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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 161 di giovedì 11 aprile 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bergamini, Bianchi, Borghese, Brescia, Businarolo, Cavandoli, Colletti, Colucci, D'Uva, De Maria, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fantinati, Ferri, Frassinetti, Frusone, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Liuzzi, Lupi, Maggioni, Molinari, Orsini, Alessandro Pagano, Parolo, Pignatone, Saltamartini, Schullian, Scoma, Sodano e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 11.

Trasmissione del Documento di economia e finanza 2019 e sua assegnazione alla V Commissione.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera pervenuta in data 10 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2) (alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009).

Al Documento sono allegati: il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato I); la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, di cui al comma 7 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 e all'articolo 7 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato II); la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui al comma 9 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato III); il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato IV); la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato V); la relazione sul monitoraggio degli obiettivi di spesa dei Ministeri del ciclo 2018-2020, di cui all'articolo 22-bis, comma 5, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato VI).

Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che l'esame del Documento in Aula abbia luogo nella seduta di giovedì 18 aprile, alle ore 16. Le Commissioni dovranno, pertanto, concluderne l'esame in sede consultiva e in sede referente compatibilmente con i tempi previsti dal calendario per l'esame da parte dell'Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00163, Lupi ed altri n. 1-00166, Panizzut, Mammì ed altri n. 1-00167, Lorenzin ed altri n. 1-00168, Calabria ed altri n. 1-00169, Delrio ed altri n. 1-00170 e Rostan ed altri n. 1-00171 concernenti iniziative a favore della famiglia e per l'incremento della natalità (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), Lupi ed altri n. 1-00166, Panizzut, Mammì ed altri n. 1-00167, Lorenzin ed altri n. 1-00168, Calabria ed altri n. 1-00169, Delrio ed altri n. 1-00170 e Rostan ed altri n. 1-00171 concernenti iniziative a favore della famiglia e per l'incremento della natalità (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 aprile 2018, nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Delrio ed altri n. 1-00170, Rostan ed altri n. 1-00171 e una nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00163, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbassare il tono della voce. Prego, Ministro Fontana.

LORENZO FONTANA, Ministro per la Famiglia e le disabilità. Onorevoli colleghe e colleghi, consentitemi innanzitutto di ribadire il mio ringraziamento a tutte le forze politiche per le diverse mozioni presentate in materia di politiche per la famiglia e di contrasto al calo demografico, che dimostrano come questi temi, centrali per il nostro Paese, anche grazie all'azione di Governo sin qui svolta, siano finalmente tornati al centro di dibattito e dell'azione politica.

Ognuno dei dispositivi delle mozioni presentate mostra interessanti e convergenti spunti di riflessione ed è per questo che, attraverso un tavolo di confronto con tutti i diversi proponenti, abbiamo anche valutato l'ipotesi di addivenire ad una mozione unitaria.

Per ragioni di tempo e per la complessità delle questioni trattate, questo risultato non è stato ad oggi possibile, tuttavia dal tavolo è emersa la seria e convinta volontà di tutte le forze politiche di continuare su questi temi una riflessione comune e sinergica, che possa davvero sfociare in provvedimenti largamente ed ampiamente condivisi da tutti gli schieramenti; ed anche di questo non posso che ringraziare tutti i partecipanti per la disponibilità manifestata.

La mozione unitaria presentata dalle forze di maggioranza, Lega e 5 Stelle, a nostro parere, rappresenta una solida base di partenza per avviare questa più ampia e convergente riflessione, anche perché racchiude ed assorbe gran parte delle indicazioni emerse dai dispositivi delle altre mozioni.

Per questa ragione, il Governo esprime parere favorevole alla mozione unitaria di maggioranza n. 1-00167, a firma Panizzut ed altri. Per quanto riguarda le altre mozioni, pur, come detto, apprezzando la diffusa sensibilità dimostrata su questi temi, non possiamo accoglierle favorevolmente. Sono, tuttavia, convinto che il confronto avviato, se portato avanti con la sensibilità e l'attenzione mostrata in questi ultimi giorni, porterà sicuramente a risultati fondamentali per il futuro del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ministro, quindi si intende che il parere sia contrario sulle altre mozioni. D'accordo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei ben sa, la denatalità in Italia è un dato oggettivo ed è altrettanto oggettivo il rimedio, ovvero aiutare le famiglie e aiutare le mamme, ovvero chi genera, educa e cresce figli.

Il tema della famiglia, e lo dico da cattolico, non può essere solo un tema affrontato dalla sensibilità dei cattolici, ma è un tema di buonsenso, ragionevole. È, quindi, opportuno che sia trattato da tutti noi senza appartenenze e sì, sottolineo anch'io quello che ha ricordato lei, signor Ministro, il fatto della sensibilità: tante mozioni, molto simili l'una con l'altra; non vedo, invece, nei pareri del Governo altrettanta sensibilità. Il Governo sulle mozioni molto simili tra loro poteva anche fare molto di più e poteva fare uno sforzo di pareri invece di rifugiarsi nella sola maggioranza.

Con l'attuale tasso di natalità, Eurostat ci conferma dati impietosi: gli italiani nel 2050 arriveranno dagli attuali 60,6 milioni a 51,5 milioni e tra sessant'anni ancora meno, 39 milioni. Nel 2017 abbiamo avuto 464 mila nascite, è un nuovo minimo storico per il nostro Paese, con un calo ulteriore del 2 per cento rispetto al 2016, e i decessi sono stati 647 mila, cioè il saldo naturale tra nati e decessi in Italia è stato di meno 183 mila persone, cioè come una grande città italiana che scompare da un anno all'altro; il numero medio di figli per donna è di 1,39 e l'età media al parto sale a 31,8 anni.

Possiamo dire che siamo di fronte, ormai, al cosiddetto inverno demografico, alla piramide rovesciata, e questo è un danno per l'economia, per il PIL, per il mondo del lavoro, per l'occupazione. È per questo, per questi dati che tutti stiamo andando nella direzione di un aiuto alla famiglia ed è forse anche per questo concetto e questi dati che lei, signor Ministro, poteva fare molto di più sui pareri. L'età media degli italiani è pari a 45 anni e i sessantacinquenni o più sono ormai il 23 per cento della popolazione, ovvero 14 milioni.

E concludo, Presidente. Questo trend, questi numeri oggettivi non sono ineluttabili. Francia e Gran Bretagna hanno invertito e stanno invertendo la rotta. Servono, però, una politica strutturale, risorse - bene il suo Ministero, ma non basta - risorse e un lungo periodo, non semplici bonus, pur utili nell'immediato; con 50 euro di assegno familiare a figlio non si inverte la rotta… Chiedo l'attenzione del Governo…

PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo… Prego.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Perché con 50 euro di assegni familiari non si inverte la rotta, non si decide di fare un figlio con la calcolatrice. Servono azioni reali, concrete e durature, per un periodo di tempo lungo.

Per questo chiedevamo con la nostra mozione, prima di tutto, di rimettere al centro del dibattito politico il tema vero della famiglia e per questo chiedo al Governo se è possibile di rivedere il parere sulla nostra mozione, ma anche sulle altre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, in questi anni di crisi la famiglia si è rivelata il migliore strumento del welfare, intervenendo sulle varie difficoltà che la nostra società ha incontrato, di tipo lavorativo, nell'ambito della salute, nell'educazione dei figli. Nonostante il ruolo importante che svolge la famiglia e che ha sempre svolto, da un punto di vista del sistema fiscale c'è stato quasi un atteggiamento punitivo in tutti questi anni. Sono preoccupanti i dati sulla natalità: c'è un calo costante di nascita e, se dovesse proseguire questo trend, ci sarà un impoverimento, sia di tipo sociale, che di tipo culturale.

Credo che sia ben chiaro a tutti i colleghi che l'incremento del tasso di natalità è un vantaggio per l'economia; ciò vuol dire più occupati, vuol dire più consumatori e vuol dire, in futuro, più contribuenti. Oggi il tasso di natalità in Italia è dell'1,39; l'età media delle madri si avvicina ai trent'anni. Tra l'altro, gli incentivi economici non sono l'unico strumento che convince una coppia a fare figli; bisogna abbattere anche altri ostacoli, come quelli lavorativi e quelli organizzativi, altrimenti il rischio sarà quello, da parte delle giovani coppie, di rinviare sempre o, addirittura, di rinunciare ad avere figli. Tra l'altro, in Europa abbiamo, Ministro, esempi di Paesi che hanno portato avanti politiche familiari importanti, come la Germania, i Paesi Scandinavi; addirittura la Francia prevede che il 3 per cento del PIL sia destinato alle politiche per la famiglia, tant'è che l'indice di fecondità si aggira intorno ai due figli per donna.

La nostra mozione impegna il Governo su alcuni aspetti - conosco la sensibilità del Ministro e chiedo veramente di rivedere il parere - considerato che si richiede principalmente di introdurre il quoziente famiglie, cioè agevolazioni fiscali attraverso una profonda modifica della detrazione fiscale, che possa essere progressiva in funzione del numero dei figli. Chiediamo misure di sostegno alla conciliazione famiglia-lavoro, quindi incentivi ad imprese che assumono donne, credito d'imposta in percentuale sulla retribuzione riconosciuta al datore di lavoro per ogni giorno di assenza dei neo genitori, aumentando il contributo corrisposto durante il periodo di congedo parentale fino al sesto anno del bambino. In più, chiediamo bonus a favore della famiglia: bonus neomamme, bonus bebè, bonus baby sitter, cioè tutti strumenti che possono aiutare a fare una scelta per avere bambini. Poi, il terzo punto, consiste nell'incrementare il Fondo di solidarietà per l'acquisto della prima casa o per un contributo al pagamento della locazione proprio per le giovani coppie. Abbiamo visto in questi mesi un'intensa attività del Ministro a difesa della famiglia, che abbiamo veramente apprezzato molto, quindi credo e spero che ci possa essere la possibilità di valutare il giudizio su una mozione che va veramente incontro alle tante dichiarazioni e ai tanti impegni che il Governo, per il tramite del Ministro Fontana, ha in questi mesi dichiarato e che in buona parte sono anche contenute nella mozione a cui faceva riferimento il Ministro.

Per questa ragione, su quella mozione, così come su tutte le altre presentate dai colleghi, quindi non solo sulla nostra, noi esprimiamo un voto favorevole perché crediamo che qualsiasi strumento di indirizzo e di sollecitazione nei confronti del Governo a vantaggio della famiglia sia nell'interesse del nostro Paese e sia nell'interesse di avere un'Italia sempre più forte e sempre più solida, che basa la sua esistenza e la sua quotidianità sui punti di riferimento più importanti, che sono costituiti, per laici e cattolici, sempre dalla famiglia, famiglia che noi crediamo sia fatta da un uomo e una donna che vogliono contribuire alla ricchezza di un Paese e a garantire un figlio un futuro migliore per il nostro Paese.

Quindi, confermo il voto favorevole del nostro gruppo a tutte le mozioni e, in particolar modo, veramente, chiedo una mano sul cuore da parte del Ministro perché conosco la sua sensibilità e credo che possa essere convergente con gli impegni che richiediamo al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Parliamo di natalità e di politiche per la famiglia, quindi mi consenta, in questa occasione, di iniziare questa dichiarazione di voto esprimendo tutto lo sdegno mio personale, del gruppo a cui appartengo e - mi auguro - dell'intera Camera dei deputati per l'episodio vergognoso che è avvenuto in una scuola elementare di Minerbe, in provincia di Verona, dove a una bambina è stato negato l'accesso alla mensa e al pasto a scuola per le difficoltà nel pagamento del ticket della sua famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker: questo è stato dato a quella bambina, mentre i suoi compagni mangiavano regolarmente. Una scelta intollerabile, un trattamento discriminatorio ai danni di una piccola che, ovviamente, è scoppiata in lacrime, segnalando con il suo dolore l'assoluta disumanità di alcuni comportamenti. Qui, davvero, Presidente, vorrei dire che qualcuno sta perdendo la bussola: ci ha poi dovuto pensare un calciatore a pagare quella retta! Noi crediamo che i bambini vadano messi al riparo da queste beghe. Non è possibile che non si possa trovare un modo ragionevole ed equilibrato per affrontare un problema come la morosità di alcune famiglie, senza passare per questa vera e propria violenza psicologica. Così come bisognerebbe ricordare l'articolo 34 della Costituzione, per cui la scuola è aperta a tutti e la Repubblica rende effettivo questo diritto: ricordiamolo anche al Ministro Bussetti, per il quale il nostro primo pensiero deve essere quello di tutelare prima di tutto i giovani italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). No, Ministro: il primo pensiero a scuola sono gli studenti, senza distinzione alcuna, specialmente di razza.

Allora, questi episodi, oltre a dirci in quale abisso di irragionevolezza si sta trascinando la politica in questo Paese, ci dice anche quanto sia profonda e grave la questione del sostegno mancato alle famiglie. Il quadro dei servizi per l'infanzia e per le famiglie è da allarme sociale: mancano asili nido, mancano aiuti economici, mancano normative stringenti e moderne sui congedi parentali; manca soprattutto una strategia di insieme sui temi della natalità, dei tempi del lavoro, della distribuzione dei carichi familiari e dell'adozione di cura; manca un disegno per sostenere le persone nel loro progetto di vita.

Tutte le mozioni in discussione, opportunamente, hanno segnalato la grave crisi demografica che riguarda l'Occidente e, in modo particolare, l'Italia. Andiamo verso uno spopolamento inesorabile. Gli esperti ci dicono che stiamo andando incontro all'inverno demografico. L'ISTAT calcola che la popolazione residente in Italia nel 2065 sarà inferiore di ben 7 milioni di persone rispetto a quella attuale; quattro milioni di residenti si perderanno, in particolare, a sud, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Il saldo tra nuovi nati e deceduti è preoccupante: nel 2018, a fronte di circa 450 mila nascite, ci sono stati quasi 650 mila decessi.

Tutto questo ha ovvie e nette ricadute sociali, economiche e di organizzazione della vita civile. Le donne arrivano al primo parto, ormai, intorno ai 32 anni e la media di figli per ogni donna è attestata su poco più di 1,32: ben lontana, dunque, da quella soglia di due figli in media a coppia che darebbe quantomeno una prospettiva di pareggio nella dinamica demografica.

Allora, c'è una crisi di futuro: lo abbiamo evidenziato bene, lungamente, nella discussione generale. C'è una crisi di fiducia in quello che verrà e questo frena l'investimento, la speranza, la prospettiva e il progetto. L'emergenza demografica non riguarda, come detto, solo l'Italia. Tutta l'Unione europea vede diminuire, anno dopo anno, i suoi residenti e il saldo fra nati e deceduti da nessuna parte è in grado di garantire il tasso di sostituzione. La media europea è di 1,60 figli per donna e, allora, di fronte a questo scenario bisogna agire da due lati: politiche di sostegno alla natalità e, al tempo stesso, politiche di integrazione e di inclusione dei migranti.

Questi sono entrambi pilastri del mondo moderno, dei Paesi occidentali, che vanno ovviamente gestiti con politiche mirate, non perché - come qualcuno sostiene - gli immigrati ci servono per compensare il calo delle nascite.

Negli impegni delle varie mozioni ci sono parti condivisibili e parti meno condivisibili; ovviamente, ognuno dei documenti in discussione ha una matrice culturale e una visione di società profondamente diversa. Ci sono, come è noto, posizioni differenti sul concetto stesso di famiglia, per noi esistono le famiglie, esistono i nuclei familiari (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico) e tutte le famiglie sono per noi quelle che si aggregano intorno all'affettività e si strutturano dentro il diritto della persona a esprimere se stessi, a scegliere e a scegliersi, senza sovrastrutture imposte, ma dentro la libertà che ciascuno di noi ha il diritto pieno di esercitare.

Non esistono modelli naturali o innaturali: di naturale esiste solo l'amore (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), di naturale c'è solo l'amore, la ricerca del legame, il desiderio di comunità, la voglia e insieme il bisogno di camminare insieme.

Ciò che mi appare comune a tutte le mozioni, invece, è la preoccupazione politica e il riconoscimento di un'urgenza sociale. Noi proponiamo una vera svolta politica e programmatica, un piano complessivo dove ogni cosa trova un senso perché ce ne debba essere un altro. Non crediamo alla politica dei bonus fine a se stessa; crediamo che i bonus debbano essere inseriti in un progetto organico e che trovino senso solo se si accompagnano a servizi, a nuove norme di tutela, alla condivisione dei carichi familiari, alla riscrittura di tutto l'equilibrio dei ruoli. Serve una strategia di lungo termine, che recuperi innanzitutto fiducia nel futuro e serenità nell'approccio alla genitorialità, che non deve diventare, come purtroppo è ancora, un momento drammatico sul lavoro, visto che 57 donne su cento perdono l'occupazione mettendo al mondo un figlio, mentre due donne su dieci si vedono decurtare il salario.

Sul territorio nazionale abbiamo pochi servizi per l'infanzia e troppo frammentati, con il risultato che aumenta la sperequazione tra Nord e Sud anche in questo settore; una disunità nazionale rispetto alla quale l'urgenza dovrebbe essere quella di fissare i livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti LEP, in modo da portare la situazione dei servizi a un sistema paritario sul piano nazionale e che, invece, vede questo Governo inseguire l'autonomia differenziata, che la sperequazione la cristallizzerebbe rendendola strutturale, non più modificabile.

I posti disponibili nei servizi per l'infanzia coprono solo il 24 per cento del potenziale bacino di utenza; tre quarti dei bambini sono senza servizi per l'infanzia. Anche il quadro dei sostegni economici è carente, così come carenti sono le norme sui congedi, in Italia troppo concentrate sulla madre, come se la vicenda genitoriale fosse solo una questione delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Nella visione di questo Governo c'è l'uomo e poi c'è la donna che deve stare a casa e deve crescere i figli. Noi non la pensiamo così: vanno aumentati i giorni di congedo obbligatorio per i padri. La nuova direttiva dell'Unione europea indica in almeno 10 giorni lavorativi il congedo di paternità retribuito, che deve essere fissato dalle leggi nazionali. Noi chiediamo di più: un'assunzione piena di responsabilità nella distribuzione dei carichi familiari e di cura.

Fino ad oggi, su tutti questi temi abbiamo visto poco o nulla dal cosiddetto Governo del cambiamento. Qualche bonus è stato addirittura cancellato. Penso al bonus baby sitting, eppure questa era una misura che aveva incontrato un interesse crescente: 29,4 milioni di euro per 8.100 beneficiarie. Sul resto non c'è stata alcuna spinta seria di sistema. Allora, vogliamo chiedere un cambio netto di marcia e un vero piano di welfare per la persona, per la sua dignità, per la famiglia, per la natalità. Vogliamo impegnare il Governo a sostenere in ambito lavorativo la genitorialità, promuovendo una cultura di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di maggiore condivisione dei compiti di cura dei familiari all'interno della coppia. Vogliamo procedere alla razionalizzazione di bonus e incentivi. Chiediamo, infine, al Governo di promuovere in sede europea l'esclusione dal fiscal compact delle risorse finanziarie destinate alle politiche di sostegno all'infanzia e alla genitorialità.

Per tutte queste ragioni noi crediamo, anzi chiediamo il voto favorevole sulla nostra mozione. Ci preoccupano, Ministro, le sue parole, perché se da un lato lei ci chiede collaborazione, il suo voto contrario alle nostre mozioni è certamente un segnale purtroppo negativo. Soprattutto, è un segnale che non mira a dare al Paese quella strategia di insieme che un tema così serio, così complesso e così delicato richiederebbe (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Carolina Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, è per me certamente difficile intervenire dopo la collega di Liberi e Uguali perché non basterebbero dieci minuti per spiegare tutti i motivi per cui il nostro impianto valoriale si differenzia dal loro, perché per noi la famiglia è soltanto una: la famiglia è quella naturale, che noi vogliamo rimettere al centro della società (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e solo su questi impegni noi potremo sostenere l'azione governativa.

Arrivo al tema che stiamo affrontando con queste mozioni, il tema dell'impegno per la famiglia, per la donna, in sintesi, per la società. Fratelli d'Italia coerentemente continua ad attuare, a cercare di realizzare le proposte di buonsenso. Noi le definiamo proposte di buonsenso perché sono proposte che vengono dalla realtà economica e sociale di questo Paese. Sono richieste di generazioni intere, che si vedono costrette a considerare il metter su famiglia o mettere al mondo un figlio un lusso e non una cosa normale, come avveniva per le generazioni che ci hanno preceduto.

Fratelli d'Italia allora con questa mozione, rispetto alla quale, francamente, sorprende il parere contrario del Governo. Fratelli d'Italia allora con questa mozione desidera suggerire alcuni strumenti che possono certamente aiutare l'Italia. Noi rifiutiamo a gran voce l'ipotesi, anche solo ventilata, di una quasi sostituzione etnica rispetto ai fenomeni migratori che stanno interessando la nostra nazione. Noi vogliamo che gli italiani continuino e ricomincino a mettere al mondo figli per invertire quel dato negativo, quella parabola discendente, del crollo demografico. Proverò a declinare, allora, nel poco tempo che mi è concesso - poco rispetto all'importanza che un tema del genere meriterebbe nel dibattito parlamentare - le proposte di Fratelli d'Italia. Noi riteniamo che la famiglia naturale debba essere posta al centro della società con un imponente piano per la natalità, con il reddito per l'infanzia a 400 euro al mese per i primi sei anni di vita del minore per famiglie che hanno un reddito inferiore agli 80 mila euro annui. Noi chiediamo una vera e propria rivoluzione fiscale, con un meccanismo di detrazioni e deduzioni basato sul quoziente familiare. Noi chiediamo vera libertà per la donna, perché – vede, Presidente - io ho ascoltato in questo periodo, in cui il dibattito è stato molto acceso, anche per via dei temi che il congresso di Verona ha portato prepotentemente alla ribalta, per fortuna, ho sentito parlare di libertà della donna. Però - vede, Presidente - noi crediamo che la libertà della donna non sia solo la libertà di poter abortire. La libertà della donna è anche la libertà di proseguire una gravidanza, di mettere al mondo un figlio: questa è vera libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E allora la legge n. 194 del 1978 applichiamola tutta: stanziamo i fondi! Questa è vera libertà: il resto è solo squallida propaganda.

Noi chiediamo di promuovere il rilancio dell'occupazione femminile mediante incentivi in favore delle imprese che assumano neomamme e donne in età fertile. Noi chiediamo di adottare iniziative di vantaggio fiscale per aziende che prevedono strumenti per le lavoratrici, come gli asili nido aziendali. Noi chiediamo che gli asili nido siano gratuiti, siano aperti fino a tarda sera e nei mesi estivi, perché - torno sul tema della libertà della donna - la libertà della donna è anche poter scegliere di fare la mamma e continuare a lavorare; servono asili nidi che non chiudano in estate, perché in estate il bambino non sparisce ma continua ad esserci; solo così si garantirà allora alle donne la vera ed autentica libertà.

