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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 169 di giovedì 2 maggio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Brescia, Businarolo, D'Incà, Delrio, Ehm, Fusacchia, Gallo, Giachetti, Grande, Guerini, Liuni, Lorefice, Losacco, Molinari, Parolo, Ruocco, Saltamartini, Scoma, Sisto, Spadoni, Suriano e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di disegni di legge di conversione e loro assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 15,11).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 30 aprile 2019, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):

  “Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi” (1807) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):

  “Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, recante misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria” (1816) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VII, VIII, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,35.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1203.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: alla VII Commissione (Cultura): Racchella ed altri: “Dichiarazione di monumento nazionale del ponte sul Brenta detto «Ponte Vecchio di Bassano»” (A.C 1203).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Capitanio ed altri; Gelmini ed altri; Dadone ed altri; Battilocchio ed altri; Toccafondi ed altri; Comaroli ed altri; Gelmini; Mura ed altri; Schullian ed altri; Pella; d'iniziativa popolare; Frassinetti ed altri; Nesci ed altri; Lattanzio ed altri; Fusacchia; Brunetta e Aprea; Misiti: Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica (A.C. 682-734-916-988-1166-1182-1425-1464-1465-1480-1485-1499-1536-1555-1576-1696-1709-A) (ore 15,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 682-734-916-988-1166-1182-1425-1464-1465-1480-1485-1499-1536-1555-1576-1696-1709-A: Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica.

Ricordo che nella seduta del 30 aprile si è concluso l'esame degli articoli e delle proposte emendative presentate.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 682-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno n. 9/682-A/6 Alaimo è stato ritirato dalla presentatrice. La deputata Prestipino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/682-A/7.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, sottosegretario, parafrasando Aristotele, la cultura può sembrare ornamento nella buona sorte, ma è sempre rifugio in quella avversa. In quest'epoca, ricca di novità straordinarie, ma anche di grandi complessità, con questa legge permettiamo ai nostri ragazzi di trovare un bel comodo rifugio nelle nostre meravigliose culture, nella nostra meravigliosa Costituzione. Ci accingiamo a votare una legge buona e giusta, che è sintesi di varie proposte politiche appartenenti a varie forze politiche e anche di iniziativa popolare, e voglio esprimere la mia grande soddisfazione di docente di lettere che si toglieva un'ora di latino e di italiano per dare spazio all'insegnamento dell'educazione civica e della geopolitica, di cui penso che i nostri ragazzi debbano essere portatori e conservatori. Anche se è bene ricordare - ed è giusto ricordare - che a inserire nell'offerta formativa lo sviluppo delle competenze in tema di cittadinanza attiva e democratica è stata per prima la legge sulla “Buona Scuola”. Noi utilizzavamo, per esempio, i professori del potenziamento, che erano ben contenti di impegnarsi in queste importanti ore di educazione alla cittadinanza. La scuola è sempre in prima linea per la formazione dei docenti e per la formazione dei nostri ragazzi che saranno i cittadini di domani, che si affacciano confusi in un mondo che è sempre più confuso. È dovere di noi legislatori, è dovere del legislatore dotare la scuola di oggi di tutti gli strumenti giusti per rendere questi ragazzi più responsabili e più consapevoli del ruolo che andranno a ricoprire nella società, in primis - lasciatemelo dire da parlamentare della Repubblica - evitando che sia la politica stessa e chi la rappresenta a tutti i livelli a essere esempio di diseducazione civica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché molto spesso è proprio quella politica, che oggi vuole formare i futuri cittadini, ad essere un pessimo esempio, eticamente e politicamente.

Ma se le cose le vogliamo fare sul serio, per il bene e l'amore della scuola, allora bisogna fornire i mezzi idonei, per esempio non vincolando questa legge alla clausola di invarianza finanziaria, perché i fondi sono importanti nella scuola. Non si può sempre attingere da uno stesso pozzo, perché quei soldi servono, servono, servono e devono essere alimentati, non possono essere risucchiati come un facile debito. Risorse necessarie per la formazione dei nostri docenti e di un orario curricolare dedicato ad hoc per l'educazione civica.

Sapete, in queste ore ci sono molte preoccupazioni nel mondo della scuola. Io stessa, da docente, ricevo segnalazioni, ricevo telefonate di presidi, di docenti, che temono che questa legge – buona e giusta, lo voglio ripetere – nella sua applicazione rischi di ricadere, come sempre, sulle spalle della comunità scolastica.

Abbiamo questa occasione votando questo ordine del giorno, che chiede più risorse destinate ad hoc per la formazione dei nostri docenti, per la figura del coordinatore. Signori, io ho fatto il coordinatore, di lettere: non siamo retribuiti, è un lavoro massacrante che va oltre il lavoro in classe, oltre le lezioni frontali. Diamo il giusto riconoscimento alla figura di docente che andrà a insegnare questa importante disciplina. Possiamo tutti contribuire, insieme, a rassicurare la scuola, che, in questo momento, è per l'ennesima volta densa di preoccupazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/1 Nesci il Governo esprime parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/2 Lattanzio il parere è favorevole con riformulazione, sul primo impegno: “a dedicare, nelle Linee Guida per l'insegnamento dell'educazione civica emanate con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di cui all'articolo 3 della presente proposta di legge, adeguata attenzione al tema della lotta alla mafia ed alla conoscenza delle buone pratiche dell'antimafia sociale, come elemento fondante della formazione e del bagaglio culturale dei cittadini consapevoli di domani”.

Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/3 De Lorenzo, parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/4 Galantino, parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/5 Acunzo, parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/682-A/6 Alaimo dovrebbe essere stato ritirato, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/682-A/7 Prestipino, con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di aggiornare, tempestivamente, il piano nazionale di formazione dei docenti, inserendovi le iniziative formative più opportune in materia di educazione civica, nonché di reperire, tenuto conto dei vincoli della finanza pubblica, ulteriori risorse da destinare alla piena attuazione degli obiettivi della presente legge”. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/8 Bellucci, parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/9 Gallo, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/10 Aprea, parere favorevole, a condizione che siano premesse le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”, e invariato tutto il resto. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/11 Casciello, parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/12 Pella, parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/13 Vietina, sul primo impegno parere contrario, in quanto la Cittadinanza digitale è una delle aree tematiche rientranti nell'insegnamento trasversale dell'educazione civica e non un insegnamento a sé stante, e sul secondo impegno parere favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di promuovere per tutti gli alunni della secondaria di secondo grado percorsi di volontariato tramite associazioni ed enti locali, con particolare attenzione alle iniziative volte a favorire una maggiore integrazione, coesione sociale e cittadinanza attiva”. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/14 Brunetta, parere favorevole e sull'ordine del giorno n. 9/682-A/15 Latini, parere favorevole.

PRESIDENTE. Allora, sull'ordine del giorno n. 9/682-A/1 Nesci il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/2 Lattanzio il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sugli ordini del giorno n. 9/682-A/3 De Lorenzo, n. 9/682-A/4 Galantino e n. 9/682-A/5 Acunzo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/7 Prestipino il parere è favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione. Sugli ordini del giorno n. 9/682-A/8 Bellucci e n. 9/682-A/9 Gallo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/10 Aprea il parere è favorevole con riformulazione. Deputata Aprea?

VALENTINA APREA (FI). Presidente, ringrazio il Governo e accetto la riformulazione, però valutare l'opportunità di formare i docenti è grave, valutare l'opportunità di destinare le risorse necessarie per la formazione dei docenti è grave, perché, se siamo a questo punto, vuol dire che il Governo non si impegna a destinare fondi per la formazione. Che questo non accada, sottosegretario; lo dico perché altrimenti è inutile, Presidente, fare le leggi, se non formiamo i docenti per raggiungere questo obiettivo. Quindi accetto, voglio essere ottimista e pensare che, essendo persone di scuola, il Ministro e il sottosegretario capiscano che senza la formazione dei docenti noi rischiamo davvero, altro che fare goal, di andare a sbattere contro un'educazione che non sarà efficace come ci aspettiamo.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/682-A/13 Vietina vi è parere favorevole con riformulazione riguardo al secondo impegno, espungendo il primo: accetta la riformulazione. Sugli ordini del giorno n. 9/682-A/14 Brunetta e n. 9/682-A/15 Latini il parere è favorevole. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 682-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente, buon pomeriggio sottosegretario Giuliano, onorevoli colleghe e colleghi, la componente MAIE del gruppo Misto voterà favorevolmente alla proposta di legge relativa all'introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica. A mio modesto avviso non potrebbe essere diversamente, considerato che l'intento è quello che a scuola si studierà seriamente la Costituzione, si inculcherà seriamente il concetto di educazione alla cittadinanza. I nostri fanciulli crescono imparando giustamente le tabelline, i verbi, ma non conoscono nemmeno i primi articoli della Costituzione, i diritti e doveri di un cittadino. È proprio sull'educazione alla cittadinanza che si fondano i diversi modi, a volte effettivamente con processi lunghi e complessi, per raggiungere una convivenza civile che non sia solo pura e semplice coesistenza.

Il senso di appartenenza ad una comunità condivisa si costruisce a partire dall'infanzia, nella famiglia, nella scuola, che è il terreno migliore per realizzare, attraverso la conoscenza dell'altro, l'abbattimento di pregiudizi, la condivisione di regole e princìpi comuni. Tutto questo perché viviamo una realtà effettivamente sempre più articolata, sempre più sfaccettata, dove si avverte il bisogno di creare fondamenta comuni per una nuova società che comprenda anche le differenze, trasformandole in ricchezze. La nostra scuola, e con essa i docenti, benché bistrattata da decenni, è ancora uno dei pochi elementi di questo Paese a cui aggrapparsi; e per questo deve essere sempre più supportata nel suo compito fondamentale, cioè di formare individui capaci, responsabili, cittadini che sappiano chi si è, qual è il proprio posto nel mondo e qual è il posto dell'altro. Declinata in chiave moderna e aperta, come illustrata nella proposta di legge in discussione, e quindi con riferimenti a esperienze extrascolastiche, al mondo del volontariato, a quello del Terzo settore, alla tutela del patrimonio ambientale e delle eccellenze territoriali ed agroalimentari, l'educazione civica può aiutare ad aprire nuovi spazi di dialogo, cosa di cui abbiamo quanto mai bisogno, perché, se è vero come è vero che la matematica e la tecnologia, piuttosto che le lingue e la storia, sono materie fondamentali, lo è ancora di più, a mio avviso, la crescita personale; ed è un impegno formativo che va intrapreso fin dall'inizio del percorso scolastico. Perciò ribadisco il voto favorevole della componente MAIE del gruppo Misto al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, sentiamo tutti l'urgenza che la scuola torni ad essere il luogo educativo per eccellenza, e non solo di istruzione: la scuola è un percorso di crescita, la scuola è fondamentale per aiutare i ragazzi nella loro crescita, a scuola si diventa adulti, maturi, si forma la coscienza critica. Sappiamo tutti benissimo quali sono le sfide che riguardano i nostri ragazzi, le nuove generazioni: sono bombardati da mille richieste e da mille tensioni, e come sempre servono adulti, adulti però non banali, e la scuola è assolutamente in prima linea in questo percorso educativo.

Però diciamocelo, per troppi anni abbiamo chiesto e voluto una scuola che fosse luogo di istruzione, e sappiamo benissimo che la scuola non può essere, se vuole essere educatrice dei nostri ragazzi, la sommatoria di cinque anni di lezioni, di interrogazioni, di valutazione, 5 mila ore di questo percorso: la scuola non è un insieme di nozioni e sappiamo tutti benissimo che è importante nel percorso educativo, e quindi anche nella vita. Tutto questo percorso non può essere spiegato semplicemente con dei libri o sui libri, ma deve essere mostrato nella testimonianza viva degli adulti, e quindi in primis degli insegnanti.

Bene quindi l'ora di educazione civica, oppure l'ora di educazione alla cittadinanza, o l'ora di conoscenza della nostra Carta costituzionale, ma dev'essere un'ora reale, non solo e soltanto un'ora di lezione da rimpallarsi da materia a materia: se vogliamo davvero che l'educazione torni a scuola, occorrono risorse, occorrono insegnanti dedicati, occorrono assunzioni. Occorre certo una valutazione, ma occorrono ore dedicate all'insegnamento e ore dedicate alla sua valutazione.

Questa legge invece prevede 33 ore di lezione obbligatorie, un'ora la settimana, ma senza un professore, un docente, un maestro dedicato: esiste la materia, ma paradossalmente non esiste il docente che la insegnerà dalla prima alla trentatreesima ora. È fatta e sarà fatta a turno tra i vari docenti della scuola primaria o secondaria, che devono però decidere all'inizio dell'anno o durante l'anno quale sarà il professore che via via insegnerà quella singola materia in quella singola settimana: è un pasticcio così! Sarà valutata, e questo è un bene; ma da chi sarà valutata? Sarà valutata da un cosiddetto coordinatore, per scuola o per classe, per sezione; ma questo valutatore dovrà ascoltare le singole campane dei singoli docenti che nelle singole settimane hanno svolto la lezione, l'interrogazione e la singola valutazione.

È una legge che va nella direzione giusta, cioè il ritorno dell'educazione a scuola, dell'educazione alla Costituzione, civica, alla conoscenza e al rispetto, ma lo fa a costo zero, a invarianza di spesa, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica. E allora il rischio è quello reale che sia un bel titolo di giornale: torna l'educazione civica a scuola; ma di fatto lo sappiamo, e chi conosce la scuola lo sa, non sarà così: rischia di essere un tweet, un post, uno slogan, ma non essendoci risorse, non essendoci formazione, non essendoci assunzioni, non essendoci un'ora dedicata, fatta da un professore dedicato, rischia di essere uno spot, tra l'altro elettorale in vista delle europee, di qualche partito.

Eppure c'era tutta una grande aspettativa nei confronti del Parlamento: sono state presentate 16 proposte di legge; l'ANCI ha raccolto, attraverso una proposta di legge, 100 mila firme su questo tema. Tante aspettative, ma aspettative che stiamo mancando: è stata persa un'occasione! Torna, ed è un bene, l'educazione civica a scuola, ma lo fa dalla finestra e senza oneri aggiuntivi. Per questo motivo dichiaro l'astensione della nostra componente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, signor sottosegretario, signor Ministro, colleghe e colleghi, il testo che siamo chiamati a votare è il prodotto unificato di ben sedici proposte di legge presentate da pressoché tutti i gruppi parlamentari e, come è stato detto da chi mi ha preceduto, anche di una proposta di iniziativa popolare promossa dall'ANCI. Questo dimostra che cosa? Dimostra che l'obiettivo di reinserire a pieno titolo l'educazione civica nei programmi di insegnamento è un'esigenza ampiamente condivisa: si avverte cioè la necessità che le nostre ragazze e i nostri ragazzi siano coinvolti in un percorso formativo che consenta loro di diventare cittadini consapevoli e attivi, di conoscere l'assetto istituzionale della Repubblica e quello delle istituzioni europee, così come di sentirsi pienamente parte di una comunità fondata su valori condivisi…

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore… Deputato Sgarbi… Deputato Sgarbi, per favore!

LAURA BOLDRINI (LEU). La ringrazio, signor Presidente, se magari cortesemente potesse richiamare il Governo all'attenzione dovuta…

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore! Deputato Sgarbi, per favore: c'è l'intervento di una sua collega…La prego. Deputato Sgarbi, si allontani dai banchi del Governo. Grazie.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente.

Dicevo, dunque, che questi valori sono iscritti nella Costituzione e la Costituzione, per rispettarla, bisogna innanzitutto conoscerla. Per questo considero importante che ad essa sia dedicata una parte significativa dei nuovi programmi di educazione civica. La Costituzione - ci tengo a riconoscerlo - dice che la Repubblica è una e indivisibile: una e indivisibile. Dico ciò perché nessuna ipotesi di autonomia differenziata e rafforzata per alcune regioni deve portare ad una frammentazione e a una dispersione in mille rivoli dei percorsi formativi, soprattutto in una materia come quella che discutiamo oggi. Ovunque abbiamo bisogno, al Nord come al Sud - cito il testo dell'articolo 1 - di “cittadini responsabili e attivi” - continuo nella citazione - e di “promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri”. Ciò, vale al Nord come al Sud. Viviamo in un'epoca nella quale in Italia - ma non solo in Italia - è cresciuto un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Questa sfiducia nasce da diverse cause, tra le quali vi sono certamente una certa autoreferenzialità del modo di fare politica e scelte di politica economica che hanno penalizzato i ceti intermedi e le fasce più deboli della popolazione, aumentando le disuguaglianze in una misura non più sostenibile. Si deve rispondere a tutto questo primariamente con politiche più attente al disagio sociale che vivono le persone e con un modo di fare politica più aperto alla partecipazione e al coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine nel governo della cosa pubblica; ma anche la conoscenza diretta delle istituzioni e dei meccanismi che le regolano può aiutare a recuperare questa sfiducia. Ciò è dimostrato dal successo delle iniziative che questa stessa Camera svolge da tempo; penso in particolare alle “Lezioni di Costituzione rivolte ai giovani e a “Montecitorio a porte aperte”.

Ho potuto vedere, io stessa, nella scorsa legislatura, come lei signor Presidente in questa, quando le persone entrano qui a Montecitorio e hanno la possibilità di conoscere quello che facciamo, i luoghi in cui noi svolgiamo le nostre attività, le modalità, l'impegno dei Parlamentari. Abbiamo visto nelle persone crescere l'interesse, crescere la consapevolezza e quella sfiducia preventiva con cui entrano qui a Palazzo, almeno in parte, tende ad attenuarsi.

Lo stesso problema di conoscenza, perfino più accentuato se possibile, si pone per quel riguarda le istituzioni dell'Unione europea. Ci stiamo avvicinando al rinnovo del Parlamento europeo: quelle istituzioni sono oggetto di dibattito e anche di critiche, ma pochi sanno - pochissimi sanno - nel nostro Paese esattamente come funzionano le istituzioni europee, quali sono i loro poteri, come vengono composte. È giusto quindi, come prevede il testo al nostro esame, che le linee guida dei programmi di educazione civica comprendano, tra le diverse tematiche, anche quella della conoscenza del funzionamento delle istituzioni europee. Questo, signor Presidente, aiuterà i giovani ad elaborare un giudizio più consapevole sul presente e sul futuro dell'Unione europea.

