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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 182 di venerdì 31 maggio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Brescia, Cirielli, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Frusone, Gallo, Giaccone, Giachetti, Lollobrigida, Lorefice, Maniero, Molinari, Orsini e Rosato sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito allo sgombero del campo rom sito nel comune di Giugliano (Napoli), anche alla luce della Strategia di inclusione/integrazione dei Rom, Sinti e dei Caminanti 2012/2020, e iniziative di competenza volte a fornire un alloggio adeguato per le famiglie sgomberate - n. 2-00395)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Sarli ed altri n. 2-00395 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Doriana Sarli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DORIANA SARLI (M5S). Sì, intendo illustrarla, grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, sono stata il 20 maggio a Giugliano, un grosso comune della provincia di Napoli, con una delegazione di parlamentari, per capire quali fossero realmente le condizioni in cui si trovava la comunità Rom, sgomberata dal proprio campo da un'ordinanza sindacale dieci giorni prima, il 10 maggio scorso. Ho potuto appurare personalmente che lì era presente una situazione di emergenza sanitaria e umanitaria, coinvolgeva 450 persone, di cui 150 bambini, accampati in un'ex area industriale nella frazione di Lago Patria, su un suolo privato, ovviamente non graditi ospiti. Le famiglie dormivano in auto-furgoni, privi di acqua e di elettricità, e potevano contare solo su sei bagni chimici. A quanto mi risulta, poiché abbiamo scritto, insieme ad altri parlamentari, lettere al prefetto, nulla è cambiato a tutt'oggi. I centocinque minori frequentanti le scuole dell'obbligo sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica, unica vera possibilità di integrazione per quei bambini, anche se è di oggi la notizia che la preside di Scampia, secondo la sua volontà, vorrebbe reintegrare i ragazzi almeno fino a luglio, anche se non sarà semplice.

Della situazione umanitaria dei Rom di Giugliano si sono occupate anche associazioni religiose. Abbiamo, sempre il 20 maggio, incontrato il sindaco di Giugliano, per chiedere provvedimenti urgenti, in sinergia con il Governo nazionale, per fronteggiare l'emergenza umanitaria e sanitaria causata dallo sgombero del campo Rom. In passato, già istituzioni importanti come il Senato della Repubblica si sono interessate alla loro situazione, infatti il documento Rapporto sullo stato della comunità Rom residente in località Masseria del Pozzo del comune di Giugliano, in Campania, consegnato nel febbraio del 2014 alla Commissione dei diritti umani, si occupò della loro condizione. Tra l'altro, il Rapporto descriveva l'allora campo Rom di Masseria del Pozzo, che aveva una situazione allocativa attigua ad un'area fortemente inquinata, con un forte avvelenamento delle falde acquifere. Per i Rom, Sinti e Caminanti, va ricordato, esiste una comunicazione della Commissione europea, che traccia una strategia di inclusione e integrazione per gli anni 2012-2020, che prevede politiche governative in tal senso e in sinergia con gli enti regionali e locali. A tale scopo sono destinati i finanziamenti per la realizzazione di progetti di inclusione. L'Associazione 21 luglio, un ente che difende i diritti dei Rom, riporta la notizia di un ricorso da parte di tre famiglie Rom alla Corte europea dei diritti dell'uomo. L'esito di tale ricorso avrebbe imposto al Governo italiano di fornire un alloggio adeguato alla comunità.

Vorremmo, quindi, sapere: quali sono gli impegni del Governo sulla questione e, nello specifico, quali iniziative intende intraprendere per assicurare una sistemazione definitiva ai 450 Rom di Giugliano; se il rappresentante del Governo sia a conoscenza dell'ammontare di eventuali fondi utilizzati negli ultimi anni per la comunità, nell'ambito della strategia di inclusione-integrazione dei Rom, Sinti e Caminanti, e se vi siano ulteriori risorse non utilizzate destinate a tale scopo; se abbia notizia di comportamenti impropri da parte del personale del comune di Giugliano, come abbiamo letto in alcuni quotidiani, verso i Rom, comprese minacce di cancellazione della residenza anagrafica e della sottrazione dei minori dalle loro famiglie di appartenenza; di quali elementi disponga circa la possibilità che vi siano progetti nel comune di Giugliano riguardanti la sistemazione abitativa dei Rom e i percorsi di inclusione e integrazione; se abbia conferma della notizia riguardante una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, che inviterebbe il Governo italiano a fornire un alloggio adeguato alle famiglie Rom del campo di Giugliano; se non ritenga di valutare, vista la situazione attuale e il perpetuare della stessa, un intervento della Protezione civile, finalizzato ad assicurare i bisogni primari (acqua, elettricità, servizi igienici, tende) alla comunità Rom di Giugliano.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia , ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signori deputati, l'insediamento Rom nel comune di Giugliano in Campania è da tempo oggetto di attenzione da parte delle istituzioni locali e territoriali, per gli indubbi profili di criticità sociale che si determinano in un tessuto urbano già connotato da situazioni di complessità.

Ricordo che per l'insediamento sito in località Ponte Riccio, il comune aveva predisposto, negli anni scorsi, un “Progetto di inclusione sociale e sistemazione abitativa” per la realizzazione di un “eco-villaggio”, finanziato in parte con fondi della regione Campania e in parte con fondi del Ministero dell'Interno, cui era seguita, nell'aprile del 2017, la stipula di apposito Accordo di programma tra Comune e Regione.

Successivamente, il sindaco, nell'evidenziare l'insufficienza dei fondi a disposizione, ha ritenuto opportuno procedere ad una rivisitazione di tale iniziativa, anche al fine di renderla maggiormente rispondente ai principi contenuti nella Strategia Nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020, in una logica di superamento dei “campi” che, creando una condizione fisica di isolamento, riducono le possibilità di inclusione sociale ed economica.

Quanto alla vicenda segnalata nell'interpellanza, posso riferire che il sindaco di Giugliano in Campania, a seguito delle segnalazioni del 3 aprile 2019 della locale ASL, che evidenziava le pessime condizioni ambientali dell'insediamento Rom di Ponte Riccio, ha adottato il 5 aprile scorso un'ordinanza di sgombero per motivi igienico-sanitari e di pubblica incolumità del campo, abusivamente occupato da 425 persone.

Per le programmate operazioni di sgombero, previste per il 10 maggio, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha espresso parere favorevole alla richiesta del comune di assistenza della forza pubblica.

In particolare, il sindaco di Giugliano in Campania ha rappresentato, in sede di Comitato, di aver predisposto alcune misure di assistenza transitoria per i soggetti più fragili (minori con le madri), quali l'allestimento di un centro all'interno di una struttura sportiva e l'allertamento di alcune strutture per minori per analoghe finalità, nonché di aver previsto un contributo una tantum per l'avvio di percorsi personalizzati di accompagnamento a soluzioni più definitive.

Nella data programmata, tutti i nuclei familiari interessati hanno lasciato il campo, senza turbative per l'ordine pubblico, allocandosi, con circa 50 camper, in un'area di proprietà privata in via Carrafiello, adiacente all'insediamento originario. Al riguardo, il proprietario dell'area ha sporto denuncia.

Nel frattempo, sulla vicenda si è innestato un contenzioso innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo. In particolare, il 16 maggio è stato proposto ricorso da parte del signor Husic e altri, rappresentati dall'”Associazione 21 Luglio”, sul quale la Corte europea si è pronunciata con un provvedimento provvisorio, ordinando all'Autorità competente di mettere a disposizione un alloggio temporaneo per i minori coinvolti, senza separarli dai rispettivi nuclei familiari. In esito a tale pronuncia, sono state rinnovate dal comune le offerte di sistemazione di urgenza e temporanee per i nuclei familiari coinvolti presso strutture protette, conformi alla vigente normativa e presenti sul territorio di Giugliano o in altri comuni della Regione Campania. Tali proposte sono state declinate dai nuclei familiari contattati, che hanno manifestato la volontà di permanere nella sistemazione spontanea di Via Carrafiello.

Successivamente, il 22 maggio, è stato proposto un ulteriore ricorso alla Corte di Strasburgo da parte del signor Hadzovic ed altri, pure rappresentati dall'“Associazione 21 Luglio”, per il quale non risulta ancora emesso alcun provvedimento.

Nella stessa giornata il sindaco ha pubblicato l'avviso per l'erogazione di un contributo una tantum per l'avvio di percorsi personalizzati di accompagnamento a soluzioni alloggiative più definitive, in aderenza a quanto previsto dall'Asse 4 della Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020, finalizzata ad “aumentare per essi l'accesso ad un ampio ventaglio di soluzioni abitative, in un'ottica partecipata di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi insediamenti monoetnici e nel rispetto delle comunità locali, dell'unità familiare e nel rispetto di una strategia fondata sull'equa dislocazione”.

L'avviso offre la possibilità alle famiglie Rom di accedere autonomamente ad un'abitazione mediante un contributo economico una tantum per un massimo di 5 mila euro per ciascun nucleo familiare. Lo stanziamento è pari a 100 mila euro, somma che, laddove necessario, potrà essere ulteriormente integrata.

L'erogazione di tale contributo è legata altresì alla sottoscrizione di un patto sociale con il quale il rappresentante del nucleo familiare si impegna a garantire l'osservanza delle regole a tutela dei minori, e in particolare la loro scolarizzazione e inclusione sociale.

Il comune ha riferito, altresì, di avere attivato interventi di primo sostegno in favore della comunità insediatasi in località Carrafiello: posizionamento di bagni chimici su area pubblica, distribuzione di beni di prima necessità d'intesa con la Caritas diocesana, attivazione di un'apposita task force per i servizi sociali, con il supporto della Polizia locale per il monitoraggio delle condizioni dei nuclei familiari e in particolare dei minori.

Quanto, poi, ai lamentati comportamenti impropri che sarebbero stati assunti da personale dell'ente locale nei confronti degli occupanti, il sindaco ha precisato che nei confronti di questi ultimi non risultano essere state rivolte minacce di alcun tipo.

Riguardo, infine, ad un eventuale coinvolgimento della Protezione civile nazionale per assistere le famiglie interessate allo sgombero, il Dipartimento della Presidenza del Consiglio ha precisato che tale tipologia di interventi non rientra nelle sue competenze quanto piuttosto in quelle degli enti territoriali, trattandosi di situazioni non ricomprese nell'ambito degli eventi emergenziali di Protezione civile, potendo le stesse essere affrontate con attività programmabili mediante ordinari strumenti amministrativi.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Sarli ed altri n. 2-00395, di cui è cofirmataria.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie Presidente e grazie sottosegretario Sibilia per la risposta, di cui ovviamente sono in parte soddisfatta, perché ovviamente ci troviamo di fronte a una situazione estremamente drammatica; per cui, tutto quello che si potrebbe mettere in campo deve essere messo in campo.

Il 5 aprile di quest'anno il sindaco di Giugliano ha emanato questa ordinanza per lo sgombero del campo rom. Ci si aspetta che un sindaco, un'amministrazione che emette un'ordinanza del genere abbia in mente una soluzione che abbia previsto dove poter spostare delle famiglie. Perché, se sposti 400 persone che vivono in un campo e lo fai per motivi igienico-sanitari, ci si aspetta che, quanto meno, sia pronta una soluzione che sia migliore, che garantisca quei presupposti igienico-sanitari che nel campo rom invece non erano presenti. Ci si aspetta che almeno i servizi essenziali, l'energia elettrica, l'acqua potabile, i bagni siano presenti in un'altra destinazione. Invece, 400 persone sono state spostate da un giorno all'altro, molte donne, molti minori, la maggior parte, circa 150 minori. E la più piccola, sapete quanti anni ha? Neanche un anno! Ha poco più di un mese e al momento sta vivendo in una macchina.

Io mi domando molto semplicemente se, quando questo campo rom è stato sgomberato, ci si aspettava che 400 e più persone potessero svanire nel nulla, si smaterializzassero, e non ci si sia posti il problema né di dove andassero a finire né delle tensioni sociali che un'azione del genere potesse generare.

Prima di sgomberare il campo forse andava fatta una bonifica, andavano previste le soluzioni, andava garantito quel percorso di accompagnamento che i servizi sociali comunali avrebbero dovuto garantire. Addirittura, come ha già ricordato la mia collega Sarli, testimonianze ci dicono che prima e durante gli sgomberi sia stato intimato verbalmente alle persone che, se non avessero lasciato il comune di Giugliano, avrebbero allontanato i minori, cancellato l'iscrizione anagrafica. In una situazione del genere chiaramente non c'è stato margine per nessuna mediazione, per cui molti si sono allontanati, qualcuno è andato a Villa Literno, qualcuno è andato a Castel Volturno, dove, però, sono stati allontanati in poche ore.

Quindi, sono ritornati e adesso sono, come lei ci ha ricordato, in un'area dismessa, in un terreno dismesso, privato; ci ha parlato anche di una denuncia, e quindi di una situazione di tensione che chiaramente non può andare avanti a lungo.

Il sindaco adesso, come lei stesso ci ha ricordato, sta prevedendo un contributo una tantum per cercare delle situazioni provvisorie. In questo caso, mi sembra che la pezza sia peggio del buco, addirittura pensare che con un contributo temporaneo di 5 mila euro si possa provvedere a risolvere la situazione, che da qui a poco tempo sarà la stessa; immagino, poi, la difficoltà di poter trovare delle case in affitto.

L'area in cui adesso sono è un terreno, non è provvisto di niente. L'unica cosa che il comune ha messo a disposizione sono questi sei bagni chimici; sei bagni chimici per centinaia di persone, ma intanto mancano i servizi essenziali, manca un riparo. In questi giorni penso che tutti abbiamo notato le condizioni climatiche e la pioggia a cui sono esposte queste persone. Tutti sappiamo adesso che manca l'acqua, manca l'acqua potabile, manca l'energia elettrica. Ricordo sempre che ci sono circa 150 minori, a cui è stata negata anche la frequenza scolastica, perché dopo lo sgombero del 10 maggio queste famiglie, chi si è allontanato, chi vive questa situazione assolutamente inadeguata in questo campo dismesso; ciò chiaramente ha influito sulla vita di questi ragazzi.

A tal proposito, voglio ricordare l'appello e il grido di allarme che qualche giorno fa ha lanciato una preside di una scuola di Scampia proprio per parlare di questa situazione, perché in questa scuola di Scampia ci sono circa 250 ragazzi e bambini rom, molti dei quali provengono dal campo di Giugliano. Di punto in bianco si è interrotto quel legame che la scuola, come strumento di inclusione per eccellenza, aveva saputo creare; di punto in bianco si sono interrotti quei percorsi di integrazione e di formazione che non sono soltanto un obbligo, ma che sono un diritto fondamentale di questi ragazzi. Fortunatamente, è di oggi la notizia che, grazie all'impegno di questa preside e di queste maestre, che voglio ringraziare pubblicamente per la loro determinazione e per l'impegno che hanno messo, sono ritornati a scuola.

