Ecco cosa si celebra nella giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, “un esempio luminoso di generosa offerta, eletta coscienza di capo, eroico valore di soldato”; queste sono le parole che hanno motivato il conferimento della medaglia d'oro al valor militare al generale Reverberi, che passò all'attacco in un momento in cui tutto sembrava perduto.

Quegli alpini ruppero un accerchiamento che sembrava non più evitabile, lo ruppero pur essendo in inferiorità numerica e tattica, non avevano neppure più le munizioni, ma il terrapieno che li separava dal ritorno a baita, il ritorno a casa lo superarono comunque.

Penso che usare le parole di chi c'era sia il modo migliore per capire di cosa stiamo parlando; il presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini dal 1984 al 1998, Leonardo Caprioli, venne assegnato al Battaglione Alpini Edolo del 5° Reggimento alpini e, a luglio del 1942, venne inviato in Russia. Aggregato alla compagnia reggimentale di cannoni controcarro, il 15 gennaio del 1943 sta partendo per ritornare in Italia in licenza, quando una ventina di carri armati sovietici irrompe a Rossosch, sede del comando di corpo d'armata alpino; rinuncia alla licenza e gli viene assegnato il comando del plotone mitragliatrici della 52a compagnia, con il quale condivide le sorti fino alla battaglia di Nikolaevka del 26 gennaio del 1943.

“Nikolaevka, per me, è il generale Martinat che, alpino tra i suoi alpini, si è buttato con loro contro quel baluardo che c'era al di là del terrapieno della ferrovia ed è caduto in mezzo ai suoi alpini, colpito in fronte da un proiettile nemico. Nikolaevka, per me, sono quei due aerei russi che mentre l'Edolo, il mio battaglione, stava cercando di aprirsi la strada tra gli sbandati per correre in aiuto dei fratelli del 6°, che fin dal primo mattino stavano combattendo, hanno fatto sopra di noi due o tre giri mitragliandoci ed aprendosi così ulteriori paurosi vuoti tra le nostre file. Nikolaevka, per me, è il sottotenente Mori del battaglione Verona che, prima di partire all'attacco, ha chiesto al capitano se con i suoi alpini poteva fare un'ultima cantata, e fu proprio l'ultima, perché poco dopo cadeva alla testa dei suoi uomini falciato da una raffica nemica. Nikolaevka, per me, è l'attendente del sottotenente Nelson Cenci che, visto cadere il suo ufficiale con un ginocchio passato da parte a parte da una pallottola e con il femore dell'altra gamba spezzato da un'altra pallottola, lo raccolse amorevolmente e lo adagiò su una slitta, riuscendo in tal modo a portarlo in salvo. E quando Cenci, febbricitante e arso dalla sete, gli chiedeva da bere, non avendo a disposizione nessun recipiente, riempiva la bocca d'acqua e poi gliela passava, appoggiando le sue labbra su quelle del suo tenente e subito dopo gli diceva: «Forza, signor tenente, che ce la faremo!». Nikolaevka, per me, è quella chiesa dal cui campanile una mitragliatrice seminava tra noi terrore e morte, e io ebbi l'ordine di andare a farla tacere: e allora mi misi a correre in direzione di quella chiesa e ad ogni passo mi dicevo: «Adesso mi prendono, adesso mi prendono, adesso mi prendono». E invece, come per un miracolo, quando fui a pochi metri dalla chiesa, la mitragliatrice tacque e io allora mi misi a piangere. Nikolaevka, per me, è quel maledetto terrapieno che si presentò a noi candido, perché coperto di neve e, poco a poco, divenne tutto nero, un puntino nero dopo l'altro, un alpino dopo l'altro”.