Considero, poi, molto importante aver inserito, con l'articolo 5, l'educazione alla cittadinanza digitale, con l'obiettivo, tra gli altri, di valutare criticamente la credibilità e l'affidabilità delle fonti di dati e di informazioni. Le nostre ragazze e i nostri ragazzi hanno oggi possibilità inimmaginabili - inimmaginabili fino a poco tempo fa - di ricevere in tempo reale notizie, informazioni, dati, e questo da ogni parte del pianeta e dalle fonti più diverse, dunque, vi è una straordinaria opportunità di conoscenza. Tuttavia, nella rete, signor Presidente, c'è anche tanta disinformazione, per ragioni diverse: per ragioni commerciali, per ragioni politiche - non nascondiamocelo, molta disinformazione -, per ragioni lobbistiche, diffondendo così menzogne, falsità per infangare l'avversario, per distruggerlo. Ecco, allora, che stimolare il senso critico, il dubbio, fornire gli strumenti per la caccia alle bufale è indispensabile nella società odierna e anche per la formazione di cittadini consapevoli e attivi socialmente.

Ricordo che la Camera, nella scorsa legislatura, al termine dei lavori della Commissione Internet, coordinata dal professor Rodotà sui diritti e i doveri in Internet, fece un accordo con il Ministero dell'istruzione per un programma di educazione civica digitale che coinvolse migliaia di studenti; allora, alcuni colleghi deputati andarono nelle scuole e la Commissione, signor Presidente, andò nelle scuole a fare formazione digitale; c'erano diversi colleghi, alcuni dei quali non ci sono più in questa legislatura, mentre altri ancora siedono qui, come il collega Palmieri. Fu una bellissima esperienza e su questa strada bisogna muoversi, con un'adeguata formazione degli insegnanti e con la necessaria dotazione finanziaria - la necessaria dotazione finanziaria - che però, in questa proposta, è la vera grande assente.

Considero inoltre importante che sia stata anche introdotta la tematica legata all'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, una scelta che va incontro anche alla crescente consapevolezza che sta maturando nei nostri ragazzi e nelle nostre ragazze sui temi dell'ambiente e degli effetti del riscaldamento climatico. È invece - signori del Governo, ve lo dico con pacatezza ma con molta determinazione - una grande occasione mancata quello che avete voluto fare riguardo all'educazione sentimentale: è stata un'occasione mancata. In un Paese in cui ogni due giorni una donna viene uccisa, avete ritenuto non utile, né importante, inserire l'educazione sentimentale. L'educazione sentimentale è fondamentale per il rispetto delle donne e per riuscire a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne.

Vorrei concludere con una breve considerazione che riguarda noi, membri del Parlamento, noi persone impegnate nella politica e nelle istituzioni: non possiamo esimerci, in questa occasione, da una riflessione sul modo con il quale le nostre parole e i nostri comportamenti influiscono sulla formazione dei giovani. Durante la discussione generale sono state ricordate le parole del presidente Pertini, quando diceva che i ragazzi non hanno bisogno di sermoni: no, i ragazzi hanno bisogno di buon esempi. Noi, colleghe e colleghi, diamo un buon esempio quando ci confrontiamo in modo civile e rispettoso, seppure da posizioni politiche molto distanti; diamo un buon esempio, signor Presidente, quanto adempiamo alla nostra funzione con disciplina e con onore, come dice l'articolo 54 della nostra Costituzione; ma si dà ai giovani un pessimo esempio quando si usano tutti i mezzi, anche i meno leciti, per dileggiare e offendere l'avversario, quando lo si considera soprattutto un nemico da annientare e da abbattere, o quando, invece di valorizzare il carattere antifascista della nostra Costituzione, come sottolineava, tra gli altri, anche Aldo Moro nel dibattito alla Costituente si vuole mortificare la festa nazionale del 25 aprile definendola come un derby tra fascisti e comunisti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

E se lo fa un Ministro dell'Interno, la cosa è ancora più grave! Allora l'esempio è pessimo! L'aggettivo unico possibile da usare è pessimo! Penso che quel Ministro, signor Presidente, avrebbe lui, sì, bisogno di qualche lezione di educazione civica!

Signor Presidente, come ho detto, questo provvedimento muove da un intento assolutamente condivisibile e contiene proposte positive, accanto però ad altre discutibili e vistose lacune. La principale di queste lacune, come ho detto, riguarda la clausola di invarianza finanziaria. Era già accaduto con il cosiddetto “codice rosso”, anche lì mancavano le risorse, allora di che cosa parliamo? Senza i necessari investimenti, le leggi come queste rischiano di rimanere un manifesto di buone intenzioni, e sarebbe davvero un peccato. Ma pur ribadendo questi rilievi critici, il gruppo di Liberi e Uguali non farà mancare il suo voto favorevole ad un atto comunque importante, che è quello di reintrodurre nelle scuole italiane l'insegnamento dell'educazione civica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto i ragazzi e i docenti della Scuola secondaria di primo grado “Mazzoni” di Prato. Benvenuti (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, inizio queste mie considerazioni sull'educazione civica soffermandomi sul termine “educazione”. È un concetto, quello dell'educazione, che pare essere diventato un po' desueto, forse perché depauperizzato dal suo valore sostanziale, invece tutto si fonda sull'educazione. Educazione è diverso da formazione, è diverso da competenze, si rifà alla vecchia paidéia, quindi sono soddisfatta che sia rimasto il termine “educazione” in questo provvedimento. Bisogna infatti evitare che l'educazione assuma un significato residuale e che si confonda con l'idea di mero apprendimento. Educare significa accettare il rischio educativo, mettersi in gioco, indicare agli studenti una via in forza di una proposta, affiancare i ragazzi e farlo in stretta connessione con le loro famiglie.

La decisione comune a tutti i gruppi di reintrodurre l'educazione civica come materia obbligatoria, pur con approcci e motivazioni diverse, ha un comun denominatore: la preoccupazione crescente dell'emergenza educativa. Tutti interveniamo e ci lamentiamo quando succedono dei fatti gravi che vanno anche alla ribalta della cronaca, e diciamo: ah, se l'avessimo pensato prima! Se quei ragazzi magari avessero avuto un'ora di più di educazione a scuola, forse questa cosa non sarebbe accaduta! Ecco che si passa dalle parole ai fatti: con questa legge si intende perseguire la finalità di preparare gli studenti a inserirsi nella società civile con la sensibilità necessaria per diventare cittadini dotati di senso civico, di appartenenza e di solidarietà. A seguito di ogni episodio grave che accade, abbiamo appunto sempre la paura e il timore che i nostri ragazzi siano lasciati troppo soli. Questo testo che la Commissione ha portato all'attenzione dell'Aula è stato ragionato e ponderato proprio per poter essere attuato con facilità. Fratelli d'Italia è soddisfatta, e mi soffermo un attimo su questo punto, in quanto è stata accettata la nostra richiesta di inserire con attenzione il riferimento alla nostra bandiera e al nostro Inno di Mameli; questo non per retorica, ma perché riteniamo che la conoscenza dei simboli della patria sia fondamentale per la formazione dei giovani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La storia, ormai è appurato, da sola non può assolvere a questo compito, né può essere sufficiente il mero inserimento nella Costituzione, come non è sufficiente la storia dell'arte ad entusiasmare i nostri ragazzi verso il nostro patrimonio artistico e culturale, che deve essere tutelato. Deve essere un'idea spontanea nei nostri studenti, quella di tutelare quello che l'Italia ci offre, i nostri tesori.

Tanti sono i principi fondamentali per la crescita di uno studente, dall'educazione ambientale - molto sentita tra i ragazzi - a quella della legalità, all'insegnamento del rispetto per le persone più deboli, per le cose e per gli animali. Ecco io ho voluto inserire la parola “animali” nel provvedimento perché troppe volte ci sono maltrattamenti proprio ad opera di ragazzi giovanissimi sugli animali e quindi ritengo che anche questo sia un momento importante (Applausi della deputata Prestipino).

Tanti sono i princìpi indicati nell'articolo 3 ma la scommessa è formare coscienze capaci: i ragazzi vanno guidati, vanno affiancati nella giungla che li attende alla prova delle realtà che dovranno affrontare. Proprio in considerazione del ruolo importante che l'insegnante assume, la formazione degli insegnanti diventa un elemento essenziale per la buona riuscita del progetto: senza insegnanti informati non si potrà sicuramente aumentare l'apprendimento delle materie che non sono tecniche ma che rappresentano anche un approccio sentimentale, esistenziale ai problemi. Quindi bisogna anche effettuare attività extrascolastiche mirate a aumentare il bagaglio di esperienze fatte sul territorio: anche queste sono previste dal testo. In questo quadro, nel quale si innesta l'insegnamento dell'educazione civica, la famiglia deve rivestire un ruolo primario. Andare a scuola significa uscire dal riparo rassicurante della famiglia e della casa per incontrare il destino dello spazio pubblico. La scuola è spazio pubblico ben distinto dallo spazio privato della famiglia ma, nonostante ciò, solo la collaborazione virtuosa tra famiglia e scuola può rendere completo ed efficace l'apprendimento di certi concetti che, se ben recepiti, possono formare il ragazzo oltre alle sue competenze scolastiche.

Abbiamo poi un articolo apposito sull'educazione digitale dalla quale non si può prescindere nell'epoca delle nuove tecnologie: saper interagire in Rete ha aspetti positivi ma bisogna prestare attenzione perché si può rimanere vittime di episodi di cyberbullismo che hanno il medesimo tasso di pericolosità del bullismo tradizionale, anzi sono ancora più pericolosi perché nel cyberbullismo la persona che offende sta nascosta dietro una tastiera, non è ovviamente riconoscibile, quindi molto più pericolosa. Auspichiamo, quindi, che l'introduzione dell'educazione civica come materia obbligatoria non sia una mera modifica di forma ma che, attraverso il processo educativo, lo studente impari ad assimilare dati e nozioni in una prospettiva inedita. Ogni studente quindi complessivamente dovrà essere in grado di ripercorrere le tappe fondamentali del processo formativo della nostra civiltà; dovrà saper dare una propria leggibilità al mondo e imparare a comunicare agli altri la propria lettura del mondo. È evidente - qui devo trovare una criticità per forza - che per riuscire ad attuare tutte le iniziative di cui ho appena parlato bisogna avere risorse, bisognerebbe che ci fosse un insegnante dedicato ad insegnare la materia. Invece la situazione è critica perché saranno i docenti preposti nella scuola che dovranno occuparsi dell'insegnamento delle trentatré ore. Quindi qualche dubbio resta; la criticità sulla carenza di risorse resta; tuttavia Fratelli d'Italia auspica che sia un primo passo ed è per questo motivo che dà il suo voto favorevole al provvedimento per cercare di avere obiettivi ambiziosi. Voglio citare e chiudere con una frase di Tucidide che mi piacerebbe che fosse veramente una frase per i ragazzi scolpita nella loro mente: “Sapere cosa fare, saperlo spiegare agli altri, amare la propria patria, essere incorruttibili” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare il Ministro Bussetti per la sua presenza in quest'Aula. Ormai non è più consuetudine che i ministri ascoltino il dibattito dell'Aula e ci fa piacere che invece abbia avuto questo gesto di delicatezza nei nostri confronti. Un ringraziamento anche a tutti i componenti della Commissione cultura perché credo che oggi in quest'Aula scriviamo finalmente una pagina condivisa: usciamo dal presentismo, dall'ansia della propaganda, del giorno per giorno e proviamo ad occuparci di futuro e a pensare alle giovani generazioni.

Vede, Presidente, un mese e mezzo fa siamo stati tutti molto orgogliosi del fatto che ventinove giovanissimi nostri connazionali sono stati insigniti dal Presidente Mattarella del ruolo di Alfieri della Repubblica: le loro storie di passione e di altruismo ci hanno riempito di orgoglio e ci hanno regalato speranza, come le storie dei tanti giovani, quasi un milione, che si occupano di volontariato. Sono i nostri ragazzi e rappresentano il nostro futuro. Purtroppo, però, la cronaca ci racconta spesso anche altre vicende sempre di giovani, sempre di nostri ragazzi, ma non sono tutte storie commendevoli: storie che parlano di piccole e grandi sopraffazioni, di atti di prevaricazione verbale, di intolleranza, di bullismo, quando non di veri e propri episodi criminali. Sono tutti figli di questo straordinario Paese e delle sue molte contraddizioni e, quindi, non possiamo solo rallegrarci degli alfieri della Repubblica: dobbiamo anche avere la forza di non nascondere la polvere sotto il tappeto. Abbiamo il dovere, come legislatori, di prenderci cura delle nuove generazioni perché ogni singolo bambino, da nord a sud, diventi un cittadino maturo e consapevole, diventi insomma un Alfiere della Repubblica.

Con questo provvedimento, con l'introduzione dell'educazione alla cittadinanza, facciamo, tra mille difficoltà, sicuramente un passo in avanti. Ripartiamo dalla scuola, con la consapevolezza che oggi non è solo un problema della scuola e mi fa piacere che questa sfida Forza Italia l'ha cominciata tanti anni fa, nel 2008, con il Governo Berlusconi quando decidemmo di introdurre l'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. In questi undici anni sono cambiate molte cose e ne siamo convinti; la validità della scelta rimane, ma vi è la necessità di ampliare quell'impostazione per far fronte alle sfide di oggi e di domani, all'introduzione dei social network, della rete, dei telefonini, che hanno profondamente cambiato la nostra vita. Però, resta un fatto: la valenza pedagogica dei principi della nostra Costituzione rimane intatta e attuale e abbiamo il compito di riportare al centro dell'offerta formativa proprio quella tavola di valori il cui ruolo è guidare un processo vivo e costante di identificazione e di integrazione della comunità. Vogliamo non che i nostri ragazzi studino a memoria la Costituzione, ma che si riconoscano in essa, che la pratichino, giorno per giorno, nella vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e vogliamo che principi intramontabili come la centralità della persona e il pluralismo e il rispetto per la democrazia, l'uguaglianza formale e sostanziale, ma anche il merito e il principio di sussidiarietà ci aiutino a ritrovare il senso di comunità, così come ci ha chiesto il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio di fine anno. Significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri; significa pensarsi dentro un futuro comune che non è fatto di odio, non è fatto di contrapposizione, non è fatto di violenza nei confronti di chi ha una fede religiosa o politica diversa dalla nostra, ma è all'insegna della responsabilità. Vuol dire anche il rifiuto dell'astio, dell'insulto, dell'intolleranza, che creano ostilità e timore. A queste parole dobbiamo ispirare l'insegnamento dell'educazione civica; riscoprire il valore irrinunciabile dell'individuo, ma anche il ruolo, la funzione dello Stato e il rispetto per le istituzioni. E, a mio modo di vedere, è istituzione anche l'insegnante, anche il preside, è istituzione anche la scuola e ogni tanto forse faremmo bene a ricordarlo anche a qualche genitore, ma certamente dobbiamo insegnarlo agli alunni, perché il professore si rispetta, perché le istituzioni si rispettano e durano molto di più dell'impegno politico di ciascuno di noi, che è evidentemente temporaneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E sicuramente dobbiamo essere pronti alle sfide che Internet ci offre, sicuramente molte opportunità e la possibilità di dare cittadinanza ai diritti tradizionali, ma a questa tendenza espansiva delle potenzialità corrisponde anche la dilatazione delle minacce, la diffusione impropria dei dati, i rischi per la violazione della privacy, dei diritti di proprietà e del diritto d'autore, la diffusione delle varie forme di cyber crime, la possibilità di attacchi indiscriminati e anonimi alla dignità delle persone fino a fenomeni che in quest'Aula abbiamo già trattato, e mi riferisco al cyber bullismo, al sexting, al revenge porn.

Internet consente un rapporto interattivo e disintermediato con i cittadini, ma per farne un uso consapevole bisogna avere anche solidi anticorpi, saper discernere le fake news e i meccanismi manipolativi presenti in rete. Questa è la precondizione per il pieno sviluppo di una consapevole democrazia.

Per queste ragioni, l'offerta formativa dell'insegnamento dell'educazione civica si deve aprire alla cittadinanza digitale, perché essere nativi digitali non significa essere maturi digitali. Per questo motivo abbiamo lavorato in Commissione per inserire un articolo, ovvero quello dell'educazione alla cittadinanza digitale: vogliamo che Internet cessi di essere una zona franca, perché la spersonalizzazione dello spazio virtuale non deve far mai dimenticare che, dietro un profilo, dietro un account, ci sono delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), persone che meritano rispetto e la cui dignità non può essere mai calpestata.

Noi vogliamo che i ragazzi acquisiscano le competenze, le sensibilità necessarie per utilizzare in modo consapevole le immense risorse della rete. E abbiamo previsto una Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell'adolescente digitale, formata dai rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie e degli esperti del settore, con la partecipazione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza. Ciò al fine di assicurare il monitoraggio dell'attuale legge, ma anche il protagonismo dei ragazzi, delle scuole, degli insegnanti nello scrivere questa Carta dei valori e nel fare in modo che i principi costituzionali vivano anche nella stagione di Internet.

Non vediamo solo il bicchiere mezzo pieno, sappiamo che la legge che stiamo per approvare rappresenta una sfida, un punto di partenza, che occorre evidentemente migliorarla, perché non attua l'obiettivo, inizialmente previsto dalla PdL Capitanio, che prevedeva di farne un insegnamento disciplinare aggiuntivo di trentatré ore annuali, con docente incaricato ad hoc; sarebbe stata certamente una svolta più completa, ma anche gli ottimi propositi dei proponenti di maggioranza si sono dovuti piegare alle esigenze di bilancio, ne so qualcosa.

L'insegnamento sarà trasversale e affidato, tranne che in pochi ed eccezionali casi, in presenza di docenti di diritto nella scuola, alla collegialità degli insegnanti. Né ci soddisfano le irrisorie risorse destinate alla formazione dei docenti, lo ha sottolineato, prima, Valentina Aprea.

Pur con questi limiti, siamo persuasi che questa legge sia, nel complesso, una buona legge. Siamo soddisfatti di aver potuto dare, per una volta, un nostro contributo e siamo convinti che aver riportato al centro del dibattito politico e dell'impegno del Parlamento la formazione dei cittadini del futuro valga il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media statale “Michelangelo”, di Livorno. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. Come altri colleghi hanno già fatto, credo che, per spiegare l'importanza di questa legge che oggi andiamo a votare, bisogna anzitutto chiedersi cosa, nel 2019, significa la parola educazione: se significhi accendere un fuoco o riempire un secchio, spesso si è dibattuto di questo. La traduzione è: significa ancora trasmettere solo nozioni, oppure significa qualcos'altro? Il sistema nazionale di istruzione e formazione, nella storia di questo Paese, ha rivestito un'importanza straordinaria, perché ha educato, tirato fuori dall'ignoranza, dall'analfabetismo, milioni di italiani. E quindi lì, sì, trasmettere nozioni è stato importantissimo, perché, per la storia di questo Paese, ha significato crescita sociale, culturale, politica e anche economica. E, quindi, quel tipo di educazione ha svolto un ruolo importantissimo.

