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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 166 di giovedì 18 aprile 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 12,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Businarolo, Colletti, Colucci, Comaroli, D'Incà, D'Uva, Daga, Delmastro Delle Vedove, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Manzato, Molinari, Morassut, Morelli, Muroni, Parolo, Pastorino, Schullian, Sisto, Trancassini, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Lazzarini ed altri; Pini ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale (A.C. 684-1109-A) (ore 12,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 684-1109-A: Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale.

Ricordo che, nella seduta del 15 aprile, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice è intervenuta in sede di replica, mentre la rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 684-1109-A.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A), al quale non sono stati presentati né emendamenti né ordini del giorno e che sottoporrò, pertanto, direttamente alla votazione finale.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. È più una farsa che non un aspetto importante della politica, ma è da stamani che sta circolando questa notizia – poi, tra l'altro, verificata – rispetto a questa pagina Facebook creata, che si chiama “INPS per la famiglia”, che sta rispondendo ai vari ed eventuali fruitori del cosiddetto reddito di cittadinanza in modo quanto meno dubbio. Ora, io capisco che gestire le pagine Facebook piuttosto che i social network sia qualcosa di piuttosto difficile, però, Presidente, vorrei semplicemente leggerle un commento di “INPS per la famiglia” ad una persona che, obiettivamente, stava cercando di chiedere notizie sul suo reddito di cittadinanza. Questa persona dice e risponde alla stessa, adesso non trovo esattamente il punto preciso, ma dice: “se lei ha la possibilità di fare le foto con le orecchie da coniglio presso la sua pagina Facebook, allora, probabilmente, sa anche chiedere un codice per poter accedere alla domanda del reddito di cittadinanza”.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, veniamo al punto che lei vuole sollevare come ordine del giorno.

WALTER RIZZETTO (FDI). Il punto politico, meramente politico, Presidente, è questo: è che dopo l'assoluta presa in giro, da parte di questo Esecutivo, rispetto a persone che, obiettivamente, non se la passano bene, noi non riteniamo tollerabile che anche sulla pagina ufficiale di “INPS per la famiglia” si continuino a prendere in giro queste persone.

Quindi, chiediamo immediatamente la rimozione di questi commenti, perché, a quanto pare, INPS non è una pagina Facebook a sé stante o di qualche sedicente attivista: è un organismo ufficiale dello Stato, Presidente, che - chiudo -, di fatto, sta rispondendo, e male, ai cittadini italiani. Quindi, noi chiediamo un intervento e da parte dell'Esecutivo e da parte della presidenza INPS su questa che, secondo noi, è una vera e propria vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Il testo di legge in discussione arriva oggi in Aula dopo un lungo lavoro cominciato in Affari sociali nel settembre dello scorso anno. Due sono state le proposte iniziali sostanzialmente identiche, da cui è uscito un testo unificato, poi anche emendato in alcuni punti. Il nostro giudizio è che siamo di fronte al risultato di un lavoro congiunto, condiviso, che è nato da un'esigenza di tutti, peraltro trascinata fin qui dalle precedenti legislature. Ci dà, quindi, una risposta a un problema reale. L'esigenza di costruire un'attenzione speciale verso la cefalea primaria cronica rispetto a cure e modalità di approccio è una cosa assolutamente necessaria e giusta.

Non parliamo - e questo lo diciamo per chi ci ascolta, naturalmente - del semplice mal di testa passeggero che colpisce ognuno di noi: questa proposta di legge ha per oggetto una patologia seria, continuata nel tempo, che ha aspetti invalidanti e conseguenze serie che si scaricano sulla vita personale del paziente, sulla sua capacità lavorativa, sulla sua possibilità di far fronte a impegni personali, familiari e alla vita comune. È, dunque, una patologia con alti costi sociali ed economici; è al terzo posto tra le malattie invalidanti, secondo i dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità. In Italia, questa patologia colpisce ben 26 milioni di persone, quasi la metà della popolazione italiana: per molti di loro la malattia colpisce nella fase centrale della vita e, quindi, anche quella più esposta alle necessità di operatività quotidiana. Una malattia - ed è giusto ricordarlo - che, peraltro, colpisce maggiormente le donne.

Il riconoscimento come malattia sociale è, quindi, giusto, ma potrebbe non bastare. C'è molto da dire e da fare rispetto, per esempio, al tema dei LEA, dei livelli essenziali di assistenza e, quindi, conseguentemente, sul tema del finanziamento del Servizio sanitario nazionale e dell'efficacia dell'azione sui territori della medicina territoriale. Bisogna, quindi, attrezzarsi - e questo è il nostro indirizzo nei confronti del Governo - per diagnosi precoci efficaci, per attività di prevenzione, per sensibilizzazione, per tutela e, ovviamente, per fornire ai malati cronici adeguati servizi.

Inserire la cefalea, quindi, nell'elenco delle malattie sociali rappresenta il primo passo nella direzione giusta e lo facciamo, io credo e noi auspichiamo, con il voto di tutti, certamente con il nostro. Questo per superare un'anomalia; ma, poi, è necessario costruire davvero, nel cuore del Sistema sanitario, una tutela sociale e lavorativa nei confronti di questo numero, molto significativo, di malati.

Per dare effettiva esecuzione a quello che diciamo bisogna, quindi, passare dalle enunciazioni di principio, su cui è difficile non essere d'accordo, ad una fase più delicata e difficile, quella di essere operativi, e questo lo si può fare non soltanto con una crescita culturale nella società, di sensibilizzazione su questa malattia, ma, soprattutto, con adeguati finanziamenti. Ed è su questo che, a nostro giudizio, andrà poi condotta la vera battaglia a tutela dei malati e, soprattutto, una battaglia sul tema del finanziamento. Su questo credo che ci sia una questione aperta, che, poi, vedremo anche nel punto successivo, quello relativo al DEF: noi denunciamo da tempo un progressivo definanziamento, di fatto, del Sistema sanitario nazionale e, quindi, inserire una nuova patologia vuol dire predisporre nuovi servizi, vuol dire, evidentemente, avere bisogno di più risorse. Da questo punto di vista, bisogna fare fino in fondo - e noi la faremo in tutte le sedi, a cominciare proprio dal Documento di economia e finanza - una battaglia per aumentare il finanziamento al Fondo sanitario nazionale. Aumentare le risorse vuol dire, evidentemente, andare incontro anche alle necessità e ai bisogni di patologie di malati con patologie, come quelle che oggi noi riconosciamo.

Quindi, da questo punto di vista, sfidiamo il Governo, come anche in passato da parte nostra c'era stata un'attenzione, ad avere più coraggio nei confronti del sostegno alla sanità pubblica: maggiori risorse che vanno date in diverse direzioni, ma, certamente, quel che ci preoccupa è che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, si sta indebolendo il Sistema sanitario nazionale. E crediamo che questo sia non solo sbagliato, ma anche contro i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.

Quindi, in conclusione, signora Presidente, il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore di questo provvedimento: un provvedimento giusto, un provvedimento che, però, andrà poi arricchito con risorse. Quindi, da questo punto di vista, attendiamo il Governo al varco delle della manovra economica e delle risorse che si andranno a destinare sul servizio sanitario pubblico e sull'introduzione nei LEA di questa nuova patologia cronica (Applausi dei deputati del gruppo

Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la forza politica di Fratelli d'Italia non può che essere d'accordo all'approvazione delle disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Lo fa in forza di una convinzione intrinseca nella forza di Fratelli d'Italia, noi siamo una destra sociale, popolare, nazionale, che non può che plaudire al fatto che si aumenti la platea dei diritti, soprattutto in sanità. Per questo noi convintamente, sin dal momento in cui il provvedimento è arrivato in Commissione XII, insieme al capogruppo Bellucci, abbiamo sposato positivamente il dettame del provvedimento in approvazione. Peraltro, aggiungiamo - e di questo ci facciamo parte diligente - che altre patologie andrebbero introdotte e, quindi, la Commissione e il Parlamento dovrebbero occuparsi, per esempio, della fibromialgia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), altra patologia importante che purtroppo colpisce i nostri concittadini e che oggi non si vede, come dire, raccolta e tutelata dall'ombrello che il nostro Sistema sanitario nazionale dovrebbe dare.

In particolare, le disposizioni relative alla cefalea primaria hanno un impatto primario nella misura in cui il 12 per cento della popolazione italiana soffre di questa patologia. Peraltro, da farmacista, aggiungo che - così come riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità e richiamato, peraltro, dal collega di LeU - è la terza patologia impattante al mondo che pone il paziente in condizione di invalidità momentanea. Ma, rispetto alle altre patologie, ha un'incidenza ancor più maggiore nella popolazione giovanile, nelle donne e nei giovani, al contrario delle altre due. È di tutta evidenza che questo provoca un impatto anche di livello sociale nella misura in cui va a ridurre la capacità lavorativa nel momento in cui un cittadino italiano viene colpito da questa patologia silente, ma difficile.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi…

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie. Altra considerazione che vado a portare all'economia del dibattito dell'Aula è il fatto che il 90 per cento degli affetti da emicrania siano appunto affetti da una patologia momentanea, ancorché cronica; ma il 10 per cento di questi pazienti, di questi malati, hanno, invece, in quell'episodio un episodio sentinella, sintomo, nella misura in cui a quell'episodio, purtroppo, sottende l'insorgenza di una patologia ben più grave, quale, per esempio, può essere un tumore al cervello. Quindi, per questo, l'attenzione del Sistema sanitario come noi lo riteniamo, universalista, popolare, gratuito, deve essere e deve centrare la propria attenzione su questa patologia. Per questo la forza politica di Fratelli d'Italia è a favore e voterà a favore di questa proposta.

Però, sempre in chiave costruttiva, non possiamo non portare alcune considerazioni. La dotazione del Fondo sanitario nazionale, 114 miliardi, peraltro ridotta quest'anno di 600 milioni di euro, porta a dire che, se noi aumentiamo - e vivaddio, è bene che ciò avvenga - la platea dei destinatari delle attenzioni del nostro Sistema sanitario nazionale, parimenti non vi è un aumento della dotazione economica. Addirittura il rapporto fra la spesa sanitaria e il PIL decresce, decresce quest'anno, decresce l'anno prossimo, anche in prospettiva decresce sempre più.

Allora, se noi continuiamo ad aumentare la platea di diritti, però, parimenti, non supportiamo economicamente il Fondo sanitario nazionale, evidentemente facciamo qualcosa che non quadra, perché la coperta è come quella di Linus: le patologie purtroppo sono sempre le stesse, e aggiungo, purtroppo, la spesa farmaceutica, la spesa sanitaria, soprattutto la spesa sanitaria, non per il 14,85 per cento della spesa farmaceutica, quella sanitaria aumenta, perché la popolazione italiana aumenta d'età e, quindi, le patologie hanno un impatto economico. Se noi non dotiamo il Fondo sanitario nazionale congruamente, chiaramente andremo a portare un danno sia alle persone, le quali noi andiamo evidentemente a dotare di nuovo diritto e le illudiamo che possa esistere, in questo riconoscimento, anche l'emersione di una patologia importante qual è la cefalea, ma soprattutto potremmo andare a sguarnire economicamente la cura e il trattamento di patologie molto importanti: penso a quelle tumorali, che purtroppo aumentano nella nostra società, per fortuna con una percentuale di crescita inversamente proporzionale, nella misura in cui la cura delle stesse patologie oggi è sempre più pregnante, si riesce per fortuna a superare la malattia tumorale in maniera percentualmente superiore rispetto al passato.

Quindi, noi diciamo: votiamo a favore del provvedimento, siamo e saremo sempre per la dotazione del nostro Sistema sanitario nazionale, che deve essere universalista, popolare, gratuito, però riteniamo che, proprio per questo motivo, per il fatto che il nostro Sistema sanitario nazionale è il quarto al mondo, noi dovremmo continuare ad investire economicamente nel SSN, il quale, apro e chiudo la parentesi, ha festeggiato l'anno scorso il quarantesimo compleanno, quindi ha una complessità ed evidentemente va anche rivisto e ristrutturato, ma soprattutto - e non voglio essere ridondante e ripetitivo - dotato economicamente. Il nostro “sì” è un “sì” convinto, parimenti diciamo che l'economia in salute non è un elemento accessorio, Presidente, lo dico alle forze di maggioranza, cerchiamo di dotare il nostro Sistema sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Sono passati molti anni; dopo tanti anni, un'Aula parlamentare si appresta quest'oggi ad approvare il riconoscimento della cefalea cronica quale malattia sociale. Sono vent'anni che in ogni legislatura sono state presentate proposte di inserimento di questa patologia tra l'elenco delle forme morbose qualificate come malattie sociali dal decreto ministeriale del 20 dicembre 1961. Questa perseveranza, alla fine, sembra proprio che sia stata premiata.

La cefalea cronica primaria è una patologia, come è stato già detto, che impedisce o limita fortemente la capacità di far fronte ai propri impegni e di condurre una normale vita lavorativa e sociale. Inoltre, comporta ingenti costi economici e sociali, sia diretti che indiretti. Come è stato detto, la cefalea è una condizione assai diffusa e le cefalee primarie rappresentano il 90 per cento dei casi. Secondo l'OMS, le due forme più frequenti - la cefalea di tipo tensivo ed emicrania - colpiscono rispettivamente il 30 e il 15 per cento della popolazione. Peraltro, circa la metà dei pazienti che si rivolgono ai Centri cefalee soffrono di cefalea cronica.

Il provvedimento anche da Forza Italia è stato subito condiviso. In Commissione affari sociali sono stati presentati solo quattro emendamenti. La modifica più significativa è quella che ha riscritto interamente il comma 2, prevedendo che il Ministero della Salute debba individuare progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette dalla cefalea primaria cronica, nonché i criteri e le modalità con cui le regioni dovranno attuare questi progetti. Uno degli obiettivi di questa previsione è certamente quello di garantire una migliore e più omogenea organizzazione sanitaria sul territorio nazionale, per la diagnosi e cura di questa grave patologia, laddove finora ci si è affidati alle iniziative, più o meno virtuose, delle diverse regioni dove sono presenti i centri per la diagnosi e la cura delle cefalee. Garantire, quindi, strutture e percorsi diagnostico-terapeutici essenziali e una presa in carico dei soggetti affetti da patologie maggiormente uniformi su tutto il territorio nazionale è certamente un importante passo in avanti, e questo - l'abbiamo sottolineato anche in Commissione - indubbiamente è un risultato non da poco. Speriamo, però, che questo accada realmente e che le regioni si attivino in questo senso. La nostra sanità, purtroppo, pecca di servizi che non sono uniformi, di servizi frastagliati nelle varie regioni e questo non va a vantaggio dei malati, che, a seconda di dove risiedono, purtroppo, a volte, si trovano a dover sopportare una sanità non sempre all'altezza delle giuste aspettative, anche costituzionali.

Concedetemi, però, il beneficio del dubbio laddove questa proposta di legge impone, purtroppo, ancora una volta l'invarianza degli oneri.

Ci eravamo passati poco più di un mese fa, con un altro importante provvedimento, passato per la Commissione affari sociali e approvato definitivamente da quest'Aula, ossia l'istituzione della rete nazionale dei registri tumori, diventato poi legge dello Stato, anche questo con un nostro convinto appoggio, seppur avendo sottolineato, come altre forze politiche, che l'invarianza degli oneri poteva – e potrà – essere un freno e un problema. Anche in questa legge, come in questo provvedimento, il tutto dovrà essere attuato rigorosamente senza alcun costo per la finanza pubblica. Si continua a reiterare all'infinito questa clausola “senza oneri per lo Stato”, laddove, invece, uno stanziamento di risorse, anche minime, consentirebbe, come nel caso di questo testo che abbiamo ora all'esame, di garantire la piena attuazione, evitando il rischio di approvare le ennesime norme manifesto, del tutto deboli e senza reale efficacia.

Ancora una volta si chiede alle regioni e agli enti locali di attivarsi e di impegnarsi per garantire l'attuazione della legge e di realizzare progetti finalizzati e sperimentare metodi innovativi a favore delle persone affette da queste forme invalidanti di cefalee, senza, però, riconoscere loro alcuna risorsa aggiuntiva. E sappiamo che in questo senso, poi, le regioni potrebbero comportarsi, o meglio, si comporteranno in modo differenziato, e questo non è un vantaggio, anzi, è uno svantaggio per i malati. Purtroppo si fa finta di non ricordarsi che gli enti territoriali di risorse non ne hanno più, e questo anche a causa di troppi anni di tagli ai trasferimenti; ma in ogni caso, e con i limiti che ho e abbiamo segnalato, questo provvedimento rappresenta un momento importante, un segnale concreto per le tantissime persone che soffrono di questa patologia.

Il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, sperando e auspicando che il Senato lo approvi definitivamente e in tempi rapidi; subito dopo, però, e questo ritengo sia un punto importante, su cui anche la relatrice di maggioranza concorderà, sarà indispensabile che il Governo inserisca la cefalea primaria cronica nei livelli essenziali di assistenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Oggi è una giornata molto importante per chi, come me, per anni ha cercato di portare all'attenzione di quest'Aula il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Quando parliamo di cefalea spesso, anzi, direi quasi sempre, anche in quest'Aula, anche tra noi colleghi, pensiamo tutti al banale mal di testa; e quindi si viene di solito anche presi in giro: ma capirai, cosa vuoi che sia il mal di testa? Non succede niente. In realtà, noi non stiamo parlando del banale mal di testa, e questo è esattamente il motivo per cui serve la legge, perché stiamo parlando di una malattia invalidante, di una malattia che, secondo l'OMS, è all'ottavo posto per patologie invalidanti. Stiamo parlando di un range, l'ottavo posto, che è al pari della cecità e per le donne in età fertile è al terzo posto come malattia invalidante. Chi ha sofferto di emicrania, chi ha sofferto di cefalea sa di cosa stiamo parlando; non è una cosa che passa così, sembra che ti strappino gli occhi da dentro, sembra di avere degli spilli che ti entrano dentro gli occhi, hai la nausea, non riesci a dormire, ti dà fastidio la luce, non riesci a sentire i rumori, non riesci a fare niente, non riesci neanche ad andare al lavoro. E, quando non vai al lavoro o spieghi che non puoi andare al lavoro perché hai questa malattia, ti viene detto: vabbè, ma per un mal di testa prenditi un'aspirina e vieni. Ecco, questo è il motivo per cui è importante, perché in Europa è stato calcolato che circa il 15 per cento degli europei ne soffra, e stiamo parlando dell'8 per cento degli uomini e del 17 per cento delle donne. E pensate che nel nostro Paese la cefalea primaria cronica non è neanche nell'elenco nosologico delle malattie. E, quindi, cosa succede? Che spesso e volentieri i medici di medicina generale, i medici di famiglia, ma anche, molto spesso, questi pazienti vanno in pronto soccorso, perché stanno malissimo, non sanno neanche come catalogare questi pazienti all'interno dei moduli che devono compilare. Quindi, si perde anche la casistica, ed è una cosa terribile, perché, oltre a non essere riconosciuta come malattia sociale dall'INPS, e quindi tutto quello che abbiamo detto, non si riesce neanche a fare una diagnosi e un'anamnesi accurata, e quindi giusta. Quindi, spesso ci sono persone che si rovinano completamente la vita, a volte il fegato, prendono quintalate di antinfiammatori, analgesici, non sanno che cosa gli sta succedendo, non riescono a capire cosa gli sta succedendo; e spesso e volentieri, poi, si trovano in situazioni di vero e proprio e disagio. È questo il motivo per cui per tre legislature si è cercato di portare questo disegno di legge all'attenzione di quest'Aula ed è per questo che oggi finalmente è un giorno molto importante, perché, è vero, è un primo passo, nel senso che oggi sanciamo un principio molto importante, e cioè il riconoscimento – finalmente, dopo che l'Europa ce lo ha detto 28 mila volte, l'OMS ce lo ha ripetuto altrettante volte e anche qui abbiamo cercato più volte di portarlo all'attenzione dei Governi – finalmente la riconosciamo, riconosciamo l'emicrania cronica, la cefalea cronica quotidiana, la cefalea a grappolo cronica, la cefalea nevralgiforme unilaterale, l'emicrania parossistica cronica e l'emicrania continua.

Le riconosciamo e le inseriamo, quindi, dentro questo elenco. È un lavoro, appunto, molto importante, che servirà per fare diagnosi, anamnesi e cure corrette. In questi anni, nel nostro Paese si sono sviluppati in quasi tutto il territorio degli importanti centri cefalee nel nostro Servizio sanitario nazionale, che sono composti da vari specialisti, neurologi, farmacologi, e hanno delle competenze specifiche assolutamente fondamentali; ed è stato giusto inserirli e nominarli all'interno della legge, perché sono le persone a cui è giusto mandare chi soffre di questa patologia, perché possa essere curato e seguito in modo appropriato. La proposta che si fa è quella, ovviamente, di fare in modo che queste capacità, queste competenze che le varie regioni hanno sviluppato possano poi dopo essere, appunto, a seguire, ovviamente sapendo che c'è il solito problema che c'è nel nostro Paese, e cioè che ci sono alcune regioni in cui è più facile avere un accesso alle cure adeguato e altre regioni in cui è più difficile.

Per questo condivido il fatto che andrebbe inserito, più che con una proposta di legge specifica all'interno dei LEA, in una riforma più organica, che noi abbiamo fatto la scorsa legislatura e che non ha ancora ricevuto l'adeguato finanziamento da questo Governo; dopodiché, è anche vero che, però, fino adesso non era stato possibile farlo proprio perché non era inserita all'interno dell'elenco nosologico delle malattie. Quindi, banalmente, non si riusciva neanche a fare un'analisi dei costi. Sono stimati più i costi per la cura, inadeguata, che i costi della patologia.

E quindi, nel ringraziare tutta la Commissione affari sociali, che è riuscita a portare avanti questa proposta di legge, nel ringraziare la proponente della Lega, l'onorevole Lazzarini, che ha proposto, come me, lo stesso testo e con cui abbiamo avuto modo di lavorare benissimo in queste settimane, dimostrando che nel Parlamento, se l'obiettivo è comune, si riescono a fare anche delle cose buone - forse è un po' più facile a volte nella nostra Commissione perché parliamo di cose, a volte, un pochino più di disgrazie o di malattia e si riesce più facilmente a trovare un accordo, ma non è sempre scontato - nel ringraziare la Commissione, nel ringraziare voi che oggi ci aiuterete a portare avanti questa legge, nell'auspicare che il Senato faccia un lavoro altrettanto celere e che si possa arrivare a una brevissima approvazione, ringrazio anche la Società italiana per lo studio delle cefalee, che è la società scientifica che si occupa dello studio e dell'analisi delle cefalee, che in questi anni ha lavorato moltissimo anche dentro le istituzioni, nelle regioni e nelle ASL per portare questa battaglia e per richiedere anche a noi il riconoscimento.

E ringrazio le associazioni dei pazienti, che spesso non sono bravissimi a fare lobby come altri, non sono bravissimi a far sentire la propria voce, spesso perché stanno anche molto male, e a volte è anche complicato far capire la sofferenza che c'è dietro a una malattia che viene spesso derubricata come un banale mal di testa. Ma se oggi siamo riusciti, anche grazie a questo Parlamento, a far capire a tutte le istituzioni, al Ministero della Salute, al Parlamento, alla Camera, l'importanza di questo riconoscimento è anche grazie a loro, e quindi io vi ringrazio e annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzarini. Ne ha facoltà.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, quella di oggi è una giornata molto importante per milioni di italiani, perché finalmente, dopo anni di attesa, abbiamo la possibilità, con la presente proposta di legge, di riconoscere la cefalea primaria cronica come malattia sociale, e fare dunque anche noi a livello istituzionale un primo passo nella lotta a questa grave e diffusa patologia. Aggiungo inoltre che l'Italia in contesto europeo sarebbe il primo Paese a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Le ragioni che ci impongono di votare favorevolmente il provvedimento riguardano innanzitutto l'enorme impatto che questa patologia ha sia dal punto di vista socio-economico, sia chiaramente dal punto di vista della tutela del diritto alla salute dei soggetti che ne soffrono. Va ribadito infatti che la cefalea primaria non è il comune e semplice mal di testa passeggero, quello che sorge in conseguenza di altre complicanze; non è un sintomo o, detto altrimenti, una spia di qualcos'altro che non va nel nostro organismo: è essa stessa la patologia che colpisce l'individuo, patologia che come tale va diagnosticata, curata e riconosciuta a tutti i livelli, anche istituzionali.

Gli studi parlano chiaro: la cefalea primaria è tra le patologie maggiormente diffuse in Italia e nel mondo, e nella scala delle malattie invalidanti del genere umano è salita recentemente dal terzo al secondo posto. A certificarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità, sulla base di dati raccolti nel rapporto GBD 2017, ossia lo studio annuale più completo sui trend di salute mondiale, Global Burden of Disease. Non si tratta peraltro dell'unica statistica degna di nota: ho già riportato nel corso della relazione per l'Aula i numeri relativi alla diffusione della malattia, secondo cui la cefalea primaria cronica nelle sue diverse forme colpisce in media il 12 per cento della popolazione, pari a circa 7 milioni di italiani, con una prevalenza netta verso le donne, nelle quali si manifesta con incidenza tre volte maggiore.

Ho poi posto l'accento sui dati riguardanti la distribuzione della cronicità nelle diverse fasce di età: anche qui va smentito un altro luogo comune, secondo cui il predetto fattore interesserebbe principalmente la terza età. Non è così, cari colleghi: i numeri dimostrano il contrario, e cioè che la cronicità che si registra quando gli episodi si presentano con una frequenza superiore ai 15 giorni al mese è un fattore che interessa principalmente la fascia tra i 20 e i 50 anni di età, ossia il periodo caratterizzato dalla maggiore produttività lavorativa e sociale.

Ebbene, alle evidenze in questione si aggiunge ora un ulteriore importante studio, a cura dell'Istituto superiore di sanità, che si è concentrato proprio sull'impatto socio-economico di questa grave malattia. Il lavoro, presentato l'ottobre scorso nell'ambito di un recente convegno organizzato dal Centro di riferimento per la medicina di genere, ha confermato che i disagi derivanti dalla cefalea primaria cronica si ripercuotono in maniera severa su tutte le attività quotidiane della vita familiare, sociale e lavorativa di un individuo. Elevatissimo è il calo di produttività che si registra nei pazienti in questione: in particolare, il 28 per cento dei pazienti di sesso femminile e circa il 20 per cento dei pazienti di sesso maschile riferisce di aver subito una riduzione della produttività scolastica o lavorativa addirittura superiore al 50 per cento. Elevatissimi sono anche i costi associati alla gestione della malattia, come comunque ricordato da qualche mio collega poc'anzi, tra cui si distinguono da un lato i costi diretti, che sono cioè immediatamente ricollegati al trattamento, quali spese per visite mediche, esecuzione di esami diagnostici e acquisto di farmaci; e dall'altro i costi indiretti, apprezzabili in termini di perdita di giornate lavorative, ridotta efficienza produttiva e tempo richiesto per la gestione degli stati di malessere.

Complessivamente, dunque, l'impatto economico della patologia è stimato nell'ordine di 111 miliardi di euro nei 27 Paesi dell'Unione europea, laddove Italia, Francia, Germania e Spagna sostengono i costi maggiori, con esborsi pari a circa 20 miliardi di euro all'anno: numeri da capogiro, Presidente. Inoltre lo studio Iron, finalizzato alla creazione del registro nazionale dell'emicrania cronica, dimostra come circa la metà dei pazienti, proprio a causa del mancato riconoscimento sociale della patologia e della scarsa informazione, ha eseguito accertamenti diagnostici impropri o inutili, perché per l'80 per cento gravano anch'essi in termini economici sul Servizio sanitario nazionale.

Ebbene, nonostante i dati sulla diffusione e sugli imponenti costi siano eclatanti, la cefalea primaria cronica purtroppo rimane ancora oggi una patologia sottotrattata, e soprattutto non riconosciuta a livello istituzionale.

Emblematico è il riferimento a Pirandello che viene operato nella citata relazione dell'Istituto superiore della sanità, laddove l'emicrania, una delle principali forme di cefalea primaria cronica, viene definita come un personaggio in cerca d'autore: una patologia severa che vaga sforzandosi di rappresentare alle istituzioni il proprio dramma, per ottenere finalmente riconoscimento e cure idonee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Aggiungo in proposito, Presidente, che già otto anni fa, nel 2011, in qualità di consigliere della regione Veneto, spinta dalle segnalazioni e dalle accorate testimonianze dei molti cittadini affetti dalla malattia, io stessa sono stata promotrice, assieme all'attuale sottosegretario per la salute Luca Coletto e all'allora assessore regionale alla sanità, che ringrazio ovviamente, o meglio sono stata delegata dai pazienti veneti a rappresentare la loro voce tramite una proposta di legge di tenore uguale a quella di cui oggi discutiamo, che poi è stata ampiamente raccolta dall'assemblea legislativa regionale e ha ottenuto un consenso trasversale di tutti i partiti, a dimostrazione che salute e qualità della vita superano ogni divisione politica. Analoghe iniziative sono state presentate presso entrambi i rami del Parlamento anche nella passata legislatura, ma la materia non è poi stata trattata dalle Commissioni competenti.

È quindi ora evidente, cari colleghi, la necessità di votare favorevolmente la proposta, per dare finalmente un segnale concreto ed un riconoscimento normativo alla malattia e accendere i riflettori su di essa, affinché i soggetti che ne soffrono non siano più abbandonati a loro stessi e possano finalmente avere una speranza ed una nuova dignità di vita. Non possiamo attendere oltre: la cefalea primaria cronica deve uscire dal cono d'ombra che inspiegabilmente continua ancora oggi a renderla una patologia invisibile agli occhi delle istituzioni e della generalità di quanti non ne sono colpiti. Abbiamo il dovere di dare un segnale, Presidente e onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di prendere atto delle gravi condizioni di salute in cui versano gli individui che soffrono di questa patologia, abbiamo il dovere di riconoscere, votando favorevolmente, che la cefalea primaria cronica è una malattia sociale. Sono la scienza, la medicina e le indicazioni provenienti dalle più autorevoli organizzazioni nazionali e mondiali che ci impongono di farlo; ed al cospetto delle evidenze scientifiche che da esse ci vengono presentate, non abbiamo più ragioni per tirarci indietro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Servono del resto risposte positive ai molti pazienti che attendono oramai da troppi anni questo importante riconoscimento, e sono convinta che queste risposte potranno arrivare attraverso l'implementazione dei progetti menzionati all'articolo 1, comma 2, della proposta di legge, finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cronica.

Sono quindi particolarmente orgogliosa oggi di essere in quest'Aula a sostenere un progetto di legge frutto di un lungo lavoro che da anni promuovo e porto avanti: un progetto di legge nato dal mio Veneto il 20 ottobre 2011, grazie anche al contributo dell'allora direttore del Centro regionale veneto per le cefalee, dottor Giorgio Zanchin, e che riveste grande importanza per i tanti, tantissimi malati che da tempo lo aspettano. Il nostro ruolo è anche questo: quello di ascoltare, di approfondire costantemente ed umilmente le istanze e le problematiche della gente, calandoci realmente in determinate situazioni.

Ho toccato con mano, colleghi, alcune testimonianze, nella maggior parte dei casi drammatiche. Ho partecipato a convegni, grazie anche alla spinta di molte associazioni che da sempre chiedono di essere ascoltate e che con evidente sofferenza hanno esposto storie di vita reale. Ve ne riporto solo qualcuna, giusto per rendere l'idea di che cosa stiamo parlando: “Esistiamo anche noi. Non si tratta di un banale mal di testa: soffrire di questo tipo di cefalea in modo cronico significa dover contare sulla nostra forza di sopravvivere, nella consapevolezza di non poter lavorare come vorremmo e di condurre una normale vita sociale”. Oppure un'altra testimonianza: “Chi è costretto a convivere con la cefalea vive un autentico calvario che ti distrugge la vita, e provoca gravi disagi per il tuo lavoro e la tua famiglia. E quanto è difficile trovare la forza in famiglia, di non far pesare la tua condizione dolorosa! Ma il problema più grande è che nessuno può capire il dolore che provo”. E ancora questa, credo quella che mi ha toccato di più: “Una mia cara amica non sopportava più il dolore, così forte e frequente, ed è arrivata a compiere il gesto più estremo: si è suicidata. Anch'io ho vissuto dei momenti di disperazione, che sono inevitabili in queste condizioni. I miei affetti per fortuna mi hanno dato la forza di superarli” (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Lazzarini.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Sì, concludo; ecco, cari colleghi, quanto ho appena illustrato, non sono semplici miei racconti o frasi estrapolate da Internet, bensì testimonianze vere di persone, come Anil Celio, coordinatrice della Lega Italiana Cefalalgici del Veneto, o Lara Merighi, della Fondazione alleanza cefalalgici, che ringrazio personalmente per avermi dato la forza di iniziare questo lungo percorso e di andare avanti fino al voto di oggi. Certamente è un inizio; ancora molto dovrà essere fatto e faremo, ma il mio impegno e quello del mio gruppo per la salute dei cittadini sarà sempre fortissimo.

Ringrazio anche tutti i colleghi della Commissione affari sociali, in particolar modo la collega Pini, per la sensibilità dimostrata rispetto a un tema che coinvolge milioni di persone per l'ottimo lavoro di squadra fatto finora e che ci ha portato alla seduta odierna.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Oggi, ne sono certa, unitamente al di là dei rispettivi schieramenti politici, andremo a sottoscrivere una bella pagina della politica italiana. Per le ragioni su esposte, signor Presidente e cari colleghi deputati, ribadisco a nome del mio gruppo, ovviamente, il voto favorevole a questa proposta di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, dopo un lungo e ingiustificato ritardo, dovuto anche e soprattutto all'immobilismo delle istituzioni, approveremo a breve l'importante disegno di legge che riconosce la cefalea primaria cronica come malattia sociale. Basti pensare che nel 2013 sono state presentate in Parlamento ben tre proposte di legge, ma la normativa resta ancora carente e diversificata da regione a regione e variamente frammentata.