Noi chiediamo la deducibilità del costo del lavoro per le baby sitter, noi chiediamo iniziative per garantire la copertura del congedo parentale.

Noi, in estrema sintesi, chiediamo iniziative per le quali la famiglia sia realmente al centro della società. Noi chiediamo a questo Governo… E lo abbiamo fatto con una mozione articolata ma al tempo stesso chiara, lo abbiamo fatto con una mozione dove non c'è tutto e il contrario di tutto. Perché, Presidente, quando si è discusso della fiducia a questo Governo, io sono intervenuta in occasione della discussione sulle linee generali, spiegando che i nomi dati ai Ministeri, senza iniziative specifiche, senza stanziamenti di fondi, sono soltanto delle targhette apposte davanti alla porta.

Presidente, io, per suo tramite, mi rivolgo allora al Ministro Fontana, per spiegare una volta per tutte che, per Fratelli d'Italia, la vita, la famiglia, la libertà educativa sono principi non negoziabili neppure sull'altare di un contratto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E' una mozione che contiene tutto e il contrario di tutto, per consentire a due forze diametralmente opposte come la Lega e il MoVimento 5 Stelle di votarla senza aprire una crisi di Governo, è una mozione che prende in giro l'Italia, è una mozione che prende in giro le donne, le famiglie, i bambini della nostra nazione. Fratelli d'Italia questo non può permetterlo!

Rivolgo un appello allora a tutti i deputati e le deputate che con noi hanno svolto una campagna elettorale con i simboli del centrodestra. Noi, con il nostro programma, abbiamo assunto degli impegni precisi, abbiamo cercato di declinarli in questa mozione. In occasione della legge di bilancio un mio ordine del giorno era stato accolto, e qualche mese fa gli uffici del Ministero mi hanno comunicato a mezzo e-mail che il Ministro lo aveva richiesto per studiare gli strumenti da porre in essere per realizzare quell'ordine del giorno, che il Governo aveva accolto. Bene, Presidente, io e il gruppo di Fratelli d'Italia siamo a disposizione del Ministero per la famiglia e le disabilità per aiutare il Ministro a studiare le soluzioni migliori per le famiglie italiane. Quindi l'impegno che chiedo a tutti è di votare la mozione di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Annagrazia Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Presidente, oggi, con questa mozione, affrontiamo finalmente una questione fondamentale, di cui però il Governo non può ricordarsi solamente alla vigilia di appuntamenti elettorali. Ovviamente sto parlando della famiglia, la cellula su cui si fonda e cresce l'intera società e la nostra stessa identità, la famiglia riconosciuta dalla Costituzione italiana.

Tuttavia, onorevole Ministro, Presidente, non posso che contestare duramente il metodo che si è voluto adottare in questa sede. Ricordo all'Aula - lo ha già fatto lei - che è stata proprio ieri mattina convocata una riunione con tutti i proponenti delle rispettive mozioni sulla famiglia di quest'Aula, è stata tenuta questa riunione per addivenire ad una mozione unitaria, l'ha ricordato testé proprio lei; eppure, nonostante la volontà pur apprezzabile di addivenire ad una mozione unitaria - perché, come ha detto lei, si condividevano molte delle premesse, gran parte dei dispositivi delle singole mozioni -, oggi lei, Ministro, viene qui in Aula e ci dice, ribadendo che pure le premesse ed i dispositivi di molte di queste mozioni sono condivisibili, che però lei desidera dare parere contrario a tutte, a tutte le mozioni delle opposizioni.

Bene, io penso che questo non sia accettabile, Ministro, non sia accettabile questa incoerenza, questa ignavia, questa presa in giro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché vede, sulla famiglia, su un tema così importante, così delicato per la nostra società non ci si può spaccare, non si possono alzare degli steccati, dei perimetri intorno al nostro piccolo circolo di appartenenza. Non è possibile, non è possibile questo; e chi meglio di lei, Ministro, può sapere proprio questo, all'indomani di un congresso, quello di Verona, che ha spaccato l'Italia, che ha diviso il dibattito pubblico del nostro Paese?

Ecco, sulla famiglia non si può, Ministro, spaccarci, non si può dare parere contrario a tutte le mozioni dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché è indispensabile, Ministro, essere famiglia oggi, perché la famiglia è il luogo dove si costruiscono i legami fondamentali e si recepiscono gli apprendimenti decisivi.

Negli anni della crisi, la famiglia è stata sempre più spesso il presidio della tenuta sociale ed economica delle persone. Tra le tante istituzioni su cui si fonda il Paese, da quelle politiche a quelle socio-economiche o educative, non vi è dubbio dunque che al centro della nostra costruzione sociale vi sia proprio la famiglia, alla quale spetta la più alta funzione educativa, quella che coinvolge il senso più autentico della nostra identità. È qui che si tramanda il nostro universo valoriale, che nasce e cresce con le condivisioni della nostra tradizione, la storia e la cultura che cementano la nostra collettività e che danno un senso al nostro essere italiani. Di fronte a questo ruolo fondamentale, a questa evidente funzione sociale, il legislatore ha una chiara responsabilità: promuovere delle politiche concrete volte innanzitutto a sostenere la natalità e la famiglia. Ci troviamo invece in un contesto in cui, nell'ambito delle politiche di welfare, le risorse impiegate per la famiglia sono la voce meno consistente, solo l'1,4 per cento della spesa sociale, la percentuale più bassa, se confrontata con il resto dei Paesi europei, e sono certa che non è questo che avevano in mente i nostri padri costituenti quando hanno scritto l'articolo 31 della nostra Costituzione.

Allora chiedo a quest'Aula, in particolare alla maggioranza di Governo: cosa si intende fare per invertire la rotta? Ciò perché, sostenere le famiglie, in particolare quelle numerose, non può essere uno slogan, non ci si può limitare ad esternazioni dolenti quando l'ISTAT ci ricorda che nel 2018 ci sono state 449 mila nascite, ossia 9 mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017. Non possiamo stracciarci le vesti, apprendendo che, rispetto al 2008, vi sono 128 mila nati in meno, che il saldo naturale del 2018 è stato negativo di ben 187 mila unità ed è stato il secondo più basso nella storia dopo quello del 2017. Bisogna fare qualcosa, e va fatto subito. Dobbiamo farlo perché gli effetti di un così basso tasso di natalità sono socialmente ed economicamente pericolosi, perché rischiamo la desertificazione demografica, perché l'Italia non può diventare un Paese senza giovani. Eppure, non c'è una, una sola iniziativa strutturale che sostenga quei ragazzi che decidono di mettere al mondo dei bambini. Non è ammissibile che solo 5 regioni su 21 siano in linea con gli standard europei che fissano al 33 per cento la soglia per la copertura di posti negli asili nido, così come non si possono più tollerare le differenze nei servizi alle famiglie nelle diverse aree del Paese. Chiunque, dal Nord al Sud del Paese, decida di mettere al mondo un figlio, deve poter contare sul sostegno dello Stato.

Cosa fare allora? Sono diversi gli ambiti sui quali si deve agire. Nel nostro Paese, solo una parte delle donne sceglie volutamente di non fare figli o di fermarsi al primo, mentre per altre si tratta di una necessità correlata a una serie di fattori quali la paura di perdere il posto di lavoro, le possibilità economiche rispetto ai costi che un figlio comporta, la mancanza di un sostegno strutturale al lavoro femminile, l'oggettiva difficoltà di conciliare tempi di vita con quelli del lavoro. Questo non è più tollerabile, a maggior ragione se aggiungiamo il fatto che sui nuclei familiari più numerosi grava un alto rischio di povertà all'aumentare dei figli. Peraltro, con specifico riferimento alle famiglie più numerose, lo stesso reddito di cittadinanza, pensato da questo Governo e da poco approvato dal Parlamento, finisce per essere fortemente iniquo: il contributo dell'affitto non aumenta all'aumentare dei componenti della famiglia; la scala di equivalenza, per come è stata concepita, penalizza le famiglie più numerose rispetto ai singoli individui; e i nuclei familiari con lo stesso ISEE sono inclusi o esclusi dall'erogazione del beneficio sulla base della numerosità dei componenti. Andando ancora più a monte, non c'è nessuna misura che va incontro alla recessione, che certo non si supererà con i tanti miliardi sperperati per il reddito di cittadinanza, o ancora non c'è alcuna misura concreta per andare incontro e sconfiggere la disoccupazione giovanile, perché un giovane che non ha lavoro non può emanciparsi dalla famiglia d'origine, non può andare a vivere da solo, né sostenere tutte le spese che comporta un figlio. In tale contesto, la maternità, inoltre, deve essere riconosciuta come un valore per l'intera comunità, assumendo iniziative affinché siano promosse, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratrici, misure di monitoraggio e valutazione delle condizioni di lavoro e retribuzioni tra generi, nonché volte a prevenire e contrastare eventuali disparità e discriminazioni, in particolare al fine di contribuire a salvaguardare le condizioni economiche delle famiglie.

Nell'ultima legge di bilancio, al di là di qualche proroga di norme già vigenti, nessuna misura è stata proposta e approvata dal Governo, anzi, l'Esecutivo è andato nella direzione esattamente opposta, con la mancata proroga di un importante intervento introdotto nel 2012 in via sperimentale ma sempre prorogato negli anni, ossia il beneficio per il servizio di baby sitting per le mamme che rinunciano al congedo parentale.

Io sono fiera di far parte di una forza politica, Forza Italia, che quando è stata al Governo ha messo in campo delle chiare, concrete misure a sostegno della famiglia e della natalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È stato il nostro, il primo Governo che nel 1994 ha istituito il Ministero della famiglia, con il Ministro Antonio Guidi. È stato il nostro Governo ad aver istituito nel 2003 la no tax area per i redditi bassi e medio-bassi, con la prima riduzione IRPEF e poi, nel 2005, una seconda no tax area, con una seconda riduzione IRPEF per i redditi medio e medio-bassi; infine, una deduzione di 2.900 euro per ogni figlio nato o adottato e un'altra deduzione di altrettanti 2.900 euro per chi si prendeva cura degli anziani e dei bambini (misure, tra l'altro, lo voglio ricordare, frutto del grande professor Marco Martini), a cui si aggiungeva il bonus bebè di 1.000 euro, che non era una mancia, ma era - mi piace parlarne così - una carezza che lo Stato faceva a chi metteva al mondo dei bambini, come a dirgli: bravo che stai mettendo a rischio tutto per mettere al mondo dei bambini.

C'era da parte nostra un riconoscimento così forte della funzione sociale della famiglia per cui vi era la sottrazione delle tasse dal costo del mantenimento del figlio. Non si tratta di fare beneficenza, non si tratta di fare sconti, ma si tratta di realizzare la giustizia sociale nei confronti di chi, con il proprio reddito individuale, deve mantenere dei figli. È per questo che le nostre proposte sono delle proposte chiarissime, che muovono da un aspetto che ci sta moltissimo a cuore, in particolar modo il quoziente familiare, ovvero un intervento sulla fiscalità che al tempo stesso è un segnale deciso e inequivocabile con cui lo Stato riconosce il ruolo della famiglia, la sostiene e la valorizza.

Chiediamo dunque di mettere a regime e di aumentare l'assegno di natalità, di aumentare le detrazioni per ciascun figlio e quelle incrementali previste per ogni figlio portatore di handicap. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Proponiamo di reintrodurre il beneficio per il servizio di baby sitting per le mamme e il procedimento burocratico per incrementare le risorse a favore del Fondo per il sostegno delle adozioni internazionali. Noi nelle famiglie ci crediamo e per le famiglie agiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Graziano Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Presidente, signor Ministro, i democratici italiani sono molto delusi del parere che lei ha dato alla nostra mozione e molto delusi del fatto che lei abbia scelto, ancora una volta, come già ha fatto il suo partito, la sua forza politica negli ultimi tempi, di usare ancora una volta il tema della famiglia contro qualcuno e contro le altre forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non considerando il percorso che era stato avviato di un ragionamento libero in questo Parlamento per far fare un passo avanti al Paese, su questa come su altre questioni. Noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento non pregiudiziale, quindi ci siamo accostati a questo problema con grande libertà, con grande disponibilità, perché siamo convinti che le famiglie italiane non sono solo quelle che voi sventolate quasi come una bandiera contro gli altri. Mi permetta una nota personale. Come lei sa, io ho una storia personale: io e mia moglie non abbiamo mai pensato che il nostro amore fosse più importante di quello di altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), o fosse migliore di quello di altri; abbiamo sempre considerato che il nostro amore fosse una libera scelta, una scelta libera. Voi avete usato il tema della famiglia, negli ultimi tempi, a Verona, con la proposta di legge Pillon, con altre iniziative, per dividere la società italiana, non per unire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! I figli e le libere scelte delle famiglie che fanno figli, che scelgono di sposarsi in matrimonio, il riconoscimento che la Costituzione dà al valore della famiglia, non sono per dividere, ma sono per rafforzare la società italiana: per questo noi abbiamo riconosciuto anche il valore civile delle unioni civili, capisce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questo è il significato: tutto ciò che dà legame affettivo, che dà stabilità affettiva, che dà fedeltà, che dà promessa, che dà serietà d'impegno, tutto questo genera valore sociale. Altrimenti, dovremmo dire che non è importante la rete delle famiglie affidatarie, cioè di queste meravigliose realtà che accolgono nuovi bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che curano con amore, che danno valore a queste cose. Allora, avete trasformato questa roba in un oggetto di propaganda elettorale. Noi speravamo che lei ci avesse ripensato, vista anche la disponibilità di tutti i gruppi politici; invece lei ha usato, ancora una volta, oggi, questo argomento per dividere, esattamente come il suo capitano, il Ministro Salvini, quello che scappa dai processi, che dice “riempiremo le culle”: frasi di mussoliniana memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma le culle non si riempiono perché lo decide una forza politica! Ministro, visto che usate persino la fede contro le altre persone, visto che usate persino la gerarchia contro le altre persone, le leggo quello che ha detto il Papa: l'amore è libero e questa è la promessa di ogni famiglia, e la promessa della famiglia è libertà; qui sta la bellezza e senza la libertà non c'è amore o matrimonio. Dovete capire, dovete entrare nell'idea, che non potete usare le cose buone per separare, per accusare e per fare gerarchie. Dovete usare le cose buone per dargli valore positivo, dovete avere un altro atteggiamento, perché altrimenti non costruirete niente. Il senso della nostra proposta era semplicissimo: noi non partiamo da zero, non partiamo da zero. Lei è il Ministro della famiglia e lei ha fatto un documento in cui elenca tutte le cose che state facendo, ma il 99 per cento delle cose che lei ha fatto sono cose che lei ha semplicemente ereditato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'assegno al nucleo familiare, le detrazioni per i figli a carico, l'assegno per il nucleo con i figli minori, la maggiorazione delle detrazioni, il bonus mamma, il bonus bebè, il fondo di garanzia, la detrazione per il nido - potrei continuare - sono tutte misure che noi abbiamo fatto.

Ma, a differenza vostra, che avete fatto una scelta pericolosa - mi perdoni - mi permetta un sospetto: ho come il sospetto che voi usiate la famiglia contro gli altri, contro gli altri legami, contro gli altri affetti; ho come il sospetto che pensiate che la donna sia uno strumento di welfare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La donna non è uno strumento di welfare: non è uno strumento di welfare, me lo permetta! Le donne vogliono avere la loro libertà di scelta, mi spiego? Non torniamo indietro di trecento anni!

PRESIDENTE. Collega Morani, il suo collega sta intervenendo.

GRAZIANO DELRIO (PD). Le donne devono scegliere liberamente di generare un figlio ed è un atto meraviglioso questo, che può scegliere una donna, di generare un figlio o di generare altri affetti, ma non sono uno strumento di welfare. Lo Stato ha come compito di accompagnare le persone nella loro libertà di scelta, di fare in modo che questa libertà avvenga: questo è il compito della politica. I Paesi scandinavi, senza proclami ideologici, hanno fatto più politiche per la famiglia di tanti altri Governi che hanno fatto dell'ideologia della famiglia la loro base, per esempio conciliando i tempi di vita e di lavoro, per esempio facendo in modo che vi fossero grandi servizi per le famiglie, i servizi, per esempio, dei nidi. Noi abbiamo voluto, per la prima volta in questo Paese - mi permetta di ricordarlo - la legge sui nidi. La legge sui nidi è diventata realtà grazie all'impegno del nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è diventata una legge nazionale grazie all'impegno del nostro Governo: perché? Perché tutti sanno che il problema di generare figli è un problema di libertà di scelta e la libertà va esercitata solo se ci sono le condizioni. Allora, noi abbiamo un problema, che è stato detto da tutte le forze politiche qui, cioè di organizzare meglio i servizi.

Per questo, non avendo la presunzione di insegnare niente a nessuno, vi abbiamo fatto una proposta semplice: unificate le decine di misure che ci sono; facciamo uno strumento che abbia tre caratteristiche, ovvero che sia universale, cioè che sia a disposizione di tutti. Oggi, purtroppo, queste misure, anche per i limiti di bilancio - una cosa che sapete anche voi, la sapete anche voi questa cosa - adesso vi state cominciando ad accorgere che non è che riuscite a moltiplicare il numero dei figli, che potete mettere il segno più sul numero dei figli proclamando le cose.

Così come non mettete il segno più davanti all'economia, perché il segno è zero davanti alla crescita economica, davanti all'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

E mi spieghi, Ministro, e cerchi di essere presente quando i suoi colleghi fanno i provvedimenti economici, questo sarebbe molto importante, che lei fosse presente, perché di politiche per la famiglia, con il crollo degli occupati, non ne riusciremo a fare neanche una, mi creda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se perdiamo il lavoro, se perdiamo lo sviluppo, come sta succedendo, se abbiamo zero di crescita, non crescerà neanche la libertà del progetto di vita delle famiglie. Vi abbiamo proposto lo strumento dell'assegno unico, che assorbe e sostituisce tutti questi strumenti. Vi abbiamo detto: facciamo una dote unica per i servizi, che sostituisca il bonus nido, il voucher e i buoni per l'assistenza domiciliare. Una cosa di assoluto buonsenso, che va nella storia a seguire le buone pratiche e le buone esperienze di tanti Paesi scandinavi. Ma anche su questa cosa lei dice no, oggi lei dice no. Non capisco perché lei dica no, anzi, forse lo capisco, perché forse le persone che credono veramente in qualche cosa non hanno bisogno di credere contrapponendosi ad altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io, per esempio, mi sento orgogliosamente italiano ed orgogliosamente europeo; non ho bisogno di fare la polemica contro l'Europa per sentirmi italiano. Ma non consegno la mia bandiera ai nazionalisti, non la consegno. Io amo la mia patria, credo, forse più di loro, ma non per questo mi sento meno cittadino della mia città o meno cittadino dell'Europa. Allora, non si può costruire identità contrapposte senza affrontare i problemi. I problemi sono questi: perché nella mia regione, Ministro, perché nella mia città abbiamo il 40 per cento di frequenza ai nidi e perché in altre regioni italiane questa frequenza è del 10 per cento? Questo è quello su cui dobbiamo lavorare insieme, questo è il motivo per cui a Bolzano ci sono 1,67 figli per famiglia e invece in Sicilia no, questo è il motivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).Allora via l'ideologia, basta proclami, basta “riempiremo le culle” o basta promesse “faremo il quoziente familiare”.

Dedicatevi a sistemare quello che c'è e a potenziarlo, magari, mettendoci più risorse, e non a fare leggi inique, come quella sul reddito di cittadinanza, che ha penalizzato le famiglie numerose, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le do una notizia: avete penalizzato le famiglie numerose nell'unico provvedimento che avete fatto, nell'unico provvedimento robusto di welfare avete penalizzato le famiglie numerose. Allora, anche oggi dobbiamo dire, purtroppo, che la vostra è un'occasione persa. Noi siamo pronti ad aiutare coloro che hanno un progetto di vita, ma siamo sicuri che non troverete mai in questo gruppo e in questo Parlamento la disponibilità a fare della famiglia uno strumento contro gli altri, delle donne uno strumento di welfare e della vostra ideologia uno strumento per dividere il Paese (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, ringrazio tutti i colleghi che hanno contribuito in questi giorni al ragionamento, anche quelli che hanno avuto sette anni di tempo per mettere in pratica politiche per la famiglia e non lo hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); anche chi parla, ma ha distrutto gli enti locali attraverso un tentativo di riforma fallito e fallimentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti). Da parecchi anni assistiamo a questa contrazione…

PRESIDENTE. Colleghi, c'è la collega Locatelli che sta cercando di intervenire.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Da parecchi anni assistiamo a questa contrazione senza che nessuno si sia posto il problema di invertirne la rotta. In seguito anche alla crisi economica globale, all'accresciuta incertezza verso il futuro e alle limitate tutele fornite dal sistema di protezione sociale, siamo oggi di fronte a un fenomeno inesorabile e preoccupante, quello che alcuni sociologi definiscono inverno demografico. Il rischio, dunque, dei contraccolpi relativi alla retribuzione e alla sostenibilità della famiglia, alla carriera e alla sicurezza del posto di lavoro creano una sorta di scoraggiamento, che ritarda la formazione della famiglia, e in particolare la nascita del primo figlio. Per far fronte a tutto ciò servono risposte in termini di rassicurazioni, di soluzioni e in termini di maggiore impegno da parte dello Stato a compattare in un unico beneficio di natura monetaria le diverse forme di sostegno fino ad oggi disponibili. La struttura della società, con un sempre maggior numero di anziani e grandi anziani e un calo così evidente della natalità, impone scelte mirate e molto più organiche. Dopo anni di stallo rispetto alle politiche frammentate dei precedenti Governi, talvolta solo accennate con dei tratti disomogenei e con proposte di sostegno alle persone indigenti più che realmente indirizzate al rispetto della reale tutela della famiglia, finalmente è arrivato il momento di svolta, di una seria presa di coscienza che la famiglia è il nucleo fondante della società e va preservata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'attuale Governo ha ben inteso la fondamentale e impellente necessità di inversione del trend demografico e intuito quanto il sostegno alle politiche della famiglia sia l'unico modo per progredire in questa direzione. Il Governo Lega - 5 Stelle ha deciso di dare segnali molto importanti rispetto al passato e con la mozione di maggioranza che abbiamo presentato intendiamo sostenere un percorso che porti a invertire la tendenza negativa che per lungo tempo ha caratterizzato il nostro Paese sotto il punto di vista della crescita. La denatalità e lo scoraggiamento delle famiglie sono cresciuti di pari passo con il difficile contesto economico e così la crisi economica mondiale ha avuto diversi strascichi e le ripercussioni hanno colpito non solo le attività produttive e i singoli cittadini ma hanno impattato negativamente sugli stili di vita e sulle scelte di vita rispetto alle tappe fondamentali dell'età adulta, rendendo difficile e incerta per una coppia la decisione di mettere al mondo e mantenere un figlio.

