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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 163 di lunedì 15 aprile 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 aprile 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Kennedy” di Nusco, in provincia di Avellino, che sono qui ad assistere ai nostri lavori (Applausi). Preciso loro, ovviamente dopo avergli dato il benvenuto, che siamo nella discussione sulle linee generali e, quindi, sono presenti i deputati iscritti a parlare.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bonafede, Brescia, Buffagni, Businarolo, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Picchi, Quartapelle Procopio, Ribolla, Rixi, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel Comune di Cogoleto (A.C. 1718-A) (ore 11,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1718-A: Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel Comune di Cogoleto.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1718-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della XIII Commissione, deputato Filippo Gallinella.

FILIPPO GALLINELLA, Relatore. Grazie, Presidente, buongiorno. Innanzitutto, oggi affrontiamo quelle che sono alcune delle crisi in agricoltura. L'agricoltura sicuramente ha bisogno di una ristrutturazione, però poi ci troviamo ad affrontare anche delle emergenze per rispondere, quindi, a crisi particolarmente importanti di alcuni comparti che mettono a rischio non solo l'occupazione, ma anche la tenuta di territori, territori che, come sapete, sono quei territori a vocazione agricola che contraddistinguono l'Italia nel mondo e per questo la politica giustamente deve intervenire. Oggi trattiamo il “decreto emergenze”, “decreto emergenze” che contiene anche una parte riferita alla bonifica dello stabilimento Stoppani, nel comune di Cogoleto, come lei, Presidente, ha spiegato.

Innanzitutto, io voglio ringraziare tutte le forze politiche per il lavoro sicuramente serrato che è stato svolto in Commissione, anche perché il decreto, non ce lo nascondiamo, nasce con particolari difficoltà per una serie di questioni e di interventi che abbiamo dovuto affrontare in corsa. Quindi, il Governo ha risposto alle emergenze anche arrivate da più settori. Dunque, nonostante questa partenza in salita la Commissione ha ricevuto il decreto venerdì 30 marzo e nella settimana a seguire ha lavorato intensamente, con numerose audizioni, che poi illustrerò anche nel dettaglio, per poi passare alla fase emendativa, nella settimana seguente. Voglio ricordare all'Aula che sono stati presentati 320 emendamenti e di questi, 84 sono stati accolti (emendamenti di maggioranza e opposizione in maniera - diciamo - simmetrica). Ciò vuol dire che il lavoro sull'agricoltura ha unito tutte le forze politiche per dare la migliore risposta possibile e credo - e ora vedremo anche i lavori d'Aula come si svolgeranno - che meglio di così non si poteva fare. Veramente, sia da presidente sia da relatore, uno potrebbe pensare che se la suona e se la canta, ma non è così e anche i colleghi potranno confermare che c'è stato veramente un lavoro importante che ha unito per risolvere alcune questioni sicuramente decisive per l'Italia. In particolar modo, mi riferisco al settore del latte e ve lo voglio ricordare: tutti ben conoscono la crisi del settore del latte ovi-caprino, che ha visto anche manifestazioni di carattere sociale importanti per la Sardegna, tema che comunque la Commissione aveva affrontato prima del decreto con una risoluzione - e qui ci tengo a precisarlo - votata all'unanimità. Questo per dire che, comunque sia, quando si ha la volontà di risolvere i problemi in un comparto così importante, che è quello primario, la Commissione agricoltura risponde sempre all'unisono. Altra questione che è stata affrontata nel decreto è la questione della crisi del settore olivicolo e oleario. In particolar modo, come vedremo, si è parlato della questione gelate, ma anche della questione Xylella nella regione Puglia. Anche su questo tema la Commissione agricoltura ha fatto un'indagine conoscitiva a settembre, che è terminata a dicembre 2018, a proposito di una questione sicuramente importante, che ha trovato l'Italia impreparata nel 2013 per una serie di questioni e oggi, sempre all'unanimità dei gruppi politici, la Commissione ha risposto con questioni e tematiche che poi sono finite nel decreto.

Altra questione sicuramente all'attenzione di tutti è la crisi del settore agrumicolo, che è stata affrontata nel decreto come anche le questioni della promozione.

Nel dettaglio, signor Presidente, voglio dire che nell'ambito dell'attività conoscitiva - poi la relazione tecnica con tutti i punti la lascerò agli atti, in modo tale da facilitare la lettura e rendere questo discorso più politico che noioso - sono stati auditi molti soggetti: rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province, il direttore dell'agenzia per le erogazioni in agricoltura, il dottor Pagliardini (quindi parlo dell'Agea), quindi Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative, Coldiretti, ISMEA, Assolatte, Italia Olivicola con tutte le associazioni dei sindacati, quindi il Consorzio per la tutela dell'arancia rossa di Sicilia, l'ICQRF e il presidente della provincia di Lecce, quando abbiamo affrontato, appunto, la crisi della Xylella. Inoltre, abbiamo ascoltato tutti i rappresentanti dell'associazione caritatevole perché, all'interno del decreto, si potenzia il Fondo indigenti e si mettono importanti risorse per il ritiro di talune denominazioni di origine dei formaggi per aiutare anche le persone in difficoltà. Abbiamo ascoltato anche Asnacodi, l'associazione dei consorzi di difesa che si occupa appunto del settore assicurativo, perché all'interno del decreto - lo voglio ricordare - interveniamo concedendo una deroga alla regione Puglia che, per motivi tecnici, non è riuscita nei tempi a dare questa risposta, anche perché il Burian del febbraio-marzo 2018 ha distrutto importanti coltivazioni dell'olivo in una regione già colpita pesantemente dalla Xylella. Quindi, l'intervento è particolarmente importante per la regione Puglia, che poi vede anche un emendamento promosso dal Ministro del Sud di 300 milioni per far ripartire il comparto olivicolo a fronte dell'emergenza che questo Governo e la Commissione agricoltura hanno voluto affrontare e migliorare.

Tra l'altro, voglio dire che è stato espresso il parere favorevole delle Commissioni giustizia, finanze, attività produttive e affari sociali. Hanno espresso anche parere favorevole con osservazioni le Commissioni affari costituzionali, ambiente, lavoro, politiche dell'Unione europea e la Commissione parlamentare per le questioni regionali. La Commissione bilancio ha espresso parere favorevole con condizioni, che dovremo affrontare. Il Comitato per la legislazione ha espresso un parere con condizioni, osservazioni e raccomandazioni. La Commissione agricoltura ha quindi recepito le due condizioni formulate dalla Commissione bilancio, l'osservazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, nonché una delle due osservazioni espresse dalla Commissione affari costituzionali. Con tali osservazioni, di contenuto analogo all'osservazione formulata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali, si chiedeva alla Commissione di merito di valutare l'opportunità di prevedere all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge un'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, anche ai fini dell'adozione del decreto ministeriale ivi previsto volto a definire le modalità di attivazione dell'obbligo di registrazione introdotto per i primi acquirenti di latte e dei prodotti lattiero-caseari. Faccio, invece, presente che la Commissione non ha ritenuto di recepire l'osservazione formulata con riferimento all'articolo 8 del decreto-legge, con cui si chiedeva alla Commissione di valutare l'opportunità di indicare con maggiore puntualità la normativa sulla quale si intende derogare, stante l'attitudine della deroga alla normativa vigente ivi prevista. La Commissione, considerato il rischio di non menzionare specificatamente alcuni settori dell'ordinamento che invece dovrebbero essere inclusi, non ha inteso circoscrivere tale deroga. Questo per lasciare agli atti anche dell'Aula le questioni che abbiamo affrontato con le altre Commissioni.

In particolar modo, Presidente - e venendo al contenuto del decreto, che illustrerò in maniera generale e poi sicuramente nella discussione sulle linee generali e durante le votazioni degli emendamenti potremo entrare anche più nel dettaglio - il primo capitolo che affrontiamo è quello, appunto, lattiero-caseario. Vi è un importante intervento, da 10 milioni, per ristrutturare la filiera perché è chiaro, oggi più di ieri, che se si lavora in squadra, con filiere e con contratti stabili e chiari sicuramente i comparti reggono meglio un mercato che è sempre più difficile e più volatile. In questo contesto, si è voluta affrontare anche l'emergenza dell'esubero delle produzioni perché tra gli auditi c'è stato il Consorzio del pecorino romano.

Chiaro è che anche in quella fase è emersa una discordanza dei dati; per questo, sempre dentro l'articolato del decreto-legge, migliorato dal lavoro di Commissione, si vuole conoscere la filiera, si vuole conoscere il mercato e, quindi, vi è anche un importante intervento sulla tracciabilità. Questo permette, sicuramente, in un futuro, di poter gestire meglio l'offerta in base anche alle richieste di mercato. Chiaro è che ci sono risorse per la ristrutturazione del settore e il pagamento dei mutui, che dovranno essere, con il lavoro di Commissione, erogati in maniera proporzionale.

Altro capitolo, che non ho menzionato precedentemente, ma che riguarda sempre il settore del latte, in questo caso bovino, è l'articolo 4, che introduce disposizioni per migliorare il recupero del prelievo supplementare. Come sapete, la questione delle quote latte, oramai, è dagli anni Novanta che ce la tiriamo avanti, siamo sotto controllo comunitario, siamo sotto infrazione comunitaria, quindi se non interveniamo rischiamo multe e sanzioni pesanti. Per questo, il Governo ha cercato, con questo intervento, di potenziare l'attività di recupero, spostando dall'Agea, che come tutti sanno, soprattutto dentro la Commissione cultura, ha le sue responsabilità, perché comunque è una struttura che necessiterà - e sicuramente il Ministro Centinaio lo farà - di una ristrutturazione e un potenziamento per tutte le attività che svolge, importanti per il settore agricolo. Per questo, come abbiamo ascoltato anche durante l'audizione in Commissione, molto più funzionale è passare a chi di mestiere fa il recupero crediti rispetto ad un'agenzia che solitamente deve erogare denari.

Poi dobbiamo passare al capitolo del settore olivicolo-oleario. Come ho anticipato, questo nasce per la questione Puglia, perché è stata colpita dalle gelate e dalla Xylella. Durante i lavori di Commissione ci sono stati interventi importanti per aiutare questo settore, perché, al di là del contenuto del decreto, che risorse per la ristrutturazione del settore e il pagamento dei mutui, sempre in maniera proporzionale, ci sono importanti interventi, come avevo accennato, l'emendamento da 300 milioni per recuperare quel territorio, per investimenti, a partire dal 2020 con i fondi del FSC. Poi vi è un importante intervento per quanto riguarda il sostegno ai frantoi, che hanno visto mancata la loro possibilità di lavorare. E poi vi è una importante questione, sempre importante ma, mi piace sottolinearlo, come è venuto fuori in audizione, anche per dare aiuto a quei lavoratori che, non avendo lavorato, non hanno raggiunto nemmeno le giornate minime per poter prendere la disoccupazione, e su questo siamo intervenuti.

Altre questioni riguardano il settore agrumicolo: anche qui, risorse importanti per poter ristrutturare il settore, dal sostegno alle aziende che hanno contratto i mutui, sempre proporzionalmente alla produzione che hanno fatto, in modo tale da rilanciare un settore sicuramente importante per l'Italia e, in particolar modo, per il Mezzogiorno.

L'articolo 11 interviene sulla promozione, perché è chiaro che questi prodotti devono essere poi venduti, quindi far conoscere ai consumatori le nostre eccellenze può essere un motivo di volano che aiuterà questi settori, come altri.

Importanti interventi all'articolo 10, mi piace sottolinearli, sono quelli relativi alla gestione un po' dei contratti di filiera, con l'identificazione di alcuni parametri per andare a capire se poi possiamo incorrere in pratiche sleali. Questo recepisce un po' la linea politica, che anche il Parlamento europeo ha votato. Quindi, come fare a stabilire che c'è pratica sleale nei rapporti commerciali tra i grandi e i piccoli, di questo parliamo? Ci vuole sicuramente un contratto e ci vuole che, all'interno del contratto, ci siano alcuni parametri che rispettino il lavoro di tutti; uno di questi è anche l'individuazione dei costi di produzione, da regione a regione, da zona a zona, che vanno in capo a ISMEA, che potrebbero essere e saranno sicuramente un indice per capire dove ci troviamo.

Sempre con emendamenti aggiuntivi, che hanno migliorato il testo, siamo intervenuti anche su una questione importante, che colpisce sicuramente le aziende che allevano, perché vi è anche un intervento in materia sanitaria, sul caso bluetongue. La bluetongue è una malattia che colpisce in maniera mortale gli ovini, però rende portatori sani anche i bovini e, se non si gestisce lo spostamento dei capi bovini in maniera adeguata, con il controllo del Ministero della Salute, come si indica nel decreto, si rischia che per pochi capi di ovini malati si blocchi totalmente la movimentazione dei capi bovini; e questo sicuramente, per le aziende che vivono in parte o solo con questo tipo di allevamento in zone particolarmente difficili, e qui ci riferiamo alla Sardegna, può essere motivo di impoverimento ulteriore del comparto.

Poi mi piace ricordare a quest'Aula, perché è stato un emendamento votato da tutte le forze politiche, un intervento sul settore ittico, che richiedeva da tempo una misura per riequilibrare la questione delle sanzioni.

Infine, ha beneficiato di un intervento da parte nostra anche il settore suinicolo, un settore sicuramente in difficoltà, che oggi più di ieri vede nella minaccia della peste suina una tematica che rischia di mettere in ginocchio tutto il nostro agroalimentare.

Io credo di non aver dimenticato nulla, signor Presidente, ma comunque lascerò agli atti la mia relazione nel dettaglio, che specifica punto su punto tutti gli interventi che sono stati fatti.

Dimenticavo l'articolo sulla bonifica dello stabilimento Stoppani, anche lì è una questione ambientale, ed è questo che poi, alla fine, ha ritardato un po' la consegna da parte del Governo alle Commissioni, perché l'emergenza Stoppani è rientrata nelle emergenze più generali; lì è un sito che ha necessità di bonifica e, con le misure introdotte, si vuole, nel tempo più breve possibile, sistemare anche quel SIN. Io credo che poi i colleghi della zona sapranno anche raccontare in maniera più passionale di me cosa significa avere una zona importante contaminata e cosa vuol dire per una regione dover affrontare difficoltà di carattere molto importante, perché parliamo di un'azienda che credo per oltre sessant'anni abbia lavorato in una certa maniera e che non si confà più con le norme ambientali di oggi.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva intervenire nel prosieguo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cadeddu. Ne ha facoltà.

LUCIANO CADEDDU (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe ed onorevoli, oggi è un giorno molto importante, in questo Parlamento, per il mondo agropastorale. Questo decreto risponde ai nostri pastori e ai nostri agricoltori, con gli interventi di emergenza che contengono questo decreto. Una delle risposte che questo Governo sa fornire in modo concreto e deciso sono, senza ombra di dubbio, interventi attesi da tantissimi addetti delle realtà agropastorali, che, negli ultimi vent'anni, si sono sentiti dimenticati dalla politica.

Vorrei ringraziare l'intera Commissione agricoltura, in tutte le sue parti, per aver accolto la mia richiesta sulla necessità e l'obbligo della tracciabilità della filiera del latte ovicaprino, al fine di renderla trasparente al consumatore, valorizzare così il nostro made in Italy e dare un congruo guadagno agli allevatori. Una direttiva europea, in Italia, ha recepito in passato solo il settore del latte vaccino, tralasciando quello ovicaprino.

In questo decreto, oltre agli strumenti per il settore lattiero-caseario, ci sono soluzioni reali e contenuti per risolvere l'emergenza dei settori olivicolo-oleario e agrumicolo. Da pastore, peraltro il primo pastore a mettere piede come deputato presso il Parlamento, mi sento il dovere di dare alcuni spunti a voi, esimi colleghi.

Dove nasce la crisi del latte? Esiste un colpevole? Esiste un responsabile, un nome su cui poter puntare il dito? Purtroppo, no. La crisi del latte ovicaprino ha radici profonde, aggravate da un mercato globale sempre più attento, preciso e competitivo. Tra i nemici su cui puntare il dito ci sono la mancanza di programmazione, purtroppo non realizzabile sino ad oggi, in quanto non possiamo programmare senza conoscere i numeri delle nostre produzioni: oggi non conosciamo le produzioni di latte nei suoi derivati, non sappiamo quanto latte viene importato ed esportato, le informazioni sono su stime, e non verificate. La necessità di raccogliere queste informazioni, centralizzarle e rendere accessibili diventa la base per poter programmare, diversificare le nostre produzioni e dare risposte alle esigenze di un mercato in continua evoluzione e in costante ricerca di prodotti nuovi.

Il capro espiatorio della crisi, negli ultimi anni, è stato da sempre il pecorino romano, di cui la Sardegna vanta circa il 97 per cento della produzione.

L'eccedenza è legata sicuramente alle industrie di trasformazione, ma, soprattutto, a un mercato che determina il prezzo, con la regola della domanda e dell'offerta che noi tutti conosciamo. Durante le audizioni, per programmare la risoluzione, gli stessi attori della filiera, le associazioni di categoria, i consorzi e i rappresentanti dei pastori non conoscevano nel dettaglio i numeri del latte prodotto, né dei quantitativi di formaggio; di fatto, è stata un'ulteriore conferma che ha spinto sia me che la Commissione agricoltura a volere che questi dati arrivino in banca dati e nel sistema informativo nazionale. I dati una volta raccolti saranno accessibili a tutte le componenti della filiera e sarà così possibile programmare, già dal prossimo anno.

La pastorizia è una risorsa strategica per l'economia italiana e per l'occupazione, soprattutto, in regioni come la Sardegna, la Sicilia e anche la Toscana. La crisi del prezzo del latte va avanti da anni e ha messo in ginocchio la categoria. Solo in Sardegna, le aziende produttrici di latte ovicaprino sono oltre 15 mila, per oltre 40 mila addetti, per un indotto che sfiora quasi i 438 milioni di euro. In Sardegna viene prodotto circa il 65 per cento del latte ovino italiano, per circa 3 milioni di pecore, e rappresenta il 45 per cento dei capi ovini nazionali. Il 97 per cento del Pecorino romano DOP è prodotto in Sardegna dai 37 produttori presenti nell'isola, oltre che le 300 mila tonnellate conferite alle industrie casearie di trasformazione, sempre dati di stima. Quest'anno si è toccato il fondo, è scoppiata la protesta perché il prezzo del latte è sceso dagli 85 centesimi dell'anno scorso ai 60 centesimi di quest'anno. In Europa, il latte ovicaprino è diversamente remunerato, si passa dai 93 centesimi della Spagna ai 96 della Francia. In Italia, specialmente in Sardegna, le cose non vanno come dovrebbero. I pastori, devono affrontare calamità naturali, alluvioni, siccità, foraggi di scarsa qualità dovuti al maltempo, per non parlare della crisi della bluetongue, che ha portato al contagio, solo in Sardegna, di oltre 850 mila capi ovini, uccidendone oltre 36 mila, solo nel 2017, e nessuna trasparenza.

Oggi non possiamo sapere quanto latte sardo all'estero venga trasformato in formaggio, è un prodotto che successivamente finisce negli scaffali dei negozi alimentari. L'intero sistema si basa su stime di produzione e di stoccaggio dei prodotti lavorati, dati non verificabili perché la filiera non è tracciata. Manca tracciabilità; oggi non sappiamo nulla sul latte e sui suoi derivati. Tutto il sistema e il mercato si basano su stime. Non avendo dati certi, non possiamo sempre sapere se questa fantomatica eccedenza di formaggio esiste, se esiste una sovrapproduzione, non sappiamo con certezza quanto latte estero entra e quanto latte nazionale esce.

Speculazione, trasparenza e tracciabilità sono stati i punti di partenza dei contenuti del decreto relativi al settore lattiero-caseario, con chiare regole e interventi emergenziali per la crisi in corso. Il prezzo del latte è un risultato di sistema di aste al ribasso; parte dalle industrie di trasformazione del latte e dagli acquirenti. È un vero e proprio meccanismo, dove la speculazione la fa da padrona e dove il pastore ne paga le conseguenze. Con la tracciabilità e una attenta programmazione, è indubbio che questi meccanismi, legati alle stime e alla presunta sovrapproduzione andranno a sparire.

Durante i precedenti Governi, nessun intervento strutturale è mai stato predisposto; alcuni hanno potuto ma non hanno realizzato strumenti come la tracciabilità e la regolamentazione del latte; in un mondo moderno globalizzato e informatizzato molti si chiedono come sia possibile che nessuno abbia predisposto uno strumento di questo tipo.

Per quanto riguarda i costi di un allevatore, per avere un'idea immediata ricordo che sono necessari 840 grammi di mangime per un litro di latte; a questi si aggiungono una serie di costi tra le voci che vanno analizzate; oltre al mantenimento, vi è il pascolamento, la gravidanza, la lattazione, la rimonta e la gestione dei liquami e, giustamente, anche la realizzazione degli impianti di smaltimento. Giusto per dare una dimensione dei costi, a seguito dell'elaborazione delle informazioni raccolte presso aziende sarde a campione, è emerso che il costo di produzione del latte di pecora è stato mediamente pari a 1,12 euro al litro, analisi del 2016-2017. Se il prezzo del latte scende, l'intero sistema di base non può sostenersi. I costi variano in base alle dimensioni dell'azienda; meno capi un'azienda possiede, maggiori sono i costi. Per dare una dimensione, su oltre 12 mila aziende, oltre 9 mila hanno meno di 400 capi; tanti giovani che stanno avviando le loro aziende si trovano davanti a una crisi senza precedenti.

Un'altra delle eccellenze italiane è stata messa in crisi ed è sotto attacco da due fattori non imputabili agli agricoltori che, purtroppo, hanno dovuto subire inermi. Una delle più gravi è la diffusione della Xylella fastidiosa, di altre fitopatie, di eventi atmosferici e delle gelate di natura eccezionale che hanno messo in ginocchio l'intero comparto produttivo, che lo scorso anno ha avuto un crollo della produzione di oltre il 64 per cento. Questo Governo vuole rimettere in moto la produzione olivicola, con tutti gli strumenti necessari per la questione. Con questo decreto ci sono tutti gli strumenti per intervenire in concreto, con le regioni competenti e soprattutto con gli attori della filiera.

L'agrumicolo è un altro settore in crisi. Il settore, negli anni, ha subìto contraccolpi e un susseguirsi di eventi atmosferici quali esondazioni e gelate che hanno messo in ginocchio l'intera produzione, ritardando, in alcuni casi, la maturazione e causando la rovina del raccolto. A questi ritardi si è aggiunto anche l'eccesso di offerta di prodotti provenienti da Spagna e Marocco a prezzi estremamente competitivi, che ha reso impossibile ai produttori poter recuperare le perdite subite dai danni degli eventi atmosferici.

Obiettivi di questo decreto: questo intervento normativo fornisce risposte concrete ai nostri produttori nazionali. Il carattere di emergenza di questo decreto nasce dalla necessità di fornire strumenti e risposte derivanti dall'urgenza di predisporre un piano di interventi per il recupero della capacità produttiva e di sostenere concretamente le imprese agropastorali in crisi, anche per il perdurare degli effetti dei danni causati dagli eventi atmosferici di evidente carattere eccezionale e delle infezioni da organismi nocivi ai vegetali.

Cari colleghi, concludo, ricordandovi che questo Paese lo possiamo cambiare, partendo dal basso, ascoltando le richieste degli uomini in prima linea, operai, produttori, agricoltori e pastori, tutte categorie che richiedono il nostro intervento. Molte si sono sentite dimenticate dalla politica, negli ultimi anni. Capisco che è molto difficile; è molto più semplice fermarsi presso gli uffici delle amministrazioni deleganti e dei consigli di amministrazione, ma la nostra Italia è fatta di piccole realtà che rappresentano piccole eccellenze, con un valore inestimabile di storie, culture e tradizioni. Alcuni di voi penseranno che sia semplice retorica, ma ho la fortuna di far parte di quella bellissima realtà, lo dico con soddisfazione, di quella parte dell'Italia fatta di piccole aziende che lavora e produce e che guadagna il futuro per i propri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, innanzitutto, vorrei iniziare dicendo al collega Gallinella che si può sempre fare meglio; si può sempre fare meglio e, vede, Presidente, io lo dico senza polemica, ma soltanto perché il gruppo di Fratelli d'Italia cerca sempre di porsi quale interlocutore, in un ambizioso obiettivo, che è quello di stimolare a fare sempre di più e a fare sempre meglio.

Noi voteremo a favore di questo provvedimento e lo facciamo nella convinzione che, piuttosto che niente, è meglio piuttosto, è un detto abbastanza diffuso. Però, non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni, proprio perché queste considerazioni possano essere uno stimolo per il futuro, per i provvedimenti che verranno, perché riteniamo che questo provvedimento da solo non risolve moltissimi problemi.

Se da un lato condividiamo indubbiamente la presa di posizione rispetto ad alcuni comparti: hanno raccontato ampiamente tutto quello che è successo per esempio sulla filiera del lattiero-caseario, posizioni che indubbiamente sono condivisibili; ci dobbiamo però anche rendere conto che per alcuni altri settori – parlo, in particolare, della questione sulla Xylella fastidiosa e sulle gelate - tutto sommato questo provvedimento è un po' l'espressione di quello che accade nel Governo, fondato su una certa mescolanza di piani diversi, che impedisce poi di fornire delle risposte concrete ed organiche ai problemi.

Vorrei allora iniziare dicendo subito che, analizzando l'oggetto dei temi, la sovrapposizione fra la piaga della Xylella e quella delle gelate appare secondo noi inadatta a risolvere entrambi i problemi. La Xylella fastidiosa - lo sapete, i tecnici lo sanno, lo abbiamo sentito nel corso delle audizioni - è un patogeno, un batterio killer che produce l'essiccazione della pianta, la porta alla morte, e quindi porta alla necessità dell'estirpazione, anche perché altrimenti non si potrebbe evitare la diffusione di questo batterio. Quanto poi all'origine di questo batterio, nonostante la comunità scientifica non abbia ancora trovato un unico comune denominatore, indubbiamente sono tutti d'accordo sul fatto che questo derivi dall'importazione di piante che arrivano dall'estero. Questo, per esempio, è uno dei problemi dei quali questo decreto-legge non si occupa: perché è vero che ci sono le emergenze, in Italia ci sono sempre delle emergenze, ma se quelle emergenze non vengono affrontate in maniera strutturale, concreta, con delle risposte scientifiche, il problema è destinato a rimanere e a non essere risolto.

Se da un lato questo decreto-legge affronta il problema della Xylella fastidiosa, dall'altro c'è la questione delle gelate, che invece sono un problema completamente diverso, che dipende da un fenomeno atmosferico che è ampiamente ipotizzabile, e che prevede anche una prevenzione completamente diversa da quella che andrebbe applicata per la Xylella. Secondo noi accorpare due temi come questi rende non concrete le risposte governative, né all'uno né all'altro problema. Non sfuggirà che il problema della Xylella, per quanto sia inevitabilmente destinato, ove non ci sia un'attività di prevenzione e di controllo, ad infettare purtroppo non solo la Puglia - e lo dico da pugliese - ma tutta l'Italia, proprio da pugliese dico che non sfuggirà che le gelate invece non sono un problema che è appartenuto soltanto alla Puglia, e, quindi, da italiana mi viene da dire che le gelate di febbraio e marzo hanno attaccato e distrutto interi territori e produzioni in Emilia-Romagna, in Veneto e in moltissime altre regioni d'Italia. Probabilmente, ci saremmo dovuti preoccupare di distinguere questi due provvedimenti, affrontarli in modo separato ma in modo organico.

Ricordiamo tutti che le due sciagure che sono state accorpate in questo decreto-legge rappresentano indubbiamente un deficit di programmazione, e sono sintomo della circostanza che molte volte il legislatore non riesce a dare delle risposte proprio perché non le affronta in maniera organica. Vedete, questo è un problema davvero emergenziale, ed è un problema emergenziale perché dobbiamo renderci conto che il ritorno all'economia primaria, che poi è quella della terra, è in questo momento lo sfogo principale per la nostra economia; e che rispetto all'economia globale di un Paese in difficoltà, può essere evidentemente un traino fondamentale.

Dalla lettura del testo uscito dal Governo purtroppo si evince una sottovalutazione della portata dei danni che la Xylella sta causando, e secondo noi viene un po' trascurato il pericolo che il batterio avanzi rapidamente, e a breve in tutta la nazione che, quindi, diventi non solo e non soltanto un problema pugliese, ma un problema più generalizzato. La somma che viene stanziata è indubbiamente una somma irrisoria: noi lo abbiamo detto, abbiamo cercato di stimolare, attraverso gli emendamenti del gruppo di Fratelli d'Italia, per ottenere un aumento di queste somme. Lo abbiamo fatto proprio nella convinzione che il problema della Xylella vada risolto partendo proprio dalla prevenzione, dallo studio e dalla ricerca, tutte questioni che invece in questo decreto-legge non vengono affrontate.

Mi pare sia poi assolutamente doveroso sottolineare anche che, almeno secondo l'opinione di chi vi parla oggi, sarebbe stato opportuno, anzi assolutamente doveroso dare impulso alla possibilità concreta di ripiantare tutte le piante che verranno estirpate; anche in questo senso, il provvedimento non affronta in maniera strutturale il problema. L'articolo 7, pur riconoscendo nella premessa la necessità di recupero e rilancio della produttività e della competitività in crisi, anche a causa degli eventi atmosferici avversi e delle infezioni di organismi nocivi ai vegetali, nelle intenzioni però poi pecca di soluzioni reali, in quanto si legge che è riconosciuto, nel limite complessivo di spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2019, un contributo. Ecco, mi pare assolutamente evidente che questo stanziamento sia di scarsissimo vigore economico, e per di più dovrebbe essere utilizzato indistintamente sia per chi è stato colpito da Xylella che per chi è stato colpito da gelate; mi pare assolutamente lampante, sotto gli occhi di tutti, che invece parliamo di due problemi completamente diversi.

Quanto all'entità del contributo ed alla sua natura, non si può non evidenziare anche un'altra questione: oltre alla già sollevata esiguità di cui esso soffre, questo contributo è destinato alla copertura totale o parziale dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per l'anno 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese entro la data del 31 dicembre 2018. Cioè, in sostanza si dà un contributo solo per coloro che hanno contratto i mutui. Io mi chiedo allora invece: il produttore che non ha avuto accesso al mutuo, il produttore che non è ricorso all'accensione del mutuo, viene di fatto penalizzato; dovrà quindi farsi carico, cosa tra l'altro davvero particolarmente emblematica, di costi assolutamente sostanziali per l'estirpazione. Tra l'altro, ci sono anche delle multe che sono poste a carico per chi non eseguirà questa estirpazione, senza renderci conto che, proprio parlando di un'emergenza, di una questione assolutamente critica, proprio da questo punto di vista lo Stato doveva essere il supporto per l'estirpazione. Ecco, allora noi abbiamo da un lato produttori, che sono quelli che hanno accesso al mutuo, che avranno sicuramente la possibilità di richiedere una parte di questi finanziamenti; dall'altro invece abbiamo dei produttori che, non avendo mutui in essere, non potranno avere lo stesso trattamento. Questa ci sembra una sperequazione assolutamente insensata, considerato che, quando si parla di made in Italy - ed oggi, se ne parla tanto -, si parla della necessità di tutelare il made in Italy, si parla della necessità di internazionalizzare il made in Italy, non ci rendiamo conto che se non tuteliamo i nostri produttori tra un po' non avremo più di che parlare perché mancherà l'oggetto principale, la produzione, il prodotto che fa il made in Italy.

Vengo poi ad un'altra questione, che è quella proprio dell'articolo 8, e lo accennavo prima, relativamente all'estirpazione delle piante infette. Questa attività ha dei costi vivi non indifferenti; ed inoltre l'articolo 8 pone, come dicevo, delle sanzioni pesantissime per coloro che non dovessero attenersi, giungendo sino a legittimare un abbattimento coattivo da parte dello Stato in ipotesi di lassismo. Ebbene, tralasciando la farraginosità di una norma che impone a chi è stato colpito da un'avversità di ulteriormente gravarsi di questi costi, cosa che ovviamente non possiamo condividere, e soprattutto facendolo poi sotto la minaccia di pene pecuniarie importanti e di controlli stringenti, ci si domanda il perché non si è proceduto a disciplinare interventi mirati dedicati a coloro che dal settore olivicolo traggono reddito: imponiamo sì l'obbligo di estirpazione, finalizzata all'interruzione del propagarsi del batterio, ma contemporaneamente cerchiamo anche di prevedere un aiuto costituito da un contributo totale o parziale per coloro che, una volta che dimostrano di aver estirpato la pianta, possano ripiantarne altre.

Il problema della Puglia è proprio questo: rischiamo di non avere più produzione di olio perché una volta estirpate queste piante diventa complesso e oneroso ripiantarne delle nuove.

Probabilmente i nostri agricoltori preferiranno vendere il legno, perché ha un costo più basso e si guadagna di più, piuttosto che produrre olio. Noi invece avremmo voluto un programma organizzato e definito rispetto, sì all'estirpazione, ma contemporaneamente anche alla possibilità di ripiantare in maniera scientifica e strutturata in moltissime zone. Diversamente, questa misura non può incentivare la produzione e ovviamente non incentiva neanche la ripresa attraverso la messa a produzione delle nuove piante. Registriamo in maniera assolutamente positiva alcune disponibilità in sede di passaggio del provvedimento in Commissione rispetto agli emendamenti proposti dal gruppo di Fratelli d'Italia, come, ad esempio, l'accoglimento dell'emendamento che istituisce un contributo in conto capitale per quei frantoi oleari che hanno interrotto la produzione a causa delle gelate eccezionali. Tuttavia, l'impressione generale è che siamo di fronte a un provvedimento a metà, che indubbiamente costituisce l'inizio e che non può neanche essere considerato esaustivo né la fine di un percorso che in questo momento sta solo iniziando. Si poteva sicuramente fare di più e fare meglio, e questo è lo stimolo che il gruppo di Fratelli d'Italia vuole ribadire, specialmente con una maggiore consapevolezza del fatto che, come dicevo, il comparto agroalimentare è il nostro made in Italy e dovremmo preoccuparci di tutelarlo, perché è proprio da quello che passa una parte sostanziale e consistente dell'economia italiana. Concludo con una frase che a me piace molto: laddove coltivi la rosa non può crescere il cardo. Ecco, dove coltiviamo l'olio dovremmo continuare a coltivarlo serenamente, e dovremmo dare ai nostri produttori davvero un segnale forte, perché l'olio è l'oro d'Italia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dimitri Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Presidente, buongiorno a lei e a tutti i colleghi presenti in Aula e al rappresentante del Governo. Prima di iniziare con la mia esposizione della relazione, voglio sottolineare quanto è stato detto all'inizio dal relatore, che appunto evidenziava il lavoro svolto in Commissione, che è stato portato avanti davvero in maniera politicamente trasversale. E se questo provvedimento che noi porteremo in votazione ha questa forma, questa sostanza e questa struttura, è davvero perché tutti hanno lavorato seriamente: l'agricoltura ha unito e la regia del presidente di Commissione è stata fondamentale per tutto questo.