Questo tipo di patologia costringe i pazienti che ne soffrono a uno stato depressivo invalidante che non deve assolutamente più essere sottovalutato. L'emicrania, per chi ne soffre, diviene causa di pesanti ripercussioni, sia a livello individuale che nel contesto sociale in cui il soggetto sviluppa le sue relazioni personali e lavorative. La cronicità del problema modifica le interazioni sociali dei pazienti e rende difficile il loro rapporto con le altre persone in tutti i momenti della vita quotidiana: durante il lavoro, il tempo libero e gli affetti familiari. La persona che ne è affetta raggiunge una consistente diminuzione della qualità della propria vita. Tutto ciò genera una incidenza negativa sulla personalità e sull'umore; a sostegno di questa tesi, vi sono anche considerevoli studi condotti nel Nord America e in tutta Europa. Quando si entra in uno stato depressivo, Presidente e onorevoli colleghi, non è mai facile uscirne.

Per tutti i motivi che ho esposto e, in particolar modo quando la cefalea primaria risulti essere refrattaria alle terapie, limitando la capacità lavorativa del soggetto, diviene urgente la sua iscrizione nell'elenco delle malattie croniche invalidanti. È per questo che risulta necessario modificare l'elenco nosologico delle malattie ricompreso nel decreto del Ministero della salute del 20 dicembre 1961. Questa novella, ad oggi, permetterà di creare un iter per colmare la mancanza di un percorso diagnostico-terapeutico che sia uniforme in tutto il Paese. Questo è il primo e più importante traguardo.

Il problema diviene ancora più grave quando se ne valutano i costi sociali, quelli diretti, ad esempio, visite, esami, farmaci, e quelli indiretti, la perdita di giornate lavorative da parte del paziente. Il tutto avviene nonostante vi sia una crescente numerosità di ambulatori specializzati nella cura e nella diagnosi della malattia. Le cause all'origine di questo disturbo non sono ancora note, ma secondo la medicina tradizionale vi sono alcuni fattori alla base della sua insorgenza, primo fra tutti, lo stress, il male del nostro tempo. Oltre alla cefalea, non deve essere sottovalutata quella che viene definita comunemente aura, le aure sono disturbi neurologici transitori molto vari che possono influenzare la visione, l'equilibrio, la coordinazione muscolare, le sensazioni o la parola. Già questa condizione patologica da sé rende la cefalea primaria una malattia che è importante e conseguente su ogni tipo di attività dell'individuo colpito. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la cefalea cronica è tra le prime dieci cause al mondo di disabilità, un dato impressionante. In termini numerici nelle sue forme…

PRESIDENTE. Colleghi, in tutti i settori vi chiedo di abbassare il tono della voce…

MARA LAPIA (M5S). In termini numerici nelle sue forme primarie colpisce in media il 12 per cento degli individui su scala mondiale; in Italia, l'ISTAT rafforza questi dati, sottolineando come a differenza della maggior parte delle malattie croniche essa non costituisca un problema esclusivo della terza età. Questo è uno degli errori che spesso si commette quando se ne discute. L'emicrania, la forma più diffusa in assoluto, si manifesta infatti prevalentemente proprio nel periodo più produttivo della vita dei soggetti, con dei costi in termini sociali ed economici esorbitanti. Se guardiamo il dato del nostro Paese… colleghi, proprio perché parliamo di emicrania e sono una persona che ne soffre, io vi sarei veramente grata se avessi la vostra attenzione e il vostro silenzio, anche da parte dei miei colleghi (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo anche di liberare l'emiciclo… colleghi del Partito Democratico, di LEU, onorevole Verini, onorevole Bersani, onorevole De Luca…

MARA LAPIA (M5S). È veramente impossibile concentrarsi nella lettura.

PRESIDENTE. Colleghi, c'è una nostra collega che vi chiede la cortesia di abbassare il tono della voce perché non riesce a svolgere il suo intervento. Credo che per un minimo di rispetto bisognerebbe accogliere la sua richiesta, che ne dite?

MARA LAPIA (M5S). Se guardiamo il dato del nostro Paese ci accorgiamo di come discutiamo di un problema tutt'altro che circoscritto; ben 26 milioni di italiani soffrono di cefalea, di cui un bambino ogni quattro, in età scolare. Le forme croniche, invece, colpiscono circa 6 milioni di persone. Questi numeri da soli basterebbero a giustificare la nostra azione politica per approvare immediatamente questa legge. Anche i nostri giovani ne soffrono; il 25 per cento degli studenti è colpito dal più comune mal di testa, con ripercussioni importanti anche sul rendimento scolastico. Tale sofferenza, tuttavia, precede a volte l'insorgere di uno stadio più avanzato della malattia, la cefalea primaria, per l'appunto.

PRESIDENTE. Collega Bellucci… colleghi…

MARA LAPIA (M5S). Spostandoci a livello medico, un trattamento farmacologico mirato sugli attacchi ne può ridurre indubbiamente l'intensità e la durata, mentre farmaci assunti prevalentemente sono in grado di diminuirne la frequenza; tuttavia, ad oggi, le cefalee primarie in genere risultano sotto trattate, così come tutte le categorie della patologia. Dovremmo anche chiederci perché questa malattia risulti ancora sotto trattata. I motivi sono molteplici, prima di tutto, la scarsa informazione, in secondo luogo, la mancanza di un'adeguata prevenzione; a ciò si aggiunge la mancanza di consapevolezza dei pazienti che ne soffrono, convinti che si tratti molte volte di un classico e passeggero dolore emicranico. Tutto è stato coronato negli anni dall'inerzia politica, inerte anche in temi così delicati.

La prima conseguenza è un peggioramento dello stato di salute del soggetto, infatti, molte volte, oltre a tralasciare importanti segnali che aprono chiaramente la strada a un necessario trattamento neurologico del paziente, il rischio è quello di assumere farmaci non idonei o, come spesso capita, di provocare una dipendenza da farmaci, parliamo dei medicinali cosiddetti da banco, i comuni antidolorifici, spesso utilizzati in maniera impropria, con effetti avversi. Faccio riferimento a irritazione gastrica, tossicità del fegato e dei reni, fino a cronicizzazione della stessa malattia.

La seconda importante conseguenza la valutiamo in termini di costi; se per ogni paziente affetto da emicrania la spesa sanitaria si aggira su una cifra pari a 800 euro annui, per un malato cronico la stessa risulta essere più del triplo, ben 2.600 euro annui. Parliamo, nel complesso, di un costo in termini finanziari pari a poco meno di 4 miliardi di euro ogni anno.

Va sottolineato che per definire una malattia come sociale o socialmente invalidante è necessario che si presentino alcune caratteristiche, tra cui le seguenti: una importante incidenza, più la popolazione ne è colpita in numero maggiore e più viene considerata diffusa, la sua stabilità nel tempo e, dunque, che non si tratti di una patologia di breve durata e dalla quale si guarisce in poco tempo ed è proprio su quest'ultima caratteristica e dunque sulla sua frequenza temporale che va a generarsi un importante costo che grava appunto sulla spesa pubblica. Inoltre, il testo prevede che con decreto del Ministero della salute da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, vengano individuati progetti che sperimentino metodi innovativi di presa in carico dei pazienti. Tali progetti potranno essere concordati tra il Ministero e le regioni anche e soprattutto per la loro attuazione.

È per questo motivo che risulta essere quanto mai necessario licenziare questo provvedimento di legge, auspicando tra l'altro il voto unanime di tutte le forze politiche.

Ci sono temi importanti, come la salute dei cittadini, la sua tutela e il riconoscimento di diritti per troppo tempo negati, che non possono vedere un Parlamento diviso. Annuncio dunque, Presidente e onorevoli colleghi, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 684-1109-A: "Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).

Discussione del Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2) (ore 13,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2).

Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 aprile 2019 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 aprile 2019).

Ricordo inoltre che, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, le risoluzioni riferite al Documento di economia e finanza devono essere presentate nel corso della discussione. Si vota per prima la risoluzione accettata dal Governo e, in caso di approvazione di quest'ultima, le altre saranno dichiarate precluse.

(Discussione – Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo. Prego, Vice Ministro Castelli.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, ringraziando per i lavori della Commissione, i relatori, gli auditi, e ribadendo il contenuto dei documenti presentati dal Governo proprio in sede di audizione, il Governo rimanda il proprio intervento a dopo la discussione generale dell'Aula - che credo sarà interessante - e aver letto le risoluzioni di maggioranza e opposizione, per poter intervenire e integrare il dibattito che sarà sicuramente proficuo.

PRESIDENTE. Quindi, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica. Benissimo.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, l'onorevole Angiola.

NUNZIO ANGIOLA, Relatore per la maggioranza. Presidente, il Documento di economia e finanza costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Il DEF si articola in tre sezioni: Programma di stabilità, Analisi e tendenze della finanza pubblica, Programma nazionale di riforma. Mi soffermerò sul quadro macroeconomico e sul quadro di finanza pubblica, mentre la collega Frassini illustrerà il Programma nazionale di riforma.

Con questo Documento il Governo conferma gli obiettivi fondamentali della sua azione: ridurre progressivamente il gap di crescita con la media europea, che ha caratterizzato l'economia italiana soprattutto nell'ultimo decennio, e al tempo stesso ridurre il rapporto debito-PIL.

Il DEF 2019 espone l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2018, le previsioni tendenziali e le previsioni programmatiche, con riferimento al periodo 2020-2022. Con riferimento al 2018, il DEF evidenzia come l'economia italiana abbia perso slancio durante l'anno. Tale risultato risulta inferiore sia a quanto previsto a settembre scorso nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 sia a quanto stimato a dicembre 2018, nel Documento di aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, presentato successivamente all'approvazione della manovra di bilancio.

L'indebolimento della dinamica è derivato, secondo quanto esposto nel comunicato Istat del 1° marzo 2019, come aggiornato dal successivo comunicato del 9 aprile 2019, da un ridimensionamento del contributo positivo della domanda interna, in particolare della componente dei consumi privati; l'andamento delle esportazioni ha segnato una decelerazione. Un ruolo determinante ha avuto anche la forte flessione della crescita del commercio mondiale e la caduta della produzione industriale in Europa.

Quanto al mercato del lavoro, i dati per il 2018 confermano la prosecuzione della tendenza favorevole, nonostante l'inversione di tendenza registrata nel secondo semestre dell'anno.

Per quel che riguarda le previsioni macroeconomiche, il DEF presenta due scenari di previsione, uno tendenziale e l'altro programmatico. A tale riguardo, segnalo preliminarmente che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato nei giorni scorsi tanto il quadro macroeconomico tendenziale quanto il quadro macroeconomico programmatico riportati nel Documento di economia e finanza.

Nel Documento di economia e finanza le stime tendenziali incorporano le misure previste dalla legge di bilancio per il 2019, come il reddito di cittadinanza, che fornirà uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti caratterizzate da una propensione al risparmio più elevata della media, e le misure pensionistiche, la “quota 100”.

Inoltre, la lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla legge di bilancio per il 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti.

Tuttavia, Presidente, vorrei sottolineare come agli inizi, nel primo trimestre, del 2019 ci sono segnali molto importanti di ripresa: l'economia italiana ha registrato, nei primi due mesi del 2019, una crescita della produzione industriale dell'1,9 per cento a gennaio e dello 0,8 per cento a febbraio. Per l'Italia si attendeva invece, a febbraio, un calo dello 0,8 per cento.

L'Eurozona, nel suo complesso, sempre a febbraio, ha registrato invece un preoccupante meno 0,2 per cento. In un confronto con i principali partner europei, il dato italiano è risultato essere il migliore, con la Francia in crescita dello 0,4 per cento e con Germania e Spagna che hanno visto il loro indice contrarsi rispettivamente dello 0,4 per cento e dell'1,1 per cento.

Secondo l'agenzia Bloomberg, che nel settore è un player di rilevanza internazionale, l'Italia sarà il Paese che contribuirà più di tutti alla crescita della produzione industriale nell'Eurozona nel primo trimestre 2019, precedendo anche Francia e Spagna, mentre la Germania chiude la classifica all'ultimo posto. La citata agenzia sostiene che, se pure la produzione industriale non cambiasse nel mese di marzo, nel senso che restasse piatta, la crescita trimestrale sarebbe dell'1,4 per cento. Pertanto, con i dati positivi registrati a gennaio e febbraio, l'industria italiana si candida a sorpresa a fare da locomotiva, che traina l'aumento della produzione industriale dell'Eurozona nel primo trimestre del 2019.

Lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, che in passato non è stato certamente tenero con il Governo italiano, nella nota congiunturale di aprile ha riconosciuto che torneremo a crescere nel primo trimestre 2019: più 1 per cento rispetto alla media del trimestre ottobre-dicembre 2018. Primari istituti bancari di rilevanza internazionale, se non mondiale, come Barclays si dicono sorpresi della ripresa della nostra manifattura, definendola inaspettata. In particolare, l'attività manifatturiera è migliorata a febbraio dell'1,3 per cento mese su mese, dopo una crescita dell'1,4 per cento mese su mese a gennaio. Anche secondo altri autorevoli osservatori migliora più del previsto l'attività dei servizi in Italia a marzo, toccando i massimi da settembre scorso. L'indice PMI servizi, calcolato da IHS Markit, in base ad un sondaggio tra i direttori degli acquisti, è salito, nel mese di marzo, a 53,1 punti da 50,4 di febbraio, battendo la stima di un rialzo di 50,8.

Ma c'è dell'altro: tra le misure previste dalla legge di bilancio per il 2019 in materia di finanza locale, appare di particolare rilievo la revisione della regola del pareggio di bilancio degli enti territoriali da cui consegue, sul piano pratico, la possibilità di un più ampio utilizzo da parte degli enti degli avanzi di amministrazione e delle risorse che provengono dall'indebitamento. Questa nuova regola si applica a decorrere dal 2019 a tutti gli enti territoriali, salvo le regioni a statuto ordinario per le quali si applicherà dal 2021. Tenendo conto della natura delle diverse poste che compongono l'avanzo, che non possono essere tutte utilizzate per finanziare nuove spese, l'ammontare complessivo degli avanzi spendibili dagli enti interessati per effetto di questa modifica si stima in oltre 15 miliardi di euro. Di questi, la parte più prontamente spendibile, in quanto compatibile con la disponibilità del fondo di cassa di ciascun ente, è quantificabile in 11,6 miliardi, cifra enorme. L'ANCI, nel corso dell'audizione al Senato per la discussione del DEF, sostiene che, a partire dal mese di ottobre 2018, si osserva un'inversione di tendenza nell'andamento dei pagamenti mensili dei comuni per la spesa per investimenti. Se nei primi nove mesi del 2018 gli investimenti complessivamente effettuati risultano inferiori del 5,9 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2017, quelli relativi al periodo compreso tra ottobre 2018 e febbraio 2019, complessivamente considerati, sono superiori del 17,8 per cento rispetto al periodo ottobre 2017-febbraio 2018. Sempre secondo l'ANCI alcuni importanti segnali di ripresa cominciano gradualmente a manifestarsi. Nel 2018 si conferma, infatti, la crescita sia del numero sia dell'importo dei bandi comunali per lavori pubblici: si passa infatti da 8.527 bandi nel 2017 a 11.404 bandi nell'ultima annualità rilevata, facendo registrare un più 33,7 per cento, ma soprattutto il confronto tra i pagamenti per gli investimenti fissi lordi del quarto trimestre 2018 e il 2017 con una variazione positiva del 16 per cento a livello di comparto testimonia finalmente, anche sul versante della cassa, l'avvio tanto atteso di un cambio di passo delle amministrazioni comunali. A tal riguardo risulta ulteriormente confortante l'incremento del 14 per cento nei pagamenti del primo trimestre 2019 rispetto ai primi tre mesi dell'anno precedente, fornendo una conferma dell'ipotesi non più aleatoria di un più duraturo rilancio degli investimenti comunali. Per noi, come relatore di maggioranza, possiamo dire che è musica per le nostre orecchie. Un effetto positivo verrà dall'innalzamento della soglia per gli appalti pubblici. Per non parlare dei 400 milioni che sono stati stanziati e di fatto stanno per essere interamente utilizzati per quanto riguarda i lavori di piccola entità nei comuni con meno di 20 mila abitanti. Anche gli investimenti delle regioni sono in forte aumento seguiti da quelli delle province.

Si prende atto tuttavia del fatto che, nel 2018, come rilevato dall'Istat, la propensione al risparmio delle famiglie, ossia la quota di reddito messa da parte, sale all'8,1 per cento dal 7,8 per cento. La risalita del potere d'acquisto ha permesso una lenta ripresa dei consumi che in termini concreti aumenta nel 2018 dell'1,6 per cento come spiegato dall'Istat. Si assiste anche ad un aumento del reddito disponibile: a favorire la crescita di quest'ultimo sono state le retribuzioni, più 2,9 per cento, e le prestazioni sociali ricevute, circa 7,9 miliardi in più dell'anno prima. Appare tuttavia in calo l'indice di fiducia dei consumatori: dal lato delle imprese, il ripiegamento dell'indice riflette il deterioramento delle sue componenti. Il clima economico e quello corrente registrano le flessioni più marcate, mentre cali più contenuti caratterizzano il sistema personale, soprattutto quello futuro.

Rispetto all'occupazione, la dinamica occupazionale, sulla base di informazioni preliminari nel periodo gennaio-febbraio, avrebbe appena recuperato, al traino della componente a tempo indeterminato, più 0,3 per cento. Nello stesso periodo si è registrato un nuovo arretramento dell'occupazione a termine: meno 0,7 per cento. Secondo i dati amministrativi dell'INPS la frenata delle posizioni lavorative a tempo determinato in atto dai mesi estivi ha principalmente riflesso la considerevole crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato dei rapporti a termine. Tale tendenza si sarebbe intensificata nei mesi finali del 2018 e in gennaio di quest'anno come sostenuto dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

Dal punto di vista programmatico si stima una crescita del prodotto interno lordo reale dello 0,2, per cento, in calo di 0,7 punti percentuali rispetto allo 0,9 del 2018. Nel triennio 2020-2022 si stima una crescita reale annuale del PIL dello 0,8 per cento. Durante l'intero arco previsivo il principale motore della crescita è rappresentato dalla domanda interna, mentre la domanda estera fornirà un contributo marginalmente positivo solo a fine periodo. In particolare il DEF fa riferimento all'impatto sulla crescita dei consumi delle famiglie che deriverà dal reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza fornirà uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti che hanno una propensione al consumo più elevata della media, con un effetto positivo sulla crescita del PIL reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 sia nel 2020. Analogamente le misure relative al sistema previdenziale, quota 100, avranno un effetto neutrale quest'anno, nel 2019, sul livello del PIL e un effetto positivo sulla crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020 e nel 2021. Gli investimenti aumenteranno del 5,2 per cento nel 2019 fornendo, a partire dal secondo trimestre dell'anno, un contributo alla crescita del PIL reale superiore a 0,1 punti percentuali. Per quanto concerne il quadro macroeconomico programmatico il Governo ha approvato due decreti-legge contenenti misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni pubbliche, il cosiddetto decreto-legge “crescita”, e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privati, il cosiddetto decreto-legge “sblocca cantieri”, che vengono considerate per la predisposizione delle stime del quadro programmatico.

Concludo con riferimento al quadro di finanza pubblica. Il Documento di economia e finanza riporta l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente per il periodo 2019-2022 integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2018. Nello scenario programmatico, includendo cioè l'impatto delle politiche prospettate dal Governo nel Programma nazionale di riforma, l'indebitamento netto è confermato al 2,4 per cento del PIL nel 2019, ma scenderebbe al 2,1 per cento del PIL nel 2020, all'1,8 per cento nel 2021 e all'1,5 per cento nel 2022. La nuova previsione per il 2019 sconta l'indisponibilità di 2 miliardi di accantonamenti sul bilancio dello Stato prevista in caso di scostamento, rispetto alle previsioni, dalla legge di bilancio. La dinamica dei saldi per gli anni successivi al 2019, prevista in base alla vigente legislazione, include gli effetti degli aumenti automatici dell'IVA e delle accise, le cosiddette clausole di salvaguardia. L'evoluzione dei saldi è determinata anche dalla crescita del saldo primario che aumenta la propria incidenza rispetto al PIL dall'1,5 per cento del 2020 all'1,9 per cento nel 2021 fino a raggiungere il 2,3 per cento del 2022. A fronte di tale andamento il DEF stima anche una crescita della spesa per interessi che, sempre in rapporto al PIL, passa dal 3,6 per cento fino al 3,8 per cento nel 2022, con un incremento del solo 0,2 per cento.

Infine, concludo, sempre nello scenario programmatico, il rapporto debito-PIL potrebbe salire dal 132,2 per cento del 2018 al 132,6 per cento del 2019, mentre una graduale discesa è prevista per il prossimo triennio, al 131,3 del 2020 e al 130,2 del 2021, per concludersi con un 128,9 per cento nel 2022. Il saldo strutturale programmatico - e ho concluso - peggiora dello 0,1 per cento nel 2019 ed è positivo dello 0,2 per cento nel 2020…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Angiola

NUNZIO ANGIOLA, Relatore per la maggioranza. …mentre nel 2021 e nel 2022 segnala un miglioramento di 0,3 punti percentuali di PIL, scendendo dal meno 1,5 per cento del PIL nel 2019 al meno 0,8 per cento del 2022, in linea con la graduale convergenza…

PRESIDENTE. Onorevole Angiola, lei così sottrae tempo alla relatrice di maggioranza.

NUNZIO ANGIOLA, Relatore per la maggioranza. …verso il pareggio strutturale. Ho completato.

PRESIDENTE. È solo per avvisare che naturalmente il tempo che lei utilizza in più lo sottrae alla relatrice di maggioranza, che quindi adesso ha 14 minuti.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, onorevole Frassini.

REBECCA FRASSINI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la terza sezione del DEF reca il programma nazionale di riforma che definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delle finanze pubbliche, in coerenza con gli indirizzi formulati dalle istituzioni europee nell'ambito del semestre europeo. La strategia di riforma del Governo non può che basarsi sul contratto per il Governo del cambiamento che formula ambiziosi obiettivi in campo economico e sociale, dal contrasto alla povertà all'alleggerimento dell'imposizione fiscale e alla maggiore flessibilità dei pensionamenti, dal controllo dell'immigrazione alla qualità del lavoro e al miglioramento delle condizioni socio-economiche degli italiani.

Al riguardo, e prima di entrare nello specifico del PNR, mi permetto di ricordare solo alcuni dei provvedimenti più caratterizzanti l'azione del Governo e già messi in atto. Sulla maggiore flessibilità dei pensionamenti, ricordo che “quota 100” consente ai lavoratori con lunghe storie contributive di accedere più agevolmente alla pensione anticipata, favorendo il ricambio generazionale e migliorando l'innovazione e la produttività delle imprese e dell'amministrazione pubblica. Questo significa costruire un futuro. Questa sarà vera crescita sociale ed economica.

Poi c'è la sicurezza e, in particolare, il contrasto all'immigrazione clandestina. A fine marzo abbiamo avuto il 61 per cento in meno di domande di asilo rispetto al 2018, il 77 per cento di domande di asilo rifiutate e solo il 2 per cento di permessi umanitari rispetto al 27 per cento del 2018. Poi ci sono il reddito di cittadinanza, l'inclusione sociale, la lotta al precariato e l'incentivazione del lavoro giovanile e femminile, che è il principale strumento messo in campo per accompagnare gli inoccupati nel mondo del lavoro.

Il provvedimento oggi in discussione, signora Presidente, delinea invece quella che sarà la sfida del Governo da qui ai prossimi anni, cioè la crescita. Le peggiorate prospettive di crescita del resto del mondo e del commercio internazionale sono il fattore più rilevante per l'abbassamento della previsione, soprattutto per il 2019. Negli anni successivi giocano, invece, un ruolo crescente nello spiegare la revisione al ribasso il più elevato livello dello spread sui titoli di Stato e il lieve abbassamento delle stime di crescita potenziale. Il superamento di questa fase di bassa crescita della nostra economia dipende certamente dall'evoluzione dell'economia internazionale ma soprattutto dall'efficacia delle politiche di rilancio esposte nel programma nazionale di riforma che descriverò a breve.

L'imposizione fiscale sicuramente è un'area prioritaria di riforma di questo Governo. La pressione fiscale, che nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento del PIL, rimane sì elevata ma il nostro Governo intende agire per ridurla gradualmente su famiglie e imprese. Il DEF stabilisce che l'elemento qualificante capace di garantire la crescita economica del Paese passa da un'importante riforma fiscale che il contratto di governo indica nella sostituzione dell'attuale sistema a cinque aliquote con una flat tax. La prima fase della riforma fiscale è già stata attuata con la legge di bilancio 2019 che ha innalzato a 65 mila euro il limite di reddito per il cosiddetto “regime dei minimi”, soggetto ad aliquota del 15 per cento. Con lo stesso provvedimento è stato introdotto un regime sostitutivo di IRPEF e IRAP con aliquota del 20 per cento per le persone fisiche esercenti attività d'impresa o lavoro autonomo e con redditi fra i 65 mila e i 100 mila euro. Ora è necessario il passaggio ad una seconda fase, che riguarderà l'introduzione di una flat tax per tutte le famiglie al di sotto di un certo reddito. Si tratta di una misura che non deve essere vista come un centro di costo ma come un'enorme opportunità di crescita. Stiamo, quindi, lavorando per togliere e non per rimettere tasse su case e risparmi degli italiani.

Un'altra area prioritaria per la politica economica e le riforme è quella delle infrastrutture e degli investimenti pubblici. Il declino delle opere pubbliche ha avuto un forte effetto depressivo sull'attività economica. L'attuazione delle iniziative in questo settore ha preso avvio con la legge di bilancio 2019. In primo luogo, è stato istituito un Fondo per gli investimenti degli enti territoriali, con una dotazione complessiva di circa 35 miliardi fino al 2033. Il Fondo è destinato ai settori dell'edilizia pubblica, della valutazione della rete viaria, del dissesto idrogeologico, delle bonifiche e della prevenzione del rischio sismico. Inoltre, le nuove regole sul pareggio degli enti locali, introdotte dalla manovra, hanno scongelato gli avanzi di amministrazione rendendo disponibili oltre 15 miliardi. Grazie a queste nuove regole, come certifica l'Ufficio parlamentare di bilancio, si è verificata un'inversione di tendenza degli investimenti dei comuni: se nei primi nove mesi del 2018 gli investimenti complessivamente effettuati risultano essere inferiori del 5,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017, quelli del periodo compreso tra ottobre 2018 e febbraio 2019 sono superiori del 17,8 per cento rispetto al periodo ottobre 2017 - febbraio 2018.

L'esperienza di questi anni mostra, tuttavia, che le risorse non si trasformano in cantieri. Ci vogliono, in media, oltre quattro anni solo per aprire un cantiere, ma per un'opera sopra i 100 milioni si arriva addirittura a 15 anni. Non esiste altro Paese al mondo in cui occorra tutto questo tempo per avviare un'opera pubblica e il codice degli appalti non ha fatto altro che contribuire a ingessare ancora di più il settore, con un groviglio di norme e di linee guida spesso confuse e difficilmente applicabili. Per ridare, quindi, ulteriore slancio agli investimenti pubblici si è ritenuto necessario apportare delle modifiche al codice degli appalti attraverso il decreto “sblocca cantieri” e la delega al Governo per la semplificazione del codice stesso. Si tratta di due provvedimenti che mirano, in particolare, a ridurre i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, alla semplificazione e al conseguente sblocco e/o accelerazione delle procedure di gara.

Le politiche che il Governo sta mettendo in campo per il sostegno alle imprese italiane incidono su una molteplicità di ambiti che vanno dalla fiscalità alla semplificazione amministrativa e alla tutela delle imprese in crisi. Tra queste si intende dare priorità soprattutto al piano “Impresa 4.0”, alla tutela del made in Italy e alla promozione dell'internazionalizzazione delle imprese italiane. In tale ottica con il “decreto-legge Crescita” il Governo reintroduce il “super ammortamento” - 130 per cento - per beni strumentali nuovi fino a 2,5 milioni e si prevede un graduale aumento della deducibilità dell'IMU dalle imposte sui redditi per le imprese dotate di immobili strumentali. Infine, per incentivare gli investimenti le imprese potranno beneficiare di una riduzione dell'aliquota IRES e IRPEF applicabile agli utili non distribuiti. Su questo tema, signor Presidente, mi permetto di fare un'ulteriore riflessione. Così come per altri settori, la tutela del made in Italy passa innanzitutto per la lotta alla contraffazione. Il “decreto Crescita” introduce norme per il contrasto all'italian sounding, incentivi al deposito di brevetti e marchi e la tutela dei marchi storici. È previsto un contrassegno made in Italy concesso dallo Stato ai produttori, unitamente a un credito di imposta del 50 per cento delle spese sostenute per la tutela legale dei prodotti nazionali. Il falso made in Italy, infatti, fattura 40 miliardi di euro nel mondo ed è per questo che il Governo vuole mettere in campo una serie di misure per tutelare l'origine dei nostri prodotti e renderli facilmente comprensibili e riconoscibili al consumatore.

L'articolo 116, terzo comma, della Costituzione riconosce la possibilità per le regioni a statuto ordinario di richiedere forme e condizioni particolari di autonomia in alcuni ambiti, tra cui rientrano tutte le materie di competenza legislativa concorrente oltre ad alcune di competenza esclusiva dello Stato. Lo scorso anno Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno attivato questo percorso, sottoscrivendo con il Governo tre accordi che prevedono un'intesa decennale. È una riforma assolutamente indispensabile per il nostro Paese, che porterà più autonomia e più potere alle comunità locali nella gestione diretta del territorio e con l'impegno di rendere conto del proprio agire ai cittadini amministrati. Le regioni interessate, attraverso percorsi innovativi di cambiamento e di riforma istituzionale, potranno acquisire una maggiore autonomia legislativa, amministrativa e fiscale, definendo i nuovi ambiti di competenza nonché la ridistribuzione delle risorse finanziarie sul territorio anche a favore degli enti locali.

Le politiche di rilancio fin qui descritte non possono ovviamente prescindere dalla sostenibilità delle finanze pubbliche. Da ormai trent'anni il debito pubblico vincola le politiche economiche e sociali dell'Italia.

A prescindere dalle regole di bilancio, è necessario ridurre gradualmente il rapporto debito-PIL per rafforzare la fiducia degli investitori in titoli di Stato e abbattere gli oneri per interessi. Il Governo, quindi, condivide l'importanza della riduzione del debito, ma è ben consapevole delle possibili conseguenze che implicherebbe un'eccessiva restrizione di bilancio. Nel 2019 la previsione del rapporto debito-PIL è pari al 132,6 per cento, con un aumento di circa 0,5 punti percentuali rispetto al 2018. L'inversione di tendenza della dinamica del rapporto debito-PIL è attesa nel 2020, con un valore pari al 131,3 per cento, nel 2021 al 130,2 per cento e, nel 2022, al 128,9 per cento. Per centrare l'obiettivo di ridurre il rapporto fra spesa corrente e PIL, il DEF definisce un piano di revisione della spesa pubblica e la legge di bilancio 2019 conferma il ruolo primario della valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico per l'equilibrio dei saldi di finanza pubblica, prevedendo un programma straordinario di dismissioni immobiliari per 1,25 miliardi nel triennio 2019-2021, oltre agli 1,84 miliardi già previsti a legislazione vigente. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Come già affermato in passato, è opportuno ribadire che le previsioni ufficiali contenute nel DEF sono e devono essere di natura prudenziale, poiché finalizzate alla costruzione di un quadro attendibile e condiviso di finanza pubblica. Il Governo, però, punta a conseguire risultati ben più significativi in materia di crescita economica e ci sono già dei segnali che ci fanno sperare che sia proprio così. Come certificato dall'Istat, continua a crescere a febbraio la produzione industriale, che segna la variazione congiunturale positiva, del più 0,8 per cento, dopo quattro mesi di cali. Anche su base annua c'è una modesta dinamica espansiva, con un aumento dello 0,9 per cento dal mese di Ottobre 2018. Bisogna poi - è importante aggiungerlo - che le più importanti misure espansive previste dalla legge di bilancio 2019 cominceranno ad esercitare effetti di stimolo all'attività economica solo nei prossimi mesi. Il reddito di cittadinanza e “quota 100” dovrebbero infatti fornire un importante stimolo ai consumi delle famiglie, ma l'impatto sulla crescita è atteso solo a partire dal secondo trimestre di quest'anno.

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo Governo sta lavorando per un nuovo corso italiano. Gli impegni che stiamo mantenendo su immigrazione, lotta alla mafia, legittima difesa, legge “Fornero” e riduzione fiscale vanno nella direzione di riportare al centro il lavoro, la famiglia, la sicurezza, la tutela dell'ambiente e il futuro dei giovani, e questo lo stiamo facendo oggi in Italia e lo faremo domani in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Marattin. Prego.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Grazie Presidente. Io non lo so: se per una volta riuscissimo ad evitare il dialogo fra sordi, in cui ognuno si legge il proprio pezzo senza ascoltare gli altri (ora c'è il Governo, il Viceministro); non lo so, proviamoci, ma ho poche speranze; proviamoci! Finora ho sentito per l'ennesima volta una sequenza di “faremo”, “diremo”, “faremo”; allora, siete al Governo da quasi un anno e io provo a fare in pochi minuti un attimo il conto. Questa maggioranza ha vinto le elezioni promettendo, dal punto di vista macroeconomico tre cose: più crescita, meno tasse e più occupazione. Prendiamo il primo punto, la crescita. La crescita in questo Paese si è fermata dal giorno in cui avete giurato: dal 1° giugno ad oggi il PIL è diminuito di due decimali nel 2018. Bene, vediamo nel 2019 cosa scrivete nel DEF: nel DEF scrivete voi che la crescita nel 2019 sarà la più bassa fra le 39 economie più avanzate del mondo, più 0,2 per cento; scrivete voi - o meglio il servizio Bilancio della Camera vi fa i conti - che il tanto famigerato divario di crescita con l'Europa, che nella scorsa legislatura ci accusavate di aver creato, con voi, nei prossimi due anni, aumenta, perché se guardate i documenti del Servizio bilancio, negli ultimi quattro anni il divario medio di crescita fra Italia e area euro era pari allo 0,9 per cento, laddove nei prossimi due anni sarà allo 0,92 per cento (aumenta di poco, ma aumenta). Tra l'altro, è patetico il tentativo di ripetere il dato della produzione industriale perché stamattina sono usciti i dati sugli ordinativi e il fatturato industriale, che li danno in diminuzione congiunturale. Il dato sulla produzione industriale, che state citando da tre giorni ossessivamente, è un rimbalzo, probabilmente dovuto a uno specifico shock nel settore farmaceutico, che è smentito dai dati di stamattina. Quindi, evitate di prendere uno fra mille dati congiunturali e di dire: “Avete visto che siamo diventati l'economia migliore del mondo”?