A tal proposito il Governo Lega - 5 Stelle ha voluto fortemente e istituito un apposito Ministero specifico per le politiche indirizzate alla famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e ha adottato, nella manovra di bilancio 2019-2020, alcune misure importanti di sostegno alla natalità e alla genitorialità. Questo Governo ha potenziato di 100 milioni di euro, da destinarsi al Fondo delle politiche per la famiglia, con la precisa intenzione di adoperarlo per il sostegno alla natalità; ha rifinanziato l'assegno per la natalità e incrementato l'assegno destinato al pagamento delle rette per gli asili pubblici o privati autorizzati e per l'assistenza presso il domicilio per la cura di bambini affetti da gravi patologie croniche e sono state disposte nuove modalità di fruizione del congedo di maternità e paternità. Inoltre, è stata ridefinita la carta della famiglia a favore delle famiglie numerose con specifici requisiti e che risiedono sul nostro territorio e non si può non tener conto delle agevolazioni a favore delle madri lavoratrici e dei lavoratori con figli in condizioni di disabilità.

È chiaro che tutte queste misure risultano utili e indispensabili per poter agire fornendo delle risposte mirate ai diversi bisogni ma in un contesto così frammentato di risposte, che spaziano da un'erogazione con requisiti e criteri standard fino all'universalità delle misure stesse, è necessario mettere ordine. Riteniamo che sia ormai indispensabile intraprendere un lavoro di ricomposizione e di riforma strutturata rispetto al sostegno economico alle famiglie che possa garantire interventi e azioni più organici e funzionali. Il modo più efficace per farlo è quello di pensare a una riforma per il welfare familiare che ricomprenda tutti gli istituti vigenti per il sostegno alla natalità e alla genitorialità e che li analizzi e li riveda ponendo al centro il sostegno alla famiglia come unica possibilità di inversione del trend negativo di crescita. È necessario anche ragionare anche sulle politiche assistenziali che sono rivolte alla famiglia e, quindi, a un riordino più generale dei servizi. Inoltre, serve una reale e più incisiva politica di decontribuzione e di defiscalizzazione per le famiglie, che possa tranquillizzare i nuclei anche più giovani rispetto al futuro e all'impegno economico che talvolta spaventa e limita le scelte. L'orizzonte culturale va modificato in un'Italia che ha contato sempre sulle spalle delle famiglie stesse per accudire figli, accudire anziani e accudire i più fragili. Oggi dobbiamo fare i conti con uno scenario diverso che ci consenta di adottare le opportune strategie di conversione di rotta rispetto alla natalità. È per questo che lo slittamento in età avanzata della genitorialità ha come conseguenza scenari diversi rispetto al passato. Quando anche i nonni diventano grandi anziani è più probabile che il supporto parentale, vero ammortizzatore sociale per tante famiglie in questi anni, oggi venga meno. L'invecchiamento della popolazione, seppure fattore molto positivo per la speranza di vita, si accompagna sempre più spesso a condizioni precarie di vita anziana che gravano sempre di più…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, so che state rientrando in Aula, però il brusio si sta alzando troppo. Quindi, vi chiedo un po' di silenzio. Prego, collega.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie. Dicevo che gravano sempre di più sugli equilibri economici del Paese in termini di spese.

Serve, dunque, un piano economico, organizzativo e anche psicologico che consenta ai genitori di avere risposte rassicuranti rispetto alla sostenibilità della famiglia, alla disponibilità e al potenziamento dei servizi di prima infanzia in ambito pubblico, privato e anche aziendale, ma senza dimenticare che nelle famiglie spesso ci si trova a sostenere anche chi ha patologie croniche, disabilità e altre fragilità.

Per questo riteniamo indispensabile una riforma ragionata e pensata, che tenga conto di tutti questi aspetti e che metta al centro la famiglia in un percorso protetto, accompagnato e tutelato in virtù della funzione fondamentale che riveste per la nostra società. Per tutte queste ragioni servono risposte efficaci, che pensano alla stabilizzazione del nucleo familiare rispetto ai carichi di lavoro, alla presenza di due genitori, a un modello equo di organizzazione e suddivisione del lavoro familiare, alla stabilizzazione occupazionale, in particolare della donna, attraverso una partecipazione anche più innovativa al mercato del lavoro che oggi può offrire nuovi strumenti ma anche incentivando le aziende a vivere la maternità della donna in modo meno penalizzante e favorendo percorsi di welfare familiare-aziendale.

Concludo manifestando la piena soddisfazione della Lega per quanto intrapreso dal Ministro Lorenzo Fontana e dalle politiche per la famiglia. L'obiettivo della crescita, della natalità e del recupero demografico per il nostro Paese è fondamentale. La mozione di maggioranza di oggi intende dare un segnale forte rispetto alla più ampia condivisione degli strumenti da riordinare e potenziare in funzione di un più efficace sostegno ai nuclei ma anche di una valida ottimizzazione delle risorse, certi che per garantire al nostro Paese un futuro migliore dobbiamo tutelare il bene più prezioso che abbiamo, cioè i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Celeste D'Arrando. Ne ha facoltà.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Siamo qui oggi a discutere di una questione importante che riguarda tutta la nostra società. Sto parlando del fenomeno del calo della natalità, che si è manifestato da tempo ed è divenuto ormai una costante nel dibattito pubblico; eppure, non è mai stato affrontato in modo efficace. Questo perché ogni volta ci si è limitati a uno o, comunque, a pochi aspetti ed è sempre mancata una visione d'insieme che consentisse di comprendere le diverse componenti e, soprattutto, le motivazioni alla base di questa diminuzione delle nascite. Questioni complesse necessitano di soluzioni altrettanto complesse e organiche. Questo è proprio quello che vogliamo fare oggi attraverso la nostra mozione. La crisi demografica è un problema silenzioso, uno di quelli che non creano scalpore nell'opinione pubblica e non occupano le prime pagine dei giornali. Nonostante ciò, si tratta di una delle sfide di maggiore rilevanza per ogni cittadino che si occupa di politica e del futuro delle nostre generazioni, soprattutto in base ai dati, a dir poco allarmanti, che hanno evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto. L'immagine dell'Italia delle famiglie numerose è ormai un ricordo sbiadito. Secondo i dati Istat, infatti, le nascite in Italia continuano a diminuire incessantemente: tra il 2014 e il 2017 sono diminuite di circa 45 mila unità, mentre la diminuzione dal 2008 è stata di quasi 120 mila. Sono dati impressionanti! Interi paesi stanno pian piano scomparendo e questo fenomeno riguarda soprattutto i piccoli centri, i borghi di montagna e le piccole isole. È un altro grido d'allarme che nelle ultime settimane è tornato al centro delle cronache e che evidenzia, ancora una volta, come negli scorsi anni a queste criticità non siano state date risposte adeguate. Tuttavia, non risparmia nemmeno le città, soprattutto quelle del Sud, e si affianca alla tendenza all'accentramento nelle zone maggiormente sviluppate come il Nord.

Contemporaneamente al calo delle nascite l'aumento del numero dei decessi aggrava ancora di più la situazione. Siamo passati dai circa 593 mila decessi del 2011 ai 649 mila decessi nel 2017.

Alla luce di questi dati, dal 2015 in poi la popolazione complessiva è in costante riduzione, cosa che non accadeva dagli anni Cinquanta. Negli ultimi tre anni la popolazione complessiva si è, quindi, ridotta di ben 300 mila persone. Città come Catania, Bari hanno circa 300 mila abitanti: ecco, negli ultimi tre anni, una città come queste è scomparsa nel nulla. È evidente che dobbiamo intervenire alla radice del problema, ricostruendo quel sistema di welfare che è assolutamente necessario al sostegno delle famiglie con bambini, soprattutto, intervenendo sugli aspetti economici.

I nostri concittadini non hanno messo da parte il desiderio di fare figli, di creare una famiglia e nemmeno quello di avere, appunto, dei figli, ma le condizioni economiche, lavorative e sociali in cui si trovano impediscono, di fatto, di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo ha dimostrato con i fatti di voler dare maggiore stabilità ai nostri giovani, favorendo il loro ingresso al mercato del lavoro attraverso, per esempio, il pensionamento di tanti che attendevano da tempo di farlo, ma che erano rimasti intrappolati nell'assurda riforma Fornero che ha, di fatto, paralizzato le uscite dal mercato del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allo stesso tempo, sempre questo Governo, con il reddito di cittadinanza, garantisce quella continuità affettiva necessaria per la solidità e la creazione di nuovi nuclei familiari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È chiaro che queste misure sono sì un primo passo, ma da sole non potranno far tornare a crescere il numero della popolazione: devono essere accompagnate da ulteriori interventi di natura sociale, perché non solo il calo delle nascite ed in generale il calo demografico non è stato affrontato in modo sistematico negli ultimi vent'anni, ma proprio negli ultimi vent'anni vi è stato un progressivo smantellamento di quello che è lo Stato sociale.

Oggi, invece, dimostriamo, ancora una volta, la nostra intenzione di invertire la tendenza, impegnando il Governo a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare, semplificando e razionalizzando i diversi istituti esistenti per garantire sussidi e agevolazioni tributarie in materia di infanzia, di servizi alla persona, della conciliazione dei tempi professionali di lavoro e familiari e di pari opportunità. Non possiamo attendere oltre: lo Stato deve supportare le famiglie numerose con benefici economici per il mantenimento dei figli e le spese che devono affrontare, oltre a garantire un aiuto per l'educazione e per le spese destinate ai prodotti per la prima infanzia.

Per quanto riguarda le tasse, dobbiamo rimodulare l'Irpef per sostenere le famiglie, invece di affossarle, in particolare, per quelle numerose e con figli con disabilità. E dobbiamo fare in modo che pagare un affitto ed accedere alla prima casa diventi più semplice soprattutto per le giovani coppie. Solo in questo modo daremo la possibilità a migliaia di giovani di creare un futuro insieme e sarà possibile per loro costruire una nuova famiglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infine, bisogna ripensare al concetto di congedo parentale e all'estensione del congedo di paternità per promuovere una maggiore condivisione dei compiti di cura all'interno della coppia e della famiglia. Anche al Parlamento europeo si sta lavorando verso questa direzione: lo stimolo alla natalità passa anche attraverso il riconoscimento di diritti ad entrambi i genitori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per queste motivazioni, siamo chiamati ad una scelta importante per dare una risposta ai giovani, alle famiglie e a tutti coloro per cui diventare genitori rappresenta una difficoltà economica. Il MoVimento 5 Stelle è dalla parte dei diritti sociali dei giovani e delle famiglie e, oggi più che mai, vogliamo dare risposte chiare e determinate ed invertire finalmente la rotta. Concludo, Presidente, annunciando, a nome del MoVimento 5 Stelle, il nostro voto favorevole alla nostra mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Palmieri. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Ministro Fontana…sono qui, Ministro, Ministro sono qui: buongiorno. Io ho ascoltato tutto il dibattito e, naturalmente, apprezzato particolarmente l'intervento di Annagrazia Calabria. Ho ascoltato anche le sue dichiarazioni a inizio dei nostri lavori e realmente non credo che lei voglia utilizzare la famiglia come una clava ideologica da usare per percuotere, per così dire, le minoranze.

Lei ha una modalità per evitare tutto questo; io voglio, quindi, prendere per vere ed autentiche le parole che lei ha detto ad inizio seduta: si rimetta all'Aula, modifichi il suo parere, si rimetta all'Aula, rimetta il Parlamento e le forze di maggioranza, in particolare la Lega, nella condizione di essere libere di votare le mozioni in base al loro contenuto, e non in base ad un atteggiamento che, francamente, non fa onore a lei e non fa onore - me lo lasci dire - al centrodestra, perché, soprattutto le indicazioni contenute nella nostra mozione e in quella di Fratelli d'Italia, naturalmente, sono affini a quello che è il suo pensiero e il pensiero della forza politica che la esprime.

Per cui, realmente - e termino -, la invito a utilizzare questo, che è un escamotage di buon senso, ma, soprattutto, di rispetto del Parlamento, a rivedere il suo parere e a liberare le forze di maggioranza, tenuto conto anche del fatto che, come hanno dimostrato le polemiche delle scorse settimane…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

ANTONIO PALMIERI (FI). … su questo tema - ho finito -, se c'è una cosa che divide Lega e 5 Stelle, è proprio il tema della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Ho ascoltato la discussione di oggi; vorrei dare conto di un allarme che è stato lanciato proprio ieri dalla Commissione per le adozioni internazionali, che è un organo del Governo presieduto dal Presidente Conte. La Commissione per le adozioni internazionali proprio ieri ha denunciato grande preoccupazione per i tanti episodi di razzismo di cui sono vittime i bambini adottati, che, a causa del colore della loro pelle, sono spesso oggetto di vessazioni e di bullismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, tra le tante cose che noi dovremmo fare per sostenere le famiglie, c'è anche un piccolo suggerimento a tutti noi, soprattutto a quelle forze politiche che minimizzano gli episodi di razzismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): stiamo attenti al linguaggio che utilizziamo, perché in questo modo noi, altrimenti, diamo un esempio che danneggia anche le famiglie e, soprattutto, i bambini, adottati e non, che, per il loro colore della pelle, in Italia, non devono essere in alcun modo discriminati. Lo dico a nome del mio gruppo, ma anche delle tante mamme e dei tanti papà di bambini adottati…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). …che in questi giorni si sono riuniti per contrastare questo razzismo, che ferisce i loro figli e le loro famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia ha chiesto di votare per parti separate i propri tredici impegni, tredici impegni per mettere al centro la natalità e la famiglia. Ministro Fontana, le diamo un'altra occasione, un'occasione per non smentirsi, un'occasione per mantenere i suoi impegni, un'occasione per non essere ostaggio del MoVimento 5 Stelle, un'occasione per far sì che quelle idee che ha promosso al Congresso mondiale per la famiglia di Verona vengano rispettate, perché, Ministro Fontana, se un uomo non è in grado di lottare per le proprie idee, o non valgono le idee o non vale l'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E su questo, Ministro Fontana, gliel'abbiamo detto forte e chiaro, noi saremo a fianco a lei per lottare per queste idee, ma saremo i suoi più grandi avversari, estremi avversari, se lei non lo farà. Quindi, le chiediamo di votare e di definirsi sui tredici impegni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Ricordo, come appena accennato, che i presentatori della mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione) hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente ciascun singolo capoverso del dispositivo, a seguire, solo ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Abbiamo appreso della istanza avanzata dal gruppo di Fratelli d'Italia di votare per parti separate, se non abbiamo inteso male, la richiesta di votare ciascun singolo punto.

PRESIDENTE. Del dispositivo, collega.

ENRICO BORGHI (PD). Del dispositivo, perfetto. Vorremmo chiedere qual è la posizione del Governo: se il Governo ha cambiato la sua posizione oppure no, perché, nel caso in cui il Governo cambiasse, è chiaro che c'è un fatto politico, nel caso in cui la mantenesse, che senso ha votare per ciascun singolo punto?

PRESIDENTE. Collega, ovviamente ogni gruppo ha il diritto di poter richiedere eventualmente la votazione per parti separate. Se il Ministro intende modificare il parere, chiaramente potrà richiederlo, se non intende cambiare parere, si attesta che il parere rimane quello inizialmente dato. È chiaramente una scelta del gruppo politico decidere di fare in questo modo, chiaramente è loro diritto farlo.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sempre sull'ordine dei lavori, immagino. Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ovviamente, il Ministro Fontana ha espresso un parere sul complesso della mozione; siccome questi punti sono stati richiamati possono cambiarlo, noi vorremmo sapere dal Ministro se non cambia parere, ma lo vorremmo ascoltare dalla sua viva voce, se ci può concedere la cortesia di farci sapere il perché, visto che alcune delle cose che sono lì scritte le ha pronunciate lui in persona e, fuori da qui, anche tutti gli amici della Lega.

PRESIDENTE. Chiaramente il Ministro ha già spiegato le motivazioni del parere contrario, però le chiedo se eventualmente può ribadire il parere contrario anche su tutti i dispositivi, Ministro.

LORENZO FONTANA, Ministro per la Famiglia e le disabilità. Sì, ribadisco quanto sostenuto in precedenza. Intanto faccio presente che, ovviamente, tutti i deputati qui sono liberi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non è che il Governo impone niente a nessuno, però ribadisco quanto detto in precedenza. È stata data l'opportunità - e si cercherà ancora di farlo - a tutti i parlamentari e a tutti i gruppi politici di lavorare assieme a favore della natalità. In questo momento mi sembra che la mozione voluta dalla maggioranza di questo Parlamento sia quella che assorbe il maggior numero di richieste. Io sono disponibile, ovviamente, al dialogo e al tentativo di convogliare con tutti i gruppi politici, perché, come ho detto, ci sono cose interessanti, ma chiaramente questo deve essere fatto in un tavolo che abbiamo già aperto e che mi auguro potrà proseguire. In questo momento, però, purtroppo, non possiamo accogliere i dispositivi delle altre mozioni perché, ribadisco, secondo me, la mozione di maggioranza è quella che riassorbe meglio tutto il complesso delle cose che dovremmo andare a fare e che ci impegniamo, come Governo, a fare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione), limitatamente al tredicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00163 (Nuova formulazione) non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi ed altri n. 1-00166 , su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Panizzut, Mammì ed altri n. 1-00167 , su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lorenzin ed altri n. 1-00168, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Calabria ed altri n. 1-00169, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delrio ed altri n. 1-00170, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rostan ed altri n. 1-00171, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, noi abbiamo adesso, al punto dell'ordine del giorno che dobbiamo affrontare, quattro ratifiche. La proposta che faccio all'Assemblea, Presidente, è quella di recuperare una buona prassi che è stata in vigore in quest'Aula fino, almeno, a un paio di legislature fa, cioè quella di procedere alle votazioni degli articoli di queste ratifiche per alzata di mano e, quindi, di posticipare ad un momento successivo - sono circa 20 voti, faccio questa proposta ovviamente perché non ci sono emendamenti, per cui è facile che si proceda sostanzialmente all'unanimità - le dichiarazioni e i voti finali, che da Regolamento vanno effettuati invece con votazione nominale.

Ovviamente, per procedere su questa proposta è necessario che il Partito Democratico ritiri la richiesta di voto nominale e, quindi, evidentemente solo successivamente a questo si può procedere in tale maniera.

PRESIDENTE. Sta bene.

Collega Fiano, dovrebbe ufficializzare questa cosa: ritira la richiesta di voto nominale?

EMANUELE FIANO (PD). Ritiro la richiesta di voto nominale.

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che la richiesta di votazione nominale avanzata dal gruppo Partito Democratico sia stata testé ritirata, e che vi sia un'intesa fra tutti i gruppi sulla proposta avanzata dal vicepresidente del gruppo Forza Italia, Baldelli.

Le votazioni sugli articoli e sugli eventuali ordini del giorno riferiti a tutti i disegni di legge di ratifica iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna saranno, pertanto, effettuate per alzata di mano. Successivamente, si svolgeranno le dichiarazioni di voto finale e le votazioni finali con procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017 (A.C. 1468-A) (ore 12,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1468-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017.

Ricordo che nella seduta dell'8 aprile si è conclusa la discussione generale, ed il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1468-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò, dunque, direttamente in votazione per alzata di mano.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'articolo 1 (vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 2 (vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 3 (vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 4 (vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 5 (vedi l'allegato A).

È approvato.

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016 (A.C. 1469) (ore 12,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1469: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016.

Ricordo che nella seduta dell'8 aprile si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1469)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò, dunque, direttamente in votazione per alzata di mano.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: S. 773 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 1638) (ore 12,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1638: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014.

Ricordo che nella seduta dell'8 aprile si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 1638)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione per alzata di mano.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 7 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: S. 997 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 1681) (ore 12,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1681: Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018.

Ricordo che nella seduta dell'8 aprile si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 1681)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione per alzata di mano.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione l'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Pongo in votazione l'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

È approvato.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1468-A.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1468-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, colleghe e colleghi, questo con il Niger è uno dei numerosi accordi di collaborazione in materia di difesa che il Governo ha trasmesso alle Commissioni Affari esteri di Camera e Senato.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, se dovete uscire, fatelo in silenzio: siamo in fase di dichiarazioni di voto e ci sono colleghi che stanno intervenendo. Prego, collega.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signora Presidente. Non mi sembra che sia molto cambiato il brusio, apprezzo la sua buona volontà.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per cortesia, vi chiedo un po' di silenzio. Colleghi! Chiedo anche ai presidenti dei gruppi, per cortesia, di parlare con i propri gruppi, perché non è possibile andare avanti così. Ricordo, inoltre, che le prossime votazioni ovviamente saranno con registrazione dei nomi. Prego, collega.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signora Presidente. Dicevo che ce n'è circa una ventina, e con i Paesi più diversi: dal Giappone al Messico, dalla Repubblica di Corea all'Argentina, alla Serbia e così via, tutti in materia di difesa, e io mi sono domandata e ho anche domandato, nel corso dell'esame in Commissione, quale fosse la ragione di questo proliferare di intese in materia di difesa. C'è una particolare strategia di politica estera - mi sono chiesta - che sostiene questa scelta?

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Chiedo se è possibile non passare di fianco o davanti alla collega che sta intervenendo, la collega Boldrini. Grazie. Prego, collega.

LAURA BOLDRINI (LEU). Dispiace che non ci sia attenzione su una ratifica molto importante, che credo che vada anche conosciuta nei dettagli. Appunto, in Commissione mi sono chiesta più volte perché tante ratifiche in materia di difesa? È soltanto un'iniziativa commerciale a largo raggio per vendere armi nei luoghi più disparati della Terra, come se le armi nel mondo non ce ne fossero già abbastanza? Mi è stato risposto che alcuni di questi accordi sono stati avviati dai Governi precedenti, e mi chiedo se questa possa essere una risposta. Io non ho chiesto e non chiedo chi – chi – ha avviato queste intese, ma la ragione del loro numero appunto così anomalo, non si è mai visto un proliferare di tante ratifiche in materia di difesa.

Poi, questa proposta di ratifica, che riguarda il Niger - ma anche altre, appunto -, porta quattro firme: Moavero Milanesi, Trenta, Bonafede e Tria. Quindi, chiunque abbia avviato i negoziati, al Parlamento arriva comunque un testo del quale il Governo si assume pienamente la responsabilità, perché ci sono firme di importanti Ministri. Ho chiesto, in Commissione, che prima di procedere all'esame di questa proposta di ratifica si svolgesse un'audizione con i Ministri degli Affari esteri e della Difesa, per conoscere se c'è una strategia politica dietro questo proliferare di ratifiche in materia di difesa, oppure se si tratta solo di un interesse commerciale a supporto di questi accordi, ma evidentemente non ho avuto nessuna risposta. Quindi, rinnovo qui in Aula, signora Presidente, la richiesta, e spero che i rappresentanti del Governo che vedo qui seduti davanti a me possano, appunto, dare all'Assemblea i chiarimenti necessari.