Che la situazione sia drammatica, quindi, non lo diciamo noi e - ce lo ricorda lei - è intervenuta addirittura la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che ci dice che ovviamente dobbiamo mettere in campo tutte le soluzioni possibili, non solo per trovare delle misure temporanee che possano assistere queste famiglie in questo momento di bisogno, ma per prevedere delle soluzioni definitive; di muoverci così seguendo quei principi di inclusione e di integrazione che sono sanciti dalla Strategia nazionale di inclusione e integrazione di rom, sinti e caminanti che lei stesso ha nominato.

Ovviamente, si tratta semplicemente di dover ristabilire quei principi che la nostra Costituzione per prima sancisce, soprattutto, in questo momento, nella periferia di Giugliano, dove sono state le istituzioni stesse a rimuovere quei principi fondamentali, quei diritti fondamentali umani che al momento sono stati cancellati.

Poi, c'è la questione dei fondi, dei finanziamenti, come lei stesso ci ha ricordato: fondi regionali che non sono stati spesi, fondi che sono arrivati anche dal Ministero dell'interno e che, evidentemente, in questi anni non sono serviti a nessuna politica di lunga prospettiva.

Ovviamente, in questo momento, e lo ripeto ancora una volta, c'è bisogno dell'impegno di tutti, di un impegno trasversale di tutte le istituzioni, perché la situazione che attualmente c'è a Giugliano è drammatica per le famiglie che stanno vivendo questa condizione, in cui i diritti umani non sono rispettati neanche per i minori, e per le popolazioni del luogo, perché rischiamo che la cosa possa degenerare in una tensione sociale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte alla convocazione di un tavolo istituzionale con l'Anas per il finanziamento di interventi per la messa in sicurezza della strada statale 36, anche in considerazione dei rilevanti volumi di traffico - n. 2-00376)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fragomeli ed altri n. 2-00376 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Fragomeli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, una breve illustrazione, perché ormai siamo all'ennesima puntata di una serie numerosa di interrogazioni in Commissione e interpellanze in Aula.

Vi è una situazione molto critica sulla statale 36, comunemente definita la Milano-Lecco, poi chiaramente ha una sua dicitura dello Spluga, però il tema vero che vorrei evidenziare oggi è che la situazione è altamente precaria. E' una situazione che somma spesso una questione legata alla morfologia della strada, e quindi nella parte nord di questa tratta stradale avvengono spesso smottamenti, e quindi problematiche rispetto a tratti di galleria, per poi avere la medesima problematica, però, anche nelle parti a sud, con frequenti incidenti.

Non peraltro è considerata una delle strade, se non la strada, più incidentate d'Italia, da questo punto di vista, di proprietà e di gestione ANAS. Quindi, è direttamente responsabile il Governo.

Da questo punto di vista - lo abbiamo ribadito più volte - non è pensabile che una strada come questa possa prevedere interventi confinati in ogni singola provincia, appunto perché è una strada che interessa formalmente quattro province, ma almeno tre in modo sostanziale.

E, quindi, da questo punto di vista, è evidente che il cronoprogramma degli interventi, la programmazione degli interventi, la prevenzione deve essere messa al centro. Anche perché c'è un appuntamento altrettanto imminente; infatti, tutti sappiamo che si parla di grandi eventi, come le Olimpiadi 2026, se dovessero andare in porto e, quindi, essere confermate per la Valtellina; questa strada non ha solo il carattere di essere una strada di collegamento di alcune province lombarde al capoluogo lombardo, ma è anche un terminale fondamentale per raggiungere le zone sciistiche, le zone della montagna della Valtellina, nonché il lago di Como e il versante lecchese. Quindi, capite l'importanza che ha questa strada.

In questa interpellanza, io torno ancora a rinnovare l'impegno che questa debba diventare una priorità assoluta degli interventi da cronoprogrammare nel tratto a cavallo tra Milano e l'area pedemontana; non è più rinviabile e non si può pensare a singoli interventi spot successivi, appunto, a degli eventi legati a smottamenti o legati a grandi incidenti o legati, come è successo solo pochi giorni fa, alla ricostruzione del ponte di Annone; tutti sappiamo quel tragico evento del 2016.

Quindi, il tema che ripropongo, ancora, con la medesima forza è che non si può pensare di lasciare sole le province e le singole prefetture a occuparsi del loro tratto; è una strada che ha una sua organicità, una sua unitarietà e, quindi, deve essere affrontata da tutte le province e da tutte le prefetture interessate con un altrettanto importante tavolo.

Poi, il Governo, se pensa che questo possa essere non facile da coordinare, pensi anche ad un commissario straordinario che coordini questo tavolo, quindi, a un soggetto del Governo, incaricato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in collaborazione con ANAS, che faccia da coordinatore di quelle che sono le istanze di ogni singolo territorio e, quindi riportiamo a univocità, poi, la voce di ogni singola provincia.

Ci sono gli strumenti per farlo, sono stati utilizzati per altre situazioni, ma io torno a dire che è una strada con 78 mila transiti al giorno, è la più incidentata d'Italia, non sottovalutiamola; si tratta di un territorio altamente industrializzato, in prossimità di un evento fondamentale come potrà essere quello delle olimpiadi, quindi, non arriviamo tardi, come spesso è il fare italico, ma costruiamo le condizioni perché questa strada adempia al ruolo che ha, di grande collettore verso il capoluogo di tutte le province pedemontane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Per gli interventi di manutenzione straordinaria da parte di ANAS sono attivi 18 cantieri per un importo di 35,69 milioni di euro e in fase di attivazione 14 cantieri per un importo di 28,33 milioni di euro.

Quanto alla presenza delle forze di polizia stradale, su tutta la viabilità lombarda, compreso l'intero itinerario della Strada statale 36, ricordo che è costante il presidio di videosorveglianza e di controllo della velocità, anche mediante autovelox e con postazioni sia fisse che mobili. In particolare, la polizia stradale assicura l'attività di vigilanza sulla strada statale 36 nell'arco delle 24 ore, mediante l'impiego di pattuglie dalle sezioni di Milano, Lecco e Sondrio e il considerevole impegno si riassume per l'anno 2018 nell'impiego di 3.607 pattuglie, esclusivamente destinate alla vigilanza sulla predetta arteria.

Quanto alla possibilità di convocare un tavolo istituzionale con ANAS, forze di polizia, Arma dei carabinieri e i diversi soggetti istituzionali, considerato che la strada statale 36 è una strada extra urbana di particolare rilevanza per le connessioni viabili lombarde, in quanto collega in maniera esclusiva le province di Milano, di Monza, della Brianza, di Lecco e di Sondrio, è evidente la consolidata e continua collaborazione tra i predetti enti.

A titolo di esempio, lo scorso 16 gennaio, presso la prefettura di Monza e della Brianza, si è tenuta una riunione a cui hanno partecipato rappresentanti della polizia stradale, dei Carabinieri e di ANAS, durante la quale è emerso che le principali problematiche riguardano il tratto carreggiata nord dal km 28+200 al km 28+600. Tale tratto comprende, infatti, la cosiddetta curva di Briosco, dove l'elevata incidentalità è determinata dal fatto che i veicoli, spesso transitanti a grande velocità, a causa della presenza di un tratto in discesa, non riescono a rallentare in tempo per poter affrontare la curva ad una velocità adeguata.

Tuttavia, ANAS ha spiegato che la presenza di due viadotti per l'attraversamento del torrente Bevera e del fiume Lambro rende il tratto in questione difficilmente modificabile; infatti, non potendosi procedere all'innalzamento della quota del ponte, dal punto di vista progettuale, l'unica soluzione consisterebbe nella creazione di un tracciato in variante, per ridurre la pendenza e aumentare il raggio di curvatura.

Tale soluzione necessita di lunghi tempi progettuali, di risorse economiche ed espropri di alcuni terreni privati. Pertanto, la predetta prefettura ha segnalato l'esigenza di valutare l'adozione di accorgimenti volti a garantire il rispetto dei limiti di velocità di 70 chilometri orari. ANAS si è, quindi, impegnata a procedere all'installazione di alcuni autovelox fissi che saranno segnalati in maniera adeguata, al fine di renderli ben visibili anche a distanza, così da operare in chiave preventiva sul pericolo di superamento dei limiti di velocità.

Inoltre, sempre lungo la curva di Briosco, ANAS ha allestito le curve destrorse poste ai chilometri 24+400 e 28+200, nonché la curva sinistrorsa situata al chilometro 26+300 della strada statale 36, con sequenze di delineatori di curva e “frusta di luce” sul ciglio esterno, al fine di migliorare la percezione della prossimità della curva e indurre, di conseguenza, la necessaria limitazione di velocità da parte degli utenti della strada.

Più recentemente, tale collaborazione si manifestava in occasione della frana di materiale lapideo nel territorio di Lierna, avvenuta il 25 aprile scorso, in conseguenza della quale si è reso necessario disporre la chiusura dell'arteria stradale al chilometro 67, per i necessari interventi di ripristino con tempi stimati superiori a 6 ore.

Su concorde avviso della provincia di Lecco e del compartimento ANAS di Milano, la prefettura di Lecco ha disposto l'immediata attivazione del piano di emergenza e gestione mobilità della Sponda orientale del Lario, con richiesta agli enti coinvolti di attivarsi ciascuno per la propria competenza.

Nella mattina del successivo giorno 26, il prefetto ha convocato un tavolo per la gestione e il coordinamento della viabilità a seguito della sopradetta chiusura, cui hanno partecipato il presidente della provincia, i sindaci dei comuni di Abbadia Lariana, di Lecco e di Mandello del Lario, i vertici provinciali delle forze di polizia, rappresentanti dell'amministrazione provinciale e regionale, della Polizia ferroviaria, della Polizia stradale e di ANAS.

Fatto il punto sull'attivazione della pianificazione di emergenza da parte dei singoli enti ed amministrazioni, al fine di fronteggiare le criticità e ridurre i disagi per i cittadini, il prefetto ha chiesto ad ANAS di adoperarsi per la tempestiva riapertura dell'arteria stradale, subordinatamente alla condizione che l'utilizzo della stessa avvenisse nella totale sicurezza per gli utenti.

Nel frattempo, il traffico è stato deviato sulla sottostante strada provinciale 72. Non si è mancato di individuare nella circostanza i punti critici da presidiare costantemente da parte delle forze dell'ordine, proprio per ridurre i prevedibili disagi alla circolazione.

Il successivo 29 aprile, poi, si è svolta una nuova riunione tecnica con la presenza di tutti i soggetti precedentemente intervenuti. Il tavolo, prendendo atto delle informazioni fornite da ANAS, alla luce dei sopralluoghi disposti, nonché degli interventi attuati, consistenti nel posizionamento di una barriera alta tre metri a protezione della carreggiata sud, ha convenuto sulla riapertura di quest'ultima in doppio senso di marcia, nella stessa giornata del 29 aprile, a seguito di ulteriore sopralluogo da parte dei tecnici ANAS.

Per quanto sopra, è di tutta evidenza l'intensa attività di monitoraggio, le capacità di pronto intervento e di messa in sicurezza della strada statale 36, da parte dei soggetti a ciò preposti, anche grazie al costante scambio di informazioni e alla consolidata e proficua, naturalmente, collaborazione di tutti.

PRESIDENTE. Il deputato Gian Mario Fragomeli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario; io apprezzo quello che oggi lei ci ha detto in quest'Aula, sul fatto che ci sia, comunque, un monitoraggio su quello che avviene e una programmazione di interventi, però, non posso chiaramente ritenermi del tutto soddisfatto di questa risposta e le spiego anche il perché.

Lei ci ha fatto giustamente un elenco di un'attività di monitoraggio, di un'attività di manutenzione straordinaria importante su questa strada e ha, giustamente, evidenziato una serie di interventi che riguardano per lo più asfaltature o interventi comunque minimali, dal punto di vista del miglioramento della fluidità del traffico. Quindi, non siamo in presenza di un sistema migliorativo del flusso del traffico veicolare su questo tratto.

Altresì, lei ha elencato giustamente dei momenti di incontro istituzionale, dei tavoli istituzionali coordinati dal prefetto; però, anche qui, ciò non risponde a quella che era la richiesta della mia interpellanza, perché qui non si tratta del fatto che intervenga il singolo prefetto, una volta di Lecco, una volta di Monza; quello di Monza era giustamente stato anche prontamente allertato a seguito di una mia interpellanza fatta per il tratto Desio-Lissone, appunto, il più incidentato d'Italia, dove ogni due giorni c'è un incidente.

Quindi, capisce che il tema non è quello che ogni singola provincia, ogni singola prefettura organizzi un tavolo, ma che tutte queste prefetture e tutte queste province insieme definiscano le priorità e non gli interventi emergenziali.

L'ultimo intervento da lei evocato sulla provincia di Lecco è stato importante, ha messo una pezza ad una situazione critica, ma l'assenza di svincoli, del programma di un maggiore numero di svincoli in quel tratto a nord della superstrada ha provocato almeno 12 chilometri, al posto di pochissimi chilometri legati allo smottamento, di strada interrotta e dell'inserimento, appunto, della strada a doppio senso.

Quindi, il tema è: sappiamo delle criticità sappiamo, che c'è una morfologia di un certo tipo, che ci sono degli smottamenti. Noi possiamo permetterci oggi di avere solo ed esclusivamente questi svincoli? Sono programmati da anni e anni lo svincolo di Dervio, il potenziamento dello svincolo di Mandello, tutte situazioni che, rispetto a quello che è accaduto a Lierna, non avrebbero provocato una decina di chilometri di chiusura della strada, ma solo il tratto interessato. Per questo io voglio essere molto concreto nel ribadire l'importanza che tutte le province si mettano d'accordo e facciano un cronoprogramma delle priorità; è fondamentale perché, se non si formalizza questa cosa, noi facciamo solo interventi emergenziali dovuti alla situazione appunto emergenziale e non facciamo, invece, una condivisione delle priorità.

Quindi, da questo punto di vista, la invito veramente a sollecitare, a non lasciare sole le singole province, le sole prefetture che, di forza loro, poi, hanno un rapporto con ANAS per l'intervento di risoluzione immediata, ma non hanno la forza di programmare, di mettere a fuoco quali sono le quattro, cinque priorità fondamentali. Lei ha evocato anche, nel tratto monzese, la questione della pericolosissima curva di Briosco o di Capriano: io potrei elencarle quello che succede su quelle strade tutte le mattine, ma è necessario intervenire, anche lì, in modo più netto, non solo con una semplice segnaletica potenziata, che servirà, sottosegretario, sono convinto che questa segnaletica potenziata servirà, ma non è sufficiente.

Quindi, concludo la mia richiesta ribadendo quello che ho detto all'inizio: so che è difficile mettere intorno a un tavolo diverse province, diverse prefetture e, magari, è anche più difficile coordinarle. Allora, pensate veramente anche alla scadenza del 2026, non è così lontana, sul tema delle Olimpiadi e, quindi, ragionate su un commissario che possa coordinare con dei poteri particolari. Le risorse ci sono nel contratto di programma di ANAS: vanno solo rese prioritarie su quei quattro punti che, da nord a sud, sono particolarmente critici o per morfologia o per questioni legate alla forte incidentalità per il traffico oppure per altre problematiche connesse. Quindi, stiamo parlando veramente di una visione che ormai è ben definita: si tratta solo di mettere intorno al tavolo i soggetti interessati, definire con loro le priorità, perché quello che, purtroppo, si è concluso l'altro ieri sull'installazione del nuovo ponte di Annone non si riverbera solo sulla provincia lecchese. Una chiusura come quella provoca dei danni alla Valtellina, a 70-80 chilometri più su, perché quella è l'unica arteria, perché siamo stretti tra le montagne e i laghi. Quindi, se succede qualcosa a 50 chilometri più giù, le strade alternative provinciali sono fortemente stressate dal traffico ordinario, non c'è una risposta sufficiente.

