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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 172 di giovedì 9 maggio 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 2 Maggio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Benvenuto, Boldrini, Borghese, Claudio Borghi, Businarolo, Caiata, Cantalamessa, Castelli, Colucci, Corda, Covolo, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuni, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Molinari, Pastorino, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Tateo, Vacca, Valente, Vito, Zennaro e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 214-515-805 - D'iniziativa dei senatori: Quagliariello; Calderoli e Perilli; Patuanelli e Romeo: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 1585); e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri (A.C. 1172) (ore 14,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1585: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 1172.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione della proposta di legge costituzionale n. 1585.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Riteniamo che la discussione e l'esame di questa riforma costituzionale abbia rappresentato la manifestazione più evidente, più grave e anche più triste della crisi del nostro Parlamento. È stato citato, in uno dei pochissimi interventi della maggioranza che sostiene questo provvedimento, Calamandrei, nella sua indicazione che, in occasione di riforme costituzionali, i banchi del Governo dovrebbero essere vuoti. Questa indicazione di Calamandrei presupporrebbe un Parlamento libero, un Parlamento di deputati e di senatori liberi da condizionamenti di mandato, da condizionamenti di partito e da condizionamenti del Governo e un Parlamento di membri che siano liberi, perché la loro libertà sia garantita e tutelata da un Regolamento. In questa discussione, noi non abbiamo visto nessuna di queste due condizioni: abbiamo contato forse tre o quattro interventi da parte di chi sostiene questa riforma; di fatto, non c'è stata la disponibilità ad alcun confronto di merito; e abbiamo visto violate alcune questioni centrali a tutela delle prerogative parlamentari, in particolare con il giudizio di inammissibilità che lei ha ritenuto di esprimere al di là di ogni criterio, non solo giuridico e di rispetto del Regolamento, ma anche di ragionevolezza. Questa è la riforma costituzionale ai tempi del Governo contrattuale, che è una nuova forma di Governo, che non è più una forma di Governo parlamentare; questa, nei fatti, è una asportazione di una parte consistente e significativa del numero dei parlamentari; è tutt'altro che una rivitalizzazione del Parlamento; è, piuttosto, la manifestazione più grave della crisi del Parlamento. Con questa riforma voi sancite in maniera quasi definitiva - speriamo di no, speriamo che non arrivi mai a compimento - la fine del senso stesso del Parlamento.

Per questo, esprimo un giudizio negativo e il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Noi veniamo da due giorni in cui abbiamo ascoltato, da parte di vari gruppi e vari rappresentanti dei gruppi, parlare di questa riforma costituzionale con argomentazioni tetre o fosche, come se questa legge che noi ci approcciamo a votare sconvolga la democrazia nel nostro Paese, deturpi completamente la nostra Costituzione. Ecco, io non trovo che sia, francamente, così e adesso cerco, in questi pochi minuti, di darne una giustificazione, di spiegare perché secondo me una riduzione del numero dei parlamentari è certo un grosso cambiamento per il nostro Paese, ma non mina in nessun modo la democrazia e la Costituzione che noi tanto amiamo.

Allora, che ci sia una modifica della rappresentanza, non bisogna certo avere una laurea in ingegneria fisica per capire che, se ci sono meno parlamentari per eleggere quel parlamentare, ci vogliono più cittadini e, quindi, la rappresentanza a livello territoriale cambia, e cambia sensibilmente. Però io mi chiedo: in questi ultimi trent'anni, in questi ultimi quarant'anni quanto è cambiata la rappresentanza dei parlamentari? Come ci atteggiamo noi con il nostro territorio, come lo facevano trent'anni fa i nostri ex colleghi o abbiamo cambiato completamente il nostro metodo di rappresentanza, il nostro metodo di comunicazione attraverso i social e il nostro atteggiamento rispetto al territorio e agli altri enti che governano il nostro Stato? La rappresentanza è già profondamente cambiata. Poi mi chiedo, soprattutto guardando ai banchi del Partito Democratico: quando abbiamo tolto tutte le competenze alla provincie e le abbiamo svuotate di qualsiasi tipo di finanziamento e abbiamo pure cambiato il metodo di elezione dei rappresentanti all'interno dell'ente provinciale, vi siete forse stracciati le vesti dicendo che la rappresentanza di quel territorio veniva completamente sbrindellata? No, anzi eravate fieri di quella riforma, poi ovviamente naufragata. O ci stiamo stracciando le vesti oggi perché noi stiamo cercando di dare molte più competenze alle regioni nonostante nel 2012 il Parlamento abbia imposto ai consigli regionali di ridurre il loro numero di rappresentanti? Stiamo forse valutando la rappresentanza delle regioni in maniera completamente difforme? No. Quindi, se non vale per le province, se non vale per le regioni, perché noi, oggi, qui ci stracciamo le vesti rispetto alla rappresentanza dei parlamentari con il territorio? Sarà un altro tipo di rappresentanza, certamente, ma questo non vuol dire che i cittadini non verranno rappresentati.

Poi si è parlato spesso di una legge elettorale, di una legge elettorale che deve essere necessariamente cambiata. Guardate, non me ne voglia il Vicepresidente Rosato, ma questa legge elettorale che ha formato questo Parlamento è già abbastanza orribile e andrebbe cambiata, a prescindere dal numero dei parlamentari che noi andiamo a eleggere. Non mi pare neanche che ci sia un problema nel cambiarla: nella passata legislatura ne abbiamo fatte due, abbiamo provato a farne tre, eppure la legge elettorale si è cambiata; se ne è fatta una peggiore di quella che c'era, se vogliamo, però si è cambiata. E la legge elettorale si cambierà - e credo che questo Governo abbia ben in mente che un procedimento che attua questa riforma dovrà essere messo in campo - così come i Regolamenti parlamentari: è chiaro che, con un numero diverso di senatori e un numero diverso di deputati, noi non possiamo funzionare così come abbiamo conosciuto questo Parlamento fino ad oggi. Io posso capire che il cambiamento possa incutere un timore, una paura, perché siamo abituati ormai da tanti anni a lavorare così, conosciamo il lavoro delle Commissioni, conosciamo il lavoro del Parlamento, però è da quando sono entrato qui – ormai sei anni fa – che tutti i Presidenti di questa Assemblea e dell'Assemblea del Senato e molti esponenti dei partiti dicono che i Regolamenti parlamentari devono essere cambiati, che bisogna fare in modo che la Camera e il Senato lavorino in maniera più efficiente, più efficace, che bisogna trovare un modo di lavorare più consono ai tempi, nella rapidità e nella qualità del lavoro. E, quindi, che si cambino questi Regolamenti parlamentari, che si inizi pure un percorso in questa legislatura per trovare un Regolamento parlamentare adatto a un numero diverso di rappresentanti e che possa far svolgere in maniera più accettabile e migliore il lavoro di queste Camere. Si è parlato anche di senatori a vita e di delegati regionali, facendo, secondo me, delle osservazioni completamente errate e sbagliate. I senatori a vita sono - come sappiamo - un'onorificenza che il Presidente della Repubblica dà a delle persone che hanno avuto nella loro vita e nella loro storia, anche professionale, degli alti meriti per lo Stato; se i senatori a vita, in passato, hanno sbagliato e hanno sostenuto delle maggioranze è una colpa diciamo del singolo.Ma dire e fare un processo alle intenzioni oggi per i futuri senatori a vita, che potrebbero andare a inficiare gli equilibri di un'eventuale fiducia al Governo a me pare troppo, cioè dire che i senatori a vita, che sono cinque - e rispetto a 315 ovviamente hanno una percentuale diversa rispetto ai 200 che noi andiamo ad indicare - vadano a cambiare gli equilibri del Governo, dicendo che questi appoggeranno una o l'altra maggioranza, sapendo già quello che loro faranno in futuro, mi sembra un esercizio di stile esagerato e anche un modo poco educato di valutare e di sostenere gli alti meriti che queste persone hanno avuto nella loro carriera professionale, infangandole con semplici calcoli di maggioranza di Governo. Così come per l'elezione del Presidente della Repubblica, è chiaro che i delegati regionali, nelle ultime elezioni, si sono mossi più come braccia di partito, del partito di appartenenza, piuttosto che come effettivi rappresentanti regionali, però il Presidente della Repubblica è anche una figura alta, superiore al nostro solo Parlamento, rappresenta tutti i cittadini italiani, rappresenta anche le regioni. Dire che avere una percentuale di delegati regionali maggiore renderà più complicate le elezioni del Presidente della Repubblica è un “forse”, un altro “forse” che mettiamo nelle nostre discussioni, ma non sempre nella storia della nostra Repubblica l'elezione del Presidente della Repubblica è stata un percorso semplice, facile e veloce. Ci sono stati periodi in cui, per eleggere il Presidente della Repubblica. ci sono voluti tantissimi scrutini e nessuno si è stracciato le vesti, era semplicemente un percorso democratico e della democrazia del nostro Paese, che, comunque, ha portato grandi Presidenti al cospetto della nostra Repubblica.

Ora, io non vorrei fare assolutamente un discorso sul risparmio che rappresenta il numero dei parlamentari, sicuramente molti altri lo faranno in questa giornata, però la democrazia ha un costo e, se dovesse avere un costo anche più alto di quello di oggi, io sono ben lieto di spendere più soldi dei cittadini per avere una democrazia solida e una Costituzione che funzioni al meglio. E non è detto neanche che la riduzione del numero dei parlamentari determini un risparmio nel futuro, certamente un risparmio sulle indennità ce l'ha, però si potrebbe prevedere in futuro che è necessario avere una struttura degli uffici parlamentari più forte, un sostegno al lavoro dei deputati più forte e forse avere anche una spesa in più, e questa cosa assolutamente non mi spaventa.

Però, un discorso sull'autorevolezza e sul miglior funzionamento delle Camere io lo vorrei fare. Una riduzione del numero dei parlamentari aumenterà l'autorevolezza delle Camere? Non lo so, potrebbe, dipende se le persone che ci rappresenteranno in futuro saranno autorevoli, se saranno in grado di rendere autorevole questa Camera. Migliorerà il funzionamento delle due Camere con una riduzione del numero dei parlamentari? Forse, è un altro “forse” che mettiamo nella discussione, probabilmente sì, dipenderà da come saranno i Regolamenti, dipenderà dalla qualità dei rappresentanti che i cittadini sceglieranno.

Ecco, io trovo che la discussione di questi due giorni non sia stata corretta rispetto alla portata della riforma costituzionale, io credo che sia una buona risposta che questo Parlamento dà alla richiesta dei cittadini. Non credo che i partiti e i rappresentati di fronte a questa riforma si siano illusi che un Governo che si chiama del Parlamento non cambiasse nulla anche rispetto alla Costituzione. È sicuramente un grosso cambiamento per il nostro Paese e io mi auguro che noi, approvata questa seconda lettura e poi mi auguro anche l'ultima lettura, avremmo anche la forza di dare una buona legge elettorale e di dare un buon Regolamento parlamentare a questo Paese. Mi auguro che oggi, quando si arriverà al voto finale, ci sia una compattezza in questo Parlamento, tale da dimostrare ai cittadini che noi non abbiamo paura di ridurre il numero dei parlamentari, noi ci premuriamo che questo Parlamento funzioni bene e che la democrazia nel nostro Paese renda questo Paese migliore, più ricco e più efficiente in futuro. Annuncio, quindi, il voto favorevole della mia componente e con orgoglio votiamo “sì” a questa riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Noi non interveniamo più di tanto nel merito del provvedimento, anche perché qualsiasi nostra posizione sarebbe inutile, visto il procedere dei lavori di questa legislatura, e quindi l'unica cosa che vogliamo fare è una testimonianza personale rispetto al principio che emerge da questo provvedimento. Siamo di fronte a una riforma costituzionale che propone la riduzione del numero dei parlamentari su un criterio che a noi sfugge, se non quello di cavalcare una generale e diffusa sfiducia nei confronti del sistema istituzionale. Io sono qui da circa un anno come parlamentare e voglio assolutamente dire che anch'io faccio parte di questo Paese, anch'io ho visto il Parlamento per tanto tempo da fuori e ho visto anch'io la latitanza delle istituzioni in questo Paese. Però qui si sta cavalcando una diffusa opinione che ci sia un numero troppo alto di deputati, i quali non svolgono la loro funzione, i quali vengono pagati inutilmente, perché questo è il sentimento sulla base del quale viene fatta questa legge, e in questo modo si continua ad alimentare un sistema di sfiducia nei confronti del Paese. Io continuo a credere che questa sia la fornace - la sfiducia - nella quale continuare a fondere la politica, quella che oggi viene chiamata populista.

Il problema è questo, il problema è che noi modifichiamo il numero dei parlamentari e lasciamo fermo l'assetto della legge elettorale, lasciamo fermi i Regolamenti, il funzionamento non viene cambiato e, quindi, il risultato di questa operazione sarà quello di dire: vedete? A questa istituzione inutile abbiamo iniziato a metterci mano. No? E allora io dico che questo è un percorso pericoloso e vi spiego perché: secondo me il criterio centrale di questa operazione doveva essere quello di riconquistare la rappresentanza di questa istituzione, ridare dignità al ruolo dei parlamentari, magari iniziando a ragionare sulla legge elettorale. Voi siete quelli che avete votato contro un referendum per la riforma del Parlamento, che avete votato per il mantenimento del Senato, no? Che poteva avere un senso, perché era un provvedimento che veniva incastrato all'interno di una logica di rappresentanza del Paese. E cambiate il Parlamento, cambiate l'assetto del Parlamento, con un provvedimento che ha il sapore di un procedimento come di riorganizzazione, riorganizzazione dei costi, svilendo le funzioni che qui vengono svolte. Capisco benissimo che nella vostra logica il Parlamento è inutile, l'avete dichiarato più volte, ma voi state confermando ulteriormente questo pericoloso messaggio al Paese.

Io faccio il deputato da un anno e cerco di farlo al meglio, cerco di andare in giro per il territorio. Il territorio è quel pezzo di Paese sul quale ognuno di noi, essendo io un deputato eletto in un collegio uninominale, è tenuto a farsi vedere, ad andare ad ascoltare. Benissimo, voi state svilendo questo rapporto, riducete la relazione tra deputati e numero di abitanti, lo sapete, rendete quasi difficile rappresentare un intero territorio, un intero collegio, col numero di deputati che avremo, ne svilite il ruolo, e questo a voi non interessa.

Per cui noi vogliamo testimoniare il fatto, qui, che non siamo favorevoli allo spreco, al privilegio, e che siamo contrari al fatto che le istituzioni siano così distanti dal Paese o che possano sembrare una realtà inutile. Quello che vogliamo testimoniare qui è il valore che ancora il ruolo del parlamentare dovrebbe avere e che esce, a nostro parere, particolarmente svilito da questo tipo di provvedimento. Voi procederete in questa direzione, ne fate un altro elemento di comunicazione elettorale, state passando sopra il Paese con questa logica della comunicazione elettorale, state dando un volto al Paese che non esiste, esiste la vostra comunicazione, non esiste il Parlamento di cui voi parlate, e noi su questo siamo particolarmente contrari e molto preoccupati. Per questo dichiariamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Prendo la parola per esporre le motivazioni con le quali il gruppo Noi con l'Italia-USEI esprimerà un voto di astensione rispetto a questo provvedimento. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, c'è una evidente forzatura di carattere istituzionale nel percorso che andiamo a completare oggi, perché con questa proposta si modifica l'assetto costituzionale.

È una proposta di rango costituzionale, ne prendiamo atto, ciò non significa ovviamente che non sia priva di significato ed è del tutto evidente che non condividiamo un percorso che liquida in poche battute senza un dibattito profondo, come abbiamo verificato in questi giorni, un tema così importante.

Un ulteriore elemento di valutazione, tutto politico anche questo, sta nel fatto che c'è stata una palese mancanza di disponibilità, acclarata dai voti di ieri, da parte della maggioranza di accogliere la benché minima motivazione, ancorché costruttiva, proposta dalle opposizioni. Non c'è stato praticamente alcun emendamento di sostanza accolto e ciò che è peggio è che questo respingimento delle proposte dell'opposizione è avvenuto senza interlocuzione. Non c'è stata nessuna risposta argomentata: Magi ricordava poco fa quanti siano stati limitati gli interventi da parte degli esponenti della maggioranza, e, soprattutto, rispetto ad alcuni temi, penso alla rappresentanza delle terre alte, dei territori alpini, dei territori con poca popolazione oppure delle minoranze linguistiche, che dovrebbero, invece, essere centrali anche nella discussione, non c'è stata proprio neanche la possibilità di interloquire e di capire perché non si potevano accogliere questi emendamenti, che erano a costo zero, non modificavano la proposta complessiva.

Sono state avanzate modifiche di buonsenso che non andavano a intaccare l'impianto generale del provvedimento, eppure sono state respinte.

Ricordo ieri, sotto la Presidenza del Presidente Rosato, mi sembrava di assistere ad un rosario: il Presidente Rosato chiamava i numeri degli emendamenti e la relatrice di maggioranza rispondeva “contrario, contrario, contrario”. Ci sarebbe piaciuto avere qualche motivazione rispetto a questo voto, ma non abbiamo avuto il privilegio di averle.

Ci sono, inoltre, alcune evidenti questioni che rimangono come macigni sul tappeto. Innanzitutto, non c'è nessuna proposta sul superamento del bicameralismo, che rimane come un macigno da affrontare e che non è stato assolutamente affrontato. È un elemento di primaria importanza, non si disegna l'assetto istituzionale che ne viene a conseguire, tema che pure era stato centrale sia nella riforma del centrodestra, Berlusconi, sia in quella di centrosinistra, Renzi.

Qui, invece, si fa un semplice taglio dei parlamentari.

Ed è forse utile sottolineare che entrambe queste riforme di sistema, Berlusconi e Renzi, che pure prevedevano entrambe una riduzione consistente del numero dei parlamentari sia alla Camera sia al Senato, sono state bocciate. Cioè, queste riforme avevano entrambe la riduzione dei parlamentari, però sono state sonoramente bocciate dall'elettorato, che ha deciso di non accogliere le proposte avanzate.

E non sono certo di minore importanza le questioni attinenti al tema - lo ricordavo prima - dei territori, la rappresentanza delle minoranze. Ieri ho ascoltato il dibattito, ho sentito gli interventi appassionati di Pettarin, di Serracchiani, di Borghi e di Fornaro sui temi della rappresentanza delle minoranze linguistiche, della presenza, ad esempio, del Friuli-Venezia Giulia nel Senato, una terra di confine. Nessuna risposta, nessuna volontà di prendere in considerazione questo.

Allora diventa evidente - ricordava poc'anzi Soverini - come il tema della maggioranza sia quello di esibire un trofeo, esibirlo prima delle elezioni europee. La riduzione dei parlamentari equipara a simbolo del male i parlamentari di questo Paese. Siamo al trionfo dell'antipolitica, che è cominciata in quest'Aula con il cosiddetto “spazza corrotti”, una filosofia giacobina dei 5 Stelle che travolge anche la Lega, come abbiamo visto in queste ore sul caso Siri, che viene cacciato o costretto ad andarsene solo per un avviso di garanzia, senza alcuna dimostrazione di correità.

Noi non siamo contrari alla riduzione dei parlamentari. Desidero ricordare che sono stato il primo presidente di regione, nel 2003, che ha proposto alla propria assemblea legislativa di tagliare i consiglieri, li abbiamo tagliati del 20 per cento; e hanno votato in quest'Aula a Camere sciolte, e di ciò desidero ringraziare, a distanza di sei anni, il Presidente Fini, che ha riunito la Camera dei deputati a Camere sciolte per votare lo Statuto del Friuli-Venezia Giulia che riduceva il numero dei consiglieri regionali. Ecco, noi non siamo contrari alla riduzione, però questa purificazione della classe politica che volete fare, che rappresentate nell'equazione “meno poltrone, meno politici, meno corruzione, meno ladri”, lo dite nelle interviste, lo dite nelle comunicazioni, noi la respingiamo.

Noi vogliamo camminare a testa alta. Per queste ragioni, noi non ci adeguiamo ad un voto positivo a prescindere. Ci asterremo: nella stagione dei tweet e nella stagione delle felpe, nella stagione in cui la comunicazione va un tanto al chilo, nella stagione in cui la semplificazione prende il posto del ragionamento, noi vogliamo sostenere la lealtà e l'onestà della politica.