Ma veniamo all'accordo col Niger. Nella relazione si parla chiaramente di reciproco approvvigionamento di materiale bellico, e si dice che potrà avvenire anche tramite società private autorizzate dai rispettivi Governi. Allora, visto che credo sia difficile immaginare l'acquisto da parte dell'Italia di armi fabbricate in Niger, è evidente l'obiettivo commerciale per la nostra industria militare: vendere armi in Niger. Si parla di aeromobili e di elicotteri, si parla di carri armati, si parla di bombe, si parla di mine, di missili, di razzi e di siluri. Si parla perfino di navi ad uso militare, e quando, in Commissione, ho fatto presente che il Niger non affaccia sul mare, signora Presidente, un collega della maggioranza mi ha risposto: è vero, ma è attraversato da un importante fiume navigabile. Allora, ditemi voi se questo è un modo serio di interloquire. Ma torniamo al testo: sembra, quindi, chiaro che vogliamo vendere armi al Niger, ma per farne cosa, di queste armi? Che ci andiamo a fare? Loro acquistano armi da noi, e per farne cosa?

Deve esserci una ragione politica, signor Presidente, visto che il Niger è stato omaggiato, recentemente, da una visita del Presidente del Consiglio e della Ministra Trenta. Vengono indicati gli obiettivi: lotta al terrorismo e a non meglio precisati traffici illegali, ma non si capisce di che cosa, ma, al primo posto – non dichiarato – evidentemente c'è la lotta all'immigrazione irregolare. Ed ecco svelato l'arcano: questo Governo, che ha rifiutato il Global compact for migration, che non sostiene la riforma del Regolamento di Dublino, che non chiede agli altri Stati europei impegni vincolanti sull'accoglienza, pensa di contrastare i flussi migratori dal Niger, frontiera meridionale della Libia, con bombe, carri armati, missili, siluri e navi.

È così, colleghi e colleghe della maggioranza? Lo chiedo a voi, è così, rappresentanti del Governo? Complimenti! La strategia per controllare i flussi migratori viene delegata all'utilizzo delle armi. Ecco dove può portare la vostra ossessione contro i migranti, anche a questo. E dunque il gruppo di Libere e Uguali voterà convintamente contro questo disegno di legge di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Come ho detto in discussione sulle linee generali, sarebbe opportuno che nelle Commissioni arrivasse, e anche in Parlamento, il decreto per il rifinanziamento delle missioni estere, visto che siamo impegnati in tanti teatri operativi. Le nostre Forze armate sono andate in tanti posti, ma questa missione in Niger non la vedo solo come la vede la collega Boldrini, perché poi le notizie che arrivano da quella parte dell'Africa parlano di criminalità sempre più organizzata, sempre più agguerrita; trafficano in uomini, in armi, ma traffici clandestini, traffici comunque criminali. Parlano di rapimenti, parlano di tratta di esseri umani; parlano, poi, di Stati europei che lì combinano comunque affari che impoveriscono quel Paese. Forse la nostra presenza riporterà un po' di umanità, un po' di tranquillità, riporterà un po' di quel sentimento europeo dove si parla anche, magari, del bisogno dell'Africa di poter sfruttare le proprie risorse, non a vantaggio di multinazionali, ma per il proprio popolo; perché, poi, si è dimenticata di citare che in questa missione si parla anche di medicinali, si parla anche di sanità, si parla anche di aiuto alla popolazione. E non è criminale parlare di aiutare una nazione con delle armi, perché le armi sono degli oggetti, si possono usare bene o male; se vengono usate contro la criminalità, contro i terroristi, contro chi porta qui, in Italia e in Europa, le donne per prostituirsi – e ne sentiamo ogni giorno di uomini che son stati scoperti che trattano le donne come bestie, trattano le donne come propri oggetti –, beh, noi dobbiamo fermare tutto questo. Non dimentichiamoci che il Niger confina con la Libia, non dimentichiamoci che da lì è comprovato che ci sono i traffici, non dimentichiamoci che c'è un problema serio di mafia nigeriana.

Allora, ben venga questa missione, ben venga se le Forze armate ottengono i fondi per avere dotazioni giuste, perché non dimentichiamoci che si parla sempre di tagli alla difesa, ma noi in questi teatri dobbiamo mandare uomini che siano ben attrezzati, che siano operativi, che siano pronti ad intervenire in ogni occasione. Dico anche, e concludo, perché non c'è dubbio che abbiamo già affrontato questo discorso nelle Commissioni e anche in discussione sulle linee generali, che questi trattati, d'ora in poi, dovremo affrontarli anche da un punto di vista non solo di sicurezza, ma dovremo affrontarli commerciale; ma non per portare lì multinazionali, ma per insegnare e far conoscere a quella parte del mondo le nostre peculiarità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la ratifica del presente Accordo di cooperazione in materia di difesa con il Niger, fatto a Roma nel 2017, che ci apprestiamo a votare, rappresenta una tappa importante per il consolidamento della cooperazione bilaterale in materia di difesa tra l'Italia e il Niger in una cornice giuridica chiara, che permette di strutturare la collaborazione tra i due Paesi. Per quanto riguarda l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo di cooperazione al nostro esame, mi preme sottolineare che il Niger fa parte della regione del Sahel, una fascia territoriale sempre più connessa con il Mediterraneo, da cui nascono molte delle preoccupazioni, soprattutto dopo la caduta di Gheddafi e la guerra civile in Libia, e per il conflitto apertosi in Mali dal 2012.

Tale Accordo si inserisce, dunque, in una rinnovata centralità del Paese africano, nell'ambito di una strategia italiana ed europea in evoluzione, che mira a contenere i flussi migratori, in quanto il Paese è quello di maggiore provenienza e transito di tali flussi e traffici di esseri umani. Anche per tali ragioni, all'inizio del 2018 l'Italia ha aperto per la prima volta un'ambasciata a Niamey e l'impegno italiano rileva per la missione bilaterale di supporto alla Repubblica del Niger nell'ambito del sostegno congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area, per il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio delle autorità nigeriane e dei Paesi del G5 Sahel, per potenziare le capacità di contrasto dei traffici illegali, delle minacce alla sicurezza e per contribuire a sorvegliare le frontiere di quel vasto territorio.

Infatti, voglio ricordare che nel solo mese di marzo scorso, secondo alcune stime, circa 88 civili hanno perso la vita per l'aumento delle violenze e la ripresa dei crimini perpetrati da Boko Haram nei confronti sia delle forze dell'ordine che della popolazione civile nella regione di Diffa, mentre molte persone sono costrette a fuggire dalle violenze, dirigendosi verso la Nigeria per trovare rifugio. Pertanto, in una situazione così difficile, appare importante dare supporto alle autorità locali per cercare di ristabilire l'ordine e contrastare le forze terroristiche che, approfittando della situazione geografica, imperversano e destabilizzano quell'area dell'Africa, con evidenti ripercussioni per il bacino del Mediterraneo.

Infine, voglio ricordare la figura di padre Pier Luigi Maccalli, parroco di Bomoanga, vicino al confine tra il Niger e il Burkina Faso, che da sette mesi si trova nelle mani dei rapitori, mentre parecchie parrocchie sono costrette a chiudere per motivi di sicurezza.

Quindi, vorrei che questa ratifica, che Forza Italia voterà favorevolmente, fosse anche un segnale di impegno per la libertà religiosa e i diritti umani, oltre che un gesto che vuol significare solidarietà e vicinanza concreta a coloro che sono armati di buona volontà nella lotta per l'affermazione del bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Credo che questo Accordo vada valutato prima di tutto guardando al contesto entro cui si colloca oggi un Paese come il Niger. Non sfugge a nessuno quanto sia complicato e critico il contesto nordafricano. Da poche ore le agenzie battono la notizia delle dimissioni del Presidente del Sudan, sulla base di manifestazioni di popolo che, per giorni e giorni, ne hanno richiesto le dimissioni, e ha preso il potere, dichiarando transitoriamente, poi vedremo, un'autorità militare. Abbiamo presente quale situazione drammatica si sta svolgendo in queste ore in Libia, con il rischio di una precipitazione in uno scontro armato sanguinoso e terribile che possa travolgere la capitale, Tripoli. Da settimane siamo attenti a quello che succede in Algeria e le dimissioni del presidente Bouteflika e la nomina di Bensalah a Presidente transitorio per novanta giorni anche lì determina un contesto in movimento. Per non parlare, poi, di tutta la regione subsahariana, che è investita, come sappiamo, da continui fattori di instabilità e di criticità, se solo si pensa alla presenza di Al Qaeda e dell'Isis nel Mali e al tentativo dell'Isis, dopo essere stato sconfitto e cacciato dai territori della Siria e dell'Iraq, di ritrovare una collocazione nella regione subsahariana. Il Niger sta al centro di quest'area ed è evidente, quindi, che porsi l'obiettivo di stabilizzare il Niger e di sostenerlo nel controllo delle sue frontiere, nella stabilizzazione politica e nel contrasto alla penetrazione di gruppi terroristici è fondamentale ed è un contributo a una strategia di contenimento delle instabilità e delle criticità che investono quella regione. È per questo che io credo che l'Accordo sia stato sottoscritto e per questo credo che debba essere ratificato, e il nostro gruppo voterà naturalmente a favore.

È chiaro che il nostro rapporto col Niger non si esaurisce soltanto nell'Accordo di cooperazione militare che stiamo per ratificare. La visita del Presidente Gentiloni, l'anno scorso, in Niger e la visita del Presidente nigerino a Roma hanno determinato una serie di intese e di accordi che vanno al di là della sola cooperazione in campo militare, ma che riguardano anche gli aiuti che l'Italia dà al Niger per la cooperazione allo sviluppo, considerando il Niger Paese prioritario, così come l'impegno del nostro Governo a favorire investimenti in quel Paese. Ricordo, infatti, che l'Italia sta sviluppando da almeno tre anni una strategia di presenza in quella regione subsahariana che, storicamente e tradizionalmente, non è mai stata una regione di presenza italiana, e oggi l'Italia è il terzo Paese europeo per investimenti in quella regione. Quindi, questo Accordo va considerato e visto in questo contesto e per questo noi lo approveremo.

Se mi resta ancora qualche minuto lo vorrei dedicare a due cose, entrambe di metodo, ma consistenti. La prima è che naturalmente quando si sottoscrivono questi accordi occorrerebbe che il testo di questi accordi fosse scritto tenendo conto di tutto ciò che motiva le ragioni di un accordo. Io mi rammarico che in un Accordo con un Paese come il Niger, che viene sottoposto al Parlamento per la ratifica, non ci sia una sola parola nel dispositivo, e neanche nel dispositivo giustificativo - diciamo -, che faccia riferimento al contesto politico entro cui questo Accordo si pone. Cioè, faccio un appello e una richiesta ai Ministeri: che quando si scrive questo testo bisogna scriverlo in modo meno burocratico e, invece, avere presente che ogni accordo è figlio di una certa situazione e di un certo contesto. Così si eviterebbe di scrivere che diamo delle navi a un Paese che non ha il mare, tanto per dirne una.

La seconda ragione, più di sostanza. Il modo piuttosto disattento con cui ormai sempre noi ratifichiamo i trattati internazionali pone un problema. Noi sappiamo che la nostra Costituzione prevede che i trattati internazionali debbano essere ratificati dall'Aula, e questo è figlio di una norma scritta tra il 1946 e il 1948, cioè quando si redasse la Costituzione, e nel redigere la Costituzione e nello scrivere questa cosa si avevano presenti tutti i drammi del passato e gli accordi come, per esempio, il Trattato tra Roma e Berlino che portò l'Italia in guerra. Ma da allora a oggi è cambiato radicalmente lo scenario; di accordi internazionali il nostro Paese, come tutti i Paesi, ne sottoscrive quotidianamente tantissimi e nelle più diverse materie: la doppia imposizione fiscale, il trasferimento delle tecnologie, il riconoscimento dei diplomi e delle lauree, gli accordi commerciali. Che questi accordi debbano essere ogni volta ratificati in Aula non ha più senso, tanto è vero che le ratifiche sono considerate un'attività ancillare, che si mette al fondo di una seduta, il giovedì, nella disattenzione generale e, cosa più grave, con queste procedure, noi ratifichiamo accordi firmati dai Governi sei, sette, otto o dieci anni prima.

Noi stiamo ratificando un Accordo che ha avuto la prima sottoscrizione nel 2004. Allora, io rassegno una proposta, che poi depositeremo anche come testo di legge, di piccola riforma costituzionale che prevede che le ratifiche vengono fatte in Commissione, salvo una clausola di salvaguardia che se un terzo dei parlamentari chiede che un accordo venga portato in Aula lo si porta in Aula e lo si discute in Aula. Questo consentirebbe di portare in Aula soltanto quegli accordi su cui effettivamente c'è la necessità di un confronto politico e di ratificare rapidamente in Commissione tutti quegli accordi che, avendo consenso unanime, possono essere ratificati semplicemente, evitando al nostro Paese anche di esporsi alla brutta figura di sottoscrivere accordi con altri Paesi in un anno e di farli entrare in vigore tre, quattro, cinque o dieci anni dopo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Voteremo a favore sulla ratifica di questo Accordo, siglato a Roma il 26 settembre 2017. È un Accordo che darà al Niger degli strumenti per il contrasto al traffico di esseri umani, alla minaccia jihadista e al traffico di armi. È, infatti, fondamentale per il nostro Paese avere nell'area del Sahel un partner solido e affidabile, area chiave per i flussi che poi giungono verso il Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Grazie, Presidente. È un Accordo che va visto, come è stato osservato in precedenti interventi, all'interno di un contesto, e il contesto è quello del Sahel, un'area cruciale, che è stata profondamente destabilizzata dalla guerra del 2011 alla Libia, che non era solo una guerra alla Libia, ma era una guerra a un ambiente geopolitico più esteso che investe la profondità strategica dell'Europa.

Negli ultimi anni si è cercato di porre rimedio a tutti i problemi sorti a seguito di quell'episodio grave, che dovrebbe interrogare l'autocoscienza dell'Occidente e, fra gli strumenti che sono stati adottati, sono state attivate molte azioni multilaterali per cercare di stabilizzare quell'area.

Voglio ricordare che il Sahel, nel quale è inserito come elemento centrale il Niger, oggi ha circa 140 milioni di abitanti, ma si prevede che nel 2030 ne avrà 230 milioni, con una popolazione composta in gran parte da giovani e da giovanissimi. Quindi, è un luogo che ha enormi fattori di push factor dal punto di vista delle migrazioni, della destabilizzazione. Ci sono elementi terroristici che incidono profondamente sulla sicurezza e, quindi, c'è il grado uno della vita di molti Stati di quell'area che risiede nell'assicurarsi delle condizioni minime di sicurezza che devono andare di pari passo con gli investimenti nello sviluppo. L'Unione europea ha previsto, in questi anni, investimenti per miliardi di euro nell'area del Sahel. Le due cose, gli investimenti economici e quelli sulla sicurezza, devono andare di pari passo. È per questo che sono sorti dei consessi internazionali come il G5 Sahel, nel quale è inserito il Niger, e c'è il rapporto in cui la Francia coordina molte attività all'interno del suo tradizionale ambiente di influenza e nel quale siamo inseriti anche noi, fattivamente. Quindi, è questo il contesto di cui dobbiamo tenere conto. Non sarà solo, pertanto, un Accordo compilato burocraticamente, è un elemento essenziale per la strategia e la sicurezza più profonda degli interessi geopolitici dell'Italia.

Per questo annunciamo il nostro voto favorevole su questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1468-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1468-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1468-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1469.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1469)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, aspettiamo un attimo, sennò, come al solito, lei dovrà richiamare…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo, per cortesia, di abbassare il tono della voce, perché il primo a parlare e l'ultimo a parlare sono colleghi che veramente hanno grosse difficoltà. Quindi, vi chiedo, se volete uscire, di farlo in silenzio, se volete rimanere, di ascoltare in silenzio. Prego.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, colleghe e colleghi, siamo chiamati, oggi, a ratificare lo scambio di note, così si chiama, che consente di prolungare per cinque anni l'Accordo del 21 giugno 2004 tra l'Italia e la Repubblica del Libano. A differenza di altri accordi di cooperazione nel settore della difesa, come quello che abbiamo, appunto, testé votato con il Niger, questo con il Libano, invece, ha una finalità chiara, chiara e anche condivisibile, perché si iscrive nel contesto delle missioni delle Nazioni Unite - qui siamo nella missione UNIFIL - che vede il nostro Paese positivamente impegnato in un ruolo di primo piano.

Quella denominata UNIFIL è una forza di interposizione delle Nazioni Unite, è una vera missione di pace ed è stata chiamata più volte a intervenire anche a fronte di interventi bellici che si sono verificati tra Israele e Libano. Fu creata, signora Presidente, nel 1978 per decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in seguito all'occupazione israeliana di una fascia del territorio libanese. Il mandato è stato, poi, rinnovato in seguito all'invasione israeliana del Libano del 1982, in seguito al ritiro delle truppe israeliane dal Libano del 2000 e in occasione dell'intervento israeliano in Libano nel 2006. Dal 2006 ad oggi, per ben quattro volte, è stato scelto un generale italiano quale head of mission and force commander: si tratta dei generali Claudio Graziano, Paolo Serra, Luciano Portolano e, dal 7 agosto 2018, del generale di divisione Stefano Del Col.

Quindi l'Italia, che partecipa alla missione con oltre mille militari, ha una grande responsabilità e anche un ruolo molto importante da giocare in un'area che, come sappiamo bene, è sempre esposta a tensioni interne e anche a provocazioni esterne, come quella che, ripetutamente, mette in essere il Presidente americano Donald Trump. Dunque, per queste ragioni, annuncio con piacere il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

Colleghi, il deputato è proprio vicino all'uscita, quindi, se dovete uscire, vi chiedo di non passare davanti al deputato, ma di passare dall'altra parte dell'uscita dell'emiciclo. Prego, collega.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, per la gentilezza. Con il Libano, come detto in dichiarazione generale, ci lega un'amicizia che va oltre la missione: tante vicinanze dal punto di vista turistico e dal punto di vista culturale, ben più di quello che si pensi. In Libano ci sono tanti siti archeologici romani che vengono valorizzati dallo stesso Governo libanese. Nell'antichità o anche nel più recente passato, il Libano era la porta dell'Occidente verso l'Oriente. È per questo che, dopo anni di questa missione, dobbiamo ringraziare di cuore tutti i nostri soldati, tutte le nostre Forze armate che periodicamente vanno lì a lavorare per la pace, vanno lì con lo spirito italiano, dimostrando l'orgoglio italiano di avere uomini che si sanno integrare con la comunità, aiutano i più sfortunati e sanno collaborare con le autorità locali. Queste sono anche le parole di Sua Eccellenza Mira Daher, l'ambasciatrice libanese in Italia, che adora l'Italia, adora la collaborazione dell'Italia e spende sempre parole di apprezzamento per i nostri uomini. Ma, a questo proposito, anche le sue parole sono quelle che devono risuonare in quest'Aula perché il Libano ha bisogno di una nostra mano: ci sono i profughi siriani; adesso qualcuno sta tornando nelle proprie case, ma sono ancora tanti al confine con il Libano; ci sono i profughi palestinesi, che sono lì da anni e hanno bisogno di aiuto.

Il Libano ha bisogno di aiuto dal punto di vista commerciale, dal punto di vista economico, dal punto di vista di collaborazione internazionale - sì - con le Forze armate, ma anche in questo caso, per le prossime volte, cerchiamo di integrare questo Trattato con accordi commerciali, con accordi turistici, cerchiamo di avere collegamenti per il Libano. Cerchiamo di aiutare questa grandiosa nazione in maniera anche diversa, sempre con il contingente. Fa piacere che il Governo e l'ambasciatrice ci dicano: c'è bisogno delle vostre Forza armate, c'è bisogno della presenza dell'Italia e internazionale. Tuttavia, c'è anche il bisogno anche di maggiore integrazione e di maggiori scambi. Un ringraziamento anche alla comunità libanese in Italia, perché è una di quelle comunità - cristiana, musulmana - che più si è integrata in Italia: lavorano, studiano e a loro ci lega un grande sentimento d'amicizia. Quindi, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo che ci apprestiamo a ratificare fatto a Beirut nel 2016 concerne la cooperazione in materia di difesa con il Libano. Esso va nell'ottica di rafforzare gli interessi strategici italiani nel Mediterraneo e in Medio Oriente, in un contesto che vede la presenza militare italiana in maniera considerevole all'interno delle missioni UNIFIL, con un contingente di circa 1.100 militari. Tralascio il commento all'articolato, già evidenziato nella relazione, ma voglio sottolineare l'importanza di questo Accordo nella misura della funzione geostrategica del Libano tra il Mediterraneo e i Paesi più interni del Medio Oriente, nonché il ruolo storico che l Italia ha ricoperto per il mantenimento della pace in quell'area, che continua con il rinnovo dell'affidamento del comando dell'intera missione UNIFIL dall'agosto del 2018.

L'Italia ha intenzione di consolidare la propria presenza in quell'area capitalizzando i successi ottenuti durante un periodo continuativo di impegno nelle operazioni ONU e di collaborazione con le Forze armate libanesi. Dunque, il mantenimento di un quadro giuridico atto a regolamentare la cooperazione bilaterale con Beirut rimane un obiettivo particolarmente rilevante per garantire gli interessi strategici del nostro Paese nel Mediterraneo. Con questa convinzione, preannunzio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ivan Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Preliminarmente voglio richiamare quanto prima detto dal mio collega Piero Fassino sulla procedura di ratifica dei trattati internazionali. Si tratta spesso di accordi importantissimi, strategici per il nostro Paese, ma che vengono ratificati con estremo ritardo. Questo scambio di note tra Italia e Libano risale a luglio e settembre del 2016; ne stiamo discutendo ad aprile del 2019, perché, come sappiamo, la procedura prevede che tutti i trattati internazionali passino dall'Aula, quindi si crea fatalmente un collo di bottiglia che relega queste ratifiche in un momento nel quale l'attenzione dei colleghi è molto bassa, magari anche in situazioni nelle quali gli accordi sono estremamente importanti come in questo caso.

Per cui sarebbe d'uopo, sarebbe necessario che tutti i gruppi ragionassero sulla possibilità di ratificare questi trattati e questi scambi di note - come in questo caso - in Commissione, salvo individuare trattati di particolare valenza politica, che potrebbero essere legittimamente portati in Aula.