Il decreto-legge n. 27 del 2019, concernente emergenze in agricoltura, reca un insieme di interventi in materia di agricoltura volti ad incidere sui settori olivicolo-oleario, lattiero-caseario del comparto ovino e caprino e del settore agrumicolo, in ragione dello stato di crisi nel quale versano. Nel provvedimento è inserita anche una norma che provvede alla messa in sicurezza e alla bonifica dello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto, in provincia di Genova, chiuso nel 2003, che produceva bicromato di sodio per l'industria elettrotecnica, del legno e conciaria. Dello specifico, di questo decreto-legge, ha trattato nel suo intervento il collega Gallinella. Per quel che mi concerne, vorrei sottolineare che il provvedimento in esame si situa nel contesto dell'attenzione particolare che il Governo ha dato ai problemi che riguardano il settore agricolo, concentrandosi su due regioni: Puglia e Sardegna, dove i danni da gelate e Xylella, in Puglia, e la crisi del settore ovicaprino, in Sardegna, sono di entità tale da mettere in crisi l'intera economia regionale. Ecco perché, nonostante non siano apparentemente sovrapponibili le due problematiche, sono state messe assieme, perché il peso economico che queste hanno per l'economia della regione rende necessario un intervento emergenziale. Dopo questa precisazione credo valga la pena ricordare che questo Governo, in particolare il Ministero delle Politiche agricole, si sia attivato con interventi importanti per cercare di migliorare nel più breve tempo possibile la nostra agricoltura, che versa in condizioni critiche anche a causa delle politiche di chi ci ha preceduto.

Voglio quindi ricordare i principali interventi, diretti e previsti già a partire dalla legge di bilancio, che hanno riguardato il settore agricolo, che, devo dire, sono in numero abbastanza consistente. Tra i principali voglio menzionare: l'assegnazione a titolo gratuito di una quota di terreni agricoli a favore dei nuclei familiari con tre o più figli o alle società costituite da giovani imprenditori agricoli, che potranno richiedere un mutuo fino a 200 mila euro senza interessi per l'acquisto della prima casa; l'istituzione di un fondo per la gestione e la manutenzione delle foreste italiane; il riconoscimento di un contributo, nella misura pari al 50 per cento dei costi effettivamente sostenuti e documentati, per la rimozione ed il recupero di alberi o di tronchi caduti o abbattuti in conseguenza degli eventi atmosferici avversi incorsi nei mesi di ottobre e novembre 2018; il finanziamento del Fondo nazionale per la montagna; un provvedimento importante è l'integrazione nella disciplina della vendita diretta, stabilendo che gli imprenditori agricoli possono vendere non solo propri prodotti ma anche prodotti agricoli e alimentari acquistati direttamente da altri imprenditori agricoli; la possibilità di accesso degli impianti di biogas con potenza elettrica non superiore a 300 chilowatt e facenti parte del ciclo produttivo di un'impresa agricola di allevamento realizzati da imprenditori agricoli, agli incentivi previsti per l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Potrei citarne tanti altri, ma mi fermo qui.

A seguire, nel “decreto semplificazioni”, le norme di interesse per l'agricoltura riguardano: un nuovo sistema di etichettatura, fortemente voluto dal Ministro Centinaio nell'ambito della difesa del made in Italy; il testo unico sul vino; le norme sugli sfarinati e le paste alimentari e gli olii di semi destinati al consumo alimentare, per i quali rimane in vigore la sola disposizione in base alla quale gli olii devono essere esenti da coloranti aggiuntivi. Ancora, nel “decreto-legge dignità” siamo intervenuti sui voucher in agricoltura e nel turismo; viene modificato il regime delle prestazioni occasionali che possono essere rese da alcuni soggetti (pensionati, giovani, disoccupati), titolari di trattamenti di sostegno al reddito, presso le aziende alberghiere e le strutture ricettive di tipo turistico. Questa misura mi sembra adatta, visto che stiamo parlando di emergenze in agricoltura, per sottolineare i principali interventi del Ministro Centinaio che hanno l'obiettivo di semplificare le procedure relative alle conduzioni delle imprese riducendone la burocrazia - che rappresenta uno degli obiettivi prioritari del Governo - anche nel settore agricolo. In tale direzione, il Ministro Centinaio ha intrapreso un metodo di lavoro nuovo, fondato sulla più ampia collaborazione con le regioni, indispensabile per raggiungere risultati tangibili. Tra i provvedimenti, merita menzionare il pagamento di anticipi PAC e assicurazioni agevolate: da inizio programma ad oggi sono stati erogati contributi pubblici pari a 3,5 miliardi di euro per 13 programmi di sviluppo rurale regionali per il Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020; è stato ampiamente raggiunto l'obiettivo di spesa da eseguirsi entro la scadenza del 31 dicembre 2018, evitando così l'eventuale rischio di disimpegno automatico dal bilancio comunitario dei fondi FESR. In merito alle infrastrutture idriche, è stato finanziato con un miliardo di euro il piano irriguo nazionale e le riserve d'acqua: questo permette a tutte le regioni d'Italia di avere fondi da investire in infrastrutture e bacini idrici. L'ippica: è stato modificato il decreto ministeriale n. 681 del 2016, permettendo di sbloccare le procedure per il pagamento delle risorse relative agli ippodromi per il 2018. I controlli sul riso, altro punto importante: il Ministero ha disposto l'attivazione su tutto il territorio nazionale di una serie di controlli straordinari per la tutela del made in Italy sui risi di importazione dei Paesi del Sud-Est asiatico. Il decreto per il marchio del prodotto di montagna che permette di riconoscere il valore sociale, ambientale e turistico di queste aree. Inoltre, l'aumento del valore del pagamento accoppiato per la barbabietola da zucchero, riso e frumento, provvedimento molto atteso dal mondo produttivo, perché interviene a sostegno di alcuni prodotti particolarmente esposti alla concorrenza internazionale. Poi, provvedimento fondamentale è stato il decreto-legge di riordino delle attribuzioni dei Ministeri: il decreto stabilisce il trasferimento al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali delle funzioni esercitate dal Ministero per i Beni e delle attività culturali e del turismo in materia di turismo, prevedendo, al contempo, il conseguente cambio delle denominazioni dei due Ministeri, il trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie a modifiche normative riguardanti gli enti vigilati. Nel settore cerealicolo è stato introdotto l'obbligo dell'indicazione d'origine del grano duro della pasta e potenziato il sistema dei controlli per contrastare le frodi anche nel settore cerealicolo. Si intende lavorare, come ha dichiarato il Ministro Centinaio, sulla trasparenza dei prezzi all'origine, aiutare gli agricoltori a produrre più grano di qualità e rispondere così alle richieste dell'industria. Sarà costituita una Commissione unica nazionale per il grano duro. Altro obiettivo è quello di ampliare gli spazi di presenza e promozione della pasta italiana all'estero. Per quanto riguarda invece il settore agrumicolo, lo scorso 21 febbraio 2019 è stato approvato in Conferenza Stato-regioni lo schema di decreto per l'avvio del Fondo nazionale agrumicolo, le cui risorse disponibili sono pari a 10 milioni di euro. Il decreto verrà adottato nei prossimi giorni.

Occorre anche tener presente che, a gennaio 2019, il Ministro Centinaio ha siglato con la Cina un nuovo protocollo per le esportazioni di agrumi a Pechino che già consente ai nostri produttori, nelle more della sottoscrizione, di esportare per via aerea gli agrumi italiani in quel Paese. Nel quadro dei nostri rapporti con la Cina, infatti, il settore agroalimentare ha un export di importanza crescente. Con la legge di bilancio 2018 sono state stanziate apposite risorse finanziarie per la costituzione di un catasto frutticolo finalizzato non solo alla rilevazione delle relative superfici ma anche a raccogliere tutti gli elementi agronomici necessari al mondo produttivo per avviare al meglio strategie culturali e commerciali nel breve e lungo periodo.

Per quanto riguarda il settore bieticolo-saccarifero, tale settore di attività per l'Italia rappresenta un valore complessivo da tutelare per il sistema Paese. Per incrementare la competitività del settore il Ministero intende costituire un tavolo tecnico nazionale per definire gli interventi necessari allo scopo.

Per quanto riguarda l'olio, la predisposizione di un nuovo piano olivicolo-oleario rientra tra le iniziative che è necessario attivare urgentemente per rilanciare il settore partendo da una nuova strategia nazionale da condividere con gli operatori della filiera e le regioni. A sostegno del settore olivicolo sono stati recentemente concessi circa 108 milioni di euro a valere sui prossimi tre anni. Sono stati finanziati importanti progetti di ricerca per un importo complessivo di 7 milioni di euro volti al miglioramento delle tecniche di difesa da organismi nocivi, all'incremento della produttività degli oliveti e all'introduzione di innovazioni lungo tutta la filiera al fine di migliorare la qualità del prodotto e la competitività dell'intero comparto. A gennaio 2019 è stato convocato un tavolo di filiera olivicola per discutere delle necessità e priorità strategiche da sviluppare nel settore. Per quanto riguarda l'enoturismo, il 12 marzo 2019 è stato firmato il decreto sulle linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica. L'obiettivo è creare un sistema che possa raccordare le diverse attrazioni turistiche intorno all'enogastronomia favorendo un dialogo continuo e un coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti: le regioni, da un lato, e la filiera produttiva dall'altro. Inoltre in merito ai due pilastri contenuti nel decreto-legge all'esame, a riprova che il Ministero è già da tempo impegnato su questi fronti, voglio citare: per quanto riguarda la Xylella e le gelate in Puglia, il 1° febbraio 2019, con delibera del CIPE, è stato approvato un piano di emergenza per il contenimento della Xylella fastidiosa predisposto dal Ministero finalizzato a contrastare l'espansione del batterio della Xylella, nonché a ripristinare e rilanciare la cultura olivicola e l'economia agricola del territorio interessato - sottolineo: ripristinare e rilanciare la cultura olivicola e l'economia agricola del territorio interessato - al quale è stato assegnato un importo pari a 30 milioni di euro nell'ambito dell'annualità 2018. Tali risorse sono destinate a finanziare la ricerca e la sperimentazione, il ripristino del potenziale produttivo, le attività di prevenzione della diffusione della Xylella e di contrasto al vettore, un piano di comunicazione e investimenti a supporto delle attività ispettive e di monitoraggio e il potenziamento del servizio fitosanitario. Anche la Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha ritenuto di svolgere un'indagine conoscitiva, deliberata il 25 luglio 2018, al fine di acquisire elementi di conoscenza e valutare le strategie necessarie per contenere definitivamente il patogeno, evitare il suo propagarsi ed individuare le strategie necessarie per arrivare alla soluzione del problema. Il 21 febbraio 2019 è stato approvato il documento finale sull'indagine conoscitiva evidenziando che gli approfondimenti svolti nel corso delle indagini hanno confermato una situazione drammatica in cui versa l'olivicoltura pugliese a causa dell'avanzare del batterio della Xylella e l'urgenza di un intervento condiviso da tutte le forze politiche. È ormai chiaro che l'emergenza Xylella ha assunto una valenza nazionale. Con delibera del CIPE n. 69 del 2018 è stata disposta un'integrazione finanziaria dell'ordine di 30 milioni e il piano operativo agricoltura destinato specificatamente ad un piano di emergenza.

Per quanto concerne l'accordo sul prezzo del latte ovi-caprino, lo scorso 8 marzo è stato trovato l'accordo sul prezzo del latte tra pastori e trasformatori a 74 centesimi con l'impegno di un conguaglio a novembre 2019 in base al prezzo di mercato del pecorino romano. La Commissione agricoltura della Camera ha esaminato le risoluzioni presentate da tutti i gruppi parlamentari. In particolare, la risoluzione della Lega prevede l'acquisto a favore degli indigenti anche incrementando le risorse del Fondo, impegno tra l'altro contenuto nel decreto-legge, di prodotti alimentari derivanti dal latte ovi-caprino, quali il pecorino romano DOP al fine di ridurre gli sprechi potenziali e adeguare il prezzo del latte nonché di adottare misure volte ad un rilancio del settore del latte ovi-caprino che siano strutturali e durature nel tempo, perché la pastorizia necessita non solo di interventi urgenti, concreti e specifici utili a riformare il settore ma anche di una strategia a lungo termine.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, termino l'intervento con alcune brevi riflessioni. L'agricoltura italiana è un settore che riteniamo decisivo per lo sviluppo del Paese e, pur avendo dovuto sopportare, soprattutto nell'ultimo anno, emergenze molto gravi dovute in gran parte a calamità inaspettate, i segnali del suo sviluppo sono importanti come quello, ad esempio, delle oltre 55 mila aziende agricole guidate da under 35. Con questo dato l'Italia è al vertice dei Paesi dell'Unione europea. Il ritorno alla terra indubbiamente è favorito dallo sviluppo di nuove tecnologie oltre che dall'opportunità che deriva dall'utilizzo dei fondi europei. Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media e un fatturato più elevato del 75 per cento rispetto alla media del settore e occupano il 50 per cento di lavoratori in più per azienda. I problemi naturalmente non mancano ma l'attenzione del Governo al settore, come dimostra da ultimo il provvedimento in esame, è costante e produrrà di certo ottimi risultati nel futuro immediato.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Potremmo dire che mentre la Xylella correva e corre, noi oggi siamo qui finalmente a discutere e a presentare un decreto emergenze in agricoltura. Dico “emergenze” proprio perché pensavamo che si potessero risolvere anche le situazioni emergenziali di altre regioni del nostro territorio nazionale ma conveniamo comunque che la Xylella è l'emergenza madre d'Italia, che vede e ha visto distrutte migliaia di piante monumentali d'olivo, ha visto distrutto uno dei pezzi più belli della nostra agricoltura e delle nostre terre ma soprattutto la produzione di eccellenza di olio d'oliva. Quindi finalmente possiamo parlare di un decreto che intende distruggere il batterio.

Il decreto-legge all'esame originariamente aveva una dotazione finanziaria di 61 milioni tutti da erogare nel 2019 che erano destinati per 29 milioni alla filiera del latte; 20 milioni all'incremento del fondo di solidarietà per coprire anche le gelate in Puglia; 5 milioni al pagamento dei mutui del settore agrumicolo a cui noi teniamo particolarmente e che vedono in crisi tre regioni fondamentali del sud d'Italia quali la Puglia, la Calabria e la nostra meravigliosa Sicilia; 5 milioni al pagamento dei mutui del settore olivicolo danneggiato dalle avversità atmosferiche e 2 milioni per le campagne promozionali per incentivare l'olio extravergine di oliva, agrumi e formaggi ovi-caprini.

All'uscita dalla Commissione il provvedimento invece impegna risorse pari a 70 milioni per il 2019, 154 milioni nel 2020 e 150 milioni nel 2021. A queste somme vanno aggiunti gli oneri non quantificati e destinati a benefici previdenziali e assistenziali per i lavoratori agricoli che hanno operato presso le imprese risarcite dal Fondo di solidarietà, misura che abbiamo condiviso in Commissione, al fine di consentire loro di raggiungere il numero di giornate lavorative svolte nell'anno precedente. Questi oneri - è il caso di notarlo - sono stati posti a carico dei 50 milioni di euro annui per le assunzioni INPS per la gestione del reddito di cittadinanza. Certo, tutti quanti noi dell'opposizione avremmo auspicato che i lavoratori agricoli possano ricevere tutti quanti questi 50 milioni di euro. Di questi 70 milioni del 2019 le quote destinate alla filiera del latte, al Fondo di solidarietà, all'agrumicolo e alle campagne pubblicitarie e promozionali sono rimaste identiche. A queste vanno aggiunti 8 milioni dei frantoi e un milione del settore suinicolo. Il piano Xylella approvato in Conferenza Stato-regioni del 13 febbraio 2019 stanzia poco più di 100 milioni così ripartiti: dal Mipaaf, quindi dal nostro Ministero, sono 48 milioni e 52 milioni invece dalla regione Puglia.

A questi vanno aggiunti anche altri interventi posti a carico del Piano di sviluppo rurale. Fa piacere che chi ha persino negato l'esistenza del problema Xylella si sia reso conto finalmente dell'enormità del problema e abbia adottato le drastiche misure previste in questo decreto, tanto, addirittura, da prevedere l'uso della forza pubblica contro chi si oppone agli abbattimenti degli alberi infetti. Si prevede l'accesso ai fondi degli ufficiali sanitari e si prevedono multe pesantissime per coloro che non denunciano un'infezione oppure che si oppongono agli abbattimenti lì dove necessari. Addirittura, il comma terzo dell'articolo 8 stabilisce per i comuni siti nelle aree infette le risorse di cui al comma 107, articolo 1 della legge di bilancio 2019, destinate alla sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici, che possono essere destinate anche al contenimento della Xylella. Ma questo intervento tardivo, che io considero tardivo e che per molto tempo è stato osteggiato, arriva quando ormai i danni ammontano a un miliardo di euro e il batterio avanza alla velocità di 2 chilometri al mese. Il Governo ha agito in presenza del catastrofico crollo del comparto olivicolo registratosi quest'anno. Ancora una volta, il MoVimento 5 Stelle, in particolare, si ritrova costretto a fare il contrario di quanto aveva propagandato anche quando era all'opposizione, dove, con il suo ostruzionismo, sia per la Xylellao TAP o TAV o Gronda di Genova, ha prodotto danni gravi a questo Paese. Secondo un rapporto ISMEA, la produzione dell'olio made in Italy è passata dalle 600 mila tonnellate del 2008 alle 200 mila tonnellate del 2018; quindici anni fa l'Italia era il primo produttore di olio al mondo, oggi il Bel Paese arranca dietro la Spagna, ha il saldo della bilancia commerciale negativo e assiste, anno dopo anno, alla perdita di quote di mercato. La produzione spagnola supera di oltre 7 volte quella nazionale; negli ultimi quindici anni la Spagna ha fatto quattro piani olivicoli straordinari, che hanno permesso la sostituzione delle piante vecchie e poco produttive con delle piante nuove. Questo si è verificato nonostante l'olivicoltura sia in cima alla classifica, con oltre il 25 per cento, di incidenza delle sovvenzioni PAC, primo pilastro sul reddito aziendale, più di tutte le altre colture. E giova osservare che il piano Xylellaapprovato in Conferenza Stato-Regioni del 13 febbraio 2019 stanzia 100 milioni, per non parlare, poi, delle altre decine di milioni previsti dal PSR e già poste a carico del Fondo di solidarietà.

Al tragico destino del settore olivicolo si avvia anche il comparto agrumicolo: inutilmente abbiamo chiesto in Commissione che i 5 milioni, che ci sembrano assolutamente insufficienti, destinati al comparto, destinati essenzialmente a Sicilia, Calabria e Puglia, fossero aumentati e che fosse rifinanziato il Piano agrumicolo. Detto che l'incidenza delle sovvenzioni per la frutticoltura delle risorse dell'Unione è di solo il 5 per cento del reddito agricolo, giova ricordare che già nel settembre scorso il gruppo di Forza Italia aveva fatto presente al Ministro Centinaio che si preannunciava una massiccia importazione di agrumi da Paesi come il Marocco e la Spagna. Nel frattempo, un'inchiesta sulla stampa ha evidenziato che il prezzo delle clementine è sceso a 20 centesimi al chilo in Puglia e a 12 centesimi in Calabria, mentre, per rientrare dei costi, dovrebbero essere pagate almeno 50 centesimi; solo in Puglia un milione e mezzo di quintali sono rimasti invenduti. Si spendono 14 milioni per distribuire formaggio Pecorino Romano DOP agli indigenti; non ne potevamo spendere altri cinque per distribuire agrumi altrettanto necessari in termini di vitamine agli stessi indigenti? Il gruppo di Forza Italia ha, quindi, presentato due emendamenti per aumentare da 5 a 10 milioni il ristoro per i mutui degli agrumicoltori e per incrementare di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 i fondi del Piano agrumicolo previsti dalla legge di bilancio per il 2018.

Faccio così presente i termini della questione, sottosegretario e Presidente: abbiamo qui in ballo 500 milioni di euro per l'olivicoltura della Puglia, che rappresenta la madre delle emergenze, e 11 milioni per l'agrumicoltura. Per evitare che accada il disastro del fallimento delle imprese di settore e l'abbandono delle colture in ben tre regioni, ripeto, Sicilia, Calabria e Puglia, vi stiamo chiedendo di aumentare da 11 a 21 milioni queste risorse del settore agrumicolo. Altrettanta insensibilità hanno mostrato il Governo e la maggioranza rispetto ad altre due emergenze da noi segnalate, e qui si tratta anche di altre regioni che hanno vissuto delle emergenze dovute agli eventi atmosferici, per coprire i danni, soprattutto parlo dell'Emilia Romagna, dell'anticiclone Burian, responsabile delle gelate in Romagna del febbraio e del marzo 2018, e per coprire i danni delle aziende dell'Agro Pontino, stiamo parlando del Lazio, colpite dall'eccezionale ondata di maltempo del novembre 2018. I danni sono quantificati in oltre 100 milioni, con distruzione totale di serre a causa del grosso vento, quindi, e dell'allagamento di intere aree. Sappiamo - mi rivolgo anche a lei, sottosegretario - che dall'Agro Pontino parte il 40 per cento delle esportazioni agroalimentari del Lazio e oltre il 5 per cento dell'export ortofrutticolo italiano; un patrimonio sicuramente importante, che non può essere disperso. Proprio in questi giorni è stata portata a termine la quantificazione dei danni arrecati al settore agricolo, forestale, della pesca e dell'acquacoltura dagli eventi meteorologici eccezionali che hanno interessato vaste aree del territorio nazionale a partire dal mese di ottobre 2018.

Il lavoro effettuato con il coordinamento del Dipartimento protezione civile, in collaborazione con le dieci regioni, ha portato alla quantificazione di 1,78 miliardi; nel frattempo, il Ministero delle politiche agricole sta predisponendo il dossier da inviare alla Commissione europea per l'attivazione del Fondo di solidarietà europeo. Tuttavia c'è bisogno di risorse immediate per consentire il rapido ripristino dell'operatività delle nostre aziende. Per queste due emergenze che prima ho elencato, soprattutto dell'Emilia Romagna e del Lazio, abbiamo quindi predisposto degli specifici emendamenti. Un ultimo emendamento riguarda l'incremento del Fondo di solidarietà nazionale: non sono stati accolti in Commissione gli emendamenti di Forza Italia volti a incrementare di 20 milioni il Fondo di solidarietà nazionale agricoltura a fronte di un numero crescente di emergenze nel settore agricolo.

Questo provvedimento ha sicuramente dei punti di forza su alcuni aspetti della produzione agricola, in particolare su alcune filiere; importanti interventi sono stati attuati, come quello della trasparenza del latte ovino, con la registrazione obbligatoria delle produzioni e delle cessioni al SIAN. Qui si è riusciti ad ampliare i termini per le registrazioni e il numero di nuovi adempimenti posti in carico alle imprese del settore. In particolare, il capo IV del provvedimento ha visto l'aggiunta da parte della Commissione di 5 nuovi articoli, che intervengono, più in generale, sulle emergenze in agricoltura determinate dal clima sempre più fuori controllo, sui contratti agricoli e sulle agevolazioni per i contributi PAC. Le risorse messe in campo non sono poche, ma sono concentrate solo su alcune priorità, mentre le esigenze evidenziate sono molteplici, tanto che il decreto sulle emergenze agricole forse si sarebbe dovuto più chiamare semplicemente il decreto olive pugliesi, a cui è destinata la maggior parte dei fondi, ma va bene così.

Noi italiani siamo i primi consumatori al mondo di olio d'oliva, è sempre presente al centro della nostra cucina e al centro delle nostre abitudini alimentari. Per noi la catastrofe che ha fatto crollare la produzione di olio di oliva nazionale, e pugliese in particolare, è di certo la madre di tutte le emergenze, ma anche per le altre emergenze agricole non è possibile lesinare su qualche milione di euro. Anche per chi vive il lavoro della terra del Lazio, dell'Emilia-Romagna e delle altre regioni colpite dagli eccessi di un clima sempre più fuori controllo occorre intervenire con vigore e urgenza. Le luci di questo decreto sono, quindi, state oscurate dalle ombre, che noi di Forza Italia abbiamo provato a sciogliere in Commissione; in questo modo, non possiamo che valutare l'insieme del provvedimento come un'occasione mancata per un vero sostegno ai vari comparti del mondo agricolo, pur confidando nella sensibilità di tutti i gruppi affinché si possa arrivare a delle soluzioni più incisive e di maggiore significato per la nostra agricoltura.

Tuttavia, se non verranno accolte in Aula quelle che sono le nostre ulteriori proposte, che saranno riassunte in pochi, ma incisivi emendamenti, non potremo che astenerci, e quindi continuare la nostra azione in Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cardinale. Ne ha facoltà.

DANIELA CARDINALE (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora rappresentante del Governo, oggi approda in Aula un provvedimento che in Commissione ha sicuramente fatto registrare alcune correzioni e alcuni miglioramenti, avvenuti anche grazie al contributo fattivo e di merito da parte del gruppo parlamentare del Partito Democratico.

Un testo sicuramente migliore rispetto a quello licenziato dal Consiglio dei Ministri e questo è avvenuto anche grazie a un confronto tra i gruppi sulla base delle istanze che sono giunte dal mondo agricolo. Abbiamo ascoltato, nel corso delle audizioni, delle lamentele ed era difficile non tenerne conto.

Tuttavia, nonostante quanto detto prima dal relatore, non possiamo nascondere come permangano limiti e lacune rispetto a un comparto strategico che avrebbe meritato un'attenzione più capillare sui tanti fronti aperti. Infatti, a leggere il titolo, questo provvedimento avrebbe dovuto recare disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e sostegno alle attività agroalimentari colpite da eventi atmosferici di carattere eccezionale. Esaminandolo, quindi, avremmo dovuto riscontrare risposte adeguate alle sacrosante istanze dei comparti più colpiti. Purtroppo, nonostante le correzioni e i miglioramenti apportati in Commissione, come dicevo prima, non troviamo adeguate risposte alle emergenze accertate e conclamate, alcune delle quali ignorate del tutto da questo provvedimento. Dico “purtroppo” perché, non nutrendo alcun pregiudizio nei confronti di chi ha la responsabilità di governo in questa materia, avrei sperato che il provvedimento in esame rispondesse alle tante promesse mediatiche fatte e ai tanti impegni assunti da autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza di dare concrete ed efficaci risposte alle disperate domande delle aziende agricole che rischiano il collasso e la chiusura. Da deputata siciliana e meridionale con grande rammarico sono costretta a constatare che si è trattata della solita propaganda ingannevole.

Con lo stesso rammarico siamo costretti a prendere atto che un settore strategico come quello dell'agricoltura, il cui Ministero era stato fortemente conteso dalle forze di maggioranza, si trova relegato ai margini delle attività e delle scelte importanti del Governo. Ricordo ai sostenitori del Governo del cambiamento quante osservazioni facevano sui provvedimenti dei Governi precedenti e anche quanto fake news per screditarli sono state create ad arte e diffuse proprio nel settore agroalimentare. Non abbiamo dimenticato le foto postate sull'IMU agricola, eppure non vedo, a distanza di un anno dall'attività di questo Governo, misure che abbiano cambiato l'IMU agricola in quei comuni che non erano stati esclusi dai provvedimenti dei Governi di centrosinistra. Oggi l'IMU agricola continua ad esserci per gli stessi comuni, non è cambiato nulla e anche in questo provvedimento, purtroppo, non abbiamo visto tutti quei cambiamenti che avremmo sperato.

Sulle criticità, come la Xylella, parleranno nel merito nel corso del dibattito dei prossimi giorni sicuramente i colleghi della Puglia e quanti hanno seguito territorialmente da vicino questa drammatica emergenza. Ma come fare a non sottolineare come all'interno della maggioranza vi siano sensibilità così diverse che di fatto provocano un'impasse?

Per gli interventi sul settore lattiero-caseario, concernenti, in particolare, il comparto ovo-caprino, si evidenzia, ancora una volta, una logica emergenziale. Eppure, partendo dall'emergenza si sarebbe potuto affrontare il tema con una visione più ampia e con misure effettivamente strutturali, come del resto chiesto dagli operatori del settore. Invece, rimangono ancora irrisolte molte questioni.

Sulle gelate e sui danni alle imprese registriamo l'esclusione di diverse emergenze territoriali. La mole degli emendamenti sul tema presentati in Commissione evidenzia come vi siano state scelte non uniformi. Ci auguriamo, però, che nel corso del dibattito in Aula si possano apportare dei doverosi correttivi proprio per rispondere alle istanze che provengono dai diversi territori colpiti da eventi calamitosi e che, come ben sappiamo, vedono nell'agricoltura il settore maggiormente penalizzato.

Se è stato varato un decreto che reca nel titolo la parola “emergenze” non vi è dubbio che dovrebbe contenere misure per tutte le emergenze esistenti. Purtroppo, siamo costretti a constatare che non ci sono risorse disponibili in segmenti dell'agroalimentare che pure hanno una loro rilevanza nella filiera. Mi riferisco a comparti come quello delle drupacee ma anche all'uva da tavola, al pomodoro, alla cerealicoltura; non una voce che attenzioni questi settori.

Ci sono aree territoriali, a partire dalla Sicilia, dall'Emilia Romagna, alla Basilicata e alla Calabria, che non sono ricomprese nel dovuto riconoscimento che eventi calamitosi hanno determinato al comparto e, in particolare, l'articolato tratta di agrumicultura. C'è un articolo nel decreto che è dedicato a questo tema ma è oggettivamente insufficiente.

Il comparto rappresenta il 25 per cento circa degli acquisti di frutta per il consumo domestico e costituisce, quindi, una voce importantissima, pari a un quarto nel panorama frutticolo nazionale.

Nel 2018 sono state prodotte circa 800 mila tonnellate di agrumi, di cui due terzi sono state rappresentate dalle arance. In Sicilia, Calabria e in aree importanti della Puglia e della Basilicata questo comparto è un segmento importante del settore agroalimentare e in questi anni ha dovuto affrontare estreme criticità.

Come evidenziato anche dalle organizzazioni di categoria nel corso delle audizioni, il decreto si occupa solo parzialmente del comparto e mediante la sola copertura dei costi per interessi dovuti sui mutui bancari nel 2019. In verità, sono stati sollecitati dalle stesse organizzazioni di categoria interventi strutturali finalizzati a garantire ai produttori un prezzo del prodotto destinato alla trasformazione che sia remunerativo e che valorizzi l'elevata qualità del prodotto nazionale, in linea con quanto previsto dal Fondo nazionale agrumicolo inserito nella legge di bilancio 2017, e ciò testimonia che - come riconoscono, quindi, gli operatori del settore - quanto fatto dal precedente Governo non fosse da cestinare.

Non può, poi, non essere prioritario rafforzare i controlli sulla qualità dei prodotti provenienti dall'estero e, al tempo stesso, garantire adeguata attenzione al tema delle politiche di scambio.

È necessario, poi, continuare a promuovere il consumo anche sulla base delle riconosciute qualità di benessere e di tutela della salute, con un pieno coinvolgimento della filiera, al fine di stimolare un processo di modernizzazione del comparto e di una più attenta e specifica politica del credito, ma di tutto questo nel provvedimento non c'è traccia.

Abbiamo sentito il Ministro Di Maio vantarsi di un'intesa con la Cina che era già stata siglata con il Ministro Martina nel 2017 per l'esportazione di arance e nel merito è stato addirittura smentito dai produttori siciliani che hanno evidenziato come il trasporto aereo, senza adeguati sostegni, è talmente costoso che rende non conveniente esportare le arance in Cina.

Inoltre, riteniamo che i 5 milioni previsti per il comparto agrumicolo non siano sufficienti e abbiamo delle proposte finalizzate a rafforzare il plafond del Fondo. Per questo abbiamo presentato un emendamento che raddoppiava almeno le risorse a disposizione, ma in Commissione la maggioranza ha votato contro.

Allo stesso modo, con rammarico abbiamo dovuto constatare che in Commissione la maggioranza ha votato contro anche su un altro emendamento che proponeva lo stanziamento di un contributo straordinario finalizzato a contrastare il virus della Tristeza che colpisce gli agrumi, virus che continua a rappresentare un'emergenza per i produttori siciliani e che ha modificato il paesaggio di quei territori.

Il sottosegretario ha detto che sarebbe intenzione del Governo e della maggioranza parlamentare intervenire comunque sulla questione in seguito e il relatore ha motivato tale scelta con problemi di copertura finanziaria. Credo che, se ci fosse stata la volontà di trovare una risposta positiva, si sarebbe trovata una soluzione tecnicamente accettabile. L'emendamento 9.1 presentato in Commissione sarà ripresentato anche in Aula e verificheremo se il Governo e la maggioranza hanno intenzione di affrontare da subito il problema.

Scorrendo il testo, inoltre, vediamo che tante emergenze non sono state neppure prese in considerazione. Mi riferisco, ad esempio, sempre per il territorio siciliano, al riconoscimento dei danni alle imprese a seguito delle piogge alluvionali nel periodo compreso tra giugno e novembre 2018. È calato il silenzio su quelle aziende, eppure gli interventi dello Stato intesi a risolvere i problemi creati al territorio dalle calamità naturali dovrebbero riguardare tutte le regioni in egual misura e senza pregiudizi, soprattutto se si considera che tante aziende a causa di queste calamità sono andate in default nel silenzio più assoluto. Coscienti di ciò abbiamo presentato proposte emendative affinché fosse riconosciuto un adeguato sostegno al comparto agricolo della Sicilia colpito da quelle piogge alluvionali a cui prima ho fatto riferimento, purtroppo con esito negativo, anche se è difficile individuarne le motivazioni.