Questa stagione non ci rappresenta. Noi non vogliamo spazzare via il concetto di rappresentanza, non pensiamo che quest'Aula debba essere per forza ridimensionata perché simbolo di qualche cosa di negativo, non pensiamo che i corpi intermedi di questo Paese, che tanto hanno contribuito alla crescita della comunità e allo sviluppo dell'Italia, possano essere un intralcio. Noi vogliamo segnalare un senso di distanza con questo voto, perché riteniamo che il taglio politico che viene dato sottende una filosofia che è completamente sbagliata e che delegittima il concetto di rappresentanza su cui si fonda quest'Aula e questo Parlamento. Avremmo potuto fare di più, ma avete ritenuto di dover avere un trofeo da esibire…

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). …per il 26 maggio. Perdete e perdiamo una grande occasione. Spero che ci siano in futuro occasioni migliori per poter dare risposte a una riforma istituzionale vera di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Vorrei partire da alcuni dati di realtà: è vero che c'erano proposte di riduzione del numero dei parlamentari presentate e discusse durante le precedenti legislature, anche in Commissioni bicamerali per le riforme. Quindi, questo è un tema che ha attraversato le legislature e di cui si parla da molti anni.

Il secondo dato di realtà è che nell'opinione pubblica c'è un'idea prevalente, largamente prevalente, sul fatto che 945 parlamentari siano troppi. Riconosco, quindi, riconosciamo questi dati di realtà, per cui vorrei ribadire in sede di dichiarazione di voto che noi non siamo mai stati e non saremo mai contrari a ragionare sul tema della riduzione del numero dei parlamentari.

La questione, però, come abbiamo provato a sviluppare in questi giorni di Aula, è che la proporzione…

PRESIDENTE. Deputato Borghi!

FEDERICO FORNARO (LEU). …del numero della riduzione è una questione di democrazia. Per cui credo, con la stessa onestà intellettuale con cui ho affermato che esistono dati di realtà, allo stesso modo mi pare sia incontestabile che il dibattito che abbiamo avuto in questi giorni è stato caratterizzato dalla totale assenza di uno spirito costituente.

Abbiamo toccato una materia viva e fondamentale come la Costituzione in un modo che ritengo sbagliato da parte della maggioranza, cioè in assenza totale di una disponibilità al confronto, al dialogo, al ragionamento e anche ad ascoltare le ragioni dell'altro. Lo dico dopo avere dato atto, invece, sull'altra riforma costituzionale, quella del cosiddetto referendum propositivo, che in quell'occasione la relatrice svolse un ruolo differente.

Su quella riforma noi avemmo, ovviamente, alla fine opinioni differenti, ma si cercò in Commissione e in Aula di avere lo spirito costituente. Lo spirito costituente, ovviamente, è quello per cui, trattandosi di Costituzione, l'obiettivo deve essere sempre quello di ricercare il massimo livello di condivisione.

Questa volta, invece, la maggioranza è entrata in Commissione e in Aula con un unico obiettivo: approvare il testo esattamente con gli stessi contenuti, alla virgola, di quello approvato dal Senato.

Secondo tema: mi sembra un altro dato di realtà, la maggioranza non ha saputo motivare il numero di 400 e, al tempo stesso, con ancora più forza, non ha saputo a quel punto motivare il numero di 200 per quel che riguarda il Senato. E, come ho provato a spiegare durante la discussione degli emendamenti, quando si scende sotto un certo numero, quando la Costituzione pone basi differenti di dimensione del collegio… Presidente, però devo dire che così…

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi!

FEDERICO FORNARO (LEU). Stiamo parlando della Costituzione e c'è gente che dà le spalle.

PRESIDENTE. Colleghi!

FEDERICO FORNARO (LEU). Dico, avete i numeri, approvatevela. Almeno avere, credo, un minimo di rispetto delle ragioni di chi la pensa diversamente da voi.

Perché guardate, è una ruota che gira. Io dico che, con questi numeri e con la legge elettorale che andremo a votare, un movimento come la Lega Nord probabilmente oggi non ci sarebbe più, perché avrebbe saltato un turno di rappresentanza al Senato, per esempio. Cioè il tema dei numeri, di rappresentanza delle minoranze, è un tema democratico, che non può essere letto con la visione di breve periodo, ma con una visione di lungo periodo; ed è un dato di realtà che questa scelta, di 400 e 200, comprime la rappresentanza territoriale, comprime la rappresentanza politica, fino al punto di arrivare a determinare soglie implicite in molte regioni che ci farebbero battere il record negativo mondiale di soglie di sbarramento.

Di questo avremmo voluto discutere, di questo non abbiamo potuto discutere perché in realtà c'è stato da parte della maggioranza un silenzio assordante. E anche, lo devo dire, da parte di quasi tutti gli organi di informazione: abbiamo discusso, stiamo discutendo di riforma costituzionale in assenza di qualsivoglia dibattito pubblico. Ad eccezione, lo devo dire qui, di un giornale, de il manifesto, che oggi ha dedicato mezza pagina al nostro dibattito; e allora vengono anche i pensieri cattivi, quando, sul tema del taglio dei contributi ai giornali, guarda caso, il manifesto sarebbe destinato a chiudere, perché è più facile controllare meno giornali e decidere anche i temi di cui si discute.

Il tema della riduzione dei parlamentari, come ho detto all'inizio, sta dentro un dibattito lungo sulle riforme costituzionali e istituzionali, e deve essere inserito sull'altra questione che noi abbiamo di fronte: la crisi della rappresentanza e della democrazia rappresentativa, che è purtroppo un dato comune non soltanto dell'Italia ma di molte altre grandi democrazie. Bene, la mia domanda oggi è questa: ma, attraverso la compressione della rappresentanza territoriale e della rappresentanza politica, stiamo dando una medicina per curare la malattia della crisi delle democrazie rappresentative, o la stiamo in prospettiva aggravando?

Per esempio, una delle questioni, l'aumento della distanza tra elettori ed eletti, che è un dato oggettivo, è uno dei problemi che noi abbiamo di fronte; viene aumentata o viene diminuita? In realtà riducendo i numeri e con l'applicazione della legge che voteremo più tardi, è evidente che stiamo aumentando quella distanza, e non diminuendola. Perché vedete, io accetto che l'opinione pubblica oggi sia favorevole alla diminuzione del numero, ma se chiedete a quelle stesse persone qual è il sistema elettorale che preferivano e che preferiscono, vi risponderanno: i collegi del Mattarellum, che erano da 120 mila persone, che consentivano di sapere chi era il parlamentare di quel collegio. Noi stiamo costruendo dei collegi da 800 mila abitanti, stiamo costruendo, da un punto di vista della democrazia rappresentativa, dei fantasmi mediatici, cioè delle persone che, a livello individuale, non si conoscono…

PRESIDENTE. Colleghi…De Carlo… Per favore…

FEDERICO FORNARO (LEU). Non si conoscono, e che invece, soltanto attraverso i social o la televisione, si materializzano. Credo quindi che oggi chi voterà questo provvedimento - noi no di certo - commetterà un errore, un errore grave: intervenire sul testo costituzionale nel modo in cui avete fatto, non ascoltando, e comprimendo rappresentanza territoriale e rappresentanza politica.

Io se guardo un po' più in là, inizio a vedere i contorni di un disegno che non ci piace e ci preoccupa, che passa da un referendum consultivo che tende alla fine a svuotare in realtà il ruolo e la funzione del Parlamento, la diminuzione del numero dei parlamentari, una autonomia differenziata che sposta sulle regioni una serie di poteri, andando a mettere in discussione l'unità nazionale, decreti che pensano di portare su Palazzo Chigi una serie di competenze, e poi ricorrente quest'idea sul vincolo di mandato.

Bene: noi continuiamo a tenere la barra dritta, a difesa della democrazia rappresentativa e a difesa della forma di Governo parlamentare che è scritta nella nostra Costituzione. Queste sono le ragioni, le ragioni che abbiamo provato in questi giorni a portare: ragioni che dicono che è giusto provare a ragionare sulla riduzione del numero, ma nel modo con cui voi lo state facendo state rischiando e rischiate di portare e di arrecare un grave danno alla democrazia rappresentativa e all'idea stessa del ruolo e della funzione del Parlamento. Per queste ragioni convintamente voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, Fratelli d'Italia…

PRESIDENTE. Sottosegretario, per favore… Sottosegretario…

EMANUELE PRISCO (FDI). Fratelli d'Italia, dicevo, voterà favorevolmente al taglio dei parlamentari. Non neghiamo che questa materia, questa riforma abbia anche ad incidere su altre parti della Costituzione. Se ne è parlato a lungo nel dibattito parlamentare anche in Commissione, ed avremmo preferito certamente che avesse uno spettro, un campo più ampio di quello che la maggioranza ha scelto di dare. Avremmo voluto che la riforma istituzionale, perché di istituzione si tratta, avesse parlato anche dell'abbassamento dell'età per l'accesso e per il voto al Parlamento, per dare ai giovani più forza nella presenza e nella rappresentanza nella vita politica nazionale. Su questo devo ammettere però si è avviato un percorso in Commissione che porterà a breve un dibattito e una modifica, anche grazie alle proposte avanzate da Fratelli d'Italia.

Avremmo voluto parlare di elezione diretta del Presidente della Repubblica, perché non sfugge che la diminuzione del numero dei parlamentari incide anche sul diverso peso dei delegati regionali nelle elezioni del Presidente della Repubblica. Bene, la soluzione portata da Fratelli d'Italia era la soluzione che avrebbe tagliato la testa al toro, perché avrebbe dato il potere di eleggere il Capo dello Stato ai veri padroni della sovranità nazionale, cioè ai cittadini.

Avremmo voluto che questa fosse anche l'occasione per eliminare i senatori a vita, che - l'abbiamo ricordato ieri - si sono caratterizzati nelle ultime legislature soprattutto per aver retto i governi dell'establishment europeo e del Partito Democratico, che hanno fatto gli interessi di tutti meno che degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nella riduzione dei parlamentari, che pur di per sé è condivisibile, sono caduti anche i rappresentanti degli italiani all'estero. Questa è una brutta nota, per aver tagliato la rappresentanza degli italiani all'estero ridotta ormai ad una tappezzeria del Parlamento, a una mera testimonianza; quella che era stata una battaglia della destra, una battaglia di Mirko Tremaglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), una battaglia dell'Italia, per dare dignità a quegli italiani che vivono in altre parti del mondo e che salutiamo.

Questo però non cambia ovviamente la sostanza del provvedimento, che recepisce un'istanza di cambiamento istituzionale forte nella nostra nazione. Ma va fatto bene! L'auspicio quindi è che venga data una risposta completa a questa esigenza del cambiamento. Questo è sicuramente un primo passo, ma la necessaria conseguenza di questo primo passo di riforma è sicuramente l'elezione diretta del Capo dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è sicuramente una legge elettorale che possa permettere di togliere il potere ai partiti di scegliere i deputati e possa ridarlo ai cittadini.

È la necessità di avviare un percorso che porti alla governabilità, perché il giorno dopo il voto si sappia chi governa in questo Paese, senza strane alchimie di Palazzo, come abbiamo visto fare anche in questa legislatura: solo così sarà un vero cambiamento e non sarà uno spot elettorale. Quindi, questo è l'auspicio che lanciamo e con cui confermiamo il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Non posso non prendere le mosse dal dato che nella XIV legislatura il Governo presieduto dal Presidente Berlusconi si fece promotore di una riduzione del numero dei deputati a 518 e dei senatori a 252. Questo è un dato che noi abbiamo ripetuto nelle nostre campagne elettorali, anche nell'ultima. La riduzione del numero dei parlamentari, infatti, ha costituito un condiviso punto del programma della coalizione di centrodestra. Va detto, però, per lealtà, che questo provvedimento da noi fortemente voluto, storicamente voluto, si arricchiva di elementi non secondari e che vanno ricordati, perché non si corra il rischio di scambiare un voto favorevole, qual è quello di Forza Italia, con un voto cieco, cioè un voto che non abbia nessuna capacità di una lettura di quello che accade e che accadrà, e che possa essere oggi e per sempre. Si tratta di un voto che è adesivo a un nostro progetto, ma che non può non avere come componenti, nella sua - ci sforziamo - razionalità e nella sua ragionevolezza, alcune caratteristiche.

Ebbene, io rammenterò che, al di là delle modifiche sulle funzioni di Camera e Senato, noi avevamo un rafforzamento del potere Esecutivo, del Presidente del Consiglio, avevamo previsto delle modifiche sulle regioni, sulle modalità di elezioni e, soprattutto, ci differenziamo da quanto previsto nel cosiddetto contratto di Governo per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, che noi vogliamo fortemente, per il rafforzamento dell'autonomia degli enti intermedi e locali, per il vincolo di mandato, per il piano straordinario per l'adeguamento di Roma Capitale agli standard delle principali capitali europee, per il modello del federalismo responsabile che armonizzi l'autonomia prevista dal Titolo V in attuazione del 116, per le trattative Stato-regioni, insomma, per una politica più responsabile e più vicina agli elettori piuttosto che alla ricerca spasmodica del consenso, della dose quotidiana di aver fatto tutto quello che si può per guadagnare un voto, magari social. Ecco, questa è una logica che non ci appartiene e vorrei che questo fosse chiaro, e che nella scelta di Forza Italia il nostro passato e l'anamnesi fossero ben presenti e chiari.

Il rischio che si corre con questo provvedimento, che - lo ripeto - oggi noi votiamo favorevolmente ma con questi alert che io sollevo nella mia dichiarazione di voto, è che non sia una semplice riduzione della rappresentanza. Abbiamo già detto, in quella sciagurata riforma dell'articolo 71, che ammazzare la democrazia rappresentativa intasandola è come uccidere qualcuno, facendolo ingrassare a dismisura; ovviamente chi mangia a dismisura ingrassa ed è destinato a morire; questa è la fine che farà il Parlamento con l'articolo 71, ingolfato da una serie di proposte che lo porteranno alla paralisi progressiva e, quindi, al decesso come capacità di esprimere la democrazia rappresentativa. Noi non ci stiamo se questo significa sinergia con quel provvedimento e, quindi, dimagrimento della capacità del Parlamento di rappresentare il fulcro della democrazia. Ma, vi chiedo, perché i costituenti non fissarono un numero di parlamentari? Perché loro non si sono occupati né di costi della politica né, direi, di quotidianità tese a solleticare l'emotività, ovviamente reattiva in modo negativo e mai costruttiva - lo ripeto, mai costruttiva - cioè l'andare contro, il male e mai una costruzione democratica che sia capace di dare al Paese respiro, di dare fiducia a questo Paese. Nulla: tutto deve essere distrutto!

Allora, sia chiaro che non c'è un numero prefissato in Costituzione di deputati e di elettori; il principio era la rappresentanza e noi non vogliamo avere responsabilità da dolo specifico, come dicevo ieri, o da dolo anche eventuale, cioè non ci accolliamo il rischio dell'evento più grave. Ma dove sta scritto che questo è un provvedimento che comporterà il miglioramento della classe dirigente, dove l'avete letto? Come se diminuire il numero dei parlamentari significasse migliorare la qualità e il prestigio del parlamentare: allora facciamone cinque, facciamone tre, facciamone uno! A questo punto ne basterebbe uno per essere il massimo del prestigio.

Io credo che il tema si debba arricchire di quella che Forza Italia ritiene una condizione che per il futuro, ovviamente, si riserva di valutare in modo addirittura determinante rispetto all'adesione a quella che è una filosofia di vita del numero dei parlamentari: la mancata revisione dei Regolamenti parlamentari. Noi vogliamo credere che i Regolamenti parlamentari saranno modificati, che i lavori del Parlamento saranno semplificati, che le conseguenze derivanti eventualmente dal numero non siano affrontate alla cieca, solo per ridurre e offrire in pasto alla pubblica opinione il taglio dei parlamentari. Così, non ha nessun senso, anzi è offensivo per chi siede in quest'Aula, come se fossimo troppi, indipendentemente dalle persone che siedono in questo Parlamento. Ma quante Commissioni dovrà seguire ogni parlamentare? Quali sono le norme transitorie che devono accompagnare, poi, la riduzione del numero dei parlamentari? Quanto e come saranno organizzati i gruppi? Allora, il nostro parere favorevole - lo voglio dire con chiarezza oggi, perché sia scolpito nelle pagine del Parlamento - è un parere favorevole ma condizionato, condizionato ad evitare che si tratti di populismo, Presidente, che si tratti di un provvedimento spot da campagna elettorale, che si possa pensare alla parola “propaganda”, che si voglia attaccare in modo ampio quanto fraudolento la funzione e la dignità del Parlamento, che si voglia andare ad un rapporto parlamentare cliccato e non parlato e discusso in un'Aula, secondo quello che è un costume civile di discussione, che si vada a un sistema costituzionale - scusate se la parola può sembrare strana, dopo quello che abbiamo ascoltato - democratico, un sistema che mantenga le caratteristiche della democrazia, che abbia in sé il concetto di sovranità popolare, che vi sia un corpo elettorale che possa ancora essere tale nel senso più pieno del termine.

Io credo che la contrapposizione che noi cercheremo di evitare - qualcuno ne fa una bandiera - è la contrapposizione popolo-Parlamento: è una contrapposizione che noi respingeremo sempre, perché riteniamo che il Parlamento sia il popolo e la democrazia rappresentativa in questo momento sia capace di esprimere un giudizio assolutamente popolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questo voi lo dovete sapere: non c'è un popolo e non c'è un Parlamento, bensì un Parlamento che rappresenta il popolo! Se la Costituzione, nelle riforme, deve essere integrata, snellita, migliorata e non demolita, è evidente che le guarnigioni contano più delle fortezze; le fortezze hanno un senso - scusate la citazione di Popper - se le guarnigioni sono buone. Allora, che senso ha una semplice riduzione numerica se non è accompagnata da una serie di provvedimenti che diano alle guarnigioni la possibilità di essere buone? Non è tagliando che voi migliorate, ma evitando questa contrapposizione inutile e innaturale fra popolo e parlamento. Niente slogan, quindi, Presidente. I numeri vengono ridotti: bene! Allora, di quanto sono ridotti e perché?

Questo è un quesito che ovviamente noi affideremo alla sperata riforma dei Regolamenti. Io credo che Forza Italia, con questo voto favorevole, scommette sulla capacità di integrazione di questo provvedimento nei sensi della sua storia e nei sensi di un Parlamento più funzionale.

Ovviamente questo è un voto – ripeto – condizionato, e che rimane aperto, rimane capace di esprimere diverse posizioni, laddove questi obiettivi non fossero raggiunti e vi fosse la certezza che il Governo e la maggioranza perseguono l'obiettivo di creare un'antinomia popolo-Parlamento che noi respingiamo e respingeremo. Occhio! Oggi votiamo a favore, domani chissà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, penso che in una giornata come oggi non dobbiamo segnare uno stacco rispetto a stamani e al ricordo di Aldo Moro, anche perché in quest'Aula Aldo Moro, il 15 febbraio del 1977, intervenne in materia istituzionale: intervenne sulla legge elettorale con la quale gli italiani sarebbero stati poi chiamati, nel 1979, alle prime elezioni dirette per il Parlamento europeo; e ne parlava, giustamente, come si deve in materia istituzionale, con solennità e concordia, perché questa materia è tipica di solennità e concordia. Diceva Aldo Moro: “è importante che siamo concordi nel ritenere che l'Europa sia necessariamente il luogo nel quale il dibattito politico dovrà svilupparsi. Noi non siamo turbati come lo sono in Inghilterra, non siamo divisi come lo sono in Francia, vi è in sostanza da noi, pur nella permanente diversità delle nostre posizioni, un sostanziale accordo per essere europei, per ritenere che questo è il nostro destino”. Purtroppo sono parole distanti dalla situazione odierna, sia da questo provvedimento sia dalla non concordia in materia europea. Oggi, noi su questo provvedimento non registriamo né solennità né concordia. Non c'è solennità non solo per atteggiamenti psicologici individuali, ma perché questo è uno spot elettorale e basta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo è solo uno spot elettorale! È un taglio casuale numerico! Non c'è stata alcuna volontà di affrontare i nodi strutturali di un bicameralismo ripetitivo totalmente indifendibile e non difeso, lo ha già spiegato il relatore di minoranza, il collega Migliore, lo hanno spiegato soprattutto i colleghi della Commissione affari costituzionali. Si poteva scegliere un'opzione monocamerale, che risolveva problemi anche di maggioranze diverse. Si poteva scegliere un bicameralismo differenziato, per affrontare le autonomie territoriali, vediamo come il nodo dell'autonomia differenziata non sia risolubile solo per scambi politici in sedi politiche: state impantanando il Consiglio dei ministri non decidendo su niente, ma perché non può essere risolto solo in una sede politica, ha bisogno di sedi istituzionali di maturazione. Non c'è alcuna consapevolezza dei riflessi dei numeri che si adottano: ve l'abbiamo spiegato più volte cosa significa avere un Senato eletto a base regionale con 200 persone, quali soglie implicite si determinano, quali effetti si determinano sui Regolamenti parlamentari, sui numeri della composizione dei gruppi, della composizione delle Commissioni. Non vi è interessato questo, perché c'è solo lo spot elettorale da fare! Oltre a non esserci solennità, non c'è neanche concordia, quella che dovrebbe esserci in materia costituzionale. E non c'è concordia perché c'è stato il grave strappo procedurale - mi dispiace, Presidente Fico, ma noi continueremo a ribadirglielo -, perché il potere del Presidente di ammissibilità degli emendamenti per affrontare quei temi che avevate il diritto di bocciare nel merito non è solo un articolo del Regolamento, sta nel Regolamento e non è rimesso alla volontà delle maggioranze.