Per quanto riguarda il merito, sarò telegrafico. È stato detto da molti dei colleghi che mi hanno preceduto, il Libano è un Paese estremamente importante per la sua collocazione geografica. Sappiamo che la stabilità politica del Libano, evidentemente, è un fattore di stabilità per l'intera area mediorientale. Sappiamo bene che il ruolo dell'Italia è stato un ruolo storicamente estremamente importante; lo ricordava prima la collega Boldrini, in quanto per ben quattro volte la missione UNIFIL è stata comandata da un italiano e lo è tuttora, a partire dall'agosto del 2018; abbiamo ben 1100 soldati, nostri connazionali, che sono lì in una missione di peacekeeping estremamente importante ed estremamente efficace, come accade sempre quando le nostre truppe sono mobilitate, suscitando grande apprezzamento anche dalle popolazioni locali. Per cui, questo Accordo, che sviluppa, consolida e rinnova un accordo - fatto addirittura nel 2004, rinnovandolo ulteriormente - di collaborazione militare e non solo, tra Italia e Libano, richiede che senza indugio questo Parlamento approvi e renda definitivo un accordo che, evidentemente, è estremamente positivo per il nostro Paese, per il nostro prestigio internazionale, per il ruolo che svolgiamo lì e per il mantenimento della pace in un'area del mondo che sappiamo benissimo essere estremamente delicata, che va ben al di là delle sue dimensioni perché ha un effetto su un'area estremamente più ampia. Quindi annuncio con estrema convinzione il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito Comencini. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Grazie, Presidente. Lo scambio di note verbali riguarda la proroga per ulteriori cinque anni dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra l'Italia e il Libano, firmato a Beirut il 21 giugno 2004. Tra le forme di cooperazione tra i due Paesi vi erano: la formazione, l'addestramento, operazioni di interscambio di materiale di armamento e contatti tra le istituzioni militari; tutto ciò con la finalità di migliorare le reciproche capacità militari in campo addestrativo e tecnologico, oltre a promuovere i rapporti di amicizia e le forme di collaborazione tra le rispettive forze armate.

Il Libano è un Paese di elevata importanza geostrategica per l'Italia, per il suo ruolo chiave nel contribuire alla stabilità del Medio Oriente, minacciato a nord-est dall'estremismo islamico e lungo tutto il suo confine orientale dall'instabilità creata dal conflitto siriano. L'Italia ha partecipato alla missione UNIFIL dal 2006, con un contingente di 1100 militari, e ha il comando dell'intera missione dall'agosto 2018. L'obiettivo principale era quello di aiutare il Governo libanese a ristabilire la propria autorità, ripristinando la sicurezza e la stabilità internazionali attraverso tre azioni principali: monitorare la cessazione delle ostilità, assistere l'attività delle forze armate libanesi, supportare e proteggere la popolazione locale.

Oltre alla missione ONU, dal 2015 è in corso una missione militare bilaterale italo-libanese (MIBIL), che si occupa di attività formative e addestrative a favore delle Forze armate, delle Forze dell'ordine e della Guardia presidenziale del Libano.

Questo provvedimento permette, quindi, di mantenere il quadro giuridico in vigore da anni, garantendo la cooperazione bilaterale con Beirut, anche attraverso la stipula di successive intese.

Riteniamo che sia importante continuare il nostro impegno a favore della stabilità, della pace del Libano e di contrasto al terrorismo islamista. Colgo, ovviamente, l'occasione per ringraziare le nostre Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che operano in quei territori e con questo dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (M5S). Grazie Presidente, colleghi, il Libano è un Paese di altissima valenza geostrategica, in virtù del suo ruolo chiave nel garantire la stabilità sullo scacchiere mediorientale. Il nostro Paese è un attore importante e gradito della missione UNIFIL e ne prende parte con un contingente, come è già stato detto, di circa 1.100 uomini, su oltre 10 mila militari provenienti da molti Paesi. È un orgoglio per noi sapere e poter affermare ancora che dall'agosto 2018 l'Italia detiene nuovamente il comando di questa missione ONU, di cui il generale italiano Stefano Del Col è head of mission.

Tutto quello che riguarda questa ratifica è già stato ampiamente e degnamente sintetizzato dai colleghi che mi hanno preceduto, quindi vorrei esprimere l'orgoglio di essere italiano in una missione dove realmente si persegue la pace in una zona molto calda e vorrei dire che, in un territorio conteso, sapere che due popoli si sentono sicuri grazie all'intervento e alla presenza dei militari italiani che perseguono la pace in una vera missione dove il centro di tutto è la cooperazione, mi rende ancora più orgoglioso.

Quindi, per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1469)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1469:

"Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016 ".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1638.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1638)

PRESIDENTE. Passiamo al voto finale del disegno di legge di ratifica n. 1638.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, solo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia e chiedere l'autorizzazione a depositare il testo.

PRESIDENTE. Autorizzazione, ovviamente, concessa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roger De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico e per ribadire, ancora una volta, un unico concetto, che questa ratifica rispetto alle manipolazioni in campo sportivo sta esattamente dentro il nostro pensiero sullo sport: lo sport come elemento educativo e fondativo della nostra società, ma anche lo sport dentro un panorama di regole certe e definite. Noi, come partito, come sa il sottosegretario Giorgetti, non abbiamo mai avuto paura di stimolare e organizzare i grandi eventi sportivi in questo Paese; dobbiamo farlo con il principio di trasparenza e legalità, questa Convenzione ci aiuta e, quindi, sottosegretario, se vogliamo lavorare insieme, magari anche smentendo un po' parte di questo Governo rispetto alle politiche del passato, per organizzare, in questo Paese, il grande sport e fare in modo che questo sia un fattore di sviluppo e di promozione del nostro territorio, il Partito Democratico c'è, e ci sarà sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ringrazio e annuncio il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Voteremo convintamente a favore di questo provvedimento di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014. Il provvedimento contiene misure preventive e repressive contro la corruzione e il riciclaggio, in un mondo dello sport ove sono cresciuti, in modo esponenziale, gli interessi economici, interessato anche dal ricco mercato delle scommesse. Serviva uno strumento ad hoc per potenziare la cooperazione internazionale a fini investigativi e processuali. Con questo provvedimento saranno introdotte nel nostro ordinamento specifiche sanzioni pecuniarie per i reati di frode nelle competizioni sportive. Sottolineo che siamo il quinto Paese del Consiglio d'Europa a ratificare il trattato permettendone, quindi, l'entrata in vigore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. La crescente commercializzazione degli eventi sportivi e la loro esposizione mediatica hanno favorito un consistente incremento degli interessi economici legati ad alcuni risultati sportivi e incentivato lo sviluppo di nuove attività lecite, ma anche illecite. Sono emersi negli anni, infatti, due fenomeni che meritano particolare attenzione; da un lato, il moltiplicarsi delle tipologie di scommesse disponibili, a volte in assenza di un controllo efficace da parte delle autorità competenti; dall'altro, lo sviluppo di un consistente mercato illegale capace di offrire margini di rendimento particolarmente elevati. Sebbene importanti aspetti della corruzione in ambito sportivo risultino già previsti dalle convenzioni sulla criminalità organizzata e sulla corruzione, tuttavia, tali strumenti non considerano espressamente i casi di manipolazione delle competizioni sportive che esulano dal proprio contesto della criminalità transnazionale o dalla nozione di corruzione in senso proprio.

La Convenzione in esame rappresenta, dunque, uno strumento ad hoc, in grado di riunire tutte le misure preventive e repressive per un'efficace lotta della manipolazione delle competizioni sportive, potenziando, nel contempo, il profilo della cooperazione internazionale. Per questo motivo il MoVimento 5 Stelle esprime voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIANCARLO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Intendo ringraziare il Parlamento, per la ratifica di questo Trattato, di questa Convenzione; noi siamo il quinto Paese che approva la Convenzione, che è stata sottoscritta da 35 Paesi del Consiglio d'Europa, e non solo; questo significa che la Convenzione entra in vigore, grazie al voto del Parlamento italiano, per tutti i 35 Paesi. Tutti sappiamo che in materia di scommesse sportive e di manipolazione di scommesse sportive la cooperazione internazionale è fondamentale.

Un Paese da solo non riesce evidentemente a contrastare questo fenomeno, perché il flusso delle scommesse si muove e in Paesi non con regolamentazioni precise e puntuali come quella italiana. Quindi, oggi, tutti noi facciamo un passo decisivo che permetterà, poi, al Governo di attuare delle misure, in particolare, faccio riferimento a quelle sulle scommesse su competizioni sportive di minori, che credo siano assolutamente necessarie e condivise (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1638)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1638: S. 773 - “Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1681.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1681)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale sull'ultimo disegno di legge di ratifica n. 1681. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, anche in questo caso è per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Presidente, per l'economia dei nostri lavori consegno alla Presidenza la mia dichiarazione di voto, annunciando il supporto del gruppo di Forza Italia al presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Chiaramente la Presidenza autorizza e ringrazia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosa Maria Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io depositerò la relazione ed esprimo il parere favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie a lei, ovviamente anche lei è autorizzata. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dimitri Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Annuncio anch'io il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (M5S). Presidente, colleghi deputati, il provvedimento che ci apprestiamo oggi a votare riguarda la ratifica di un protocollo aggiuntivo tra il nostro Paese e l'Istituto universitario europeo con sede a Fiesole nei pressi di Firenze.

PRESIDENTE. Colleghi!

YANA CHIARA EHM (M5S). Credo sia importante ascoltare i colleghi, grazie. Questa istituzione accademica rappresenta un'eccellenza sin dalla sua fondazione nel 1972 con lo scopo di promuovere la ricerca e gli studi dottorali e post dottorali nell'ambito delle scienze umane. La formazione ai più alti livelli caratterizza quest'istituto su tutte le tematiche riguardanti l'Unione europea, dall'immigrazione alla cultura, dalla legge al senso di cittadinanza nell'Unione europea, temi assolutamente importanti, oggi più che mai. Il protocollo, oltre a mettere a disposizione dell'Istituto l'edificio, prevede anche di razionalizzare le dotazioni immobiliari che l'Italia assicura allo stesso, oltre al versamento da parte del nostro Paese di un contributo per far fronte alle spese di manutenzione. Sono certa che anche questo ramo del Parlamento saprà comprendere e approvare gli aspetti assolutamente positivi derivanti dall'attivazione di un'innovativa struttura di formazione dell'istituto specializzato negli studi su politiche pubbliche transnazionali, la cui conoscenza appare decisiva, se vogliamo favorire un'effettiva democratizzazione delle scelte pubbliche internazionali e sovranazionali nell'epoca della globalizzazione. Per tutti questi motivi e nella speranza che lo studio e la ricerca non subiscano mai ostacoli di alcun tipo, dichiaro, a nome del MoVimento 5 Stelle, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1681)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di rarifica n. 1681: S. 997 - “Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

È così esaurito l'esame degli argomenti per i quali erano previste votazioni nella seduta odierna.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

La seduta è sospesa.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Borghese, Businarolo, Colletti, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferri, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gebhard, Giachetti, Giorgetti, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Orsini, Parolo, Rizzo, Ruocco, Saltamartini e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Gentile Presidente, gentili deputate e gentili deputati, desidero illustrare a quest'Aula la situazione in essere nel territorio libico sulla base della richiesta di alcuni gruppi parlamentari. Gli ultimi sviluppi in Libia, in particolare l'escalation militare, sono motivo di forte preoccupazione per l'Italia, così come lo sono e devono esserlo anche per tutta l'Europa e per l'intera comunità internazionale.

Come è noto, sulla scia dell'operazione compiuta nel sud del Paese da parte del proclamato Esercito di liberazione nazionale del generale Haftar (il cosiddetto LNA), dalla serata del 3 aprile forze del generale hanno avviato manovre di avvicinamento alla capitale. Il 6 aprile il Presidente del Governo di accordo nazionale Serraj ha inviato un messaggio televisivo alla nazione, nel quale ha espresso sorpresa per l'aggressione nel corso delle trattative in vista della Conferenza nazionale e ha assicurato una ferma risposta, da lui definitami al telefono “colpo di Stato”.

Le informazioni che giungono dal terreno, che risentono di un contesto oggettivamente complesso e soggetto anche ad evidenti tentativi di disinformazione e propaganda, descrivono un quadro di situazione estremamente fragile, fluido e anche insidioso. Nel complesso si registra al momento un certo equilibrio nei rapporti di forza e alterne vicende sul piano militare, in un quadro, tuttavia, di crescente intensità e violenza, con l'utilizzo di raid aerei e l'afflusso su entrambi i lati di armamento pesante. La stessa missione ONU, la UNSMIL, ha segnalato un probabile aggravamento della crisi nelle prossime ore, nei prossimi giorni, in corrispondenza con l'atteso massimo sforzo di Haftar per entrare a Tripoli.

Il succedersi degli scontri e l'aumento del numero dei morti, stimati al momento in alcune centinaia - ma anche di feriti e degli sfollati - segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria, che va scongiurato rapidamente. L'emergenza umanitaria, con conseguenze - potete immaginarlo - anche sui flussi migratori, così come il riaffacciarsi dello spettro mai sopito dell'insorgenza terroristica, dimostrato dal recente attentato perpetrato da Daesh a Fuqaha, nella Libia centrale, impongono determinazione e rapidità di azione.

L'insuccesso della missione del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, che mi ha trasmesso la sua personale frustrazione nel colloquio telefonico di sabato scorso, e il deterioramento sul terreno hanno imposto la dolorosa ed inevitabile decisione di rinviare la Conferenza nazionale che era stata già programmata per il 14 e 16 aprile a Gadames. Tuttavia, al fine di non perdere i risultati raggiunti prima dello scoppio delle ostilità, il Segretario generale Guterres ha confermato il suo impegno a convocarla al più presto, non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo consentiranno.

Come ricordato in queste ore dallo stesso Guterres, nel suo intervento anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e nelle successive dichiarazioni a stampa, questa evoluzione non ci deve far deflettere dalla ricerca di una soluzione politica, che è l'unica davvero sostenibile.

Su impulso italiano, il 5 aprile scorso, i Ministri degli esteri del G7 hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla situazione in Libia che ben fotografa la nostra posizione. I Ministri hanno in particolare riaffermato che non esiste una soluzione militare al conflitto libico, hanno reiterato il pieno sostegno al Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, e al suo Rappresentante speciale, Ghassan Salamé, per trovare una soluzione allo stallo politico verso elezioni credibili e pacifiche, in linea con quanto convenuto, da ultimo, nel corso della conferenza che si è svolta nel nostro Paese a Palermo. Gli stessi Ministri degli esteri hanno fatto appello a tutti i libici affinché sostengano costruttivamente il processo onusiano e hanno invitato la comunità internazionale a mostrare piena coesione in vista del comune obiettivo della stabilizzazione della Libia. Urge, dunque, lavorare innanzitutto in direzione di un cessate il fuoco e di un'immediata interruzione della spirale di contrapposizione militare, preservando l'integrità di Tripoli e la distensione sul resto del territorio. Si tratta di una strada che riteniamo obbligata, per ridare spazio al dialogo politico e ricostruire un minimo di fiducia tra le parti ai fini di un processo credibile, di un processo sostenibile.

In questi mesi sono stato e sono in questi stessi giorni e ore tuttora in contatto diretto con i due principali attori libici, il Presidente Serraj e il generale Haftar - nelle scorse ore con quest'ultimo ho avuto un contatto attraverso un suo emissario -, così come anche con gli altri protagonisti del panorama politico interno. Il mio sostegno al Governo di Accordo Nazionale è andato in questi mesi di pari passo con una forte azione di moral suasion volta ad identificare ogni possibile spazio d'intesa politica con gli altri attori. A questo mi sono dedicato in varie occasioni nel corso di vari incontri. In particolare, ricordo il mio incontro recente con Serraj, a margine del vertice Unione europea-Lega araba, che si è svolto a Sharm el-Sheikh a fine febbraio. Ho avuto un paio di incontri riservati con Serraj proprio alla vigilia della sua partenza per i colloqui di Abu Dhabi, che pure avevano suscitato una qualche speranza, a partire dalle stesse dichiarazioni del Segretario generale dell'ONU, Guterres.

Nei miei più recenti contatti ho esortato tutti a far cessare immediatamente le attività ostili che ostacolano il processo politico a guida ONU e mettono in pericolo la vita di civili innocenti. Ho ribadito - e lo ribadisco anche qui in quest'Aula - il nostro pieno sostegno al Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, al suo Rappresentante speciale, Salamé, per riportare le parti al tavolo negoziale e riattivare il processo politico guidato dalle Nazioni Unite, che la Conferenza di Palermo era riuscita a riportare al centro dello sforzo internazionale. Entrambi i contendenti hanno sinora ignorato la proposta di UNSMIL per un cessate il fuoco umanitario temporaneo nelle aree a sud di Tripoli interessate dagli scontri, però questo resta senz'altro l'obiettivo primario.

Al momento la nostra ambasciata a Tripoli resta operativa a pieno regime. Anche il personale militare italiano presente in Libia non è stato evacuato. I nostri interessi sul terreno sono parimenti tutelati. Monitoriamo, naturalmente, di ora in ora, le condizioni di sicurezza nel Paese, ma finché queste ultime ce lo consentiranno intendiamo rimanere al fianco del popolo libico e continuare a lavorare in prima linea per assicurare una transizione sostenibile, forti del nostro approccio inclusivo, che è sempre stato inclusivo, improntato al profondo rispetto della popolazione libica e, direi, anche forti di un senso di responsabilità che in queste ore si acuisce, perché ci deriva dal fatto, direi oggettivo, che siamo tra i pochi Paesi stranieri che hanno una credibilità che ci pone in condizione di interloquire con tutti gli attori libici (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Non ci sfugge, peraltro, scusate, che questa crisi è frutto certamente di debolezze strutturali del contesto locale ma anche - attenzione - di influenze esterne, che non sempre sono andate e si sono mosse sin qui nella direzione della stabilizzazione. L'instabilità protrattasi per otto anni in Libia va del resto inserita in un contesto regionale non meno critico; pensiamo anche all'Algeria, agli sviluppi delle crisi del quadrante mediorientale. Dobbiamo, purtroppo, constatare che talvolta la stessa comunità internazionale invia segnali non univoci alle forze libiche, nonostante il forte impegno delle Nazioni Unite sul terreno. Sono, pertanto, intensamente impegnato sul piano diplomatico, anche attraverso le mie numerose missioni all'estero. In virtù anche dell'azione del mio staff diplomatico e dei competenti organismi, abbiamo ulteriormente rafforzato in questi giorni il dialogo con tutti i principali stakeholder internazionali, a partire dagli Stati Uniti, dai partner europei e dagli attori regionali più influenti in Libia. Molto intensa è l'interlocuzione con Washington, in particolare con la Casa Bianca. Ricordo, al proposito, che il Segretario di Stato americano, Pompeo, ha rilasciato il 7 aprile scorso un comunicato nel quale ha espresso profonda preoccupazione per gli scontri in corso, e ha affermato con determinazione l'opposizione degli Stati Uniti all'offensiva militare delle forze di Haftar. Quanto sta ora accadendo non fa che rilanciare l'urgenza del confronto politico e la necessità di una chiara, forte coesione internazionale a suo sostegno. Dobbiamo essere uniti nel condannare l'escalation militare e promuovere il confronto negoziale, quello stesso confronto che i recenti incontri tra le parti ad Abu Dhabi sotto l'egida dell'ONU sembravano aver portato a un passo da un percorso, da una soluzione concreta.

La tempistica degli scontri ci induce in effetti a pensare che il processo politico fosse stato avviato sulla strada giusta, dobbiamo quindi profondere ogni energia per cercare di recuperarlo, evitando che ancora una volta possano prevalere in Libia le forze dell'instabilità permanente, della violenza e della conservazione di uno status quo di cui il popolo libico è il primo a pagare le spese. Non ci possono essere ambiguità o mistificazioni, a maggior ragione in un momento così critico ed in un contesto in cui la complessità delle forze in gioco esclude semplificazioni e scappatoie. Non vi sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare derive militari e, in ultima analisi, il rischio di una guerra civile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). La violenza genera violenza, genera ferite che difficilmente si rimarginano, e non serve, in ultima analisi, né agli interessi della popolazione né a quelli della comunità internazionale. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (M5S). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi deputati, le notizie preoccupanti che in queste ore arrivano dalla Libia ci portano oggi in quest'Aula a ribadire con convinzione l'impegno dell'Italia nel concreto lavoro per evitare di assistere all'ennesimo conflitto nel Paese nordafricano; impegno che ho ritrovato pienamente espresso nelle parole del Presidente del Consiglio. Dopo l'intesa raggiunta nei mesi scorsi con grande sforzo tra le due fazioni in campo, in queste settimane, lo abbiamo sentito, la tensione è tornata ad esplodere, con il rischio di una nuova guerra civile in un Paese che da anni vive in una situazione di estrema instabilità. Ecco, di fronte a questa realtà vogliamo riaffermare che l'unica linea possibile da seguire è quella del dialogo. Escludiamo del tutto ogni possibile intervento militare, intervento dell'Italia in Libia, né oggi né mai, ma né oggi né mai sosterremo possibili interventi di altri Paesi.

Non esiste una soluzione militare per la crisi libica e dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere, a livello politico e diplomatico, per sostenere il dialogo. Devo riconoscere che questo Governo e il Presidente Conte avevano già dato prova di voler tenere ben saldo il principio inderogabile del dialogo per raggiungere la pace; dialogo ribadito anche oggi in Aula dallo stesso Presidente del Consiglio. La Conferenza convocata a Palermo alla fine dello scorso anno, alla quale avevano partecipato trenta rappresentanti di diversi Stati, aveva segnato un passo importante nella direzione della stabilizzazione della Libia.