Mia nonna, che è nata nel 1917, scomparsa poco tempo fa, aveva fatto solo la quinta elementare e mi diceva: sapere per noi era un lusso, qualcosa che toccava a pochi, in una famiglia con dieci figli pochi erano quelli che potevano arrivare fino in fondo ad un percorso di istruzione. La generazione dei nostri genitori è stata quella della svolta, noi siamo la generazione più formata di sempre, però qualcosa è cambiato. Allora, cosa significa educazione nel 2019? Significa qualcosa di molto diverso, significa orientarsi in una mole di informazioni mai vista prima. L'ho detto anche in discussione generale, un ragazzino con un telefono in mano ha più nozioni a disposizione di quanti ne avesse il Presidente Bill Clinton dal suo ufficio nella Casa Bianca. E questo è straordinariamente nuovo e straordinariamente sfidante, perché l'insegnante non deve più trasmettere soltanto una nozione che lui conosce e il ragazzo che ha di fronte no, perché purtroppo un motore di ricerca ci restituisce in frazioni di secondo tutte le informazioni che un insegnante può trasmettere, eppure il suo ruolo è più importante, perché è il ruolo di chi ci insegna a discernere le informazioni e ad utilizzarle, cioè insegnare il pensiero critico.

Nell'epoca della democrazia cognitiva, in cui si è cittadini pienamente soltanto se si conosce come le informazioni vengono formate e come le si può utilizzare, la scuola svolge un ruolo fondamentale. E nella scuola un ruolo fondamentale ce l'ha sicuramente l'educazione civica, perché non c'è un algoritmo, non c'è una app che possa insegnarci a discernere le informazioni, che possa insegnarci cosa è vero e cosa non lo è, che possa insegnarci cosa ci è utile e cosa, invece, è semplicemente una nozione che resta lì, che non ci è utile, che non serve, che non è in qualche modo funzionale allo sviluppo della persona e della società. Come sappiamo, l'educazione alla cittadinanza ha una storia molto lunga in questo Paese, viene addirittura da un ordine del giorno di Aldo Moro, che, mentre si scriveva la Costituzione, ebbe l'intuizione di dire che in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, si doveva insegnare quella Costituzione, si doveva cioè lasciare ai nuovi cittadini la consapevolezza dell'importanza di quella Carta che si andava scrivendo insieme. E da allora ognuno ha fatto un piccolo passo perché l'educazione alla cittadinanza e alla Costituzione diventasse vita quotidiana nelle nostre scuole.

L'ha ricordato l'onorevole Gelmini, anche noi, all'interno della legge n. 107 del 2015, abbiamo inserito le competenze di cittadinanza come competenze fondamentali, perché appunto siamo convinti che quell'intuizione di Aldo Moro sia oggi più che mai un'intuizione giusta: non solo conoscere, ovviamente, la nostra Carta costituzionale, ma capirne anche le implicazioni, capire cosa significa oggi applicare quei principi straordinari alla vita quotidiana dei nostri ragazzi, cosa significa essere cittadini. Essere cittadini è essere parte attiva di una comunità, è dare il proprio contributo nel mondo del lavoro, nella società, nella politica; e tutto questo si dovrà fare nell'insegnamento di educazione civica: un compito enorme che noi consegniamo alle nostre scuole, un compito che tanti insegnanti in realtà già in questi anni hanno portato avanti con abnegazione, anche con una grande passione, con spirito di abnegazione, con la capacità di rinunciare a quell'ora di programma in cui avrebbero potuto fare altro, perché consapevoli dell'importanza del trasmettere qualcosa di più ai ragazzi. Oggi con questa legge noi riconosciamo un valore fondamentale al lavoro che gli insegnanti già facevano in questi anni, non aggiungiamo al loro lavoro, riconosciamo l'importanza di quel lavoro, e questo da legislatori noi ce lo dobbiamo dire.

C'è un articolo importante qua, oltre a quello sulla Costituzione, l'articolo 5 parla di educazione alla cittadinanza digitale. Lo hanno detto altri colleghi, oggi per essere cittadini a 360 gradi bisogna sapersi muovere anche lì, in quello che non è un mondo virtuale, ma è un pezzo del nostro mondo reale. E quindi, spiegare ai ragazzi le opportunità che ci sono lì, per il loro lavoro, per la capacità di essere cittadini, e anche raccontare loro cosa significa contribuire al benessere della società, con la conoscenza, con le basi di conoscenza dei meccanismi di programmazione, tutte cose che noi abbiamo scritto e che sono importantissime, quindi quell'articolo è importante perché arricchisce questa proposta di legge.

Ci tengo a dirlo: il punto d'arrivo è il frutto di un lavoro che abbiamo fatto insieme, grazie alla relatrice e grazie ai commissari, che hanno messo del proprio e non era scontato, perché spesso qui dentro si litiga, ci si scontra e difficilmente si trova un punto d'arrivo comune. Io sono contenta che in questo caso ci si sia riusciti. Eppure devo dire che alcune cose restano aperte.

Il primo problema, che noi abbiamo posto, sia in discussione sulle linee generali sia con i nostri emendamenti, è che la Lega aveva promesso che avrebbero introdotto un'ora di educazione civica con l'insegnante di educazione civica al di fuori dell'orario di programmazione che esisteva prima. Questo in questa proposta non c'è. Dobbiamo essere onesti perché va detta la verità ai cittadini: questa proposta di legge non introduce un'ora in più di educazione civica al di fuori dell'orario che c'era e chi oggi dice il contrario dice semplicemente una bugia, dà un pessimo esempio e non fa educazione civica. Quindi, se il Ministro Salvini vuole rivendicare l'importanza di questa proposta se la legga, perché quello che lui dice in questa proposta purtroppo non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Poi, vengo al secondo tema: mancano i fondi. Noi chiediamo tante cose alla scuola senza mai darle i soldi per farle. Con la nostra legge tanto vituperata noi abbiamo inserito nel sistema scuola 4 miliardi. Qui gli unici soldi che ci sono si prendono dalla vituperata “Buona Scuola”. Ci sono 4 milioni per la formazione di circa un milione di insegnanti, che significa, in un anno, un euro a insegnante. Noi avevamo chiesto, coi nostri emendamenti, di portarli almeno a 20 milioni, cioè di far sì che tutti gli insegnanti italiani avessero la possibilità di essere formati all'innumerevole mole di cose che noi gli chiediamo con questa proposta. Quei soldi non si sono trovati; per altre cose mi pare di capire che i soldi si trovano, ma questo evidentemente non serve alla campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi l'abbiamo chiesto e resterà a verbale che l'abbiamo chiesto e io spero che il Ministero voglia destinare a questa importante voce più fondi in futuro, anche se non mi pare che sia questa l'intenzione visto che quando c'è da tagliare si taglia sulla cultura e sui giovani e difficilmente si investirà sull'educazione civica a scuola.

L'ha ricordato la collega Boldrini in discussione sulle linee generali, ed io ho concluso il mio intervento citando il Presidente Pertini, perché i giovani più che di sermoni hanno davvero, oggi più che mai e proprio per quello che ci siamo detti, bisogno di esempi. E, allora, facciamoci anche un piccolo esame di coscienza. La politica in questi anni è stata un esempio? È un esempio un Ministro che espone al pubblico ludibrio due minorenni che lo contestano sui social (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Boldrini)? Credo di no. È un esempio un leader politico che sui social scrive: “Cosa fareste a Laura Boldrini se l'aveste in auto con voi”? Credo di no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Boldrini). Credo, piuttosto, che questi siano stati cattivissimi esempi. E, allora, dico: oggi votiamo insieme questa proposta di legge, insieme riconosciamo l'importanza dell'educazione civica nella scuola ma insieme diciamoci anche che la politica ha molto lavoro da fare in questo senso. Oggi si ha un punto zero anche nei rapporti qui dentro perché, appunto, ai giovani diamo i sermoni che servono, ai giovani diamo i maestri che servono, ma impariamo soprattutto a dargli gli esempi che servono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, sottosegretario Giuliano, Ministro Bussetti, oggi per noi della Lega, ma credo per tutti, è una bellissima giornata, una bellissima giornata che parte da molto lontano. Esattamente nel 1958 quando un politico illuminato e coraggioso, l'allora Ministro dell'Istruzione Aldo Moro, ritenne opportuno che la scuola, oltre a formare ed educare, dovesse, con una bellissima metafora, “pulire il futuro dei nostri ragazzi”. Era il 1958 ma poi qualcosa probabilmente non ha funzionato perché con il passare degli anni si è ritenuto, sbagliando, che si potesse fare a meno dell'educazione civica. Sono scomparsi i libri di testo, è cambiato il nome della materia, è sparito il voto in pagella e poco alla volta l'idea che si dovessero fermare le lancette dell'orario scolastico per parlare di diritti, di regole e di doveri si è irrimediabilmente affievolita. In questi anni - non dobbiamo dimenticarlo - sono stati, sì, realizzati all'interno delle nostre scuole tanti straordinari e lungimiranti progetti ma senza una cornice di riferimento, senza un voto in pagella, senza una valutazione in fase di esame, senza una specifica formazione per i docenti e questa mancanza si è sentita.

Creare consapevolezza e conoscenza dei diritti e dei doveri, sollecitare quotidianamente i nostri giovani sul rispetto delle regole forse ci avrebbe risparmiato il suicidio di tanti ragazzi violentati dal cyber bullismo, l'ingresso in carcere di altrettanti giovani incapaci di distinguere realtà e virtualità, la lettura di pagine macabre e inimmaginabili come quelle di Viterbo e di Manduria, per fermarci solo agli ultimi casi di cronaca.

Ci siamo presentati agli elettori con due promesse: buon senso e concretezza. Questo è un provvedimento di buonsenso, richiesto a gran voce dai dirigenti scolastici, dagli insegnanti, dalle famiglie, dagli amministratori locali. Ma è richiesto a gran voce dagli stessi ragazzi che dimostrano tutti i giorni, soprattutto sui temi della legalità e dell'ambiente, di non voler reclamare esclusivamente diritti, ma di volersi spendere in prima persona per onorare quei doveri inderogabili a cui ci richiama l'articolo 2 della Costituzione.

Che fosse una proposta di buon senso è testimoniato dal fatto che il 1° giugno 2018, quando la Lega ha depositato il testo, abbiamo assistito, in poche settimane, alla presentazione da parte di ANCI, il 14 giugno, in Cassazione, di una proposta di legge che sarebbe stata poi suffragata da decine di migliaia di firme. Poi sono seguite altre quindici proposte di legge e una petizione dei Lions. Non ne abbiamo fatto, ovviamente, una bandierina politica e abbiamo accettato - e ringrazio il Comitato dei nove e la VII Commissione, Cultura, per lo straordinario lavoro di coesione fatto insieme - di raccogliere i contributi di tutti e il testo che votiamo oggi è davvero una bella sintesi che si è arricchita grazie al lavoro di tutte le forze parlamentari.

Il buon senso, però, a volte non basta. Serviva concretezza e se vogliamo ritagliare un piccolo, ma doveroso merito per la Lega, non possiamo non sottolineare come, in meno di un anno, rispetto ai buoni propositi delle passate legislature, siamo passati dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno incondizionato su questo provvedimento da parte dei capigruppo della Lega alla Camera e al Senato e dei Ministri Bussetti e Salvini, che hanno voluto l'educazione civica come priorità della nostra agenda politica. E oggi possiamo dire, con soddisfazione, che l'educazione civica sta per tornare sui banchi di scuola: trentatré ore annuali, voto in pagella, valutazione in sede di esame, formazione dei docenti e almeno un milione di euro per premiare i migliori progetti: sono solo alcuni degli aspetti che testimoniano un deciso cambio di passo. Ma è solo leggendo tutti gli articoli del provvedimento che si può cogliere la ricchezza e la modernità di una proposta che parla ai nostri ragazzi con il loro stesso linguaggio, senza calare gli insegnamenti dall'alto.

E se, purtroppo, è spesso necessario fare riferimento a brutti episodi di cronaca, che reclamano azioni di prevenzione, l'educazione civica vuol essere un momento positivo, costruttivo, bello, pieno di speranza e di entusiasmo. L'articolo 3 sollecita alcuni dei temi che vorremmo accompagnassero la crescita dei nostri ragazzi tutti i giorni: l'educazione ambientale e l'educazione alla legalità. Li abbiamo visti, i nostri giovani, scendere in piazza per le strade in occasione dei Fridays for Future. Chiedono di partecipare attivamente alla salvaguardia del pianeta e vogliono prendersi le proprie responsabilità, a partire dai banchi di scuola.

L'educazione civica sarà nutrita dai principi dell'Agenda 2030 e l'educazione civica, ovviamente, non potrà non soffermarsi a lungo sull'educazione alla legalità e alla cittadinanza digitale, partendo proprio dai principi costituzionali, fino ad arrivare agli odiosi e moderni reati che prendono il nome di cyber bullismo, revenge porn e stalking, che sfociano a volte nell'istigazione al suicidio. Troppe volte ci siamo trovati a piangere giovani vittime, come Carolina, come Livio, come Olivia, come Michele; vittime di coetanei che non conoscevano le conseguenze devastanti dell'uso criminale della rete e delle nuove tecnologie. Troppo spesso ci siamo accontentati di chiamarli nativi digitali, abbandonandoli al loro destino.

Legalità è anche e soprattutto in questo momento contrasto alle mafie, perché è dai banchi di scuola che si deve cominciare a urlare il nostro “no” senza se e senza ma a tutte le forme di mafia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'educazione civica, come detto, fa tesoro della imponente raccolta di firme promossa da ANCI e dai nostri comuni, cellule vive della nostra democrazia; e quanto mai attuale ritorna la nostra Costituzione, che richiama la bellezza della parola autonomia, che significa responsabilità e futuro. “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”: lo dice l'articolo 5 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È una bella legge questa, che sottolinea il ruolo fondamentale della famiglia e del volontariato. Qualcuno, probabilmente senza cogliere la ricchezza e la complessa omogeneità del testo, ha parlato di “fritto misto” che toglierà spazio alla storia.

Bene, questa proposta di legge consegnerà ai nostri giovani la storia della nostra Costituzione e le radici della nostra democrazia, occupandosi però - e non può essere una colpa - del loro futuro e del loro presente.

In questo percorso, non dimentichiamo certo i 18 mila docenti di diritto e economia presenti nelle nostre scuole, più della metà dei quali oggi impegnati in attività di potenziamento e sostegno, non certo per scelta di questo Governo. La proposta di legge fa espliciti riferimenti alla loro importanza, laddove presenti, e getta le basi per un maggior coinvolgimento nelle attività didattiche. Non solo; vogliamo impegnare il Governo ad aggiornare tempestivamente il piano di formazione dei docenti, inserendovi le iniziative formative più opportune in materia di educazione civica, al fine di porre le condizioni per un'attuazione efficace della proposta di legge, valutando l'introduzione di specifici ulteriori finanziamenti da aggiungere a quelli già disponibili e già utilizzabili a tal fine.

Gli effetti di questa legge forse non saranno immediati, ma oggi, con questa proposta di legge, ritornando alle parole di Aldo Moro, proviamo a ripulire il futuro dei nostri giovani e, magari, anche un po' il presente.

Per questo annuncio voto fortemente favorevole a questo provvedimento e ringrazio ancora il Ministro Bussetti, non solo per avere assistito a tutte le dichiarazioni di voto, ma anche per il supporto concreto del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbuto. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi, colleghi!

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere. Non sono parole mie, sono parole di Giovanni Falcone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sono fiera ed emozionata di poterle citare oggi, in occasione della votazione sul progetto di legge che prevede l'inserimento dell'insegnamento dell'educazione civica in tutte le scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione, perché mai mistero alcuno hanno fatti i valorosi, come i giudici Falcone e Borsellino, sulla valenza della cultura nell'attività di prevenzione di ogni forma di illegalità.

Grazie a questa legge inizia un percorso per rendere tale insegnamento autonomo, e quindi, a mio avviso, più efficace rispetto al passato, mettendo in primo piano l'esigenza fondamentale che consiste nella formazione di uomini e donne consapevoli del loro status di cittadini e cittadine, consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri nella società in cui si sviluppa la loro vita e la loro professione, oltre che padroni delle competenze necessarie per svolgere al meglio il loro futuro lavoro.

Uomini e donne liberi e colti quali solo sanno essere coloro che riescono a coniugare mirabilmente la loro preparazione in campo professionale con l'interiorizzazione ed il rispetto delle regole fondamentali che costituiscono l'architrave della nostra società e del nostro Stato. Una società in cui ognuno si senta parte integrante e in cui il rispetto delle regole non venga percepito mai più come un'odiosa imposizione, ma come una meravigliosa opportunità, frutto di una spontanea collaborazione, di un comune anelito a contribuire allo sviluppo culturale e socioeconomico del Paese e del mondo intero nel rispetto dei valori dei nostri padri costituenti e del nostro ordinamento giuridico.

Una società in cui ognuno, pur consapevole che la violazione delle regole e delle norme comporta una sanzione, fa in ogni caso il proprio dovere, non già per timore della sanzione, logico corollario di una norma precettiva, ma per spontanea adesione ai principi di fondo della convivenza civile. Ciascuno deve sentirsi parte viva, consapevole e matura della società, soggetto libero e conscio dei propri doveri, ma anche dei propri diritti. Mi è cara questa tematica: da anni, insieme ai colleghi docenti di discipline giuridiche ed economiche, mi batto per raggiungere questo obiettivo nell'assoluta convinzione che solo la diffusione attenta e competente della cultura della legalità e della giustizia sociale possa formare cittadini consapevoli, liberi, critici, attenti ed impegnati nella società; cittadini che scelgono da che parte stare e in che mondo vogliono far crescere i loro figli; cittadini responsabili e attivi che partecipano pienamente e consapevolmente alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, come giustamente recita l'articolo 1 del progetto di legge che ci apprestiamo a votare.