Il Presidente non è, come è stato lei in questo caso, il notaio passivo della volontà della maggioranza, addirittura teorizzato nella declaratoria di ammissibilità; non è solo un articolo del Regolamento, perché quell'articolo del Regolamento esprime un principio costituzionale: il Presidente ha dei margini di ragionevolezza, specie quando l'opposizione non fa ostruzionismo - perché non abbiamo fatto ostruzionismo -, perché deve tutelare un diritto costituzionale, che è il diritto costituzionale dei parlamentari, di ogni singolo parlamentare, in particolar modo di quelli dell'opposizione, di poter presentare e vedere discusse e, al limite, anche bocciate le proposte, ma deve esserci questo diritto, che è stato ribadito anche recentemente nell'ordinanza di gennaio della Corte Costituzionale.

Quindi, è mancata la concordia, perché si è voluta tagliare una parte di discussione, perché faceva paura alla maggioranza dire che voleva solo uno spot elettorale, non voleva cambiare a fondo il bicameralismo, non voleva fare votare i diciottenni al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi siete inventati una declaratoria di inammissibilità per non perdere la faccia e votare di “no” nel merito. Questa è la verità! L'inammissibilità è stata una sovrastruttura di una convenienza politica, solo questo, nient'altro! Non si può certo dire che un emendamento che dice una Camera sola di 500 non ha niente a che fare col numero dei parlamentari, va contro qualsiasi logica e contro qualsiasi evidenza!

Vorrei, quindi, chiudere come ho iniziato. Il 28 febbraio 1978, sedici giorni prima di essere rapito, Aldo Moro affrontò una difficile assemblea dei suoi gruppi parlamentari, e fece uno dei suoi più bei discorsi, che possiamo ascoltare grazie a Radio Radicale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quel discorso è uno degli elementi più pregevoli della grandissima banca dati di Radio Radicale – e dovremmo riascoltarlo tutti -, e in un pezzo conclusivo di quel discorso Aldo Moro, di fronte al suo gruppo che non voleva votare un'intesa di Governo con il Partito Comunista, con cui c'era stata la grande lacerazione, ricorda che la politica non è solo testimonianza, è assunzione di responsabilità, a volte anche impopolare, e bisogna saper spiegare agli elettori delle scelte impopolari, come lo è votare contro questo spot elettorale, che è il nostro dovere, e noi esercitiamo questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefani. Ne ha facoltà.

ALBERTO STEFANI (LEGA). Presidente, gentile Ministro, onorevoli colleghi, siamo alle dichiarazioni di voto finali su una riforma centrale e significativa per l'agenda di Governo: siamo alle dichiarazioni di voto finali su una riforma costituzionale, lo dico con una certa emozione, visto che questa riforma va a toccare la lettera della nostra Costituzione. Nei giorni scorsi ho ascoltato con vivo interesse gli interventi che si sono susseguiti in quest'Aula, a partire dagli interventi dei deputati di opposizione, e devo dire che tra le motivazioni giuridiche, più o meno valide, che sono state addotte sono state lanciate anche accuse, certe volte anche acriticamente, certe volte anche in maniera aprioristica, contro questa riforma, bollandola come una riforma demagogica, una riforma populista, come se votare questa riforma fosse un atto illusorio o un atto ingannevole per la popolazione. Ho sentito dire che questa riforma ci serve per dare una spunta blu in più all'agenda di Governo; ho sentito dire che votare questa riforma significa creare un vulnus per la democrazia; ho sentito dire che votare questa riforma significa rincorrere l'antipolitica. Ebbene, colleghi, davvero credete che fuori da questo palazzo ci siano milioni di persone che sono disposte a credervi, quando dite che tagliare i parlamentari è un atto demagogico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Davvero credete che fuori da questo palazzo ci siano milioni di italiani che sono disposti a credere che tagliare i parlamentari significa creare un vulnus alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Davvero credete che non ci siano milioni di italiani che capiscano che tra le vostre motivazioni, dietro le vostre motivazioni, dietro le motivazioni di qualcuno di voi non si annidi la paura di non essere rieletto in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)?

Cari colleghi, tagliare i parlamentari non è una rincorsa all'antipolitica, è una misura di buon senso, finché l'Italia resta il Paese d'Europa, dopo il Regno Unito, con il più alto tasso di parlamentari su numero di abitanti. Tocca a noi anche dare l'esempio e anche essere l'esempio, e l'esempio lo si dà anche quando meno conviene, perché è vero - diciamocelo apertamente - la riforma può mettere a rischio la possibilità di rielezione di ciascuno di noi, ma non può essere questo il motivo per votare contro la riforma. La riforma va votata perché risponde all'interesse nazionale, che vuol dire tagliare le poltrone, vuol dire ridurre i costi, vuol dire dare l'esempio e riallacciare il rapporto tra eletti ed elettori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Non è la quantità di parlamentari che fa la differenza, è la qualità dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), e ciascuno…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

ALBERTO STEFANI (LEGA). …ciascuno di noi che riveste un ruolo dirigenziale, in tutti i partiti, da destra a sinistra, deve sentire su di sé la responsabilità di portare in quest'Aula il meglio della società civile, il meglio del mondo universitario, il meglio del mondo studentesco, il meglio del mondo del volontariato, il meglio del mondo imprenditoriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è la responsabilità che ci dobbiamo assumere e così, soltanto così, l'Aula avrà il prestigio che merita, tornerà ad essere riconosciuta dai cittadini e dagli elettori. Dobbiamo scegliere, dunque, quale immagine di quest'Aula dare alle future generazioni: un Parlamento vecchio, un Parlamento geloso delle proprie prerogative, un Parlamento conservatore, oppure un Parlamento che ha voglia di guardare avanti, che ha voglia di snellirsi senza paura, un Parlamento che si depuri dalle incrostazioni dell'autoconservazione del proprio posto, un Parlamento che riallacci completamente il rapporto tra eletti ed elettori e che stringa un patto che non guardi al passato ma guardi al futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ecco perché questo movimento ha scelto convintamente di votare la riforma ed ecco perché la dichiarazione di voto è favorevole. Grazie Presidente, grazie Ministro, grazie colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Baldino. Ne ha facoltà. Colleghi per favore… colleghi della Lega….

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi al passaggio cruciale di approvazione in seconda lettura della proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero di parlamentari ed è un momento cruciale, perché se il Parlamento avrà il coraggio di portare a termine l'iter di approvazione del provvedimento, questo sarà un risultato incredibile non soltanto per i cittadini, che da tanti anni ci chiedono una maggiore efficienza del Parlamento e un maggiore prestigio della propria istituzione e anche del proprio Paese, ma sarà un momento importante anche per le forze politiche che in questi anni si sono succedute in quest'Aula e hanno provato a raggiungere tale obiettivo senza mai riuscirci. È il secondo progetto di legge costituzionale che approda in quest'Aula e credo che bisogna dare atto alla maggioranza del modo in cui si è accostata alla Costituzione. Ci siamo accostati alla nostra Carta fondamentale con un approccio umile e rispettoso, senza avere la pretesa di stravolgerne completamente l'impianto, come pure qualcuno aveva provato a fare millantando il taglio, la riduzione del numero dei parlamentari, quanto in realtà ciò che si riduceva era soltanto la possibilità di scegliere i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però, per fortuna, quel tentativo è fallito perché i cittadini l'hanno sonoramente bocciato: 20 milioni di italiani hanno bocciato quel tentativo, eppure qualcuno ha provato a riproporre quei provvedimenti, quelle modifiche anche in questa sede. Però noi ci siamo comunque accostati alla Costituzione avendo riguardo anche al raggiungimento di un'ampia convergenza, perché riteniamo che la Costituzione sia di tutti. La Costituzione è di tutti: non è della maggioranza, non è del Governo di turno ma è di tutti. È per questo che i nostri costituenti hanno pensato a una Costituzione rigida ma non immutabile, perché tutte le modifiche potessero essere ampiamente condivise non soltanto con le altre forze politiche ma poi, eventualmente, anche con gli elettori chiamati ad avere l'ultima parola.

È per questo che il metodo è importante. Noi siamo riusciti, anche in fase istruttoria, ad avere un momento di approfondimento puntuale della riforma; gli auditi hanno avuto modo di esprimersi; i costituzionalisti hanno avuto modo di esprimersi su tutti gli aspetti della riforma in modo puntuale e devo dire che si è registrata un'ampia convergenza sul provvedimento sia nel metodo, sia nella ratio. Noi riteniamo che ridurre il numero dei parlamentari, con un Parlamento meno numeroso, oltre alla riduzione dei costi, che sicuramente in questo momento storico ha un valore simbolico molto importante - anche se non è trascurabile perché stiamo parlando di mezzo miliardo a legislatura - che è uno degli obiettivi, ma sicuramente non l'obiettivo principale della proposta, mediante l'approvazione di questa riforma…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

VITTORIA BALDINO (M5S). Crediamo che la riforma determini un miglioramento della qualità del lavoro del Parlamento, obiettivo, come dicevo, condiviso anche dagli illustri costituzionalisti di cui ci siamo avvalsi, che hanno parlato di maggiore funzionalità delle Camere, maggiore autorevolezza, maggiore prestigio e maggiore senso di responsabilità nell'esercizio del mandato e maggiore resilienza del Parlamento rispetto alle lobby. È chiaro, Presidente, che noi non possiamo e non vogliamo pensare che attraverso una sottrazione si possa risolvere il problema di una classe politica distante rispetto ai cittadini, ma riteniamo che invece sia importante che l'Aula dia comunque un input, perché non possiamo pensare di rimanere ciechi e sordi rispetto alle esigenze di un Paese; non possiamo non vedere che quasi mille parlamentari non sono riusciti ad intercettare i reali bisogni dei cittadini e non sono riusciti ad evitare l'irrimediabile distacco che si è creato rispetto ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, evidentemente, non è una questione di numeri. Andando ai numeri, quindi, cosa vogliamo fare con il provvedimento? Noi riduciamo di più del 30 per cento - di un terzo - il numero dei parlamentari, che in questa Camera passa da seicentotrenta a quattrocento, al Senato da trecentoquindici a duecento, per un totale di trecentoquarantacinque membri in meno rispetto alla riforma del 1963. Come è stato ricordato, non era la nostra Costituzione del 1948 nella formulazione originaria ad aver previsto questa attuale formulazione ma una successiva legge costituzionale del 1963. Però, mi chiedo e vi chiedo, come facciamo noi a dire quale sia il numero esatto di parlamentari? Come facciamo noi a dire che quella fosse la formulazione giusta? Come facciamo noi ad avere un parametro e quale può essere un parametro per valutare l'efficienza di un Parlamento? Ora, se vi piace, vi leggerò quello che è negli altri Paesi, anche nei più grandi di noi. Sapete quanti senatori ha l'America per ogni Stato? Due (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e noi facciamo di queste acrobazie…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi… colleghi… deputato Scalfarotto!

VITTORIA BALDINO (M5S). E noi pretendiamo di fare delle Assemblee serie che si reggano su questa base, ma accadrà ai legislatori, come per la nostra moneta, che più ne emettiamo e più ne diminuisce il valore: più aumenta il numero dei nostri legislatori e più essi diminuiranno di serietà e di prestigio. “Bisogna ridurre il numero dei deputati. Avremo così un'Assemblea più snella…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, li faccia parlare. …Avremo così un'Assemblea più snella, in cui tutti gli organi rappresentativi abbiano vigore ed una grande autorità (…) Dobbiamo tendere a fare della Camera dei deputati un'Assemblea nella quale la dignità, la cultura, se possibile, la sapienza siano immediatamente riconosciute dal Paese il giorno successivo alle elezioni…”. Questi sono i nostri padri costituenti e questo è uno stralcio del dibattito che si tenne il 19 settembre 1947 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in occasione della discussione sull'articolo 56 della Costituzione. Quindi, se non ci ritenete all'altezza - Presidente, mi rivolgo tramite lei ai colleghi del Partito Democratico -, se non ci ritenete all'altezza di modificare la nostra Costituzione, abbiate almeno l'umiltà di non disconoscere il dibattito serio che si tenne a quei tempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) quando fu pensata la nostra Costituzione e abbiate anche l'umiltà di interrogarvi sulle vostre responsabilità per la crisi della democrazia rappresentativa, e non ve lo dico soltanto da parlamentare, ma ve lo dico da cittadina e da ex vostra elettrice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle -Commenti).

Ad oggi, Presidente, l'Italia è al primo posto per numero di parlamentari eletti e al secondo posto per numero assoluto di parlamentari. Quindi qual è il metro di giudizio? Qual è il metro di giudizio che noi possiamo utilizzare per valutare l'efficienza del Parlamento?

Sicuramente l'unico metro di giudizio corretto è quello della valutazione che i cittadini danno al Parlamento e purtroppo, Presidente, non è positivo, e questo lo vediamo quando i cittadini vanno a scegliere chi deve riempirli questi seggi. Il 4 marzo ci fu il record di astensionismo: un terzo del nostro corpo elettorale ha deciso di non andare a votare perché evidentemente non crede più nell'efficienza di queste istituzioni. Allora, lo vogliamo dire che c'è un problema? Questa è la dimostrazione, Presidente, che un numero perfetto non esiste e noi non abbiamo la presunzione d'individuare un numero perfetto, ma crediamo…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, ma che modo è? Avete fatto i vostri interventi e adesso c'è l'intervento del MoVimento 5 Stelle. Prego.

VITTORIA BALDINO (M5S). Io voglio rassicurare i colleghi del Partito Democratico, perché nessuno più del MoVimento 5 Stelle è attento alle istanze dei territori, visto che sono preoccupati per la democrazia rappresentativa e per la rappresentatività, perché il MoVimento è nato proprio per questo.

Poi, sento parlare della rete come della causa della crisi della democrazia rappresentativa però, in realtà, noi la rete l'abbiamo utilizzata come strumento per veicolare partecipazione e democrazia. Noi siamo nati nelle piazze, nei banchetti e tra la gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), abbiamo raccolto il loro malcontento. Il cittadino è diventato istituzione, con il rispetto che l'istituzione merita e con il rispetto che noi dimostriamo, ogni giorno, con il nostro lavoro e con il nostro impegno non soltanto qui dentro, ma anche fuori. Noi abbiamo già cambiato il modo di fare politica e infatti dal 1963 a oggi il modo di comunicare e il modo di fare politica dobbiamo prendere atto del fatto che siano cambiati. Noi abbiamo preso parte a questo processo di cambiamento, ma non perché crediamo di essere migliori. Noi non crediamo di essere migliori e non vogliamo dei parlamentari che siano “migliori di”. Noi vogliamo dei parlamentari che siano “migliori per”, migliori per il nostro Paese, migliori per dare voce al nostro passato, migliori per il nostro futuro, migliori per i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, Presidente, quando questa esperienza si sarà conclusa e dopo che, magari, noi stessi avremo abbandonato queste Aule, perché proprio in virtù di questa legge, al posto di 220, ce ne saranno due terzi, questi saranno sicuramente degni, onorevoli e onorati di servire il proprio Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIA BALDINO (M5S). Quindi – mi avvio a conclusione –, noi siamo partiti da un presupposto, che è quello dell'ascolto e della volontà di colmare quella distanza tra istituzioni e cittadini che è il reale motivo della crisi della democrazia rappresentativa. È in questa direzione che vanno le nostre proposte di revisione della Costituzione, nell'ottica di un rafforzamento delle istituzioni, di un rafforzamento della Costituzione e della democrazia rappresentativa che, in sinergia con gli strumenti di democrazia diretta e partecipata, diminuisce il numero delle voci all'interno, ma dà più valore e più forza alle voci all'esterno. Perché, è vero, noi stiamo tagliando 345 poltrone, stiamo facendo uscire 345 membri da queste stanze, ma ci stiamo facendo entrare 60 milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ed è per questo, colleghi, Presidente, cittadini, che con orgoglio e commozione annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questa proposta e invito tutti a fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, tra poco la maggioranza festeggerà, fra cinque-dieci minuti, l'approvazione di questo provvedimento, sul quale io sono decisamente contrario perché nel prossimo Parlamento non ci sarà sufficiente rappresentanza delle minoranze dell'Alto Adige, non ci sarà una rappresentanza degli italiani all'estero, non ci sarà la rappresentanza dei nuovi partiti o formazioni politiche, come fu, a suo tempo, la Lega, quando entrò in Parlamento e come fu a suo tempo il Partito Radicale e, tra parentesi, viva Radio Radicale, chiusa la parentesi. E, allora, per tentare di perfezionare al meglio questo provvedimento…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). …vi invito a tagliare anche i Ministri e i sottosegretari del Governo in carica. Viva i pensionati, pensionati, all'attacco (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Oggi questa maggioranza di Governo, presa dalla frenesia di tagliare per far vedere ai cittadini di aver risparmiato sui costi della politica, senza fare una riflessione sulla qualità della democrazia, ha di fatto ucciso la rappresentanza parlamentare all'estero, riducendola a un gruppetto che si conta sulle punta delle dita e che non dà merito alla grandezza della comunità italiana nel mondo, ormai più di 5 milioni di cittadini italiani a tutti gli effetti che amano profondamente l'Italia e con gli stessi diritti di quelli che risiedono sul territorio nazionale. Che pensereste se una regione come il Lazio avesse solo sei deputati e quattro senatori a rappresentarla in Parlamento? Perché la circoscrizione estero conta tanti cittadini quanto la regione Lazio. Chissà che direbbe oggi il compianto Ministro Tremaglia, che tanto ha voluto il voto all'estero. Avete dimezzato i diritti di cittadinanza degli italiani all'estero, ma se ci sarà un referendum su questa riforma il voto all'estero sarà pieno e chiedo sin da oggi a quei 5 milioni di italiani di bocciarla.

Signor Presidente, non posso votare una legge che umilia gli italiani all'estero, una riforma che va contro lo spirito innovatore di inclusione degli italiani all'estero nelle dinamiche istituzionali della madrepatria che caratterizzò l'istituzione della circoscrizione estero.

Quindi, per queste ragioni non voterò a favore su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Fico. Io comincio ringraziando il mio gruppo parlamentare perché mi ha permesso liberamente di poter esprimere la mia voce in questo Parlamento per ben venticinque volte su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e trovo singolare che su 350 deputati di maggioranza non ce ne sia stato uno, Presidente, dico uno, che abbia espresso la stessa opinione mia, magari pensando privatamente questa cosa, ma che si sia vergognato in quest'Aula o gli sia stato in qualche misura impedito di poterla dire. Questo lo trovo molto singolare ed è un dibattito che lasceremo, anche lì, all'archivio di Radio Radicale, sulla cui sorte pende una spada di Damocle che la dice lunga sul clima democratico che stiamo vivendo in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Moltissimi voteranno a favore su questo provvedimento, che per un verso è scriteriato, cioè privo di criteri, e lo abbiamo dimostrato in un dibattito in cui non ci avete risposto un criterio degno di questo nome, e scellerato, scellerato perché baratta una bieca propaganda elettorale in cambio del senso delle istituzioni e della rappresentanza democratica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), tagliando fuori grossa parte di forze politiche che, sotto una certa percentuale, rischiano di non essere rappresentate semmai questo provvedimento dovesse essere approvato.

E lo dico, in particolare, anche agli amici della Lega: la ruota gira. In questo momento la Lega viene data al 30-35 per cento, ma c'era un momento in cui la Lega era in una percentuale in cui rischiava la rappresentanza e, per fortuna, c'è stato qualcuno che si è caricato, facendo le leggi elettorali, di quel problema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, la ruota gira; si può essere piccoli in alcuni momenti storici e grandi in altri momenti, ma la dignità e l'orgoglio della difesa delle istituzioni quelle sono cose che permangono trasversalmente.