Gli episodi da narrare sarebbero ancora tanti, ma vorrei soffermarmi su un passaggio del Caprioli che mi sta particolarmente a cuore. Lui conclude il suo lungo discorso pronunciato in occasione del 54° anniversario della storica battaglia dicendo ai suoi alpini: “Vorrei avere nel cuore la certezza che la nostra baita resterà sempre unita con quell'amicizia, con quel calore, quell'affetto che ci hanno sempre contraddistinto e che fanno di noi una grande, unica, invidiata famiglia”. In Commissione Difesa, quando abbiamo affrontato l'esame della proposta di legge, il sottosegretario Volpi ci ha ricordato come nella battaglia di Nikolaevka gli alpini italiani dimostrarono quello spirito di umanità e di fratellanza, pur nel dolore e nelle sofferenze della guerra, che ha sempre contraddistinto i militari italiani e come Nikolaevka abbia costituito un momento di straordinario orgoglio dell'intero Paese testimoniato da uomini che, con immenso spirito di sacrificio, decisero di rimanere accanto ai loro compagni nella neve, pur sapendo che sarebbero andati incontro alla morte. L'impegno che il corpo degli alpini da sempre profonde nell'ambito del soccorso alle popolazioni civili colpite da calamità naturali è esemplificato dal motto che il Caprioli da sempre sosteneva come presidente nazionale dell'Associazione alpini: Ricordiamo i morti aiutando i vivi. Io sono un alpino e lo sarò sempre anche se non uscirò mai più con i miei ragazzi. Vorremmo che il ricordo del sacrificio alpino sia riportato nei giorni nostri ai nostri giovani come esempio di grande amore alla patria, di attaccamento, di spirito di famiglia e di grande, grande rispetto per il tricolore e per la nostra patria (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Istituzione di una Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino: come tutti i parlamentari siamo onorati di poterlo fare. È uno dei momenti più importanti per chi svolge la funzione legislativa in rappresentanza del popolo poter riconoscere in ritardo, con molto ritardo, dopo molti anni, quanto era già recepito nella coscienza civile e nell'identità nazionale e, quindi, ringrazio chi ha presentato la proposta di legge perché è anche un modo per risarcire persone e comunità che hanno dato alla storia del Paese una prospettiva di riscatto, la prospettiva dell'identità nazionale, della comunità, dello spirito di solidarietà e di vicinanza non solo a un territorio ma nel riconoscersi italiani in qualsiasi situazione, anche in quelle più difficili. Quando ero più giovane la storia si studiava nei licei e non solo. Spesso da vecchi professori di storia ci veniva ricostruita la campagna di Russia perché era conosciuta come un momento tragico, distruttivo, dovuto alla follia del fascismo: una campagna disperata da parte di persone o di eserciti che, dalla parte italiana, si riteneva che non fossero stati preparati a una così difficile attività bellica. E invece no, perché quelli erano i migliori: subirono l'onta della follia fascista che li portò a morire su quei territori ma è vero anche che - nessuno può dimenticarlo - quelle persone dimostrarono la capacità di rappresentare un Paese, di difendersi, erano la parte migliore del nostro esercito. L'Armir che era lì presente era la parte migliore. L'8a Armata era stata costituita attraverso le divisioni più importanti del corpo alpino che dimostrarono l'onore degli italiani e la capacità di resistenza e furono circondate non per loro responsabilità ma responsabilità di altri Paesi, in particolare dell'esercito ungherese. Furono circondati, riuscirono a resistere e cominciò la tragica ritirata che non fu una ritirata ma fu uno dei momenti più alti di eroismo dell'esercito italiano che riuscì anche a rompere l'accerchiamento.