Ben venga, pertanto, l'avvio del percorso che, partendo dalla più tenera età, porti i nostri studenti dapprima a comprendere l'importanza delle regole poste alla base della pacifica convivenza sociale e giunga poi, in connessione con i riferimenti storico-culturali, alla genesi dello Stato democratico, allo studio della nostra Carta costituzionale e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, non per mero nozionismo, ovviamente, ma per aprire una seria e profonda riflessione sui principi e i valori fondamentali in esse contenuti, fino a giungere allo studio della nascita e dell'evoluzione dell'Unione europea e degli organismi internazionali, e via via fino all'analisi dell'attuale scenario nazionale e internazionale.

Ben venga, ancora, lo studio attento e riflessivo degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre del 2015; obiettivi che non sono utopia, ma devono divenire urgentemente realtà concreta nella società mondiale: porre fine alla povertà in tutte le sue forme, promuovere società pacifiche e inclusive, azzerare la fame, garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età, realizzare l'uguaglianza di genere, assicurare l'accesso all'energia pulita a buon mercato e sostenibile per tutti, promuovere una crescita duratura e inclusiva, la piena occupazione e un lavoro decoroso per tutti, salvaguardare gli oceani, i mari, gli ecosistemi.

Come è evidente dagli obiettivi, l'Agenda 2030 è una sfida, una sfida per un futuro migliore. Ben venga lo studio degli elementi di diritto con particolare attenzione al diritto del lavoro, affinché nasca e si consolidi la consapevolezza dei propri impegni e dei propri doveri, ma nel contempo si sappia lottare per l'affermazione concreta del principio di reale meritocrazia; in una società in cui per anni qualcuno ha giocato d'astuzia gabellando i diritti come concessioni e favori, instillando sciaguratamente nei nostri giovani la tragica convinzione che il mondo reale soggiacesse e soggiaccia a regole diverse da quelle insegnate a scuola, regole che prevedono scorciatoie, favori e ostacoli aggirati grazie agli amici che contano, a tutto discapito dei valori dell'uguaglianza, dell'onestà, del rispetto dei diritti e delle persone, della coerenza e della solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Solo così si potrà interrompere una spirale viziosa in cui ancora oggi le mafie attecchiscono e prosperano. Proprio lo studio delle mafie assume oggi un ruolo centrale per la formazione dei nostri giovani: analizzarne le vesti molteplici, subdole e striscianti, le dinamiche di prevaricazione e strumentalizzazione della povertà e dell'ignoranza, serve al tempo stesso a formare i cittadini immuni dalle loro influenze e desiderosi di lottare per il progresso civile, l'uguaglianza e la libertà, perché vogliamo immaginare una terra e una società libera dalle mafie. Giorni come il 23 maggio e il 19 luglio diverranno allora non più solo giorni di ricordo malinconico e struggente di coloro che hanno sacrificato la loro vita per la giustizia, ma giorni di festa, in cui le giovani generazioni saranno finalmente libere dal mostro dalle mille teste e capaci di determinare in piena autonomia e consapevolezza il loro futuro. Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo. “Parlate della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali, però parlatene” (Paolo Borsellino) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ben venga, Presidente, anche lo studio dell'educazione ambientale e al rispetto ed alla valorizzazione del patrimonio culturale dei beni comuni, ben venga l'educazione alla cittadinanza digitale: non può che plaudirsi ad un insegnamento al corretto uso del web, dei social, delle nuove tecnologie, che rappresentano un'opportunità preziosa, ma anche fonte di molteplici insidie da cui stare alla larga; perché i nativi digitali - come è stato correttamente detto in alcuni interventi in quest'Aula - non sempre sanno correttamente utilizzare e fruire delle enormi opportunità di crescita che questo strumento ci consegna, rimanendo spesso vittime delle insidie della rete. Vorrei infatti ricordare (la storia recente ce lo insegna) che le scoperte, i processi tecnologici e scientifici hanno talvolta provocato immani tragedie ai danni dell'umanità, proprio per l'uso distorto che ne hanno fatto alcuni. Ben venga dunque l'approfondimento di queste discipline, affinché si possa ancora parlare sensatamente delle “magnifiche sorti e progressive dell'umana gente”.

Il MoVimento 5 Stelle ha dato, in conclusione, un importante contributo all'avvio di questo percorso: in particolare, come ho già avuto modo di ribadire, nella parte in cui si riconosce la naturale attribuzione di questo insegnamento ai docenti di discipline giuridico-economiche. Per il momento questo obiettivo è stato raggiunto per le scuole del secondo ciclo in cui sia presente nell'organico dell'autonomia un docente della classe di concorso 046, ma confidiamo che in occasione della prima relazione che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca renderà al Parlamento non potrà che essere riconosciuta l'esigenza che tutte le scuole possano e debbano dotarsi di tale figura specializzata: che completando armonicamente il corpo docente della classe e dell'istituto, non soltanto potrà espletare il ruolo che le si addice naturalmente, ma anche coordinare eventuali interventi extrascolastici, progetti che coinvolgono il mondo del lavoro, il mondo sociale, le istituzioni, anche con la costituzione di un settore dipartimentale ad hoc. Non ci fermeremo e continueremo a batterci per raggiungere questo obiettivo.

In conclusione del mio intervento, ringrazio tutti i componenti della Commissione cultura, nessuno escluso, ma in particolare la relatrice, deputata Angela Colmellere, e la collega Virginia Villani per la costruttiva esperienza scaturita da un confronto leale e collaborativo, pur nelle rispettive e fisiologiche differenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ritengo che un primo passo fondamentale sia stato compiuto, auspico che altri passi seguano a breve per raggiungere la meta che ognuno di noi si è posto in occasione dell'avvio di questo percorso: una società vera, a misura d'uomo e dei suoi autentici valori, i valori insegnati a scuola, i valori che vogliamo lasciare ai nostri figli. Annuncio pertanto il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Plinio” di Castellammare di Stabia, Napoli. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi, silenzio.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevole Presidente, onorevole Ministro, non c'è educazione civica senza conoscenza della storia. Questa mattina, celebrando Leonardo con il Ministro Bussetti, il Ministro stesso ha detto: noi siamo quello che siamo stati. È per questo che vorrei ricordare a quest'Aula che, mentre noi votiamo il ritorno dell'educazione civica nell'insegnamento ordinario, la storia ha motivato un appello su la Repubblica di molti scrittori e filosofi italiani. Mentre Leonardo non conosceva il latino, il primo firmatario è un latinista, che è Andrea Giardina, il quale chiede al Ministro - ed io credo che il Ministro possa intendere bene questa richiesta, con tutti noi che abbiamo firmato - che la storia sia al centro delle prove d'esame della maturità, che sia nella consapevolezza dei giovani (Applausi). Senza storia non c'è educazione civica, da Platone fino agli attuali leader di partito, che hanno dato a questo Parlamento un aspetto nuovo.

Mi pare, quindi, sbagliato che il precedente Governo abbia stabilito che la storia d'Italia inizia nel 1861, perché Raffaello era italiano, Michelangelo era italiano, Leonardo era italiano, nei musei stranieri leggiamo “Italian school” per il Rinascimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quindi, che la storia sia tutta la storia del pensiero dell'uomo, e che negli esami di maturità si possa chiedere di Socrate, di Platone, di Leonardo, di Michelangelo ai giovani, che sapendo quello, sapranno cos'è l'educazione civica.

Altrimenti, sono leggi scritte male, in una lingua che non è la lingua italiana (come questa legge è fatta, ma questo lo lascerò per i posteri), in nome di un tentativo di ripristinare una militanza politico-ideologica nell'insegnamento dell'educazione civica che prescinde dalla conoscenza profonda della storia, dell'arte e della letteratura.

Mi auguro che il Ministro possa accogliere l'appello de la Repubblica, e consentire che agli esami di maturità e nell'insegnamento anche universitario la storia abbia il massimo rilievo.

Io mi sono laureato in storia dell'arte come materia storica, ma la storia dell'arte sappiamo quanto è marginale; la storia dell'uomo dev'essere al centro della vita dei giovani, e l'educazione civica dev'essere educazione alla storia e alla conoscenza dell'uomo (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la relatrice, deputata Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE, Relatrice. Presidente, cari colleghi, al termine dell'iter per l'approvazione di questa legge alla Camera, voglio solo ringraziare tutti i deputati della VII Commissione e la struttura tecnica per il lavoro che abbiamo svolto insieme, un lavoro di sintesi, impegnativo ma molto gratificante.

Mi preme spendere un ringraziamento anche per il comitato ristretto che ha operato proficuamente, giungendo dopo poche riunioni alla definizione di un testo-base ampiamente condiviso tra i gruppi.

Abbiamo lavorato in maniera leale e costruttiva, tra noi, con la struttura del MIUR, col sottosegretario Salvatore Giuliano e con il nostro Ministro Marco Bussetti, che si è sempre reso disponibile ad ogni confronto.

Arriviamo oggi all'ultimo passaggio, con la volontà di costruire fin dall'infanzia il futuro dei nostri ragazzi.

PRESIDENTE. Rimaniamo sui ringraziamenti però, perché era per un ringraziamento.

ANGELA COLMELLERE, Relatrice. La scuola è chiamata a promuovere l'educazione ad essere, ad essere cittadini responsabili, e questo noi consegniamo ai nostri studenti e al Paese con il voto di oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

(Coordinamento formale - A.C. 682-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 682-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 682-734-916-988-1166-1182-1425-1464-1465-1480-1485-1499-1536-1555-1576-1696-1709-A: “Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, intervengo per segnalare rapidamente a tutti i colleghi e attirare la loro attenzione su un fatto: nel calendario dei lavori del mese di maggio non è stato incluso un punto, che era il primo punto del programma dei lavori per il mese di maggio predisposto nel mese scorso, cioè l'inizio dell'esame…

PRESIDENTE. Liberiamo i banchi del Governo, per favore… Deputata Bartolozzi, l'Aula è in corso, per favore. Per favore, usciamo senza passare davanti ai banchi del Governo. Presidente Borghi… deputato Costa, deve liberare i banchi del Governo. Prego, deputato.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Peraltro, è un punto su cui è nota la sua personale attenzione e sensibilità: l'inizio dell'esame del testo sul rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell'eutanasia.

Questo è un punto sul quale la Corte costituzionale, nel settembre del 2018, ha invocato un intervento del legislatore per dirimere la questione del contrasto tra il divieto assoluto di aiuto al suicidio e il nostro dettato costituzionale in merito al diritto di autodeterminazione e di rifiuto dei trattamenti sanitari.

È trascorsa più della metà del tempo che noi avevamo a disposizione come Parlamento, e una serie di fattori, come la lentezza dei lavori nelle Commissioni, la scadenza elettorale, l'avvicinarsi dell'estate, rischiano davvero di far sì che noi non riusciamo a rispettare l'indicazione della Corte costituzionale, che ha indicato come termine quello di settembre del 2019.

Allora, il mio è davvero un invito accorato a tutti i singoli colleghi, a tutti i gruppi, affinché ci sia, al più presto possibile, la calendarizzazione e l'inizio dell'esame di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 17,15 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a garantire l'operatività dell'esonero contributivo previsto per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno - n. 2-00366)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Occhiuto ed altri n. 2-00366 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Paolo Russo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, brevemente, sì, ho piacere di illustrarla.

PRESIDENTE. Prego.

PAOLO RUSSO (FI). Non devo qui ricordare la condizione del Mezzogiorno, non devo ricordare come il tasso di disoccupazione giovanile in quelle terre, nelle nostre terre, ormai rasenti il 50 per cento, non devo nemmeno ricordare che la situazione è talmente tragica che nemmeno ci si rivolge alla misura assistenziale del reddito di cittadinanza, non voglio nemmeno qui ricordare al Governo che il PIL pro capite è la metà della media nazionale ed è uno dei più bassi d'Europa. Avete con soddisfazione, nelle ultime ore, misurato una crescita del PIL nazionale dello 0,2 per cento - fuochi d'artificio, da questo punto di vista, anche se sarei cauto -, ma in quello 0,2 per cento non vi è nessun incremento per il Sud: il Sud è totalmente fermo, oserei dire dimenticato, incapace, senza misure adatte e straordinarie di recuperare quel gap e quella difficoltà che prima di ogni altra cosa cade e ricade sulle imprese del Mezzogiorno. Le imprese al Sud ci sono, sono solo più piccole, sono atomizzate, con difficoltà riescono a guardare ad un'opportunità di internazionalizzazione; andrebbero rafforzate, da questo punto di vista, con misure che peraltro esistevano, e queste misure esistevano al punto tale che, addirittura nella legge del dicembre 2018, si era prevista, con un limite di 500 milioni per il 2019 e per il 2020, la possibilità, proprio per favorire le assunzioni nel Mezzogiorno, di misure ad hoc per esonerare dai contributi previdenziali le imprese che volessero assumere in quei territori. Una serie di articolazioni successive, che passano per l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, per l'ANPAL, una serie di azioni burocratiche, capaci di frenare piuttosto che di agevolare, una serie di misure, le une sulle altre, che si sovrappongono, addirittura talune si contrappongono, hanno prodotto questo risultato, Presidente: hanno prodotto il risultato che dal 1° gennaio 2019, cioè dal 1° gennaio dell'anno in corso, non è possibile per le imprese del nostro territorio poter accedere a quella misura che pure esisteva nel passato.

Insomma non stiamo a chiedere una condizione di novità, un elemento aggiuntivo: stavamo soltanto provando ad ottenere una continuità nella misura per garantire, per consentire ai giovani e meno giovani del Mezzogiorno di poter avere un accesso facilitato, agevolato al lavoro, al lavoro quello vero, non al reddito di cittadinanza, al lavoro che rende giustizia della propria dignità, del proprio ingegno, della propria passione, della propria vivacità. Tutto questo non è accaduto e, ahinoi, caro Presidente, il rischio è che non accada nemmeno a partire dal 1° maggio perché ad oggi non sappiamo se quel benedetto provvedimento, che doveva essere emanato, è stato emanato, ragion per la quale siamo nella condizione per cui non solo dal 1° gennaio non è possibile per le imprese assumere senza l'onere e senza il gravame dei contributi previdenziali ma addirittura anche oltre, anche oggi non sarebbe possibile accedere a tale misura. Ovviamente chiediamo che il Governo ci risponda per capire se conosce la vicenda e soprattutto quali sono le azioni concrete che ritiene di mettere in campo non solo per dare in futuro l'opportunità alle imprese e ai giovani del Mezzogiorno ma anche per recuperare il gap che passa dal 1° gennaio al 1° maggio dell'anno in corso e per evitare che agli imprenditori sia stato promesso un percorso e poi tale percorso risulti ulteriormente gravato di ulteriori costi, con tutto quello che comporta ai fini della certezza della norma che per gli imprenditori è elemento essenziale. Per poter investire le imprese vorrebbero avere un quadro normativo di certezza che dia la possibilità davvero di fare un conto economico complessivo e non il succedersi di norme smentite dalle successive che rendono difficile qualunque prospettiva di investimento nel nostro Paese e ancora di più nel Mezzogiorno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, con il presente atto di sindacato ispettivo si chiede ai Ministri interpellati se siano a conoscenza del contenuto del decreto 19 aprile 2019, n. 178, emanano da ANPAL, e se intendano assumere iniziative, anche di natura normativa, per far sì che il riconoscimento dell'esonero contributivo abbia luogo anche per le assunzioni effettuate nei primi quattro mesi del 2019.

A tal riguardo occorre preliminarmente effettuare qualche breve puntualizzazione in vista di una corretta ricostruzione normativa. L'interpellanza urgente mette a confronto nelle premesse la disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 247, della legge di bilancio 2019 e l'articolo 1-bis del cosiddetto “decreto dignità”, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96. Quest'ultima disposizione, in realtà, inerisce a materia interferente con l'articolo 1, comma 100 ss., della legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205).

Le norme da ultimo citate prevedono entrambe, infatti, al fine di favorire l'occupazione giovanile, un esonero contributivo in favore dei datori di lavoro privati che assumono lavoratori - nel primo caso under 35 e con riferimento agli anni 2019 e 2020, e nel secondo caso under 30 a decorrere dal 1° gennaio 2018 – per un periodo massimo di 36 mesi. A seguito dell'emanazione della norma contenuta nel cosiddetto “decreto dignità”, si è ritenuta opportuna l'esigenza di un'armonizzazione tra le due disposizioni da ultimo richiamate.

In tal senso questa amministrazione, sentiti tutti gli attori coinvolti nel corso di incontri tecnici, ha lavorato da subito per la definizione di una disposizione che potesse rendere ancora più organica e conferente l'applicazione delle due disposizioni già in essere. Nelle more il Ministero del Lavoro ha posto in essere tutte le attività istruttorie necessarie per collazionare, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, il decreto interministeriale, previsto dal comma 3, articolo 1-bis, del cosiddetto “decreto dignità”, il quale è al momento in avanzato stato di perfezionamento.

Tanto premesso, in relazione alla materia prevista dall'articolo 1, comma 247 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, che, come noto, afferisce all'esonero contributivo riconosciuto, per gli anni 2019 e 2020, ai datori di lavoro che assumano con contratto a tempo indeterminato in determinate regioni del Sud Italia soggetti under 35 oppure soggetti over 35, a condizione che questi ultimi siano disoccupati da almeno sei mesi, va preliminarmente puntualizzato che la lettera della norma testé richiamata non stabilisce che gli sgravi contributivi ivi previsti debbano essere concessi con decorrenza dal 1° gennaio 2019.

Come sempre avviene nel caso di disposizioni che necessitano, per essere rese operative, di provvedimenti attuativi, si è reso, pertanto, indispensabile l'adozione di apposito decreto.

In questa direzione la stessa Agenzia delle politiche attive (ANPAL), interpellata da questo Ministero, ha evidenziato che “tale norma … non introduce essa stessa lo schema incentivante, ma si limita a prevedere la possibilità che tale schema sia introdotto dai programmi operativi; essa non è pertanto idonea a far sorgere alcun affidamento, in capo ai potenziali datori di lavoro”.

Ciò nonostante, sono in corso interlocuzioni con le regioni per verificare la possibilità di far retroagire l'operatività del decreto già dal 1° gennaio 2019 compatibilmente al monitoraggio delle risorse disponibili.

Tanto premesso va evidenziato, per una migliore comprensione della vicenda e per leggere in maniera realistica anche le tempistiche connesse all'attuazione della disposizione primaria, che l'ANPAL ha puntualmente dato corso a tutte le attività indispensabili per redigere il decreto. A tal fine ha effettuato una ricognizione delle risorse disponibili – che ha richiesto la verifica puntuale di tutte le risorse impegnate e non spese nell'anno 2018 – per liberare 120 milioni di euro per garantire l'immediato avvio della misura e per prefigurare la riprogrammazione di ulteriori 250 milioni di euro, somme queste utili a consentire il finanziamento della misura stessa sino al 31 dicembre 2019.