Abbiamo ascoltato motivazioni assolutamente mediocri a difesa di questo provvedimento, non ultime quelle testé espresse dal MoVimento 5 Stelle. Mi permetto di ricordare, sia a chi questo provvedimento l'ha promosso sia a quelli che per opportunità o per opportunismo, molto spesso autolesionista e autoliquidatorio, lo voteranno, che la corsa a essere il più amato tra i rivoluzionari è uno sport molto pericoloso. Robespierre, detto “l'incorruttibile”, era il più amato dei rivoluzionari poco prima che gli tagliassero la testa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Anzitutto, desidero ringraziare il mio gruppo per avermi permesso, come sempre, di esprimere le mie opinioni anche in questa sede e anche in questa occasione.

Personalmente ritengo questo provvedimento un attacco alla Costituzione. Io ritengo che non sia un approccio umile e rispettoso attaccare la Costituzione a colpi di pallottoliere piuttosto che non attaccarla a colpi di diritto internazionale comparato strumentale.

Io credo che la Costituzione non è fatta di numeri perfetti, ma deve essere fatta da criteri perfetti.

President, jo pensi che la Costituzion je une robe differenta di noi. Jo pensi che la Costituzion je une robe più grande, pensi che dovaresin dûc rispetala e nó, nò lu stin fasint (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. No, non può …Deve parlare in italiano. Deve parlare in italiano! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-SI-10VM). Per esprimere il mio voto di astensione su questo provvedimento. Sono assolutamente d'accordo sul fatto che eventualmente il numero dei parlamentari dovesse essere rivisto. Quello che non mi trova d'accordo è quello che viene venduto dalla maggioranza, ossia il fatto che appunto con questi provvedimenti i cittadini entrino nelle istituzioni. I cittadini entrano nelle istituzioni ad esempio rivedendo prima la legge elettorale; perché non l'avete fatto prima? Dov'è la legge elettorale nuova? Non c'è nessuna legge elettorale nuova, c'è una legge elettorale che permette di presentare dei listini bloccati, voluti da chi comanda all'interno del partito, ma non permette ai cittadini di esprimere davvero chi vogliono. Quindi, se davvero volevate essere coerenti con questa volontà, prima di questo taglio di parlamentari, si rivedeva la legge elettorale e dopo eventualmente si rivedeva anche il numero dei parlamentari e si proponeva questa riforma. Nel dubbio, io preferisco astenermi, perché sinceramente diminuire il numero dei parlamentari e poi presentare la legge elettorale attuale lo trovo veramente uno sfregio alla democrazia e davvero alla volontà dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1585)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 1585: S. 214-515-805 - "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari" (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dovete abbassare i telefoni! È vietato fare foto in Aula! Silvestri! Ci sono altri colleghi che devono votare?

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge costituzionale n. 1172 (Deputati del MoVimento 5 Stelle scattano foto con i telefonini). Deputati, deputati! Questo verrà sanzionato! Questo verrà sanzionato. È inammissibile! (Proteste della deputata Serracchiani) Deputata Serracchiani, ci penso io, non ci pensa lei!

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 881 - D'iniziativa dei senatori: Perilli ed altri: Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (Approvata dal Senato) (A.C. 1616) (ore 15,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1616: Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 29 aprile si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1616)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, la componente politica Minoranze linguistiche del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto non previamente presentati in Commissione ed estranei rispetto al contenuto del provvedimento in esame, gli articoli aggiuntivi Speranza 2.050 e 2.051, che incidono, rispettivamente, sul numero delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali e sulla disciplina delle relative esenzioni.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1616)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Vorrei la sua attenzione. Riguardo a questo provvedimento sono da discutere sei emendamenti del gruppo del Partito Democratico e credo che siano venti in tutto. Ora, lei sa che la settimana prossima è una settimana nella quale iniziamo a votare già dalla giornata di lunedì - è una cosa eccezionale - e che oggi è prevista la chiusura alle ore 18. La maggioranza - rendo pubblica questa discussione, perché non c'è nessun segreto - ci fa sapere che qualora il voto finale - ne ho parlato anche col Ministro Fraccaro - di questo provvedimento - che non ha la stessa diciamo urgenza, visto che la pratica delle prime due letture camerali della riforma costituzionale è avviata (basta arrivare ai tre mesi) - non fosse arrivato entro le 18, noi andremo alla giornata di domani, perché non lo si vuole portare a lunedì. Signor Presidente, non c'è nessun tipo di ostruzionismo, nessuno - bisogna guardare con la lente di ingrandimento il numero di emendamenti -, non c'è nessuna urgenza materiale, quindi io mi rivolgo a lei perché con la maggioranza - però vorrei che lei ascoltasse me oltre che il collega Del Grosso - non c'è possibilità di dialogo su questo punto e le dico che considereremo un sopruso se per caso - non essendo stato effettuato il voto finale su questo provvedimento, che non è un provvedimento qualsiasi, lo voglio ricordare, perché è anch'esso un provvedimento molto delicato, che riguarda, in abbinamento alla riforma costituzionale, le modifiche alla legge elettorale - noi dovessimo essere chiamati a continuare le votazioni domani semplicemente perché qualcuno deve portare a casa, visto il ping-pong che si sta svolgendo al Governo, entro il fine settimana, questo provvedimento. Mi affido al suo senso di equilibrio, perché noi lo abbiamo già dimostrato ieri il senso di equilibrio; c'è un limite nel gestire leggi di cotanta importanza, semplicemente tirando dentro e fuori il carrellino del tempo di cui dispongono le opposizioni, perché le opposizioni hanno eventualmente sempre qualche modo democratico, nel rispetto delle istituzioni, per utilizzare tutti gli strumenti che esistono, se la si vuole mettere sul piano del braccio di ferro tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GIUSEPPE D'AMBROSIO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Allora, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti 1.2 Speranza, 1.53 Sisto e 1.60 Migliore. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti 1.3 Magi, 1.5 Gebhard, 1.52 Biancofiore, 1.7 Testamento e 1.8 Serracchiani.

PRESIDENTE. Il Governo?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

MASSIMO UNGARO (PD), Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti 1.2 Speranza, 1.53 Sisto e 1.60 Migliore. Mi astengo sull'emendamento 1.3 Magi. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.5 Gebhard. Mi astengo sull'emendamento 1.52 Biancofiore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 1.7 Testamento e parere favorevole sull'emendamento 1.8 Serracchiani.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.2 Speranza, 1.53 Sisto e 1.60 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Interverrei, signor Presidente, sull'emendamento. Grazie, signor Presidente. Noi abbiamo presentato pochi emendamenti anche perché, lo ricordo ai colleghi che non erano presenti alla discussione generale, questo provvedimento non è una nuova legge elettorale; è un tentativo - devo dire anche intelligente per un verso, e truffaldino dall'altro - di rendere praticabile un'immediata elezione anticipata nel caso in cui, dopo l'approvazione della riduzione del numero dei parlamentari, cioè il provvedimento che la Camera ha appena approvato, si dovessero sciogliere le Camere. Cioè, l'obiezione che è stata posta in altre occasioni è che un intervento di quella natura, non associato ad una nuova legge elettorale, avrebbe prodotto un vuoto.

Dopodiché, però, lo ribadisco qui, questo non è un provvedimento - come ha detto il relatore, presentandolo - neutrale. Io su questo chiederei un minimo di attenzione, giusto per sapere cosa stiamo votando. Non c'è neutralità, perché è vero che si trasforma di fatto, ad esempio, il numero dei collegi uninominali dell'attuale legislazione elettorale vigente, cioè del Rosatellum, da 231 in una frazione, però il risultato che viene prodotto dal combinato disposto della riduzione del numero dei parlamentari e di questo tipo di impostazione produce gli effetti che ho provato a ricordare in occasione della discussione degli emendamenti di ieri; cioè, la riduzione di questi numeri, applicati al Rosatellum, perché noi di fatto stiamo in qualche modo intervenendo sul cosiddetto Rosatellum… il Rosatellum aveva, a mio giudizio e a nostro giudizio, già dei problemi in natura e questi problemi sono amplificati dalla riduzione del numero. Faccio un esempio, così ci intendiamo: il Rosatellum è costruito sull'idea del collegio uninominale e su collegi plurinominali, collegi plurinominali che sono la somma, come voi sapete, di diversi collegi uninominali. È ovvio che se io altero i numeri e riduco, soprattutto al Senato, produco sostanzialmente dei mostri, cioè produco dei collegi uninominali che diventano, come ricordavo ieri, da oltre 800 mila abitanti, arrivando fino ad avere un unico collegio uninominale sul Friuli-Venezia Giulia da 1 milione 220 mila abitanti e per l'Abruzzo da 1 milione 307 mila.

Quindi non c'è neutralità, perché noi stravolgiamo il concetto di collegio. Il collegio è un'area geografica, entro cui si determina la competizione elettorale, che nei sistemi elettorali viene determinato in funzione di avvicinare il più possibile l'elettore all'eletto. Ricordo che noi, fino al 1992, abbiamo votato su un sistema al Senato, per esempio, che era un sistema sostanzialmente proporzionale, ma con collegi uninominali di partito, e quindi era facilmente identificabile, così come nel Mattarellum c'erano due terzi di eletti in collegi uninominali e il resto con un sistema di recupero proporzionale. Qui stiamo dilatando i collegi fino a farli diventare delle circoscrizioni; cioè, detto in altri termini, questa legge non solo non è neutra, ma di fatto finisce per accentuare i difetti dell'attuale legislazione.

E aggiungo, nel poco tempo che mi rimane, un'altra riflessione. La riflessione è che, già che si interveniva di fatto sul Rosatellum, perché è ciò che questa proposta di legge propone, si poteva provare ad intervenire su quelli che si sono rivelati dei bachi del sistema. Io chiudo domandando a voi se qualcuno sia consapevole, per esempio, che, in questo momento, il Senato della Repubblica non è a 315 membri come prevede la Costituzione, ma soltanto a 314, perché in Sicilia non è stato possibile attribuire tutti i seggi elettivi. Ecco, mi sarei aspettato che intervenendo sul Rosatellum, per esempio, ci fosse un intervento per evitare che questo possa riaccadere. Quindi noi siamo, con l'emendamento soppressivo, sostanzialmente, per non andare avanti nella discussione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Riprendo alcuni argomenti del collega Fornaro. Questo non è un provvedimento tecnico, è un provvedimento assolutamente politico e sostanziale, perché cosa fa? Trasforma i numeri assoluti della legge elettorale con delle frazioni e, quindi, permette che, con la riforma costituzionale che ha appena approvato quest'Aula pochi minuti fa, insieme a questo provvedimento si potrà andare ad elezioni, una volta che la riforma costituzionale entrerà in vigore. Quindi è una pistola carica, pronta ad essere usata.

Si riduce drasticamente il numero dei parlamentari con la riforma che abbiamo appena varato; con questa legge si creano dei collegi giganteschi, enormi, e ridefinendo dei collegi enormi si rende nullo il legame tra elettori ed eletti, incidendo fatalmente sulla rappresentatività dei parlamentari. Allora, è lecito chiedersi a cosa servono i collegi uninominali soprattutto, perché i collegi uninominali hanno un senso, se permettono di ridurre la distanza tra parlamentari e territorio. Io li conosco perché prendo l'esempio da un Paese che conosco molto bene, il Regno Unito, un Paese costituito da collegi uninominali ma molto piccoli territorialmente. Ovviamente, cosa succede, poi, creando questi enormi collegi? Si minaccia il diritto alla rappresentanza delle minoranze, specie nel Friuli-Venezia Giulia, lo dicevano i colleghi del provvedimento prima, sarà molto difficile garantire l'accesso alle elezioni dei seggi della minoranza linguistica slovena, quando, secondo i calcoli, a seguito di questa riforma, ci sarà un unico collegio uninominale, specie per il Senato, nel Friuli-Venezia Giulia; o una questione simile anche nell'Alto Adige. Per non parlare, ovviamente, della questione degli italiani all'estero, dove viene drasticamente ridotta la loro rappresentanza parlamentare, creando dei collegi planetari.

Si attua un grave attentato anche al pluralismo politico, perché rendiamoci conto che la ridefinizione dei collegi comporterà un forte innalzamento della soglia implicita di sbarramento, in alcune regioni anche oltre il 20 per cento, ben oltre il 10 per cento della Turchia di Erdogan, e questo avverrà a scapito del pluralismo e dei partiti piccoli. Quindi, guardo i miei colleghi dei partiti più piccoli, guardando le tabelle fatte dal centro studi: in alcune regioni, al Senato, per esempio al Friuli, passiamo da 7 senatori a 4 senatori, una riduzione del 43 per cento; in Umbria, da 7 senatori a 3 senatori, quindi il quarto partito in Umbria al Senato non verrà eletto, non avrà un senatore; stessa cosa in Basilicata, dove i senatori da 7 vengono ridotti a 3, il quarto partito in Basilicata non eleggerà un senatore; una riduzione del 57 per cento degli eletti, io queste cose le voglio ricordare ai miei colleghi.

E poi c'è un grande paradosso del MoVimento 5 stelle, con questo provvedimento: nei Paesi occidentali si pone da tempo la questione della crisi della democrazia liberale. Nella storia viene ciclicamente il bisogno di voler semplificare il processo legislativo, tagliando i costi della politica, tagliando i parlamentari, semplificando le procedure. E quindi, il MoVimento 5 Stelle si è posto come imperativo quello di avvicinare il popolo alle istituzioni, ma con questo provvedimento - facendo sì che ogni parlamentare che oggi rappresenta alla Camera 96 mila cittadini e ne rappresenterà oltre 150 mila con la riforma, o meglio ancora al Senato arriverà a rappresentarne 800 mila nei seggi uninominali - si allontana la distanza tra le istituzioni e il popolo, non si riduce. Questo è il paradosso di questo provvedimento. Ogni articolo di questa legge è un chiodo nella bara della democrazia di questo Paese, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, per rafforzare quanto già dichiarato dal mio collega Ungaro e anche dal collega Fornaro, perché con questa legge non andiamo semplicemente a compiere un adeguamento della legge elettorale, ma andiamo veramente a scardinare uno dei principi fondamentali di una democrazia rappresentativa, che è il rapporto tra eletto ed elettori. Quando si vanno a creare collegi uninominali di oltre 400 mila persone, quasi 800 mila persone al Senato, 400 mila alla Camera, è evidente che nessuno degli eletti in quest'Aula e nell'altra Aula del Parlamento avrà la possibilità di essere veramente rappresentativo di quel territorio: non solo per la vastità della popolazione che dovrà rappresentare, ma anche per la non contiguità e la non omogeneità del territorio stesso, perché per mettere insieme fette di popolazione così ampie si dovranno mettere insieme anche comuni che tra loro non hanno alcuna attinenza. Per cui con questo emendamento soppressivo, e con i pochi emendamenti che abbiamo presentato, stiamo cercando di aiutare la maggioranza ad evitare uno scempio della rappresentatività di questo Parlamento, e anche della rappresentatività delle forze politiche, che è un altro dei vulnus di questa legge, di cui parleremo nei prossimi emendamenti.

PRESIDENTE. Vi riporto che il gruppo del Partito Democratico ha richiesto il voto segreto su tutti gli emendamenti, gli articoli e il voto finale, e questa richiesta è accolta.

Passiamo ai voti.

Avverto dunque che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.2 Speranza, 1.53 Sisto, 1.60 Migliore, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Magi, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Gebhard.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Questo emendamento prevede di istituire, anzi di confermare nell'ambito delle due province autonome di Trento e Bolzano tre collegi uninominali al posto dei due che sono previsti nella versione attuale, ove dovesse passare la riforma costituzionale di riduzione dei parlamentari. Ieri abbiamo sentito parlare di gabbie etniche, oggi le stiamo costruendo. Con due collegi uninominali nella provincia di Bolzano viene demolito definitivamente un equilibrio faticosamente raggiunto, un equilibrio garantista che garantisce la rappresentazione dei gruppi linguistici in chiave proporzionale: con due collegi uninominali, a prescindere dall'esito delle elezioni, un gruppo linguistico comunque sarà sovrarappresentato, per cui non esisterà mai più un'adeguata ed equa rappresentanza dei gruppi etnici.

Non è chiara la ratio legis di questo provvedimento, ma è molto chiara l'occasio legis: l'occasio è quella di salvare la poltrona all'attuale Ministro o a chi sarà il suo successore, perché solo con tre deputati eletti in chiave proporzionale sappiamo, facendo le verifiche, che il MoVimento 5 Stelle riuscirà ad avere un eletto, come deputato, nella regione. Questa è la vera intenzione, mentre viene calpestato il diritto e l'interesse a garantire un'equa rappresentazione di tutti i gruppi etnici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, questo emendamento e la discussione di questo emendamento sono la plastica rappresentazione di quanto abbiamo, ahimè inutilmente, tentato di spiegare durante le votazioni degli emendamenti della riforma costituzionale da poco approvata, con un voto politicamente largamente inferiore rispetto alla maggioranza. Ricordo che la maggioranza in quest'Aula ha 342 parlamentari che hanno votato la prima fiducia del Governo Conte, abbiamo registrato 310 voti favorevoli a questa epocale riforma; col che all'interno di questi 310 sono contemplati anche diversi esponenti delle opposizioni di destra: è di tutta evidenza che i primi a non credere al senso epocale della trasformazione di cui stiamo parlando sono i rappresentanti della maggioranza. Ma tant'è.

Dicevo, questa sedicente riforma secolare comincia già a manifestare la propria incongruenza alla prima occasione nella quale viene chiamata a doversi confrontare con la realtà. Io vorrei che venisse tenuta in grande attenzione la dichiarazione che ha fatto il collega Schullian, il quale ha posto due questioni: la prima, che questa riforma elettorale e questa legge elettorale che ci volete fare approvare di gran carriera, perché volete andare coi vostri palloncini gialli in giro per le piazze a dire che avete finalmente tagliato la casta, stanno rompendo un patto di coesistenza pacifica all'interno di una delle realtà territoriali più delicate del nostro Paese. È questo che è stato detto in quest'Aula, e questo tema viene affrontato con una leggerezza incredibile.

Ma la seconda questione, che abbiamo appreso dalla dichiarazione del rappresentante della Südtiroler Volkspartei è che questa motivazione risiede nel fatto che questa operazione è finalizzata a garantire l'elezione del Ministro Fraccaro che, casualmente, viene eletto in quel contesto territoriale e, quindi, andando a modificare questa legge elettorale si metterebbe in discussione, perché, guarda un po', verrebbe introdotta, in quella realtà territoriale, quella soglia che voi avete introdotto in altre regioni, Ministro Fraccaro. Lei si sta mettendo al riparo da una norma i cui effetti lei ha imposto alla Liguria, al Molise, alla Basilicata, alle Marche, al Friuli! Come definirla questa cosa? In un modo molto semplice, che voi definivate come norme ad personam, quando, in questo contesto, si facevano altre riforme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, allora, se è falso quello che sto dicendo, facendo la chiosa all'intervento del collega, si alzi, smentisca, ci dica che non è così! Abbia il coraggio di assumersi fino in fondo le responsabilità connesse al suo ufficio e non si barrichi dietro ad un silenzio che non è null'altro che la riprova di quanto in quest'Aula è stato denunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto contrario di Forza Italia a questo emendamento, spiego che non è proprio precisamente come diceva il collega del PD che mi ha preceduto. La Südtiroler Volkspartei vuole questo emendamento in barba, diciamo così, proprio a quelle che sono le minoranze sul territorio, perché, vedete, questi collegi furono disegnati proprio dall'allora Presidente Ciampi, che non era sospetto di amicizia nei nostri confronti, per garantire, proprio con la legge 30 dicembre 1991 n. 422, che i collegi di Bolzano Bassa Atesina e Bolzano Laives fossero assegnati alla comunità italiana. Poi la Südtiroler Volkspartei, cercandosi, come al solito, il partner più conveniente del momento, lo dicevo ieri, appunto, ricordando la canzone di Cocciante, “Bella e maledetta”, sostanzialmente, in quel momento è riuscita ad aggirare politicamente e, per carità, lecitamente, il disegno di quei collegi che andavano proprio a salvaguardare le prerogative della minoranza italiana.