Infatti, è necessario iniziare dal 17 gennaio 1943, dall'inizio della ritirata, per arrivare poi al 26 gennaio, al momento della battaglia più importante, a quello che avvenne a Nikolaevka che non fu uno dei momenti fondamentali ma che fu la cornice, il risultato di una serie di momenti nei quali l'esercito italiano, gli alpini, il corpo alpino dimostrava quello che gli italiani sapevano fare, come gli italiani lo dimostrano ad El Alamein. Riuscirono a dimostrare il loro attaccamento, la loro capacità anche bellica nei momenti più difficili, la capacità di sacrificio che solo gli italiani hanno avuto e che fu straordinaria come ad El Alamein così in Russia: soldati a volte non ben equipaggiati, soldati abbandonati dai tedeschi sul fronte, mentre i tedeschi se ne scappavano con i mezzi migliori restavano gli italiani. Questo avvenne ad El Alamein e questo avvenne anche in Russia e riuscirono - per tale ragione il ricordo la Giornata della memoria sono importanti - a fare qualcosa di straordinario perché alcuni riuscirono a tornare a casa, ma per testimoniare il valore degli italiani in guerra. È una storia che è stata replicata negli anni dopo la guerra con le missioni di pace, con la solidarietà dimostrata dal corpo alpino, che fu uno dei principali interpreti della ricostruzione repubblicana. Infatti mi preme ricordare che proprio ieri abbiamo celebrato il 73° anniversario della Repubblica italiana, ricordando tutti coloro che hanno combattuto per donarci la libertà e che tutti i giorni sia in patria sia nelle missioni all'estero onorano il tricolore. Una parte politica - ma non è il momento delle divisioni politiche - tentò di accomunare gli alpini insieme all'esercito a qualcosa di negativo: una cosa fu la tragedia del nazifascismo, altro fu l'onore, la dignità, la capacità di risposta, il valore sul campo dell'esercito italiano e, in particolare, degli alpini. Sono due cose diverse. Basta ricordare anche la marina italiana e il sacrificio che subì, l'esercito, la marina, l'aeronautica: fino in fondo riuscirono a resistere anche in un momento difficile, anche quando cominciò a saltare la monarchia nel 1943 e l'8 settembre c'era chi scappava ma i militari restavano sul campo, come a Roma, anche per rispondere all'aggressione nazista. I militari italiani furono i primi a farlo. La storia che parte dalla giornata della memoria per gli alpini deve essere l'occasione per ricordare tanti altri fatti della seconda guerra mondiale e successivi che dimostrano tale valore e tale attaccamento all'identità nazionale, ai valori della Repubblica italiana in questo momento. Allora già in nuce si costruiva quel senso di solidarietà, di comunanza, di appartenenza che è stato poi trasfuso in molti dei principi della Carta costituzionale. E da lì bisogna anche ricostruire questo: non accomunare l'esercito alla tragedia nazifascista. Bisogna staccarlo, ridare dignità perché a volte, purtroppo, ciò avviene. Invece tutti quei militari - chi può non ricordare la Folgore ad El Alamein? - chi può dimenticare quello che fecero? È chiaro che è un momento anche di riconoscenza, di ricordi e di ricostruzione storica effettiva, reale, che viene in questo momento sancito dal Parlamento italiano. Ritengo che quella disperata abnegazione non era disperazione, quella resistenza e capacità di stare sul campo era anche orgoglio e forza; erano generazioni importanti di giovani italiani: tornarono a casa solo 11 mila su 57 mila schierati. Molti tornarono offesi nella persona, nel fisico, nella morale da quello che era accaduto e non furono tutti ben accolti quando tornarono: bisogna ricordarlo che molti di coloro che tornarono non furono ben accolti.

Ci fu anche chi fece prigionia per anni in Russia e non solo. Ricordo ancora i racconti perché poi tutti noi, almeno quelli un pochino più vecchi, ricordano i racconti dei propri genitori, dei propri nonni, di chi partecipò a quella guerra, qualcuno anche alla Prima guerra mondiale e ricordiamo anche coloro che ci raccontavano che sono tornati addirittura dall'India pure, dagli Stati Uniti, dalla prigionia, anni dopo la guerra, e non erano tutti ben accolti perché venivano accomunati a qualcosa che non era loro responsabilità.