Ciò detto, in relazione alla specifica domanda degli interpellanti sui tempi di emanazione della circolare da parte dell'INPS, si rende noto che l'Istituto ha fatto presente che, a seguito dell'adozione del predetto decreto ANPAL, ha avviato l'attività di adeguamento delle procedure telematiche e informatiche per poter consentire una tempestiva fruizione dell'incentivo. Contestualmente, l'Istituto medesimo ha comunicato che sta collazionando il testo della circolare operativa, nella quale saranno indicate le precise modalità di fruizione della misura e che provvederà a riconoscere l'agevolazione a tutti i datori di lavoro che rispettino i presupposti legittimanti specificamente previsti e che abbiano provveduto, pur in assenza di indicazioni operative, ad effettuare le sopra richiamate assunzioni/trasformazioni a partire dal 1° maggio 2019.

L'Istituto ha altresì comunicato che: “in attuazione di quanto espressamente previsto dall'articolo 10, comma 3, del decreto direttoriale dell'ANPAL n. 178 del 19 aprile 2019, per le assunzioni/trasformazioni effettuate prima che sia stato reso disponibile il modulo telematico della richiesta dell'incentivo, l'Istituto provvederà ad autorizzare le fruizioni dell'agevolazione seguendo l'ordine cronologico di decorrenza dell'assunzione. Si prevede la piena operatività dei predetti moduli informatici entro la metà del corrente mese di maggio 2019”.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PAOLO RUSSO (FI). Insomma stiamo, Presidente, peggio di come immaginavo, nel senso che, se non si trattasse di una vicenda così seria e così grave, ci sarebbe da dire “colpito e affondato”, nel senso che il Governo non si era accorto di questa vicenda e, se tardivamente ha provato ad accorgersene, ha assunto e adottato misure sostanzialmente inefficaci. Poiché sono sostanzialmente inefficaci, rendono difficile anche il mio giudizio, Presidente. Noi dovremmo cominciare ad articolare, proprio nell'ambito dell'istituto parlamentare, non soltanto l'espressione di “soddisfatto” o meno, ma anche l'imbarazzo, l'indignazione, l'essere dispiaciuto, perché per i giovani di quei territori, per le imprese che hanno creduto nello Stato e che hanno creduto che era possibile assumere, anche a tempo indeterminato, dei giovani per dare loro la possibilità di mettere a sistema quelle sensibilità e quelle capacità, di mettere all'opera le competenze, le intelligenze, quelle imprese sono state turlupinate, sono state, con un gioco delle tre carte fatto di burocrazia e circolari, fatto di un palleggio tra enti, fatto di un Sud declamato e puntualmente abbandonato… Qui non stiamo a chiedere: ma insomma adottiamo un'altra misura; qui stiamo a chiedere null'altro che: c'era una misura, era stata già assunta ed adottata, vi era una norma a monte, addirittura una norma che nasce da lontano, vi erano anche degli impegni dal punto di vista più squisitamente elettorale, anche nella fase delle elezioni scorse. Insomma, vi è un impegno in questa direzione, da più parti rappresentato, eppure il risultato è stato incerto, dubbio.

Ancora oggi ascoltiamo che quella burocrazia, quel “ministero delle complicazioni” di questo Governo si è potuto esprimere con una serie di considerazioni che vanno dall'avviato, al comunicato, al collazionato, al provvederà. La misura e la cifra della risposta a questa interpellanza è il provvederà: il provvederà quando, se il 1° gennaio è già scorso? Se è dal 1° gennaio 2019 che quei lavoratori, quei giovani non hanno più un'opportunità del genere? È dal 1° gennaio 2019 che le imprese del Mezzogiorno non hanno più questa opzione per dare una risposta concreta, che sia lontana dal pannicello caldo del reddito di cittadinanza. Qual è l'elemento attrattore per le imprese, Presidente? L'elemento attrattore per le imprese è uno: avere un quadro normativo di certezza che perduri nel tempo. Qui non solo siamo alla incertezza normativa, ma siamo alla complicazione per finestre: fino a maggio non è possibile, forse da maggio in poi lo sarà, ma dobbiamo ancora individuare attraverso un monitoraggio, cioè stiamo ancora a: “Caro amico”. Cioè, dobbiamo prima monitorare, poi comprendere ciò che potrebbe accadere, le risorse necessarie, e poi pensare di dare una risposta concreta, completa.

Noi vi suggeriamo di ripristinare subito la norma, noi vi suggeriamo subito di mettere in campo ogni energia, di cancellare “mister burocrazia”, di andare davvero al cuore del problema. Siate un po' più attenti, rispondete alla domanda emergente di lavoro di quelle terre, e potete farlo, rispondete! C'è una norma a monte, che vi autorizza, vi suggerisce, vi indica quella strada. Se questa è la cifra di attenzione del Governo al Sud, guardate, non c'è nemmeno da stare preoccupati, c'è da scappare. E, allora, comprendo quelle migliaia di giovani che scappano dal Mezzogiorno, dopo che si sono formati in quelle terre, e scappano esattamente perché comprendono che l'attenzione nei loro confronti è pari a zero. È pari a zero, se è vero, come è vero, che son passati quattro mesi nel silenzio assoluto, nella incapacità di questo Governo di affrontare questa vicenda!

Guardate, è una vicenda importante in sé, lo è una seconda volta perché riguarda anche l'attenzione che si ha nei confronti delle imprese, di quei valorosi imprenditori del Mezzogiorno, che ancora lì vogliono rimanere ed investire. Ma è una vicenda che è ancor più grave, perché testimonia la vostra disattenzione e sciatteria, la vostra sciatteria, il vostro modo di affrontare le questioni del Mezzogiorno come fossero questioni che non riguardano il Paese, la vostra cifra nell'affrontare le questioni che riguardano i giovani nel Mezzogiorno! Certo, voi volete, in qualche modo, parcheggiarli in una condizione di reddito di cittadinanza fine a se stesso, e non collegare mai la capacità e l'ingegno di quei giovani alla possibilità di un'affermazione propria, l'affermazione propria e il lavoro.

Questa misura aveva avvicinato il lavoro ai giovani, aveva consentito di inserire nelle imprese, quelle vere, quelle che stanno sul mercato, nonostante le difficoltà, aveva consentito di inserire quei giovani nelle imprese. Voi avete bloccato questa misura, avete offeso il Mezzogiorno.

Sono, caro Presidente, insoddisfatto e sono anche indignato per la sciatteria con cui si affrontano le questioni dei nostri giovani e dei nostri disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte a tutelare i diritti dei cittadini dai rischi connessi all'impropria diffusione di “captatori informatici” - n. 2-00368)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fiano ed altri n. 2-00368 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Gennaro Migliore se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Vorrei illustrare questa nostra interpellanza urgente, a prima firma del collega Fiano, che replicherà, perché ritengo che sia un argomento rispetto al quale ciascun cittadino italiano debba avvertire l'intensità di una preoccupazione che, peraltro, va ben oltre quello che potrebbe essere adombrato come un rischio, ma, come cercherò di evidenziare successivamente, potrebbe essere una concreta condizione nella quale ci si viene a trovare in questo momento.

Nell'illustrarlo, avrei anche piacere che i sottosegretari che mi risponderanno possano ascoltare questa illustrazione, perché ritengo che quest'Aula vada, non solo rispettata, ma possa essere un luogo di interlocuzione. Capisco che verrà letta una risposta già preconfezionata, ma magari possono accendersi delle lampadine all'interno di una considerazione che i sottosegretari potranno fare.

Ebbene la prima domanda è abbastanza semplice: cioè, siamo sorvegliati senza garanzie costituzionali? Siamo, cioè, in una condizione nella quale le nostre conversazioni potrebbero o sono già state intercettate, indipendentemente da quelle che sono le garanzie che vengono offerte dall'autorità giudiziaria durante una azione di carattere investigativo? Noi lo chiediamo perché, da notizie di stampa, ma anche da alcuni rilievi che di qui a poco farò, ci sembra che sia in corso un'azione, che, anche all'insaputa del Governo - ed è per questo motivo che riteniamo in questo caso che ci sia un interesse attivo da parte del Governo e di tutte le istituzioni a intervenire su questa materia - ci sia stata una diffusione di strumenti di captazione globale, quelli che vengono chiamati trojan e che utilizzano il dispositivo, per esempio un cellulare piuttosto che un computer, ma normalmente lo si fa sui cellulari perché è parte ormai integrante della nostra vita, per avere un monitoraggio completo, un ascolto permanente e non autorizzato, e in alcuni casi anche l'accesso alla telecamera del cellulare, per captare e per cogliere delle informazioni.

Perché a noi è venuto in mente di fare proprio adesso questa interpellanza? Perché tutti ricorderanno una vicenda drammatica, che per fortuna non si è trasformata in una tragica vicenda, grazie anche al coraggio delle forze dell'ordine e di quei ragazzini, di Rami, di Adam, di Ricky, che sono stati in grado di avvisare, nel mentre era in corso il sequestro presso San Donato Milanese di un autobus di bambini, mi viene ancora la pelle d'oca a ricordare quella vicenda, per avvisare i genitori e per poi far scattare i dispositivi che hanno visto le nostre forze dell'ordine compiere uno straordinario atto di eroismo e anche di prontezza rispetto a quella minaccia. Ebbene, c'è una parte di questa vicenda che ancora è oscura, perché sono state riportate, per esempio da La Repubblica, delle conversazioni che intercorrevano tra la madre di un bambino e uno di questi bambini che la stava avvisando del sequestro che era in atto. Non abbiamo ancora contezza di chi abbia avuto a disposizione questa intercettazione, perché di intercettazione si tratta. È una registrazione che non poteva essere a disposizione perché è del tutto evidente che né la madre né il bambino potevano essere in alcun modo sottoposti a un'azione della magistratura - mi sembra del tutto logico - ma quella conversazione era presente ed era già disponibile per la stampa.

Siccome contestualmente c'è stata un'inchiesta giornalistica che Security Without Borders ha pubblicato indicando in Exodus uno spyware che è stato utilizzato su Android ed è stato realizzato in Italia, io vorrei semplicemente richiamare l'attenzione sul fatto che questo spyware, che viene inserito all'interno di comuni programmi che verrebbero utilizzati come programmi di servizio da operatori telefonici all'insaputa dei fornitori e all'insaputa degli utilizzatori, foss'anche una procura della Repubblica a utilizzare questo tipo di programma che magari abbiamo scaricato nel nostro cellulare, a un certo punto vengono indagati dalla procura di Napoli - e io ringrazio la procura di Napoli per l'approfondimento che sta facendo su un tema di tale sensibilità - per comprendere che cosa sta succedendo e quali siano eventualmente quei codici malevoli che innescano il controllo da remoto. Si tratta, ovviamente, di una preoccupazione che dovrebbe riguardare chiunque, perché non è più tanto solo il tema delle intercettazioni. Noi abbiamo affossato una grande riforma che avrebbe consentito anche un equilibrio nell'utilizzo e soprattutto nella diffusione delle intercettazioni senza mettere in discussione l'autonomia e anche le prerogative della magistratura nella precedente legislatura. Questo Governo del cosiddetto “cambiamento” ha voluto esercitarsi nel mantenere invece un limbo su questo tema, soprattutto consentendo la diffusione di intercettazioni, in quel caso lecite ma irrilevanti dal punto di vista penale, sulla stampa. Ma ora qui siamo a uno step ulteriore, cioè siamo nella condizione nella quale potrebbe esserci qualcuno - e sicuramente c'è stato qualcuno - che può accedere direttamente a un dispositivo di chiunque e indipendentemente da qualsiasi autorizzazione, tant'è che sono state sequestrate due società, la eSurv e la Stm, che hanno ideato e commercializzato Exodus.

Sarà chiaro ai colleghi e al Governo che questo è un tema molto sensibile sul versante delle garanzie costituzionali e sul versante, innanzitutto, di quello che è il diritto alla privacy, perché qui non c'entra niente la sicurezza e semmai è uno strumento per mettere in crisi la sicurezza, anche perché, carissimi rappresentanti del Governo, non c'è solo la questione della privacy in senso stretto, quasi che la privacy fosse un vezzo, e su questo tema ho sentito parole agghiaccianti da parte del Ministro della Giustizia Bonafede, lui che dovrebbe presiedere alla garanzia dei diritti costituzionali in primo luogo essendo, peraltro, il Ministro Guardasigilli.

Ma qui potremmo mettere in discussione la sicurezza dello Stato, perché è del tutto evidente che un dispositivo cui si accede attraverso uno spyware non configurato come strumento dell'autorità giudiziaria potrebbe appartenere a chiunque: a un componente del Governo, a un responsabile delle forze dell'ordine o a un responsabile dei servizi, perché ovviamente la sofisticata evoluzione tecnologica nella quale ci troviamo deve essere garantita come uno strumento di azione positiva per il bene comune e non come un cavallo di Troia, appunto un trojan, magari per interessi o stranieri oppure di qualcuno che vuole utilizzare in maniera impropria o anche criminale determinati dati. Siamo passati dalla colonizzazione dei big data a quello che potrebbe essere un grande fratello, un occhio occulto che può in qualunque momento entrare nelle nostre vite.

E, allora, abbiamo tutti l'interesse, maggioranza, opposizione, Governo e cittadini tutti, a sapere quali sono le iniziative che urgentemente prenderà il Governo, al di là di ciò che farà l'autorità giudiziaria e in questo caso la procura di Napoli con le sue inchieste e quanti altri si attiveranno per reprimere questo fenomeno, per evitare che questi fatti si ripetano.

In questo caso - lo dico - non deve esserci, mi auguro, una risposta rituale, perché la preoccupazione è uguale per noi e per voi. Non c'è un elemento di giudizio, a mio modesto giudizio, differente su una vicenda del genere tra maggioranza e opposizione, non solo perché siamo tutti servitori della stessa Costituzione ma perché evidentemente la preoccupazione è di chiunque si senta minacciato nella sua vulnerabilità e nel suo intimo.

Quindi - e concludo, signor Presidente - spero che la risposta sia effettivamente cogente e dia le rassicurazioni, anzi la sicurezza di cui troppo spesso si parla e che, in questo caso, invece, si dovrà praticare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interpellanti chiedono di conoscere se siano state adottate, ed eventualmente in cosa consistano, misure per verificare che i sistemi in uso alle procure della Repubblica non incorporino codici malevoli, capaci di rendere vulnerabili le comunicazioni telefoniche e telematiche dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni, nonché quali siano le iniziative che si intendano assumere per evitare in futuro accadimenti come quelli occorsi allo spyware Exodus, che ha infettato una serie di applicazioni presenti su Google Play Store, raggiungendo circa un migliaio di dispositivi dei consumatori italiani.

Per quanto concerne la vicenda che vede coinvolti le società eSurv e Stm e i relativi titolari, nonché gli ulteriori accadimenti illustrati dagli interpellanti, si rappresenta che è attualmente pendente un fascicolo d'indagine presso la procura della Repubblica di Napoli.

Nell'ambito delle complesse attività di indagine, finalizzate all'accertamento di gravi reati collegati alla gestione di software utilizzati per l'intercettazione di comunicazioni telematiche con captatore informatico, tuttora in corso e, come tali, coperte da segreto istruttorio, è stato anche disposto il sequestro delle suddette società, su richiesta della procura della Repubblica di Napoli che ha delegato le verifiche investigative alla Polizia postale e delle comunicazioni, unitamente a reparti specialistici dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza dall'autorità giudiziaria.

Al tempo stesso, è opportuno rassicurare gli interpellanti circa il fatto che lo sviluppo di Exodus o di altra simile applicazione realizzata facente capo alla eSurv o ad altre società, come quelle cui fa riferimento il testo parlamentare in oggetto, non è stato commissionato dal Ministero della giustizia ed esula allo stato dalle competenze del Ministero in materia di intercettazioni telefoniche. Gli incarichi alle ditte esterne, infatti, che erogano i servizi per le intercettazioni sono conferiti esclusivamente dalle singole procure nell'ambito dei poteri investigativi previsti dalle norme vigenti, con la conseguenza che non vi è una correlazione tra i due fenomeni.

In ogni modo, si sottolinea che, nell'ambito delle attività prodromiche alla realizzazione del processo penale telematico, il Ministero della giustizia, tramite la Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati, sta operando presso le sale CIT delle sedi di procura della Repubblica per la installazione di server ministeriali la cui finalità è anche quella di innalzare ulteriormente i livelli di sicurezza dei sistemi informativi ministeriali.

Per quanto concerne l'ambito normativo, allo stato non risultano atti di iniziativa legislativa in materia, anche perché la disciplina presente si presenta completa nell'abbracciare ogni forma di tutela.

A tutela dei beni costituzionali dell'inviolabilità del domicilio, dell'inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, il legislatore è infatti intervenuto sulla sezione IV (delitti contro l'inviolabilità del domicilio) e sulla sezione V (delitti contro l'inviolabilità dei segreti) del capo III del libro secondo del codice penale, introducendo una serie di nuove fattispecie di reato, dapprima con la legge 8 aprile 1974, n. 98, e, successivamente, con la legge 23 dicembre 1993, n. 547.

Per effetto di detti interventi normativi, attualmente il codice penale contempla una pluralità di figure di reato che tutelano la riservatezza degli atti della vita privata e delle comunicazioni di ciascuno - qualunque sia per queste ultime il mezzo di trasmissione utilizzato - da ogni intromissione abusiva.

Il riferimento è, innanzitutto, al delitto di “interferenze illecite nella vita privata”, di cui all'articolo 615-bis del codice penale, così come al delitto di “cognizione, interruzione o impedimento illeciti di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”, di cui all'articolo 617 del codice penale, al delitto di “installazione di apparecchiature atte ad intercettare o impedire…

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario, se può scandire un po' meglio le parole, tanto abbiamo tempo.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. ….comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”, previsto dall'articolo 617-bis del codice penale, che nello specifico incrimina l'installazione, fuori dei casi previsti dalla legge, di apparati e strumenti, o di parti di essi, al fine di intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche tra altre persone e che, come tale, anticipa la tutela della riservatezza e della libertà delle comunicazioni mediante l'incriminazione di fatti prodromici all'effettiva lesione di tali beni; pertanto, la giurisprudenza di legittimità ritiene che il reato si consumi con la sola attività di installazione, a nulla rilevando che gli apparecchi installati possano non aver funzionato o non essere stati attivati.