Il piano da seguire con attenzione è quello tracciato dalle Nazioni Unite, che punta ad arrivare alle elezioni in Libia in tempi rapidi, come confermato anche poco fa dalle parole del Presidente Conte. Noi crediamo nel principio dell'autodeterminazione dei popoli: sei milioni di libici hanno il diritto di scegliere quale Governo avere, quale ruolo svolgere nello scenario internazionale; hanno il diritto di desiderare finalmente un Paese unito e stabile, hanno il diritto di non dover vivere nella paura della guerra. L'Italia vuole promuovere la stabilità e l'inclusione di tutti gli attori coinvolti. Lo ricordiamo, la Libia è storicamente un nostro importante fornitore di energia ed è collocata di fronte a casa nostra, in una zona dagli equilibri delicati. In questo momento, però, esiste un'urgenza, e cioè impedire che gli scontri a fuoco divampino ulteriormente e che un ingresso delle forze del generale Haftar nel cuore di Tripoli comporti un bagno di sangue. Non possiamo dimenticarci che la Libia è anche un luogo di passaggio per chi va via dall'Africa nel tentativo di arrivare in Europa, la rotta Libia-Italia è stata tra quelle con il maggior numero di morti tra i migranti. La salvaguardia dei diritti umani è un valore al quale il MoVimento 5 Stelle ha sempre tenuto. Un Governo stabile, frutto di un processo democratico e del riconoscimento internazionale, in Libia, permetterebbe ai Paesi europei e all'Italia di trovare finalmente un interlocutore autorevole, un alleato nella lotta contro i trafficanti di esseri umani e nel contrasto all'immigrazione irregolare, un alleato anche nella lotta al terrorismo. Tutto questo si tradurrebbe in una maggiore sicurezza per il nostro Paese, ma l'Italia non deve muoversi da sola in questo percorso, dobbiamo fare un passo avanti e guardare a una proposta condivisa da tutti i Paesi che hanno interesse a dare stabilità alla Libia. Serve un approccio diverso e più efficace dell'Italia che si trasformi in una sorta di cabina di regia, secondo noi, e coinvolga gli altri Paesi dell'Europa, ma anche le grandi potenze occidentali, come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Il messaggio che vogliamo dare al popolo libico è che questo è il momento in cui possono cominciare a scrivere in maniera autonoma il loro futuro e la sorte del loro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Signor Presidente, signor Primo Ministro, signore e signori del Governo, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, el lyom mish eja yom. Oggi non è un giorno qualsiasi, oggi il Primo Ministro ci è venuto a riferire di fatti gravi che riguardano la Libia. Tra noi italiani e la Libia c'è un rapporto catulliano di odi et amo che dura da decenni, e di sicuro c'è sempre stato un rapporto stretto non solo storico, ma anche di interessi strategici, tra cui, exempli gratia, quelli energetici. Personalmente conobbi tanti ragazzi libici nel corso dei miei studi, e tutti, pur appartenendo a tribù diverse, avevano la pace nel cuore. Quella pace che secondo il poeta arabo Mikhail Naimy non nasce nelle conferenze internazionali, ma nei cuori e nelle teste delle persone, una pace vera (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Certo, la Libia di Gheddafi aveva sicuramente i propri problemi, ma passo a passo i problemi si stavano affrontando (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e la comunità internazionale, l'Italia in primis, con enormi sforzi stava dando il suo apporto. L'intervento militare contro Gheddafi di qualche anno fa, animato da Sarkozy, è chiaro a tutti che probabilmente non fosse un intervento umanitario, ma dettato da interessi economici e commerciali di qualche Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quell'intervento spazzò via le speranze di una società che passo dopo passo si stava gradualmente costruendo un futuro democratico; quell'intervento ha calpestato quelle persone, scambiandole per titoli di proprietà di qualche pozzo petrolifero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi della Lega temiamo che il conflitto libico si trasformi in un conflitto lungo ed estenuante per le popolazioni coinvolte, già fortemente provate da anni e anni di tensioni. Ribadisco, allora, quanto affermato questa mattina dal Ministro Salvini: le nostre preoccupazioni non riguardano la questione dell'immigrazione, perché ormai hanno capito che l'Italia ha finalmente iniziato a difendere i suoi confini via terra e via mare. Siamo preoccupati in primis per le popolazioni colpite, per i tanti connazionali che stanno lavorando lì e per le nostre aziende (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Sarebbe gravissimo se qualche nazione, per interessi economici o commerciali, stesse bloccando l'iniziativa europea per riportare la pace in Libia e stesse sostenendo una parte che combatte. L'Italia non starà a guardare. Questa volta, come già successo in passato, non pagheranno gli italiani; se qualcuno per business gioca a fare la guerra, con noi ha trovato la maggioranza sbagliata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gentiloni. Ne ha facoltà.

PAOLO GENTILONI SILVERI (PD). Presidente, colleghe, colleghi, ha ragione il Presidente del Consiglio quando dice che sono giornate decisive, come ha detto nella sua succinta informativa, per la crisi libica, in cui un equilibrio instabile e precario rischia di precipitare in una guerra civile che avrebbe conseguenze umanitarie disastrose, ed è una questione di importanza cruciale per il nostro Paese. Meriterebbe più attenzione dei battibecchi sulle coperture inesistenti, sugli annunci improbabili, sui decreti dai nomi altisonanti che si perdono nelle stanze delle nostre amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché è una grande priorità per il nostro Paese. C'è in gioco il rischio di una catastrofe umanitaria, innanzitutto: due milioni di abitanti nella grande area di Tripoli, più di un terzo degli abitanti della Libia. Pensate che cosa sarebbe una guerra strada per strada, casa per casa, in un contesto come quello.

E ci sono in gioco nostri interessi strategici: interessi della sicurezza, perché è ovvio che in una situazione di guerra il confine tra Tunisia e Libia sarebbe un confine in cui le infiltrazioni dei qaedisti di Anṣār al-Sharīʿa sarebbero molto più semplici. Abbiamo grandi interessi economici: una parte dei nostri approvvigionamenti energetici viene dalla Libia. Abbiamo interessi connessi alle politiche migratorie. Il collega che mi ha preceduto forse li sottovalutava e dava tutta la colpa a Sarkozy, forse dimenticando di far parte di un partito che in quel momento in cui ci fu l'intervento in Libia era al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma, comunque, ci sono questioni che riguardano anche i flussi migratori, perché l'intesa che io raggiunsi con Serraj nel gennaio 2017 è quell'intesa che ha consentito al nostro Paese di infliggere un colpo durissimo ai trafficanti di esseri umani e di far precipitare il numero di migranti irregolari che arrivano in Italia. Su questo, purtroppo, il Governo attuale non ha investito, non ha investito sull'integrazione, non ha investito sulle migrazioni regolari, non ha investito su quello spiraglio che avevamo aperto per consentire alle organizzazioni umanitarie di entrare nei campi dove sono confinati i rifugiati in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, quindi, la guerra porterebbe anche conseguenze molto serie dal punto di vista migratorio, perché l'utilizzo propagandistico della chiusura dei porti nei confronti di poche decine di migranti cambierebbe di segno - e voi lo sapete, signori del Governo - nel momento in cui avessimo flussi consistenti di migranti che, per definizione, avrebbero diritto all'asilo visto che fuggono da una situazione di guerra. Tutto questo, dunque, è fondamentale per i nostri interessi nazionali.

Lei, signor Presidente, si è presentato come avvocato del sovranismo populista e qui si parla di interesse nazionale, ma l'interesse nazionale non si difende eccitando gli animi a Casal Bruciato; l'interesse nazionale si difende in Libia in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'interesse nazionale non si difende andando a incontrare i gilet gialli che sfasciano Parigi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); l'interesse nazionale si difende oggi accanto ai diplomatici, ai militari e all'intelligence che lavorano a Tripoli, a Bengasi e a Misurata. Noi cerchiamo di difendere la nostra patria. Il nazionalismo, caro Presidente, rischia di danneggiarla e non è la prima volta che succede una cosa del genere, come lei sa, in questo Paese. Dopo due o tre anni di fragile equilibrio la situazione si sta sgretolando e purtroppo la Conferenza di Palermo - e mi dispiace doverlo dire - alla fine è risultata solo un'occasione per qualche foto ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma è ancora possibile fermare il disastro. L'Italia non deve avallare l'offensiva del generale Haftar né in pubblico né dietro le quinte. L'Italia può recuperare un ruolo cardine nella comunità internazionale per premere per una soluzione politica nell'ambito delle Nazioni Unite, in cui si consolidi un equilibrio di cui facciano parte non solo Haftar e Serraj ma anche le mille altre componenti del contesto libico. Questo ruolo potremmo recuperarlo ad alcune condizioni: la prima è il ricoinvolgimento degli Stati Uniti. Noi siamo stati in grado di promuovere consenso internazionale attorno agli accordi del 2015 grazie alla collaborazione degli Stati Uniti. Senza gli Stati Uniti non riusciamo a svolgere un ruolo e, purtroppo, gli Stati Uniti in questo momento non ci sono. Dunque, il primo obiettivo della nostra diplomazia è coinvolgere di nuovo gli Stati Uniti. In secondo luogo, abbiamo bisogno - udite, udite - dell'Unione europea. Abbiamo bisogno, lavorando con alcuni Paesi e, in modo particolare, con la Germania, con la Spagna e con Bruxelles naturalmente, di costruire una cornice europea nella quale anche i diversi interessi che si manifestano talvolta in quell'area tra l'Italia e la Francia vengano racchiusi in una cornice comune. E, infine, dobbiamo rassicurare tutti i vicini: nessuno può vincere questa guerra per procura e gli unici a perderla sarebbero i libici.

Ma, in conclusione, non nascondiamoci, colleghi, che la vera condizione per poter tornare a svolgere un ruolo è da noi, è in casa nostra. Noi abbiamo un Governo in cui qualcuno dice a Mosca di sentirsi più a casa che a Bruxelles, qualcun altro manifesta simpatia per Maduro, molti sono entusiasti del Presidente Trump, tranne poi bisticciare con gli Stati Uniti perché si fanno delle aperture alla Cina in cambio di piccoli piatti di lenticchie.

In questo quadro è molto difficile che noi si svolga un ruolo. Non siamo mai stati così isolati in Europa e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

E, allora, per concludere, signor Presidente, all'insegna di quel motto che oggi va così tanto di moda, “tanti nemici, tanto onore!”, non solo avremo caos in Libia ma avremo un'Italia più debole ed emarginata. Cambiate rotta finché siete in tempo, cambiate rotta e se lo farete avrete il nostro pieno sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente Conte, noi siamo delusi dall'informativa che lei ha appena reso al Parlamento perché ci è sembrato che questa informativa fosse una foto sbiadita di una situazione che, per come lei l'ha descritta, è conosciuta a ciascuno di noi semplicemente dalla lettura dei giornali. Noi ci aspettavamo che lei oggi venisse qui per darci qualche orientamento di politica estera, per dirci come il Governo voglia concretamente intervenire su questo teatro e non per descrivere così, quasi fotograficamente, una situazione con qualche declamazione anche ai limiti della banalità.

“Urge lavorare per cessare il fuoco”: ma come? Lei ci ha detto che è in contatto diretto sia con Haftar sia con Serraj - bene - ma è evidente che lo scontro tra Haftar, che è sostenuto esplicitamente da Egitto, Emirati Arabi e anche altri sponsor europei meno visibili come la Francia, e dall'altra parte Serraj, che ha l'appoggio della Turchia e del Qatar, evidenzia che, sul terreno libico, si sta giocando proprio una guerra per procura tra potentati islamici e petroliferi.

Ciò che sta accadendo in Libia, Presidente Conte, dimostra il fallimento della comunità internazionale. Infatti, i singoli Paesi occidentali e anche quelli mediorientali di quella regione, perseguendo interessi spesso contrastanti hanno adottato approcci sostanzialmente unilaterali nel tentativo di favorire una fazione a scapito dell'altra. Questa mancanza di coesione da parte della comunità internazionale resta a oggi uno dei maggiori ostacoli per la stabilizzazione del Paese.

Ha fallito, dunque, la comunità internazionale ma ha fallito soprattutto il nostro Governo, il suo Governo, Presidente Conte, perché questa situazione rappresenta soprattutto il fallimento della politica estera italiana e noi, che, a suo tempo, non abbiamo fatto sconti ai Governi del PD, oggi con altrettanta forza non possiamo che denunciare il fallimento del suo Governo sulle questioni di politica estera. Signor Presidente, non avete giocato alcun ruolo in politica estera!

È chiaro a tutti che sulla Libia si sta inscenando un pericoloso gioco delle parti tra nazioni che si definiscono alleate. Se, da un lato, gli interessi della Francia contrapposti ai nostri sono noti, è anche vero che molti influenti attori stanno muovendo le loro pedine: l'Egitto, la Russia, gli Emirati Arabi, il Qatar, l'Arabia, gli Stati Uniti e finanche la Cina. E noi che partita giochiamo, signor Presidente? Noi, che, come dice lei, ci lamentiamo perché la comunità internazionale non si esprime con una voce univoca, non creiamo le condizioni per essere credibili, perché non è vero, signor Presidente, che l'Italia oggi è tra i pochi Paesi stranieri con credibilità e non so da cosa lei deduca questa convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dunque, invece di creare le condizioni per far esprimere la comunità internazionale in maniera univoca noi che facciamo? Un giorno firmiamo il memorandum con la Cina, aprendo un conflitto evidente con gli Stati Uniti. Ci ha detto: “Stiamo parlando con Washington”. Quando? Prima o dopo aver firmato il memorandum con la Cina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Poi, come diceva anche l'onorevole Gentiloni, qualcuno va in Francia, esprime solidarietà ai gilet gialli, acuendo il conflitto con la Francia. Ieri abbiamo approvato una mozione, che era semplicemente il pretesto per acuire ancora di più il conflitto con la Turchia. Invece di essere quelli capaci di mettere tutti allo stesso tavolo, tutti gli attori internazionali che dovrebbero concorrere alla stabilizzazione del Paese, noi facciamo di tutto per isolarci e per consolidare la nostra irrilevanza a livello europeo e internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Anche la Conferenza di Palermo, che doveva servire a questo, a mettere tutti allo stesso tavolo, è stata solo un'inutile passerella. Eppure, signor Presidente, il caos libico, il rischio di una guerra civile minaccia fortemente gli interessi strategici e anche gli interessi interni del nostro Paese.

La Libia resta un tassello fondamentale della politica estera italiana, perché la sua instabilità ha per noi pesanti ricadute, sia per i flussi migratori, che per gli approvvigionamenti energetici, ed espone il nostro Paese e tutto l'Occidente ai rischi di una recrudescenza del terrorismo islamico. E noi cosa facciamo? Qual è il ruolo che ci assegniamo in politica estera? È possibile che non comprendiate che, come ha scritto qualcuno, mi pare ieri, una giornalista americana, gli eventi in Libia rischiano di far saltare il tappo e di far diventare di colpo i flussi di migranti così imponenti, che, signor Ministro Toninelli, questa volta mi rivolgo a lei, la politica di chiusura dei porti sarebbe efficace come il nastro adesivo quando sta crollando la diga (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È possibile che non comprendiate quanto importante sia lavorare per la stabilizzazione della Libia?

Proprio in queste ore cruciali dovremmo dimostrare, invece, di saper essere rilevanti, capaci di svolgere il ruolo che la comunità internazionale ci aveva affidato, da prima con Obama, e poi con Trump, quando ci fu chiesto di guidare la cabina di regia in Libia, un compito che il vostro Governo e quelli della sinistra prima del vostro hanno clamorosamente fallito. La verità è che sulla politica estera voi siete ancora più incapaci che su tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non avete neanche la bussola malfunzionante del vostro contratto di Governo, perché nel vostro contratto di Governo sulla politica estera c'è mezza pagina. Allora, siccome non sapete cosa dire perché non l'avete scritto nel contratto di Governo, brancolate nel buio.

Non siate presuntuosi, ammettete di dovervi allenare, di dover imparare ancora sui temi di politica estera. E abbiate l'umiltà di rivalutare e di prendere ad esempio il lavoro svolto dai nostri Governi fino al 2011, fino a quello sciagurato intervento militare in Libia al quale noi all'inizio, onorevole Gentiloni, non partecipammo e che subimmo infine, perché a quel tempo un altro Governo, non in Africa o in Asia, ma in Europa, l'ultimo scelto democraticamente dagli italiani, si stava rovesciando: il Governo Berlusconi.

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Abbiate l'umiltà di imparare la politica estera da Berlusconi, che seppe sviluppare rapporti con la Libia in grado di garantire nel Mediterraneo, oggi teatro di drammi umanitari, una pace e una stabilità che sono ormai soltanto uno sbiadito ricordo. Quindi, imparate da chi è stato più bravo di voi. I Governi di centrodestra, anche quelli ai quali la Lega ha partecipato, forse hanno anche commesso degli errori, ma in politica estera “no”, in politica estera non hanno commesso errori e in questo Paese la politica estera manca dalla fine dei Governi di centrodestra, così come manca la credibilità e l'autorevolezza dell'Italia a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. La linea che ha tracciato Giorgia Meloni, soprattutto sulla politica estera internazionale, per noi di Fratelli d'Italia è sempre stata quella di un'opposizione patriottica, che non consumava partite politiche interne rispetto alla linea internazionale, tanto più quanto il momento diventava, come oggi, critico e tragico. Ricordo ancora il mio capogruppo, Lollobrigida, che difendeva il Presidente Conte dagli attacchi scomposti del Parlamento europeo.

Ma, ciò detto, noi oggi non possiamo non registrare gli onesti, ma dimessi e, a tratti funerei, toni con cui il Presidente del Consiglio ci ha rappresentato la situazione libica, che sono - me lo consenta, Presidente - i toni giusti e coerenti di chi non può ammetterlo, ma oggi ci viene a raccontare, ahimè, il fallimento strategico e tattico dell'Italia sulla partita libica, nonostante sia un preciso interesse nazionale dell'Italia avere più di un piede nella Libia.

Sono finiti i toni entusiastici della famosa cabina di regia. Noi avevamo sempre detto: è un problema di vocale, forse più che “famosa”, è “fumosa”, e difatti, finiti i fumi della propaganda, si è evaporata la cabina di regia e non sappiamo che cosa è successo da questa cabina di regia. Non parliamo della Conferenza di Palermo, dove eravamo gli interlocutori privilegiati, che avremmo guidato la crisi e la transizione della crisi libica; non parliamo della Conferenza di Sharm el-Sheikh.

Noi vi avevamo chiesto discontinuità rispetto al Governo precedente, vi avevamo chiesto discontinuità rispetto a Gentiloni, vi avevamo chiesto di nominare immediatamente un commissario unico speciale per la Libia, concordato con le opposizioni, perché sulle partite internazionali non vi è maggioranza o minoranza che tenga, ma vi è solo l'interesse nazionale, vi avevamo detto di dialogare con tutte le forze in campo libico e non di sposare, raccogliendo l'eredità Gentiloni, l'innamoramento nei confronti di Serraj; ne comprendevamo la fragilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ve lo abbiamo detto, ma voi avete ereditato quella linea politica e non siete riusciti a dare un segnale di discontinuità. Ed eccoci; mentre danzavate sul proscenio delle cancellerie internazionali con toni trionfalistici, qualcuno - e viva Iddio, Fratelli d'Italia un coraggio maggiore degli amici della Lega ce lo ha e fa anche il nome -, qualche potenza estera, la Francia di Macron, mentre voi danzavate sul proscenio delle cancellerie internazionali, scatenava Haftar in Libia, lo sguinzagliava, e oggi Haftar è nei pozzi di ENI (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Altro che, Presidente del Consiglio, me lo lasci dire, me lo sono appuntato, i nostri interessi economici sono salvaguardati. Lei lo sa o no che ENI ha evacuato ormai tutti gli italiani dalla Libia? Non ha fatto altrettanto Total. Non ha fatto altrettanto Total.

E, allora, i nostri interessi economici non sono salvaguardati, la comunità internazionale a cui lei fa riferimento, sì, certo, ha condannato – e ci mancherebbe ancora – la crisi e la guerra, ma non ha avuto il coraggio, perché è bloccata da Macron, di condannare la avanzata unilaterale di Haftar, perché Macron, ancora una volta, ha difeso gli interessi della Francia, schiacciando gli interessi dell'Italia e dell'Europa, e noi non siamo riusciti a far balbettare alla Comunità europea una condanna per l'avanzata e l'aggressione unilaterale di Haftar. A quale comunità internazionale ancora si può riferire, se neanche quello siamo riusciti a far dire a questa comunità internazionale? Rispunta Isis e rispunta Isis a cento chilometri dalle nostre coste. Macron ha scatenato una guerra per procura, che è volta - noi di Fratelli d'Italia crediamo - ad estromettere definitivamente l'Italia dalla Libia e, magari, a riempire l'Italia di profughi nordafricani. A questo gioco noi dobbiamo porre immediatamente un rimedio; sarebbe una doppia sconfitta clamorosa per l'Italia perdere la partita dell'approvvigionamento energetico e contemporaneamente perdere la partita del governo dei flussi migratori rispetto alla Libia. Non vi basteranno 20 mila tribunali dei ministri per fermare i barconi, se quello che coltiva segretamente, e ormai anzi soverchiamente, Macron, si realizzasse. Eppure, noi non abbiamo visto, sotto questo profilo, uno scatto di dignità, non abbiamo visto discontinuità, non abbiamo visto, nella politica internazionale, una posizione chiara dell'Italia. Ve ne suggeriamo alcune: la prima è chiedere che l'Europa condanni, senza “se” e senza “ma”, l'aggressione unilaterale di Haftar nei confronti del Governo di Tripoli. La seconda, dato che qualcuno ha convocato il nostro ambasciatore in Francia per parlare di gilet gialli e, per quanto spiacevole, certamente, è molto meno critica la situazione dei gilet gialli rispetto alla guerra in Libia, magari convocare l'ambasciatore francese e chiedergli perché la Francia continua a tutelare Haftar (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, in ultimo, io lo capisco, ho sentito un intervento degli amici dei 5 Stelle, non esiste una soluzione militare; quando c'è la soluzione militare abbiamo già perso, sì, è favoloso, lo pensa anche mia figlia Greta di 12 anni, glielo insegnano alle elementari, però vorrei ricordare che qui qualcuno, e termino, sta già percorrendo la soluzione militare, la sta percorrendo solitariamente, la sta percorrendo spericolatamente, per procura, tramite Haftar e noi dobbiamo avere il coraggio di chiedere che o cessi immediatamente la guerra unilaterale portata da Haftar o l'Italia deve farsi promotrice di un'operazione di peacekeeping in Libia, per fermare la guerra, perché quando vi è una guerra in corso, non si risponde mettendo dei fiori nei vostri cannoni, ma si risponde dimostrando che l'Italia c'è, coinvolge la comunità internazionale e dice che sulle coste che si affacciano sull'Italia non si consumano guerre per procura, per strapparci l'approvvigionamento energetico nostro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi deputati, la situazione in territorio libico si fa di ora in ora sempre più drammatica, ce lo ha detto lei, signor Presidente del Consiglio, centinaia di morti, sappiamo che ci sono centinaia di mezzi blindati, di autoblindo che si muovono nel Paese, a Tripoli, ci sono bombardamenti in corso. Dunque, non è stato neanche raccolto l'appello delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco minimo, quello necessario, qualche ora, per consentire di portare ristoro alla popolazione.

La guardia costiera libica, alla quale il Governo italiano ha affidato tante delle sue fortune propagandistiche, di fatto non esiste più e non risponde alle chiamate dei naufraghi. Tutto questo, ormai, è terribilmente chiaro, quel che non è chiaro, neanche dopo il suo intervento, Presidente Conte, è che ruolo intende giocare l'Italia in questo scenario; lei ci ha fatto la cronaca, io apprezzo, ma non ci ha detto nulla di più di quello che già sapevamo.