Oggi l'istituzione della Giornata della memoria non solo ridà orgoglio e onore a questo Parlamento, che finalmente riconosce momenti storici, ma riporta, riconferma l'importanza e la rilevanza delle Forze armate, dell'Esercito italiano e del Corpo alpino, dandogli onore, dignità e riconoscenza anche per ciò che è stato fatto nella Seconda guerra mondiale. Questo è il dato importante, questo è il profilo storico di questa proposta di legge. Ricordiamo il Corpo alpino e, insieme a lui, l'Esercito e le Forze armate, il sacrificio di tanti italiani in quella disgraziata guerra, da loro non voluta, ma che dimostrarono con il coraggio l'onore, l'orgoglio e l'identità nazionale. Questo è il momento ed è il momento di ricordarlo nelle scuole, di farlo, di trovare queste occasioni come questa proposta di legge - quando diverrà legge - in modo che nelle scuole si dica che non è una semplice giornata in cui si ricorda qualcosa, è una giornata in cui ricordiamo un elemento fondamentale, costitutivo della Repubblica. Quel coraggio, quell'onore e quell'orgoglio hanno costituito poi il fondamento anche dei principi della nostra Carta costituzionale. Spesso lo ricordiamo in quest'Aula, spesso lo facciamo, ma c'è anche chi non lo fa in maniera corretta, c'è anche chi utilizza strumentalmente le regole e i principi costituzionali per dargli un fondamento diverso da quello che è il fondamento vero, l'humus più profondo della comunità, e gli alpini rappresentano quei valori di solidarietà, di unità nazionale da cui poi è nata anche la Carta costituzionale. Furono loro gli artefici della Repubblica italiana. Il loro sacrificio è un elemento che va segnalato, che deve diventare parte nella divulgazione esterna e nella formazione educativa, deve diventarne un elemento fondamentale. Non solo ricordare i fatti, che devono essere ricordati, per far capire ai più giovani cosa vuol dire quel sacrificio, cosa è successo in quei giorni, cosa vuol dire ritirarsi, ritirarsi in mezzo alla steppa russa aggrediti da partigiani e dall'Armata Rossa che arrivavano con i T-34, con dei carri armati moderni, e sparavano con cannoni e mitragliatrici contro gente che non aveva armi per difendersi, e si difendevano con il loro corpo, con il loro assalto, con gli assalti finali degli ultimi giorni, morendo, in un solo assalto, 3 mila soldati, per favorire la ritirata di altri.

Oggi i più giovani vedono i film americani e pensano a quei momenti come momenti di onore e di coraggio. No! Facciamogli vedere e facciamogli conoscere questi momenti. È questo il rispetto che noi dobbiamo alle Forze armate e ogni proposta di legge di questo tipo, ogni giorno della memoria, in questo caso del Corpo alpini, consente di ricordare - lo ripeto per l'ennesima volta - i valori più profondi della nostra Repubblica, il rispetto che dobbiamo alle Forze armate. Ieri, il 2 giugno, è stata la Festa della Repubblica e oggi questo provvedimento, che cade il 3 giugno, è la continuazione di quel ricordo. Ci ricordiamo i fatti del Corpo alpino in Russia di 76 anni fa e 73 anni la Repubblica - la Festa della Repubblica - e poi la Carta repubblicana.

Dobbiamo essere certi di questi valori. Non è una semplice proposta di legge, mi affannerò a dirlo anche quando tornerò nel mio territorio perché molti mi chiedevano oggi: ma, sei in Commissione bilancio, vai a parlare? Sì, vado, lo faccio con grande onore. È uno dei momenti - ripeto - più importanti della mia attività parlamentare perché ricordo i racconti di mio padre, di mio zio e di mio nonno su questi temi. Chi, come me, è nato nel 1960 ed era ragazzino negli anni Sessanta, bambino può ricordare, ha questa memoria di ritorno. Avevano difficoltà a raccontare i molti che erano stati militari durante la Seconda guerra mondiale, avevano difficoltà a raccontare le loro esperienze. Chi era stato in Francia, chi in Jugoslavia, chi era stato, appunto, in Russia, chi era stato nel Nord Africa. Una grande difficoltà e anche molti dei timori nel raccontare. Dobbiamo svelare quella storia, raccontarla fino in fondo, ma raccontarla a tutti e ricordarla come monito, come monito importante per le future generazioni, per ricordare cosa è avvenuto e qual è stato il sacrificio degli italiani, per l'Italia. Penso che questo sia il nostro compito in questa proposta di legge, e ringrazio chi l'ha presentata. Mi spiace non essere tra i firmatari - l'avrei fatto con grande piacere - ma in questo momento voteremo tutti a favore su questa proposta - sicuramente il gruppo di Forza Italia - e quindi insieme daremo il varo a questa proposta che in qualche modo sarà, insieme ad altre, uno dei momenti più importanti della storia – piccola, nostra; non sappiamo quanto dureremo in questo Parlamento - e del nostro impegno parlamentare.