Tra l'altro, questo più 0,2 di crescita, il più basso valore fra le 39 economie più industrializzate, e quello che aumenta il divario con l'Europa, riposa interamente su un aumento degli investimenti nell'arco dei prossimi mesi, un aumento degli investimenti a due cifre; cioè, voi stessi scrivete che, se gli investimenti non aumenteranno del 10 per cento, a partire da quando finiamo questa discussione, neanche lo 0,2 di crescita ci prendiamo. Ora, a Marzo - a Marzo, il mese scorso - la Banca d'Italia ha fatto un sondaggio fra le imprese e ha chiesto loro: “Vi aspettate più investimenti quest'anno rispetto all'anno scorso o meno”? Il 71 per cento delle imprese ha risposto che si aspetta meno investimenti rispetto all'anno scorso, quindi non solo non si aspetta un più 10 per cento, ma meno investimenti. Secondo: l'abbiamo detto al Viceministro Garavaglia stamattina e lo ripeto all'onorevole Angiola adesso: occhio! State infatti ripetendo ossessivamente: “Tranquilli, perché gli investimenti pubblici voleranno”, ma eccovi i dati di cassa degli enti locali da Ottobre a Febbraio. Signori miei, la cassa nei comuni e negli enti locali era libera da due anni; questa dinamica degli investimenti di cassa non può in nessun modo essere ricondotta allo sblocco totale del pareggio.

Voi dimostrerete che avete aumentato gli investimenti degli enti locali in misura strutturale con le vostre misure quando ci saranno gli impegni in bilancio che aumentano in misura strutturale. A Gennaio e a Febbraio non ci sono ancora i comuni con i bilanci approvati e senza i bilanci approvati non si possono impegnare investimenti: ma come fate a non sapere queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? La cassa degli enti locali era libera da due anni! Questo è il risultato degli impegni degli scorsi esercizi finanziari e dello sblocco del fondo pluriennale vincolato.

Veniamo alla pressione fiscale. Finora avete resistito alla tentazione di dire che abbassate la pressione fiscale. Per fortuna, perché se prendete i numeri la pressione fiscale scende soltanto se andiamo al terzo decimale, cioè ai millesimi, cioè dal 42,056 scende al 42,041 nelle vostre previsioni, senza tener conto dell'aumento delle imposte locali che già c'è stato, perché i comuni che hanno approvato - e sono pochi - il bilancio preventivo 2019 hanno per la maggioranza già tutti aumentato le tasse e questi dati non sono compresi finora nel consolidato di previsione, quindi la pressione fiscale con voi aumenterà. Sull'IVA, chissà se dopo, in discussione generale, avrò la grazia di sentirlo riconoscere: state da quarantotto ore ripetendo che mai nessun DEF in Aprile ha sterilizzato le clausole IVA per l'anno prossimo, che si faceva sempre in legge di bilancio. Ebbene, io vi prego di riprendere in mano il DEF 2017, che fa esattamente questo! Nel DEF 2017 noi in Aprile scrivemmo, nero su bianco, che quelle clausole sarebbero state disattivate: perché voi non l'avete scritto nel DEF 2019? Lo scriverete forse in una vostra risoluzione? Bene, ne siamo contenti, ma perché non sta scritto nel DEF 2019? Ve lo dico io il perché: perché voi non avete la più pallida idea di come evitare 23 miliardi di aumenti IVA - non sono neanche più clausole, sono aumenti IVA - e se lo fate tramite deficit, il deficit di questo Paese sarà al 3,4 per cento l'anno prossimo e il debito pubblico di questo Paese, in rapporto al PIL, sarà in viaggio verso il 135 e poi il 140 per cento; andremo con le finanze pubbliche totalmente fuori controllo.

La terza promessa che avevate fatto agli italiani, con cui avete vinto le elezioni, è che avreste aumentato l'occupazione, ma da quando avete giurato ad oggi ci sono 116 mila posti di lavoro in meno in questo Paese, di cui 88 mila a tempo indeterminato in meno e nel DEF voi scrivete che l'occupazione nel 2019 scenderà di altri due decimali di punto: lo scrivete voi!

L'impatto delle misure reddito di cittadinanza e “quota 100”, che avete sbandierato per mesi in campagna elettorale in quest'Aula, voi nel DEF scrivete che è prossimo allo zero sul PIL ed è negativo su occupazione e PIL potenziale: siete voi che, dopo averci detto che tutto diventerà un giardino di rose e fiori, con “quota 100” e reddito di cittadinanza, scrivete nei documenti di finanza pubblica che c'è un impatto zero o negativo!

Noi vi abbiamo fatto altre proposte nella nostra risoluzione, cioè di buttare via queste scelte sbagliate e destinare l'intero ammontare alla riduzione delle tasse sul lavoro. L'OCSE ci ha ricordato che siamo il terzo Paese in area OCSE per le tasse sul lavoro, a 12 punti di distanza dalla media OCSE.

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Noi proponiamo, in cinque anni, di azzerare questo differenziale. E poi l'ultima cosa, e chiudo, noi non vi consentiremo di mentire ancora. State riempiendo l'Italia di nuove promesse: flat tax, eccetera. Nel DEF voi scrivete che nei prossimi anni l'avanzo primario lo aumenterete. Per aumentare l'avanzo primario, o si tagliano le spese, o si aumentano le entrate. Noi non vi consentiremo di continuare a raccontare bugie in questo modo e non ve lo consentiremo fino alla fine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Brunetta.

RENATO BRUNETTA, Relatore di minoranza. Signora Presidente, signora Vice Ministro, questa è la stagione dei paradossi. Mi dispiace contraddire un lapsus del bravissimo collega Marattin, ma questa maggioranza non ha vinto le elezioni. Le elezioni sono state vinte dalla maggioranza di centrodestra, con il 37 per cento. I due partiti che oggi sono al Governo si sono presentati, in campagna elettorale, l'un contro l'altro armati, con due programmi assolutamente differenti e antitetici. Questa mia osservazione non è semplicemente marginale, ma è alla base del ragionamento che voglio fare ora, e cioè che una maggioranza che non è una maggioranza validata dal popolo sovrano, con un contratto di Governo che non è stato validato da un voto del popolo sovrano, non può fare un DEF, il suo primo DEF, Documento di economia e finanza, che sia coerente. Difatti, e questa è la cosa divertente, signora Presidente, signora Vice Ministro, di DEF non ce n'è uno, ce ne sono tre. E la prova provata che di DEF non ce n'è uno, ma ce ne sono tre, è il fatto che il Governo non ha fatto neanche la conferenza stampa di presentazione del DEF, perché non avrebbe potuto presentare un DEF, ma avrebbe dovuto presentare tre DEF, con le conseguenze del caso. Per cui il risultato è che è stato approvato un documento, di una qualche serietà dal punto di vista politico e programmatico e previsivo, che è il Documento di economia e finanza del solo Ministro Tria, perché gli altri due soci di maggioranza, Salvini e Di Maio, hanno, in cuor loro e nella loro testa e molto probabilmente nella risoluzione di maggioranza – lo vedremo –, due Documenti di economia e finanza completamente diversi.

Un Governo e una maggioranza, signora Presidente, fatta da due partiti situati alle estreme dello schieramento e del quadro politico italiano. Non era mai successo nella storia politica del nostro Paese che a governare l'Italia fossero due partiti estremi, con programmi estremi, uniti insieme, lo ripeto, da un improbabile contratto.

Governo e maggioranza che litigano, a questo punto direi pour cause, necessariamente, su tutto: sulla politica estera, sulla politica economica, sulla sicurezza, sulle istituzioni, sulla giustizia. La conseguenza è inevitabile: è l'isolamento del nostro Paese, senza politica estera, senza politica economica, senza vera politica della sicurezza.

Vede, signora Presidente, signora Vice Ministro, l'isolamento non è una categoria eterna dello spirito, l'isolamento è un costo, è un costo che finisce per risultare sempre più insopportabile per il nostro Paese. Basti vedere quello che sta succedendo in Libia con la relativa conseguenza dell'incertezza dei nostri approvvigionamenti energetici, che, come tutti sappiamo, sono una componente fondamentale della nostra economia. Basti vedere quello che sta succedendo tra l'Italia e l'Unione europea, dove siamo fuori da tutto, non contiamo più nulla. L'Italia non è più un partner, è il problema. Il Governo non sceglie - e l'abbiamo visto dai nostri due bravissimi relatori di maggioranza -, non sceglie, non ha priorità: il loro è stato un lungo elenco di aspirazioni; non sceglie, non ha priorità, sa solo sommare, e a pagare, ovviamente, è il solito Pantalone; oppure sa solo litigare per difendere - è comprensibile - le due identità antitetiche dei partiti di maggioranza. Ma questo mi sembra ovvio. Sono due partiti antitetici, che non possono fare sintesi, perché se fanno sintesi l'uno mangia l'altro, come in parte è avvenuto nei primi mesi; hanno scelto di litigare, di litigare per affermare le loro identità. Bene dal loro punto di vista; male dal punto di vista della nostra credibilità e della nostra economia.

L'Italia, questa esperienza di Governo, di due partiti antitetici, del diavolo e dell'acqua santa – lascio a voi chi è il diavolo e chi è l'acqua santa – l'Italia, questa esperienza di Governo, purtroppo, la sta pagando a caro prezzo: recessione, dipendenza – bel risultato per un Governo sovranista che si ritrova ad essere il Governo più subalterno e più dipendente della storia della Repubblica –, irrilevanza: siamo lasciati al nostro destino. Solo un esempio: mentre noi litigavamo sul 2,4 o sul 2,04 di fine anno, in Europa si stabilivano le regole antincendio, mi consenta la metafora, in caso di crisi che avesse colpito un Paese…

PRESIDENTE. Onorevole Fogliani…

RENATO BRUNETTA (FI). …vale a dire come utilizzare il meccanismo di stabilità, come usare l'intervento della Banca centrale europea, come utilizzare gli interventi della Commissione, cioè cosa succede se un Paese viene colpito da uno shock, da una crisi. Bene, mentre noi litigavamo sul 2,4 o sul 2,04 di Casalino, si è deciso che possono accedere all'antincendio, e cioè possiamo essere salvati, possono essere salvati solo quei Paesi che sono in regola con i Trattati e con la regola del debito. Bene, noi non siamo né in regola con i Trattati, né con la regola del debito, e quindi l'Europa ci dice: arrangiatevi, fate da soli. Quindi, se succederà qualcosa, una crisi, uno shock, una speculazione contro di noi, noi non potremo invocare l'aiuto dell'Europa. Questo è il prezzo che questo Governo ci fa pagare: isolamento, irrilevanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Fassina. Prego, ha 7 minuti.

STEFANO FASSINA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Parto innanzitutto dal senso politico ed economico del DEF, che un tempo si chiamava – vi ricordate – DPEF, cioè c'era una “P” che stava ad indicare la programmazione, un documento che dovrebbe fornire delle indicazioni di scenario, così da dare agli operatori economici, innanzitutto, e alle imprese una qualche prospettiva nella quale muoversi. Purtroppo, non è così. Abbiamo definito questo DEF come un DEF di intrattenimento, è di intrattenimento mediatico – la campagna elettorale – ed è di intrattenimento del Parlamento, che, come da legge, è chiamato a votarlo, ma, appunto, è un DEF di intrattenimento.

Voglio segnalare, invece, due o tre punti fondamentali che si sarebbero dovuti affermare e che, invece, non si sono presi in considerazione, devo dire, neanche nel dibattito. Prima o poi - io non mi stancherò di ripeterlo - dovremmo provare a fare uno sforzo per riconoscere i problemi che hanno carattere strutturale e che dovrebbero costituire una sorta di interesse nazionale, rispetto al quale tutte le forze politiche si misurano. Il rallentamento dell'Italia, la recessione tecnica che vi è stata nei due trimestri che abbiamo alle spalle, viene utilizzata inevitabilmente in una discussione ed in una tenzone politico-elettorale.

In realtà il rallentamento dell'Italia sta dentro un quadro di rallentamento che non è ciclico, ma ha caratteri strutturali. Perché questo avviene? Perché da un quarto di secolo il driver della crescita dell'Unione europea, e poi, da quando esiste, dell'Eurozona, sono state le esportazioni. Le esportazioni presuppongono qualcuno che importa: il problema è che quel qualcuno che importa non vuole più importare al ritmo con il quale ha importato negli ultimi 25 anni, perché quelle importazioni sono state anche il fattore di svalutazione e di regressione delle condizioni dei lavoratori del Paese che importava, cioè gli Stati Uniti, che hanno eletto un signore che ha deciso, a modo suo, di dare delle risposte. E le risposte sono i dazi, perché, se da un lato c'è l'estremismo mercantilista che domina nell'Eurozona e nell'Unione Europea, dall'altro arrivano i dazi.

Allora la nostra congiuntura, tra virgolette, sta dentro un quadro strutturale. Non a caso nei giorni scorsi la Germania ha dimezzato la stima, la previsione del suo tasso di crescita, e l'ha portato a 0,5, ma non è una congiuntura. Questo elemento dovrebbe essere un punto che noi affermiamo e che portiamo nella discussione nelle sedi dell'Unione europea e dell'Eurozona. Ieri il Ministro Tria, e ho apprezzato, ha fatto un passaggio su questo - in realtà, era un punto già presente nel documento di settembre scorso del Ministro Savona, che è stato lasciato cadere poi dal Governo Conte - e ha sottolineato la necessità per l'Italia di aprire un confronto sul riorientamento dell'asse della politica economica dell'Eurozona e dell'Unione europea attraverso una rotta che punti alla domanda interna.

Questo dovrebbe essere il quadro prospettico, programmatico, rispetto al quale si misura anche il nostro Documento di economia e finanza. Purtroppo non è così: il DEF, al di là del riferimento e dell'inciso fatto dal Ministro Tria, è un DEF ordinario, tecnico, perché poi, invece, c'è il DEF politico. Non so se sono due quelli politici o uno; sicuramente c'è un DEF tecnico che è altra cosa rispetto al DEF politico. E lo vorrei dire ai relatori che hanno insistito sia in Commissione sia adesso qui in Aula: i numeri delle vostre proposte e promesse politiche non sono coerenti con i numeri del DEF, perché, da un lato, tutti vogliamo, e anche voi giustamente volete, disinnescare le clausole di salvaguardia, dall'altro, continuate a ribadire questa storia della flat tax e altre promesse. Se metti questi numeri insieme, fanno per il 2020 oltre 40 miliardi. Ora, la potete mettere come vi pare, per le prossime settimane potete andare avanti con la retorica degli sprechi: se tu tagli 40 miliardi, incidi sulla carne viva delle persone, cioè devi andare a tagliare la sanità. Quindi, quei 10 euro al mese che dai in più a una famiglia che ha 15 mila euro di reddito l'anno glieli togli in modo più che proporzionale sul versante della sanità, sul versante della scuola pubblica. Aumenteranno le mense per i figli, glieli togli sul versante degli altri servizi sociali. E, allora, prima o poi bisogna fare i conti con la realtà. Avete completamente rimosso dalla nostra discussione - credo che sia la prima volta nella storia, ma questo la dice lunga, perché qua siede una forza politica che ha preso anche il 50 per cento nel Mezzogiorno -, dall'agenda della politica la condizione drammatica del Mezzogiorno. Non avete detto una parola, anzi, e lo sottolineo ai 5 Stelle, che hanno raccolto un consenso così alto nel Mezzogiorno, sul fatto che in agenda ci sono due misure che sancirebbero la rottura definitiva dell'unità nazionale, e cioè l'autonomia differenziata, con il principio sancito nelle pre-intese che i fabbisogni standard sono legati al gettito raccolto nella regione, e la flat tax, che, come ci ha ricordato Svimez, oltre a essere drammaticamente iniqua sul piano sociale, è anche drammaticamente iniqua anche sul piano territoriale. Allora servirebbe un po' di serietà. Speriamo che il 27 maggio porti un po' di serietà: qualcuno dice che porterà la crisi di Governo; speriamo che porti un po' di serietà, perché abbiamo bisogno di definire una prospettiva.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO FASSINA, Relatore di minoranza. Chiudo, Presidente. È l'incertezza: voi avete sciorinato tutta una serie di indicatori economici positivi, speriamo che siano veri, sul 2019, ma c'è questa zavorra dell'incertezza che blocca tutto, non si riesce a venir fuori. Allora, siamo davanti a un DEF di intrattenimento; speriamo che il 27 maggio arrivi qualche atto che consenta a questo Paese di definire una rotta.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento della discussione. Seguiranno le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo, le dichiarazioni di voto e la votazione della risoluzione accettata dal Governo. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Bitonci, Borghese, Brescia, Businarolo, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Lorefice, Lorenzin, Lupi, Maggioni, Parolo, Schullian e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, questa mattina dalle agenzie abbiamo appreso dell'apertura di un procedimento e di indagini per il reato di corruzione che riguarderebbero il sottosegretario Siri. Non saremmo intervenuti, anche per la nostra cultura garantista, ed avremmo aspettato evidentemente l'evoluzione delle indagini e l'attività della magistratura; però è del tutto evidente che in queste ore si sono succedute numerose dichiarazioni diametralmente opposte tra i due Vicepremier, Di Maio e Salvini, che sono anche i leader dei due partiti di Governo. Abbiamo appreso del ritiro delle deleghe da parte del Ministro competente. Crediamo che ci siano tutte le condizioni, per il rispetto che si deve al Parlamento, affinché a questo punto il Presidente del Consiglio Conte venga in quest'Aula per un'informativa e per conoscere evidentemente la sua opinione e le sue decisioni in ordine a questa vicenda.

Già che ho la parola, signor Presidente, mi consenta di ribadirle una richiesta che è stata avanzata nei giorni scorsi, di convocazione della Giunta per il Regolamento attorno alle questioni delle inammissibilità e ammissibilità dell'attività emendativa in ordine alle riforme costituzionali. Abbiamo letto la sua lettera di risposta al presidente Brescia, che però riguarda una parte del problema. In questa sede, in tempi non sospetti, le avevo sottoposto questo problema. Credo che una pronuncia della Giunta per il Regolamento sia necessaria, anche in vista di futura attività emendativa e quindi di futuri disegni di legge costituzionali.

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, su questa questione chiaramente ho già risposto nella lettera che ho mandato al presidente Brescia, anche sulla questione di inammissibilità rispetto poi alla Giunta per il Regolamento e mi sento sicuro di ribadirla, questa posizione, rispetto alla convocazione della Giunta per il Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione - Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del Documento di economia e finanza 2019.

È iscritta a parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, questo Documento è sostanzialmente un grande bagno di realtà: la realtà dello stato dell'economia italiana, la realtà dello stato dell'economia e della finanza del nostro Paese dopo un anno dall'insediamento del Governo giallo-verde. Dico ciò con dispiacere, perché pare quasi che tutti i moniti che noi avevamo lanciato in Commissione bilancio durante la stesura della legge di bilancio, tra i mesi di ottobre e di dicembre, purtroppo si sono rivelati veri. Spiace fare la Cassandra in quest'Aula e non piace far ciò nelle Commissioni, perché il nostro ruolo sarebbe quello di costruire, quando si presentano le difficoltà, delle soluzioni condivise. Quando queste difficoltà si chiamano recessione, le soluzioni non appartengono soltanto ad una parte politica ma appartengono a tutto il Paese, al futuro del nostro Paese.

Questo Documento, che è una sorta di faro di luce di realismo dentro una campagna elettorale permanente che vediamo condurre dai due Vicepremier, cioè da Salvini e da Di Maio, ci dice alcune cose. Ci dice, come ricordavo, che l'Italia è in recessione tecnica, che l'Italia non solo non cresce - né cresce quest'anno il nostro PIL, in quanto siamo molto lontani dalle sbandieramento dell'1,4, 1,5, 1, 0,8, essendo allo 0,2 - ma non crescerà neanche nei prossimi anni. Ci dice che tutto il balletto sul braccio di ferro muscolare sul deficit condotto a settembre-ottobre, che ci ha comportato 100 punti in più di spread, vale lo 0,7 per cento di PIL, cioè vale di più degli effetti della manovra di “quota 100” e del reddito di cittadinanza. Ci dice anche che le misure sul lavoro, di cui tanto abbiamo parlato, hanno dato un risultato pari a zero e che il Paese si avvia verso una fase in cui la disoccupazione aumenta e non diminuisce. Ci dice anche che si riprendono le politiche del Governo precedente sull'industria, sul 4.0, sugli investimenti, ma questa stessa manovra di bilancio ci dice che tutto ciò non basterà, perché i 17 miliardi previsti di privatizzazioni - non li abbiamo mai visti nella storia d'Italia a venire, e neanche in altri momenti - sono molto lungi dall'arrivare, e quindi anche…

PRESIDENTE. Concluda.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). …le previsioni più ottimistiche si allontanano dalla realtà.

Tutto questo per dire che cosa, Presidente? Per dire semplicemente che sarebbe ora di smetterla di fare campagna elettorale, che sarebbe ora di considerare gli italiani più intelligenti, di non vedere le elezioni europee come un D-Day, ma di parlare da ora tutti insieme su come affrontare la prossima legge di bilancio, che non sarà bellissima: sarà orribile.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). Presidente, colleghi e membri del Governo, oggi iniziamo in Aula la discussione del Documento di economia e finanza 2019. Si tratta del principale strumento di programmazione economico-finanziaria a disposizione del Governo, che insieme alla Nota di aggiornamento al DEF prevista per settembre 2019 rappresenta le basi per la prossima legge di bilancio. Il provvedimento espone l'analisi del contesto macroeconomico italiano relativo al 2018 e le previsioni tendenziali sia per l'anno in corso che per il triennio 2020-2022, previsioni che riflettono i segnali di rallentamento della ripresa economica italiana, in un contesto di debolezza economica internazionale. Per l'anno 2019 il DEF fa riferimento all'impatto sulla crescita delle misure espansive previste dalla legge di bilancio del 2019. In particolare, a partire dal secondo trimestre di quest'anno, si evidenzia una maggiore propensione ai consumi delle famiglie meno abbienti, derivante dall'introduzione del reddito di cittadinanza. Questo sarà infatti in grado di determinare un effetto positivo sulla crescita del PIL reale, che in via prudenziale viene stimata di 0,2 punti percentuali per l'anno 2019, di 0,4 nel 2020 e, addirittura, di 0,5 nel 2021 e nel 2022. In più è una misura che finalmente aiuterà milioni di persone ad arrivare a fine mese con dignità, quella stessa dignità che gli è stata tolta dai Governi passati.

Ci siamo da subito impegnati per rimettere l'economia su un sentiero positivo e ci stiamo riuscendo. Infatti con i dati positivi certificati Eurostat si sono registrati a gennaio e febbraio, rispettivamente, un più 1,9 per cento e un più 0,8 per cento sull'industria italiana, che torna finalmente a trainare la produzione industriale dell'Eurozona nel primo trimestre del 2019, con rilevazioni molto migliori rispetto alla media europea, che invece si attesta con un calo dello 0,2 per cento nel mese di febbraio. L'Italia quindi mostra di avere iniziato a beneficiare della manovra espansiva varata da questa maggioranza nel 2018. I dati registrano inoltre una solidità manifatturiera maggiore di quella tedesca, la cui produzione industriale, come è noto, è in calo, nonché la possibilità di bilanciare la flessione negativa della domanda estera con la domanda interna, tornando quindi finalmente ad incentivare proprio i consumi dei nostri cittadini.

L'ultima legge di bilancio, inoltre, ha segnato una forte spinta agli investimenti pubblici, che hanno fatto registrare un più 16 per cento complessivo nel bimestre gennaio-febbraio rispetto allo stesso periodo del 2018, grazie soprattutto agli investimenti degli enti locali: parliamo infatti di più 85 per cento nelle regioni e più 22 per cento nei comuni.

Questi sono i risultati di questa maggioranza e sono stati possibili grazie allo sblocco degli avanzi di amministrazione. Peraltro, il trend si confermerà positivo anche con l'utilizzo dei 400 milioni messi a disposizione per gli enti locali e i piccoli comuni per investimenti, nonché mediante la prossima istituzione dell'agenzia Investitalia, derivanti entrambi - ma non sono solo queste le norme che abbiamo approvato nella legge di bilancio - da delle disposizioni che abbiamo fortemente voluto come MoVimento 5 Stelle.

A queste risorse bisogna anche aggiungere ulteriori fondi stanziati con il decreto “crescita” che è prossimo a venire. Contestualmente alla pubblicazione del DEF, infatti, e visto il rallentamento economico internazionale che ha penalizzato la nostra economia, il Governo è stato spinto ad approvare immediatamente due decreti-legge, contenenti misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali, appunto, il cosiddetto decreto “crescita”, e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privata, il cosiddetto decreto “sblocca cantieri”. L'impatto complessivo di questi due provvedimenti sull'economia viene prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva rispetto al PIL reale del 2019. Ciò porta la crescita del PIL nello scenario programmatico allo 0,2 per cento in termini reali, rispetto allo 0,1 che era previsto dallo scenario tendenziale. In confronto alle previsioni tendenziali, è soprattutto la componente degli investimenti fissi lordi a spiegare la maggiore crescita del PIL. Nel 2020, 2021 e 2022, invece, la crescita programmatica è indicata costante allo 0,8 per cento.

Per quanto riguarda, poi, le possibili attivazioni delle clausole di salvaguardia e, quindi, i possibili aumenti dell'IVA, ribadisco con forza che siamo determinati nel proseguire la strada che ci porterà alla loro completa sterilizzazione anche per il 2020 e il 2021. Non è assolutamente nei nostri obiettivi un aumento di un'imposta che colpisce indistintamente tutti i consumatori e non fa certo parte delle politiche espansive che stiamo mettendo in atto. Con determinazione revisioneremo la spesa pubblica, liberando risorse per miliardi di euro, tagliando sprechi e rivedendo anche il sistema delle tax expenditures. Tutto ciò avverrà di concerto con i nuovi componenti della Commissione europea che si insedieranno dopo le elezioni del prossimo maggio.

Un altro dato da sottolineare è sicuramente quello sul tasso di disoccupazione. Infatti, analizzandolo in modo superficiale possiamo notare che subisce un incremento fino al 2021, in particolare, di 0,4 punti nel 2019, di 1,3 nel 2020 e di 1,2 nel 2021, per poi tornare a scendere di 0,9 punti percentuali nel 2022. Nello stesso documento, però, è specificato come questa misura porterebbe al suddetto aumento, quantomeno iniziale, proprio perché, in realtà, i beneficiari del reddito di cittadinanza, per poter godere del beneficio, hanno l'obbligo di dichiararsi disponibili a lavorare nell'immediato, cessando, quindi, di essere inattivi. Si tratta, dunque, di una disoccupazione prettamente statistica che segnala, al contrario delle apparenze, una maggiore salute del mercato del lavoro.

Sappiamo, quindi, che gli esponenti delle opposizioni meno attenti sosterranno che la disoccupazione aumenterà, però, sappiamo anche che fanno finta di non capire che questo incremento è dovuto semplicemente all'attivazione dei giovani nella ricerca di un lavoro, giovani che finalmente rientrano nelle statistiche. D'altra parte, basta leggere lo stesso DEF che segnala anche la dinamica del tasso di disoccupazione, al netto di queste attivazioni. I dati, infatti, parlano chiaro, si parla di 0,6 per cento nel 2018 che passerà all'8,8 per cento nel 2022. Dal 2020, inoltre, aumenterà anche l'occupazione misurata come monte ore di lavoro totale. È, infatti, da sottolineare che l'attuale indice di disoccupazione non tiene conto dei cosiddetti NEET, cioè dei giovani inattivi che non studiano né cercano lavoro, il cui numero in Italia, peraltro, fa segnare un triste primato europeo. Richiedendo il reddito di cittadinanza, questi ragazzi cambieranno il loro status e verranno coinvolti in maniera attiva nei programmi di formazione. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di permettergli di accedere quanto più possibile a percorsi lavorativi che possano poi dimostrarsi fondamentali per la loro vita. Quindi, se l'aumento dell'indice di disoccupazione significa coinvolgere i giovani nella loro formazione e nella ricerca di un lavoro, allora abbiamo veramente la conferma che siamo sulla strada giusta. Stiamo finalmente riportando moltissime persone alla ricerca di un lavoro, persone che erano, di fatto, disoccupate, ma che non venivano incluse nelle stime ufficiali. Secondo i dati ISTAT si tratta di quasi 500 mila persone nel 2019 e sono persone che potranno accedere a un posto di lavoro proprio grazie alla riforma e al potenziamento dei centri per l'impiego.

Sottolineo, inoltre, che, se aumentano i cittadini in cerca di lavoro e diminuiscono gli inattivi, le statistiche fanno registrare anche un aumento del PIL potenziale e, quindi, dell'output gap, generando così maggiori spazi di deficit, senza ricorso all'aumento del deficit strutturale. Si ricorda, infatti, che l'output gap rappresenta il parametro rispetto al quale vengono calcolati i saldi di bilancio strutturali nell'eurozona. All'aumento del PIL potenziale, dunque, corrisponde un denominatore più ampio e, quindi, più ampi margini di manovra.

In conclusione, per effettuare una veloce sintesi tra i principali interventi delineati per il periodo 2020-2022, troviamo la flat tax IRPEF per famiglie e imprese, che include un sistema di deduzioni e detrazioni in modo da poter mantenere la progressività fiscale richiesta dalla Costituzione; il riordino dei sussidi per la natalità e la genitorialità; la promozione del welfare familiare e aziendale; il miglioramento del sistema scolastico e sanitario e delle relative infrastrutture; un salario minimo orario legale, sufficiente ad assicurare a sé stessi e alla famiglia un'esistenza finalmente libera e dignitosa, come sancisce proprio l'articolo 36, comma 1, della Costituzione; l'equo compenso e la normativa sul lavoro accessorio per regolamentare anche i lavori difficilmente inquadrabili in un contratto di settore, come ad esempio quello delle baby sitter o degli agricoli stagionali; il miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro, con la modifica del testo unico sulla sicurezza; nuove strategie nazionali per l'intelligenza artificiale e la blockchain; nuove iniziative legislative per la tutela e la promozione di un'equa concorrenza, così come la revisione delle concessioni pubbliche e il potenziamento delle autorità di regolazione e degli organismi di vigilanza; la promozione di strategie nazionali per la diffusione di banda larga e 5G; la mobilità sostenibile e una maggiore efficienza della giustizia.

Si tratta, quindi, di un DEF prudente nelle previsioni, come lo è stata la nostra legge di bilancio, e che, come sottolineato, si inserisce in un contesto economico internazionale per nulla favorevole. Con questo provvedimento, però, noi rispondiamo con misure concrete alle difficoltà che ci troveremo ad affrontare e con stime di crescita realistiche, così come ha riconosciuto anche la Banca d'Italia nella nostra audizione. Invertiamo finalmente la rotta che con le politiche di austerity promosse dai Governi precedenti ci aveva portato ad una recessione tecnica alla fine del 2018, cosa che non vogliamo succeda di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Presidente, il DEF è il documento che è stato concepito per dire la verità al popolo e sul tavolo si mettono i numeri, i numeri veri. Peccato che il Governo abbia utilizzato anche questo appuntamento per proseguire nella narrazione che fa all'Italia e agli italiani per continuare a fuggire dalla realtà. La narrazione di questo Governo si basa sui “faremo”, “vedremo”, “abbasseremo”. Utilizzano soltanto verbi al futuro, per continuare a scappare dall'unico dato di fatto: con questo Governo, l'Italia è tornata in crisi economica. E questo Governo annuncia che farà la flat tax, la tassa piatta; per ora di piatta c'è soltanto la crescita. Con noi era al più 1,7 per cento, come certifica l'ISTAT, con questo Governo, da due trimestri, siamo in recessione. E, allora, dite che sbloccherete i cantieri, peccato però che vi siate persi anche il decreto-legge, da più di venti giorni, che doveva sbloccare i cantieri, dopo averlo annunciato ovviamente dozzine di volte alla stampa. Allora, oggi, avete dovuto anche subire l'umiliazione di riportarlo in Consiglio dei ministri, perché qualcuno dall'alto vi ha fatto notare che non era una legge, ma un insieme di slogan e, ancora oggi, non capiamo se si sbloccheranno o meno i cantieri TAV, in realtà non l'ha capito nemmeno il Ministro Toninelli. Dite che non aumenterete le tasse, a differenza dei Governi precedenti. Ebbene, noi le tasse le abbiamo abbassate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sulla casa, sull'IRAP, l'IRES, il costo del lavoro, grazie al Jobs Act, che voi definite un atto criminale, e che ha portato ad oltre un milione di posti di lavoro in più.