Allora, siccome sappiamo che queste cose straordinarie, come quella del ponte di Annone, possono succedere, creiamo le condizioni che per eventi straordinari ci sia una ordinarietà di alternative: è questo su cui dobbiamo lavorare. Quindi, io la invito nuovamente - e ritornerò su questo tema con altri atti di sindacato ispettivo - a non lasciare sole le singole province e le singole prefetture: mettiamole tutte insieme, coordinate dal Governo, dal Ministero, da ANAS, anche con un commissario straordinario; non abbiamo paura di evocare una figura sulla strada più incidentata e trafficata d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti circa la programmazione dei lavori per il ripristino del funzionamento in sicurezza e l'adeguamento degli impianti delle linee metropolitane A e B di Roma e iniziative di competenza per il sostegno di imprese e lavoratori danneggiati dalla prolungata chiusura degli impianti - n. 2-00389)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Spena ed altri n. 2-00389 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Spena se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente, intervengo. Buongiorno sottosegretario, io mi ritrovo qui, quest'oggi, a presentare una seconda interpellanza sulla questione della chiusura delle stazioni della metropolitana A del comune di Roma. La mia prima risale al 29 marzo: se qualcosa è cambiato per la riapertura della stazione di piazza di Spagna, così non possiamo dire per le altre due, quella di piazza della Repubblica e Barberini.

Questo secondo sollecito è particolarmente necessario, sottosegretario, perché credo che questo Ministero ormai debba dare una risposta puntuale a ciò che sta accadendo, perché non è più tollerabile che i cittadini romani e anche i tanti turisti che si recano presso la stazione di piazza della Repubblica, una delle piazze fondamentali della nostra capitale, trovino il cartello con scritto sopra closed.

Quindi, ripeto, se il 7 maggio piazza di Spagna ha riaperto, le ultime notizie che risalgono a Barberini e Repubblica è che la riapertura è protratta fra due o tre mesi, dicono otto settimane, ma noi sappiamo qui come funziona con le tempistiche: sono due mesi, poi, casomai, diventano quattro o sei. Quindi, ripeto, sono tante le difficoltà, oltre che per i residenti, soprattutto, anche per tutte le attività commerciali che ricadono sulla zona di piazza della Repubblica, su via Nazionale che, come lei saprà, è zona a traffico limitato e, quindi, i cittadini possono accedere a quelle zone soltanto attraverso i mezzi pubblici.

Nella scorsa interpellanza, il sottosegretario delegato a rispondere, che oltretutto non era neanche del Ministero competente, aveva fatto riferimento al DPR n. 753 del 1980, dicendo che - chiaramente non c'era bisogno che me lo dicesse il sottosegretario, oltretutto non competente in materia - la regolarità del servizio della metropolitana e, quindi, della mobilità è di competenza del comune di Roma. Però dimenticava che il MIT, quindi il Ministero a cui lei fa riferimento, comunque, attraverso l'USTIF, è sicuramente competente per la sicurezza degli impianti, che viene espletata quando si rilascia il nulla osta in prossimità dell'apertura dell'esercizio e durante tutte le visite tecniche degli impianti stessi attraverso delle verifiche proprio dei vostri uffici. Sosteneva, però, che il suo Ministero non può promuovere alcuna iniziativa per favorire l'immediato e necessario ripristino dei lavori e, quindi, della regolare erogazione dei servizi di trasporto pubblico e la conseguente riapertura delle fermate oggi chiuse.

Quindi, mentre il Governo nega ogni competenza in merito, come ripeto, numerosi sono, da mesi, gli allarmi e le sollecitazioni lanciati oltre che dai residenti, anche da tutti quei cittadini che devono usare la metropolitana. Noi qui stiamo parlando di Roma, Roma città metropolitana, quindi la metropolitana noi la vediamo anche un po' come un treno urbano che collega la periferia con il centro di Roma. Quindi, ripeto: mi riferisco oltre ai tanti cittadini che si devono recare sul posto di lavoro, anche alle tante attività commerciali che insistono in quella zona. Tanto che si è costituito, nel frattempo, un comitato, oltre che di cittadini, anche di commercianti della zona, che sono seriamente preoccupati perché stanno saltando tutte le stagioni commerciali: quindi, oltre quella invernale, salterà anche quella estiva, sperando che non salti anche quella invernale prossima 2019-2020. Essi dicono, cito il virgolettato: “Stiamo cercando di resistere, ma rischiamo seriamente di dover licenziare dei dipendenti”.

Quindi, signor sottosegretario, io non mi voglio dilungare perché credo che lei la situazione l'abbia ben chiara: lei vive qui a Roma, è ospite della nostra capitale, della nostra città, quindi credo che il problema dell'interruzione di un servizio pubblico, che lede il diritto alla mobilità di tutti i cittadini, l'abbia ben presente. Tanto che io avevo anche presentato degli emendamenti al “decreto crescita” proprio per cercare di trovare delle soluzioni per poter venire incontro alle tante attività commerciali che stanno per chiudere.

Stanno chiudendo le serrande di molti negozi di via Nazionale per dare poi, casomai, spazio a negozietti etnici oppure che vendono prodotti cinesi. Noi vogliamo tutelare, oltre - chiaramente - tutti i residenti romani, tutti i cittadini romani, tutti i turisti romani ma anche tutte quante le imprese romane.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio ricordare quando si parla delle metropolitane di Roma che il Governo, per quanto concerne le sue funzioni, ha stanziato con la manovra 150 milioni di euro in un triennio - quindi dal 2019 al 2021 - per la manutenzione delle metropolitane di Roma e ricordo che è compito anche dell'ente locale adesso usare quei soldi e cercare di usarli in fretta. Circa le scale mobili nelle stazioni della metropolitana di Roma, ricordo che la gestione è in capo alla società ATAC del comune di Roma. Infatti la regolarità dell'esercizio è di competenza dell'ente concedente, quindi il comune di Roma, e la regolare manutenzione e mantenimento dell'efficienza degli impianti sono a carico dell'azienda esercente, cioè stiamo parlando ovviamente di ATAC. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha competenza esclusivamente sulla sicurezza degli impianti espletata, come ricordava anche prima l'interrogante, in occasione del rilascio del nulla-osta tecnico sui progetti, sull'apertura all'esercizio e durante la visita tecnica degli impianti stessi, attraverso verifiche effettuate dagli uffici competenti sul territorio secondo le scadenze e le modalità previste dalle disposizioni vigenti.

Lo scorso 17 maggio gli uffici del MIT preposti alle citate verifiche di sicurezza hanno incontrato il presidente e amministratore delegato di ATAC, il direttore di esercizio della metropolitana di Roma e il comune di Roma per approfondimenti sullo stato di manutenzione degli impianti elevatori presenti sulle linee ferroviarie e metropolitane della società ATAC. In tale sede si è appreso che le verifiche straordinarie su tutti gli impianti sono già concluse per un elevato numero di essi e che la fine delle operazioni di verifica è programmata entro la fine del prossimo mese di giugno.

Il Ministero ha ribadito la necessità di ricevere entro tale scadenza le specifiche dichiarazioni da parte dei responsabili di esercizio e una programmazione puntuale delle operazioni in atto.

Con riguardo alla programmazione dei lavori, il Ministero dell'Interno ha acquisito le seguenti informazioni presso Roma Capitale. Per far fronte all'estrema urgenza derivante dalla risoluzione contrattuale del 29 marzo scorso con MetroRoma, la società ATAC, il successivo 2 aprile ha indetto una procedura negoziata per l'affidamento delle attività manutentive per un periodo di un anno, tempo necessario per indire ed aggiudicare una nuova gara pluriennale.

A seguito dell'aggiudicazione della gara a Schindler, il 16 maggio è stato sottoscritto il nuovo contratto di manutenzione, quindi Schindler sta procedendo alla presa in carico progressiva degli impianti che verrà ultimata entro il prossimo mese di giugno.

Riguardo alle azioni volte alla riapertura delle stazioni - nelle more dell'individuazione della nuova società di manutenzione, al fine di consentire la riapertura delle stazioni metro chiuse e garantire un corretto avvio dell'attività del manutentore che sarebbe subentrato a MetroRoma - il comune ha affidato in via preliminare a OTIS il 29 marzo 2019 le attività di verifica delle scale mobili di sua produzione e installate presso le stazioni Spagna, Barberini, Flaminio e Repubblica. Tali verifiche tecniche hanno l'obiettivo di individuare le eventuali lavorazioni necessarie al ripristino di condizioni di piena efficienza ed efficacia degli impianti. Considerata l'entità delle lavorazioni e i lunghi tempi di approvvigionamento, ATAC ha richiesto ad OTIS di suddividere le eventuali lavorazioni in due categorie: da una parte le lavorazioni per la sicurezza degli impianti ai fini della sicurezza dei passeggeri e, dall'altra, le lavorazioni per la funzionalità degli impianti necessarie per garantire la continuità di servizio degli stessi. Ad oggi questa è la situazione delle stazioni chiuse al pubblico servizio. Per la stazione Spagna, le verifiche da parte di OTIS sulle sei scale mobili di collegamento con le banchine sono già state completate e la relazione sugli esiti delle indagini è stata consegnata al 15 aprile scorso. All'esito positivo delle successive prove e verifiche straordinarie effettuate con l'USTIF, su cinque delle sei scale mobili di Spagna, il 7 maggio scorso la stazione è stata riaperta al pubblico e sono in corso ulteriori interventi di sistemazione della sesta scala.

Le verifiche straordinarie da parte di OTIS sulle quattro scale della stazione Repubblica non coinvolte dall'incidente sono state completate il 30 aprile scorso e la relazione sugli esiti è stata consegnata il 2 maggio; in tale relazione sono indicate le lavorazioni necessarie sia per la sicurezza, sia per la funzionalità, con tempi indicati da OTIS in otto settimane a partire dal 9 maggio. Da alcuni giorni sono iniziate le verifiche anche sulla scala mobile incidentata e su quella affiancata, i cui tempi di ultimazione non sono ancora noti.

Per la stazione Barberini, il 26 marzo 2019 è stato emesso dal GIP il decreto di convalida del sequestro degli impianti di stazione e il 2 aprile ATAC ha presentato istanza di dissequestro; il pubblico ministero ha messo gli impianti nella disponibilità dell'azienda per 30 giorni, prorogabili per lo svolgimento degli interventi manutentivi.

Lo scorso 9 maggio è stata concessa una proroga subordinatamente alla presentazione di un cronoprogramma illustrativo dei lavori da effettuare e dei tempi necessari per svolgerli, che OTIS dovrà consegnare ad ATAC. Pertanto non è ancora possibile ipotizzare una data di riapertura della stazione Barberini.

Quanto alle risorse assegnate dal MIT al comune di Roma per l'attività di manutenzione sui rotabili e gli impianti elettroferroviari delle linee A e B della metropolitana di Roma, nonché per l'adeguamento delle stesse alla nuova normativa in materia di prevenzione incendi, a gennaio 2019 il Ministero ha stipulato con il comune apposita Convenzione atta a disciplinare le modalità di erogazione delle risorse in relazione all'attuazione degli interventi. Tale Convenzione prevede, tra l'altro, un'attività di verifica da parte del Ministero sull'avanzamento del programma di investimenti.

Infine - concludo - il Ministero dello Sviluppo economico informa che, nell'ambito delle proprie competenze, valuterà l'opportunità di adottare possibili misure, anche di natura normativa, tecnicamente percorribili ed idonee a riconoscere un sostegno alle imprese, per la prolungata chiusura della fermata della linea della metropolitana di Roma.

PRESIDENTE. La deputata Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Parto proprio dalla sua ultima battuta, sottosegretario. Peccato, Presidente, che il mio emendamento che è stato presentato al decreto crescita, proprio per il ristoro alle imprese che hanno sofferto la chiusura prolungata delle stazioni della metro, sia stato dichiarato inammissibile. Tuttavia, sono soddisfatta del fatto che un nostro emendamento del gruppo di Forza Italia abbia aperto una strada per la decisione presa dal Governo di ristorare e quindi di trovare modalità tecniche per risarcire le tante attività di impresa romane che insistono su quel territorio. Sottosegretario, tutto ciò che lei ha detto era contenuto nella mia interpellanza urgente, perché le stesse notizie che ha lei, probabilmente le ho anch'io, quindi, insomma, si tratta di una relazione che sicuramente rispecchia il contenuto della nostra interpellanza. Quindi le tempistiche sicuramente sono quelle che ci danno gli uffici, sono quelle che ci dà il responsabile dell'ATAC. Lei diceva bene prima circa la competenza del comune di Roma ma, vede, noi sicuramente non crediamo più in questo comune, nell'amministrazione capitolina pentastellata: nessuno ci crede più, Roma non ci crede più. I cittadini romani ormai si sono anche un po' abituati a questo a questo tipo di vita che devono affrontare - speriamo ancora per poco -, a questa fotografia romana che sicuramente non rispecchia, non fa onore alla Capitale della Repubblica italiana. Attraverso noi parlamentari eletti in questo territorio, vissuti in questo territorio, che proveniamo da amministrazioni locali della città di Roma, ci rivolgiamo a voi sperando che il Governo, in particolare lei sottosegretario e il Ministro alle Infrastrutture, detto il Ministro del no, possa sorvegliare attraverso i vostri uffici e sicuramente attraverso l'USTIF ma soprattutto anche attraverso la vostra professionalità di sottosegretario e di Ministro, così come io stessa, da deputato, posso sicuramente interessarmi delle incongruenze dei disservizi della mia città e delle città italiane.

Quindi credo che sia proprio una responsabilità politica e un dovere non scrollarsi delle proprie responsabilità e non fare quel solito rimpallo delle responsabilità, delle competenze di cui ormai i cittadini davvero non ne possono più e io, per prima, non voglio neanche più sentire parlare di rimpallo di responsabilità. Oltretutto, poi, anche voi, che siete un po' la novità - e, ormai, non so più se novità - della politica, ci avete sempre detto, comunque, che ognuno di noi si deve accollare le proprie responsabilità. Inoltre, i cittadini che si sono recati al comune, perché molti di loro hanno chiesto anche di poter partecipare alle commissioni del comune di Roma - e si veda la commissione trasparenza - non hanno mai ottenuto delle notizie precise. La notizia delle otto settimane la conosciamo, cioè quella su piazza della Repubblica, ma temiamo che tali termini non vengano rispettati perché le ditte spesso non lavorano con la puntualità con cui dovrebbero. Infine, mi sconcerta il fatto che oltretutto lei su piazza Barberini non ci abbia fornito delle date certe.