E ancora, proprio con riferimento ai fatti riportati dagli onorevoli interpellanti, il delitto di “intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche”, previsto dall'articolo 617-quater del codice penale, e il correlato delitto di “installazione di apparecchiature atte a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche”, di cui all'articolo 617-quinquies del codice penale, punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni (salvo ricorra la circostanza aggravante prevista dall'articolo 617-quater del codice penale, nel qual caso la pena diventa da uno a cinque anni di reclusione) la condotta di mera installazione di apparecchiature atte a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni relative a un sistema informatico o telematico o intercorrente fra più sistemi, che, quale reato di pericolo concreto, inteso a reprimere una condotta prodromica rispetto a quella contemplata dall'articolo 617-quater del codice penale, appresta una tutela anticipata e più ampia della libertà e riservatezza delle comunicazioni realizzate attraverso sistemi informatici o telematici.

PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Per quello che ne ho capito no, anche se non ho capito esattamente tutto quello che è stato letto, però vorrei dire con simpatia e rispetto al sottosegretario che noi qui non abbiamo bisogno che ci si rileggano articoli del codice penale, perché, per preparare l'interpellanza, leggiamo i codici penali. Vi sono state fatte a nome degli italiani, cioè come parlamentari della Repubblica, tre domande. Lei non ha risposto a nessuna delle tre a nome del Governo. Gliele elenco, perché sono importanti e, come ha detto il collega Migliore, molto preoccupanti. Noi volevamo sapere se voi foste a conoscenza, se risultasse al Governo, che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano stati intercettati, diciamo così, per errore da un'azienda italiana e che, come riportato dall'esempio citato dal collega Gennaro Migliore, peraltro in occasione di un evento tragico, possa capitare che una conversazione al momento in cui si svolgeva per nulla oggetto di una inchiesta penale, la quale, sì, avrebbe consentito eventualmente ad un magistrato di autorizzare, come recita la nostra legge, l'intercettazione telefonica, cioè tra una madre e un figlio in gita scolastica, sia stata non solo intercettata, ma tracciata e il testo di questa telefonata pubblicato da un quotidiano.

Non stiamo parlando di un'eventuale conversazione tra un possibile autore di un reato e qualcun altro. No, due cittadini italiani qualsiasi, nel mezzo di una tragedia, senza che risulti il motivo, al di là del fatto che ci sia un'inchiesta a Napoli sull'aspetto di quelle due aziende, senza che risulti un motivo che mai sia stato pubblicato, un motivo penalmente rilevante per il quale si sarebbe dovuta intercettare quella telefonata. Noi abbiamo chiesto al Governo: risulta al Governo che ci siano centinaia di migliaia di cittadini italiani intercettati? Infatti, l'intercettazione di una telefonata privata è un calpestamento di un diritto elementare di cittadinanza. Una volta capiterà anche a voi - vedo che il sottosegretario non è molto interessato, ma potrebbe capitare anche a lui -, potrebbe capitare anche a voi che una vostra telefonata, senza alcun motivo di rilevanza penale, venisse non solo intercettata, ma poi anche pubblicata.

Guardate che è un fatto grave, che non ha colore politico; è un fatto grave in assoluto che la privatezza dei nostri dati sia esposta alla pubblica conoscenza in assenza di una motivazione sancita da un magistrato della Repubblica. Ma poi noi, e a questo non abbiamo assolutamente trovato risposta nella risposta che lei ha letto, sottosegretario Durigon, noi abbiamo chiesto nei dispositivi di legge, nelle norme già presenti, che evidentemente non sono stati sufficienti, al di là del fatto che ci sia una procura che adesso indaga perché c'è una possibile di notizia di reato, e indaga e infatti sono state sequestrate delle aziende, si cercherà di capire come mai questi prodotti informatici malevoli, come dicevamo in italiano, malware in inglese, siano stati inoculati in questi prodotti, venduti liberamente su una piattaforma di grandissima diffusione. Questo è quello che è successo e le conseguenti attività della magistratura, ma che cosa possiamo o vogliamo fare per prevenire in futuro, diceva la domanda nell'interpellanza, cioè quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare. Mi pare dalla sua risposta, sottosegretario, che il Governo non intenda prenderne. Noi siamo di fronte ad una novità assoluta: ci siamo occupati in altre fasi della storia della Repubblica di intercettazioni che venivano fuori nonostante, magari, fossero coperte da segreto istruttorio, ma perché agiva la magistratura; poi ci sarà stato un palese reato di comunicazione di notizie coperte da segreto istruttorio, ma era comunque la magistratura che agiva su qualcuno.

Ma qui non ci troviamo di fronte a un'azione della magistratura; ci troviamo di fronte alla diffusione di dati sensibili, personali, privati, coperti dal segreto, difesi dalle norme per la tutela della privacy e che vengono resi pubblici perché esistono dei prodotti diffusi liberamente per anni e che possono, ripetendo l'utilizzo, che invece ne fanno in maniera ovviamente coperta da norma le forze dell'ordine, ma utilizzati da altri e che permettono di entrare nella vita di ognuno di noi. Mi è parso di capire, sottosegretario, che lei abbia detto - mi corregga se sbaglio - che invece l'uso, diciamo così, predisposto e permesso dalla magistratura alle forze dell'ordine di questi strumenti, cioè i cavalli di Troia, i trojan, sia ad oggi, invece, perfettamente regolato, e che quindi, quando queste cose accadono, noi possiamo agire successivamente. Guardi che non è così, sottosegretario, non è così, perché noi a tutt'oggi - c'è stato un tentativo nella scorsa legislatura, lo ripeteremo noi in questa legislatura - non abbiamo una normativa precisa che ci permetta di sapere se l'utilizzo, pur sancito o permesso dalla magistratura di questi strumenti, vada al di là di quello che è il suo scopo specifico, e cioè la lotta contro la criminalità in tutte le sue forme.

Noi chiedevamo dunque quali iniziative urgenti – e siamo totalmente insoddisfatti del fatto che lei non abbia annunziato nessuna iniziativa urgente – il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di fatti analoghi a quelli esposti in premessa, che non sono l'utilizzo dei cavalli di Troia da parte delle forze dell'ordine, ma da parte di altri. Anche volevamo sapere se prevedete di adottare nuove apposite iniziative normative per escludere ogni possibile forma di abuso e violazione dei principi costituzionali da parte di questi captatori informatici, perché noi di fronte a questi episodi, alla dimensione di questi episodi, abbiamo visto il calpestamento della Costituzione: non è un fatto qualsiasi! Quando manca la certezza della difesa dei dati personali, della privacy di ognuno di noi, manca la sicurezza della libertà di ognuno di noi. Quando viene captato malevolmente e reso pubblico il contenuto delle tue conversazioni, in assenza di una pur qualsivoglia forma di possibile ipotesi di reato, in assenza di una responsabilità della magistratura o delle forze dell'ordine, noi mettiamo a repentaglio il valore assoluto che la democrazia difende, e cioè la libertà; e peraltro questo Governo, anzi, addirittura il partito di cui i due sottosegretari fanno parte, dovrebbe in particolar modo avere a cura la libertà delle persone. Dobbiamo dunque dedurne che a fronte dei fatti gravi che noi abbiamo qui citato - che in parte sono oggetto di inchiesta della magistratura di Napoli, nella quale ovviamente riponiamo totale fiducia, che appunto con la dotazione normativa che è oggi vigente possa agire ex post per punire coloro che hanno proceduto in questo modo, mettendo a disposizione di chiunque questi strumenti di intromissione malevola nella privatezza dei dati di ciascuno di noi -, siamo a verificare che il Governo non ha nessuna intenzione di predisporre norme nuove per il ripetersi di quanto abbiamo qui citato. E al di là del nostro Governo, al di là delle azioni che il Governo non ci ha annunciato, noi dobbiamo tener conto - quando ci rivolgiamo ai nostri concittadini dicendo che difendiamo la loro sicurezza, e questo Governo ne fa pane quotidiano, quando diciamo che la sicurezza è al primo punto, che i rischi internazionali, che le questioni inerenti l'immigrazione sono al primo punto dell'attività di questo Governo - che c'è un portone aperto sulla sicurezza di ognuno di noi, un portone aperto il quale, come dimostrano queste vicende e ve ne sono anche altre, permette l'introduzione di persone che noi non conosciamo nella nostra vita, nelle nostre attività, con evidenti possibili ricadute criminose; e per questo ci pronunciamo come totalmente insoddisfatti della risposta del Governo, ed anche molto preoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza in relazione alla manifestazione Esposizione Internazionale Cannabis, prevista a Milano dal 3 al 5 maggio 2019, e per la promozione di un'informazione corretta e responsabile in ordine ai rischi connessi all'utilizzo della cannabis - n. 2-00367)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Meloni ed altri n. 2-00367 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Maria Teresa Bellucci se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, mi permetto di prendere qualche minuto per illustrare l'interpellanza. In questi giorni, sottosegretario Candiani, abbiamo assistito nella città di Milano all'imperversare di manifesti, enormi manifesti con sopra una foglia verde di cannabis, e sotto scritto: “Io non sono una droga”. Attraverso questi manifesti si voleva pubblicizzare e si è pubblicizzata la fiera internazionale sulla cannabis, e quindi l'International Cannabis Expo. La volontà era quella di proporre la cannabis, e di farlo però con un messaggio del tutto ingannevole, un messaggio che proponeva in maniera chiara, chiarissima il fatto che la cannabis non è una droga. E allora su questo, sottosegretario, la cannabis è una droga. Non è un'opinione così, del tutto soggettiva di Fratelli d'Italia: a sancirlo è il Testo unico sugli stupefacenti, e quindi il DPR n. 309 del 1990, che racchiude la cannabis all'interno delle sostanze stupefacenti.

Ma a dirlo è anche il Consiglio superiore di sanità, che ha sottolineato come siano pericolosi i prodotti a base di cannabis a basso contenuto di THC. Il Consiglio superiore di sanità, sin dal mese di aprile del 2018, infatti, ha raccomandato la chiusura dei cannabis shop, e quindi ha sottolineato come anche la cannabis a basso contenuto di THC, cioè inferiore allo 0,6 per cento, fosse pericolosa e dannosa per la salute. Ma non abbiamo soltanto questi dati, perché purtroppo le comunità terapeutiche, gli operatori del settore hanno registrato come gli utenti, all'interno dei servizi, abbiano visto un aumento, un aumento pari al 16 per cento per quanto riguarda proprio quell'utenza che utilizza cannabis.

Ma non basta, non bastano questi dati: si pensi anche che l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze segnala come l'Italia sia il terzo Paese in Europa per utilizzo di cannabis e il quarto per utilizzo di cocaina. La stessa relazione al Parlamento, presentata seppur tardivamente perché per legge dovrebbe essere presentata a giugno di ogni anno, invece quest'anno si è aspettato addirittura il mese di settembre; ebbene, anche quella relazione sottolineava come nella nostra Italia l'utilizzo delle sostanze stupefacenti sia diminuito, ma dal punto di vista dell'età: cioè, l'età di assunzione delle droghe è arrivata ad essere quella dei 12 anni.

E allora, sottosegretario, come dire? Purtroppo se noi leggiamo i dati – quindi, ritorno a dire, non le opinioni di Fratelli d'Italia, ma i dati - che caratterizzano il dilagare dell'utilizzo delle droghe nella nostra nazione, se guardiamo questo, non possiamo non pensare che ci sia un vero allarme sociale, e che rispetto a questo allarme sociale tutti, le istituzioni in primis, dovrebbero intervenire, e dovrebbero farlo per proporre delle imponenti campagne di educazione, di promozione di stili di vita sani, di informazione, per far capire che le droghe fanno tutte male, senza se e senza ma.

Invece, quello cui abbiamo assistito in questi giorni è qualcosa che va totalmente nel verso contrario: una campagna di informazione che propone la droga libera, che propone l'utilizzo dei cannabinoidi. Una cosa totalmente assurda, perché sarebbe come aver visto Milano piena di manifesti che dicono: fumate, perché fumare non fa male. Rispetto a questo immagino che tutti si sarebbero indignati, che si sarebbero levati degli scudi, che qualsiasi istituzione, dal comune di Milano fino ovviamente al Ministro dell'Interno e anche al Ministro delegato alle politiche antidroga, Fontana, e che quindi Fontana e insieme Salvini avrebbero fatto rimuovere quei manifesti che incitavano all'utilizzo del fumo, anche per una questione di sicurezza e di salute pubblica. Ma invece in questo caso ancora oggi – domani inizierà l'International Cannabis Expo, e durerà per tre giorni, il 3, il 4, il 5 maggio – ebbene, ancora non è stato fatto nulla.

E, allora, noi ci preoccupiamo, ci preoccupiamo in termini di salute pubblica. Anche in termini economici, perché troppo spesso viene detto che liberalizzare la droga diminuirebbe il costo della giustizia, e troppo spesso viene detta una falsità in termini di rilevanza economica: perché se noi parliamo di utilizzo di droghe, allora parliamo di salute pubblica, perché chi utilizza droghe spesso sviluppa delle patologie, sempre sviluppa delle patologie; che sono delle patologie organiche, ma sono anche delle patologie psichiche, di disagio sociale, e quindi qui abbiamo una spesa della sanità che si alza e si innalza in maniera vertiginosa. E, allora, certo che dovremmo affrontare questa problematica: se non fosse per motivi etici, morali, per poter aiutare ad indicare quella giusta via che è una via di libertà dalle droghe; ebbene, se non fosse almeno per questo almeno per motivi economici, per far sì che il bilancio pubblico e la spesa sanitaria non siano così enormi, caratterizzate quindi dalle conseguenze. Ma invece tutto questo non accade.

Allora, io rifletto sempre su come mai ci sia così tanta difficoltà a dire tutti, tutti insieme, che la droga fa male, senza se e senza ma. Allora, nelle mie riflessioni penso che in realtà fa comodo, perché fa comodo avere dei consumatori. In fondo, spesso la nostra cultura è quella di immaginare l'uomo come il consumatore perfetto, come chi definisce se stesso attraverso il consumo, attraverso quello che ha, quello che compra, quello che immette nella propria vita, e non quello che è. E, allora, questo passa anche attraverso le droghe, perché le droghe sono uno dei modi ideali per consumare e negare la propria identità, perché le droghe rendono schiavi, negano la libertà, negano la possibilità di autodeterminarsi, negano – negano – la possibilità di esprimersi attraverso i propri talenti, riconoscendo il proprio talento, negano la possibilità di vivere le proprie emozioni fino in fondo, annegandole all'interno di sostanze chimiche, a volte come l'eroina, a volte come la cocaina, a volte di origine sintetica e a volte di origine naturale, come per esempio l'ecstasy, nel caso delle sostanze sintetiche. Allora, attraverso queste sostanze, l'uomo non trova se stesso, non conosce se stesso, e quando qualcuno parla di quei cantanti famosi che, attraverso l'utilizzo di sostanze stupefacenti o allucinogene, hanno scritto le canzoni più belle, dico che quelle canzoni e quella forma artistica e culturale non ha il luogo e il senso della sua espressione in una droga o in una sostanza; quella magia e quel genio è all'interno di quegli uomini, di quelle donne, che hanno saputo fare del loro talento l'espressione artistica più alta, a volte. Anche in questo, quindi, si inganna troppo e si dicono cose che non sono vere. Quegli stessi artisti, quei musicisti, quei cantanti, quegli scultori, quei pittori, avrebbero potuto continuare molto più a lungo le loro esistenze, invece di morire per droga, per overdose; avrebbero potuto inondare il nostro mondo, non solo la nostra Italia, della loro capacità artistica e culturale per molto più tempo, e così onorare la loro esistenza e esaltare la bellezza della vita e del genio umano.

La droga uccide, toglie tutto questo, e priva se stessi e il mondo di questa bellezza. Troppo poco questo si dice, credo che, invece, tanto dovrebbe essere proposto. Troppo poco si fa e troppo poco fanno le istituzioni. E, allora, in questo noi tutti abbiamo una grandissima responsabilità. Anche in questo caso, dell'International Cannabis Expo abbiamo una grandissima responsabilità, perché c'è stato qualche comunicato, qualche dichiarazione, qualche proclama, ma poi, intanto, la manifestazione sembra ancora tenersi, a partire da domani, dopodomani e dopodomani ancora.

Allora, sottosegretario, le chiedo come vogliate intervenire, come vogliate dare piena attuazione a quelle dichiarazioni che, in particolare la Lega, ha fatto spesso, di voler contrastare le droghe in ogni città, in ogni via, in ogni piazza, per essere coerenti con se stessi, per essere coerenti con ciò che si dice, per essere coerenti con gli italiani, e per dimostrare così che gli italiani, quando ripongono la loro fiducia negli uomini e nelle donne che sono in Parlamento, fanno bene, e lo fanno a ragion veduta.

Quindi, sono qui per ascoltare le sue parole, nella speranza che voi possiate fare semplicemente ciò che è giusto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Stefano Candiani, ha facoltà di rispondere.

STEFANO CANDIANI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. La ringrazio, Presidente. Appare evidente che questa è una sede parlamentare, quindi qui dentro qualsiasi opinione ha diritto di albergare, però certamente l'accostare la descrizione di quanto sta avvenendo a Milano, dei fatti legati a questa manifestazione, che non condividiamo, rispetto a quella che è la linea politica che esprime, all'interno del Governo, la Lega Nord è quanto di più lontano ci sia dalla realtà. Noi non siamo mai stati d'accordo su qualsiasi politica di tolleranza nei confronti dell'uso delle droghe, e certamente – e questo può essere oggetto anche di ulteriore sostegno da parte dei parlamentari interpellanti - l'indirizzo è quello di aumentare la pena per chi spaccia e di dire basta alla famosa modica quantità.

Ci sono disegni di legge depositati per i quali gli stessi parlamentari possono anche attivarsi presentandone altri oppure sottoscrivendo gli stessi.

Lo svolgimento della manifestazione oggetto della presente interpellanza è programmata nel fine settimana prossimo a Milano in una struttura espositiva privata: lo spazio eventi East End Studios, dove è annunciata la presenza di 150 espositori provenienti da varie città europee ed operanti nel settore della canapa industriale. Quella attuale è la quarta edizione che si tiene nel capoluogo lombardo dal 2016, ed ha suscitato, come nelle precedenti occasioni, non poche polemiche circa l'opportunità di un evento incentrato sulla coltivazione, sulla trasformazione e sui possibili usi della cosiddetta canapa legale. In particolare, per l'edizione di quest'anno, le polemiche hanno riguardato il contenuto della campagna pubblicitaria. Infatti, il logo dell'iniziativa raffigura una grande foglia di marijuana sovrapposta in alcune immagini al profilo stilizzato nel duomo di Milano e sovrastate dallo slogan “io non sono una droga”.