Ora se si introducesse questo emendamento così come voluto dai colleghi, lecitamente, ribadisco, è chiaro, loro fanno la loro politica e la fanno benissimo, devo ricordare che è il Parlamento italiano che da cinquant'anni viene tenuto sotto scacco da un partito della minoranza linguistica con lo 0,40 per cento, paradossalmente a causa dello stesso Parlamento italiano, il quale fa le leggi per garantire a loro i posti, a discapito dei parlamentari italiani e degli altri partiti di tutto l'arco costituzionale e poi ci si lamenta se a ogni finanziaria sono determinanti, se a ogni nuovo Governo sono determinanti; non è colpa loro, loro sono bravissimi, la colpa è di tutti noi che sediamo in questo Parlamento, rappresentando cittadini italiani e, io in particolare, la minoranza italiana che esiste all'interno dei confini italiani.

Quindi, quello che serve nella mia terra non è la delimitazione dei collegi, ma quello che già avviene per le elezioni provinciali e che già è avvenuto nella scorsa legislatura, cioè l'elezione con il proporzionale e di questo, poi, parleremo nell'altro emendamento, perché, appunto, il mio fa seguito proprio a questa specificazione.

La realtà del Trentino Alto Adige Südtirol, purtroppo, amici, nonostante io mi sgoli da dieci anni in questo Parlamento, non è conosciuta; quando il collega Schullian parla di gabbie etniche, voi dovete sapere che chi le costruisce sono quelli che hanno messo sulla RAI la messa in sola lingua tedesca, dimenticandosi dell'italiano e del ladino, che è la lingua dell'altra comunità italiana, sono quelli che hanno tolto la bandiera italiana a Brennero, non l'abbiamo tolta noi quella della provincia autonoma di Bolzano o quella dell'Europa (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sono quelli che hanno montato la bandiera austriaca a Velturno, un Paese italiano, dentro i confini italiani (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Smettiamola con le falsità, in questo Parlamento, smettiamola e prendiamo atto delle verità! Se i Parlamenti e i Governi vengono tenuti in scacco da alcuni micro partiti politici, anche in questo caso importanti, perché rappresentanti delle minoranze, lo dobbiamo soltanto alle nostre nefandezze, alle nefandezze di queste Aule (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto, così come richiesto anche dal gruppo Misto e dal gruppo LeU; richiesta che viene accettata.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Gebhard, con parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.52 Biancofiore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Presidente, non posso che ribadire quello che ho detto prima, questo emendamento vuole sottolineare che per rappresentare tutte le comunità linguistiche presenti in Alto Adige, nell'Alto Adige Südtirol, che, sottolineo, sono così elencate o, meglio, enumerate: 69 per cento gruppo linguistico tedesco, 23 per cento gruppo linguistico italiano e 5 per cento gruppo linguistico ladino, circa, questo significa che appunto la maggioranza ce l'hanno i partiti della minoranza tedesca nazionale che, però, è maggioranza sul territorio dell'Alto Adige, l'unico modo per rappresentare - anche in base alla misura 111 del pacchetto di leggi sull'Alto Adige che è un Trattato internazionale - tutte le comunità, veramente, senza impedire, senza imbavagliare le opposizioni, soprattutto le opposizioni di lingua italiana, è quello di assumere, come il ministro Fraccaro sa bene, proprio perché viene dalla mia terra, un sistema proporzionale. Chi urla contro il sistema proporzionale, come è stato fatto nella scorsa legislatura, facendo fare harakiri al PD, perché altrimenti oggi avremmo un altro testo di legge che si chiamerebbe “tedescum”, paradossalmente, sottolineo “paradossalmente” agli amici del PD, appunto, ha fatto credere che col proporzionale la SVP o altri partiti della minoranza tedesca non sarebbero stati eletti. Peccato che eravamo stati eletti tutti col sistema proporzionale nella scorsa legislatura, compresi ovviamente gli esponenti della Südtiroler Volkspartei.

Quindi, l'unico metodo per fare eleggere veramente tutti i rappresentanti in base alla consistenza etnico-linguistica dell'Alto Adige è quello di assumere un metodo proporzionale, che non toglie niente a nessuno, perché io, qui, sono a favore di tutte le minoranze linguistiche, di tutte le minoranze linguistiche, con il paradosso che siamo la vera minoranza linguistica, in territorio italiano, con un'autonomia fortissima come quella dell'Alto Adige, nel reticolato giuridico del quale è pressoché impossibile ormai per lo Stato intervenire, perché stiamo parlando sempre di norme di rango costituzionale, e questo lo dico per gli autonomisti ad oltranza, attenzione a statuti d'autonomia troppo forti nei quali poi lo Stato non può mettere mano, perché, vedete, quando una minoranza diventa maggioranza, e faccio riferimento anche magari a comunità islamiche, poi, può succedere di tutto, fatevela questa domanda.

Infatti vi sono situazioni e territori magari molto piccoli, dove una minoranza può diventare maggioranza, esattamente come è accaduto all'interno dei confini del Trentino Alto Adige, dell'Alto Adige in particolar modo.

Questo perché chi ci ha preceduto, chi è stato al Governo precedentemente, un convitato di pietra che oggi non è in quest'Aula e quindi non amo citare, ha ben pensato di distruggere lo statuto d'autonomia del Trentino Alto Adige così voluto da De Gasperi - mente illuminata che aveva dato l'autonomia alla regione - e di “splittarla” sulle due province, creando ovviamente dei territori molto piccoli. E con le piccole patrie - lo dico visto che siamo sotto elezioni europee -, amici cari, non andiamo lontano, con i nazionalismi reali e spinti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, non solo confermo, anche in questo caso, la richiesta di sottoscrivere questo emendamento, ma ripeto in quattro parole quello che già ho detto su questo argomento ieri su simili emendamenti che hanno ridotto la possibilità di rappresentanza italiana di chi abita nella circoscrizione di Bolzano-Laives: quando avevo 21 anni, sono stato di guardia alla ferrovia che da Bolzano sale verso l'Austria, perché c'erano bombe che scoppiavano di qua e di là perché c'erano gli indipendentisti del Sudtirolo. Facciamo attenzione, perché se lasciamo soli e indifesi gli italiani di Bolzano, che si trovano circondati da sud tirolesi di lingua tedesca, rischiamo di rinfocolare quella brace che sicuramente cova ancora sotto le ceneri. Quindi, sono favorevole a questo emendamento per questi motivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che sull'emendamento 1.52 Biancofiore anche Forza Italia ha richiesto il voto segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Biancofiore, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e si astiene il relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Testamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento 1.7, della collega Testamento, e sottolineare la mia forte preoccupazione qualora questo emendamento non dovesse essere accolto, perché il nostro Molise sarebbe ulteriormente colpito dalla trasformazione della regione in un unico collegio, ovviamente questo a forte discapito della provincia di Isernia, ma sarebbe un grave danno per tutta la regione, che sarebbe ridotta nella sua rappresentatività politica oltre che territoriale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Testamento. Ne ha facoltà.

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Presidente, colleghi, Ministro, intervengo brevemente per illustrare l'emendamento che ho presentato. Innanzitutto ci tengo a premettere che la riduzione del numero dei parlamentari e quindi dei costi della politica è uno dei cavalli di battaglia del MoVimento 5 Stelle che io condivido pienamente, però consentitemi di esprimere le mie preoccupazioni per la mia regione, il Molise, in modo particolare per la provincia di Isernia, perché i collegi uninominali, con questo atto Camera, si riducono da 2 a 1.

La previsione di un unico collegio uninominale penalizzerà la provincia di Isernia. È una decisione che riduce la rappresentanza di un territorio in cui le emergenze sono tante e complesse: l'inquinamento ambientale, soprattutto nella Piana di Venafro, che martoriata da inceneritori e discariche pronte ad accogliere i rifiuti di altre regioni è diventata la pattumiera d'Italia (non lo dico io, ma gli ultimi dati); le problematiche per anni ignorate dai partiti e adesso finalmente oggetto di adeguata attenzione da parte di questo Governo. Inoltre, è di pochi giorni fa la diffusione degli ultimi dati riguardanti le morti sul lavoro, con Isernia che occupa il non invidiabile secondo posto a livello nazionale, anche a causa della sudditanza con la quale molti molisani sono costretti ad accettare lavori irregolari e ad alto tasso di insicurezza per poter vivere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Dillo a Di Maio!

PRESIDENTE. Collega, D'Alessandro!

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Alla luce di quanto esposto, con questo mio emendamento invito i rappresentanti del Governo a valutare la questione appena esposta, questione che, se teniamo in considerazione quanto accaduto in Senato all'atto Camera 1585, acquista i contorni di una vera e propria anomalia, perché attualmente, esaminando attentamente le tabelle allegate all'atto Camera 1616, risulta che il Molise è l'unica regione a statuto ordinario che, nonostante la differente composizione numerica dei due rami del Parlamento, avrà in entrambi i rami del Parlamento lo stesso numero di rappresentanti: due alla Camera e due al Senato. Allora, solo conoscendo la realtà del Molise come la viviamo noi molisani, è possibile comprendere le ragioni del mio emendamento, perché la regione Molise non è affatto un'isola felice, è una piccola regione con tutte le problematiche delle grandi regioni del Sud, e un problema non è meno grave se riguarda mille persone invece che 10 mila, ma merita di essere risolto.

Tra i due territori, che fanno capo a Isernia e Campobasso, ci sono molte differenze, che vengono dal passato, e la mia preoccupazione è che, con un unico collegio sia per il Senato che per la Camera, al Molise non sia garantita un'adeguata rappresentatività. Il Molise non ha una popolazione molto elevata, è vero, ma non perché sia caratterizzata dalla presenza di zone desertiche o ghiacciai perenni, ma perché la politica, nel corso degli anni, non è mai riuscita a risolvere i problemi del territorio e a svilupparne l'economia: non ha mai dato risposte adeguate ai cittadini, costringendoli ad andar via. Senza questa emigrazione verso le città del Nord e verso i Paesi stranieri non assisteremmo oggi ad un continuo spopolamento. Invito pertanto il Governo, il relatore e l'Aula a valutare le ragioni da me appena esposte e a dare parere favorevole all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, intervengo innanzitutto per sottoscrivere questo emendamento, che svela la caratteristica della riforma di cui stiamo parlando. Cioè, siamo alla riforma NIMBY: not in my back yard! Dopo la salvaguardia del Ministro Fraccaro, ora, giustamente, c'è una collega di una regione che viene penalizzata, come effetto di quello che ha appena votato, che chiede di essere sottratta rispetto agli effetti della norma che loro hanno votato. È di tutta evidenza che, se noi sdoganiamo l'idea che vi possa essere una rappresentanza à la carte in funzione dei pesi politici, delle occasioni e delle caratteristiche territoriali, è la fine della democrazia rappresentativa, torniamo direttamente nel Medioevo, saltando direttamente anche la stagione dei lumi.

Però, signor Presidente, c'è un dato politico, perché la collega che ha appena parlato, per le questioni che lei ha sollevato, conferma letteralmente quanto noi avevamo sostenuto nei nostri emendamenti, cioè il fatto che questa riforma elettorale, che si vuole trasfondere di corsa all'interno della legge elettorale, crea un'Italia di serie A e un'Italia di serie B, e mette sostanzialmente fuori dal perimetro della rappresentanza milioni di italiani che hanno solo un grave neo, cioè il fatto di non essere concentrati in aree urbane e di non fare parte di regioni densamente popolate. I cittadini, cioè, che abitano in territori rurali, con una scarsa densità abitativa, rarefatta dal punto di vista della concentrazione non solo sono tradizionalmente penalizzati perché vivono distanti dai luoghi di erogazione dei servizi, dalle università, dagli ospedali, dai centri fondamentali ma adesso non hanno più neppure lo spazio di rappresentanza. Avevamo provato a spiegarlo, evidentemente non ne siamo stati capaci ma la riprova è esattamente questa. Pertanto noi voteremo favorevolmente all'emendamento in esame ma con la consapevolezza che il problema non lo si risolve con singoli emendamenti in funzione della rappresentanza territoriale di questo o di quell'altro esponente. L'emendamento fa emergere una questione di sistema alla base di questa impostazione che indurrebbe nella maggioranza e - parlo in generale - in tutti i colleghi un attimo di resipiscenza e un soprassalto di responsabilizzazione, perché noi, correndo in questo modo, possiamo arrivare alla fine dell'anno e avere caricato la pistola fumante e poi si può andare alle elezioni con questa norma e quindi dall'anno prossimo ci possono essere dai 10 ai 15 milioni di italiani che qui dentro non saranno più rappresentati. Non è un motivo questo per fermarsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Stiamo cercando di recuperare con l'emendamento, come spiegava il collega Borghi, una strozzatura che dipende dal provvedimento dei numeri costituzionali. Vi abbiamo proposto una serie di emendamenti sulla proposta di legge costituzionale a tutela delle minoranze linguistiche e delle minoranze politiche. Il collega Fornaro ha cercato disperatamente di spiegare che, in un Senato eletto a base regionale e non nazionale, si vengono a creare soglie a volte mostruose di sbarramento in metà delle regioni italiane. Ora noi siamo coerenti con noi stessi perché abbiamo presentato e votato quegli emendamenti; mi sembra che da parte della maggioranza si debba tenere presente che, quando li proponevamo, proponevamo una cosa molto seria che avrebbe risolto alla radice le cause del problema che stiamo affrontando. Per di più quella in esame è veramente una proposta di legge da eccesso di zelo perché stiamo facendo una legge per l'applicazione di una riforma costituzionale che avrà bisogno comunque di altri mesi. C'era proprio bisogno di fare questa forzatura ulteriore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

MASSIMO UNGARO, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO, Relatore di minoranza. Presidente, modifico il parere sull'emendamento 1.7 Testamento: il parere ora è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie. Qui non è una questione - mi rivolgo, tramite lei, al collega Ceccanti - di coerenza rispetto al provvedimento. Siamo in grado con l'emendamento in esame di incidere sulla legge elettorale perché di fatto, anche se di questo voi non vi rendete conto e comunque la proposta di legge in esame influenza in modo determinante la legge elettorale e la snatura completamente, ma almeno, visto che tanto poi la volete votare, abbiate la compiacenza ma anche la sensibilità di comprendere che, nella Carta costituzionale, la democrazia parlamentare nasce anche, riducendo i parlamentari, dalla possibilità di consentire che la rappresentanza rimanga invariata, quantomeno e soprattutto per le regioni e i contesti e le circoscrizioni elettorali più piccole. Questo mi sembra di tutta evidenza, come è stato prima evidenziato per il Friuli Venezia Giulia, per il Trentino-Alto Adige e a questo punto per il Molise. Fa parte di un principio non inespresso ma espresso ancorché non nel testo cartaceo dalla riforma costituzionale, della vostra revisione costituzionale, quel principio che è coevo ed è connaturato alla democrazia parlamentare e quindi non potete non tenere presente che almeno in sede di legge elettorale si mantenga tale capacità e potenzialità rappresentativa anche per una regione come il Molise. Mi pare evidente soprattutto per le considerazioni molto serene che faceva la collega dei Cinque Stelle, anche se qualcuno ha tentato di interromperla: vuol dire che anche nei Cinque Stelle c'è qualcuno che ragiona con la testa sua per fortuna, non tutti insieme. È un bel segno, avete dato un bel segnale di indipendenza anche da parte di un parlamentare: seguite quella proposta perché è una proposta di buonsenso. Come sa benissimo sicuramente il relatore e il presidente della Commissione affari costituzionali e mi rivolgo anche al Ministro Fraccaro, consentire tale rappresentanza è chiaro che è un'espressione naturale della norma costituzionale e del principio democratico parlamentare. È un'espressione naturale, è un'espressione quasi obbligata da parte del legislatore in questa veste, non più costituzionale ma di legislatore ordinario, far fronte a tale esigenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Testamento, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Ci riprovo o, meglio, provo rispetto alle cose che ho già detto ieri a far riflettere il Ministro Fraccaro e, perché no, anche una parte della maggioranza. In realtà avrei veramente gradito un intervento, anche soltanto un intervento dell'onorevole Corneli, per spiegare perché in alcune regioni facciamo questo tipo di modifica e perché in alcune regioni abbiamo collegi così grandi e perché in alcune regioni che hanno una storia e anche una cultura e una provenienza particolare. Penso alle regioni di confine: l'abbiamo già detto, il Friuli Venezia Giulia, non cito il Trentino-Alto Adige perché effettivamente ha una disciplina diversa, più favorevole. E a questo proposito, per suo tramite, Presidente, sarei per adottare il Ministro Fraccaro chissà che magari prossimamente non cambiamo i collegi del Friuli Venezia Giulia: se viene a candidarsi lì abbiamo maggiori speranze che se continua a farlo in Trentino-Alto Adige (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, da questo punto di vista, vorrei che almeno lui o chi per lui ci spieghi perché si interviene in queste regioni che hanno questa particolarità. Lo ricordo, nel 1963, la regione Friuli Venezia Giulia diviene una regione a statuto speciale per tutta una serie di motivi legati a quel confine ma anche perché la presenza forte, strutturale di minoranze linguistiche fa sì che debba esserci un riconoscimento, debba esserci la capacità che quel riconoscimento sia frutto anche di un lavoro istituzionale. Nascono delle leggi, ci sono leggi che tutelano le minoranze linguistiche, c'è appunto uno statuto che ricordavo prima. Ci sono accordi internazionali: io non so, Ministro Fraccaro, se lei ha mai sentito parlare del Trattato di Osimo oppure se lei ha mai sentito parlare delle convenzioni internazionali che lì sono state importanti, ad esempio il Memorandum di Londra: ne ha mai sentito parlare? Allora legga di che cosa stiamo parlando; si informi, studi, comprenda che questo è un intervento travolgente perché non soltanto riduce il numero dei parlamentari. E, guardi, ieri non ho avuto il piacere di avere un confronto con nessuno di voi e me ne dispiaccio. Dopo però ci sono stati comunicati di esistenza in vita: visto che non si parla qua, lo si fa tramite la stampa.

In questi comunicati di esistenza in vita si diceva: “L'onorevole Serracchiani vuole soltanto difendere le poltrone”. Per me parla la mia storia, perché io ho appoggiato la riduzione dei consiglieri regionali del Friuli-Venezia Giulia da 62 a 49 e perché posso dire che c'è una sola regione in Italia che ha eliminato le province, province che voi volete rimettere e con l'elezione diretta. Quindi, le poltrone siete voi che volete rimetterle, non noi che stiamo da quest'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che abbiamo pensato di riformare e rendere più efficiente questo Parlamento e anche le nostre istituzioni repubblicane. Quindi, non parliamo di poltrone, parliamo di riconoscimenti delle minoranze linguistiche, della storia di pezzi del nostro Paese che non stiamo certamente aiutando a tenere insieme, ma che stiamo frammentando, ancora una volta, e che stiamo, ancora una volta, trascurando nella sua storia millenaria e nella delicatezza dei rapporti di alcuni confini.

Quindi, io torno a chiedere l'attenzione del Ministro Fraccaro su quello che è un emendamento che ho presentato affinché almeno si tenga conto delle leggi vigenti. C'è una legge, la n. 38 del 2001, che riguarda le minoranze linguistiche. E, allora, abbiamo chiesto che in questa legge elettorale si possa tener conto del fatto che ci sia un riconoscimento, all'interno delle liste rappresentative delle minoranze linguistiche, di quelle minoranze che riescono a raggiungere almeno l'1 per cento del totale dei voti validi nell'ambito territoriale. Non è una richiesta che stravolge il contenuto di questa norma di legge, non è una richiesta che travolge o modifica l'impianto che avete inteso dare e che noi, ovviamente, non appoggiamo, però fa giustizia e soprattutto significa fatti, perché mentre noi qui ci disinteressiamo totalmente della presenza delle minoranze linguistiche e del loro riconoscimento c'è qualcuno che in Friuli-Venezia Giulia addirittura promette il seggio garantito: si chiama Massimiliano Fedriga, è il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia e dovrà spiegare perché non avviene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Novelli. Ne ha facoltà. Deputata Comaroli! Colleghi, andiamo avanti! Prego, deputato Novelli.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Due considerazioni: l'emendamento dell'onorevole Serracchiani dovrebbe servire per aprire un tema che è legato a quanto ha già illustrato l'onorevole Serracchiani e che riguarda nello specifico la regione Friuli-Venezia Giulia, perché nel suo statuto sono presenti - e, quindi, è norma costituzionale - tre minoranze che sono sì quella slovena, che gode di trattati internazionali e di una norma nazionale, ma con pari dignità - e, purtroppo, non c'è pari dignità - anche la minoranza tedesca e la minoranza friulana.