Di fronte a quanto sta avvenendo, risulta assurdo e anche fuori dalla realtà il rivendicare, in quest'Aula. il ruolo importante dell'Italia nel disastro libico, così come abbastanza assurdo è l'entusiasmo con il quale lei ha salutato le conclusioni della Conferenza di Palermo, dicendo testualmente, cito: “Lasciamo Palermo portando con noi il sentimento di fiducia per aver dato una prospettiva di stabilizzazione della Libia”. Lei, così ottimista, così diceva. E ricordo, anche lì, le parole del Ministro Salvini, che, all'atto di emanare una direttiva ancora centrata sull'affidabilità della guardia costiera libica, affermava che la Libia è un Paese sicuro, aggiungendo poi del suo – una fake news -: “lo dice pure la Commissione europea”. Poche ore, se non pochi minuti, la Commissione europea lo smentiva, ribadendo la sua opinione diametralmente opposta e cioè che la Libia non è un porto sicuro, mi sembra abbastanza evidente che non lo sia, opinione peraltro condivisa anche dalle Agenzie delle Nazioni Unite. Quindi, il Governo italiano non ha avuto, e non ha, un ruolo influente nella situazione libica, per due ragioni: innanzitutto, perché si è sempre più isolato dai Paesi europei e dalla comunità internazionale, come dimostra il fallimento della Conferenza di Palermo, nella quale si notavano più le assenze che le presenze e la seconda ragione che ha impedito al nostro Paese di avere l'influenza necessaria sulla situazione libica sta nel fatto che vi siete dati come obiettivo esclusivo e persino ossessivo quello di bloccare la partenza dei migranti, rinunciando completamente a una visione d'insieme dei complessi problemi in quello scacchiere, e lo avete fatto senza curarvi minimamente delle gravissime violazioni dei diritti umani, come dimostra la situazione, appunto, nei campi di detenzione in Libia, che vanno chiusi – chiusi – e perfino sostenendo quella guardia costiera libica che l'ONU ha denunciato come “in combutta con i trafficanti”.

Vede, signor Presidente del Consiglio, qui, io le espongo questo rapporto: è un rapporto del Consiglio di sicurezza del Segretario generale António Guterres che lei ha menzionato; è del 2018 questo rapporto e dice che, nei centri governativi come in quelli clandestini, avvengono – cito - “rapimenti per estorsione”, cioè si rapiscono le persone che stanno dentro i centri, “lavoro forzato”, cioè quelle persone vengono trattenute per essere ridotte in condizioni di schiavitù, “uccisioni illegali”, non ci sarà mai un processo, Presidente del Consiglio, mai. Dice António Guterres, che lei cita, che gli autori di questi efferati crimini sono sia funzionari statali che gruppi armati e bande criminali che hanno accesso a quei centri, anche a quelli sotto il controllo delle cosiddette autorità. Ecco che in questi centri le persone, dice sempre il rapporto, sono mal nutrite e non hanno nessun accesso alle cure mediche.

Allora, signor Presidente del Consiglio, tutto bene? Lei è tranquillo? Lei se la fa la domanda se tutto questo è giusto, se è compatibile col senso di umanità e del diritto? Lei professore di diritto, se la fa qualche domanda? Non ci riguarda, signor Presidente del Consiglio, no? È altro da noi? Succede in un altro territorio, che importa se c'è tortura, se c'è compravendita di esseri umani, che importa, non ci riguarda.

Infine, il rapporto di Guterres, sempre questo, quello che io le consegnerò personalmente, adesso, dice: “la condotta spregiudicata e violenta da parte della guardia costiera libica nel corso di salvataggi e intercettazioni in mare”. Così definisce la guardia costiera: con questi metodi spregiudicati e violenti. Ed è a questa guardia costiera, che usa questi metodi, signori del Governo, che avete deciso di donare 12 motovedette; a questa guardia costiera, così definita dalle Nazioni Unite, voi felicemente avete deciso di dare 12 motovedette.

E, allora, non so se conoscevate o no questo rapporto, signor Presidente del Consiglio, forse sì, ma avete preferito ignorarlo. Io comunque glielo consegno; una cosa che a voi interessava, quella sì, era la riduzione degli sbarchi, costi quel che costi, la propaganda, la propaganda viene prima di tutto…

RAFFAELE VOLPI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. C'è scritto anche dell'ospedale di Misurata!

PRESIDENTE. Sottosegretario, sottosegretario non indichi… Sottosegretario stia al suo posto…

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente. Ma quelle sono persone, sono persone, non numeri, persone che fuggono, come farebbe ciascuno di noi, da quelle condizioni disumane e degradanti che il Segretario generale ha fatto presente più volte; condizioni che, ora, con la guerra civile in corso, non faranno che aggravarsi, signor Presidente. Anzi, abbiamo già notizie che chi è preposto alla sorveglianza di questi centri di detenzione fugge dai bombardamenti, lasciando quelle persone sguarnite di cibo e di acqua. E, nel frattempo, la guardia costiera libica si sta dissolvendo.

Ecco, allora, che cosa farete? Dovrete cambiare strategia, perché la vostra strategia si basava su questo e non regge più e, allora, non ce la farete a cambiarla questa strategia, semplicemente non siete in grado di avere una visione che non sia esclusivamente elettorale e di puro potere.

Quindi, e concludo, anche stavolta sarete molto al di sotto di ciò che è lecito aspettarsi da un Paese importante come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, l'importanza della Libia come Paese strategico per l'Italia è testimoniata dalla sua presenza qui in Aula, oggi, in Parlamento; è lei a farci una relazione della situazione drammatica, di quello che sta accadendo in Libia e non è il Ministro degli esteri, giustamente.

Ci ha confermato, con le sue parole, con la sua relazione, che la situazione è drammatica, è drammatica per il rischio di guerra civile, è drammatica per l'emergenza umanitaria, è drammatica perché il rischio anche di un problema rinnovato di sicurezza nazionale può esplodere dalla situazione in cui la Libia si sta venendo a trovare.

Nel pochissimo tempo che abbiamo a disposizione, signor Presidente del Consiglio, il nostro gruppo vuole mandarle un messaggio, un messaggio che spero sia positivo rispetto al…

Già due minuti… Presidente, scusi.

PRESIDENTE. Li recuperiamo.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). No no, era solo perché…

PRESIDENTE. Sì, sì, è chiaro.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Non è una questione di polemica, era perché credo che il dibattito che stiamo svolgendo non sia un dibattito formale, e quindi l'importanza è assoluta.

PRESIDENTE. Certo.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Quindi, dicevo - mi scusi, signor Presidente del Consiglio - che nel pochissimo tempo che abbiamo a disposizione il nostro gruppo vuole mandarle un messaggio, un pensiero, un sostegno, un invito. Un invito a che cosa? E non polemicamente. Quando lei tenne la conferenza stampa con il Presidente Trump a Washington, uno dei messaggi che lei diede in quella conferenza stampa era il ruolo che l'America aveva riconosciuto all'Italia riguardo alla questione libica. Cito: “L'amministrazione americana riconosce all'Italia un ruolo di leadership come promotore della stabilizzazione della Libia”.

Ci fu poi la Conferenza di Palermo. La presidente Boldrini ha ricordato l'auspicio, il successo che lei aveva detto poteva derivare da quella Conferenza: aveva messo insieme i due protagonisti, si cercava di lavorare in quella direzione.

La situazione oggi è sotto gli occhi di tutti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Vado verso la conclusione. Si aggiunge un altro elemento, e l'invito è questo: l'Italia recuperi il suo ruolo politico fondamentale, e per recuperare questo ruolo politico nello scenario internazionale ha bisogno di tre cose.

La prima: di un'unità nazionale riguardo alla politica estera; la cerchi, la cerchi insistentemente. La seconda: di un'unità nell'Europa. Noi non sappiamo nella sua relazione se in questi giorni, oltre ad aver contattato i due protagonisti, lei ha contattato, per esempio, i leader dell'Europa: è di questi secondi la notizia che la Germania e la signora Merkel, la Presidente Merkel hanno condannato l'attacco di Haftar, l'avanzata delle truppe nei confronti di Tripoli. È di questi minuti che Haftar è andato…

PRESIDENTE. Deve concludere, Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Concludo. E' andato a Mosca: ha contattato, ha sentito? Recuperiamo il ruolo politico di intermediazione e di dialogo che l'Italia può avere, ma recuperando l'unità in Europa - e concludo - anche recuperando, come ha detto il presidente Gentiloni, il coinvolgimento dell'America, degli Stati Uniti in questa situazione.

Questo è il ruolo che dobbiamo avere, proprio per l'interesse non solo nazionale, ma generale che la Libia ha per tutti noi, proprio nell'interesse innanzitutto del popolo libico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, Presidente Conte, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, è avvilente sapere come i cittadini libici siano in procinto di vivere la terza guerra civile in meno di dieci anni: il timore più grande è che si possa iniziare un lungo conflitto di posizione, che rischia di sfiancare ulteriormente una popolazione sfinita da anni di sofferenze, violenze e scontri.

È noto, la situazione attuale è frutto di tante cose connesse tra loro, ognuna delle quali ricopre una rilevanza specifica: a partire dal 2011, dalla caduta di Mu'ammar Gheddafi, abbiamo assistito ad una serie di errori, primo fra tutti la sottovalutazione dell'immediato futuro.

Il tema della sottovalutazione, Presidente Conte, ricorrerà ancora nell'operato della comunità internazionale: non si è tenuto conto delle divisioni interne della Libia, della presenza di centinaia di milizie armate e rivali, delle smisurate ambizioni personali di alcuni leader politici, dell'ostinazione della comunità internazionale ad appoggiare soluzioni considerate illegittime dai libici ed inefficaci agli occhi di tutti, e soprattutto delle ingerenze straniere che hanno finito per inasprire le violenze.

Dicevo dell'errore di sottovalutazione che ricorre da parte della comunità internazionale, nell'azione - come dire - di sponsorizzazione in qualche modo del Governo Serraj, che non aveva legittimazione popolare, non è stato nominato da un Parlamento eletto, ma solo scelto appunto da una comunità internazionale.

Le ultimissime vicende hanno, pertanto, fatto precipitare una situazione di per sé intricatissima. Al di là comunque delle opinioni sul perché il generale Haftar abbia lanciato l'offensiva per conquistare la capitale, la sua mossa, come già detto, potrebbe innescare un nuovo conflitto drammatico, tanto più pericolosamente concreto quanto più numerose sono le divisioni libiche su vari fronti, e quanto maggiore è l'inadeguatezza delle risposte fornite dalla comunità internazionale.

Concludo. Avendo descritto questo scenario, noi dalla componente MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero del gruppo Misto, Presidente Conte, abbiamo fiducia nella sua capacità di interlocuzione, soprattutto considerando…

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …i nostri interessi strategici, economici e sociali: una stima che le abbiamo dimostrato in più occasioni, e pertanto le auguriamo buon lavoro.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Deputato Magi, su cosa? Ma non è iscritto a parlare. Non si era iscritto a parlare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 16,05)

Sui lavori dell'Assemblea e per l'organizzazione dei tempi per l'esame di provvedimenti legislativi.

PRESIDENTE. Avverto che con lettera del 9 aprile 2019, la presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza, unanimemente condivisa dai rappresentanti dei gruppi, di un differimento al mese di maggio dell'inizio dell'esame della proposta di legge n. 506, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell'unione civile, previsto nel vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 15 aprile. Il provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute del corrente mese di aprile.

Avverto inoltre che, in considerazione dello svolgimento delle audizioni riguardanti il Documento di economia e finanza (DEF) da parte delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, l'orario di inizio della parte pomeridiana seduta di martedì 16 aprile sarà fissato alle ore 15. L'organizzazione dei tempi per l'esame del DEF sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Nel medesimo allegato sarà pubblicata anche l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti provvedimenti: proposta di legge n. 1074-A, recante disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale; testo unificato delle proposte di legge nn. 684-1109-A, recante disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale; n. 1538-A - Ratifica degli accordi Italia-Serbia in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria in materia penale; n. 1539-A - Ratifica dei trattati Italia-Kenya di estradizione e di assistenza giudiziaria in materia penale; n. 1540-A - Ratifica dei trattati Italia-Kazakhstan di assistenza giudiziaria in materia penale e di estradizione; n. 1541-A - Ratifica dell'accordo Italia-Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ripani. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RIPANI (FI). Presidente, la città di Grosseto è in fermento per l'imminente chiusura della casa circondariale: dopo il parere favorevole del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, manca solamente la firma del Ministro della giustizia, che ormai pare inevitabile.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ripani, pregherei i colleghi di non disturbare i membri del Governo ai loro banchi. Grazie.

ELISABETTA RIPANI (FI). Grazie. Sebbene il carcere presenti problemi strutturali di sicurezza e di ubicazione, e sia stata prospettata più volte una sua chiusura, questa scelta non può prescindere dalla costruzione di una nuova struttura, sempre a Grosseto. Grosseto è sede del tribunale e della procura, la Maremma vanta un comprensorio giudiziario tra i più grandi d'Italia, ed è quindi totalmente illogico dismettere tout court la casa circondariale senza prospettare soluzioni alternative. A queste condizioni, la chiusura comporterebbe ricadute negative in termini di sicurezza, per l'economia locale e per i 50 lavoratori: dovrà quindi avvenire solo quando sarà assicurata al capoluogo maremmano una nuova struttura moderna e funzionale. La dismissione, disposta in modo unilaterale dai vertici ministeriali, ha colto di sorpresa le istituzioni locali, la dirigenza del carcere, i lavoratori e i sindacati: un modus operandi del tutto inaccettabile ed irrispettoso per il territorio; ma nonostante ciò, l'amministrazione comunale di Grosseto si è immediatamente attivata per individuare un'area periferica per ospitare il nuovo carcere. Resta solo da capire adesso se il Governo abbia la volontà politica di risolvere la vicenda in modo responsabile, o pensi solamente a far quadrare i conti, bollando il nostro carcere come piccolo, inutile ed antieconomico. Chiediamo quindi al Governo di ascoltare una volta tanto le esigenze della Maremma: il Ministro Bonafede non firmi il decreto senza aver prima concordato soluzioni alternative con le istituzioni cittadine, ben propense alla massima collaborazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Sono interventi di fine seduta, quindi giustamente il Presidente del Consiglio se n'è andato; ma con piacere gli avrei detto che non capisco, conoscendolo, come mai non presti attenzione alla vicenda di Radio Radicale, perché non presta attenzione ad una vicenda che riguarda il finanziamento di Radio Radicale, un contributo che era già previsto, è stato sempre previsto per legge per un'attività di informazione di interesse generale. Non solo per il pluralismo informativo, ma perché quella radio negli anni ha consentito di conoscere, ed il suo archivio consente tuttora di conoscere anche ai più giovani, tutto ciò che è avvenuto negli anni in queste Aule, nelle Commissioni, nel dibattito. Quel pluralismo, quella capacità informativa che sono sempre stati garantiti in maniera terza, in maniera indipendente, tutte le volte in cui parte il messaggio dell'informazione di carattere parlamentare da parte della Radio.

È evidente che 540 mila registrazioni di sedute dei due rami del Parlamento, del Consiglio Superiore della Magistratura, di importanti processi giudiziari, formano la storia di questo Paese, non solo parlamentare ma anche fuori delle Aule parlamentari, la capacità di una radio, di un mezzo informativo di dare risalto alla centralità del Parlamento, alla centralità del lavoro delle aule giudiziarie, a quello che avviene realmente, a quello che succede tutti i giorni nell'interesse del Paese.

E non può essere una radio commerciale a farlo, vista anche l'impossibilità di prevedere i tempi in cui le trasmissioni vengono fatte con riguardo alle attività parlamentari, ed è evidente che non può raccogliere pubblicità o farlo in modo diverso. La nostra non è un'elargizione, è un dovere per garantire l'informazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non c'è il Presidente del Consiglio, ma gli dico che mi meraviglia come studioso del diritto che da anni è sempre stato simpatizzante per questo pluralismo e per il Partito Radicale. Vediamo se mi smentisce, così poi mi diverto. Lui c'era, ma se ne è andato subito, appena finiti gli interventi nella seduta, forse gli avranno detto che interveniva pure D'Ettore su Radio Radicale, ma glielo ricordo. Lui, e anche il suo maestro, Giovan Battista Ferri, che spesso partecipava ai lavori di Radio Radicale, abbiano un sussulto di dignità, se non ce l'ha nessuno in questa maggioranza e in questo Governo. Anche voi dei Cinquestelle, abbuiate tutto, fate che tutto scompaia, fate che finalmente questo Parlamento non sia ascoltato e si sentano solo i vostri social, i vostri “filmettini” e tutte le stupidaggini che fate ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, i tempi non sono più quelli di Pannella, che può parlare quanto vuole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marin, che però non è in Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, prendo la parola per rendere giustizia a Radio Radicale, a fronte della sistematica, goffa opera di disinformazione compiuta ieri dal MoVimento 5 Stelle in quest'Aula. Tralascio le inesattezze strumentali o le deliberate amnesie - lo dico per il suo tramite alla deputata intervenuta ieri -, i 204 milioni di euro ricevuti da Radio Radicale dal 1994 ad oggi sono il corrispettivo di un servizio svolto, non un atto di liberalità o uno spreco, come vorrebbe la falsa moneta grillina. Sorvolo poi sulla ricostruzione parziale e partigiana della nascita del canale RAI dedicato al Parlamento. Sempre ieri venivano elogiati mille altri modi per poter seguire i lavori parlamentari, scansando tuttavia un fatto evidente, cioè che ancora oggi il mezzo più usato per l'ascolto in movimento è la radio. Sempre la deputata succitata ha sottolineato come Radio Radicale prima del 1994 trasmettesse le sedute gratuitamente, dimenticando che in quegli anni il Partito Radicale destinasse interamente la propria quota del finanziamento pubblico alle attività di informazione. E ancora, RAI Parlamento, a differenza di Radio Radicale, non fa le dirette delle Commissioni e dell'Aula, fa quasi solo le dirette dei dibattiti sulla fiducia. La parlamentare grillina ha poi rammentato negativamente il fatto che Radio Radicale non si limiti a seguire il dibattito parlamentare ma trasmetta e registri - il prezioso e unico archivio digitale - anche convegni o altre iniziative. Non c'è da aggiungere altro, credo testimoni chiaramente la considerazione che il MoVimento 5 Stelle ha per l'informazione diretta, trasparente e il dibattito libero e democratico. Per inciso, poi: il canale istituzionale sul digitale tv non sarà un canale sul Parlamento ma su tutte le istituzioni.

Mi permetta poi, Presidente, una rapida nota: ma come, nel momento in cui i lavori in Commissione parlamentare a Washington o le sedute di Aula a Westminster vengono seguite con attenzione da mezzo mondo, portando magari a una maggiore considerazione delle istituzioni parlamentari, noi decidiamo al contrario di tagliare i cavi, di chiudere la saracinesca, di zittire chi consente l'accesso diretto dei cittadini a queste istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Il punto, tuttavia - e concludo -, al netto della sciatta disinformazione ammannita ieri in quest'Aula, è che Radio Radicale non è una radio commerciale, non cerca ricavi sul mercato, e si è caratterizzata per questo come radio di servizio senza contributi pubblici, e pertanto destinata a chiudere, privando il Paese di uno strumento essenziale per la difesa della democrazia e dei suoi valori, che dovrebbe essere obiettivo condiviso da tutti, grillini compresi, in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, si chiama Alaa Salah, e qualche giorno fa è salita con le sue scarpe da tennis e il toub, la veste tradizionale sudanese, sul tetto di una macchina e ha incitato la folla intorno a lei a cantare, a cantare rivoluzione. Alaa Salah è diventata il simbolo della rivolta che dal 19 dicembre del 2018 scuote tutto il Sudan e che oggi ha provocato le dimissioni di Omar al-Bashīr, il dittatore al potere da trent'anni. Su questo una questione e ci appelliamo all'Italia, ci appelliamo all'Unione europea: i manifestanti come Alaa Salah chiedono democrazia, chiedono di poter votare; il nostro Governo, che troppe volte è stato affascinato da esperimenti autoritari, non si illuda che attraverso un militare che sostituisce un altro militare il Sudan sarà stabile.

Rispettiamo quei dimostranti, rispettiamo la loro fatica, rispettiamo i loro desideri, sosteniamo in ogni sede la loro richiesta di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiazzese. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Con questo intervento voglio portare oggi in Aula la problematica che affligge i contrattisti dell'ASP di Palermo. Parliamo, per l'appunto, di 657 persone che hanno un contratto precario da più di un quarto di secolo, precariato ovviamente creato da una certa politica che ha sfruttato questa incertezza lavorativa per garantirsi sempre un certo consenso elettorale alle tornate elettorali successive, è chiaro. Da quando sono stato eletto ho potuto anche constatare cosa vuol dire essere precari, e, per l'appunto, proprio a fine 2018 queste 657 persone hanno saputo di poter lavorare per il 2019 - quindi soltanto per un altro anno - proprio durante gli ultimi giorni del 2018. Vorrei che tutti noi un po' ci immedesimassimo in cosa vuol dire praticamente non sapere fino agli ultimi giorni del 2018 se il 2019 lavori o non lavori, o comunque, se lavori, che è soltanto per un anno. Ciò vuol dire praticamente non potere contrarre un mutuo, non potere fare un acquisto anche importante e comunque non potere pianificare la propria vita. Molte persone di queste, dato che hanno più di 25 anni di precariato alle spalle, non sono più nemmeno giovanissime, questo è chiaro.

È vero anche che la situazione oramai è estremamente complicata, e sicuramente chi governa si trova anche la patata bollente di trovare una soluzione a questa situazione, dato che tutti i Governi precedenti, comunque, vuoi o non vuoi, hanno avallato questa situazione per scopi politici, elettorali; non mi soffermo qui. Adesso, però, secondo me è arrivato il momento che chi governa si deve assumere comunque una responsabilità di trovare una stabilizzazione - ripeto - a queste persone, a questi precari che da tanti anni oramai sono appunto precari, magari iniziando a trovare le somme per la stabilizzazione e riducendosi i loro lauti stipendi, come facciamo noi deputati del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Grazie, Presidente. Cari colleghi, mi duole, da siciliana, portare alla vostra attenzione una scandalosa situazione che interessa la mia regione, che, avvalendosi del suo status di regione a statuto speciale, ha ritenuto di non recepire alcune delle prescrizioni introdotte dalla legge anticorruzione, meglio nota come “spazza corrotti”. Si tratta della norma che obbliga i candidati alle elezioni politiche e amministrative a pubblicare on line il curriculum e il certificato penale, al fine di consentire ad ogni elettore che ne abbia interesse di sapere, prima di esprimere il proprio voto, se il candidato prescelto sia o meno incensurato. Si tratta di una norma fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, perché finalizzata ad assicurare l'espressione di un voto consapevole. Sostanzialmente, ai circa 500 mila elettori siciliani chiamati alle urne il prossimo 28 aprile, ivi compresi i cittadini di Mazara del Vallo e Castelvetrano, sarà negata tale possibilità. Questo è ancora più preoccupante se si considera che la Sicilia è una regione spesso finita al centro delle cronache proprio per i cronici problemi legati a candidati impresentabili. Ricordo che ben sedici dei settanta deputati regionali e ben quattro assessori su undici risultano al momento indagati. È dunque un paradosso che, proprio in Sicilia, il governo Musumeci non abbia ancora recepito la norma dello “spazza corrotti”.