Non si può non concordare sul fatto che si tratti di un messaggio fuorviante e ambiguo, nella misura in cui lascia intendere che tutti i possibili usi della cannabis siano consentiti dalla legge, cosa che non è, e sulla quale intendo dare conferma.

In questo senso, si è espressa la stessa amministrazione comunale di Milano, segnalando il contenuto della campagna promozionale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e richiedendo ai promotori l'immediata rimozione degli stessi.

Va precisato che la manifestazione in questione, essendo prevista in luogo privato aperto al pubblico, non è soggetta a comunicazione preventiva alla questura, adempimento contemplato, viceversa, per le manifestazioni in luogo pubblico, secondo quanto previsto dall'articolo 18 del Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza.

Si assicura, tuttavia, che la questura di Milano ha predisposto adeguati servizi al fine di effettuare, d'intesa con le forze di polizia, tutti gli opportuni controlli per garantire che lo svolgimento dell'iniziativa avvenga secondo canoni di legalità, e aggiungo anche controllando e opportunamente verificando i soggetti che alla stessa si avvicinano.

Più in generale, va rilevato che la manifestazione trova la sua ragion d'essere nella possibilità di sviluppo del cosiddetto mercato della canapa legale, reso possibile non per un provvedimento di questo Governo ma per effetto della legge n. 242 del 2016, approvata dalla maggioranza di centrosinistra, con la quale sono state infatti introdotte norme per il sostegno e la promozione della coltivazione della filiera agroindustriale della canapa. Tale norma ha infatti, tra l'altro, consentito il proliferare nelle nostre città di punti vendita al dettaglio, i cosiddetti cannabis shop.

Su tale specifica questione intendiamo nell'immediato porre in essere azioni mirate, con il coinvolgimento di tutti gli organismi pubblici competenti, per intensificare i controlli nel settore al fine di evitare che, parallelamente alle attività commerciali consentite dalla legge - e aggiungo che andrà modificata, perché questa non è una legge certamente da noi condivisa - possano svilupparsi attività illecite connesse allo spaccio di stupefacenti.

Quanto ai possibili rischi per la salute derivanti dalla commercializzazione al dettaglio dei prodotti a base di canapa, si rappresenta che il Ministero della Salute, a seguito del parere del Consiglio superiore di sanità citato nell'atto di sindacato ispettivo, ha chiesto ai carabinieri, nucleo antisofisticazioni, di effettuare i necessari approfondimenti sulla portata di tale fenomeno. All'esito di tale attività è, comunque, emerso che sono concrete le modalità con cui la vendita al dettaglio dà luogo alle maggiori preoccupazioni per la salute, verificandosi all'interno di questi punti un vero e proprio spaccio di sostanze stupefacenti.

Ciò conferma, quindi, la necessità che, accanto all'intensificazione dei controlli sulla crescente rete dei cannabis shop, venga affrontata con rigore e tempestività la questione dell'adeguatezza della disciplina del 2016, ciò per eliminare ogni cono d'ombra o possibili spazi per attività che, in spregio alla salute dei cittadini, possano direttamente o indirettamente favorire lo spaccio e il consumo delle sostanze stupefacenti.

La lotta all'uso delle sostanze stupefacenti è un obiettivo che intendiamo perseguire con la massima determinazione e, come ha avuto modo recentemente di dichiarare il Ministro Salvini, contro la droga è necessaria una battaglia città per città, scuola per scuola, quartiere per quartiere, dal punto di vista culturale della prevenzione e della repressione.

In conclusione, vorrei segnalare, tra le diverse iniziative messe già in campo in questi mesi dal Ministero dell'Interno accanto a quelle, ripeto, di repressione, quelle di formazione in ambito scolastico svolte dagli esperti antidroga della polizia di Stato, oltre al recente avvio dell'operazione scuole sicure 2019-2020. Il progetto coinvolgerà cento comuni che potranno beneficiare di specifiche risorse nella misura di 4 milioni 200 mila euro messi a disposizione dal Ministero dell'Interno per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza, oltre all'assunzione a tempo determinato di agenti di polizia locale, l'acquisto di mezzi e attrezzature e la promozione di campagne informative specifiche per la prevenzione e il contrasto dello spaccio delle sostanze stupefacenti.

PRESIDENTE. La deputata Bellucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, soddisfatta devo dire assolutamente no. E devo aggiungere che, per l'ennesima volta, purtroppo, voi siete molto bravi a parole e poco nei fatti. Molto caratterizzati da proclami, da annunci e poi, invece, con un'assenza totale di risposte vere e concrete ma soprattutto adeguate, sottosegretario, perché quando lei parla di 4 milioni da inserire per la videosorveglianza, forse non è stata letta sufficientemente la Relazione al Parlamento del 2018. Infatti, oggi il problema droga è un problema che soprattutto sta nel web, sta online e, quindi, credere che il problema droga si contrasti attraverso una videosorveglianza o degli operatori di sicurezza nelle strade significa affrontare con una bacchetta magica la problematica droga.

Aggiungo anche che oggi, nella nostra Italia, la droga non comporta unicamente il problema della repressione. La droga è una questione educativa, come ho provato a sottolineare poc'anzi, la droga è una questione che riguarda la persona: è sulla persona che bisogna intervenire e che bisogna aiutare. Allora, mi corre l'obbligo sottolineare - a fronte delle dichiarazioni che voi fate soprattutto nell'ultimo periodo, proprio in questo periodo di campagna elettorale, in cui il tema droga sembra diventare un tema da utilizzare all'interno della maggioranza un po' per fare degli scontri e magari ciascuno portare acqua al proprio mulino - quanto è stato fatto in quest'anno, ossia dire una serie di “no”.

Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo richiesto a più riprese, con diversi atti parlamentari, degli interventi sistemici e sistematici per dare forza alla lotta alla droga ma soprattutto per stare vicino alle persone che hanno problemi di dipendenza.

Dunque, mi corre l'obbligo di elencare i “no”: il “no” che ha detto il Governo al varo di un imponente piano di lotta alla droga; il “no” che ha detto alla reintroduzione del finanziamento del Fondo nazionale di lotta alla droga; il “no” alla convocazione della Conferenza nazionale di lotta alla droga prevista per legge ogni tre anni e che non si celebra dal 2009. Sicuramente, non è colpa del Governo se non si fa da dieci anni: altri Governi che hanno preceduto hanno annullato e azzerato l'attenzione alla tematica, cioè alla lotta alla droga.

Ma voi rischiate di essere semplicemente una fotocopia pure sbiadita di quanto è già stato fatto da altri. Avete detto “no” alla ricostituzione della consulta degli esperti e degli operatori del settore; avete detto “no” all'imponente campagna informativa di prevenzione nazionale; avete detto “no” all'aiuto ai servizi pubblici per le dipendenze, i SERT, e alle comunità terapeutiche che nella nostra Italia sono al collasso. Sono state chiuse seicento comunità terapeutiche delle milletrecento che esistevano nella nostra Italia. Negli anni Ottanta eravamo un modello a livello europeo anche mondiale: ci chiamavano dalle altre nazioni per raccontare il nostro modello. Oggi, avete lasciato quelle comunità terapeutiche e i servizi per le dipendenze da soli. Ovviamente, non è una colpa soltanto vostra, non è una colpa soltanto di questi dodici mesi, ma è una colpa anche sicuramente di tutti i Governi che vi hanno preceduto nell'ultimo decennio.

Avete detto “no” alla chiusura dei cannabis shop, perché volete fare i controlli, sì? Non li state facendo: ve l'abbiamo chiesto già a giugno, ancora sono aperti e non li avete chiusi, perché quando andate a fare i controlli - ripeto: quando andate a fare i controlli - e ve l'ha detto anche il comandante dei carabinieri - sottolineo: ve l'ha detto anche il comandante dei carabinieri - quello che il carabiniere può fare è sancire che c'è la vendita di sostanze stupefacenti oppure ci sono prodotti con un tasso di THC superiore allo 0,6. Ma la informo, sottosegretario, che il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 dice che la sostanza è stupefacente con un tasso di THC superiore allo 0,5 e quindi c'è un'incompatibilità tra una legge e l'altra. Non vi state occupando dell'incompatibilità e i carabinieri sono soli perché non possono chiudere i cannabis shop perché non hanno una legge che glielo permetta. Basterebbe una semplice modifica alla legge n. 242 del 2016 che lei conosce e quindi ne ha parlato. Noi come Fratelli d'Italia avevamo presentato una proposta di legge a prima firma dell'onorevole Rampelli in cui vi chiedevamo di inserire la previsione che fosse vietata la vendita per finalità ricreative di prodotti a base di cannabis e comunque della cannabis. Sono passati mesi e ancora non l'avete fatto: non ci voleva molto. Bastava recepire la proposta di legge e inserire quelle poche righe. Il Consiglio superiore di sanità vi ha detto che non servono controlli ma serve la chiusura perché in quei negozi, oltre 600 in tutta Italia, ci sono anche distributori - immagini - che si trovano a fianco delle scuole di ogni ordine e grado e i ragazzi vanno a comprare dai distributori i prodotti e quindi tisane, biscotti, profumatori a base di cannabis a basso contenuto di THC e il Consiglio superiore di sanità diceva che sono pericolosi perché vengono assunti da qualsiasi persona: donna in gravidanza, ragazzi minorenni, persone anziane che magari sono cardiopatiche che ovviamente, a fronte di una cattiva informazione ingannevole, comprano e assumono tali sostanze rischiando per la propria vita. Allora non è la repressione o non è solo la repressione la strada, la via per dare risposte serie e coerenti perché altrimenti queste rimangono solo parole. Dovevate semplicemente fare questa modifica di legge e avevate tutto il tempo per poterlo fare e chiudere, come ha detto lei, questi luoghi dello spaccio, a volte anche dell'illegalità ma soprattutto che propongono uno scempio, semplicemente uno scempio. Dunque, quando lei mi guarda e agita la mano, come ha fatto prima, come se io dicessi cose non reali, io le chiedo di confrontarsi con il mondo reale, di confrontarsi con le migliaia di operatori nelle comunità terapeutiche che vi chiedono da tempo di essere ascoltati. Soltanto la scorsa settimana il Ministro Salvini, in occasione di alcune domande su altri temi che gli venivano rivolte, rispondeva: io mi occupo soltanto di lotta alla droga in ogni via, in ogni città e in ogni piazza e parlerò con gli operatori del settore. Avete scelto un Ministro delegato alle politiche antidroga, Fontana, un Ministro che non ha mai - sottolineo: mai - incontrato le migliaia di operatori del settore del servizio pubblico e delle comunità terapeutiche che ancora sono in attesa di incontrarlo, di stringergli la mano e di mettersi a servizio con un unico obiettivo: aiutare le persone che hanno un problema di dipendenza; aiutare quelle famiglie e non lasciarle sole. Tutto questo non è stato fatto ci voleva molto poco. In fondo un incontro serio con i responsabili politici si poteva fare in tutti questi mesi. Si poteva fare e non è stato fatto. Quindi, quando le sottolineo che si è bravi a parole ma non nei fatti, è sul punto e sulla base delle diverse iniziative a cui avete detto “no”.

Se pensate di fare propaganda politica attraverso una repressione che diventa soltanto giustizialismo un po' da sceriffi, fatta innalzando le pene, magari togliendo le misure alternative al carcere come quelle dell'inserimento nelle comunità terapeutiche, allora dovreste rifletterci bene perché non è questo il modo di stare a fianco a chi nella droga trova una risposta per i propri problemi perché non ha alternative. E non parlo di grandi organizzatori dello spaccio, parlo di quel ragazzo - facciamo un esempio, sottosegretario - che vedendo il grande cartellone a Milano con la foglia della cannabis e con scritto “io non sono una droga”, pensa bene che farsi uno spinello non fa male, come fumare il tabacco a questo punto non fa male, come giocare ai videogiochi non fa male, come avere altre forme di dipendenza non fa male. E allora è lì che le istituzioni colludono, è lì che propongono la via della dipendenza. E quando lei scuote la testa e dice “no”, io mi preoccupo ancora di più, perché evidentemente la vostra è una politica da sceriffi, che non porta a niente, ma soltanto a mettere in carcere chi è già arrivato all'ultimo stadio della propria vita. Bisogna intervenire prima, bisogna fare prevenzione, lo Stato dovrebbe fare questo per essere etico e giusto. Noi come Fratelli d'Italia ci saremo, se voi vorrete farlo. Altrimenti continueremo a gridare forte e chiaro che le droghe fanno male, senza “se” e senza “ma”, e che le istituzioni lo devono dire e devono intervenire con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti circa le prospettive della partecipazione dello Stato nel capitale di Alitalia e circa l'eventuale coinvolgimento di altre società - n. 2-00369)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina e Fornaro n. 2-00369 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. L'interpellanza urgente su Alitalia nasce da una profonda, una grave preoccupazione che abbiamo, che ovviamente non è nata in questi giorni, ma in questi giorni si è aggravata. Con una scarsa attenzione nel dibattito pubblico, il 30 aprile è scaduta la seconda proroga del termine per il completamento dell'offerta da parte di Ferrovie dello Stato su Alitalia. Scaduta la seconda proroga, oggi siamo al 2 maggio, non mi pare di aver visto nelle agenzie, forse mi è sfuggito, la posizione assunta dai commissari nei confronti della richiesta, che è venuta ufficiosamente, non so se anche ufficialmente, da parte di Ferrovie dello Stato per avere una ulteriore proroga. Siamo a due anni, oramai, dal commissariamento; un commissariamento che - abbiamo ascoltato i commissari l'ultima volta, il 27 marzo scorso, in audizione in Commissione - ha reso evidenti dei dati che si è cercato in tutti i modi di tenere nascosti, e cioè che la gestione privata è stata una gestione predatoria, che ha caricato alla fine sulle spalle dei contribuenti dei costi enormi, che avevano poco a che fare con il costo del lavoro.

Io voglio utilizzare anche questa occasione per ribadire un punto importante, perché, come sapete, prima del commissariamento ci fu un referendum tra i lavoratori, un referendum che proponeva ai lavoratori di Alitalia un'ulteriore decurtazione delle condizioni retributive e una revisione ancora al ribasso delle condizioni contrattuali, in quanto venivano raccontati all'opinione pubblica come la causa fondamentale delle condizioni disastrose del bilancio Alitalia.

La gestione commissariale, che semplicemente è stata una gestione attenta ai costi, ha fatto emergere dei dati abnormi. Nell'audizione sono state date evidenze, ad esempio, quanto fossero fuori mercato i costi dei leasing e sarebbe interessante capire quali imprese di leasing hanno beneficiato di questa generosità di coloro che erano azionisti di Alitalia; penso ai costi commerciali, con risparmi di circa 200-250 milioni da poche voci. Questa gestione commissariale, quindi, ha messo in evidenza quanto negativo sia stato il passaggio nel decennio dei privati, dove si è raggiunta la cifra record di perdita annua di 400 milioni di euro, più che nei sette anni di gestione, proprietà e controllo direttamente in mano al Ministero dell'economia.

Ma ora il punto qual è? Che siamo in una sorta di comma 22, perché non è chiaro qual è il piano industriale per Alitalia, cioè qual è l'obiettivo strategico sul quale si prova a costruire una partecipazione di partner pubblici e partner privati; però questo piano industriale non si riesce a definire in quanto non sono riconosciuti, non sono definiti, i partner industriali.

Vorremmo sapere dal Governo, oggi, 2 maggio, quindi a seconda proroga scaduta, quali sono gli obiettivi: si tirerà a campare per altre tre settimane fino a scavallare la data del 26 maggio, per poi rivelare all'opinione pubblica, al Parlamento, ai lavoratori, che l'unica possibilità seria è Lufthansa, con le relative conseguenze sugli occupati, sulle attività e quindi sul sistema Paese, che un'adeguata strategia industriale potrebbe dare? Oppure dobbiamo dare credito a quanto ascoltiamo, a quanto leggiamo in questi giorni, alle parole ieri del sottosegretario Giorgetti a Genova? Atlantia è una ipotesi seria sul tavolo?

Il Governo, il Vice premier Di Maio, il Ministro Toninelli hanno radicalmente rivisto la loro valutazione di affidabilità di Atlantia, che era così negativa a ridosso del crollo del ponte Morandi a Genova? Era così negativa! Giustamente, abbiamo sottolineato che rimettere in discussione le concessioni autostradali, in quanto monopolio naturale, era un'operazione seria, che si è persa, però, nei mesi successivi; c'è stato un grande ritardo nell'approvazione del decreto e poi è svanita, è scomparsa, è evaporata la possibilità di rimettere in discussione la privatizzazione della gestione di un monopolio naturale come Autostrade.

Ora, quella società, Atlantia, che era così inaffidabile, diventa, come dire, il salvatore di Alitalia: è così? Vorremmo sapere dal Governo - abbiamo fatto delle domande specifiche e spero che vi siano delle risposte precise e non generiche - se è così: Atlantia è uno dei partner fondamentali, con i quali il Governo e i commissari negoziano al fine di arrivare a una soluzione per Alitalia?

È in campo - abbiamo letto, anche qui, nei giorni scorsi - una delle aziende della famiglia Toto? Quella famiglia proprietaria di AirOne, che fu indirettamente salvata nel 2008 attraverso soldi pubblici, perché quello che fu messo a carico del bilancio pubblico di Alitalia fu più del necessario e fu fatta quella scelta per dare spazio al salvataggio di AirOne.

È Toto protagonista potenziale della compagine azionaria della Newco, che dovrebbe, appunto, ereditare e proiettare nel futuro Alitalia, oppure ci sono altre soluzioni? Le informazioni ufficiali che abbiamo sono che c'è un'offerta, che non si è ancora perfezionata, da parte di Ferrovie dello Stato e che dovrebbe svolgere un ruolo importante; il 35-40 per cento del capitale della Newco dovrebbe essere in mano a Ferrovie dello Stato, quindi diventa il partner centrale intorno al quale si definisce quel piano industriale che dovrebbe prevedere un'integrazione tra diverse modalità di trasporto, fra modalità di trasporto ferroviario e modalità di trasporto aereo. C'è poi il MEF a complemento.