Concludo chiedendo a coloro che l'hanno presentata di fare qualcosa in più: di organizzarci, tutti noi parlamentari, una volta che la proposta sarà approvata per girare l'Italia e raccontarne il perché, prima che la Giornata della memoria avvenga, far capire il perché è stato fatto questo. Perché oggi, istituendo questa Giornata della memoria del sacrificio alpino, diamo ancora più dignità agli alpini, all'Esercito italiano, alle missioni di pace e all'impegno dei militari italiani all'estero. E dobbiamo farlo e dirlo, nelle scuole e ovunque. Chiedo a coloro che sono i firmatari e al rappresentante del Governo di promuovere un'iniziativa di questo tipo, per far sì che i parlamentari che vorranno farlo - tutto il Parlamento - possano andare nei territori a raccontare il perché è stata riconosciuta questa Giornata, perché non passi in un piccolo TG o in un piccolo RAI Parlamento o su una piccola parte di qualche giornale quello che oggi viene fatto, perché quello che oggi viene fatto è non solo un ricordo, ma è una prospettiva futura, è un insegnamento. Io insegno all'Università e so quanto siano importanti gli esempi, quanto sia importante anche far capire qual è la prospettiva in cui ci si muove, qual è il fondamento educativo.

Tutti noi siamo legati, come diceva ieri il Presidente della Repubblica, ai valori costituzionali, nella nostra attività parlamentare, nella nostra attività , nella vita civile. Questo è un momento alto, di significato costituzionale. Prendiamoci l'impegno di far sì che questa Giornata, oltre a essere ricordata come la Giornata della memoria in un certo giorno, sia ricordata sempre per dare dignità e forza a questo ricordo, ma sia anche una prospettiva futura, perché la Repubblica italiana è stata costruita da queste persone, i nostri valori fondanti, costitutivi sono stati costruiti da chi ha fatto questo sacrificio e oggi lo dimostrano le missioni di pace.

Scusate se concludo così ma dico - e questo possiamo dirlo -, come ieri ha detto il Presidente della Repubblica: viva l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, la presente proposta di legge intende istituire la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino. Gli Alpini, come abbiamo già detto, furono costituiti ufficialmente il 15 ottobre 1872 come specialità dell'Arma di fanteria destinata all'impiego nella difesa dei valichi e nella guerra in montagna. Il loro simbolo, la penna nera, è motivo di orgoglio per tutta la storia militare d'Italia.

Nell'immaginario collettivo gli alpini sono sempre stati associati alle epiche battaglie su territori innevati, come il fronte alpino, dove durante la Prima guerra mondiale le nostre penne nere dovettero confrontarsi con i Kaiserschützen e gli Alpenkorps, in battaglie dal sapore ormai leggendario, come l'Adamello, il Carso, il Monte Grappa e fino alla linea del Piave, dove fu arrestata l'avanzata nemica.

Facendo un passo indietro, tuttavia, scopriamo che il battesimo del fuoco degli alpini non fu sulle vette immacolate delle Alpi, bensì in Africa. Il 1° marzo 1896, infatti, nella battaglia di Adua, 954 alpini, comandati dal tenente colonnello Menini, combatterono con ardore contro le truppe di Menelik. Ebbene, soltanto in 92 poterono tornare a raccontare le imprese di quella giornata. Da quel momento le penne nere furono impiegate in ogni campagna: nella guerra italo-turca del 1911, nella seconda campagna di Abissinia, nell'Albania, fino alla Seconda guerra mondiale, dove gli alpini furono impiegati sul fronte francese, su quello balcanico e in Grecia.

Ma ci fu un fronte che rese il sacrificio degli alpini davvero epico: quello russo. Fu nell'Armir infatti, nell'Armata italiana in Russia, che gli alpini si coprirono di gloria al prezzo di tantissimi di essi. Ancora oggi, la terra di Russia custodisce nel proprio grembo tanti italiani, di tutte le specialità, che aspettano di essere riportati in questa nostra madrepatria per la quale morirono, e che aspettano di essere ricoperti dall'onore che giustamente meritano.