Da quando siete voi al Governo, la pressione fiscale è aumentata, però avete cominciato a tagliare, e da cosa avete cominciato a tagliare? Dai contributi INAIL, cioè dall'unica cosa che non avreste dovuto toccare. Allora, nessuno ha il coraggio di dire che in questo primo scorcio di 2019 purtroppo le morti sul lavoro sono aumentate. Io non voglio dire ovviamente che la responsabilità di questo aumento delle morti sul lavoro dipenda dai tagli, ma noto la coincidenza e chiedo al Ministro del Lavoro, al Ministro Di Maio, se, tra una diretta Facebook e un'altra, in una pausa pranzo, magari riesce a fare il proprio lavoro e a vigilare, perché si va a lavoro per vivere non per morire. E voi vi siete permessi di tagliare sulla sicurezza sul lavoro. Il Ministro Di Maio sicuramente conoscerà la figura mitologica del re Mida: tutto quello che toccava diventava oro; il Ministro Di Maio è un re Mida al contrario: tutto quello che tocca lui perde valore. L'Italia era in crescita economica, da quando c'è questo Governo il PIL è a zero. Con il Jobs Act aumentavano i posti di lavoro, adesso le nuove assunzioni sono bloccate. Con noi, per la prima volta, si era invertito il rapporto tra costo del debito pubblico e spesa per istruzione e università, cioè quanto paghiamo per i debiti dei nostri padri rispetto al futuro dei nostri figli, grazie a questo Governo, invece, tornerà a crescere quello che è il costo del debito, grazie non soltanto ai tagli fatti all'istruzione e all'università dal Governo, ma anche alle vostre spericolate dichiarazioni, che hanno spaventato i mercati. Allora, tutto ciò che tocca Di Maio non può che perdere valore: perdono valore gli investimenti stranieri, la fiducia delle famiglie, la fiducia delle imprese.

A migliorare il quadro economico certo non aiutano nemmeno le brillanti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Conte, Presidente del Consiglio che gli analfabeti costituzionali direbbero il non eletto professor Conte. Sì, analfabeti costituzionali, perché sappiamo benissimo che non è prevista l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, e nemmeno l'elezione da parte del Parlamento, che si limita a concedere la fiducia al Governo, peccato che nella scorsa legislatura abbiate fatto una campagna vergognosa nei confronti dei Presidenti non eletti che improvvisamente vi siete dimenticati. Allora, il Presidente non eletto Conte, non eletto nemmeno in consiglio di facoltà e non eletto nemmeno in un'amministrazione condominiale, è stato sostanzialmente ignorato se non ridicolizzato dagli imprenditori bresciani, imprenditori a cui dovremmo dire grazie per la lungimiranza, la tenacia, la forza, la capacità di creare posti di lavoro, che hanno accolto gelidamente il Presidente del Consiglio, notizia che ovviamente i vostri TG non riportano. Ma il Presidente del Consiglio non solo è ignorato dagli imprenditori: ogni volta che il Presidente del Consiglio parla di economia dimostra di non avere cultura di politica economica. Aveva detto che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo. Qualcuno di noi ha immaginato si riferisse al meteo, in realtà il Presidente lo ha chiarito settimane dopo: era una battuta. Bene, se era una battuta, non faceva ridere, come non fanno ridere le continue discussioni, finte o reali, interne al Governo. E sapete qual è il centro principale propulsore di ogni polemica, di ogni critica quotidiana? Il Viminale. Cioè, il luogo che per settant'anni di storia della nostra Repubblica era il luogo che rassicurava i cittadini italiani, oggi, grazie al suo inquilino, grazie al Ministro Salvini, diventa il centro propulsore di ogni polemica quotidiana, contro le opposizioni, contro i giornalisti, contro i leader dei Paesi amici, i volontari, i migranti, Saviano, gli stessi alleati di Governo, i militari che servono il nostro Paese. Ogni giorno c'è una polemica, contro tutti e contro tutto, che parte dal Viminale, che non è più il luogo in cui invece le polemiche si placano e si cercano di rassicurare i cittadini. Il Ministro Salvini ha garantito che con il suo Governo non sarebbero aumentate le tasse, a differenza di quanto avvenuto in precedenza. Bene, le tasse sono già aumentate, e sono aumentate anche perché questo Governo ha deciso di rimuovere il blocco alle aliquote ai comuni. Quindi, se dal 2015 in poi non erano aumentate le tasse a livello locale, dal 2019 tornano a salire le tasse a livello locale. Allora, caro Ministro Salvini, se vuole sapere chi ha aumentato le tasse in Italia, si faccia un selfie! Si faccia un selfie e lo mostri agli italiani! Mostri il volto di chi ha promesso, mentendo, di abbassare le tasse e poi le ha alzate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Ministro Salvini ci ha detto, ovviamente come gli altri Ministri in ogni intervista televisiva, in ogni talk show, in ogni intervista sui giornali, dati diversi dalla realtà, con cui poi si deve confrontare questo DEF. È un DEF che ci dice finalmente che il PIL non crescerà all'1 per cento, come aveva previsto il Governo a dicembre, qualche mese fa, non anni fa; certo non il 3 per cento roboante soltanto dello scorso autunno. Ma soprattutto, questo DEF ci dice che aumenterà l'IVA. L'IVA è aumentata l'ultima volta in Italia nell'ottobre del 2013, poi è arrivato il Governo Renzi e da lì in poi l'IVA non è più aumentata in Italia: noi ogni anno abbiamo sterilizzato, cancellato le clausole di salvaguardia. Questo Governo le clausole di salvaguardia le ha raddoppiate, allora abbiamo una bomba di 23 miliardi pronta a esplodere sui consumi italiani a gennaio, grazie a questo Governo. E sapete chi ha votato a favore dell'aumento dell'IVA? Di Maio e Salvini! Di Maio e Salvini, fateci una cortesia: la prossima volta che non volete aumentare l'IVA, magari ditelo in Consiglio dei ministri, perché l'avete detto in ogni comizio, in ogni diretta Facebook, in ogni studio televisivo, tranne nell'unico luogo dove avreste dovuto dirlo: il Consiglio dei ministri, dove si è deciso questo DEF, si è approvato questo DEF e si è previsto l'aumento dell'IVA dal gennaio del prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, la differenza tra noi e voi è che noi le clausole di salvaguardia le abbiamo cancellate e l'IVA non l'abbiamo aumentata, voi avete raddoppiato le clausole di salvaguardia. E al Ministro Tria, quando dice che non c'è un'alternativa possibile all'aumento dell'IVA, che se non si trova una soluzione alternativa aumenteranno le tasse a gennaio, dico: caro Ministro Tria, c'è un'alternativa, che è quella di cambiare il Governo, perché, è vero, con questo Governo non si va da nessuna parte, con un Governo che aumenta il debito, con un Governo che spreca i risparmi degli italiani. È un Governo che non ha nemmeno il coraggio di proporre delle idee alternative alle nostre, di portarle fino in fondo. Vi faccio un esempio. Avete criticato sempre le misure economiche dei nostri Governi, a cominciare dai bonus, dagli 80 euro in particolare, 80 euro che da cinque anni, ogni mese, percepiscono gli italiani, definendoli una mancia elettorale: non siete d'accordo? Cancellatele! Ve lo dice una che ha lavorato perché ci fossero quegli 80 euro, e lo rifarebbe domattina. Cancellateli, ma smettete di prendere in giro gli italiani!

Presidente, a proposito di presa in giro e di dignità, in questi giorni tutte le forze politiche si sono strette intorno alla famiglia e agli amici di Massimo Bordin, storico direttore di Radio Radicale, voce presente nella mattina di tanti noi appassionati di politica, eppure questo Governo cancella i fondi per Radio Radicale e porta Radio Radicale alla chiusura; una radio libera, indipendente, trasparente. Io chiedo a questo Governo, in un DEF che parla di miliardi di euro, di trovare pochi milioni per Radio Radicale. Senza ipocrisia, anziché fare discorsi, aiutiamo Radio Radicale a sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché i valori di libertà e democrazia che Radio Radicale rappresenta restano, i Governi passano. Passerà velocemente anche questo Governo, ma quei valori resteranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cestari. Ne ha facoltà.

EMANUELE CESTARI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, dalle molte polemiche ascoltate oggi in quest'Aula, mi sembra opportuno ricordare di cosa stiamo parlando. Le più importanti misure del Governo sono state attuate in pochi mesi, da “quota 100” al reddito di cittadinanza, alla legittima difesa. Questa maggioranza ha supportato l'azione del Governo impegnato a dare un significativo contributo ad un radicale cambiamento del Paese. Presidente, i risultati, scritti nero su bianco nella legge di bilancio, stanno prendendo forma negli indicatori economici già di questo primo trimestre, basta guardare i risultati della produzione industriale, che hanno posto il nostro Paese in cima alla classifica europea. Il Documento di economia e finanza pone, a differenza delle leggi che questo Parlamento approva, previsioni sugli scenari che si svilupperanno nei prossimi anni. È un documento propedeutico nelle previsioni di chi pensava di inviarci un fax da Bruxelles con le leggi di bilancio preconfezionate.

Questo per fortuna non si è avverato, anzi, la politica economica si basa su ciò che è scritto negli atti normativi. Riteniamo che il rilancio del nostro Paese sia possibile agendo sia sulla domanda interna, sia aumentando gli investimenti pubblici. Lo sviluppo delle sole misure “quota 100” e reddito di cittadinanza, nell'ampio programma del contratto di Governo, si inserisce all'interno di questo orizzonte di politiche anticicliche, diametralmente opposte alle ricette di austerità attuate per anni da chi ci ha preceduto su mandato di potestà forestiere. Il rilancio della domanda interna, vista la contrazione dell'export e il generale rallentamento dell'economia europea, è una priorità non solo economica ma anche sociale, restituendo così dignità umana a quante persone soffrono le difficoltà causate dall'austerity. La necessità di immettere liquidità nel sistema circolatorio economico italiano è una precisa volontà del Governo e trova il concreto supporto della maggioranza. L'altra linea di rilancio dell'economia italiana passa necessariamente per gli investimenti pubblici. Gli enti locali hanno ricevuto centinaia di milioni dalla legge di bilancio, necessari a riattivare la circolarità dell'economia interrotta a causa dei costanti tagli operati sulle amministrazioni locali. Questo sostegno è stato articolato per aiutare sia i comuni sotto i 20 mila abitanti, garantendo la messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici, sia le province, abolite solo sui titoli di giornali ma rimaste con tutte le competenze, dalle strade alle scuole, senza i necessari fondi che abbiamo cominciato ad erogare di nuovo.

All'interno dell'instabile quadro internazionale, nella relazione del Documento di economia e finanza, è stata operata una scelta di prudenza per quanto riguarda le previsioni degli indicatori economici, diversamente da quanto fatto dai precedenti Governi, anche viste le tensioni internazionali e le confliggenti politiche commerciali. Sulle questioni che stanno occupando pagine e pagine di giornali in questi giorni - mi riferisco ad un supposto aumento dell'IVA - ritengo, signor Presidente, che sia necessario ribadire con forza, ancora una volta, che non è intenzione della maggioranza infierire ancora sull'economia: gli anni del Governo del Partito Democratico sono stati sufficienti. Ricordo, per rimanere ai fatti, che l'ultimo aumento dell'IVA risale al 2013, quando, all'epoca, governava il Partito Democratico con Enrico Letta.

Noto che ora i colleghi del PD si dilungano in polemiche, ma ogni tanto è bene ricordare la realtà anche qui, altrimenti poi si incolpano le urne. Questa piccola operazione di verità può essere condotta da ciascuno di voi. Prendete il DEF dello scorso anno, nel quale l'aumento dell'IVA era previsto, e confrontatelo con la realtà: l'IVA non è aumentata e non è nostra intenzione aumentarla. Siamo convinti che l'azione del Governo articolata nei prossimi anni possa riuscire a concretizzare tutte le misure previste dal contratto e a garantire il rilancio del Paese, non già per le proposte contenute ma anche per l'animo che ci muove, che è diametralmente opposto a quello di chi per anni ha proposto politiche il cui fallimento è stato certificato dai risultati: impoverimento e distruzione della domanda interna. Concludo, Presidente. dicendo che quando le misure introdotte con la legge di bilancio avranno, nei prossimi mesi, dispiegato i loro effetti, siamo certi che potremmo rivedere al rialzo le stime che oggi troviamo qui scritte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Il DEF approvato dal Consiglio dei ministri fotografa un'Italia in sostanziale stagnazione economica, con una crescita di pochi decimali superiore allo zero nonostante la spinta attesa da misure come il reddito di cittadinanza, “quota 100”, il decreto crescita e lo sblocca cantieri. Certo, la stagnazione dell'economia italiana è strettamente connessa con il rallentamento dell'Unione europea, dell'Eurozona, in particolare della Germania, il nostro principale mercato di export del settore industriale. Tuttavia, lo scenario macroeconomico di medio termine dell'economia italiana è soggetto a forti rischi, prevalentemente orientati al ribasso sia di natura internazionale e finanziaria, sia di matrice interna. Tali rischi sono riconducibili principalmente a un ulteriore peggioramento del contesto internazionale con effetti sulla domanda estera, a un indebolimento da parte dell'offerta, a eventuali shock finanziari negativi, tali da indurre un rapido aumento dell'avversione al rischio degli operatori di mercato, destinato a incidere sui livelli di tassi d'interesse, in particolare per Paesi a basso rating come l'Italia. Manca nel DEF, Presidente, una doverosa autocritica sull'impostazione della manovra 2019-2021, tutta concentrata su misure utili ma effimere come il reddito di cittadinanza e “quota 100”, in un quadro dove rimangono al loro minimo storico gli investimenti pubblici, che sono la variabile economica a maggior moltiplicatore anticiclico. Liberi e Uguali aveva proposto, nel corso della discussione sulla Nota di aggiornamento al DEF, di affrontare il confronto con la Commissione europea per ottenere spazi, anche in deficit ma per investimenti, per avviare la transizione ecologica del nostro sistema Paese.

Il conflitto del Governo giallo-verde con la Commissione di Bruxelles ha determinato una sostanziale ritirata, data l'assenza di una prospettiva strategica, nei confronti delle regole neoliberiste imposte dall'architettura del mercato unico e in particolare dell'euro a partire dal Trattato di Maastricht. Il DEF che viene presentato al Parlamento è quasi un documento copertina, mentre il quadro internazionale e gli stessi dati tendenziali inseriti nel Documento avrebbero dovuto allarmare e indurre a progettare misure di carattere strutturale.

Sia pure nella vaghezza dei contenuti del DEF 2019, vaghezza dovuta ai contrasti interni alla maggioranza, da quanto prospettato si deduce che il Governo si appresta per la manovra 2020 a ripetere gli errori della manovra approvata l'anno scorso. Spese correnti, flat tax, abbassamento ulteriore dell'aliquota IRES, pochi investimenti, tagli di spesa lineare: un sostanziale accodarsi alle richieste della Commissione di Bruxelles senza riuscire a creare i presupposti per un rilancio dell'occupazione. A questo DEF siamo arrivati in maniera convulsa, anche nella discussione in Commissione, ad esempio senza avere elementi conoscitivi fondamentali: parlo dell'allegato per il benessere equo e solidale e l'allegato sulle infrastrutture, un'ulteriore testimonianza delle divisioni interne e della debolezza di questo DEF. In esso si cita la norma per gli investimenti ordinari delle pubbliche amministrazioni centrali, con la quota riservata, del 34 per cento, proporzionale alla popolazione residente, ma individuati in via sperimentale per soli cinque Ministeri (Salute, Infrastrutture e trasporti, Giustizia, Interno e Istruzione), la cui attuazione peraltro è rimandata a un decreto da emanarsi entro il 30 giugno e che stabilirà la modalità di verifica. È debole, è debolissima la parte ambientale. Vede, Presidente, quando uno decide di chiamarsi Governo del cambiamento, suscita più di una aspettativa, mentre invece quel poco che è contenuto nel DEF in campo ambientale è in continuità con i Governi precedenti ma soprattutto è senza risorse; ciò lo rende davvero poco più che un atto di testimonianza.

Eppure, la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza in Italia e in Europa un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle diseguaglianze anche generazionali derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici. La sostenibilità ambientale, anche ora oggi percepita come vincolo, rappresenta, al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo.

Per raggiungere tali obiettivi bisogna attuare politiche mirate alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale attraverso un programma di iniziative finalizzate, coraggiose e di lungo raggio. È esattamente quello che non riesce a fare il Governo che passa da un provvedimento all'altro, da un annuncio all'altro senza però disegnare - non lo fa neanche nel DEF - un programma di sviluppo a lunga gittata. È necessario invece accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili. Per fare questo servirebbe un catalogo aggiornato dei sussidi che il nostro Paese ogni anno dà alle fonti inquinanti e il Ministero dell'Ambiente, nel 2019, caso unico, non è riuscito a fare neanche questo.

Come si fa a programmare la transizione ecologica, tanto sbandierata da un pezzo di questo Governo, se poi non si hanno a disposizione gli investimenti che invece in questo momento finanziano le attività inquinanti? È necessario, invece, realizzare in via prioritaria una fiscalità ambientale che riduca, fino ad azzerarli, gli incentivi ai combustibili fossili e ai sussidi ambientalmente dannosi. Bisogna prevedere politiche mirate alla revisione delle norme sulle materie prime e seconde, in particolare a quelle del cosiddetto end of waste. Attendiamo i decreti ormai da mesi ma quei decreti hanno bisogno di competenze, hanno bisogno di un confronto con il Paese reale e con le imprese e, quindi, non si riesce a scriverli e non si riesce a prendere una decisione di merito. È necessario investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici. Da questo punto di vista il nostro Paese aveva fatto dei passi enormi in avanti con la struttura Italia Sicura. Abbiamo perso mesi e mesi di tempo e ci è stato spiegato che era necessaria una riorganizzazione. Tuttavia, a me sembra che semplicemente si sia cambiata l'etichetta in Proteggi Italia e nel frattempo si sia distrutto, invece, quel patrimonio di conoscenze, competenze, cantieri e progetti in corso che pure la struttura Italia Sicura aveva garantito.

È necessario un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati. Avremmo avuto bisogno di stabilizzare finalmente gli ecobonus previsti e, invece, si prevede solo di portare avanti, in maniera assolutamente precaria, gli strumenti già esistenti. Nel programma nazionale di riforma, nelle quattro paginette destinate all'ambiente e all'energia, vengono enunciati, come in un libro dei sogni, tutti gli interventi urgenti che il Governo intende compiere per contrastare l'inquinamento e i cambiamenti climatici senza menzionare, però, né il nodo fondamentale dei tempi di realizzazione né, Presidente, le risorse necessarie e questa mancanza la racconta lunga sull'attuabilità delle misure raccontate e, anzi, direi sognate nel DEF.

Sarebbe necessario prevedere, invece, come asse centrale della propria politica economica l'attuazione di un green new deal e finanziare con risorse aggiuntive annuali per 0,5 per cento punti percentuali di PIL - circa 9 miliardi - un programma triennale di investimenti pubblici orientati ai principi di sostenibilità ambientale, un green new deal per la totale decarbonizzazione del nostro Paese e per la transizione da un'economia lineare a una circolare. Sarebbe necessario concentrare i suddetti programmi di investimento nel Mezzogiorno per una quota di risorse complessive non inferiore al 45 per cento del totale e, ancora, sarebbe necessario prevedere, al fine dell'attuazione di tali programmi, le assunzioni necessarie per profili professionali nelle pubbliche amministrazioni centrali e territoriali anche nei settori della sanità, della ricerca, dell'università, del sistema formativo, del monitoraggio e della protezione del territorio. E, infine, sarebbe necessario predisporre una revisione delle politiche dei trasporti, specificando nel programma nazionale che le misure e le strategie per la riduzione degli inquinanti vanno inserite tra le agevolazioni fiscali per gli interventi in materia di mobilità sostenibile.

E, invece, siamo stati - a proposito delle molte polemiche suscitate da questo Governo - a parlare per settimane di TAV Torino-Lione, senza che il Governo ci dicesse se la TAV Torino-Lione, pronta nel 2035, era inserita in un piano generale dei trasporti e della logistica. Può la TAV Torino-Lione risolvere il problema - lo dico con una battuta - del porto di Gioia Tauro? Cioè, è inserita all'interno di un piano nazionale generale dei trasporti e della logistica? Non sembra e non sembra neanche da questo DEF. E, invece, nel nostro Paese sappiamo bene quali sono le emergenze da affrontare: penso a un piano di edilizia residenziale pubblica volto alla ristrutturazione dell'esistente e al riutilizzo delle strutture pubbliche dismesse invece di sfruttare, dal punto di vista della comunicazione e della contrapposizione sociale, quello che avviene nelle nostre periferie. Eppure, questo Governo è riuscito a togliere i soldi alle periferie e poi, però, a fare polemica politica sui disagi e sulla povertà delle nostre città.

Noi chiediamo, infine, di modificare il cosiddetto “decreto sblocca cantieri” - e prima o poi lo vedremo - sopprimendo le norme dannose per il nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale. In particolare, chiediamo: l'innalzamento al 50 per cento della soglia per i subappalti e da 150 mila a 200 mila euro l'importo per gli affidamenti diretti; la riduzione da 90 a 60 giorni del silenzio assenso per le opere che necessitano di valutazioni paesaggistiche e urbanistiche; la possibilità di nomina di commissari con ampi poteri in deroga alle leggi sui contratti pubblici, di tutela ambientale e paesaggistica e del patrimonio artistico.

Altro che Governo del cambiamento: questo è il Governo del peggioramento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, il mancato effetto positivo sull'economia delle misure cardine inserite nel contratto di Governo è stato ampiamente ed efficacemente descritto dal collega Brunetta in Aula così come dal collega Mandelli in Commissione bilancio e, d'altronde, lo stesso Ministro Tria ieri in audizione ha confermato che la previsione di crescita del PIL dello 0,2 per cento è il più basso valore tra le 39 economie più industrializzate. Oltretutto il “decreto Crescita” e il “decreto Sblocca cantieri” dove sono? Quando, signor Ministro, li vedremo finalmente pubblicati in Gazzetta Ufficiale?

Bisogna che le intese si trovino e anche in fretta perché il dato tendenziale è deprimente e preoccupante e l'aumento dell'IVA, con o senza intese, è certo. Questa sarà la vera tassa piatta per tutti gli italiani, l'aumento dell'IVA, e più che uno shock fiscale sarà uno squarcio nella vita quotidiana di ciascun cittadino, impresa e nucleo familiare che in questo Paese cerca di costruire qualcosa di buono e che si aspetta dal Governo politiche di sostegno e per la crescita e non mero assistenzialismo.

Voglio poi concentrarmi sugli enti locali, per tenere i riflettori puntati sui nostri territori e su coloro che, dopo aver resistito con fatica alla più acuta crisi degli ultimi settant'anni, hanno sempre più responsabilità e sempre meno risorse per garantire l'erogazione dei servizi senza comportare aggravi per la finanza pubblica e, anzi, dando garanzie con risorse proprie a un debito crescente dello Stato. La dinamica degli investimenti sta finalmente mostrando più stabili segnali di ripresa. È vero: più 16 e più 14 in termini di cassa. Il Governo, però, se lo sta spendendo come se fosse un dato straordinario e, invece, certamente si tratta di un andamento incoraggiante ma non riflette del tutto la situazione reale, poiché è un dato fortemente viziato dal fatto che la maggior parte dei comuni ha appena approvato il bilancio il 31 marzo e circa il 50 per cento andranno al voto fra un mese e, quindi, questo è un periodo non di investimenti ma di bilancio di mandato delle amministrazioni comunali. Pertanto, questo dato non deve portare a sottovalutare l'importanza di un costante apporto di risorse esterne a integrazione dei margini propri degli enti.

Sono positivi i 400 milioni ai comuni di minore dimensione demografica e ben vengano gli altrettanti 500 di cui ieri il Ministro Tria ci ha detto in Commissione bilancio. Ma, cari colleghi, dove sono finiti, però, i 563 milioni annui che sarebbero dovuti arrivare dal ripristino delle risorse tagliate dal decreto-legge n. 66 del 2014 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Il vostro diniego, purtroppo, ha costretto l'ANCI e i comuni a ricorrere al giudice amministrativo. Dovremmo piuttosto investire per aumentare la capacità amministrativa di spesa dei fondi strutturali, oggi pari solo al 18,3 delle risorse messe a disposizione per il periodo 2014-2020.

Inoltre, permane la necessita di una forte semplificazione per ridurre la distanza tra la progettazione e la realizzazione delle opere. Bisogna rivedere il codice degli appalti per rilanciare gli investimenti, con priorità per quelli immediatamente cantierabili, e l'occupazione, prevedendo misure volte a favorire la partecipazione alle gare delle micro e piccole imprese, che costituiscono il 99 per cento del tessuto produttivo italiano, e la semplificazione degli adempimenti a carico degli amministratori. Bisogna realizzare, caro Ministro, senza ulteriori esitazioni le piccole ma soprattutto le grandi opere, come la TAV. Il “bando periferie”, che tra risorse pubbliche e private vale quasi 3 miliardi di euro su scala pluriennale, va sostenuto con ogni strumento. Cerchiamo di accompagnare i comuni nel processo di riqualificazione, che non può che avere un effetto di prevenzione, inclusione e partecipazione nelle zone anche più marginali e degradate per il miglioramento della qualità di vita.

La dolente nota è la spesa corrente e al suo interno, in particolare, la spesa per il personale dipendente, che ha subito un rilevante calo che prosegue anche dopo la fine della stagione dei tagli.

Tutto questo si accompagna a diverse mini-riduzioni di risorse destinate agli enti locali effettuate senza alcun tipo di concertazione, che dovrebbero risultare temporanee ma senza alcuna certezza e il Viceministro Castelli, che, in questo momento non è presente, conosce bene questa criticità perché proprio come ANCI è stata portato all'attenzione in Conferenza unificata questo tema. La spesa corrente, quindi, non è più comprimibile per tagliare, ma bisogna in qualche modo offrire ai nostri cittadini servizi essenziali. Non possiamo continuamente tagliare i servizi ai cittadini, ad esempio il taglio di 300 milioni al trasporto regionale. Il finanziamento del Fondo nazionale trasporti scontava già una significativa riduzione. Ieri l'assessore della regione Lombardia ci ha chiaramente detto che non avrà la copertura del servizio nel mese di dicembre, quindi rischiamo mezzi fermi e i cittadini a piedi.

Sono tuttora numerosi gli oneri impropri non ristorati a carico dei comuni, che lei, Ministro, conosce, dalle spese per il funzionamento degli uffici giudiziari, a quelle delle mense scolastiche, al servizio rifiuti delle scuole, ai mancati trasferimenti dell'addizionale aeroportuale.

Questo è un DEF che aumenta le incognite e non interpreta le vere, quotidiane, concrete necessità di cambiamento di prospettiva, che mettono al centro dell'azione del Governo una visione di crescita a tutti i livelli, nello spirito di leale collaborazione fra gli enti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, il quadro economico in cui si inserisce questa surreale e desolante discussione è incredibile. In tutta Europa, l'Italia è il Paese che cresce di meno. Le vostre stime ottimistiche sono state decisamente smontate anche dai colleghi relatori di minoranza intervenuti poco fa e, comunque, sono state aggiornate al ribasso. Il Documento di economia e finanza non è solo un documento contabile, ma è un documento contabile di straordinaria rilevanza perché parla di programmazione. E il programma è fondamentale per un Governo. È il primo DEF della maggioranza di Governo e, a parte le revisioni delle stime al ribasso di cui parlavamo poco fa, lo state affrontando con molto affanno. È un DEF ambizioso ma lo è solo ed esclusivamente a parole. La questione dell'IVA, signor Ministro, per la quale state litigando tra voi è emblematica. In questo testo lei è stato chiarissimo, anche recentemente, in una sua performance televisiva: salvo intese naturalmente, che è la formuletta che avete escogitato, è previsto l'aumento dell'IVA. La questione della tassa piatta, che piace molto anche a Fratelli d'Italia, è decisamente bypassata ed è rinviata al prossimo autunno, poi bisognerà capire con quali risorse. Sulle infrastrutture, anche su quelle digitali, e tra poco diremo qualcosa anche in merito, non avete alcuna strategia. Il TAV, il treno ad alta velocità, per dirne una, è stato derubricato a opera complementare, perché scrivete testualmente, quindi cito, “può essere coerente con le infrastrutture esistenti”; il TAV coerente con le infrastrutture esistenti, ciò significa che ha vinto, anche in materia infrastrutturale, la politica dei Cinquestelle.

E state ragionando in termini di integrazione e razionalizzazione della rete esistente, quindi addio futuro infrastrutturale, addio alla competitività, all'occupazione, hanno vinto i Cinquestelle, lo torniamo a ripetere, e non c'è nessuna fretta di votare questo DEF, ma voi lo volete approvare prima di Pasqua, sperando nella disattenzione vacanziera degli italiani, perché si sa, c'è chi va all'estero, c'è chi non guarda la televisione, c'è chi non legge i giornali, e certamente non potevate rischiare di discutere e di votare il DEF in piena campagna elettorale, e lo sapete anche voi il perché, perché è osceno, è una proposta economica oscena.

E l'avete confezionato con la sciatteria tipica di chi presenta importanti provvedimenti senza neanche accompagnarli con gli opportuni e necessari allegati. Avete liofilizzato il dibattito, avete annichilito le opposizioni, avete umiliato e silenziato anche la vostra maggioranza di Governo.

Ma lo sgarbo non l'avete fatto a noi, minoranze, lo avete fatto ai cittadini ai quali pensate di nascondere ancora a lungo quelle che sono la vostra incompetenza in materia economica, la vostra incapacità di offrire strategie a medio e lungo termine al Paese e la vostra difficoltà di stare insieme, fatta di estenuanti litigi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di ripicche, ripicche anche puerili, come una banale coppia di fatto in crisi.

E a parti invertite, la Lega dei vecchi tempi andati, ma soprattutto i Cinquestelle, avrebbero assaltato i banchi del Governo e, caro Presidente Fico, anche della Presidenza. Questo DEF coltiva il paradosso della citazione a riferimenti normativi in qualche caso ancora da scrivere, in qualche altro caso ancora da pubblicare in Gazzetta Ufficiale. È notizia ovvia, scontata, nelle prossime ore, dopo trenta giorni di annunci e dopo soprattutto l'intervento del Presidente Mattarella, il Consiglio dei ministri approverà per la seconda volta il decreto “sblocca cantieri”. Siete riusciti a inventare anche il decreto in due tempi, come nella partita di calcio. E quindi noi dovremo invocare il ricorso al VAR, perché questo DEF è un fallaccio da dietro, commesso dal Governo ai danni del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sulle infrastrutture idriche, che in Italia sono un colabrodo, avete seminato incertezza, avete seminato terrore tra gli imprenditori, tra gli operatori, tra gli amministratori locali, tra gli investitori, e lo fate proprio nel momento climatico meno favorevole, con i notori picchi siccitosi, così evidenti. Noi dobbiamo fermare la dispersione idrica, dobbiamo dissetare l'agricoltura, dobbiamo alimentare le imprese, alleggerire le bollette, e voi invece vi siete inventati la ripubblicizzazione dell'acqua, litigando tra voi anche su questo e scassando un sistema che era finalmente divenuto virtuoso, perché l'acqua è già pubblica, questa è una notizia che intendiamo darvi.

E sulle infrastrutture digitali siete generici: siete generici perché non basta scrivere che state predisponendo - cito - strategie nazionali per l'intelligenza artificiale e la blockchain, e che investirete risorse per il 5G e per la banda larga. Cosa vuol dire strategie nazionali quando si parla di Internet, che è un fenomeno così vasto? Cosa vuol dire la blockchain? Avete già un'idea? Sarà una blockchain privata, una blockchain pubblica, atteso che molti OTT stanno già operando per una blockchain privata? Perché si sa, sono ingolositi dai dati, che sono la vera ricchezza del futuro.

E ancora, investirete, come vorrebbe Fratelli d'Italia, tutto l'extra budget dell'ultima asta nel mondo delle telecomunicazioni? E con quali risorse garantirete la sicurezza digitale, atteso che siamo tremendamente in ritardo su questo tema? Noi vorremmo parlamentarizzare il dibattito sulla rete unica, che Fratelli d'Italia vorrebbe italiana e saldamente in mano pubblica, perché è troppo importante, troppo strategica, per essere lasciata alla discussione di una ristretta oligarchia che si ritrova chissà dove con il Ministro Di Maio.

E ancora, che ruolo vogliamo far giocare a Cassa depositi e prestiti, presente in Telecom e anche in Open Fiber con il 50 per cento? In questo DEF non c'è nulla sulla rigenerazione urbana, sulla politica energetica, sulla politica urbana, sulle grandi opere, ma pensate davvero di dare impulso agli investimenti prevedendo nuovi soggetti istituzionali, cioè aumentare la burocrazia che già sta asfissiando i cittadini e soprattutto le imprese, la pretora di soggetti che possono intervenire dicendo la qualunque su qualsiasi opera pubblica?

Qui non c'è una risposta sulla incapacità italiana di spendere le risorse europee, eppure abbiamo cercato di convincere il Ministro Toninelli a offrirci qualche risposta. Nel sessennio 2014-2020 avremmo dovuto spendere qualcosa come il 44,6 miliardi di fondi europei. Siamo di poco al di sopra del 5 per cento. E dove sono finite le promesse, anche su questo fronte, di un anno fa? Non riusciamo a spendere per due motivi, che non sono stati nemmeno sfiorati dal DEF, ma che sono, però, inflazionati nei talk show: le regioni non possono gestire infrastruttura sovraregionale, perché ci sono evidentemente delle complicazioni di natura costituzionale, perché sarebbe meglio decidere a livello nazionale ma non avete una strategia nazionale, e soprattutto perché ogni opera medio-grande in Italia dura 15 anni e 8 mesi, il 45 per cento per la progettazione, per il bando e per le opere, e il 55 per cento in inerzia burocratica.