Allora, questo Parlamento ha il compito di rendere omogenei e uguali i diritti, i diritti di tutte le minoranze. Non si può viaggiare con delle accelerazioni che provocano poi un rallentamento rispetto ai diritti delle altre minoranze presenti. Quindi, questo Parlamento ha il diritto-dovere di parlare delle minoranze, ha il diritto di non uccidere le rappresentanze delle minoranze, perché questo è un omicidio politico, ma ha anche il dovere di dare pari dignità a tutte le minoranze presenti nella regione Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, chiedo all'onorevole Serracchiani di poter sottoscrivere questo emendamento. Ricordo a tutti noi che facciamo parte dell'Unione europea e dell'Unione europea fa parte anche la Slovenia, come sappiamo tutti, e il minimo che possiamo fare per tenere un rapporto di vicinanza dignitoso è quello di non cancellare la possibilità alla comunità di lingua slovena del Friuli-Venezia Giulia di avere una propria rappresentanza nel nostro Parlamento, e non parlo di certo perché in Slovenia il Partito Pensionati ha raggiunto il 10 per cento dei voti e ci sono due o tre ministri del Partito Pensionati che è diretto da Karl – si chiama Carlo, come me – Erjavec.

Quindi, invito tutti quanti a riflettere sull'importanza del buon vicinato con gli Stati che confinano con l'Italia e che fanno parte dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1616)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE D'AMBROSIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, emendamento 2.50 Biancofiore, contrario; emendamenti 2.6 e 2.7 Serracchiani, contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, deputato Ungaro?

MASSIMO UNGARO (PD), Relatore di minoranza. Presidente, emendamento 2.50 Biancofiore, contrario; emendamenti 2.6 e 2.7 Serracchiani, favorevole.

PRESIDENTE. Invito il relatore per la maggioranza, deputato D'Ambrosio, ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 2.

GIUSEPPE D'AMBROSIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, articoli aggiuntivi 2.01 Speranza e 2.052. Prisco, parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, deputato Ungaro?

MASSIMO UNGARO (PD), Relatore di minoranza. Presidente, articoli aggiuntivi 2.01 Speranza e 2.052. Prisco, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Presidente, il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.50 Biancofiore, su cui è stato chiesto il voto segreto anche da Forza Italia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Grazie, Presidente, voleva votarlo un po' troppo velocemente. Sostanzialmente io rimango sorpresa anche dal parere contrario del relatore di minoranza ma anche, per la verità, del parere contrario del Governo e dei partiti di maggioranza perché conosco che nella sostanza sono assolutamente d'accordo, anche perché questo emendamento vuole sostanzialmente raddrizzare quanto accaduto nella scorsa legislatura con quella legge elettorale improvvisata che ha fatto in modo che solo in Trentino-Alto Adige venisse eletto un solo senatore con il proporzionale e indovina indovinello, amici del PD, indovina indovinello, a chi è stato attribuito anche quel senatore? Non bastavano i due collegi senatoriali della Bassa Atesina che, ovviamente, sono andati alla minoranza di lingua tedesca espressa in assoluto dalla Südtiroler Volkspartei ma, guarda caso, anche quell'unico seggio proporzionale.

Allora cerchiamo - lo dico anche a lei, Ministro Fraccaro - di evitare, in questo Parlamento, di fare leggi a seconda degli alleati che si hanno. La legge elettorale dovrebbe essere una garanzia per maggioranza e per opposizioni. Se si fanno leggi elettorali in favore di quello o di quell'altro alleato, che poi dopo due minuti vi molla, perché questo poi è accaduto, allora non si fa l'interesse dei cittadini italiani dal Brennero a Lampedusa, ma si fa l'interesse dei propri partiti, peraltro, certe volte, pure interessi che si sono rivelati un boomerang, come è accaduto nella scorsa legislatura con quello che allora era il partito di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Biancofiore, con il parere contrario della Commissione, su cui il Governo si rimette all'Aula, e con il parere contrario del relatore di minoranza,

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.6 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Riponiamo qui, ancora una volta, il problema delle minoranze linguistiche riconosciute nella regione Friuli. Qui ci sono precisi vincoli - li ha ricordati bene la collega Serracchiani - interni e internazionali, che dovrebbero essere rigorosamente rispettati. Certo, una parte del problema deriva dalla riforma costituzionale ed è lì che abbiamo cercato di inserire alcuni elementi di tutela. Purtroppo non sono stati risolti a monte, cerchiamo quantomeno di sanarli a valle in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione, su cui il Governo si rimette all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.7 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Fino alla fine, direbbe una parte del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e quindi insisto con il Ministro Fraccaro e con lei, Presidente, per cercare di sollecitare un po' la vostra sensibilità, ammesso che sia possibile. Anche perché, vede, quello di cui abbiamo parlato finora può sembrare una circostanza che rimane dentro i confini di una piccola regione come il Friuli-Venezia Giulia, in realtà ha anche una valenza internazionale importante. Lo dico perché quello che accade oggi con quella che sarà, ahimè, l'approvazione di questa legge, avrà delle ripercussioni anche nei rapporti con la Repubblica di Slovenia.

Lo dico perché, in recenti incontri che ci sono stati tra il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia e alcuni membri importanti, i ministri anche, della Repubblica di Slovenia, una delle promesse fatte è stata proprio quella di dare ancora maggiori garanzie alla comunità slovena, con un riconoscimento espresso, un riconoscimento politico, un riconoscimento istituzionale, che, voglio precisare, la comunità slovena ha, all'interno del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, solo grazie ad un accordo di apparentamento con il Partito Democratico. Sul livello nazionale, come è noto, non c'è, come accade invece dall'altra parte del confine, cioè nella Repubblica slovena, un seggio cosiddetto garantito per la comunità, lì c'è per la comunità italiana.

Ora, io non dico che dovevamo arrivare a tanto, io non l'ho mai promesso, ma qualcun altro che mi ha succeduto lo ha fatto. E allora, se non è un seggio garantito - come, mi pare di capire, proprio non glielo vogliamo dare - almeno cerchiamo di costruire la legge elettorale in modo che, nonostante la riduzione del numero dei parlamentari e nonostante questa legge elettorale, si dia la possibilità, all'interno di quell'enorme collegio che verrà, almeno quello senatoriale, lo ricordo, da 1 milione 220 mila abitanti, almeno dico vi sia la possibilità, attraverso la riscrittura con questo emendamento della legge elettorale (dico “possibilità”, perché certo non diamo con questo emendamento la certezza di elezione), a un candidato della minoranza linguistica di essere eletto. Neanche questo! Quindi, capite che vuol dire il minimo indispensabile: vuol dire davvero disinteressarsene e vuol dire, questo sì, creare delle tensioni su un confine, che tensioni non ha proprio bisogno di averne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Noi abbiamo votato convintamente tutti gli emendamenti che sono stati presentati dalla collega Serracchiani e dal gruppo del Partito Democratico sulle questioni del Friuli, e voteremo ovviamente anche questo. Io credo che le ragioni che sono state portate dalla collega Serracchiani rispetto alla questione della tutela della minoranza linguistica slovena siano fondate; e, da questo punto di vista, mi porto avanti coi lavori, sarebbe credo ancora possibile da parte del relatore dare parere favorevole al nostro emendamento 3.5, a prima firma del collega Speranza, che prova a risolvere in altro modo il problema dando - e poi lo vedremo quando sarà - indicazioni per garantire un collegio uninominale, costruito e disegnato sostanzialmente per aumentare le possibilità che un candidato della minoranza slovena possa essere eletto in Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei segnalare a lei, al Governo e ai colleghi della maggioranza che noi abbiamo una Costituzione, che, all'articolo 3, oltre a ricordarci che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, ci dice anche che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che sostanzialmente limitano la partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione anche politica del nostro Paese; e un articolo 6, che dice che la nostra Repubblica deve tutelare le minoranze linguistiche. Ora, voi state approvando una legge che nasce già con profondi vizi di costituzionalità. Almeno sfruttate questo emendamento per metterla al riparo almeno su questo punto, perché su tutti gli altri ormai l'acqua è già passata, però almeno su questo punto tentare di evitare un ulteriore vizio di incostituzionalità, che è palese, è nei fatti, perché state limitando la partecipazione alla vita politica di una parte consistente, considerevole, tutelata, della nostra comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ferraioli. Ne ha facoltà.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Grazie, Presidente. Io sto aspettando che il Ministro Fraccaro risponda in qualche modo a quanto è stato detto dai colleghi del PD, l'onorevole Borghi e l'onorevole Serracchiani.

Due volte il Ministro è stato chiamato in causa perché in qualche modo coinvolto nelle regioni all'interno delle quali si rivedeva diversamente la ripartizione delle circoscrizioni. Adesso non è che io voglio parlare di un conflitto di interessi, mi sembra eccessivo, però qualunque pubblico ufficiale - lei va ben oltre il pubblico ufficiale - avverte la necessità di apparire, e di dimostrare e di intervenire, in qualche modo di apparire imparziale. Credo che lei lo sia, però bisogna dare all'esterno una convinzione di imparzialità. Mi aspetto una qualunque risposta a quanto le è stato detto dai banchi del PD.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per chiedere di essere autorizzato a sottoscrivere il presente emendamento. Evidenzio, poi, una tematica che in parte abbiamo già trattato in altra sede: è il combinato disposto degli articoli 3, 5 e 6 della nostra Costituzione che ci deve condurre in questo ragionamento. L'articolo 3 della nostra Costituzione, al secondo comma, dice che è compito della Repubblica rimuovere qualunque ostacolo all'effettiva partecipazione di tutti alla vita democratica e alla vita sociale del nostro Paese, e quindi è evidente la violazione dell'articolo 3 della Costituzione in qualunque caso di compressione dei diritti delle minoranze.

E, quindi, è assolutamente evidente che impostare questo tema con il pallottoliere, come ho già avuto modo di dire, non è confacente ai principi costituzionali, anzi, espone a gravissimi rischi di incostituzionalità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.01 Speranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Speranza. Ne ha facoltà.

ROBERTO SPERANZA (LEU). Grazie, Presidente. Provo a prendere la parola su questo emendamento perché lo ritengo particolarmente importante e delicato. Tra l'altro mi permetta, Presidente, in premessa, di esprimere in Aula un certo disagio perché la materia di cui ci stiamo occupando è materia che ha a che fare con la qualità della nostra democrazia, e ricordo nella passata legislatura battaglie campali, discussioni enormi, dibattiti molto complicati dentro i partiti e tra i partiti, tra le forze politiche, perché la materia della legge elettorale è materia fondamentale di cui discute e si occupa il Parlamento. Non posso non far notare, in modo particolare a lei, Presidente, come invece questa discussione si stia svolgendo di giovedì pomeriggio, in un clima tutto sommato distratto, in cui sembra che la priorità sia cercare qualche preferenza per i nostri candidati al Parlamento europeo.

Ritengo che questo sia un fatto negativo, che fa male alla nostra democrazia e che non fa bene alle nostre istituzioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Detto questo, l'emendamento di cui discutiamo è molto delicato; non c'è il tempo per approfondirlo troppo, come forse sarebbe necessario, ma, quando si discute di legge elettorale - attraverso lei, voglio dirlo in modo particolare al Ministro Fraccaro - si sta sempre in una discussione che verte attorno a due polarità. La prima polarità è la ricerca della rappresentanza, la seconda polarità è la ricerca della governabilità. Questi due poli confliggono tra loro ed è un conflitto difficilmente risolvibile, e ogni sistema elettorale prova a cercare un punto di equilibrio possibile tra questi due poli. Ora, che cosa avviene con questo passaggio che noi stiamo consumando? La riduzione del numero dei parlamentari prevista dalla riforma costituzionale che da poco è stata approvata da questo ramo del Parlamento rende la ricerca di questo equilibrio ancora più complicata.

Ricordiamo la storia recente d'Italia e le difficoltà che soprattutto nella Camera con meno eletti, cioè il Senato della Repubblica, ha avuto per garantire una maggioranza ai Governi. Nella storia degli ultimi vent'anni, il Senato è stato conosciuto nella sua vicenda politica come la Camera con 315 eletti in cui era difficilissimo trovare una maggioranza. Ridurre il numero dei parlamentari dovrebbe portare, per avere una maggiore governabilità, ad accentuare ancora di più in senso maggioritario il nostro sistema elettorale. Però attenzione, perché la conseguenza che ne deriva è un'ulteriore distorsione della rappresentanza, che già è enormemente distorta per i principi maggioritari che sono stati introdotti nel nostro ordinamento con il passare degli anni. Allora, qual è il punto? La materia è complicatissima e richiederebbe un'enorme discussione, e non la superficialità con la quale mi pare il Parlamento stia approcciando questa discussione.

Questo emendamento prova a porre riparo e a dire che in ogni caso c'è un principio sacrosanto di rappresentanza democratica che non può in nessun modo essere piegato. Questo è vero in assoluto rispetto alla rappresentanza parlamentare; è ancora più vero se si pensa in maniera più specifica alle piccole regioni, alle medie regioni, dove questo elemento di distorsione della rappresentanza rischia di essere fortissimo e di mortificare, non dico le forze politiche più piccole, ma addirittura le forze politiche intermedie, dando rappresentanza esclusivamente alla prima o alla seconda forza politica. E, allora, concludo questo mio intervento, ma riterrei che questo semplice emendamento di principio, che non pone nessun problema di tipo formale o specifico, ma che pone il principio di fondo della difesa della rappresentanza democratica di questo Parlamento, sia un emendamento che evita un'ulteriore distorsione di questa nostra discussione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Spero, Presidente, che nei prossimi mesi, nei prossimi anni, qualche valutatore, non direi qualche storico, ma anche qualche storico potesse approfondire il dibattito che noi stiamo svolgendo su una materia così complicata, così importante e così decisiva, come tutti gli interventi stanno segnalando, perché quello studioso potrebbe rilevare molto facilmente quello che sta succedendo.

Sono per molti aspetti sbalordito, esterrefatto, in alcuni momenti sgomento rispetto alla tenuta di questa discussione, perché, mentre il Governo ha scelto in una parte della sua disposizione in quest'Aula anche uno stile che potrebbe essere, come dire, corretto, quello di affidare formalmente, falsamente, diciamo, all'Aula la decisione ed il voto, e quindi non intromettendosi troppo, non facendo incursioni indebite nella dinamica parlamentare, di fatto questa è una finzione. Per altri aspetti nel dibattito da due giorni il Ministro, che difende sui social in ogni momento questa riforma, non siamo riusciti a fargli dire una parola: ci osserva un po' incuriosito, alcune volte sembrerebbe, se uno facesse un'analisi psicosomatica, ironico nella sua disposizione, ma non abbiamo fino ad oggi avuto la possibilità di avere una spiegazione, benché una spiegazione minima, su questo tipo di impostazione. E stiamo assistendo, Ministro, lo dico attraverso il Presidente della Camera, ad una strage costante delle minoranze, delle regioni più piccole, della ragione per molti aspetti: perché alcune parti anche di questo combinato disposto delle due norme che noi stiamo approvando, come faceva rilevare chi mi ha preceduto, l'onorevole Speranza (io ho preso la parola perché vorrei aggiungere la mia firma al suo emendamento), ci saranno regioni italiane che avranno un destino permanente, assolutamente sempre potrebbero avere con questa formulazione e con questo tipo di rappresentanza, staranno sempre in maggioranza, perché probabilmente non saranno in condizione, nella dinamica democratica, mai di poter eleggere rappresentanti che non fanno parte della maggioranza, perché i numeri sono così risicati che potrebbero essere assorbiti soltanto dai partiti maggiori. La strage delle minoranze, la strage delle minoranze linguistiche, la strage delle piccole regioni.

Vi accompagna un furore soltanto matematico, che state declinando in maniera cinica e propagandistica che è l'esatto contrario di quello che dovrebbe essere una discussione su temi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi vogliamo lasciare queste parole a verbale di questo dibattito e di questa discussione, perché siamo convinti che il futuro e la valutazione che la storia farà di questa discussione saranno molto, molto negativi nel giudizio nei vostri confronti che vi siete presentati in maniera così cinica e, come dicevo, soltanto articolando una sorta di furore matematico che potrebbe essere utile per ben altre materie e per ben altre discipline (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Speranza, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.052 Prisco, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1616)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE D'AMBROSIO, Relatore per la maggioranza. Emendamento 3.50 Fragomeli, parere contrario. Emendamento 3.60 De Menech, parere contrario. Emendamento 3.3 Trancassini, parere contrario. Emendamento 3.5 Speranza, parere contrario.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, deputato Ungaro, ad esprimere il parere.

MASSIMO UNGARO, Relatore di minoranza. Emendamento 3.50 Fragomeli, parere favorevole. Emendamento 3.60 De Menech, parere favorevole. Emendamento 3.3 Trancassini, parere favorevole. Emendamento 3.5 Speranza, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.50 Fragomeli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Presidente, come diceva prima il collega Ceccanti, non riusciamo a capire nella trattazione di un allegato ad una riforma, quindi una legge ordinaria allegata ad una riforma costituzionale, in qualche modo perché c'è stata questa accelerazione: pur avendo appunto un ulteriore passaggio per il completamento della riforma costituzionale, abbiamo tutta questa fretta di approvare la legge allegata. E lo dico perché è come se noi in qualche modo acquistassimo benzina senza aver ancora costruito la macchina: va bene, è importante, ma ha poco significato; e allora chiediamo il perché da questo punto di vista di questa accelerazione. Anche perché l'abbiamo visto in quest'Aula, è già partito il “totocollegi”: è già partito il collegio ad Molise, ad Basilicata; cioè c'è tutta una preoccupazione che poi chiaramente cresce rispetto ad una norma che non ha necessità di essere messa in discussione, così strettamente collegata. C'è quindi un tema anche procedurale che da questo punto di vista non si capisce.

E poi c'è un tema sostanziale, perché sentir parlare e denigrare così territori come abbiamo visto oggi, perché in passato questo Parlamento è stato molto spesso da alcune forze politiche rappresentato degnamente, e in qualche modo molte forze politiche si vantavano di essere sindacato di un territorio: oggi con questa riforma rischiamo che, al netto di quello che potrà avvenire nella composizione dei collegi uninominali o plurinominali, interi territori provinciali non avranno una rappresentanza. E allora da questo punto di vista siamo molto preoccupati, perché è chiaro che molto spesso avremo collegi a cavallo tra più province, avremo territori quindi che magari rischieranno di non essere più rappresentati, e quindi il problema chiaramente ci sarà.

Abbiamo sentito poco fa il collega leghista che esaltava giustamente il fatto… Giustamente dal suo punto di vista, il fatto che con questa riforma si dà l'esempio al popolo italiano: ebbene, noi non vorremmo che con questo allegato alla legge che appunto serve a dare un esempio al popolo italiano, si dia anche l'esempio che interi territori non saranno più rappresentati all'interno del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

Senza urlare, per favore.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, credo che una forza che si definiva federalista, e che probabilmente è stata federalista come la Lega fu Nord, avrebbe dovuto sostenere con grande convinzione un emendamento di questa natura, perché è un emendamento federalista per definizione.

La collega Baldino, nella dichiarazione di voto sulla riforma costituzionale, ha fatto riferimento al fatto che i senatori, negli Stati Uniti d'America - non in America, come ha detto lei - sono cento, due per ogni Stato e, infatti, sono due per ogni Stato, indipendentemente dalla dimensione demografica dello Stato. Lo stesso accade in Svizzera, dove ogni cantone esprime un numero di rappresentanti in rapporto alla singola unità e non sulla base della dimensione quantitativa del cantone.

Questo emendamento, che, peraltro, affida una delega al Governo e, quindi, anche sotto questo profilo occorrerebbe cogliere il senso del fatto che la minoranza propone una delega al Governo, va nella direzione di evitare – e concludo, signor Presidente - quegli effetti perversi di limitazione o di azzeramento della rappresentanza. Quindi, non si vede il motivo per il quale, nella maggioranza, chi si diceva federalista dovrebbe votare contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, questo articolo 3 ci riporta a una questione che è solo apparentemente tecnica e questo emendamento e quelli successivi provano a riportare il tema a una questione che è fortemente condizionata proprio dall'approvazione della riforma costituzionale. Quindi, senza tornare alle questioni dei numeri, è evidente che c'è un problema di distorsione della rappresentanza territoriale.