La proposta di legge oggi in discussione sceglie come data il 26 gennaio, perché proprio il 26 gennaio vi fu una delle più importanti e gloriose battaglie sul fronte russo, in cui dopo 9 giorni di marcia e 25 battaglie di sfondamento e retroguardia gli alpini affrontarono lo sbarramento dei russi di Nikolaevka, sopraffacendoli il 26 gennaio 1943, con grande sacrificio e tantissime perdite.

Ancora oggi gli alpini portano alto l'onore del nostro Paese: in Afghanistan, per esempio. Le penne nere, infatti, si sono sempre distinte per la loro professionalità, per l'umanità e per la loro capacità di saper creare dei legami importanti con le comunità locali. Importante, soprattutto, è altresì l'apporto dato dalle sezioni dell'ANA, l'Associazione nazionale alpini, nelle situazioni in cui si rendono necessari gli interventi della Protezione civile. Nel corso delle numerose calamità naturali che si sono abbattute sul nostro Paese, infatti, l'ANA si è distinta per l'altruismo e per lo slancio con cui ha prestato il proprio soccorso alle popolazioni colpite, grazie ad una operatività che si fonda, oltre che sul personale militare professionale, anche su volontari in grado di coordinare con efficienza e con tempestività tutte le attività di intervento e di soccorso.

Per quanto riguarda questa proposta di legge, in sede consultiva le Commissioni I, VII e XII e la Commissione affari regionali hanno espresso parere favorevole. Nel corso dell'esame in sede referente, in Commissione difesa, sono stati apportati due emendamenti del relatore, diretto il primo a prevedere che, per celebrare la giornata del sacrificio alpino in ciascuna provincia o ente territoriale di livello equivalente o dagli specifici ordinamenti degli enti locali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, gli organi competenti possano organizzare, prevedendo dunque un'iniziativa facoltativa; e secondo, che anche gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possano promuovere iniziative per la celebrazione della Giornata medesima. Inoltre è stato approvato un emendamento riformulato, che dispone il coinvolgimento dell'Associazione nazionale alpini nella promozione delle iniziative oggi in oggetto.

Per chi come me ha avuto la fortuna di non conoscere gli orrori della guerra, c'è stata la possibilità di attingere ai reduci e a chi quegli orrori li ha vissuti davvero. In particolare posso portare la mia esperienza: ho conosciuto la campagna di Russia attraverso i racconti addirittura di terza mano di alcuni miei parenti che avevano partecipato a quella campagna, e abbeverandomi con grande ardore alla lettura di Centomila gavette di ghiaccio, preso dalla biblioteca di mio nonno, scritto da Giulio Bedeschi.

Concludo, signor Presidente, dicendo non soltanto che vi è la necessità di ricordare e di tramandare il sacrificio di tanti italiani che si sono immolati per la grandezza del nostro Paese su tutti i fronti; ma soprattutto, riferendoci alla legge oggi in discussione, che la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino non ha un fine meramente celebrativo, ma mira a tributare il giusto riconoscimento al grande apporto delle penne nere alla storia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Flavia Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, colleghi, mi si è detto che sarebbero stati ben accetti non solo gli interventi di chi, come molti dei presenti, ha fatto parte del Corpo degli alpini, ma anche di chi si limita a rappresentare un padre o un marito alpino, come nel mio caso. Intervengo in realtà, Presidente, anche in ragione di un lungo impegno in Commissione cultura in favore di un necessario rinnovamento delle strategie didattiche legate alla memoria e al valore dell'insegnamento della storia. Per questo mi preme ricordare insieme a tutti voi che il Corpo degli alpini rappresenta davvero un unicum nel mondo militare, non solo italiano ed europeo ma internazionale, per le sue caratteristiche peculiari.