Per sanare questa grave lacuna, il MoVimento 5 Stelle ha presentato all'ARS un disegno di legge di recepimento della normativa nazionale, di cui chiederà una trattazione in via prioritaria. È per questo motivo che voglio, in questa sede, lanciare un invito a tutti i gruppi politici e candidati dei comuni siciliani: seguite l'esempio del MoVimento 5 Stelle, e presentate autonomamente e spontaneamente curriculum e certificato penale, come facciamo noi, da anni! È inammissibile che l'autonomia statutaria siciliana sia un ostacolo più che un beneficio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, sono vicina ed esprimo la mia più sincera solidarietà al sindaco Salvatore Riotta, di Militello Rosmarino e a tutta la sua giunta, per le offese personali e le minacce ricevute. Militello Rosmarino è un comune di meno di 1.500 abitanti nel messinese; il sindaco, che è stato eletto lo scorso giugno, ed alcuni membri della sua giunta hanno ricevuto insulti e gravi minacce, anche di morte, attraverso dei video sui social. La causa scatenante di questa serie di attacchi sembra essere un'ordinanza di demolizione di una delle abitazioni di proprietà dell'autore di questi gesti. Gli amministratori di Militello Rosmarino, dopo varie querele presentate, hanno adesso informato della vicenda anche il Ministro dell'interno e chiesto protezione. I sindaci dei piccoli comuni sono spesso amministratori di frontiera, non di rado con risorse insufficienti, in prima linea nei confronti dei loro concittadini, costretti ad essere il terminale contro cui spesso si sfoga il disagio delle persone nei confronti delle numerose inefficienze delle varie pubbliche amministrazioni.

Non possono e non devono essere lasciati soli. Subire attacchi personali che travalicano la dialettica politica è inaccettabile, uno strumento diabolico che coinvolge la stessa sfera familiare e la serenità dei destinatari. Il senso civico e la volontà di mettere il bene della collettività al centro delle proprie scelte è la strada maestra che spero guiderà sempre più sindaci di questo Paese. Chi sceglie oggi di impegnarsi nella sua piccola comunità, tra mille difficoltà, a favore del bene comune, è un eroe. Queste persone devono sapere, in questo Paese, di poter contare sulla vicinanza e sulla solidarietà delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (M5S). Grazie, Presidente. “Lo hanno fatto per soldi e basta. Io sono stato violentato, mica loro. Non devo chiedere scusa a nessuno, sono loro che dovrebbero avere i sensi di colpa”. Ecco le parole di Rodolfo Fiesoli, il cosiddetto profeta della comunità de Il Forteto, di Vicchio, che ieri ha dichiarato la sua non colpevolezza, passeggiando per le strade di Aulla, paese dell'Alto Appennino bolognese. Voglio qui ricordare la condanna di Fiesoli a 14 anni e 10 mesi per abusi sessuali e maltrattamenti nella comunità, in attesa di essere incarcerato dopo la pronuncia definitiva della Corte suprema. Ribadisco, infine, che queste dichiarazioni fanno capire che siamo dalla parte giusta, e che, con la Commissione d'inchiesta parlamentare e assieme al commissario Marzetti, riusciremo finalmente a dare luce a una delle tante inchieste che in Italia sembra non arrivare mai alla luce e alla fine, e che stavolta potrebbe completamente concludersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, mentre sui giornali in questi giorni si sbandierano numeri sul passo in avanti che negli ultimi anni avrebbe compiuto la sanità in Campania quanto ai livelli essenziali di assistenza e ai conti della regione, senza volere entrare nel merito della pesante criticità dell'assistenza territoriale del sistema di emergenza, voglio riportarvi un dato: la metà degli ospedali campani non rispetta tutti i requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi per assicurare qualità e sicurezza delle attività. E mi riferisco ai requisiti antisismici, antincendio e agli impianti di condizionamento; di conseguenza, sono privi dell'autorizzazione all'esercizio.

E ancora più grave è che la regione Campania non abbia presentato una documentazione completa per sopperire a tale mancanza; se lo avesse fatto, la regione Campania avrebbe ricevuto un miliardo sui 3,7 miliardi di euro stanziati dal Ministero della Salute. Quindi, anziché fomentare polemiche sterili, dettate da strategie politiche - e mi avvio alla conclusione, Presidente - di bassa lega, pensiamo a salvaguardare la salute dei cittadini, ricordando che non bastano i ragionieri per dire che si è lavorato bene, ma è necessario accertare che il livello di efficacia che un servizio pubblico come la sanità è tenuto ad offrire sia osservato per legge, ma soprattutto per coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. In queste ore la stampa nazionale sta riportando un evento gravissimo, una scelta del comune di Calolziocorte, in provincia di Lecco, di dividere la città in zone, vietando in alcune zone l'accesso ai bambini o a tutti coloro che sono richiedenti asilo, migranti e via dicendo: in quella zona tu non puoi andare. Abbiamo avuto il XX secolo contrassegnato da quella brutta frase razzista: tu lì non ti puoi sedere. Adesso, a Calolziocorte, c'è una nuova frase nel XXI secolo: tu lì non puoi andare.

Questo è quello che sta avvenendo. Le persone sono trattate come delle slot machine, devono essere lontane da luoghi come le scuole, gli oratori. Non potranno più soggiornare lì e non potranno più essere integrati come meritano di essere integrati; e non si fa differenza tra adulti, bambini, famiglie, perché a Calolziocorte ci sono, su 15 mila abitanti, solo 18 richiedenti asilo. E di questi 18, sette sono adulti, di cui sei lavorano, e gli altri sono tutti bambini e mamme sotto un anno di età. A questi noi stiamo dicendo che verranno segregati d'ora in avanti, e lo si fa anche ledendo un altro grande principio della Chiesa, che è quello dell'accoglienza, perché questi bambini sono ospitati in oratori, sono ospitati dalle suore Orsoline di Somasca.

Da queste strutture ecclesiastiche sono ospitati, e neanche lì potranno più stare. Le scelte della Lega, del Governo, del Ministro Salvini stanno facendo diventare questa stagione veramente nefasta e, possiamo anche dirlo, disumana, nel momento in cui a un bambino rende impossibile vivere come un altro bambino in qualsiasi luogo di un territorio comunale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 12 aprile 2019 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 16,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (A.C. 1638)

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1638). La ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta nel settembre del 2014 nella cittadina svizzera di Magglingen e approvata in prima lettura al Senato, si propone di contrastare la commercializzazione di eventi sportivi fenomeno intorno al quale si accentrano notevoli interessi economici, alimentati dal mercato illegale delle scommesse sportive, particolarmente attrattivo per le organizzazioni criminali, per il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. La Convenzione è finalizzata a stabilire norme omogenee in Europa per prevenire, individuare e combattere le partite truccate, la manipolazione e tutte le possibili modifiche intenzionali e irregolari dello svolgimento o del risultato delle competizioni sportive. La ratifica ha un alto valore etico e morale in quanto pone al centro l'etica dello sport e il suo significato sociale che non deve essere inquinato da attività illecite e monopolizzato da organizzazioni criminali. (Basti ricordare l'attenzione riservata allo sport dal Consiglio d'Europa sin dalla metà degli anni '70, con l'adozione della Carta europea dello sport per tutti, in cui sono indicati i principi fondamentali dello sport che esaltano il valore sociale e la sua importanza sia individuale sia per l'intera collettività.

Allo scopo indicato, la Convenzione stabilisce non soltanto misure sanzionatorie, ma anche meccanismi di monitoraggio, mediante lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, che consentano di intervenire in una fase iniziale al fine di bloccare i fenomeni corruttivi, le agevolazioni e i contributi in favore di coloro che si sono resi responsabili di reati connessi alle manipolazioni sportive.

Lo sviluppo mediatico e la diffusione degli eventi sportivi e) in rete, nonché la facilità di operare transazioni finanziarie online, hanno favorito lo sviluppo di scommesse illegali commercializzazione difficili da controllare che richiedono l'intervento di autorità istituite allo scopo. In quest'ottica, la Convenzione, invita gli Stati a identificare un'Autorità responsabile per la regolamentazione delle scommesse sportive e per l'applicazione di misure di contrasto delle manipolazioni nelle competizioni sportive che in Italia viene individuata nell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Sul piano delle sanzioni, sono stabilite sia sanzioni penali per coloro i quali abbiano commesso reati, sia sanzioni amministrative pecuniarie per le persone giuridiche per reati di frode in competizioni sportive e di esercizio abusivo di giochi e scommesse, ai sensi dell'articolo 23 della Convenzione.

Per tutte queste ragioni, a nome del Gruppo di Forza Italia, annuncio convintamente il voto favorevole sul disegno di legge di autorizzazione alla ratifica della Convenzione in oggetto.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO BATTILOCCHIO, ROSA MARIA DI GIORGI (A.C. 1681)

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1681). Grazie Presidente, come ho già annunciato in sede di parere del provvedimento in XIV Commissione, siamo a favore del presente disegno di legge di ratifica e condividiamo la scelta di concedere all'Istituto Universitario Europeo un ulteriore edificio, identificato nel Palazzo Buontalenti, nel cuore di Firenze, già sede della Corte d'appello fino al 2012 ed attualmente inutilizzato.

E' basilare, nel percorso di ulteriore rafforzamento di questa prestigiosa Istituzione, lavorare, nell'ambito dell'offerta formativa dello IUE, avendo l'obiettivo anche di favorire l'avvio della School of Transnational Governance: continuare a puntare sulla qualità, con una struttura di formazione avanzata sui temi strategici dei futuri assetti internazionali, a beneficio di studenti, ricercatori, studiosi ed operatori pubblici e privati, destinati ad esercitare responsabilità decisionali e a formulare politiche statuali e sovranazionali.

La ratifica del protocollo aggiuntivo relativo all'accordo sulla sede in favore dell'istituto universitario europeo, che ci apprestiamo a votare, rappresenta un'occasione anche per ribadire con forza in quest'Aula, che è il cuore della nostra Repubblica, l'importanza di ospitare questo centro di eccellenza accademica, di rango internazionale, proprio nel nostro Paese.

Un'idea lungimirante, nata in un contesto comunitario ovviamente profondamente diverso da quello odierno: eppure l'istituto è cresciuto e si è rafforzato parallelamente ed armonicamente rispetto all'allargamento dell'Unione.

Nel 1972 i sei stati membri della Comunità Europea, firmarono un accordo in cui si impegnavano a fondare e sostenere un centro universitario europeo all'avanguardia nel campo della ricerca delle scienze sociali (Economia, Scienze Politiche, Giurisprudenza e Storia) dopo che nel 1969, i delegati dei vari Stati si erano già incontrati all'Aia, scegliendo Firenze come sede.

L'Italia portava a casa, grazie ad una grande azione di diplomazia e confronto con i partners un grande risultato. Un modus operandi che ancora oggi dovrebbe costituire la cornice della nostra interazione con i Paesi partners.

Ed è nel 1976, quattro anni dopo, che i primi settanta ricercatori dell'Istituto Universitario Europeo, mossero i loro primi passi nella Badia Fiesolana. Migliaia e migliaia si sono susseguiti nel tempo, all'insegna di una crescente qualità e di una formazione ai massimi livelli, anche grazie a proficue sinergie con le Istituzioni accademiche di tutto il mondo.

Così come l'Unione Europea, anche l'Istituto Universitario Europeo ha aperto le sue porte all'entrata di energie e risorse provenienti dai nuovi stati membri e dai Paesi extra UE: oggi i quattro dipartimenti ospitano e formano oggi più di 600 ricercatori provenienti da oltre 60 Stati.

I Paesi dell'Unione Europea forniscono borse di studio per i propri laureati presso l'IUE e in tale ottica il MAECI concede annualmente un contingente di borse di studio a favore di ricercatori italiani ed a cittadini stranieri, in prevalenza provenienti dall'area dell'Europa Orientale, ex Unione Sovietica, Turchia e Nord Africa, ma anche da altri Paesi extra-UE. Un importante strumento per rafforzare il legame con i futuri decision makers di tanti Stati, strategicamente nodali per noi.

Ma L'Istituto rappresenta un "network accademico" molto più complesso.

Ospita il Robert Schuman Centre for Advanced Studies, un centro specializzato nella ricerca applicata, interdisciplinare e comparata incentrata su issues di grande impatto per l'UE ed il resto del mondo, ed il Max Weber Programme for Postdoctoral Studies che prepara ogni anno un crescente numero di fellows ad una carriera professionale nel settore accademico.

La biblioteca dell'IUE conserva quasi mezzo milione di volumi ed un vasto numero di risorse elettroniche nelle aree di specializzazione dell'Istituto, anche consultabili con l'ausilio sito ufficiale eui.eu

Inoltre, sempre a titolo esemplificativo, il campus ospita gli Archivi Storici dell'Unione Europea, dove, sulla base di un accordo tra la Commissione UE e l'Istituto, le varie istituzioni comunitarie, eccezion fatta per la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, depositano i loro archivi: strumenti di straordinario valore per la comprensione della genesi e dello sviluppo dell'integrazione europea.

Eccellenza, qualità, visione strategica, apertura internazionale, sono i fattori di un progetto vincente che rappresenta un'opportunità, soprattutto per le nuove generazioni che hanno intenzione di approfondire queste tematiche. Il tutto, in una delle nostre città in assoluto tra le più belle e significative atte ad accogliere questo istituto di alta formazione specializzata e di eccellenza.

Ribadiamo quindi, ancora una volta, la fierezza del nostro Paese che ospita un unicum, in ambito accademico, sul piano internazionale: una fucina di formazione, dibattito, approfondimento che continuerà nel suo percorso volto ad analizzare, studiare e commentare i traguardi raggiunti in questi primi 62 anni di Europa ma anche le tante criticità che meritano una risposta celere ed efficace per poter impostare un futuro comune.

Proprio in tale direzione l'istituto europeo (e mi avvio a concludere) ospiterà dal 2 al 4 Maggio la nona edizione dello “State of the Union”: top leaders, decision makers ed accademici si riuniranno quest'anno con uno speciale focus su “La Democrazia del 21 secolo in Europa” per riflettere sul funzionamento dell'assetto democratico delle Istituzioni Europee e sulla loro capacità di rispondere alle aspirazioni, ai bisogni, alle attese ed alle speranze delle nuove generazioni.

Una grande occasione di confronto a pochissimi giorni dal voto europeo che, per quanto ci riguarda, dovrà ribadire la centralità strategica e geopolitica del percorso condiviso tra gli Stati membri e, allo stesso tempo, sottolineare la improcrastinabile necessità di rivedere profondamente alcuni meccanismi e politiche che hanno contribuito ad allontanare l'Unione da quello straordinario sogno europeo immaginato dai Padri fondatori alla fine del tragico secondo conflitto mondiale.

La costruzione del sogno europeo rimane per noi ancora valido nei suoi valori fondanti. Noi, eredi di quella visione che ci ha permesso di vivere 60 anni in un continente in pace, rilanciamo con convinzione, anche in questa occasione che la diffusione dell'alta formazione europea è un'azione centrale e prioritaria per il nostro Paese. In questo dibattito vogliamo riaffermare l'urgenza - senza retropensieri, proclami e propaganda - che l'Italia, quale Paese fondatore, deve tornare ad essere, come nel 1957, davvero protagonista nel determinare le scelte prefiguranti il futuro dell'Europa, il nostro continente.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1681). Signor Presidente, Colleghi, l'Istituto Universitario Europeo, che ha sede tra Fiesole e Firenze - presso la Badia Fiesolana di San Domenico Di Fiesole-, è un'istituzione accademica unica nel suo genere e di eccellenza, fondata nel 1972 da sei paesi fondatori della Comunità Europea. La missione dell'Istituto è promuovere la ricerca e gli studi dottorali e post — dottorali nell'ambito delle scienze sociali.

L'Istituto rappresenta un unicum nel panorama accademico mondiale. Grazie al suo ambiente rigorosamente internazionale, l'IUE offre una preparazione accademica di altissimo livello, e fornisce opportunità eccezionali per ricercatori, professori e dottorandi, oltrepassando discipline e confini geografici e linguistici: vanta tra le sue fila alcuni tra i più importanti esperti e docenti a livello internazionale nell'ambito delle Scienze Sociali in generale.

Oggi lo IUE è sostenuto da 23 Stati membri dell'Unione Europea. Più di seicento studenti fruiscono di questa scuola di altissima formazione, che costituisce un unicum mondiale. Quattro i dipartimenti — Economia, Storia e Civilizzazione, Legge, Scienze Politiche e sociali - che offrono percorsi e modelli di formazione di altissimo livello. Più di 70 i docenti e la formazione di più di 600 ricercatori provenienti da più di 60 diversi paesi.

I Paesi dell'Unione Europea forniscono borse di studio per i propri laureati presso l'IUE e in tale ottica il MAECI concede annualmente un contingente di borse di studio a favore di ricercatori italiani. Nel 2016 sono state attribuite 32 borse di studio per un importo complessivo di 535.296 euro.

La comunità nel suo insieme conta oltre 1000 membri che studiano e lavorano nei quattordici edifici situati nelle colline di Fiesole e di Firenze. Alcuni di questi sono di proprietà del Governo Italiano che dal 1976 fornisce e mantiene magnifiche sedi storiche per le attività dell'Istituto. Capi di Stato, leader politici e accademici di fama mondiale sono regolarmente ospiti dell'EUI e partecipano al suo prestigioso programma di conferenze, workshops, corsi e summer schools.

La biblioteca dell'IUE conserva quasi mezzo milione di volumi ed un vasto numero di risorse elettroniche nelle aree di specializzazione dell'Istituto. Questo patrimonio attrae numerosi studiosi nazionali e internazionali che non reperirebbero facilmente tale materiale altrove.

Il campus ospita anche gli Archivi Storici dell'Unione Europea, dove, sulla base di un accordo tra la Commissione Europea e l'Istituto, le varie istituzioni comunitarie, eccezion fatta per la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, depositano i loro archivi. I documenti ivi conservati sono un patrimonio di valore impareggiabile per la comprensione della genesi e dello sviluppo dell'integrazione europea e sono testimonianza dell'impegno dell'IUE nel preservare la storia d'Europa.

La ratifica del Protocollo in esame, firmato in esito ad una fase negoziale tra l'IUE ed il Governo italiano, deriva dall'esigenza di dotare l'IUE di adeguate strutture che gli consentano di avviare pienamente le attività della School of Transnational Governance - ovvero la Scuola delle politiche pubbliche transnazionali -, scuola di formazione avanzata sui grandi temi strategici dei futuri scenari internazionali (libertà, democrazia e diritti; regolazione di finanza, commercio e mercati; cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale; diplomazia culturale), a beneficio di studenti, ricercatori, studiosi e operatori pubblici e privati destinati a esercitare responsabilità decisionali e a formulare politiche statuali e sovranazionali.

A tale scopo il governo italiano, che nell'anno di Presidenza italiana dell'Istituto (2017) ha dato un forte impulso al progetto di una scuola per la governance trasnazionale, ha offerto all'IUE la concessione di un ulteriore edificio, identificato nel Palazzo Buontalenti, a Firenze, già sede della Corte d'appello fino al 2012 e attualmente inutilizzato, per farne la sede della School of Transnational Governance (STG).

Nella scorsa legislatura, proprio in ragione del prestigio derivante per il nostro Paese dalla presenza dello IUE sul suo territorio, con la ratifica del protocollo aggiuntivo all'Accordo sulla sede, le disposizioni già previste per la sede principale dell'Istituto sono state estese anche ad altre strutture limitrofe, come Villa Schifanoia e Villa Salviati.

Il Partito Democratico voterà a favore di questo protocollo che consente di dare nuova vita a un prestigioso e pregiato palazzo nel cuore del centro storico di Firenze, un'area da molti secoli destinata ad accogliere la cultura e la creatività. Ricordo che importanti luoghi di arte e cultura dell'epoca rinascimentale, voluti da Lorenzo de 'Medici, sorgevano proprio in quest'area che può tornare ad essere luogo del sapere fiorentino, nazionale e internazionale. Inoltre la vicinanza di Palazzo Buontalenti con l'ateneo toscano permetterà ai nostri studenti uno scambio culturale con i ricercatori dell'IUE, proiettandoli attraverso scienza e sapere verso una prospettiva europea.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 18 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 20 i deputati Ceccanti, Giorgis, Marchetti, Raffaelli e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - I p. 476 476 0 239 105 371 80 Resp.
2 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - II p. 474 474 0 238 105 369 80 Resp.
3 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - III p. 476 476 0 239 104 372 79 Resp.
4 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - IV p. 478 478 0 240 105 373 79 Resp.
5 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - V p. 477 477 0 239 105 372 79 Resp.
6 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - VI p. 477 477 0 239 103 374 79 Resp.
7 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - VII p. 478 478 0 240 104 374 78 Resp.
8 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - VIII p. 477 477 0 239 105 372 78 Resp.
9 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - IX p. 476 476 0 239 102 374 78 Resp.
10 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - X p. 481 481 0 241 105 376 78 Resp.
11 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - XI p. 481 481 0 241 105 376 78 Resp.
12 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - XII p. 478 478 0 240 104 374 78 Resp.
13 Nominale Moz. Meloni e a. 1-163 nf - XIII p. 480 480 0 241 106 374 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Lupi e a. 1-166 479 374 105 188 111 263 78 Resp.
15 Nominale Moz. Panizzut e a. 1-167 481 449 32 225 270 179 77 Appr.
16 Nominale Moz. Lorenzin e a. 1-168 477 432 45 217 171 261 77 Resp.
17 Nominale Moz. Calabria e a. 1-169 481 374 107 188 110 264 76 Resp.
18 Nominale Moz. Delrio e a. 1-170 477 380 97 191 118 262 77 Resp.
19 Nominale Moz. Rostan e a. 1-171 480 383 97 192 116 267 76 Resp.
20 Nominale Ddl 1468-A - voto finale 395 394 1 198 381 13 74 Appr.
21 Nominale Ddl 1469 - voto finale 401 401 0 201 401 0 74 Appr.
22 Nominale Ddl 1638 - voto finale 405 405 0 203 405 0 73 Appr.
23 Nominale Ddl 1681 - voto finale 386 386 0 194 386 0 73 Appr.