Nella scorsa legislatura il centrosinistra ha svolto un lavoro importante nel processo di modernizzazione del comparto agricolo.

Ha introdotto norme sulla tracciabilità e sulla tutela delle filiere del made in Italy, norme all'avanguardia rispetto al panorama comunitario, ha investito risorse importanti, facendo sì che i programmi di Industria 4.0 riguardassero pure questo comparto, ritenendo che l'innovazione fosse, come è ancora, una scelta strategica anche per l'agricoltura. Abbiamo davanti sfide importanti ma complesse, che ci arrivano da fenomeni come la globalizzazione e l'internazionalizzazione, e abbiamo un'opinione pubblica sempre più attenta alla qualità di ciò che arriva sulle nostre tavole. Noi pensiamo che, proprio sulla base della rilevanza che riveste questo settore, ci possa essere un lavoro che in Parlamento possa essere portato avanti positivamente con il contributo e con la capacità di lavorare sul merito delle proposte. Per tutte queste ragioni, riteniamo che vi siano ancora i margini per una discussione franca e propositiva in Aula, tendente a migliorare un testo, che, come detto, in alcuni punti rimane ancora lacunoso, confidando nella disponibilità del Governo affinché si possano affrontare e risolvere le emergenze dei diversi segmenti del comparto e dei territori quantomeno in maniera uniforme sul territorio nazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentante del Governo, io proverei a fare un ragionamento che è diviso tra metodo e merito della questione che oggi è in discussione, la conversione in legge delle disposizioni urgenti in materia di rilancio del settore agricolo in crisi. Da un punto di vista di metodo, spesso noi, dai banchi dell'opposizione, abbiamo contestato l'atteggiamento della maggioranza e del Governo di totale chiusura alle istanze che arrivavano dai gruppi di minoranza. Devo dare atto e volevo darlo pubblicamente in questa sede, invece, di una disponibilità e di un'apertura a un confronto, poi ovviamente rimangono a nostro giudizio ancora delle lacune, ma non posso non sottolineare, per onestà intellettuale, che il lavoro fatto in Commissione è stato un lavoro importante, che ha dato anche, io credo, segnali positivi di miglioramento. Da questo punto di vista, quindi, un ringraziamento per tutti al relatore, che peraltro è anche il presidente della Commissione, il collega Gallinella. Auspico ovviamente che questo metodo di lavoro possa valere - e lo dico qui da presidente del gruppo - non soltanto in Commissione agricoltura, ma anche nelle altre Commissioni, perché credo che questo sia “il Parlamento”, un metodo di lavoro, di ascolto e di rispetto. Ovviamente ci troviamo di fronte a un'emergenza vera, grande, quella della Puglia, e da questo punto di vista questo decreto risponde poco al suo titolo, perché nel titolo, lo ricordo, si parla genericamente di eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale; in realtà, in buona sostanza, ci dedichiamo ad un tema che - salvo per quel che riguarda, per esempio, le gelate, ed è uno dei problemi su cui tornerò - riguarda fondamentalmente soltanto la Puglia.

Nel merito, partiamo dalle cose positive che sono state fatte in Commissione e che, pur nelle ridotte dimensioni del nostro gruppo, rivendichiamo di aver contribuito a risolvere o comunque a dare un segnale positivo. Il primo, ci teniamo in maniera particolare, è il tema dei braccianti agricoli, come ha ricordato il presidente Gallinella, del rischio reale che questi lavoratori, proprio a causa del combinato disposto delle gelate e della crisi olivicola legata alla Xylella, non potessero raggiungere il numero minimo di giornate per l'aggancio con l'indennità di disoccupazione agricola. C'è stato l'accoglimento anche di un nostro emendamento, non eravamo stati i soli, ovviamente, ma su questo noi abbiamo molto puntato, e credo che si sia data una risposta giusta in termini di equità e di attenzione nei confronti dei lavoratori. Il secondo punto positivo, che è avvenuto nelle dinamiche parlamentari un po' all'ultimo minuto, quasi un coniglio uscito dal cilindro, sono i 300 milioni “in zona Cesarini”, direbbero gli amanti del calcio, per un piano straordinario sul rilancio dell'olivicoltura nel Salento. Noi avevamo proposto un emendamento più strutturale, che trovava peraltro le risorse di 100 milioni l'anno per i prossimi “X” anni; prendiamo atto, comunque, che questi soldi, circa 300 milioni - che peraltro sono soldi delle regioni meridionali perché sono, da quel che ho capito, risparmi intervenuti nella programmazione comunitaria - sono certamente una quantità di denaro e di risorse sicuramente importanti, che, a nostro giudizio, e arrivo qui alla prima critica che mi sento di fare, credo che avrebbero dovuto determinare l'accoglimento di un nostro emendamento per l'istituzione di un commissario straordinario. Cioè, noi qua non ci troviamo di fronte a una situazione ordinaria, è stato detto, è stato ribadito e ripetuto in tutte le audizioni, ma anche dai colleghi che mi hanno preceduto, se è vero, come è vero, che la vicenda Xylella ha un carattere assolutamente straordinario, proprio per questa straordinarietà, a nostro giudizio, l'istituzione di un commissario straordinario, con tutte le conseguenze anche di possibile accelerazione di deburocratizzazione delle fasi di intervento, avrebbe aiutato. E, da questo punto di vista, siccome non abbiamo ancora concluso l'iter legislativo, essendoci domani il passaggio degli emendamenti e poi il successivo passaggio al Senato, spero che su questo punto ci possa essere - mi rivolgo qui al Governo - un ripensamento, perché noi crediamo che questo possa e debba essere uno strumento utile proprio per dare una risposta a un evento assolutamente straordinario, che, mi permetto qui un riferimento storico, assomiglia molto a quello che, nelle mie terre, nelle terre del Piemonte, avvenne nei primi anni del Novecento con la fillossera. La fillossera distrusse sostanzialmente, cambiò il paesaggio vitivinicolo di quel periodo, cambiando completamente e mettendo in enorme difficoltà, con una eguale difficoltà, sono passati cent'anni e più, eppure con la stessa difficoltà da parte della scienza a dare risposte per trovare soluzioni che non siano soltanto l'eradicazione, perché oggi il punto vero è che la risposta della scienza è sostanzialmente quella dell'eradicazione. Quindi, come dire, sono quelle vicende epocali che probabilmente dovrebbero anche far riflettere sui sistemi di produzione, che dovrebbero forse anche far riflettere sul fatto che la Xylella ha potuto diffondersi a quella velocità perché si è trovata di fronte, in molte realtà, a piante indebolite e certamente questo ha agevolato. Proseguendo, quindi, e poi passerò al tema dell'ovicaprino, sulla crisi dell'olivicolo, a nostro giudizio, che cosa manca ancora? Manca fondamentalmente proprio - e sarebbe stato compito, a nostro giudizio, poi dell'intervento del commissario - il cuore, cioè la zona in questo momento che è infestata dalla Xylella. Mancano ancora facilitazioni di procedure per impianto, reimpianto e/o innesto. Sono ancora insufficienti, per esempio, gli interventi rispetto alla crisi dei frantoi, perché, lo ricordo, l'emendamento che è stato approvato del collega L'Abbate riguarda soltanto la crisi relativa alle gelate e non riguarda, invece, l'intero corpus dei frantoi, perché evidentemente questo ha avuto un impatto, purtroppo, molto forte, e quindi siamo qui a richiedere di verificare se ci sono le condizioni, magari all'interno dei 300 milioni, per poter dare una risposta ai frantoi, guardando anche, evidentemente, in una prospettiva di medio e lungo periodo. Così come credo siano oggettivamente insufficienti i 5 milioni per l'aiuto in conto mutui, visto che riguardano l'intero territorio nazionale e non soltanto quello della Puglia.

E poi segnalo un problema, un problema che non riguarda soltanto l'agricoltura professionale, ma i nostri territori e, in particolare, il territorio della provincia di Lecce ha ben 95 mila proprietari non di terreni olivicoli, non di aziende agricole. Allora, questo provvedimento, in questo momento, non interviene, non c'è una possibilità di ristoro danni e contributi per reimpianti per questa fattispecie, mi permetto di sottolinearlo al relatore, perché la questione qual è? Se sono veri i dati che abbiamo, il danno al paesaggio di un mancato intervento per oltre 95 mila soggetti potrebbe essere, anzi, lo è già, drammatico, perché questo significa la desertificazione, sostanzialmente, di larghe parti del territorio. Credo che questa sia una questione su cui occorra fare assolutamente una riflessione; così, come mancano interventi di agevolazione fiscale quinquennale, come era stato richiesto, per le aziende che sono dentro l'area di infestazione della Xylella.

Quindi, su questo tema, sostanzialmente, noi speriamo che ci possa essere, nel dibattito d'Aula, una disponibilità e un'apertura; credo che ci possa essere una disponibilità e, spero, anche un dialogo su questo, perché non credo che siano temi strumentali; sono temi oggettivi, è chiaro che c'è il tema delle risorse, però, vediamo a questo punto di riempire in qualche modo anche il piano straordinario di 300 milioni, indirizzandolo, da questo punto di vista. Vediamo, anche, in che forma, se ci fosse la disponibilità del relatore, con ordini del giorno o, insomma, con qualche strumento unitario che possa dare un indirizzo al Governo per poter dare una risposta in tempi ragionevolmente brevi; a nostro giudizio, torno ancora su questo, mi scuso per l'insistenza, la struttura commissariale avrebbe potuto essere più efficace. Temiamo che il complesso burocratico, Ministero, regioni e così via, possa essere un elemento che potrebbe portare qualche problema rispetto alla necessità di dare una risposta in tempi rapidi.

Due questioni e poi mi avvio alle conclusioni; il collega Cadeddu, giustamente, anche per la sua professione, si è molto soffermato sul tema della crisi dell'ovicaprino, non ho la competenza per contestarne gli elementi, credo, però, che sia evidente, ed era emerso anche nella relazione finale sull'indagine conoscitiva, che ci troviamo di fronte certamente a un'emergenza; però, è un'emergenza che, come è stato anche riconosciuto in quest'Aula, arriva da lontano, è un'emergenza che ha ragioni strutturali profonde e credo che debba essere un obiettivo comune, di Parlamento, Ministero, regioni, associazioni di categoria, operatori, quello di ristrutturare la filiera, perché la filiera così com'è, anche se dovessimo risolvere in maniera positiva questa crisi, tenderebbe a produrne un'altra in tempi anche ragionevolmente brevi.

Ovviamente, qui, tra le strade possibili, quella che viene da un osservatore esterno, come strada possibile, è quella di una maggiore diversificazione, una maggior valorizzazione del prodotto. C'è certamente un tema da affrontare che è l'arrivo di latte e di prodotti da fuori la zona di produzione che, attraverso escamotage, vengono poi venduti all'utente finale e al consumatore finale come prodotti perfettamente uguali o simili a quelli che invece sono prodotti in loco, in Sardegna, però, insomma, qui c'è una questione che non può essere risolta solo e soltanto con l'intervento pubblico. In qualche modo noi crediamo che una ristrutturazione della filiera dell'ovicaprino, in particolare quella del Pecorino romano/sardo, ovviamente, legato alla zona di produzione, sia assolutamente necessaria.

In ultimo - e so di toccare un tasto dolente, perché su questo in Commissione abbiamo fatto insieme ai colleghi di altri gruppi una battaglia - c'è un principio che viene in qualche modo, forse per la prima volta, sancito da questo decreto e su cui noi non possiamo concordare. Allora, o c'è un riconoscimento di stato di calamità o, comunque, di evento eccezionale, legato alle gelate, per tutte le regioni che lo hanno chiesto, o lo si contesta alla singola regione, cosa anche possibile, ma, mi sembra evidente che nel momento in cui viene riconosciuto al territorio della Puglia l'evento straordinario avverso di carattere eccezionale per le gelate di febbraio e del 1° marzo 2018, altrettanto bisognerebbe fare, anzi, bisogna fare, questo è l'invito che faccio al Governo e al relatore, per l'Emilia, per il Lazio e anche per la Basilicata, che credo abbia, anch'essa, come regione, segnalato questa vicenda.

Guardate, questo è un tema delicato, è chiaro che c'è un tema di risorse, è chiaro che c'è un tema di assicurazioni, però, bisogna dare delle risposte chiare sulle ragioni per le quali si interviene in una regione e non nelle altre, perché altrimenti il rischio di fare figli e figliastri e, quindi, in qualche modo di dare un segno non nei termini dell'equità, ma dell'iniquità, è un segno sbagliato, diseducativo, in qualche modo, e credo che questa sarà una questione anche nella discussione d'Aula.

Per queste ragioni, lo dico in maniera molto trasparente, ad oggi noi non esprimiamo un giudizio finale, non dirò qual è in questo momento il voto finale su questo provvedimento, perché in una dimensione e in una logica parlamentare vorremmo poter essere messi nelle condizioni di proseguire quel proficuo confronto e lavoro fatto in Commissione, anche in Aula. Sappiamo che è diverso, sappiamo che è più complicato, sappiamo che, come sempre, c'è un tema di risorse, però, crediamo che, attorno a questa questione, che colpisce settori e regioni assolutamente centrali per la nostra economia, si possano e si debbano ricercare soluzioni condivise e ricette condivise; quindi, da questo punto di vista, noi siamo ancora a disposizione, da forza di opposizione, per collaborare nell'interesse degli operatori, delle regioni e io credo, anche, del paesaggio, perché quello che c'è in gioco in Puglia è proprio il rischio di desertificazione, di cambiamento del paesaggio. Quindi, da questo punto di vista, come forza d'opposizione noi ci siamo e vogliamo poter dare il nostro contributo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1718-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, presidente della Commissione agricoltura, deputato Filippo Gallinella, rinuncia alla replica, così come il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Pesce.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Ruocco ed altri: Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale (A.C. 1074-A) (ore 13,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1074-A: Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 aprile 2019 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 aprile 2019).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1074-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, presidente della VI Commissione, deputata Carla Ruocco.

CARLA RUOCCO, Relatrice. Grazie, Presidente. L'Assemblea affronta, oggi, l'esame della proposta di legge n. 1074, recante disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto all'evasione fiscale, licenziata lo scorso giovedì 11 aprile dalla Commissione finanze. Il testo che oggi presentiamo in Aula risulta significativamente modificato rispetto a quello da me presentato insieme al collega Gusmeroli e a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega in Commissione finanze, oltre che dai deputati D'Uva, Molinari e Spadoni, il 6 agosto 2018. Le modifiche intervenute sono il frutto di un'approfondita istruttoria condotta dalla Commissione che si è innanzitutto svolta attraverso un ampio confronto con gli attori istituzionali coinvolti dalle misure in discussione e mi riferisco alla Guardia di finanza, all'ANCI, al dipartimento delle finanze del MEF e, in particolare, all'Agenzia delle entrate che colgo qui l'occasione di ringraziare per il grande sostegno costruttivo e la piena collaborazione forniti.

Particolarmente approfondito e ricco di contenuti è stato anche l'incontro con i numerosi soggetti ed associazioni di categorie interessati: a partire dalle rappresentanze del mondo delle imprese (Confindustria, Confimi Industria, Rete Imprese Italia, Confapi) e delle professioni (Confprofessioni, magistrati tributari, tributaristi, dottori commercialisti ed esperti contabili, revisori legali e contabili, professionisti pratiche amministrative, consulenti del lavoro e costruttori edili), nonché alle organizzazioni sindacali e all'Unione interporti riuniti, grazie al cui contributo abbiamo potuto mettere in luce le criticità del testo iniziale, e anche gli interventi e le misure migliorative che sono state successivamente inserite nel provvedimento. Sul provvedimento come modificato in sede referente le Commissioni competenti a formulare il parere si sono tutte espresse in modo favorevole, con un'osservazione della Commissione affari costituzionali.

Questo lavoro ricognitivo così ampio e approfondito è stato reso possibile anche dalla convinzione, che ritengo di poter attribuire a tutta la Commissione, della necessità di definire misure di semplificazione e di incentivazione fiscale che si traducessero in un aiuto concreto ai cittadini, ai professionisti e alle imprese, nel loro rapporto con il fisco e con i numerosi adempimenti burocratici che spesso purtroppo affliggono i contribuenti. Su questi temi abbiamo avuto in Commissione un confronto franco, in una dialettica positiva e costruttiva con tutti i gruppi di opposizione, che ha messo in luce tutti i punti di dissenso, ma ha anche consentito di definire obiettivi convergenti che hanno trovato realizzazione nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, mediante l'approvazione di emendamenti condivisi e che potranno trovare, mi auguro, un'ulteriore conferma nel corso dell'esame in Assemblea, mediante l'approvazione di alcune proposte emendative sulle quali stiamo già lavorando. Del valore del nostro lavoro è testimonianza anche il fatto che nel Documento di economia e finanza 2019 le principali misure recate dal provvedimento sono richiamate tra le linee di intervento del Programma nazionale del Governo in materia di finanza pubblica e tassazione.

Ci siamo naturalmente dovuti confrontare anche con gli inevitabili vincoli di bilancio, che non hanno consentito di introdurre tutte le misure di semplificazione ed agevolazione che la Commissione avrebbe voluto. Abbiamo in diversi casi dovuto limitare la portata delle disposizioni, ovvero ridurne l'applicazione ad un periodo temporale limitato. Penso in primo luogo all'articolo 11, nato con l'intenzione di abolire del tutto gli indici di affidabilità fiscale, i cosiddetti ISA: si trattava di una misura troppo costosa, e per ora ci limitiamo a prevedere che i contribuenti interessati non debbano dichiarare i dati già contenuti negli altri quadri dei modelli di dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi, ma abbiamo comunque ottenuto dall'Agenzia delle entrate la disponibilità ad arrivare già dal prossimo anno ad un modello di ISA precompilato. Mi riferisco anche alle all'introduzione di agevolazioni per incoraggiare l'aumento della percentuale di imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo immessi sul mercato, introdotte dall'articolo 27, o al riconoscimento previsto dall'articolo 28 di benefici finanziari e fiscali sotto forma di crediti d'imposta per l'acquisto di prodotti da riciclo e da riuso; entrambe queste misure saranno limitate all'anno 2020, per il momento. Anche nel caso dell'articolo 20, che esenta dal pagamento della Tasi i fabbricati costruiti e destinati alla vendita, ne abbiamo previsto l'applicazione solo a partire dal 2022, per limitare l'impatto in termini di oneri.

Si tratta di primi passi in una giusta direzione, di semplificazione e di sostegno all'economia virtuosa. Ci tengo a precisare, che è un passo importante in avanti, che è la prima volta che questo tipo di economia entra in un provvedimento fiscale, la prima volta nella storia: siamo molto contenti di questo. Il mio auspicio è naturalmente che le nuove misure possano in futuro essere potenziate e divenire permanenti, mediante lo stanziamento delle necessarie risorse.

Vi sono poi altre proposte ancora, che purtroppo abbiamo dovuto, sempre per motivi di sostenibilità finanziaria, eliminare del tutto dal testo del provvedimento. Mi riferisco a titolo di esempio alla misura che intendeva modificare la disciplina dell'IRAP, escludendo dal pagamento dell'imposta i lavoratori autonomi con un volume d'affari inferiore a 150 mila euro in presenza di determinate condizioni; e anche all'articolo 15 dell'originaria proposta di legge, che intendeva ridurre per tutto l'anno 2019 l'importo delle sanzioni previste per le violazioni delle norme in tema di fatturazione elettronica. O ancora, all'ex articolo 17 in tema di split payment, che avrebbe consentito ai contribuenti interessati, a determinate condizioni, di poter usufruire di un plafond IVA analogo a quello applicato agli esportatori abituali. L'articolo 21, anch'esso eliminato dalla proposta di legge, intendeva introdurre una specifica forma di tassazione opzionale del reddito da lavoro autonomo, denominata imposta sul reddito professionale, con durata pari a cinque periodi d'imposta rinnovabili, che avrebbe comportato la tassazione separata di queste tipologie di reddito con un'aliquota unica pari a quella dell'Ires, ovvero il 24 per cento.

Parimenti abbiamo dovuto espungere dal provvedimento le misure agevolative rivolte alle famiglie ed alle categorie più deboli, quali erano l'originario articolo 22, finalizzato ad estendere fino al 31 dicembre 2021 la disciplina relativa all'assegno di natalità; l'originario articolo 31, volto ad assoggettare i prodotti per l'infanzia e le disabilità ad aliquota agevolata IVA al 5 per cento; e l'articolo 32, che riduceva la retta delle strutture socio-sanitarie erogatrici di trattamenti di lungo-assistenza alle persone non autosufficienti.

Le misure che ho appena elencato, sebbene non compaiano più nel testo del provvedimento, sono state approfondite dalla Commissione e definite nei contenuti. Mi auguro, ove il Governo voglia destinare loro adeguate risorse, che il lavoro svolto dalla Commissione finanze non andrà perduto, e potrà costituire la base per futuri interventi normativi.

Ma vorrei adesso naturalmente soffermarmi sulle misure che sono attualmente recate dalla proposta di legge all'esame in Assemblea, contenute nei 37 articoli che la compongono. Il Capo I è concentrato sulle semplificazioni fiscali. L'articolo 1 amplia il termine previsto dal decreto-legge “fiscale” per l'emissione della fattura elettronica, che a partire dal 1° luglio 2019 potrà essere emessa entro 15 giorni dal momento della cessione del bene o della prestazione del servizio, e non più entro dieci giorni come fissato in precedenza.

L'articolo 2 semplifica i termini di comunicazione dei dati contabili relativi alle liquidazioni trimestrali IVA per il quarto trimestre: si consente cioè di effettuare tale comunicazione insieme con la dichiarazione annuale IVA, che in tal caso dovrà essere presentata entro il mese di febbraio dell'anno successivo a quello di chiusura del periodo d'imposta.

L'articolo 3 è volto a semplificare gli obblighi informativi posti a carico di coloro che intendono accedere al cosiddetto regime forfettario, escludendo dalla documentazione che i contribuenti debbono trasmettere i dati e le informazioni già presenti alla data di approvazione dei modelli di dichiarazione dei redditi nelle banche dati a disposizione dell'Agenzia delle Entrate.

L'articolo 4 estende al credito IVA trimestrale la disciplina della cessione del credito IVA annuale, già prevista dal decreto-legge n. 70 del 1988.

L'articolo 5 si pone l'obiettivo esplicito di dare attuazione allo statuto dei diritti del contribuente, e vieta all'amministrazione finanziaria di chiedere ai contribuenti, in sede di controllo formale delle dichiarazioni dei redditi, certificazioni e documenti relativi a informazioni già disponibili nell'anagrafe tributaria. Eventuali richieste documentali effettuate dall'amministrazione per dati già in proprio possesso saranno ritenute inefficaci.

L'articolo 6 intende semplificare il sistema di gestione degli impegni alla trasmissione telematica, prevedendo la possibilità per il contribuente sostituto d'imposta di conferire all'intermediario un incarico alla predisposizione di più dichiarazioni e comunicazioni, a fronte del quale quest'ultimo rilascia un impegno unico a trasmettere.

L'articolo 7 consente di utilizzare il modello di pagamento unificato F24 anche per il versamento delle tasse sulle concessioni governative e delle tasse scolastiche. Viene inoltre modificata la procedura di versamento e attribuzione del gettito dell'addizionale comunale all'Irpef, disponendo che il versamento sia effettuato dai sostituti d'imposta cumulativamente per tutti i comuni di riferimento.

L'articolo 8 reca una norma di interpretazione autentica dell'articolo 2, comma 5, quarto periodo, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, in materia di proroga dei contratti di locazione a canone agevolato.

In mancanza della comunicazione per rinuncia del rinnovo del contratto, da inviarsi almeno sei mesi prima della scadenza, il contratto è rinnovato tacitamente a ciascuna scadenza per un ulteriore biennio.

L'articolo 9 dispone l'abrogazione dell'obbligo della comunicazione della proroga della cedolare secca e della relativa sanzione, previsti al comma 3 dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 23 del 2011.

L'articolo 10 sposta il termine di presentazione della dichiarazione IMU-Tasi dal 30 giugno al 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui si è verificato il presupposto impositivo.

L'articolo 11, che ho già richiamato, prevede che i contribuenti interessati dall'applicazione degli ISA non debbano dichiarare a tali fini dati già contenuti negli altri quadri dei modelli di dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi.

L'articolo 12 estende i termini di validità dei dati contenuti nella dichiarazione sostitutiva unica, ferma restando la possibilità di aggiornare i dati prendendo a riferimento debiti e patrimoni dell'anno precedente, qualora vi sia convenienza per il nucleo familiare.

L'articolo 13 consente agli associati delle associazioni sportive dilettantistiche di autocertificare il non superamento della franchigia per i premi e i compensi ricevuti.

L'articolo 14 ricomprendere nel novero degli enti associativi che fruiscono del regime della de-commercializzazione, di cui al Testo unico delle imposte sui redditi, anche le associazioni con fini assistenziali.

L'articolo 15 reca alcune semplificazioni sulla redazione e presentazione delle dichiarazioni d'intento previste in materia di imposta sul valore aggiunto.

L'articolo 16 impegna l'amministrazione finanziaria ad assumere iniziative volte a garantire la diffusione degli strumenti necessari ad assolvere correttamente gli adempimenti richiesti ai contribuenti, e prevede inoltre che tale documentazione sia messa a disposizione con congruo anticipo: almeno sessanta giorni prima del termine concesso al contribuente per l'adempimento al quale si riferiscono.

L'articolo 17, sul quale richiamo l'attenzione dell'Assemblea, introduce, nell'ambito dell'accertamento fiscale, un nuovo obbligo per l'amministrazione finanziaria, che è tenuta ad avviare necessariamente e nei casi espressamente previsti un contraddittorio con il contribuente, per definire in via amministrativa la pretesa tributaria. Si introduce così una logica diversa nel rapporto tra fisco e contribuente, offrendo sin dall'inizio, a quest'ultimo, la possibilità di far valere le sue ragioni prima dell'avviso di accertamento. È una misura deflattiva che riduce la logica degli accertamenti a pioggia non suffragati da validi elementi.

L'articolo 18 ha natura interpretativa e chiarisce, al di fuori della tipologia di controversie convenzionalmente riservate alla difesa dell'Avvocatura dello Stato, che l'Agenzia delle Entrate-Riscossione può avvalersi anche innanzi alla magistratura tributaria di proprio personale interno o di legali del libero foro, selezionati nel rispetto del codice degli appalti pubblici.

L'articolo 19 modifica le modalità e i termini di invio delle delibere regolamentari e tariffarie relative alle entrate tributarie dei comuni, delle province e delle città metropolitane. Si introduce, in particolare, l'obbligo di trasmissione telematica esclusiva delle delibere inerenti ai tributi con determinate specifiche tecniche, in modo tale da consentire il prelievo automatizzato delle informazioni utili per l'assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento dei tributi.

L'articolo 20, che ho già richiamato, esenta dal pagamento del tributo per i servizi indivisibili i fabbricati costruiti e destinati alla vendita, a decorrere dal 1° gennaio 2022.

L'articolo 21 è volto ad incentivare la tenuta della contabilità in forma meccanizzata, prevedendo la limitazione dell'obbligo di stampa cartacea ai soli casi in cui vi sia controllo o richiesta dell'organo procedente, attualmente previsto per i soli i registri IVA, e che questo appunto sia esteso anche a tutti i registri contabili aggiornati con sistemi elettronici su qualsiasi supporto.

L'articolo 22 reca norme in materia di imposta di bollo sulle fatture elettroniche; in particolare, consente all'Agenzia delle Entrate, già in fase di ricezione delle fatture, di verificare, con procedure automatizzate, la corretta annotazione dell'assolvimento dell'imposta di bollo, avendo riguardo alla natura e all'importo delle operazioni indicate nelle fatture stesse.

L'articolo 23 elimina gli obblighi dichiarativi relativi al possesso dei requisiti per fruire delle agevolazioni IMU e Tasi per gli immobili concessi in comodato a parenti in linea retta di primo grado, nonché per fruire delle agevolazioni sugli immobili in locazione a canone concordato.

L'articolo 24 estende l'ambito operativo della disciplina del ravvedimento operoso anche ai casi di versamento frazionato dell'imposta o versamento tardivo dell'imposta frazionata, il cosiddetto ravvedimento parziale.

Il Capo II è invece dedicato ad interventi di sostegno alle attività economiche. L'articolo 25 consente al contribuente, per i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo stipulati a decorrere dal 1° gennaio 2020, di usufruire della detassazione dei canoni non percepiti, senza dover attendere la conclusione del procedimento di convalida di sfratto, ma provandone la mancata corresponsione mediante l'ingiunzione di pagamento o l'intimazione di sfratto per morosità. Per i contratti stipulati prima dell'entrata in vigore delle disposizioni in commento, resta fermo, per le imposte versate sui canoni venuti a scadenza e non percepiti, come da accertamento avvenuto nell'ambito del procedimento giurisdizionale della convalida di sfratto per morosità, il riconoscimento del credito d'imposta di pari ammontare.

L'articolo 26 intende modificare le vigenti agevolazioni in favore dei lavoratori impatriati e dei docenti e ricercatori che rientrano in Italia, al fine di ampliarne l'ambito applicativo e di chiarirne l'operatività.

Gli articoli 27 e 28, che ho già richiamato, recano misure agevolative per incoraggiare l'aumento della percentuale di imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo immessi sul mercato e per favorire l'acquisto di prodotti da riciclo e da riuso.

Il Capo III della proposta di legge, composto dagli articoli da 29 a 34, introduce, a decorrere dal 1° gennaio 2020, un'agevolazione volta a promuovere l'economia locale attraverso la riapertura e l'ampliamento di attività commerciali, artigianali e di servizi, limitatamente agli esercizi di vicinato e alle medie strutture di vendita. L'agevolazione consiste nell'erogazione di un contributo pari ai tributi comunali pagati dall'esercente nel corso dell'anno, e viene corrisposta per l'anno nel quale avviene l'apertura o l'ampliamento dell'esercizio commerciale e per i tre anni successivi.

Il Capo IV introduce alcune misure per il contrasto all'evasione fiscale. L'articolo 35 reintroduce l'obbligo di denuncia fiscale per la vendita di alcolici negli esercizi pubblici.

L'articolo 36 prevede la possibilità per i contribuenti di pagare i diritti doganali così come tutti gli altri diritti riscossi dalle dogane.

L'articolo 37 consente agli enti locali di subordinare il rilascio di licenze, autorizzazioni o concessioni e i relativi rinnovi per attività commerciale o produttiva alla verifica della regolarità del pagamento dei tributi locali da parte dei soggetti richiedenti.

Come ho accennato all'inizio della mia relazione, il lavoro della Commissione è iniziato alla fine dell'estate 2018, ed è quindi stato lungo. Dopo l'ampio ciclo di audizioni che ho appena richiamato, abbiamo sospeso i nostri lavori poiché era in corso la sessione di bilancio ed era opportuno attenderne la conclusione. Abbiamo, quindi, ripreso l'esame del testo al fine di adeguarne i contenuti alle modifiche normative nel frattempo intervenute con la legge di bilancio 2019. Abbiamo, quindi, proseguito il lavoro con tenacia e convinzione, sebbene, come è a tutti noto in quest'Aula, siano poche le proposte legislative di iniziativa parlamentare che giungono a compimento, anche per l'inevitabile priorità, anche in termini di risorse finanziarie, che assumono le proposte normative di origine governativa.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

CARLA RUOCCO, Relatrice. In questo percorso ho sempre avuto il sostegno del vicepresidente della Commissione, Alberto Gusmeroli, del gruppo della Lega, che intendo sin d'ora ringraziare per il contributo prezioso al lavoro della Commissione, insieme a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione. Un particolare ringraziamento rivolgo anche al sottosegretario per l'Economia Massimo Bitonci, che, soprattutto nelle ultime settimane, ha preso a cuore il provvedimento e ha reso costruttiva la dialettica tra Governo e Parlamento. È, quindi, con particolare orgoglio che presento oggi all'Aula i contenuti di questa proposta di legge (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Villarosa: prendo atto che si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritta a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, noi dobbiamo un po' intenderci rispetto ad alcuni temi, che sono fondamentali, perché in Italia la “fiscocrazia” incide in maniera davvero notevole sulle nostre imprese, sulle nostre grandi imprese e sulle nostre medie e piccole imprese.

E quando parliamo di fisco - lo ricordo ovviamente a me stessa prima di ricordarlo alle persone che sono oggi qui pazientemente in aula - il fisco è l'insieme degli strumenti normativi e organizzativi preposti all'imposizione e riscossione dei tributi. E mi pare che sia assolutamente doveroso ricordare che, a febbraio 2019, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio sono state pari a 28,9 miliardi in calo dell'1,7 per cento rispetto al 2018. E allora se questi sono i dati dai quali partiamo e lo sono indubbiamente, dobbiamo considerare che il provvedimento in esame, proprio perché è stato lungamente discusso seppur interrotto nel suo iter, avrebbe potuto avere una visione di prospettiva più ampia e di più ampio respiro. Infatti, quando si parla di apparato finanziario dello Stato, dobbiamo sempre considerare il qui ed ora e dobbiamo considerare che parecchi Governi si sono avvicendati nel tentativo di riformare e di migliorare il fisco. Quanto è mancato ai Governi precedenti però non è stato sopperito dal provvedimento in esame: una visione d'insieme che non lasci una trasposizione agli esercizi successivi dei provvedimenti, tra l'altro provvedimenti che, da componente della Commissione bilancio, vorrei sottolineare sono assolutamente privi di coperture, peraltro neanche indicate compiutamente nel provvedimento. E allora, quando parliamo di fisco, parliamo in realtà di una cosa che sta veramente a cuore ai cittadini, che veramente sta a cuore alle imprese perché oggi viviamo in un momento in cui c'è un dominio della pressione fiscale sullo sviluppo delle nostre imprese e la competitività dell'intero comparto economico e sociale della nostra nazione è messo a rischio proprio attraverso un sistema di norme che è troppo farraginoso, troppo complesso, che allontana il contribuente dallo Stato. Ci sono una serie di fattori ovviamente che hanno esercitato la loro influenza per arrivare a questo stato di cose: il peso dei vincoli europei di bilancio, il debito pubblico, la crisi economica e non dobbiamo poi ovviamente dimenticare le diverse impostazioni di politica fiscale messe in campo dai vari Governi. A questo si è aggiunta poi una convinzione perpetrata spesso da una cultura di Governo tendenzialmente di sinistra in base alla quale l'evasione fiscale, che è una piaga la cui sconfitta è a cuore a tutti indipendentemente dall'appartenenza politica, si potesse contrastare non deregolando ma aumentando i vincoli. E ovviamente abbiamo capito che ciò non funziona e che invece bisogna deregolamentare, bisogna aiutare, bisogna facilitare, bisogna rendere fruibile la possibilità per il contribuente di contribuire in maniera davvero molto molto semplice. Ora sicuramente sono presenti alcune cose nel provvedimento che sono giuste, che possono essere condivisibili. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che, quando si tocca la partecipazione e quindi quando si tocca la normativa relativa al sistema dei tributi che è davvero molto complesso, l'intenzione di semplificarlo non può passare soltanto attraverso provvedimenti spot. In quest'Aula noi non valutiamo l'opportunità delle intenzioni perché le intenzioni sono indubbiamente buone, sono indubbiamente condivisibili e uniscono opposizione, maggioranza, Governo, ma noi dobbiamo valutare l'applicazione pratica dei provvedimenti e qui il discorso inevitabilmente cambia perché ci troviamo di fronte a un provvedimento in chiaroscuro. È condivisibile per esempio l'abrogazione dell'obbligo di comunicazione dei dati contabili riepilogativi nelle liquidazioni periodiche dell'imposta sul valore aggiunto. Però non possiamo dimenticare che è stata fatta in concomitanza con l'ingresso della fatturazione elettronica che è stata una spada di Damocle sui piccoli imprenditori, sulle piccole e medie imprese.