Quindi, sottosegretario, sicuramente il quadro di Roma è un quadro desolante e noi come gruppo di Forza Italia e soprattutto come eletti nel Lazio, ma credo tutti quanti noi qui, dovremmo avere il dovere di non fare da cornice a questo quadro desolante in cui avete portato la città di Roma.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a introdurre l'obbligo del preavviso di notifica per l'accertamento delle violazioni del codice della strada, con particolare riferimento al divieto di sosta - n. 2-00394)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldelli ed altri n. 2-00394 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Simone Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Rampelli. Io la illustro brevissimamente perché l'interpellanza è molto semplice. Parliamo di divieti di sosta e di cosiddette “multe a strascico”, fatte con apparecchi di rilevazione elettronica molto simili a questi smartphone che tutti quanti noi utilizziamo.

Si sta superando quella che era una buona, ottima abitudine del preavviso di notifica su questo genere di multe, con ciò impedendo a chi trasgredisce di sapere che ha trasgredito e, magari, così di reiterare la trasgressione e la sanzione e, per alcuni altri aspetti, non gli si dà la possibilità di pagare immediatamente e, quindi, di non aggiungere i costi della sanzione - magari in misura ridotta perché viene corrisposta nei primi giorni in cui se ne prende atto - con l'aggiunta, appunto dicevo, dei costi di notifica, che tra l'altro proprio in questi giorni sono aumentati. Quindi, in buona sostanza stiamo perdendo una consuetudine che peraltro è anche fonte del diritto - almeno per i divieti di sosta e forse per altro genere di sanzioni al codice della strada - per una trasgressione al codice della strada che, secondo noi, dovrebbe essere, invece, oggetto di attenzione.

Chiediamo al Governo, appunto, di intervenire per limitare questa cattiva abitudine delle multe cosiddette “a strascico” senza l'avviso di notifica, perché crediamo che poi questo avviso di notifica non solo ricada negativamente sulle tasche dei cittadini ma, quando le multe non vengano pagate, sia un costo che ritorna in capo alle amministrazioni, per cui oltre al danno anche la beffa.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Per quanto riferisce il Ministero dell'Interno, il preavviso di accertamento, atto utilizzato dalle polizie locali per fornire all'interessato notizie dell'avvio di un'attività di accertamento che non può ritenersi ancora conclusa, non è previsto da alcuna disposizione di legge e, pertanto, non può essere considerato come atto con cui si contesta la violazione né quale presupposto per una regolarità del procedimento sanzionatorio.

In merito all'attività di accertamento con l'ausilio di dispositivi elettronici, in particolare per la contestazione della violazione del divieto di sosta, la stessa non può prescindere dall'effettiva verifica dell'assenza del trasgressore, che costituisce inderogabile presupposto per la contestazione differita della violazione attraverso la notificazione del verbale.

Inoltre, quanto all'asserita esclusione dell'efficacia preventiva e deterrente, il Ministero dell'Interno ricorda come la violazione del divieto di sosta tragga origine dal mancato rispetto di precise disposizioni del codice della strada che vietano la sosta dei veicoli in determinate parti della carreggiata o di specifica segnaletica orizzontale o verticale, il cui scopo è proprio quello di informare il conducente della presenza di determinati obblighi o divieti.

Tuttavia, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, anche considerato il diffondersi dell'uso di sistemi tecnologici di ripresa fotografica o video a bordo del veicolo in modalità dinamica, ha ritenuto di istituire, già nel dicembre 2018, un tavolo tecnico, a cui partecipano anche i rappresentanti naturalmente del Viminale, del Ministero dello Sviluppo economico e dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, per valutare l'opportunità di prevedere disposizioni specifiche in materia. Anche quanto evidenziato dagli onorevoli interpellanti naturalmente sarà oggetto, appunto, del dialogo all'interno di questo tavolo.

PRESIDENTE. Il deputato Simone Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. Una volta, nella Prima Repubblica, si diceva che quando c'era un problema o si aveva una soluzione o si apriva un tavolo e qui mi pare che si sia aperto un tavolo dove, tra l'altro, credo e spero che ci sia anche il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, tra l'altro, ma non mi pare che ci sia una soluzione. È ovvio che se uno parcheggia in divieto di sosta ci deve essere un cartello che dica che c'è un divieto di sosta. È altrettanto vero che ci sono determinate fattispecie, che sono individuate esplicitamente dal codice della strada, di fronte alle quali si può derogare alla contestazione immediata perché si tratta di fattispecie dove, evidentemente, non è possibile individuare o fermare o notificare direttamente al trasgressore ma tra queste non c'è il divieto di sosta.

Aggiungo che noi abbiamo un problema su cui io credo che una riflessione il Ministero debba farla. I costi di notifica per una sanzione come quella del divieto di sosta valgono qualcosa come un quarto o un terzo della sanzione e, tra l'altro, i costi di notifica, in un quadro d'insieme dove, specie nel centro-sud, la percentuale di multe che vengono pagate non è proprio altissima, diciamo, e cade al di sotto del 50 per cento, rischiano di tornare in capo alle amministrazioni che pagano le convenzioni con le società che fanno la notifica ma non ricevono poi il corrispettivo perché molti le multe non le pagano.

Allora, qual è il punto, per dirla proprio in maniera spiccia? Se io trasgredisco il codice della strada perché sono in divieto di sosta e magari non c'è una segnaletica molto chiara è giusto che io abbia la notifica, perché io so che ho trasgredito e che dal giorno dopo, se parcheggio di nuovo la macchina in quel posto, prendo un'altra multa. Invece, che cosa fanno spesso le amministrazioni? Raccolgono tutta una quantità di multe che ti mandano tutte insieme soltanto alla fine, quando comincia a scadere la prima della serie di multe. Per cui, l'ultima multa ti arriva a distanza di una settimana ma rispetto alla prima è passato più di un mese. Anche qui dovremmo ripensare a questo meccanismo che è legale ma, come dire, molto borderline, perché tutte queste sanzioni che si ripetono in maniera quotidiana suonano male perché giocano sul fatto che il trasgressore sia ignaro. Questo accade, per esempio, con gli autovelox ma può accadere anche con i divieti di sosta.

In secondo luogo, è una buona creanza ed è una consuetudine che si faccia e si mandi l'avviso, perché questo libera l'amministrazione, in primis, dal costo di notifica e il cittadino, che riceve la multa, dal pagamento di un terzo aggiuntivo mentre il cittadino che non paga la multa non paga quel costo ma quel costo ricade sull'amministrazione, per cui è un circolo che diventa inevitabilmente vizioso.

Allora, fatte salve tutte le comunicazioni di natura elettronica, PEC e compagnia, io credo che sia un atto di buon senso dare un'indicazione - e lo si può fare, io credo, anche attraverso un decreto ministeriale o una circolare - e dare disposizione alle amministrazioni locali che quando si fanno sanzioni per divieto di sosta ci siano gli estremi per poter pagare. Ci sono tanti modi per poter pagare, dal bollettino al codice che si paga in tabaccheria.

Cioè, ci sono mille modi per agevolare questi pagamenti, perché chi sbaglia è giusto che paghi ma facciamo in modo che sanzioni, diciamo, di piccola portata non vengano ulteriormente aggravate da questi costi di notifica che - ripeto - specie nel Centro-Sud poi diventano delle ulteriori sanzioni, non per chi trasgredisce, ma per l'amministrazione che emette le sanzioni, per cui mi sembra assolutamente illogico.

Ecco, questa io credo che sia un'altra puntata di una serie, che io mi auguro di successo, che vede iniziative parlamentari in favore dei cittadini. C'è grande disagio e grande seccatura da parte di molti cittadini per questo meccanismo delle multe a strascico.

Concludo dicendo una cosa: visto che almeno una parte del Governo ha una sorta di simpatia verso il movimento dei “gilet gialli”, guardate che in Francia una delle cose che sono accadute è l'aumento delle sanzioni di oltre il 130 per cento in un arco di tempo molto stretto, perché in Francia con il voiture radar hanno cominciato - con quella che secondo me è una pessima abitudine, sulla quale non escludo che qualcuno in Italia abbia in mente di fare progetti, diciamo così - mandando automobili a filmare per ore dentro le grandi città e scaricando a fine giornata (dopo 7-8 ore di giro per la città) tutta una quantità di multe, comprese quelle per superamento dei limiti di velocità; parliamo di automobili assolutamente anonime, senza scritte e di società private; con questo meccanismo si è puntato ad incrementare notevolmente- e c'è stato un incremento - il numero di sanzioni.

Uno degli elementi scatenanti il movimento dei “gilet gialli” pare sia stato l'aumento delle accise sulla benzina; forse è stata una delle gocce che hanno fatto traboccare il vaso e scatenato quel genere di rabbia ma bisogna fare attenzione all'esasperazione dei cittadini che pagano tasse e non vedono corrispondersi i servizi o si sentono massacrati da strumenti come le multe fatte senza distinguo, in maniera vessatoria e qualche volta perfino truffaldina, come avviene per esempio nel caso di semafori gialli troppo brevi, ai quali sono applicate macchinette che fanno la multa ai mezzi che passano col rosso; e ci sono state inchieste al riguardo. Allora io credo che bisognerebbe vigilare con attenzione affinché anche quello delle sanzioni del codice della strada sia uno dei terreni in cui gli amministratori giochino un ruolo di lealtà, di correttezza e di rispetto delle regole, quelle stesse regole del codice della strada.

Io glielo dico, sottosegretario Dell'Orco, oggi è il 31 maggio. Quest'oggi il Governo, secondo una risoluzione approvata all'unanimità nella Commissione trasporti, dovrebbe varare il decreto attuativo che riguarda due grandi materie, a cominciare dalla disciplina degli autovelox, che spesso sono uno strumento per far cassa approfittando di tratti di strada dove i cittadini normalmente vanno forse uno, due, tre, quattro o cinque chilometri in più del limite consentito, ma magari non c'è grande rischio, laddove l'autovelox viene installato a tradimento; quindi non si previene un rischio di un incidente ma si portano a casa dei soldi. Quindi, autovelox e trasparenza delle multe: come lei sa bene, perché ne abbiamo parlato spesso e volentieri e sono anni che faccio battaglie su questo, solo 300 comuni su 8 mila si degnano di presentare la relazione telematica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno su quanti soldi incassano dalle multe e su come spendono questi soldi. Ecco, oggi 31 maggio, ho come la sensazione che il Governo non manderà alla Conferenza Stato-regioni alcun decreto attuativo, alcuna bozza di decreto attuativo; ma io aspetto che finisca la giornata per essere smentito su questo. Vi ricordo che è un impegno che voi avete preso con il Parlamento e credo che ci siano tutte le condizioni per poterlo e per doverlo rispettare.

Noi sui diritti dei cittadini, anche quelli più spiccioli, anche quelli quotidiani, anche quelli di coloro che prendono la macchina e portano i figli a scuola, vanno a prendere la mamma anziana, per portarla da una parte all'altra a far visite: noi, nei confronti dei diritti di quelli che pagano le tasse e che magari si trovano anche a dover girare nelle nostre città, come diceva la collega in precedenza, con un trasporto pubblico - basti pensare alle metropolitane di Roma - che lascia molto a desiderare e che non hanno grandi alternative se non l'utilizzo del mezzo privato, dei propri mezzi, e vengono per questo massacrati di multe e vessati quotidianamente con tasse, accise, tributi, e tutto questo armamentario di sistemi con cui lo Stato estorce di fatto quotidianamente soldi ai cittadini; ecco, noi dalla parte di questi cittadini vogliamo mettere un paletto per la difesa dei diritti minimi, facendo in modo che se i cittadini devono rispettare le leggi le rispettino anche gli amministratori.

(Iniziative di competenza volte a contenere la diffusione del fungo «macchia nera», anche tramite la limitazione dell'importazione di arance dalla Tunisia - n. 2-00393)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cillis ed altri n. 2-00393 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Luciano Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CILLIS (M5S). Sì certo, Presidente, intervengo. L'oggetto di questa interpellanza riguarda una malattia che colpisce le produzioni agrumicole. Questa malattia, la citrus black spot o “macchia nera”, è stata rinvenuta per la prima volta in Australia nel 1895, e da lì si è poi progressivamente diffusa in altre regioni a produzione agrumicola, come la Nuova Zelanda, la Cina, la Russia orientale, l'Indonesia, il Sudafrica, l'Uganda, l'Argentina e il Brasile.

La “macchia nera” viene provocata da un fungo patogeno, il Guignardia citricarpa Kiely, diffuso soprattutto nelle zone di produzione con climi da caldi e umidi a semiaridi; attacca principalmente le piante appartenente al genere Citrus, quindi il limone, l'arancio, il mandarino, il pompelmo e il lime, ma la sua presenza è stata rinvenuta anche su piante ospiti non appartenenti al genere Citrus, come il mandorlo o piante ornamentali come la camelia, la magnolia ed altre. I sintomi sui frutti sono piuttosto vari, e vanno da piccole maculature brunastre, con il centro più chiaro, fino a lesioni più grandi che si approfondiscono nella polpa. Vi sono anche situazioni in cui numerose, anche centinaia di piccole lesioni brunastre ricoprono quasi interamente la buccia dei frutti. Il fungo quindi causa delle lesioni circolari, con tessuto grigio al centro circondato da un margine nero.

La “macchia nera” ha un forte impatto economico sulle produzioni di agrumi che presentano il sintomo, perché li rende invendibili ed indesiderabili per il consumo umano. Il fungo, oltre a rendere invendibile la frutta per un discorso estetico, causa anche uno scadimento delle caratteristiche organolettiche interne ed una caduta prematura del frutto dalla pianta, riducendo così drasticamente la resa per ettaro. Inoltre la malattia può avere un effetto latente, cioè i frutti al momento del raccolto sembrano asintomatici, ma possono sviluppare successivamente i sintomi durante il trasporto e lo stoccaggio. La maggior parte delle zone vocate a tali produzioni possono vantare il riconoscimento di DOP e IGP; esse, per poter essere commercialmente competitive sui mercati internazionali, devono presentare delle caratteristiche organolettiche di altissima qualità. Pertanto la salvaguardia della produzione agrumicola in Italia è di vitale importanza, se pensiamo che per alcune regioni come ad esempio la Calabria, che da sola rappresenta il 63 per cento circa della produzione nazionale di clementine, il possibile arrivo della malattia sarebbe devastante.

Le strategie di difesa possono essere quella della rimozione della frutta infetta per ridurre la diffusione del patogeno, oppure la potatura della pianta infetta con successivo allontanamento dal campo dei residui colturali e bruciatura degli stessi, oppure l'intervento fitosanitario con l'uso di fungicidi. C'è anche da dire però che ad oggi un fungicida sistemico che sia in grado di prevenire lo svilupparsi delle infezioni quiescenti ancora non è stato individuato, nei disciplinari non è ancora contemplata la possibilità di utilizzo di prodotti specifici per combattere questa malattia, ed un suo eventuale ingresso nel nostro Paese comporterebbe la necessità di registrare ulteriori prodotti fitosanitari che potrebbero portare ad un aumento dei costi di produzione valutabili tra i 20 e i 40 centesimi per il chilo, rendendo questi prodotti commercialmente inarrivabili.