Ancora: Delta - è l'altra domanda specifica - è ancora in campo? Delta Airlines è ancora in campo? Qual è il partner industriale che completa la compagine azionaria e consente di definire una strategia industriale? Questi sono i quesiti che facciamo, perché vediamo una situazione in avvitamento, dove si continuano a consumare, sebbene in misura minore rispetto al passato, i 900 milioni che sono stati “prestati” dallo Stato alla gestione straordinaria. Dunque, rimangono enormi incertezze - che ovviamente peggiorano anche le possibilità di ripresa di Alitalia - per i lavoratori e per le lavoratrici, in particolare per quelle diverse migliaia che sono in cassa integrazione e che non vedono una prospettiva.

Insomma, vorremmo capire, caro sottosegretario, che tempi vi siete dati per definire una soluzione che sia una soluzione praticabile e che non sia l'ennesima soluzione elettorale, come è stato nel 2008 e come è stato anche nel 2014, cioè una soluzione che magari dura un paio d'anni ma che poi ci riporta, come in un folle gioco dell'oca, al via, con aggravio sui contribuenti, con aggravi sui lavoratori e senza prospettive per un servizio strategico per il nostro Paese.

Quindi, le questioni - e concludo, Presidente - sono: quali tempi vi siete dati, quale strategia industriale e quali partner scegliete - o, diciamo, quali partner si vengono a definire in questo negoziato - e se Atlantia, in particolare, è tra gli interlocutori fondamentali per arrivare a una soluzione?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Davide Crippa, ha facoltà di rispondere.

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Com'è noto da tempo, Ferrovie dello Stato S.p.A. - d'ora in avanti, per brevità, dirò “FS” - è stata selezionata lo scorso 31 ottobre quale potenziale acquirente dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia, Società aerea italiana e Alitalia CityLiner in amministrazione straordinaria, nel rispetto della normativa applicabile e in aderenza alle regole di gara. FS ha sin da subito chiarito che le sarebbe occorso un congruo lasso di tempo, tra l'altro, per costituire intorno a sé un consorzio che vedesse la significativa compartecipazione di un primario vettore aereo e la presenza, in ogni caso, di altri soggetti privati e istituzionali da coinvolgere nell'azionariato della nuova Alitalia, ponendo alcune condizioni, dunque, per la presentazione di un'offerta vincolante e di un piano industriale definitivo.

Secondo quanto pubblicamente emerso, FS ha avviato interlocuzioni con primari operatori del trasporto aereo e sembrerebbe aver individuato in Delta Airlines, principale vettore aereo statunitense - e, più in generale, una delle prime compagnie al mondo per fatturato e standing internazionale - il partner strategico con il quale realizzare l'operazione. Quanto agli altri soggetti pubblici e privati menzionati nel testo dell'interpellanza che si riscontra, va detto che il “decreto-legge Crescita”, emanato appena due giorni fa, prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze sia autorizzato a sottoscrivere quote di partecipazione al capitale della nuova Alitalia, come più volte ricordato dal Governo nei mesi passati.

Ciò non toglie che l'operazione è stata sempre concepita - e deve continuare a esserlo - come operazione di mercato. Di conseguenza, il MEF acquisirà effettivamente una quota nel capitale della nuova realtà societaria per una percentuale che potrebbe attestarsi attorno al 15 per cento del capitale sociale, analogamente, ad esempio, alle quote detenute dai Governi francese e olandese nel capitale sociale di Air France-KLM. Ciò verrà fatto, però, a criteri di mercato, anche per scongiurare il rischio di violazione di norme di derivazione comunitaria in un momento in cui, peraltro, è già aperta una procedura di infrazione sul caso Alitalia.

Quanto poi alle indiscrezioni apparse su alcuni organi di stampa circa il possibile coinvolgimento nell'azionariato della nuova Alitalia di Atlantia o di società facenti capo a tale holding industriale, come, ad esempio, ADR Aeroporti di Roma della famiglia Toto e di altri soggetti di cui è stato fatto il nome, non è possibile al momento fornire la benché minima indicazione atteso che, come ho sopra ricordato, è FS, quale potenziale acquirente e interlocutore formale nella gestione commissariale e, da un punto di vista sostanziale, pivot dell'operazione, a interloquire e negoziare in totale autonomia e indipendenza con ogni altro soggetto che dovesse o volesse manifestarsi interessato al dossier.

Fermo restando quanto precede, l'operazione in commento è evidentemente contraddistinta da profili di complessità e delicatezza non comuni ma proprio per questo si ritiene preferibile prendersi oggi tutto il tempo necessario affinché i vari tasselli del mosaico risultino perfettamente ed efficacemente incastrati tra loro piuttosto che correre il rischio, un domani, di dover rimettere mano per l'ennesima volta, come troppo spesso fatto dai Governi precedenti, al dossier, magari in una situazione di nuova e potenziale irreversibile crisi e ciò pur nella consapevolezza delle criticità operative e comunicative con le quali i commissari straordinari sono chiamati quotidianamente a convivere. Giova, comunque, ricordare che solo pochi giorni fa è stato reso noto uno studio redatto da una società di consulenza internazionale del settore secondo il quale Alitalia è stata nel primo trimestre 2019 la compagnia aerea più puntuale nel mondo.

In conclusione se, come sembra, a valle dell'ultimo consiglio di amministrazione FS ha chiesto un'ulteriore proroga del termine per la presentazione di una binding offer e di un piano industriale con altresì l'indicazione in via definitiva dei partecipanti al consorzio acquirente tale richiesta verrà valutata in primis da parte dei commissari straordinari e, in secondo luogo, da parte del Ministero dello sviluppo economico, quale autorità vigilante sulla procedura alla luce sia della normativa applicabile, sia della lex specialis, rappresentata dalla procedura di gara, sia dalle indilazionabili esigenze che caratterizzano la realtà aziendale di Alitalia, sempre con l'insopprimibile obiettivo di assicurare ad Alitalia uno sviluppo ambizioso, sostenibile e di lungo periodo.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, sottosegretario. Capisco le difficoltà e capisco la delicatezza del dossier, però oggi è il 2 maggio e siamo, appunto, alla seconda proroga scaduta e avremmo voluto avere qualche indicazione. Pertanto, non possiamo dirci soddisfatti con la migliore buona volontà. FS non è un alieno; FS è una società che è controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze e, quindi, è controllata dal Governo. Non si muove, diciamo, in uno spazio indefinito e, appunto, non avere alcuna indicazione in Parlamento su un'azienda così importante, che coinvolge, appunto, non solo un ambito di servizi molto rilevante ma anche 12 mila lavoratori e 900 milioni di prestito, è un problema.

Ora a me pare utile prendersi il tempo necessario ed evitare - l'abbiamo sottolineato - l'ennesima operazione elettorale. Tuttavia, questo non può essere fatto al buio, lasciando il Parlamento nella completa assenza di indicazioni ufficiali e con un proliferare di indicazioni che vengono dai media. Trovo preoccupante che nella sua risposta lei non abbia fatto riferimento alla salvaguardia dei livelli occupazionali; è preoccupante, perché questo è un punto rilevante della politica industriale. Per noi è un vincolo imprescindibile e non averlo sentito riproposto nel quadro delle iniziative che FS prende è preoccupante. Noi continueremo a seguire con grande attenzione. Chiederemo a breve un'ulteriore audizione, perché è evidente che il 30 è scaduta la seconda proroga e non si può rimanere nel limbo: o viene data un'ulteriore proroga oppure entra in campo un'altra soluzione. E, da ultimo, vorremmo anche capire se il Governo è in un quadro di difficoltà a costruire un piano industriale con l'adeguata salvaguardia occupazionale e con gli adeguati partner industriali; se il Governo intende rafforzare la partecipazione pubblica, al fine di un risanamento che poi consenta di fare scelte di interlocutori strategici senza l'acqua alla gola.

Su queste vicende oggi non abbiamo avuto le informazioni minimali che riteniamo necessarie, anzi, dovute al Parlamento. Torneremo alla carica nei prossimi giorni. Speriamo di avere qualche indicazione, perché è dovere del Governo e nostro diritto seguire una vicenda così delicata.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Grazie, Presidente. Radio Radicale, per tutti la radio, quella libera, quella indipendente come nessun'altra, è la radio di tutti, la voce di ognuno e, soprattutto, anche di chi non è radicale. La nostra battaglia non si fermerà: Forza Italia, dopo aver ottenuto la proroga dei finanziamenti fino al 30 di giugno, continua a sostenere la voce della radio che, non trasmettendo nessun tipo di pubblicità, si sostiene solo attraverso i finanziamenti pubblici. La voce libera di Radio Radicale non verrà zittita, noi non lo permetteremo; Radio Radicale è l'unica che trasmette integralmente le sedute parlamentari, che trasmette eventi di attualità politica senza tagli o commenti giornalistici.

È una ricchezza che si è sviluppata negli ultimi decenni. Radio Radicale svolge un servizio pubblico e noi non accetteremo mai che venga spenta. La maratona di illustri giornalisti che si stanno avvicendando alla conduzione di Stampa e regime, la storica rassegna stampa del mattino condotta per quasi trent'anni da Massimo Bordin, la voce di Radio Radicale, che è stata una ricchezza grande per generazioni di italiani interessati e appassionati alla politica, non può che far comprendere a tutti noi quanto sia importante e irrinunciabile il ruolo che Radio Radicale svolge nel nostro sistema di informazione fin dal lontano 1975. Radio Radicale c'è e c'è sempre stata, e noi continueremo a combattere affinché continui ad esserci. Per questo chiediamo con forza al Governo di ripensarci, di non buttare via un pezzo importante del giornalismo politico e parlamentare del nostro Paese, di non farsi offuscare da posizioni ideologiche, perché l'informazione, quella libera e indipendente, quella di Radio Radicale, è una garanzia per tutti noi, Casaleggio Associati compresa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. Continua la nostra maratona per non far spegnere la luce di Radio Radicale, l'emittente che svolge un servizio pubblico e attività di informazione di interesse generale, come riconosciuto dalla legge - questo è buono sottolinearlo - del 7 agosto del 1990, n. 230. Radio Radicale ha portato le istituzioni nelle case dei cittadini e i suoi microfoni nelle strade e nelle piazze, raccontando quattro decenni di vita italiana. Molto più che una semplice radio di partito, quella radicale è un'emittente che si occupa di politica in tutte le sue forme. Ci teniamo a ricordare il grande patrimonio che Radio Radicale ci dà, ci consegna e consegnerà alle future generazioni. Visto che poc'anzi abbiamo votato la proposta di legge sull'inserimento dell'educazione civica, è stato ricordato quanto importante sia la nostra memoria storica. Ebbene, Radio Radicale conta oltre 540 mila registrazioni delle sedute dei due rami del Parlamento, del Consiglio superiore della magistratura e di rilevanti processi giudiziari, 224 mila oratori, 102 mila interviste, 23.500 udienze dei più importanti processi degli ultimi due decenni, 3.300 giornate di congressi di partiti, associazioni o sindacati, più di 32 mila tra dibattiti e presentazioni di libri, oltre 6.900 tra comizi e manifestazioni, 22.600 conferenze stampa e più di 16.100 convegni. Nel 1998 fu la prima che realizzò il sistema webcast nostrano, attraverso il quale gli utenti potevano seguire le dirette delle sedute di Montecitorio, del Parlamento europeo e della Corte dei conti.

Sembra strano come il Governo del cambiamento voglia proprio spegnere questa voce importante per il Paese. La sopravvivenza della radio, divenuta un'istituzione, è stata messa a rischio dal Governo, ampiamente anticipata in campagna elettorale dal MoVimento 5 Stelle, che ha tagliato il finanziamento. Noi siamo qui - e concludo, Presidente - per ribadire che una voce autorevole, aperta a tutti, sempre presente, indipendente, un vero e proprio pilastro della nostra informazione, debba rimanere aperta. Auspichiamo che il Governo porti e ascolti la nostra richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Domani è la Giornata mondiale per la libertà di stampa e di rado l'allarme nei confronti del nostro Paese è stato così alto. Da mesi ormai, Governo e maggioranza vengono chiamati in causa per forme di manipolazione, intimidazione diretta e indiretta, di pressione indebita nei confronti di giornalisti e media. In un rapporto del Consiglio d'Europa, anticipato oggi, si cita esplicitamente anche la riduzione da parte dell'Esecutivo dei contributi alla stampa in legge di bilancio; riduzione che ha colpito testate indipendenti e di ogni segno culturale, da Libero a Il Foglio, da Avvenire a Italia Oggi, da il manifesto alla stampa locale, e Radio Radicale, che le ricordo, Presidente, è a soli diciotto giorni dalla chiusura, se il Ministero guidato da una delle persone citate nel rapporto, per gli insulti contro i giornalisti italiani, Luigi Di Maio, non farà il proprio dovere, né più né meno, nei confronti di questa storica e necessaria emittente radiofonica.

Noi portiamo pazienza, sappiamo che passeranno anche questi qui; meno i dipendenti che rischiano il posto di lavoro e i cittadini che verrebbero privati di uno spazio insostituibile di libertà. Per salvare Radio Radicale mancano un pugno di giorni. Il messaggio semplice, a prova di 5 Stelle, è: battete un colpo, datevi una mossa, ora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ci tengo a intervenire in quest'Aula perché oggi il presidente Bonaccini, il presidente della mia regione, è intervenuto lamentando la scarsità dei fondi per il dissesto idrogeologico messi a disposizione dal Governo. Sì, è vero, i fondi per il dissesto idrogeologico non sono mai abbastanza, però ci tengo a ricordare al presidente Bonaccini che la nostra è una terra fragile. Non una provincia della mia Emilia è stata risparmiata negli ultimi anni, negli anni in cui lui era presidente (lui è ancora presidente dell'Emilia-Romagna). Alluvioni nel piacentino, alluvioni a Parma, sia nel capoluogo che anche in provincia, nella bassa reggiana, da dove provengo, nel modenese e anche, recentement, a Bologna.

Non una provincia è stata risparmiata in questi ultimi anni in cui lui era presidente e commissario per il dissesto idrogeologico, come gli piace ricordare e fregiarsi. Quindi da che pulpito! Anzi, ci tengo a ricordare quello che è successo all'inizio di quest'anno, nel febbraio del 2019, proprio nella bassa bolognese, a Castel Maggiore, dove il Reno è esondato e ha alluvionato la città di Castel Maggiore. Ecco, questo ci tengo a ricordare, perché il presidente Bonaccini, commissario per il dissesto idrogeologico, doveva intervenire. Su quell'argine, dove aveva tre anni di tempo, per tre anni non sono stati fatti lavori appunto, e l'esondazione del Reno, a questo punto, è arrivata.

Quindi, ci tengo a ricordare al signor Bonaccini che, sì, i soldi servono, ma serve soprattutto - e questo serve grazie alla regione - che i lavori vengano fatti. E, quindi, probabilmente il presidente Bonaccini dovrebbe tagliare meno nastri e lavorare un po' di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, si è parlato di cultura, di educazione civica, e quindi ritengo opportuno intervenire brevemente per rappresentare che da tempo si è consolidata una linea di indirizzo nei testi scolastici delle scuole dell'obbligo, in forza della quale una delle civiltà più importanti della storia antica europea, se non mondiale, viene sostanzialmente ignorata. Faccio riferimento alla civiltà nuragica, fiorita e sviluppatasi in Sardegna dal XV all'VIII secolo avanti Cristo, che ha lasciato testimonianze uniche e meravigliose. Mentre nel resto d'Europa le tecniche utilizzate dalle popolazioni consentivano la costruzione di palafitte e capanne, i costruttori nuragici raggiungevano un livello, nell'ingegneria e nell'architettura, talmente elevato da consentire loro di realizzare costruzioni imponenti come i nuraghi e raffinate come i pozzi sacri, oltre che mirabili vette artistiche apprezzabili nei Giganti di Mont'e Prama, annoverati tra le statue a tutto tondo più antiche nel Mediterraneo, e nei famosi bronzetti votivi. Non è, quindi, accettabile per un Paese come il nostro, che pone la cultura tra i suoi elementi fondanti, che di tale civiltà delle nostre origini si faccia solo talvolta una mera menzione nei testi scolastici, e non, viceversa, un adeguato e meritevole approfondimento. Per questo motivo preannuncio che mi attiverò nell'ambito delle mie competenze e prerogative affinché tale lacuna venga quanto prima colmata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Anna Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, ci risiamo: ogni volta che questo Governo ha bisogno di soldi taglia su giovani e cultura: è notizia di ieri che il cosiddetto decreto crescita taglierà ben 100 milioni al bonus per i consumi culturali dei diciottenni. Noi naturalmente l'abbiamo immediatamente denunciato, abbiamo chiesto ragione al Ministro Bonisoli, che nell'ultima legge di bilancio si è fatto sfilare sotto il naso milioni e milioni che erano prima destinati alla cultura italiana, vedendo così il bilancio del Ministero calare ancora, dopo anni in cui finalmente, coi nostri Governi, era invece tornato a crescere.

Il Ministro oggi ci ha risposto che sono soldi in prestito, che cioè verranno rimessi; peraltro coprendosi ovviamente di ridicolo, perché dove andranno a prendere i 100 milioni che servono? Forse con la prossima legge di bilancio, in cui si devono trovare 23 miliardi per evitare il taglio dell'IVA?

Ecco, il Ministro abbia almeno il buonsenso di raccontare ai ragazzi italiani che per fare qualche piccola misura che gli serve a portare un po' di consenso immediato va a mettere le mani in tasca proprio a loro, va a tagliare proprio sui giovani e sulla cultura dei giovani.

La verità è che questo Governo della cultura ha paura, che ha scommesso tutto sull'ignoranza, e che anche questa volta quei 100 milioni significheranno semplicemente questo: tagli sulla cultura, perché si ha paura che i ragazzi sappiano. Meglio mantenersi nell'ignoranza, meglio fare in modo che passino gli slogan populisti e sovranisti, piuttosto che far sì che i ragazzi possano aprirsi al mondo e alla cultura attraverso questi strumenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 maggio 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(ore 14)

2. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

S. 214-515-805 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: QUAGLIARIELLO; CALDEROLI e PERILLI; PATUANELLI e ROMEO: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1585)

e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'UVA ed altri. (C. 1172)

Relatori: MACINA e IEZZI, per la maggioranza; MIGLIORE e MAGI, di minoranza.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 881 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PERILLI ed altri: Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (Approvata dal Senato). (C. 1616)

Relatori: D'AMBROSIO, per la maggioranza; UNGARO, di minoranza.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

BALDELLI ed altri: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone. (C. 680)

Relatore: BALDELLI.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

RUOCCO ed altri: Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.

(C. 1074-A)

Relatrice: RUOCCO.

La seduta termina alle 19,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Badole e Flati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU 682 e abb.-A - Voto finale 454 451 3 226 451 0 57 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.