Da dieci anni i Governi sottovalutano l'investimento in infrastrutture. Cito l'Istat, anche se so che non va molto di moda tra voi, ma l'Italia nel 2017 ha investito il 2 per cento di PIL, mentre nel 2009 era il 3,4. E, allora, oltre alla politica dei commissari soli al comando, dell'effetto annuncio reiterato, delle bugie dal naso lungo e dalle gambe corte, il Paese chiede solo di sopravvivere al Governo del cambiamento, chiede benessere e chiede serenità. Purtroppo per il Paese questo non è scritto nel contratto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Presidente, signor Ministro Tria, signora Vice Ministro, il Documento di economia e finanza che avete sottoposto al Parlamento, come ricordavano i relatori di maggioranza e di opposizione, signor Presidente, è sempre stato composto, da quando c'è stata la riforma anche del DEF, da quando si è trasformato da DPEF in DEF, in tre parti: il Programma di stabilità, le analisi e le tendenze della finanza pubblica e il Programma nazionale di riforma.

Signor Ministro, noi ci saremmo aspettati, anche per rispetto della sua storia - e poi tornerò sulle sue responsabilità rispetto ad alcune valutazioni - almeno in questo passaggio, perché è il primo documento programmatico di questo Governo, un esercizio di verità, non tanto sulle analisi e le tendenze della finanza pubblica, che è la seconda parte, che mette a nudo i risultati della legge di bilancio.

Come lei sa, signor Ministro, la legge di bilancio 2019 è stata rappresentata al Parlamento, all'opinione pubblica italiana, ai mercati e all'Europa come una legge di rottura e di cambiamento; ed è stata rappresentata come una legge di rottura e di cambiamento perché, nonostante le previsioni fatte anche da questo Parlamento, ci avete garantito che ci sarebbe stato un cambio di passo. Dopo soli quattro mesi scarsi tornate qui e ci dite che la crescita è dello 0,1, e poi, come per incanto, questo 0,1 si raddoppia di un altro 0,1 per i due decreti che, in realtà, non abbiamo ancora letto.

Ora, il nodo non è l'essersi smentiti tre volte in quattro mesi, perché siete passati dall'1,5 di novembre allo zero, di fatto, attuale. Il nodo è che cosa avete scritto nel Programma nazionale di riforma, perché almeno nel Programma nazionale di riforma, dove le parole possono abbondare, noi ci saremmo aspettati, signor Ministro, un'anima del Documento di economia e finanza.

Questo DEF non ha un'anima perché non c'è nessuna preoccupazione per il bene pubblico, non c'è nessun progetto reale per il Paese e men che meno un'idea del Paese in Europa. Noi ci saremmo aspettati un po' di scuse, perché - è ufficiale - paghiamo 5 miliardi in più per il costo del debito, 1,5 nel secondo semestre 2018, grazie alle montagne russe degli annunci partiti dal balcone di Palazzo Chigi e arrivati all'approvazione della legge di bilancio il 30 dicembre, a 24 ore dall'esercizio provvisorio; ci saremmo aspettati le scuse per i 5 miliardi in più, 3,5 miliardi ci costa quest'anno uno spread medio, signor Ministro Tria, che voi, non noi, indicate in 250 punti base; voi, non noi, indicate in 250 punti base. La media all'inizio del 2018, come lei sa, era di circa 120-130 punti. Ma il nodo non è nemmeno questo, perché se un DEF ha un'anima, se un DEF ha un progetto Paese, indica una rotta, che non ritroviamo. E non ritroviamo, signor Ministro Tria, perché penso che, ad un certo punto, se è vero come diceva George Bernard Shaw che se gli economisti si confrontassero non raggiungerebbero mai un accordo, signor Presidente, mi auguravo almeno che i politici che rappresentano questa maggioranza di Governo riuscissero a trovare uno straccio di accordo; ma è evidente, giorno dopo giorno e mese dopo mese, che questa maggioranza sta insieme inizialmente per convenienza, nessuno dei due partiti ha avuto il 51 per cento, insieme per convenienza all'inizio, insieme per disperazione ora.

Il nodo vero è che cosa il Parlamento si appresta ad approvare, ed è su questo, signor Ministro, che le chiedo un supplemento di valutazione rispetto alla risoluzione che vi apprestate a votare. Approvate una risoluzione che dà più soldi al debito e al rimborso del debito, che è aumentato per le scelte che avete fatto, che alla scuola. Lo dico ai colleghi della maggioranza: vi apprestate ad approvare una risoluzione che prevede più spesa pubblica, l'8,2, per il rimborso del debito, più gli interessi, che per la scuola, 7,9.

Ci sarà un'assunzione di responsabilità, prima o poi, davanti agli italiani, davanti agli studenti, davanti alle famiglie, davanti a coloro che vi chiedevano semplicemente un'anima che, in realtà, non c'è?

Sull'IVA, signor Ministro, mi rivolgo soprattutto a lei, signor Vice Ministro, che con noi ha lavorato alla riforma del bilancio, vi prego, non parlate più di clausole di salvaguardia. Lo dico in maniera chiara a questo Parlamento: non esistono più le clausole di salvaguardia. L'IVA è aumentata perché, a legislazione vigente, avete approvato gli aumenti nel 1° gennaio 2020 e nel 1° gennaio 2021.

Non c'è un if, non c'è un se, non c'è un'ipotesi: le clausole di salvaguardia - e voglio sottolinearlo a Cestari e agli altri colleghi del centrodestra o del fu centrodestra o del centrodestra nelle regioni e non più in Parlamento - sono state una magica invenzione dei tempi della finanza creativa del Ministro dell'economia Tremonti, Ministro di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vogliamo parlare del centrosinistra? Devo ricordare a quest'Aula che negli ultimi vent'anni, quando siamo arrivati noi, abbiamo trovato il Paese in procedura di infrazione e quando siamo andati via abbiamo sempre lasciato i conti in ordine e il Paese senza procedure di infrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma questo attiene alla storia economica degli ultimi vent'anni, che il Ministro Tria conosce.

L'inventore delle clausole di salvaguardia si chiama Giulio Tremonti, so che ora si arrabbierà con me, ma questo è un tema noto tra me e Tremonti. Monti trasforma 25-26 miliardi di tagli lineari alle detrazioni e alle deduzioni, che sarebbero stati macelleria sociale, in aumenti IVA, cambiali, negli anni. In quegli anni, i Governi che si sono succeduti le hanno pagate e rinnovate; noi stavamo pagando e rinnovando i debiti fatti dal centrodestra. Eravamo alla fine, eravamo a 12 miliardi: ci ritroviamo a 23 nel 2020, 28 nel 2021 e, a regime, oltre 45.

Il nodo è uno, però: quelle lì di Tremonti erano clausole perché scattavano se non accadevano alcune cose. Aumentava l'IVA se le entrate fossero state sbagliate nella loro indicazione; sarebbe aumentata l'IVA se le spese fossero state sbagliate nella loro previsione. In questo caso, non c'è un if, è un aumento. Voi avete approvato una legge di bilancio che prevede l'aumento: se stessimo fermi, se restassimo fermi, l'aumento ci sarebbe.

Quindi, vi prego, almeno dal punto di vista del rapporto con il Paese, evitate di raccontare una menzogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Queste non sono clausole: avete deciso, perché non sapevate dove prendere i soldi, di aumentare l'IVA nel 2020. Vi stiamo chiedendo: siete in grado di non far aumentare l'IVA che già aumenterà? Ci avete risposto: fidatevi di noi. Noi dovremmo fidarci di Salvini e Di Maio. Mi dispiace, signor Presidente, non siamo in grado di fare questo esercizio autolesionista e non vogliamo che lo facciano gli italiani.

Avete scritto che mettevate da parte 2 miliardi, e però, oggi, in questo DEF, ci dite che quei 2 miliardi non si toccano più.

Signor Ministro dell'economia, ci sono 350 milioni per il trasporto pubblico locale che, se lei non fa più toccare, inevitabilmente le regioni non saranno in grado di far finanziare il trasporto pubblico locale.

Ve la prendete con i pendolari, ma dite sì alla flat tax di Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il programmatico “senza programmi”, signor Ministro, era una cosa che non avevamo mai visto. Lo dico al relatore Angiola: è uno sforzo leggere relazioni che si caratterizzano per un'arrampicata sugli specchi, ma io francamente in qualche anno di Parlamento è la prima volta che vedo un dato programmatico senza un programma. In realtà non è distante dal tendenziale. La cosa preoccupante (concludo, signor Presidente) è che state sottoponendo al voto del Parlamento un indebitamento netto, un rapporto deficit-PIL che va al 2,4 per cento senza aver fatto nulla! Perché se foste andate al 2,4 per cento avendo fatto investimenti noi vi avremmo sostenuto, avremmo votato. Avete raccontato a novembre che sareste andati al 2,4 per cento, avete chiuso un accordo con Bruxelles e siete scesi al 2 per cento, 4 mesi dopo tornati al 2,4 per cento senza colpo ferire e senza uno straccio di investimento o senza alcuna attenzione.

Concludo davvero, signor Presidente, ricordando al Ministro Tria un'attenzione sul BES, gli indicatori sulla qualità della vita: li abbiamo voluti noi nella legge di bilancio che oggi è in vigore. Avevamo chiesto i dati consuntivi sul livello di CO2 e sulla produzione di ogni italiano del livello di CO2 nell'aria; non abbiamo i dati consuntivi, spero arrivino. Abbiamo preso un impegno in questo Parlamento, ed ogni anno il 15 febbraio dobbiamo discutere la qualità della vita degli italiani: non solo di PIL, ma di diseguaglianza, di misure di contrasto alla povertà, di livello di CO2 nell'aria, e più in generale della condizione della scuola italiana. Non siamo in grado di farlo perché questi numeri non sono ancora a consuntivo; sono sicuro che il Ministro Tria ci darà delle risposte.

Come sono sicuro che il Ministro Tria almeno in zona Cesarini possa aiutarci ad avere uno straccio di misura sul Mezzogiorno. Non c'è nulla sul Mezzogiorno in questo DEF, abbiamo chiesto nella nostra risoluzione maggiore attenzione; vi chiediamo di qui al termine della discussione generale di rivedere la vostra risoluzione e di prendere in seria considerazione molte delle parti che le opposizioni, e il Partito Democratico in particolar modo, vi hanno offerto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, solo un anno fa era prevista una crescita dell'1 per cento; con questo DEF si è rivista allo 0,1 per cento. Queste previsioni di crescita non possono essere frutto di un errore, ma di una scelta consapevole: credo allora che siano state raccontate grandi bugie agli italiani.

Solo il reddito di cittadinanza e “quota 100” peseranno sul bilancio dello Stato nel triennio 2019-2022 per oltre 133 miliardi: una cifra davvero impressionante, che avrà un impatto modestissimo sulla crescita del PIL, che sì e no arriverà allo 0,2 per cento. Tutti gli indicatori economici riportati nel DEF ci indicano che la crisi sta diventando davvero reale.

Dai numeri e dai documenti pubblici la crisi sta spostandosi sul versante delle imprese e delle famiglie, aggredendo in maniera assai forte tutti i nostri cittadini. I consumi privati si sono davvero più che dimezzati: dall'1,5 sono passati allo 0,6 per cento; segno - e questo è dimostrato - che davvero i consumatori non hanno più fiducia.

Ma il dato reale e preoccupante è il crollo delle esportazioni, che oggi è arrivato a meno 5 per cento, contro una Francia che ha il più 4 per cento: credo che davvero dovremmo pensarci, a questo. Gli indici di analisi della Commissione europea rilevano situazioni di allerta in altri settori sensibili come il risparmio delle famiglie, segno che la crisi continua ad erodere ricchezza.

Solo ieri (volevo ricordarlo) in un convegno tenuto nel cuore del Nord Est, nella mia provincia di Treviso, gli imprenditori hanno duramente contestato questo Governo, dimostrando grande preoccupazione per l'incertezza economica e il rischio concreto di aumento dell'IVA ed il conseguente timore di una patrimoniale, che rischiano di tagliare le gambe al cuore produttivo del Paese; e vi garantisco che questi non sono imprenditori da salotto, ma è gente che ogni mattina si alza e va nel posto di lavoro, per salvare posti di lavoro e per creare ricchezza al territorio e a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

A fronte di tutto questo le soluzioni proposte rimangono sempre le stesse dello scorso anno, reddito di cittadinanza e “quota 100”; non si prevedono ad oggi misure per scongiurare gli inevitabili aumenti dell'IVA che arriverebbero a pesare dai 500 ai 1.000 euro per famiglia: credo davvero sarebbe una cosa molto, molto pesante. Anzi, vi è stata da poco l'approvazione del nuovo codice della crisi d'impresa, che prevede ulteriori costi e nuove responsabilità per chi fa impresa, specie nel piccolo e medio settore.

Io credo allora che davvero questo Governo debba fare un bagno di umiltà, e guardare verso chi ogni giorno agisce affinché questo Paese diventi sempre più forte e continui ad avere la propria dignità. Poco tempo fa vi siete fatti vedere da tutto il mondo annunciando la legge di bilancio, siete andati sul balcone di Palazzo Chigi: ma oggi non siete neanche sugli scantinati, perché quello che state facendo è una vera e propria vergogna nei confronti di questo Paese, che non se lo merita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, le previsioni OCSE ci parlano di economie del G20 in complesso in ribasso, ma in particolare parlano di una sofferenza dell'area euro e nello specifico, più di tutti, di Italia e Germania. Il DEF ci dice che si sta passando da una crescita del PIL del 2017, che era attestata all'1,6 per cento, allo 0,9 del 2018. Tra le cause di questa crescita in ribasso ci sono sicuramente fattori esterni a quelli nazionali, ma c'è anche il rialzo del rendimento dei titoli di Stato e una maggiore cautela delle imprese e delle famiglie italiane: le famiglie che vedono arrestata la crescita dei consumi, e le imprese dove si vede un ridotto investimento lordo.

Il DEF ci parla anche di una domanda interna dimezzata nell'anno 2018, ci parla di un indebolimento del clima di fiducia dei consumatori, che è al minimo del triennio 2017-19; e nel 2018 il DEF ci dice che è proseguita l'espansione degli investimenti, al 3,4 per cento, ma in calo rispetto al 2017, quando gli investimenti erano al 4,3 per cento. Il DEF ci dice anche del rallentamento delle esportazioni, più 1,9 per cento rispetto al 5,9 del 2017; e delle importazioni, in seguito all'indebolimento della domanda interna, in particolare del ciclo produttivo industriale.

A fronte di questi dati che sono raccontati nel nostro DEF c'è una preoccupazione, soprattutto perché questi dati vanno ad influire sulla previsione di crescita del PIL, che per il 2019 passa dall'1 per cento allo 0,1, e per gli anni successivi è prevista nel 2020 allo 0,6 per cento, nel 2021 allo 0,7 e nel 2022 allo 0,9.

La pressione fiscale, che nel 2018 è rimasta invariata rispetto al 2017, è al 42,1 per cento, nel 2019 si ridurrebbe al 42 per cento, ma per poi tornare ad aumentare negli anni successivi, addirittura fino al 42,7 per cento. Questi dati, che sono contenuti nel DEF che noi oggi ci apprestiamo a votare, sono assolutamente preoccupanti. Noi ci rendiamo conto che la colpa di tutto il contesto macroeconomico non è riconducibile solo all'Italia, alle dinamiche italiane, alle dinamiche europee; noi ci rendiamo conto, pure, che il debito pubblico non è sicuramente stato creato da questa maggioranza, ma queste, che potrebbero essere attenuanti, se noi non siamo attenti, potrebbero divenire aggravanti rispetto al processo e al contesto che noi viviamo. Parliamo, non sono stato sicuramente io l'unico a farlo, delle clausole di salvaguardia IVA che non sono state disinnescate in questo DEF, parliamo di un “decreto crescita” che non c'è, di un “decreto semplificazioni” che sembra quasi, per quello che abbiamo visto, un “decreto miglioramento”, ma nulla ha a che vedere con delle vere e proprie semplificazioni; parliamo di uno “sblocca cantieri” che risulta assente all'appello; abbiamo visto, finora, il “decreto dignità” che ha peggiorato sicuramente la situazione del mercato del lavoro e io non vorrei che questo Governo intendesse risolvere tutti i problemi con il reddito di cittadinanza e con la “quota 100”. L'Italia ha bisogno di altro, assolutamente ha bisogno di politiche meno ideologiche che siano più vicine alle categorie, all'economia reale; l'Italia ha bisogno di liberarsi dalla morsa della burocrazia e ha bisogno di non essere oppressa da controlli, costosi e dannosi, che intralciano la ripresa e mettono un limite alla voglia di fare della nostra classe imprenditoriale e dei nostri giovani che vorrebbero provare a risollevare il nostro Paese.

Bisogna sbloccare le risorse, bisogna abbassare le tasse, bisogna rilanciare l'occupazione e ridare un senso alla produttività, che pure era un elemento portante del nostro Paese. Questi erano gli impegni presi dal Governo, dalla maggioranza, dalle forze politiche che fanno parte della maggioranza, ma, in particolare, di quelle che facevano parte e fanno parte della coalizione del centrodestra che, però, non vediamo all'ordine del giorno di questo DEF, che è il primo DEF che scrive questo Governo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Manca la chiarezza e mancano le idee, mancano le certezze e senza la credibilità non possono esserci certezze e sottolineiamo che senza certezze non ci può essere neanche la ripresa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Gran parte delle criticità messe in luce dalle opposizioni durante il dibattito sulla legge di bilancio sono presenti nel Documento di economia e finanza in discussione in questi giorni in Parlamento. Sorprende, infatti, che lo stesso Governo, che qualche mese addietro annunciava in pompa magna l'approvazione della manovra del cambiamento, oggi riconosca, in un suo documento ufficiale, quegli stessi risultati che noi ci aspettavamo provenissero dalle sue ricette di politica economica e che avevamo anticipato nei numerosi interventi in Aula e in Commissione: crescita piatta, maggiore debito, maggiore deficit e meno occupazione.

Basta solo questa considerazione per affermare che il contenuto del Documento di economia e finanza rappresenti per il Governo l'ammissione di un clamoroso fallimento, un fallimento che trae linfa vitale dall'incapacità della maggioranza gialloverde di dare prospettive al Paese, perché troppo distratta da una perenne campagna elettorale, dove la spesa in debito rappresenta, al contempo, la merce di scambio per un effimero consenso e un vero e proprio responsabile furto di futuro, perpetrato in danno, soprattutto, ai nostri giovani.

Eppure, la manovra di bilancio 2019 era stata presentata come lo strumento che avrebbe garantito al Paese crescita e occupazione. È davvero un brutto risveglio il Documento di economia e finanza per la maggioranza di Governo. Aumenteranno i disoccupati e il contributo alla crescita economica sarà impercettibile, anzi, si dovranno trovare decine di miliardi per far fronte all'incremento atteso del deficit, triste preannuncio di un nuovo salasso fiscale e di nuovi tagli alla spesa pubblica.

Rimango molto sorpreso e perplesso dalle dichiarazioni dei rappresentanti del Governo e della maggioranza quando, in questi giorni, addebitano il significativo aggiustamento in riduzione delle previsioni di crescita del Paese alla difficile congiuntura economica internazionale.

Vorrei ricordare che il quadro macroeconomico internazionale sfavorevole era stato ampiamente anticipato da tutti gli osservatori economici nazionali ed esteri e dai numerosi interventi di parlamentari in Commissione e in Aula durante la fase di approvazione della legge di bilancio. Ricordo ciascuno di noi ribadire, ad ogni piè sospinto, la possibilità che, dopo una lunga fase ininterrotta di crescita su scala mondiale, avremmo dovuto attenderci una probabile frenata, con tutte le relative conseguenze in termini di impatto sulle nostre esportazioni e, quindi, sulla crescita del nostro Paese. Per queste ragioni, le previsioni del Governo erano state valutate eccessivamente ottimistiche e fuori misura. Ricordo anche gli inviti al Governo alla prudenza, chiedendo di utilizzare con parsimonia e intelligenza lo spazio fiscale disponibile, per evitare di esporre il Paese a rischi finanziari pericolosi e difficili da affrontare.

Oggi, purtroppo, constatiamo non soltanto una crescita risibile e asfittica, ma riscontriamo come il divario con gli altri Paesi ad economia avanzata si ampli sempre più, invertendo il percorso intrapreso nella passata legislatura. La stima programmatica della crescita per il 2019 è superiore di 0,1 punti percentuali rispetto a quella tendenziale, anche in virtù di provvedimenti approvati o in via di approvazione da parte del Consiglio dei ministri in questi giorni, e al Parlamento ancora sconosciuti.

Ricordo il dibattito sul valore dei moltiplicatori della spesa legato ai due provvedimenti cardine della manovra del 2019 e le accuse rivolte all'Ufficio parlamentare di bilancio – oggi, dallo stesso Governo, nei fatti, interamente rimangiate – di usare informazioni ad hoc e modelli di stima poco attendibili. Adesso scopriamo che le risorse impiegate per finanziare reddito di cittadinanza e “quota 100” hanno un effetto moltiplicativo molto basso, tale da trasformare ogni euro di addizionale spesa in pensioni e sussidi in un aumento della domanda di consumo di beni e servizi meno che proporzionale, riducendo quasi a zero il loro impatto sul PIL. La spiegazione di un effetto espansivo sul reddito di molto inferiore rispetto a quanto preventivato dall'aumento di spesa è legata a un sistematico calo di fiducia delle famiglie e delle imprese che, rispettivamente, scelgono di non consumare e di non investire, prevedendo tempi duri in futuro.

L'Istituto nazionale di statistica stima un ampio calo dell'indice di fiducia delle imprese che, nel mese di marzo, tocca il minimo livello negli ultimi quattro anni. Analogo andamento ha riguardato il clima di fiducia delle famiglie, l'indice di fiducia dei consumatori tocca il valore più basso da diciotto mesi a questa parte, con un peggioramento registrato in tutte le sue componenti.

L'inaffidabilità dell'Esecutivo, legata ad annunci contraddittori e destabilizzanti e alla dubbia credibilità delle sue scelte in materia economica, ha compromesso anche la fiducia dei mercati finanziari che, a sua volta, ha causato un aumento costante dello spread BTP-Bund che inciderà in misura negativa e crescente sulla dinamica del PIL nei prossimi anni. La Banca d'Italia ha valutato l'impatto di un aumento dello spread di 100 punti base rispetto ai livelli di inizio 2018; esso può ridurre di un decimale il livello del PIL a un anno e dello 0,7 per cento a tre anni. Ricordo che lo spread BTP-Bund, a inizio 2018, era pari a 130 punti base. Dall'insediamento del nuovo Governo ad oggi, esso ha registrato un incremento medio di oltre 100 punti base.

La stretta finanziaria causata da questo stabile aumento dello spread, secondo Banca d'Italia, provoca un aumento del costo per il pagamento della spesa per interessi di un miliardo e mezzo nel 2019, di 3 miliardi e mezzo nel 2020 e di 6 miliardi nel 2021. Considerato il trascurabile effetto espansivo atteso dalla spesa in deficit previsto nella legge di bilancio e il significativo costo atteso legato all'aumento dello spread, basterebbe solo questo dato per annullare del tutto l'efficacia dell'intera strategia di politica economica del Governo.

Se l'effetto della legge di bilancio sulla crescita è stato quasi nullo, l'impatto delle scelte del governo sull'occupazione è stato addirittura negativo. Le previsioni inserite nel DEF, infatti, indicano una caduta dell'occupazione. Che fine hanno fatto le dichiarazioni roboanti degli esponenti della maggioranza secondo cui non avremmo dovuto considerare il reddito di cittadinanza come un semplice sussidio, ma come uno strumento di politica attiva nel mercato del lavoro, che avrebbe favorito l'occupazione dei giovani, sin dal suo avvio? Oggi, scopriamo che le previsioni del Governo indicano una crescita della disoccupazione dal 10,6 per cento del 2018 all'11 per cento dell'anno in corso, per poi peggiorare ulteriormente nel 2020.

Ricordo le orgogliose dichiarazione dei Vicepremier Salvini e Di Maio quando spiegavano, in televisione e sui giornali, gli effetti di “quota 100” sull'occupazione. La chiamavano staffetta generazionale e sostenevano che per ogni anziano prepensionato ben tre giovani avrebbero trovato lavoro. Oggi, apprendiamo che per ogni anziano occupato che va in pensione, ben che vada, ci sarà meno di un disoccupato che verrà assunto. Tuttavia, ritengo che anche questa previsione sia ottimistica e una disamina di ciò che accade nel mondo, infatti, lo indica con chiarezza. I Paesi in cui gli anziani lavorano di più, Svezia, Germania e Danimarca, sono anche quelli che registrano i tassi più bassi di disoccupazione giovanile.

I Paesi in cui gli anziani lavorano di più, Svezia, Germania e Danimarca, sono anche quelli che registrano i tassi più bassi di disoccupazione giovanile. Insomma, un anno di Governo MoVimento 5 Stelle-Lega non sembra avere riservato, come si aspettava invece il Presidente del Consiglio, prospettive bellissime al Paese, ma purtroppo, e per stessa ammissione del Governo nel suo documento ufficiale di programmazione economica, ha depresso l'economia, ha aggravato deficit e debito, ha bloccato investimenti ed opere, ha fiaccato aspettative di risparmiatori e investitori, ha invertito i trend su disoccupazione e PIL, ha rialzato la pressione fiscale, e infine, beffardamente, per un Governo che inneggia al sovranismo, ha rimesso l'Italia nelle mani dei tecnocrati di Bruxelles, che devono vigilare sugli eventuali disastri contagiosi della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro Tria, membri del Governo, l'Istat ha confermato una situazione occupazionale che nei primi mesi del 2019 è sostanzialmente stagnante, una palude, quella del mercato del lavoro, che deprime ancora di più, se si pensa agli annunci dai balconi, ai post sui social network e al teatrino dell'assurdo a cui ci sta abituando questo Governo. Il pluri-Ministro Di Maio, che ha deciso probabilmente di modificare la nota scrivania Sella, forse sostituendola col proprio nome e con quello del proprio genitore, e il Premier Conte avevano promesso un anno bellissimo, invece le famiglie e le imprese dovranno leccarsi le ferite di un'IVA impazzita e di tasse galoppanti per sostenere le vostre politiche economiche. Il Documento di economia e finanza 2019 non fa altro che mettere nero su bianco quello che Forza Italia dice da mesi, ormai da quasi un anno, cioè far capire a questo Governo, in particolar modo alla Lega, che: primo, la decrescita non è mai felice; secondo, il lavoro lo creano le imprese, da che mondo è mondo, e se continuate a mortificarle allora non ci sarà più lavoro ma solo povertà e crisi dei consumi; terzo, il Sud non può più essere abbandonato nelle mani di chi ne blocca le infrastrutture e il rilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); quarto, non potete frustrare il futuro e le aspettative dei giovani con regalie elettorali. Il lavoro doveva essere al centro dell'azione di Governo, eppure, in questi dieci mesi, il MoVimento 5 Stelle ha prima di tutto scardinato la flessibilità del mercato occupazionale, imbrigliando le imprese e i lavoratori con l'indegno “decreto dignità”, poi avete stanziato miliardi di euro per creare il sussidio del reddito di cittadinanza, che non contrasta la povertà e non crea lavoro, e, come se non bastasse, avete permesso ai dipendenti pubblici di andarsene in pensione anticipatamente, e adesso, caro Ministro Tria, addirittura dovremo ricorrere ai ripari, richiamando negli ospedali addirittura i medici ultrasettantenni per garantire l'erogazione dei servizi sanitari. Assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Il tasso di disoccupazione aumenterà - lo dite anche voi stessi - fino al 2021: più 0,4 nel 2019, più 1,3 nel 2020, più 1,2 nel 2021, ciò significa ancora tre anni di crisi nera per i consumi e di incertezza per il futuro delle famiglie e delle imprese.

Sul piano dei consumi, sul piano delle retribuzioni, addirittura si registrerà un calo dei salari, tutto ciò senza considerare i risultati attuali del fantasmagorico reddito di cittadinanza. A proposito, gaffe del Premier Conte, che ai lavoratori socialmente utili di Reggio Calabria propone di iscriversi alle liste del reddito di cittadinanza e quelli gli rispondono: caro Premier, noi non possiamo farlo, perché abbiamo un contratto a tempo determinato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Che brutta figura! E molto più limitati, questi risultati, rispetto a quello che il Governo voleva: appena 490 mila richieste lavorate dopo i primi due mesi. Avete istituzionalizzato - permettetemi questo paragone - la discriminazione, state regolarizzando la disoccupazione; per bocca di qualche membro del Governo, addirittura - prendo testualmente - abbiamo letto: scegli, o il reddito di cittadinanza o il lavoro nero. Non è possibile tutto ciò! Non ci sono misure per il Mezzogiorno - quello che ho detto prima -, né per le donne né per i giovani. In particolar modo, siccome avete anche un Ministro del Sud che spadroneggia, a legislazione vigente risultano presenti sette misure di agevolazione per le assunzioni in favore dei giovani, di tutte le altre misure carta straccia, solo due sono state attivate: l'esonero contributivo per assumere gli under 35 e i bonus assunzionali al Sud, il bonus eccellenze per chi consegue una laurea; nessun incentivo all'occupazione e all'autoimprenditorialità, tutte misure che erano state annunciate e non sono state attivate.

Se poi aggiungiamo l'innalzamento dell'IVA, che lei, Ministro, nella scorsa audizione ha annunciato, beh, con l'innalzamento dell'IVA la frittata è completa. Se da un lato, quindi - e concludo - state provando a far bella figura alle elezioni europee, dall'altro semplicemente e molto tristemente state bloccando il Paese, state rubando il futuro ai più giovani e alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E con questo Documento di economia e finanza lo state anche dichiarando ufficialmente, lo dite voi! Soli ve la suonate e soli ve la cantate. Come ho già detto in altra occasioni, signor Presidente e signor Ministro, la pagherete, ma, ahinoi, assieme a voi la pagheranno, e molto cara, anche gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Presidente, nel dibattito che abbiamo ascoltato, abbiamo sentito posizioni evidentemente differenziate tra i vari colleghi che hanno preso la parola e, se da un lato evidentemente le opposizioni hanno concentrato l'attenzione sugli elementi di criticità, qualche perplessità deriva dal fatto che abbiamo sentito autorevoli esponenti della maggioranza citare compiaciuti rilevazioni compiute dalle agenzie di rating piuttosto che dalle banche internazionali, piuttosto che dalle agenzie di valutazione, che sembrano disegnare un quadro roseo della nostra economia, salvo poi riflettere sul dato che sono gli stessi interlocutori che qualcuno, tempo addietro, vedeva come coloro che mettevano a repentaglio il sovranismo, l'identità, la totale integrità della nostra economia e della possibilità di decidere da soli.

Un compiacimento che ci preoccupa, perché a volte pare davvero che vi sia una differenza rispetto al Paese reale, quello che vive fuori da questo palazzo, dove qualcuno, che forse voleva aprire come una scatola di tonno, si è poi trovato dentro Toninelli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che ti guarda con quello sguardo perso nel vuoto - certo che, dal tonno a Toninelli, non so che cosa sia meglio e che cosa sia peggio - e che oggi si trova a dover cercare in qualche maniera di far diventare 2 più 2 uguale a 3 e qualcosa o 5 e qualcosa. Ministro, tutta la solidarietà del caso, perché quello che hanno detto i due Vicepresidenti del Consiglio, cioè “se vuoi aumentare l'IVA, vai da un'altra parte”, beh, lei avrebbe dovuto dirglielo che l'hanno votato loro, a pagina 104 della prima sezione del DEF, in basso, un po' nascosto. Forse non sono riusciti a leggere tutto, tra un selfie e una dichiarazione, ma loro l'hanno votata quella cosa che lei ha detto ieri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Come, lo votano e poi si stupiscono del fatto che lei lo dice dopo che l'hanno votato? Altro che la manina, qui abbiamo proprio lasciato fuori altro! Allora, per evitare che siano i giudizi o le opinioni o le valutazioni, ci limitiamo a citare i numeri, Ministro: quello che era scritto nella Nota di aggiornamento al DEF del 2018 e quello che avete scritto sempre voi, non noi, non altri! È la stessa mano, o la stessa manina, che ha scritto nella Nota di aggiornamento al DEF una stima del PIL allo 0,9, e siamo allo 0,1, quindi meno 0,8; l'avevate detto voi sei mesi fa, e oggi dite che siamo a meno 0,8. L'occupazione doveva essere più 0,6, ma siamo a meno 0,2. Il tasso di disoccupazione avevate detto che lo avreste portato a 10,1, ma è all'11,2 per cento. L'avete detto voi, non noi, non gli opinion leader, non il qualche supposto tecnocrate europeo! L'avete scritto voi! Che il debito pubblico doveva essere al 130 per cento, ma è al 132,6, lo scrivete voi! Ragazzi, 2,6 punti non sono spiccioli, sono 60 miliardi di debito pubblico in più rispetto allo stimato! Voi l'avete scritto! Avevate parlato di un saldo primario all'1,3, ma è all'1,2! Le importazioni, che dovevano essere al 2,6, sono al 2,2! I consumi finali dovevano essere allo 0,7 e sono allo 0,4! L'avete scritto voi nella Nota di aggiornamento al DEF, non il Governo precedente, non Berlusconi, non non si sa chi!

Voi l'avevate scritto che le esportazioni dovevano essere al 2,7, mentre sono al 2,3; che il tasso di occupazione doveva passare al 59,5 e invece è fermo al 58,7; che la pressione fiscale era al 41,7 e invece è al 42 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); vogliamo poi aggiungere le dichiarazioni di Bitonci, il quale sosteneva: muoveremo le accise riducendole. Diceva ciò il 9 settembre 2018 sulla prima pagina de Il Messaggero, laddove affermava: ridurremo le accise già in questo bilancio; invece, avete votato l'aumento delle accise (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È questo il Governo il cambiamento? È questo il sovranismo di cui vogliamo parlare? Il vero sovranismo è quello del popolo italiano; è il popolo che dice che è preoccupato perché è bene fermare l'immigrazione, è bene chiudere i porti e cercare anche di fare qualche rimpatrio, ma è l'economia che non gira. Iniziamo a pensare che i migranti non arrivino perché preferiscono altro, perché se devono venire in Italia e condividere i problemi con noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), se ne vanno magari in Francia, magari anche in Grecia, ma qui non vengono.