Prevenire è meglio che curare, pertanto chiedo quali iniziative si intendono attivare con urgenza al fine di contenere la diffusione del fungo “macchia nera”, anche attraverso la limitazione dell'importazione di arance tunisine, posto che l'Italia, nell'ultimo anno, ne ha importato oltre 162 mila chilogrammi.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, un po' come già ricordato, rilevo in premessa che l'organismo nocivo da quarantena conosciuto come fungo “macchia nera”, è stato intercettato negli scorsi mesi di marzo-aprile dalle competenti autorità fitosanitarie francesi in sette spedizioni di frutti e agrumi provenienti, come veniva ricordato, dalla Tunisia (arance e limoni). Il servizio fitosanitario centrale del Ministero delle politiche agricole e forestali e del turismo ha quindi prontamente allertato i punti di entrata nazionali al fine di rafforzare i controlli e le importazioni di eventuali spedizioni di agrumi originari della Tunisia. Considerato l'elevato rischio rappresentato dal primo ritrovamento di tale organismo nocivo nel bacino del Mediterraneo, la Commissione europea ha contattato tempestivamente le autorità fitosanitarie tunisine per acquisire maggiori informazioni sul fenomeno e condividere le misure più appropriate da adottare per i frutti di agrumi importati nell'Unione europea. In tale direzione, la problematica è stata approfonditamente esaminata in seno al comitato fitosanitario permanente della Commissione europea nella riunione a Bruxelles dello scorso 26 aprile, nel cui contesto l'Italia ha chiesto azioni incisive verso la Tunisia. Rilevo al riguardo che, in esito alle diverse iniziative adottate a livello europeo, la Tunisia ha interrotto l'esportazione in maniera precauzionale da tutto il Paese. Peraltro, prima dell'inizio della prossima campagna di importazione, la Tunisia dovrà fornire dettagliate informazioni in merito alle indagini condotte in tutte le aree produttive nazionali. Anche con queste finalità - e ringrazio gli onorevoli interroganti che hanno segnalato al Ministero questo problema -, è stato inoltre richiesto alla Commissione europea di organizzare una visita ispettiva in Tunisia, al fine di valutare la situazione, il rischio fitosanitario e l'efficacia delle misure previste. Sulla base di queste informazioni si potrà quindi valutare l'adozione di misure fitosanitarie addizionali all'importazione di agrumi dalla Tunisia in aggiunta a quelle già in vigore per i frutti di agrumi provenienti da Paesi terzi contaminati, quindi Sudafrica, Argentina, Uruguay e Brasile.

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario per aver colto appieno le ragioni rispetto alla delicata questione che in quest'Aula stiamo proponendo all'attenzione del Governo. Voglio interpretare la risposta del sottosegretario come un segnale concreto di attenzione alla problematica. Vorrei aggiungere che apprezzo l'impegno unilaterale assunto dalla Tunisia, per l'appunto di bloccare tutte le esportazioni dei suoi prodotti agrumicoli, allo stesso tempo apprezzo l'impegno dell'Unione europea di voler procedere con controlli effettuati sul campo in vista della prossima stagione produttiva per verificare direttamente la situazione ed avere contezza del rischio fitosanitario e dell'efficacia delle misure che da parte delle autorità tunisine si stanno mettendo in campo. Inoltre, sottosegretario, tutti noi sappiamo bene che non possiamo assolutamente permetterci, come Paese, come nazione altamente produttiva nel settore primario, l'arrivo di una nuova epidemia di contagio per le nostre colture: stiamo già pagando un caro prezzo, da qualche anno, a causa del batterio della Xylella fastidiosa, che ha colpito i nostri ulivi; l'arrivo della “macchia nera” potrebbe rappresentare davvero un colpo finale alle già precarie condizioni della nostra agricoltura, in particolare di quella del Sud Italia. Auspico infine che il Governo italiano voglia prendere in seria considerazione la possibilità di diminuire i punti di approdo e di arrivo, di ingresso, dei prodotti agroalimentari extra Unione Europea, facendo così in modo da poter concentrare, efficientare e migliorare i controlli di sicurezza fitosanitari e veterinari. Pertanto, onorevole sottosegretario, mi dichiaro estremamente soddisfatto della risposta alla nostra interpellanza.

(Iniziative volte a garantire trasparenza e correttezza nell'operato dell'Ispettorato nazionale del lavoro, con particolare riferimento a recenti vicende relative al capo dell'ispettorato interregionale di Napoli - n. 2-00392)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Fassina ed altri n. 2-00392 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente, ringrazio anche il sottosegretario che è qui in Aula. È una vicenda importante, è una vicenda che riguarda una questione sempre più rilevante nel nostro Paese, in particolare mi riferisco all'interposizione di manodopera, all'interposizione illegale di manodopera. La vicenda vede un procedimento giudiziario aperto, rispetto al quale ovviamente abbiamo tutta la fiducia possibile nella magistratura, e con la stessa fiducia consideriamo chi è coinvolto innocente fino a sentenza definitiva, tuttavia la vicenda è delicata, perché riguarda appunto l'Ispettorato nazionale del lavoro, in particolare la direzione di Napoli, che ha le competenze per tutte le regioni del Mezzogiorno non insulari. La vicenda riguarda appunto l'ingegner Renato Pingue, nella fase in cui era direttore ad interim della Direzione territoriale del lavoro di Avellino, al quale viene contestato un comportamento - ripeto, gli viene contestato - di tutela di una grande azienda che è nel settore della logistica che ha avuto una serie di rilievi per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. A seguito di questa contestazione, il tribunale di Avellino emetteva un atto che portava agli arresti domiciliari l'ingegnere Renato Pingue e, connesso al provvedimento restrittivo, vi era anche un provvedimento di sospensione cautelare dai pubblici uffici. In conseguenza di questo provvedimento di sospensione cautelare, il suddetto ingegnere veniva rimosso dall'incarico.

Dopo un paio di mesi il tribunale del riesame ha revocato la misura cautelare, e il direttore centrale delle risorse umane dell'Ispettorato del lavoro ha reintegrato nella funzione precedentemente svolta, che è appunto all'origine del procedimento giudiziario, l'ingegner Pingue. Ripeto, fino a sentenza definitiva ogni imputato va ritenuto innocente, tuttavia riteniamo che la revoca della misura restrittiva non vuol dire una sentenza di assoluzione per quanto riguarda l'ingegner Pingue, quindi riteniamo che sia molto discutibile, improprio e rischioso rimettere lo stesso imputato nella funzione per la quale è oggetto del procedimento giudiziario. Quindi chiediamo al Governo se ritiene condivisibile il comportamento dell'Ispettorato generale del lavoro, cioè il reintegro nella funzione che veniva precedentemente svolta.

Se non ritiene appunto di dover intervenire affinché, nel rispetto dei diritti dell'imputato, egli non abbia una collocazione diversa nell'ambito dell'Ispettorato, con una responsabilità diversa rispetto a quella che è oggetto dell'intervento della magistratura, se non ritenga utile intervenire per evitare ogni rischio su una questione così delicata, che è appunto quella dell'interposizione irregolare di manodopera, a partire dalla logistica. Riteniamo questo un intervento utile al fine di proteggere nel miglior modo possibile un ambito dei diritti dei lavoratori, che, come sapete, è profondamente segnato da interventi irregolari e inaccettabili e di offesa alla dignità del lavoro. Quindi, chiediamo al Governo, nella misura in cui è possibile, nel rispetto delle competenze di tutte le amministrazioni coinvolte e, ovviamente, della magistratura, se non ritiene utile un intervento al fine di dare piena garanzia ai lavoratori, in quell'ambito territoriale così rilevante, di una funzione di controllo pienamente efficace e coerente con quello che è lo spirito e il dettato della legge.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. La vicenda oggetto della presente interpellanza trae origine da un procedimento penale che vede coinvolto, tra gli altri, l'ingegnere Pingue, direttore dell'Ispettorato interregionale del lavoro di Napoli, indagato per un presunto caso di corruzione commesso, tra il 2015 e il 2016, quando rivestiva ad interim anche la qualifica di direttore della Ispettorato territoriale del lavoro di Avellino. A seguito dell'iscrizione dell'ingegnere Pingue nel registro degli indagati, e come diretta conseguenza dell'ordinanza emessa dal GIP di Avellino che ha disposto per l'indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari, quest'ultimo è stato sospeso dal servizio in data 8 novembre 2018. Per dovizia di particolare, appare doveroso evidenziare, dunque, che con riferimento a tale vicenda è stato avviato un procedimento penale con annesso subprocedimento cautelare, nonché un procedimento disciplinare che, come poc'anzi accennato, ha visto l'ingegnere Pingue sospeso dal servizio a far data dall'8 novembre 2018. La distinzione tra i vari procedimenti citati è di fondamentale importanza, in quanto ognuno di essi si regge su principi logici e giuridici solo in parte convergenti. Se, infatti, il procedimento penale rappresenta la fase in cui l'Autorità giudiziaria raccoglie tutti gli elementi d'indagine sui quali deciderà di basare una eventuale richiesta di rinvio a giudizio, il sub procedimento cautelare rappresenta il momento in cui il giudice per le indagini preliminari, sulla base di gravi indizi di colpevolezza e motivando in ordine alla presenza di specifiche esigenze cautelari, decide l'applicazione di una misura cautelare.

Non c'è la presunzione di dare in questa sede alcuna lezione di diritto processuale penale, ma l'aver illustrato quanto appena detto è di primaria importanza, in quanto, secondo il Testo unico delle disposizioni concernenti gli impiegati civili dello Stato, la sospensione obbligatoria dal servizio è prevista solo in caso di adozione di un provvedimento restrittivo della libertà personale. Dagli elementi istruttori forniti dall'Ispettorato nazionale del lavoro risulta che l'ingegnere Pingue è stato sospeso dal servizio nel momento in cui è stato raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, misura poi derubricata in quella meno afflittiva, di tipo interdittivo, della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio, a seguito delle valutazioni compiute dal GIP in occasione dello svolgimento dell'interrogatorio di garanzia, risalenti al 14 novembre 2018.

Il procedimento cautelare che riguarda l'ingegnere Pingue è, tuttavia, proseguito dinanzi al Tribunale del riesame di Napoli, che si è pronunciato sull'appello proposto dall'indagato e finalizzato alla revoca della misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio. I magistrati del riesame, ai quali spetta, come già ricordavo, il compito di verificare la presenza di eventuali gravi indizi di colpevolezza e di motivare in ordine alla sussistenza di esigenze cautelari in capo all'indagato, con ordinanza del 18 gennaio di quest'anno, hanno ritenuto di dover accogliere l'appello presentato dall'ingegnere Pingue e di revocare la misura interdittiva disposta dal GIP di Avellino. In ottemperanza, quindi, ad un provvedimento varato dall'Autorità giudiziaria, l'ingegnere Pingue è stato riammesso in servizio a far data dall'8 febbraio scorso con l'incarico di direttore dell'Ispettorato territoriale del lavoro Basilicata, stante l'opportunità di reimpiegarlo in un contesto territoriale estraneo a quello della vicenda giudiziaria di cui trattasi. Da ultimo, il 23 aprile scorso, sulla scorta delle motivazioni della anzidetta ordinanza del Tribunale del riesame, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha ritenuto di reintegrare l'ingegnere Pingue nell'incarico di direttore dell'Ispettorato interregionale del lavoro di Napoli. Preme ribadire che la posizione del dirigente, oggetto della presente interpellanza urgente, è stata vagliata dall'Ispettorato nazionale del lavoro alla stregua delle motivazioni che hanno indotto i giudici del riesame di Napoli a revocare, il 18 gennaio 2019, la misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio.

Nell'ordinanza   in questione, invero, i fatti a lui contestati sono stati analiticamente esaminati attraverso una puntuale e circostanziata confutazione dell'impianto accusatorio; giova a tal fine ricordare solo un breve passaggio del citato provvedimento, in cui si legge che: "(...) il quadro indiziario sotteso al provvedimento impositivo della misura impugnata non appare grave e concordante".

Attendiamo, dunque, gli ulteriori sviluppi riferiti a tale vicenda e lasciamo che la magistratura svolga serenamente il proprio lavoro, ma è d'obbligo ricordare in questa sede che non risponde al principio di legalità l'adozione di provvedimenti che vanno in qualche misura oltre ciò che è stato accertato in un determinato momento storico. Abbiamo fiducia nel fatto che tutti i funzionari dello Stato svolgano il proprio operato nel rigoroso rispetto dei principi di legalità e di correttezza, ed ove così non fosse la risposta delle istituzioni sarà immediata e intransigente, ma voglio comunque concludere questo mio intervento lanciando un appello a tutte le forze politiche affinché vicende del genere non siano oggetto di strumentalizzazioni che farebbero male non già ad una, piuttosto che ad un'altra forza politica, bensì al sentimento di fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ad ogni modo, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, considerata l'indubbia delicatezza della questione oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, ha tenuto a precisare che attenzionerà al massimo livello, unitamente a INL, ogni futuro sviluppo della vicenda.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario Dell'Orco, ma non siamo soddisfatti. La ricostruzione è stata puntuale e completa, tuttavia nostro il nostro obiettivo non è quello di strumentalizzare alcuna vicenda, abbiamo il massimo rispetto delle istituzioni e siamo assolutamente dediti a costruire e a preservare la fiducia dei cittadini, in particolare dei lavoratori nelle istituzioni. Come ho detto nell'intervento di illustrazione della nostra interpellanza urgente, siamo convinti che ogni imputato è innocente fino a sentenza passata in giudicato; qui poniamo un'altra questione, perché ovviamente l'ingegner Pingue ha diritto ad essere reintegrato, venendo meno le misure restrittive e la connessa sospensione dai pubblici uffici. Il nostro punto è diverso: avevamo chiesto di valutare il reintegro dell'ingegner Pingue nella funzione che svolgeva e che è oggetto dell'indagine, perché, in rispetto di diritti così rilevanti in un settore che è così esposto allo sfruttamento del lavoro, riteniamo che sarebbe stato preferibile, opportuno, reintegrare l'ingegner Pingue in una funzione meno coinvolta dall'attività che è oggetto dell'indagine. Sarebbe stata una soluzione equilibrata, che avrebbe tutelato i diritti di un funzionario dello Stato, ma avrebbe dato anche piena o, comunque, maggiore garanzia a quei lavoratori dai quali siamo stati sollecitati a produrre l'interpellanza.

Non è un capriccio finalizzato a strumentalizzare una vicenda giudiziaria, ma tanti di quei lavoratori che operano nell'ambito di quelle aziende - rispetto alle quali sono stati evidenziati rischi di comportamenti inadeguati, corruttivi - quei lavoratori si sentono oggi meno tutelati e hanno meno fiducia, purtroppo, nelle istituzioni perché vedono un funzionario che dovrebbe garantire i loro diritti, perché l'Ispettorato nazionale del lavoro dovrebbe innanzitutto garantire i diritti della parte più debole, cioè dei lavoratori, e hanno meno fiducia nello Stato, hanno meno fiducia nell'Ispettorato nazionale del lavoro perché vedono che, in un quadro processuale ancora in corso, si è completamente ignorata quella che è una contestazione, che poi speriamo porti a una sentenza di assoluzione, ma che oggi è aperta; vedono completamente ignorata quella vicenda e reintegrato nella posizione che prima occupava un funzionario dello Stato che è oggetto di un procedimento della magistratura.