Secondo noi, se si fosse creata una situazione agevolativa del contribuente così come ci siamo più volte espressi, allora probabilmente anche l'amministrazione finanziaria dovrebbe cambiare il proprio atteggiamento rispetto ad alcune questioni. Esistono poi perplessità poste, ad esempio, dall'articolo 3 relativo al divieto per l'amministrazione finanziaria di chiedere ai contribuenti, in sede di controllo formale delle dichiarazioni dei redditi, le certificazioni e i documenti relativi alle informazioni disponibili nell'anagrafe tributaria; oppure poste da tutta la parte che riguarda i dati trasmessi dai soggetti terzi. Vorremmo, ad esempio, che fosse modificata tutta la parte dell'articolo 7 - lo abbiamo chiesto con una serie di emendamenti relativamente alla disciplina delle autocertificazioni delle società sportive, per esempio - che prevede approcci sanzionatori eccessivi e che ancora una volta rischiano di avere l'effetto contrario, vale a dire di allontanare il contribuente piuttosto che di avvicinarlo.

Quello che, secondo noi, rileva come enorme limite del provvedimento è il fatto di non riuscire a concepire la necessità di una riforma del sistema tributario nel suo complesso e quindi ancora una volta siamo nell'alveo, nell'area delle occasioni mancate perché il sistema fiscale va ristrutturato, il sistema fiscale va riguardato, ma deve essere fatto nel suo complesso perché dobbiamo inevitabilmente coniugare la semplificazione con la lotta all'evasione fiscale e su questo mi permetto di aggiungere solo una riflessione. Quando si è di fronte a un puzzle di norme che non cambiano realmente in meglio l'operatività per le imprese e per i contribuenti, allora vuol dire che abbiamo fallito anche nella capacità di combattere l'evasione fiscale che in Italia è una piaga terribile perché ancora oggi non siamo riusciti a riportare le aziende che fatturano di più con le loro sedi legali in Italia; non siamo riusciti a dare la serenità al contribuente che quanto da lui versato venga poi correttamente utilizzato nella cosa pubblica. Noi avremmo voluto una riforma sostanziale: non vorremmo più dover sentire in tutti i provvedimenti che arrivano in Aula che arriverà, che verrà fatto, stiamo studiando, provvederemo. Ecco noi vorremmo iniziare a parlare delle cose che si fanno, iniziare a parlare di provvedimenti che prendano i problemi in esame nella loro completezza e cercando di capire che, se non si ha una visione d'insieme, rischiamo semplicemente di aggiungere burocrazia ad altra burocrazia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (M5S). Grazie, Presidente. Signori del Governo, colleghi, il provvedimento all'esame dell'Assemblea giunto a seguito di un lungo e approfondito lavoro svolto in Commissione finanze, affronta un tema particolarmente avvertito dall'intero tessuto socio-economico e produttivo del Paese qual è la semplificazione fiscale con la riduzione di tanti spesso inutili oneri amministrativi e burocratici, i cui adempimenti ripetitivi e farraginosi rallentano quotidianamente l'attività di tanti professionisti e tantissime piccole e medie imprese. Il testo che noi del MoVimento 5 Stelle auspichiamo possa essere al più presto approvato definitivamente dal Parlamento affronta, infatti, una serie di importanti e tanto attese misure finalizzate a semplificare la vita fiscale dei cittadini e delle aziende i cui interventi, inseriti anche a seguito dell'attività emendativa svolta in Commissione, sono il frutto di un proficuo e produttivo lavoro svolto in un clima sereno e di squadra con i colleghi della Lega e anche delle opposizioni: dall'abrogazione degli obblighi informativi per i contribuenti forfettari alla semplificazione in materia di Lipe, ovvero le comunicazioni e i dati delle liquidazioni IVA. In particolare viene abolita la comunicazione dei dati relativi al quarto trimestre, ed è stabilita l'inefficacia delle richieste documentali fatte dagli uffici dell'amministrazione finanziaria rispetto a dati già in possesso.

L'impianto normativo della proposta di legge segue esattamente la direzione sostenuta e condivisa da sempre da parte del nostro MoVimento, la cui cornice legislativa del provvedimento si inserisce coerentemente all'interno del quadro delle misure di politica economica e fiscale già introdotte dal Governo in questa prima fase di inizio legislatura. Aggiungo, ancora, che ad integrare le misure che citavo in precedenza non posso non ricordare ulteriori e importanti norme che sono state approvate nel corso dell'esame in Commissione, i cui effetti positivi durevoli, che impatteranno direttamente sulla vita quotidiana di contribuenti e professionisti, non potranno non riscontrare condivisione e apprezzamento in termini di semplificazioni fiscali. Mi riferisco al caso di cessione del credito IVA trimestrale, come già per quello annuale, in cui l'ufficio può ripetere anche dal cessionario le somme rimborsate, a cui si uniscono ulteriori significative misure che vanno dal posticipo al 30 novembre - il termine attuale è previsto al 30 di settembre - per l'invio delle dichiarazioni dei redditi ai fini IRAP, all'estensione generalizzata del modello di versamento F24 per pagare i tributi anche in sostituzione di bollettini postali. Ancora, il versamento dell'addizionale comunale IRPEF da parte dei sostituti di imposta potrà avvenire cumulativamente per tutti i dipendenti. Abbiamo soppresso l'obbligo di comunicare la proroga della cedolare secca sulle locazioni. Si tratta di una misura di civiltà e di equità che farà sì che le imposte per gli affitti non percepiti non saranno più dovute in caso di inquilini morosi. Viene stabilito un nuovo termine, il 31 dicembre dell'anno successivo, in caso di variazioni richiedenti la presentazione della dichiarazione IMU e TASI, come è prevista la semplificazione sui modelli per gli indici sintetici di affidabilità fiscale. Non saranno più replicati i dati già indicati nel modello dichiarativo; sarà infatti compito dell'Agenzia delle entrate rendere disponibili alle imprese, in area riservata del sito Internet, i dati in suo possesso utili per la compilazione dell'ISA.

In merito alla dichiarazione sostitutiva unica per l'ISEE, essa avrà validità dal momento di presentazione fino al successivo 31 dicembre. In ciascun anno i dati sui redditi e patrimoni saranno aggiornati con riferimento al secondo anno precedente, ferma restando la possibilità di aggiornare i dati, se più convenienti. L'amministrazione finanziaria renderà inoltre disponibili modelli, istruzioni, modulistica e circolari con idonee modalità di pubblicità almeno sessanta giorni prima del termine per adempiere. Inoltre, viene previsto l'obbligo per gli enti locali di inviare le delibere regolamentari e tariffarie al Ministero dell'economia e delle finanze per via telematica sul portale Federalismo fiscale, per la pubblicazione sul sito informatico. Preciso che anche questa rappresenta una norma di buonsenso, finalizzata a semplificare le numerose procedure amministrative di comuni, province e regioni italiane.

Ricordo ancora che il testo della proposta di legge dispone che le delibere e i regolamenti relativi ad alcuni tributi comunali acquistano efficacia dalla data di pubblicazione su Internet, a condizione che detta pubblicazione avvenga entro il 28 di ottobre dell'anno in cui il provvedimento afferisce e saranno esentati dalla TASI i fabbricati invenduti dalle imprese edili. In merito al ravvedimento parziale, il provvedimento consentirà al contribuente di avvalersi dell'istituto del ravvedimento anche in caso di versamento non contestuale delle imposte, con sanzioni ridotte ed interessi, così come sarà consentito anche ravvedere autonomamente i singoli versamenti. Per gli immobili concessi in comodato dal soggetto passivo ai parenti in linea retta entro il primo grado si elimineranno oneri dichiarativi e comunicativi. Insomma, colleghi, non possiamo che essere nel complesso ampiamente soddisfatti di quanto previsto dalla proposta di legge. Siamo infatti certi che l'intero impianto normativo può rappresentare una svolta per il sistema tributario fiscale. Anche in tema di fiscalità ambientale sono state previste nel corso della fase emendativa della Commissione agevolazioni fiscali per l'acquisto di prodotti derivanti da riciclo e riuso ed incentivi al corretto smaltimento degli imballaggi; misure, queste, che sono state apprezzate anche dalle federazioni del settore del legno, considerato che favoriscono e premiano i sistemi circolari come la filiera italiana del legno arredo, la più virtuosa d'Europa dal punto di vista ambientale, a cui si aggiungono ancora norme di semplificazione per alleggerire gli oneri a chi utilizza la fatturazione elettronica e per le imprese che esportano e per i contribuenti forfettari.

Signor Presidente, per anni, anzi per decenni, i governanti del passato, per intere legislature, hanno sempre promesso, affermato, dichiarato che avrebbero riformato l'intero sistema fiscale del Paese, impegnandosi - ma sempre a parole, soprattutto nelle campagne elettorali - a rivedere profondamente il quadro normativo tributario italiano, in un'ottica di modernizzazione della burocrazia pachidermica che quotidianamente opprime i contribuenti e le imprese del nostro Paese, specie quelli di piccola, piccolissima e media dimensione. In realtà, come tutti sappiamo, nulla è stato fatto; nessuna vera riforma fiscale è stata introdotta in Italia in chiave riformatrice perché questa situazione si risanasse; nessuno ha dato sostegno reale alle imprese o ridato agli imprenditori quella dignità, che ci si trova spesso a compromettere a causa di forze maggiori e le promesse, soprattutto degli ultimi Governi di sinistra, che si sono ancora una volta dimostrate vane. Tante aziende nell'attesa hanno dichiarato fallimento.

Noi del MoVimento 5 Stelle, insieme ai colleghi della Lega, sin dall'inizio della legislatura, come infatti può testimoniare la data di presentazione della proposta che porta la prima firma della nostra collega e presidente della Commissione Finanze, Carla Ruocco, il 6 agosto 2018 abbiamo, sin da subito, elaborato e presentato questo testo alla Camera dei deputati finalizzato alla semplificazione fiscale e alla riduzione degli oneri amministrativi a carico dei contribuenti. Siamo convinti, infatti, che il livello di tolleranza raggiunto oggi dalla parte vera della forza del tessuto economico e produttivo del Paese, rappresentato da milioni di piccole aziende, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, nonché dagli stessi operatori economici del settore - mi riferisco a commercialisti, consulenti tributari e professionisti tout court - abbia raggiunto i limiti di sopportazione nei confronti dell'attuale sistema fiscale.

Stiamo portando avanti questo provvedimento nella convinzione che non sia più possibile avere rispetto di uno Stato, ma anche di una politica, che non rispetti i suoi cittadini; siamo consapevoli che le aziende non possono continuare ad avere fiducia in una classe dirigente che obbliga gli imprenditori a fare i sacrifici senza che contraccambi con servizi adeguati e un'adeguata assistenza. Nessuno come un imprenditore sa cosa sia la rinuncia, la fatica e la voglia di riscatto ed è anche per tali ragioni che, coerentemente con l'accordo di programma previsto dal Governo del cambiamento, nel pieno rispetto del nostro elettorato, portiamo avanti, non senza difficoltà legate al difficile quadro economico, causato dal rallentamento dell'economia internazionale, provvedimenti come questo, consapevoli che esso rappresenta soltanto un primo passo, nella direzione di quella semplificazione fiscale che cittadini e imprese chiedono, come dicevo in precedenza, da molto tempo.

Non è di certo un caso se all'interno del Documento di economia e finanza - il DEF - del 2019, presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e dal Ministro dell'economia e delle finanze, Tria, sono indicate espressamente, all'interno delle linee programmatiche e di indirizzo, una serie di misure volte a modificare gli adempimenti dichiarativi e le comunicazioni da parte dell'amministrazione finanziaria ai contribuenti previste dalla proposta di legge all'esame e finalizzate a snellire l'attuale quadro regolatorio, che permane attualmente farraginoso e complicato. Un riconoscimento da parte del Governo al nostro lavoro svolto nel definire questo provvedimento che conferma la perfetta sintonia esistente all'interno della maggioranza nel quadro delle misure di politica economica, fiscale e sociale, già introdotte nel corso dei mesi precedenti da parte dell'Esecutivo.

Certamente, come tutti gli interventi normativi, ogni provvedimento è perfettibile e migliorabile lungo il suo cammino, ma compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Siamo riusciti, dunque, a portare avanti un testo che è stato apprezzato da numerose categorie di professionisti e di operatori del settore produttivo. Si tratta di un cantiere di norme volte a riformare e a dare una forte spinta alla semplificazione del sistema tributario, che ha impegnato la Commissione finanze sin dallo scorso settembre, il cui iter è stato avviato ascoltando, attraverso un ciclo di audizioni, le principali associazioni di categoria e di professionisti del Paese, i cui suggerimenti sono stati utili per arricchire, integrare e modificare il testo base da parte di tutti gli stakeholder istituzionali e della società civile.

Ecco perché non possiamo che essere particolarmente contenti per aver rispettato gli impegni assunti con i nostri elettori e con i contribuenti, i professionisti e le imprese del nostro Paese.

Dopo decenni si punta in maniera concreta ad avere meno burocrazia, controlli e adempimenti, aiutando le aziende a concentrarsi di più sulla loro attività produttiva e a fare meno adempimenti.

Siamo perfettamente consapevoli che il lavoro da fare è ancora tanto così come la strada da percorrere è ancora lunga per vedere la luce fuori dal tunnel. La burocrazia è ancora troppa, le sigle e le norme sono poco chiare e difficilmente interpretabili, così come i cambiamenti normativi tributari sono troppo frequenti.

Ma se le condizioni attuali in cui l'attuale legislazione tributaria si trova da decenni sono così complicate, difficili, indecifrabili e rendono praticamente impossibile la vita di imprese e contribuenti che ogni giorno sono alle prese con un ginepraio di norme e di metamorfosi di regole e di imposte vessatorie, ebbene, colleghi, noi del MoVimento 5 Stelle ci impegneremo fino in fondo per ridurre una distanza sempre più lunare tra il sistema tributario e i contribuenti italiani e questo provvedimento, unitamente agli interventi già previsti in precedenza dal Governo, lo dimostra.

Rendere più semplice l'approccio del contribuente con i propri adempimenti fiscali attraverso servizi efficienti, strumenti di compliance e nel complesso semplificazioni delle procedure è ciò a cui noi del MoVimento 5 Stelle miriamo ed è ciò che ci impegna ogni giorno nelle sedi istituzionali locali e nazionali.

Questo provvedimento è un esempio lampante di come i diritti del contribuente per anni, anzi decenni, calpestati e osteggiati in vario modo tornano al centro dell'attenzione del legislatore. Il fisco italiano non è solo tra i più esosi al mondo; è anche tra i più complicati a livello planetario, come dimostrano le classifiche internazionali più recenti e che premiano, in senso tristemente ironico, il nostro Paese al primo posto a livello europeo e al terzo a livello mondiale. È risaputo, infatti, che non solo la pressione fiscale ma anche, come ho avuto modo di esporre nel corso del mio intervento, la troppa burocrazia e i troppi adempimenti rappresentano le problematiche che più affliggono le imprese e i contribuenti italiani.

In tale contesto, tuttavia, guardiamo avanti con profondo ottimismo e forti che le misure previste dal testo della proposta di legge oggi all'esame rappresentano soltanto l'inizio e che, unitamente alle prossime linee guida delle politiche di bilancio e riforma previste dal Governo, nel prossimo triennio potranno delineare il futuro del fisco italiano.

Mi avvio alla conclusione dicendo che noi abbiamo gettato la prima pietra per avviare una serie di riforme e di semplificazioni a livello fiscale. C'è stato tantissimo impegno da parte dei miei colleghi e da parte del Governo - e ringrazio il sottosegretario Bitonci - per portare a termine questo provvedimento di legge a cui noi tenevamo tantissimo e siamo contenti oggi di essere qui in Aula ad illustrarlo, a spiegarlo e, soprattutto, a chiuderlo, perché questa è un'esigenza che ci ha chiesto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ho sentito il collega Trano e la relatrice parlare di questo provvedimento. Intanto, mi piace sottolineare come comunque all'interno della Commissione finanze ci sia un buon rapporto, una buona armonia e si lavori bene; però, mi preme anche dire che questo provvedimento è un po' diverso rispetto a quello che era stato annunciato ad agosto e a settembre, insomma, è tutta un'altra cosa. E sinceramente - e lo dico per onestà - non credevo neanche arrivassimo mai in Aula, perché o il Governo non era pronto oppure in effetti, come diceva il collega Trano, le audizioni le abbiamo fatte a settembre, se non ricordo male, e adesso siamo a Pasqua - quindi siamo ad aprile – e, francamente, nel mezzo ci sono stati tanti altri provvedimenti che hanno parlato di iniziative riguardanti la fiscalità generale, in particolare, che ci hanno visti impegnati in Commissione, ma questa proposta di legge era rimasta un po' nel cassetto, tant'è vero che è stata anche svuotata di alcuni argomenti che prevedeva nella prima stesura, argomenti che sono stati poi bypassati da successive discussioni.

Quindi, io mi permetto di dire che il provvedimento oggi lo portiamo con anche delle parti che abbiamo sottoscritto e condiviso, però tutto sommato ci aspettavamo un po' di più, così come diceva la collega di Fratelli d'Italia.

Questa forse era un'occasione perché la Commissione finanze e, quindi, il Parlamento potesse esprimersi in maniera sostanziale su un argomento così importante come la fiscalità generale, per le semplificazioni e per ciò che riguarda la fiscalità locale, quindi dei comuni, perché poi quello sarebbe il nostro ruolo naturale.

Dunque, in tante interlocuzioni che ho avuto e che abbiamo avuto sia con gli altri colleghi della Commissione sia con il Governo stesso, con il sottosegretario Bitonci per dire in altre occasioni, abbiamo tutti ravvisato la necessità di fare un lavoro il più organico possibile. Dunque, questo provvedimento alla fine lo portiamo in discussione in Aula e mi auguro un'approvazione da parte di questo ramo del Parlamento e mi auguro che possa trovare fortuna o migliori fortune magari nel successivo passaggio al Senato, che mi auguro possa non essere magari, visti i tempi che abbiamo impiegato noi qui alla Camera, a distanza di un anno.

Quindi, io registro e confermo la sintonia in Commissione tra Lega e MoVimento 5 Stelle e confermo anche che il provvedimento è stato stravolto nelle ultime due settimane con gli emendamenti della relatrice che, comunque, sono stati soppressi anche nel corso dell'ultima discussione, ovvero la settimana scorsa, perché questa è la realtà dei fatti e diversamente diremmo un'altra cosa e posso fare anche degli esempi: il vecchio articolo 1 annunciava - ed era stato annunciato e titolava così - l'abolizione della comunicazione dei dati su liquidazioni periodiche dell'IVA - si chiamava così - e questo si era detto. Infatti, si era detto alla stampa: “Aboliremo le comunicazioni in ragione del fatto che c'è la fatturazione elettronica” e via dicendo e poi, invece, alla fine non è così. Quindi, adesso il nuovo articolo 2 (perché nel frattempo sono cambiate le numerazioni) modifica la seconda comunicazione e, quindi, la porta al 16 settembre per legge e, quindi, non ci sarà più la proroga, come si fa di solito, ma lo dice la legge e poi - è vero - il quarto trimestre può venire accorpato con la dichiarazione (questa sì che è una semplificazione), sebbene sia un'altra cosa. Quindi, si aggiunge soltanto una parte all'articolo 21 della legge n. 122 del 2010.

C'era anche tra gli emendamenti - lo ricordo perché l'ho guardato ieri - la proposta del collega Currò di abrogare - si intitolava così l'emendamento - gli obblighi informativi ai contribuenti forfettari ma anche questa abolizione poi non è passata e c'è stata una riformulazione e la semplificazione consiste sostanzialmente nell'aggiungere un comma all'articolo 1 della legge n. 190 al 2014 e sostanzialmente si dice di non dover comunicare i dati già in possesso dell'agenzia delle entrate. Questo è un tema che non è solo in questo articolo ma è un tema ricorrente. Il vecchio articolo 2, che era relativo alle modifiche ai termini per la comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute, è stato abrogato la settimana scorsa. Si è inserita, invece, la questione della cedibilità trimestrale e non solo annuale dei crediti IVA, che comunque era una cosa già sancita anche mi pare in via giudiziaria. Si sposta al 30 novembre la dichiarazione dei redditi e l'IRAP e questa è una cosa che sostanzialmente certifica un percorso che esiste già tutti gli anni e quindi - e lo dico in senso positivo - non è una grande novità perché tutti gli anni poi la dichiarazione viene spostata con una proroga, perché noi in Italia facciamo il “milleproroghe” e non so se lo fanno anche da altre parti - forse sì, forse no - ma sicuramente lo spostamento dei termini per la dichiarazione era un tema ricorrente; oggi viene sancito dalla legge, però era una cosa che si faceva già.

Va bene anche, appunto, ricomprendere le concessioni governative e le tasse scolastiche all'interno del versamento unitario e, quindi, dell'F24. Vanno bene anche le questioni relative al rinnovo dei contratti di locazione a canone agevolato, quindi il rinnovo tacito, e la soppressione dell'obbligo di comunicazione per la proroga della cedolare secca. Quindi, ci sono tante cose che non stravolgono la vita, che semplificano un po', ma che non hanno quei profili di eccezionalità e radicalità che ci aspettavamo tutti, compresa - penso - la relatrice e altri membri della Commissione finanze.

Poi, la cosa vera - e qui mi dispiace un po' e lo dico per il lavoro che abbiamo fatto - è che non c'è una lira. Non c'è una lira nel senso che già il vecchio articolo 31 prefigurava aliquote agevolate dell'IVA su certi prodotti per la cura dei bambini e noi avremmo fatto degli emendamenti anche per i prodotti dedicati alle donne ma questo articolo è stato stralciato perché costa troppo. Non so se costa troppo, però costa un po' e, quindi, l'abbiamo mandato in cavalleria.

E la cosa interessante che vorrei dire è che quelli che costano, che prevedono una copertura finanziaria, gli articoli, non sono tantissimi, però, per dire, c'è l'esenzione TASI per gli immobili costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita, cosa sulla quale noi abbiamo più di una perplessità. Ma questo provvedimento, se andrà a regime, andrà a regime nel 2022, e la copertura finanziaria è prevista con il maggior gettito dall'articolo 22, ovvero l'imposta di bollo virtuale sulla fatturazione elettronica, che dovrebbe portare un po' di soldi utili a coprire i pezzi di questo provvedimento che richiedono la copertura finanziaria. Quindi, questa è una, e si va comunque al 2022.

Poi ci sono, al Capo II, l'articolo 27, disposizioni in materia di rifiuti e di imballaggi, di cui si è parlato, e l'articolo 28, agevolazioni fiscali sui prodotti da riciclo e riuso: sono due bei provvedimenti che sposiamo in pieno, ma che avranno decorrenza dal 2021, quindi tra due anni, e saranno finanziati da che cosa? Dall'articolo 22, ovvero dal maggior gettito dell'imposta di bollo virtuale sulle fatture elettroniche, quindi una cosa un po' fumosa, al di là delle buone intenzioni che sposiamo tutti.

Ancora, al Capo III, le agevolazioni per la promozione dell'economia locale mediante la riapertura e l'ampliamento di attività commerciali, artigianali e di servizi, quindi gli articoli dal 29 al 34, hanno copertura a carico dello Stato, di 5 milioni per il 2020, 10 per il 2021, 13 per il 2022 e 20 per il 2023: da dove? Dall'articolo 22, no? Sempre lui, quello dell'imposta di bollo!

Quindi, capite che, al di là dei buoni propositi di quello che si è detto, mi sento di dire che il Governo non ha dato una grossa mano al lavoro svolto in Commissione, al lavoro svolto dalla relatrice e da tutti i commissari, perché sostanzialmente ci siamo trovati con delle norme più o meno tutte di buonsenso, ma che non hanno incisività; alcune registrano e certificano una normalità di prassi, le proroghe a novembre delle dichiarazioni dei redditi, per dirne una, però poco di più.

Mi sento poi di dire, sempre con riferimento all'intervento del collega Trano, sì, è vero, si interviene anche sui comuni e sulla fiscalità locale, però noi segnaliamo dei problemi nelle ultime formulazioni. Noi abbiamo risposto con alcuni emendamenti, anzi due in particolare, che poi derivano da una interlocuzione che avevamo avuto con ANCI, perché in effetti, in qualche caso, un po' di problemi ai comuni si creano. Mi riferisco all'articolo 10, e quindi qui avremo un emendamento soppressivo, perché i nuovi termini per la presentazione della dichiarazione IMU e TASI, che passano da giugno a dicembre, comportano diversi effetti negativi connessi al rallentamento dell'esigibilità di somme oggetto di recupero del processo di aggiornamento delle banche dati tributarie. Il primo effetto riguarda il ravvedimento operoso, i cui termini si allungano da giugno a dicembre e, quindi, i comuni perdono il gettito relativo a questi sei mesi; lo dico anche a chi al tavolo dei nove fa il sindaco. Nello specifico, l'omessa dichiarazione 2018, ad oggi, può essere contestata al contribuente da luglio 2019; con la nuova formulazione, invece, è obbligatorio attendere il 2020 e questo per un comune è un problema. Inoltre, prevedere come data di presentazione della dichiarazione il 31 dicembre non appare una semplificazione, dal momento che cade in un periodo dell'anno complicato per commercialisti, CAF e contribuenti. Peraltro, la data di giugno, oggi vigente, risulta essere più agevole per i contribuenti e per gli intermediari, perché solitamente si cumulano i diversi adempimenti interconnessi. Quindi proporremo un soppressivo, però una riflessione, secondo me, dobbiamo farla, proprio per le parole che ho sentito di agevolare la vita dei comuni.

Un altro problema sorge sull'articolo 19 - che ha tutta una nuova formulazione - in materia di efficacia delle deliberazioni regolamentari e tariffarie relative alle entrate tributarie degli enti locali, e quindi all'invio telematico. Ma a parte questa, che è un'ottima cosa, ci sono dei problemi applicativi. L'emendamento propone due cose: con la prima parte si chiede di reinserire la decorrenza dell'efficacia delle delibere regolamentari e tariffarie, che con l'emendamento proposto viene meno e che, ad oggi, in base alla norma attuale, parte dalla pubblicazione sul sito del MEF, che sostituisce quella in Gazzetta Ufficiale.

Poi si chiede l'eliminazione del comma 15-ter, ovvero quello relativo al trattamento delle imposte comunali diverse dall'IMU e dalla TASI, per dire. Perché per le imposte - parlo di imposta di pubblicità, la Tosap e la TARI - si prevede che le delibere siano efficaci dalla data di pubblicazione sul sito informatico del MEF, se pubblicate entro il 28 ottobre ed inviate entro il 14 dello stesso mese, e inoltre si prevede che, per le scadenze di pagamento fissate ante 1° dicembre, devono essere utilizzate le tariffe applicabili l'anno precedente. Questo comporta, ad esempio, che per la TARI devono essere utilizzate le tariffe dell'anno precedente, esponendo di fatto finanziariamente i comuni, perché le fatture del gestore si pagano con le entrate del tributo, come sappiamo tutti, e pertanto gli eventuali aumenti dei costi del servizio - che non sono poi così strani, basta un conferimento difforme in discarica, qualsiasi cosa - di gestione e smaltimento dei rifiuti dovrebbero essere sostenuti dal comune con risorse della propria fiscalità generale, che secondo me non si può neanche, essendo l'aumento recuperabile dal contribuente solo con il conguaglio. Inoltre, la necessità di assicurare l'accertabilità delle entrate entro l'anno di riferimento, che è essenziale al fine di evitare squilibri di bilancio di competenza, creerebbe esigenze di conguaglio difficilmente gestibili nell'arco del mese di dicembre, proprio per i tempi molto stretti. Infine, l'attuale formulazione della norma non sembra considerare che alcuni tributi - Tosap, imposta di pubblicità e corrispondente canone - non prevedono un versamento a conguaglio, perché son fatti così, e l'unica scadenza di pagamento è prevista al 31 gennaio di ciascun anno, per cui i contribuenti dovrebbero pagare in base alle tariffe dell'anno precedente ed eventualmente rimandare all'anno dopo il conguaglio per un'eventuale modifica delle tariffe.

Sono problemi che chi ha fatto un po' di amministrazione conosce - mi riferisco sempre a chi fa il sindaco a quel tavolo, Gusmeroli, così almeno lo diciamo - per cui magari siamo disponibili, però sono problemi di contingenza, legati all'attività dei comuni, che conosciamo tutti. Quindi si tratta - e il nostro contributo vuole essere questo - di trovare, insieme ad ANCI, insieme a noi, la formula giusta, in modo tale da proporre un modello che effettivamente sia un modello che facilita le cose e non le elimina.

Poi noi proporremo qualche altro emendamento, ci tengo a sottolinearne uno che è quello del dell'abbassamento a 1.000 euro dell'utilizzo dei contanti, che il Governo Renzi aveva portato a 3 mila. Questa è una cosa che proponiamo sempre e la proporremo.

Concludo, ringraziando per aver accolto un emendamento… mezzo emendamento proposto da questo gruppo, però è significativo perché si dà anche atto delle difficoltà che i comuni hanno; e quindi torno al mio discorso di prima, per cui con il nuovo articolo 37 si raccoglie una proposta del gruppo di LeU, e sostanzialmente, con questo emendamento, con questo articolo, gli enti locali competenti al rilascio delle licenze, autorizzazioni, concessioni e relativi rinnovi, alla ricezione o alla segnalazione di certificati di inizio attività, le SCIA, uniche o condizionate, concernenti attività commerciali e produttive, possono disporre, con propria norma regolamentare, che il rilascio o rinnovo e la permanenza in esercizio siano subordinati alla verifica della regolarità del pagamento dei tributi locali da parte dei soggetti richiedenti.

Insomma, mi sembra una norma di buonsenso che salvaguarda un po' il lavoro che facciamo tutti. Quindi, di questo ringrazio, ne avevamo già parlato in altre occasioni, era stato approvato un ordine del giorno e oggi, insomma, siamo soddisfatti che possa essere stato introdotto in questo testo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, è con grande piacere e con un pizzico di emozione che intervengo oggi in discussione generale per commentare il disegno di legge n. 1074, che riguarda le disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche delle famiglie e il contrasto all'evasione fiscale.

La Lega, come si sa, è sempre stata dalla parte dei cittadini e degli imprenditori. Infatti, da più parti abbiamo ricevuto molte indicazioni che è quanto mai urgente e necessaria una vera e propria riforma fiscale e tributaria, affinché cittadini e imprese abbiano a disposizione un sistema finalmente efficiente e alla portata di tutti. Quindi, uno dei temi che abbiamo portato avanti nella campagna elettorale dello scorso anno è stato proprio questo.

Tali tematiche sono state, quindi, uno dei pilastri del programma elettorale del centrodestra prima e del contratto di Governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle poi. Per questo motivo, non appena il Governo si è insediato, noi rappresentanti della Commissione finanze della Camera abbiamo voluto fortemente iniziare un lavoro importante, di grande responsabilità, ma ricco di difficoltà ed insidie, perché si sa bene quanto sia difficile riformare un ordinamento vecchio di decenni.

Grazie alla collaborazione dei nostri alleati di Governo e di tutti i componenti della Commissione finanze, dopo mesi di lavoro incessante e coadiuvati dai funzionari e dirigenti della nostra Commissione, siamo riusciti, oggi, a portare in Aula un provvedimento che finalmente potrà rispondere alle esigenze di aziende e di cittadini. Sicuramente, è un provvedimento che potrà essere oggetto di emendamenti e, quindi, di modifiche, durante i lavori parlamentari di questa settimana e magari, anche successivamente, al Senato. Un provvedimento che risponde alle esigenze di tutti, che è stato realizzato praticamente a costo zero, che tocca moltissimi settori della nostra economia e che darà slancio, questo è il nostro obiettivo, all'economia del Paese. Come da sempre sostiene il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, quanto sopra promette e propone a cittadini e imprenditori di occuparsi meno delle scartoffie, per dedicare più tempo al proprio lavoro, per produrre ricchezza e benessere.