Abbiamo 679 mila contratti in meno di lavoro, 287 mila contratti di somministrazione in meno: l'avete scritto voi e vi dovete assumere la responsabilità! In politica, nella cultura che rappresenta il nostro modo di pensare, certo c'è un'ideologia liberale, certo c'è un modo di vedere in cui bisogna anche avere fiducia nel prossimo, ma tutto passa da un principio: chi sbaglia paga; voi state sbagliando e non potete far pagare il conto agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, Governo, onorevoli colleghi, il Documento di economia e finanza oggi all'esame del Parlamento rivede completamente le stime presentate con la Nota di aggiornamento al DEF e smentisce tutte le dichiarazioni e le promesse fatte dal Governo. Le stime programmatiche sono note: il PIL è in crescita dello 0,2, mentre la previsione era di 1,5, poi rivisto all'1 per le pressioni della Commissione europea; deficit/Pil al 2,4 e non quel 2,04 di cui avete sempre parlato e che è stato chiesto dalla Commissione europea; il rapporto debito/PIL a 132 (era al 130 con la NADEF). Perché, quindi, non ci piace quello che avete scritto? Non ci piace perché fate crescere la spesa corrente e fate rimanere ferma la spesa per gli investimenti. Si prosegue con il vostro peccato originale, che nella legge di bilancio ha creato due fondi per 11 miliardi per finanziare il reddito di cittadinanza e “quota 100” nel 2019. Nel 2020, in compenso, fate peggio perché prelevate 16 miliardi per fare questa follia. Non ci piace perché fa crescere la disoccupazione; mi spiace ma lo dite voi, lo scrivete voi che aumenta la disoccupazione, che era all'11 per cento del 2019 e sale all'11,2, quindi siamo nettamente in aumento, checché poi ne diciate in Commissione.

Le 850 mila domande sinora presentate per il reddito di cittadinanza riguardano in massima parte i capifamiglia, da 45 a 65 anni, quindi i giovani sono ampiamente esclusi da tale misura e tutto il meccanismo volto a implementare i centri dell'impiego si rivelerà solo un'operazione di assunzioni clientelari a cui non prevediamo assolutamente seguirà un aumento degli occupati. La stima di 275 mila nuovi posti di lavoro sarà un'utopia: mancano le misure di incentivazione alle assunzioni da parte delle imprese; mancano le misure di collegamento tra scuola, formazione e lavoro; cresce la spesa per interessi sul debito. Quindi, questo DEF non può piacerci: l'hanno detto i colleghi ed è inutile che ci torniamo su. Ci costerà molto di più finanziare il debito, ma cosa manca ancora? Mancano le misure per la crescita, misure appena abbozzate. Voi avete fatto una manovra di bilancio bellissima, poi adesso siete costretti a fare una nuova manovra di crescita, quindi tanto bella non potrà essere. Se poi, soprattutto, in questa manovra da questo provvedimento, da quanto leggiamo, saranno previste le cose che avete eliminato dalla legge di bilancio per metterle ora, credo che il fallimento sarà conclamato. Ancora, perché non ci piace? Perché manca un impegno preciso sulle grandi opere, sulle infrastrutture; ovviamente, su questo continuate ideologicamente a litigare e ne prendiamo nota, oltre che essere fondamentalmente difficile per un investitore darci qualche prestito quando non abbiamo alcuna previsione di sviluppo sulle infrastrutture.

Mancano poi le disposizioni per il rilancio del settore immobiliare, che costituisce uno dei motori dell'investimento per gli italiani. La flat tax non c'è, è la grande assente e viene solo evocata come punto di un percorso senza numeri, né applicazioni temporali.

Deficit e debito continuano a crescere. Dunque, il debito scende se c'è crescita: qui crescita non c'è, quindi il debito aumenta; è una cosa chiara che dovete avere molto ben in testa.

Le politiche finora adottate hanno aumentato il deficit pubblico, hanno aumentato lo stock del debito ma senza far aumentare il PIL. La procedura di infrazione diventa quindi probabile: non siamo contenti, ma il rischio ora diventa concreto, essendo tornati tutti gli indicatori programmatici che preoccupano l'Europa sui livelli di allerta (deficit e debito).

Si potrebbe attivare, quindi, un meccanismo di allarme che porterebbe all'apertura di una procedura di infrazione. Peraltro, i dati inseriti dal Governo sul deficit sono ottimistici rispetto alle stime del Fondo monetario internazionale, quindi peggio mi sento.

Un discorso particolare merita la sanità. Come abbiamo detto, il PIL non cresce e non viene definita alcuni inversione di tendenza nel rapporto spesa sanitaria/PIL, che rimane stabile fino al 2020 e si inizia a ridurre nel 2021. Ma c'è anche un fatto chiaro che scrivete in questo DEF: la legge di bilancio aumenta di un miliardo lo stanziamento in sanità. Qui voi dite che si prevede un aumento della spesa sanitaria di 2,665 miliardi; un miliardo - lo sappiamo e lo avete detto - deve andare per le assunzioni, quindi è chiaro che il bilancio è negativo e non so come farete a metterci una pezza. Tutte le audizioni che abbiamo sentito hanno smontato la propaganda del Governo e hanno fatto venir meno tutti i punti della politica economica scellerata che avete messo in campo nell'ultima legge di bilancio, ma ovviamente la chicca, l'apice, lo raggiunge il Ministro Tria, il quale afferma che se in autunno non saranno reperite risorse alternative, l'aumento dell'IVA e delle accise nel 2020-2021 è confermato e fa parte dello scenario del DEF. Ma, Ministro, qui il problema è molto semplice: gli italiani vogliono sapere se voi disattivate le clausole di salvaguardia o no, se trovati i soldi o no. Quale momento migliore nel DEF per dire a tutti, anche ai mercati, che disattiverete le clausole di salvaguardia e dare una risposta ai cittadini? L'avete persa, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Peraltro, vi abbiamo anche fatto notare che a Bruxelles i documenti che vengono analizzati con più attenzione in sede di pre-valutazione a maggio e nel Consiglio europeo a giugno, non sono tanto i quadri tendenziali dei singoli Paesi ma i loro PNR, che indicano quindi le politiche che voi prevedete. Bene, il PNR del DEF è di una superficialità disarmante: si basa sulla continuità dello sviluppo delle politiche economiche che voi avete approvato - reddito di cittadinanza e “quota 100” - e poi fornisce una vaga indicazione circa gli investimenti, le infrastrutture, le riforme fiscali. In pratica, nulla che faccia presagire quello shock in termini fiscali e di crescita che Forza Italia chiede a gran voce e di cui l'Italia ha fortemente bisogno. Nel PNR non c'è scritta la strategia del Governo sul rilancio degli investimenti, non sono esplicitate le coperture necessarie per realizzare le riforme. Conclusione: il Documento di economia e finanza presentato dal Governo, tracciando in maniera così superficiale le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, certifica sicuramente due cose: primo, il fallimento del contratto di Governo; secondo, l'inconsistenza della legge di bilancio che avete approvato a dicembre. La cosa più rilevante, però, che voglio sottolineare in conclusione è che voi dite - è stupefacente - che l'effetto sull'economia delle misure cardine che sventolate - reddito e “quota 100” - è quasi nullo. Allora vi facciamo una proposta per cercare di fare davvero un anno meraviglioso come volete voi: tutte le risorse, comprese quelle di queste misure, siano destinate a far davvero ripartire il Paese, facendo cosa (perché l'opposizione è anche costruttiva da parte di Forza Italia)? Disinnescare le clausole di salvaguardia scongiurando l'aumento dell'IVA; ridurre il cuneo fiscale, perché abbiamo bisogno di rimettere i soldi in tasca ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); adottare la vera flat tax per aiutare chi lavora, chi ci mette la faccia; mettere in campo misure per le imprese e per il commercio, che sta sostenendo l'economia del Paese e che sono dimenticati delle vostre politiche; fate ripartire i cantieri, vi prego, e soprattutto diamo una mano a chi costruisce; diamo incentivi all'edilizia privata, ma soprattutto, ciò che manca, diamo una politica di sostegno alle famiglie, grande assente nei vostri discorsi. In poche parole, un invito: smettetela di litigare e fate qualcosa per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-Congratulazioni).

(Annunzio di Risoluzioni - Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le seguenti risoluzioni che sono in distribuzione: Gelmini ed altri n. 6-00070; Fornaro n. 6-00071; Lollobrigida ed altri n. 6-00072; Molinari e D'Uva n. 6-00073; Marattin ed altri n. 6-00074.

(Repliche - Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Avverto che i relatori di minoranza e il relatore per la maggioranza Angiola hanno esaurito i tempi a loro disposizione e non potranno pertanto intervenire in sede di replica.

Chiedo, invece, alla relatrice per la maggioranza, deputata Frassini, che non ha ancora esaurito il tempo assegnato, se intende intervenire a tale titolo. Prendo atto che non intende intervenire.

Ha facoltà, quindi, di replicare il Ministro dell'Economia e delle finanze, che invito anche a dichiarare quale risoluzione intenda accettare. Prego, Ministro.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Il DEF 2019, che è il primo di questo Governo, come voi sapete ripercorre i mesi di attività di questo Governo e traccia le linee guida della politica di bilancio e di riforme che si intendono attuare nel prossimo triennio.

Nel replicare agli interventi, che ho ascoltato con attenzione, ho quasi un po' un imbarazzo perché devo richiamare quanto è noto ovunque circa la situazione economica in Italia, in Europa e nel mondo.

È stato richiamato il successivo correggere delle previsioni economiche del Governo. Ritengo, rispetto a questo Parlamento, che tutti abbiano seguito anche il continuo correggere le previsioni da parte di tutte le istituzioni internazionali. Quando prevedevamo per il 2019 l'1 per cento in dicembre in approvazione della legge di bilancio, poco prima la previsione economica della Commissione europea parlava dell'1,2 e, in contemporanea, un pool di altri centri previsionali parlava dello 0,8.

Come tutti sappiamo, le tensioni internazionali sul commercio internazionale, la Brexit e anche una particolare crisi del settore manifatturiero in Germania hanno determinato un forte rallentamento dell'economia europea, in particolare della Germania e dell'Italia.

Quando si parla delle previsioni per il 2019 contenute nel DEF, pari allo 0,1 tendenziale e allo 0,2 programmatico - e poi dirò qualcosa su questo - in contemporanea, il taglio delle previsioni di crescita per l'anno in corso della Germania è stato della stessa misura e anche più alto, dato che nei giorni scorsi in Germania si è arrivati a prevedere una crescita dello 0,5 per il 2019.

Questa situazione quindi preoccupa, preoccupa l'Italia, preoccupa la Germania e preoccupa l'Europa, e di questo, di un rallentamento dell'economia mondiale, si parla a livello internazionale.

Alcuni non se ne sono accorti, ma stiamo vivendo questa situazione di congiuntura in cui ci sono delle specificità italiane certamente dovute al fatto che il nostro tasso di crescita, per motivi strutturali che dobbiamo cambiare, è perennemente sotto quello della media dell'Eurozona dell'1 per cento. Tra l'altro, se qualcuno va a vedere le previsioni del Fondo monetario rilasciate la scorsa settimana, queste previsioni indicano per il 2020 un restringimento del gap di crescita dell'Italia rispetto all'Eurozona pari allo 0,6 e rispetto alla Germania dello 0,5 e forse meno nel momento in cui stanno correggendo queste previsioni anche in Germania.

È un problema per tutti noi perché è chiaro che bisogna adottare delle politiche importanti e anche forse di revisione strutturale del modello di crescita italiano, così come è un problema che si pone strutturalmente per la Germania ma questa è la situazione.

Dunque, è da questo che dipendono le correzioni delle previsioni economiche che sono state apportate con attenzione e rigore scientifico, per quanto ci sia rigore scientifico nelle previsioni, dato che l'unica previsione che non si sbaglia mai è che le previsioni cambieranno ancora e continuamente, come è anche normale. Quindi, ripetere quello che si era scritto otto mesi fa, sette mesi fa o sei mesi fa ha poco senso, perché dovremmo andare a vedere quello che hanno scritto tutti i centri internazionali di previsioni nei vari Paesi.

Detto questo, il problema è che, dopo la fase di rallentamento forte che abbiamo avuto nell'ultima parte dello scorso anno e dopo il trimestre di recessione tecnica, noi vediamo che in questi primi mesi abbiamo segnali positivi e solo poco fa la Banca d'Italia ha confermato le proprie stime che vedono che l'Italia riprende a crescere.

Pensiamo che questa crescita si rafforzerà nel secondo semestre dell'anno e ovviamente questa previsione tiene conto delle previsioni che riguardano il contesto in cui si muove l'Italia, perché anche per il resto d'Europa e per la Germania le previsioni, pur contenendo dei rischi di evoluzione verso uno scenario negativo, prevedono un possibile rafforzamento della crescita nel secondo semestre dell'anno.

Per il prossimo anno la nostra crescita sarà certamente maggiore e, come ho detto, il contesto in cui ci muoviamo è che condizioni e previsioni economiche ci dicono che è bene essere prudenti. Io ricordo anche che le previsioni macroeconomiche che sono contenute nel DEF servono, anche e soprattutto, a dare il quadro entro cui si devono compiere le previsioni di finanza pubblica.

Ricordo anche che per molti mesi ci si è rivolti al Governo annunciando la necessità di portare avanti delle manovre correttive e che saremmo stati costretti a portare avanti le manovre correttive. Dissi sempre che non prevedevo una manovra correttiva per almeno due ragioni e la prima è una ragione di logica economica: in un momento in cui il tasso di crescita dell'economia precipita non si fanno manovre restrittive e, d'altra parte, anche la Commissione europea non richiede questo.

I dati previsivi per il 2019 dicono certamente che si passa da un deficit in percentuale del PIL del 2 per cento, come programmato nella legge di bilancio, al 2,4 e che c'è anche un lieve aumento del rapporto debito-PIL rispetto a quello programmato nella legge di bilancio, ma ciò è dovuto al rallentamento così forte dell'economia.

Questo è talmente vero che, in realtà, noi non faremo una manovra di bilancio correttiva e, al tempo stesso, rispetteremo pienamente - e forse anche con un lieve miglioramento - gli impegni presi con la Commissione europea rispetto al deficit strutturale, il che significa che non cambieranno i programmi e le misure che sono stati decisi con la legge di bilancio.

Se una manovra correttiva verrà attuata - e verrà attuata - è quella contenuta nei due decreti che sono all'approvazione del Consiglio dei Ministri, i quali in realtà sono stati già approvati e ripasseranno di nuovo perché c'è stato un certo ritardo nella pubblicazione ed entrambi, entro la prossima settimana, saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale. È vero che il Parlamento non ne è a conoscenza o, perlomeno, non è a conoscenza ufficiale del contenuto, perché i contenuti sono stati diffusi, però ovviamente appena verranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale verranno discussi dal Parlamento.

Essenzialmente, vengono stanziate delle risorse aggiuntive per gli investimenti e per la crescita. Sono poche risorse, ovviamente, perché noi dobbiamo rispettare gli obiettivi di deficit concordati con la Commissione europea, ma vi è una serie di misure, richieste essenzialmente anche dalle imprese, e tutte convergono nel sostenere, in questo momento difficile, le imprese e anche strutturalmente per cercare, per quanto possibile, di sostenere i programmi di investimento - perché quando c'è una fase di stagnazione non arrivano gli ordinativi ed è chiaro che la situazione è abbastanza difficile - e gli investimenti privati.

Un altro gruppo importante di misure è diretto a correggere nell'immediato alcune delle storture che sono nel nostro codice degli appalti e, in ogni caso, a velocizzare gli investimenti pubblici, che rimangono al centro della strategia del Governo, perché si confermano, con questo DEF, essenzialmente due obiettivi fondamentali: ridurre progressivamente il gap di crescita, ovviamente non penso alla riduzione del gap di crescita già previsto, perché noi intendiamo cercare di ridurlo in salita, non solo perché stiamo forse - dico forse perché sempre per essere prudenti - resistendo meglio di altri Paesi alla fase congiunturale negativa; e il secondo obiettivo, che è connesso evidentemente al primo, è la riduzione del rapporto debito-PIL. Su questo, permettetemi solo di dire che mi è stato ricordato in un intervento quanto paga l'Italia, quanto paghiamo per l'onere del debito pubblico, quasi quanto la spesa dell'istruzione, ed è stato interessante che mi è stato ricordato da una parte dell'opposizione, perché, evidentemente, stare all'opposizione, non vorrei fare una battuta, ma risveglia, perché quando erano al Governo non se ne sono accorti che si pagava questa cifra (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). E lo dico nel pieno rispetto, perché io riconosco che non è facile ridurre il debito quando c'è un tasso di crescita basso e non è neppure facile aumentare il tasso di crescita, e quindi io parlo di rispetto del passato, ma mi si strappa una battuta, scusatemi, quando si finge di non capire come stanno le situazioni. Viene da lontano il nostro debito. E voglio ripetere anche qui - perché noi dobbiamo parlare anche al mondo - che il nostro debito è un peso per l'economia italiana, ma è pienamente sostenibile (Commenti del deputato Fiano)…

PRESIDENTE. Deputato Fiano! Deputato Fiano! Andiamo avanti, prego.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Il nostro debito è pienamente sostenibile, lo è stato per trent'anni, da quando è arrivato al 120 per cento del PIL, non abbiamo mai chiesto aiuto a nessuno, negli ultimi decenni abbiamo pagato per risanare le finanze di ben quattro Paesi europei senza chiedere aiuti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). E, quindi, io dico che il rapporto del debito-PIL italiano, ripeto, è un onere per l'Italia, perché crea problemi alla nostra crescita e dobbiamo impegnarci a ridurlo. Dobbiamo impegnarci a ridurlo, da una parte, mantenendo surplus primari, ma sostanzialmente, principalmente, superando i problemi strutturali che mantengono basso il tasso di crescita.

La nostra strategia per raggiungere questi obiettivi fondamentali rimane quella già enunciata: investimenti pubblici, a supporto anche del rendimento degli investimenti privati, per aumentare la competitività dell'Italia. Non devo qui ripetere quello che abbiamo sempre detto e tutti sanno; l'impegno è soprattutto nel far sì che i fondi posti per gli investimenti pubblici poi portino a investimenti effettivi; e questa è un'azione che deve essere fatta sulla normativa, sulla regolamentazione, ma anche sull'aumento della capacità tecnica delle amministrazioni pubbliche di far sì che i soldi stanziati si traducano poi in cantieri aperti.

Il secondo perno della nostra strategia rimane quello di una riforma fiscale e, quindi, di un'attuazione progressiva del programma di Governo su questo punto, di un sistema chiaramente di flat tax; questo fa parte del programma di Governo e, quindi, quest'anno è iniziata la prima fase, l'anno prossimo si dovrà portare avanti la seconda parte; ne discuteremo tra poco.

E poi, ovviamente, il sostegno alle imprese nell'innovazione tecnologica e il rafforzamento della rete di protezione sociale e di inclusione sociale, un punto fondamentale in questo momento di transizione tecnologica e, quindi, non solo per fronteggiare la fase di rallentamento dell'economia, ma per fronteggiare la situazione che ci troveremo di fronte, anche nel momento in cui, forse, il tasso di crescita aumenterà. Anche questo punto è al centro del dibattito internazionale e non è una curiosità italiana, ve lo posso assicurare.

Quindi, non c'è manovra correttiva e, con questi due decreti, cercheremo di sostenere ancora di più il tasso di crescita.

Quali sono le prospettive, quindi, qual è il quadro di finanza pubblica che noi presentiamo, in questa situazione economica? Innanzitutto, come ho detto prima, quali sono gli obiettivi che confermiamo per il 2019: confermo che è già legge, la legge di bilancio, che ci saranno due miliardi di spesa congelata, questi rimangono tali perché è una legge già dello Stato e questi due miliardi possono essere sbloccati solo in caso di rispetto degli obiettivi di bilancio nominale, e questo non sarà; è chiaro che abbiamo già detto che risorse addizionali saranno trovate per alcuni tipi di spese che sono state congelate, in particolare per i trasporti locali.

Le buone notizie, relative ovviamente, non sono soltanto quelle che ci vedono, in questi primi mesi dell'anno, uscire dall'area negativa ed entrare di nuovo in territorio di tasso di crescita positivo, ma che probabilmente abbiamo degli andamenti di spesa migliori di quelli previsti; in primo luogo, perché, rispetto a quanto previsto a novembre, gli interessi che dovranno essere pagati saranno minori del previsto, e da qui alcune risorse aggiuntive, e anche da altri canali.

Aumenteranno i disoccupati, è stato detto. Beh, è vero, nelle nostre tabelle c'è un aumento del tasso di disoccupazione, ma nella stessa tabella c'è anche una riga sotto, che mette in rilievo un effetto anche statistico che sta dietro questa previsione di aumento temporaneo del tasso di disoccupazione. E quando si leggono le tabelle, magari, conviene leggerle fino in fondo, perché è abbastanza noto che uno degli effetti immediati del reddito di cittadinanza è quello di far entrare nelle forze di lavoro persone che erano inattive. Tecnicamente, chi fa domanda per il reddito di cittadinanza deve anche cercare lavoro e, quindi, l'Istat, secondo le regole, registra queste persone tra le forze di lavoro. Poiché, evidentemente, questo è un effetto immediato e il possibile effetto di attivazione delle politiche attive del lavoro sul livello di occupazione è più lento, il primo impatto è un aumento tecnico del tasso di disoccupazione.

Un altro effetto statistico si potrà avere anche come conseguenza di “quota 100”, perché, se noi abbiamo centinaia di migliaia di persone - non sappiamo quante siano - che vanno in pensione ed escono dal livello di occupazione, evidentemente il riassorbimento, sia nel settore pubblico che nel settore privato, di altre persone a sostituirli, qualunque sia la previsione riguardo il tasso di sostituzione, avrà dei tempi, e quindi bisogna considerare questo aspetto. Quindi, è bene leggere attentamente quello che si scrive e si dice.

Ora, sui giornali si parla continuamente di questo problema dell'IVA. Ebbene, questo DEF che è stato presentato mantiene sostanzialmente, in gran parte, la legislazione vigente in tema di finanza pubblica. Secondo la legislazione vigente, l'IVA l'anno prossimo aumenterà, se la legge non verrà cambiata (Commenti).

PRESIDENTE. Senza commenti…

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Il quadro di finanza pubblica delinea anche una intensificazione progressiva negli anni dell'azione di revisione della spesa. Questo anche per ampliare gli spazi necessari alla riforma del sistema fiscale, che proseguirà, come ho detto, dopo quanto attuato già nell'anno in corso. E la riforma continuerà nel momento in cui si stenderà il disegno di legge di bilancio per il 2020. Nella stessa occasione verranno adottate le misure alternative, evidentemente necessarie, atte a consentire di evitare l'aumento dell'IVA, che attualmente è previsto dalla legislazione; legge che verrà cambiata con la prossima legge di bilancio. Vorrei ricordare che per l'anno in corso una misura più contenuta, ma sempre 12,5 miliardi di IVA di aumento previsto sono stati eliminati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier) in una fase dell'economia particolarmente difficile, e, al tempo stesso, sono state attuate le misure del programma di Governo che ormai sono il simbolo di questo Governo, anche se altre misure sono state adottate accanto ad esse, la famosa “quota 100” e il reddito di cittadinanza.

Per l'anno prossimo probabilmente non sarà altrettanto facile, anche se non è stato facile neppure quest'anno, perché ci siamo dovuti confrontare, nel secondo semestre e progressivamente, mentre la legge di bilancio si andava formando, già con il rallentamento dell'economia italiana, ma in un momento in cui, però, sia noi sia altri previsori non avevano ancora le informazioni che davano il senso della profondità e della forza del rallentamento. Quindi, è chiaro che si dice anche un fatto banale quando si dice che evidentemente, quando il nuovo step, il nuovo passo della riforma fiscale verrà attuato, e, nell'obiettivo di evitare l'aumento dell'IVA, bisognerà prendere misure alternative anche dal lato, evidentemente, della spesa, ma - questo è scritto nel Documento di economia e finanza - questo disegno dovrà rientrare nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, così come definiti nel Documento di economia e finanza che oggi presentiamo.

Voglio dire anche che nel secondo semestre dell'anno si avranno anche informazioni, ovviamente più aggiornate, sull'evoluzione dell'economia europea e dell'economia italiana, e, quindi, il quadro macroeconomico entro il quale dovranno essere prese queste misure alternative. Ovviamente, si può dissentire dal programma di Governo, anzi, è ovvio che l'opposizione possa dissentire, ma questo è il quadro reale della situazione. Dico che siamo in una situazione dell'economia italiana, ed europea, direi, anche difficile, perché se il quadro delle previsioni, parlo di quelle internazionali, a livello europeo, si mantengono ottimistiche, anzi, vogliono sentirsi ottimistiche, questa è l'atmosfera che si respira, c'è anche preoccupazione; ed è una preoccupazione che sta portando al cambiamento del clima del dibattito a livello europeo e a livello mondiale, in cui i temi di una possibile e potenziale crisi finanziaria vengono posti non di lato, ma non tengono più tutto il campo, mentre si allarga il dibattito su come sostenere l'economia, e quindi la possibilità anche di avere un mutamento di clima non sull'Italia, non è questo il problema, ma sulla conduzione della politica economica a livello europeo. È un fatto molto importante, perché l'Italia, quando si dice che è in Europa, non è solo Europa perché aderisce all'euro, perché è veramente in Europa; e, quindi, la sua economia dipende in gran parte anche dall'andamento dell'Europa, come l'Europa dipende dall'economia italiana. L'andamento delle nostre finanze pubbliche e la possibilità di andare avanti nel consolidamento fiscale dipende anche da quello che verrà fatto nel resto dell'Europa, che, a sua volta, poi dipende dal resto. Per questi motivi, chiedo al Parlamento e penso che questo DEF debba essere approvato, e, poiché mi si chiede il parere sulle risoluzioni, il Governo dà parere favorevole alla risoluzione di maggioranza Molinari e D'Uva n. 6-00073 (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

(Dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, signor Ministro Tria, il suo DEF sembra tornare con i piedi per terra, e per questo viene contestato dai due Vicepremier, che pure l'hanno votato e ora chiedono alla maggioranza parlamentare di impegnarsi ed impegnare il Governo su obiettivi improbabili, da utilizzare per la campagna elettorale in corso. Ora, lei ha dato un parere favorevole alla risoluzione di maggioranza: avrà notato che è in contraddizione con il testo del DEF oppure non se ne è accorto? Il DEF certifica piuttosto il fallimento delle politiche di questo Governo e la sua sostanziale irrilevanza. Il tendenziale a legislazione vigente è stimato allo 0,1 per cento di crescita; quindi, valuta negativamente gli effetti delle misure adottate dal Governo con l'ultima legge di bilancio, ed è il giudizio su “quota 100” e sul reddito di cittadinanza, che provocano l'aumento del tasso di disoccupazione per un incremento di lavoro nero e sommerso. Cioè, gli italiani si stanno portando avanti. Poiché, ad esempio, con “quota 100” è prevista l'impossibilità di mettere insieme pensione e salario, i lavoretti li continuano a fare, ma li fanno in nero. E lo stesso discorso vale per il reddito di cittadinanza. Poi quello che appare di tutta evidenza è il programmatico, che è a 0,2 per cento; se il tendenziale è a 0,1 per cento e il programmatico è a 0,2 per cento, che cosa pesa questo Governo? Pesa per 0,1 per cento, e pare pure un'indicazione ottimistica. D'altro canto, è passato ormai un mese dall'annuncio di due decreti-legge e ancora oggi non abbiamo capito quali sono i tempi, lo “sblocca cantieri” e il sostegno alla ripresa degli investimenti. Il Presidente Mattarella ha richiamato la necessità di nuovi passaggi formali in Consiglio dei ministri, dove ancora prevale il “salvo intese”. Gli obiettivi del DEF scontano l'attivazione delle clausole di salvaguardia, tra cui i tagli di spesa e aumento dell'IVA; senza questa attivazione, il disavanzo sale al 3,4 per cento nel 2020. Ma i due Vicepremier continuano a dire che queste clausole saranno sterilizzate. E come? Il DEF non fornisce dettagli sulle coperture e rinvia tutto alla nuova legge di bilancio, annunciando miracoli su privatizzazioni, 18 miliardi, e lotta all'evasione fiscale, dopo avere strizzato l'occhio agli evasori, s'intende. Ma, così facendo, si aumenta l'incertezza e si sollecita la tensione sui mercati, che si scaricherà sullo spread. E pensate di cavarvela assicurando l'impegno ad aumentare la spesa per gli investimenti e a ridurre il carico della pressione fiscale in generale: promesse inconsistenti che mettono in luce le difficoltà di contenere la traiettoria disastrosa del nostro debito pubblico. Questo Governo è davvero al di sotto di ogni minima aspettativa. Ho concluso: incompetenza e superficialità condite da una supponenza illimitata, che pensa di cavarsela con uno slogan: prima gli italiani. In effetti, così facendo, il Governo li manda per prima a schiantarsi gli italiani. Ovviamente, votiamo contro la risoluzione della maggioranza parlamentare, che ci trascina verso il disastro; una specie di 18 aprile rovesciato, perché quello del 1948 ci portò alla rinascita, questo ci porta al disastro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Vorrei riprendere il mio intervento da dove ha finito l'onorevole Bruno Tabacci, perché vede, Presidente, probabilmente noi siamo di fronte a un vero cambiamento, a una trasformazione escatologica del Parlamento italiano e della maggioranza: ci stiamo attrezzando a fare i miracoli, perché è questo quello che viene definito oggi nella risoluzione della maggioranza, che dovrebbe disegnare il secondo e il terzo DEF, oltre a quello della realtà che abbiamo discusso in Commissione.

Non è un caso che il Ministro Tria abbia fatto il suo intervento, e poi sia andato via non ascoltando le repliche, perché poi alle repliche avrebbe dovuto forse almeno, in qualche modo, rispondere nuovamente, se non in Aula fuori, nei giornali: ma non è possibile, non è possibile spiegare come si intende sterilizzare l'IVA e come si possa farlo quando nel DEF si dice esattamente il contrario.

I miracoli per fare la flat tax, la riduzione delle tasse agli italiani non li abbiamo letti nel DEF, che prevede, alla fine, una manovra, se tutto rimane invariato, intorno ai 40 miliardi. Però c'è una cosa, i 2 miliardi sterilizzati, questi sì: in questo c'è il trasporto pubblico locale, in questo ci sono i servizi dei comuni, in questo c'è non scritto, ma lo vedremo presso, il taglio al Fondo sanitario nazionale, le tasse locali che aumentano perché sono state sbloccate nella legge di bilancio di dicembre. Ebbene, questi non sono i miracoli, queste sono le realtà; e questa dissociazione del racconto tra quello che viene fatto nei selfie da parte dei Vicepremier in giro per l'Italia, e quello, invece, che abbiamo fatto con i numeri in quest'Aula, bene, in questa dissociazione ad un certo punto i nodi verranno al pettine, la realtà arriverà nelle tasche degli italiani. Ma per questa maggioranza l'importante è che avvenga dopo le elezioni europee, e quello che verrà dopo il “D-Day” lo si affronterà.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Mi dispiace solo che i sacrifici di questi anni, quelli sì, quelli sì fatti da tutti gli italiani per permettere al debito di non crescere, di mantenere stabile l'economia durante una fase di fibrillazione che non ha avuto precedenti, rischiano di andare tutti quanti al macero nel giro di pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, il DEF dovrebbe essere il documento programmatico che esprime una sintesi politica degli orientamenti e delle previsioni del Governo; il DEF sottoposto al Parlamento è, invece, fatto in modo tale da evitare di assumere impegni vincolanti in ordine al rapporto deficit-PIL, entità e impostazione della prossima legge di bilancio, rinviando l'assunzione di impegni reali; il che delegittima il DEF, e non offre assicurazioni sulle scelte di finanza pubblica. Sono assenti o incerte tutte le scelte che dovrebbero esprimere una chiara volontà politica, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica e delle regole europee.

In più, nel DEF, secondo il Governo, sono state inserite previsioni prudenziali. Non una di queste previsioni, seppur prudenti, rispetta quelle indicate dal Governo con la precedente legge di bilancio: peggiorano debito pubblico, deficit, crescita del PIL, reddito delle famiglie, produttività delle imprese. Inoltre, il Ministro dell'Economia e delle finanze, Tria ha ribadito in Aula, poco fa, ciò che è già scritto nel DEF: a legislazione vigente, vi sarà l'aumento dell'IVA, e per quel che riguarda possibili misure alternative, non vi è, ad oggi, alcun orientamento chiaro e condiviso nella maggioranza. Ciò preoccupa imprese e famiglie, che, con un aumento dell'IVA, avranno maggiori costi e minore crescita: è ovvio che l'obiettivo di ridurre il carico fiscale per le famiglie non sarà così realizzabile.

Siamo molto preoccupati per queste prospettive, e per queste ragioni voteremo contro la risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, un grande scrittore francese, Saint-Exupéry, che ha scritto Il piccolo principe, che credo sia noto a tutti, diceva: “Fai della tua vita un sogno e di un sogno una realtà”. Ecco, questo Governo e il Ministro dell'Economia e delle finanze in particolare hanno preso sul serio questa frase di Saint-Exupéry, tra l'altro una delle poche frasi su cui non sono d'accordo: vi siete fatti un sogno, lo avete chiamato contratto di Governo e l'avete confuso con la realtà.

Ma ora - ed è questa la questione che stiamo discutendo con questo Documento economico-finanziario - la realtà vi sfida e ci sfida: ve la siete immaginata, ma la realtà non si lascia costruire dai vostri sogni. Ma insistete lo stesso, e ve la prendete – e sono le reazioni tra ieri e oggi che avete avuto, in particolare il Vicepresidente del Consiglio Di Maio, del MoVimento 5 Stelle – con colui che, da Ministro dell'Economia e delle finanze, nel DEF è costretto a descrivere la realtà.