Quindi, non possiamo essere soddisfatti per la risposta; anche noi continueremo a monitorare l'evoluzione della vicenda. Ci aspettavamo un atteggiamento da parte del Ministero del lavoro più sensibile ai diritti di chi nel settore della logistica è quotidianamente colpito da comportamenti inaccettabili. Torneremo su questa vicenda sulla base dell'evoluzione anche sul versante processuale.

(Iniziative volte a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali di Alitalia Maintenance Systems - n. 2-00289)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rampelli ed altri n. 2-00289 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Mollicone se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Intervengo.

PRESIDENTE. Prego, prosegua.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente e rappresentanti del Governo. Questa interpellanza è diretta a chiedere quali iniziative intenda adottare il Governo per Alitalia Maintenance Systems, una società creata da Alitalia nel 2003, esternalizzando l'attività di manutenzione e revisione dei propri motori, e fallita il 30 settembre 2015.

Tale azienda, al momento della costituzione, occupava oltre 400 tecnici altamente specializzati, già dipendenti di Alitalia; un'azienda, quindi, fondamentalmente pubblica. Gli asset aziendali della ex Ams sono stati acquistati a seguito di asta pubblica dalla International Aerospace Group (Iag), che aveva formalizzato la previsione di un sostanziale rilancio degli investimenti dell'attività aziendale nel maggio 2016.

Nonostante le promesse e i propositi espressi da Iag, non è seguito alcun significativo incremento degli investimenti, né tantomeno la salvaguardia dei livelli occupazionali, dato che i dipendenti sono ridotti a una settantina, dopo aver toccato il livello di oltre 400 alla nascita dell'azienda e di 240 al momento del fallimento, dipendenti di un'azienda che era eccellenza nel settore motoristico aeronautico.

Ebbene, noi pensiamo che, di fronte a uno scempio di questo genere, dal punto di vista anche proprio di tutela dei livelli occupazionali, ma anche dell'eccellenza in un comparto come quello dei trasporti aeronautici, in cui una volta tanto brillavamo per capacità e anche per gestione sana e pubblica, noi ci troviamo adesso in una situazione di sostanziale fallimento di questa operazione di dismissione, a dimostrazione anche molto spesso che sostenere i profeti delle privatizzazioni, poi, alla fine, messi a confronto con il mercato e con logiche esclusivamente economiciste, porta al fallimento, al depauperamento di un settore strategico come quello aeroportuale, e non solo, ma anche alla mancanza di rispetto dei lavoratori, a cui va ovviamente la nostra totale solidarietà.

Ma questo di Alitalia Maintenance Systems è soltanto uno zoom su una situazione più generale di cui tratta anche l'interpellanza, che, ovviamente, è quella di Alitalia. Anche qui è bene fare un po' di storia: nel 2016 la situazione lavorativa di moltissimi lavoratori è precaria e instabile, legata agli umori politici del momento e a scelte manageriali francamente discutibili. Alitalia viene commissariata nel 2016; nello stesso anno persi 491 milioni di euro, circa 1,3 milioni al giorno. Nei primi due mesi dell'anno, quando la compagnia ha perso 203 milioni - erano 174 nello stesso periodo del 2016 - i conti sono andati un po' peggio sia per il minor numero di biglietti venduti sia per gli elevati oneri per il carburante. Dopo la bocciatura di un referendum sindacale su una ristrutturazione aziendale, gli azionisti di Etihad decisero di non ricapitalizzare l'azienda, come sappiamo, e chiesero il commissariamento del Governo.

Quella dei lavoratori fu una scelta giusta e comprensibile. I precedenti sacrifici subiti sempre dal corpo professionale, soprattutto quelli accettati con l'ingresso di Etihad tra il 2014 e il 2015, e ricordiamo anche la copertura con il velo e con il cappello del nostro personale di volo, non servirono a migliorare il conto economico dell'azienda, bensì solo a finanziare l'aumento apparentemente incontrollato di altre voci di costo. Il Governo di centrosinistra dell'epoca commise non pochi errori: due fra i tre commissari avevano ricoperto ruoli in Alitalia, fu sbagliato il loro mandato che non ha portato a una necessaria ristrutturazione, sull'entità eccessiva del prestito ponte.

Oltretutto le informazioni e i dati a nostra disposizione sulla gestione commissariale dell'epoca sono molto limitati, essendo stati prodotti report periodici, ma solo di fine attività. Agli stessi commissari Fratelli d'Italia chiese chiarezza sulla vendita degli slot, i diritti di atterraggio e decollo dell'aeroporto Heathrow di Londra. Nel 2015 la precedente gestione, di cui faceva parte Etihad, ha ceduto infatti sette slot su Heathrow alla controllante Etihad per un importo ridicolo di 12 milioni, mentre il valore di mercato sembra essere molto più alto.

Il Governo di centrodestra - e qui è storia - cercò nella crisi di Alitalia nel 2008 di aiutare il mantenimento della compagnia di bandiera, che è un settore, ovviamente, strategico per una nazione, con un commissariamento più diligente e relazioni periodiche che informavano sullo stato di avanzamento.

I Governi successivi, quindi, dilapidarono questi sforzi. Il 15 giugno - arriviamo ad oggi - scadrà il termine per chiudere la trattativa con la presentazione di un'offerta definitiva delle Ferrovie per Alitalia; Ferrovie che hanno chiesto più tempo, come sappiamo, per farlo.

Come ha detto Francesco Alfonsi, segretario nazionale dell'UGL Trasporto Aereo - ma qui c'è la convergenza di tutti i sindacati - è indispensabile che il settore del trasporto aereo sia realmente rilanciato con politiche fattive che passino da dichiarazioni di intenti, pur apprezzabili, a fatti finalmente concreti. E ancora, il primo passo ineludibile è ovviamente il rilancio di Alitalia, e anche Fratelli d'Italia la pensa così, comprese le sue eccellenze, tra cui Alitalia Maintenance Systems.

Il principale documento programmatico del Governo fra MoVimento 5 Stelle e Lega, il famoso e famigerato contratto per il Governo del cambiamento, scrive al punto 27, riguardante le infrastrutture e i trasporti: con riferimento ad Alitalia, siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un'ottica di mera sopravvivenza economica, bensì rilanciata nell'ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo. Piano strategico che, ad oggi, nessuno conosce.

Per Fratelli d'Italia è strategica la realizzazione del terzo aeroporto del Lazio, come era previsto prima che il Governo Monti lo cancellasse senza dare spiegazioni, e il potenziamento di Fiumicino all'interno dell'attuale sedime, senza l'inutile e costoso raddoppio dell'area, sul cui progetto il Governo si è impegnato, sostenendo un ordine del giorno di Fratelli d'Italia al Senato dei senatori Fazzolari e Urso.

Sempre ad oggi non si sono chiuse ancora le trattative di Ferrovie e Tesoro con il gruppo Atlantia - qui siamo al grottesco - per l'eventuale ingresso del gruppo Benetton - ricordiamocelo - nella cordata composta al momento da FS, Delta Airlines e Ministero dell'economia. La controllata Aeroporti di Roma è la candidata a entrare nel capitale di Alitalia, ma manca ancora un accordo politico. ADR Aeroporti di Roma, la prima società di gestione aeroportuale del Paese, a cui fanno capo direttamente gli scali di Fiumicino e Ciampino, è controllata, guarda un po', quasi interamente da Atlantia con una quota del 96,7 per cento, player globale presente nelle grandi infrastrutture autostradali e aeroportuali.

L'azionista di riferimento di Atlantia, con il 30,25 per cento, è Sintonia, finanziaria controllata dalla holding Edizione della famiglia Benetton. Evidentemente, il Ministro Toninelli ha risolto tutte le criticità evidenziate dopo il tragico crollo del ponte di Genova verso i Benetton, e quindi, forse, anche questo influirà sulla trattativa.

FS, Delta Air Lines e MEF hanno dato adesioni per il 60 per cento del capitale della Newco Nuova Italia, nonostante da Governo e MEF si sostenesse e si ripetesse, fino a pochi giorni fa, che nessun euro dello Stato sarebbe stato impiegato per Alitalia.

Tria, in un'intervista a Il Foglio, ha giustificato l'eventuale ingresso dello Stato nella compagnia a condizione che sia un progetto che non vada in perdita. Ci domandiamo - e lo facciamo al Governo - se esistano progetti imprenditoriali che prevedono il segno negativo. Citando il Vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, è giusto far tornare lo Stato italiano in Alitalia: ne va delle nostre politiche industriali e del 3 per cento del PIL. Il Governo ha inserito una previsione, agli articoli 37 e 50 del DL crescita, però, che colpirà direttamente gli italiani, rincarando le tariffe di luce e gas, come denunciano tutte le associazioni dei consumatori, per garantire la continuità industriale di Alitalia. Quindi, noi siamo ovviamente per salvare Alitalia, anche con l'intervento dello Stato - e Ferrovie dello Stato, ricordiamolo, è al cento per cento pubblica - ma se poi, nonostante questo, non si fa una formula mista pubblico privato anche con il mercato e si pensa di risolvere tutto prendendo i soldi da un'altra parte, dalle bollette dei contribuenti, ovviamente questa è una totale mancanza di capacità di Governo.

Per cui, insomma, noi riteniamo che per colmare l'assenza di questi 300 milioni di euro per la finalizzazione della composizione definitiva del consorzio acquirente, il famoso quarto socio, ci sono delle famiglie, dei lavoratori ed eccellenze internazionali nel campo aeroportuale che devono essere salvaguardate e ci chiediamo come intenda questo Governo provvedere a questo, senza, da un lato, togliere ulteriori soldi direttamente dalle tasche degli italiani, ma promuovendo - e questo è l'auspicio - una cordata pubblico privato sussidiaria, in questo caso, a tutela di un comparto strategico come quello della compagnia di bandiera.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Come è noto, la vicenda dell'Alitalia Maintenance Systems, fallita nel 2015 e i cui asset sono stati venduti all'asta dalla curatela fallimentare alla società americana International Aerospace Group, fu esaminata e gestita dal precedente Governo. Allora, si ritenne di aprire un tavolo dedicato alla risoluzione della problematica, senza, però, approdare a significativi risultati.

Gli uffici della procedura di amministrazione straordinaria di Alitalia, nell'evidenziare come le vicende a cui si fa riferimento con l'atto in parola siano del tutto autonome rispetto alla procedura medesima, hanno fornito alcune informazioni circa il mancato pagamento, da parte della IAG, dei canoni di locazione relativi all'immobile sito nell'area tecnica dell'aeroporto di Fiumicino, meglio noto come Officina Motori.

A tal riguardo, hanno specificato come siano stati ottenuti due decreti ingiuntivi dinnanzi al tribunale di Civitavecchia, a seguito della presentazione di appositi ricorsi. Precisamente, un primo decreto ingiuntivo è stato acquisito a febbraio 2018. Da questo si evince che la IAG Engine Center ha debiti pari a 70.418,52 euro (oltre gli interessi a decorrere dal 5 febbraio 2018), mentre la IAG Engine Center Europe Srl risulta debitrice di circa 913.369,65 euro (oltre alle spese di lite). A tal riguardo si informa che il citato decreto è stato opposto e, all'udienza del 15 marzo 2019, il giudice ha trattenuto la causa in decisione. Gli uffici di Alitalia LAI, lo scorso 1° aprile, hanno chiarito che la sentenza resa da parte del tribunale di Civitavecchia ha accolto l'eccezione pregiudiziale sollevata da IAG e revocato il decreto ingiuntivo. Sono in corso, tuttavia, interlocuzioni al fine di valutare la possibilità di un bonario componimento della questione prima di dare avvio al procedimento arbitrale.

Un secondo decreto ingiuntivo del 7 dicembre 2017, viceversa non opposto, vede invece la IAG Engine Center LLC debitrice di 428,53 euro (oltre interessi legali) e la IAG Engine Center Europe Srl debitrice di euro 5.558,30 (oltre interessi legali e spese di lite). Al riguardo, si precisa che le somme di quest'ultimo decreto ingiuntivo sono state pagate da parte di IAG in favore della procedura commissariale.

Inoltre, occorre precisare che i canoni di locazione maturati successivamente furono richiesti in via stragiudiziale. Peraltro, erano in corso di finalizzazione complesse attività di accatastamento di alcune particelle propedeutiche alla stipula della vendita dell'immobile in questione in favore di Aeroporti di Roma Spa, unitamente ad altri immobili collocati nel sedime aeroportuale di Fiumicino. ADS, a tale riguardo, ha precisato che l'autorizzazione alla vendita, tra l'altro, dell'hangar 7 e dell'Officina Motori, è stata ottenuta in data 27 aprile 2018. In proposito, i commissari hanno confermato di aver formalizzato la stipula dell'atto di vendita ad ADR in data 17 aprile. Quanto alle eventuali iniziative che in prospettiva si intendano intraprendere, anche alla luce delle trattative per la costituzione della nuova Alitalia e della possibile reinternalizzazione di funzioni, quali la manutenzione e la revisione dei motori, pur ribadendo che le problematiche sono distinte e fermo restando che non si possono fare al momento previsioni sulle scelte di natura industriale della nuova Alitalia, sicuramente verrà fatto dal Governo tutto quanto è possibile per salvaguardare l'occupazione dei dipendenti di AMS.

In ogni caso, per completezza, vorrei evidenziare che il Ministro Luigi Di Maio ha già più volte incontrato i sindacati della ex compagnia di bandiera; nel corso di tali incontri è stato dichiarato che sarebbero stati affrontati con chiarezza e per tempo - e lo saranno - tutti gli aspetti collegati al perimetro della “nuova Alitalia”, facendo il possibile affinché i lavoratori di Alitalia vengano tutti pienamente tutelati, senza alcun tipo di distinguo tra essi.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). No, non sono soddisfatto, anche se, su Alitalia e su AMS c'è stato un impegno - che registro e di questo siamo parzialmente soddisfatti - ad occuparsene una volta avviata la nuova Alitalia. Quindi, registriamo questo impegno e vigileremo con Fratelli d'Italia perché questo possa andare a salvaguardare i dipendenti rimasti e, soprattutto, a recuperare un'eccellenza come quella che AMS ha rappresentato e poteva rappresentare per Alitalia, rendendo di nuovo interni i servizi di manutenzione e anche andando a cancellare una vergogna fatta da questi profeti delle privatizzazioni, come Calenda, nel precedente Governo, il Governo Gentiloni, che teorizzava appunto dismissioni, privatizzazioni e sono sotto gli occhi di tutti gli esiti di tutto ciò. Stiamo parlando di dipendenti, anche quelli attuali, che non prendono lo stipendio da aprile, che sono alla fame. Fratelli dell'Italia è una forza popolare e sociale, per cui siamo a fianco di queste famiglie e magari una convocazione urgente al Ministero da parte del Ministro Di Maio, appena ha finito magari di interloquire con le piattaforme web, sarebbe assolutamente opportuna e urgente.