È il primo corpo armato fondato dal nuovo Stato nazionale italiano (è stata ricordata prima la data di fondazione, il 1872), e che non discende in alcun modo dagli eserciti preunitari; e per molte vie diverse riesce fin dalle sue origini a conquistarsi una vastissima popolarità, finendo per essere identificato come il più affidabile difensore delle porte d'Italia, come diceva De Amicis. È, inoltre, l'unica specialità dell'Esercito italiano che preveda sin dalle origini un reclutamento di leva territoriale e non nazionale. È infine l'unico corpo delle Forze armate italiane che è riuscito a costruire nel tempo uno stretto rapporto con la società civile, tanto che si può tranquillamente affermare che alpini in servizio e alpini in congedo abbiano formato una comunità integrata che non ha uguali nel mondo.

La sua fondazione, lo ricordate, si colloca in un contesto difficile per il giovane Stato unitario: il nuovo Regno d'Italia ha imposto la coscrizione obbligatoria su tutto il territorio nazionale, incontrando la forte resistenza di molte comunità regionali. D'altra parte le prime prove sul campo di battaglia dell'Esercito nazionale sono disastrose: a Custoza e a Lissa nel 1866 l'Esercito e la Marina vanno incontro a umilianti sconfitte. Per questo la popolarità delle Forze armate è al suo minimo, quando nel 1872 viene fondata la nuova specialità del Corpo degli alpini. E in questa situazione difficile i nuovi soldati, nelle loro caratteristiche uniformi (il cappello con la penna, anche se in fogge diverse, diventerà subito un simbolo distintivo), vengono individuati come protagonisti di una nuova pagina della storia nazionale. Da un lato interpretano al meglio il mito della montagna, che si sta diffondendo rapidamente in quegli anni: l'uomo che vive in un ambiente incontaminato, che cammina sulle vette della montagna e dunque è più vicino a Dio, si adatta a vivere con disciplina, forza e pazienza in un contesto difficile e aspro. Gli alpini che sono reclutati dalle montagne e dalle valli assumono tutte le caratteristiche antropologiche dell'uomo di montagna, e vengono da subito raccontati come coraggiosi e robusti, intrepidi ma anche generosi e pazienti, disciplinati e devoti, tanto a Dio quanto al re e alla patria.

Il reclutamento territoriale fa sì che la simbiosi tra i nuovi soldati e le montagne da cui vengono sia una delle pagine di maggior successo della cultura nazionale italiana: gli alpini diventano un'icona positiva del nuovo Stato. Era stato un esperimento azzardato, in un Paese in cui le élite politiche e militari continuavano a guardare ad ogni forma di concessione al regionalismo come ad una minaccia alla vita dello Stato. Avrebbe scritto pochi anni più tardi il generale Corsi, uno dei più importanti opinionisti in uniforme dell'epoca: “Il montanaro alle armi non era un semplice coscritto come tutti gli altri, un operaio cittadino magari intriso di idee politiche sediziose o un contadino meridionale ansioso di disertare: l'abitante delle Alpi chiamato a servire la patria in armi era, prima ancora che un buon soldato, un uomo buono probo e forte”. Ce lo ricorda Marco Mondini nel suo ultimo libro sugli alpini: Tutti giovani sui vent'anni, è il suo titolo.

E il successo degli alpini cresce, ed è bizzarro che ciò avvenga senza che gli alpini abbiano ancora sparato un colpo; e ancora più bizzarro, se vogliamo, è che il battesimo del fuoco avvenga, come ha ricordato il collega Russo poco fa, non sulle Alpi che sono chiamati a difendere, ma in Africa, nella disastrosa campagna coloniale di conquista in Africa orientale. Ad Adua nel 1896 l'Esercito italiano subisce l'ennesima catastrofica sconfitta; dall'umiliazione della disfatta si salvano solo gli alpini del battaglione d'Africa, che si sacrificano fino all'ultimo per salvare il proprio comandante.

È la prima tappa di una leggenda guerriera che si alimenterà poi con le imprese della grande guerra, dalla conquista del Monte Nero nel 1915 in poi; e della seconda, una via crucis di luoghi e battaglie leggendarie, che fanno degli alpini uno dei corpi più decorati nella storia militare italiana, ma anche uno dei più celebrati all'estero: Nikolaevka è una di queste tappe.