Il re è nudo, e, invece di dargli retta, Di Maio dice: è meglio cacciarlo. Oggi il Ministro dell'Economia e delle finanze viene in quest'Aula e cambia la versione, anche se il DEF ovviamente riporta i numeri.

Qual è la realtà che costringe a tornare, a scendere dal sogno e a cercare di chiamare alla responsabilità tutti? La realtà è molto semplice, la realtà è descritta dai numeri. È vero, Ministro Tria, che la realtà è cambiata, che l'economia è cambiata, ma non siamo stati noi a dire che si cresceva dell'1,5 per cento; poi l'Europa vi ha tirato con la giacca per strada e per terra e vi ha detto: è l'1 per cento. Ma nel momento in cui la realtà cambia, la responsabilità di chi governa, la responsabilità della politica è di tener conto della realtà. Voi dite che la crescita è allo 0,1 per cento, e il Ministro dell'Economia e delle finanze oggi ci viene a dire che Banca d'Italia conferma che si sta crescendo, si sta crescendo dello 0,1 per cento: 0,1 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)!

Quando diciamo che la crescita del Paese… Avevate detto, nel contratto di Governo, che bisognava cambiare la realtà, che l'Italia doveva tornare finalmente a crescere come cresceva l'Europa: bene, l'Europa, in media, crescerà negli anni 2019, 2020 e 2021 dell'1,3 per cento, l'Italia cresce dello 0,1 per cento. La disoccupazione doveva diminuire, questo era il dato e l'obiettivo dei provvedimenti che avete approvato: il DEF ci dice che nel 2018 la disoccupazione era del 10,5 per cento, nel 2019 sarà dell'11 per cento, nel 2020 dell'11,2 per cento.

E veniamo alla questione… Così, Ministro Tria – anche se non c'è –, la smettiamo di prendere in giro questo Parlamento e gli italiani. Le clausole di salvaguardia sono aumentate nel 2020 e nel 2021 a 23 miliardi e 29 miliardi perché si dovevano trovare le coperture per fare il reddito di cittadinanza e “quota 100”. Piaccia o non piaccia, il precedente Governo aveva lasciato clausole di salvaguardia a 12,4 miliardi, per certo; per fare il reddito di cittadinanza e per fare “quota 100” fate pagare in più di IVA agli italiani 7 miliardi nel 2020 e 17 miliardi nel 2021. La realtà è questa. E fa bene il Ministro Tria a dire: se non ti si trovano alternative aumenterà l'IVA.

Allora, la responsabilità, tornare giù dal sogno, vuol dire una cosa: è utile prevedere 17 miliardi di euro per fare assistenza, reddito di cittadinanza, che non crea lavoro, per fare “quota 100”, che non aumenta i consumi, e per far pagare agli italiani una manovra anche alternativa di 35 miliardi di euro? Il che vuol dire che la pressione fiscale aumenterà pesantemente, nel nostro Paese e nelle tasche degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI). Questa è la questione di fondo. La questione di fondo sta esattamente nel fatto che con la realtà non si bara; e i risultati ce li state dicendo voi: i risultati attesi della vostra manovra non portano crescita, i risultati attesi della vostra manovra dicono che rischiamo di andare a sbattere contro un muro.

La domanda è, allora: vogliamo continuare a difendere l'indifendibile? Oppure, come è giusto che sia, si attua un programma di Governo, ma si vede che questo programma di Governo non può essere adeguato alla risposta che la realtà ci chiede; e si dice ai propri elettori: bisogna modificarla, bisogna cambiarla, non è pensabile che per il reddito di cittadinanza…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Concludo. Non è pensabile che per il reddito di cittadinanza e per “quota 100”, cioè per un assistenzialismo che non produce lavoro, si destinino tutte queste risorse, anziché a famiglie e imprese, ad un assistenzialismo facendolo pagare agli italiani. 23 miliardi di euro di IVA in più e 29 miliardi di euro: questa è la sfida che abbiamo davanti, ed è la ragione per cui voteremo contro questo DEF (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, questo è il primo Documento di economia e finanza interamente attribuibile a questo Governo: è, in qualche modo, la cifra di questi dieci mesi di Governo. Credo che si possa dire che fotografi un dato di questi dieci mesi: a questo Governo manca il coraggio di dire fino in fondo la verità.

State continuando da mesi una campagna elettorale infinita. Vivete di propaganda, in una sorta di Truman Show in cui è sempre più divaricante la realtà della vita quotidiana, delle difficoltà dell'economia, dei venti di recessione, da quello che raccontate sui social network o nei talk show. Quando poi arriva qualcuno, anche della vostra parte - come, nelle scorse settimane, il Ministro Tria - che vi richiama alla realtà dei conti, alla durezza dei conti e alla situazione della finanza pubblica, allora, costui diventa un pericoloso sabotatore del contratto di Governo, del Governo del cambiamento, espressione dei poteri forti.

Invece, quel che emerge con chiarezza è che questo accordo di potere sta mostrando, giorno dopo giorno, la corda e sta mostrando la corda sia sui temi di politica estera, sia sui temi di politica economica che, lo dico non con una battuta, è il grande assente di questo Documento di economia e finanza: non c'è un'idea di politica economica. È in qualche modo - rubo un'espressione del collega Fassina - una sorta di non DEF, di un DEF di intrattenimento; occorre intrattenere non soltanto i cittadini italiani ma in qualche modo i mercati in attesa che arrivino le elezioni europee del 25 di maggio, per cui non si può dire fino in fondo la verità.

È un DEF, a nostro giudizio, da un lato realistico nella durezza dei numeri (da questo punto di vista non ci sono voli pindarici), ma dall'altro assolutamente sfuggente alle risposte che i cittadini e i mercati, cioè quelli che ci finanziano il debito pubblico, in parte si attendono e si attendevano su come questo Governo intende affrontare alcuni nodi strutturali che arriveranno tra pochi mesi - non tra qualche anno - a cominciare, ad esempio, sul tema della disattivazione delle clausole di salvaguardia, ovvero su quello che c'è scritto, come ha ricordato il Ministro Tria correttamente, nella legge di bilancio, cioè l'aumento dell'IVA a legislazione vigente dal 1° gennaio 2020.

Guardate che su questo tema c'è un'altra cifra di questo Governo, cioè la narrazione attorno alla questione dell'IVA, quasi che - mi si perdonerà la battuta, ma il Ministro Tria oggi l'ha citata - fosse un meteorite che è caduto, ma invece è un dato scritto dalla legge di bilancio che voi avete approvato nel modo rocambolesco che tutti ricorderanno. Tuttavia, c'è la stessa narrazione, questa sorta di The Truman Show anche su un tema come quello dei truffati dalle banche, in cui si va nei palazzetti dello sport a dire una cosa, ma poi non si riesce a trasformarla in atti di Governo perché non è trasformabile in atti di Governo. Si butta a mare tutto quello che era stato fatto nel lavoro precedente e non si riesce, in realtà, a dare una risposta. Riceviamo, credo, tutti noi, quotidianamente, mail di persone, di cittadini che si sentono letteralmente presi in giro.

Noi, da questo punto di vista, abbiamo la coscienza a posto perché nella Nota di aggiornamento, in tutti i passaggi parlamentari, abbiamo detto le cose come stavano, rispettando un principio di verità e provando anche a dare una risposta alla congiuntura negativa. La recessione era indicata chiaramente da diversi studi di ricerca e da centri di ricerca internazionali: non è, come appare in qualche modo dal testo del DEF e come ripetuto anche dal Ministro Tria, una sorta di fulmine a ciel sereno. Che stessero arrivando i segnali di venti di recessione, di un rallentamento del commercio mondiale e di alcune nazioni trainanti, era un dato già a nostra disposizione e invece si è fatto finta di non vederlo.

Così come abbiamo detto, in più di un'occasione, che occorreva andare in Europa a discutere, a discutere per chiedere - sì - più flessibilità, ma più flessibilità per investimenti, per provare a ripartire sul terreno della crescita. Nell'idea di politica economica occorreva, a nostro giudizio, e occorre - lo continuiamo testardamente a ribadire - dare un segno netto di cambiamento, avendo un'idea, riportando come asse centrale della nostra politica economica l'attuazione di quello che noi chiamiamo un Green New Deal, per la totale decarbonizzazione del nostro Paese, per la transizione da un'economia lineare a una circolare; un Piano verde, come scriviamo nella nostra risoluzione che si concretizzi, altresì, in un programma pluriennale di edilizia residenziale pubblica, di piccole opere per la messa in sicurezza del territorio, per la sicurezza antisismica e degli edifici scolastici, per politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici, per politiche di contrasto al nuovo consumo di suolo o all'abusivismo edilizio, per il trasporto pubblico locale, recuperando parte delle risorse necessarie dai risparmi derivanti da un drastico ridimensionamento dei sussidi ambientalmente dannosi.

Insomma, l'idea che da questo punto di vista l'Italia potesse rispondere a una crisi in maniera più dinamica, in maniera più prospettica, accettando le sfide del cambiamento, a cominciare dal cambiamento climatico, era ed è una possibile risposta. Così come c'è un altro grande assente in questo DEF e mi ha molto colpito che nell'intervento del Ministro Tria non sia mai stata pronunciata la parola “Mezzogiorno” (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Vi richiamo a questo aspetto: voi avete - e mi rivolgo ai colleghi del 5 Stelle - preso più del 50 per cento in molti territori del Mezzogiorno d'Italia; oggi la Lega si candida a essere alfiere del Mezzogiorno; ebbene, dalla propaganda del The Truman Show alla realtà dei documenti di bilancio c'è uno iato enorme. Il Mezzogiorno è il grande dimenticato di questo Documento!

Così come non ho risentito di nuovo, nelle parole del Ministro Tria - e continua a essere sostanzialmente qualche volta ricordato -, un tema centrale che si chiama evasione fiscale (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Viviamo in un Paese con più di 140 miliardi di evasione, di cui solo 40 sull'IVA, eppure questo è un tema che non va bene mettere in evidenza, che si tende a nascondere; poi, non ci si stupisce a vedere i dati dove è concentrata in questo momento l'evasione fiscale, così come in questa prospettiva di recupero e di crescita non ci può non essere un posto centrale, a nostro giudizio, sulla sanità pubblica e sulla scuola pubblica.

Insomma, crediamo che da questo punto di vista ci fosse la possibilità di scrivere un DEF differente e non ci può bastare - lo dico con rispetto al Ministro - dire che ci sarà il decreto “crescita”. Segnalo che è stato annunciato trionfalmente nel mese di marzo, che stando alla lettura dei giornali, al Quirinale non è arrivato ancora neanche un foglio di carta, ma poi ci si viene a dire che qui è la risposta che l'Italia attende per riprendere la crescita, in un documento di cui nessuno conosce il testo completo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Così come mi si consentirà un riferimento al passato, perché è anche giusto farlo. Il debito pubblico è una questione italiana, che ci vede, di fatto, padroni di un debito enorme, che arriva da lontano: è vero. Però, caro Ministro Tria - mi rivolgo al Viceministro Castelli, se potrà magari poi riferirglielo - la invito ad andare a rileggere la serie storica degli ultimi 20 anni, dove hanno governato tutti, in maniera alternata; ebbene, quella serie storica dice una cosa soltanto, cioè che quando ha governato il centrosinistra il debito pubblico è diminuito (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Non si può dire che siamo tutti uguali: andate a leggere quei dati e troverete questa risposta!

Chiudo, quindi, con una convinzione, cioè che un altro DEF fosse possibile e ho provato a tratteggiarne brevemente le caratteristiche, ma per fare un altro DEF ci sarebbe voluto un altro Governo, un Governo dotato di una visione unitaria e di una politica economica, di un coraggio, anche della verità; invece questo è un Governo tenuto insieme solo da un contratto di Governo, solo da un accordo di potere, che vecchio e più vecchio non poteva essere (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, nonostante qualcuno ha detto - e probabilmente dirà - che il DEF nella finanza pubblica non è un documento così importante, noi riteniamo invece che sia un documento di fondamentale importanza. Lo ha detto anche il Ministro prima, perché nel DEF si indicano gli obiettivi che si vogliono raggiungere nella finanza pubblica nel medio periodo, ma soprattutto si dovrebbe indicare come quegli obiettivi vogliono essere raggiunti. Quando si hanno degli obiettivi, non è soltanto importante porre l'accento su quelli, ma è importante porre l'attenzione sulla strada che si vuole percorrere, perché quegli obiettivi vengano raggiunti.

E, quindi, mi pare assolutamente evidente, colleghi, che in quest'Aula siamo tutti capaci, o più o meno tutti capaci, a leggere analisi, tabelle, definizioni, ma il punto non è quello che il DEF dice, il punto è quello che il DEF non dice, perché il DEF non ci indica qual è la strada attraverso la quale si potranno ritrovare le risorse che poi devono essere utilizzate per tutte quelle idee bellissime - mi viene da dire, vagamente elettorali – che sono indicate all'interno del Documento. Gli obiettivi minimi che sono sui tavoli dei tecnici del Governo e che sono in realtà già in parte scritti all'interno del DEF, ci dicono che la prossima manovra dovrà partire da non meno di 25-30 miliardi, perché possa coprire le esigenze di questa nazione, ma soprattutto possa evitare l'aumento dell'IVA. Allora, in un quadro, che è quello che è stato fatto, sicuramente un quadro realistico, delle difficoltà in cui l'Italia versa in questo momento, anche nei confronti dei Paesi europei, quello che vorremmo capire è dove verranno trovati questi soldi, perché vengono indicate delle soluzioni che sono vecchie rispetto a problemi nuovi che la politica economica scellerata di questo Governo ha causato. Quando mi si parla della possibilità di ritrovare le risorse finanziarie attraverso la spending review o le tax expenditure o le privatizzazioni, un po' mi viene da sorridere, perché è proprio all'interno del DEF che si certifica quanto sia difficile procedere alla spending review, tant'è che non è stato ancora possibile attuare il programma che già aveva iniziato, per esempio, il Governo Gentiloni. Quando si parla delle tax expenditure mi viene da sorridere, perché il groviglio fiscale nel quale oggi si ritrova l'Italia non è qualcosa che potrà essere risolto in maniera semplicistica, e non comunque nell'ambito dei tempi che serviranno per ritrovare le finanze che potrebbero evitare di far cadere l'Italia nel baratro. Per non parlare delle privatizzazioni, che sono state raccontate come una soluzione di tipo economico quando soluzione economica non saranno, perché non lo sono state negli ultimi vent'anni, perché la dismissione del patrimonio della nazione e dello Stato non deve e non può essere una soluzione ai problemi dell'Italia. Allora noi siamo assolutamente contrari a questo Documento, perché non ci indica la strada, non ci dice come arriveremo alla soluzione dei problemi. Non basta scrivere nella risoluzione di maggioranza che si chiede di impegnare il Governo ad adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali del 2020, né tantomeno serve scrivere all'interno della risoluzione che il Governo si impegni ad applicare la flat tax, perché queste sono idee elettorali che continuano a non dare risposte.

Come trovare i soldi per evitare l'aumento dell'IVA, doveva essere scritto all'interno del DEF, perché è quello che ci dà le linee per poi affrontare la programmazione della legge di bilancio. Noi siamo davvero basiti. Andava scritto nel DEF che l'aumento dell'IVA non ci sarà, questo avrebbe voluto l'onestà, la chiarezza tanto declamata nei confronti del popolo italiano, perché non serve dare il reddito di cittadinanza se poi questo Governo affama il popolo; non serve rendere il popolo italiano più povero e poi accontentarlo con il reddito di cittadinanza, non è questa la nazione in cui noi viviamo. Il motivo per il quale però non c'è scritto all'interno del DEF quali sono le soluzioni, quindi quali sono le risorse alle quali faremo riferimento, è evidente: è perché il Governo non sa dove prendere queste risorse, lo ha detto il Ministro qui in maniera chiara. Io chiederei al Ministro se quello che ha detto qui in Aula oggi lo ha anche riferito a Di Maio e a Salvini, perché è venuto a dirci che l'aumento dell'IVA ci sarà, a meno che non troveremo soluzioni o non cambieremo la legge. Allora dovrebbero parlarsi questi due organi fondamentali, che sono le rappresentanze politiche e poi i rappresentanti all'interno del Governo, dovrebbero comunicare fra di loro, perché dicono cose diverse, e lo dicono in contemporanea, e questo lascia l'Italia allo sbando.

Non ci siamo preoccupati delle imprese, non ci siamo preoccupati delle famiglie, non ci siamo preoccupati veramente dell'innovazione tecnologica, non ci stiamo preoccupando degli investimenti: l'Italia sta andando verso un baratro e nessuno sembra avere intenzione di fermare la discesa verso gli inferi. Allora credo che debba essere analizzato davvero con serietà quello che c'è scritto all'interno del DEF, che ci racconta un'Italia assolutamente in crisi, che ci racconta di provvedimenti del Governo che non hanno effetti, che non avranno effetti, e che oggi non possono essere valutati. Dovremmo probabilmente ascoltare quel campanello d'allarme acceso durante le audizioni da tutti gli enti, da tutti gli auditi, dall'Istat alla Banca d'Italia e alla Corte dei conti; probabilmente dovremmo soffermarci per un momento e capire che quel puzzle assolutamente impossibile da ricostruire dell'economia italiana ha necessità di riforme serie e strutturali. Il DEF avrebbe dovuto indicarci la strada per arrivare a quella ricostruzione, ma non lo fa. Non lo fa perché siamo in presenza di una incapacità strutturale di dare delle risposte, ma soprattutto di capire i problemi, perché è solo quando si capiscono i problemi che poi si può iniziare a lavorare per le soluzioni. Il gruppo di Fratelli d'Italia voterà in maniera contraria a questo DEF. Per quanto ci riguarda, noi continueremo sempre a fare barricate in Parlamento, se sarà necessario, perché nessuno metta le mani nelle tasche degli italiani ancora una volta e in maniera così preponderante. Le nostre famiglie non ce la fanno più, è arrivato il momento di prendere coscienza di questa situazione e finalmente dare delle risposte. Noi diciamo assolutamente “no” ad un DEF che lancia l'Italia in una guida al buio a fari spenti, mentre due conducenti gravemente spericolati si litigano il volante rischiando di mandare a sbattere tutti. Noi non lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Presidente, colleghi, il provvedimento di cui stiamo discutendo oggi dice con chiarezza che tutte le politiche pubbliche adottate sino a questo momento dal Governo per il Paese saranno devastanti, e che se non verranno adottate immediate misure saremo costretti a pagare più di 50 miliardi di euro di tasse nei prossimi due anni. Per la prima volta nella storia repubblicana, un Governo al potere da quasi un anno ammette che le cose andranno peggio: peggio il prodotto interno lordo, peggio il tasso di disoccupazione, peggio il tasso di occupazione. Insomma, un disastro totale. Siamo dinanzi alla spudorata confessione dell'assoluto fallimento dell'alleanza e del contratto di Governo. Assistiamo di fatto alla patetica ammissione del mancato effetto positivo sull'economia delle due misure cardine dell'attuale maggioranza: il reddito di cittadinanza e “quota cento”, per non parlare degli altri provvedimenti che hanno creato soltanto depressione nel mercato del lavoro, come nel caso del cosiddetto “decreto dignità”. Il mercato del lavoro è stazionario, la disoccupazione, al netto dei dati pubblicati - guarda caso - in mattinata, tende al peggio. Come conferma l'Istat, cari colleghi, i segnali per i prossimi mesi inducono previsioni pessimistiche, e il DEF 2019 purtroppo non offre nessuna risposta per risollevare l'Italia dalla crisi in cui questo Governo l'ha gettata, aggravandola con misure demagogiche, inutili e dannose. Le previsioni di crescita tendenziale dell'economia infatti sono state ridotte allo 0,1 per cento, in un contesto di debolezza economica europea e internazionale confermato dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale e dall'OCSE. Di fronte a questo quadro desolante, il Governo in fretta e furia ha annunciato di mettere in campo due provvedimenti: il decreto-legge “crescita” e il decreto-legge “sblocca cantieri”, che però attualmente non esistono, non sono mai stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

Si dovrà svolgere addirittura, da ciò che leggiamo nelle notizie stampa, un secondo passaggio in Consiglio dei ministri: provvedimenti dunque di cui non si sa nulla che tuttavia vengono scontati fantasiosamente nel Documento di economia e finanza come strumento per innalzare la crescita. Quindi voi millantate effetti incerti di misure inesistenti senza alcun imbarazzo e vergogna. Noi nella scorsa Legislatura e anche voi criticammo il Governo in carica per avere agganciato le stime di crescita programmatica all'entrata in vigore di una riforma costituzionale poi brutalmente bocciata da un referendum popolare. Ecco siete stati capaci di fare addirittura peggio dei vostri predecessori, inventandovi cifre e stime virtuali. Inoltre, deve essere chiaro a tutti, anche a quelli che ci ascoltano fuori da quest'Aula, che una crescita del PIL pari allo 0,2 per cento nel 2019, invece dell'1 per cento come da voi annunciato a destra e manca, apre scenari disastrosi per il Paese e soprattutto per la sua parte più debole, per il sud per il quale avete una sola soluzione triste e penosa: l'elemosina del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il DEF non dice al Paese come e se riusciremo a coprire nei prossimi due anni più di 50 miliardi di tasse. Nonostante le recenti rassicurazioni stampa del Ministro dell'Economia, all'orizzonte resta la misura più recessiva che esista: una patrimoniale secca, foriera di effetti devastanti per l'economia e un buco di bilancio destinato ad aumentare, considerando la bassissima crescita da zero virgola e il mancato gettito derivante dalle privatizzazioni. Il DEF è il documento di un Governo che sostanzialmente si boccia da solo; è un DEF che in nessuna parte prevede la sterilizzazione degli aumenti IVA e, guardando la realtà dei fatti, si rafforza l'idea che il Governo non pensi al momento al blocco delle clausole: mentiva che avrebbero effetti recessivi sui consumi, oltre che incentivare l'evasione e il sommerso. Per queste ragioni, vi abbiamo chiesto ripetutamente, durante il dibattito che si è svolto in quest'Aula da tutti i colleghi della Commissione bilancio e non solo, di dire in maniera chiara se intendete - sì o no - aumentare l'IVA e i costi della benzina; se intendete - sì o no - fare ricorso alla patrimoniale e il Ministro Tria, durante la sua replica, purtroppo non ci ha assolutamente rassicurati. Ecco, di fronte a questa incertezza generale, Forza Italia con la sua risoluzione chiede invece di abbattere in modo chiaro l'aumento dell'IVA, di abbattere la pressione fiscale con una vera flat tax, di ridurre il cuneo fiscale per alleggerire il costo del lavoro per le imprese e garantire una maggiore disponibilità economica ai lavoratori e alle famiglie: più soldi in tasca ai lavoratori meno costo per le imprese che assumono. Solo così si potrà ottenere un mercato del lavoro più dinamico e inclusivo che aumenti le opportunità per i giovani e le donne soprattutto per il sud. Chiediamo, al posto della demagogia e degli opposti populismi, una rivoluzione fiscale seria accompagnata dall'adozione di misure finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e dei tempi della giustizia. Vi chiediamo di ammettere - perché lo sappiamo tutti tranne voi - che l'Italia ha bisogno, sia sotto il profilo infrastrutturale sia economico, delle grandi opere, a partire dal TAV, (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti dell'Unione europea. Vi chiediamo - ve lo chiediamo da mesi, onorevoli colleghi - di rivedere il codice degli appalti per rilanciare gli investimenti e l'occupazione. Chiediamo un piano strategico per il sud, parola che, come giustamente è stato rilevato da chi è intervenuto prima di me, non è mai stata pronunciata dal Ministro Tria in quest'Aula: un piano per il sud che abbandoni le vecchie logiche fallimentari, assistenzialistiche e guidi invece il meridione verso un processo di riallineamento ai migliori standard nazionali europei finalizzati a un rilancio della valorizzazione del territorio e del merito.

In questo quadro per noi è fondamentale adottare un vero shock fiscale per le regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'IRES per attrarre investimenti italiani ed esteri. È necessario contrastare la delocalizzazione e la cannibalizzazione delle imprese italiane con l'adozione di nuovi strumenti che coinvolgano investitori e parti sociali. Chiediamo un poderoso piano di investimenti in ricerca e sviluppo nei settori ad alto contenuto tecnologico e innovativo per migliorare la protezione dell'ambiente, la salvaguardia dell'assetto idrogeologico e la prevenzione del rischio sismico. Chiediamo di contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo di natalità con misure per la famiglia e il varo di un piano nazionale urgente per realizzare in modo omogeneo, su tutto il territorio nazionale, asili nido e servizi per l'infanzia. E infine chiediamo di indennizzare al più presto i risparmiatori truffati dalle banche, assicurando la piena disponibilità delle risorse promesse, non ancora arrivate, sulle quali state perdendo la faccia. Tutte queste richieste purtroppo oggi non trovano riscontro nel Documento di economia e finanza. Tutte le esigenze del Paese non trovano risposte nel DEF. Tutti i problemi dell'Italia vengono aggravati da un Documento inconcludente e dannoso. Per tali ragioni Forza Italia voterà contro la vostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. Qualcuno lo ha chiamato il DEF verità. Sarebbe meglio chiamarlo il DEF confusione, il DEF incertezza ma probabilmente bisognerebbe chiamarlo il DEF del fallimento della capacità di Governo. E non serve dire che il DEF non serve: rappresenta il quadro di riferimento della politica economica, della legge di bilancio; il quadro che garantisce efficacia e credibilità all'azione di Governo, che mette insieme crescita e sostenibilità, che permette di avere fiducia nel Paese. Il DEF invece ci conferma che il re - si fa per dire - è nudo: la crescita per il 2019 è prevista allo 0,1, che diventa 0,2 se si tiene conto degli impatti delle politiche peraltro da valutare. Il deficit va al 2,4 per cento. Il debito, grazie alla crescita attesa e malgrado una fantasiosa cifra di 18 miliardi di privatizzazioni, non scende. Queste poche cifre hanno fatto gridare molti commentatori a un DEF vuoto: in realtà il documento è pieno di varie cose che bisogna ascoltare. Sulla crescita, che è vicina allo zero, si dice che è colpa della Germania in forte frenata, ma il Governo ha penalizzato la crescita almeno in due occasioni. Una prima volta al momento del suo insediamento, quando grazie ad annunci sguaiati e contraddittori, ha fatto crollare la fiducia di famiglie e imprese e quindi la spesa per consumi e investimenti, con conseguenze anche sul lungo periodo. Questo effetto ancora non si è arrestato e per favore basta con l'ipocrisia di dare la colpa al precedente Governo di questo fatto chiaramente falso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma l'ha frenato una seconda volta con la legge di bilancio e con questo DEF che ammette che le misure messe in campo da “quota 100” e dal reddito di cittadinanza hanno effetti molto modesti sulla crescita: tali effetti addirittura sono considerati negativi dall'OCSE per “quota 100” soprattutto nel medio periodo. Il fatto è che, al di là dei dati congiunturali, il Paese è sull'orlo della stagnazione e il Governo è senza strumenti per affrontarla. È tutto da valutare il vero effetto del “decreto sblocca cantieri” e del “decreto crescita”: ma poi quando arriveranno questi decreti? Il Ministro Tria ci ha appena detto che sono quasi pronti: è una frase che sentiamo dirci da molto tempo. Senza crescita del PIL l'occupazione non cresce, la disoccupazione non si riduce, anzi rischia di aumentare e lo dice il DEF, invertendo così un trend di discesa in corso da diversi anni e, malgrado un corposo piano nazionale di riforme, manca una strategia che metta al centro con chiare priorità la ripresa della produttività con misure di natura strutturale. Cosa ci dice il DEF sulla finanza pubblica? Che sta andando fuori controllo. Il deficit viaggia su valori superiori al 2 per cento ma soprattutto è il saldo strutturale, al netto del ciclo, che è peggiore dello 0,1 invece di ridursi ed è il saldo strutturale che conta per la valutazione della Commissione europea che avrà luogo tra un paio di mesi.

Nel frattempo, la valutazione del rischio Italia da parte di mercati, agenzie di rating e istituzioni internazionali rimane negativa e il Paese rischia di entrare in un circolo vizioso: meno crescita, più debito, più rischio e meno risorse per la crescita. Ce lo dice la semplice aritmetica: l'Italia è l'unico fra i grandi Paesi dell'Eurozona e la gran parte dei Paesi avanzati dove il tasso d'interesse, cioè il costo del debito, è superiore al tasso di crescita nominale. Questo fatto, per semplice aritmetica, innesca un movimento esplosivo, cioè di continua crescita del debito. Per contrastare questa dinamica occorrerebbe far calare i tassi, cioè recuperare fiducia sui mercati, e crescere di più, cioè avere una strategia di crescita, ma ambedue queste condizioni non sembrano verificarsi e il DEF non ci dice nulla su come recuperarle. In questo caso serve, allora, accrescere il saldo primario di finanza pubblica, cioè ridurre le spese e aumentare le tasse.

Arriviamo, quindi, al nocciolo politico di questa semplice aritmetica: se si sommano gli annunci di autorevoli membri del Governo a quanto dice il DEF - che pure è un documento del Governo o mi sbaglio? - l'intenzione del Governo sarebbe di evitare un aumento dell'IVA, di introdurre una o più flat tax, di accrescere le risorse per gli investimenti pubblici e privati - e mi fermo qui - e tutto nel rispetto degli impegni internazionali. Ma queste richieste sommate - e anche qui l'aritmetica è semplice - sono tali da ridurre fortemente il surplus primario. Anche senza misure aggiuntive e senza nessuna flat tax l'Ufficio parlamentare di bilancio calcola che, per mantenere gli impegni sui saldi, occorrerebbe un ammontare di risorse che va da 23 miliardi nel 2020 a 43 miliardi nel 2022. La Banca d'Italia ci ricorda che, in mancanza di aumenti dell'IVA e senza misure alternative, il deficit salirebbe al 3,4 per cento nel 2020, al 3,3 nel 2021 e al 3 nel 2022. Rimane, ovviamente, del tutto misterioso dove il Governo intenda trovare risorse: attraverso spending review (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Emerge, dunque, con chiarezza che la somma degli interventi promessi dal Governo e dai suoi diversi membri è incompatibile con il rispetto degli impegni e con il quadro apparentemente rassicurante del DEF. Altro che DEF di rassicurazione: questo è il DEF delle contraddizioni e, appunto, dell'incapacità di governo.

Che fare? Il Governo semplicemente non lo sa e, quindi, non fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci si illude forse di seguire una linea di galleggiamento, magari sperando - ironia della sorte - che “quota 100” e reddito di cittadinanza funzionino solo a metà, così da avere un risparmio forzato di risorse e malgrado la retorica di queste misure tante volte sentita. Ma questa confusione aumenta l'incertezza. Non illudiamoci che il galleggiamento possa dare frutti positivi. L'incertezza ha un costo in termini di rischio, che aumenta con il livello dei tassi d'interesse. Questo costo è quantificato da Banca d'Italia quando ci dice che un aumento di 100 punti base sui rendimenti dei titoli farebbe ridurre, dopo tre anni, il PIL di 0,7 punti percentuali, una cifra ragguardevole in termini di miliardi. Ci sono, allora, veramente tutti gli ingredienti di un circolo vizioso.

Ancora una volta questo Governo, con i suoi annunci e la sua confusione prima ancora che con le sue misure, fa male al Paese. Il Paese si sta avvicinando alla prossima legge di bilancio in condizioni di fragilità crescente. La conflittualità permanente e la frequenza delle svolte a U del Governo aumentano l'incertezza e invitano famiglie e imprese a sospendere le decisioni di spesa e ciò non può che alimentare la sfiducia e l'ulteriore indebolimento del Paese. Ma non basta: l'Italia mostra un isolamento crescente sia economico sia politico che ci impedisce, tra l'altro, di partecipare attivamente al processo di riforma dell'Europa proprio quando si definiscono gli strumenti di gestione delle crisi che tanto sono importanti per il Paese e per l'Eurozona. Quindi, anche l'isolamento è un costo. Oggi la situazione è tale che, con il prolungarsi della congiuntura debole, la fragilità del Paese potrebbe essere messa ulteriormente alla prova nel caso possibile di uno shock esterno e potrebbe perciò trasformarsi da fragilità in instabilità crescente e di questa instabilità il Governo se ne assumerebbe tutta la responsabilità.

Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario del gruppo del Partito Democratico, ricordo che una strategia profondamente diversa e utile al Paese - questa sì - è possibile ma non certo con questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, qualche giorno fa in un'intervista ho fatto dei commenti su come si stava svolgendo il dibattito sul DEF e l'intervista è stata titolata: “Il DEF è da abolire”. In realtà, probabilmente non è così. Il DEF è stato un'ottima occasione di incontro delle parti sociali, il DEF è stata un'ottima occasione per incontrare i rappresentanti degli enti locali, i quali, fra l'altro, ci hanno riportato alcune cose interessanti e - nessuno è perfetto - ci hanno ricordato, per esempio, il problema legato al trasporto locale, che nella nostra risoluzione recepiamo e ricordiamo. Quindi, ci sono degli aspetti sicuramente positivi nel DEF: occasione d'incontro, occasione di confronto e occasione per fare previsioni.

Ma mi chiedo, su queste previsioni per cui ci si accapiglia come se quello zero virgola in più o in meno fosse una cosa così incredibile, se abbia veramente senso preoccuparsi delle previsioni a lungo termine nell'economia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! No, e vediamo che cosa è successo in passato quando delle persone bravissime, invece di questi barbari che sono al Governo adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle), erano al Governo. Dunque, vediamo cosa è successo perché qui ho una bellissima rassegna stampa di tutti i DEF passati: cambiava il colore, cambiavano le copertine ma vediamo i contenuti. Allora, io ho sentito i colleghi di Forza Italia parlare di bugie per meno zero o per meno due. Vediamo, ad esempio, il DEF del 2008, che prevedeva il PIL - Governo Berlusconi - a più 0,9 per cento per l'anno 2009: è andato a meno 5,2 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)! Colpa del Governo Berlusconi? No, c'era dentro anche…

IVAN SCALFAROTTO (PD). C'eravate voi!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Certo che no, certo che no…

PRESIDENTE. Per favore!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). C'è stata una crisi internazionale, c'è stata una crisi internazionale…

PRESIDENTE. Scalfarotto, per favore!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …e chi mai la poteva prevedere.