Per quanto riguarda, invece, la parte di Alitalia siamo totalmente insoddisfatti perché, come lei sa bene, sottosegretario, l'interpellanza era molto chiara e chiedeva lo stato dell'arte rispetto alla chiusura, che ci sarà entro il 15 giugno, della nuova composizione societaria; ad oggi, quindi, il Governo ci conferma che non ha ancora nessuna certezza, a quindici giorni dalla scadenza. Non solo non vi è alcuna certezza, ma noi stiamo per affrontare il DL crescita, qui, alla Camera e ci sono due articoli - non uno, ma ben due articoli - che, di fatto, vanno a dire che prenderemo questi soldi direttamente dalle tasche degli italiani o dalle loro bollette.

Quindi, lo ripeto e ribadisco, noi siamo, come Fratelli d'Italia, assolutamente promotori della mozione della rinazionalizzazione o comunque di una formula mista pubblico privato, però, con vigilanza pubblica che possa rilanciare l'Alitalia. Ogni grande nazione - andate a vedere le altre e i nostri competitor in Europa - hanno compagnie di bandiera che rappresentano la nazione, che rappresentano l'industria trasportistica della nazione, che rappresentano l'immagine della nazione nel mondo, ma questo deve essere fatto in maniera virtuosa, per cui questo Governo se la smettesse di litigare e affrontasse i dossier più scottanti - tra questi sicuramente c'è quello di Alitalia - allora, forse, potremmo garantire lo sviluppo e il rilancio di Alitalia, la tutela dei livelli professionali e l'interruzione, magari, della cassa integrazione.

Ribadiamo la solidarietà a tutti i lavoratori in mobilitazione e a quelli in cassa integrazione di Alitalia, proprio perché riteniamo che non sia credibile uno Stato che non riesca neanche a rilanciare la propria compagnia di bandiera, che, ricordiamo, ha il tricolore sulla livrea dei propri aerei, per cui rappresenta direttamente la nazione. E noi come rappresentiamo la nazione? Andando, prima, ad elemosinare i soldi agli arabi, poi andando a cercare i Benetton, che hanno anche cospicui interessi sull'aeroporto di Fiumicino e non solo, sull'area circostante. Sono gli stessi Benetton che questo Governo ha criminalizzato, quindi, se non sono buoni per costruire, per manutenere ponti e autostrade, per quale motivo dovrebbero essere buoni per gestire addirittura una compagnia aerea e gli scali? Fate pace con quella che è la vostra capacità di intelligenza su questi scottanti dossier, mobilitatevi, smettetela di discutere e di litigare con la Lega e fate quello per cui siete qui, cioè rappresentate, come dite, gli italiani e risolvete i problemi. Noi siamo l'opposizione: laddove andrete a risolvere i problemi e problemi scottanti come quelli dei lavoratori di Alitalia, noi vi sosterremo; laddove perderete ancora tempo, litigando su chi va più su giornali o su chi ha più visibilità, noi vi contrasteremo in tutti i modi, nelle piazze e nel Palazzo. Per cui, il tempo è scaduto, il tempo sta per scadere sia per Alitalia sia per questo Governo. Svegliatevi!

(Iniziative volte a risolvere le criticità relative ai redigendi provvedimenti ministeriali riguardanti l'accesso alla riabilitazione, anche ospedaliera, dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative e croniche - n. 2-00349)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mammì ed altri n. 2-00349 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Mammì se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANIA MAMMI' (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, ho presentato questa interpellanza per far luce sulle aspre polemiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, relative ai nuovi criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera per le persone con malattie neurodegenerative e croniche.

Con l'hashtag #difendiundiritto del 15 marzo scorso, l'Associazione italiana sclerosi multipla ha manifestato forti preoccupazioni per l'impatto che potrebbero avere due nuovi provvedimenti ministeriali sulla vita delle 118 mila persone con sclerosi multipla in Italia. I due provvedimenti in corso di approvazione sono “Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera” e “Individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione”. Essi sembrano ostacolare l'accesso alla riabilitazione per le persone con malattie neurodegenerative e croniche.

Il primo documento prevedrebbe l'esclusione delle persone con malattie neurodegenerative e croniche dalla fruizione dei ricoveri di alta specialità in neuroriabilitazione e, quindi, sembrerebbe ostacolare l'accesso alla riabilitazione per alcune categorie di pazienti. Il secondo, invece, aggiungerebbe ulteriori limitazioni per l'accesso ai ricoveri ordinari per la riabilitazione intensiva, configurando una seria difficoltà di accesso alle prestazioni di riabilitazione territoriale sia ambulatoriale che domiciliare, che non risulterebbero adeguatamente raccordate al percorso complessivo di presa in carico. Sembrerebbe, quindi, limitare l'accesso alla riabilitazione in regime di ricovero ai pazienti provenienti da domicilio.

È evidente che il tema che stiamo affrontando è un tema molto importante, che riguarda un numero di persone drammaticamente elevato, che convivono ogni giorno con i sintomi di una malattia che induce disabilità progressiva. La letteratura scientifica evidenza che la riabilitazione interdisciplinare è efficace nel migliorare la capacità di effettuare le varie attività quotidiane e nel migliorare la partecipazione sociale. Il 1° aprile scorso, si è svolto un incontro tra AISM e il Ministero della salute per un chiarimento in merito all'accesso alla riabilitazione, anche ospedaliera, per le persone affette da patologie neurovegetative in tutte le fasi della malattia, anche grave e gravissima. Come è noto a quest'Aula, l'accesso alla riabilitazione in Italia varia da regione a regione, ma, soprattutto, si tende a somministrare cicli di sedute fisioterapiche standardizzate, invece che predisporre un percorso riabilitativo individuale in grado di conservare le abilità dei pazienti. Quindi, nel succitato incontro si è condivisa l'importanza di avviare per le realtà della sclerosi multipla un registro di malattia nazionale con lo scopo di valorizzare, anche ai fini di sanità pubblica, la progettualità di raccolta dati per finalità di ricerca, sviluppate in questi anni dalla Fondazione italiana sclerosi multipla.

La riabilitazione è citata espressamente nel primo punto della Carta dei diritti delle persone con sclerosi multipla ed è anche una delle priorità dell'Agenda della sclerosi multipla 2020, intesa come un percorso di azioni concrete da realizzare per migliorare la qualità di vita di tutte le persone con tale patologia.

Il Ministro della Salute, in una nota, oltre ad esprimere la propria vicinanza tangibile alla realtà delle persone con sclerosi multipla e dei loro familiari che ogni giorno convivono con questa complessa condizione, ha condiviso l'importanza di assicurare percorsi uniformi di presa in carico sull'intero territorio nazionale, arrivando ad un PDTA nazionale per la sclerosi multipla, a partire dalle valide esperienze sviluppate in questi anni dalle regioni. Alla luce dei motivi sopra esposti, chiedo al Governo quali iniziative intenda porre in essere per affrontare e risolvere le criticità emerse dalla lettura dei due redigenti provvedimenti ministeriali riguardanti la riabilitazione dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative e croniche, per garantire uguali diritti a tutti i pazienti che necessitano di percorsi riabilitativi e quali proposte intenda avanzare per evitare eventuali limitazioni alle prestazioni riabilitative per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative e croniche, alla luce dei colloqui intercorsi con le associazioni nazionali maggiormente rappresentative.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Onorevoli interpellanti, desidero innanzitutto assicurare, come già sottolineato dal Ministro Grillo in quest'Aula durante la seduta di question time dello scorso 10 aprile, che lo schema di decreto indicato nell'interpellanza in esame, concernente le regole per l'accesso appropriato al setting ospedaliero di riabilitazione, non limita in alcun modo l'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera ai pazienti necessitanti di intervento riabilitativo e di sorveglianza medico-infermieristica nelle 24 ore.

Infatti, nello schema di decreto, con codice 75 (Neuroriabilitazione), viene stabilito il ricovero in riabilitazione intensiva ad alta specializzazione per i pazienti affetti da grave cerebrolesione acquisita, per tali intendendosi le persone affette da danno cerebrale in grado di determinare una condizione di coma, con associate menomazioni sensomotorie, cognitive o comportamentali tipiche della disabilità grave. Va detto subito che tale indicazione è in linea con la normativa precedente ed è stata oggetto di ampia condivisione con le società scientifiche, più volte audite nel corso della stesura del decreto.

Per i pazienti non rientranti nella definizione di grave cerebrolesione acquisita ovvero affetti da patologie di altra natura che richiedano, comunque, trattamenti riabilitativi di particolare intensità, lo schema di decreto prevede, con codice 56 (Recupero e riabilitazione funzionale), tre diversi livelli di complessità, uno dei quali, denominato 56-A, riguarda la riabilitazione intensiva ad alta complessità, con caratteristiche di alta intensità assistenziale.

In estrema sintesi, il nuovo codice 56-A proposto nello schema di decreto è assimilabile al codice 75 per intensità riabilitativa e complessità assistenziale ed è destinato a tutti i pazienti in fase di post-acuzie, che presentino bisogni riabilitativi rilevanti, per quanto in assenza della condizione di coma protratto per almeno 24 ore prevista per le gravi cerebrolesioni acquisite. Pertanto, per le situazioni di disabilità che non rientrano nelle cerebrolesioni o nelle mielolesioni, ma che presentano, comunque, caratteristiche di complessità tali da aggravare il percorso diagnostico e assistenziale, non esistono rischi di esclusione dall'assistenza ospedaliera di riabilitazione intensiva e, anzi, grazie al nuovo decreto, si renderà possibile individuare il livello di complessità assistenziale più adatto al trattamento del caso, nel pieno rispetto del principio di appropriatezza che governa l'intero Sistema sanitario nazionale.

Con riguardo al documento di “Individuazione di percorsi appropriati in riabilitazione”, preciso che esso non fornisce indicazioni che limitano il diritto dell'assistenza riabilitativa se ritenuta necessaria ed appropriata in base alla valutazione del medico specialista in riabilitazione e dal progetto riabilitativo individuale, né tantomeno intende considerare unicamente i pazienti provenienti da un ricovero per acuti, escludendo a priori i pazienti portatori di disabilità complesse e croniche, eventualmente seguiti dalla riabilitazione territoriale. Quanto ai rilievi sollevati da alcune società scientifiche e associazioni sulla soglia del 20 per cento per i ricoveri provenienti da domicilio, ribadisco che tale documento non pone limitazioni al diritto di assistenza riabilitativa. La scelta di prevedere una soglia, seppur non stringente, al ricovero in riabilitazione ospedaliera dal territorio per pazienti con patologie disabilitanti croniche e complesse trova la sua motivazione nella necessità di consentire un appropriato e veloce accesso al trattamento riabilitativo post acuzie per i pazienti dimessi dai reparti per acuti. Questi pazienti, infatti, necessitano di una tempestiva presa in carico affinché il trattamento riabilitativo consenta il migliore e più efficace recupero funzionale delle abilità. Inoltre, la tempestiva dimissione dal reparto per acuti e la sollecita presa in carico del paziente da parte del setting post acuto rappresentano uno snodo cruciale nella gestione efficiente dell'offerta di posti letto per acuti. In particolare, nel documento in questione, viene prevista la possibilità che, in una quota, di norma non eccedente il 20 per cento dei ricoveri annui totali in regimi di riabilitazione, i pazienti possano essere ricoverati, pur provenendo dal domicilio, per la riacutizzazione della disabilità o della patologia sottostante o per l'erogazione di peculiari atti medici o chirurgici precisati nel medesimo documento. Al riguardo, va sottolineato che la definizione della quota si è basata sull'analisi dei ricoveri non preceduti da evento acuto per il triennio 2010-2012 e per l'anno 2017 sulla base dei quali si evidenzia che non più del 19 per cento dei ricoveri annui in riabilitazione ha una provenienza assimilabile al domicilio. Più in generale, tale documento ribadisce che al paziente che necessita di un trattamento di riabilitazione deve essere garantita una presa in carico tempestiva, appropriata ed efficace da parte dei servizi sanitari, stabilendo che le regioni e le ASL debbano predisporre un piano locale per l'assistenza riabilitativa da mettere a disposizione degli ospedali per acuti e dei servizi territoriali affinché si possa assicurare ai pazienti l'invio alla struttura o al servizio più idoneo ad offrir loro il trattamento riabilitativo più appropriato, sia che esso debba svolgersi unicamente nell'ambito territoriale o seguire un percorso ospedale-territorio, o viceversa. Il documento indica come criterio di appropriatezza discriminante tra il ricovero ospedaliero e l'assistenza territoriale che le condizioni cliniche del paziente siano tali da richiedere un elevato impegno valutativo o terapeutico, con una sorveglianza medico-infermieristica h 24. Lo stesso documento precisa i requisiti e le modalità di accesso, le figure professionali coinvolte nel progetto riabilitativo individuale e i criteri di dimissione per qualunque regime assistenziale e il livello di intensità. In ogni caso, l'appropriatezza dell'assistenza riabilitativa ospedaliera si realizza se il territorio si fa carico dell'erogazione dei trattamenti riabilitativi alle persone con disabilità complessa ma stabili sotto il profilo clinico nei regimi e nell'intensità assistenziale, secondo le modalità e le procedure indicate nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri LEA.

In conclusione, sulla base degli elementi rappresentati, si ritiene che, nell'ambito dell'assistenza riabilitativa territoriale, le persone con disabilità complessa ricevano i necessari trattamenti riabilitativi, anche ad elevata intensità, in tutti i setting ogni qualvolta tali esigenze siano emerse dalla valutazione multidimensionale effettuata dai servizi territoriali ed indicata nel progetto riabilitativo individuale.

PRESIDENTE. La deputata Bologna ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza.

FABIOLA BOLOGNA (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario e ci riteniamo soddisfatti dell'impegno del Ministero della Salute per la risposta alla nostra interpellanza urgente che è stata espressa oggi in Aula. Abbiamo seguito anche dal Parlamento questo tema, con incontri con associazioni di pazienti e società scientifiche, condividendo le loro preoccupazioni, le loro proposte e richieste. L'obiettivo condiviso è quello di garantire adeguati percorsi riabilitativi in condizioni patologiche di non autonomia in tutte le fasi di malattia, anche grave e gravissima, e in tutti i setting. La necessità di determinare percorsi di appropriatezza, secondo criteri di efficienza ed efficacia, deve essere alla base di ogni scelta per garantire l'erogazione dei servizi a tutti i cittadini con il Sistema sanitario nazionale. Per cui, il codice 75 definisce la riabilitazione di alta specializzazione per le gravi cerebrolesioni, patologie tali da determinare una condizione di coma; per tutte le altre patologie che necessitano di riabilitazione, anche intensiva, quali, per esempio, le malattie neurodegenerative, le malattie cardiache, le malattie respiratorie e tutte le altre è stato declinato un codice specifico, il 56, che viene modulato in tre fasce di intensità, a seconda della gravità della patologia che si prende in esame e della necessità dell'intensità di riabilitazione.