Durante i lavori in Commissione abbiamo ascoltato molte categorie che sono state toccate da questo provvedimento, imprenditori, professionisti, stakeholder che ogni giorno si confrontano con una giungla di leggi e disposizioni sempre più difficili da capire e da interpretare. Abbiamo cercato di ascoltare le esigenze di tutti, abbiamo cercato di andare incontro a quanti hanno manifestato disagio in un sistema tributario non più rispondente alle esigenze della nostra società, cercando di mettere in pratica i consigli e le raccomandazioni che, via via, sono stati portati alla nostra attenzione. Abbiamo fatto quindi sintesi, cercando di realizzare un provvedimento equo, giusto e, soprattutto, di buon senso, nel pieno rispetto della legge, prevedendo importanti modifiche in ogni settore della nostra economia. Un progetto di legge che si articola in 37 articoli che riguardano molti settori economici e della pubblica amministrazione; mira a snellire le procedure, a togliere lacci e laccioli, in un insieme di modifiche che nei pochi minuti del mio intervento è praticamente impossibile spiegare, anche perché, senz'altro, chi interverrà dopo il sottoscritto, magari anche dopo i lavori parlamentari che continueranno tutta questa settimana, avrà il piacere e l'onore di illustrare in ogni dettaglio. In ogni caso, però, posso senza dubbio affermare che sono stati trattati temi come la trasmissione dei dati relativa alla liquidazione periodica dell'IVA, la comunicazione con cadenza annuale dello spesometro, modifiche riguardanti i controlli formali delle dichiarazioni dei redditi e modifiche relative alla presentazione della dichiarazione telematica, provvedimenti relativi all'eliminazione dell'obbligo di riportare dati e informazioni relativi a contratti di locazione non necessari ai fini della liquidazione dell'imposta, norme riguardanti il Terzo settore che dispongono di non considerare commerciali le attività di associazioni politiche, sindacali, religiose, assistenziali e dilettantistiche, modifica al rilascio delle dichiarazioni d'intento, importanti norme che riguardano gli enti locali, i quali potranno rilasciare licenze o autorizzazioni solo e solamente a chi è in regola con il pagamento dei tributi locali.

È, poi, stato inserito l'obbligo del contraddittorio tributario tra contribuente e uffici finanziari, l'esenzione dalla TASI per gli immobili le cui imprese costruttrici li destinino alla vendita, l'obbligo della stampa di tutti i registri contabili solo in caso di esplicita richiesta da parte dell'autorità competente, la previsione che i redditi fondiari contribuiscano alla formazione del reddito solo in caso siano stati effettivamente percepiti, norme che facilitano il rimpatrio dei lavoratori in Italia, norme per agevolare l'avvio di nuove attività nei comuni sotto i 20 mila abitanti, agevolazioni fiscali sui prodotti da riciclo e riuso e tanto altro ancora.

Si poteva probabilmente osare di più, qui aggiungo un punto di domanda. Si poteva sicuramente portare all'attenzione della Camera dei deputati un documento di una portata più ampia e molto più complessa, però, sono certo che quanto oggi consegniamo all'attenzione dei parlamentari sia una splendida sintesi del massimo che potevamo fare, rispettando le esigenze di bilancio del Governo.

Quindi, posso senz'altro affermare che abbiamo finalizzato un progetto di legge di ottima portata. che non rappresenta certamente un punto di arrivo, ma un'eccellente base di partenza che ci prefiggiamo, fin da ora, di migliorare e di arricchire nel corso della legislatura, auspicando che fin da subito tutti noi potremo beneficiare delle semplificazioni proposte, che diventeranno presto legge, e di integrarle con quelle che ci verranno indicate già nel prossimo futuro, da quanti vorranno collaborare ancora con noi, per un costante miglioramento del nostro sistema fiscale, al fine di arrivare finalmente a un livello soddisfacente del rapporto tra lo Stato e il cittadino contribuente. Questo è quello che ci prefiggiamo, questo sarà il nostro obbligo verso i cittadini, in quanto siamo stati chiamati dal popolo per migliorare una situazione a dir poco devastante che abbiamo ereditato dai precedenti Governi.

Aggiungo, signor Presidente, che è vero che potevamo e volevamo fare di più, però, probabilmente, anzi, sicuramente, per chiare esigenze di bilancio e ristrettezze di bilancio, penso che il lavoro della Commissione con il Governo, il presidente Ruocco, il vicepresidente Gusmeroli e tutti noi, anche con l'opposizione, abbiamo fatto il massimo e ci impegniamo, da qui al prossimo futuro, a migliorare ancora questo provvedimento. Grazie per l'attenzione e buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. La presente proposta di legge, ovviamente di origine parlamentare, prevede una serie di agevolazioni fiscali e un riordino omnibus, con tante norme volte alla semplificazione fiscale e anche norme a favore dei piccoli comuni. Come diceva il collega Pastorino, è molto diversa da come era nata, qualche mese fa, ma sicuramente sono molto felice di vedere un provvedimento che nasce dal Parlamento e non sempre dal Governo, quindi, questo è sicuramente un elemento che possiamo apprezzare.

Ci sono 36 articoli, procedo a un breve riassunto per chi ci segue, per capire di cosa stiamo parlando, brevemente.

La fattura fiscale deve essere emessa entro quindici giorni dall'inizio della transazione e non più dieci, l'Agenzia delle entrate non potrà più richiedere ai contribuenti dati di cui già dispone l'anagrafe tributaria; il provvedimento contiene anche l'abrogazione dell'obbligo della comunicazione della proroga per la cedolare secca e si sposta il termine per il pagamento dell'IMU e della TASI dal 30 giugno al 31 dicembre, si chiedono meno informazioni per dli indici di affidabilità fiscale, gli indici sintetici di affidabilità fiscali, i famosi ISA, si estendono i termini di validità dei dati contenuti nella dichiarazione sostitutiva unica, la DSU, l'amministrazione finanziaria è obbligata a garantire la diffusione di tutti i moduli necessari per gli adempimenti, almeno sessanta giorni prima della scadenza di questi adempimenti.

L'articolo 11 obbliga l'amministrazione ad avviare un contraddittorio con il contribuente nell'ambito dell'accertamento fiscale; l'articolo 13, invece, obbliga gli enti locali a pubblicare, per via telematica, tutte le delibere relative alle entrate tributarie locali.

La disciplina del ravvedimento operoso, introdotta dai Governi precedenti, viene estesa e vengono introdotti anche nuovi sgravi fiscali per i lavoratori, docenti o ricercatori italiani che decidono di rientrare in Italia o che si insediano in Italia; se si insediano nel Meridione possono anche beneficiare di benefici maggiori.

Infine, gli articoli che vanno dal 25 al 30 creano un fondo per finanziare l'esenzione dei tributi comunali per gli esercizi di vicinato o le medie strutture di vendita che, appunto, considerano di ampliare le proprie attività a beneficio dei piccoli centri. Da ultimo, vengono anche introdotti dei crediti di imposta pari al 25 per cento del valore di acquisto dei prodotti derivanti da riciclaggio di rifiuti e compost di qualità e altre misure sul tema ambientale, agevolative, per esempio, per l'uso di imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo.

Ovviamente, l'obiettivo, qui, come hanno detto i colleghi in principio, è quello di creare un fisco amico, di semplificare le tasse. In Italia la complessità del fisco e il tema dell'evasione fiscale sono, ovviamente, un tema di carattere politico primario, per tutti i Governi, per tutte le parti politiche: combattere l'evasione e sostenere la crescita economica. È un problema che non è nuovo per l'Italia; già negli anni Cinquanta, nel 1959, era tema di film comici molto famosi; I tartassati è un film con Totò e Aldo Fabrizi, dove già si parlava di accertamento fiscale, della sua complessità e già lì questo era un tema problematico per i contribuenti e i cittadini italiani.

Sono comunque felice che, in sede referente, in Commissione siano stati cancellati degli articoli che volgevano a diluire le sanzioni per la fatturazione elettronica, a eliminare le sanzioni per le violazioni del reverse charge, che intendevano modificare il regime sanzionatorio previsto per le violazioni delle disposizioni di antiriciclaggio in materia di assegni; articoli precedenti volevano abbassare la sanzione minima sugli assegni in bianco; è stato anche abolito l'articolo che voleva estendere i limiti della pignorabilità degli emolumenti. Tutte queste sono cose sicuramente condivisibili. Molto meno condivisibile, ovviamente, è che sia un'occasione mancata questo provvedimento, perché ci sono molti interventi cosmetici che però non vanno a semplificare veramente il fisco. Si tratta di un'ennesima occasione mancata e, purtroppo, questo provvedimento è stato impoverito di provvedimenti molto importanti che erano, appunto, l'estensione del bonus bebè fino al 2021, che sarebbe stata una vera politica a favore della natalità e dell'emancipazione femminile nel nostro Paese, o la riduzione dell'IVA, questo provvedimento all'inizio proponeva di ridurre l'IVA per tutti i prodotti per l'infanzia o per la disabilità e di mettere un regime di IVA agevolata al 5 per cento, anche questo è stato tolto dal provvedimento ed è stata un'altra occasione mancata. Aggiungerò poi, tra poco che sarebbe stata l'occasione anche di reinserire un minimo di parità di trattamento tra uomini e donne, nel nostro Paese.

Voi sapete che nel nostro Paese sui prodotti femminili si applica ancora un'IVA come beni di consumo al 22 per cento, e non come beni di prima necessità: uno degli unicum nei Paesi sviluppati, la punta dell'iceberg della questione femminile nel nostro Paese; sarebbe stato utile affrontare questo tema in questo provvedimento fiscale.

Vado però a sollevare alcuni temi, che voglio evidenziare con l'attuale maggioranza, problematici di questo provvedimento. Partendo con un fuori tema: sull'IVA benissimo le semplificazioni, benissimo le comunicazioni trimestrali; ma è importante che gli operatori economici siano messi in condizioni di operare con certezza; ed è ovviamente importante, più che spostare scadenze o chiarire le modalità di trasmissione dei dati, dirci se aumenterà l'IVA o meno quest'anno o l'anno prossimo. Io noto una grande distonia nell'attuale maggioranza: un Ministro Tria che dice che l'IVA forse dovrebbe aumentare, i due Vicepremier che insistono che non deve aumentare. È importante che questo venga detto, è ovvio che i dati del DEF si basano su un aumento dell'IVA al 24 per cento l'anno prossimo e al 26 e mezzo tra due anni.

Io chiedo, affinché gli operatori economici possano operare senza incertezza, che venga fatta chiarezza da questa maggioranza in merito all'IVA; anche perché la finanza pubblica sembra in ordine nel DEF perché c'è il trucco dell'aumento dell'IVA che la maggioranza vuole aumentare o meno: sarebbe utile chiarirlo.

Affronto poi il tema degli indici di affidabilità, gli indici sintetici di affidabilità fiscale. Noi apprezziamo che nel provvedimento non si proceda all'eliminazione, sebbene sia stata richiesta dalla Lega più volte: sarebbe costata 2 miliardi di gettito, ed invece si applica una cura dimagrante sui dati da inserire, non si dovranno ripetere ai fini ISA quelli già in possesso dell'amministrazione finanziaria. Ma questa forse è anche una buona occasione per chiarire cosa questa maggioranza vuole fare con gli ISA. Ricordiamo cosa sono gli ISA; gli ISA sono stati introdotti dal Governo Gentiloni nel 2017 per migliorare gli studi di settore, giudicati dalle parti sociali degli strumenti non più idonei all'accertamento fiscale nel contesto economico di oggi. Con gli ISA si passa da una logica repressiva ad una logica premiale; infatti, mentre il sistema degli studi di settore era improntato soltanto sulla stima dei ricavi, il nuovo sistema tiene conto di una pluralità di indicatori, consentendo ai contribuenti più affidabili di accedere al regime premiale, che comporta periodi di accertamento più brevi, un'esclusione degli accertamenti sintetici e presuntivi, procedure semplificate per rimborsi e la compensazione dei crediti d'imposta; tutto questo in coerenza con le raccomandazioni dell'OCSE e del Fondo monetario internazionale. Quindi, i citati indici risulterebbero orientati a rendere il sistema fiscale più neutrale, anche al fine di migliorare l'efficienza economica, favorendo appunto l'adesione spontanea dei contribuenti. In più ci sono tanti dati che difendono gli ISA; vorrei capire se l'attuale maggioranza li vuole mantenere. Voi sapete che sono già operativi, sono già validi per alcuni settori, il settore agricolo ed altri settori; vorrei avere una maggiore chiarezza sull'intenzione del Governo in tema di ISA, perché più volte esponenti della maggioranza hanno dichiarato l'intenzione di abolirli.

Vengo ora al tema dell'articolo 24, ovvero le norme per il rientro del capitale umano: favorire il controesodo di lavoratori e ricercatori italiani che vengono dall'estero. Questo provvedimento contiene un nuovo pacchetto di incentivi per favorire il rientro di capitale umano dall'estero in Italia, quali agevolazioni in favore dei lavoratori rimpatriati o dei docenti e ricercatori che rientrano in Italia, al fine di ampliarne l'ambito applicativo e di chiarire l'operatività dei requisiti richiesti per l'attribuzione dei relativi benefici fiscali. In particolare, per quanto riguarda i rimpatriati, con riferimento ai soggetti che trasferiscono la residenza in Italia a partire dal gennaio 2020, si introducono maggiori agevolazioni fiscali per ulteriori cinque periodi d'imposta in presenza di specifiche condizioni, come numero di figli minorenni, se si hanno figli a carico, l'acquisto di unità immobiliare di tipo residenziale in Italia o il trasferimento della residenza in regioni del Mezzogiorno. Invece, con riferimento ai docenti e ricercatori che trasferiscono la residenza in Italia a partire dall'anno 2020, si incrementa da quattro a sei anni la durata del regime di favore fiscale; si prolunga la durata dell'agevolazione fiscale a 8, 11 e 13 anni in presenza di specifiche condizioni, anche per i ricercatori, se hanno figli a carico, se acquistano un'unità immobiliare di tipo residenziale. Queste sono misure che ovviamente io condivido, in quanto eletto all'estero e cosciente della priorità di questo tema per il sistema Paese. Sono misure molto simili a quelle che avevo proposto nel novembre 2018 tramite una proposta di legge che ho informalmente denominato “piano cervelli, cuore e braccia”, perché questi sgravi diventano accessibili a tutti i lavoratori, non soltanto ai laureati o ai lavoratori professionisti; viene ulteriormente ridotto l'imponibile Irpef, e gli sgravi vengono estesi per altri cinque anni in caso appunto di acquisto di un immobile o se si hanno figli a carico. Sono quindi lusingato che la maggioranza giallo-verde abbia ripreso ampie porzioni di questi emendamenti e proposte di legge in questo provvedimento, a sua volta poi ripreso dal decreto-legge “crescita”, che appunto riprende tutte queste norme sugli incentivi fiscali per i rimpatriati. Quello che conta sono i benefici concreti per chi rientra, ma soprattutto per il sistema Paese.

Questo è lo stesso spirito della legge “controesodo”, approvata nel 2010, da maggioranza e opposizione insieme; e denota quanto questo tema, il tema dell'esodo giovanile e dell'immigrazione, sia un tema fondamentale per tutti quanti.

Voi sapete che oltre 120-130 mila italiani all'anno lasciano il Paese, e di solito chi emigra sono appunto quei cittadini che hanno maggiore capacità contributiva o potrebbero contribuire al rilancio economico del Paese. Quindi, è importante favorirne il rientro: il capitale umano non ha un passaporto, non è importante che siano italiani o meno, è la mobilità delle esperienze o delle professioni o delle professionalità la cosa positiva; il problema è che nel nostro Paese è solo in una direzione, verso l'uscita, in entrata abbiamo pochissimo arrivo di italiani o non italiani che comunque abbiano una professione, di personale altamente qualificato, abbiamo un problema ad attirare capitale umano dall'estero all'Italia. Pertanto, ben vengano queste norme, e sono molto felice che siano state riprese. L'importante è che questi nuovi incentivi devono essere accessibili a tutti; così come avete scritto la norma, sarà possibile beneficiarne soltanto a chi rientra a partire dal 1° gennaio 2020, e si crea quindi una discriminazione tra chi rientra quest'anno o è già rientrato e chi invece arriverà. Il problema è che questo è l'anno della Brexit, il 2019 è l'anno di maggiore emorragia da quel Paese di esperienze, di personale altamente qualificato, di docenti universitari, di ricercatori universitari; avete fatto così tanta fatica a mettere la norma nella legge, vi mancava un centimetro per arrivare alla meta, ovvero renderlo fruibile anche a partire dal 2019. Gli altri Paesi ci stanno battendo su questo, perché avevano già regimi agevolativi, magari anche meno attrattivi di questo, ma sono validi già da adesso; noi vediamo tante professionalità italiane che si stanno installando a Londra, Amsterdam, Dublino, Madrid, Francoforte, Parigi, e non guardano all'Italia proprio perché voi avete rinviato l'applicazione di questo regime.

Faccio appello alla maggioranza affinché renda questo regime valido già da quest'anno, o, almeno, per chi ne sta già beneficiando, negli ultimi due anni, se non mantenendo la stessa esenzione dell'imponibile Irpef, che magari è la parte più costosa, almeno rendendo attive le clausole per l'estensione a cinque anni se si acquista un immobile o se si hanno figli a carico. Noi, infatti, abbiamo il tema di trattenere gli italiani che tornano; empiricamente, in maniera aneddotica sappiamo che un 20-30 per cento di italiani che ritornano, alla fine dei benefici riemigrano, e quindi c'è un tema, se mi permettete la parola, di ancoraggio. Il mio appello quindi è a considerare di estendere questa norma anche a partire dal 2019 o anche a chi è tornato negli ultimi due o tre anni; secondo me non è solo una questione di equità, di giusto trattamento in quella comunità, ma è anche una questione di logica, di renderci competitivi come sistema Paese ad attrarre quelle professionalità che sono in uscita dal Regno Unito. Questo è l'anno della Brexit, non il 2020. Vi manca pochissimo per rendere veramente efficace questa norma, io vi chiedo di renderla attiva già a partire da quest'anno.

In tema di incentivi, poi, per il controesodo sarebbe stato giusto anche dare ai comuni, soprattutto ai piccoli comuni, la possibilità di prevedere un'esenzione IMU per gli italiani residenti all'estero. Voi sapete che al momento questo non è possibile: gli italiani all'estero che possiedono un immobile in Italia devono pagarci l'IMU. Sarebbe stato utile per rilanciare l'economia dei piccoli comuni esentarla per gli italiani all'estero, che ovviamente non hanno l'immobile locato, o almeno per i pensionati italiani all'estero: al momento è esentato chi ha una pensione estera, non chi ha una pensione italiana. Questo sarebbe un modo per sostenere l'economia dei piccoli centri che vivono del turismo di ritorno: voi sapete che gli italiani all'estero sono 5 milioni, quasi il 10 per cento, il 9 per cento della popolazione nazionale vive fuori dai confini nazionali; sarebbe stato un modo di imparare una lezione dai decenni di crescita del nostro Paese, crescita dovuta anche alle rimesse di quei milioni italiani che vivono all'estero. Voi istituite in questo provvedimento un portale, che si chiamerà “Capitale umano Italia”, per cercare di agevolare le informazioni sugli sgravi esistenti e sulle possibilità di rientro.

Questa è anche una buona idea; alcune misure per migliorarla, che ho presentato in Commissione, e che ripresenteremo in Aula, per renderla un'idea giusta e concreta, e non soltanto uno spauracchio di attività, sarebbero di creare questo portale presso la Farnesina e non presso il Viminale, per cercare di semplificare un po' la vita alle persone che cercano di tornare di stanza nel proprio Paese, che di solito vanno sul sito del Ministero degli Affari esteri e non del Viminale, e di crearlo in raccordo con il Ministero della Sanità, il MISE, il Ministero del lavoro e il MIUR.

C'è anche un tema molto importante che abbiamo, cioè che dovremmo potenziare maggiormente l'unità di riconoscimento dei titoli di studio presso il MIUR, depotenziata con non sufficiente personale, per veramente garantire la mobilità delle esperienze e delle professionalità. Al riguardo, il mio appello è che il portale venga esteso in modo tale da includere sistemi di chiamata diretta per il personale medico italiano all'estero. Voi sapete che in Italia i media denunciano sempre una grande penuria di personale sanitario, e all'estero ci sono tantissimi medici italiani, alcuni dei quali vorrebbero tornare, ma non è così semplice, quindi mi appello per creare istituti di chiamata diretta e affinché il portale che questo provvedimento vuole introdurre venga ideato anche per risolvere questa tematica. Inoltre, viene stabilito che per accedere ai benefici fiscali basta essere residenti in Paesi con i quali l'Italia ha una convenzione contro le doppie imposizioni; allora, per completezza, sarebbe giusto normare e dire che per i Paesi in cui non esiste questa convenzione di doppia imposizione sia valida come norma, faccia fede, la data di registrazione all'AIRE.

In termini di semplificazione fiscale, sarebbe stato utile avviare, invece, come noi abbiamo proposto, una nuova IMU, e fondere insieme la Tasi e l'IMU appunto per semplificare gli adempimenti ai contribuenti, come proposto dal collega Fragomeli, e incrementare la riduzione dell'imposta dal 40 al 50 per cento per gli immobili strumentali, appunto per incentivare gli investimenti.

In tema di proroga Tari, si doveva venire incontro ai comuni e prevedere la possibilità per i comuni, in attesa della revisione complessiva della Tari, di adottare gli attuali coefficienti di graduazione delle tariffe, e prevedere la possibilità per i comuni di approvare le tariffe e il regolamento entro il 30 aprile di ciascun anno; queste sono delle norme che sarebbero state utili per venire incontro appunto degli enti locali. Il problema è che assistiamo alla “maggioranza del rinvio”, perché tantissime norme, anche giuste, in questo momento vengono rinviate agli anni a venire, e qui vediamo l'emergere di un leitmotiv dei lavori di questa maggioranza: come dicevo all'inizio, l'IVA non si capisce bene se l'aumenterete o no quest'anno, ed è qualcosa che gli operatori economici devono sapere il prima possibile, per adeguarsi; il tema della prescrizione, che appunto, come abbiamo visto in decreti precedenti, avete rinviato sine die; e anche in materia fiscale oggi vediamo il rinvio di norme al 2020.

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

MASSIMO UNGARO (PD). Tutto diventa valido dal 1° gennaio 2020; delle nuove norme per il rientro dei “cervelli” ho parlato poc'anzi. L'esenzione della Tasi per gli immobili costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita, viene anche rinviata al 2020, creando una disparità tra immobili già pronti alla vendita e quelli che lo saranno; e la decorrenza della nuova disciplina sull'imponibilità dei canoni non percepiti, anche questa sarà in vigore a partire dal 1° gennaio 2020. Noi non capiamo bene il motivo, e in questo senso vanno i nostri emendamenti: fare in modo che si possa anticipare l'applicazione di queste norme a tutti i contratti vigenti, a tutti gli immobili destinati alla vendita che già esistono e a tutti i lavoratori o ricercatori italiani che sono già rientrati o sono in procinto di entrare.

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO UNGARO (PD). Questo mi sembra il Governo del rinvio, ed è il nuovo mantra del Governo nazional-populista come il vostro: prometti, governa e rinvia, come nel caso dell'IVA, la TAV, la prescrizione e queste nuove, giuste e inoffensive riforme fiscali.

Vi chiediamo, quindi, di governare con più decisione.

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,10.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1074-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1074-A, recante disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.

È iscritto a parlare il deputato Raffaele Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, finalmente arriviamo a discutere in quest'Aula un provvedimento che avrebbe dovuto essere tra le priorità di un Governo che si è sempre dichiarato favorevole allo sviluppo. In un Paese da sempre affetto dal cronico disallineamento tra le aspettative di semplificazione alle imprese e della burocrazia del nostro fisco, un provvedimento di semplificazione avrebbe dovuto essere la vera rivoluzione del cambiamento. Per mesi, invece, abbiamo atteso la calendarizzazione in Commissione, e successivamente in quest'Aula, di un provvedimento la cui natura, all'esito dei lavori della Commissione, è nei fatti profondamente cambiato. Mentre noi e migliaia di imprese attendevamo, le condizioni economiche del Paese nel frattempo si aggravavano. Solo a dicembre in quest'Aula abbiamo votato una manovra finanziaria che aveva previsto una crescita del PIL di oltre un punto percentuale, mentre oggi le previsioni più rosee consentono di affermare che la crescita sarà al massimo dello 0,2 per cento. Si tratta di un drastico peggioramento, cui corrisponde il crollo di altri importanti indicatori, come quello della produzione industriale, scesa del 5,5 per cento nel solo 2018, l'aumento della disoccupazione al 10,7 per cento, e di quella giovanile ormai fuori controllo.

Nelle ultime settimane si sono avvicendati gli allarmi pressoché di ogni autorità nazionale ed internazionale, che vedono nel nostro Paese la fonte di un rischio sistemico. La paralisi del Governo, impegnato a litigare tra le due componenti sul fronte dello sviluppo delle grandi opere, del taglio delle tasse, ha penalizzato la parte più produttiva del Paese e defraudato le imprese di quella fiducia acquisita con la debole ripresa che si era con fatica costruita; infatti, otto imprenditori su dieci bocciano l'operato di questo Governo. In questo contesto, parlare oggi di semplificazione fiscale significa davvero arrivare fuori tempo massimo, svuotando il proverbiale oceano con un secchiello. Tuttavia, alcuni contenuti di questo provvedimento, all'esito dei lavori della Commissione di cui faccio parte, vanno per fortuna nella direzione giusta. Fin dalla prima seduta abbiamo lavorato per modificare un testo che penalizzava profondamente, sul versante fiscale, professionisti, imprese e partite IVA. Dopo l'approvazione della fatturazione elettronica, la prima versione di questo provvedimento appariva la logica continuazione dell'intento punitivo con il quale questo Governo ha sempre approcciato chi produce ricchezza in questo Paese. In Commissione abbiamo avuto la conferma della distinzione tra la nostra semplificazione e quella, invece, rivolta solo a favorire l'Agenzia delle entrate. Con fatica abbiamo cercato di porre all'attenzione, durante l'esame di questo provvedimento, temi di rilevante importanza che sono arrivati da imprese, categorie e professionisti. Voglio dirlo chiaramente: non siamo di fronte ad un provvedimento risolutivo; vi sono e rimangono criticità importanti e misure che noi non condividiamo.

Soprattutto, non si tratta di un intervento che affronta con coraggio ed in profondità una riforma organica del fisco, di cui il gruppo che rappresento vuole oggi ribadire l'urgenza, tuttavia, responsabilmente, abbiamo voluto contribuire al miglioramento di un provvedimento che, grazie al lavoro di Forza Italia, oggi contiene novità importanti per imprese e professionisti che, quotidianamente, devono affrontare l'insidia della burocrazia fiscale italiana.

Voglio qui menzionare l'estensione dei termini di scadenza per l'emissione della fatturazione elettronica da dieci o quindici giorni, o ancora le semplificazioni introdotte, come emendamento a firma di Forza Italia, sui controlli formali in materia di dichiarazioni dei redditi, che impediscono al fisco di richiedere documenti già in suo possesso. Così facendo, abbiamo tolto inutili adempimenti che gravano su contribuenti ed imprese che, ad oggi, potranno risparmiare risorse e tempo. Altra novità importante è la fine dello spesometro che il nostro gruppo ha profondamente invocato. Si tratta di risultati importanti volti a ridurre l'invadenza del fisco nella vita dei cittadini e a migliorare l'efficienza della stessa macchina pubblica. Molto rimane da fare. Questo gruppo, anche all'esito delle audizioni condotte in fase preliminare, ha ripetutamente chiesto l'accoglimento di provvedimenti chiesti a gran voce dalle categorie ed anche dalle stesse amministrazioni dello Stato. Ad esempio, mi riferisco alla nota questione delle note di variazione IVA, oggetto di un emendamento bocciato più volte dalla maggioranza. Migliaia di imprese creditrici in procedure fallimentari continuano a rimanere ostaggio del fisco, che oggi trattiene l'IVA versata per anni a causa di un'errata interpretazione dell'agenzia delle entrate, a fronte di una chiara sentenza della Corte di giustizia europea. Credo sia venuto il momento davvero per il Governo di intervenire anche su questo fronte: una misura di questo tipo garantirebbe alle imprese italiane risorse di cui, a maggior ragione oggi, sentono il bisogno. Vorrei ribadire ancora in questa sede l'importanza di una misura che questo gruppo più volte ha richiesto, ossia che venisse approvata l'abolizione della cosiddetta presenza ispettiva minima. Ancora oggi le imprese con fatturati da 5 fino a 100 milioni di euro sono costrette, anche in assenza di indizi concreti, a subire formali ed invasivi controlli che ne bloccano spesso l'attività per mesi. L'obbligo per l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza di eseguire tali controlli rappresenta un retaggio di polizia fiscale inefficiente perché, come sottolineato in audizione dalla stessa Guardia di finanza, impedisce di concentrare risorse laddove esiste davvero un rischio di evasione.

Per davvero - concludo - voglio augurarmi che queste misure e quelle già rappresentate ai Ministri competenti siano realmente prese in considerazione dal Governo poiché rappresentano esigenze fondamentali di sviluppo per un Paese che fronteggia il concreto rischio di una crisi economica la cui realtà, ormai, è davvero sotto gli occhi di tutti. Ciò sarebbe importante per un Paese che deve crescere e per gli investitori, che ci auguriamo che sempre di più vengano qui in Italia, perché credo che davvero il Paese ne abbia bisogno ma, soprattutto, ne hanno bisogno davvero i nostri cittadini, anche per assicurare ai nostri giovani di rimanere, come ho sentito dire a più di qualche collega nei precedenti interventi, cioè affinché questi bravi giovani - bravi per davvero - rimangano in Italia, in quanto, per davvero, ne abbiamo bisogno per confrontarci sempre di più con gli altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, l'Atto Camera n. 1074 è un testo che ritengo importante nella legislatura in corso, non fosse altro perché traccia e parla di argomenti che fin da troppo tempo erano assenti dal dibattito politico.

Tutti si riempiono la bocca della semplificazione fiscale, però, di fatto, poi, concretamente poco o nulla è accaduto negli ultimi anni, anzi, addirittura, dal Governo Monti in poi abbiamo visto che c'è stata una complicazione: altro che semplificazione! Così come anche il sostegno economico delle attività produttive e delle famiglie, e il problema del contrasto all'evasione: anch'essi abbondantemente citati e ripetuti come leitmotiv da parte dei Governi precedenti ma sempre in una logica persecutoria, mai in una logica di giustizia sociale. È come se il bisogno di recuperare finanza, da un lato, e l'esigenza di schiacciare sempre più il contribuente in una sorta di dittatura del terzo millennio, fosse diventata un'ossessione, oserei dire, quasi ideologica. Il ragionamento che invece abbiamo cercato di fare in questo caso è stato completamente diverso, tant'è che ritengo che quello dell'A.C. n. 1074 sia anche un esempio virtuoso da portare avanti a vantaggio del Parlamento, non fosse altro perché c'è stato un momento di confronto che è iniziato nel mese di luglio. È una proposta di legge che è stata depositata, se non erro, nel settembre dell'anno scorso e da lì non ci siamo mai fermati, nel senso che in maniera positiva, in maniera assolutamente compartecipativa, un po' tutti si sono cimentati e hanno cercato di dare il proprio contributo al suo miglioramento, quasi come se fosse ben chiaro nella mente di tutti, anche dei partiti di opposizione, che evidentemente questa era una chance da cogliere, un elemento su cui non passare nel vaglio parlamentare come se fosse una norma uguale alle altre. Per carità, quando si arriva qui è sempre tutto molto importante, però sappiamo bene che esistono norme primarie e norme che invece vengono un po' sottovalutate nel contesto parlamentare. Qui, invece, tutti abbiamo avuto ben chiaro sin dal primo istante che la capacità di intersecarsi uno con l'altro e di poter portare avanti esperienze diverse, culture diverse, modi di pensare diversi, poteva essere proficuamente e profittevolmente portato a buon fine grazie a questo veicolo legislativo, che infatti ha prodotto dei risultati. Al di là di come andrà a finire, mi sembra di poter cogliere un consenso pressoché unanime, con le giuste sfumature - lo dico con grande rispetto - che ognuno poi cercherà di evidenziare, astenendosi o criticando le parti più o meno particolari del provvedimento. Però tale aspetto è interessante: è la prova che forse i processi di bottom-up tanto dimenticati nelle passate legislature, nelle quali i provvedimenti arrivavano a mo' di velina dall'alto e bisognava soltanto votarli punto e basta, possibilmente con fiducia a ripetizione, sono finalmente finite. Questo modo di legiferare, che era già iniziato anche prima con Monti, evidentemente, forse, comincia a diventare un ricordo del passato.

Speriamo che questo esempio virtuoso, proficuo, venga ad essere sempre più ripetuto. All'interno del provvedimento - adesso pian piano mi comincerò ad avvicinare al focus del provvedimento stesso - potevamo parlare a iosa e per ore su ogni singolo articolo. Non mi riferisco soltanto a quelli più famosi, cioè a quelli che sono stati oggetto di dibattito politico, di articoli sui giornali, di interviste su testate più o meno famose - per quelli ovviamente ci siamo – c'è stato anche altro. Cito tre esempi su tutti - l'articolo 13 per esempio sulla semplificazione dell'attività sportiva dilettantistica, di cui poco o nulla si è letto in questi mesi sui giornali e che, ad esempio, assume un'importanza incredibile. Pensiamo che in questo momento il nostro movimento sportivo ha avuto un crollo - tali sono state le statistiche degli ultimi anni - e molto è dovuto anche al fatto che c'è stata una “persecuzione fiscale” o comunque una visione fiscale certamente non ideale che non ha reso giustizia a un movimento sportivo che vive del volontariato e soprattutto dalla voglia di pochi di portare avanti un processo che, prima ancora che sportivo, è educativo. Quando poi le cose si complicano e le “carte” diventano impossibili, è evidente che il povero allenatore di provincia, piuttosto che l'allenatore di fama, butta la spugna e dice: mi dispiace per il ragazzo talentuoso, ma non ce la faccio più a tener dietro alle carte.

Ritengo che l'articolo 13 sia stato interessante non solo come risposta ma anche come vision complessiva. Così come anche l'articolo 17: l'obbligo di un contraddittorio obbligatorio tra l'amministrazione finanziaria e il contribuente, anche in questo caso vessato. In nome dell' evasione fiscale, si sono fatte cose inenarrabili e anche, diciamo, di cui vergognarsi. Il Parlamento ha legiferato queste cose negli ultimi decenni. Mi pare di poter cogliere con questo articolo 11 una controtendenza, cioè la capacità concretamente di poter dire che, prima di andare avanti con il processo tributario, è giusto che le due parti si incontrino e cerchino di trovare delle modalità di confronto e un giusto punto di soluzione.