PRESIDENTE. Colleghi, continuiamo. Stavamo andando bene. Prego.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Passiamo, poi, al DEF 2009: è previsto più 0,5 ma è andato a più 1,3. Meglio, meglio (Commenti del deputato Marattin)! Capita anche che andasse meglio…

PRESIDENTE. Marattin! Deputato Marattin, non stiamo allo stadio! Prego.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Ma lui ultimamente ha qualche problema con…

PRESIDENTE. Deputato Claudio Borghi! Deputato Claudio Borghi, senza commentare. Continui.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Dopo arriva Monti. Quello era bravo per forza: è professore alla Bocconi, è il rettore, è bello serio, in loden. Ecco il DEF 2011 e per l'anno 2012 il PIL era previsto a più 1,3; invece, meno 2,4 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle) perché evidentemente queste belle ricette di austerità che lui aveva pensato di introdurre non erano poi così fenomenali. Però, magari l'anno dopo si è corretto, perché, a quel punto, magari c'era l'eredità di quello che arrivava prima. Allora, l'anno dopo, il 2012, il DEF prevedeva per il PIL del 2013 un più 0,5 e invece - caspita! - meno 1,9 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Ma come mai, ma come mai? Se le ricette dell'austerità funzionavano così tanto avremmo dovuto andare molto meglio e invece, guarda caso, si andava peggio. E taccio per carità di patria sulle previsioni triennali, perché questa era la previsione di un anno con l'altro. Figurarsi se io cominciassi adesso a parlare delle previsioni triennali dove avremmo degli scostamenti nell'ordine dei 50, 60 e 80 miliardi.

Poi, però, attenzione! Qui ricordiamo anche uno dei leitmotiv di questa trattativa sul DEF, cioè l'aumento dell'IVA. C'è qualcuno che l'IVA l‘ha effettivamente aumentata: era il Governo Letta, sostenuto dal Partito Democratico, che l'ha aumentata nell'ottobre 2013. Dunque, nell'ottobre 2013 c'è l'aumento e gli effetti positivi dell'aumento dell'IVA si dispiegheranno nel 2014. Ebbene, in quel momento c'era una congiuntura economica internazionale estremamente favorevole.

L'Europa, che aveva avuto un attimo di recessione, nel 2014 ha avuto una crescita di quasi il 2 per cento, quindi andava tutto benissimo. E il DEF del 2013 prevedeva, per il 2014, più 1,3, quindi avrà fatto sicuramente meglio il Governo Letta, perché prevedeva più 1,3, a sorpresa tutta l'Europa ha cominciato a correre e ha cominciato a crescere, cosa ha portato il grande aumento dell'IVA del Governo Letta? Peccato, meno 0,4 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)! Quindi, evidentemente, non era poi una gran “fenomenata”.

Ma andiamo a vedere la disoccupazione. Monti, sempre lui, quello bravissimo, DEF 2011, per il 2012, disoccupazione prevista: 8,3, caspita! A consuntivo 10,7 per quell'anno. È il 2012, però questo l'aveva fatto tutto lui, perché siamo sempre lì a evitare che magari potesse scontare l'eredità, il fardello di quelli prima, questa è tutta roba sua; nel 2012, disoccupazione per il 2013: 9,2 previsione, consuntivo 12,2 (Commenti)! Quindi, milioni di persone disoccupate in più. E allora? Di che parliamo?

Ah, poi, scusate, la cosa è divertente perché tutte queste robe le ho trovate su una singola tabella che si ripeteva di DEF in DEF, visto come stava andando con la disoccupazione, dopo che avevano sbagliato il Governo Monti, PD e compagnia bella, dal 9,2 al 12,2, dopo han ben pensato di non metterla più, la disoccupazione (Il deputato Claudio Borghi getta i fogli che ha in mano - Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Deputato Borghi… deputato Borghi… la richiamo… la richiamo all'ordine... non può gettare i fogli.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Mi scusi, pulirò!

Pressione fiscale: allora, prendiamo il Governo Padoan, che ci ha appena fatto una noiosissima lezione un minuto fa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Deputato Borghi, era un intervento come tutti gli altri, come anche il suo…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …ci ha fatto un interessantissimo intervento poco fa. Nel suo intervento, che ci ha rapiti dall'interesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), l'onorevole Padoan, il DEF suo, scritto da lui nel 2015, anche qui era tutto suo perché il Governo Renzi è entrato in carica nel 2014, quindi anche qui nessuna eredità precedente, prevedeva come per l'anno in corso, perché prevedeva anche gli anni avanti, per quest'anno prevedeva come pressione fiscale, quindi il loro budget, 43,7 per cento. Bene, dato che mi risulta che la pressione fiscale quest'anno sia il 42,2 per cento, significa che noi stiamo facendo pagare agli italiani quasi 30 miliardi di tasse in meno rispetto a quanto meditavano di farci pagare loro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sono i loro numeri!

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… Gribaudo… Gribaudo!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Parliamo anche del debito e vediamo un po' il debito esplosivo, perché c'è lo 0 virgola di differenza dell'onorevole Padoan, vediamo quanto invece è imploso il loro, quando lui era al governo dell'economia. Beh, DEF 2015, sempre Padoan, no? Debito/PIL previsto per il 2017, quindi due anni dopo, era a 127, 4. Andiamo a consuntivo a vedere quanto è imploso il debito, perché oltretutto l'economia internazionale migliorava, quindi sarà calato. No, peccato: 131,5 per cento, 70 miliardi in più di debito (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), 70 miliardi rispetto alle sue stesse previsioni!

E poi vengono a discutere: ma dove troveranno i 20 miliardi? Ma dove avete trovato i 70 miliardi? Ma dove li avete messi? Dove li avete inseriti? Dove sono finiti?

IVAN SCALFAROTTO (PD). Che cosa hai intenzione di fare quest'anno?

PRESIDENTE. Deputato Scalfarotto... deputato Scalfarotto… deputato Scalfarotto… la richiamo all'ordine! Prego…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Dove sono finiti i 70 miliardi di debito in più, nonostante la crescita?

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). E già che parliamo del debito, il costo del debito - e ce l'ha detto Banca d'Italia - risulta inferiore di quasi 1,7 miliardi, perché i titoli di nuova emissione hanno un tasso, nonostante lo spread, inferiore rispetto ai titoli che scadono. Quindi è una balla che noi stiamo pagando di più per il debito, lo dice Banca d'Italia, stiamo spendendo 1,7 miliardi in meno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).E vorrei anche dire una cosa: i 250 miliardi di titoli comprati da Banca d'Italia…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …bene, guarda caso, sono sterilizzati, perché il Tesoro paga gli interessi e li riceve da Banca d'Italia, e quindi è come se questi 250 miliardi fossero in una comunione di beni, debitore e creditore, dello stesso soggetto. Quindi l'impegno dice una cosa chiara, Governo, dice no aumenti IVA, dice no a patrimoniali, dice di proseguire avanti sulla strada della flat tax (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… deputata Rotta… Paita…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). La risoluzione - ve la dovete anche leggere - dice queste cose molto chiare…

PRESIDENTE. Deputato Borghi, concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). La risoluzione dice queste cose molto chiare: no aumenti IVA, no a patrimoniali, proseguire sulla strada della flat tax, proseguire sulla strada dell'autonomia che porta efficienza e risparmi, proseguire sulla tutela dei disabili e dei più deboli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, non si commenta… Deputato Borghi, concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Sto concludendo, Presidente. …cercare di far approvare in Europa la Golden Rule in modo tale che gli investimenti siano scorporati dal costo…

PRESIDENTE. Deve concludere, Borghi.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …quindi andare a testa alta in Europa e portare il nostro Paese al livello che merita, non a quello che han lasciato loro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, chiariamo subito un concetto: l'economia deve essere uno strumento chiave per gratificare la società e supportare la prosperità di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi della Lega…

MICHELE SODANO (M5S). Io ricomincio da capo, se posso, perché è importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Sì, prego.

MICHELE SODANO (M5S). Dobbiamo chiarire in questa sede un concetto: cos'è l'economia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)? L'economia è lo strumento chiave per gratificare tutta la società, per eliminare le disuguaglianze, per supportare la prosperità di tutti i cittadini. E questo è il paradigma della nostra visione di politica economica, una visione che non accetta in alcun modo che dietro i numeri si possano celare diseguaglianze e sofferenze.

Oggi ci troviamo a discutere del DEF, la naturale prosecuzione della manovra approvata alla fine del dicembre scorso. I dati economici nel 2019 ci danno la forza di proseguire su una strada tracciata. Noi lo avevamo previsto da tempo, i primi effetti delle nostre politiche si sarebbero visti solo con l'inizio del nuovo anno. La nostra è una rivoluzione fatta di tanti cambiamenti, volti a produrre una trasformazione qualitativa e non solo incrementale della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ciò non è troppo difficile per una forza politica libera, che risponde solo alle esigenze dei propri cittadini. Rompere con il passato e mettere al centro della nostra azione gli interessi della nostra comunità, che è fatta da giovani, da famiglie e da imprese. Infatti, finalmente, ci siamo occupati in maniera concreta di redistribuzione della ricchezza, di lotta alla povertà, di giustizia sociale in tema di pensioni, di lotta alla corruzione, di lavoro stabile, di incentivi ai giovani, di riduzione della pressione fiscale sulle piccole e medie imprese, di investimenti pubblici e semplificazioni amministrative. Ma, nonostante questo, i media e le opposizioni ci hanno attaccato per mesi, come se la recessione tecnica di fine 2018 fosse colpa nostra, ma poi si è preso atto che il rallentamento era europeo, per non dire globale.

All'inizio di questo 2019, questa frenata prosegue in Europa, ma c'è una novità assoluta rispetto al passato: mentre la produzione industriale dell'Eurozona ha segnato un preoccupante meno 0,2 per cento a febbraio, con la Germania in netta difficoltà, la produzione industriale italiana è salita dell'1,9 per cento a gennaio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) rispetto allo scorso dicembre, è salita dello 0,8 a febbraio rispetto a gennaio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 18,20)

MICHELE SODANO (M5S). Noi possiamo dirlo perché sono i dati che ci parlano: siamo in controtendenza rispetto all'Europa e per la prima volta finalmente in positivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel passato, infatti, e questo nelle altre dichiarazioni di voto non l'ho sentito, mentre gli altri soffrivano noi crollavamo e quando gli altri crescevano noi eravamo sempre gli ultimi in Europa. Oggi comincia a intravedersi qualcosa di diverso e le ragioni del cambiamento sono dovute alla nostra manovra espansiva e agli interventi sulla domanda interna e sugli investimenti per le opere utili. Per quanto riguarda la domanda interna, questa maggioranza ha pensato al potere d'acquisto delle famiglie e alla loro certezza finanziaria, sostenendo le fasce più deboli con il reddito e la pensione di cittadinanza, che in un solo mese hanno superato le 800 mila domande, per un totale di 2,8 milioni di persone potenzialmente raggiunte. Il tutto mentre il Ministro Di Maio stipulava accordi commerciali con la Cina e con gli Emirati Arabi, perché le esportazioni vanno sempre coltivate a favore delle nostre imprese, ma non possono essere l'unica fonte di crescita del Paese, altrimenti dipenderemo sempre e solo dagli umori del mercato internazionale. Parlando di investimenti, nella manovra abbiamo sbloccato i soldi che molti comuni erano costretti a tenere da parte a causa dei vincoli europei, e, dall'altro lato, abbiamo finanziato con 400 milioni di euro, da spendere entro maggio, un piano di progetti per ricostruire strade, ponti ed edifici nelle nostre città. Questo non significa solo una maggiore qualità della vita, ma anche e soprattutto crescita e lavoro. E i dati parlano chiarissimo: nel bimestre gennaio-febbraio gli investimenti nelle regioni sono esplosi con un più 85 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, mentre nei comuni registriamo un più 22 per cento e un più 6 per cento delle province: è un balzo che non ha precedenti nella storia politica dell'Italia negli ultimi trent'anni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Sono solo più! E non è tutto, anche le costruzioni mostrano una dinamica più che confortante. L'indice della produzione delle costruzioni è aumentato dell'1,3 per cento a gennaio e del 3,4 per cento a febbraio. Più investimenti significano più opere e più opere significano cantieri e occupazione. Per incoraggiare questo trend positivo e promettente abbiamo aggiunto 500 milioni di euro per progetti di efficienza energetica da realizzare in tutti i comuni entro la fine di ottobre.

Pensiamo che le grandi opere siano prima di tutto quelle di grande utilità; sono quelle che abbiamo più a cuore, sono quelle che traineranno il nostro Paese nel futuro in questa prima fase di crescita economica. Per questo abbiamo preteso cautela sul progetto TAV, ma siamo da sempre a favore di un rilancio dei cantieri strategici diffusi su tutto il nostro territorio, da Nord a Sud (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ci fermeremo e adesso occorre pensare alle famiglie italiane. Già nella nostra prima manovra abbiamo rifinanziato il Fondo per le politiche della famiglia, prorogato l'assegno di natalità, aumentato sia il bonus bebè che il bonus asili nido, ma sappiamo che non basta; e infatti le politiche per la famiglia saranno le vere protagoniste della prossima manovra economica. Il pilastro del DEF 2019 non a caso è il finanziamento di un welfare familiare al passo con i tempi. Vogliamo riordinare gli strumenti già esistenti, coinvolgere le aziende e dare un nuovo slancio ai servizi pubblici fondamentali, sanità e scuola prima di tutto. Per contrastare la crisi della natalità, che mette a rischio economia e conti pubblici sul lungo periodo, bisogna andare ben oltre. Aiutare le famiglie non significa solo garantire loro una rete sociale di sicurezza sul modello francese, ma anche diminuire la pressione fiscale sui nuclei più deboli e sul ceto medio. Ecco perché nel DEF trova spazio l'idea, a cui teniamo profondamente, di una rimodulazione dell'aliquota Irpef che, nel rispetto rigoroso della progressività fiscale richiesta dalla nostra Costituzione, ci consentirà di semplificare il sistema tributario e di rilanciare con più forza i consumi delle famiglie. Questi sono obiettivi strategici che non possono essere raggiunti se aumentasse l'IVA, la più regressiva delle imposte, dato che colpisce indiscriminatamente ricchi e poveri. Per questo motivo, lo ripeto fortemente, l'IVA non aumenterà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Come nella scorsa manovra, anche nella prossima una priorità assoluta sarà disinnescare le clausole di salvaguardia: sono 23 miliardi, ma avete la nostra parola, l'IVA non aumenterà di un solo centesimo, perché non si possono risanare i conti pubblici distruggendo le famiglie e le imprese. Rinneghiamo categoricamente le politiche di austerity, quelle fatte sulla pelle dei cittadini; politiche illogiche che non troveranno spazio nella manovra finché ci saremo noi al Governo, su questo non si transige (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, per questo motivo, il nostro lavoro è serio, responsabile e continuo per trovare tutte le coperture necessarie. Riordineremo le agevolazioni fiscali che valgono in Italia centinaia di miliardi di euro senza colpire le fasce più deboli.

Vi è poi una revisione della spesa pubblica che può essere iniziata e portata a termine solo da chi in politica agisce con la massima libertà da lobby e da potentati, e noi abbiamo le mani libere. Prevediamo di ottenere dai tagli agli sprechi 5 miliardi di euro nel 2020, che saliranno a 8 del 2022; e non dimentichiamo il dialogo con la Commissione europea che sarà partorita dal nuovo Parlamento europeo. Noi abbiamo parlato con pacatezza e criterio all'attuale Commissione, composta, però, da membri provenienti da partiti che si sono mostrati più come avversari che come facilitatori. Sicuramente riusciremo a dialogare anche con la nuova Commissione, che probabilmente parlerà una lingua diversa e più umana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Aramaico parlerà!

MICHELE SODANO (M5S). Parliamo, infine, di diritto e di salario: negli anni dell'austerità la perdita di potere d'acquisto e la fuga dall'Italia di migliaia di giovani sono dipese soprattutto da una profonda stagnazione dei salari. Un alto tasso di disoccupazione unito alle politiche dell'incertezza lavorativa del Jobs Act hanno dato il via allo svilimento del lavoro in Italia. È nostra volontà invertire questo trend: l'Italia, come gli altri Paesi europei, deve introdurre il salario minimo orario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); un salario minimo che consenta al cittadino di realizzarsi e di vivere serenamente grazie al proprio lavoro. Tutto questo non avrà nessun effetto collaterale sulle nostre imprese, perché stiamo lavorando nella direzione di ridurre la pressione e il cuneo fiscale sulle PMI. Due esempi ne sono il taglio dei premi INAIL e gli incentivi per chi assume, contenuti già nel nostro reddito di cittadinanza. Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, concluda, grazie.

MICHELE SODANO (M5S). In pochi mesi abbiamo cominciato questa nuova era nel nostro Paese, abbiamo ridato coraggio e fiducia a milioni di cittadini che non credevano più nella politica. Noi vogliamo che i cittadini siano sempre più partecipi e attivi, che sempre di più la loro voce sia quella che influenzi tutte le nostre scelte. Il 18 aprile del 1955, 64 anni fa, moriva Albert Einstein, uno dei più grandi geni della fisica, uno dei più grandi pensatori, e lo voglio ricordare con una sua frase: il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare. Ed è questo che siamo noi, cittadini che pensano che questo mondo sia unico e straordinario e che tutti debbano poter accedere a questa bellezza, tutti. La nostra è una lotta contro le disuguaglianze.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MICHELE SODANO (M5S). Il nostro ruolo è quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

PRESIDENTE. Deputato Sodano, sta oltre quaranta secondi fuori dal tempo. Non posso fare favoritismi, quindi trovi una frase conclusiva e concluda.

MICHELE SODANO (M5S). Noi non siamo solo sognatori, ma siamo le energie di un Paese che si sono attivate per rendere l'Italia un posto migliore. Per questo dichiaro il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza sul DEF (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Voglio riferirmi ai capitoli “altre riforme su ambiente, energia e su beni culturali” del decreto. C'è una strana idea di paesaggio in Italia, ed è quello che l'articolo 9 indica come fondamentale nella tutela e nell'identità sia dei monumenti sia della natura. Ebbene, oggi un'indagine giudiziaria vede coinvolto, credo a torto, un sottosegretario di questo Governo per scambi e facilitazioni di danaro rispetto all'eolico selvaggio, che è eolico semplice, non selvaggio. Ebbene, qua leggo che, tra le prospettive di questo Governo, nella trattativa Stato-mafia che qui si esprime in maniera precisa, c'è l'incentivo a investimenti nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili in fase di emanazione con due decreti per l'incentivazione dell'energia elettrica attraverso la produzione eolica, fotovoltaica e idroelettrica. Credo che, se non si capisce che il paesaggio a Matera, a Foggia, a Lucera, a Troia, va difeso dall'eolico selvaggio, si mente davanti alla Costituzione, e questo nel decreto è un atto vigliacco contro l'Italia, contro il paesaggio, contro la bellezza (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. LVII, n. 2)

PRESIDENTE. Avverto che, per un mero refuso, nel dispositivo della risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00073, alla lettera j) le parole “tali da garantirli” risultano erroneamente riportate come “tali da garantire”.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00073, accettata dal Governo.

Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2)(Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Sono così precluse le altre risoluzioni presentate.

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del Gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data 3 aprile 2019, è stata autorizzata in data odierna, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento la formazione della componente politica denominata “Sogno Italia - 10 Volte Meglio” nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono i deputati Salvatore Caiata, Catello Vitiello e Silvia Benedetti.

Il deputato Salvatore Caiata ne è stato designato rappresentante.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle interpellanze urgenti previste per la seduta di venerdì 26 aprile non avrà luogo.

Avverto, inoltre, che, con lettera trasmessa il 17 aprile 2019, il Presidente della Commissione ambiente ha rappresentato l'esigenza, condivisa da tutti i gruppi, di rinviare ad altro calendario l'inizio dell'esame in Assemblea della proposta di legge n. 52 ed abbinata in materia di ciclo integrale delle acque, anch'esso previsto da lunedì 29 aprile. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della settimana 29 aprile-3 maggio.

Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo sarà convocata martedì 30 aprile, alle ore 12, presso la Biblioteca del Presidente, per la predisposizione del calendario del mese di maggio.

A tale fine, le indicazioni del Governo e le proposte dei gruppi dovranno pervenire entro le ore 12 di lunedì 29 aprile.

Avverto che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale: delle proposte di legge costituzionale nn. 1585 e 1172, recanti modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione dei parlamentari; della proposta di legge n. 1616, recante disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari; della proposta per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Nel medesimo Allegato sarà inoltre pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato della proposta di legge n. 682-A, recante l'introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente Rampelli, prendo la parola per fare gli auguri di buona Pasqua a tutti i funzionari del Parlamento nazionale, Camera dei deputati, del quale facciamo tutti parte (Applausi). Intendo dire tutti i funzionari, di qualunque ufficio si occupino. Ho avuto una meravigliosa impressione di dedizione a questo lavoro: con grande simpatia mi permetto di utilizzare questi 60 secondi per augurare loro la buona Pasqua. E anche a lei, Presidente Rampelli, a tutti i colleghi indistintamente di qualunque gruppo politico siano; e a tutti i Pasquali, come il mio collega al mio fianco Pasquale Cannatelli, e a tutti i Pasquali d'Italia. E soprattutto a tutti i pensionati, qualunque nome abbiano, una Buona Pasqua. Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco (Applausi)!

PRESIDENTE. Ringrazio il deputato Fatuzzo, anche per la partecipazione che ha ottenuto questo suo adagio, chiamiamolo così.

Ovviamente la Presidenza si associa agli auguri a tutti i colleghi, a tutti i funzionari, a tutti i dipendenti della Camera, di buona Pasqua e buone festività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà, per due minuti.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-SI-10VM). Vorrei innanzitutto esprimere la mia solidarietà a Radio Radicale. Certamente per un Governo appassionato di propaganda a senso unico o via blog o via foto di pastasciutte varie è difficile riconoscere il valore del servizio offerto da questa radio. Ricordo che Radio Radicale ha da sempre trasmesso i lavori parlamentari per quello che effettivamente sono, senza edulcorazioni o semplificazioni; e lo ha fatto anche con il MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura: trasmetteva le ore di ostruzionismo di quando il partito era all'opposizione e nessuna televisione gli dava spazio.

Ora purtroppo il MoVimento 5 Stelle attacca la convenzione con Radio Radicale, dicendo che non è soggetta a valutazioni sulla qualità del servizio né a gare: a parte che la stessa Radio ha da sempre richiesto che il servizio offerto venisse rimesso a gara, credo sia evidente quanto lavoro ha svolto in più di quarant'anni. Vi aiuto nella disamina. Il servizio della piattaforma Rousseau reso dalla Casaleggio Associati è soggetto a valutazioni? E a quale gara si è sottoposta la Casaleggio Associati per ricevere ogni mese 90 mila euro di soldi pubblici per non saper gestire questa piattaforma? La verità è che Radio Radicale offre un servizio concreto, trasparente e fondamentale da più di quarant'anni, e che il minimo che potete fare è permettere che questo servizio continui (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, anche io corro oggi per la maratona per Radio Radicale, e insieme ai miei colleghi di Forza Italia ogni giorno stiamo intervenendo per affrontare questo dramma, questa vicenda di Radio Radicale che sentiamo nel cuore, per garantire un servizio di democrazia, per garantire una voce vera che in questi anni ha realizzato un servizio straordinario per i nostri cittadini.

Ecco Presidente, io da un anno ho l'onore di far parte delle istituzioni parlamentari, istituzioni che hanno voluto rendersi trasparenti attraverso la voce di Radio Radicale, e proprio questo Governo, che è composto da molti giovani che, come me, hanno inneggiato alla trasparenza, che hanno invocato lo streaming, che volevano il Parlamento come una casa di vetro per gli italiani, sono proprio loro a voler spegnere questa voce.

Oggi, Presidente, è stata allestita la camera ardente per Massimo Bordin, storico direttore di Radio Radicale. Non ho potuto rendergli omaggio, ma lo faccio oggi, ringraziandolo attraverso questo intervento; è il miglior modo per onorarlo e combattere insieme per non spegnere la voce autentica della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, fare informazione è sempre più difficile, reso sconveniente anche - e sottolineo anche – da, cito, un clima di paura e ostilità nei confronti dei giornalisti che contribuiscono a creare leader politici le cui affermazioni risultano in incitazioni - anche indirettamente - ad atti di violenza. Non sono un collezionista di rapporti, né un meteorologo del cosiddetto clima, ma il World Press Freedom Index di Reporter senza frontiere, uscito oggi, fa nomi e cognomi dei leader delle forze politiche che favoriscono in Italia tanta diffusa ostilità nei confronti della stampa: cita il Ministro Salvini, in relazione alla ventilata revoca della scorta di Roberto Saviano, che viene definita da RSF - ci associamo - un'eventualità inquietante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); cita le minacce nei confronti di giornalisti d'inchiesta e gli insulti - testuale - che il Movimento 5 Stelle riserva a cronisti, testate e alla categoria. La battaglia di queste ore per la vita di Radio Radicale - leggo oggi dichiarazioni di Salvini che lasciano sperare in una qualche apertura, speriamo seguano fatti - il tempo stringe - alle ciance alle quali purtroppo questa maggioranza ha abituato gli italiani -, così come quella contro i tagli “cecchini” del Governo nei confronti di testate nazionali e locali va, dunque, situata in questo contesto preoccupante, non solo per i giornalisti, che vorrebbero semplicemente essere messi nelle condizioni di fare il loro lavoro, che è quello di cercare notizie, scrivere fatti e aiutare a comprenderli, ma per la qualità della nostra democrazia, che ha bisogno come l'aria di confronto, di dissenso, di libertà. Ciao Massimo, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, allungo la maratona per Radio Radicale; l'allungo perché prima di fare il deputato ho fatto il dirigente del movimento giovanile di Forza Italia, e nel 1999, quando insieme all'allora coordinatore nazionale, oggi collega deputato, Simone Baldelli, organizzavamo gli incontri di formazione del movimento giovanile di Forza Italia, al nostro fianco c'era sempre un tecnico di Radio Radicale e un giornalista di Radio Radicale, che ci davano la possibilità, all'epoca, con Internet ancora non diffuso, di diffondere la nostra attività e soprattutto di riascoltarla, di far conoscere la nostra attività politica ai nostri iscritti, ai giovani di tutto il Paese. Ebbene, posso dire di essere cresciuto anch'io con Radio Radicale. È veramente assurdo quello a cui sto assistendo – purtroppo, questa volta da deputato - in questi mesi. Con Forza Italia siamo riusciti ad ottenere, nella scorsa manovra di bilancio, 5 milioni di euro, che hanno salvato Radio Radicale per metà di quest'anno; noi non pretendiamo di salvarla per l'altra metà, noi pretendiamo di salvarla per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio segnalare a quest'Aula la critica situazione che stanno vivendo in questo momento i dipendenti dell'azienda della Ferrosud di Matera. Si tratta, signor Presidente, di una storica azienda del settore metalmeccanico presente nel territorio di Matera da oltre quarant'anni, che ha dato occupazione a più di ottocento persone. L'azienda, oggi, signor Presidente, versa in condizioni precarie: conta solo settantacinque dipendenti, che ormai da troppo tempo sono in ansia per il proprio posto di lavoro e per le sorti dello stabilimento. Oggi l'azienda rischia la chiusura, non solo a causa dello scarso lavoro, ma anche e soprattutto a causa dell'indifferenza e inerzia della politica locale, a partire dalla regione, che non ha fatto nulla in questi anni per scongiurare la chiusura dell'azienda. Inoltre, mi è giunta notizia in queste ore che ieri c'è stato un incontro in prefettura a Matera tra le sigle sindacali e i dirigenti dell'azienda, al fine di salvaguardare i lavoratori che oggi sono occupati all'interno dello stabilimento. Inoltre, il Ministro dello Sviluppo economico si è già attivato: entro la metà di maggio verrà convocato un tavolo di crisi, al fine di trovare una soluzione condivisa tra le parti. Voglio esprimere la mia soddisfazione in merito alla convocazione del tavolo di crisi e auspico - ma ne sono certo – che, attraverso questa interlocuzione tra l'azienda e il Ministero, si possa concretamente giungere a una soluzione finale tale da poter salvaguardare le settantacinque persone ed evitare la chiusura di uno stabilimento storico qual è quello della Ferrosud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Presidente, intervengo oggi, qui in Aula, per portare tutti i colleghi a conoscenza di una situazione veramente difficile che vivono tutti i giorni i miei colleghi studenti in Campania. Avendo frequentato per tanti anni l'Università degli Studi di Salerno, e avendo anche conosciuto tanti ragazzi, tanti studenti, posso comprendere profondamente la loro difficoltà, che provano tutti i giorni, appunto quotidianamente, rispetto al servizio di trasporto pubblico. L'Aula deve sapere, Presidente - probabilmente neanche la nostra regione se ne sarà resa conto, neanche il nostro “governatore” se ne è reso conto -, che tantissimi studenti ogni giorno hanno grandi problemi rispetto al trasporto pubblico campano. Tanti studenti oggi non riescono a raggiungere l'Università degli Studi di Salerno, nonostante il trasporto pubblico venga garantito, e quindi sia gratuito, per un'inefficienza della gestione appunto organizzativa di questo servizio.

Io vorrei segnalare alcuni comuni, alcune zone molto critiche, soprattutto l'area da dove provengo io, l'Agro Nolano, Pomigliano d'Arco, Castellammare di Stabia, ma in particolare i comuni di Roccarainola, Cicciano, Nola, San Paolo Bel Sito e Palma Campania, dove ogni giorno i ragazzi vengono lasciati per ore ed ore ad aspettare un pullman che la mattina purtroppo non verrà mai, oppure, quando arriva, non riesce a portarli all'Università perché il pullman è pieno; eppure questi ragazzi, le loro famiglie, pagano le tasse e garantiscono questo servizio. Purtroppo noi abbiamo margini di manovra molto limitati rispetto a questa questione, ma il Governo e il Ministero dei Trasporti ha stanziato addirittura 4 miliardi per la Campania, proprio per queste iniziative. È doveroso riuscire a dare una risposta a questi ragazzi, non è pensabile che uno studente non abbia la possibilità di tornare a casa quando terminano le lezioni. Abbiamo una grande responsabilità, ce l'ha il “governatore” della regione Campania, ce l'ha tutto il consiglio regionale, e ce l'ha il partito che governa quella regione. Gli studenti hanno il diritto alla mobilità, previsto dalla Costituzione, e hanno il diritto di spostarsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patrizia Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, rumori inquietanti ci giungono dalla rocca capitolina, e non sono quelli delle cornacchie che svolazzano indisturbate tra l'immondizia di cui ormai è invasa questa città, ma sono scricchiolii sinistri che arrivano dall'amministrazione pentastellata. Dopo l'arresto di Lanzalone, dopo l'arresto dei bracci destri e sinistri della sindaca Raggi e, last but not the least, del suo numero due, Marcello De Vito, ecco le pressioni o le presunte pressioni esercitate dal sindaco Raggi nella complessa e delicata vicenda AMA, tutta sulla pelle dei cittadini romani. Non bastava il degrado fisico, morale, amministrativo, politico, in cui è precipitata questa città; no, non ci siamo fatti mancare niente. Ora ci aspettiamo che la Raggi, per amore di questa città, faccia un gesto di responsabilità e un passo indietro. Ma soprattutto che il suo capo politico, nonché Vicepremier di questo Governo, pronto a fare la morale a chiunque altro non sia del suo movimento, ponga fine a questa vicenda e abbia anche lui il buonsenso e il buongusto di chiedere un passo indietro di questa sindaca, che finora ha brillato per incapacità, ma anche per ambiguità. Raggi, game over (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono cosi esauriti gli interventi di fine seduta.

Colgo l'occasionare di formulare gli auguri di Buona Pasqua a tutti.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze): S. 1165 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest'ultimo dall'Unione europea” (approvato dal Senato) (1789) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni); III, IV, V, VII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 29 aprile 2019 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

S. 214-515-805 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: QUAGLIARIELLO; CALDEROLI e PERILLI; PATUANELLI e ROMEO: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1585)

e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'UVA ed altri. (C. 1172)

Relatori: MACINA E IEZZI, per la maggioranza; MIGLIORE E MAGI, di minoranza.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 881 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PERILLI ed altri: Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (Approvata dal Senato). (C. 1616)

Relatore: D'AMBROSIO.

3. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

CAPITANIO ed altri; GELMINI ed altri; DADONE ed altri; BATTILOCCHIO ed altri; TOCCAFONDI ed altri; COMAROLI; GELMINI; MURA ed altri; SCHULLIAN ed altri; PELLA; D'INIZIATIVA POPOLARE; FRASSINETTI ed altri; NESCI ed altri; LATTANZIO ed altri; FUSACCHIA; BRUNETTA e APREA; MISITI: Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica. (C. 682-734-916-988-1166-1182-1425-1464-1465-1480-1485-1499-1536-1555-1576-1696-1709-A)

Relatrice: COLMELLERE.

4. Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:

SABRINA DE CARLO ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. (Doc. XXII, n. 36-A)

e dell'abbinata proposta di inchiesta parlamentare: PALAZZOTTO ed altri. (Doc. XXII, n. 17)

Relatori: POTENTI, per la II Commissione; SABRINA DE CARLO, per la III Commissione.

La seduta termina alle 18,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Bellachioma e Pella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale T.U. pdl 684-1109-A - voto finale 452 451 1 226 451 0 69 Appr.
2 Nominale Doc. LVII, n. 2 - Ris. n. 6-73 397 394 3 198 272 122 48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.