Ma la fama e soprattutto il duraturo affetto popolare per gli alpini non derivano in senso stretto dalle loro glorie marziali, anzi: in molti modi differenti gli alpini sono diventati, già dopo la seconda guerra mondiale, l'icona di un modo differente di essere soldati. Buoni cittadini in armi, patrioti disciplinati e coraggiosi, gli alpini sono l'idealtipo di un soldato pronto a sacrificarsi per difendere i confini nazionali, il suo villaggio, il focolare e la famiglia, un DNA difensivo, evocato dall'inno del Corpo, che ha sposato nei decenni successivi al cataclisma del secondo conflitto mondiale, la vocazione, non disarmata ma pacifica, della Repubblica. In questo DNA rientra anche la capacità di porsi al servizio della comunità nazionale, non solo in armi. Il legame tra alpini in armi e in congedo non si sostanzia solo, Presidente, nei grandi riti di massa - le adunate nazionali sono oggi il più importante rituale spontaneo a carattere patriottico e repubblicano, è stato ricordato prima -, ma anche nell'ideale di servizio, negli interventi in soccorso delle popolazioni civili, che hanno visto gli alpini in prima fila, fin dai decenni in cui non esisteva la Protezione civile. Da questo punto di vista, il disastro del Vajont è una pagina decisiva nell'identità alpina. Si sono affiancati a questo le competenze da Protezione civile, acquisite dai reparti volontari di alpini in congedo. Anche in questo caso un unicum nella storia militare mondiale, di cui la Repubblica può andare fiera. Anche per questo, la celebrazione del sacrificio e della memoria degli alpini possono diventare un caposaldo nella valorizzazione dei valori fondanti della Repubblica, anche se alcuni di noi avrebbero preferito - per le ragioni che ha ricordato il mio collega ed amico Umberto Buratti, ma anche per le ragioni che hanno ricordato molti dei relatori oggi in Aula - che, a commemorare la memoria degli alpini, non si fosse scelta la conclusione, Presidente, di una disastrosa ritirata seguita - come sappiamo - a una guerra di aggressione che gli alpini sicuramente non avevano voluto. Noi ricordiamo - perché le abbiamo amate - le pagine di Rigoni Stern, di Bedeschi, di Nuto Revelli, che celebrano l'eroismo e il valore degli alpini, ma i valori più alti che gli alpini, in armi e in congedo, devono passare alle generazioni future sono legati, a mio avviso, soprattutto alla propria identità di buoni cittadini, in guerra e in pace, di difensori del territorio nazionale in armi nelle calamità e di orgogliosi figli della Repubblica. Noi ricorderemo a scuola, Presidente, il 26 gennaio, per la battaglia di Nicolaevka, ma il 27 gennaio, per convenzione internazionale, si ricorda la Shoah, offrendo ai nostri ragazzi una sintesi tremenda di che cosa è stata la storia del Novecento. Per questo, mi chiedo, colleghi, perché non scegliere allora una data diversa, come ad esempio quella del 15 ottobre, che celebra con orgoglio la fondazione del Corpo degli alpini, proprio per mettere in rilievo l'importanza, il valore e l'eroismo dei nostri alpini?

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 622-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, il deputato Roberto Paolo Ferrari, che rinuncia alla replica. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il Presidente della Commissione Bilancio, anche a nome della Presidente della Commissione Finanze, ha comunicato l'impossibilità di concludere l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1807, di conversione del decreto-legge recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, in tempo utile per l'inizio dell'esame in Assemblea, previsto dal vigente calendario dei lavori a partire dalla seduta di domani, martedì 4 giugno.

Conseguentemente, avendo acquisito l'avviso in tal senso dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, i medesimi Presidenti hanno chiesto che la discussione in Assemblea del provvedimento sia posticipata al tardo pomeriggio di mercoledì 5 giugno.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione generale del provvedimento sarà pertanto iscritta all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 5 giugno, a partire dalle ore 18, con eventuale prosecuzione notturna.

Il seguito dell'esame avrà luogo a partire dalla parte antimeridiana della seduta di giovedì 6 giugno. A seguire sarà quindi iscritto all'ordine del giorno il seguito dell'esame degli altri argomenti della settimana per i quali sono previste votazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 4 giugno 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

La seduta termina alle 16,30.