Così come l'articolo 13, che esenta dalla TASI gli “immobili-merce”, quelli che le aziende di costruzione nei principi contabili inseriscono a patrimonio, ovvero a rimanenze finali. All'inizio pagarono addirittura l'IMU e poi, pian piano, è rimasta la TASI; adesso mi pare che sia stato messo un definitivo punto di arrivo anche su questo argomento. È vero, ciò sarà nel 2022 - qualcuno dirà - però intanto abbiamo cominciato a mettere in calendario l'argomento, abbiamo cominciato a immaginare a come trovare le coperture finanziarie e soprattutto si è cominciato a capire che la giustizia fiscale non è una parola, ma è un elemento che rende vantaggio al contribuente, quindi alla civiltà giuridica tributaria tout court.

Ma io, al netto di tutte queste cose – ripeto, ognuno di questi argomenti forse meriterebbe di essere trattato molto di più, oggi voglio narrare di un argomento, l'articolo 24, non fosse altro perché è dal 2010 che ci lavoro. Insomma, io sono stato tra i firmatari della prima legge, sono stato il primo firmatario, nel 2015, della risoluzione che poi ha portato alla legge n. 147. Insomma ci occupiamo di questa materia da un po' di anni; ci occupiamo di questa materia, ovviamente, non perché sia un hobby, ma perché ci siamo resi perfettamente conto che il problema esiste ed è grossissimo e che oggi dobbiamo metterci mano.

Ve lo dico subito con chiarezza e lo dico a vantaggio degli illustri colleghi presenti e del Governo che ci sta ascoltando: non ci dobbiamo fermare qui, almeno per quanto mi riguarda! Questo è un punto di partenza, abbiamo tanta altra roba da mettere dentro, perché la grande sfida di questo inizio di millennio per un'Italia disastrata da tutte le congiunture possibili e immaginabili, la grande sfida, soprattutto per le regioni più preoccupanti, da questo punto di vista - io vengo dalla Sicilia, siamo in difficoltà oggettive e tutto il Sud lo è - l'elemento centrale su cui costruire un qualsiasi processo di rinascita, e ciò si chiama rientro dei cervelli, si chiama rientro delle risorse intellettuali, si chiama capitale umano Italia, per usare una frase che abbiamo coniato e che, secondo me, deve essere ancor più valorizzata, tant'è che il portale del Ministero dell'interno - ma ne parlerò tra un po' - prende proprio in nome di “Capitale umano Italia”.

Ecco, questa è una sfida a cui ovviamente nessuno si può sottrarre: dal Friuli alla Valle d'Aosta, a scendere giù, giù, fino ad arrivare in Sicilia, dobbiamo metterci le mani, soprattutto per le regioni meridionali. Noi non possiamo pensare che la questione meridionale - apro una parentesi che comunque serve al dibattito complessivo - sia un problema solo di infrastrutture. È vero che il rapporto che c'è tra la Sicilia e l'Italia del nord, in termini di infrastrutture, è di uno a tre: certo ed è una cosa gravissima che bisogna colmare, ma non è soltanto questo, né il problema è solo quello dell'assistenzialismo, della mentalità assistenzialistica. Sappiamo bene che le politiche del dopoguerra sono state tutte assistenzialistiche, perché le forze lavoro dovevano migrare dove c'erano i processi industriali importanti del Paese, soprattutto nell'area del triangolo industriale, al sud bisognava tenerli bravi e buoni con politiche assistenziali, che dovevano stare lì a tenere buona una borghesia benestante, “compradora”, mentre tutti gli altri dovevano andare via. Questo lo sappiamo, questa è la storia e non dobbiamo inventarci niente sulle politiche di Pasquale Saraceno e compagnia parlando. Sono scritte nero su bianco e sono state scritte in questo Parlamento. Però il dato qual è? È che, al netto di queste cose e di altre che potremmo aggiungere, bisogna costruire e ripartire: attenzione, quando dico “ripartire”, non parlo, in questo caso, soltanto da siciliano ma da italiano, perché al nord non ve ne accorgete ma il problema esiste anche da voi, perché in questo momento sono le risorse intellettuali del sud che vanno a sopperire a quelle che se ne vanno dall'Italia del nord nel resto del mondo.

Tuttavia, tra qualche anno - non più di sei o sette, poiché le statistiche sono impietose - cominceremo a vedere guai neri dappertutto. Allora, dobbiamo intervenire e questo è un argomento importante, non un argomento come tanti altri. Io ritengo, con il massimo rispetto per tutti gli altri che hanno lavorato - e veramente l'encomio va a 360 gradi a tutti i partiti e a tutti i miei colleghi, con cui fra l'altro lavoriamo benissimo, posto che in questa Commissione Finanze si lavora decisamente bene -, che questo non è un argomento secondario o terziario. Questo è un argomento primario e continuare a metterci la testa significa avere a cuore i destini di questo Paese; significa avere la volontà di portare avanti un progetto di rinascita del nostro Paese.

I dati - li citava poc'anzi qualche collega, a dimostrazione che su questo argomento c'è realmente una visione bipartisan - sono impietosi da Nord a Sud, però in particolare io penso che bisogna puntare su questo dato statistico, che credo possa essere importante per ciascuno di noi: noi abbiamo avuto una perdita di residenti in questo momento dal Sud al di fuori dei confini italiani, di 131 mila persone soltanto nell'anno 2017; aspetto con impazienza i dati del 2018 che dovrebbero arrivare a breve (quelli ufficiali, quelli ufficiosi già si sanno), che saranno comunque molto simili a questo numero, e che la dicono lunga sul fatto che gli emigranti che si trasferiscono fuori dall'Italia, in particolare dal Sud, sono veramente un numero incredibile; addirittura negli ultimi sedici anni hanno lasciato il Meridione d'Italia 1.883.000 residenti.

Questa situazione ovviamente è disastrosa da ogni punto di vista perché comprenderete bene che, quando se ne va un ragazzo su cui la famiglia mediamente ha investito 250 mila euro (questo è il costo dall'anno zero all'anno 24 o 25 della propria esistenza), significa che se ne vanno, non soltanto capitali, ma se ne vanno anche intelligenza, sensibilità, educazione, oltre che ovviamente competenze, che vanno ad arricchire gli altri. È evidente, quindi, che questo aspetto ha una dimensione clamorosa e la sottrazione di capitale umano ovviamente è interessante anche dal punto di vista dell'investimento intellettuale perché senza cervelli non nasce nulla; le esperienze dicono che tu puoi avere tutte le infrastrutture di questo mondo, ma senza capitale umano non succede proprio nulla.

Al contrario, invece, se te ne vai in un deserto - vedi l'esperienza di Israele, vedi l'esperienza dell'Arizona o del Nevada negli Stati Uniti d'America -, porti lì le intelligenze e certamente i capitali - ci mancherebbe altro - da quel momento parte tutto e, ovviamente, non si ferma più il processo virtuoso.

Qui, invece, succede esattamente il contrario: negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una politica globalista che vuole impoverire il nostro sistema Italia e tutti a incoraggiare anche culturalmente questo processo, dicendo: “Ma vattene via dall'Italia, ma vattene via dal Sud, qui non c'è futuro. C'è qui un'esperienza atavica che dice che le cose non vanno bene, ci sono anime belle che non hanno capito che sono dentro una cultura negativa globalista, che gli altri ci hanno messo dentro e che noi ripetiamo in maniera assolutamente banale, oltre che criminale, oserei dire, per l'intelligenza del nostro popolo.

Vengo proprio da un'esperienza di qualche settimana fa di un mio nipote, che si è laureato con il massimo dei voti in ingegneria a Modena e che già ha avuto sette, otto offerte di lavoro di un certo tipo, che non si sogna minimamente più di ritornare, dopo essere stato fuori cinque anni. Lui mi ha detto: “Tutti i miei compagni di scuola e tutti i miei amici sono fuori. Una diaspora incredibile. Dove me ne vado, ammesso e non concesso che si trovi il lavoro”?

Allora, il ragionamento che noi dobbiamo immaginare - lo ripeto - oggi al Sud, domani, non dopodomani o fra sette giorni, ma domani anche nel resto d'Italia è che è evidente che sul capitale umano si gioca tutto.

Ecco perché abbiamo fatto quello che abbiamo fatto con queste norme, e siamo molto orgogliosi. Avevamo già detto, quando c'è stata la discussione sulla mozione per il Sud, proprio in quest'Aula (io ho avuto anche l'onore di essere relatore e di avere fatto la dichiarazione di voto finale) che l'obiettivo principale su cui si muovono tutte le economie avanzate è quella della circolarità del capitale umano; qui, invece, succede che c'è l'unidirezionalità dal Sud verso il Nord e da tutta l'Italia fuori dall'Italia, ed è evidente quindi che dobbiamo invertire il ciclo, è evidente che dovevamo intervenire, abbiamo perso fin troppo tempo.

Ecco perché la mozione per il Sud - non mi ricordo come si chiamava - comunque sostanzialmente tendeva a due cose, nei primi due punti (e ce ne aveva tanti altri): adottare iniziative per rafforzare ed estendere, sotto molteplici profili, il cosiddetto controesodo della legge n. 147.

Con l'articolo 24 di questa legge noi abbiamo messo le mani su questa vicenda: finalmente si mettono le mani in maniera organica, perché anche le esperienze del 2010 e del 2015 che erano sicuramente delle esperienze positive, che hanno fatto da battistrada per il risultato che abbiamo ottenuto, però - e qui apro una polemica fortissima che deve servire anche come ragionamento complessivo - dentro c'era un problema culturale. Nei Ministeri, anche nei Ministeri importanti e quelli competenti, abbiamo trovato in questi anni non chi era disponibile a dire “ma sì, certo, aiutiamo”, ma trovavamo chi metteva bastoni in mezzo alle ruote, dicendo “ma dove troviamo le coperture?”. Ma quali coperture, se non è più un contribuente italiano? È uno che non ha nemmeno più la residenza, è iscritto all'AIRE. È un “non contribuente italiano”, cioè uno che porta zero soldi al fisco italiano: se porta soldi, in termini di tasse ovviamente, in altri Paesi del mondo, che cosa c'entrano le coperture finanziarie? Non contribuiva a niente prima, non contribuisce a niente adesso: semmai, urge creare le condizioni per dargli tutti i vantaggi, in maniera tale che questo espatriato abbia la possibilità di tornare e di investire di nuovo sulla sua intelligenza, sulla sua capacità, sulla sua capacità di attrarre capitali, sulla sua capacità di portare dietro relazioni. Perché il mondo è fatto di relazioni e se io rimpatriato ti porto uno straniero che ha capitali, know how, competenze e te lo porto nel deserto, quel capitale, quel know how, quella competenza, sommata all'ingegnere o all'economista che è ritornato in patria, produce reddito, produce PIL.

Noi non dobbiamo pensare sempre e soltanto, in una logica fiscal-tributaria, che il problema siano soltanto le entrate. A parte che non cambia nulla, il saldo è zero, come ho cercato, spero, di far capire, ma, al netto di questo aspetto, l'aspetto più importante oggi è il PIL. Noi dobbiamo immaginare che sul prodotto interno lordo si gioca la grande partita, perché se noi abbiamo un debito pubblico che è quello che è, però abbiamo una crescita che è quella che è, è evidente che poi il risultato non cambierà nulla.

Noi possiamo affrontare tutte le sfide che vogliamo, purché, evidentemente, si crei prodotto interno lordo: è questa l'operazione. Questa è l'operazione che questo provvedimento n. 1074 ha cercato di fare e che continua a fare. Si dice “ma i risultati li vedremo chissà tra quanto”; ma intanto lo abbiamo messo in pista, perché qui, prima di essere un fatto economico e finanziario, è un fatto culturale.

Qui il problema culturale non è banale, perché si vive di pregiudizi, perché si portano avanti ragionamenti vetusti, perché si immagina che le logiche siano quelle che ci impongono le culture anglosassoni, globaliste, cosmopolite che arrivano da altre parti del pianeta e che dicono, sostanzialmente, che noi siamo un Paese di sfigati, che non va bene quello che si fa, che dobbiamo vivere di turismo. Non cadete mai in questo tranello: un Paese non può vivere mai solo di turismo. Ammetto che dobbiamo tanto imparare e che tanto dobbiamo crescere in termini di PIL: quando noi produciamo 38 miliardi di turismo in termini di PIL, e la Spagna - non l'ultimo Paese, per carità, grande rispetto, ma, certamente, un po' meno di noi - ne produce 64, certamente molto abbiamo da fare.

Ma di che stiamo parlando, però? Un Paese che sia realmente industriale, che ha la voglia di confermarsi il settimo Paese del mondo, deve vivere anche di turismo.

Qui, invece, giorno dopo giorno ci tolgono le fabbriche, giorno dopo giorno ci tolgono la nostra agricoltura avanzata, giorno dopo giorno dalle altre parti del mondo ci dicono “per carità, dovete limitarvi a fare quattro cosine, nulla di più” e, soprattutto, ci tolgono i cervelli. Questo non funziona, chi si omologa a questo pensiero è uno che non ama il proprio Paese, oltre che non ama i propri figli.

Su questa cosa noi della Lega faremo una battaglia a 360 gradi…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). È già finito il tempo? Come dicevo, a 360 gradi. Chiudo, Presidente, nell'ultimo minuto e chiudo, mi dispiace, su un ragionamento che, secondo me, è di forte valenza politica. Soltanto nei giorni scorsi, è uscita fuori la statistica che la Sicilia - quindi, cito la mia amata terra - è agli ultimi posti per laureati su 450 regioni censite in Europa siamo al 448° posto: ci precedono solo due regioni della Romania, che allegria! Però, siamo i primi in termini di emigrazione intellettuale: il 28 per cento (quindi, uno su tre) dei nostri ragazzi, e, mediamente, ragazzi che riescono a fare nella vita qualche cosa, se ne va fuori dall'Italia. Noi dobbiamo intervenire sul discorso delle università.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Noi dobbiamo intervenire sull'università, perché questo provvedimento n. 1074 è solo il trampolino di lancio per un progetto vero e autentico di sviluppo che deve passare anche attraverso una rivisitazione complessiva di queste tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, quello che ci troviamo a discutere oggi in Aula è un provvedimento nato con grandi aspettative e con la finalità di sostenere le famiglie, le imprese e contrastare l'evasione fiscale. Un progetto di legge che si prefiggeva, quindi, l'obiettivo di agevolare, tra l'altro, l'aumento degli assegni per i nuclei familiari, la promozione dell'economia locale, con l'apertura di nuove attività commerciali, artigianali, servizi, la riduzione di aliquote di beni e servizi per bambini, persone disabili e non autosufficienti. Oltre un miliardo e mezzo di euro all'anno sarebbero stati messi, quindi, a disposizione di cittadini ed imprese, ma, proprio come il Governo del cambiamento, che ha promesso crescita, ma ha prodotto recessione, anche questo provvedimento si è svuotato completamente di investimenti e interventi sensibili per trasformarsi in una serie di norme parziali, spesso inutili, superate, che riguardano quasi esclusivamente la semplificazione, che non incidono, quindi, nello sviluppo sociale e economico del Paese.

Per quanto riguarda la semplificazione fiscale, gli interventi prioritari realmente efficaci erano già stati realizzati nelle precedenti legislature dai Governi a guida PD: mi riferisco, in particolare, allo snellimento degli adempimenti per le comunicazioni dell'IVA, alla fatturazione elettronica, che in campagna elettorale avevate osteggiato, ma che, poi, non avete minimamente toccato, la dichiarazione dei redditi precompilata. Misure concrete, che hanno inaugurato un nuovo rapporto tra fisco e cittadini e imprese, che hanno portato, nel 2016, ad un recupero record dell'evasione fiscale: 19 miliardi di euro, con una crescita del 28 per cento rispetto al 2015.

Quello che stiamo esaminando qui, pertanto, è un provvedimento in cui, ancora una volta, il titolo non corrisponde allo svolgimento del tema, un provvedimento non di sistema come ci si attendeva, dato anche tutto il tempo che è stato in Commissione, ma spot, dove gli emendamenti onerosi sono stati quasi tutti cassati, cancellati, svuotati: non si può fare una riforma del fisco senza mettere mano ai soldi, al portafogli e, quindi, di fatto, questo provvedimento risulta oggi notevolmente indebolito.

Proprio perché, a differenza di quello che diceva l'onorevole Pagano, noi non consideriamo mai nessun provvedimento di minore portata, mettiamo impegno in tutti i provvedimenti che vengono in quest'Aula, a maggior ragione, essendo questo uno dei pochi provvedimenti legislativi di valenza parlamentare che, forse, vedrà il traguardo in questa legislatura, ci siamo messi a disposizione della presidente della Commissione, Ruocco per apportare le nostre modifiche.

Ci è subito venuto all'occhio come alcune norme risultavano superate e frammentarie: quelle, ad esempio, riguardanti l'entrata in vigore della fatturazione elettronica e le modifiche delle scadenze per lo “spesometro”, superato, appunto, dalla fatturazione elettronica, la tassazione opzionale del reddito professionale, superata dalle norme delle leggi di bilancio del 2019, pertanto, sono state soppresse da emendamenti della relatrice. Altre norme che, invece, risultavano pericolose e volevano essere introdotte con emendamenti sono state sventate grazie al Partito Democratico: ci riferiamo all'emendamento che mirava alla trasparenza delle erogazioni pubbliche alle imprese e quello che prevedeva l'introduzione di sanzioni retroattive per la violazione degli obblighi di dichiarazione IVA. Norme che avevano una valenza sociale, quali l'estensione dell'assegno di natalità e l'IVA agevolata per i prodotti dell'infanzia e la disabilità, nonché la riduzione delle rette nelle strutture sociosanitarie sono state soppresse da emendamenti della maggioranza, svuotando di contenuto il provvedimento.

Riteniamo, tuttavia, utile - e facciamo un applauso - quello che avviene con l'articolo 7-bis, che incide sull'articolo 89 del codice del Terzo settore, ed è volto ad inserire le associazioni con fini assistenziali tra gli enti associativi non commerciali ai fini delle imposte sui redditi, oltre a dare un impulso al settore no profit; uno dei pochi elementi positivi di questa proposta di legge. In molte disposizioni sono stati accolti dei nostri emendamenti e per questo ringrazio particolarmente la presidente: l'ampliamento delle compensazioni con il modello F24 anche per le tasse sulle concessioni governative, le tasse scolastiche; la possibilità di aggiornare i dati dell'ISEE prendendo a riferimento i redditi riferiti al periodo più ravvicinato, qualora risultasse più conveniente al nucleo familiare; la delimitazione dell'applicazione delle agevolazioni volte a promuovere l'economia locale ai soli esercizi di vicinato e alle medie strutture di vendita, al fine di incrementare le risorse alle stesse destinate.

Molti emendamenti del PD purtroppo non sono stati approvati in Commissione perché considerati, appunto, onerosi, ma avrebbero ulteriormente contribuito a migliorare il testo. In particolare, l'estensione della disciplina agevolata in materia di non imponibilità dei canoni non percepiti anche alle locazioni non abitative, per ragioni di equità e di uniformità di trattamento, l'anticipazione della decorrenza sulla nuova disciplina sull'imponibilità dei canoni non percepiti dalla data di approvazione della legge, anziché al 1° gennaio 2020, applicandola così a tutti i contratti e non solo a quelli di nuova stipula, ed evitando una disparità, quindi, di trattamento. Quello che noi prevedevamo, con questo provvedimento, era di cercare di migliorare la semplificazione, ma invece, purtroppo, tutte le norme che andavano verso questa impostazione sono state bocciate dal Governo.

Ora, non ci può essere una rivoluzione fiscale senza mettere soldi. Oltre il miliardo e mezzo che era stabilito all'inizio della proposta di legge si è notevolmente ridotto e la quantificazione non è stata messa in chiaro attraverso delle entrate effettive, ma sotto una generica dizione di maggiori entrate derivanti dalla verifica da parte dell'Agenzia delle entrate della corretta annotazione dell'assolvimento dell'imposta di bollo sulle fatture elettroniche. Alla faccia della semplificazione. In più, in un provvedimento che ha come mission finale quella di ridurre le tasse, si dice che verrà finanziata con l'aumento di queste. Le norme, pertanto, non potranno avere un impatto significativo sul sostegno delle attività economiche delle famiglie, come è previsto nel titolo della proposta in esame, ed è questo il maggior limite che questo provvedimento ha, oltre a non essere sistemico. Ancora una volta si è persa una grande opportunità proprio perché era un provvedimento di natura parlamentare che è stato depositato a settembre, e quindi avevamo tutto il tempo del caso per fare un taglio effettivo delle tasse e una semplificazione effettiva di come si pagano.

Invece, a parte le norme approvate negli anni scorsi a guida del nostro Governo, oggi nuove procedure semplificate non si vedono. In più, noi abbiamo cercato fino alla fine di fare quello che l'onorevole Pagano prima ci suggeriva, cioè il ritorno dei “cervelli” in fuga dal nostro Paese, soprattutto in questa fase dove la Brexit sta rendendo appetibile fare misure economiche per attrarre quelle aziende che stanno andando via da quel Paese; perché è molto più facile dire che si va via dall'Europa o si va via dall'euro; poi, quando si applica quello che nei programmi sovranisti e populisti viene elencato in maniera semplificata, si vede, come sta succedendo in Gran Bretagna, che questo provoca caos politico e recessione. Visto che gran parte dei Paesi si stanno organizzando per attrarre quelle aziende che stanno andando via da questi Paesi, noi avevamo presentato degli emendamenti, a prima firma del collega Ungaro, proprio per cercare di attrarre quelle economie, ma, ancora una volta, ci è stato detto di no dal Governo del cambiamento, perché costavano. Ora, io mi chiedo quanto costi far entrare un'azienda che produce e che avrebbe fatto incrementare attività lavorative in questo Paese piuttosto che le misure che vediamo oggi sbandierate, tipo “quota 100” e reddito cittadinanza, quelle sì veramente improduttive.

Noi abbiamo dato il nostro contributo, lo daremo anche presentando emendamenti; non abbiamo mai fatto ostruzionismo su questo argomento – come su tutti gli altri – perché siamo una forza di Governo interiormente seria, e quindi, anche quando facciamo opposizione, abbiamo prima l'interesse del Paese che i nostri meri interessi elettorali. Ci troverete sempre dalla parte dei cittadini, però devo dire che questo provvedimento, che doveva essere dalla parte delle aziende e dei cittadini, poi, di fatto, si è molto svuotato di questo contenuto e alla fine l'esito è veramente debole e insoddisfacente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1074-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Lazzarini ed altri; Pini ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale (A.C. 684-1109-A) (ore 15,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 684-1109-A: Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 aprile 2019 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 aprile 2019).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Arianna Lazzarini.

ARIANNA LAZZARINI , Relatrice. Presidente, onorevoli colleghi, il testo unificato delle due proposte di legge, una a mia prima firma e l'altra della collega Pini, di cui l'Assemblea avvia oggi l'esame, è volto al riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Voglio precisare fin da subito che non si parla del semplice mal di testa passeggero: la cefalea cronica, definita così perché caratterizzata da continuità nel tempo e dal fatto che non se ne individuano cause manifeste, è una malattia invalidante vera e propria e molto, ma molto più diffusa di quanto si possa immaginare. Essa può limitare o compromettere gravemente la capacità di far fronte agli impegni familiari e lavorativi e comporta costi economici e sociali ingenti. Per avere qualche dato di riferimento, basti sapere che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la cefalea cronica è ai primi posti tra le malattie invalidanti e figura, purtroppo, tra le prime dieci cause di disabilità al mondo. La cefalea nelle sue forme primarie, ovvero emicrania, cefalea tensiva e cefalea a grappolo, colpisce in media il 12 per cento circa degli individui, manifestandosi prevalentemente nel periodo più produttivo della vita della persona.

È evidente, pertanto, che i costi della malattia sono di tipo sia diretto che indiretto, essendo i primi riferibili alle spese relative alla diagnosi e al trattamento e i secondi, ovviamente, riferibili all'incidenza delle assenze sul lavoro e alla conseguente ridotta produttività. Do un dato: in Italia, ad esempio, la spesa sanitaria annua che, per ogni emicranico episodico - ripeto e sottolineo, emicranico episodico -, ammonta a circa 800 euro, sale a più di 2.600 euro, quindi a più del triplo, per ogni paziente con emicrania cronica. I dati Istat sulla diffusione della cronicità per classi di età smontano anche un altro luogo comune, quello che individua la cronicità come un problema della terza età. La cefalea, invece, riguarda il 10,6 per cento delle persone tra i 25 e i 44 anni e l'8,1 per cento degli over 75. Nelle donne, addirittura, essa ricorre tre volte più frequentemente che negli uomini.

E, proprio alla luce di queste premesse, risulta evidente come il provvedimento in oggetto sia molto atteso. Io stessa sono stata promotrice nel 2011, in qualità di consigliere della regione Veneto, di una proposta di legge che il consiglio regionale il 20 ottobre dello stesso anno approvò per la sua presentazione alle Camere; e, nonostante numerose iniziative analoghe presentate presso entrambi i rami del Parlamento anche nella scorsa legislatura, la materia non è stata trattata presso le Commissioni competenti. Per tali ragioni, colleghi, questo è un giorno importante per me, poiché frutto di un lungo lavoro, per il mio gruppo, ma, soprattutto, per i tanti malati in attesa veramente di un segnale concreto dalle istituzioni.

Entro ora nel merito del provvedimento, dal contenuto condiviso, essendo stato approvato dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari presso la XII Commissione affari sociali, che ringrazio, naturalmente, fin d'ora perché è stato fatto un vero lavoro di squadra, un lavoro importante e al di là delle appartenenze partitiche. Esso si compone di un articolo unico il cui comma 1 prevede che la cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l'effetto invalidante, sia riconosciuta come malattia sociale per le precipue finalità indicate al successivo comma 2 e nelle forme specificamente allegate, ovvero dell'emicrania cronica e ad alta frequenza, della cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici, della cefalea a grappolo cronica, dell'emicrania parossistica cronica, della cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione e, infine, dell'emicrania continua.

Il successivo comma 2 dispone che, con apposito decreto predisposto dal Ministro della Salute da adottare entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e previa intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, siano individuati i progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea nelle forme di cui al comma 1 nonché i criteri e le modalità con cui le regioni possono provvedere all'attuazione dei menzionati progetti. Ricordo che tale comma è stato modificato in sede referente a seguito delle criticità sugli aspetti di carattere finanziario evidenziati dalla Commissione bilancio con riferimento al testo precedente che rinviava la predisposizione della disciplina a un decreto del Ministro della Salute e che, a sua volta, avrebbe dovuto adeguare il decreto del Ministro della Sanità del 20 dicembre 1961 recante l'elenco delle forme morbose da qualificare come malattie sociali. Il nuovo comma 2, oltre a superare tali problematiche, appare ancora più coerente con la competenza legislativa regionale concorrente in materia di tutela della salute, in quanto prevede che il predetto decreto - da adottare, come detto poc'anzi, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni - individui criteri e modalità per l'attuazione di progetti innovativi per il trattamento delle cefalee.

Il rispetto dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione è stato rilevato anche dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione per le questioni regionali nei pareri rispettivamente espressi. Si tratta, quindi, di un testo snello e a mio parere idoneo a dare finalmente una prima risposta ai tanti e tantissimi pazienti che sono in attesa. Dalla sperimentazione, infatti, possono derivare novità positive per costoro ma anche, nel medio e lungo termine, un risparmio di spesa nell'ambito delle modalità di gestione della presa in carico dei soggetti affetti dalla patologia in oggetto. Il mio auspicio, quindi, è che il testo in discussione diventi legge dello Stato in tempi brevi e che la legislazione in materia possa essere successivamente implementata anche attraverso lo stanziamento di risorse da destinare specificamente a progetti di sperimentazione.

Da ultimo ribadisco, colleghi deputati, la reale esigenza di venire incontro alle aspettative di coloro che soffrono quotidianamente a causa di una patologia che, pur coinvolgendo ampie fasce di popolazione ed avendo tutte le caratteristiche di una malattia cronica e invalidante, troppo spesso, purtroppo, è considerata invisibile.

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo, la sottosegretaria Pesce, si riserva di intervenire successivamente.

È iscritta a parlare la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Sono passati più di vent'anni da quando è stata presentata per la prima volta in Parlamento una proposta di legge finalizzata al riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Dalla XIII legislatura, infatti, e poi costantemente in tutte le altre legislature successive si è cercato di portare all'attenzione delle Camere la necessità di riconoscere questa grave patologia invalidante senza mai, però, che si avviasse l'iter nella Commissione referente. Oggi, quindi, dopo vent'anni di tentativi l'Aula della Camera si appresta finalmente ad approvare questo provvedimento.

La proposta di legge oggi in esame si compone di un unico articolo e di due commi e, come è stato detto, è finalizzata a riconoscere la cefalea primaria cronica come malattia sociale. Per giungere al riconoscimento comunque è necessario che la patologia sia stata accertata da almeno un anno mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e cura delle cefalee che ne attesti l'effetto invalidante.

L'attestazione dell'effetto indica che la malattia è in grado di limitare o compromettere gravemente la capacità di far fronte agli impegni di famiglia o di lavoro. Va ricordato che una malattia, per essere definita come sociale, deve presentare alcune caratteristiche che sono individuate nell'alta incidenza, quindi larga diffusione nella popolazione, e rilevanza dal punto di vista statistico in termini di morbilità su vasta scala. Inoltre, deve presentare un carattere di stabilità nel tempo, vale a dire una continuità nell'alta frequenza al punto che, a causa della stessa, si registri un dispendio di risorse pubbliche, per assistenza sanitaria e per danno, e, pertanto, un danno economico individuale e collettivo.

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la cefalea cronica è ai primi posti tra le malattie invalidanti. È una patologia in grado appunto, come ho già detto, di limitare o compromettere fortemente la capacità di far fronte ai propri impegni di famiglia e sul lavoro e, a differenza di quanto si possa immaginare, comporta costi ingenti economici e sociali, sia diretti sia indiretti: i primi riguardano tutte le spese relative alla diagnosi e al trattamento, come visite ambulatoriali, ricoveri in ospedale e indagini diagnostiche, mentre i costi indiretti sono riferiti all'incidenza delle assenze sul lavoro e alla ridotta produttività sul posto di lavoro.

In Commissione sono stati approvati due emendamenti, di cui uno ha riscritto il comma 2. Ora, nell'attuale formulazione, il comma dispone che il Ministro della Salute, con proprio decreto, individua i progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cronica nonché i criteri e le modalità con cui le regioni attuano detti progetti. Nella versione iniziale, invece, il comma 2 prevedeva che il Ministro della Salute integrasse il decreto del Ministro della Sanità del 1961 che elenca le forme morbose che sono da qualificare come malattie sociali, proprio al fine di aggiungere all'elenco anche la cefalea primaria cronica. Si tratta, però, di un decreto ministeriale che, essendo del 1961 e, quindi, antecedente all'istituzione del Servizio sanitario nazionale, mostra tutti i suoi limiti ed è per certi versi ormai superato. Bene ha fatto, quindi, la relatrice a proporre e a far approvare la riscrittura del comma.

L'Italia oggi non prevede un riconoscimento normativo di questa grave patologia né tantomeno lo status di malattia sociale. Pertanto, la stessa diagnosi della sua gravità e le cure a essa correlate variano in maniera significativa a seconda del servizio pubblico sanitario regionale. Nelle nostre regioni vi sono numerosi centri per la diagnosi e la cura della cefalea ma non sono sufficienti. È necessario che vi siano strutture e percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali diffusi capillarmente e in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale è, quindi, un importante passo in questa direzione e consente una migliore organizzazione e gestione delle risorse, efficienza ed efficacia nella diagnosi e cura di questa patologia nonché una maggiore omogeneità delle relative prestazioni a livello nazionale. Ciò che però Forza Italia contesta, Presidente, è ancora una volta la clausola di invarianza finanziaria, che indebolisce fortemente l'efficacia di questa proposta di legge. La mancata immissione, infatti, di risorse aggiuntive è un limite evidente che rischia di inficiare sensibilmente le sue stesse finalità. Le regioni, che già subiscono da anni i tagli costanti e pesanti ai loro bilanci, dovranno in pratica provvedere, nell'ambito delle loro attuali, poche e insufficienti risorse, a realizzare e a mettere in atto progetti volti a sperimentare metodi innovativi a favore delle persone affette da questa patologia. Oltretutto - e concludo, Presidente -occorre precisare che la cefalea è spesso sintomo di malattie rare, il cui iter diagnostico è spesso disagevole nei percorsi e incerto negli esiti.

Infine, è necessario chiarire che il riconoscimento della cefalea cronica quale malattia sociale previsto da questa proposta di legge non comporta, come spesso erroneamente si dice, il suo inserimento nei LEA.

Quindi, il riconoscimento è certamente un passaggio importante al fine di un eventuale, successivo e, auspichiamo il più rapido possibile, inserimento nei livelli essenziali di assistenza, come giustamente si aspettano le tantissime persone che soffrono quotidianamente di questa grave patologia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo. Mi consenta, Presidente, in apertura di questo mio intervento, di salutare tutti coloro che, in questo momento, ci seguono grazie al servizio pubblico assicurato oggi, come da decenni, da Radio Radicale, emittente che sta conoscendo in queste ore, da parte del Governo e segnatamente dalla fazione grillina della maggioranza, un crescendo di intimidazioni, di bullismo istituzionale, di spocchia ed arroganza, di aggressione sorda, di disprezzo verso la libertà di informazione e la pluralità delle voci, che non ha precedenti nella nostra storia recente e forse più di un'affinità con Governi come quello di Orban o leadership come quella di Erdogan, così stiamo messi. Sappia, Presidente, che Radio Radicale, i suoi lavoratori e le loro famiglie, che rischiano il posto di lavoro, continuerà con noi al suo fianco la sua battaglia di libertà.

Ma ritorno al punto. Com'è stato rilevato prima di me, la legge in esame arriva finalmente dopo un cammino che ha riguardato altre due legislature e un confronto che oggi porta al riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Potremo fare qui un lungo campionario di grandi personalità della storia che hanno sofferto di cefalea, di emicrania, che hanno lottato e convissuto con questo dolore, con questa dimensione del dolore. Ma non vorrei qui soffermarmi su una genealogia virtuosa, su un pantheon della sofferenza, che rischia di ridurre il livello di pena, di disagio, con il quale si misurano ogni giorno migliaia di persone, con una penetrazione invalidante che rende spesso le giornate una fatica insopportabile, una ulteriore spinta all'isolamento, alla solitudine e all'esclusione.