La valutazione del medico specialista e la valutazione multidimensionale che permette di definire un piano individuale di riabilitazione resta centrale e la presa in carico del paziente, che verrà predisposta dalle regioni e le aziende sanitarie tramite il piano locale per l'assistenza riabilitativa, sarà in grado di modulare sul territorio i servizi più appropriati da mettere a disposizione degli ospedali e dei servizi territoriali. La quota indicativa del 20 per cento per i ricoveri di pazienti provenienti da domicilio è legata a due rilevazioni: quella dell'analisi statistica dei ricoveri da domicilio in questi anni e quella per garantire ai pazienti dimessi dai reparti per acuti un accesso veloce al trattamento riabilitativo post acuzie che garantisce anche una più veloce ripresa e una minore invalidità residua. Si parla, quindi, di una quota di norma non eccedente il 20 per cento: per cui di fatto si lascia uno spazio di manovra alle regioni rispetto alle esigenze del territorio, alla tipologia e alla necessità dei pazienti. Credo, quindi, che con la risposta del sottosegretario sia stato chiarito, ancora una volta, che non si pongono limitazioni al diritto all'assistenza riabilitativa ma che, con questi provvedimenti, si assicura ai pazienti l'invio alla struttura o al servizio più idoneo per offrire il trattamento riabilitativo più appropriato.

(Chiarimenti circa le attività del «Tavolo tecnico permanente sui Regi Lagni», in Campania, e circa lo stato delle bonifiche delle relative aree fluviali e demaniali - n. 2-00396)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Iovino ed altri n. 2-00396 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Iovino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. I Regi Lagni sono un reticolo di canali rettilinei, per lo più articolati, il cui bacino si estende in un'area di 1.095 chilometri quadrati in 99 comuni della città metropolitana di Napoli e delle provincie di Caserta, Avellino e Benevento. Il comune di Nola, facente parte della Città Metropolitana di Napoli, nella frazione Piazzolla, al confine con il comune di Palma Campania, è attraversato da un tratto dei Regi Lagni posizionato sul tracciato che fa parte del bacino del Lagno di Quindici. Da molti anni, però, i residenti di questi comuni, soprattutto di quest'area, soffrono del fenomeno delle esondazioni, in particolare in occasione di piogge abbondanti a causa dell'assenza di una manutenzione degli alvei i quali risultano ostruiti da detriti e rifiuti vari trascinati dalle acque. Per arginare tali problematiche il piano di gestione di bacino della Autorità di distretto Appennino meridionale ha previsto degli interventi di sistemazione idraulica dei Regi Lagni, necessari per la prevenzione delle alluvioni: interventi straordinari di pulizia dell'alveo, interventi di ripristino della regolare funzionalità idraulica dei canali e, soprattutto, la rimozione delle tombature degli stessi, che tuttavia vanno a determinare la loro ostruzione e, conseguentemente, l'alluvionamento in condizioni di piena.

La regione Campania, sulla base del piano di gestione di bacino, ha adottato le conseguenti misure da applicare con il piano regionale di tutela delle acque. In tale piano è previsto il finanziamento del progetto pilota per la sistemazione idraulica dei Regi Lagni per 2 milioni di euro.

Da fonti di stampa, però Presidente, si è appreso dell'attuazione degli interventi previsti dal suddetto progetto pilota. È stato stipulato nei mesi scorsi un protocollo d'intesa tra i comuni interessati Marigliano, Nola, San Paolo Belsito, Tufino, Cicciano, Camposano, Scisciano, San Vitaliano e Casamarciano e la regione Campania. I suddetti comuni hanno anche affidato la progettazione dell'opera all'agenzia locale di sviluppo, che, però, pare si sia limitata solo a un programma di fattibilità complessivo. Soltanto il comune di Casamarciano è riuscito ad ottenere 600 mila euro di finanziamenti a seguito della presentazione dei progetti esecutivi per la manutenzione del tratto degli alvei di sua competenza.

Il neonato tavolo tecnico permanente sui Regi Lagni, aperto a tutti i comuni della città metropolitana di Napoli e della provincia di Caserta e istituito presso il Ministero dell'Ambiente, evidenzia la volontà di creare le condizioni per un'azione di sistema che permetta di agire nell'immediato e, al contempo, di individuare una filiera d'azione che possa procedere nel medio ma soprattutto nel lungo termine, realizzando una pianificazione territoriale partendo da un territorio in difficoltà.

A oggi con la delibera di giunta del 18 settembre 2018, avente a oggetto il patto per lo sviluppo della regione Campania, sono stati stipulati degli accordi fra regione e Invitalia per l'attuazione dell'intervento strategico del piano regionale di bonifica. All'interno del piano, circa 30 milioni di euro sono stati previsti per l'esecuzione del piano di caratterizzazione elaborato da ARPAC per le aree fluviali e demaniali dei Regi Lagni.

Quindi, voglio chiedere se il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare possa fornire chiarimenti sulle attività del neonato tavolo tecnico permanente sui Regi Lagni, istituito presso il Ministero dell'Ambiente, e quali siano i tempi di intervento per far fronte alla sopra descritta situazione ambientale e, appunto, quale sia la situazione delle bonifiche delle aree fluviali demaniali dei Regi Lagni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, e grazie all'onorevole Iovino. Con riferimento alle questioni poste si fa presente, in primo luogo, che l'autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale ha previsto, nel proprio piano di gestione di bacino, numerosi interventi di regimazione idraulica, realizzazione di vasche di laminazione, manutenzione straordinaria degli alvei ormai ridotti a discariche a cielo aperto, nonché interventi di ripristino della funzionalità idraulica con l'eliminazione delle “tombature” degli alvei. La regione Campania, da parte sua, nel recepire il predetto piano ha redatto il progetto pilota di sistemazione idraulica, le cui attività sono regolate da un protocollo d'intesa con alcuni comuni.

Inoltre, al fine di garantire una pianificazione d'insieme e una visione unitaria nella programmazione e realizzazione degli interventi all'interno del bacino idrografico, è stato istituito, presso il Ministero dell'Ambiente, il tavolo tecnico permanente sui Regi Lagni. Il tavolo nasce, infatti, dalla necessità di gestire tutte le misure e tutti gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico all'interno di un unico piano di misure coordinate e condivise sotto un'unica cabina di regia.

In una logica di condivisione e di partecipazione, il tavolo tecnico ha visto la partecipazione di tutti gli enti, le autorità, gli istituti e le amministrazioni competenti, anche al fine di affrontare in maniera più efficace l'insieme delle criticità, spesso di natura gestionale più che ambientale, che, intersecandosi tra loro, producono un risultato generale di degrado. Alla prima riunione del tavolo tecnico, tenutasi appunto il 25 marzo scorso, sono stati dunque convocati, presso il Ministero dell'Ambiente, l'autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, la regione Campania, la città metropolitana di Napoli, il comune di Napoli, la città di Caserta, la provincia di Caserta, l'ISPRA, l'ARPA, l'ARPA Campania, il consorzio di bonifica del bacino inferiore Volturno e alcuni dei comuni dell'area dei Regi Lagni, convocati sulla base delle segnalazioni al Ministero. In particolare, sono stati convocati il comune di Castel Volturno, Giugliano in Campania, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Nola, Parete, Pozzuoli e Quarto. All'esito della riunione a tutti i comuni dell'unità di gestione dei Regi Lagni, all'incirca un centinaio di amministrazioni, è stato inoltrato il resoconto completo della stessa, costituito da un verbale contenente gli interventi di tutti i partecipanti con allegata la scheda tecnica per la compilazione, da parte dei comuni interessati, degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico che sono in corso o in fase di programmazione. Questo censimento degli interventi in corso nell'area dei Regi Lagni, condotto con il supporto tecnico dell'autorità di bacino distrettuale, rappresenta la prima e fondamentale attività di censimento dello stato dell'arte di quanto oggi si sta facendo nell'area, necessario per avere il quadro d'insieme di tutti gli interventi, al fine di sviluppare la programmazione dell'unità di gestione dei Regi Lagni con le finalità operative appena descritte.

Tra gli interventi necessari nella programmazione del tavolo tecnico permanente rientrano anche quelli relativi al ripristino delle attività ordinarie di manutenzione dei canali, delle aste fluviali e degli argini, necessari per garantire il regolare deflusso delle acque e impedire le ormai frequenti esondazioni e alluvioni in tutto il territorio.

I tempi per la realizzazione degli interventi, definiti nell'ambito dell'attività del tavolo tecnico, saranno dettati dalle priorità del territorio, stabilite d'intesa con le competenti autorità locali, partendo dagli interventi più urgenti che necessitano di azioni immediate. Ad ogni modo, sarà innanzitutto necessario completare il censimento degli interventi che, come detto, è attualmente in corso di definizione.

Conseguentemente, la programmazione delle opere da realizzare sarà sviluppata secondo un cronoprogramma che vede diversi livelli di priorità e differenti tempistiche: si inizierà con gli interventi urgenti in quelle aree e in quei comuni dove sono necessarie immediate azioni di contrasto a fenomeni quali crolli, alluvioni, colate di fango, ripristino delle sezioni fluviali, rimozioni di detriti e sedimenti o altri interventi prioritari per l'ambiente e la sicurezza pubblica; saranno successivamente programmati gli interventi strutturali a medio termine, in parte già oggetto della corrente programmazione, coordinati nella visione d'insieme garantita dall'attività del tavolo tecnico; a seguire, gli interventi di medio e lungo termine, sia strutturali, sia non strutturali, sulla base dei quali sarà possibile pianificare la strategia di gestione del territorio in via generale. Rientrano tra questi ultimi anche le attività di educazione ambientale, di formazione e di promozione delle buone pratiche, tra cui, ad esempio, la corretta gestione dei rifiuti nel rispetto dell'ambiente, delle leggi e delle regole sociali.

Si segnala, infine, che sempre nell'ambito dell'attività del tavolo tecnico permanente dei Regi Lagni si sta procedendo, in questi giorni, all'analisi dei fabbisogni economici per la programmazione degli interventi urgenti e di quelli a breve, medio e lungo termine, attingendo dalle risorse già stanziate per gli specifici interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.

Con l'istituzione del tavolo tecnico il Ministero dell'Ambiente ha voluto, pertanto, introdurre uno strumento necessario al coordinamento di tutti gli interventi, altrimenti condotti in modo frammentato e scoordinato, introducendo così una nuova politica di programmazione territoriale e di sviluppo sostenibile, fondata in primo luogo sulla condivisione e partecipazione, sul coordinamento e sull'integrazione delle politiche ambientali e di gestione del territorio.

Alla luce delle considerazioni esposte si evince, dunque, che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero dell'Ambiente, il quale ha provveduto e provvederà per il futuro all'attività e alle valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione e a svolgere un'attività di monitoraggio e sollecito nei confronti degli enti istituzionalmente competenti.

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Iovino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario. Sì, sono molto soddisfatto perché per la prima volta si dà una sterzata diversa a quel territorio; si mettono in contatto, si mettono in sinergia e si chiamano le istituzioni del territorio, gli enti, le amministrazioni locali, cioè coloro che vivono più da vicino queste problematiche.

Infatti, gli amministratori locali sono le persone che sono state elette da quel popolo e da quel territorio perché quella situazione, in quel territorio e in quella zona, è sempre stata dimenticata dalla politica. Quindi, vedo con piacere che il Ministero, nella sua persona, sottosegretario, ma anche in quella del Ministro Costa, chiama le istituzioni presenti nel territorio e anche gli enti che hanno competenze, perché ricordiamo che hanno molta più competenza altri enti quali le amministrazioni locali, l'autorità di bacino e la regione Campania. Dunque, il fatto che si chiamano queste istituzioni e si mettono intorno a un tavolo per capire in che modo poter risolvere questi problemi è sicuramente un primo passo per fare un'attività di sinergia a lungo termine.

Infatti, abbiamo già visto in passato quello che è accaduto in quel territorio, con i finanziamenti a pioggia; anche la rimozione a compartimenti stagni delle “tombature” in alcuni tratti, alcune volte causava più danni che benefici a quel territorio e soprattutto ai Regi Lagni; le popolazioni che sono soprattutto a Nola, a Palma Campania e anche in alcune frazioni vicine vivono costantemente un allagamento quando piove un po' di più e questo è assurdo perché in un Paese come il nostro dovrebbe essere veramente un diritto di una persona avere una casa pulita; invece, quando piove un po' di più ci si ritrova tutta la casa allagata di detriti.

E pensare che quando questi Regi Lagni furono costruiti tutto funzionava alla perfezione. Questo fa riflettere un po': abbiamo ricevuto in eredità un territorio veramente fertile e veramente organizzato nella maniera più sistematica possibile e ci ritroviamo, invece, che basta che piova un po' di più per far allagare sia il territorio, sia le case delle persone.

Inoltre, voglio dire che l'altra cosa positiva che ho notato, sottosegretario, è la chiamata all'azione di queste persone, soprattutto il monitoraggio. Perché questo? Perché è necessario condividere con le istituzioni e con le amministrazioni locali l'operato e l'attività svolta, ma soprattutto che il Ministero, per quanto di sua competenza, vada a monitorare l'attività di queste amministrazioni, perché se un solo comune, su una decina che potevano ricevere questi finanziamenti, ha saputo stendere un progetto e ha saputo utilizzare questi finanziamenti per cercare di rimuovere quei detriti, è una cosa poco positiva per il momento.

Mi auguro quindi che il Ministero continui in questa azione e che l' istituzione di un tavolo tecnico possa essere solamente un primo passo affinché si possa risolvere la situazione sul territorio e si possa avere una manutenzione ordinaria costantemente: infatti, con operazioni di manutenzione straordinaria si riesce solamente ad eliminare le tombature ma poi dopo un mese, dopo due settimane ci troviamo nella stessa situazione di prima.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Proclamazione di deputati a seguito di elezioni suppletive.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle elezioni suppletive svoltesi il 26 maggio 2019, ai termini dell'articolo 86, comma 3, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, l'Ufficio centrale circoscrizionale presso la Corte di appello di Trento ha proclamato, in data 30 maggio 2019, Martina Loss deputata per il collegio uninominale n. 04 - Trento della XXVIII Circoscrizione Trentino-Alto Adige e Mauro Sutto deputato per il collegio uninominale n. 06 - Pergine Valsugana della medesima Circoscrizione.

Il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami decorre dalla data di proclamazione.

Salutiamo studenti e insegnanti della Scuola di primo grado “Pacinotti” di Marigliano, in provincia di Napoli, che stanno seguendo i nostri lavori. Li avvisiamo che sono presenti solo i deputati interessati allo svolgimento delle loro interpellanze e, fino a poco fa, il Governo per dare loro risposta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 3 giugno 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015, e Protocollo sull'assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale. (C. 1648-A)

Relatore: ORSINI.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019. (C. 1660)

Relatore: FORMENTINI

S. 960 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: FERRARA ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017 (Approvata dal Senato). (C. 1680)

Relatrice: SURIANO.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

GOLINELLI ed altri: Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino. (C. 622-A)

Relatore: FERRARI.

La seduta termina alle 12.