Allora, questi emendamenti provano a ragionare sostanzialmente attorno a una questione che, in dottrina, per chi studia i sistemi elettorali, è materia che è già stata affrontata. Per esempio, negli Stati Uniti d'America, che sono stati ricordati prima, e anche in Gran Bretagna, c'è stata una fase in cui si è ragionato, sulla costruzione, sulla ripartizione territoriale dei collegi, non partendo da criteri oggettivi; cioè, una volta definito un collegio medio, da 200 mila abitanti, è possibile, senza modificare l'architettura della legge elettorale e, quindi, i principi della legge elettorale, determinare delle forchette di dimensioni dei collegi che consentano una sproporzione a favore dei territori marginali e rurali rispetto alla popolazione effettiva dei collegi. Provo a spiegarmi: se noi applichiamo il collegio medio di 400 mila abitanti, avendo una forchetta molto piccola, finiremo per mettere insieme più province, per esempio, ma in una città come Milano, sostanzialmente, divideremmo, vado alla grossa, in quattro il territorio.

Allora, quello che sostanzialmente propongono questi emendamenti, e credo che, anche qui, non tocchino l'architettura del provvedimento ma vadano in una direzione di buonsenso, è che se a Milano tu allarghi leggermente, e da 400 diventano 500 mila, aggiungi un quartiere; se tu aggiungi, in una provincia, per esempio, come quella da cui arrivo, 100 mila abitanti, probabilmente riesci a tener dentro tutta la provincia.

Questo è un elemento che andrebbe considerato e quindi questo emendamento e il successivo del collega De Menech, che chiedo di poter sottoscrivere, rispondono a questa logica. Una chiusura anche su questo, mi porta a dire che c'è una sostanziale indisponibilità ad affrontare un qualsivoglia confronto. Questi sono non solo di buonsenso, ma sono possibili soluzioni tecniche a problemi reali di distorsione della rappresentanza territoriale (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, questo emendamento consentirebbe, semplicemente inserendo nei principi e nei criteri di delega quello di rappresentare ogni provincia, quanto meno, di tamponare le falle che abbiamo denunciato fino adesso di questa correzione della legge elettorale, perché garantirebbe, almeno dal punto di vista territoriale, una rappresentanza a tutte le comunità locali del nostro Paese.

Quindi, almeno su questo punto ci aspettiamo che ci sia disponibilità della maggioranza, che fra l'altro è composta da partiti che fanno del legame con il territorio uno dei propri must, uno dei propri punti fondamentali; ecco, che ci sia una sensibilità su questo punto.

Questo è un emendamento che noi abbiamo presentato proprio con lo scopo di dare voce e rappresentanza, almeno nella Camera dei deputati, ad almeno tutte le province italiane; e in una legge che va a comprimere notevolmente gli spazi di rappresentanza di milioni di italiani, che con questa legge non avranno una voce in questo Parlamento, questo emendamento può essere un buon correttivo per aggirare questi ostacoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Moschioni. Ne ha facoltà.

DANIELE MOSCHIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Leggendo l'emendamento del collega Fragomeli che dice “attraverso la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali è garantita l'elezione di almeno un deputato per ciascuna provincia”, da buon friulano, come la collega Serracchiani, già Presidente della regione Friuli Venezia Giulia, non posso accettare questo emendamento, perché l'unica regione in Italia a non avere più le province, grazie a una legge posta dall'onorevole Serracchiani, è il Friuli Venezia Giulia. Ma non è finita, perché ha tolto le quattro province e ha costituito 19 unioni territoriali intercomunali.

Quindi, mi dispiace, caro collega Fragomeli, però mi attengo a quanto detto dai relatori e dal Governo e non posso essere favorevole a questo emendamento per quanto detto prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Fragomeli, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.60 De Menech.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Inizio, dando la mia solidarietà alla collega Testamento, del MoVimento 5 Stelle, che è intervenuta prima, anche dicendogli che nella mia provincia qualche ghiacciaio è rimasto. Questo per dire, insomma, che il mio emendamento punta, come avevamo detto anche ieri, proprio a determinare, con un occhio di riguardo, con l'attenzione dovuta, i collegi, rispetto ai territori di montagna.

Anche l'articolo 44 della Costituzione, ricordo a tutti, tutela e dispone provvedimenti a favore delle zone di montagna. Ecco, io lo dico alla maggioranza: qual è il motivo ostativo per non approvare questo emendamento? I parlamentari sono già stati ridotti dalla legge che abbiamo approvato poche ore fa, oggi, stiamo cercando di capire come costruire una legge elettorale che dia la rappresentanza piena a tutti i territori.

Allora, non capisco dentro una legge delega com'è questa, come non possiate dare attenzione in maniera molto pratica ai territori di montagna e a tutti quelli che hanno una bassa intensità abitativa. Lo dico soprattutto al Ministro Fraccaro che so che è molto attento a queste tematiche, ma che mi pare non riesca mai ad ascoltare l'esigenza vera dei nostri territori.

Io lo dico perché mi pare che nella discussione della legge costituzionale sia emersa, insomma, una volontà di trasformare la rappresentanza dei territori in un elemento virtuale. Ecco, noi lo ribadiamo con grande forza: per noi la rappresentanza dei territori è e rimane quella fisica, quella delle persone che vivono in quei territori, che sanno delle difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ecco, mi pare che nel vostro, vostro tentativo di trasformare, di trasformare in peggio, le modalità del rapporto con la politica e con le istituzioni voi vogliate dimenticare questo tipo di rapporto, in una legge elettorale che vedrà duramente penalizzati i territori di montagna. Ciò perché, secondo voi, in un territorio, un collegio uninominale da 1 milione di persone, che vede protagoniste magari due o tre province e una provincia da 180-200 mila abitanti e l'altra da 800 mila abitanti con un comune capoluogo da 200 mila abitanti, dove pensate che verranno eletti i deputati e i senatori? Lo sappiamo già, è già scritto. Per quello chiudo ancora con la solidarietà alla collega del MoVimento 5 Stelle, che poi ho visto anche accerchiata dai colleghi di gruppo in maniera molto pressante durante quella votazione, perché a quella collega del MoVimento 5 Stelle, molto probabilmente, in un futuro se ne aggiungeranno molti altri, nel momento in cui tornerete nei vostri territori e in quei territori vi chiederanno che fine ha fatto la rappresentanza dei territori stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.60 De Menech, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.3 Trancassini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, il nostro è un emendamento di dignità… Vorrei l'attenzione del Ministro, per favore. Abbiamo ascoltato, in questa “due giorni” sostenere le tesi del voto degli italiani all'estero, è stato ampiamente difeso soprattutto da sinistra - mi sarei aspettato una citazione per Mirko Tremaglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che oggi permette, anche a sinistra, di difendere il voto di tanti italiani all'estero -, abbiamo ascoltato, soprattutto oggi, la difesa delle minoranze linguistiche, tema per la verità che mi vede un po' meno coinvolto, decisamente meno coinvolto.

Invece, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula e sua, Ministro, sulla minoranza degli italiani, sulla minoranza degli italiani che vivono nei piccoli centri, la minoranza degli italiani che vivono in montagna, la minoranza di quegli italiani che ancora oggi coltivano le tradizioni, che coltivano i dialetti: quelle minoranze hanno bisogno di una rappresentanza. Il mio emendamento è finalizzato a questo, quello di cercare di tutelare, indipendentemente dalla logica dei numeri, le piccole realtà, le piccole province. Per questo credo che questo sia semplicemente, ma decisamente, un emendamento di dignità, significa dare contenuto a quello per il quale siamo tutti d'accordo. Penso che se domani mattina vi invitassi a Leonessa a fare una tavola rotonda sulle comunità a scarsa densità di popolazione, ognuno di voi avrebbe una ricetta, ognuno di voi direbbe che bisogna investire su queste comunità, che bisogna investire in quello che oggi sono i veri e propri polmoni - non solo da un punto vista dell'ossigeno - di quest'Italia, ma poi manchiamo l'appuntamento più importante, quello della rappresentanza. Questi territori, senza una rappresentanza politica, sono definitivamente condannati a morire.

Vi chiedo pertanto di votare questo emendamento, di dignità. È a scrutinio segreto, per favore, facciamolo tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Il fatto che diverse forze politiche abbiano con i propri emendamenti, sotto varie sfumature e sotto diversi punti di vista, sollevato questo aspetto, sta a dimostrare che, come si suol dire, la gatta frettolosa partorisce i gattini ciechi.

Vedete, signori del Governo, con questa rincorsa spasmodica a una serie di riforme da sventolare a fini esclusivamente mediatici ed elettoralistici, state producendo un mostriciattolo, un mostriciattolo che, in varie forme e in vari modi, vi verrà inevitabilmente sollevato, e sarete costretti a porre mano a questo disastro che state avviando. Ha ragione il collega Trancassini, che appartiene allo schieramento opposto dal quale sto parlando: con queste norme, se non si vota questa misura - nel caso specifico questo emendamento, visto che l'emendamento che diceva cose analoghe del collega del Partito Democratico, Fragomeli, è stato bocciato, evidentemente esclusivamente per una ragione di carattere faziosa - vi saranno milioni di italiani che non avranno rappresentanza. Lo ripeto, ci saranno milioni di italiani che non avranno rappresentanza! E voi state rompendo, alla base, un principio cardine della rappresentanza liberale, perché popoli che non si sentono rappresentati troveranno altre forme per far sentire la loro voce in una democrazia, questo è inevitabile, e, quindi, voi state aprendo la stura ad una presa di posizione che ci sarà sullo sfondo, di milioni di italiani che, quando non troveranno più rappresentanza nel famoso, fantomatico, agognato Parlamento emendato dalla casta, composto esclusivamente da rappresentanti territoriali delle grandi città e composto esclusivamente da parlamentari nominati nei loro listini dalle piattaforme o dal capitano, quei milioni di italiani troveranno altri modi per far sentire la loro voce, ma saranno fuori dalle istituzioni democratiche repubblicane rappresentative! Lo riuscite a capire o no, questo aspetto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia)? Perché, se non lo capite, la cosa è grave! E l'elemento che ha posto il collega non è incompatibile con quell'obiettivo per il quale voi avete posto la riforma, perché si può contemperare - lo ripeto, si può contemperare - la riduzione del numero dei parlamentari con la garanzia della rappresentanza territoriale del nostro Paese. Si può; il problema è volerlo. E quindi, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento e - lo diciamo ai rappresentanti della maggioranza -, se realmente avete l'obiettivo di portare in fondo questa riforma, che pure noi non condividiamo, la dovete portare in fondo bene, altrimenti ci ritroveremo qui a porci mano, e creeremo un vestito a pezze (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Presidente, a titolo personale voglio dichiarare che voterò secondo le indicazioni del mio gruppo, però ritengo che, se andrà fino in fondo questa riforma costituzionale, la legge elettorale più idonea per dare una piena rappresentanza ai cittadini italiani non potrà che essere una legge elettorale proporzionale, con il voto di preferenza, su ampie circoscrizioni elettorali. Credo che dopo l'approvazione della norma costituzionale andrà aperta una discussione vera e trasversale per avere una legge elettorale nuova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.5 Speranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. La collega Serracchiani, presentando gli emendamenti ad articoli precedenti, ha posto una questione reale a cui la proposta di legge in esame non dà risposta. Noi abbiamo provato a cercare una soluzione che fosse la più compatibile con l'architettura della proposta di legge. Quindi, non ci sono da questo punto di vista forzature nell'architettura ma qui sostanzialmente si inserisce nell'articolo che conferisce la delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali un indirizzo, ossia favorire l'accesso alla rappresentanza dei candidati di espressione della minoranza linguistica slovena, in che modo? Attraverso una definizione dei confini dei collegi uninominali che consenta di avere, come peraltro è stato nella storia, un collegio uninominale in cui la percentuale di elettori della minoranza linguistica sia superiore, cioè non c'è alcun automatismo di elezione ma si aumenta sostanzialmente la possibilità, la probabilità di elezione di un candidato espressione di quella minoranza, ovvero si invogliano i partiti e le liste ad avere candidati di quella minoranza perché ciò aumenta la possibilità di successo. È una roba molto semplice, non toccava l'impianto ma ancora una volta c'è una totale assenza di ascolto e di disponibilità al dialogo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Ma per liberare da ogni ipocrisia e anche per chiarezza, perché poi noi tutti torniamo sui territori e se qualcuno, per così dire, ha voglia di prendere in giro o, magari anche in totale buona fede, la volontà di fare promesse che poi dopo non si avverano, cito testualmente quanto è accaduto in un incontro fatto proprio pochi giorni fa tra il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e la Slovenska Skupnost che è una parte importante della comunità slovena. Cito testualmente, Presidente, me lo consentirà: “Rappresentanza della comunità slovena in Parlamento e consiglio regionale. La Slovenska Skupnost chiama, Fedriga risponde: tu-tu-tu.. mi sa che il telefono stavolta era occupato” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Speranza, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1616)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Chiedo semplicemente cinque minuti per analizzare meglio gli ordini del giorno presentati.

PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 17,50.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà. Colleghi, la seduta è ripresa! Prego, deputato Enrico Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per sottolineare un paio di aspetti perché, come si può facilmente constatare, l'atteggiamento delle opposizioni su questo provvedimento è stato un atteggiamento assolutamente lineare e per nulla ostruzionistico. Avevamo concordato di poter concludere i nostri lavori per le ore 18 e, come si vede, mancano dieci minuti e si sarebbe potuto comunque concludere i nostri lavori con l'esame di tutti gli emendamenti, come per le vie brevi avevamo proposto, rimandando le dichiarazioni di voto e il voto finale alla giornata di lunedì, per consentire, in particolare ai colleghi che vengono da parti più lontane, di rientrare in giornata nelle loro realtà territoriali.

Con una forzatura, ci si dice ispirata direttamente dal Ministro Fraccaro, invece ci troviamo nella condizione di dover prendere atto che la maggioranza, ancora una volta, anziché cercare, al termine di una complessa discussione, di recuperare almeno uno spazio di condivisione con le minoranze, decide di far valere la logica dei numeri, mette il pugno sul tavolo e, quindi, si prosegue.

Questo però, al di là della stigmatizzazione di carattere politico, signor Presidente, incide anche sui lavori della Camera perché, per esempio, in considerazione del fatto che si era stabilito nel calendario la conclusione dei nostri lavori di Aula alle ore 18, la XII Commissione ha o aveva previsto - e io non saprei, a questo punto, quale declinazione o coniugazione utilizzare del verbo - un'importante audizione su un decreto, del quale abbiamo già votato le questioni pregiudiziali e, cioè, il “decreto Calabria”, sia con il presidente della regione Calabria sia con il commissario governativo ad acta per le ore 18. È di tutta evidenza che, se si ritiene di dover procedere con i lavori di Aula, essi hanno la precedenza sulle Commissioni e, conseguentemente, il presidente della regione Calabria è venuto per niente a Roma e il commissario governativo è stato scomodato per nulla. Non è proprio il massimo della vita tra istituzioni e, quindi, ci sembrerebbe di dover segnalare questo fatto alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1616/7.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Rubo soltanto pochi istanti per una questione che, però, ha un valore di rispetto delle minoranze. L'attuale legislazione in materia di raccolta delle firme prevede l'esenzione della raccolta delle firme per i gruppi parlamentari che siano presenti in entrambi i rami del Parlamento. È del tutto evidente che, quando entrerà in vigore la riforma costituzionale testé votata, cambieranno gli assetti di Camera e Senato e, quindi, è molto più probabile che un gruppo di minoranza abbia il gruppo alla Camera e non sia nelle condizioni di raggiungere il numero minimo al Senato. Quindi, noi chiediamo, sostanzialmente a tutela delle minoranze, che l'esenzione dalla raccolta delle firme per la presentazione delle liste alle elezioni politiche venga data ai gruppi parlamentari presenti in almeno uno dei due rami del Parlamento.

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1616/1.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Qualcuno una volta disse che un ordine del giorno non si nega a nessuno. Provo anche quest'ultima strada, Ministro, anche perché credo che su questo si possa trovare una condivisione perché esclude quelle che erano, evidentemente, delle iniziative troppo invasive rispetto a quella che era la nostra intenzione, cioè di dare maggiori garanzie alla rappresentanza territoriale e alla rappresentanza della minoranza linguistica. Qui sostanzialmente si dice che, se proprio questo non è possibile - visto che avete deciso che c'è un collegio unico da un milione 220 mila abitanti al Senato, visto che comunque c'è la riduzione dei parlamentari, visto che non abbiamo applicato in via diretta la legge n. 38 del 2001, visto che e visto che - almeno nello scrivere quelli che sono i confini dei collegi territoriali che si abbia la possibilità di andare in deroga e far sì che almeno uno dei collegi dia la possibilità - quantomeno la possibilità - di una candidatura da parte della minoranza, in questo caso della minoranza slovena, affinché possa avere un'adeguata rappresentanza.

PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno De Menech n. 9/1616/8, di cui è cofirmatario.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo reduci da una discussione sul provvedimento che ha realizzato questo taglio indiscriminato di un terzo dei deputati che ora ci costringe a correre immediatamente ai ripari per tentare di recuperare l'irrecuperabile. Ebbene, non siamo riusciti a farlo con gli emendamenti però con questi ordini del giorno vogliamo sottoporre all'attenzione di quest'Aula alcune conseguenze rispetto a quanto è stato appena realizzato e che questo dibattito ha messo in evidenza, sebbene più che un dibattito in realtà sia stato un monologo perché, di fatto, solo le opposizioni hanno preso la parola, salvo la replica che ci ha voluto indicare la causa del provvedimento nell'efficienza.

Allora, partiamo dall'efficienza. L'efficienza è qualchecosa di concreto che va misurato. Mi domando se il concetto di efficienza, che si voleva qui raggiungere, passa attraverso la riduzione delle rappresentanze territoriali, delle rappresentanze linguistiche e delle rappresentanze partitiche. È veramente un concetto di efficienza preoccupante. Tuttavia, si è fatto riferimento all'ingresso del popolo e a una maggiore democrazia attraverso la rete. Allora, forse proprio questo è il problema, cioè il motivo per cui la montagna viene completamente trascurata da questi provvedimenti, perché la rete è piatta e nella rete sono tutti uguali: sono tutti uguali i cittadini, i fake, gli italiani, i russi. Evidentemente nella rete non c'è posto per la montagna.

Allora, vi voglio spiegare che la montagna è qualchecosa di diverso. Assomiglia a quest'Aula, è in pendenza e ha determinato quello strano fenomeno, che sembrate ignorare, dello spopolamento. Significa che sulla montagna italiana c'è una minore densità abitativa e, quindi, come logica conseguenza questo taglio andrà a penalizzare inevitabilmente i territori montani, perché quando i numeri si restringono è chiaro che allora non ci sono più spazi per quei territori a bassa densità abitativa che, peraltro, rappresentano una parte cospicua del nostro territorio.

Quindi, con questo ordine del giorno, signor Ministro, la invitiamo, almeno in extremis, a recuperare un briciolo di ragionevolezza e a indicare per i territori montani quei provvedimenti di salvaguardia che vadano quanto meno, se non a eliminare, ad attenuare gli effetti di questa scellerata riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Presidente, ordine del giorno n. 9/1616/1 Serracchiani, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1616/2 Biancofiore, parere favorevole a condizione che l'impegno sia così riformulato: “ad adottare le opportune iniziative legislative volte a prevedere che nella provincia autonoma di Bolzano sia costituito un collegio che includa i comuni contigui nei quali il gruppo linguistico italiano sia percentualmente più consistente”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/3 Sandra Savino il parere è favorevole a condizione che nell'impegno il termine “garantendone” sia sostituito con il termine “favorendone”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/4 Maturi il parere è favorevole.

Sugli ordini del giorno nn. 9/1616/5 Trancassini e 9/1616/6 Prisco il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno nn. 9/1616/7 Fornaro e 9/1616/8 De Menech il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/9 Plangger il parere è contrario.

PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/1616/1 Serracchiani il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/2 Biancofiore il parere è favorevole con riformulazione, la accetta? Va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/3 Sandra Savino il parere è favorevole con riformulazione, la accetta? Va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1616/4 Maturi il parere è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1616/5 Trancassini, su cui il parere è contrario. Chiede di porlo in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1616/5 Trancassini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1616/6 Prisco, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Sugli ordini del giorno nn. 9/1616/7 Fornaro e 9/1616/8 De Menech il parere è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1616/9 Plangger, su cui il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1616/9 Plangger, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Quanto all'organizzazione dei nostri lavori, si è proceduto, secondo le intese, nella seduta odierna nel senso di esaminare gli ordini del giorno, che abbiamo appena svolto, e di rinviare le dichiarazioni di voto e la votazione finale del provvedimento alla seduta di lunedì 13 maggio, a partire dalle ore 15, prima del seguito dell'esame del decreto-legge cosiddetto Brexit.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,05)

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

C. 1203 Racchella - “Dichiarazione di monumento nazionale del ponte sul Brenta detto “Ponte Vecchio di Bassano”.”

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Domani saranno dieci, solo dieci giorni alla chiusura di Radio Radicale. Le forze parlamentari di opposizione, unendosi a tante voci della società civile, stanno continuando a denunciare il silenzio, l'arroganza, la iattanza, la cinica determinazione del Governo e di questa maggioranza, a parte alcune lodevoli ma assai flebili eccezioni, perché la missione sia compiuta: spegnere Radio Radicale. Alla Presidenza della Camera, all'onorevole Roberto Fico, per il suo tramite, non ho sentito dire una sola parola su questo tema - una! - se non per dire in un incontro pubblico che la questione non afferisce - sic - alle sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ebbene, io non credo, Presidente. Radio Radicale in tutti questi anni è stata la voce del Parlamento di questa Camera. Dal suo Presidente mi aspetto responsabilità, rispetto e voce per far valere le ragioni della libertà di informazione di fronte a una maggioranza e a un Governo che ogni giorno fanno mostra non solo di disprezzarla, ma di negarla in maniera programmatica, da contratto, mi verrebbe da dire.

Se c'è un momento per prendere la parola e alzare la voce, è adesso - lo dico al Presidente Fico, per il suo tramite - perché tra poco più di una settimana quella voce, la voce di Radio Radicale, invece, potrebbe essere messa da voi definitivamente a tacere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come è noto, tra qualche settimana Radio Radicale spegnerà la sua voce. Questa chiusura chiaramente segnerà una ferita gravissima per il nostro Paese e la responsabilità, chiaramente, è da attribuire interamente a questo Governo.

Radio Radicale ha contribuito in tutti questi anni, oltre quaranta, a rafforzare quella coscienza civile e democratica del nostro Paese, ed è proprio in questa occasione che vorrei ricordare l'onorevole Marco Pannella, assieme al quale, proprio nell'agosto 2013, mi recai nel cuore dell'Aspromonte, nel comune di Santo Stefano, in una località turistica, Gambarie d'Aspromonte, dove assieme proprio a Radio Radicale demmo vita ad un dibattito importantissimo, dando voce ai sindaci, agli amministratori locali dell'entroterra calabrese; ci fu un dibattito molto importante e, proprio grazie a Radio Radicale, quei sindaci, quegli amministratori ebbero la possibilità di dibattere su tematiche che ancora oggi attanagliano il territorio. Parlammo di Stato di diritto, parlammo di scioglimento dei consigli comunali, parlammo della situazione delle carceri, su cui ancora oggi, grazie anche a questo Governo, insistono situazioni assolutamente gravi.

Allora, ecco il mio appello, per il suo tramite, Presidente: che questo Governo possa immediatamente trovare una soluzione affinché la storia della stampa libera, come Radio Radicale, non possa avere questa fine. Io credo che qui tutte le forze politiche devono necessariamente unirsi, appellarsi al Presidente della Camera e quindi, per il tramite del Presidente della Camera, al Governo, affinché si possa trovare finalmente una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossello. Si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Prendo la parola per ricordare all'Aula e al Paese che lunedì, a Belluno, ci ha lasciati Mario Fabbri, il giudice che mezzo secolo fa si occupò per primo del caso della strage del Vajont e che riuscì a provare le responsabilità del disastro che provocò quasi 2 mila vittime. Con lui, forse per la prima volta, un potere forte, un Golia dell'economia, fu sconfitto da un Davide, che era appena giunto in tribunale e che aveva con sé un'unica arma: la legge e la propria coscienza.

La scomparsa di Mario Fabbri lascia un vuoto incolmabile per i bellunesi. Il suo rigore, la sua fermezza, il suo essere meticoloso e preciso nelle piccole cose sono le caratteristiche che hanno permesso a un servitore dello Stato di fare luce sulla peggior catastrofe della storia per il nostro Paese, tanto più atroce quanto - come ha permesso di svelare l'inchiesta di Fabbri - fatta da uomini il cui sistema era diventato uno Stato nello Stato.

Il ricordo di quest'uomo, mite e determinato, è oggi colmo di malinconia per la consapevolezza che faceva parte di una classe dirigente raffinata, colta e capace di mettere gli interessi della collettività davanti ai propri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura, l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso con tutto il loro squallore da operazioni speculative ci si abitua con pronta facilità. Si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima; ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. Ed è per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza, perché in uomini e donne non si insinui l'abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.

Queste sono parole attribuite a Peppino Impastato, probabilmente una trasposizione cinematografica, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Un omicidio passato quasi inosservato, perché quel giorno l'Italia era sotto shock per il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, altro episodio tragico del nostro Paese. Mi permetto di offrire questo ricordo, Presidente, anche perché oggi e domani, a Foggia, il mio territorio di provenienza, è presente la Commissione antimafia. Un segnale importante che lo Stato intende dare ad un territorio difficile, ma abitato da cittadini operosi che hanno voglia di vivere e lavorare onestamente per offrire un futuro ai propri figli. Il sacrificio di Peppino Impastato e di tanti che si sono immolati nella lotta alla mafia rimanga vivo nelle nostre menti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lombardo. Ne ha facoltà.

ANTONIO LOMBARDO (M5S). Signor Presidente, questa mattina, durante la cerimonia che si è tenuta alla Camera, abbiamo ricordato in modo ufficiale e generale tutte le vittime delle stragi. Adesso voglio ricordare, in particolare, una persona assassinata il 9 maggio del 1978, nata e cresciuta a pochi chilometri da casa mia, a Cinisi, in provincia di Palermo. Sto parlando di Peppino Impastato, ucciso per mano mafiosa dopo che per anni l'aveva combattuta senza alcuna paura. Combattere a viso aperto la mafia nella Sicilia degli anni Settanta poteva significare solo due cose: o essere un pazzo o avere compreso prima di chiunque altro la pericolosità di Cosa Nostra e volerlo trasmettere a più gente possibile, in modo tale da impedire alla mafia stessa di poter crescere e prosperare.

Peppino, quindi, più di ogni altra cosa è stato in assoluto il precursore della lotta alla mafia, voce libera, coraggiosa e valorosa, esempio per tutti noi che continua a vivere ogni giorno nel ricordo delle sue gesta e delle sue parole. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, oggi per tutti noi un eroe della nostra terra. Grazie, Peppino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Tanto tuonò che piovve, sarebbe il caso di dire, e in questo caso non piovve acqua. Un gesto vile, un attacco a tutta la comunità e alla democrazia: così lo ha definito il sindaco di Vergato, Massimo Gnudi, che ha aggiunto: conosciamo i mandanti. La notte scorsa qualche delinquente ha imbrattato di letame l'opera di uno dei più importanti artisti italiani oggi viventi, Luigi Ontani. Un gesto vile, rivendicato da sedicenti soldati di Cristo, e già l'accostamento mi offende. Un'opera che simboleggia il fiume Reno, il torrente Vergatello e l'Appennino attraverso un'allegoria mirabile, che Aldo Busi ha definito una pagana mitopoiesi.

L'artista di Vergato è stato subito bollato come blasfemo e il senatore Pillon ha ben pensato di dire che quello era un satanasso e che avrebbe voluto, al posto di quell'opera d'arte, una colata di cemento. Trovato il mandante, si potrebbe dire; solo che, al posto del cemento, hanno utilizzato altro materiale. E Forza Nuova rinvigoriva questa polemica dicendo: rimuovetelo, è satanico. Vi rendete conto?

La stessa Forza Nuova che ha come culto quello della violenza e come credo quello criminale fascista. Penso che noi, invece, dovremmo avere attenzione a quello che ci vuole comunicare l'arte. In questi giorni si inaugura la Biennale di Venezia, dove Ontani è andato tante volte, e quell'arte, quella bella, quella vera, quella che cerca la verità, in realtà qualcuno la vuole negare in questo Paese. Ma io, che non mi intendo né di satanisti né di esorcisti, come quel pagliaccio - e ho concluso - che è stato cacciato al grido di “buffone”, voglio solo dire una cosa a Pillon e ai suoi sodali: vade retro Pillon, vade retro Pillon (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare un caso di cronaca riguardante l'aeroporto di Catania: è notizia degli ultimi giorni che alcune associazioni di consumatori siano intervenute per capire se siano state rispettate tutte le procedure previste per individuare la nuova governance della SAC, la società di gestione dello scalo etneo. L'associazione ha depositato un'istanza di accesso agli atti per visionare i verbali delle sedute della giunta camerale e i documenti, compresi i curricula dei candidati, al fine di verificare se siano stati rispettati gli articoli dello statuto della SAC. In particolare, l'interesse ricade sul reale possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità dei nuovi membri del CdA, poiché, secondo quanto affermano le associazioni dei consumatori, in caso di opacità, assenza di requisiti o irregolarità delle procedure, i provvedimenti di nomina verranno impugnati nelle opportune sedi al fine di ottenerne l'annullamento.

Chiedo che i ministri competenti mettano in campo tutti gli strumenti utili per assicurare la massima trasparenza delle nomine nelle società di importanza strategica per la crescita strutturale del nostro Paese. Per il bene della mia città mi auguro che non ci siano stati vizi di forma nella procedura e spero che il nuovo CdA faccia il suo lavoro negli interessi della collettività. Continuerò a monitorare e a interloquire con tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo dello scalo etneo, fondamentale per il rilancio del turismo e l'incremento dell'offerta di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Luigi Galvani” di Angri, in provincia di Salerno, che sono venuti ad assistere a questa parte finale della nostra seduta (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Era il 9 maggio del 1978, nel periodo dei cosiddetti anni di piombo, e questo Paese, per un atroce intreccio del terribile destino di due vite, fu sconvolto violentemente da due tragedie che avrebbero segnato profondamente la nostra storia. La mattina di quel giorno, in via Caetani, all'interno di una Renault rossa, fu ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro; l'uomo riconosciuto, oltre che per il suo grande impegno politico, come colui che ha sempre creduto nel principio di libertà, dei diritti, di democrazia per ogni essere umano, sequestrato 55 giorni prima e ucciso senza pietà dalle Brigate Rosse.

A Palermo la stessa mattina venne comunicata la morte del temerario giornalista di Cinisi, Peppino Impastato, colui che si era speso senza paura per denunciare ai microfoni di Radio Aut gli illeciti di Cosa Nostra e che, imbottito di tritolo, venne fatto saltare sui binari della Palermo-Trapani per mano della mafia. Due città ferite nella propria anima, un Paese trafitto al cuore senza pietà. Due figure simbolo di impegno civile e morale ci lasciavano tragicamente, provocando una ferita indelebile che avrebbe per sempre segnato le nostre coscienze. E nulla fu più come prima. Nel 2015 il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, disse che ricordare significa anche non rassegnarsi mai nella ricerca della verità. Aggiungo che ricordare significa non arrendersi, significa mantenere alto il valore della giustizia e della moralità; ricordare significa esistere e resistere. E noi non dimenticheremo di certo, perché solo attraverso la memoria saremo in grado di portare avanti l'impegno di mantenere vivo il sogno di libertà di uomini valorosi che hanno fatto grande questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie, Presidente. I fatti accaduti al corteo del 1° maggio a Torino, nonostante siano passati già dei giorni, hanno lasciato comunque degli strascichi non solo nella città, ma penso che sia stata scritta una brutta pagina per l'intero Paese. Perché vede, Presidente, mentre l'articolo 21 della nostra Costituzione sancisce il diritto alla libertà di manifestare il proprio pensiero, e tra l'altro la manifestazione è mossa da un principio cardine, principe della nostra Carta costituzionale, il diritto al lavoro, il tutto si è focalizzato poi in una polemica sterile di stampo politico.

In primis ci sono stati dei rappresentanti e i militanti del Partito Democratico che hanno accusato di essere stati aggrediti verbalmente e fisicamente da alcuni esponenti del movimento No TAV e anche da consiglieri comunali e regionali del MoVimento 5 Stelle. Peccato però che da quanto risulta tra l'altro da un video che circola in rete, dal titolo “La cinghiata”, ci sarebbero proprio le prove che sono state utilizzate delle cinghie - sì, Presidente, proprio delle cinghie - da parte del cordone di sicurezza del Partito Democratico. Inoltre un membro dell'ufficio di presidenza, sempre del Partito Democratico di Torino, ha scritto (e cito testualmente): “La Polizia gli ha fatto assaggiare i manganelli”, rivolgendosi ai teppisti No TAV accompagnati dai 5 Stelle.

Poco dopo, mentre oltretutto la tensione aumentava, perché la Polizia stava cercando di fermare, le forze dell'ordine stavano cercando di impedire l'ingresso ai manifestanti e agli studenti, ci sono proprio delle foto emblematiche in cui si vedono dei consiglieri comunali di Torino di maggioranza con le braccia alzate, che si sono frapposti tra le forze dell'ordine e i manifestanti per evitare un'escalation di violenza, esponendosi loro stessi a delle violenze perché sono stati manganellati, si sono procurati dei lividi e delle ferite. Per questo atto c'è chi, come il segretario metropolitano del Partito Democratico, ha dichiarato che vedere questa scena, la vicepresidente del comune di Torino con le braccia alzate, gli faceva venire il voltastomaco.

Ecco, in questi atti c'è un'evidenza chiara di come il gusto e la gioia per il manganello facile siano un po' il retaggio di un'epoca che sinceramente, Presidente, non vorremmo assolutamente più rivivere. Io ero presente personalmente al corteo…

PRESIDENTE. Grazie, collega. Siamo a tre minuti: veda lei.

JESSICA COSTANZO (M5S). Va bene. Concludo dicendo appunto che ovviamente condanno ogni forma di violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Anche noi.

Ha chiesto di parlare il deputato Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Presidente, il 9 maggio 1978 in Via Caetani a Roma veniva ritrovato il corpo senza vita del Presidente Moro. Oggi ricorre il quarantunesimo anniversario di quel tragico epilogo, che non solo metteva a rischio la vita di uno dei più grandi, straordinari personaggi culturali, politici e della storia civile del nostro Paese, ma inferiva una profonda ferita alla struttura democratica di questo Paese. Ci tenevo a ricordare con voi la figura del Presidente Moro, che ha avuto un ruolo importante e fondamentale anche nel mio percorso di crescita: i suoi discorsi sulla costituzione del consenso nelle società contemporanee, sulla crisi della forma-partito, ma soprattutto sul rapporto tra diritto e morale sono di una modernità sorprendente.

Il mio pensiero oggi però va anche ad un'altra figura la cui storia personale e professionale è legata indissolubilmente a quella del Presidente Moro: il giudice Ferdinando Imposimato, che mi ha onorato della sua amicizia, e soprattutto i cui insegnamenti custodirò sempre nel cuore. Qualche anno fa organizzammo iniziative insieme nella mia università, e ricordo ancora oggi quelle parole: Non c'è futuro senza memoria, non c'è possibilità di rinnovare il Paese se non diamo uno sguardo a quello che è il passato. Le Brigate Rosse, è vero, hanno solamente premuto il grilletto, ma i veri mandanti degli assassini e dell'omicidio del Presidente Moro sono stati altri, e il rapimento per eliminare il più grande statista che l'Italia abbia mai avuto non è solo da addebitarsi alle Brigate Rosse.

Quindi tanti di noi hanno creduto per molti anni a questa finta verità, ma sarebbe ingiusto e sarebbe immorale nei confronti delle nuove generazioni continuare a perpetrare questi discorsi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI IOVINO (M5S). Io la ringrazio, Presidente, e non prestiamoci mai ad occultare la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, vaccini sì o vaccini no: bello scontro, dilemma shakespeariano di amletica memoria. Ieri ho portato la mia opinione ai No vax, che manifestavano qui fuori, proprio di fronte Piazza Montecitorio. Sono stato l'unico, e l'unica è stata Forza Italia, il partito della e delle libertà. MoVimento 5 Stelle, voi dove eravate?

Cosa ho detto loro? Certo, i vaccini possono, anzi sono utili: danno ausilio a combattere alcune malattie; ma allo stesso tempo ho preso un impegno con Bogdan, danneggiato da vaccini: mai più obblighi senza tutele! Mai più obblighi senza tutele. Noi siamo per i vaccini, ma siamo anche per la tutela dei danneggiati da vaccinazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Presidente, io volevo parlare su Radio Radicale, ma gli interventi dei colleghi, specialmente in ricordo di Peppino Impastato, non possono non riportare un collante di questa storia. Lo dico ai colleghi 5 Stelle, che hanno raccontato e hanno ricordato la storia di Peppino Impastato, di una radio di Cinisi, di una radio che parlava di “Tano Seduto”, che raccontava la verità. Ecco colleghi, di quelle esperienze e di quella storia bisogna allora fare profitto nel tempo attuale.

E quello che questo Governo, specialmente il Ministero da voi guidato, sta facendo nei confronti di Radio Radicale, è l'uccisione di una delle poche voci libere che questa democrazia ha sempre avuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Una storia di conoscenza, una storia che ha avvicinato la gente alla politica e alle sue vicissitudini: tanti di noi sono cresciuti ascoltando la mattina con la sveglia Massimo Bordin e la sua rassegna stampa. Peccato, peccato voler chiudere quella voce, perché proprio quelle esperienze e quelle storie educherebbero diversamente le nuove generazioni. Mille radio radicali più che Facebook e social, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, solamente un ricordo rapidissimo: 7 maggio del 1976, il terremoto del nostro Friuli, 990 morti; altre scosse pesantissime l'11 e il 15 settembre. Noi dimentichiamo con facilità, ma stamattina a Gorizia e a Nova Gorica c'è stato un piccolo terremoto di una graduazione molto, molto, molto meno importante ma che ci fa ricordare che l'Orcolat è sempre in attività (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, “ci troviamo oggi a fronteggiare una società più mossa ed esigente che non sia mai stata nel corso di questi anni: l'iniziativa politica deve tenerne conto. Più ristretto poi è lo spazio nel quale essa si esplica, più difficile il suo svolgimento, più incerto il suo risultato, e maggiore la carica di intelligenza e di distacco della quale essa deve essere fornita per non fallire alla prova dei fatti”. Sono parole di Aldo Moro, dall'intervento al congresso del suo partito del 1969; ma sono parole di una - vorrei dire - drammatica attualità, per la quale oggi noi ricordiamo il Presidente Moro, nella giornata in cui un altro martire della nostra democrazia, della nostra Repubblica, dell'aspirazione al riscatto delle popolazioni del Mezzogiorno come Peppino Impastato veniva consegnato dalla cronaca alla storia. È il nostro pensiero di democratici nei confronti di due straordinari democratici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 10 maggio 2019 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 18,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n.1 il deputato Cannatelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n.1 i deputati Paolini e Frate hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 15 la deputa Andreuzza ha segnalato che non è riuscita a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdlc 1585 e abb. - voto finale 422 417 5 209 310 107 75 Appr.
2 Segreta Pdl 1616 - em. 1.2, 1.53, 1.60 436 436 0 219 173 263 74 Resp.
3 Segreta em. 1.3 439 438 1 220 190 248 73 Resp.
4 Segreta em. 1.5 445 445 0 223 129 316 71 Resp.
5 Segreta em. 1.52 442 442 0 222 108 334 71 Resp.
6 Segreta em. 1.7 441 441 0 221 201 240 72 Resp.
7 Segreta em. 1.8 440 439 1 220 169 270 71 Resp.
8 Segreta articolo 1 438 438 0 220 252 186 71 Appr.
9 Segreta em. 2.50 433 432 1 217 85 347 70 Resp.
10 Segreta em. 2.6 432 432 0 217 170 262 70 Resp.
11 Segreta em. 2.7 433 433 0 217 176 257 70 Resp.
12 Segreta articolo 2 432 432 0 217 266 166 70 Appr.
13 Segreta art. agg. 2.01 435 435 0 218 169 266 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Segreta art. agg. 2.052 439 439 0 220 172 267 67 Resp.
15 Segreta em. 3.50 432 432 0 217 169 263 67 Resp.
16 Segreta em. 3.60 431 431 0 216 172 259 67 Resp.
17 Segreta em. 3.3 417 417 0 209 167 250 67 Resp.
18 Segreta em. 3.5 418 418 0 210 156 262 67 Resp.
19 Segreta articolo 3 421 421 0 211 269 152 67 Appr.
20 Nominale odg 9/1616/5 398 398 0 200 139 259 67 Resp.
21 Nominale odg 9/1616/6 401 401 0 201 138 263 67 Resp.
22 Nominale odg 9/1616/9 400 400 0 201 128 272 67 Resp.