Come è noto, la cefalea, nelle sue forme primarie, colpisce in media circa il 12 per cento degli individui e, a differenza della maggior parte delle malattie croniche, non costituisce un problema esclusivo della terza età, ma si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo - lo ricordava la collega Lazzarini - della vita delle persone.

Secondo l'OMS, prima richiamata dalla collega Siracusano, la cefalea cronica è al terzo posto tra le malattie invalidanti. Pensi, Presidente, che, nelle donne italiane, è la terza tra le malattie invalidanti. Le cefalee primarie rappresentano il 90 per cento dei casi e i dati OMS indicano che le due forme più frequenti, cefalea di tipo tensivo ed emicrania, colpiscono rispettivamente, la prima, circa il 30 per cento e, la seconda, il 15 per cento della popolazione, con elevati costi diretti, principalmente visite, esami, farmaci, cui si aggiungono costi indiretti, in particolare la perdita di produttività, di gran lunga superiori.

Tali forme croniche, in tutto o in parte refrattarie alle cure, impediscono una normale vita lavorativa e sociale, comportando costi economici particolarmente elevati. In Italia, ad esempio, la spesa annua sanitaria, che, per ogni emicranico episodico, ammonta a circa 800 euro, sale a più di 2 mila 600 euro, quindi a più del triplo, per ogni paziente con emicrania cronica.

I pazienti con cefalea cronica rappresentano il 40-60 per cento di quanti si rivolgono ai Centri cefalee. Inoltre, due terzi dei casi si associano ad una condizione di abuso di farmaci e, con una frequenza pressoché doppia rispetto alla restante popolazione, ansia e depressione. Sono queste persone, affette da forme di cefalea cronica, refrattarie alle terapie e con limitazione delle capacità lavorative, oltre che con una qualità di vita gravemente compromessa, che meritano il riconoscimento di pazienti affetti da malattia sociale, mentre la loro condizione è attualmente misconosciuta, prevalendo ancora in molti casi il pregiudizio della cefalea come sintomo modesto, se non a volte addirittura strumentalizzato: una malattia invisibile, prendo in prestito la definizione della deputata Lazzarini.

Va, inoltre, ricordato che una malattia, per essere definita come sociale, deve presentare alcuni caratteri, sono stati richiamati prima, che in letteratura sono individuati nell'alta incidenza, quindi la larga diffusione della popolazione, rilevante dal punto di vista statistico in termini di morbilità su vasta scala; inoltre, deve presentare un carattere di stabilità nel tempo, abbiamo detto, vale a dire una continuità nell'alta frequenza, al punto che, a causa della stessa, si registra un dispendio di risorse pubbliche per assistenza sanitaria e, dunque, un danno economico, oltre che individuale, ad esempio per la riduzione della capacità lavorativa, anche a livello collettivo.

Le forme di questo tipo di cefalea riconosciute sono elencate al comma 1 della proposta in esame e non mi dilungo a dettagliarle.

Il comma 2 dispone, invece, che il Ministro della salute, con proprio decreto adottato entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, effettui un adeguamento nella tassonomia delle forme morbose riconosciute come malattie sociali. Tali forme morbose, il cui elenco è stato successivamente ampliato, sono state inizialmente individuate in tumori, malattie reumatiche, malattie cardiovascolari, stati disendocrini e dismetabolici, malattie del sangue come la talassemia o anemia mediterranea nelle sue forme di microcitemia, morbo di Cooley, anemia microsferocitosica, l'intossicazione cronica da stupefacenti e da sostanze psicoattive come alcol e tabacco.

In seguito - li elenco per far capire quanto sia importante che la cefalea rientri in questo novero - si sono aggiunti i traumatismi e le conseguenze invalidanti derivanti da incidenti del traffico, individuati da studi e ricerche su epidemiologia e mezzi di prevenzione e, inoltre, alcune malattie oftalmiche, glaucoma, le ametropie ed anomalie muscolari, il distacco della retina e l'epilessia. Da ultimo, sono state dichiarate malattie sociali le sindromi emofiliche e quelle simil-emofiliche, relative a malattie del sangue per fattori anticoagulanti.

Oltre a questo processo di allargamento delle fattispecie e di inclusione, che segna un ampliamento prezioso non solo di prestazioni, ma anche di diritti, il testo di legge individua progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, ed è in questo quadro - fatemi citare il lavoro della collega Giuditta Pini - che salutiamo con particolare favore, figlio di un impegno diretto del Partito Democratico su questo punto, il riconoscimento della centralità dei Centri per la diagnosi e la cura delle cefalee, centri di eccellenza che sono un presidio fondamentale, un punto di riferimento insostituibile per i pazienti e per le istituzioni territoriali e sanitarie.

Il lungo cammino percorso attraverso le legislature, l'auspicato ampliamento della casistica, l'inclusione della cefalea primaria cronica come malattia sociale e l'individuazione di metodi innovativi da sperimentare per contrastare questa penosa condizione, convincono, pertanto, signor Presidente, il Partito Democratico, del quale annuncio in sede di discussione generale il voto favorevole alla norma in oggetto.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 684-1109-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Arianna Lazzarini.

ARIANNA LAZZARINI , Relatrice. Velocemente, ringrazio i colleghi che mi hanno preceduto e, come ho ribadito anche prima, durante la relazione, credo che questo sia un coronamento un po' del lavoro fatto da tutti, fatto anche dalla collega Pini, come è stata ricordato. Tra l'altro, io ho partecipato anche a convegni dove era presente il padre della collega Pini, per cui so bene e sappiamo bene tutti di cosa stiamo parlando. Credo sia un risultato di tutti noi, dove finalmente l'istituzione ha dato una prova tangibile anche di compattezza e dove, dopo tanti anni, finalmente credo riusciremo a portare a casa un primo passo importante per questi malati.

Io ho iniziato questo percorso nel 2011, quando ero consigliere regionale della regione Veneto in Commissione sociale e sanità, questa è sempre stata la mia specificità, e il mio percorso è partito proprio da testimonianze di persone che, ovviamente, mi hanno contattato e mi hanno raccontato, nella maggior parte dei casi, lo devo dire, storie drammatiche.

È stata ed è tuttora, purtroppo, per molti considerata, come ho detto prima, una malattia invisibile, cosa che non è. Non è semplice mal di testa, è una malattia invalidante e i dati lo dimostrano. Addirittura, facendo anche ultime ricerche, ci sono dei trend anche dell'anno scorso, con dati più nuovi rispetto ai precedenti, dove effettivamente si segnala che questa è una patologia che va assolutamente presa in mano.

Io ringrazio tutti, ringrazio anche la collega di Forza Italia che mi ha salutato ed è uscita, mi auguro che al momento del voto vi sia un voto favorevole da parte di tutti, non per me o per i colleghi che mi hanno preceduto, ma perché finalmente possiamo dare veramente una risposta a chi ci sta guardando in questo momento (Applausi del deputato Sensi).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Pesce, si riserva di intervenire.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1538-A, 1539-A, 1540-A e 1541-A.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 aprile 2019 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 aprile 2019).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; b) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017 (A.C. 1538-A) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1538-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; b) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1538-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Dimitri Coin.

DIMITRI COIN, Relatore. Grazie, Presidente. Come lei ha appena enunciato si tratta di una ratifica ed esecuzione di un Accordo internazionale in termini di estradizione e di assistenza giudiziaria tra Italia e Repubblica di Serbia. Il disegno di legge in esame prevede la ratifica dei due accordi tra Italia e Serbia, finalizzati a facilitare l'applicazione, rispettivamente, della Convenzione europea di estradizione e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale.

Nello specifico, il primo Accordo si inserisce nel contesto dell'intensificazione e dell'affinamento degli strumenti di cooperazione giudiziaria, finalizzati alla lotta alla criminalità organizzata e al riciclaggio. Si tratta di un importante passo avanti nella qualità della cooperazione giudiziaria tra l'Italia e la Serbia, in considerazione del fatto che, al momento dell'adozione della Convenzione europea di estradizione, la Jugoslavia aveva posto una riserva che escludeva l'estradizione dei propri cittadini.

Come evidenziato nella relazione tecnica allegata al provvedimento, attualmente, si trovano ristretti presso le strutture penitenziarie italiane 154 cittadini serbi, 14 donne e 140 uomini, mentre risulta ristretto nella Repubblica serba un solo cittadino italiano. Le procedure attive e passive pendenti in materia di estradizione sono rispettivamente in numero di 4 e in numero di 95. Il testo dell'accordo, nel prevedere la facoltà degli Stati contraenti di estradare reciprocamente i propri cittadini, fa espresso riferimento sia all'estradizione processuale, fondata su misure cautelari, che a quella esecutiva, basata cioè su decisione passata in giudicato. Si prevede la facoltà di estradare i cittadini ai fini di dare corso a un procedimento penale per i reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio, purché siano punibili secondo le leggi di entrambi gli Stati con una pena detentiva o con altre misure restrittive della libertà personale non inferiori a quattro anni. Un limite diverso è stato stabilito per il caso di estradizione esecutiva sempre per i reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio. Il cittadino potrà essere concesso in estradizione, ai fini dell'esecuzione di una sentenza di condanna definitiva a pena detentiva o ad altre misure restrittive della libertà personale, quando la pena stessa non sia inferiore ai due anni. L'intesa disciplina, altresì, l'ipotesi dell'estradizione del cittadino per altri gravi reati, purché, nel caso di estradizione processuale, la pena detentiva o la diversa misura privativa della libertà personale non sia inferiore nel massimo a cinque anni, oppure non sia inferiore a quattro anni in caso di estradizione esecutiva, ossia ai fini dell'esecuzione di una sentenza di condanna definitiva a pena detentiva o di altre misure restrittive della libertà personale.

Nel caso di estradizione processuale, è prevista la facoltà di condizionare la consegna del cittadino alla sua restituzione allo Stato richiesto, affinché possa ivi scontarvi la pena inflitta all'esito del procedimento penale celebrato nello Stato richiedente. Nel caso di estradizione esecutiva, invece, la parte richiesta può dare esecuzione essa stessa alla pena inflitta, conformemente al proprio diritto interno.

È previsto che l'Accordo abbia una durata indeterminata, fatta salva, per ciascuna parte, la possibilità di recedere in qualsiasi momento, con comunicazione scritta all'altra parte per via diplomatica. È stato, inoltre, esplicitato, su specifica richiesta da parte delle autorità serbe, che il trattato si applicherà esclusivamente alle richieste di assistenza relative a reati commessi dopo la sua entrata in vigore.

Venendo al secondo dei due Accordi, esso è inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959, nella prospettiva di una puntuale regolamentazione dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia con gli Stati non appartenenti all'Unione europea, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace il contrasto del fenomeno della criminalità transnazionale. L'assistenza giudiziaria potrà riguardare, in particolare, la notificazione degli atti giudiziari, l'assunzione di testimonianze o di dichiarazioni, l'assunzione e la trasmissione di perizie, l'attività di acquisizione di documenti bancari, finanziari e di conto corrente senza che possano essere apposti motivi di segreto bancario.

Anche in questo caso, è previsto che l'Accordo abbiano durata indeterminata, fatta salva per ciascuna parte la possibilità di recedere in qualsiasi momento, con comunicazione scritta all'altra parte e sempre per via diplomatica.

Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di cinque articoli; gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica dei due trattati e il relativo ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 reca la norma di copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione degli Accordi che, come emerge dalla relazione tecnica allegata al provvedimento, risultano pari complessivamente a 32.016 euro a decorrere dal 2019, di cui 16.916 per gli oneri valutati ed euro 15.100 per gli oneri autorizzati.

Segnalo che nel corso dell'esame presso le Commissioni affari esteri e comunitari, è stato approvato un emendamento soppressivo del comma 2 dell'articolo 3. Tale modifica si è resa necessaria perché il richiamo alla nuova disciplina di cui all'articolo 17, commi 12 e 12-quater della legge n. 196 del 2009 è ultroneo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Pesce, che si riserva di farlo nel prosieguo del provvedimento.

È iscritta a parlare la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo di estradizione in esame si inserisce nel contesto dell'intensificazione e dell'affinamento degli strumenti di cooperazione giudiziaria, finalizzati alla lotta alla criminalità organizzata e al riciclaggio. Con tale Intesa aggiuntiva, i rapporti tra l'Italia e la Serbia nel campo della cooperazione giudiziaria penale registreranno un notevole passo in avanti, essendo stata prevista dai due Stati la facoltà di estradizione reciproca dei propri cittadini, all'articolo 1, sia per i reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio all'articolo 3, che per altri reati gravi, come sancito dall'articolo 4. Si tratta di un importante passo avanti nella qualità della cooperazione giudiziaria tra i due Stati, in considerazione del fatto che al momento dell'adozione della Convenzione europea di estradizione la Jugoslavia aveva posto una riserva che escludeva l'estradizione dei propri cittadini.

L'Accordo aggiuntivo in esame delinea una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini e del transito degli stessi sul territorio delle due parti, nei casi in cui il cittadino consegnato da uno Stato terzo a uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio dell'altro. Come evidenziato nella relazione tecnica allegata al provvedimento, attualmente si trovano ristretti presso strutture penitenziarie italiane 154 cittadini serbi, di cui 14 donne e 140 uomini, mentre risulta ristretto nella Repubblica serba un solo cittadino italiano. Le procedure attive e passive pendenti in materia di estradizione sono, rispettivamente, in numero di quattro e numero di novantacinque.

Il secondo dei due Accordi è, invece, inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959, nella prospettiva di una puntuale regolamentazione dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia con gli Stati non appartenenti all'Unione europea, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto del fenomeno della criminalità transnazionale. La continua crescita dei rapporti tra i due Paesi implica inevitabilmente la comune esigenza di reciproca assistenza giudiziaria penale.

Gli articoli 1 e 2, pertanto, contengono l'autorizzazione alla ratifica dell'accordo e il relativo ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 reca la norma di copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione degli Accordi, pari complessivamente a 32.016 euro annui a decorrere dal 2019, di cui 16.916 euro per gli oneri valutati ed euro 15.100 per gli oneri autorizzati.

L'articolo 4, infine, prevede l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1538-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Dimitri Coin, che si riserva di farlo nel prosieguo. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015 (A.C. 1539-A) (ore 16,29).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1539-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1539-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Simona Suriano.

SIMONA SURIANO, Relatrice. Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame prevede la ratifica di due trattati tra Italia e Kenya, rispettivamente in materia di estradizione e assistenza giudiziaria in materia penale. Con il primo Accordo, gli Stati contraenti si impegnano a consegnarsi reciprocamente, su domanda, persone ricercate che si trovino sul proprio territorio, sia al fine di dar corso a un procedimento penale, estradizione processuale, sia per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva, estradizione esecutiva. Nel caso di estradizione processuale è necessario che il reato sia punibile in entrambi gli ordinamenti con una pena detentiva non inferiore a un anno; per l'estradizione esecutiva, si prevede, invece, che al momento della presentazione della domanda di estradizione la durata della pena ancora da espiare non sia inferiore ai sei mesi.

L'estradizione sarà concessa unicamente quando il fatto per cui si procede o si è proceduto nello Stato richiedente sia assoggettato a sanzione penale anche dalla legislazione dello Stato richiesto, (principio della doppia incriminazione).

È prevista l'ipotesi di rifiuto obbligatorio dell'estradizione nei casi ormai consolidatisi nelle discipline pattizie internazionali, ma anche quando la persona richiesta sia già stata definitivamente giudicata nello Stato richiesto per lo stesso fatto per cui ne è domandata la consegna principio del ne bis in idem; ovvero quando nello Stato richiesto sia intervenuta una causa di estinzione del reato o della pena.

Quanto alle ipotesi di rifiuto facoltativo, l'estradizione potrà essere negata quando lo Stato richiesto rivendichi la sua giurisdizione sul reato oggetto della richiesta, ovvero abbia già in corso un procedimento penale riferibile al medesimo illecito penale; e quando la consegna della persona richiesta possa risultare in contrasto con valutazioni di carattere umanitario riferibili all'età, alle condizioni di salute o ad altre specifiche condizioni della stessa degne di particolare considerazione.

Particolare rilievo riveste la norma che riguarda il principio di specialità: in caso di accoglimento della domanda di estradizione, tale principio garantisce il soggetto estradato contro la possibilità di essere perseguito o arrestato nello Stato richiedente per reati diversi da quelli in relazione ai quali la consegna è avvenuta commessi in epoca ad essa precedente, salvo che nei casi di consenso prestato dallo Stato richiesto o quando la presenza della persona estradata nel territorio dello Stato richiesto sia da considerarsi volontaria, ossia nei casi di rientro spontaneo susseguente ad allontanamento, nonché di mancato abbandono del territorio non dovuto a cause di forza maggiore per un periodo di tempo superiore a 45 giorni. È fatta salva la possibilità che lo Stato richiesto differisca la consegna, qualora sia in corso in tale Stato un procedimento penale, ovvero l'esecuzione di una pena per reati diversi da quello oggetto della domanda di estradizione: in tal caso, i due Paesi potranno accordarsi per una consegna temporanea della persona richiesta al fine di consentire lo svolgimento del procedimento penale nello Stato richiedente. È, altresì, prevista la consegna differita, nei casi in cui il trasferimento della persona estradata possa porne in pericolo la vita o aggravarne le condizioni di salute.

Con riferimento alle spese di estradizione, l'Intesa stabilisce che è lo Stato richiesto a sostenere le spese nel procedimento derivante dalla richiesta di estradizione, mentre sono a carico dello Stato richiedente le spese sostenute per il trasporto della persona estradata e delle cose sequestrate.

Il secondo Accordo al nostro esame impegna le Parti a prestarsi assistenza giudiziaria nei seguenti ambiti: ricerca e identificazione delle persone, notifiche, citazione di testimoni e parti offese, trasmissione di documenti e perizie, assunzione di testimonianze, svolgimento di interrogatori, anche attraverso videoconferenza, trasferimento di persone detenute per il compimento di atti processuali, esecuzione di indagini, ispezioni e perquisizioni, sequestri e confisca dei proventi e delle cose pertinenti al reato, accertamenti bancari e finanziari a cui non può essere opposto il segreto bancario. Merita segnalare che l'assistenza giudiziaria può essere prestata anche quando il fatto per il quale è richiesta non costituisce reato nello Stato richiesto; tuttavia, se la richiesta si riferisce a sequestri, confische o ad atti che incidono sui diritti fondamentali delle persone, l'assistenza è prestata solo se il reato per cui è richiesta è previsto come reato nell'ordinamento giuridico dello Stato richiesto.

Nel caso di rinvio o rifiuto dell'assistenza, le autorità centrali designate dalle parti contraenti per risolvere la controversia sono il Ministero della Giustizia della Repubblica italiana e l'Ufficio dell'Attorney general della Repubblica del Kenya.

Per quanto attiene al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, esso si compone di quattro articoli.

Gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica dei due Trattati e il relativo ordine di esecuzione.

L'articolo 3 reca la norma di copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'attuazione dei due Trattati, che, come specificato nella relazione tecnica, ammontano a 29.826 euro annui a decorrere dal 2019; di questi, 24.826 euro hanno natura di oneri valutati e 5.000 euro di oneri autorizzati. Al riguardo segnalo che, nel corso dell'esame presso la Commissione affari esteri e comunitari, è stato approvato un emendamento soppressivo del comma 2 dell'articolo 3: tale modifica si è resa necessaria perché il richiamo alla nuova disciplina di cui all'articolo 17, commi da 12 a 12-quater, della legge n. 196 del 2009 è ultroneo.

Sono certa che l'approvazione di questo disegno di legge consentirà di rafforzare…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

SIMONA SURIANO, Relatrice. …un settore strategico come la cooperazione giudiziaria e le relazioni tra il nostro Paese il Kenya, tradizionalmente improntate ad amicizia e collaborazione, in un ampio spettro di settori, dal dialogo politico alla cooperazione allo sviluppo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Pesce, che si riserva di intervenire in una seconda fase.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; b) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015 (A.C. 1540-A) (ore 16,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1540-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; b) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1540-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Iolanda Di Stasio.

IOLANDA DI STASIO, Relatrice. Presidente, il disegno di legge in esame prevede la ratifica di due Trattati tra Italia e Kazakhstan, rispettivamente in materia di assistenza giudiziaria in materia penale e di estradizione. Il primo va inserito nell'ambito degli strumenti giuridico-internazionali finalizzati ad intensificare i rapporti di cooperazione tra l'Italia e i Paesi extra-Unione europea, al fine di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto della criminalità transnazionale.

Dando attuazione al principio della doppia incriminazione, si prevede che l'assistenza giudiziaria possa essere prestata anche quando il fatto per il quale è richiesta non costituisce reato nello Stato richiesto. Tuttavia, se la richiesta si riferisce a sequestri, confische o ad atti che incidono sui diritti fondamentali delle persone, l'assistenza è prestata solo se il reato per cui è richiesta è previsto come reato nell'ordinamento giuridico dello Stato richiesto.

Il Trattato reca una disciplina dettagliata dei singoli atti che possono costituire oggetto della richiesta di cooperazione giudiziaria: ricerca e identificazione delle persone, notifiche, citazione di testimoni e parti offese, assunzione probatoria, trasmissione di documenti e perizie, assunzione di testimonianze e svolgimento di interrogatori anche attraverso videoconferenza, trasferimento di persone detenute per il compimento di atti processuali, esecuzione di indagini, ispezioni e perquisizioni, sequestri e confisca dei proventi e delle cose pertinenti al reato, accertamenti bancari e finanziari a cui non può essere opposto il segreto bancario o protezione delle vittime, dei testimoni e degli altri partecipanti al procedimento penale. È prevista altresì la possibilità di costituire squadre investigative comuni al fine di agevolare le indagini o i procedimenti penali relativi a reati che coinvolgono entrambi gli Stati.

Con riferimento alla ripartizione delle spese sostenute per la richiesta di cooperazione, esse sono poste ordinariamente a carico dello Stato richiesto, fatta eccezione per alcune spese espressamente contemplate.

Venendo al secondo Trattato, esso è inteso a disciplinare in modo preciso e puntuale la materia dell'estradizione: il progressivo intensificarsi dei rapporti reca inevitabilmente con sé anche lo sviluppo di fenomeni criminali che coinvolgono entrambi gli Stati, e quindi l'esigenza di disciplinare uniformemente la consegna di persone che sono sottoposte a procedimenti penali o che devono eseguire una pena. Gli Stati contraenti si impegnano dunque a consegnarsi reciprocamente su domanda persone ricercate che si trovino sul proprio territorio, sia al fine di dar corso ad un procedimento penale, sia per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva. L'estradizione sarà concessa unicamente quando il fatto per cui si procede o si è proceduto nello Stato richiedente sia assoggettato a sanzione penale anche dalla legislazione dello Stato richiesto, mentre in materia fiscale l'estradizione potrà essere accordata anche quando la disciplina dello Stato richiesto differisca dallo Stato richiedente.

È prevista la possibilità di rifiuto obbligatorio dell'estradizione, oltre che nei casi ormai consolidatisi nelle discipline pattizie internazionali, anche quando la persona richiesta sia già stata definitivamente giudicata nello Stato richiesto per lo stesso fatto per cui ne è domandata la consegna, ovvero quando nello Stato richiesto sia intervenuta una causa di estinzione del reato o della pena. Inoltre la richiesta di estradizione sarà respinta quando il reato per cui si procede è punito dallo Stato richiedente con un tipo di pena proibito dalla legge dello Stato richiesto, ovvero quando vi sia fondato motivo di ritenere che una persona richiesta possa essere sottoposta, per il reato oggetto della domanda di estradizione, a trattamenti illegali e disumani.

Quanto alle ipotesi di rifiuto facoltativo, l'estradizione potrà essere negata quando lo Stato richiesto rivendichi la sua giurisdizione sul reato oggetto della richiesta, ovvero abbia già in corso un procedimento penale riferibile al medesimo illecito penale, e quando la consegna della persona richiesta possa risultare in contrasto con valutazioni di carattere umanitario riferibili all'età, alle condizioni di salute o altre specifiche condizioni della stessa degne di particolare considerazione.

La domanda di estradizione e tutti gli atti e documenti relativi vanno trasmessi per via diplomatica alle autorità centrali delle parti, che sono per l'Italia il Ministero della giustizia e per il Kazakhstan l'Ufficio del Procuratore generale.

Come previsto in accordi analoghi, anche il Trattato in esame prevede il principio di specialità, che garantisce il soggetto estradato contro la possibilità di essere perseguito o arrestato nello Stato richiedente per reati diversi da quelli in relazione ai quali la consegna è avvenuta commessi in epoca ad essa precedente, salvo che nei casi di consenso prestato dallo Stato richiesto o quando la presenza della persona estradata nel territorio dello Stato richiesto sia da considerarsi volontaria o se nei casi di rientro spontaneo susseguente ad un allontanamento per un periodo di tempo superiore a 45 giorni.

Confido in una celere approvazione del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, che potrà ulteriormente consolidare il quadro delle relazioni fra Italia e Kazakhstan, sostenuto da una solida partnership economica e da una crescente cooperazione in ambito accademico e culturale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Pesce, che però si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Filippo Giuseppe Perconti. Ne ha facoltà.

FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI (M5S). Presidente, chiedo l'autorizzazione a depositare il mio intervento agli atti.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1540-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice, deputata Di Stasio, e la rappresentante del Governo rinunziano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013 (A.C. 1541-A) (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1541-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1541-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Iolanda Di Stasio.

IOLANDA DI STASIO, Relatrice. Presidente, chiedo di depositare la relazione.

PRESIDENTE. Autorizzazione concessa.

Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Pesce, che però si riserva di farlo.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, ieri pomeriggio, verso le 14-15, c'è stato un blackout in mezzo mondo - compresa l'Italia e l'Europa - dei cosiddetti social: Facebook, WhatsApp, Instagram. Ho già parlato altre volte per dire che facciamo molto spesso troppa indigestione di questi Facebook, e lì per lì non mi sono preoccupato assolutamente della cosa, poi mi sono detto: per fortuna che non è capitato venerdì scorso, perché il venerdì, alle 13,30, ho un appuntamento fisso con una trasmissione radio che - mi fa piacere sottolineare - fa da amplificatore a queste dichiarazioni dell'Aula, che vengono portate a conoscenza di tanta altra gente, e che ha il nome di Un giorno da pecora, su Rai Radio 1, magistralmente condotta dagli amici Geppi e Giorgio. Debbo dire che mi sarebbe veramente dispiaciuto non poter ascoltare la diretta, come di solito faccio al venerdì, perché c'è qualcosa di buono anche nei social. Con questo, Presidente, concludo come sempre con: viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà, per due minuti.

RAFFAELE TRANO (M5S). Presidente, l'omicidio del maresciallo Vincenzo Di Gennaro e il ferimento del suo collega, Pasquale Casertano, avvenuti a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, cui vanno tutto il mio cordoglio e solidarietà, non rappresentano purtroppo casi isolati di violenza nei confronti delle forze dell'ordine: sabato, al centro di Formia, popoloso comune della provincia di Latina, sono stati aggrediti due poliziotti in borghese intenti a seguire uno strano incontro tra soggetti pregiudicati ritenuti vicino al clan Cuomo e provenienti dal salernitano.

Da quanto riportato dai quotidiani, si sarebbe trattato di un summit saltato, che indica - se ce ne fosse ancora bisogno - la presenza abituale della criminalità organizzata nel Golfo di Gaeta. Il potenziamento delle forze dell'ordine, come sollecitato anche in un'interrogazione parlamentare, è a questo punto una necessità improcrastinabile. Il commissariato di Gaeta si trasferirà a breve nei locali dell'ex tribunale. È stato realizzato un presidio sicuro, degno di questo nome, senza però un organico adeguato rischia di rimanere una scatola vuota. Già il decreto ministeriale dell'11 novembre prevedeva un nuovo modello organizzativo, con il commissariato di Formia nel ruolo di ufficio coordinatore, con competenza anche su tutte le attività di polizia amministrativa e giudiziaria del commissariato di Gaeta. Le unità del personale venivano portate da 52 a 80 a Formia, e ridotte da 52 a 45 a Gaeta, difatti, entrambi gli uffici sono ad oggi ampiamente al di sotto dell'organico teorico: l'accorpamento veniva poi caldeggiato nel 2016 anche dal questore De Matteis. Proprio nei giorni scorsi sono stato in visita alla questura di Latina per esprimere al nuovo dirigente le mie preoccupazioni. Prima che la morsa della criminalità organizzata prenda il sopravvento, occorre reagire attraverso l'istituzione di un super commissariato o, se le condizioni logistiche non lo consentono, l'istituzione di una sede distaccata della squadra mobile a Formia, come richiesto anche dal sindacato di polizia SIULP e dall'associazione antimafia “Antonino Caponnetto”.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 16 aprile 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni .

(ore 15)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel Comune di Cogoleto. (C. 1718-A)

Relatore: GALLINELLA.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

RUOCCO ed altri: Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.

(C. 1074-A)

Relatrice: RUOCCO.

4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

LAZZARINI ed altri; PINI ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. (C. 684-1109-A)

Relatrice: LAZZARINI.

5. Seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica:

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; b) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017. (C. 1538-A)

Relatore: COIN.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015. (C. 1539-A)

Relatrice: SURIANO.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; b) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015. (C. 1540-A)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013. (C. 1541-A)

Relatrice: DI STASIO.

6. Seguito della discussione della proposta di legge:

BALDELLI ed altri: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone. (C. 680)

Relatore: BALDELLI.

La seduta termina alle 16,50.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FILIPPO GALLINELLA (A.C. 1718-A)

FILIPPO GALLINELLA, Relatore. (Relazione – A.C. 1718-A). Il decreto-legge all'esame – modificato in più punti nel corso dell'esame in sede referente – reca un insieme di interventi in materia di agricoltura, volti ad incidere sui settori olivicolo-oleario, lattiero caseario del comparto ovino e caprino e agrumicolo, in ragione dello stato di crisi nel quale versano. Ad essi si aggiungono interventi di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale, strettamente connessi al rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale disposto dall'articolo 10, e una disciplina destinata allo stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto. Al nucleo originario degli interventi, all'esito dell'esame in sede referente, il decreto-legge risulta arricchito con ulteriori importanti interventi, che illustrerò nel prosieguo della relazione.

La finalità dell'intervento normativo è dettata dalla necessità ed urgenza di sviluppare per i settori colpiti dalla crisi un piano di interventi per il recupero della capacità produttiva e di sostenere concretamente le imprese agricole, in crisi anche per il perdurare degli effetti dei danni causati dagli eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale dello scorso anno e dalle infezioni di organismi nocivi ai vegetali.

Si tratta di temi che, a testimonianza della loro rilevanza e della sinergia dell'attività del Parlamento e del Governo nell'affrontare le emergenze del comparto agricolo, sono stati a lungo all'attenzione della Commissione Agricoltura. Le soluzioni approntate, d'altra parte, sono in linea con le conclusioni elaborate dalla Commissione Agricoltura nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla Xylella fastidiosa e con l'attività di indirizzo svolta dalla Commissione in relazione alla crisi del comparto lattiero caseario ovi-caprino, che si è conclusa nel mese di marzo con l'approvazione all'unanimità di una risoluzione unitaria recante impegni riferiti sia alle misure di carattere emergenziale che a quelle di carattere strutturale di cui il comparto necessita.

Prima di entrare nel merito delle singole disposizioni, faccio presente che l'esame in sede referente si è articolato in 9 sedute. La Commissione ha inoltre svolto 4 sedute dedicate alle audizioni di 16 soggetti.

Nell'ambito dell'attività conoscitiva sono stati auditi i seguenti soggetti: rappresentanti della Conferenza delle regioni e delle province, il direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), dottor Gabriele Papa Pagliardini, rappresentanti di Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane - agroalimentare) e di Coldiretti, dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), di Assolatte, di Italia Olivicola Consorzio Nazionale, di FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL, del Consorzio di tutela arancia rossa di Sicilia IGP, dell'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari) del MIPAAFT, del presidente della provincia di Lecce, Stefano Minerva, di rappresentanti della Filiera agricola italiana (F.AGR.I), delle organizzazioni partner nazionali del programma FEAD membri del Tavolo di coordinamento operativo e di partenariato istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Caritas, Fondazione Banco alimentare, Banco alimentare Roma, Comunità di Sant'Egidio, Banco delle opere di carità, Sempre insieme per la pace e Croce rossa italiana) e dell'Associazione nazionale condifesa (ASNACODI).

In sede consultiva, hanno espresso parere favorevole le Commissioni: Giustizia (ex articolo 73, comma 1-bis, per le disposizioni in materia di sanzioni), Finanze, Attività produttive e Affari sociali.

Hanno espresso parere favorevole con osservazioni le Commissioni: Affari costituzionali, Ambiente (ex articolo 73, comma 1-bis), Lavoro, Politiche dell'Unione europea e la Commissione parlamentare per le questioni regionali.

La Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole con condizioni.

Il Comitato per la legislazione ha espresso un parere con condizioni, osservazioni e raccomandazioni.

La Commissione Agricoltura ha quindi recepito: le due condizioni formulate dalla Commissione Bilancio, l'osservazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, nonché una delle due osservazioni espresse dalla Commissione Affari costituzionali. Con tale osservazione – di contenuto analogo all'osservazione formulata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali – si chiedeva alla Commissione di merito di valutare l'opportunità di prevedere all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge un'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, anche ai fini dell'adozione del decreto ministeriale ivi previsto, volto a definire le modalità di attuazione degli obblighi di registrazione introdotti per i primi acquirenti di latte e di prodotti lattiero-caseari.

Faccio invece presente che la Commissione non ha ritenuto di recepire l'osservazione formulata con riferimento all'articolo 8 del decreto-legge, con la quale si chiedeva alla Commissione di valutare l'opportunità di indicare con maggiore puntualità la normativa alla quale si intende derogare. Stante la latitudine della deroga alla normativa vigente ivi prevista, la Commissione, considerato il rischio di non menzionare specificamente alcuni settori dell'ordinamento che invece dovrebbero essere inclusi, non ha inteso circoscrivere tale deroga.

Venendo ora ai contenuti delle singole disposizioni, il Capo I reca norme per il sostegno al settore lattiero caseario.

In particolare, l'articolo 1 novella il decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, inserendo nel Capo IV, recante disposizioni per l'agricoltura, l'articolo 23.1 con il quale si istituisce, nello stato di previsione del MIPAAFT, un fondo con una dotazione iniziale di 10 milioni di euro per l'anno 2019 - a valere sulle risorse del fondo destinato al finanziamento di nuove politiche di bilancio e al rafforzamento di quelle già esistenti perseguite dai Ministeri, di cui all'articolo 1, comma 748 della legge di bilancio per il 2019 - volto a migliorare la qualità e la competitività del latte ovino attraverso: il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera; l'adozione di misure temporanee di regolazione della produzione, tra le quali, lo stoccaggio privato dei formaggi ovini a denominazione di origine protetta (DOP); la ricerca; il trasferimento tecnologico; gli interventi strutturali nel settore di riferimento.

La definizione dei criteri e delle modalità di ripartizione delle risorse del Fondo è affidata ad un decreto ministeriale, da adottare previa intesa in Conferenza Stato-regioni, tenendo conto, fra l'altro, delle specificità territoriali, con particolare riguardo alle aree di montagna, della consistenza numerica dei capi bestiame, dell'adozione di iniziative volte a favorire l'imprenditoria giovanile, nonché della promozione della qualità dei prodotti made in Italy.

Il contributo è concesso nel rispetto dell'importo massimo consentito agli aiuti de minimis del settore agricolo di cui al regolamenti (UE) n.1407/2013 e 1408/2013 della Commissione.

Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione ha apportato all'articolo modifiche estremamente puntuali, volte a meglio precisare i riferimenti alla normativa de minimis.

L'articolo 2, comma 1, inserisce invece, nel decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51 (disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi, di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e di razionalizzazione delle strutture ministeriali), il nuovo articolo 3-bis, che prevede che, per far fronte alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario ovino caprino, siano disposti, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2019, contributi destinati alla copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi sui mutui bancari contratti, entro il 31 dicembre 2018, dalle imprese che operano nel settore.

Il comma 2 specifica che il contributo è concesso, come stabilito dalla Commissione a seguito dell'approvazione di emendamenti, a ciascun singolo produttore, sulla base di criteri di proporzionalità, nel rispetto dell'importo massimo consentito agli aiuti de minimis del settore agricolo di cui ai regolamenti (UE) n.1407/2013 e 1408/2013 della Commissione.

Il comma 3 prevede che la copertura degli oneri venga rinvenuta nell'ambito dei Fondi speciali, allo scopo, parzialmente utilizzando, l'accantonamento relativo al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo.

L'articolo 3 fornisce risposte all'esigenza, fondamentale per poter procedere ad una vera programmazione produttiva del comparto lattiero-caseario, di disporre di dati di produzione ufficiali, omogenei e trasparenti, introducendo disposizioni in materia di tracciabilità del latte ovino caprino (essendo quella relativa al latte vaccino già prevista a legislazione vigente) e dei prodotti lattiero caseari fatti con tutte le tipologie di latte.

In particolare, il comma 1 prevede che i primi acquirenti di latte crudo sono tenuti a registrare nella banca dati del Sistema informativo nazionale (SIAN) i quantitativi di latte ovino e caprino e il relativo tenore di materia grassa consegnati dai singoli produttori nazionali nonché di latte e prodotti lattiero-caseari semilavorati introdotti nei propri stabilimenti ed importati da altri Paesi dell'Unione europea o da Paesi terzi.

Il testo fa salvo quanto stabilito per il latte vaccino dall'allegato III, punto 9, del regolamento di esecuzione UE n.2017/1185 della Commissione del 20 aprile 2017.

Il comma 2 prevede poi che le aziende che producono prodotti lattiero-caseari contenenti latte vaccino, ovino o caprino sono tenute a registrare mensilmente, per ogni unità produttiva, nella banca dati del SIAN, i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, i quantitativi di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino.

Il comma 3 – modificato al fine di recepire l'osservazione formulata sia dalla Commissione Affari costituzionali che dalla Commissione per le questioni regionali – stabilisce le modalità di attuazione della norma, mentre il comma 4 disciplina l'apparato sanzionatorio.

Il comma 5 assegna all'ICQRF la competenza ad irrogare le sanzioni, mentre il comma 6 affida allo stesso organo, nonché, nell'ambito delle rispettive competenze, alle regioni, agli enti locali e alle altre autorità di controllo, il compito di esercitare i controlli per l'accertamento delle infrazioni delle disposizioni in esame.

Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione è intervenuta sul testo dell'articolo aggiungendovi un nuovo comma 2-bis, che prevede, per esigenze di tracciabilità, che i produttori di latte e le loro associazioni e organizzazioni, registrati nel SIAN, accedono alla banca dati del medesimo SIAN al fine di consultare i dati relativi ai primi acquirenti. La Commissione è altresì intervenuta sull'apparato sanzionatorio allo scopo di modulare l'entità delle sanzioni comminabili in ragione del ritardo nella registrazione.

L'articolo 4 interviene invece sulle modalità di effettuazione della riscossione coattiva degli importi dovuti relativi al prelievo supplementare latte, al fine, come si legge nella relazione illustrativa, di “fornire strumenti di migliore funzionalità del recupero delle somme, anche in via coattiva, nella delicata fase attuativa della sentenza della Corte di Giustizia UE 24 gennaio 2018, n. C-433/15 che, come è noto, ha ravvisato l'inadempimento nella condotta dello Stato italiano, in relazione alle procedure di recupero del prelievo supplementare sul latte.”

Tale finalità è perseguita attraverso l'attribuzione delle competenze per gli atti della riscossione all'Agenzia delle Entrate-Riscossione, sottraendole all'AGEA, ciò in quanto, come si legge nella relazione illustrativa, “la prima è istituzionalmente strutturata, al contrario della seconda, per svolgere con efficienza ed efficacia tali procedure”.

Al riguardo, l'articolo in esame novella i commi 10, 10-bis e 10-ter dell'articolo 8-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009, e vi introduce un nuovo comma 10-quater.

Il nuovo comma 10 prevede che, a decorrere dal 1° aprile 2019, la riscossione coattiva degli importi dovuti relativi al prelievo supplementare latte, nei casi di mancata adesione alla rateizzazione e in quelli di decadenza dal beneficio della dilazione, sia effettuata mediante ruolo, e, cioè mediante le procedure di riscossione ordinaria, sulla base della disciplina dettata dal DPR 602/1973 (si tratta delle disposizioni relative alla riscossione mediante ruoli - contenute nel capo II del titolo I - e di quelle relative alla riscossione coattiva, contenute nel titolo II).

Il nuovo comma 10-ter – per consentire l'ordinato passaggio all'agente della riscossione dei residui di gestione – dichiara sospesi, fino al 15 luglio 2019, con riferimento ai relativi crediti: i termini di prescrizione; le procedure di riscossione coattiva; i termini di impugnazione e di opposizione all'esecuzione e agli atti esecutivi.

Il nuovo comma 10-quater prevede che le procedure di riscossione coattiva sospese sono successivamente proseguite dall'agente della riscossione, il quale resta surrogato negli atti esecutivi eventualmente già avviati dall'AGEA e nei confronti del quale le garanzie già attivate mantengono validità e grado.

Nel corso dell'esame in sede referente sono stati inseriti i due nuovi commi 10-quinquies e 10-sexies che dispongono, rispettivamente: l'applicazione delle disposizioni previste ai commi 10, 10-bis, 10-ter, e 10-quater anche alle procedure di recupero del prelievo previste dall'articolo 1 del decreto-legge n. 51 del 2015, che ha previsto la rateizzazione (tre rate annuali) del pagamento dell'importo del prelievo supplementare sul latte bovino non ancora versato dovuto per il periodo 1° aprile 2014-31 marzo 2015; la sospensione nei confronti dei primi acquirenti di latte di vacca e fino al 15 luglio 2019 delle procedure di esecuzione delle procedure di riscossione coattiva che fa capo alle regioni in base a quanto disposto dall'articolo 1, comma 9, del decreto-legge n. 49 del 2003 (viene, quindi, prevista anche la sospensione dei termini di prescrizione, di impugnazione e di opposizione all'esecuzione).

Il comma 2 dell'articolo 4 in esame prevede l'applicazione delle nuove disposizioni a decorrere dal 1° aprile 2019.

La Commissione ha poi inserito il nuovo articolo 4-bis, che interviene in merito alla movimentazione degli animali delle specie sensibili al virus della « Lingua blu » nel territorio nazionale, al fine di contenere la diffusione del virus che, ricordo, colpisce gli ovini, e del quale sono portatori sani i bovini.

Il successivo articolo 5, comma 1, al fine di favorire la distribuzione gratuita di alimenti ad alto valore nutrizionale, incrementa con una dotazione pari a 14 milioni di euro per l'anno 2019, il Fondo nazionale per la distribuzione delle derrate alimentari agli indigenti, di cui all'articolo 58, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134. La disponibilità complessiva del Fondo, da ultimo rifinanziato con la Legge di bilancio 2019, articolo 1, comma 668, è pari a 6 milioni di euro.

Nello specifico, la dotazione del Fondo è incrementata per l'acquisto di formaggi DOP: fabbricati esclusivamente con latte di pecora; con stagionatura minima di 5 mesi e massima di 10 mesi; contenuto in proteine non inferiore al 24,5 per cento; umidità superiore al 30 per cento; cloruro di sodio sul tal quale inferiore al 5 per cento.

Al fine di recepire osservazioni in tal senso delle organizzazioni di tutela degli indigenti, un emendamento approvato dalla Commissione ha precisato che la stagionatura massima del formaggio sia di dieci mesi e che esso debba essere porzionato sotto vuoto.

Il comma 2 subordina l'efficacia di tali disposizioni all'autorizzazione della Commissione europea ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Il comma 3, infine, reca norme per la copertura finanziaria della norma, a valere sulle risorse iscritte per il 2019 nel Fondo per il federalismo amministrativo di parte corrente, di cui alla legge 15 marzo 1997, n. 59 nello stato di previsione del Ministero dell'interno.

Il Capo II contiene norme per il sostegno del settore olivicolo-oleario.

In particolare, l'articolo 6, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, estende l'accesso agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività produttiva (ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 102 del 2004), nel limite della dotazione ordinaria del Fondo di solidarietà nazionale (FSN), in favore delle imprese agricole ubicate nei territori della Regione Puglia che hanno subito danni dalle gelate eccezionali verificatesi dal 26 febbraio al 1° marzo 2018, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi.

In proposito, ricordo infatti che l'articolo 1, comma 3, lettera b), del richiamato decreto legislativo n. 102 consente di attivare gli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale esclusivamente nel caso di danni a produzioni, strutture e impianti produttivi non inseriti nel Piano assicurativo agricolo.

Come precisato nella relazione illustrativa, “nel momento in cui si è verificato l'evento molte imprese agricole pugliesi non avevano ancora sottoscritto polizze agevolate a copertura del rischio “gelo e brina”, pure inserito nel Piano assicurativo 2018, ed in loro favore non sarebbe quindi consentito alcun intervento compensativo, nel momento in cui ne hanno più necessità. L'intervento normativo, dettato dalla necessità di sostenere le imprese agricole danneggiate dal perdurare degli effetti dei danni provocati dalle gelate eccezionali” consente dunque anche ad esse di beneficiare degli aiuti indicati all'articolo 5 del decreto legislativo n. 102 (contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo, proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso e contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte).

Il comma 2 autorizza la Regione Puglia a deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità dei predetti eventi entro il termine perentorio di 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

Il nuovo articolo 6-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, con un'importantissima misura, riconosce un contributo in conto capitale ai frantoi oleari, comprese le cooperative di trasformazione nel settore oleario, ubicati nei territori della regione Puglia, che, a causa delle gelate eccezionali verificatesi dal 26 febbraio al 1° marzo 2018 hanno interrotto l'attività molitoria e hanno subìto un decremento del fatturato rispetto al valore mediano del corrispondente periodo del triennio 2016-2018, come risultante dai dati relativi alle movimentazioni di olive registrati nel SIAN.

L'articolo 7 reca misure per il sostegno al settore olivicolo–oleario, al fine di contrastare le particolari criticità produttive, anche derivanti dal verificarsi di eventi atmosferici avversi e dalle infezioni di organismi nocivi ai vegetali.

La disposizione introduce, nel nuovo articolo 4-bis, aggiunto nel decreto-legge n. 51 del 2015, al comma 1, un contributo per la copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per il 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese del settore olivicolo-oleario entro la data del 31 dicembre 2018, considerate le particolari criticità produttive e la necessità di recupero e rilancio della produttività e della competitività.

Il contributo è riconosciuto nel limite complessivo di spesa di 5 milioni per il 2019 – a valere sui fondi speciali dello stato di previsione del MEF per il 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al MIPAAFT – ed è concesso, a seguito di una modifica apportata al testo in sede referente, in ammontare proporzionale alla media produttiva, adeguatamente documentata, relativa agli ultimi tre anni ad ogni singolo produttore, nel rispetto dell'importo massimo consentito agli aiuti de minimis del settore agricolo di cui al regolamenti (UE) n.1407/2013 e 1408/2013 della Commissione (comma 3).

Le modalità di concessione del contributo e la disciplina dell'istruttoria delle relative richieste e dei casi di revoca e decadenza saranno definite con decreto ministeriale da adottare previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni.

L'articolo 8, recante Misure di contrasto degli organismi nocivi da quarantena in applicazione di provvedimenti di emergenza fitosanitaria, è stato completamente riscritto nel corso dell'esame in sede referente.

In tale sede, è stato confermato l'inserimento di un nuovo articolo – l'articolo 18-bis – al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214, recante attuazione della direttiva 2002/89/CE sulle misure di protezione contro l'individuazione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali.

L'articolo 18-bis, come introdotto dalla disposizione in esame, si compone di tre commi (nel testo originario era composto da sei commi).

In particolare, il comma 1 di tale articolo dispone che le misure fitosanitarie ufficiali e ogni altra attività connessa, compresa la distruzione delle piante contaminate, incluse quelle aventi carattere monumentale, sono attuate in deroga ad ogni disposizione vigente, ivi incluse quelle di natura vincolistica, nei limiti e secondo i criteri indicati nei provvedimenti di emergenza fitosanitaria

La disposizione prosegue prevedendo che, in presenza di misure di emergenza fitosanitaria che prevedono la rimozione delle piante in un dato areale, può essere consentito di non rimuovere le piante monumentali o di interesse storico se non è accertata la presenza dell'infezione.

Il comma 2 prevede che il proprietario, il conduttore o il detentore, a qualsiasi titolo, di terreni sui quali sono riscontrate piante infette da organismi nocivi da quarantena in caso di mancata esecuzione delle prescrizioni di estirpazione di piante infette dagli organismi nocivi, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 516 a euro 30.000. Gli ispettori fitosanitari o il personale di supporto, procedono all'estirpazione coattiva delle piante. Chiunque impedisce l'estirpazione coattiva è soggetto alla sanzione di cui al primo periodo, aumentata del doppio.

Il successivo comma 3 interviene in materia di comunicazione dei provvedimenti di emergenza fitosanitaria, che dispongono le misure fitosanitarie obbligatorie, stabilendo che essa possa essere effettuata anche mediante forme di pubblicità idonee, secondo le modalità e i termini stabiliti dal Servizio fitosanitario competente per territorio e che all'esito di tale comunicazione gli ispettori o gli agenti fitosanitari e il personale di supporto muniti di autorizzazione del Servizio fitosanitario, possano comunque accedere ai fondi nei quali sono presenti piante infettate dagli organismi nocivi, al fine di attuare le misure fitosanitarie di emergenza. La disposizione precisa che, a tale scopo, i Servizi fitosanitari competenti per territorio possano chiedere al prefetto l'ausilio della forza pubblica.

Il comma 2 dell'articolo 8, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, abroga infine l'articolo 1, comma 661, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, per ragioni di coordinamento con il nuovo intervento normativo. Il comma 3 dell'articolo 8, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, prevede che all'articolo 6, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Testo unico in materia ambientale, sia aggiunta una nuova lettera, al fine di prevedere l'esclusione, in aggiunta a quelle già previste, dall'ambito di applicazione del testo unico, dei “piani, i programmi e i provvedimenti di difesa fitosanitaria adottati dal Servizio fitosanitario nazionale che danno applicazione a misure fitosanitarie di emergenza”.

Il nuovo articolo 8-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, modifica il comma 5 dell'articolo 54 del decreto legislativo n.241 del 2005, prevedendo, nella parte innovativa, un'apposita sanzione in caso di violazione degli obblighi di comunicazione da parte di chiunque venga a conoscenza della presenza di organismi nocivi. La sanzione introdotta consiste nel pagamento di una somma da euro 516 ad euro 30.000.

L'articolo 8-ter, recante misure per il contenimento della diffusione del batterio Xylella fastidiosa, composto di quattro commi, è stato introdotto nel corso dell'esame in sede referente.

Il comma 1 prevede che per un periodo di sette anni, il proprietario, il conduttore o il detentore di terreni può estirpare, previa comunicazione alla regione, gli olivi situati nella zona infetta, con esclusione di quelli ubicati nella zona di contenimento in deroga ad ogni disposizione vigente, anche in materia vincolistica nonché agli articoli 1 e 2 del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1945, n. 475

Nelle disposizioni richiamate si prevede, rispettivamente, il divieto di abbattimento degli alberi di olivo, oltre il numero di cinque ogni biennio (articolo 1) e la necessità che la Camera di commercio autorizzi l'abbattimento degli alberi di olivo, in caso di accertata morte fisiologica ovvero di permanente improduttività, dovute a cause non rimovibili.

L'estirpazione può, inoltre, essere effettuata senza dover esperire i procedimenti di valutazione di impatto ambientale, di valutazione strategica e di valutazione di incidenza ambientale.

Il comma 2 prevede che i soggetti iscritti al Registro ufficiale dei produttori di piante che siano titolari di centri non autorizzati a poter emettere il relativo passaporto, in quanto ubicati nelle aree delimitate dal batterio della Xylella, possono essere autorizzati a produrre e commercializzare all'interno della zona infetta le piante indicate dall'articolo 1 della decisione di esecuzione (UE) 2015/789

Si tratta delle "piante specificate": sono tali tutti i vegetali destinati alla piantagione, ad eccezione delle sementi, appartenenti ai generi o alle specie enumerate nell'allegato I.

Le aziende in esame devono garantire la tracciabilità della produzione e della commercializzazione e devono assicurare che esse siano sane e corrispondenti quanto a specie varietale.

Il comma 3, infine, modificando l'articolo 1, comma 107, primo periodo, della legge di bilancio per il 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) aggiunge, tra le finalità per le quali possono essere concessi contributi ai comuni per l'anno 2019, quella relativa agli interventi finalizzati al contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa previsti dal decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 13 febbraio 2018.

Il comma 4 prevede che la legna pregiata che deriva da capitozzature e espianti, se è destinata a utilizzi diversi dall'incenerimento, può essere stoccata anche nei frantoi, se questi ne fanno richiesta alla regione. Le parti legno prive di ogni vegetazione e provenienti da piante risultate positivo al batterio della Xylella possono essere liberamente movimentate all'esterno dell'area delimitata.

Il nuovo articolo 8-quater, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, prevede l'adozione di un Piano straordinario per la rigenerazione del settore olivicolo del Salento nelle zone che sono risultate infette dal batterio della Xylella fastidiosa, stanziando a tal fine una dotazione finanziaria pari a 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021. L'articolo specifica che gli interventi non interesseranno la parte del territorio salentino inclusa nella zona di contenimento (comma 1).

Agli oneri previsti per l'attuazione del suddetto piano di interventi si provvede attraverso corrispondente riduzione delle risorse disponibili, per gli anni 2020 e 2021, sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147.

Il Capo III reca norme per il sostegno del settore agrumicolo.

In particolare, l'articolo 9, novella il decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, introducendovi un nuovo articolo 4-bis che riconosce un contributo destinato alla copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per il 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese del settore agrumicolo entro la data del 31 dicembre 2018, al fine di contribuire alla ristrutturazione di tale settore.

Il contributo è concesso nel limite complessivo di spesa di 5 milioni per il 2019 ad ogni singolo produttore, in ammontare proporzionale alla media produttiva di agrumi, adeguatamente documentata, relativa agli ultimi tre anni, nel rispetto delle disposizioni in materia di aiuti de minimis (comma 2). I criteri di ripartizione del contributo sono stati così precisati in sede referente.

Le modalità di attuazione della norma saranno definite con decreto ministeriale, da adottare previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni.

Il Capo IV reca ulteriori misure per il sostegno e la promozione dei settori agroalimentari in crisi.

Esso si compone dell'articolo 10, che non è stato modificato in sede referente, e di ulteriori articoli inseriti in tale sede.

L'articolo 10, comma 1, prevede il rifinanziamento, con una dotazione pari a 20 milioni di euro per l'anno 2019, del Fondo di solidarietà nazionale-interventi indennizzatori, di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.

Il comma 2 reca norme per la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo, ai quali si provvede mediante riduzione delle risorse allocate nel Fondo per l'attuazione del programma di Governo, istituito nello stato di previsione del MEF dall'articolo 1, comma 748, della legge di bilancio 2019.

Il successivo articolo 10-bis, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, interviene sulla disciplina relativa alle provvidenze per i lavoratori agricoli in caso di calamità naturali, al fine di ampliare il relativo ambito soggettivo di applicazione.

Più nel dettaglio – attraverso l'introduzione del nuovo comma 6-bis all'articolo 21 della legge n. 223 del 1991 – per gli anni 2019 e 2020, il cosiddetto bonus contributivo a fini assistenziali e previdenziali (previsto dal comma 6 del richiamato articolo 21) viene esteso anche ai lavoratori agricoli dipendenti da imprese agricole che abbiano beneficiato di interventi compensativi a seguito di danni a produzioni, strutture ed impianti produttivi compresi nel Piano assicurativo agricolo 2018, ma non assicurati (in deroga a quanto disposto dall'articolo 1, comma 3, lettera b) del decreto legislativo n. 102 del 2004).

Inoltre, il nuovo comma 6-bis riconosce ai suddetti lavoratori agricoli un numero di giornate necessarie al raggiungimento delle giornate lavorative effettivamente prestate nell'anno precedente a quello di fruizione dei richiamati benefici, anche se non alle dipendenze delle stesse imprese agricole che hanno usufruito degli interventi agevolativi (a differenza del comma 6, infatti, non è stato riportato l'inciso “alle dipendenze dei medesimi datori di lavoro”).

Per i due anni successivi a quello in cui le imprese hanno fruito dei suddetti interventi, ai medesimi lavoratori agricoli viene altresì riconosciuto, ai fini assistenziali e previdenziali, anche un numero di giornate pari a quelle accreditate nell'anno precedente. Lo stesso diritto è esteso a favore dei piccoli coloni e compartecipanti familiari.

Il nuovo articolo 10-ter autorizza poi l'anticipo del 50 per cento dell'importo dei contributi dovuti alle imprese agricole a titolo di pagamenti diretti (commi 1 e 2) nell'ambito del regime di sostegno configurato dalla politica agricola comune, ai sensi del regolamento (UE) n.1307 del 2013. L'autorizzazione ad anticipare il pagamento dei premi è legata al permanere dello stato di crisi del settore. La corresponsione dovrà avvenire entro il 31 luglio di ciascun anno e sarà disposta dagli organismi pagatori competenti.

L'articolo aggiuntivo 10-quater, inserito dalla Commissione agricoltura in sede referente, disciplina i rapporti commerciali nell'ambito delle filiere agroalimentari.

In particolare, il comma 1 prevede che i contratti aventi ad oggetto la cessione di taluni prodotti agricoli stipulati obbligatoriamente in forma scritta, ai sensi dell'articolo 62, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2012, devono avere una durata non inferiore a dodici mesi.

Il comma 2 del medesimo articolo 10-bis prevede che, al fine di consentire l'accertamento di situazioni di significativo squilibrio nei suddetti contratti di cessione, i costi medi di produzione dei prodotti agricoli siano elaborati mensilmente dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), sulla base della metodologia approvata dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. La disposizione stanzia altresì le risorse finanziarie a tal fine necessarie.

Il comma 3 prevede che la mancanza di almeno una delle condizioni richieste dall'articolo 168, paragrafo 4 del regolamento (UE) n. 1308/2013, nel caso in cui sia fissato dall'acquirente un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione risultante dall'elaborazione dell'ISMEA di cui sopra, costituisce in ogni caso una pratica commerciale sleale.

Il comma 4 dispone che la previsione di clausole contrattuali in violazione della determinazione del prezzo ai sensi del precedente comma comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria a carico dell'impresa acquirente fino al 10 per cento del fatturato realizzato nell'ultimo esercizio precedente all'accertamento. In caso di reiterata violazione può essere disposta la sospensione dell'attività di impresa fino a 30 giorni.

Il comma 5, infine, prevede che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato provveda, d'ufficio o su segnalazione di chiunque ne abbia interesse, all'accertamento delle violazioni di cui al presente articolo e concluda il procedimento inderogabilmente entro 90 giorni, prevedendo l'intervento dell'Associazione di categoria a cui sia iscritta l'imprenditore cessionario.

L'articolo 11 prevede uno stanziamento per la realizzazione di campagne promozionali e di comunicazione istituzionale al fine di incentivare il consumo di olio extra-vergine di oliva, di agrumi e del latte ovi-caprino e dei prodotti da esso derivati. Durante l'esame in sede referente è stato specificato che sull'argomento dovranno essere sentite le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

Il comma 1 destina, a tal fine, al MIPAAFT la somma di 2 milioni di euro per il 2019.

Durante l'esame in sede referente è stato aggiunto un comma 2-bis in base al quale l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione (ICE) è chiamata a predisporre specifici programmi di promozione dei prodotti del comparto agrumicolo.

La Commissione, in sede referente, ha poi introdotto l'articolo 11-bis, che istituisce un Fondo nazionale per la suinicoltura, con una dotazione di 1 milione di euro per il 2019 e 4 milioni di euro per il 2020.

Il Fondo è destinato a: far fronte alla perdita di reddito degli allevatori; garantire la massima trasparenza nella formazione dei prezzi indicati dalle Commissioni uniche nazionali; rafforzare i rapporti di filiera; promuovere i prodotti suinicoli; migliorare la qualità e il benessere animale; promuovere l'innovazione, anche attraverso il sostegno dei contratti di filiera e delle organizzazioni interprofessionali.

Sempre nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione ha approvato un nuovo articolo 11-ter rubricato Contrasto alla pesca illegale e riordino del sistema sanzionatorio, inserito in un apposito capo, che apporta alcune modifiche agli articoli 9, 11 e 12 del decreto legislativo n. 4 del 2012, in materia di sanzioni per le violazioni della normativa in materia di pesca e acquacoltura, riducendo l'entità delle sanzioni amministrative tanto pecuniarie quanto accessorie.

Il Capo V, recante misure urgenti per la messa in sicurezza dello stabilimento Stoppani, si compone degli articoli 12, 13 (recante l'autorizzazione al Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio) e 14 (che dispone in merito all'entrata in vigore del decreto-legge).

L'articolo 12 disciplina una serie di misure volte al completamento degli interventi urgenti necessari a favore dello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto in provincia di Genova, previsti nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3554 del 5 dicembre 2006, individuato quale sito di interesse nazionale per le procedure di bonifica ambientale. Nello specifico, vengono disciplinati i compiti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i poteri del Prefetto di Genova, i soggetti attuatori degli interventi risolutivi, da concludersi entro il 31 dicembre 2020, l'assegnazione delle risorse e le deroghe normative.

Durante l'esame in sede referente, sono state introdotte diverse modifiche relative alla discarica Molinetto, all'impiego del personale della immobiliare Val Lerone S.p.A, all'aggiornamento della istruttoria tecnica per il conferimento di rifiuti, alla possibilità di indire conferenze di servizi da parte del prefetto, e all'aggiunta di una spesa straordinaria di 5 milioni per la bonifica.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI (A.C. 1540-A)

FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI (M5S). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1540-A). Onorevoli colleghi, il Trattato tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kazakhstan è preordinato a promuovere una rapida ed efficace collaborazione fra i due Paesi in materia di cooperazione giudiziaria, conformemente ai principi del diritto internazionale; i frequenti ed esteri rapporti tra i due Stati in diversi settori quali economico, finanziario e commerciale, reca con sé l'esigenza di reciproca assistenza giudiziaria penale. I due Stati si impegnano a prestarsi assistenza giudiziaria in ogni procedimento concernente reati la cui repressione sia di competenza dello Stato richiedente.

Con il primo Trattato, le parti s'impegnano reciprocamente a consegnarsi persone ricercate, che si trovino sul proprio territorio, per dare corso a un procedimento penale o al fine di consentire l'esecuzione di una condanna definitiva.

In base al principio della doppia incriminazione, l'estradizione sarà concessa unicamente quando il fatto per cui si procede (o si è proceduto) nello Stato richiedente sia assoggettato a sanzione penale anche dalla legislazione dello Stato richiesto.

Con il secondo Trattato, le Parti si impegnino a prestarsi reciprocamente la più ampia assistenza giudiziaria in molteplici settori tra cui anche l'assunzione di testimonianze o di dichiarazioni; l'assunzione e la trasmissione di perizie; le attività di acquisizione documentale; l'invio di documenti, atti ed elementi di prova; la ricerca ed identificazione di persone; l'esecuzione di ispezioni giudiziarie o l'esame di luoghi o di oggetti; l'esecuzione di indagini, perquisizioni, congelamenti, sequestri e confische di beni pertinenti al reato e dei proventi di reato.

Inoltre, è previsto lo scambio di informazioni di carattere penale e sulla legislazione, nonché qualsiasi altra forma di assistenza che non sia in contrasto con la legislazione dello Stato richiesto.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: IOLANDA DI STASIO (A.C. 1541-A)

IOLANDA DI STASIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 1541-A). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo al nostro esame intende incrementare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.

L'intesa ha una chiara valenza geopolitica di rafforzamento della presenza dell'Italia nella regione balcanica e risponde ad un preciso impegno assunto dal nostro Governo con la controparte serba in materia di cooperazione nel settore della difesa, in un quadro di salvaguardia dei reciproci interessi riguardanti il miglioramento delle capacità militari nel campo addestrativo, tecnologico ed industriale.

Ricordo ai colleghi che il quadro normativo di settore è tuttora delineato dall'Accordo del novembre 2003 sottoscritto dal nostro Paese con l'Unione di Serbia e Montenegro, ratificato con legge n. 276 del 2005, ed entrato in vigore il 3 maggio 2006.

Successivamente, il Montenegro, dichiaratosi indipendente da Belgrado, ha convenuto con l'Italia sulla necessità di sottoscrivere un nuovo accordo che disciplinasse in modo più completo ed esclusivo la cooperazione bilaterale in campo militare: tale intesa, firmata il 14 settembre 2011 e ratificata con legge n. 213 del 2015, è in vigore dal 5 febbraio 2016.

Il nuovo accordo si compone di un breve preambolo, in cui viene richiamata la comune adesione alla Carta delle Nazioni Unite, e di 13 articoli.

In base all'Accordo, la cooperazione deve basarsi su principi di reciprocità, eguaglianza e mutuo interesse, in conformità ai rispettivi ordinamenti giuridici e agli impegni internazionali assunti dalle Parti nonché, per la Parte italiana, all'ordinamento europeo.

E' altresì previsto che i rappresentanti dei due Ministeri si riuniscano con cadenza annuale, alternativamente in Italia e in Serbia, al fine di elaborare e di approvare accordi specifici a integrazione e completamento dell'Accordo in esame, nonché eventuali programmi di cooperazione tra le Forze armate dei due Paesi.

Tra le aree di cooperazione spiccano la politica di difesa e sicurezza; la ricerca e lo sviluppo e lo scambio di armi ed equipaggiamenti militari; la formazione e l'addestramento in campo militare.

Quanto alle modalità di cooperazione, sono previste riunioni tra i rispettivi Ministri, Capi di stato maggiore della difesa, loro vice e altri rappresentanti autorizzati; scambio di esperienze tra esperti delle due Parti; partecipazione a convegni, conferenze, seminari e corsi; organizzazione di esercitazioni militari; partecipazione ad operazioni umanitarie e di mantenimento della pace; visite presso unità militari; scambi nel campo della cultura e dello sport militare.

Per quanto concerne la fornitura di materiali d'interesse delle rispettive Forze armate, essa sarà attuata con operazioni dirette da Stato a Stato, oppure tramite società private autorizzate dalle Parti. I due Stati s'impegnano in ogni modo a non riesportare a terzi il materiale acquisito senza il consenso scritto della Parte cedente.

E' opportuno sottolineare che tali previsioni dell'Accordo semplificano le procedure di scambio di prodotti per la difesa, ma sempre nel pieno rispetto dei divieti imposti dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, che è tra le più rigorose a livello mondiale.

Venendo al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, esso consta di cinque articoli: gli articoli 1 e 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e il relativo ordine di esecuzione.

L'articolo 3 è dedicato alla copertura finanziaria degli oneri previsti dall'attuazione dell'Accordo, pari ad euro 1.979 ad anni alterni a decorrere dal 2019.

L'articolo 4 contiene una clausola di invarianza che ribadisce la neutralità finanziaria delle disposizioni dell'Accordo. Nel corso dell'esame presso la Commissione affari esteri e comunitari è stato approvato un emendamento che precisa, con specifico riferimento all'articolo 7 dell'Accordo, che l'eventualità di nuovi o maggiori oneri, allo stato peraltro non quantificabili, è da intendersi limitata alle sole spese mediche ed odontoiatriche, nonché alle spese derivanti dall'evacuazione di proprio personale malato, infortunato o deceduto.

L'articolo 5, infine, prevede l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Alla luce di quanto fin qui esposto, auspico una valutazione favorevole sul provvedimento da parte dell'Aula e una sua conseguente rapida approvazione. Unitamente alla ratifica degli accordi in materia di cooperazione giudiziaria, parimenti all'esame dell'Aula, tale intesa potrà utilmente concorrere a sostenere il processo d'integrazione europeo della Serbia, che appare costellato di numerose incognite politiche emblematizzate anche dalle proteste delle opposizioni delle ultime settimane.